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E sem pl a r e N. 152
MONUMENTI VENETI
NELL’ISOLA DI CRETA
* * * RICERCHE E DESCRIZIONE FLUITE DHL DOTTOR
VOLUME PRIMO
PA RTE SECO N D A
1. LA CINTA DI CANDIA.
La capitale cretese, posta nel bel centro del Regno, tanto rigogliosamente
cresciuta al di fuori dell’antica cerchia, tanto debolmente difesa dalle vecchie
sue mura, dovea in modo speciale attirare l’attenzione del governo veneto sui
bisogni di una nuova fortificazione, la quale recingesse tutto il più vasto am
bito della città, e corrispondesse ai nuovi portati della scienza militare, sì da
garantire alla Dominante 1’ incontrastato possesso di quella sua gemma d’Oricnte.
Tuttavia, dopo la prima accennata deliberazione del 1364 di munire la città
con un nuovo sistema fortificatorio destinato a preservarla dalle ingrate sorprese
cui era andata incontro nella precedente sollevazione dei ribelli, e dopo il suc
cessivo contr’ordine inviato ai magistrati cretesi(1), dobbiamo scendere fino al
1462 per trovare la prima notizia di provvedimenti relativi alle nuove mura, di
cui la città ognor più imperioso sentiva il bisogno.
L ’antica cinta infatti, insufficentc ed inadatta alle nuove necessità, e rovinante
e rovinata per di più in seguito alle traversìe di tanti anni, non comprendeva
ormai entro la sua cerchia che una piccola porzione della città, mentre i borghi
vecchi c quelli nuovi, accumulati in giro ad essa, occupavano una estensione
doppia di quella della città primitiva. Per tal modo solo la porzione di essa
accostata al mare trovavasi difesa dalle antiche muraglie, e tutta la fiorente
parte nuova rimaneva invece esposta al menomo pericolo di assalto nemico.
(') C fr. p a g . 107-
304 I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’IS O L A D I C R E T A
Però i lavori, anche se furono iniziati (b, procedettero certo un po’ a ri
lento : tanto che, di fronte ad una nuova minaccia del Turco, il Senato \ eneto,
accondiscendendo ad una richiesta degli ambasciatori cretesi, stabiliva (11 ot
tobre 1471) di portare da 5 a 10 mila ducati l’annua spesa per la nuova fab
brica, onde accelerarne i lavori : non per questo però compromettendosi a con
tribuirvi direttamente, come gli ambasciatori, data la povertà della camera cre
tese, avrebbero desiderato. Di bel nuovo invece avvisava di voler mandare
nell’ isola due ingegneri e due bombardieri, sia per le opere della nuova cinta,
sia per i restauri di quella vecchia, • restauri ai quali — come vedemmo — da
tempo si stava attendendo (2).
Ma il 6 luglio 1472 il duca scrive a Venezia chiedendo i legnami neces
sari, che in Creta non si trovavano, e che il Senato crasi mostrato propenso a
mandare egli stesso(3); e il 17 settembre 1472 torna a raccomandarsi alla Do
minante sia per i legnami e le ferramenta stessi, sia per un sussidio pecuniario.
E questa volta troviamo finalmente detto clic “ ai lavorerìi del boYgo eliam
incessanteY se attende „ ; e dai frammenti sì di questa lettera come delle se
guenti chiaro apparisce che si lavorava allora, sotto la direzione dell’ ingegnere
Vettore, al cavamente delle fosse e ad una muraglia verso il mare (4) — che deve
essere quella all’estremità nord-ovest dei borghi, a S. Spirito — ; mentre si
facevano i preparativi per principiare un torrione “ veYSO S. Fvancesco „ , che
crediamo non appartenesse alla cinta vecchia, bensì già a quella nuova, c fosse
il bastione medesimo di cui diremo più avanti, situato al di sotto di quel celebre
convento. — Assicurava il duca che, ultimate le vendemmie ed aumentato quindi
il numero nelle angarìe, si sarebbe potuto proseguire più speditamente ancora;
sempre che Venezia si fosse decisa a mandare il richiesto materiale ed a spedire
nuovi fondi, essendo presto finiti i primi o mila ducati, che pare \ cnezia avesse
direttamente mandato per i lavori della terra non meno che del borgo, visto clic
la camera cretese trovavasi in deficit di 50 mila perperi Le stesse cose
ripete una lettera del 2 ottobre, in cui si torna a parlare del m uro e tOYe
princip ia te da ladi verso la m arina „ estraendo i sassi per la muraglia dalla
viva roccia e cavando così al tempo stesso un buon fossato *■\
(*) C o n sta in fatti che dal 1462 al 1471 i sol* nob:li de Moliti, da la parie verso la marina non si possi
c o n trib u iro n o ben 22 m ila d u c ati. (V. A. S. : Dispacci fa re fossi.... una moralia a la dretura fin a la m a
dei prov. da Candia : 25 gennaio 1568). rina de piere... calcina eliant grossa de terren, che una
(2) H . N o i r e t : Documents cit., pag. 515. — Cfr. fortissim a... continue et incessanter attendano. (Ibidem).
pag. 110. (5) Ibidem .
(*) V. A . S. : Archivio del Duca, Missive. (°) Ibidem ; e le tte re deli’ 8 e 20 o tto b . e. (C fr.
(4) « Et perchè, come a tuli è noto et preserlint a... pag. 111).
306 I MONUMENTI V E N E T I D E L L ’ IS O L A DI C R E T A
Si disse già che in seguito i lavori eransi dovuti sospendere per quanto
riguardava l’antica cinta(1); laddove si lavorava pur tuttavia a quella muraglia
verso il mare della nuova fortificazione dei borghi, colla speranza che “ de breve
sera fa to fin alla m arina passa do da terra Il lavoro veniva compiuto coi
denari che riscuotcvansi dai sudditi : ma il duca non nascondeva a Venezia il
loro malcontento, sembrando ad essi di dover sostenere da soli tutte le spese
e che il governo non contribuisse secondo i patti, mentre la camera cretese
trovavasi ancora nell’ impossibilità di somministrare il denaro necessario. Ag
giungeva poi che per procedere più speditamente nei lavori sarebbe stato op
portuno mandar nell’ isola alcuni tagliapictra di Rovigno, perchè quelli cretesi si
palesavano troppo inabili nel taglio della roccia con cui si costruiva “ el muro
e i volti suoi „(2).
Intanto però il 26 ottobre di quell’anno eransi da Venezia mandati a Creta
2 mila ducati, a patto che fossero devoluti “ in fortificatione et reparatione
suburbii „, ed alla condizione altresì che i sudditi cretesi avessero contribuito
proporzionalmente la parte a loro spettante. Anzi, perchè dei primi 5 mila
ducati spediti qualche mese prima non era stato reso conto alcuno, voleva la
Signoria che le fosse mandato il computo di tutta la spesa, e che al tempo stesso
le fosse comunicato se i nobili c i cittadini aveano sodisfatti gli obblighi cui
erano tenuti (3). — Che l’amministrazione dei fondi per le fabbriche desse luogo
a fondati sospetti è provato del resto dall’ incarico commesso ai due sindaci straor
dinari in Creta di rivedere e regolare le spese per la fortificazione di Candia(4).
Frattanto neppure l’ingegnere Vettore, cui era stata affidata la costruzione
delle nuove opere fortificatorie della capitale, si mostrava all’altezza dell’ incarico
ricevuto: “ Pitti volte „ scriveva nell’aprile 1474 la signoria cretese “ senio
stati recidesti da questi zintilhom ini et fen d a ti che, conzossiachè m aistro Vetor,
m andato qui inzenier p er la Excellentia Vostra, ab operibus non se vede homo
de inzenio, m a simplice et nudo de ogni pratica dove habia intravenir inzenio :
ha fa to qui nel tempo dei m agnifici messer Jeronymo Dandolo et messer Aloyxe
F allerà certe torre de terra, le quale senza altra fo rtu n a da lor sono m in a te;
ha fa to da poy certa cortina p u r al borgo de plithi, de la qual con poco pioza
i m erli tulli sono m in a ti; dicono questi zintilhom ini et feu d a li ad unam vocem
simel homo non esser quello nel’ inzenio del quale i debino meter le facilità et
cesco, ed alle torri ed alle cortine di mastro Vettore crollate alle prime
pioggie.
Nel settembre del 1501 si trovavano a Venezia Andrea Muazzo e Bene
detto Barbarigo, ambasciatori di Candia ; ed ottenevano la riconferma della de
liberazione del 1491 — la quale pare non venisse sufficentemente osservata dalla
camera cretese —, nonché la promessa dell’ invio a Creta di due nuovi inge
gneri (I). Vedemmo infatti come nel successivo dicembre fosse deciso di mandare
colà, insieme al nuovo duca, il proto Sebastiano da Como, il bombai diere Gio
vanni di Alberghetto e mastro Cristoforo Lombardo (2/.
Tosto furono cominciati due torrioni — che è a credersi facessero parte
del nuovo recinto — , l’uno dal capitano generale Alvise Venier, l’altro dal suc
cessore Benedetto Sanudo, che terminò pure quello principiato dal Venier (1506)(3).
Da altri documenti apparisce che si lavorava allora altresì a quella mura
glia di occidente verso il m are(4), di cui ripetutamente abbiamo tenuto parola,
e che certo faceva parte della nuova cinta(n) ; ed a quella sotto a S. Fran
cesco della cinta medesima (1510)(6)*. Da un dispaccio poi del duca Antonio
Morosini e del capitano Marco Landò si deduce che i lavori attorno al borgo
furono proseguiti con una certa alacrità, essendosi cavati i fossati di oi iente
rimpetto a S. Dimitri, « che era parte più debile „ , ed essendosi quivi termi
nata una cortina in terrapieno, “ che per opinion di tutti sarei m iglior difesa
che si la fis s e di m uro /> (1520); mentre, come già accennammo, crasi com
pito il tratto inferiore sin presso alla porta Aurea, la quale doveva appai te
nere al vecchio recinto(S).
Un’èra nuova per la fortificazione di Candia parve intanto fosse per co
minciare quando il Senato, il 23 luglio 1518, decise di mandar finalmente ad
ispezionare quelle fabbriche un condottiere che dell’arte militare avesse ben
maggior pratica che non i modesti ingegneri sino allora spediti nell’ isola, e ne
affidò l’incarico a Giano da Campofregoso (9).
Insieme a lui sbarcò a Creta Sebastiano Moro, provveditore dell’armata :
ed entrambi unitamente, dopo aver rianimato lo spirito degli avviliti cittadini,
tunque Venezia avesse fatto devolvere alla fortificazione di Candia anche quei
540 ducati di economie ottenute licenziando alcuni capitani delle fanterie (,). E
il 23 settembre 1520 i magistrati cretesi scrivevano a Venezia chiedendo fos
sero mandate delle galee in Creta, affinché i galeotti, colla paga di 4 piccoli
al giorno, lavorassero alle fabbriche in sostituzione degli angarici, che in quella
stagione erano occupati nelle loro campagne(2).
Di quel poco che erasi fatto dava relazione il 2 gennaio 1521 Giovanni
Moro, capitano delle galee: onde è a credere Venezia avesse assecondato il
desiderio espresso dai Cretesi e spediti i chiesti galeotti(3). Poco dopo, il 23
aprile 1521, anche la signoria di Candia riferiva che si stava lavorando ad un
torrione, che probabilmente fu quel bastione medesimo chiamato Martinengo,
in onore del Tadini, che dirigeva i lavori; e che altri tre ne erano proget
tati, i quali — al dir di loro —, assieme ai fossati, avrebbero bastato alla for
tificazione, anche senza bisogno di cortine che li congiungesse gli uni agli altri (41.
— Nel maggio dell’anno seguente si erano ripresi i lavori ai bastioni con ben
7000 persone (5); e il 30 marzo del 1523 Domenico Trevisan, capitano generale
da mar, riferiva che erasi già finito un bastione in muratura, ma che il gran
mastro di Rodi — Filippo Villiers —, che era passato per Candia, avea espressa
opinione si dovessero costruire i torrioni più vicini l’uno all’altro di quanto si
faceva(6).
A Venezia intanto P II settembre 1521 erasi presa una deliberazione a
favore del clero cattolico e degli Ebrei dell’ isola, i quali vedemmo essere stati
obbligati a contribuire ad un quarto delle spese per la fortificazione. Si stabiliva
invece che essi fossero tenuti soltanto ad un ottavo — vale a dire a 1500 du
cati annui — e che all’altro ottavo si supplisse coi denari delle condanne pe
cuniarie(7ì. In tal modo la deliberazione del 7 luglio 1520 era modificata nel
senso che una metà della spesa toccava alla popolazione di Candia, un quarto
alla camera cretese, un ottavo al clero latino ed agli Ebrei, menti e 1 ultimo
ottavo si sarebbe ricavato dalle condanne.
E siccome, partito nel 1522 il Martinengo da Creta contro il volere di
Venezia, eravi necessità di persona adatta ai lavori di fortificazione, il 3 luglio
1523 si deliberava l’ invio nell’isola di Antonio Saracini, che dovesse accompa
gnare il capitano delle fanterie Giovanni da Como(S).
(t) V . A . S .: Senato M ar , X IX , 152. (3) Ibidem , voi. XXXI11, pag. 272.
(2) M. S a n u t o : I diarii cit., voi. X X IX , i ag. 362. (6) Ìbidem , voi. X X X IV , pag. 57.
p ) Ibidem , pag. 506. (') V. A. S. : Senato Mar , X IX , 226 *.
(4) Ibidem , voi. XX X, pag. 371. (8) Ibidem , XX, 71.
L A C I N T A DI C A N D IA 313
Prima di ogni cosa dobbiamo infatti tenere in mente che, quando il Sammicheli
giunse a Candia, era già costruita la muraglia occidentale in fondo ai borghi
verso S. Spirito ; eretto il torrione Martinengo all’angolo sud-ovest ; e cominciato
il nuovo lato orientale esternamente a quello della cinta antica e più su ancora,
rimpetto al colle di S. Dimitri: il che vuol dire che erano già tracciati i limiti
estremi entro cui la fortificazione doveva contenersi. Che se il Sammicheli non
li superò, bensì e quelle muraglie e quel torrione incluse nelle mura da lui dise
gnate, ciò prova a sufficenza che egli seguì in parte il concetto — se non il
disegno stesso — di chi primo aveva ideate quelle parti; e si limitò quindi ad
introdurre delle notevoli modificazioni nel progetto del Campofrcgoso, senza
però sconvolgerlo completamente, anzi mantenendone invariati i capisaldi.
In secondo luogo va ben ponderata la circostanza che il progetto compi
lato dal Sammicheli non fu rigorosamente seguito nell’attuazione dei lavori, dac
ché irrefragabili testimonianze ci assicurano che la fortificazione di Candia venne
“ fabricata in parte altramente de quello che si contien in questo disegno „ del
Sammicheli (l).
Che se pur anche volessimo attribuire all’opera ed al merito suo tutto il
tracciato delle mura quale venne in quell’epoca eseguito, non si può prescindere
da un altro fatto importantissimo, che molto, cioè, fu in quelle mura rinnovato
dagli ingegneri capitati più tardi nell’ isola : rifatto con nuovi criteri buona
parte del lato orientale ; ingranditi e modificati i baluardi ; spostate le cor
tine ; riformato il sistema costruttivo ; e introdotta una infinità di migliorìe e
di perfezionamenti, anche senza parlare della vasta rete delle opere esterne ag
giunte nel secolo XVII. Della parte ideata od accettata dal Sammicheli —
avremo occasione di dimostrarlo — non rimase così, oltre il concetto generale,
che il baluardo della Sabbionara colle sue due cortine, c qualche tratto di quelli
di S. Liberale, del Gesù, di Betlemme, di Panigrà, e — più — di S. Spirito,
nonché la cortina fra questi due ultimi : tutto il resto fu completamente rinnovato.
Quale fosse così il progetto del Sammicheli possiamo approssimativamente
dedurlo dal più antico disegno della nuova cinta di Candia il quale crediamo
riproduca i suoi concetti in proposito, nonché dalla nota del provveditor Vittori,
di cui tosto diremo, e dalla preziosa relazione di Gian Gerolamo Sammicheli,
che vedremo mandato a Candia un decennio pih tardi.
Gli anteriori progetti — in parte già attuati prima della venuta del Sam-
micheli — stabilivano la difesa del lato orientale della città in maniera che un
nuovo recinto, fiancheggiando esternamente ed in basso la cerchia antica, costi
tuisse a questa una seconda difesa. Tale recinto avrebbe dovuto constare di tre
cortine: la prima, alla Sabbionara, fra il mare ed il torrioncino rotondo, deno
minata, del pari che la porta in essa aperta, dei Consiglieri, perché ne costeg
giava le abitazioni; la seconda fra tale torrione della Sabbionara e quello i
S. Francesco, alla fabbrica del quale abbiamo già più volte accennato ; la terza,
detta di S Francesco, tra il torrione suddetto c la casamatta situata appi ossima-
tivamente all’angolo sud-est dell’antica città “>. - Se non che Michele Sammichel,
modificò simile progetto, coll’aggiunta del baluardo della Sabbionara in sosti
tuzione dell’omonimo torrioncino, e quindi colla riduzione delle cortine di ta e
lato, abolendo quella centrale «. - Dalla casamatta in poi, ove cessava la cinta
v a to a C re ta anche G ian G erolam o S am m icheli. M a
< nuovi », che nella p ian ta non sono indicati, m e n
se tale fa b b ric a fu in iz ia ta so ltan to in quell’ anno, da
tre lo sono benissim o i « vecchi » e gli « a n tic h i ».
tro p p o tem p o se ne era invece d e lib e ra ta l’erezio n e ;
— E siccom e in q u e sto in ‘e rv a llo di tem p o ab b ia m o
e fino dal 1529 anzi e ra si g ià p re p a ra to un disegno
notizia di soli q u a ttro disegni e p ro g e tti e seg u iti p e r
per la su a esecuzione. D el re sto n u lla v ieta che, an
le m u ra di C a n d ia (da M ichele S am m icheli l’uno,
che esse n d o p o ste rio re al 1550, la n o stra p ian ta , ap
l’a ltro dal n ip o te G ian G e ro lam o , il te rz o dal g o
p licando le idee di M ichele S am m icheli al nuovo
v e rn a to re M a rtin e n g o , dal c ap ita n o B em bo l’ultim o),
stato della c ittà, vi potesse tra c c ia re quel com plesso
sembra rag io n ev o le dov ersi fra quelli lim ita re le n o stre
di fo rm e in p a rte g ià a ttu a te , in p a rte solo p ro g e t
ric e rc h e . — M a il p ro g e tto di G ian G ero lam o S am
ta te , che risaliv an o al disegno o rig in a rio di M ichele
m icheli re s ta escluso nella scelta, p e rc h è esso c o m
S am m icheli, disegno che — com e v e d rem o — con
p re n d ev a e l’ore cc h io n e al b a lu a rd o della S a b b io n a ra
tinuò a c o stitu ire p e r tu tta q uell’ep o ca la n o rm a e
e la p ia tta fo rm a p resso S. F ra n c e sc o , che m an can o
la b ase p e r il p ro se g u im e n to dei lavori alle m u ra di
nella n o s tra p ian ta . S c a rta to del p a ri va il disegno
del g o v e rn a to re G ero lam o M a rtin e n g o , com e q uelle C a n d ia .
(i) Q u e ste notizie d e d u ciam o sia dalla p ian ta a n tica
che ab o liv a i c av a lie ri nelle c o rtin e fra il G esù ed
delle fo rtifica z io n i di C andia, sia dalle due relazioni
il M a rtin e n g o e fra il M a rtin e n g o ed il B etlem m e,
di G ian G erolam o S am m icheli e di un a nonim o (che
e m odificava o ttu n d e n d o li i b a lu a rd i di S. L ib e rale
p u b b lic h iam o in ap pendice, doc. 2 e 4), del lo4S
e del M a rtin e n g o , coll’ag g iu n ta al prim o di un c a v a
l’una, di una diecina di anni più ta rd a l’altra,
lie re, b e n d iv e rsa m e n te da q u a n to p o rta la nosti a
A p p a risc e d a esse che, a n o rm a dei disegni seguiti
p ia n ta . E cosi p u re finalm ente v a m esso da p a rte il
sino a llo ra , la c o rtin a dei C onsiglieri e ra lunga 130
p ro g e tto del c ap ita n o g e n e ra le G ian M a tte o B em bo,
(o p p u re 120 p a s s i); che il to rrio n c in o ro to n d o della
il quale vo lev a ag g iu n ta al p osto della c a s a m a tla
S a b b io n a ra — di 22 passi di c irc o n fere n za - venne
una m e z z a lu n a ro v escia, alla q u a le m an c a ogni ac
d e m o lito p er d a r luogo ed al te m p o stesso fornii
cenno nella p ian ta di cui tra ttia m o . — D i g u isa
m a te ria le alla fa b b ric a del b a lu a rd o di egual n o m e;
che, p e r esclusione, re ste re b b e p ro v a to che il n o stro
che la c o rtin a se g u e n te m isu rav a 75 passi di lu n
disegno non può essere se non una rip ro d u zio n e del
g h e z z a e 9 di a lte z z a ; e finalm ente che dal to rrio n
p ro g e tto stesso di M ichele Sam m icheli.
cino di S. F ra n c e sc o alla c a s a m a tta in te rce d e v an o
A p o te r cosi c o n clu d ere una sola difficoltà p a r
85 (oppure 83) passi di c o rtin a.
reb b e venir o p p o sta dal fa tto che nella p ia n ta sono
(S) V edasi p u re pag . 321, n o ta 1.
seg n ati a ltre s ì quegli a rsen a li < vecchi » c h e furono
com inciati solo nel 1550, q uando c io è e ra già a rri (3j C fr. fig. 188.
LA C IN T A DI C A N D IA 317
primitiva della città, una cortina doveva racchiudere il lato orientale dei borghi
raggiungendo all’angolo sud-est di questi il baluardo di S. Liberale, detto pure,
come tosto vedremo, cantone Calergi o baluardo Vitturi.
Il lato sud dovea consistere di una lunga cortina, terminante da un lato
nel detto bastione di S. Liberale, dall’altro nel torrione rotondo del Martincngo,
che probabilmente già il Sammicheli voleva ridurre a baluardo —, e interca
lata nel mezzo da quella piattaforma del Gesù, la quale prendeva nome dalla
chiesuola del Cristo fabbricata poco fuori le mura.
Dopo il Martinengo, svoltando bruscamente verso nord, la cinta incontrava
la piattaforma di Betlemme, così denominata dall’attigua cappella di campagna
di S. Maria di Betlemme; appresso il baluardo di S. Antonio, detto pure di Pan-
docratora (o di Panigrà) dalle due vicine chiesuole di S. Antonio e dell’Onnipo
tente {UuvToxpàwp), situate l’una fuori e l’altra dentro le mura ; e finalmente, ripiegando
verso la città e raggiungendo la spiaggia del mare, il bastione di S. Spirito, il
quale doveva parimenti all’esterna cappella omonima il proprio nome, prima di
mutarlo con quello della chiesuola di S. Andrea, posta nell’interno della città.
Tutta la parte a mare, di qui alle mura antiche di Dermatà, della quale
crasi fino allora costruito solo un breve tratto — come vedemmo — presso il
bastione stesso di S. Spirito, era probabilmente pur essa destinata a venir pro
tetta da mura. E dei cavalieri costruiti sulle cortine erano certo ideati per
completare la difesa dei baluardi.
Che cosa si fosse precisamente fatto in quell’epoca ce lo dice la relazione
del nuovo provveditore Giovanni Vitturi (settembre 1541)(1), il quale, cessati i
pericoli della guerra, consigliava di riprendere con maggior calma la fortifica
zione dei borghi, “ sì come Vostra Serenità ne potrà haver informatione da
m astro Michiel da Sam m ichiel inzegner
Egli loda lo zelo degli abitanti, i quali a loro spese, insieme ad altre opere
minori, aveano edificato dalle fondamenta un bastione di terrapieno, quello stesso
bastione, cioè, che per il merito appunto dei nobili Calergi — che a proprie
spese vi aveano fatto lavorare — si chiamò da prima canton Calergi(2); mentre
più tardi mutò il nome in baluardo di S. Liberale — dall’attigua chiesuola del
santo — ; finche fu denominato baluardo Vitturi in memoria delle benemerenze
di quel provveditore generale, come tuttora attestano 1’ iscrizione e lo stemma
del 1540 apposti nel suo angolo.
(*) V . A. S .: Relazioni, L X X V III. processi e carte araldiche. (M em oriale del lS s e tte m -
(*) V. A . S. : Archìvio del D uca: Miscellanea di b re 1540).
40
I m onum enti veneti d e l l ’i s o l a di creta
318
Dalla nota che egli acclude - e che noi pubblichiamo in append.ce per
1>importanza sua, trattandosi di lavori eseguiti in gran parte sotto a fre tta
sorveglianza del Sammicheli - , apparisce chiaro che dal 13 gmgno .
m,»mo 1541 eransi spesi 7670 ducati nei lavori a, due baluard.
e dì S. Spirito, nonché in altre riparazioni al molo e ad alcuni mo mi.
11 baluardo di S. Liberale avea la faccia di mezzogiorno lunga pass. 38,
e quella di levante 36; ed il fianco occidentale, come quello settentnonale,
passi: l’altezza variava fra 17 e 32 piedi. _
1 La piattaforma del Gesti, non lontana dall’omonima porta, misurava ne
sviluppo complessivo 42 passi in lunghezza e 4 in altezza : era costrutta d. terra
: » « '— - s - ~ ; r
sebbene fosse certamente almeno ideata, per non lasc.are md.feso
tratto di coitina. q Qnirìto c Pa-
Erano costruiti invece sette passi della nuova corina • •
nim-à la quale dovette venir proseguita anche negl, anni success,v, perche 0
nii^ c’ 1 r i^/i^ 1t4 4 (2)- buona parte di essa pero
stemmi che essa mostra sono degl, anni 1543-lo44 . buo p
era gii. stata fabbricata qualche anno prima, come vedemmo e r,peleremo p
inna Mmhele Sammicheli del resto non fu l’unico personaggio della fam igli^ua
che, chiamato in Creta, assiduamente lavorasse a quelle fortificazioni. Bei«, a
m in nuell’enoca un “ mastro Marchioro polo de sci m e
T o Z T Z Z ; et nepote L u s t r o m m * qual Ha carico
\
(1) V . A . S. : Lellere da Candia ai capi dei X : 27 (G) Ibidem . (C fr. A. B e r t o l d i : Michele Sammicheli
cit., pag. 98). N ella le tte ra stessa si a v v isav a che,
o tto b re 1542.
(2) Ib id e m : 16 se tte m b re 1561. — Si ric o rd a quivi spendendo soli 10 ducati, e rasi a b b a ttu to un pezzo
un G a sp a re d ’A rco , im p ie g ato quale b o m b ard iere di m onte a C a za b à — a lev a n te di C an d ia — p er
« in loco del q. mastro Hieronimo Berlo da Verona ». cav arn e p ietre da calcina p e r la fortificazione. Q u e
(3) A . B e r t o l d i : Michele Sammicheli cit., pag. 93. sta era d ire tta allora dal g o v e rn a to re G erolam o M ar-
(4) V. A . S. : Archivio del Duca, Missive : 2 m ag tinengo.
(7) ibidem ; due le tte re , di cui una pub b licata da
gio 1548.
noi in a ppendice : doc. 3.
(5) Ibidem .
320 I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’IS O L A DI C R E T A
Se tale disegno è andato smarrito pur esso, si è invece per buona sorte
preservata fino a noi la preziosa relazione accompagnatoria, ispirata certamente
ai concetti dello zio, concetti che egli si proponeva di seguire e completare. La
pubblichiamo testualmente in appendice, come importantissimo documento al
nostro soggetto(n.
Ne riassumiamo i punti principali. — È datata dal 29 dicembre 1548.
Comincia con una particolareggiata descrizione delle opere che eransi fino al
lora compiute, prendendo le mosse dal baluardo di S. Spirito. Questo c gli
altri di Pandocratora, Betlemme, Martincngo, Gesù e Vitturi erano ridotti or
mai a buon punto: parecchie cose però era necessario modificare in ciascuno
di essi, perchè non rispondenti alle regole d’arte In ciò consistevano forse
appunto le deplorate modificazioni, da altri arbitrariamente introdotte, al disegno
di Michele Sammicheli.
Delle cortine invece una sola era compiuta, e precisamente quella fi a S. Spi
rito e il Panigrà, la parte centrale della quale, lunga 85 passi, era costituita da
quella muraglia fabbricata prima della venuta di Michele Sammicheli, cui ripe
tutamente abbiamo per l’addietro dovuto accennare. Della cortina fra il Panigrà
e la piattaforma di Betlemme soltanto 60 passi erano compiuti. Le altre seguenti
erano di solo terrapieno. Ma fondati invece 74 passi della cortina dei Consi
glieri — all’estremità orientale, presso il mare —, quella cortina che del paii
ricordammo nei lavori alla nuova cinta anteriori ai Sammicheliani.
Terminate finalmente, ma poco perfette, erano le quattro porte : quella del
Gesù, nella cortina terrapienata fra il baluardo di tal nome ed il V itturi, quella
di Pandocratora fra l’omonimo baluardo di Panigrà ed il torrione Martincngo,
e quella di S. Spirito nel baluardo così chiamato. (Non si fa menzione invece
della porta del Marulà — poco a settentrione del luogo ove sorse poi quella
di S. Zorzi —, che ignoriamo se fosse o meno già stata aperta).
E scavate pure in gran parte erano le fosse.
Seguitava Gian Gerolamo Sammicheli a discorrere dei lavori che ancora
rimanevano da compiere per attuare il progetto ideato dallo zio, e di quelli
necessari per ridurre a maggior perfezione la cinta. Onde per prima cosa con
sigliava di ultimare il baluardo di S. Liberale o Vitturi.
Quindi, conformandosi certo — almeno in parte — alle idee dello zio,
tornava a proporre di riformare completamente il lato est del recinto con una
capitale modificazione — da noi già ricordata —, coll’aggiunta cioè del baluardo
della Sabbionara(l), munito di orecchione verso mezzogiorno(2), sviluppato per
110 passi di circuito e più alto dalla parte di terra che non verso il mare: al
quale si ricongiungesse da un lato la cortina dei Consiglieri e dall’altro una
seconda cortina, la quale si attaccasse a quella di S. Francesco e quindi alla
casamatta ove era destinata a terminare altresì la cortina proveniente dal baluardo
di S. Liberale. — Siccome però in tal modo l’intero spazio fra il baluardo della
Sabbionara e questo di S. Liberale, per un tratto di 310 passi, sarebbe rimasto
del tutto indifeso, consigliava Gian Gerolamo che al luogo della casamatta ve
nisse costruita una piattaforma di 64 passi di circuito, sporgente in fuori 12
passi. — Solo quest’ultimo particolare della riforma — il quale venne più tardi
eseguito con notevoli modificazioni — crediamo vada attribuito a Gian Gero-
lamo Sammicheli(3); laddove i rimanenti consigli da lui espressi non devono es
sere altro che ripetizione in massima di quella parte del progetto dello zio che
non s’era pcranco potuta attuare.
Oltre a ciò insisteva Gian Gerolamo affinchè fosse ridotto ad un baluardo
di 124 passi di sviluppo il torrione rotondo Martinengo.
Quindi voleva che, finiti tali lavori, si costruissero i parapetti tutto in giro,
che non si erano ancora cominciati ; e si edificassero i progettati cavalieri —
(') C he il b a lu a rd o della S a b b io n ara risalg a già al p er diversi regimenii sette baloardi, alzati da terra
disegno di M ich ele Sam m icheli se m b ra lecito arg u irlo passa 3, 4 et 5 ; et cadauno di quelli hanno alquanti
dal v e d erlo c o m p reso in q uella p ian ta di C andía più pa ssa di cortina fondata ». (V. A. S. : Relazioni ,
v o lte ric o rd a ta , la quale deve essersi isp irata ai suoi LX X X I e LXU).
d e tta m i. — A ltra p ro v a poi è c o stitu ita c!al fa tto (?) L ’o re cc h io n e dovea tu tta v ia m an care nel p ro
che nel 1549 — p o ste rio rm e n te cioè alla relazione g e tto orig in ario di M ichele Sam m icheli.
di G ian G ero lam o — ai m a g istra ti cretesi che chie (3) V e ram e n te nel som m ario di le tte re di Gian
d e v a n o in fo rm azio n i sul m odo di rip ren d e re i lavori M a tte o B em bo del 28 n o v e m b re 1552, parlan d o si del
a C andia, e ra d a l S e n a to V e n eto spedito un disegno •t dissegno », che do v reb b e e ssere quello rice v u to da
non g ià di G ian G ero lam o stesso, b en sì dello zio V enezia, ossia il disegno di M ichele Sam m icheli, si
M ich ele, coll’ord in e di pro seg u ire i lav o ri sulla base ric o rd a anche la P ia tta fo rm a com e inclusa nel dise
di esso, e p rin cip iare to sto il balu ard o della S ab b io gno m edesim o (V. A . S. : Senato Mar , filza IX, in
n a ra (Vedi pag . 323). S enza dire poi che il duca G e c a rto 19 agosto 1553). — M ag g io r peso però va dato
rolam o T a ia p ie ra nel 1561, p a rla n d o dei lavori com al fa tto che la P ia tta fo rm a non si tro v i tra c c ia ta
p iu ti fino al suo te m p o sulla sc o rta del disegno di nella p ian ta di C andia d e riv a ta dai p ro g e tti di M i
M ichele Sam m icheli, accen n a a ben 7 balu ard i, in ch ele Sam m icheli ; e che G ian G erolam o m edesim o
te n d e n d o c o m p re n d erv i quindi anche questo della nella sua relazione m o stri ev id e n tem en te p a rla re di
S a b b io n a ra : « Nel dissegno che f u fa tto nel lempo una innovazione di cui a ttrib u is c e a sè il m erito.
del q. provedilor V illuri si allrova esser sta fabrícalo
322 I M O N U M E N T I V E N E T I D E L l ’ i S O E A DI C R E T A
lettere sue, mandatene dal magnifico capitano delle El qual venuto, benché mollo tardo, sì per la deli
galee de A lexandria p er sue redrezate al rellor della beration impedita, sì eliam p er esser andato il disegno
Canea p e r un navillio venuto de Ili, asserendo esser et deliberation in A lexandria, et audio p er non esser
stale consígnate ad uno suo servidor, il quale non li sta fa tta provision del danaro (che da questa camera
fece moto fino gionli in A lexandria. Et a me capilanio impossibile è trazer le obligatione, nonché danari da
furono dalie alli 28 in Rethimo existente alla volta, fabricar...), non dì meno immediate si havemo redatto
insieme con il disegno fa tto da m astro Michicl da con questo illustre governator obedientissimo el soli-
Sammichiel, mandalo da Vostra Sublimità fino dal diissim o alle cose di Vostra Sublimità, el havemo de
1537 con ordine dovesse veder questo loco et dar quel liberato, per serarsi, da comenzar secondo il desegno
l'ordine de forlificalion che a lui pareva, et che sopra et deliberation al canton della Sabionera, per guardar
quel disegno era stalo fabrícalo. — Questo disento do ladi : ancorché sia la più deficit parte sì delle fa te
non già p e r replicar a Vostra Serenità, ma p er excu come de quelle che si ha a fa r , per esser in sabion
sación di questo illustre governator et nostra. Che se el apreso il m ar, che bisognerà andar un pezo a
questo disegno fu s se stato trovalo in una di queste basso per trovar lo terra i, et l'acqua ne impedirà :
cancellarle nostre con scrittura di esso mastro Michiel chè 'l lutto serà a redur la fabrica sopra terra ; el
del modo del fa b ric a r cusí ordinalo da l'excellenle tanto più è dificille, quanto più bisogna andar fu o r a
Senato, fo r si che non havesamo fa tto parola a Vostra dal vecchio. E l fa rem o ogni nostro fo r z o possibile ;
Serenità. Ma havendo trovalo questo disegno in casa confidandose nella suficienlia et inteligenlia dell' illu
d ’un zenlelhomo privato et non havendo trovato al- stre governator ». (V. A . S. : Archivio del Duca,
chuna scritura nè parte presa in questa cancelleria, Missive).
et visto anche esser stato fabrícalo in pa rte altramente (') Ibidem .
de quello si conlien in questo disegno , quantunque al (2) Ibidem : 13 fe b b ra io 1550.
contrario sia ascritto, ne liavea p a rso representar le (3) V. A . S. : Archivio del Duca, Ducali.
oppinioni a Vostra Serenità et dim andarli ordine.
L.A C IN T A DI C A N D IA 325
Nel marzo del seguente 1553, malgrado la piti volte lamentata mancanza
di fondi, cransi ripresi intanto i lavori alla Sabbionara. E, ristudiato di bel
nuovo quell’importantissimo punto della fortificazione, s’era concluso che, invece
di innalzare il baluardo a 56 piedi di altezza, lo si sarebbe potuto limitare a
38, “ tanto basso quanto basti p er fiancheggiare ; et f a r di dentro una piazza
sola con tanto parapetto intorno che copra li difensori questo però a patto
di utilizzare a guisa di cavaliere quell’altura naturale dove soltanto molti anni
più tardi sorse infatti il cavaliere Zane.
Raggiunta l’altezza voluta, c postovi il cordone, il Bembo sospendeva 1
lavori al baluardo in attesa dell’approvazione dì Venezia e dell’ invio di un in-
gegnere. E trasportava invece gli operai nelle attigue cortine, costruendo quel
tratto di muraglia che, congiungendo il baluardo della Sabbionara alla cortina
di S. Francesco della nuova cinta anteriore alla Sammicheliana, si chiamò ap
punto cortina Bcmba (1), e portò inciso in una lapide il nome del capitano c la
data del 1553.
E di nuovo scriveva costui sui bisogni pecuniarì della fabbrica, prendendo
a ciò occasione dal promessogli invio di mille ducati, i quali erano già spesi
prima che arrivassero, laddove, per condurre avanti i lavori, ne occorrevano “ le
desine di m i gli ara
Di un’altra importantissima questione trovava modo intanto di occuparsi il
( ' ) D allo stesso c a p ita n o p r e se r o nom e a Candia la fontana del G iga nte e gli arsenali vecchi.
327
LA C IN TA DI C A N D IA
benemerito e simpatico capitano. Per antichissima usanza tutti i villani del ter
ritorio di Candia dai 14 ai 60 anni (in numero di 12 mila circa), che non
avessero goduta speciale esenzione, erano tenuti a servire sci giorni all anno in
vantaggio delle pubbliche fabbriche, o come più brevemente allora si diceva,
crano&obbligati allungarla. Taluni anche doveano recarvisi con una bestia da
soma. — Avveniva però che, essendo essi gente molto povera, non trovassero
durante il loro soggiorno in città di che procurarsi il \ itto . onde gì un pur te
trasgrediva senz’altro al comando, eludendo la sorveglianza del governo, e quegli
stessi che vi si assoggettavano, erano talmente indeboliti dalla fame che lavoi a-
vano di pochissima lena. Proponeva per questo il Bembo, tornando al concetto
di antiche costumanze ed antiche leggi, che ogni angarico, almeno nei quattro
mesi invernali, percepisse otto marchetti al giorno, qualora però egli accettasse
in compenso di lavorare per otto giorni anziché per sei(n. — La proposta era
assai ragionevole e dettata da sano spirito di umanità. Ma per il momento pare
non ottenesse risposta alcuna(:).
Le difficoltà della fabbrica crescevano nel frattempo ogni giorno più. E
quando nel marzo 1555 il duca Alvise Gritti presentava la propria relazione,
i sette baluardi erano compiuti solo per due terzi (due minacciavano anzi rovina
per causa degli speroni) ; mancavano sei cavalieri e più di mille passi di cortina ;
c si doveano ancora cavare le fosse ed abbassare i terreni nella campagna al
di fuori. Onde il Gritti proponeva niente meno che di tornar a discutete se non
fosse meglio, come pensava anche Ercole Martincngo6'", di restringere di bel
nuovo la città entro più angusti confini6".
Le stesse cose ripeteva in un suo dispaccio del 1° ottobre 1556 il nuovo
capitano Andrea Duodo<5>; e di nuovo il duca c il capitano il 1° giugno
1559 (9 pur mostrandosi tuttavia meno titubanti c deplorando la sospensione
Reazione fosse tosto ripresa ; stanziava 3 mila ducati all’anno per cinque anni per
la continuazione dei lavori; stabiliva per lo stesso termine di tempo un nuovo
dazio di esportazione dall’isola per i vini, gli olì ed i formaggi, i cui proventi
dovevano devolversi del pari alle fabbriche di Candia ; decretava che ogni an
garino percepisse 8 soldini al giorno da pagarsi dai nobili, dai cittadini, dal clero
latino e dagli Ebrei, proporzionalmente alle loro sostanze ; e decideva infine
che non fosse istituita nessuna nuova carica per le foi Uzze, potendo a tali
ccnde accudire il capitano generale (1)*3.
L ’imposizione del dazio portò seco naturalmente qualche strascico di ma
lumori da parte specialmente delle tre minori città del regno 1 uttavia le cose
alla fine si appianarono. - Ma la tassa degli otto soldini per gli angarici fu
prorogata il 15 marzo 1567 per altri cinque anni1", passati ì quali ne fu chiesta
un’altra rinnovazione (4).
Delle cose della fortezza di Candia era stato nel frattempo incaricato di
occuparsi uno dei più sperimentati ingegneri di cui la Repubblica potesse in quei
tempi servirsi, quel Giulio Savorgnan(5), al cui merito in vero si deve il prose
guimento di buona parte delle fortificazioni non solo di Candia, ma anche di
altre località cretesi l6).
Il 10 marzo 1562, convocati dal Senato il governatore generale Sforza
Palla vicini, Agostino elusone, Gerolamo Martinengo ed il Savorgnan medesimo,
era deciso che quest’ultimo partisse alla volta di Creta “ cargo
nati»- sopra le fortezze dell’ ìsola „ ; giunto nel regno vi avrebbe esaminati i
luoghi forti insieme al capitano generale e al governatore delle milizie Roberto
Malatesta ; in ogni evento si sarebbe regolato in base alle scritture fatte avere
al capitano generale (le quali erano appunto del Pallavicini, del elusone ('>, del
Martinengo, del Savorgnan stesso e “ de Zuan Hieronimo ingegnerò », cioè del
terra ; in quelle stesse ove fu necessario ricorrere alla muratura, alla calcina fu
sostituita — per ben tre quarti — la terra rossa(l). lutto considerato, il ri
sparmio complessivo riuscì di 11 dodicesimi: anzi il Savorgnan si trovo a lavo
rare spendendo 2 0 ducati al passo in una località ove altra volta crasi comin
ciato un torrione (2) che avea costato per ben mille ducati al passo . I-<a fab
brica, malgrado tante economie, perdette assai poco della propria solidità : le
costruzioni del Savorgnan sono arrivate fino a noi attraverso gli insulti dei
secoli in tale stato di conservazione da farci meritamente lodare i metodi da
lui applicati, anche se posteriori esagerazioni, o forse la trascurarla di quelle
cautele che egli avea raccomandate, poterono far sì che i suoi sistemi tornassero
in altri casi più nocivi che utili.
Oltre al progetto di ingrandire tutti i baluardi e spostarne le cortine, come
tosto vedremo, merito grande del Savorgnan si fu quello della sistemazione
dal lato orientale della città fino a S. Francesco, aggiungendovi nel mezzo la
Piattaforma rovescia colla porta di S. Zorzi, e combinando di modificare in
modo la fronte del baluardo Vitturi che essa avesse a prolungarsi direttamente
fino alla Piattaforma stessa, sopprimendo il fianco settentrionale del baluaido
In soli otto mesi il baluardo medesimo era stato ampliato anche dalla parte
verso il Gesù, coll’aggiunta dell’orecchione alto 10 piedi e delle due piazze,
nonché di un tratto della cortina fra esso ed ilG esù(1). —- In questa intatti, nel
suo tratto presso l’orecchione del Vitturi, è murata una targa colla data del
1563 ; il millesimo stesso ricorre sul sommo degli avvolti che sboccano nella
p) U n a p o ste r io r e te stim onia nza v o rr e b b e farci Ma egli con il suo vivo ingegno ha cavalo da quello
silo una sicurissima piattaform a roversia , con la quale
c r e d e r e che la m uraglia o rd in ata dal Savorgnan venne
ha salvato quello antichissimo tempio di Dio ; ha fia n
« fa b rica ta la m aggior parie della grossezza con
cheggiata tutta quella parie di tal modo che non poiria
terra rossa, et li due piedi d e fu o ra v ia solamente con
giantai esser battuta o espugnata ; et, quel che g ran
calcina, a fin che la m uraglia resti debile tanto che,
demente imporla, s'à ritiralo tanto a dentro di'è fallo
sustenli li terrapieni, le balle dell' artclaria nemica se
con giusta m isura lontano dal monte (di S. Dimitri).
ficherano in essa m uraglia passandola come un cri
E t ivi sotto il fianco ha cavato una porta con sì bel
vello et non cascherà da esse muraglie rovina alcuna ».
l'arte, che tiene sicurissimo un grandissimo corpo di
(V. M. C. : Miscellanea Correr, 2691 : discorso di
guardia, che serve eliandio p e r guardia del predetto
L. Q uirini, sulle fortificazioni di Candia).
fianco: fa offilio della medesima d ’arsechiare di ba
(*) E r a un t o r r io n e r o to n d o di 38 passi, il qua^e
stione et di cortina e servirà mirabilmente p e r sortila
p r oba bilm ente f a c e v a p a rte del precedente lato orien
in ogni occasione ». (Ibidem).
tale della città. Il Basadona, a dire il vero, lo chiama
(5) Ibidem, LX X X I. (Relazioni di G a spa re Renier
< belloardo tondo M arlinengo » ; m a non dovrebbe
e di Daniele Barbarigo). — Secondo q u e s t ’ultimo,
t r a t t a r s i di queilo che solita m ente cosi si denomina,
alla sua p a rte n z a da Candia (novem bre 1566) erano
s itu a to all’a ngolo su d -ove st della fortificazione.
finite le opere in m u r a t u r a dal V itturi alla cortina
(3) V. A. S. : Relazioni, LX X IV .
Bcm ba, e m anc ava no solo 3600 passi cubi di terre n o
p) « E ra ancora difficile fortificare i fianchi presso
al Vittu ri, 1200 alla p iattafo rm a e 4000 alla cortina
la chiesa di S. Francesco senza rovinar la chiesa et
parte del monasterio et senza avicinarsi con molto di S. Francesc o.
pericolo alle spalle del monte che gli soprasedeva.
I m onum enti v en eti d e l l ’i s o l a di creta
332
’ r c 7 ì i a P i a t t a f o r m a r o v e s c ia d a u ltim o e i a
S b o c c o e s t e r n o d e lla p o r ta d i S . Z o r z n L a P - a t t a f o ^ ^ ^
qUCl N e l m a r t i r e d a C a n d ia il S a v o r g n a n la s c ia v a o r d in i ta s s a ti v i e precisi ad
Andrea ^ r i s o l i , suo luogotenente«, incaricato di ultimare i lavori da lu ,- z i ■
Entro il maggio del 1566 doveano essere compiuti , lavori sotto S. Fran
rhè all’aggiunta del baluardo Vitturi. Quindi la coi tuia u ons
cesco, nonché all aggiunta c ostruita e terrapienata la omo-
glieri dovea venir alzata fino a 2o p ^ ^ ^ ^ Sabbionara
„ima porta che stava a esitili tti Ed era in fine da terminarsi
dovea venir innalzato di muro e munito di parapctt .
n
a * »..
- i“1”
r-:zr
c,‘ '
Poscia si sarebbero ad essi aggiunti gli orecchioni. .
In conseguenza di che anche le cortine venivano spostate . riU^te nd - ,
tranne quella di S. Spirito, la quale era già costruita m muratura
in ta, modo, causa la loro conversione, che le piattaforme del G - « «
iemme venissero a figurare come veri e propri b a lu a r d i.- I l primo tratto della
cortina fra il Vitturi ed il Gesù vedemmo che già erasi iniziato.
P) V. A. S. : M M . o * Duca,Missive : 3 m arzo
LA C I N T A DI CANDIA 333
braio 1568.
(t) V. A. S. : Senato Secreti, L X X V , 39 seg.
(|G) I b id e m : 18 n o v e m b re 1568.
(2) V. A . S. : Archivio del Duca , Missive: 20 no
(i¡) Ibidem : 20 n o v e m b r e 1568.
vem bre 1367. (is) I b i d e m : 28 aprile 1569. — Chi fosse c ostui non
p ) V. A. S. : Senato Secreti, L XXV , 46.
saprei dire. — R ic o rd e rò invece come, al dire del
p) D a l 1462 in poi a p p a r i v a che essi aveva no of
G uglielm otti (La squadra ausiliaria della m arma
ferto b e n 40 mila ducati. rom ana a Candia ed alla Morca. R o m a , 1883,
(5) V. A. S. : Archivio del Duca, M issive: 25 g e n
pag. 322), V e n ez ia si sa r e b b e in q u e s t ’epoca servita
naio 1568. in C r e t a dell’o p e ra del celebre in g e g n e r e F ra n c esc o
P) I b i d e m : 28 m arz o 1568. Laparelli da C o r to n a . In r e a l t à p e r ò costui, im b a r
(7) F in o al 1565 fra i c onta dini i debiti di a n g a n e
catosi sulla flotta papale, fu quivi colpito dalla peste
personali a m m o n ta v a n o a 20 mila e ad 8 mila quelli
e m ori a p p e n a sb a r c a to a Candia, il 26 o tto b re 1570.
di angarle con bestie , p e r non a v e r i villani a d e m
(F. d e V e n u t i : Vita del capitano Francesco Lapa
piuto l’obbligo loro imposto.
;8) c f r . R elazione del capitano P i e t r o Navager
relli. L ivorno, 1761).
v . A. S.: Senato Mar, X X X V III, 147 *’•
(V. A. S- : Relazioni, LXXXI).
(i'<) Ibidem , X X X IX , 55.
p) V. A. S. : Archivio del Duca, Missive : 19 ìeb-
LA C I N T A DI C A N D IA 335
ne è quasi che adorato da tutti in questo regno et non sa alcuno negarli cosa
che dim andi „(1).
Oltre ai lavori al Panigrà, ove crasi alzato per più di metà il nuovo muro
secondo il disegno del Savorgnan, ed oltre alle opere nella fossa al Martinengo
ed allo Spirito Santo(2), si potè così lavorare di lena al S. Dimitri, impiegandovi
i galeotti e più di 1200 soldati a pagamento(3) : mentre gli angarici, che som
mavano al numero di 6 a 700 al massimo, erano venuti a mancare del tutto <4\ —
La fabbrica progredì tanto alacremente che il 17 giugno 1573 l’infaticabile go
vernatore Orsini poteva assicurare che il forte trovavasi *già ridotto a buon
termine (5), coi suoi baluardi che furono denominati appunto Michiel dal capitano,
e poi provveditore generale, Luca Michiel, Venier dal duca Daniele V enier, e
Orsini dal governatore medesimo.
Il numero degli operai fu quindi diminuito, e diminuite pure le spese : quan
tunque l’Orsini prevedesse già che, essendo il forte in semplice teri apieno, esso
non avrebbe saputo resistere alle intemperie senza venir rivestito di muio( \
A Venezia invece le cose si continuavano a prendere con molta calma. Il
21 luglio del 15/2 si stabiliva che, essendo morto certo ingegner Giorgio, il
suo posto fosse occupato da quel Domenico Rossi da Este che, per ordine del
Calabrese, avea disegnate le due piante di Candia che ancor ci rimangono*2». Più
tardi, il 10 ottobre 1573, si mandavano blande sollecitazioni, corroborate da 10
mila ducati, ed accompagnate dall’ordine di porre un rimedio alle “ molte estor
sioni che vengono fa tte ai poveri contadini che sono tenuti alla fabbrica dai
capitani che son soliti di chiam arli alla ditta fa b rica et altri m in istri che han
questa cura ,,(3). E il 5 gennaio 1574 si dava ordine al Michiel ed all’Orsini di
prolungare la loro dimora nell’isola: mentre solo il 27 maggio si concedeva a
quest’ultimo la chiesta licenza( \
Dalla sua relazione, composta intorno a quest’epoca, appariva evidente come
troppo mancasse ancora a terminare la fortezza: ingrandire il baluardo di S. Spi
rito,, secondo il modello del Savorgnan e l’opinione del Pallavicini; incamiciare
le tre cortine dal Panigrà al Gesù e buona parte della seguente fino al Vittun;
alzare il Gesù e la cortina diS. Francesco; allargare tutti ì terrapieni m
modo che fossero capaci di dar adito alla eventuale costruzione diritirate, non
potendosi queste stabilire nella città, situata troppo in basso; portar terreno al
Martinengo ed al Vitturi ; edificare i cavalieri a questi due ultimi baluardi, non
ché al Panigrà ed al Betlemme ; cavar le fosse e la cunetta ; abbassare le alture
di fuori per la campagna; e incamiciare finalmente il S. Dim itri(o).
A Candia restò governatore Brunoro Zampcschi(ll). Ma quando 1anno
seguente capitò nell’ isola Paolo Orsini, fratello di Latino, con carica di “ capo
generale della m ilitia „, il Zampeschi se ne adontò e fu necessaria tutta la
buona volontà del provveditore Jacopo boscarini per accomodare alla meglio le
cose e tranquillare gli animi(7). — Latino Orsini a sua volta avea prolungata
(*) V. A. S : Dispacci dei p ro v. da Candia : 19 giu (5) V. A. S.: Relazioni , L X IV . — Cfr. pure, nei
gno 1573. volumi di appendice ai Dispacci dei prov. da C an
(2) V. A. S. : Senato Mar, X L I, 47. — Nel 1574 gli dia, la nota del Pallavicini (4 sett. 1574) e quella del-
fu da L u c a Michiel acc resciuto lo stipendio (V. A . S.: P Orsini m edesim o (3 febbr. 1575).
Dispacci dei prov. da Candia : 16 m aggio 1574). (e) Di lui p a rla il Prom is (Biografie cit., pag. 580).
(3) V. A. S. : Senato Secreti, L X X IX , 60*. (7) V. A. S. : Dispacci dei prov. da C andia: 10
(4) Ibidem : 80 * e 122. maggio, 14 e 20 giugno e 14 o tto b r e 1574.
LA C I N T A DI C A N D IA 339
egli pure la propria dimora nell’isola, e solo il 19 luglio 1574 poteva imbarcarsi
per il ritorno.
Ma neanche la sua presenza avea giovato a scuotere l’apatia che regnava
ormai nei lavori di Candia ; come i suggerimenti di Paolo Orsini di rivestire di
muro il forte di S. Dimitri c di lavorare alle fosse ed alle cunette, non erano
valsi ad ottenere risultati migliori(1).
Più tardi il Foscarini potè spendere buona somma di ducati e tiiai avanti
i lavori. Ma sebbene egli avesse intenzione di iniziar le modificazioni al Bet
lemme, di fare la porta esterna all’ avvolto della piazza bassa orientale al
Gesù, di incamiciare le cortine ed il S. Dimitri, e di cavare i fossati }, delle
due prime opere soltanto riuscì ad occuparsi. E nell’orecchione del Betlemme
verso il Martinengo murò il leone di S. Marco, gli stemmi dei magistiati di
allora e la data del 17 maggio 1575; e sulla porta dell’avvolto al Gesù infisse
del pari l’arma sua, unitamente a quelle del duca Alvise Giustinian e del capi
tano Luca Basadona.
Poco dopo i lavori furono sospesi di bel nuovo. Partito Paolo Orsini, motto
l’ingegnere Domenico Rossi'3’, concentrata l’attività nella fabbrica ilei nuovi
alloggiamenti, e dato fondo agli ultimi denari disponibili, era inevitabile che le
mura venissero temporaneamente abbandonate1*.
Quando poi alcune profonde fessure apertesi negli orecchioni del (.esu e
del Martinengo mostrarono come quelle fondamenta avessero già ceduto pinna
che i baluardi fossero stati caricati di tutto il peso dei terrapieni, ognuno fu
preso da sgomento e sconforto. - Gli ingegneri proposero di abbatterli per poi
ricostruirli ; e al tempo stesso di por mano ad incamiciare le cortine ed .1 S. Di
mitri. Ma a tanti lavori non potevano certo bastare i duecento muli, che pill
erà il massimo numero di animali che le angurie fossero in grado di fornire” .
Onde il Foscarini finiva col concludere che tali “ difficult», accompagnale con
la grandezza dell'opera, al giudiciomio faranno perpetua questa .
— Pur troppo egli aveva ragione ! t
Giunto di fresco tuttavia il nuovo capitano generale Paolo Contarmi, costui
non si lasciò atterrire dall’ immane lavoro che rimaneva a compiersi. Bensì sulla
non fu potuto m an d a re, essendo im pegnato a Corfù
(') V. A. : Dispacci dei prov. da Candia : 1/
(V. A. S. : Senato Secreti, LXXX1V, 32).
m ag g io 15/4. (4) V. A. S. : Dispacci dei prcv. da Candia : 14
(2) I b i d e m : 22 gennaio 15/5.
febbraio 1576.
(3) Il F o s c a rin i a v reb b e voluto che in sua vece
(r>) Ib id e m : 3 febbraio 1575.
venisse m a n d a t o a C r e ta quel B a ttista Bonom i da
(0) Ì b id e m : 23 febbraio 1576.
Brescia, il quale a v ea con lui fortificato Zara (Ibi
dem : 3 a gosto 1575 e gennaio 1578). Questi pero
340 I MONUMENTI V E N E T I D E E L ’lS O L A DI C R E T A
(!) Cfr. p u re V. M . C. : Ms. L azzari , XXVI, 1. (i>) Ibidem : 28 agosto e 20 gennaio 1581. (Fino a
(s) V. A. S . : Senato Secreti, LXXX1I, 97 seg. tal giorno eransi spesi quivi 3362 ducati). — Cfr.
(3) V. A. S. : Senato Mar, X L IV , 148. pure la relazione di Luca Michiel del 1580 (V. A. S.:
(4) V. A. S. : Dispacci dei prov. da Candia: 1 Relazioni, LXXVI1I).
aprile 1580, e poi 23 agosto e 27 se tte m b re 1580. (°) Si veda la relazione medesima.
43
342 i m o n u m e n t i veneti d i ì l l ’i s o l a di creta
il S. Dimitri, onde tornando in Creta Latino Orsini troppo non avesse a dolersi
in rivedere tanto danneggiata quella sua opera. Dopo di che pensavasi allargare
ancora il Gesù (,).
Da un diligente computo di quello stesso anno 1583 impariamo che, nei
467 villaggi del territorio di Candia, 14042 erano le persone tenute all’angarìa
e 4215 gli animali, mentre fino a quell’anno i debitori di persona erano 77209,
e 17835 quelli di bestie. — Nei tre anni dal 1579 al 1581 erano state impie
gate nella fortezza 13797 angarìe.
In tutto il regno poi le angarìe sommavano a 49173: di modo che, raggua
gliando tale obbligo alla quota di 12 perperi per persona e di 19 V2 per animale,
esse avrebbero potuto fruttare 43748 ducati annui. Alla medesima stregua, es
sendo i debitori di angarìe 229445, il danno effettivo patito dallo stato risultava
di 203996 ducati <3>.
Una importante innovazione alla fabbrica delle mura fu portata da Latino
Orsini al suo secondo arrivo in Creta Constatato il pericolo che, scavando di
troppo la fossa al disotto delle fondamenta delle mura (le quali si internavano
sotterra solo da 5 a 7 piedi), queste restassero scoperte — cosa del resto pre
veduta già dal Savorgnan medesimo (4) —, e verificata d’altro canto la necessita
di continuare ad approfondire la fossa — non foss’altro per ricavarne materiale
per i terrapieni —, fu da lui stabilito che, nel tratto fra il Panigrà ed il Mar-
tinengo, fosse lasciata intatta al di sotto delle mura una banchetta di terreno
larga 25 piedi ed alta 15, e venisse proseguito lo scavo della fossa al di qua
della banchetta stessa. Contemporaneamente poi egli si pensò di praticare nella
banchetta un cunicolo — alto 6 piedi e largo da 4 a 5 — ove i soldati po
tessero circolare e difendere la fossa attraverso delle feritoie appositamente inter
calate. — Altra consimile banchetta, priva però dei cunicoli, fu lasciata all’op
posta estremità della fossa, ai piedi cioè della controscarpa, sia per costituire
una elevata strada di circolazione, sia per impedire quivi pure il franare della
controscarpa stessa. — L ’ invenzione parve allora un portento (;,) ; ma non passò
molto tempo che ne furono potuti valutare invece i gravi inconvenienti.
Si lavorava intanto con 800 operai di angaria per settimana, risparmiando
sulla somma di 100 ducati al mese che eransi stanziati per le fabbriche. E si
preparavano pure le pietre per fortificare la città anche lungo il mare. Solo
chiedevasi venisse confermato provveditore alle fortezze quel Leonardo Que-
rini(1), nobile cretese, che simile carica avea goduto sotto il generalato del Fo-
scarini, e cui il provveditore Alvise Grimani, su preghiere dell’Orsini, avea allora
di nuovo affidato quel posto (2).
