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Al catalogo del raro Cornelis de Smet, pittore fiammingo scalinata sanfeliciana d'accesso alla chiesa e ad essa orto-
documentato a Napoli dal 1574 al 1592, anno della morte, gonale, la cappella dei Santi Filippo e Giacomo. Cappella
personalità delineata in particolare dagli studi di Giovanni gentilizia dei Sanseverino conti di Tricarico, essa è
Previtali, ritengo di poter assegnare alcuni dipinti da nota per la presenza del mausoleo di Ruggero Sanseve-
me rinvenuti in area campana. Il rino, opera del XV secolo firmata da Andrea da Firenze.7)
Il primo di essi raffigura la 'Madonna della cintola ' Il 6 marzo 1586, con un atto stipulato in Roma dal notaio
(figg. 1-3) ed è attualmente conservato in uno degli Rodolfo Moderato de Marrubiis, Nicola Bernardino San-
ambienti della torre annessa al complesso conventuale severino, per ispirazione del padre generale degli Agosti-
di San Lorenzo Maggiore. Il dipinto, su tavola, sago- niani, M. Spina, concedeva questa cappella ai Padri di
mato ai quattro angoli, proviene dalla chiesa di San Gio- San Giovanni a Carbonara perché vi si potesse stabilire
vanni a Carbonara e prima della rimozione era collocato la Confraternita dei Cintura ti di Santa Monica, alla quale
nella cappella dell'Epifania dove fronteggiava, addossato veniva accordata, in quella stessa occasione, la facoltà di
alla parete e privo di altare, il monumento funebre del " abbellirla" a patto di conservare integre le insegne
giureconsulto Gaetano Argento. 2 ) e le sepolture dei fondatori. B)
Tale collocazione non doveva però corrispondere a L'ipotesi che il dipinto dello Smet possa provenire
quella originaria dell'opera, destinata sicuramente a fun- da questo ambiente, che purtroppo nel tempo ha subìto
gere da pala d'altare. Ed infatti il Galante nella Guida alcune modifiche,g) mi pare la più attendibile in alterna-
Sacra della città di Napoli (1872), seguito più tardi dal tiva a quella della pertinenza dell'opera alla c.a ppella
Filangieri di Candida nella monografia del 1932 sulla dei Bove e cioè in considerazione del fatto che 11 tema
chiesa agostiniana, sosteneva che la tavola, da entrambi iconografico trattato nel quadro si collega strettamente
descritta nella cappella dell'Epifania, fosse posta in ori- alla devozione nutrita dalla Confraternita dei Cinturati
gine sull'altare, non più esistente, dedicato a Santa Mo- di Santa Monica per la cintura, prezioso dono che la
nica, ubicato tra la stessa cappella dell'Epifania e quella Vergine aveva fatto ad Agostino e a sua madre Monica
di San Giovanni Evangelista}) e che i confratelli avevano appunto adottato quale loro
L'altare era stato eretto da Prospero Bove in seguito caratteristica. IO) Anche in questa seconda ipotesi, co-
ad una concessione ottenuta dalla comunità agostiniana munque, la cronologia varierebbe, come si è de~to, di
nell'aprile del 1588. Nel Settecento era stato devoluto poco, e cioè ad una data immediatamente succeSSIva al-
dalla famiglia Bove in beneficio dei frati i quali nello l'atto di concessione alla Confraternita del marzo 15 86 .
