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STORIC O SARDO
EDITO DALLA SOCIETÀ STORICA SARDA
CAGLIARI
TIPOGRAFIA GIOVANNI LEDDA
1935 - Xlii
ARCHIVIO
STORICO SARDO
EDITO DALLA SOCIETÀ STORICA SARDA
- -··- -
CAGLIARI
TIPOGRAFIA GIOVANNI LEDDA
1935 - Xlii
STEMMA DELLA FAMIGLIA ARQUER.
SIGISMONDO ARQUER
PREFAZIONE
(I) Pochi e ostili cenni allo scritto dell'Arquer si hanno negli Anna/es Sar·
diniae del R. P. F. SALVATORE VITALE - Firenze 1639.
4 DIONIGI SCANO
deva dalla classe nobi liare, tenuta stretta e solidale non tanto da
vincoli di parentela quanto da com unanza d'interessi.
Eguale dipendenza troviamo negli altri ca mpi d'attività, che
si vollt:ro riservati ai sardi, di ceppo spagnolo, per cui, a metà
del cinquecento, si poteva dire che l'isola si reggeva colle sole
sue risorse sotto il dominio effettivo di una classe, e quello nomi·
nale dei vicerè. Quesf autonomia, della quale fu risibile espressione
il Parlamento coi suoi tre bracci, eclesiastic:o, militare e reale, fu
la causa prevalente della decadenza dell'isola sotto il dom inio
spagnolo, giacchè, ricca la Sa rdegna di latenti energie, avrebbe
avuto bisogno, per svilupparle, che dalle progredite regioni di
Spagna e specialmente da Barcellona, che con le sue navi e
co:i i suoi banchi eri dominava i traffici del M editerraneo, fosse
venuto un soffio animatore, anche se inevitabilmente imperniato
sugli sfruttamenti P. sulle specula zioni.
Le nobili famiglie pisane e genovesi, che, prima della con -
quista aragonese, s'erano spa rtita la nostra isola per lo sfrutta-
mento delle sue risorse, aveano svol to invece una politica di fu -
sione, inducendo mercanti delle loro città a vender nell'isola pan-
ni, lan e, droghe; armi ed <1cquistar sale, g ran i, formaggi, inviando
capaci maestranze ad usa te alle cave dell'Appennino per la colti-
vazio ne delle miniere sard e e facendo veni re da Pi sa, d11 Pistoia
e da Lu cca gli abili costruttori delle bell e chiese romaniche-to-
sca ne. Perciò l' isola, a contatto di queste fresche energi e, s'ele-
vò socialmente ed economicamente, tutto guadagnando da que-
st'intenrn movimento al quale presiedette l'a lacre ed esperta at-
ti vità di banchieri dai più bei nomi italiani, come i Peruzzi (1)
e i Bonacorsi.
Sotto il dominio spagnolo invece un qualsiasi intervento, una
qualsiasi attività non sarda, anche se derivante dalla loro terra
d'origine, erano avversati col meschino pretesto che gli eventuali
lu cri potevano esser avviati fuori dell'isola.
Indubbiamente la Sardegna col dominio spagnolo subì un
processo di aecadenzn, imputabile, più che al governo, alle classi
elevate che rifuggirono da con tatti cogli elementi fattivi della lo-
* **
La conquista catalana-aragonese diede alla vita isolana un
indirizzo tutt'affatto diverso da quello svolto genialmente da Pisa.
Sin dai primi anni della sua dominazione il governo d'Aragona
impose il suo sistema di dritto pubblico, suddividendo il territo-
rio dell'isola in m1mf.rosi feudi, dei quali vennero dotate famiglie
esclusivamente spagnole, popolando le città di aragonesi, catala-
ni, valenciani e maiorchini, e relegando i sardi nelle campHgne
e nelle ville.
L'aristocrazia feud<1le, sicuro appoggio della Corona negli
anni ùi lotta, costituiva la vera classe dominante, arbitra delle
sorti dell'isola, giacchè ad essa ne era a·ffidata la difesa e da
essa s! traevano in buona parte i mezzi per fronteggiare il fabbi·
sogno del governo e le esigenze dellH Corona.
La nobiltà, specialmente se feudataria, rimaneva sempre at-
taccata alla concezion e medievale della sua superiorità per dritto
divino e all'apprezzamento dei valori sociali quale si avea quando
nelle lotte dei Re d'Aragona per la conquista dell'isola la vita
gu~rresca era segno di potenza; e perciò essa non concepiva
che si potessero toccare i privilegi conseguiti, fra i quali il dritto
riservato ai nobili di esser esenti da molte pene e dalla tortura
e di esser giudicati con speciale giurisdizione, molto spesso le.
gala a decisioni della loro stessa classe.
Non soggette ad alcuna influenza feudale, ma direttamente
dipendenti dalla Corona, erano le città il di cui reggim ento era
affidato alla classe medi ~ che nel cinq uecento era formata pre-
valentemente da mercanti e da letterati (avvocati, med ici e notai).
Tre arcivescovi e numerosi vescovi esercitavano la più am-
pia giurisdizione nel territorio dl:'ll'isola, molto spesso usurpando
la potestà civile . A ccanto ad essi, ma sempre indipendente e
qualche volta in contrasto. svolgeva la sua azione il Tribunale
dell'Inquisizione, istituito secondo le costituzioni di Spagna, che
godeva d'amplissimi privilegi ed immunità e non riconosceva al-
tro superiore se non il Grande Inquisitore.
Rappresentante del governo e della sacra persona del so-
SIGISMONDO ARQUER 17
(1} - Per meglio comprendere quanto si esporrà sulle lotte che infierì·
rono in Cagliari nel XVI secolo è uti le accennare ai magg iori ordinamenti
coi quali era governala la nostra isola: la piìt importante carica, dopo la vice·
regia er a quella del Reggente la Reale Cancelleria, consigliere abituale del
vicerè.
Il Parlamento, diviso nei tre Bracci o Stamenti e composto di alti prelati,
dei feudatari e dei rappresentanti delle città , avea fun zione di legiferare in
materi a di dritto pubblico e privato con proposte che il sovrano poteva ac-
cettare o respingere; le deliberazioni prese dal Parlamento e sanzionate dal
Re si chiamarono Capi/11/a.
Altro or~a no importante era il Consiglio del Regno di Sardegna, aventi
fun zioni politiche, amministrative e g iudiziarie. Esso era presieduto dal vi·
cerè e ne faceva no par te, con uno o più gi udici della R. Curia, il Reggente
la Reale Cancelleria, l'Avvocato Fiscale patrimoniale ch'era a capo dell'ufficio
legalè e contenzioso, il Procuratore Rea le che sovrintendeva all'amministra·
zione demaniale, alle regalie e ai dritti regi con diretta esclusiva dipendenza
SIGISMONDO ARQUER 19
del sovrano, il Maestro Razionale, che avea funzioni di controllo nella con-
tabibilità e di registrazione dei diversi provvedimenti.
I governatori di Cagliari e di Sassari aveano funzioni politiche, ammini-
strative e giudiziarie e ad essi era dato di fatlo, se non dritto, il comando
delle forze armate e affidata la difesa dell'isola. Durante le assenze dcl vi·
cerè il sovrnno chiamava al governo dell'isola il Governatore di Cagliari e
della Gallura con funzioni di vicerè e coi titoli di Reggente o di Presidente
del Rtgno.
Molte cariche costituivano quasi un retaggio famigliare. Cosi il governa-
torato di Cagliari e della Gallura fu per pii1 di un secolo tenuto da membri
della famiglia Aragall e l'ufficio di alcaide del Castello di Cagliari fu per
quasi tutto il XVI secolo disimpegnato dai Zapata, prima da Azore, poscia
dal figlio Francesco e infine dal nipote Giuseppe.
20 DIONIGI SCANO
* **
Alla linea di condotta tenuta dai feudatari verso il rappre-
sentante del sovrano nell'isola può esser concessa qualche atte-
nùante quando non si prescinda nell'esame e nella critica dalle
umane contingenze: i discendenti degli aragonesi e dei catalani,
che prima aiutarono i Re d'Aragorra nella conquista della Sarde-
gna e poscia rafforzarono il potere regio con prestazioni in de-
naro e con aiuti di uomini mal sopportavano che non venissero
riconosc iute adeguatamente le loro benemerenze, che fossero es-
clusi, di fatto se non di dritto, dalle cariche più elevate, co-
me quelle di vicerè e di reggente la Cancelleria, e che nella
gerarchia ecclestastica non potessero, sa lvo qualche rara ecce-
zione, andar oltre il decanato, riservandosi a prelati, per lo più
spagnoli, le cattedre episcopali. E tanto più il risentimento era
maggiore, in quanto fra loro eran o uomini di senno e d'espe-
rienz!'l con spiccate attitudini di governo e con perfetta consa ·
pevolezza delle risorse, dell'e;;igenze dell'isola e della psicologia
delle popolazioni, ed in quanto, quasi sempre nei momenti più
critici; la sicurezza dell'isola e il prestigio del sovrano erano affi-
dati alle loro persone: furono le milizie levate dai loro feudi e da
loro guidate, e non soldatesche spagnole, che, al principio del
secolo, fronteggiarono nel Capo di Sopra le truppe al servizio di
Franc~sco I, furono i De Sena, i Marica, i Caniga e gli Ayme-
·rich, che, a capo di queste milizie, ricacciarono i nemici, espo.
nendo le loro vite, mentre il vicerè faceva lo stratega nelle sale
del Palazzo Regio; ed era sempre la classe nobiliare che prov-
vedeva a fronteggiare le incursioni barbaresche.
La loro fedeltà alla Corona si mantenne sempre integra e il
sovrano, nelle guerre sostenute non solo in Sardegna ma anche
nella stessa Spagna e nelle Fiandre, non fece mai invano asse-
gnamento sui gentiluomini e sui soldati sardi.
L 'intransigenza del governo centrale nell'escludere i sardi,
SIGISMONDO ARQUER 21
* **
Sulle malefatte dei feudatari sardi ri1olto si scri $se c.on esa·
gerazione romanzesca e con impreparaz.ione: la loro opera non
differì gran che da quelle delle classi dominanti delle altre re-
gioni; tutto anzi fa ritenere che fosse più blanda e meno esosa.
Uno studio più approfondito sui rapporti fra feudatari e vassalli
non solo attraverso la legislazione, come si è fatto fin o ad oggi,
ma anche attraverso le gestioni feudali e familiari, quali risultano
da carte e da registri di cospicue famigli e, e c:ioè attraverso ele·
menti che rispecchiano cond izion i di fatto, porterà probabilmente
a concludere che i vassalli d'allora non stavano peggio dei
contadini d'oggi, che le sevizie corporali sono parto di fantasia,
e che le lor o prestazioni a favore dei signori, tradotte in moneta,
non raggiu ngono il valore delle imposte che le sostituirono, quan-
do si tenga conto che i dritti feudali erano giustificati dall'obbli -
go di assicurare l'ordine pubblico, di amministrare giustida e di
difendere l'isolrt dagli assalti esterni.
Le condizioni di vita di questi vassalli non dovea no es$er tali
da compiangersi se. curn e affermano gl i scrittori dell'epoca, essi
aveano bella presenza, si cibavano di pane di buon frumento, di
formaggio o molto spesso di carne, e se le donne vestivano ric-
chi abiti e s'adornavano di veli finissimi e di cestose oreficerie (1).
* **
Nel clero il contrasto fra gli alti prelati (vescovi ed abati) e
loro soggetti, era ancor più acuto, giacchè acuivano que·
(lj - CARILLO • Relacion al ReJ> Don Philipe nueslro Seiior del nom-
bre si/io, pianta conquistas etc del ReJ>nO de Sarde1ìa · Barcellona 1612 pag. 59.
22 DIONIGI SCANO
(I) - ARCH·ST. - Carta Reale 16 Gennaio 1534, colla quale Carlo V nomi·
na suo Luogotenente Generale in Sardegna il congiunto Don Antonio de Car·
dona, cavaliere di spada dell'ordine di S. Giacomo, carmelengo e consiglier e.
H - 6 • to. 39.
(2) - La consorte del vicerè era della nobile casata De Regnescens
ARCH·ST. B·C -24 · f. 449.
(3) - L 'Arquer lo dice cognato di Carlo V . DOTTOR SIGISMONDO AR·
QUER - Sc. rdiniae Brevis Hisloria e/ Déscripl.o pag. 6 • Ediz. Torino 1877 -
Il vicerè Don Antonio de Cardona era più esattamente cugino del Re Ferdi-
nando, in quanto il padre Don Giovanni Raimondo Folch, primo duca di Car-
dona, avea sposato Donna Aldonça Enriquez, sorella della Regina Giovanna.
Vedi per maggiori particolari sulla casata Folch De Cardona. Me.moria/ de la
Casa dl A/agon, compilato da GIUSEPPE PELLICER.
24 DIONIGI SCANO
gli Aragall, con gli Aymerich e con altre cospicue famiglie. I Se-
na poi, i Man.:a, i Cariga, ì Cedrelles e i Castelvì organizzarono
la difesa del Capo di sopra contro i francesi comandati da Renzo
Orsino da Ceri e da Andrea Doria, costringendoli ad abbandonare
Castel Aragonese e Sassari e a rifugiarsi nelle loro navi.
Espressione genuina dell'aristocrazia sarda con i suoi difetti
ma anche con la sue vi rtù, Don Salvatore Aimerich ( I ), signore
di Mara e di Gesturi, per i nobili natali e per la fierezza con
la quale più volte, anche di fronte al sovrano, difese i privilegi
della sua casta, era la persona che godeva maggior credito e
stima; l'aristocrazia sarda, salvo poc he eccezion i, lo riconosceva
taio Pietro Sabater acquista da Antonio d'Er il le v ille di Gesico. Goni e A su-
ni, che dopo un anno riv ende a Pietro Sanna, nonchè le ville dj Samassi, Sa·
matzai e Ussana che nel 1543 rivende rispettivam ente a Mattia Cervellon,
a Filippo Cervellon e a Bonfil.
L a sua influenza P.ra aumentata dal fatto che lt: casa te Massa Carroz
dei principi di Salerno e dei Conti di Oliva gli avevano affidata l'ammini·
strazione dei f eudi che occupavano oltre la metà del territorio dell'isola, il
che lo portava al diretto comando su numerose ville e ai frequenti e diretti
contatti con le casate più cospicue e più influenti in Corte.
Con diploma 20 dicembre 1521 venne fregjato del titolo nobiliare e con
privilegio del 20 dicembre 1535 Carlo V gli accordava il dritto d'inserire il
suo scudo di famiglia - in cui per precedente concessione g ià erano inquar-
tate le armi di Sicilia e Aragona - sull'aquila imperiale.
(I) .- Vedansi le molte lettere d'amministrazione in REG·AYM.
(2) - ARCH·ST. B. H . 4 f. 32 e 36 · Carta Reale di transazione fra il
Re e Don Salvatore Aymerich colla quale si riduce il donativo a 3GO fiorin i
B. G. 4. f. 84.
SIGISMONDO ARQUER 27
* **
Il vicerè D on Antonio De Cr1rd ona, alle prime rnppresagli e
degli esponenti più fatti''' della classe nobiliare in seguito ad al·
cunì suoi provvedimenti, dovette prese ntire la durezza del suo
compito e valutare nell'esé:ltta misura l'ar dore combattivo dei suoi
avversari. Ignoria mo le cause che provoca rono i primi dissidi fra
il v icerè e le casate degli Aymerich, dei Zapata, dei Sena, ma
esse dovettero esser gravi se nel 1!139- 1540 Don Salvatore Ay-
merich (3), Don Francesco [Je Sena (4). governatore di Sassa-
(I) - Don Giacomo Aym crich, nel Parlamento ntdunato nel 148 1 dal vi·
cerè Don Xim enes Pcrez, sostenne contro questi le petizioni de llo Stamento
Militare e la conservazione degÙ antichi privilegi. L'urto fra l'Aymerich e il
vicerè diede luogo a forti contrasti e u sommosse popolari, che provocarono
energiche repressioni con divers e csl'cuziuni capitali ma che d'altra pa r te in-
dussero il Sovrano a richiamare il Perez. • TOLA · Diz·onario degli uomini
illustri in Sardegna. Voi. I pag. 97. · Z URITA · Arma/. de Amg. lib. XX cap. 55
e FARA De Rebus Sardois l!b. IV. Ediz. Tor.11c 1825.
(2) - FARA · De Rebus Sardois pag. 4!0 Ediz. Tor ino 1825. Una detta·
gliata esposizione dei servizi resi a Carlo V da Don Blasco Alagon è conte-
nuta nella patente di concessione del titolo comitale presentata il 22 dicem·
bre 1537. ARCH·ST. B C · 24 f. 27.
(3) La partenza di Don Salvatore Aymeri ch non avvenne senza diffi·
coltà, malgrado l'interessamento di Azore Zapata, ch e si trovava a Toledo
per ottenergli il salvacondotto. REG.·AYM. N. 192. L "A r quer dice che partl se·
gretamente MEM·ARQ. in Appendice pag. II.
(4) - REG·AYM. N. 198. Don Francesco De Sena, che servì il sovrano
28 DIONIGI SCANO
nelle g uerre contro i francesi e i ven eziani e con uno stuolo di cavalieri sar·
di fu al servi zio del Gran Capituno Don Raimondo de C:ardona, fu Governa-
tore di Sassari e, come tale, organizzò e diresse la difesa contro i francesi
sbarcati al comando di Andrea Doria e di Ursino da Ceri. La sua condotta
durante questi fatti fu giudicata sospetta e il De Sena fu sottoposto a giudi-
zio, nel quale colla sua innocenza rifulsero le sue doti di valoroso capitano.
