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NUCCIA BARBONE PUGLIESE

SULLE TRACCE DI CORNELIS DE SMET


TRA NAPOLI E LA PROVINCIA

Al catalogo del raro Cornelis de Smet, pittore fiammingo scalinata sanfeliciana d'accesso alla chiesa e ad essa orto-
documentato a Napoli dal 1574 al 1592, anno della morte, gonale, la cappella dei Santi Filippo e Giacomo. Cappella
personalità delineata in particolare dagli studi di Giovanni gentilizia dei Sanseverino conti di Tricarico, essa è
Previtali, ritengo di poter assegnare alcuni dipinti da nota per la presenza del mausoleo di Ruggero Sanseve-
me rinvenuti in area campana. Il rino, opera del XV secolo firmata da Andrea da Firenze.7)
Il primo di essi raffigura la 'Madonna della cintola ' Il 6 marzo 1586, con un atto stipulato in Roma dal notaio
(figg. 1-3) ed è attualmente conservato in uno degli Rodolfo Moderato de Marrubiis, Nicola Bernardino San-
ambienti della torre annessa al complesso conventuale severino, per ispirazione del padre generale degli Agosti-
di San Lorenzo Maggiore. Il dipinto, su tavola, sago- niani, M. Spina, concedeva questa cappella ai Padri di
mato ai quattro angoli, proviene dalla chiesa di San Gio- San Giovanni a Carbonara perché vi si potesse stabilire
vanni a Carbonara e prima della rimozione era collocato la Confraternita dei Cintura ti di Santa Monica, alla quale
nella cappella dell'Epifania dove fronteggiava, addossato veniva accordata, in quella stessa occasione, la facoltà di
alla parete e privo di altare, il monumento funebre del " abbellirla" a patto di conservare integre le insegne
giureconsulto Gaetano Argento. 2 ) e le sepolture dei fondatori. B)
Tale collocazione non doveva però corrispondere a L'ipotesi che il dipinto dello Smet possa provenire
quella originaria dell'opera, destinata sicuramente a fun- da questo ambiente, che purtroppo nel tempo ha subìto
gere da pala d'altare. Ed infatti il Galante nella Guida alcune modifiche,g) mi pare la più attendibile in alterna-
Sacra della città di Napoli (1872), seguito più tardi dal tiva a quella della pertinenza dell'opera alla c.a ppella
Filangieri di Candida nella monografia del 1932 sulla dei Bove e cioè in considerazione del fatto che 11 tema
chiesa agostiniana, sosteneva che la tavola, da entrambi iconografico trattato nel quadro si collega strettamente
descritta nella cappella dell'Epifania, fosse posta in ori- alla devozione nutrita dalla Confraternita dei Cinturati
gine sull'altare, non più esistente, dedicato a Santa Mo- di Santa Monica per la cintura, prezioso dono che la
nica, ubicato tra la stessa cappella dell'Epifania e quella Vergine aveva fatto ad Agostino e a sua madre Monica
di San Giovanni Evangelista}) e che i confratelli avevano appunto adottato quale loro
L'altare era stato eretto da Prospero Bove in seguito caratteristica. IO) Anche in questa seconda ipotesi, co-
ad una concessione ottenuta dalla comunità agostiniana munque, la cronologia varierebbe, come si è de~to, di
nell'aprile del 1588. Nel Settecento era stato devoluto poco, e cioè ad una data immediatamente succeSSIva al-
dalla famiglia Bove in beneficio dei frati i quali nello l'atto di concessione alla Confraternita del marzo 15 86 .
stesso secolo lo sostituirono, in quanto ormai fatiscente, Sia nel caso della committenza Bove, sia nel caso della
con un nuovo manufatto in marmo; ma anche quest'ul- committenza confraternale, si profila quindi una datazione
timo venne poi eliminato, probabilmente in occasione pienamente aderente alla lettura formale dell' opera: questa
dei lavori di rifacimento della chiesa diretti dal Trava- infatti non lascia dubbi riguardo l'inserimento della tavola
glini a metà Ottocento. 4 ) napoletana nella seconda metà degli anni Ottanta, vale a
La data dell'erezione dell'altare dei Bove non contra- dire nella fase estrema dell'attività dello Smet. Il dipinto
sta sostanzialmente con quella che si ricava dall'esame infatti è caratterizzato da una composizione basata su
dei caratteri stilistici della pala dello Smet, che, infatti, criteri di chiarezza e di didascalica semplicità: al di sotto
appare vicina alla 'Madonna del Rosario' della Catte- di un baldacchino formato da pesanti ed eleganti drappi
drale di Muro Lucano (fig. 4), opera dell'artista fiammingo sostenuti da angioletti in volo, la Vergine, seduta al centro,
datata su basi documentarie al 1590.5) porge la cintura a Santa Monica inginocchiata alla s.ua si-
Ad una datazione molto prossima a quella indicata, nistra; il Bambino benedicente sul suo grembo è nvolto
con una sfasatura di appena due anni e, quindi, ancora dalla parte opposta verso Sant'Agostino al quale elargisce
una volta in linea con i caratteri stilistici del dipinto, si lo stesso dono; al seguito del vescovo d'Ippona è un pre-
perverrebbe qualora per la pala in questione si ipotiz- lato che reca nelle mani una mitria vescovile; alle spalle
zasse una provenienza originaria diversa dall'altare Bove, di questi personaggi si riconoscono San Francesco d'A;s-
sviluppando, in questo caso, le indicazioni contenute in sisi, San Giovanni Battista e Santa Caterina d'Alessandna,
una fonte anteriore al Galante, ossia il Chiarini. Questi, mentre in primo piano, davanti al trono della Vergine,
a proposito del dipinto, che ai suoi tempi appariva biso- sono raffigurate le personalità terrene di alto rango che
gnoso di restauro ed era in attesa di una sistemazione assistono alla scena sacra: un pontefice che ha la cintura
"in un luogo convenevole ", escludeva l'appartenenza nella mano destra (Gregorio XII che fu membro della
all'altare dei Bove, purtroppo senza tuttavia indicare Società dei Cinturati di Santa Monica?) accanto al
da quale cappella provenisse.6) quale è un sovrano (Filippo II?) rivolto allo spettatore.
A proposito appare però opportuno osservare che atti- La patina di sporco che offusca l'intera superficie de~
gua alla chiesa di San Giovanni a Carbonara si erge, dipinto non consente di cogliere appieno le pregevoh
incastrata tra i suoi corpi di fabbrica, al termine della qualità pittoriche né le finezze cromatiche cui solita-

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I - NAPOLI, MUSEO DI SAN LORENZO MAGGIORE (DALLA CHIESA DI SAN GIOVANNI A CARBONARA)
CORNELIS DE SMET: MADONNA DELLA CINTOLA

