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STORIA DEL TEATRO

GRECIA. In Grecia durante le feste dedicate a Dioniso, c’era un coro cantato e ballato che si chiamava Ditirambo. Un certo Tespi, a un certo punto decise di
uscire dal coro e comincio’ a dialogare con il coro stesso interpretando tutti i personaggi del racconto. Nasceva così la Tragedia(canto del capro). Nel V sec,
entra in scena Eschilo. Gli autori tragici competevano proponendo tre tragedie e un dramma satiresco, per tre giorni. Eschilo fu uno dei più importanti
tragediografi dell’epoca, introdusse il secondo attore, diede una rilevanza fondamentale al coro, che commenta l’azione ed è coscienza del personaggio. Lo
scopo del teatro era quello di unificare la polis, i teatri erano costruiti su una collina, attorno alla cosiddetta orchestra si sedeva il pubblico, gli attori agivano
su di un palco sopraelevato, che prese ad essre dipinto per rappresentare le varie ambientazioni delle tragedie, gli attori indossavano enormi maschere e
dei sandali detti coturni. Sofocle introdusse il terzo attore, cercò di umanizzare di più i suoi personaggi e compose trilogie di tragedie indipendenti. Creò
delle macchine, dei marchingwegni che permettessero agli attori di rimanere sospesi per aria, mentre interpretavano una divinità, e i Periaktoi, delle
strutture a tre facce che permettevano di modificare la scena. Gli eventi si svolgevano in un arco di tempo reale rispetto alla rappresentazione e in un luogo
unico, seguendo perciò le tre regole di Aristotele( unità di luogo, tempo, azione). Con Euripide si consuma il secolo d’oro della tragedia. Per la commedia
invece, era in uso la farsa filiaca, interpretata per lo più da attori girovaghi(simili ai buffoini di età medievale) e nascono dai canti rituali durante i riti di
fertilità.

ROMA. Tra il III e II secolo Roma conquista la grecia, e si afferma come potenza del Mediterraneo. Le ambientazioni del teatro romano erano greche, visto
il divieto che proibiva la rappresentazione delle vicende di Roma, divieto però facilmente aggirabile modificando i nomi dei protagonisti. Emblematico in
questo senso è l’esempio di Gneo Nevio, che venne esiliato dopo che fece satira contro la potente famiglia dei Metelli. Plauto e Terenzio furono i
commediografi più importanti dell’epoca. Gli attori romani erano Liberti, cioè schiavi liberati, e nonostante le attività teatrali a Roma si svolgessero in
coincidenza con le festività religiose, I LUDi, non rappresentano il sentimento religioso delle tragedie greche, anzi lo scopo era quello di creare un semplice
momento di svago. I teatri venivano puntualmente distrutti alla fine di ogni festività, anche quelli in pietra. Orazio nell’Ars Poetica ribalta i principi di
Aristotele, secondo i quali il teatro è un’attività fondamentale per l’educazione del cittadino, e lo riduce a un fatto puramente visivo, condannando il
meccanismo di Catarsi, secondo il quale il pubblico identificandosi con il dramma e con il protagonista, sarebbe stato restio dal compiere azioni simili in
quanto sapeva le conseguenze che avrebbero portato.

MEDIOEVO. Gli autori cristiani ritenevano invece che il teatro spingesse gli spettatori a imitare quei comportamenti e iniziarono una campagna per
screditare il teatro, considerato un’occasione di venerazione pagana e marcandolo come il CENTRO DI OGNI MALE. Il genere che resistette di più fu quello
del Mimo, che mimava e si faceva accompagnare da altri attori che suonavano e cantavano, e attraeva per le capacità di rappresentare tanti personaggi
differenti. Questa capacità di modificare il proprio corpo però, produsse la repulsione della chiesa, che affermava come le modificazioni artificiose del corpo
fossero causate da una sorta di possessione diabolica! Anche se il teatro era stato condannato, il mestiere dell’attore continuava a esistere e era sfuggito a
ogni controllo. A quel punto per necessità e fascinazione, la chiesa cedette, in quanto capì che i fedeli capivano il messaggio della chiesa in maniera più
chiara attraverso la rappresentazione teatrale. Nasce così il Dramma Medievale, un genere di spettacolo che rappresentava i fatti della vita di cristo. A poco
a poco di andò ampliando la narrazione dei testi sacri, dalla Genesi, fino al giudizio univerale, si recitava in case o luoghi deputati.

