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IL “PROGETTO MARCONI”:
DAL CONVENZIONALE AL
NUCLEARE
Gli studi non Durante le ricerche d’archivio condotte per la realizzazione dei due recenti ‘D()ssier” n. 28 e 29
concretizzati per i (Smnmcrgihili e sofloflldrifli de11, Marina italiana 1945—2016) sono venuti alla luce documenti
primi battelli materiale iconograficu c disegni di vario tipo a testimonianza delle attività condotte dalla Marina
convenzionali Militare e dall’industria privata per giungere nella seconda metà degli anni Cinquanta alla
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postbellici della costruzione di unità subacquee di tipo moderno, In verità, sugli sforzi iuutrapresi dalla Marina italiana
Marina Militare per realizzare un battello a propulsione nucleare erano già giunte sino ai giorni nostri alcune notizie.
e il progetto, sino ad tuttavia frammentarie e non oreaniche. nonché due modelli in scala. Il materiale recentemente
oggi non ancora acquisito consente perciò di confermare gli elementi già noti e di approfondire quanto realizzato
organicamente all’epoca in Italia, soprattutto nel campo dell’applicazione dell’energia nucleare alla propulsionc
subacquea.
documentato,
del sottomarino
d’attacco a Le premesse
propulsione nucleare
Guglielmo Marconi Falcidiata dai dettami del Trattato di pace. neI 1947 la Marina italiana dovette rinunciare
alla pur consistente aliquota di sommergibili ancora disponibili alla fine della seconda guerra
mondiale. Si trattava di 38 battelli appartenenti a varie classi, tra cui sei minisommergibili:
anche se la maggior delle unità era di scarso valore operativo perché tecnicamente antiquata,
MICHELE COSENTINO alcune erano di costruzione più recente e potenzialmente valide se non altro perché nel loro
progetto erano statati inseriti alcuni accorgimenti derivanti dalla durissima esperienza bellica.
Le clausole restrittive imposte dalle Potenze vincitrici e le misure politiche e diplomatiche
intraprese dal governo italiano e dalla Marina Militare consentirono di mantenere in attività -
seppur camuffati da “pontoni veloci” per la ricarica delle batterie due battelli (Giuda e
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Vortice) che. sino al 1951-52. costituirono la base per la rinascita della forza subacquea
italiana. Due anni più tardi, sfruttando anche una tradizione subacquea le cui radici risalivano
alla fine del secolo XIX, questa base fondante fu ampliata e consolidata con la cessione
dellE,:rico Taczoli e del Leonardo Da VYnci. due sommergibili giù appartenenti all’LS Navy:
la preparazione e la lòrmazione didattica degli equipaggi destinati a questi ultimi battelli
consentì a un gruppo di ufficiali della Marina Mi[itare di entrare a diretto contatto con un
mondo completamente nuovo, per l’appunto la Marina degli Stati Uniti che, nel settore della
guerra subacquea, era già protagonista di innovativi se non futuristici sviluppi.
A quell’epoca, mentre l’US Navy aveva già intrapreso gli studi e i progetti per la
realizzazione di un battello a propulsione nucleare, in Italia non si stava con le mani in mano.
Infatti, e contrariamente a quanto noto sino a poco tempo fa, si è potuto appurare che in -
quello stesso periodo gli organi tecnici della Marina Militare stavano lavorando al progetto di
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Sezione longitudinale, copertino e stiva del progetto di un somnwrgihilc a propulsione convenzionale, redatto da Mariconnnav verso la metà degli
anni Cinquanta: il battello era per lo più a semplice scafo e il sistema propulsio risultava concettualmente simile a (Indio dei primi sommergibili
statunitensi cedati alla Marina Militare (USMM).
Dalla configurazione del “Marconi” convenzionale si evince una sorta di dislacco da parte degli organi lecnici della Marina dalla consuetudine
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progettuale dei sommergibili italianì, perché i progetti più moderni concepiti nel periodo bellicosi riferivano tutti a batlelli caratterizzati da doppio scafo
lotale. In lermini dimensionali, queslo progetto era relativo ad un’unità con una lunghezza fuori tutlo di 64,8 metri, mentre lo scafo resistente avrebbe
avuto una lunghezza di 48,25 metri; la lunghezza rimanente sarebbe stata occupata da due casse zavorra e da altrettante inlercapedini a libera
circolazione, Il diametro dello scafo resistente era di 5,5 metri, mentre nella zona centrale si sarebbe ridotto a 4,15 metri. Non si ha alcuna indicazione di
quale avrebbe potuto essere il dislocamenlo del battello ma, da un’analisi dei progetti italiani precedenti e successivi e considerando anche il
dislocamento del Cubi, è verosimile che questa versione del Muri -voi avrebbe raggiunto le 1.400 tonnellate in immersione.
