Solo nei confronti della sua pice teatrale pi nota, Un marziano a Roma,
E. Flaiano, Un marziano a Roma e altre farse, Milano, Rizzoli, 1975, pp. 260-261.
scritta nel '59-'60 per essere portata in scena dalla compagnia del Teatro Popolare
Italiano di Vittorio Gassman, sembr provare un sincero compiacimento, al
punto di arrivare a pensare di dedicarsi in maniera esclusiva alla carriera di
commediografo, sicuro di ricevere il dovuto riconoscimento delle proprie
capacit artistiche proprio nellalveo di quel genere di scrittura su cui in passato
si era espresso in termini riduttivi. Come noto, l'entusiasmo di Flaiano non
trover un riscontro positivo nel pubblico e la messinscena di Un marziano a
Roma si riveler un clamoroso insuccesso.
Ennio Flaiano, come molti suoi famosi illustri contemporanei votati al
mondo del cinema e della letteratura, aveva abbandonato lAbruzzo e aveva
eletto come sua residenza, non solo lavorativa, la Capitale, in quel periodo ricca
di fermenti culturali che si raccoglievano attorno ai caff letterari, di cui egli
stesso aveva compreso ed apprezzato la funzione di incontro intellettuale (pi
volte vi si ritrov con Caldarelli, Barilli e Longanesi6) e di elaborazione
culturale. In questambiente aveva sicuramente tratto ispirazione per la propria
produzione artistica, discutendo e formando i propri gusti teatrali. Ma gran parte
dei propri modelli Flaiano li incontr soprattutto grazie alla sua natura di attento
lettore di classici e contemporanei, nonch assorbendo gli echi di quanto
accadeva sulla scena in territorio nazionale ed internazionale. In un suo
illuminante saggio, Pullini7 tenta di individuare, a tal proposito, le influenze che
Flaiano sub e che riecheggiano nella sua esperienza di scrittore drammaturgico.
In questa sede verranno citati solo alcuni degli autori che Pullini sottopone
allattenzione dei lettori: Checov, in prima istanza, che Flaiano am pi di ogni
altro e che condivise con lo scrittore pescarese lattitudine a
toccare temi universali con toni da vaudeville, cio con quella mistura di serio e umoristico
che a Flaiano stava tanto a cuore8;
Ionesco, che molto pi di Beckett presenta una serie di affinit con lopera
teatrale flaianea dal punto di vista creativo, ravvisabili principalmente nella sua
prima commedia di successo quale fu La cantatrice calva (1950), in cui
lassurdo e il grottesco si mescolano ad una concezione della vita umana colta
in perenne oscillazione tra solitudine e senso di estraneit.9
Nel gi citato ambiente dei caf letterari Flaiano stim, pur non
condividendone lispirazione, personaggi come Corrado Alvaro e Emiliano
Brancati, ma determinanti per la sua carriera artistica furono soprattutto
Pannunzio e Longanesi che, a suo dire:
ebbero unimportanza decisiva perch mi fornirono i mezzi per mettermi a scrivere.
Aggiungerei di cose di cui non sapevo assolutamente niente. [] In questo modo mi occupai
di teatro.10
Ivi, p. 27.
G. Rosati, Litaliano non ride, Il Mondo, 14 aprile 1972.
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