FRANCESCO MATTESINI
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Francesco Mattesini, “la Seconda Battaglia della Sirte - 22 Marzo 1942”, in Collana Sism e
Accademia EDU (Internet).
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22 marzo 1942, battaglia della seconda Sirte. L’incrociatore Cleopatra, ripreso dal ponte di comando
dall’Euryalus, mentre manovra stendendo una cortina du fumo per nascondersi alle salve da 381 m/m della
corazzata Littorio. Notare i sei cannoni prodieri da 133 m/m dell’Euryalus brandeggiati ad alta elevazione.
Entrambe le navi, dopo l’operazione “M.G. 1”, avrebbero preso parte anche all’operazione “Vigorous” del
giugno 1942.
Seconda battaglia della Sirte, 22 marzo 1941. La corazzata Littorio, nave di bandiera dell’ammiraglio Angelo
Iachino, ripresa da uno dei cacciatorpediniere della scorta mentre, manovrando con mare molto mosso, sta
sparando con le artiglierie sulle navi britanniche.
bombardieri in picchiata Ju. 87D del 3° Gruppo del 3° Stormo Stuka (III./St.G.3); i caccia Bf. 109F
del 3° Stormo con lo Stab e il I. e II./JG.3; i caccia Bf. 109F del 53° Stormo con lo Stab, e il I., II. e
III./JG.53; e gli Ju. 88C da caccia notturna del I./NJG.2. Vi erano, inoltre, a disposizione
dell’O.B.S. gli Ju. 88D del 122° Gruppo da Ricognizione Strategica con lo Stab.(F)/122 e le
squadriglie 1. e 2.(F)/122.
5
Primavera del 1942. Su un aeroporto della Sicilia gli equipaggi di un gruppo da bombardamento di Ju. 88 del II
Fliegerkorps, probabilmente il II./LG.1, festeggiano le 5000 missioni di guerra compiute dal reparto.
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I.S.O. Playfair e altri, The Mediterranean and Middle East, Volume III, HMSO, Londra,
1960, p. 361.
5
Gli Spitfire del trasferimento del 20 aprile, decollati dalla Wasp, scoperti durante il volo
dai radiolocalizzatori tedeschi in Sicilia, furono sorpresi al momento dell’atterraggio sui tre
aeroporti di Malta da violente incursioni degli aerei tedeschi, e venti caccia britannici andarono
perduti. Nel trasferimento del 10 maggio le sorti si ribaltarono. Riforniti subito dopo l’atterraggio,
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Il decollo dal ponte di volo della portaerei Eagle dei caccia Spitfire della RAF diretti a Malta.
ed impiegati in combattimento, i caccia britannici, decollati dalla Wasp e dalla Eagle, infersero una
dura sconfitta alle forze aeree dell’Asse, abbattendo nel corso della giornata ben quattordici aerei,
dodici tedeschi e due italiani, con la perdita di soli tre Spitfire. Era un’indiscutibile vittoria della
RAF ed una premessa che incoraggiava per il futuro, soprattutto per le possibilità che ora Malta
disponeva per assicurare la scorta ai convogli di rifornimento nell’ultimo tratto della loro traversata.
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La portaerei statunitense Wasp fotografata in Atlantico dopo aver svolto nel Mediterraneo, il 10 maggio 1942,
assieme alla portaerei britannica Eagle, la missione per rifornire Malta con sessantaquattro caccia Spitfire,
imbarcati in Inghilterra (operazione Bowery), e fatti decollare da una posizione situata a nord di Algeri.
Sessanta di questi caccia della RAF arrivarono a destinazione dopo un volo di 500 miglia, e l’indomani inflissero
una dura sconfitta alle forze dell’Asse, che fino ad allora avevano esercitato il controllo sui cieli di Malta,
abbattendo ben quattordici velivoli, dodici tedeschi e due italiani, con la sola perdita di tre Spitfire.
Maggio 1942. Bellissima immagine dell’incrociatore britannico Kenya ripreso nell’Artico con mare grosso.
Nell’operazione “Vigorous” era la nave ammiraglia della Forza T.
11
L’incrociatore Liverpool, che assieme al Kenya era stato distaccato dalla Home Fleet per la scorta del convoglio
W.S. 19/Z. L’immagine è del 28 febbraio 1942.
8
Kenn C. Rust, The 9th Air Force in World War II, Aero Publishers, Inc., Falibrook
(California), 1970, p. 11.
13
Tre dei quadrimotori B. 24 D ("Brooklyn Rambler", "Little Eva" e "Town Hall") impiegati il 12 giugno 1942
per bombardare Ploesti, costretti lo stesso giorno ad atterrare in Turchia, sull’aeroporto di Adapazari, dove
furono internati. Foto della Rivista Life.
Il piroscafo britannico Troilus sul quale si trovava il commodoro del convoglio W.S. 19/Z, capitano di fregata
J.P.W. Pilditch.
Ripresa aerea della portaerei Eagle mentre naviga con mare mosso.
aerei, i quattro Fulmar dell’807° Squadron furono trasferiti dalla Eagle sull’Argus, facendo in modo
che si avessero sempre aerei pronti sul ponte di volo delle due portaerei. Fu anche deciso che gli
Hurricane avrebbero assicurato la copertura ad alta quota, mentre i Fulnar avrebbero volato a bassa
quota, e gli Swordfish dell’Argus si sarebbero occupati soprattutto della protezione
antisommergibile.
17
L’atterraggio di un caccia Fulmar sulla portaerei Argus. Un altro velivolo dello stesso tipo è parcheggiato
all’estremità prodiera del ponte di volo.
Per rendersi conto della vastità e dello scopo delle forze impiegate
dall’operazione britannica, le cui navi avevano attraversato a luci oscurate
lo Stretto di Gibilterra senza però riuscire a sfuggire all’osservazione degli
agenti dell’Asse, a partire dal 12 giugno Superaereo e l’O.B.S. avevano
disposto il più ampio servizio di ricognizione strategica in tutto il
Mediterraneo occidentale, con la partecipazione anche degli idrovolanti
dell’Aviazione Ausiliaria della Marina (Ricognizione Marittima).
In quest’attività di ricognizione senza lacuna e mantenimento del
contatto, il II Fliegerkorps partecipò nel corso della mattinata e del
pomeriggio del 12 giugno con tredici velivoli Ju. 88D della 1a e 2a
Squadriglia del 122° Gruppo Ricognizione Strategica di Trapani (1. e
2.(F)/122), che per le loro missioni a lungo raggio decollavano
dall’aeroporto di Cagliari Elmas, in Sardegna. L’Aeronautica italiana della
Sardegna, a iniziare dalle ore 14.00 e fino a dopo il tramonto del sole,
partecipò alle medesimi missioni a lungo raggio con cinque velivoli Cant.
Z. 1007 bis del 51° Gruppo Ricognizione Strategica, di base a Villacidro.
Anche nella giornata del 13 gli Ju. 88D delle due squadriglie da
ricognizione tedesche mandarono in volo undici Ju. 88, e fu uno di questi
velivoli, della 1.(F)/122, che alle 09.00 scoprì la formazione navale
britannica avanzante su più gruppi in lat. 38°17’N, long. 01°27’E, e la
segnalò comprendente una nave da battaglia, due portaerei e quattro
incrociatori.
