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ARCHI VIO

STORIC O SARDO
EDITO DALLA SOCIETÀ STORICA SARDA

VOLUME XIX - Fase. I - Il.

CAGLIARI
TIPOGRAFIA GIOVANNI LEDDA
1935 - Xlii
ARCHIVIO
STORICO SARDO
EDITO DALLA SOCIETÀ STORICA SARDA

- -··- -

VOLUME XIX - Fase . I - Il.

CAGLIARI
TIPOGRAFIA GIOVANNI LEDDA
1935 - Xlii
STEMMA DELLA FAMIGLIA ARQUER.

Copia esistente 11ell'Archivio Storico Nazio11ale 111 Madrid.


MEMORIE E DOCUMENTI

SIGISMONDO ARQUER

PREFAZIONE

Nell'auto da fè che si tenne a Toledo nel secondo giorno


della Pasqua di Pentecoste del 1571, lasciò la vita il giureconsulto
cagliaritano Dottor Sigismondo Arquer, condannato dal Sant'Uf-
ficio per aver professato dottrine luterane.
La fine miseranda di questo cittadino, che occupò l'alta carica
di Avvocato Fiscale 'nel Regno di Sardegna, dovette produrre
nella cattolicissima Cagliari una penosa impressione, se gli storici,
dal Fara al Manna, si asttnnero dall'accennare al drammatico
evento, come se essi fossero an cora atterriti dall'atroce supplizio
e dalla palese ingiustizia.
Non potendosi discutere senza andar incontro ;:ille censure e
all'ostilità dell'Inquisizione, si preferì tacere non solo il fatto e le
vicende che vi diedero luogo, ma lo stesso nome dell'Arquer, al
quale, per l a sua dottrina giuridica e per aver illustrata la Sar-
degna in una pregevole monografia che precedette le opere più
complete del Fara , non si sarebbe potuto negare il posto che
gli competeva fra gli scrittori sardi. (I)
Fu il letterato Domenico Simon che per primo tr·asse dall'oblio
il suo nome, divulgando il compend io inserito nella Cosmografia
Universale àel Milnster, mediante ristampa eseguita a Torino nel
1788, ma fu solo dopo la pubblicazione dell' Historia Critica de
la lnquisicion de Espana del LHORENT che si potè conoscere la

(I) Pochi e ostili cenni allo scritto dell'Arquer si hanno negli Anna/es Sar·
diniae del R. P. F. SALVATORE VITALE - Firenze 1639.
4 DIONIGI SCANO

fine miseranda dell' Arquer e l'accusa di luteranismo, per la quale


venne condan nato.
Il Martin i e il Tola, per la biografia delF Arquer , si servirono
degli accenni del Lhorent, mentre il Pillito portò nuovi elementi
desunti dall'Archivio ili Stato di Cagliari, dei quali si valse anche
il Manzi per il suo opuscolo, Sigismondo Arquer, che non ag·
giunse aLcunchè di nuovc1 e che ha il torto della tesi aprioristica
di un Arquer libero pensatore.
Nel 1890 il Rettore Jell'Università di Cagliari, sapendo che
gli atti dell'Inquisizione di Toledo erano nell'Archivio di Alcalà de
Henares, s'adoperò per aver copia dei documenti più importanti
del processo contro l'Arquer, ma il lodevole tentativo non riuscì
per ragioni che ignoro. Il Comm. Dott. Silvio Lippi, benemerito
direttore del R. Archivio di Stato, fece trarre copia di alcune pa·
gine degli atti di tormento e le pubblicò nella Piccola Rivista
del 1899 ed infine il Can. Prof. Damiano Filia nella sua Sardegna
Cattolica, ch'è lo studio più completo che oggi si abbia su lle vi·
cende religiose dell'isola, coordin ò tutti questi elementi, metten .
doli acutamente in correlazione colle lettere dell'arcivescovo Don
Antonio Parragues de Castilleio, contemporaneo dell'Arquer.
All'Archivio Storico Nazionale di Madrid, dove era stato tra·
sportato il materiate archivistico di Alcalà, mercè l'interessamento
del suo illustre direttore, Don Joaquin Gonzales, mi fu possibile
avere in visione ·gli alti del pr0cesso e farne trarre copia dei più
importanti. Questi atti f·ormano due grossi fascicoli colla seguente
intestazione:

TOLEDO (INQUISICION DE)


HEREGIA
(CONSTA ESTE PROCESSO DE SETECIENTO CINQUENTA
E TRES FOLIOS Y UN ESCUDO)
LUTERANISMO
ARQUER ( DOCTOR SIGISMUNDO) NATURAL DE CALARIS
EN CERDENA, QUE HIZO SUS ESTUDIOS EN LA UNIVER-
SIDAD DE PISA
SU CAUSA SOBRE
HABER PROPAGADO EN ESPANA PROPOSICIONES HERÈTICAS
DE LOS LUTERANOS V DE MUNSTERO.
ANOS 1563 - 1565 A 1571
AHN INQUJSICION
SIGISMONDO ARQUER 5

L ' incartamento contiene oltre millecinquecento pagine di scrit-


tura fittissima, la di cui copia, anche per la difficoltà di trascri-
zione, non potrebbe richieder.e meno di parecchi anni di lavoro:
sono interrogatori, verbali d'inchieste, lettere informatorie, dedu -
zioni e controdeduzioni che le formule procedurali spagnole r.e-
sero ancor più prolisse, ma il nucleo principale è. costituito dai
memoriali dell'Arquer, uno dei quali, certamente il più importante
per le vicende cagliaritane. ho ritenuto utile allegare a questo
studio.
La lettura di questi documenti conferma quanto si potè de-
durre da quel poco che si conosceva: l'auto da fè dell' Arquer fu
ì1 tragico epilogo di lotte che dilaniarono Cagliari, a partire dal
1535, e per oltre u11 trentennio 1 e la pretesa propagirnda lutera-
nea non fu che un pretesto, di cui si servì la classe nobiliare
per disfarsi di un terribile avversario.
E' tutto un retroscena che mette in fosca luce un periodo
fin 'ora avvolto nell'oscurità: ogni mezzo si ritenne lecito per con-
servare il prestigio e la potenza di olcune famiglie. minacciate
spesso a torto, ma più sovente a ragione, dalle superiori esigenze
di giustizia e di governo, delle quali fu interprete irriducibilP- l'av-
vocato fiscale Dottor ·Sigismnndo Arquer.
Queste competizioni si svolsero nell'isola con aspetti cosi
violenti quali non si riscontrano in alcun altro periodo della nostra
storia: le insinuazioni. le diffamazioni e i processi non furono che
forme attenuate di queste lotte che raggiunsero un diapson dolo-
roso con le vergate al consigliere terzo della città, con le accuse
di stregoneria al vicerè Cardona. con il ·sagrificio dei sentimenti
più delicati di deboli donne, costrette ad unioni non desiderate
per salvare situ azioni dolorose; lotte che poi si elevarono ad una
tragicità mai superata coll'assalto al Convento di San Domenico,
coll'assassinio dell'inerme Gerolamo Selles, coll'avvelenamento
del maestro razionale Francesco Ram, e finalmente colla diabo-
lica trama che condusse Sigismondo Arquer al rogo di Toledo.
Questi tragici avvenimenti, ch'ebbero per sfondo le città di
Cagliari e Sassari, tenute in continuo stato d'agitazione dalle fa-
miglie più cospicue, furono rese più emozionanti per la parteci·
pazione del clero, con i canonici a capo, in contrasto violento
con i loro vescovi.
La narrazione alla quale mi accingo ha una cer ta affinità
colle storie e colle biografie· romanzate, delle qualì oggi si com-
6 DIONIGI SCANO

piace il pubblico, ma ciò che può esservi di romanzesco è insito


nei fatti quali risultano dall e carte d'archivio e non nella fantasia
dell',autore che non aggiunse niente del suo e non volle assidersi
in cattedra per trinciar giudizi su cose e su persone. E perchè
ciò risulti chiaramente ho voluto . anche a costo di passar per
un sacc:ente noioso - correda r e la narrazione con numerosi ri-
chiami alle fonti, quasi esclusi vamente archivistiche.
Fra queste fonti la più completa è indubbiamente il memo-
ria le difensivo che l'Arquer scrisse nel carcere di T oledo e pre·
sentò agli inquisitori. Ho detto memori<1 difensiva, ma più pro-
priamente avrei dovuto dire tremendo atto di accusa, nel quale
passano sotto la sua sferza gl i · Aymerich, gli Aragall, i De Sena,
i Zapata, i Torrellas, i Fogondo, i Carillo, i Comprat, i Nin, i
Manca, i Cariga, i Bellit, i Gualbes, i Pastor, i Zatrillas, e cioè
i maggiori esponenti della nobiltà e con essi l'orda famelica dei
legali Campfullos, Fabra, Bonfill. Serra, Peiron, Cebrian, Atzeni,
Lunell, e quella volpina dei canonici Zapata, Aymerich, Montells,
Ruger, Corbu , M anca e Cariga - E' tutta la classe dominante,
compreso un vicerè, il Madrigal, e un vescovo. il Vaguer, che
passa al v3glio delle accuse del terribile avvocato fiscale,
Compilando le biografie di sessantacinque suoi nemici allo
scopo di persuadere i gjudici sulla inattendibilità delle loro depo-
siziÒni, l' Arquer. senz'averne l'intenzione, descrisse un agitato pe·
riodo storico, esponendo le vicende isolane alle qualt questi suoi
avversari parteciparono. Ma perchè questa storia risultasse il più
che possibile completa e spassionata, occorreva integrarla con
altre notizie e con altri riferimenti e perciò, appena restituitomi
a Cagliari, fresco ancora delle consultazioni madrilene, procedetti
ad intense ri cerche negli archivi, facilitate dalle cor tesie dei
dirigenti.
In que;;te ricerche fui fortunato, giacchè trova i tale abbon-
danza di materiale da integrare non solo la narrazione dell'Ar-
quer ma da completarla, controllandone l'esattezza.
Esattezza di fatti e non di giudizi, sui quali lascio che par-
lino i documenti.
Le note biografiche, contenute nella memoria difensiva del-
l'A rquer, costituiscono un materiale preziosissimo per la storia
ecclesiastica e civile e da esse scaturiscono spiegazioni di fatti
rimasti ancora oscuri come, ad esempio, la sor te di numerosi
ebrei, dopo l'editto di espulsione del Re Ferdinando.
SIGISMONDO ARQUER 7

L 'A rquer aveva l'odio instintivo dei cattolici osservanti ver so


gli israeliti e perciò, quando nei suoi scritti accen na a qualcuno
di razza giudaica, lo gratifica con l'epiteto di nuovo cristiano. Ora
se sì tien con to che fra i di eci dottori e i sei canonic i, compr e5i
in dette note biografiche, si contano di razza giudaica sei fra i
primi e quattro fra i secondi. tutto induce a ritenere che gli ebrei
<li Sardegna, messi nel bivio di abiu rare o di andar raminghi per
il mondo, preferirono diventare cristiani piuttosto che allonta-
narsi dall'isola . Col tempo e mercè l'attività propri& della razza,
la loro origine venne dimenticata e alcuni di essi raggiunsero po·
sizioni elev ate comE' il Comprat e il Ca rcassona; ma ai tempi
dell'Arquer, quando 11011 erano an core trascorsi ci nquant'anni dal
l'editto, i nuovi cristiani, facilm ente identifica bili , erano tenuti in
un cer to qual disprezzo.
Le drammatiche vicende, che forman ò oggetto di questo studio
€ che a tutta prima appaiono derivate da competizioni personali,
hanno uno sfondo politico che lo storico non può trascurare. Il
sustrato di dettP. competizioni sta nell'insofferenza della classe
f eudale verso il vicerè e gli alti funzionari, la cu i influenza deri ·
vava, non dall'azione che poteva no eserci tare e dai mezzi a loro
-Oisposizione, ma uni camente dai diplomi di nomina. Ciò intravide
anche l'Arquer quand o scrisse che in Sa rd egna s'era formata la
fazione degli Aymerich e dei Zapat<t e degli Aragall per perse-
.gu ire ios ministro.e.. asi de la fglesia como del Rey que van ali
y pretenden hacer lo que deven.
Conflitto quindi tra i rappresentanti del Re che volevano man-
tenere integri i diritti della Corona e i feudatari che aspirava no
a un reggimento autonomo, di cui essi losstro i dirigenti effettivi
sotto l'augusta, ma formale, dipend enza del sovrano, conflitto che
vedremo ripetersi, nel secolo XVII col tragico an tagonismo fra il
Castelvì e il vicerè Camarassa.
E' ve1o che l'aristocrazia, suggestionata dall'antica tradizion e
della su~ origine, circondava il Re di Spagna di una riverenza
superstiziosa, non venuta meno neanche nei momènti più torbidi,
ma non perciò si esi meva dal protestare quando si attentava ai
suoi privilegi. Essa, separando le intenzioni personali del sovrano
dall'opera dei suoi rappresentanti, riteneva di mantenere intatto
il suo lealismo anche quando dovea lottare con tro la volontà regia
.espressa dai ministri.
In queste competizioni d'interessi e di caste Don Salvatore
8 DIONJGJ SCANO

Aymerich e il Dottor Sigismondo Arquer furon o le figure p1u in -


teressanti, come quelle nelle quali s'imperniò il terribil e giuoco,
di cui le loro vite furono le poste: gen tiluomo di nobilissima stirpe
e cavaliere di San Gia como per virtù militari, il prim o fu l'espo-
nente più autorevole e più stimato di quella classe nobiliare sarda,
per lo pi ù originaria di Catalogna e d'Aragona, alla quale, se
pure si possono imputare non pochi difetti, non si devono ne-
g are grandi virtù. Uomo di energia e di tatto, conoscitor e pro-
fondo delle condizioni dell'Isola e specialm ente della nat ura e del
carattere dei sardi , spregiudicato nei mezzi da porre in opera per
conseguire il fine propostosi , autoritario ma in pari tempo affet-
tuoso, premuroso cogli amici tanto da assumersi per loro r espon-
sabilità e oneri non lievì 1 e violento invece cogli avversa ri , egli
avrebbe potuto far molto per la sua isola se la politica diffidente
della Spagna non avesse trascurata questa forza che, non po··
tend o esser contenuta, si rivolse, quasi per ritor sione, a tenere
alto (I prestigio della sua classe di fronte all'a lbagia dei r -1ppre-
sentanti del sovrano, luogotenenti gener ali senza mezzi e capi-
tani supremi senza truppe.
Un episod io dà la misura dell a tem pra e de lla energia di
questo gen tiluomo. Ai primi del Giugno 1560, dopo la sconfitta
dell'armata spagnola all'isola di Gerbe, vecchio di 67 an ni e guar-
dato come prigioniero nella sua casa, dal letto dove è inc!"!iodato
dalla podagra, dispone i mezzi di difesa senza esitare e con
quella enngia giovanile che lo fece apprezzare da Ca rlo V nelle
guerre dalle Fiandre e di Tunisi. In una sua lettera agli ufficiali
di Gallura, la quale è un proclama di mobilitazione, comunica
che l'armata di Spagna subì una disfatta, perdendo 30 navi e 20
galee, per cui l'esercito di terra trovasi in gran peri colo - Poichè
è da temersi che i turchi imbaldanziti s'apprestin o ad uno sbarco
nei lidi sardi si metta subito doppia guardia alla marina, si mo-
bilitino tutti gli uomini disponibili a piedi e a cavallo e Don Al-
varo de Riba de Neid prenda il comando di tutti gli armati. (I)

(t) Rinvenni quest'inte:-essante documento nell'archivio familiare Ay-


merich, conservantesi nell'Archivio di Stato di Cagliari. La vittoria dei turchi,
che tanto prooccupava Don Salvatore Aymerich, riferiscesi alla distruzione
dell'armata di Filippo Il che difendeva l'isola di Gerbe nella Tunisia e che,
sotto l'alto comando del Duca di Medina, vicerè di Sicili1J, raccoglieva navi
genovesi, romane, maltesi, siciliane e napoletane con a capo rispettivamente
SIGISMONDO ARQUER 9

Così il vecch io gentiluomo rispondeva dignitosamente e no-


bilmente alla campagna di denigrazione che la Corte di Madrid,
a tor to o a ragione, conduceva contro la sua persona per mezzo
del visitatore Dott. Pi~tro Clavero.
Il non usufruire di uomini, appartenenti ali.a classe nobiliare
sarda ed aventi spiccate attitudini di governo e di comando, come
l'Aymerich e l'Arngall, fu un errore politico della Spagna e un
danno per l'i:;ola. Un Don Salvatore Aymeri ch, luogotenente ge-
nerale, sorretto dall'esperienza e dalla dottrina di un Sigismondo
Arquer, avrebbe potuto compiere molte delle riforme a vantaggio
della Sardegna che si dovettero abbandonare per l'incapacità dei
suoi rappresentanti. La loro attuazione non sarebbe stata difficile
a ch i, come I' Aymerich, poteva prospettarle in un ambiente non
scosso da passioni, e rafforzato da una solidarietà politica e fa-
migliare fra vicerè e classe dominante.
Errori di politica e ui tattica portarono invece queste due
personalità a combattersi acremente, e in questa lotta nel genti-
luomo prevalse il suo temperamento aggressivo e insofferente,
mentre il magistrato mise a difesa degli interessi e del prestigio
del suo sovrano, no11 solo le r isor~e di una mente acuta, temprata
negli studi giuriclici e teologici ed affinata nelle letture classiche,
ma anche lo stimolo del ricordo delle !.evizie che il padre, a
causa del suo maggior avversario, patì nelle dure carceri dell'In-
quisizione.

Giannandrea Doria, Flaminio Orsini, frate Ienicres, Don Beren~ario Reque-


sens, Don Sancio de Led. Le truppe di sbarco poi obbedivano a Don Alvaro
de Saude.
Questa poderosa flotta 1'11 maggio 1560 venne investita da 80 tra ga-
lee e galeotte turche al comando di Piale e Luccial, mentre il corsaro Draguti,
veleggiando nel canale di Malta, impediva che alcun aiuto giungesse a Gerbe.
La sconfitta fu disastrosa, giacchè pochE: galee cristiane poterono sfuggire
all'avversario. (VECCHI - Storia della Marina Miti/are - Livorno 1895).
La lettera di Don Salvatore, colla quale si davano le disposizioni per la
Jifesa delle coste della Gallura, ha la data del 7 Giugno 1560, cosicchè occor·
se poco meno di un mese per aversi in Sardegna la notizia della vittoria
turca. La preoccupazione per uno sbarco in Sardegna doveva essere vivis-
sima se si considerano le energiche :lisposizioni prese dall'Aymerich, il quale
r iferendosi alla gravità della sconfitta con la conseguente distruzione dell'ar-
mata di Filippo Il e con la cattura di 30 navi e 20 galee, non nascondevasi
l'eventualità di uno sbarco della vincitrice armata in Sardegna.
10 DIONIGJ SCANO

Nella lotta soccombette il magistrato: I' Arqu er venne tratto in


arresto e gettato nelle carceri del Sant'Uffi cio a Toledo.
L 'istruttoria del processo durò otto anni, poichè i giudici si
trovarono di fronte ad un giurista profondo non solo nel dritto ma
anche nelle dottrine teologiche, avendo in queste conseguito il
titolo di dottore nello Studio di Pisa ed avendole insegnate in
quello di Siena.
li suo sistema è abile: si difende assaltando: afferma che il
vicerè Don Alvaro de Madriga l si è volto contro di lui, abbagliato
dall'offa di due convenienti partiti matrimoniali, uno per sè P l'a ltro
per su<i figlia; il reggente Campfullos, il procuratore Fabra e gli
aiuti Gabriele Nin e Campos non sono che prevaricatori; l' Azore
Zapata uomo malvagio e iniquo, l:lvvelenatore del maestro razio-
nale France~co Ram ; il canonico Zapata, uomo ignorante, che
acquistò il decanato per 40 scudi, complice di suo fratello Azore
e istigatore delle ribellioni del clero contro il suo arcivescovo;
Francesco Zapata, non degenere figliuolo di Azore. che sposa,
contro le leggi di Dio e degli uomini, Donna Francesca Carillo,
già moglie di Francesco Ram, essendo questi l:lncora in vita: i
fratelli Montells di razza giudaica, gente rozza e pregiudicata; il
canonico Ruger, un giuda che vendette per uno scudo e per un a
misura di gran o la fidu cia del suo arcivescovo; il dottor Bonfill,
che non perdonò all'Arquer l'avergli rifiuta to la mano della · so
rella; Tomaso Aleu, un sicario di cui l'Aw re Zapatfl si serve per
impaurire i suoi crerli tori ; gli Aymerich, uomini di mala vita e fa-
cinorosi che non si peritarono di far bastonare il consigliere terzo
Bartolomeo Selles, di trucidarne il fratello e di assaltare il con·
vento di Sa n Domenico; i Torrellas violenti ed esportatori frau·
dolenti di grano, insieme agli Aymerich e ai Fagondo, contro i
privilegi delle città; i canonici Aym erich e Corbu, prelati turbo·
lenti, che fecero affiggere ingiuriosi monitori co ntro il loro arci-
vescovo; Don Gero lamo de Aragall, gowrnatore di Cagliari, che
per realizzare i suoi ambiziosi sogni, venderebbe l'anima al dia·
volo; Don Antioco Bcllit orditore, col congiunto Fra Arcaogelo
Bellit, d'infami tranelli a danno dell'Arquer; Don Andrea M anca
scostumato e linguacciuto; i canonici Manca e Ca riga che per
sord ido interesse sollevarono disgustose agitazioni contro l'a rcivc·
scoyo Alepus, servendosi di un chierico scostumato; Don Ga -
spare Cariga che mise mano alla spada contro lo stesso prelato;
Don Pietro Vagu er che, per l'am bizione della presidenza del Regno
SIGISMONDO ARQUER 11

gettò freddamente il Dottor Gio. Antonio Arquer (paare 01 ~1g1 -


smondo) nelle carceri dell'Inquisizion~ e accusò il vicerè e la di
lui consorte di pratiche diaboliche; ed infine Don Salvatore Ay-
merich, capo ej animatore instancabile di quest'accolta di mal-
vagi, uomo violento, facinoroso e falsario, che avvelenò il suo
patrigno, che fece bastonare il Bartolomeo Selles ed ucciderne il
fratello, che organizzò l'assalto del Convento di San Domenico e
che infine si rese complice di una mitla femmina per sopprimere
l'Arquer prima col veleno e poscia con le calunnie.
E' una requisitoria feroce, nella quale indubbiamente la pas-
sione ebbe la sua parte. Essa gli servì per mettere in evidenza
le vere cause delle accuse mossegli dai suoi nemici, e per dimo-
strare che in esse la difesa della religione era 1.tn pretesto. E ciò
dopo averle confutate una per. una con quell'abilità che gli pro-
veniva dalla sua espP.rienza di magistrato e dalla conoscenza dei
meandri curialeschi e delle sottigliezze teologiche.
A dimostrazione della leeittimità del suo titolo di cavaliere,
che gli viene contestato, presenta i relativi diplomi concessi al
suo genitore dall'imperatore, insieme allo stemma che è allegato
all'incartamento.
Ricorre alle più fini disquisizioni teologiche, che svolge con
numerosi riferimenti ai sacri testi, per dimostrare che le frasi in-
criminate del suo com pendio non ledono le dottrine della Chiesa.
Come potete accusarmi - e,sponP. in un memoriale - di aver
scritto contro la religione se, dichiarandomi autore di questa mo-
nografia, preferii, a qualsiasi altro titolo, quello di dottore in dritto
e in teologia ?
Quante più ci si addentra nella lettura degli atti del processo
e specialmente dei verbali di tortura tanto più emerge la fiera
figura di Sigismondo Arquer. la cui nobiltà non può non imporsi
anche se gli si può i~putare un eccessivo e molto spesso ap-
passionato ardore nella sua azione di magistrato contro i suoi ne·
miei e particolarmente contro Don Salvatore Aymerich.
Non si possono leggere gli atti di .tormento senza che c'in-
vada, con la commozione, un sentimento d'orgoglio per le fiere
e dignitose risposte che agli inquisitori diede l'Arquer, tormentato
nelle carni dalle corde dei carnefici e nello spirito dai sottili ed
insinuanti incitamenti dei te'ologi domenicani che l'assistevano.
Preferisco morire che mentire è frase di gusto discutibile se
pronunciata da chi è sicuro del domani, ma, gridata nella camera
12 DIONIGI SCANO

di tortura colle carni straziate e sanguinanti, colla certezza del


rogo o della salvezza a seconda della risposta, ci fa fremere df
ammirazione per tanta diritturn di coscienza e per tanta fermezza.
di carattere. (1)

(I) Nelle ricerche archivistiche mi furono cortesi d'aiuto e d'informazioni


preziose non pochi studiosi, fra i quali, con Don Joaquin Gonzales Direttore
dell'Archivio Storico Nazionale di Madrid, mi piace ricordare il Comm. Dott.
Silvio Lippi e il Cav. Dottor Michele Pinna, l'uno direttore dell'Archivio di
Stato e l'altro dell'Archivio Comunale, il Sopraintendente aile Biblioteche
Cav. Dott. Gino Tamburini, e, con speciale gratitudine, il Cav. Dott. Fran·
cesco Loddo, della cui competenza paleografica mi valsi spesso per la ded·
frazione di non pochi manoscritti di difficile lettura.
CAPITOLO PRJMO

CAGLIARI NEL CINQUECENTO

CLASSE NOBILIARE E FEUDALE - SUA INFLUNZA NELLA VITA ISO~


LANA - LUOGOTENENTI GENERALI - CONTRASTI FRA VICERÉ E
FEUDATARI - VESCOVI E CAPITOLI - CLASSE MEDIA BORGHESE

Cagliari ai primi del cinquecento manteneva ancora integro


l'aspetto che Pisa le aveva impresso, ma, se gli stemmi incisi nei
paramenti calcarei delle mura e la bell'architettura delle tre po·
derose torri di S. Pancrazio, dell'Elefante e del Leone ricorda-
vano l'italianità della loro origine, nelle case dalle romaniche fi-
nestre, non più resistenti ai gotici trafori aragonesi, si parlava
pretto catalano e la vita cittadina si svolgeva secondo il ritmo
delle consuetudini barcellonesi.
La parte alta della città, il Castello, raccoglieva le famiglie
più cospi cue della Sardegna, le quali, per esser originarie di Ca-
talogna o di Aragona , godevano speciali privilegi, mentre nelle
ville di Stampace e di Villanova era agglomerata la popolazione
sarda e nel quartiere della Marina, dove aveano sede le orga-
nizzazioni portuali e commerciali, prevalevano i mercanti e i
marinai.
Nel Castello erano il Palazzo Reale. la Casa del Comune, la
Cattedrale, ancora sotto l'invocazione di Santa Maria, l'episcopio
e le abitazioni delle famiglie aristocratiche e feudali, sparse per
le vie del Castello, le quali vie, al principio del secolo XVI, mante-
nevano ancora le caratteristiche ed italiane denominazioni di Via
dei Marinai, Viél dei Mercanti, Via Pellicciai, Via Comunale ecc.
L'accentramento delle persone più influenti nel ristretto àm·
bito del Castello, accentramento che i Re d'Aragona aveano ten-
tato d'impedire col disporre la permanenza dei feudatari nelle
loro terre. tacilitò la formazione di una forte compagine, potente
per i privileggi ottenuti e per le risorse a sua disposizione.
La lotta oltre secolare che la Casa d'Aragona sostenne con
14 DIONIGI SCANO

alterne vicende co ntro i signori d'Arborea, portò nei primi se·


coli di dominazione a tutta una politica d'accomodamenti e dì
contessioni, della quale si valsero i feudatari e i nobili, quasi
tutti d'origine spr.1gnola, per conseguire nel governo dell'isola una
sostanziale indipendenza sotto la parvenza più ossequiosa verso
la Corona.
Essi formarono una classe, che, pur disdegnando qualsiasi
contatto coll'elemento indigeno, ostacolava nel governo dell'isola
ogni ingerenza estranea.
Proclamavansi orgogliosamente discendenti dai cavalieri, che
aveano accompagnato Alfonso d'Aragona nella conquista dell'iso-
la, per combattere le aspirazioni dei Sélrdi ad esser eguagliati
agli spagnoli nella considerazione e nei dritti, ma, d'altra parte,
fa cevano valere la cittadinan za isolana per occupare le molte-
plici ca riche, delle quali, affermando la necessità di un'ammini-
strazione autonoma, volevano esclusi i non regnicoli, anche se
spagnoli.
La nota dominante negli atti parlamentari e particolarmente
nell~ richieste dello Stamento Milit<1re, che fu l'esponen te più
tenace delle ambizioni e degli interessi della classe aristocratica,
fu sempre quella di far coprire le ca riche pubbliche escl usiva-
mente da isolani, intendendosi per tali quelli di solo ceppo ca-
talano-aragonese con esclusion e dei veri sardi, ai quali si nega-
vano i più mod esti uffici e ogni partecipélzione alla vita pubblica.
La debolezza del governo centrale - anche quando non era
giustificata dal bisogno di tener avvinta alla Corona lél classe do-
minantf' - accolse in buona parte le dette richieste, e di con-
seguenza si venne a creare un o stato di privilegio, per cui lo
svolgimento della vita isolana era alla mercè dei titolati. Essi oc-
cupavano le cariche più delicate e più importanti: i governatori
dei Capi di Caglìari e del Logudoro e cioè, i veri comandanti
militari, gli alcaidi, i castellani eran scelti fra i nobili e alcune
di queste cariche, di fatto se non di dritto, erano ereditarie.
Poichè ogni feudatario avea l'obbligo di fornire e di coma n-
dare un determinato numero di fanti e di cavalieri per la difesa
dell'isola, e poichè queste milizie erano di fatto alla diretta di-
pendenza dei feudatari e dei governatori, che lasciavano ai vì-
cerè le sole funzioni decorative, ne conseguiva che il più deli-
cato e in pari tempo più efficace strumento di governo era sot-
tratto alla direzione e al controllo del potere centrale e dipen -
SIGISMONDO ARQUER 15

deva dalla classe nobi liare, tenuta stretta e solidale non tanto da
vincoli di parentela quanto da com unanza d'interessi.
Eguale dipendenza troviamo negli altri ca mpi d'attività, che
si vollt:ro riservati ai sardi, di ceppo spagnolo, per cui, a metà
del cinquecento, si poteva dire che l'isola si reggeva colle sole
sue risorse sotto il dominio effettivo di una classe, e quello nomi·
nale dei vicerè. Quesf autonomia, della quale fu risibile espressione
il Parlamento coi suoi tre bracci, eclesiastic:o, militare e reale, fu
la causa prevalente della decadenza dell'isola sotto il dom inio
spagnolo, giacchè, ricca la Sa rdegna di latenti energie, avrebbe
avuto bisogno, per svilupparle, che dalle progredite regioni di
Spagna e specialmente da Barcellona, che con le sue navi e
co:i i suoi banchi eri dominava i traffici del M editerraneo, fosse
venuto un soffio animatore, anche se inevitabilmente imperniato
sugli sfruttamenti P. sulle specula zioni.
Le nobili famiglie pisane e genovesi, che, prima della con -
quista aragonese, s'erano spa rtita la nostra isola per lo sfrutta-
mento delle sue risorse, aveano svol to invece una politica di fu -
sione, inducendo mercanti delle loro città a vender nell'isola pan-
ni, lan e, droghe; armi ed <1cquistar sale, g ran i, formaggi, inviando
capaci maestranze ad usa te alle cave dell'Appennino per la colti-
vazio ne delle miniere sard e e facendo veni re da Pi sa, d11 Pistoia
e da Lu cca gli abili costruttori delle bell e chiese romaniche-to-
sca ne. Perciò l' isola, a contatto di queste fresche energi e, s'ele-
vò socialmente ed economicamente, tutto guadagnando da que-
st'intenrn movimento al quale presiedette l'a lacre ed esperta at-
ti vità di banchieri dai più bei nomi italiani, come i Peruzzi (1)
e i Bonacorsi.
Sotto il dominio spagnolo invece un qualsiasi intervento, una
qualsiasi attività non sarda, anche se derivante dalla loro terra
d'origine, erano avversati col meschino pretesto che gli eventuali
lu cri potevano esser avviati fuori dell'isola.
Indubbiamente la Sardegna col dominio spagnolo subì un
processo di aecadenzn, imputabile, più che al governo, alle classi
elevate che rifuggirono da con tatti cogli elementi fattivi della lo-

(I) - La banca dei P eruzzi di Firenze aveva succursali ad Aquila, Bar-


letta, Bologna, Genova, Napoli, Pisa, Cagliari, Palermo, Siena e Venezia. Ciò
si rileva dai Registri dei Peruzzi conservantisi nella Biblioteca Riccardiana
di Firenze.
16 DIONIGI SCANO

ro patria d'origine, e soffocarono le aspirazioni dei sardi, desi-


derosi questi ultimi di una maggiore fusione d'interessi e di rap-
porti fra la Spagna e la loro isola.

* **
La conquista catalana-aragonese diede alla vita isolana un
indirizzo tutt'affatto diverso da quello svolto genialmente da Pisa.
Sin dai primi anni della sua dominazione il governo d'Aragona
impose il suo sistema di dritto pubblico, suddividendo il territo-
rio dell'isola in m1mf.rosi feudi, dei quali vennero dotate famiglie
esclusivamente spagnole, popolando le città di aragonesi, catala-
ni, valenciani e maiorchini, e relegando i sardi nelle campHgne
e nelle ville.
L'aristocrazia feud<1le, sicuro appoggio della Corona negli
anni ùi lotta, costituiva la vera classe dominante, arbitra delle
sorti dell'isola, giacchè ad essa ne era a·ffidata la difesa e da
essa s! traevano in buona parte i mezzi per fronteggiare il fabbi·
sogno del governo e le esigenze dellH Corona.
La nobiltà, specialmente se feudataria, rimaneva sempre at-
taccata alla concezion e medievale della sua superiorità per dritto
divino e all'apprezzamento dei valori sociali quale si avea quando
nelle lotte dei Re d'Aragona per la conquista dell'isola la vita
gu~rresca era segno di potenza; e perciò essa non concepiva
che si potessero toccare i privilegi conseguiti, fra i quali il dritto
riservato ai nobili di esser esenti da molte pene e dalla tortura
e di esser giudicati con speciale giurisdizione, molto spesso le.
gala a decisioni della loro stessa classe.
Non soggette ad alcuna influenza feudale, ma direttamente
dipendenti dalla Corona, erano le città il di cui reggim ento era
affidato alla classe medi ~ che nel cinq uecento era formata pre-
valentemente da mercanti e da letterati (avvocati, med ici e notai).
Tre arcivescovi e numerosi vescovi esercitavano la più am-
pia giurisdizione nel territorio dl:'ll'isola, molto spesso usurpando
la potestà civile . A ccanto ad essi, ma sempre indipendente e
qualche volta in contrasto. svolgeva la sua azione il Tribunale
dell'Inquisizione, istituito secondo le costituzioni di Spagna, che
godeva d'amplissimi privilegi ed immunità e non riconosceva al-
tro superiore se non il Grande Inquisitore.
Rappresentante del governo e della sacra persona del so-
SIGISMONDO ARQUER 17

vrano era il vicerè o luogotenente generale con incondizionata


au torità su tutti i regnicoli, nessuno escluso - comanderai -
era la formula del privilegio di nomina - a Ittiti gli Arcivescovi
Vescol'i, Abat:", Priori, ai Duca, Marchesi, Conti, Visconti, Ba-
roni, Nobili, Militari e a tutte le persone di nobile stirpe, non-
chè alle città, alle 11il/e, alle terre, ai Consigli Civici, ai Gover-
natori, al Reggente la cancelleria ecc. ecc.
A tanta somma di poteri non co rrispondeva no d'altra parte
mezzi adeguati per esercitarli, e perci6 i vicerè furono spesso
gli esponenti delle esigen1e e delle ambizioni delle classi domi-
nanti e specialmente di quella nobiliare che non solo accentrava
le maggiori ricchezze ma, coll'esercitare i dritti feudali in quasi
tutto il territorio dell'isola, poteva spiegare la sua influenza su
tutte le ville e di conseguenza sui tre quarti e più della popola-
zione. E per gli abi tanti dell'isola, il sovrano e il suo rappresen-
tante in Sardegna erano figure evanescenti, mentre i feudatari
erano tangibi li espressioni di dominio.
Per di più l'azione dei vicnè non sempre era validamente
sorretta dalla Corte e dal Consiglio Supremo d' Aragona che
spesso subivano le influenze dell'aristocrazia sarda attraverso l'in-
teresrnmento di cospicue famiglie spagnole che, come i Massa
Carroz, i principi di Salerno, i co nti di Oliva, aveano i più ricc hi
feudi dell'isola; e perciò al governo di M adrid, se non mancò la
volontà di elevare economicamente l'isola e di migliorarne le
condizioni ponc>ndo i sardi, com'era suo interesse, allo stesso li-
vello degli spagnoli, venne meno il coraggio per romperla coi
privilegi concessi in momenti di lotta e per imporre un'incondi-
;dor:ata sottomissione al potere sovrano.
Per far ciò sarebbero stati necessari abili vicerè, sostenuti
da un governo forte e risoluto, che, per mostrarsi tale, avrebbe
dovuto contenere l'inva denza dei privilegiati e appoggiarsi alla
borghesia benestante o intellettuale, dopo averne accresciuta la
potenza col far partecipare al reggimento della cosa pubblica i
sardi, relegati nelle ville ed esclusi dal soggiorno anche tempo-
raneo nel Castello. I sardi, qualora avessero ottenuta la egua-
glianza civile e le garanzie politiche e.li ques'uguaglianza, avreb-
bero, per il loro numero e per la virtù della razza , costituito una
formidabile forza, che, al pari del sovrano, avrebbe avuto l'inte-
resse di limitare l'influenza che la classe aristocratica, e partico-
18 DIONIGI SCANO

larmente la feudale, svolgeva nell'isola a danno del prestigio della


Corona e a pregiudizio dell'elemento indigeno.
Mancarono questi vicerè, scelti per lo più fra i cortigiani con
balorda esclusione di quabiasi elemento locale, anche se fornito
di attitudini di governo e di comando, e mancò sopr atutto un go.
verno forte e risoluto.
Ostacolato invece in tutti quei provvedimenti, che avrebbero
portato ad un suo interessa mento più diretto e più intenso su ll e
cose dell 'isold, il governo centrale abdicò a poco a poco a molti
dei suoi dritti di sovranità , e, fra gli altri, all a libertà di nomina
dei suoi fun zionari, limitata dalla esclusività di molte delle cari-
che pubbli che ai sard i di origine spagnola, il che mise buona
parte dell' ingranaggi o civile e militare alla dipendenza della clas-
se nobiliare. In queste condizioni a Madrid si ritenn e buona po·
litica quella di trarre i maggiori utili con i minimi mezzi, lascian-
do ai sardi, o meglio al ceto nobiliare e al ceto medio, una lar·
ga autonomia e limitand o gli atti di sovranità all'esazione dei
tri buti e dei donativi.
Non mancarono resistenze a questa politica d'abdicazione e
il coraggioso conttgno e la decisa politi ca di qua lche vicerè die·
dero fil o da torcere ai feudatari e indussero il governo centrale
a riflettere sull'opportun ità di un ca mbiamen to d'indirizzo. Ed in
quest'azione di dife!'\a dell'autorità dello Stato il vicerè fu sempre
sostenuto validame nte dai suc;> i più diretti collaboratori come il
regge nt~ la ca ncell eri a e l'avvoca to fisca le, (I) che, per lo più

(1} - Per meglio comprendere quanto si esporrà sulle lotte che infierì·
rono in Cagliari nel XVI secolo è uti le accennare ai magg iori ordinamenti
coi quali era governala la nostra isola: la piìt importante carica, dopo la vice·
regia er a quella del Reggente la Reale Cancelleria, consigliere abituale del
vicerè.
Il Parlamento, diviso nei tre Bracci o Stamenti e composto di alti prelati,
dei feudatari e dei rappresentanti delle città , avea fun zione di legiferare in
materi a di dritto pubblico e privato con proposte che il sovrano poteva ac-
cettare o respingere; le deliberazioni prese dal Parlamento e sanzionate dal
Re si chiamarono Capi/11/a.
Altro or~a no importante era il Consiglio del Regno di Sardegna, aventi
fun zioni politiche, amministrative e g iudiziarie. Esso era presieduto dal vi·
cerè e ne faceva no par te, con uno o più gi udici della R. Curia, il Reggente
la Reale Cancelleria, l'Avvocato Fiscale patrimoniale ch'era a capo dell'ufficio
legalè e contenzioso, il Procuratore Rea le che sovrintendeva all'amministra·
zione demaniale, alle regalie e ai dritti regi con diretta esclusiva dipendenza
SIGISMONDO ARQUER 19

indipendenti dalle fazioni locali. mal sopportavano invadenze nel -


le loro alte mansioni.
Questi te:itativì provocarono sempre malumori e reazioni che
spesso si svolsero subdolameute con calunnie ed insinuazioni ma
che in alcuni casi diedero luogo a sanguinosi eveuti. L'isolamen-
to dellé! potestà vice-regia, senza il sussidio di adeguate forze e-
stranee alle competizini locHli, fece quasi sempre fallire le azio-
ni tendenti al riµristino della sovranità di Stato, specialmente do-
po che dall'elemento locale si richi ese e si ottenne come norma,
una limitazione nella durata in carica del vìcerè. Con questo prov-
vedimento - al quale pur tuttavia il sovrano potea derogare e
derogò più volte - si cercò d'impedire larvate dittature le quali,
tanto più consistenti quanto di maggior durata, avrebbero portato
al crollo ctella suprem azia della classe nobiliare.
Questa limitazione fu l'ostacolo principale ad un qualsiasi re·
golar e governo che, per essere efficace, avea bisogno di un pe-
riodo di preparazione. In tanta brevità di tempo non era possibile,
neanche ai più degni e volenterosi, di formarsi un'esatta cogni·
zione delle contlizioni e dei bisogni dell'isola e tanto meno dì
attuare un qualsiasi programma di riforme.
I vicerè - poco dopo il solenne insediamento se non prima
- erano già persuasi che nel breve termine a loro concesso non
sarebbero riusciti ad attenuare e tanto meno ~1d elinlinare il pre-
domio della classe feudale, e perciò - salvo poche eccezioni -
consitlerarono il vice-reame unicamente come un gradino per sa·
lir più in alto, oppure come un mezzo per consolidare posizioni
finanziarie scosse dai fasti che la Corte di Spagna imponeva agli
alti dign itari.

del sovrano, il Maestro Razionale, che avea funzioni di controllo nella con-
tabibilità e di registrazione dei diversi provvedimenti.
I governatori di Cagliari e di Sassari aveano funzioni politiche, ammini-
strative e giudiziarie e ad essi era dato di fatlo, se non dritto, il comando
delle forze armate e affidata la difesa dell'isola. Durante le assenze dcl vi·
cerè il sovrnno chiamava al governo dell'isola il Governatore di Cagliari e
della Gallura con funzioni di vicerè e coi titoli di Reggente o di Presidente
del Rtgno.
Molte cariche costituivano quasi un retaggio famigliare. Cosi il governa-
torato di Cagliari e della Gallura fu per pii1 di un secolo tenuto da membri
della famiglia Aragall e l'ufficio di alcaide del Castello di Cagliari fu per
quasi tutto il XVI secolo disimpegnato dai Zapata, prima da Azore, poscia
dal figlio Francesco e infine dal nipote Giuseppe.
20 DIONIGI SCANO

Venivano quindi ad abitar nel Palazzo Regio, non come mo-


deratori e reggitori della cosa publica, ma come soldati in accam-
pamento, pronti a leva r le tende e poco curanti delle ripercus-
sioni delle loro azioni di governo, tendenti, non tanto al progresso
dell'isola e agli interessi dello stesso sovrano, quanto 3 non alte-
rare uno stMo di cose creatosi a ,·antaggio di una classe.

* **
Alla linea di condotta tenuta dai feudatari verso il rappre-
sentante del sovrano nell'isola può esser concessa qualche atte-
nùante quando non si prescinda nell'esame e nella critica dalle
umane contingenze: i discendenti degli aragonesi e dei catalani,
che prima aiutarono i Re d'Aragorra nella conquista della Sarde-
gna e poscia rafforzarono il potere regio con prestazioni in de-
naro e con aiuti di uomini mal sopportavano che non venissero
riconosc iute adeguatamente le loro benemerenze, che fossero es-
clusi, di fatto se non di dritto, dalle cariche più elevate, co-
me quelle di vicerè e di reggente la Cancelleria, e che nella
gerarchia ecclestastica non potessero, sa lvo qualche rara ecce-
zione, andar oltre il decanato, riservandosi a prelati, per lo più
spagnoli, le cattedre episcopali. E tanto più il risentimento era
maggiore, in quanto fra loro eran o uomini di senno e d'espe-
rienz!'l con spiccate attitudini di governo e con perfetta consa ·
pevolezza delle risorse, dell'e;;igenze dell'isola e della psicologia
delle popolazioni, ed in quanto, quasi sempre nei momenti più
critici; la sicurezza dell'isola e il prestigio del sovrano erano affi-
dati alle loro persone: furono le milizie levate dai loro feudi e da
loro guidate, e non soldatesche spagnole, che, al principio del
secolo, fronteggiarono nel Capo di Sopra le truppe al servizio di
Franc~sco I, furono i De Sena, i Marica, i Caniga e gli Ayme-
·rich, che, a capo di queste milizie, ricacciarono i nemici, espo.
nendo le loro vite, mentre il vicerè faceva lo stratega nelle sale
del Palazzo Regio; ed era sempre la classe nobiliare che prov-
vedeva a fronteggiare le incursioni barbaresche.
La loro fedeltà alla Corona si mantenne sempre integra e il
sovrano, nelle guerre sostenute non solo in Sardegna ma anche
nella stessa Spagna e nelle Fiandre, non fece mai invano asse-
gnamento sui gentiluomini e sui soldati sardi.
L 'intransigenza del governo centrale nell'escludere i sardi,
SIGISMONDO ARQUER 21

anche se d'origine spagnola, dalla carica di vicerè, politi ca mente


fu, come si disse, errore grave, giacchè, indipendenh•mente dal
fatto che le classi dirigenti non potevano non se ntirsi offese per
un'esclusione che r.on venne estesa alle aitre regioni italiane,
l'affidare saltuariamente il governo dell'isola, col titolo e col po-
tere di vicerè, a persone della sard11 aristocrazia che avessero
dimostrato requisiti e attitudini. per tali alte mansioni, av rebbe
indubbiamente portato a risultati oltremodo favorevoli per l'isola
e per lo stesso sovrano.

* **
Sulle malefatte dei feudatari sardi ri1olto si scri $se c.on esa·
gerazione romanzesca e con impreparaz.ione: la loro opera non
differì gran che da quelle delle classi dominanti delle altre re-
gioni; tutto anzi fa ritenere che fosse più blanda e meno esosa.
Uno studio più approfondito sui rapporti fra feudatari e vassalli
non solo attraverso la legislazione, come si è fatto fin o ad oggi,
ma anche attraverso le gestioni feudali e familiari, quali risultano
da carte e da registri di cospicue famigli e, e c:ioè attraverso ele·
menti che rispecchiano cond izion i di fatto, porterà probabilmente
a concludere che i vassalli d'allora non stavano peggio dei
contadini d'oggi, che le sevizie corporali sono parto di fantasia,
e che le lor o prestazioni a favore dei signori, tradotte in moneta,
non raggiu ngono il valore delle imposte che le sostituirono, quan-
do si tenga conto che i dritti feudali erano giustificati dall'obbli -
go di assicurare l'ordine pubblico, di amministrare giustida e di
difendere l'isolrt dagli assalti esterni.
Le condizioni di vita di questi vassalli non dovea no es$er tali
da compiangersi se. curn e affermano gl i scrittori dell'epoca, essi
aveano bella presenza, si cibavano di pane di buon frumento, di
formaggio o molto spesso di carne, e se le donne vestivano ric-
chi abiti e s'adornavano di veli finissimi e di cestose oreficerie (1).

* **
Nel clero il contrasto fra gli alti prelati (vescovi ed abati) e
loro soggetti, era ancor più acuto, giacchè acuivano que·

(lj - CARILLO • Relacion al ReJ> Don Philipe nueslro Seiior del nom-
bre si/io, pianta conquistas etc del ReJ>nO de Sarde1ìa · Barcellona 1612 pag. 59.
22 DIONIGI SCANO

sto dissidi o i numerosi canonici, che, provenienti da casate nobi-


liari, mal sopportavan o la dis c iplin~ rhe volevano imporre i tito-
lari delle cattedre episcopali.
Se le lotte fra i rappresentanti del sovrano e i nobili qual·
che volta erano giustifi cate dal f~tto ch e l' aris tocrazia sarda po-
teva spesso opporre a vicerè inetti, persone ben preparate e go-
denti larga fiducia nell'isola. le resistenze e le subdole lotte
dei capitoli non potevano aver altra attenuante se non nella
difesa d'interessi tutt'altro che spirituali, giacchè nel secolo XVI,
di fronte a vescovi di profonda dottrina ~ d'integra condotta, era
un clero deficit::nte, nel quale i canonici eran o forze deprimenti,
sce vri di qualsiasi co ltura. Essi dedicavansi a rit rarre i maggiori
lu cri dalle loro ca riche e dai loro benefici, più che al disimpegno
degli uffici religiosi e alla cura delle anime.
Fra tutte queste forze operanti in C0ntrasto. rappresentanti
del potere regio e alte gerarchie religiose da una parte e classe
feuda le, ca pitoli e basso clero d'dltra parte, agivano senza di·
rettive sicure, nrn con tenace perseveranza. i più autorevoli rap·
presentanti delle classi medie. La loro azione, più che all'eleva-
zione della loro classe, tendeva a valorizza re.: le loro p~rso ne
per farle comprendere nell'a rnbìto ceto nobiliare. Pur di conse·
guire i diplomi di nobilt à, che li dista ccasse dalla loro classe e
li autorizzasse a premettere il Don ai loro nomi, n e~s un sa crificio
sembrava !oro adeguato e, non disdegnand o l'ossequio più ser-
vile verso il vict>rè e i suoi ministri, profondeva no i loro guada·
gni o in acq uisti di feudi o in graziosi prestiti al sovrano.
CAPITOLO SECONDO

IL VICERÈ DON ANTONIO DE CA.RDONA

LA CLASSE NOBILIARE CONTRO IL VICERÈ • DON GEROLAMO DE


ARAGALL, GOVERNATORE DEL CAPO DI CAGLIARI E DELLA GAL-
LURA - DON SALVATORE AYMERICH, DON FRANCESCO DE SENA E
AZORE ZAPATA IN SPAGNA · L'AFFARE CARILLO - DOTTOR GIO·
V ANNI ANTONIO ARQUER, CONSIGLIERE DEL VICERÈ · LOTTE FRA
IL VICERÈ E IL PARTITO AYMERICH · RITORNO IN SARDEGNA DI
AZORE ZAPATA · AMBIENTE OSTILE AL PARTITO AYMERICH - ZA-
PATA TUTORE DEI NIPOTI DI DON ALFONSO CARRILLO - I CANO-
NICI MANCA E CARIGA DELLA DIOCESI DI TORRES CONTRO
L'ARCIVESCOVO ALEPUS

Don Antonio de Ca rdona, nominato con paten te del 16 Gen·


naio 1534 Luogotenenti::! Generale del Regno di Sardegna (1 ),
sbarcò poco dopo a Cagliari, accompagnato dalla consorte Donna
Maria, ancor essa di nobilissima stirpe (2).
L'entusiasmo con cui Ìn un primo tempo il Cardona, con-
giunto di Carlo V (3), venne festeggiato dalle famiglie aristocra-
tiche sarde, s'affievolì quando \.'.On politica attiva e rigida volle

(I) - ARCH·ST. - Carta Reale 16 Gennaio 1534, colla quale Carlo V nomi·
na suo Luogotenente Generale in Sardegna il congiunto Don Antonio de Car·
dona, cavaliere di spada dell'ordine di S. Giacomo, carmelengo e consiglier e.
H - 6 • to. 39.
(2) - La consorte del vicerè era della nobile casata De Regnescens
ARCH·ST. B·C -24 · f. 449.
(3) - L 'Arquer lo dice cognato di Carlo V . DOTTOR SIGISMONDO AR·
QUER - Sc. rdiniae Brevis Hisloria e/ Déscripl.o pag. 6 • Ediz. Torino 1877 -
Il vicerè Don Antonio de Cardona era più esattamente cugino del Re Ferdi-
nando, in quanto il padre Don Giovanni Raimondo Folch, primo duca di Car-
dona, avea sposato Donna Aldonça Enriquez, sorella della Regina Giovanna.
Vedi per maggiori particolari sulla casata Folch De Cardona. Me.moria/ de la
Casa dl A/agon, compilato da GIUSEPPE PELLICER.
24 DIONIGI SCANO

tener intatte le prerogative regie e tutelare gli interessi del suo


sovrano. Forte dell 'appoggio del suo regale congiunto ritenne di
poter astrarre da qualsiasi infl uen za e procedere con libertà d'a ·
zione, anc he se qua lche suo provvedimento avesse dovuto col-
pi re gli esponenti più rappresentativi dell<t classe nobiliare, fra i
quali godevano larghe influenze nell'isola gli Alagon, gli Aragall,
gli Aymerich, i Cervellon, i Sena, i Ca riga, i Mane.a, i Za pata, i
Castelvì, i Torrellas e i Sangiust.
Don Gerolamo de A ragall, governatore del Capo di Cagliari
e di Gallura, e r~ una delle personalità più spiccate. per apparte·
nere ad una nobi lissi ma famiglia che re5,e em inenti ser vizi ai Re
d'Aragona e di Spagna, e per aver assunto più volte, durante le
asse nze dei vicerè, le redini del governo dell'isola col titolo di
Reggen te o di Presidente. Gli Araga ll lasciarono tradizioni d'ener-
gia e di valore: una prot~sta nota rile, conservan tesi nell'archivio
comunale di Cagliari, ricor da che un antenato di Don Gerolamo,
Don Ludovico de Aragall, ancor egli governatore di Cagliari, in-
fischiandosi dei privilegi della città, strappò dalle mani del con-
sigliere capo di Cagliari le chiavi del Castello e colla violenza
fece aprire la Porta a M are per portarsi coi suoi militi nella
spiaggia sottostante, dov'erano sbarcati numerosi corsari barba·
re~c hi (1).
L a casata Cervellon, una delle più illustri della Spagna, si
gloriava di un Guglielmo di Cervellon che, al seguito dell'infante
Don Alfonso d'Aragona, ebbe in ricompt>nsa dei suoi servizi il
governatorato generale dell'isola, carica equivalente a quella di
vicerè. Discendente da Federico e da G iovanni Zapata, nativi di
Aragona, chf'. accompagnarono, il primo, l'infa nte Alfonso, e il
secon do il Re Pietro IV nelle spedi zioni per la conquista e per la
sottomissione della Sard egna (2), Azore Zappata, donzello (3) e al-
CRide del Castello di Caglii.iri, avea una notevole influenza, non tan·
to per la carica che co priva, quanto per i rapporti di parentela con

(1) - Di questo gesto di Don Ludovico de Aragall si ha menzione in una


protesta fatta redigere dai consiglieri della città uel 1425 • DOTTOR S1t. VIO
LIPPI - l'Archivio Comunale di Cagliari· pag. 221 · Cagliari T ip. Muscas 1897.
(2) - TOLA - CCJde.r Diplomalicus Sardiniae · Voi. I peg. 48 1 e 488 T o·
r ino 1866.
(3J - Secondo il L oddo Canepa il primo armat o in virtù del diploma o
delle concessioni regie sarebbe propriamente il cavaliere, mentre i suoi di·
scenden ti, cavalieri di dritto senza necessità di armamento, sarebbero i don?.elfs.
SIGISMONDO ARQUER 25

gli Aragall, con gli Aymerich e con altre cospicue famiglie. I Se-
na poi, i Man.:a, i Cariga, ì Cedrelles e i Castelvì organizzarono
la difesa del Capo di sopra contro i francesi comandati da Renzo
Orsino da Ceri e da Andrea Doria, costringendoli ad abbandonare
Castel Aragonese e Sassari e a rifugiarsi nelle loro navi.
Espressione genuina dell'aristocrazia sarda con i suoi difetti
ma anche con la sue vi rtù, Don Salvatore Aimerich ( I ), signore
di Mara e di Gesturi, per i nobili natali e per la fierezza con
la quale più volte, anche di fronte al sovrano, difese i privilegi
della sua casta, era la persona che godeva maggior credito e
stima; l'aristocrazia sarda, salvo poc he eccezion i, lo riconosceva

(l) - Sull'origine della famiglia Aymerich si scrisse molto ma non sem-


pre esattamente. Giovandosi prevalentemente dell'archivio familiare ne scris·
se il marchese Ignazio Aym erich, senatore del kegno nell'opuscolo l' Assas·
sinio del Marchese di laconi, ma anche il benemerito gentiluomo, che pur
conosceva bene le vicende del! ~ sua casata, non andò esente da errorì. In·
fatti, tralasciando i dati riferentisi agli Aymerich di Catalogna dal Xli al XV
secolo, in quanto non è provato il legame cogli Aymerich di Sardegna, non
rit engo esatta la sua asserzione rhe il Pietro Aymerich che si distinse nella
difesa della Gallura (15:53 1554) contro i barbareschi e fu sindaco dello Sta·
mento Militare nel 1575 fosse signore ài Villamar, il che lascierebbe SUtJ·
porre che fosse figlio di Don Salvatore Aym erich.
L a discendenza di Pietro Aymerich, che non fu il primo delld casata ve·
nuto in Sardegna e che nel 9.2 settembre 1486 acquistò da Donna Antonia
di Aragona la villa di Mara può esser così stabilita: Erede e figlio di Pietro
fu Salvatore I, come ri sulta da un atto in data 21 ottobre 1489 col quale Pie-
tro De Doni cedette a Giovanni Aymerich. tutore e curatore di Salvatore Ay·
mcrich, figlio ed erede di Pietro Aymerich i dritti che aveva su Mara, il qua-
le Salvatore fece testamento, consegnato a Michele Boi, scrivano della villa
di Gesturi, a favore del figlio Salvatore Aymerich Il, al quale - ~ per lui al
suo curatore Giovanni Nicolò Aymerich - fu da~a l'investitura della villa di
Mara che venne riconfermata il 21 marzo 1536, e cioè dopo il ritorno di Don
Salvatore dall'Africa al seguito di Carlo V.
Salvatore Aymerich Il, che fu unu dei principali protagonisti nelle vicen-
de che formano oggetto del presente studio, con testamento steso il 22 luglio
1563 istitul erede suo figlio Melchiorre e non Pietro Aimerich, ch'crronea·
mente fu ritenuto suo f iglio, llJentre era nipote e cioè figlio di Don Cristo·
foro Aimerich.
Questo Salvatore Aymerich - per la nobiltà della casata e per i servizi
resi a Carlo V nell'impresa di Tunisi - fu il personaggio più influente dei
suoi tempi: uomo attivissimo e intraprandente lo troviamo interessato in molte
aziende commerciali e in acquisti di uffici e di feudi che poi riv endeva. Cosi,
profittando di una sua gita in Spagna, provocata dalle competizioni col vice-
rè Don Antonio Cardona, con 1.1tti del 1542 stesi in Valenza al rogito dal no·
26 DIONIGI SCANO

come c_apo. E veramente D on Salvatore era meritevole di questa


considerazione, giacchè, vera tempr a di gentiluomo e in pari tem·
po uomo d'azione e di parte, non lesinava per i suoi amici nè
la sua opera, nè le sue risorse, assumendosi responsabilità e pa-
gando molto spesso di persona per fatti d'altri.
La incontrastata autorità, oltre che dalle qualità personali che
rifulsero nelle guerre delle Fiandre e di Tunisi, derivava anche
dalle estese parentele e dall'amministrazione dei ricchi feudi, af-
datigli dalle famiglie Massa Carroz e Oliva (I), le quali avevano
larghe aderenze in Corte.
Nel 1524, · in seguito alla richiesta di un donativo di 90 mila
fiorini pe r l'i ncoronazione di Carlo V, per la formazione di un
corpo di cavalleria e per i matrimoni delle sorelle del sovra1w,
egli, a nome dello Stamento Militare, fece presente all'imperato-
re che i gentiluomini di Sardegna, che furono in tutti i tempi
pronti a sachfi car e le lor o vite e le loro sostanze per il loro
sovrano, non potevano aderire alle richieste reali, stante la mi-
seria estrema dei loro vassalli e con tanta fermezza s'adoperò
che l'imperatore ridusse le sue pretese a soli 3000 fiorini 12 1.
I n ciò segui le orme del suo zio Don Giacomo, che nelle
Corti del 1482, celebrate dal vicerè Don X imene Perez, sosten·
ne contro questi la petizione dello Stamento Militare e la conser·
vazione degli antkhi privi legi. L 'energia, c:on la quale questo
gentiluomo fronteggiò le ire e le minaccie del Per ez, valse a

taio Pietro Sabater acquista da Antonio d'Er il le v ille di Gesico. Goni e A su-
ni, che dopo un anno riv ende a Pietro Sanna, nonchè le ville dj Samassi, Sa·
matzai e Ussana che nel 1543 rivende rispettivam ente a Mattia Cervellon,
a Filippo Cervellon e a Bonfil.
L a sua influenza P.ra aumentata dal fatto che lt: casa te Massa Carroz
dei principi di Salerno e dei Conti di Oliva gli avevano affidata l'ammini·
strazione dei f eudi che occupavano oltre la metà del territorio dell'isola, il
che lo portava al diretto comando su numerose ville e ai frequenti e diretti
contatti con le casate più cospicue e più influenti in Corte.
Con diploma 20 dicembre 1521 venne fregjato del titolo nobiliare e con
privilegio del 20 dicembre 1535 Carlo V gli accordava il dritto d'inserire il
suo scudo di famiglia - in cui per precedente concessione g ià erano inquar-
tate le armi di Sicilia e Aragona - sull'aquila imperiale.
(I) .- Vedansi le molte lettere d'amministrazione in REG·AYM.
(2) - ARCH·ST. B. H . 4 f. 32 e 36 · Carta Reale di transazione fra il
Re e Don Salvatore Aymerich colla quale si riduce il donativo a 3GO fiorin i
B. G. 4. f. 84.
SIGISMONDO ARQUER 27

suscitare l'indignazione e la commozione dei sardi e a crear e


con movimenti di popolo, alcuni dei quali oltremodo sanguinosi,
tale situazione da costringere la Corte al richiamo del vicerè ( l ).
Don Blasco d'Alagon, conte d1 Villasor, se non avea l'auto·
rità di Don Salvatore, gli era superiore per nobiltà di nascita e
per larghezza di censo. Seguì Carlo V nella spedizione di Tu-
nisi, nella quale si distinse in molti fatti d'arme (2) e l'impera-
tore l'ebl>E; molto caro, anche perchè, da buon politico, tenne ad
ingraziarsi la sola famiglia che, per discendere dai giudici d'Ar-
bo rea, pote,·a invocare antichi dritti per rivendicare il marche-
sato d'Oristano, incorporato alla Corona dopo la ca ttura di Don
Leonardo Alagon .
Questi i personaggi, che con gli Arquer muoveranno le fila
delle tragiche vicende, che intraprenderemo a narrare.

* **
Il vicerè D on Antonio De Cr1rd ona, alle prime rnppresagli e
degli esponenti più fatti''' della classe nobiliare in seguito ad al·
cunì suoi provvedimenti, dovette prese ntire la durezza del suo
compito e valutare nell'esé:ltta misura l'ar dore combattivo dei suoi
avversari. Ignoria mo le cause che provoca rono i primi dissidi fra
il v icerè e le casate degli Aymerich, dei Zapata, dei Sena, ma
esse dovettero esser gravi se nel 1!139- 1540 Don Salvatore Ay-
merich (3), Don Francesco [Je Sena (4). governatore di Sassa-

(I) - Don Giacomo Aym crich, nel Parlamento ntdunato nel 148 1 dal vi·
cerè Don Xim enes Pcrez, sostenne contro questi le petizioni de llo Stamento
Militare e la conservazione degÙ antichi privilegi. L'urto fra l'Aymerich e il
vicerè diede luogo a forti contrasti e u sommosse popolari, che provocarono
energiche repressioni con divers e csl'cuziuni capitali ma che d'altra pa r te in-
dussero il Sovrano a richiamare il Perez. • TOLA · Diz·onario degli uomini
illustri in Sardegna. Voi. I pag. 97. · Z URITA · Arma/. de Amg. lib. XX cap. 55
e FARA De Rebus Sardois l!b. IV. Ediz. Tor.11c 1825.
(2) - FARA · De Rebus Sardois pag. 4!0 Ediz. Tor ino 1825. Una detta·
gliata esposizione dei servizi resi a Carlo V da Don Blasco Alagon è conte-
nuta nella patente di concessione del titolo comitale presentata il 22 dicem·
bre 1537. ARCH·ST. B C · 24 f. 27.
(3) La partenza di Don Salvatore Aymeri ch non avvenne senza diffi·
coltà, malgrado l'interessamento di Azore Zapata, ch e si trovava a Toledo
per ottenergli il salvacondotto. REG.·AYM. N. 192. L "A r quer dice che partl se·
gretamente MEM·ARQ. in Appendice pag. II.
(4) - REG·AYM. N. 198. Don Francesco De Sena, che servì il sovrano
28 DIONIGI SCANO

ri e l'alcaide Azore Zapata (I) si portarono di Madrid non si sa


bene se per sfuggire alle persecuzioni del vicerè o per brigare
contro questi (2).
Certo è che nel primo sessennio del vicereame Cardona si
rincrudì lo scandalo Carillo.
Don Alfonso Carillo fu una delle figure più notabili .dell'ari-
stocrazia sarda. Resse in diversi periodi la Procurazione Reale,
ma, più che funzionario, fu uomo d'affari e sin da giovane ar-
mava navi per il commercio in grande stile.
Una sentenza emanata dal sovrano nel 1497 ci fa conoscere
che una nave del Carillo, carica di munizioni e di merci, venne
catturata dalla Signoria Veneta (3). La carica da lui occupata,
per la quale la gestione del patrimonio e dei dritti regi, come le
saline, le miniere, le tonnare, gli appalti ecc. era alle sue dipen-
denze, certamentè non era compC1tibile coll'attività sua privata,
ma di questo tanto poco si preoccupò che con i suoi g•rndagni,
ritenuti in buona parte illeciti (4). acquistò i feudi di Costa De

nelle g uerre contro i francesi e i ven eziani e con uno stuolo di cavalieri sar·
di fu al servi zio del Gran Capituno Don Raimondo de C:ardona, fu Governa-
tore di Sassari e, come tale, organizzò e diresse la difesa contro i francesi
sbarcati al comando di Andrea Doria e di Ursino da Ceri. La sua condotta
durante questi fatti fu giudicata sospetta e il De Sena fu sottoposto a giudi-
zio, nel quale colla sua innocenza rifulsero le sue doti di valoroso capitano.
Un privilegio reale ARCH ST. H· 1 ci fa conoscere ch'egli ebbe l'ufficio di go-
vernatore del Capo di L ogudoro nel Luglio 1516. • La casat>1 De Sena de-
rivava dai Picolomini che per lotte di fa zioni dovettero allontanarsi da Siena,
lrasferendo!'.i in Sarde.gna.
(1) - REG·AYM. N. 19!l.
(2) Gli esponenti più rappresentativi della classe dominante di Sardegna
compiliirono in data 26 g iugno 1540 un memoriale contro il vicerè Don Anto·
nio de Cardona e i suoi ufficiali, incaricando A zore Zapata, che si trovava in
Spagna, di presentarlo e d'illustrarlo al sovrano. REG.·AYM. N. 199.
(3) - D OTTOR MICliELE PINNA. Archivio Comunale d!/glesias pag. 11 I,
Cagliari 1898. Don Alfon so Carillo ottenne la carica di Procuratore Reale in
forza di convenzione col giovane Giovanni Fabra e il suo curator e, rinnovata
nel 15 18 e approvata dalla Regina il 1519 • ARCH·ST. BC - 24 - f. 464.
(4) - MEM·ARQ. in Appendice pag. VII · L'affermazione dell'Arquer sul-
l'illecita provenienza del ricco patrimonio di Don Alfon so Carillo è convali-
data dai vari provvedimenti che con1ro questi e i suoi eredi furono promossi
del Fisco per la resa dei conti. Vedi: Carta i<eale con cui s'incarica il vicerè
e l'arcivescovo di Cagliari dell'esame della gestione Carillo; Disposizione vice·
regia per detto esame; Transazione fra il Fisco e gli eredi Carillo. ARCH·
ST. H . 6. f. 68·71 e H. 8. f. 68.
SIGISMONDO ARQUER 29
Vals e Meilogu dalle sorelle Donna Francesca e Donna Elvira
Enriquez, figli e di Don Enrico Enriquez, suocero e zio di Re Fer-
dinandc (1).
Il Carillo, che sostituì il cognato Fabra nella carica di Pro-
curatore Reale, fu, sin dai primi anni della sua carica, sospettato
di storni e di malversazioni, tanto che nel 1514, per ordine del
sovrano, venne rimosso dal posto e sostituito da Don Antonio
Ravaneda. Ricco di élderenze e di quattrini, egli riacquistò, con
l'artico prestigio, lo stesso ufficio e le sue malefatte vennero
messe a tacere.
Il Cardona risollevò la questione dei rendiconti, la quale non
era mai stata definita e, nella difesa dei dritti regi, suscitò le ire
dal Carillo e dei suoi aderenti, fra i quali il 'più cambattivo fu
Azore Zapata. I rapporti fra questi e il facoltoso Carillo doveano
esser molto intimi se l'alcaide considerò come offesa fatta alla
sua persona gli attì iniziati per la resa dei conti e per la riven -
dicazione dei feudi di Costa de Vals e di MeilO !. U. Insieme al
Carillo venn ero colpiti dalla severità del vicerè molti altri cava-
lieri: Don Ranieri Belli! del ceppo Aragall, al qua le s'imputavano
falsi di registri (2), e lo stesso Don Salvatore Aymerich, ar.cu-
sat0 d'aver inserito un atto falso nella causa che sosteneva con-
tro Don Pietro Dedoni per il possesso della villa di Gesturi, che
egli prt!tendeva come parte del f.eudo di Mara (Villamar) acqui-
stato nel 1480 dal suo nonno Don Pietro Aymerich per 8810 lire
alfonsine (3).
Questi provvedimenti sollevarono le ire non solo delle fami-
glie che venivano lese dall'azione del vicerè ma anche di quelle
che avevano legami di parentela e d'interessi con gli accusati,
cosichè le più influenti di esse. come gli Aymerich, gli Aragall,
i Zapata del Capo di Caglia ri e i De Sena, i Bellit, i Manca, i
Serra Gambella, i Virde, i Marongiu di Sassari, per salvaguarda-

(I) - ARCH·ST. Storia dei feudi in Sardegna • Voi. II.


(2) - Risulta da una lettera in data 29 maggio 1543 diretta da Don
Francesco De Sena, allora in Valenza, a Don Salvadore Aymerich, nella quale
si comunicava che il processo di fal so in scrittura a carico di Don Ranieri
Bellit era in stato d'avanzata istruttoria e che disgraziatamente la falsità fu
riconosciuta dal Collegio dei notai. REG·AVM. N. 231.
(:'\) - Azore Zapata da Madrid avvisava Don Salvatore Aymerich che il
vicerè intendeva proceder contro di lui per l'inserzione di un documento
falso nel µrocesso contro il Dedoni • REG·AVM. N. 192.
30 DIONIGI SCANO

re le loro persone e i loro patrimoni. si strinserCl in lega per sba-


razzarsi dell'importuno vic~ rè.
Alcuni di questi gentiluomini, e specialmente gli Aymerich, i
Zapata e i De Sena, non nascosero il loro rancore e combatte-
rono apertamente il Cardona; invece altri, come Don Girolamc1
De Aragall, se di sottomano prestarono aiuto agli oppositori, ap-
parentemente si disinteressarono di queste lotte. Don Blasco d'A·
lagon, il maggiore titolato dell'isola, parteggiò apertamente per
il vicerè di cui sposò la figliola Donna Anna, la qm1le ebbe una
parte preponderante nelle competizioni che dal 1540, per oltre
venti anni, agitarono la nostra isola (1).
Con questo matrimonio, che distaccava la famiglia del conte
di Villasor dalla rimanente aristocrazia, probabilmente ha inizio
la secolare inimicizia fra la casa ta Alagon da una parte e quelle
degli Aymerich e dei Castelvì dall'altra. inimicizia chf' perdurò fino
al XVIII secolo e di cui l'omicidio dtl vicerè Camarassa e la de-
capitazione del Marchese di Cea furono gli episodi più sanguin osi
e più conosciuti.