ITALIA ‘500. Il Rinascimento segna il passaggio dalla civiltà del medioevo a quella dell’età moderna. Si assistette a una svolta del pensiero segnata dalla
scoperta dell’uomo e del mondo. L’aspetto più evidente fu dato dal ritorno ai classici greci e latini. Tra il ‘500 e il ‘600 l’Italia creò la tecnica del teatro
moderno, rinnovando le forme di recitazione, le scenografie e i generi. Si recitava nelle corti, in concomitanza di eventi eccezionali delle famiglie dei nobili,
gli spettacoli erano messi in scena da attori dilettanti, mentre l’organizzazione e la scenografia erano affidati a scenografi e architetti di corte. L’innovazione
più importante del rinascimento fu senz’altro l’introduzione della prospettiva. Grazie ad essa la scenografia poteva acquisire un’illusione di profondità
tridimensionale anche se era semplicemente dipinta su superfici piatte. Il trattato di Sebastiano Serlio nel Secondo Libro di prospettiva, contiene delle
indicazioni sulla costruzione delle scene. La prospettiva è abbinata alla scena mediante il sistema delle quinte angolari, costituite da pannelli dotati di un
angolo ottuso ed erano dipinte con disegni in prospettiva e poste una dietro l’altra. Il primo vero edificio teatrale italiano fu il Teatro Olimpico di Vicenza,
costruito da Andrea Palladio nel 1584, al quale seguirono il teatro Farnese e quello di Sabbioneta. I generi teatrali in quegli anni erano, commedia,
tragedia, dramma pastorale, intermezzi e melodramma. Gli intermezzi erano brevi composizioni basate su favole mitologiche che venivano rappresentate
fra un atto e l’altro della commedia, e con il tempo acquisirono sempre più successo, fino a diventare l’attrazione principale. In questo periodo vengono
codificati i principi neoclassici, fondati sul rispetto delle tre unità aristoteliche. L’ultima grande novità del teatro del ‘500 è la Commedia dell’Arte. Per la
prima volta si affermarono compagnie di attori professionisti che si esibivano a prescindere dalle feste di corte o dagli eventi sociali, con iol solo scopo di
soldi. I generi recitati erano tragedie, commedie, drammi pastorali, fino ai canovacci, con l’unica condizione che si vendessero i biglietti e si iniziasse a
guadagnare. I comici dell’arte viaggiavano su carri e erano pronti a recitare ovunque trovassero un pubblico. Una loro caratteristica principale era
l’improvvisazione, infatti grazie a un affiatamento perfetto gli attori si inventavano gli spettacoli sulla scena, non avevano infatti battute ma solamente dei
canovacci indicativi dai quali partire. I comici divennero apprezzati anche nelle corti, tanto da usufruire della protezione degli aristocratici.

INGHILTERRA’500. In Inghilterra, durante il XVI secolo ci sono due attività teatrali completamente diverse. 1- Era l’attività di piccoli gruppi di attori
professionisti che agivano nelle piazze, nei mercati, nelle locande e che avevano uno strettissimo contatto con il pubblico. In pratica aveva poca importanza
il luogo in cui si recitava poiché il pubblico era preparato a usare l’immaginazione per visualizzare il luogo della scena(scenografia verbale). 2- L’altra attività
teatrale era quella dei ragazzi del ‘coro delle cappelle reali’, che rappresentavano drammi da proporre davanti alle corti. Come in italia nel primo ‘500 e
come in Francia la scena era allestita con riproduzioni di edifici, oltre che con i grandi teli, fondali dipinti in prospettiva che offrivano alla corte uno
spettacolo visivo. La vera gloria del teatro elisabettiani fu però la costruzione di teatri degli attori professionisti. Alla fine degli anni ’60 gli attori
riscuotevano un successo talmente grande da permettergli di non essere più girovaghi. Così si costruirono i primi veri e propri edifici per le rappresentazioni
teatrali. Il più importante era senza dubbio il Globe Theatre, costruito nel 1576 e ospitante la compagnia di Shakespeare. I teatri erano costruzioni circolari
o ottogonali, gli spettatori rimanevano in piedi per tutta la durata della rappresentazione. Non sappiamo da dove derivi la forma del teatro elisabettiano, ma
sappiamo che qui fu creato un particolare tipo di teatro che permetteva agli attori di andare da una parte all’altra del palco muovendosi liberamente, senza
dimenticare il fatto che l’interesse degli spettatori era tutto incentrato sull’attore e sulle parole che i poeti gli prestavano, cercando di creare un contatto
attore-pubblico. Gli autori più importanti dell’epoca furono Marlowe e Shakespeare, che rielaborarono la struttura episodica del teatro medievale.