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Alla produzione matura dello Smet propongo di acco-


stare la 'Madonna dell'arco con i Santi Lucia e Vin-
cenzo M artire " anch'essa inedita, conservata nella chiesa
dei Santi Pietro e Paolo a Talanico, piccolo centro del
Casertano nei pressi di Arienzo (fig. 7). Anche questa
bella tavola appare ormai estraniata dal suo contesto ori-
ginario: mutila dell'apparato di cornici che un tempo do-
veva inquadrarla e non più in relazione con un altare
come in origine doveva essere, è attualmente affissa sulla
parete a destra dell'altare maggiore ; ma le sue dimensioni
e il soggetto trattato, oltre che l'accuratezza di esecuzione
che ancora traspare nonostante l'attuale stato conserva-
tivo, suggeriscono che essa non costituiva un elemento
secondario della suppellettile chiesastica, bensì fosse
posta in un luogo di particolare devozione, quale appunto
un altare o una cappella.
Dalle carte d'archivio tuttora consultabili è possibile
ricostruirne la storia. Il dipinto apparteneva alla Congrega
della Madonna dell'arco, associazione che nel 1588 pos-
sedeva nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo un altare con
un'immagine della Madonna dell'arco "depicta in pa-
riete "; 13) nel 1606 i documenti registrano la visita del
vescovo all'altare della Madonna dell'arco eretto dal
parroco per i confratelli ; 14) nel 1620 la Congrega co-

2 - NAPOLI, MUSEO DI SAN LORENZO MAGGIORE


(DALLA CHIESA DI SAN GIOVANNI A CARBONARA)
CORNELIS DE SMET; MADONNA DELLA CINTOLA (PARTICOLARE)

mente indulge il pittore e che, ciononostante, s'indovinano


ad un esame diretto dell'opera, negli accostamenti delle
tinte dei sontuosi tessuti o nei riflessi delle gemme pre-
ziose incastonate nella tiara del papa e nella mitria di
Sant' Agostino ; quei caratteri, insomma, che fanno dello
Smet, come aveva ben visto Previtali, un artista legato,
per certi versi, "alla maniera delicata e devota che aveva
dominato a Napoli nel trentennio precedente nell'opera
degli italiani Giovan Bernardo Lama e Giovan Angelo
Crisconio ., .")
Gli stringenti rapporti con le opere sin qui note, in
particolare con la 'Madonna del Rosario' di Muro
Lucano e con l'altra dallo stesso soggetto in San Dome-
nico Maggiore a Napoli (fig. 5) 12 ) sono evidenziati nella
quasi sovrapponibilità di alcune figure; le Madonne, somi-
glianti nell'ovale perfetto ed intensamente espressive, com-
piono l'offerta con l'identico gesto ; il Sant'Agostino ha
i tratti fisionomici assai simili al San Domenico di Muro
Lucano ; il re inginocchiato davanti al trono della Vergine
della pala lucana ha il suo corrispettivo nel sovrano che
affianca il papa nella tavola napoletana, personaggio per
il quale lo Smet ha utilizzato lo stesso disegno della 3- NAPOLI, MUSEO DI SAN LORENZO MAGGIORE
mano in scorcio dell 'imperatore raffigurato nell 'ancona di (DALLA CHIESA DI SAN GIOVANNI A CARBONARA)
Muro Lucano (fig. 6). CORNELIS DE SMET: MADONNA DELLA CINTOLA (PARTICOLARE)

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4- MURO LUCANO (POTENZA), CATTEDRALE - CORNELIS DE SMET :


MADONNA DEL ROSARIO

struiva a sua volta una nuova cappella 1» che nel 1626 e alta dieci con l'immagine della Madonna dell'arco inco-
si presentava "satis eleganter", in cui veniva trasferita ronata da due puttini con San Vincenzo Martire a destra
1''' icona ex veteri capella eiusdem tituli existenti intus e Santa Lucia a sinistra ; a quell'epoca l'opera appariva
ecclesiae praedicta et impositam sopra dictum altari quod ancora inquadrata dall'originale cornice lignea riccamente
fuit instructum et ornatum competenter per confratres intagliata con due colonne su piedistalli e un architrave, il
ex quo in ea est erecta confraternitas utriusque sexus tutto preziosamente indorato. Dell'apparato facevano parte
Christi fidelium ".,6) anche un" Ascensione di Cristo' ed un" Annunciazione ',
Il dipinto è dettagliatamente descritto in un documento poste rispettivamente sulla cimasa e sui capitelli, dipinti
del IO dicembre 1700: una tavola larga più di sette palmi dei quali non è rimasta traccia. I7)

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5 - NAPOLI, CHIESA DI SAN DOMENICO MAGGIORE - CORNELIS DE SMET :


MADONNA DEL ROSARIO

I documenti non accennano mai all'autore dell'icona alte, sopracciglia scure e ben delineate e da bocche pic-
ma consentono di fissare al 1588 il termine post quem cole e marcate; la capacità di resa materica delle stoffe,
per la datazione dell'opera. Nelle parti in cui meglio si evidente nella minuta descrizione degli arabeschi sulla
leggono gli originali caratteri formali affiorano con chia- dalmatica del santo e nel variegato reticolo dei riflessi
rezza le caratteristiche dello stile del pittore fiammingo: sul manto frusciante e sulla veste della martire, orlata da
l'impianto compositivo strutturalmente semplificato e ba- preziose punteggiature di gemme.
sato sulla ricerca di equilibrio e simmetria, la morbidezza Caratteri simili ai due dipinti segnalati si possono riscon-
e la pastosità della stesura pittorica, la tipologia dei trare nella pala dell'altare maggiore della chiesa dei Cap-
personaggi, i cui volti sono sempre caratterizzati da fronti puccini di Solofra. Anche in questo caso si tratta di un

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tato dell'intervento di un'altra mano, probabilmente di