** *
In queste competizion i, che si manifestavano aspre, il vicerè
volle al suo fianco, come consigliere, una persona che alla cono-
scenza dei congegni amministrativ i e giuridi ci unisse saldezza e
indipendenza di carattere. La scelta cadde sul Dottor Giovanni
Arquer, che dai consiglieri di Cagliari fu definito persona di gran-
de qualità e dottrina (2) e che, nelle diverse incombenze, affi-
dategli dal sovrano e dal vicerè, avea spiegato grande energia a
difesa degli interessi e dell'autorità dello Stato. Nella sua azione,

(I) - Il riferimento dell'Arquer al matrimonio di Don Blasco de Alagon


con la figlia di Don Antonio De Cardona è confermato da diversi documenti
d'archivio e particolarmente dalla Car ta Reale, colla quale si co11cedono 200 du·
cati d'oro a Donna Anna de Cardona, fig lia del vicerè Don Antonio de Car-
dona e vedova del fu Blasco de Alagon. ARCH·ST. H. 8. f. I ! .
(2) - ARCH·COM. Registro delle lettere dei consiglieri N. 80. Lettera
7 agosto 1547. La famiglia Arquer de sangue nob/e l! limpia de infaçones de
Aragon (Mem·Arq) ebbe grande influenza nella vita cagliaritana del XVI se-
colo. Il Dottor Giov. Antonio Arquer, che occupò le car iche più importanti
del Reg no, ebbe quattro figli: Sigismondo, Pietro Giovanni, Antonio e Pe·
tronilla. sposata a Gerolamo Ram.
SIGISMONDO ARQUER 31

talora esorbitante, contro gli Aymerich, i Zapata, i Carillo ecc.


non si riscontra che sia stato mosso da altri sentimenti oltre
quelli di ripristinare l'impero della legge in un ambiente, che la
debolezza dei vicerè, .che precedettero il Cardona, avea reso su·
scettibile di sorprusi e di violenze.
Agli intendimenti del vicerè e del suo consigliere i gentiluo-
mini minacciati opposero un'azione di denigrazione, e, per svol-
gerla più efficacemen te, Azore Zapata e Don Francesco De Sena
si portarono a Madrid, dove cerca rono d'impressionare l'ambien-
te di Corte, facendo pervenire a Carlo V un memoriale, firmato
dalle persone pili in vista della Sardegna, con il quale esse si
rivolgevano al sovrano, perchè si degnasse di ascoltare Azore
Zapata che avrebbe esposte le vessazioni del vicerè. Con qu~­
sta petizione i querelanti chiedevano una rigorosa inchiesta e, in
pari tempo, l'allontanamento del vicerè e dei suoi ministri allo
scopo d'evitar che colle loro influenze fosse occu ltato il vero (I).
Al Zapata e al De Sena seguì l'Ayrnerich che, agli ultimi del
1539, sappiamo esser a Madrid (2).
A Cagliari Donna Violante e C>onna Marquisa, consorte la
prima dell'Aymerich e la seconda di A zore zagata, tenevano sem·
pre viva l'opposizione e informavano i mariti di quanto accadeva
in città e specialmente nel Palazzo Reale.
Malgrado la presenza dei capi della fazione Aymerich a Corte
e malgrado gli affidamenti di alte personalità a loro favore, co-
minciarono a verificarsi defezioni e tradimenti. Donna Violante
dubita anche della sincerità della consorte dello Zapalé!, la quale
nel Gennaio 1540 sente il bisogno di dissipare ogni equivoco,
assicurando la sua amica che mai i!~tervenne a ricevimenti della
vice regina e accusando di menzogna chi le ha detto il contra-
trario. Tiene invece ad informarla che il secondo e il terzo con-
sigliere della città si sono venduti al vicerè e non dubita che
Dtin Salvatore saprà far pagar caro questo tradimento (3).
Altra uefezione notevole fu quella della famiglia Cervellon,
cl1e, come si disse, era una delle più cospicue della Sardegna.
All'isolamento degli Aymerich non era estranea la fermez7.a,

(1) - Copia del memoriale diretto al sovrano trovasi in REG·AYM. N. 199.


(2) - Risulta da una lettera direttagli dalla moglie Donna Violante del
29 ottobre 1539, informandolo delle mene del vicerè. REG·A YM. N. 189.
(3) - REO·AYM. N. 193.
32 DIONIGI SCANO

colla quale I' Arquer procedeva nelle sue istruttorie, sostenuto


validamente dal vicerè e aiutato dal maestro razionale Giovanni
Ram, a lui legato da vincoli di affezione.
All'affare Carillo, come quello in cui erano in gioco forti in·
!eressi del regio patrimonio, I' Arquer dedicò parte della sua ntti-
vità. Ottenuto dal sovrano l'ordine di un'inchiesta sulla gestione
del Procuratore Reale con relativo incarico al vicerè e all'arcive-
scovo di Cagliari, lo spagnolo Domenico Pastorello, fu coman-
dato al Carillo di portarsi a Sassari per esser presente all'esame
dei conti, che venne affidato allo stesso Arquer e al maestro
razionale, assistiti dai periti, Pietro Mora e Andrea Orrù (l ).
In seguito ai risultati dell'inchiestu il vicerè emanò sentenza
contro il Carillo, condannandolo alla restituzione delle somme in-
debitamente percepite, mentre per i ·feudi di Costa de Vals e di
Meilogu disponeva la rivendicazione a favore del patrimonio regio.
Le istruttorie contro l'Aymerich e il Bellit seguivano il loro
corso e tutto faceva presumere che anche per questi le cose si
sarebbero volte al peggio.
E per evitare una condanna, che sarebbe stato un tracollo
per la sua famiglia e per quelle dei suoi aderenti, Don Salva·
tare mosse tutte le pedine a sua disposizione, non lesinando ùon i,
preghiere e minaccie. Dal registro di Casa Aymerich, conservan-
tesi nell'Archivio di Stato, risulta che in diverse contingenze ado·
peraronsi a suo favore Don Pietro Massa Carroz, Donna Brianda
Massa e la Principessa di Salerno che aveano larghe influenze
a Corte e che potevano avvicinare fa ci lmente la regina. Don
Michele Amat da Bruxelles, dove si trovava al seguito di Carlo V,
scrisse all'Aymerich e al De Sena che si sarebbe interessato di
loro, ma di sottomano (2).
Del memoriale, presentato al Sovano e al Supremo Consiglio
d'Aragona , e delle mene che si ordiva no contro la sua persona,
il vicerè, che, per la sua parentela con l'imperatore, avea in-
fluenti appoggi ed amic i a Corte, dovette rertamer1te esser infor·
malo a tempo se s'indusse a portarsi in Spagna, malgrado il pe-
ri colo della reggenza del governo dell'isola in mani di Don Ge·

(I) - ARCH·ST. ·H. 6. f. 71.


(2) - · R EG·AYM. N. 198
SIGISMONDO ARQUER 33

rolamo de Aragall, che sapeva, malgrado le apparenze, ferven-


te arnie.o e sostenitore dei suoi avversari (1).
Il Cardona ebbe buon gioco per sventare tutto il lavorio fatto
a suo danno e, a metà del 154 1, era più che mai in auge, mentre
l'al caide Zapata, non sicuro a Madrid, dove più facilmente pote-
va r aggiungerlo il rancore del vicerè, ritenne prudente restituirsi
a Cagliari.
Una sua lettera del 20 agosto. 1541, diretta a Don Salvatore,
ci dà un quadro caratteristico dell'ambiente di Cagliari e delle
passioni che vi dominavano, facendoci anche conoscere le ami:i-
rezze e le peripezie del suo arrivo nell'isola. Sbarcato nella spiag-
gia di Bonaria coll'intendimento di portarsi al Santuario per rin·
graziare N.• S. k dei Naviganti per gli scampati pericoli del viag-
gio, trovò una lieta comitiva, di cui facevano parte la vice-regina
Donna Maria De Célrdona colla figliola, Donna Anna De Alagon
e diversi cavalieri. Sapendo del suo arrivo queste persone erano
venute per curiosare e perciò egli, non pote ndo sopportare i loro
dileggi, montò a cwallo e, presa in groppa la moglie, Donna
Marquisa, si recò in città, dove trovò un ambiente ostilissimo. I
Cervel1011, attribuendo il suo ritorno al desiderio di farsi eleggere
sindaco dello Stamento Militare, gli si mostrarono ostilissimi. An-
che il suo congiunto, Don Girolamo De Aragall, ebbe a risentirsi
perchè l'avvicinò per strada, ricordandogli che avea una casa per
ricever e. Si sente spiato in tutte le sue mosse e i fautori del vi-
cerè non si p~ritano di minacciar di morte gli Aymerich e i
Zapata, ai quali attribuiscono l'intento di allontanare dall'isola
il vicerè.
Di questo stato d'animo è indice un diverbio suscitato in un
ricevimento di casa Alagon da Don Giovanni C ervellon, che si
espresse in termini violenti con tro il Dottor Pietro Sanna nella
di cui casa - egli disse - si ordivano le trame contro il vicerè.
Don Ranieri Bellit lo rimproverò per queste accuse contro un as-
sente e la consorte di Michele Barbarà gli ricordò il diverso at-
teggiamento che verso il Car dona avevano avuto i Cervellon.
Punto sul vivo, Don Giovanni rispose ch'ella badasse a suo
m&rito, il quale, commettendo, come consigliere della città, atti

(I) - Don Gerolamo de Aragall av~a per moglie Donna Elisabetta Ala·
gon dei conti di Villasor, cugina di Don Salvator Aimerich ed era cugino di
00nna Marquisa, consorte di Azore Zapata.
34 DIONIGI SCANO

contro il vicerè, avrebbe avuto la davuta pumztone. L'inconsulta


dichiarazione provocò l'intervenlo di Guglielmo Barbarà, cognato
della dama, il quale, face ndo rilevare il poco cortese linguaggio
del Cervellon, ribadì che il fratello avrebbe agito come per il
passato per il bene e il servizio del Re - Gli animi si eccita-
rono tanto che Don Giovanni prese una sedia per scagliarla con-
tro il Barbarà e questi mise mano alla spada.
" Indubbiamente il nostro partito - scrisse il Zapata - at-
traversa un brutto momento, mentre i partigiani del vicerè, resi
arditi dalla voce sparsasi del festevole accoglimento di Don An·
tonio de Cardona per parte dell'imperatore, pensano a trarre ven ·
detta contro le nostre famiglie > . In ultimo informa il suo amico di
alcune voci che in città r.ircolano con grande circospezione e
pruden·za, ma su di esse, data la loro gravità, egli dà vaghi a~ ·
cenni, indubbiamente per il timore di un eventuale trafugamento
della lettera, dichiarando che, se si avverasse quanto si sussurra,
le più alte personalità del Regno sarebbero compromesse e, fra
esse, la moglie d'Oloferne, poco ga lante accenno ad una damll
che il navigato Don Salvatore avrà saputo iJ entificare nella con-
sorte del vicerè.
Unica notizia consolante che l'Azore Zapata può dare è
quella del peggioramento della salute dell'arcivescovo (I).

•* •
L'annata 1542 trascorse senza notevoli incidenti, ma da am ·
bedue le parti si affilavano le armi per le prossime ed inevita-
bili lotte.
Il vicerè, restituitosi a Cagliari con la rinnovata fiducia del
sovrano e del Supremo Consiglio di Aragona, ritenne e.l'aver suf-
ficiente forza ed autorità per sbaragliare i suoi avversari e de-
cise di colpirli negli averi e nelle persone, facendo condurre a
termine le istruttorie iniziate contro il Carillo, l'Aymerich e il Bellit.
Agli ultimi del 1542 il vecchio Carillo si spense (2), lasciando

(I) - REG·AYM. N. 20G. L'arcivescovo cui alludeva il Zapata era lo


spagnolo Domenico Pastorello della diocesi di Cagliari.
(2) - S'ignora la data precisa della morte del Car illo, ma, poichè in una
carta del 1543 si accenna al suo decesso e poichè l'ultimo documento, men·
zionante Don Alfonso, è del 1542, si può presumere che sia morto agli ultimi
di quest'anno.
SIGISMONDO ARQUER 35
eredi del suo ricco patrimonio i figli Michtle e Isabella, la qua·
l'ultima, maritatasi con Galcerano Cedrelles, ebbe una figlia che
andò sposa a Don Andrea Manca di Sassari ( 1).
Don Michele Carillo non sopravvisse di molto al padre, e dei
suoi due figliuoli, Sebastiano e Francesca (2), venne nominato
tutore Azore Zapata, il quale - a quanto scrisse il Sigismondo
Arquer nella sua difesa - non poco si giovò del patrimonio dei
suoi pupilli per i bisogni suoi e della sua famiglia (3), essendo
le sue risorse limitate agli annui 300 ducati ( 4) della ma cari-
ca di alcaide del Castello di Cagliari e ai ristretti proventi della
scrivania della Procurazione Reale (5).
La rivendicazione delle somme stornate dal vecchio Don Al-
fonso colpiva adunque gl'interessi di molte delle più influenti fa-
miglie, e perciò non aveva torto Sigismondo Arquer a ritener, nel-
l'azione svolta del suo genitore a difesa del· patrimonio regio, una
delle determinanti dell'odio mortale che i Cedrelles, i Manca e
specialmente l' Azore Zapata portavano contro la sua famiglia (6).
Motivo di rancore verso il Dottor Giovanni Antonio Arquer
per parte delle famiglie Manca e Cariga, le: più influent; del Lo-
gudoro, fu anche la lite che dibattevasi per il pos~esso delle ric-
che ville di Tiesi, Cheremule e Bessude, pretese dalle famiglie
Manca e Cariga e, in pari tempo, dal maestro razionale Don An-
tonio Ravaneda, patrocinato dall' Arquer.
Le famiglie Manca e Cariga, derivanti dallo stesso ceppo; si
misero facilmente d'accordo per combattere le pretese del Rava·
neda, il quale, straniero e senza relazioni familiari, avrebbe cer-
tamente perduto senza l'efficace aiuto del patrocinante, le di cui
amicizie ed aderenze con trobilanciavano quelle degli avversari,

(1) - MEM·ARQ. pag. LVII.


(2) - MEM·ARQ. pag. VII.
(3) - L 'Arquer afferma che i ZapatA vivevano sull'eredità Carillo. Il Za-
pata stesso definisce modesta la ~ua azienda • la poq11a azienda mia • in
REG·AYM. N. 249.
(4) - ARCH·ST. H. 6. f. 87.
(5) - L a scrivania della Procurazione Reale, detenuta da Azore Zapata
per privilegio 10 Novembre 1539, fu, con sentenza del vicerè 9 marzo 1545, as·
segnata al sacer dote Pietro Vives di Barcellona con condanna dell'alcalde
alla restituzione di tutti i dritti ed emolumenti. ARCH·ST. L. 2. IV. 13. 10 11.
(6) - MEM·ARQ. pag. Xlii.
36 DIONIGI SCANO

fra i quali erano, per interesse diretto, Don Andrea Manca e, per
riflesso, il decano Don Giovanni Manca e l'arciprete Cariga (I).

i<

* *
Altra ragione d'odio di questi due prelati contro la famiglia
Arquer fu l'aiuto sempre dato all'arcivescovo di T orres, Don Sal-
vatore Alepus, d;.i essi vivamente avversato per la sua opera
d'epurazione, e per il suo intenrlimento d'elevare alla dignità di
decanato un canonicato di Sorres con le prebende di Bessude
e di Cossoine, che dal 1532 erano state godute da Don Giovanni
Manca (2).
Rapporti d'affinità poi legavano le famiglie Arquer e Alepus,
giacchè una figlia di Don Giovanni Antonio Arquer era accasata
con Girolamo Ram, nipote dell'arcivescovo (3) Oltre questi rapporti,

(I) - MEM·ARQ. LVII e seg.


(2) - MEM·ARQ. in Appendice pag. LXI ·e LXII. CAN. PROF. DAMIANO
FILIA. la Sardegna Callo/ica. Voi. Il. pag. 232. Sassari' 1913.
(3) - MEM·ARQ. - Nel 17 novembre 1575 fu battezzata alla Cattedrale
di Cagliari una bambina nata da Gerolamo Ram e da Petronilla Arquer • ARCH·
ARC. Libro delle nascite.
Sulla patria, sulla famiglia e sull'eleziof!e di Don Salvatore Alepns ven·
nero emesse molteplici e diverse opinioni. Chi lo ritenne sardo, altri lo dissero
di Valenza (:: sulla data dell'elezione a vescovo molti fissarono quella del 1523.
Senza che mi fossi proposto di far speciali indagini su quest'eminente pre·
lato, all'Archivio del Vaticani• e all'Archivio di Stato in Cagliar! mi capitarono
alcuni documenti, che portano una certa luce al riguardo e dP.i quali. ritengo
utile dar qualche cenno:
10 · Bolla di Clemente VII 4 Febbraio 1523 colla quale si nomina • te
clericum Va/enlinum de nobili genere e.r utroque parente procreatum ac in
vigesimo prim/J ve/ circa tue ela/i.r; anno cos/ilum • amministratore della Chie-
sa Turritana " in spirllua/ibus e/ temporalibus donec vicesimum seplimam di·
clae e/atis attingens • stabilendo inoltre che allorquando primum dictum vi·
cesimum septimum annum a/figens e.r nunc prout e.r lune et e converso de
persona tua nohis et eisdem (ratribus nostri..... accepta eidem Eccles'e Tur-
ritanae de ~imi/i consilio dieta auloritate providimus, /eque preficimus in ar·
chiepiscopum et pastorem .... ARCH·VATIC. Reg. f.ateran. Voi. 1454 · /. 41.
Questo documento dirime J'.,gitata controversia sulla data dell\ lezione, asso·
dando che Don Salvatore Alepus di nobilè prosapia, chierico di Valenza, nel
1523, g iovane di 21 anno, venne nominato amminii::tratore della Chiesa di Tor·
res per diventarne titolare allorchè avesse raggiunto l'età legittima di 27 anni.
2° ·Carta del 2 Gennaio 1511, nella quale è menzionata Donna Caterina
SIGISMONDO ARQUER 37

~spingevano l'avvoca to fiscale a parteggiare per Don Salvatore Aie-


pus le riconosciute doti di carattere e di dottrina di questo pre-
lato che fu una delle più em in enti figure del clero sa rd o.
L'antagonismo, insito fra vescovi e capit'Jli, assunse verso
l'Alepus forme addirittura volgari - Nelle navate de lla Ca tte-
drale di Sassari l'arciprete Cariga, sostenuto da Don Gaspare Ca-
rica che ad un certo momento pose anche mano alla spada, non
si peritò di oltraggiare sconciamente l'emi nente prelato (1).
I due canonici per le diffamazioni contro il loro presule prez-
zolarono un chierico Cosmo Pastor (2), il quale i ntentò diverl'i
processi, che procurarono molte amarezze al1'Alepus, costretto H
fronreggiare un malandrino scostumato, di cui tutti a Sassari te -
mevano i velenosi intrighi. Essi inoltre, valendosi delle largh e
aderenze, cercarono di creare un <1ri1biente sfavorevole all'arcive-
scovo coll'accusa di essersi appropriatf' somme non dovutegli, e

nata Pilo, vedova del notaio Michele Gigli. ARCl-l·ST. Noie o sunti storici de-
gli afli custodi/i nell'Archivio.
Si è ritenuto opportuno far cenno di questo documento ben hè diflicil·
mente possa riferirsi alla madre dell'arcivescovo:
30 - Fra le "personalità che nel 1531 accompagnarono il vicerè a Sassari
è menzionato anche il Dottor Al epus. ARCl-l·ST. B.C. - f. 19, 58 e 69 · Non
ebbi tempo d'indagare maggiormente per stabilire quali deduzioni possono
trarsi dalla comunanza del casato.
4° - Permesso in data '27 marzo 1533 all;i Magnifica C;iterina D e Alepus,
madre dell'arivescovo d'imbarcare 2 cavalli per uso del figliolo. ARCl-l·STATO -
BC. 22 · f. 1.
5° • Bolla di Pio V in data 15 marzo 1567, con la quale si incarica il ve-
scovo di Ampurias di ricuperare le rendite della Chiesa Turritana, percepiie
dall'Alepus durante il tempo in cui fu assente dalla Jioctsi, con mandato di
destinar le ad emendum ve/ edi/1candum d(Jmun prou/ libi commcdius vi-
sum fuerint in usum Seminari in civilale sassariensi in qua pueri Seminari
pie e/ sane/e educari ac /illeris .... possinl destmamus. · ARCl-llVJO VATICANO
• Arm. 42. f. '213. '
Questi documenti, pur non essendo definitivi per stabilire la patria del-
l'Alepus, possono indurci a ritenere che, nato da padre spagnolo forse dimo-
rante in Sassari e da madre della nota casata dei Pilo, .abbia trascorsa la gio-
vinezza e ottenuti gli ordini secri a Valenza.
{I) - MEM·ARQ. in Appendice pag. LXII.
('21 - È probabile che il chierico Cosmo Pastor fosse parente della mo-
glie di Don Salvatore Aymer:ch, Donna Violante nata Pastor.
Il turbolento chierico venne poscia elevato a dignità canonicale giacchè
risulta che nel 1563 apparteneva al Capitolo della Cattedrale di Sassari. ARCH·
ST. Materie Ecclesiastir.he. A . C. 35.
38 DIONIGI SCANO

di essa si ebbe un'eco nel parlamento del 1543, quando dal con·
sigliere capo di Sassari fu presentata una petizione, colla quale,
facendosi rilevare che contro I'Aie pus, per non predica re nella
cattedrale com'era obbligato, erano sorti gravi ma lumori e dissi-
di nel popolo e nel consiglio, si richiedeva l'istituzione di un ca-
nonicato di 60 od 80 ducati a carico dell 'a rcivescovo per dar i
mezzi ad un ecclesiastico di predi care nel rnoJo e nella forma
che si usa in Spagna (1 ).

** *
Tutto questo groviglio d'interessi e di posizioni, che la rigi-
da intransigenza dell'Arquer minacciava, non poteva esser sciolto
senza una violenta reazione delle persone compromesse e perciò
questi processi che il vic erè sollecitava, che il suo rigido consi·
gliere istruiva implacabilm ente e ptr i quali erano in ballo non
solo i patrimoni ma la libertà e la vita di potenti genti luomini,
suscitltrono violenti competizioni, nelle quali niente si risparmiò
per colpire Don Antonio De Ca rdona e il D ottor Giovann i Arquer..
E a queste lotte, co ntenute da principio nel campo amm inistrati·
vo e giudiziario, susseguì uno sca tenarsi di passioni e di odi che
dilani ò la nostra isolfl per più di venti anni, dando luogo a do-
lorosi e sang uin 'JSi eventi, dei quali l'espressione più tragica si
ébbe ne ll 'au to da fè di Toledo in cui venne bruciato Sigi·
smon<.l o Arqu er.

(:) - ARCH·ST. Atti de lle Cort i celebrate dal vicerè Cardona.


CAPITOLO TERZO

DON PIETRO V AGUER, VISITATORE DEL REGNO

PREOCCUPAZIONI A CORTE PER LE AGITAZIONI DI SARDEGNA •


IL VESCOVO D'ALGHERO, DON PIETRO VAGUER, VISITATORE· IL VA·
GUER IN LEGA COL PARTITO A YMERICH - IL DOTT. GIOV ANTONIO
ARQUER RINCHIUSO NELLE CARCERI DELL'INQUISIZIONE • ACCUSE
DI PRATICHE DIABOLICHE CONTRO IL VICERÈ E LA MOGLIE - IL
VICERÈ A CORTE SI DIFENDE - PUNIZIONI ESEMPLARI DEI CALUN·
NIATORI - IL DOTTOR ARQUER, REINTEGRATO NEI SUOI UFFICI, È
PREMIATO COL DIPLOMA DI CAVALIERATO

L'imperatore e il Consiglio Supremo d'Aragona dovetter o


preoccuparsi delle i:inormali con dizion i in cui svolgeva~ i la vita
in Sardegna e, più che alt ro. delle accuse che i due partiti si
palleggiavano a vicenda.
Gli affidam enti dati di persona dc.I v icerè, se poter ono per
un pri mo mome nto sopire i tim ori della Corte, non persuasero
più quando, malgrado la fiducia espressag li visibilmente da l so-
vrano, gli animi non si quietarono e da ogn i parte dell 'isola giun-
gevano memoriali e proteste. Se da un can to non si voleva smen-
tire l'opera del vicerè e m<"nomare il prestigio di un co ngiun to
dell'imperatore, d'altra parte non si riteneva po liti camen te oppor-
tuno ch'egli continuasse a perseguire gli esponenti più cospicui
della classe dominante in Sardegna in momt->nli, in cui il sovr ano
avea bisogno di pa ce e di tranquillil à nei suoi dominii. E questa
pace, che non sussisteva pili nell'isola. insidiava anc he la Cor te
dove agivano, colla dispera zione di chi sia per annegare,
Don Salvatore Aymerich e Don Francesco De Sena. le cui
recriminazioni giungevan o sino alla r egin a per il tramite di gen-
tildonne tenute in grande co nsid erazione, quali la prin ci pessa di
Salerno e Donna Brianda Massa Ca rroz.
Il Consiglio Supremo crtd ette di poter procedere ad un a sod-
disfac ente sistemazi one cl elle cose di Sard egna, inviando un vi-
sitatore coi pit'.1 ampi poteri amministrativi e gi udiziari, co mpreso
40 DIONIGI SCANO

quello d'inquisire su tutti i pubblici ufficiali, ad eccezione del vicerè.


La designazione sovrana cadde per detto incarico su Don
Pietro vaguer. vescovo d'Alghero (1 ), persona che per l'abito che
rivestiva si riteneva conciliante e idonea a quella politica di tran·
saziane e di pace ch'era nei desideri dei governanti di Madrid.
Da un'ordinanza del ministro di giustizia di Valenza sappia-
mo che Don Salvatore Aymerich nell'estate del 1541 era in giro
per la Castiglia con cavalli e St·rvi (2), ma poscia si restituiva a
Valenza, dove nel Novembre 1542, da Don Francesco De Sena,
veniva informato della nomina del Vaguer a visitatore del Regno
e della prossima partenza di questi per la Sardegna (3. Riten en-
do più proficua la sua presenza nell'isola, i'Aymerich si affrettava
a restituirsi a Cagliari, seguito poco dopo dallo Zapata.
Ormai colla nomina di un visita tore, la soluzione del con-
flitto non si sarebbe . più avuta a Madrid, sibbene a Cagliari, dove
la prossima convocazione delle Corti avrebbe dato modo agli av-
versari del vicerè d'esplicare la loro influenza.
L e Corti, aperte solennemente il 7 aprile 1543 con le con-
suete cerimonie. vennero, come di pragm1:1tica, presiedute <lai vicerè
ma chi effettivamente le dirigeva con l'autorità di visitatore, che
lo collocava di fatto, se non di dritto, al di sopra dello stesso vi-
cerè, era Doro Pietro Vaguer che all'ufficio di visitatore univa
quello, ben più temuto, di Commissario Generale dell'Illustr issimo
Cardinale, inquisitore generale (4).
Nello stamento militare dominava l'Aymerich , non solo per
i rapporti di parencela colle più influenti casàte, ma specialmente
per la r appresentanza del Conte Oliva e dei Massa Carroz e
cioè dei possessori dei più vasti feudi (5).

ti) - MEM ARQ.• Appendice pag. /f.


(2) - Pcovvedimento del ministro di giustizia (iustitia) di Valenza, col
q11ale si permette a Don Salvatore Aymerich di portarsi nel Regno di Casti·
glia insieme a tre famigli, avendo giustificnto di aver tre ca valli di marca con
relative selle e finimenti • TOLA · Goder Diplomalicus Sardiniae • Voi. Il
pag. 444 • Torino 1868.
(3) - REG·AYM. · N" 223 · Lr:t presenza di Don Salvatore Aymerich a
Valenza è comprovata dr:ti molli acquisti di f eudi che egli nel 1542 fece in quella
città e precisamente en fugar di Pietro Sabatier davanti al notaio Pablo Re·
nart di Barcellona • Vico. Historia generai de la isla !' reyno de Sardena •
Barcellona MDCXXXIX Voi. 2°. Parte VII dag. 59 e seg.ti.
(4) - Cosl il Vaguer è indicato negli atti del Parlamento.
(5) - Negli atti del Parlamento Don Salvatore firmò per sè e come rap·
SJGISMUNDO ARQUER 41

D'altra parte era prima voce dello stamènto reale il D.r Giov.
Antonio Arquer ( 1) , consigliere c&po della città di Cagliari, per-
venuto a tale ufficio contro le aspirazioni di Don Cristoforo Ay-
merich, stretto congiunto di Don Salvatore (2).
Dagli atti del Parlamento risulta il numero dei fuochi e cioè
1.in elemento probatorio per stabilire l'abbienza di ciascun feuda-
tario. Viene per primo Don Pietro Massa con 3187 fuochi e sus-
seguono il Conte di Quirra, il Conte de Oliva e la Principessa
di Salerno rispettivamente con 3151 , 2466 e /71 fuochi (3). A
Don Michele Cari Ilo sono assegnati 900 fuochi, il che conferma
quanto nella sua difesa espo ne Sigism0ndo Arquer sulle ricchez-
ze acquisite da Don Alfonso Carillo e sull'importanza dei feudi
Costa de Vals e Meilogu.
Gli atti ufficiali, benchè cc)mpilati con quel frasario che, pro-
prio della cancelleria spagnola, sembra fatto apposta per nascon-
dere. il pensiero, lasciano trapel are le passioni che agitavano i
diversi gruppi: l'Arquer si trova isolato e abbandonato dai suoi
amici consiglieri, ma non perciò diminuisce il suo ardore com-
battivo. Presenta un con tromemoria le ai cap itoli richiesti dallo
stame11to militare, colpendo i suoi avversari col contrastare i
provvedimenti per la vendita e l'esportazione del grano, richiesti
dai feudatari: uno sprazzo di luce sulle beghe sassaresi contro
l'arcivescovo è d<1to dalla petizione prèSP.ntata dal Consigliere
Capo di Sassari. perchè venisse nominato un pr~dicator e a spe-
se dell'Alepus, che, non predicando come era suo obbligo, avea
dato origine a malumori nel consiglio e nel µopolo (4).
Tutto un lavorio dovea svolgersi attorno alla persona del
visitatore che, arbitro della situazione, avea fin allora mantenuto
un contegno neutrale, in attesa çli poter esattamente valutare
tutte le forze che influivano sulla vit.1 isolana.

presentante di Don Pietro MAssa Carroz, del Conte d'Oliva, di lJon Diego
de Sena, di M. Pietro Castillo, dei Z at rillas e ·d'altre famigli<! - ARCH-ST. At-
ti del Parlamento Cardona.
(I) - ARCH ST. - Atti del Parlamento Cardona.
(2) - MEM-ARQ. - I n Appendice pag. XLI. Don Cristoforo Aymerich fu
consigliere nel 1540. ARCH-ST B D. - 25 - f. 63. Le sue aspirazioni alla cari-
ca di consigliere capo, ch'era tenuta dal Dott. Giov. Arquer, risultan o dalle
proteste e recriminazioui contenute in una sua lettera. REG·AYM.
(3) - ARCH-ST. • Atti del Parlamento Cardona.
(4) - ARGH·ST. - Atti del Parlamento Cardona.
42 DIONIGI SCANO

Indubbiamente la riunione dei feudatari e delle più alte ca-


riche civili ed ecc l esi~stich é gli diede modo di apprezzare l'ascen·
dente di Don Salvatore Aymerich, appoggiato dalla maggiore
parte dei nobili feudatari e sostenuto dai ca pitoli delle cat-
tedrali di Cagliari, Sassari e Alghero, nei quali dominavano i ca -
nonici Aymerich, Zapata, Manca e Cariga.
Il partito avverso avea, è vero, per capi due personalità co-
me il vicerè Don Antonio De Cardnna e il Dottor Giov. Antonio
Arquer, ma ben poco aiuto poteva no dar gli aderenti. Gli arcive-
scovi di Cagliari e di Sassari, la di cui benevolenza verso il vi-
cerè e il suo consigliere risulta da molteplici documenti, 11on po-
tevano offrire se non un appoggio morale, combattuti, com'erano
dai membri più influenti dei ca pitoli, alla di cui dipendenza, più
che non alla loro, era lèi maggior parte del clero sardo.
Date queste condizioni, la decisione del vescovo d'Alghero
non poteil esser dubbia: egli si volse al partito Aymerich . che
gli poteva esser utile nei suoi proposi ti ambiziosi.
L'Arquer l'accusò di essersi venduto agli avversari del Car.
dona allo scopo di ottenere efficace aiuto p~r render insosteni-
bile la posil.ione del vicerè e per poter quindi ottenere la carica
di Presidente del Regno di Sardegna (I), ma potrebbe anche
da rsi che a ciò lo avesse spinto un movente politi co.
Per l'acccrd0 fra il visitatore e I' Aymerich furono di grande
eccitamen to le esortazioni e le lamentele dell'alcaide Zapata , trat-
to in arresto dal vicerè non ancora del tutto esa utornto. Egli, ai
primi del 1544, faL"eva segretamente pervenire a Don Salvatore
una lettera, wn la quale, lagnandosi dei danni che la prigion ia
arrecava al suo modesto patrimonio, gli prospettava un progetto
per abhattere definitivamente il vicerè (2).
La lettera non chiarisce, in modo comprensibile per altri che
non sia il suo amico. questo progetto, per il quale sarebbe stato
nec~ssaria l'opera di un solo gallurese, giacchè con due si po-
teva esser scoperti; ma, ricordando che in Oall:.ira Don Salvatore
avea poteri di feud ata rio, come rappresentante della famiglia
Massa Carroz, e clie, in seguito, da questa r egione il par-
tito Aymerich tr arrà i sicari per bastonare il consigliere Bartolo-

(I) - MEM·ARQ. - in Appendice pag. Il


(2) - REG·AYM, - N° 250.
SIGISMONDO AR QUER 43

meo Selles, e per assaltare il convento di San Domenico (I), si


può presumere che il focoso alcaide pensasse alla soppressi one
del vicerè e dell'Arquer.
Indubbiamente D on Sa lvatore, persona di senno e navigata,
dovette sorriderè alla proposta e alla facilona strategia del suo
amico che dimenticava che D on Antonio Cardona era rappresen ·
tante e congiunto del sovrano e che perciò la sua uccisione avreb·
be provocato tale reazione da esser soppressi immancabilmente
alla loro volta.
r.'intervenuto accordo col Vaguer rendeva d'altra part e su·
perflua ogni violenza illegale; oramai si poteva far le pro1)rie ven·
dette in nome del sovrano e sotto l'egida del Commissario di
sua Maestà : l'Arquer fu gettato nelle carceri pubbliche sotto l'a c-
cusa di appropriazione a danno del patrimonio regio (2), l'avvo-
cato fiscale M ercer e il maestro razional e Ram (3) vennero so·
stituiti, il primo da Don Gerolamo Olives (4) e il seco ndo da
Salvatore Al eu (5), persona di fiducia del Vaguer,
Perchè il vfscovo d'Alghero potesse conseguire la sovrana
sanzione a questi provved imenti, Don Salvatore si valse de ll 'aiu·
to di molti !'>UOi amici di Spagna, fra i quali i doc umenti Li'archi-
vio ricorda no il De Lobera di Barce llona (6) il Riccardi (7) e il Poca

(I) - Che dalla Gallura si Jieno tratti i sicari per le viol~ n ze contro i Sei·
les risulta dal fatto che qui vi si svolsero per buona part e le indagini del
Fisco ARCH·ST. Processo !:ielles. Un certo Antonio de Aiatzo di Mamoia·
do, scrivendo a Don Salvatore Aymerich, accenna alle testimon!a11ze assunte
in Gallura per i fatti ~e lles, ra ssicurandolo al rig uardo. REG·AVM NO 504.
(2) - MEM·ARQ. · in Appendice pag. Il.
(3) - PtLLITO · Memorie traile dal R. Archivio di Cai!,liari pag. 6 l. Ca·
gliari 1862.
(4-) - Ordinanza 25 Febbraio 1545, colla qual ~ 0011 Pietro Vagu er , visto
/as cu/pas que risullavan del proce-;so de la Real l/i<:- ila contra Mosse11 lapme
Mercier abogado fis1:a/ havemos ma11dado prender/le !' poner en fugar securo
e poichè il fisco non può star senza avvocato, nomina .a tal posto il Dottor
Gerolam0 Olives, confiando pienamente de la /e/ras, iuslicia, pericia, legali·
dad e dilt!!,encia de Mossen Hieronimo O/ives. ARCH·ST. B C. · 29 · f. 108.
(5) - ARCH-ST. · B C. • 29 • f. 174.
(6) - REG·AYM. · NO .233.
(7) - REG·AYM · N° 233. Il Federico Riccardi, dimorante a Madrid, patro·
cinò a Corte gli interessi cl~ lla città di Cagliari e di diver!le famiglie sarde.
Fu sindaco con Don Filippo Torrellas per presentare al Re petizioni della
Città. ARCH·COM. Registro delle lettere dei Consiglieri. No 80. Il Ricardi fu
poscia incar icato dagli Aymerich e dai Zapata di indurre il sovr ano a non in·
44 DIONIGI SCANO

di Madrid, (1) il Sorian di Valladolid che spesso gli richiede sai·


ciccie e frutta sarde, non per lui, ma per i muchaclzos (2) il Rai-
mondo di san Martino di Maiorca (3), ed infine l'Alessio Fon-
tana, uno dei segretari di Carlo V .
La figurn del Fontana, che g li annalisti della Compagnia di
Gesù esaltar~no per la coltura e per il mecenatismo e elle Sas-
sari ricorda sempre con affetto per doversi alla !>ua generosità il
primo collegio gesuitico da cui derivò la sua universit:), appare
non del tutto disinteressata. Quando la lotta contro il vicerè era
più a5pra e il suo intervento quindi doveva aver maggior valore,
si rivolge a Don Salvatore (25 Giugno 1544) per aver la somma
occorrPnte per acquistare da certo Pietro Ximenes una scrivania,
come infatti l'acquistò mediante cambiale di 55 ducati tratta da lui
a favore di Antonio Ledda e pagata dall'Aymerich (4).

***
La prigionia non sgomentò l'Arquer, il qu;:ile, conoscendo a fon-
do le forme procedurali e sapendo che i sorprusi erano solo am·
missibili in quanto rispett•)Si di dette forme, inoltrò appello contro
il suo arresto, dichiarandolo illegale per esser i reati a lui impu-

viare il D. Sigismondo Arquer in Sardegna come avvocato fiscale. MEM·ARQ.


Appendice pag. VIII.
(I) - REG·AVM. · No 298.
(2) - REG AVM. • NO 229.
(3) - REG·VVM. · NO 342.
(4) - Di Al essio Fontana scrissero con ammirazione gli s(orici sardi,
dai quali sappiamo che, nato a Sassari ai primi del XVI sec., studiò in Spegna,
intraprendendo poscia il servizio militart>. Fu al seguito di Carlo V, che lo cre ò
cavaliere e poscia segretario. TOLA. Dizionario degli uomini illustri della Sar·
degna . Voi. Il pag. IQI Torino 1838. Il Tola assegna la sua morte al I~ e il
Fara al 1556. Vedremo in seguito l'esattezza della prima data.
Nel registro della fami~lia Aymerich si conservano molte lettere autogra·
fe dell'Alessio che lumeggiano la sua figura meglio di quel che non siasi fatto
sino ad oggi.
Scrive il 25 giugno 1544 per aver da Don Salvatore Aymerich i mezzi
per acquistare da Pietro Ximtnes una scrivania (REG·AYM. No 264).
S'interessa dègli studi di Aymerich Giacomo, figlio bastardo di Don Sai·
vatore e compila un programma di studi • REG·AVM. N° 304. Annurizia il 20
agosto 1551 la nomina di Don Giacomo di Montafians a Reggente· REG·AVM.
SIGISMONDO ARQUER 45
tati d'indole patrimoniale e non criminale ( 1). Questi atti cor·
redati da rm~ mori e compilate da un'esperto in dritto, non potero-
no non impressionare ed impensierire i suoi nemici.
A combattere tale avversario occorreva un competitore che
l'eguagliasse se non nella dottrina , almeno nell'abile uso dei ca-
vi lli giuridici e delle forme procedurali, e, dietro indicazione di
Do n Salvatore che conosceva bene uomini e cose di Sardegna,
si died e la reggenza dell'ufficio di avvocato fiscale, in sostitu-
zione deil'Oliws, o troppo debole o poco pieghevole, al Dottor
Giovanni Atzeni, fin'allora alla dipendenza dell' Ay merich per a-
verne, come avvocato, patrocinato gl'interessi (2).
L 'astuto legale, comprendendo che la detenzione nelle car-
ceri pubblich e non imped iva l'inoltro, non solo di atti e di me-
morie ma anche di private corrispondenze, e persuaso che la liber-
tà di scrivere e d! parlare per parte dell'abile e risoluto avversario
costituiva un pericolo, indusse ìl Vaguer a valersi dell e facoltà
incontrollabili di Commissario del Grande Inquisitore per rinchiu-
dere l'Arquer nelle carceri del Sant' Ufficio, togliendogli in tal ·
modo ogni comunicazione coll'esterno e, di conseguenza, ogni
possibilità di difesa (3).

No 397 e da Bruxelles avven e gli amici di non fare novità e di star tranquil·
li • REG-AYM. N~ 450. Si mostra instancabile nell'accaparrarsi g li uffici più lu·
erosi che disimpegnava per interposte persone: ebbe l'ufficio di Saliniere ,\1ag-
giore di Sassari. ARCH·ST. H. 7 · f. 22, e nel 1556 fu nominato Maestro Ra-
zionale dopo il decesso di Francesco Ram. ARCH·ST. H. 7 - f. 58. Ottenne
nello stesso anno da Don Filippo di Spagna 508 ducati d'oro per i servizi re·
si all'imperatore. ARCH ST. H. 7. - f. 17.
Fu in corrisp ondenza epistolare con Sant'l gnazio di Loiola, e nel testa·
mento dispose di quasi tu tto il suo patrimonio a favore della Compagnia di
Gesù coll'obbligo di fondare un collegio dì istruzione.
(1) - MEM-ARQ. - Appendice pag. ///.
(2) - Malgrado l'incarico dato all'Atzeni, rimase sempre titolare l'Olives
che sembra abbia seguito Don Filippo in Spag na e nelle Fiandre. ARCH·ST.
B C. · 30 · f. 169.
11 Dottor Giovenni Atzeni e il D ottor Antioco Porceli, creature di Don
Salvatore Aymerich, malgrado fossero domiciliati in Stampace, ottenero il pri·
vilegio di naturalizzazione. Benchè una provvisione regia del 15 16 li esclu-
desse dal reggimento della città, (ARCH ST. Copie di carta reali), conseguiro-
no, per le alte aderenze e per i loro indi:icutibili meriti, uffici e cariche d'im·
portanza.
(3) - MEM-ARQ. • in Appendic~ pag. lii.
46 DIONIGI SCANO

* **
Ridotto al silenzio l'avversario più temibile, si fece scoppiare
la bomba, alla cui confezione si lavorava da parecchi anni e alla
quale avea accennato l'alcaide Zapata, quando riferl e Don Sal-
vatore le sommesse voci circolanti in Cagliari su fatti che a·
vrebbero compromtsse personalità del Regno di tale levatura da
sbalordire l'intera isola.
Don Pietro Vaguer, nella veste di Commissario Generale del
Sant'Ufficio, fece iniziare un regolare processo in materia reli-
giosa contro il vicerè Cardona, la consorte Donna Maria, la mo-
glie d'Oloferne della lettera dello Zapata, ed altri familiari, accu-
sandoli di eresia, di esser dediti ad esorcismi e di adorare il
diavolo (1 ).
Non deve recar meraviglia tanta audacia, considerati i poteri
concessi all'Inquisizione per debellare le eresie luterane che di-
lagavano per tutla Europa. Per poter svolgere la sua missione il
Sant'Ufficio avta conseguito tale potenza da non piegare di fronte a
principi regnanti e allo steS$O pontefice e di essa si valse nella
sua politica di repression e, che se fu tale da giustificare l'ese-
crazione dei posteri, ebbe pur tuttavia il merito di aver salvato
la civiltà latina, mantenuta vivH dal pontificato, e minacciata dalla
Riforma.
L'audacia del Vaguer non si spinse pur tuttavia fino all'ar-
resto del vicerè e dei suoi, e questo fu errore di tattica, giacchè
il Cardona ottenne facilmente d'esser richiamato a Corte per
scolparsi - Quivi gli fu agevole persuadere il reggente principe
Filippo, il Supremo Consiglio d'Aragona e l'Inquisitore Generale
che le accuse rivoltegli, specialmente quelle d'indole religiosa,
erano insussistenti e dovute all'odio della nobiltà sarda e all'am-
bizione del vescovo d'Alghero (2).
Sua Altezza Don Filippo non avrebbe battuto ciglio ~e si
fosse persuaso delle eresie del Cardona, ma, di fronte all'evi-
dente sua innocenza, confortato dal parere dell'Inquisitore Gene-
rale che segretamente avea inviato i n ~a rdegna per un'inchiesta
il segretario del Sant'Ufficio, Don Girolamo çurita (3), reintegrò

(I) - MEM·ARQ. - in Appendi<'e pag. VI.


(2) - MEM·ARQ. • in Appendice pag. VI.
(3) - PROC·ARQ. •
SIGISMONDO ARQUER 47

il Cardona nella sua alta carica, ri nviò Don Pietro Vaguer alla
sua diocesi, rimovendolo dal posto di Reggente che occupava
nel Supremo Consiglio d'Aragona, e dispose perchè venissero
severamente puniti gli istigatori della falsa accusa e, con essi, i
testi che deposero falsamente. L'Atzeni e un altro membro del
Consiglio vennero destituiti, l'alguazil Pietro i\lfonso Despues in-
carcerato e poscia i-nandato via dal Regno, certi Simon e Gio-
vanni Sanna del Sant'Ufficio privati delle loro cariche e dei testi
falsi alcuni vennero inviati alle carceri ed altri bruciati (1).
Gli Aymerich, i Zapata e tutti coloro, che ordirono la trama,
furono risparmi ati , perchè ebbero la prudenza di tenersi apparen-
temente estranei e indifferen ti, inviando invece allo sbaraglio per-
sone prezzolate che deposero falsamente. La fa cilità colla quale
per abbattere il Cardona trovarono in Sa r degna testi falsi
è attestata da una dichiarazione scritta dal segretario dell'Inqui-
sizione che rinvenni negli atti del processo di Sigismondo Arquer.
Forse fu anche opportunità politica quella di non ricercare
le vere responsabi lità, giacchè la natura del reato era così grave
da richiedere esemplari punizioni, che, date la posizione sociale e le
influenze dei colpevoli, avrebbero potuto portare gravi perturba-
zioni nell'isola.
Dopo 13 mesi e 16 giorni di dura prigionia venne liberato
anche l'Arquer (2), al quale Don Pietro Vaguer dalla residenza
d'Alghero volle lanciare l' ultima freccia, proibendogli d'esercitare
l'avvocatura (3).
L 'Arquer, da buon giurista, rise di quE sto provvedimento,
si portò in Spagna e della sua opera e delle persecuzioni sof-
ferte fece una dettagliata esposizione a Sua Altezza, che non
solo lo rein tegrò .negli uffici e nelle cariche onorifiche preceden·
temente occupate, ma, per espri'!lergli il suo compiacimento, gli
concesse ad majoris gratiae cumulum il titolo di cavaliere tra-
smissibile ai suoi discendenti ( 4).

(I) ·· - Jl1EM-AR Q. - in Appendice pag. VI.


(2) · MEM·ARQ. · in Appendice pag. ili.
(3) - MEM·ARQ. - .in Appendice pag. LXIV.
(4) - MEM·ARQ. • in Apptmd ice pag. V.
CAPITOLO QUARTO

LA PRESIDENZA 0 1 DON GEROLAMO D' ARAGALL

UL Tl ~I ANNI DEL GOVERNO DI DON ANTONIO DE CARDONA · IL


FIGLIO BASTARDO DI DON SALVATORE AYMERICH - LA PRESIDEN·
ZA DEL REGNO A DON GEROLAMO D'ARAGALL - MATRIMONI DEI
PUPILLI CARILLO · MORTE DI DONNA VIOLANTE, CONSORTE DI
DON SALVATORE AYMERICH - DON SALVATORE PASSA A NUOVE
NOZZE · LOTTE SEMPRE PIÙ VIOLENTE A SASSARI CONTRO L'AR·
CIVESCOVO - IL DOTTOR SIGISMONDO ARQUER.

Gli ultimi anni del vice r eame Cardona, dal 1547 al 1549, tra-
scorsero apparentemente tranquilli: la veemenza delle passate
competizioni e le esemplari punizioni persuasero gli avversari del
vicerè che lo scatenarsi di nuove lotte avrebbe dato luogo a re-
pressioni energiche. D'altra parte lo stesso Cardona, un pò scos-
so dallo scampato pericolo di una condanna per eresia, cercò di
assicurarsi una ce1ta tranquillità col portare meno acrimonia nei
rapporti col suoi nemici.
A questa tregua non era estranea l'assenza dt>I Dottor Gio-
vanni Antonio Arquer, che a Madrid acquistav;.i sempre maggio-
re considerazione e che, per la sua dottrina giuridica, da molte
cospicue famiglie di Cagliari fu scelto come patrocinant e dei
loro interessi alla Corte e '11 Supremo Consiglio d'Aragona.
Incaricato dal magistrato civico di diverse incombenze e ri-
chieste, le disimpegnò così bene che gli tu offerta la carica di
avvocato dP.lla città presso la Corte di Madrid. Dell'accettaziont-:
i consiglieri mostraronsi oltremodo lieti e con lettera dell'8 Feb-
braio 1548 gli espressero in termini niolto lusinghieri la loro
soddisfazione (I).

(I) - In dipendenza dell'incarico dato al Dottor Giov. Antonio Arqucr


di patrocinare gl'interessi..della città, fra l'Arquer e i consiglieri si stabill un'at-
tiva corrispondenza che durò dal 1547 al 1549. ARCH·COM. Registro delle lei·
/ere dei consiglieri.
SldISMONDO ARQUER 49

Devesi certdmen te alla sua influenza se, nell'interesse della


città, furono affidati al suo giovane figliolo, il D ottor Sigismo ndo
Arquer, diversi incarichi di fiducia e, fra l'a ltro, il mandato di
acquistare a Sassa ri una partita di grar10 (1).
L a letter a d'incarico dell'Aprile · 1548 si conserva nell'Archi-
vio Comuna le di Cagliari ed è il documento in cui, per la prima
volta, si menziona il protagonista delle drammatiche vicende che
imprenderemo a narrar e.
L 'infl uenza <'lcquistata a Corte e le r elazioni colle cospicue
famiglie spagnole, aventi interessi in Sardegna, indussero il vec-
chio Arquer a consolidare la posizio11e sua e dei suoi. La fami-
glia Massa Carroz, che avea i feudi più estesi e più ricchi della
Sa rdegna, gli avea affidato diverse cause, il che gli permise di
conseguire la stima e la considerazione di. D on na Bria nda e di
Don Pietro M assa, che non gli furono par chi di favori, i quali
non poterono non costitu ire una menomazione dell'autorità e de-
gli interessi di Don Salvatore Aymerich , che, l'.Ome si disse, am-
mini strava il vasto patrimonio che i M assa Carroz possedevano
in Sardegna.
Sintomatica è la lettera che il Dottor Giov. Antonio Arquer
scrisse da Valladolid a Don Salvatore nel L uglio 1549 ·(2). In es-
sa, con le forme più rispettose e più cortesi, chiede che gli af-
fari del detto patrimonio, affida ti al Dottor Giovani Atzeni, v en-
gano per l'avvenire patrocin ati anche da suo figli o Sigismondo,
dividendo i salari in due parti uguali e che allo stesso Sigismon -
do sì conceda a vita la capitania della Barbagia Siurg us col dritto
di farsi sostituire da cerio Mich ele Campilo e con l'intt sa che
una rarte delle entrate debba esse r consegnata a sua moglie.
Il vecchio legale usa Vl:!rso l'Ayrr.trich i termin i più osse-
quiosi, ma, d'altra parte, velatamente fa com prendere che le ri·
chieste sono formali e hanno solo valore di comunicazione, giac-
chè avvocatura e capitania eran o state già concesse dai M assa.
Questi colpi inferti al prestigio e agli interessi del fiero gen·
tiluomo non potevano che acuire i rancori degli Ay merich e dei
loro nde r enti verso la famiglia A rq uer, tanto più che era loro per-
venuta notizia de!la posizione e dell'influenza acquistatesi in Corte

(I) - AR CH·COM. Registro delle lei/ere dei consiglieri N. 80.


(2) - REG·AVM. N. 330.
50 DIONIGI SCANO

dal giovine Sigismondo. E quella di Don Salvatore non fu solo


preoccupazione per la sua tranquillità, ma anche timore che i suc-
cessi nvn ledessero l'avvenire e la fortuna del suo prediletto
Giacomo.
11 signore di Mara avea carissimo questo figlio naturale ( 1)
e, desideroso d'ave re a suo lato un legal e fidato su r.ui poter con·
tare, volle avviarlo allo Studio di Pisa per addottorarlo in leggi.
À facilitare quest'intento Alessio Fontana, espertissimo in ma-
teria d'istruzione, stese un programma di studi che inviò al suo
amico alla fine del 1547 (2). Le lettere di Don Giacomo ci fanno
conoscere le particolélrità della sua vita da studente, regolata nei
suoi minimi particolari dall'inll~ssibi l e suo gtnitore: nel 1553, tra-
smettendo al padre la nota dei libri che gli occorrono, chiede di
poter vivere da solo e non a pensione, promettendo di non spen·
der più di quattro scudi e mezzo; e un :rnno dopo, nel lu-
gliò 1554, chied en do altri libri e giustificando le spese che Dùn
Sa lvatore trovava soverchie, domandava di potersi addottorare ai
primi del prossimo anno scolastico (3). Ed infatti il suo desiderio
venne esaudito, e a sopperire alle spese relative Don Salvatore,
in data 14 Settembre 1555, dovette emettere una cambia le per 64
ducati d'oro a favore di certo Sebastiano Dessì ( 4).

* **
Benchè molto attenuato, il rancore del Cardona teneva sem·
pre in continua tensione di animo l'Aymerich, lo Zapata ed altri
esponenti della nobiltà, sui quali pesavano accuse varie per reati,
che doveano esser giudicati dal Consiglio del Regno, presieduto
dal vicerè.
Perciò, pur manifestando la più grande deferenza a: rappre-
sentante del sovrano, Don Salvatore e i suoi amici brigavano di
sotto mano per farlo allontanare, anche se gli si dovessero CO·
strurre ponti d'oro.
Uno dei loro patrocinanti in Spagna, Bartolomeo Poca da
Barcellona, il 17 Aprile 1549 scri ve, raccomandando loro pazien-

(I) - MEM·ARQ. in Appendice pag. Xl.


(2) - REG ·AYM N. 304.
(3) - REG·A YM. N. 409·453·477.
(4) - REG-AYM. N. 5 11.
SIGISMONDO ARQUER 51

za e prudenza e assicurando che lo sgoverno del vicer è non


avrebbe durato a lungo, giacchè il Cardona avea già l'ordine di
abband onare il Reg no (I).
Il Poca era ben informato, giacchè, poco dopo, il Cardona
venn e ri chiamato, ma perchè l'esonero non avesse la parvenza
di punizione. l'imperatore, co n provvi sione 30 M aggio 1549, di-
sponeva a suo favore l'assegno di mille ducati annui da prele-
varsi dai proventi del Marchesato d'Oristano e della Contea del
Goceano (2).
La partenza dell 'odi 3to vi cerè colmò di gioia le maggiori fa·
miglie dell a nobiltà sar da, e da Roma il canonico Gerolamo Za-
pata, fratello dell'a lcaid e, elevava i più rervidi ringraziamenti a
Dio per aver liberata la Sardegna dalla p n~senza del v icer e (3).
E tanto più grande fu la loro gioia in qu<'l nto, co n sovrana
patente del 14 settembre 1549, veniva nominato Presidente del
Regno il :oro congiunto, Don G irolamo d'Araga ll (4).
L a nomin a di questo ge ntiluomo all'alta cari ca , che gli con-
cedeva poteri vi ce rea li, trovò favorevole accoglienza anche nella
cittadinanza, e di qutsti sentimenti si r es ro interpreti i consi-
0

gli eri di Cagliari. che ringraziaron o il Re e Sua A ltezza per l'in-


ca ri co affi da to ad un uomo cl i govern o e di esperienza (5).
Come si disse, Don Girolamo d'Araga ll apparteneva a nobi-
li ssima fé11niglia, in cui eccelsero il coraggio e l'energia. In piena
maturità d'a nni e d'esperienza e •.·on perfetta conoscenza della
psicologia de i sa rdi, egli era la co lon na più soli da del reggimento
dell 'iso la, e lo stesso Ca rd ona , pur sapend olo legato co n vin coli
di parentela ai suoi più acca niti avversa ri, lo teneva in gra n con-
to, affidandogli le in combenze più difficili. Ed in queste, co me
nella diresa de ll 'isola da i cor sa ri barbareschi, nella repressione del
briga ntaggio e nell l' freq uenti competenze fra vassalli e feud ata-
ri e tra qu esti e i consigli de lle città, s'affermarono e si perfezio-
naro no le sue attitudini di govern o.
Devesi a quest'insigne ge ntiluomo se Cagliari fu munita di
baluardi talm ente formidabili da far desi stere le armate turche da

(I) - R EG·AYM. N. 32 1.
{2) - Provvi sione Reale 30 M aggio 1549 · AR CH-ST. B C . JO- f. 5 1.
(3) - REG· A YM. N. 339.
(4) - ARCH·ST. BC • 30.
(5) - A RCH·COM . Registro delle lei/ere dei corzsiglieri.
52 DIONIGI SCANO

qualsiasi attacco contro la nostra città. Egli perorò personalmente


presso Carlo V la funzioj;e mediterranea di Cagliari, ottenendo
che si portasse nell'isola l'ingegnere Roc co Capellino che pro-
gettò e diresse le fortificazioni bastionate di S. Giovanni o di
S.ta Croce, ·del Balice e della Leona, modelli pregevoli d'archi-
tettura militare cinq uecentesca.
L 'Araga)l, di temperamento energico e in pari tempo eq uili-
brato, nelle com r etizion i sorte durante il governo del Cardona,
non parteggiò nè per il vicerè nè per il partito avverso - alrrie-
no in modo apparente - benchè facesse assegnamento sull'ami-
cizia e sulla cooperazione dei nobili suoi congi unti per consegui-
re gli intenti, ai quali egli, oltremodo ambizioso, aspiravn.
La dote principale di questo personaggio, che assunse, dopo
il vicereame Cardona, un ruolo di prim'ordine. fu I?. visione rea-
listii.; a delle questioni, che risolveva con mezzi energici. noncu-
rante delle forme, dei pregiudizi e molto spesso degli stessi pri-
vileggi sovrani, quando essi potev11110 ostacolare i risultati rhe il
governo voleva conseguire.
Si è detto in altro ca pitolo di un suo antenato che tolse
le chiavi dalle mani di un consigliere ed aprì la porta del Ca-
stello, violando così uno dd più gelosi privileggi della città; il non
degenere Don Girolamo :ion esiterà a far di peggio per risolvere
situazioni scabrose; infischiandosi dei privilegi d'immunità, di cui
godevano i consiglieri della ci ttà e i loro rappresentanti, d'accor-
do col vicerè Don Alvaro de Madi"igal, tratterrà in arresto, per
circa un mese, il sindaco Antonio Catela, impedendogli di portar·
si a Madrid e di rendersi quindi interprete presso il sovrano dei
pettegolezzi e delle beghe dei consiglieri della città (1 ).

* **
La presidenza dell'Aragall rappresenta l'intermezzo sufficien-
temente tranquillo tra le movimentate vicende che abbiamo avu-
to cura di esporre e quelle drammatiche, che vedremo succedersi
durante le luogotenen.ze dei vicerè De Heredia e de Métdrigal.
- E' un intermezzo di preparazione ed è bene quin di, per me -

(I) - ARCH-COM. Copie di carie reali (/5!6·1807).


SIGISMONDO ARQUER 53

glio comprendere i susseguenti avvenimenti, esaminare le diverse


situazioni, createsi nell'isola.
L'istruttoria sullri gestione Carillo continuava con alterne vi·
cende, attraverso sentenze ed a~p e lli, ed assorbiva ogni attività
dell'al caide Z<tpata che, come tutore dei figli di Don Michele. am·
ministrava il patrimonio di Don Alfonso, ad eccezione della quo·
ta assegnata alla figlia Donna Isabella Cedrelles.
Il Sigismondo Arquer nel suo memoriale difensivo afferma
che il Zapata, nell'intento di rendersi completamente padrone di
detto patrimonio, abusando dell'inesperienza dei pupilli Donna
Francesca e D011 Sebastiélno Carillo e della sua influenza come
tuttore, abbia imbastito il matrimonio del proprio figlio Fràncesco
con Donna Francesca e quello di una sua figliola con Don
Sebastiano.
Mentre questi ultimi sponsali poterono esser celebrati senza
inconvenienti, non altrettanto avvenne per il matrimoni o del suo
figliolo con Donna Francesca, giacchè sembra ch e quest'ultima
avesse già contratto matrimonio con il maestro razionale Don
Francesco Ram, legato con vincoli d'affinità alla famiglia Arquer
e nipote dell'arcivescovo di Sassari, Don Salvatore Alepus.
Il Zap<:ta non ritenne - ignoriamo per quali motivi - rego·
lari queste nozze e, valendosi dell'abilità, in consimili intrighi,
del fratello, il decano Zapata, non solo promosse r egolare istan-
za per l'annullamento ma, 1:1busando della debolezza della sua
pupilla, la costrinse a nuove nozze col figliolo (I).
Ma il Ram, che fu al seguito del principe Don Filippo e
avea autorevoli aderen ze, non s'acquietò alle violenze dell'aristo-
cratico alcaide e, forte del Sl.lO dritto, gl'intentò diversi processi
che allora erano in corso d'istruttoria.
Le ricchezze, accumulate da Don Alfonso Carillo, erano sem ·
pre per buona parte a disposizione dei Zapata, e per costoro
le rivendicazioni avanzate dal fisco specialmente per quanto si
riferiva ai feudi di Costa de Vals e Meilogu, costituivano una
grave minaccia alla loro tranquillità finanziaria, giacchè, anche
non ritenendo esatto quanto affermò l'Arquer, che essi vivessero
unicamente sull'eredità Carillo, si sa, per dichiarazione dello stesso
alcaide Azore (2), che il loro patrimonio era più che modesto.

(I) - MEM·ARQ. ir. Appendice pag. XXXVI.


(2) - REG·A VM. N. 249.
54 DIONIGI SCANO

Ad ogni modo, indipendentemrnte dall'entità del loro patri monio,


tutto induce a ritenere che la dote della nipote di Don Alfonso
Carillo abbi<i servito ad Azore Zapata per acquistare il feudo di
Lasplassas da Don Pietro Rupperbetino ( l ).
Don Salvatore, 11on illudendosi soll'apparente tranquillìtà, man-
teneva sempr e vivo il movimento ostile agli Arquer e, da capo
incontrastato. dirigeva l'azione di ogni singola famiglia, interve·
nendo molto spesso con consigli, con favori e con prestiti. A lui
- quan~o si era amici - non si ricorreva invano e, anche da
Maiorca, Raimondo de S. Martin, nel 1549, gli si raccomandava
per certi favori, ingraziandosi Donna Violante col dono di un
pappagallo (2).
La c:onsorte di Don Salvatore non potè godere a lu ngo la
parlata del variopinto vola tile, giac:chè poco dopo, nel novembre
1549, si spense fra la costernuzione dei suoi (3).
Con la morte di questa gentildonna venne a mancare al si -
gnore di Mara, non solo la moglie affettuosa, ma la compagna
coraggiosa nelle sue lotte, che an che nei momenti più difficili non
perdette nè la calma nè la fiducia nel marito.
Pur tuttavia il rimpi anto di Don Salvatore per tale perdita
non dovette durar soverchiamente: un sint0mo si trae dall'or dina-
zione, fatta, qua lche mese dopo il decesso, all'armaiuolo Pinto di
Milano, di una ricca armatura intarsiata d'oro, più adatta per tor-
nei che per combattere corsari barbareschi (4). Infatti nel mag-
gio susseguente passò a seconde nozze con Donna Maria Mar-
gens, figlia di Bernardo Margens, signore di Parte Valenza e di
Parte Baricaùu (5).
Gli sponsali si celebrarono con tanta segretezza che, a no i-

(I) - Declaratoria d'investitura in data 15 nove mbre 1587 della Baronia


di Lasplassas otte nuta da Don Giuseppe Zapata, come marito e procuratore
di Donna Eleonora Zapata, figlia primogenita ed erede di Don Francesco Za·
pata, figlio èd e rede di Azore Zapata, primo acquirente per via di compera,
previo assenso regio, da Don Pie tro Ruppebertino. ARCH·ST. Feudi.
(2) - REG·AVM. N. 342.
(3) - In data 30 Luglio 1550, Fra ArcangPlo Belli!, appartenente alla
nobile casata Bellit·Aragall, presentò al suo amico e congiunto la nota di?lle
spese fatte per i funerali di Donna Violante. REG AvM. N. 358.
(4) - REG·AYM . N. 3SO.
(5) - Si desume dalle congratulazioni inviate il 22 Maggio 1551 a Don
Salvatore da certo Compiano Gerolamo di Terranova. REG-AVM. N. 386. E-
SIGISMONDO ARQUER

ze compiute, il suo fido Zapata gli scriveva domandandogli schia-


rimentì sulle voci che circolavano a Cagliari su un prossimo suo
matrimonio (1 ).
Don Salvatore aveva allora cinquantasette anni (2), ma do-
vea esser ancora vigoroso, se l'anno dopo gli nacque un bam-
bino, cui fu posto il nome di Gaspare (3).

** *
In Sassari s'acuivano sempre più gli odi e le vendette, in di-
pendenza del contrastato possesso delle ville di Tiesi, Cheremule
e Bessude, pretese dalle famiglie Manca e Cariga da una parte
e dall'altra dal maestro razionale Ravaneda, le di cui ragioni era·
no efficacemente patrocinate a Madrid dall'Avvocato Giovanni
Antonio Arquer (4).
Le stesse famiglie Manca e Carìga, sostenute da i Bellit, dai
De Sena e da altre dellt• più influenti casa te del Logud oro, man·
tenevano la cìttà in continuo stato d'agitazione, aiutando il capi-
tolo nella lotta contro l'1ucivescovo, il quale, assorbito interamente
da! lavori del Concilio di Trento. non poteva opporre efficace
difesa alle va rie accuse elevate contro la sua persona (5).
li chierico Cosmo Pastor, definito dal Sigismondo Arquer un
triste figuro vile e vendicativo e capace di qualsiasi malvagità,
con le sue calunnie faceva arrestare il medico Toma so Rocca di
Sassari, che gli aveva inibito di frequ~ntar la sua casa, dopo che
avea constatato che egli, abusando della fiducia accordatagli, at-
tentava all'onore di una sua sorella. Da qui il rancore e il desi-
derio di vendetta che il Pastor potè in parte conseguir e lancian-

redi di Bernardo Margens furono le quattro figli e: Caterina, Maria sposata


!I Don Salvatore, Isabella accasata con Fortesa e Francesca con Vincenzo
F ogondo.
(1) - REG·AVM. N 388.
(2) - Nel 30 Gennaio 1507 a Don Salvatore Aymerich fu concessa l'e·
senzione dalla podestà dei tutori, benchè avesse 14 anni. ARGH-ST. H - 1 •
f . 7. Risulta quindi nato nel 1493.
(3) - Il vescovo d'Alghero da Trento e Don Giacomo Aymerich da Pi·
sa si congratulano coh Don Salvatore per la nasci ta del figli olo Gaspare. •
REG·AYM. N. 419·453.
(4) - MEM·ARQ. in Appendice pag. LVIII.
(5) - MEM-ARQ. in Appendice pag. LXI.
56 DIONIGI SCANO

do con tro il Rocca accuse di pra ti che eretiche, le quali, in quei


tem pi and1e se campa te in aria, davano luogo a processi e a
fac ili condann e (I).
Il nuovo arcivescovo di Cagliari, Don Baldassa re de Here -
dia (2), che nel Conci lio di Tren to, con Don Sa lvatore Al epus,
aveva degnamente rappresentato l'episcopato sardo, trovò, comt>
era immancabile, la sorda ostilità del ca pitolo, dom ina l o dai ca-
nonicì Zapata e Ayme rich, per aver voluto tocca re la questi one
dei benefi ci parrocch!ali, divisi, fra i canoni ci più influenti, che per
la cura delle nnime invia vano, come sostituti, preti ign oranti ed
incapaci dell'alta missione.
Di fronte él quest'agitarsi di passion i il vecchio Dottor Arquer
non ritenr e prudente portarsi a Cagliari ed attese che il suo fi-
gliolo prediletto, Sigismondo, consolidasse la sua posizior1e all a
corte spagnola e perfezionasse, col frequentar e ambienti elevati
e personalità insign i, le naturali doti d'ingegno e la sua cultura
in modo da costituir e tale forza da potersi efficacemente contrap-
porre a quelle dei suoi nemici.

** *
Sigismondo Arquer, che tutto in duce a ritenere nato nel quin·
quennio 1522- 1527 (J), compì gli studi a Pisa (4), laurea nd osi
in leggi e in teol ogia e acquistandosi, per la sua coltura, la de-

(I) - MEM-ARQ in Appendice pag. LXI.


(2) · - Don Baldassare de Heredia dell'ordine dei predicatori fu elevato
alla ca ttedra arcivescovile di C!lgliari nel 1548, quando stava <1 1 Concilio di
Trento. I consiglieri di Cagliari nel febbraio 1549 gl'i11dirizzarono una lettera di
compiacimento e di ossequio. AI<CH·COM. Registro dei/e /ellere dei Consi/!,lieri.
(3) - T enendo conto che nel 1548 i consig lieri di Cagliari incaricarono
il Dottor Sigismondo Arquer ad acquistar grani a Sassari, è presumibile che
egli, laureato nello stesso anno o poco prima, avesse dai 21 ai 26 anni. Cer-
tamen te non poteva affid ar si tale incarico che richiedeva una certa esperien-
za ad un giovine d'età inferiore ai 21 anni. Perciò si può ritener ammissibile
la sua nasci ta nel quinquennio 1522· 1527. .
(4) - L'Arquer si addottorò nello Studio di Pisa quando Don Giacl'mo
Aymerich vi entrò per iniziare i corsi di dri tto (M EM·ARQ. in Appendice pag.
XL), e poichè si sa che per questi Al essio Fontana nel novembre 1547 avea
preparato il programma degli studi (REG·AYM. N. 304) tutto induce a r itene-
r e che ai primi del 1548 il figlio . di Don Salvatore abbia iniziato e il Sigi-
smondo Arquer abbia ultimato gli studi.
SIGISMONDO ARQUER 57
ferente am1c1z1a degli eruditi, tanto che da Siena wnne chiamato
a legger le pandette (I ).
Non ancora preso nell'ingranaggio Jelle competizioni locali,
egli dedicassi con ardore agli studi e fu in corrispondenza con
le persone più colte non solo d'Italia e di Spagna, ma anche
delle altre nazioni - Fu in relazione epistolare col celebre frate
minorita, diventato poi fervente luterano, Sebastiano Mtinster, che
gli affidò la compilazione di un compendio storico descrittivo della
Sardegna da inserirsi nella sua Cosmografia Universale.
Egli assolse il suo compito in modo egregio, giacchè, fra le
monografie sulle diverse regionì del 111011do, inserii~ nella Cos-
mografia e dovute quasi tutte a buoni scrittori, quella dell'Ar-
quer è una delle migliori (2). Certo è il primo scritto che
tratti della Sardegna in modo corrispond ente al vero, senza le
stramberie e le esagerazioni di quanti lo precedettero nel trattar
della nostra isola - Le nolizie sulle sue condizioni, sugli ordì·

(I) - PIWC·ARQ.
{\!) - La pr ima edizione della Cosmo~nifia del Milnster, mulgrado qual-
che opinione ;:ontraria, ri sale indubbiiunente al 154-l. In essa non sono che
poche righe riguardanti l<t Sardi-:gna e certamente dovute allo stesso Mi.in·
stcr; la monografia del Dottor Sigismondo Arquer comparve nelle edizioni te-
d12sca e latina del 1550.
Devo alla crirtesia del Prof. Binz della Riblioteca di Basilea '~ al Soprin-
tendente Bibliografico Prof. Tamburini se mi è dato trascrivere l'intero brano
sulla Sardegna inserito nella prima edizione:
Dell'i~oia di Sardegna. Nel mare italico, ver80 mczzof{iorno, giacciono
tre isole imporla11ti, la Corsica, la Sardeg11a e la Sicilia, di;l/c quali voglio
qui discvrrere un poco.
la Sardegna è stata chiamata così da Sardo figlio di Ercole. Poichè
egli venne qui dalla libia per mare co11 una gra11 quantità di i:e11/e e prese
ta· Sardegna, che prima di lui era staia chiamata dai Greci lch1111sa. Ma il
rozzo popolo minuto li chiamò /olai.
/11 quest'isola una buona parie ael terreno è aspro e del lui/o inc(i/lo, ma
l'altra parte è tanto più benedclfa i11 tulle le cose e specialmente in frumento
bestiame e pascoli.
Non si tr01>ano in quest'isola nè lupi 11è se1penli. Il suolo è pregno di ar-
gento ed ha anche alcune acque calde sal11/ari, elle sono così potenti da ti-
congiungere le (issa rofle. In estate quest'isola Ira facilmente malalfie nei
luoghi umidi.
Si scava in qacsl'isola anche mollo allume, ma nt"Jn è così buono cume
quello che si scava in Egilfo e nell'isola Melo. Se ne trova anche in Spagna,
Macedonia, Ponto e Africa, parimenti nell'isola di Lipari e di Cipro.
DIONIGI SCANO

namenti amministrativi e giudiziari , sulle sue risorse e sulla natura


degli abitanti sono esaurienti; anche se esposte con stile tacitia-
no - I suoi cenni sulla storia dell'isola sono sinteticamente rias-
suntivi e non potea esser diversamente, trattandosi di un compen·
dio per un'enciclopedia. Indubbiamente egli era già in possesso
di rilev::inte materiale documentario, che gli dovea servire per
compilare una storia della nostra isola (I), che disgraziatamente
non scrisse, com'era suo intendimento, per esser stato coi nvolto
nelle drélmmatiche vicende, che assorbirono ogni sua attività.
L'Arquer dovette compilare il suo compendio, appena termi-
' a Pisa, e cioè verso il 1548, giacchè l'edizione della
nati gli :5tudi
Cosmografia Universale, che lo conti ene per primo, venne stam-
pata é1 Basi lea nel 1550 e devesi calcolare, a lm ~ no in due anni,
il tempo occorrente per trascriverlo, per farl o pervenire a desti·
nazione e per la stampa nella voluminosa enciclopedia.
Egli a Madrid aiutò suo padre nelle mansioni di avvocato
e tanto si distinse che il Re e Sua Altezza, ì quali n'ebbero ad
apprezzare la 1:01tura umanistica, la dottrina gi uritlica e, più che
altro, la fermezza di carattere . lo vollero con loro a Corte, gli
affidarono diversi e delicati incarichi e poi lo inviarono in Sar-
degna colla carica di avvocato fiscale e patrimoniale che era la
più importante, dopo quelle del vicerè e .di r eggente la cance lleria.
Il Dottor Sigismondo Arquer ebbe due fratelli e una sorella,
Petronilla, la quale si accasò col Dottor Gerolamo Ram, nipote
dell 'arciwscovo di Sassari - Del fratello Pietro Giovanni si sa
( he fu maestro razionale e che pubblicò i " Capitols de Cori
del Stament Militar de Sardenya ,, mentre dell'altro fratello An -
tonio altro non si conosce, se non che anch'egli fu coinvolto nelle
lotte, sostenute dal padre e dal fratello Sigismondo, e che fu coa-
diutore nell'ufficio di maestro razionale tenuto da l fratello Pietro (2).

