Sei sulla pagina 1di 24

BERNARDINO BALDI E VITRUVIO

Srncro Brrnrr
Fra gli archltetti di cui scrive il Baldi, nelle sue Vite de mdtemdtic|
Vitruvio occupa un posto di preminenza assoluta
t.
Poche righe ven-
gono infatti destinate agli altri matematici-architetti dell'antichit
quali Apollodoro di Damasco, al seguito del1' lmperatore Traiano,
Ateneo Meccamco, i bizantinl Antemio di Trallo e Isidoro di Mileto
'restauratori"
della Hagia Sophia di Costantinopoli.
Gli architetti che compaiono nelle Vite sono innazitutto teorici
-
<Taccia dunque la turba de gli Architetti pratici, se io scriver di
Vitruvio e di Leon Battista Alberti, e non dr loro>'
-
dichiara al
principio della vita dell'architetto romano, a sottolineare il fondamen-
to matematico dell'architettura, enunciato ne1 proemio ai lettori
-
<chi mi negar che da le regole de' Matematici non prendano le
forme loro le citt, le f.ofiezze, i Teatri, i Palazzi, e tutti gli alrri edifirii,
cosi pubblici come privati?>
!
-
nel quale ancora risuona ia nota
patente felesca che elevava I'architettura, in quanto <fundata in l'arte
dell'aritmetica e geometria), ai rango delle artes liberales".
Con Vitruvio, e ancor pi con Alberti, Baldi sentiva probabilmente
un'affinit elettiva. La fama dei suoi predecessori era dovuta ai loro
scritti teorici pir) che alle architetture: la Basilica di Fano
-
la cur co1-
locazione si sta recentemente precisando grazie agli scavi in corso
-
costituisce 1'unica opera ascntta al Pollione'; quanto all'opinione der
contemporanei sull'Alberti lasciamo la parola al laconico commento
vasariano: <Non maraviglia dunque, se pi che per le opere manua-
li conosciuto per le scritture il famoso Leone Batista, il quale nato
nella citt di Florenza de la nobilissima famiglia degli Alberti, se bene
attese a far opere, e cerc il mondo per misurare le antichit,
nonldimeno fu ancora molto pi inclinato a 1o scrivere che a Io ope-
rate>
.
E pertanto spiace che dell'annunciata biografia albertiana
nmangano solo poche righe nella
(postuma)
Cronica da matemdtic,
tolte probabrmente dal commento di Cesare Bartoi
7
tanto da farne
dubitare I'autografia de1 Baldi'
La vita di Vitruvio l'unica
-
oltre a quella di Erone Alessandnno
-
che Baldi diede alle stampe mentre era in vita. Le altre, e non tutte
come sappiamo, furono pubblicate postume. Composta i1 12 dicem-
bre 1595
-
come attesta il manoscntto autografo oggr a Stresa'- fu
tradotta in latino per essere allegata ad rn Leihon Vitruvianum stam-
pato ad Aquisgrana nel 1612 dall'editore Marcus Welser che contem-
poraneamente pubblicava, sempre del Baldi e su argomento vitru!'la-
no, il trattatello atgl Scamilli imparesto.
Rispetto alla stesura in volgare, rimasta manoscritta, la versione
latina risulta piu esaustiva: i commentatori vitru!'lani richiamati sono
citati per esteso, senza lasciare nulla al sottointeso. Si tratta di Leon
Battista Alberti, Girolamo Mercuriale, Fra Grovanni Giocondo,
Guillaume Bud, Cesare Cesariano, Grovanni Battista Caporali,
Adrien Turnebe, Guillaume Philandier, Ermolao e Daniele Barbaro,
Giovanni Battista Bertani, noti anche questi pl per le loro prove let-
terarie che architettoniche, mentre I' opinione dei "pratici" Serlio,
Vignola e Palladio
-
solo per citarne alcuni
-
che scrivevano come
parlavano, cio in volgare, volutamente ignorata.
La Vita dt Vitruvio rimase a lungo la traccia biograflca di riferi-
mento, piu completa de11e contemporanee versioni del Philandrier
(1544)
e del Barbaro
(1556,
1557) e insuperata dalle successive edr-
zi oni sei -set t ecent esche. per essere cont i nuament e ri st ampat a si no
alla monumentale riedizione del De archtectura. cvrata da Giovanni
Poleni ed emendata da Simone Stratico nel 1825-30 che raccoglie
nelle sue Ex.ercitationes, tutta 1a summa de1 Baldi vitruviano: la biogra-
fia in latino, il trattatello sugli Scamlli con le illustrazioni, 1! Lexihon
per pnvo delle immagini originali
tr.
La maggior parte delle notizie nfedte dal Baldi su Vitruvro sono
tolte, naturalmente, dal De architectura con I'aggiunta di alcune preci-
sazioni. E il caso dell'omonimia supposta fra il Pollione e quel <L.
Vitruvius. L. L. Cerdo Architectus> il cui nome apposto sull'Arco
dei Gavi a Verona. Identificazione che Baldi giustamente rifiuta, sulla
228
scorta del Philandrier
(ma
pure del Barbaro), che aveva osservato
come nel monumento veronese fossero presenti <i dentelli sotto a'
modiglioni> contrariamente all' insegnamento greco proposto da
Vitruvio e che pertanto i1 Cerdone dovesse intendersi <pi moderno
che nostro> e aggiungendo ancora che il veronese fu liberto, clo
schiavo affrancato
".
