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STORIA ECONOMICA E SOCIALE DELL’ ETA’ MODERNA

Con le esplorazioni geografiche entriamo, in un certo senso, dentro la modernità.


L’uomo che vuole conoscere, che vuole misurare, vuole sperimentare.
Le esplorazioni geografiche da una parte, ma anche la scoperta, la conquista delle Americhe,
porranno sempre di più l’Europa in rapporto con la diversità, e attraverso la diversità, con la
possibilità di riflettere anche sulla propria identità, coglierne i valori ma anche le mancanze.
Le esplorazioni geografiche furono possibili (seconda metà del 400) grazie a due strumenti
importanti : vele e cannoni (Riferimento al libro dell’economista Carlo Maria Cipolla).
Vele e cannoni significano progressi della tecnologia .
Non era tutto frutto dell’ingegno occidentale perché, in effetti, gli europei, in particolare i
portoghesi utilizzavano per fare delle indagini strumenti che non erano originari dell’ Europa, ma ,
in realtà, venivano da altre zone, zone con la quale, in passato, avevano avuto rapporti.
La possibilità che l’Europa ebbe fu quella, semmai, di far diventare queste invenzioni altrui,
innovazioni. l’Europa utilizzò questi strumenti e li fece conoscere al mondo intero.
Questi strumenti permisero agli esploratori di muoversi in mari estranei, mari diversi.
Certamente, furano importanti anche i progressi nella cartografia..
La geografia non è soltanto la descrizione del mondo, ma è anche conoscenza del mondo.
E questa conoscenza del mondo noi la sperimentiamo proprio guardando le carte geografiche che
non sono sempre state uguali, ma, man mano che la conoscenza si è raffinata, ed è aumentata, anche
la cartografia si è sempre perfezionata.
Per cui, carte geografiche relative ad una stessa area geografica, ma di tempi diversi , appaiono
diverse poiché la conoscenza che si aveva di quei luoghi, nel momento in cui questa carte furono
realizzate, era, appunto, diversa.
E, questo è un elemento che emerge in maniera molto forte nelle carte più antiche, ad esempio nella
carta tolemaica, in cui non c’è la parte relativa alle Americhe, perché, a quei tempi, non se ne
conosceva neanche l’esistenza.
Poi, a poco a poco, la conoscenza cartografica si affina, migliora, proprio perché, attraverso
l’osservazione, è possibile descrivere, anche sul piano grafico, il racconto letterario su quello che ,
in questi paesi, si trova.
La navigazione nell’ Oceano Indiano, rispetto a quella nel Mediterraneo, presenta delle
caratteristiche diverse perché è una navigazione in mare aperto ed è soggetta ai venti, ai monsoni
periodici,che, a volte, bloccavano la navigazione in quelle zone.
Nella navigazione nell’ Oceano Indiano, la vela quadrata era quella più utilizzata perché raccoglie
meno vento rispetto alla vela latina.
Diversamente, invece, la navigazione del Mediterraneo era una navigazione più tranquilla, poiché il
mare era chiuso, conosciuto.
I tempi di percorrenza delle seguenti navigazioni, dunque, erano diversi, così come le imbarcazioni
di cui si servivano.

Nel mediterraneo era diffusa l’imbarcazione denominata Galea , termine che ci riconduce al fatto
che i rematori ,che venivano utilizzati in gran numero in queste imbarcazioni con forza motrice, in
molti casi era, appunto, dei galeotti, o degli ex galeotti, cioè venivano recuperati dalle galere dopo
essere stati condannati al “remo”, una delle condanne più brutte perché le condizioni nella quale
questi rematori si trovavano a lavorare erano veramente terribili.
Sedevano su panchine, incatenati, ed erano costretti a remare seguendo un determinato ritmo.
L’energia che azionava questi remi, dunque, era un’energia umana.