Shakespeare scrive in versi sciolti, e fa comparire spesso la figura del fool, il cosiddetto buffone di corte, che con le sue battute cerca di stemperare le
situazioni drammatiche e angosciose e funge da coscienza per il protagonista, riportandolo sulla retta via.
SPAGNA ‘500. I teatri spagnoli del ‘500 erano simili a quelli inglesi, sorsero nello stesso periodo di quelli elisabettiani e non avevano una forma dissimile. A
differenza degli inglesi, che prima della costruzione dei teatri non recitavano in un luogo fisso, gli attori spagnoli erano soliti recitare nei CORRALES, dei
piccoli teatri situati in spazi aperti, con gallerie e palchi coperti da una tettoia. Prima erano strutture temporanee, poi divennero luoghi fissi. Il primo a
essere costruito fu il Corral de la Cruz a Madrid nel 1579, seguito dal Coraal del Principe del 1583. Il palcoscenico dei corrales era un piattaforma piatta,
eretta dalla parte opposte dell’entrata, c’erano varie entrate e un cortile, o patio, un luogo dove si stava in piedi e si assisteva allo spettacolo. Tra gli artisti
dell’epoca bisogna ricordare Lope de Vega, che assomiglia a un seguace della commedia dell’arte, in quanto scrive opere per denaro, Tirso de Molina,
inventore del personaggio di don Giovanni e Calderon de la Barca.

FRANCIA’600 Il primo teattro stabile in Francia fu l’Hotel de Burgogne, costruito nel 1548 dalla Confrerie de la Passion. I generi rappresentati erano
tragicommedie avventurose, farse e intrattenimenti di corte. Grazie all’influenza italiana il teatro francese si avvicinò sempre di più al Neoclassicismo e
nacque così l’Academiè Francaise, che aveva la funzione di arbitro nelle dispute intellettuali. Due figure molto importanti nel teatro francese sono Corneille
e Racine, rispettivamente ricordati per due tragedie, ‘Le Cid’ e ‘Fedra’. La prima è basata sull’onore che si guadagna solo con la vittoria sul campo di
battaglia, con personaggi tratti dall’antichità romana che lottano per affermare la propria volontà. La seconda invcece mescola temi comici con tragedie
classiche. Con Racine si afferma la tragedia sentimentale, in cui la politica svolge un ruolo marginale e i personaggi sono travolti da sentimenti che non
riescono a padroneggiare. Perciò alla volontà di Corneiile si oppongono le passioni incontrollate di Racine. Tra di loro c’è la figura di Moliere, maschera di
Jean Baptiste Poquelin, capo dell’Illustre Theatre e lodato addirittura dal Re Sole. Moliere rispetta molto i principi neoclassici, e ripropone alcuni espedienti
del teatro antico, come la risoluzione dei conflitti e dei problemi tramite un espediente esterno. Moliere recitava, dirigeva, scriveva, era un uomo di teatro a
tutto tondo, usa con superba maestria i formulari della commedia, battute, screzi, lazzi. Tutte le sue commedie girano intorno a un determinato carattere
protagonista( avarizia, superbia, misantropia) che puntualmente in seguito a risvolti comici vengono sconfitti e condannati al ridicolo. Anche per quanto
riguarda l’architettura teatrale i francesi furono influenzati in maniera evidente dagli italiani. Giacomo Torrelli fu incaricato di modificare il palazzo reale, le
Petit Bourbon in un teatro all’italiana, con quinte piatte e scorrevoli. Nel 1641 poi fu costruito il primo teatro stabile su commissione di Richelieu, il Palais
Royal.