Malgrado esistano esempi coen al trattato vitru-
viano che accolgono dentelli e modiglioni nei loro cornicioni
-
come
i1 Tempio di Saturno a Roma
rr
-
Ie conclusion del Baldi sono state
confermate dalle moderne ricerche epigrafiche incentrate non solo
sulla moltitudine di lscrizioni che recano il nome della gens Vitruvia
ma anche su quelle, assai pi ridotte, che recano il cognome Pollione.
Fra i detrattorl dl Vitruvio il primo menzlonato Leon Battista
Alberti, del quale Baldi accetta la critica mossa al trattatista romano,
di scarsa conoscenza del greco e del latino, tanto
(che
pi chiara la
Cassandra di Licofrone>
t'.
Segue Girolamo Mercuriale
"
che nel trattare delle diverse pa i dei
ginnasi ridimensiona la frgura di Vruvio architetto assieme a quella
di Plinio, al quale Baldi rammenta la costruzione della Basilica di
Fano.
Per l'uso del latino nelle sue annotazioni sopra le Pandette vtene
ricordato Guillaume Bud
r
e di seguto il suo maestro, Fra Giovanni
Giocondo, grande filologo, esperto di questioni meccaniche e autore
del primo commento illustrato a Vitrulro fondamentale per le succes-
sive edizioni, ma colpevole di aver voluto pubbllcare in volgare, dedi-
candola a Giuliano de Medlci, la seconda edizione del suo trattato
(edita
nel 1513 e non ne1 1523 come riferito) <che meglio hawebbe
fatto a lasciarlo ne la sua lingua, poich a gl'idioti era inutile, a' garba-
ti dispiacevole, a gl'intendenti intolerabile>
'7.
Su questa linea ben si
capisce che Cesare Cesariano dovesse apparirgli <goffo e pedantesco,
che fa nausea a chi lo legge, poich egii non n latino n volgare;
oltra che, ne la dottrina, egli non tocca nulla di pellegrino e di
buono>
r8.
Anche i due autori che Baldi teneva in massima considerazione e
dai quali trae molte informazioni, Guillaume Phiiandrier e Daniele
Barbaro, sono 1n parte criticati. Lopera del primo, <peritissimo de le
229
Iingue mgliori, e grande Architetto et antiquado), viene appuntata
rammentando che <i mighori tengono che non sempre egli habbia
toccato i1 punto>
re,
mentre i1 Barbaro, <che meglio anco di tutti v'ha
impiegata I'opera>, appare <largo nelle cose facili, e scarso, anzr faci-
turno ancora, ne le cose difficili. Ma se io sottoscrivessi a l'opinione
di costoro, diffenderei i1 Barbaro con Io scudo de la difficolt de la
cosa>>
to.
Si viene infine a Giovanni Battista Be an1, espressione
-
secondo
Baldi
-
dl quanto
(l'intellgenza
di Vitruvio> non sia <carne da denti
deboli> e neppure
<basta il saper disegnare per cavarne i sensi recon-
diti>'1r. Ilarchittetto di Ercole Gonzaga. continuatore delle opere di
Giulio Romano a Mantova, ne1 suo testo st GIi oscun et diJicili passi
dell'opera ionica d Vitruuo del 1558 aveva offerto tre esemplificazioni
grafiche per disegnare 1a voluta ionica22, I'entasis delle colonne e per
spiegare I'oscuro passo sugli scamilli impares. Accettate le prime due
quest'ultima ad esser confutata da Baldi.
Bertani aveva respinto, fra le altre, I'interpretazione proposta da
Cesariano
[fig
1] che gli scamill fossero quegli spazi transennati di
numero dispari
(impares),
alternati ai piedistalli de1le colonne di un
tempio a podio". Il termine doveva riferirsi invece, secondo Bertani,
ad un ispessimento da praticarsr nel dado dei piedistalli con pannelli
modanati di cui l'architetto forni un'esempllficazione pratica su1la
facciata della propria casa mantovana
[fig.
2].
Baldi nella Vita di Vrtruvio rimanda al trattatello dal lui dedicato
alla questione
(informazione
che consente di dararlo ante 1595) nel
quale vengono proposte due interpretazioni: la prima una variante,
potremmo dire, semplificata di quanto proposto da Bertani
[fig.
4,
Tab. B, fig. 7l; nella seconda lo scamillus identificato con un ele-
mento a guscia da interporre fra base e piedistallo della colonna
[flg.
4,Tab. B, fig. ill: <stylobata) con sovrapposto <scamillus>
(KL)l
e
-
assai piir arditamente e senza riscontri archeologici
-
fra capitello e
architrave
ta
.
Probabilmente I'osservazione diretta di alcuni monumenti dell'an-
tichit, del vicno passato e del presente contribuirono alla formula-
zione di tali interpretazioni. La soluzione modanata de1 dado di pie-
230
Fig. I
-
C. Cesariano, op. .i1., c. LVIh
('Q'=stilobati;
'R
=scamilli).
Fi g. 2.
-
G. B. Berl ani , casa del l ' archi t et t o. Mant ova. Fot o del l ' A.
231
TAB. A.
Fig. r.
Fi g. 3.