(I) - Si dominus requiem et ocium dedcrit proli.i:iorem de rebus Sardo·


rum scribemus hisloriam. SIGISMONDI ARQ UER. Sardiniae Brevis Hisloria et
Descriplio pag. 8. Ed. Torino 1788.
(2) - ARCH-ST. P. 2 • f. 258.
CAPiTOLO QUINTO

IL DOTTOR SIGISMONDO ARQUER

AVVOCATO FISCALE

DON LORENZO DE HEREDIA VICERÈ - RANCORE DI DON GERO-


LAMO D'ARAGALL VERSO SIGISMONDO ARQUER - I FRATELLI BAR-
TOLOMEO E GEROLAMO SELLES CONTRO LE ESPORTAZIONI DI
GRANO EFFETTUATE DALLE FAMIGLIE A YMERICH, TORRELLAS,
FOGONDO E LIMONA · BARTOLOMEO SELLES, TERZO CONSIGLIERE,
BASTONATO DA UN SICARIO TEMPIESE · GEROLAMO SELLES SI
RIFUGIA NEL CONVENTO DI S. DOMENICO - Al<RESTO UEI TORREL-
LAS · UNA NUMEROSA BANDA ARMATA CAPEGGIATA DAI FRATELLI
DON PIETRO E DON GIACOMO AYMERICH ASSALTA IL CONVENTO
DI S. DOMENICO E AMMAZZA GEROLAMO SELLES · IL SOVRANO
INCARICA DELLA PUNIZIONE DEI COLPEVOLI IL DOTTOR SIGISMON ·
DO ARQUER, NOMINANDOLO AVVOCATO FISCALE · ARRESTO DI
DON SALVATORE AYMERICH - SCOMUNICHE CONTRO IL VICERÈ E
IL REALE CONSIGLIO · Ai-<RESTO DEI CANONICI A YMERICH E CORBU
INSIEME AI LEGALI CONSULTORI

Sigismondo Arquer, che dalla viva voce del suo genitore do-
vette aver avuta conoscenza delle lotte e delle agitazioni che c::i-
ratterizzarono il vice-reame del Cardona, sposò i rancori del babbo,
le di cui sofferenze per la dura prigionia nelle carceri dell'Inqui-
sizione gli lasciarono un ri cord o incancellabile. Probabilmente de-
vesi al suo inten·ento e al suo ascendente presso Sua Altezza se
Don Gerolamo d'Aragall, a meno di un anno della sua nomina,
venne esonerato dall'alta carica, malgrado che la sua presidenza
non solo non avesse dato luogo ad inconvenienti, ma fosse stata
lodata anche da persone che certamente non parteggiavano per
gli Aymerich.
A regger l'isola venne in un primo momento nominato il
Conte de Fuentes, che non prese possesso della luogotenenza
per av~rlo il Re destinato ad altro ufficio. L'Aragall, saputo ciò,
ritenne giunto il momento di far valere la sue mire ambiziose,
60 DIONIGI SCANO

rafforzandole con l'aspirazione dei sardi, perchè si derogasse


dall'esclusione dei regnicoli dalla carica di vicerè, la quale esclu-
sic ne offendeva la loro suscettibilità di fedeli sudditi della Co-
rona. E perchè il Sovrano cambiasse la sua carica di presidente
in quella di vicerè, \'ennero valorizzate tutte le influenze e le
amicizie e vennero mosse tutte le pedine, non esclusa quella de-
gli interessi del Regno, di cui si fecero esponenti autorevoli i
consiglieri della città, che dìressero a S. M. un memoriale, per-
chè a detta carica venisse elevato una volta tanto un sardo, e
precisamente l' Aragall che, in più che venti anni di governato·
rato, avea dato prova di saggezza e dì attitudini di governo (1).
Il successo non corono questi sforzi e pochi mesi dopo, e
più precisamente nell'Aprile J5."10, una lettera di Don Pietro Massa
Carroz, dando notizia della nomina di Don Lorenzo de Heredia
a vicerè, toglieva ogni illusione all'ambizioso governatore di Ca-
gliari e di Gallura (2).
Don Girolamo d'Aragall intuì che il colpo Pra partito dal
Dottor Sigismondo Arquer, nel quale intravvide un avversario ben
più temibile del padre. Comprese che non era più il momento
di acr.omodamenti e di prudenti contegni e, abbandonando qiJella
riservatezza ch'era stata sua norma, si mise apertamPnte cogli
Aymerich e coi Zapata per abbàttere la famiglia Arquer, che, per
l'autorità del Dottor Giovanni Antonio, per l'ascendente di Sigi-
smondo in Corte e per l'ardore combattivo di Pietro e di Anto-
nio, costituiva un ostncolo per il predominio suo e dei suoi,
Quando nel 1551 il nuovo vicerè Oc Heredia prese posses-
so del suo alto ufficio le condizioni dell'isola erano apparente-
mente tranquille, ma già diversi sintomi lasciavano presagire le
tempeste che scoppiarono dopo qualche anno, ed egli, sin dai
primi giorni del suo governo, dovette accorgersi che nella placida
città, dove apparentemente si svolgeva u11a vita monotona e senza
scosse, fervevano passioni tanto più ardenti in quanto connes-
se a ragioni d'interesse e di prevalenza.
I suoi primi atti sono accuratamente vagliati e da essi si
tenta dedurre quale sarà la sua linea di condotta. Attendesi spe-

(I) - ARCH·COM. Registro delle lettere dei Consiglieri N. 80.


(2) - REG·AYM. N. 352. • Il sovrano con sua provvisione del 18 marzo
1550 concesse una volta tanto la grazia di m!lle lire a Don Lorenzo De He-
redia nominato vicerè di Sardegna. ARCH·ST. B. C. 29. f. 169.
SIGISMONDO ARQUER 61

cialmente la nomina del Reggente e quando il solerte Alessio


Fontana, da Augusta, dove si trova al seguito dell'Imperatore, con
lettera del 20 Ago:;to 1551 informa l'Aymerì ch della nomina di
Don Giacomo Montanans a tale ufficio, la scelta lascia perplessi
i partigiani dell'Aymerich, i quali dell'e letto non sanno altro se
non che è malandato in salute (1 ).

* **
Nel martedì santo, 13 aprile 1552, il consigliere terzo Barto-
lomeo Selles, portandosi agli uffici divini ed avendo le insegne
reali dell<i città e della sua magistratura, fu nella piazza del Duo-
mo percorso con un nervo di bue da un certo Antonio Cossu di
Tempio (2).
L'offesa destò intensa com mozione nella cittadinanza e irritò
i consiglieri che le nervate al Selles giudicarono come un grave
oltraggio alla città e alle sue prerogative.
E poichè giorni prima era avvenuto nel Consiglio un grave
rilterco, con scambio di ingiurie, fra Don M elchiorre Torrellas e il
Selles (3), si Httribuì l'atto violento e brutale al risentimento ec-
cessivo dei fratelli M elc hiorre e Filippo che, ad instanza dei con-
siglieri della città. ven11ero arrestati e gettati in prigione.
L'alterco invece fu la spinta occasionale, ma le cause erano
più profonde e, mentre di esse l'Arquer nella sua memoria difensiva
diede solo qualche ce11no, il Bartolomeo Selles le espose detta-
gliatamente in un memoriale che dal carcere inviò al vicerè ( 4).
Don Salvatore Aymerich, Don Cristoforo Ayrnerich, i fratelli
Melchiorre e Filippo Torrellas, i fratelli Giovanni e Francesco Li-
mana e Don Vincenzo Fogondo, legati fra loro da parentele e da a-
micizie eransi associati per commerciare in grani e, valendosi delle
loro potenti influenze, procedevano alle esportazioni in larga
scala contrariamente ai privilegi di cui godeva la città (5).

(I) - REG·AVM. N. 397.


(2) - PtLLITO. Memorie tra/le dal R. Arclti11io di Cagliari pag. 73. MEM·
ARQ. in Appendice pag. XII.
(3) - PlLLITO. Idem pag. 74.
(4) - ARCH·ST. Voi. Q·201. Causa criminale per le bastonature al consi-
glier e Seiles.
(5) - Ciò è anche confermato dalla relazione del visitatore Clavero, che
trovasi allegata nel fa scicolo degli atti del processo Arquer, esistenti nell'Ar·
chivio Nazionale di Madrid. PROC.ARQ.
62 DIONIGI SCANO

Quest'esportazione venne giudicata illecita, perchè osta colava


la formazione delle riserve, alle quali Cngliari aveva dritto per
fronteggiare eventuali difficoltà d'approvvigionamento in caso di
guerra o di carestia, ma nessuno osava criticarla e denunziarla
conoscendo a quali rischi andava incontro. Ed invero, indipenden·
temente dall'autorità e dall'influenza che godeva il vecchio Don
Cristoforo, incutevano non poca soggezione i suoi tre figli, Pie-
tro, Giacomo e Giovanni, i primi due, arditi e spregiudicati, erano
soliti a menar di mani e di stocco e l'altro canonico, della catte-
drale, era ancor più tem ibile per le subdole armi di cui poteva
disporre - I fratelli Don Melchiorre e Don Filippo Torrellas, poi,
persone d'impeto e violenti, non erano da meno degli AyJ!lerich .
Bartolomeo Selles, persona oltremodo stimata per le cariche
pubbliche coperte (l ), fu uno dei pochi oppositori aperti a questa
speculazione e in un ricevimento del vicerè, a palazzo reale, bia·
simò vivamente il procedere degli Aymerich e soci, che avrtbbe
potuto condurre il paese alla carestia (2). Alla riunion e era pre-
sente l'alcaide Zapata, il quale indubbiamente riferì le frasi del
Selles agli Aymerich, che già erano seccati dell'azione che svol·
gevano il consigliere terzo e il fratello Gerolamo.
Uli Aymerich e i Torrellas risposero all'affronto <li esser stati
additati come affamatori davanti alla vice-regina e alle più cospi·
cue persone di Cagliari col far bastonare l'imprudente Selles da
un sicario che fecero venire dalla Gallura, dc:1 quella Gallura a
cui altra volta accennò il Zapata per abbattere il Cardona (3).
In queste contingenze il vicerè si mostrò titubante nella tinta
di condotta da seguìre: emise il pregone 13 aprile 1552, col quale
si offriva in premio 100 ducati a chi avrebbe arresléito i colpe-
voli, comminando la pena di morte a chi avrebbe dato loro

(I) - Fu sindaco della città alla Corte. ARCH·COM. Registro delle lette -
re dei consiglieri.
(2) - li Selles nel memoriale, compilato nell't I agosto 1552 quand'era
ancora in prigione, dichiara che le sue critiche alroperato degli Aymerich e
soci per l'esportazione dei grani vennero fatte nelle sue funzioni di consi·
gliere e aggiunge, à giustificazione di esse, che in precedenti carestie gli uo-
mini s'erano dati al latrocinio e le donne alla prostituzione. · ARCH·ST. Pro·
cesso Sei/es.
(3) - REG·AYM. N. 250.
SIGISMONDO ARQUER 63

aiuto e ricetto (I); fece arrestare prima i fratelli Torrellas e po-


scia Don Salvatore come mandanti del tempiese Cossu, ma, poi-
chè gli Aymerich scattarono, trasse in arresto ~nche il povero Bar·
tolomeo Selles (2), ritenendo che una politica salamonica do-
vesse placare gli animi.
Allorchè Girolamo Selles s'avvide che la sicurezza della sua
persona non era efficacemente tutelata dal vicerè, ritenne prudente
ritirarsi nel Convento di S. Domenico.
L'istruttoria procedeva con lentezza tra i continui richiami
ai privileggi della città per parte dei consiglieri e alle prerogative
dei nobili per parte dei congiunti degli Aymerich e dei Torrellas.
Quando, in forza del privilegio di Re Alfonso V, 5 Maggio
1441, col quale si comminavano pene rigorose a chi ingiuriava o
maltrattava i consiglieri della città - e Bartolomeo Selles era
terzo consigliere - si richiese l'applicazione della tortura contro
Don Melchiorre Torrellas, questi si appeliò al capitolo di Corte,
26 Maggio 1484, approvato dal Sovrano, che esen tava dai tor-
menti i nobili e i cavalieri, q•Jando non fossero accusati di speciali
delitti, fra quali non si vollero comprendere le ingiurie e le per-
corse ai consiglieri della città - E di questo parere fu il Con-
siglio del Regno che, con sentenza 17 Dicembre 1552, dispose
che il Torrellas fosse esenta to dalla tortura richiesta dal Fisco (3).

* *"'
Profittando del pavido contegno del vicerè, Don Pietro Ay-
merich, valoroso capitano, vir insignis, come lo chiamerà il Fa-
ra (4), ritenendo giunto il momento di rialzare il prestigio della
sua casata, dalla Gallura dove attendeva alla ~icurezza delle
coste, minacciate dal feroce corsaro Dragut (5), si portò a Ca-

(I) - PINNA - Indice dei documenti cagliaritani del Regio Archivio di


Stato pag. 542. Cagliari 19113.
(2) - ARCH·ST. Processo Selles.
(3) - ARCH-ST. Processo Selles.
(4) - FARA. De Chorografia ~ardiniae libri duo. De Rebus Sardois li-
bri qua/or pag. 415. Ediz. Torino 1825.
(5) - Don Salvatore Aymerich avea molto caro questo suo nipote Pie-
tro, che avea inviato in Gallura per la difesa dei lidi infestati da corsar i bdr-
bareschi. Chiaro in armi, nel 1553 respinse le incursioni del celebre corsaro
64 DIONIGI SCANO

gliari con una banda di una trentina di vassalli, a cavallo e ben


armati, occupando, a notte inoltrata, il Convento di S. Domenico,
dove s'era rifugiato il povero Gerolamo Selles. I frati, all'appa-
rire della banda, scesero dalle loro celle e r.ercarono di far de·
sistere gli assalitori dal proc ed~ r oltre, ma, minacciati colle bale-
stre, furono ridotti all'immobilità, mentre il grosso della banda,
abbattendo le porte, s'introdusse nel convento alla ricerca del
Selles che, scoperto, venne barbaramente trucidato (1).
L'enormità del fatto, non tanto per l'uccisione del Selles, che
pur godeva grande stima e avea occupato importanti cariche pub-
bliche, quanto per esser stato commesso in un luogo sacro con
un apparato di forze che signìficava disprezzo dell'autorità vice·
reale, destò un'eco dolorosa in tutta l'isola e preoccupò gli am·
bienti di Madrid.
Sua Altezza il principe reggente dovette prendere in esame
la situazione creatasi nell'isc•la e dedurre che non era dèlle più
tranquillanti: Don Salvatore Aymerich prigioniero in casa, come
mandante dei delitti contro i Selles; i Zapata, godenti i frutti di ric-
chezze conseguite a danno del patrimonio regio: il terzo consi·
gliere Bartolomeo Selles, bastonato in pubblica funzione con le
insegne consolari; coalizione d'interessi e d'ambizioni contro l'ar-
civescovo di Sas~ari, messo allo sbaraglio da un chierico scostu-
mato; il vicerè esautorato e dominato <lai governatore Don Gern-
lamo d'Arngall ed infine, quasi ad esaltazione del prestigio della
casata Aymerich, l'assalto al Convento di S. Domenico per par-
te di una numerosa banda di sicari, armati di balestre e di mazze
per trucidare un uomo inerme, assalto che, come venne svolto,
avea messo la capitale dell'isola alla mercè di Don Pietro
Aymerich.

Dragut e nell'anno seguente con pochi armati respinse un'altra incursione in


Porto Ficario. Dirigendosi a lui Don Salvatore usava l'affettuoso epiteto di
figlio, ma effettivamente era figlio di Don Cr istoforo Aymerich. REG·AYM.
N. 467. ·
(I) - Questo delitto sul qualè l'Arquer insistette nella sua memoria, è
è confermato da molti documenti d'archivio, fra i quali una lettera di Don
Cristoforo Aymerich, colla quale si accusa Sigismondo Arquer di tentativi ver-
so la moglie dell'ucciso ptr indurla ad accusare ~li Aymerich (REG·AYM.) e il
ricorso di Don Salvator~. perchè vo::nga esonerato l'avvocato fiscale Dottor
Sigismondo Arquer dall'intervenire nel giudizio per l'omicidio Selles, perchè
sospetto. ARCH·ST. BC. 23, f. 184.
SIGISMONDO ARQUER 65

A tale pericolosa situazione non si poteva ovviare se non


in\"iando ir. Sardegna persona tale da imporsi per fermezza di
carattere e per conoscenza delle condizioni ambientali dell'isola.
Queste doti, insieme a quell~, tutt'altro trascurabili, di coltu-
ra giuridica e umanistica, erano possedute dal Dottor Sigismondo
Arquer, e a questi, senz'esitare, si rivolse il principe per una
sistemazione delle cose sarde, nominandolo, malgrado la sua gio-
vane età, all'alto ufiicio di avvocato fiscale e patrimoniale della
Sardegna col preciso incarico di far giustizia inesorabile, senza
riguardi a chicchessia, e di ripristinare il prestigio del sovrano
scosso da queste violenze, debolmente e incompletamente pu-
nite (1).
Tale provvedimento portò lo sgomento nelle fila della fazio·
ne Aymerich, i cui componenti conoscev&no il valore e l'energia
del nuovo avvocato fiscale che, nel ricordo delle sevizie patite
dal suo genitore, avrebbe trovato maggiore incitamento a punire
inesor~bilmente gli autori di tante malefatte,
Sigismondo Arquer, sostenuto dall'esperienza di suo padre
e in piena vigoria di mente e . di corpo, non ostacolato certa·
mente dal vicerè ed avt-ndo l'appoggio dei più alti prelati dell'i-
s11la, nella veste di pubblico accusatore, significava per l'Ay-
merich e per i suoi aderenti la disfatta con le più terribili
conseguenze.
La disperazione suggerì loro un passo audace e disperato,
che poteva esser interpretato come minaccia all'autorità sovrana;
essi fecero giungere a Sua Altezza, per il tramite del loro ami-
co Federico Ri ccard i, le rimostranze per la nomina dell'Arquer
che non era riuscita di gradimento alla nobiltà sarda, aggiun-
gendo che la venuta di questi in Sardegna avrebbe scossa la
tranquillità dell'isola che dipendeva da loro (2).
Malgrado queste velate minaccie venne mantenuto l'incarico
e l'Arquer si portò subito in Sardegna, dove trovò una situazio-
ne compromessa dalla debolezza del vicerè, mentre il partito Ay-
merich, a contrastare la sua azione, aveva mobilitato tutte le
sue forze, fra le quali quelle dei canonici di Cagliari e di Sas-

(I) - La nomina di Sigismondo Arquer alla carica di avvocato fiscale


avvenne nel 1554. MEM-ARQ. in Appendice pag. VIII.
(2) - - MEM-ARQ. in Apoendice pag. IX.
66 D10NIGI SCANO

sari, formidabili perchè meno appariscen ti e più adusate alle sot-


tili malignità e agli intrighi.
Sigismondo Arquer non tentennò e, dopo una rapida in-
chiesta eseguita in Gallura, convi nto che da questa regione si
erano tratti gli sgherri per bastonare Bartolomeo Selles e per
l'assalto al Convento di S. Domenico e che furono gli Aymerich
a chiamarli, confermò l'arresto dell'altero signore di Mara, (I),
insieme a quello di Don Giacomo Aymerich, di Don Vincenzo
Fogondo e di altri familiari - Indubbiamente fra gli ordini di
cattura dovea esservi anche quello contro Don Pietro Aymerich,
ma questi, o perchè assente o perchè avvertito in tempo o per-
che indispensabile per la difesa delle coste dell'isola, potè sfug·
gire all'arresto.
La prigionia di Don Salvatore addolorò sinceramente i suoi
aderenti (2), giacchè, se cogli avversari ricorse spesso a mezzi
che la nostra mentalità ritiene men che onorevoli, coi suoi par-
tigiani e coi suoi parenti fu, non solo il capo energico, ma anche
l'amico affettuoso, pronto ad aiutarli nei più duri frangenti. Tutte
le armi e tutte le influenze furono messe in campo e fatte vale·
re per ottenergli la libertà.
Nella Gallura il fidato agente Antonio De Aiatzo di Ma-
moiada ha l'incarico di far convergere a favore di Don Salvatore
le testimonianze che il Fisco dovrà raccogliere (3), Don Pietro e
Donna Brianda Massa Carroz s'adoperano a Corte (4), me ntre !I
decano Pietro Sanna, come conservatore apostolico, rivvlge una
prima istanza perchè si scarceri Don Salvatore per i privilegi

(I) - Don Salvatore Aymerich, data l'avanzata età, tenne gli arresti in
casa. Le imputazioni contro la sua persose riguardavano le vergate al Bar-
tvlomeo Selles e l'assalto al convento di S. Domenico con r elativo omicidio
di Gerolamo Sellei<. ARCH·ST. Processo Selles e BC. 33. f. 184. Anche il vi-
sitatore Dott. Clavero affermò che questi delitti vennero compiuti con l'ac-
cordo di Don Salvatore. PROC·ARQ.
(2) - Da un ricorso inoltrato da Don Salvatore Aymerich i n data 22
febbraio 1556 si desume che questi era agli arresti, come mandante nell'as-
sassinio di Gerolamo Selles, da cir ca due anni, per cui si può riten ere che
l'assalto al convento di S. Domenico ebbe luogo nel 1553 e che a Don Sai·
vatore venne intimato l'arresto ai primi c:!el 1554. ARCH·ST. B. C. 33. f. 184.
(3) - REG·AYM. N. 504.
(4) - In data 4 novembre 1554 Donna Brianda Massa raccomanda a
Don Salvatore di star tranquillo per il suo affare, avendolo raccomandato e
Don Pietro Massa che ne parlerà a Corte. REG·AYM. N. 505.
SIGISMONDO ARQUER 67

concessi ai cavalieri dell'abito di S. Giacomo, rinnovandola po-


scia in forma più perentoria di fronte al diniego del vicerè (1 ).
Il clero sa rdo, quasi tutto favorevole a Don Salvatore, non
tralascia niente d'_intentato per aiutare lui e il suo amico Fogon-
do. Il decano Sanna nomina quest'ultimo familiare del Sant'Uffi·
cio, per sottrarlo alla giurisdizione secolare e, insieme ai cano-
nici çlella cattedrale di Caglìari, ott!ene dalla debolezza dell'arci-
vescovo Heredia una sofenne e perentoria esortazione al chie-
r:co Rigini, perchè desista dalle accuse contro I' Aymerich e il
Fogondo (2).
Andati a vuoto questi tentativi, le singole famiglie si quotano
e raccolgono diecimila ducati, che offrono al Fisco come garan·
zia per la scarcerazione di Don Salvatore (3), ma, poichè essa
potrebbe intralciare le istruttorie in corso, I' Arquer la nega re-
cisamente.

* **
Don Pietro Aymerich, l'organizzatore, col fratello Giacomo,
dell'assalto al convento di S. Domenico, sottrattosi, non si sa co-
me, alParresto, si portò a Roma e, giovandosi delle credènziali
dei canonici Aymerich, Zapata e Sanna, ottenne dalla Peniten-
zieria della Santa Sede il condono, che i · suoi partigiani ritenne-
ro di tale efficacia da doverlo esonerare da qualsiasi pena (4).
E col condono del principale colpevole, implicitamente venivano
a cadere le istruttorie contro gli eventuali complici.
Forti di ·questo documento, i fautori di Don Salvatore, come
videro- che il vicerè non se ne impressionò, sollevarono uno scan-
daloso putiferio per tutta l'isola e i canonici Aymerich e Corbu,
dietro parere del lega le Dottor Nicola Serra e con l'intervento
del notaio Del Sgreco, scomunicarono il vicerè e il Reale Con-
siglio, affiggendo manifesti monitori nelle chiese e in altri luoghi

(I) - Esortatoria al virerè in data 23 febbraio 1554 del decano Pietro


Sanna come conservatore apostolico, perchè scarceri Don Salvatore Aymerich.
per esser t•avaliere dell'abito di S. Giacomo. Il vicerè rispose nello stesso
giorno con sua provvisione negativa. Altra eguale richiesta dello stesso de-
cano in data 5 marzo 1554 ebbe lo stesso esito. ARCH·ST. Processo Selles.
(2) - ARCH·ST. Processo Selles.
(3) - ARCH·ST. Processo Selles.
(4) - MEM·ARQ. in .4ppendice pag. XIV.
68 DIONIGI SCANO

sacri e dichiarando che, col condono dell;:i Santa Sede, dovea


cessare ogni azione con tro gli éP.Jfori dell'uccisione di G ero-
lamo Selles.
Il Sigismondo Arquer, dottore in teologia oltrechè in leggi,
dovette sorridere a tali canoniche interpretazioni, ma, per cance l-
lare l'impressione che questi atti suscitarono in una popolazione
oltremodo cred ula, corse ai ripari e provocò dal vicerè la con vo·
cazione di un consiglio straordinario, al quale presero pa rte -
oltre il vicerè che lo presiedeva e i membri del Reale Consiglio
- gli arcivescovi di Cagliari e d'Oristano, quest'ultimo come in-
quisitore apostolico.
A questa assemblea, che per l'i ntervento dei due alti prelati
assunse µn'eccezionale solennità, l' Arquer, che vi partecipava
in veste d'avvocato fisca le e come membro del Rea le Con-
siglio, espose i pericoli dell'agitazione, promossa dai due ca no·
nici, e la gravità dell'oltraggio fatto ai rapprese ntanti di Sua Mae-
stà coi libelli di scomunica, agitazione e oltraggi tanto più de·
plorevolì in quanto il condono a Don Pietro Aymerich dovea
ritenersi giuridicamente e teologicamente in efficace per esser stato
ottenuto colla formula sub-reptitie et ob reptitie, e cioè colla c0n ·
di zione dell'esattezza dei [atti esposti dall'istante Don Pietro. Pro.
pose quindi non solo di mantenere gli arresti fatti, ma di proce-
dere severamente contro i promotori e gli esecutori degli scan -
dalosi libelli.
Uniforma11dosi alle richieste dell'Arquer, il Consiglio Rea le,
con l'accordo dei due presuli. fece rin chiudere nelle ca rcere pub·
bliche il Serra e il Del Sgrecu e in sicure camere i due ca no-
nici colla riserva d'inviarli in Spagna . colla prima nave dispo·
nibile (1).
Alla fine del 1555 i due canonici e i due lega li giunsero in
Spagna, dove trovarono mal disposti il Principe e il Supremo Con·

(I) - Questo curioso e fino ad ora ignorato, episodio ch'è dettagliata·


mente narrato dall'Arquer, MEM·ARQ. in Appendice pag. XIV, è confermato
anche nei suoi particolari dal canonico Corbu in nna lettera che dalla tnr re
di S. Pancrazio diresse in data 28 Aprile 1555 all'auditore della Camera Apo·
stolica. La sola inesattezza dell'Arqu er - probabilmente voluta ad arte • è
nel particolare delle due buone camere assegnate causa custodiae ai due ca-
nonici Aymerich. e Corbu, i quali invece vennero rin chiusi nella torre di San
Pancrazio dove si custodivano i delinquenti comuni. REG·AYM. N. 581.
SIGISMONDO ARQUER 69

siglio. Il canonico Aymerich, per il quale Dvn Pietro Massa offr1


adeguata sicurtà, fu rinchiuso in una segr eta dell'abate di Valla-
dolid, al quale la stessa regina diede severe disposizioni pe r la
sua custodia. In una su3 lettera, cons~rvantesi nell'Archivio di Stato,
descrive le sue peripezie: buttato in una segreta senza lu ce e sen.
z'aria , peggiore di una stalla che non venga mai aperta, s'è ri-
dotto in tali condizioni da non ricon oscersi più. Non ha dena ri
sufficienti al sostentamento che richiede almen,o 25 ducati d'oro
nl mese. Gli è di grave imbarazzo il sequestro dei beni, per cui
trarrà una lettera di cambio di 100 duca ti. Sa che la principessa
di Salerno ha inter ceduto a suo favore presso la r egina, ma col
S) lo ri sultato di vedersi assegnato come carcere un albergo, al
quale pur tuttavia preferirebbe la torre di S. Pancrazio. S'egli, i I
Dottor Serra e il fratello Don Giacomo, che sa esser alle can:eri
di Barcellona, saranno liberati, si dovrà al timore dei signori del
Supremo Consiglio per un intervento delta Santa Sede. Ha sen-
tito di re del decesso del vicerè De H eredia e dell'arcivescovo
d'Oristano, nonchè della nomina del vescovo d'Alghero ad inqui-
sitore e del vescovo d'Ales a commissario della Santa Cro·
ciata (1).
Del Canonico Corbu ci rimangono invece le lamentele rivol-
te alla Santa Sede P. più precisamente all'auditore della Camera
Apostolica: espone che, ricevuto, per mezzo del canonico Ayme-
ri ch, il breve, per il condono a Don Pietro Ay merich, procedette,
in conformità ai detti atti, con il parere del Dottor Nicol::i Serra
assunto come consultore. Al secondo monitorio il vicerè e il Reale
Consiglio, con l'accordo dei due arcivescovi di Caglia ri e d'Ori-
stano e con quante guard:e poterono trovare, procedettero al di lui
arresto e a ,quello del canonico Aymerich, del dottor Serra e del
notaio Del Sgreco e, ad onta delle loro proteste. li rinchiusero nell a
Torre di S. Pancrazio, dove non si rinserrano che i grandi delin -
quenti. E tutto ciò con l'accordo dell'arcivescovo! Dichiara d'es·
ser si rifiutato a qualsiasi interrogatorio e di aver nuovamente pro·
mulgata la scomunica contro il vicerè e il Reale Consiglio. Per
il prestigio della Santa Sede pr ega l'auditore d'intervenire e ter-
mina la lettera con l'invocazione: giustizia, giustizia, giustizia (2).

(I) - REG·AYM. N. [36.


(2) - REG·AYM. N. 581.
CAPITOLO SESTO

L'IMPOSTURA DELLA BOMBUIA

AVVELENAMENTO DEL MAESTRO RAZIONALE RAM - MATRIMONIO


DI DON GIACOMO A YMERICH COLLA FIGLIA DI GEROLAMO SELLES •
MORTE DEL VICERÈ DE HEREDIA ·LE SORTI DEL PARTITO AY-
MERICH SI RIALZANO - TENTATIVO DI AVVELENAMENTO SU SIGI-
SMONDO ARQUER - IL TRADIMENTO DI ALDONCA BOMBUIA E DEL
CANONICO RUGER - PRIGIONIA DI SIGISMONDO ARQUER -
SUA LIBERAZIONE

L'energico invervento dì Sigismondo Arquer stroncò ogni vel-


leitfl del partito Aymerich; Don Salvatore, Don Vincenzo Fogondo
e i fratelli Torrellas in carcere sotto gravi accuse; Don Cristofo-
ro Aymerich, il competitore del padre di Sigismondo nella carica
di consigliere in capo della città, vecchio di 70 anni, ft>nuto in
S•)spetto; il figli ·) di questi Don Pietro in giro per l'Italia, per la
Spagna e per le Fiandre sulle orme del sovrano per otter.ere un
condono generale più efficace di quello ottenuto a Roma (1);
l'altro fratello Don Gia como prigioniero a Barcellona e detenuti
i n Spagna i canonici Aymerich e Corbu come pure i legali Ser-
ra e Del Sgreco.
Rimaneva li bero Azore Zapata, ma se contro ili lui non e-
merse alcuna colpa per i delitti contro i Selles, una più grave
minaccia pendeva sulla sua persona per l'improvvisa morte del
maestro razionale Francesco Ram. Que~li, che nel 1550 sostituì in
tale carica il padre suo Giovanni, ;itiratosi per sopravvf!nuta ceci-
tà (2), aveva contratto matrimonio con Donna Francesca Carillo,
nipote del facoltos.o Don Alfonso Carillo, ma il matrimonio non
fu riconosciuto dal tutore Zapata che, per di più, costrin se la pu·
pilla a sposare in nuove nozze il di lui figlio, Don Francesco.

(I) - REG·AYM. 581·6.


(2) - ARCH·ST. B C·30. f. 16i.
SIGISMONDO ARQUER 71

Questo scandaloso matrimonio diede luogo a diverse liti di com·


petenza dei due fori, civile ed ecclesiastico (I), ma, mentre esse
si svolgevano, Francesco Ram decedew1 improvvisamente con in·
dizi d'avvelenamento (2).
Poichè le circostanze deponevano contro di lui, l'alcaide ven-
ne sottoposto a processo tanto più che anche la madre dell'ucci·
so l'accusava in modo esplicito (3).
L 'azione energica e Sf>rrata dell'Arquer, che seguiva impla-
cabilmente il suo corso, sconvolse il partito Aymerich e lo stato
di depressione si desume da un immorale e stranissimo avveni-
mento: Don Salvatore, pronto a qualsiasi espediente pur di libe-
rarsi dell'accusa di mandante nell'omicidio Sellès e di riacquista.
re la libertà e sapendo che la desistenza dell'accusa per parte dei
parenti dell'ucciso avea molto spesso influenza decisiva nei giu-
dizi d'assassinio, fece dai suoi familiari cir cuire la vedova e la
figlia (Anna ) di Girolamo Selles e, noncurante dei pregiudizi di
casta, ottenne che il figlio suo bastardo Giacomo, addottoratosi
nello Studio di Pisa, impalmasse l'Anna Selles (4).
I capi toli matrimoniali relativi alla dote di Donna Anna costi-
tuiscono un documento d'un cin ismo ributtante: alla figlia dell'uc-
ciso Don Gerolamo Selles, la qul31e andava a nozze con un pa.
rente degli assassini di suo padre e figlio del presunto mandan -
te. ven iva co!>tituita la dote coi seguenti censi capitali: lire 200
da Don Vincenzo FogQndo implica to in detto assassinio, li re 900

(I) - MEM·ARQ. in Appendice pag. Xli.


(2) - MEM ARQ. in Appendice p11g. XXXVI · Il de;esso del Ram dovet ·
t e avvenire a metà del 155(), per chè nel 3 marz.o 1556 il sovrano spedì a suo
favore tre pr ivilegi, uno di maestro razionale, altro di grazia vitalizia dì 150 du·
cati d'oro e infine il terzo di 300 lire barcellonesi per una volta tanto. (ARCH·
ST. · H . 7. f. I ), mentre nel 6 ottobre 1556 f·.1 emesso il privilegio r eale di
maestro razionflle a favore di Alessio Fon tana in seguito alla morte del Ram
• cum pross imis diebus oj'/icium magislri ralionalis in nostro reg,,o Sardiniae
obilu Francisci Ram illius novissimi possessoris jam vacaveril ». (ARCH·ST.
H. 7. f. 58).
(3) - MEM·ARQ. in Appendic11 pag, XXXVI.
(4) - Di quest'unione matrimon!ale si hanno notizie, oltre che nel memo-
r iale dell'Arquer, anche nella relazione sulla sufl visita presentatà a S. M .
dal Dottor Clavero tPROC·ARQ) e in molte ca rt e cagliaritane. Dal libro delle
delle nascite, conserv an tesi nella Curia Arcivescovi le, risulta che nel 23 marzo
1578 nacque una bambina da Don Giacomo Ayrn erich e da Donne Anna Sei·
les · ARCH·ARCIV. Libro nascite all'anno 1575.
72 DIONIGI SCANO

dalla consorte di Don Pietro Aymerich uno degli uccisori Jel pa-
dre, lire 300 dalla consorte dell'altro capo della banda. Don Gia·
corno Aymerich, lire 800 dal suocero Don Salvatore, presunto
mandante, e scudi d'oro 200 da Don Michele Torrellas, implica-
to in detto omicidio.
I colpevoli veri o presunti riscattavan o a suon di scudi i
dritti alla loro punizione per parte della vedova e della figlia del-
l'u cciso (I).
La mossa del vecchio gentiluomo certamente fu abile, giac-
chè quest'unione, dovuta all'ascendente di una grande casata su
due deboli donne, costituiva apparentemente la miglior prova del-
l'innocenza di Don Salvatore. Infatti non si sarebbe potuto con-
cepire la sua colpevolena, se non ammettendo un pavertimento
addirittura mostruoso.
Il Dottor Pietro Cl avero nella sua relazione e I' Arquer nella
sua difesa non esitarono ad attribuire a Don Salvatore tale mo-
struosità; invf'ce è più probabile che al delitto Don Salvatore sia
stato estraneo e che l'assalto al Convento di S. Domen ico e
l'u cr.isione di D on Gerolamo Selles siano dovuti a un colpo di
testa di due spre6iudicati senza cervello e senza cuore; delitto
rhe Don Salvatore, uomo energico ma in pari tempo prudente,
avrebbe impedito, se ne avesse avuto sentore. Una conferma a
questa indutione è data dal contenuto di una lettera confiden-
ziale di Don Sr1lvatore al nipote Don Pietro, nella quale lo esor-
ta ad ottenere dall 'impern tore il co ndono generale, non essendovi
alcuna ragione che per colpa altrui egli, Don Salvatore, subisca
tanti malanni (2).

***
L 'incarico che il Principe Reggente avea affidato al Dottor
Sigismondo Arquer e che questi avea per buona parte adempiuto ,
stava, con la condirnna dei colpevoli, per esser condotto a ter-
mine, quando per la morte del vicerè De Heredia, avvenuta alla

(I) - Questo patto immorale risulta dall'atto di costituzione della dote


di Donna Anna Aymerich Selles, conservantesi nell'archivio Aymerich. REO·
AVM. N. 548.
(2) - REG·AYM. N. 581-8.
SIGISMONDO ARQUER ~~~~~~~~~-
73

fine del 1555, venne a mancare al giovane magìstrato il princi-


pale sostegno nella sua opera d'epurnzione.
Sua Altezza, seguendo una consuetudine che non ritenne op·
portuno rompere, inca ricò della reggenza del Regno Don Giro-
lamo d'Aragall, governHtore di Cagliari e di Gailura.
L'Aragall, compromesso nei reati di cui erano incolpati i suoi
parenti e persuaso che solo coll'eliminazione degli Arquer dalla
vita isolana avrebbe potuto riacquistare quel prestigio, che altra
volta lo fece elevare al'a carica di Presiden te del Regno, volle
giocare tutto per tutlv e, appena insedi<:ttosi, sostituisce i membri
del Reale Consiglio. ch'era essenzia lmente un corpo giudicante,
con persone di sua fiducia, fra le quali il Dottor Antioco Porcell ,
cugino di Don Salvatore (I), cosichè I' Arquer - ripetendo una
sua frase - si trovò quale pecora fra i lupi e io pobreti!lo que-
de como oncia entre los lobos triste y solo (2).
Sintomo del mutato ambiente fu la scenata che il vecchio,
ma sempre focoso, Zapata in pubblica udienza del Consiglio Rea le
fece all' Arquer, ingiuriandolo e pass1:1ndo a vie di fatto, senza
che l'Aragall, che presiedeva. facesse alcun atto, anche formale,
per impedire il grave oltraggio.
L 'Arquer per questo scandaloso fattaccio istituì <:tltro proCl~sso,
il che non dispiacque al Zapata, che ebbe un va lido motivo per
ri chiedere che le sue •:ause fossero istruite eia altri, dando l'Ar·
quer come sospetto a suo rlguardo (3). Indubbiamente non fu
un o scatto di uomo violento ma una commedia premeditata e
forse .consigliata da astuti e poco scrupolosi lega li per impedire
che l'Arquer interloquisse ulteriormente nelle diverse liti e pro-
cessi in corso, per i quali, con la libertà del Zapate1, era in pe-
ricolo il patrimonio del genero Carillo.
In tali frangenti l'Arquer si rivolse a Sua Altezza, rimetten-
dogli un dettagliato memoriale in cui sottopose al suo g-iudizio

(I) - Il Dottor Antioco Porceli, che per aver sposato una Aym erich po tè
conseguire una posizione elevara, ebbe da giovane forti r.ontrasti. Essendo
sardo di Stampace dovette lottare per ottenere la naturalizzazione, ma quan-
do egli e il Dottor Giovanni Atzeni, che si trovava nelle stesse condizioni,
vollero prendere parte al reggimen to della città, te proteste dei consiglieri
provocarono la provvisione reale 26 Agosto 1516 contraria alla loro ammis-
sione. Al<CH·COM. Copie di carte reali.
(2) - MEM-ARQ. in Appendice pag. XVII.
(3) - MEM·ARQ. in Appendice pag . XVII.
74 DIONIGI SCANO

tutti i provvedimenti da lui presi e ne ottenne l'approvazione in-


condizionata. Ma non perciò si calmò la canèa dei suoi nemici,
che non ristettero da qualsiasi viol e n;~a per abbatte1e il rigido
avvocato fiscale e, c0 n questi, l'ar civescovo De Heredia che l'a-
vea sostenuto nell'opera di repressione.
Don Giacomo Ay merich . ottenne la libertà ~ il fratello cano·
ni co Giovanni, insieme al Corb11s, al Serra e al De Sgreco, furo·
no leva ti dal carcere, assegnando loro in confino la città di Valla-
dolid (I). Essi, malgrado la limitazione dei loro movimenti, gio·
vandosi delle numerose amicizie, contribuirono efficacemente al-
l'opera di demolizione che si svolgeva contro l'Arquer. Nel mese
di Marzo del 1556 il canonico Aymerich fu in grado di spedire
a Don Salvatore due provvigioni oltremodo favorevoli, giacchè
con unH si disponeva d'esaminare alla spiccia un certo affare che
portava la rimozione del Dottor Sigismondo Arquer, qualora l'e·
same fosse risultato propizio (2).
Un curioso rilievo che illumina un pò l'ambiente non sincero
in cui doveano rnoversi gli Aymeri ch è dato da un passo della
lettera d'accompagnam ento, in cui il zelante canonico mette in
guardia lo zio sulle pretese e !'>ulle richieste cli denaro da parte
dei suoi compagni di prigionia, il Dottor Nicola Serra e il Cano-
ni co Corbu (3). Ed infatti quest'ultimo si rivolge 1:1 Don Salvatore
nel Maggio e nel Luglio dello stesso an110 per informarlo che
per sostenersi ha dovuto girare dei cambi sopra di lui, per espor-
gli le sue miserie e per raccomandarsi alla sua liberalità (4).
L 'affa re, cui accennava il Can. Aymerich e dal quale l'Ar·
quer dovea uscirne piuttosto malconcio, si riteneva di sicura
riuscita se I'Aragall, pur reggend·o il governo dell'~sola in sèguito
al la morte del vicerè, non si peritò di scrivere una lettera affet-
tuosa al carcerato Don Salvatore, profferendogli i suoi servizi (5).
E questi ser vizi doveano esser ben accetti e importanti se
in breve periodo di tempo si verificarono i seguenti avvenimenti:

(I) - Della sua riacquistata libertà insieme a quella del canonico Cor bu
e del dottor Serra il canonico Aymerich scrisse a Don Salvatc-re il 5 Marzo
1556, aggiungendo di saper che anche Don Giacomo è in I bertà. REG·AYM.
N. 538.
(2) - REG·AYM. "N. 538.
(3) - REG·AYM. N. 538.
(4) - REG·AYM. N. 543·547.
(5) - REG·AYM. N. 544.
SIGISMONDO ARQUER 75
l) Al principio del 1556, e precisamente al 22 febbraio Don
Salvatore, im:arcer:cito da due anni,. inoltra formale ricorso al reg·
gente Aragall contro l'Avvocato Fiscale Dottor Sigismondo Ar-
quer per chè sospetto nei suoi riguar di (I).
~) A metà anno del 1556 l'Arquer è tratto in arresto, come
si desum e dal provvedirnent~ 15 settembre 1556, col quale al
Dottor Antioco Porceli si dà l'incarico di reggere l'ufficio di av-
voc1;1 to fiscale per impedim ento dell'Arquer l2).
3) Nomina di Alessio Fontana, intimo am ico di D on Salva -
tore, al posto di maestr.o razionale, vacante in seguito alla morte
di Fnrncesco Ram , nomina che risulta effettuata ai primi di otto-
bre ùel 1556 (3).
4) Sentenza in data 7 ottobre 1556, con cui si d·ch iara as-
solto Don Sa lvatore Ay merich (4).

• *•
ln c"ISa di A ld onca Bombuia, un'intrigante che per pochi de·
nari avrebbe venduto l'anima al diavolo e della qu éi l ~ più volte
gli Aymerich eransi serviti, avea preso al loggio certa Sibilla Moia
che, avendo come patrocinante per una sua lite il padre di Si·
gismondo Arquer, avca facilità d'accesso nell 'a ll ogg:o che padre
e figlio aveano in comune. - - Nella sua memoria difensiva l'Ar-
quer es pone che i suoi nemici, volendolo sopprimere, trattarono
con la Bombuia, promettendole gioielli e denari, per indurre la
Moia a versar e sostanze ven eficll e nelle bevande a lui destinale.
La M oia, o per affezione verso i suoi protettori o perchè
spaventata dalle conseguenze di tanto delitto, derì all ' Arquer le
proposte che le vennero fatte , mentre, da suo canto, la Bombuia,
appena venne a conoscenza della confessione della M oia, finse
la più grande indignazione per le proµoste fattele, inducendo la sua
ospite a renderne avvisato l'avvocato fiscal e anche per suo conto.
L'Arquer, conscio dei sistemi poco scrupolosi dei suoi ne·
miei, di ede il dovuto peso all e dichiarazioni delle due donne e,
inten dendo una buona volta smascherare con schiaccianti prove i

(I) - ARCH·ST. BC. 33 • f. 184.


(2) - ARCH·ST. H. 7 - f. 32.
(3) - ARCH·ST. H. 7 · f. 58.
(4), - ARCH·ST. Processo Selles.
76 DIONIGI SCANO

suoi avversari, volle agire con la più scrupolosa circonspezione.


D'accordo col padre, ritenne opportuno di comunicare i delittuo-
si intendimenti all'arcivescovo De Heredia che, come frate dome-
nicano e esperto in dritto canonico, poteva indicare la lin ea di
condotta da seguire in un affare, nel quale l'Arquer presumeva
implicati, colle più cospicue personalità dell'isola, non pochi prelati.
La gravità della situazione indusse l'arcivescovo, d'accordo
coglì Arquer, a ri rhiedere consiglio al canonico Ruger, persona
di risorse e di grande esperienza che riteneva fidata. Fu questo
un errore gravis~imo, gi3cchè il Ruger aveva avuto con I' Arqucr
contrasti non lievi, che non dovette dimenticare neanche dopo la
ri conciliazione, avvenuta in occasione del giubileo, e d'altra parte
era legato con vincoli di interesse al decano Zapata, dal quale
dipendeva per alcuni benefic: conferitigli.
Esaminata la situazione, i due prelati e l'Arquer si persua-
sero della necessità di aver prove decisive della trama e perciò
consigliarono le due donne a fingere d'esser disposte aò eseguir
quanto si voleva e a prendere. in località opporturrnmente scelta
dove sa i ebbero collocati diversi testimoni ben celati, le polveri
venefiche insieme alle gioie e ai denari.
Poichè nessun sentore di questo piano era trapelato, certa-
mente i mandanti sarebbero cascati nel tranello, se ìl canonico
Ruger, tradendo la fiducia riposta in lui dall'ar.civescovo e com-
mettendo quasi un sacrilegio con lo svelare segreti perven utigli
nel disimpegno delle sue funzioni, non aves~e avvertito segreta-
mente gli Aymerich del tradimento della Bombuia e dei prepar a-
tivi fatti per aver le prove del loro maleficio.
Non contento di ciò, d'accordo coi suoi prottetori, il Ruger
si ser vì delle stesse due donne per ritorcere a danno dell'Arquer
le disposizioni prese. Fingendo d'esser gravemente preoccupato,
si portò in casa Arquer esponendo che un ct>rto Pinna , creatura
di Don Salvatore, gli avea rivelato che gli Ay merich e i Zapata
erano a conoscenza della confessione dell a Moia e della Bombuia
che vennero viste uscir dalla C'asa Arquer, ma che non perciò
avrebbero smesso dal loro intento.
Con questa finzione, per la quale ebbe dalla Bombuia uno
scudo e un pò di grano, il Ruger fece desistere dal far andare le
donne al luogo convenuto e, traendo nuovamente la donnaccia
dalla parte degli Aymerich, se ne servì per imbastire tutto un si·
sterna di prove per dimostrare che l'Arquer, giovandosi di rela-
SIGISMONDO ARQUER 77

zioni illecite, avea subornata questa donna ai danni dei suoi


avversari ( 1).
L'accusa trovò si capisce - assenzienti il reggente Ara-
gall e il Reale Consiglio, opportunamente mod;ficato, e l'Arquer
tratto in arresto, venne rinchiuso in una camera bassa del Palaz-
zo Reale e poscia gettato in una cella umida e malsana delle
carceri pubbli che, dove gli fu impedita qualsiasi comunicazione
col di fuori (2).
Il padre, èhe vedeva ripetersi contro il figlio le stesse peri-
pezie da lui incontrate sotto il Cardona e per opera delle stesse
persone, corse ai ripari e, per l'influenza che gli era derivata dai
servizi resi alla Corona e dalle cariche pubbliche coperte, le sue
dichiarazi0ni e le sue proteste dovettero impressionare, se il Re
e i componenti del Supremo Consiglio d'Aragona concessero al-
l'Arquer figlio di presentarsi al loro cospetto, provvedendo inoltre
alta nomina del nuovo vicerè per rimovere dal posto di Reggente
il sospetto Don Girolamo De Aragall.
A Sigismondo Arquer ch e si portò a Madrid agli ultimi di
giugno del 1557 (3), fu facile non solo scolparsi ma metter an che
in evidenza i veri motivi per cui venne incarcerato. Un nuovo
processo, fatto istruire da giudici imparziali, assodò completamente
la falsità delle accuse della Bombuia, la quale falsità, riconosciuta
subito, venne più tardi consacrata in una Regia Provvisione del
3 aprile 1558, con la quale, sentito il Supremo Consiglio sull'im-
postura della Bombuia, si dà per libero ed assolto il Dottor Sigi-
smondo Arquer contro le accuse di Don Salvatore Aymerich e
di Azore Zapata (4).

(I) - Il particolareggiato racconto dell'Arquer sulla trama ordita dai suoi


avversari, servendosi dell'opera di Aldonca Bombuia, MEM·ARQ. in Appendice
pag. LXXII e seg. trova riscontro in diverse carte dell'Archivio di Stato e spe·
cialmente nella Regia Provvisione del 3 aprile 1558. da cui si desume che la
principessa Giovanna, sentito il Supremo Consiglio d'Aragona (9 marzo 1558)
sull'impostura di Aldonca Bombuia, dà per l ibero ed assolto il Dottor Sigi-
smondo Arquer, accusato da Don Salvatore Aymerich e da Azore Zapata.
(2) - MEM·ARQ. in Appendice pag. XVIII.
(3) - La partunza dell'Arquer per la Spagna risulta dal provvedimento
2 Luglio 1557, col quale il Dottor Nicola Cola venne incaricato di sostituire
nelle incombenze di avvocato fiscale il Dottor Sigismondo Arquer che pochi
giorni prima venne dal Re chiamato in Corte. ARCH·ST. H. 7. f. 83.
(4) - V. nota I.
78 DIONIGI SCANO

A questo ri sultato si per venne, in parte per le confessioni


strappate alla mala femmina, e in parte anche perchè, in alcuni
dei colloq ui imputatigli dai suoi nemici, l'Arquer ebbe l'a ccortez-
za di farvi assistere, non vigte, due persone insospettabili: il ve-
g hiere e l'assessore (!).
Il Re, convinto della partecipazione dell'Aragall a queste mac-
chinazioni, ordin ò al nuovo Luogotenente Generale, D on A lvaro
de Madrigal, di portarsi sollecitamente in Sa rdegna (2) allo scopo
di togliere ogni in~erenza sug ii affari amministrativi e giud izia ri
al governator e, contro il quale si riservava di prendere i provve-
dimenti del caso.

{I) - M EM·ARQ. in Appendice pag. LXXV.


(2) - M EM·ARQ. in Appendice pag. XX. · La patente d1 nomina del M a-
drigal ha la data del 26 agosto 1556. Il nuovo vicecè prestò giuramento il 22
febbraio 1557.
CAPITOLO SETTIMO

IL DOTTOR SIGISMONDO ARQUER


SOSPETTO D'ERESIA

DON ALVARO OE MADRIGAL, NUOVO -VICERÈ - DON SALVATORE


AYMERICH E AZORE ZAPATA CHIAMATI A CORTE PER SCOLPARSI -
VIAGGIO DI DON SALVATORE AYMERICH INTERROTTO DAI COR·
SARI FRANCESI - NOMINA DEL DOTTOR PIETRO CLAVE RO A VISI-
TATORE DEL REGNO · MORTE DI ALESSIO FONTANA E DELL'ARCI-
VESCOVO DE HEREDIA · MATRIMONI DEL VICERÈ E DELLA FIGLIA -
INTESA DEL VICERÈ COL PARTITO AYMERICH.

M entre a Madri d Sigismondo Arquer svolgeva con costanza


e tenacia il suo piano per riconquistare l'antica influenza e, con
questa, gli onori e le cariche che gli vennero tolte per l'affare
Bombuia (1), in Sa rdegna il partito Aymerich tesseva le fila per
una nuova insicliosa trama, i di cui risu ltati dovea no esser sot-
tratti al controllo del Supremo Consiglio e dello stesso sovrano.
Il nuovo vicerè, Don Alvaro de Madrigal, prestò il giura-
mento di rito nella Cattedrale di Célglia ri il 22 f ebbra io 1557, e
da questo giorno incomincia il suo governo che da principio si
palesa energico ed imparziale .
E forse a quest'imparzialità devesi se il principe reggente
reintegrò l'Arquer nelle ca riche e negli onori , disponendo anche
per il pagamento degli onorari non percepiti durante la prigion ia
e concedendogli, ad maioris gratiae cumulum, la fa coltà di farsi
sostituire nella carica di avvocato fiscale da persone di suo gra-

( 1) - L a presenza dell'Arquer in Spagna, oltre che da l suo memoriale, r i-


sulta dalle prov..,isioni 2 luglio 1557 e 12 novembre 1558 colle quali si desti·
nano all'ufficio di avvocato fiscaie prima il Dottor Nicola Cola (ARCH-ST.
H. 7 · f· 83) e poscia il Dottor Giov. Antonio Arquer per l'assenza del tito-
lare Dottor Sigismondo Arquer che avea la fa coltà di fa rsi sostituire.
80 DIONIGI SCANO

dimento per tutto il tempo che desiderava star in Corte (1). E


poichè il Supremo Consiglio, con l' innocenza Jell'Arquer, assodò
l'opera istigatrice dei suoi nemici, fu disposto per la nomina di
un visitatore in Sardegna (2), mentre senz'altro la Bombuia fu
ignominosamente bandita cialla città (3).
A sostituirlo nella carica di fiscale Sigismondo Arquer pro·
pose prima il Dottor Nicola Cola e poscia suo padre, che venne
nominalo con provvisione reale del 12 novembre 1558, notificc.ta
al vicerè Don Alvaro de Madrigal, al reggente Dottor Campful·
los e agli altri membri del Consiglio del Regno. Da questa prov-
visione si deduce che l'Arquer padre ebbe ad occupare in di-
versi periodi di tempo gli uffici più elevati del Regno, come
quello di reggente, di avvocato ti scale e di consigliere capo (4).
Sigismondo Arquer, scegliendo il padre, volle sorvegliare le
mosse dei suoi avversari, non fidandosi se essi, dopo lo scacco
della Bombuia, trovavansi ridotti a mal partito.
Il Zapata, portatosi in Spagna per obbedire all'ordine del
sovrano, venne trattenuto in arresto; Don Salvftlore chiese d'es-
ser esonerato dal viaggio in Spagna, date le sue condizioni di
salute, ma, malgrado ciò, gli fu nuovamente intimato di recarsi in
Corte per giustificare il suo operato nell'incrt-scioso affare Arquer.
L'ordine giunse al vecchio gentiluomo, quando preoccupanti
manifestazioni di podagra lo trattenevano a letto. Una sua do-
lorante lettera al fedele amico Azore Zapata, ( 12 dicembre 1557),
ci fa conoscere il suo stato d'animo e le peripezie del viaggio,
che non gli fu possibile condurre a termine. Si lamenta che, no-
nostante l'affermazione dei medici circa le sue condizioni, la
pri ncipessa gli abbia ordinato neJlo scorso Settembre di pren -
dere imbarco nella prima nave disponibile. Malgrado che fosse
paralitico e morente, s'imbarcò in una nave veneziana col vivo
desiderio di giunger presto a de'stinazicn e per la soddisfazione
di vedèr pentiti i signori del Supremo Consiglio per aver causa-
to la sua morte. Non potendo, per esser paralitico, far alcun mo-
vimento, si paragonarn scherzosamente ad un sa.:co di terra con

(1) - ARCH·ST. H. 8 • f. 13.


(2) - La nomina del Dottor Claver o a visitatore del Regno di Sard egna
fu disposta con provvisione reale del 13 ottobre 1557. ARCH·ST. H. 8 • f. 5.
(3) - MEM·ARQ. • in AppRrzdice pag. XIX
(4) - ARCH·ST. H. 8 • f. 14.
SIGISMONDO ARQUER 81

lingua che parla. Pur troppo il suo desiderio non venne esaudito,
giacchè forti venti contrari fecero deviare la nave dalla rotta, co-
stringendola ad ancorare ad Oristano, dove sbarcò, non potendo
sopportare ulteriormente le sofferenze del viaggio. Appena sbar-
cato, quattro ga lee francesi saccheggiarono la nave e devesi al
non esser indicata nel manifesto, se la roba dell'Aymerich sfuggì
all'attenzione dei fran cesi, i quali gli fecero dire che per parte
loro niente ostava che continu<1sse il viaggio per la Spagna. Il
capitano dt·lla nave veneziana però lo sconsigliò dall'accettare
l'i nsidiosa proposta, giacchè i francesi, i di cui batelli navigavano
nei pressi di S. Marco. sarebbero stati lieti di catturare un così
autorevole personaggio.
Da Oristano, sempre in condizioni pietose, si fece traspor-
tare, adagiato in un carro, a Villamar e da questo paese a Ca-
gliari, dove si rimise a letto oltremodo sofferente. Per quanto il
suo animo e la sua vol<111tà siano disposti ad obbedire a Sua Mae·
stà gli mancano I ~ forze per rimbarcarsi e nessuna legge , nè U·
mana nè divina, possono costringerlo all'impossibil e. Se inten-
dono inquisire, lo tengano custodito in casa in modo da non la-
sciarlo comunicare con alcuno. Si meraviglia che il Supremo Con-
siglio ritenga che H su o riguardo gli orc ini del Re in Sardegna
non trovino obbedienza, giacchè se risultasse colpevole, si potreb·
be punirlo e confiscargli i beni, tanto essendo in Spagna quanto ri -
manendo a Cagliari. La chiusa della lettera è tutt'un 'im precazio·
ne contro l'a rcivescovo De Heredia vellaco p regalar, che da-
rebbe un occhio per rovinarlo e contro Sigismondo Arquer che
darebbe due anime al diavolo per abbattere nostres coses p per-
sones - Se poi il Re e i signori del Supremo Consiglio lo vo -
gliono, mandino pure a prenderlo (I).
Con susseguente lettera, sempre diretta al Zapata, si mostra
oltremodo pessimista: lo trattano peggio di un turco. gli rincresce
che sia arrivato il Dottor Cola a sostituire l'Arquer, attende il vi-
sitatore per controbattere le vigliacche calunnie espresse a suo
carico e spera che il vicerè faccia giustizia, benchè gli dia da
pensare la su3 intimità coll'arcivescovo. Il nipote Pietro è in In·
ghilterra per aver il condono, ma se avesse trattato col Marchese
De Sarria, ambasciatore a Roma, l'avrebbe già avuto e sarebbe

(I) - REG·AYM. N. 581·5.


82 DIONIGI SCANO

a casa. Fontana Alessio da Sassari gli scrive in modo da far


comprendere che non si può contar più su di lui. Gli raccoman-
da caldamente di far il possibile, perchè sia allontanato dall'isola
Giovanni Antonio Arquer, almeno dal Capo di Cagliari. perchè,
essendo qui, non tralascierà di cercare e di presentare al visitatore
testi falsi contro di lui e i suoi (1 ).
Anche in queste condizioni d'animo non tralagcia d'occuparsi
del benessere dei suoi congiunti e, appena edotto d~lla morte di
Alessio Fontana, scrive al nipote Pietro, ch'era nelle Fiandre, di
sollecitare il condono, promettendogli, appena eliminata la minac-
cia di una detenzione, di aiutarlo a conseguire il posto di mae-
stro razionale, vacante in seguito a questo decesso (2).

* "' *
La partenza per la Sardegna del visitatore Dottor Pietro C la-
vero, nomin;ito con' provvisione reale del 13 ottobre 1557, desta
serie preoccupazioni nel partit0 Aymerich. Azere Zapata avrebbe
voluto impedire il provvedimento colla scusa che il Regno non
era in così floride condizioni da sopportare la spesa della visita (3).
Ai primi del 1558 decedette in Sassari Alessio Fontana (4).
Venn~ così a mancare uno dei più validi sostenitori dP-1 partito
Aymerich, in quanto la sua carica di segretario dell'imperat0r~
gli avea acquistato in Corte larghe simpatie e lo avea messo in
condizioni di conoscer bene l'ambiente che circondava il sovrano.
Negli ultimi anni, qua:ido gli avvenimenti sembravano precipitare
a danno dei suoi amici, la sua collahorazione s'intiepidì tanto da
lasciar capire a Don Salvatore che non si dovea più far asse-
gnamento su di lui (5), ma tutto induce a ritenere che per suo
consiglio siasi indirizzata la lotta contro gli Arquer a direttive
più efficaci. ·
La morte del Fontana destò grande commozione fra i citta·
dini sassaresi che, edotti delle sue disposizioni testamentarie per

( 1) -
REG·AYM. N. 581-11.
REG-AYM. N. 581·9.
(2) -
REG·AYM. N. 581·11.
(3) -
(4) - La morte di Alessio Fontana fu comunicata aJ Azore Zapata da
Don Salvatore Aymer ich con lettera dell'l 1 Febbraio 1558. REG·AYM. N. 581·1 !.
(5) - REG·AYM. N. 538·6.
SIGISMONDO ARQUER 83

un erigendo collegio gesuitico, vollero onorarne la salma accor·


r endo tanto numerosi nella camera mortuaria che - non ~i sa
bene se per crollo o per la ressa - perirono cinque persone (1 ).
Da Cagliari Don Salvatore dirige le fila della nuova trama
che dovrà metter I'Arquer sotto le g1 infe de:!' Inquisizione e tiene
al corrente il Zapata, operante in Spagna, di quanto avviene nel-
l'isola: lo informa che l'arcivescovo vorrebbe allontanarsi da Caglia-
ri ed ottenere una prelatura in Spagna, esprimendo ìl voto che Dio
gli conceda il premio delle sue malefatte; accusa ricevuta delle
copie stampate del Compendio sulla Sardegna, scritt0 dall'Arquer
e incluso nella Cosmografia del Mi.inster, gli comunica d'averne
rimessa una copia al decano, altra al Dottor Atzen i che inten-
de presentarla all'Ufficio dell'Inquisizione e diverse altre a Sassari
e ad Alghero.
Lo consiglia di darne una copia all'Inquisitore Generale, per-
chè venga a cbnoscenza del modo col quale I' Arqu er ha trattato
dell 'Inquisizione e del clero in Sardegna, il che costituisce
l'elemento più compromettente del detto compendio; lo informa
che lo scritto dell'Arquer ha suscitato grande scalpore nel Con-
siglio dell a Città ed egli ha fiducia che Antonio Catalano, che, in
qualità di Sindaco, dovrà portarsi in Corte, esporrà le doglianze
della città al Sovrano e al supremo Consiglio.
Si lamenta infine che al fratello dell'Arquer, Pietro Giovanni,
sia stato concesso il posto d'aggiunto alla Capitania d'Iglesias con
100 scud i di salario ed altri 100 di proventi, posto ch'egli avreb-
be desiderato per il suo figliolo Giacomo (2).

***
L'accenno dell'Aymerich al desiderio dell'arcivescovo De He-
redia d'allontanarsi dall'isola corrispondeva perfettamente al vero:
il povero presule non era in grado di sostener ulteriormente i
rancori suscitati dai canonici Aymerich, Corbu, Zapata, Valentin,

( 1) - Del crollo della camera, dov'era deposta la salma di Alessio Fon·


tana, scrisero gli storici della Compag11ia di Gesù. (SACCHINI - Hisl·So1:. le·
sus · Parte Il • lib. Il Hb. lii pag. 14) Si ha la conferma di questa disgrazia
in una lettera di Don Salvatore ad Azore Zapata nella quale, senza accennare
al crollo, è detto che perirono cinque persone. REG·AVM. · N. 581-11.
(2) - REG·AYM. N. 581·1 l.
84 DIONIGI SCANO

Montells e Ruger, dai quali per le loro aderenze tamiliari di-


pendeva la maggior parte del basso clero (J ).
Gli studiosi di discipline storiche misero in rilievo la dottrina
e la bontà dell'Heredia e dell' Alepus, ma non furono a conoscen -
za delle lotte che questi dovettero sostenere per ripristinare la
disciplina nel clero che badava alle speculazioni terrene più che
alla direzione spirituale - Lotte in evitabili sol che si pensi che
la cura delle anime era affidata a pnsone ignora nti e misera-
mente pagate, mentre i relativi benefici erano god uti da ca nonici
che, per appartenere, nella maggioranza, alle più cospicue fami-
glie. godevano tanta influenza da riten ersi ese nti dall'obbedienza
dovuta <1gli ordinari (2).
Così se l'arcivescovo di Sassari Don Antonio A lepus, mal-
grado la sua vasta dottrina e la fiducia della Sélnta Sede, ebbe
l'animo amareggiato dagli intrighi dei suoi canonici, ca pitanati dal
Manca e dal Cariga, l'arcivescovo di Cagliari non ebbe un istan-
te di tregua per le lotte subdole dovute al capitolo e rese ancor
più violente per l'aiutù dato ai canonici daglì aderenti al partito
Aymerich, che non gli perdonava no l'amicizid e la stima per Si·
gismondo Arquer.
I ca nonici Aymerich e Corbu non si peritarono d'Hffiggere
nelle porte de lla cattedrale e d'altre chi.ese monitori e scomuniche
contro il loro ord!nario f' di diffondere in tutta l'isola, med iante
il clero campagnolo la notizia della sua scomunica. Oé:gli stessi
fu denunziato alla Santa Sede d'esser stato sottomesso alle
autoritft regie, calpestando le prerogative ecclesiastiche (3). Il
Canonico Ruger, con giudaica disinvoltura, tradì la sua fiducia,
palesando é!i suoi nemici quanto gli avea confidato sotto il
vincolo del segreto più assoluto. I c11nonici Valentin, Comprat e
Montel ls lo denunziarono alla Santa Sede e le loro accuse vennero
ribadite ciel decano Gerolamo Zapata che, a dir dell'Heredia
e dell'Arquer, semplice tonsurato senz'aver mai conseguito gli
ordini sacerdotali e ignorante delle nozioni più elementari di

(I) - MEM·ARQ. • in Appendice pag. Xlii e XVI.