Per consentire la posa sul fondo, la zona inferiore del battello avrebbe avulo, all’esterno dello scafo resistente, una chiglia “a barchetta” raccordata a
prora con la struttura della cassa zavorra e dell’intercapedine. Le superfici di governo poppiere sarebbero state sagomate in maniera analoga a quelle del
Cubi, cioè con il timone verticale di tipo sospeso a poppavia dell’elica e i timoni orizzontali a proravia di quest’ultima, posizionati in basso all’altezza
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dalla cassa zavona poppiera. e associati a due superfici fisse simili alle ali a delta di un aeroplano. Analogamente, si prevedeva di sistemare i timoni
orizzontali prodieri nella parte inferiore della cassa zavona corrispondente. La falsatone luoga circa otto metri e alta sei avrebbe avuto una foggia del
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tutto simile a quella del Cubi. Il diametro dello scafo resistente avrebbe consentito, anche nella zona centrale, dì suddividere i locali interni su due livelli.
denominati copenino e stiva. Nel senso longitudinale la suddivisione era quella classica delle unilà subacquee, prevedendo tre paratie stagne resistenti.
curvilinee e non dritte, alla pressione massima. Di esse, due delimitasano verso prora e verso poppa la sezione centrale del battello, mentre la terza
separava fra loro gli ultimi due compartimento dello scafo resistente.
La distribuzione interna dei locali sarebbe stata quella “classica’ dei battelli a propulsione convenzionale degli anni Cinquanta: alla camera lancio (che
fungeva anche da alloggio per l’equipaegio). seguivano gli alloggi per gli ufficiali e, sul livello inferiore, la sottobatteria prodiera. Proseguendo verso
poppa si trovava la camera manovra che a sua volta sovrastava uil locale per impianti ausiliari e le casse assetto e compenso. A seguire si tro’ avano gli
— —
alloggi dei sottufficiali e la sottobatteria poppierw. due paratie stagne ai gas racchiudevano un locale che ospitava due uruppi diesel-generatori e una
grande cassa per il combustibile. Procedendo addietro si trovava poi il locale equipaggio di poppa con. al di sotto di esso, i due motorì elettrici di
propulsione e il riduttore che azionava l’asse dell’elica: l’ultimo locale era riservato a un motore elettrico ausiliario e ad altri impianti.
Proprio la configurazione del sistema propulsivo per questo “Marconi” convenzionale rappresentava una novità progettuale per la Marina Militare che
riflette’ a l’esperienza acquisita con il Tazzuli e il Da l’inc-i. A differenza del Calvi, propulso da un apparato motore non molto dissimile da quello in
dotazione ai battelli italiani della seconda guerra mondiale, per questo progetto sarebbe stata adottata una configurazione diesel-elettrica per quell’epoca
moderna, I due gruppi diesel-generatori, con motori da 16 cilindri ciascuno (di potenna imprecisata). avrebbero fornito energia elettrica con cui caricare
le batterie (150 elementi in totale) eo alimentare i due motori elettrici di propulsione che, attraverso il riduttore. azionavant, l’elica. Non vi sarebbe stato
dunque alcun collegamento meccanico fra motori termici ed elettrici, mentre la presenza dello snorkel avrebbe consentito l’uso dei gruppi diesel
generatori anche con il battello a quote prossime alla superficie. Può essere stimata una velocità massima in superficie di 16 nodi, ridotti a 12-13 in
immersione oViamenle per un periodo limitato; il motore elettrico di agguati) avrebbe consentito di raggiungere la velocilà massinla di 1 nodi.
L’armamento sarebbe stato composo da quattro tubi di lancio da 533 mm (disposti su due file dì due), con otto armi di riserva stivate nella zona inferiore
della camera lancio: è stimabile che una parte dei siluri di riserva potesse essere sostituita da mine, Non si hanno indicazioni sulla centrale di lancio, ma
la presenza sul (‘alci di una TDC Mk 3 statunitense lascia suppone cite questa avrebbe dovuto equipaggiare anche il Marconi convenzionale.
lI parco dci sollevamenti avrebbe compreso i due tradizionali periscopi (dì esplorazione e di attacco, probabilmente del tipo “San Giorgio”). due antenne
per le cotnunicazionì, un’antenna per un radar “SV’’ di produzione statunitense, l’albero di aspirazione snorkel e quello di scarico: dì tutti questi impianti,
quelli per i due periscopi e per il radar rientravano eotnpletamente all’interno dello scafo resistente con il battello in immersione a quote superiori ai 20
metri, Per quanttl riguarda i sensori elettroacustici, i piani generali illustrano una base drol’onica passiva collocata nella zona inferiore dell’intereapedine
prodiera e un iton meglio identificati) ecogoniometro che, verosimilmente sarebbe stato di produzione statunitense della serie ‘‘AN/BQS”.