Un privilegio reale ARCH ST. H· 1 ci fa conoscere ch'egli ebbe l'ufficio di go-
vernatore del Capo di L ogudoro nel Luglio 1516. • La casat>1 De Sena de-
rivava dai Picolomini che per lotte di fa zioni dovettero allontanarsi da Siena,
lrasferendo!'.i in Sarde.gna.
(1) - REG·AYM. N. 19!l.
(2) Gli esponenti più rappresentativi della classe dominante di Sardegna
compiliirono in data 26 g iugno 1540 un memoriale contro il vicerè Don Anto·
nio de Cardona e i suoi ufficiali, incaricando A zore Zapata, che si trovava in
Spagna, di presentarlo e d'illustrarlo al sovrano. REG.·AYM. N. 199.
(3) - D OTTOR MICliELE PINNA. Archivio Comunale d!/glesias pag. 11 I,
Cagliari 1898. Don Alfon so Carillo ottenne la carica di Procuratore Reale in
forza di convenzione col giovane Giovanni Fabra e il suo curator e, rinnovata
nel 15 18 e approvata dalla Regina il 1519 • ARCH·ST. BC - 24 - f. 464.
(4) - MEM·ARQ. in Appendice pag. VII · L'affermazione dell'Arquer sul-
l'illecita provenienza del ricco patrimonio di Don Alfon so Carillo è convali-
data dai vari provvedimenti che con1ro questi e i suoi eredi furono promossi
del Fisco per la resa dei conti. Vedi: Carta i<eale con cui s'incarica il vicerè
e l'arcivescovo di Cagliari dell'esame della gestione Carillo; Disposizione vice·
regia per detto esame; Transazione fra il Fisco e gli eredi Carillo. ARCH·
ST. H . 6. f. 68·71 e H. 8. f. 68.
SIGISMONDO ARQUER 29
Vals e Meilogu dalle sorelle Donna Francesca e Donna Elvira
Enriquez, figli e di Don Enrico Enriquez, suocero e zio di Re Fer-
dinandc (1).
Il Carillo, che sostituì il cognato Fabra nella carica di Pro-
curatore Reale, fu, sin dai primi anni della sua carica, sospettato
di storni e di malversazioni, tanto che nel 1514, per ordine del
sovrano, venne rimosso dal posto e sostituito da Don Antonio
Ravaneda. Ricco di élderenze e di quattrini, egli riacquistò, con
l'artico prestigio, lo stesso ufficio e le sue malefatte vennero
messe a tacere.
Il Cardona risollevò la questione dei rendiconti, la quale non
era mai stata definita e, nella difesa dei dritti regi, suscitò le ire
dal Carillo e dei suoi aderenti, fra i quali il 'più cambattivo fu
Azore Zapata. I rapporti fra questi e il facoltoso Carillo doveano
esser molto intimi se l'alcaide considerò come offesa fatta alla
sua persona gli attì iniziati per la resa dei conti e per la riven -
dicazione dei feudi di Costa de Vals e di MeilO !. U. Insieme al
Carillo venn ero colpiti dalla severità del vicerè molti altri cava-
lieri: Don Ranieri Belli! del ceppo Aragall, al qua le s'imputavano
falsi di registri (2), e lo stesso Don Salvatore Aymerich, ar.cu-
sat0 d'aver inserito un atto falso nella causa che sosteneva con-
tro Don Pietro Dedoni per il possesso della villa di Gesturi, che
egli prt!tendeva come parte del f.eudo di Mara (Villamar) acqui-
stato nel 1480 dal suo nonno Don Pietro Aymerich per 8810 lire
alfonsine (3).
Questi provvedimenti sollevarono le ire non solo delle fami-
glie che venivano lese dall'azione del vicerè ma anche di quelle
che avevano legami di parentela e d'interessi con gli accusati,
cosichè le più influenti di esse. come gli Aymerich, gli Aragall,
i Zapata del Capo di Caglia ri e i De Sena, i Bellit, i Manca, i
Serra Gambella, i Virde, i Marongiu di Sassari, per salvaguarda-
** *
In queste competizion i, che si manifestavano aspre, il vicerè
volle al suo fianco, come consigliere, una persona che alla cono-
scenza dei congegni amministrativ i e giuridi ci unisse saldezza e
indipendenza di carattere. La scelta cadde sul Dottor Giovanni
Arquer, che dai consiglieri di Cagliari fu definito persona di gran-
de qualità e dottrina (2) e che, nelle diverse incombenze, affi-
dategli dal sovrano e dal vicerè, avea spiegato grande energia a
difesa degli interessi e dell'autorità dello Stato. Nella sua azione,
(I) - Don Gerolamo de Aragall av~a per moglie Donna Elisabetta Ala·
gon dei conti di Villasor, cugina di Don Salvator Aimerich ed era cugino di
00nna Marquisa, consorte di Azore Zapata.
34 DIONIGI SCANO
•* •
L'annata 1542 trascorse senza notevoli incidenti, ma da am ·
bedue le parti si affilavano le armi per le prossime ed inevita-
bili lotte.
Il vicerè, restituitosi a Cagliari con la rinnovata fiducia del
sovrano e del Supremo Consiglio di Aragona, ritenne e.l'aver suf-
ficiente forza ed autorità per sbaragliare i suoi avversari e de-
cise di colpirli negli averi e nelle persone, facendo condurre a
termine le istruttorie iniziate contro il Carillo, l'Aymerich e il Bellit.
Agli ultimi del 1542 il vecchio Carillo si spense (2), lasciando
fra i quali erano, per interesse diretto, Don Andrea Manca e, per
riflesso, il decano Don Giovanni Manca e l'arciprete Cariga (I).
i<
* *
Altra ragione d'odio di questi due prelati contro la famiglia
Arquer fu l'aiuto sempre dato all'arcivescovo di T orres, Don Sal-
vatore Alepus, d;.i essi vivamente avversato per la sua opera
d'epurazione, e per il suo intenrlimento d'elevare alla dignità di
decanato un canonicato di Sorres con le prebende di Bessude
e di Cossoine, che dal 1532 erano state godute da Don Giovanni
Manca (2).
Rapporti d'affinità poi legavano le famiglie Arquer e Alepus,
giacchè una figlia di Don Giovanni Antonio Arquer era accasata
con Girolamo Ram, nipote dell'arcivescovo (3) Oltre questi rapporti,
nata Pilo, vedova del notaio Michele Gigli. ARCl-l·ST. Noie o sunti storici de-
gli afli custodi/i nell'Archivio.
Si è ritenuto opportuno far cenno di questo documento ben hè diflicil·
mente possa riferirsi alla madre dell'arcivescovo:
30 - Fra le "personalità che nel 1531 accompagnarono il vicerè a Sassari
è menzionato anche il Dottor Al epus. ARCl-l·ST. B.C. - f. 19, 58 e 69 · Non
ebbi tempo d'indagare maggiormente per stabilire quali deduzioni possono
trarsi dalla comunanza del casato.
4° - Permesso in data '27 marzo 1533 all;i Magnifica C;iterina D e Alepus,
madre dell'arivescovo d'imbarcare 2 cavalli per uso del figliolo. ARCl-l·STATO -
BC. 22 · f. 1.
5° • Bolla di Pio V in data 15 marzo 1567, con la quale si incarica il ve-
scovo di Ampurias di ricuperare le rendite della Chiesa Turritana, percepiie
dall'Alepus durante il tempo in cui fu assente dalla Jioctsi, con mandato di
destinar le ad emendum ve/ edi/1candum d(Jmun prou/ libi commcdius vi-
sum fuerint in usum Seminari in civilale sassariensi in qua pueri Seminari
pie e/ sane/e educari ac /illeris .... possinl destmamus. · ARCl-llVJO VATICANO
• Arm. 42. f. '213. '
Questi documenti, pur non essendo definitivi per stabilire la patria del-
l'Alepus, possono indurci a ritenere che, nato da padre spagnolo forse dimo-
rante in Sassari e da madre della nota casata dei Pilo, .abbia trascorsa la gio-
vinezza e ottenuti gli ordini secri a Valenza.
{I) - MEM·ARQ. in Appendice pag. LXII.
('21 - È probabile che il chierico Cosmo Pastor fosse parente della mo-
glie di Don Salvatore Aymer:ch, Donna Violante nata Pastor.
Il turbolento chierico venne poscia elevato a dignità canonicale giacchè
risulta che nel 1563 apparteneva al Capitolo della Cattedrale di Sassari. ARCH·
ST. Materie Ecclesiastir.he. A . C. 35.
38 DIONIGI SCANO
di essa si ebbe un'eco nel parlamento del 1543, quando dal con·
sigliere capo di Sassari fu presentata una petizione, colla quale,
facendosi rilevare che contro I'Aie pus, per non predica re nella
cattedrale com'era obbligato, erano sorti gravi ma lumori e dissi-
di nel popolo e nel consiglio, si richiedeva l'istituzione di un ca-
nonicato di 60 od 80 ducati a carico dell 'a rcivescovo per dar i
mezzi ad un ecclesiastico di predi care nel rnoJo e nella forma
che si usa in Spagna (1 ).
** *
Tutto questo groviglio d'interessi e di posizioni, che la rigi-
da intransigenza dell'Arquer minacciava, non poteva esser sciolto
senza una violenta reazione delle persone compromesse e perciò
questi processi che il vic erè sollecitava, che il suo rigido consi·
gliere istruiva implacabilm ente e ptr i quali erano in ballo non
solo i patrimoni ma la libertà e la vita di potenti genti luomini,
suscitltrono violenti competizioni, nelle quali niente si risparmiò
per colpire Don Antonio De Ca rdona e il D ottor Giovann i Arquer..
E a queste lotte, co ntenute da principio nel campo amm inistrati·
vo e giudiziario, susseguì uno sca tenarsi di passioni e di odi che
dilani ò la nostra isolfl per più di venti anni, dando luogo a do-
lorosi e sang uin 'JSi eventi, dei quali l'espressione più tragica si
ébbe ne ll 'au to da fè di Toledo in cui venne bruciato Sigi·
smon<.l o Arqu er.
D'altra parte era prima voce dello stamènto reale il D.r Giov.
Antonio Arquer ( 1) , consigliere c&po della città di Cagliari, per-
venuto a tale ufficio contro le aspirazioni di Don Cristoforo Ay-
merich, stretto congiunto di Don Salvatore (2).
Dagli atti del Parlamento risulta il numero dei fuochi e cioè
1.in elemento probatorio per stabilire l'abbienza di ciascun feuda-
tario. Viene per primo Don Pietro Massa con 3187 fuochi e sus-
seguono il Conte di Quirra, il Conte de Oliva e la Principessa
di Salerno rispettivamente con 3151 , 2466 e /71 fuochi (3). A
Don Michele Cari Ilo sono assegnati 900 fuochi, il che conferma
quanto nella sua difesa espo ne Sigism0ndo Arquer sulle ricchez-
ze acquisite da Don Alfonso Carillo e sull'importanza dei feudi
Costa de Vals e Meilogu.
Gli atti ufficiali, benchè cc)mpilati con quel frasario che, pro-
prio della cancelleria spagnola, sembra fatto apposta per nascon-
dere. il pensiero, lasciano trapel are le passioni che agitavano i
diversi gruppi: l'Arquer si trova isolato e abbandonato dai suoi
amici consiglieri, ma non perciò diminuisce il suo ardore com-
battivo. Presenta un con tromemoria le ai cap itoli richiesti dallo
stame11to militare, colpendo i suoi avversari col contrastare i
provvedimenti per la vendita e l'esportazione del grano, richiesti
dai feudatari: uno sprazzo di luce sulle beghe sassaresi contro
l'arcivescovo è d<1to dalla petizione prèSP.ntata dal Consigliere
Capo di Sassari. perchè venisse nominato un pr~dicator e a spe-
se dell'Alepus, che, non predicando come era suo obbligo, avea
dato origine a malumori nel consiglio e nel µopolo (4).
Tutto un lavorio dovea svolgersi attorno alla persona del
visitatore che, arbitro della situazione, avea fin allora mantenuto
un contegno neutrale, in attesa çli poter esattamente valutare
tutte le forze che influivano sulla vit.1 isolana.
presentante di Don Pietro MAssa Carroz, del Conte d'Oliva, di lJon Diego
de Sena, di M. Pietro Castillo, dei Z at rillas e ·d'altre famigli<! - ARCH-ST. At-
ti del Parlamento Cardona.
(I) - ARCH ST. - Atti del Parlamento Cardona.
(2) - MEM-ARQ. - I n Appendice pag. XLI. Don Cristoforo Aymerich fu
consigliere nel 1540. ARCH-ST B D. - 25 - f. 63. Le sue aspirazioni alla cari-
ca di consigliere capo, ch'era tenuta dal Dott. Giov. Arquer, risultan o dalle
proteste e recriminazioui contenute in una sua lettera. REG·AYM.
(3) - ARCH-ST. • Atti del Parlamento Cardona.
(4) - ARGH·ST. - Atti del Parlamento Cardona.
42 DIONIGI SCANO
(I) - Che dalla Gallura si Jieno tratti i sicari per le viol~ n ze contro i Sei·
les risulta dal fatto che qui vi si svolsero per buona part e le indagini del
Fisco ARCH·ST. Processo !:ielles. Un certo Antonio de Aiatzo di Mamoia·
do, scrivendo a Don Salvatore Aymerich, accenna alle testimon!a11ze assunte
in Gallura per i fatti ~e lles, ra ssicurandolo al rig uardo. REG·AVM NO 504.
(2) - MEM·ARQ. · in Appendice pag. Il.
(3) - PtLLITO · Memorie traile dal R. Archivio di Cai!,liari pag. 6 l. Ca·
gliari 1862.
(4-) - Ordinanza 25 Febbraio 1545, colla qual ~ 0011 Pietro Vagu er , visto
/as cu/pas que risullavan del proce-;so de la Real l/i<:- ila contra Mosse11 lapme
Mercier abogado fis1:a/ havemos ma11dado prender/le !' poner en fugar securo
e poichè il fisco non può star senza avvocato, nomina .a tal posto il Dottor
Gerolam0 Olives, confiando pienamente de la /e/ras, iuslicia, pericia, legali·
dad e dilt!!,encia de Mossen Hieronimo O/ives. ARCH·ST. B C. · 29 · f. 108.
(5) - ARCH-ST. · B C. • 29 • f. 174.
(6) - REG·AYM. · NO .233.
(7) - REG·AYM · N° 233. Il Federico Riccardi, dimorante a Madrid, patro·
cinò a Corte gli interessi cl~ lla città di Cagliari e di diver!le famiglie sarde.
Fu sindaco con Don Filippo Torrellas per presentare al Re petizioni della
Città. ARCH·COM. Registro delle lettere dei Consiglieri. No 80. Il Ricardi fu
poscia incar icato dagli Aymerich e dai Zapata di indurre il sovr ano a non in·
44 DIONIGI SCANO
***
La prigionia non sgomentò l'Arquer, il qu;:ile, conoscendo a fon-
do le forme procedurali e sapendo che i sorprusi erano solo am·
missibili in quanto rispett•)Si di dette forme, inoltrò appello contro
il suo arresto, dichiarandolo illegale per esser i reati a lui impu-
No 397 e da Bruxelles avven e gli amici di non fare novità e di star tranquil·
li • REG-AYM. N~ 450. Si mostra instancabile nell'accaparrarsi g li uffici più lu·
erosi che disimpegnava per interposte persone: ebbe l'ufficio di Saliniere ,\1ag-
giore di Sassari. ARCH·ST. H. 7 · f. 22, e nel 1556 fu nominato Maestro Ra-
zionale dopo il decesso di Francesco Ram. ARCH·ST. H. 7 - f. 58. Ottenne
nello stesso anno da Don Filippo di Spagna 508 ducati d'oro per i servizi re·
si all'imperatore. ARCH ST. H. 7. - f. 17.
Fu in corrisp ondenza epistolare con Sant'l gnazio di Loiola, e nel testa·
mento dispose di quasi tu tto il suo patrimonio a favore della Compagnia di
Gesù coll'obbligo di fondare un collegio dì istruzione.
(1) - MEM-ARQ. - Appendice pag. ///.
(2) - Malgrado l'incarico dato all'Atzeni, rimase sempre titolare l'Olives
che sembra abbia seguito Don Filippo in Spag na e nelle Fiandre. ARCH·ST.
B C. · 30 · f. 169.
11 Dottor Giovenni Atzeni e il D ottor Antioco Porceli, creature di Don
Salvatore Aymerich, malgrado fossero domiciliati in Stampace, ottenero il pri·
vilegio di naturalizzazione. Benchè una provvisione regia del 15 16 li esclu-
desse dal reggimento della città, (ARCH ST. Copie di carta reali), conseguiro-
no, per le alte aderenze e per i loro indi:icutibili meriti, uffici e cariche d'im·
portanza.
(3) - MEM-ARQ. • in Appendic~ pag. lii.
46 DIONIGI SCANO
* **
Ridotto al silenzio l'avversario più temibile, si fece scoppiare
la bomba, alla cui confezione si lavorava da parecchi anni e alla
quale avea accennato l'alcaide Zapata, quando riferl e Don Sal-
vatore le sommesse voci circolanti in Cagliari su fatti che a·
vrebbero compromtsse personalità del Regno di tale levatura da
sbalordire l'intera isola.