stesso secolo lo sostituirono, in quanto ormai fatiscente, Sia nel caso della committenza Bove, sia nel caso della
con un nuovo manufatto in marmo; ma anche quest'ul- committenza confraternale, si profila quindi una datazione
timo venne poi eliminato, probabilmente in occasione pienamente aderente alla lettura formale dell' opera: questa
dei lavori di rifacimento della chiesa diretti dal Trava- infatti non lascia dubbi riguardo l'inserimento della tavola
glini a metà Ottocento. 4 ) napoletana nella seconda metà degli anni Ottanta, vale a
La data dell'erezione dell'altare dei Bove non contra- dire nella fase estrema dell'attività dello Smet. Il dipinto
sta sostanzialmente con quella che si ricava dall'esame infatti è caratterizzato da una composizione basata su
dei caratteri stilistici della pala dello Smet, che, infatti, criteri di chiarezza e di didascalica semplicità: al di sotto
appare vicina alla 'Madonna del Rosario' della Catte- di un baldacchino formato da pesanti ed eleganti drappi
drale di Muro Lucano (fig. 4), opera dell'artista fiammingo sostenuti da angioletti in volo, la Vergine, seduta al centro,
datata su basi documentarie al 1590.5) porge la cintura a Santa Monica inginocchiata alla s.ua si-
Ad una datazione molto prossima a quella indicata, nistra; il Bambino benedicente sul suo grembo è nvolto
con una sfasatura di appena due anni e, quindi, ancora dalla parte opposta verso Sant'Agostino al quale elargisce
una volta in linea con i caratteri stilistici del dipinto, si lo stesso dono; al seguito del vescovo d'Ippona è un pre-
perverrebbe qualora per la pala in questione si ipotiz- lato che reca nelle mani una mitria vescovile; alle spalle
zasse una provenienza originaria diversa dall'altare Bove, di questi personaggi si riconoscono San Francesco d'A;s-
sviluppando, in questo caso, le indicazioni contenute in sisi, San Giovanni Battista e Santa Caterina d'Alessandna,
una fonte anteriore al Galante, ossia il Chiarini. Questi, mentre in primo piano, davanti al trono della Vergine,
a proposito del dipinto, che ai suoi tempi appariva biso- sono raffigurate le personalità terrene di alto rango che
gnoso di restauro ed era in attesa di una sistemazione assistono alla scena sacra: un pontefice che ha la cintura
"in un luogo convenevole ", escludeva l'appartenenza nella mano destra (Gregorio XII che fu membro della
all'altare dei Bove, purtroppo senza tuttavia indicare Società dei Cinturati di Santa Monica?) accanto al
da quale cappella provenisse.6) quale è un sovrano (Filippo II?) rivolto allo spettatore.
A proposito appare però opportuno osservare che atti- La patina di sporco che offusca l'intera superficie de~
gua alla chiesa di San Giovanni a Carbonara si erge, dipinto non consente di cogliere appieno le pregevoh
incastrata tra i suoi corpi di fabbrica, al termine della qualità pittoriche né le finezze cromatiche cui solita-
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I - NAPOLI, MUSEO DI SAN LORENZO MAGGIORE (DALLA CHIESA DI SAN GIOVANNI A CARBONARA)
CORNELIS DE SMET: MADONNA DELLA CINTOLA
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struiva a sua volta una nuova cappella 1» che nel 1626 e alta dieci con l'immagine della Madonna dell'arco inco-
si presentava "satis eleganter", in cui veniva trasferita ronata da due puttini con San Vincenzo Martire a destra
1''' icona ex veteri capella eiusdem tituli existenti intus e Santa Lucia a sinistra ; a quell'epoca l'opera appariva
ecclesiae praedicta et impositam sopra dictum altari quod ancora inquadrata dall'originale cornice lignea riccamente
fuit instructum et ornatum competenter per confratres intagliata con due colonne su piedistalli e un architrave, il
ex quo in ea est erecta confraternitas utriusque sexus tutto preziosamente indorato. Dell'apparato facevano parte
Christi fidelium ".,6) anche un" Ascensione di Cristo' ed un" Annunciazione ',
Il dipinto è dettagliatamente descritto in un documento poste rispettivamente sulla cimasa e sui capitelli, dipinti
del IO dicembre 1700: una tavola larga più di sette palmi dei quali non è rimasta traccia. I7)
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I documenti non accennano mai all'autore dell'icona alte, sopracciglia scure e ben delineate e da bocche pic-
ma consentono di fissare al 1588 il termine post quem cole e marcate; la capacità di resa materica delle stoffe,
per la datazione dell'opera. Nelle parti in cui meglio si evidente nella minuta descrizione degli arabeschi sulla
leggono gli originali caratteri formali affiorano con chia- dalmatica del santo e nel variegato reticolo dei riflessi
rezza le caratteristiche dello stile del pittore fiammingo: sul manto frusciante e sulla veste della martire, orlata da
l'impianto compositivo strutturalmente semplificato e ba- preziose punteggiature di gemme.