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battello realizzato in Italia nel secondo dopoguerra il nome di Guglielmo Marroni, scienziato,
inventore e pioniere della radiotelegrafia, largamente applicata dalle Marine belligerantt già
durante la prima guerra mondiale.
Il Marconi convenzionale
Mentre il programma avviato nel 1950 per ricostruire la Marina italiana si stava avviando
al completamento, un’iniziativa analoga denominata “Programma 1958” fu posta in essere
- -
dallo Stato Maggiore della Marina Militare, facendo affidamento sulle risorse progettuali e
cantieristiche all’epoca disponibili, sull’esperienza nel frattempo acquisita con le modifiche
apportate nel tempo dall’Arsenale di Taranto a Giuda e Vortice e sull’impiego iniziale di
Thzzoli e Da Vinci. Del “Programma 195W’ fece parte anche la ricostruzione previa profonda
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trasformazione del Bacio, un sommergibile appartenente alla T serie della classe “Tritone”,
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la cui realizzazione era stata abbandonata nel 1944 mentre il battello si trovava sullo scalo dei
Cantieri Riuniti dell’Adriatico (CRDA) di Monfalcone. Nei primi anniCinquanla l’incompleto
battello era stato rimorchiato sino a Taranto e li si trovava, nell’attesa che il Comitato per i
Prouerti delle Navi (Maricominav) ne ultimasse il progetto di trasformazione.
Con il passare degli anni, la cessione di Tazzoli e Da Vinci avrebbe contribuito a rimo
Un ritratto urnciale di Hyman
Rickover con i gradi di dulare la pianificazione finanziaria, lasciando però inalterata l’esigenza di realizzare unità di
ammiraglio di divisione dell’US nuova costruzione in Italia. Non essendo stato reperito all’Ufficio Storico della Marina
Na.y (rear admiral, upper ItalO.
Militare alcun documento specifico in proposito. le ipotesi formulate di seguito sono tuttavia
kickover fu tra i più tenaci
oppositori al trasrerimento a basate sul ritrovamento dei piani generali oritztnali del già citalo sommergibile a propulsione
Marine straniere di informazioni, convenzionale Marroni, redatti da Maricominav e datati agosto 1957. Dalla data e dalle
tecnologie e niateriati per la
annotazioni riponate. è verosimile che Maricominav stesse lavorando al progetto da almeno
propulsione navale nucleare
tUS Na’yt. un anno: è comunque interessante osservare che. in un volumetto dal titolo Le nostre nati
divulgato nel 1958 dall’Ufficio Documentazione dello Stato Maggiore Marina, era stata
riportata una sezione longitudinale di un battello per l’appunto battezzato G. Marroni,
Dci .siIIi.Trci. eponimo di una classe che avrebbe dovuto comprendere anche un secondo esemplare
Sommergibuli britannici e denominato E. Tori (1).
statunitensi a Marsamsxett
(Niarsamuscetto Multa) nei
-
venne ricoperto da alcuni docenti dell’Università di Pisa, dal Consiglio Nazionale delle
Ricerche, dal CNRN (3) e dalle industrie italiane all’epoca già impegnate nel settore nucleare Note
civile (FIAT e Ansaldo), mentre il lavoro per un progetto preliminare di battello a propulsione
nucleare fu verosimilmente coordinato nell’ambito di Maricominav. (I) Si veda l’inquadrato di pag.
30. Il disegno divulgato dallo
Nel numero di novembre-dicembre 1957 della “Rasseina e Bollettino di Statistica”, edita Stato Maggiore è vivido anche
dal Comune di Taranto, apparve una fotografia datata al precedente 16 giugno riguardante
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nella memoria di qualche cx
umcialc delta Marina Militare.
l’impostazione di un non meglio precisato sommergibile “GiigIieI;;to Marroni”: l’evento ebbe
che ricorda di a’ cnn visto da—
luogo nei Cantieri Navali del capoluogo ionico. alla presenza delle principali autorità militari. Allievi, I Classe nel corso di
—
civili e religiose locali e il manufatto raffigurato nell’immagine (si veda la fotografia di pag. una proiezione nella Sala Cine
ma dell’Accademia Navale ese
33) era il primo anello dello scafo di un’unità subacquea destinata alla Marina Militare. Non è guita proprio in quegli anni.