Don Pietro Vaguer, nella veste di Commissario Generale del
Sant'Ufficio, fece iniziare un regolare processo in materia reli-
giosa contro il vicerè Cardona, la consorte Donna Maria, la mo-
glie d'Oloferne della lettera dello Zapata, ed altri familiari, accu-
sandoli di eresia, di esser dediti ad esorcismi e di adorare il
diavolo (1 ).
Non deve recar meraviglia tanta audacia, considerati i poteri
concessi all'Inquisizione per debellare le eresie luterane che di-
lagavano per tutla Europa. Per poter svolgere la sua missione il
Sant'Ufficio avta conseguito tale potenza da non piegare di fronte a
principi regnanti e allo steS$O pontefice e di essa si valse nella
sua politica di repression e, che se fu tale da giustificare l'ese-
crazione dei posteri, ebbe pur tuttavia il merito di aver salvato
la civiltà latina, mantenuta vivH dal pontificato, e minacciata dalla
Riforma.
L'audacia del Vaguer non si spinse pur tuttavia fino all'ar-
resto del vicerè e dei suoi, e questo fu errore di tattica, giacchè
il Cardona ottenne facilmente d'esser richiamato a Corte per
scolparsi - Quivi gli fu agevole persuadere il reggente principe
Filippo, il Supremo Consiglio d'Aragona e l'Inquisitore Generale
che le accuse rivoltegli, specialmente quelle d'indole religiosa,
erano insussistenti e dovute all'odio della nobiltà sarda e all'am-
bizione del vescovo d'Alghero (2).
Sua Altezza Don Filippo non avrebbe battuto ciglio ~e si
fosse persuaso delle eresie del Cardona, ma, di fronte all'evi-
dente sua innocenza, confortato dal parere dell'Inquisitore Gene-
rale che segretamente avea inviato i n ~a rdegna per un'inchiesta
il segretario del Sant'Ufficio, Don Girolamo çurita (3), reintegrò
il Cardona nella sua alta carica, ri nviò Don Pietro Vaguer alla
sua diocesi, rimovendolo dal posto di Reggente che occupava
nel Supremo Consiglio d'Aragona, e dispose perchè venissero
severamente puniti gli istigatori della falsa accusa e, con essi, i
testi che deposero falsamente. L'Atzeni e un altro membro del
Consiglio vennero destituiti, l'alguazil Pietro i\lfonso Despues in-
carcerato e poscia i-nandato via dal Regno, certi Simon e Gio-
vanni Sanna del Sant'Ufficio privati delle loro cariche e dei testi
falsi alcuni vennero inviati alle carceri ed altri bruciati (1).
Gli Aymerich, i Zapata e tutti coloro, che ordirono la trama,
furono risparmi ati , perchè ebbero la prudenza di tenersi apparen-
temente estranei e indifferen ti, inviando invece allo sbaraglio per-
sone prezzolate che deposero falsamente. La fa cilità colla quale
per abbattere il Cardona trovarono in Sa r degna testi falsi
è attestata da una dichiarazione scritta dal segretario dell'Inqui-
sizione che rinvenni negli atti del processo di Sigismondo Arquer.
Forse fu anche opportunità politica quella di non ricercare
le vere responsabi lità, giacchè la natura del reato era così grave
da richiedere esemplari punizioni, che, date la posizione sociale e le
influenze dei colpevoli, avrebbero potuto portare gravi perturba-
zioni nell'isola.
Dopo 13 mesi e 16 giorni di dura prigionia venne liberato
anche l'Arquer (2), al quale Don Pietro Vaguer dalla residenza
d'Alghero volle lanciare l' ultima freccia, proibendogli d'esercitare
l'avvocatura (3).
L 'Arquer, da buon giurista, rise di quE sto provvedimento,
si portò in Spagna e della sua opera e delle persecuzioni sof-
ferte fece una dettagliata esposizione a Sua Altezza, che non
solo lo rein tegrò .negli uffici e nelle cariche onorifiche preceden·
temente occupate, ma, per espri'!lergli il suo compiacimento, gli
concesse ad majoris gratiae cumulum il titolo di cavaliere tra-
smissibile ai suoi discendenti ( 4).
Gli ultimi anni del vice r eame Cardona, dal 1547 al 1549, tra-
scorsero apparentemente tranquilli: la veemenza delle passate
competizioni e le esemplari punizioni persuasero gli avversari del
vicerè che lo scatenarsi di nuove lotte avrebbe dato luogo a re-
pressioni energiche. D'altra parte lo stesso Cardona, un pò scos-
so dallo scampato pericolo di una condanna per eresia, cercò di
assicurarsi una ce1ta tranquillità col portare meno acrimonia nei
rapporti col suoi nemici.
A questa tregua non era estranea l'assenza dt>I Dottor Gio-
vanni Antonio Arquer, che a Madrid acquistav;.i sempre maggio-
re considerazione e che, per la sua dottrina giuridica, da molte
cospicue famiglie di Cagliari fu scelto come patrocinant e dei
loro interessi alla Corte e '11 Supremo Consiglio d'Aragona.
Incaricato dal magistrato civico di diverse incombenze e ri-
chieste, le disimpegnò così bene che gli tu offerta la carica di
avvocato dP.lla città presso la Corte di Madrid. Dell'accettaziont-:
i consiglieri mostraronsi oltremodo lieti e con lettera dell'8 Feb-
braio 1548 gli espressero in termini niolto lusinghieri la loro
soddisfazione (I).
* **
Benchè molto attenuato, il rancore del Cardona teneva sem·
pre in continua tensione di animo l'Aymerich, lo Zapata ed altri
esponenti della nobiltà, sui quali pesavano accuse varie per reati,
che doveano esser giudicati dal Consiglio del Regno, presieduto
dal vicerè.
Perciò, pur manifestando la più grande deferenza a: rappre-
sentante del sovrano, Don Salvatore e i suoi amici brigavano di
sotto mano per farlo allontanare, anche se gli si dovessero CO·
strurre ponti d'oro.
Uno dei loro patrocinanti in Spagna, Bartolomeo Poca da
Barcellona, il 17 Aprile 1549 scri ve, raccomandando loro pazien-
(I) - R EG·AYM. N. 32 1.
{2) - Provvi sione Reale 30 M aggio 1549 · AR CH-ST. B C . JO- f. 5 1.
(3) - REG· A YM. N. 339.
(4) - ARCH·ST. BC • 30.
(5) - A RCH·COM . Registro delle lei/ere dei corzsiglieri.
52 DIONIGI SCANO
* **
La presidenza dell'Aragall rappresenta l'intermezzo sufficien-
temente tranquillo tra le movimentate vicende che abbiamo avu-
to cura di esporre e quelle drammatiche, che vedremo succedersi
durante le luogotenen.ze dei vicerè De Heredia e de Métdrigal.
- E' un intermezzo di preparazione ed è bene quin di, per me -
** *
In Sassari s'acuivano sempre più gli odi e le vendette, in di-
pendenza del contrastato possesso delle ville di Tiesi, Cheremule
e Bessude, pretese dalle famiglie Manca e Cariga da una parte
e dall'altra dal maestro razionale Ravaneda, le di cui ragioni era·
no efficacemente patrocinate a Madrid dall'Avvocato Giovanni
Antonio Arquer (4).
Le stesse famiglie Manca e Carìga, sostenute da i Bellit, dai
De Sena e da altre dellt• più influenti casa te del Logud oro, man·
tenevano la cìttà in continuo stato d'agitazione, aiutando il capi-
tolo nella lotta contro l'1ucivescovo, il quale, assorbito interamente
da! lavori del Concilio di Trento. non poteva opporre efficace
difesa alle va rie accuse elevate contro la sua persona (5).
li chierico Cosmo Pastor, definito dal Sigismondo Arquer un
triste figuro vile e vendicativo e capace di qualsiasi malvagità,
con le sue calunnie faceva arrestare il medico Toma so Rocca di
Sassari, che gli aveva inibito di frequ~ntar la sua casa, dopo che
avea constatato che egli, abusando della fiducia accordatagli, at-
tentava all'onore di una sua sorella. Da qui il rancore e il desi-
derio di vendetta che il Pastor potè in parte conseguir e lancian-
** *
Sigismondo Arquer, che tutto in duce a ritenere nato nel quin·
quennio 1522- 1527 (J), compì gli studi a Pisa (4), laurea nd osi
in leggi e in teol ogia e acquistandosi, per la sua coltura, la de-
(I) - PIWC·ARQ.
{\!) - La pr ima edizione della Cosmo~nifia del Milnster, mulgrado qual-
che opinione ;:ontraria, ri sale indubbiiunente al 154-l. In essa non sono che
poche righe riguardanti l<t Sardi-:gna e certamente dovute allo stesso Mi.in·
stcr; la monografia del Dottor Sigismondo Arquer comparve nelle edizioni te-
d12sca e latina del 1550.
Devo alla crirtesia del Prof. Binz della Riblioteca di Basilea '~ al Soprin-
tendente Bibliografico Prof. Tamburini se mi è dato trascrivere l'intero brano
sulla Sardegna inserito nella prima edizione:
Dell'i~oia di Sardegna. Nel mare italico, ver80 mczzof{iorno, giacciono
tre isole imporla11ti, la Corsica, la Sardeg11a e la Sicilia, di;l/c quali voglio
qui discvrrere un poco.
la Sardegna è stata chiamata così da Sardo figlio di Ercole. Poichè
egli venne qui dalla libia per mare co11 una gra11 quantità di i:e11/e e prese
ta· Sardegna, che prima di lui era staia chiamata dai Greci lch1111sa. Ma il
rozzo popolo minuto li chiamò /olai.
/11 quest'isola una buona parie ael terreno è aspro e del lui/o inc(i/lo, ma
l'altra parte è tanto più benedclfa i11 tulle le cose e specialmente in frumento
bestiame e pascoli.
Non si tr01>ano in quest'isola nè lupi 11è se1penli. Il suolo è pregno di ar-
gento ed ha anche alcune acque calde sal11/ari, elle sono così potenti da ti-
congiungere le (issa rofle. In estate quest'isola Ira facilmente malalfie nei
luoghi umidi.
Si scava in qacsl'isola anche mollo allume, ma nt"Jn è così buono cume
quello che si scava in Egilfo e nell'isola Melo. Se ne trova anche in Spagna,
Macedonia, Ponto e Africa, parimenti nell'isola di Lipari e di Cipro.
DIONIGI SCANO
AVVOCATO FISCALE
Sigismondo Arquer, che dalla viva voce del suo genitore do-
vette aver avuta conoscenza delle lotte e delle agitazioni che c::i-
ratterizzarono il vice-reame del Cardona, sposò i rancori del babbo,
le di cui sofferenze per la dura prigionia nelle carceri dell'Inqui-
sizione gli lasciarono un ri cord o incancellabile. Probabilmente de-
vesi al suo inten·ento e al suo ascendente presso Sua Altezza se
Don Gerolamo d'Aragall, a meno di un anno della sua nomina,
venne esonerato dall'alta carica, malgrado che la sua presidenza
non solo non avesse dato luogo ad inconvenienti, ma fosse stata
lodata anche da persone che certamente non parteggiavano per
gli Aymerich.
A regger l'isola venne in un primo momento nominato il
Conte de Fuentes, che non prese possesso della luogotenenza
per av~rlo il Re destinato ad altro ufficio. L'Aragall, saputo ciò,
ritenne giunto il momento di far valere la sue mire ambiziose,
60 DIONIGI SCANO
* **
Nel martedì santo, 13 aprile 1552, il consigliere terzo Barto-
lomeo Selles, portandosi agli uffici divini ed avendo le insegne
reali dell<i città e della sua magistratura, fu nella piazza del Duo-
mo percorso con un nervo di bue da un certo Antonio Cossu di
Tempio (2).
L'offesa destò intensa com mozione nella cittadinanza e irritò
i consiglieri che le nervate al Selles giudicarono come un grave
oltraggio alla città e alle sue prerogative.
E poichè giorni prima era avvenuto nel Consiglio un grave
rilterco, con scambio di ingiurie, fra Don M elchiorre Torrellas e il
Selles (3), si Httribuì l'atto violento e brutale al risentimento ec-
cessivo dei fratelli M elc hiorre e Filippo che, ad instanza dei con-
siglieri della città. ven11ero arrestati e gettati in prigione.
L'alterco invece fu la spinta occasionale, ma le cause erano
più profonde e, mentre di esse l'Arquer nella sua memoria difensiva
diede solo qualche ce11no, il Bartolomeo Selles le espose detta-
gliatamente in un memoriale che dal carcere inviò al vicerè ( 4).
Don Salvatore Aymerich, Don Cristoforo Ayrnerich, i fratelli
Melchiorre e Filippo Torrellas, i fratelli Giovanni e Francesco Li-
mana e Don Vincenzo Fogondo, legati fra loro da parentele e da a-
micizie eransi associati per commerciare in grani e, valendosi delle
loro potenti influenze, procedevano alle esportazioni in larga
scala contrariamente ai privilegi di cui godeva la città (5).
(I) - Fu sindaco della città alla Corte. ARCH·COM. Registro delle lette -
re dei consiglieri.
(2) - li Selles nel memoriale, compilato nell't I agosto 1552 quand'era
ancora in prigione, dichiara che le sue critiche alroperato degli Aymerich e
soci per l'esportazione dei grani vennero fatte nelle sue funzioni di consi·
gliere e aggiunge, à giustificazione di esse, che in precedenti carestie gli uo-
mini s'erano dati al latrocinio e le donne alla prostituzione. · ARCH·ST. Pro·
cesso Sei/es.
(3) - REG·AYM. N. 250.
SIGISMONDO ARQUER 63
* *"'
Profittando del pavido contegno del vicerè, Don Pietro Ay-
merich, valoroso capitano, vir insignis, come lo chiamerà il Fa-
ra (4), ritenendo giunto il momento di rialzare il prestigio della
sua casata, dalla Gallura dove attendeva alla ~icurezza delle
coste, minacciate dal feroce corsaro Dragut (5), si portò a Ca-
(I) - Don Salvatore Aymerich, data l'avanzata età, tenne gli arresti in
casa. Le imputazioni contro la sua persose riguardavano le vergate al Bar-
tvlomeo Selles e l'assalto al convento di S. Domenico con r elativo omicidio
di Gerolamo Sellei<. ARCH·ST. Processo Selles e BC. 33. f. 184. Anche il vi-
sitatore Dott. Clavero affermò che questi delitti vennero compiuti con l'ac-
cordo di Don Salvatore. PROC·ARQ.
(2) - Da un ricorso inoltrato da Don Salvatore Aymerich i n data 22
febbraio 1556 si desume che questi era agli arresti, come mandante nell'as-
sassinio di Gerolamo Selles, da cir ca due anni, per cui si può riten ere che
l'assalto al convento di S. Domenico ebbe luogo nel 1553 e che a Don Sai·
vatore venne intimato l'arresto ai primi c:!el 1554. ARCH·ST. B. C. 33. f. 184.
(3) - REG·AYM. N. 504.
(4) - In data 4 novembre 1554 Donna Brianda Massa raccomanda a
Don Salvatore di star tranquillo per il suo affare, avendolo raccomandato e
Don Pietro Massa che ne parlerà a Corte. REG·AYM. N. 505.
SIGISMONDO ARQUER 67
* **
Don Pietro Aymerich, l'organizzatore, col fratello Giacomo,
dell'assalto al convento di S. Domenico, sottrattosi, non si sa co-
me, alParresto, si portò a Roma e, giovandosi delle credènziali
dei canonici Aymerich, Zapata e Sanna, ottenne dalla Peniten-
zieria della Santa Sede il condono, che i · suoi partigiani ritenne-
ro di tale efficacia da doverlo esonerare da qualsiasi pena (4).
E col condono del principale colpevole, implicitamente venivano
a cadere le istruttorie contro gli eventuali complici.
Forti di ·questo documento, i fautori di Don Salvatore, come
videro- che il vicerè non se ne impressionò, sollevarono uno scan-
daloso putiferio per tutta l'isola e i canonici Aymerich e Corbu,
dietro parere del lega le Dottor Nicola Serra e con l'intervento
del notaio Del Sgreco, scomunicarono il vicerè e il Reale Con-
siglio, affiggendo manifesti monitori nelle chiese e in altri luoghi
dalla consorte di Don Pietro Aymerich uno degli uccisori Jel pa-
dre, lire 300 dalla consorte dell'altro capo della banda. Don Gia·
corno Aymerich, lire 800 dal suocero Don Salvatore, presunto
mandante, e scudi d'oro 200 da Don Michele Torrellas, implica-
to in detto omicidio.
I colpevoli veri o presunti riscattavan o a suon di scudi i
dritti alla loro punizione per parte della vedova e della figlia del-
l'u cciso (I).
La mossa del vecchio gentiluomo certamente fu abile, giac-
chè quest'unione, dovuta all'ascendente di una grande casata su
due deboli donne, costituiva apparentemente la miglior prova del-
l'innocenza di Don Salvatore. Infatti non si sarebbe potuto con-
cepire la sua colpevolena, se non ammettendo un pavertimento
addirittura mostruoso.