sato sulla ricerca di equilibrio e simmetria, la morbidezza Caratteri simili ai due dipinti segnalati si possono riscon-
e la pastosità della stesura pittorica, la tipologia dei trare nella pala dell'altare maggiore della chiesa dei Cap-
personaggi, i cui volti sono sempre caratterizzati da fronti puccini di Solofra. Anche in questo caso si tratta di un
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in cui fu dipinto il quadro, cioè: - An. Sal. MDLXXIIII. sto allo Smet nel giugno 1578 per la chiesa napoletana di
- Bellissima altresì è l'altra donna posta sul lato sini- Sant'Eligio, 33)_ e che, infine, il nome di Marco Pino
stro in ginocchio, che con la destra indica il bambino non affiori mai in tutto il testo dell'atto in relazione al
Gesù. Graziose sono le altre teste, ma lasciano a desi- dipinto dell'altare di Scipione Santino.34)
derare maggior forza di espressione. Fra tutte le figure La dispersione dell'opera non ci consente purtroppo
spicca quella della Vergine, ch' è leggiadra: e leggiadris- di poter risolvere il quesito; mi pare tuttavia che l'epi-
simo è il bambino in tutta la movenza della persona, e sodio sia comunque indiziario di una familiarità da
segnatamente, per gli occhi che ridenti volge verso il parte dello Smet con i modi del Pino al punto che egli
sommo sacerdote, e stende le tenere braccia al collo della fu confuso con il Senese da alcuni scrittori napoletani,
madre, mostrando tutte le grazie proprie di quella età ... " 3 1 ) ovvero ritenuto da Giovan Battista da Caserta in grado
L'opera, nella quale va rilevato che il particolare della di garantire la stessa" perfettione " di un'opera di Marco
donna inginocchiata in basso a sinistra che indica al Pino. 35)
piccolo Gesù parrebbe richiamare la figura in identica Dal momento che ho accennato ad alcuni documenti
posa nella Circoncisione' eseguita appena un anno
I che appartengono al re gesto dello Smet vorrei richiamare
prima da Marco Pino per la chiesa napoletana del Gesù l'attenzione anche sull'atto del 15 giugno 1581 con il
Vecchio e più volte ricopiata da altri artisti, sembrerebbe quale il Reverendo Salvatore Todore commissionava al
la stessa - e credo non vi siano dubbi - segnalata pittore fiammingo una cona per la chiesa di San Nicola
allo Smet come modello nell'atto del 1580 con il corretto a " Castrovetere in provincia di Capitanata", centro che
titolo di Presentazione al tempio' .32 )
I attualmente è citato con il nome di Castelvetere in Val-
Viene da chiedersi allora se questa tavola non sia stata fortore nei confini della provincia di Benevento. Nell'atto
probabilmente un dipinto dello stesso pittore fiammingo è precisata attraverso una minuziosa descrizione dell'opera
anziché un'opera di Marco da Siena, come invece rife- l'iconografia del dipinto: "N el quadro de meczo ge
riscono gli scrittori napoletani posteriori. Risulterebbe promette pintare l'infrascritte figure, videlicet uno Christo
infatti altrimenti inspiegabile il fatto che il committente nudo posto sotto il torchio, la petra da de bascio di detto
abbia invitato lo Smet a dipingere la sua cona con la torchio sarà pintata in forma di marmore, da detto Chri-
" perfettione ti di un' opera di un altro pittore; altresì, sto uscirà sangue cioè dalle mane, costato et capo che
sarebbe quanto meno insolito per le procedure dell'epoca, corre dentro detta pietra, et a meczo detta pietra cinque
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dottoressa M. A. Martullo Arpago che ha verificato il documento rappresentante l'Arrivo dei Magi. Bellissima. Giudicata di SCI-
e me ne ha cortesemente comunicato il testo. pione da Gaeta imitando Marcel Venusti. Altri vorrebbe, che la
25) FILANGIERI, Documenti ... , cit., VI, 1891, pp. 141 e 142. co~posizione e, l'!lrchite~tura. risentono di Cesare da Sesto (il
Milanese), ma che il colonto sia sul fare dello Scipione da Gaeta ".
