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COSTRUISCI LA

L’ammiraglia della flotta del Re Sole

Pubblicazione edita da
De Agostini Publishing S.p.A. n. 5

Country Head: Alessandro Lenzi


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Progetto grafico: Creo sas, Marco Matricardi
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Navali Magellano (www.magellano.org)
Tavole tecniche: Lubra
© 2008 Ediciones Altaya, S.A.
© 2009 De Agostini Editore S.p.A. Novara
Registrazione presso il Tribunale di Novara n. 431 del 18/11/2009
Iscrizione al ROC n. 7575 del 24/11/2000
Direttore responsabile: Pietro Boroli
De Agostini Editore: 28100 Novara, via G. da Verrazano 15
Redazione: 28100 Novara, corso della Vittoria 91
Referenze fotografiche: archivio Carlo Cavaletto,
archivio Associazione Modellisti Navali Magellano,
DeA/A. Dagli Orti, DeA/G. Dagli Orti, DeA Picture Library
ISSN: 2036-5489

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SULLE OPERE DE AGOSTINI

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SCAFO Manuale di architettura navale SCHEDA 43

L’articolazione del vascello


in ponti
li spazi interni dei vascelli erano suddivisi

G in ambienti diversi per poter contenere al


meglio quanto era necessario alla naviga-
zione, al combattimento e alla vita del per-
sonale di bordo. I vani in cui erano ripartite le grandi
imbarcazioni prendevano, e ancora oggi lo mantengo-
no, il nome di ponti.

La stiva
Tutto lo spazio dell’imbarcazione compreso al disotto
del primo ponte di batteria veniva denominato stiva,
area che fungeva quasi esclusivamente da magazzino.
La stiva poteva essere ripartita in locali più piccoli me-
diante pareti divisorie, costituite da sottili tramezzi di
legno, inseriti in corrispondenza dei puntelli e delle
costole. Il principale motivo di tali divisioni era che,
quando il moto ondoso si faceva violento, il carico do-
veva il più possibile rimanere bloccato per non far
spostare il baricentro della nave. Tutti gli oggetti e so-
prattutto ciò che poteva rotolare, come i numerosi ba-
rili che contenevano l’acqua, veniva ordinatamente
accatastato e legato strettamente ai puntelli.
I diversi ambienti della stiva erano in comunicazione
tra loro tramite aperture posizionate in maniera tale
da poter essere praticabili nonostante il notevole volu-  Questo spaccato della poppa della Soleil Royal mostra
me del materiale presente. i diversi ordini di ponti armati e l’ampio vano della stiva.
La stiva delle imbarcazioni del periodo preso in esa-
me, infatti, ospitava moltissimi materiali. Pani di ghi- I ponti di batteria
sa o sassi costituivano la zavorra principale a cui si ag- Nei vascelli, salendo verso l’alto e superando quindi la
giungeva il peso delle ancore, delle canne dei cannoni linea di galleggiamento, si trovava il ponte più largo e
di scorta, della polvere da sparo e delle munizioni. strutturalmente più robusto di tutta la nave, il primo
Vi trovavano posto anche i rifornimenti di viveri: ac- ponte di batteria. Quest’ultimo era provvisto di aper-
qua potabile in barili, gallette e carne salata. ture verso l’esterno, che potevano essere ermetica-
Molto spazio era inoltre occupato dal materiale “di ri- mente chiuse in navigazione per evitare che le onde
spetto”: con questo termine venivano indicate le vele, penetrassero nello scafo, ed era costituito da un unico
il cordame di riserva e il legname per le riparazioni. vano che correva da prua a poppa. Vi erano installati i
cannoni di maggiore calibro e serviva anche da allog-
Il ponte di corridoio gio per l’equipaggio. Nelle fregate, invece, il ponte di
Nelle navi di maggiori dimensioni era utilizzato come batteria assolveva la funzione del ponte di coperta:
deposito anche il ponte di corridoio, se era posto a un nella sezione posteriore ospitava gli alloggi del coman-
livello inferiore della linea di galleggiamento. Non si dante – nelle unità inglesi – oppure del comandante e
trattava di un vero e proprio ponte, poiché non era ap- del primo ufficiale – nelle unità francesi. I tramezzi
poggiato a bagli ma collegato direttamente al fasciame: che delimitavano le cabine erano comunque facilmen-
era piuttosto un sopralzo che correva ai lati della stiva. te amovibili: dovevano infatti poter essere rapidamen-
Il ponte di corridoio fungeva da deposito solo nelle na- te smontati in caso di combattimento, lasciando il
vi a più ponti di batteria: nelle fregate (che avevano un ponte completamente sgombro da prua a poppa.
solo ponte di batteria) forniva alloggio all’equipaggio, Proseguendo verso l’alto il calibro dei cannoni dimi-
nella sezione anteriore, e quartiere per gli ufficiali, nuiva e così pure le dimensioni del secondo e dei suc-
nella sezione posteriore. cessivi ponti di batteria.

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TAVOLA 101

SEZIONE LONGITUDINALE DI VASCELLO DEL XVIII SECOLO


CON INDICAZIONE DEI PONTI

1
2 7
3 4 5 6

10

1) Casseretto. 2) Controcassero. 3) Cassero. 4) Ponte di coperta. 5) Secondo ponte di batteria.


6) Primo ponte di batteria. 7) Castello. 8) Linea di galleggiamento. 9) Stiva. 10) Ponte di corridoio.
TAVOLA 102
SEZIONE DI PRUA DI VASCELLO DEL XVIII SECOLO
CON INDICAZIONE DEI PONTI

6
5

1) Castello. 2) Ponte di coperta. 3) Secondo ponte di batteria.


4) Primo ponte di batteria. 5) Stiva. 6) Ponte di corridoio.
171
TAVOLA 103
SEZIONE DI POPPA DI VASCELLO DEL XVIII SECOLO
CON INDICAZIONE DEI PONTI

6 7

1) Controcassero. 2) Cassero. 3) Ponte di coperta. 4) Secondo ponte di batteria.


5) Primo ponte di batteria. 6) Stiva. 7) Ponte di corridoio.
172
SCAFO Manuale di architettura navale SCHEDA 44

Il piano di calpestio
dei ponti, il tavolato
l disopra della super-

A ficie omogenea costi-


tuita dai bagli e dagli
elementi di sostegno
orizzontali della nave veniva
disposto il ponte. Si trattava di
un piano praticabile – cioè su
cui si poteva camminare e ope-
rare – e continuo di tavole di
legno, posate longitudinalmen-
te con un andamento, nella
gran parte dei casi, parallelo al-
la mezzeria della nave.
Come è stato già anticipato,
mentre nelle lance non era
previsto nessun ponte, nelle
imbarcazioni di piccole dimen-
sioni il ponte era unico e copri-
va il vano che fungeva da depo-
sito e nei grandi vascelli erano  La prua di questo bel modello del vascello Aurore evidenzia bene la disposizione
presenti anche tre, quattro o dei corsi del tavolato e la complessa articolazione dell’intero piano di calpestio.
più ponti (quello o quelli supe-
riori occupavano solitamente soltanto una porzione Lo spessore del tavolato variava in base al ponte: circa
della superficie della nave). 10 centimetri per il ponte di batteria inferiore, 7 centi-
I ponti, come i bagli che li sostenevano, non erano metri per i ponti superiori. Le tavole erano distanziate
mai perfettamente orizzontali. Presentavano infatti di circa 1 centimetro per permettere al calafato di in-
una curva in entrambe le direzioni. trodurvi la stoppa e il ferro di calafataggio. Questi spa-
I bordi esterni dei ponti erano più bassi rispetto alla zi venivano poi richiusi e saldati con la pece.
zona centrale della nave e la loro curvatura – detta Le tavole dei ponti erano racchiuse dal trincarino, di
bolzone – era regolare (infatti i bagli che sostenevano cui si tratterà approfonditamente in seguito. Come
il ponte erano curvi superiormente). detto, le assi erano perlopiù disposte parallelamente ri-
Il profilo longitudinale dei ponti presentava una cur- spetto alla mezzeria della nave: tuttavia si conoscono
vatura in senso opposto, con un andamento asimme- diverse eccezioni a questo metodo.
trico: la zona più bassa era al centro della nave o spo- In generale, i costruttori inglesi e olandesi lavoravano i
stata di poco verso la prua. pezzi conferendo loro una sezione costante: il fasciame
Osservando la nave da prua a poppa, invece, la curva- del ponte si presentava pertanto a corsi rigorosamente
tura del ponte era più lieve verso la prua e molto ac- paralleli. I francesi, invece, installavano tavole di lar-
centuata verso la poppa: questa curva, com’è già sta- ghezza decrescente dal centro della nave verso prua e
to ricordato, prendeva il nome di cavallino. verso poppa: in questo modo le tavole estreme risulta-
vano parallele al profilo esterno dello scafo (vedi tavo-
Le dimensioni la 105 ultimo disegno in basso).
e la disposizione delle tavole Tale criterio costruttivo non era però assolutamente ri-
La larghezza delle tavole del ponte subì diverse modifi- gido, soprattutto nel caso delle imbarcazioni inglesi: an-
che nel corso dei secoli. Agli inizi del XVI secolo la lar- che su uno stesso scafo, per seguire meglio la curvatura
ghezza era compresa fra 30 e 45 centimetri, nel XVII del trincarino, poteva accadere che il ponte inferiore
oscillava tra 25 e 40 centimetri, nel XVIII da 20 a 35 (dove la curvatura era più accentuata) fosse a tavole di
centimetri, nella prima metà del XIX secolo era com- sezione variabile, mentre quello o quelli superiori era-
presa fra 15 e 20 centimetri, infine, dopo la metà del no a tavole di sezione costante, oppure addirittura di
XIX si era ridotta a 15 centimetri circa. sezione costante verso prua e variabile verso poppa.

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174
TAVOLA 104

VISTA DALL’ALTO DEL PONTE, UN COMPLESSO PIANO DI CALPESTIO

POPPA PRUA

3 4 6 5 4 3 2 1

1) Dritto di prua. 2) Gola. 3) Trincarino. 4) Corda. 5) Controtrincarino. 6) Secondo controtrincarino.


TAVOLA 105
ESEMPI DI DISPOSIZIONE DELLE TAVOLE

1 2

La parte terminale della tavola (1) è sagomata per inserirsi nelle analoghe sedi ricavate sul trincarino (2).

1 2

La parte terminale della tavola (1) è tagliata a filo del trincarino (2) che non è sagomato.