Wenzel Cobergher, la cui collaborazione con lo Smet
sappiamo aver avuto inizio nell'ottobre del 1580.18)
Tale ipotesi non può purtroppo, allo stato attuale delle
conoscenze, avvalersi del sostegno del confronto con altri
lavori del Cobergher databili all'incirca negli anni Ot-
tanta, dal momento che solo nell'ultimo decennio del
secolo si concentrano le opere napoletane di questo pit-
tore fiammingo note agli studi alle quali si aggiunge il
recente ritrovamento del 'San Silvestro tra San Giu-
liano e San Basilio' (fig . IO), su tela, attualmente conser-
vato nel Museo Provinciale di Lecce e proveniente dalla
cappella di San Giuliano nella locale chiesa di San Fran-
cesco d'Assisi e lì segnalato dall'Infantino come lavoro
di un non meglio specificato " Vincenzo Fiamengo " /9)
Tornando alla tavola solofrana, va rilevato che la cro-
nologia di questo dipinto si suppone non molto lontana
dal documentato avvio del sodalizio Smet-Cobergher:
infatti nel 1580 è attestata la fondazione in Solofra della
chiesa dei Cappuccini dedicata a Santa Maria della Selva.
L'edificio sacro risulta poi menzionato in una bolla,
datata 6 aprile 1582, dell'arcivescovo di Salerno, Marco
Antonio Colonna Marsilio. 2 o ) La data 1582 è anche incisa
sul portale d'ingresso della chiesa. Trattandosi della pala
dell'altare maggiore, ritengo che la tavola dello Smet dovè
certamente essere tra i primissimi ed essenziali arredi di
cui la chiesa francescana venne dotata .
Nell'ultimo decennio dell'attività dello Smet, queste
opere sembrano confermare l'immagine del pittore rile-
vata dalla critica quale erede, insieme a Teodoro d'Errico,
di quell'egemonia nella produzione e nel commercio nel
territorio vicereale di pale d'altare destinate in preva-
.lenza alle confraternite, e non solo del Rosario - come
dimostrano i dipinti qui pubblicati - detenuta sino a
tutti gli anni Settanta da Marco Pino. 21 )
AI maestro senese, d'altra parte, fanno riferimento
in più di un caso, direttamente e non, i documenti che
6 - MURO LUCANO (POTENZA), CATTEDRALE riguardano il soggiorno napoletano di Cornelis de Smet.
CORNEL1S DE SMET: MADONNA DEL ROSARIO Ad esempio, a presenziare all'atto di matrimonio del
(PARTICOLARE) pittore con Margherita de Medina il 14 febbraio 1574
figura - come ha rilevato per la prima volta C. Vargas -
Giulio de Acilio, collaboratore del Senese nell'impresa
dipinto su tavola, un" Immacolata tra due angeli in di Montecassino tra il 1557 e il 1558, e, come ricorda
volo adorata dalle Sante Chiara e Caterina ' rappresen- il Filangieri, cognato dello stesso Marco Pino.22 )
tate a mezzo busto ai suoi piedi (fig. 8). L'opera è attual- Un esplicito riferimento al pittore senese è nell'atto
mente inserita in una trama di cornici di stucco di dise- del 12 novembre 1577 relativo alla commissione allo
gno settecentesco che includono in alto, all'interno di Smet della 'Madonna del Rosario' per la chiesa di San
una ghirlanda floreale, un ovale con l" Eterno benedi- Francesco ad Auletta. In esso i committenti pongono al
cente' (fig. 9), legato in origine alla stessa incornicia- pittore la clausola ben precisa che l'opera sia sottoposta
tura della pala centrale, e due dipinti laterali su tavola, " ad laude et juditio delli Magnifici Marco di Siena et
raffiguranti 'San Francesco d'Assisi' e 'Sant'Antonio Giovan Bernardo della Lama pittore" .23}
da Padova " visibilmente d'altra mano e databili al XVII Alcuni interrogativi solleva il contenuto dell'atto del
secolo. 9 febbraio 1580. Con esso Cornelis de Smet riceveva l'in-
L 'equilibrata partitura compositiva, l'impasto tenero carico di eseguire una cona della 'Circoncisione' dal
dei colori, le tipologie dei volti, le preziosità materiche padre Giovan Battista da Caserta, lettore nel convento
concentrate soprattutto sul manto oltremarino della Ver- di San Domenico di Napoli, e in quella circostanza gli
gine, i cui risvolti mostrano un tessuto giallo di ricercata veniva espressamente richiesto di eseguirla con "quella
lavorazione, caratterizzano quest'immagine semplice e perfettione che è la cona del Signor Scipione Santino
posata, improntata all'insegna del "decoro" e del pie- sita in Santo Domenico che è la presentazione di
tismo. nostro Signore ... ". 24)
Insoliti nel repertorio sin qui noto dello Smet, che È probabilmente da porre in relazione a questo dipinto
sembra prediligere per le sue corti angeliche genietti un contratto pubblicato dal Filangieri, sinora sfug-
ignudi sospesi in volo, appaiono i due angioloni simme- gito all'attenzione degli studi, che lo Smet siglava il
tricamente disposti ai lati della Vergine. Queste figure giorno successivo con il legnaiolo Marziano Daniele di
dai capelli riccioluti e lanosi e dal piumaggio soffice e Napoli, il quale gli prometteva di costruire un quadro
cangiante, i cui panneggi fluiscono morbidi generando di legno di pioppo, "alto palmi sette e mezzo, con sga-
rigonfia menti e svolazzi, potrebbero forse essere il risul- bello, cornice, pilastrelli e cimasa tonda" .25)

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7 TALANICO (CASERTA) , CHIESA DEI SANTI PIETRO E PAOLO - CORNELIS DE SMET:


MADONNA DELL ' ARCO E I SANTI VINCENZO MARTIRE E LUCIA

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8 - SOLOFRA (AVELLINO), CHIESA DEI CAPPUCCINI - CORNELIS DE SMET :


IMMACOLATA TRA DUE ANGELI IN VOLO ADORATA DALLE SANTE CHIARA E CATERINA

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La coincidenza di alcuni elementi cronologici mi induce


a proporre l'identificazione del committente della Cir- I

concisione' con il domenicano omonimo documentato /


con il titolo di baccelliere nel convento di San Domenico
Maggiore a Napoli nel 1583; ancora baccelliere, nel
1587 egli risulta priore del convento napoletano 26) e,
probabilmente, è lo stesso Giovan Battista Ricciardi da
Caserta, maestro di teologia, autore del trattato De Ora-
tione Sanctissimi Rosarii, menzionato da Teodoro Valle
da Pi perno. 27 )
Per quanto riguarda l'altare di Scipione Santi no, esso
corrisponde a quello ubicato in San Domenico Maggiore
e, precisamente, nell'antica chiesa di Sant' Angelo a Mor-
fisa, le cui fabbriche, com'è noto, vennero inglobate
nella costruzione della chiesa angioina di San Domenico
Maggiore. L'altare è descritto dal Celano-Chiarini, dal
Valle e dal Galante come un manufatto di gusto rinasci-
mentale, con una mensa sorretta da due grifi alati pog-
gianti su dadi scolpiti con le insegne di quella famiglia
e dotato di un dipinto su tavola raffigurante la Circon-
I

cisione ' .28) Questa tavola, che attualmente risulta di-


spersa,29) recava, secondo la testimonianza degli scrit-
tori napoletani citati, in un cartiglio dipinto in basso a
destra la data 1574 e, sempre dagli stessi, veniva gene-
ralmente assegnata a Marco Pino da Siena. 30 )
È opportuno riportare la dettagliata descrizione del-
l'opera che ne fa il Valle nel 1854: "Nel controdossale
è posta una tavola, dell'egregio Marco Pino da Siena ...
Soggetto del dipinto è la Circoncisione di nostro Signor
Gesù Cristo, dalla quale prende nome l'altare. La storia
del quadro si ha dai sacri evangeli, e con molto buon
garbo dall'artista è stata ritratta in questa tavola, in cui 9 - SOLOFRA (AVELLINO), CHIESA DEI CAPPUCCINI
sono quindici figure. Nel mezzo è la Vergine Maria, CORNELIS DE SMET: ETERNO BENEDICENTE
che porge il divin Figliuolo al vecchio sacerdote, che sta
fra gli altri leviti. S. Giuseppe è alle spalle di Maria, e
l'altre figure denotano persone venute nel tempio per
vedere la sacra cerimonia. La donna, ch'è posta al lato che nel documento non si dica esplicitamente che l'opera
destro di chi guarda è bellissima: essa ha in capo una commissionata allo Smet dovesse essere una copia di
corba con due colombi, e tiene per mano un donzelletto, un dipinto di un altro autore - come avviene, ad esem-
il quale ha nella destra una cartolina, ov'è scritto l'anno pio, per la copia su tavola del Giudizio' sistino richie-
I