Il Senato, dopo una lusinghiera lettera di elogio all’Orsini(3), tornava a scri
vere il 23 giugno 1584, accennando pure al Querini, ed incaricando i magistrati
cretesi di occuparsi seriamente della questione delle angarìe, in cui gravi disor
dini si notavano, “ così per le molte gravi estorsioni che li esattori a ciò depu
tati fa n n o alti detti contadini, et per non esser loro dato quando vanno al pu-
blico servitio delle dette fabbriche alcun sorveglio da poter vivere, come per V ine
guale distribuitone del peso di esse angarìe, et per altri rispetti sim ili degni di
som m a consideratane „(4).
In origine infatti, in seguito alla parte del 25 settembre 1561, il reggimento
di Candia avea stabilito di eleggere degli esattori delle angarìe, detti cavalerotti,
pagati in ragione di un grosso per ogni famiglia ove erano angarici, ed accom
pagnati da venti o più servi, detti pedòpuli. — Di fronte alle estorsioni da loro
commesse, Giulio Savorgnan si era creduto di incaricare invece dell’esazione
delle angarìe alcuni nobili della città: i quali essendo cointeressati nella faccenda
non diedero risultati migliori. Una nuova provvisione stabilì allora che gli esat
tori venissero pagati dai fondi della tassa destinata al vitto degli angarici ; ed
il 21 febbraio 1576 il generale Foscarini creò un esattore con carica a vita,
per ognuna delle tre città maggiori del regno. Più tardi, il 29 novembre 1578,
il Senato ordinò che l’esattore venisse pagato soltanto in ragione degli inobe-
dienti , ossia di coloro che venivano a forza costretti al lavoro, e che durasse
in carica solo due anni. Con ciò però non si accontentarono nè gli angarici nè
i cittadini(o>.
Della questione delle angarìe si interessò a sua volta il capitano generale
Antonio Miani, il quale, riconosciuta la necessità di rinnovare quella legge sta
bilita nel 1561 e prorogata poi più volte, secondo la quale i contadini doveano
venire spesati coi denari della cittadinanza(l), riuscì ad ottenere che questa si
(*) Si veda a proposito di lui a pag. XV, n o ta 2. Cfr. pure Senato Secreti, filza LVH, incarto 31 g e n
— U n a sua lunga sc r ittu r a sulla fortez za di Candia, naio 1587.
in difesa dell’ Orsini contro il g o v e r n a to r e Piovene, (3) V. A. S. : Senato Mar, XLVI, 59 *.
è in V. M. C. : Miscellanea Correr , 2691. — Cfr. p ) Ibidem, 158*.
p a g . 350, n o ta 3. (5) V. A. S. : Dispacci dei prov. da Candia : 1
(2) V. A. S. : Dispacci dei prov. da Candia: 10 m arzo 1584. — Cfr. 1 m arzo 1585.
m arz o e 25 m a r z o 1584, nonché 28 agosto 1578. — p) Ibidem : 24 m arzo 1585. — Cfr. pag. 329.
346 I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’ISO LA DI C R E T A
assoggettasse di bel nuovo a tale onere per tre anni(,): e ne ricevette meritate
lodi dal Senato (2).
Il provveditore Giovanni Mocenigo ritornava a Candia coll ordine pei en-
torio di proseguire le fabbriche coi soli denari delle angarìe debitrici e colle
angarle stesse. Tale ordine, che, emanato già il 27 luglio 1574, era stato poi
sospeso il 12 gennaio 1575(3), riusciva dannosissimo agli interessi delle fabbriche,
nelle quali troppo c’era ancora da compiere, mentre, causando m tal modo un
ritardo nei lavori, bisognava pur continuare invece gli stipendi a tanti salariati:
e intanto rovinavano le parti incompiute, ed i nuovi ingegneri si sbizzarrivano in
novelle proposte e modificazioni, che essi non avrebbero di certo avanzate di
fronte al lavoro finito (4>. — Una proposta suggeriva però il Mocenigo, onde
ovviare almeno in parte a sì fatti inconvenienti, quella cioè di ridurre da 12 a
soli 8 perperi il riscatto dell’angarìa semplice e da 19 a 12 quello dell’angarìa
con animale, — nonché di facilitare il pagamento dei debiti vecchi — : obbli
gando però tutti quanti a riscattare l’angaria in denaro; con che si sarebbero
rimvati 20 mila ducati annui, si sarebbe evitato di mandare in giro ì cavale-
rotti tanto odiati, e, quello che è più, il lavoro delle fabbriche avrebbe proceduto
assai più spedito con operai pratici, anziché valendosi di poveri contadini, che
giungevano al lavoro sempre stanchi dal viaggio, estenuati di fame, privi di
buona volontà e per la maggior parte inesperti (5>.
Per contrario il sindaco Giulio Garzoni avrebbe voluto che ogni contadino
fosse tenuto a due angarìe annue, in ragione di 12 perperi l’una ; che della riscos
sione fossero incaricati i singoli villaggi direttamente per mezzo di un loro capo ;
e che costui scompartisse il riscatto non egualmente per tutti, bensì in modo pro
porzionale ai beni di ognuno. Si sarebbero così ricavati 60 mila ducati all anno( .
La proposta più umanitaria del Mocenigo, sostenuta pure dal provveditore
Grimani(7), trionfò, colla sola modificazione che il riscatto era lasciato facoltativo.
Ed anche a Rctimo ed a Canea l’obbligo ai villani avrebbe dovuto ridui si ad
una sola angaria all’anno, colle nuove facilitazioni per il riscatto(8).
0 V. A. S. : Dispacci dei prov. da Candia. — piazze basse erano da ingrossare ; al Gesù conveniva
R a c c o m a n d a v a egli si a llargassero gli spalti delle circondar di m uro la piazza verso il V itturi e finirne
cortine e le p iazze del M a r tin e n g o ; si costruisse in il vólto ; al V ittu ri allungare il vólto della piazza
m uro la fa c c ia ta della p o r ta del G e sù; e si a ccom o bassa occidentale ; di più bisognava finire in m u r o la
dasse quella del B e tle m m e. — A nc he ai balu ardi della porta del Gesù, ed i portelli di S. Spirito e della
Sabbionara, del Gesù, del M a r tin e n g o e dello Spirito S a b b io n a ra : oltre a tutte le opere in terrapieno.
Santo c 'e r a qu a lc h e lavoro in m u r a t u r a da compiere: (*) V. A. S. : Dispacci dei prov. da C andia: 31
nonché poi i 286 passi della m uraglia lungo il mare. maggio 1585.
(2) Ufficialmente egli fu c r e a to ingegnere solo il 15 (5) I b i d e m : 15 agosto e 11 dicem bre 1585.
febbraio 1591 (V. A. S . : Senato M ar , LI, 126). (t>) Ì b id e m : 31 dicembre 1585.
(3) V. A. S.: Dispacci dei prov. da Candia. — A (') I b i d e m : 19 ottobre 1586.
S. Spirito o c c o r r e v a il vólto c o n d u c e n te alla piazza (») V. A. S. : Relazioni. LXXIX. — Il pro v v e d ito r
bassa verso il P a n ig r à , il m erlane nel suo fianco ed Mocenigo invece era inclinato a lasciare il forte e a
un ria lz a m e n to de ll'o rec c hione ; al P a n ig rà il vólto difenderlo anzi con fosse e con cavalieri (Ibidem).
per la piazza b a ssa di nord ; al B etlem m e quello — Gir. poi la nota del 26 agosto 15S8, in V. A. S.:
verso il M a r t in e n g o ; al M a r tin e n g o i due vólti delle Dispacci dei prov. da Candia : volumi in appendice.
348 I m o n u m e n t i veneti d e l l ’i s o l a DI CRETA
Il conte Onorio Scotti, che già altra volta era stato in Creta, e veniva
adesso destinato suo successore, non era guari favorevolmente predisposto ri
guardo alla fortezza. Gli sembrava infatti che nei baluardi fosse troppo lunga
la distanza dalla punta ai fianchi ; trovava giustamente che le fronti dei baluai di
della Sabbionara e dello Spirito Santo, rivolte verso il mare, rimanevano indifese
completamente, perchè l’una era guardata soltanto dalle deboli cannoniere agli
arsenali nuovi, l’altra dal torrioncino, il quale faceva parte delle fortificazioni del
luogo anteriori alle Sammicheliane ; notava come al baluardo della Sabbionara si
aggiungeva l’opposizione dell’altura di S. Dimitri, mentre gli altri membri della
fortezza erano minacciati dalle minori elcvature esterne ; biasimava 1 cunicoli
dell’Orsini, che arrischiavano servire di scala al nemico e di impedimento ai
difensori; e credeva inopportuno assai anche il forte di S. D im itn(1).
Ai cunicoli Orsiniani era contrario del resto anche un altro ingegnere mi
litare, Marcantonio Martinengo di Villachiara <2>, che trovavasi allora a Venezia
ai servigi della Repubblica, ma che fin dal 1570 avea visitate le fortezze cre
tesi. A quelle gallerie avrebbe egli preferito sostituire agli angoli della contro
scarpa — di rimpetto alle punte dei baluardi — delle casematte comunicanti colla
città per via sotterranea e minate per sotto <3). Comunque, proponeva a difesa
della fossa quegli stessi artifici, c ^ l’estate antecedente egli aveva suggeriti per
le fortezze di Orzinuovi e di Crema. E voleva egli pure che il colle di S. Dimitn
fosse abbassato di molto e poi fortificato di bel nuovo <4).
Dopo un’altra nota (10 aprile 1590) del generale del Monte, che erasene
pure tornato a Venezia <5>, lo Scotti ritornava sull’argomento di Candia in una
sua scrittura del 22 agosto di quell’anno(6). Per rimediare alla debolezza dei ba
luardi della Sabbionara e dello Spirito Santo proponeva radicali provvedimenti (/>;
e propugnava pure l’erezione di buoni cavalieri a difesa delle alture esteriori.
Da ultimo giungeva Pietro Zane, capitano generale, colla sua relazione del
1 ° ottobre 1 5 9 0 , in cui suggeriva di circondare la fortezza di u n a rete di opeic
esteriori, minate, le quali impedissero il nemico nel suo avvicinarsi alle mura .
non dissimilmente da quanto mezzo secolo più tardi fu realmente cominciato ad
attuare
Piena la testa di tante idee e di tanti progetti, lo Scotti giungeva a Creta
accompagnato da un magnanimo decreto del Senato che proscioglieva ì vecchi
debitori delle angarìe da ogni obbligo passato, c compensava invece con tic
anni di esenzione tutti coloro che aveano compiuto il loro dovere'-'.
Verificate le cose “ de visti „, lo Scotti si sentiva più che mai insoddi
sfatto della fortezza. I nuovi arsenali costruiti in fondo alla cortina dei Consi
glieri presentavano davvero un gravissimo pericolo a quella parte delle mura,
togliendo al fianco settentrionale del baluardo della Sabbionara anche quella
meschina difesa delle cannoniere che vedemmo aperte colà sin dal looS. Onde,
modificando le precedenti sue vedute, egli dimostrava la necessità di sospendere
l’erezione delle due nuove campate dell’arsenale, e di costruirvi invece * un
fianco gagliardo , coperto dal dritto dell’ho vecchione, spingendossi davanti verso
il m are con l’angolo del baluardo della Sàbionara „.
Quanto al forte di S. Dimitri, avrebbe voluto affatto modificarlo, co
struendo una rampata dalla controscarpa delle mura fino al torte, ed abbas
sando questo al tempo stesso(3). Col terreno sopravanzato si sarebbe costruito
un cavaliere nel mezzo della Piattaforma rovescia.
a trovar la controscarpa, caminando a biscia, vogliano
rate, ecc.; oltre che copre la sudetla difesa cavala da
o no, saranno costretti di voltar la schiena a delti
l'arsenale, che non può dal nemico esser levala per
fo rti, sicché con difficoltà si impadroniranno. Ma
eser dalla sudetla longhezza di dello baloardo coperta,
quando liavranno superate le difficoltà, dovendo essi
come dal disegno si può vedere ». — E quanto al
fo rti esser f a t t i m inali, retirale nella città le artiglie
b a lu a r d o di S. Spirito : « Alongando la fro n te di
rie e li fa n ti e dato fuoco alla mina, fa r à non piccol
dello baloardo, si vien dello torioncino a coprire , che
danno olii nemici, abbassandosi li terreni al suo prim o
non p o trà dal nemico esser ofeso, et questo si può
vedere dalla presente mia pianta >. Si t r a t t a v a tn- luogo ».
(*) V. A. S.: Senato Secreti, LXXXV1II, 55.
so m m a di a pplicare al b a lu a rd o la riforma già ideata
p ) Proponeva infatti lo Scotti < accomodar quel
dal S a v o rg n a n , la quale, come si ebbe già ad osser
silo in modo tale che pochissimo danno facesse quando
va re, fu l’unica p a r te del suo disegno che non fu
anco V inimico ne fosse fa tto patrone. Che sa n a quando
m ai eseguita. si cominciasse alla conirascarpa della fossa della
(!) V. A. S . : Dispacci dei prov. da C andía: vo
città et in assendenza andar a trovar le fr o n ti de
lum i in a ppendice . Si e sprim eva precisam ente lo Zane
baluardi et cortine di esso forte, perhò stando con
di voler « accrescer una difesa alla detta fo rtezza ,
delta assendenza basso et talmente che da le sumità
facendo corrisponder li terreni cavali a tutte le punte
che si trovano oltre la valle che tanto scoprono la
di baluardi, sì che si guardino l'u n l'altro, alzati con
piazza di esso fo r te non fossero li difensori scoperti
li parapetti bassi verso la spianala, aperti verso la
nè visti, com'anco dalle sumità che son fu o r i del Giesù,
fo rtezza , sì che l'artiglieria de la fo rtezza possa sco
che p er fianco baleno dentro di esso fo rte. Et perchè
var tutti i fo r ti. Da che ne seguirà impedimento alti
li fianchi volli a quella parte da dette sumità sono
nemici, quali, caminando colla trincera, vorranno ventr
352 I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’IS O L A D I C R E T A
totalmente imbocali et visti, vorei con lotiche trombe di delta città. Vorìa similmente quel silo lassato di
di canonere assicurarm i che le difese non fossero le fu o r i del fo rte con quelle trinciere tirarlo a scarpa
v ile, dipendendo da quelle il lutto. Che cossi facendo, nella valle, poiché ninno difensore po tria star non
si verebe a coprir dalle delle suinilà che sono oltre la solo nella piazza ma tampoco sotto li parapetti che
valle, et copertossi, starebono li difensori alle difese, non fosero dalla suini là già p er me detta oltre la
et tanto p iù quando nelli parapetti et cortine con letti valle totalmente ofesi non solo dall'arte gliarie, ma
soli fosero fa tte quelle fe ritu re che io ci voria fa r e dall'archibuseria ancora, poiché il fo r te tanto quanto
acciò li soldati difensori coperti nocessero alti nemici dura esso sito non può scoprir la valle ».
quando si volessero accostare alla controscarpa, et (4) V. A. S. : Dispacci dei prov. da Candia : vo
anco lontani da essa 25 in 30 passa servirebe simil lumi in a p p e n d i c e : 6 dicem bre 1590.
mente; che quando p u r s'im p a tro n isse il nemico di (2) I b i d e m : 15 maggio 1591.
detto fo rte , volendo f a r trinciere p e r coprirsi, tro (3) Cfr. t u t t a v i a la sua ultim a relazione del 1595,
vando la pendenza verso la città, non ci saria così in V. A. S. : Relazioni, LXXXI.
facille il fa rlo , oltre che esso sito sarebe in total vista
L A C I N T A DI C A N D IA 353
professore della scientia del fortificare : et questo ltumore mosso negli huomeni
ambitiosi f a gran guerra alla Serenità Vostra; essendo che per altra via non
sanno manifestare la sua scientia che con opporre alle fortezze fatte, urtando
appunto in quelle della Serenità Vostra. Et tanto abbondano nella detlratione,
che ne hanno rese alcune infame, levandole affatto la reputatione, tanto stim a
bile p e r mio giuditio, poiché fa invito al nemico di tentare V impresa ; nè vi è
cosa che le renda più secure che 7 credere il nemico esser difícil e Vacquistarle „
Il provveditore Giovanni Mocenigo cominciava col criticare 1’ idea dell Or
sini nella costruzione dei cunicoli ; passava a parlare poi dei difetti del forte di
S. Dimitri, dominato da alture esterne, colle cannoniere scoperte, privo di orec
chioni e via via. — Alla fortezza trovava irrimediabile mancamento il fatto, da
altri già prima notato, che, “ predominando il recinto , le piazze et li cavalieri
la parte di dentro la città, si teme che, penetrati gl’inimici sopra il primo re
cinto, non si possa form are altra ritirata Al che credeva potersi rimediare
parzialmente qualora la fortificazione fosse stata ultimata, incamiciate le cortine
nude, ingrossati i terrapieni, terminati i parapetti, eretti i cavalieri e cavalicrotti,
modificato il baluardo di S. Spirito, terminate le strade coperte, allargata la
fossa (2).
Rincarava la dose il capitano generale Filippo Pasqualigo, il quale trovava
sbagliato completamente il recinto fortificato, come quello che includeva delle
bassure di niuna importanza ed escludeva invece delle eminenze dannosissime.
All’ infuori di che osservava come i cunicoli dell’ Orsini cominciassero m alcuni
punti già a rovinare in causa delle pioggie ; il baluardo di S. Spirito, tuttora indi
feso verso il mare, era privo della controscarpa ; il Panigrà trovavasi ridotto meno
peggio, grazie alle quattro cannoniere in terreno da lui aperte nella cortina presso
al fianco, le quali difendevano la fronte dello Spirito Santo, la fossa e la con
troscarpa; il Martinengo, sebbene posto nel sito più elevato della città, era sempre
troppo basso, finché non si fosse terminato il suo cavaliere, che, cominciato dal
provveditore Mocenigo nel 1591 e proseguito anche da lui, era restato interrotto
causa la peste ; ed al Vitturi non meno conveniva ampliare il cavaliere cretto
dal predecessore Giovanni Bembo. - Del forte di S. Dimitri e della Sabbio-
nara ripeteva le solite cose
E dietro il Pasqualigo veniva il governatore Annibaie Gonzaga, il quale
insisteva perchè si desse mano a far i parapetti ed allargare i terrapieni, rad-
(2) V. A. S. : Relazioni , LXXIX.
(!) Relazione di Giulio Garzoni (V. B. M. : Ila l
p) Ibidem, LXXXI.
VII, 304. b., pag. 41).
354
I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’ISO LA D I C R E T A
terreno dalle fosse, e finire di incamiciare le tre cortine, delle quali quella fra
il Betlemme ed il Martinengo aveva il muro alto solo 8 piedi, anziché 24, quella
fra il Martinengo ed il Gesù non era ancora principiata, e l’altra fra il Gesù
ed il Vitturi era compiuta solo nella sua parte orientale(1>.
Cominciatisi poi i terrapieni lungo la riva del mare, per allacciare la pri
mitiva cinta muraria alla Giudecca colle mura già iniziate poco prima della venuta
del Sammicheli presso il Santo Spirito — a S. Andrea —, essi venivano compiuti
nel 1593 per la lunghezza di 300 passi e 20 piedi di altezza, senza i parapetti.
A Dermatà poi veniva compiuta la bella porta di uscita sulla spiaggia del mare,
aperta nei terrapieni medesimi. Essa costò soltanto 100 zecchini, perché vi furono
impiegati i galeotti, e le pietre vennero tolte da quelle case che eransi demolite
per far posto ai quattro grandi stradoni destinati a salire alle gole dei baluardi
principali(2).
Alla fortezza trovò modo di lavorare con pari profitto il capitano Gian
Giacomo Zane, il quale terminava il cavaliere Vitturi, lasciato incompiuto dal
Bembo.
Nella sua relazione, svolgendo in parte concetti già espressi dal provvedi
tore Alvise Giustinian(3), metteva a nudo tutte le magagne dei sistemi fino allora
adottati. La fortificazione era proceduta a salti, senza una norma direttiva : in
qualche punto così era compiuta, in altri non ancora cominciata. E intanto in
cancelleria a Candia non esisteva né un disegno, né un modello, né una scrit
tura che potesse illuminare ed offrire una sicura regola di procedimento. I ma
gistrati sdegnavano ordinariamente proseguire i lavori cominciati dai loro pre
cessori c preferivano invece metter mano ad altri, che restavano del pari in
compiuti. Né c’era ingegnere che capitasse nell’isola e non trovasse da biasi
mare le opere fatte o principiate dagli altri. Unico rimedio in tanta anarchia
sarebbe stato affidare i lavori ad un provveditore stabile e completamente indi-
pendente, che regolasse le cose a modo suo con unità di criteri. Per lo meno
poi, concludeva lo Zane, bisognava impedire “ a rappresentanti o ad altri suoi
m inistri d ’ingannare il mondo con dar ad intender d ’haver fondata alcuna
parte di quella fortezza, eh’è tutta fondata dalla Serenità Vostra, per il deno
m inarla di loro nom i , perchè queste denominazioni da suoi rappresentatiti sono
causa che non si finisce alcuna cosa ; perchè, p er d ir di me, per f a r che ci
(*) V. A. S. : Relazioni, LXXXI (Relazioni di Gio- (*) V. A. S. : Dispacci dei prov. da Candia : 15 ago-
vanni Bembo e di A lb e r to L o r e d a n ) .— Dispacci dei sto 1593 e 4 m aggio 1595. — Relazioni, LXXXI (Re*
prov. da C andia: 20 nov e m b re 1590 e 31 dicem bre lazione di Filippo Pasqualigo).
1595. (3) V. A. S.: Relazioni, LXXIX.
356 I MONUMENTI V EN ETI D E L L ’ISOLA D I C R E T A
appari un membro del mio nome, senza dar fine ad un principiato dal mio
precessore, ne 1laverò principiato p er aventura un altro che non bavero potuto
fin ire ; e se 7 mio sucessore caderà nella medesima ambitione fa r à V istesso :
in modo che, per fa r e che appari de’ belloardi o cavalieri de nostri nomi, non
ne apparirà alcuno, e si correrà rischio che non apparino neanco m a i ; perchè
ben spesso si trovano persone che, dicendo non volersi affaticar p er altri, lasciano
quello che appar ad altri, e vogliono f a r del suo: et il principiato da altri
resta imperfetto. Se tutta questa fortezza è della Serenità Vostra, non vi sian
dunque cavaliere o belloardo Z a n e {1) nè di altro nome d‘alcuno dei rappresen
tanti, m a tutto sia della Serenità Vostra
Assennate osservazioni egli faceva in fine anche sui cunicoli dell’ Orsini.
Ristretti in modo da render diffìcile al soldato muoversi e usare le armi, non
servivano se non quando il nemico avesse già invasa la fossa ; e caduti che
fossero in mano dell’assalitore, gli avrebbero facilitato la scalata delle mura o
l’applicazione delle mine. Visto del resto che cominciavano a cadere da sè, sti
mava prudente levarli del tutto, ed incamiciare le mura sino al basso(2).
Onesti e saldi propositi recava seco anche il nuovo provveditore Benetto
Moro, il quale divisava portar a compimento l’immenso cavaliere al Martinengo,
cui mancavano da 30 a 40 mila passi cubi di terreno(3) ; e coraggiosamente vi
poneva mano tantosto, servendosi delle angarìe (4\ In tal maniera il 12 marzo
del 1600 non mancavano più che 13 mila passi ; ad ogni settimana il lavoro
procedeva di ben 300 passi(5). Nel giugno seguente il terreno raggiungeva l’al
tezza di 10 piedi, cui mancavano da aggiungere altri 15 (6).
Quando il lavoro fu terminato, l’opera apparve veramente colossale. Si era
dovuto, infatti, per prima cosa, colmare un profondo e largo avvallamento ; e
sulla piazza superiore del baluardo erasi quindi fondato il cavaliere, di ben 34
mila passi cubi di terreno, largo alla base 63 passi e 34 in cima. In seguito si
sarebbero dovuti prolungare i vólti rispondenti alle piazze basse del baluardo ;
ma solo uno venne allungato ; l’altro invece si mantenne quale era — usandolo
da magazzino — e dall’ ingegnere Angelo Oddi, da qualche anno succeduto al
F av a(7), fu ideata invece una discesa che dalla piazza superiore del baluardo
la piazza bassa del Gesù e le cortine nude, studiando se non fosse il caso di
fondarle nella fossa anziché sulla banchetta. In generale poi voleva si aumen
tassero i terrapieni, che erano di 8 o 10 passi, fino a raggiungete i 15 passi
di larghezza ; che sopra gli spalti si continuassero i parapetti, che do\ eano i iu-
scire larghi 6 passi ed alti 8 ; si profondasse la fossa dovunque fino a 23 passi,
e la si allargasse, rifacendo le strade coperte che in conseguenza andavano di
strutte ; e finalmente si demolissero i cunicoli dell Orsini, riducendo la banchetta
a forma di scarpa(1), come già avea consigliato il suo predecessore(2).
E perchè alle parole tenessero dietro i fatti, cominciò a lavorare alla Sab-
bionara, pur lamentando l’esiguo numero di angarìe di cui poteva disporre *■;
e ad onta delle difficoltà incontrate, dopo aver terminata di costruire la porta
del baluardo, fatta con tutte le regole dell’a rte (4), attese con nuova lena alle
altre p arti(5). — Compì così del tutto l’orecchione o mezzobaluardo cominciato
dal Moro agli arsenali, e lo terrapieno ; e di terreno terminò pure tutta la parte
fino a S. Francesco, utilizzando il materiale scavato dal colle di S. Dimitri, e
valendosi di 14 mila angarìe (6). — Così in parte, prima ancora che gli venissero
comunicati, egli ottemperava ai voleri del Senato, che caldamente raccomandava
di porre fine ai lavori in terrapieno (/).
Partito lui, non c’è bisogno di dirlo, il capitano Giacomo Corner lavorò
invece da tutt’altra parte. E come il provveditor Moro avea fortificato il lato
settentrionale della fortezza coll’erezione del cavalier Martinengo, ed il prov
veditor Priuli la parte orientale coi miglioramenti alla Sabbionara, egli si occupò
invece del lato occidentale. — Oltre alla controscarpa fra il Panigrà e lo Spi
rito Santo, fu da lui messo in ordine quest’ultimo baluardo, portandovi da ben
300 e fin 500 passi lontano la bella mole di 6368 passi cubi di terra; in mu
raglia fu costruito inoltre il vólto del suo portello, rappezzata la fronte, la piazza,
(!) V . A . S. : Dispacci dei prov. da Cattdia : 6 p reti, i c ap itan i delle m ilizie ed a ltre p erso n e di fi
m arzo 1602 ; e Relazioni, LX X IX . d u c ia (Ib id e m : 7 giugno 1602); e di a u m e n ta re il
(2) V. A . S. : Relazioni, L X X IX (R elazione di Be- p re zz o di risc a tto a chi non voleva p re se n ta rsi p e r
n e tto M oro). so n a lm e n te (V. A . S. : Relazioni, L X X IX ).
(3) V . A. S. : Dispacci dei prov. da Candia : 30 (1) < Ho fa tto la sortita o sia porla della Sabio-
s e tte m b re 1602. — U n d e c re to del S enato del 24 nara, accomodata con il riguardo dell'offesa del p e
m a rz o 1579 av ea sta b ilito che un e sa tto re dovesse tardo, havendoli lasciato ira una porta et l'altra la
in ca ric a rsi di risc u o te re i d e n ari di chi risc a tta v a sua essalatione che va ad allo sopra il terrapienalo
l’a n g aria. Più ta rd i gli e sa tto ri furono p o rtati a due, di lutto il beloardo > (Ibidem ).
con c arica te m p o ra n e a anziché vitalizia. C iò non di (5) V . A . S. : Dispacci dei prov. da Candia : 6
m eno le cose p ro c ed e v an o colla m assim a irre g o la rità m a rz o 1603.
ed an ch e im m o ralità. O nde il Priuli to rn a v a alla (1) V . A . S. : Relazioni, L X X IX .
p ro p o sta di in c a ric a re dell’esazione i castellan i, i (7) V. A . S. : Señalo M ar, LX I1I, 6*.
L A C IN T A D I C A N D IA 359
il pozzo presso la sortita stessa e la discesa dalla piazza alta a quella bassa,
per un complesso di 251 passi cubi di muro (1).
Il successore, Lorenzo Marcello, portò a sua volta altrove la propria atten
zione ; e coll’aiuto dell’ ingegnere Oddi pensò di perfezionare i terrapieni alla
piattaforma rovescia (2).
Il provveditore Nicolò Sagredo poi si interessò della strada coperta, seguendo
per modello quella della fortezza di Palmanuova : e ne fece un buon terzo(3).
Dei piccoli difetti di essa, come pure della questione dei cunicoli, mostrò non
preoccuparsi di soverchio, convinto che “ la maggior difesa di una piazza con
siste nel capitano et netti soldati valorosi; nè le fortezze si difendono o perdono
p e r una linea un poco p iù dritta o poco più torta „.
11 provveditore Gerolamo Capello, quantunque distratto in altri lavori, non
trascurò neppur lui la fortezza. Bensì seriamente volle occuparsi dei terrapieni(4),
servendosi dell’opera dei governatori Ruggero Fabarini(5) e Bartolomeo Marti-
nengo, in attesa che da Venezia giungesse il nuovo ingegnere Tomaso Spilim-
bergo, mandato in Creta il 23 novembre 1610, in seguito alla morte dell’Oddi(6).
E nel sistema delle angarìe introdusse pure delle riforme, che furono bia
simate poi dal successore {7). Con deliberazione dell’ 11 maggio 1609 egli stabilì
infatti che soltanto i contadini delle località più vicine alle fortezze — in nu
mero fìsso e costante — si recassero personalmente al lavoro, e che tutti gli
altri fossero invece costretti a redimerle pagando 8 perperi, metà in luglio e
metà in novembre (le epoche dei maggiori guadagni dei contadini). Così, mentre
nel territorio di Candia gli angarici erano 21 mila, in quello di Canea 7 mila
e 12 mila in quello di Retimo, erano tenuti all’angaria personale soltanto 4
mila villani per Candia, 3 mila per Canea e mille per Rctimo. 'Putti gli altri
erano sottoposti all’angarìa reale ,8).
A Gian Giacomo Zane, tornato in Creta come provveditore generale, toccò
invece accelerare i lavori, in vista di una temuta invasione del I ureo . Ma
all’atto pratico si trovò alquanto impacciato, dacché i disegni e le sci itture atti
nenti alla fortezza posseduta dall’ ingegner Oddi erano passati, alla sua morte,
alla vedova, e da essa al capitano Alessandro Riva, secondo marito di lei, che
era poi stato catturato dai Turchi. Ebbe però abbastanza buon senso per capire
che bisognava allargare in più luoghi la fossa, finire la strada coperta, ed ab
bassare il colle di S. Dimitri, usufruendo il terreno per la costruzione di quel
cavaliere alla Sabbionara che da tanto tempo già vedemmo progettato e più
volte poi riproposto, ma che solo ora fu cominciato, e dal nome del provveditore
si chiamò appunto cavaliere Zane (1).
La fabbrica non ancora terminata fu lasciata compiere al successore Pietro
Bondumier. Stretto costui più che mai da bisogno di denaro, era tuttavia con
vinto della necessità di accomodare anche la cinta lungo il mare ed incamiciare
le cortine dal Betlemme al Vitturi(2). — Ma in quella un terribile acquazzone,
durato tre giorni, nel dicembre del 1617 menò strage dei terrapieni. Ed il Bon
dumier, tornato a Venezia, si accontentò di ricordare che il rivestimento della
parte a mare importava 780 passi cubi di muro (dovendosi ridurlo ovunque
come era nel breve tratto da Dermatà alla Giudecca, cioè a basso di 5 */< piedi
di spessore, in alto di 1 '/„ > e dell’altezza di 3) ; e le tre cortine complessiva
mente altri 940 passi. Ripetè poscia che i progressi dell’arte militare addimo
stravano l’ imperfezione delle piazze basse dei baluardi, mentre assai più utile
reputava ridurle ad una unica piazza per fianco. Raccomandò in fine di soste
nere con una muraglia ai piedi il cavaliere Martinengo ; nonché di spianare mag
giormente il forte di S. Dimitri, da cui aveva tolto il terreno per la fabbrica
del cavaliere Zane
Tanto per cambiare, il provveditore Marcantonio Venier si proponeva invece
di ristorare proprio il forte di S. Dimitri (4) ; ed il Senato lo rinfrancava nel
proposito stesso (5).
Ma il proposito restò un pio desiderio. Il capitano generale Nicolò Valier
potè invece incamiciare finalmente la cortina fra il Martinengo ed il Betlemme (6),
lunga quasi quanto le altre due, tuttora nude, prese insieme ; terminando in tal
modo tutto il lato occidentale della fortezza, e dando lavoro e guadagno a
p ) V . A . S. : Dispacci dei prov. da Candía : 18 tro p p o poco e le v ate dalla fossa (V. A. S. : Relazioni,
a g o sto e 13 dicem bre 1612. LXXX1).
(*) Ib id em : 29 luglio 1615. — O ltre a ciò il capi (*) V . A. S .: Relazioni, LX X IX .
ta n o A n to n io M ocenigo a v re b b e voluto riv e stire di ('») V. A . S.: Dispacci dei prov. da Candia: 28 aprile
nuovo la p u n ta del G esù, che e ra rid o tta in c attiv o 1620.
sta to ; far la s tra d a p e r le ronde ; tira re più in fuori (5) V. A . S. : Senato Secreti, C X V I, 99.
le g a re tte delle sentinelle ; e m u rare a d d irittu ra le (6) V. A. S. : Dispacci dei rettori da Candia : 30
c annoniere delle piazze basse, che a lui se m b rav a n o d icem b re 1622.
L A C IN T A D I C A N D IA 361
tanta povera gente, che così potè scampare alla tremenda carestia di quegli
anni(1).
Più tardi il provveditore Francesco Molin era costretto a dar ordini affinchè
una delle due cortine non ancora rivestite di muro — quella fra il Martinengo
ed il Gesù — venisse restaurata *2); come bisogno di riparo avea pure tutta la
parte a mare, lungo la quale erano caduti i terrapieni. Anche la strada coperta
del resto era da farsi o per lo meno da acconciarsi ; mancavano i parapetti ai
cavalieri Zane, Vitturi e Martinengo ; e non si era ancora provveduto alla via
per le ronde, bensì i terrapieni giungevano fino all’orlo delle mura
La cortina fra il Martinengo ed il Gesù era ultimata nel 1629. E mentre
il Senato ne mandava encomi al provveditore*4', questi si preparava a continuare
i lavori anche all’ultima, che non era più stata compiuta dai tempi del Savor-
gnan in poi, quella fra il Vitturi ed il Gesù*3*. Con tutto ciò egli era costretto
a riconoscere quanto mancasse ancora alla fortezza perchè si potesse chiamare
perfetta : le alture esterne che la dominavano, i fossati della campagna di cui
poteva trarre profitto il nemico, la eccessiva lunghezza delle difese, gli incon
venienti delle piazze basse, l’ insufficenza dei terrapieni, la mancanza delle strade
per le ronde, i fatali cunicoli dell’ Orsini, l’imperfezione dei cavalieri, le disu
guaglianze della fossa, i mancamenti della controscarpa c della strada coperta,
tutto contribuiva ai danni della piazza. La parte a mare poi, sebbene da lui
racconciata, era in continuo pericolo, finché non fosse stata rivestita di terreno ;
ed il colle di S. Dimitri, che troppo sarebbe costato a spianare, costituendo esso
una massa di ben 221500 passi cubi, rimaneva tuttora indifeso. E frattanto a Candía
mancavano gli ingegneri e si perpetuava quella esiziale anarchia che altra
volta erasi lamentata, e che anche il precessore suo non avea trascurato di met
tere in evidenza(/l.
Frutto dei reiterati ammonimenti si fu che il provveditore Lorenzo Con
tarmi potè finalmente occuparsi di incamiciare anche la parte lungo il mare, da
lui ancor una volta preventivamente raccomodata ; e condui re a buon punto
tali lavori(9). Alle opere di rivestimento in pietra attesero pure attivamente i
capitani Pietro Loredan(I) e Agostino Pasqualigo (2), durante il regime del quale
nuove riforme vennero pure introdotte riguardo agli angarici(3) ; ed a quelle
stesse muraglie si continuò parimenti a lavorare durante il generalato del prov
veditore Iseppo Civran(4).
Intanto una scrittura del governatore Marcantonio Brancaccio, approvata
dagli ingegneri Beato Beati e Francesco Van Wert, tornava ad insistere sui
troppi altri bisogni della fortezza. Le famose banchette dei cunicoli erano da
levarsi, se non si voleva farvi la falsabraga ; i terrapieni trovavansi nel solito
disordine; le cannoniere andavano modificate in modo che potessero scoprire
tutta la fossa; mancava la strada coperta; il forte di S. Dimitri era divenuto
un informe ammasso di terreni ; e sopra tutto poi, per difendere il porto dalla
fatale altura presso i molini al Marulk, era necessario alzare e terraplenare la
muraglia verso quella parte. Ma, anche dopo rimediato e provveduto a tutto
ciò, la fortezza non si sarebbe potuta considerare sicura, senza circondarla all’in-
giro di un buon numero di opere esteriori, le quali portavano un nuovo e grave
contributo di fatica e di spesa(5).
E come questo fosse poco, il Van W ert da parte sua trovava che dell’altro
e dell’altro ancora bisognava compiere : alzare le muraglie in più luoghi ; far un
muretto alla strada per le ronde ; ostruire più perfettamente in muro le porte
delle sortite ; accomodare lo sperone presso il baluardo di S. Spirito ; scarpare
la roccia fra il torrioncino vecchio a S. Andrea ed il fianco dello stesso baluardo;
spianare la chiesa di S. Andrea ed i molini fuori della porta di Dermatà(6' ;
murare le porte inutili e fortificare le altre: per un totale di 13128 reali(7).
In seguito a ciò, nel febbraio del 1642, il provveditore Michele Priuli,
assieme al Brancaccio ed all’ ingegnere Daniele di Saint Vincent — che doveva
qualche anno dopo morire in Creta —, visitava le mura, e stabiliva di alzare
di 2 passi le cortine fra il baluardo di S. Spirito e quello di Panigrà, nonché
le mura fra la Giudecca ed il Dermatà ed al largo angolo ottuso fra il Dermatà
e S. Andrea. Di più si sarebbero rifatte in muro 12 garette per sentinelle, del
costo di 70 lire l’una, eguali alle tre che eransi allora costruite(8).
(*) V. A. S. : Dispacci dei rettori da Candia : 7 1639.
m ag g io 1636. (®) 11 p ro v v e d ito re P riuli rite n e v a p e rò che ciò si
(*) V. A. S. : Relazioni, LXX1V (R elazione degli p o tesse ris e rv a re so ltan to ad un caso di bisogno (V .
inquisitori C apello, C o rre r e C ontarini). A. S. : Dispacci dei prov. da Candia : 13 m aggio 1642).
(3) Ibidem . (7) V . A . S. : Senato Rettori, filza X V : in c a rto 29
(*) V. A. S. : Dispacci dei prov. da Candia : 24 o tto b re 1641.
aprile, 22 m ag g io e 20 s e tte m b re 1639; e Dispacci dei (8) V . A . S. : Dispacci dei prov. da Candia : 1 fe b
rettori da C andia: 16 aprile 1640. b ra io e 13 m aggio 1642.— C fr. la p ian ta di C andia
(3) V . A . S. : Dispacci dei prov. da Candia : 7 aprile X X X V II. b.
L A C IN T A D I C A N D IA 363
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F IG . 190 — P IA N T A D EI LA VO RI SO T T E R R A N E I AL BALUARDO DI S. A N D R E A (L X X \ I. C .).
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LA C IN T A D I C A N D IA 365
nel 1573, perchè si possa qui tornare sull’argomento (,). Non va taciuto tuttavia
come quel rivestimento dei suoi bastioni, che tante volte crasi invano reclamato,
venisse finalmente compiuto nel 1664 per merito della sollecita premura del
provveditore Nicolò Corner, il quale, a ricordo dell’audace impresa compiuta
dui ante 1 imperversare della guerra, volle collocata una epigrafe e replicato il
piopiio stemma sull alto di quelle mura. — E fra i suoi baluardi Venier e Michiel
fu aggiunto il levcllino detto di S. Dimitri ; ed alla punta del baluardo Venier
il ridotto Sferro.
All ingegnere Beato Beati, morto nel 1645, si deve l’opera a corna del
( j c s u o della Palma — ornata dello stemma del provveditore Andrea Corner —,
situata di rimpetto alla porta del Gesù ; al governatore Bacchili l’opera a corna
di I anigra, davanti all omonimo baluardo ; e all’ ingegner D’Agna, milanese, il
revellino di S. Spirito, di fronte alla cortina fra il Panigrà ed il S. Spirito stesso.
Il governatore Camillo Gonzaga, oltre aver costruita la falsabraga a piedi
delle mura dalla porta del Gesù fino alla Sabbionara, ideò c diresse la fab
brica dell’opera a corona di S. Maria, davanti alla punta del Martinengo ; del
revellino di S. Nicolò, fra questa e l’opera della Palma ; del revellino di
S. Maria o di Betlemme, davanti alla cortina fra il Betlemme stesso ed il Mar
tinengo; del revellino di Panigrà, fra il Betlemme ed il Pandocratora ; e del
revellino o ridotto di S. Andrea, fra il revellino di S. Spirito ed il mare.
L ingegnere \ an \ \ crt, sotto il generalato di Alvise Mocenigo, cominciò
1opei a a corna Moceniga che in origine crasi progettata come semplice mez
zaluna , posta di fronte al Betlemme e rimasta incompiuta. E mentre ardita
mente lavorava al Crepacuore, rimpetto alla fronte meridionale del Vitturi, restò
ucciso dal nemico, sacrificando sè, come già il figliuolo perito all’assedio di Canea,
per la causa di Venezia e della cristianità.
Dopo l’assalto del 1648, l’ingegnere Filippo Besseti di Vcrneda — che più
tardi, nel 1668, dovea pure lasciar la vita nella difesa di Candia —, riparava
i danni dal nemico apportati, c tornava a ridurre a mezzaluna l’opera Moceniga,
che dicemmo lasciata imperfetta.
Sotto il generalato di Marco Molin fu fatta l’opera Molina, a settentrione
(fi Lo m ig lio rò p u re il g o v e rn a to re C am illo G on (*) 11 suo nom e sa rà c e rta m e n te dov u to ad una
z ag a, com e a tte s ta anche A. V alier (Hisloria cit., pian ta di palm a. A n alo g am en te abbiam o a Candia
pag. 19); il q uale e rra tu tta v ia ove dice che per la una chiesa di S. G iovanni della Palm a ed un’a ltra di
c o stru z io n e del fo rte e ra sta to n ecessario spianare S. Elia < sii ragià » ; com e fuori della c ittà era la
un b o rg o p o p o lato e siste n te sul colle. fossa dei D atoli.
46
366 I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’ISO L A D I C R E T A
del forte di S. Dimitri : modificata poi dall’ ingegnere Castellali colla traversa,
che fu detta opera Castellana.
Francesco Morosini, suo successore, ordinò la freccia Morosini alla mezza
luna Moccniga ; avanzò pure la freccia del revellino di S. Nicolò, chiamata
Bemba; e rifece la freccia di S. Maria, in cima all’opera di S. Maria, già co
struita da Gian Benedetto Tartarini, rimasto ucciso sul lavoro.
Ai tempi invece del provveditore Antonio Priuli, 1 ingegnere Giovanni Belli
edificò l’opera Priula(,) (detta pure traversa, mezzaluna o revellino), fra il S. Di
mitri ed il Vitturi : ad essa fu aggiunto il Ferracavallo ed una freccia al posto
del Crepacuore. — E sotto il governo di Antonio Barbaro fu alzato 1omonimo
cavaliere al mezzobaluardo degli arsenali nuovi.
Ma queste, come avvertivamo, non sono che le opere principali. Senza
numero sono quelle di minor conto erette negli ultimi tempi dell’assedio, spe
cialmente d’ intorno al baluardo di S. Andrea. Ricorderò, fra le tante, la tenaglia
Dolfina, terminante con l’opera (o torretta) Priula, a settentrione del lato nord
di quel baluardo; l’opera Scozzese, ad oriente della porta di S. Andrea, propiio
lì ove era l’antico torrioncino di cui più volte tenemmo parola; 1 opera Spali
— che prese nome dal generale delle milizie oltramontane Giorgio Federico
Sparr —, fra la Scozzese e la Dolfina; il bonetto Marò così chiamato dal
l’omonimo sergente generale —, presso l’orecchione sud del Panigrà ; il bonetto
Monpassan, presso l’altro orecchione dello stesso baluardo; il bonetto Giavesand,
fra il revellino di S. Spirito ed il ridotto di S. Andrea ; il bonetto o freccia
di S. Andrea, a settentrione del ridotto di S. Andrea ; e via via : distrutte
poi tutte dopo la guerra.
Quelli degli assalti nemici non furono però gli ultimi danni che le mura di
Candia ebbero a soffrire. Altre demolizioni vennero ordinate dal governo turco ;
altre rovine furono determinate in seguito al miserando abbandono delle foi-
tificazioni.
Ma se molto i Turchi distrussero, molto anche riedificarono. Riparati i
danni dell’assedio, rinserrate le mura ove il cannone aveva aperte micidiali le
sue breccie, rappezzato di bel nuovo il baluardo della Sabbionara e la cortina
dei Consiglieri, fu pure costruito novellamente e con mutate forme il baluardo
di S. Andrea e parte dell’attigua cinta sul m are<2); ed altre modificazioni ed
aggiunte si eseguirono negli anni seguenti.
(i) D al g e n era le stesso prese nom e in C an d ia anche (*) C fr. p u re V. A. S. : Dispacci da S u d a : 1S ot-
la fo n tan a d e tta p u re F o n ta n a N uova. to b re 1681.
LA C IN T A DI C A N D IA 367
(') U n b u o n esem pio del sistem a di costruzione essi poco lungi dalla capitale, d u ra n te l’epoca dell’as
dei T u rc h i ci è o ffe rto anche dai ru d e ri della fo r sedio. — La lo calità si ch iam a o g gigiorno Por ¡¿za,
tez za di C andianuova (se ne vedano le p iante in V. e fa p a rte dell’ep arch ia di T em ene. ( Collez. fotogr.
B. M . : Ilal., V II, 200, n. 102 e 103), c o stru ita da n. 700).
3b8 I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’ISO L A DI CRETA
*
**
Dopo quanto abbiamo detto non ci resta ormai più che a descrivere le
fortificazioni di Candia(1), quali ancora si conservano al giorno d’oggi.
La vasta zona di territorio ove sorge la città, è costituita — lo ripetiamo
— da una estesa di campagna che leggermente sale dal mare verso l’interno.
Il suolo è formato per lo più di terreno cretaceo, facilissimo a cavarsi ed a
lavorarsi; soltanto al baluardo di S. Andrea ed al forte di S. Dimitri esso è
alquanto più solido ed assume l’aspetto di vera roccia. Al baluardo della Sab-
bionara invece abbonda per breve tratto l’arena del lido, che ha dato il nome
alla località. Frequenti rigagnoli e corsi d’acqua attraversano e corrodono la
campagna, determinando insolcature ed avvallamenti, fra i quali di gran lunga
più profondo ed esteso è quello fra il lato orientale della fortezza e le opere
esteriori a S. Dimitri.
Da ciò dipende che la fortificazione, non potendo quivi seguire l’estremo ciglio
della città, deve abbandonare il piano di questa, per avvicinarsi invece all’awal-
lamento stesso, riducendosi ad un livello sensibilmente inferiore a quello non
solo della città, ma anche della prima e più antica sua cinta muraria. Soltanto
verso l’angolo sud-est della fortezza, il dislivello fra il piano della città e quello
donde sorgono le mura va gradatamente cessando : e quinci innanzi si può dire
che il piano degli abitati della città corrisponda approssimativamente a quello
originale della fossa all’ingiro, prima cioè che questa venisse ulteriormente pro
fondata, ossia al sommo della banchetta.
La forma della fortezza è di un poligono iscritto in un semicerchio, il
cui diametro sia costituito dal mare. Dagli arsenali nuovi di levante fino al
baluardo di S. Andrea ad occidente, essa è quindi recinta per un tratto dalla
muraglia antica colle due porte degli arsenali e del molo(2) (qucst’ultima, come
già vedemmo, ora distrutta) ; per il rimanente tratto invece da una serie di an
golate cortine, fra le quali si apre la porta di Dermatà, che mette al piccolo
approdo di tal nome.
Tutto il rimanente verso terra è circondato dalla nuova cinta bastionata,
col mezzobaluardo degli arsenali e gli otto baluardi della Sabbionara (detto
-m
192 __ SPA CC A TO DELLE M U R A A L M A R T IN E N G O A C A N D IA — 1666 — (X L IV . 111.).
. Ir...ET. . I.
X lC A L A T ìtB Ì V I~ £ T I IH
.
T a ~ 5/ f "3'
(J) P e r q u a n to rig u ard a la p ian ta ed il profilo delle genda, a n o stro m odo di vedere. I do cu m en ti in fa tti
m u ra, sono a b b a sta n z a fedeli i disegni degli in g e da noi c ita ti parlan o ch ia ram e n te di p ietre ta g lia te
g n e ri v eneziani, e perciò noi possiam o senz altro ri dalle roccie circonvicine ; nè m ai ci è occo rso tro v a r
m enzione di m ateriale p re so d a C nossos, N è una sola
m an d a re ad essi.
(2) È a b b a s ta n z a freq u e n te tro v a r d e tto negli sc rit delle p ietre di C andia p re sen ta fram m en ti a rc h ite t
to ri m oderni che le m u ra di C andia sono in g ra n tonici od epigrafici che ci possano far pensare ad
p a rte fo rm ate colle p ietre to lte dalle rovine della vi una sua p rovenienza dai ru d e ri cn o ssiaci.
cina c ittà di C nossos. N ulla di più falso di tale leg (3) Vedi ta v o la 9.
370 I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’ISO L A D I C R E T A
invece i leoni, gli stemmi, le epigrafi ed altri ornati infissi nelle cortine c nei
baluardi.
Eccettuato il tratto dove il livello della città supera od eguaglia quello del
sommo delle mura (e queste si appoggiano quindi al suolo naturale su cui la
città stessa è fondata), i colossali ammassi di terrapieno costituenti la fortifica
zione sono dovuti all’opera dell’uomo : in quanto che quel terreno venne accu
mulato o per riempire ed ingrossare per di dietro le parti già costruite in mu-
SI
a l «l <A* |»vtdU' Vé-HC/tuxmà teuU)
«apìcWi mmU
due gallerie in muratura, a seconda che le due piazze dello stesso baluardo sono
o meno dipendenti fra loro. Dalla piazza bassa un androne, pure in muratura,
conduce alla sortita — di solito ora murata — aperta nel giro all’orecchione,
alquanto in alto : manca la sortita nei fianchi presso ai quali si aprono le porte
principali.
Queste sbucano sul fossato a livello della banchetta e, anziché nel centro
della cortina, sono collocate appunto nella sua estremità presso il fianco del
baluardo, quella di S. Zorzi anzi nel fianco medesimo. Esse sono tre, denomi
nate di S. Zorzi (ora porta del Lazzaretto), del Gesù (ora porta Nuova) c di
Panigrà (ora porta Canea); più, quella già ricordata di Dermatà, verso il mare.
Costruite tutte di solido muro, verso la città presentano una facciata artistica
mente lavorata, la quale dà accesso altresì a parecchi vani laterali ; verso la
campagna invece la galleria riesce in una semplice e stretta arcata. Due sono,
o meglio erano, i portelli, di muro pur essi, ma assai più semplici c piccoli delle
altre porte: alla Sabbionara ed a S. Andrea.
Oltre a quello moderno di S. Andrea, altri tre cavalieri sorgono in cima
ai baluardi, e sono costituiti di terreno in parte incamiciato di muraglia : quello
Zane alla Sabbionara, ed il Vitturi ed il Martinengo agli omonimi baluardi.
Ai piedi della muraglia, sopra la fossa, corre in parte la banchetta o la
falsabraga ; in qualche punto anche dei validi barbacani di rinforzo.
La fossa è secca, e coltivata ad ortaglia(1). Un pozzo è fra il Panigrà ed
il Betlemme ; un altro all’angolo del Martinengo.
La controscarpa è in più luoghi distrutta o mancante, del pari che la strada
coperta. E delle opere esterne pure alcune sono scomparse o rese irriconoscibili.
Quelle rivestite ancora di muraglia, presentano tutte quante, compreso il forte
di S. Dimitri, un tenace muro scarpato, ma privo di cordone, costruito con
abbondante calcina, ma con piccoli sassi ed informi : solo le cantonate sono difese
da solide pietre squadrate.
Prendiamo le mosse dagli arsenali orientali, ossia dal mezzobaluardo detto
degli arsenali. Nel lato occidentale del suo orecchione apparisce per di fuori
una porticina, larga m. 1,10, la quale appartiene ad una sortita che guida all’in
terno dei vólti medesimi. Il parapetto a merloni in alto, largo 8 metri e rive
stito completamente di muro, è in gran parte rifatto dai Turchi.
p ) A n ch e d u ra n te il dom inio ven eto erasi com in- Dispacci dei prov. da Candia : 21 m aggio l ó t i e 13
c ia to ad u s u rp a te la fossa con orti, ta n to pubblici m aggio 1642), ta n to più che l’acq u a di irrigazione
com e p riv a ti ; ed i p ro v v e d ito ri avev an o te n ta to , poco co rro d e v a la b an ch e tta ,
effic ac em e n te in vero, di porvi rim edio (V. A . S . :
372 I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’IS O L A D I C R E T A
f io . 196 — c a n d ía : le m u ra
DAL M A R E AL BA LUA RD O DELLA S A B B IO N A R A . (58).
M e z z o b a lu a rd o R °c a m are .
B a l u a r d o d e ll a S a b b i o n a r a .
d e g li a rs e n a li.
F IO . 197 — C A N D IA : IL
PO R TELLO DELLA S A B B IO N A R A . (59),
VRTE, D E L IA ALYMOXERV
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ella citta di
CANDÌA.
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di varie epoche vi sono più che mai evidenti nella muratura esterna. Ad un
certo punto sono infissi i cinque stemmi dei magistrati del 1567( Si apiono
nella cortina da prima una pusterla, larga m. 0,65, segnata anche in qualche
pianta antica; poi un foro rotondo (nè questo nè quella si vede ora ove riescano);
e finalmente il portello della Sabbionara, della larghezza di m. 2,10. Di qui, per
mezzo di una galleria girante, costruita in muratura, larga m. 3,40, ed illumi
nata da sospirale ovale, si sale all’interno. Ire porte ferrate chiudevano tale
galleria all’ ingresso, all’uscita e nel mezzo. Al basso di essa, a sinistra pei chi
sale, un foro largo 1 metro immette in un cunicolo ostruito ; più sopra, a destra,
è un altro foro appartenente forse ad una mina. Il parapetto della cortina
è alto m. 1,50 e largo da 10 a 12; la sua base è da prima allo stesso livello
della strada interna, che lambisce per di fuori le mura vecchie ; più oltre invece
la supera di un metro.
Il baluardo della Sabbionara P), che abbiamo già avvertito essere in gran
parte rifabbricato dai Turchi, è munito di cordone solo nella fi onte c nel fianco
che guardano verso gli arsenali. — Il suo piazzale interno è a tre diversi ripiani,
causa l’elevamento del suolo, il quale sale verso S. Francesco'". La parte più
alta è costituita dalla fronte di sud-est e dalla annessa cortina Bemba. I ale
tratto della fronte, largo 13 metri, è quindi rivestito nel lato verso 1 interno
del baluardo da un piccolo muro; e vi si sale mediante una rampa: in cima
ai suoi terrapieni, privi di cannoniere, sono piantate sette ascio (volgarmente
dette ÈTrxà monumento turco della conquista. Il restante del baluardo
ha un parapetto di 10 metri, sempre con vani di cannoniere; e vi è aggiunta
una costruzione moderna per un cannone di grosso calibro. Una rampa acco
stata alle antiche mura sale alla cortina Bemba. All’infimo livello finalmente si
trovano la piazza bassa ed altro attiguo piazzale con essa comunicante. Alla
prima si riesce per mezzo di una scaletta ; e quivi nella muraglia del fianco si
aprono due cannoniere scoperte. All’altro invece si scende mediante una piccola
rampa: il piazzale è cinto da terrapieno scarpato, rivestito di muraglia, sotto il
quale pare si introducesse già un sotterraneo.
La cortina che segue, il cui primo tratto si chiamava Bemba, mentre il
secondo era denominato di S. Francesco (4>, assai elevata dal suolo esterno, conserva
murata l’iscrizione Bembo del 1553 e più oltre l’arma del capitano Daniele(i)
(i) Sono eguali a quelli del 1566, rip ro d o tti nella (31 C fr. fig. 236.
C ollez. calchi n. 23, (4) C fr- fiS- 61 e 209*
(*) C fr. p u re fig. 237.
LA C IN T A D I C A N D IA 377
Venier. Internamente è pur essa in gran parte opera turca. Poco oltic il baluardo
della Sabbionara, la cortina è tagliata, come si ebbe occasione di ricordare, da
una traversa, ossia da una diramazione delle vecchie mura, costituente un tei 1 a-
pieno largo 17 metri, rivestito verso sud di muro, e munito verso noi d c vei so
oriente di cannoniere. L ’andito che gli passava sotto venne ostruito quando
si costruì la rampa interna che sale da sud sul terrapieno. Del lesto tutta
la cortina ha un largo parapetto di terra, incamiciato da muro, c fra esso e le
mura vecchie resta una depressione come una fossa.
Segue la Piattaforma rovescia(1), ove al fianco di S. F rancesco, ai piedi
della muraglia, comincia ad essere conservato, in istato più o meno buono, quel
rialzo di terreno rivestito di muro e attraversato internamente da cunicoli, che
corre parallelo alle mura, ampliandosi però talvolta in più vaste prominenze, e
costituisce una specie di falsabraga, alla stessa guisa della banchetta che i¡Co
veremo più oltre. Al fianco di S. Francesco sono esternamente murati i cinque
p ) C ollez. fo to g r. n. 50 e 52.
F IO . 203 — C A M B IA : L A P I A T T A F O R M A R O V E S C IA . (56).
Orecchione Orecchione
del fianco di S. Zorzi. del fianco di S. Francesco.
stemmi del 1566(U. — La muraglia stessa del fianco si eleva (di m. 2,70 per
di fuori, e di 3,20 internamente) al di sopra del livello della piazza bassa del
fianco, c consta di solidissima costruzione di due diversi spessori, corrispondente
mente attraversata da due cannoniere ad avvolto (2). La piazza bassa medesima
si trova in tal modo limitata verso sud dalla muraglia delle cannoniere ; mentre
verso oriente ò chiusa dall’alto muro lunato che riveste il giro dell’orecchione ;
a nord invece si trovano due rampe che salgono a questo ed in città ; e ad
ovest finalmente prosegue la continuazione del muro della cortina, attraversato
dalla galleria che sale in città e donde era appunto l’originario accesso da questa
alla piazza bassa (3). Sopra una delle cannoniere e sopra lo sbocco di tale galleria
nella piazza sono scolpiti in pietra due cartelli colla data del 1566 (il secondo
mancante però deH’ultima cifra).
piazza bassa, e terrapienato quindi per intero, sostiene i tre avvolti (il quarto è
caduto) dell’acquedotto del Morosini (l!. — Quivi si apre pure la porta di S. Zorzi.
— Una galleria in muro, lunga 43 e larga 4 metri, si parte dai terrapieni entro
la città, alla estremità meridionale del lato della Piattaforma, e discende con una
gradonata al basso, fino ad un vano circolare di 9 metri di diametro, illuminato
da sospirale ; in continuazione diretta della galleria prosegue un cunicolo, con
vertito ora in tomba turca. La galleria stessa invece, piegando ad angolo retto,
mediante un braccio lungo altri 6 metri, attraversa il fianco e sbuca all’esterno.
— La facciata della porta che guarda l’ interno della città, appoggiata ai ter
rapieni, è di forma pentagonale, sormontata ai lati da due piramidi. Nel centro
è l’arco della porta, la cui serraglia reca scolpita una testa ; ed è fiancheg
giato da due colonne — di stile diverso — reggenti un architrave con iscri
zione e data del 1565. Al di sopra, in tre medaglioni inghirlandati, sono scolpiti
due piccoli leoni in soldo ed un S. Giorgio a cavallo, armato di uno scudo
collo stemma Zorzi. Lateralmente all’arco della porta sono due magazzini ad
avvolto, ai quali rispondono due porticine rettangolari, nonché due fenestre ovali,
aperte nella facciata medesima e sormontate da altri medaglioni collo stemma
cumulativo dei magistrati del 1565(1). Altro piccolo vano ò a sud-est. Una rampa
a settentrione — originariamente era a levante — permette di salire sopra la
porta, sul culmine dei terrapieni. — L ’apertura della porta verso la fossa, larga
m. 2,35, è invece semplicissima; e reca in alto la data del 1565 ed uno stemma
policromo del capitano Z orzi(2).