Le tavole (1) non terminano nel trincarino (2) ma corrono parallele alla curva dello scafo.
175
TAVOLA 106
ESEMPI DELL’ALTERNANZA DELLE GIUNZIONI
TRA LE TAVOLE DEL PONTE
4
1
2
A 3
5

A) Metodo “ogni tre”: tre corsi di tavole (1, 2, 3) avevano giunzioni sfalsate e “scalettate” tra loro
ed erano racchiusi tra due con giunzioni allineate (4 e 5).
B) Variante continentale del metodo “ogni tre”: le giunzioni delle tre tavole centrali erano sfalsate a “Z”.
C) Metodo “ogni quattro”: come “l’ogni tre” ma i corsi centrali erano quattro.
D) Metodo “ogni cinque”, variante francese.
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SCAFO Manuale di architettura navale SCHEDA 45

La chiodatura dei ponti


e il trincarino

p Questo spaccato del Fleuron evidenzia bene i tre ordini di ponti e le diverse sagome che poteva assumere il trincarino.

ome già detto quando si è trattato della chiglia Sono da segnalare differenze di forma tra gli elemen-

C e del fasciame, anche i corsi che rivestivano il


ponte non potevano essere ricavati da un uni-
co tronco d’albero, ma erano costituiti da diverse se-
ti per il fissaggio adottati nelle imbarcazioni inglesi,
francesi e di altre nazioni.
I fori in corrispondenza di ogni baglio, nel caso in
zioni giuntate di testa. cui fossero due su ciascuna tavola, erano di solito
Per garantire un piano d’appoggio il più stabile possi- sfalsati: quello più vicino alla murata era spostato in
bile, le diverse assi combaciavano a metà dello spes- direzione della poppa, mentre quello in prossimità
sore di un baglio e, per analogo motivo, non si inter- del centro era sfalsato verso la prua.
rompevano mai alla medesima altezza.
I corsi che coprivano i ponti erano disposti in se- Il trincarino, la struttura
quenze ben precise, con variazioni comprese fra tre e di contenimento delle tavole
cinque elementi. Le modalità di posa delle assi si dif- Scrivendo del piano di calpestio è stato ripreso il con-
ferenziavano poi ulteriormente da paese a paese. cetto di bolzone: questa curvatura dell’intero ponte
assolveva anche allo scopo di consentire che l’acqua
La disposizione dei chiodi piovana o delle onde più alte scivolasse ai lati delle
Le operazioni di fissaggio dei chiodi sulle tavole del superfici, dove le tavole si concludevano contro una
ponte non presentavano caratteristiche specifiche: fascia di legno, il trincarino. L’acqua veniva convo-
la testa dei chiodi veniva incassata nella superficie gliata, poi, in fori appositi ricavati nella fiancata, det-
delle tavole e i fori venivano chiusi con tappi di le- ti ombrinali. Nei vascelli, quindi, il trincarino era il
gno o stucco ricavato da catrame o pece. corso di fasciame più robusto e più esterno del pon-

177
TAVOLA 107
EVOLUZIONE FORMALE DEL TRINCARINO

1 2

3
4

1
2

4
A) Il trincarino svolgeva prevalentemente
una funzione di scolo per l’acqua
ed era posto sopra il tavolato (1670 circa).

B) Il trincarino svolgeva prevalentemente


una funzione di scolo per l’acqua,
presentava una curvatura verso l’interno
1 della nave e faceva parte del tavolato
2 del ponte (XVIII secolo).

C) Il trincarino, che presentava


una sagoma bombata, assumeva
anche una funzione strutturale
e offriva la sede per la testa
del baglio (XIX secolo).
4

1) Controtrincarino. 2) Trincarino. 3) Tavolato del ponte. 4) Baglio.


178
SCAFO Manuale di architettura navale SCHEDA 45

p In questo modello di schooner è accuratamente riprodotta la chiodatura del tavolato.

te che correva lungo tutto il


profilo laterale interno, in cor-
rispondenza delle teste dei ba-
gli. Questa fascia di conteni-
mento serviva a mantenere la
posizione delle tavole sulla su-
perficie del ponte e sulle teste
dei bagli. Nella maggior parte
dei casi, il trincarino appoggia-
va direttamente sui bagli e le
tavole del ponte si concludeva-
no contro di esso. La fascia do-
veva pertanto essere sufficien-
temente larga e poteva essere
piatta oppure con una sagoma
concava verso l’interno della
nave. Sopra il trincarino, sem-
pre a contatto con la fiancata
interna della nave, era posizio-
nato il controtrincarino. Prose-
guendo verso l’alto, poi, si ripe-
tevano i corsi del fasciame in-
terno, se previsto, cioè le singo-
le file di tavole, accostate di te-
sta, che ricoprivano gli spazi
fra le ordinate. p Nella fotografia qui sopra, indicato dalla freccia blu, è ben visibile il trincarino.

179
TAVOLA 108
SCHEMI DI CHIODATURA DELLE TAVOLE

Disposizione dei chiodi sul tavolato


con assi di larghezza inferiore a 15 cm.

Disposizione dei chiodi sul tavolato


con assi di larghezza compresa fra 15 e 30 cm.

Disposizione dei chiodi sul tavolato


con assi di larghezza compresa fra 15 e 30 cm.
In questo caso i chiodi sono alternati sinistra/destra/sinistra.

Disposizione dei chiodi sul tavolato


con assi di larghezza superiore a 30 cm.

UN’ECCEZIONE: IL PONTE DI CORRIDOIO

Nella maggior parte dei vascelli, le assi In taluni casi, invece, le assi di questo ponte
che componevano il ponte di corridoio erano rimovibili, ossia potevano essere eliminate
erano fisse, ossia inchiodate ai bagli. per aumentare lo spazio a disposizione.

180
SCAFO Manuale di architettura navale SCHEDA 46

Le aperture del ponte, le mastre

B
B

p La precisione di dettaglio di questo pregevole modello della Sovereign of the Seas, opera di Francesco Murgante,
permette di cogliere la struttura della mastra di un albero (A) e dell’argano (B). Si noti anche come tutti i tronconi
che costituiscono l’albero venissero legati fra loro con diverse funi.

a superficie dei ponti dei vascelli era caratte-

L rizzata dalla presenza di molteplici aperture


che assolvevano a più funzioni.
Sul ponte di coperta, in particolare, erano presenti
specifiche aperture, le mastre, destinate ad accoglie-
re i diversi alberi che reggevano l’insieme delle vele
oppure a contenere i fusi degli argani.
Data l’altezza che dovevano raggiungere per sostene-
re vele di dimensioni tanto considerevoli, gli alberi
delle navi più grandi potevano essere costruiti sola-
mente in più tronconi, disposti uno sopra l’altro. I
singoli tronconi, poi, erano realizzati assemblando
vari pezzi incastrati e legati fra loro. Ne consegue che
il diametro della base di un albero poteva misurare
anche un metro.
Per tenere ben diritto l’albero era necessario quindi p La fase di costruzione di questo modello di vascello
da 64 cannoni, Le Fleuron di Luciano Pastorino,
che la mastra, ossia il foro in cui era inserito, avesse un evidenzia la struttura dell’accostolato attorno alla mastra
diametro altrettanto notevole e fosse estremamente dell’albero di trinchetto.

181
TAVOLA 109
STRUTTURA DELLA MASTRA DI UN ALBERO

5
1

4
1

1) Baglio d’albero. 2) Baglietto. 3) Barrotto. 4) Collare. 5) Mastra. 6) Tavolato.


182
SCAFO Manuale di architettura navale SCHEDA 46

p Per fissare l’albero alla mastra venivano utilizzati cunei di legno, il cui insieme era detto buccellato. Questi elementi (freccia
blu nella fotografia) sono ben visibili nel Prince, magistralmente riprodotto dal modellista Alberto Cosentino.

forma circolare o ellittica, con l’intervallo fra due ba-


gli, denominati bagli dell’albero, e chiudendolo in
senso opposto con altre travi, i barrotti, che costitui-
vano le sponde laterali dell’apertura. Il vuoto rima-
nente era riempito da un insieme di elementi, oppor-
tunamente sagomati, che prendevano il nome di col-
lare (vedi tavola 109). Infine, il piede dell’albero, ol-
trepassata la mastra, veniva appoggiato alla chiglia e
racchiuso da una struttura detta scassa.
Per tenere ben saldo l’albero nel collare e per confe-
rirgli la giusta inclinazione – esso, infatti, non doveva
essere perfettamente perpendicolare al ponte – veni-
vano utilizzati cunei di legno il cui insieme era detto
buccellato (vedi tavola 110). Poiché, come tutte le
aperture praticate sulla nave, anche le mastre degli
alberi costituivano una possibile via d’ingresso per
p Sullo stesso modello del Prince di Cosentino,
nei pressi dell’albero di trinchetto si può notare l’acqua, venivano avvolte con cappucci in cuoio sago-
una mastra in cui è fissato un argano (freccia blu). mati a spicchi o con coperture di tela opportunamen-
te impermeabilizzata mediante cera d’api.
robusto, senza però che la stabilità dell’accostolato ne Nelle imbarcazioni moderne, prive di ponti, in cui gli
risultasse compromessa. Questo scopo veniva rag- alberi vengono realizzati in metallo, le mastre sono
giunto facendo coincidere lo spazio della mastra, di costituite da collari di profilati a forma di “L”.

183
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TAVOLA 110

BUCCELLATO E METODI DI COPERTURA DEI CUNEI

A B C

1
1

1 2
3

A) L’insieme dei cunei di legno (1) che avevano B) I cunei venivano rivestiti da un cappuccio C) Un altro metodo per proteggere l’apertura
la funzione di tenere fissato l’albero all’interno di cuoio, sagomato a spicchi (1) i quali erano della mastra dalle infiltrazioni d’acqua
della mastra e di conferirgli la necessaria poi cuciti tra loro per aderire più efficacemente era rappresentato dalla copertura dei cunei
inclinazione, era detto buccellato. alla curvatura dell’albero. Infine, per fissare mediante una cappa di tela cerata (1), avvolta
il cappuccio al tavolato, si usavano i chiodi (2). attorno all’albero con funi (2), e inchiodata
al tavolato del ponte (3).
SCAFO Manuale di architettura navale SCHEDA 47

I boccaporti, struttura e funzioni


ome già anticipato, la su-

C perficie dei ponti dei va-


scelli era caratterizzata da
diverse aperture, perlopiù di for-
ma rettangolare. Sotto la denomi-
nazione generale di boccaporti
rientrano le diverse tipologie con-
cepite per consentire l’aerazione
e il transito verso i ponti inferiori.
I boccaporti erano costituiti da
una intelaiatura quadrangolare,
detta mastra del boccaporto, che
a sua volta era composta da quat-
tro pareti laterali, i mascellari o
battenti. I mascellari trasversali
erano posizionati su due bagli
longitudinali (bagli del boccapor-
to) e appoggiavano su due barrot-
ti intestati sui bagli del boccapor-
to (vedi tavola 111).
Se la lunghezza del boccaporto
era maggiore dell’intervallo fra un
baglio e quello vicino, diventava
necessario interrompere i bagli
intermedi e farli terminare all’al-
tezza dei barrotti su cui andavano
ad incastrarsi.
Questi mezzi bagli erano rinfor-
zati da braccioli orizzontali.
I mascellari longitudinali dei boc-
caporti erano fissati sulle corsie,
grosse tavole a sezione quadran-
golare incastrate sui bagli, dispo-
ste longitudinalmente da prua a
poppa: le corsie, quindi, formava-
no i margini laterali di tutti i boc-
caporti. Oltre a sostenere i bocca-
porti, le corsie avevano anche lo
scopo di rinforzare i ponti; inol-
tre, sopra di esse venivano fissati
gli anelli per attaccare i paranchi
dei cannoni. Un’ulteriore fila di p Sulla pregevole riproduzione del Fleuron di Luciano Pastorino si notano
corsie era disposta fra i boccapor- diversi boccaporti ricavati sul ponte di batteria. In questo caso per la copertura
ti e il trincarino. sono stati scelti i carabottini, strutture che verranno analizzate in seguito.
Alcuni boccaporti superiori erano posti in corrispon- sere disposti su file longitudinali appoggiate su un
denza esatta con analoghe aperture nei ponti sotto- traversino centrale asportabile (vedi tavola 112).
stanti, in modo da creare una botola che giungeva di- Durante la navigazione e in condizioni di tempo av-
rettamente nella stiva. verso, i boccaporti del ponte superiore con i relativi
Per chiudere i boccaporti più esterni si usavano co- quartieri venivano ricoperti da una cappa di tela im-
perchi fatti di tavole di legno, detti quartieri, inca- permeabilizzata, mentre quelli dei ponti inferiori,
strati sulla mastra. Qualora la larghezza del bocca- con i relativi carabottini, strutture di cui si tratterà
porto fosse notevole, i quartieri potevano anche es- in seguito, erano avvolti in tela catramata.

185
TAVOLA 111
STRUTTURA DI UN BOCCAPORTO

3 8

5
6

8 6 5

1) Quartiere. 2) Mascellari o battenti. 3) Mastra del boccaporto. 4) Bagli del boccaporto.