in cui fu dipinto il quadro, cioè: - An. Sal. MDLXXIIII. sto allo Smet nel giugno 1578 per la chiesa napoletana di
- Bellissima altresì è l'altra donna posta sul lato sini- Sant'Eligio, 33)_ e che, infine, il nome di Marco Pino
stro in ginocchio, che con la destra indica il bambino non affiori mai in tutto il testo dell'atto in relazione al
Gesù. Graziose sono le altre teste, ma lasciano a desi- dipinto dell'altare di Scipione Santino.34)
derare maggior forza di espressione. Fra tutte le figure La dispersione dell'opera non ci consente purtroppo
spicca quella della Vergine, ch' è leggiadra: e leggiadris- di poter risolvere il quesito; mi pare tuttavia che l'epi-
simo è il bambino in tutta la movenza della persona, e sodio sia comunque indiziario di una familiarità da
segnatamente, per gli occhi che ridenti volge verso il parte dello Smet con i modi del Pino al punto che egli
sommo sacerdote, e stende le tenere braccia al collo della fu confuso con il Senese da alcuni scrittori napoletani,
madre, mostrando tutte le grazie proprie di quella età ... " 3 1 ) ovvero ritenuto da Giovan Battista da Caserta in grado
L'opera, nella quale va rilevato che il particolare della di garantire la stessa" perfettione " di un'opera di Marco
donna inginocchiata in basso a sinistra che indica al Pino. 35)
piccolo Gesù parrebbe richiamare la figura in identica Dal momento che ho accennato ad alcuni documenti
posa nella Circoncisione' eseguita appena un anno
I che appartengono al re gesto dello Smet vorrei richiamare
prima da Marco Pino per la chiesa napoletana del Gesù l'attenzione anche sull'atto del 15 giugno 1581 con il
Vecchio e più volte ricopiata da altri artisti, sembrerebbe quale il Reverendo Salvatore Todore commissionava al
la stessa - e credo non vi siano dubbi - segnalata pittore fiammingo una cona per la chiesa di San Nicola
allo Smet come modello nell'atto del 1580 con il corretto a " Castrovetere in provincia di Capitanata", centro che
titolo di Presentazione al tempio' .32 )
I attualmente è citato con il nome di Castelvetere in Val-
Viene da chiedersi allora se questa tavola non sia stata fortore nei confini della provincia di Benevento. Nell'atto
probabilmente un dipinto dello stesso pittore fiammingo è precisata attraverso una minuziosa descrizione dell'opera
anziché un'opera di Marco da Siena, come invece rife- l'iconografia del dipinto: "N el quadro de meczo ge
riscono gli scrittori napoletani posteriori. Risulterebbe promette pintare l'infrascritte figure, videlicet uno Christo
infatti altrimenti inspiegabile il fatto che il committente nudo posto sotto il torchio, la petra da de bascio di detto
abbia invitato lo Smet a dipingere la sua cona con la torchio sarà pintata in forma di marmore, da detto Chri-
" perfettione ti di un' opera di un altro pittore; altresì, sto uscirà sangue cioè dalle mane, costato et capo che
sarebbe quanto meno insolito per le procedure dell'epoca, corre dentro detta pietra, et a meczo detta pietra cinque

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Il profeta Isaia, a sua volta, parla di Colui che da solo


ha premuto il torchio e proprio da Isaia, infatti, è desunto
il testo delle iscrizioni che dovevano essere sul dipinto
di Castelvetere: " Quare rubrum est indumentum tuum,
velut calcantium in torculari? Torcular calcavi solus " .39 )
Il tema del torchio mistico ha in Isaia il significato apo-
calittico di giudizio dei popoli (Jahvè si presenta come
un vendemmiatore i cui abiti sono sporchi del succo delle
uve, ma coloro che ha calpestato nel torchio sono i po-
poli nemici di Israele) e con la stessa valenza ritorna
nell' Apocalisse di Giovanni. 4 0 )
San!' Agostino, accostando i due testi biblici, afferma
che il Cristo è il grappolo d' uva della terra promessa
che è stato posto sotto il torchio; nel XIII secolo, San
Bona~entura riprende il paragone in un sermone : " Chri-
stus, In cruce tamquam botrus in torculari compressus ;
per vulnera sui corporis liquorem expressit, omnium mor-
barum sanativum." La croce di Cristo è quindi identifi-
cata con il torchio biblico: "Torcular est sancta crux." 4 1 )

IO - LECCE, MUSEO PROVINCIALE - WENZEL COBERGHER:


SAN SILVESTRO TRA SAN GIULIANO E SAN BASILIO

canali et nel canale di meczo uno calice indorato dove


scorre detto canale di meczo. Sotto l'altri canali sarranno
quattro tasse di cristallo pintate. Nelli quali quattro ca-
na,1i se ge pintarranno li quattro mascaroni delli animali
dem quattro evangelisti et di cqua et di là del torchio li
quattro dottori dell'Ecclesia con santo Thomase de Aqui-
no, quali dottori pigliaranno nelli vasi sangue con le
tasse dalla fonte de detto torchio et darranno a bevere
alli popoli che starranno intorno al predetto sangue. Et
da una parte de detto torchio in alto sarranno dui o tre
Angeli, quali maravigliati et stupidi de detto fatto diman-
deranno a Christo : quare rubrum est indumentum tuum,
velut calcantium in torculari? Responderà Christo : Tor-
cular calcavi solus. Sopra detto torchio in alto sotto l'or-
namento de detta cona una hostia piena di raggi atomo
con due Angeli sotto, uno per banda sopra nuvole, che
adoreranno detta hostia. et in piede de detta cona farge
uno ritratto d'un vecchio cioè la testa et meczo petto." 36)
Dunque, "nel quadro de meczo" lo Smet doveva
dipingere un 'Cristo sotto il torchio. ' Tale simbolismo,
come informa il Réau,37) traeva origine da due passi della
Bibbia, in particolare dal Libro dei Numeri e da Isaia;
nel primo si menziona un meraviglioso grappolo d'uva
che gli esploratori inviati da Mosè riportarono dalla
terra promessa sospeso ad una pertica, immagine che
veniva interpretata come una prefigurazione del Cristo Il - BERLINO, GABINETTO DEI DISEGNI
in croce. 38) JAN CORNELISZ VON OSTANEEN: CRISTO SOTTO IL TORCHIO