26) Cfr. M. MIELE, La Riforma Domenicana a Napoli nel periodo (G. PARENTE, Origini e vicende ecclesiastiche della città di Aversa
post-tridentino (1583-1725), Roma 1963, in particolare p. 37 nota Nap'oli 18,?8, II, p. 26.1). ~a c~iesa dei Minif!li, distrutta negli
35, p. 107 e p. 35 0 . an~11 yentl per consentire. l ,!mpliamento dell'attiguo ospedale psi-
27) T. VALLE DA PIPERNO, Breve compendio de gli più illustri chiatriCO, venne fondata, IOSleme al convento, nel 1574 (cfr. R. P.
padri nella santità della vita, Dignità, Uffici, e Lettere ch'ha prodotto STEPHANO ISNARDO, Codex Minimus S. Ordinis Minimorum Statuta
la Prou. del Regno di Na~oli dell'Ordine de Predicatori, Napoli 1651, omniam etiam capitulorum generalium (Series conventum S. Ordinis
pp. 342 e 343. RingraZIo per questa segnalazione l'amica M. G. Minimorum S. Fra.ncisci de Paula). Lugduni MDCXXXI, P.50 ;
D'Arcangelo. G. M. ROBERTI, DISegno s~orico del!'Ordine dei Mini"!i, Roma 1901,
I,. p. 187). ~ dunq!le as~al probabile che l' • Adora~lone dei Magi '
28) CELANO, Notizie ..., cit., II, p. 1070; R. M. VALLE, Descrizione di Aversa sia la plU antica opera dello Smet che CI sia pervenuta.
storica, artistica, letteraria della chiesa del convento e de' religiosi
illustri di S . Domenico Maggiore dal 1216 al 1854, Napoli 1854, 36) FILANGIERl, Documenti.. ., cit., VI, 18g1, p. 452.
PP: ?-72 e 273.; GALANTE, Guida Sacra ..., cit., p. 141. Il nome di 37) RÉAu, Iconographie ... , cit., II, tomo II (1957), pp. 420-424.
SClplOne Santmo figura anche nel documento dell'II giugno 1583
con il quale lo Smet veniva incaricato di dipingere per il Rev. Moda- 38) Libro dei Numeri, 13.
rello di Colobraro (Matera) tre cone: una • Madonna del Rosario', 39) ISAIA, 63,2 e 3.
un' • Ultima Cena' e una • Santa Maria col Figliolo in braccio'. Per 40) GIOVANNI, 14, 19-20; Ig, 15.
quest'ultima cfr., da ultimo, BARBONE PUGLIESE, A proposito di
Teodoro d·Errico ... , cit., p, 87. 41) RÉAu, Iconographie ..., cit., II, tomo II (1957), p. 422.
29) F. FERRANTE, Note alla giornata sesta, in GALANTE, Guida 42) RÉAu, op. cito
Sacra ... , cit., p. 156 nota 332. 43) J. B. KNIPPING, lconography of the Counter Reformation in
30) Cfr. nota 28. the Netherlands. Heaven on earthn, Leiden 1974, I, p. 18 •
31) VALLE, Descrizione... , cit., pp. 272 e 273. . 44) çitata da S . .P.AP.ALDO, .Si"!bologie controriformate: l'Allegoria
di Sant Ella a PianiSI, m SCritti In ricordo di GIOvanni Previtali, cit.,
2) Per la • Circoncisione' di Marco Pino cfr. BOREA, Grazia II, pp. 131-138.