stato possibile reperire ulteriori informazioni sullevento e sui particolari del manufatto, ma
aver realizzato un anello di un determinato diametro da saldare con altri elementi simili per
-
(2) Il reatiore enne denominato
‘RTS-l Galileo Galici’ c fu rea
formare una sezione e quindi uno scafo resistente fa dedurre come già allora la Marina
-
lora CoMedCent, una delle riunioni periodiche del gruppo di studio “Subtle” che riuniva
-
Cent era indicato il Comando sommergibilisti delle Nazioni NATO mediterranee, dell’US Navy e della Royal Navy per -
NATO per il Mediterraneo discutere aspetti tattici e procedurali comuni da attuare per garantire la migliore inter
Centrale, all’epoca di responsa
operabilità fra le varie forze subacquee alleate (4). Agli atti della riunione fu allegata una lunga
bilità della Marina Militare. La
rianione di Suhtle” era pre relazione sulle prime lezioni apprese dall’US Navy con le attività addestrative del Nautilus:
siedula dall’allora capitano di autore della relazione era il capitano di vascello Eugene Wilkinson, primo comandante del
vascello Athos Fratemale, attivo
battello e quindi fonte primaria di informazioni relative, sotto i più svariati aspetti, alla
comandante dì sommergibi li
italiani duranTe la seconda guerra condotta di un sottomarino con prestazioni nettamente superiori tutto ciò che a quell’epoca
mondiale in servizio all’epoca a circolava sott’acqua nell’intero pianeta.
CoMedCent.
La relazione di Wilkinson stimolò ulteriormente le attività già in corso nel settore della
(5) Verbale della riunione 15 no propulsione navale nucleare tanto che, a giugno del 1958, lo Stato Maggiore della Marina
vembre 1958, trastnesso all’in inviò all’allora Ministro della Difesa Paolo Emilio Taviani un breve appunto in cui si af
terno dello Stato Maggiore Mari
fermava l’importanza che i battelli a propulsione nucleare avrebbero assunto nel futuro,
na ‘I• I per i provvedimenti di
competenza’’ con lettera 02301 ricordando altresì l’orientamento della Forza Armata verso questo tipo di unità e l’intenzione
del 15gennaio 1959. di sviluppare in tempi contenuti uno studio concreto sulla materia. Fu questo, probabilmente,
il momento in cui il progetto del Marroni a propulsione convenzionale fu abbandonato:
decisione presa per concentrare tutte le potenziali risorse tecniche e progettuali sul battello a
propulsione nucleare.
Il IS novembre 1958 ebbe luogo una riunione sull’argomento, presieduta dall’allora Capo
di Stato Maggiore della Marina ammiraglio Corso Pecori Giraldi, a cui parteciparono i
massimi responsabili dei vari Reparti ed Enti tecnici della Forza Armata (5). Si evidenziarono
talune divergenze tra chi voleva puntare tutto sulla preparazione impartita al CAMEN e chi
avrebbe preferito coinvolgere anche università “esterne” all’ambiente militare, nonché sul
Da sbtistr, livello di cooperazione fra i vari Enti tecnici e la Marina Militare. In ogni caso, quando la
‘raranIc, 16giugno 1957. L’unica Marina Militare avesse richiesto agli Stati Uniti l’assistenza per il progetto del battello nu
immagine conosciuta cleare, si sarebbe dovuto dimostrare di avere ufficiali in possesso di approfondite conoscenze
dell’impostazione del sottomarino
Gugliel,,u, Marcuni, apparsa sul sulla soluzione dei vari problemi da risolvere; si decise infine che il CAMEN sarebbe rimasto
numero di novembre-dicembre la sede più idonea per specializzare gli ufficiali da inserire nel gruppo di lavoro dipendente
-
Alcuni elemenli dei piani generali del progetto di sottomarino d’attacco a propulsione nucleare redatto
neI 1960 dai Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Monfateone. La vista esterna ne denota la derivazione
dai tipi ‘Skipjack” statunitensi; al centro e in basso, la sezione longitudinale e quella orizzontale in
corrispondenza del primo ponte (CRDA).
o 5 la l!m
iJr’J 35
Stato Maggiore Marina ruotasse attorno ai seguenti principi fondamentali: progetto del battello
a propulsione nucleare da parte di Maricominav con il contributo dell’US Navy; realizzazione
del reattore da parte di industrie italiane, con assistenza tecnica eio fornitura di materiali da
aziende statunitensi; fornitura del combustibile nucleare per il reattore a cura del governo
americano. Con la certezza che la collaborazione fra Roma e Washington avrebbe consentito
la costruzione del batlello a propulsione nucleare, il 3 luglio 1959 in occasione della
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determinazione del Governo italiano di procedere, con la dovuta gradualità, alla costruzione di
un sottomarino a propulsione nucleare”: il nome del nuovo battello sarebbe stato Guglielmo
Marroni.