5) Barrotti. 6) Braccioli orizzontali. 7) Mezzi bagli. 8) Corsie.
186
SCAFO Manuale di architettura navale SCHEDA 47

Funzioni dei boccaporti


Sul primo ponte delle imbarca-
zioni del periodo preso in esa-
me, trovavano posto più bocca-
porti di carico che consentiva-
no l’accesso diretto ai locali sot-
tostanti: in questo modo il per-
sonale di bordo poteva raggiun-
gere direttamente i magazzini,
senza dover attraversare l’inte-
ra nave per procurarsi i mate-
riali di cui necessitava.
Tra i diversi boccaporti, che as-
sumevano nomi differenti in
base alla loro funzione, vi era-
no il boccaporto della stanza
dei rispetti o del capocanno-
niere (situato all’estrema pop-
pa, consentiva di accedere a un
comparto della stiva dov’erano
raccolti tutti i materiali di ri-
spetto, ossia le parti di ricam-
bio); il boccaporto del deposito
delle polveri (dava accesso di-
retto al locale che custodiva i
barili e i cartocci di polvere da
sparo impiegati per il funziona-
mento delle artiglierie); il boc-
caporto della dispensa o del
pennese (utilizzato dai cuochi
per imbarcare le vettovaglie ne-
cessarie per l’alimentazione del
personale di bordo); il grande
boccaporto davanti all’albero di
maestra (da cui si accedeva di-
rettamente alla stiva e che ser-
viva per imbarcare tutti le mer-
ci voluminose, tra cui le botti
dell’acqua e, più importanti, i
cannoni di batteria che veniva-
no convogliati ai ponti di perti-
nenza e quelli di scorta che
scendevano in stiva); e, infine,
il boccaporto del magazzino
delle gomene, che offriva il pas-
saggio alle gomene dell’ancora.
Il secondo ponte era dotato di
tre boccaporti in più rispetto a
quello superiore: queste apertu-
re svolgevano la semplice fun-
zione di aumentare le vie di co-
municazione con il ponte ancora
più in basso, e, come detto pre-
cedentemente, alcune di esse si
aprivano in esatta corrisponden- p Per realizzare i boccaporti in questo modello di tartana, Franco Fissore, durante la fase
za dei boccaporti sottostanti. di costruzione dell’ossatura, ha poggiato i mascellari trasversalmente rispetto ai bagli.

187
TAVOLA 112
BOCCAPORTI DI GRANDI DIMENSIONI
PER CARICHI INGOMBRANTI

Alcuni boccaporti destinati al carico di merci, armamenti o vettovaglie, potevano essere di notevole
larghezza. In questi casi i quartieri erano più di uno e venivano disposti su più file (A),
appoggiate su un traversino centrale asportabile al bisogno (B).
188
SCAFO Manuale di architettura navale SCHEDA 48

Tipologie di copertura
dei boccaporti
ome anticipato nelle pagine precedenti, le di-

C verse aperture sui ponti delle navi venivano


protette secondo modalità differenti, in base
alla loro destinazione. Qui di seguito verranno illu-
strate alcune tipologie di queste coperture.

Carabottini o paiolati
I carabottini, detti anche paiolati, erano strutture a
griglia rimovibili, composte da piccole travi di legno
incrociate, incastrate e tenute unite con semplici
chiodi (vedi tavola 113).
I carabottini venivano principalmente installati nelle
aree dell’imbarcazione in cui la luce e l’aria dovevano
circolare liberamente, quali sentine, osteriggi o locali
igienici. Potevano costituire coperture di passaggi che
grazie alla possibilità di essere rimosse permettessero p In questa precisissima riproduzione del Fleuron,
sono chiaramente visibili i paiolati che ricoprono la superficie
di ispezionare le parti sottostanti, offrendo contem- vicina alla mastra dell’argano.
poraneamente una solida pavimentazione.
I paiolati formavano, ad esempio, le coperture dei Osteriggi e tambucci
boccaporti, in alternativa ai quartieri, e i piani di Su alcuni boccaporti del ponte di coperta, soprattut-
calpestio della polena e dei passavanti, i due corridoi to se utilizzati per il carico di merci ma anche per la
laterali che univano il castello di prua al cassero di circolazione dell’aria, venivano collocate armature
poppa sui vascelli del XVIII secolo. vetrate semplici o con ante anch’esse vetrate. Que-
Più propriamente, il termine paiolato indicava il pia- ste armature, dette osteriggi, potevano rimanere se-
no di calpestio delle imbarcazioni minori, quali le miaperte per far affluire aria e luce (vedi tavola 114).
lance, e la copertura dell’intercapedine tra il fascia- Vi erano poi boccaporti, destinati al passaggio di per-
me esterno del fondo e il fasciame di stiva, zona in sone, a cui si accedeva attraverso una struttura mu-
cui il ristagno d’acqua era consistente. nita di porte che prendeva il nome di tambuccio.
Un’altra area in cui si ritrovava questo elemento era
la postazione del timoniere che, sui galeoni del XVII
secolo, veniva mantenuta asciutta grazie a una pe-
dana formata da un carabottino.
Con il termine paiolato, infine, si indicavano pure le
divisioni costituite da tavole posate orizzontalmente
a sostegno e protezione del carico nella nave.

Struttura del paiolato


Il carabottino, come anticipato, era una grata, soli-
tamente quadrangolare, formata da travetti di legno
in cui erano ricavate delle gole a distanza regolare.
Nelle gole erano inseriti altri travetti, posizionati
trasversalmente, per ottenere una superficie trafora-
ta, a maglie quadrate, molto robusta. I bordi del pa-
iolato potevano non essere diritti: quello trasversale,
in particolare, seguiva la curvatura del ponte. Lo p Un boccaporto di carico sul secondo ponte del Fleuron.
Si noti come su uno dei due quartieri sia presente un piccolo
spazio fra due travetti adiacenti era di misura tale coperchio che consentiva il passaggio di una sola persona:
che si poteva camminarvi sopra senza il rischio di ri- in questo modo era possibile accedere allo spazio sottostante
manervi impigliati con i piedi. più agevolmente, sollevando una superficie di peso ridotto.

189
190
TAVOLA 113

STRUTTURA DEI CARABOTTINI O PAIOLATI

B C

D
A
E

A) Travetto trasversale e sua sezione.


B) Vista laterale del carabottino completo.
C) Vista dall’alto del carabottino completo.
D) Vista frontale del carabottino completo.
E) Travetto longitudinale.

Il carabottino o paiolato è una tipologia di copertura di boccaporto rimovibile dalla struttura a griglia. La costruzione prevedeva che solo gli elementi
trasversali presentassero delle gole sulla faccia superiore, con una profondità compresa fra un terzo e metà del loro spessore. In questi spazi erano
incastrati ortogonalmente dei travetti longitudinali, con la stessa larghezza, e spessi tanto quanto erano profonde le gole. Questi ultimi elementi
erano posizionati ad angolo retto per garantire che la superficie di calpestio risultasse omogenea e robusta.
SCAFO Manuale di architettura navale SCHEDA 48

p Sulla prua de L’Aurore sono visibili diverse aperture: due piccole bocchette di ventilazione (A), un boccaporto detto fossa
dei leoni (B). Sul ponte di coperta, in posizone centrale, vi è un grande boccaporto chiuso da quartieri (C).

Lucernari
Queste grandi finestre furono adot-
tate estesamente solo dopo la prima
metà del diciannovesimo secolo,
mentre nel periodo precedente si
ritrovavano perlopiù su yacht olan-
desi (fin dagli inizi del XVII secolo)
e sul cassero o sul casseretto delle
navi da guerra britanniche. Le cor-
nici dei lucernari erano di legno fi-
no alla fine del XIX secolo, quando
furono sostituite con strutture me-
talliche. Le grate protettive poteva-
no essere costruite con acciaio o fi-
lo di ottone inseriti nelle cornici.
In sintesi, le diverse aperture prati-
cate sui ponti assumevano le se-
guenti denominazioni: boccaporto,
se l’apertura serviva per il passaggio
del carico; boccaporto o tambuc-
cio, se permetteva il transito di per-
sone; osteriggio, se consentiva la
circolazione di aria e luce; infine,
lucernario, se era destinato esclusi- p Accanto alla campana dell’Aurore è ben evidente un tambuccio di grandi
vamente all’illuminazione naturale. dimensioni che permetteva di scendere al ponte sottostante stando eretti.

191
192
TAVOLA 114

ALTRE TIPOLOGIE DI COPERTURE

TAMBUCCIO OSTERIGGIO

Queste particolari strutture, Queste strutture costituite da cornici di legno,


che proteggevano le aperture sul ponte o acciaio nei periodi più recenti, consentivano
di coperta, consentivano l’accesso ai locali alla luce di penetrare nei ponti sottostanti grazie
sottostanti al personale di bordo. ai vetri di cui erano dotate, resi più robusti
I tambucci di dimensioni maggiori permettevano da una trama di fili metallici.
di scendere rimanendo in posizione eretta.
SCAFO Manuale di architettura navale SCHEDA 49

Strutture a coronamento
della fiancata, capodibanda
e impavesata

C
B

p Sulla fiancata della splendida riproduzione della Renommée di Alberto Cosentino sono ben evidenti l’impavesata
con i sabordi per i cannoni (A), le battagliole (B) e il parapetto (C).

ome già spiegato in precedenza, l’ossatura del- Impavesata

C la nave era costituita da una fitta cortina di


costole che potevano concludersi a livello del
ponte di coperta oppure fuoriuscire al disopra di es-
Con questo termine viene generalmente definita la
porzione dello scafo che si trova al disopra del ponte
più alto della nave e si conclude a livello del para-
so. In entrambi i casi, la sezione terminale delle ordi- petto. L’impavesata può elevarsi al disopra del pon-
nate era denominata scalmotto. te, e in questo caso il capodibanda si trova allo stes-
Considerato che questa porzione era formata dal so livello di esso (vedi tavola 115), oppure può esse-
cuore del tronco scelto per realizzare la costola ed re parte integrante del fasciame esterno dello scafo,
era soggetta a costanti infiltrazioni di acqua marina, e in questo caso il parapetto equivale al capodibanda
ne consegue che fosse necessario contrastare l’inde- (vedi tavola 116, disegno a destra).
bolimento strutturale che la caratterizzava. A seconda della funzione che assolveva, l’impavesa-
A questo scopo, sulla superficie degli scalmotti veni- ta era costituta da tavole con uno spessore e una di-
va disposto un robusto listone di legno, detto capodi- mensione minori o maggiori di quelle impiegate per
banda. Il capodibanda, oltre a formare una barriera il fasciame esterno.
rispetto al passaggio dell’acqua, offriva una superficie Infatti, quando l’impavesata rappresentava sempli-
di appoggio a ulteriori elementi strutturali che ver- cemente la zona terminale della fiancata e il capodi-
ranno analizzati in dettaglio. banda era situato allo stesso livello del ponte, situa-

193
194
TAVOLA 115

STRUTTURA DELL’IMPAVESATA CHE SOVRASTA IL CAPODIBANDA

4 8 7
5

3
6
1

Vista dall’esterno Vista dall’interno

1) Fasciame esterno. 2) Scalmotto. 3) Capodibanda. 4) Impavesata. 5) Cavigliera. 6) Candeliere o battagliola. 7) Parapetto. 8) Caviglia.
SCAFO Manuale di architettura navale SCHEDA 49

A C
B

p L’inquadratura dall’interno del ponte della Renommée mostra come il capodibanda (A), sotto cui termina l’impavesata, offra
il supporto alle battagliole (B) e al parapetto (C).

zione diffusa sulle navi mercantili, le assi di legno era- dell’equipaggio, garantendo così un’ulteriore protezio-
no più sottili e strette di quelle della fiancata; nelle na- ne alle bordate nemiche. L’impavesata poteva anche
vi di linea, invece, l’impavesata formava una struttura trovarsi in posizione intermedia rispetto al ponte e al
unica con il parapetto e incorporava i sabordi (le feri- parapetto. Nel disegno di sinistra della tavola 116, l’im-
toie da cui venivano puntati i cannoni) costituendo co- pavesata era costituita dal tratto di fasciame compreso
sì una sorta di muro protettivo per i cannonieri: in que- tra il ponte e il capodibanda. Dal capodibanda fuoriu-
sto caso le assi di rivestimento assumevano dimensio- scivano poi altri elementi, le battagliole o candelieri –
ni e spessore notevoli. In talune situazioni, come si evi- quest’ultimo termine veniva utilizzato più propria-
denzia nel disegno a destra della tavola 116, l’impave- mente per le navi in ferro –, che venivano fissate ac-
sata, che si concludeva con il capodibanda, offriva il canto agli scalmotti. A coronamento delle battagliole
punto di aggancio per una serie di montanti sagomati a era disposto un listone di legno, meno robusto del ca-
“U”, detti bastingaggi, in cui erano stivate le amache podibanda, con la funzione di parapetto. L’impavesata
assumeva anche il nome di discolato e all’esterno della
 Il San Felipe di Marco Falcioni, è stato ricostruito molto nave era delimitata dalla cinta (o incinta) del discola-
fedelmente e si presta a evidenziare il parapetto del castello to, ossia una larga fascia sagomata. La superficie ester-
sostenuto da colonnine tornite (A) e il parapetto longitudinale na dell’impavesata veniva chiamata fregiata o frisata e,
(B), che sovrasta i sabordi dei cannoni. soprattutto sui vascelli di maggior prestigio, ospitava
articolate decorazioni, fregi o dipinti.