Questo primo avvistamento da parte del ricognitore tedesco, che era
stato percepito dal radar dell’incrociatore Cairo, a cui si aggiunse la
successiva presenza di aerei francesi e spagnoli impegnati a tenere sotto
controllo la formazione navale britannica, tenne in allarme le navi
portaerei Eagle e Argus. Per vigilare contro i ricognitori, e temendo il
verificarsi di attacchi di bombardieri e aerosiluranti, le due portaerei
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Sopra, una pattuglia di quattro velivoli da caccia Sea Hurricane IB si apprestano a decollare da una portaerei.
Sotto, la pattuglia è in volo di vigilanza nella classica formazione a quattro dita.
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Disegno pittorico di un idrovolante Sunderland della RAF. Notare sul dorso della carlinga le quattro antenne
del radar di scoperta navale A.S.V.
21
La silhouette mimetizzata di un incrociatore della classe “Dido”. Nel dettaglio pittorico si può ammirare la
ripartizione dell’armamento principale ad alta elevazione, particolarmente utili nella difesa contraerea. A questa
classe d’incrociatori, durante l’operazione “Vigorous”, appartenevano il Cleopatra, Dido, Euryalus e Hermione
22
Due incrociatorri della 15a Divisione della Mediterranean Fleet impegnati a difendersi da attacchi aerei al largo
delle coste della Cirenaica. Il primo è l’Euryalus seguito dall’Arethusa.
L’incrociatore britannico Cleopatra, la nave comando della 15a Divisione su cui era imbarcato il contrammiraglio
Philip Vian.
squadra della Mediterranean Fleet, la 14a comandata dal capitano di vascello Albert Lawrence
Poland sul Jervis, mentre, attuando l’operazione M.G. 2, dirigeva per rientrare ad Alessandria dal
tentativo, non riuscito, di intercettare un convoglio proveniente dall’Italia a nord di Bengasi.
Nell’occasione si verificarono tre attacchi aerei a cui parteciparono trentaquattro Ju. 88 del I. e
II./LG.1; e furono i velivoli del 1° Gruppo, in due azioni successive, a cui parteciparono i medesimi
eccezionali equipaggi guidati dal loro comandante, capitano pilota Joachim Helbig, che riuscirono a
colpire e ad affondare i cacciatorpediniere Lively, Jackal e Kipling.
11
Archivio Stato Maggiore Aeronautica Ufficio Storico (d’ora in poi ASMAUS), Messaggio
in arrivo, trasmesso alle 16.40 del 14 Giugno 1942 da Romulus 2 (Comando II Fliegerkorps) a
Superaereo. Invece secondo Peter Taghon, in Die Geschichte des Lehrgeschwaders 1, Volume I, p.
499 sg., le perdite dell’LG.1 furono rappresentate da sette Ju 88 del I./LG.1 danneggiati al 30-40%
dai sabotatori, e uno Ju. 88 del II./LG.1 distrutto al 70% dall’attacco del velivolo Blenheim del 14°
Squadron.
25
Il capitano pilota Joachim Helbig, seconda da sinistra, Comandante del I./LG.1. Nel 1943 comandante dell’LG.1
nel corso della sua attività bellica raggiunse il grado di generale, e ricevette le insegne di Croce di Cavaliere con
Fronde di Quercia Spade e Brillanti.
spesso informati, di conoscere praticamente tutti i piani dei Comandi britannici del Medio Oriente,
in particolare dell’8a Armata, agevolando la controffensiva del generale Rommel del 21 gennaio
1942, e la successiva offensiva che portò alla conquista do Tobruch il 20 giugno.
14
Archivio Stato Maggiore Esercito Ufficio Storico (d’ora in poi ASMEUS), SIM, Tentativi
britannici di sabotaggio sugli aeroporti della Cirenaica (Giugno 1942-XX), Allegato n. 1.
27
Un reparto di “Long Range Desert Patrols”, specializzato nelle opere di sabotaggio dietro alle linee del fronte
dell’Asse in Libia, in particolare gli aeroporti, impiegando per i loro rapidi spostamenti le Jeep (nell’immagine) e
le camionette Chevrolet, armate con mitragliatrici Lewis.
15
Ibidem, Allegato n. 2.
28
***
17
AUSE, Diario del Comando Supremo, giugno 1942.
30
18
Secondo il bollettino sull’attività giornaliera di OBS n. 198, il X Fliegerkorps impiegò il
12 giugno, per compiti di ricognizione marittima nel Mediterraneo orientale quattordici Ju.88,
mentre un altro Ju.88D fu inviato a svolgere servizio fotografico su Alessandria e Porto Said,
rilevandovi un gran numero di navi tra cui nel primo dei due porti sette incrociatori. Il primo
avvistamento del convoglio M.W.11/C si verificò alle 06.15 in lat. 31°17’N, long. 29°45’E., e il
velivolo che lo effettuò segnalò trattarsi di una formazione che procedeva con rotta ovest (270°) a
velocità media, e comprendente un probabile incrociatore contraereo, quattro piroscafi e motonavi
per 40.000 tonn, e 7 navi scorta. ASMAUS, DCHg 1, b. 11.
32
Un velivolo Ju 88 del I./KG.54, il gruppo da bombardamento tedesco che la sera del 13 giugno, partendo da
Creta, iniziò gli attacchi contro il convoglio dell’operazione “Vigorous”, colpendo il piroscafo City of Calcutta.
L’emblema dello stormo era la testa di morto.
Il piroscafo City of Calcutta, che fu danneggiata nell’attacco dei bombardieri Ju. 88 del I./LG.1.
Novembre 1941, il generale Ugo Cavallero, Capo di Stato Maggiore Generale delle Forze Armate Italiane, in
visita a Napoli alla corazzata Littorio. Alla sua sinistra è l’ammiraglio di squadra Angelo Iachino, Comandante in
Capo della Squadra Navale.
35
Le impressionanti artiglierie da 381 m/m della corazzata Littorio al suo posto di ormeggio a Taranto nel 1942.
Notare in cielo i palloni di sbarramento per la difesa aerea della grande base.
Complesso di mitragliere da 20 m/m della Littorio sul fianco della seconda torre di grosso calibro prodiera da 381
m/m. Sulla torre dei 152 m/m un altro complesso di mitragliere da 20 m/m.
36
Il cacciatorpediniere italiano Legionario, l’unica nave della flotta italiana fornita di apparato di
radiolocalizzazione tedesco Dete, tipo Fu.Mo. 21/39. Il grande pannello dell’antenna ruotante, a materasso. è ben
visibile sulla coffa modificata, sopra il ponte di comando.
L’incrociatore pesante Gorizia, nave ammiraglia della 3a Divisione Navale, a Messina nella primavera del 1942.
37
Il sommergibile tedesco U 77 che il 12 giugno 1942 affondò il cacciatorpediniere britannico Grove ad ovest di
Alessandria, e il suo comandante, tenente di vascello Heinrich Schonder.
38
Il cacciatorpediniere di scorta britannico Grove che fu affondato il 12 giugno quando da Tobruch si stava
trasferendo ad Alessandria per partecipare all’operazione “Vigorous”, dal sommergibile tedesco U 77.
Nella notte del 13 giugno la Forza T entrò nella zona d’agguato più
occidentale dello sbarramento dei sommergibili italiani, due dei quali,
l’Uarsciek e il Giada, individuate le navi britanniche dirette a levante in
più colonne, manovrando in superficie le attaccarono a levante di Algeri.