e uria ..., c~t., p. 48 nota 13; per le copie ricavatene da altri pittori
eJ:: r., da ultimo, BARBONE PUGLIESE, La • Madonna del Suffragio .... , 45) Il disegno è segnalato da G . SCAVIZZI, Arte e architettura
sacra, Reggio Calabria 1981, p. 167, fig. 76. Un • Cristo in un bagno
cit., pp. 60-62. Nella descrizione del dipinto dell'altare Santino
figur. , come s'è visto, una donna che reca una cesta con due colom- di sangue' dipinto dal Corenzio si trovava in un peduccio della
be. Questo p'ar~icolare chiarisce che il soggetto iconografico del- volta del:la cappella dei Santi .Pietro e Paolo in San Paolo Maggiore
l'opera era di Sicuro una Presentazione di Gesù al tempio, ed infatti a Napoli, cfr. GALANTE, GUida Sacra ... , cit., p. II2. Il Filangieri
proprio in quella occasione, secondo il Vangelo di Luca (Luca, (Documenti ... , cit., IV, p. 416) menziona una tavola raffigurante
I ~ostro Signo~e Gesù Cristo in una conca piena di Sangue ' nella
2, 22-40), Maria e Giuseppe offrirono in sacrificio una coppia di
colombe. Cfr. RiiAU, lconographie ... , cit., II, lomo II (1957), chiesa del Gesu delle Monache, a Porta San Gennaro, opera di
p. 261. Leonardo Castellano.
33) Cfr. FIL~GERI~ Documenti ... , cito voI. III, 1885, pp. 204-206; 46) L. MORTARI, Molise. Appunti per una storia dell'arte, Roma
~DEM,. Documenti ... , Clt., VI, 1891, p. 450; STRAZZULLO, Documenti
Ig84; LE0I':'E DE CASTRIS, La pittura del Cinquecento ..., cit., p. 840.
Des~dero ringraZiare il dott.ssa G. d'Henri, Soprintendente per i
mediti ... , Clt., pp. 54-56; S. DI GIACOMO, Le chiese di Napoli. S. BeO! Ar.cheologici, Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici
Eligio al Mercato, in Napoli Nobilissima, I, 1892-1894, pp. 151-154. del Molise e la dott.ssa D. Catalano della stessa Soprintendenza
L·o.pera, che A. SPINOSA, Note alla giornata ottava, m GALANTE, per avermi fornito le riproduzioni dei dipinti di Ripalimosani e di
GUida Sacra ... , cit., p. 204 nota 70, segnala in deposito a Capodi- San Giovanni in Galdo.
monte, secondo quanto mi viene IOdicato da P. Leone de Castris,
risulta invece dispersa. 47) R. ~ANN('>TÀ, Scheda relativa a M. Mazzaroppi, la • Pente-
c<!ste' (chiesa di Santa Maria Maggiore di Esperia) . in Un' antologia
34) Cfr. nota 24. di restauri, catalogo della mostra, Roma 1982, pp. 67-69.
35) Il rapporto dello Smet con il Senese è già sottolineato dal 48) V. PUGLIESE, Arte napoletana in Puglia, I, in Seicento napo-
Previtali, il quale rilevava la derivazione dall'Epifania di Marco letano. Ar~e costu'!1e ambiente a cura di R. PANE, Milano Ig84, pp.
Pino ,!i San.ti Severino e Sossi,? della pala dell'Adorazione dei Magi Ig6-243, m particolare pp. Igg-201.
del Flammmgo nel duomo di Caserta (PREVITALI, La pittura del
C.inquecento ..., cit., pp. 98 e 99). Vorrei ricordare che questa splen- 49) M . . L. CASANOVA UCCELLA, Arte a Gaeta, catalogo della
. dlda tavola, ricca di impennate compositive manieristiche e di minu- mostra, Firenze 1976, p. 100; CANNATÀ, op. cito
zioso descrittivismo alla fiamminga, era ubicata in origine sull'al- 50) LEONE DE CASTRIS, op. cito
tare maggiore della chiesa di San Francesco di Paola, dove veniva
segnalata infatti da G. Parente come opera di Scipione Pulzone: 51) Segnalata da Mortari (op. cit.) come Il operina di pittore
.. Dietro l'altare maggiore ricco di bei marmi vi è una gran tavola napoletano classicheggiante".
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