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1 2 - RIPALIMOSANI (CAMPOBASSO), CHIESA DI SAN PIETRO CELESTINO


MARCO MAZZAROPPI : MADONNA DI LORETO E SANTI

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Al repertorio d'immagini di questo soggetto allegorico


appartengono esemplari quali la predella d 'altare cinque-
centesca ad Aarschot, Vrouwekerk, in cui il Cristo sotto
il torchio sovrasta un ostensorio, simbolo dell'Eucarestia,
e ai lati si accampano le scene raffiguranti gli altri sacra-
menti; 44) il disegno di J. Cornelisz Von Ostaneen conser-
vato nel Gabinetto di Disegni di Berlino, in cui si dispon-
gono, in un'ordinata scansione di piani, il Cristo che preme
le uve nel torchio, i frati che lo attingono dal tino con
ampolle, ne riempiono una botte e, in primo piano, al
di sotto di un portico su alti pilastri, un sacerdote che
porge la particola ai devoti inginocchiati intorno alla
mensa (fig. II).4S)
La chiesa di San Nicola a Castelvetere, nel cui archi-
vio si conservano ancora i documenti che registrano la
presenza del Reverendo Salvatore Todore nel 1595, con-
fermando che effettivamente a questa sede fosse desti-
nata l'opera, non presenta purtroppo alcuna traccia del
dipinto dello Smet; si è rivelata vana la ricerca negli
altri edifici sacri della cittadina, quasi tutti ormai privi
di arredo pittorico mobile, ad eccezione della chiesa
dell' Annunziata, ove, sorprendente mente, sopravvive sul -
l'altare maggiore, in condizioni conservative deplorevoli,
un " Annunciazione' su tavola di mano fiamminga, nella
quale la Madonna dal nobile volto inginocchiata a destra
e l'angelo planante a sinistra con le vesti dalle tinte pa -
stello e orlate da un nastro dorato, la qualità della mate-
ria pittorica morbida e fusa sembrano suggerire i modi
di Rinaldo Fiammingo ossia Aert Mytens.
A conclusione di questo contributo su Cornelis de
Smet vorrei precisare che la 'Madonna di Loreto e
Santi' datata 1593 nella chiesa di San Pietro Celestino
.. a Ripalimosani (fig. 12), già assegnata a " probabile mae-
stro campano" da Luisa Mortari e riferita poi alla bot-
tega dello Smet,46) presenta i modi peculiari di Marco
Mazzaroppi, un artista cassinese poco noto agli studi ma
ben quotato ai suoi tempi, la cui personalità è stata deli-
neata dal Cannatà 47) e a cui il Pugliese ha potuto rife-
rire due opere conservate in chiese cappuccine del Gar-
gano, in Puglia .48 )
In particolare merita di essere segnalato che la figura
della Vergine della tela molisana replica pressocché alla
lettera quella della tavola del Mazzaroppi della chiesa
di Santa Maria dei Martiri a Maranola (Formia), pubbli-
cata come anonimo meridionale, ma in seguito ricono-
sciuta all'artista dal Cannatà. 49 )
Sempre all'ambito di questo pittore, e non a quello
dello Smet,so) ritengo debba riportarsi la solenne ed
13 -SAN GIOVANNI IN GALDO (CAMPOBASSO) aggraziata effigie di 'San Germano Vescovo', datata al
CHIESA DI SAN GERMANO 1593 e conservata nell'omonima chiesa di San Giovanni in
MARCO MAZZAROPPI: SAN GERMANO VESCOVO Galdo (fig. 13),51)

Nelle more della pubblicazione del presente scritto consegnato nel


maggio 1991, sono stati resi noti due documenti relativi alla commis-
Il tema del torchio biblico viene dunque così assi- sione di un dipinto a Cornelis de Smet da parte di Prospero Bave negli
anni 1587-1588.
milato a quello della redenzione dei peccati. Tale simbo- Alla luce di quanto argomentato in questa sede ritengo che tali docu-
lismo comincia a diffondersi nell'arte solo alla fine del menti, per l'identità del committente e per lo rispondenza cronologica,
XV secolo, sotto l'influenza delle confraternite del Prezio- debbano convincentemente riferirsi alla pala qui illustrata già a San
Giovanni a Carbonara e ora nel Museo di San Lorenzo in Napoli,
sissimo Sangue di Cristo.42) venendo a confermare in tal modo le risultanze della lettura stilistica
Nel clima culturale della Controriforma la raffigura- proposta per ciò che riguarda sia l'attribuzione, sia la datazione .
zione allegorica del Cristo sotto il torchio, alquanto inso- I documenti sono riportati in P. LEONE DE CASTR1S, La pittura del
lita nell'arte italiana, trovò più larga diffusione nell'Eu- Cinquecento a Napoli 1573-1606, Napoli 1991, p. 337; in questo testo
tuttavia non sono messi in relazione ad alcuna opera del/' artista fiam-
ropa del Nord, in particolare nei Paesi Bassi, sotto la mingo mentre, per una probabile carenza di conoscenze sulle vicende
spinta, come sostiene il Knipping, della spiccata devo- storiche della pala di San Giovanni a Carbonara, quest'ultima è
zione per il Preziosissimo Sangue di Cristo, alimentata assegnata a Pietro Torres (p. 40), artista cui viene pure riferita l' • Im -
macolata e due Sante' nella chiesa dei Cappuccini di Solofra, indi-
dalla processione che annualmente affollava le vie di cata però, curiosamente, come conservata nella chiesa della Congrega
Bruges ove era custodita la preziosa reliquia. 43 ) dei Bianchi a Napoli (p . 94).

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©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

REFERENZE FOTOGRAFI CHE 8) FILANGIERI DI CANDIDA, L a chiesa e il monastero .. ., cit., pp.