Parapetto
B Anche se il termine è stato utilizzato per indicare i
A corrimano longitudinali, nel periodo preso in esame
dal Manuale i parapetti veri e propri erano rappre-
sentati dalle impavesate disposte trasversalmente
sui casseri e sui castelli. Come la maggior parte degli
elementi situati sulle zone più elevate dei vascelli di
linea più importanti, anche in questo caso il para-
petto costituiva un importante elemento decorativo.

195
196
TAVOLA 116

ALTRE TIPOLOGIE DI IMPAVESATA


4

10
1 2 5
7
7
5
6

3
9

Impavesata in cui il capodibanda Impavesata in cui il capodibanda


era situato tra ponte e parapetto corrispondeva al parapetto

1) Battagliola o candeliere. 2) Bittone. 3) Scalmotto. 4) Bastingaggi. 5) Capodibanda. 6) Incinta del discolato. 7) Ponte. 8) Parapetto.
9) Fasciame esterno. 10) Sabordo (feritoia per il cannone).
SCAFO Manuale di architettura navale SCHEDA 50

Strutture collegate
all’impavesata,
bastingaggi e passacavi

p Il dettagliatissimo ponte di coperta dell’Esperance mette in evidenza i bastingaggi, applicati all’impavesata,


riempiti con le brande del numerosissimo equipaggio.

pplicate sulla superficie interna dell’impavesata conclusione del loro turno facevano prima riposo e

A dei vascelli, vi erano diverse strutture con fun-


zioni differenti, tra cui bastingaggi e passacavi.
poi si coricavano. Chi era di riposo si dedicava alle
operazioni di manutenzione ordinaria della nave, co-
me dipingere o riparare le reti.
Bastingaggi Per ogni genere di incombenza erano quindi previsti
I montanti a “U”, detti bastingaggi, accoglievano le tre uomini, perché potessero alternarsi appunto su
amache dei marinai che erano di guardia o a riposo. questo numero di turni. Gli unici sempre in servizio
Nelle navi inglesi i membri dell’equipaggio erano sud- erano il medico e il cappellano.
divisi in tre turni: un turno dormiva, un turno era di Le brande degli uomini che erano in attività erano ri-
riposo e un turno era di guardia. Quando il turno che poste nei bastingaggi: nell’accezione del periodo pre-
era di guardia smontava, montava il turno che aveva so in esame, la branda era un semplice pezzo di tela
concluso il periodo di sonno. I marinai di guardia alla robusta, probabilmente lo stesso materiale delle vele,

197
TAVOLA 117
DIVERSE TIPOLOGIE DI BASTINGAGGI

A B

A) Bastingaggio fissato all’interno della murata B) La base del bastingaggio era fissata al parapetto
tramite due chiodi inseriti in una placchetta. con due fascette e, date le dimensioni, le estremità
Nel particolare sopra, in posizione centrale venivano collegate da un chiavistello.
sulla base del bastingaggio, è presente
un occhiello per il fissaggio sul capodibanda.
Nei due fori superiori veniva fatta passare una fune
che collegava insieme tutti i bastingaggi, in modo
da formare una sorta di parapetto.

C D

C) Il bastingaggio aveva tre punti di attacco D) Sulle imbarcazioni più recenti, risalenti alla fine
al capodibanda, due al centro e uno all’interno dell’Ottocento, la fascetta metallica per l’aggancio
della murata. Un’estremità del bastingaggio del bastingaggio si trovava totalmente all’interno
è sagomata a “U” per accogliere un corrimano della murata.
di legno (vista in sezione nel dettaglio sopra)
perché questo genere di bastingaggio
non si trovava ad altezza uomo, ma più in basso.
198
SCAFO Manuale di architettura navale SCHEDA 50

p Sull’esterno della murata della Renommèe di Alberto Cosentino si nota un passacavo per le manovre delle vele molto decorato.

facile da ripiegare e arrotolare per poter essere stiva- Le tipologie di passacavi più antiche erano costitui-
to. Le brande formavano una specie di ampia sacca, te da strutture di legno, fissate saldamente all’impa-
in cui il marinaio restava ben avvolto, appesa nel- vesata, nelle quali trovavano generalmente posto
l’area dedicata al riposo mediante quattro anelli cu- una o più carrucole in cui scorrevano i cavi (vedi ta-
citi agli angoli della tela. vola 118). L’estremità di questa specie di puntello
Concluso il periodo di sonno, la tela veniva riposta era sagomata con un sottosquadro per potervi avvol-
nel bastingaggio il quale assolveva quindi una doppia gere il cavo, dopo che era passato nella carrucola.
funzione: ridurre l’ingombro degli oggetti presenti sul Nelle carrucole venivano inserite le manovre di for-
ponte e offrire protezione contro i colpi dell’avversa- za (che verranno definite in dettaglio nel seguito del
rio. Le misure della branda, infatti, erano talmente Manuale) delle vele maggiori.
ampie che, arrotolando la tela su se stessa per sette, Sui galeoni e fino agli inizi del Settecento è documen-
otto volte, questa offriva una barriera sufficiente ai tata una tipologia di passacavo privo di carrucola con
colpi delle armi da fuoco dell’epoca (che erano ad il foro ricavato nella murata e, come elemento di ag-
avancarica e impiegavano pallini di piombo). gancio per la fune, un listone trasversale fissato su
due bitte. Questa struttura è attestata prima delle ca-
Altri elementi applicati vigliere, elementi di cui si tratterà in seguito.
alle impavesate, i passacavi In epoche ancora più recenti, i passacavo si erano ri-
L’impavesata, oltre che fungere da parapetto, prote- dotti a semplici fori, ricavati sempre all’interno del-
zione per i marinai impegnati nei combattimenti e la murata, e dotati di carrucole con la possibilità di
supporto per i bastingaggi, essendo costituita da ro- ospitare un numero elevato di cavi (vedi disegni in
busti listoni di legno, serviva anche da zona di ag- basso della tavola 118): a causa dell’aumento degli
gancio per diversi accessori necessari alle operazio- alberi, infatti, cresceva anche il numero delle vele e
ni di navigazione, tra cui i passacavo. delle funi che le governavano.

199
200
TAVOLA 118

PASSACAVI CON CARRUCOLA E SENZA


A B C D

A) Passacavo con carrucola, B) Altra tipologia di passacavo C) Tipologia più recente, impiegata D) Lo stesso passacavo del disegno
applicato alla murata. Attraverso fissato all’interno della murata, fino agli inizi del Settecento. C visto all’esterno della nave.
le carrucole passavano le manovre poco dissimile dal disegno A. Il passacavo era ricavato direttamente Dopo aver attraversato il foro
delle vele maggiori che venivano Nella carrucola scorreva il cavo nella murata, in una fascia di legno del passacavo, la manovra entrava
poi avvolte intorno all’estremità applicato direttamente alla vela. morbido in maniera che la fune in un secondo foro, esterno
superiore sagomata. Tipologia non si rovinasse per lo sfregamento, alla murata e si collegava alla vela.
di passacavo utilizzata e non era più presente la carrucola.
soprattutto su imbarcazioni Il cavo, dopo essere passato
con vele di ridotte dimensioni. nel foro, veniva avvolto in un listone
trasversale posto su due bitte.

E 1
F G H
2

E) Passacavo F) Passacavo G) Passacavo doppio H) Passacavo


con carrucola a una via con carrucola a due vie. con carrucola a due vie. con carrucola a tre vie.
(1, cavatoia - 2, puleggia).
Nel disegno in basso
il passacavo è visto frontalmente.
SCAFO Manuale di architettura navale SCHEDA 51

Strutture collegate all’impavesata,


gallocce e cavigliere
già stato fatto accenno, in precedenza, alla

È necessità di fissare le manovre a punti d’ap-


poggio situati nelle aree più elevate della na-
ve, il ponte di coperta, il cassero o il castello.
Poiché i vascelli di linea, soprattutto quelli più impor-
tanti, erano dotati di decine e decine di vele e di ma-
novre e la rapidità nei movimenti delle nave doveva
essere massima, le funi destinate al governo delle ve-
le dovevano essere facilmente mantenute in tensione
e altrettanto facilmente sciolte.

Sistemi diversi che coesistevano


Sin dagli esordi della navigazione, si sono cercate e tro-
vate svariate soluzioni per poter fissare le manovre
correnti, di sicuro le cime, che era necessario scioglie-
re e legare più frequentemente.
Sulle imbarcazioni più antiche, ma attestato anche fi-
no al Trecento, veniva adottato un sistema di aggancio
molto semplice: un travetto di legno, inchiodato oriz-
zontalmente su due scalmotti, sul quale venivano av-
volte le funi (vedi tavola 119).  Sul Berlin di Sergio Galli, come sistema di aggancio
Questo elemento si dimostrava sufficiente allo scopo per le manovre correnti sono utilizzate le gallocce a orecchie.
poiché l’alberatura di queste navi era molto ridotta e
solamente nel caso in cui vi fosse una vela quadra, che I vari sistemi di cui si è trattato sono coesistiti su alcu-
aveva due spigoli da mantenere in tensione, le mano- ne tipologie di vascelli ed è difficile stabilire univoca-
vre crescevano leggermente di numero. mente quando si è smesso di preferire l’uno all’altro.
Con l’aumentare degli alberi o della velatura sono stati
sviluppati altri metodi per tendere le funi.
Nel caso di imbarcazioni equipaggiate con parecchie
vele di dimensioni ridotte, i punti di fissaggio dovevano
aumentare di conseguenza. Nasceva inoltre l’esigenza
di avere a portata di mano tutte le funi senza ridurre lo
spazio di movimento sul ponte.
La murata per la sua posizione e robustezza rappre-
sentava proprio la superficie adatta a ospitare gli ele-
menti di fissaggio delle manovre. Come illustrato nella
tavola 120, venivano applicate sull’impavesata piccole
strutture sagomate a “V”, dette gallocce.
Le gallocce rappresentavano un sistema molto diffuso
nell’Europa continentale e si ritrovano impiegate per
quasi due secoli – tutto il Cinquecento e buona parte
del Seicento – anche affiancate ad altri metodi.
In epoche successive, infatti, il sistema per fissare le
manovre divenne più articolato. Una robusta tavola di
legno, detta cavigliera, veniva inserita fra due scalmot-
ti e applicata all’impavesata. Sulla tavola erano prati-
cati diversi fori nei quali erano infilate le caviglie. Que-
 Sul cassero e sul ponte di coperta della Sovereign
ste ultime erano dei paletti di legno dotati di manico a of the Seas di Francesco Murgante sono state ben riprodotte
cui veniva avvolta la manovra (vedi tavola 121). le cavigliere con alcune manovre legate e altre sciolte.