L’Uarsciek, che si trovava a 90 miglia a nord di Bougie, alle 01.20
del 14 giugno lanciò di tre siluri contro le due sagome che apparivano più
grandi e senza sovrastrutture; motivo per il quale il comandante del
sommergibile, tenente di vascello Raffaello Allegri, ritenne fossero navi
portaerei. Nella fase di disimpegno, furono udite due esplosioni che dettero
a bordo dell’Uarsciek l’errata impressione che la portaerei fosse stata
colpita.
Poco più di tre ore dopo, Il comandante del Giada, tenente di
vascello Gaspare Cavallina, avvistata la Forza T a circa 50 miglia a nord di
Capo de Fer e individuata la portaerei Eagle, manovrando in emersione
l’attaccò alle 05.05 lanciando, da una distanza di 2.500 metri, i quattro
siluri di prora del sommergibile, che però fallirono il bersaglio.
39
L’elegante sagome del sommergibile Giada mentre procedeva in superficie a forte velocità.
19
SMAUS, Diario Storico del 51° Gruppo Ricognizione Strategica e Diario Storico della
613a Squadriglia Soccorso.
40
Un idrovolante Cant. Z. 506 B, impiegato per compiti di ricognizione dall’Aviazione Ausiliaria della Marina, e
per il soccorso anche dalla Regia Aeronautica.
L’Mc. 200, altro velivolo da caccia che equipaggiava in Sicilia e a Pantelleria le squadriglie del 54° Stormo. Nei
confronti dei caccia britannici era sfavorito dalla bassa velocità e dall’armamento particolarmente modesto,
limitato a due mitragliere da 12.7 m/m.
42
Un S. 79 del 130° Gruppo Aerosiluranti di base in Sardegna, ad Elmas. In primo piano il carrello che è servito al
personale specialista per trasportare il siluro sotto il velivolo, fino all’aggancio.
Un aerosilurante S. 84 del 36° Stormo, in alto a sinistra, nel momento in cui sta dirigendo all’attacco. Notare le
colonne d’acqua sollevate dal fuoco contraereo delle navi britanniche.
21
Carlo Unica, Storia degli Aerosiluranti Italiani, Edizioni Bizzarri, Roma, 1974, p. 197 sg.
46
Un aerosilurante Italiano, ancora con il siluro, dirige all’attacco delle navi del convoglio W.S.19/Z dopo aver
superato un incrociatore della scorta.
Un aereo italiano abbattuto brucia alla superficie del mare presso una nave britannica.
47
L’incrociatore Liverpool dopo essere stato colpito da un siluro, probabilmente sganciato degli S. 79 del 130°
Gruppo Aerosiluranti.
Nella foto, scattata da un aereo italiano il piroscafo olandese Tanimbar è colpito da un siluro lanciato da un S. 79.
La nave è interamente nascosta da una cortina di fumo.
48
All’orizzonte una colonna di fumo indica il punto in cui un velivolo italiano abbattuto è precipitato.
49
Il piroscafo olandese Tanimbar una delle sei navi mercantili del convoglio W.S. 19/Z. Nel corso dell’attacco del
mattino del 14 giugno da parte dei velivoli dell’Aeronautica della Sardegna, la nave fu dapprima colpita e
arrestata da un siluro sganciato da un aerosilurante S. 79 (del 105° o 130° Gruppo) e subito finita dalle bombe
sganciate dai Cant. Z. 1007 bis del 9° Stormo B.T.
50
A sinistra, dopo essere stato colpito dal siluro, l’incrociatore britannico Liverpool in fiamme., fortemente
sbandata e in evidenti difficoltà di manovra. A destra, il Liverpool è rimorchiato dal cacciatorpediniere Antelope
verso Gibilterra.
perdita di sedici velivoli: nove aerosiluranti, sei dei quali S. 84 del 36°
Stormo con il loro comandante colonnello pilota Giovanni Farina, di
quattro bombardieri, tre Cant. Z. 1007 e un S.79, e cinque caccia di scorta,
quattro Cr. 42 e un Mc. 200.
Un S. 84 aerosilurante della 258^ Squadriglia. Apparteneva al 36° Stormo, che nell’attacco al convoglio
dell’operazione “Harpoon” del mattino del 14 giugno perse ben sei velivoli, compresi quello del comandante
dello stormo colonnello Farina, di due comandanti di gruppi e di un comandante di squadriglia. Lo stesso
reparto perse anche un S,.79 assegnato a guidare all’attacco una delle formazioni di velivoli Cr. 42 bombe alarti.
L’incrociatore Charybdis, che con i suoi dieci cannono ad alta elevazione da 133 mm. era assegnato alla scorta
delle navi portaerei della Forza T.
52
Nelle due immagini uno dei cacciatorpediniere britannici di scorta al convoglio dell’operazione Harpoon sotto
attacco aereo, ripreso dalla portaerei Eagle.
54
Pomeriggio del 14 giugno. L’attacco degli Ju. 88 del KGr.606 e KGr.806. Una salva di bombe cade a prora della
portaerei britannica Argus.
Porto della Valletta il mattino del 15 giugno. Il posamine veloce Welshman, attraccato ad una banchina del porto,
scarica rapidamente i rifornimenti urgenti che aveva trasportato a Malta.
55
Un aerosilurante S. 79 della 278a Squadriglia del 132° Gruppo Aerosiluranti, in volo per attaccare le navi
nemiche.
56
S. 79 della 58a Squadriglia del 32° Gruppo del 10° Stormo Bombardamento Terrestre in volo a bassa quota sul
mare. I velivoli di questo Stormo, dell’Aeronautica della Sicilia, furono impiegati nel corso dell’attività di
contrasto all’operazione Harpoon per il bombardamento alle unità navali britanniche e per l’attività di
ricognizione.
La parte poppiera della Argus, sul cui ponte di volo vi è un caccia Fulmar, fotografata dal primo aviere Giovanni
Capalbi, a bordo di un S. 79 della 281 a Squadriglia del 132° Gruppo Aerosiluranti, il cui pilota, capitano Carlo
Faggioni, aveva lanciato il siluro da distanza ravvicinata senza riuscire a colpire la portaerei.
14 giugno 1942. La corazzata Malaya, facendo fumo, manovra per schivare i siluri lanciati dagli aerosiluranti
italiani.
60
Un incrociatore leggero del convoglio dell’operazione Harpoon inquadrato dalle bombe sganciate dai Cant. Z.
1007 bis della 210a Squadriglia del 50° Gruppo Bombardamento Terrestre.
61
Il bombardamento di due navi britanniche realizzato dagli S. 79 del 10° Stormo. Come si vede le bombe sono
molto disperse, e soltanto una cade di prora a destra di un probabile incrociatore
24
HMSO, “Mediterranean Convoy Operation, Operation Harpoon”, Supplement to the
London Gazette, 1 Agosto 1948, n. 38377.
63
Al termine di un attacco aereo, su un incrociatore britannico una pausa per l’equipaggio di un complesso
quadrinato “pom-pom”. Osservare ai piedi degli uomini i bossoli del consumo dei proietti da 40 mm.
25
Section Historic Admiralty,” Operation Harpoon: June 1942”, Scambio notizie con
Ammiragliato britannico. Copia della traduzione dell’USMM si trova anche nella busta “Battaglia
di Pantelleria”, fondo Scontri Navali e Operazioni di Guerra, 57 ter.
