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e la figura del maestro ne risùlta più chiara- mana di S. Lorenzo -in Damaso e cita appresso
m ente definita, soprattutto sotto 1'aspetto della un' « altra memoria simile alle Convertite» l).
sua formazione artistica, orientata verso più di I vari tentativi ,p er chiarire questo punto della
una corrente fiorentina, sÌ da indurre nel pen- Vita del Cavalier Bemino non hanno finora ap-
siero che egli possa essersi recato a Firenze. prodato a risultati concreti; poichè chi ha rj-
Ma due altri affreschi della stessa cappella non cercato le due opere è stato abitualmente sviato
esiterei - ad assegnare all'Alunno, da nessuno, . da notizie attinte di seconda mano e per di
ch' io sappia, finora notati, e raffiguranti, en- più inesatte -o è arrivato a conclusioni par-
tro finte nicchie polilobate terminate a cuspi- ziali e discutibili 2). Se la critica ha concorda-
de, S. Caterina d'Alessandria (fig. 11) e un'altra to nel riconoscere l'ispirazione berniniana nel
Santa (Lucia?) (fig. 12). Nel1a figura di S. Cate- bassorilievo di S. Lorenzo in Damaso, eseguito
rina, ch'è la meglio conservata, c'è una carat- per Alessandro Valtrini, non ha tuttavia ri-
terizzazione del tipo che porta il pittore a esa- solto l'altro lato interdipendente del problema,
gerare le proporzioni del collo rispetto al capo e ossia il ritrovamento della memoria delle Con-
a incidere il profilo, che pare quasi un ritratto. vertite . . Soltanto ' da un diretto riscontro tra
A spiegare la ricercatezza' di certi partico- l'una e l'altra opera può infatti scaturire un
lari, come le mani aristocratiche e il sottile de- definitivo chiarimento della citazione del Bai-
gradare del ch~aroscuro, dal manto al collo, si dinucci . e l'identificazione della prima, priva
potrebbe invocare l'influenza diretta sul gio- dell'immediato termine di confronto che l'altra
vane pittore, che certamente l e vide, di quelle rappresenta, non può riuscire che un' ipotesi di
opere, oggi solo parzialmente, superstiti, che Ma- scarso 'valore.
solino lasciò nella regione intorno al 1432, in- Eppure la ricerca della « memoria delle Con-
fluenza che poi perderà per quel suo carattere vertite», una volta risolto il quesito di carat-
personale di esacerbazione drammatica. t ere toponomastico, non era difficile; bastava
Per concludere, entro l'orbita dell' arte to- fra i tanti controlli possibili, intraprendere
scana, e non soltanto di Benozzo, si muove proprio il più semplice e il più ovvio, ossia
Niccòlò in questo ricco complesso decorativo, nel luogo stesso ove l'aveva indicata il bio-
sia derivando formalmente, sia aderendo più grafo fiorentino. Se esso è stato eseguito ora
profondamente. Nessun altro richiamo può ri- per la prima volta, ciò non deve sorprendere
levarsi di correnti vicine o lontane. Su tutto poichè già altre opere del Bernini hanno av~to
poi domina un inconfondibile carattere perso- la stessa sorte; indicate' dalle fonti più antiche,
nale, che rimarrà come fondamento delle opere mai rimosse _dal sito originario e a tutti visibili,
successive. solo dalla critica più recente sono state ritro-
GUIDO BOCCOLINI. vate e rivendicate al maestro 3). Questo è anche
il caso dell'opera tuttora esistente nella chiesa
trasteverina di S. Giacomo alla Lungara, la cui
UN'OPERA DEL BERNINI RITROVATA: identificazione è chiarita anche da un semplice
LA MEMORIA DEL MERENDA. esame dei dati documentari.
È conservata infatti in una chiesa che nel
Il primo ad attribuire una « memoria del Seicento fu comunemente nota per il monastero
Marenda » al Bernini è il suo più antico hiografo, contiguo alle Convertit~, edificato dal cardinale
il Baldinucci, che la colloca nella Basilica ro- Francesco Barberini 4); è dedicata inoltre al-