(2) - Al Fil ia non sfuggirono le contrarietà ch'ebbe l'arcivescovo Alepus
in Sassari. FILIA - Sarde~na Cattolica - Voi. II - pag. 230-234.
(3) - Lettera del canonico Corbu ali' Auditore della Camera Apostolica.
REG·AVM. N. 581.
SIGISMONDO ARQUER
~~~~~~~~~-

dottrina religiosa, aveva acquistato il decanato per 40 ducati (I).


Dovendo diffidare di queste persone con le quali bisognava
trattare quotidianamente e che avrebbero dovuto esse r i suoi più
fidati consig lieri e co ll ~bora t o ri , la sua vita fu tutta un a sequela
di amarezze, per cui, stanco e disill uso, pregò Sua M ~est à di
accordargli una rend ita di settecen to ducati, volendo rinun ciare
alla catted ra episcopale e r itirarsi in un convento per sa lva re l'a .
nima, non potendola sa lvare a Cagliari in mezzo a prepote nti,
quali gli Aymerich e i Zapata (2).
Il suo desiderio non ve nne esaud ito e, perchè g iustificasse
il suo assenso all'arresto dei canon ici A yme rich e C orbu, ven-
ne ch iHmato a Rom a. Imbarca tosi per Ge110va, in ques ta città,
esaurito fisicamente e moralm ente, si spense alla metà del 1558,
vittima - secondo l'Arquer - delle angherie dei suoi nemici (3).

***
I rapporti fra il vice rè Madrigal e D on Sa lvatore Aymerich
erano tutt'altro che cordiali; quest'ultimo nel febbraio 1558, scri-
vendo a M artino Puig di M aiorca che aveva accolto cordia lmente
in casa sua il ca nonico Aymerich , gli dichiarava che il richiamo
del vicerè sar ebbe da desiderarsi. Del resto, scrive scoraggiato,
i vicerè farino quel che vogliono perchè il Re è molto lon tano (4);
e a T omaso V ar i, raccoman«ia ndogli di avvertire il Canon ico A y ·
merich che la navigazione non è sicura e che le galee nostre
menjanl la panpolta p g uunpant lo sou, esprime il suo compia-
cimento per la notizia dtll'arrivo di un nuovo vicerè - D on Gu-
g lielm o de Roc hafull - notizia cht risultò errata, aggiungendo
pur tuttavia, con lo scetticismo derivatogli dalla lunga esperienza ,
che qu<::sti vicerè sono tutti un malanno per la 11o:stra isol à: gran
plaga contenir los virreys que vu//an ser se1ìor.s absoluts (5).
Svanita la speranza di un richiamo del Madrigal, Don Salva·
vatore si propose di amicarselo con qualsiasi mezzo. Egli sapeva

(I) - MEM·ARQ. · in Appendice pag. XXV.


(2) ·- REG·AYM. N. 58 1·1 1.
(3) - MEM·AR Q. - in Appendice pag. XVI.
(4) - R EG· AVM. N. 58 1-15.
(5) - R EG·AYM. N. 581 ·16.
86 DIONIGI SCANO

che il visitatore Dottor Clavero avea ricevuto l'incarico d'investi·


gare su tutto e su tutti e sui risultati dell'inchiesta avea così po·
ca fiducia che al Canonico Aymerich fece parte del suo pessl·
mismo, dicendo che lo bandiranno da Cagliari, perchè lu vogliono
qualificare per il più gra n malfattore del mondo (I).
Un'in chiesta, con Giovannantonio Arquer avvocato fiscale e
col figlio Sigismondo alla Corte di Madrid, sarebbe stato un di·
sas~ro se gli fosse contrario o semplicemente imparziale il vicerè.
Per attrarre quest'ultimo nell'orbita dei suoi interessi egli
usò quei mezzi matrimoniali, che già gli erano riusciti per elim i-
minare a suo riguardo le accuse della vedova e della figlia del·
l'assassin ato Gerolamo Selles.
Era a lui legata da vincoli di aHinità la contessa di Villasor
Donna Anna De Cardona, vedova del suo cugino Don Blasco
d'Alagon, la quale, dopo la partenza del padre, il vicerè Cardo·
na, e dopo la morte del marito, avea dimenticato· i rancori pa-
terni e si era accostata - per non riman ere isolata - ai parenti
di suo marito e specialmente agli Ayrnerich ed agli Aragall.
Don Salvatore col suo ascendente la indusse a contrarre
nuove nozze col vedovo vicerè De M adrigal, il quale certamente
ne fu lusingato, essendo la contessa ancora piacente e di grande
linguaggio.
Questo legame, pur avvicinandolo alle più cospicue famiglie
sarde, non era tuttavia tale da interessarlo direttamente alla
vittoria ·del partito Aymerich: occorrevano vincoli che legasse-
ro il vicerè alla nuova parentela coll'interesse più che col sen·
timento, e il legame più efficace Don Salvatore vide nell'unione
di Don Giacomo Alagon, figlio di Donna Anna, con la figlia
del vicerè.
Il matrimonio, che l'Arquer disse combinato un!camente con
lo scopo di demolirlo, non trovò ostacoli: il vicerè Don Alvaro
vide ben volentieri la sua figliol a, che era - come si espr ime
l'Arquer - una hija pohre, (una ragazza povera), unirsi ad uno
dei più ricchi feudatari.

(1) - REG·AYM. N. fi81·14.


SIGISMONDO ARQUER 87

Don Giacomo poi, giovine inesperto, subiva l'ascendente della


madre e dei parenti (1 ).
Poichè fra i patrim oni delle famiglie Alagon, Aymerich e
Aragall erano interferenze d'interessi, e la fortuna di Don Giaco-
mo era in parte legata a quella degli Aymerich e di riflesso a
quella della coppia M ad riga l, il vicerè veniva con questi spon -
·sali acquisitò interamente alla causa di Don Salvatore.
Assicuratosi l'appoggio del vicerè, il combattivo signore di
Mara giudicò che l'occasione si presentava favorevole per demo·
lire il suo più temibil e avversario. Sopprimerlo con armi o col
veleno non era possibile, essendosi egli prudentemente stabilito
in Corte dove lo proteggeva il sovrano; accusarlo di fatti crimi-
nali sarebbe stato inutile, mancando la base per qualsiasi accu-
sa; essi stessi ne riconoscevano il disinteresse pecuniario ed era -
no persuasi che l'a cca nimento contro di loro derivasse unica-
mente da rancori familiari e da grande ambizione. Rimaneva-
no le accuse in materia di fede e Don Salvatore, seguendo una
subdola lattica usata spesso in quei tempi diffidenti tanto in Ita-
lia \he in Spagna, preferì questa via.
Con l'aiuto dei s11oi amici non gli riuscì difficile intensificare
la voce di pratiche luterane per parte di Sigismondo Arquer,
delle quali pratiche s'era fatto delatore presso l'Inquisitore Gene-
ral e un loro complice di Toledo nel 1557.
Queste voci, f)ubdolamente e abilmente diffuse, trovarono
una certa credibilità, tanto più che i rapporti di Arquer col Se-
bastiano Milnskr, prima frate minorita e poi ard ente luterano,
di:iva alle sobillazioni una parvenza di verità.
In questa campagna Don Salvatore ebbe validissimi alleati
quasi tutti i canonici dei capitoli delle cattedrali di Cagliari, Sas-
sari e Alghero e i numerosi avvocati, che erano alle dipendenze
di don Salvatore, non tanto per le aziende sue e dei suoi amici,
quanto per l'amministrazione dei vasti patrimoni di Don Pietro e
di Donna Brianda Massa Carroz.
Così troviamo impegnati in questa subdola campagna, oltr e
il bastardo Don Giacomo Aymerich, il Dottor Giacomo Bonfill,

(I) - MEM ARQ. in Appendice pag. XXIV. Il matrimnnio di Donna Anna


De Cardona, vedova di Blasco de Alagon col vicerè Don Alvaro de Madri-
gal risulta anche da documenti d'archivio. ARCH-ST. BC. 35 - f. 113 e H. 8 • f. I:.
88 DIONIGI SCANO

avvocato di D on Cristoforo Ay rnerich e dei T orreltas (I), il Dot-


tor Ni cola Serra che non dim enticava il ca rcere sofferto (2), il
Dottor Michele Comprai, avvocato degli Aragall (3) 1 il Dottor
Giacomo Peiron, nemico personale dell'A rquer (4) il Dottor Ago-
stino Gualbes, nipote df'I vicerè ed ammo61iato in seconde nozze
co n una sorella di Don Antioco Bellit·Aragall, governatore di Sas-
sari (5), il Dottor Giovanni Atze ni di cui si dissero le lotte co.n-

tro il padre di Sigism ondo ai tempi cli Ca rdona (6), il Dottor Sai·
vatore Lu ne!! col quale l'A rquer ebbe grav i disse nsi nello Studio
di Pisa (7) e tant i altri, senza tener con to dei notf.l i Cebrian, Sa-
bater e Del Sgreco.
Con questa coart e di causidici adusati agli intrighi curiale-
schi, coll 'appoggio dei can onici che, per il tramite del basso cle-
r o da essi qipendente, influivan o suite popolazioni, colla corn pli-
cita dei governatori di Cagliari e di Sassari, colla protezione del
vicerè De M adriga l, coll'aiuto incondizionato del vescovo d'Al-
ghero, con un capo di grand e levatura ed energia, come Don
Salvatore, legato al ie più cospicue casate come quelle degli Ayme-
ri ch, degli Aragall, dei Z apata, degli Alago n, dei Bellit, dei De
Sena, dei Cariga, dei M anca, dei T orrell as, dei Fogondo, e dei
Carillo, il partito Ay merich poteva, con fondata speranza d! suc-
cesso, ingaggiare la lotta definiti va, malgrado che militassero a
favore degli Arquer la protezione del $Ovrano e del Supremo
Consigli o, l'appoggio degli alti prelati dell'isola, la fermezza di
ca rattere di Sigi:;mondo, l'esperienza de l vecchio padre e l'ardore
combattivo dei suoi frate lli.
Che le accuse in materia di fede venissero ordite dalla fa -
zione Aym <::ri ch risulta tanto dalle ded uLioni logiche dei prece-
denti quali vennero esposti dall'Arquer nel suo memoriale quanto
da docum enti conservantisi nell'Archi vio di Stato, fra i quali lo
lettera di Don Salv:i tore, g ià mem ionata, da lla quale si ded uce
che Azore Zapata, ritenendo buon motivo d'accusa il compend io

(I) - MEM-ARQ. - in Appendire pag. XXXVII.


(2) MEM-ARQ. in Appendice pag. XLII.
·-
(3) -MEM·ARQ. in Appendice pag. XLV.
(4) -MEM·ARQ. in Appendice pag. XLVI.
(5) MEM-ARQ. in Appendice pag. L.
-
(6) -MEM·ARQ in App,,ndice pag. LI.
(7) -- MEM-ARQ. in Appendice pag . LIV.
SIGISMONDO ARQUER 89
-- -- ---- - - - -- - - --
sulla Sardegna t:: particolarmente i cenni sull'immoralità e sull'i·
gnoranza del clero sardo e le velate critiche sulla strapotenza
dell'Inquisizione, ne fece stampare molti estratti, alcuni dei quali
furono rimessi a Don Aymerich che li dbtribuì opportunamente (1 ).
La trama si stendeva accortamente con grande segretezza e
alla fin e del 1558 sembrava ancor più favorita dal decesso del-
l'arcivescovo De Heredia e dalla elevazione alla cattedra epi-
scopale cagliaritana di Don Antonio Parragues de Castilleio, del
quale eran o giunte anch ,! in Sardegna le lotte ingaggiate contro
i luterani in Trieste co me vescovo e nelle Fiandre c0me inquisi-
tore. Questo prelato, per tanti aspetti ragguardevo le, merita uno
speciale cenno biografico, perchè coll'Arquer, contrariamente a
quanto si attendevano i nemici di questi, ebbe non solo comu-
nione di sentimenti e di pensiero, ma frequen ti contatti inspirati
ad affettuosa amicizia e a sincera stima.

(I) -· REG·AYM. N. 581 -1 I.


CAPITOLO OTTAVO

L'ARCIVESCOVO DON ANTONIO PARRAGUES

DE CASTILLEIO

DON ANTONIO PARRAGUES DE CASTILLEIO ALLA DIOCESI DI TRIE·


STE • SUE LOTTE CONTRO I TRIESTINI - RINUNCIA AL VESCOVADO
DI TRIESTE · INQUISITORE NELLE FIANDRE · ELEVAZIONE ALLA
CATTEDRA EPISCOPALE DI CAGLIARI - SCANDALI AL SUO INGRES-
SO IN CAGLIARI - PROCESSA, SU I STIGAZIONE DEL DECANO ZA·
PATA, IL DOTTOR SIGISMONDO ARQUER IN MATERIA DI FEDE E
NE RICONOSCE L'INNOCENZA - SUE LOTTE CONTRO IL VICERÈ,
I CONSIGLIERI DI CITTÀ E IL CLERO· FRA ARCANGELO BELLIT
CONTRO L'ARCIVESCOVO - RIVENDICAZIONI PER PARTE DELL'AR-
CIVESCOVO - SUA AMICIZIA CON SIGISMONDO ARQUER · SUA COL·
TURA UMANISTICA · MORTE

Don Antonio Parragues de Castilleio passò ùa Sarragozza


al vescovado di Tri este, dove successe a Monsignor Riz7.ano,
allontanato dalla diocesi, perchè sospetto d'eresia (I).
Le cronache triestine non sono ben evoli verso il Castilleio,
la di cui intran~igenza sollevò le ire dei consiglieri della città e
l'avversione del clero. La rivendicazion e della Pieve ùi S. Can-
ciano, la disobbedienza delle monache benedittine ai rescritti ve-
scovili, la nomina dei quaresimalisti e l'incameramento di quattro
cappellanie costituirono - a quanto è affermato da dette cro-
nache - gli elementi determinanti della campagna di demoli-
zione perst>guita contro !'irruente prelato (2).
Secondo il Castilleio queste lotte erano dovute all'intensa

(I) - « In Trieste al defuulo Bonomo successe vescovo l'anno 1547 Fran-


• cesco Rizzano prima prdalo di S egna. Questo per saper de/l'eretico ban-
• di/IJ , di melanconia morì. VINCEN ZA S CUSSA . Storia Cronografica di Trie-
• sie •. Ediz. Trieste 1865.
(l) - ScussA. Storia Cron. di Trieste.
SIGISMONDO ARQUER 91

propaganda luterana, che avea minato la disciplina ecclesiastica


e verso la quale il suo predecessore si mostrò - se non ten ero
- certamente molto debole.
Fu accm:ato di lesa maestà per aver sparlato di Re Ferdi-
nando e l'istruttoria, che il sovrano, per la dignità dell'accusato,
avrebbe voluta segreta, venne invece resa pubblica per meno-
mare il prestigio del vescovo, che in una lettera a Sua Maestà
si difende con tale veemenza da lasciarsi trascinare a qualche
fra&e non tanto rispettosa verso lo stesso monarca: asserisce che
le calunnie contro la sua persona devonsi a quattro luterani che
godono immeritatamente grande autorità. che in Trieste gli ere·
tici sono in maggioranza, muchedumbre de /zereges en que entra
quasi lodo el pueblo triestinos pocos ei:ceptos, e che gli uffici
pubblicì più importanti sono tenuti da luterani. Le invettive più
forti sono rivolte ai monaci che accusa di predicazioni luterane
e di profanazione degli altari e dei sacri simulacri, hincaron la
cabeca de Sant'juan en una pica: addita, come il più colpevole,
un certo Fra Matteo, delinquente bollato da sentenza, che mise
il convento a disposizione dei luterani per i più profani e svergo-
gnati usi, come luogo di giochi e albergo di malaffare, che non
esitò a difendere, dietro compenso, le meretrici in Curia e che
con una accolta di conversi si rivolse manu armata conl!a e/
obispo,· smentisce infine l'accusa di aver invaso un convento con
seguito d'armati.
Aggiunge che tanta violenza di lotta, a base di falsità, non potè
non scuotere la sua fibra e che, non pot~ ndo res:stere oltre, sup-
plicò il Pontefice, perchè lo volesse destinare a qualche diocesi
di Spagna o anche di fuori con que mi pueda sustentar honesta·
mente e purchè non abbia più da fare coi triestini. Termina ama-
ramente col constatare che il suo allontanemento riuscirà gradito
non solo ai triestini, ma anc he al sovrano, che non avrà più mo-
lestie per causa sua, ma col tiempo conosc'era que /os triestinos
son causa y tienen loda culpa.
L e discolpe del Castilleio non dovettero far breccia nell'ani-
mo del Re, e perciò. se formalmente gli si dette la soddisfazione
d'annullare il processo intentato contro di lui e di ·rimetterlo nel
pristino possesso del vescovato, d'altra parte lo si ammonì di non
intromettersi nelle gestioni delle confraternite e nelle nomine dei
predicatori e dei maestri di scuola.
Caratteristiche di questo prelato - oltre la veemenza nel com·
92 DIONIGI SCANO

battere i suoi avversari - furono l'amore per i libri, la fastosità


di vita e, in pari tempo, la tenacia nella dif~sa dei suoi interessi.
Ed egli, che ambiva i quattrini per la soddisfazione di spenderli,
tanto che le rendite del vescovado non gli erano sufficienti, esi-
liato in Venezia, provò le sofferenze della miseria e in una let-
tera al Re dichiélrava d'esser ridotto alle condizioni di un dome-
stico, senza cavalcature e senza vestiti decenti per potersi pre-
sentare a Sua Maestà, mentre delle rendite vescovili beneficia-
vano Nicola d'Argento, Cristoforo Belli e Bernardo Petaz, pub-
blicamente nemici della Santa Sede.
Nel 1556 rinunciò al vescovado triestino e fu destinato alle
Fiandre, ma la sua rinuncia non dovette esser volontaria ma
imposta pe_r ristabilire in Trieste quella tranquillità, che era man-
cata dal giorno del suo ingresso.
Probabilmente nelle Fiandre fu alla dipendenza dell'inquisi-
zione colle stesse funzioni che, come inquisitore, disimpegnava in
Trie~te, come risulta dal titolo assunto nelle carte triestine: An-
tonio Castillegius episcopus et comes tergestinus, inquisitor apo·
slolica autoritate subdelegatus. L 'esser addetto all'inquisizione,
il di cui . principale compito era quello d'impedire che si divul-
gassero scritti in contrasto colle dottrin e cattoliche, gli diede
modo di raccogliere numerosi libri che lo seguirono nelle sue
peregrinazioni.
Nel 1558 il Castilleio venne promosso alla cattedra arcive·
scovile di Cagliari - Apparentemente si mostrò di volere con
più elevata carica, premiare le doti di un zelante - fin troppo
- e sapiente prelato, ma tutto c'induce a ritenere che anche
nelle Fiandre la sua azione abbia suscitato malumori e che colla
destinazione ad una diocesi lontana, fuori dalle correnti politiche
e religiose, si fosse voluto toglier di mezzo un prelato turbolento
che aila Cor te e alla Santa Sede non avea prornrato che noie
e guai (1).

(I) - Le notizie delle vertenze triestinE!, esposte in questo studio al solo


scopo di lumeggiare la figura dell'arcivescovo Castilleio, vennero desunte
dalle storie triestine e dall'epistolario di Don Antonio Parragues de Castil-
leio che in parte si conserva nella Biblioteca Universitaria di Cagliari. Dico
in parte, perchè di numerose lettere dello stesso prelato ebbi visione nelle
carte di casa Sangiust depositate nell'Archivio Comunale.
SIGISMONDO ARQUER 93

* **
Questi i precedenti del nuovo arcivescovo sul quale gli Ay -
merlch fa cevano assegnamento per la lotta contro J' Arquer.
Da Bruxell es il Castilleio, per raggiungere la sua nuova re-
sidenza, si portò a Genova, dove contrasse col negoziante Anto·
nio Spinola un mutuo che garantì coi prove nti dello spoglio del
suo predei:essore De Heredia, il che dovea, come vedremo, pro-
vocare una levata di scudi per parte del capitolo cagliaritano (I).
I denari prestatigli dallo Spinola g'li perm isero di portarsi a
Sassari, dove lo troviamo ai primi dell'ottobre 1559; la traversata
in mare indubbiamente gli lasciò amaro ricordo, se, quattro anni
dopo, si mostrò riluttante a partecipare al Concilio di Trento per
i disagi del viaggio e per il timore di venir catturato dai corsari
barbareschi, infestanti le coste della Sardegna.
Durante la sua permanenza a Sassari fu circuito dai cano-
nici Manca e Cariga e dal decano Dqn Gerolamo Zapata, che
gli dipinsero l'ambie nte cagliaritano minato dalla propaganda an-
tireligiosn, svolta con scritti e con la parola dal Dottor Sigi-
mando Arquer, alto funzionaJio del Regno e persona di grande
influenza. e dottrina. S'impressionò talm en te di questa circostan·
ziata denuncia che, prima del solenne ingresso nella diocesi
sentl il bisogno di scrivere una lettera al vicerè, lamentando che
alti uffici fossero tenuti da persone irreligiose colpite da sco-
munica (2).
Il solenne ingresso nel Castello di Cagliari diede luogo ad
un deplorevole incidente, da non doversi imputare interamente
al focoso prelato. Per detta cerimonia egli aveva disposto che,
dopo la visita di rito alla Chiesa di N. S. di Bonaria, il corteo
proseguis5e fino alla Por ta del Castello, dove sarebbe stato rice-
vuto dal capitolo, dagl~ ufficiali regi e dai rappresentanti della
città e della nobiltà, aggiungendo che, pur gradendo le forme più
semplici, si dovessero seguire i precedenti (3).
Giunto a Cagliari, si portò al Santuario di Bonaria dove si
trattenne per dar modo alle autorità civili ed ecclesiastiche di
mettersi d'accordo sulle modalità dell'ingresso, pretendendo i ca-

( 1) - EPIST·CAST. f. 113-114.
(2) - - M EM·ARQ. in Apoendice pag. XXV e EPIST·CAST. f. 73.
(3) - EPIST·CAST. f. 74.
94 DIONIGI SCANO

nonici l'onore del palio, secondo il cerimonia le, ed opponendosi


gli ufficiali e i consiglieri che ritenevano tale onore com petere
solo al sovrano e al pontefice. Il Castilleio, per evitar scandali,
s'avviò senza palio, ma alla porta del Castello il capitolo e i l ·cle-
ro gli fecero presente che il derogare dal cerimoniale religioso
avrebbe costituito tale infrazione alle prerogative ecclesiasticht·.
da costringerli a denunciarla alla Santa Sede.
Il Castilleio, preferendo un eventuale rimprovero del Re ad
una possibile censura della Santa Sede, queriendo mas altecar
con e! reJ' qae ser descomulgado del Papa ( 1), entrò in Ca-
stello sotto il palio, malgrado le proteste dei consiglieri della
città che si riser varono di reclamare a Sua Maestà, ca.me effetti-
vamente reclamarono. L a controversia, che diede non pochi di-
spiaceri al nuovo arcivescovo, fu risoluta dal sovrano con la
Carta Reale del 29 gennaio 1561 con la quale si dispose che
l'onore del palio no11 era dovuto ai vescovi, essendo esso riser·
vato ai sovrani e ai nunz'f pontifici (2).

* **
I primi mesi di ·permanenza nell'isola trascosero . tranquilli,
probabilmente perchè le visite pastorali assorbirono ogni sua atti·
vità. Gli avanzi delle antiche civiltà e specialmente le numerose
iscrizioni romane attraggono il suo spirito d'umanista e lo distol-
gono in un prim o tempo dalle cure del suo ministero (3).

(I) · - EPIST·CAST. f. 84, ~5. 102, 103 e I 04.


(2) - ARCH·ST. 8. 8 - f. 42.
(3) - Ii Castillelo in una sua lettera del 3 dicembre 1559 comunica di
aver trovati marmi antichi con iscrizioni delle quali intende tram:! copia.
Intanto trnscrive il seguente enigma, scolpito in una lastra tombale:
QUUM SUPERES· PHOEBUM ET NOSCAS RISPONSA SIBILLA
NATURA ET TENE.AT OMNIA APERTA TIBI
QUAE TIBI PRAE MANIBUS PREBUNTUR ENIGMATA SOLVES
UT MENTEM POSSSIM SIC QUIETARE MEAM.

AELIA LELIA CRISPIS NEC VIR NEC MULIER NEC ANDROGENA NON PUELLA
NON IUVENUS NON ANUS NON CASTA NON MERETRIX NON PUDICA SED
OMNIA SUBLATA NEQUE FAME NEQUE FERRO NEQUE VENENO SED OMNI-
BUS NEQUE IN CELO NEQUE IN AERE NEQUE I N T ERRA SED UBIQUE IACET.
L UCIUS ACA TO CRISPUS NEC AMA TOR NEC AMICUS NEC NECESSARIUS
SCIT NESCIT CUI POSUERIT. Episl-Cas/. f. 75 e 76.
SIGISMONDO ARQUER 95

Le prime opposizioni risvegliano nel focoso prelato le sue


inclinazioni combaltive, e, cinque mesi dopo il suo movimentato
ingresso, scrive ad un amico di esser confinato in Sardegna col
titolo di arcivescovo, ma con proventi da canonico, rra gente che
niente ha da invidiare ai triestini per malvagità e per malizia (1).
Per mantenerere il tono di vita, cui aspirava, e pE>r soddi-
sfare i suoi istinti di fasto~ità, le rendite dell'arcivescovado, quali
erano esatte dal suo predecessore, non bastavano e perciò sua
prima cura fu di rivendicare le decime della diocesi sulcitana,
aggregata a quella di Cagliari, di contrastare le pretese del Capi·
toto sullo spoglio del defunto arcivescovo De Heredia e di ottenere
l'incameramento dei benefici di due canonicati di Ales (2).
Queste rivendicazioni, condotte con quella veemenza che co-
nobbero i triestini, sollevarono un pandemonio in tutte le cla::;si,
dal vicerè ai consiglieri della città, dai canonici ai frati delle di-
verse corporazioni monastiche, i quali ultimi non si peritarono di
affrontarlo e di colpirlo anche apertamente, abusando della loro

(1) - EPIST·CAST. f. 77 e 78.


(2) - L'esazione delle decime della diocesi sulcitana, unita a quella di
Cagliari, diede luogo a vivaci controversie fra la città d'Iglesias e l'arcive-
scovo di Cagliari, il quale, per l'eccessivo ardore nelle sue richieste e per le
numerose scomuniche impartite, ebbe non poche noie dalla S. Sede e dalla
Corte.
La vertenza diede luogo a diverse cause che si portrassero a lungo fino
a che nel 1505 tra i cittadini d'Iglesias e Don F'rancesco De Val non si venne
alla transazione o concordia, per la quale l'arcivescovo per sè e per i suoi
successori condonava gli arretratì e le spese di giudizio, mentre da suo
canto la città d'Iglesias desisteva dall'opposizione per unione delle due
diocesi, assolvendo le parti dalle scomuniche, censure ed altre pene ec-
clesiastiche nelle quali fossero cadute per tali fatti. Questo patto di con-
cordia venne approvato dal pontefice Clemeote Vlll il 22 Maggio 1595. PINNA
- l'Archivio Comunale d'Iglesias. Pag. 122. Cagliari 1898. Gli spogli dei ve·
scovi da tempo immemorebile erano in Sardegna dovuti ai successori e la lo-
ro rivendicazione per parte del capitolo della cattedrale di Cagliari devesi
interpretare come un atto di ostilità verso l'arcivescovo Castilleio più che di
tutela deglì interessi della chiesa. Anche questa vertenza, che diede luogo a
vivaci incidenti fra i canonici e l'arcivescovo fu risolta da Pio V con bolla
dell'8 febbraio 1567 colla quale si ordinava che gli spoglii dei vescovi e dei
benefici vacanti nell'isola venissero applicati alle chiese cattedrali per la con·
servazione e riedificazione delle medesime. DAMIANO FILIA. la Sardegna
Cristiana - Voi. Il - pag. 243. Sassari 1913.
96 DIONIGI SCANO

speciale posizione di soggetti all'ordine più r.he all'ordinarlo della


diocesi,
Fra Arcangelo della famiglia Bellit di Sassari, congiunto quin·
di degli Aragall e degli .\ymerich e particolarmente affezionato
a , Don Salvatore ( I), capeggia il movimento, incitando i fedeli
con prediche in piazza a non osservare i rescritti dell'arcivesco-
vo, in quanto esorbitano dalla sua potestà. E tutto ciò con frasi
irrispettose, che il Castilleio definisce proprio di Martin Lutero (2),
ma che non devono aver commosso nè i superiori di Fra Arcan·
gelo, nè sdegnato i dirigenti del Regno se in una petizione a
Filippo II il Castilleio asserisce che il vicerè è l'istil;atore del
Bellit (3).
A ritorsione del malevolo contegno dei monaci del convento
di Gesù, cui appartiene Fra Arcangelo, il Castilleio propose al
Re di devolvere per la fondazione di uno Studio Generale in Ca·
gliari i 200 ducati, che sua Maestà annualmente concedeva a detto
convento, i di cui componenti poco fedeli al sovrano per esser
quasi tutti nativi di Corsica, conducevano vita libertimt (4).
Per le sue pretese sulle• spoglio dell'Heredia, i cui proventi
avea impegnato a garanzia del debito contratto col genovese Spi-
nola, il Canonico Cani, indubbiamente della diocesi d'Iglesias, di·
chiara dai pulpiti delle chiese che i l Pontefice aveva scomunicato il
Castilleio (5). Ma questi non s'abbatte e nelle diverse memorie,
che le subdole lotte lo costringono a presentare alle alte gerarchie
civili e religiose e specialmente al Re, non ha peli sulla lingua:
taccia d'ignoranza e di scostumatezza quei che dovrebbero esser
i suoi più fedeli collaboratori, denunziando che solo tre dei 24
canonici sono assidui alle funzioni, mentre gli altri se ne asten-
gono per attender ai loro affari privati, esercìtare la mercatura e
para poder perseverar en o/ras malas obras, non escluso il con·
cubinaggio. Sono - egli scrive - talmente indisciplinati e intol-

(1) - Pra Arcangelo Bellit assistette e confortò Don Salvatore Ayme-


rich quando questi perdette la prima moglie, Donna Violante. Egli attese alle
cerimonie funebri, come risulta dalla distinta delle spese da lui firmata, REG·
AYM. N. 358.
(2) - EPIST·CAST. f. 79 e 80.
(3) - EPIST·CAST. f. l I6.
(4) - E PIST-CAST. f. 82 e 87.
(5) - EPIST·CAST. f. 11 6.
SIGISMONDO ARQUER 97

leranti che non esitarono ad accusarlo alla Santa Sede, valendosi


di testimoni falsi, delos qua/es lzal/an ~ran copia en esta isla (1 ).
Gli attacchi continui e implacabili di tanti e potenti nemici
lo esasperano a tal punto che, al pari del suo -predecessore, si
rivolge da prima a Sua Maestà per esser chiamato a Corte come
suo cappellano e poi alla Santa Sede per esser destinato alla
diocesi di Salerno o a quella di Brindisi, anche se di minore
importanza (2)·

* **
Questi cenni sulle movimentate vicende di quest'insigne ma
irrequieto prelato chiariscono l'ambiente cagliaritano dell'epoca e
pn sentano non lieve intere~se perchè si ricollegano ai tragici av·
venimenti che portarono l'Arquer a perire fra le fiamme dell'auto
da fè di Toledo.
A Cagliari uno dei primi còmpiti del Castilleio, e certamen-
te il più delicato, fu quello d'inquisire sull'avvocato fiscale, denun·
ziatogli come luh:!rano dal canonico Zapata. _
Don Salvatore e i suoj aderenti spiegarono tutta la loro in·
fluenza per convalidare con numerose testimonianze l'accusa del
decano, ma all'ultimo momento i testi raccoltì si squagliarono --
L'inchiesta dell'arcivescovo non era segreta ed essi certamente
temettero la reazione del governo e del. sovrano qualora l'Arquer
fosse uscito immune dalle colpe attribuitegli.
L'arcivescovo infatti interrogò molti dei testi presentati e a !tre
persone che conosr.evano I' Arquer e tutti ne dissero un gran
bene sia come uomo che come cattolico professante, ad eccezio·
ne di tre che erano alla dipendenza dei suoi nemici e che fecero
affermazioni generiche senza specificare niente (3)..
I risultati dell'istruttoria, favorevoli ali' Arquer, fecera scrivere
al Castilleio che in Sardegna eranvi tante fazioni quante per·
sone (4).
Nelle brevi soste cagliaritane dell'Arquer l'arcivescovo ebbe
a conoscere personalmente il rigido fiscale e dai frequenti con·

(1) - EPIST·CAST. f. 95.


(2) - EPIST·CAST. f. 118.
(3) - EFIST·CAST. f. 82, 102 e 103.
(4) - EPIST·CAST. f. 82.
98 DIONIGI SCANO

tatti, avuti nei pochi mesi che stette a Cagliari, si persuase mag-
giormente della falsità dell'accusa. Il Castilleio, espertissimo nelle
discipline teologiche e addetto all'inquisizione per molti anni, era
in grado di ben giudicare dell'ortodossia di pensiero dell'Arquer
ed era d'altra parte intransigentissimQ in materia di fede per ac-
cogliere cordialmente chi non fosse cattolico fedele ed osservante.
Le cartE> miidrilene, al paii dell'epistolario del Castilleio, mo-
strano la cordialità di rapporti fra queste due persone che avea-
no in comune, con l'elevatezza dell'ingegno e con la profonda
coltura, la rude schiettezza e l'indole combattiva. I giudizi dell'ar·
civescovo sul clero sardo collimano perfettamente con quelli che
poscia dall'Inquisizione vennero incolpati all'Arquer: il clero è
così ignorante - eglì scrive - che non mi fu possibile elevar
alcun ecclesiastico al posto di vicario capitolare (1), i sacerdoti
vivono poco onestamente e un canonico tiene palesemente uua
concubina nella sua dimora; co!oro che hanno cura d'anime
sanno appena leggere e non sanno insegnar ai parrocchiani altro
che il Pater Noster in dialetto, tanto che si deve attribuire a mi-
racolo se le popolazioni si sono conservate nel grembo della
Chiesa (2).
I sentimenti di gratitudine per parte dell'Arquer e le molte
affinità di pensiero e di carattere resuo ancor più intimi que-
sti rapporti, come si può dedurre dalle diverse lettere dirette
ali' Arquer dal Castilleio, nelle quali sono confidenze e incarichi
delicati che non si affidano se non ad amici fidati.
Essendo l'Arquer a Madrid, il Castilleio, (16 ottobre 1560), gli
esprime i suoi ringraziamenti pPr il suo interessamento circa le
decime del vescovado d'Iglesias, pregandolo in pari tempo di
voler illuminare Sua Maestà ch'era rimasto impressionato del qua·
dro ch'egli avéa fatto dalle condizioni dell'isola e dell'indisciplina
del clero (3). Con altra lettera poi lo incarica di recapitare al
sovrano una sua memoria contro l'anteciµata apertura del Parla-
mento voiuta dal vicerè (4).
Quando la posizione dell'Arquer comincia ad esser scossa,
la condotta de!l'arcivescovo viene segretamente controllata ma

(1) - EPIST·CAST. f. 83.


(2) - EPIST·CAST. f. 82, •83, 86, 87, 95, 99, 100.
(3) - EPIST·CAST. f. 85 e 86.
{4) - EPIST·CAST. f. 83.
SIGISMONDO ARQUER 99

non tanto d;: non averne qualche lieve sentore. Dubita che al-
cune lettere stie e dell'Arquer sie no state trafugate, e in certo
momento t ente il bisogno di giustificare presso l'Inquisitore Ge-
nerale l'esistenza di alcuni libri nella sua biblioteca e la sua con-
dotta verso l'Arquer in merito alla denunzia del decano Zapata.
Egli non nega che libri condannati dal Sant'Ufficio possano
esser nella sua raccolta, ma fa presente che in Trieste e nelle
Fiandre, come del~gato dell'lnq11isizione, ebbe in mano molti libri
proibiti, alcuni dei quali ebbe a conservare a scopo di confuta-
zione, mentre la maggior parte Vénnero bruciati - Di Sebastia-
no Milnster possiede diversi libri scritti in lingua ebraica, pubbli-
cati quando l'autore era ancora nel grembo della Chiesa, come
si desume dalla dizione Frap Sebaslian Munstero Minori/a e dalla
data del 1524. Così, scrive all'Inquisitore, acquistai il catechismo
dell'arcivescovo di Toledo con l'intendimento di confutarlo, qua-
lora altri più ·di me VE rsato nelle dottrine teologiche non l'avesse
fatto e di ciò possono farne fede il confessore di Sua Maestà
e lo stesso autorE: del catechismo, al quale manifestò il suo
dissenso.
Circa l'affare Arquer conferma ch'egli, come ordinario, istrul
un procE>sso, ma che le accuse non risultarono comprovate.
Questa lettera, scritta il 9 g~nnaio 1560 (I), mostra che sin
d'allora il Sant' Yfficio istruiva segretamente contro l'Arquer, e il
procedimento, agevolato dalle subdole macchimizioni dei fautori
del partito Aymerich, procedeva lentamente ma inesorabilmente
tanto da preoccupare Filippo li il quale dovette rivolgersi per
schiarimenti al Castilleio se questi, nel 2 dicembre 1561, riassun-
se a Sua Maestà le fasi deil'inchiesta da lui condotta due anni
prima (2).
L'accusa di luteranesimo contro l'avvocato fiscale dovette de-
primere il morale del presule cagliaritano, al quale i suoi nemici
già imputavano i rapporti più che cordiali coll'Arquer; ma non
perciò abbandon6 il suo amico e le molte affermazioni, .contenu-
te nella memoria difensiva che questi presentò di suoi giudici, si
basano su lettere che l'arcivescovo scrisse al Re e ad altri per-
so11aggi e che dovettero esser messe a disposizione del carce·

(I) - EPIST·CAST. f. 80, 81 e 8?..


(2) - EPIST-CAST. f. 102 e 103.
100 DIONIGI SCANO

rato, se questi se ne valse ampiamente, riproducendone diverse


frasi nella loro integrità. (I).
li vicerè, Don Alvaro De Madrigal, che non scordava le
noie dategli dal Castilleio per l'apertura del Parlamento, intensi-
ficò le sue ostilità, le quali si manifestarono r.:on una sua strann
premura per inviarlo al Concilio di Trento.
L'arcivescovo fece di tutto per esser es~rnerato da tale ono-
rifico incarico, ma invano: egli partì mal volentieri e nel Settem-
bre 1563 lo troviamo a Trento, da <love co11tinua a rivolgere !amen·
tele al Re e ai suoi ministri, rilevanào argutamente che, fra tanti
luminari della Chiesa, la sua assenza non sarebbe stata sen-
tita (2). Egli attribuì la sua partenza all'interesse del vicerè di
eli minare un incomodo testimonio del suo mal governo. Si può
ritenere che a questa sua elegante manovra non fossero estran ei
gli avversari di Sigismondo Arqu er, i quali, nei mesi di maggior
intensificazione dell'in1: hiesta condotta a Cagliari dai ministri del·
l'Inquisizione, paventavano l'influenza dell'arcivescovo.
Ormai le sue lettere non hanno più la foga primitiva, e, piut-
tosto dimesse, fanno appello ai buoni sentimenti di coloro ai quàli
scri ve. A Sua Maestà espone le sue poco floride con dizioni fi-
nanziarie e i danni subiti per aver ìl corsaro Oragut catturata la
nave pontificia in r.ui erano le sue robe, tanto che non gli rima-
sero che pochi libri e due valigie (3).
Non essendo stata accoita la sua ri chiesta per altra destina-
zione egli si restituisce alla sua diocesi, dopo aver fatto una so-
sta a Venezia per raccogliere i libri e gli strumenti astronomici
che avea lasciato in deposito nella casa del vescovo di Berga-
mo, quando i triestini lo costrinsero ad all ontanarsi dalla loro città.

(I) - L'Arquet nella sua memoria difensiva attribuisce al Castilleio il se-


guente giudizio: En es/a is!a de Serde1ia mas facilmente se hal!aran cien
/esligos para prouar una men/ira que dos para prouar una vudad· MEM-ARQ.
in Appendice pag. LXX. Questa attribuzione non solo è esatta, ma dimostra
che all'Arquer venne dal Castilleio ri messa la lettera ch'egli nell'ottobre 1560
diresse al Sovrano sulle condizioni dell'isola, giacchè in essa è contenuto
lo stesso giudizio con le identiche parole: En es/a isla mas facilmen/e se
ha/laranl cien tcsligos para probar llna métira que dos para probar una
verdad (EPIST·CAST. f. 86), il che dimostra che nel redigere in carcere la
sua difesa l'Arquer, fra le altre carte, dovea aver con sè la lettera del Castilleio.
(2) - EPl~T·CAST. f. 114 e 115.
(3) - EPIST-CAST. f. 11 3 e 11 4.
SIGISMONDO ARQUER 101

Con la lettera del 24 Dicembre 1563 termina il primo mi-


nutario del Castilleio. Documenti d'archivi_o pur tuttavia ci fanno sa-
pere che le peripezie sofferte e i disinganni avuti non avevano
del tutto spento il suo ardore combattivo che volse contro i con-
siglieri della città, specialmente per l'amministrazione dell'ospe-
dale di S. Antonio, che si voleva sottnme al suo controllo (1).

** *
Nel 1573 cessò di vivere questa singolare figura di prelato,
che, se alla dottrina e alla nobiità dei sentimenti avesse accop-
piato un maggior senso di equilibrio e una maggiore compren-
sione degli uomini e delle cose, certamente avrebbe lasciato lar·
ga traccia di sè. Infatti i suoi propositi erano degni d'1rncomio;
persuaso che la rilassatezza dei costumi nei sacerdoti e il mal
governo delle popolazioni erano dovuti prevalentemente alla de-
ficiente istruzione delle classi dirigenti secolari ed ecclesiastiche,
propugnò l'istituzione di uno Studio Generale a Cagliari, indican·
do a Sua Maestà anche i mezzi per fronteggiarne le spese:
devoluzione dei 200 ducati assegnati dal Re al convento di Gesù,
nido dd suoi diffamatori, e riduzione d'impieghi e di rinumera-
zioni negli uffici regi e comunali (2).
Con tale piano finanziario era naturale che il progetto non
trovasse che opposizioni, ma ad ogni modo le sue non furono
parole gettate al vento e più tardi il visitatore Carillo colla sua
influenza preparerà il terreno favorevole alla fondazione dello
Studio -Cagliaritano (3).
Il Castilleio appartenne alla categoria dei prelati umanisti dei
quali tanta dovizia si ebbe nel cinquecento: le sue lettere, al-
cune scritte in buon latino, altre in spagnolo e alcune in italiano,
mostrano com'egli fosse padrone di queste e di altre lingue, co-
me il greco e l'ebraico.
Egli ha istinti da gran signon~: si astiene dal portarsi alla

(1) - In seguito ad istanza dei consiglieri il Pontefici:! Pio V (4 aprile


1569) ordinò ai vescovi di Torres e di Alghero d'inquisire sull'ingerenza del-
l'arcivtscovo Castilleio nell'amministrazione dell'Ospedale di S. Antonio di
Cagliari • LIPPI • l'Archivio Comunale di Cagliari pag. 247 · Cagliari 1897.
(2) - EPIST·CAST. f. '8:7 .
(3) - CARILLO - Re/acion al Rey Don Philippe - Barcellona 1612 pag. 52.
102 DIONIGI SCANO

presenza di Sua Maestà per no11 aver vesti convenienti alla sua
alta dignità (I); malgrado le sue risorse siano ridotte tal111ente da
dover a Venezia accettare la liberalità del vescovo di Bergamo,
acqllista libri e strumenti astronomici, algunos istrumentos dela8
cosas del cielo (2); per il concilio di Trento !'i fa confezionare
una pianeta, oltremodo ricca e veramente artistica.
L 'inventario della sua biblioteca, nella quale, accantp alla mo·
numentale edizione poliglotta del Cardinale Xim enes, sono le mi ·
gliori bibbie, le più stimate collezioni di patrologia insieme alle
opere dei classici greci e latini e dei maggiori poeti e scrittori d'I·
talia, ci mostni la sua estesa coltura e la sua pred ilezione per
gli studi umanistici e per le scienze astronomiche (3) .
Nei pochi momenti di quiete si dedica allo studio delle anti·
chità ed è davvero da deplorarsi che la sua attività sia stata as·
sorbita da lotte e da beghe locali, giacchè, se le circostanze gli
avessero permesso di effettuare l'intendimento espresso in una sua
lettera (4), l'epigrafia romana si sarebbe arricchita di materiale
preziosissimo, ormai perduto.
La passione per gli studi classici non gl'impedì d'esser rigi-
do caHolico: la stessa veemenza con la quale lottò per il riordi·
namento della sua diocesi e per combattere ia rilassatezza del
clero mostra quanto egli tenesse a che ie dottrine religiose non
subissero deviazioni di sorta; pur, ammirando la scienza e la dot·
trina del MUnster e dell'arcivescovo di Toledo, riprova i lnro er·
rori (5) e quando vuol bollare qualche avversario, lo parago-
na a Martin Lutero (6), i di cui seguaci ebbero in lui un av-
versario intransigente: è assillato dal timore che la nostra città

(I) - EPIST·CAST. Lettera a S. M. in data 7 luglio 1552.


(2) - EPIST·CAST. f. 118 • Nel fascicolo dello spoglio del Castilleio sono
elencati: un astro/obi de I/eolo; un anel de pia/a per prendre /as a/Juras del
polo; dos compassos un de //eolo !' altro de /erro; una sphera de pia/a ab
lo peu de ferro argentai ab un al/ante daural dius una ca.ranona de tau/a
cuberla de pel negra !' forrada de 1•e//ul carmesi ab lo cnrdo de nusa de se
da negre; 1111 glob gran de fa terra ab son peu de naguer ab lo orizzonte de
aram, altre globe del sol de la matei.i·a fallura ab su c11l1erlas de tela blan·
ca. AR CH·ARCIV.
(3) - TODA • Bibliografia Espariol de Cerdena pag. 45 · Madrid 1869.
(4) - EPIST-CAST. f. 75 e 76.
(5) - EPIST·CAST. f. 80, 8 1 e 82.
(6) - EPIST·CAST. f. 79 e 80.
SIGISMONDO ARQUER 103

col porto, frequentato da navi di ogni nazion e, possa esser con-


taminata da dottrine luterane e perciò insiste con il Re e co l-
l 'l nquisitort: Generale, perchè anche nella sua diocesi venga isfi·
tuita una delegazione del Sant'l.Jfficio (I).
L 'intransigenza di questo prelato n.on si potrebbe spiegare
con la comunità di pensiero e di dottrina ch'ebbe co n Sigismon-
do Arqu er se del:a fede di questi avesse dubitato, e ciò, in me·
rito alle accuse di luteranismo mosse all'avvocato fiscale, ha un
importanza che non può sfuggire.

(i) - EPIST·CAST. f. 82, 83 e 81.


CAPITOLO NONO

ARRESTO DI SIGISMONDO ARQUER.

MORTE DI DON SALVATORE A Y MERICH.

L'INCHIESTA DEL VISITATORE DOTTOR CLAVERO CONFERMA LE


ACCUSE DELL'ARQUER · PREPOTENZE DEL VICERÈ - TRAME SE-
GRETE CONTRO SIGISMONDO ARQUER · SUO ARRESTO · MORTE
01 DON SALVATORE AYMERICH ·FERIMENTO DI DON FILIPPO TOR·
RELLAS ·ARRESTO DEI TORRELLAS, DEI LORO PARTIGIANI E DEGLI
ARQUER - IL VICERÈ IMPONE IL PATTO DI CONCORDIA Al TOR·
RELLAS E AGLI ARQUER · RIFIUTO DEI TORRELLAS.

Al visitatore Dottor Pietro Clavero, la cui presenza in Sar-


degna è segnalata nel 1558 (1), mancò ('irruente energi;i del suo
predecessore, il vescovo d'Alghero, che, dopo breve inchiesta,
licenziò funzionari, gettò in carcere il Dottor G iovanni Antonio
Arquer e per poco non mandò al rogo il vicerè Don Antonio De
Cardona con la consorte e i familiari, ma, appunto per questo,
la sua azione fu più effi cace e si prestò meno ad esser smen-
tita. Egli, aiutato dal sol erte segretario La Maison (2), proce-
dettP. anzitutto contro gli eredi Carillo per ri vendicare le somme
stornate .da Don A lfonso a danno del patrimonio regio, dispo-
nendo il sequestro dei proventi dei feudi di Costa di Vals e di
Meilogu. Gli eredi, rivolgendosi direttamente al sovrano, otten·
nero che venisse tolto il sequestro in corrispettivo di 500 ducati
annui da trarsi dai redditi dei due feudi fino all'estinzione del
debito - Questa provvisione regia, che dall'alcaide Zapata ven-
n~ presentata al virerè e al visitatore con atto del 24 ottobre

( I) - L'arrivo del visitatore Dottor Pietro Claveru a Sassari, dove fu


trattenuto per alcuni giorni da una leggiera indisposizione, fu anpunziato da
Don Salvatore Aymerich ad Azor c Zapata nel 1558. REG·AYM. N. 58 1·1 l.
(2) - Carta Reale 23 Aprile 155.q con la quale si assegnano 35(; ducati
d'oro al se~retario Giacomo La Maison. ARCH-ST. H. 8. f. 18.
SIGISMONDO ARQUER 105

1560, chiuse !'annosa vertenza che fu causa precipua dell'odio di


Azore Zapata contro glì Arquer (I).
Sull'omicidio di o ~ro lamo Selles il Clavero assoda le stesse
responsabilità denunziatt' dall'Arquer, ma la punizione di Don Pietro
Aymerich, il maggiore colpevole , gli è impedita dal contegno nelle
Fiandre di questo gentituomo, di cui non si può non discono-
scere il coraggio della sua sti rpe e che poco prima della su-i
fuga avea respinto le incursioni del ct-lebre co rs~ro Dragut (2).
Egli dovette acquistarsi le simpatie dell'imperatore Carlo V prima
e di Re Filippo li dopo, se nel 1559 da Bruxelles scrisse a Do.n
S<1lvatore che sarebbe partito, appena ottenuta una risposta al
memoriale da lui presentato per sollecitare le ricompense dovutegli
per servizi resi al RE> (3).
Sull'operato del governatore Aragall il Dottor Clavero stende
una requisitoria severissima: lo definfsce ùn impenitente don-
r.aiolo che dava scandalo, un amministratore poco corretto per
ave r stornato alcune somme destinate ad un ingegnere inviato
dal Re per le fortifica;t,ioni di Cagliari ( 4), e lo accusa di complicità
ne i delitti perpetrati contro i Selles durante la sua reggenza (5),
Il Dottor Campfullos, che I' Aragall avea elevato alla carica
di reggente lo cancelleria, preoccupato dalla piega che prendeva
la visita del Clnvero, si l;:imenta con D on Salvatr,re pe r esser ac -
cusato da certo Floris Pietro e dal cappellano Fulgheri Giovanni,
che vengono da lui bollati cogli epiteti più ingiuriosi: ladro notorio il
primo, dissoluto concubinario e ricettatore di cavalli rubati il se-
condo, ambedue gente da galera (6).
L 'inchiesta, durata oltre due anni, confermò pienamente le

(I) - ARCH·ST. H. 8 · f. 68.


(2) - • Eodem eliam lempore ( 1554) Pelrus Apmerich, vir inslf!nis, et
• F-ranciscus Casa/abria sassareusis oram Gallurae tu/amni, Gal/isque qui
• s~plem triremis in portum Firari veneranl, viri/i/re reslitere eosque fugarunt
e FARA De Rebu!- Sardois pag. 415 Ediz. Torino 1825.
(3) - REG-AVM. N. 610.
(4) - Quest'ingegnere fu il cr emonese Rocco Capellino inviato a Ca-
gliari da Carlo V, dietro interesl:lamento dell'Aragall, per disegnare e dirigere
te' fortificazioni - ARCH·ST. B. 5. f. 109.
(5) - PROC·ARQ. Per queste accuse Don Girolamo de Aragall venne
chiamato in Corte · Durante la sua assenza li governatorato di Cagliari e
della Gallura fu tenuto da Doro Ludovico Castelvi. ARCH·ST. H. 8. f. 159.
(6) - REG·AVM. N. 652.
106 DIONIGI SCANO

accuse dell'Arquer e le molte prove contenute in una relazione


che trovai 11llegata al processo Arquer certamente avrebbero por-
tato all'arresto e alla punizione degli incolpati, se questi rion a-
vessero trovato nel vi cerè, Don Alvaro De Madrigal, un difen-
sore autorevole che, forse prospettando ragi oni d'opportunità po-
litica, fece momentaneiimente sospendere ogni provvedimento -
La sospensione in quei tempi equivaleva molto spesso a salvez-
za, e tanto più nel caso in questione, in quanto la trama in corso,
tendeva a sbarazzare il campo da l più temibile accusatore.
Certo questa sospensione non fu ottenuta senza sagrifici, td
è significativo il censo di cento ducati concesso nel 1560 dal fa-
coltoso Don Monserrato Sanjust a Donna Marquisa Zapata, a
Donna Francesca Zapata Carillo e ai coniugi Don Salvatore e
Donna Maria Aymerich (1 ).
Il vicerè intanto commette i più deplorevoli arbitri: conv0ca
straordinariamente il Parlamento, rompendo la consuetudine del
periodo decen nale fra due corti consecutive e lo tiene aperto dal
1558 al 1561; si circonda di familiari che sono fior di canaglia,
come il maggiordomo Giacomo Mon ello, te di cui ribalberie, e-
sposte dall'Arquer (2), sono confermate da una carta reale del 20
Gennaio 1559, con ia quale si ordina al vicerè d'elevargli pro-
cesso per indebiti negozi e per altre malefatte (1).
In contrasto coll'arcivescovo e con i consiglieri della città il
vicerè non risparmia loro l'espressione del suo rancore: al Castilleio,
che si oppose all'apertura delle Corti, diede non poche noie per
I suo ingresso sotto il palio e per le decime d'Iglesias. Noncu-
rante dei privilegi della città, non tralascia occasione per fare ai
consiglieri i più umilianti affronti, Cosi, essendo venuto a cono-
scenza che il sindaco Catela, incaricato di patrocinare presso Sua
Maestà gli interessi della città, avea dovuto sostare in una rada
del Capo di Sassari, decide di fermarlo, dandone l'incarico a Don
Gerolamo d'Aragall. Questi, con la sprezzante disinvoltura che
sembra avesse ereditato dai suoi antenati, dichiarò al sindaco
che non gli avrebbe permessa la traversata , se non avesse dato
la garanzia di mille ducati e poichè il Catela protestava invo·
cando i privileggi della città, lo fece prendere e rinchiudere in

(I) - REG·AYM. N. 643


(2) - MEM ·ARQ. in Appendice pag. XXX
(3) - ARCH·COM. Copie di carte Reali.
SIGISMONDO ARQUER 107

carcere, in cui lo tenne a stecchetto per 29 giorni per poi rin-


viarlo a Cagliari dove alla sua volta il vicerè gli fece eguale tratta-
menfo - Quest'offesa brutale diede luogo ad una protesta che i
consiglieri rivolsero al sovrano, ottendone adeguate riparazion i
che però non fecero smettere il vicerè dal co11tinuare nelle per-
secuzioni e negli affronti ( 1).
Fra i patrocinatori degli inter essi della città alla Corte il più
autorevole fu Sigismondo Arquer, che più volte l:!bbe ad intratte·
nere il Re sulle prepotenze del vicerè anche per incarico dell'ar-
civescovo Castilleio, il che non fece che aumentare il rancore del
Madrigal verso l'avvocato fisca le.
I ntanto i ministri dell'inquisizione c:ontinuavano segretamente
in Sa rdegna e in Spagna l'inchiesta su Sigismondo Arquer, e-
saminandone gli atti a cominciare dalla tesi per addottorarsi in
teologia ed usando i mezzi e i sistemi prescritti dalle istruzioni
allora vigenti sul hmzion amento del Tribunale della Santa In-
quisizione, non escluso quello di assumere le testimonianze se ·
grete e cioè con l'obbligo di non rivelare nè all'accusato nè ad
altri i nomi dei testi - Arma terri bile questa, che permise ai ne-
mici dell'Arquer di far testimoniare molte person e che, senza
detta clausola che rassicurava sull'impu nità, non avrebbero deposto
per paura di compromettersi o di esser smentiti.
A questo lavorio sordo e tenace si dedicarono, quasi c1Jn
voluttà per trovarsi nel loro elemento, diversi canon ici dei capi-
toli di Cagliari e di Sassari e alcuni frati e chierici, come il Co-
smo Pastor e Frn Arcangelo Bellit.
Qu est'ultimo ordl, insieme al fratello Don Antioco. un odioso
tranello coll'indurre l'Arquer ad assumere al suo servizio un cer to
Ger vaso Vidini, sospetto di luteranesimo, per cui la presenza di
quest'uomo nella casa dell'Arquer fu contro questi uno dei prin-
cipali capi d'ac:cusa (2). Gli stessi ecclesiastici poi dovettero aiu-
tare il vescovo d'Alghero, Don Pietro Vaguer, a coinvolgere l'Ar·

(I) - Ciò desumesi dalle molteplici proteste contro li vicerè Madrigal


avanzate a Sua Maestà da! consiglieri d<: lla città dal 1559 al 1562. Nel No-
vembre dP.I 1562 le dette proteste furono personalmente presentate al Re da
Federico Riccardi e da Filippo Torrella - ARCH ·COM. Copie di Carte Re.ili.
(2) - MEM-ARQ. in Appendice pag. LVI.
108 DIONIGI SCANO

quer i11 un processo che in materia di fede si era elevato contro


un certo dottore spagnolo (1).
Il partito Aymerich - malgrado i risultati dell'inchiesta Cla-
vero -- si riorg;rnizzava: Pietro Ay merich otteneva non solo il
condo no per l'uccisione del Selles, ma era anche in attesa di ri-
compense per i servizi resi al sovrano (2); il ca nonico Aymerich
si restituiva libero a Cagliari (3); al vicNè Don Alvaro venfva con-
cessa le commenda maggiore d'Aragona con la pension e di mille
ducati (4), e Don Salvatore riprendeva nell 'isola quel predominio
che la visita del Clavero aveva minacciato.
Anche nell'altro campo si viveva con una certa sicurelZa,
non essendo trapel CJ to alcunchè dell'inchiesta dell'Inquisizione: il
Dottor Sigismondo Arqu er, sem pre in Corte, sembrava godere il
favore di Filippo Il, mentre il padre, nel la ca rica di avvocato fis-
cale, e il fratello Pietro, in quella di maestro razionale, doveva·
no tenerlo al sicuro da ogn i sorpresa ordita in Sardegna.
In tali condizioni si venne al 1563 che chiuse l'agitato pe-
riodo di queste lotte.
In quest'anno contro il Dottor Sigismondo Arquer s'iniziò la
regolare istruttoria , che portò al suo arresto e alla sua prigionia
nelle carceri dell'inquisizione di Toledo sotto l'accusa di aver pro-
palato eresie di Luter o e di Miinster (5).
Poco dopo Don Salvatore, quasi ritenesse finita la sua mis-
sione coll'aver definitivamente abbattuto il suo irriducibile avver-
sario, si spense nella sua casa, posta in Castello alla Calle de sa
Seu (Via del Duomo) (6).

(1) - MEM·ARQ. in Appendice pap. XV.


(2) - REG·AVM. N. 6 10.
(3) - Il 16 Marzo 1558 e ra a Maiorca, ospite di Martino Puig in procinto
di partire per la Sardegna · REG·AVM. 581-15 e 593.
(4) - RAG ·A M. N. 620.
(5) - Si desume dal fatto che i primi atti dell'istruttoria regolare sono
datati dal 1563.
(6) - Poichè l' ultima delle lettere dirette a Don Salvatore, che si conse r-
vano nel Registro Aymerich, ha la data del 9 Agosto 1563 e la prima lettera
della vedova Donna Maria, come tutrice di Don Melchiore Aymerich, è del 10
Dice mbre 1563, la data del decesso di Don Salvatore, è circoscritta al periodo
co11.1preso tra l'Agvsto e ìl Dicembre del 156.3 • REG·AVM.
SIGISMONDO ARQUER 109

** "'
Gentiluomo di nobile casata, Don Salvatore fu militare tra i
migliori del suo tempo e rese segnalati servizi all'imperatore nelle
Fiandre e nella conquista di Tunisi, ottenendone in ricompensa
il privilegio dell'abito di S. Giacomo. Uomo di grande energia e
di t11tto, non digiuno di studi, come comprovano le sue lettere, e
a perfetta conoscenza delle condizioni dell'isola e della psicolo-
gia dei sardi, egli avrebbt: certamente lasciato larga traccia di
sè a beneficio della sua terra, se la politica diffidente della Spa-
gna non avesse trascurata questa forza, in cui le doti d.i governo
e di comando s'accomunavano alle forme manierose e garbate -
Con queste doti, con le sue estese relazioni familiari e con l'a-
scendente ch'esercitava sulle persone che l'avvicinavano, il ga-
gliardo signore di Mara, in posti di comando, avrebbe potuto, ben
servendo la monarchia, predisporre tale reggimento da togliere
la. Sardegna dal marasma in cui l'avea gettata la incerta e insi-
pie11te politica di vicerè incapaci o indifferenti.
Quest'esuberante energia, riconosciuta ma non usufruita, non
poteva esser contenuta e perc.iò si rivolse, quasi per ritorsione, a
tener alto il prestigio della sua casata illustre e delle altre alla
sua aderenti, di fronte alle invadenze dei rappresentanti del so- .
vrano. Tenne sovratutto a far risaltare che il governo dell'isola
era imperniato sulla classe alla quale apparteneva; erano i feu-
datari che, quando il Sovrano lo richiedeva, pagavano i donativi
P. facevano fronte alle esigenze del governo dell'Isola ed erano
essi che assicuravano l'isola dalle invasioni nemiche e dalle scor-
rerie barbaresche, portando al fuoco i fanti e i cavalieri levati
dai loro feudi.
Rappresentante dello Stamento Militare, nel 1524, si presentò
all'imperatore Carlo V per prospettargli, con il dovuto ossequio,
ma anche con fermezza, le condizioni della sua isola che non
poteva sostenere i contributi richiesti per il matrimonio delle prin-
cipesse, per l'incoronazione e per la formazione di un corpo di
cavalleria - Il suo energico contegno, che valse a ridurre note-
volmente tali pretese, risrnsse l'approvazione dei sardi e di essa
si ha una prova nella lettera di elogio, che nel 1533, poco dopo
la transazione col sovrano. gli diresse il notaio apostolico Crispo
Giovanni, a nome del capitolo della cattedrale cli Cagliari, per
110 DIONIGI SCANO

aver ottenuto dalla Corte la diminuzione dei molti e gravi cari-


ch i incombenti sul Regno di Sardegna ( I ).
Certo egli eccedette nella lotta, e se sono com prensibili le
vergate a Don Bartolomeo Selles, potendosi ciò far rientrare nei
costumi dell'epoca, appaiono invece odiose le subdole denunzie
in materia di fede che porla rono l' Arquer Hl rogo.
Certamente non fu un eroe che Plutarco avrebbe additato a
modello, ma i suoi atti, se non servirono ad elevazione spirituale
e morale, furono sempre eccitatori d'energie e mostraron o il
va lore volitivo dell'uomo e l'intensità della sua passione - Non
bisogna dimenticare inoltre che in Don Salvatore Aym erich si
compendiava la casta r.ristocrati ca di fronte a quella borghese
dei Selles e degli Arquer. Quest'ultimo avea osato bollare come
delinquenti i rappresentanti più cospicui della classe nobiliare e
alla rappresaglia di un borghese, anche se di buon sangue d'A-
ragona e d'elevato ingegno, non si era tenuti di rispondere con
le leggi della buona guerra. Le sue azioni devono essere conside-
rate nell'ambiente e nel t ~mpo in cui si svolsero, non astraendo
neanche dalla potenzn dei suoi avversari, alcun i rappresentanti il
sovrano, come il Cardona e l'Heredia, altri dignitari della Chiesa
come gli arcivescovi di Cagliari e di Sassari, altri infine arbitri
della giustizia come gli Arquer pa dre e figlio.
Come capo del suo partito dirige l'azione d~i suoi aderenti
e ne protegge gli averi e le vite, assumendo spesso responsa-
bilità gravissime: paga del suo in caso di bisogno, permettendo
anche di trarre lettere di cambio a suo nome e contraendo de-
biti per la causa comuiìe.
La sua vita fu tutta una battaglia: già avanzato in età, fu rin-
chiuso in carcere; vecchio paralitico s'accinse - dietro invito
della principessa reggente - ai disagi di un viaggio per la Spa-
gna e quasi sessantenne dal letto, dove lo inchiodava la poda-
gra, impartisce con freschezza giovanile gli ordini di mobili-
tazione per fronteggiare un eventuale sba rco nelle coste di Gal-
lura per parte · dei turchi dopo la grave sconfitta inferta alla gran-
de armata spagnola nell'isola di Gerbe,
Ques'uomo, che l'Arquer accu5a dei più efferati delitti quali
l'avvelenamento dei suo pairigno e l'uccisione dell'inerme Gero -

(I) - ARCH·ST. B. H · 4 • f. 84 e REG·AYM. N. 133.


SIGISMONDO ARQUER 111

!amo Selles, ha delicate attenzioni per i suoi e specialmente per


il suo figliolo illegittimo e per i nipoti Pietro e G!ovanni, ai quali
nelle lettere dà l'epiteto affettuoso di amatissimi figli.
Questa complessa figura domir:ia la vita isolana nei primi ses-
sant'anni del cinquecento, e perciò l'Arquer nella sua memoria
difensiva la mise in primo piano nella lotta ingaggiata contro
di lui come quella di maggior rilievo.

* **
Se la morte di Don Sé!IVc'ltore Aymerich addolorò i suoi par-
tigiani, l'imputazione di luteranismo a Sigismond o Arquer esa·
sperò i congiunti di questi, tanto da indurre uno di essi ad un
atto quasi folle. Mentre i consiglieri della città uscivano dalla
casa comunale, il maestro razionale Pietro Giovanni Arquer af.
frontò Don Filippo Torrellas e gli inferse una pugnalata (I).
Il feritore e il fratello Antonio si rifugiarono nella catte-
drale (2), sottraendosi così all'immediato arresto, mentre il ferito
fu trasportato nella sua casa dove per parecchio tempo stette fra
la vita e la morte (3).
Il vicerè, preoccupato delle conseguenze di un'agitazione, a
mantener viva la quale egli stesso con poca ponderatezza avea
contribuito, prese l'iniziativa, non per una pacificazione sincera,
ma per una tregua, o meglio per un patto di concordia . Perciò,
per metter in eguali condizioni i due partiti e per aver argomenti
validi da imporre, insieme ai due fratelli Pietro ed Antonio Ar-
quer e ad un loro partigiano, certo Terrè, fece trarre in arresto
i fratelli Filippo, Girolamo e Francesco Torrellas, nonchè Pietro
Fortesa, Monserrato Fogondo e Cristoforo Aymerich coi suoi figli.
Indubbiamente molti di questi arresti furono arbitrari e inspirati
a criteri d'opportunità, come quello di Don Cristoforo Aymerìch
che, vecchio di 80 anni, non usciva di casa se non per andar
a messa (4).

(I J - Questo ferimento, di cui fece cenno il Pillito, si desume da diversi


documenti d'Archivio. ARCH·ST. P · 2 • f. 262 • 243, 258 e PILLITO • Memo·
rie trai/e dal Regio Archivio di Staio. pag. 75 e 76 Cagliari 1862. MEM·ARQ.
in Appendice pag. LI.
(2) - ARCH·ST- P • 2 • f. 242 e 243
(3) - MEM·ARQ. in Appendice pag. LI.
(4) - ARCH-ST. P • 2 • f. 258.
112 DIONIGI SCANO

Eseguiti questi arresti il vicerè - col voto del Consiglio


Reale - disponeva, come si desume dal provve~imento 20 Set-
tembre 1563, la liberazione generale, qualora gli uni e gli altri
firmassero un atto di (Oncordia col quale s'impegnassero a ces·
sare reciprocamente da qualsiasi violenza o rappresaglia.
Gli Arquer, gli Aymerich, il Fogondo, il Fortesa e il Terrè
si sottomisero, ottenendo d'esser liberati, mH non così i Torrel-
las che, violenti e intolleranti, non vollero accedere ad una con-
cordia che non esprimeva i loro sentimenti (1). Essi vennero man·
tenuti in carcere, come risulta da una ~upplica dell'Ottobre dello
stesso anno colla quale Don Filippo si lamentava di non poter cu·
rare nella prigione la sua ferita. I Torrellas vennero poco dopo
rimossi dalle pubbliche carceri e tennero, per ordine del vicerè,
gli arresti in casa (2).
Il ferimento di ·Don Filippo Torrellas fu l'ultimo episodio di
violenza, giacchè Filippo Il, che riorganizzo i serviz! tutti delle
terre della sua vasta monarchia, non tollerò che si continuasse
in un'agitazione che, per più di trent'an ni, éj\.'ea sconvolto la vita
isolana e che d'altra parte, con la morte di Don Salvatore e col-
l'arresto di Sigismondo Arquer, avea perduta non poca della
sua asprezza.
Fu indubbiamente per non rinfocolare attriti e passioni che
il vicèrè mantenne nei loro uffici gli Arquer, malgrado che il
processo iniziato contro il Sigismondo, avesse gettata una fosca
luce sull'intera famiglia: Pietro Giovanni raggiunse i più alti
uffici e fu tenuto in grande considerazione non solo dal vicerè
ma anche da quei che lo combatt1!rono fortemente: il vicerè
Don Giovanni Coloma nel. 1575 lo volle seco in un giro di
ispezione alle città e alle fortifkazioni dell'isola, fatto allo scopo
di prender i provvedimenti per la difesa dell'isola (3), e più
tardi lo scelse per accompagnarlo in Corte, come persona di
grande giudizio, pratica delle cose sarde e in grado d'infor-
mar bene Sua Maestà ( 4). Il Dottor Giovanni Antonio Ar-

(I) - ARCH·ST. P • 2 · f. 258.


(2) - ARCH·ST. P • 2 • f. 265.
(3) ·- AR CH·ST. P • 4 f. 253 : 261.
(4) - ARCH·ST. P • 4 : f. 446. Pietro Giov. pubblicò nel 1591 i Capio/o/s
de Cori del stamen/ militar de Sardenya, già editi pochi prima da Francesco
Bellit aggiungendovi i sommari ermaginati e gli atti delle Corti celebrate
SIGISMONDO ARQUER 11 3

Arquer visse a lungo e nel 1566 il sovrano, attendentes tuos


lon!fevos annos qui (ere ultimam vitae lineam, gli concesse an·
nui cento ducati d'oro a vita , perchè potesse trascorrere tran-
quìllo i suoi ultimi anni che non furono pochi, se nel 12 Luglio
1587 tenne a battesimo un figlio di Don Gabriele Manca (1 ).
Azore Zapata, al quale la morte del suo fido amico, tolse
ogni ulteriore velleità, s'appartò dalla vita pubblica e rinunciò
alla carica dì alcaide del Castello di Cagliari a favore del figlio
Don Francesco (2). Don Girolamo d'Aragall, che resistette a tutte le
tempeste e che mantenne sempre la carica di governatore, riassodò
la sua posizione tanto che · il Re ebbe ad accordagli, in ricompensa
dei suoi servizi, la pensione annua di 300 ducati da trarsi dai
proventi del marchesato d'Oristano. (3)

dai vicerè Don Giovanni Coloma e Don Mi;:hele Moncada.


Il Tota ritiene che Pietro Giovanni Arquer abbia tenuto l'ufficio di av·
vocato fiscale, desumendolo da una pragmatica firmata Arquer. Ciò non è
esatto, dovendosi detta firma attribuire al padre Dottor Giov. Antonio Arquer
che fungeva da avvocato fiscale per impedimento del titolare Dottor Sigis·
mondo Arquer che nel 1564 era in Spagna. Tot.A • Diz·Biogr·Uom·ill. Voi. l
pag. 93 Torino 1837.
(I) - Malgrado detta pensione (ARCH·ST. H · 9 • f. 54) 'il Dottor Giov.
Antonio Arq11 er dovette passare gli ultimi suoi anni in relativa strettezza se
dovette contrarre dei debiti. Un'intimazione per pagamento di un debito di
L. 112 fu presentata dopo la sua morte, e precisamente nel Novembre 1590, a.
Donna Marquisa Arquer in rappresentanza del magnifico suo consorte Pier
Giovanni Arquer. ARCH·ST. B C • 37 • f. 177.
(2) - ARCH·ST. H · 9 f. 25. Don Francesco Zapata, ammogliatosi con Donna
Anna di Casrelvi, non lasciò prole maschile ma solo una figlia, Donna Eleonora,
che si maritò con Don Giuseppe Zapata, come risulta dall'investitura, in data 5
Novembre 1584, della Baronia di LasplHSS!lS a Don Giuseppe Zappata, come
marito e procuratore di Donna Eleonor a Zapata, fi glia primogenita ed erede
di Don Francesco Zapata, al quale era pervenuta, come figtio ed erede di
Azore Zapata primo acquirente. ARCH·ST. B. 3. f. 31.
Non si conoscono i rapporti che, prima del matrimonio, potevano esistere
fra i Zappata della linea Azore e il marito di Donna Eleonora. È tradizione
familiare, riportata anche da qualche storico dello scorso secolo, come il
Madao, che Don Ginseppe Zapata discendesse, per parte di madre, dai Cis·
neros. Se cosi fosse li ramo sardo dei Zapata si riallaccierebbe alla famiglia
Zapata Cisneros, che fu una delle più illustri del Regno di Valenza e dAragona
Devo aggiungere che il marchese Don Enrico Sangiust di Neoneli, cultore
della nostra storia e competente in araldica, in alcuni appunti manoscritti, di cui
mi fu dato prender visione, espose che un ramo della famiglia Zapata si srnbilì
a Madrid per mezzo di un Ruy Sanchez Zapata, dal quale discendeva Don
-Giuseppe Zapata Cisneros, nato a Madrid e figlio di Don G!ovanni Zapata
e di Donna Maria Cisneros e fratello di Don Francesco Zapata Conre di
Barajas e Signore dell'Alameda.
(~) - ARCH·ST. H • 9. f. 162.
CAPITOLO DECIMO

SIGISMONDO ARQUER NELLE CARCER I

DELL'INQUISIZIONE DI TOLEDO

GIUDIZI DELL'ARQUER SUL CLERO E SULL'INQUISIZIONE - RAPPOR·


TI CON LUTERANI E PROPAGANDA LUTERANA • PRINCIPALI MOTIVI
D'ACCUSA • SUE DIFESE • .\1EMORIALE CONTRO I SUOI NEMICI

Mentre Cagliari riprendeva il ritmo regolare di vita, il Dot-


tor Sigismondo Arquer nelle carceri di Toledo combatteva una
ben aspra battaglia. Accusato di aver divulgato in Spagna e in
Sard egna dottrine eretiche e d'aver avuto rapporti coi luterani
Gaspare Centelles (1 ), Sebastiano M unster ed altri, egli non po·
teva efficacemente ri battere le accuse e le testimonianze, in quanto
gli erano com unicate. non solo senza l'i nd icazio ne dei denunzianti
e dei testi, ma abilmente alterate con sottili accorgimenti, per-
chè non ne trapelassero gli autori.
Uno dei capi principali d'accusa fu il suo compPndio sulla
Sardegna che, col titolo Sardiniae Brevis Historia et Descriptio per
Sigismundum Arquer calaritanus, Sanctae Theo/ogiae et iuris
utriusque doc/01em, fu inserito nella seconda edi zione della Co·
smographia Universalis, compilata e pubblicata da Sebastiano
MUnster, illustre orientalista, già frate min orita e poscia fervente
seguace di Lutero.

(I) - · Il nome di Don Gaspare Centelles comparisce più volte negli atti del
processo Arquer, come quello di un luterano col quale l'imputato ebbe r apporti
verbali ed epistolari.
Allo stato attuale delle ri cerche non è possibile stabilire se questo per -
sonaggio sia tutt'uno ton il Don Gaspare Centelles di Sardegna che nel 1537
ebbe in concessione da Carlo V le capitanerie di Castello Aragonese e di
Sassari per rinun cia fattan e da sua madre e da sua zia, capitaner ie che nel
1548 vennero date ad Alfonso de Ravaneda in sostituzione del Centelles.
SIGISMONDO ARQUER ] 15

Questa cosmografia, che ancor oggi si consulta per le belle


incisioni in legno riproducenti costumi, cartine geografiche, piante
e prospetti di città del XVI secolo, fu per la prima voltd edita
nel 1544 ed ebbe tanta diffusione che in pochi anni se ne fecero
diverse edizioni in tedesco, in latino, in francese ed in italiano.
L' Arquer scrisse il suo compendio, quando per gli studi
compiuti a Pisa, dove si addottorò in teologia e in dritto, e
per le lezioni di Siena. nel di cui Studio lesse le Pandette, avea
già acquistato una certa rinomanza negli ambienti culturali. Lo
scritto dell'Arquer fu il primo, nel quale le cose e le vicende
della Sardegna vennero trattate con intendimenti critici, con chia-
ra visione delle virtù e dei difetti dei suoi abitanti e con perfetta
conos1.:enza degli organismi che la reggevano - Per quanto ri-
guarda la parte storica cen esposizione tacitiana, quale si conve-
niva all'indole e allo scopo dello scritto, sono tracciate in rapida
sintesi, le vicende dell'isola, essendosi riservéJtO l'Arquer di com-
pilare uno studio più ampio (1), che non fu scritto, perchè le
continue lotte assorbirono ogni sua attività.
Per apprezzare adeguritamente il piccolo compendio bi~ogna
riferirsi agli studi e alla letteratura d'allora sulla Sardegna. L'Ar-
quer fu il primo sardo in ordine di tempc• a seri vere della nostra
isola e il primo a trattarne seriamente senza le scemenze e le
descrizioni di colore, che infioravano i libri degli scrittori - an-
che autorevoli - della prima metà del XVI secolo. Lo storico
Fara, benchè non abbia compreso l'Arquer fra i sardi che si di-
stinsero nelle lettere e nelle scienze. si va lse largamente del suo
compendio, ma tanto egli, quanto gli altri scrittori sardi che im -
mediatamente lo seguirono, non ritennero prudente lodare uno
scrittore, bruciato come eretico, e, d'altra par te, non vollero get-
tar maggiore onta sulla sua memoria (2).

"' *"'
L e censurate fra$i sulla decadenza del clero e sui rigori
dell'inquisizione non avrebbero influito così sfavorevolmente con-

(I) ·- ARQUER Sard. Brev. Hisl. e/ Deser. pag. 8 Ediz. Torino 1788
(2) - Sono lieto di constatare che eguale giudizizio sull'Arquer e sul suo
compendio è stato dato dal Prof. Motzo dell'Università di Cagliari in un suo
recente studio: Su le opere e i manoscritli di G. Fr. Fara Anno I Fase. I.
116 DIONIGI SCANO

tra I' Arquer se non fossero state inserite in un libro èdito da


uno dei più rinomati seguaci di Lutero e se di esse non si
fossero serviti gli Aymerich e i Zapata per diffondere nell'iso-
la la voce tendenziosa del l uteranismo dell'avvocato fiscale - In-
fatti, giudizi eguali - se nou più sfavorevoli - furono emessi
da alti dignitari della Chiesa, come gli arcivescovi Alepus, De
Here.dia e CastiJleio, e da familiari del Sant'Ufficio, come il Curita.
Nelle corti celebrate dal vicerè Cardona nel 1543 fu presen·
tata una petizione, nella quale, constatata l'ignoranza dei cappel·
lani che appena sapevano leggere, si chiedeva che per atto di
Corte fosse ordinato di non ammettere nel clero aicuno che non
sapesse scrivere una lettera in latino e si nominasse in ciascuna
diocesi un maestro di grammatica.
Il Castilldo, implacabile nemico dei luterani, nell'esporre al
sovrano e ad altri personaggi le condizioni del clero sardo
sembra che parafrasi I' Arquer: los mas destos (sacerdoti) apenas
saben leer, ninguna intelligencia ni noticia tienen de la ley de
dios ni de la iglesia, no saben enseìiar los parrocc/zianos mas
del Pater Noster y el A ve Maria y la con/ession generai en
Sardesco; più softo a proposito dei canonici della capitale di Ca·
gliari no entran en el clzoro sino a/gana fiesla por cerimonia para
poder persevàar en o/ras malas obras; accennando ai liberi co·
stumi cita un cationigo elle loda su vida Ila bivido concubinario
e infine dichiara che muchos tiempos Jzan bivido los clerigos sin
orden poco lzonestamente (1).
Queste frasi del colto benedittino, che mai avrebbe espresso
giudizi ledenti i principi e i dogmi della Chiesa Cattolica, non dif-
ferenziano sostanzialmente da quelle dell'Arquer: sacerdotes indo-·
ctissimi sunt, ut rarus inter eos sicut et apud monacos inveniatu·
qui latinam intelligit linguam, habenl suas cont.:ubinas, maic··
remque dan( operam procreandis fi!iis quam legendis libris (2).
Questa constataziont non solo fu sfruttata per ribadire l 'ac-
cusa r1t luteranismo contro I' Arquer, ma diede motivo a molti scrit-
tori del XVIII e XIX secolo di lumeggiare la figura dell'avvocato
fiscale come quella di un antesignauo del libero pensiero. - Sto·
rici più sereni, come il Filia, ridussero alle vere propor zioni le

(I) - Epist. Cast. f. 86, 81, 95 e 99.


(2) - ARQUER Sard. Br. Hist. et Descr. pag. 11.
SIGISMONDO ARQUER 117

frasi incriminate, che dovevano essere interpretate come biasi·


mo a una rilassatezza di vita e di costumi che fu del resto
comprovata da molte visite e che, accentuata nel XV secolo, per·
durò fino a che il movimento della controriforma e la rin novata
educazione del dero non vi pose fin e.
L'Arquer volle unicame.nte metter in ~videnza e deplorare uno
stato di cose, che durava da secoli e sul quale si espressero con
giudizi più severi eminenti prelati e diversi pontefici. - Pio li (SHvio
Enea Piccolomini) fra gli altri, in una lettera del 1462 colla quale im-
partiva le istruzioni al nunzio Pietro Bosoni per l'azione di rifor·
ma che dovea svolgere in Sardegna, gli significava, fra l'altro,
esser a sua cognizione che numerosi prelati ed ecc lesiastici, di-
moranti nell'isola, invece di corregere glì errori e di predicare la
santa parola, si davano all'usura e alla mala vita, tenendo pub-
blicamente concubine, per mantener le quali e la prolem e.r eis
susceptam, distraevano i proventi di benefici che avrebbero do-
vuto servire a maggiore gloria della Chiesa e al sostentamento
dei poveri ( 1).
Circa l'accusa di con' ivenza spirituale col Centelles e col
Milnster, I' Arquer, pur non negan~o d'esser stato con loro in
corrispondenza e di aver scritto le lettere acquisite al processo,
fa rilevare che queste nien te con tengono èhe possa offender la
religione, che le sue relazioni col Centelles rimontano <id epoca
anteriore alla sua conversione e che i rapporti col Milnster si
limitarono alle sole pratiche per l'inse rzione del suo compendio
nella Cosmografia Universale (2).
Che la detta inserzione non implicasse adesione nlcuna alle
idee del MUnstH - aggiunge egli - è dimostrato dall'aver fir-
mato lo scritte come dottore, non mio in dritto, ma anche in teo-
logia, dimostrando in tal mod o di aver in onore un titolo .:onces-
so;?li dalla Chiesa Cattolicri, di cui fu ed è fervente assertore, co-
me possono attestare i più eminenti prelati dell'isol ;;1, dei quali
godette la stima e l'am icizia (3).

(I) .•... - Usuram voragini vacare, concabinas pablice tenere e/ i!las et


prole 11 er eis ecc/esiasticorum pro11enlib11s qui in eorumdan beneficiorum
ulililatem et pauperum subsle11tationem conPerli deberent nutrire. AR CHIVIO
VATICANO • Reg. Vatican. 519. f. 27.
(2) - PROC-ARQ.
(3) - PROC·ARQ.
118 DIONIGI SCANO

A difesa delle frasi incriminate del compendio e di alcune


sue lettere eglì discute da teologo esperto con gli iAquisitori, ai
quali trasmette un memoriale di molte pagine scritte con calli-
grafia minutissima e con incisioni a penna, . memoriale che gli
studiosi di teologia potrebbero consultare con interesse (1 ).
Arduo invece gli riuscì il compito di di.fendersi dalle accuse
di propaganda luterana, sostenuta da testi ch'egli definisce prez-
zolati e falsi, giacchè il non s::iper a chi attribuire queste testi-
monianze rese oltremodo difficili le controdeduzioni. Ritenendo
che la più grave accusa, riferentesi a propagande svolte una quin-
dicina d'anni prima del suo arresto, parta dal Canonico Ruger,
dichiara ch'essa logicamente non deve reggere, giacchè, se fos-
sero esatte le sue asserzioni, egli non gli avrabbe concesso l'as-
soluzione nel sacramento della confessione, come invece gliela
ha data, senza venir meno ai suoi doveri di sacerdote (2).
La testimonianza del canonico Ruger, ch'egli crede ricono-
scere nella 32" della lista presentatagli dagli inquisitori, è annien-
tata dalle sue argomentazioni e la figura di questo prelato, che
ordì un odioso tranello per uno scudo e mezza misura di grano
esce malconcia dalle rivelazioni dell' Arquer.
Questi attribuisce le denunzie ai nemici suoi e di suo padre
e le testimonianze a suo carico a testi falsi che deposero sicuri
dell'impunità, sapendo che.i loro nomi non sarebbero rivelati. Che
la trama sia stata ordita dagli avversari suoi più implacabili egli
deduce dal fatto che al processo venne allegato il suo compen-
dio, la cui stampa potè ciimostrare esser stata eseguita in Spagna
dietro ordinazione di Azore Zapata (3).
· All'eccezione sulla difficoltà di poter trovare un così rilevante
numero di testi falsi, I' Arquer replica che a persone di così grande
influenza, come i suoi nemici, ciò era possibile e ben lo sanno -
per averne fatto l'esperienza a loro danno - i due arcivescovi
Heredia e Casiilleio, il quale ultimo, scrivendo a Sua Maestà, fu
in grado di alfermare che en esta islu de Sardefia mas facilmente
se /zal/arant cien testigos para probar una mentira que dos para
probar una verdad (in quest'isola è più facile trovar cento testi·

(I) - PROC·ARQ.
(2) - MEM·ARQ. in Appendice pag. XXVIII.
(3) - REG·AVM. N. fi81.
SIGISMONDO ARQUER 119

mani per provare una menzogna che due per provare il vero) (1).
Cerca di fronteggia r~ la tattica inquisitoriale, per la quale ri-
mane all'oscuro dei nomi dei testi, con dettagliate notizie biogra-
fiche di tutte quelle persone che egli sa a lui avverse e che pre-
sume abbiano deposto a suo carico, in modo da far conoscere
ai giudici le loro qualità morali, le ragioni d'avversione e d'inimi·
cizia e di conseguenza la loro poca attendibìlità.
La lista di queste persone con i detti cenni è inserita in un
memoriale, che, fra i tanti documenti allegati al processo, ho ri-
tenuto di trascrivere per intero per la sua importanza, in quanto
dà un quadro completo delle tempestose vicende che sconvolsero
l'isola dal 1535 al 1563.

** *
Il memoriale, scritlo il lingua castigliana, manca di quella so-
brietà che con i radistingue il su o rompendio sulla Sardegna: si
palesa invece oltremodo prolisso. scevro di elega nza, con f re-
quenti ripetizion i, dovu:e. non tanto alle forme curialesche, quanto
all'intento di ben imprimere fatti ed argom en ti nella mente degli
inquisitori. Fu quindi una prolissità, che l'Arquer adoperò volu-
tamente, sagriiicand o l'amor proprio e il buon gusto di scrittore.
Un quadro gener ale dr gli avvenimenti, in cui egli e suo pa-
dre furon o impli cati, precede i cenni biografici e da E>sso l' Arquer
tra e le seguenti conclus!oni:
1• - Che i suoi nemici, come fec ero con suo padre ed altre
volte con lui, ordirono la trama che lo condusse ad esser incar-
cerato come seguace lii Lutero, servendosi, fra l'a ltro, di molti
testimoni falsi.
2° - Ch'essi tentarono ucciderlo col veleno.
3° - Che lo pro ce ~sarono in via secolare, fa cendolo incar-
cerare per accuse che l'allora principe reggente e il Supremo
Consiglio d'Aragona riconobbero false.
4° - Che essi lo infamarono malvagia mente coll'arcivescovo
Parragues de Castilleio.

(I) -· MEM·ARQ. in Appendice pag. LXX Episl. Casi. f. 86. L'incartamento


madrileno dcl processo Arqu er contiene una dichiarazione del segretario del-
l'Inquisizione, Don Gerolamo C urita, attestante che contro il vicerè Cardona
furon o dai suoi nemici prezzolati e presentati numerosi testi falsi.
120 DIONIGI SCANO

5° - Che essi indussero l'arcivescovo a istruire con tro di l ui


un processo in materia di fede, ma con risultato a lui favorevole,
giacchè il Castillei0 lo riconobbe per buon cattolico.
Supplica perciò i giudici, ad aprire bene gli occhi, tenen-
do specialmente conto che mai contro di lui vennero elevate
accuse in materia di fede, se non quando i suoi nemici videro
falliti i tentativi per sopprimerlo col veleno e per demolirlo con
accuse infami e false. Essi· circuirono e trassero in inganno i mi-
nistri del SanfUfficio, inviati in Sardegna, accusandolo di fatti
avvenuti quando era giovane, e 'Ciò colla maligna intenzione di
rendergli difficile la difesa per il tanto tempo trascorso e per
la morte di molte persone che vi presero parte. Ora, se fosse
vero ciò ch'essi pretendono, trattandosi di cose tanto gravi per
le quali la denuncia era obbligatoria sub pena e.~comunicationis
et delicti, non è concepibile che avessero celati questi fatti per
circa venti anni, sapendo delle pene gravissime e delle scomu-
niche cui andavano incontro. Perciò egli conclude, est presumptio
/acti et juris che le accuse e le testimonianze non possono non
esser maliziose e dolose.
Dopo le considerazioni generali l'Arquer fa susseguire un
elenco di 65 persone, di cui sa l'avversione contro di lui, dando
di ciascuna i principali cenni biografici, con esposizione partico·
lareggiata dei fatti che diedero origine alle loro inimicizie. E ciò
fa coll'intendimento di indurre gl'inquisitori a non attribuire im·
portanza alle deposizioni dei testi che fossero compresi in detto
elenco.

TESTIMONI DI CAGLI ARI


1° - IL VICERÈ DON AL VARO DE MADRIUAL · Egli
sposò in seconde nozze la vedova di Don Blasco d'Alagon, conte
di V1lla~or, ottenendo che una sua figlia senza dote andasse in
moglie a Don Giacomo Alagon, erede del nomt e della fortu-
na dei conti di Villasor. Legato perciò con vincoli di parentela
agli Aymerich, si mostrò sempre avveso all'Arquer, anche perchè
questi, per il tramite del li cenziando Mencacha del Consiglio di
Sua Maestà, fece conoscere al sovrano molti atti del suo mal go-
verno, fra i quali non poche esecuzioni capitali, disposte ingiu-
stamente e per i suoi fini malvagi. Perciò 11011 è d;:i ritenersi at-
tendibile la sua tesHmonianza al pari di quelle dei suoi familiari
SIGISMONDO ARQUER 121

e aderenti che, data i'autorità della persona, sono numerosi e


strettamente dipendenti.
2° - GIACOMO MONELLO - Maggiordomo del vicerè, che
colla complicità del suo capo commerciava indebitamente in grani,
per cui l'Arquer dovette procedere contro di lui. Il Monello è an-
che amico di Azore Zapata che venne da lui ospitato a Valenza .
3° - BLAS DE SAN MARTIN - Segretario del vicerè, che
lo propose per l'ufficio di luogoten ente del maestro razionale,
mentre il sovrano, al quale i'Arquer fece conoscere quale malvagia
persona egli fosse, concesse detto posto a Pietro Giovanni Arquer.
4° - BERNARDO SIRVIENTE - Ha una figliola al servi-
zio della vice-regina e, per aver commesso diversi reati, fu dal
visitatore Dottor Pietro Clavero, dietro intervento dell'Arqucr, so-
::.peso dall'ufficio di sostituto del segretario del Consiglio e pro-
cessato in via criminale.
5" - - DON GEROLAMO D' ARAGALL · Governatore del Ca·
po di Cagliari e già presidente del Regn o - Imparen tato con
gli Aymerich, con i Zapata e col vicerè Don Alvaro, fu sempre
avverso ali' Arquer, che cercò in tutti i modi di abbattere, ricor-
rendo anche al veleno. Il suo rancore aumentò maggiormente
per aver l'Arquer ottenuto che s'inviasse il visitatore Clavero che
dopo i risultati della visita lo dismise dall'ufficio, allontanandolo
dall'isola.
6° - IL REGGENTE FRANCESCO CAMPFULLOS, crea-
tura di Don Gerolamo d'Aragall e di Don Salvatore Aymerich.
Ha gli stessi motivi di costoro per odiare l' Arquer.
7° - IL PROCURATORE REALE DON GIOVANNI FABRA,
al quale l'Arquer, come avv<>cato fiscale, richiese i conti di una
azienda da lui e dai sostituti indebitamente usurpata. L'odio reci-
proco è notorio e risulta anche dal fatto che fra li Fabra e l'Ar-
quer si convenne d'astenersi reciprocamente nelle cause, ove
uno dei due fosse interessato.
8° - GABRIEL NIN, sostituto di Don Giovanni Fabra e im-
parentato coi suoi nemici.
9° - GIOVANNI DE CAMPOS O GIOVANNI SALINER DE
CAMPOS E ALTRO CAMPOS, sostituti del procuratore n·ale Don
Giovanni Fabra in Sassari.
10° - AZORE ZAPATA , uomo malvagio e iniquo, nemico
suo e di suo padre per l 'affare Cé'lrillo e per altre malefatte -
122 DIONIGI SCANO

Fu, con Don Salvatore Aymerich, persecutore instancabile e fe-


roce dell' Arquer.
11 ° - IL DECANO GEROLAMO ZAPATA, fratello di Azo·
re Zapata. Malvagio, senza coltura e senza dottrina, semp lice
tonsurato che detiene molti benefizi senz'aver conseguito gti ordi-
ni sacerdotali, ha sempre svolta opera di ribellione contro i suoi
superiori.
Risulta d'aver acquistato il decanato per 40 scudi. Per sai·
vare il fratello dalla rovina, indusse con false informazioni l'arei·
vescovo Castilleio a processar l'Arquer in materia di fede.
12° - FRANCESCO ZAPATA, figlio di Azore. Per cupidi·
gia sposò la ricca ereditiera Donna Francesca Carillo, malgrado
il contratto matrimonio di questa con Francesco Ram . Si associò
al padre nell'azione svolta per dichiarar nullo questo matrimonio
e fu implicato nella morte del Ram, avvenuta per avvelenamento.
13° - IL CANONICO MONTELLS . Insieme al deca no Za-
pata svolse una campagna a base di falsità e di calunniè a dan-
110 dell'arcivtscovo Don Baldassare De H ered ia. Egli, di razza
giudaica, è ;ntimamente legato agli Aymerich e ai Zapata e con-
divide i loro rancori e la loro passione.
14° - . . . . . . MONTELLES, fratello del predetto
canonico. Il padre dell 'Arquer gli fu. come avvocato, contrario in
una causa da cui dipendeva la sua fortuna. È ammogliato con
una cugina del Dottor Giacomo Bonfill, che ha specia li motivi di
rancore verso l'Arquer.
15° - IL DOTTOR GIACOMO BONFILL - Di famiglìa e-
braica di recente convertita al cristianesimo, aspirò alla mano
della sorella dell'Arquer, ottenendone un rifiuto a causa della sua
origine giudaica. Cooperò con Don Cristoforo Aymerich, perchè
fosse tolta al Dottor Giovannantonio Arquer la carica di consi -
gliere ca po e, come avvocato della famiglia Torrellas, dccusò cri-
minalmente il maestro razionale Pietro Giovanni Arquer per la
pugnalata inferta a Don Filippo Torrellas.
16° - IL CANONICO RUGER · creatura del canonico Za-
pata. Egli, tradendo il suo arcivescovo, sventò quanto si faceva
per metter in evidenza la trama ordita dagli Aymerich e dai Za-
pata per avvelenare I' Arquer e poscia s'adoperò con inganni e
finzioni a che questi venisse falsamente processato per l'affare di
Aldonca Bombuia. Perciò non si deve dar fede a questo canoni·
co, che è del tutto dipendente dal decano Zapata per certi bene-
SIGISMONDO ARQUER 123

fici da questi concessigli. Egli, legato agli Aymerich e aì Za·


pata e uomo mendace e malvagio, tradì il suo superiore, l'arei·
vescovo De Heredia, e s'alleò, per perdere l'Arquer, con una don.
naccia. Il detto canonico, sapendo quanto danno abbia arrecato
colle sue mene malvagie ali' Arquer, teme che questi si vendichi
e perciò avrà tentato e tenterà tutto il possibile, perchè non ven·
ga liberato. Che egli appartenga alla lega degli Aymcrich e dei
Zapata e abbia wn questi tramato per perdere l'Arquer nell'af:
fare della 13ombuia risulta da molti atti e documenti che sono
allegati al processo.
17° - TOMASO ALEO, uomo malvagio alla dipendenza dei
Zapata e dei Carillo. Risulta dalla relazione del visitatore Clave-
ro cho l'alcai.de Zapata si serviva dell'Aleo per intimidire i ere·
ditori che gli davano noie - AkunP. persone onorate vennero
accoltellate da questo sicari o,
18° - • . . . . VASQUEZ, sciocco e vanesio. soprano·
minato per dileggio Connestabile delle guardie di Cagliari per
l'albagia con cui adempiva il modesto ufficio di guardia di ronda
alle dipendenze dell'alcaide Zapata .
19° - DON SALVATORE AYMER ICH, nemico mortale de·
gli Arquer, uomo di mala vita e facinoroso come Azore Zapata.
20° - DON GIACOMO A YMERICH, figlio bastardo di Don
Salvatore.
21° - DON GIACOMO A YMERICH, figlio Ji Don Cristo-
foro Aymerich, processato dalrArquer per l'omicidio di Don Gero·
Jarno Selles.
22° - DON PIETRO A YMERICH, fratello del precedente,
perseguito come capo della masnada che invase il convento di
S. Domenico e trucidò il Selles.
23° - IL CANONICO DON GIOVANNI AYMER ICH, fra·
tello dei precedenti, che, dietro istanza dell'Arquer, venne dal vi·
cerè e dal Reale Consiglio incarcerato e poscia inviato prigio-
niero in Spagna.
~4· - DON CRISTOFORO A YMERICH, padre dei prece·
denti D on Giacomo, Don Pietro e Don Giovauni Aymerich. Fu
avversario feroce del Dottor Giov. Antonio Arquer ed ispiratore
dei dditti contro i Selles.
25° - IL CANONICO ANTIOCO CORBU della lega Ayme·
rich-Zapata, incarcerato e !nviato in Spagna, al pari del canonico
124 DIONIGI SCANO

Aymerich, per aver diffuso monitori e scomuniche contro il vicerè


e il Reale Consiglio.
26° - IL DOTTOR NICOLA SERRA, incarcerato, dietro in-
tervento dell'Arquer, per aver consigliato i due canonici Ayme-
rich e Corbu nella loro viol enta azione contro ìl vicerè e il Reale
Consiglio. Fu poscia, sempre prigioni ero, inviato in Spagna,
dove morì.
27° - IL DOTTOR PROSPERO SERRA, fratello del prece·
dente. Tanto s'accanì, come patrocinante de11'<1icaide Zapata, in
un processo tenutosi contro l'Arquer in Madrid da trascendere
a vie di fatto, per le quali venne dal Consiglio Supremo rinchiu.
so, insieme all'alcaide, nelle carceri della Corte. Fu estensore
della denunzia contro l' Arquer per l'affare Bombuia, denunzia
così piena di falsiif1 e d'insinuazioni che in essa s"embra essersi
accumulata tutta la perfidia umana. Morì a Valladolid e, come il
fratello, non rivide la sua terra.
~8° - IL SEGRETARIO MATTIA SERRA. padre dei pre·
cedenti Dottori Nicola e Prospero, e perciò nemico dichiarato
dell'Arquer, al quale imputa la morte dei detti figlioli.
29° - IL CAPITANO . , . . . . PORTILLO, cognato dei
J ottori Nicola e Prospero Serra e perciò condivide i loro rancori.
30" - IL DOTTOR MICHELE COMPRAT, benchè di razza
giudaica e nuovo cristiano, ottenne, per le sue ri cchezze, d'impa·
rentarsi con persor;e influenti, i!!!palmando una figlia di Don Cri-
stoforo Aymer;ch. Perseguitò sempre gli Arquer e specialmente
il Sigismondo, perchè questi lo condannò a restituire !>omme che
aveva carpito.
31° - IL CANONICO GEROLAMO COMPRAT fratello del
precedente e legato intimamente agli Aymerich.
32° - PIETRO ALCANIS e
33° -- ALCANIS suo tratello e
34° - MICHELE AMARGOS presero parte all'assassinio di
Filippo Marimon, parente degli Arquer. Per questo delitto furono
giustiziate diverse persone, fra le quali certo Milia. I detti Alcanis,
che fuggirono dall'isola e si rifugiarono a Pisa, ritenend0 gli Ar-
quer istigatori della loro condanna e imputando loro il mancato
perdono della madre e della sorella dell'ucciso, non possono non
conservare rancore e non accarezzare propositi di vendetta.
~5° - IL DOTTOR GIACOMO PEIRON imparentato coi detti
Alcanis e coi Nin.
SIGISMONDO ARQUER 12.5

36° - . . . . . . . PEIRO!'I fratello del precedente.


37° - MARCO CEBRIAN o CIPRIAN, notaio segretario del-
l'Inquisizione in Sardegna e amico intimo dei Zapata e degli
Aymerich. Nell'incartamento processuale per l'omicidio di certo
Giovann i Caboni il Reale Consiglio trovò alcuni documenti re-
datti da questo Cebrian , dai quali risultava che la moglie e la
figlia dell'ucciso avevano perdonato E' scolpato gli accusati. Es-
sendo stati questi atti non ri co 11 c.sciuti dalle donne e le sue di-
chiarazioni essendo state smentite da ineccepibili testi, I' Arquer
lo accusò di · falso e di spergiuro. Lo stes5o CE>brian produsse un
testamento di falso in un'altra causa (Mora· Se!IE>s).
Poichè il Cebrian, come segretario dell'Inquisizione, dovette
certamente aver contribuito alla campa~n a contro l'Arquer, questi
ritiene che non si deve dar credito ad una persona che non si
peritava di falsificare atti e di deporre falsamente in due tribu-
nali, uno presieduto dal vicerè e l'altro dall'arcivescovo.
38° - I FIGLI DI QUESTO CEBRIAN.
39° - AGOSTINO DE GUALBES, nipote del vicerè Madri-
gal. Si attribuisce titoli nobiliari, che non gli competono. Cercò, con
l'aiuto del vicerè, di sostituire I' Arquer nella carica di avvocato
fiscale. Ammogl iato una prima volta con una figlia di Cebrian,
passò a seconde nozze con una figlia di Don Antioco Bellit, ve-
dova di Giovanni Michele Simon, zio di Don Sebastiano e di Don-
na Francesca Carillo.
0
4() - FILIPPO TORRELLAS della lega degli Aymerich. Fu
in un momento di esarcebazione ferito dal fratello dell'Arquer.
41° - DOTTOR ATZENI, nemico degli Arquer, come con·
sta da molti documenti processuali.
42° - GIOVANNI NAVARRO o XARTE, creatura della con·
sorte del vicerè. Col dottor Comprat teneva una azienda, rubata
a due poveri mercanti veneziani, i di cui interessi furono patro-
cinati dall' Arquer, che ottenne vittoria. li Navarro perdè tutto il
patrimonio e il Comprat parte del suo.
43" - IL DOTTOR GEROLAMO MONROS bastardo di un
canonico e parente del Navarro, da cui dipende e che lo tiene
in casa. li padre dell'Arquer, nella carica di consigliere capo,
lo rimosse da un ufficio che avea nel Comune. ·È particolarmente
nemico dell'Arquer, tanto da testimoniare falsamente nel proces·
so Bombuia, perchè, fra l'altro, ritiene che l'Arquer, trattando nel
126 DIONIGI SCANO

suo compendio dei bastardi di alcuni ecclesiasiici, abbia alluso


alla sua persona.
44° - GIOVANNI CARBONELL, alguazil di di mare e crea·
tura di Don Pietro Vaguer, vescovo d'Alghero, e di Azore Za-
pata, al quale deve il posto. Fu dall'Arquer processato criminal-
mente e incarcerato.
45° - ALTRA CREATURA DEL VESCOVO D'ALGHERO
chiamato MASTRO FRANCESCO.
46° - . . . . . . CABITZUDO alguazil e già domestico
di Don Gerolamo d'Aragall. Il vi:~itatore Clavero, ad istanza del-
1'Arquer, gli tolse il posto.
47° - ANTONIO CABITZUDO figlio del precedente.
48° - IL DOTTOR SALVATORE LUNELL di razza giudai-
ca e parente del Dottor Comprat e figlio di Stefano Lunell che,
dietro istanza <lei padre dell'Arquer, venne condannato per un
reato infame.

SASSARI
49° - DON ANTIOCO BELLIT dello stesso ceppo degli
Aragall, governatore di Sassari e ammogliato con Donna Elena
Alagon, parente del Conte di Villasor e nipote delle mogli di Don
Gerolamo d'Aragall e di Azore Zapata.
Il Bellit, per il tramite del congiunto Fra Arcangelo Bellit, fa-
ceva assumere dall'Arquer, come domestico, un certo Vidini che
pare fosse sospetto di pratiche luterane. Quest'assunzione venne
poscia imputata all'Arquer, mentre fu tutta una trama ordita dai
due Bellit.
50° - FRA ARCANGELO BELLIT che col precedente tese
all'Arquer il diabolico tranello dell'assunzione del Vidini.
51° - DON ANDREA MANCA, assessore del governatore
di Sassari e figlio di Don Giacomo, che fu avversario accanito
del padre dell'Arquer ai tempi del vicereame Cardona. Avendo
sposata una figlia di Donna Isabella· Carillo, è legato con vincoli
d'affinità e d'interessi con In famiglia Zapata. Altro motivo d'ini-
micizia fu il processo istruito dall'Arquer contro Giovanni Virde
e suo figlio, genero quest'ultimo del Manca, per tradimento e ri-
bellione al Re. In· più, il Manca e il Cariga contestarono le tre
ville di Tiesi, Cheremule e Bessude al maestro razionale Anto-
nio Ravaneda, i di cui interessi, tanto in Sardegna che in Corte,
~~~~~~~~~~~
SIGISMONDO ARQUER 127