64
Questa immagine del giugno 1943 vede raccolti alcuni tra i più famosi piloti di aerosiluranti. Al centro è il
maggiore Melley, comandante del 130° Gruppo Aerosiluranti. Gli ufficiali alla sua sinistra sono il capitano di
Bella (con la barba) e il capitano Graziani, quelli alla sua destra il capitano Giulio Marini e il capitano Cimicchi.
26
Ibidem.
65
La sera del 14 giugno, alle ore 20.14, trovandosi nel punto 36 miglia
per 10° dall’isola dei Cani a nord di Bisertas (lat. 37°38’N, long. 10°
13’E), la Forza W del vice ammiraglio Curteis cominciò ad accostare per
invertìre la rotta con la corazzata Malaya, le portaerei Eagle e Argus, gli
incrociatori Kenya e Charybdis e i cinque cacciatorpediniere Onslow,
Icarus, Escapade, Wrestler e Vidette. Da questo momento le cinque navi
mercantili, i piroscafi Burdwan, Orari, Troilus, Chant e la petroliera
Kentucky, proseguirono con la Forza X, la scorta diretta del convoglio
W.S.19/Z guidata del capitano di vascello Cecil Campbell Hardy,
comandante dell’incrociatore contraereo Cairo, e che comprendeva: i
cinque cacciatorpediniere di squadra Bedouin, Marne, Matchless, Ithuriel
e Partridge, i quattro cacciatorpediniere di scorta Blankney, Badsworth,
Middleton e Kujawiak, i quattro dragamine di squadra Hebe, Speedy, Rye e
Hythe, e le sei motolancie ML-121, 134, 135, 168, 459 e 462.
Alle 20.56, per rimpiazzare nella protezione del convoglio i caccia
delle portaerei, che si stavano allontanando, e i cui piloti erano stanchi da
una lunga giornata di scorte navali e di combattimenti aerei, giunsero da
Malta dopo un volo di circa 250 miglia, quattro caccia a lungo raggio
Beaufighter del 235° Squadrone, guidati dal comandante del reparto
maggiore A.E. Cock.
66
Anche dopo che gli attacchi aerei erano terminati sulle navi della Forza X la vigilanza non veniva rallentata. I
serventi di un “pom-pom” a quattro canne di un incrociatore sono pronti a far fuoco in caso di necessità.
27
Sei giorni prima, la sera dell’8 giugno, trovandosi a nord di Capo Bon, Puccini aveva
attaccato con l’Alagi un convoglio italiano di due piroscafi diretto da Napoli e Palermo a Tripoli, e
del cui passaggio in zona non era stato informato. Lanciando i siluri aveva affondato una delle tre
navi della scorta, il cacciatorpediniere Antoniotto Usodimare. Scagionato da ogni colpa, Puccini
mantenne il comando dell’Alagi per tutta la guerra, conseguendo tre successi: l’affondamento della
67
L’Alagi, Il sommergibile italiano di media crociera Alagi, della classe 600 serie “Adua”, dopo le modifiche della
torretta e la mimetizzazione. Fu uno dei tre battelli che riuscirono ad attaccare ne navi del convoglio
dell’operazione “Harpoon”, ma senza successo.
petroliera turca Antares (12 luglio 1942), e il danneggiamento degli incrociatori britannici Kenya
(12 agosto 1942) e Cleopatra (16 luglio 1943).
68
Supermarina avesse inviato in agguato i quattro Mas 563, 564, 557 e 560,
della 2a Flottiglia, salpati da Trapani alle 19.30 del 14 giugno per poi
trasferirsi alle 06.00 del 15 a Pantelleria, senza aver fatto alcun
avvistamento delle navi nemiche. Altri quattro piccoli scafi della 2a
Flottiglia, i Mas 574, 576, 548, 543, i primi due salpati da Pantelleria gli
altri due da Mazzara del Vallo, erano rimasti in agguato dopo il tramonto
del sole fino alla 23.00 del 14, prima ancora del transito del convoglio
britannico, e pertanto in questo compito di vigilanza preventiva anch’essi
non ebbero occasione di effettuare avvistamenti.
Superato lo scoglio di unità insidiose, le prime luci del mattino del 15
giugno riservarono ai britannici una brutta sorpresa, poiché il convoglio,
trovò ad attenderlo, a sud di Pantelleria, le unità italiane della 7 a Divisione
Navale, comandata dall’ammiraglio di divisione Alberto da Zara
sull’incrociatore Eugenio di Savoia.
All’alba del 15 giugno, tre caccia lungo raggio Beaufigter del 235°
Squadron, che da Malta si apprestava a raggiungere il convoglio W.S.19/Z
per assumerne il servizio di scorta, avvistarono le unità italiane a 15 miglia
al traverso a sinistra delle navi britanniche, che con rotta 130° si trovavano
a 25 miglia a sudovest di Pantelleria. Subito, per radiotelefono, il
comandante dei velivoli trasmise al Cairo il segnale di allarme. Fu questa
la prima notizia che su quella sgradita presenza delle navi italiane arrivo al
comandante Hardy alle 06.20, che corrispondeva alle 05,20 ora italiana. A
quest’ultimo orario noi ci uniformeremo, per non creare confusione, nel
descrivere le fasi della battaglia che stava iniziando.
Il capitano di vascello Hardy, un’ufficiale cui non mancava l’energia,
ricevuta la segnalazione dell’avvicinamento delle navi italiane non si perse
d’animo, ed affrontò con decisione l’inattesa e sconcertante intervento
nemico, sottovalutato, come abbiamo detto, nella pianificazione
dell’Harpoon.
In quel momento si trovano di fronte: da parte italiana, due
incrociatori con sedici cannoni da 152 m/m e 12 da 100 m/m, e cinque
cacciatorpediniere con cinque cannoni da 149 m/m (il Premuda) e ventuno
da 120 m/m; da parte britannica, un incrociatore con otto cannoni da 102
m/m, cinque cacciatorpediniere di squadra con trenta cannoni da 120 m/m
70
Un caccia a lungo raggio Beaufighter del 235° Squadron, reparto che era stato dislocato a Malta dal Medio
Oriente per la scorta a lungo raggio del convoglio W.S. 19/Z.
Ripresa da un aereo bella immagine del vecchio incrociatore Cairo nella mimetizzazione e la disposizione
dell’armamento contraereo in uso dalla nave nel 1942, su quattro torrette binate da 102 m/m. Era la nave
comando della Forza X, destinata ad accompagnare il convoglio dell’operazione Harpoon fino a Malta. I suoi
otto cannoni contraerei da 102 m/m, erano buoni per il tiro contraereo ma decisamente insufficienti per
affrontare un combattimento balistico.
Ripresa aerea, con mare agitato, del Middleton, uno dei quattro cacciatorpediniere di scorta classe “Hunt” della
Forza X.
il codice della macchina cifrante tedesca Enigma, sia della Hagelin C. 38,
di costruzione svedese, impiegata dagli italiani.
Nascondendo le navi mercantili del convoglio con una cortina di
fumo, cui parteciparono anche i quattro dragamine di squadra praticamente
inutili, assieme alle sei motolancie, nel combattimento navale che si stava
sviluppando, il comandante Hardy mandò all’attacco i suoi cinque
cacciatorpediniere di squadra, che però furono duramente contrastati dal
fuoco degli incrociatori italiani. Il tiro dall’Eugenio e dal Montecuccoli si
dimostrò subito molto celere e ben calibrato dai direttori del tiro; ma
indubbiamente sarebbe stato molto più efficace se fosse stato sostenuto
dalle segnalazioni degli idrovolanti da ricognizione Ro. 43, catapultati dai
due incrociatori per tenere sotto osservazione le navi britanniche e per
trasmettere al Comando della 7a Divisione i dati sulla loro composizione e
sui loro spostamenti.