Fra il materiale inedito reperito nel corso delle nostre attività di ricerca, quello più “ricco”
si sintetizza nei piani generali del Progetto 1030”, relativo a un “S.P.N.”. sigla che indica
quasi certamente un sottomarino a propulsione nucleare, I piani generali, che comprendono 14
tavole in scala 1:100 corredate da un indice nomenclatore. sono stati redatti a Monfalcone dai
CRDA e portano la data del settembre 1960. Confrontando quest’ultima con le date dei vari
documenti d’archivio citati in precedenza, è evidente che, dopo l’intervento di Andreotti al
Senato (e probabilmente anche da prima), la Marina Militare avesse già lavorato concreta
mente sul progetto del battello, coinvolgendo organicamente l’industria nazionale. Infatti, dal
tipo di dettagli contenuti nelle tavole si ritiene inverosimile che CRDA possa aver intrapreso
una siffatta attività senza alcuna indicazione di Maricominav né, tantomeno, senza un atto
contrattuale, anche sedi importo contenuto.
L’indiscusso legame fra le forme “a goccia” dello scafo degli “Skipjack” e quelle del
Progetto 1030 va ricercato negli inlensi contatti fra ufficiali della Marina Militare e dell’US
Navy, sviluppatisi probabilmente a partire dal 1958 e senz’altro comprendenti anche visite di
ufficiali italiani a bordo dei sottomarini statunitensi negli Stati Uniti e in Italia (6). Il Progetto
1030 riguardava tuttavia un battello leggermente più lungo, fuori tutto, degli ‘Skipjack” 83,8-
metri contro 76,7 metri -, con la maggiore lunghezza dovuta a una disposizione e all’equi
paggiamento dei locali interni leggermente differente fra i battelli statunitensi e quello italiano
(6) I sei battei li della classe
‘Skipjac’ furono costruiti tra il e al sistema d’arma. Il dislocamento in immersione avrebbe raggiunto almeno le 3.500
maggio dei 1956 (impostazione tonnellate. Tutte le appendici esterne, comprese la falsatorre, furono ridotte al minimo, mentre
dell’uniia capoclasse) e I ‘ottobre
dct t961 teotrasa in s’nizis, del
i sensori elettroacustici avrebbero dovuto essere collocati all’interno di donies (cupole
i’ultiti,o esempiarc). Nell’estate sagomate) opportunamente contigurale e raccordate allo scafo. Il Progetto 1030 riguardava
dei 1959 io Sk11’jack fece una ovviamente un battello per lo più a semplice scafo, ove il diametro massimo dello scafo
sosta alla Spezia, documentata
dalla foto a pag. 33.
resistente 9.6 metri consentiva una distribuzione dei locali anche su quattro livelli: la forma
- -
a goccia dello scalò avrebbe permesso un uso più razionale dei volumi interni, nonché una
36 IL’il1!1J
diminuzione della superficie bagnata rispetto a soluzioni tradizionali, elemento che avrebbe Dai piani costruttivi dei CRDA,
sezione longitudinale e piani dei
contribuito a contenere il dislocamento totale e. unitamente alla maggior spinta fornita
ponti i erso poppa del Progetto
dall’elica posta sull’asse longitudinale, ad assicurare elevate velocità in immersione. Come per 1030”, con dettagli del reattore
gli ‘Skipjack”. il Progetto 1030 prevedeva l’adozione di un nuovo acciaio designato HY-80
- -
nucleare e degli altri elementi
della propulsione (CRDA).
in corso di sviluppo negli Stati Uniti sin dalla fine degli anni Quaranta, che avrebbe assicurato
una maggior quota operativa rispetto alle soluzioni precedenti (7).