Fig. 3
-
B. Baldi, Scanilli irnpqres, cit.
232
Fig. 6,
Fig.
4.
Fig. 5.
,
ed. 1825-30. Tab. A.
Frg.
T
TAB. B.
Fi g. g.
Fig. 8.
Fig. ro.
Fi g. rr.
Fig. 4
-
B. Baldi, S.aniiii irpares, cit., ed. 1825-30. Tab. B.
233
DB VBRI OI YM
\AITRVVI,TNORVM
'
SIGNIEICATIONE.
si,
1r5itrffi:*'
Fig. 5
-
Bologra, S. Domenco,
Cappel l a Ghi si l ardi , i ni erno.
Realizzata nel 1530-34 su dise-
Fig. 5 bis
B- Bal di , De verborum, crr.,
p17
! E
&N
A & D INO B A L D O
G/:.f
234
IOR9
)KI
I rg 7. B. 8al di . De vaborum, t i t . . p. 187.
Fig. 8
-
B. Bald, De rerborum, cit.,p. I93.
235
distallo, che pare assente nella trattatistica di architettura contempo-
ranea
(Serl i o,
Vi gnol a, Pal l adi o), adot t at a di f requent e ne1
Quattrocento
urbinate
(Portale
di S. Domenico, facciata ad ali di
Palazzo Ducale, interno di S. Bernardino) e mantovano
(S.
Andrea),
realt ben note a Bemardino, mentre il suo impiego pirr raro nelle
antichit romane che pare assegnassero all'elemento una maggiore
i nci si vi t pl ast i ca
(si
vedano i pi edi st al l i i st ori at i de11' Arco di
Costantino, di Senimio Severo o della Colonna Tiaiana)-
Il rigonfiamento a cuscino nel dado di piedistalo
[fig.
3, Tab. A.
Fig. ll presente nell'Arco del Portogallo il cui fregio pure pulvnato
(soluzione
ripresa, per Io ionico, da Serlio e Palladio). Fra gli esempi
contemporanei che avevano adottato la soluzione pulvinata nel basa-
mento, si pu ncordare 1o ionico estemo di Villa Madama.
Anche per la seconda ipotesi, che prevedeva una guscia interposta
fra base e piedistallo, Baldi poteva averla formulata ossewando alcuni
monument i ant i chl , come i l secondo ordi ne del Col osseo e l a
Colonna Traiana, esempi che forse per il fatto di essere esposti all'a-
zione dilavante delle piogge trovavano nell'elemento concavo un utile
rimedio per consentire a1l'acqua di scivolare via e dunque preservan-
do nel tempo la modanatura.
Possiamo ancora ricordare che le basi di alcune antichit veronesi,
come l'Arco dei Gavi, tanto amate da Palladio, presentano una guscia
ma in luogo del plinto e non fra questi e il piedistallo. Sebastiano
Serlio, che assieme a Palladio I'unico
"pratico"
richiamato dal Baldi
sulla questione degli scamilli e che nel suo Terzo lbro aveva bersaglia-
to dl critiche le antichlr veronesi, evita prudentemente di pronun-
ciarsi sulla guscia presente in alcune basi di monumenti romani
-
chiamandola <1a parte dove i1 festone> nel caso della Colonna
Tiaiana
-
e addirittura omettendola nella restituzione del secondo
ordine del Colosseo
((tutte
e tre sono ad un modo>)
".
Lopinione del Serlio riflette probabilmente il gusto e a sensibilit
antiquaria degli archltettl del tempo, motivando le scarse applicazioni
rinascimentali del motivo. Una di queste, perdipiir adottata in un
interno, la cappella Ghisilardi nel San Domenico bolognese le cui
colonne angolari elevate su basi attiche con guscia e piedistallo
236
Fi g. 6- B. Bal di ,
De
,verborum,
cit.,
P. 7
D E C I M O. I , 1,
De \'erborum, cit-,
p. 143.
Fig. l0
-
B. Baldi,
De wrbonim, crt.,
p . 4 9 .
237
potrebbero forse costituire un'anticipazlone dell'interpretazrone del
Baldi in tema dt scamilli ad opera di Baldassarre Peruzzi, uno dei
massimi espefti di anrichit del primo Cinquecento
[fig.
5]
'6.
Il fraintendimento dell'espressione latina scamilli mpares nacqte
innazitutto dalla mancata conoscenza delle antichit greche alle quali
si riferiva Vitruvio e dall'avere etimologicamente inteso il termine
(stllobate)
come sinonimo di
'piedistallo'
e non come il piano su cui
poggiano e colonne. I teorici del Rinascimento avevano tuttavia
compreso che la questione deg\i scamilli riguardava un principio di
correzione ottica nella costruzione dei templi. Solo molto pi tardi,
anche con il riscontro delle scoperte archeologiche, si arrivati a
comprendere che gh scamilli erano una serie di spessori a
'sgabello'
(intendendo
scamllus come un diminutivo di scamnum,'rialzo',
'sedi-
le',
'panca')
posti sotto 1o stilobate di un tempio con la funzione di
correggere I'effetto di concavit che si produce sul plano dello stilo-
bate.
Il lessico architettonico era dunque al centro degli interessi del
Baldi e fu ln questo campo che il suo contributo fu determinante
2'.