Nel tratto fra il fianco di S. Zorzi e la punta del Vitturi sono infissi nella
muraglia una targhetta colla data del 1564 ; uno stemma Zorzi dello stesso
anno(3), e al di sopra un cartello coll’anno 1566; poi un altro del 1564 ; cinque
stemmi della medesima epoca(4); altra targa del 1563; e finalmente lo stemma
Vitturi del 1540, sull’angoloc5). — La falsabraga non è rivestita di muro. Il
terrapieno è simile a quello della piattaforma e delle altre cortine. — Oltre
l’angolo del baluardo figurano ancora due targhe del 1563, una sopra l’altra ; e
finalmente cinque stemmi colla stessa data(6). Il baluardo ha una piazza bassa
nel fianco verso il Gesù. Si penetra ad essa per un avvolto ili muratura, largo
m. 3,50, che passa sotto ai terrapieni della seguente cortina : il primo suo tratto
è ora distrutto ; allo sbocco nella piazza bassa la serraglia dell’arco porta invece
scolpita la data del 1563. La piazza bassa, come le altre dei rimanenti baluardi,
è per ogni parte circondata da muri, dietro ai quali per tre lati stanno i terra-
p) C ollez. calch i n. 22. (5) C ollez. fo to g r. n. 47. — Illustrazione Italiana,
(*) C ollez. calch i n. 21. — C fr. fig. 235. anno X X X , n. 14, pag . 268.
(3) C ollez. calchi n. 19. (r>) C ollez. calchi n. 17.
(4) C ollez. calchi n. 18.
LA C IN T A D I C A N D IA 385
pieni, mentre uno soltanto è libero, quello cioè che guarda sulla fossa, e nel
quale si aprono le cannoniere : il lato settentrionale è costituito dalla continua
zione della cortina, quello occidentale dal fianco, quello meridionale dal prose
guimento del risvolto dell’orecchione. Nel primo si apre l’avvolto teste descritto;
nel secondo, quello appunto che è libero ed ha lo spessore di 12 metri, una
cannoniera scoperta, da presso all’orecchione ; nel terzo un portone largo m. 1,75
(anch’esso colla data del 1563), che mena ad un avvolto largo 2 metri, girante in
discesa fino alla pustcrla della sortita, larga altrettanto, posta nel giro dell’orec
chione, alta dalla fossa : rimpctto a questa, altra apertura dell’avvolto guida ad un
cunicolo di mina.
La cortina fra il Vittimi ed il Gesù, munita di cordone e sostenuta al piede
dalla banchetta rivestita di muro, ha sul principio una targa del 1565 ; e nel
mezzo un bel leone di S. Marco con epigrafe distrutta (l). — Verso la città sono
al suo terrapieno accostate delle case. Tale terrapieno è più elevato del livello
del baluardo Vittimi, onde al suo allacciamento con questo, esso è rivestito di
F I G . 210 — C A N D IA : L A C O R T IN A FR A IL V I T T U R I HD I L G E S Ù . (44).
Sul davanti le cannoniere della piazza bassa orientale del Gesti; quindi la cortina; c finalmente il baluardo Vitturi.
386
I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’ISO L A DI C R E T A
(l) C ollez, fotogr. n. 42. — C ollez, calchi n. 14. (*) C ollez, calchi n. 15.
FIG. 214 — c a n d ia : IL UALUARDO DEL GESÙ. (43).
Il baluardo. l’orta Cortina
Sul davanti la colmata della fossa, sopra cui passa la strada. del Gesti. verso il V'iituri.
Cortina verso il Martinengo. Il baluardo. La controscarpa.
I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’ISOLA DI C R E T A
ricostruita cd anche deturpata con aggiunte turche, è tuttavia la più bella fra
le porte della città(1). Costruita tutta di regolari pietre bugnate, è sormontata da
un fregio di triglifi e di metope, ove si scorgono ancora scolpiti un trofeo d armi,
un bucranio, un leoncino di S. Marco, altro bucranio, un rosone, un secondo
trofeo, ed altra rosa: nel mezzo è una lastra di marmo con epigrafe del 1587.
L ’arco centrale, largo 3 metri, immette nella galleria; quelli laterali, sormontati
da fenestre, in due locali ad avvolto.
Il baluardo del Gesù mostra traccie di rifacimenti al suo angolo. All’orec
chione orientale è appoggiato un grosso sperone di sostegno, in muratura, sopra
il quale sono collocati i cinque stemmi del 1567(2). — l terrapieni delle due
cortine attigue al baluardo sono meno elevati della piazza alta di esso, la quale
si estende, rivestita da muro, anche davanti alla gola, all’ incontro delle due cor
tine. — La piazza alta del resto è sempre un confuso ammasso di terrapieni. —
(*) C fr. Illustrazione Italiana , a nno XX X, n. 14, (2) C ollez. calchi n. 13.
pag. 271.
A ciascuna delle piazze inferiori guida una galleria, di una quarantina di metri,
che passa sotto a tali terrapieni ed è munita di un portone di accesso fian-
cheggiato da due specie di ali in muratura accosto ai terrapieni : sopra il por
tone orientale (largo 4 metri) sono gli stemmi dei magistrati del 1575 (1). Le
piazze basse dei fianchi sono simili del resto a quella del Vitturi, solo che, invece
dell’unica cannoniera scoperta, ne hanno una seconda a tromba che si apre nel
fianco. La piazza bassa orientale(2) è priva di sortita, la occidentale invece
ne ha una analoga a quella del Vitturi: una porta larga m. 1,75 introduce
nella galleria lunga 35 metri, che scende alla sortita (larga costantemente 2
metri); rimpetto a questa è la mina; e la galleria è rischiarata da una feritoia
F IG . 219 — C A N G IA : O R N A T O N E L L A C O R T IN A F R A IL G E S Ù E D
IL M A R T IN E N G O . (39).
LA C IN TA DI C A N D Ì A
la quale conteneva certo qualche epigrafe. Nella banchetta è una piccola porta
ostruita.
Nel fianco orientale del baluardo Martinengo sta murata una testa di leone
che serve da idroroa. Nella fronte occidentale invece è un leone collo stemma
del doge Pietro Loredan e la data del 1578(2). La banchetta è rivestita di muro;
e airorecchione settentrionale è visibile il suo cunicolo. — L ’ interno del baluardo
è qui pure tutto sconvolto. Alla piazza bassa verso il Gesù mena una galleria,
sempre in muratura, larga m. 4,50 e lunga ben 110, la quale passa sotto all’in-
F IU . 2 2 0 C A N D Ì A : P O R T O N E D ’A C C E S S O A L L A P IA Z Z A B A S S A S E T T E N T R I O N A L E D E L M A R T IN E N G O . ( 6 5 ) .
tero baluardo col suo cavaliere : all’ ingresso è un portone ad ali, sormontato
forse già da un leone o da una epigrafe : lo sbocco nella piazza è adesso ostruito.
All’altra piazza bassa si accedeva per mezzo di simile galleria, di cui resta
tuttora l’ultima parte ; ma vedemmo già che essa fu abbandonata per non volerla
allungare sotto il nuovo cavaliere : ed alla piazza si scende invece dall’alto del
baluardo per mezzo di una rampa che è ad ovest, e sotto la quale passa la
porta della galleria che mena alla sortita. Ambedue le piazze sono analoghe
all’ultima descritta del Gesù.
Nella cortina fra il Martinengo ed il Betlemme è un leone con iscrizione
( x) C o lle z . f o to g r . n. 36. (5) Vedi tavola 11.
C A X D IA : P O R T O N E » ’A C C E S S O A L L A P IA Z Z A B A S S A S E T T E N T R I O N A L E DEL BETLEM M E. (63).
L A C IN T A DI C A N D IA 395
distrutta (l) : quivi si vede ancora infissa nel muro una palla di cannone dell’e-
poca dell’assedio. La banchetta non è più rivestita di muro, come non lo è nel
seguente baluardo di Betlemme.
Una piccola parte di questo ha la muraglia munita di cordone. Nell’orec
chione meridionale è murato il leone di S. Marco cogli stemmi e la data del
1575 (2'. — La galleria che conduce alla piazza bassa verso il Martincngo è lunga
11 metri, ma il primo tratto è più basso, e largo m. 1,75, mentre il secondo
più alto misura ben tre metri : evidentemente il primo fu aggiunto posterior
mente, per allungare l’avvolto. Alla galleria che scende alla sortita dell’orec
chione (la quale è qui larga m. 2,50) si accede non solo dalla solita porta sulla
piazza bassa, bensì anche da un portello aperto sul fondo della galleria, il quale
riesce al livello della piazza alta del baluardo. Nella piazza bassa sono due can
noniere, attualmente entrambe scoperte, dello spessore di 12 metri. All’altra
piazza bassa immette il bel portone alato in pietre squadrate, con iscrizione
sull’architrave, largo 4 metri : donde si passa ad una galleria, ora ostruita. Sopra
la porta che dalla piazza bassa guida alla galleria della sortita (la quale ritorna
della larghezza di 2 metri) è il leone colla iscrizione del 1583(3). Le cannoniere
della piazza sono due.
La cortina fra il Betlemme ed il Panigrà(4) mostra un leone con epigrafe(s):
la banchetta ò in muro, ma si fa alquanto più bassa c più semplice. Alla fine
si apre l’arco della porta di Panigrà (largo 3 metri), sopra cui è scolpito un
leone, il Padre Eterno — col nome in greco — c lo stemma del doge Pietro
Loredan(6). Nella facciata invece verso la città il nome è in latino e manca lo
stemma Loredan(7). d’ale facciata pure ò un bel bugnato di pietra viva, archi
tettonicamente distribuito intorno a due porte eguali, larghe pure 3 metri. La
prima di esse è quella che per mezzo di una galleria obliqua, ma piana, larga
m. 4,50 c lunga 40, conduce fuori della città ; l’altra invece introduce in un
locale ad avvolto, nel cui lato occidentale si apre quella galleria che menava
alla piazza bassa meridionale del baluardo, ma che ora è ostruita.
Al lato della porta, nell’ interno della città, è davanti al baluardo un recinto
irregolare chiuso da terrapieni scarpati c rivestiti di muro, con piazzale nel
centro. La prima piazza bassa del baluardo ha una cannoniera scoperta ; ed altra
(J) C ollez. fo to g r. n. 35. — C ollez. calchi n. 11. a C anea).
(8) C ollez. fo to g r. n. 34. — C ollez. calchi n. 10. (5) C ollez. calchi n. 8.
(3) C ollez. calchi n. 9. («) Collez. fo to g r. n. 62. — Collez. calchi n. 6.
(4) V edi ta v o la 12. — C fr. Illustrazione Italiana, (7) C ollez. calchi n. 7.
anno XX X , n. 14, pag. 269 (e rro n e a m e n te a ttrib u ita
396
I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’IS O L A DI C R E T A
a tromba; manca la sortita. Un portone alato, largo 4 metri, situato nel piaz
zale di cui teste dicemmo, mette alla galleria della seconda piazza: le canno
niere sono quivi distrutte ; la sortita misura m. 2,50 di larghezza. Nel lato me-
1idionale della piazza è scavato un piccolo avvolto, donde si diparte una mina.
F IO . 2 2 2 — C A N D IA : E S T E R N O DELLA PORTA D I P A N IG R À . ( 3 1 ) .
terrapieni verso la città, con parecchi fori per mine. La banchetta, di puro
terreno, è più che mai rovinata.
Buona parte però di tali lavori è certo da attribuirsi ai Turchi, i quali,
come già dicemmo, rifabbricarono con nuovo modello, ma con costruzione com
pletamente analoga a quella veneziana, il baluardo di S. Andrea(1).
Dai 1urchi pure fu rifatto con simile sistema il primo tratto della muraglia
lungo il mare, ove erano i fianchi detti di S. Pelagia vecchia e di S. Pelagia
nuova (l’uno anteriore al Sammicheli, l’altro più recente), fino all’angolo ove
era l’attacco dell’ultima ritirata compiuta in parte, durante l’assedio, dalle truppe
Francesi.
Quinci innanzi la muraglia di cinta scende a mare scarpata. Internamente
(*) C fr. fig. 4.
F IO . 226 — P IA N T A D E I B A L U A R D I P A N IG R À E S . A N D R E A A C A N D IA — 1667 — (X LIV . p.).
227 — C A N D IA : IL
F IG . T R A T T O N O R D -O V E S T D E L L E F O R T IF IC A Z IO N I. (30).
Opere esterne. Baluardo di S. Andrea. Angolo del I’anigrà.
400
I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’ IS O L A DI C R E T A
dal livello della strada sporge solo il parapetto a merloni in muro, di 90 cm.,
che ò probabilmente opera o rifacimento turco. La strada però si mantiene
più elevata del piano della città, sull’alto del terrapieno di rivestimento della
muia, teiiupieno che anche nel suo lato verso la città è incamiciato di muro,
analogamente a quanto dicemmo già a proposito dell’antica cinta a mare. Di
bel nuovo però i rimaneggiamenti turchi sono assai radicali. Nella così detta
piattaforma di Dermatà il muro non è più scarpato, manca il parapetto e la
costruzione stessa è assai più rossiccia : tutto l’interno della piattaforma è occu
pato da un’opera moderna per un grosso cannone. Seguono finalmente i due
lati del golfo di Dermatà, ove la muraglia riprende sullo stesso sistema della
prima, solo che ò munita pure di un cordone piatto. Verso il mare la porta di
Dei mata presenta un semplice arco; verso la città invece una facciata a bugne,
assai rovinata, e mezzo sepolta, con portone sormontato da timpano e due fine
stre ai lati. Dal portone si accede ad un avvolto, il quale comunica con due
vani analoghi, che si trovano ai suoi lati e prendono luce dalle finestre testé
I
via. 230 — candla : sbocco ester n o d ella po r ta di d er m a tà . (28).
t
L A C IN T A DI C A N D IA 403
F IO . 232 — LA P O R T A D I D E R M A T À A C A N D IA . (R icostruzione).
ricordate. Gli avvolti sono al livello della città ; la strada invece ai piedi del
parapetto passa al di sopra della porta, ove è una larga terrazza. Poco oltre,
la muraglia nuova si unisce alla primitiva cinta della città.
Ci resta ancora a parlare dei tre cavalieri Zane, Vitturi e Martinengo.
Quello Barbaro, al mezzobaluardo degli arsenali, è demolito ; quello di S. Andrea,
all’omonimo baluardo, fu alzato dai Turchi.
Il cavaliere Martinengo(1), che sorge davanti alla gola del baluardo di pari
(’) C fr. ta v o la 10.
f io . 234 — c a n d ia : il c a v a l ie r e m a r t in e n g o . (64).
F IG .235 — C A N D IA : IL F IA N C O D I S . Z O R Z I.
Angolo Orecchione di S. Zorzi. Porta S. Zorzi. Lato maggiore della
del Vitturi. Di dietro si eleva il cavaliere Vitturi. Piattaforma rovescia.
406 I M O N U M E N T I V E N E T I D EL L * IS O L A DI C R E T A
K IG . 237 — C A N D IA : IL B A L U A R D O D E L L A S A B B IO N A R A . (5 /).
S u l d a v a n t i il f o r t i n o d i s t r u t t o .
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so 7S IO O 1«, ISO
passa la strada che va alla campagna ; più oltre sta invece un sottopassaggio ad
avvolto largo m. 0,80 e lungo 11,50. Varie mine sono in più luoghi. Lo spes
sore del muro della controscarpa varia fra cm. 50 ed 80.
All’opera a corona di S. Maria si sale per la rampa lungo il suo lato orien
tale, fra il muro della controscarpa, il quale si sdoppia : lungo la rampa vedi un
portone rovinato, che chiudeva l’ingresso del forte. L opeia e cinta di muro,
rovinato però alle cantonate e in gran parte del tratto che dà nella fossa princi
pale. I terrapieni sono alti. All’angolo est ed a quello nord sono due avvolti in
muratura. I cunicoli delle mine furono convertiti in tuguri di abitazione !
La controscarpa è sempre eguale, semplice, aperta in breccia qua e là, con
frequenti gallerie di mine. Una porta di m. 1,90, praticata nel suo muro, con
duce alla rampa che sale, girando a sinistra, lungo il lato orientale del revellino
di Betlemme, lato che solo in parte è rivestito di muro. Le muraglie che inca
miciano il revellino trovatisi ancora in buono stato, ma assai basse ; i terrapieni
sono alquanto complessi; nella fossa stanno dei pozzi per mine. Dall angolo noid-
E S ca LA -»1 T lE .P l V lH E T ! 1*0
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F IO . 242 — SPA CC A TO DELLA M E Z Z A L U N A M O C K N IG A A C A N D IA 1666 — (XLIV).
L A C I N T A DI C A N D IA 411
ovest del revellino si stacca il muro che riveste il terreno della controscarpa,
mentre a basso corre parallelamente quello che incamicia la banchetta della
controscarpa medesima.
L,a mezzaluna Moceniga ha pure l’accesso dalla fossa per una rampata che
sale lungo il suo lato orientale fra i due muri della controscarpa e della banchetta.
E tranne nel centro del lato orientale, dove ò l’ingresso, va tutta rivestita di
muro, demolito agli angoli. Il lato orientale superiore ha parecchie irregolarità;
ed in parte mostrasi riedificato in epoca turca. Internamente l’angolo meridionale
è piu alto, e forma una specie di cavalierotto, munito della sua rampa per ascen
dervi. La controscarpa della fossa dell’opera ò qui ricoperta di muro pur essa,
ma rovinata. Presso la rampa ò una mina ; ed un pozzo in alto, alla fine della
rampa stessa(1).
La controscarpa prosegue colla banchetta: ed al revellino di Panigrà si
sale in modo analogo che all’opera testò descritta. Il rivestimento di muro è il
solito, distrutto alle cantonate: manca nel centro del lato orientale, che ò for
mato dalla parte superiore della controscarpa. I terrapieni sono alti ; ed alcuni
dei parapetti sono in muratura.
F inalmente cessa la banchetta : e quivi ò il portone per cui passa la strada
maestra che viene dalla porta di Panigrà. Oltre il portone, la controscarpa —
assai rovinata — continua semplice ; finché al di là del luogo ove era l’opera
di Panigrà, va perdendosi affatto.
Al revellino di S. Spirito, assai più alto dei rimanenti, l’accesso è pure
costituito da una rampa lungo il suo lato orientale : ma questo è tutto distrutto,
trovandosi invece ben conservato il lato settentrionale. I terrapieni sorpassano di
poco i muri di rivestimento.
Delle altre opere esterne nessuna traccia sicura più rimane : il pacifico aratro
passa sulle loro zolle ancora pregne di sangue.
*
* *
scritte ora pii. non esistano; e come soltanto per non ingenerare confusione
siamo stati costretti a descrivere le mura quali potemmo rilevare nei pi imi tempi
del nostro soggiorno in Creta, senza tener conto di quelle malaugurate demo
lizioni posteriori, delle quali ci è pur giocoforza dire qualche parola™.
Le poderose fortificazioni che avevano sfidato gli irruenti assalti del ne
mico, che avevano pur resistito alle ingiurie dei secoli, cedono ora davanti
all’opera inconsulta dell’uomo. - Rincresce dover ricordare come il cattivo
esempio sia partito questa volta dalle truppe della guarnigione inglese di Candia,
che, indisturbate, poterono smantellare le opere esterne — ai revellini di S. Spi
rito e di Panigrà, alla mezzaluna Moceniga ed all’opera di S. Maria —, c tran
quillamente demolire le cannoniere del Betlemme, abbisognando di breccia per
accomodare le strade e di materiale per rivestire le cloache dei loro comodi
accampamenti.
Il popolo cretese naturalmente si credette autorizzato a proseguite il van
dalismo su più vasta scala non solo, ma a prendersi beffe altresì delle proteste
che Venezia inviava al libero governo dell’isola, richiedendo per le sacic me
morie del suo glorioso passato quel rispetto al quale un popolo che vuol
• ( 2)
marsi civile non può impunemente sottrai si
All’esterno della Piattaforma rovescia, lungo il suo lato maggiore, fuiono
cosi il 30 aprile del 1902 iniziati i lavori per la costruzione di una strada che,
scendendo dal fianco di S. Francesco, raggiungesse al basso quello di S. Zorzi,
per girare quindi di bel nuovo indietro nel fossato. Alla costruzione del lavoro
furono sacrificate la galleria e le cannoniere del fianco di S. Francesco, ed il
terrapieno del lato maggiore della piattaforma, che fu gettato a basso, cop
gli stemmi due volte ripetuti del 1566V
Nè qui si fermarono i lavori di demolizione. Chè, come rilevasi da una
diligente relazione mandata al R. Istituto Veneto dal signor Mehmed Junus di
Candia, anche le costruzioni della porta di S. Zorzi vennero abbattute ; mentre
la sola facciata, che si potè a stento salvare, rimane ora isolata nel mezzo della
piazza, simile ad un naufrago abbandonato in alto mare.
Il 28 luglio dell’anno stesso fu posto mano a demolire i terrapieni del lato
tra il fianco di S. Zorzi e l’angolo del baluardo Vitturi, per utilizzare il matc-
(s) V edasi il g io rn ale c re te s e Mia ’ElsiAeUa (p ro p rio
(J) C fr. p u re G. di B e l v e d f . r e : A Candia si de
con q u esto tito lo !) del 29 giu g n o e 6 luglio 1902.
moliscono le m ura (G azzetta di V enezia: 13 giugno
(3) Collez. fo to g r. n. 5 5 .- C f r . V Illustrazione Ila-
1902). — E. M a n c i n i : Vandalismi moderni : Le fo r
tificazioni veneziane di Candia e la loro distruzione liana te s té c ita ta .
(Illustrazione Italiana , anno XX X , n. 14).
F lU . 243 __ C A N D IA : L A D E M O L IZ IO N E D E L L E M U R A A L L A P I A T T A F O R M A R O V E S C IA .
Z O R Z I E D IL V I T T U R L
d e m o l iz io n e d elle m ura n el t r a tto fra IL f i a n c o di s .
f io . 244 — c a n d ía : LA
52
4U i m o n u m e n t i v e n e t i d e l u ’iso l a d i c r e t a
2. LA CINTA DI CANEA.
Abbiamo già notato a suo luogo come le vetuste mura del piccolo castello
di Canea, che escludevano dalla propria difesa troppa parte della cresciuta citta,
dovessero ben presto palesare la propria imperfezione ed insufficenza di fronte
allo scopo cui erano destinate ; e come quindi a Canea, prima ancora che a
Candia, il governo veneto fosse in obbligo di provvedere ad una seconda cinta
ben più vasta — sì da racchiudere l’ampia zona dei borghi e al tempo stesso
più forte e sicura.
Di tale recinto si fa parola, se non fino dal 1300 e dal 1321 <», certo almeno
in una deliberazione del Senato del 16 luglio 1336«. Con essa si assegnava al
rettore di Canea una determinata somma di denaro, perchè servisse a compimento
di quelle nuove mura dei borghi che, cominciate già, non potevano però esser
finite per mancanza di fondi, mentre urgeva che fossero poste quanto prima in
difesa per l’ imminenza del pericolo turco. Nel 1340 sappiamo che vi si lavorava
ancora«; e nel 1356 gli ambasciatori di Canea ottenevano da Venezia che fos
sero devoluti a quei lavori 500 perperi sopravanzati “ de rottone cornerai Canee ,,(4).
Bene o male, le mura dovettero allora venire compiute. Ma un trentennio
appresso, nel 1383, Giovanni Barbarigo, reduce dal rettorato di Canea, pro
poneva, “ cmn terra Canee habeat m agnani circuiluvn et m uri sint nim is bassi
(quod reddit illam terram m inus fortem et m inus secaram )..., quod quilibet rector,
capta fu i t pars quod dicte libre 33, soldi 2, denarii 10
p ) C fr. pag. 156.
(2) « Cum p er nostrum dominium missa essent, tem grossorum sibi dim ittantur, u t m uros dicli burgi m e
pore rebellions, feu d a tis noslris Canee pro deffensione lius et celerius compleanlur ; el com m iltalur reclori
dicte civitalis arm a valoris librarian 33, soldorum 2, Canee quod procédât in diclo laborerio m urorum , el
denariorum 10 g ro sso ru m ; el intra burgttm cl civi- ipsos denarios in eo ponat, et fa c ia l sollicite ipsos
tatem , ut melius conservetur, m uri burgi sint incepti, m uros compleri » (V. A. S. : Senato Misti, X V II, 62).
qui compleri non possunt sine nostro auxilio', et nisi (3) C fr. pag. 158.
compleanlur imm inet pericnlum propter Turchos; (4) V . A. S. : Senato Misti, X X V II, 94.
LA C IN TA DI C A N E A 415
et ille qui ad presens est et illi qui ibunt de celerò, habeant libertatem faciendi
elevavi usque in 150 passus dictorum m urorum a 5 pedibus in 6 altius quam
sint ad presens : que expensa fie ri possit p er eos de introitibus diete terre, fa-
ciendo hoc cum quam paucioribus expensis communis fieri poterit, et tenendo
illuni m odum de manualibus ad opus predictum , qui alias observatus fu it quando
predicti muri, quod non est longum tempus, facti fuerunt „(1). La proposta fu
accolta dal Senato. Ma della nuova cinta di Canea i documenti non ci dicono
più nulla per un secolo intero.
Nel frattempo quelle mura non solo aveano cominciato ad invecchiare, ma
anche si erano forse dimostrate incapaci a contenere i nuovi abitati, certo ad
offrire alla città quella protezione che i rapidi progressi dell’arte militare rende
vano necessaria. Onde naturale dovette sorgere l’idea di apportarvi essenziali modi
ficazioni e riforme. Della faccenda si occupò seriamente il Senato veneto, e con
una provvida deliberazione del 4 novembre 1475 stanziò mille ducati per i bisogni
della Canea, “ ut, insim ul cum expensa quam illa civitas nostra ponit et posi
tura est, prosequi possit fortificano illius civitatis „ (2). — Nuovi denari richiese
tuttavia nel 1502 Angelo Premarin, oratore della comunità di Canea; ma sta
volta il Senato non volle più direttamente concorrere nelle spese, bensì ordinò
che l’avanzo delle entrate della camera della Canea “ expendatur in fortifica-
tione illius civitatis nostre „, a patto che i nobili ed il popolo della città vi con
tribuissero con altrettanto(3).
Dopo di che null’altro sappiamo di quella cinta di mura, eccetto che nel
1503 ben 150 operai al giorno vi stavano cavando i fossati(4).
Chè se in nessun documento dell’epoca si ritrova mai ricordo alcuno nè
di un ingegnere nè di un intendente d’arte militare il quale avesse regolato le
forme e disposte le difese del vasto recinto fortificato, naturale sorge il dubbio
che la fabbrica abbia dovuto di necessità riuscire difettosa, manchevole ed im
perfetta sotto ogni riguardo.
Certo è che, se l’attuale fortificazione della Canea è dovuta per intero
al Sammicheli, ben misere ed insufficenti saranno state le antecedenti opere di
difesa, dacché il grande veronese non potè servirsene in alcuna guisa, ma fu
costretto a disegnare una nuova pianta della fortezza, in tutto dissimile dalle pre
cedenti opere fortificatorie.
Di quella più antica cinta dei borghi del resto ben poco sappiamo di preciso.
(') V . A. S .: Senato M isti , X X X V III, 88. (3) Ib id e m : X V , 139.
(s) V. A. S. : Senato M ar , X, 60 *. 0) M. S a n u t o : I diarii cit., voi. IV, pag. 866.
41 f) I M O N U M E N T I V E N E T I D E L U ’lS O E A DI C R E T A
Clic tale fortificazione si spingesse fino al torrione del porto altra volta ci è
parso doverlo escludere <l>; e, ad onta di qualche ragione in contrario(2), insistiamo
nella nostra opinione. Verso levante poi, ossia verso la Sabbionara, ci consta clic
dal recinto murato restavano escluse le chiese di S. Dimitri e della Thalassoma-
chissa(3), le quali ignoriamo ove fossero situate, ma che certo risultarono com
prese invece entro il nuovo recinto del Sammicheli. Un ultimo documento dello
stesso anno 1536 fa menzione di un “ terren vacuo fuor de la porla de Schiavo,
adrieto de le fossate „(4) : c giova credere che tale porta delle mura si trovasse
verso il luogo ove sorse poi il baluardo che pure si denominò Schiavo.
In relazione a tali dati sembra legittimo il supporre che della forma del
primitivo recinto dei borghi anteriore al Sammicheli ci conservi memoria quella
pianta di Canea, di epoca relativamente tarda, appartenente all’archivio di To
rino, la quale rappresenta un progetto di innovazione alle mura Sammicheliane.
Quivi infatti, nell’ interno della città è indicato un tracciato, il quale non si
può interpretare in altro modo se non come una cinta muraria di età piu an
tica, la quale fosse già scomparsa al tempo in cui quella pianta fu disegnata.
— Abbandonata indifesa la riva settentrionale del porto, tale recinto, formato
da cinque lati, correva parallelo al porto stesso nel lungo tratto a mezzogiorno
della città; laddove ad oriente si internava ad angolo entro l’abitato, e ad an
golo pure se ne spingeva fuori all’opposto lato occidentale dei borghi, b i equenti
torrette quadre e due miseri torrioncini agli angoli di sud-est e di sud-ovest do
vevano completare la fortificazione.
Altre notizie sulle prime mura dei borghi di Canea si potrebbero inciden
talmente rinvenire soltanto a gran fatica spogliando l’immensa caterva di docu
menti, specialmente d’ interesse privato, riguardanti la Canea. — Ma di esse
mura non rimane attualmente avanzo di sorta.
Frattanto nel febbraio del 1538 - come già abbiamo diffusamente nar-
le quali, benché incluse nel fianco m eridionale del b a
(1) C fr. pag. 168.
(2) In fatti u i d o c u m e n to del 31 m ag g io 1536 (V. lu ard o G ritti delle m u ra del S am m icheli, m o stran o
A. S. : Archìvio del duca : Visite) ric o rd a non lungi però di a v e r fa tto p a rte di un edificio a n te rio re .
da quel to rrio n e « la porla che sempre sta apperta M a n ep p u re quivi si può in via a sso lu ta n eg are che
et evi squero di barche , in confine del monastero de esse a bbiano a p p a rte n u to ad un m em b ro o rig in a rio
S. Salvador » : tu tta v ia nulla ci obb lig a a rite n e re della fortificazione ste ssa del S am m icheli, m odificato
che q uella fosse una p o rta della c in ta fo rtifica ta, poco dopo nella fo rm a a ttu a le .
p iu tto sto che un a ltro p o rto n e q ualsiasi. — Più (3) V. A . S. : Archivio del duca : Visite.
g ra v e c irc o sta n z a e m e rg ere b b e dal fa tto che, ivi (4) Ibidem .
p resso, a ltre trac cie di fortificazione si risc o n tra n o ,
418
I MONUMENTI VENETI D E L L ’lS O E A DI C R E T A
(*) A . B h r to ld i : Michele Sammicheli cit., pag. 24. della terra della Canta sectindo il desegno che ne
(2) Si veda p e r lui C. P romis : Biografie cit., pag. havete mandato et secando l'opinion dell’ illustrissimo
103 segg. — A n ch e nei lav o ri alle m u ra di V e ro n a signor duca, scrivendo perciò al provveditor nostro
to c c ò al S a m m ich eli di e sse re c o n tro lla to dal d u c a G ritti quello che judicarete a proposito, et m andan
ste sso . doli il danaro sì come cognoscerele ricercar il bisogno
(:l) « Ser Joanni Mauro, provisori nostro generali di essa fortificatione, a zio la se perseguisca con ogni
in insula Crete. — Rccevcssemo questi giorni le p a r diligentia.
ticular et prudente lettere vostre de 25 zugno con li Continuando vili eiiam la fortification di Candia,
dessegni della Canta, Suda et Rhelimo, et insieme la della quale expetlamo il dessegno, sì come p e r le
deposition molto copiosa del fidelissitno inzegner no sopraditte vostre de 25 zugno ne scrivete di m an
stro mastro Michiel da San Michiel, nelli quali et dare. Et p e r vui sete sopra il fa tto nella fortification
nelle operation vostre havete veramente usalo quel predilla, judicam o superfluo dirvi altro ; perchè ne
studio et diligentia quale vi è propria, p e r securtà et rendano certi che da vui li è et sarà usata tanta
in beneficio di quanto vi è commesso : p e r il che vi diligentia, che quella im por tantissim a cità nostra sarà
attribuitilo con il Senato nostro molla la u d e ; et p a r i in securtà quanto più presto si possa.
menti laudamo l'opera et diligentia di esso maistro Quanto veramente alla fortification della Suda, adhe-
Michiel, dii qual restatilo ben satisfatti. Però, per dirvi rendone all'opinion del signor duca, p e r adesso non
sopra ditti dessegni quanto ne occorre, olirà che nui bisogna f a r altro. Circa quella di Rhetimo, exequircte
li habiamo veduti et insieme havemo considerate le l'opinion del signor duca, ina in p rim is attendendo a
predate lettere vostre et la deposition de mastro M i quelle della Canta et Candia, come è predillo...
chiel, ne è parso ben conveniente che lo illustrissimo E t quando a vui, che sete sopra il fatto, p a r i che
signor duca d i Urbino, capilaneo nostro generai, vedi la persona de mastro Michiel sii anchor necessaria
et consideri il tutto, per haver l'opinion de l ’ex cel per qualche giorno de lì, ne remelteino a vui ad in-
ia i Ha soa ; la quale havendo havuta mollo prudente tertenirlo quel m inor tempo che potreli, siccome in
et particular, vi mandatilo in queste copia di essa. dicherete ricercar il bisogno, havendo il debito pensa
Et conforme a quella vi dicemo col Senato che, conti mento a Corfu, dove è da noi designato, come sa
nuando nel studio et opera vostra, si debba in prim is pete ». (V. A. S. : Senato Secreti, L IX , 83*. — C fr.
continuare senza intermission di tempo la fortificatione Ibidem , 84*).
LA C IN T A DI C A N E A 419
sta nel dissegno, et osservando mastro Michele quelle misure e quegli ordini e
rispetti che altre volte in sì fa tte cose gli sono stati da me mostrati, credo che
sarà bene „. — Una sola osservazione avea poi aggiunto, sul bisogno di esami
nare bene il problema se fosse da includere o meno nella fortificazione quello
scoglietto di Lagonissi, di cui diremo, per tema che si sprecasse tempo e denaro
in un’opera non affatto necessaria(1).
Il Sammicheli intanto rimaneva in Creta. Anzi il Senato concedeva al prov
vedi tor generale di trattenerlo ancora qualche tempo colà. Solo nell’ottobre del-
1anno seguente fu ordinato che egli abbandonasse l’isola, sembrando al Senato,
come già si vide, che i disegni e modelli nonché le istruzioni da lui lasciate
avrebbero potuto bastare a proseguire le fabbriche già iniziate, alla cui sorve
glianza restava l’ingegnere Antonio da Crema<2;.
In una supplica, presentata al doge parecchi anni dopo, dal medico Nicolò
Sammicheli, “ nepote et come proprio figliuolo del q. mistro Michiele da San
Michiele „, si enumerano tutte le benemerenze di esso e del nipote Gian Ge
rolamo verso la Repubblica Veneta, e fra altro si ricordano “ tutte le fortezze
dell' Illustrissimo dominio di Vostra Serenità, sì in Italia , come in Levante, le
quali... da p rim i fondam enti sono state fa tte da loro, come Legnago, li Orzinovi
in Italia, la fortezza di S. Nicolò da Sebenico in D alm atia et la Canea in
Candia , f \ Parecchi altri scrittori del pari, sì antichi come moderni, attribui
scono al solo merito di Michele Sammicheli l’ intero progetto della cinta bastio
nata di Canea(4). E mancherebbe quindi ogni serio fondamento questa volta
per negar fede ad un simile asserto ; purché la cosa si intenda sempre con una
certa larghezza, date le modificazioni che il piano ideato dal Sammicheli ebbe
a soffrire non solo all’angolo nord-est della città, ma anche alla Piattaforma, in
altri dettagli di minor conto, ed in modo particolare poi ai cavalieri, che parec
chie volte furono mutati di numero, di posto e di forma.
Il disegno più antico che ci resti della fortezza di Canea é probabilmente
quello che venne tracciato qualche diecina d’anni più tardi, nel 1572. Tuttavia non
possiamo ricorrere che ad esso per formarci un’ idea per quanto possibile esatta
del concetto primitivo di quella fortificazione, quale fu ideata dal Sammicheli.
Il recinto fortificatorio assunse nel suo complesso la forma di un quadri-
(’) E . V ia n i : 1 discorsi di Francesco Maria della X V III.
Rovere duca d'Urbino sopra le fortificazioni di Ve (4) C fr. p u re q u a n to sc riv ev a nel 1594 nel suo
nezia. M a n to v a, 1902, pag . 35. Prospetto Militare (M s. alla b ib lio teca civica di V e
(*) C fr. pag. 314. rona), L e o n a rd o C o m p aretti, p a rla n d o dei c av alieri
(3) A. B e r t o l d i : Michele Sammicheli cit., pag. nelle m u ra di C anea. (Vedi più avanti).
420 I MONUMENTI V E N E T I D E L L IS O L A DI C R E T A
latero, entro il quale fu compreso tutto intero il porto ; il suo centro restò oc
cupato dall’antico castello che avea formato l’originario nucleo di difesa. —
Facilmente protetta la parte verso il mare, gli altri lati della fortificazione ven
nero costituiti da poderose cortine, ed ai quattro angoli furono collocati altret
tanti baluardi : quello di S. Salvatore a nord-ovest, quello di S. Dimitri (o Schiavo)
a sud-ovest, quello di S. Lucia a sud-est e quello della Sabbionara a nord-est.
Il lato meridionale, troppo lungo, venne spezzato in due cortine, al cui incontro
fu posta una Piattaforma. Quattro cavalieri vennero destinati uno per cortina;
e tre porte furono aperte, l’una orientale alla Sabbionara, l’altra meridionale a
lato della Piattaforma, l’ultima a nord, presso il baluardo di S. Salvatole.
Ai denari per le nuove fabbriche provvedeva in parte il Senato Veneto
direttamente, pur ripromettendosi dalla popolazione il consueto concorso nelle
spese(1). Che se alla “ im portantissim a fortificati ore di quella città „ erano
dallo stato devoluti i mille ducati offerti dai fratelli Vergizi di Retimo ad estin
ti) V, A . S. : Senato Secreti, L1X, 84 * ; Senato M ar, XXV11I, 140* ; XXX, 4.
L A C IN T A DI CANEA 421
buon punto ; ma mentre gli altri tre erano di “ bonissima m uraglia „, questo
invece era costruito di “ loia, m a ben incamìsato di muro „(1).
Se così però erano compiuti i quattro baluardi d’angolo, importava non
meno sollecitare i lavori alle cortine ed ai fossati, specialmente dalla parte della
Sabbionara, ove il provveditor Vitturi notava che “ non vi è fosso, et sonno
solamente le m ura vecchie et triste ,,, le muraglie cioè della cinta anteriore al
disegno del Sammicheli(2). — In vista di che il Senato scriveva il 30 marzo
1546, esortando i magistrati della Canea “ che con tutto 7 studio et spiriti vostri
debbiati attender a f a r dar principio alla cavatione predetta „ fra il baluardo
di S. Lucia e la Sabbionara, u advertendo et prevedendo di modo con consiglio
di quei inzegneri et prothi, che 7 sabbion non ritorni nella fo ssa , come si con-
fidam o nella virtù et diligentia vostra che saperete benissimo fa r e „(3).
Il rettore Antonio Barbarigo infatti non solo cavò un fossato di 10 passi
di larghezza e 130 di lunghezza attorno al baluardo Schiavo, ma volle pur
“ principiate a f a r cavar la fo ssa del bastion di S. Lucia, et fa tto allargar la
fossa del bastion di S. Salvador fin al bastion del Sciavo, tanto che quelli fianchi
si possano veder l’uno con Valtro ,,(4).
Il nuovo rettore Gerolamo Minio (1549-1551) da parte sua si occupò della
cortina fra lo Schiavo ed il cavaliere Priuli, che vedemmo costruito dal rettore
di tal nome, terminando la fortificazione dalla parte di ovest(5).
Nel frattempo era sbarcato a Creta anche Gian Girolamo Sammicheli (di
cembre 1548 — gennaio 1549); e come di Candia, così si era interessato altresì
della città di Canea, mettendone in disegno le fortificazioni(6), e divisandovi anzi
qualche piccola variante. Antonio Barbarigo infatti nella sua relazione dell’a
prile del 1549, parlando del baluardo della Sabbionara “ un pocco picholo „ ,
osserva come esso “ p er il nuovo dissegno il va rovinato et tirato alquanto più
fu o r i „ <7). — E così pure — a quanto pare — seguendo tali nuove istruzioni,
il rettore Minio spostava alquanto in dentro le fondamenta della Piattaforma fra
lo Schiavo ed il baluardo di S. Lucia(8), su tale base continuando a costruire
fino ad otto file di pietre(9).
Quando poi dai provveditori alle fortezze di Venezia sopraggiunsero tas-
(') V. A. S. : Relazioni, L X I e L X II (R elazioni di to re L eonardo L oredan).
A ntonio B a rb arig o e di L eonardo L oredan). (G) A . B e r t o l d i : Michele Sammicheli cit., pag . 98.
(s) V. A . S. : Relazioni, LXXV 1II. (7) V . A . S. : Relazioni, LX I.
(3) V. A . S. : Senato M ar, X X V III, 140*. (8) V. A. S. ; Archivio del duca, Missive : 5 o tto -
(4) V . A . S. : Relazioni, LX I (R elazione di A ntonio b re 1550.
B arb arig o ). (9) V. A . S. : Relazioni, L X II (R e la zio n e del ret-
(3) V. A . S. : Relazioni, LXII (R elazione del re t- to re L eo n ard o L oredan).
L A C IN T A DI CA N EA 423
(') V. A. S .: Senato Mar, X X X I, 73*. l'animo suo sempre inteso a questo servitio ». — In
(s) Si ved an o le deposizioni di L eo n a rd o L o red an u n a sup p lica d a ll’A lb e rti p re s e n ta ta al S en ato , egli
( I l m aggio 1554), di D aniele V enier (26 m aggio 1559', ric o rd a esse re sta to m a n d a to a C a n ea nel 1538 ed
di M arco C o rn e r (6 aprile 1562 e 14 m arzo 1567), esse rv i s ta to c re a to c ap o dei b o m b ard ieri. < Et p e r
di L uca M ichiel (26 n o v em b re 1566), del g o v e rn ato re chè, p ro se g u e egli, si diede principio in quel tempo
G erolam o M a rtin e n g o (12 m arz o 1567) e dei sindaci alla fo rte zza , il clarissimo messer Zuanne Moro, pro-
P ie tro B a sa d o n a e F ra n c e sc o E m o (12 m arz o 1567), veditor generale dell'isola, conosciuta con quanta
in V. A . S. : Senato Mar, filza X X X V II, in c a rto 27 fe d e m i adoperava sopra quella fa b rica et che de la
m arzo 1567. — F ra ta n te , è da rip o rta re un b ran o fortificatione Jtavevo intelligenza, mi aggionse carico
di q uella del C o rn e r: « Esso m astro Marchioro ha di essequir come ingegnerò g li ord in i di m aislro M i
atteso continuamente con tutta quella m aggior sollici- chiel da San Michiel ». Q uindi p ro se g u e rico rd a n d o
ludine et diligentia che ha ricerchalo et bisogno, alle com e più ta rd i, alla p a rte n z a d a ll’ isola di G iulio
espedition d i esse fabriche, attendendo non solamente S a v o rg n a n , costui « p e r confirmatione della sodisfal-
ad ordinar el modo col qual si deve fabrichare, sì iioite che ha dell'opera mia, mi ha commesso l'ordine
come è il caricho de l'in zeg n ier, ma di più a p ro di essequir quanto resta a condure a perfeltione la
veder che f ussero fa tte delle calcine et condulti quelli della fo rtezza ». — 11 S e n a to v alu tò di fa tti l’op e ra
altri prestam ente che bisognavano per il fabrichare, sua ; ed essendogli una v o lta sta to sospeso in g iu s ta
et ad ordinar appresso li contadini che venghono a m ente lo stipendio di 15 d u c ati m ensili, ordinò gli
lavorar ad esse fabriche in quelle opere che g li pare venisse re so q u a n to a lui s p e tta v a e gli fosse c o n ti
vano più utile el bisognose, sempre havendo l'occhio n u a to il salario, se rv en d o egli alla C an ea « nel ca
a l'avanlaggio el sparagno pubblico. El quando è an rico di capo di bombardieri, come per conto d'ingegner
che occorso che 7 prolho, per qualche impedimento di et proto in tutte le fabriche » (Ibidem ). E così fu
infermità, non ha potuto soprastar a quelle, ha esso o sse rv a to sino alla sua m orte, a v v e n u ta con u n iv er
maislro Marchioro supplito ad ogni effetto necessario sale rin cre sc im e n to v erso la fine del 1574 (V. A . S.:
con tanta fede, che veramente ha dim ostrato haver Dispacci dei prov. da Candia : 28 d icem b re 1574).
L A C IN T A DI C A N E A 425
il fossato anche dalla parte di oriente. Finiti tali lavori, il Loredan consigliava
por mano subito al revellino alla bocca del porto, non lungi dal baluardo Gritti
(o di S. Salvatore), reputando però poco a proposito “ fabricar detto bastioni
con le sue casematte secondo l’opinione di mastro Hieronimo di Sammichele „,
e stimando preferibile sia il disegno di Ercole Martinengo, governatore di Candia
— accolto pure dal capitano generale Gian Matteo Bembo —, sia quello di
Paolo Palmieri, governatore della Canea — appoggiato dal Loredan stesso. Ac
cennava pure il rettore alla necessità di compiere il lato di oriente, colla siste
mazione del baluardo della Sabbionara, che — a quanto si può arguire — egli
avrebbe voluto prolungare verso settentrione fin sullo scoglietto detto di Lagoni ssi
(.Laghonisi, o isolotto delle lepri), in base certamente a quella proposta, risalente
già ai tempi di Michele Sammicheli, riguardo alla quale ci avvenne di ricordare
come Francesco Maria della Rovere fosse poco propenso alla sua attuazione"'.
Poco dopo il rettore Gian Marco da Molili chiedeva denari per fondare i
rimanenti tratti delle cortine di mezzogiorno(2); ed il successore Daniele Venier
le portava a compimento fino al cordone, con un cavaliere nel tratto fra lo
Schiavo e la Piattaforma, ed un altro nel seguente fra la Piattaforma ed il
baluardo di S. Lucia ; e fondava pure ed alzava fino a tre passi un lungo
tratto della cortina occidentale, aprendovi la porta della Sabbionara (L
Nel complesso dei lavori erasi speso sino allora non più di 22 mila zec
chini^; mentre la fortezza poteva dirsi ridotta già a buon termine. Il baluardo
Gritti misurava 16 passi di fianco e 40 di fronte, alti sì questa come quello fino
al cordone, ossia sei passi. La cortina seguente era lunga 200 passi, ed il suo
cavaliere aveva una fronte di 20 passi. Allo Schiavo i fianchi misuravano 17
passi, le fronti 50 ; l’altezza era eguale a quella del Gritti. Ambedue le cortine
a lato della Piattaforma erano lunghe 164 passi con un cavaliere ciascuna eguale
a quello precedente. Alla Piattaforma i fianchi erano di 14 passi, le fronti di 30.
Il baluardo di S. Lucia presentava 17 passi di fianco e 60 di fronte. Dei se
guenti 188 passi della cortina orientale, ne erano cominciati 110; vi mancava
però il cavaliere della Sabbionara, che doveva riescire eguale agli altri. E man
cavano pure, od erano incompleti, il revellino del porto, il mezzobaluardo della
Sabbionara, i terrapieni alla cortina di levante, ed i fossati al Gritti e presso il
baluardo di S. Lucia(0).
(*) V. A . S. : Relazioni, L X II e L X X X III. (*) Ibidem , L X II e LXXX I (R elazione del duca
(*) V. A . S. : Lettere da Candia ai capi del Con G ero lam o T aiap ie ra).
siglio dei X : 24 n o v em b re 1554. (5) V. A . S. : Relazioni , L X II e L X X X III (R e la
(3) V. A . S. : Relazioni, L X II e L X X X III. zione del re tto re D an iele V enier).
426 I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’ISO L A DI CRETA
cose fossero andate in modo che di bel nuovo essi erano stati obbligati alla
stessa angaria ; quanto poi ai soldini altra volta da loro pagati agli angarici,
trattavasi di una spontanea oblazione fatta in tempo di pericoli guerreschi, la
quale non poteva in alcun modo interpretarsi come impegnativa per il seguito(1).
Udite tali ragioni, varie proposte furono presentate in Senato per risolvere
la controversia. In conclusione però, il 18 settembre dello stesso anno 1560, ve
niva deliberato che ogni contadino percepisse otto soldini al giorno, in ragione
di cinque dalla cassa dello stato, due dai nobili e feudati, ed uno “ per contribu-
tione... sopra li nobili veneti, cretensi et fen d a ti p er i beni che possedono oltra
i fendi loro, et similmente sopra i cittadini et habilanti che hanno beni, indu
strie et mercantie „ (2). Per sopperire poi alle nuove spese, il Senato mandava
buona somma di denaro nel maggio del seguente anno 1561 (3).
Delle fortificazioni di Canea si occupava in seguito il capitano generale
Gaspare Renier, visitando quelle opere insieme con Giulio Savorgnan(4). Costui
constatava la necessità di cavare le fosse e di terrapienare le membra in gran
parte ancora vuote ; proponeva di prolungare la fronte del Gritti sino agli scogli
del mare ; e suggeriva una nuova riforma al baluardo della Sabbionara. A questo
si sarebbe allungata la fronte verso il baluardo di S. Lucia, per accorciare i
tiri fra i due baluardi ; e si sarebbe modificata la fronte verso il porto, cavan
dovi due fianchi in tenaglia per battere lo scoglio di Lagonissi, rendendo così
inutile il già proposto prolungamento del baluardo sull’ isolotto, dato che tale
fabbrica sarebbe riuscita troppo costosa, mentre lo scoglio era troppo ristretto
da poter presentare un vero pericolo, e si sarebbe potuto impicciolirlo anche
maggiormente, cavandovi materiale per le fabbriche(5). Le proposte erano appro
vate dal Senato il 2 dicembre 1563(6); ed il nuovo bastione a tenaglia veniva
fondato dal Savorgnan, durante il rettorato di Luca Michiel (1564-1567), il quale
ultimo legava il proprio nome a tale fabbrica(/l.
In questo modo nel 1566 erano già finite per nove decimi le opere in
muratura (8>. Che se delle fosse erano cavati invece solo 60 mila passi cubi,
vale a dire una metà di quanto sarebbe stato necessario per profondarle suffi-
i1) V . A . S. : Senato M ar (Ibidem ). fe b b ra io 1563).
O V. A . S.: Senato Mar, XX XV, 42. (5) V. A . S. : Relazioni, LX X X I (R elazione del ca
(3) V . A . S. : Senato M ar , X X X V , 74 *. p itan o G asp are R enier).
(i*4*) D i q u e s t’ep o ca e rasi chiesto al S enato che alla (6) V. A . S. : Senato Mar, X X X V I, 94*.
fortificazione di C a n ea fosse p re p o sto uno speciale (7) V. A. S. : Relazioni, LXX1V (R elazione d e ll’in-
m a g istra to , non p otendosene il re tto re occu p are suf- qu isito re P ie tro Basadona).
ficentem ente. — M a la tro p p o ragionevole dom anda (8) L a d a ta del 1564 figurava già nella m uraglia
venne al solito re sp in ta (Ibidem , X X X V I, 2 3 * : 11 presso la p o rta R etim iotta.
428 I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’ IS O L A D I C R E T A
(') V. A . S. : Dispacci dei prov. da Candia : vo dei c av a lie ri e c av a lie ro tti, le n o tiz ie fo rn iteci dai
lum i in a p p en d ice. do cu m en ti non p o tre b b e ro essere più confuse, quando
(2) V edi fig. 246. — Cf. p u re la n o ta del g o v e rn a anche no n c o n tra d d ito rie.
to re R asp o n i in V . B. M . : Hai, V I, 156; e la re la C4) « Mi soviene hora che, essendo io nell' isola di
zione di A n g e lo B a ro zz i in V . A . S. : Relazioni, L X II. Candia, di comissione del signor colonel Moreto Ca
(*) C he si alluda in v ece al c a v a lie ro tto di S. C a labrese, andai nella Canea p er suoi servizii , et vidi che,
te rin a , situ a to non n e lla gola del G ritti, m a a m ez havendo spianati certi cavalieri posti sopra le cortine,
zog io rn o di ta le b a lu a rd o ? — D el re s to s a p ro p o sito et ciò fecero perchè erano stim ati per inutili et dan.
54
430 I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’IS O L A D I C R E T A
servir per cavalierò „. Più importante ancora di tali innovazioni era la proposta
sua di ridurre il Michiel a nuova forma, non solo coll’aggiungervi l’orecchione,
ma anche coll’ “ unir la tenaglia del baluardo insieme, et de dui angoli che fa,
farne uno, reducendola in un balluardo solo „(1).
I progetti erano belli e buoni, ma i denari e la mano d’opera andavano
mancando più che mai I nobili e feudati di Canea offrivano bensì una contribu
zione straordinaria di 12 miladucati cretesi, da pagarsi in due anni(3>; ma con
tutto ciò i lavori sarebbero di poco avanzati, se un provvido eradicale riordi
namento nelle angarìe, per merito del rettore Angelo Barozzi, non avesse per
messo di ricavare nuovi fondi dai risarcimenti delle angarìe medesime, e di
pagare con essi i soldati che lavoravano ai fossati la cui completa cavazione
avrebbe importato ancora 10 mila ducati di spesa : così affermava il governatore
della Canea Gian Maria Martinengo, che, dopo dieci anni di servizio, ritornava
a Venezia, portando seco un modello di quelle fortificazioni
La ressa dei lavori alla Suda ed alle saline impedì il proseguimento delle
opere nella controscarpa di Canea, condotta già, per merito del provveditore
Cicogna, dal baluardo Michiel fino al cantone di S. Lucia(6) ; e provocò malu
more fra il provveditore generale Foscarini, cui importavano le opere della Suda,
ed il rettore Angelo Barozzi, che avrebbe voluto terminare le fabbriche di
Canea(7). Così che, quando il Foscarini visitò quest’ultima città, se ebbe parole
di lode per il cavaliere di S. Lucia, condotto sino ai parapetti e pressoché ter
minato, trovò invece che parte della controscarpa costruita era completamente
inutile : e non solo ordinò al Barozzi di sospenderne la prosecuzione, ma fece
intendere altresì che la avrebbe forse demolita {8). Passò allora il rettore a cavare
la fossa presso lo Schiavo ; e dei terreni tratti di là si servì per il cavalierotto
sulla cortina fra lo Schiavo e la porta Retimiotta, in rispondenza all’altro simile
di S. Lucia, da lui del pari portato a buon punto. — In otto mesi aveano lavo
rato 1911 angarìe; e coi denari ricavati dai risarcimenti si erano pagate le
(') V. A. S. : Dispacci dei prov. da Candía : vo (6) V. A. S. : Dispacci dei prov. da Candia : 3
lum i in a p p en d ice . — V edi fig. 246. m arzo, 14 aprile e 9 luglio 1576.
(*) Cf. V. A. S. : Dispacci dei prov. da Candía : (7) Ib id e m : 1 o tto b re 1576.
22 gennaio e 17 s e tte m b re 1575. (s) Ibidem : 13 e 14 o tto b re 1576. — D a un di
(3) Ìb id e m : 19 se tte m b re 1575 — Senato Secreti, spaccio del B aro zzi a p p ren d iam o che la c o n tro sca rp a
LX X X , 62. da lui c o s tru ita e ra lu n g a 93 passi e larg a , alla base,
(4) V. A . S . : Dispacci dei prov. da C a n d ía : 18 10 piedi, sen za c o n ta re a ltri 54 passi fo n d ati nella
n o v em b re 1575. fossa < p er sustentar li terreni per il più mossi »
(5) Ibidem : volum i in a p p e n d ic e : 19 dicem bre 1575. (Ibidem ).
L A C IN T A D I C A N E A 433
opere dei soldati. Ai debitori delle angario eransi rimessi però i quattro quinti
dei loro debiti, che ammontavano ad un milione di perperi(I).
Malgrado ciò, della fossa restavano ancora a cavare ben due terzi ; incom
pleti erano tutti i terrapieni, i parapetti ed i cavalieri ; ed il baluardo Michiel
aspettava le progettate riforme, come il revellino del porto attendeva che fossero
finiti i suoi vólti per poter terminare la piazza (2Ò
Il Senato quindi scriveva al reggimento di Canea, raccomandando il pro
seguimento dei lavori ai fossati, e stanziando all’uopo 2 mila ducati(3). — Ma
col procedere della cavazione (4), i fondi tornavano a scarseggiare ; alla direzione
dell’opera mancava un ingegnere, essendosi invano invitato a Canea Genese
B r e s s a n i; e le angarìe procedevano assai male, perchè “ quelle che sono tenute
venir a lavorar vengono con grande difficoltà et non vengono m ai tutte, et se
restano debitori, non pagano niente il più di loro, che non hanno da pagar et
non si sa che tuorli per la loro povertà et miseria, olirà che la più parte del
tempo dell'anno bisogna lassarli o p er le semene o per il raccolto o per altro
che fa di bisogno p er il lavorar delle terre „(6).
Così nel maggio del 1580 mancavano ancora a cavare ben 20 o 25 mila
passi cubi, per una lunghezza di 995 passa, gran parte dei quali nella dura
roccia. Dei cavalieri, alcuni già tralasciati da tempo, doveansi riprendere e risar
cire, altri conveniva proseguire e compiere, altri ancora innalzare fin dalla base.
I terrapieni bisognava pure allargarli ed ingrossarli di 35 piedi in circa ; ed i
parapetti doveano acconciarsi in modo che raggiungessero i 22 piedi di larghezza.
Così la controscarpa era tuttora imperfetta, e la strada coperta mancante. Per
di fuori finalmente necessitava abbassare di due o tre passi un’altura fra il ba
luardo di S. Lucia e la Piattaforma, e riempire invece un avvallamento presso
la Piattaforma medesima. Senza dire poi che nessuno aveva pensato ancora —
nè in parte ci si pensò neanche poi — a compiere i vólti del revellino del porto,
a riformare il Gritti ed il Michiel, e ad aggiungere l’orecchione allo Schiavo ed
al Michiel e gli altri due alla Piattaforma (,).
(*) D a l 1538 fino al 1577 la fo rtez za di C anea, uni 1578) — Senato Mar, XL1V, 89 (14 m arzo 1579).
ta m e n te a quella di T u rlu rù , av ea c o sta to 87 mila (*) V. A . S .: Dispacci dei prov. da Candia : 13 o t
d u cati, se n z a calcolare le an g arìe ed i legnam i e le to b re 1579 e 28 febbraio 1580.
fe rra m e n ta sp e d ite da V enezia. (5) V. A . S. : Lettere da Candia ai capi del Consi
(s) V. A. S. : Dispacci dei prov. da Catidia : 9 glio dei X : 23 m arzo 1580.
m ag g io 1577 — Relazioni, L X II e LXXXI (R elazioni (6) V . A . S. : Dispacci dei prov. da Candia : 23
del r e tto r e A ngelo B aro zzi e del capitano Paolo m aggio 1580.
C ontarm i). — Cf. sc rittu ra di B aldissera R angone del (7) Ib id e m : 23 m aggio e 28 a g o sto 1580 — Rela
24 o tto b re 1579, in V. A . S. : Dispacci dei prov. da zioni, L X X V III (R elazione del p ro v v e d ito r g en era le
Candia : volum i in appendice. L uca M ichiel, dell’agosto 1580).
(3) V . A . S. : Senato Secreti, LX X X I, 128* (9 agosto
434 I M O N U M E N T I V E N E T I D EL L ,’ IS O L A D I C R E T A
nimo cavaliere), e cominciati i due a fianco della Piattaforma, quello della porta
della Sabbionara, e quello di S. Caterina, presso il Gritti : onde mancava da
iniziare gli ultimi due (a settentrione rispettivamente dello Schiavo e del ba
luardo di S. Lucia), i quali non furono mai condotti a termine. Dei 1079
passi cubi di fossa ne erano cavati ben 532, specialmente nel lato orientale e
nel primo tratto del seguente, tranne di fronte al baluardo di S. Lucia ; e
qualche cosa erasi pur fatto anche della strada coperta(1).
Stanziati nuovi fondi dal Senato allo scopo precipuo di terminare le forti
ficazioni di Canea (2), e trovato modo di pagare gli angarici senza contribuzione
dei cittadini, il provveditor generale Alvise Grimani potè lavorare di lena alla
cavazione della fossa occidentale, che per l’ innanzi era stata la più trascurata
in causa della difficoltà di tagliarla nel vivo sasso ; ed al tempo stesso provvide
a spianare l’altura di fronte alla chiesa detta della Misericordia, al di là della
cortina fra il baluardo di S. Lucia e la Piattaforma (L Nel solo trimestre dal
marzo al maggio del 1585 le fortificazioni di Canea costarono 28259 perperi(4).