1) F. BALDINUCCI, Vita del cavaliere Gio. Lorenzo Ber- Lungara e ricorda in quest'ultima una memoria del Me-
nini, Firenze, 1682, p. 107 (ed. RIEGL, Vienna, 1912). r enda citata dalle fonti locali (FORCELLA, Iscrizioni delle
L'attribuzione è nell'elenco di « opere di architettura e chiese .... di Roma, VI, 1875, p. 325, n. 1068); però stima
miste» che segue la biografia. erroneamente anche questa chiesa demolita, alla fine' d el
2) Il FRASCHETTI (Il Bernini, Milano, 1900, p. 84)- secolo XIX e solo recentemente ricostruita, rinunziando,
stima che la « memoria del Marenda» non sia mai esi- quindi, a ogni ulteriore ricerca.
stita e sia stata scambiata con quella d'Alessandro Val- Attribuiscono al 'Bel'nini la memoria Valtrini anche
trini in S. Lorenzo in Damaso, e che l'altra delle Con- M. REYMOND (Le Bernini, Parigi, 1910, p. 185) e A. Mu-
vertite sia andat;t distrutta n ella demolizione della chiesa NOZ (G. L . Bernini, Roma, 1925, p. 16).
omonima nel 1798. Il LUBOWSKI, (Gio. Lorenzo B ernini 3) Tale è il caso, ad esempio, del gruppo di Giove
als Architekt und Dekorator unter Papst Urban VIII, Ber- fanciullo riguardo al quale R. LONGHI (I due Bernini,
lino, 1919, pp. 39-40), pur concordando nell'attribuzionc in Precisioni nelle Gallerie -italiane, I, R. Galleria ' Bor-
della memoria Valtrini, identifica la Chiesa delle Con- ghese, ' Roma, 1928, pp. 3-12) ha dato alcune delle più
vertite, non già con S. Lucia presEO la v. Lata (come aveva acute precisazioni sull'arte berniniana.
fatto implicitamente il Fiaschetti menzionando la data 4) I documenti relativi al monastero sono stati pub-
esatta della sua demolizione) ma Con S. GiacQ!Df) alIi\ pljcati da 0, P<:>LJ.AK (Die Kunsltiiti~keit ILllter "(jrban VIII,
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l'avvocato concistoriale Ippolito Mtlrenda 5), in Dal sempliée tipo dell'edicola che allinea su
cui è agevole riconoscere l'ignoto « Marenda » una lastra marmorea l'iscrizione e in scrive in
citato nella biografia berniniana; infine, e questo una nicchia il busto del defunto si arriva at-
è argomento probante e decisivo, la memoria del traverso un graduale arricchimento dei dati de-
Valtrini 'i n S. ' Lorenzo in Damaso, attribuita a corativi ai più complessi e sontuosi monumen-
Gianlorenzo in base alla critica stilistica, e quella ti, riecheggianti neisarcofagi massicci ' e nelle
di S. Giacomo alla Lungara concordano eviden- statue adagiate in vitali atteggiamenti una
temente nello stesso soggetto macabro, tanto da tarda eredità di motivi cinquecenteschi. Ma en-
spiegare la precisazione del Baldinucci che parlò tro questi larghissimi limiti iconografici resta
di due opere « simili )) nelle due chiese suddette. in ogni caso toccabile e assiomatico un princi-
Quest'ultimo, a causa della fretta encomiastica pio: la subordinazione di ogni pai'tiçolare alla '
che non gli lasciò il tempo di rivedere la Vita, è totalità d'uno schema architettonico che frena
quindi incorso in una facile e comprensibile svi- gli eventuali eccessi plastici e li risolve in un'evi-
sta; pur riçordando con esattezza l'esistenza delle dente rigidezza tematica.
due memorie in due div.erse chiese, ha attribuito Lo stesso Bernini non si sottrasse immedia-
alla prim3; il titolo del « Marenda l), che spettava tamente alla visione tradizionale: n'è prova evi-
all'altra; di .q ui il lungo oblio che ha pesato dente il monumento della Contessa Matilde in
sulle due opere e le incerte conclusioni dei re- cui un~ regolare successione di elementi pla-
visori della biografia baldinucciana. stici è ' stabilmente contenuta entro lo strombo
Non può sussist~re a loro riguardo quel- . prospettico della nicchia senza possibilità,d'eva-
dubbio metodico che sempre si ha rileggendo sioni pittoriche.
l'elenco del Baldinucci che tanto largheggiò nel Più libere espressioni la Chiesa invece 'asse-
segnare i limiti dell'attività di Gianlorenzo, as- gnava, per lunga tradizione, agli apparati fu-
sunto rapidamente nell'Olimpo degli eroi seicen- nebri, alle effimere pompe che precedono le mo"
teschi dopo la sua morte: se l'attribuzione si numentalità del sepolcro e soltanto in q\lesti
deve accettare in senso . preciso e esclusivo op- s' era sfrenata, prima del Bernini e per tutto
pure si deve intendere in senso più largo e rife- il Rinascimento, l'iconografia del macabro, af~
rirsi, quindi piuttosto che I al maestro, agli allievi fidando il proprio ricordo quasi esclusivamente
o agli epigoni che ne divulgarono il verbo arti- alle incisioni coeve. Mentre da una parte l'ar-
stico; tale dubbio, possibile per opere più tarde, gomento dell'esequie forniva un nuovo campo
è da escludersi senz' altro per queste due me- agli incisori, dall'a1tra questi ultimi arricchi-
morie concepite in un'epoca chiaramente deli- vano, nella libertà del disegno,- i temi proposti
mitata e in cui, al di fuori dell 'ingegno inno- - e determinavano, alla 101' volta, una sempre
vatore del Bernini, manca nell'arte coeva ogni maggiore ricchezza inventiva.
punto di riferimento e di contatto. Quella del I disegni degli artisti d'oltr'alpe, di Rein-
Valtrini è del 1639 e l'altra del Merenda, se- rich Aldegrever, di Bans Sebald Beham e quelli
condo ogni probabilità, del 1641 6 ); date en- • dei nostrani, di Mario CartaI'o e di Marco Den-
trambe che ci convincono della loro novità ti- te 7), conservano e divulgano i grandiosi motivi
pologica nel campo dei moumenti funerari, an- della fantasia dureriana, riducendoli spesso alla
cora fermo, prima di esse e pal,ticolarmente normalità di una moda pietistica; ~ll'efficacia e
nell'ambiente romano, ai severi schemi della alla numerosità delle incisioni si deve in gran
Controriforma, staticissimo nelle impostazioni parte la possibilità d' avverare nel clima del
fondamentali , pur nel1a relativa varietà delle tardo Rinascimento o della prima età barocca
soluzioni particolari (fig. !). la clamorosa macchinosità degli apparati fune-