Il Dottor Pietro Cl avero nella sua relazione e I' Arquer nella
sua difesa non esitarono ad attribuire a Don Salvatore tale mo-
struosità; invf'ce è più probabile che al delitto Don Salvatore sia
stato estraneo e che l'assalto al Convento di S. Domen ico e
l'u cr.isione di D on Gerolamo Selles siano dovuti a un colpo di
testa di due spre6iudicati senza cervello e senza cuore; delitto
rhe Don Salvatore, uomo energico ma in pari tempo prudente,
avrebbe impedito, se ne avesse avuto sentore. Una conferma a
questa indutione è data dal contenuto di una lettera confiden-
ziale di Don Sr1lvatore al nipote Don Pietro, nella quale lo esor-
ta ad ottenere dall 'impern tore il co ndono generale, non essendovi
alcuna ragione che per colpa altrui egli, Don Salvatore, subisca
tanti malanni (2).
***
L 'incarico che il Principe Reggente avea affidato al Dottor
Sigismondo Arquer e che questi avea per buona parte adempiuto ,
stava, con la condirnna dei colpevoli, per esser condotto a ter-
mine, quando per la morte del vicerè De Heredia, avvenuta alla
(I) - Il Dottor Antioco Porceli, che per aver sposato una Aym erich po tè
conseguire una posizione elevara, ebbe da giovane forti r.ontrasti. Essendo
sardo di Stampace dovette lottare per ottenere la naturalizzazione, ma quan-
do egli e il Dottor Giovanni Atzeni, che si trovava nelle stesse condizioni,
vollero prendere parte al reggimen to della città, te proteste dei consiglieri
provocarono la provvisione reale 26 Agosto 1516 contraria alla loro ammis-
sione. Al<CH·COM. Copie di carte reali.
(2) - MEM-ARQ. in Appendice pag. XVII.
(3) - MEM·ARQ. in Appendice pag . XVII.
74 DIONIGI SCANO
(I) - Della sua riacquistata libertà insieme a quella del canonico Cor bu
e del dottor Serra il canonico Aymerich scrisse a Don Salvatc-re il 5 Marzo
1556, aggiungendo di saper che anche Don Giacomo è in I bertà. REG·AYM.
N. 538.
(2) - REG·AYM. "N. 538.
(3) - REG·AYM. N. 538.
(4) - REG·AYM. N. 543·547.
(5) - REG·AYM. N. 544.
SIGISMONDO ARQUER 75
l) Al principio del 1556, e precisamente al 22 febbraio Don
Salvatore, im:arcer:cito da due anni,. inoltra formale ricorso al reg·
gente Aragall contro l'Avvocato Fiscale Dottor Sigismondo Ar-
quer per chè sospetto nei suoi riguar di (I).
~) A metà anno del 1556 l'Arquer è tratto in arresto, come
si desum e dal provvedirnent~ 15 settembre 1556, col quale al
Dottor Antioco Porceli si dà l'incarico di reggere l'ufficio di av-
voc1;1 to fiscale per impedim ento dell'Arquer l2).
3) Nomina di Alessio Fontana, intimo am ico di D on Salva -
tore, al posto di maestr.o razionale, vacante in seguito alla morte
di Fnrncesco Ram , nomina che risulta effettuata ai primi di otto-
bre ùel 1556 (3).
4) Sentenza in data 7 ottobre 1556, con cui si d·ch iara as-
solto Don Sa lvatore Ay merich (4).
• *•
ln c"ISa di A ld onca Bombuia, un'intrigante che per pochi de·
nari avrebbe venduto l'anima al diavolo e della qu éi l ~ più volte
gli Aymerich eransi serviti, avea preso al loggio certa Sibilla Moia
che, avendo come patrocinante per una sua lite il padre di Si·
gismondo Arquer, avca facilità d'accesso nell 'a ll ogg:o che padre
e figlio aveano in comune. - - Nella sua memoria difensiva l'Ar-
quer es pone che i suoi nemici, volendolo sopprimere, trattarono
con la Bombuia, promettendole gioielli e denari, per indurre la
Moia a versar e sostanze ven eficll e nelle bevande a lui destinale.
La M oia, o per affezione verso i suoi protettori o perchè
spaventata dalle conseguenze di tanto delitto, derì all ' Arquer le
proposte che le vennero fatte , mentre, da suo canto, la Bombuia,
appena venne a conoscenza della confessione della M oia, finse
la più grande indignazione per le proµoste fattele, inducendo la sua
ospite a renderne avvisato l'avvocato fiscal e anche per suo conto.
L'Arquer, conscio dei sistemi poco scrupolosi dei suoi ne·
miei, di ede il dovuto peso all e dichiarazioni delle due donne e,
inten dendo una buona volta smascherare con schiaccianti prove i
lingua che parla. Pur troppo il suo desiderio non venne esaudito,
giacchè forti venti contrari fecero deviare la nave dalla rotta, co-
stringendola ad ancorare ad Oristano, dove sbarcò, non potendo
sopportare ulteriormente le sofferenze del viaggio. Appena sbar-
cato, quattro ga lee francesi saccheggiarono la nave e devesi al
non esser indicata nel manifesto, se la roba dell'Aymerich sfuggì
all'attenzione dei fran cesi, i quali gli fecero dire che per parte
loro niente ostava che continu<1sse il viaggio per la Spagna. Il
capitano dt·lla nave veneziana però lo sconsigliò dall'accettare
l'i nsidiosa proposta, giacchè i francesi, i di cui batelli navigavano
nei pressi di S. Marco. sarebbero stati lieti di catturare un così
autorevole personaggio.
Da Oristano, sempre in condizioni pietose, si fece traspor-
tare, adagiato in un carro, a Villamar e da questo paese a Ca-
gliari, dove si rimise a letto oltremodo sofferente. Per quanto il
suo animo e la sua vol<111tà siano disposti ad obbedire a Sua Mae·
stà gli mancano I ~ forze per rimbarcarsi e nessuna legge , nè U·
mana nè divina, possono costringerlo all'impossibil e. Se inten-
dono inquisire, lo tengano custodito in casa in modo da non la-
sciarlo comunicare con alcuno. Si meraviglia che il Supremo Con-
siglio ritenga che H su o riguardo gli orc ini del Re in Sardegna
non trovino obbedienza, giacchè se risultasse colpevole, si potreb·
be punirlo e confiscargli i beni, tanto essendo in Spagna quanto ri -
manendo a Cagliari. La chiusa della lettera è tutt'un 'im precazio·
ne contro l'a rcivescovo De Heredia vellaco p regalar, che da-
rebbe un occhio per rovinarlo e contro Sigismondo Arquer che
darebbe due anime al diavolo per abbattere nostres coses p per-
sones - Se poi il Re e i signori del Supremo Consiglio lo vo -
gliono, mandino pure a prenderlo (I).
Con susseguente lettera, sempre diretta al Zapata, si mostra
oltremodo pessimista: lo trattano peggio di un turco. gli rincresce
che sia arrivato il Dottor Cola a sostituire l'Arquer, attende il vi-
sitatore per controbattere le vigliacche calunnie espresse a suo
carico e spera che il vicerè faccia giustizia, benchè gli dia da
pensare la su3 intimità coll'arcivescovo. Il nipote Pietro è in In·
ghilterra per aver il condono, ma se avesse trattato col Marchese
De Sarria, ambasciatore a Roma, l'avrebbe già avuto e sarebbe
* "' *
La partenza per la Sardegna del visitatore Dottor Pietro C la-
vero, nomin;ito con' provvisione reale del 13 ottobre 1557, desta
serie preoccupazioni nel partit0 Aymerich. Azere Zapata avrebbe
voluto impedire il provvedimento colla scusa che il Regno non
era in così floride condizioni da sopportare la spesa della visita (3).
Ai primi del 1558 decedette in Sassari Alessio Fontana (4).
Venn~ così a mancare uno dei più validi sostenitori dP-1 partito
Aymerich, in quanto la sua carica di segretario dell'imperat0r~
gli avea acquistato in Corte larghe simpatie e lo avea messo in
condizioni di conoscer bene l'ambiente che circondava il sovrano.
Negli ultimi anni, qua:ido gli avvenimenti sembravano precipitare
a danno dei suoi amici, la sua collahorazione s'intiepidì tanto da
lasciar capire a Don Salvatore che non si dovea più far asse-
gnamento su di lui (5), ma tutto induce a ritenere che per suo
consiglio siasi indirizzata la lotta contro gli Arquer a direttive
più efficaci. ·
La morte del Fontana destò grande commozione fra i citta·
dini sassaresi che, edotti delle sue disposizioni testamentarie per
( 1) -
REG·AYM. N. 581-11.
REG-AYM. N. 581·9.
(2) -
REG·AYM. N. 581·11.
(3) -
(4) - La morte di Alessio Fontana fu comunicata aJ Azore Zapata da
Don Salvatore Aymer ich con lettera dell'l 1 Febbraio 1558. REG·AYM. N. 581·1 !.
(5) - REG·AYM. N. 538·6.
SIGISMONDO ARQUER 83
***
L'accenno dell'Aymerich al desiderio dell'arcivescovo De He-
redia d'allontanarsi dall'isola corrispondeva perfettamente al vero:
il povero presule non era in grado di sostener ulteriormente i
rancori suscitati dai canonici Aymerich, Corbu, Zapata, Valentin,
***
I rapporti fra il vice rè Madrigal e D on Sa lvatore Aymerich
erano tutt'altro che cordiali; quest'ultimo nel febbraio 1558, scri-
vendo a M artino Puig di M aiorca che aveva accolto cordia lmente
in casa sua il ca nonico Aymerich , gli dichiarava che il richiamo
del vicerè sar ebbe da desiderarsi. Del resto, scrive scoraggiato,
i vicerè farino quel che vogliono perchè il Re è molto lon tano (4);
e a T omaso V ar i, raccoman«ia ndogli di avvertire il Canon ico A y ·
merich che la navigazione non è sicura e che le galee nostre
menjanl la panpolta p g uunpant lo sou, esprime il suo compia-
cimento per la notizia dtll'arrivo di un nuovo vicerè - D on Gu-
g lielm o de Roc hafull - notizia cht risultò errata, aggiungendo
pur tuttavia, con lo scetticismo derivatogli dalla lunga esperienza ,
che qu<::sti vicerè sono tutti un malanno per la 11o:stra isol à: gran
plaga contenir los virreys que vu//an ser se1ìor.s absoluts (5).
Svanita la speranza di un richiamo del Madrigal, Don Salva·
vatore si propose di amicarselo con qualsiasi mezzo. Egli sapeva
DE CASTILLEIO
* **
Questi i precedenti del nuovo arcivescovo sul quale gli Ay -
merlch fa cevano assegnamento per la lotta contro J' Arquer.
Da Bruxell es il Castilleio, per raggiungere la sua nuova re-
sidenza, si portò a Genova, dove contrasse col negoziante Anto·
nio Spinola un mutuo che garantì coi prove nti dello spoglio del
suo predei:essore De Heredia, il che dovea, come vedremo, pro-
vocare una levata di scudi per parte del capitolo cagliaritano (I).
I denari prestatigli dallo Spinola g'li perm isero di portarsi a
Sassari, dove lo troviamo ai primi dell'ottobre 1559; la traversata
in mare indubbiamente gli lasciò amaro ricordo, se, quattro anni
dopo, si mostrò riluttante a partecipare al Concilio di Trento per
i disagi del viaggio e per il timore di venir catturato dai corsari
barbareschi, infestanti le coste della Sardegna.
Durante la sua permanenza a Sassari fu circuito dai cano-
nici Manca e Cariga e dal decano Dqn Gerolamo Zapata, che
gli dipinsero l'ambie nte cagliaritano minato dalla propaganda an-
tireligiosn, svolta con scritti e con la parola dal Dottor Sigi-
mando Arquer, alto funzionaJio del Regno e persona di grande
influenza. e dottrina. S'impressionò talm en te di questa circostan·
ziata denuncia che, prima del solenne ingresso nella diocesi
sentl il bisogno di scrivere una lettera al vicerè, lamentando che
alti uffici fossero tenuti da persone irreligiose colpite da sco-
munica (2).
Il solenne ingresso nel Castello di Cagliari diede luogo ad
un deplorevole incidente, da non doversi imputare interamente
al focoso prelato. Per detta cerimonia egli aveva disposto che,
dopo la visita di rito alla Chiesa di N. S. di Bonaria, il corteo
proseguis5e fino alla Por ta del Castello, dove sarebbe stato rice-
vuto dal capitolo, dagl~ ufficiali regi e dai rappresentanti della
città e della nobiltà, aggiungendo che, pur gradendo le forme più
semplici, si dovessero seguire i precedenti (3).
Giunto a Cagliari, si portò al Santuario di Bonaria dove si
trattenne per dar modo alle autorità civili ed ecclesiastiche di
mettersi d'accordo sulle modalità dell'ingresso, pretendendo i ca-
( 1) - EPIST·CAST. f. 113-114.
(2) - - M EM·ARQ. in Apoendice pag. XXV e EPIST·CAST. f. 73.
(3) - EPIST·CAST. f. 74.
94 DIONIGI SCANO
* **
I primi mesi di ·permanenza nell'isola trascosero . tranquilli,
probabilmente perchè le visite pastorali assorbirono ogni sua atti·
vità. Gli avanzi delle antiche civiltà e specialmente le numerose
iscrizioni romane attraggono il suo spirito d'umanista e lo distol-
gono in un prim o tempo dalle cure del suo ministero (3).
AELIA LELIA CRISPIS NEC VIR NEC MULIER NEC ANDROGENA NON PUELLA
NON IUVENUS NON ANUS NON CASTA NON MERETRIX NON PUDICA SED
OMNIA SUBLATA NEQUE FAME NEQUE FERRO NEQUE VENENO SED OMNI-
BUS NEQUE IN CELO NEQUE IN AERE NEQUE I N T ERRA SED UBIQUE IACET.
L UCIUS ACA TO CRISPUS NEC AMA TOR NEC AMICUS NEC NECESSARIUS
SCIT NESCIT CUI POSUERIT. Episl-Cas/. f. 75 e 76.
SIGISMONDO ARQUER 95
* **
Questi cenni sulle movimentate vicende di quest'insigne ma
irrequieto prelato chiariscono l'ambiente cagliaritano dell'epoca e
pn sentano non lieve intere~se perchè si ricollegano ai tragici av·
venimenti che portarono l'Arquer a perire fra le fiamme dell'auto
da fè di Toledo.
A Cagliari uno dei primi còmpiti del Castilleio, e certamen-
te il più delicato, fu quello d'inquisire sull'avvocato fiscale, denun·
ziatogli come luh:!rano dal canonico Zapata. _
Don Salvatore e i suoj aderenti spiegarono tutta la loro in·
fluenza per convalidare con numerose testimonianze l'accusa del
decano, ma all'ultimo momento i testi raccoltì si squagliarono --
L'inchiesta dell'arcivescovo non era segreta ed essi certamente
temettero la reazione del governo e del. sovrano qualora l'Arquer
fosse uscito immune dalle colpe attribuitegli.
L'arcivescovo infatti interrogò molti dei testi presentati e a !tre
persone che conosr.evano I' Arquer e tutti ne dissero un gran
bene sia come uomo che come cattolico professante, ad eccezio·
ne di tre che erano alla dipendenza dei suoi nemici e che fecero
affermazioni generiche senza specificare niente (3)..
I risultati dell'istruttoria, favorevoli ali' Arquer, fecera scrivere
al Castilleio che in Sardegna eranvi tante fazioni quante per·
sone (4).
Nelle brevi soste cagliaritane dell'Arquer l'arcivescovo ebbe
a conoscere personalmente il rigido fiscale e dai frequenti con·
tatti, avuti nei pochi mesi che stette a Cagliari, si persuase mag-
giormente della falsità dell'accusa. Il Castilleio, espertissimo nelle
discipline teologiche e addetto all'inquisizione per molti anni, era
in grado di ben giudicare dell'ortodossia di pensiero dell'Arquer
ed era d'altra parte intransigentissimQ in materia di fede per ac-
cogliere cordialmente chi non fosse cattolico fedele ed osservante.
Le cartE> miidrilene, al paii dell'epistolario del Castilleio, mo-
strano la cordialità di rapporti fra queste due persone che avea-
no in comune, con l'elevatezza dell'ingegno e con la profonda
coltura, la rude schiettezza e l'indole combattiva. I giudizi dell'ar·
civescovo sul clero sardo collimano perfettamente con quelli che
poscia dall'Inquisizione vennero incolpati all'Arquer: il clero è
così ignorante - eglì scrive - che non mi fu possibile elevar
alcun ecclesiastico al posto di vicario capitolare (1), i sacerdoti
vivono poco onestamente e un canonico tiene palesemente uua
concubina nella sua dimora; co!oro che hanno cura d'anime
sanno appena leggere e non sanno insegnar ai parrocchiani altro
che il Pater Noster in dialetto, tanto che si deve attribuire a mi-
racolo se le popolazioni si sono conservate nel grembo della
Chiesa (2).
I sentimenti di gratitudine per parte dell'Arquer e le molte
affinità di pensiero e di carattere resuo ancor più intimi que-
sti rapporti, come si può dedurre dalle diverse lettere dirette
ali' Arquer dal Castilleio, nelle quali sono confidenze e incarichi
delicati che non si affidano se non ad amici fidati.
Essendo l'Arquer a Madrid, il Castilleio, (16 ottobre 1560), gli
esprime i suoi ringraziamenti pPr il suo interessamento circa le
decime del vescovado d'Iglesias, pregandolo in pari tempo di
voler illuminare Sua Maestà ch'era rimasto impressionato del qua·
dro ch'egli avéa fatto dalle condizioni dell'isola e dell'indisciplina
del clero (3). Con altra lettera poi lo incarica di recapitare al
sovrano una sua memoria contro l'anteciµata apertura del Parla-
mento voiuta dal vicerè (4).