Ore 06.38 del 15 giugno 1942, inizia l’attacco della 7 a Divisione Navale dell’ammiraglio Alberto Da Zara al
convoglio dell’operazione “Harpoon”. L’apertura del fuoco dell’incrociatore Eugenio di Savoia.
Purtroppo uno dei due velivoli, quello dell’Eugenio, avente per pilota
il tenente Mario Sordi e per osservatore il tenente di vascello Vitaliano
Marsigliani, fu attaccato e abbattuto dal maggiore W.C. Wigmore, pilota di
uno dei due caccia Beaufighter del 235° Squadron che, sopraggiunti da
Malta per assumere la scorta al convoglio, in quel momento si trovavano
nel cielo della zona della battaglia. L’altro Ro. 43, quello del
74
Da sinistra, i capitani di vascello Arturo Solari e Franco Zanoni, comandanti degli incrociatori Raimondo
Montecuccoli e Eugenio di Savoia.
75
Il Cacciatorpediniere (ex jugoslavo) Premuda. I suoi quattro cannoni da 149 m/m contribuirono a dare maggiore
potenza alla 7^ Divisione Navale, e apparvero efficaci specialmente nella prima parte del combattimento.
elevazione (55°) e a tiro rapido, dai dodici ai quindici colpi al minuto con
ciascun cannone.
Nel frattempo, dopo alcuni minuti dall’apertura del fuoco, il tiro
degli incrociatori italiani, efficacemente appoggiato dai cannoni da 149
m/m del cacciatorpediniere Premuda (capitano di fregata Mario Bartalesi),
centrò e danneggiò gravemente il Bedouin, che fu colpito ripetutamente da
ben dodici proiettili, mentre altri tre proiettili raggiunsero il Partridge,
Entrambe le navi rimasero immobilizzate in fiamme, ma difficile risulta
stabilire, come è stato fatto da Enrico Cernuschi nel periodico Storia
Militare, da quali delle cinque navi italiane, che sparavano tutte sugli stessi
bersagli, fossero arrivati i colpi a segni. E’ comunque certo che i colpi più
duri furono assestati alle due navi dai due incrociatori e dal Premuda.
Dall’ammiraglio Da Zara, il Bedouin fu erroneamente ritenuto un
incrociatore pesante della classe “London”, che addirittura, secondo la
versione riferita dallo stesso Comandante della 7a Divisione, fu visto
saltare in aria dietro la cortina difensiva di fumo e nebbia artificiale stesa
dalle navi britanniche per proteggerlo.
Il Bedouin che guidava i cacciatorpediniere di squadra della 11 a Flottiglia della Home Fleet, ripreso lungo le
coste delle Isole Loften.
77
A destra il capitano di vascello Ignazio Castrogiovanni comandante del Vivaldi e della 14a Squadriglia
Cacciatorpediniere. Secondo da sinistra è l’ammiraglio Iachino.
80
Il cacciatorpediniere Ugolino Vivaldi a Taranto nel settembre del 1940 dopo le riparazioni dei danni subiti il 1°
agosto nello speronamento e affondamento del sommergibile britannico Oswald.
Un cacciatorpediniere italiano manovra, facendo fumo, sotto li tiro delle navi britanniche. Notare a poppa
dell’unità l’imprecisa e ampia dispersione di una salva.
82
Cortina di nebbia artificiale stesa con i nebbiogeni sistemati a poppa da uno degli incrociatori italiani.
Il Badsworth uno dei quattro cacciatorpediniere di scorta della classe “Hunt” della Forza X.
83
Il cacciatorpediniere di squadra Marne nel 1942. Notare la disposizione dei cannoni da 120 m/m, con
caricamento veloce, in torrette protette.
Una volta completata la manovra, per poi tornare a sud dall’altro lato
dello sbarramento (così da percorrere inutilmente almeno 50 miglia),
arrivato con molto ritardo nella zona in cui si trovava il danneggiato
Vivaldi, ormai non più sottoposto agli attacchi del nemico, il comandante
Pontremoli ricevette l’ordine di ricongiungersi agli incrociatori con
l’Oriani e l’Ascari. Il Premuda e il Malocello restarono con il Vivaldi in
fiamme, fino al momento in cui, raggiunto anche da sei mas per
aumentarne la protezione, il menomato cacciatorpediniere entrò nel
porticciolo di Pantelleria, dove con molta fatica fu estinto l’incendio.
Quindi il Premuda e il Malocello si allontanarono per raggiungere agli
incrociatori, arrivandovi quando il combattimento di Pantelleria era già
terminato.
84
Gli sforzi dell’equipaggio e del personale di Marina di Pantelleria per estinguere l’incendio del Vivaldi.
La battaglia di Pantelleria tra le ore 06.30 e le 08.00 del 15 giugno 1942. Carta dell’Ammiragliato Britannico
86
Il cacciatorpediniere Malocello nella primavera del 1943 quando aveva ricevuto un radiolocalizzatore tedesco.
Notare l’antenna ruotante a materasso sopra il ponte di comando.
La mimetizzazione in guerra del cacciatorpediniere Vivaldi, dal sito Internet “Betasom – XI Gruppo
Sommergibili Atlantici”.
87
Il comandante del Malocello, capitano di fregata Mario Leoni, al centro della foto scattata a Bordeaux nel
settembre 1940. Leoni, che comandava allora il sommergibile Malaspina, conversa con ufficiali della Marina
germanica. Alla sua destra e il capitano di corvetta Rudolf Rösing, già famoso comandante del sommergibile U
48 e poi ufficiale di collegamento del Comando Sommergibili tedeschi (B.d.U.) presso la base di Betasom, il
Comando dell’XI Gruppo Sommergibili italiani operanti in Atlantico.
cui distruzione costituiva il suo obiettivo primario. Vistò che il nemico non
lo stava inseguendo, invece di ritornare verso sud per tentare di riprendere
la posizione più favorevole per attaccare il convoglio, Da Zara diresse
verso nordovest, dove apparivano colonne di “fumo persistenti” di navi in
fiamme. Ma così facendo, ancora una volta compì un’errata manovra
tattica, che fu poi aggravata dalla decisione di risalire, con rotta nord, le 25
miglia dello sbarramento 7 AN per ricercare il nemico, mentre invece, una
volta tornato verso sud, Da Zara trovò soltanto i relitti in fiamme delle navi
mercantili colpite dagli aerei tedeschi.
Nel corso di questa manovra, prolungatasi per circa due ore, le navi
italiane, che stavano costeggiando lo sbarramento minato 7 AN, per
raggiungere la zona in cui apparivano i fumi dei roghi delle navi in
fiamme, vennero attaccate da sei aerosiluranti britannici, due Beaufort del
217° Squadron della RAF e quattro Albacore dell’828° Squadron della
FAA (Fleet Air Arm – Aviazione Navale), decollati da Malta. La loro
scorta, costituita da sedici Spitfire del 249° Squadron, era dovuta rientrare
anzitempo a causa dell’insufficiente raggio d’azione dei caccia.