Lo scafo resistente del Progetto 1030 aveva una lunghezza di poco superiore ai 60 metri e,
come già detto, molti locali interni erano verticalmente distribuiti su quattro livelli 1°, re 3°
-
copenino, più la stiva con l’eccezione della camera lancio e delle aree destinate al sistema
-
propulsivo. In senso longitudinale, la suddivisione era affidata a quattro paratie stagne alla
massima pressione esterna: la prima era situata in corrispondenza dell’ordinata 36 (una po
sizione che sarebbe stata poi, forse casualmente, ripetuta sui battelli classe “Sauro”). due
circoscrìvevano il compartimento del reattore (ordinate 52 e 60) menlre la quarta era al
(7) Su questo dato non vi sono
l’altezza dell’ordinata 70, La paratia slagna all’ordinata 36 delimitava verso prora il com iitftrnnazioni, ed esso è peraltro
panimento prodiero all’interno del quale trovavano sistemazione la camera lancio. il deposito legato alla quota di collaudo e al
dei siluri di riserva, un locale equipaggio con brande e servizi, un locale ausiliari con una coefficiente di sicurezza, va
riabile da Marina a Marina. Per
la classe “Skipjack”, è riportato
un valore di quota di collaudo di
701) piedi, cioè 213 metri, ma -
tevano essere intesi anche enme garitta di fuoriuscita metteva in comunicazione il ponte di coperta con il 2° copertino.
-
dall’alto verso il basso la camera manovra e altri locali opentivi. gli alloggi e il quadrato
-
ufficiali, i quadrati per sottufficiali e graduati. la cambusa, l’infermeria, un locale per impianti
ausiliari, la batteria di accumulatori e alcune casse: una garitta costituiva il collegamento fra la
camera manovra e la plancia. Il compartimento successivo era quello del reattore nucleare,
dotato di una massiccia schermatura e sormontato dal tunnel per il transito del personale da
prora a poppa e viceversa: a seguire si trovava un compartimento su due livelli, con quello
superiore che ospitava i quadri elettrici di distribuzione, gli armadi per la strumentazione del
sistema pmpulsivo e alcuni convenitori elettrici. Nel livello inferiore erano invece alloggiati il
gruppo diesel-generatore dì emergenza, i compressori dell’aria e altri convertitori elettrici (8).
L’ultimo compartimento era quello più lungo all’interno dello scafo resistente. in quanto vi
trovava sistemazione un numero considerevole di impianti e apparati; al suo interno si
sviluppava la maggior pane delle tubolature del vapore ed erano presenti anche la garitta e il
portello d’accesso poppiero. Il livello superiore era occupato dalle turbine di propulsione e dai
relativi riduttori. dai gruppi turbo-alternatori, dalla massiccia linea d’assi con tutti i suoi
accessori, dai distillatori e dalla postazione di controllo di tutto il sistema; il livello inferiore
alloggiava i grossi condensatori, la centrale di condizionamento, numerose pompe e accessori
vari,
Le informazioni, peraltro Frammentarie, pervenute sino ai giorni nostri parlano di un
reattore nucleare che avrebbe sviluppato un potenza di 75 Mw termici: verosimilmente, si
sarebbe trattato di un modello progettato dal CAMEN e derivato dall’S5W in dotazione agli
“Skipjack”, mentre il vapore prodotto avrebbe alimentato in parallelo i due gruppi
- -
dalla consuetudine italiana e. in pane, anche statunitense. La dotazione di alberi e antenne era
considerevole: da prora verso poppa si trovavano, nell’ordine, due periscopi disposti per
madiere. un’antenna per le comunicazioni a bassissima frequenza (spostata a dritta), l’antenna
radar (sull’asse longitudinale), un’antenna per le comunicazioni in alta e media frequenza
(spostata a sinistra), l’antenna per la guerra elettronica sistemata sullo stesso sollevamento
della valvola di testa per l’albero d’aspirazione snorkel, e l’albero di scarico dello snorkel (9). Vista esterna dall’alto del battelli,
Relativamente all’equipaggio, le sistemazioni a bordo avrebbero consentito l’imbarco dì a propulsione nucleare “l’rogettt
1030”, racente parte dei piani
Il ufficiali, 12 sottufficiali e 74 sottocapi e comuni, per un totale di 97 uomini: tuttavia, è redatti dai CRDA all’inizio degli
verosimile che nella previsione numerica di brande e dei posti-letto sia stata applicata una anni Sessanta (CRDA).