TEATRO ‘700. Il settecento fu un’epoca di sperimentazioni. Il melodramma fu un genere nato da una riforma operata da un gruppo di musicisti a firenze
che inventarono il Recitar Cantando. Nasce inoltre il cosiddetto Dramma Lacrimoso, che subisce notevolmente l’influenza del pensiero illuminista secondo il
quale l’uomo e la società possono imparare dai propri errori. Grazie alla filosofia illuminista questo secolo si interroga sul ruolo dell’attore nella società.
Riccoboni sosteneva che un attore potesse produrre ogni tipo di passione senza necessariamente provare davvero quel sentimento. Diderot, uno dei
massimi esponenti della letteratura francese del ‘700, affermava che l’attore che recita immedesimandosi nella parte ottiene interpretazioni mediocri,
mentre gli attori che studiano il personaggio senza lasciarsi coinvolgere nelle sue emozioni possono raggiungere livelli di eccellenza. Il miglior attore è
dunque quello con una minor sensibilità. In Italia il maggior commediografo fu Carlo Goldoni. Intorno alla metà del secolo fu coinvolto in una disputa
letteraria con Carlo Gozzi su quale direzione dovesse seguire la commedia dell’arte. Goldoni era a favore di un maggior realismo, mentre Gozzi voleva
imprimere alla commedia dell’arte una connotazione più fantastica. Nel ‘700 continua anche la moda degli intermezzi, composizioni musicali che si
inserivano tra un atto e l’altro e alla fine di un melodramma. Grazie alla scuola napoletana, questi crebbero sempre di più fino a diventare un nuovo genere
autonomo chiamato Opera Buffa. (‘il barbiere di siviglia’,’le nozze di figaro’). In Germania intorno al 1720 le compagnie erano ancora composte da attori
girovaghi che recitavano commedie improvvisate. Negli ultimi decenni del secolo si affermò il movimento letterario di ‘Tempesta e impeto’, al quale si
possono ricondurre alcune opere di Goethe e Schiller, con l’idea di fondo di ribellione dai principi neoclassici(precursore al romanticismo). Goethe era
scrittore, scienziato e filosofo, svolse le funzioni di direttore del teatro e di precursore del regista, l’amicizia con SChiller lo portò a rinnovare ancora di più il
proprio interesse per il teatro, e propose una serie di regole per l’attore, norme fondate sul decoro e su convenzioni recitative. Con la rivoluzione francese
le istituzioni teatrali subirono profondi rivolgimenti. Chi sosteneva la rivoluzione vedeva nel teatro uno strumento di educazione e di elevazione culturale. Lo
stesso Napoleone fu un grande sostenitore del teatro. Nel XVIII sec. Sorsero in Europa molti edifici teatrali, nel 1778 la Scala, il Dury Lane, e fu abolita
l’usanza di far sedere il pubblico sulla scena per non disturbare lo spettacolo e creare quella quarta parete tra palco e platea. Dal punto di vista delle
innovazioni sceniche, in Italia i Bibiena introdussero la prospettiva multifocale, una prospettiva che conduceva l’occhio dello spettatore verso più punti di
fuga, mentre Piranesi migliorò la qualità artistica della scenografia grazie a un contrasto tra luci e ombre. Alcuni attori iniziarono a curare anche l’aspetto
dei costumi, scegliendo abiti consoni all’epoca, mentre altri come Macklin e Garrick introdussero un nuovo tipo di recitazione, meno enfatico e più legato
alla realtà. Anche gli Usa iniziarono piano piano a conoscere il teatro.