VoI. I, p. 183) che li fonde, cadendo in un facile errore 6) Il 15 giugno del 1641 la fabbrica del monastero
topografico, con quelli della chiesa di S. Maria Regina fu infatti visitata da Urbano VIII (POLLAK, op. cit.) e
Coeli, anch'essa sulla v. della Lungara, ma ben distinta "l'opera è da stimarsi coeva; poichè morto il Pontefice
tuttavia da S. Giacomo. (1644), si ebbe la nota dispersione della famiglia Bar:
6) L'iscrizione- è riportata dal Forcella, op. cit,; lo berini, solo più tardi ricostituitasi in Roma.
stesso ricorda anche l'esistenza d'un busto del Merenda , 7) Fra le v arie incisioni conservate presso il Gabi-
sullo stesso luogo; probabilmente esso era in scritto in netto delle Stampe di Roma come documenti del gusto
una nicchia fra le ali inarcate dello scheletro come ci m acabro nel secolo XVI: La Morte ed un Vescovo di
suggerisce un disegno del 1664, conservato presso la H einrich Aldegrever (a. 1541, Inv. 34013, Sco 203); Le tre
Biblioteca Vaticana (Cod. Chig. P. VII, f. 140) e segna- streghe e la Morte di Hans Sebald Beham (a. 1500-1550,
latomi da Guglielmo Matthiae; in cui si può ritrovare Inv. 337313, Sco 206); Il T empo e la Morte di M. Cartaro
una tarda e quasi letterale trascrizione della m emoria (Seconda metà del secolo XVI,. Inv. 31549, Sco 17); Scena
del Merenda, a opera di un mediocre allievo del Bernini. simbolica di Marco Dente (Secolo XVI, Inv. 30570, Sco 14);