Col materiale ricavato dalla fossa fu portato fino a 10 piedi di altezza (ossia
fino alla metà) il terreno sovrastante al muro nel cavaliere Landò ; e fu pure
terminato il cavalierotto di S. Caterina, il quale, data appunto la qualità del ma
teriale impiegato, venne costruito in muratura e poi riempito di terra <5). Anche
il terreno dell’altura della Misericordia, abbassata di ben 10 piedi, fu traspor
tato in città per mezzo di un ponte attraverso la fossa, ed utilizzato per
alzare i due cavalierotti ai lati della Piattaforma e per allargare i terrapieni me
ridionali.
Onde al Grimani sembrava che la fortezza si potesse considerare quasi clic
finita, solo che si terminasse di abbassare le altre alture e di riempire invece
gli avvallamenti esterni, si fabbricasse l’aggiunta al Gritti, ed alla porta della
Sabbionara o si costruisse il cavaliere — come voleva il Savorgnan — , o si
alzasse quel revellino che vedemmo già eretto dal Calabrese — come voleva
l’Orsini <6>.
Le belle previsioni erano smentite invece dall’ ingegnere Angelo Dal Lago,
il quale trovava che complessivamente la fortezza avrebbe costato ancora 15
mila ducati, solo per terminare i cavalieri, accomodare, secondo la propria opi
nione, la porta Retimiotta, allargare i terrapieni meridionali, e compiere qualche
altro lavoro di minor conto (1).
Il provveditore Grimani, quantunque costretto a riconoscere la verità di
simile preventivo ed a rincararne anzi la dose, si compiaceva dei pregi della
fortezza, specialmente dei suoi cavalieri e cavalierotti, e dichiaravasi pronto
a sostenere tali asserti di fronte ai detrattori di essa (2). Non mancavano infatti
coloro che, ben lungi dal limitarsi a verificare le imperfezioni ed i piccoli difetti
della Canea, sostenevano addirittura che essa era totalmente errata a tal segno,
che “ bisognerebbe che di fo r m a et di sito la fosse tutta m utata et in altro
luoco portata ,,(3)*
: di modo che era affatto inutile e superfluo, “ non volendo
alterar quella fo rm a , fa r li m aggior spesa intorno di quella che vi è stato fatto,
eccetto che nel cavamento delle fo sse .... Tutto il resto si può ben fa r e per so
disfar ad appetiti, m a non già per necessità „ (4) : parole severe certamente, ma
molto assennate !
Onde il generale Del Monte trovava il coraggio di proporre di abbando
narla senz’altro al suo destino, e di ridurre la città sull’altura del Paleocastro
di Suda, di cui egli aveva ideata la fortificazione, in modo non dissimile da
quanto aveano fatto i cavalieri di Malta colla nuova fortezza della Linguetta (o).
Precipui difetti della Canea erano i baluardi troppo acuti, le difese strette,
le spalle deboli, i fianchi scoperti, i terrapieni angusti, i cavalieri piccoli e ma
lamente collocati, ed il terreno esterno eccezionalmente favorevole al nemico
che avesse voluto assalire la città(6). Per questo il governatore generale Onorio
Scotti avrebbe desiderato riempire di terreno le piazze basse, servendosi soltanto
di quelle d’alto e di alcune cannoniere cavate nella cortina ; smussare l’angolo
dei baluardi, e da 5 piedi in su ridurli ottusi o tondi, rimediando in tal modo
alla soverchia loro acutezza e riuscendo pure ad ingrossare le spalle di 8 o 16
passi ; allargare la gola e la piazza e ricondurre le spalle in forma reale (/) :
(i) V . A. S. : Dispacci dei prov. da Candía : 6 (3) Ibidem , L X X V III (R elazione di Jaco p o F osca-
gennaio 1586. — Si veda il p a rtic o la re g g ia to p re rini) — V . M. C .: Ms. Dona dalle Rose, L X X X V II
v e n tiv o del D al L ago, da cui a p p a risc e che i due (S c rittu ra di M a rca n to n io M a rtin e n g o del 1590).
c a v a lie ro tti alla P ia tta fo rm a m isuravano 39 passi di (4) V . M . C. : Ms. Wucovich L azzari , X X V I, 1.
lunghezza e 20 di larg h e zz a , quello L ando, c irc a 30 (5) V. A . S. : Dispacci dei prov. da Candia : volum i
o 34 di d iam e tro , e quello di S. C a te rin a — che se in a ppendice : 3 a p rile 1591.
condo lui biso g n av a a n c o r una v o lta in n alzare di (G) Ib id em : 7 a p rile 1590 (S c rittu ra di O norio Scotti).
a ltri tre piedi di te rre n o — 23 p assi in lu n g h e z z a e — Cf. Relazioni, LX X X I e L X X IX (R elazioni di A n
17 in la rg h e z z a ; finalm ente l’erig en d o c av a lie ro tto nibaie G o n z ag a e del p ro v v e d ito re B e n etto M oro).
alla S a b b io n ara sa reb b e sta to lungo 36 p assi, larg o (7) V . A . S. : Dispacci dei prov. da Candia : 5 di
10 ed a lto 8. c em b re 1590 — Ib id e m : volum i in a p p e n d ic e : 6 di
(*) V. A . S. : Relazioni, L X X IX . cem b re 1590 e 26 m aggio 1592.
L A C IN T A D I C A N E A 437
tutto ciò avrebbe importata la fabbrica di soli 450 passi di muro, i quali, se di
solito costavano 4 ducati al passo, in tale caso si sarebbero potuti costruire
anche con meno, non trattandosi che di trasportare la muraglia da un luogo
all’altro. Del resto c’era modo di risparmiare 1500 ducati, limitando di molto
le proposte riforme alla fortezza(1).
A Venezia però di rimaneggiamenti e di nuove spese non volevano sen
tirne parlare ; ed assai più che le ragioni dello Scotti fece fortuna la relazione
del provveditore Giovanni Mocenigo, che spezzava di bel nuovo una lancia a
favore della vecchia fortezza, per quanto le sue argomentazioni fossero in ve
rità ben poco persuasive(2).
Cosi, messe da parte le proposte di più ampi lavori(,), il Senato dava or
dine invece di proseguire quelli delle fosse e dei terrapieni, nonché di terminare
una buona volta i cavalieri(4), valendosi delle angarle non solo, ma, in caso di
bisogno, anche di operai stipendiati.
Francesco Malipiero invece, rettore di Canea, bramoso di lasciare il proprio
nome ad un membro della fortezza, preferiva iniziare i lavori da tanto tempo
progettati, onde riformare il baluardo Michiel, prolungandolo di dieci passi verso
levante (5). Sospese le operazioni durante l’inverno del 1590 per la cattiva sta
gione e per la mancanza di legnami, anche il baluardo rimaneva incompiuto ;
come incompiute erano pur sempre le fosse — specialmente allo Schiavo — , i
parapetti, la controscarpa e la strada coperta, ed incompiuti non meno il cava
liere Landò, i due della Piattaforma e quello della Sabbionara. Di ciò dava re
lazione il colonnello Leone Ramussati, aggiungendo come necessitasse altresì ab
bassare un’altra altura esterna — detta di S. Costantino —, costruire due tra
verse — una rimpetto al Gritti fino alla marina, che facesse le veci della con
troscarpa, ed un’altra dal Michiel verso tramontana, a difesa del porto —, e
“ fin iti che saranno gli spalti, fa r v i un maro di dentro atomo a questa fo r
tezza di altezza di 20 piedi, che servirebbe p er contrafossa et sarebbe di mol
tissim a sicurezza sua, et quasi si potrà dire che la retirata havesse da esser piu
sicura che la fortezza, poiché dalli tiri di nove cavalieri che saranno nella cir
conferenza di essa verà ad esser benissimo d ife s a /■.
(*) Ibidem . — D ella C a n ea p a rla O norio S cotti dalla p a rte di d e n tro da una fo rte tem p e sta, e ra g ià
an ch e nella sua relazione del 1395 (V. A. S. : Rela stato rim esso in ord in e per cu ra del p ro v v e d ito re
zioni, LX X X I). g en era le M ocenigo (Ib id e m : 12 a p rile 1587).
(2) V . A . S. : Relazioni , LX X IX . (5) Ib id em : 15 novem bre 1590.
(3) V, A . S. : Dispacci dei prov. da Candia : 1 (6) I b id e m : 4 dicem bre 1590. — V. M . C .: Ms.
gennaio 1591. Cicogna, M M D C C C L IV .
(4) Q u e llo di S. C a te rin a, d a n n eg g iato nel m uro
438 I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’IS O L A D I C R E T A
glieva a suo successore Gerolamo Alberti detto Bertoni, già capo dei bombar
dieri di Retimo, figlio di quel Melchiorre — parente dei Sammicheli — che ve
demmo tanto benemerito delle fabbriche di Canea, ed egli pure “ perito della
professione de bombar diero et de ingegnerò „ (I). Suo primo pensiero dovette
essere il piccolo riparo, eseguito in soli due giorni, al revellino di S. Salvatore
0 del porto(2).
Afa un altro terremoto del 26 novembre 1595 richiamava di bel nuovo
l’operosità dei lavoranti e dei soldati ai ripari dei terrapieni, dei parapetti e dei
cavalieri, gravemente danneggiati dalla scossa(3) ; e quindi al cavamente dei ter
reni per finire quelle stesse parti e per riempire il Malipiero(4).
Di quest’ultimo lavoro in modo particolare e della attigua traversa che —
in esecuzione dell’ordine del Senato del 1° settembre 1590(S) — dovea chiudere
ed assicurare il porto per levante, divisava occuparsi il nuovo provveditore Bo
netto Moro(6); mentre il capitano Gian Giacomo Zane, fra gli altri difetti della
fortezza, richiamava l’attenzione sulle cannoniere del revellino di S. Salvatore,
che egli avrebbe voluto aprire in barbetta, onde renderle più indipendenti(/'.
Le promesse fatte erano dal Moro mantenute. Onde, allargata la fossa c
perfezionati di terreno il Malipiero ed il Gritti, venne costruita anche la spalla
verso tramontana della traversa a difesa del porto (lunga 40 passi, con muro
grosso 16 piedi), e cominciata pure l’altra spalla di levante (8). Inoltre fu sovrap
posto del nuovo terreno al cavaliere Landò : ma i lavori vennero sospesi, quando
il Moro ebbe ad accorgersi che il soverchio peso minacciava sfasciare la mura
tura del cavaliere. Per questo il governatore Annibale Gonzaga consigliava di
rinforzarlo a scarpa ; e al tempo stesso insisteva egli pure perchè fossero disfatti
1 merloni, onde disobbligare le cannoniere del revellino di S. Salvatore. Altre
innovazioni poi ed altri lavori suggeriva il Gonzaga stesso, come la costruzione
di parapetti al vecchio torrioncino di S. Salvatore, nonché ai cavalieri di S. Ca
terina, di S. Nicolò e di S. Lucia ed in più luoghi altrove ; il compimento della
porta Retimiotta, “ scoperta e solo principiata „ e priva del ponte levatoio ;
l’acconciatura di molte cannoniere ; il proseguimento del cavaliere della Sabbio-
(') V . A . S .: Dispacci dei prov. da Candia: 22 (3) V. A. S .: Senato Secreti, L X X X V III, 54.
m aggio 1595. (6) V. A. S. : Dispacci dei prov. da Candia : 2 feb
(•) Ib id em : 30 m aggio 1595. braio 1599.
(3) Ib id em : 28 n o v e m b re 1595. (7) V. B. M. : Ilal. V II, 214. f. (R elazione dello
(4) V. A . S. : Relazioni , L X X X III e L X X X l (R ela Zane).
zioni del re tto re B enetto Dolfin e del g o v e rn ato re (8) V. A . S.: Dispacci dei prov. da C a n d ia : 10
Scotti). o tto b re 1599.
440 I M ONUM ENTI VENETI D E L lA sO tA DI CHETA.
(i) V. B. M .: Ilal. V II, 152 3 .— Cf. V. A. S. : Di sar li tiri con quelli del revellino posto alla bocca di
spacci dei prov. da Candia : 8 agosto 1601. detto porto ». C onsigliava tu tta v ia di c o stru ire e g u al
(*) V . A. S. : Dispacci dei prov. da Candia : 5 a- m ente un ta le m aschio all'an g o lo fra la tra v e rs a di
g o sto 1601 — Relazioni, L X X X III (R elazione del re t tra m o n ta n a e quella di lev an te — lav o ro proposto
altresì dal g o v e rn a to re di C anea C am illo lo sc a n o ,
to re D aniele G radenigo).
succeduto nel 1600 a C am illo B randolin (V. A . S. :
(3) V . A . S. : Dispacci dei prov. da Candia : 8 a-
Dispacci dei prov. da C andia: 15 e 17 giugno 1600),
g o sto 1601.
e da G erolam o M uzzi, vice g o v e rn a to re delle c e r-
(4) T u tta v ia il re tto re D aniele G radenigo deplorava
n ide. — N o ta v a finalm ente « che la cortina della
nella sua relazione (V . A. S. : Relazioni, L X X X III)
muraglia di detta traversa verso tramontana s'altrovi
che la tr a v e r s a non fosse s ta ta « tiralla in fu o r i verso
senza diffesa alcuna », laddove « sarebbe stalo bene
tram ontana altri 10 passi almeno, dove si veniva a
che se gli havesse fa llo una piazzetta in testa di essa,
serar affatto il desturbo che dalla parte di levante
ma nel porlo, essendo che vi era la placa in f o n d o »:
sopra il monte di S. Elia viene dalto ad esso porto,
cose qu este non solo p rev ed u te dal G radenigo, m a
fino alla banchetta del revellino posto alla boccha del
anche principiate ad a ttu a re , allorquando sop rav v en n e
suo ingresso : et con questa dilatione si faceva un
il M oro e lo obbligò a sospendere i lavori.
maschio, con il quale si haverìa incrosatto li Uri con
(3) V. A. S. : Dispacci dei prov. da Candia : 8 o t
la ponla di S. Nicolò, dove vi è un certo maschietto »
tobre 1601 — Relazioni, LX X IX (R elazione del g e
(quel revellino cioè che supponem m o c o stru ito da P a
squale C icogna), « et da detto maschietto si può incro- n e rale M oro).
442 I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’IS O L A DI C R E T A
mando per di più la fossa (nè era possibile ritirarlo più in dentro, perchè in tal
caso non sarebbe più riuscito a difendere le fronti dei due baluardi) ; meno ancora
poi potevano servire i due cavalierotti laterali, costruiti per ovviare ai manca
menti del cavaliere medesimo, dacché essi erano tanto meschini che sarebbero
crollati solo battendo il cordone della cortina. Per togliere si capitali difetti
altro non rimaneva che rifare completamente quel lato, cioè “ tirarsi in dentro
passi 12 a squara p er ingrossar le spalle delli due baio ardi, et seguitando a
tirarsi fu o ra con la coltrina de ambe le parti, congiungerle insieme et edificare
uno nuovo baluardo in mezo delli due presenti : che, così facendo, principal
mente si provede alla lunghezza della cortina... ; qual baloardo sarà capace,
grande, con tutte quelle perfettioni che vi si ricercano, et, quel che magiormente
importa, con questa fo r m a si provede anco alti altri doi baloardi, perchè s’in
grandiscono di piaza et s’ingrossano di spalle : et dove hora le due spalle sono
di passa 17, facendosi il detto baloardo, saranno di passa 30
(*) Vedi figura 75. — A ltri tre p ro g e tti ci re sta n o di tu tti tre ig n o riam o la d a ta p recisa,
di capitali m u tazio n i nella fo rm a della fo rte z z a ; m a L ’uno è un m odello in legno, c o n se rv a to a ll'a rse-
naie, secondo il quale, coinvolgendo nella ro v in a done il num ero a q u a ttro so ltan to , due p e n ta g o n ali
b u o n a p a rte della c ittà , no n solo an d av a m odificato d a v an ti alle gole dei b a lu a rd i S chiavo e di S. Lucia,
c o m p le ta m e n te il p o rto e c o stru ito un m aschio in e due q u a d ra ti sulla c o rtin a di o rien te, e su quella di
te rn o a difesa della su a bocca, m a anche rifo rm ato occidente d av an ti alla nuova p ia tta fo rm a (V edi fig.
il la to o c cid en ta le coll’a g g iu n ta quivi p u re di u n ba 245).
stio n e sem icirco lare fra lo S ch iav o ed il G ritti. L ’ultim o finalm ente, p roposto da G iovanni G arzoni,
L ’altro (senza a cc en n a re a m odificazioni di m inor m a la cui origine volevasi far risalire al S avorgnan,
c o n to , com e l’abolizione degli o recchioni) aggiungeva si lim itava a c o n v e rtire la P ia tta fo rm a in balu ard o
u n a p ia tta fo rm a fra il G ritti e lo S c h ia v o ; prolun reale e ad am pliare lo Schiavo ed il b a lu a rd o di
g a v a in fu o ri e m univa di o recchione il revellino del S. L ucia. — Ce ne m anca il disegno — (V. M . C . :
p o rto , sì da fargli p ro te g g e re il la to se tte n trio n a le Miscellanea Correr , 2690).
del b a lu a rd o G ritti ; a m p liav a il M ichiel, e ste n d e n (i) C f. pure una sc rittu ra di G ian A n to n io da M on
dolo sullo sc o g lie tto di L agonissi a fo rm a di g ra n d e te v a rc h i, ingegnere alla C anea, c o n se rv a ta fra i m a
ten ag lia ; e m odificava d a ultim o i cavalieri, p o rta n n o sc ritti della biblioteca civica di B assano (79. E. 4699).
444 x M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’ISO L A D I C R E T A
che così, venendo il nimico dentro, si trovarà offeso dalle dette ale et dalle
arcohugierie che saranno in quel relassetto fa tto nella fro n te del cavaliere „(I).
I bei progetti lasciavano, al solito, il tempo che trovavano ; ed i magistrati
si attenevano più volentieri al programma minimo, meglio rispondente alle stret
tezze dei mezzi di cui potevano disporre.
Pur mancando un ingegnere, si lavorava alla strada coperta ed ai parapetti,
togliendo il terreno non più dalle fosse, che altro non ne davano, ma dalla con
troscarpa ; e si preparavano le calcine per i vólti del revellino del porto \ che
dovevano costare 450 ducati -3).
L ’ingegnere Angelo Oddi fece nettare la fossa, raddrizzare la strada co
perta e cominciare i vólti stessi(4), i quali pochi mesi dopo erano terminati,
mentre pur proseguivano lentamente le altre opere ai fossati' L quivi, la tta n
dosi di lavoro nel vivo sasso, si desiderò l’abile direzione dell’ ingegnere To
maso Spilimbergo, che trovavasi allora a Corfù(,l), e che più tardi venne difatti
anche in Creta, e quivi m orì(/).
In realtà però la fortezza poteva considerarsi come già terminata. Messe
da parte per sempre tante e tante proposte di modificazioni su vasta scala, i
magistrati si limitavano a richiamare l’attenzione sul bisogno di compiere gli
eterni lavori alla fossa, alla strada coperta, alla controscarpa (in parte non an
cora incominciata) ed ai terrapieni, parapetti e cavalieri più volte rovinati dalle
acque. Tutt’al più si proponeva introdurre una piccola modificazione ai vólti
del revellino, tirar più in fuori le garette delle sentinelle e costruire la strada
delle ronde, serrare e tcrrapienare il portello di S. Salvatore e le quattro sor-
(*) V . A. S. : Mappe (L ib ro c o n te n e n te v arie pian te de detti terrapieni, essendo il precipitio, non poiria
e sc rittu re). — Cf. p u re la lu n g a sc rittu ra in V. M. C.: calar abasso, nè tampoco po tria tornar indietro, es
Miscellanea Correr, 2685. — Se ne ig n o ra la d ata sendo prem essi da quelli che fossero fo ra ... Et in
com e l’au to re , il quale riv e n d ic a a sè il m erito di questo modo sarà fa tte le cortine come sicuri baluardi,
p arec ch i cav alieri e di a ltre fab b rich e della C an ea, et saranno due fortezze l’una dentro l'altra , et p e r
com e di m olte rifo rm e e di m olte p ro p o ste : p o treb b e mio p a rer la seconda p iù gagliarda et p iù sicura che
esse re forse di G iorgio M o rm o ri p u r essa. — Ideato la p rim a ». L a sc rittu ra sè g u ita , dando a ltri consigli
da lui, egli sostiene il p ro g e tto di una artificio sa m o in to rn o alla form a ed alle p ro p o rzio n i di singoli
dificazione delle c o rtin e : « Per sicurar dette cortine, m em bri, ed in m odo p a rtico la re dei cav a lie ri, te r r a
landeria un terrapieno de piedi 11 in sirca; et da die pieni, p a ra p e tti, fossa, c o n tro s c a rp a e stra d a c o p e rta .
tro questo terrapieno vorria un muro dal fianco d'un (2) V. A. S. : Dispacci dei rettori da Candia : 12
cavalerotto a ll’altro, che sustintasse questo terrapieno d icem b re 1604.
senza asalila ; et detto m uro con la scarpa così de (3) Ib id e m : d ice m b re 1604.
dentro come fu o r a , grosso così da basso com'ho detto (4) Ib id e m : 17 m arzo e 12 aprile 1605.
piedi 5 ; et f r a le case et il terrapieno in maniera (5) Ibidem : 20 se tte m b re 1605.
una fossa alla almeno piedi 24, essendo il m uro dredo (6) V. A. S. : Dispacci dei prov. da Candia : 2 no
li terrapieni verso le case, veneria a rim aner un pre- v e m b re 1608.
sipitio ; et quando che li nemici fossero im paironili ( ') Ib id e m : 24 s e tte m b re 1621.
445
LA C IN T A D I C A N E A
tite distruggere gli avanzi del revellino davanti alla porta della Sabbionara,
compiere la porta Retimiotta(2) — di cui erano fatti soltanto gli archi princi
pali (3) restaurare il cavaliere Landò, di bel nuovo fesso causa le pioggie (1),
nonché quello di S. L ucia(5); oltre ad altri lavori, che venivano mano a mano
compiuti, per merito specialmente del governatore di Canea, Giambattista Pol-
cemgo ( 6)
Tiravano avanti cosi fino al tempo che il \ an Wert, mandato a visitale
le fortezze cretesi, nel 1639 trovava necessario alla Canea di alzaie i muli qua
e là, di continuare il murello della ronda, di regolare i terrapieni, di “ m urar
et terrapienar afatto le malissime intese piazze basse ne fianchi de belloardi „,
di fortificar le due porte ed ostruire il portello0’. Per cui, successo al piovve
ditore Iseppo Civran, che non avea trovato i mezzi per occuparsene(M, fi
provveditore Michele Priuli, costui ordinava che i ripari venissero tosto ese
guiti(9), sotto la direzione dell’ingegnere Pietro Leoni di Treviso0 ’.
Che se nella sua relazione del 1644 Marco Giustinian, provveditore di
Canea, tornava a proporre grandi riforme, specialmente del revellino del porto,
che egli avrebbe voluto ridurre a cittadella, distruggendo il convento di S. Sal
vatore (u), il provveditor generale Andrea Corner era troppo saggio da impe
gnarsi in quei tristi momenti in lavori di tale importanza, che esigevano una
spesa di 60 mila ducati e per i quali mancavano affatto le persone capaci di
attuarli ; e si attenne modestamente ai ripari più necessari per il momento \
quali il restauro dei parapetti e dei cavalieri ed il compimento dei murelli di
g ennaio 1616.
56
F Itr. 250 — P IA N T A D E L L A C IT T À DI CANEA — 1645 — (XL1V. b .).
F IG . 251 — p ia n t a d ella c it t à d i CANEA — V. CORONELLI — 1689 — (L X X X V II. f .) .
448 I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’IS O L A DI C R E T A
ronda, pur dichiarando che, qualora gli fosse stato comandato, avrebbe impresa
anche la fabbrica di un nuovo baluardo nel centro del lato di oriente ( \ quale
vedemmo già ideato da altri.
Quattro mesi dopo, nel giugno del 1645, l’esercito turco stringeva già la
fortezza coll’assedio fatale, contro cui vano riesci l’infelice eroismo di pochi.
Brecciato lo Schiavo <2), morti — fra altri — gli ingegneri Giacomo Serres del
Pradello e Leoni(3), e ferito il Van W ert ed il povero suo figlio — che poco
dopo moriva —, la piazza capitolava miseramente il 22 agosto 1645 (4). Ed il
Turco vi entrava esultante, per fortificarsi a sua volta fra le mura smantellate,
contro i tentativi di Venezia, che di quella perdita dolorosa per molti anni non
seppe darsi pace.
*
* *
>
LA C IN T A DI CA N EA 453
F IG . 256 — c a n e a : l ’a n t i c a p o r t a d e l l a s a b b i o n a r a , v i s t a d a f u o r i . (228).
stemmi scalpellati(l). — La porta odierna, detta Kun Kapl, si apre presso il fianco
del Mocenigo (2). Quella veneziana invece era alquanto più avanti, lungo la cor
tina. Il suo sbocco verso l’esterno, largo m. 1,45, è ora completamente ostruito
(') C ollez. fo to g r. n. 2 2 /. (s) C ollez. fotogr. n. 229 e 248.
57
454 I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’ISO L A D I C R E T A
ed eguagliato al restante muro della cortina. Verso l’interno resta però ancora
il grande avvolto della porta, sopra il quale è una terrazza attigua al cavaliere
della Sabbionara. L ’ ingresso a tale avvolto è chiuso verso occidente, ossia verso
la città, da un muro, ove sono praticate tre finestre ed una porticina larga un
metro : sul davanti è una catapecchia moderna. — Una serie di altre abitazioni
sono accostate per di dentro ai terrapieni della cortina, o sorgono sui terrapieni
medesimi.
Il cavaliere della Sabbionara deve essere stato completamente rifatto ad
opera dei Turchi nel 16860). È di forma pressoché rettangolare; ma all’angolo
di nord-ovest è una rientranza, ove, protetta da un orecchione, si apre la porta
rivolta a nord : ad essa si sale per mezzo di una rampa cinta di muro ; ma una
scaletta introduce al cavaliere anche dall’altra estremità del lato di occidente. Il
cavaliere è rivestito di valido muro a scarpa molto pronunciata, con due file di
cordoni: il parapetto, pure in muratura, mostra delle finestre e degli archi ostruiti.
Il lato orientale si eleva appena dalla cortina ; quello settentrionale del pari poco
emerge dalla terrazza che copre la galleria della porta della Sabbionara ; a quello
di sud poi sono accostati per di fuori degli edifizì. L ’ interno è formato da un
piazzale recinto in giro dagli alti parapetti.
Nel seguente tratto di cortina i caseggiati occupano pure una parte del
(i) C ollez. fo to g r. n. 249 e 250. — C f. fig. 255.
ramparo; c dai piazzali della città si accede senza alcun impedimento al lieve
declivio dei terrapieni, che sono assai deteriorati.
Al baluardo di S. Lucia(1) cessa per breve tratto il cordone: all’angolo è
una garetta. Nella fronte meridionale ed all’orecchione sono murati due gruppi
di tre stemmi, ora irriconoscibili(2). Internamente poco si conserva ancora dei para
petti in terreno. Nel piazzale si trovano invece due edifizì, uno dei quali consta
di un piccolo sotterraneo a volta, cui si scende per un cunicolo a scala. Nel fianco
settentrionale non vi è ora nè piazza bassa nè cannoniera di sorta. Una se ne
trova al contrario nella piazza bassa dell’opposto fianco occidentale. A questa
piazza, che si sprofonda alquanto nel fianco del baluardo, si può scendere dalla
cortina per mezzo di una rampa e di una scala, che probabilmente è moderna ;
mentre l’accesso originale dovea essere costituito dalla lunga galleria serpeg
giante che si diparte dal piccolo piazzale nell’ interno della città, sotto al cava
liere di S. Lucia, dove sono le rovine della chiesuola dedicata appunto a questa
santa(3). Un piccolo locale a doppio avvolto è scavato nel lato orientale di tale
piazza bassa, ed un altro ad un semplice avvolto in quello meridionale. Nel
mezzo della piazza si apre un pozzo, che forse guidava ai cunicoli delle mine.
Il cavaliere rotondo di S. Lucia è tutto formato di terrapieno, rivestito
di muro soltanto verso il piazzale circolare interno e lungo la rampa di accesso
che vi sale da settentrione.
Il cavalierotto di S. Lucia altro non è che un prolungamento ed una spor
genza verso l’ interno della città dei parapetti in terreno della cortina meridionale
della fortezza, sporgenza rivestita di muro e munita di due rampe, che menano
l’una al baluardo di S. Lucia, l’altra alla piazzetta della città ove era la cappella di
S. Lucia. Di tali muri di rivestimento, solo quelli settentrionali sono di epoca
antica, nonché la prima parte della muraglia orientale, rimasta poi occultata al
lorquando più recentemente il cavalierotto venne prolungato da quel lato ; il
muro di sud poi emerge di poco dal suolo, appunto perchè il cavalierotto ha lo
stesso livello del parapetto.
La cortina prosegue senza altre interruzioni. Al piede del parapetto, lungo
la sommità del ramparo, corre un largo stradone, come ai piedi della scarpa
interna del ramparo medesimo comincia un muricciolo, il quale impedisce l’ac
cesso dalla città ai terrapieni.
Il cavalierotto di S. Maria è di forma rettangolare, al livello del piazzale
(i) V edi ta v o la 13. (3) C ollez. fo to g r. n. 247.
(*) C ollez. fo to g r. n. 222 e 223.
L A C IN T A DI CA N EA 457
F IG . 260 — C A N E A : L A P IA T T A F O R M A , V IS T A D A S U D -E S T . (220).
FIG 261 __ c a n e a : l a b r e c c i a a l l a p o r t a r e t i m i o t t a e il f ia n c o o c c id e n t a l e d ella p ia t t a f o r m a . (219).
S C H E M A T IC A d ella p ia t t a f o r m a e d ei su o i d ue c a v a l l o t t i .
F IG . 263 — C A N E A : P IA N T A
LA C IN T A DI CANEA 459
alle mine; come pure ad altre mine calava forse il pozzo situato nel mezzo
della piazza bassa medesima. Nel lato orientale di questa si apre un grande
avvolto, che abbraccia l’intera parete, ma che si restringe poi tosto a galleria,
per sboccare in un secondo grande avvolto analogo situato nella parete occi
dentale della piazza inferiore dell’altro fianco: di guisa che le piazze basse dei
due fianchi comunicano fra loro sotterra ; mentre quella del fianco orientale non
comunica direttamente colla città : bensì dalla breve sua galleria che si interna
verso settentrione — e che tosto si arresta — si dipartono due cunicoli, che
certamente guidavano ad altre mine. — Al piazzale superiore della I iattaforma
si sale dalla città, attraverso una porta moderna ed una rampata : verso il centro
del piazzale è un pozzo. I parapetti delle fronti sono in parte distrutti ; la ga
retta d’angolo è rovinata.
La porta Retimiotta (detta dai Turchi Kalè Kapì) venne abbattuta, come
più volte ricordammo, qualche anno f a (1). Quivi presso era murata una pietra
p ) C ollez. fo to g r. n. 218.
58
F IG . 268 — C A N E A : IL C A V A L I E R O T T O D I S . D I M I T R I , V IS T O DA L E V A N T E .
>
t
LA C IN T A DI CA N EA 463
liere Landò, l’altra verso oriente, in continuazione della strada lungo il sommo
del ramparo. Il lato orientale del cavalierotto è costituito da parapetti in terra
pieno, già completamente incamiciato sì verso l’esterno come verso l’interno : ma
si interrompe all’ incontro della strada che viene dalla cortina ; a mezzogiorno i
parapetti poggiano direttamente sulla muraglia della cortina, e solo verso 1’ in
terno sono rivestiti di muro ; i parapetti di ovest al contrario, molto più irrego
lari, degradano poco a poco verso il piano del baluardo Schiavo, ma sono inca
miciati pur essi verso 1’ interno, e lasciano libero varco all’altra rampa di cui
dicemmo ; il lato settentrionale finalmente è un muro, cui sono addossate le case
della città.
Nel baluardo Schiavo il fianco settentrionale è ora completamente massiccio:
ma vi si scorgono traccie della piazza bassa e della antica cannoniera, ora col
mata. Il fianco orientale invece, il cui orecchione è superiormente rifatto, ha
una piazza bassa con un’unica cannoniera ad avvolto ; e nel lato occidentale di
essa piazza —• che ora è impraticabile — si vede un avvolto, che in origine ò
presumibile guidasse alla piazza medesima. Il piazzale del baluardo conserva
pochi dei parapetti in terreno, tranne all’angolo — presso la garetta demolita
— e nel luogo dove sorgono edifizì moderni.
Il cavaliere rotondo denominato Landò è rivestito alla base di un basso
muro, che in parte è ora distrutto. L ’ interno è un piazzale, con qualche co
struzione recente : è cinto di parapetti cadenti, di semplice terreno, aperti a
nove intervalli per cannoni. Per accedere al cavaliere dalla città, conviene oltre-
f io . 271 — c a n e a : il c a v a l ie r e la n d o . (2 4 R
passare una prima porta, donde è 1’ ingresso per il baluardo, e seguire una
strada che, dopo aver circondato verso oriente il cavaliere ed essere salita alla
porta di esso, continua^ poi per raggiungere la cortina occidentale della fortezza(1).
Tale strada è cinta verso l’ interno da un muro, cui si appoggiano le case della
città. Simile muraglia prosegue poi per tutto il lato di ponente della fortifica
zione, di guisa che resta intercettato il passaggio dalla città alle cortine a chi
non si serva di una delle tre porte situate rispettivamente al cavaliere Landò
(quella testé ricordata), al cavaliere di S. Nicola ed al cavaliere di S. Caterina.
Per buona parte della cortina occidentale è rovinato il cordone ed il mu-
rello ; non manca però il cordone sotto al cavaliere di S. Nicola, dove il mu-
rello rialzato costituisce il lato ovest del cavaliere medesimo. Verso 1’ interno,
alla base della scarpa del ramparo, corre il muro già menzionato, al di là del
quale è una strada della città. Sui terrapieni sorgono delle baracche militari ;
mancano invece i parapetti.
(!) C ollez. fo to g r. n. 242.
LA C IN T A DI CA N EA 465
F IG . 272 — C A N E A : IL C A V A L IE R E D I S. N IC O L A , P R E S O D A S U D . (240).
Il cavaliere di S. Nicola, ricostruito dal Turco nel 1647, sorge pur esso
sulla cortina : ma questa si allarga verso la città (incamiciata da muro e circon
data di case) per lasciar adito allo stradone sul sommo dei terrapieni di girare
attorno al cavaliere, per di sotto. Il cavaliere, di forma rettangolare, è rivestito
di muro per tre soli lati (l’occidentale dei quali, come dicemmo, posa sul cor
done della cortina), mentre quello di tramontana è costituito da semplice terra
pieno scarpato, su cui si arrampicano due scale ; altra rampa riesce nel lato di
sud. L ’ interno è un piazzale, privo di parapetti, con due case moderne.
Nel rimanente tratto della cortina i parapetti sono assai elevati, ed il largo
stradone vi corre a basso, mentre una fila di case si stende ai piedi della scarpa
esterna dei Yampari. Presso il cavaliere di S. Nicola una porta con una rampa
ed una scala conduce allo stradone stesso : quivi le truppe russe hanno collocato
entro un’edicola un leone di S. Marco, assai rovinato, di cui si ignora la pro
venienza.
Sulla cortina pure è costruito il cavaliere di S. Caterina, molto rimaneg
466 I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’ISO L A D I C R E T A
giato, se non completamente rifatto dai Turchi fino dal 1645. È pur esso ret
tangolare e rivestito di muro con cordone, tranne che verso occidente, ove il
terreno è sostenuto da un muricciolo a secco, che si sprofonda nei terrapieni
della cortina. Due porte a galleria lo mettono in comunicazione colla cortina da
un lato, col piazzale del Gritti dall’altro, cui si scende per mezzo di rampa e
di scala (1) : sopra la porta meridionale sta una casa, ed accostato a ponente è
un avvolto. Internamente il piazzale è recinto di parapetti (con rampe per salirvi
da sud, ovest e nord), rivestiti verso l’interno di muro : quivi era uno dei più
grandi cannoni turchi.
Al baluardo Gritti si entra pure dalla città, attraverso una porta praticata
nel muro che lo separa da essa. Nel suo fianco meridionale è una piazza
bassa, con due avvolti di cannoniere, posti, al solito, in due ripiani (l’inferiore
però ostruito). Alla piazza si penetra seguendo una galleria, la quale sbocca in
essa con un portone(2), ove è murato uno stemma scalpellato. La piazza però,
(J) C ollez. fotogr. n. 239. (*) C ollez. fo to g r. n. 235.
F IG . 2/3 — C A N E A : IL C A V A L IE R E D I S . C A T E R IN A , V IS T O DA N O R D -E S T . (238).
F IG . 274 — c a n e a : la c o r t in a o c c id e n t a l e ed il baluardo g r it t i. (212).
palle. — Mentre la fronte verso il mare del baluardo non ha parapetto alcuno,
quella verso terra aveva un parapetto sostenuto da nove arcate (1' (ora parzial
mente distrutte) occultate verso l’esterno da un rialzo del murello sopra il cor
done. Il parapetto prosegue nel fianco alquanto più alto, ma in semplice terreno,
cinto da muro verso settentrione, ove è la sua rampa di salita. — Nel piazzale
del baluardo è un pozzo.
Al di là dello squarcio che venne aperto ove era già il portello di S. Sal
vatore, stà finalmente il revellino del Porto. Esso comunica colla città per mezzo
del largo portone situato alla sua estremità meridionale che dà sul molo. Appena
entrati nel recinto del revellino, si ha alla destra il muro della fortificazione,
sopra cui in parte sono costruite delle case, in parte appariscono dei merlonp
ora murati ; a sinistra invece si estende la lunga fila degli alloggiamenti : in
mezzo è un cortile. La parte
più interna invece è costituita da
sei grandiosi avvolti per cannoni,
che furono recentemente conver
titi in prigione coll’ostruirne le
due bocche : al di sopra degli
avvolti è un piazzale a terrazza,
cui si sale per rampa lungo il
muro di oriente : fra i merloni
sono quattro intervalli a sud, cin
que ad est e tre a nord. Il cortile
f io . 278 — c a n e a : l ’a n g o l o n o r d - e s t d e l r e v e l l in o d el
po r t o . a basso, anziché cogli alloggia-
59
FTG 279 __ C A N E A : LA C O R T IN A E L A FO SSA TRA L O S C H IA V O E L A P IA T T A F O R M A . (215).
<
I
1
LA C IN T A DI CANEA 471
menti, termina quivi coll’antico torrioncino rotondo, di cui altra volta si ebbe a
parlare(1). Esternamente al revellino, per tutto il tratto sino al Gritti, venne
qualche anno fa costruito un pubblico passeggio, alzando di parecchio il suolo
ed occultando quindi la parte inferiore delle mura veneziane.
Quanto al fossato della fortezza, esso comincia poco oltre la porta della
Sabbionara, e gira tutto il recinto fino al baluardo Gritti. Ora è tutto coltivato
ad orti, irrigati da qualche corso d’acqua. Fra la porta Retimiotta e la mezza
luna esterna, ove un ponte attraversava già il fossato, è invece ora una colmata
di terreno, fiancheggiata da botteghe ed osterie. Più avanti la fossa è attraver
sata dall’acquedotto.
Poco dopo il principio della fossa comincia pure la controscarpa, costituita
di muro irregolare, di varia costruzione e pendenza, qua e colà sconnesso e
cadente, e sostenuto talvolta da speroni. — La strada coperta è convertita in
I1) V edi pag, 166,
k
472 I M O N U M E N T I V E N E T I D E L lP lS O L A DI C R E T A
largo stradone di transito ; e mancano per lo più gli spalti. Rimpetto alla Piat
taforma parecchie case sono costruite utilizzando come basamento il muro della
controscarpa. Più avanti ancora, per un certo percorso, la controscarpa si
sdoppia, ossia il suo tratto inferiore è più sporgente verso la fossa, mentre
quello superiore rientra verso la strada coperta : in altre parole, alla base della
controscarpa, è lasciata qui pure — come vedemmo a Candia — una specie di
banchetta, pure rivestita di muro. — Al di là della strada coperta, verso la
campagna, sorge un muro, che sembra antico. Tanto questo, come i muri di
rivestimento, cessano colà dove la controscarpa è cavata nella roccia.
Delle due piccole opere esterne della fortezza conservasi ancora parzial
mente quella mezzaluna, che di certo venne per lo meno in gran parte ricostruita
dai Turchi, rimpetto alla porta Retimiotta. Ne manca ora il lato settentrionale,
abbattuto. Gli altri due sono rivestiti di muro, scarpato, con cordone : a quello
occidentale si addossano delle case moderne. Sopra i terrapieni sono dei para
petti in semplice terreno. — Internamente, alla base dei terrapieni, stanno acco
state in giro delle botteghe.
Ricordiamo in fine come in una campagna situata alquanto ad occidente
del baluardo Gritti venisse scoperto, durante la nostra permanenza a Canea, un
pozzo, donde si dipartivano alcuni cunicoli, certamente di antiche mine.
3. LE FORTIFICAZIONI DI RETIMO.
La cinta della città. — Il dispaccio con cui il duca Guido Canal informa
la Dominante del terremoto avvenuto il giorno 8 agosto 1303, contiene altresì
la frase : “ de castro vero Rethemi cecidit una turris, et altera de burgo eiusdem
castri „(I). Donde sembra lecito arguire che fin da quel tempo i caseggiati fuori
del recinto del castello — di cui a suo luogo si è detto — fossero protetti, se
non da un vero sistema fortificatorio, per lo meno da alcune opere di difesa situate
nei punti più importanti dell’abitato. Ad esse forse si richiama una parte del 1° luglio
1342, la quale stabilisce che i denari sopravanzati alla cassa di Retimo vengano
impiegati u prò fortificatione et utilitate dicti loci ,,(2>. — Più esplicitamente poi,
ma quasi due secoli più tardi, una lettera del rettore Andrea Bondumier del 7 aprile
1517 parla, fra altro, di “ alquanti passi del muro del borgo a canto la m arina,
(*) M. S a n u t o : I d i a r i i c it., voi. X X V , pag. 442 seg. (3) E. V ia n i : I D is c o r s i cit., pag . 36.
(s) V. A . S. : S e n a t o S e c r e ti, L IX , 83*.
474 I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’ISO L A DI C R E T A
obblighi verso le fabbriche della città di Candia — , a patto però che il ricavato
di tale imposta dovesse devolversi a sgravio per metà dei cittadini e per metà
dello stato(1)2.
Solo dopo ciò potevasi ufficialmente dar principio alla nuova fortificazione.
E nell’aprile del 1540, “ adì 8, a liore 2 del zorno, col nome del Nostro Signor
Jesìi Christo f u messo la p rim a pierà a S. Barbara, et fu cantato una messa
sólene : la qual banda sono verso ostro, p er andar drio per fortificar , f \
Da ciò chiaro apparisce come anche il disegno originario della nuova cinta
di Retimo sia stato opera di Michele Sammicheli ; mentre da altre notizie
pure si deduce che di quella fortificazione ebbe ad occuparsi altresì Gian Gero
lamo Sammicheli(3).
Sventura vuole che neppure di tale disegno nessuna memoria sicura sia a
noi rimasta. Laonde, se pure al Sammicheli conviene attribuire almeno in parte
— il baluardo di S. Barbara, ignoriamo quanto altro di suo abbia conservato
la nuova cinta, tanto misera di forme e tanto infelice di posizione, irreparabil
mente dominata come era dalle alture esterne, e collocata nel bel mezzo di sì
fertile campagna che pareva invitare quasi il nemico ai rischi di un’audace
impresa.
Chè i Retimiotti, accortisi che, col seguire il disegno ideato dal Sammi-
clieli, la fabbrica andava tanto per le lunghe da temersi che non terminasse
così facilmente, chiedevano licenza a Venezia di far venire a Retimo il go
vernatore di Candia, affinchè egli proponesse delle semplificazioni, atte a solle
citare il lavoro di difesa e ad alleggerirne le spese (4). — A tutto ciò Venezia
annuiva(5) (1 novembre 1558). — E così già sotto il rettorato di Pasquale Ci-
(1) V. A . S. : Senato Mar, X X V , 36 segg. forse mai si finiriano, per esser sta hormai fin bora
(2) V . B. M . : Ital. V I, 72. — C fr. la re la zio n e del sì dal danaro della Sublimità Vostra, come dal danaro
p ro v v e d ito re V ittu ri, ove egli espone com e < in di questa magnifica università spesi più della m ità di
sieme con mastro Michiel da Sammichiel, inzegner, mi quello si obligassero per le dette fabriche, cosa che non
conferii ad esso locho, et col nome del Spirito Santo f u è di mente di Vostra Serenità, però supplicamo quella,
dato principio nel borgo ad fa n d a r uno beloguardo vogli commetter al clarissimo reggimento di Candia a
nominato S. Barbara ». — S e g u ita quindi il V ittu ri mandar il magnifico governator in questa città et mo
a ccennando alla c o m o d ità di p rovvisione delle sabbie dificar et correger dette coltrine, acciò con più facilità
e delle calcine p e r tale fa b b ric a , e ric o rd a n d o com e, et con celerità di tempo si possano continuar et finir, a
a v en d o egli sa p u to im p o rre un dazio il q u a le f ru t conservaiion di questi suoi fedelissimi sudditi ».
ta v a alla c a m e ra 5 m ila d u c ati annui, ciò to rn a v a (5) V . A . S. : Senato Mar, X X X IV , 144* segg. —
n a tu ra lm e n te di sg ra v io alla co n trib u zio n e d ello sta to O tten e v an o in o ltre i R e tim io tti che V enezia p ro m e t
in tali lav o ri (V. A. S. : Relazioni, L X X V III). tesse di m a n d a r le n e ce ssa rie m unizioni p e r le fa b
(3) a . B e r t o l d i : Michele Sammicheli cit., pag. 98. b ric h e . M a non riesciv a loro di fa r m odificare dal
(i) « Vedendosi la fabrica delle coltrine della d ttà , sì S e n a to le v ig en ti disposizioni rig u a rd a n ti i sa la ria ti
come è sta principiata, esser oltramodo grosse, tal che, delle fa b b ric h e.
se così si continuasse, seguiriano spese insopportabili et
LE F O R T IF IC A Z IO N I D I R E T IM O 475
(') V. A. S .: Senato M ar, X X X V II, 61. — N a tale d a alla m en te del S am m icheli un tra c c ia to cosi m eschino
C rem a, che e ra sta to c h ia m a to a C a n d ia nel 1557 a ed im p e rfe tto ? C om e a m m e tte re che le riform e e le
so s titu ire il g o v e rn a to re P ie tro A v o g a ro (V . A . S. : econom ie su g g e rite dal g o v e rn a to re di C an d ia si ri
Senato Mar, X X X III, 138 — Senato Terra, LXI, 57), fu d u c essero alle in co n clu d en ti m odificazioni a p p o rta te
p oscia d e stin a to a C o rfù con de lib e ra z io n e del 10 al disegno del M a g a g n a tto , m odificazioni le quali,
g iu g n o 1561 (V. A . S. : Senato Secreti, L X X II, 56*). in c o n fro n to con q u e sto , im p o rtan o più un a u m e n to
(2) V edi fig. 13. — A v ero dire si p o tre b b e an ch e che u n a dim inuzione di lav o ro ?
su p p o rre c h e il disegno del M a g a g n a tto sia una copia (3) Il nom e nel disegno del M a g a g n a tto non si legge
di quello del S am m icheli ; e che le rifo rm e in tro c h ia ra m e n te .
d o tte d a N a ta le da C re m a co n sistesse ro so ltan to ('♦) V . A . S .: Senato Mar, X X X V II, 61.
nelle p icc o le v a ria n ti che v e d rem o a p p o rta te a ta le (5) V. A . S. : Dispacci dei prov. da Candia : a g o
disegno del 1559. — M a com e si p o tre b b e a ttrib u ire sto 1569.
476 I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L * IS O L A D I C R E T A
il Senato avesse ordinato che lungo tutto il tratto meridionale non venisse in
tercalato nessun bastione(1), dovette tuttavia venir compiuto almeno in terreno«
il baluardo centrale di S. Veneranda non solo, ma aggiunto anche altro piccolo
bastione poco prima di quello all’angolo sud-ovest, poiché entrambi figurano m
posteriori piante della città. E un’altra porta, detta di S. Atanasio, fu certamente
poi aperta verso l’estremità occidentale di quel lato di mezzogiorno (3).
Le mura doveano essere appena rabberciate alla meglio, quando l’invasione
di Ulazzalì e la devastazione da lui compiuta ebbe a dimostrare quale meschino
assegnamento potesse farsi sulla nuova cinta fortificatoria e quanto urgente fosse
il bisogno di pensare ad una più sicura difesa dell’ infelice città. Prevalse allora
l’idea di costruire un forte ridotto sul colle del Paleocastro, all’estremità setten
trionale del promontorio. E la nuova fortezza, come vedremo, fu cominciata
fino dal 15/3.
D’allora in poi alla cinta del borgo nessuno pensò più. Abbandonate le
sue mura, caduti in rovina baluardi c cortine, specialmente nella linea di ponente,
utilizzato il baluardo di S. Barbara per collocarvi gli alloggiamenti dei soldati,
perfino un buon tratto delle cortine fu usurpato da private abitazioni.
Soltanto verso la metà del seicento, all’ imminenza del pericolo turco,
quando la fortezza del colle parve insufficente pur essa a tutela dell intera citta,
l’abbandonato recinto dei borghi richiamò ancor una volta l’attenzione del go
verno come quella dei cittadini. Le case abusivamente costruite lungo le forti
ficazioni, ove abitavano ben più di mille anime, vennero sequestrate(4) ; fuori
del fianco occidentale del baluardo di S. Barbara ed al posto ove sorgeva già
quello di S. Veneranda vennero costruiti dei lavori in terreno«; e più tardi
ancora i cittadini stessi si offersero di restaurare la cinta urbana, ridotta ormai
ad “ alcune poche reliquie d i muraglia, sopra quale vi sono costruite diverse
case di questi habitanti, che bisognerebbe o demolire o terrapienare, e di p iu
aggionger nove muraglie verso il squero, et rissarcir quelle verso la Sabionara „(6).
Il pericolo incalzava intanto ognor più ; ed il provveditore Andrea Corner,
cedendo alle insistenze dei cittadini, accondiscese al restauro delle abbandonate
mura, pur senza coinvolgere nella distruzione se non piccola parte delle case
private (1). Udito il parere degli ingegneri Van W ert e Vincenti, fu stabilito di
costruire una palificata alla Sabbionara. Sotto la direzione dell’ ingegnere Naug (2),
fu pure cavata la fossa, a spese e coll’ assistenza dei cittadini, e vi fu fatta cor
rere l’acqua della fontana della città (3). Fuori delle mura poi vennero costruiti
alcuni revellini : di guisa che, mentre prima le fortificazioni non avrebbero po
tuto resistere che a batterie a mano, allora esse erano già racconciate in modo
da poter sopportare per breve tempo un assedio regolare(4).
Prova ne fu che per 22 giorni esse resistettero agli assalti nemici; e solo il
20 ottobre 1646 caddero in mano del T urco(5).
Quali del resto siano state più precisamente le opere compiute dai Veneti
nella tumultuaria ressa dell’ultimo periglio, noi non sappiamo. Poiché certamente
(*) V. A . S. : Dispacci dei prov. da Candia : 30 a- (4) V . A . S. : Dispacci dei prov. da Candia : 9 e
g o sto 1646. 17 o tto b re 1646.
(2) Ib id e m : 10 giu g n o 1645. (5) Ìb id e m : 20 o tto b re 1646 — Relazioni, LXXX1
(3) V. A. S. : Dispacci dei rettori da Candia: 27 (R elazione di C am illo G onzaga).
m arz o , 4 aprile e 27 m aggio 1646.
!¿a
[MAN'TY'.nFi.1-/. CITA.]
tUWKZft-gl.ffTl«0i
buona parte dell’attuale recinto della città è dovuto a posteriori restauri e rifa
cimenti compiuti dall’esercito conquistatore (1).
ir in 282 — «E T IM O
IL B A L U A R D O O R IE N T A L E A M A R E , V IST O D A S U D -O V E S T . (30b).
*
* *
più antica consta di pietre alquanto maggiori (cm. 80x40), ma disposte più irre
golarmente; manca di cordone; ed ha parapetto di epoca più tarda, contempo
raneo cioè a quello del tratto di muro più recente, rialzato in parte ad abita
zione moderna, e intercalato di numerose fuciliere. In più parti però è già rovi-
nato. — All’interno del baluardo si accede per mezzo di una porta(l) (situata
F IG . 286 — P IA N T A D E L BA L U A R D O D I S . B A R B A R A A R E T IM O .
struito tutto nel periodo turco, come una aggiunta esterna al di fuori della cor
tina, la quale proseguiva senza interrompersi.
Sotto al baluardo gira la galleria della porta Guora (ora chiamata porta
Grande, Msya&t) nóprx), il cui arco verso l’esterno misura in. 2,60 di larghezza. A
¿ a ti in Mrtrf
F IG . 289 __ S C H IZ Z O D E L L E M U R A M E R I D I O N A L I D I R E T IM O .
484 I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’IS O L A D I C R E T A
metà della galleria si vede ancora l’arco che altra volta costituiva la facciata verso
la campagna, sulla parete esterna della cortina. E la galleria prosegue diritta,
riuscendo in città con un’apertura di tre metri: qui pure la facciata — in parte
rovinata, in parte occultata — è opera veneziana ; e conserva ancora avanzi di
un leone e di stemmi irriconoscibili.
La fortezza. — Già nel 1558, quando i lavori alla cinta dei borghi, pro
seguiti secondo le originarie istruzioni dei Sammicheli, parevano domandare
lunghi anni per il loro compimento, Sante Contarmi, ambasciatore dei Reti-
miotti, presentatosi al Senato, aveva chiesto in loro nome licenza “ che si possi
f a r uno redatto, come quello del Xante, nel monte della guardia si ritrova nel
corpo di questa città, a spese nostre, con le opere però ordinarie della città et
destretto, acciò in ogni occorrentia si possiamo salvare la vita et la robba :....
al che ne induce la longhezza del tempo si ricerca nella fortificatione della
città, in fra il qual tempo potressimo incorrer in qualche inconveniente, et pari-
m enti perchè detto ridutto fr a pochissimo spatio di tempo si può fare et ne
poiria preservare, come di sopra Trattavasi insomma di costruire una cit
tadella, destinata a ricoverare in caso di bisogno gli abitanti, atteso che i lavori
alla cinta urbana non accennavano a ridurre così presto la città in istato di tran
quillante difesa ; e per tale nuovo fortilizio erasi prescelto l’aspro e roccioso colle
a settentrione degli abitati, imminente sul mare, denominato appunto Paleocastro
per aver servito già di acropoli alla classica città di Rhithymna(1).
Alla domanda dell’ambasciatore, il Senato rispose a dir vero alquanto am
biguamente (2\ E forse per questo, forse perchè l’opera apparve ben più ardua
di quello che erasi creduta in principio — mentre le nuove semplificazioni al
recinto dei borghi facevano sperare un più celere compimento di tali opere
fortificatorie —, l’idea per allora tramontò ; ed i Retimiotti stessi si tirarono
indietro, evitando di più parlare della proposta da loro avanzata(,1).
(') C fr. pag. 24. Settato M ar, X X X IV , 144*).
(*) < Sia risposo che si haverà quella cura che si (3) V. A. S. : Dispacci dei prov. da Candía: 1 giu-
conviene, et si attenderà alla sicurtà di quelli fedelis- gno 1559.
simi nostri sì come ne parerà esser bisogno » (V. A. S. :
01
486 I M O N U M E N T I V E N E T I D EL L * IS O L A D i C R E T A
Il nuovo rettore Alvise Landò, giunto a Retimo nel febbraio del 1573, non
azzardò di iniziare tosto i lavori, per tema di una sorpresa da parte del Turco ;
ma, assicurato finalmente anche a questo riguardo, nel successivo estate diede
principio alle opere, avvertendone Venezia col dispaccio del 3 agosto (1). La prima
pietra venne posta il 13 settembre di quell’anno 1573 (2).
Secondo il modello del Pallavicini(3), la fortezza doveva avere forma poli
gonale, alquanto allungata da oriente ad occidente. A mezzogiorno calcolavasi
di costruire due baluardi, denominati di S. Maria (poi S. Paolo) all’angolo sud-est,
e di S. Luca (o S. Lucia) all’opposto cantone di sud-ovest, ed un puntone,
detto di S. Elia, nel mezzo fra i due baluardi. Il baluardo chiamato di S. Sal
vatore (poi S. Nicolò) era destinato ad occupare la parte centrale del lato di
levante. Nel resto dovevano costruirsi delle cortine angolate, o speroni più o meno
tissimo regno, sì come a bocca sarà dichiarato a Vo di quell’isola, che di ogni sorte danari debba andar
stra Serenità dal nostro oraior, in altra parte della somministrando per queste opere, fino alla stimma de
città che sopra ’l monte situato in essa chiamato Paleo altri ducati 2 mila, per la portion che gli tocca delti
castro, luogo attissimo per f a r una perfetta fortezza due terzi sopradetti. Tl restante veramente sia tenuto
et capacissimo per potersi nelli tempi pericolosi rcditr quel reggimento andar preparando et metter insieme
ad habitar noi con le moglie et figlioli nostri, sì come delti danari che di tempo in tempo si cavaranno di
da molti rapresentanti di Vostra Serenità peritissimi quei datii nostri, perchè siati pronti gli altri ducati 4
in questa parte viene constantissimamente affermato : mila, sempre che sarà bisogno per continuar la detta
si suplica con ogni debita summissione d ’animo a Vo fortificatione; essendo obligata quella magnifica com
stra Serenità che si degni, così per beneficio suo pub munità haver similmente preparati li due terzi per la
blico, come anco per la salute et conservatione de noi, portion a lei spettante, come di sopra è dicchiarato.
suoi fidelissimi sudditi, concederci la fortificatione Secondo : che, parendo a Vostra Serenità conceder a
di detto monte, secondo ’l dissegno lasciatone dall’illu quanto per il pruno capitolo havemo supplicato, si
strissimo signor Sforza ; offerendosi ancor noi, benché degni parimenti inviarci, quanto prim a a lei parerà,
siamo restati privi quasi di tutto l’haver et facilità qualche persona che habbia bona esperientia et perfetta
nostre, prontamente contribuire la giusta mità del da cognitione delle cose spettanti alle fortificationi, la quale,
naro che sarà speso in detta fortificatione, dandone dopo piantata et fondata essa fortezza secondo il mo
Vostra Serenità l’altra mità et le solite opere et angarìe dello et dissegno sopradetto dell’ illustrissimo signor
de contadini et distrittuali, solite a concedersi alle fa - Sforza, debbia anco rimanere in questo loco per pro
briche di questa città. cacciare et con diligentia solicitare il compimento di
Quanto al prim o : che sia lor concesso il poter fo r questo negocio ; constituendogli quel salario che a lei
tificar Rettimo di quel modo et in quel loco che hanno parerà d'essergli satisfatto delli danari di detta fa
ricercato ; con la condition delle opere et angarìe de brica ; facendogli consignar parimente quell’ istramenti
contadini et distrittuali, solite a concedersi alle fa b ri- che per tal effetto gli parerà necessarii et dall’amba-
che di quella città. Et per questa così buona et neces sciador nostro saranno ricercati.
saria opera, essendo sta per essi ambasciatori calcii- Quanto al secondo : che sia commesso a quel reggi
lato che vi possi andar di spesa fino ducati 24 mila, mento nostro che sopra il fa tto debba proveder di per
sia tenuta contribuire la Signoria nostra per il terzo sona che sia prattica et sufficiente a questo maneggio
solamente, che è ducati 8 mila, dovendo gli altri due et assignarli quel stipendio che sarà conveniente, delti
terzi, che sono ducati 16 mila, et quel di più che vi danari di detta fortificatione > (V. A. S. : Senato Mar,
mancasse oltra la suina predetta, esser spesi da quella XLI, 22* segg. — Cfr. Ibidem, 52*).
magnifica communità del suo, fino all’ integra et com (!) V. A. S. : Dispacà dei prov. da Candía.
p ila perfettione della ditta fortificatione. Belli quali (s) Quanto ai suoi precetti nell’arte militare, cfr.
ducati 8 mila, per il terzo a noi spettante, sia de pre C. P : Biografie cit., pag. 461.
r o m i s
sente fa tta provisione de ducati 2 mila, da esser man (3) V. A. S. : Relazioni, LXIi (Relazione del ret
dali con prim a occasione a Rettimo p er l’effetto sopra tore Alvise Lando).
detto. Et sia scritto a quel provveditor nostro generai
488 I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’ IS O L A DI C R E T A
(') Il colonnello Ascanio Andreasi, nella stia rela (3) Nel dispaccio dello Zampeschi del 6 aprile 1574
zione del 1575 tV. M. C. : Ms. Miscellanea Correr, è detto che neppure a 3 passa di profondit.à erasi
2681) si provò sì a battezzare col suo nome tale trovato un appoggio per le fondamenta (V. A. S. :
punta, e ad intitolare con quello del rettore Alvise Dispacci dei prov. da Candía).