127-1 32; CELANO, Notiz ie .. ., cit., p . 545.
Le foto sono dell'archivio dell' Autrice (figg. 1-3, 4, 6, 8 e 9), della 9) Per le trasforma:;:ioni subite dall'edificio sacro si rinvia alle
Soprintendenz a per i Beni Artistici e Storici di N,apoli (figg. 5 e 7), noti:;:ie riportate in MIDDIONE, Note alla giornata ... , m GALANTE,
del Museo Provinciale di Lecce (fig. lO), del c;Tabmmo del Dlsegm ~ Guida Sacra ... , cit., p . 40 nota 51 e p. 43 nota 101.
delle Stampe di Berlino (fig. 11) e d~Z.la SOjJnntendenza fier l Bem
Archeologici, Ambientali, Archttettonzcl, ArtIstICI e Stoncl del Moltse IO) L. RÉAu, Iconographie de l'art chrétien, Paris 1955-1959,
(figg. 12 e 13). I, tomo III (1958) pp. 149-156; B. RANO, Agostiniani, in Dizionario
degli Istituti di Perfezione, I, Roma 1974, colI. 372-381.
I) Per i documenti che riguardano il soggiorno napoletano di II) PREVITALI, Fiamminghi a Napoli ... , cit., p. 213.
Cornelis de Smet alias Ferraro, cfr. G . FILANGIERI, Documenll per 12) Segnalata da LEONE DE CASTRI~, La pittura ,del Cinquece~to : .. ,
la storia le arti e le industrie delle province napoletane, Napoli cit., p. 494, con la proposta di Identificarla con l opera commissIo-
1883-1891; III, 1885, pp. 204-206; V, 1891, pp' . 4 6 4 e 465; VI, nata al pittore nel 1581 da Fra' Michelangelo da Alberigo.
1891, pp. 540-454; L. SALAZAR, Marco del ~mo da SIena. ed
altri artisti napoletani dei secoli XVI e XVII, m NapolI. nobllts~ 13) Sant'Agata dei Goti (Benevento), Archivio Vescovile, .Atti
sima, XIII, 1904, pp. 17-22; G. D'ADDOSIO, DOCl1;menll medttl di delle Visite pastorali, voI. V, C. 203. RlOgraZIO per le pre:;:.lOse .lOdl-
artisti napoletani del XVI e XVII secolo, m ArchIVIO Stonco per le cazioni archivistiche il Reverendo Francesco Perrotta di Anenzo
Province Napoletane, XXVIII , 1913, pp. 61 e 62; 508 e 509; 5?2; che ha consultato gli atti in mia vece e con cortese sollecitudine me
F. STRAZZULLO Documenti inediti per la storia dell'arte nella. clllà ne ha comunicato il testo.
di Napoli, Nap~li 1955, tutti riportati da G . . PREVITALI, La ptttura 14) Sant'Agata dei Goti, Archivio Vescovile, Atti delle Visite
del Cinquecento a Napoli e nel Vlcereame, Tonno 1978, p. 96 e sS. ; pastorali, voI. V, C. 5IIr.
129 e 130, cui si rinvia per la disamina dell'artista. Vedi, inoltre,
G. PREVITALI, La pittura napoletana, dalla venuta del Vasan (1544) 15) Sant'Agata dei Goti, Archivio Vescovile, Atti delle Visite
a quella di Teodoro Fiammingo (1574) e Dalla venut~ di. Teodoro pastorali, voI. XIV, C. 50v.
d'Errico (1574) a quella di Michelangelo da CaravaggIO, m Stona 16) Sant'Agata dei Goti, Archivio Vescovi le, Atti delle Visite
di Napoli, Cava dei Tirreni, Napoli, V, tomo II, 1972, p~. 847- pastorali, voI. XVI, C. 95v.
91 l, in particolare pp. 869 e 898 nota .4; IDEM, Teodoro d Ernco 17) Sant'Agata dei Goti, Archivio Vescovile, Miscellanei Antichi,
e la questione meridionale, in ProspettIVa,. 1975, 3, pp. 17:-34; voI. 187, C. 179V.: In detta Chiesa vi sono due altari uno de' quali
Il
IDEM, Fiamminghi a Napoli alla fine del CI~quecento: . c.0rnelts de stà posto nel tombagno della Chiesa dentro il Cappellone intitolato
Smet Pietro Torres, Wenzel Cobergher, m RelatlOns artlstlques entre l'altare di S . Maria dell'arco titolo della Chiesa. In detto altare vi
les P~ys-Bas et l'Italie à la Renaissance. Etudes dédiées a Suzanne è un'incona, seu quadro di larghezza palmi 7 e me:;:zo e di lunghez:;:a
Sulzberger, Bruxelles-Roma 1980, pp. 209-217; Arte in Basili- palmi IO e in esso vi stà dipinta sopra à tavola la Sagra immagine
cata. Rinvenimenti e restauri, a cura di A. Grelle Iusco, catalogo della di Santa Maria dell'Arco la quale tiene il luogo di mez:;:o, à destra
mostra, Matera 1981, Roma 1981, pp. 197-200; N. ~ARBONE. Pu- di detta Immagine vi sta dipinto il glorioso martire S. Vincen:;:o, a
GLIESE, Contributo alla pittura napoletana del Seicento In Baslllcat~, sinistra la gloriosa vergine e martire Santa Lucia, di sopra vi sono
in Napoli Nobilissima, XXII, 1983, fasc. III-IV~ pp. 81-9.9, m dipinti tre puttini che con corona in mano coronano l'immagine di
particolare pp. 82 e 83; P. LEONE DE CASTRI S, Laplllura del CI~que­ Santa Maria dell'Arco. Detta incona viene ornata da cornice, da
cento nell'Italia meridionale, m AA.VV., La pIttura In Italza. Il due colonne con piedistalli da un Architrave sopra del quale sotto
Cinquecento, Milano 1988, tomo II, pp. 472-514; C. VARGAS, Teo- cupoletta è capitelli il tutto indorato à bell'intagli. Nel quadro sopra
doro d'Errico. La maniera fiamminga nel Viceregno, Napoli 1988, l'Architrave vi sta depinta l'Ascensione di Nostro Signore in cielo
pp. 21 e 26, note 50, 52, 57; N. BARBO~E PUGLIESE, A propostto è nei capitelli seu scoscese ci sta dipinto il Mistero dell'A.G.P.".
di Teodoro d'Errico e di un ltbro recente, m ProspettIVa, 1991, 62,
pp. 81-93. Al catalogo delle opere dello Smet rico~da~e dalle font! 18) FILANGIERI, Documenti... , cit., V, 1891, pp. 464 e 465.