T AV . CXXXI.
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F ig. l . G. L. B ERN I NI : Memoriu del Merend a. R oma, . Giaco mo nll a L unga ra.
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bri quali furono ad esempio quelli eseguiti per In Gianlorenzo invece alla chiusa forma pla-
la morte di Ferdinando II, imperatore d'Austria, stica della targa, elemento prediletto nella prima
nel tempio ·f iorentino di S. Lorenzo(fig. 4) 8). fase , della . sua educazione artistica (si ricordi
Il Bernini per primo nelle memorie Valtrini l'elegante basamento dell'Apollo e Dafne) si so-
e Merenda, trasformò ciò che si considerava stituisce la libertà pittorica del drappo e il sog-
come un caduco elemento decorativo riservato getto espl9de nella sua cruda interezza. In luogo
a certe occasioni e attuato con mezzi modesti, d'una paziente ricerca d'effetti di minuto plasti-
con lo stuèco o col panno, nella definitività del cismo, si trova il deciso avvio verso una forma
bassorilievo marmoreo. Ma il valore della sua grandiosa; il drappo che, si tende dietro lo sche-
opera è ben diverso da quello d'una coraggiosa letro di S. Lorenzo in Miranda è quello stesso
iraduzione dei motivi tradizionalmente effimeri che venti anni più tardi farà di sfondo al Dio-
nella stabilità dei mezzi espressivi; anche in numento equestre di Costantino; i moduli se-
questo cOJIl.e negli altri casi, il « provvisorio » condo cui si condensano nella memoria del Me-
berniniano, malgrado tutti gli apparenti con- renda le larghissime pieghe sono gli stessi che
tatti, ha una propria re~ltà interiore di fronte guideranno la fantasia dell'artista nèl conce-
a cui non conta la visione comune e tradizionale. pire il sipario della Sala Ducale al Vaticano.
Il fatto d'avere accettato nel repertorio ico- E più d'ogni particolare cifra depone "a vantag-
nografico della scultura barocca i motivi ma- gio dell'attribuzione del Baldinucci, la semplifi-
cabri è 'ancora esterno di fronte al modo con cata visione d'insieme, l'unità della commozione
cui , gli stessi motivi vengono attuati; poichè plastica aliena da particolari estranei al suo
, soltanto questo - « modo» 'ci può dare la mi- primo e vigoroso impulso. Opere quindi indub- '
sura dell'arte berniniana e nel caso specifico hiamente berniniane, seppure non eseguite di-
convalidare 'o distruggere l'attribuzione del bio- rettamente dal Maestro. " .
grafo seicentesco. Perciò/riesce non inutile sta- Infatti se si passa da questa prima consta-
bilire un termine di confronto con le lugubri tazione della sua innegabile presenza a quella
fantasie dei suoi contemporanei, ad esempio, con d'una più precisa e puntuale osservazione sti-
quelle d'un ingegno vivace e esuberante, edu- listica ci s'accorge che sia nell'una sia nell'altra
cato anch'esso a una visione teatrale dell'arte memoria Gianlorenzo 'vive come idea o come
qual' è quello di StefanoDel~a Bella. Le sue impulso direttivo; ma l'estrinsecazione plastica
targhe decorative sono quanto di più vicino, non regge nei suoi particolari alla fantasia che
dal punto di vista del soggetto, è possibile ri- l'ispira. , , '
trovare alle due opere romane 9). Nelle une e Le due opere condividono l'opacità d'un'e~e­
nelle altre la rappresentazione dello scheletro è cuzione rigida, priva dei temperamenti chiaro-
unita a quella della memoria funeraria; ma di- scurali propri alla mano del Maestro; manca
versissimo, anzi opposto, è il modo dell'attua- la sua raffinatissima esperienza tecnica, il sot-
zione. In Stefano Della Bella la durezza delle tile alessandrinismo 'delle sue differenziazioni
ossa, l'asperità delle giunture, la secchezza ,della· plastichè; ma indifferentemente scheletro e drap-
struttura è sfruttata con lo stesso spirito con cui po si adagiano nell'inerzia del marmo trattato
si tratta una araldica stilizzllzione" un lambre- con abile fatica, ma senza fluidità di trasforma-
chino o -un cimiero; s'intrecciano con assoluta zioni. Lo scalpello lascia impressa la durezza
imparzialità i motivi delle tibie o delle costole dei suoi segni, l'evidenza del suo contatto; la
alle eleganti accartocciature delle targhe, in~ materia plastica non si risolve nella mollezza
sistendo al massim9 s~lla rigidità delle une e d'una cera pronta all'ispirazione e abbassa il
sulla pieghevo.1ezza delle altre: Permane, entrQ tono del primo generoso impulso.
l'insueta bizzarria del soggetto, un grande e non Eppure non si può rinunciare al commento
dimenticato modello: l'estrosità decorativa del di quest'opere come frutti della fantasia ber-
Buontalenti che similmente aveva levigato, ir-, niniana; se gli evidenti difetti attutiscono l'emo-
rigidito o tornito le superfici dei s~oi temi scul~ zione estetica non impediscono tuttavia un esa-
torci; niente esorbita in questi esempi dalla tra- me degli intenti che sopravvivono alla genericità
dizione d'un esperto accademismo (fig. 2). della loro attuazione (tanto più che si tratta