Le Galee erano delle grosse imbarcazioni che avevano una grossa capacità di movimento, che
venivano equipaggiate di uomini e di tutto ciò che poteva servire a questi uomini durante il viaggio.
Botti dentro le quali era conservato il vino, soprattutto.
Ma c’erano anche dei posizionamenti per l’artiglieria .
Ecco, uno degli elementi che caratterizza le navigazioni, è l’artiglieria, poiché dovevano anche
difendersi dagli attacchi, dalle incursioni del mare, una sorte di brigantaggio del mare, che era molto
diffuso.
Il Mediterraneo è un mare che, per secoli, fu percorso da imbarcazioni di uomini, merci, basti
pensare ai Cartaginesi, per esempio.
Queste merci, che venivano, appunto, trasportate via mare, erano oggetto di razzìe, perché c’era
sempre qualcuno che voleva impadronirsi di quel carico.
Quindi, in queste imbarcazioni, l’elemento artiglieria era un elemento importante.

La Galea maggiore era usato molto dai cavalieri di Malta, ordine militare cavalleresco che era
stanziato prima a Rodi, poi, nel momento in cui Rodi cadde in mano ai Turchi gli trovarono un’altra
collocazione, e questa collocazione era Malta.
Chiaramente, nel mediterraneo, non vi erano solo loro, ma vi erano altri ordini militari
cavallereschi; uno molto famoso era quello di Santo Stefano, che dipendeva dai Medici, in Toscana.
Questi ordini militari cavallereschi avevano la funzione di vigilare, una sorta di polizia del mare,
diciamo, a uso delle potenze alleate .
I Cavalieri di Malta erano alleati con gli Spagnoli, e proteggevano il papato, Roma, le potenze degli
spagnoli.
Le galee ( o galere) erano imbarcazioni molto diffuse nel mediterraneo, particolarmente in uso da
parte di genovesi, dai veneziani.
Erano lunghe circa 50 metri, e questo permetteva di disporre, su file diverse, anche 180 rematori.
Quindi erano veramente grandi, e ospitavano tanti uomini, per cui, oltre alle aree riservate
all’artiglieria , vi erano anche aree riservate a loro, alla loro quotidianità. Ovviamente, aree più
grandi e pulite erano riservate a chi, dentro l’equipaggio, ricopriva un ruolo più importante, e aree
meno curate erano riservate a chi occupava un gradino più basso all’interno della gerarchia
dell’equipaggio.

Le marinerie Atlantiche, in particolare il Portogallo , cominciarono ad utilizzare imbarcazioni


diverse rispetto alla classica galea. Queste imbarcazioni erano, ad esempio, la caravella, la vela,
molto0 più piccole della Galea, dunque più agili e veloci.
Di fatto, la Caravella fu l’imbarcazione che consentì, prima ai Portoghesi, poi a Cristoforo
Colombo, di navigare l’Oceano Indiano.
Erano imbarcazioni più adatte alle navigazioni in mare aperto.
Le caravelle, come le galee, erano dotate di artiglieria, di cannoni , che, chiaramente, servivano in
caso di difesa, ma anche di attacco.
Le caravelle erano più piccole però, anche dentro queste, c’erano stanze dedicate all’equipaggio, e,
ovviamente, stanze per l’approvvigionamento, perché, chiaramente, dovevano nutrirsi.

Quindi, la Galea riguarda più l’area mediterranea.


Caravelle e Galeoni erano imbarcazioni prodotte, soprattutto, dalle marinerie atlantiche .
Per esempio, i galeoni li troviamo molto diffusi in ambito Olandese e inglese. Poi si diffonderà così
tanto che, a quel punto, la Galea cadrà in disuso.
Anche perché, soprattutto nel corso del 600, Venezia viveva un periodo di crisi e troverà più
economico acquistare i galeoni direttamente da Amsterdam, dall’Olanda, piuttosto che fabbricarsele
da se’.
Quindi il galeone diventerà l’imbarcazione di grossa stazza più diffuso.
Oltre alle vele (Galee, galeoni e caravelle), i cannoni!
I cannoni come strumenti che resero possibile , in maniera molto forte, la possibilità di attuare
questi viaggi, poiché costituivano uno degli armamenti più importanti per la difesa.
I cannoni sono di due tipologie: cannoni in ferro e cannoni in bronzo.
I cannoni in ferro erano più pesanti, più rigidi e costavano di meno. Quelli in bronzo, lega di rame,
erano migliori, più cari ed erano più efficaci e precisi nel lancio della palla del cannone.
I paesi con maggiore produzione di cannoni erano i Paesi Bassi e la Germania, dove, appunto, la
produzione era destinata, soprattutto, alla distribuzione.
Ma anche l’Italia, soprattutto, era una zona nella quale si producevano armi (Lombardia) , però
erano realizzate per uso interno, non tanto per il mercato.