furono patrocinatì dagli Arquer, padre e figlio. Uomo violento e l in-


guacciuto, nel discutersi una causa criminale, mancò di rispetto
e disse sconven ienti parole al vicerè e al Reale Consiglio, e per
questo fatto fu tratto in arresto. L 'Arquer in questa occasione
cercò placare lo sdegno del vicerè, ma invano, e il Manca, igna·
ro di quest'intromissiore a suo favore, lo riten ne sempre respon -
sabile del suo arresto.
52° - DON GIOVANNI MANCA - decano del capitolo della
cattedrale di Sassari e fratello di Don Andrea.
53° - DON GASPARE CARIGA, nemico dell'Arquer per la
lite sulle ville di Tiesi, Cheremule e Bessude.
54° - L' ARCIPRETE CARIGA della stessa lega dei Belli!,
dei Manca e dei Cariga che cono i più influenti del Logudoro.
55° - COSMO PASTOR, chierico dipendente dal decano
Manca e dall'arciprete catiga, che di lui si st=>rvirono per perse-
guitare l'arcivescovo di Sassari, Don Salvatore Alepus. Fu così
malvagia e audace l'azione di questo Pastor che I' Arquer si portò
in Sassari per redarguirlo severamente. Uomo vile e vendicativo,
fu uno dei testi che incolparono di pratiche eretiche il medico
Tomaso Roca, perchè questi, essendosi accorto che il Pastor in-
sidiava l'onore di sua sori~lla, gli inibì di frequentare la sua .casa,
come risulta dal relativo processo. Buona parte dell'accusa contro
l' Arquer si fonda su quest'affare che finì bene per il Roca, essen-
dosi riconosciuta la falsità delle testimonianze e specialmente di
quella del Pastor.
Contro l'arcivescovo Alepus i canonici Manca e Cariga spie-
garono forte animosità, suscitandogli le ùpposizioni del clero.
Essi non esitarono di rivolgergli nella stessa cattedrale gravi in-
giurie, alle quali Don Gaspare Cariga fece susseguire minaccie
a mano armata. Per questi fatti vennero incarcerati diversi com-
ponenti delle famiglie Manca e Cariga, mentre i due cano-
ni ci per ritorsione, giovandoni dello stato di guerra fra il ponte-
fice Paolo IV e il Re di Spagna, denunziarono alla Santa Sede
l'arcivescovo, che fu obbligato alla restituzione di una forte som·
ma, della quale essi e il Pastor pensarono d'appropriarsi per
arricchirsi. Essendosi I' Arquer opposto a ciò, essi si unirono agli
Aymerich e ai Zapata, aiutandoli con la loro esperienza in ma-
teria religiosa nella trama contro l'Arquer.
56' - GIOVANNI SALI NIERO DE CAMPOS - luogotenente
generale del procuratore reale Giovanni Fabbra, nemico dell'Ar-
128 DIONIGI SCANO

quer. E tanto sottomesso al Fabbra che più volte si oppose al


governatore di Sassari per richieste che non erano di gradimento
col suo superiore.
57° - . . . . . . DE ROL ANDO patrocinatore del Ca -
riga nella causa per il possesso delle ville di T iesi, Cheremule
e Bessude. lnolfre l'Arquer gli votò l;ont1o in una contestazione
dalla quale dipendeva tutta la sua fortuna.

ALGHERO

58° - DON PIET RO VAGUER vescovo di Alghero, nemico


mortale dell'Arquer. Per aver arrestato e rinchiuso nelle carceri
dell'Inquisizione di Sassari il D ottor Giov. Antonio Arquer, per
aver accusato di eresia il vicerè Cardona e per altri fatti fu dal
sovrano deposto dalle cariche di visitatore e di reggente al Su·
premo Consiglio d,Arago:ia. In questi provvedimenti ebbe molta
parte il padre di Sigismondo Arquer e questo spieg<.'I l'odio del pre·
lato contro gl i Arquer. Non è improbabil e che l'accusa di luteranis-
mo abbia quaiche addentellato col processo istituito da questo ve-
scovo contro un certo dottore Spagnolo, il che, se fosse, devesi
a macchinazione di questo prelato.
59• - . . . . . . . veghierf! d'Alghero, il cui nome non
ricerda l'Arquer, che lo sospese dall'ufficio per le sue malefatte.
60° - DON ANGELO MANCA, fratello di Don Andrea e
assessore del veghiere. Fu, per intervento dell'Arquer, sospeso
dall'ufficio.
61° - ITEM SOLER che serviva di fiscale in Alghero. Come
i due precedenti e per gli stessi motivi fu rimosso dal posto.
62° - ANDREA DEL SGROXO notaio d'Alghero. Fu punito
per la sua insolenza ad istanza dall 'Arquer.
63° - I ZAT RILLAS molto influenti in Alghero. Per esser
imparentati cogli Aragall e coi Zapata fétrrno quanto questi di-
spongono.
64a - IL BARONE DI PADRIA, nemico dell'Arquer per aver
questi patrocinato le pretese di Gerolamo Vidini sulla villa e ba-
ronia di Padria.
65° - I SENA, nemici degli Arquer e parenti degli A ragall
e dei Zapata.
SIGISMONDO ARQUER 129

* **
Esposti questi cenni sulle persone che riteneva non estranee
al suo processo, l'Arquer fa rilevare che nessuna di esse, se
depose d'aver da lui udito cose contrarie al le religione, deve
esser logicamente creduta, giacchè è ovvio che egli, uomo pru•
dente ed esperto magistrato, non avrebbe mai trattato con per-
sone che sapeva avverse di così delicati argomenti, per i quali
non si sarebhe fidato neanche di un fratello.
Tiene poi ad avvertire gl'inquisitori che i snoi nemici, che
appartengono alle famiglie piC1 cospicue e più influenti, sono in
grado di far deporre falsamecte molte persone, tanto più che.
era assicurata loro l'impunità col non svelare i loro nomi. E questo
lavorio fu favorito d(jl fatto che l'inchiesta contro di lui venne
condotta con tanta segretezza da non averne avuto sentore, mentre
i suoi nemici, alle cui pressioni si deve la venuta degli inquisitori,
erano al corrente di tutto, e quindi in grado subornare i testimoni.
Sulla denegata comunicazione dei nomi dei testi, l'Arquer
discute dal punto del dritto. Egli ritiene che vi si debba derogare
quando i testi non possano temer danno alcuno. E poichè egli, di
fronte ai suoi nemici, è così piccola cosa per cui nessuna ritorsio-
ne, anche volendo, potrebbe esercitare, supplica gl'inquisitori per-
chè gli comunichino i nomi dei testi, secondo quanto è disposto
in causa fidei, per dimostrare l'inattendibilità delle accuse. Qua-
lora ciò non gli veng1-.1 concesso, protesta e sin d'ora eccepisce
di nullità gli atti d'istruttoria.
La memoria difensiva, che l'Arquer volle quanto più convin-
cente ed esatta nei fatti, si riferisce alle centinaia di documenti,
allegati al processo. fra i qualì sono da annoverarsi molte prov-
visioni reali, i processi in cui furono implicati i suoi nemici e
diverse relazioni di visitatori e di alti funzionari, fra le quali me-
rita una speciale menzione quella del Clavero ch'è tutta una re-
quisitoria confermante le accuse de°li'Arquer.
Gl'inquil;itori, che tenevano a che il processo si svolgesse
con le garanzie procedurali, consentirono tutte le possibìli difese,
e perciò lasciarono all'Arquer il tempo necessario per raccogliere
i documenti occorrenti a dimostrar la sua tesi di persecuzione,
il che, dato il loro numero e la loro mole, non fu cosa di poco
momento da espletarsi in breve tempo. Questo forse spiega la
130 bIONIGI SCANO

durata dell'istruttoria di otto anni e la lunga detenzione, durante


la quale non ebbe altro svago che la lettura dei classici (1).
Il memorialè dovette impressionare i giudici se uno di essi,
uscendo da quel riserbo sui nomi che era una delle regole inq11i-
sitoriali, chiese in udienza all'Arquer maggiori particolari su quan-
to contro di lui avea fatto il canonico Ruger - Questa domanda
fu uno sprazzo di luce nelle tentbre in cui egli si dibatteva: in -
travide che il canonico Ruger dovea esser stato accusatore im-
placabile e che la sua deposizione si riteneva importante per la
veste che indossava e per i rapporti che avea avuti con l1Ji. Ri-
tenne di poterlo individuare nel te~timonio , che occupava il 32°
posto dell'elenco a lui comunicato, e perciò, sicuro di poterlo smen-
tire, si riservò di presentare una memoria aggiuntiva, particolar-
mente dedicata al Ruger - E questa memoria, che si allega an-
cor essa in appendice, è vernmente schiacciante per il canonico,
giacchè in essa con eff:cacia e chiarezza sono esposte le sue astu-
zie e ipocrisie per accapararsi la fiducia del suo arcivescovo, che
fu da lui trndito, svelando agli Aym erich quanto si faceva per
ottener le prove dell'omicidio che essi intendevano commettere
sulla persona dell'Arquer - Le arti subdole. il tradimento quasi
sacrilego e la venalita che lo indusse a vendere, novello Giuda,
i suoi amici e superiori, sono, descritti con dettagli imprnssionanti;
le controdeduzioni dell'Arquer per dimostrare l'inattendibilità delle
accuse del testimonio 32° e cioè del canonico Ruger hanno una
logica ferrea. Gl'inq1.1isit()ri, persone di mente fine e adusati alle
sottigliezze teologiche, trovarono nell'Arquer un ragionatore di
forza, in cui il naturale raziocinio era integrato da una vasta dot-
trin<1 in dritto e in teologia: le sue deduzioni dovettero aver un
eco fra i dotti teologici, se il Llorent, il maggior storico dell'In-
quisizione, lo chiamò sapientissimo dogmatizzante, e se il suo
auto da fè meritò, per la fan1<1 da lui acquisita, una speciale men-
zione negli annali del Santo Ufficio (2).
(1) - Per alleviare la noia della prigionia e per poter attendere allo
studio e alla compilazione dei suoi memoriali difensivi l'Arquer richiese agli
inquisitori diversi lib;i, la di cui distinta, conservantesi fra gli atti del processo,
ho voluto allegare in appendice. In detto elenco - oltrt: i libri giuridici e teolo -
gici che indubbiamente gli servirono per la difesa, sono compresi diversi
clas~ici come Tito Livio, Valerio Massimo, Sventonio, Tacito, Virgilio, Lucano ,
Sallustio, nonchè un Dante in volgare e iì Petrarca in latino e in volgare.
(2) - • De lo primieros merece mencion especial el do/or Sigismondo
• Arquer, natural de Caller en la isla de Serdeiia, cuya prison se liaf>ia Ile
• cho en Madrid por lierq luterano !' sapientissimo dogmatizzante. LLO·
• RENTE • Hisloria Critica de la lnqaisicion de Espaiia. Barcellona 1837.
CAPITOLO UNDECIMO

IL DOTTOR SIGISMONDO ARQUER


TORTURATO E BRUCIATO A TOLEDO.

MOTIVI DELLA CONDANNA - MIRABILE FERMEZZA D'ANIMO DÈL •


L'ARQUER - PREFERISCE MORIRE CHE MENTIRE · SUA MORTE
NELL'AUTO DA FE' DEL 4 GIUGNO 1571 A TOLEDO

Le sorti di Sigismondo Arquer erano seguite con ansia dai


suoi parenti ed amici che lo favorirono nel suo tentativo di fuga.
Scappato, non si sa ancora con quali mezzi ed aiuti, dalle sorve-
gliate carceri di Toledo, fu ripreso e restituito ai suoi giudici per
le severissime disposizioni prese alla frontiera e ai porti d'im-
barco (1).
lgnoransi i veri motivi che indussero gl'inquisitori alla con-
danna dell'Arquer, ma tutto lascia presumere ch'essi, pur rite·
nendo il presunto luteranismo tutt'una macchinazione ordita dai
suoi nemici, abbiano voluto punire nell'Arquer, anche ~e di certa
fede cattolica, il collaboratore di una diffusa cosmografia edita e
diretta da uno dei più illustri seguaci di Lutero, Sebastiano Miin ·
ster, che, come transfuga dell'ordine minorita, gl'inquisitori do-
veano avere in particolare odio (2).
La sua condanna ad ogni modo s'imperniò sul delitto d'aver
divulgato gli errori di Lutero e di Miinster con diverse persone,
per conoscere le quali il Tribunale del Sant'Ufficio, di cui facevano

(I) - Despues de aver sufrido murho liempo le coree/ de Toledo, huyò


à la fuerza de ingenio y paciencia, però lo serviò poco, porque /as ordenes
dadas à la fronlieras de lierra y puer/os de mar immediatamente con se1ìas
pusonafes le impidieron salir de la Penisula, y volviò a caer en manos de
sus anligos j11ces · LLORENTE - Hisl. Cr. lnq. Esp. Barcellona 1835.
(2) - Dt qt1esto p11rere è anche il FILIA in Sardegna Cristiana · Voi. Il.
pag. 237 nota 2 Sassari.
132 DIONIGI SCANO

parte gli inquisitori Don Giovanni Bdtrano, vescovo, Don Pietro


Velardo, Don Antonio Vacca e il canonico Battista Valez, vicario
generale, nell'udienza del . . . . Maggio 1571 decist~, viste le ri -
sultanze dell'istruttoria, di applicargli la tortura ( 1).
Rispose I' Arquer da buon giurista, eccependo la nullità di
questa deliberazione, perchè non si ottemperò ad un'ordine su·
periore, in quanto il Gran Consiglio avea disposto di sentirlo in
merito al processo, il che di fatto non gli venne ~oncesso.
Gl'inquisitori, rigettando quest'eccezione, disposero perchè
l'accusato venisse sottoposto al tormento dell'acqua e della corda
a loro volontà, protestando che si in el muriere o se le quebrasse
algun myembre sea a su culpa y cargo y no a la nuestra (se
morisse o gli si rompesse qualche membro a causa del tormento
la colpa sarebbe sua e non dei giudici).
L'Arquer, dopo la notifica della sentenza, persistette nella
sua eccezi·one, dichiarando che, ove vanisse respinta, avrebbe at-
teso la tortura e la morte nel nome di Dio. Gli dicano gl'inquisi·
tori gli errori per cui venne condannato, senza di chè non è giu·
sto sottometterlo a tanto tormento.
Portato nella camera di tortura e di nuovo invitato a dir la
verità, dichiarò di averla già detta e di non aver niente d'aggiun-
gere. Denudato e fattolo sedere, ad un nuovo invito, rispose che
i giudici facessero pure i loro uffici, giacchè egli perseverava
nell'eccezione che avea sollevato.
Gli furono avvolte le braccia con una corda, le di cui estre·
mità erano legate ad un bastone, e dopo alcuni giri, quando lé•
corda era così stretta da straziare le carni, cominciò a lamentarsi:
Aiutami Signore, che io soffro per la verità. Signor mio, Reden·
tore mio, aiutami Signore. Proteggimi lddio.
Dopo altri giri di corda gl'inquisitori lo ammonirono di nuo·
vo a dir la verità ed egli negò di aver fatto male e di aver ve-
duto che alcuno facesse male, aggiungendo che sarebbe meglio
impiegarlo comunque al ser vizio di di Dio che ad ucciderlo
con tormenti.
Ad altri due giri di corda gemette: Proteggimi Dio, Signor

(1) - Sui tormenti inflitti all 1Arquet cl si riferisce ai verbali allegati in


appendice.
SIGISMONDO ARQUER 133

mio, aiutami Signor mio, Parce mihi Domine. C/zi mai pense-
rebbe che il Sant' Ufficio facesse questo a lai che non /'ece niente
di male!
E così a brevi intervalli furono dati altri giri di corda, senza
ottenere altro che gemiti, invoc<1zioni e dichiarazioni d'innocenza,
alternati ad eccezioni di dritto che la sua mentalità di giurista
sollevava anche fra gli strazi della tortura .
Allontanatisi gl'inquisitori, il suo corpo grondante sangue fu
sottoposto al tormento dell'acqua, che, appena iniziato. si sospe-
se per esser f atigado (1 ).
Nella mattina del 22 dello stesso Maggio gi'inquisitori invi-
tarono l'Arquer a dir quant'egli riteneva a scarico della sua co-
scienza. Rispose dignitosamPnte di non aver peccato negli errori
di cui l'accusavano e, poichè Dio l'obbligava alla difesa naturale
della vita, li:! quale non può e non si aeve abbandonare. dichia-
rava di mantenere gli appelli eccepiti e supplicava che gli venisse
concessa udienza dal Gran Consiglio per mostrare la falsità dei
testi e la sua innocenza.
Riuscito vano ogni tentativo di fiaccarlo coi tormenti, gl'in·
quisitori Beltran, Velarde e Vacca, presenti i teologi consultori
Fra Vincenzo Barion e Fra Gaspare de los Reyes dell'ordine dei
predicatori, gli comun icarono che, per il desiderio del Sant'Uffi-
cio di salvargli l'anima, affidavano ai due padri teologi la cura
di persuaderlo a dir la verità, prospettandogli quanto una confes-
sione gli sarebbe valso per la sua salvezza. I suddetti padri poi
con molteplici argomenti l'ammonirono a dir la verità sotto pena di
peccato mnrtale e di condanna perpetua, ma l'Arquer, che in teolo-
gia non era a meno di loro, rispose che sapeva benissimo che il cri·
stiano è obbligat11 a dir la verità e a non mentire, ma che d'altra
parte dovrà presentarsi a Dio ch'è la stessa verità e quindi,
se dicesse quanto glì è richiesto, mentirebbe per conserva r la
vita, giacchè egli ben sa che chi è condannato per eresia ed

(I) - Il tormento dell'acqua si effettuava col metter sul volto del pa-
ziente un finissimo pannolhno inzuppato d'acqua, in troducendone parte nella
gola e coprendo colla restante parte le narici. L'acqua versata lentamente,
infiltravasi goccia a goccia attraverso il panno e a misura che s'insinuava
nella gola e nelle fosse nasali, il paziente era costretro a sforzi dolorosi
per ringhiottire l'acqua e per aspirar l'aria, tanto dolorosi da imprimere al
corpo e~tenua11ti convulsioni.
134 DIONIGI SCANO

è negativo. se confessa gli si dà grazia. Ma non perciò dirà


cose non vere, preferendo morire che mentire, e questo lo ha
appreso da Nostro Signor Gesù Cristo posto in giudizio come
lui - E a conforto spirituale di questa !'Ua decisione rhe sa CO·
stargli la vita, cita brani dell<i Bibbia e passi di S. Ambrogio e
di S. Paolo.
Discute giuridicamenté e teologicamente le accuse. Il pie·
colo compendio storico sulla Sardegna è un fatto che non si
può negare, ma niente in esso havvi che leda la Santa Chie-
sa, ma, se si ritenesse d'aver errato come uomo, è pronto
all'ammenda. l testi che hanno deposto contro di lui non posso-
no costituire una prova giurìdica, giacchè molti di essi, e i prin·
cipali, sono convir1ti giuridicamente d! falso. Inoltre non gli fu
concessa l 'udienza ordinata dal Gran Consiglio e perciò quanto
si sentenziò contro di lui, col dovuto rispetto ai signori inquisi·
tori, fu nullo perchè in contrasto colle disposizioni del superiore,
le quali i giudici dipendenti non potevano nè mutare e r.è occul·
tare. Spera nella misericordia di Dio e nella benignità dei giu-
dici perchè sia accolta la sua domanda e sia dato per libero.
E per esser tardi l'Arquer venne condotto nella cella.
Nei verbali non è fatto cenno ad altre udienze, per cui si
può ritenere che gli inquisitori, ritenendo d'aver assolto il loro
compito, abbiano dato in consegna il condannato agli esecutori
di giustizia.
Nell'auto da fè che si tenne a Toledo nel secondo giorno
di Pasqua delle Pentecoste (4 giugno 1571) l'Arquer fu portato
al rogo e, mentre il fuoco brudava le sue carni, gli furono inferti
diversi colpi d'alabarda, per cui si può dire, col Llorente. ch'egli
morì di ferro e di fuoco (1 ).

* "' *
Nell'esporre le vicende, che si svolsero in Sardegna così
drammatiche e appassionate dal 1535 al 1571, non volli far una
narrazione di colore, ma trascrissi fedelmente le notizie, che mi
risultarono dalle ricerche archivistiche, dando loro soltanto un
certo ordine e una certa concatenazione.

(l) - LLORENTE • Hist. Crisi. lnq. Barcellona 1835.


SIGISMONDO ARQUER 135

Non ho voluto nè accusare nè ditendere, convinto che nelle


dolorose vicende esposte i fatti parlino da sè, senza bisogno di
giudici che s'assielano davanti alle cose e alle persone del passato.
Anche nei pochi giudizi da me espressi sui principali prota·
gonisti tenni conto delle circostanze di tempo e d'ambiente. Così
ritenni che nella persona di Don Salvatore Aymerich , il princi·
pale degli artefici del complotto con tro I' i\rquer, l'azione violenta
e spesso delittuosa derivasse, non da bassezza d'animo o da in-
nata ferocia, ma piuttosto da un'esagerata sopravalutazione dei
còmpiti e dei dritti della sua classe, per mantenere i quali il
fi ero signore di Mara dovea ritenere lecito ogni mezzo per ab-
battere gli ostacoli, sia che essi fossero frapposti da un con-
giunto di Carlo V come il vicerè Don Antonio Cardona, sia che
essi venissero da alti dignitari della Chiesa come I' Alepus,
l'Heredia e il Parragues. Se si con~iderano quali attenzioni egli
ebbe per gli amici e quali contributi d'affetto, di consigli e di de·
nari diede loro, non si pu6 non riconoscere in lui una sensibilità
che sarebbe smentita da ~ltre sue azioni, se non si tenesse conto
della mentalità e della moralità di quei tempi in cui i più cele-
brati suscitatori d'energie non esitavano davanti ad azioni che
oggi si definiscono delittuose ed immorali. Ed egli avea la stoffa
di un condottiero dell'epoca: di stirpe nobilissima nella quale la
fiereiza era prerogativa ereditaria, altero verso i potenti, affet-
tuoso verso gli amici e i congiunti, curante dei suoi V(lssalli, non
sopportò nè menomazioni, nè attentati ai privilegi della sua casta.
Per difendere questi privilegi non badò ai mezzi da usare e
alle persone da colpire e perciò, quando si cercò menomarli, non
esitò a suscitare fra la nobiltà sentimenti di ribellione e a capeg-
giarne i movimenti. E in questo còmpito mostrò veramente mira-
bili attitudini combattive: disprezzo per l'albagia dei vicerè~ si-
cura comprensione dei fatti e deglì avvenimenti, irruento, spre-
giudicato e di animo tutt'altro che mite, ma sempre fiero e digni·
toso specialmente nei momenti di sosta e di sconfitta. Se egli
avesse voluto scegliere un motto questo potea essere: Tutto per
gli amici, nessuna pietà per i nemici.

** *
Di fronte alla spregiudicata e gagliarda figura del signore di
Mara s'erge quella rigida e inattaccabile di Sigismondo Arquer.
136 DIONIGI SCANO

Spirito umanista, che si compiacevd di arti e di scienze (1), fu


il primo sc;rittore che della S<:rdegna delle sue vicende e dei
suoi organismi ditde notizie esatte e pendernte, che la Cosmo·
grafia del Miinster divulgò per tutta Europa.
Ma più che scrittore fu magistrato nel senso più elevato della
parola, giacchè le ragioni della legge prevalevano in lui su ogni
altra considerazione e· lo re ~ ero qualche volta spietato con gli
altri e con sè stesso. Se avesse, non dico transato con la pro·
pria coscienza, ma seguito in qualche occasione criteri d'opportu·
nltà, tutt'altra sarebbe stata la sua sorte, giacchè col suo ingegno,
con la sua dottrina e con la protezione del sovrano avrebbe po-
tuto trascorrer la vita fra gli agi e gli onori e non a11dar ramin·
go per la Sardegna e per la Spagna, ora in alto, ora in carcere,
sempre in ansia pPr la vita sua e dei suoi, per· finir in ultimo fra
le fiamme dei rogo di Toledo.
La magistratura sarda, che ha così nobili tradizioni, può es-
ser fiera del nome ddl'Arquer, la di cui personalità non deve es-
ser diminuita col rappresentarl0 come transfuga religioso o con
l'esaltarlo come antesignano del libero pensiero (2).
La sua dignità · di magistrato, aborrente della menzogna. fu
tale da giungere sino al più grande sagrif:C!o che possa esser
compiuto per la difesa del vero e cioè alla rinuncia alla vita. Nei
verbali degli atti di tortura, che non si possono leggere senza
commozionE' e senza orgoglio, rifulge tutta la elevatezza del suo
animo: spinto a riconoscere le accuse, risponde dignitosamente
e cristianamente · che, se è vero che la difesa della vita è voluta
dai comandamenti di Dio, non è men vero che gli stessi coman·
damenti l'obbligano alla verità, e che per la salvezza del corpo
non bisogna dimenticare che l'a nima è immortale e che dovrà
portarsi al cospetto del ?ignore ch'è la stessa verità.
Sa che, riconoscendo le accuse, per le ordinazioni che rego--
lan o· i giudizi dell'Inquisizione, la sua vita sar à salva, ma pre-
ferisce morire che mentire, ancorchè lo l:ICCusino cinquemila testi·

(I) - L a sua coltura umanistica si desume anche dai libri richiesti agli·
inquisitori durante la prigionia. Vedi Appendice.
(2) - Il disprezzo dell'Arquer per gli ebrei risulta da molti pAssi dal suo
memoriale, ma specialmente dal rifiuto della mano di una sua sorella al D ot-
tor Giacomo Bonfill per ia sua ori&ine giudaica • MEM. ARQ. 73.
SIGISMONDO ARQUER 137

moni e lo condannino cinquemila giudici: està mas presto deter-


minado de morir que non mentir, aunque lo digan cienmil testi-
gos y le condenen cienmil jueces y es/e tiene aprendido de nuesto
seìior iesuchristo.
E questa sublime esaltazione della verità, fatta fra gli stra-
zi della tortura, chiude nobilmente la vita dnll'inflessibile magi-
strato sardo.
DOCUMENTI
ESTRATTI DALL' ARCHIVIO STORICO NAZIONALE

DI MADRID.
DOCUMENTO N. 1.

MEMORIA DIFENSIVA DEL DOTTOR SIGISMONDO ARQUER

DIRETTA ALL'INQUISITORE GENERALE.

Muy Magnifico e mup Reverendo Seìior

Sigismundo Arquer, con toda la subiection y reuerentia que Scrito de respue·


puedo y deuo ala S.ta madre iglesia y al santo officio, a cuia cor- sta a la publica-
tion en que pare-
r ection siempre he estado y estoi subdito, y me subiecto, y con
ce de la falsedad
tal protestation, y nò otramente y segun antes de agora en este
de los testigos y
processo tengo protestado digo lo siguiente. corno me dannan.
l o el dicho Sigismundo he padet.:ido y padesco iniustam ente Y consta mi bue-
sin culpa por maldad de mis enemigos y testigos que mal infor- na cristiandad.
mando de mi han enganùado algunos ministros del santo officio,
y por que mas claramente se conosca mi limpiesa en esta mi de-
fension dare primero razon de las causas y òdios por los quales
empeso, y ha crecido tanto contra mi esta tepestad que me ha
trahido à este punto, y mostrare por evidentia de hecho, razon,
y derecho que es falsedaJ lo que me accusan y que en ninguna
manera puedo ser culpado de lo que contra mi dizen.
A lo primero de las causas onde cotra mi se mouio esta De las causas on·
tempestad, y que mis enemigos la han procurado. V. M. sepa. Que de c6tra mi se mo·
en Serdeiìa onde yo soi natural huuo un uisorei que llamaron don uieron estos pro·
cessos
Anthonio de Cardona del qual fue seruidor mi padre: contra este y
corno àcontesce en los reinos se lleuantaron algun os caualleros De los primeros e-
los mas principales del Reino y dieron en cort e de su M. quexa nemigos de mi pa·
contra del y Pstos querellantes fueron de los mas principales y dre.
de las mas principales ciudades del Reino que corno le tenian op-
preso · y el visorei con ministerio tambien de mi padre que entonces
tambien seruia en el consejo de aquel reino por uno de los con-
sejeros' y abogado fiscal hiua a los tales principales a la mano y
no les permitian algunas cosas malas que los tales principales
pretendian, ellos dieron quexa del uisorei y de mi padre el mf.co
II DIONIGI SCANO

doctor jòa Anthonio Arquer y uini eron sobre elio en corte y crecie-
r on los odios y mala$ voluntaJes entre ellos: por lo qual el con·
sejo de Aragon que en corte de Spana resid ia imbio en Serdeiìa
a pedimento de los dichtis prin cipales enemigos nros por visitador
Obispo del Algu- y juez de residentia à don Pedro Vaquer Obispo del Alguer al qual
er enemigo.
nros enemigos perrnadieron que seria uisorei y assi et Obispo del
Alguer el qual luego se unio con los enem igos del uisorei y de
mi padre, y les persiguio asi al ui soreì corno à mi padre, y los
aprocesso y particularm ente con mi padre se lleuo corno enemigo
y para dannarle· injustamente con ministerio de los mismos enemi-
gos de mi padre le condenno y tuuo preso y ser esto asi verdad
parece por un proceso autentico que presento senalado de ·Nu·
Processo senna· mero 1. letera A, en e\ qual fol. 7 pagina p.a se muestr a corno
I 1do N" p0 lit. A.
estando el uisorei con mi padre en Sassar estaua en corte Acor
Acor Capata Capata con otros sus sequaces, y se embarco tambien para alla
Don Salvator /li- don Salvador Air~erique secretamente en Caller. A querella pues y
meriq. malas informationes destos y de otros que uiso nombrare fue ui-
sitador en Serdena el Don Pedro Vaguer Obispo del Alguer.
Don Jaime Manca. Quexaua tambien entonces contra el uisorei y mi padre jaime
Don Àndres Manca. Manca de la ci ud ad de Sassar. Padre que es del asst:ssor de la
ciudad y governation de ~assar Don Andres Manca que tambien
por otras causas que dire abaxo es enemigo mio y tambien que.
Don Francisco de xaua et Governador de Sassar que era entonces don Francisco de
Sena. Sena tio de Don Gaspar Cariga de Sassar y cabessa de los Senas
Don Gaspar Ca- y Castrillas de Sassar del Alguer y todos parientes y amigos de
r~ga .
~cor Capata y de don Salvador Aimerique. Quexaua tambien et
Don Alonso Caril· procurador real don Alonso Carrillo con cuios nieto y nieta tiene
lo. casado Acor Capata un hijo y una hija. Y asi con este ennedo
del Reino uniendose con estos enemigos de mi padre et dicho
Obispo del A lguer le condenno en mucha quantia de dineros segun
parece por su sentencia en et dicho processo sennalado de num,
Acta N. 1 A. 1 y tetr a A. fol 145 hasta la hoja 152. Y corno mi padr e dello y
de sus nullidades apellasse y recurriesse para su Ma.g. fue tanta
la passion del dicho Obispo que no quéxo admit1r la apellation
siendo el caso mas que apeUable segun por la misma sentc:!ntia
parece y de la denegation cte appeHation folio 153 et fot. 156
eR el mismo processo. Antes fue taftta la ~SSi'(>n del dkho R.mo
Obispo don Pedro Va-guer que siiendo el dQctor mf.co juan Ad·
SIGISMONDO ARQUER III

ceni enemigo C9pital de m; pad re asi por ser cuerpo y alma de ~ u s


enemigos A cor Capata corno don Saluador Aimeriq. corno por Ml. JuanAdceni.
que mi padr e le accuso antes al dicho A zeni criminalmente à el y
al procurador real don Alonco Carillo y <1su notario mf.co Oromir Don Alonso Ca-
de donde se acresentaron mas las malas uoluntades y odios con- rillo procurador
tra el dicho mi padre en et dicho processo fol. 162 et fol. 164 in real.
Oromir.
fine et fol. 165 in pr. todavia el dicho Obispo. nombro al dicho
mf.co Adcen i por abogado fi scal con tra mi padre y media nte el le
urdio este inicuo processo segun er et parece fol. 79. Y aunque
mi padre recussélsse al dicho Obispo del Alguer y mf.C<? Joan Ad·
ceni por enemigos capitales muchas uezes ut patet toto ili o pro- Acta N. I . f\.
cesu, signanter. fol. 157. 180 et fol. 208 donde el d. R.mo Obispo
iniustamente y sin poderlo hazer le manda que no aduogue y en
la respue!>ta del dicho Arq.uer qu e esta consecutiua se muestra
corn o esto no se podia ha zer, y la enemiga y recusation del dì-
cho R.mo Obispo y de mf.co j oa n Adcen i y otros t:.nemigos. y en Acta N. I • A.
otra suplication ò scritura d0.I dicho Arquer fol. 209 et sig. Y con
hauerse el dicho R.mo Obispo unido con estos firos enemigos y
ll euarse corno Pnemigo ainas de la dicha condemn ation antes de
hazerla siendo la causa pecunia ria y dadas por mi pad re fianças
sin poderlo el Obispo hazer por complaser à nros enemigos de los
quales tambien en esto usaua de ministros, puso a mi pad re en la
ca rcel pu bli ca segun parece en et mesmo procèsso fol. 115 pag.a
2. y despues por acrecentarle el trnbajo y desonrra con arhaq. Acta N. I • A.
de mas segurn carcel puso al dicho mi padre en la carrel de la
inqu isi tion segun pa resse en el mf!smo processo fo l. 115 pag. 2. y
en ella le tuu o todo el tiempo que pudo hasta que por mandado
de su Mag. con la buelta del uisorei don Anthonio dt Cardona
le fue man dado que se fuesse à su Obispa do que fue' la dicha
iniusta car ceration treze meses y deciseis di as segun se prueua
en el discu rso del dirho processo et signater pag. 2 fol. 109 co-
niuncto fol. 141 pag. 2 fol. 142 donde tambien se prueuan las ene·
mistades. Pues quE' diremos fueran justr1s todas esas persecutiones?
no sino iniustas causadas por persona que tenia nombre de iues
y procurndas por los enern igos mios y de mi padre que le pusie-
ron en tanta affrenta, scandalo y tribul ation, no solo a el, ·pero
aun al cticho uisorei, en cuio conseio corno aduogaào fisca l y con-
seiero hauia entreuenido en el conseio real de aquel Rt!ino segun
parece en algunos aquerdos del conseio real de Serdena que estan
IV DIONIGI SCANO

Que Acor Capata en este processo fol. 34 pag. 1 et 2. et fol. 94 pag. l et 2. et fai.
y Aimerique con
96 y por que mi padre seruia en el conseio e hazia justitia con
sus adherentes
procuraron todo
el dicho uisorei le persiguieron e hizieron salir al uisorei del Reino
el processo y da- e hir a las cortes de su M. segun p&rece en los dichos processos,
no de mi padre y a mi padre condemnaron y enca rcelaron corno es dicho y huuo
eetc. de uenir en Spafia a seguir su iustitia y la obtuuo segun luego dire.
Y aun que en este processo no parecian mostrarse directamente
los dichos firos enemigos sino el fisco y otros testigos empero el
todo de la trama eran los dichos quer~ llan ~~ y sen naliidam ente
Acor Capata y don Saluador Aimerique y ellos buscauan o por
mejor desir subornaua11 los testigos y en redauan el negocio se-
gun agora se haze y ha hecho contra mi a nombre del fisco, y
ser esta assi uerdad se pru~ua por lo que los mismos Acor Ca-
pata y Aimerique disen en otro processo criminal que urdieron
contr a mi el qual esta presentado sennalado de letra B. fol. 111
pag. 2. fol. 11 2. fo!. 110. donde piden a su M. y Al. que no per·
mita que io uaia con el officio de conseiero y aduogato fiscal en
Serdefia por que no !es aga a mano del officio mal a ellos ni
Act a B. a sus testigos, ni adherentes, en los dichos precessos que procu·
raron contra mi padre. Pues sì estos son firos enemigos ca;)itales
y pudieron tanto en aquel Reino que dieron tanto trabaio al ui·
sorei don Anthonio de Cardona y ami padre por su~ odios ca-
pitales mediante d dicho visitador Inquisidor ò Obispo. no es ma-
rauilla que agora iniquamente lo haia procurado contra mi y haian
sallido con ello corno sallieron entonces. Endemas hauiendo mui
maiores causas agora que !es con uenia a ellos dannarme e irn-
pedirme corno lo han hecho para encuhrir sus males hechos y
sa!uar sus uidas y aziendas corno luego baxo dire. Et qui nocuit
primo vali posse nocere s.ecundo et ualidum est arKumentum a
solftis. y pues han acostumbrado estos iìros enemigos hazer esto
presumase que tambien assi iniquamente lo han hecho agora y
procurado que contra mi tuesse inquisidor y se me hiziese pro-
cesso y me truxesen à tal y à peor punto que ami padre.
Y assi corno aquello fue malo e iniquo ansi es esto quando
ualidum est argumentum a solitis e consuetudine personarum · f
si seruus plurium et si numerus et. ibi. glo. et dd. ff delega. i
et cum isti fuerint semel et pluries mah contra patrem meum et
me, semper presumuntur mali ,in eodem ;;eneri mali. c. semel
ma!g. de regulis iuris in 6. cuius regala sunt infinita e.rempla in
SIGISMONDO ARQUER V

iure ut C. de suscepto et arca f si quid. lib .r et Il de re mili·


tari. I· non omnes § a barbaris. Et ibi glo. tradii multa e.rempla
et concordantias: et ifa in spetie iira traditum est. que el que
una ues ha calunniado a otre malamente accusado ò aprocessado
se presume que la s otras ueses lo haze de tal manera que como
fue Cél luni oso el processo primiero asi .lo ·son los otros que despues
se hazen. f qui inditio pubblico. fj: de accusatio. y expresamente
lo dise la. ~lo. en. el. d. c. semel malus de regu. iuris in 6.
Que los dichos processos que se hizieron contra el visorei y Que los proces·
contra mi padre fueron iniustos y calumniosos y sin culpa ddlos sos que estos emi·
gos hizieron cò-
muestrase por que el dicho uisorei ido ala corte del Emperador
tra el Visorei y
boluio uisorei, y el Obispo fue mandado irse a su obispado corno mi padre fueroro
asi tengo dicho. y mi padre despues de tanta persecution fue a calumniosos y el-
Spana y ante su Alt.a iustifico su causa y fue dado por bueno y los dados por li-
cobro su hazienda y dignidad y dados por nullos todos los pro- bres.

cedimientos del Obispo del Alguer (procurados corno es dicho por


nuestros enemigos) segun parece por prouisiones de su Alt.a que
presento st>nnalada de N. 2 y de letra B. Enque se anullan todos Acta N. 2 lit. B.
los processos hechos por el Obispo del Alguer y se manda resti-
tuirle su hazienda quedando cierta quàtia que mi padre siempre
quiso pagar que era un residuo de cierta administratlon pecuniaria
que tuuo. Y su Alt. y todo el conseio suppremo de Aragon dan
testimonio de la buena uida y qualidades de mi p~dre. y en otra
prouision que presento sennalada de N. 3 !etera C. manda su Alt. Acta N. 3 lit. C.
con acuerdo de todo el conseio lebueluan en todos los officios
que tenia y assi lo manda alos conselleres y con otra prouision
real lo manda al visorei y conseio real de aquel Reino la qual
prouision presento sennalada de !etra y num. 4. D. y asi queda Acta N. 4 lit. D.
con estas tres prouisiones reales aueriguado que mi padre fue i·
niusta y calumniosamente por causa de los dichos i'iros enemigos
perseguido. y conocida su iusticia por el Rey no solo cobro su.
hazienda dignidad y fama. Pero aun le hizo mas mercedes decla.
r ande que le hauia bien seruido en Serdei'ia en lo que hauia ad-
ministrado en aquel Reino, y que por sus meritos y uirtud y que
allende q_ue era de sangre noble y limpia de infançones de Ara-
gon le armo ad maioris grafie cumulum cauallero. segun pa.
resse en el titulo del cauallerato de mi padre. el que està presen.
tado sennaléido de num. !2. Y asi consta por este exernplo pas· Acta N. 12.
sado de i'ira iusticia y falsa acusation de i'iros enemigos, de lo
VI DIONIGI SCANO

qual se puede bien presumir con uiolenta presumption de derecho


que qual fue aquella persecution tal es esta.
Y plasera a Dios que corno aquella accabo en bien assi aca·
bara esta.
De otro processo Los dichos enemigos nros no solo persiguieron al visorei y a
falso que mis e- mi padre por la dicha uia seglar, pero aun por uia de la inquisition
nemigos hizieron
disiendo que el Visore i o su muger y· otros personas eran hechi-
por uia de la in-
quisition. seros y coniuradores de diablos y que los adorauan y para ello
allaron desiocho o ueinte testigos contestes de los quales algun0s
se hazian culpantes y complices. y con esto aunque era todo men-
tira y maldad fueron presos con color de la fe éllgunas personas
y tuuo el Visorei y su muger y sus seruidores mucha fatiga por
elio y finalmente uino tambien por el!o el dicho Obispo dal Al·
guer y esto es la causa que en algunas prouissiones del di cho pro .
cesso de Num . I. A. se intitula commissario en las cosas reales
ò seglares y del Santo officio, y por que el dicho Obispo no fuè
en el dicho negocio con la limpiesa tleuida a supplication de mi
padr e y del Visorei puso et supprèmO conseio de la S1a generai
inquisition la mano en elio y uista la maldad fueron· todos dados
pÒr libres y el i11quisidor que era entonces, suspendido y dos te-
trados de su _:onseio et uno Rte del Rei no y assescr del san to oificio
M. Simon R.te. llamado M .fco Simon y M.fco Joa n Sanna sobrino del inquisidor y de
su conseio priuados de sus officios y el dicho M.fco loan Sanna mu·
e.ho tiempo enci:lrcetado y el secretario del santo off1c!o llamado
hulano Òriol priuado de su orticio y otramente castigado. et aguazil
que era epton ces llamado pedro Alonso despues de larga càrcel
sacado en auto y açotado y desterrado del Reino. y tam bien fue
castigado et alcalde que era entonces llamado Contine y mt:chos
testigos castigados por fatsarios y atgunos de ellos que fueron dos
quemados, segun todo esto parece por los processos c1ela uisita
de aquel tiempo que .estan en Spanna y lo sabe el Rm0 S. Arco·
bispo de Seuill::i inquisidor maior y et relator que era entonces
y despues fue fiscal el ticenciado Camino. Y tres annos ha que
he pedido que sauiessen y truxessen otros autos y no ueho que
se ha hecho y pues por ellos consta que aun por uia del santo
officio procuriiron entonces mìs enemigos tan gran maldad, lo mi·
Que mis enemigos smo se ha de presumir (y es ansi) que matisiosa y falsamen te lo
conliesan que el·
han hecho contra mi agora pues ellos mesmos conliessan que
los lueror1 los ur·
didores de los pro- fueron los promouedores e instigadores y autores de todo lo que
cessos se hizieron passo en la uisita de aquel Reinc en que se hallo el Rm 0 Obispo
SIGISMONDO ARQUER VII

del Alguer ut pale! in. processa signafo /itera B. fo/. ///. 112. contra mi padre y
uisorei en la vi·
et 113. sita del Obispo
Y por que ueha vrà m. euidentemente corno estos mis ene- del Alguer.
migos de la mesma ora que t i Rey firo S. me nombro por su con- Que mis enemigos
falsamente p o r
seiero y aduogato fiscal de aquel Reino procuraron de ar ruinar me m1 chos modos si-
y tr aher me atodo mal pun to y al peor de todos en que me han ia empre me han pro·
curado de ar rui·
trahito por que esso les conuenia y era r emedio solo de sa luar
nar.
sus uidas y haciendas. V. M. sepa que en Serdefia haui;:i un pro·
curador Real llamado don Alonso Carr illo el qual tuuo la collecta Don Alonso Car·
ri Ilo procurador
y adm111istration de todas la rentas reales de aquel Reino y con real.
ellas usurpanJol2s se hizo rico y de dineros del Rey compro dies
ò onze uillas mui buenas. y corno por rrtandado del dicho uisorei
se le pidjese cuenta de su administration fueron todos los t:-nrie·
dos y processos de la uisita 11assata que tengo arriba dicho que
este don Alonso Carrillo corno ia con la hacienda del Rey era
poderoso uniose con los dichos Capata Aimerique y o!ros que no
que rian iustitia por su casa. y lleuatar on rabias a los dichos viso·
rei y mi padre y destoruaron que nunca se pudieron accabar e-
stas flenditas quentas y sequedaron con la hazienda del Rey. Ca·
pata muerto el dicho Carri l lo que,lo curador de sus hijos ò nietos
y herederos y asi caso al heredero de 1:1 casa y sennor de c1ichas
uillas con una su hija; y un hijo suio con otra nieta del dicho
pr ocurador real. y assi este Capata se absorbio toda esta casa
que de curador se hizo senor con estos casamientos y uiendo que
la hazienda era de l Rey y que si io era cooseiero y abogado fi·
scal perderia la dicha hacienda y cac;a Juego que fui nombrado
para el dicho cargo proc~rò que el r<':y me lequitasse y me persiguio
corno dire abaxo vsando de la mesma cautela que uso el procu·
rador real don Alonso Cartillo contra mi padre. y el dicho visorei.
y s~r esto assi uerdad parece por una scriptura del mesmo M fco
Adcen i nro enemigo dada an te el Obispo del Alguer en el mesmo
processo N. 1 lit A . pag. 2. fo l. 162. donde dise quc el dicho Acta N. 1 lit. A.
procurador real tenia todas las pecunias de aquel Reino y en la
hoia 174 dise que por medio de mi padre fue criminado el dicho
proc1nador real y Acor Capata curador corno es dicho de los he·
rederos del dicho Car rillo en una petition que haze ante su Alt'
y esta presentado en el processo sennalado de h!tra B . dise que Act a B.
las quentas del procurador real don Alonso Carrillo aun penden
y que no las concluio H ieronimo Ortiz que fue all a, vide in di-
cto processu B. fol. 5~ p. 2 P.t fol. 52 pag. I in pr. y este H ier.0
VIII DIONIGI SCANO