I-a stesura di un Dittionaio Vtruvano
-
qui nell'edizione conservata
alla Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio di Bologna proveniente
dall'Ordine dei Gesuiti
-
prese probabilmente forma assai. presto non
appena il giovane Baldi si ciment nella lettura delle opere classiche: <rl
che facevo non molto difficilmente, per 1a cognitione delle lingue e
delle cose, ne le quali fin da fanciullo io mi ero per natural inclinatione
dilettato>
a.
Commissionato nel 1580 dal duca Vespasiano Gorlzaga,
stando alla biografia del Crescimbeni pubblicata da Serrai
('zer,
nel 1595
il testo nsultava ancora incompleto e composto <infino al sesto libro;
nel qual tempo, mutata professione, fu forza ch'io ponessi l'opera cosi
imperfetta dormire>
ro,
per essere completato a Urbino, dedicato a
Francesco Maria lI della Rovere,
(suo
Mecenate, e Padre degli studj
suoi>
3r
e dato alle stampe nel 1612.
[a scelta di spiegare le voci in latino, I'esiguo numero dr imrmgini
esplicatrve, 12 su 430 complessive, la ridotta tiratura, resero il diziona-
rio poco accessibile e per quanto continuamente citato nelle edizloni
critiche del De archtectura ebbe poco seguito fra gli architettit'. 11 testo
2JA
era evidentemente rivolto al ristretto ambito degli studl filologici.
Il modo assolutamente personale di utilizzare le immagini
emblematico in tal senso distaccandosi da11a tradizione dei testi a
stampa di architettura da Fra Giocondo in poi.
Le immagini del Baldi sono estremamente semplici e schematiche,
ma puntuali nel focalizzare, come una lente di ingrandimento, i det-
tagli della voce antica descritta. Generalmente alrrlse dal contesto in
cui il termine adoperato, senza alcun ricorso a segai grafici amic-
canti se non a minime ombreggiature per restitulrne I'asperto tridi-
mensionale, le piccole illustrazioni sembrano direttamente tolte da
un taccuino di lavoro dell'autore.
La prima immagine che compare nel Lenhon illustra il termine
Arbusculae
[fig.
6], dal greco
'hamaxpodes',
owero il srstema di rota-
zione delle ruote nelle macchine da guerra
(torri
mobili, testuggini
arietarie, trivelle), reso possibile attraverso un sistema di leve che
consentivano alle macchine di <spostarsi in avanti, alf indietro, sul
lato destro o su quello sinistro, o se necessario obliquamente, a
sghimbescio>
r3.
Il meccanismo che regolava il movimento delle mac-
chine rimaneva I'aspetto p problematico da ricostruire e su questo
pone 1e sue attenzioni il Baldi, mentre tralasciata la restituzione
complessiva della macchina bellica, oggetto di ipotesi pi o meno
fantasiose da parte di Roberto Valturio nel suo De re militar del
secondo
Quattrocento
e di Cesariano nel secolo successivo. Alla rico-
struzione delle macchine belliche antiche vengono dedicate anche le
voci trachelos
(in
realt traiectd cheloniis), elemento a cuscino presente
nella testuggine di Egetore
[fig.
7]
"
nonch l'intelaiatura a montanti
e traverse della testuggine ^rietaria
(varae)
lfig.
81".
Non mancavano tuttava a1 Baldi esempi di ricostruzioni coeve,
come quelle offerte dal
'pratlco'
Giovanni Antonio Rusconi
[fig.
9],
assai precise nella restituzione delle menzionate macchine e dei loro
ingranaggi ma che l'urbinate sembra ignorare
(il
testo non presente
nell'lnventario della sua biblioteca)
r:
le arbusculae, ad esempio, pre-
sentano leve perpendicolari al pemo che govema le ruote assicuran-
do una migliore manovrabilit della macchina rispetto al slstema per
leve oblique proposto dal Baldi.
Fi g. I I
-
B Bal dl . Dc vabonm. ct t . , p. 54
240
Frg. l 2
-
B. Bal dr. Dp v. i "borvn . Lrt . p. 84
Fi g. I 3
-
B. Bal dr. D. verbor rn. crt . . p. l 0l .
Fig. 4
-
B. Baldl, De verborum, cit.,
p. 1. 02.
24r
Vengono inoltre illustrate le Crepidines
[fig.
10]
r',
le cornici dei
piedritti nelle porte doriche ed il loro collegamento alla cimasa del-
1' architrave della porta. E ancora la Decussatio
[fig.
ll], owero la
costruzione della rosa dei venti basata sul1a suddivisione in 16 parti
di una circonferenza
t".
Lobscurum vocabulum dt Harpaginetuli
[fig.
12]
3e,
Lr:il.rzzato da
Vitruvio nel passo sugli intonaci affrescati del VII libro, ricondotto
da Baldi a un motivo a volttta
(harpago
un
'grosso
uncino di ferro'),
di cui ne abbozza 1a ricostruzione sulla sommit dr un fantasioso por-
tale
-
peraltro adatto al genere licenzioso degli affreschi pompeiani.