Lando il baluardo di S. Luca : ma la sua nomencla (4) Ibidem : 31 marzo e 6 aprile 1574. — Vedasi
tura non ebbe fortuna. la figura 292, ove chiara apparisce la riforma pro
(2) V. A. S.: Dispacci dei p ro v. da Candía: 24 agosto posta dallo Zampeschi al baluardo di S. Maria; lad
1572.— Cfr. altra sua scrittura del 26 settembre 1574 dove è punteggiato l’orecchione originariamente i-
in: Senato Secreti, filza XLV, incarto 2 ottobre 1574. deato dal Pallavicini,
L E F O R T I F I C A Z I O N I DI R E T I M O 489
fino al mare, le quali, viceversa, non avrebbero potuto durare lungo tempo contro
i colpi delle onde, e sarebbero riuscite del tutto superflue (l).
Aggiungevasi agli altri Francesco Barozzi, provveditore ad utilia della
comunità di Retimo, il quale a sua volta insisteva presso il Foscarini affinché
le riforme venissero sospese, in considerazione della difficoltà e della forte spesa,
della poca utilità che ne sarebbe derivata, e del grande danno di dover demolire
buona parte delle fabbriche con tanta fatica già costruite
La verità doveva essere che, se i Retimiotti avevano mosse delle rimostranze
a Venezia contro l’opera del rettore Landò, sia perchè fossero persuasi della
sua imperfezione, sia forse anche per astio contro il rettore stesso (il quale
si mostrava fautore della spianata voluta dall’Orsini)(3), messi alla prova della
realtà e veduto a quale enorme spesa sarebbesi andato incontro eseguendo il di
segno mandato da Venezia, si affrettarono a sconfessare i loro ambasciatori,
ed a dichiararsi sodisfatti del modo come la fortezza erasi condotta, rinunziando
ad ogni modificazione.
Impacciato il Foscarini di fronte a tale ambiguo contegno della cittadinanza,
diede ordine di sospendere i lavori nei punti controversi, e mandò lettere a
Venezia per chiedere istruzioni sul modo di comportarsi(4). Alcuni mesi più tardi
recavasi poi egli personalmente a Retimo ; dove, visitati i lavori, condotti già
a buon punto in tutto il recinto dalla parte verso terra, riconosceva pur egli
necessario costruire l’aggiunta fuori del baluardo di S. Luca, data specialmente
1’ impossibilità di prolungare più oltre il puntone di S. Elia (5). Onde concludeva
che “ si andarci continuando p iù conforme al dissegno et ordini ultimamente
m andato che sarà possibile f ' \
Quale sia stata in proposito l’opinione di Venezia non sappiamo. Ci consta
invece che i lavori procedettero tanto speditamente per la “ stavacante diligentia
et fatiche incredibili „ del colonnello Emanuele Mormori(7), che nel 1577 la
fortezza era già terminata dal lato di mezzodì (8) ed in parte anche verso levante
e ponente; e nel 1578 serrata completamente anche dalla parte di settentrione:
p ) V. A. S . : Dispacci dei prov. da Candia: 22 g e n (5) < E t è ben cosa impossibile poter allongar p iù la
naio 1575. — C fr. pure la g ià c ita ta re la zio n e dell’An- tenaglia ch’è appresso la porta di S. Elhia, perchè
d re asi (V. M . C . : Ms. Miscellanea Correr, 2681). sarebbe bisogno fondarne una gran parte tn un pro
(2) V. A. S. : Dispacci dei prov. da C andia: g e n fondoi, che sarebbe con troppa grande difficoltà ».
naio 1575. (6) V . A. S. : Dispacci dei prov. da Candia : 2 m a g
(3) V edasi la c ita ta su p p lic a del 17 se tte m b re 1574 gio 1575.
(V. A . S. : Senato Secreti, filza X LV , in c a rto 2 o tto (') V . A . S. : Senato Mar, filza L X X X III, in c a rto
b re 1574). 30 m arzo 1583. C fr. la sua s c rittu ra fra le Mappe.
(4) V . A . S. : Dispacci dei prov. da Candia : 30 g e n (8) V. A . S . : Dispacci dei prov. da Candia: 2 n o
naio 1575. v e m b re 1577-
492 i m o n u m e n t i v e n e t i d e l l ’is o l a d i Cr e t a
in tutto seguendo, a quanto pare, i “ novi ovdiìli del Foscavivi „ \ Così che
altro non restava che attendere ai lavori in terrapieno (2).
Ridotta così a buon termine la fortezza, tornò a galla anche la questione
della spianata da costruirsi davanti ad essa ; poiché, avendo il rettore Davide
Bembo emanato l’ordine che tutte le case poste nel recinto destinato alla spia
nata medesima venissero dai proprietari abbattute entro il settembre del 15/8,
minacciando altrimenti di farle demolire a loro spese, la cittadinanza di Retimo
presentò a lui una supplica, perchè fosse ritardata l’esecuzione di tale decreto.
Tentavano infatti i Retimiotti di dimostrare non essere la spianata affatto ne
cessaria alla sicurtà della fortezza, dacché il Pallavicini stesso (pur celebre per
l’inesorabile demolizione compiuta nel fortificare Bergamo) la aveva ritenuta
superflua ; ricordavano ancora che, se colla demolizione delle case loro volevasi
ottenere lo scopo che i cittadini se ne costruissero di nuove entro il recinto
della fortezza, altro effetto non sarebbesi invece conseguito che di costringere gli
abitanti ad abbandonare la città per ritirarsi in villa ; e pregavano infine si ri
sparmiassero per qualche tempo ancora quelle case (che — a farlo apposta
erano proprio le uniche sorvissute al saccheggio del 15/0) finché i cittadini
avessero avuto agio di fabbricare con comodità delle nuove abitazioni in for
tezza (3).
Sulla controversia esprimeva il proprio parere anche Emanuele Mormori.
Per lui omettere affatto la spianata era cosa assurda ; perchè tanto sarebbe
valso non fabbricare neppur la fortezza. Ammetteva però si potesse discutere
invece sull’estensione da darsi ad essa ; ma anche su questo punto era con
traria l’opinione sua da quella del Pallavicini, poiché egli ammetteva necessario
raggiungere l’estensione dei 140 passi voluti dal Foscarini, col distruggere nella
strada di S. Sofia tutte le abitazioni a levante fino a casa Zarafti, e di là rag
giungere S. Maria degli Angeli (escludendo la chiesa e tutti i fabbricati posti
da quella parte) e la fontana di piazza ; rasi al suolo parimenti avevano ad es
sere i ruderi dell’antico castello, che impedivano alla fortezza di dominare com
pletamente il porto (4).
La questione restò per allora insoluta. Ciò non impedì per altro che
sull’argomento tornasse Baldissera Rangone, nell’accennare ai bisogni della for-
(*) V. A . S. : Senato Mar, filza L X X X III, in c a rto (3) V . A . S. : Dispacci dei prov. da Candía : 28 a-
30 m arzo 1583. g o sto 1578.
(s) V . A. S. : Dispacci dei prov. da Candia : 10 (4) Ibidem : 81 a g o sto 1578. (C fr. pag . 169).
LE F O R T I F I C A Z I O N I DI R E T I M O 493
restava fuori del baluardo di S. Luca e della cortina fra il baluardo di S. Maria
e quello di S. Salvatore
Nel 1583 veniva eseguito il computo completo della fabbrica della fortezza(2),
di quanto ad essa mancava e della spesa che essa aveva importato. Dal maggio
del 1574 al marzo del 1582 eransi spesi 130840 perperi(3), più gli 87000 ri
scossi dal risarcimento di angarle e devoluti parimenti alla fabbrica della for
tezza. Oltre di che il vitto ai 40206 angarici avea costato 482472 perperi ; ed
altri 47383 il legname ed il ferro. La spesa totale ascendeva così a 51454
ducati. — Di muro eransi costruiti 5975 passi cubi(4) (a 5 ducati il passo) ed
altri 3270 passi quadri (a 1 ducato il passo) nei vari edifizì interni ; di terreno
eransi ammassati 11228 passi cubi, impiegando 12800 angarìe ; di roccia eransi
tagliati 372 passi (a 3 ducati il passo) ^ ; e finalmente crasi costruita la porta
ed i due portelli (ducati 159), ed eransi infissi nelle mura cinque leoni di S. Marco
(a 140 perperi l’uno) e 26 stemmi (a 20 perperi l’uno). — Le 5 fornaci di
calcina aveano complessivamente costato 107 ducati. — I debitori di angarìe
erano 19091 nella provincia di Retimo, 26964 in quella di Milopotamo, 4815
nel giudicato di S. Baseio, e 13072 in quello di A m a r i ; la massima confu
sione regnava in questo campo (7) ; e gli esattori, pagati dagli inobedienti, dagli
angarici cioè condotti a forza al lavoro, davano origine a continui scandali e
soprusi(s). — Perchè la fortezza fosse compiuta, mancavano ancora 5 mila passi
cubi di terreno e 216 passi cubi di muratura (9).
Di questa opinione non era però Latino Orsini, il quale, giunto a Retimo
nel seguente anno, trovava che ben altri erano i bisogni della fortezza. Infatti
nicolo cavato nel sasso (1), di 140 passi di circuito, alto 5 piedi e largo altret
tanto <2).
Per nulla atterrito dai costosi preventivi, il rettore Angelo Barozzi avea
ripreso intanto i lavori ai terrapieni ; e nello stesso anno 1584 era riuscito
a compiere quelli delle cortine di mezzogiorno, quelli del tratto fra il baluardo
di S. Luca ed il portello occidentale, e parte di quelli ai baluardi di S. Luca
e di S. Elia ; nonché i terrapieni sopra la porta maestra (3).
Inoltre eransi terminati due dei cinque cavalierotti ideati per la fortezza (4).
Nel 1586 non restavano ormai più incompiuti se non 400 passi cubi di terra
pieno, una metà cioè ai baluardi ed una metà ai parapetti ; mentre in muratura
mancavano pur sempre alcune cannoniere, 557 passi di cordone e 275 passi
cubi di muratura con cui alzare le cortine (5).
Dopo una breve interruzione, i lavori furono ripresi nell’estate del 1587,
sotto la direzione del rettore Benetto Bembo e del governatore Virginio Belloni.
Per procedere più speditamente, si volle sperimentare il sistema di offrire i vari
lavori all’ incanto ; e dalle angarìe stesse si ottenne un maggiore concorso, grazie
alle disposizioni del provveditore Giovanni Mocenigo riguardanti la riduzione dei
loro debiti. — Agevole riuscì in tal modo terminare le cannoniere, alzare le
muraglie, continuare i terrapieni ed i parapetti, e lavorare altresì al cavaliere
della porta maestra e all’altro del baluardo di S. Luca, destinato a difesa contro
gli eventuali attacchi dall’opposto colle di S. Atanasio al di là della città(6).
Così, quando giungeva in Creta il generale Giambattista Del Monte, egli
vi trovava la fortezza di Retimo pressoché terminata. Onde, pur riconoscendo
i difetti, credette suo dovere esprimere la propria sodisfazione per l’opera com
piuta (7). Pira ben vero infatti che la fortificazione era stata costruita collo scopo
di accogliervi le nuove abitazioni dei cittadini, laddove i Retimiotti — sbollito
l’entusiasmo dei primi momenti, e sperimentata la ristrettezza della fortificazione (8\
la cui area era occupata quasi completamente dagli edifici pubblici e governativi
(!) La relazione di A lvise G rim ani del 1586 (V. A. S.: (7) V. B. M. : Iial. V II, 1528.
Relazioni, LX X IX ) ci a tte s ta che ta le cunicolo fu (8) P e r q u e sto fo rse M eo C assini id ea v a un n u ovo
an ch e co m in ciato a c a v a re . p ro g e tto , p re se n ta to alla a p p ro v a z io n e della R e p u b
(*) V. A . S. : Dispacci dei prov. da Candia : 28 a- blica, secondo il quale la fo rte z z a a v re b b e d o v u to
g o sto e 5 se tte m b re 1584. sc e n d ere ad a b b ra c c ia re p a rte della c ittà , o tten en d o
(3) Ib id e m : 11 a p rile e 14 a g o sto 1584. — secondo lui — p a rec ch i v a n ta g g i ad un tem p o ,
(') Ib id e m : 24 a g o sto 1585. di fo rtificare cioè il porto e b u o n tr a t t o della c ittà,
(5) Ib id e m ; 2 gennaio 1586. di e v ita re la v o lu ta dem olizione p e r la sp ia n a ta , e di
(6) Ibidem : 2 a g o sto 1587 — e volum i in ap p en d ice: re n d e r possibile la c o stru zio n e di u n a fossa e di una
26 agosto 1588 (lettera di A ntonio G rim ani). — C fr. c o n tro s c a rp a , m an c am e n to che egli rite n e v a esiziale
p u re la re la zio n e del re tto re B en etto B em bo (V , A. S.: alla fo rte z z a (V, M . C. : Ms, Morositti, 380).
Relazioni, LX X X V I).
LE FO R T IF IC A Z IO N I DI R E T I M O 497
passa 2, che vada a trovar la coltrina et serrar la gola del baloardo, fovviando
una forbice, dalla qual si cavino molte difese ,,(1).
Ds. ultimo, i ¡prendendo un ideo, m3.nifest3.t3. già — come vedemmo — d 3
Sforza I allavicini e poco dopo abbandonata, si pensava pure a costruire le due
traverse dalla parte del mare, ossia di “ calar giù dalla fortezza verso mare
con doi ale di m uraglia che venissero a bevere nel m are, che non harebbero
piu di 520 passa f r a tutte doi, e serrare uno spatio che si trova aperto, nel
quale sarebbono quelli genti sicure, poiché è coperto e difeso tutto dalla fo r
tezza di sopra f \ E quanto alla spianata, ritenuta pur sempre insufficente, ripc-
tevasi esser necessario ridurla alle dimensioni volute già dal provveditore
Foscarini(3).
Di tante opinioni e di tanti suggerimenti ben poco in pratica venne attuato.
Il lettore Nicolò Priuli attese a riparare i terrapieni danneggiati dalle pioggie
autunnali del 1590^; il successore Luca balier cominciò il trasporto in fortezza
dei terreni di deposito(,), i quali poi furono abusivamente consumati dai privati
che ciano andati ad abitare lassù ^ ; Francesco da Mosto e Gerolamo Zane rin
novai ono buona parte dei terrapieni, rifacendoli esclusivamente di terra ^ ; Ago
stino Sagredo costruì intorno alla fortezza la strada ed il murello per la ronda(8).
Allo scoppiare della guerra col I ureo piccole aggiunte vennero fatte alla
fortezza. Il provveditore Andrea Corner vi rifece ancor una volta i parapetti,
terrapieno la porta principale, fabbricò uno sperone ad uno dei portelli(9); e, su
consiglio dell ingegnere Van Wert, costruì pure le due traverse per assicurare
la parte a mare ^ ^; e a un tempo stesso furono perfezionati i baluardi, scarpata
la roccia al di fuori della fortezza e fatti nuovi parapetti
Tutto ciò però non tolse che solo poche settimane dopo la caduta della
città, la fortezza pure ingloriosamente si arrendesse al nemico il 13 novembre
1646.
*
**
F IG . 295 — R E T I M O : LA PO R T A , ED IL B A L U A R D O D I S. P A O L O . (338).
6.5
f ig . 296 — r e t im o : i b a lu ard i d i s . ella e di s . pa o lo . (335),
►
LE FO R T IF IC A Z IO N I DI R E T IM O 503
stemmi e leoni che lo adornavano, si conserva ora appena il mutilo leone (1) che
già fregiava esternamente la porta maestra, un altro leone con tre stemmi ro
vinati nella cortina fra il baluardo di S. Luca e quello di S. Elia, e finalmente
uno stemma(2), pure irriconoscibile, sopra il portello occidentale.
Girando dalla porta maestra, si incontra per primo a mezzogiorno il
baluardo di S. Maria (o di S. P a o l o ) p o i quello di S. Elia, e finalmente di
S. Luca (o S. Lucia)(4). Segue ad occidente l’angolo di S. Spirito e la linea
spezzata della cortina<3). A settentrione è la punta di S. Giustina (o della Ma
donna: Panaghjia){') e quella di S. Sozo (o S. T e o d o r o ) E ad oriente in fine
il baluardo di S. Salvatore (o S. Nicolò)(8). I quattro baluardi hanno ciascuno
un orecchione soltanto.
La porta maestra della fortezza si apre nella cortina fra il baluardo di
S. Maria e quello di S. Salvatore ; e presenta una facciata verso l’esterno ed
una verso l’ interno — in parte rimaneggiate dai Turchi —, con una galleria
nel mezzo, al di sotto dei terrapieni della cortina. Sia dalla galleria stessa, sia
non penetri se non pochissimo, senza che pietre o sca (4) C ollez, fo to g r. n. 331.
glie off endino li difensori > (V. M. C. : Ms. Miscella (5) C ollez, fo to g r. n. 331.
nea Correr , 2681). (6) C ollez, fotogr. a. 327 e 328.
p ) C ollez, fo to g r. n. 321. (') C ollez, fotogr. n. 324.
(*) C ollez, fo to g r. n. 333. (8) C o m p le tam en te sp o sta ti e confusi sono i nom i
(3) C ollez, fo to g r. n. 336. dei v ari m em bri d e lla fo rte z z a nella figura 293.
*
FIO . 303 — K E T IM O : F A C C IA T A I N T E R N A DELLA PORTA DELLA FO R T E Z Z A . (339).
i
I MONUMENTI V E N E T I O E L l ’ i S O E A DI C R E T A
F IG . 308 — R E T IM O : IL C A V A L IE R E DI S . L U C A . (543).
4. LE FORTIFICAZIONI DI SUDA.
Se il porto della Suda fino dai più antichi tempi era stato valutato della
massima importanza quale stazione di rifornimento e luogo di rifugio, sia per i
legni mercantili, sia per le navi da guerra, tanto maggiormente esso fu preso in
considerazione dal veneto governo, in grazia della sua vicinanza alla città di Canea.
Infatti poche miglia ad oriente di questa, fra il capo Dhràpatios e la peni
sola di A krotìri si apre la baia, che restringendosi e strozzandosi d’un tratto
davanti alla sua parte più interna, più profonda e più sicura, costituisce il vero
porto della Suda, guardato all’ imboccatura dall’omonimo isolotto.
E, come appunto dalla conservazione di esso dipendeva precipuamente la
salvezza dell’ isola, era ben naturale che la Repubblica provvedesse a proteg
gerlo da esterne sorprese non solamente, ma anche a stabilmente fortificarlo
contro gli eventuali assalti di nemiche armate.
Per ciò, anche se qualche fortilizio in sua difesa era già stato eretto fin
dal secolo X IV o prima ancora(l), sui primi anni del cinquecento — di fronte
ai minacciati pericoli del Turco da un lato ed ai continui progressi dell’arte
militare dall’altro —, fu con nuovi e più adeguati propositi studiata la maniera
di validamente assicurarlo e renderlo così inespugnabile.
“ Inter p r incip alia da doverse ricordar a la Sublimità Vostra „ — rap
portavano gli oratori cretesi al Veneto Senato — “ è che se tronchi ogni oc
casion a la potentia de V inimico, aziò li m anchi la voluntà prom pta de tra
sferir la sua arm ata m aritim a de qui in offension de questo vostro imperio de
Crede. E t perchè sono assai porti per l’isola, m a non commodi per reduction
de arm ada grossa sì per el sito de quelli proprio de manchamento de aque,
salvo quel de la Suda, a tre meglia vicino a la terra de la Canta, che è ampio
et commodo et per qualunque arm ada capace, et la bocha de quel porto è larga
(x) N on tro p p o c h ia ra rim an e a q u e sto rig u ard o Scopuli (ossia < dello scoglio >j, che vedem m o m en
l’esp ressio n e del D e M onacis, ove egli p a rla della zionato n e l 1303 (cfr. pag. 207). — C om unque va
ribellione del 1230 : « Dticha igitur et milites Crete ric o rd a to com e nella sua relazione del 1580 il g e n e
vocant in auxilium Marcimi Sanato ; qui potenter in rale L uca M ichiel afferm i, che nei lavori di fortifica-
Or etaiti veniens, fu n d a v it urbem in la Suda » (L. de zione sull’isolotto della S uda com piuti ai suoi tem p i
M o n a c is : Clironicon cit., pag. 156). A p a rte ciò, non < si ritrovarono m in e di grossissime mitraglie » (V.
se m b ra poi fu o r di luogo il su p p o rre che a d una A. S. : Relazioni, L X X V III. — C fr. pure V . C o r o -
fortificazione della Suda si alluda col nom e di castrimi N e l l i : Isolarlo cit., pag. 212).
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(') V. A. S .: Senato Mar , XV, 93. chè il scoglio si fortificasse, Vintrata del porto resta
(*) C fr. anche la re la zio n e del c ap itan o g e n era le tanto larga che non può impedire che non solamente di
A lessan d ro C o n tarin i, del 1532 (V. A . S. : Relazioni, notte, ma di giorno non entri ogni legno senza offesa
L X I). d’importanza. Et se a questo si pensa rimediare con il
(3) V. A. S. : Senato Secreti, X L V III, 134. mezzo della porporella (ossia m olo artificiale p e r r e
(4) C fr. pag. 418, n o ta 3. — A. B e r t o l d i : Michele strin g e re la b o c ca del p o rto ), il tratto è tanto lungo
Sammicheli c it., pag. 98 : ove G ian G erolam o ric o rd a e l’acqua tanto alta, che non solamente si giudica cosa
di a v ere v isita to a ltre sì il « porto di Suda ». d ’infinita spesa e di longo tempo, ma impossibile a
(r>) « Il porto di Suda sa n a di somma im portantia fa r e » (E. V i a n i : I discorsi cit., pag. 36).
se si potesse fa r e come le lettere dicono... Ma, havendo (°) « Quanto veramente alla fortification della Suda,
io non solamente voluto considerare quanto ho potuto adherendone all’opinion del signor duca, per adesso
e saputo il dissegno e le distantie con le altre qualitati, non bisogna f a r altro > (V . A . S. : Senato Secreti,
ma volutane quella informatione che me ne ha potuta L IX , 83*).
dare chi ha informatione del luogo, truovo che, ancor~
LE F O R T I F I C A Z I O N I D I SUDA 515
bero campo della fantasia, con risultati vani ed inutili, quando non fossero
dannosi e persino fatali.
Di tutti questi progetti discorreremo paratamente più oltre. Per ora dob
biamo limitare la nostra trattazione a quanto riguarda soltanto la fortezza del-
1’ isolotto.
Il Senato, avendo già saputo come i lavori alla Suda eransi iniziati se
condo le istruzioni del Pallavicini fino dall’agosto precedente, avea dato ordine
il 19 ottobre 1571 di “ non cominciar fo r ti su li scogli, se non vederete di
poterli ridur a compita et sicura difesa inanzi che potesse sopragionger l’ar
m ata inim ica Ma ora invece si occupava seriamente dei due diversi pro
getti, incaricando il Pallavicini di esprimere la propria opinione su essi. E quando
costui ebbe preparata una scrittura ed un disegno, che in gran parte corrispon
deva a quello dell’Orsini, fu comandato che la fabbrica cominciasse tosto su
tali basi, affidandone l’esecuzione all’Orsini medesimo, ed esortandolo a procedere
colla massima sollecitudine. Il Senato stesso mandava 3 mila ducati, ed incitava
a trovarne in paese degli altri “ di ogni sorte : sempre inteso che le spese
sarebbero state sostenute tutte quante dallo stato, trattandosi di luogo deserto,
ove nessun concorso potevano prestare gli abitanti.
La scrittura del Pallavicini porta la data del 16 luglio 1572. Essa avverte
come il modello dell’Orsini corrisponda completamente alla sua opinione ; ecce
zione fatta per lo scoglio dei Conigli, che il Pallavicini preferiva unire all’ iso
lotto maggiore, colmando il piccolo canale di 70 passi che lo divideva da esso.
Consiglia però a cominciare la fortificazione di Fraronisi, riservando a più tardi
l’aggiunta sullo scoglio dei Conigli, e “ rimettendosi al signor Latino, che si tro
verà in fatto, nel pigliar p iù o manco piazza nell’unirsi, governandosi secondo
il maggiore e m inor fondo, et il medesimo circa al levarsi overo abbassarsi
p er coprirsi dalle eminenze de fu o r i „(3).
Di mano appunto del Pallavicini è un disegno tuttora conservato, ove sono
suggerite due diverse maniere di attaccare lo scoglio dei Conigli all’ isolotto
principale. Al tempo stesso — come dicemmo — sono introdotte alcune modifi
cazioni al tracciato proposto dall’Orsini, tra cui l’abolizione di parte del recinto
fortificatorio nord-ovest di Fraronisi.
L ’Orsini intanto — conformemente agli ordini ricevuti — nel novembre
del 1572 (4) cominciò senz’altro i lavori(5) nella parte settentrionale dell’ isolotto (6),
valendosi dell’aiuto di Gian Antonio Ferro, speditovi dal Senato come castel-
(') V. A . S .: Senalo Secreti, L X X V III, 19. S uda furo n o d e le g a ti p u re 300 a n g a ric i del te rrito rio
(s) Ibidem , 115. di R e tim o . E p erch è q u e sti non si p re se n ta v a n o , fu
(3) Ibidem . — C fr. a ltra s c rittu ra del P allavicini in rono o b b lig a ti a red im ere l’a n g a ria con 12 p e rp e ri :
Dispacci dei prov. da Candía: voltim i in a p p e n d ic e : e la so m m a ric a v a ta fu d e v o lu ta allo stip en d io di
4 se tte m b re 1574, p ra tic i la v o ra n ti della v icin a p e n iso le tta di Akrotiri
(4) V. A . S. : Dispacci dei prov. da C andía: 18 (V. A. S. : Relazioni, L X X V III. R elazio n e di L uca
m aggio 1573. M ichiel del 1575).
(5) Ib id e m : 17 m arzo 1573. — A lla fa b b ric a della (6) v . a . S. : Dispacci da Suda : 1 m arz o 1710.
LE FO R T IF IC A Z IO N I DI SUDA 519
lano e provveditore (1), e procedendo con tanta sollecitudine, che nell’aprile del 1573
era già compiuto u tanto, che in così breve tempo è come un miracolo ,,(2). In
quello stesso mese giungevano le artiglierie per la fortezza ; e nel successivo
il provveditore Luca Michiel trovava la fortezza in ottimo stato: di guisa che
—■ a sentir lui — non vi mancava che finire la traversa per coprirla dall’of
fesa dei monti dell’A krotiri, riempire le piazze, terminare i parapetti, e più tardi
scarpare e tagliare lo scoglio in più parti(4).
Così, quando il 17 di quello stesso maggio l’Orsini abbandonava la fortezza,
dopo sei mesi e più di lavoro, le spese ammontavano a 7000 ducati (senza cal
colarne altri 3 mila spesi antecedentemente alla sua venuta, nei lavori prepara-
p ) V. A. S. : Senato Secreti, L X X IX , 2. (3) Ib id e m : 2) aprile e 9 m ag g io 1573.
p) V. A. S. : Dispacci dei prov. da C andía: 16 a- (*) Ib id e m : 17 m ag g io 1573.
p rile 1573.
520 I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ISOLA DI C R E T A
tori dall’8 maggio 1571 in poi)(1) : con essi eransi pure pagate opere di galeotti
e di contadini, non bastando gli angarici a supplire in tanta ressa di lavoro(2).
A Suda tornò tuttavia l’ Orsini anche più tardi, per “ rid u r quella f a
brica a perfettione „(3), pur lottando colla somma penuria di operai onde più
speditamente avanzare le fabbriche ; e quando altrove furono sospesi i lavori
per mancanza di denari, alla Suda si continuarono egualmente (4).
Dallo specificato rapporto presentato il 9 maggio 1574 dal provveditore di
Suda Davide Bembo (-n), apprendiamo non solo quali lavori eransi eseguiti fino a
quell’epoca, ma altresì quale forma definitiva aveva assunto la fortezza, forma
che non corrisponde esattamente nè ai progetti dell’Orsini nò a quelli del Pal
(') R ico rd iam o com e dallo stesso D a n iele V e n ier (*) T r a tta s i della ch ie su o la m in o re (la M adonnina)
p re se nom e a C a n d ia un b a lu a rd o del fo rte di S. D i- a m età del lato o rien tale , non del d uom o, che fu
m itri. co m in ciato solo nel 1585.
LE F O R T I F I C A Z I O N I DI SUDA 523
il Michiel e l’Orsini per battere lo scoglietto dei Conigli, meglio reputando ta
gliare questo a triangolo, in modo che rimanesse scoperto dai fianchi del Venier
e del Martinengo (l).
Su alcune di tali considerazioni insisteva anche il provveditore Luca Mi
chiel, notando da parte sua la necessità di allargare ed abbassare la piazza della
Linguetta per coprirsi dai monti di rimpetto, nonché di alzare l’angolo del
Venier e di accomodare i fianchi del Michiel, elevandone la cortina, di rinno
vare la sortita al Martinengo, in parte risentita, di acconciare le strade, e così
via(2). Ed altri ed altri scrivevano sull’argomento, ognuno aggiungendo il consi
glio di qualche nuovo lavoro : come la costruzione di una cortina fra il Mar
tinengo e la traversa detta della chiesa ; il nettamento della fossa e la sistema
zione di una strada coperta allo scoglietto dei Morti, valendosi del terreno ca
vato per terraplenare le traverse ; la fabbrica di un barbacane davanti al revel-
lino della Linguetta, corrosa in parte dalle onde ; l’elevamento della cortina della
tenaglia, onde coprire la piazza da\YAkrotiri ; il restauro della piazza del Michiel
contro i danni delle acque(3).
Ma non erano con ciò sodisfatte le voglie di chi aveva la manìa di espri
mere pareri e sfoggiare facile scienza : che un nuovo memoriale del 1583, forse
del governatore Fabrizio Vitozzi, recava nuovo contributo alla valanga di
scritture sulla fortezza di Suda. Dopo aver cinto di parapetti tutta la circonfe
renza dell’ isolotto, dopo aver ampliate le piazze e data loro una certa pendenza
verso i parapetti, e dopo aver tagliate le roccie sporgenti che facilitavano la
scalata: voleva egli altresì modificare il fianco del Venier alla porta; abbassare
il terreno esterno tra il Michiel e 1’ Orsini, lasciando un argine alle fronti di
quei due baluardi, a guisa di controscarpa ; aggiungere una nuova piazza alta
(ossia un cavaliere) alla traversa grande ; e costruire una nuova piazza, “ di
scosto dalla mezzaluna dìi monte (vale a dire dal revellino Ferro alla Linguetta)
per la medesima linea passi 90 in circa „(4).
Assai più preciso è in fine un preventivo di quello stesso anno 1583, ove
(J) Vedi p e r ciò il disegno V ili, a. — V. A. S. : to rre ro to n d a, di 10 p a ssi di d ia m e tro , al R. A rc h iv io
Relazioni, L X X X V II e LX X X I (R elazione del p ro v di S ta to in T o rin o (Ms. Architettura m ilitare, V, 101).
veditore A n d re a B em bo e del c ap itan o Polo C o n (2) V. A . S .: Relazioni, LXXV11I (R elazione del
tarm i) — Dispacci dei prov. da Candia: 16 n ovem bre M ich iel del 1580).
1577; 9 nov em b re 1579; 28 a g o sto 1580; volum i in (3) V. A . S. : Dispacci dei prov. da Candia : 28 ago
a p p en d ice : 24 o tto b re 1579 (ove il R an g o n e a cc en n a sto 1580; 28 g en n aio e 24 d ice m b re 1581 ; 4 g e n n aio
an ch e al b isogno di acco m o d are le p iazze della L in 1582 ; 24 g iu g n o e 12 luglio 1583 — Relazioni,
g u e tta ). L X X X I (R elazio n e del c a p ita n o G io v a n n i M ocenigo).
Si veda p u re altro a n te rio re p ro g e tto di tag lio dello ('*) V. A . S. : Dispacci dei prov. da Candia : 23 di
sco g lietto dei C onigli e di c o stru zio n e colà di u n a c e m b re 1583. — C fr. 12 o ttó b re 1584.
LE F O R T I F I C A Z I O N I D I SUDA 525
si valutano tutti i lavori da compiersi alla fortezza. La terza piazza alla Lin
guetta si calcola che avrebbe costato 1280 perperi, ed altri 1000 la scala ta
gliata nel sasso e la porporella attorno alla Linguetta ; il rialzamento della cor
tina fra il Martinengo ed il Michiel stimavasi 4224 perperi, più 750 per le tre
cannoniere di essa; 1475 perperi erano preventivati per il compimento del pa
rapetto e deirorecchione al Michiel ; e così via : altri lavori all’Orsini, alle sue
due cannoniere ed ai parapetti 3308 perperi ; il vólto della porta maestra 4540
perperi; il parapetto al Venier 1320 perperi; le varie traverse da finirsi o da
alzarsi dalle fondamenta 21232 perperi; ed altri ed altri ancora, senza tener
conto delle opere delle angarìe da impiegarsi nel terraplenare il Venier, nel-
1eguagliare la piazza dell’Orsini, nell’empire la piazza fra il Martinengo ed il
Michiel ecc., per un totale di 64419 perperi W. _ Aggiunge il documento che
dall’8 maggio 1572 al 24 giugno 1583 la fortezza aveva costato 709087 per-
peri, più le 7282 angarìe (equivalenti a 87384 perperi) ed altri 101304 perperi
delle giornate riscattate dagli andiscari
Intanto però il tempo passava ; e ben più praticamente lo impiegava il
provveditore di Suda Giambattista Mocenigo col terminare la cortina della te
naglia , menti e il successore Gian Antonio Bon riusciva a far mandare dal
Senato denari e legnami per le fabbriche della fortezza (4).
Spendendo un centinaio di ducati per settimana (5), il Bon potè riprendere i
lavori secondo i suggerimenti di Latino Orsini, recatosi appositamente sul luogo.
I erminò così la porta, che era appena cominciata, costruendovi il vólto doppio
fino al corpo di guardia e la facciata verso l’interno ; inoltre finì completamente
il baluardo Orsini, lo circondò di cordone, vi alzò i parapetti, vi aprì delle can
noniere e rivestì di muro le piazze delle cannoniere stesse ; mentre al baluardo
Michiel eseguiva del pari simili lavori ; e nella seguente cortina edificava il
cordone ed i parapetti e perfezionava l’avvolto del portello, coll’aggiungervi
66
526 I M ONUM ENTI VENETI D E L L ’I S O L A DI CRETA
pieni del Martinengo ; alzò l’attigua cortina di levante ; tirò in barba la mura
glia che si congiunge colla traversa minore ; e completò tutte le altre traverse(1).
Più tardi ancora aperse una sortita all’estremità della Linguetta per scendere
alla sottostante mezzaluna ; tirò in barba la piazza della Linguetta con traverse
in muratura e riempimento in terreno ; alzò, terrapieno e munì di parapetto la
cortina della piazza reale alla Linguetta, scarpando pure e rivestendo di muro
la roccia che presentava facilità di scalata <2). E, sempre seguitando con lena in
faticata, volle costruita una porporella a riparo della Linguetta corrosa dalle
acque ; proseguito il cordone ed il parapetto, ed alzate le mura fra questa e la
piazza reale, costruendola “ tutta in baria, di piache et pietre quadre dalle
bande, et li traversi con li suoi quadri terrapienati, et oltre ciò rebboccata di
dentro et di fu o r i quella m uraglia che v ’era p r im a , p er esser greza et magnata
dalla tramontana „(3).
Poco dopo finalmente il generale Alvise Grimani faceva iniziare anche l’in
camiciatura della cortina fra il Michiel e l’Orsini, terminata la quale, non sa
rebbero rimasti addietro che i lavori in terrapieno fra il Michiel ed il Marti
nengo, di circa 1600 passi(4).
Una disgraziata coincidenza portò che proprio allora una terribile tempesta
arrecasse gravi danni alla fortezza, facendo crollare la traversa che copriva il
palazzo del provveditore, e gravemente compromettendo la stabilità della porta
maestra e del nuovo avvolto alla Linguetta
I restauri tuttavia furono compiuti con lodevole diligenza (6). E la traversa
non solo fu ricostruita più solidamente, ma ridotta anzi a miglior forma, in virtù
dei consigli altra volta ricevuti, innalzandola a guisa di cavaliere : per questo fu
chiamata d’allora in poi cavaliere Mocenigo, dal nome del provveditore generale
Giovanni Mocenigo ; per esser posta poi sul davanti della tenaglia Martinengo,
(*) V. A. S. : D isp a cci dei p r o v . d a C a n d ia : 20 perperi; altri 1800 perperi importavano i suoi para
giugno e 10 settembre 1584 — R e la z io n i, LXXXVII petti in terreno, lunghi 60, larghi 3 ed alti 2 passi;
(Relazione del Bon medesimo). 1120 perperi erano da calcolarsi per il parapetto in
(*) Ibidem: 20 ottobre 1584 — R e la z io n i, LXXXVII. terreno fra il Martinengo ed il Michiel ; 250 per ac
” ~(3) V. A. S.: D ispacci dei p r o v . d a C a n d ia : marzo comodare di terreni la piazza ed i parapetti dell’Or-
1585 — R e la zio n i, LXXXVII. — Nel trimestre dal sini ; nonché 2179 per costruire una traversa in
marzo al maggio di quell’anno furono spesi 19211 muro dietro la chiesa, lunga 60 piedi e alta 12; e
perperi, come risulta da un dettagliato ed interes altri 300 finalmente per ultimare la mezzaluna della
sante rendiconto (V. A. S. : D isp a cci dei p r o v . da Linguetta (Ibidem: 6 gennaio 1586). — E il sindaco
C a n d ia : 31 maggio 1585). Giulio Garzoni calcolava che alla Suda mancassero
(4) V. A. S. : D isp a cci dei p r o v . da C a n d ia : marzo, ancora ben 2225 passi di terra e 4 mila di muro
20 ottobre e 28 novembre 1585. — In un’altra scrit (V. B. M. : I ta l. VII, 304, b.).
tura dell’epoca era fatto rilevare come nella cortina (5) V. A. S.: D isp a cci d ei p r o v . d a C a n d ia : 12 a-
fra il Michiel e l’Orsini e nelle cannoniere al fianco prile 1587.
di questo baluardo doveansi spendere ancora 5625 (°1 Ibidem: 29 giugno 1587 e 20 agosto 1588.
LE F O R T IF IC A Z IO N I DI SUDA 527
(*) V. A. S.: D ispacci dei p r o v . d a C a u d ia : 13 gen- (3) Ibidem: 21 ottobre 1589 e 6 febbraio 1590.
naio 1588. (4) V. B. M.: I ta l. VII, 1523.
(2) Ibidem: 14 dicembre 1588; volumi in appendice: (5) V. A. S.: D ispacci dei p r o v . d a C a n d ia : 6 feb-
1 ottobre 1590 (Relazione del capitano Pietro Zane). braio 1590,
528 I M ONUM ENTI VENETI D E L L ’I S O L A DI CRETA
nengo, “ all’angolo del quale è stato levato quasi tutto il fondam ento dalla fo rza
del mare, et resta si può dire in aria ,,(1); mentre pur notava la convenienza
di eguagliare la piazza dell’Orsini, di murare la cortina fra il Michiel e l’Orsini,
di terrapienare quella fra il Martinengo ed il Michiel, e di munire di parapetto
con cannoniere le traverse (2).
Altro inconveniente poi osservava il governatore generale Onori Scotti in
riguardo allo scoglietto dei Morti, “ il quale non è visto dalli fia n ch i delli su-
detti baloardi (Michiel e Martinengo) nè dalle fro n te loro, come anco dalla cor
tina che f r a essi si trova, et ciò p er l’altezza sua, com’anco dalli parapetti che
ci anderano per coprirsi dalli monti che li sono a V incontro in distanza di 400
passa in circa Laonde egli proponeva di approfondare di tre passi la fossa
davanti alla tenaglia, tanto da raggiungere il livello del mare, e tagliar fuori
così lo scoglietto dall’ isolotto maggiore : utilizzando il materiale scavato per co
struire le porporelle, per alzare le piazze dei baluardi e per coprire con terreni
il Michiel e la fronte dell’Orsini, “ in preda de’ m onti A quest’ ultimo ba
luardo anzi, che “ da detti m onti viene totalmente imbocato „ , voleva fosse
fatto un merlone di pietra. E così pure raccomandava di regolare la contro-
scarpa, di ridurre lo scoglietto dei Conigli in modo che il nemico non se ne
fosse potuto servire, e finalmente di costruire la cortina fra l’Orsini ed il Michiel
solo fino a 10 passi, tagliando il rimanente a scarpa nel sasso tenero (3).
Il provveditore di Suda Marcantonio Contarmi, dopo essersi occupato del
cavaliere al di sopra della piazza della Linguetta (probabilmente quello stesso
che vedemmo iniziato nel 1574), alla cui fabbrica aveva atteso il governatore
della fortezza Tullio Eliseo ; e dopo avere studiato il modo di assicurare e di
allargare la sottostante mezzaluna (4) ; si diede seriamente a provvedere anche ai
restauri del Martinengo. E avendo osservato come i muri di riparo prima di
allora addossativi(o) cominciavano a deperire pur essi, stabilì di munire quel lato
con una nuova gettata di pietre ; prefiggendosi di fare altrettanto anche alla
Linguetta, che pur sempre abbisognava di restauri(b). La mancanza di fondi lo
costrinse però a sospendere i lavori ; ed egli non mancò di avvertire del peri-
(!) V. A. S.: D ispacci dei p r o v . d a C andía : 31 di (4) V. A. S. : R e la zio n i, LXXXVII e LXXXI (Re
cembre 1590. lazioni del Contarini medesimo e del governatore
(s) Ibidem : 4 dicembre 1590 — V. M. C. : M s. Ci Scotti).
cogna, MMDCCCLIV. — Cfr. pure la relazione del (5) Ibidem : R e la z io n i, LXXIX e LXXXI (Relazioni
provveditor generale Mocenigo (V. A. S. : R ela zio n i, del generale Giovanni M ocenigo e del capitano Fi
LXXIX). Costui chiedeva pure che fosse circondata lippo Pasqualigo).
di muro la parte della fortezza verso levante. (6) V. A. S. : D ispacci dei p r o v . d a C a n d ia : 14 a-
(3) Ibidem: volumi in appendice: 6 dicembre 1590. prile 1593.
LE F O R T IF IC A Z IO N I DI SUDA 529
colo che poteva derivarne, dato specialmente che, non solo il piede, ma anche
il restante della muraglia minacciava rovina (l).
Il concorso del provveditore generale e del capitano della guardia colle
proprie galee (2) poterono ritardare di qualche tempo la catastrofe. Ma un brutto
giorno, contemporaneamente ad un tratto di muraglia del Michiel, crollò per
intero il fianco del baluardo Martinengo “ che era la sua unica difesa „ , seria
mente compromettendo la stabilità di tutto quell’angolo di fortificazione (3).
Benetto Dolfin, rettore di Canea (4), e poscia Nicolò Dona, provveditor ge
nerale (3), visitato il luogo del disastro, convennero nell’ idea di rifabbricare la
muraglia crollata, dandole maggior grossezza e maggiore altezza, e difendendola
alla base con una buona gettata di pietra (ò). I lavori però cominciarono soltanto
nel settembre di quell’anno 1595, sotto la sorveglianza del nuovo provveditore
del luogo, Francesco Correr(/) ; e in soli due mesi erano condotti a tal punto,
che vi mancava soltanto la porporella alla base(8).
Un fatale terremoto del 26 novembre portò sul più bello nuovi ed inattesi
danni: la jattura fu tuttavia meno grave di quanto si avrebbe potuto temere^.
La vecchia muraglia di dentro si aperse per un tratto di 21 passi, scostandosi
quasi mezzo piede dal terrapieno, e solo il sostegno nel nuovo muro potò im
pedire una completa catastrofe. Inoltre però nel baluardo stesso il terrapieno
della fronte nord si aperse per 15 passi; c in altri punti del recinto si verifica
rono fessure e crepe più o meno lunghe e profonde, fra le quali una che, prin
cipiando alla Linguetta, “ entra nella piazza di essa Lenguetta passo uno et
volta p a ssi tre, seguitando p er tutto il dirupo fino alla traversa dietro alla
chiesa „(10).
Rimediato alle nuove disgrazie, anche i restauri al Martinengo furono in
breve compiuti(ll) ; ed il vice provveditore di Suda Giovanni Vitturi ebbe invece
ad occuparsi di una nuova porporella da rimettervi davanti, nonché delle fon
damenta e della porporella presso alla mezzaluna, i cui restauri furono com
piuti dal provveditore Marco Bolani(l2). — Quanto a quest’ultima anche il Vit-
turi notava come la piazza fosse troppo angusta, e le sue cannoniere tirassero
soltanto in pelo d’acqua : per questo, visto che il mare non era molto profondo,
facile sarebbe stato di allargarla e tirarla in barba, non avendo essa bisogno di
cannoniere, dacché non poteva venir battuta (1).
Destino volle che, mentre procedevano i restauri(2) ed il provveditore Al
vise Priuli fondava a tale scopo un arsile alla Linguetta (3), altri guasti fossero
prodotti dalle pioggie, specialmente ai terrapieni ed a quelle opere che eransi
costruite con terra rossa anziché con calcina : di guisa che la cortina fra il Mi-
chiel e l’Orsini, che mai erasi incamiciata di muro, deteriorava ognor più ; rovi
nava in parte la traversa dalla banda del Marati ; ed era necessario puntellare
una cannoniera al Michiel affinché non crollasse ; nello stesso tempo, presso al
Martinengo, appariva troppo debole il muro, e di bel nuovo corroso il barba
cane ; la porporella costruita alla Linguetta addirittura distrutta (1).
Pochi restauri eseguiti dal provveditore della fortezza Melchiorre Zane, il
quale acconciò particolarmente il cavaliere Moccnigo, riuscirono ad arrestare lo
sfacelo (5).
Una diecina d’anni più tardi il Senato stesso intervenne ^ affinché fossero
incamiciate le membra ancora nude della fortezza, e venisse dirupata la roccia
in modo da impedire le sorprese di una scalata (7). Più che di questo però (8), il
generale Pietro Bondumier ebbe di bel nuovo ad interessarsi della Linguetta,
ognora minacciante, incaricando il provveditore di Canea Gerolamo Contarini di
ricostruirvi davanti uno scarpone : nel che egli venne coadiuvato dal governatore
di Canea Sebastiano Orselli, dal provveditore della fortezza Gerolamo Canal e
dalla galea di Carlo Griffi(9).
Il nuovo provveditore di Suda, Francesco Tiepolo, legò invece il proprio
nome alla omonima piazza, da lui costruita oltre il cavaliere della Linguetta(I0);
(*) Ibidem. — Si confrontino sullo stesso tenore golo oppure spianandolo.
anche le relazioni elei capitano Gian Jacopo Zane (*) Cfr. V. A. S.: D isp a cci dei p r o v . d a C a n d ia : 1
(V. B. M., I ta l. VII, 214, f.), del governatore gene dicem bre 1600.
rale Annibaie Gonzaga (V. A. S. : R e la zio n i, LXXXI) (3) V. A. S. : R e la z io n i, LXXIX (Sua relazione).
e dell’ ingegnere Angelo Oddi (V. B. M. : Ita l. VII, (4) V. A. S.: D isp a cci d ei re tto r i d a C a n d ia : 2 o t
1523) e la scrittura del governatore Tullio Eliseo tobre 1604 e 13 aprile 1605.
(V. M. C.: M s. D o n a dalle R o se, CXXXVI, 23). — (5) Ibidem : 8 m aggio 1604.
Avvertivano costoro inoltre l’urgente bisogno di al (6) V. A. S. : S en a to S ecreti, C V II, 185 *.
zare in barba i parapetti al cavaliere M ocenigo; di (7) Cfr. V. A. S.: D isp a c c i dei p r o v . d a C a n d ia : 8
costruire un muretto, invece della cortina, per tran giugno 1616.
sitare coperti dall’Orsini al M ichiel; e di restaurare (8) Ibidem : 19 febbraio 1617.
le traverse. Per di più il cavaliere della Linguetta, (9) Ibidem : 19 novem bre 1617 — D isp a cci dei re t
costruito dall’Eliseo, andava abbassato ; mancava una to ri d a C a n d ia : 7 settem bre e 29 dicem bre 1617.
trincea dalla parte della chiesa ; e conveniva acco (,0) V. A. S .: D ispacci dei p r o v . d a C a n d i a : 22
modare lo scoglietto dei Conigli, tagliandolo ad an m aggio 1620.
LE F O R T IF IC A Z IO N I DI SUDA 531
come pure ad uno dei suoi successori, il provveditore Pietro Diedo (1628 circa), si
deve forse se la piazza reale mutò il proprio nome con quello di piattaforma Dieda.
L ’ inesorabile lavorìo delle acque minava intanto ancora una volta così la
Linguetta come il Martinengo (l) ; e più tardi altre parti ancora della fortezza(2).
Una nuova porporella addossata al Martinengo, e alcuni provvisori lavori
di restauro altrove (3), evitarono, per allora, maggiori guai ; ma non per questo
cessarono le apprensioni per la fortezza. Il Van W ert anzi trovava che sarebbe
stato necessario fortificare meglio la porta, aggiungere il muretto per le ronde
e serrare l’apertura delle piazze <J) ; ed il provveditore Michele Priuli si accin
geva a seguirne il consiglio (5), non senza avere per prima cosa provveduto egli
pure a sempre nuovi ripari al Martinengo ed alla Linguetta (6).
Eguale premura dimostrò il successore Andrea Corner, il quale «¡ustamente
ordinò che lo sperone al Martinengo fosse rifatto in modo più stabile e duraturo
con grosse pietre da taglio(7) : il che in pochi mesi venne anche attuato (8). E
tosto dopo iniziò anche i lavori alla Linguetta ed alla sua porporella, e ad
altri punti del recinto che più ne avevan bisogno U Sotto la direzione del
piovveditore della fortezza Giovanni Bembo, la scarpa della mezzaluna venne
accomodata con grossi blocchi di pietra legati fra loro, e due porporelle vi fu
rono gettate davanti. E sotto quella del successore Gerolamo Minotto, furono
i imboccati alcuni altri muri, e deliberato alla fine anche il rivestimento della
cortina fra il Michiel e l’Orsini(10).
Rimaneva pur sempre il pericolo dello scoglietto dei Conigli, che fin
dall origine secondo il pensiero del Pallavicini — avrebbe dovuto venire rin
chiuso nella fortezza, e che tante volte erasi consigliato almeno di tagliare o di
spianare (U). L ’ ingegnere Giacomo Serres visitò lo scoglio ; e trovò che facile
sarebbe stato distruggerlo col mezzo di una mina <12fi Un mese dopo di fatti esso
era felicemente fatto saltare in ariall), con piena sodisfazione della Domi
nante (2).
Nuovi provvedimenti però si resero necessari, quando l’invasione del nemico
nel regno confermò la capitale importanza che la fortezza di Suda non cedesse
alle armi dell’esercito conquistatore. Il Van W ert di bel nuovo ed il Beati si
portarono nell’ isolotto ; e d’accordo stesero una scrittura sui più evidenti bisogni
della piazza.
Per coprire affatto la fortezza dai monti deWAkrotiri altre e più elevate
traverse erano richieste; ai baluardi settentrionali facevano difetto 1 terrapieni;
ed i parapetti al cavaliere Mocenigo. Murata e terrapienata la porta maestra,
si sarebbe invece potuto valersi per i bisogni del momento delle sortite alla
tenaglia ; e quanto alla mezzaluna della Linguetta, conveniva alzarne la mur a-
glia di 8 o 10 passi e fabbricarvi internamente in giro dei vólti per sosteneie
una seconda piazza più alta, riformando pure le cannoniere e ricostruendo la
porporella alquanto più discosta, al fine di impedire al nemico di avvicinarsi alla
fortezza. Finalmente era d’uopo dirupare e scarpare in vari punti la roccia ;
regolare i parapetti, il fosso e la controscarpa ; incamiciare la solita cortina ; e
ridurre in definitivo assetto lo scoglictto dei Conigli(
Di tanti lavori furono naturalmente eseguiti soltanto i più necessari e quelli
che le ristrettezze delle circostanze permisero, mediante l’aiuto delle ciurme1\ e
in parte sotto la direzione del provveditore del regno bilippo da Molin \
Il 20 luglio del 1646 la fortezza fu per la prima volta presa d’assalto dal
nemico. Non per questo però si sospesero i lavori ; bensì, apertosi un portello
di soccorso alla Linguetta, da cui introdurre del terreno, furono proseguiti i
parapetti presso la porta, al cavaliere Mocenigo e sulla fronte dell Oi sini( K Mal
grado la mancanza di terra e lo scarso numero di muratori ridotti soltanto
a sei — con assiduo lavoro notturno veniva quotidianamente riparato ai danni
del cannone nemico ; specialmente nel parapetto della cortina della tenaglia ed
alle traverse01.
L ’assalto durò ostinato ; e chiari apparvero allora tutti i difetti della fol
tezza, scoperta e battuta dai monti all’ ingiro, e solo protetta dalla fortunata
(i) V. . S. : D ispacci d ei p r o v . d a C a n d ia : 10 giu (5) V. A. S.: D ispacci dei r e tto r i d a C a n d ia : 4 a-
gno 1645. prile 1646.
(*) V. A. S. : S e n a to R e tto r i, XVI, 32 *. (6) V. A. S. : D isp a cci dei p r o v . d a C a n d ia : 20 lu
(3) V. A. S. : D isp a c c i dei p r o v . d a C a n d ia : 2 ot glio 1646.
tobre 1645. — C fr. pure Sen a to R e tto r i, XVI, 135. (7) V. A. S. : D isp a c c i dei r e tto r i d a C a n d ia : 28 lu
(4) V. A. S .: D isp a cci dei p r o v . d a C a n d ia : 8 feb glio 1646.
braio 1646.
LE F O R T IF IC A Z IO N I DI SU DA 533
sua *posizione in mezzo alle acque (l). Non per questo i difensori si perdettero
d’animo, nè la piazza cedette. E anche quando il cannone nemico ebbe spianato
magazzini, case ed alloggiamenti, con nuova lena attesero gli assediati ad ele
vare parapetti e traverse contro tutte le batterie nemiche, e cavare le fosse, e
fin anche a minare di bel nuovo lo scoglietto dei Conigli(2).
Che se il nemico, stanco di sì fiera resistenza, sospese per qualche tempo
l’assalto, non furono sospesi invece i lavori dei difensori ; bensì assiduamente
proseguirono(<), col valido concorso persino delle donne. “ Oggi „ esclamava
orgogliosamente il provveditore della piazza, Gerolamo Dona, il 30 settembre
1647, “ ho fa tto distender sopra il p iù alto et eminente cavalierò di fortezza il
stendardo di battaglia, in segno della nostra intrepidezza, et per dar mostra
aìVinemico la puoca stim a che di lui fa rem o „(4).
E quando tutto il restante dell’ isola, tranne la città di Candia, venne in
potere del nemico, la piccola fortezza, accerchiata costantemente dall’ insidia del
Turco, continuò nella resistenza. Qualche riparo vi apportò il provveditore straor
dinario Francesco B a t t a i a ; ed il successore Iacopo Barbarigo, con materiale
rubato nascostamente nell’ isola, riparò alla meglio la Linguetta, “ essendo quella
parte tutta rovinata sino alle fondam enta in fo r m a di hrechia ,,(b>; come pure
a nuovi restauri alle mura ed ai terrapieni provvide più tardi Lunardo Venier (7).
Con maggior calma, ed anche con maggiore comodità, poterono procedere
i lavori dopo la resa di Candia e la susseguente pace, che garantiva il possesso
dell’ isolotto ai Veneziani. Il provveditore Gerolamo Pesaro si interessò ancora
lui della Linguetta, del cavaliere Mocenigo e di altre parti minori(8). Polo Nani
poi proseguì i lavori medesimi ; e, ottenuto dal Turco di poter preparare delle
calcine in provincia di Bicorna, se ne servì per rifare completamente il muro
della Linguetta e della sua mezzaluna, corrosi dalle acque e non potuti sin allora
restaurare convenientemente(l0). Quindi, seguendo pure gli ordini del Senato <n),
attese a nuovi restauri in vari punti della fortezza, c segnatamente al cavaliere
Mocenigo, affidandone l’esecuzione ai governatori Cesana e Bernardo Leoni(l2).
(*) Cfr. V. A. S. : D ispacci dei p r o v . d a C a n d ia : 30 (8) Ibidem : 19 gennaio e 9 ottobre 1671-
luglio 1646 (Dispacci del provveditore della fortezza (9) Ibidem: 28 giugno 1672.
Antonio Boldù). (,0) V. A. S .: D isp a cci d a S u d a , C erigo, T in e, ecc.:
(*) Ibidem : 26 agosto 1646. 26 luglio e 27 settembre 1672.
(3) Ibidem : 14 maggio 1647- (u ) V. A. S.: S e n a to R e tto r i, filza LXXI: 1 dicem.
(/‘) Ibidem: 30 settembre 164/. bre 1672.
(•'*) V. A. S. : D isp a c c i d a S u d a : 14 marzo 1662. (19) V. A. S. : D isp a c c i d a S u d a , C erig o , T in e, ecc.:
(c) V. A. S. : D isp a c c i d a S u d a , C e rig o , T ine, ecc.: 15 dicembre 1672 — D ispacci d a S u d a : 8 marzo
29 agosto 1663. 1673 e 5 febbraio 1674.
(7) V. A. S. : D isp a cci d a S u d a : 10 marzo 1667.
67
534 I M ONUM ENTI VENETI D E L L ’I S O L A DI CRETA
(J) V. A. S. : R e la z io n i, LXXXVII (Relazione del premmo a quale magistrato attribuire : forse la se
Badoer medesimo). — Insieme con tale batteria, che conda di esse potrebbe essere dovuta al provvedi
evidentemente fu costruita dal provveditore straor tore straordinario Gerolamo Pesaro, che fu a Suda
dinario Giorgio Benzon intorno al 1682, vediamo intorno al 1670-1672.
indicate nell’ultima pianta della fortezza (fìg- 317) (*) Vedi tav. 16.
anche le batterie M ocenigo e Pesaro, che non sa (3) Collez. fotogr. n. 493.
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538 I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’IS O L A D I C R E T A
L ’andito della porta è a gomito, coperto di due vòlte a botte che si incon
trano perpendicolarmente, con una vòlta a croce nel mezzo ; il suolo vi sale a
rampa dall’esterno verso 1’ interno. Per di fuori l’apertura della porta è sem
plicissima ; per di dentro invece ò costituita da una facciata ora cadente ,
adorna di due colonne. Nel lato sud dell’andito si apriva già una porticina ed
un fenestrone rettangolare, in comunicazione coll’attiguo corpo di guardia.
f i g . 318 — s u d a : e s t e r n o d e l l a p o r t a d e l l a f o r t e z z a . (494).
Riusciti nell’ interno della fortezza, si incontra tosto a sinistra una scaletta
che sale sui terrapieni del baluardo (o mezzobaluardo) Orsino, detto pure Posto
Nuovo (1). Al di sopra di tali terrapieni si eleva il parapetto (alto cm. 75 e grosso
altrettanto), traforato a varie distanze da feritoie per bocche da fuoco. Ma nella
seconda fronte del baluardo, il parapetto in terrapieno a merloni è largo più di
6 metri ; all’orecchione invece ridiventa semplice ; ed al fianco di bel nuovo si
allarga di 3 metri, intersecato dal vano di una cannoniera.
(*) C ollez. fotogr. n. 490.
I .E F O R T I F I C A Z I O N I DI SUDA 53')
luardo si attacca la traversa, che, partendo dal cavaliere Mocenigo (cui non
è però congiunta), scavalca il terrapieno e raggiunge la fronte medesima, solo
concedendo un sottopassaggio per il marciapiede. — Le due fronti del Michiel
sono costituite da terrapieni di 7 metri di larghezza (rivestiti di muro anche
internamente), i quali si innalzano quasi tre metri dal cordone e fino a cinque
dalla piazza interna del baluardo, la quale resta del tutto incassata fra i
muri in giro. Sopra il terrapieno corre un marciapiede, da cui emerge o il so
lito parapetto in muro dello spessore di cm. 50 con feritoie, o il parapetto in
terrapieno a merloni, largo 4 metri. Nella fronte settentrionale due trombe di
cannoniere (ora ostruite), poste a livello della piazza del baluardo, trapassano
T intero terrapieno di quel lato. Una scaletta per salire ai marciapiedi è presso
il fianco orientale. — Quivi pure sbuca l’androne del portello di sortita. Un
cunicolo, lungo una ventina di metri, largo 3,75, illuminato dall’alto, discende
parallelamente al lato del fianco, quindi piega svoltando ad angolo retto, e
LE F O R T I F I C A Z I O N I DI SUDA 541
F IG . 322 — SU DA : LA T E N A G L IA M A R T IN E N G O E D IL C A V A L IE R E M O C E N IG O , V IS T I D A O C C ID E N T E . (489).
maggiori ad avvolto stavano inferiormente, che adesso sono colmate (1). Si accede
ad esse mediante un altro cunicolo, che discende lungo l’orecchione. Nel suo
lato meridionale si aprono due porte : la superiore introduce in un locale sot
terraneo ad avvolto, il cui lato ovest è formato appunto dal muro del fianco
del baluardo, trapassato dalle due cannoniere testé menzionate ; 1’ inferiore invece
sbuca di bel nuovo all’aperto, nel rialzo sottostante al fianco del baluardo, in
modo analogo all’altro fianco della tenaglia nel baluardo Michiel. — Nel fianco
(!) C ollez. fo to g r. n. 502.