Venivano realizzati cannoni per il mercato soprattutto in Inghilterra, nell’area del Sussex, area ricca
di ferro utilizzato, appunto, per la produzione di quest’ultimi.
Quando in Inghilterra il ferro divenne caro, e la regina Elisabetta I di Inghilterra entrò in rotta di
collisione con le potenze cattoliche, soprattutto con Filippo II, allora venne vietata l’esportazione di
questi cannoni per evitare che potessero avvantaggiarsene anche i nemici.

Nel corso dei secoli la produzione si raffinò sempre di più e gli stessi artigiani che costruivano
cannoni iniziarono a costruire anche campane per le chiese.
Alcuni artigiani erano soliti fondere campane per realizzare cannoni.

La tecnologia applicata a imbarcazioni e fuoco, e lo sviluppo della cartografia, costituiscono gli


ingredienti che consentirono al primo paese, quello che si lanciò più degli altri in queste avventure,
il Portogallo, di intraprendere questi lunghi viaggi.
Ma cosa cercavano i portoghesi? Che scopo avevano?
Il Portogallo era tra le monarchie europee dell’ Europa occidentale quello che ,a metà ‘400
raggiunge, prima degli altri, una unità Nazionale.
In questo periodo iniziano a nascere i primi stati.
Mentre Inghilterra, Spagna, Italia e Francia sono impegnati in conflitti interni da risolvere (ad
esempio, la guerra dei 100 anni), questo piccolo stato, il Portogallo, riesce a raggiungere una sua
unità nazionale, riesce a definire i suoi confini e , quindi, nel corso del 400, godrà di un lungo
periodo di pace e di sviluppo economico.
Uno dei sovrani che può essere considerato l’artefice di questa crescita è , senza dubbio, Enrico,
soprannominato Il Navigatore (metà ‘400).
Il ‘400, quindi, può essere considerato come un periodo di serenità dopi la crisi del ‘300.
ecco che siamo a cavallo tra la prima metà e la seconda metà del ‘400, cioè quel periodo in cui si
comincia a percepire questa esigenza di andare oltre.
Le prime direttrici di scoperta erano incentrate su Lisbona, capitale del Portogallo, con contatti con
due arcipelaghi vicini, le Azzorre e Madera.
Azzorre e Madera dove i portoghesi arrivano, le occupano, e cominciano a impiantare delle
coltivazioni soprattutto di zucchero, cominciando a fare concorrenza allo zucchero siciliano.
La Sicilia era un’area che, dal tardo medioevo, produceva grandi quantità di zucchero, e produceva
zucchero da canna.
Quando parliamo di zucchero dobbiamo distinguere tra la produzione della canna da zucchero,
quella legata all’età medioevale, dalla produzione più classica, che non è una monocoltura, perché
viene coltivata assieme ad altri prodotti, cioè coltivazioni miste.
Ecco, questa era la tipologia di coltura utilizzata nelle isole Azzorre e Madera, che faceva
concorrenza alla produzione siciliana.
È un po’ come se l’offerta si ampliasse, quindi i produttori tradizionali cominceranno ad avere
difficoltà, perché il mercato si amplia di altre fonti di produzione.
E lo zucchero aveva un mercato notevole perché non veniva utilizzato tanto per la dolcificazione
dei cibi, veniva utilizzato come dolcificante il miele, tradizionalmente.
Però lo zucchero aveva molto impiego anche nell’ambito terapeutico, cioè era molto utilizzato dai
farmacisti che realizzavano dei preparati che servivano per la cura.
Lo zucchero, quindi, per il momento non veniva molto utilizzato come dolcificante per il cibo , ma
l’era dello zucchero come dolcificante si determinerà tra il 600 e il 700, in relazione ad altre
produzioni, come ad esempio il caffè, il cacao, il thè, che sono alimenti “amari” che venivano,
appunto, corretti dalla dolcezza dello zucchero.
Lì lo zucchero conoscerà una grande esplosione, ma, a quel punto, non sarà più lo zucchero da
canna, ma da barbabietola, soprattutto in Brasile.
La produzione dello zucchero da barbabietola, però, è una produzione diversa rispetto a quella della
canna da zucchero, perché la canna da zucchero ha bisogno di molta acqua ed era una coltura
mista, mentre lo zucchero da barbabietola era una monocoltura, cioè piantagioni destinate solo alla
coltivazione di quel prodotto.
Caratterizzeranno, quindi,quella che è l’economia da piantagione, tipica di queste aree sud
americane, per esempio Georgia e Virginia.
Non solo piantagioni di zucchero, ma anche di cotone, tabacco, thè, caffè, cacao. Tutte monocolture
prodotte su larga scala, con l’utilizzo di manodopera schiavile.
Quindi l’economia da piantagione era caratterizzata da larghe estensioni di terra, monocoltura e
lavoratori schiavi, prevalentemente neri.
Mentre, invece, la canna da zucchero non era coltivata da schiavi ma da manodopera salariata.
Quindi , in relazione ad uno stesso prodotto, abbiamo schemi diversi di produzione.