O rtiz estuuo en el Reino quando fue la condennation y persecu-


tion de mi padre y entreuino en ella segun parece en dicho pro-
Num. 1 lit. A. cesso sennalado de num. I lit. A. fol. I 45 et sig. y alii parece co-
rno oersiguito ami padre y firos enemigos dexo segun parece en
la dicha scriptur a de Capata. Queda pues claro que de tiempo del
uisorei don Anthonio de Cardona y de cuando le seruia mi padre
t!n el conseio estauan pendie ntes estas quentas y porque se quiso
ponner la mano en ellas se lleuantaron todas las dichas rauias con-
tra el uisourei y con tra mi padre. y los truxeron al apr ieto que
tt>ngo dic:ho. y despues al pobre maestre r ational o adiutor Fran·
ciscQ Ram, por quf' entendia eri las dichas quentas este mismo
Acor Capata le ll euan to otro processo y enriedo con achaque de
matrimonio clandestino y de sobornador de testigos falsos con lo
qual hizo parar las quentas y puso en harto trabai o al dicho mae-
stre Rational Franc isco Ram. en tiempo del visorei don L oren ço
Fernandes de H eredia immediato successor del visorei don An-
thon de Cardona y que esta accusation y tr <1baio diese Capata
contra Fran cisco Ram. el qual consta por un processo criminal
Acta N. s lit. E. mouido por dicho Capata que presento sennalado de letra E y
num. 5 yen su p. " hoia y segunda costa. Y allende desto tambien
consta en la mi sma pt tition corno estas quentas pendian de tiempo
del visor ei passado don Anthon de Car do na. contra al qual se
recurrio por esta parcialidad y se dieron quexas y succedieron los
dichos enoios, aprocessamentos, y enemistades capita les que tengo
dicho. Estando estas quentas asi paradas y emba raçadas y la ha-
zienda del Rey occupada succedio mi nomination por aduogado
fisca l de ~e rde fia segun parece por el titulo y priu ilcgio que dello
Acta M. su M . me dio que esta presentado sennalaùo de letra M . combinando
la hecha del dicho proresso y accusC1tion que segun en su se-
gunda hoia pa rece. p~g. I . fue a 8 de iunio 1554 y el dicho -pri·
uil egio de mi officio segun por el parece fue en 11 de Maio 1554.
Viendo Caµata mi nomination y que hauia de hir en s~rdefia y
confor ri1e a mi officio entender en estos nogocios luego tactus
dolore cordrs inl!Ìncicus, et precauens in futurum por que el rey
no cohrase su hazienda ni menos se hiziesse iustitia de algunas
sus cosas m"I hecb<1s estando io aun en Spanna y el en Serdefia
con su odio capitai y dan nado, unidu con don Saluador Aimerique
qut tambien tenia otros negocios cr iminales por sus delictos pr o·
uehieron en Corte mediante Federico Ricardi que se suplicasse
SIGISMONDO ARQUER IX

al Rey, no solo que no entendiesse en sus causas, pero que ni


fuesse al Reino, y su M. me quitassP. et officio y honrra que me
hauia dudo allegando para Pilo que eran enemigos capitales mios,
y por consiguente dela maior parte del Reino que dellos disen
que depe'ndia ; segun que estas y otras cosas suplicaron en peti.
ti•mes a su M. y Alt. segun parece por las mesmas petitiunes que
el mesmo Acor Capata inserto despues en ei proce.-sso que tengo
presentado senna lado de letra B. fol. 111 pag. 11 et fol. 112. 113 Que por causa de
Acor Capata y
por lo qual sè muestra. 1° el odio capitai de estos Capata Aime· Don Salvador Ai-
riq. Carillo y otros sus adherentes que no solo se còtentaron .en merique la maior
parte del Reino
supplicar que io no entendiesse en sus negocios, pero aun sin ha- mes enemiga.
uerles io hecho !'!ada temiendose dt sus delictos, y accusandol~s Acta B
su conscientia que !>e hauian de descubrir si io estaua en et Rtino,
Capata
luego con odio dannado procuraron y pusieron en obra que el Aimerique
Rey me quitasse el officio, onrra y ser que tenia: aun que el Rey Carri Ilo
no dio lugar a elio, pero en fin no quedo por ellos y tambien
procuraron quitarme la uida romo otras uezes y agora lo han he-
cho y i: ues co11sta que elio shan ~ido los urdidores y promouedores
corno abaxo tambien dire no se hauria de dar credito contra de Que annque Ca
mi a aeste proce~so . 2° consta por la dicha scriptura y constara pata Ai merique y
abaxo mui mas claro la ocasion que han tenido para dannarme otros tales, no te·
por defender sus personas y haziendas. 3° Se hèl de notar, asi de st ifiquen contra
mi, son los que te.
las dichas scr ipturas, corno de lo demas que arriba tengo dicho
stifican suborna·
que aunque ellos no testificassen en este processo empero todos dos por el los etc.
los que en et testifican pues son del mesmo reino, son nuestros y que hallan mu-
enemigos y personas dependentes destos, pues ellos mt'smo di· chos hombres mal
sent que la maior parte del Reino se muestra enemiga y dept!nde h e c ho re s para
cumplir qualquier
dellos y de esto no se marauiile v. m. pues las mismas partes e·
maldad por grande
nemigas lo confiessan, y tl:!mbien se ha prouado y hay escripturas que sea. etl • fol.
autenticas aqui dello que semeiantes delictos corno estos que con· sequenti.
tra mi hazen han hecho y falsamente prouado corno fue por los
negocios de la uisita en ti empo del visorei don Anthon de Car-
dona, asi por lo seglar corno por via de la inquisition st>gun tengo
dicho arriba. Y tambien hallaron XXV o XXX hombres asassin os
que para hazer les plaser entraron amedia noche cum f'acibus et
armis en la casa de Dios.
Por que sepa v. m. que aon Pedro Aimerique sobrino del don Don Pedro Aime·
Saluador Aimerique una noche a media noche o circa entro con rique.

hachas y armas enastadas · y otras arm&s assi offensiuas corno de·


fensivas en el monasterio de Santo Domingo de la ciudad de Callar
X DIONIGI SCANO

que alli estaua retrahido por miedo de los Aimeriques y de su


parciHlidad sobre una rinfìé:I H it>ronimo Selles: al qua l don Pedro
Aimerique dentro del dicho monasterio y casa de Oios acompan-
nado y aiudado de 25 o treinta hombres le mato y mataron crue·
lissim<l y atrocemente y amas de esto quebraron ciertas pa redes
del monasterio y a alguno3 frailes que quixeron dar algun re-
medio o destorbarlo tiraronles con ballestas y atramente atèmori·
Don Pedro Aime·
rique. saron y ellos a sabe r es do11 Ped r o Aimerique y don Jame Aime·
Don Jaime Aime· rique su h=rmano con los dichos 25 o 30 hombres hizieron el ma ·
rique.
leficio no sin sabiduria aiuda y arte de su t io don Saluador que
Don Salvador.
XXV (o) XXX as·
es cabessét dellos, a lo que se tenia entendido; y aun lo que es
sassinos. mas este pobre hombre muerto corno dicho es: no hauia ofen-
dido o iniuriado alos dichos Aimerique sino que un hermano suio
llet mado Bartolome Selles hauia teni do ciertas i niurias con el padre
de este don Ped ro. Pues si estos A imeriq ues para saciar su SO·
ber bio y mal animo con tanta muldad. postpuesto todo amor de
Oios y desechado su honra Oiuina en tan to desacaco de la Sta
mad re iglesia erytraron en el templo de Oios y con sus manos
mataron un hombre que mal no les hauia hecho ni podia hazer .
Nu es marauilla si han procurado mi mti erte y destruicion por
mano del santo offic io y agena , y tan à su saluo corno lo han
hecho, teniendo rnucha mas razon de matar me y hurdirme a mi que
al dicho H ieronimo Selles por qu e aquel no les hauia hècho ni
podia hazer mal. y mi pad re les hauia con iustitia hecho mal en
los processo<> passados y en el tiempo que io fui y estuue en Ser·
denna pendian processos criminales en que les hiuan sus uid as y
haziPndas y por saluarse ellos era menester o quitarme del mundo
ò en redarme dela manera que n1e han enredato por no descu-
brirse sus uellaquerias. Y si hallaron veinte y cinco ò treinta hom·
bres que a cuchillo con peligro de la iusticia seglar y del mundo
mataron en la iglesia de Oi os al tlicho H ieronimo Selles no es
marauilla que contra mi haian hallado vei nte y c111co ò treinta te-
stigos falsos ò maliciosos que corno dise Hieremias me matt·n con
la lengua, et poiiat ltngiiu (sic) in panem meum, en demas te-
niendo ta nta facilidad y comod idad para elio por via del Santo
officio dernas en estos tiem pos tan peligrosos y sospechosos y que
los testigos son tan fauorecidos y sus nombres encubiertos e io,
saben, que no soi Propheta , para adeuinar quien me hiere y por
esso contra mi con tanta facilidad han testificado y considere v.
SIGISMONDO ARQUER Xl

m. esto allende de las otras cosas que he dicho y dirè y al1ier-


tam ente conocera que io soi sin culpa. Por que tambien al tiemµo
que su M. me nombrò pur abogado fiscal corno dicho es hauia
pocco que hauia succedido la dicha muerte y su M. mand aua qu e
se hiziesse iustitia en ella segun la qualidad del caso requeria y
por esto luego qu e don Saluador y los A1meriques supieron mi
nomination parn al conseio de Serdefia· por que p ~ ndia el dic ho
y otros rìegocios graues contra ellos. procuraron corno es dicho con
su M. qu e me quitasse al 11fficio y ser que tenia: y que me pro-
hibiesse el ir de Serdena segun pMece en el dicho processo de
B. fo l. 111 pag. 2 et 1 y com1i antes de !legar en el Reino pro- Acta B.
curaron de quitarm e el ser, 11 0 es marnuilla qu e pues no lo pu-
di eron por aquP.lla uia lo haian hecho por esta , y otras y que corno
tuuieron tantos hombres para matar el pobresillo de Se lles en la
ig lesia de Dios, haian tenido h0mbres que testificando, me maten
en el Santo officio corno por la uia seglar segun arriba tengo di cho,
11 0 es marauilla aunque ellos no testifiquen, qu e co ntra mi los haia
allado. Y qu e sea uerdad lo que t en~o dicho del caso de Bartho-
lome Sell es prueuase por confesion del mismo don Pedro qu{: por
hauer cierta absoluti on subreptitia en Roma por la penitenciaria
e sede uacante lo confesso que el mato al dic ho Hieronimo Selles
qu e no hauia hecho mal à su padre sino. que era herman o del
que le iniurio y que por esso lo mato en el dicho monasterio y
en el rompio puertas, parece en un processo que tengo sobre elio
presentado senna lado de tetra F . fol. 2 pag. 2 y certilicado el Re- Acta F.
gente de aquel Reino en lo que pregunta <ti doctor Nicolas Serra El doctor Nicolas
defensor del dicho don Pedro Aim eri que y el mismo doctor y a- Serra.
ctor e hazedor de don Pedro confiessa que la dicha muerte en
el dicho rnonastnio ha hizo el dic:ho don Pedro con muchos hom-
bres que con en el entraron en el dkho monasterio y r ompidas las
puertas le mataron vide in eodem processu li/ere F. fol, 2 pag.
pr" y el mismo Re des.p1:1es alfirma en la hoia 22 pag 1 que en
el dicho caso amas del homicidio huuo assassinamento. y sacd-
legio y en la hoia 23 pag 2 afirma el Re y el Nicolas Serra lo con-
fiesa que antes que el hermano <lei muerto iniuriase a don Chri-
stouaJ Aimerique auia sido el ante in.iuriado por parte de los Ai-
meriques y en la t:ioia 25 pag. sPgunda tambien co.FJsta q~e en .el
dicho caso entr.eui nit".r-On cfl.n el don .Pe-Oro ,r;nuchas pe.rsona~ y que
fue con f,ractm.a de las puertas del rn0t1asterio y tirar con ba4Je ...
stalS alos frailes. y 1:1si el \'isorei "f el inquisidor y cancibler y Rte
Xli DIONIGI SCANO

del Reino e io en el aquerd o que tornarnos sobre c!er to incidente


que en el dicho negocio sucedio certificarnos y con transrnision de
los autos à su Santidad y M agestad que el dicho delicto que en
si tenia rnuchos delictos iuntos con rnucha atrocid<.1d de hecho y
escandalo hauia sido hecho por don Pedro Airnerique y olros. y
el Arcobispo de Callar dcn Balta~ar de Heredia que fue iues de
un coronado que entreuino en el dicho delicto y le confesso da
r ellation de tojo el negocio corno passo y afirrna que con don Pe-
dro Airnerique fueron treinta hom bres parte a cauallo y parte a
pie y con rnuchas arrnas offenciuas y defensiuas y ballestas, con
una acha y lanternas de noche y que con fractura entrados en el
dicho rnonasterio mataron al Hieronirno Selles, segun parece en el
Acta B. dicho processo de B. fol. 129 usq. ad 199.
Pleito otro Crimi- lt€m el dicho don Saluador Airnerique y sus adherentes tenian o-
nal contra los Ai-
meriques por auer
tto negotio qualifi cadissi rno por que un dia de la Sernana Santa
dado con un nier- yendo a los officios diui nos el concell er ter cero de la c.iudad de
no de Buei de pa-
los al Consel ler de Caller Bartholome Selles en medio de la plassa le dieron (lle-
tercio de Caller en uando los insignias reales y deln ciudad de su rnagistrado) igno
la Semana Santa
lleuando las insi ·
mini osamente con un nieruo de buei, y deste del icto estaua accu-
gnas del magistra- sado don Saluador Aimerique y su parcialidad . segun parece en
do. el dicho processo de !etra F. fol. 33 pag. 2. y por estas causas y
Acta F. que io no entendiesse cn ellas ni hiziese iustitia, me perseguian los
Aimeriques aun sin auer io legado a Serderìa corno tengo dir.ho
ari ba.
Capata y Aimeri- I corno allende de ser amigos sean deudos los dichos çapa-
ves son deudos. tas. y Aimeriqut'S se unieron co rno tengo dicho contra mi. Y que
estos sean deudos consta por confesion del canonigo Aim erique
hern.ano del don Pedro, y sobrino de don Saluador A imerique.
Acta F. Vide in processu lit. F. fol. 29 pag. 2. y lo afirma el Arcobispo de
B. Caller don Baltazar de Heredia. en el dicho processo de letra B.
fol. 92 usq 99 dondf' allende lo susso dicho tambien se prueua la
grande tirannia y p<ider destos y corno persiguen los buenos co-
rno han heco y hazen agora ami.
Otro pleito Crimi· Item Acor çapata y su hijo tenian otro pleito criminal co n
uai sotre el ma- Francisco Ram adiunto de mae:stre rational y despues maestre ra-
trimonio de dona
ti ona l del Reino por que hauiendose aquella casado con el Mae-
Francisca Carillo.
stre Rational Francisco Ram Aror çapata no solo selo destoruo
y emba raço segun parece por el processo que tengo presentado
sennalado de N. 5 et lit. E fol, l et infra pero aun lite super di-
cto matrimonio pendente y teniendo el corno curador la mossa en
SIGISMONDO ARQUER Xlii

su poder, clandestine la caso segunda uez con su hijo Francisco


çapata por lo qual fue prouehido de Roma sequestro ~n_ per~_na
de la dicha dona Francisca cum inuocatione brachij secularis. se ·
gun parer.e por la dicha prouision de sequestrn que llego siendo
io ia salido de la corte o lltgado en el Reino, segun parece por
la dicha prouision de sequestro que esta originaltter presentélda
Acta E.
sennalada de !etra E. Estas son pues senfior la causas por que
mis enemigos por sa!uar sus uid r1 s y h11ziendas ab ipso initio que
su M. me dio este officio, sin yo hauer hecho mal ninguno me
han procurado de aruinar segun tengo dicho y prouatlo ariba, y
cresciendo mas las causas y odios me han traid o en estP. stGtdo.
Dominus indeat indice!.
En esto tiempos tan infelices y entre tan mala gente fui io en Mi legada en Ser-
Serdefia; que fuera megi or que no fuerd y luego legado alla hize dena.
con toda llane,,a mi officio y apenas hube llegado que su Al. me Mandarne el Rey
mando que tuuiesse la mano en los negorios de los officiales pe· que aga decidir
cuniarios de aquel Reino y que io por mi parte esforçasse que se las quentas de Car-
ri I lo.
entendiesse en la quentas del d!cho procurador Real don Alonso
Y desto seme cau-
Carrillo segun parece con carta de su Al. 1:on acuerdo y firmas sa persecution.
del suppremo conseio dé Aragon. la qu<1l presento sennalada de Acta N. 6 lit. F.
ìetra y num. 6. F. he aqui ia el mal ò persecution contra mi en
proc urar que estas benditas quentas se accaben , tjue quantos han
querido hazello an sido perseguidos, o destruiuos por elio corno
ariba tengo dicho, por que ç apata que tiene \.:cupada esta hazienda
àel Rei no quiere dexala e io no podia dexar ae hazPr mi officio
segun de todos los pecuniarios me mada en otra carta sefialada Acta 9.
num. 9.
Ytem sucedio que entendi ~ ndose en hazer iustitia sobre et homi-
cidio, assassinamento, sacrilegio. y fuersa pubblica y delictos cometi- De la trasmission
dos por los Aimeriques y çapata en la muerte de Hieronimo Selles co- de los Canonigos
mo dicho es, Don Pedro Aimerique sede uacante obtuuo de la peniten· Coruo y Aimerique
tinria de Roma ob reptitie et subreptitie ciert~ nulla absolution la qual a Spana.
imbio en Caller pensando que aunque fuesse mal y nullamete impetra -
da con los parie:ntes y potenti a que tenia en Caller y Sardenna no se le
Cononico don luan
pederia a el ni a los otros mas queta de su maleficio. Y asi un Aimerique.
su hermano llamadu et canonigo don juan Aimerique, y un otro Canonico Coruo.
Doctor Nicolao
canonigo Anthon Coruo y un dortor llamado M. Nicolao Serra, Serra.
con otro notario Andre~ del Sgrecho temerariamente tomaron la AndresdetSgrecho.
XIV DIONIGI SCANO

mano a reboluar y esca ndalizar aquella ciudad con cedulones y


scomuniones de t1:1cto alterando la tierra y sobe ruiamente mon -
strando que si ellos hauian los Aimeriques cometidos los dichos
delictos .eran ia libres y hauian sallido con t-:llo, y que assi todos
los temie.;sen, y fueron tan temerarios que sabiendo ellos rnesmos
y especialmente el consultor M. Nicolas Serra que todo era su -
breptitio y obreptiti 0 lo traido de Roma y que por consiguiente
ellos procedian de hecho se atreuieron a descornulgM o querer
descomulgar el visorei y lodo el conseio rea l, y ponerlo por Jas
puerras de la iglesia allende de los monitorios o t>scomuniones que
da hecho hazian con el visorei y conseio y escan dalo del pueblo.
Por lo qual el visorei que era entonces don Lorenco Ferna ndes
de Heredia aiunto conseio con el Arcobispo de Oristan entonces
inqui5i<lor apostolico y canciller del Reino. y con el .Rte e io y l o·
dos de ·un aqueròo attento lo susso dicho y con aiuda del Arco·
bispo de Caller que era enlonces ·don Baltazar de H eredia por
euitar maiores escandalos y rebueltas causa custodie detuuimos
er. ciertos tuenos aposien tc,s alos dos canonigos y al dicho do·
ctor y notario mando poner el visorei en la carcel asta tanto que
se offreciesse p:issage para espanna donde el visorei acordo de
imbiarlos a su Al. o M . y suppremo conseio de Aragon e corno
io arnas de ser conseiero era abogado fiscal y por mandado del
visorei y couseio se hubiessen de hazer algunas diligencias por
el fisco y las habia de presentar d procurador fiscal hauian de hir
Causa de enemi· con firma mia y ansi parecio a mis enernigos que fui el promoue·
stad contra mi dor y que rnas me mostraua y corno la dicha prouision y acuerdo
persona.
se executo y lo:s canonigos y su assessor fueren 1mbiados a Spanna
y ellos impedidos dc su mal proposito. crecieron con esto las ma-
Jas uoluntades de los çapatas Aimeriques Sierra~. y Coruos contra
mi por haber hecho io lo que devia y reprimido la insolencia dellos.
y ser esto assi uerdad consta por un processo que tengo presen·
tado de la transmision delos dichos canonigos a Spanna y con·
sultas que sobre eilo se hizieron cò tr ansmision de actos para su
Acta lit F. Santitad y Mag, que esta sennalado de letra F, in p 0 fol. et i los
rnonitor ios y escomuniones y desacatos de facto de los suso di-
c-hos. fo l. 2. pag. 2 la absolution de penitentiaria subreptitiamente
impetrada por el don Pedr o y en la misma hoia 2. pag·&-2 està en
la mesma gratia ta clausola si ifa est et y oua clausola AlirJ ca·
nonico rrò ob~ante y en la troia 3 pag. otra eia. de gratia que
SIGISMONDO ARQUER xv

se concede dum modo nò juerit dictus don Petrus accusatus uel


inquisitus y asi la dicha gratia tarnbien era conditional y constaua
notoriamente. Quo non era! ila ut /uit supplicatum ·a don Pe-
tra. Et quod a/ia canonica ei obstabdt et q!lod a parte et fisco era!
accusatus et inqutsitus. Y todas estas subreptiones y cosas las sa-
bian lt'S rnesrnos que hazian estas rebueltas contra al visorei y
conseio segun parece por ronfessiones del rnesrno dotor Nicolao
Serra in eodern processo. fol. 19 /ocis ìn sua depositiorze signa- Acta lit. F.
tis ut /o/. 20 pne. I & /o/. 23 pag. I et 2, & _/o/. 24 pag. 1 in
testijicatione notarij Andree de lo Sgrecho fol. 24 pag. 2 et /o/.
25 pag. I et 9 y consta de la istantia dela parte fol. 31 et 1. y
del hecho tambien corno passo, onde resultan las subrepfiones pa·
rece por lo que certifica el Arcobispo de Call<"r don Baltazar de
H eredia que iusgo à un coronado que entreuino en elio. Vide in
processu B. fol. 92 hasta 99 y assi e! visorei con aquerdo del Acta B.
c:onseio ptocC'dio corno dicho es contra los dichos canonigos do-
tor y not<1 rio assi y segun paresse por el dicho aquerdo que esta
en el dicho processo de F. fol. 11 pag" 2 et 1 y corno firos pro- Acta F.
cedirnentos fueron iustos y particularrnente lo que io hize en elio
su Al. con firrnas de todo el conseio de Aragon me escr iuio so-
brt: elio en que affirma que fue iusto y necessario segun que io
le escreui y recibe en seruicio lo que io hize en aqilel Reino y
tanto · corno Dios y el Rey y la iglesia fueron seru idos y coutentos
de llo tanto mis enernigos fueron deseruidos y d2scontentos y san-
nudos contra mi y procuraron corno los ludios scribas y Fariseos
eradicemus eum de terra inuentum et nomen eius non memore-
tur ampli11s: Y allaron c<>ntra mi rabias y me lleuantaron nueuas
maldades por diuersas uias y mediante diuersas personas. no solo Que si algun te-
baxas pero aun graues y de qualidad segun el rnundo porque stigo se alla con·
tra mi que paresca
nà ·m. no se marauille si en mi inforrnation deue de hauer algun ser ombr e honrra-
testigo o testigos con titulo o nombre honrrado para las cosas de rado coforme al
esta uida que como son ellos rnesmos, y dellos mesmos, ellos se mundo no se ha
aiudan y hazen poner perçonas honr radas quanto al mundo en da crehser .
negocios endiablados que ellos tratant y saben engannar no solo
al santo officio y a su fiscal pero aun alos ministros de su San.
tidad y fiscales de corte Romana corno uimos que lo hizo don
Pedro Aimerique en lo suso dicho y al pobre Arcobispo de Cal·
ler don Baltazar de Heredia por que no aiudo a sus maldades ni
fauoretio las insolentias de los Aimeriques y çapatas lo accusa.
XVI DIONIGI SCANO

ron en Roma y corno uieron el fisco aprocessarle y se hicieron


uenir comision a ellos mesmos en Caller, y le hizleron processo
y embiaron a Roma y a instantia del fisco siendo hombre ueio y
enfermo le hizieron citar personalmente con information falsa y le
hizieron descomulgar y le estratiaron segun el mesmo pobre y
buen Arco))ispo lo cuenta y da rason a Su M. y Al. segun pa·
Acta B. resse en el processo de B. fol. 92 hélsta 99. mandelo vrà m. le-
her y uera lastimas y la maldad destos mis perseguidadores y co-
rno en estas maldades se ualen <le canonigos de letrados y de .
otras persçonas que parecen al exterior buenas y de buen nom-
bre pero intrinsecamente sut lupi rapaces. gente sin l~tras, ni co-
gnition de Dios. todos carnales y mundanos que no se les da na·
da de decir o hazer una maldad por sallir con su intento aunque
Como les has sido sepan que aquello es contra Dios y contra iustitia. Pero mire vrà
cosa taci I al lar con· m. tambien el enxemplo d,el canonigo Corbo y Nicolas Serra, que
tra de mi testigos
siendo un caso tan orrendo el de don Pedro Aimerique en deser-
o baxos o de al-
guna qualidad se·
uuicio de Dios, de la iglesia, y del Rey sabiendo el maleficio, y
gun el mundo que que era mal hecho lo que hasian tom aron aser fautores y encu.
contra mi testifi· bridores del ùon Pedro Aimerique, Homicida, Assassino, ~;acrilego
quen y que assi Mator (sic) pubblico uisto y ellos querer desautorizar la iurisdic·
I os han all ados
tion ordinaria del Arcobispo y del visorey y pertuJbar todo el
contra mi y otros
otras veces.
Reino, pues no seria marauill& que contra mi haian allado o ca-
nonigos o dotores o otros caualleros o personas sennaladas para
destruirme corno allaron cotra el Arcobispo (y el mesmo lo afirma)
Canonigos Valentin a los canonigos Valentin y M òtells y contra el mesmo Arcobispo
Montells
visorei y conseio real al dotor Nicolao Serra y al canonigo Corbo.
Coruo y
Dotor Nicolao Ser·
no soi io ni meior ni mas que ellos. Y si prelualesieron còtra del-
ra. los mucho mas preualercran contra mi. Porque he que dado solo.
que el dicho Arcobispo de Callar iendo a Roma con su citacion
persona! murio en Genoua el visorei tambien es muerto, ego re-
mansi solus, y puedo desir corno Elias et in super querunt animam
meam.
Tu Seiìor lo remedia, y vrà m. no se marauillara desto por
que el mesmo Arcobispo de Callar dise qae estos mis enemigos
contra el y otros allaran testigos de manga quàtos quixeren segun
Que estos mis con- parece en el dicho processo de B. fol. 97 pag .. prima y si seui-
trarios tienen testi· sten en estas falsedades con color de iusticia y de religion y el-
gos de manga fai ·
los tienen titulos honrrados del mundo no es de marauillar antes
sos l o que quixe·
ren. muchas uezes acontesse segun lo affirma San Pablo en la carta
SIGISMONDO ARQUER XVII

segunda los Corintios en el cap 0 11 cuias palabras son estas


::.i
Operarij subdoli tran/lf{urantes se in apostolos Xpi: & non mirum
ipse enim satanas transfigurat in angelum lucis: non est ergo
magnus si ministri eius transfigurentur uelut ministri iuslitie y
ansi han hecho estos que parn destruirme a mi han puesto el nom·
bre de religion delant e corno la ffi y Juego tras della ha n enca ·
xado su malicia y el diablo. lo qual se muestra manifestamente
por lo siguiente uiniendo en par ticular en lo que contra mi han
hecho.
Muerto corno tengo dicho el visorei don Lorenzo Fermandes
de Heredia y El Arcobispc:__9e Orestan Canciller è inquisidor del Como io quede solo
Reino, quedo en el Gouierno un don Hieronimo de Aragall go- y prendieron mise.
nemigos a perse·
uern<:1dor de Caller. primo hermano de la muger de Açor çapata guirme.
y casado con prima hermana de don Saluador Aimerique, segun
se muestra por el processo de B. fai. 97 pag. 2 este en uerse en Acta B.
el gouierno luego quito al Rte que tenia el visorei don Lorenço
de Heredia que no tenia el olficio per priuilegio del Rey nombro
por Rigente o por su assessor aun gran de amigo suio M.fco An-
thioco Porcel casado con una prima hermana de don Satuador Porcel.
segun parece en et processo de B. fol 98 pug. 1 y hizo corno los
corregidores de Castilla que quàdo entran en el officio ponen por
<:1ssessores los que qui ere n y quitan al del corregidor passado y
asi mientras se aguardaua que el Rey nombrase Rte puso este que
tengo dicho de su mano e io pobretillo quede corno oueia entre
los lobos, triste y solo. - Tomaron los Capata esta buena occa- lnsullos delictos i-
sion de tiempo, y un dia buscada occasion de un pleito criminal niu rosos contra mi
que contra el Capata pendia sobre la muerte del maestre rational y contra el conseio
Francisco Ram de la qual muerte la madre del muerto accusaua real cometidos por
Capata.
el alcade Capata para hazerlo todo noche 1eniendo ellos el pre-
sidente y conseio a su modo corno no allasen rauia para lleuan ·
tarme vino Capata (Acor) en conseio y en presentia del presidente
su deudo corno es dil.:ho que ia se era apod~rado de un otro
nueuo Rte sin proposito el dicho Capata procurando enemistad af-
fectada corno disen los doctores canonistac; y legistas me maltrato
de palabra y hechos iniuriosos y corno io lo sufria con toda pa-
dencia ni me hizieron sallir ha hazer algun desconcierto de pa-
labras ò hechos, segun a lei del munda, las iniurias que se me
me hazian me obligauwn a elio e io todo lo suffri segun parece
por un processo que se hizo sobre elio còtra el dicho Capata que
XVlll DIONIGI SCANO

Acta fol. 1·2 et 1 presente sennalado de letras B. B. fol. I et 2 et 1. uiendo que


in procenu B. B. este processo contra et pendia corno pend e agora. y que por el
mereria rigoroso castigo por ser el hecho feo contra mi y còtra
et conseio real y que en aquel insulto Capata còtra si hauia an-
nadido mal à mal y que no me hauia hecho sall ir a hazer cosa
para poderme dar po r sospechoso o quitcirrne de sus causas e ca·
lumniarrne tomaron nuueuo é1cuerd o para arruinarme del todo pues
uehian que este y Jos otros procesos pendian còtra dellos.
Que me procuran A .: ordaron pues de matarine con ponçona metliante ciertas
matar a ponzonna personas qu(~ entrauan en casa de n i padre, y corno io fuesse
auisado dello y lo procu rasse de descubrir conforme el or Jen y
platica de Bar tulo en la 1 eos ff de falsis 1:11 qual muchos docto·
res y canonitas y legistas siguen y corno su maleficio dellos fu-
esse descubierto, segun p<1rece en et processo que tengo presen
Acta A. tado sennalado de tetra A. fol XX asque ab 22 inclusiae et fai.
24 & 25. et in a/io proc:essa presentato sub !itera et signo B.
fai. 70 71. pag. I et 72 paf?-. I et 2 et /o/. 73 pag. /. Siendo
auisados por la rnanera que declara jacobo Sci rroque ierno de A-
cor Capata segun parece en su testitication en et processo de B.
tot. 74 y corno no me pudi eron matar con hieruas ni con rim1a
Que me accusan corno tengo ariba dicho acordaron de matarrne con la lengua y
criminalm·nte de testigos falsos y ansi hallandose presidente el deudo tan serca110
crimine capitali y oellos don Hieronimo de Aragall trastornaro11 y rnuda ron todo et
hechan iniustamen-
negocio y me accusar on de falsario y sobornador de testigos sie.n do
te en carcel.
ellos los sobornadores corno parece por et processo hecho ante
Acta B. su Mag. sennaladu de B . fol. 72 p~g. I et 2. et fol: 73 pag. 1. por
que no haia quien les fuesse a lét mano y cubrir sus rnaldades:
con todas sus fuer ças me oprimen y cabullen ami, y me ponen
en la carcel, y accusan criminalmente y quitanm e la honrra y of-
ficio, y proruran iuJicialmente de matarme corno lo hazen agora.
segun parece por et processo criminal que contra mi con este acha-
que mis enemigos urdieron. et qual esta presentado de tetra A.
Acta A. y en su p8 hoia esta la acc;usation et in fol. 3 pag. 2 e1 fol. 5 pag.
1. y con orden y memoria! de mis enemigos el presidente y su
A. conseio me hazt n el processo segun parece en el processo de A.
fol. 7 pag. I et i usque a folium 9 y assi sin iusta cP. usa aunque
ellos la pr ..;curan de colorar me hechan primero en la carcel en
una camara baxa del palacio sE>gun pare~e en et primer processo
A. sennalado de A. fol. 108 y luego despues me ponen en la carcel
SIGISMONDO ARQUER XIX

publica en unos aposientos nueuos y malsanos donde adoleci se-


gun parece en el mismo proc esso de A. fol. 109 pae. 2 & fol 111 A.
pag. 1 fol. 112 fol. 113. estas opresiones me hizieron mis enemi-
g,os y me tuuieron preso mucho tiempo segun parece por el di -
scurso del dicho processo y todo su intento fuè ten~rme oppri -
mido y que io no pudi ese entender en mi iustitia ni hazerla sa-
bt>r à su Mag, y conseio en su corte y que por eso me tuuiesen
preso y con color del dicho proc esso pereciesse en la carcel se-
gun claramete se collige en una scriptura por mis mesmos ene-
migos presentada ante el presidente de Serdefia en el dicho pro-
cesso de A . fol. 11 4 pag. 2 y f:!t·, tretanto ellos teniendome impi- Acta A.
dido y opprimido despachar y encubrir sus negocios segun parece
por otra scriptura dellos mesmos en el dicho prosesso de A. fol. A.
13 pag. 2 y en otr os muchos lugares. Y corno estos tirauan a ma-
tarme corno hazen agora Dios fue seruido de sacarme de la car
cel y mano dellos. y asi me uine a presentar ante su M. y sus
ministros segun parece en e! dicho processo de B. fol. 1. 2. 3. et Acta B.
4 y luego su M. dexome libre en su corte sin fiança sino con sola
mi pa labra y procedio contra mis enemigos corno luego dlre y
delo que ellos contra mi pretendian sin ningunas defensas mias
me dio por su real sententia cò aquerdo de todo el conseio de
Aragon suppremo. por libre segu11 parece por la sententia real f0
130 pag. 2 y seme mandan pagar todos IJs salarios que me ha- Acta T.
uian de mi officio corrido dede el ti em po que se me hauian dexado
de pFtgar por estas persecutiones et ad maioris grafie cumulum
se me consede que todo et tiempo que quixere estar en la curte
pueda regir mi officio en Serd efia por substituto y gosar de todos
los salarios y por ~ Ilo se hizieron prouision es reales segun parece
por el dicho processo de B. foi. 136 pag. 2 fol. 137 pag. 1 et 2.
y estas prouisiones reales fueron executaùé!S y cumplidas en Ser-
denna segun por ellas parece que estan presentadas sub litera T Acta B.
y por que todo este malicioso processo se fundava en un testi-
go llamado Aldonca Monbui com0 agora se funda este otro pro·
cesso en el testigo p. 0 Por prousi0n redi con acuerdo del suppre·
mo conseio de Aragon la dicha testigo fue perpetuamente dester-
ra da de Serdena y de la corte segun parece en el dicho pro-
cesso de B. fol. 138 pag. I et 2 y asi fue sacada de la carcel esta
testigo para cumplir el d1cho perpetuo destierro de su tierra y de
la corte segun en dichas prouieiones parece y al dç>n H ieronimo
de Arag2ll que presidia y regia la lugartenentia generai se le quito
xx DIONIGI SCANO

el cargo y fue nueuo visorei segun parece por la prou1s1on que


Acta B. de mi absolution se hizo en el dicho processo de B. fot. 137 pag.
1. y ansi las dichas prouisiones no se presentaron a don Hiero·
nimo de A raga ll que ia no era presidente ni uirei: sino al nueuo
presidente que fue embiado don Aluaro de Madrigal segun parece
en la presentati ò de Jas dichas prouision en su espaldas. y uan
Acta T. sennaladas de letra T. y el dicho Acor Capata estuno preso en
la cor te e io libre segun parece en el dicho processo de B. y fue
despachado por su M . por uisitador de aquel Reino y iues de re-
sidentia y pe-;quisidor el doctor M . Pedro Clauero para inquirir y
a processar a todos Jos que me hauian perseguido y para hazer
cumplir lo que en mi fauor se hauia prouehido segun parece en
la dicha real prouision en el dicho processo de B. cuio princ1p10
e.sta endere.:ado al dicho nueuo visorei è uisitador S asi se !es
Acta T. presento. Vide in dicha prouicione signata !itera T. tum intus
tam in dorso donde parece que ia el dicho uisitador por los di-
chos effectos estaua ia en Callar y Serdefia aunque mls enemigos
lo hauian procurado de destoruar y suplicar a su M. que no fuesse
Acta B. segun parece en el d. processo de B. fol. 51 pav. 2 et i.
Puede v. m. con el dicho exemplo conocer la maldad deste
Como estos enemi- processo que agora ante v. m. pende que ansi corno mis enemi-
gos mios hnn al-
lado para perse- gos maliciosamente me urdieron el otro processo por reparar sus
guirme ami, y O· maldades, ansi me han urdido esle y si en este ellos no testifican
tras buenas perso-
nas mui principa- no es marauilla por que menos testificaron en ti otro, pero hizie-
les y de que11ta pa· ron testificar y urdirle a personas de su mano y asi han hecho
ra el mun1lo. lo
qual es poi· la i· en este, y corno aquel en un testigo fundaron aunque examinaron
gnoràti a de la ley muchos otros para corroborarle, assi han hecho en este que todo
de Dios qne hai
en Serdèna y por- se funda en un testigo que es el primE-ro de la publication y assi
que los mas princi- simbolizan estos processos qui.! bien paressen ser todos ollras de
pales, y la maior
parte del Reino de· unas manos y por que no se marauille se que algunas perçonas
pende destos mis sennalad<ts entreuengan en este que ante v. m. peude mire quantas
enemigos.
enti euinieron en este que tengo dicho y otros que contra mi se
Don Hieromino de hizieron Don Hieronim o de Aragall. presidente del Reino. su re-
Ar agall
Dotor Campfulos gente el dostor M. Francisco Campfullos. el doctor Adceni y do-
Ootor Adconi tor Arofo que tan sin prop sito y tan descaradamente con tantas
Ootor Arofo.
iniurias por complaser amis enemigos me acusan segun parece en
Acta A.
el dicho processo de A. fol. 135 usque ad folium 149 pHg. 1 in
fi do esta la firma del dotor Azce11i y en e! mesmo processo a
hoias 161 usque 188 pag. 2 et ibi la firma <!._el dotor Orofo. Pre-
SIGISMONDO ARQUER XXI

seta la escritura y autoriza las iniurias Francisco Ciprian o Cebrian Francesco Cebrian
not.•
notario segun parece en el dicho processo de A. fol, 161 y hazese
Acta A.
procurador de la Bonbuia falsaria li:i qual defiende los dichos mis
enemigos con todas sus fuerzas segun en et dicho processo pa ·
rece y asi le procuraron ellos este ddensor e iniuriador mio qm:
depende dellos corno tambien Marco Ciprian su pariente del mui Marco Ciprian.
cercano seruidor y adherente destos ca·patas y Aimeriques, Horn· Not. 0

bre falsario è infame al qua l ia corno a falsario por mi officio h~


acusado y deilo y de su falsedad y corno me es capitai enemigo
hai aqui enterissima prouanza, que esta presentada en actos pii·
blicos sennalados de !etra L de lo qual dire abaxo mas largo. Hi· Acta L.
zieron me tam bien este endiablado processo mediante Jame Boi Jaime Boi.
Lugar tiniente de Maestro rational perçona tota dellos y mediante
el dotor M Porcel casado con prima hermana de don Saluador Dotor Porcel.

Aimerique que se usurpo mi officio de aduogado fibcal y mediane


Gabriel Nin Lugartiniente de procurador real del qual depende Gabriel Nin.
corno su substituto en Sasser Juan Saliner de Campos o hulanq Hulano Campos Ju-
de Campos lugartiniente de procurador real en Sasser y los suso gartiente de pro-
curador real de
dichos corno carniseros todos conformes fueron no solo en pren·
Sasser.
derme y hecharme en la carcel quitandome mi ser y mi officio
onrra y uida con l0s dichos don Hieronimo de Aragal y Rte el
dotor Camfullos me destruieron y hecharon à mi sin defensa co-·
mo un cordero en la carcel, segun parece en el dicho processo
de A, fol. 108 pag. I pero còtra mi aun corno lobos ambrie11tos Acta A.
uiendo que aun con el proce5.so que me hazian no podian dan-
narme se hiziero11 testigos còtra mi. para columniarme palabras y
encubrir ellos sus maldades y sobre elio encacelarme. segun pa
rece en el dicho processo de A. fol. 103. 104. t05. et asi que si Acta A.
esto hizieron estos que eran los mismos del conseio y cabesas
subuertindo la uerdad y oprimirme. si lzaec in uiridi in arido qui!
ftet, por lo qua l y otros delictos fue uisitador contra dellos r.omo
tengo dicho.
Y que dira v. m. si aun para engannarme usaron de minii;terio
contra mi en este processo del canonigo Ruger con el qual que- Ruger canonigo.

rian engannarme y el lo procuro para encubrir estos maluados


que me querian matar. segun que abiertamente parece · en el di·
cho processo de A. fol. 129 pag ~ et 30 pag. 1. que esta fue causa Acta A.
que no se pudiesse sacar del todo a lus la uerdad y el que en-
cubrie a mis enemigos' por que por via del dean Capata que es Decan Capata.
XXII DIONIGI SCANO

hermano de Acor Capata de quien este Ruger entendi despues


deste negocio qu e el depe11dia. y que !e hauia dado ciertos bene·
ficios o afauorecido en ellos y dadas ciertas cosas y le tenia al
dicho Ruger de su mano y uit'ndo el Ruger la maldad qut>. contra
mi e11 dicho negocio hauia hecho tomo amalquererme y perse·
guirme y trntarme corno enemigo capitai por la quexa que del pen·
Sdua que en esto podia io tenner. y uniosse totalmente con los Ca-
patas y pues empeso el dich o dafio con mentira el y los otros mis
enemigos me procuraron otro asi que no solo no se ha de mara-
uillar v. m, de que haia hallado en este processo testigos contra
mi; pero es tan grande la maldad destos que es de marauillar y
tener po milagro corno no hallados otros mas y mas qualificados
personages, y testigos.
Y uiniendo mas en particular por que v. m. mas abit~rtamente
conosca la mentira de lo que soi accusado considere que sièndo
Prouanza de corno
este negocio de Serdefia urdito y procurado por mis enemigos en
es mentira lo que
soi accusado ago· -
tantos annos ·
que son quenze o ueinte que es des de entom es, se·
ra.
gun disen, lo de que agora falsam ~ nte me ascusan, y haui end ome
Ex diuturna taci-
perseguido por tantas manPras nunca me han lleuantado rauias
turnitate. Hauien·
hasta agora ultimamete en mater;a de la fe.
dome antes accu-
sado de tantas o- Pvr que tanto tiempo lo calaron y dissimularon pues el dere-
cho !es forçaua sub pena e.i·comunicationis a reuellarlo, claro ~s
tras cosas segla·
que no lo dexaron de descubrir, si tal fuera por quererme bien
res sin accusarme
por que segun los mesmos testigos en su dichos demuestran no me
desta a que tenian
nias obligation co·
r.iocristiano,si fue· han querido iam1:1s ningun bien, no lo han dexado menos de de-
ra esto verdad. sir por falta de lugar y comodidad pues e11 Serdefla tierra catho·
lica estauan y estando io en ell~ con los inquisidores y preléJdOs
de la iglesia presenk corno abaxo mas largamete prouarE> y pues
agora lo han testificado en Serdefina con mas discomod1dad por
ser io ausente, buen Dios, si fuera uerdad por que no lo hizieron
antes y con ma:s comodidad, y es cosa de rehir, aun en tata amar-
gura corno estoi, y de gran consideration para entender esta mal-
dad que et testigo tercero desta publication me accusa de cosas
Acta tes. 3 publi · que dise pasaron uiniendo el e io en Toledo y cosas de T oledo.
cationis. y estando ambos aqui y auiendo aqui i11quisision abierta parato·
dos los testigos no me acusa aqui. y en Serdefia · o mouido de su
malitia o de la de mis enemigos ua despues a testificar còtra mi,
corno si no lo pudiera y deuiera hazer aqui. Por lo qual y lo que
dire abaxo maoifiestamente se ue~ e que toda esta es maldad. Y
por que agorn han crecido las m ~ licias y mis enemigos estan en
SIGISMONDO ARQUER XXIII

maior necessidad assi por la uisita que còtra ellos hizo y pende,
y por que mediante mi no se descubriessen sus maldades y para
mas de mi uengarse me han procurado este enriedo, sabiendo
que todo es mentira y que si uerdad fi.tera y buen zelo los mouiera
no haurian guardado asta agora. Pero la malisia que agora a
mas crecido, en este tiempo fes ha empuxado a esta maldad.
Y asi s~gun parece por la publication que se me ha dado el Que nunca me ac·
primer testigo que còtra mi se tomo es el segundo de lei publi- cusaron de cosas
de r eligion mia e·
cati11n y este se tomo el anno de 1557 y testifica segun el dise nemigos asta que
de cosas de mas de treze anòs atras que razon hai que este lo uieron que por uia
callase tanto tiempo y lo testificasse entonces? sino que alo que del siglo no pue·
parece aquel tiempo que testifica este testigo que fue en el mes dicron damnarme
de Octobre del dicho a11no 1557 io ia era salido milagrosamente en el mal proces·
sos que antes me
delas manos y carcel en que dichos mis f'nemigos me havian puesto hauian procurado
y llegado en Spanna fol. 2 pag. I in processu B. Por que en el y uiendose ellos
mes de Abril a cinco dias del dicho me's me presente y a 25 de con la soga alar·
Hebrero ! 557 fue mandado d.e parte de su Al, por visorei de Ser· gargata o per ven·
defia a Acor Capata que sallese del Reino segun parece en el garse o per librar·
se de mi me han
dicho processo de B. fol. 8 9. y assi mesmo fue mandado a don
i n ve n ta da esta
Saluaaor Aimeriq que segun parece en el dicho processo B. fol. 10 nueva accusation.
pag.. 1 & 2 et fol. 14 pag. 2 y des pues estando io libre en la
uilla de Valladolid con sola mi palabra Capata fue siempre preso Acta B.
en una casa cò fiancas de 4000 duct. segun parece en el dicho
processo de B. fol. 16 pag. I & 2, et. fol 28 pag. 2 y esto segun Acta B.
parece en el dico processo fu en Maio 1557 eia se sabia que en
Serdeiìa su M . hauia prouehido de pesquisidor o uisitador còtra
estos mis enemigos que pensauan que todo se hazia por causa
mia segun parece en el pcesso dicho de B. fol 51 pag. 2, Vien-
dose pues por esta uia perdidos y tambien porque el Arcobispo
de Callar don Baltazar de Heredia hauia descubierto que los Ai-
meriques y don Saluador entre ellos hauian procuraJo y hecho el
caso tan orrendo de la muer te de Selles en el monasterico de
Santo domingo. Por librarse sacaron una comision de Roma en
que se cometia al dean Capata y c~nonico Montells el uno her- Dea Capata
Canonico Montells
mano el otro de la misma liga de Capata para hazer processos
de cosas de religion y assi siendo ellos las mismas partes y te·
stigos. y teniendo testig6s de manga cò la sobrada malicia que
tenian hizieron el processo que quixieron còtra el dicho Arcobispo
y le dieron gran trabaio come parece por relation del mesmo Ar-
cobispo que est a en el processo B. fol. 97 et i. en est tiempo pues Acta B.
XXIV DIONIGI SCANO

y occasion maluada mis mesmos enemigos empessaron de hazerme


el processo con el dicho testigo segundo in ordine pubblicationis
que fue el primero en tiempo y deuio ser alguna perçona o deuda
ò adherPnte o de su mano dellos y enemigo mio. y todauia en-
tonse callaron y nometaron cosa por est& uia aguardando meior
ocasion para ellos para destruirme.
De corno ultima· Despues succedio que buelto io en Serdeiìa con iuridica uitoria
mete mis enemigos
de mis enemigoL Por que come es dicho su Al. y suppremo
uisto que no pudi·
ero prevaleser .:<>n
conseio de Aragon aun por el mismo processo qui mis enemigos
migo por uia del me hizieron sin otras defensas mias conocio mi inocencia y cuipa
Rei me lleuantà dellos. y a mi ab ispo initio hauiendone mis enemigos tratado
otras falsedades con tanta furia me trato benignamente y corno inocente y a ellos
por uia de la igle-
corno reos y culpabtes segun dicho es y estando en Callar el
sia.
uisitador contra ellos, io estaua libre en Caller haziendo mi
officio. Entonces por parte de los Capatas y Aimeriques se
leuanto otra tempesta y poluoreda cont_ra mi y empesaron à
tratar cosas de la religion, y les parecio poderlo aunque falsamente
hazer por que ia hauian tratado y hecho nuevo casamiento con
Visorei don Alvaro
el visorei del Reino con donna Anna Condesa de uilla Sorres que
de Madrigal adeu·
dado oon mis e·
haia sido c;isada primero cò don Blasco de Alagon conde de
nemigos. Sorres, hermano de la muger de don Hieronimo de Aragall (que
a nombre de presidente corno dicho ts tanto me persiguio) y
primo hern1ano de dcn Saluador Aimerique fue el marido desta
condesa la qual dependia por que era estrangera de todos los
Aimeriques Aragalles y Capatas deud(lS de su marido del qual
Conde de Villa tenia un hijo que agora es el conde de villa Sorres llamado don
Sorres don laime
laime dc Alagon muy mosso, y S•)puesto al querer y cura de sus
de Alago.
deudos Alagones Aragalles Aimeriques Capata y offrecieron al
visorei don Aluaro de Madrigal que tenia una hija pobre de ca-
sarla con este còde come en fato la casaron esto es pubblico y
notorio; y si se quiere information dello puedese hauer con mucha
i nformation en la facilidad en la corte de Madrid de todos lo Sardos y del suppremo
corte de Madrid. conseio de Aragon. en este tiempo pues que aguardaron para
sus negocios, uisto que con iustitia por uia de la corte ni otra-
mete hauian podiçio dannarme, y que mi uerdad preualecia y ellos
con su maldad perecian procurado corno dico es de tener las
spaldas seguras, uiendo que ia hauinn sacado del reino y cau-
sada la muerte al Arcobispo don Baltazar de Heredia que lt!S
Arcobispo de Cal ler fue ala mano corno dicho es y que uenia un Arcobispo Nueuo
Castilleio que es el que es agora don Anthonio Parragues de Castilleio in·
SIGISMUNDO ARQUER xxv
uentaron una scomunion fingida con un papelon de !etra des los Que et primiero
mis mesmon enemigos corno les parecio a ellos fingirlo pensando lleuatamiento que
me hazen de relli·
en esta uia prohibirme el hir amisa y exercir mi officio y sobre
gion es flngir que
ello calumniarme segun parece que in specia lo han hecho porque estoy descomulga·
se uehe por el mismo testigo 18 de la pubblication que se me do por que fui en
ha dato y dello ma ha accusado uoluntariamente y sin tener io conseio del visorei
culpa. el mui Rdo fiscal en su primera accusation en el cap. 20 Don Lorenso en
enbiar ciertos ca·
y uehese que esta fue inuention de mis enemigos hauiédo io bien
nonigos al Rey a
seruido a Dios y al Rei en lo que intreuine con el visorei, inqui- Spana porque de
sidor y canciller del Reino en la transmision de los canonigos alli su M. los im·
C oruo y Aimerique en Spana segun que ariba tengo dic:ho y biase à Roma co·
prouado asi en esta scriptura corno en otras deste presete processo. mo mas fuesse ser·
vido y prueuase
Comq uenia el Arcobispo nueuo y Hieronimo Capata, que es que este leuata·
hermano ·de Acor Capata capitai enem igo mio se allaua dean de miento tue iniusto
la iglesia de Caller con el titulo bueno de la dignidad celando por liberarse .ellos
su maldad de ene mìgo y malas qualidades de simoniatico è imperito de su nesessitad.
sin nigunas letras y simple tonsuran do sin j amas hauer tornado ord tes. 18 publica·
tionis.
en sacerdotal comiendo tantos afios la renta da la iglesia este pues tal
qua l uestido alo exterior del titulo del solo deanasgo segun·afirma el Hieronimo capata
arcobispo de Callar don Baltahar de H eredia, in pcessu B. fol. 96 dea.
in fine et 97 asi et corno mediante otros tales corno et antes que
llegasse e Caller el nueu0 arcobispo Castilleio fue à et y le en-
ganno con este titulo dclas e~comuniones maliciosa y· falsamente
le comouio còtra mi è le hizo escriuir sobre elio al visorei don
Aluaro con el qual corno dicho es de n11euo habia adeudado y
aun por que estaua libre con esta malissia no pude preualecer
còtra mi. por que iustifique mi causa asi en hechos corno cò cartas
dei Rei y paro algo el negocio. segun que desta iniusta pseqution
y infication mia parece por autos publicos que tengo presentado
sennaiad0s de letra V. fol. I et folio 2, 3, 4 et I usque ad Acta v.
foleum 7 inclusiue donda consta qu.an falsamente los dichos mis
enemigos informaron e indignaron el Arl.'.obispo aun estando en
Sasser antes de legar en Caller fuero n et dea n Capata y gente
de su mano allende de lo que parece en el dicho processo de V. Acta v.
fol. 6 pagina 2 parece tambien porque luego legado et Arcobispo
en Caller, el mismo dean Capata fue personalmente a•m en pre-
sentia niia a sugerirlo y a accusarme maliciosamente dello segun
parece en otra information que tengo presentada sennalada de
!etra D. sennaladamente en et 2 . 7 y 8 cap. del interrogatorio y Acta o.
en los testigos q_ue en los dicho capitulos deposando parece que toda
XXVI DIONIGI SCANO

esta ma licia de infamarme ò en scomuniones ò en que sentia mal de la


fe fue toda inuenrion del dean Capata y. de sus parciales solo. affin y
effecto de arruinarme o alo menos de impedirne que io no pu·
diesse exercir mi officio para ellos poder ualerse en :sus maldades
y ser esto ansi se uehe allende lo suso di cho porque siendo
muchbs los que hauian entreuenido en el nègocio de los dichos
canonigos Coruo y Aimerique por donde se pretendia esta esco-
munication solo la rabia era còtra mi y dexauan los otros que o
en el conseio o corno ministros haian entreuenido, que si les
mouiera ze lo de fe o no tratarà de mi pues no tenia cul pa, ò
tratarà de todos y corno en esto consta que informaron falso
Acta V. por los actos que tengo presentado sennalados de letra V y otros
que estan en el proceso y mas quP. se presentaran si es menester
siguesP., que toda la rauia que me han leunatado en estos nego·
cios es falsa. y como uiesen estos mis enemigos que no les hastaua
el achaque de las ::lichas scomuniones y que el pesquisidor del
Rei cotra dellos hazia processo ab istantiam /isci porque por los
D
mesmos autos sennalatlos de !etra D. los unos y de letra V los atros y
V por otros· autos consta que estaua alli el dicho uisitador entonces
procuraron de infarmarme en cosas de la fe con el ciicho Arco-
Que quando ulti· bispo al qual tuuieron engannado algunos dias y alo que parece
maméte infama-
le hizieron hazer processo: pero el Arcobispo vino a conocer la
ronme falsamele
de cosas de le cO malicia de mis enernigos y mi limpiesa y asi me tuuo por bueno
el arcobispo de y alos dichos mis enemigos por uellacos y apasionados seguii
Caller el arcobispo desta mesma publication que se me ha dado puede collegir se
conocfo mi iustitia del testigo 17 y preuase clarmente por una declaration que hizo
y malitia dellos y
el dicho Arcobispo Castelleio la qual esta presentada sennalada
assi lo afi rmo.
de Y. ·O. do declara que no soi des com ulgado ni inobediente
tes. 17 publicatio· ala S.ta madre iglesia y qu~ soi buen Christiano de buena uida
nin. y fama segun parece por la dicha declatioe que fue hecha en
Caller a 23 de Henero 1560 .y assi consta que todo fue y es
Acta Y. O.
malitia le que estos mis enemigos còtra mi han lleuantado asi
en Caller corno en Sassar y consta de mi limpiesa euidenter y
que siempre Dios' me libro de mano dellos y tambien paresse de
mi limpiesa . por cartas que escribio el dicho Arcobispo Castilleio
que e.stan presentadas senoraladas de.
Consta por lo arriba dicho corno t odas mis persecutiones
falsamente se me han lleuantado por mis enemigos en Serdeiìa
asi ~n Caller corno en Sassar por solo opprimirme y elllos poder
uellaqar sueltamente y que por eso persiguieron a mi padre y a
SIGISMONDO ARQUER XXVII

otros muchos bùenos. visorei, Arcobispo y otros corno tengo dicho


Ariba y corno para desaraigarlos de su malabiuienda el Rei hu-
biesse imbiado uisitador còtra dellos y hecho le processos y ue-
nido a Spanna, e io tambien uenido a espanna pensaron mis
enemigos que estando io en la Corte en sus negocio les podria
lzazer daTtno cò iustitia por descubrir sus cosas mal hechas assi
del Visorei don Aiaaro de Madrigézl que adeudo con ellos. corno
del R.te el doctor mfco Campfullos y de don juan Fabra pcurador
real y de sus luga restinientes que tienen en Caller y Sassar por
la hazienda que tienen occupada del Rei corno cle Acor Capata
y otros Capatas y herederos de Carrillo alos quales ia el Rèy
hauia tornado las onze uillas que tengo dicho y ente11dia en ac-
cabar las quentas y tambien por que no se de scubriessen ni
castigassen las cosas de don Saluador y otros Aimeriques ni se
µudiesse comodamente /zazer iustitia delos processos que se
hauian hecho contra don Hieronimo de A r agall que entonces
pendia corno hoi pende toda la uisita en Corte y ansi estos y
todos sus aderentes con odio capitai que me tienen y para rime-
diar sus negocios y uidas coniurarion contra mi asi en Caller
corno en ~assar para destruirme y procuraron Je mal informar
de mi en la Corte para que ·se imbiasse inquisidor en el Rei no
còtra mi y corno los. tiempo~ agora son tan peligrosos en lo que
me accusauan o infamauan de luterano allaron las or eias del
conseio abiertas y las volun tades promptas y asi se imbio inqui-
sidor en el Reino y se recibio còtra mi information la qual se
me hc1 pubblicado: y que toda ella se ha hecha con interuention
y _trama de mis enemigos parece por ella mesma, corno aun mas
largamente lo mo$trare dicurriendo por cada testigo y puedelo
saber esto v. m. del ili.mo y Re.mo Arcobispo de Seuilla y sup- lnformation del S.
prerr:o conseio de le I generai inquisition quien fue el instigador inquisidor maior
y suppremo conseio
y promouedor de que se imbiasse còtra mi nominatamente inquisidor de S. inquisition.
en Serdefia y que còtra de mi persecution ·corno de las passadas.
Tren annos ha que he pedido se aga esta information sino fuera
hecha supplico pue se aga pues a istigation de algunos de Ser-
defia prouehio al conseio norninadamente que contra mi esta in ·
formation en Serdefia se hiziesse y asi parece 1° que todo fue
istigation de mis enemigos esto y corno fue falso et processo que
pri mero procuraron contra mi padre. 2° y como me desearon
matar cò poncona. 3° y des pues falsamente me aprocessaron en
Serdefia por, la uia seglar y encarcelarò y por que de todo elio
XXVIII DIONIGI SCANO

me libro Dios. 4° me infamaron malamente con et nueuo Arcobispo


que estaua descomulgado y que contemnebam e:rcomunionem etc.
et. 5° con et tambien falsamente me in famaton en cosas de la
fe y siempre me libro Dios y parecio mi istitutia segun tengo
prouado ariba. Manifesto es y es y rason lleua qu e esta ~exta per-
seqution es tal corno las passadas supplico a v. m. que en esto
abra los oios y conosca la malitia de mis enemigos.
La qual porque v. m. mas abiertamente ueha considere que
hauiendose lleuàtado còtra mi tantas tempe;;tas y con odios tan
sobrados y en tanto discurso de tiempo nunca ·contra mi se ha
dicho cosa de la fe sino en las dichas sazones y trabaios de
mis enemigos del anno de ses~nta que uino ~I nuevo Arco bis po 10 quel
todo paFO y se hallo mentira y del anno de sesenta y dos acha que el-
los amotinaron y reuolvieron et Reino còtra mi e enganaro al nueuo
inquisidor y para encubrir mas su maldad accusandome de cosas
antiquissimas y de ueinte o mas anfios y cosas que pensan que
io no me podre defender asi por la antiguedad del tiempo corno
por· ser muertas las perçonas de que se trata y cosas algunas que
hauer succedido en diuerca partes del mundo y remotas por que
no pueda hazer information ninguna en mi defensa y si fuera
uerdad lo que pretienden siendo cosa tan importante y forcando
et derecho alos testigos aden untiar dello sub pena e.rcomunica
tionis et de/icti no es possible que si fuera uerdad lo huiuieran
cal1ado tantos annos dexandose estar desconudgados, pues disen
l0s testigos que era Ca tholicos, y pues no lo han hecho ni pro-
curado infra tantum tempus sino la testification y accusation
destos testigos es maliciosa y dolosa despues de tanta tardança
o mora. y assi es de derecho corno baxo a su lugar lo dedusiré.
Coniuranron contra mi en Serdefia todos mis enemigos asi
en Caller corno en Sassar y Alguer y antes que uenga atratar
Lista o nomina de particularmente de los testigos que se me han dado en Pubblication
enemigos que ten·
por que no se quien son doi esta lista y nomina de algunos dellos
go en Serdena.
han testificado o testigos testifican hauerles algo oido contra mi por-
que conforme a derecho P,Ues son enemigos no se les de te ninguna.

TESTIGOS DE CALLER
Vide de vice rege 1. 1. - EL VISORE! DON ALUARO DE MADRIGAL. es ene·
11 pag. t. migo mio por auer adeudado corno ariba tengo dicho con mis
enemigos. y por causa dellos siempre se lleuo mal con migo y
ha procurado de quitarme el officio y desonrarme porque io no
SIGISMONDO ARQUER XXIX

conse.ntia a muchas cosas mal hechas que et queria hazer por lo


qual procuro siempre de q11itarme del conseio. y siempre me
11.euantaua rauias y assi por complaser alos di chos mis enemigos
procuro de dar lugar a que con color de ciertos papelotos priua·
dos que ellos mesm os hauian puesto con achaques de escominiones
se me quitasse el offi cio corno parece por !os actos qu e tengo
presentados sennalados de letra V. X. O. s estas y otras malas Acta v. x. o. testes
uoluntades y odios capitales que me tiene saben el VisitaLl or Mf.co
Pedro Clauero y Secretario delH uisìta j ame La M aison que se
allaron en Serdeiìa y si fuere menester darse ha interrogatorio
particular para elio. Item .me quiere mal el visorei porque io no
consenti en ciertas sencentias iniustas que hizo dar enq ue mato
iniustamente por sus males fines atres hombres y porque pensa ua
que io no descubriosse esta su maldad de la qual tambien antes
que me prendiessen ha dado razon asu M. mediante el muy Ma-
gnifico S. licenciado Mencacha del co nseio de su M . y dela Sta ge·
neral Ynquisition y de su camara podrase interragar y el memo-
ria! que sobre elio di asi delas muortes corno de otras cosas de!
visorei esta en poder del mui ill. 0 conde de Chinchon al qual Testes
lo dio su Mt y asi el dicho visorei temiendome me ha perseguido
y cambullido en est profundo, y procuro tambien antes de in fa .
marme con el Rei procurando que se me quitasse el ofiìcio y
escribio al Rei sot?re eli o el qual no dio lugar asus apasionadas
informationes antes le mando que me dexase exersitar mi officio
segun esta prouado por los actos que tengo presentados sennalados
de V. X . O. y el ca pitulo de la CC1 rta era tan encarecido còtra Acta v. x. o.
el visorei y en mi abono que aunque se otfreciesse caso para
hauerlo de mostrar prou indictis actis el visorei no lo oso mo·
strar segun en di chos actos parere y si mas information subre
esto fuere menester del conseio de Aragon se podran hauer tra·
slados de los cartas del v in~ i en los capitolus que de mi habla
y saca r de los registros reales traslados de los ca pitutos de las
cartas del Rei que sobre esto escrìuio al uisoreiy aqui hai carta
de su M. la qual presento sennalada de nu. 7 !itera G. què es Acta N. 7. G.
despues de los dichos lleuantamientos del dicho uisorei en que
su M. prouehe en Serdeiìa algunas cosas que io le aduierto co-
nuenir en aquel Rein o y manda que se hagà corno io se lo escri ui
y mandarne que entienda en otros negosios de mi officio bien
importan tes. segun en disha rea l carta para que combinando su
data con las otras prouisiones reales de que se haze mention en
xxx DIONIGI SCANO