e sin qui non ancora rintracciate, appa~tengono I clOqu.e dlplOtI 19) Sul Cobergher cfr., D'ADDOSIO, Documenti inediti..., cit.,
citati nell'Inventario della PlOacoteca del TarSia a Napoh, redatto XXVIII, pp. 44 e 45; D. BODART, Les peintres des Pays Bas
nel 1732, di tre dei quali soltant~ è, indicato il soggetto (' ,Strage méridionaux et de la principauté de Liège à Rome au XVII siècle,
degli Innocenti', 'Fuga m Egitto, Adorazwne ~el Magi), cf~. Bruxelles-Roma 1970, pp. 25-36; PREVITALI, La pittura del Cin-
R. MORMONE, Domenico AntonIO Vaccaro arc~ttetto, m Napolt NobI- quecento ..., cit., p. 102 e ss. ; IDEM, Fiamminghi a Napoli ..., cit.,
lissima, n.s., II, 1962, pp. 214-227, m particolare pp. 224 e 225· passim; V. DE MARTIN1, Inediti cinquecenteschi in Irpinia, in Bol-
2) Il dipinto è assegnato ad Ignoto del XVI secolo in L. MAR- lettino d'Arte, 29, 1985, pp. 101-104; G. C. INFANTINO, Lecce
TINO M. MORMONE, Opere d'arte dalle chiese di Napoli, Napoli Sacra, Lecce 1634, ristampa anastatica, Bologna 1973, p. 48; A.
19 8 5: p. 27 e alla cerchia di Giova,? Bernardo Az:;:olino da R. MID- CASSIANO, La Pinacoteca del Museo Provinciale di Lecce. Istituzione
DIONE, Note alla giornata seconda, lo. G. A. GALANTE, GUIda Sacra e acquisizione, in Atti dell'Incontro di Studi in ricordo di Maria Luisa
della città di Napoli, Napoh 1872, edl:;:lone consultata a cura di N. Ferrari, Lecce, 22-23 marzo 1988, Galatina 1991, pp. 198 e 199.
SPINOSA, Napoli 1985, p. 42 nota 93. 20) Cfr. MICHAELE A TUGIO, Bullarium Capucinorum, Romae
3) GALANTE, Guida Sacra .. . , cit., p. ,31; A. FILANGIERI DI CAN~ 1740, tomo IV, f. 17.
DIDA, La chiesa e il monastero dI S. GlOvanm a Carbonara, Napoh 21) Su Marco Pino, dopo il fondamentale saggio di E. BOREA,
1934, p. 103. Grazia e furia in Marco Pino, in Paragone, 151, luglio 1962, pp. 25-52,
4) FILANGIERI DI CANDIDA, La chiesa e il monastero ... , cit., p. 122. si confronti, per l'incidenza dell'artista sulla cultura meridionale,
PREVITALI, La pittura napoletana dalla venuta del Vasari (1544) .. .,
5) FILANGIERI, Documenti ... , cit.~ VI, 1891, pp. 453 . e 454. Sul cit., pp. 852-856; IDEM, La pittura del Cinquecento ... , cit., pp. 53-63
dipinto di Muro Lucano cfr. Prevltah,. La ptttura del C~nquecento ... , e ss.; BARBONE PUGLIESE, La' Madonna del Suffragio' di Sant'An-
cit., pp. 97 e 98;. IDEM, Fzammmghl a Napolt ... , ctt., pp. 211 tonio a Manduria e gli inizi di Fabrizio Santafede, in Prospettiva, 50,
e 212; Arte in Buslltcata ..... ctt., pp. 197-200; BARBONE PUGLIESE, 1987, pp. 56-70 cui si rinvia per la bibliografia sul pittore, p . 68
Contributo alla pIttura ... , Clt., pp. 82 e 83i . LEONE DE ,CASTRIS, La nota 9; per il rapporto dello Smet e del d'Errico col Pino:
pittura del Cinquecento ... , ctt., p. 494: Com. e !loto, nell atto di allo- VARGAS, Teodoro d'Errico ... , cit., pp. 50-52; LEONE DE CASTRIS,
ga:;:ione della ta,:,ola lucana fi~u:ano I nomi di don Carl~ Gaghardo Teodoro d'Errico: i quadri privati, in Scritti in ricordo di G. Previ-
e Giulio Capobianco della citta di Muro Lucano, ma e proba~l1e tali, II, Prospettiva, nn. 57-60, 1990, pp. 121-129; BARBONE
che i due siano intervenuti per con~o di Lucre:;:la del Tuf,? O~slOl, PUGLIESE, A proposito di Teodoro d'Errico ... cit. , pp. 84- 86, e N.
contessa di Muro Lucano. Il nome di entrambi appare .lOfatti lOSleme DACOS, Le maitre des albums Egmont; Dirck Hendricksz Centen, in
a quello di Lucre:;:ia del Tufo nell'atto del 26 maggio 1~00 con 11 Oud Holland, 104, 1990, p. 68, nota 22.
quale la stessa commissionava ad un altro pittore fiammlOgo, Pie-
tro Torres, un" Immacolata Conce:;:ione' (cfr. D'A.nDOSI~, pocu- 22) FILANGIERI, Documenti... , cit., V, 1891, p. 390; SALAZAR,
menti ... , cito LX, 1920, p. 189); a sostegno di questa IpoteSI mi pare Marco del Pino ... , cit., p. 18; VARGAS, Teodoro d'Errico ... , cit., p. 21;
si possa individuare nell'opera lucana la pre~en:;:a. del ntratto forte- LEONE DE CASTRIS, Teodoro d'Errico ..., cit., p. 122; BARBONE Pu-
mente caratteri:;::;:ato della donna lOglOocchlata m basso a destra. GLIESE, A proposito di Teodoro d'Errico ..., cit., p. 84.
6) C. CELANO, Notizie del Bello dell' Antico. e del Curioso. della città 23) FILANGIERI, Documenti... , cit., VI, 1891, p. 450.
di Napoli Napoli 1692, con agglUnzlOm dI G. B. Chzanm, Napoh 24) FILANGIERI, Documenti... , cit., VI, 1891, p. 451; la preci-
1856-60, ~d. cons. a cura di A. MO:;:ZILLO, A. PROFETA e F. P. sazione lectore in conventu Sancti Dominici de Napoli ", conte-
Il
MACCHIA, I, Napoli 1970, pp. 517 e 518. nuta nel documento, non è riportata dal regesto del Filangieri.
7) FILANGIERI DI CANDIDA, La chiesa e il monastero ... , cit:, 'pp. L'atto è conservato presso l'Archivio di Stato di Napoli, Notai del
126-128; GALANTE, GUIda Sacra .. ., ctt., p. 32; CELANO, NotIZie .. ., XVI secolo, scheda di Notar Cristoforo Cerlone, atto del 9 febbraio
cit ., voI. I, p. 545. 1580, schede in riordinamento, cc. 338v e 340r. Sono grata alla