certa qual “sovrabbondanza” perché, ad esempio, l’equipaggio di uno “Skipjack” ammontava
a 83 uomini (tra cui nove ufficiali). A parte ciò, particolare cura fu destinata alle sistemazioni
per l’equipaggio che disponeva anche di una lavanderia e di una stireria e per la
-
- t’J) In materia di sensori elettro
rigenerazione dell’atmosfera interna, sfruttando a tal fine la relativa abbondanza di energia nici, l’indice nomenclattirc dcl
Protzctto 030 riporti soltanto Uil
elettrica generata a bordo. impianto ricetrasmettitore TEDI
La configurazione dei sensori elettroacustici ricalcava, in via generale. quella degli AN-URR di produzione statuni
‘Skipjack”. ed è verosimile che la Marina Militare avesse previsto la fornitura di apparati tense per le comunicazioni in
VHF/LHF: pr1anlo presumi- E
statunitensi della serie AN/BQR e AN!SQS: una considerazione analoga vale per altri sistemi bile clic si sarehtw fatto anida- I
quali la centrale di lancio. ricordando che i battelli già ceduti all’italia dalI’US Navy avevano mento su sistemi acquisiti oltre
in dotazione il ‘Torpedo Data Computer Mk.3”, modello ovviamente meno avanzato del .-\tlantico. possibilmente più pre
stanti di quelli installati sui hai
“Torpedo Fire Control System MklOi” presente sugli “Skipjack”. telli giù ccduti dalILS Navy alla
-
Come su questi ultìmi. il Progetto 1030 prevedeva sei tubi lanciasiluri da 533 mm (con la Marina Militarn.
camera di lancio a circa un quarto della lunghezza del battello, partendo da prora). disposti su
(IO) Per di “Skipjuek’ risulta
due file verticali di tre e sguardati verso l’esterno, ma la rilevante differenza fra il battello una dotazione di 21 armi.
statunitense e quello italiano riguardava proprio l’armamento. Oltre a sei siluri da 533 mm nei
tubi di lancio, il progetto italiano prevedeva una dotazione complessiva di ben 38 siluri di (11) La zona inferiore dell’ han—
gar era inoltre in comunicazione,
riserva, portando il totale a 44 armi (10). Dieci siluri di riserva erano stivabili in un comparti verso prora, con uti recesso uti
mento a sezione circolare che occupava la zona superiore della camera lancio: i piani generali lizzato per il trastùflmento dei si
indicano quest’area come “hangar”, utilizzabile anche per la messa a mare di non meglio luri dall’bangar stesso ai tubi di
lancio. L’accesso all’hangar dal
specificati “MS.”. L’hangar lungo circa 8,5 metri e con diametro di 4,5 metri era collegato
- -
l’interno del battello avveniva
con la zona a libera circolazione prodiera da un portellone incemierato: la messa a mare degli tramite questo recesso.
“MS.” sarebbe avvenuta per mezzo di un portellone in coperta, utilizzato anche per l’imbarco
dei siluri e manovrato attraverso martinetti oleodinamici (Il). Le dimensioni dell’hangar e il
suo collegamento con l’interno e l’esterno del battello inducono fortemente a credere che la
sigla “MS.” indicasse “mezzi speciali”, utilizzati cioè da operatori delle forze speciali della
Marina Militare, da imbarcare sul battello in relazione all’operazione da svolgere. Questa
ipotesi giustifica sia la maggior lunghezza del Progetto 1030 rispetto agli “SLìpjack”. sia la Vista dall’allo (a sinistra) e
dettagli delle sislemazioni interne
presenza a bordo di un numero di brande superiore a quelle normalmente presenti per un della falsatorre del “Progetto
equipaggio “tradizionale’. 1DM)” tCRDAI.
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* * *
(12) Come 110(0, fu costi tu tu la
36 Aerohrigata di Intereettazìt,
ne Strategica, di base a Gioia del In concomitanza con l’attività progettuale sviluppata per il Progetto 1030, la Marina
Colle (Bari), la quale disponeva Militare elaborò anche alcune ipotesi di massima per almeno un altro tipo di battello a
di rampe per 30 missili (a dop
pia chiave”) distribuite fra di propulsione nucleare, a riprova della ricchezza e varietà di idee all’interno degli Enti tecnici
verse località della Puglia e della della Forza Armata e dell’aspirazione a realizzare una forza subacquea all’avanguardia nel
Basilicata. campo tecnologico e operativo. In quest’alveo di professionalità e stato dell’arte s’innesta
(I)) Li soluzione ‘navale’ della quello che rimase probabilmente lo studio preliminare per un sottomarino Janciamissili balistici
deterenza strategica nazionale sì a propulsione nucleare italiano, del quale sono stati tratuandati pochi ma significativi
sarebbe infine concretizzata con documenti. Al maggio 1958 risale un promemoHa redatto dallo Stato Maggiore della Marina
r imbarco sull’ incrociatore lan
ciatnissili Gioxq’j’c Ganhokh. per il Ministro Taviani, in cui si esponeva la vulnerabilità dei missili balistiei a medio-lungo
nell ambito della ricostruzione. raggio “Jupiter”, il cui rischieramento in Italia era in corso di discussione in ambito NATO. Le
di quattro pozzi per missili Po
rampe missilistiche, ritenute facilmente individuabili, erano potenzialmente soggette ad attacchi
laris eedoti dagli Stati Uniti:
coni PI etti i i lavori ed e ft’ct baIe nemici e potevano determinare anche sul fronte “interno” reazioni a dir poco preoccupanti.