Conseguentemente, gli aerosiluranti, che erano al comando del capitano di
corvetta A.J.J. Roe, proseguendo la loro missione senza alcuna protezione,
individuate le navi italiane a nord di Pantellerie, le attaccarono, lanciando i
siluri contro l’Eugenio, il Montecuccoli e il Malocello senza riuscire a
colpirli.
Contribuirono all’insuccesso degli aerei britannici le pronte ed
efficaci contromanovre dei due incrociatori e del cacciatorpediniere, e la
loro reazione di fuoco, cui si aggiunse l’intervento di due velivoli Mc. 200
del 54° Stormo Caccia, che essendo di scorta alle navi intralciarono la
manovra d’attacco degli aerosiluranti. Uno dei Mc. 200 colpì gravemente
all’impianto idraulico l‘Albacore del sottotenente di vascello pilota Harry
Horrocks, che però riuscì a rientrare a Malta.
Raggiunta la zona delle navi in fiamme alle 12.15, le unità della 7a
Divisione presero di mira la immobilizzata petroliera Kentucky, che per il
suo carico di ben 14.500 tonnellate di combustibili, preziosissimi per
Malta, era la nave più importante del convoglio, quella che doveva essere
protetta ad ogni costo.
L’unico danno della Kentucky (capitano C. R. J. Roberts) era
rappresentato da un incendio in esaurimento scoppiato nella sala macchine
per la rottura di una conduttura principale di vapore, determinata
dall’esplosione di una bomba caduta nei pressi dello scafo. Pur essendo
89
L’Impianto binato poppiero OTO da 120/50, mod. 1931, di un caccia della classe Poeti, cui appartenevano
l’Oriani e il Gioberti.
Battaglia di Pantelleria. L’incrociatore Eugenio di Savoia sta sparando con le torri prodiere da 152 m/m e con i
cannoni da 100 m/m.
Il comandante del 132° Gruppo Aerosiluranti, capitano pilota Carlo Emanuele Buscaglia (a destra), e il capitano
pilota Giuseppe Cimicchi (a sinistra), altro rappresentativo pilota della specialità, osservano un siluro.
93
Il Partridge, uno dei cinque cacciatorpediniere di squadra britannici della Forza X che nelle prime fasi della
battaglia di Pantelleria si impegnarono, assieme al piccolo incrociatore contraereo Cairo, a sostenere l’urto delle
navi italiane. Nel corso ndell’azione il Partridge fu colpito da tre proiettili e per un certo tempo rimase
immobilizzato assieme al capo flottiglia Bedouin.
Durante la navigazione verso Capo Bon, per poi proseguire per la sua
destinazione, il Partridge fu attaccato da un velivolo tedesco Ju. 88 le cui
94
La rotta e il tiro delle unità della 7 a Divisione Navale nell’azione pomeridiana di Pantelleria nel rapporto
dell’ammiraglio Da Zara.
***
Aeroporto di Sciacca. Velivoli S. 79 della 55a Squadriglia del 30° Gruppo del 10° Stormo B.T.
Il pilota di un MC.202 della 360ª Squadriglia del 155º Gruppo del 51º Stormo Caccia, prende posto sul suo
velivolo per andare ad assumere la scorta agli aerei offensivi.
97
La cisterna Kentucky in fiamme fotografata alle 14.53 da uno Ju. 88 del KGr. 606.
***
Inizialmente, a partire dalle prime ore del mattino del 15 giugno, alla
scorta delle navi del convoglio W.S. 19/Z avevano provveduto sezioni di
caccia a lungo raggio della RAF, i bimotori Beaufigter e gli Spitfire a
lungo raggio forniti di serbatoi supplementari, e in grado di spingersi alla
distanza di 150 miglia dalle basi aeree di Malta. Ma a iniziare dalle 09.30,
con il convoglio che si trovava a 110 miglia da Malta, si succedettero nella
protezione delle navi gli Spitfire a corto raggio della RAF Dandosi
regolarmente il cambio, gli Spitfire degli Squadron 126°, 249°, 185°, 601°
e 603°, fornirono la protezione aerea al convoglio e alle unità di scorta,
assieme ai Beaufighter del 135° Squadron, facendolo con ottimo successo.
E questo sebbene l’aviazione dell’Asse continuasse a fare di tutto, per
quanto consentito dai mezzi disponibili, per impedire l’arrivo a
destinazione dei due superstiti piroscafi del convoglio, il Troilus e l’Orari
che essendo illesi continuavano a marciare verso est alla velocità di 14
nodi.
Le azioni aeree offensive pomeridiane, furono portate a compimento
quasi esclusivamente dagli aerei tedeschi, poiché tredici velivoli
dell’Aeronautica della Sicilia, tre S. 79 e sei S. 84 decollati alle 15.45,
seguiti da due Cr. 42 con bombe alari da 50 chili, non trovarono le navi da
attaccare.
Da parte sua il II Fliegerkorps, a iniziare dalle 17.00 e fino alle
19.20, mandò in volo ventotto bombardieri Ju. 88, ripartiti in due ondate,
che furono scortate dai caccia Bf. 109 del II./JG.53, e da venti Mc. 202 del
155° Gruppo Caccia al comando del maggiore Fanali.
Alle 18.10 la prima ondata, costituita da dieci Ju. 88 del KGr. 606,
attaccò in picchiata il convoglio britannico, prendendo di mira, senza
riuscire a colpirli, il piroscafo Troilus, il cacciatorpediniere Matchless e il
posamine veloce Welshman, che rientrato da Malta dopo aver scaricato il
suo carico urgente di benzina e munizioni, alle 16.30 si era ricongiunto alla
Forza X. I Bf.109 del II./JG. 53 che scortavano gli Ju. 88, e che in parte
erano dovuti rientrare assieme ai venti Mc. 202 del 155° Gruppo per
raggiunto limite di autonomia, ingaggiarono combattimento con quattro
Spitfire del 249° Squadron, abbattendone due e costringendone un altro a
effettuare al ritorno a Malta un disastroso atterraggio forzato, sfasciandosi
completamente.
101
Un Bf. 109 del JG.53, che ha pitturato sul motore il simbolo dello stormo, l’Asso di picche.
Il ritardato arrivo alla Valletta delle navi superstiti del convoglio W.S.
19/Z. L’insidia delle mine tedesche
Il cacciatorpediniere di scorta polacco Kujawiak, affondato all’imboccatura del Grand Harbour dalle mine
tedesche posate dalle motosiluranti della 3a Flottiglia. Era una delle quattro unità del tipo “Hunt” della 12 a
Flottiglia che nel corso del combattimento di Pantelleria ebbe il compito di proteggere, a distanza ravvicinata, le
navi mercantili del convoglio W.S. 19/Z.
Il cacciatorpediniere di scorta Badsworth dopo l’arrivo alla Valletta, danneggiato dall’esplosione di una mina
tedesca incocciata all’entrata del Grand Harbour.
104
Porto della Valletta. Viene esaminata la falla apertasi sullo scafo del piroscafo Orari dopo l’esplosione di una
mina all’ingresso della rotta di sicurezza che portava al Grand Harbour.
Il piroscafo olandese Aagtekerk che il 14 giugno fu affondato dai bombardieri in picchiata tedeschi Ju.87 del
II./St.G.3.
107
Un velivolo da ricognizione Ju. 88 della 1.(F)/122, che era dislocata a Derna (Cirenaica).
Furono i velivoli di questa squadriglia, assieme a quelli della 2(F)/123 di base a Kastelli
(Creta), ad avvistare e poi tenere tenacemente il contatto con la formazione navale britannica
dell’operazione “Vigorous”, permettendo gli attacchi tempestivi dei bombardieri del X
Fliegerkorps e del Fliegerführer Afrika.