201
202
TAVOLA 119

SISTEMA DI AGGANCIO SEMPLICE DELLE MANOVRE CORRENTI

2
1

1 3 3

A) Vista dall’interno B) Vista in sezione

1) Impavesata. 2) Traversa. 3) Scalmotto. 4) Chiodi.


SISTEMA DI AGGANCIO DELLE MANOVRE CORRENTI
CON GALLOCCE A ORECCHIE

4
3
1 3

2 4
2

A) Vista in sezione B) Vista frontale C) Vista frontale completa di manovra

1) Fasciame esterno. 2) Impavesata. 3) Traversa. 4) Orecchia. 5) Sola.


TAVOLA 120

203
204
TAVOLA 121

SISTEMA DI AGGANCIO DELLE MANOVRE CORRENTI CON CAVIGLIERE

3
2

2
5
3

4
1
4

A) Vista dall’interno B) Vista in sezione

1) Impavesata. 2) Manico. 3) Cavigliera. 4) Caviglia. 5) Scalmotto.


SCAFO Manuale di architettura navale SCHEDA 52

Strutture ricavate nella murata,


barcarizzo e ombrinali

p Il tetto ad arco del barcarizzo aperto sul secondo ponte del Prince di Alberto Cosentino è sostenuto da due cariatidi.

analisi del complesso dello scafo si soffermerà Questa vera e propria porta si trovava a livello del se-

L’ ora su altri elementi ricavati nella murata, il


barcarizzo e gli ombrinali.
condo ponte della nave, nello spazio compreso fra
due sabordi (le feritoie per i cannoni di cui si tratterà
in seguito) al centro della murata.
Barcarizzo Inizialmente il passaggio era uno solo, ricavato sulla
Questa particolare struttura caratterizzava esclusiva- fiancata sinistra, poi, dopo la seconda metà del Sei-
mente le imbarcazioni inglesi e viene documentata cento, il barcarizzo veniva praticato anche a dritta.
per un periodo compreso fra la metà del Seicento fino I gradini della scala applicata alla murata erano disas-
ai primi decenni dell’Ottocento. sati rispetto all’apertura e venivano pertanto raccor-
Data la notevole altezza della murata dei vascelli a tre dati alla soglia del barcarizzo da un’ampia mensola,
ponti, per agevolare l’accesso alla nave degli ufficiali solitamente il prolungamento del parasartie dell’albe-
di rango più elevato, che spesso erano anche i più an- ro di maestra. Questa sorta di piccolo ballatoio veni-
ziani d’età, vi veniva praticata un’apertura, denomi- va corredato da una barriera protettiva, posta su co-
nata barcarizzo, che si raggiungeva mediante una sca- lonnine, e sopra l’apertura veniva collocato un picco-
la esterna (vedi tavola 122). lo tetto sagomato ad arco, semplice o composto.

205
TAVOLA 122
TIPOLOGIE DI BARCARIZZO

B C

A) Barcarizzo con tetto ad arco semplice, sostenuto da due braccioli, e privo di ballatoio.
Questo tipo divenne il più comunemente adottato sul finire del XVIII secolo.

B) Barcarizzo con tetto ad arco composto, sostenuto da colonnine, attestato intorno al 1756. Il ballatoio
è delimitato da colonnine e ha il parapetto. I gradini della scala sono disassati rispetto all’apertura.

C) Barcarizzo del Prince (1670). Il tetto ad arco semplice è sostenuto da due cariatidi, il ballatoio è formato
dal prolungamento del parasartie di maestra e il piano di calpestio è un carabottino.
206
SCAFO Manuale di architettura navale SCHEDA 52

p Su una nave di epoca moderna qual è l’Amerigo Vespucci, p Sulla murata dell’Antilia di Jacques Rivaud brillano
il barcarizzo diventa un semplice “taglio” nel corrimano le ribattiture di ottone degli ombrinali, che all’epoca erano
dell’impavesata a cui si accede da una scaletta con ballatoio. realizzate in piombo (l’ottone è una lega inventata più tardi).

Successivamente i parasartie furono spostati sopra i Ombrinali


portelli dei sabordi del secondo ponte, e il barcarizzo Questa sorta di pluviali, interni alle murate, avevano
si ridusse a una porta con ballatoio. Dalla seconda lo scopo di fare defluire l’acqua che si depositava sul
metà del XVII secolo, infine, per contrastare l’indebo- ponte o scaricare fuori bordo quella estratta dalle sen-
limento strutturale che l’apertura del barcarizzo pro- tine, tramite le pompe (vedi tavola 123).
curava alla fiancata, il passaggio fu creato eliminando Gli ombrinali erano ricavati nella zona più bassa dei
un sabordo. In tal modo era possibile avere accesso ponti, all’incirca a metà dell’imbarcazione, e non coin-
diretto alla porta dai gradini della cosiddetta scala a cidevano mai con uno scalmotto.
murata, che poi proseguiva con elementi più stretti Nei documenti originali conservati nei musei, questi
sul fianco della porta, fino al capodibanda. elementi si trovano raramente illustrati almeno fino al
Il tetto che copriva il barcarizzo ha assunto forme e 1789, anno in cui vengono chiaramente indicati sui
decorazioni tipiche di ciascun’epoca e di volta in vol- piani di costruzione, sia nel numero sia nella posizio-
ta veniva sostenuto da elementi differenti, determina- ne e nelle dimensioni. Solitamente la quantità degli
ti anche dalla diversa inclinazione della murata: mag- ombrinali variava tra sei e otto per ciascun ponte, ma
giore era la pendenza, maggiore diventava la necessi- molto dipendeva dalla lunghezza della nave. Il diame-
tà di impiegare colonnine o cariatidi per collegare il tro del foro era compreso tra 5 e 15 centimetri, in fun-
tetto alla fiancata; quando l’inclinazione era minima, zione della distanza del ponte dalla linea del bagna-
invece, erano sufficienti dei braccioli. sciuga. Gli ombrinali attraverso cui scaricavano le
pompe di sentina avevano di solito un diametro mag-
giore, uguale o leggermente inferiore a quello del foro
di scarico della pompa. Il canale dell’ombrinale aveva
sempre una pendenza verso il basso di circa 25 gradi,
per garantire la fuoriuscita dell’acqua ed evitare un
eventuale reflusso.
Durante la seconda metà del XVII e i primi anni del
XVIII secolo venivano adottati due metodi di costru-
zione degli ombrinali. Il primo prevedeva una semplice
canalina di piombo inserita nella fiancata della nave e
sigillata accuratamente per evitare travasi d’acqua. Pri-
ma di inserire la canalina si procedeva a un trattamen-
to preventivo: si impeciava il legno perché l’acido tan-
nico in esso contenuto svolgeva un’azione corrosiva
sul piombo. Il secondo era basato sull’inserimento nel-
la murata di un un blocco di legno, generalmente olmo,
appositamente sagomato e forato e rivestito di cuoio.
In entrambi i metodi, la parte esterna del foro poteva
p All’interno della murata del ponte della Creole di Bruno essere fornita di una sorta di sportellino di cuoio per
Rimlinger si nota il metallo ribattuto che circonda gli ombrinali. minimizzare l’ingresso dell’acqua.

207
208
TAVOLA 123
TECNICHE COSTRUTTIVE DEGLI OMBRINALI
A B

1 1
3
3

2
2

4 4

C D E F

A) Ombrinale realizzato con un blocco di legno scavato e inserito nella murata. Legenda
B) Ombrinale realizzato con una canalina di piombo ribattuta all’interno e all’esterno della murata. 1) Ponte.
C) Ombrinale ricavato sul trincarino. 2) Ombrinale.
D) Ombrinale ricavato sul ponte. 3) Murata.
E) Ombrinale del Canopus, XVIII secolo ca. 4) Trincarino.
F) Ombrinale del 74 cannoni Ramillies, fine del XVII secolo ca.
ATTREZZATURE Manuale di architettura navale SCHEDA 53

Dispositivi per le ancore,


le gru di capone

p Gru di capone con la tipica decorazione inglese a testa di gatto del vascello da 74 cannoni Achilles, opera di J. Marc Babalian.

analisi degli elementi che compongono la strut- conferenza della gomena dell’ancora era di ben 60

L’ tura dei vascelli del XVII e XVIII secolo prose-


guirà ora prendendo in esame le varie attrezza-
ture presenti sui ponti per arrivare a trattare della di-
cm. Il peso poi cresceva ancora di più quando la go-
mena era intrisa di acqua. Per agevolare il lavoro del-
l’argano, quindi, furono introdotte, a partire dal Sei-
sposizione interna dei locali dei grandi velieri. cento e sulle navi in cui l’occhio di cubia era posizio-
nato piuttosto in basso, due speciali gru, dette di ca-
In aiuto all’argano pone, poste sul castello di prua. La gru di capone as-
Lo spostamento di grossi pesi, quali erano le ancore, solveva a due funzioni. La prima era di agevolare l’im-
veniva effettuato impiegando un mezzo meccanico, bragatura dell’ancora, ossia la sistemazione contro la
l’argano. Come già anticipato, tutte le imbarcazioni murata della nave mentre questa era in movimento,
erano sempre dotate almeno di due ancore che arri- dopo che l’argano l’aveva recuperata. Quando l’anco-
vavano fino a sei o sette sulle grandi navi di linea e ra era a vista (cioè era stata tirata fuori dall’acqua),
che pesavano decine di tonnellate. Oltre al peso del- entrava in azione la gru che demoltiplicava lo sforzo
l’ancora, si doveva aggiungere quello altrettanto note- dell’argano e che, essendo sporgente, impediva che le
vole della gomena, determinato sia dalla sua circonfe- marre sfregassero contro la murata. La seconda fun-
renza che dalla sua lunghezza, pari a sette volte il fon- zione consisteva nell’agevolare il compito di affondar-
dale su cui doveva essere affondata: si pensi che sul la nelle particolari situazioni in cui doveva essere im-
vascello spagnolo di primo rango San Felipe la cir- piegata la barcaccia.

209
TAVOLA 124
STRUTTURA DELLA GRU DI CAPONE

1
2
3
4

6
9
7

1) Bitte. 2) Cavo del paranco di capone. 3) Cavo di fissaggio dell’ancora usato nell’ultima fase
di bloccaggio di questa contro la murata. 4) Gru di capone. 5) Cavatoie con pulegge.
6) Bozzello. 7) Cicala. 8) Gomena. 9) Bracciolo.
210
ATTREZZATURE Manuale di architettura navale SCHEDA 53

p In alto a sinistra si nota come la gru di capone, grazie alla sua sporgenza, permettesse di tenere l’ancora discosta dallo scafo.
Il robusto paranco di cui era dotata (in alto a destra), completo di bozzello, reggeva la cicala dell’ancora.

Struttura della gru di capone detto paranco di capone. Le due gru di capone erano
Questa tipologia di gru era costituita da una trave che sistemate in posizione simmetrica e venivano spesso
sporgeva da prua ed era fissata saldamente sul ponte decorate, soprattutto sui vascelli maggiori. Tra le raffi-
del castello (vedi tavola 124). gurazioni più comuni per le navi inglesi vi era la testa
Su questo braccio erano praticate delle cavatoie con di gatto, motivo per cui in inglese la gru di capone vie-
pulegge nelle quali si avvolgeva il cavo del paranco, ne denominata cathead, testa di gatto.

p In questa inquadratura dall’alto della prua della Renommée di Eric L’Emaillet, si nota bene la modalità di fissaggio delle due gru
di capone sul ponte di castello: il braccio della gru veniva inchiavardato sul ponte mediante grossi bulloni, indicati dai cerchi rossi.