in quest'ultima appare il motivo, non consueto, dello dinando II Gmnducadi Toscana nell'insigne ,collegiata
scheletro alato, diffuso poi dal Bernini; per uno sguardo di S. Lorenzo il 2 d'Aprile 1637, opuscolo a stampa con
d'insieme sulla vasta bibliografia del sogg~tto macabro incisioni di Stefano Della Bèlla, presso il Gab. Naz, delle
cfr. Gert Buchhait, der Totelldanz, Lipsia, 1926. Stampe, I:t1v. 119971-119977.
8) Cfr.: Esequie della Maestà Cesarea dell' Imperadore 9) T.arghe di Stefano Della Bella, ibidem, Inv. 117263-
Ferdinando II celebrate dall'Altezza Serenissimlt di Fer- 117265, Se. 135. , . '


TAV. CXXXII.
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F ig. 2. STEFA ' o DELLA BEI~ LA: Di segni per targhe funehri. Homa , Gabi netto Nazionale d elle S tampe.

Fig. 3. ANONli\10 DEI. SEC. XVI: Esequi e di Sigismond o F ig. 4. STE.FANO DELLA B ELLA : Esequie di Ferdinando Il
re di Polonia in S. Lorenzo in Damaso. i n S. Lorenzo a Firenze.
TAV. CXX III.
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Fig. 1. Chiesa -ahhaziale di . Maria Assunta di Farneta ( tato attuale).

ncl ,no - -(R,uVAr' IMI S .• : • /'f1cncuc<t A•. r.n.o)-


Fig. 2. La Chi esa di Farn ela in un disegno del 1750.