Le prime esplorazioni riguardano l’area della Cina.


Da Lisbona queste esplorazioni, inizialmente, furono sotto costa, quindi non in mare aperto,
d’altronde si sapeva che lì c’era la costa , magari non se ne conosceva la conformazione poiché la
conoscenza della geografia ancora non era molto “avanzata”.
Queste erano le aree in cui i portoghesi trovavano, soprattutto, oro e schiavi.
Tutta la fascia dell’Africa orientale: la Guinea, Capoverga, l’Angola.
Zone nella quale i portoghesi catturano schiavi, attraverso opere di razzìa, di incursioni sul
territorio, infatti gli schiavi sono anche frutto di soldi e scontri sul mare.
Ma li catturavano anche con azioni di scambio: il capo tribù cedeva personale in cambio di oggetti,
anche di poco valore.
Queste esplorazioni alimenteranno, in maniera molto forte, il fenomeno della schiavitù.

La polvere da sparo , in oriente, veniva utilizzata per i fuochi d’artificio, quindi con uno scopo
pacifico.
Saranno gli occidentali a farla diventare potenza di fuoco, non tanto le zone orientali o islamiche,
poiché, là, da un punto di vista militare, c’era una maggiore preferenza di armi da contatto (coltelli,
sciabole, scimitarre).
La potenza di fuoco, invece, è più un elemento che appartiene al mondo occidentale.

Bisogna fare distinzione tra schiavitù mediterranea e schiavitù atlantica.


La schiavitù nera è la schiavitù atlantica, a senso unico, cioè sono gli europei a compiere razzìe e ad
impossessarsi di schiavi neri, utilizzati come “merce”.
Questa schiavitù ha delle caratteristiche particolari. Questi uomini neri che venivano “venduti”
venivano utilizzati soprattutto per lavori domestici ,lavori nei campi e nelle miniere.
La schiavitù mediterranea, invece, è una schiavitù , per così dire, a doppio circuito, nel senso che ci
sono cristiani che vengono fatti schiavi dei mori (islam) , ma anche mori che vengono fatti schiavi
dai cristiani; è reciproco.
Solo che, solitamente, i mori catturati e resi schiavi vengono venduti ai mercati e vengono sfruttati
nei lavori manuali. Invece, i cristiani ,che venivano catturati dai mori, venivano imprigionati e
“riscattati” ( in cambio della liberazione, chiedevano un riscatto ai parenti. Non pagava lo stato).
Ovviamente, coloro i quali venivano a riscattare il parente prigioniero, dovevano dimostrare di
essere, effettivamente, loro parenti, per evitare che prendessero con se’ altri prigionieri.
Capitava , a volte, che i cristiani catturati restassero con i mori e, successivamente, si convertivano,
diventando “rinnegati” rispetto alla fede cristiana, e, alcuni di loro, riuscivano pure a fare “carriera”
nel mondo islamico.