los actos sen nalados de V. Y. X . O. consta ser uerdad lo que io


digo que hauiendome el uisorei infamado por uia del conseio
de Aragon con el R ~i poora quitarme el officio, siendo todos co-
nocidos por aquella uia su M. tuuo de mi la deuida confiança y
conocio la mentira del visorei y de mis emulos y corno el visorei
uio no poder me undir por esta uia con mis enemigos procuro
estotra de la inquisition, y corno en el conseio de la generai in-
quisition no se suppiessen las malicias del uisor ei y de Serdeiìa
atento el peligro destos tiempos fueron por mis enemigos engan-
nados è io puesto en este profundo de males y por lo suso dicho
non es razon que a mi me danne ni dicho del uisorei ni de sus
criados ni adherentes por serme enemigos y deudos de mi ene·
migos capitales y hauer me olras u.ezes capitalmente perseguido
con cartas de infor mation falsa ante su M. y assi es de dereche
y hauer adeudado con los dichos mis enemigos consta tambien
por lo que digo abaxo tratando de Hieronimo de Aragall. fol. 16.
Por la mesma razon no se ha de creher contra mi aninguno
de su scr iados y adherentes quia familiares et domestici inimicorum
rneoran inimici etiam sai ipsi, en esto hade aduertir v. m. que
corno esta es perçona principal tiene muchos cr iados y adherentes,
no puedo io attinar a todos, algunos pocos nombrar.e a Dios y
auentura si accèrtare.
2. - JAIME MONELLO es maiordomo del Visorei don Aluaro
y allende de serme enemigo por ser criado de tal amo y que
por complaselle dira todo mal de mi es mi enemigo porque io
descrubi que este contra pragmaticas y leies del Reino escondi-
damente sacaua trigo y panes del Reino y fuP.rOle alladas sacar
inter allia ciertas cubas de fideos y otras cosas uedadas que
embarcaua de noche para las sacar fuera del Reino por lo qual
hauia incurrido en grauisimas penas assi corporales corno de
perdimiento de bienes y 1'.0mo io por mi officio hiziess en elio lo
que dueia por particularmente hauerrne su Al. encomendad9 estos
negocios corno parece por su real carta que presento senmtlada
Acta N. a. • H. de num. 8. H. por esto me tomo odio ca pitai. sabe, segun creo,
desto el visitator Mf0 Pedro Clauero y jaime Lama1son secretario
de la uisita del Reino de Serdeiìa que entonces se allaron alli ,
y corno este fuese maiordomo del visorei y se tratasse tambien
del interes del visorei que de~ian tenia parte en las ganancias
delas dichas sacas todo lo enturuio. La pragmatica par auer las
penas y grauerlad del delicto podra ver vra m. y poner en este
~~~
SIGISMONDO ARQUER~~~~~~~~~~~-
XXXI

processo o si fuere menester autentico sacar los delos règistros de


la corte pidiendos en Madrid iii conseio de Aragon y tambien
se prueuan parte de las penas de la dicha pr agmaticrt por la Acta.
dirha carta real que originalmente tengo presetada y este Mo·
nello es amigo de Acor Capata y en Valencia poso el Capata
en su casa vide in processa B. fol. 85 Acta e.
3. - BLAS DE SAN MARTIN es criado del visorei A luaro
siruele de secretario, amas de serme enemigo por ser cr iado de
da tal hombre y que por cotentarle hara y dira qualquier ma l
falsamente demi, porq ue tambieh diche Blas de San M arti11 es
mala perçona. Quieme mal porque uacando en Serdeiìa el officio
de lugartiniente de maestre rational procurando el uisor ei de dar -
sele y hauiendo escr'ito al Rei en su fauor io allandome ~n la
Corte informe de quien el era y de las partes de mi hermano
Pedro Arquer y la iustitia que tenia para pretender el dicho of -
ficio. Su M. no quiso hazer merced del al dicho Blas de San
M artin sino a mi hermano Ped ro joan Arquer el qual agor a r ige Acta.
y exercita el dicho officio segun parece por algur.as escr iptur as Scriptu ras.
las quales quando se me dieren presentare. Viendo pues Blas de
San Martin que por mi causa perdio el dicho officio que es de
mucho honrra e importancia pareciendole en elio hauer per dido
todo su ser concebiorne odio Y. mala uoluntad capitai por la dicha
y otras causas y ser assi uerdad que pretendiendo el el dicho
officio io lo huue por mi hermano y el supo y uio las diligencias
que io en elio hize en su danno y puecho de mi her mano corno
dicho es puede se saber del conseio supremo de A ragon delos
que entreuinieron en la prouision del diche officio que entre otros
creo que lo saben los magcos Rtes Griginta, y L oris y -creo que · Teates.
lo sabra Miquel Gorle scriuano de mandamiento de su Magt y corno
e! visorei hizo todo obstaculo a mi har mano procuradolo para el
dicho secretario lo sabran El Visitador Mfco Pedro Clauero, y
secretario de la uisita j airne Lamaison que entrPuinieron en dicho
negocio.
4. - BERNADO SIRUENTE not. es todo allegado y fami- A este testi go pre-
sentaron mes ene·
liar y depende del dicho visorei don Aluaro en casa del qua l migos y testi fico
tiene une hija por criada de la uireina. es mal hombre y uenga· c6tra mi quando
me hizieron mala·
tiuo y todauia con el fauor del visorei seruia de Jugar li11iente del mente prender en
sec:retario Serra en algunas cosas del consejo y audentia rea l de el dicho processo
de que fui absuelto.
Serdei'ia y en el dicho offici0 hi.to muchos delictos por los quales Vide in processu A
le hizo pr ocesso el dicho uisitador Mfco Pedro Clauero con in - fol. 65 teste 17.
XXXII DIONIGI SCANO

teruention mia y el fiscal con firma mia le accuso y le suspen-


dimos del officio y embiamos al Suppremo conseio de Aragon
Acta. asu M. donde para la decision pendia al tiempo que me prendieron.
ser esto asi y que pJr elio el Siruente me quiere mal de muerte
parece por el dicho processo que pende en conseio suppremo de
Aragon onde se podra traher ofe de lo suso dicho si fuere me-
Testes. nester y saben lo suso dicho los dichos uisitador Clauero y Se-
cretario Lamaison. y este falso puede hauer testificado contra mi
asi por respecto del Visorei corno por el mal que me quiere por
hauerle io aprocessado y accusado criminalmete y suspendido del
officio y ser que tenia y por que no se declarase su negotio
estàndo io en la Corte.
5. - DON HIERONIMO ARAGALL GOUERNADOR, PRE-
SIDENTE que fue es deudo corno dicho es de Acor Cagata y de
don Saluador Aimerique capitales enemigos mios romo ellos me-
smos en todos los dicho5 processos que contra mi tratarò aboca
Ilena lo disen en mii partes. De los quales por opprimirme ami
con odio capitai siempre fue fautor don Hieronimo de Aragall
corno esta ariba prouado porque el dicho don Hieronimo es primo
hermano de la· muger de Acor Capata y la muger del don Hie·
ronimo prima hermana de don ~aluador Aimerique y los hijos de
unos y de otros inuicem primos segundos y ser este parentcsco
uerdad y que don Hieronimo alos dichos mis capitales enemigos
y deudos suyos siempre fue fautor y persegidor mio capita! costa
por eu!dentia de hecho y confesion suia y de todo su conseio
Acta A. en el dicho pcesso de A. fol. 193 usq. 196 inslusiue. Y que me
fue enemigo capitai muestrase en el dicho processo porque con
capìtal odio y contra iustitia me perseguio y me queso y me
queso desonr ar y matar. Item mas crecieron los odios porque
corno io le di por sospechos y r ecurri y quexe del ante su M.
y suppremo conseio de Arngon por lo quell le quitaron ·el cargo
e imbiaron nueno uisorei y fue uisitador cotra del segun tengo
puado ariba. Y fue desterrado cierto tiempo de Caller mientras
se le hizo processo el qual hecho pendia en corte al tìempo
que me prendieron puedese esto saber de la corte y traher tra -
Acta. slado de los cargos que se le dieron. j tambien interrogar sobre
Testes. esto los dichos visitador el dotor Clauero y secretario Lamaison
que agora es scriuano de Mandamiento de su M. en el supremo
consei o de Aragon por estas caus<1 y od io capitai y por que
estando io libre en la corte no se uiese el negocio del dicho don
SIGISMONDO ARQUER XXXIJI

Hieronimo, et o otros sus parciales o deudos me pueden falsa-


mente hauer accusado.
Y el dicho visorei don Aluaro de Madrigal lo autorizo t.odo Vide de viceregido
con el dicho don Hieronirno y otros enemigos mios asi por lo Aluaro.
que tengo dicho ariba tratando del visorei fol. 14 pag. 2 et i
corno porque caso una hija con el -conde de Sorr~s que hoi es
hijo de hermano de la muger de don Hieronimo de Aragall
y asi el hicrno del vis<•rei es sobrino de la muger del dicho
don Hieronirno y primo hermano de sus hijos sobrino y primo
respe ctiuamente de todos los dicho enemigos mion e hijos
dellos segun ad plenun esta prouado en el processo A. fol. 193 Acta A.
usq. 196 in principio y assi no se marauille . vra m. si he sido
tan per.seguido y falsamente aprocessado, y con esto conosca la
pocca fe se ha de dar al processo contra mi hecho en Serdefia
a istigation de rnis enemigos y con interuencion dellos.
6. - EL R.te Mf.co FRANCISCO CAMf>FULLOS DEL CON~
SEIO ~EAL DE SERDENNA depende de la uoluntad del ui.sorei
don Hieronimo de Aragall segun lo affirmo et arcobispo de Callar
don Baltazar de Heredia en el dicho processo de B. fol 92 pag. Acta B.
2. fol. 93 pag. 1 y este me es enemigo capitai porque en todas
mis persecuti0nes de don H ieroni mo de Aragal Capata è Aime-
riques se firmo el y con ellos iutamente me perseguio segun
consta por todo el pcesso de A. y asi fue el dicho pesquisidor Acta A.
còtra el e se le hiz.o pcesso y dieron cargos los quales pid_o se
traigan de la Corte y comò este su processo pendia estando io
en la corte porque io no descubriese sus faltas puede hauer te-
stificando còtra mi o hduer hecho testificar a otros còtra mi me-
diante sus familiares amigos o deudos pues por mi causa estaua
accusado criminalmente. Y este regonoce serme sospechoso y
corno tal se abstene deuotar en mi causas estando el uisitador
en et reino segun parece en los Autos sennalados de V. X, O. Acta v. x. o.
rot. 3. pag. 2.
7. · EL PROCURADOR REAL DON IOAN FABRA esme e-
nemigo y sospecoso y corno tal se abstiene de· mis causas y pide
que io no entreuenga en las suias segun que et mesmo lo dise
en el dicho processo de de V. X. O. fol. 3 pag. 2 y esto es por- Acta v. x. o.
que ~omo el y sus lugaresti.nientes tenian occupada hazienda del
Rei por pedirles quent<t segun sus officios y mi cargo eran luego
las enemistades y ansi el corno sus lugarestinientes tenian occ.u-
pada me tratauan corno enemigos y me procuraron todo mal por
XXXIV DIONIGI SCANO

lo que arri ba tengo dicho y que el hazer dar las dichas cuentas
y hazer que tuuiesen buena admistrati on rocaua a mi cargo y
ami piuticular mente me lo auia mandato el RE'i tengo lo dicho
ar iba y preufase por una carta real a mi escrita que tengo pre·
Acta N. 9. sentada sennal;:ida de N. 9. cap. 3 ot 4. y en on tra carta Rea l quetengo
Acta N. 6 lit. F. presentada sennalada de L etra F. & num. 6 y asi su magestad en
especial me mando que fuesse consultor del Maestre rationa l que
es el contador maior en las quentas de los officiales pecunia rios
segun parece en otra carta de su M. ami escr ita que presento
Acta N. 9 lit. I. sennalada de N· 9 y letra I. y por esto el dicho procurador real
y sus l ugarestenie ntes me quieren y han procurada todo mal
y han sido allados deud ores e11 sus quentas y se ha procedido
cotra dellos.
Este testi fico cOtra 8. - GABRIEL N IN es lugartinient e deste procurador real y
en el dicho pro- por lo conseguente contra
del militen las d ichas sospec has y
cesso criminal que
enemistades y mas porquP. tiene un a hija casada con sobrino de
fu i absolto. Vide
in processu signa·
don Hieronimo de Aragall llamado Adriano Barbar a y tiene ca-
to A. fo l. 104. satlo un hijo llamado Alexio Nin con dona H ulana Roca deuda
tes. 39. mui cercana de don Hieronimo de Aragally delos Capatas, y Ai·
testes meriques y e sì fuere mester prouaza en corte hai information dello.
9. · IUAN DE CAMPOS, O IUAN SALINER D E CAMPOS,
O V L ANO DE CAMPOS que rio me aquer do bien de su nombre
es lugartinient e de procurador rea l que esta en Sassar militan las
dichas enemistade s y sospechas que còtra el procurador real y
otras que del dire abaxo tratando delos testigos de Sassar.
Este Acor Capata 10. · ACOR CAPATA quan enemigo capitai me sea y que
m• accuso en el asu dicho ni alo que qel se hubiere
oido no ne deue dar ere·
dlcho processo cri ·
dito contra mi asi por lo dicho ariba corno por otra~ muchas
minai sennalado
de A. per totum.
causas y razo11es y por ser el dicho Capata malo e iniquo hom·
y en el tambien bre e hauer passado entre el y mi y mi padre y su casa y fa.
testifico cotra in miliares y nos otros muchas y graues accusatione s lzinc inde non
f. 53 test. 8. solum de omnibus bvnis 11erum et de vita de lo qual allende lo
dicho se dara siemprt que fuere mester memoria! è interrogato rio
mas aperte que por ac.ortar este escritto agor lo dexo.
11. - EL D EAN HIER ONIM O CAPATA es hermano del dicho
Acor Capata y esso solo bastaria para que no se diese fe quanto
y ma:> que tan malo corno es este A cor Capata es este dean
porquc es hornbre sin ningunas letras sirnple tonsurando y que
ha rnuchos annos quf coie la renta dela igl esia y de ciertos cu-
'
r asgos que tiene si n iamas hauer tomado or den sacerdotal ni
SIGISMONDO ARQUER xx.xv
hecho et officio de dean sacerdote o pastor mas de amotinar los
cler igos de a quella iglesia y perseguir asu prelado. segun que del·
lo testifica y afirma el Acobispo de Callar don Baltasar de H eredìa
en el processo de B. fol. 96 pag. 2. fol. 97 pag 1 y tambien esta Acta B.
prouado qu·e este dean para remediar los negocios de su hermaoo
y sobrinos casados co n los herederos del di cho prucurador real
don Alonço Carrillo que se les quitaron las onze uill<is corno
dicho tengo de los qua les biuian los dichos herederos y auri el
Acor C apata por qu~ no tiene otra hazie nda sino la dicha que
tiene usurgada. \ ·µor essa rcizon el dicho buen dea ( que allende
delas dichas sus uirtudes segun dise el dicho Arcobispo H eredia
en el processo de B. fo l. 96 pag. 1 tiene compr ado su deanasgo Acta B.
por quarenta ducados de pension mas de lo que uale.) me ac·
cuso falsamente de descolmugado è in fa mo en cosas de la fe:
ante el Arcobispo de Caller Castilleio que uenia nu~uo y siendo
todo mentira lo que pretendia procuro de infamarme, quitarme el
officio, uida y ser segun parece en los autos que tengo presen-
tados sennalados de letrn D. los unos autos y los otros de letras Acta D.
V. X. O. y allende que por los dichos autos parece que es men- V. X. O.
tira todo lo que este buen dean maliciosamente pretendia el
mismo Arcobispo causa cognita declaro que io no era descomul-
gado sino que io era fiel y que constatada de mi buena uida y
y fama segun parece por istrumento public J que esta pr esentado
en processo senna.lado de Y. O. y assi el dicho Acobispo co no- Acta Y. O.
cida la maldad de mis còtrarios siempre me tuuo por bueno y me
sirvio y abono seguo pod ia abonar y confiar de qual quier ca -
tholico . y mui buen Xtiano segun parece por sus cartas escri-
tas asi ami corno a otros de mi que estan presentadas en
este processo la una sennalada de tetra K. otra de Z. otra Acta K.
de N. 4 y otra de N. 5. por las qua!es cuatro ca rtas com- z.
4
binadas con los istrumentos de arr iba manifestamente consta corno •
los dichos rnis enernigos y sennaladamente et dean Capata fal- "
samente me accuso è infamo ante el dicho Arcobispo el qual
conocio mi limpiesa y maldacl del dich·) dean y ansi este arco-
bispo lo escri ui o à su Mag . . y creo que tarnbien lo escriuio al
111.mo y R.mo S. Arcobispo de Seuilla y tengo tambien entedido
que lo escriuio al R.mo de Quenca confessor de su M . y segre-
tario heraço. tres annos ha que he pedido que estos quatro cartas
se hubiesen y que la escr ita a su M. se allaria en et conseio de
no se si entanto tiempo se han cobradas estas cartas pues estan
XXXVI DIONIGI SCANO

serca y con facilidaù se pued e hauer supplico que se cobren y


pongan en este processo porque por ellas parecera que toda esta
es iuuetion y falsedad de mis enemigos y qu e merecian mucho
castigo por elio, y que de mi se puede tem~r toda confian (.;a corno
de qualquier catholi co y asi parece que pues falsamente el dicho
dean me accuso y procuro que me accusassen otros ante el Arco-
bispo de Caller que asi tambien me ha accusado y prucurado
que otros falsamente me ;:iccusassen a:ite el in quisidor en Caller.
Este testifico en 12. • FRANCISCO CAPATA hijo de Acor Capata y sobrino
el dicho otro pro· del dicho dean esme enemigo capitai corno su padre y tio y assi
cesso criminal c6·
me procurara todo mal y danno · corno su padre y tio y militan
tra mi de que fui
absuelto. Vide pro·
contra del las mesmas anemistades y tachas del padre y del tio
cessu signatu A. y en particular porque donna Francisa Carrillo es una de tas
f. 51 tes. 7. herederas del procurador Real don Alonço Carrilo por cuias qu-
entas han salido tantas enemistades y en particular esta mias seg1.1n
tengo dicho .ariba y las dichas enemistades capitales y esta ser
nieta y eredera de don Alon\)0 Carrillo prueuase por el processo
Acta N. 5 • E. que tengo presentado dt N. 5 & !itera E f0 I et 1 la qual aunque
era mujer de Francisco Ram maestre ratiomtl de S~rd t> iia empero
Capata por su tirania le puso pleito al matrimonio y eofin asi
por el ordinario corno por curin Romana fu e prouehido el sequestro
de la dona Francisca Carillo segun parece por istrumento pub·
Acta E. blico que esta presentado sennalado de !etra E. !amen dieta lite
pendente el Francisco Capat::i clamdestine se caso con la dicha
dona Francisra Carrillo de lo qual siguido la muerte de Francisco
Ram con grandissima sospecha y euidentia de ponsonfia. segun
parece por unn carta de un tio de la dicha ùofia Francisca y
testigos sobre ella recebidos que esta presentada en este processo
Acta I. sennalada de letra I. y otra carta del medico que curo al dicho
énfermo Francisco Ram scritta à su Al la qual esta presentada
Acta. sennalada de H. siendo este Francisco Capata ti'.ln ruin que con-
fianca se puede tener de su dicho sino que sera todo maldad corno
hijo y sobrino de los dichos padre y tio, y mas por la malicia
capitai por haµerse quitado a su muger corno auna delos here·
Testes. deros del procurador real don Alonço Carrillo las dichos onze
uillas o ptlrte de la herencia que a ella le cabia delo quel si
fuere mester mas larga information se puede traher de la corte
y asi consta que por esta razon el dicho Franco Capata mes es
enemigo capitai.
13. · EL CANONIGO MONTELLEs es todo del dean Capata
SIGISMONDO ARQUER XXXVII
- - - -- -

por complazerle se procuro comision cotra del Arcobispo de Caller


don Baltazar de Heredia y élSSi por co11plazer a los Capata corno
alos Aimeriques porque al Arcobispo no hiziesse iustitia contra
dellos le aprocesso falsamente y le dio mucho trabaio. es hombre
sin !etra. y que su padre por sus pies se fue ala pila segun lo
afirma ol Arcobispo de Callar Heredia en el dicho processo B. f0 Acta B.
96 pag. 2 f 0 97. pag. I tiene este otras y importantes tachas que
allende las suso dichas se diran y prouaran si fueren mester .
14. - HULANO MONTELLES hermano del dicho canon igo
es todo de los Capata y Airneriques grande enemigo mio y de
mi padre por que mi padre le ha sido siempre contrario aduogado
en un pleito que trataua de omnibus bonis y de todo su ser, y
en Napoles por sus errores criminalmente fue accusado y casti-
gado in bonis et perçona, este esta casado con una hulana Bon-
fill cuios padres siempre han sido criados y seruidores de la Casa
de Capata y Carrillo. la qual es prima hermana del dotor mf. 0
jaime Bonfill grande uellaco y enemigo mio. Y asi este Montel!s El dotor mf. Jai-
o por le mal que quiere ami padre y ami o por complaser a!os r.1e Bonfill
dichos Capata y Aimeriques y al prim o hermano de su muger
falsamente podra hauer contra mi iuentrtdo alguna maldad.
15. - EL OOCTOR Mf.co JAIME BONFILL es primo hermano
corno tengo di cho de la muger del hermano del canonigo Montells
y con. ellos se puede hauer unido en mi predicion y danno fal-
samentt:> contra mi testificando o otramete 111alignandome por que
amas delo que contra et resulta por lo que tengo dic~o destos
hermanos Montelles contra Jet militari otras y grauisimas tachas
y enemistades. y esme enemigo capitai por diuersas razones entre
<?tra porque es Xtiano nueuo, y me imbio a pedir ami herrnana
por muger despues de buelto del estudio è io no sela quixe dar
y corno mucho me importunasse al que me importunaua le dixe
que no se hauia de hazer porque era de casta de iudios y miu
xtiano nueuo detodos sus quartos, y aquel aquien io esto dixe
selo refirio y por elio y porque tambien er<: de la mesma liga
ùelos Aimeriques formo contrnmi odio capitai, por hauerle trntado
de iudio, y porqu e tambien dixe que se dexasse de rondanne la
calle pues t::I sabia que io saoia muchas ruindades y baxesas
suias que por ser susias aqui por agora dexo de dezir este tuuo
amistad con don Pedro y don jairne Airnerique (que tengo dicho
ariba que mataron a Hieronirno Selles) y con ellos y otros ene-
migos mios que nombrare abaxo tuuo grande amistad. aunque
XXXVIII DIONIGI SCANO

io era sallido riel estudio quando este Bonfill fue alla, este se
unio buelto en caller con los Aimeriques. y offreciendose que mi
padre fue conseller en Cap. de Caller. que es officio onradissimo
y el maior del Regimiento de aquella ciudad Christoual Aimerfq ue
enemigo y contrario nuestro iniustamente quixo prttender el dicho
officio y mouio pleito ami padre que ia tenia el dicho officio y
por ser pleito de onra y de grnndissima qualidad y que no le
hauia de pretender naidie sino su capitai ene migo corno era Chd-
stoual Aimerique ninguno le quiso aduogar sino este M. jaime
Bonfill que corno enemigo capila ! pretendiendo quitar la onra y
officio ami padre se puso en elio. y abogo al dicho Aim eriq con-
tra mi padre para quitarle el officio y la onra y aun que hizo
todo lo que puso no sallio con ell o segun contra por istrumentos
publ>licos que por no tenellos aqui no los presento pero pasa
assi enuerdad y sì futre mester se prouara esto y mucho mas y
Testes. de corte se pueda traher prouan ca corno este Bonfill corno letrado
Acta. de los Torrellas accuso crim inalm ente a Pedro juan Arquer mi
hermano y a otros deudos mios que hauion descaretado y querido
matar à Phelippe Torellas, segu abaxo dire hablando de Phelippe
Torrellas.
16. - EL CANONIGO RUGER corno tengo dicho es cuerpo
y alma del dean Capata enemigo capitai mio y encubridor dt! los
dichos Capatas qùando me quisieron matar y despues por sus
enganno me sucedio, arto trabaio en el processo que despues
falsamente los dichos Capatas y Aimeriques me urdieron por
donde fui preso y hube de venir ala Corte desu Al. do fui librado
segun ·tengo dicho ariba y a este mesmo canonigo Ruger mis mi-
~mos enemigos Capata y Aim erique que en el dicho falso pro-
cesso que me hizieron que tengo presentaùo sennalado de letra
A. mis mismos enemigo~ le presentaron en un memori::il secreto
que dieron còtra mi y en el hazen mension de todo el trato de
dicho processo. y que passo con el dicho Ruger, aun antes que se
Acta A. tomassen los testigos segun parece en el dicho processo dè A. f0 7
pag. 1 y asi corno en el dicho processo se lleuo malamete y
comunico cò mis enemigos en mi danno por que de otra manera
ni podia saber ni pedir lo que pidi ero en el dicho memoria! se-
gun pan~ce por la seria del dicho processo. asi tambien es de
cr eher que falsamente còspiro cò Jos dichos . mis enemigos y por
ellos fue presentado agora còtra mi corno entonces. y asi corno
testigo dado por mis enemicos no hadeser n ehido, y testifico eA
SIGISMONDO ARQUER XXXIX

el dicho processo de A. còtr a mi y encubrio mi buena uerdad y


dio color a la rnetira de rnis enernigos in. A. fol. 71 testi 25. y
consta de la culpa del dicho Ruger y por donde et dio causa
aser y atratarse corno enernigo capitai mio po~ et processo que
tengo prese ntado sennalado de tetra A. f0 29 pag. 2 1.-'.t i cornbi- Acta A.
nando en dernas todo el dicho processo con el que despues se
hizo en la corte que tengo presentado sub signo B. y segun rnas Acta e.
largamente le dire y mostrare de palabra que por euitar prolixidad
agora lo ataio y si fuere mester esso y otras cosas dire y mo-
strare còtra del en escrito para QIJt:! se conosca abiertarnente que
no se ha de dar fe al dicho Ruger còtra mi si atgo cotra mi
httbiere dicho ò dixere despues del tiernpo que los dichos mis
enemigos me hizieron eI dicho processo criminal que tengo pre-
sentado sennalado de tetra A, en el qual me hiu3 mi uida y Acta A.
toda mi honrra y hazienda y ser y et dicho Ruger entreuino en
elio y me enganno ami, y aprouecho arnis enernigos segu en el
dicho processo parece el qual negocio succedio en et mese de
Setiembre 1556. Y despues acha el dicho Ruger conociendo su
hierro y la iusta quexa que io tenia còtra del y otras cosas que
passa ron se confedero totalmente con mis enernigos y terniendose
de mi por iustitia no le hiziesse castigar siempre se ha tratado
indeuida einustarnente con migo corno el mismo Acor y dean
Capata sin hauer io hecha cosa indeuida. Dominus indeat et indice!.
17. - TOMAS ALEO es criado y ministro de Acor Capata,
Francisco Capata, y de los herederos de Carillo mis ca pitales
enemigos y et tan capitai enemigo mio corno ellos hombre sce-
larado y demalauida y que biue y come con lo que le dan los
dichos mis enemigos y depende de la uoluntad dellos y por se-
ruirtes y hazer lo que le mandan haria qmilquier cosa y maldad
que ellos quixessen porque del querer dellos depende, lo qual se
pruena por una information de testigos r ecibida còtra et dicho
Capata y Thomas Ateo por el dich o uisitador de Serdeiìa que
esta presentada sennalada de tetra C. donde entre otras cosas Acta c.
parece que Acor Capata es pobre y se uenga de quien lo en oia
o pide deuda y haze dar a hombres hof!rados de cuchilladas y
que el ministro de estas è·osas es Tomas Aleo que es su cria::lo
y altegado y le tiene puesto por su sota alcaide y tosto es pu-
blico y notorio en aquella ciudad. V tambien consta corno es
criado asi de Capata corno de Car rillo y por ellos entendia en
las dichas quetas de Carrillo y corno criado hazia lo que tos di-
XL DIONIGI SCANO

chos sus amos le mandaua segun parece en el processo que ten-


Acta 5 litera F. go pressetado sennalado de N. 5 !itera F. f. 8 pag. 2 art. 9 & 10
de la supplication en dicha hoja contenida y en la hoja 12. pag.
2 y en le hoia 13. pag. 1. Asi que e$tO solo bastaria còtra el
dicho Tomas Aleu, allende que siempre se ha tratado corno ene-
migo capitai mio de mi padre y hermanos y es hombre fascinoroso
y maluéido corno todos los demas adherentes de Capata segun
de lo suso dicho y de otras cosas sedara mas larga information
siempre que fuere mester.
18. - HULANO VASQUEZ que se llama Condestable delas
guardas de Caller es criado y moso de Capata y biue por su
mano porque como Capata es alcaide de aquel caslillo de Caller
pone un sotoalcaide que es Thomas Aleu y ambos a dos a saber
es Thomas Aleu y Capata ponen un otro que tiene cargo de
hazer la ronda y uisitar las g uardas de los muros de noche y al
que tiene ei:.te officio que leda corno dicho es Capata le llaman
el Condestable de las guardas ùe Caller y tarnbien porque el
dicho Vasquez es un loco uano soberbio y tal corno su amo se
le ha hegado uulgarmete apegado este nombre. y si este ha dicho
alguna cosa contra mi no es rason que sea crehido con tra mi
Testes pues es hechura y cr iado de Capata y se podra prouar si fuere
mester con muchos testigos en Corte por que por ser cosa pu-
blica en aquella ciudad el Visitador y secretario de la dicha
uisita de Serdefia y los sardos que se hallaren en la corte lo
testificaran.
19. - DON SA LUADOR AIMERIQUE es enemigo mio capitai
y hombbre de mala uida y fascinoroso corno Acor Capata. segun
tengo dicho y prouado arriba y en otras pa 1tes deste processo,
y DO as razon que a este ni a criados ni parientes o dependen-
tes del secrea cè\tra mi. y este allende de accusar me en el dicho
A processo criminal sennalado de A . testifico en el cotra mi f. 0 45
testi 5.
20. - DON IAIME A IMERIQUE es hijo bastardo de Don Salua-
ùor Aimerique que fue al estudio de Pisa despues que io sali dello
es ene migo mortai mio corno su padre, y asi falsamente corno
su padre me accuso è hizo prender a sus parientes don Hier o-
nimo de Aragall y sus adherentes y procuraron de matarme y me
dieron tanto trabaio y a fan iniustamente segun tengo dicho ariba
Acta A. y parece por todo el dicho processo de A. que este sea hijo de
don Saluador Aimerique y que me accusso criminalmente de cri·
SIGISMONDO ARQUER XLI

minibus pessimis, parece en el dicho processo de A. f. 0 1 pag.


1. f.o 9. pap. 2 f. 0 12. pag. Iet f. 0 14 pag. 2. et f. 0 169. pa~. 1.
Do parece que no solo f11e accusador cr iminal còtra mi pero aun
aduogado malitioso y enemigo capitai y en la hoia 189 pag. I
allende que prueua lo mesmo prueua mas que el dicho don jaime
es hijo de don ~a l uador Aimerique y en le hoia 191 pag. 2.
consta que es procurador de Capata y de todos mis enemigos
capitales para acsusarm e falsamente y destruirme y asi parece
claramente que si este hubiere dicho algo còtra mi no ha de ser
crehido allende de muchas otras tachas que cc,tra este podria dar.
21. - DON JAIME A IMERIQUE otro hijo de Christoual de
Aimerique deudo mui s~rcano de don Saluador Aimerique y huno
delos que con don Pedro Airnerique se allaron en la rnuerte de
Hieronirno Selles muerto dentro e! monasterio de Santo domingo
por las capitales enemitades que hai entre mi y los Aimeriques
y por lo que tengo prouado ar iba que io por mi officio reprimi
la insolentia destos Aimeriques y procur e que fuessen castigados:
no es razon que este sea crehido contra mi ni cosa que se le
hibiesse oido.
22. - DON PEDRO AIMERIQUE hijo de Cristobal Airnerique
deudo de don Saluador Aimerique que mato al dicho Selles en
el monasterio enemigo capitai mio por lo dicho ariba y por que
io reprimi su insolentia corno ariba esta pruado no es razon que
còtra mi sea cr ehido ni lo que testificare ni lo que otros testifi-
caren del hauer còtra mi oido.
23. - EL CANONIGO DON JUAN A IMERIQUE hijo de Chri-
stobal Aimer ique hermano de los dichos don Pedro y don Jaime
Aimerique es enemi~o mio y no ha de ser crehido por lo que
tengo dicho ariba de sus hermano por hauer sido por mi repr i-
mido de su insolentia y sacado del Reino è imbiado a Spana a
su A l. do fue preso en Valladolil y se procedio còtra del sugun
tengo puado ariba y consta en el processo que tengo presetado
sennalado de !etra F. Acta F.
24. - CHR ISTOBA L A IMERIQUE d eudo cercanissimo del
dicho don Saluador y padre delos dichos don Pedro, don jaime
don juan Aimerique por las razones que tengo dichas ariba y
por hauer querldo quitc:1r el officio y honrra que tenia mi padre
segun tengo dichc ar iba f. 0 20 hablando dela persona del dotor mf0
jaime Bonfill no es razon que siendo enemigo capitai còtra mi sea
creido y por otras iustas causas que se darà siempre queseamester.
XLII DIONIGI SCANO

25. · EL CANONlGO ANTHON CORUO es de la misma liga


delos Aimerique y les procuro de ser fautor y encubridor co.tra
toda coscientia y razon e intento de scomulgar lict:f nulliter al
Ad probationem in· visorei y ami y al conseio real de Serdena y quien hizo
de acta signata li· aquello no Sèria mucho que contra mi hubiesse falsamente testi-
tera f. et N. 9.
ficado o hecho testificar a otros. endemas por la enemiga capitai
N. 14.
que contra mi tomo por le hauer io reprirnido su insolentia y em-
biadole en Spanna donde por mandato de su Al. fue preso y se
procedjo contra del criminalmente y en Serdefia se le occupa ron
las temporalidades segun todo esto tengo dicho y pr uado por autos
ariba y asi no es razon que contra mi se le crea a et ni a otros
que del dependen.
26. - EL OOTOR Mf.c0 N ICOLAS SERRA, y et dotor mf.co
Prospero Serra , fueron hermanos è hijos del secretario dela la-
gartenentia generai o visoreinato de Serdena que sellama mf.co
Mathia Serra. son todos de la parcialidad de Acor Capata y de
don Saluador Airneriqu~ y lo han sido siempre ministros en sus
uellaquerias y contra mi corno enemigos capitales rnios . y asi et
mfco Nicolao Serra quixe E>ncubrir y fauorecer còtra su coscentia
al dicho don Pedro Aimeriq y sus otros cornplicE's sacri legos ho-
micidag y assassinos corno es dicho ar iba è proced io licei de facto
a querer d o~colmugar ami y al visorei y conseio real de Serderìa
por lo qual a istantia ò intiruicion mia fue preso y puesto en la
Car.;el comun de Caller y despues cò affrenta desechado del
Reino è imbiado a su M. y Altesa en et suppremo conseio de
Aragon y por los autos que io imbie y rellation que di fue preso
en la Corte por mandato de su Al. y se procedio còtra del cr i-
minalmente. segµn que todo parece por scrituras autenticas que
tengo presentadas. po el processo de la trasrnition del dicho Serra
Acta F. con los canonigos Coruo è Aimerique sennalado de tetra F. y en
N. 9. una carta de su Al. que tengo presentada sennalada de N. 9. y
en otra carta del abogado fiscal del supremo co nseio de Aragon
N. 14 mf.co Hieronimo Oliuas sennalada de N .. 14 y asi no es iusto que
a este Nicolas Serra ni a cosa que este haia dicho demi y otr0s
testifique que sean adr.erentes ò parientes del se crea còtra mi,
pues no se le ha de dar fe ninguna por ser mal hornbre atr euido
y enemigo capitai mio. Y en fin este passando tiernpo affrentado
testes corno es dicho y otramete murio en la corte sin ia mas boluer asu
tierra y si fuer e mester se daran testigos dello.
27. - EL D OTOR Mfco PROSPERO SERRA herrnano del dich<,
SIGISMONDO ARQUER XLIII

mfco Nicolas es enemigo mio no solo per causa dol dicho Nicolas
su hermano por lo qual la misma excepcion que milita contra del
del hermano militaria contra deste otro mfco Prospero que me
tenia el mismo odio que el hermano. Endemas que este Prospero
fue suiscerado seruidor delos Capatas Aimeriques y per compia·
serles fue aduogado dellos appassionadissimo en Corte en el
processo criminal que los dichos Capata Aimeriques y Aragalles
me hizieron y por complaser a ellos se desmando tanto enq11e-
rerme falsamente y de decho iniuriar y rnaltratar de palabras,
que exediendo todos limites de rason oiendolo el suppremo con-
s~io de Aragon mando prender al dicho dotor Prospero Serra y
al Acor Capata y fueron puestos en la Carcel real de la Corte
segun parece en el processo que tengo presentado sennalado de
letra B. B. en la hoia 14 esta la accusation del fiscol del suppre- Acta e. e.
mo conseio de Aragan contra ios suso dichos Acor Capata y
Prospero Serra su aduogado por lo que de fecho y falsamente
y malamente me accusaron y otra accusation del rnesmo fiscal
contra los rnesmos f0 20 pag p.a . La escriptura Ilena · de talseda-
des y conuisios ponçofla y enernistad capitai è infernal que no
digo enenigos capitales pero toda la malicia y Pnernistad y métira
capitai se hauia de iuntar para hazer tal escriptura e inuetar tan
gran maldad segun parece en el dicho processo de B. B. f 15
et 16 y es lo bueno que todo esta prow1do por actos priuilegios
y sententias reales ser falso y todauia a oios ~errados rnis e11e-
rnigos por desir mal de mi no se les daua nada de desir rnètiras
manifiestas. esta escriptura o nialdad la scriuio Acor Capata y la
ordeno su aduogado Prospero Serra segu n que lo testifica redon-
damente Federico Ricardi procurator delos Capata y Aimeriques
en el dicho processo f 0 16 pag. 2. y lo confifsa el mismo dotor
Prospero Serra en hoias 21) pag. 2 y en la hoia 21 pag. 1 et
secunda, asi sìn haxer io parte en elio el fiscal dal suppremo
conseio d~ Aragon los accusso corno tengo dicho y con acuerdo
dal supremo co11seio de Aragon su Al. los mando prender y he·
char en la carcel de Corte corno mal hechores y mètirosos, sugun
y
parece en el misrno µrocecso de BB f0 16 pag. prima. el dicho
Prospero confiesa tarnbien ser aduogado de todos rnis enemigos
que tengo nornbrndo ariba que son Capatas, Aimeriques, Carri!los,
Fabras, Comellas, Torrellas et. vide in diete processu B. B. f0 21
pag. I & 3. y en fin por lo suso dicho paresse deste odio y ene-
migo mas que capitai y que su altesa criminalmente affrento y
XLIV DIONIGI SCANO

procedio cotra el dicho dotor Prospero Serra y uiendose affren-


tado y mal auenturallo. Passaron despues algunos tiempos y muriò
en Valladolid sin mas boluer a su tierra y esto es publico y no-
teatea torio y se sabe en la corte en el conceio de Aragon y se daran
testigos dello siempre qu e fuere mester.
28. - EL SECRETARIO Mf0 MATIAS SERRA fue padre de
los dichos dotores mfco Prospero y mfco Nicolas Serra sus hijos
de legitimo matrimonio y de una mes rna muger. y supo y uio y
entendio lo qne por lo dichos sus hijo passo por ca usa mia y que
sallieron de su casa tierra y sin iamas boluer a ella murieron,
segun tengo dicho, por causa mia ariba y por elio corno padre
necessariamete me consebio odio capitai corno sus mismos hijos
y mas y todo lo suso dicho se puede prueuar con testigos en la
testes corte: si este secretario Serra ha dicho ho hecho alguna cosa
contr a mi o se la han oido còtra mi, ninguna cosa prueua por
ser enemigo mio capitai por la dicha rason. y tambien por ser de
la rnesma liga des los Capatas y Aimeriques come los dichos sus
hijos que con el padr e de derecho una mei;ma persona sò r epu-
tados, et filius no potest facere nisi quod uiderit patrem facientem
y asi el padre corno los hijos si siE>mpre me han perseguido con
enemiga capitai y mucho mas el padre por hauer visto y oido en
su uieies la muerte y destierro, quodam modo de sus hijos segun
ariba tengo dicho y por otros causas que se prouaran si fuere
mester.
29. - EL CAPITAN HULANO PORTILLO es enemigo mio
por que esta casado con Hulana Strra hija legitima y natural del
dicho secretario Serra y hermana de un mesmo padre y madre
de los dichos dotores Prospero y Nicolas Serra y asi ella corno
su mario con deseo de uengança de las mu~rtes y affrentas de
sus hermanos me quierem mal de muerte y asi no se ha de crnher
al dicho Por tillo o asu muger en cosa que còtra mi dixessen y
espelciamente el dicho Portillo no ha de ser crehido amas del
dicho parentesco p or ser hombre de l mundo y soldado. Nam
nulla fides pietas que viris qui castra sequntur. ut dicit Poeta, y
Testes ser el dicho capitan Portillo hierro del dicho Matias Serra stcre·
Acta tario y cunnado. delos dichos doctores corno dicho es espublico y
notor io y hai prouanca del lo en la corte assi por testigos corno por
actos y se puede traher siempre que fuere mester y tambien corno
el dicho Portillo es dela mesma liga y faction de mis enemigos,
Capatas, Aimeriques y Aragalles.
SIGISMONDO ARQUER XLV

30. - EL DOTOR MIGUEL COMPRAT es enemigo mio tan


capitai corno los m?smos Aimeriques, porque siendo e! Xtiàno
nueuo y su padre y madre ò aguelos ludios que se fueron ala
pila con sus pies, por ser manfioso y algo ric0 procuro de apa-
rentar con personas poderosas y asi caso con irna hija de Chri-
stobal Aimerique sobrina de don Saluador Aimerique y hermana
de don Pedro Aimeriq y don jaimt Aimerique mis enemigos ca-
pitales segun tengo dicho y prouado ariba. y que este haia apa-
rentado y sea della misma parcialidad de los Aimeriques y sea
Christiano nueuo se puede prouar con testigos y escripturas pu- Acta
blicas que estan en la Corte. jtem este es aduogado de don Testes
Hieronimo de Aragall enemigo capitai mio y de mi padre y en
pleitos criminales y de grandissima passion y capitales. ha sido
aduogado y perseguidor iniusto nro segun par~ce por muchos
actos que se puedo traher de processos que estan en la Corte .
Y en fin este siempre se ha tratado y trata corno enemigo capitai Acta
mio como son los que con que adeudo y defende y tambien
porque io le hecho grandissimo danno en hazieeda y le he hecho
condennar a pagar una gruesa quàtia que tenia robada corno
abaxo tratando un juan Nauarro o dexarte dire.
31. - EL CANONIGO HIERONIMO COMPRAT es hermano
del dicho doctor mfco Miguel Comprai y por consiguiente cunnado
y deudo de don Pedro Aimeriq ue y don jairne Aimerique y asi
~e la parcialidad de los dichos Aim eriques puedese esto saber Teates
de testigos que hai en la corte porque es pubblico y notùrio y
asi milifan las misma exeptiones còtra este que contra el dicho
hermano y tambien militan otras las quales se prouaran si mester
fu ere.
32. - PEDRO ALCANIS v
33. · HULANO ALCANIS SU hermano y
34. - MIGUEL ARMAGOS estos tres amigos y deudos asa-
sinadamente hizieron matar y entreuieron en la muerte de Phelip-
pe Marimon deudo mui sercano de mi padre y mio. Por lo qual
por el qual homicidio fueron ahorcados dos ò tres de los mata-
dores. y entrellos un pedro Milia. y otros hecados à galeras per-
petuas y los dichos Alcanises visto ser descubiertos se huieron
del Reino por no ser iustitiados y cstando en Pisa quiereme
mal y temense de mi por hauer hecho el dicho caso en el dicho
mi pariente y tambien porque la madre y hermana del muerto
tienen respeto a mi padre y ami piensan los dichos matadores
XLVI DIONIGI SCANO

no hauer podido alcansar el perdon nì de la parte ni del Rei


por causa fira y asi han procurado siempre de persegulrme pen-
Acta sando que en mi perdicion esta la saluasion dellos. Podrase
prouar el dicho homicidio y enemistades ·por el processo de la
Testes
muerte y tambien por testigos.
35. - EL DOC I'OR Mfco JAIME PEIRON nmas ·de ser de la
misma iiga de los Aimeriques tiene casada ,usa hermana con uno
de los dichos hermanos Alcanises de la qual el dicho Alcanis
tiene dos hijas sobrinas del dicho Peiro y por cau_sa del dicho
su cunnado me es enemigo mortai y por otras diferentias que
entre mi y el han ocurrido y tambien es sabrina y pariente rnui
cer cano de la muger de Gabriel Nin enemigo mio. los dichos
parentéscos del dicho mfco Peiro con los A.lcanisen y Gabriel
Testes Nin se pueden prouar cò testigos porque es pubblico y notorio
y tarnbien se podran prouar otrns baxesas y tachas rnuy impor-
tanteli còtra el dicho Peiro. siempr e que rnester fuere.
36. - HULANO PEIRO herrnano del dicho rnfco jairne Peiro
tiene Jas rnismas tachas que el dicho su herrnano.
37. - MARCO CEBRIAN O ' CIPRIAN notario secretario que
fuè del Sto officio de la inquisition de Serdefia es amicissimo in-
trincico de los Capatas e Airneriques e inimicissimo mio porque
io le pOe euidentissirnamente que es falsario y el procurador fi-
scal corno a tal falsario con firma y conseio mio le accusso y
conuetio del dicho maleficio y actos falsos y delas falsedades no
solo es conuito per o aun confesso y aqui hai prouanca conclu-
dentissirna dello por los actos que tengo presèntados eh este
Acta L. processo senalados de letra L. en cuya h.)ia prirnera esta corno
Angelina Caboni, rnuger y Anna Caboni, hija del maestro juan
Caboni rnuerto a cuchillo vinieron a pedir iustitia al visorei y con-
seio contra los rnatadores del dicho Caboni, rnarido y padre de
las dichas rnugere respectiue, y corno se dixesse y fuessen rno-
strados en conseio ciertos actos publicos hechos por marco Ce-
brian de corno las dichas rnugeres hauian perdonado desculpado
algunos de los matadores rnas principalts y ellas constantissirna-
mente negassen que 11unca tal hauia passado vista su llanesa
dellas y uistos los dichos instrurnentos de perdon ò desculparnento
que estaban en los dichos actos sennalados de tetra L. f 0 5 et 6.
Para seber la uerdad siendo negocio que por la diuersidad delas
perconas còtra quien se procedia se tra taua en el tribuna! del
Arcobispo. y en el tribuna! del visorei fue llamado ante el visorei
SIGISMONDO ARQUER XLVII

y conseio real el dicho Marco Cebrian e preguntado del negocio


respondio el hauer hecho dos actos de µerdon ò desistimiento
dela· muger e hija' del dicho muerto y corno ralatase los ados
en su depo~ition diuenamente delo que estauan continuados en
el originai. se tomo de la dicha falsedad graue indicio porque en
su dicho que esta en. dicho processo de L. f0 1 pag. 2. dise que
el primer perdon le hizo Angelina muger del muerto en casa de
mfc0 Peiro y en el originai de los dichos actos falsos estaua e·
scrito que este fue el segundo acto ò instrumento de perdon y
que no fuè hecho corno desia Cebrian en c;,isa de mfc0 Peiro
sino en el sacrario dela iglesia Catedral de Caller segun parece
en el dicho processo f0 6 pag. 1. Item el dicho Cebrian dise en
su dicho que fueron test!gos del dicho acto de perdon ò descul~a
mfco Peiron y su hermano, y esso no se alla e11 el acto sino que
estan escritos otros testigos vide t0 I pag. 2. et fO 5. pag. 1. Item
Cebrian en su dicho dise que hauia hecho otro acto antes en el
qual so firmaron en el perdon v desculpamiento la hermana e hija
e un hierno de la dicha Angelina muger del muerto. y que esto
fue en el cabildo de la Seo de Caller. y que despues las mesmas
muge:res lo boluieron afirmar e11 casa de mfco Peiron vide f0 1
pag. En el originai delos dichos tlos actos tal no se alla, vide
t9 5, donde no se allii la dicha hechura è firma corno dis·e en su
dicho ?ino un acto liso y consecutiuo. Entonces el visorei a in·
stantia del fisco con acuerdo mio y delos del conseio pasò a
examinar todos los testigos asi los que en su dicho auia referido
el Ciprian corno lo~ que escritos en los dichos dos instrumentos
y por ellos se auerigo que ni tales actos se hizieron ni tales te·
stigos entreuiniero segun en lqs instrumentos se lehia. Ni la mu·
ger del mue_rto fue iamas · en la sagrestia, ni perdono ni estuuo
en casa de mfco Peiro. Testificalo el testi. 1 f0 1 de los actos
sennalados de L. Mfco jaim Peiro que el dicho Cebrian allega
por testigo y en cuia casa y presentia dise que se hizieron los
dichos perdones es el 3. testigo dd dicho processo f0 3 pag. 1
et ì dise que la muger del muerto no perdono sino que pedia
iustitia còtri:} quien hauia muerto Il su marido y que el desistimiento
que desian de la cuniìaùa hierno è hija: eran condizionales y no
corno el instr~m e nto del>ia y que et Cebrian no còtinuo et acto
en la segrestia. y mas dise que la muger del muerto iamas per-
dono ni entro en casa dedeste testigos iamas. Lo mismo dise juan
Peiron su hermano del dicho doctor Peiron que es el testigo
XLVUI DIONIGI SCANO

quarto que et iamas se allo en et que la muger del muerto per-


donasse.
Y en el strumeto del perd on que Ce brian hizo de la muger
del muerto c<)tra de lo que al mismo Cebrian dixo en su con -
fession se allan escritos por testigos el canonigo Anthonio Va-
lentin 'i Anthiogo M assa. El canonigo Valeetin que es le testigo
segundo Dise que el no conosce la muger del muerto, ni nunca
ha sido testigo ni entrenuenido en acto que ella hiziesse, vide
in d. processu f0 3. El otro testigo scr ito en el instrumeto que
es antiogo Massa dise que conosse a la muger del muerto pero
que nunca le ha uisto hazer ni a ella ni ha ningun deudo del
muerto ningun perdon o acto, vide in d. processu f0 5. Por las
quales cosas quedan los dichos actos falsos y el dicho Marco
Cebrian conuesido de falso.
Y asi io corno fisc.al le acuse al dicho Cebrian de falsario y
de preiuro y pedi que fuesse exeplarmete castigado parece la di·
Acta L. L. cha acusation presentada sennalada da L. L.
Por lo qual el dicho Cebrian me consebio odio capita i mas
de lo que me tenia y assi defendiendose todo su danno y mal
melo atribuie ami y se duele de mi. en una scriptura que puso
de sensation de su delicto que esta presentada sennalada de letra s
Acta L. L. L. L L L. y en et dicho Cebriano nò niego el hecho sino que se
escusa !ice! mulliter que no fue per dolum sed per errorern.
Asi que sefior si un notario corno este que el rnesmo di~e
que es scriuan o ò notario tan ant!guo y scriuano ò notario dela
Cor te A r chiepiscopal. Secretario y notario dela Sta ffi y secre-
tario del Santo officio segun et lo dise en la dicha su scriptura
de sensation sennalada L L L pag. prirnera en un acto pu blico
estante las partes biuas y presen tes y libres, y en presentia de
dos tribunales tan suprernos corno era los del Arco bb:po y dt-.1
visorei y conseio rea l de Serdefia a oios uistos testifico falsamente
y forjo dos actos falsos. mire si se éltriuir a a testifica r falsamente
c<)tra mi en un iuhizio corno este donde los riombres y conoser
los testigos se encu mbre y coh ta nta comodidas y facilida d puede
contra mi y en mi ausencia testificar. y es de nota r que en estos
i:ICtos siendo unos y cada uno dellos unico contextu Marco Cebrla
habla dellos tres uezes y cada vez de su manera diferente ò
contraria. la primera que es corno rezan los instruméntos. L a 2.a
corno lo testifica cJ n iuramento ante el visorei. La 3.a corno lo
relata en una supplication ò escution iudical que ante el visorei
SIGISMONDO ARQUER XLIX

presento. O seculum o mores. Estos son sennor inquisidor los


hombres honrados de Serdefia secretarios del santo officio y asi
deuen hir estos processos qual dios se apiade.
Si esto còtra mi ha hecho y haze el secretario del santo
officio de Serdefia que haran los otros. y si este es tal que ha
de estar en lugar de luz, y es tinieblas, que haran los otros, et
ipse tenebre quante erftt y no solamente hizo este Cebrian los
dichos actos' falsos pero aun hizo 0tros segun èonsta en el dicho
processo L. f0 7. Y tambien hizo otro testamento falso en un Otros actos falsos
pleito qua lleuaua Vicente Mora de Callar còtra un Hulano Selles de Cebr ia. Acta L
y asi fue declarado en Callar por el visorei y Audentia real còtra
el dicho testamento tabelli onado por el dicho Cebria los actos y Acta.
prouanca dello estaua aqui entre mis escriptura y la parte que
era el dicho Vicente Mora uino a pedir su processe y se lo dieron
io supplique que antes que se le diesser. sacasse del dicho pro-
cesso la prouança de la dicha falsedad y sententia y no ueo que
se ha hecho. loado sea Dios . Y por et dicho processo no solo
constaua la dicha falsedad pero aun constaua otra c.:au5a de ene-
mi:;tad capitai entre el dicho Cebria, mi padre e mi, porque
siendo mi padre aduogado en la dicha causa saco a lus la dicha
falsedad contra el Marco Cebrian. e io tambien la auia de mo-
strar en Corte que era tambien aduogado dela misma causa y
porque no se accabassen de saber estas maldades Cebrian o con
su dicho ò de su amigos me hecho en este profundo. Ser prouada
por lo suso dicho Id capitai enemistad es notorio in facto et iure.
Ytem por lo suso dicho esta prouado que Cebrian fue pe-
riuro y falsario y uehese in iure per que testes instrumentarij
detrahenles instrumento annulla.! instrumentum ut in casu nro. c.
cun jones. de. fide instr. et ibi glo. et dd. c. tertio loco et ibi.
g/o. de. probatio. vide /. /. in /in ff. qaemad. testi. aperi est.
bona. glo. in p. sed. aduersa in. c. in nra praesentia de testi.
Ytem per dwtan uariationem & con/es'enem notarj ut dici-
mus de teste vario.
Ytem probatur jalsitas nam notarius in con/ectione instru-
menti debet adhibere testes rogatos et cognoscentes cotraentes et
id testificatur n ·tarius in instrumento sfìt uira ad literam. in
Autem de insh'u. causa fide. si quis igitur mili, ibi aduocet
testes etc. et /.a in tota il/a autentica. et Auten rogati C. de
testi. glo. in. /. ad fldem ff. de testibus. Ham alias dic quomodo
potesi r,otaàus · aliquos esse testes, nisi suue.rit ab ipsis an inie!-
L DIONIGI SCANO

liKat et scià! que gerentur. Que bene posfìt esse presentes corpore
et non spirita et sic non esse testes 1 Coram /f. de .rbo. signi. et
//. ibi in allegatis. Et hinc arguitur probatio falsitatis manifeste
et e.rcluditur e.~cusatio Cipriani in dieta seduta e.rusatoria signata
·L l l. pag. 2.0 donde dise que sin interrogar la muger del muerto
sino que dP. lo que a el le parecio comprehender hizo el dicho
acto de perdon o desistimienl:). y que no rogo dello ningurios
testigos sino que puso en el acto algunos de los testigos que
estauan en aquel lugar segun a el le parecio. y asi por la tal
excusation la falsedad no esta excusada pero mas prouada.
38. · LOS HljOS DESTE CEBRIAN me queran mal corno el
mesmo padre y por las razones que militan còtra al padre no
han de ser cr eh idos los hijos.
39. · MICER AGUSTIN DE GUALBES que agora se llama don
Agustin de Guai bes que di se ser doctor en lei es es sobri no del Visor~i
don Alvaro de Madrigal y depende dela uoluntad del dicho visorei y
corno al dicho uisorei no es iusto se crea contra mi por la s ra-
zones que ariba tratando del visorei tengo dichas menos puede
ser este creido pues depende del visorei y tambien porque siem ·
pre se imagino que quitandome el officio, con el fauor de su tio
el visorei obternia el, el dicho officio mio, y assi siempr e el y el
visorei me han malignado, ut diuideret sibi uestiméta mea & su·
per uestem meam miterét sortem. I ta mhien este me quiere mal
por que ruando succedio la falsedad que tengo dicha de Marco
Cebrian este estaua casado con una deuda mui cercana del
Testes Marc;o Cebrian y de ella tenia hijos y creo que dello ha i testi·
gos en ia Corte y por que io no quisse hazer lo que el me ro-
go en fauor de Cebrian, y preuhizio de la iustitia vP.nimos a mui
malos terminos, y asi por las razones sobre dichas y por esta
me quedo enemigo. \ si agora el dicho Gualbes rige mi officio
puedelo v. m. saber de la Corte .
Este Gualbes me es tambien por otrn parte enemigo por
que se le muri o la dicha primera muger y con el fauor del vi·
sorei caso con hermana del gobernador de Sassar don Anthioco
Bellit la qual era biuda y en primeras nuptias hauia sido casada
con jua n Miguel Simon tio carnai de los herederos de don A·
lon-so Carillo procurador rea l que tengo dicho y por la dicha uia
ha parentado con los Capatas, Carillos, Aimeriques y con los
Aragalles enemigos capitalissimos mios y esto çs publico y no·
torio y se podrà prouar los dichos paretescos con la hermana
~~~~~~~~~~~~
SIGISMONDO ARQUER LI

del dicho Gobernador por testigos en la Corte. Y aduiertase tam- Testes.


bien a esto a lo que dire abaxo hablandu del Gobernador de Sasser.
40. · PHELIPPE TORRELLAS y otros de su nombre y deu-
dos con parien tes mui cercanos de los Aimeriques y sue malifi -
cios passados algunas uezes han hecho iuntos y siempre se han
tratado estos T orrellas por tan enemigos capitales mios, nròs,
corno los Aimeriques y todos son tenidos por perconas fascino·
rosas y de la dicha conspiration delos T orrellas y Aimeriques
que me son capitalissimos enemigos consht per escritura inditia l
dellos que esta en le primer processo sennalado de A. y empies- Acta A.
sa f. 135 y se continu a por muchas hoias sigue ntP.s.
La qual escriptura es ord ena y firm'ada por el dotor Adceni
ut patet in eodem rocessu f. l48 el qua l es enemigo capitai de
mi padre y mio segun ariba tengo dicho y asi todos estes. son
una liga y conspiration en destrution mia.
I assi allende las dichas enemistades capitales que los mis·
mos Torrellas y Aimeriques confiessan en la dicha escritur as, y
otras tambien han sucedido 0tras que mi herm ano Pedro juan
Ar quer dio una éuchillada al dicho Phelippe Torrellas que lede-
sgia reto y puso a peligro de perder la uida segun otra uez tengo
dicho y parece por una scritura que sobre elio di a su M. poco
antes que me prendiessen que esta presentada en estos actos
sennalada de n. 17 y son dos supplicati ones copia una de otra Acta 11.
del dicho sennal. y esto ser assi lo puede v. m. facilmete saber :
y si fuere mester traher prouan ça dello de la Corte o por actos
o por testigos por los quales tambien constara corno por este
T orrella se ,accuso crim inalmete al dicho mi h e r m~ no y otros dèu· Acta vel testes
dos mios mediante el dotor jaime Bonfill qu•! en el dicho nego- Del doctor ml. Jai-
tio desjaretameto o muerte siempre entreuino con odio capitai me Bonfill.
corno accusador, procu rador, o letrado, de los dichos T orrellas.
41. · EL D OTOR Mfco ADCENI es enemigo capitai de mi
padre y mio y esta prouado por lo que tengo ariba dic:ho del
en el discurso generai que tengo dicho ariba delas enemistades
que tengo en Serdefia.
j serme enemigo capitai y corno tal tratarse contrami pru-
euase euid entemente y dalo firmado de su mano en la escr itura
que esta en el dicho ~rocesso de A . de la hoia 135. ha5ta. 148. Acta A.
donde con mucha malitia y falseded criminalmete me accusa y
con iniurior isimas palabras malamete me trata y darasse mas par-
ticular razon desta enemistad simpre que mester sea.
LII DIONIGI SCANO

ffi Este en un ma· 42. - JUAN NAUARRO 6 XARTE que bin no me acuerdo
morial secreto tue de su renobre esme enemigo porq allede de ser todo de do11
presentado por te·
Hieronimo Aragall y de otros enemigos mios, es criado de la
stlgo por mis ene-
migos y testifico
vireina que oi es mug03r de don Aluaro de Madrigal y fue tam·
cOtra mi. Vide in bien criado del padre de la dicha uireina y asi corno no ha de
d. processu A. f. ser creido cotra mi el dicho visor ei por Jas razones que ariba
73 tu 31. tengo dichas no ha de ser creido este su criado y tambien por
Mfco Comprat ser · una misma cosa con et dotor mfco Comprai corno se prueua
por lo que dire abaxo y por et particular odio que me tiene por
que este y el dotor m. f.co Comprat tenian rubada una hazienda
de vnos pobres mercaderes Venecianos, è io uiendo su iustitia
defendi este negocio contra los suso dichos y obtuue sententia
en fauor delos dichos mercaderes con tetra executoria contra los
dichos Nauarro y Comprai !a qual sententia y executoria es de
mucha quantia y mucho mas que nèl uale la hazienda del dicho
Nauarro. el qual por perder en esto toda su hazienda y rn. f.co
Comprai la maior parte dela suia me han querido y quieren mal
de muerte y se han dolido siempre de ini y dicho que io los he
destruido. Prueuase lo suso dicho por el processo del dicho plei-
Acta to que esta en la Corte en poder de Miguel Amat ò de Mi~uel
Gort escriuanos de Mandamiento de su M . y ti processo es in-
titulado processa Bermardi Rizi o Marci Malipiero contro docto·
rem Michaelem Comprai & joanne ;vauarro y si fuere mester
se podra sacar los actos que conuinieren para prouanca delo
suso dicho, è io dare memoria deJl·)S, y tambien podra ser que
':'estes. en corte haura testigos para prouar muchas cosas delas suso
dichas.
43. - EL DOTOR HIERONIMO MONROS medico es pa-
riente muy cercano deste Nauarro y biue en su casa del Nauar-
ro y no hara mas delo que le ordinare Y· es iusto que conio no
ha deser creido contra mi el Nauarro no sea creido Monros que
en casa de aquel biue y del depende y creo que desto habra
Testes testigos en la Corte. Ytem por que este Monrros tenia cierto sa-
lario publico dela ciudad de Caller y mi padre hallàdose consel-
Jer en cap. et qual officio es cabessa del regimièto de aquella
ciudad se lo quito lo qual, por que era estipendio onrado y proue-
choso, sintìo mucho el Monros y semostro mui enoiado còtra mi
padre y mi: y se le acrec~nto el odio que nos tenia corno dela
parcialidad delos Aimeriques y Capatas delos quales es amicis·
simo y nro inimicissimo y tambien me quiere mal por que es
SIGISMONDO ARQUER LIII

hijo de un cannonigo y corno es bordo ò illegitimo siempr.e se


ha mostrado enemigo mio dequando supo que en las historias
de Sardeiìa mias se tachaua que los clerigos tuuiessen hijos y
podrase prouar lo suso dicho todo. Y mas este corno enemigo ·
mio y ministro de los Capatas e Aimeriques tambien por còpla·
serles testifico còtra mi apedimiento delos dichos mis· enemigos
en el processo falso que me hizieron que tengo presentado sen·
nalado de tetra A. vide in eo f. 70 pag. 2 del qual processo CO·
mo otras vezes tengo dicho fui sin ningunas defensas mias ab-
suelto por su attesa y suppremo conseio de Aragon segù parece
en el processo còsecutiuo que tengo presentado sennalado de
tetra B . f. 129 pag. 2 dise corno no me quixe defender y asi si
este testifico en esta causa no puede ~er crehiJo presumitur ini·
micus de iure qui bis còtra aliqué testifìcatur in causis crimina-
libus, te.i· ad !itera cii sua glo m. c. ineminimus. et c. cum Pmii
con ella de accusatio. et I. produci et ibi. glo C. de testibus, y
ansi como entonces testifico por amor de mis enemigos que me
hizieron aquel processo y le presentaron este testigo ut patet in
f. 5 allegato y corno los dichos mis enemigos en memoriale se-
creto presetaron el dicho medico còtra mi parece en el dicho
processo de A. fol. 7 pag. p. y còforme lo que ellos alli pidie·
ron asi testifico en la dicha hoia de 70 pag. 2 y corno en aquel
processo le presentaron mis enemigos y testifico lo que ellos pe-
dian asi se ha de presumir en este per regu. C. semel malus de
regu. iur. in 6 et semel calumniatus iterum presumitur calum-
niari /. 4 et I si cui crimen et ibi glo. in Par. f. f r. de ac-
cusa etc.
44. - JOAN CARBONEL agora aguazil de la mar en Caller
es criado y escudero de don Pedro Vaguer obispo del Alguer.
segun parece en et processo que tengo presentado sennalado de Acta N. 1 A.
N° 1. A. i 0 44 pag. 2. este es grande enemigo mio y de mi pa·
dre corno el Obispo del Alguer su amo asi por ser criado de
aquel corno por hauerle aquel y los Capatas hauido et officio de
aguazil dela ma r conque agora biue. come tambie porque en
Caller tiene por arrimo y amparo alos dichos Capatas y Aimeri-
ques aliaùos desu amo el Obispo del Alguer y tambien me quire
mal e.r causa particulari porque hizo cierto maleficio allandome
io en Caller y a instantia del fisco se procedio contra del y e-
stuuo por causa mia mucho tiempo en la carcer y fue castigado
en parte por su delicto aunque no tanto corno merecia por e!
LIV DIONIGI SC:ANO

fauor que tuuo con el uisorei mediante los dichos sus parciales
pero este aguazil siempre entendio y se quexo de mi dis!endo
que todo su mal selo hauia ca usado io mediante el nombre del
fisco, y ministros fiscales y que si no le ualieran sus parciales o
valedores io le huui era destruido del todo mediante la accusation
criminal puesta còtra el por el fisco y el processo desto esta en
Caller en la scriuania de la lugartenétia generai del Reino.
45. - OTRO CRIADO DEL OBISPO DEL ALGUER esta en
Caller que creo sellama maestre Francisco corno criado de tal
amo enemigo parece que no deue sèr admitido còtra mi y por
ser ministro de los Capatas y Aimeriques mis enemigos. y la e·
nemiga del Obispo del Alguer y de sus criados tengo prouada
ariba en parte y la prouare abaxo manifestissimamente por la
qual no han de ser creidos ni el Obispo ni sus criados contrami.
46. - H ULANO CABITZUDO aguazil no ha de ser creido
por que es criado de don Hieronimo Aragall mi enemigo y porque
Acta el aguazilasgo que tenia est2ndo io en Serdeiìa a istantia del
fisco con aquerdo y conseio mio se le quito por el visitador mf0
Pedro Clauero segun consta por actos que estan en la corte: este
pues uiendo que por causa mia se le habia quitado el aguazilasgo
que le habia dado don Hieronimo de Aragal su amo y que hauia
perdido el officio enque consistia todo su ser y uida hame con-
sebido odio y puede falsamente hauer testificado contra mi.
47. • ANTONIO CABITZUDO es hijo del aguazil dicho Ca·
bitzudl) segun se podra prouar por testigos que estan en Corte.
No ha deser creido por las razones que militan còtra el dicho
padre, y por otras tachas que cotra del concurren.
48. · EL DOTOR Mfco SALUADOR LUNELL es de casta
de iudos que su padre o aguelo se fueron por sus pies ala pila
y por essa uia es parienle harto cercano en grado al dotor mfco
Miguel Compra! y al canonigo Comprat enemigos capitales mios
segun tengo prouado ariba en esta lista quando dellos hable y
este Lunel amas de ser pariente delos suso dichos es amicissimo
dellos y no haze mas delo que ellos quieren y dellos depend e.
y mas que este studiando en Pisa tuuo pendensias con migo
e io le maltrate e iniurie y succedieron graues iniurias y enemi-
stades capi tales entre el e mi, y siempre me ha querido mal y
seha mostrato enemigo mio, y se ha procurado vengar de mi y
perseguirme. Y corno es deudo muij cercano delos dichos Corn-
prates por consiguiente corno ellos depende dela voluntad delos
SIGISMONDO ARQUER LV

Aimeriques y de otr os mis enemigos y per esta nomina de per-


sonas principalmente he tenido hoio de nombrar las perconas de
que podia tener prouanca aqui en Spana hedexado d~ desir otras
importantes tachas, è nombrar otras perconas ami enemigas y
que son subordinadas y dependen demis enemigos corno son
Pedro Sapater, y hulano Coni y hulano Guitart delos quel por Pedro çapate r
secretario y escriuanos se sirue el Senor inquisidor de Serdefia Hulano Coni no·
tari o
y con ellos hHze estos negocios, y mediante tambien ellos saben
Hulano Gultaz seri·
quanto contra mi pasa y se hurde todo de mano dellos. Dios lo uano.
remedie pues ellos libremente amatian y falsamete me offendes e
jo preso quatro annos sin poder defl:!nderme hede adeuinar los
que me accusan y pelear a ciegas. Que sj io estuuiera libre aun
que muestro mucho mi iustitia mucho y mas mostrara.
Ma no puedo porque se me impide: lo que io fatto Dios lo
supla, al qual Jaor y alétbança. Amen lesus.
Isteuan Lune! padre del suso dicho dotor Saluador Lunell
tambien es enemigo de mi padre y mio porque el dicho Isteuan
Lunell corno es xpiano nueuo de iudio y tratante aun atta en el
vino que vendia hazia fraude por lo qual apedimento de mi padre
que regia de abogado fiscal y consegero en Serdefia segun pa-
r ece en el processo sennalado de A. f0 34. pag. l. fue mediante Acta A.
el dicho mi padre mulctaJo ò penado en cier ta quàtia laqual tam-
bien mi padre corno ministro della corte cobro y dio en queta
segun parece en dicho processo de A. f0 49 pag. 2 y còmo el Acta A.
dicho negocio era por su qualidad y infame còtra el dicho Lu-
ne! nos 'tiene odio. Si io estuiesse en liber tad y supiesse los te-
stigos deste y otras perconas que tengo nombradas ariba mucho
mas prouaria y otras que podria no111brar m!!s corno no se si
acierto co sola la poca prouanca q!.le aqui se alla procuro de
acortar cofiado de mi iustitia buena deseando el fin deste negocio:
y cobra mi libertad,

ffi
SASSAR
49. - DON ANTHIOCO BELLIT GOUERNADOR DE SAS-
SAR baxa de cepa de los aragalles y assi es pariente mui cer-
cano de don Hi eronimo Aragall enemigo capitai mio, y asi su
hermano deste gouernador que es llamado don Reiner Bellit pos-
sehe ciertas villas y lugares en Serdefia delas quales fueron in-
LVI DIONIGI SCANO

uestidos los Aragalles aguelos del dicho don Hieronimo y asi los
dichos lugares corno herederos y successores de sangre delos
Testes dichos Aragalles y comumente se llaman Bellites y aragalles y
Acta corno deudos mui cercanos se tratan; y ser esto en si uerdad por
que es publico en los de aquel reino se podra prouar por testigos
en Corte y podra ser que se allen actos dello en SpHna.
Ytem otra razon de enemistad con este ·gouernador porque
esta casado con dona Elena de Alago pariente cercana de don
jaime de Alagon conde de Sorres hierno del visorei don Aluaro
de Madrigal enemigo mio por la r asones que del ariba tengo
dicho. I mas la dicha dona Elena de Alagon es sabrina de las
mugeres de don Hieronimo de Aragal y de Acor Capata enemi -
Testes gos capitales mios y de todo esto se podran allar testigos en
Corte.
Ytem este gouernador tiene casada una hermana con mfco don
Agustin de Gualbes sobrino del visorei don Aluaro enemigo mio,
Testes y desto tambien se allaran testigos en Corte.
Y por carta que este gouernador me escribio, è otra que hizo
escriuir a vn fraile deudo suio que abonaron a Geruasio Vidini
y me rogaron le recibiesse en mi seruisio le resebi por criado
estan estas cartas presentadas asi del govenador corno de frai
Acta N. 1O. Bellite del orden de S.to Francisco, sennaladas de Numero 10 y
asi puede ser que por lleuantarme la rauia que me han lleuantado
mis enemigos disiendo que el dicho Geruasio era Luterano y
que le tuue por criado haia sido lleuantamiento y cosa urdida por
mis enemigos los quales pueden h<rner urdido còtra mi no solo
las dichas pero otras maldades: que por uenir de tal origen no es
razon que me dannen y deuo ser dado por libre.
50. FRAI ARCANGELO BELLITE es deudo del dicho Gouer-
nador de Sasser don Anthiogo Bellite y delos otros Bellites y A-
Aragalles y enemigos mios segun ariba hablando deste Gouer-
nador tengo dicho y corno este dependa dellos no .es i usto que
contrami sea creido antes se ha detener por cierto que el lleuà-
tamiento que se me haze en todo este negocio es cosa procurada
y falsameh:~ lleuantada por ellos, por que entre otras cosas este
frai Bellite me escriuio mui encarecidamente y me 11bono la per-
cona de Geruasio Vidini por que io la ret:ibiesse en mi seruicio
segun parece por dos cartas suias que tengo presentadas en el
Aota N. 10. processo sennaladas qe Num. 10 y despues parece que esta mi-
sma pardalidad de Bellites Aragalles y Capatas me lleuantaron
SIGISMONDO ARQUER LVII

esta rauia de Luterano ami y al dicho Geruasio, y assi si se mira


ala trama deste negocio parece que estos y semeiàtes testigos
no han de ser contra mi creidos, sino que todo es conspiration
y trama de mis enemigos y no han de ser contra mi creidos y
contra de mi limpiesa.
51. - DON ANDRES MANCA ASSESSOR DEL GOBERNA-
DOR DE SASSER, es enemigo capitai mio y deudo de todos mis
enemigos por que su padre don jaime Manca segun tengo dicho
ariba fue uno de los que conspiraron cotra el visorei don Anthon
de Cardona y còtra mi padre en tiempo de la uisita del Obispo
del Alguer segun podra parecer por los actos de aquella visita Acta
que creo se hallaran en Corte: y este heredo las paternas ene-
mistades.
Ytem este don Andres Manca es casado con hjia de don
Galceran Cedrelles y de dona hulana Carrillo muger que fue del
dicho don Galceran, è hija del procurador real don Alonso Carrillo
enemigo capitalissimo de mi padre corno tengo prouado ariba y
alo.i este don Andres tiene dela su muger hijo y asi el y la dicha
su mugt.r e hijos son primos y deudos mui cercanos con los he-
redos de Carillo y los Capata enemigos capitales mios, por que
segun tengo dicho y prouado ariba don Alonso Carillo tuuo un
hijo y una hija. y del hijo baxan don Sebastian Carrillo casado
con hija de Acor Capata, y dona Francisca Carilo, casada con
Francisco Capata hijo del dicho Acor Capata, y asi estos Carillos
hermano y hermana casados con hijos de Capata eran sobri11os
hijos de hermano de la suegra deste don Andrea y asi por con-
siguiente su muger es prima hermona delos dichos don Sebastian
y dona Francisca Carrìlio y Capata y los hijos de los unos y de
ios otros primos segundos. y esto es publico y notorio y podra-
se prouar cò testigos en la Corte y que corno tales parientes
se tratauan y tratan y siempre que hiua este don Andres en Cal-
lar posaua en casa los coheredos dt;J dicho Carrillo y siempre
se han tratado con grande amor de parentesco y mistad y ha
sido de la mesma faction dellos y de Capata.
Ytem est don Andres tiene casada una hija o desposada con
con hijo de Anthioco Virde los quales padre e hijo fueron incul-
pados derebeldes y traidores còtra el Rei e io fui en Sasser a
hazelles processo a ellos y a otros segun parece en unas copias
o registros de cartas mias que escriui a su Altesa y ~uppremo Acta signo
conseio de Aragon las quales presento quando semeden de entre
LVIII DIONIGI SCANO

mis escripturas sennaladas. y ser asi euidentemente se prueua


por una carta de su Altesa que tengo presentada sennalada de !e-
Acta R. tra. R. y por esta causa que io procedia còtra estos Virdes in-
Acta Car.a Gasp. culpados en el dicho delicto scriui a don Gaspar segun parece
la carta que se me dio aregonocer que no le quixedar una carta
que el le escriula segun que otras vezes tengo dicho y ansi por
causa del dicho negocio, y dichos Virdes alo$ quales piensa que
io hize mala obra y ditrabaio, me quieren mal. y puedese pro-
Testes. uar cò testigos en Corte que el dicho don Andres tier. e ia en su
casa ala hija del juan Virde con su hijo por que ambos son mo-
chachos, por que ella credendo no tome otro marido y le huiga
la presa.
Ytem este don Andres pretiende tres uillas mui buenas en
De Don Gaspar Ca· Serdefia que son llamadas Tiesi, Qaelemule, Besade lds quales
riga. tambien pretienden don Gaspar Cariga y el maestre rational de
Serdefia Anthonio de Rauaneda y asi hai en este pleito estos
tres competidores, y este don Andres con e! don Gaspar Cariga
son parientes y qualquier dellos viene de la misma cepa del pri-
mer acquisidor de aquellas uilias y corno descendientes de a-
quell las piden asi entr e ellos qualquier concierto harian para
excluhir al maestre rational que es estrangero y lo pide por uia
de su muger è hijos que tiene de ella por cier tos testamentos y
causas de qaibas in processa y corno t'!ste processo es de gra~­
de hazienda y qualidad ha causado y accrecentado grandes odios
y rancores no solo còtra el diche maestre rational pero principal·
mente còtra sus letrados y perconas que per uia indiriaria le aiu-
dauan en aquel pleito por que vehia11 que mediante los tales le·
trados toda la hazienda y onor de su auolorio passaua dellos en
poder del maestre rational y asi en poder de mano agena, y co-
rno el dicho maestre rational no tuuiesse en Serdeiìa otro letra-
do sino a mi Padre, y ami ia dende Serdeiìa que heuia de uenir
en la Corte me oHrecio que patrocinàdole en corte saliendo con
et dicho pleito me daria mii ducados segun parece por un in-
Acta N. 10 strumeto publico que presento sennalado de Numero IO et litera
litera K. K y corno fuesse publico alos dichos Manca y · Cariga que mi
padre era aduogado en Serdeiìa desta causa, e io lo hera y
hauia de ser en Corte donde este processo se hauia de venir
a determinar por que io no pudiesse aiudar al maestre rational
que tenia la confiansa de todn esta 1~ausa en mi y los dichos
Manca y Cariga me temian y desconfiauà de ganar la causa por
SIGISMONDO ARQUER LIX

que bien sabian que io sabia que ellos tenian pocca iustitèa y la
maestre rationale sobraua acordaron de unirse còtra mi y he·
charme en el profundo por que io no les impidiesse la percecu-
tion dela causa y sententia que se hauia de dar en Corte ni pu-
diesse defende la iustitia de Rauanedo Maestre rational y asi
poco antes que viniesse el processo asententiasse en corte o el-
los o alguno dellos pueden hauer falsamente testificado còtra mi, Acta.
o hecho falsamente testificar a otros. Y ser lo suso dicho uerrlad
se puede prouar en corte sacanda fe del dicho processo de co-
rno las dichas tres partes litigan sobre las dichas tres uillas, y
corno los dichos Manca Cariga son deudos y el dicho Rauaneda
strangero y de corno este pleito le lleua siernpre mi padre corno
abogado del dicho Raueneda y que del dicho pleito nacieron
grandissimos interesses y enoios entre las dichas partes segun
tarnbien se muestra por otra scriptura que luego presentare sen-
nalada de Numero 11. !itera L. y asi por esta causa de tan grande Acta N. 11
interes pudieron los diehos Manca y Cariga hazer liga y conspi- Litera L.
ration entrellos con los demas enemigos mios para testificar ellos
6 testificar otros falsamente contra mi: y que io no me pudiesse
hallar altratar y determinar del dicho pleito en Corte y assi 11ego
mi processo onde surtio mi ca ptura con el processo suso dichas
del pleito de Tiesi para que se determinasse en la corte que
todo vino en una mano segun otra ues .tengo dicho y se podria
prouar con testigos y autos en la Corte y asi parece que si hay Testes
testigos del Cabo de Sassar que còtra mi testifiquen todo deue Acta.

ser falsedad inuentada por esta causa.