211
TAVOLA 125
TIPOLOGIE DI GRU DI CAPONE

B
A

C D

A) Gru di capone di vascello inglese decorata con testa di gatto, metà XVII secolo.
B) Gru di vascello di grandi dimensioni con braccioli laterali, metà XVIII secolo.
C) Gru con doppia cavatoia per pulegge, XVI-XVII secolo circa. Nell’anello veniva inserito il cavo del paranco.
D) Gru di capone con bracciolo inferiore di sostegno, metà XVIII secolo.
E) Gru di capone a braccio semplice per navi minori. A sinistra, braccio diritto; a destra, braccio inclinato.
212
ATTREZZATURE Manuale di architettura navale SCHEDA 54

Dispositivi per le ancore,


la gru del pescatore
er sistemare l’ancora in posizio-

P ne di navigazione, come detto,


veniva impiegata la gru di capo-
ne cui si affiancava, nei velieri di
maggiori dimensioni, un’ulteriore gru,
detta gru del pescatore.

Struttura del pescatore


Si trattava di un paranco, ossia di un si-
stema di bozzelli, collegati a un lungo
braccio che agganciava l’ancora nella zo-
na del diamante per disporla orizzontal-
mente e imbragarla saldamente quando il
vascello era in navigazione.
Il funzionamento della gru del pescatore è
ben illustrato nei disegni della tavola 127.
Il braccio, che per buona parte era nasco-
sto dentro la nave, era fissato sul ponte di
coperta con un anello di forma quadrata,
la stessa del braccio. Lungo la superficie
 Sulla prua della Victory, ancorata a Portsmouth, spunta
erano posizionati dei golfari attraverso i il braccio nero della gru del pescatore, dietro la gru di capone.
quali erano inserite delle funi che consen-
tivano di sollevare il braccio per posizionarlo, e quindi scandinave il fasciame veniva solamente inspessito,
per non danneggiare il parapetto, o per mantenerlo in sulle francesi il fasciame dell’opera morta era tutto a
trazione durante l’operazione di salpaggio dell’ancora. doppio strato con uno spessore complessivo pari a
La gru del pescatore assumeva disposizioni leggermen- quello degli incintoni. In taluni casi, si trova impiegato
te differenti nei vascelli continentali rispetto a quelli un supporto a forma di cuneo, la scarpa, con una gola
inglesi: le navi inglesi avevano una gru più lunga della in cui veniva inserita la marra (disegno C, tavola 128).
larghezza del ponte, mentre nei vascelli continentali il
braccio era più corto della larghezza del ponte. In en-
trambi i casi il braccio veniva posizionato a destra o a
sinistra a seconda dell’ancora che si stava salpando.
Nelle navi a vela di dimensioni ridotte la gru era assen-
te e il paranco era collegato all’albero di trinchetto.

Protezioni per le ancore


Dopo che l’ancora veniva traversata doveva essere as-
sicurata alla murata. Data l’enorme mole delle marre e
la forza del moto ondoso, queste ultime sbattendo e
sfregando sulla murata l’avrebbero rapidamente dan-
neggiata. Per proteggere quest’ultima, le diverse Mari-
ne adottarono soluzioni molto diverse, e non codifica-
bili con precisione, in funzione anche della tecnica
usata per traversare l’ancora e del modo di fissarla du-
rante la navigazione (vedi tavola 128).
Alcuni esempi: sulle navi inglesi veniva applicato un
 In questa riproduzione dell’Ambitieux, esposta alla mostra
pannello fra murata e parasartie, sotto il quale una zo- di modellismo di Saint Malo, la protezione per l’ancora
na del fasciame veniva inspessita con assi corte, in- è costituita da un pannello di tavole spesse e corte, applicato
chiodate all’esterno della murata; sulle navi olandesi e sulla murata nello spazio fra due sabordi (freccia blu).

213
214
TAVOLA 126

OPERAZIONE DI TRAVERSAMENTO DELL’ANCORA

Mentre la gru di capone teneva sollevata la cicala, il gancio del bozzello inferiore della gru del pescatore afferrava l’ancora
per il diamante in modo da portare il fusto in orizzontale.
TAVOLA 127
STRUTTURA DELLA GRU DEL PESCATORE
A

C D

E 2

G
F

6
5
4 7

A) Vista laterale di una gru inglese. B) Vista laterale di una gru continentale. C) Vista superiore del ponte
di coperta di un vascello continentale. D) Vista superiore del ponte di coperta di un vascello inglese.
E) Le tre proiezioni ortogonali del braccio della gru. F) Vista frontale e in sezione dell’anello
di fissaggio sul ponte. G) Gru in azione e sistema di paranchi.

1) Braccio a sezione quadrata. 2) Golfari per agganciare il braccio all’albero o al paranco per posizionarlo
e trattenerlo. 3) Insieme di funi che passavano attraverso i golfari per poter maneggiare il braccio.
4) Anello per bloccare il braccio sul ponte. 5) Anello in riposo. 6) Paranchi. 7) Gancio. 8) Ponte.
215
216
TAVOLA 128

SISTEMI DI PROTEZIONE PER LE ANCORE (VISTA FRONTALE E IN SEZIONE)


A B

C D

A) Tavole di ispessimento che proteggevano parte della fiancata e delle lande che si trovavano nella traiettoria dell’ancora.
In caso di danneggiamento era più semplice sostituire queste che l’intero corso di fasciame (vascello del 1741 circa).
B) Situazione in cui le tavole di protezione arrivavano fino al parasartie (vascello del 1760 circa).
C) Il sistema di protezione della murata è qui costituito da un cuneo, la scarpa, entro cui è ricavata una gola che ospita
la marra dell’ancora (Victory, 1804).
D) In questo esempio, la protezione più spesso utilizzata per gli ancorotti giungeva a sormontare il parasartie e arrivava all’altezza
del capodibanda perché la marra dell’ancorotto veniva agganciata sopra al corrimano (vascello da 80 cannoni, 1808 circa).
Istruzioni di montaggio SCHEDA 43
Listelli di rivestimento esterno
A
43A Recupera gli elementi per il pagliolato
forniti nel fascicolo 42. Incastrali
gli uni negli altri in modo da ottenere
un nuovo pezzo di forma quadrata.

1
B

1. Listelli da 2x5x250 mm

43B Fai cadere una goccia di colla


su ciascuna intersezione, in modo
da irrigidire l’insieme. Tieni da parte
il pagliolato perché lo userai più avanti.

43C Immergi nell’acqua tiepida un listello,


per ammorbidirlo ed evitare che si spezzi.
Aspetta qualche minuto e, dopo averlo
tirato fuori dall’acqua, asciuga l’eccesso
di liquido con un panno di stoffa.
Appoggialo sulla chiglia nella posizione
corretta e usa delle mollette per fargli
assumere la curvatura necessaria.
Togli le mollette e, con la colla a contatto,
attaccalo sulla scafo: deve sormontare
il listello sottostante e oltrepassare
appena la falsachiglia (freccia rossa).

43E Con una limetta per unghie


di metallo, ritocca il bordo del listello,
in modo da livellarlo il più possibile
con il ponte di bompresso.
43D Taglia l’eccedenza del listello nella zona della falsachiglia, lasciando il solito spazio Lavora lentamente e con delicatezza,
di 5 mm. Regola anche l’altezza a livello del ponte di bompresso, usando il tagliabalsa. per non rovinare la superficie del ponte.

85
43
F G

43F Continua ad adattare l’ultimo listello installato. Incidi 43G Aggiungi i listelli necessari a completare la striscia,
e asporta la porzione che ostruisce le aperture delle feritoie. oltrepassando lo specchio di poppa. Quindi taglia l’eccedenza
a filo della poppa e libera le feritoie usando il tagliabalsa.

H I

43H Applica un nuovo listello, fissandolo solo con della colla 43I Incolla ancora altri due listelli, dopo quello installato
a contatto, nella zona messa in evidenza dalle frecce rosse. nella fase H, in modo da completare la fila.

J K
43K Ecco conclusa la sessione
di montaggio. Come d’abitudine,
metti da parte i materiali avanzati
in attesa di utilizzarli in futuro.

43J Incidi ed elimina la porzione dei listelli che ostruisce


parzialmente le feritoie (foto di dettaglio). Con una limetta
leviga la zona di taglio. Infine, accorcia il listello incollato
sulla prua, pareggiandolo alla paratia di bompresso.

86
Istruzioni di montaggio SCHEDA 44
Un’ancora e altri elementi

1 65
mm
3
4 30
mm
2
44A Usa il seghetto e dividi il listello
1. Cannoni della terza batteria – 2. Affusti di cannoni della terza batteria di noce in segmenti che ti serviranno
3. Tondino d’ottone da 3x100 mm – 4. Listello di noce da 2x6x300 mm per costruire il ceppo dell’ancora: due
5. Fusto di un’ancora lunghi 65 mm e quattro lunghi 30 mm .

C B
44B Appoggia sul piano di lavoro
uno dei segmenti da 65 mm e traccia
con la matita, al centro del pezzo,
due linee distanti fra loro circa 3 mm.

44C Recupera i 4 segmenti da 30 mm e incollane due


per lato a fianco delle linee che hai appena tracciato.
Stai attento ad allineare perfettamente tutto l’insieme.

D E
44E Introduci il fusto dell’ancora nell’apertura del ceppo
e verifica che lo attraversi senza ostacoli.

44D Applica l’altro pezzo da 65 mm,


in modo da chiudere il lato lungo del ceppo.

87
44
F G H

mm
20

44F Prendi il lisciatoio e passalo 44G Osserva la foto con attenzione: 44H Ecco come deve risultare il ceppo
su tutte le superfici del ceppo, in modo devi impiegare il seghetto per smussare al termine dell’intervento. Leviga le zone
da eliminare ogni eventuale dislivello. gli angoli del ceppo (sagoma bianca), di taglio con della carta abrasiva a grana
eliminando una striscia di legno fine e metti da parte il pezzo perché
della misura indicata. lo dovrai usare solo in seguito.

44I Capovolgi la chiglia e appoggiala


sul piano di lavoro.
Usa il tagliabalsa per eliminare
le eccedenze dei listelli che sporgono
in quella zona e pareggiarli alla curvatura.

J K

44K La copertura dello scafo della tua Soleil Royal


44J Con una lima metallica a grana media pareggia procede un passo alla volta. Metti da parte i materiali
i profili dei listelli (freccia a destra) con gli elementi avanzati in attesa di adoperarli nelle prossime sessioni.
di raccordo fra lo specchio di poppa e l’ultima ordinata.

88
Istruzioni di montaggio SCHEDA 45
Listelli di rivestimento esterno
A
45A Recupera il ceppo dell’ancora,
allestito nella scheda 44. Ricoprilo
tutto con uno strato di vernice
e attendi che si sia essiccato.

1. Listelli di rivestimento da 2x5x250 mm

C B

45C Taglia la testa di un chiodo con un tronchesino,


per adattarlo alla profondità del foro sul ceppo. Cospargi
di colla cianoacrilica la punta del chiodo e assesta qualche 45B Prendi la fascetta d’ottone fornita con il fascicolo 44
colpo con martelletto in modo da bloccare la fascetta sul ceppo. e appoggiala sul ceppo, nella posizione evidenziata sopra.
Con un trapano a mano pratica un foro, sull’estremità
D della fascia, largo a sufficienza per infilarvi un chiodino.
Il foro deve proseguire nel ceppo per circa 3 mm.