PRIMO ‘800: Nell’ottocento il teatro era diventato una forma di intrattenimento di massa, a tal punto che anche famosi scrittori si dedicarono alla scrittura
di drammi per accrescere la loro popolarità. IN questi anni si afferma il romanticismo, un rivoluzionario movimento filosofico che rivendicava la libertà dalle
regole neoclassiche e auspicava al superamento dei generi, e dunque anche a una mescolanza tra tragico e comico nella stessa opera. Tra gli autori
ricordiamo Victor Hugo(Hernani), Alexandre dumas, goethe e schiller, Manzoni, Byron e Coleridge. A Parigi nel frattempo emerge un nuovo tipo di dramma
popolare, il melodrame, un dramma violento con personaggi schematici. L’unica cosa in comune con il melodramma italiano(l’opera in musica) è la
mescolanza di parti recitate e cantate. Questi drammi venivano rappresentati nei teatri di boulevard, e il loro contenuto era abbastanza schematico:
contrasto tra buoni e cattivi, con la virtù che trionfa sempre. Anche negli USA nel XIX sec. I teatri erano molto in voga. Si svilupparono il genere del varietà,
il vaudeville, spettacoli di danza, canzoni e giochi, e infine il circo. Nel XIX sec, la passione del grande pubblico sfociò anche in alcune sommosse. A parigi,
nel 1830, durante la prima dell’Hernani di Victor Hugo, la rappresentazione scatenò una rissa tra classicisti e romantici, fautori di due opposte correnti
letterarie. Gli attori romantici, divennero particolarmente famosi. Uno dei più grandi fu Edmund Kean, insieme a Edwin Forrest e Joseph Talma. Kean veniva
da una famiglia di attori, ottenne il suo primo successo interpretando Shylock al Dury Lane , la sua caratteristica era il fatto che costruiva le sue parti in
modo da sottolineare le transizioni da un sentimento all’altro con esplosivi alti e bassi. Nel corso dell’800 l’arte della recitazione suscitò sempre maggior
interesse nei teorici e negli uomini di teatro. Nel 1830 fu pubblicato il ‘paradosso sull’attore’ di Diderot, che però non riscosse un grande successo. Molta più
influenza ebbe Jacob Engel, che analizzando l’espressività mimica generale, era arrivato da affermare come ogni espressione avesse un segno
caratteristico, riconoscibile al di la dell’individuo, e come quindi esistessero delle codificazioni mimiche alle quali erano associate le emozioni. L’attore iniziò
ad accrescere sempre di più la propria fama, grazie anche alla pratica delle tournee, che lo portavano a recitare in tutto il mondo. Infine non bisogna
dimenticare di tutti i notevoli progressi che fece l’architettura teatrale, che con le sue innovazioni permise di sviluppare il teatro stesso. Innanzitutto
vennero ampliati gli edifici per accogliere un pubblico sempre più numeroso. Venne inventato il panorama, che consisteva in scene dipinte su un lungo
drappo di stoffa che veniva srotolato e circondava il pubblico, creando l’illusione di cambiamento della scena. Vennero creati palcoscenici girevoli e
ascensori e venne rivoluzionata l’illuminazione. Infatti con l’introduzione delle lampade a gas si cominciò a graduare l’intensità della luce e portò a
cambiamenti significativi nella messa in scena.
SECONDO’800. Nell’ottocento emersero le figure dei Grandi Attori, idolatrati dal pubblico che li vedeva recitare. Si era diffuso il sistema dei ruoli, ne
l’organizzazione della compagnia e delle prove era affidata al capocomico, o direttore del teatro, che si occupava del coordinamento degli attori ma non
svolgeva il ruolo di regista. Gli attori italiani si distinguevano soprattutto per il loro stile di recitazione, enfatico ed emotivo, con ampi gesti e toni accentuati.
Un diverso stile di recitazione cominciò a emergere a partire dalla metà dell’800, quando iniziò l’epoca del grande attore, caratterizzata sull’attenzione verso
gli interpreti e la recitazione,con gli spettatori che ponevano in secondo piano gli altri elementi. I tre più importanti grandi attori furono, Ernesto Rossi,
Tommaso Salvini e Adelaide Ristori. Le continue tournee contribuirono ad accrescere la fama dei grandi attori, e recitando il lingua originale anche all’estero
la gestualità e la mimica erano di fondamentale importanza. Ernesto Rossi divenne famoso soprattutto per le sue interpretazioni di Shakespeare, ed è
spesso confrontato con Tommaso Salvini. Gli spettatori dell’800 infatti amavano vedere i loro attori preferiti interpretare lo stesso personaggio per poter
valutare differenze e affinità. Verso la fine del secolo emerse la nuova corrente naturalista e verista, che proponeva di rappresentare la realtà così come è.