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dottoressa M. A. Martullo Arpago che ha verificato il documento rappresentante l'Arrivo dei Magi. Bellissima. Giudicata di SCI-
e me ne ha cortesemente comunicato il testo. pione da Gaeta imitando Marcel Venusti. Altri vorrebbe, che la
25) FILANGIERI, Documenti ... , cit., VI, 1891, pp. 141 e 142. co~posizione e, l'!lrchite~tura. risentono di Cesare da Sesto (il
Milanese), ma che il colonto sia sul fare dello Scipione da Gaeta ".
26) Cfr. M. MIELE, La Riforma Domenicana a Napoli nel periodo (G. PARENTE, Origini e vicende ecclesiastiche della città di Aversa
post-tridentino (1583-1725), Roma 1963, in particolare p. 37 nota Nap'oli 18,?8, II, p. 26.1). ~a c~iesa dei Minif!li, distrutta negli
35, p. 107 e p. 35 0 . an~11 yentl per consentire. l ,!mpliamento dell'attiguo ospedale psi-
27) T. VALLE DA PIPERNO, Breve compendio de gli più illustri chiatriCO, venne fondata, IOSleme al convento, nel 1574 (cfr. R. P.
padri nella santità della vita, Dignità, Uffici, e Lettere ch'ha prodotto STEPHANO ISNARDO, Codex Minimus S. Ordinis Minimorum Statuta
la Prou. del Regno di Na~oli dell'Ordine de Predicatori, Napoli 1651, omniam etiam capitulorum generalium (Series conventum S. Ordinis
pp. 342 e 343. RingraZIo per questa segnalazione l'amica M. G. Minimorum S. Fra.ncisci de Paula). Lugduni MDCXXXI, P.50 ;
D'Arcangelo. G. M. ROBERTI, DISegno s~orico del!'Ordine dei Mini"!i, Roma 1901,
I,. p. 187). ~ dunq!le as~al probabile che l' • Adora~lone dei Magi '
28) CELANO, Notizie ..., cit., II, p. 1070; R. M. VALLE, Descrizione di Aversa sia la plU antica opera dello Smet che CI sia pervenuta.
storica, artistica, letteraria della chiesa del convento e de' religiosi
illustri di S . Domenico Maggiore dal 1216 al 1854, Napoli 1854, 36) FILANGIERl, Documenti.. ., cit., VI, 18g1, p. 452.
PP: ?-72 e 273.; GALANTE, Guida Sacra ..., cit., p. 141. Il nome di 37) RÉAu, Iconographie ... , cit., II, tomo II (1957), pp. 420-424.
SClplOne Santmo figura anche nel documento dell'II giugno 1583
con il quale lo Smet veniva incaricato di dipingere per il Rev. Moda- 38) Libro dei Numeri, 13.
rello di Colobraro (Matera) tre cone: una • Madonna del Rosario', 39) ISAIA, 63,2 e 3.
un' • Ultima Cena' e una • Santa Maria col Figliolo in braccio'. Per 40) GIOVANNI, 14, 19-20; Ig, 15.
quest'ultima cfr., da ultimo, BARBONE PUGLIESE, A proposito di
Teodoro d·Errico ... , cit., p, 87. 41) RÉAu, Iconographie ..., cit., II, tomo II (1957), p. 422.
29) F. FERRANTE, Note alla giornata sesta, in GALANTE, Guida 42) RÉAu, op. cito
Sacra ... , cit., p. 156 nota 332. 43) J. B. KNIPPING, lconography of the Counter Reformation in
30) Cfr. nota 28. the Netherlands. Heaven on earthn, Leiden 1974, I, p. 18 •
31) VALLE, Descrizione... , cit., pp. 272 e 273. . 44) çitata da S . .P.AP.ALDO, .Si"!bologie controriformate: l'Allegoria
di Sant Ella a PianiSI, m SCritti In ricordo di GIOvanni Previtali, cit.,
2) Per la • Circoncisione' di Marco Pino cfr. BOREA, Grazia II, pp. 131-138.
e uria ..., c~t., p. 48 nota 13; per le copie ricavatene da altri pittori
eJ:: r., da ultimo, BARBONE PUGLIESE, La • Madonna del Suffragio .... , 45) Il disegno è segnalato da G . SCAVIZZI, Arte e architettura
sacra, Reggio Calabria 1981, p. 167, fig. 76. Un • Cristo in un bagno
cit., pp. 60-62. Nella descrizione del dipinto dell'altare Santino
figur. , come s'è visto, una donna che reca una cesta con due colom- di sangue' dipinto dal Corenzio si trovava in un peduccio della
be. Questo p'ar~icolare chiarisce che il soggetto iconografico del- volta del:la cappella dei Santi .Pietro e Paolo in San Paolo Maggiore
l'opera era di Sicuro una Presentazione di Gesù al tempio, ed infatti a Napoli, cfr. GALANTE, GUida Sacra ... , cit., p. II2. Il Filangieri
proprio in quella occasione, secondo il Vangelo di Luca (Luca, (Documenti ... , cit., IV, p. 416) menziona una tavola raffigurante
I ~ostro Signo~e Gesù Cristo in una conca piena di Sangue ' nella
2, 22-40), Maria e Giuseppe offrirono in sacrificio una coppia di
colombe. Cfr. RiiAU, lconographie ... , cit., II, lomo II (1957), chiesa del Gesu delle Monache, a Porta San Gennaro, opera di
p. 261. Leonardo Castellano.
33) Cfr. FIL~GERI~ Documenti ... , cito voI. III, 1885, pp. 204-206; 46) L. MORTARI, Molise. Appunti per una storia dell'arte, Roma
~DEM,. Documenti ... , Clt., VI, 1891, p. 450; STRAZZULLO, Documenti
Ig84; LE0I':'E DE CASTRIS, La pittura del Cinquecento ..., cit., p. 840.
Des~dero ringraZiare il dott.ssa G. d'Henri, Soprintendente per i
mediti ... , Clt., pp. 54-56; S. DI GIACOMO, Le chiese di Napoli. S. BeO! Ar.cheologici, Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici
Eligio al Mercato, in Napoli Nobilissima, I, 1892-1894, pp. 151-154. del Molise e la dott.ssa D. Catalano della stessa Soprintendenza
L·o.pera, che A. SPINOSA, Note alla giornata ottava, m GALANTE, per avermi fornito le riproduzioni dei dipinti di Ripalimosani e di
GUida Sacra ... , cit., p. 204 nota 70, segnala in deposito a Capodi- San Giovanni in Galdo.
monte, secondo quanto mi viene IOdicato da P. Leone de Castris,
risulta invece dispersa. 47) R. ~ANN('>TÀ, Scheda relativa a M. Mazzaroppi, la • Pente-
c<!ste' (chiesa di Santa Maria Maggiore di Esperia) . in Un' antologia
34) Cfr. nota 24. di restauri, catalogo della mostra, Roma 1982, pp. 67-69.
35) Il rapporto dello Smet con il Senese è già sottolineato dal 48) V. PUGLIESE, Arte napoletana in Puglia, I, in Seicento napo-
Previtali, il quale rilevava la derivazione dall'Epifania di Marco letano. Ar~e costu'!1e ambiente a cura di R. PANE, Milano Ig84, pp.
Pino ,!i San.ti Severino e Sossi,? della pala dell'Adorazione dei Magi Ig6-243, m particolare pp. Igg-201.
del Flammmgo nel duomo di Caserta (PREVITALI, La pittura del
C.inquecento ..., cit., pp. 98 e 99). Vorrei ricordare che questa splen- 49) M . . L. CASANOVA UCCELLA, Arte a Gaeta, catalogo della
. dlda tavola, ricca di impennate compositive manieristiche e di minu- mostra, Firenze 1976, p. 100; CANNATÀ, op. cito
zioso descrittivismo alla fiamminga, era ubicata in origine sull'al- 50) LEONE DE CASTRIS, op. cito
tare maggiore della chiesa di San Francesco di Paola, dove veniva
segnalata infatti da G. Parente come opera di Scipione Pulzone: 51) Segnalata da Mortari (op. cit.) come Il operina di pittore
.. Dietro l'altare maggiore ricco di bei marmi vi è una gran tavola napoletano classicheggiante".

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