Quando la posizione dell'Arquer comincia ad esser scossa,
la condotta de!l'arcivescovo viene segretamente controllata ma
non tanto d;: non averne qualche lieve sentore. Dubita che al-
cune lettere stie e dell'Arquer sie no state trafugate, e in certo
momento t ente il bisogno di giustificare presso l'Inquisitore Ge-
nerale l'esistenza di alcuni libri nella sua biblioteca e la sua con-
dotta verso l'Arquer in merito alla denunzia del decano Zapata.
Egli non nega che libri condannati dal Sant'Ufficio possano
esser nella sua raccolta, ma fa presente che in Trieste e nelle
Fiandre, come del~gato dell'lnq11isizione, ebbe in mano molti libri
proibiti, alcuni dei quali ebbe a conservare a scopo di confuta-
zione, mentre la maggior parte Vénnero bruciati - Di Sebastia-
no Milnster possiede diversi libri scritti in lingua ebraica, pubbli-
cati quando l'autore era ancora nel grembo della Chiesa, come
si desume dalla dizione Frap Sebaslian Munstero Minori/a e dalla
data del 1524. Così, scrive all'Inquisitore, acquistai il catechismo
dell'arcivescovo di Toledo con l'intendimento di confutarlo, qua-
lora altri più ·di me VE rsato nelle dottrine teologiche non l'avesse
fatto e di ciò possono farne fede il confessore di Sua Maestà
e lo stesso autorE: del catechismo, al quale manifestò il suo
dissenso.
Circa l'affare Arquer conferma ch'egli, come ordinario, istrul
un procE>sso, ma che le accuse non risultarono comprovate.
Questa lettera, scritta il 9 g~nnaio 1560 (I), mostra che sin
d'allora il Sant' Yfficio istruiva segretamente contro l'Arquer, e il
procedimento, agevolato dalle subdole macchimizioni dei fautori
del partito Aymerich, procedeva lentamente ma inesorabilmente
tanto da preoccupare Filippo li il quale dovette rivolgersi per
schiarimenti al Castilleio se questi, nel 2 dicembre 1561, riassun-
se a Sua Maestà le fasi deil'inchiesta da lui condotta due anni
prima (2).
L'accusa di luteranesimo contro l'avvocato fiscale dovette de-
primere il morale del presule cagliaritano, al quale i suoi nemici
già imputavano i rapporti più che cordiali coll'Arquer; ma non
perciò abbandon6 il suo amico e le molte affermazioni, .contenu-
te nella memoria difensiva che questi presentò di suoi giudici, si
basano su lettere che l'arcivescovo scrisse al Re e ad altri per-
so11aggi e che dovettero esser messe a disposizione del carce·
** *
Nel 1573 cessò di vivere questa singolare figura di prelato,
che, se alla dottrina e alla nobiità dei sentimenti avesse accop-
piato un maggior senso di equilibrio e una maggiore compren-
sione degli uomini e delle cose, certamente avrebbe lasciato lar·
ga traccia di sè. Infatti i suoi propositi erano degni d'1rncomio;
persuaso che la rilassatezza dei costumi nei sacerdoti e il mal
governo delle popolazioni erano dovuti prevalentemente alla de-
ficiente istruzione delle classi dirigenti secolari ed ecclesiastiche,
propugnò l'istituzione di uno Studio Generale a Cagliari, indican·
do a Sua Maestà anche i mezzi per fronteggiarne le spese:
devoluzione dei 200 ducati assegnati dal Re al convento di Gesù,
nido dd suoi diffamatori, e riduzione d'impieghi e di rinumera-
zioni negli uffici regi e comunali (2).
Con tale piano finanziario era naturale che il progetto non
trovasse che opposizioni, ma ad ogni modo le sue non furono
parole gettate al vento e più tardi il visitatore Carillo colla sua
influenza preparerà il terreno favorevole alla fondazione dello
Studio -Cagliaritano (3).
Il Castilleio appartenne alla categoria dei prelati umanisti dei
quali tanta dovizia si ebbe nel cinquecento: le sue lettere, al-
cune scritte in buon latino, altre in spagnolo e alcune in italiano,
mostrano com'egli fosse padrone di queste e di altre lingue, co-
me il greco e l'ebraico.
Egli ha istinti da gran signon~: si astiene dal portarsi alla
presenza di Sua Maestà per no11 aver vesti convenienti alla sua
alta dignità (I); malgrado le sue risorse siano ridotte tal111ente da
dover a Venezia accettare la liberalità del vescovo di Bergamo,
acqllista libri e strumenti astronomici, algunos istrumentos dela8
cosas del cielo (2); per il concilio di Trento !'i fa confezionare
una pianeta, oltremodo ricca e veramente artistica.
L 'inventario della sua biblioteca, nella quale, accantp alla mo·
numentale edizione poliglotta del Cardinale Xim enes, sono le mi ·
gliori bibbie, le più stimate collezioni di patrologia insieme alle
opere dei classici greci e latini e dei maggiori poeti e scrittori d'I·
talia, ci mostni la sua estesa coltura e la sua pred ilezione per
gli studi umanistici e per le scienze astronomiche (3) .
Nei pochi momenti di quiete si dedica allo studio delle anti·
chità ed è davvero da deplorarsi che la sua attività sia stata as·
sorbita da lotte e da beghe locali, giacchè, se le circostanze gli
avessero permesso di effettuare l'intendimento espresso in una sua
lettera (4), l'epigrafia romana si sarebbe arricchita di materiale
preziosissimo, ormai perduto.
La passione per gli studi classici non gl'impedì d'esser rigi-
do caHolico: la stessa veemenza con la quale lottò per il riordi·
namento della sua diocesi e per combattere ia rilassatezza del
clero mostra quanto egli tenesse a che ie dottrine religiose non
subissero deviazioni di sorta; pur, ammirando la scienza e la dot·
trina del MUnster e dell'arcivescovo di Toledo, riprova i lnro er·
rori (5) e quando vuol bollare qualche avversario, lo parago-
na a Martin Lutero (6), i di cui seguaci ebbero in lui un av-
versario intransigente: è assillato dal timore che la nostra città
** "'
Gentiluomo di nobile casata, Don Salvatore fu militare tra i
migliori del suo tempo e rese segnalati servizi all'imperatore nelle
Fiandre e nella conquista di Tunisi, ottenendone in ricompensa
il privilegio dell'abito di S. Giacomo. Uomo di grande energia e
di t11tto, non digiuno di studi, come comprovano le sue lettere, e
a perfetta conoscenza delle condizioni dell'isola e della psicolo-
gia dei sardi, egli avrebbt: certamente lasciato larga traccia di
sè a beneficio della sua terra, se la politica diffidente della Spa-
gna non avesse trascurata questa forza, in cui le doti d.i governo
e di comando s'accomunavano alle forme manierose e garbate -
Con queste doti, con le sue estese relazioni familiari e con l'a-
scendente ch'esercitava sulle persone che l'avvicinavano, il ga-
gliardo signore di Mara, in posti di comando, avrebbe potuto, ben
servendo la monarchia, predisporre tale reggimento da togliere
la. Sardegna dal marasma in cui l'avea gettata la incerta e insi-
pie11te politica di vicerè incapaci o indifferenti.
Quest'esuberante energia, riconosciuta ma non usufruita, non
poteva esser contenuta e perc.iò si rivolse, quasi per ritorsione, a
tener alto il prestigio della sua casata illustre e delle altre alla
sua aderenti, di fronte alle invadenze dei rappresentanti del so- .
vrano. Tenne sovratutto a far risaltare che il governo dell'isola
era imperniato sulla classe alla quale apparteneva; erano i feu-
datari che, quando il Sovrano lo richiedeva, pagavano i donativi
P. facevano fronte alle esigenze del governo dell'Isola ed erano
essi che assicuravano l'isola dalle invasioni nemiche e dalle scor-
rerie barbaresche, portando al fuoco i fanti e i cavalieri levati
dai loro feudi.
Rappresentante dello Stamento Militare, nel 1524, si presentò
all'imperatore Carlo V per prospettargli, con il dovuto ossequio,
ma anche con fermezza, le condizioni della sua isola che non
poteva sostenere i contributi richiesti per il matrimonio delle prin-
cipesse, per l'incoronazione e per la formazione di un corpo di
cavalleria - Il suo energico contegno, che valse a ridurre note-
volmente tali pretese, risrnsse l'approvazione dei sardi e di essa
si ha una prova nella lettera di elogio, che nel 1533, poco dopo
la transazione col sovrano. gli diresse il notaio apostolico Crispo
Giovanni, a nome del capitolo della cattedrale cli Cagliari, per
110 DIONIGI SCANO
* **
Se la morte di Don Sé!IVc'ltore Aymerich addolorò i suoi par-
tigiani, l'imputazione di luteranismo a Sigismond o Arquer esa·
sperò i congiunti di questi, tanto da indurre uno di essi ad un
atto quasi folle. Mentre i consiglieri della città uscivano dalla
casa comunale, il maestro razionale Pietro Giovanni Arquer af.
frontò Don Filippo Torrellas e gli inferse una pugnalata (I).
Il feritore e il fratello Antonio si rifugiarono nella catte-
drale (2), sottraendosi così all'immediato arresto, mentre il ferito
fu trasportato nella sua casa dove per parecchio tempo stette fra
la vita e la morte (3).
Il vicerè, preoccupato delle conseguenze di un'agitazione, a
mantener viva la quale egli stesso con poca ponderatezza avea
contribuito, prese l'iniziativa, non per una pacificazione sincera,
ma per una tregua, o meglio per un patto di concordia . Perciò,
per metter in eguali condizioni i due partiti e per aver argomenti
validi da imporre, insieme ai due fratelli Pietro ed Antonio Ar-
quer e ad un loro partigiano, certo Terrè, fece trarre in arresto
i fratelli Filippo, Girolamo e Francesco Torrellas, nonchè Pietro
Fortesa, Monserrato Fogondo e Cristoforo Aymerich coi suoi figli.
Indubbiamente molti di questi arresti furono arbitrari e inspirati
a criteri d'opportunità, come quello di Don Cristoforo Aymerìch
che, vecchio di 80 anni, non usciva di casa se non per andar
a messa (4).
DELL'INQUISIZIONE DI TOLEDO
(I) - · Il nome di Don Gaspare Centelles comparisce più volte negli atti del
processo Arquer, come quello di un luterano col quale l'imputato ebbe r apporti
verbali ed epistolari.
Allo stato attuale delle ri cerche non è possibile stabilire se questo per -
sonaggio sia tutt'uno ton il Don Gaspare Centelles di Sardegna che nel 1537
ebbe in concessione da Carlo V le capitanerie di Castello Aragonese e di
Sassari per rinun cia fattan e da sua madre e da sua zia, capitaner ie che nel
1548 vennero date ad Alfonso de Ravaneda in sostituzione del Centelles.
SIGISMONDO ARQUER ] 15
"' *"'
L e censurate fra$i sulla decadenza del clero e sui rigori
dell'inquisizione non avrebbero influito così sfavorevolmente con-
(I) ·- ARQUER Sard. Brev. Hisl. e/ Deser. pag. 8 Ediz. Torino 1788
(2) - Sono lieto di constatare che eguale giudizizio sull'Arquer e sul suo
compendio è stato dato dal Prof. Motzo dell'Università di Cagliari in un suo
recente studio: Su le opere e i manoscritli di G. Fr. Fara Anno I Fase. I.
116 DIONIGI SCANO
(I) - PROC·ARQ.
(2) - MEM·ARQ. in Appendice pag. XXVIII.
(3) - REG·AVM. N. fi81.
SIGISMONDO ARQUER 119
mani per provare una menzogna che due per provare il vero) (1).
Cerca di fronteggia r~ la tattica inquisitoriale, per la quale ri-
mane all'oscuro dei nomi dei testi, con dettagliate notizie biogra-
fiche di tutte quelle persone che egli sa a lui avverse e che pre-
sume abbiano deposto a suo carico, in modo da far conoscere
ai giudici le loro qualità morali, le ragioni d'avversione e d'inimi·
cizia e di conseguenza la loro poca attendibìlità.
La lista di queste persone con i detti cenni è inserita in un
memoriale, che, fra i tanti documenti allegati al processo, ho ri-
tenuto di trascrivere per intero per la sua importanza, in quanto
dà un quadro completo delle tempestose vicende che sconvolsero
l'isola dal 1535 al 1563.
** *
Il memoriale, scritlo il lingua castigliana, manca di quella so-
brietà che con i radistingue il su o rompendio sulla Sardegna: si
palesa invece oltremodo prolisso. scevro di elega nza, con f re-
quenti ripetizion i, dovu:e. non tanto alle forme curialesche, quanto
all'intento di ben imprimere fatti ed argom en ti nella mente degli
inquisitori. Fu quindi una prolissità, che l'Arquer adoperò volu-
tamente, sagriiicand o l'amor proprio e il buon gusto di scrittore.
Un quadro gener ale dr gli avvenimenti, in cui egli e suo pa-
dre furon o impli cati, precede i cenni biografici e da E>sso l' Arquer
tra e le seguenti conclus!oni:
1• - Che i suoi nemici, come fec ero con suo padre ed altre
volte con lui, ordirono la trama che lo condusse ad esser incar-
cerato come seguace lii Lutero, servendosi, fra l'a ltro, di molti
testimoni falsi.
2° - Ch'essi tentarono ucciderlo col veleno.
3° - Che lo pro ce ~sarono in via secolare, fa cendolo incar-
cerare per accuse che l'allora principe reggente e il Supremo
Consiglio d'Aragona riconobbero false.
4° - Che essi lo infamarono malvagia mente coll'arcivescovo
Parragues de Castilleio.
SASSARI
49° - DON ANTIOCO BELLIT dello stesso ceppo degli
Aragall, governatore di Sassari e ammogliato con Donna Elena
Alagon, parente del Conte di Villasor e nipote delle mogli di Don
Gerolamo d'Aragall e di Azore Zapata.
Il Bellit, per il tramite del congiunto Fra Arcangelo Bellit, fa-
ceva assumere dall'Arquer, come domestico, un certo Vidini che
pare fosse sospetto di pratiche luterane. Quest'assunzione venne
poscia imputata all'Arquer, mentre fu tutta una trama ordita dai
due Bellit.
50° - FRA ARCANGELO BELLIT che col precedente tese
all'Arquer il diabolico tranello dell'assunzione del Vidini.
51° - DON ANDREA MANCA, assessore del governatore
di Sassari e figlio di Don Giacomo, che fu avversario accanito
del padre dell'Arquer ai tempi del vicereame Cardona. Avendo
sposata una figlia di Donna Isabella· Carillo, è legato con vincoli
d'affinità e d'interessi con In famiglia Zapata. Altro motivo d'ini-
micizia fu il processo istruito dall'Arquer contro Giovanni Virde
e suo figlio, genero quest'ultimo del Manca, per tradimento e ri-
bellione al Re. In· più, il Manca e il Cariga contestarono le tre
ville di Tiesi, Cheremule e Bessude al maestro razionale Anto-
nio Ravaneda, i di cui interessi, tanto in Sardegna che in Corte,
~~~~~~~~~~~
SIGISMONDO ARQUER 127
ALGHERO
* **
Esposti questi cenni sulle persone che riteneva non estranee
al suo processo, l'Arquer fa rilevare che nessuna di esse, se
depose d'aver da lui udito cose contrarie al le religione, deve
esser logicamente creduta, giacchè è ovvio che egli, uomo pru•
dente ed esperto magistrato, non avrebbe mai trattato con per-
sone che sapeva avverse di così delicati argomenti, per i quali
non si sarebhe fidato neanche di un fratello.
Tiene poi ad avvertire gl'inquisitori che i snoi nemici, che
appartengono alle famiglie piC1 cospicue e più influenti, sono in
grado di far deporre falsamecte molte persone, tanto più che.
era assicurata loro l'impunità col non svelare i loro nomi. E questo
lavorio fu favorito d(jl fatto che l'inchiesta contro di lui venne
condotta con tanta segretezza da non averne avuto sentore, mentre
i suoi nemici, alle cui pressioni si deve la venuta degli inquisitori,
erano al corrente di tutto, e quindi in grado subornare i testimoni.
Sulla denegata comunicazione dei nomi dei testi, l'Arquer
discute dal punto del dritto. Egli ritiene che vi si debba derogare
quando i testi non possano temer danno alcuno. E poichè egli, di
fronte ai suoi nemici, è così piccola cosa per cui nessuna ritorsio-
ne, anche volendo, potrebbe esercitare, supplica gl'inquisitori per-
chè gli comunichino i nomi dei testi, secondo quanto è disposto
in causa fidei, per dimostrare l'inattendibilità delle accuse. Qua-
lora ciò non gli veng1-.1 concesso, protesta e sin d'ora eccepisce
di nullità gli atti d'istruttoria.
La memoria difensiva, che l'Arquer volle quanto più convin-
cente ed esatta nei fatti, si riferisce alle centinaia di documenti,
allegati al processo. fra i qualì sono da annoverarsi molte prov-
visioni reali, i processi in cui furono implicati i suoi nemici e
diverse relazioni di visitatori e di alti funzionari, fra le quali me-
rita una speciale menzione quella del Clavero ch'è tutta una re-
quisitoria confermante le accuse de°li'Arquer.