45E Applica sul ceppo


45D Piega la fascetta intorno al ceppo e tagliala a misura, altre tre fascette.
in modo che l’estremità libera si congiunga con quella Per la posizione fai
inchiodata nella fase precedente. Fissa con un chiodino riferimento alla foto F.
anche questa estremità, come evidenzia la foto di dettaglio.

89
45
F G 45G Recupera il fusto
dell’ancora fornito
con il fascicolo 44.
Introducilo nel foro
del ceppo, orientando
verso l’alto la faccia
con i chiodini.
Distribuisci qualche
goccia di colla sui due
pezzi e metti da parte
l’ancora così completata.

45F Questa immagine evidenzia il risultato che devi


ottenere dopo aver attaccato le fascette sul ceppo.

H I

45H Dedicati ancora alla copertura della fiancata. 45I Completa la striscia attaccando un terzo listello
Applica e fissa con la colla altri listelli sopra alla fila che oltrepassi lo specchio di poppa.
installata nell’ultima sessione di lavoro. Poi taglia l’eccedenza a filo dello specchio con il seghetto.

J K

45J Concludi la messa in opera della striscia


eliminando con il tagliabalsa la porzione dei listelli
che chiude parzialmente le feritoie. Leviga i bordi 45K La sessione di lavoro è così conclusa. Tieni da parte
del taglio con una limetta per unghie di metallo. l’ancora e i pezzi avanzati: li impiegherai in futuro.

90
Istruzioni di montaggio SCHEDA 46
Cannoni e relativi affusti
A
46A Ricoprirai ora la parte inferiore dello scafo:
applicherai i listelli partendo dalla falsachiglia,

risalendo poi verso le feritoie.
Recupera alcuni listelli avanzati
3 in precedenza e immergili
nell’acqua tiepida per ammorbidirli.
2 Usa la colla a contatto
per fissarne uno che,
a partire dal centro
1 della quinta
ordinata,
superi
la prua.
1. Cannoni – 2. Affusti di cannoni – 3. Chiodini

46B Ti accorgerai che il listello tenderà a deviare verso il centro


nella zona della prua e non a combaciare con la falsachiglia.
Questo è perfettamente normale, data la curvatura della prua.
Aiutati, fissando il pezzo con alcuni chiodini nelle zone che
coincidono con un’ordinata o con un rinforzo dell’ordinata. 46C Taglia il listello a livello della falsachiglia di prua,
conservando lo spazio di 5 mm lasciato vuoto al momento
della posa del rivestimento sulla zona intermedia dello scafo.

D E
46D Prepara un segmento che vada dal centro 46E Disponi un ultimo listello che, dal centro dell’ottava
della quinta al centro dell’ottava ordinata. ordinata, oltrepassi la poppa. Più ti avvicini alla poppa,
Fissalo con colla a presa rapida e chiodini.
8ª maggiore è la pressione che devi esercitare sul listello
Fai sempre in modo che i listelli siano 8ª perché resti aderente al profilo della falsachiglia.
perfettamente incollati alle ordinate In questa zona non servono chiodini,
e tra di loro. è sufficiente la colla a presa rapida
e qualche semplice spillo
per mantenere
momentaneamente
in tensione il listello.

91
46
F G

46F A fianco del primo, incolla un altro listello che, dal centro 46G Aggiungi, impiegando sempre la colla, un nuovo listello:
della quarta ordinata, oltrepassi appena la prua. Usa qualche deve andare da metà della quarta a metà della settima
chiodino per fissarlo e sagomalo con il tagliabalsa come in foto. ordinata. Completa il fissaggio adoperando qualche chiodino.

H
7ª 46H Prosegui la copertura con altri pezzi:
uno (A) da metà della settima
9ª a metà della nona ordinata
A e un altro (B) che da questo punto
oltrepassi la poppa.

46I Adopera il seghetto nella zona di poppa per accorciare


i listelli a filo della falsachiglia. Gli spazi vuoti tra i pezzi
J devono rimanere tali, almeno per il momento.

46K Ecco come


si presenta la prima
fascia di rivestimento
disposta sulla falsachiglia.
Tieni da parte i pezzi rimasti
in attesa di impiegarli in futuro.
46J Disponi lo stesso numero di listelli, in modo simmetrico,
sull’altro lato dello scafo. La freccia indica lo spazio vuoto
di 5 mm che deve rimanere al centro della falsachiglia.

92
Istruzioni di montaggio SCHEDA 47
Listelli di rivestimento
A

1. Listelli da 2x5x250 mm

B 47A Prosegui ora il rivestimento della parte superiore


del vascello. Applica un listello a partire dalla prua,
accostandolo a quello sottostante. Attenzione:
in questa zona non devi usare i chiodini ma solo la colla.

C
47C Concludi
la striscia
con un terzo
pezzo. Taglia
l’eccedenza a filo
dello specchio
di poppa,
con il seghetto.

47B Aggiungi un altro segmento, spostandoti verso la poppa.


47D Lavorando sempre sullo stesso
fianco, applica una nuova fila di listelli
D sulla precedente. Lascia sempre
che il listello applicato a prua
sia abbondante: in questa zona
del modello è più facile, e quindi
preferibile, eliminare un’eccedenza
invece che fare un’aggiunta.

47E Taglia l’eccedenza del listello


di prua a filo della prima ordinata.
Poi, con una lima piatta o il lisciatoio,
pareggia tutto l’insieme.

93
47
F G

47G Lavora sull’altro lato della nave procedendo con una nuova
47F Completa la striscia a poppa con un ultimo listello. fila di listelli. Applica i primi due a partire dalla prua.
Infine elimina l’eccedenza con il seghetto.

I
H

47I Aggiungi un’altra fila di listelli


sopra quella applicata nelle fasi G e H,
pareggia con il seghetto le eccedenze a prua e a poppa.
Adesso, sulle due fiancate deve essere fissato
lo stesso numero di listelli.
47H Concludi la striscia con un terzo
elemento, raggiungendo la poppa.
Pareggialo con il seghetto allo specchio. K
47K Terminata questa sessione di montaggio,
lo scafo della tua Soleil Royal assume
l’aspetto della foto. Conserva con cura
i pezzi avanzati: li utilizzerai in futuro.

47J Adopera il lisciatoio per rendere


omogeneo il profilo dei listelli, applicati
a poppa, con la sagoma dello specchio.

94
Istruzioni di montaggio SCHEDA 48
Un’ancora e altri elementi
A

5
1

3
2 4
48A Usa il seghetto per ricavare dal listello di noce 2 segmenti
lunghi 65 mm e altri 4 di 30 mm. Stendi della colla a contatto
1. Cannoni – 2. Affusti di cannoni – 3. Fascetta e fissa i pezzetti per formare il ceppo, facendo riferimento
d’ottone da 3x100 mm – 4. Listello di noce anche alle fasi della sessione di montaggio della scheda 44.
da 2x6x300 mm – 5. Fusto di un’ancora Con il seghetto taglia i quattro angoli del ceppo.
Usa il lisciatoio per conferire al ceppo la sua forma finale.
C
B

48C Adatta la lunghezza del chiodino tagliandolo. Disponi 48B Prendi la fascetta d’ottone e appoggiala sul ceppo,
una goccia di colla cianoacrilica e assesta qualche colpo leggero come mostra la foto. Con la punta di un trapano pratica
con un martelletto, in modo da unire bene la fascetta al ceppo. un foro sufficientemente ampio da poter inserire un chiodino
e profondo circa 3 mm (deve attraversare la fascetta).

D E

48E Realizza con lo stesso


metodo altre tre fasciature.
Disponile sul ceppo come
evidenziato nel riquadro.

48D Avvolgi la fascetta intorno al ceppo e tagliala in modo


che le due estremità si congiungano. Quindi pratica un altro
foro e fissa l’altra estremità della fascetta con un chiodino.

95
48
F G
48G Recupera
5ª lo scafo e prepara
alcuni listelli
per proseguire
il rivestimento:
immergili nell’acqua
tiepida per farli
ammorbidire,
quindi asciugali.
Incolla il primo
segmento sulla prua,
cominciando
dal centro
della quinta ordinata
48F Infila il fusto dell’ancora all’interno e oltrepassando
del foro del ceppo, cospargendo prima la falsachiglia
con un poco di colla le zone di contatto. nella zona di prua.
I chiodini che fissano le fascette d’ottone Quindi fissalo
devono essere orientati verso l’alto. con dei chiodini.
Riponi il pezzo così completato.

H I


48I Concludi la posa dei listelli aggiungendone un terzo


che, dal centro dell’ottava ordinata, oltrepassi la falsachiglia
48H Aggiungi un altro listello che vada dal centro della quinta nella zona di poppa. Fissalo con dei chiodini ed elimina
al centro dell’ottava ordinata. l’eccedenza, accorciandolo a filo della falsachiglia.

J K
48K La sessione di montaggio
è così conclusa. Tieni da parte
i pezzi avanzati per il futuro.

48J Applica una striscia di listelli anche sull’altro


fianco dello scafo in modo che il rivestimento
risulti sempre simmetrico su entrambi i lati.

96
Istruzioni di montaggio SCHEDA 49
A
Listelli di rivestimento 4ª

1. Listelli da 2x5x250 mm
49A Prosegui la copertura dello scafo applicando il primo
listello sulla zona della prua. Fissa il pezzo, che deve essere
lungo dal centro della quarta ordinata fin’oltre
C la falsachiglia, prima con la colla poi con alcuni chiodini.
49C Per completare la striscia, applica un ulteriore
segmento che oltrepassi la poppa, poi pareggialo
all’ultima ordinata con il seghetto. B


D
49B Incolla un nuovo listello, proseguendo verso poppa,
fino a raggiungere il centro della settima ordinata.
Infine, un terzo listello deve coprire la porzione
fra il centro della settima e il centro dell’ottava ordinata.
E
49E Prendi un segmento che sia lungo tanto
quanto lo spazio tra il centro della quarta
8ª e il centro della quinta ordinata e incollalo.
Con un altro copri la porzione
tra il centro della quinta
e il centro dell’ottava.


49D Lavora sullo stesso lato dello scafo e comincia una nuova
fila di listelli. Sali verso l’alto, incollando il primo segmento
sulla prua e sagomandolo alla curvatura, come indicato
nella foto. Ricorda sempre di applicare i listelli in modo
che sporgano a prua: in questa porzione dello scafo infatti
è più agevole tagliare le eccedenze che aggiungere materiale.

97
49
F G

49F Passa ora all’altro fianco del vascello e disponi altrettanti 49G Passa il lisciatoio, con movimenti regolari, sui listelli
listelli in modo da rendere simmetrico il rivestimento. che ricoprono la poppa: pareggiali all’ultima ordinata.

H I

49H Applica un nuovo segmento, per proseguire la striscia 49I Con un altro listello completa la fila e pareggia l’eccedenza
cominciata nella fase E: parti dal centro della quarta ordinata all’ultima ordinata di poppa, impiegando di nuovo il seghetto.
e oltrepassa la prua. Accorcia il listello a filo della falsachiglia.
Ripeti dall’altro lato per ottenere un risultato simmetrico.

J K

49J Con un ultimo listello, concludi il rivestimento anche 49K Ecco la porzione dello scafo ricoperta in questa sessione
sull’altro lato. Pareggia il pezzo all’ordinata terminale. di lavoro. Tieni da parte i listelli avanzati: li userai in futuro.

98
Istruzioni di montaggio SCHEDA 50
Elementi di una scaletta
A

1 5
B 4

4ª 3
2
21. Cannoni – 2. Affusti di cannoni
A 3. Gradini da 1x4x100 mm
4. Montanti della scaletta – 5. Chiodini

B
50A Riprendi il rivestimento dello scafo applicando due listelli
che coprano lo spazio che va dalla prua alla quarta (A)
e poi alla settima ordinata (B). Accostali bene ai segmenti
già posati e fissali con cura alle ordinate.