le prove dei missili, il Concetto Per contro, in base ai promemoria. i missili di quella categoria imbarcati su unità navali
fu abbandonato. Lo sviluppo dì
rispondevano al “[,,,] doppio requisito della segretezza e della sicurezza” e il naviglio
possibili missili strategici ita
liani, derivati dal missile “Alfa”, maggiormente idoneo a questo compito era quello subacqueo a propulsione nucleare (12). La
fu seguita da Marieomitarmi, il valenza politica della proposta della Marina era perciò chiara e finalizzata a dotare l’italia di
Comitato per i prngetti delle ar
una capacità di dissuasione strategica basata sulla soluzione navale, a sua volta resa operati
mi navali di livello pari a quello
di Marieotninav. vamente attraente dalla sua connotazione subacquea, concetto che stava maturando negli Stati
Uniti, nel Regno Unito e in Francia (13) come pure, ovviamente, negli Stati Uniti e nell’Unione
Sovietica. Sotto il profilo tecnico, questo percorso si limitò tuttavia alla redazione del ricordato
studio preliminare dei quale è stata conservato lo schema di una sezione longitudinale
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sistente conlenente 16 pozzi di lancio per missili balistici: nello studio. sviluppato verosimil
mente prendendo come riferimento il Progetto 1030. la distribuzione e la configurazione dei
locali interni rimanevano sostanzialmente invariate, con l’eccezione per l’appunto dei locale
destinato ai pozzi di lancio dei missili. Ciò avrebbe dato vita a un battello lungo circa 100
metri e sempre con un diametro massimo di 9,6 metri: assumendo costante il tipo e la potenza
dal reattore nucleare, l’inevitabile aumento del dislocamento avrebbe ridotto la velocità
Bibliografia massima in immersione di 2-3 nodi, parametro certamente accettabile se confrontato con i
Fondo Maristat Reparto P0,
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benefici operativi e strategici garantiti dai missili imbarcati. Infine, vista la natura del battello,
Roma,Arehivio USMM è verosimile che la capacità di trasporto per i mezzi speciali non fosse stata presa in
considerazione, concentrando l’armamento tradizionale sui siluri da 533 mm,
Fondo Disegni e Monografie di
Unità. Roma,Arehivio USMM
il Progetto 1030 e lo studio del possibile battello lanciamissili balistici italiano riassumono
dunque in maniera evidente l’elevato livello progeltuale, tecnico e scientifico maturato in seno
M, Cosentinn. M. Brescia. La alla Marina Militare in quel momento della storia d’italia.
Munita in Iiaito 1945—2015.
“STORIA militare Dossier’ n.
15, 16 e l6his (set.-ott, 2011 / La fine delle aspirazioni: considerazioni operative, politiche ed economiche
nov,-die. 2014 I gen.-feh. 21)15)
di manovra, la collocazione di
ulcuni siluri di riserva e le
sistemazioni a prora estrema delle
apparecchiature sonar (CRD:\).
Il Progetto 1030 rappresentò certamente un’innovazione rilevante nel quadro delle attività
condotte da Maricominav e Maricomitarmi e dall’industria, mentre la sua concretizzazione
avrebbe comportato un enorme salto di qualità operativa e tecnica per la componente su
bacquea della Marina italiana, aumentandone in maniera esponenziale la flessibilità d’im
piego. in questo contesto, è però opportuno considerare alcuni aspetti che andando oltre i
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Profilo longitudinale d i un creazione e la gestione di tutte le infrastrutture per il sostegno tecnico-logistico del battello,
ipotetico sottomarino a compresi la rigenerazione delle barre di U235 che ne avrebbero costituito il “combustibile”
propulsione nucleare lancianussili
I,alistici, oggel Io di un studio nucleare e l’addestramento molto specialistico del personale addetto a tali operazioni. Ed è
preliminare eseguiti) a ancora più difficile pensare alla dislocai.ìone di sottomarini nucleari in una qualsiasi località di
Maricominai per dotare In
un paese come l’italia degli anni Sessanta e Settanta, con una determinata parte politica
Marina Militare di cupacitù
strategiche di dissuasione fortemente ideologizzata che avrebbe violentemente contrastato una siffatta presenza.
(g.c. Museo Navale di Venezia).
Michele Cosentino
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