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........ ';;1;'-,, __ ,k.l/~,...h_ .I~~' ~af 4-'.",,,,/'" H.. '-Ii/' ~ (/f,~" .. • • 4... ./.. /~ 'r " fJ ..6./4...- ,,,,~;;f'
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....._ _ _ ~~_____ ( ." '''; l r~~f'''''' ';. " " '~t '''...· ,,N.. ,rt'~f' ';)/~:';' 4

Fig. 3. Veduta fa ntastica dclla Chiesa di }' arneta .


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LE ARTI

d'una fòrma plastica barocca e ideata quindi, cacia dell'effetto ouico cb,e per una sua intrin-
più che nella sua consistenza particolare, in vi· seca vitalità; v'è indubbiamente un senso me-
sta. d'un effetto pittorico di carattere totale). lanconlco' alla base dell'ispirazione" ma questo
Il monumento Valtrini inaugura la breve se- si sbiadisce fino quasi a svanire nella mediocrità
rie dei bassorilievi berniniani e Gjanlorenzo vi dei mezzi plastici.
affronta una nuova tecilica tanto poco adere~te Il macabro protagonista delle -memoria non
al suo spirito quanto invece riuscirà sempre più supera di molto eome vigore di ispirazione i mol-
accetta ai contemporanei. Il desiderio d'attuare ti ed effiineri compagni ch~ l'avevano preceduto
l'effetto pittorico in una limitl!ta profondità, anche sulle pareti della stessa basilica 11); so-
d'illudere chi guarda con i comuni espedienti pravyive con tutte l'inçertezze d'un primo espe-
• d'una tecnica facile e scaltrita è estraneo, più rimeIlto, senza quella lenta maturazione e senza
di quanto non possa a prima, vista sembrar(l, quella progressiva liberazione da ' ogni razio-
alle ricerche berniniane. Pochi, come s'è dètto, nale sentimento che caratterizzano l'evolversi
sono i .bassorilievi nel lungo càm~ino della sua inventivo del Maestro. Quando il Bernini torna
arte, quasi sempre scadenti 'di fattura e affidati sullo stesso motivo, totalmente diversa è in-
ad allievi; l'antitesi Bernini-Ngardi si rivela fatti la soluzione che si propone alla sua fanta-
anche , in questo particolare solo apparente- sia, uri vero capovolgimento di quella iniziale; se
mente tecnico; poichè per il primo la predile- nella memoria di S. Lorenzo 'in Damaso lo sche-
zione per ' il « tutto tondo» , significa anche l'at- letro era portato, 'con mate,riale evidenza, in '
tuazione atiraverso di esso di quella libera ' primo piano e il drappo costituiva lo sfondo, ora
espansione della forma plastica , nell'aria che invece, nell'opera di S. Giacomo alla: Lungara, il
è il suo più costante .scopo; per l'altro invece primo rientrél opportunamente in una posizione
la pala pittorica rappresenta la più raffina- secondaria e nel panneggio vengono ritrovate le
ta espressione d'un accademismo superficiale, an- abituali possibilità dell' effusione plasticll.
che se rivissuto nobilmente, e quasi ignaro delle Convergono nella nuova opera alcuni dei più
intime scàturigini del barocco. forti impulsi della fantasia berniniana e anzi-
Anche qu~st'opera di S. Lorenzo in 'Damaso tutto queH'insistente desiderio di rappresenta-
condivide con gli altri bassorilievi berniniani la zione di 1l1i corpo fluttuante nell'aria, d'un volo
attuazione in tono minore, ' la :modestia dei senza ancoraggi, motivo ricorrente nell'artista
mezzi e dei risultati; s'irrigidisce,"'più che ogni maturo del disegno del Tempo che scopre la
altra, sulla verticalità d'un uìlico piano fonda- Verità 12) agli Angeli della Càttedra di S. Pietro.
mentale, senza , distacchi improvvisi o sorprese È il volo che accende l'immaginazione prima
d'aggetti. Il panno aderisce come bagnato alla irrigidita dinanzi all'indissolubile aderenza dello
parete, ripiegandosi fedelmente agli angoli del scheletro allo sfondo; le ali che nell'opera di ,
pilastro; lo scheletro appiattito accenna un S. Lprenzo ,i n Damaso erano freddamente ripie-
passo di danza macabra, equilibrando a stento il gate, inutili e ingombranti appendici, qui si
peso del medaglione con l'ala pennuta e atrofiz- spalancano yerso l'alto abbracciando una: noto
zata; la croce del coronamento e il centro di turna vastità di spa~io; il drappo si svolge nella
gravità del funebre personaggio coincido~o sullo sua interezza e stabilmente si libra, senza ascen-,
' stesso asse suggellando l'impressione , della ino~ dere o declinare, occupandò tutto il campo vi-
n.otonia l0). Il valore dell'opera non scaturisce, sivo. Di fronte all'unicità di questa ispirazio.~
COme di consueto nella visione berniniana, da ne, facile è la rinunzia alla insidia della po-
una vivace intuizione plastica, ma dall'effetto licromia(il fondo è ora, a finto marmo, ma
ap,p rossimativo d'un accordo cromatico, di 'quel questo banale effetto era certo lontanissimo
bianco ritagliato sul fondo bigio; è questa l'uni- dall' idea del Bernini e la più saggi~ restitu-
ca possibile suggestione del monumento Valtri- zione sarebbe quella del semplice scialbo) e in
ùi che permane nella memoria, più per l'effi- compenso riacquista saldezza espressiva il chia-