Gl'inquil;itori, che tenevano a che il processo si svolgesse
con le garanzie procedurali, consentirono tutte le possibìli difese,
e perciò lasciarono all'Arquer il tempo necessario per raccogliere
i documenti occorrenti a dimostrar la sua tesi di persecuzione,
il che, dato il loro numero e la loro mole, non fu cosa di poco
momento da espletarsi in breve tempo. Questo forse spiega la
130 bIONIGI SCANO
mio, aiutami Signor mio, Parce mihi Domine. C/zi mai pense-
rebbe che il Sant' Ufficio facesse questo a lai che non /'ece niente
di male!
E così a brevi intervalli furono dati altri giri di corda, senza
ottenere altro che gemiti, invoc<1zioni e dichiarazioni d'innocenza,
alternati ad eccezioni di dritto che la sua mentalità di giurista
sollevava anche fra gli strazi della tortura .
Allontanatisi gl'inquisitori, il suo corpo grondante sangue fu
sottoposto al tormento dell'acqua, che, appena iniziato. si sospe-
se per esser f atigado (1 ).
Nella mattina del 22 dello stesso Maggio gi'inquisitori invi-
tarono l'Arquer a dir quant'egli riteneva a scarico della sua co-
scienza. Rispose dignitosamPnte di non aver peccato negli errori
di cui l'accusavano e, poichè Dio l'obbligava alla difesa naturale
della vita, li:! quale non può e non si aeve abbandonare. dichia-
rava di mantenere gli appelli eccepiti e supplicava che gli venisse
concessa udienza dal Gran Consiglio per mostrare la falsità dei
testi e la sua innocenza.
Riuscito vano ogni tentativo di fiaccarlo coi tormenti, gl'in·
quisitori Beltran, Velarde e Vacca, presenti i teologi consultori
Fra Vincenzo Barion e Fra Gaspare de los Reyes dell'ordine dei
predicatori, gli comun icarono che, per il desiderio del Sant'Uffi-
cio di salvargli l'anima, affidavano ai due padri teologi la cura
di persuaderlo a dir la verità, prospettandogli quanto una confes-
sione gli sarebbe valso per la sua salvezza. I suddetti padri poi
con molteplici argomenti l'ammonirono a dir la verità sotto pena di
peccato mnrtale e di condanna perpetua, ma l'Arquer, che in teolo-
gia non era a meno di loro, rispose che sapeva benissimo che il cri·
stiano è obbligat11 a dir la verità e a non mentire, ma che d'altra
parte dovrà presentarsi a Dio ch'è la stessa verità e quindi,
se dicesse quanto glì è richiesto, mentirebbe per conserva r la
vita, giacchè egli ben sa che chi è condannato per eresia ed
(I) - Il tormento dell'acqua si effettuava col metter sul volto del pa-
ziente un finissimo pannolhno inzuppato d'acqua, in troducendone parte nella
gola e coprendo colla restante parte le narici. L'acqua versata lentamente,
infiltravasi goccia a goccia attraverso il panno e a misura che s'insinuava
nella gola e nelle fosse nasali, il paziente era costretro a sforzi dolorosi
per ringhiottire l'acqua e per aspirar l'aria, tanto dolorosi da imprimere al
corpo e~tenua11ti convulsioni.
134 DIONIGI SCANO
* "' *
Nell'esporre le vicende, che si svolsero in Sardegna così
drammatiche e appassionate dal 1535 al 1571, non volli far una
narrazione di colore, ma trascrissi fedelmente le notizie, che mi
risultarono dalle ricerche archivistiche, dando loro soltanto un
certo ordine e una certa concatenazione.
** *
Di fronte alla spregiudicata e gagliarda figura del signore di
Mara s'erge quella rigida e inattaccabile di Sigismondo Arquer.
136 DIONIGI SCANO
(I) - L a sua coltura umanistica si desume anche dai libri richiesti agli·
inquisitori durante la prigionia. Vedi Appendice.
(2) - Il disprezzo dell'Arquer per gli ebrei risulta da molti pAssi dal suo
memoriale, ma specialmente dal rifiuto della mano di una sua sorella al D ot-
tor Giacomo Bonfill per ia sua ori&ine giudaica • MEM. ARQ. 73.
SIGISMONDO ARQUER 137
DI MADRID.
DOCUMENTO N. 1.
doctor jòa Anthonio Arquer y uini eron sobre elio en corte y crecie-
r on los odios y mala$ voluntaJes entre ellos: por lo qual el con·
sejo de Aragon que en corte de Spana resid ia imbio en Serdeiìa
a pedimento de los dichtis prin cipales enemigos nros por visitador
Obispo del Algu- y juez de residentia à don Pedro Vaquer Obispo del Alguer al qual
er enemigo.
nros enemigos perrnadieron que seria uisorei y assi et Obispo del
Alguer el qual luego se unio con los enem igos del uisorei y de
mi padre, y les persiguio asi al ui soreì corno à mi padre, y los
aprocesso y particularm ente con mi padre se lleuo corno enemigo
y para dannarle· injustamente con ministerio de los mismos enemi-
gos de mi padre le condenno y tuuo preso y ser esto asi verdad
parece por un proceso autentico que presento senalado de ·Nu·
Processo senna· mero 1. letera A, en e\ qual fol. 7 pagina p.a se muestr a corno
I 1do N" p0 lit. A.
estando el uisorei con mi padre en Sassar estaua en corte Acor
Acor Capata Capata con otros sus sequaces, y se embarco tambien para alla
Don Salvator /li- don Salvador Air~erique secretamente en Caller. A querella pues y
meriq. malas informationes destos y de otros que uiso nombrare fue ui-
sitador en Serdena el Don Pedro Vaguer Obispo del Alguer.
Don Jaime Manca. Quexaua tambien entonces contra el uisorei y mi padre jaime
Don Àndres Manca. Manca de la ci ud ad de Sassar. Padre que es del asst:ssor de la
ciudad y governation de ~assar Don Andres Manca que tambien
por otras causas que dire abaxo es enemigo mio y tambien que.
Don Francisco de xaua et Governador de Sassar que era entonces don Francisco de
Sena. Sena tio de Don Gaspar Cariga de Sassar y cabessa de los Senas
Don Gaspar Ca- y Castrillas de Sassar del Alguer y todos parientes y amigos de
r~ga .
~cor Capata y de don Salvador Aimerique. Quexaua tambien et
Don Alonso Caril· procurador real don Alonso Carrillo con cuios nieto y nieta tiene
lo. casado Acor Capata un hijo y una hija. Y asi con este ennedo
del Reino uniendose con estos enemigos de mi padre et dicho
Obispo del A lguer le condenno en mucha quantia de dineros segun
parece por su sentencia en et dicho processo sennalado de num,
Acta N. 1 A. 1 y tetr a A. fol 145 hasta la hoja 152. Y corno mi padr e dello y
de sus nullidades apellasse y recurriesse para su Ma.g. fue tanta
la passion del dicho Obispo que no quéxo admit1r la apellation
siendo el caso mas que apeUable segun por la misma sentc:!ntia
parece y de la denegation cte appeHation folio 153 et fot. 156
eR el mismo processo. Antes fue taftta la ~SSi'(>n del dkho R.mo
Obispo don Pedro Va-guer que siiendo el dQctor mf.co juan Ad·
SIGISMONDO ARQUER III
Que Acor Capata en este processo fol. 34 pag. 1 et 2. et fol. 94 pag. l et 2. et fai.
y Aimerique con
96 y por que mi padre seruia en el conseio e hazia justitia con
sus adherentes
procuraron todo
el dicho uisorei le persiguieron e hizieron salir al uisorei del Reino
el processo y da- e hir a las cortes de su M. segun p&rece en los dichos processos,
no de mi padre y a mi padre condemnaron y enca rcelaron corno es dicho y huuo
eetc. de uenir en Spafia a seguir su iustitia y la obtuuo segun luego dire.
Y aun que en este processo no parecian mostrarse directamente
los dichos firos enemigos sino el fisco y otros testigos empero el
todo de la trama eran los dichos quer~ llan ~~ y sen naliidam ente
Acor Capata y don Saluador Aimerique y ellos buscauan o por
mejor desir subornaua11 los testigos y en redauan el negocio se-
gun agora se haze y ha hecho contra mi a nombre del fisco, y
ser esta assi uerdad se pru~ua por lo que los mismos Acor Ca-
pata y Aimerique disen en otro processo criminal que urdieron
contr a mi el qual esta presentado sennalado de letra B. fol. 111
pag. 2. fol. 11 2. fo!. 110. donde piden a su M. y Al. que no per·
mita que io uaia con el officio de conseiero y aduogato fiscal en
Serdefia por que no !es aga a mano del officio mal a ellos ni
Act a B. a sus testigos, ni adherentes, en los dichos precessos que procu·
raron contra mi padre. Pues sì estos son firos enemigos ca;)itales
y pudieron tanto en aquel Reino que dieron tanto trabaio al ui·
sorei don Anthonio de Cardona y ami padre por su~ odios ca-
pitales mediante d dicho visitador Inquisidor ò Obispo. no es ma-
rauilla que agora iniquamente lo haia procurado contra mi y haian
sallido con ello corno sallieron entonces. Endemas hauiendo mui
maiores causas agora que !es con uenia a ellos dannarme e irn-
pedirme corno lo han hecho para encuhrir sus males hechos y
sa!uar sus uidas y aziendas corno luego baxo dire. Et qui nocuit
primo vali posse nocere s.ecundo et ualidum est arKumentum a
solftis. y pues han acostumbrado estos iìros enemigos hazer esto
presumase que tambien assi iniquamente lo han hecho agora y
procurado que contra mi tuesse inquisidor y se me hiziese pro-
cesso y me truxesen à tal y à peor punto que ami padre.
Y assi corno aquello fue malo e iniquo ansi es esto quando
ualidum est argumentum a solitis e consuetudine personarum · f
si seruus plurium et si numerus et. ibi. glo. et dd. ff delega. i
et cum isti fuerint semel et pluries mah contra patrem meum et
me, semper presumuntur mali ,in eodem ;;eneri mali. c. semel
ma!g. de regulis iuris in 6. cuius regala sunt infinita e.rempla in
SIGISMONDO ARQUER V
del Alguer ut pale! in. processa signafo /itera B. fo/. ///. 112. contra mi padre y
uisorei en la vi·
et 113. sita del Obispo
Y por que ueha vrà m. euidentemente corno estos mis ene- del Alguer.
migos de la mesma ora que t i Rey firo S. me nombro por su con- Que mis enemigos
falsamente p o r
seiero y aduogato fiscal de aquel Reino procuraron de ar ruinar me m1 chos modos si-
y tr aher me atodo mal pun to y al peor de todos en que me han ia empre me han pro·
curado de ar rui·
trahito por que esso les conuenia y era r emedio solo de sa luar
nar.
sus uidas y haciendas. V. M. sepa que en Serdefia haui;:i un pro·
curador Real llamado don Alonso Carr illo el qual tuuo la collecta Don Alonso Car·
ri Ilo procurador
y adm111istration de todas la rentas reales de aquel Reino y con real.
ellas usurpanJol2s se hizo rico y de dineros del Rey compro dies
ò onze uillas mui buenas. y corno por rrtandado del dicho uisorei
se le pidjese cuenta de su administration fueron todos los t:-nrie·
dos y processos de la uisita 11assata que tengo arriba dicho que
este don Alonso Carrillo corno ia con la hacienda del Rey era
poderoso uniose con los dichos Capata Aimerique y o!ros que no
que rian iustitia por su casa. y lleuatar on rabias a los dichos viso·
rei y mi padre y destoruaron que nunca se pudieron accabar e-
stas flenditas quentas y sequedaron con la hazienda del Rey. Ca·
pata muerto el dicho Carri l lo que,lo curador de sus hijos ò nietos
y herederos y asi caso al heredero de 1:1 casa y sennor de c1ichas
uillas con una su hija; y un hijo suio con otra nieta del dicho
pr ocurador real. y assi este Capata se absorbio toda esta casa
que de curador se hizo senor con estos casamientos y uiendo que
la hazienda era de l Rey y que si io era cooseiero y abogado fi·
scal perderia la dicha hacienda y cac;a Juego que fui nombrado
para el dicho cargo proc~rò que el r<':y me lequitasse y me persiguio
corno dire abaxo vsando de la mesma cautela que uso el procu·
rador real don Alonso Cartillo contra mi padre. y el dicho visorei.
y s~r esto assi uerdad parece por una scriptura del mesmo M fco
Adcen i nro enemigo dada an te el Obispo del Alguer en el mesmo
processo N. 1 lit A . pag. 2. fo l. 162. donde dise quc el dicho Acta N. 1 lit. A.
procurador real tenia todas las pecunias de aquel Reino y en la
hoia 174 dise que por medio de mi padre fue criminado el dicho
proc1nador real y Acor Capata curador corno es dicho de los he·
rederos del dicho Car rillo en una petition que haze ante su Alt'
y esta presentado en el processo sennalado de h!tra B . dise que Act a B.
las quentas del procurador real don Alonso Carrillo aun penden
y que no las concluio H ieronimo Ortiz que fue all a, vide in di-
cto processu B. fol. 5~ p. 2 P.t fol. 52 pag. I in pr. y este H ier.0
VIII DIONIGI SCANO
seta la escritura y autoriza las iniurias Francisco Ciprian o Cebrian Francesco Cebrian
not.•
notario segun parece en el dicho processo de A. fol, 161 y hazese
Acta A.
procurador de la Bonbuia falsaria li:i qual defiende los dichos mis
enemigos con todas sus fuerzas segun en et dicho processo pa ·
rece y asi le procuraron ellos este ddensor e iniuriador mio qm:
depende dellos corno tambien Marco Ciprian su pariente del mui Marco Ciprian.
cercano seruidor y adherente destos ca·patas y Aimeriques, Horn· Not. 0
maior necessidad assi por la uisita que còtra ellos hizo y pende,
y por que mediante mi no se descubriessen sus maldades y para
mas de mi uengarse me han procurado este enriedo, sabiendo
que todo es mentira y que si uerdad fi.tera y buen zelo los mouiera
no haurian guardado asta agora. Pero la malisia que agora a
mas crecido, en este tiempo fes ha empuxado a esta maldad.
Y asi s~gun parece por la publication que se me ha dado el Que nunca me ac·
primer testigo que còtra mi se tomo es el segundo de lei publi- cusaron de cosas
de r eligion mia e·
cati11n y este se tomo el anno de 1557 y testifica segun el dise nemigos asta que
de cosas de mas de treze anòs atras que razon hai que este lo uieron que por uia
callase tanto tiempo y lo testificasse entonces? sino que alo que del siglo no pue·
parece aquel tiempo que testifica este testigo que fue en el mes dicron damnarme
de Octobre del dicho a11no 1557 io ia era salido milagrosamente en el mal proces·
sos que antes me
delas manos y carcel en que dichos mis f'nemigos me havian puesto hauian procurado
y llegado en Spanna fol. 2 pag. I in processu B. Por que en el y uiendose ellos
mes de Abril a cinco dias del dicho me's me presente y a 25 de con la soga alar·
Hebrero ! 557 fue mandado d.e parte de su Al, por visorei de Ser· gargata o per ven·
defia a Acor Capata que sallese del Reino segun parece en el garse o per librar·
se de mi me han
dicho processo de B. fol. 8 9. y assi mesmo fue mandado a don
i n ve n ta da esta
Saluaaor Aimeriq que segun parece en el dicho processo B. fol. 10 nueva accusation.
pag.. 1 & 2 et fol. 14 pag. 2 y des pues estando io libre en la
uilla de Valladolid con sola mi palabra Capata fue siempre preso Acta B.
en una casa cò fiancas de 4000 duct. segun parece en el dicho
processo de B. fol. 16 pag. I & 2, et. fol 28 pag. 2 y esto segun Acta B.
parece en el dico processo fu en Maio 1557 eia se sabia que en
Serdeiìa su M . hauia prouehido de pesquisidor o uisitador còtra
estos mis enemigos que pensauan que todo se hazia por causa
mia segun parece en el pcesso dicho de B. fol 51 pag. 2, Vien-
dose pues por esta uia perdidos y tambien porque el Arcobispo
de Callar don Baltazar de Heredia hauia descubierto que los Ai-
meriques y don Saluador entre ellos hauian procuraJo y hecho el
caso tan orrendo de la muer te de Selles en el monasterico de
Santo domingo. Por librarse sacaron una comision de Roma en
que se cometia al dean Capata y c~nonico Montells el uno her- Dea Capata
Canonico Montells
mano el otro de la misma liga de Capata para hazer processos
de cosas de religion y assi siendo ellos las mismas partes y te·
stigos. y teniendo testig6s de manga cò la sobrada malicia que
tenian hizieron el processo que quixieron còtra el dicho Arcobispo
y le dieron gran trabaio come parece por relation del mesmo Ar-
cobispo que est a en el processo B. fol. 97 et i. en est tiempo pues Acta B.
XXIV DIONIGI SCANO
TESTIGOS DE CALLER
Vide de vice rege 1. 1. - EL VISORE! DON ALUARO DE MADRIGAL. es ene·
11 pag. t. migo mio por auer adeudado corno ariba tengo dicho con mis
enemigos. y por causa dellos siempre se lleuo mal con migo y
ha procurado de quitarme el officio y desonrarme porque io no
SIGISMONDO ARQUER XXIX
lo que arri ba tengo dicho y que el hazer dar las dichas cuentas
y hazer que tuuiesen buena admistrati on rocaua a mi cargo y
ami piuticular mente me lo auia mandato el RE'i tengo lo dicho
ar iba y preufase por una carta real a mi escrita que tengo pre·
Acta N. 9. sentada sennal;:ida de N. 9. cap. 3 ot 4. y en on tra carta Rea l quetengo
Acta N. 6 lit. F. presentada sennalada de L etra F. & num. 6 y asi su magestad en
especial me mando que fuesse consultor del Maestre rationa l que
es el contador maior en las quentas de los officiales pecunia rios
segun parece en otra carta de su M. ami escr ita que presento
Acta N. 9 lit. I. sennalada de N· 9 y letra I. y por esto el dicho procurador real
y sus l ugarestenie ntes me quieren y han procurada todo mal
y han sido allados deud ores e11 sus quentas y se ha procedido
cotra dellos.