Bisogna fare distinzione tra pirateria e corsa.


La pirateria sarebbe il brigantaggio del mare; i pirati non tengono conto se una truppa è alleata o
meno, gli interessa ilo bottino.
Mentre invece, la corsa è un’attività regolamentata dallo stato. Era, per esempio, praticata dai
cavalieri di Malta. Avevano un mandato e fungevano da una sorte di “polizia marittima” a servizio
di questo o di quell’altro. Tenevano i mari puliti e controllavano la situazione.
Sul piano teorico, dunque, erano diversi.
A livello pratico, invece, non era molto facile distinguere pirati da corsari, poiché, molto spesso, le
attività si mescolavano.
I corsari, essendo dotati di patente versavano una parte di bottino nelle tasse.

Nella documentazione, però, troviamo pure delle società che venivano istituite da un notaio per
esercitare pirateria, con lo scopo di fare razzie e reclutare schiavi, con lo scopo di rivenderli.
Chiaramente, questo avveniva perché la schiavitù era una fonte di ricchezza e guadagno.
Quando queste società si costituivano, bisognava trovare il mercato , noleggiare la nave, trovare il
capitano,pagare le assicurazioni, noleggiare le imbarcazioni, sistemare la ciurma.
Insomma, erano delle operazioni complesse.
Lo scopo poteva essere mercantile , ma anche dichiarato, quindi dichiaravano apertamente di voler
esercitare la pirateria.
Quindi, agli atti pratici, la linea di confine tra corsa e pirateria è veramente sottilissima.

Ci sono alcune date importanti da ricordare.

1487→ Bartolomeo Diaz , navigatore portoghese, doppia il capo di Buona Speranza, estremità
meridionale dell’Africa, provando, così, il collegamento tra Oceano Atlantico e Oceano Indiano.

1494→ Trattato di Tordesillas. Gli spagnoli avevano cominciato , anche loro, assieme ai portoghesi,
ad intraprendere questi viaggi di esplorazione. Dunque, questi due stati, stipulano un trattato in cui
si dividono le sfere di influenza, che vennero fissate a 370 leghe dalle isole di Capo Verde.
C’era questa linea simbolica tra spagnoli e portoghesi, la linea Raya. Quindi evince come stesse
aumentano la consapevolezza e conoscenza geografica.

1502→ planisfero di Cantino. L’ambasciatore Cantino vuole documentare quella che è la nuova
concezione del mondo in seguito al miglioramento della cartografia, della carta geografica.
È un planisfero costituito da 6 fogli di pergamena incollati.

1497→ prima spedizione di Vasco de Gama, navigatore portoghese, che arriva in India, a Calcut.

1500→ Pedro Cabral , navigatore portoghese, scopre il Brasile


1510→ i portoghesi arrivano a Goa, che diventa la capitale delle indie portoghesi. È un piccolo
stato.

1511→ presa di Malacca (Malesia), dove ci stanno tutti i territori che, nel 600, saranno occupati da
altri popoli, oltre ai portoghesi.

1515→ presa di Ormuz. Qui siamo nella penisola arabica, all’ingresso del golfo persico. I
portoghesi riusciranno ad occupare militarmente queste zone.
L’ Asia presentava un territorio ampio, vastissimo, in parte conosciuto, in parte no, pieno di
ricchezze che altri popoli volevano conquistare, volevano appropriarsene.
Ecco, fu importante occupare militarmente alcune porzioni di oceano proprio per consentire di
controllarle meglio, quindi bloccando le vie di accesso tradizionali ( blocco del mar rosso fino al
1538).