lO) È interessante no;are; ai' fini dell'attribuzione,che la stessa in cui si svolse nel Cinquecento una delle più
il motivo della croce sorreggente il drappo si trova anche sontuose ce'r imonie funebri, documentate dalle incisioni
nel monumento di Suor Maria Raggi in S. Maria sopra coeve (cfr. 'Anonimo del secolo XVI, Funebris pompae
Minerva (1643) in cui il Bernini condusse a forme più ac cenotaphii Sigismondo Augusto Polonorum Regi in aede
nobili e grandiose il gusto del provvisorio ancora timi- divi Laurentii in Damaso quarto Id. ' Novembr. MDLXII
'damerite espresso nella memoria Valtrini. excitatum, Cab. Naz. delle Stampe, Inv. 71275; le pareti
11) Senza voler sopravalutare il fatto, che può essere della basilica vi appaiono ricoperte da scheletri con em-
una semplice e casuale coincidenza" è tuttavia degno di blemi allusivi, illuminati da torce- fiammeggianti) (fig. 3).
nota che la basilica romana in cui si realizzò per la prima 12) BRAUER-WITTKOVER, ' Die Zeichnungen des Gian-
volta in stabili forme plastiche un soggetto macabro, è lorenzo Bernini, Berlino, 1931, p. 45, Tavv. 20, 158.