Este testi fico cOtra 8. - GABRIEL N IN es lugartinient e deste procurador real y
en el dicho pro- por lo conseguente contra
del militen las d ichas sospec has y
cesso criminal que
enemistades y mas porquP. tiene un a hija casada con sobrino de
fu i absolto. Vide
in processu signa·
don Hieronimo de Aragall llamado Adriano Barbar a y tiene ca-
to A. fo l. 104. satlo un hijo llamado Alexio Nin con dona H ulana Roca deuda
tes. 39. mui cercana de don Hieronimo de Aragally delos Capatas, y Ai·
testes meriques y e sì fuere mester prouaza en corte hai information dello.
9. · IUAN DE CAMPOS, O IUAN SALINER D E CAMPOS,
O V L ANO DE CAMPOS que rio me aquer do bien de su nombre
es lugartinient e de procurador rea l que esta en Sassar militan las
dichas enemistade s y sospechas que còtra el procurador real y
otras que del dire abaxo tratando delos testigos de Sassar.
Este Acor Capata 10. · ACOR CAPATA quan enemigo capitai me sea y que
m• accuso en el asu dicho ni alo que qel se hubiere
oido no ne deue dar ere·
dlcho processo cri ·
dito contra mi asi por lo dicho ariba corno por otra~ muchas
minai sennalado
de A. per totum.
causas y razo11es y por ser el dicho Capata malo e iniquo hom·
y en el tambien bre e hauer passado entre el y mi y mi padre y su casa y fa.
testifico cotra in miliares y nos otros muchas y graues accusatione s lzinc inde non
f. 53 test. 8. solum de omnibus bvnis 11erum et de vita de lo qual allende lo
dicho se dara siemprt que fuere mester memoria! è interrogato rio
mas aperte que por ac.ortar este escritto agor lo dexo.
11. - EL D EAN HIER ONIM O CAPATA es hermano del dicho
Acor Capata y esso solo bastaria para que no se diese fe quanto
y ma:> que tan malo corno es este A cor Capata es este dean
porquc es hornbre sin ningunas letras sirnple tonsurando y que
ha rnuchos annos quf coie la renta dela igl esia y de ciertos cu-
'
r asgos que tiene si n iamas hauer tomado or den sacerdotal ni
SIGISMONDO ARQUER xx.xv
hecho et officio de dean sacerdote o pastor mas de amotinar los
cler igos de a quella iglesia y perseguir asu prelado. segun que del·
lo testifica y afirma el Acobispo de Callar don Baltasar de H eredìa
en el processo de B. fol. 96 pag. 2. fol. 97 pag 1 y tambien esta Acta B.
prouado qu·e este dean para remediar los negocios de su hermaoo
y sobrinos casados co n los herederos del di cho prucurador real
don Alonço Carrillo que se les quitaron las onze uill<is corno
dicho tengo de los qua les biuian los dichos herederos y auri el
Acor C apata por qu~ no tiene otra hazie nda sino la dicha que
tiene usurgada. \ ·µor essa rcizon el dicho buen dea ( que allende
delas dichas sus uirtudes segun dise el dicho Arcobispo H eredia
en el processo de B. fo l. 96 pag. 1 tiene compr ado su deanasgo Acta B.
por quarenta ducados de pension mas de lo que uale.) me ac·
cuso falsamente de descolmugado è in fa mo en cosas de la fe:
ante el Arcobispo de Caller Castilleio que uenia nu~uo y siendo
todo mentira lo que pretendia procuro de infamarme, quitarme el
officio, uida y ser segun parece en los autos que tengo presen-
tados sennalados de letrn D. los unos autos y los otros de letras Acta D.
V. X. O. y allende que por los dichos autos parece que es men- V. X. O.
tira todo lo que este buen dean maliciosamente pretendia el
mismo Arcobispo causa cognita declaro que io no era descomul-
gado sino que io era fiel y que constatada de mi buena uida y
y fama segun parece por istrumento public J que esta pr esentado
en processo senna.lado de Y. O. y assi el dicho Acobispo co no- Acta Y. O.
cida la maldad de mis còtrarios siempre me tuuo por bueno y me
sirvio y abono seguo pod ia abonar y confiar de qual quier ca -
tholico . y mui buen Xtiano segun parece por sus cartas escri-
tas asi ami corno a otros de mi que estan presentadas en
este processo la una sennalada de tetra K. otra de Z. otra Acta K.
de N. 4 y otra de N. 5. por las qua!es cuatro ca rtas com- z.
4
binadas con los istrumentos de arr iba manifestamente consta corno •
los dichos rnis enernigos y sennaladamente et dean Capata fal- "
samente me accuso è infamo ante el dicho Arcobispo el qual
conocio mi limpiesa y maldacl del dich·) dean y ansi este arco-
bispo lo escri ui o à su Mag . . y creo que tarnbien lo escriuio al
111.mo y R.mo S. Arcobispo de Seuilla y tengo tambien entedido
que lo escriuio al R.mo de Quenca confessor de su M . y segre-
tario heraço. tres annos ha que he pedido que estos quatro cartas
se hubiesen y que la escr ita a su M. se allaria en et conseio de
no se si entanto tiempo se han cobradas estas cartas pues estan
XXXVI DIONIGI SCANO
io era sallido riel estudio quando este Bonfill fue alla, este se
unio buelto en caller con los Aimeriques. y offreciendose que mi
padre fue conseller en Cap. de Caller. que es officio onradissimo
y el maior del Regimiento de aquella ciudad Christoual Aimerfq ue
enemigo y contrario nuestro iniustamente quixo prttender el dicho
officio y mouio pleito ami padre que ia tenia el dicho officio y
por ser pleito de onra y de grnndissima qualidad y que no le
hauia de pretender naidie sino su capitai ene migo corno era Chd-
stoual Aimerique ninguno le quiso aduogar sino este M. jaime
Bonfill que corno enemigo capila ! pretendiendo quitar la onra y
officio ami padre se puso en elio. y abogo al dicho Aim eriq con-
tra mi padre para quitarle el officio y la onra y aun que hizo
todo lo que puso no sallio con ell o segun contra por istrumentos
publ>licos que por no tenellos aqui no los presento pero pasa
assi enuerdad y sì futre mester se prouara esto y mucho mas y
Testes. de corte se pueda traher prouan ca corno este Bonfill corno letrado
Acta. de los Torrellas accuso crim inalm ente a Pedro juan Arquer mi
hermano y a otros deudos mios que hauion descaretado y querido
matar à Phelippe Torellas, segu abaxo dire hablando de Phelippe
Torrellas.
16. - EL CANONIGO RUGER corno tengo dicho es cuerpo
y alma del dean Capata enemigo capitai mio y encubridor dt! los
dichos Capatas qùando me quisieron matar y despues por sus
enganno me sucedio, arto trabaio en el processo que despues
falsamente los dichos Capatas y Aimeriques me urdieron por
donde fui preso y hube de venir ala Corte desu Al. do fui librado
segun ·tengo dicho ariba y a este mesmo canonigo Ruger mis mi-
~mos enemigos Capata y Aim erique que en el dicho falso pro-
cesso que me hizieron que tengo presentaùo sennalado de letra
A. mis mismos enemigo~ le presentaron en un memori::il secreto
que dieron còtra mi y en el hazen mension de todo el trato de
dicho processo. y que passo con el dicho Ruger, aun antes que se
Acta A. tomassen los testigos segun parece en el dicho processo dè A. f0 7
pag. 1 y asi corno en el dicho processo se lleuo malamete y
comunico cò mis enemigos en mi danno por que de otra manera
ni podia saber ni pedir lo que pidi ero en el dicho memoria! se-
gun pan~ce por la seria del dicho processo. asi tambien es de
cr eher que falsamente còspiro cò Jos dichos . mis enemigos y por
ellos fue presentado agora còtra mi corno entonces. y asi corno
testigo dado por mis enemicos no hadeser n ehido, y testifico eA
SIGISMONDO ARQUER XXXIX
mfco Nicolas es enemigo mio no solo per causa dol dicho Nicolas
su hermano por lo qual la misma excepcion que milita contra del
del hermano militaria contra deste otro mfco Prospero que me
tenia el mismo odio que el hermano. Endemas que este Prospero
fue suiscerado seruidor delos Capatas Aimeriques y per compia·
serles fue aduogado dellos appassionadissimo en Corte en el
processo criminal que los dichos Capata Aimeriques y Aragalles
me hizieron y por complaser a ellos se desmando tanto enq11e-
rerme falsamente y de decho iniuriar y rnaltratar de palabras,
que exediendo todos limites de rason oiendolo el suppremo con-
s~io de Aragon mando prender al dicho dotor Prospero Serra y
al Acor Capata y fueron puestos en la Carcel real de la Corte
segun parece en el processo que tengo presentado sennalado de
letra B. B. en la hoia 14 esta la accusation del fiscol del suppre- Acta e. e.
mo conseio de Aragan contra ios suso dichos Acor Capata y
Prospero Serra su aduogado por lo que de fecho y falsamente
y malamente me accusaron y otra accusation del rnesmo fiscal
contra los rnesmos f0 20 pag p.a . La escriptura Ilena · de talseda-
des y conuisios ponçofla y enernistad capitai è infernal que no
digo enenigos capitales pero toda la malicia y Pnernistad y métira
capitai se hauia de iuntar para hazer tal escriptura e inuetar tan
gran maldad segun parece en el dicho processo de B. B. f 15
et 16 y es lo bueno que todo esta prow1do por actos priuilegios
y sententias reales ser falso y todauia a oios ~errados rnis e11e-
rnigos por desir mal de mi no se les daua nada de desir rnètiras
manifiestas. esta escriptura o nialdad la scriuio Acor Capata y la
ordeno su aduogado Prospero Serra segu n que lo testifica redon-
damente Federico Ricardi procurator delos Capata y Aimeriques
en el dicho processo f 0 16 pag. 2. y lo confifsa el mismo dotor
Prospero Serra en hoias 21) pag. 2 y en la hoia 21 pag. 1 et
secunda, asi sìn haxer io parte en elio el fiscal dal suppremo
conseio d~ Aragon los accusso corno tengo dicho y con acuerdo
dal supremo co11seio de Aragon su Al. los mando prender y he·
char en la carcel de Corte corno mal hechores y mètirosos, sugun
y
parece en el misrno µrocecso de BB f0 16 pag. prima. el dicho
Prospero confiesa tarnbien ser aduogado de todos rnis enemigos
que tengo nornbrndo ariba que son Capatas, Aimeriques, Carri!los,
Fabras, Comellas, Torrellas et. vide in diete processu B. B. f0 21
pag. I & 3. y en fin por lo suso dicho paresse deste odio y ene-
migo mas que capitai y que su altesa criminalmente affrento y
XLIV DIONIGI SCANO
liKat et scià! que gerentur. Que bene posfìt esse presentes corpore
et non spirita et sic non esse testes 1 Coram /f. de .rbo. signi. et
//. ibi in allegatis. Et hinc arguitur probatio falsitatis manifeste
et e.rcluditur e.~cusatio Cipriani in dieta seduta e.rusatoria signata
·L l l. pag. 2.0 donde dise que sin interrogar la muger del muerto
sino que dP. lo que a el le parecio comprehender hizo el dicho
acto de perdon o desistimienl:). y que no rogo dello ningurios
testigos sino que puso en el acto algunos de los testigos que
estauan en aquel lugar segun a el le parecio. y asi por la tal
excusation la falsedad no esta excusada pero mas prouada.
38. · LOS HljOS DESTE CEBRIAN me queran mal corno el
mesmo padre y por las razones que militan còtra al padre no
han de ser cr eh idos los hijos.
39. · MICER AGUSTIN DE GUALBES que agora se llama don
Agustin de Guai bes que di se ser doctor en lei es es sobri no del Visor~i
don Alvaro de Madrigal y depende dela uoluntad del dicho visorei y
corno al dicho uisorei no es iusto se crea contra mi por la s ra-
zones que ariba tratando del visorei tengo dichas menos puede
ser este creido pues depende del visorei y tambien porque siem ·
pre se imagino que quitandome el officio, con el fauor de su tio
el visorei obternia el, el dicho officio mio, y assi siempr e el y el
visorei me han malignado, ut diuideret sibi uestiméta mea & su·
per uestem meam miterét sortem. I ta mhien este me quiere mal
por que ruando succedio la falsedad que tengo dicha de Marco
Cebrian este estaua casado con una deuda mui cercana del
Testes Marc;o Cebrian y de ella tenia hijos y creo que dello ha i testi·
gos en ia Corte y por que io no quisse hazer lo que el me ro-
go en fauor de Cebrian, y preuhizio de la iustitia vP.nimos a mui
malos terminos, y asi por las razones sobre dichas y por esta
me quedo enemigo. \ si agora el dicho Gualbes rige mi officio
puedelo v. m. saber de la Corte .
Este Gualbes me es tambien por otrn parte enemigo por
que se le muri o la dicha primera muger y con el fauor del vi·
sorei caso con hermana del gobernador de Sassar don Anthioco
Bellit la qual era biuda y en primeras nuptias hauia sido casada
con jua n Miguel Simon tio carnai de los herederos de don A·
lon-so Carillo procurador rea l que tengo dicho y por la dicha uia
ha parentado con los Capatas, Carillos, Aimeriques y con los
Aragalles enemigos capitalissimos mios y esto çs publico y no·
torio y se podrà prouar los dichos paretescos con la hermana
~~~~~~~~~~~~
SIGISMONDO ARQUER LI
ffi Este en un ma· 42. - JUAN NAUARRO 6 XARTE que bin no me acuerdo
morial secreto tue de su renobre esme enemigo porq allede de ser todo de do11
presentado por te·
Hieronimo Aragall y de otros enemigos mios, es criado de la
stlgo por mis ene-
migos y testifico
vireina que oi es mug03r de don Aluaro de Madrigal y fue tam·
cOtra mi. Vide in bien criado del padre de la dicha uireina y asi corno no ha de
d. processu A. f. ser creido cotra mi el dicho visor ei por Jas razones que ariba
73 tu 31. tengo dichas no ha de ser creido este su criado y tambien por
Mfco Comprat ser · una misma cosa con et dotor mfco Comprai corno se prueua
por lo que dire abaxo y por et particular odio que me tiene por
que este y el dotor m. f.co Comprat tenian rubada una hazienda
de vnos pobres mercaderes Venecianos, è io uiendo su iustitia
defendi este negocio contra los suso dichos y obtuue sententia
en fauor delos dichos mercaderes con tetra executoria contra los
dichos Nauarro y Comprai !a qual sententia y executoria es de
mucha quantia y mucho mas que nèl uale la hazienda del dicho
Nauarro. el qual por perder en esto toda su hazienda y rn. f.co
Comprai la maior parte dela suia me han querido y quieren mal
de muerte y se han dolido siempre de ini y dicho que io los he
destruido. Prueuase lo suso dicho por el processo del dicho plei-
Acta to que esta en la Corte en poder de Miguel Amat ò de Mi~uel
Gort escriuanos de Mandamiento de su M . y ti processo es in-
titulado processa Bermardi Rizi o Marci Malipiero contro docto·
rem Michaelem Comprai & joanne ;vauarro y si fuere mester
se podra sacar los actos que conuinieren para prouanca delo
suso dicho, è io dare memoria deJl·)S, y tambien podra ser que
':'estes. en corte haura testigos para prouar muchas cosas delas suso
dichas.
43. - EL DOTOR HIERONIMO MONROS medico es pa-
riente muy cercano deste Nauarro y biue en su casa del Nauar-
ro y no hara mas delo que le ordinare Y· es iusto que conio no
ha deser creido contra mi el Nauarro no sea creido Monros que
en casa de aquel biue y del depende y creo que desto habra
Testes testigos en la Corte. Ytem por que este Monrros tenia cierto sa-
lario publico dela ciudad de Caller y mi padre hallàdose consel-
Jer en cap. et qual officio es cabessa del regimièto de aquella
ciudad se lo quito lo qual, por que era estipendio onrado y proue-
choso, sintìo mucho el Monros y semostro mui enoiado còtra mi
padre y mi: y se le acrec~nto el odio que nos tenia corno dela
parcialidad delos Aimeriques y Capatas delos quales es amicis·
simo y nro inimicissimo y tambien me quiere mal por que es
SIGISMONDO ARQUER LIII
fauor que tuuo con el uisorei mediante los dichos sus parciales
pero este aguazil siempre entendio y se quexo de mi dis!endo
que todo su mal selo hauia ca usado io mediante el nombre del
fisco, y ministros fiscales y que si no le ualieran sus parciales o
valedores io le huui era destruido del todo mediante la accusation
criminal puesta còtra el por el fisco y el processo desto esta en
Caller en la scriuania de la lugartenétia generai del Reino.