1557→ insediamento a Macao. I portoghesi si spingono tanto avanti fino ad arrivare fino a Macao,
e avviene l’insediamento, fino al 1599.

Ma cosa cercavano i portoghesi in Asia?


Sicuramente non intraprendevano questi viaggi solo per puro divertimento, per avventura.
C’era l’oro, c’erano gli schiavi, ma , soprattutto, le spezie.
Le spezie avevano un mercato fiorentissimo, nell’Europa dell’epoca.
Erano dei prodotti ricercatissimi, e il cui prezzo cresceva enormemente. Erano un grande affare.
Ed erano importanti perché servivano per conservare il cibo, per renderlo più appetibile.
Ma avevano anche proprietà terapeutiche , infatti venivano utilizzate molto in ambito
farmacologico.
Venivano prodotti pure molti profumi.
La spezia più ricercata, che aveva maggiore campo d’impiego, era il pepe nero, che veniva
importato in grandi balle e, successivamente, veniva suddiviso in piccole quantità e venduto nei
mercati.
Le aree di produzione erano India, Malesia e Cina.
l’Asia, per gli europei, non era ignota, era conosciuta fin dall’antichità.
Non si sapeva molto dell’Asia, ma veniva vista con grande ammirazione.
Oltre alle spezie, c’erano altre merci, per esempio l’allume, un minerale che veniva utilizzato per
fissare i colori nei tessuti. Veniva ricavato dalle miniere. Queste miniere si trovavano soprattutto
nella parte dell’Asia che poi sarà controllata dagli ottomani.
Altre merci, per esempio, erano il thè, il caffè, il cacao, la seta, l’indaco.
Erano tante le merci dall’oriente.

La via tradizionale dalla quale arrivavano queste merci era la Via Della Seta.
Via della Seta→ termine coniato nel 1877.
La via della seta era un reticolo di rotte (sia via terra ,che via mare) che permetteva i collegamenti,
quindi congiungeva, l’Asia Orientale con l’Oriente.
Le rotte commerciali percorrevano 6000km.

Perché i portoghesi bloccarono queste vie? Perchè volevano che la loro via fosse l’unica
percorribile.
Ma, i portoghesi, quando arrivano dall’ Oceano indiano, non è che trovavano il vuoto.
Non è che lì aspettassero europei e portoghesi con le mani in mano!
No! I portoghesi arrivano e si vanno a mescolare in una realtà che era una realtà florida, fatta di
imbarcazioni, naviganti, marinai indiani, islamici. Una realtà ricchissima di mediazioni continue.
Ma chi arrivava, principalmente, in questi porti?
Ci arrivava, soprattutto, Venezia che, con le sue Galee cariche di merci, offriva scambi, caricava
sulle imbarcazioni nuove merci e le rivendeva in Europa ad un prezzo altissimo. (mercato di
redistribuzione). Venezia era lo sbocco nel Mediterraneo della Via della Seta.
Quindi, i portoghesi cercarono una via alternativa a questo commercio.
Sapevano che le vie principali fossero occupate da altri protagonisti che non gli avrebbero lasciato
via libera, quindi inventarono una nuova via che consentì loro di arrivare seguendo vie alternative .
I veneziani, però, fecero una cattiva propaganda alle spezie portoghesi, sostenendo che, durante
questo lungo viaggio, le loro spezie si prendessero di molta umidità, quindi arrivassero di cattiva
qualità a destinazione.
Presentarono, quindi, La via della Seta come unica via sicura e di garanzia.
Venezia , in un primo momento, subì un duro colpo a causa di questa presenza portoghese nel golfo
persico , proprio perché i portoghesi bloccarono il mar Rosso, impedendo , dunque, il mercato.
I traffici ripresero solo quando gli ottomani riuscirono a liberare militarmente la via.
Quindi, a questo punto, ne risentirono i portoghesi.

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