La più importante attrice di fine secolo fu Eleonora Duse, che incentrava la sua recitazione sulla naturalezza e il più possibile avvicinamento alla realtà, al
contrario dell’altra grande attrice di fine secolo Sarah Bernhardt, ultima erede del ‘grande attore’, che al contrario privilegiava una recitazione più enfatica e
gestuale. Anche in Europa e nel resto del mondo si iniziò a sviluppare uno stile più moderno fondato sulla ripresa della quotidianità. Anche gli USA vissero
l’epoca dei grandi attori, con la figura di Edwin Booth tra le più rilevanti. Egli è considerato il miglior attore americano dell’800,ricordato per la sua
memorabile interpretazione di Otello, nonché fondatore del Booth Theatre, il primo teatro moderno di New York. Un ruolo importantissimo per il teatro lo
ebbero due precursori della regia, Richard Wagner, e George III, duca di Meiningen. Wagner ebbe una notevole rilevanza nelle innovazioni sceniche:
collocò i musicisti sotto il palco, in un Golfo Mistico, nascondendoli alla vista degli spettatori, spense le luci in sala, concentrando l’attenzione del pubblico
sulla scena, e propose una maggiore accuratezza per scenografie e costumi. Il duca di Meiningen, piccolo ducato tedesco, si occupò del teatro della sua
corte. Fondò una sua compagnia, i Meininger, e li portò ad essere la compagnia più famosa in europa tra il 1874 e il 1890. E’ considerato il primo regista
moderno, in quanto sottoponeva i suoi attori a lunghissime prove con i costumi e la scenografia e non rappresentava l’opera di fronte a un pubblico finchè
tutti gli elementi non fossero in perfetta armonia. In Francia nel frattempo si sviluppa il Piece Bien Faite,, una tipologia drammatica, basata intorno a una
situazione critica, e un segreto, conosciuto dal pubblico ma non dai personaggi. Si trattava di un dramma che proponeva una rappresentazione realistica
dei personaggi e trattava tematiche di ordine morale e sociale, come per esempio il matrimonio. Il dramma francese influenzò moltissimo il fondatore del
Dramma Moderno, Henrik Ibsen. Il dramma realista rispecchiava la vita quotidiana, con personaggi che agiscono e parlano come le persone comuni,
focalizzando l’attenzione del pubblico sui problemi sociali. Ibsen inizia a scrivere di teatro a 24 anni, ‘Casa di Bambola’ possiede le tpiche caratteristiche dei
drammi tradizionali, presentando innovazioni nel contenuto e nella recitazione. Il tema centrale è la condizione della donna nella società, con il marito che
cerca di imporre alla moglie i valori che egli considera essenziali, quali la reputazione. Anche negli altri drammi Ibsen mette in discussione le convenzioni
sociali dell’epoca come il matrimonio, le ipocrisie della società borghese, la falsa rispettabilità della società borghese ecc. Strettamente legato al realismo è
il movimento Naturalista. Per i naturalisti il teatro doveva rappresentare un pezzo di realtà trasposto sulla scena così come è. La principale preoccupazione
era la ricerca dell’autenticità, secondo Emile Zolà infatti l’artista doveva mostrare la realtà in modo oggettivo così come era. L’affermazione del teatro
naturalista non fu semplice a causa delle censure, e perché alcuni teatri non consideravano questi spettacoli vantaggiosi, perciò per iuscire a portare sulla
scena i drammi naturalisti, furono creati dei teatri indipendenti che aggiravano le censure. Il primo teatro naturalista fu il Theatre Libre, seguito dalla Freie
Buhne di berlino e dall’Indipendent Teathre di Londra. Venne applicata la teoria della quarta parete, secondo la quale il teatro dovesse mostrare scene di
vita quotidiana vissute dal pubblico come attraverso una parete trasparente. La messa in scena usufruiva di una ricostruzione precisa e fedele alla realtà,
venivano usati oggetti veri in scena, scenografie pesanti e non dipinte, costumi accurati. Con Henry Irving e Ellen Terry finì l’epoca del grande attore, in
Inghilterra come in Europa, stava finendo il sistema dei ruoli.