45. - OTRO CRIADO DEL OBISPO DEL ALGUER esta en
Caller que creo sellama maestre Francisco corno criado de tal
amo enemigo parece que no deue sèr admitido còtra mi y por
ser ministro de los Capatas y Aimeriques mis enemigos. y la e·
nemiga del Obispo del Alguer y de sus criados tengo prouada
ariba en parte y la prouare abaxo manifestissimamente por la
qual no han de ser creidos ni el Obispo ni sus criados contrami.
46. - H ULANO CABITZUDO aguazil no ha de ser creido
por que es criado de don Hieronimo Aragall mi enemigo y porque
Acta el aguazilasgo que tenia est2ndo io en Serdeiìa a istantia del
fisco con aquerdo y conseio mio se le quito por el visitador mf0
Pedro Clauero segun consta por actos que estan en la corte: este
pues uiendo que por causa mia se le habia quitado el aguazilasgo
que le habia dado don Hieronimo de Aragal su amo y que hauia
perdido el officio enque consistia todo su ser y uida hame con-
sebido odio y puede falsamente hauer testificado contra mi.
47. • ANTONIO CABITZUDO es hijo del aguazil dicho Ca·
bitzudl) segun se podra prouar por testigos que estan en Corte.
No ha deser creido por las razones que militan còtra el dicho
padre, y por otras tachas que cotra del concurren.
48. · EL DOTOR Mfco SALUADOR LUNELL es de casta
de iudos que su padre o aguelo se fueron por sus pies ala pila
y por essa uia es parienle harto cercano en grado al dotor mfco
Miguel Compra! y al canonigo Comprat enemigos capitales mios
segun tengo prouado ariba en esta lista quando dellos hable y
este Lunel amas de ser pariente delos suso dichos es amicissimo
dellos y no haze mas delo que ellos quieren y dellos depend e.
y mas que este studiando en Pisa tuuo pendensias con migo
e io le maltrate e iniurie y succedieron graues iniurias y enemi-
stades capi tales entre el e mi, y siempre me ha querido mal y
seha mostrato enemigo mio, y se ha procurado vengar de mi y
perseguirme. Y corno es deudo muij cercano delos dichos Corn-
prates por consiguiente corno ellos depende dela voluntad delos
SIGISMONDO ARQUER LV
ffi
SASSAR
49. - DON ANTHIOCO BELLIT GOUERNADOR DE SAS-
SAR baxa de cepa de los aragalles y assi es pariente mui cer-
cano de don Hi eronimo Aragall enemigo capitai mio, y asi su
hermano deste gouernador que es llamado don Reiner Bellit pos-
sehe ciertas villas y lugares en Serdefia delas quales fueron in-
LVI DIONIGI SCANO
uestidos los Aragalles aguelos del dicho don Hieronimo y asi los
dichos lugares corno herederos y successores de sangre delos
Testes dichos Aragalles y comumente se llaman Bellites y aragalles y
Acta corno deudos mui cercanos se tratan; y ser esto en si uerdad por
que es publico en los de aquel reino se podra prouar por testigos
en Corte y podra ser que se allen actos dello en SpHna.
Ytem otra razon de enemistad con este ·gouernador porque
esta casado con dona Elena de Alago pariente cercana de don
jaime de Alagon conde de Sorres hierno del visorei don Aluaro
de Madrigal enemigo mio por la r asones que del ariba tengo
dicho. I mas la dicha dona Elena de Alagon es sabrina de las
mugeres de don Hieronimo de Aragal y de Acor Capata enemi -
Testes gos capitales mios y de todo esto se podran allar testigos en
Corte.
Ytem este gouernador tiene casada una hermana con mfco don
Agustin de Gualbes sobrino del visorei don Aluaro enemigo mio,
Testes y desto tambien se allaran testigos en Corte.
Y por carta que este gouernador me escribio, è otra que hizo
escriuir a vn fraile deudo suio que abonaron a Geruasio Vidini
y me rogaron le recibiesse en mi seruisio le resebi por criado
estan estas cartas presentadas asi del govenador corno de frai
Acta N. 1O. Bellite del orden de S.to Francisco, sennaladas de Numero 10 y
asi puede ser que por lleuantarme la rauia que me han lleuantado
mis enemigos disiendo que el dicho Geruasio era Luterano y
que le tuue por criado haia sido lleuantamiento y cosa urdida por
mis enemigos los quales pueden h<rner urdido còtra mi no solo
las dichas pero otras maldades: que por uenir de tal origen no es
razon que me dannen y deuo ser dado por libre.
50. FRAI ARCANGELO BELLITE es deudo del dicho Gouer-
nador de Sasser don Anthiogo Bellite y delos otros Bellites y A-
Aragalles y enemigos mios segun ariba hablando deste Gouer-
nador tengo dicho y corno este dependa dellos no .es i usto que
contrami sea creido antes se ha detener por cierto que el lleuà-
tamiento que se me haze en todo este negocio es cosa procurada
y falsameh:~ lleuantada por ellos, por que entre otras cosas este
frai Bellite me escriuio mui encarecidamente y me 11bono la per-
cona de Geruasio Vidini por que io la ret:ibiesse en mi seruicio
segun parece por dos cartas suias que tengo presentadas en el
Aota N. 10. processo sennaladas qe Num. 10 y despues parece que esta mi-
sma pardalidad de Bellites Aragalles y Capatas me lleuantaron
SIGISMONDO ARQUER LVII
que bien sabian que io sabia que ellos tenian pocca iustitèa y la
maestre rationale sobraua acordaron de unirse còtra mi y he·
charme en el profundo por que io no les impidiesse la percecu-
tion dela causa y sententia que se hauia de dar en Corte ni pu-
diesse defende la iustitia de Rauanedo Maestre rational y asi
poco antes que viniesse el processo asententiasse en corte o el-
los o alguno dellos pueden hauer falsamente testificado còtra mi, Acta.
o hecho falsamente testificar a otros. Y ser lo suso dicho uerrlad
se puede prouar en corte sacanda fe del dicho processo de co-
rno las dichas tres partes litigan sobre las dichas tres uillas, y
corno los dichos Manca Cariga son deudos y el dicho Rauaneda
strangero y de corno este pleito le lleua siernpre mi padre corno
abogado del dicho Raueneda y que del dicho pleito nacieron
grandissimos interesses y enoios entre las dichas partes segun
tarnbien se muestra por otra scriptura que luego presentare sen-
nalada de Numero 11. !itera L. y asi por esta causa de tan grande Acta N. 11
interes pudieron los diehos Manca y Cariga hazer liga y conspi- Litera L.
ration entrellos con los demas enemigos mios para testificar ellos
6 testificar otros falsamente contra mi: y que io no me pudiesse
hallar altratar y determinar del dicho pleito en Corte y assi 11ego
mi processo onde surtio mi ca ptura con el processo suso dichas
del pleito de Tiesi para que se determinasse en la corte que
todo vino en una mano segun otra ues .tengo dicho y se podria
prouar con testigos y autos en la Corte y asi parece que si hay Testes
testigos del Cabo de Sassar que còtra mi testifiquen todo deue Acta.
ffi
ALGUER
58. - DON V AGUER OBISPO DEL ALGUER es e.nemigo
capitai mio y de mi padre e! doctor Mfco juan Anthonio Arquer
por que segun tengo cticho y prouado ariba, por medio de Acor
Capata y lo otros enemigos de mi padre vino por visitador en
el Reino, y lo primero que este O bispo del Alguer hizo fue per-
seguir ami padre e lniustamente aprocessarle segun parece en
el processo que tengo presentado SE>nnalado de !etra A. num. I. Acta t. . . N. 1.
el qual processo es de cosas pecuniarias segun por el parece y
sennaladamete en la nulla sententia del Obispo que esta a hoias
145 pag'. 2 et I y este Obispo 'sin iusta causa rnas de cumplir
su odio y aplazer a nros enemigos hecho en la carcel publica
l:.XIV bìONIGI SCANO
dre era iuez, y asi esta Sibia tenia entrada en .casa de mi padre
y mia y venia en ella muchas ueses, y posaua en casa la Bom-
buia y asi les parecia a mis enemigos que Bombuia tratasse con
la dicha su huespeda el negocio lo qual Bombuia hizo y corno
la Moia fuesse rneior muger que la otra vino adesirmelo, y corno
B ombuia se uiese descubierta dixo ala otra que tambien me lo
dixese de su parte. y asi fui auisado y corno escarmetado de lo
que sabia que estos mis enemigos hauian hecho cotra otros y
visto que pocos dias antes era muerto de ponsona el maestre
rational Francisco Ram, no me parecio tenerlo en burlas ante$
comunicado con mi padre y visto lo que passaua acordamos de
c•Jmunicarlo con el Arcobispo de Callar que era entonces un
fraile dominico theologo llamado don Baltazar de H eredia para
uer lo que en elio se pudiesse hazer endemas en aquella sazon
Je tiempos que presidia en Serdei'la don H ieron imo de Aragall
de la mesma faction y deudo muy cercano de los dichos mis e-
nemigos. y asi parecio al dicho i\rcobispo y al Canonigo Ruger
que tambien sabia el negocio por que la semana antes o en aquel-
los tiempos hauia haùido iubil eo y succedio que me reconsilie
con el dicho canonigo Ruger. y en fin huuo de saber lo que en
dicho negocio passaua y en el desasosiego que biÙia con miedo
de mis enemigos, y assi por el Arcobispo corno por el Ruger
fue acordado que para aueriguar y descubrir tan mal maldad se
procurasse con la s mugeres Bombuia y Moia que hubiessen de- .
los dichos mis enemigos los poluos ò materiales que me querian
dar y los dineros o prendas o cedulas que los dichos mis ene·
migos les querian dar a ellé:ls por hazer tal· maleficio y que no
salliendo aquello se hiziasse la diligentia que mas conuiniesse
y asi se dio orden con las dir.has mugeres para que se hubies-
sen las dichas prendas y sennales para aueriguation de uerdad
y rtssi se lego mui alcabo, y estando ia para hauerse las prendas
y dineros y cosas que se trataua de auer de mis enemigos; que
ellos con el deseq que tenian de cumplir su mal proposito las die-
ran porque pensauan que io no sabia nada, y que las mugeres
c6 el interes harian lo que ellos querian y estando ia para de-
scubrise per euidentiam facti el dicho delicto de mis enemigos
dedonde se seguia tanto bien publico y seruicio a Dios el dicho
C<:lnonigo Ruger por aprouechar a mis e11emigos y a aldonca
Bombui testimoniera falsari'H èellos IQ desbarato todo y me en·
ganno ami y me puso en grandissimo trabaio.
LXXIV DIONIGI SCANO
y asi esta prouada por esta uia la enemistad capitai porque tam-
bien en el dicho negozio me hiua la cabesa.
2° - si esto el dicho Rover lo hizo por complaser ala dicha
muger corno ella dise in idem recidi! por que segun el dicbo
della ella tambien se lo rogo per beneficiar a mis enemigos por
que no se supiessen sus maldades dèllos, y por quitarse ella de
enoios por ser los otros poderesos y ella temia enoiarlos mue-
strase tambien por esta uia euidentemete que este buen canoni-
go tuuo mas queta en còplaser alos hombr ts y a mis enemigos
que en mirar por la iustitia y seruisi_o de Oios ni orden de su
prelado y arcobispo y si aquello malamete hizo entonces lo mi-
smo y peor haura heco agora que por aque lla maldad que en-
toces me hizo me teme y se me es heco maior enemigo.
3° - si por complaser una ·muger y por interesse tan baxo de
du escudo y media anega de trigo: este buen canonigo usa cùn
migo tan grande maldad que tratando io con toda sinseridad y
verdad con el en confession ò reconsiliasion y con el arcobispo
sn prelado y mio lo que pas5aua y christianamete fiandome del
con sinceridad y llanesa que maldad y falsedad es la suia que
uenga a engannarme &mi y desirme lo que tengo contado ariba
de donde por donde se desbarato todo el negocio. y tanto dan -
no me uino que si entonses se pudiera hazer iustitia de mis ene-
migos fueron castigados y ellos no me pusieran en estos trabaios
que estoi agora porqm:: siendo castigados no pudiera n.
4° - Si esto se destorbaua por uia de la muger que no qui-
xesse hazer de officio corno estaua con~ertado que hauria l?.s
prendas dineros o cedulas porque el canonigo Ruger no me lo
desia con uerdad. sin hazerme corno hizo errar disiendo que lo
sabia por uia de Anthonio Pinna criado de don Saluador y mi-
nistro de mis enemigos. que si el meJo còtara corno passaua
aunque fuera corno lo dise· fa Bonbuia de otra manera me rigera
y no se siguieran incouenientes y si esto selo hizo hazer la mu-
ger con un escudo y media anega de trigo en ruina mia y be-
neficio de mis enemigos claro se esta que ellos con poco inte-
res y ruegos le hauran podido hazer testificar para arruinarme
agora como me arruino entonces.
5° · Claro esta que por la maldad que me hizo entonces seha
de temer de mi que io no me uengue del o le haga grauement~
castigar ò otramente no le danne. lo qual causa enemìga capitai.
6° - Si este es el testigo 32 que estando leienda mis defen-
SIGISMONDO ARQUER LXXVII
Constituciones de Cathaluna.
Fueros de Aragon.
Decretai es.
Sexto.
Bartulo.
Abatt.
Las obras de Hippo, specialmente la pràtìca.
Angtlo Are. de Maleficiis.
Sanciones ecclesie en las quales estan las decretales de los
Sùmmos Pontifices y concilìos en un volumen.
Las partidas.
La Biblia trilingue que mandò imprimir en Alcalà et Car-
denal Don Frai Francisco Ximenez que està en seis
volumenes.
Vocabulario Griego.
Vocabulario Hebraico de San Pagnino que fue theologo de
P.P. Leon.
LXXX DIONIGI SCANO
Ptolomei cosmographia.
SIGISMONDO ARQUER LXXXI
La Sphera de Sacrobusto.
E! astrolabio Cesareo.
lovani Pontiani Neopolitani c,pera en verso do& volumenes
de octavo pliego en prosa tres de quar to.
T. Livi o.
Valerio Maximo.
Suetonio Tranq uillo.
juslino Historico.
Cornelio Tacito.
Virgilio.
Lucano
DOCUMENTO N. 4
Il
li I.
IV.
PREFAZIONE Pag. 3
CAPITO LO PRIMO - CAGLIARI NEL CINQUECENTO - Classe
nobiliare e feudale - Sua influenza nella vita isolana •
Luo?;otenenti generali · Contraeti fra vicerè e feudatari ~
Vescov i e Capitoli · Classe media borghese . 13
CAPITO LO SECOND O ··- Il- VICERÈ D ON ANTONIO D E CAR·
DONA - La classe nobiliare contro il vicerè • Don Ge·
rolamo De Aragall, governatore del Capo d1 Cagliari -
Don Salvatore Aymerich, Don Francesco De Sena e A·
zore Z apata in Spagna • L 'affar e Carillo - Dottor Gio·
vanni Antonio Arqu er, consigliere del vicerè ·· L otte fra
il vicerè e il parti to Aymerich · Ritorno in Sard egna di
Azore Zapata • Ambi ente ostile al partito Aym eri ch • I
canon ici Manca e Cariga della diocessi di Torres contro
l'ArciveJcovo Alepus . 23
CAPITOLO TERZO - D ON PIETRO VAGUER, VISITATORE DEL
REGNO - Preoccupazioni a Corte per le agitazioni in
Sardegna · Il vescovo di Al ghero, Don Pietro Vaguer vi·
sitatore - Il Vaguer in lega col par tito Aym erich • li Dot·
tor Giovanni Antonio Arquer rinchiuso nelle carceri del·
l'Inquisizione - A ccuse contro il vicerè e la moglie per
pratiche diaboliche · Il vicerè a Corte si difende - Pu-
nizioni esemplar i dei calunniatori - Il D ottor Ar quer rein·
tegrato nei suoi uffici e premiato con diploma di ca va·
lierato . 39
CAPITOLO QUARTO - LA PRESIDENZA DI D ON GEROl-AMO
o' ARAGALL - Gli ultimi anni del governo di Don An to-
nio De Cardona - Il figlio bastar do di Don Salvatore Ay-
merich - La presidenza del regno a Don Gerolamo d' A·
ragall · M atrimoni dei pupilli Carillo · Morte di Donna
VioiantP, ·consorte di Don Salvatore Aymeri ch · Don Sal-
va tore passa a nuove nozze · Lotte sempre più violente
s Sassar i con tro l'arcivescovo • Il Dottor Sigismondo
Arquer . 48
CAPITOLO QUINTO - IL DOTTOR SIGISMONDO ARQUER, A V·
VOCATO FISCAl-E - D on Lorenzo De H eredia vicer è ·
Rancore di Don Gerolamo D'Aragall verso Sig ismondo
Arquer • I fratelli Bartolomeo e Gerolamo Selles contro
le esp~rtazioni di grano, effettuate dalle famiglie Ayme·
rich, Fogondo e Limona • Sc.rtolomeo Selles, terzo con·
sigliere, bastonato da ·un sicario tempiese • Gerolamo
Selles si rifugia nel convento di San Domenico • Arresto
dei Torrellas · Una numerosa banda armata, capeggiata
dsi fratelli Don Pietro e Don Giacomo Aymerich. assalta
il convento di San Domenico e ammazza Gerolamo Set.
les • Il sovrano incarica per la punizione dei colpevoli
il Dottor Sigismondo Arquer, nominandolo avvocato fi·
scale • Arresto di Don Salvatore Aymerich • Scomuniche
contro il vicerè e il reale consiglio - Arresto dei .::ano·
nici Aymerich e Corbu insieme ai legali consultori. · Pap. 59