Il piroscafo Buthan, che attaccato dagli Ju 88 del I./LG.1 e colpito da tre bombe affondò in
venti minuti.
Il piroscafo Potaro che rimase danneggiato nella medesima azione degli aerei tedeschi.
109
Cant. Z. 1007 bis della 230a Squadriglia, 95° Gruppo, 35° Stormo.
28
AUSA, “Relazione sulle azioni aeree dei giorni 14 e 15 Giugno 1942 da parte
dell’Aeronautica dell’Egeo nel Mediterraneo orientale contro il noto convoglio inglese e risultati
ottenuti”.
111
Disegno pittorico di un Cant. Z. 1007 bis della 230 a Squadriglia. Da Wings Palette.
Dai rapporti britannici non risulta che all’ora dell’attacco dei Cant. Z.
1007 bis del 47° Stormo fosse rimasta colpita qualche nave del convoglio
M.W.11.
Non trovò invece l’obiettivo una formazione di quattro aerosiluranti
italiani S. 79 del 41° Gruppo Autonomo della 5a Squadra Aerea, decollata
da Derna.
Infine, durante la notte, tra le 20.48 e le 03.20, si ebbero altri attacchi
contro il convoglio da parte di sedici aerei tedeschi Ju.88 del I./KG.54 del
II Fliegerkorps, decollati dalla Sicilia, che però non portarono a risultati
positivi, sebbene gli equipaggi rientrati alla base avessero sostenuto di aver
messo a segno tre bombe su un incrociatore e una bomba su un
piroscafo.29
Mentre il convoglio dell’operazione Vigorous, nella giornata del 14
giugno, stava procedendo verso est, sottoposto a incessanti attacchi aerei,
una delle quattro motosiluranti della 10a Flottiglia, la MTB 259 (tenente di
vascello R.A. Allan), si era venuta a trovare in difficoltà di navigazione. A
causa delle condizioni del mare molto mosso (forza 4 e 5), e imbarcando
acqua che allagò la sala macchine, la MTB 259 fu autoaffondata, dopo
essere stata abbandonata dall’equipaggio, raccolto dalla MTB 268 (tenente
di vascello D.C. Souter) che poi, non potendo sostenere la velocità del
convoglio fissata in 14 nodi, diresse per rientrare ad Alessandria assieme
alle altre due motosiluranti.
29
La successione degli attacchi, tratta dai bollettini operativi dell’O.B.S. inviati agli Stati
Maggiori delle Forze Armate italiane, fu la seguente: Alle 15.39 nove Ju 88; dalle 15.45 alle 18.04
ventuno Ju 88, alle 16.35 ventisette Ju 88, alle 18.45 i cinque Cant. Z. 1007 bis; tra le 19.50 e le
21.10 sedici Ju 88; infine, dalle 18.48 del 14 giugno e fino alle 03.20 del 15 undici Ju 88.
112
La motosilurante MTB 268, quando ancora era la statunitense PT 19. Alla stessa classe
apparteneva la affondata MTB 259.
La S 58, una delle sei motosiluranti tedesche della 3a Flottiglia, che si era trasferita da Augusta a Derna nel
maggio 1942 per appoggiare dal mare l’offensiva del generale Rommel in Cirenaica.
L’incrociatore britannico Newcastle, in una immagine dell’immediato dopoguerra. Il mattino del 15 giugno,
trovandosi a nord delle coste della Cirenaica, fu colpito e danneggiato gravemente da un siluro lanciato dalla
motosilurante tedesca S 56, comandata dal tenente di vascello Siegfried Wuppermann. Nonostante una grossa
falla apertasi nello scafo, l’unità continuò a rimanere in formazione fino al termine dell’operazione “Vigorous”.
Il cacciatorpediniere britannico Hasty, che nelle prime ore del 15 giugno fu silurato e affondato dalla
motosilurante tedesca S 55.
Sull’incrociatore Garibaldi i serventi armano i cannoni contraerei da 100 m/m su impianti binati, preparandosi a
far fuoco sui velivoli nemici che stanno sopraggiungendo all’attacco.
118
A bordo della Littorio, il tiro di un complesso di mitragliere Breda da 37 m/m, mod. 1939.
30
AUSMM, Supermarina, “Relazione del Comando 3a Divisione Navale sull’affondamento
del R. Incrociatore “Trento”, Scontri Navali e Operazioni di Guerra, b. 57.
120
15 giugno 1942. L’ultima immagine dell’incrociatore Trento, (scattata dal Duca d’Aosta) quando ancora non era
stato colpito e arrestato dagli aerosiluranti di Malta.
Al centro dell’immagine della rivista LIFE l’ ammiraglio di divisione Raffaele de Courten consulta la carta con
due ufficiali del suo stato Maggiore. Era il comandante della 8 a Divisione Navale e come ufficiale più anziano in
grado, anche del gruppo incrociatori, costituito dal Garibaldi, dell’Aosta, dal Gorizia e dal Trento, gli ultimi due
della 3a Divisione Navale dell’ammiraglio Angelo Parona.
121
Il Birmingham, la nave di bandiera del contrammiraglio Tennant, comandante della 4 a Divisione Incrociatori.
Assieme al gemello Newcastele era l’unità più potente partecipante all’operazione Vigorous.
Poi, alle ore 15.25 dello stesso giorno, trovandosi il convoglio a metà
strada tra Tobruch e la costa meridionale dell’isola di Creta, il
cacciatorpediniere di scorta Airedale (capitano di corvetta Archibald
122
ll cacciatorpediniere di scorta britannico Airedale, che fu affondato nel pomeriggio del 15 giugno dai
bombardieri in picchiata Ju. 87 del II./St.G.3.
Il maggiore Patrick Gibbs comandante degli aerosiluranti Beaufort del 39° Squadron e il il tenente colonnello
Alfred F. Kalberer, che nel dopo guerra con i gradi generale guido le superfortezze volanti B. 29 negli attacchi
contro il Giappone. Nel corso dell’operazione Vigorous Kalberer comandò i sette B. 24 dell’HALPRO nel
l’attacco contro la flotta italiana, in cui fu colpita da una bomba, senza conseguenze, la corazzata Littorio.
125
Un velivolo B. 24 D dell’HALPRO.
Una bella immagine in volo di un aerosilurante Bristol Beaufort della RAF. Fu un aereo di questo tipo, del 217°
Squadron, che partendo da Malta, il mattino del 15 giugno colpì ed immobilizzò l’incrociatore Trento.
126
Al rientro a Malta dalla missione di aerosilura mento dei Beaufort del 217° Squadrton l’aereo del sottotenente
pilota Strever, rimasto colpito dai proietti della contraerea delle navi italiane, essendo stato costretto ad atterrare
a Luqa senza carrello viene trainato, fuori dal campo di volo, da un carro armato Matilda. Il Beaufort fu
considerato fuori uso.
15 giugno 1942. La corazzata Littorio ripresa dalla gemella Vittorio Veneto mentre procede con rotta sud-est ad
elevata velocità
128
La Vittorio Veneto ripresa anch’essa da un cacciatorpediniere della scorta mentre sta fronteggiando l’attacco
nemico sparando con le armi contraeree.
Una salva di bombe sganciate dai B. 24 inquadra la Littorio, che è colpita sulla prima totte prodiera dei cannoni
da 381, procvurandogli soltanto danni superficiali.