A Lysis, inteso come elemento di separazione, vengono dedicate
due immagini
[fgg.
l3-J.4]
a0.
la precisazione dell'elemento architet-
tonico per vittima, come nel caso degli scamilli impares, dell'erro-
nea interpretazione del iermine: ne1 primo caso esso ricondotto alla
modanatura, a gola diritta o rovescia, che separa la parte superiore
de1 piedistallo da quella inferiore della base
(in
realt trattatasi del
passaggio dal podio allo stilobate); nella seconda il termne viene
invece ricondotto ad un improbabile elemento posto fra architrave e
cornice di una poa.
Altre figure sono dedlcate a minimi dettagli del testo vitruviano.
il caso delle mdtaxae
[fig.
15
"
i fasci di canne palustd
(in
alternativa
a quelle greche) legate per mezzo di un filo per costruire il supporto
su cui stendere il primo strato di intonaco delle volte; e ancora delle
subscudes
[fig.
16
"'
e delle secuicla
[fig.
l7]
*r,
le grappe e i sstemi di
incastro, con motivi a' caviglia' e a' coda di rondine' , per tenere assie-
me i bl occhi del l ' archi t rave di un t empro t uscani co.
Il termrne replum
lfrg.
1B],
'coprigiunto',
offre I'occasrone per una
ricosrruzione della porta attica con alcune difficolt nella definizione
delle part a rilievo e a incasso degli stipit14.
La logica che governa la scelta delle voci illustrate da parte del
Baldi non e chiara tanto da sembrare quasi casuale.
In tema di ordini antichi 1l lexillun evita di entrare nel merito del
dibattlto specifico senza pronunciarsi sulle teorizzazioni e sulle rea-
lizzaziont dei suoi contemporanei, per quanto nella Vta del trattatista
romano Baldi avesse rilevato che 1e <proporzioni> da lui suggerite
242
Fi g. l 5
-
B. Bal di , De verborun, ci t . , p. 104.
A
)!l
ilI
Fi g. 16
-
B. Bal dl , De verbomm, ci t . , p. 166.
24J
B
.f
I
c
c
I
i
M
-----D------
244
Fig. 18
-
B. Baldi
(nel
capitello Corinzio, ne gli sporti della base Attica, et in altri mem-
bri principali>
rt
non trovassero corrispondenza nei resti antichi.
Nela voce Atticurges6, rifiuta giustamente I'esistenza di un ordine
attico
-
proposto da Cesariano
-
riferendo il termine ale sole basi
delle colonne senza tuttavia menzionare l'opinione del Vignola che
sulla questlone era intervenuto specificatamente
17.
Anche su un'altra questione Baldi non si pronuncia. Vitruvio nel V
libro aveva insistito sulla teoria dei medi proporzionali, di origine
pitagorica e platonica, per definire matematicamente i rapporti
dimensionali tra gli spazi architettonici
s.
Alberti vi era tomato e la
questlone sulla srmbologia dei numeri ebbe, successivamente, lar-
ghissimo seguitoae.
Nel 1525 Francesco Zorzi aveva pubblicato ll De Harmonia mundi
totius. testo che ebbe enorme fortuna non solo in Italia ma anche
all'estero, e che fu alla base per misurare armoncamente la chiesa di
San Francesco della Vigna, progettata da
Jacopo
Sansovino e voluta
dal doge Andrea Gritti'0.
I1 silenzio di Bemardino Baldi su queste tematiche ci fa presuppor-
re che ritenesse conclusa quella stagione dell'umanesimo. Egli proba-
bilmente riteneva che la matematica non raccogliesse il senso delle
cose ma dovesse intendersi come una griglia teorica in grado al mas-
simo di cogliere le cose misurabili.
Mentre sul finire del secolo, il bergamasco Pietro Bongo assediava
ancora una volu la matematica con un rinnovato pseudo-pitagorismo,
dando alle stampe I'opera pi leggera sulla numerologia di questi
anni
t',
Bernardino Baldi e la scuola dei matematici di Urbino
prepa-
ravano la strada al Dialogo e ai Dscorsi di Galileo Galilei.
245
2
3
4
Note
Per la versione in volgare dela Vitd di Vitruvio si utilizzau quella pubblicam da Enrico
Narducci , B. Bal di , Vi t e i ned t e di mat emat ci i t dl i dni , Roma, Ti p. del l e Sci enze
Matematiche e Fisiche, 887, pp. 80-89; per la versione latina quella allegata al De ver-
borum
'ritruv1nonlm
signi|icatiane. Sive petpefuus in M. Vtruvvm Pollionem aommzntdius.
Atctore Bernardino Baldo Uinate, Guastalle ,ibdte- Ac.eit \Jitae Vitntyii eodem ctuctore,
Augustae
lAugspurg,
Vindeiicorum ad Insigne Pinus, 1612, pp. 199-207, di cui una
copia alla Biblioteca dellArchiginnasio di Bologna.
B. Baldi, Vite inedite, cir., p. 80.
l vi , p. 2.
G. GAye, Cartegjo iedito di drtisti ,ei secoli XIU XU XW, Firenze, Molini, vol. I
(326-
1500), 1839, pp. 214-2I 5.