Ytem este don Andres es un hombre deslenguado y desaca-
tado y malmirado en lo que dise; y asi en un pleito criminal se
desacato y dixo malds palabras en una escriptura còtra e! viso-
rei y real conseio de Sardefia y fueron tales que el visorei con
aquerdo del conseio en el qual io por mi officio 'entrauine mando
prender y echar en la carcel publica al di cho don Andres Manca
y con aquerdo del conseio proceder còtra del para castigarle. y
aunque io zelando la pas comun aunque no se podia escusar el
desatato deslenguamiento y delicto deste don Andres procure
de aplacar el negocio segun parece en mi uoto toda uia al viso-
rei y alos demas del conceio parecic1 resolutamente que el dicho
don Andres hauia delinquido y que fuesse puesto por ello en la
carcel publica y se procediesse contra del corno delinquente con-
forme a iustitia; y assi fue hecho segun parece en el aquerdo
LX DIONIGI SCANO

secreto que sobre elio se tomo el qual en publico instrumeto


Acta N. 12 preseto sennalado de num. 12 y !etra M. y corno este era ne-
Litera M. gocio fiscal y el primer uoto fuesse el mio siempre el don Andres
dio la culpa de su carcel y desonrra ami. pensàdo que io por
amor del maestre rational conquien pleiteaua le hania hecha mala
obra por que el no podia saber mi uoto por cosa secreta que
iamas se publica y asi no pudiendolo co nstar de mi lirnpiesa en
elio sino que seuio preso y afrentado siempre entendio que io
fui causa de su afrenta y carcel y assi siempre me ha querido
capitalmente mal. y pluguiera a Dios que el fu era tcrn bueno y
iusto corno io lo fui en el dicho negocio y asi consta por el dicho
instrumeto publico delas causas de enemistad que este don An -
dres tiene contra mi. Ytem consta que es es un mal hombre des·
lenguado y desacatado y que habla no lo que deue sino lo que
asu pasion sele antoia, y asi corno se desmando en lo demas
còtra et visorei y todo el conseio en mal hablar de todos ellos
se puode hauer desmandado 6 hecho que otros se desmanden
còtra mi malamente. Ytem en este aquerdo en el uoto del mae·
stre rational consta del pleito que tengo dicha ariba era sobre Tiesi
entre el y el dicho assessor.
52. - DON JUAN MANCA DE DEAN SASSER es hermano
don Andres y no es iusto por las causas que militan còtra el
hermano que sea crehido.
53. - DON GASPAR CARIGA es enemigo de mi padre y
mio por causa del dicho pleito de la Villa de Tiesi y otras segun
tengo diche hablando desto en la percona de don Andres Manca
testes. y tambien porque es pariente de don Hieronirno de Aragall y de
otros enemigos mio lo qual tambien podra ser se prueue por te-
stigos en Corte.
54. · EL ARCHIPRESTE CARIGA es hermano del dicho don
Gaspar Cariga y pues estodo una cosa consu hermano no se le
ha de dar aedito por las razones que contra el dicho su hermano
militan.
Estos Carigas y Mancas son los principales de Sasser y estando
corno dicho tengo el gouernador de Sassar in clinado contra mi
segun tengo dicho ha sido cosa facil amis enemigos ò testificar
ellos contra mi ò hazer testificar falsamente a otros que no es
esta la primera ves que se ha hecho en Ser defia segun ariba
tengo dicho y prouado y assi tienen ciertos clerigos y legos para elio,
y entre ellos a Cosme pastor y a otros vellacos. D ios lo remedie.
SIGISMONDO ARQUER LXI

55. - COSME PASTOR es un clerigo criado y hechura y


ministro delos dichos dean Mancha y Archipreste Cariga y desus
hermanos y mui amigo e intrinsico detodos ellos. y asi mediante
este Pastor esfos Mancas y carigas perseguieron al arcobispo de
Sassar don Saluador Alepus. y le hizieron muchos processos e Testes
hizieron sallir dei Reino y dieron mii molestias loqual creo se Acta.
podra prouar eil corte con actos y testigos y dello plenamete
consta por actos en Serdena. Este Cosme pastor es atreuidissimo
e importunissimo e pidiendome ciertas cosas que instaua contra
su prelado et Arcobispo de Sassar corno me pareciessen iniustas
selo reprehendi e impedì e uiendo su desuerguensa contra el
dicho su perlado en cierto auxilio que pedia còtra ~el dllandome
io en Sassar. viendo que no bastauan buenas palabras dixele
palabras graues y pesades corno su atreuimiento requeria y no
quixe hazer ni aconseiar al Gouernador lo que me pedia delo
qual y por las palabras que le dixe y otras cosas que hize còtra
sus iniustas pretentiones me consebio odio, y asi corno lo era
antes onido con mis enemigos lo fue mas despues. Este es un
hombre uellaco y vindicatiuo y procliue a hazer qualquier maldad
para sallir con sus malos intentos: y muchos annos ha quando
fue la prision del medico maestre Thomas Roca, se desia en Ser-
dena que esta fue uno de los que testificaron contra el dicho Tho-
mas Roca porque aquei le hecho de su casa porque la festeiaua
à su hermana Diana Roca y la quixo sedusir y corromper, y corno
el dicho medico prouehiesse en la conseruation y honra de su
hermana y le desecase de su casa o no le permitiesse entrar en
ella y le mal tratasse le consebio odio y accuso falsamente. y
esto mui bien lo huuiera podido saber el inquixidor de Serdena
si quixera, delos hermanos del dicho Roca y por et processo que
al Roca sete hi w que pues no fue iustitiado por etio antes boluio
en su ca.sa de creher es que hauiendo sido este, alo que se de-
~ia el urdidor del processo contra el Roca que le deuio obiectar
e impugnar. y este processo del Roca no puede dexar de allarse
o acqui o en espaniìa en Corte porque pues todo este mi pro-
cesso alo que parece se funda en el negocio deste Roca rason Acta
era que el inquisidor de Serdena lo haia todo imbiado por la
connexion del negotio y en el constara corno este testigo corno
malitioso y uellaco fue legitimamente impugnado porque otramente
no salliera el Roca libre dela carcel corno sallio, o si este pro-
LXII DIONIGI SCANO

cesso entero no ha uenido aqui: no es sin grandissim a malitia


para ocultar la verdad en mi periuhizio.
Ytem el Arcobispo de Sassar don Saluador Alepus es tio de
Testes mi cunnado el dotor Hieronimo Rams, o otramete su pariente
propinquo _segun se podra prouar por testigos en la Corte. còtra
este tuuieron y tienen grandissima pendentias y rebueltas el dean
don JÙan Manca hermano del Assessor don Andres, y el Archi-
preste .Cariga hermano de.I dicho Gasp1u Gariga y uino a tanto
que en la iglesia allende delas malas palabras que còtra su per·
lado dixeron el don Ga3par Cariga puso mano al espada, y po-
dria ser que en Corte se allas~n scrituras dello y algunos del
Conseio que se acordassen y corno por el conseio real de Ara-
gon se mandasse proceder en elio contra los mancas y carigas
y por elio los legos Carigas y Mancas que delinquieron fueron
presos por la iurisdiction seglar y los clerigos por librarse asi y
alos legos sus parien tes en la sason de las guerras de P. P. Pau-
lo 1111 con nro Rey aprocessaron por uia de Roma al dicho Arco-
bispo è hizieron hazer cierta condennation en dinero de que ellos
y Cosme Pastor que fue en todo ministro dellos penso ualerse y
enriqueserse y el arcobispo huuo de sallir del Reino, y asi tani-
bien por esta causa crecieron las enemistades destos Carigas y
Mancas y de sus miniStros y asi de uno dellos q11e es Cosme
Pastor, còtra mi, y tambien tengo entendido que des pues que
io me salii del Reino, pensando este Cosme de enriquserse pidio
en conseio real de Serdena sierto auxilo y execution pecuniaria
por la dicha razon còtra los bienes del dicho Arcobispo, pensando
con elio hazerse rico. Mi pac;lre el dotor mfco joan Anthonio Ar-
quer que rige mi officio en aquel conseio le resistio e impedio
que el dicho Cosme ne sallese con su mal intento. y asi se le
confirmo su odio capitai y corno es uellaco è interesable puede
ser que haia testifioado còtra mi o por su malitia o instigado por
los dichòs mis enemigos delos quales depende y tambien dE:I
dean Capata del qual es amicissimo. Delas pendentias delos dichos
Testes Carigas y Mancas y ministerio deste Cosme suso dicho podra
ser que se allen testigos en Corte.
56. - IUAN SALINERO DE CAMPOS LUGARTINIENTE DE
PROCURADOR REAL esme enemigo e ia tengo dicho que esta
puesto en el dicho officio por mano de mi enemigos el procura-
dor real don j uan Fabra y a su lugartini ente generai Gabriel Nin
segun tengo prouado desto ariba hablando de algunos testigos
SIGISMONDO ARQUER uau
de Caller y pues este Campos depende del querer de mis ene-
migos, y lepueden quitar y poner en el dicho officio asu uoluni ad
y el no puede hazer mas delo que ellos quieren. iusto es que
no sea creido còtra mi pues tanto depende de la uoluntad de
mis enemigos entanto que si este procurador real don juan fabra
)
manda a este j uan Campos que no obt:desca al gouernador de
Sassar no le obedesse auncjue le mande cosas iustas y gastos
necessarios para la expedition dela iustitia segun parece en una
car ta que sobre elio escriue el Gouernador de Sasser don Antio-
cho Bellit que esta presentada sennalada do Num.0 10. Acta N. 10
57. - HULANO ROLANDO es criado y procurador y hechura
de don Gaspar Cariga y se podra prouar cò testigos en Corte,
y tambien lo fue y es procurador en el processo que el dirho
don Gaspar Ca riga lleua còtra Anthon de Rauaneda sobre la
villa y baronia de Tiesi el qual processo se allara en Corte del
qual processo supplico que se traiga fe de corno este Rolan,do
es procurador del dicho Cariga y de su madre. Ytem este Rolan -
do es un gran uellaco y tramposo y pretendia una razonable ha-
zien da con la qual por que este es pobre pensaua enriq ueserse
del qual precesso io fui iuez y le di sententia contra segun pa-
rece en el dicho processo el qual creo que esta en corte del
qual pido que se saque fe dela dicha ~ententia si luere mester.
Por lo qual corno a este le hiua en el dicho pleito tod o su ser,
el qual io en la dicha sententia le quite, me ha siempre tenido
odio capitai y me ha procurado todo mal.

ffi
ALGUER
58. - DON V AGUER OBISPO DEL ALGUER es e.nemigo
capitai mio y de mi padre e! doctor Mfco juan Anthonio Arquer
por que segun tengo cticho y prouado ariba, por medio de Acor
Capata y lo otros enemigos de mi padre vino por visitador en
el Reino, y lo primero que este O bispo del Alguer hizo fue per-
seguir ami padre e lniustamente aprocessarle segun parece en
el processo que tengo presentado SE>nnalado de !etra A. num. I. Acta t. . . N. 1.
el qual processo es de cosas pecuniarias segun por el parece y
sennaladamete en la nulla sententia del Obispo que esta a hoias
145 pag'. 2 et I y este Obispo 'sin iusta causa rnas de cumplir
su odio y aplazer a nros enemigos hecho en la carcel publica
l:.XIV bìONIGI SCANO

seglar a mi padre segun . parece en el dicho processo f. 114 pag.


1 et postmodum no haun harto de la desonrra que en elio ami
padre hizo con su ambriento odio sin trat~rse en el negocio de
mi padre cosa ninguna de inquisitio por priuarle mas de sus de·
fei:isas y consortio de los suios co achaque de tenelle mas guar·
dado le hecho en la carcel dela inquisition ut patet in eodem
processa. f . 115. pag. prima en la qual con mucha crueldad sin
causa iusta le tuuo treze meses, desiseis dias entodo tratandose
con el corno enemigo capitHI usando de ministerio de sus ene -
migos de mi padre para mas opprimirle segun parece por el di-
cho processo f. 209 pag. 2 et 1 y ansi en el dicho processo para
Tachas cOtra m.I. cotra mi padre nombro abogado fiscal asu capitai enemigo mf00
Adceni. Adceni ut pale/ in dieta processa f 79 pag. I et /oli 210 pag.
1 y el mismo Adceni confiesa las dic:has capitales enemistades
en el dicho processo f. 161 pag. 2 y en fin este R.mo Obispo le
condenna en mui gruessa quantia de dineros que desia hauer
administrado poi el rei segun parece en este processo en la sen·
tentia f. 145 et l. dela qual mi padre appella y cotra todo dere·
cho le denega la appellation f. 157 y uiendo que ia en corte no
agradauan sus procedimientos y le mandauan dexar la uisita é
boluer a su obispado, sacco ami pabre dela carcel de la inqui -
stion y dio su casa por carcel. segun e assi accabada su uisita
y abuelto a su . obispado vien do que mi padre biua de su aduo-
gaciones auisado dello por nostros enemigos y sin tener poder,
contra toda razo:i le mando (cosa aun adesir dura) sopena dela
fidelidad que no aduogase segun en el dicho processo parece
f. 208. de lo qual mi padre apeli o . nulli/ate salua y persiguio en
hacer su officio. Este pues R.mo que de tal manera procede y
aprocessa uea v. m. si es razon de tenerla en quenta de capitai
enemigo: y que corno iniquamente ò iniustamente percedio à a-
processar a mi padre es de creher que ansi o el haura testifi-
cado contra mi ò hecho testificar a otros sus aderentes o haura
procurado el de aprocessarme o hazer que otros iniustamente
me aprocessen. Pues vehemos que todo lo que cotra mi padre
hizo fue iniusto è nullo è que asi fue declarado por su Al. y su-
premo conseio de Aragon: y mé3ndada restituir a mi padre su
hazienda, contentandose el rei delo que mi padre siempre dixo
que le quedaua en residuo de su adminìstration, y asi se le bo·
luio su hazienda y onrra y officios y asi parece por tres prouisio·
nes reales qlle tengo presentadas la una· sennalada de n. 2. lite·
SIGISMONDO ARQUER LXV

ra B. la otra de n. 3. litera C. la otra de n. 4 litera D. y allen-


de desso su M. le hizo otras mercedes a el y a sus hijos segun
tengo dich0 ari ba y consta por actos.
Aun que por lo dico ariba Hbundosamente consta que ni el
R.mo del Alguer ni sus criados ni' adherent~s haurian de ser cre-
hitlos contro ml: nimenos acosa que de procedimientos dellos
baxasse por que todo depende del odio y enemistad ca pitai que
me tenian y tienen pero aun por que despues de buelto io en
Serd~fia han crecido los odios deste R.mo contra mi segun otrn
ues tengo dicho en este processo.
Y asi si en este processo hai algo del processo que ei R.mo
del Alguer hizo contra uno del Alguer que llamauan el dotor
espafiol 6 cosa que del dicho processo dependa por que como
el obispo del Alguer era enemigo nro pudo tornar de hazer este
processo contra el dicho dotor spanoll por uengarse de mi y de
mi padre por que corno mi padre uino a Spana y dio quexa del
dirho Obispo del Alquer su Md asi por lo que dixo padre corno
et visorei don Anthon de Cardona còtra el Obispo del Alguer,
no solo le quito el cargo de la visita; pero aun le priuo del cargo
que tenia ·de R.te en et suppremo conseio de Aragon y mando
que no salliesse de su Obispado y uiendose asi el Obispo del
Alguer priuado de dos salarios el uno de visitador, y el otro de
Regente del Suppremo conseio de Aragon y uiendose desonrra
siempre ha perseguido capitalmente ami y ami padre y asi to-
mada ocasion de estos tiempos tan peligrosos puede ser que hi-
zo contra el dicho dotor espanoll corno otramente me haia falsamente
culumniado . y en este caso multo magis tiene fuerza lo dispue-
sto por derecho comun que no se crehe al destigo iurado coram
epìscopo ael inquisitore nisi deposuerit coram alijs probis
et onestis personis ut sic e.rciudatur malitia et suspitio in-
dicum conseraetur q. iustitia rei ats of.a srit auire irita & ma-
nia - de lzereticis in 6. c. ut inquisitionis officium. verum qn
in tam graui coniuncta ma.rime ratione. clemen I et 2. in pif.
de '1,ereticio. Por lo qual contra mi ni al obispo del Alguer ni aDe los processos
criadcs y adheren·
sus processos ni a cosa <lependente dellos ni asus escriuanos, tes del obispo del
ni ministros, ni criados ni adherentes ni amigos suios se puede Alguer.
dar fe contra mi ante todo ha de ser tenido por falso é iniquo
quanto còtra mi por tal uia se ha hecho: asi por las enemistades
del dicho obispo con mi padre: wmo por que el siempre ha si-
do y es enemigo, de los enemigos de mi padre y mio Capatas
LXVI DIONIGI SCANO

Aragalles a Aimeriques y allende que es notorio podrasse tam-


Testes bien prouar por testigos en Corte. y tambien por que entre el
dicho obispo y mi ha pasado otras causas, y razones de enemi-
stad graue segun se prouara siempre que mester fuere, y esle
hombre en et Alguer corno es es cabesa tiene muchas perconas
que haran lo que el quixere. y entre el!os Juan Carbonell agua-
De luan Carbonell
aguazil del Mar. zil de la mar de Caller del qual ia tengo dicho arriba en los te-
stigos de Caller.
59. - HULANO QUE FUE VIGUER DEL ALGUER coio nom-
bre no me aquerdo allandome con et Presidente en el Alguer
por sus vellaquerias le hize suspender de viguer y se procedio
contra del a instantia del fisco.
60. · - DON AN GEL MANCA ASSESSOR DEL DICHO VI-
GUER tambien fue suspendido dela misma manera. Y por otra
razon me es · enemigo capitai por que es hermano e.r tdroque
Testes !11/ere del assessor de Sassar don Andres Manca: y hai testigos
delto en corte y las razones que militan còtra del dicho su her-
mano militan còtra estos.
61. - YTEM HCLANO SOLER que seruia de fiscal en et Al-
guer fue suspendido corno et dicho verguer y assessor y le quite
perpetuamente el officio.
62. · ANDRES DEL SGROXO NOT. DEL ALGUER que se
ha passado en Caller es dela mesma faction de los Aimeriques
y por mi ha sido castigado o reprimido de sus insolentia segun
Acta F. parece en el processo que tengo presetado sennalado de F.
63. - LOS CETRILLAS son deudos mui cercanos de don
Hieronimo de Aragall y de Acor Z~pata y no hazen mas delo
que Capata y Aragall sus deudos quieren y son mui principales
Testes en el Alguer; y se puede prouar testigos en Corte..
64. · EL BARONE DE PADRIA es enemigo de mi padre y
mio porque mi padre è io hemos sido aduogados de Hieronimo
Vidini que le pide la dicha villa he padria y, baronia segun se
prueua por unas cartas del di cho Vidìni que estan presentadas
Acta lO en este processo sennaladas de n. 10 y se podra prouar por te-
stigos en corte.
65. - LOS SENNAS corno ,tengo dicho ariba me son enemi-
gos, y parienteS' delos Capatas y aragalles etc .
. Todas estas persosas que he nombrado ·son enemigos capi-
ta1es mios ò della mesma faction y cosgiration de mis enemigos:
y pueden hauer testificado y malignando còtra mi falsamente
SIGISMONDO ARQUER
~~~~~~~~~~~
LXVII

por si o por interpuestas personas que ni io lo se ni puedo saber


pues ni soi adeuinador ni profeta aut filius profete: mas que con
toda llanesa propongo delante. de v. m. alguilos de mis eflemigos
del Reino de Serdefia por que ueha si algunos dellos han testifi-
cado: y ansi conosca que no son amipos ni conocidos mios con
los quales i0 haia tratado cosas tan graues corno ell os testifican,
que no digo à amigos pero ni aun à hermanos se sufrian desir.
Por lo qual v. m. puede uenir a ...:ollegir gue todo es mentira
pues no lo hauia detratar con tal gente y enemigo y esto es
razon manifestaf cadi! in rebus sésatis y disir lo còtrario es ma-
nifesta mentira.
Tambien v. m. aduierta que estos mis enemigos son los prin-
cipales del reino y las cabesas no solo del. pero de las ciudades
de Caller, Sasser, y del Alguer, y si ellos no han testificado han.
podido hazer testificar à otros, los quales ni io puedo saber ni
ymaginar ni puedo dar lista detodos ellos. ni de sus familiares y
adherentes que cunden todo el reino y seria cos.a larga è difisil.
Y mis mesmos enemigos Capata, y Aimerique dizen iudicialmète
ante su Md que ellos son los principélles del Reino y que la maior Prouauca euidente
que todo este pro·
parte del, dellos depende y que por esso . io, ni para ellos ni cesso me lo han
para la maior parte del Reino podia ser iuez. porque si endome heco eneniigos que
no han deser cOtra
ellos dos enemigos, la m~ior parte del Reino me era enemigo vide mi creidos ora sean
in processu signato B. fol. 112. pag. 2 y conforme esta asst;rtion los testigos que
tengo nombrado,
de mis mesmos enemigos queda prouado por confesion dellos ora seA otros.
que estos testigos de Serdei'ia no me dannan por que todas son Acta B.
cosas tramadas por ellos pues ellos han sido los lnstigadores
deste processo. y es decreher que pues ellos lo instigaron y pro-
curaron inquisidor contra mi que ellos tambien induxeron los te-
stigos contra mi pues este negocio
I
se hizo todo secreto para con
migo v ellos todo lo sabian y entendian y podian subornar è in-
dusir testigos a su uoluntad. y ser esto ansi consta p0 por lo que
tengo pedido que se supiesse del suppremo Conseio corno estos
fueron los instigadores y promouedores deste negotio catrami, 2°
consta por la mesma publication que se mea dado y tengo vist0
por que en el processo originai esta insertado el compendio delas
historias que io disen escriui de Serdei'ia y acor Capata hizo im·
primir en Valladolid y asi impresas inserto en on processo que
tengo presentado sennalado de B. fol 116 p·ag. 2 el fol 117 et I.
y pues este mesmo compendio impreso por capata esta en este
processo fol. claro esta que et lo dio o sus parciales, y
LXVIII DION,IGI SCANO

pues lo dio neccessariamete sabia que seme hazia processo,


pues el lo supo bien pudo instigar y sedusir testigos para
còtra mi y asi se ha de presumir que lo ha hecho: qr oe
malum presumitur de inimico, endemas teniendo tanta co-
modidad .corno el mesmo dise y esta prouado que la maior parte
Acta del reino depende del. Ytem 3. enlos testigos de la pubblication
Pubblication
consta que estos mis enemigos sabian y tratauan que seme hazia
processo, segun se prueua en el testigo. 9 cap. 2 et teste 16
cap. 2. et optime in tes. 18. y esto meior lo puede saber vf'a m.
porque donde la publication nombra una cierta perçona é:!Osada
que toda la information deue de ser Ilena de nombres de mis
enemigos, celados baxo dese nombre de cierta percona. Si a vra
m. la parece bela manera de inquisition esta y si hai metus su-
bomaNonis in omnibus testibus v. m. lo iusge: pues consta que
mis enemigos sabian que se me hazia processo, y los testigos
podian hir à denuntiar etiam non uocati corno se haze en estos
casos y asi presumuntur de iure subornati ò subnisi ab inimicis
qui secretam imformationem per sua capitala secreta fieri cura-
uerut et lzaec est presumptio!le statuendo et mandando quod talia
capitala segreta et informationes occulte nò recipiantur nec: pas-
si! supér illis fieri inquisilio nec recipitestes quorum presumutur
subornati ut est bonns. te:r. de. accusa/io. c, inquisitionis. pari.
tertie cuius sul uerba, querebatis utrum ad petitionem quorundm
quasdam cedulas uobts occulte tradentium infamationem conti·
nentes, sii ad inquisictionem eorum quae in ipsis cedulis contl-
nentur procedendum et !. respondemus q-uod inquisitio fieri debet
solum modo super illis de quibus lel(ifimi c/amores precesserut
nec ad petidonem eorum qui libellum infamationis porrigiit in oc-
culto procedendum est ad inquisiclionem super còtentis ibi cri-
minibus faciendam . A Oios quanto desto deue de hauer en mi
processo, que para mi todo es tinieblas y no sabia nada quando
se me texia esta soga por mis enemigos, que todo lo urdian y
vian.
Domine libi reuellaui causam meam qui iudicas iuste. Hie-
remias. II. liberarne ab isto nego/io peranzbulanle in tenebris
ab incursu et demonionio meridiano, et sagita volante in die.
Ps. 90. y la còfianca que han tenido los testigos que no sercan
publicados les ha dado osadia de testificar falsamete y tal es la
prE'suntion de derecho c. qualiter et quando. el 2 debet. de. ac-
cusationibus. A v. m. supplico por la parte que le cabe deste
SIGISMONDO ARQUER LXIX

negocio que tenga en el la mano que no sea agrauiado iniusta-


mente, y me de la lus que puede y deue por que la publication
es tal que apenas sedexa bien entender.
Por lo qu3l y otramente supplico que se me acclare la pu- Pido que se me
desclare la publi·
blication y se me dè los nombres de los testigos y todas la cir· cation y testigos.
cunstancias y qualidades enteramète corno en las otras causas.
segun que espresamete esta dispuesta in causa jidei en el c. fi-
nal y ali! la glo. in Xobo inditi/s. de hereti in 6. Pues que io
ni soi persona poderosa de que se puedan reselar los testigos 6
accusadores y esto es à vfa. m. notorio y r.o ha de fundas so·
specha de mi podt-.r o peligre de los testigos pues no le hai: y
et derecho obliga à esto à vf'a m. que en este caso me publi·
que todo conforme al dicho testo del benefitio del qual no en-
tiendo apartarme sino valerme y delo contrario protesto, disiento,
y allego nullidad con toda la reuerentia deuida à v. m. y aste
tribuna!.
Endemas que en este caso hai muchas razones para deuer-
se hazer attenta la muchedumbre de enemigos y perconas que
contra mi han conspirado y por la mucha potentia dellos, è im·
potentia mia y puedf' hauer tabien muchos muertos que pues ia
son fuera desta uida mi poder aunque fuesse algo les puede em·
pecer nada que se me nombren. y tambien por que alende delas
tachas de enemistad y faction contraria que tengo apuntada ari-
ba en las perconas que tengo nombrado puedo prouar muchas
otras tachas, que he dexado de desir por euilar prolixidad, y pro
solo tener respeto a prouar que todo mi processo es metira y
conspiration de mis enemigos.
Y para que v. m. me de la dicha publìcation y te nga enten· Que esta informa·
tion se falsa at·
dido en generai que esta information sotra mi hPcha en Serdefia teta la muchedum·
ninguna cosa prueui:i por que corno el mismo Capata con don bre de testigos fal-
sos que hai en
Salvador Aimerique affirman en el processo de B. fol. 112 pag. 2 Serdéna.
2. la maior parte del Reino depende dellos y en aquella tierra Acta B.
per las pocas letras y cognition poca de Dios los hombres son
mui procliut:'s a testificar falso entanto que dise el Arcobispo de
Callar don Baltazar de Heredia aun hablando destos mis enemi·
gos que hallara testigos falsos demanga quantos querran ut pa·
rei in processa signato B. fol. 97 pa!f. I. y el arcobispo que oi Acta B.
es de Caller Castilleio afirma al Rei en una carta firmada de su
nombre y con susello escrita para su M. y en ella en la primera
pagina dise estas formales palabras: en esta isla de Serdeììa mas
LXX. DIONIGI SCANO

facìlmente se lzallaran cien testil(os para prouar una uerdad


que dos para prouar una verdad esta esta carta originalmente
Acta K. presentada sennal~da de letra K y alas letras delos Arcobispos
selladas se crehe de derecho. c. cum in ecclesijs et ibi glo. in
fobo eutenticas. de. maio & obedien. y asi considerado tqdo lo.
dicho y tenor della information còtra mi recebida parece que todo
es falso y nullo y que io iniustamete hè padesido y padesco.
Dies lo re~edie.
V para que v. m. mas abiertamente conosca la falsedad de-
stos testigos: allende delo que tengo dicho de las tachas delas
personas qu·e son bastissimas para repellirlas del testimonio y no
se les dar fe.
Aun que eso no fuesse, y dado sin preiuhizio de verdad que
los testigos fuessen en sus personas omni e.reptione enpero en
sus dichos padessen tantas ·tachas que sollo per ellas no han de
ser crehido corno en cada testigo se dira.
DOCUMENTO N. 2

MEMORIA AGGIUNTIVA RIGUARDANTE IN


PARTICOL AR MODO IL CANONICO RUGER

Mui Mag.cos y Mui Reuerendos S. sres

Por que leiendo la scriptura pr esente de defensas y publica


tion de los testigos se hiso r eflexion en la persona del canonigo
Ruger y seme pidio rellation particular de lo que con migo hauia
hecho digo que A nton io Ruger canonigo de Caller. allende de
ser mui amigo de mis enemigos 01e es enemigo capitai y co rno
tal en beneficio de mis enemigos y danno grand issimo mio ha
heco obras malas contra mi, y es de tales y tan rnalas qualida-
des que si este testifica contra mi no h;:i de se r crehido; y de-
xadas por agora otras tachas que se podri an prouar tratando de
las que ia estan prouadas por seripturas que estan en este S.
officio en las quales se pruea lo susa dicho, digo lo siguente.
En Serdeiìa corno tengo mu chas ueses dicho y especialmen-
te en la scriptura de defensas y respuesta alos testigos de la pu·
blication, hai una faction de malos hombres para opprimir la tier-
r a y perseguir los ministros asi de la iglesia corno del Rei que
uan alli y pretenden haser lo que deuen. cabesas de esta fac-
tion son Aeor Capata y su herman o el dea n H ieronino Capata y
don Saluador Aimerique y don Hieronimo de Aragal pariente s
mui sercanos y segun que esto tengo dedu cido y prouado en
dicha scriptura mia de defensas. Estos han rnuerto o . hecho ma-
tar algunas personas asi a cuchillo corno con ponsonna corno fue
a Hieronimo Selles dentro del Monasterio de S.to domingo a cu-
chillo. al maestre rat ional Fran cisco Ram a poncoiìa y don Salua·
dor tambien malo a ponsona asu padrasto, y aun visor ei, y a otro
Arcobispo de Caller y a otros dos arcobispos que subsiguieron. y
por tal el dicho don Saluador era infamado tambie n publicamente
y ultra de lo que en esto tengo prouado: se prueua por testigos
dé espanna que se allaron en aquel tiempo en Serdena y fueron
LXXII DIONIGI SCANO

Acta B. examinados en Corte por el conseio real de Aragon ut palei in


processa signa/fl de !etra B. /. 83 y el Arcobispo de Callar don
Baltazar de Heredia embia tambien dello rellation destas y otras
Acta B. cosas ala Cor te de su M. y suppremo comseio de Aragon segun
parece en el dicho processo de B. ahojas 99 en el qual lugar y
oias antes y despues hai rellation del dicho Arcobispo de otras
y destas maldades delos suso dichos enemigos mios que dexo
agora de desir por solo tratar de lo que toca a este canonigo
Ruger. y estando la dicha faction '3ucedio que io fui en Serdenna
y estos mis enemigos sabiendo sus delictos aun sin auer io legado
alla, informaron de mi mal al Rei y procuraron con muchas sup·
plicationes que io no fuesse con el dicho officio y el Rei co-
nosida mi bondad y la malitia dellos no dio lugar alo que ellos
Acta B. querian segun parece en el dicho processo B. f. 111 usq. 114.
legado io en Serdei'la temian estos mis enemigos grandes nego-
sios en los qualts si se azia iustitia y descubria la uP.rdad pe·
dian sus uiJas y haziendas y corno io estuuiesse en el con~eio co-
rno oidor conseiero y con uoto y amas desso fuesse aduogado fiscal
pareci ales amis enemigos que io era la muerte dellos y que
para remediar y encubri sus negocios no tenian otro meior re·
medio que quiterme del mundo o ponerme en tanta necessidad
que no pudiesse ualerme por que asi ni io µudiesse hazer iusli·
tia ni otros se atreuiessen mas uiendo mi ruina causada por el-
los escarmètassen en mi cabessa segun lo tengo en mis defen-
sas deducido y prouado. Procuraron pues estos mis enemigos de
matarme con ponsonna y para cumplir este su mal proposito y
que sal!iendo o no salliendo no fuessen descubiertos osaron de
ministerio de una muger l\amada Aldonca Bombuia dela qual ia
ellos hauian vsado para matar al dicho Hieronimo Selles y ella
siendo interrogada dellos se periuro y los encubrio segun ella
mesma que es testigo aprouado por mis enemigos lo cofiessa en et
Acta A. processo que. tengo presentado sennalado de letra A. f. 32. 33
et infra y lo que en elio deposan el viguer y su assessor de Cal·
Acta A. ler, que es corno coregidor y su alcalde maior en Castilla vidtJ
in eodem processu f 20 et 1. la del assessor. f. 24 et infra la
del dicho uiguer o corregidor. item ad idem la testification de
Gabriel Nin. f. 103 et I. Con esta confianca que tenian estos mis
enemigos desta mala muger se atreuieron a tratar con ella de
darme hieruas, por que en aquella sazon moraua en su casa una
muger llamada Sibia Moia que tenia un pleito del qual mi pa·
SIGISMONDO ARQUER LXXIII

dre era iuez, y asi esta Sibia tenia entrada en .casa de mi padre
y mia y venia en ella muchas ueses, y posaua en casa la Bom-
buia y asi les parecia a mis enemigos que Bombuia tratasse con
la dicha su huespeda el negocio lo qual Bombuia hizo y corno
la Moia fuesse rneior muger que la otra vino adesirmelo, y corno
B ombuia se uiese descubierta dixo ala otra que tambien me lo
dixese de su parte. y asi fui auisado y corno escarmetado de lo
que sabia que estos mis enemigos hauian hecho cotra otros y
visto que pocos dias antes era muerto de ponsona el maestre
rational Francisco Ram, no me parecio tenerlo en burlas ante$
comunicado con mi padre y visto lo que passaua acordamos de
c•Jmunicarlo con el Arcobispo de Callar que era entonces un
fraile dominico theologo llamado don Baltazar de H eredia para
uer lo que en elio se pudiesse hazer endemas en aquella sazon
Je tiempos que presidia en Serdei'la don H ieron imo de Aragall
de la mesma faction y deudo muy cercano de los dichos mis e-
nemigos. y asi parecio al dicho i\rcobispo y al Canonigo Ruger
que tambien sabia el negocio por que la semana antes o en aquel-
los tiempos hauia haùido iubil eo y succedio que me reconsilie
con el dicho canonigo Ruger. y en fin huuo de saber lo que en
dicho negocio passaua y en el desasosiego que biÙia con miedo
de mis enemigos, y assi por el Arcobispo corno por el Ruger
fue acordado que para aueriguar y descubrir tan mal maldad se
procurasse con la s mugeres Bombuia y Moia que hubiessen de- .
los dichos mis enemigos los poluos ò materiales que me querian
dar y los dineros o prendas o cedulas que los dichos mis ene·
migos les querian dar a ellé:ls por hazer tal· maleficio y que no
salliendo aquello se hiziasse la diligentia que mas conuiniesse
y asi se dio orden con las dir.has mugeres para que se hubies-
sen las dichas prendas y sennales para aueriguation de uerdad
y rtssi se lego mui alcabo, y estando ia para hauerse las prendas
y dineros y cosas que se trataua de auer de mis enemigos; que
ellos con el deseq que tenian de cumplir su mal proposito las die-
ran porque pensauan que io no sabia nada, y que las mugeres
c6 el interes harian lo que ellos querian y estando ia para de-
scubrise per euidentiam facti el dicho delicto de mis enemigos
dedonde se seguia tanto bien publico y seruicio a Dios el dicho
C<:lnonigo Ruger por aprouechar a mis e11emigos y a aldonca
Bombui testimoniera falsari'H èellos IQ desbarato todo y me en·
ganno ami y me puso en grandissimo trabaio.
LXXIV DIONIGI SCANO

Porque estando et negocio en los terminos que tengo dicho


me uino una mannana en mi casa: y con mucho. fingimiento suio
me dixo: que ia no ha•1ia para que tratasse de hauer las dichas
prendas è indicios que ia no se podian hauer porque et por uia
de confision de un criado de don Saluador que se llamaua Pin-
na que era uno delos tractadores deste malefic:io repentido de
su pecado hauia entendido que aunque era uerdad que don Sa-
luade>r y Capata procurauan et dicho delicto y matarme pero que
ia no se fiaua de las mugeres porque ia hauia et don Saluador
entendido que io lo hauia venido a saber dellas y que las auian
vistas uenir en mi casa de noche y que asi ia et don Saluador
y et Capata no les darian nada a ellas por no ser mas dexubier-
tos: pero que m!rase por mi porque los dichos mis enemigos no
pararian asta accabarme y que esto el melo desia porque tenia
lisensia por auisarme asi dello. Io le crehi por tenn nombre de
canonigo y hauerme cofessado con et y esto qué fuesse assi co-
mo et me lo dixo o lo que mas es descreher que et lo ubiesse
auissado alos dichos mis enemigos o que fuesse que Aldonca
Bombu ia fuesse a et y le rogasse que con la dicha fiction lo de-
storbasse todo por lo qual dise ella que le dio un escudo en di-
nero y media anega de trigo y el lo tom o: y con tan poco in·
teres me uino con et dicho enganno segun que la dicha Bombuia
lo testifica en su testification hecha en Caller en et processo de
Acta A. A. f. 29 pag. 2 et I , y en el processo hecho en la Corte senna·
Acta B. lado de B. f. 77 et 1. y asi lo desia la madre de la dkha Bom-
Acta A. bui segun que lo testifican en el processo de A. de la trama del
del Ruger y de la dicha Bombuia en mi danno, dos testigos otros
f. 70 pag. 2 et f. 71 pag. 2. los quales testigos prueuan mi lim-
piesa y lo que malamente urdio còtra mi et dicho Ruger desto-
ruando el saberse la uerdad y èngannandome contra et orden y
parecer del Arcobispo de Calle_r su prelado y mio al qual parecio
que se procurasse de hazer la diligentia en haber las dichas pren-
das lo qual tambien se trato c0n confianca y christianamente con
Acta A. et Ruger segun parece en mi di cho en et dicho processo de A.
y dello tambien testifica el dicho Arcobispo de Callar in eodem
procesum f. 71, lo qual largamète de_clara Si bilia Moia otro testi-
go en el dicho processo de A. f. 34 pag. 2. do e111piessa su dicha
y especialmente trata y prueua esto del Roger en et dicho pro-
cesso f. 38 pag. 1. et infra. y tambien lo prueba otro testigo Ila·
mado luan Squierdo coniuntado ·con lo que la moia dise et qual
SIGISMONDO ARQUER LXXV

testigo t::sta en et processo de A. f. 71. pag. 2 et fol. 72 pag. 1,


y prueuanse tambien las cosas arriba dichas y de corno se tra-
tauan de hacer las dichas prendas y aclarar la uerdad. Los di-
chos Viguer que esta su dicho en el processo de A. 24. y desu
assessor f. 20. Item la testification del dotor Gaspar Mnrongio f.
69, e io creiendo al dicho canonigo Ruger que me des!a verdad
pensando ser assi corno el desia engannado por aquel enganno
embie adesir a la Bonbuia que corno auia uenido a saber don
Saluador que io lo que el queria hazer contra mi por lo qual no
se podian hauer las prendas y sennalles corno estaua consertado
cò el Arcobispo de Callar segun la misma Aldonca lo testifica
en et procecco de A. f. 29 pag. I. et 2. et 30. pag. 1. por lo
qual uisto el peligro en que estaua para que en todo euento que-
dasse alguna lus de la uerdad corno Aldonca Bombuia me em·
biasse adesi r que ella queria uenir la noche a ablar sobre dello
uiendo que ia no se podia hauer prendas paresio de usar del
remedio que pone Bartul o en la I . cos ff. de falsis que es tan
seguido y solemnisado por los doctores que se ponga t estigos
escondidos para uer lo que semeiantes personas disen y asi se
hizo y estuuieron el Viguer y su assessor y oieron y uieron lo
que disen en sus dichos y corno mis enemigos fuesse auisados
de todo quando no me pudi eron matar por uia de la dicha mala
muger teniendo ellos el presidente y otros del .:onseio de su
mano me hizieron un processo falso encarcelaron y persiguieron
segun otra ves tengo dicho. Todo este nial y encubrir la ruindad
demis enemigos y arruinarme ami en beneficio dellos vino por
mano del canonigo Ruger., el qual còtra todo Dios y razon tra-
tando io con el verdad en mi recòsiliation ò cofèssion y tratando
cò toda puridad con el sobre est negocio su perlado el arcobispo
de Callare io segun esta prouado por lo ariba dicho el o por
complaser a la dicha mala muger de bombuia , y por codisia de
un negre escudo y media anega de triga que le dio me engan-
no aun so especie de embolver el sacramento de la confession
segun tengo dicho ariba: onde se siguio ta11ta iniusta carcel y
trabaio iniusto còtra mi, corno este canonigo puede ser creido
còntra mi vra m. lo ueha p Jr que attendido el sobre dicho hecho
se sigue.
1° • quel el dicho canonigo Roger es factor y encubridor de
atrocissimos delictos de mis enemigos en danno y periùhizio mio
lo qual el no hiziera sino fuera amicissimo dellos y enemigo mio
LXXVI DIONIGI SCANO

y asi esta prouada por esta uia la enemistad capitai porque tam-
bien en el dicho negozio me hiua la cabesa.
2° - si esto el dicho Rover lo hizo por complaser ala dicha
muger corno ella dise in idem recidi! por que segun el dicbo
della ella tambien se lo rogo per beneficiar a mis enemigos por
que no se supiessen sus maldades dèllos, y por quitarse ella de
enoios por ser los otros poderesos y ella temia enoiarlos mue-
strase tambien por esta uia euidentemete que este buen canoni-
go tuuo mas queta en còplaser alos hombr ts y a mis enemigos
que en mirar por la iustitia y seruisi_o de Oios ni orden de su
prelado y arcobispo y si aquello malamete hizo entonces lo mi-
smo y peor haura heco agora que por aque lla maldad que en-
toces me hizo me teme y se me es heco maior enemigo.
3° - si por complaser una ·muger y por interesse tan baxo de
du escudo y media anega de trigo: este buen canonigo usa cùn
migo tan grande maldad que tratando io con toda sinseridad y
verdad con el en confession ò reconsiliasion y con el arcobispo
sn prelado y mio lo que pas5aua y christianamete fiandome del
con sinceridad y llanesa que maldad y falsedad es la suia que
uenga a engannarme &mi y desirme lo que tengo contado ariba
de donde por donde se desbarato todo el negocio. y tanto dan -
no me uino que si entonses se pudiera hazer iustitia de mis ene-
migos fueron castigados y ellos no me pusieran en estos trabaios
que estoi agora porqm:: siendo castigados no pudiera n.
4° - Si esto se destorbaua por uia de la muger que no qui-
xesse hazer de officio corno estaua con~ertado que hauria l?.s
prendas dineros o cedulas porque el canonigo Ruger no me lo
desia con uerdad. sin hazerme corno hizo errar disiendo que lo
sabia por uia de Anthonio Pinna criado de don Saluador y mi-
nistro de mis enemigos. que si el meJo còtara corno passaua
aunque fuera corno lo dise· fa Bonbuia de otra manera me rigera
y no se siguieran incouenientes y si esto selo hizo hazer la mu-
ger con un escudo y media anega de trigo en ruina mia y be-
neficio de mis enemigos claro se esta que ellos con poco inte-
res y ruegos le hauran podido hazer testificar para arruinarme
agora como me arruino entonces.
5° · Claro esta que por la maldad que me hizo entonces seha
de temer de mi que io no me uengue del o le haga grauement~
castigar ò otramente no le danne. lo qual causa enemìga capitai.
6° - Si este es el testigo 32 que estando leienda mis defen-
SIGISMONDO ARQUER LXXVII

sas y respuestas por v. m. y por mi letrado y se hizo incapie


aque (sic) si aquel testigo era con fessor q11ien podia ser y corno
se nombrassen algunas personas y entre ellas este cano11igo Ru-
ger se hizo en audientia incapie en el y se me piùio lo que del
podia ·desir mas èn particular de lo que entoces en la nomina de
los testigos tenia escrito y asi dixe de palabra lo que entoces
seme offrecio y agora en escrito que si este Ruger es aquel te-
stigo ultra delo suso dicho muestra ser falso. Porque si fuera tan
manifiesto herege descomulgado come me podia participar los
sacramentos corno dise en su mismo dicho en el cap. 2.
7° - Como es posible que teniendo el por tau grande here-
ge como dise en su dicho que tantos annos corno depone en su
dicha sego dise 18 o 20 afios lo callase asta que deposso y tan·
tos annos despues siendo io del conseio real de Serdenna haun
el anno de 1557 me confes~ asse ò rec6siliasse corno buen xtiàno
segun el mesmo le testifica en el anno suso dicho y parece en
el processo de A. f. 71. corno es posible que tantos annos me Acta A.
tuuiese por xtiàno y me participasse los sacramétos y no acor·
dasse asta agora a ca bo de ·20 annos que estos mis enemigos
han acordado de hazerme este otro pro'cesso.
8° - Si fuera uerdad que passo lo que dise el testi. 32 y fues-
se el testigo este Ruger corno era possible que io me fiasse del
~iendo el catholico e io herege segun dise: que conosciendo io
e
la diuersidad qui• era entre el mi no le hauia io de fiar sino a
otro que pensasse que fuesse demi opinion y manera de xpiandad.
9° - Como es posible si Ruger es el testi. 32 que rrie tuuies·
se ami tantos annos por erege seguo dise el testigo 32 constan-
do por el dicho processo sennalado de A. corno tengo dicho ari- Acta A.
ba que trataua el di cho negocio c<5 tanta cofianza y abono mio
y hazer iustitia y alr.anzar uerdad con el dicho arcobispo de Cal-
lar Heredia porque este buen canonigo si tal fuera uerdad en
tan buena coiunctura no auisara entoces al dicho Arcobispo. a
fe que si tal corn o àise agora el testi. 32 si esto Ruger no lo cal·
lara. Pero corno es métira no lo ha dicho asta agora.
No se marauille v. m. que agan esto los Lanonigos de Ser·
defia porque ellos son tales quales segun disen sus prelados H e-
redia y el Arcobispo Castilleio y en este processo està sus rela·
t!ones que se puede temer y creher tales cosas de los dicho~
canonigos. Dios lo remedie y toè:lo oì meliori modo lo digo por
mi defeusa, cifra iniuriam, et cu omin subiectione ecclesie etc.
DOCUMENTO N. 3

ELENCO DEI LIBRI RICHIESTI DAL DOTTOR SIGISMONDO


ARQUER DURANTE LA SUA DETENZIONE NELLE CARCERI
DI TOLEDO

En la audiencia de la tarde da la S.ta Inqq.00 de Toleda, 29


dias del mes de novf'e. 1569 anos. Ante los S.S. lnqq.res R.dos.
don P0 Velarde y don Ant. Vaca y por su mandado fue sacado
et doctor Sigismundo que dixo el alcayde que pedia audiencia y
corno fue presente dixo que la avia pedido para pedir se le den
tos libros infrascritos o los que los S.S. Inqq .res fueren servidos
y con tanto. Aviendo tratado de su negocio fue man.do bolber a
su carcer y fui presente yo bap.ta lllan, S0 = Rubricado.

Constituciones de Cathaluna.
Fueros de Aragon.
Decretai es.
Sexto.
Bartulo.
Abatt.
Las obras de Hippo, specialmente la pràtìca.
Angtlo Are. de Maleficiis.
Sanciones ecclesie en las quales estan las decretales de los
Sùmmos Pontifices y concilìos en un volumen.
Las partidas.
La Biblia trilingue que mandò imprimir en Alcalà et Car-
denal Don Frai Francisco Ximenez que està en seis
volumenes.
Vocabulario Griego.
Vocabulario Hebraico de San Pagnino que fue theologo de
P.P. Leon.
LXXX DIONIGI SCANO

Thesaurus lingue latine en .tres volumenes.


Gramathica Hebraica de Samora de Alcalà.
Gramathiga Griega de Clenardo con comento.
Las obras de San Clemente Pélpa.
San Hieronymo las epistolas y opusculos que estan todos
en un volumt-n .
San Augustin de Civitate Dei.
Origenes parte del qual esta trasladado por San Hieronimo
dos volumenes.
San Cipriano obispo Carthagine. is.
Tertull!ano presbitero Célrthagines.
Lactantio.
Eusebio obispo de Cesarea que fue en el tiempo del con-
cilio Niceno y parte del traslado S Hieronymo.
Epiphanio obispo al qual contra Herbes alliga S. Augustin.
S. juan Damasceno.
El maestro de las sententias Pedro Lombardo obispo de
Paris.
Sun justino Martir.
Frai Alfonso de Castro adversus hereses.
Platina de la vida los Summos Pontifices.
Bohetio de consolatione comentado por Santo Thomas.
Platon philosopho.
Platino Philosopho Platonico.
Ciceronis Opera y en especial sus libros de officios.
Seneca philosopho.
Plutarcho sus obras estan enquadernados en tres volume-
nes de decimo sesto y en otros dos de octavo de pliegos.
Petrarca en italiano en un volumen en 16° pi.
Petrarcha latino un volumen pliego.
Dante en italiano.
Salustio.
Historias del obispo jovio en tres volumenel> de decimo
~exto.

Ptolomei cosmographia.
SIGISMONDO ARQUER LXXXI

La Sphera de Sacrobusto.
E! astrolabio Cesareo.
lovani Pontiani Neopolitani c,pera en verso do& volumenes
de octavo pliego en prosa tres de quar to.
T. Livi o.
Valerio Maximo.
Suetonio Tranq uillo.
juslino Historico.
Cornelio Tacito.
Virgilio.
Lucano
DOCUMENTO N. 4

SENTENZE E VERBALI DEGLI ATTI DI TORTURA INFLITTI


AL DOTTOR SIGISMONDO ARQUER

En la Audiencia de la maiìana de la S. lnquisicion de Tole-


do a' [ ] del mes de Majo de 1571 aftos ante los Sres [Jr.-
quisidores] luan Beltran, obispo y Don Fedro Vtlarde y Don [Ant.
Vaca] y el Ledo Bautbta Velez can. Vicario generai que tiene
los [ ] hordinarios fue mandado sacar de su carcel el Doctor
~igismundo [ como] fuè presente le fue di eho que acordado en
este su negocio [ ] decir y ma nifE:star por descargo de su
consciencia dixo que vea lo que le mandan.
Fuele dicho que su negocio se a visto por los Srs lnquisi-
dores hordinarios - [consultores] y paresce que a trntado los
herrores y eregias del !utero con muchas perscnas à quien
calla y encubre y por esto son de voto j parescer que sea pue-
sto a quistion de tormento para que declare con que personas
los ha trataao y comnnicado y que personas con el, que por re-
verencia de Dios se le amo nesta diga la verdad llanamente antes .
que se vea en trabajo; dixo que de la dicha sentencia o provi-
siòn este alega nulidad por lo que resulta de derecho y cosos
que tien· alegados en el proceso que se refiere corno tambien
por no haber guardado el orden superior en que et supremo con-
sejo mandò que despues de visto el proceso deste, se le diese
audencia para informar y no se lt· a dado sino antes y eso tan
de corrida.
Fuele dicho que no gaste palabras en lo que dice porque
su negocio està visto conforme a lo que los S.res dtl Consejo
tienen mandado, que diga verdad, que se hara la SP.ntencia.
Dixo que, en lo que, este viò, sus mercedes no lo tenian
visto cuando les informò y et seiìr inquisidor Beltran que està
presente no votò esta causa ni fuè informado en ella y en caso
LXXXIV DIONIGI SCANO

que no huvise lugar la dicha nulidad, suplica ò apela de la dicha


sentencia 6 provisiòn nulitate [sua] a los Sres del· muj alto con-
seio de la Gf'I Santa lnquisicion como mejor des derecho a l.u-
gar y pide Aposfoles reverenciales instamtissima [ ] adbili-
bus geminafis a quorun de nega/ione otra vez corno meior de
derecho à lugar apela.
Luego le fue dicho que si quiere declarar conforme à lo di-
cho, lo declare antes que se pronuncie la sentencia; donde no,
que se pronunciarà.
Los Sres lnquisidorP.s mandaròn hazer la sentencia la qual
se hizOJ en la forma siguiente;
Fallamos por la culpa que deste proceso resulta que deve-
mos de condenar p condenamos al diclzo doctor Sigismundo à
que sea puesfo a quistion de tormento de agua p corde/es in
capa/ alienum, en e! cual declare con que personas à comuni-
cado los llerrores cJ.él !utero J' que personas lo han tratado con
el en la forma acostumbrada en el qual estè y permanerca por
el tiempo que nueslra boluntad /uere y protestamos que si e nel
muriere 6 se le quebrase algun mjembre sea à su culpa p cargo
p no à la muestra; p pur esta nuestra sentencia jurgando asi
pronutiamos sentenctamos p mandamos en estos autos y proce-
sos pro tribuncr!i sedendo.
El lù;.d0 juan Beltran. - El lic.do Pedro Ve/arde. · El lic.d0
don Antonio Vaca. - El Lic.d0 Bautista Velez.
Luego fue leyda y pronunciada la dicha sentencia por los
dichos s.s.r lnquisidores y hordinarios y la mandaron notificar al
dicho doctor Sigismundo, el cual dixo que estaua y que persebe-
raria en las dichas nulidades e apelationes o suplicationes que
tenia puestas y en ellas quiere ser ultimo en alegar è apelar co-
rno dicho es, y en quanto y a su S.a y Mercedes le mandan
dar este tormento corno a cadaver in capa! alienum, recibe la
muerte y el tormento en nombre de Dios y remissiòn de sus pe-
cados pues el no puede hazer mas siuo apelar y alegar sus de-
fensas en las quales no a sido oydo y si sus mercedes le con-
denan por erege le digan E>n que que este docible es y si hu-
viere herrado se enmendarà pero sin manifestarle &us herrores
condenanle por ·herege ò temerle ya por elio condenado y tormen-
table solo en cabeza ajena es recia cosa: Dios lo bea y lo remedie.
Luego fuè mandado !levar a la camera del Tormento por el
al~uacil .
SIGISMONDO ARQUER LXXXV

Luego fueron entrados en la dicha càmara del Tormento los


dichos s.res lnquisidores y hordinarios y corno fueron presentes
le dixeron al dicho doctor que si quiere decir la verdad-dixo que
el la tiene dicha. y no tiene mas que decir.
Fuè mandado desnudar.
Fuele dicho sentado en el banquiilo desnudo que si quiere
decir la verdad • dixo que ellos hagan sus officios que el tiene
hecho el sujo perseverando en sus apelaciones.
Fueronle atados los brazos con un cordel y dado bueltas y
començo a dar boces diciendo que el padece iniustamente, apu-
dame Senor que padesco por la verdad, aj Dios mpo, Senor mpo,
Redemptor mpo, apudame Seìior Valame Dios: po no se nada ni
de nadie, ni he visto mas por lo qut le fueròn dadas dos vuel-
tas al corde! de las muiìecas.
Fueronle dadas otras dos vueltas y le fue dicho que diga
verdad dixo que el no a hecho mal ni à visto hazer mal njngu-
no, mejor /aera à hombre coma po emplcarle en servicio de Dios
que no matallè à tormentos,· que provecho tienen de ma/alle.
Fuele mandado atar otras dos -Oueltas al corde ! y en dadas.
dixo vàlame Dios Senor mpo, apudame Seìior mpo, parce . michi
domine, qwen (quien) avia de pensar que esto se a11icl de hazer
en el Santo Officio conmigo, donde he hecho po mal, y asi le
fueron dadas otras d·JS bueltas, dio bozes, diziendo ajudame Se-
nor, que tuyo soy y tuyo sere; haz que qtie jo muera en tu san-
tisimo servicio.
Luego fue mandado pcner en el potro y extendido le fue-
r on atados à los brazos en cada uno un cordel. dixo que el
chorrea sangre y a estado muy malo de un lado en las espaidas
despues se a sentido muy malo.
Lu ego le f ueron puestos unos corde I es en los muslos y dado
dos vuetas y en las piernas baxo de las rodillas en cada una la
suya. Fuele dicho que si quiere decir la verdad , dixo por mu.è to
me tratan, hagan lo que quieran de mi. Fuele ma'ndado dar otr a
vuelta de corde! del brazo derecho y dada la dicha vuelta con
un garrote. Fuè dado otra vuelta con otre garrote al brazo dere-
cho y le fue dicho que bea si quiere dezir berdad, dixo què quie-
re que les diga, que yo no he · hecho m~I ni otro ninguno lo à
hecho, que los lapos les hazen hazer lo que con el hazen p Dios
me ayude p n'J mire à mis pecado!; y asi hizo mas esclamaciones
hagan lo que yo mandare.
LXXXVI DIONIGI SCANO

Luego le fue atada otra vuelta de cordel de muslo derecho y


diò bozes diziendo, domine adjubame: que me hazen inpusticia, que
me cru.ren mis e spaldas, pa saben mis enfermedades. Y asi fuè
suspenso .et dkho tormento atento que dixo estava enfermo. D ixo
que por amor de Dìos le den audiencia para ratifi car la senten·
eia del tormento que quiere declarables sus suplicas y asi fue-
ron salidos de la dicha càmara del tormeno y mandado desatar.
Y se le comenzò el tormento del agua y por estar fatigado se.
suspendiò.
Ante mi /uan de Vergara.

Il

En la Audiencio de la maiiana de la Sta Inquisicion de To-


ledo 22 dlas del me~. de Majo de 1571 anos, ante tos ~efiores
Inquisidores li cenziados juan Beltran de Guevara obispo y Don
Pedro Velarde y Don Antonio Vaca, fuè mandado sacar de su
carcel el dicho doctor Sigismundo y corno fuè prese nte le fuè
dicho que acordado en su m~gocio que devia. decir y manifestar
por descargo de su cosciencia . Dixo que lo que tiene que decir
es que ni el à pecado en los pecados que le acusan ni otros
con el ni lu sabe asi segun lo tiene dicho e alegado en este
processo muchas veces à que se refiere y que por et mismo de-
scargo de la. coscienzia de este y cie los Senores que le an con-
denado no solo en el tormento in caput alienum pero eri el an-
tecedente necesario que es de tenerle a el condenado à muerte
y corno cuerpo muerto o para muerte destinado tormentarle en
cabeza ajena; que pues Dios le obligo à la defensa natural por
lo que deve a Sefior, a sus padres parientes e iglesia en el
tiempo que Dios sea servido darle esta vida la qual niega se
puede quitar ni consentir siguiendo el horden del derech o à que
otre se la quite, que perseverando en las apelaciones y nulida-
que tiene puestas y en cuanto menester es otra vez y de conti-
nuo apelando y pidiendo apostoles reverenciales multiplicatis
vicibus,, asi para el mas alto Conseyo de la Generai Inquisicion
corno a cualquer otro corno de derecho pueda onmi meliori modo.
Suplica à su sefioria y rnercedes que sean servidos de oiele verbo
e scriptis para enviar tarnbien à los superiores que sean servidos
de darle la audiencift y audiencias que necessarias fueren para
mostrar su inocencia y la falsedad de los testigos, los qual es an •
SIGISMONDO ARQUER LXXXVII

tes que en este se executase. el tormento acusò o dixo que que-


r ia acusar de falso y para elio obligase à lo que de derecho
fuese necessario y que para ello obligase à lo que de derecho
fuese necessario y que pttra ello se le diese letrado pues hera
muerto el que este tenia, pretendiendo de acusar algunos de los
testigos que tiene dicho que son falsos y alegadas falsedades
contra ellos en processo à que se refiere y lo que mas acerca
de esro dixere en su tiempo y lugar y esto es lo que este pue·
de decir por descargo de su consciencia por agora. Y que le
lean los actos del tormento dende la sentencia.
Fue mandC:ldo que se le lea que se le darà et audiencia que
pide, que agora ser tardeno ' se le da y asi le fuè luego Jeyda
la dicha serttencia de tormeuto y el orden de sus actos que de·
spues con el dicho doctor se hizo de verbo ad verbam. Habien·
dole leido la sentencia al dicho doctor dixo que estava bien todo
lo que se le ha leido y de mas desto atormentandole tan recia-
mente inbocò a N.tra S.ra y rogò que sus oraciones y de los
santos le aprovechasen e intercediesen por et y dixo otras cosas
diciendo que Dios perdonase à sus mercedes y asi por ser tarde
cesò el Audienci<l y fuè mandado volver à su carcel. Ante mi
jaarz de Vergara.

li I.

En la audiencia de la maiìana de la Santa l nquisicion de To-


ledo primero dia del mes de junio de 1571 anos, los S.res, lnqui-
sidores licen ciados don Pedro Velarde y don Ant. Vaca dixeron
que nombrahan e nombraron a los R.dos. padres doctor Fraj Vi-
cente Barròn y presentado Fray Gaspar de los Reies, teologos
consultores de esto Santo Oficio, de la horden de Sauto D omin ·
go, para que vengan à representar el peligro en que està ·con·
forme à lo proveido Q0r las S.res del Conseyo de la Gf'al lnqui-
sicion et D ~c tor Sigismundo y reducirle. Ante mi /oan de Vergara.

IV.

En la audiencia de la tarde de fa Santa lnquisicion de To-


ledo primero dia de! mese Je lu nio de 1571 anos- ante los S.res
Inquisidores juan Beltram de Vt:rgara y Don Pedro Velarde y
Don Ant. Vaca, estando presente los R.dos, doctor fray Virente
LXXXVIII DIONIGI SCANO

Barròn y presentado fray Gaspar de los Rejes, teologos consul·


tores, fuè sacado a elio el dicho doctor Sigismundo, y corno fuè
presente le fuè dicho que por el de!-.eo que en este Santo Oficio
se tien~ de la salvacion y remedio de su anima, lo cual consi-
ste en que diga y confiese verdad acerca de las cosas de que
esta testificado y acusado, y viemlc que por ninguna amoneita-
ciòn ni dilìgencia que con el se aja hecho la a querido ni quie-
ra decir, sea acordado de llamar a los dichos padres teologos,
para que le per::;uadan que la diga y que se le amoneste por re-
verencia de Dios que lo haga y a ellos - se les encarga mucho
le den a entender cuanto le impor ta para su sa lvacion decir y con-
fesélr verdaa y no encubrilla en cosa alguna. Los quales dichos
padres teologos le dixeron y advi rtieron corno hera obligado à
decir ver dad sopena de pecado mortai y condenacion perpetua
con muchas y muy buenas razones para que diga verdad.
Dixo que este sabe muy bien que el cristiano èS obligado à
decir verdad y n0 mentira y que en este caso mucho mas, por
que siendo el cristiano obligado à declr verdad y guardar fè à
fortiori en juicio y en caso de fè no solo cuando es preguntado
judicialmente y en el Tribttnal presente, pero aun fuera de este
Tribuna! es obligado à decir verdad y descargar su consciencia
y que asi lo a hecho por que si este sabe que esta condenado à
muerte y quiere dexarse morir por no decir otra cosa de la que
tiene dicha esta cierto por el mismo hecho que este sabe que
hay immortalidad del anima y que a de i r delante de Dios que
es l<1 misma verdad y si esto pretendiese, mentirà para conser-
var su, vida claro se està que para ahorrarla diria cuanto le pi-
den, pues sabe que es de derecho comun y cree que es de ob.
ser vancia de este santo oficio que el que es condenado por e-
reje negativo, .5i confiesa lo que le piden y pide misericordia ante
promulgatione sententiam difinitive, se le de la vida conforme à
derecho; pero corno este no tiene cuenta ton ella sino con la
verdad, esta mas presto determinado de morir que no mentir,
aunque lo digan cinmil te.stigos y le condenen cien mi i jueces
y este tiene aprendido de nuestro sefior jesuchirsto puesto en
juicio tambien corno este y corno dize San Pablo que confesus
est bonam con/esionem, y que asi hagan los cristianos.
Y Susana en D aniel, a 13, viendose convencido de testigos
y condenada por l os jueces, nunca dixo lo que los te3tigos de~
cian dexàndose llevar a la condenacion de muerte, nega ndo lo
SIGISMONDO ARQUER LXXXIX

que falsamente se le inponia. Y Nabot siendo convencido tambien


de testigo in causa eresis por quitarle la v ida no consintiò ni
.canfesò lo que falsame-nle contra del, testificaron testigos conte-
stes, antes se dexò morir. 3. Regum, Il. Y Sant Ambrosio tomo
este texto para si y para los otros cristianos en semej?ntes ca-
sos y nos lo pone la iglesia catolica. vigesima. 3° 9 - Ultima. y
asi lo haze este dexando - Dios el cuidado si le quisiere librar
corno à Susana, ò perecer con su suplica en este m:rndo, como
à Nabot. Y si en èste su S.ria y mercedes pueden conocer la
inocencia de este, pues se dexa mata r pudien do ahorrar la vid a
que D ios sabe si algunos de los qu e an intraven id o èn su nego-
cio hicieran otro tanto \'iendose no so lo en peligro de muerte
pero en cie rta muerte corno hazen los hombr es que dicen come-
damas et bibamus, eros enim moriemur. Prima ad Corinthios.
Y que el negocio deste consiste en tres cabos pr incipales y so-
los. El uno, lo t.iue este tiene confesado y es lo afirmativo, que
son las cartas de fe que estan en este juicio y el librillo de las
historias de Cerdena, y lo que este verbo et scripto ha dicho ju·
dicialmente, en lo qual este siempre ha pretendido y dicho dende
-el principio deste juici:) que es todo catolico y segun la Santa
lglesia de Roma: pero que si en elio ubiese corno hombre algo
herra.do, ~stà aparejado a la emn ienda y ser ensefiado y esto
hasta agora no se a hecho y este a requerido de palahra y ago·
ra en escrito, que se le muestra y diga lo que contra el se pre-
t ende por que este està apareiado à toda correcciòn y al mo-
strar a de ser no por que se lo digan sencillamente. sino que
pues lo que este a dicho esta escrito y fixo y lo que dize la
lglesia, Santa Scriptura y doctores tambien està de la misma ma·
nera escr ita que no se pued e transdiversar, vengan li bros y las
dichas escrituras y digase lo que la iglesia en el (en el) dt-:recho,
concilios y santos doctores ensefian, por que este entiende que
todo lo que tiene hecho y dicho es conforme lo suso dicho y
este serà conforme a estilo del Santo Oficio, que corno à los e-
rejes pertinaces les traen teologos para m ostrarles que lo dizen
es herezia y se conviertan.
El otro cabo es en lo que toca a los testigos que contra de·
ste an testificado, asì fuera corno dentro desta carcel, en los cu;i-
l es este pretende que no haj probanza, indicio ni presun cion nin·
guna contra deste, antes por los mismos testigos resulta confor-
me lo procesado y derecho que este es inocente de lo que le
xc DIONIGI SCANO

inculpan y much~s df.llos y los principales aun convencidos juri-


dicamente de falso, este es articulo de derecho y se a de exa-
minar tiniendo delante la publicacion de los inismos testigos y
pro('rso y los libros que son necesarios de derecho y theologia
p<tra conocer corno los 1testigos en1 ligitimamente redearguidos; pa·
ra esto p'i dio este esto la <1udiencia, para poder informar de de-
recho y hecho a lo S.res. Inquisidores hordinarios y consultores,
lo cual no se podia hazer en ningunn manera antes de la vista
deste processo, sino despues y P.ste no se a hecho con este, ni
se le à dado audiencia para que le conforme al mandamiento
del superior Y. la conclusiòn que hizo este pleyto que siempre
fuè condicional corno es dicho y asi lo que se sentencio contra
este. hablando con el devido acatamiento. fuè nulo por que fuè con-
tra el precepto del Superior sujo horden aunque fuese levisimo, el.
inferior no podia mudar ni transponer, etiam in· causis spiri-
tualibus in quibus proceditur sumariamente corno en esta causa
cum de rescriptis, corno este mas largamt. a su tiempo alegarà
y asi no obsta que ~n el principio de la ·vista del processo oje·
sen a este algunos dias por que aquello avia de ser para intro·
dul'ion del negocio y no se ·podi~ antes dela vista en negocio tan
largo y embarazado como este, hacer informaclòn eficaze que co-
rno los Si'ies jueces no le tuviesen visto siendo este proceso de desa-
tinos y asi. parecian desatinos las que este conforme al rnismo pro· -
cesso informava y asì, le fuè dicho lo que pa·recio à los Sf es juezes
al principio de la inforrnacion y no fuè por culpa deste, sino [ ]
visto, los Sffes Juezes el processo por lo qual e:5te sufriò [ ]
solo leyò y dio aquello que tenia escrito de lo que informò aquel
dia y assi pensando que despues (j e ' vista la causa informa ria,
conociesen los Sffes Jueces que avia hablado a proposito y asi
suplica para este caso, que si fueren servidos, antes de promul-
gar y executar la sentencia de mu1~rte, ojele y tra/a de lo que
dizen los testigos, este har à su oficio en informar sobre ello y
espera de la misericordia de Dios y benignidad de sus merce·
des que le daran por libre e interceder~n con los superiores que
le hagan merced. Y si fuere menester, darà major probanza con-
tra de los testigos aliende de lo procesado con pro-banza nueva,
y por ser dada la hora cesò el aùdiencia y fuè mandado volver
à (la carcel]. Ante mi joan de Vergara.
IND I CE

PREFAZIONE Pag. 3
CAPITO LO PRIMO - CAGLIARI NEL CINQUECENTO - Classe
nobiliare e feudale - Sua influenza nella vita isolana •
Luo?;otenenti generali · Contraeti fra vicerè e feudatari ~
Vescov i e Capitoli · Classe media borghese . 13
CAPITO LO SECOND O ··- Il- VICERÈ D ON ANTONIO D E CAR·
DONA - La classe nobiliare contro il vicerè • Don Ge·
rolamo De Aragall, governatore del Capo d1 Cagliari -
Don Salvatore Aymerich, Don Francesco De Sena e A·
zore Z apata in Spagna • L 'affar e Carillo - Dottor Gio·
vanni Antonio Arqu er, consigliere del vicerè ·· L otte fra
il vicerè e il parti to Aymerich · Ritorno in Sard egna di
Azore Zapata • Ambi ente ostile al partito Aym eri ch • I
canon ici Manca e Cariga della diocessi di Torres contro
l'ArciveJcovo Alepus . 23
CAPITOLO TERZO - D ON PIETRO VAGUER, VISITATORE DEL
REGNO - Preoccupazioni a Corte per le agitazioni in
Sardegna · Il vescovo di Al ghero, Don Pietro Vaguer vi·
sitatore - Il Vaguer in lega col par tito Aym erich • li Dot·
tor Giovanni Antonio Arquer rinchiuso nelle carceri del·
l'Inquisizione - A ccuse contro il vicerè e la moglie per
pratiche diaboliche · Il vicerè a Corte si difende - Pu-
nizioni esemplar i dei calunniatori - Il D ottor Ar quer rein·
tegrato nei suoi uffici e premiato con diploma di ca va·
lierato . 39
CAPITOLO QUARTO - LA PRESIDENZA DI D ON GEROl-AMO
o' ARAGALL - Gli ultimi anni del governo di Don An to-
nio De Cardona - Il figlio bastar do di Don Salvatore Ay-
merich - La presidenza del regno a Don Gerolamo d' A·
ragall · M atrimoni dei pupilli Carillo · Morte di Donna
VioiantP, ·consorte di Don Salvatore Aymeri ch · Don Sal-
va tore passa a nuove nozze · Lotte sempre più violente
s Sassar i con tro l'arcivescovo • Il Dottor Sigismondo
Arquer . 48
CAPITOLO QUINTO - IL DOTTOR SIGISMONDO ARQUER, A V·
VOCATO FISCAl-E - D on Lorenzo De H eredia vicer è ·
Rancore di Don Gerolamo D'Aragall verso Sig ismondo
Arquer • I fratelli Bartolomeo e Gerolamo Selles contro
le esp~rtazioni di grano, effettuate dalle famiglie Ayme·
rich, Fogondo e Limona • Sc.rtolomeo Selles, terzo con·
sigliere, bastonato da ·un sicario tempiese • Gerolamo
Selles si rifugia nel convento di San Domenico • Arresto
dei Torrellas · Una numerosa banda armata, capeggiata
dsi fratelli Don Pietro e Don Giacomo Aymerich. assalta
il convento di San Domenico e ammazza Gerolamo Set.
les • Il sovrano incarica per la punizione dei colpevoli
il Dottor Sigismondo Arquer, nominandolo avvocato fi·
scale • Arresto di Don Salvatore Aymerich • Scomuniche
contro il vicerè e il reale consiglio - Arresto dei .::ano·
nici Aymerich e Corbu insieme ai legali consultori. · Pap. 59

CAPITOLO SESTO - L'IMPOSTURA DELLA BOMBUIA - Avve·


lenamen10 del maestro razionale Ram • Matrimonio di
Don Giacomo Aymerich colla figlia di Gerolamo Selles •
Morte del vicerè De Heredia · Le sorti del partito Ay·
meri ch si rialzano • Tentativo di avvelenamento su Sigi·
smondo Arquer • li tradimento di Aldonca Bombuia e
del canonico Ruger • Prigionia di Sigismondo Arquer -
Sua liberazione. . 70
CAPITOLO SETTIMO - IL DOTTOR SIGISMONDO ARQUER, SO·
SPETTO DI ERESIA - Don Alvaro De Madrigal, nuovo
vicerè • Don Salvatore Aym er ich e Azore Zapata chia·
mati a Corte p~r scolparsi · Viaggio di Don Salvatore
Aymerich interrotto dai corsari francesi · Nomina del Dot·
tor Pietro Clavero a visitatore del Regno · Morte di Ales·
sio Fontana e dell'arcivescovo De Heredia • Matrimoni
del vicerè e della figlia • Intesa del vicere col partito
Aymerich, 79
CAPITOLO OTTAVO - L'ARCIVESCOVO DON ANTONIO PAR·
RAGUES DE CASTILLEIO - Don Antonio Parragues De
Castilleio alla diocesi di Trieste · Sue lotte contr o i trie·
stini - Rinuncia al vescovado di Trieste ·Inquisitore nelle
Fiandre • Elevazione alia cattedra episcopale di Cagliari ·
Scandali al suo ingresso in Cagliari · Processa, su isti·
gazione del decano Zapata, il Dottor Sigismondo Arquer
in materia di fede e ne riconosce l'innocenza - Sue lotte
contro il vicerè, i consiglieri di città e il clero · Fra Ar·
cangelo Bellit contro l'ar civescovo • Sua amicizia con Si-
gimondo Arquer • Sua coltura umanistica • Morte . 90
CAPITOLO NONO - ARRESTO DI SIGISMONDO ARQUER •
MORTE DI DON SALVATORE AYMERICH - L'inchit>sla
del visitatore Dottor Clavero conferma le accuse dell'Ar·
quer • Prepotenza del vicerè - Trame segrete contro Si·
gismondo Arquer • Suo arresto · Morte di Don Salvatore
Aymerich · Ferimento di Don Filippo Torrellas · Arresto
dei Torrellas, dei loro partigiani e degli Arquer · Il vi·
cerè impone il patto di concordia ai Torrellas e agli Ar-
quer - Rifiuto dei Torrt:llas Pag. 104
CAPITOTO DECIMO - SIGISMONDO ARQUER NELLE CARCE·
RI DELL'INQUISIZIOSE DI TOLEDO - Giudizi dell'Arquer
sul clero e sull'inquisizione - Rapporti con luterani e pro-
paganda luterana • Principali motivi di accusa - Sue di-
fese - M emoriali contro i suoi nemici 114
CAPITOLO UNDECIMO - IL DOTTOR SIGISMONDO ARQUER
TORTURATO E BRUCIATO A TOLEDO - Motivi della con·
danna • Mirabile fermezza d'animo dell'Arquer - Preferi-
sce morire che mentire • Sua morte nell'auto da f è del
4 giugno 1571 a Toledo 131
APPENDICE - DOCUMENTI ESTRATTI DALL'ARCHIVIO STORI·
CO NAZIONALE DI MADRID.
DOCUMENTO N. I - MEMORIA DIFENSIVA DEL DOTTOR SI·
GISMONDO ARQUER DIRETTA ALL'INQUISlfORE GENE·
RALE Pa)!.
DOCUMENTO N. 2 - MEMORIA AGGIUNTIVA RIGUARDANTE
IN PARTICOLAR MODO IL CANONICO RUGER. LXXI
DOCUMENTO N. 3 - ELENCO DEI LIBRI RICHIESTI DAL DOT·
TOR SIGISMONDO ARQUER DURANTE LA SUA DETEN·
ZIONE • LXXIX
DOCUMENTO N . 4 - SENTENZE E VERBALI DEGLI ATTI DI
TORTURA INFLITTI AL DOTTOR SIGISMONQO ARQUER • LXXXIII

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