129
L’armamento contraereo di centro nave della Littorio in azione. A sinistra i due complessi binati da 37 mm, e
sulla destra una delle mitragliere binate da 20 mm. In basso uno dei sei cannoni da 90 mm, sistemati in torrette
protette.
Un aerosilurante Beaufort del 39° Squadron passa di prora alla Littorio inquadrato dal tiro delle mitragliere
della corazzata.
Occorre dire che il fortunoso intervento dei Bf. 109 della 8./JG.53,
che si trovarono a passare sul punto giusto al momento giusto essendo in
trasferimento dalla Grecia in Libia, oltre a impedire a sette Beaufort su
dodici di andare all’attacco delle navi italiane, aveva anche impedito che
130
31
Nel corso della giornata del 15 giugno i reparti del X Fliegerkorps, decollando dagli
aeroporti dalla Grecia e da Creta, e in minor misura i reparti del Fliegerführer Africa, partendo dalle
basi della Cirenaica, parteciparono alla scorta della Squadra Navale italiana con una quarantina di
velivoli da bombardamento e da caccia a grande autonomia, in gran parte Ju. 88. Per partecipare
alle scorte navali, il 14 giugno i venticinque Bf. 109 del III./JG.53, e quindi tutti i caccia
bellicamente efficienti del gruppo, erano stati trasferiti dalla Cirenaica sull’aeroporto di Eleusis,
presso Atene. Particolarmente attivi per la protezione delle unità dell’ammiraglio Iachino si
dimostrarono i caccia notturni Ju. 88 C, uno dei quali, del I./NJG. 2, con pilota e capo equipaggio il
tenente Schule, abbatté un ricognitore Maryland. Inoltre, i velivoli tedeschi si dimostrarono molto
utili nello sventare alcuni tentativi di attacco dei sommergibili britannici alle navi italiane.
131
L’incrociatore Arethusa, che nel pomeriggio del 15 giugno riportò danni per bombe cadute vicino allo scafo
sganciate da velivoli Ju 88 del I./LG.1.
132
La vecchia corazzata britannica Centurion, che esercitava le funzioni di nave bersaglio radiocomandato. Per
ingannare la ricognizione dell’Asse la nave, che era armata soltanto con tredici mitragliere da 20 mm, era stata
camuffata ad Alessandria, con finti cannoni di legno, in modo da apparire molto simile alla nuova nave da
battaglia Anson della classe “King George V”. L’inganno non riuscì, perché i tedeschi e gli italiani compresero
subito trattarsi di una nave camuffata. Costituì comunque un appetitoso bersaglio per gli aerei tedeschi e italiani
e rientrò ad Alessandria gravemente danneggiata da bombe.
Velivoli Cant. Z. 1007 bis della 191a Squadriglia, dell’86° Gruppo del 35° Stormo Bombardamento Terrestre.
Questo Stormo dislocato in Libia, alle dipendenze della 5 a Squadra Aerea, effettuo un attacco in quota nel
pomeriggio del 15 giugno contro il convoglio dell’operazione “Vigorous”, colpendo e immobilizzando con due
bombe cadute vicinissimo allo scafo il cacciatorpediniere australiano Nestor.
Il momento in cui il Nestor fu centrato dalle bombe sganciate dai Cant. Z. 1007 bius del 35° Stormo.
16 giugno 1942. Dopo un tentativo di rimorchio, il Nestor ricevette il colpo dei grazia dal cacciatorpediniere
Javelin con cariche di profondità. Nell’immagine, fortemente sbandato il Nestor cominciò ad affondare di prora.
135
L’Hermione, che fu affondato dal sommergibile tedesco U 205. Era uno degli incrociatori leggeri della classe
“Dido” che faceva parte della 15a Divisione del contrammiraglio Vian.
136
Il tenente di vascello Franz-Georg Reschke, e il suo sommergibile U 205, nell’immagine all’arrivo alla Spezia
dall’Atlantico nel febbraio 1942
L’Alagi, Il sommergibile italiano di media crociera Alagi, della classe 600 serie “Adua”, dopo le modifiche della
torretta e la mimetizzazione. Fu uno dei tre battelli che riuscirono ad attaccare ne navi del convoglio
dell’operazione “Harpoon”, ma senza successo.
Riproduzione grafica britannica della battaglia di mezzo agosto. Dal volume sulla RAF di Dennis Richards e
Hilary St. George Sanders.
Il Duce, alla cui estrema sinistra è l’ammiraglio Riccardi e dietro di lui l’ammiraglio Da Zara, passa in rassegna
gli uomini della passa in rassegna gli uomini delle unità della 7a Divisione Navale.
Napoli 25 giugno 1942. Il Capo del Governo Benito Mussolini decora con la Medaglia d’Argento al Valor
Militare l’ammiraglio Alberto Da Zara, allora ritenuto l’indiscusso vincitore della battaglia di Pantelleria,
143
Il 24 giugno 1942 Mussolini, si recò a Taranto per portare il suo saluto agli equipaggi della Squadra Navale, che
avevano partecipato nello Ionio al contrasto all’operazione britannica “Vigorous”, fallita per l’intervento delle
navi italiane. Nell’immagine il Duce passa in rassegna l’equipaggio della corazzata Littorio, affiancato sulla
destra dall’ammiraglio Iachino e seguito dall’ammiraglio Riccardi.
Dopo aver terminato la rassegna, Mussolini, dalla poppa della Littorio parla agli equipaggio della corazzata. Alle
sue spalle, da sinistra, gli ammiragli Riccardi e Iachino.
144
Ma il Duce non poteva dimenticare i protagonisti della Regia Aeronautica. Per decorare gli aviatori che si erano
meritati medaglie al valor Benito Musssolini, accompagnato nella visita dal generale Fougier, arrivò in volo a
Cagliari Elmas accolto dal Comandante dell’Aeronautica della Sardegna, generale Aldo Urbani. Nell’immagine
il Duce appunta la medaglia sul petto di uno degli aviatori.
Quindi, il 25 giugno, il Duce si trasferì on Sicilia, e dopo aver decorato gli aviatori dell’isola, rese omaggio al
personale della Luftwaffe che tanti successi contro le navi britannici aveva registrato nel corso del contrasto alle
operazioni Harpoon e Vigorous.
145
FRANCESCO MATTESINI
32
L’Aurore di questo Saggio ha compilato un poderoso ed esaustivo libro dal titolo La
Battaglia Aeronavale di Mezzo Giugno. Il contrasto italo-tedesco alle operazioni Harpoon e
Vigorous, che ha consegnato a un Editore per la stampa.
147
in fuori (come la Divisione ha fatto per un poco, assumendo rotta 160°) per
far decisamente scadere il nemico a poppavia. Quanto poi ad evitare i
siluri già lanciati è generalmente sufficiente una piccola accostata,m
soprattutto quando il lancio ha luogo nei settori poppieri. Se si assume
infatti velocità-nave di 28 nodi, velocità-siluro di 40, corsa siluro 8000 m.,
per lanciare su un beta di 120°, occorre avvicinarsi a 3.500 m., e basta
un’accostata di 20° da parte del bersaglio per mettere il siluro di poppa ed
impedirne sicuramente l’arrivo.
Anche quindi sotto questo punto di vista, una velocità di 28 nodi si
poteva considerare del tutto sufficiente.
9 Gennaio 1943-XX
152