Sull'apporto vitruvano a Fano, cfr. Vitruyio, De architectura, a cura di P Gros, trad. e
comm. A. Corso e E. Romano, Ei naudi , Tori no 1997, vol . l , p 161
(2, 9,
16) e not a 149
a p. 216; pp. 553-557
(5, 1,
6-10) e not a 5l al l e pp. 643-648
G. Vs ri, e vite ei piu' eccellenti Architetti, Pittoi et Sculto']. Itoliani, da Cimobw insino a'
tempi nost"i: descitte n lingn Toscana, da Giorglo Vasan Pittore Aretino. Con unq sua utile e
necessaia i^troduzone a le arti loro, Firer.ze, L. Torrentino, 1550, p. 377 . ll lapidario giu-
dizio vasariano coglie perfeltamente i senso della ezione abertiana che fu raccolta quasi
esclusivamente dalla cerchia umanistica del
Quattro
e Cinquecento. AI contrario la fama
di Alberti architefto
-
nota aculamente Richard Schofield che ngrazio per gli ulteriori
scambi ar,'uti sulla questione
-
un mo della storiogufia modema che ripercorre 1n
maniera nivoca la preminenza letteraria senza tuttavia soffermarsi sugli scarsi risconlr
che le opere di archtettura albertiana ebbero tra i suoi conLemporanei. A Firenz solo
Palazzo Cocchi Serristori rimanda al Rucellai, mentre a Mantova solmnto nella chiesa di
S. Barbara del Befianri notiamo una ripresa lefterale di alcuni dettagli del S. Andrea, cft.
R. Schofield, Bramante e un inasaimenta locale all'antica, i]. Donato Brarnante. Ricerche,
proposte, iletttre, a o)ra di F P. Di Teodoro, Urbino, Accademia Raffaello, 200, pp. 47-
BI , a p. 48.
C. B^tro|i, L architettura i ltaAbatista Alberti adotta in lingua
fiorentina
da Cosimo Bartoli
gentil'huomo Ct accademico
Jiorentino.
Con la agiuntq de disegni, Firenze, L. Torrentino,
1550. Altre opere albeiane curate dal Bartoli sor7a. Opuscali morali di kon Batista Albefii
gentll'huomo
firentino
ne' quah si contengono molti ammaestramenti necessoij al liuer de'
l'huomo, cosi posto in dignita, come p"iuato
(venezia,
E Fmnceschi, 1568: Apologhi vobati in
italiano, edlli per molto piil |ardi
(Venezia,
T. Fppi, 1853). Di ambito maLematico
sono ancora da rcordare del Bartoli: DeI modo di misurare le distantie,le superJicie, i cotpi,
le pranta,Ie prauincie,le prospettiue, t t]!.lte le altre cose terreie, che possono oacorrere a
Eli
huomini, secono 1e regole 'Euclide, t de gli alti piu lodati scittori, Venezia, F Franceschi,
1564; Opere di Orontio Fineo del Delfinato, irise in cinque pTti: Aitmeti.a, Geometia,
CosmoBrdfia, , Oiuoli, ... et gli Specchi, tradotti dal caualier Ercole BoflnSdro, Nuouamente
poste in luce, Venezia, F Franceschi Senese, 1587. Sul Bartoli cfr.
J.
Bryce, Cosimo Bartoli:
Q5A3
-
72), the carcer of d Florefii\e palJm4th, Genve, Droz, 1983.
E. Nenci, Iltroduzione aB. B^ld| Le
.,)ite
de' matematiai, edzoe annouu e commentata
della pate medievale e dnascmentale, a cura di E. Nenci, Milano, E Angeli, 1998, p.
23. l-a vita di Alberti fu stampata nel Settecento
(B.
Baldi, Croni.d de natefilltici o\)erc epi-
246
t ome del f i st ori a del l e
yi t e
l oro, Urbi no, Angel o Ant . Mont cel l i , 1707) e ri edi t a
nell'Ottocento: <Leon Bartista Albe.ti
[D.C.
1480], nobile fiorentino, uomo d'ingegno
acutissimo, ed a rutti gi studi egualmente disposto. Attese felicemente alla pittura, archi-
tettura ed alle matematiche, e scrisse con molta eleganza n latino pi lib . l-asci dieci
libri d'architettura, ne' quali pare che non solo emulasse, ma superasse Vitruvio. Scrisse
de pittura, de'lumi e deil'ombre. Sc sse anco le Piacevolezze marematiche, ed un libro
della Nave. Fu argutissimo nelle cose morali: onde leggiamo del suo cento Apologi; il
Momo, owero Del principe; ed alcune altre opere. Dicono ch'egli per via dello specchio
lece il suo ri[atto, eccellentissimamente, al naturale.ir, B. Baldi, Versi e prose scelte, ordi-
nate e annotate da F Ugolini e F
-L.
Polidori Firenze, Le Monnier, 1859, 1859, p. 477.
9 St resa, Cent ro l nt ernazi onal e di St udi
(Ant oni o
Rosmi ni >, Codi ce Al bani 618
Boncompagni pma cataiogazione 153
-
Boncompagms 6240, ff. 446r-462r
(arJtograf^
del Badi), cfr. B. Baldi, Le'lite de' matem^tici, cit.