LE F O R T I F I C A Z I O N I DI SUDA 543
Col fronte orientale del Martinengo comincia quella parte della fortezza
che, tante volte minacciata ed anche rovinata nell’epoca veneta, è ora in uno
stato di completo sfacelo. Tosto dopo il baluardo, il muro che recinge ed orla
il dirupo incombente sul mare, si sdoppia : quello più alto e più interno ha lo
spessore di m. 1 l/ 2 ; l’altro, assai rovinato, di m. 1,20. — Più oltre seguita
solo P inferiore, il quale è un semplice parapetto di 60 centimetri di spessore,
piantato sulle roccie a picco. — La traversa che viene dal cavaliere Mocenigo,
ed ha uno spessore di m. 2,60, lo scavalca. — Il muro invece, più avanti an
cora, si allarga e si trasforma, intercalato di merloni dello spessore di m. 1 '/,
fino a 3 : corrispondenti alle batterie Pesaro e Benzona. Poi si interrompe e si
converte anche in semplice muro di rivestimento del suolo. — La parte seguente
è o distrutta o rifatta di nuovo in epoca recente dai Turchi sotto altra forma.
La piazza Tiepola così, col suo cavaliere detto Falcone o della Linguetta, e la
Linguetta stessa sono un ammasso di ruderi, di roccie a picco e di riedificazioni
turche(I). — Quivi sorge ora anche il faro.
(*) C ollez. fo to g r. n. 498.
P IO . 329 — IL C A V A L I E R E M A R T IN E N G O , V IS T O D A N O R D - E S T . (500).
LE F O R T I F I C A Z I O N I D I SUDA 547
fo N T .liV A p r . u QVA
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PALEOCASTRO POSTÒ SOPRA IL
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5CALA DI PASSAVEN,
TRE. CENTO.
PIO. 330 — VEDUTA DEL PODOM URI E DEL POLEOCASTRO DI SUDA — 1612 --- (XXL f.).
LE FORTIFICAZIONI DI SUDA 551
briche da lui ordinate nel regno. — Calcolato che l’ intera Porporella avrebbe
richiesto 4 mila passi cubi di materiale (del costo di un zecchino almeno per
passo), fu deciso di togliere i sassi dal monte e di portarli con un barcone in
mezzo al m are(1). Il vicerettore di Canea Luca Michiel da prima(2), il rettore
Angelo Barozzi da poi curarono del loro meglio che i lavori procedessero spe
diti(3). Alla direzione dell’opera fu preposto l’ingegnere Alessandro Campi.
Nell’agosto del 1575 erano compiuti ben 99 passi della Porporella. “ E n e l
fon d o larga passi 19 in circa „ — scriveva lo stesso Foscarini— “ e riem pita di
grossissim i quadroni di pietra, viene crescendo in scarpa in tanto che la su
perficie finisse in passa 4 di larghezza, la qual superficie rim ane 3 p ied i sotto
acqua, p er dar loco al mare, quando in tempo fortunevole si voi entrare „(4).
I lavori, sospesi nel settembre in causa delle tempeste che impedivano di
lavorare sotto acqua(5), vennero sollecitati anche dal Senato(6).
Nuove burrasche del novembre, durate ben otto giorni, non riuscirono ad
arrecare alcun danno alla parte sino allora compiuta(7) : cosa che al Foscarini
parve un vero trionfo (8). Ma soli pochi mesi più tardi —- se crediamo al rettore
Barozzi — insistenti procelle danneggiarono una parte dei lavori, rendendo ne
cessario qualche riparo (9).
Conformemente a quanto crasi prestabilito (I0), i lavori furono tuttavia ripresi
nell’aprile del 1576, per ultimare i rimanenti 50 passi, in quella che era la parte
più difficile a costruirsi, causa la maggiore profondità delle acque(,1). Sul luogo
trovavansi due galee, gli angarici di Bicorna, gli spezzamonti à&WAkrotiri ed i
soldati della fortezza dell’ isolotto : direttore dei lavori era pur sempre il Campi(l2).
Malgrado tutto, nell’ottobre di quell’anno la Porporella era avanzata di
soli 39 passi ; mentre per compiere gli ultimi dodici le difficoltà aumentavano
ancora in modo allarmante. Di ciò dava conto il Foscarini medesimo, evidente
mente stizzito contro il rettore Barozzi, che preferiva adoperare gli angarici nei
lavori della controscarpa di Canea, ostacolando così il procedere della Porporella,
(t) v . A. S. : Dispacci dei prov. da Candia : 28 di (6) V. A . S .: Senato Secreti, C X X X , 50.
cem b re 1574. (7) V . A . S. : Dispacci dei prov. da Candia: 12 no
(*) V. A. S.: Relazioni, LXXVIII (R elazione del v e m b re 1575.
M ichiel del 15/5). (8) Ib id e m : 14 n ovem bre 1575 — Senato Secreti,
(3) V. A. S. : Dispacci dei prov. da Candia : 4 m ag L X X X , 70*.
gio 1575 (per e rro re incluso fra i d isp acci del 1574). (9) V. A . S.: Dispacci dei prov. da Candia: 3
(4) Ib id em : 28 a g o sto 1575 e feb b raio 1575 (ove è m arz o 1576.
p u re un disegno) — Senato Secreti, CX X X , 50. (10) Ib id em : 23 fe b b ra io 1576.
(5) V . A. S. : Dispacci dei prov. da Candia : 19 se t (u ) Ib id em : 8 e 14 a p rile 1576.
tem b re 1575. (4S) Ib id em : 9 luglio 1576,
IÆ FORTIFICAZIONI DI SUDA 553
cd osava scrivere a Venezia che questa era in parte rovinata, laddove il Fosca-
rini pretendeva trattarsi soltanto di un abbassamento provvidenziale(1).
Desideroso di veder coronata di buon successo l’opera da lui iniziata, il
provveditore dimorò parecchio tempo alla Suda onde sopraintendere di persona
l’andamento dei lavori : i quali procedettero allora con lena veramente eccezio
nale (2). E solo due mesi più tardi, il 30 novembre di quello stesso anno 15/6, egli
annunziava a Venezia essersi già compiuti 142 passi dell’ intera lunghezza (3).
L ’inverno obbligò ad una nuova sospensione ; tanto più che gli ultimi otto
passi esigevano speciali provvedimenti per poterli preservare dai danni delle
tempeste(4). Malgrado ciò, prima di partire, il Foscarini ebbe la sodisfazione di
veder compiuta quell’opera. — La Porporella era lunga 150 passi, alta da 2 a
10 passi, e larga fino a 18 alla base. Aveva costato complessivamente 4 mila
zecchini(5).
Il successore Luca Michiel fin da bel principio trovò parole di lode per
quanto erasi compiuto, ed energicamente protestò contro le insinuazioni di coloro
che sostenevano la Porporella calata già tanto che le galee potevano superarla
senza alcun ostacolo <6). In realtà però nel giugno ebbe lui pure a verificare che
le dicerie non erano del tutto infondate(7) ; c nell’ottobre trovò i danni tanto
innanzi da riputar necessario un pronto riparo(8).
Siccome però tale restauro non venne eseguito, dopo un anno la Porpo
rella era sprofondata in alcuni punti fino a 5 e più piedi(9). Abbandonata a sè
stessa, senza che alcuno più pensasse a restaurarla, essa andò così sempre più
deteriorando(l0). Uno scandaglio del 1583 riscontrava che verso l’estremità era
calata di ben 12 piedi(ll). — Solo nel 1588 si preparò del materiale per poterla
ridurre allo stato primiero e consolidare di bel nuovo (l2) ; e nell’estate di quel
l’anno il capitano della guardia Carlo Contarini vi lavorò colle galee, riducen
dola di bel nuovo a piedi 1 l/ 2 sotto il livello dell’acqua (I3) : i sassi necessari per
i lavori furono tolti da quello scoglietto dei Conigli, che vedemmo preso in con
siderazione tante volte per il pericolo che offriva alla fortezza dell’isolotto. Dopo
tutto però il provveditore Giovanni Mocenigo confessava che, anche così restau
rata, la Porporella era insufficente allo scopo (I).
E siccome la verità di un tale asserto era generalmente riconosciuta, natu
rale si fu che di bel nuovo si pensasse a proteggere in altra guisa queirimpor
tante località. Così ancora una volta venne in campo il Paleocastro.
L’altura fu diligentemente studiata dal generale Giambattista del Monte, il
quale, non solo si mostrò propenso a fortificarla, ma senz’ altro ne preparò un
modello. Il luogo sembrava a lui eminentemente adatto per una fortezza,
buona la posizione(2), ottima l’aria, abbondanti le acque fornite dalle cisterne
che ancora si conservavano lassù e dalla sottostante fontana detta del Calami,
e facile l’approvvigionamento di grani e di frumenti, colla comodità dei molini di
Kalives e di altri che si sarebbero potuti costruire entro la fortezza. — Secondo
lui sarebbe stato sufficente fortificare il lato di ovest, con una fronte di 300
passi, difesa da due mezzibaluardi reali : i materiali si trovavano sul luogo, e il
vicino Akrotiri avrebbe forniti i suoi esperti tagliapietre. In pochi mesi così la
fortezza si sarebbe compiuta non solo, ma colassù avrebbero potuto ritirarsi i
cittadini di Canea, smantellando la loro fortezza, che a lui pareva tanto imper
fetta, ed ostruendo il porto (3).
Il progetto del generale fu esaminato a Venezia dai più intendenti di cose
militari. Giulio Savorgnan, vecchio ormai di 81 anni, fu richiesto del proprio
parere : ed egli lo trasmise in una bellissima lettera, accogliendo la proposta del
generale, ma consigliando a rimandarne l’attuazione al 1592 Quindi in una
seconda scrittura cercò di limitare alquanto le spese della fabbrica, avanzando
una nuova proposta, secondo la quale 200 passi di fortificazione si sarebbero
costruiti tagliando la roccia a guisa di muraglia e sovrapponendovi dei para
petti in terrapieno. Eliminate così le spese delle calcine, delle sabbie e dei mu
ratori, non restava se non a calcolare il costo del taglio del sasso (che a Brescia
era meno di mezzo ducato per passo cubo), e quello del terreno dei parapetti
(che altra volta a Candía aveva costato un quarto di ducato al passo cubo)(5).
Al Dal Monte vennero intanto chieste dal Senato nuove informazioni, che
egli si affrettò a comunicare per iscritto. Disse che il modello della fortezza
era stato eseguito a Venezia sulle misure prese da lui e dal capitano Dia-
mante Egidi ; della durezza del sasso non seppe dare notizia alcuna non aven
dolo ancora assaggiato ; assicurò invece che in tutta la parte non fortificata
sarebbe bastato costruire dei semplici parapetti, sia di terra, sia di muretto, e
non più vasti terrapieni; garanti che era facile a trovarsi del terreno per i la
vori, togliendolo verso ponente, rimpetto alla fronte da fortificarsi ; e finalmente
fece notare non esservi località alcuna che potesse battere la nuova fortezza,
“ perchè o batteranno il sasso vivo, o batteranno li terreni ritirati, il che f a
cendo non possono fa r danno di momento ; et quando il nemico si volesse servir
del terreno, bisognerà che vadia lontano, et quando Vharà condotto, et form ato
un cavalieri di fo r m a quadra di 70 passa p er ogni verso et alto 25, con tutto
ciò rim a rrà la fortezza a cavalieri; nè so tampoco come possa levar li fia n ch i,
perchè non possono essere imboccati con Vartiglieria, nè anche può rinim ico
con la via coperta andare a scavare il fosso, per esser tutto cavato nel sasso,
et conseguentemente non potendo levarsi li fianchi, non so im aginarm i come si
possi se non con grandissim a difficultà riem pir la fossa „.
Oltre la fortificazione del Paleocastro, però anche il Dal Monte, come già
l’Orsini, voleva si costruisse a basso una mezzaluna in terrapieno, distante dal
Paleocastro 160 passi, più specialmente destinata ad impedire al nemico l’ in
gresso nel porto. E costruite poi tali opere, “ si potrà con tutto comodo chiu
dere con terrapieno incamisato la valle e dorso di sotto fino al mare sì da
levante che da ponente „(1).
Le spiegazioni erano belle e buone ; ma il Senato non ne restava convinto.
E, mentre discutevasi di incaricare segretamente il provveditore generale di nuovi
rilievi, ogni deliberazione sulle proposte del generale delle fanterie restava
sospesa (2).
Che se il provveditore Alvise Giustinian insisteva pur egli perchè la forti
ficazione venisse eseguita(3), il governatore Onorio Scotti invece, ritornando sulle
idee altra volta esposte, dimostrava la sconvenienza di quei lavori, sostenendo
che il Paleocastro era troppo lontano e troppo alto dal mare, dato che “ non
ci sono li più incerti et fataci tiri che tirar da l’alto al basso „(4) ; comunque
poi riconosceva che sarebbe stata necessaria una valida difesa anche verso il mare
e verso greco-levante, perchè l’altura era accessibile altresì da quel lato. Nè
minori critiche moveva pure alla mezzaluna progettata presso il mare, come
quella che, secondo lui, non avrebbe bastato ad impedire al nemico di forzare
la bocca del porto (-l\ Tutto compreso, la spesa di quelle fortificazioni sarebbe
stata tale, ed il lavoro sarebbe riuscito tanto lungo, “ che f a rizzar li capelli
non solo in fa r la m a a pensarci solamente „(2).
Le severe osservazioni fecero sì che, dopo alquanta perplessità ■'*, si con
siderasse di bel nuovo se non fosse proprio possibile di restaurare invece la
Porporella in guisa da renderla sufficente al bisogno, tenendola annualmente ri
parata dagli eventuali danni del mare l4). Il provveditore generale Nicolò Dona,
dopo averne ordinato un nuovo scandaglio, trovò che essa continuava a calare;
ed espresse gravi dubbi sulla possibilità di porvi rimedio ^ : opinione condivisa
pure dal capitano Gian Giacomo Zane(6). Il che non tolse che altri replicassero
sull’utilità di restaurarla(7), delegando a quei lavori i galeotti per lo spazio con
tinuo di due mesi all’anno, e continuando a procurare il necessario materiale
dallo scoglietto dei Conigli(8).
Qualche provvedimento prese infatti il generale Alvise Friuli<<” ; e nuovi
ripari divisavano apportarvi anche gli altri magistrati, mentre constatavano
che la Porporella andava calando da 5 ad 8 piedi sotto acqua, e si perdeva un
tempo prezioso nel chiedere a Venezia licenza di affondare dei barconi per i
restauri dell’uopo(10). — u Ottimo lavoro „ — se crediamo ad un suo dispaccio
del 22 giugno 1608 <ll)— vi fece pure il provveditore generale Nicolò Sagredo,
coadiuvato dal capitano della guardia e dalle sue galee : non solo infatti venne
restaurata la Porporella, ma si affondò un arsile coll’ intenzione di prolungarla
ancora di 30 passi(,2). Nè i lavori furono abbandonati alla sua partenza: bensì
proseguiti dal successore Gerolamo Cappello(13), e ripetutamente sollecitati dal
Senato (14), vennero con maggiore energia ripresi dal provveditore Gian Giacomo
Zane, il quale verificava che la Porporella raggiungeva bensì i 160 passi di
lunghezza, ma che abbisognava tuttavia di nuove pietre onde alzarla al segno
voluto, mentre troppo disagevole tornava l’allungarla, dato che l’acqua arrivava
a 20 ed anche 30 passi di profondità (1).
Che se, in considerazione di ciò, fu smessa ogni idea di un prolungamento,
non per questo cessarono i restauri eseguiti dai vari magistrati(2). Importanti
specialmente e compiuti su vasta scala furono quelli ordinati dal provveditore
Marcantonio Venier, il quale, dopo aver trovata la Porporella abbassata di ben
8 o 10 piedi sotto acqua, impiegò buon numero di galee per ritornarla al li
vello dovuto, secondo i replicati desideri della Dominante(X) ; e fu fortunato di
potersi in ciò valere dell’opera indefessa del capitano Gian Giacomo Lanfran-
chi, il quale “ v ’ha atteso „ — dice il Venier stesso — “ con supprem a dili
gentia, periiia et assiduità w(4).
Dopo di che continuarono pure da un lato i restauri(0), dall’altro le rac
comandazioni del Senato(6), e specialmente poi le eterne verificazioni di nuovi
danni, i quali nel 1627 erano già tali, che per una buona metà le galee avrebbero
potuto scavalcare la Porporella senza trovare ostacolo alcuno (7). — La verità si
era che durante la stagione più propizia il capitano della guardia non trovavasi
a Creta, bensì a Corfù ; che i galeotti erano del resto poco pratici di quei la
vori ; e che regnava in complesso un notevole disordine, per mancanza di un
abile ingegnere che sapesse sopraintendere a tali opere e dirigerle con unità di
intendimenti(8).
Così il provveditore Iseppo Civran tornò a discutere sulla opportunità di co
struire un forte a Podomuri(9) ; ma accampata poscia 1’ idea di un fortilizio galleg
giante, costruito da un zatterone armato di artiglieria da collocarsi nella bocca
del porto, finì col concludere che il meglio di tutto si era riparare la Por
porella e prolungarla ancora, ad onta della enorme profondità del mare, la
quale avrebbe raggiunto fino i 70 piedi(10).
(*) V . A . S .: Dispacci dei prov. da Candia : 29 Mar, L X X X V , 52 seg g . ; L X X X V I, 235 ; CX1V, 74.
s e tte m b re 1612. (7) V. A . S .: Dispacci dei prov. da Candia: a g o sto
(2) V. A . S. : Dispacci dei rettori da Candia: 4 a- 1627.
g o sto 1615 e 7 s e tte m b re 1617 — Dispacci dei prov. (8) Ib id e m : 5 se tte m b re 1629 e 6 m arzo 1638 —
da Candia : 19 n o v e m b re 1617 e 28 aprile 1620. Relazioni, LX X X (R elazio n i dei p ro v v e d ito ri F r a n
p ) V . A . S. : Senato Secreti, C X V I, 191 ; e C X V II, cesco M orosini e F ra n c esc o Molin).
131. (9) Si v ed a p u re il disegno, di ep o ca ed a u to re
(4) V . A . S. : Dispacci dei rettori da Candia : 30 ig n o to , c o n te n e n te un p ro g e tto di fortificazione del
g iu g n o 1620 — Dispacci dei prov. da Candia : 27 P a le o c a stro , che se m b ra diverso d a quello d e l D al
luglio 1620. M onte, c o ll’a g g iu n ta di un v a sto fortilizio a m are
(5) V . A . S. : Dispacci dei prov. da Candia : 12 lu (fig. 331).
g lio e 30 a g o sto 1627 — Relazioni, LXXX (Relazione (*°) V . A . S .: Dispacci dei prov. da Candia : 4 g e n
del p ro v v e d ito re G ero lam o T rev isan ). naio 1639.
(6) V . A . S. : Senato Secreti, C X X V II. 40 — Senato
70
%
558 I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’ISO LA DI C R E T A
P IO . 5 3 1 — P IA N T A D E L P O D O M U R I E D E L P A L E O C A S T R O (R . A R C H IV IO DI S T A T O IN T O R IN O ; M S . A R C H IT E T
TURA M IL I T A R E . V).
Ciò non tolse però che ancora una volta si attendesse intanto ai ripari
della vecchia Porporella (t), la quale difatti venne rabberciata alla meglio.
Dopo di che, ripresasi la discussione sul forte di Podomuri, alla fine dei
conti si fu costretti di sospendere ogni deliberazione, considerando F imponenza
della spesa, gli inconvenienti che il luogo presentava per F imminenza del Palco-
castro, e specialmente in vista dei lavori che allora si stavano eseguendo al
Marati(2). Di bel nuovo invece fu ventilata F idea di affidare la difesa della
baia a due galee armate, che si sarebbero potute ricoverare in appositi arsenali
da costruirsi in riva al nuovo porto di S. Nicolò, aperto sulla sponda setten
trionale della baia (3).
Inutile aggiungere che, nel frattempo, la Porporella era di bel nuovo dete
riorata (4) ; ancora una volta il Senato se ne era preoccupato(5), ed i magi
strati cretesi vi avevano sprecato dei restauri(6), per quanto essi per primi ne
avessero riconosciuta F inanità (7).
Un ultimo consulto sulla questione era tenuto, per iniziativa del provve
ditore generale Andrea Corner, dagli ingegneri Seres, Vincenti e Leoni(s) : il
primo dei quali, per un’ultima volta, riconosceva la impossibilità di prolungare
la Porporella, e quindi consigliava, qualora il tempo lo avesse permesso, di co
struire invece nella parte meno profonda del mare una torre capace di portare
una ventina di cannoni(<)).
Ma pur troppo il tempo mancava (10) : e la Suda restò miseramente e fatal
mente indifesa. Attraverso F imboccatura del porto passarono liberamente le
galee nemiche ; e sulla abbandonata collina di Podomuri l’esercito conquistatore
costruì il fortilizio che dalla vicina fontana fu detto del Calami(ll) (ora Izzedìn),
e più su ancora, sui confini del Paleocastro, ne eresse più tardi un altro, a scorno
quasi della Repubblica, la quale così vanamente aveva sprecato il tempo in
oziose discussioni, ed i denari in lavori di niun conto.
p) Cfr. un altro porto naturale, in quello di Sfa- rebbe dovuto costruire sull’estrem a punta dello sco
chià, chiam ato pure L a tr ò . glio del M arati, la quale si poteva tag liar fuori dal
(*) V. A. S. : D ispacci dei p r o v . da C am ita : 10 rim anente e circondare tu tta dal m are, valendosi
febbraio 1577., poi del sasso cavato nella costruzione del fortilizio
(3) V. A. S. : R ela zio n i, LXXII (Sua relazione). (V . M. C. : M s. D ona delle R o se, CXXXVI, 28).
(*) V. A. S. : D ispacci dei p r o v . d a C a n d ia : volumi (5) V. A. S. : D ispacci d a C a n d ia a i c a p i del C o n
in appendice: 31 gennaio 1579. Il forte da lui pro siglio dei X : 23 marzo 1580.
posto avrebbe avuto 150 passi di circuito e si sa
LE F O R T I F I C A Z I O N I DI SUDA 56 1
(•) V, A. S. : R e la zio n i, LXXIX (Sua relazione). (6) V. A. S. : D ispacci dei p r o v . d a C andia : no
(*) V. B. M. : H a i. V II, 304, b. vembre 1596,
(3) V. A. S. : D ispacci dei p r o v . d a C a n d ia : volumi (7) V. A. S. : R e la zio n i, LXXXI (Sua relazione).
in appendice: 1 o ttobre 1590. (8) V. M. C. : M s. W ucovich L a z z a r i, XXVI, 6.
(4) V. A. S. : R e la zio n i, LXXIX (Sua relazione). (9) V. A. S. : D ispacci dei p r o v . d a C a n d ia : 28
(3) Ibidem (Sua relazione del 1593). settem bre 1612.
562 I MONUMENTI VENETI D E L L ’ISOLA DI C R E T A
medesimo: e infatti nella sua seduta del 10 gennaio 1613 veniva da esso de
liberato che si dovesse costruire sull’isolotto di Marati un maschio, destinato
unicamente ad impedire al nemico di trattenersi in quelle acque. I capi da
guerra e gli ingegneri cretesi avrebbero dovuto occuparsi delle modalità del
progetto, ma la decisione finale sarebbe spettata al provveditore Zane ed ai
tre provveditori ed inquisitori generali che trovavansi allora nel regno ; come
pure allo Zane era demandato l’incarico di affidare l’esecuzione dell’opera a
persona di sua fiducia(1).
Il disegno del forte, che tuttora ci è conservato, era stato nel frattempo
già stabilito dall’ingegnere Tomaso Spilimbergo. Anziché restringersi però alle
dimensioni di un semplice maschio, esso venne ad assumere le proporzioni di
una piccola fortezza, la più piccola del regno, limitata a 144 passi di circuito,
e della spesa complessiva — secondo i preventivi — di 27800 ducati, comprese le
fabbriche degli alloggiamenti per 50 fanti, le munizioni, le cisterne e la chiesa.
Approntato il progetto, esso fu accolto senz’altro dal provveditore generale
Zane e dai provveditori ed inquisitori Giovanni Pasqualigo e Marco Loredan,
mentre il terzo di loro, Ottaviano Bon, avrebbe voluto che si aspettasse l’ap
provazione del Senato, visto che il progetto esorbitava alquanto dalle norme
prescritte(2).
Nè egli aveva torto. Che la Dominante, notata la trasgressione dei suoi
ordini, con lettera del 7 giugno 1613, imponeva di sospendere tosto i lavori,
quantunque questi si fossero già iniziati e procedessero con una certa speditezza,
sopra tutto perchè la roccia crasi palesata più tenera al taglio di quanto si
potesse sperare {3).
Lo Zane ne rimase stizzito; cercò dimostrare che ben poca era la diffe
renza fra un maschio ed una fortezza di soli 140 passi di circuito; che gli in
gegneri del regno avevano trovato conveniente tale forma di fortificazione,
laddove il Senato non aveva saputo alla fin fine mandare nessun progetto mi
gliore ; e che, se Venezia voleva proprio che al Marati si costruisse un maschio,
doveva attendere che si potessero recare sul luogo gli inquisitori, allora occupati
in altre bisognerò
Ma il Senato non si lasciò piegare : ed i lavori restarono sospesi, e disperse
le poche pietre che erano state preparate(5).
o
X
ri
71
566 I M O N U M E N T I V E N E T I D E L I . ’ IS O L A DI C R E T A
fornaci e pietre, quantunque il suo progetto potesse effettuarsi con soli 400 du
cati (mentre l’altro era stato stimato di 28 mila nel 1612 — e, dato l’aumento
della valuta, ne avrebbe certo costato 50 mila —), egli era pronto ad ottem
perare ai comandi di Venezia. Siccome però il progetto eseguito al tempo dello
Zane non si trovava più, avrebbe incaricato di concretarne uno nuovo il conte
Gian Fabrizio Soardi, i governatori Brancaccio, Polcenigo, Saluzzi e Terzi, e
gli ingegneri Van Wert, Beati e Leoni(1).
Il convegno avveniva nei primi giorni del seguente marzo. E tutti espone
vano le loro opinioni : le quali coincidevano questa volta nel riconoscere la
necessità di fortificare lo scoglietto, mentre pure non si escludeva l’opportunità
della costruzione di un forte anche al Calogero (2).
Combinatosi un progetto cumulativo di tutti e tre gli ingegneri, il fortino
avrebbe dovuto riescire di 610 passi di perimetro e di 45 mila reali di spesa
Siccome però al Civran il progetto parve troppo costoso, gli ingegneri ebbero
1’ incarico di presentarne uno nuovo ciascuno per loro conto (4).
Il Beati ne approntò due (5), l’uno di dimensioni maggiori, l’altro invece di
soli 500 passi di circuito e di soli 30 mila reali di spesa, ma analogo nel
resto al precedente (6); il Leoni ne disegnò un quarto di 334 passi di sviluppo,
di 2996 passi cubi di muro, e di 21 mila reali di spesa (7) ; ed il Van W ert final
mente ne preparò un quinto, della spesa di soli 15 mila reali, pur confessando
però la inferiorità di esso al primo, steso di comune accordo, causa la troppa
angustia di forme(8).
(9 V. S. A . : Dispacci dei prov. da Caitdia : 17 periorità dei vólti delle dette alloggiamenti hanno da
gennaio 1639. esser ben terrazzate al livello della detta sommità H,
(s) Ib id em : m arzo 1639 (D isp a cc i vari). per di sopra il quale si alzará il muro del recinto
(3) Ibidem . piedi 6 in circa : et questa altezza servirà di parapetto
(*) Ibidem : 18 m arzo 1639. tutto intorno ; et sopra le terrazze degl’alloggiamenti
(5) V edi appendice, d o c u m e n to 6. si trovará piazza competente da fa r la diffesa. L i con
(c) < L ’ordine delia sua construcione sarà conforme i ir aforti del muro di 3 in 3 passi sostenteranno gagliar
calcoli e profilo del grande, variando solo in questo, damente li vólti degl’alloggiamenti. Il diclivio di dentro
che, ove sono li monti dominanti, nella cortina verso il muro et intorno le tre cisterne che nel principio de
tramontana, e a quella verso ponente, li faccio il ter l’opera si deveranno fabricare, ha da esser ben terra-
rapieno ; ma a quello a mezzogiorno faccio un sol pienato fin a 10 piedi sotto i vólti. I l muro del ricinto
quarliero di un vólto, et sopra quella il suo parapetto, deve esser alzato ad un uguale livello fin a 6 piedi
per haver questa parte più assicurala delle altre » (V. sopra la sommità H ; la sua grossezza nel fondam ento
A . S. : Dispacci del prov. da Candia: m arzo 1639). deve esser tale per tutto che, dandoli la quinta parie
(7) Ib id em : 10 m arzo 1639. della stia altezza di scarpa, egli habbia di mantenir 3
(9 « L i mezi belloardi D. F. (pur tro p p o ci m anca piedi di grossezza alla cima. Ma perche la strettezza
il disegno) et la tenaglia E sono ordinati sopra il del sito non permette ni la necessità dell’opera non
declivio della sommità : et in essi rintesetti stanze in richiede di terraplenar fr a gl’alloggiamenti et il muro
vólti congiunte col muro del ricinto per servir di al del ricinto, s’angumenterà in quelle p a rti la sua gros
loggiamenti, vtagaseni ed altre comodità necessarie, con sezza del detto muro di 3 piedi, fondando questo an-
Ire cisterne et un casin per lenirvi la polvere. La su- gumenlo di grossezza sopra archi sostentati dai con-
LE F O R T I F I C A Z I O N I DI SUDA 567
traforti. — Le pietre che occureranno p er fabricar le (9) V. A. S. : Dispacci dei prov. da C andia: 12 di
muraglie si caveranno al piede del muro del recinto, cembre 1640 — Relazioni, LXXXIII (Relazione del
scarpando dopo il suo fondam ento a basso fin tanto provveditore di Canea Basadona).
che tutta la altezza e del muro fdbricato e del sasso (,0) V. A. S.: Dispacci dei prov. da Candia : 6 feb
scarpato arrivi a piedi 40 tutto intorno. Il corpo braio 1641 — Cfr. Senato Mar, XCIX, 59.
di guardia si fabricarà sopra lo sommità, come nel (u) V. A. S. : Dispacci dei prov. da Candia: 20
disegno si vede notata. L a porta deve essere nel mezo giugno e 18 settembre 1641.
della cortina, come il disegno mostra ; ed avanti di (ls) Malgrado ciò, il provveditore Priuli gli faceva
essa deve esser un ponto di legno (V. A. S. : Dispacci ordinare di attenersi ad esso rigorosamente (Ibidem:
dei prov. da Candia : 12 marzo 1639). 8 settembre 1642).
(!) Ibidem: 18 marzo e 24 aprile 1639. (1J) Ibidem: 29 settembre 1641 — Cfr. la citata
(*) Ibidem: 18 marzo 1639. relazione del provveditor di Canea Basadona (Rela
(3) Ibidem: 20 settembre 1639. zioni, LXXX). Il Leoni però era riuscito ad appal
(*) V. A. S. : Relazioni, LXXX (Relazione del prov tare il lavoro agli spezzamonti deWAkrotiri per reali
veditore Civran). 3j/2 al passo cubo (mentre prima ne costava 6) al
(5) V. A. S. : Dispacci dei prov. da Candia ; 22 patto che vi lavorassero cento uomini al giorno (Ibi
maggio, 5 e 22 luglio 1639. dem). —Ben presto però ebbe ad avvedersi che in
(6) Ibidem : 24 agosto 1639. realtà tornava più utile lavorare a giornata (Rela
t7) Ibidem: 10 ottobre 1639. zioni, LXXXIII : relazione del provveditore di Canea
(8) V. A. S. : Senato Rettori, XI, 21* e 76*. Marco Giustinian).
568 I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’IS O L A DI C R E T A
degli operai doveva essere limitato : mentre il lavoro avanzava sempre più a
rilento(1), e si sospendeva ancora una volta al principiare dell’ inverno del 1642,
dopoché eransi cavati 839 dei 3413 passi cubi del fosso (~K
Nel frattempo si trovava modo di tornar a discutere sull’altezza della mu
raglia, che il Leoni avrebbe voluto tener più bassa del disegno e staccata dagli
alloggiamenti(3). — Sentito il parere del Van W ert medesimo, sentenziava in
proposito il provveditore generale in Terraferma, Zorzi : e un nuovo disegno
era spedito in C reta(4).
Neppure il provveditore Andrea Corner se ne mostrava però sodisfatto ;
anche se in ciò sarebbesi acconciato ai voleri di Venezia. Se non che un più
grave inconveniente egli metteva innanzi nella mancanza assoluta di fondi, il
che rendeva impossibile la continuazione dei lavori ('T
La fortezza restò così incompiuta. E quando al minacciare della guerra
l’ingegnere Seres si recava a visitare lo scoglietto, trovava inutile più prose
guirla (6\
Più tardi, durante le ostilità, il nemico eresse un forte micidiale sopra il
Calogero. Ma del Marati neppure lui volle saperne.
(’) V. A. S. : Dispacci dei prov. da Candia : 15 (*) Ibidem: 216*.
aprile 1642. (5) V. A. S. : Dispacci dei prov. da Candia : 31
(s) Relazioni, LXXXIII (Relazione del provveditor maggio 1613 (Cfr. 5 dicembre 1642).
di Canea Giustinian). (6) Ibidem: 1 maggio 1645.
(3) V. A. S. : Senato Mar, C, 193.
L ’isolotto giace tuttora deserto. Gli avanzi della fortezza sono situati ad
oriente, nella parte più elevata delle scogliere, ove a picco sul mare resta una
muraglia incompiuta, la cui base si eleva dal livello delle acque circa 17 metri:
misura 53 metri di lunghezza, due di altezza massima (in alcuni punti però —
(*) Collez, fotogr. n. 505 e 506. — Alcune di que nostro Console generali a Canea, e del cav. Ernesto
ste notizie, nonché la pianta qui pubblicata, dobbiamo Solari, comandante della R. nave « Iride >, il quale
alla somma cortesia del barone cav. Carlo Fasciotti, si recò appositamente sul luogo per fornirci tali dati.
5. LA FORTEZZA DI SPINALONGA.
(') All’epoca veneta tuttavia la penisoletta era succederà ancora a noi, tirato che sia in maggior di
detta anche Colochita (xoXoxOiar=zucchetta), nome che fesa. E furetto quegli valenti huomeni così aveduti, che
oggigiorno si conviene soltanto all’altro scoglio che in un poco di piatto che non può venir offeso da nes
sta vicino a questa verso levante. suna banda, li fabricorno alcuni alloggiamenti, che con
(*) Archivio storico italiano, serie I, voi. Vili (Fi pochissimo agiato et spesa si faranno allogiamenti buo
renze, 1845), pag. 346 — V. M. C. : Ms. Correr, 1499; nissimi p er soldati » (V. A. S. : Senato Secreti, filza
Afe. Cicogna, 2113 — V. B. M. : L at. X, 36 (A pro XLIX, incarto 4 agosto 1578) —Cfr. pure altre scrit
posito di avvenimenti del 1206). ture ibidem; nonché Dispacci dei prov. da Candia :
(3) Si veda quanto scriveva in proposito nel 1574 9 e 13 gennaio 1584; e Relazioni, LXXX (Relazione
Brunoro Zampeschi, dopo avere minutamente de del provveditore Francesco Molin del 158b), ove si
scritto l’isolotto: < Ben f u cognoscinto dagli antichi parla altresì di antiche costruzioni sulla vetta dello
nostri, avenga che nel caminarlo che ho fa tto , ho tro scoglio : « Gli antiqui sopra esso scoglio edificarono
vato essere recinto da un buono et larghissimo muro nella sommità una fortezza che con due ale di muro
de piedi 8, essendo di giro de passa 545, apparendo veniva dalla parte del porto ad abbracciar il tutto
sopra terra li fondam enti suoi. Credo si possa più f a sino al mare, et le vestigie ancora si vedono, e molti
cilmente credere esser stato edificato p er difesa di esso vasi di cisterne, sopra alcune delle quali si sono fa tte
porto che con animo di dargli fo rm a de città, non ap quelle che ha Vostra Serenità in quel luoco. Per alcune
parendo a veruna altra cosa vestipii che città stata vi scritture antique e greche si vede che a tempo che li
sta, essendo come dico tutto grebanoso. Et vengo con- Sareceni si fecero padroni dell’isola di Candia, molli
firm ato nella suddetta opinione per le vestigio che ho paesani si salvarno in essa fortezza e si difensarono
visto de una città in culata (cioè all’estremità meridio da quei barbari ». — Si veda del resto il modello in
nale del porto), detta dagl’ istessi antichi Blonda, la legno, conservato al museo dell’arsenale in Venezia
quale volendo eliino assicurare fabricasserno questo (col falso titolo : < Scoglio Graboso in Candia >), il
scoglio. Ben si potrebbe anco credere havessero pen quale rappresenta l’isolotto, prima che venisse for
siero di r d ir avvi quella parte de genti più vicine, come tificato.
572 I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’IS O L A DI C R E T A
Alla deliberazione del Senato erano uniti sette allegati. Il primo di essi era
soltanto un estratto della relazione di Iacopo Foscarini(l), in cui si accenna alla
necessità di munire lo scoglietto, sia abbracciandone tutto il perimetro sulla base
delle antiche mura, tuttora ivi esistenti, sia limitandosi a costruire dei maschi a
difesa delle due bocche del porto : altra torre sarebbesi aggiunta sulla Culatta
del porto, a difesa di quell’ istmo.
Il secondo invece conteneva una scrittura di Brunoro Zampeschi, in data
28 novembre 1574. Proponeva costui valersi delle antiche muraglie e alzarle
“ a tre passa, con fabricar alla som m ità del scoglio due cavallieri, tirandosi
per f 'azza di esso un revelino, sì come a banda destra et a sinistra un altro
a pel d ’acqua: che, sì come questi netarebbeno di lontano et d ’appresso Ven
trata, li duo cavallieri spazzerebbero in vista del capo del porto; sì come
difenderiano in ogni occasione le suddete tre piacete, la m uraglia tutta, et
apresso scovar iano quel monti cello, dal quale non debbo però temere, sì per la
lontananza, come per non potervi venire il nemico, olirà che li luochi che non
temono di assalti, scalate , m ine o di zappa, poco stimano anco li tiri delle
artiglierie „. La fortezza avrebbe quindi costato poco, perchó le fondamenta
erano già fatte, la calce ed i terreni si trovavano vicini, ed anche l’acqua si
poteva attingere nei pozzi circonvicini, oppure alla peggio al torrente Istrona,
lontano 14 miglia; u et posso credere „ — seguitava egli —, “ p er veder f a
brícalo al detto scoglio una così ben fondata muraglia, vi possa esser anco
qualche buon luoco per acqua fr a quei rovinazzi, havendoli io finora scoperto
cinque buone cisterne, quale con pochissima fa tic a et spesa se redurano a po-
terse servire „. Del resto le opere sarebbero state eseguite dalle angarìe dei
paesi vicini, e dalle galee. Quanto finalmente alla efficacia del forte, nessun in
conveniente egli trovava da segnalare, se non quello dei pericolo che il nemico
tagliasse l’istmo della Culatta e penetrasse in tal modo egualmente nel porto.
La cosa sembrava a lui alquanto improbabile ; ma per maggior precauzione
suggeriva egli pure di costruire un maschio anche alla Culatta, ed altro torrazzo
a S. Nicolò sopra Mirabello, restaurando insieme quest’ultimo castello, onde im
pedire alle galee nemiche di trattenersi in quelle acque.
Il terzo allegato riportava la scrittura dell’ ingegnere Campi al provveditore
Foscarini : colla quale si dimostrava la necessità di difendere 1’ isolotto con un
forte, ma si consigliava di w abraciar mcn sito che possibil fosse pur adat
tandosi alle accidentalità del luogo. In tal guisa la fortezza sarebbe riescita assai
più economica, che non a voler seguire le fondamenta della vecchia cinta, estesa
per ben 586 passi. “ Con la fa b ric a — diceva — fuorché in un sol luoco
vorrei restar ne l’alto, servendomi de l’alte et buone m ura di natura. D alla
parte che guarda verso la bocca, vorrei lasciar il sito di quella linguetta, non
mi facendo bisogno et non m i potendo servire, p er esser cosa sproportionata,
dirupata et ruvinata. Per la lunghezza del scoglio dalla parte che guarda
verso Cullata, puoco meno che tutto di lungo, quasi egualmente non vorrei cattar
più basso che a diritura di una chiesieta che vi si trova. A quella parte che
sola resterebbe a diffendere, eh’è distante da terra 386 passi, oltra lo accomo
darm i alla piaza meglio che 7 sito m i concedesse, non di meno, perchè essa sa
rebbe alta assai et non potrebbe f a r quel buono effetto che si deve dessiderare,
vorrei cattare con una altra p ia za a basso, dove ò trovato assai buona commo-
dità a certe ruvine di case che guarda a l’ incontro di un puoco di pianura
che biancheggia di là da l’aqua in mezzo a certi tereni che rosseggiano. Questa
piazza sarebbe assai a proposito, et non sarebbe alta da l’aqua che 8 piedi in
circa, nè si potrebbe in sito sì stranio con m inor spesa truovar cominodità
simile, nè che maggior servitio facesse nel diffender quella intrata, dove è la
maggior im portanza di tutto questo fa tto „. — Oltre a ciò poi — come già si
vide — egli avrebbe voluto ostruire completamente la bocca stretta del porto,
larga 83 passi (ma colmata in parte già naturalmente per 2 7 passi), in guisa
di attaccare lo scoglio alla penisoletta di Spinalonga ; ed altri 100 passi di por-
porella avrebbe costruito dalla parte della terraferma, per restringere la bocca
maggiore del porto. — Un maschio in fine proponeva pur anch’ egli alla
Culatta.
Seguiva il parere di Giambattista Contarmi, che altra volta aveva stesa
una scrittura in argomento per incarico del Foscarini. “ M ia opinion sarta —
scriveva — volendosi fo rtifica r esso scoglio, cam inar dalla pa rte che guarda
verso terra nel luoco p iù ristretto dove si possi dubitare dell’offesa (ch’io però
l’ho p e r difficilissimo, sendo tutto grebanoso, sassoso et come p e r impossibile a
condurvi artellarie), et f a r la fo r za d ’una buona p ia zza sopra la som m ità di
detto scoglio. E t nel resto di esso cam inar sul vecchio con una m uraglia di
pocca spesa ; facendo dall’altra p a rte del scoglio, che guarda la bocca p iù larga,
ove mostra esservi stato anticamente un reveliino, il quale è pocco alto dal
l ’acqua, un’altra piazzeta, che guardi l’entrata maggiore : la quale verrà ad
esser coperta da quella p a rte dove l’inimico potesse offendere. E t a basso, ove
LA FORTEZZA DI S P IN A L O N G A 575
il scoglio f a un poco di piano verso la bocca maggiore che guarda dalla parte
della lenguetta, lauderei che fosse bene fa r v i una traversa, p er coprire li pezzi
che fossero posti p er di fe s a d ’essa bocca maggiore ... A lla saline ancora (cioè
alla Culatta) non sarta male fa r v i un torazzo, come quelli di Puglia, per sicurtà
di quelle genti che ivi habitano „.
Il quinto allegato era una nota sulla difesa delle coste del regno di Paolo
Zelaitti, il quale dichiarava di ricordare poco quel luogo, mentre al tempo che
egli era stato nell’isola non si pensava ancora sul serio a fortificarlo. Comunque,
era favorevole alla fortificazione, che egli avrebbe preferito abbracciasse tutto
l’isolotto.
L ’ultimo allegato finalmente era un estratto della relazione del capitano
Polo Contarmi (1\ il quale consigliava l’erezione del forte e ricordava le antiche
fabbriche nell’ isòlotto esistenti, osservando come due di quelle cisterne fossero
facilmente adattabili ai nuovi bisogni <2).
Poco dopo tale decreto, il 4 ottobre 1578, era mandato ordine al gover
natore Moretto Calabrese di non abbandonare l’ isola — come egli avrebbe de
siderato —, essendo l’opera sua necessaria per la fortificazione di Sp i n a l o n g a I n
suo aiuto anzi veniva spedito l’ingegnere Genese Bressani da Cortemaggiorc^.
Ricevuti gli ordini, nel marzo del 1579 il provveditore Luca Michiel si
dispose a partire alla volta del porto da fortificare (6) : dove nel frattempo avevano
eseguito dei rilievi anche il capitano generale Natale Donà(7) e Sofiano Eudc-
monoiani (8\ e dove parimenti si trattennero il duca Almorò Tiepolo ed il co
lonnello S te lla i — Assoldato un centinaio di spezzamonti dell’Akrotiri, prepa
rate le vettovaglie, dati ordini per rapprontamento delle calcine, della terra
rossa, della sabbia e delle pietre (10>, il Michiel arrivò a Spinalonga il LI giugno
1579, insieme col governatore Moretto Calabrese e col capitano della guardia
Giovanni Bembo (U).
Trovò i preparativi già bene avviati ; e terminate ormai le strade c due
piazze per batterie(12), ad una delle quali restò il nome di Moretta, mentre l’altra
dando dalla inezaluna di dentrovia fino alla parte ridurla in tre piazze commodate per arteglieria et op
stretta, tutte tagliate nel vivo et durissimo sasso, per portune alla compiuta sicurtà di questo porto » (Ibi
le quali si può comodamente caminar, soccorrer et ad- d e m : 5 a g o sto 1579).
doperarsi ogni sorte d’arteglierie » (Ibidem : 27 g iu (i) v . A. S. : Dispacci dei prov. da Candia : 27 g iu
gno 1579). — E di nuovo, poco dopo, si loda il go gno 1579 — Relazioni, L X X V III (R elazione di L u ca
v e rn a to re C a la b rese, p er a v er « voluto personalmente M ichiel del ISSO).
fa r spianar tutta la superfitie globosa del scoglio et (*) C fr. la re la zio n e m ed esim a del M ichiel.
stretta del porto, ed altri baluardctti, orecchioni, fianchi, angoli e puntoni nel
rimanente recinto. Due grandiose mczzelune, situate di fronte alle due bocche
del porto, e le citate piazze minori dovevano completare l’opera di difesa(1\
Assegnato in tal modo un ambito considerevole alla fortezza, era naturale
clic si provvedesse poi a tutti gli altri edifizi interni necessari alla guarnigione
della piazza, alle chiese, cioè, alle case dei magistrati e sovrastanti, agli allog
giamenti, alle cisterne, ai fondaci, ai magazzini, alle polveriere e munizioni c
via discorrendo.
Ma se con simili provvedimenti la fortezza era destinata a riuscire pode
rosa di costruzione c maestosa di forma, non altrettanto vantaggio presentava
il disegno del Bressani di fronte alle spese necessarie per l’attuazione di un
progetto tanto vasto ; e sopra tutto poi quell’ imponente sforzo di fabbriche non
riusciva a raggiungere lo scopo principale, cioè di rendere inespugnabile il luogo.
Il Bressani infatti, suggestionato dai consigli del Pallavicini, ed impressio
nato dalle critiche mosse alle fortezze di Retimo e di Suda in causa del ter
reno dannoso che era rimasto escluso al di fuori della loro difesa, applicò ogni
sua cura ad evitare che parte alcuna dell’ isolotto di Spinalonga restasse tagliata
fuori dal recinto fortificatorio. Con tale spediente si credette renderlo assai
più sicuro da un assalto nemico che non restringendo la fortezza sulle sommità
dello scoglio, ove i suoi tiri dall’alto in basso sarebbero riusciti meno efficaci e
non avrebbero potuto impedire al nemico di sbarcare le artiglierie. Nel riguardo
economico poi, argomentava il Bressani che, costruendo la fortezza sulla cresta
dello scoglio, o la si sarebbe dovuta restringere di troppo, senza potervi lasciare
spazio per gli alloggiamenti, i magazzini, le cisterne, la chiesa e via via, oppure
sarebbe stato necessario di fiancheggiarla mediante membra discendenti fino a
metà della costa “ che, a volere unire le p a r ti basse con le alte, savia stata
spesa p iù che mediocre „ : laddove, costruendo la fortezza in basso, si utiliz
zavano le vecchie mura, c si agevolava il trasporto dei materiali da costru
zione, che assai faticoso sarebbe tornato a portarli fin sull’erta vetta dell’ i-
solotto (2\
In realtà però l’eccessiva estensione della fortezza doveva condurre a un
grande aumento di spesa, mentre d’altra parte tutte quelle opere costruite in
basso, quasi a livello del mare, restavano esposte completamente ed inesorabil
mente all’offesa dei due monti al di là delle bocche del porto.
Ma per allora all’ inconveniente non venne data troppa importanza. E con
grande solennità, “ dopo le debite ordinane beneditioni „, il 15 giugno 1579
il provveditore Michiel pose la prima pietra, “ segnata del millesimo et p rin
cipato della Serenità Vostra collocandola, a quanto pare, in quel baluardo
verso la bocca stretta del porto che fu intitolato ad onore del capitano Natale
Dona. Al tempo stesso poi iniziò i lavori alla mezzaluna Michiel(2), a guardia
dell’altra bocca del porto, mezzaluna che egli si riprometteva avesse a diventare
la più bella d’Europa, e su cui volle incidere, a perpetua memoria, in lettere
cubitali il proprio nome.
Nei lavori della fortezza erano impiegati spezzamonti dell’ A krotiri (e anche
del territorio di Candia), pagati a 4 l/ t perperi al giorno ; ed altre maestranze
— scalpellini bombardieri, muratori, falegnami, ecc. — a 4 perperi al giorno:
delle spese — che naturalmente erano qui pure a carico esclusivo dello stato
— e dei relativi pagamenti doveva incaricarsi il Camerlengo Giovanni Barba-
rigo. Gli angarici — in media cento al giorno — erano deputati alla fab
brica ed al trasporto delle calcine, di cui eransi approntate già 80 migliaia ; ed
i galeotti a portar acqua e terra rossa. Dirigeva i lavori 1’ ingegnere Bressani
c tutti quanti alloggiavano entro case fabbricate di muro a secco (3).
In un paio di mesi non solo il baluardo Dona, ma anche l’attiguo, cui dette
nome il duca Almorò Tiepolo(4), erano già “ in difesa, con altezza di muraglia
et suo tei rapieno di ld et p iu piedi „ ; sicché in un altro mese si sperava di
ultimare tanto questi quanto la mezzaluna Michiel. Contemporaneamente pro
cedevano le altre fabbriche : e nel lato di occidente veniva aperta la monu
mentale porta, dalle severe linee classiche, il cui architrave reca del pari scol
pito il nome di Luca Michiel : sul davanti di essa si pensò a costruire un pic
colo pontoncino di approdo(5).
Congiunto provvisoriamente lo scoglio colla penisoletta per mezzo di un
ponte di legno, crasi facilitato il trasporto delle calcine, alla cui fabbrica atten-
(*) C fr la re la zio n e m edesim a del M ichiel. neziane di e p o ca p o ste rio re i due nom i si tro v in o
(*) C osi d a L u ca M ichiel p re se ro nom e ben q u a t in v e rtiti (e in base a ta le in v ersio n e fu da noi com
tro m em b ra fo rtifica to rie in C r e ta : il b a lu a rd o del p ilato l’elenco delle fotografie di S p in a lo n g a a p a g .
fo rte S. D im itri a C a n d ia , il revellino di C anea, il XX VII).
balu ard o di S uda, e la m ez za lu n a di S p inalonga. (R) < Et nel mezo della parte di dentro del porlo et
(3) V. A. S. : Relazioni, L X X V IH (R elazio n e del della fortezza s’è fa tto una porta di ordine toscano
M ichiel del 1580) — Dispacci dei prov. da Candia : rustico con il suo corpo di guardia..., con il suo sca
27 giugno 1579. lone da salire et scendere facilmente, con una piazza
(4) D ei due b a lu a rd i p o sti alla b occa m inore del quadrata, in testa della quale s’è ordinata una capei-
p o rto , se g u ite rem o a d en o m in are D o n a quello più letta per la messa di soldati ». V . A . S. : Relazioni,
o rien tale e T iep o lo quello occidentale, com e era in L X X X V III (R elazione del M ichiel del 15S0).
o rig in e , q u a n tu n q u e in b u o n a p a rte delle p ian te V e
LA FORTEZZA DI S P IN A L O N G A 570
(*) V . A . S. : Dispacci dei prov. da Candia: 17 a- (4) V. A. S. : Senato Secreti, L X X X II, 35*.
g o sto 1579 — Relazioni, L X X V III (R elazione del M i (a) V . A . S. : Dispacci dei prov. da Candia : volum i
chiel del 1580): dove sono più m in u ti p a rtic o la ri di in a p p en d ice : 24 o tto b re 1579.
ra g g u ag lio . (°) V . A . S. : Dispacci dei prov. da C andia: 1 no
(2) V . A . S. : Dispacci dei prov. da Candia : 16 se t v e m b re 1579.
te m b re 1579. 0 Ibidem : 28 n o v e m b re 1579.
(3) V. A . S. : Senato Mar, X L IV , 120.
580 I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’ISOLA DI C R E T A
Ciò non per tanto, dopo cinque mesi di lavoro, il Michiel ritornava a
Candia, ed avvertiva che la fortezza era già recinta di muro e che i due ba
luardi maggiori Tiepolo e Dona, e la mezzaluna Michiel erano tanto elevati da
potersi considerare “ fuori d i scala „(l). Restavano a proseguire invece l’orecchione
Scaramella ; il baluardetto che, dal nuovo governatore, fu chiamato Ran-
gone; il baluardetto o dente Genese (intitolato all’ingegnere Bressani) ; ed il pon-
(*) V . A . S. : Dispacci dei prov. da Candia: 1 no- (*) Ibidem : 13 g ennaio 158U.
vem bre 1579.
LA FORTEZZA DI S P IN A L O N G A 581
(’) D i ta li c o rtin e, ci c o n sta che qu ella fra la m ez recchione, p er coprirsi dal monte, et venendo al dritto
z alu n a M ich iel ed il G enese e ra « fondata parte sul dell’orecchione, si venghi abbassando tanto che habbia
vecchio, et parte di novo compitamente » (V. A . S. : di altezza sopra l’arco della bombardiera da 7 piedi
Relazioni, L X X X V III — R elazione del M ichiel del m circa. Far una traversa alla cortina sopradetta,
1580).
nella qual si lassi ben come un portoncello. Far un
(2) Ib id em : Si co n fro n ti p u re a q u e sto rig u ard o poco di muretto dal Rangone per andar alla Mezaluna,
u n a s c rittu ra del B re ssa n i, in tesa sp ecialm en te ad che serva per parapetto sopra al derapato ; et finir la
o v v ia re a q u e i d ife tti esiziali della fo rte z z a : ... < Al parte che manca de esso Rangone, con fa r v i tre bom
za r ài terreno il restante deìli doi predetti belloardi bardiere, cioè due verso la bocca larga del porto et
(T iep o lo e D ona), con fa r li il parapetto : che in tutto, una alla stretta, col ciglione a tutte tre, et di tutte con
per mio credere, sarà intorno alli piedi 36 o poco più sopra alzar il muro per coprir la piazza, avvertendo
dal pian del mare. Per coprir le piazze et per mante che la bombardiera che guarda verso la bocca stretta
ner il terreno di detto parapetto, seria bene nell’alzarlo sia voltata in modo che non veda se non alla riva del
fa r v i un muretto di grossezza di doi piedi, per conser terreno a pello di acqua, acciò non sia imbocata. Con
varlo dalle pioggie. Finir le bombardiere che mancano, tinuar il carro contiguo alla Mezaluna alla sumità de!
secondo le cominciate et le finite, et tutte secondo le derapato che è la sumità de tuffo del sasso, per tran
sorti loro, cioè quello che battono a marina con le sitar alla stradda che va allo Rangone ; che parte di
sue simili et quelli delli fianchi con le a loro simili, esso servirà per scalla dove hora si serve del ponte di
ha vendo l occhio dove guardano ; et le principiando, legno al transitar della ronda. Finir quel poco che
alzar il muro sopra li volti della sortita et reculata manca del spianar la parte della Mezaluna et alzar
del belloardo Thiepolo, che alzalo servirà per traversa il suo muro circa doi piedi, et fa r v i la sua guardiola.
al ponton (il p o n to n e B em bo) che è p er mezo la casa Scarpar dal fianco Ferino (di esso d irem o più a v an ti)
del governator ; qual ponton si alzerà ancora doi piedi, fino alla casa delli bombardieri, rapezzando quel muro
continuando quella altezza fino alla porta maestra, et vecchio, che rispetto al sito serve in tutti li modi. Si
andar ascendendo fino all’ángulo del belloardo Thiepolo. potrà fa r v i due bombardiere alla bocca del mezobel-
Far una traversa alla cortina che si congiogne col fianco loardo Genese che guarda verso la bocca larga fr a li
Scaramella, che è pa rie del belloardo Donato. Accotn- spatii delli dui spioni, et coperte come le altre, con
m odar nella faccia del belloardo Donato, dove era ri sopra alzare il muro, che così coprirà la piazza dalle
lasso, una piazza p e r un pezzo, che, coverta dal monte cminentie di fu o ri, benché lontane. F ar un’altra bom
con la parie piu alta del belloardo, servirà in barba bardiera al fianco Pierino, clic intersecará li tiri della
da tener un pezzo p er batter la bocca larga et stretta mezaluna Michiela, che similmente starà ben coperta.
del porto. Accommodar un'altra piazza simile alla cor Far il parapetto alla mezaluna Barbariga (di cui
tina che è f r a il Scaramella et Rangone per simile p u re p a rle rem o più oltre), che serve al batter del
effetto, et detta cortina si alzerà un’altra cantonata porto, alla diffesa della bocca stretta et al fa r con
all’ángulo, et andará descendendo fino al Rangone, trabatteria, con fa r v i sei bombardiere, le quali vorrei
dove basterà che sia da 14 piedi di altezza: avvertendo che fossero con il suo ciglione, voltale et fa tte di
poi che dal predetto ángulo si vada alzando verso l’o tuffo per ressister meglio alle batterie, et che il suo
73
582 I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’IS O L A DI C R E T A
Del resto, quantunque sull’ isolotto fosse rimasto il primo provveditore della
fortezza, Agostino Barbarigo (eletto dal provveditore generale nel novembre del
1579 h))} efficacemente assistito dal capitano della guardia Bembo, dal governatore
Rangone, dall’ ingegnere Bressani, e dal capitano delle truppe Giulio Grisogono ,
il Michiel volle ritornarvi in persona nel febbraio del 1580, per dai nuovo
impulso ai lavori e specialmente alla fabbrica delle calcine, al taglio della roccia
(dove vennero portati 60 nuovi operai), ed al riempimento dei baluardi con
terrapieno, per il che si potè trovare i terreni ad un solo miglio di di
stanza (3).
Il nuovo capitano generale Giovanni Mocenigo spese per suo conto 2500
ducati ; e, dimostrata pur egli la necessità di finire il taglio della roccia fra il
Donà ed il Tiepolo, e di terrapienare tutto il tratto dal Rangone al Tiepolo
stesso(4), applicò la propria operosità al primo di tali lavori, pure constatando
che “ ogni giorno p iù si va trovando durezza et difficoltà, et p e r conseguenza
si convien fa r e molta spesa „(5).
Onde, quando nell’agosto di quell’anno 1581 sbarcò a Spinalonga il primo
provveditore mandatovi da Venezia, Lorenzo Venier, la fortezza era ben lungi
ancora dall’esser ridotta a perfezione : il che non mancò di informare il gover
natore della piazza Virgilio Belloni.
Cominciando dalla porta maestra, il baluardo Genese andava alzato di muro
ben 6 piedi ancora, coll’aggiunta di due cannoniere rivolte verso la bocca larga
del porto. Ad egual segno conveniva portare il seguente fianco, detto Ferino
(ignoriamo in memoria di chi), munito di altra simile cannoniera. Dal Ferino
alla mezzaluna Michiel dovevasi costruire 40 passi di muretto ad uso di para
petto. Alla mezzaluna Michiel mancavano due piedi di muraglia in giro, altri
lavori di spianamento della roccia e la fabbrica della guardiola. Dalla mezzaluna
Michiel al Rangone non era alzato se non un pezzo di muro presso il Rangone
medesimo, muro che a sua volta doveva essere elevato, tanto da servire da
Ma proprio allora, nel gennaio del 1584, visitava l’isolotto Latino Orsini,
e, ripetendo in parte osservazioni e concetti già espressi da Gian Maria Marti-
(9 V. A . S. : D isp a cci dei p r o v .d a C a n d ia : 17 feb 1a z io n i , L X X X V 1I (R elazione
del p ro v v e d ito re L o
b ra io 1582. re n zo V enier) : ai quali d o c u m e n ti rim a n d iam o p er
(2) Ib id e m ; 11 n ovem bre 1582 — C fr. la re la zio n e più am pi d e tta g li.
del M o cen ig o del 1583 (V. A . S. : R e la zio n i, L X X X I), (5) V. B. M . : I ta l. V I, 156 — C fr. V. A. S. : D i
ove egli ric o rd a p u re di a v e r ta g lia to c o m p le ssiv a C a n d ia : 6 luglio 1584 — V edasi
sp a c c i d e i p r o v . d a
m en te 360 passi cubi di sasso fra il T iep o lo ed il poi a ltro p a rtic o la re g g ia to p re v e n tiv o del 14 luglio
D onà, e di a v e r a lz ate e te rra p ie n a te a ltre c o rtin e ed di q u e ll’anno, il q uale p o rta a soli 36545 p e rp e ri la
e lev ata p u re la m ezzalu n a M ichiel. sp e sa n e c e ssa ria p e r u ltim are i lav o ri così in m u ra
(3) V. A. S . : D ispacci d ei p r o v . d a C a n d ia : 27 tu r a com e nei te rra p ie n i (V. M . C. : M s. M o ro sità ,
gennaio 1583. C C C IV ).