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roscuro. A differenza che nelle altre opere ber- L'omissione del corpo accresce il senso pau-
niniane, il cui vortice , lineare non permette roso e ben più efficace riesce la sua invisibile
di seguire nè la fine nè il principio del moto, presenza, denunciata dal lieve rigonfiare della
qui il ritmo, che distribuisce gli spazi, si rivela stoffa, che la cruda nettezza dello scheletro di
sc~ndito quasi a uguali intervalli. Impressiona S. Lorenzo in Damaso.
l'insolita simmetria dell'opera, la giustezza del Quanto ci può eSsere di gusto deterio,r e, di
cranio, la sua equidistanza dai lembi del drappo; macabra facilità si risolve nella melanconica vi-
un immutabile equilibrio è stabilito dal remeg- talità , delle pieghe, animate di un lento moto
gio delle ali, equilibrio e non ~onotonia, poi- verso l'esterno, aggruppate in funeree pesan-
chè a differenza della memoria Valtrini manca tezze nei lembi.
un. univoco asse centrale e tensioni multiple e Se è vero che a tanto vigore d'idee non
energiche percorrono la resistenza della stoffa, ~.orrisponde l'attuazione e durezze d'esecuzione
risolvendosi in modo diverso pur nell'apparente e geometrizzazione eccessive di piani abbassano
similitudine totale. La plastica del Bernini, al- · il tono, tuttavia permane indiscussa l'.ispira-
trove esasperata dalle intenzioni pittoriche, è zione berniniana e l'opera entra a buon diritto
qui contenuta in una felice severità il cui tono tra le sue più , manifestazioni. La sua inte-
non può ritrovarsi se non nelle architetture, a riore drammaticità la distingu~ dai tanti ten-
cui fanno pensare infatti la distt'nsione orizzon- tativi di soggetti macabri, sempre più diffusi
tale dell'opera e la precisione del ritmo. nell'età barocca avida di nuove emozioni, dal-
Tanto è vigoroso il motivo fondamentale che le tanti Morti che, involgarite in leziosi atteg-
ogni elemento distrattivo ne viene agevolmente giamenti o in minuti e raccapriccianti effetti,
dominato. Il gusto abituale dt'lla differenzia- popoleranno la penombra delle chiese romane,
zione plastica si manifesta nei piedi che si ri- dallo scheletro del monumento Imperiali in
coprono .ancora, veristicamente, del1a pelle incar- S. Maria sopra Minerva alle funeree apparizioni
tapecorita, nelle maniche si incarnano agilmente ,del Campo Santo teutonico.
vive, ma non ha importanza in questa opera cosÌ L'equivoco tra il misticismo del soggetto e
elevata 'all' intimità d'un ritmo spazi aie. la sua espressività artistica anche se non total-
L'immaginazione berniniana giuoca sui par- mente evitato è circoscritto tuttavia: nei limiti
ticolari, cura l'esecuzione dell'ala ossuta, senza più stretti in questa opera berruniana la cui
morbidezza, aspra nelle penne, come si con- stessa semplicità di mezzi è il miglioJ: freno a
viene a chi sorregge il drappo (ala tipica di una dispersione degli intenti tragici 13); altrove
ogni scheletro berniniano), rappresenta la lo- invece, e nello stesso Gianlorenzo 14), il gusto
gora e smozzicata dentatura; ma si condellsa, del macabro si esaurirà in una teatralità senza
tuttavia nel motivo saliente, nell'ostinato ad- riscontri affettivi, in un naturalismo vuoto di
dentare, in quell'unico atto possibile nel perso- consistenti impulsi lirici.
naggio senza vita; e intorno a quest'unicoim-
pulso si spiega il drappo, s'innalzano le ali. ROBERTO BATTAGLIA.

13) Il problema d'un'esatta definizione del sentimento 14) Si consideri, ad esempio, la diversa funzione a ,cui
del « tragico» in Bernini esula dai limiti di questa segna- adempie il motivo dello scheletro nej monumenti d'Ur-
lazione; basterà accennare che esso non è da confondersi bano VIII e d'Alessandro VII in S. Pietro, fO,ndendosi
come fa il Reymond (op' , cit., p. 64) con quello d'un gene- nel primò alle ornamentali volute del sarcofago, contra-
rico rinnovamento religioso, ma da riscontrarsi puntual- stando nel secondo, con la sua aridità plastica, all'oppres-
mente e caso per caso, nelle sue opere in gran parte ine- siva esuberanza del drappo marmo reo, ma sia in un
dite dal punto di vista d'una più approfondita compren- caso che nell' altro rinun,ciando a una personale efficacia
sione. emotiva.

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