[cfr.
nota 8], p. 24.
l0 Benardino Baldi, De verborum, cit. [cfr.
nota l]. Per una rettfica dela data di composi-
zione della vita di Vifruvio al 1595 e non al 1596, vedi B. Br|rskr, Ptologomena alle Vite
dei, matematici d Bernardno Baldi, 1587-1596: manoscntti Rosminiani-Celli
Bi
Alba\i-
Boncompagni, Wroclaw, Zaklad narodowy imienia ossoinskich wydawnictwo polskiej
akademii nauk, 1977, p. IO3. Sui rapporti Baldi-Welser e per le questloni editoriali, vedi
A. Selrai, Bernardino Baldi. Lo lita, le opere. La biblioteca, Mllao, Sylvestre Bonnard,
2002, pp. l l 0- 14 e nore 156-160.
ll M. Vtruvii Pollions de Architectura libri decem. Textu ex recensione codicum emenato, cum
exercitatio\ibus notisqte norissi loa. Poleni et cafimenta,ilis vlnorum, additis ^unc pnmum
studiis Sim. Stratco,8 voli., Utini, apud Fratres MatLiuzzi, lB25-30. Sia il lzriko che gli
Scomilli impores ebberc una seconda edizione nel 149; entrambi assieme ad un profilo
del Baldi vengono ristampate dal Poleni nel 739, cfr A. Serrai, op. cit., or^ I59 a p.
1 1 3 .
2 B. Badi, B. B^Idr, Vite ineite, cr|.
[cfr.
nota 1], p. 8I'1d., De verborum, cit. lcfr
notal],p.
200.
13
(ltaque
in Graecis operbus nemo sub mutulo dendculos constituit. Non enim possunt
subtus cantherlos asseres esse)
(lY
2, 5), Vitruvio, De archite.tura, cit.
Icfr.
nota 5, vol.
I , p. 379, non l 12 e f i g. l t a p. 457.
14 B. Bal di , Vi t e i nedi t e, ci t . [ cf r.
not a l ] , p. 84. l d. , De wrborum, ci t .
[ cf r.
not a t ] , pp. 204-
205.
5 Il nome de Mercuale tenuto anonimo nella vercione in volgare
(B.
Baldi, Vte inedte,
cit.
[cfr.
nota l], p. B4), mentre nomnato in quela latina
(1d.,
De verborum, cit.
[cfr.
notall, p. 205), Per il passo imputato dal Baldi: G. Mercuriale, Artis gmnastcae apud
antiquos ... Libi sex, Veeza, apud luntas, 569, in particolare cap- 8, De Glmnasnrum
diyerss partibs, cc. Iov-lr.
16 B. Baldi, vte nedite, cir. [cfr.
nota ]
1,
p. 86 l.., De wrborun, cir.
Icfr.
notall, pp. 205-
206- Ctr. G. B]Jd, Adnotatlones in libros Pdndectarlm, Parisiis, Roberrus Stephanus, 1508.
17 B. Bal di , \ \ t e i nedi t e, ci t .
l cf t .
not a l ] , p. 86; I d. , De
yerbont m,
ci t .
[ cf r.
not al ] , p. 206.
Cfr. PN. Pagliara, Golanni Gicond.o da Yerona Gra Gicondo), 1 Diztonano biografco degli
it4ii4ni, Roma, lstituto dell'eciclopedia itaiiana, vol. 5, 2001, pp. 326-338.
18 B. Baldi, Vite inedite, cit. {cfr.
nota Ll, p. 86; ld., De verborum, cit.
Icfr.
nota], p. 206.
19 B. Bal d , Vi t e i nedi t e, ci t .
[ cI r.
nou l ] , p. 87; l d. , De l erbont m, ci t . [ cf r.
not al ] , p. 206.
CIr. G. Philandrier. Gulelmi Phland Castilionii Galh ci.tis Ro. In decem Ubros M. Vitrutli
Pollionis de Architectura annatationes ad Frdnciscum Volesium re{em Cht'lstianisstmum aum
247
inicibtls graeco et latino locupletssimis, Romae, apud lo. Andream Thaurin, 1544
(ed.
succ. 1545, 1550, 1552, etc).
20 lbidem. Cfr. D. Barbaro. I diecilibn dell'architett ra diM. Vitruuo tradutti et commentati a
monsignor Barbaro eletto patiatca d'Aquilegia, in Vinegia, per Francesco Marcolini, 1556;
ld., M. Vilruvii Pollionis de Architactura libri deceln cum commentalrk Dani.lis Barbad, alcti
Patiarchae Aquileiesis, muhis aediliciorum, horologiorum et mochinorum dzsclLptionibus et
Jigutism,
una .um indicibus copiosis, axctis et ilustratis, Venetiis, apud Franciscum
Franciscum Senensem etJoan. Crugher Germanum, 1567.
21 B. Baldi, Vte ircdite, cir.
[cfr
nora 1], p. 86; ld., De verborum, c.
[cfr
nora l], p.206.
Ctr. P Carpeggiani, Il libro di pietra: Gio\''nri Bd'ttista Bertcri architetto del Cinquecento,
Milano, Guerini, 1992, pp. 26-33, 70-73.
22 G.B. Bertani, Gli os.ud et difi.ili passi ell'opera ionca di
t{rtruuio,
Mamova, Venturino
Ruffinelli, 1558- Su Bertani e Vitruvio e la casa-frontespzio a Mantova, cfr. Paolo
Carpeggiani, Il llbro di petra: Gio|ann Battisto. Bertani ar.hitetto del Cinquecento, Milano,
Guerini srudio, 1992, pp. 25-33, 70-73. Per la volum ionica, cfr. M. Losito, h ricosrru-
zione della
yol]r.ta
ionica
yitru,t/iono.
nei truttati del Rnascimento, *Mlanges de I'Ecole
fiancaise d Rome. ltalie et Mditerrane), 1993, vol. 105, n. I, pp. 133-175; Ead., ta
icutrwione dello voluta del capitello ionico vitruviano nel Nnascimerto italiano
(1450-157
0)
,
in: Vitruvio, De architectrra, cil. lcfr.
nota 51, vol. 2, pp. 1409-1428.