(•’) Ib id e m : 20 m ag g io e 1 se tte m b re 1583 — R e -
LA FORTEZZA DI SPI N A L O N G A 585
tratta l’opera del Bressani. Notava che il Dona c il Tiepolo erano due ba
luardi fortissimi, essendo essi tagliati in gran parte nel sasso, muniti di buona
spalla ed assicurati in virtù della stessa loro bassezza dalle alture esterne ; fa
ceva osservare l’efficacia della mezzaluna Moceniga come controbatteria ; ricor
dava clic agli inconvenienti di altre cortine si poteva rimediare per mezzo di
traverse ; insisteva sull’opportunità che il nemico non potesse porre piede sull’ i-
solotto ; sosteneva che, ritirando la fortezza in alto, questa pure sarebbe stata
battuta, qualora non la si fosse munita di traverse ; opponeva come ad ogni
modo poi la cortina proposta dall'Orsini in alto riuscisse inutile, se era vero che
quella parte fosse inaccessibile ; negava clic alla fortezza occorresse minor numero
di soldati in difesa, poiché al contrario essa sarebbesi potuta assalire c per
terra c per mare, e concludeva “ che le fortezze fa tte nel scoglio esse sono
quelle che sono p iù facili ad esser rubate „(1).
Al Senato non dovette sembrar vero che tante buone ragioni si potessero
addurre in sostegno del vecchio progetto. Ed il 18 maggio di quell’anno esso
deliberò scrivere al provveditore, svolgendo i concetti del Pallavicini ed informan
dolo come, tutto considerato, “ a noi è parso che la fortezza sia stata piantata
nel modo che si è fa tto con buon et sicuro fondam ento, poiché si ha avuto
rocchio principalm ente ad abbracciar tutto quel sito, p e r non lasciar al nimico
comodità di metter piedi in terra et p ia n ta r la batteria; et quanto alti doi
mezi belloardi et alla cortina che è fr a l’uno et l’altro, l’essere essi belloardi
tanto bassi et quasi tutti tagliati nel sasso et con buona spalla, li assicura assai
dalle eminentie di fuori, dando però la debita declività alle piazze delli belloardi
et al terrapieno della cortina eh’è fr a l’uno et l’altro ; alla cortina poi eh’è
verso il mare, la quale è ancor lei al basso et può esser vista p er cortina, m a
non già battuta, si donerà rimediare con due o tre traverse poste netti lochi
idonei; et così anco a quella che e posta dalla banda del porto ,,(2).
Nel frattempo, avendo l’Orsini ricevuta lettera dal Pallavicini, il quale per gli
appunti mossi alla fortezza si mostrava ferito nel suo amor proprio, nel luglio del 1584
gli rispondeva francamente, assicurandolo non aver voluto muovere appunto alcuno
all’opera sua, soltanto aver inteso criticare il disegno del Bressani, il quale
aveva preso troppo alla lettera le raccomandazioni del Pallavicini “ di non lasciar
fu o r i palm a di sito „ , senza comprendere che tale consiglio riguardava soltanto
il terreno nocivo. Esprimeva anzi la persuasione che, se il Pallavicini si fosse
recato in persona sul luogo, al tempo dei lavori, ben diversamente li avrebbe
ordinati ; come, recandovisi ora, non si sarebbe limitato a proporre delle
modificazioni, ma avrebbe inesorabilmente distrutto buona parte dell’ opera
vecchia (1).
Quanto invece alla deliberazione del Senato, Latino Orsini non celò tutto
il proprio risentimento per quella risposta, anzi lasciò chiaramente intendere che,
in seguito a ciò, si sarebbe ben guardato dal porre piede non solo a Spina-
longa, ma ben anco a Retimo, la cui fortezza del monte era pure stata dise
gnata dal Pallavicini(2).
Il provveditore Grimani poi, solidale coll’Orsini medesimo, scrisse a Venezia
che avrebbe date bensì istruzioni per il proseguimento della cortina a mare, ma
che, quanto alle altre parti, “ è necessario che Vordine sia dato da persone in
tendenti di fortezze del modo et loco : p er esser cosa molto difficile poter
rim ediare all'offesa et al danno. E t p er me non resto molto sodisfatto, senza
ordine suo, che resti essequito in questa parte quello che ordinò il Zenese, et
che ella ne resti m al servita, come è stata anco in molte altre cose ordinate da
questo suo m inistro : il che p er debito mio non posso f a r di meno di dirglielo.
Tuttavia la com andi: che a me basta un segno, di prestarle la debita obe-
dientia f f .
Mentre così magistrati ed ingegneri trovavano modo di bisticciarsi fra loro,
i lavori procedevano a mala pena, specialmente nelle cortine di levante E,
tanto per passare il tempo, il governatore Belloni compilava un elenco specifi
cato di tutti i lavori eseguiti nella fortezza dal 20 giugno 1580 al 18 settembre
1584; seguito da altro elenco di tutte le opere in muratura ed in terrapieno
che restavano ancora a compiersi(5). Il governatore generale poi, Gian Maria
Martinengo, a sua volta scriveva a Venezia il 12 ottobre 1584, avvertendo che
a Spinalonga occorrevano ancora 1483 passi di terra e 835 di m u r o ; ed il
capitano della guardia Filippo Pasqualigo trovava che si sarebbe potuto intanto
ingannare il tempo coll’ampliare l’istmo alla Culatta del porto, onde impedire
che il nemico eventualmente potesse tagliarlo e penetrare in quelle acque : c
ciò si sarebbe ottenuto coll’allargare quella lingua da 40 a 100 passi “ et m unir
(!) V . A. S. : D ispacci dei prov. da C attdia : luglio R e la zio n i, L X X X V II (R elazione del p ro v v e d ito re di
1584. S pinalonga F ra n c e sc o d a M olinl.
(*) Ib id em : 3 luglio 1584. (5) V. A. S. : D ispacci dei p r o v . da C a n d ia : 28
(3) Ìb id e m : 15 se tte m b re 1584 — Cfr. 15 o tto b re se tte m b re 1584.
1584. (G) Ib id e m : 12 o tto b re 1584.
(t) Ibidem : 2 gennaio, 17 e 31 m aggio 1585 —
588
I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’IS O L A DI C R E T A
due ponte che form ano un arco alla riversa del sudetto porto con sassi di tutte
le sorte, di che in quelle m arine ve ne è grandissim a copia „(l).
Intanto però il Senato cominciava a piegare alle insistenze delPOrsini ; e
il 2 marzo 1585 scriveva al provveditore generale confessando di non riuscire
a formarsi un esatto concetto della questione di sui modelli mandati a Venezia.
Per questo era dato incarico al provveditore, al capitano generale, all’Orsini,
al cessato governatore Martinengo ed al successore Guido Piovene di recarsi a
Spinalonga per concretare quale fosse la miglior via da seguirsi. Preferibilmente
essi avrebbero dovuto attenersi alla deliberazione del 18 maggio 1584; ma in
caso di vero bisogno potevano anche stabilire diversamente (2).
Primo di tutti stese una scrittura il Piovene, dopo aver visitato il luogo
col capitano generale e coll’Orsini. Trovò la località molto disagevole per il
nemico, il quale nè avrebbe potuto trattenersi a lungo in quei luoghi per man
canza di acque, nè sarebbe riuscito ad avvicinarsi copertamente alla fortezza.
Così, per lui, due torri alla genovese sarebbero state sufficenti a difesa del
porto. Ma, dovendo scegliere fra il disegno del Bressani e le modificazioni sug
gerite dall’Orsini, dava a queste ultime la preferenza a).
Poco dopo anche Latino Orsini compilava una lunga nota, ove per prima
cosa ribatteva punto per punto le osservazioni mosse dal Pallavicini al suo pro
getto (4). Quindi, insieme col capitano generale, col governatore Piovene e col
Belloni, calcolava a 3200 ducati la spesa totale delle riforme da lui proposte.
Bastava infatti edificare un muro alto 2 passi c lungo 260 (del costo di 2000
ducati) ; terraplenare 600 passi della cortina che, a destra della mezzaluna Mo-
ceniga, sarebbe discesa fino al mare (600 ducati) ; e costruire qualche canno
niera c cordonata, oltre a qualche altra piccola spesa (parimenti 600 ducati). —
Altri 1475 ducati però importavano i lavori di ultimazione di quella parte delle
mura anteriori, che venivano accettate nella fortezza quale era da lui riformata,
vale a dire del tratto di settentrione e ponente (mezzaluna Michiel, fianco Pe-
ì ino, baluardo Genese e pontone Bembo). E finalmente con mille ducati si sa
rebbe potuto munire sufficentcmente anche i baluardi e le cortine vecchie di
mezzogiorno e levante, che restavano escluse dalla fortezza, ma che dovevano
servirle, come si vide, da antemurale (I).
L Orsini convinse tutti e con la bontà delle ragioni, corroborate dalla
maggior conoscenza del luogo — che mancava invece quasi affatto al Pallavi-
cini , e con 1’ insistenza dei consigli e delle pressioni. Onde il generale Al
vise Grimani, d’accordo cogli altri (compreso il provveditore della fortezza Fran
cesco da Molin ed il provveditore della cavalleria), decise attuare il nuovo
disegno, il quale prometteva sicurezza maggiore, ed economia così nei lavori
come poi nelle spese per il presidio (2).
Presa appena tale deliberazione, già sulla fine dell’agosto 1585 Latino Or
sini volle trasferirsi sull’ isolotto, per dirigere personalmente i lavori che tanto
gli stavano a cuore (3). E le nuove fabbriche cominciarono tosto(4).
Al portello che fu aperto all’estremità settentrionale delle nuove mura, alla
congiunzione coll’anteriore recinto, venne imposto il nome di Molin, forse in ri
cordo del consigliere Antonio da Molin; l’angolo soprastante fu detto Contarmi,
presumibilmente in onore di Bertuccio Contarmi, capitano della guardia; la se
guente cortina di 45 passi, lungo la cresta, venne denominata dal provveditore
generale Alvise Grimani ; all’attiguo cavaliere centrale diede nome l’Orsini stesso ;
la cortina di 32 passi e la punta seguente furono intitolate dal provveditore
della fortezza Dolfino Venier; l’altro revellino o cavaliere fu battezzato dal ca
pitano generale Antonio Miani ; e l’ultima piazza finalmente, sovrastante alla
mezzaluna Moceniga, conservò la stessa denominazione di questa. Di qui scen
dendo a riattaccarsi al recinto originario, la prima cortina, attraversata dal por
tello del monte, fu chiamata Faliera dal consigliere Lodovico Falier ; il fianco
successivo lo troviamo detto Molin dal già ricordato consigliere Antonio da
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LA F O R T E Z Z A DI S P IN A L O N G A 591
Molin(1) ; e l’altra cortina venne denominata Mema dal duca Lodovico Memo;
mentre al portello del piano ed all’angolo o punta terminale fu imposto il nome
del governatore della fortezza. Raffaele Carbonano(2).
Una breve interruzione soffersero i lavori verso la fine dell’anno, con grave
dispiacere dell’Orsini, che amava considerare già anche Spinalonga “ quasi f a t
tura sua „, e che in tre mesi, con soli 3 mila ducati, si sarebbe ripromesso di
ultimarla(,). Tuttavia la fabbrica venne ripresa nel gennaio del successivo anno
1586, sempre sotto la diretta sorveglianza dell’Orsini(4) ; finché nell’aprile egli
abbandonava per sempre l’isolotto.
Alla sua partenza, con una spesa complessiva di 1600 ducati, la muraglia
nuova, lunga 258 passi, erasi alzata ormai fino al cordone : non le mancavano
quindi se non i parapetti, alti piedi 3 lfi e larghi 3. Inoltre un corpo di guardia
era progettato tra la cortina Venier ed il cavaliere Orsini ; e cinque garette
per sentinelle dovevano esser poste una nella punta del cavaliere stesso, un’altra
nella cortina del cavaliere Miani, una terza alla punta Carbonana, un’altra an
cora alla piazza Moceniga, ed un’ultima sopra il portello verso la mezzaluna
Michiel. — Scale, scalette, cunicoli e portelli mancavano alla traversa Molina,
come pure alla mezzaluna Moceniga ed alla traversa Mora. Oltre a ciò resta
vano ad aggiungere delle muraglie a secco dietro la cortina Veniera, al cava
liere Miani, alla piazza Moceniga, alla traversa Mema; ed i terrapieni lungo
tutto il percorso della nuova muraglia. In fine lungo il tratto discendente dal
portello del monte a quello del piano conveniva costruire “ un parapetto di
terra, dimezando la larghezza del terrapieno, che dovevano essere circa 9 piedi
di parapetto di terra ed altre 9 di banca ; et dal ditto portello (del piano) fino
alla m arina, nella qual parte si doveva fare il terrapieno di spatio almeno 30
in 35 piedi, se ne potrano di questi metere almeno 15 nel parapetto: li ditti
parapetti si potranno fa re dalla parte di dentro alti circa 4 'fi piedi con la
sua grandezza che vada ad eguagliarsi con il parapetto del m uro Tutti
questi lavori si calcolava che, escluse le angarle, i soprastanti e le barche, non
avrebbero importato una spesa superiore ai 550 ducati.
Nella parte poi al di fuori della fortezza così modificata, era d’uopo ele
vare fino a 10 piedi la muraglia dal portello Molin al Rangone, e fino a 16 la
(') N ei docum enti è m en zio n ata an ch e una tra v e rs a del p ro v v e d ito re di S pinalonga D olfino V enier).
M olina, che ig noriam o se c o rrisp o n d a a q u esto fianco (3) V. A . S. : Dispacci dei prov. da Candia : 12 di
o p iu tto sto non sia il prim o tr a tto di c o rtin a dal cem b re 1585 e 10 gennaio 1586.
p o rte llo M olin all’a n golo C o n tarin i. (4) Ib id e m : 19 g ennaio e 26 fe b b ra io 15S6.
(*) C fr. V. A. S. : Relazioni, L X X X V II (R elazione
592 I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’IS O L A DI C R E T A
cortina dal Rangone allo Scaramella. Al Tiepolo poi suggerivasi di “ levare fino a
3 o 4 piedi del muro della sua fro n te et il terreno che restasse scoperto dinanci ta
gliarlo et portarlo indietro fino 15 passi et fa r e di esso un poco d i parapeto „.
Finalmente fra il Tiepolo ed il Dona era necessario elevare un parapetto alto
5 piedi e grosso »3, per transitare sicuramente dall’uno all’altro baluardo. — Ma
non poteva a meno l’Orsini di confessare che, a suo modo di vedere, sarebbe
stato preferibile demolire per intero tutta quella parte al di fuori del recinto
nuovo, per utilizzare i terreni e le pietre ; e costruire un torrione al posto
del Dona, cavando un cunicolo coperto ed incavato nel sasso fra il Dona e la
bella mezzaluna Moceniga, la quale pur sarebbe rimasta(1).
La partenza dell’ Orsini segnò un nuovo ristagno per i lavori della fortezza ;
sebbene concordi fossero i magistrati nella necessità di proseguirli, c special-
mente nel bisogno di terrapienare (2). Ma i terrapieni appunto offrivano la mas
sima difficoltà, per il disagio di procurarsi il materiale da fuori, dacché l’Orsini
stesso, per terrapienare alcune delle nuove membra, si era provvisoriamente ser
vito di parte dei terreni del Tiepolo e del Donà (3).
Nè questo era il solo male. Chè, cominciatosi una volta a riconoscere uf
ficialmente difetti ed imperfezioni nella fortezza, era troppo naturale che, spin
gendosi più oltre su quella via, altri non si trovasse sodisfatto neppure dei mi
glioramenti introdotti dall’Orsini.
Rivela infatti il suo malcontento l’ingegnere Giovanni Fava in una lettera
al provveditore generale colla data del 10 ottobre 1588(4). Dopo aver segna
lato la debolezza dell’ isolotto, in causa dei vari luoghi esterni ove comoda
mente il nemico avrebbe potuto fermarsi e battere la fortezza, e dichiarato
quindi insufficenti i lavori di difesa sino allora compiuti, il Fava suggeriva di
restringere ancora maggiormente che non avesse fatto l’Orsini la fortezza, col
costruire “ da mezzo in su dalla pa rte di ponente verso il porto due piazze
da combattere, una a cavaliero dell’altra, principiando la più bassa con un
capo verso ostro et congiongendo una m uraglia, con terrapieno e sopra p a ra
petto di conveniente grossezza, con la traversa già fa tta dall’ illustrissim o signor
Latino Orsini per lunghezza di detto scoglio, fiancheggiata sì come fa r à di bi-
I1) V. A. S. : Dispacci dei prov. da Candía: 1589 un m aschio in C u la tta , p er im pedire al nem ico il
(A nche in Relazioni, L X X X IX ). Il d isp a cc io che p o rta tag lio dell’istm o e lo sb a rc o sulla p e n iso le tta .
la d a ta del 31 m arzo 1586, è firm ato p u re d a ll'in g e (*) V. A . S. : Dispacci dei prov. da Candia : 19 a -
gnere G iovanni F a v a e dal p ro to M ichelin R afto p u lo g o sto 1587 e 10 se tte m b re 1588.
— C fr. p u re Dispacci dei prov. da Candía : 8 a p rile (3) C fr. la relazione del p ro v v e d ito re di S pinalonga
1586; nonché V. B. M. : Ital. V II, 304, b : dove il D olfino V enier (V. A . S. : Relazioni, L X X X V II).
sindaco G arzo n i to rn a p u re a su g g e rire la fa b b ric a di (*) Ibidem , L X X X V II.
LA FORTEZZA DI S P IN A L O N G A 593
sogno; et dall’altro capo verso tram ontana montando fino al congiongersi con
l’altra fa tta dalla banda del mare verso levante, alzando tanto dì muro quanto
di terreno, che dalli opposti monti della bocca maggiore non fusse p er di dentro
battuto n'e scortinato .... Sopra alla qual m uraglia et terrapieno, lasciato il
conveniente loco et spatio della piazza, tanto p er larghezza dove staranno li
difensori per sua difesa, come per comodità del transito innanzi alli alloggia
menti et altre abitationi, quasi vicino et allongo alla sumità farei un’altra m u
raglia overo riparo di terreno nella ripidezza di questa parte, alzando quelli
al pari della detta sumità, et da indi a modo di parapetto battuto per tanto
che fusse dalle sudette sum ità de’ monti della bocca maggiore coperto, traver
sando con una traversa, et facendo di bisogno due, di terreno bollissimo per
coprir, se pure ne restasse parte che da predetti m onti p er di dentro fusse
vista. Sotto alle qual traverse farei uno et più volti, essendo necessario p er
commodità di transitar dall’una all’altra di queste piazze Così facendo il
recinto sarebbesi ridotto ancora una volta di metà, e, diminuita quindi la guar
nigione, con tale risparmio sarebbesi sopperito alla spesa necessaria, la quale
calcolavasi di 5 mila ducati per due mila passi cubi di muro, e di 6 mila ducati
per 6200 passi cubi di terreno
Venezia volle tener conto anche del nuovo progetto. E mandò ordine al
provveditore di visitare la fortezza insieme col generale delle fanterie Del Monte,
e di riferire sulla opportunità del nuovo progetto (2\
La visita del generale avvenne nel gennaio del seguente 1589. Ma la pro
posta del Fava venne senz’altro scartata, sia perchè troppo costosa, sia perchè
inefficace pur essa, sia perchè il progetto escludeva dalla fortezza anche le ci
sterne, senza che si potesse provvedere a costruirne delle nuove.
Il Dei Monte comandò invece di ultimare la parte cominciata dall’Orsini ; e
lasciò ordini dettagliati in riguardo (3). Il muro nei luoghi bassi dovevasi ovunque
portare fino all’altezza di 15 piedi ; mentre il cavaliere Miani andava rifatto di
sasso vivo. Occorreva inoltre portare in fortezza gran copia di terreni ; costruire
dei parapetti alti piedi 3 l/ %e larghi 3 nella parte verso la penisola, servendosi
del tufo da cavarsi in una grotta della penisola medesima, molto pericolosa per
la comodità che offriva al nemico ; tagliare parte della roccia sopra la mezza
luna Michiel ed alzarne il muro ; accomodare tre intoppi al Tiepolo ; e ricm-
(*) C fr. p u re la re la z io n e del p ro v v e d ito re G iovanni (*) V. A. S.: Dispacci dei prov. da Candia : 10 a-
M ocenigo del 1589 (Ibidem , L X X IX ). prile 1589.
O V. A. S .: Senato Secreti, L X X X V I, 213.
591
I MONUMENTI V ENETI D E L L ’IS O L A DI C R E T A
fabbriche furono fatte dal provveditore Giacomo Riva (l). Ed il capitano Pietro
Loredan (2) e l’inquisitore Pietro Correr parlarono ancora una volta l’uno di un
maschio per impedire al nemico 1' ingresso al porto di Colochita, l’altro di un
forte in cima al monte della penisoletta(3). — Per modo che, a voler ascoltare
i consigli di tutti, Spinalonga sarebbesi assicurata soltanto se alla fortificazione
maggiore dell’ isolotto si fossero aggiunti ancora tre fortilizi minori, alla Culatta
del porto cioè, al porto di Colochita, e sul monte della penisoletta rimpetto alla
mezzaluna Moceniga della fortezza.
Con molto meno chiasso — i documenti infatti ce ne parlano appena —
ma con utilità assai maggiore, dovettero intanto essersi occupati di Spinalonga
i provveditori della fortezza Gerolamo Bondumier, Leonardo Pasqualigo e Gia
como R iva(4), se il primo di essi potò ribattezzare col suo nome l’orecchione
Scaramella(5), ed il Riva, al quale si deve pure il riempimento in terreno dei
dieci cassoni ancora vuoti, legò il suo nome al vecchio baluardo chiamato già
Tiepolo.
Quando nel 1639 la fortezza fu esaminata dal governatore Brancaccio, i
due baluardi meridionali, a giudizio dell’ ingegnere Beati, erano già a sì mali
passi, che occorreva rifabbricarne buona parte, affinchè non rovinassero (6) : con
400 reali però si sarebbe potuto venirne a capo, e con altri mille reali sarebbe
stato possibile costruire tre magazzini in vólto per aumentarne la piazza ed al
tempo stesso per ricettare le artiglierie(7). Di questa opinione mostravasi pure
il Senato (8).
Una nuova visita dell’ingegnere Vincenti dimostrò però che il bisogno di
restauro non era tanto urgente; ed il provveditore Michele Priuli ritenne più
utile occuparsi invece a rifare alcuni ponti di legno per le ronde, ricostruire le
fondamenta ad una garetta, levare dei sassi che minacciavano la mezzaluna
Michiel, c portar del nuovo terreno per i cassoni della traversa fra la vetta ed
il mare (9).
Altri lavori compì nel 1644 il Beati, sia alle mura, sia in altre parti della
(*) V. A . S. : Dispacci dei proti, da Candia : 4 g iu (r') C fr. Ibidem , LX X X (R elazione del p ro v v e d ito re
gno 1635. L o re n z o C ontarm i).
(*) C ostui p ro p o n e v a p u re di te rra p ie n a re la m ez (6) V . A . S. : Dispacci dei proti, da Candia : 23 lu
z alu n a M o cen ig a e di p o rta re l’a rtig lie ria so p ra il glio e d ice m b re 1639.
te rra p ie n o , con g ab b io n i. (7) Ib id em : 10 g en n aio 1640.
(3) V. A . S. : Relazioni, LX X X I e L X X IV (L oro (8) V. A . S. : Senato Rettori, XI, 13 — C fr. Di
relazioni), spacci dei prov. da C andia: 13 m ag g io 1642.
(4) V. A . S. : Relazioni, L X X X I e L X X IV (R ela (9) V. A . S. : Dispacci dei prov. da C andia: 31
zioni del c ap itan o P ie tro L o red an e degli in q u isito ri m aggio 1642.
C apello, C o rre r e C o n tarm i).
LA F O R T E Z Z A DI S P I N A L O N G A 597
fortezza : e nuovo terreno fu da lui portato al più eccelso cavaliere della vetta
— sopra la mezzaluna Moceniga — cavaliere che troviamo qui chiamato Bel
vedere (1). Partendo, furono da lui lasciati ordini al provveditore della fortezza
Giorgio Corner, affinchè terminasse i lavori tanto in muratura quanto in terreno,
ed apportasse delle lievi modificazioni alla mezzaluna Moceniga. Anche sulla
penisola si sarebbe voluto costruire un fortino, ed un altro a guardia del porto
di Colochita : ma faceva difetto tempo e denaro, mano d’opera e materiale(2).
Ed il governatore Camillo Gonzaga, che a sua volta visitava la fortezza e vi
lasciava istruzioni per l’ingegnere Dognani, era costretto a convenire della im
possibilità di accingersi a tale lavoro (3).
Più tardi ancora, quando, colla caduta delle altre terre del regno, la fortezza
di Spinalonga venne ad assumere importanza ancora maggiore, quale valido
propugnacolo contro il nemico, fu più volte discusso come poterla sufficente-
mente munire. Fu deciso allora, nel 1653, di alzarne le mura almeno fino a 20
piedi, di ingrossare il tratto dal portello Molino al Rangone (che qui è detto
opera Molina, e che altra volta è chiamato opera Pasqualiga)(4) per 40 passi,
e di nuovo dallo Scaramella al Donà per altri 45 passi, ed altrove ancora ; di
scarpare la roccia a settentrione ; di aggiungere dei barbacani al Rangone, che
minacciava rovina, per essere stato costruito con poca calcina e cattivo terra
pieno ; di portar terreno entro 1 isolotto ; e di costruire i parapetti ancora man
canti ^\ Il provveditore Giambattista Barbaro avrebbe voluto pure interrompere
il troppo lungo tratto di ponente mediante una nuova mezzaluna(6).
I lavori cominciarono nel febbraio del seguente anno 1654, sotto la dire
zione dell ingegnere Giambattista Serravalli-C Ma le difficoltà sempre maggiori in
cui si venne a trovare la fortezza, e la assoluta mancanza dei mezzi e di ma
teriali resero arduo il loro proseguimento.
Caduto poi il regno in mano al nemico, malgrado i continui bisogni di
quelle fabbriche, ben pochi ripari poterono apportarvi i provveditori chiamati
al governo del lontano isolotto (8) ; il quale tuttavia per ben 45 anni ancora, sino
(*) V . A . S. : Dispacci dei prov. da Candia: 4 g e n della fo rte z z a in q u e l secolo X V II. D i q u e s t’ep o ca
naio 1644. tro v ia m o che anche al fianco F erin o venne m u ta to
(2) V . B. M .: lidi. V II, 310 (L e tte ra del 21 m arzo il nom e con quello di o p e ra B ona : e ne ig noriam o
1645) — V . A. S . : Dispacci dei prov. da Candia: del p a ri la v e ra rag io n e.
31 m arzo 1645. (5) V. B. M . : 1tal. V II, 310.
(®) Ib id em : 8 e 24 feb b raio 1646 — C fr. 14 m arzo (6) Ibidem .
1646. (7) Ibidem .
(4) U n G ero lam o M arin i fu e le tto nel 1644 p ro v (8) V . A . S .: Dispacci di Grabusa, Cerilo e Spina
v e d ito re stra o rd in a rio di S pinalonga ; p a rec ch i invece longa: 23 n o v em b re 1687.
dei P asqualigo co p riro n o la c a ric a di p ro v v e d ito r'
75
598 I MONUMENTI V E N E T I D E L L ’IS O L A DI C R E T A
al 1714, seppe resistere alle insidie ed agli assalti del nemico, nel nome santo
della patria.
#
*#
struzione. Ad essa si scende per mezzo di due scalette, una delle quali cala sino
alla piazza inferiore, mentre l’altra si sofferma alla banchetta del marciapiede,
600 j MONUMENTI VENETI DELL’ISOLA DI CRETA
F IG . 346 — S P IN A L O N G A ! IL B A L U A R D O D O N A , V IS T O D A O C C ID E N T E .
604 I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’IS O L A DI C R E T A
FIO. 347 -r S P I N A L O N G A : L ’O R E C C H I O N E DEL BALUARDO TIEPO LO E LA SO RTITA DELLA FORTEZZA. (75 7).
riga, Veniera o Moceniga (I), che di Giovanni Mocenigo porta scolpito il nome,
presso un leone sconciamente dipinto dalle truppe francesi. A parte 1’ importanza
ed efficacia sua sotto il riguardo militare, essa si presenta come un’opera straor
dinariamente maestosa nel colosso delle severe sue dimensioni, che la fanno as
somigliare ad un edifizio romano. Insieme colla mezzaluna Michiel, può consi
derarsi uno dei più splendidi monumenti dell’edilizia veneta in Creta. La sua
muraglia semicircolare, dello spessore di 8 metri, lascia adito a cinque cannoniere,
al di sotto delle quali gira esternamente un cordone. Nell’ interno invece sopra
le cannoniere corre un marciapiede di m. 5,30, sopravanzato da un parapetto
merlato. Due scalette laterali salgono al marciapiede. — Nella cortina che
scende dall’alto si apre un ampio portone d’ingresso alla piazza, a cui fa ri
scontro un altro verso occidente, privo però dell’arco.
Più non si riconoscono le traccie della traversa Mora, ad oriente della
mezzaluna stessa.
All’opposta estremità dell’ isolotto sono le due piazze, dette l’una Morcta
e l’altra Mosta. La superiore, chiamata pure Castello degli spiriti, consta di
muri scarpati, sostenuti anche da speroni e non oltrepassanti il livello del suolo
(V) V e d asi fig. 23 e 354, e ta v o la 17.
F IG . 351 — s p i n a l o n g a : l a p i a z z a m o s t a , v i s t a d a s o p r a . (771).
608 I MONUMENTI VENETI DELUSOLA DI C R E T A
FIG. 353 — S P I N A L O N G A I IL P O R T E L L O D E L M O N T E ,
V ISTO d a ll ’ in t e r n o . (775).
F IG . 354 S P IN A L O N G A : LA M E Z Z A L U N A E LA P IA Z Z A M O C E N 1 G A , IL C A V A L I E R E M IA N I E LA P U N T A V E N I E R A . (776).
FIG. 356 — S P I N A L O N G A I L E M U R A V E R S O I L R A N G O N E , E IN A L T O L A C O R T I N A G R I M A N A E L ’A N G O L O C O N T A R I N I . (779).
LA F O R T E Z Z A DI S P IN A L O N G A 611
6. LA FORTEZZA DI OR ABUSA.
C ra m b u s a , C a m b ru sa , C a ra b u s a , G a ra b u s a , ecc.
I1) C ollez. fo to g r n. 780.
(2) A ltre v a ria n ti e c o rru z io n i del nom e sono:
FIG. 358 — GKABUSA.
77
614 I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’IS O L A DI C R E T A
Chi precisamente abbia per primo notato una simile convenienza non sap
piamo. Ma già nel 1579 Sofiano Eudemonoiani avanza la proposta di fortificare
Y isolotto di Grabusa domestica, detto pure di S. Nicolò dalla chiesuola che ivi
sorgeva, mediante un parapetto di 300 passi sulla vetta, ed un revellino a basso,
nel piccolo approdo Poco dopo Pietro Lando, rettore di Canea, scrive a
Venezia di voler approntare un disegno del luogo, affinchè il Senato possa ren
dersi esatto conto dell’opportunità di munirlo di opere di difesa(2). Nell’anno se
guente simili considerazioni svolge in Senato il provveditore Luca Michiel ; e
di bel nuovo poi nel 1583 il capitano Giovanni Mocenigo presenta un disegno
dell’ isolotto ed espone il preventivo compilato insieme col governatore di Canea
Raffaele Rasponi, secondo il quale il forte — di 100 passi di circuito avrebbe
costato da 6 a 7 mila ducati(4).
Finalmente, in seguito alle pressanti insistenze del provveditore generale
Alvise Grimani, la questione veniva trattata in Senato il 27 settembre 1583.
Udito il parere favorevole di molte persone reduci da Creta, la Repubblica de
liberava che l’isolotto di Grabusa domestica venisse fortificato, a patto però di
“ non fa r v i sopra altra fa ttu r a che di un semplice maschio Al Grimani era
dato ordine di “ consigliar p rim a diligentemente il particolar sito et la fo r m a
di esso maschio col signor Latino Orsino, che se ne viene al governo di quella
m ilitia, intendentissimo anco di questa m ateria delle fo r tifie aiioni, secondo il
parer del quale vi governerete „. Il forte doveva essere pronto per il prossimo
anno ; l’Orsini portava seco 3 mila ducati dello Stato, a spese del quale la for
tificazione era costruita ; ed il capitano della guardia era informato di metter a
disposizione le proprie galee per l’inizio dei lavori (A
Il Io di gennaio 1584 il provveditore Grimani aveva già ricevuto il decreto
del Senato, lieto che Venezia avesse accolto il proprio consiglio ed esaudito il
suo desiderio. L ’Orsini era giunto in Creta fino dal 23 dicembre ; e alla metà
di quel mese di gennaio pensavano di partire entrambi alla volta dell’ isolotto
insieme col capitano della guardia. Il Grimani assicurava che nel provvedere
alla fortificazione dello scoglio, “ quanto alla fo rm a , io m i rimetterò al signor
Latino ,,(6).
Imbarcatisi il 15 gennaio, l’imperversare delle procelle ed una indisposi-
(i) v . A. S . : D ispacci dei p r o v . d a C a n d ia : volum i (*) V. A. S .: R e la zio n i, LX X V II1 (S u a relazione).
in a p p e n d ic e : 31 g en n aio 1579. ('*) Ibidem , L X X X I (S ua relazione).
(*) V. A . S. : D ispacci dei p r o v . d a C a n d ia : 13 o t (5) V. A. S. : S e n a to S ecreti, L X X X IV , 55.
to b re 1579 — L e tte re da C a n d ia a i ca p i del C onsiglio (®) V . A . S .: D ispacci dei p r o v . d a C a n d ia : 1 gen
dei X : 23 m a rz o 1580. naio 1584.
615
LA FORTEZZA DI G RA HU SA
zione dell’Orsini impedirono che i lavori venissero tosto iniziati. Fu però dato
ordine che partissero alla volta di Grabusa due navili con legnami, due galere
per preparare calcine ed il governatore Raspolli per approntare il materiale ne
cessario alla fabbrica del “ maschio
Il 21 febbraio il Grimani tornava a scrivere a Venezia di voler partire
fra due giorni “ per dar principio alla nova fo rtezza , in quel modo e form a
che sarà consegliata da esso signor Latino ,,(2). Ed il 27 di quel mese finalmente
approdavano a Grabusa.
Per merito del Rasponi, trovarono pronte già pietre e calcine in abbon
danza, e costruiti gli alloggiamenti ; a loro disposizione stavano gli angarici dei
paesi vicini e quattro galee del capitano della guardia Filippo Pasqualigo ; sof
frivano penuria soltanto di legnami e di ferramenta. Intendevano di collocare
hP'prima pietra la domenica seguente, cioè il primo giorno deiranno, more
veneto (3).
L ’Orsini intanto preparò il disegno. Deciso di fortificare la parte più elevata
dello scoglio, quel dirupo, cioè, alto una settantina di passi sul livello del mare,
situato nel tratto occidentale dell’ isolotto, abbandonò ben presto 1’ idea di
costruire un semplice maschio, per abbracciare più vasto concetto. La fortezza
avrebbe assunto forma triangolare — di 180 passi di lunghezza e 95 di lar
ghezza — ; ma essendo un lato formato dal ciglio del dirupo strapiombante in
mare, solo i rimanenti due lati doveansi fortificare per mezzo di un recinto in
tercalato di punte, piattaforme, speroni e cavalieri. — L ’ interno della fortezza
era di bel nuovo riservato alla chiesa, ai quartieri ed alle case dei magistrati,
agli spedali, ai magazzini, ai molini, ai depositi, alle cisterne ed ai pozzi.
Di tutto ciò dava informazione a Venezia Alvise Grimani il 16 marzo ;
aggiungendo che alla fortezza lavoravano già 100 muratori, 100 spezzamonti,
300 angarici(4) e 400 galeotti (5); e che 1’ Orsini si occupava di quei lavori
“ dalla m attina dell’alba fino alla sera, sem pre assistente sull’opera, coman
dando, et di sua mano pro p ria come ingegnerò et quasi protto tirando le linee
et mettendo alla via le maestranze : et molte volte, p er dar animo ad altri,
porta lui medesimo in persona le pietre ,,(6). Filippo Pasqualigo poi, il capitano
(’) V. A. S. : Dispacci dei prov. da Candia : 22 pena di se rv ire due se ttim an e anziché una sola. N ella
g en n aio 1584. seconda se ttim a n a però il p ro v v e d ito re fece d istri
(*) Ib id e m : 21 fe b b ra io 1584. b u ire lo ro tre g a ie tte al g io rn o invece di u n a (Ibi
(3) Ibidem : 27 feb b raio 1584. d em : 25 m aggio 1584).
(4) A i lav o ri della fo rte z z a fu ro n o c h iam ati sol (5) Ib id em : 16 m arz o 1584.
ta n to g li a n g arici re n ite n ti, ing iu n g en d o loro p e r ((ì) Ib id em : 20 m arzo 1584.
616 I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’IS O L A DI C R E T A
V I T LA B O C C A DE I
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C A X liE CHE S a
NT.L P O R T O .
della guardia, soffermatosi nell’ isolotto fino al 16 di aprile, attese colle ciurme
a lavorare calcine, a trasportare le artiglierie ed a compiere una strada dal
mare alla fortezza, lunga 110 passi e larga 15 piedi(I).
In quel medesimo mese di aprile del 1584 le muraglie erano già alzate
fino al cordone, con una spesa totale di 8 mila ducati Nel seguente maggio
si aggiunsero i cordoni e si cominciarono i parapetti ed i terrapieni(3) ; onde il
Grimani assicurava che per la metà di giugno la fortezza sarebbe stata termi
nata completamente e non sarebbe stato necessario spendervi più oltre denari,
come era avvenuto a Suda ed a Spinalonga(4).
Quanto ai membri della fortezza, la punta di sud-ovest fu chiamata Negri
sola, in onore del capitano delle fanterie Giulio Negrisoli il seguente cava-
l1) V. A . S. : D ispacci d e ip r o v . d a C a n d ia : 20 aprile (3) Ib id em : 15 m ag g io 1584.
1584 R e la zio n i, L X X X II (S u a relazione). p ) Ib id e m ; 25 m aggio 1584.
(*) V. A. S. : D ispacci dei p r o v . da C a n d ia : 28 a- (5) C fr. Ib id em : 26 m arz o 1584.
prile 1584.
LA FORTEZZA DI G R A B U S A 617
vava da proporre quivi pure quei catastrofici mutamenti, che fecero la dispera
zione di Venezia per le altre fortezze, non mancavano tuttavia gli zelanti che
andavano alla ricerca di nuovi bisogni, tanto per togliere al Grimani il merito
di poter considerare la fabbrica come ultimata e per rimandare all’ infinito il
suo compimento.
Il primo provveditore della fortezza, Antonio Lippomano, si era acconten
tato bensì di constatare soltanto come abbisognasse pur sempre tagliare il sasso
esterno e compire i terrapieni(1). Ma già nel 1588 il governatore del luogo
Orazio dalla Massa, oltre al taglio della roccia per lunghezza di 15 passi ed
uno di altezza, trovava necessario proporre di alzare altresì ed allargare le
piazze, coprendole con lastroni ; di costruire dei muri a secco dal di dentro,
per sostentare il riempimento; e di restaurare la garetta chiamata casello Con
tarino (perchè situata all’omonimo cavaliere)(2). Dei quali lavori, uno solo fu al
lora iniziato, il rabberciamento cioè di una delle piazze per artiglieria^.
Poco dopo il colonnello Leone Ramussati sperimentava che il fatto d’essere
le cisterne della fortezza accostate alla cortina presso la porta costituiva un
notevole pericolo per esse, in caso che fosse stata battuta la cortina medesima ;
e suggeriva di “ fa r una scarpa in sgalembro innanci alla detta cortina, et
questo p e r salvar la porta di detta fortezza, terrapienando il vacuo che resterà
tra il scarpon et la cortina, che a questo modo si assicureranno esse cisterne
— E siccome una piccola parte dell’approdo giù a basso, capace di tre galee, non
era vista dalla fortezza, proponeva pure di edificare una mezzaluna sul dosso
rimpetto al cavaliere Grimani, onde anche quel punto potesse venir battuto (4).
Il governatore Onorio Scotti tornò invece a parlare del bisogno dei terra
pieni ; e poi di nuovo replicò sugli argomenti del Ramussati, chiedendo però
il trasporto delle cisterne(6). — Alle sue parole fecero eco i provveditori di
Grabusa, Gerolamo Molin(7) e Pietro Marcello, il secondo dei quali riuscì a mu
tare in lastroni i pavimenti delle piazze (8) ; mentre il successore Francesco Be-
legno coll’ingegnere Gian Antonio Montevarchi pensò anche al restauro delle
mura, nonché alla costruzione di una nuova cisterna in sostituzione delle vec-
chie (1). A sua volta poi consigliò pur egli la fabbrica di una torre a mare, ter-
rapienata fino a metà, la quale, difesa dalla fortezza, servisse di abitazione ai
barcaioli, di guardia dei magazzini all’approdo, e di segnalamento in caso di
sorprese notturne (2).
Col trascorrer degli anni la fortezza intanto incominciava a deperire(8) :
specialmente gli edifizì interni, l’uno dopo l’altro, crollavano o minacciavano ir
reparabili guasti. Nel 1614 una nota dell’ingegnere Mandi Litino avvisava es
sere caduta la volta del casello Contarmi(4) ; nel 1620 le pioggie facevano ca
dere un tratto del muretto di ponente ^ ; nel 1640 il proto dei muratori Gloraffa
e quello dei marangoni Giacomino Magdalinò compilavano un nuovo memoriale
dei restauri necessari : fra l’altro parlavasi dei terrapieni e delle porte di legno
da rifare (6).
Di fatti il provveditore Michele Priuli si recò a Grabusa insieme coll’in
gegnere Leoni; e con 10 angarici in una sola settimana accomodò di terreno
le strade delle ronde, ma quanto ai muretti occidentali trovò superfluo rimetterli,
trattandosi di un lavoro di puro lusso, non richiesto da vera necessità(7).
Tuttavia i danni alle muraglie non cessarono con ciò : e nuove rovine se
gnalò nel 1655 il provveditore di Grabusa Andrea Manolesso(8) ; il quale però
seppe riparare le parti minaccianti e rimetter le banchette. Fatto poi spianare
più a basso un certo posto roccioso, vi eresse un fortino, che per mezzo di una
traversa tirata fin sotto la fortezza, poteva difendere tutto il piccolo approdo.
Gli fu di valido aiuto in tali opere il tenente Troilo Maini(g).
Un ventennio più tardi, il nuovo provveditore Domenico Diedo, entrato
nella fortezza il 3 novembre 1680, trovava le “ muraglie in molte p a r ti p re
cipitate et in qualche dirocate „< -I0ò Poco dopo un terremoto faceva cadere sei
passi del cavaliere Contarmi(u) ; e le cose erano ridotte a tale, “ che se la p u
liteci providenza non rem edierà — scriveva il Diedo — Vanno venturo stimo
precipiterà ogni cosa „. — Il male si era che la fortezza dipendeva diretta-
mente dal provveditore di Suda, il quale nè poteva rendersi esatto conto dei
bisogni, nè trovar la comodità di porvi un rimedio, stretto egli pure fra tante
difficoltà (1è
Così le cose precipitavano. “ Nè meno vi è una bandiera con ¡’insegna
del protetor San Marco „ scriveva da quell’eremo il provveditore Domenico
Diedo(2). Ed il successore Giovanni Battaia avvisava che la fortezza possedeva
due soli cannoni, che la porta era m arcita(3) e caduto il restello, che in ogni
luogo degli edifizì interni penetrava la pioggia, e che le munizioni da guerra
sarebbero bastate per soli due giorni(4).
Troppo naturale che in tanto e sì desolato abbandono lo scoramento e poi
la demoralizzazione si impadronissero degli animi. E la fortezza, che fra le cre
tesi era forse l’unica veramente inespugnabile, venne per tradimento ceduta al
nemico.
(3) Q u e sta fu tu tta v ia rifa tta , con legni di S fachià,
(i) V. A. S. : Dispacci da Grabusa, Cerigo e Spina
sp en d en d o 48 reali (Ib id e m : 13 d icem b re 1683).
lo nga : 6 m arzo 1681.
(4) Ibidem : 26 g iu g n o 1683.
(*) Ib id e m : 7 m arzo 1681.
VATOLV***'
CAV4US*!
p ia n t a d e l i.a fo r tezza di g ra bu sa
78
FIG. 361 — GRABUSA : LA FORTEZZA, VISTA DA SUD-EST. (443).
622 I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’IS O L A DI C R E T A
*
**
Abbandonata e deserta essa è tuttora (1) : le sue mura rovinano ; e la scia
gurata mano di qualche moderno pirata che si imbatta a passare per di là ne
aumenta lo strazio.
La muraglia di cinta, non molto alta, è tutta fondata sulla roccia. La
parte inferiore, terrapienata, si palesa all’esterno per mezzo del cordone onde
le cortine sono limitate in alto, e sopra il quale si alza il parapetto di 70 cen
timetri e più di altezza ed 85 di spessore, con feritoie e vani per cannoniere.
— All’ interno la parte più bassa del parapetto è munita di piocola banchina in
muratura. Il terrapieno, ove emerge dal livello interno della fortezza, è rivestito
di muro a secco : il marciapiede che vi corre sopra è largo due metri.
Tutto il lato occidentale imminente sul mare, manca ora non solo di opere
di difesa, ma anche del semplice muretto. Bensì la roccia è qua e là tagliata
in modo da formare un basamento di pochi centimetri di altezza : sopra cui
(J) Vedi ta v o la 18.
FIO. 367 — VEDUTA DELLA FORTEZZA DEL PALEOCASTRO — A. ODDI — 1601 — (X V I. g.).
delle altre fortezze maggiori di Suda, Spinalonga e Grabusa : nè mai ebbe, come
queste, un provveditore ed un governatore della milizia.
In che mese precisamente si iniziassero i lavori non sappiamo. Ci consta
solo che nel maggio del 1573 il capitano generale Luca Basadona, che già due
volte crasi recato a sorvegliare la fabbrica, esprimeva la speranza di poter entro
il mese terminare la piazza situata nel ripiano inferiore (l). E nel giugno infatti
essa era finita, mancandovi solo i parapetti ; e sull’alto delle sue mura erano
infissi gli stemmi dei magistrati in carica e la vigile scolta del leone.
Tuttavia la penuria degli angarici costrinse a procedere più a rilento(2) :
anche se il provveditore Luca Michiel e Leonardo Quirini, che già vedemmo
eletto provveditore sopra quelle fabbriche, “ gentiluomo diligentissimo et affe-
*
* *
8. LE FORTEZZE DI TURLURÙ.
mendosi uno sbarco del nemico colà, vennero mandati a riconoscere le spiaggie
c l’isolotto il governatore di Canea Gian Maria Martinengo, il capitano Gian
Paolo Ferrari c l’ingegnere Melchiorre Albertoni, nipote del Sammichcli
Risultato della visita fu che il provveditore generale Luca Michiel, il
provveditore di Canea Pasquale Cicogna, il rettore di quella città Pietro Calbo,
d’accordo coi governatori Latino Orsini e Brunoro Zampeschi, deliberarono di
fa r fa r e un maschio nel detto scoglio o in altro loco che tornasse p iu a p ro
posito, per im pedir che il nemico non possi sbarcare ne tener la sua arm ata
in detto loco „(2).
Ritenevano il Martinengo, il Ferrari e l’Albertoni che convenisse di mu
nire l’isolotto di Turlurù in modo da ottenere che l’armata nemica non potesse
nè trattenersi al riparo di esso nè sbarcare sulla spiaggia di rimpetto, o rifor
nirsi quivi di acqua (3\ A tale scopo sarebbe stato necessario costruire un forte
sulla vetta più alta e centrale dell’ isolotto, ed altri due ridotti minori sul pro-
(i) V. A. S .: Dispacci dei prov. da Candia: 8 feb- (2) Ib id e m : 10 fe b b ra io 1574.
b ra io 1574. (3) Ib id e m : 25 fe b b ra io 1574.
(i) T a n to è v ero che anche la ten a g lia ra p p re s e n (4) V. A. S . : Dispacci dei prov. da Candia: 21
ta ta nel disegno del F e rra ri non venne id e a ta da marzo 1574-
lui, m a bensì dallo Z am peschi. (5) Ib id e m : 25 m arzo e 6 a p rile 1574.
(s) Relazioni, L X X V III (Sua relazio n e del 1575). («) Ib id e m : 6 a p rile 1574.
(3) D a i co n ti delle spese d e lla fo rtez za , risu lta che (~) v . M . C .: Ms. Wuchovich L azzari, X X V I, 1,
i la v o ri p re p a ra to ri fu ro n o co m in ciati il 5 m arzo pag . 15.
1574 (V. B. M . : Hai. V I, 156 — V . A. S .: Dispacci (8) V . A . S. : Dispacci dei prov. da Candia: 5 e 22
dei prov. da Candia : 6 luglio 1584); m a la p rim a m ag g io 1574.
p ie tra fu p o sta solo il g iorno 10 (V. A. S.: Dispacci (9) Ibidem : 5 giu g n o 1574.
dei prov. da C andia: 13 a p rile 1547, in filza coi d i (J°) Ib id e m : 22 se tte m b re 1574.
sp a c ci del 1575).
636
I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’ISOLA DI C R E T A
(i .
13. AC
Jj- ■Ìù'Vw vO
5".
6• via.
I c u i.
8 .Co__ ___
fi
n o . ,->/4 p ia n t a della fortezza di s . tkodoko — v. coronelli
1689 — (L X X X V II. b.).
La nomenclatura da noi aggiunta è tolta dalla pianta del Verneda (XLIV. a.).
LE F O R T E Z Z E DI T U R L U R Ù 637
(’) V. A . S. : Dispacci dei prov. da Candia : 22 g e n (c) V. A . S. : Dispacci dei prov. da Candia: 6 lu
naio 1575. glio 1584.
(2) Ibidem : 24 o tto b re 1579 — Relazioni, LXXVI11 (7) Ìb id e m : 24 e 27 giugno 1581.
(R elazione di L u c a M ichiel, del 1580). (8) Ib id em : 22 luglio 1584.
(3) V . A . S.: Dispacci dei prov. da Candia: 1580. (9) Ibidem : 25 luglio 1584.
(■») V . A . S. : Relazioni, LXXX1 (R elazione di G io (lu) Ib id e m : 16 a g o sto 1584 — A ltri 192 p e rp eri
vanni M ocenigo, del 1583). fu ro n o spesi a T u rlu rù nei prim i m esi del 1585 (Ibi
(5) V. B. M. : Hai. V I, 156. d e m : 31 m ag g io 1585).
80
638 I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’IS O L A DI C R E T A
Onde calcola vasi che, tutto compreso, le due fortezze avessero costato 1860
ducati di spesa effettiva(l).
Ma, giunti a questo punto, il capitano Pietro Zane non si peritava di asse
rire che a Turlurìi conveniva, o aggiungere il terzo fortino a basso, o radere
al suolo anche gli altri due(2) ; il governatore Scotti notava che il forte supe
riore era tuttora in condizioni tali che vi si poteva entrare senza valersi della
porta, per tacere della rovina dei corpi di guardia, dei quartieri, dei magazzini,
delle cisterne<3) ; il provveditore Nicolò Dona confessava che il vantaggio della
fortificazione “ consiste p iù nella riputazione del nome di fo rtezza che nell’ef
fetto „(4) ; ed il capitano Gian Giacomo Zane ed il governatore Annibaie Gon
zaga dimostravano che, se la fortezza erasi costruita per guardare il piccolo ri
dotto di Turlurìi, il ridotto stesso non era scoperto per intero dai due fortini,
c se invece erasi fortificato il luogo per impedire al nemico di attingere acqua
al fiume Platanjàs, i tiri dei cannoni della fortezza non arrivavano sin là(5).
La facile retorica di Francesco Basilicata poteva ben dire : “ Dette fortezze
diligentissimamente sono fortificate, poiché da molte parti sono aiutate dalla
natura m aestra delle cose. E t e posto il sito in luogo così alto da sui precipatii
che rende alla vista m irabil consideratione, perchè da ponente si trovano esser
asprissim i dirupi, da tram ontana altissim i balei, da ostro aiutato da diffìcilis
sim i grebani, e da levante non molto comodo alla salita: m a è però la parte
più facile che vi sia. Le quali fortezze, sì come si comprende, sono atte, guar
dandosi Vuna con Valtra, a tutte due insieme soggiogare e smembrare ogn’ar
m ata, dandogli il soccorso degli liuomini e vettovaglia dalle p a rti dell’ isola.
Onde con il braccio di detto scoglio si viene a rendere la città della Canea
totalmente inespugnabile e sicura ; restando esse fortezze a cavaltiero della
spiaggia di Platanea e degli redotti ciconvicini, resta anche possessore dell’ini
mico f \ Ma la verità era ben diversa ; che il valore e l’ importanza della for
tezza apparivano molto inferiori a quanto suonavano quelle reboanti parole ; e
lo stato miserando in cui era tenuta non poteva a meno di preparare quella
dolorosa sorpresa che fu la prima sventura della guerra di Candia.
Improvvisamente assalita dall’armata turca, la fortezza non potè resistere
allo sforzo nemico : e Biagio Zulian la fece saltare in aria, piuttosto che ce-
1 D R l d o t o
derla all’ invasore (24 giugno 1645). Dai Turchi fu ricostruita poco dopo; ma,
ripresa dai Veneti, ancor una volta fu demolita nel 1651, e di bel nuovo rie
dificata dal nemico due anni appresso. — Di rimpetto all’ isolotto, lungo la
spiaggia, fu aggiunto pure dal Turco il fortino di S. Marina.
*
* *
offre ai naviganti la difesa dei suoi monti e la comodità dei due piccoli approdi,
di cui ancor oggi si valgono le navi che per tempesta non possono sbarcare
all’antica capitale del regno, non poteva certamente sfuggire allo zelo dei facili
difensori delle coste cretesi.
Per non toccare di qualche accenno più antico, il 17 luglio 15/0 il capitano
Filippo Bragadin scriveva a Venezia : “ M i sono risolto di f a r fabricare un
certo torrazzo nel scoglio della Standia, lontano da questa città circa miglia 12,
qual f u già deliberato per la Serenità Vostra che si dovesse f a r p er redatto et
sicurezza delle guardie che sono necessarissime in tutta quest’ isola, m a sopra
tutto in detto scoglio... L ’ illustrissimo signor Giulio Savorgnau, m entre si ritro
vava de qui, se trasferite sopra detto scoglio a designar il luoco dove si dovea
f a r esso torrazzo ; et fo rn o messi da pa rte denari p er f a r l’opera, che sono
ancora in esser, non essendo fin hora stata essequita la sodetta deliberadone.
Et io, con questa occasione che non ho al presente più de tanto de fa r , me ho
P R O G E T T I DI A L T R E F O R T I F I C A Z I O N I 643
(!) V . A . S. : Dispacci dei prov. da Candia. da Candia: volum i in ap p en d ice : 1 o tto b re 1590).
(2) V. A . S . : Relazioni, L X X V III (S ua relazio n e (8) C fr. V. M . C . : Ms. Dona dalle Rose, X X I, 3.
del 1580). (9) V . A. S .: Relazioni, L X X IX (Sua re la zio n e del
(3) V. B. M .: Ital. V II, 304, b. 1593).
P) V . A. S .: Relazioni, LX X X I (Sua re la zio n e del ( ,0) Ib id e m : LX X X I (R elazione del G o n z a g a ) —
1583). V. B. M . : Ital. V II, 1523 (R elazione dell'O ddi).
(r>) Ibidem , L X X IX (S ua re la zio n e del 1589). (n ) V. A. S. : Dispacci dei prov. da Candia : 25
(«) V. M . C. : Ms. Dona dalle Rose, L X X X V II, 1. g en n aio 1608.
(7) C o stu i non v oleva u n a fo rte z z a stab ile, m a delle (**) Ib id e m : 15 fe b b ra io 1608.
trin c e e da farsi e d isfa rsi (V. A. S.: Dispacci dei prov.
6u I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’IS O L A DI C R E T A
Ne parla già nella sua relazione Jacopo F oscarini ^ ; e piu tardi torna sul
l’argomento il capitano Giovanni Mocenigo, ricordando come i Corner, padroni
del luogo, si fossero mostrati non alieni dal costruirvi un “ reparo „H Sulla
opportunità di quella fabbrica insistono ancora il sindaco Giulio Garzoni1 , il
capitano Pietro Zane ^4), e più a lungo il governatore Onorio Scotti *\
Invece Annibaie Gonzaga ritenne inopportuna la fabbrica, perchè, come
luogo di sbarco al nemico, il Paleocastro era assai meno pericoloso di altri ap
prodi, e perchè l’ invocata tutela dell’agricoltura riguardava un interesse privato :
onde ammetteva che, tutt’al più, si potessero incoraggiare i proprietari a forti
ficarsi a loro spese (6).
Con nuove e valide ragioni sostenne per converso la necessità della fortifi
cazione Angelo Oddi ^ ; mentre il proweditor generale Gerolamo Capello di
sponeva vi fosse mandato il Faberini perchè riferisse in proposito a Venezia,
ricordando come il luogo si prestasse anche alla fabbricazione del sale ■*; ed il
rettore di Sitìa Nicolò Balbi non solo consigliava di munire il Paleocastro, ma
anzi di trasportare colà la capitale del territorio, che altra volta, come vedemmo,
si sarebbe voluta trasferire a L jò p e tro (10).
Passando gli anni, le idee continuavano a mutare. E il provveditore Gian
Giacomo Zane trovava che il golfo non era di molta considerazione, perchè
esposto ai venti di greco e greco-levante, di scirocco e di scirocco-levante ; pei -
chè il nemico, sbarcandovi, non avrebbe potuto procedere per quelle vie aspre
e ristrette ; perchè, anche fortificando il Paleocastro, il nemico avrebbe potuto
parimenti trattenersi in luoghi vicinissimi fuori di tiro ; e perchè finalmente
la fortezza avrebbe costato assai, essendo il luogo lontano e deserto In
modo non diverso esprimevasi il provveditore Gerolamo Trevisan, notando
che la fortezza sarebbe riuscita inutile, dacché al nemico si offrivano altri e mi
gliori approdi, e che, quanto allo scopo di rendere abitabili quelle campagne,
per richiamarvi degli agricoltori, si sarebbero dovute abbandonare incolte altre
campagne, “ non vi essendo genti nel regno bastanti per la populatione di
tutto „(l2).
p ) V. A. S .: Relazioni, L X X V III (Sua relazione). (8) Il F a b e rin i m ori invece nel viag g io di rito rn o
(*) Ib id em , L X X X I (S u a relazione). a Z ante.
(3) V. B. M .: Hai. V II, 304, b. (9) V . A . S .: Dispacci dei prov. da C andia: 28
(4) V . A. S. : Dispacci dei prov. da Candia : volum i m ag g io 1610.
in a p p e n d ic e : 1 o tto b re 1590. (10) V . A. S .: Relazioni, L X X X V I (Sua relazione).
(5) V . A. S. : Relazioni, LX X X I (Sua relazione). (n ) V. A. S. : Dispacci dei prov. da Candia : 13
(°) Ibidem (S ua relazione). m ag g io 1613.
(7) V. B. M .: Hai. V II, 1523. (ls) V. A. S. : Relazioni, L X X X (S u a relazione).
P R O G E T T I DI A L T R E F O R T I F I C A Z I O N I 645
(*) C fr. V. A. S . : Relazioni, L X X IX (R elazione del ('*) V. A. S. : Dispacci dei prov. da Candia: 22 lu
p ro v v e d ito re P ie tro B ondum ier). glio 1639.
(s) V . A . S. : Senato Secreti, C X X X , 130 segg. (5) Ib id em : 20 luglio 1639.
(3) V edansi fra tta n to le nuove so llecitazio n i d e i sin- (°) Ib id em : 23 luglio 1639.
d aci C apello, C o rre r e C o n ta rm i (V. A . S .: Rela (7) Ib id e m : 4 e 24 agosto 1639 — V. B. M .: Hai.
zioni, LX X IV ). V II, 310.