B A

D 8ª

C
50C Capovolgi lo scafo e prosegui la copertura della zona
delle feritoie per i cannoni. Incolla un listello dalla prua verso
il centro (A) e un secondo dal centro verso la poppa (B).

50B Usa un avanzo di listello (C) per coprire la porzione


fra la settima e l’ottava ordinata, quindi con un ultimo pezzo
(D) rivesti lo scafo fino a oltrepassare un po’ la poppa. Dopo
aver inchiodato i listelli, taglia l’eccedenza a filo dello specchio
ed esegui le stesse operazioni sull’altro lato della carena.

D
50D Applica
un listello finale (C)
per completare
la striscia. Elimina
C l’eccedenza a filo
dello specchio
di poppa con
il seghetto e ripeti 50E Sali verso il ponte aggiungendo una nuova striscia
B il rivestimento di listelli. Applica il primo in modo che sporga un poco
anche dall’altro lato dalla prua e verifica, come sempre, che combaci il più possibile
dello scafo. con il bordo superiore del listello sottostante.

99
50
F G

50F Recupera il tagliabalsa ed elimina l’eccedenza dei listelli 50G Usa altri due listelli per terminare la striscia e raggiungere
che chiude parzialmente le feritoie dei cannoni. la poppa. Se una porzione dei listelli dovesse ostruire le feritoie,
usa di nuovo il tagliabalsa per riaprirle.

H I

50H Procedi verso l’alto applicando una nuova fila. Il primo 50I Con altri due listelli termina la fila e oltrepassa lo specchio
listello deve rivestire lo spazio tra la prua e l’ottava ordinata. di poppa. Con il tagliabalsa libera le feritoie dalle eccedenze.

J K
50K Ecco come si presenta
lo scafo al termine di questa
sessione di lavoro. Conserva
i materiali avanzati, in attesa
di impiegarli in futuro.

50J Passa ora una lima piatta lungo


i bordi di tutte le feritoie, sia da un lato
sia dall’altro del vascello.

100
Istruzioni di montaggio SCHEDA 51
Listelli di rivestimento
B

1. Listelli di rivestimento da 2x5x250 mm

51B I tasselli
A quadrati che hai
preparato servono
da fondo alle feritoie C
dei cannoni e devono
essere applicati lì,
passando dall’interno
dello scafo. Cospargi
di colla a presa
rapida il bordo
dei pezzi, come
indicato nella foto.
51A Recupera i tasselli quadrati forniti
con le uscite 24, 25, 26, 31, 33, 36
e lì denominati cornici delle feritoie
dei cannoni. Stacca i pezzi dalla plancia, 51C Comincia
incidendo con il tagliabalsa il bordo a introdurre i tasselli
dei quadretti. Quindi levigali chiudendo le feritoie
con della carta abrasiva a grana fine. più in basso. Verifica
che i quadretti
restino ben aderenti
D alle aperture.

51D Quando la feritoia coincide


con un’ordinata, applica un tassello
in ciascun lato, in modo da completare
del tutto la chiusura.

51E Quando sei arrivato al ponte,


lascia libere le sei feritoie centrali.
Questa foto mostra l’aspetto
complessivo dello scafo
con le feritoie chiuse e le 6 aperte.

101
51
F G

51F Adesso passa sull’altro fianco della nave e chiudi 51G Dedicati ancora al rivestimento dello scafo, salendo verso
le feritoie anche qui, lasciando libere le sei centrali superiori. il ponte. Applica una fila di listelli partendo dalla prua,
come indicato nella foto. Utilizza sempre la colla a presa rapida.

H I

51H Aggiungi altri elementi e raggiungi la zona della poppa. 51I Impiega il tagliabalsa per eliminare eventuali eccedenze
dei listelli che ostruiscono le sei feritoie centrali. Concludi
l’operazione levigando i bordi con una limetta per unghie.

J K
51K La sessione di lavoro è così terminata.
Metti da parte il materiale avanzato,
perché lo impiegherai in seguito.

51J Applica la stessa quantità di listelli sull’altro fianco


dello scafo, in modo che il rivestimento risulti simmetrico.

102
Istruzioni di montaggio SCHEDA 52
Due ancore e altri elementi
A
5

1 3
65
m 2 4
m
21. Anellini diam. 8 mm – 2. Cordino marrone
diam. 1,5 mm – 3. Fascette d’ottone da 3x100 mm
4. Listelli di noce da 2x6x300 mm
30 5. Fusti di due ancore
m
m

52A Prendi i listelli di noce e ricava con il seghetto C


due segmenti da 65 mm e quattro da 30 mm.
I pezzi ti serviranno per comporre i ceppi delle ancore.

52C Applica della colla a presa rapida e fissa i 4 segmenti


da 30 mm su quello da 65. Disponine due per lato, lasciando
libera la fascia centrale da 3 mm, e allineandoli con i bordi
esterni del listello di base.

52B Usando un righello e una matita E


definisci al centro di uno dei segmenti 52E Usa il seghetto per eliminare alcune porzioni
da 65 mm una fascia larga circa 3 mm. dei listelli e dare forma al ceppo.
La sezione centrale, diritta, deve essere
larga circa 20 mm (vedi foto).
Leviga di nuovo i bordi di tutto
D il ceppo e vernicialo.

m
m
52D Recupera un altro segmento 20
da 65 mm e chiudi l’insieme come
illustrato nell’immagine. Con il lisciatoio
leviga tutta la superficie, in modo
da eliminare eventuali dislivelli.

103
52
F G

52F Prendi una fascetta d’ottone e impiegala per stringere 52G Usa il tronchesino per tagliare il gambo di un chiodino,
il ceppo quattro volte come mostra la foto J. Appoggia in modo che si adatti alla profondità del foro sul ceppo.
un’estremità della fascetta sul ceppo. Con una sottile punta Cospargi con un poco di colla cianoacrilica il chiodino e fissalo
di trapano pratica un foro che sia profondo circa 3 mm. nella fascetta, assestando leggeri colpi con un martelletto.

H 52H Avvolgi I
la fascetta
intorno al ceppo,
perché combaci
con l’estremità
già inchiodata.
Togli l’eccedenza
col tronchesino
e fissala con un
nuovo chiodino.
Nella foto piccola
puoi verificare
come risulta
a lavoro finito.
52I Seguendo lo stesso
procedimento realizza altre
tre fasciature. Rispetta
le distanze tra ciascuna,
come evidenzia la foto J.

J K

52J Costruisci anche un secondo ceppo


con il listello avanzato. Utilizza la foto
per definire la spaziatura corretta
tra una fascetta e l’altra.

52K Fai passare i fusti delle due ancore all’interno dei fori e metti da parte
il tutto. Conserva i materiali avanzati in attesa di utilizzarli in futuro.

104
Istruzioni di montaggio SCHEDA 53
Alcuni listelli di rivestimento
A

1. Listelli di rivestimento da 2x5x250 mm

B
53A Riprendi il rivestimento dello scafo, posizionando
un primo listello che dal centro della quarta ordinata
oltrepassi la falsachiglia di prua.

53C Applica C
un altro listello,
a ridosso del primo,
che arrivi al centro
della settima 4ª
ordinata.
Ferma con un chiodo
le estremità dei due
listelli sulla quarta
ordinata (cerchietto
rosso nella foto).

53B Recupera alcuni chiodini. Usa il piantachiodi per fissare


con questi il listello. Alla fine, elimina l’eccedenza a prua
come di consueto.

D E



53D Rivesti anche lo spazio fra i centri
della settima e dell’ottava ordinata.

53E Con chiodi e martelletto, fissa


un ultimo segmento dal centro dell’ottava
ordinata fino a oltrepassare l’ultima.
Nella zona poppiera le ordinate iniziano
a incurvarsi e si creano dei vuoti fra i listelli
che dovrai riempire con dei cunei.

105
53
F G
7ª 4ª

53F Comincia una nuova fila di listelli: disponi il primo 53G Sotto la fila applicata nella fase F, disponi un altro
dalla terza alla sesta ordinata e un altro dalla sesta elemento che dal centro della quarta ordinata superi
al centro della settima. la falsachiglia di prua. Lavorando in questo modo
è rimasto uno spazio vuoto (freccia rossa) che chiuderai dopo.
H
I
53I Prosegui
la fila
inchiodando

un listello
che vada
dal centro
della quarta
al centro
della sesta
ordinata. 4ª

53H Usa il seghetto per eliminare l’eccedenza


e far corrispondere l’estremità del listello alla falsachiglia.
Ricorda che la fascia rimasta libera (tratteggiata in rosso
nell’immagine) dovrà accogliere il dritto di prua.

J K


53K Ecco la tua Soleil Royal al termine di questa sessione
di montaggio. Riponi i listelli avanzati.

53J Concludi la fila fissando un segmento che vada dal centro della sesta al centro della nona ordinata. L’estremità
di questo listello, come mostra l’immagine, si trova a contatto delle strisce adiacenti, mentre al centro rimane una zona vuota
a forma triangolare. Lavora sull’altro fianco dello scafo e rivestilo fino allo stesso livello, in modo che risultino simmetrici.

106
Istruzioni di montaggio SCHEDA 54
Elementi di una scaletta
A

5
mm
35
mm
65
1 2 4
3
1. Montanti della scaletta – 2. Gradini da 1x4x100 mm
3. Listello di noce da 2x4x300 mm – 4. Listello
di noce da 5x5x300 mm – 5. Chiodini
54A Con il listello quadrato (n. 4 nella foto accanto) realizzerai
le bitte per gli alberi di mezzana e di trinchetto. Utilizza
il righello e la matita e traccia delle linee in modo da definire
un segmento da 65 mm, uno da 35 mm e quattro da 18 mm.
C

B
1
m
18 m
m
m 18 m
18 m

A B

54B Prendi un seghetto e dividi in due parti il listello quadrato: 54C Userai i pezzi da 18 mm (indicati con 2, nella foto B)
il pezzo 1 è lungo 100 mm (65 + 35 mm), il pezzo 2 è lungo 200 per creare i montanti delle bitte degli alberi. Su ciascuno di essi
mm (4 segmenti da 18 mm e un avanzo di 128 mm). traccia con la matita i due segni evidenziati dalle frecce:
A si trova a 5 mm dall’estremità del listello, B ad altri 5 da A.

D E
54D Impiega un tagliabalsa ben affilato per ricavare una tacca,
basandoti sui segni di matita. La tacca dovrà essere profonda
fino a metà del montante. Procedi eliminando un truciolo
alla volta per non danneggiare il pezzo.

54E Rifinisci la superficie della tacca


con una piccola lima piatta.

107
54
F G

54F Sagoma ciascuna faccia dell’estremità del montante con 54G Dopo che hai concluso la sagomatura, taglia il listello
un incavo triangolare. Serviti di un tagliabalsa o di una lima in modo che il segmento appena lavorato risulti lungo 18 mm.
triangolare. Prima di cominciare osserva le foto successive.

H I

35 mm 65 mm

54I Utilizzerai i segmenti lunghi 35 e 65 mm per


realizzare le pazienze (ossia gli elementi orizzontali
di raccordo delle bitte). Sagoma le estremità con incavi
triangolari, come hai fatto per i montanti, e da ultimo
54H Ripeti le stesse operazioni per ottenere quattro montanti leviga i segmenti con carta abrasiva a grana finissima.
uguali, lunghi 18 mm. Levigali poi con un pezzo di carta Nell’immagine sono presentate le pazienze finite.
abrasiva a grana finissima o con il lisciatoio.

K
J

54J Cospargi con della colla a presa


rapida le zone di contatto e applica
i montanti sulle pazienze nella posizione
indicata dalle frecce nella foto. Stendi
della vernice trasparente sulle due bitte. 54K La sessione di lavoro è così conclusa.
Metti da parte i materiali avanzati in attesa di utilizzarli in futuro.

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