STANISLAVSKIJ. Il Realismo e il Naturalismo costituirono una svolta nella storia del teatro. Nel 1898 Stanislavskij insieme a Dancenko fonda il Teatro d’arte
di Mosca, creando una collaborazione perfetta. Stanislavskij si occupava della preparazione artistica degli attori e svolgeva la funzione di regista, Dancenko
invece si occupava di scegliere le opere da rappresentare. L’intento principale di Stanislavskij era portare la verità sulla scena, non sopportava il teatro
tradizionale e la routine degli attori, le loro manie di protagonismo e la loro scarsa attenzione alle prove, perciò iniziò un training per i suoi attori, che
consisteva nell’educazione della sfera emozionale e dell’interazione tra mente e sentimenti. L’incontro con Cechov segnò una svolta nella sua vita, portando
il suo stile a essere più raffinato e più incentrato sulla ricerca di una verità interiore e non più sulla ricostruzione ambientale verosimile. Cechov
approfondisce i suoi personaggi attraverso sfumature e piccoli gesti che li rendono più vicini alla realtà ma più difficili da interpretare. Queste furono le
caratteristiche che attrassero il teatro d’arte, ea far entrare Cechov nel teatro russo. Il sistema di Stanislavskij è il metodo di insegnamento più famoso per
quanto riguarda gli attori. Il problema principale era portare la vita sul palcoscenico; tutte le nostre azioni, anche quelle che ci sono più familiari, diventano
forzate davanti a un pubblico, perciò innanzitutto l’attore deve rendere convincenti le proprie azioni e il proprio comportamento esteriore. Per fare questo
l’attore deve immedesimarsi totalmente nei personaggi, e il primo passo è il ‘Magico se’, cioè l’interprete deve chiedersi cosa farebbe in quella determinata
situazione se fosse nei panni del personaggio, l’attore non deve fingere ma essere il personaggio, e immedesimarsi in tutte le sue emozioni e passioni che
vivrà sulla scena. Deve immaginarsi un sottotesto, cioè pensare alla vita del personaggio al di la del dramma, deve far emergere al momento opportuno le
sensazioni che sono in lui e che sono analoghe a quelle del personaggio. Questo attraverso una tecnica del recupero del subconscio detta REVIVISCENZA.
La coscienza dei personaggi avviene attraverso la propria individualità e il proprio vissuto. Per tutta la sua vita Stanislavskij continuò a sperimentare,
mettendo in discussione le sue idee e sperimentando nuove forme. Intorno al 1905 si avvicinò al Simbolismo, una corrente artistica che proponeva una
reazione al Naturalismo. Questa ebbe origine in Francia, e voleva restituire al teatro la capacità di rivelare la vita profonda degli essere, di evocare piuttosto
che rappresentare, privilegiando la spiritualità. I maggiori esponenti furono Maeterlink e Wedekind. Il primo è considerato il drammaturgo più vicino al
simbolismo, infatti nei suoi drammi l’intreccio è ridotto al minimo e il dramma consiste per lo più in situazioni statiche e monologhi. Il secondo invece nei
suoi drammi combina elementi simbolisti con tratti grotteschi anticipando in un certo senso l’espressionismo. Un altro autore che si distacca dal realismo
borghese fu August Strindberg, un autore che può essere considerato sia simbolista sia espressionista, con testi ispirati alla nuova concezione dell’esistenza
pieni di elementi simbolici e azioni non realistiche. Come i realisti anche i simbolisti si stabilirono in teatri indipendenti, come il Theatre D’Art di Parigi o l?
abbey Theatre in irlanda. Oltre ai testi cambiò anche il modo di recitare degli attori, essi compivano gesti solenni, e dovevano dare una senzasione di
leggerezza per non ingombrare la scena. Un allontanamento dal realismo si trova anche nelle teorie di due scenografi, Appia e Craig. Appia partì
dall’intento di rappresentare opere musicali di Wagner affermando che l’attore in un dramma musicale ha un ruolo subordinato ma comunque ha un ruolo
determinante perché fa da tramite tra musica e scenografia. Bisogna eliminare i fondali dipinti e usare una scenografia tradizionale. Craig invece esaltava la
figura del regista e affermava che la messa in scena dovesse essere conforme alla concezione del regista. Le sue scenografie sono composte per lo più da
piani geometrici e elementi astratti.

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