81
V
646 I M O N U M E N T I V E N E T I D E L L ’ISOLA DI C R E T A
tezza s’atrovi un piede di scarpa et che alla sua cima mantenghi mezzo passo
di grossezza „. Una traversa di semplice muro, alta 6 piedi, avrebbe segregato
il fortino dalla piazza di ricorso. Tutt’intorno avrebbe girato un fosso, largo 30
piedi e profondo 10. “ Si intrerà in questa recinta „ , seguitava il Van Wert, “ p e r
una strada cavata nel fo n d o del fosso et serrata con una tuona p o rta , il soglio
della quale porta deve esser di 12 o p iù p ied i sotto il fo n d o del fosso. Poi,
essendo entrata nel fosso, si m onterà p e r la strada nella pia zza di ricorso, et
nel fo rtin o si monterà con una scala p e r la porta che si fa r à „. Nel fortino
avrebbero trovato posto sei alloggiamenti, un corpo di guardia ed un altro quar
tiere all’estremità della piazza di ricorso. La spesa totale sarebbe stata di 2500
reali, non computando le angarìe(I).
Ma quando i Corner esplicitamente lasciarono capire di non voler concor
rere pecuniariamente a quella fabbrica(2)*, ogni progetto venne abbandonato ; c
della fortificazione del Paleocastro di Sitia non si parlò più.
Carierò. — Altra volta già ci è occorso di parlare degli studi per una si
stematica protezione delle coste cretesi col mezzo di una serie di torrette di
guardia situate lungo la riva del mare ^ per segnalazione e difesa. Non ripete
remo quanto fu detto ; ma rammenteremo tuttavia come uno dei luoghi della
cui difesa più particolarmente si presero pensiero le persone cui era affidata la
tutela dell’ isola, fosse la spiaggia ad oriente della capitale detta di Carterò,
dal nome del fiume che ivi sbocca e dell’attiguo omonimo villaggio. Ne vediamo
fatta menzione dal capitano Giovanni Mocenigo nel 1583 (4); e poco dopo dal
sindaco Garzoni, il quale avrebbe voluto ridurre ivi presso una piazza in modo
che servisse alle artiglierie U Una fortificazione di terra, nella località dove era
la guardiola, suggeriva il governatore Annibaie Gonzaga ^ ; e di una semplice
trincea in caso di bisogno si accontentava Angelo Oddi(,). — In effetto però
non vi venne costruita fortificazione di sorta.
(1) y A. S .: Dispacci dei prov. da C andía: 28 di- (1) V . A. S. : Relazioni, L X X X I (Sua relazione),
cem bre 1639. (r>) V . B. M . : Ttal. V II, 304, b.
(2) Ib id em : 16 g e n n aio 1640. (G) V. A. S .: Relazioni, L X X X I (S ua relazione).
(3) V edi pag . 294 segg. O ^T• B. M . : Ital. V II, 1523.
P R O G E T T I DI A L T R E F O R T I F I C A Z I O N I 647
F IG . 379 — IL P O R T O D I C A L U S L IM IO N A S .
naufragata sulle coste cretesi ; ma del tutto abbandonata fra mezzo alle deserte
lande di quella parte dell’ isola.
Per impedire ai corsari di trattenersi nel porto, e più ancora per ovviare
all’ inconveniente che in epoca di pestilenza vi potesse approdare qualche nave
sospetta(1), fu più volte proposto di costruire una torre sul promontorio di S. Ni
colò. Nel 1600 anzi si recava appositamente colà il colonnello Mario Gazi, se
guito poscia dall’ ingegnere Oddi, il quale ritraeva in disegno 1’ intero porto c
preparava un preventivo di fortificazione, ridotto in modo che il suo costo non
avrebbe superato i 600 o 700 ducati(2).
Ma l’esiguità della spesa non bastò a convincere la Serenissima dell’oppor
tunità di quella nuova opera di difesa. E non se ne fece nulla.
B A LO A R D O D E L S P IR IT O SA N TO A CANTO LA M A R IN A .
U n a p iata fo rm a di te rre n o e t leg n a m e che tra la fro n te e t fianchi c irc o n d a passa circa 42 et è alta
p e r tu tto passa 4 , la q u a le è tra il M a rtin e n g h o e t la p o rta del Je sù , no n h av ea p rin cip io .
B A S T IO N DI S . L IB E R A L .
C larissim i S ig n o ri,
tu tto l ’e ffe tto lo ro , h a b b ia m o d a lto o rd in e che sia n o ra cc o n cia te in quel m odo c h e ci è p a rso m ig lio re ;
a v v e rte n d o e tia m che il sp e ro n e e t la p o rp o ro lla d i d e tto castello la q u a le dall e m p ito del m are vien
c o n su m a ta , debbi e sse r ra cc o n c ia ta e t a c c re sc iu ta .
Dal c a ste llo p e r in sin o al b a lo a rd o d e l S p irito S a n to so n o p e r d re tta lin e a pa ssa 8 5 0 . Il q u a l tra tto ,
a n c o rc h é sia p e r la m a g g io r p a rte se n z a la m u ra g lia v e cc h ia , n o n di m e n o io p e r m e lo te n g o p e r il
m en o im p o rta n te che ci sia, p e r d u e risp e tti : l’u n o p er e sse r (com e ho d e tto ) tu tta q u e sta p a rte fian
c h e g g ia ta d a l castello ; l ’a ltro p e rc h è ivi tu tto è sp ia g g ia n è vi si può v e n ire a s m o n ta re con a rm a ta .
È ben v e ro che se p e r m a g g io r sic u rez za vi si v o rrà fa r q u a lc h e fianco n e l m odo che si pu ò v e d ere
n e l m io d ise g n o , n o n sa rà se no n b e n fa tto p e r a ssic u ra rsi p e r o g n i b u o n ris p e tto ; ma q u e sta h a da
e ssere l’u ltim a im p re sa e t n o n si h a p e r o p p in io n m ia d a p ig lia r, se n o n fo rtificato tu tto il re sto .
L a fossa in a lc u n i lu o g h i h a b iso g n o d ’e sse re abbassata fino a ll’o rd in e d e lle b a n c h e tte de b a lo a rd i,
e t p e rc h è n o n è ta n to la rg a c h e i fianchi possono v edere et d ife n d e r le fro n ti d ’essi b a lo a rd i, e n e
c essario a lla rg a rla . L ’a lte zz a d e l te rre n o d e lla fossa n e l m ezzo della c o rtin a d e l S p irito S a n to è di p ied i
io , e t p e r m ezzo la p o rta d e l P a n d o c ra to ra a ltre tta n to . Q u e llo che è p e r m ezzo la p o rta del B etleèm
è a lto piedi 1 7 ; et p e r m ezzo il M a rtin e n g o 2 3 . A ll’in c o n tro del te rra g lio tra ’1 M a rtin e n g o et il Jesù
è a lto p ied i 3 n e l più b a s s o ; e t al d irim p e to del Je sù 23 : e t p e r m ezzo il te rra g lio fino al fianco di
S. L ib e ra le p ied i 2 0 .
Q u e s to è q u a n to m ’è o c co rso d ire per d im o s tra r in che te rm in e si re tro v in o al p re se n te le cose
di q u e sta c ittà di C a n d ia .
D irò h o ra q u e llo che io g iu d ic h i c irc a la c a v a tio n e della fossa, la q u a le v o len d o si c a v a r e t a lla rg a r
seco n d o l ’o rd in e de b a lo a rd i et liv e llo d e ’ loro relassi, c o m in c ia n d o d a l m ezzo d e lla c o rtin a che è tra il
P a n d o c ra to ra e t il S p irito S a n to fino al fianco di S. L ib erale, è n e ce ssa rio (com e si h a v e d u to p e r la
m isu ra tio n fa tta) c av a r passi cubi 6 7 8 1 1 : e t p e r ogni passo (secondo la e sp e rie n tia che n e è sta ta fa tta)
cav an d o il te rre n o e t p o rta n d o lo al luoco suo v ’e n tra n o 6 opere. E t com e si c o m in c ia rà a c a v a r la fossa,
così di m a n o in m a n o v o rrei che si facessero le c o n tra sc a rp e , c ia sc u n a a lla p ro p o rtio n e d e ’ b a lo a rd i
loro in q u e i lu o g h i ove fa n n o m ag g io rm en te di bisogno e t in tre p rin c ip a lm e n te , l’uno d a l b a lo a rd o del
S p irito S a n to , p ig lia n d o tu tta la fossa d e lla c o rtin a fino al P a n d o c ra to ra , p e rch è ivi per la m ag g io r
p a rte la è d isc o p e rta et b rìo e sse r b a ttu tta fino nel basso in siem e con la fro n te d e l b a lo a rd o d e l S p irito
S a n to ; l ’a ltro lu o co è in qu elle d u e basse che sono l ’una da rim p e tto al fro n te di S. L ib e ra le , l’a ltra
tra il M a rtin e n g o e t il Je sù 5 il terz o lu o g h o è c irc a passa 40 di là d e lla c a s a m a tta v e rso la m a rin a .
In q u e sti tre lu o g h i so n o le c o n tra sc a rp e p rin c ip a lm e n te n ecessarie et a n c h o n e l re sto d e lla fossa v e r
ra n n o a p ro p o sito , q u a n d o vi si facessero . Q u e sta p a rte dalla cr.sam atta fino alla m a rin a è a p erta p ia
n u ra , b e n c h é n o n vi sia luoco m o lto a p ro p o sito p er a ccam p arv isi, p e rch è il suolo d e lla c ittà in siem e
col c aste llo sin o re g g ia e t fiancheggia tu tta la d e tta p ia n u ra che è la m a g g io r p a rte di sabbione, n ie n te
di m en o , a cciò la m u ra g lia n o n sia b a ttu ta n e l basso, ho g iu d ic a to a n c h e in q u e sta p a rte la c o n tra
sc a rp a b iso g n a re , d o p p o che sa rà fa tto quel balo ard o che si d elibera di fare.
R e stam i h o ra b re v issim a m e n te d im o s tra re q u a l sia l ’o p p in io n m ia et che m odo io p en si d o v e rsi
te n e re p e r re n d e r sic u ra e t fo rte q u e ll’a ltra p a rte v icin a al m are che è d a lla p a rte di lev a n te v ic in a al
m are , che è dal b a lo a rd o di S. L ib e rale fino al to rrio n d e lla S abbionera, et di qu i fino alla p o rta d e i
G o n seg lieri : v ie n ad e sse re di passa 460 ; n e lla quale n o n s ’è p e r a n ch o ra d a tto p rin c ip io a fo n d a r a lc u n
b alo ard o , n è m an co q u a n to a m e si d a rà p e r in sin o a tta n to dalla illu strissim a S ig n o ria n o n si facci
sopra di ciò fe rm a d e lib e ra tio n e .
In q u e l c a n to n e ove è h o ra il tu rrio n d e lla S ab b io n era v o rrei rid u rre un b a lo a rd o d i c irc u ito d a
passa 1 1 0 , che ab b racciasse esso to rrio n e , il q u a le c o n suoi fianchi g u a rd a sse tu tta q u e lla p a rte v e rso
i C o n seg lieri, e t l ’a ltra fino al b a lo a rd o S. L ib e rale ; la c o rtin a del quale verso d e tto b a lo a rd o v ien e ad
essere fo rtis sim a , sì p e r risp e tto d e l sito che è q u a si eguale a qu ella e m in e n tia che vi è a ll’ in c o n tro ,
p iù a lta del pel d e l m are d a piedi 60, e t h a q u e sto v a n ta g g io che no n li fa b iso g n o d i m o lto rip a ro ;
com e a n c h o ra , p e rch è d a sè stessa si fian ch eg g ia, essendo rid u tta in fo rm a d i fo rfice , la q u a le v ie n e a
c o n g io n g e rsi a p p o n to o v e è la c a sa m a tta . M a p e rc h è 100 passa lo n ta n o dal fianco c h ’è v e rso te r r a del
p re d e tto balo ard o vi è la so p ra d e tta e m in e n tia di 60 p ied i, p erò faccio che la sua fro n te v e rso te r r a sia
a lq u a n to p iù a lta d e ll’a ltra ; e t p er q u e lla istessa ra g g io n e voglio che la fro n te d a te r r a sia p iù g ro ssa
A PPEN D ICE DI D O C U M E N T I 657
» .
male, ma, tal qual sonno ; a un bisogno con la solicitudine et fatica a quel tal qual poco de principio
se faria qualche difTesa et l’un per l’altro porgendosi mano se agiutarìa ; ma hnver dal baloardo de
S. Libera1 over Vitturi fino alla marina passa 300 senza alcun fianco, anchorchè ’1 terren per sè sia
alto et curvo, non havendo alcun reparo alle eminentie che son di fuore nè cosa che fianchiza ove si
sua con qualche segurtà, è cosa pericolosa, benché l’homo al bisogno combate come ’1 si trova ma ’1
prudente si die guardar dalla necessità. Però ne pare doversi cominciar da questo angulo dalla’Sabio-
nara ; poi S. Liberale ; et terzo l’adattar delle fosse, che fanno li baloardi spade ligade nelle fodri, im-
pe endo il veder delle face dall’uno all’altro; et quarto el Martinengo, adattando li errori delli altri
baloardi, come tutti sonno d’accordo.
Questo havemo voluto dir per obedientia a Vostra Serenità, remettendosi sempre al sapientissimo
ìuditio di quella, alli mandati della quale saremo sempre obedientissimi. Et quanto più presto ne sarà
imposto, tanto con piu celerità exequiremo.
Sempre humilmente raccomandansi.
Di Candia, alli 9 di zener 1548.
(\ . A. S. : A r c h i v i o d e i d u c a , M i s s i v e e r e s p o n s i v e ).
4 .
Illustrissimo Signore,
La citta di Candia e posta in quella parte de l’isola verso settentrione, sopra allito del mare et
partendosi da uno luoco detto il Spirito Santo da ponente et garbino, va montandoper il piano’del
fosso passa 22 /a per distantia de passa 11,0 in circa, aretta linea, insino a uno luoco detto del
Jesus, tra ostro et siroccho, nel più alto della città per il sudetto piano. Et tanto va descendendo con
maggiore descesa, per esser il spacio de passa 530 a retta linea, insino al luoco detto Sabbionara tra
greco et levante.
Et la forma di detta città exagona, de inequal lati, corno qui dinanti si può vedere, con otto forti
computando quello che sta in bocca del porto. Delli quali otto, duo ne stanno a linea retta et sei in
angulo. Bene e vero che uno de’ detti angoli è solo passa 60 fora del retto, il quale si domanda Pan
coni atora, et il secondo che si truova partendosi dal primo luoco, la forma del quale è bella et di ot
tuso, insieme con il seguente Betelem et il quinto Jesus, lassando il Martinengo, ch’è informa rotonda-
duo ne sono acuti, e 1primo verso ponente et garbino, Spirito Santo detto, et il settimo verso greco el
levante in la Sabbionara, quale s’ha principiato hora, lassando il sesto, ch’è verso sirocco quale è
retto, detto S. Liberale ; l’ottavo la forma sua parte retto et parte curbo, il quale è detto castello in
mare per una lingua del mollo, lontano dalla città passa 140 in tra tramontana et greco.
Detta citta ha di revoluttione attorno fianchi et fronte di detti forti passa 3500, delli quali 1400
sono bagnati dal mare, il quale sito da mare viene da passa 400 aperto senza riparo alcuno. Bene è
veto c e in parte, e magg.ore, vi e una vera vena di sasso, la quale contiene in essa un luoco detto
Derma a, a modo di porto : la quale vena è alta nel più del mare passa 2 */„ et d’ond’è 4 et dond’è
a livello con l aequa. ^
Et per procedere quanto più brevemente io potrò a narrarvi ciascuna delle qualità di detta città
cominciare) il luoco c ho detto cioè il castello, il quale è in bocca del porto, con passa 23 di aperto’
per intiare in esso porto. Il circuito suo è passa 112, alto nel più passa 11, nel meno passa 9 ; gros-
ez/a el muro nel piu passa 5, nel meno 3 ; con due porte, una verso la città, l’altra di dietro a uno
p u n z i o n e , a f f i n c h è n o / 't r a l - T s a s s c iì s e n s ^ n ^ ’ c ^ e n a t u r a Ì m e n V n ‘" e S a | t o ’ c i s I a m o P e r m e s s i d i e m e n d a r n e a lm e n o l ’ in te r-
660
A P P E N D IC E DI DOCUMENTI
luoco che si domanda purpurella, o volse dire spirone al modo loro : longhezza della quale in mare
passa 9 in io (già dicono ch’era passa 28 in 30, la quale è rumata, per li segni che mostra: il restante,
la quale si va rovinando di mano in mano appresso il castello con lei, per li segni che ’1 mostra che le
pietre sono calate una dall’altra J/2 piede : alle bisognato inceparle, per fare che il restante stia saldo).
L e maggiori piazze sue sono larghe et longhe poco più di passa 3 in 6, nè da deffendere nè da offen
dere sono buone. A Ile canoniere al piano della banchetta, et un altra mano sotto il cordone di sopra
tutto aperto ; le onde del mare lo trapassano di sopra al tempo delle fortune, l’acqua li sta in piedi et
qualche volta più 0 meno da basso.
Partendosi dal detto castello, verso la città passa 9 principia una muraglia antica, parte retta et
parte curba : longhezza della quale è passa 131 insino alla porta detta del Molo; altezza nel più passa
3, et dond’è 2 Y2 ; similmente la grossezza dond’è passa 1, dond’è 4 piedi: dentro della quale vi è
una strada, larga sottosopra passa 5 J/2, alta dal mare passa 6 : stano ivi le navi ligate. Panni essere
stata fondata sopra le casse, per li segni che si vede di dentro dal porto. Alla fine della quale vi sono
doe stanziole, ove stano li daciari. Poi la porta antedetta del Molo.
Lassandola poi, si truova alquante forme di muri et anguli. Per la maggiore parte li è sopra mo-
nasterii et case ; al fine Giudecca, loco non troppo d’importantia. Longhezza della quale a retta linea è
passa 240.
Al fine di detta muraglia fa angulo con passa 52 di spalla al luoco detto Dermatà. Circonda esso
passa 200, senza la bocca, che non è più che passa 90. Il fondo del quale dond’è 3 et dond’è 9 piedi.
Dopo, lontano per spacio di passa 2co, vi principia uno muro di lotte, per fianchezzare detta parte
di sopra aperta. Circonda detto muro passa 78 ; altezza sua dal mare dond’è passa 3 et dond’è 3 */2 ;
larghezza passa 2 et passa 4; con le canoniere assai ben fatte, larghe di dentro et di fuora passa io,
alte 2 et 2 ^ piedi. Al fine del quale vi è uno turione in angulo, alto passa 7 dal mare ; sopra il
quale vi è uno passo di lotte. Circonda esso passa 13. — Appresso al quale vi è passa 15 di cortina,
per fianchezzar il bastione che di sotto se dirà : l’altezza sua tanto quanto lui dalla parte verso il mare.
— Ha detto turioncello vi è una muraglia longa passa 18, delli quali 2 ne sono in mare ; grossezza
sua in 7 piedi; parte de pillo, parte di calcina murata ; l’altezza della quale è piedi 14 in 15. Parmi
essere stata fatta per serrare quella parte aperta. —Di dentro di tal muro antedetto v’è uno taglio largo
passa 19 in circa, di dentro seguente con essa una cortina antica, longa passa 75, che va introchiudere
ambidue li baloardi che se dirà seguente lonte detta muraglia quello che di sopra è detto che per fian
chezzar il baloardo.
Il baloardo del Spirito Santo. — Circonda questo baloardo passa 114, lontano dal mare passa 35.
A uno de’ suoi fianchi li è una porta, parimenti detta. Alto el suo piano dal mare piedi 16, con soi
portini. Altezza nel piu di detto baloardo passa 5 ’/2, fatto sino al cordone, per quanto si conosce per
haverne posto un poco, a secco, idest senz’altro sopra esso. Alto al piano alla sua ponta più del pel
dii mare piedi 13, monta per insino al fianco 9. Senza contrascarpa, per essere campagna aperta. Gros
sezza del suo muro in cinta meno di passa uno. A tutti li contraforti con poco terreno. Al fianco alto
a Ile canoniere piu del piano del fosso piedi 17: larghezza delle quale in bocca piedi io, in mezo piedi
fi ; el merlone sopra esse piedi 4. A Ila rinculata al suo piano, con tutti li contraforti piena di terra :
larghezza delle quale è passa 8.
Lontano passa 22 dal fianco vi e una giesiola detta S. Croce verso il Pandocratora. Similmente
lontano dalla suddetta punta del detto baieardo passa 88 vi e una giesia, parimente detta, alla riva del
mai e, a lato e sotto alla quale tutto il paese vi è la vena per avanti detta, la quale tiene per el piano
del fosso.
Partendosi dal detto baloardo per longhezza di passa 226, tutti di cortina, alta passa 5 insino al
cordone, come l’antedetto. La longhezza sua da 4 in 5 piedi sopra con una gobba, che alla canoniera
più prossima a essa non si vede l’angulo della cortina et baloardo. La quale è fatta da tre pezzi. In la
prima parte li sono li contraforti nodi. Nel mezo di detta cortina vi e l’altra parte, senza speroni di
passa 86, olii quali teragli pochi che siano larghi passa 3, li sono certe casette de’ poveri : detta mu-
1aglia e fondata sopra il sasso eh e alto piu di sette piedi dal fosso. (Parmi esserli stato fatto una ca-
misa di laciate, per le crepature che in esse sono, per coprire qualche magagna). La terza parte di
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cortina ha li contraforti : o essi o lui sono calati per distaccati Va piede almeno : sono tutti pieni di
terra, o che proceduta da essa. Al fine della quale muraglia vi è una canoniera al piano del fosso,
largha in bocca piedi 5 et tanto di dentro, alta dal fosso piedi 1 : non ha luoco d’intrare a essa, et
stata serata di lotte similmente.
Lontano dal baloardo detto Spirito Santoper passa 75 non vi è contrascarpa, com’ho detto. Da
indi in là la comincia et va montando. Nel piùè larga la fossa piedi 24 ; nel meno, donde la principia,
12. L’altezza della contrascarpa dal fosso nel meno passa 2, nel più 3, per rispetto che ’1 sito incomincia
a montare. Al fine del quale fosso il suo piano a canto il baloardo che si dirà el suo piano è alto più
di l’antedetto balloardo per il fosso piedi 3 1/g da fianco a fianco.
Il baloardo dii Pandocratora. —Circuisse passa gì, alto passa 5 y2; ha solo le canoniere verso l’an
tedetto, alte dal fosso piedi 12 5 il merlone alto d’esse piedi 9, grosso come l’altro per insino al cor
done, posto come l’antedetto. L’altro fianco, senza contraforti, alto piedi io : vi è la contramina, per
gli soratori che la mostrano. Mancavi assai terreno. Ne l’una et l’altra parte non vi sono rinculate.
El sitto fuora per el suo piano del fosso va montando da uno fianco all’altro piedi 8 7 ; Ia sua
larghezza del fosso sottosopra passa 4. Alla porta del detto baloardo, tra ponente et garbino, vi è una
strada che da 1una et I altra parte ha il terreno alto più di passa 3, la quale sta a modo di trenciera.
Seguente detta strada per spacio di passa 120, dalla banda destra vi è una chiesiola dettaS. Antonio.
Similmente lontano da essa chiesiola vi è un’altra chiesia, et lì la strada si divide in più parte, nomi
nata S. Lazaro, lontano da 1antedetta passa 225, il qual piano di detta chiesia è piedi 6 più del piano
del sudetto fosso. Lontano da detta chiesia passa 35 principia una defesa de passa 8 incirca, cheva
a una valle larghissima. Al detto baloardo il terrenomonta tuttavia tanto, che lontano passa 18 tra
ostro et garbino, e alto piu di lui il terreno piedi 5 ; et da passa 86 verso ostro alcune eminentie sópra
esso, per quanto si trova adesso per non essere al suo segno, di piedi 7 in 9. Medemamente seguente
il sito, lontano passa 100, ne sono da io in 13. Pur lontano da esso passa 220, tra garbino, vi è una
giesia detta S. Leffetterio, alla quale il suo piano è alto più del cordone passa 4 et piedi 3, et va con
tinuando il sito. Sopra il detto bastione verso il Betelem li è uno poco di terra mossa, la quale è alta
più del fosso passa 7, larghezza solo passa 5.
Lontano dal detto bastione passa 39 vi è una porta, parimente detta, la quale è per il piano del
fosso ; et per l’entrar nella città si ascende piedi 16, poco meno alto del terreno di fora.Al dettoba
loardo verso il seguente vi è taccato a lui passa 54 di cortina (in la quale vi è la porta antedetta)alta
nel più passa 11, nel meno 6 ; grossezza piedi 7; alto il terraglio sopra essa passa 3 y„ grosso 7 Y
Larghezza del fosso davanti alla porta detta; indi da detto baloardo per spacio di passa 225, tutto di
terraglio, computando el detto spacio, detta cortina con essa porta, alto detto terraglio nel più passa
7 7 si grosso 6, nel meno 5, grosso 4 ; larghezza del più del fosso passa 22, nel meno io.
Lontano dal Pandocratora passa 155 per il fosso, et similmente lontano dal seguente Bethelem
passa 60, vi è una strada coperta come l’altra, che va a S. Leffeterio detto, lontano dal principio di detta
strada al fosso passa 210. Dentro della quale strada, a banda sinistra, lontano dal fosso passa 55 vi è
un altra strada, a banda destra della quale vi e una chiestola detta Bethelem, la quale riesce a un luoco
che si dira di sotto d un altra chiesa detta Hyspania. Dentro del quale spacio dii fosso gue sono tre
fornace : alto il sudetto piano di l’antedetto piedi 26 Vi
li baloardo di Bethelem. —Circuisse passa 85 ; grossezza del muro come li altri detti insino al cor
done passa 4 V5. A Ile canoniere da tutte duo le bande : dalla parte verso l’antedetto sono alte dal fosso
piedi 11, dall altra parte poco meno; senza rinculate. Ambedue le parti à Ili contraforti insino al cor
done. La terra nel mezo supera esso passa 3 1/2. Nel terraglio vi è l’intrata verso il seguente, per la
rinculata. Larghezza del fosso nel primo fianco passa 4 2/6, nella parte I, et tanto nel fianco seguente.
’A Ila sua spalla passa 6 verso il seguente, con passa 5 di cortina per banda. Altezza della contrascarpa
poco meno del cordone : et va di continuo montando il sito intorno a lui. Per el suddetto piano del
fosso se monta piedi 8 3/4; à Ila contramina, per li soratori che la mostrano.
Lontano d’esso passa 42 per il piano del fosso verso il seguente, principia un’altra strada a modo
dell’altra per garbino. Et dentro d’essa strada, lontano passa 55, vi è la chiesia detta Hyspania, con il
monasterio. Et lontano da detta passa 200 vi è un’altra detta la Madalena, con habitatione, come l’an-
83
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A P P E N D IC E DI DOCUMENTI
tedetta. Medesmamente lontano da l’antedetto passa 60 verso Hyspania, alto il terreno più del sudetto
cordone piedi 8 in 9.
Ira il detto Bethelem et il Martinengo vi è per spacio di passa 214, li quali sono tutti di terra
glie : nel più, alto del fosso passa 6, grossi 8 ; nel meno, alti 4, grossi 5. Larghezza del sudetto fosso
passa 11 nel più, nel meno io. L’altezza di fuora nel più passa 5, nel meno 3 più del fosso.
Il sito di continuo va montando, tanto che per spacio di passa 150 da esso vi è uno poco di basso,
10 quale fa nascere gatolo per le scolature del sito, che va in decadere in essa strada antedetta. Tra la
quale e bassa e alto vi è una chiesia : è detta S. Veneranda.
Il baloardo del Martinengo, idest turrione. —Circuisse passa 52: è in forma rotonda. Per el suo piano
del fosso è più alto dell’antedetto Bethelem piedi 12 1/ i . Alto dal piano del fosso fino al cordone passa
6, con uno passo o meno di terra di sopra a esso cordone. La grossezza sua è assai ; et per quanto si
può giudicare, è passa 6 in 7. EI fosso è largho intorno a esso dove 3 et dove 4 passa ; nel mezo a
esso 7 ; alla fine 4. La contrascarpa meno di lui passa 2 et piedi 2.
Ma lontano passa 80 per ostro et garbino, monta il terreno più di lui piedi 14, donde nasce l’an
tedetto poco di basso. A ciascaduna delle bande passa 7 di cortina con la contramina. ’A Ile canoniere
al piano del fosso, alto piedi 2 et meno, per non esser, al mio parere, nè l’uno nè l’altro fossi al suo
segno. Di sopra al detto vi è una stancia a modo di casamatta, longa passa 1, larga piedi 8: alla quale
si va per uno spacio di passa 5 su uno ponte che è alto piedi 5 l/ z dalla piazza dell’antedette cano
niere ; per intrare in le quali non si può intrar, salvo che non si calasse overo intrasse dalle canoniere
antedette per el fosso.
Ira detto Martinengo et il Jesús vi è uno spacio di passa 192, li quali sono di terraglio tristissimo
per la maggior parte. Nel più, alto dal fosso passa 9, grosso 3 l/ t ; nel meno, alto passa 5, et grosso
donde passa 4 et donde 5 : seguita detta grossezza 25 in 30 passa.
In mezo a questo spacio vi è una strada corno l’altre di sopra dette, coperta dal cavalliero che si
dirà; per la quale strada va sempre ascendendo : il quale luoco si domandaSichià. Lontano dal quale
50 vi è uno luoco detto S. Andrea, con case et monasterio. La qual aqua fa un poco di stagno nel
detto fosso, et dentro delli terragli vi è una bassa, che per mezo del borgo va descendendo alla quarta
di tramontana verso maestro, fino al Dermata. Fosso largho alla detta acqua passa 26, appresso ambidue
11 bastioni nuovi.
Il baloardo del Jesus. — Circuisse passa 88 ; alto passa 5 1/ i insino al cordone corno l’altri. ’A Ile ca
noniere de luna et l altra parte alte dal fosso piedi 9, larghe in bocca piedi16, dentro 3, al merlone
sopra esse 7. Le rinculate ambedue le parte murate de pillo, larghe passa 9, longhe 13 : incalcinate
mostrano delle crepature dal fondo sino alla cima. Tra dette rinculate li è stato fatto uno cavalliero
di lotte insino al cordone, et sopra il detto cordone 2 altri piedi, alto sopra detto baloardo piedi 5.
Lontano dalli contrafforti passa 2, a Ile sue 2 J/s da tutte duo le bande ; dalla cima insino al fondo è
aperto ; et dalla parte del Martinengo è caduto % piede ; restavi poi alli suoi fianchi et tra le rincu
late piedi 2 7 S di aperto nel terraglio. ’A Ile intrate da ambidue le parti. Grossezza del sudetto muro
corno li altri. Il suo piano del fosso alto più dell'antedetto piedi 2 1/3 ; et per il suo istesso piano in-
sino all’angulo piedi 1 1/ i descende al fianco piedi 1 V4, et tanto monta.
A Ila porta, parimente detta del Jesus, la quale e lontana da lui passa 38. Dinanzi detta porta per
ostro vi e una strada, et per detta strada lontano passa 100 vi è una chiesia, detta Christòs, la quale
ha il piano piu alto del detto Jesus piedi 7 insino al cordone, et lontano passa 70 per ostro alto più
del suodetto cordone piedi 13. La quale costa va seguitando per mio donde 16 donde 17 piedi più
alto dell’antedetto cordone. Medesimamente lontano dalla detta giesia passa 20, si arriva a una strada
che sbocca a capo d’una bassa che si dirà, la quale strada ha le rive da Tuna et l’altra banda. Dopo
detta giesia del Christòs il sito va in decadere, verso sirocco.
Tra detto Jesus e S. Liberale vi e uno spacio di passa 177 tutto di terraglio, con discesa di piedi
30 Va dalla porta antedetta. Altezza di terragli nel più passa io, grossi 5 7, ; nel meno alti 5, grossi 7.
Dentro del quale terraglio la città per si è molto alta. Larghezza del fosso nel più passa 14, nel meno io.
Altezza della contrascarpa nel più passa 6, nel meno 4. Alla fine della quale vi è una bassa all’impeto
deU’una delle cortine del letto Liberale verso ostro, e il suo piano di detto Liberale è al piano col piano
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di detta valle, largha passa 50, longa passa 150, et va montando dal detto piano tanto quanto lui è de
sceso dalla porta antedetta insino a un luoco detto S. Anestasia, dove desbocca la strada antedetta. Di
sopra dalla parte verso il Jesus a detto Liberale li ha un’asessa. ’A Ila scarpa alta più del suo detto
piano del baloardo passa io; et va montando sino alla giesia antedetta Christos dinanti alla antedetta
porta.
Il baloardo di S. Liberale. —Circuisse passa 104. Ha dall’altra parte verso sirocco sopra la fornace
un’altra ascesa ch’è alta più del suo detto piano del fosso passa 8, piedi 2. Il qual luoco è a livello
con le canoniere del baloardo antedetto del Jesus : tanto che l’uno et l’altro de’ detti luochi sono per
fiancho al detto Liberale: il quale è distaccato da ambedue le parti, la prima passa 3, l’altra 7 dalli
terraglii, con descendentia d’uno fianco all’altro piedi 9 1/ r Nella ponta alto passa 6, piedi 2 (pochis
sima cosa in tal altezza) ; verso il Jesus alta passa 3 ; dalla parte verso il mare 5 in 6 piedi. Grosso
il muro piedi 5 1/s. ’A Ili contraforti alti in più modi, murati di pillò : per la maggiore parte sono
destaccati ; ha la rinculata dalla parte verso il Jesus medesimamente murata de pillò : minati essi et
ella più che parte. Et vi è una contramina ben fatta.
Appresso, dalla parte di levante, a detto Liberale, vi è uno luoco detto S. Dimitrio, alto più del
suo piano passa 9. Tra questo et il luoco antedetto, per sirocco li nasce una strada coperta da tutte
due le bande, che viene dalla valle che si dirà et riesce a una fossa, a una delle fronti del detto Li
berale. E1 monte S. Dimitrio va in distantia di passa 240 descendendo per tramontana et greco, tanto
che in la sua zenziva si riduce a alto più del sito che è di lui uno luoco con case assai detto Maro-
lano con passa 5. Dietro del quale monte li è la valle largha passa 75 ; et la larghezza del monte ivi
più passa 148 ; appresso il Marolaro largha detta valle passa 140, et detto monte ivi è largo in zenziva
passa 88.
Tra detto Liberale et porta detta del Marolaro, vi è uno spacio de passa 165, tutto di terraglio,
con discendentia insino a essa porta piedi 23. L’altezza del terraglio nel più passa 7, grosso 3; nel
meno passa 5, grosso 4 : et tutto di dentro in decadentia de piedi io, per essere il sito alto da sì. Ben
è vero che in detto terraglio vi è passa 35 di cortina di lotte, a canto a uno monticello a modo di
cavalliero, incadenato di legnami, alto del suo detto fosso passa 4 dalla banda destra 7 inverso al detto
baloardo sopra un basso. ’A Ila detta cortina di lotte che ivi vi è uno gattolo, il quale riesce in la
fossa antedetta, per la detta cortina. Larghezza di detto monticello passa 23, lunghezza similmente passa
56 : et va di dentro della terra, et va descendendo a uno luoco che vi è la porta antedetta del Maro-
laro ; poi in decadentia di passa 4, per descendere in la fossa antedetta. Larghezza di detta fossa passa 60
nel più, 40 nel meno 35. La contrascarpa di detta fossa si è il monte antedetto S. Dimitrio.
A banda sinistra di detta porta vi è una fabrica antica, detta casamatta, alla quale è attaccato
passa 83 di cortina. Et in capo a detta cortina vi è uno turioncello. Il monte veramente seguita oltre
la mità di detta muraglia. Il turioncello circonda passa 25, alto passa 12, in cadencia dell’antedetta
porta piedi 40 : et li suoi piani sono lontani dal detto monte passa 54. Sopra detta muraglia et turrion-
cello passa 5 vi è uno luoco tutto di tuffo, sopra il quale è posta una chiesia, la quale si domanda
S. Francesco. Il qual piano di detta chiesia alto più della zenziva di l’antedetto monte passa 2 */ ; et
essa chiesia alta più del detto suo piano passa 13 : tanto che la summità di detta chiesia è alta più del
pel del mare 28 J/2 passa. Occupa detta chiesia una parte della città vecchia sopra un angulo; il quale
angulo, per havere sgrandita la città, hora è restato in forbice, non troppo, circa passa 35 dentro del
retto. Circonda detta chiesia passa 200 et più. Detto luoco è eminente da quella parte : al tutto loco
bello, et da haverlo in consideraiione, per essere il sito da sì. Lontano dal detto turioncello passa 75 di
cortina, tutta alta passa 9, vi n’era un altro, il quale hora è stato spianato. Dal detto turioncello che per
avanti dissi per insino al mare, descende piedi 9 y2; et da questo all’altro per insino al mare passa
33 in circa, perchè il mare ascende et descende.
Il baloardo della Sabbionara. —Circonda passa 136. Nasce tra ambidue li turrioncelli detti : lontano
dal primo ch’io dissi passa 43, a retta linea con la cortina ch’è tra lui et la casamatta per avanti detta;
dall’altra parte lontano dal detto turrione che si guasta passa io, a retta linea con la cortina che viene
dalla porta detta di Consiglieri. Alto il suo piano di sopra alla banchetta più del mare piedi 8. Gros
sezza similmente di esso baloardo piedi 18; alto piedi 27 nel più: con tutti li contraforti.
664
A P P E N D IC E DI DOCUMENTI
Questo si ha da far alla fortezza di Rethimo, secondo il disegno che lasciai al mio partir dalla
Canea, è qui sotto :
Far il balloardo di S. Maria; il qual, acciò non vadi tanto basso come si mostra nel disegno apre
sentatomi, si può retirar la cortina più su l’alto, com’ancho era nel mio disegno et come nel presente
disegno è lineato con la linea verde : che a questo modo il balloardo non andarà tanto nel basso nè
tanto acuto. Al qual balloardo non segnai orechione, sì perchè non bisogna, per non esser sottoposto
all imboccatura, comancho perche non potrìa venir se non picolissimo, che, a volervi cavar canoniera,
come si fa nelli orechioni grandi, non vi resterìa spalla per niente, oltra che si stringerla la gola del
balloardo et restarla con manco piazza : come si può ben veder nel disegno che ho consignato alli ma
gnifici signori ambasciatori, qual è colorito di verde, si come è ancho la parte di S. Luca, che va tolta
dentro et quella di S. Elia. E perchè nel tirarsi a l’alto detto balloardo, in la maggior parte si tagliarà
nel sasso, però sarà bene procurar che l’angulo di esso ancho lui sia tagliato nel sasso in più altezza
dal pian che si può, per esser in luogo sottoposto all’offesa.
Serar quella parte di sito che si lascia fuora del balloardo di S. Luca ; et nel serar detto sito, si
può continovar la faccia di detto balloardo verso il mare, fino a l’estremità del sasso, che cosi serà
guardata dal dente ordinato molto giuditiosamente dall’illustre signor Latino; qual dente guard’ancho la
faccia sopradetta del balloardo, et farassi l’altra faccia, che con il resto serà guardata dal fianco di
S. Elia. Questa piazza cosi serata servirà per revelino, lasciando star il belloardo ne’ termini suoi, puoi
ch’è già fatto fuor d’ogni mia oppinione. Com’anco si è tirata la cortina ch’è fra esso et S. Elia, la
qual per ogni dover si dovea tirar bassa, come si vede pur nel disegno con quelle due linee senza color
alcuno : questa cinta si farà di muro di non molta grossezza, il modo si vedrà nel disegno colorito a
verde. In detto revelino è una conserva d’aqua, la qual si è ripiena di terra, qual tenea buona aqua ;
però saria bene tornar a farla vodar et reconciar, se in qualche parte fosse guasta, perchè in fortezze
tali dove la natura ha mancato di aque sortive, bisogna valersi de l’arte. L’entrata che si ha da fare sul
revellino sarà fra il novo da farsi et l’angolo del balloardo già fatto, che sarà fra il verde et rosso ; et
l’ussita della terra per andarvi sarà fra il fianco di detto balloardo et il dente ordinato dall’illustre
signor Latino, come si vede segnato nel disegno, quasi gionto al fianco che non ha orechione.
Torre dentro tutta quella piazza che si è lasciata fuora del pontone di S. Elia, perchè si fa maggior
comodità di difesa et si ha comodità nelli bisogni di retirata ; oltra ch’el tagliar di quel sasso costarà
molto più che non farà agrandir detta piazza.
Tuor dentro nella fortezza piu terreno che si può, et di esso accomodarne una parte in forma di
argine per il longo della fortezza, acciò che la piazza della fortezza resti coperta dal monte di S. Ata
nasio, qual, si ben è lontano 400 passa in circa, può però amazzar huomini.E1 resto di esso terreno
acomodarlo per monitione in lochi dove par più a proposito valersene per libisogni.
Far delle sortite al mare, per uscir dalla fortezza per li servitii occorenti et recever socorso ; con
farvi ancho li dui muri dalle bande, che serviran per recetto di gente et per traverse. Li quali muri
sono anchor essi lineati di color verde.
Nel far de terrapieni, bisogna avertir fra il muro et il sasso che quel spacio che vi resta sia ter-
rapienato con diligenza ; perche, essendo il monte del sasso in gran scarpa, la quantità vien assai mag
gior in cima che di sotto, in foggia di triangolocon la base in alto; chè a voler ch’el terrapieno sia
s.cuio, che non urti muro et che resista alla batena, e necessario far degradi nella scarpa del monte
a 5 piedi di latghezza di pieno et eh el piano di essi scalini o gradini pendino tutti verso il monte.
Tutto quello si ha agionger al fatto secondo l’oppinion mia, è segnato di verde ; il resto ch’è
d’altro color sta bene: perciò s’è lasciato colorito com’era.
Circa la spianata, per esser il luogo dove è la fortezza, eminente e sul sasso, che non si ha dubi
tare ne di zappa, nè di mine, per mio giuditio non si deve fare altra spianata, per non esser necessaria,
se non quanto si estende il pie del monte, non toeando gl’altri edificii che non occupano il pie’ di esso
monte ma suono fuori di esso.
666
A P P E N D IC E DI DOCUMENTI
La soprascritta scrittura è secondo la opinione mia cercha le cose che si hanno a fare in la forti-
ficatione de la forteza di Retimo, poiché le cose se trovano nel stato che dimostra il dissegno. Rime-
tendomi però ad ogni miglior parere.
S forza P allavicini.
(V. A. S. : Senato Secreti, filza XLV, incarto 2 ottobre 1574).
6 .
ln s tr u c io n e e calcoli p e r le fabriche delle fo rtific atio n i d ella m a g g io r p ia n ta
com e della m ed io ch re del B eati s o p ra il scoglio del M a ra ti.
dalla banda di ponente, si fabricarà il parapetto di foravìa delfosso di quella fronte, lasciando fra il
detto parapetto et contrascarpa una strada coperta di 29 piedi di largezza, conforme il profilo.
Per mezzo della cortina M. N. sarà ordinato un altro rivelino, il più basso che sia possibile, per
potter di quella banda tirar a pelo di aqua con l’arteglerìa, la quale si coprirà d’un parapetto di 7 1/2
piedi di grocezza et 6 alto, con cannoniere in essa.
La cisterna, casin della polvere, et se altre vi fussero da fabricare, possono essere situatelà dove
più a proposito verrà giudicato da quelli che conduranno la fabrica.
Et avendo sin qui parlato della forma, cominciaremo hora di examinar la matteria.
Per fabbricar li muri si caveranno le pietre dal fosso ordinato intorno il forte; la sabia si pottrà
ti°r nella spiaggia per mezzo il scoglio; et la calcina doverà per ordine publico esser preparata - l’aqua
si torrà dal mare. ’
Per far 1 terrapieni si impiegare tutta la terra che si troverà nel scoglio fora del forte ; et tutte
le scaglie che restaranno delle pietre cavate dal fosso (e queste saranno poste ne’ siti più bassi); ma
perche non si trovare di grand longa terra abastanza, bisognerà tior quella che mancherà, nella spiaggia
contro il scoglio, dove se ne trovarà quantità sufficiente.
Per far la porta et ponte del forte, come le porte et finestre de’ quartieri et altre stanze biso
gneranno legnami de diverse spetie, et diverse sorte di feramenti.
Oltre le matterie dette, saranno anco necessarie le seguenti, per servirsene, come di ¡strumenti per
far la fabrica: 1
Ponti di grocezza di 4 deta, sopra le quali devono caminar li operarii a portar all’opera pietre,
malta, terra et di longezza di 20, 30 et più piedi almeno
Cariole per straportar la terra » 500
Rote per le suddette di rispetto » 500
Istrumenti da spessamonti di diversa spetie » 100
Tstrumenti per far mine nel sasso, para » 4
Battiterra
Badili » 50
» 500
Rastelli di ferro per spianar la terra » 50
Sappe per cavar la terra giaiosa » 200
Cistelle
» 2000
Un numero di tavoli di arbeo et morali, parte per fabricar nel prencipio, maringonerìa,
fucina et altre stanze per potter salvar l’istrumenti et materiali, parte per far li archi sotto
li volti di quartieri, et altre per far baracche et istrumenti per diversi usi dell’opera.
Altro legno duro, proprio per far sivere et altri istrumenti per portare.
Un’ancudine con le sue appertinenze et istrumenti, per poter far lavorar doi o tre fabri,
tanto a conciar li istrumenti de spezzamonti quanto per far li ferramenti della porta Ponte et
diverse altre cose che giornalmente richiedono.
Quantità di ferro di diverse sorti, et bon numero di asciaio per riordinar li istromenti
come bona quantità di carboni.
Chiodi di tutte le sorti ecc., ma in particolare di quelli da canal.
Alcune funi per adoperarle in alcune occorenze.
Un carro per trasportar pietre grandi, simili a quelli de l’uso del molo ; come anco
un paro d’angani.
Secchi per cavar aqua n. 25
Barili apperti con loro maniglie
> 25
Bastoni per li detti barili » 50
Barche per portar sabia e terra » 20
Istrumenti da mischiar la malta > 50
Queste sono le matterie et istrumenti, se non in tutto, almeno i principali et più necessarii per
incaminar la fabrica del forte del Marati.
Resta hora di considerar l’ordine per mandar ad executione l’opera.
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A P P E N D IC E DI DOCUMENTI
La prima è di far preparar quantità di calcina, perchè, avendo da fabricar in circa 6200 passi cubi
di muraglia, compresi li quartieri, et contando 300 misure per cadaun passo, come affermano i murari
di questa città, ne occoreranno misure 1860000, e contenendo ciascun forno, l’un più et l’altro meno,
in circa misure 11000, ne bisognaranno, per fornir il tutto, forni numero 170 in circa: la quale dore
rebbe esser portata in grande parte inanti metter mano all’opera.
Preparata la calcina, bisogna metter in stato la maringonerìa, la fucina et le stanze per conserva
di materiali et ¡strumenti, che altramente si pottrebeno perdere; li quali ¡strumenti devono esser sopra
il luogo prima che prencipiar la foriificatione, acciò che per mancamento di essi, li operarii non restino
impediti di avanzar ognuno all opera. Et nel ¡stesso tempo si peepararà bona quantità di malta, quale
sarrà migliore, se sarà fatta qualche tempo inanti che adoperarla.
Poi si fara dar opera ai spezzamonti, li quali doveranno esser 100, agiongendo anche doppo loro li
angarici in numero competente, per portar le pietre cavate dal fosso al luogo ove doveranno esser poste
in opera ; et sinque o sei murari cominciaranno a testarle per la faciata del muro.
Ilavendo cavato et preparato quantità di pietre, si comincierà a fabricar li muri, mettendo in opera
80 muratori et tanti angarici quanti bisogneranno a servirli.
Oltra ciò bisognerà in un ¡stesso tempo che il muro si fabrica, far lavorar un altro numero di
angarici per terrapienar dietro al detto muro a portione che si andarà inalzando, avendo cura che li
marengoni siano diligenti in conciar le cariole, civere, barelle rotte et farne de nove.
Sarà profittevole al pubblico servitio, se sopra l’opera vi saranno soprastanti che habbino non sola
mente maniera di far lavorare li operarii, ma ancora capacità d’osservar che l’opera tutt’intorno s’in
camini secondo 1 intentione et ordine del ingeniero, qual non puoi haver l’occhio per tutto et a tutte
le cose particolarmente.
Et per chivar confusione, bisognerà proveder che li operarii habbino modo di star di continuo al-
1opera senza che alcuno eccetuato, li giorni di lavoro vada di sera a casa sua per tornar di mattina,
provedendo che chiascun con il suo denaro trovi sora il scoglio le cose necessarie per viver, et che
habbia comodità di dormire, a ciò ognuno possi far la sua giornata intiera.
Resta ora di patlar intorno alla spesa di questa fabrica, ma non havendo alcun di noi experienza
di quello che vagliono le matterie et li operarii in questo regno nè di quanta importanza è l’aventaggio
pubblico facendo fabricare, pero non possiamo se non far la stima secondo l’informatione presa da’
proti de’ murari et altri pratichi di questa città.
leio li 6183 passi cubi di muraglia che occorono in questo forte, compresi li muri de quartieri,
magazeni, corpi di guardia, cioè 42 stanze dopie fabricate a due volti nelle tre cortine, costeranno, a
laggione di leali (> l/., il passo cubo, con tutto l’aventagio di angarici, la somma di reali 41000.
Stimiamo che le pietre che si devono cavar nel scoglio siano pur riuscir molto dure, et che per
tal caggione la spesa pottrebbe piu e meno accresere secondo si troverà difficoltà nel cavarle.
Li 14416 passi cubi di terra che anderanno per terrapienar il forte, conforme quello si è detto di
sopra, pottrà esser condotta et posta in opera in 560 giorni da ducento angarici, li quali devono ri
cevei ogni sei di soldi 6 per cadauno, che per li ducento in 550 dì, sono reali numero 154.
Una cisterna costerà reali 1000 in circa.
Casin per la polvere reali 600.
Porta Ponte levatore et altre porte reali 200.
101te, finestie, camini, terazze et altre minutie per la perfetione delli quartieri reali 200.
Spesa per le robbe che serviranno di strumenti per far la fabrica reali 1000.
Che, levando la summa di tutto, sono in circa reali 44800.
Francesco df. Veert.
Beato Beati.
P ie t r o L e o n i .
(V. A. S. : Dispacci dei prov. da Catidia : 18 marzo 1639).
INDICI DEL PRIMO VOLUME
D IV IS O IN DUE PA RTI
P A R T E P R IM A . B e l v e d e r e .............................................................. 194
L a P r e s id e n z a d e l R . I s titu to V e n e to B o n if a c io .................................................................... 200
a l le tto re ............................................. V B i c ò r n a ............................................. 207
P r e f a z i o n e ....................................................... IX C a s te ln u o v o ............................................................... 212
Eleneo della collezione di fotografie eseguite in Creta per in M a l v e s i n .................................................................... 216
carico del R. Istituto V eneto........................x v m P e d i à d a ..................................................................... 218
Elenco della collezione di calchi in gesso eseguili nella città M i o p ò t a m o ............................................................... 219
di Candia per inearieo del R. Istituto Veneto . . . xxxi C hissà i n o .................................................................... 224
Rota sul sistema adottato per la trascrizione dei nomi di S è i i n o ......................................................................... 232
luogo c r e te s i.......................................... x x x m M ir a b e llo .................................................................... 236
I n t r o d u z i o n e ...................................... XXXV G e r à p e t r a .................................................................... 243
P a r t e I. — I c e n t r i a b i t a t i ...... 1 C a s t e l f r a n c o .............................................................. 250
Appendice — Elenco di antiche riproduzioni di località abi S fa c h ià ..................................................................... 256
tate e monumenti e re te s i.......................... 41 P r i ò t i s s a .................................................................... 260
P a r t e II. — L e f o r t i f i c a z i o n i . . . . 61 (L assiti) . . .* .................................. 261
A . Le fortificazioni di an tico sistem a . . . 63 6. Le altre fortificazioni................................................. 262
F u r i t i .......................................................................... 263
1. L e f o r t if ic a z io n i b iz a n t in e . . . . 63
L’a c ro p o li di G o r t y n a .................................. 65 G h a l a t h à s ..................................................................... 264
L’a c ro p o li di L y t t o s ....................................... 72 B o n r i p a r o ............................................................... 265
L’a c ro p o li di P o l y r h e n i o n ............................. 72 K à ste lo s p resso M e l è s e s ........................................ 271
F o rtific a z io n i d i E le u th e rn a e di A x o s . 81 K à ste lo s p re sso S l t j i l ì ........................................ 273
K j c r a t o n ............................................... 81 K a s t r ì .......................................................................... 275
M e s o l t à s l e l a ......................................... 83 P e l r o l t j è f a l o ..................................................... . 278
K à ste lo s p re s s o V a r ì p e t r o ................ 83 M è l i g a .......................................................................... 278
K à s tr o p re s s o M a l à t h i r o s ................ 86 A r m i r o k h ò r i ............................................................... 281
L j ò p c t r o .............................................. 88 K a stè li p re sso K j i r j a k o s è l j a ............................ 283
F o rtéza p re s s o G h r a s ..................... 90 M o n f o r t e .................................................................... 285
R ò lia . ............................................................. 92 K à ste lo s p re sso V r ì s e s ........................................ 289
li. L e f o r t if ic a z io n i g e n o v e s i . . . . 93 K h à r a l t a s .................................................................... 290
III, L e f o r t if ic a z io n i v e n e z ia n e . . . . 97 A r m i r ò .............................................................. 293
T i t o l i .......................................................................... 294
L Le lortilieazionl di Candía. — L a c in ta d ella
c i t t à .................................................... 99 A rk h o n d i/ià presso K a l o k h o r j ó ....................... 294
L a r o c c a a m a r e ............................... 130 T o rri a m a r e .......................................................... 294
2. Le lorlllieazloni di Canea. — L a c ittà , o ssia il A ltri fo rtilizi ric o rd a ti nei docum enti . . 297
c a s te llo . 154
L a t o r r e .............................................. 166 PA R T E SECON DA.
3. La città o eastello di Retimo . . . . . . . 169 B. Le fortificazioni di sistema moderno . . . 301
l La eiità o eastello di S itia ..................... 170 1 . La cinta di C andia........................................ ..... . 303
0. I castelli delle eastellanle. — T è m e n e . . . . is t 2 . La cinta di Canea .................................................... 414
A p a n o S i v r i t o ............................... 191 3. Le fortificazioni di Retimo. — L a c in ta della c ittà 472
C a to S i v r i t o .................................... 193 L a f o r t e z z a ............................................................... 485
84
670
IN D I C I D E L PR IM O VOLUM E
314. A ltro p ro g e tto di fortificazione dell’ i- 344. S p in a lo n g a : L ’orecch io n e S c a ram ella . 602
so lo tto di S u d a e dello scoglio dei C o 345. S p in a lo n g a : T ra tto o rien tale della fo r
n ig li, di S fo rz a P a l la v i c i n i ...................... 520 te z z a collo S caram ella, v is ta d a so p ra 603
315. P ia n ta della fo rtez za di S u d a — S e 346. S p in a lo n g a : Il b a lu a rd o D ona, v isto da
colo X V I .......................................................... 521 o c c i d e n t e .......................................................... 603
316. P ia n ta della fo rte z z a di S uda — A . 347. S p in a lo n g a : L ’orecchione del balu ard o
O d d i — 1601 ............................................. 527 T iep o lo e la s o rtita della fo rtez za . . 604
317. P ia n ta della fo rtez za di S u d a — 1705 537 348. S p in a lo n g a : L a m ezzaluna M o cen ig a . 605
318. S u d a : E ste rn o della p o rta della fo rtez za 538 349. S p in a lo n g a : In tern o della m ezzaluna
319. S u d a : F a c c ia ta in te rn a della p o rta della M o c e n i g a .......................................................... 606
f o r t e z z a ................................................ 539 350. S p in a lo n g a : L a p iazza M o re tta , v ista
320. P ia n ta della p o rta della fo rte z z a di S uda 539 da s o t t o ............................................................... 607
321. S u d a : L ’orecch io n e e il fianco del b a 351. S p in alo n g a : L a p iaz za M osta, v ista d a
lu a rd o O r s i n i ................................. 540 s o p r a ..................................................................... 607
322. S u d a : L a te n a g lia M a rtin e n g o ed il 352. S p in a lo n g a : Il p o rtello C arb o n an o , vi
c a v a lie re M ocenigo, v isti d a occid en te 541 sto da f u o r i .................................................... 608
323. S chizzo di p ia n ta e sp a c c a to del fianco 353. S p in a lo n g a : 11 p o rtello del m onte, vi
del b a lu a rd o M ichiel a S u d a . . . . 541 sto dall’ i n t e r n o .............................................. 609
324. S u d a : L a te n a g lia M a rtin e n g o , v ista 354. S pin alo n g a : L a m ezzaluna e la p iazza
d a s u d ................................................. 542 M oceniga, il c av a lie re M iani e la p u n ta
325. Schizzo di p ia n ta e sp a c c a to del fianco V e n i e r a .............................................. 609
del b a lu a rd o M a r t i n e n g o ........ 543 355. S p in alo n g a : L a p u n ta e la c o rtin a Ve
326. S u d a : L a fo rtez za , v ista d a n ord-est . 543 n ie ra ed il cav a lie re O rsin i . . . . 610
327. S u d a : L a m ezzalu n a della lin g u e tta , 356. S p in a lo n g a : Le m u ra v e rso il R angone,
v is ta da o r i e n t e ................................ 544 e, in alto, la c o rtin a G rim a n a e l’angolo
328. S u d a : In te rn o della m ezzaluna della C o n t a r m i ........................................ 610
l i n g u e t t a ........................................... 545 357. S p in a lo n g a : Il portello M olino dalla
329. S u d a : Il c av a lie re M a rtin e n g o , visto p a rte di d e n t r o ............................. 611
d a n o r d - e s t ..................................... 546 358. G r a b u s a ........................................ 613
330. V e d u ta del P o d o m u ri e del P aleòca- 359. V e d u ta della fo rtez za di G ra b u sa —
stro di S uda —• 1 6 1 2 .................... 550 A . O ddi — 1 6 0 1 ........................................ 616
331. P ia n ta del P o d o m u ri e del P a le ò c a stro 360. P ia n ta della fo rtez za di G rab u sa —
di S u d a — Secolo X V I-X V I1 . . . . 558 S ecolo X V I .................................. 620
332. P ro g e tto di fortificazio n e del M a ra ti 361. G ra b u s a : L a fortezza, v is ta da sud-est 621
— T . S p ilim b e rg o — 1612 . . . . 563 362. G ra b u sa : L a fortezza, v ista d a sud . 622
333. P ro g e tto di fortificazione del M a ra ti — 363. G ra b u sa : Le m u ra della fo rtez za , p rim a
S ecolo X V I I ..................................... 565 della p o r t a ................................... 623
334. P ia n ta d egli a v an z i della fo rtez za del 364. G ra b u sa : L a p o rta della fo rtez za , v ista
M a r a t i ................................................. 568 d a f u o r i ......................................................... 623
335. M a ra ti: Il la to o c cid en ta le d e lla fo rte z z a 569 365. P ia n ta della p o rta della fo rtez za di
336. Il p o rto di S p in a lo n g a — T . S p ra tt — G r a b u s a .......................................................... 624
1858 ..................................................................... 570 366. G ra b u s a : 11 p o rtello della fo rtez za . . 624
337. P ia n ta della fo rte z z a di S p in a lo n g a 367. V e d u ta della fo rtez za del P a le ò c a s tro
— Secolo X V I ................................................. 576 di C a n d ia — A . O ddi — 1601 . . . 626
338. M odello della fo rte z z a di S p in alo n g a 368. V e d u ta della fo rtez za del P a le ò c a stro
— Secolo X V I ............................................... 580 di C a n d ia — R . M onanni — 1631 . . 629
339. P ia n ta della fo rte z z a di S p in a lo n g a — 369. V e d u ta della fo rte z z a del P a le ò c a stro
A . O ddi — 1601 590 di C a n d ia — F . B a silic ata — 1618 . 630
340. — S p in a lo n g a : L a p o rta m a e s tra della 370. P a le ò c a stro di C a n d ia : L a fo rtezza, v i
fo rtez za , v is ta d a ll’e s t e r n o ....................... 599 s ta da s u d .......................................................... 630
341. S p in a lo n g a : Il b a lu a rd o G enese, visto 371. P a le ò c a s tro di C andia : L a p o rta della
d a s o p r a .......................................................... 600 fo rte z z a e la sc a le tta di sa lita alla
342. S p in a lo n g a : Il p o n te di legno, la m ez p iaz za di m e z z o ......................................... 631
z alu n a M ichiel, e, in alto, la p iazza 372. P ia n ta delle fo rtezze di T u rb in i —
M o s t a ................................................................ 601 G . P . F e r r a r i — 1574 634
343. S p in a lo n g a : Il la to m erid io n ale e quello 373. P ia n ta della fo rtez za di T u rlu rù —
o rien tale della f o r t e z z a ............................. 602 V . C o ro n elli — 1689 ................................... 636
676 IN D IC I D EL PR IM O VOLUME
T a vo la 10.
C A N D IA ---- LE MURA NUOVE NEL TRATTO FRA IL BALUARDO DEL GESÙ E QUELLO DEL M A R T IN E N G O . (38).
T a v o la 11.
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