23 C. Cesariano, Di lucio Vitruvio Pollione e architect\ra libi dece traducti de latino in
yulgare
alfigurati, commenmti, ft con mirado ordine insigniti, per il qltale
Jacllnente Wtra
tro\rare 10
multitudine de Ii abstn)s , reconditi
,vocabuli
a li soi loci , in epsa tobula con summo studio
expositi t enrcleoti od imm.nsa utilitqte de ciqscuno studioso , beniyolo i epsa operd. C]um
gratia & pnvilegio, Como, Gotardo da Ponte, 1521, c. L\41r.
24 Per una rassegna delle varie interpretazioni del passo sugli *scamilli imparesr, c[r. I.
C"ampbell, Scarniili inpdres: a Problem in l4truvio, *Papers of the Bitish School ar Rome>,
XLVlll
(1980),
pp. 16-22; Vitruvio, De l'architecture, a cura di P Gros, vol. Ill, Pads, t-es
belles lertres, 1990, pp. 139- 115; ld., De archite.tura, c.
fcfr.
nora 51, vol. 1, pp. 252-
255 e nota 156 alle pp. 327-32Ai M- Biffi, Sul lessico archifettonico: olcuni casi conrroeeri
dalle traduzioni,ritru'/iane, in <Studi di Lessicografia ltalianar, vol. )(Vt, 1999, pp. 31-161.
25 5. Serlio,.ll Terzo libro di Seblstiano Serlio bolog ese nel qual si
fgurano,
e desciyono le antr-
quit di Roma, e Ie ahre che sono ii ltq.lia, e
Juoi
d'Italia, Venezia, Ftancesco Marcolino da
Forl, 1540, rav a p. LXIX, lettera C.
26 Cfi. S. Bettini, Baldasane Peruzzi e la CaWeIIa Ghkila1,di. Oiginq occultamento e recupero
di un'opera nella Basllica di San Domenico a Bolognd, imroduzione di H. Bums, Reggio
Emilia, Diabasis, 2003 e in panicolare sulla questione, ld.,
QuQlche
agjunta sulla cappella
Ghisilardi dopo iI re.ente restauro, rr|. Baldossarre Peruzzi
(1481-1536).
Pittore, architetto,
scenogr4fo, Atti del XX Seminario imemazionale di sroria dell'architettura, a cula di Ch.L.
Frommel, A. Bruschi, H. Bums, P Fiore, PN. Pagliara, Centro inremazionale di srudi di
architettura <Andrea Palladior
-
Vicenza. Roma, siena, Bologna, Carpi, Vicenza, 17-23
maggio 200I, Venezia, Malsilio, 2005
(in
corso di stampa).
27 Sulla quesrione si veda il fondamentale contbuto di Marco Bifi, Sullessico architettonico,
cit. {cfr.
nota 241. e dello stesso la comunicazione dal titolo Dal ldtino all'italiano e itomo:
l
"De lerborum
,ritruyianotum
sig ircatione" e Ia
Jormozione
del lessico architettottbo italia-
no, tenuta al coLegoo Bemo.ralino Baldi, stdioso
'inascinentale-
Poesie, sto.io., ling/jstica,
me..arco, architetturd, Mlano, Universit degli Studi, Sala lauree della Facolt d
Scienze, Sala Crociera alta
(19-21
novembre 2003).
2+a
28 A. SeJlai, Bemardino Bo.ldi, cil'. lcfr
nota 101, p. 50.
29 Ihtm.
30 B. Raldi, Vite inedite, cit.
[cfr.
nota 1, p. 88.
3t Citato in A. Serrai, Bemardno Boldi, c!. lcfrnotal0),p.
106.
32 Fla questi non stupisce di trovarlo citato da Vincenzo Scamozzi fra gli <architetti, e scrit-
tori moderni d'architetturan, nel tlattato commissionato da medesimo committente del
Baldi, Vespasiano Gonzaga: V Scamozz| Lidea della architettura universale
(',/enezia
1615), prefazione di E Barbieri, testo di \ry Oechslin, vicenza, centro lntemazionale di
Studi di Architettura Andrea Palladio, 1997, pte l, Libro. l, cap. Vl, p. 18. Su
Scamozzi vedi ora Vincervo Scamozzt 1548-16.16, a cura di E Barbied, G. Belramini, foto-
grafie V Sedy, Vicenza, Centro internazionale di studi di architetura Andrea Palladio
(Vicenza
2003-2004), Venezia, Marsilio, 2003.
33 B. Baldi, De verborum, cit.
[cfr.
notal, p. 17; cfr. Vitruvio, De architectra, cit.
lcfr
nota
5, vol. ll, p. l35l e r,o\e 224-226 p- I4OL
34 B. Raldi, De verbomm, cit., pp. 186-7; cfr Vitruvio, De architectnra, cil.
lcfr
nota 5], vo.
It, p. 1354.
35 R. RaIdi, De worum, cit. p. 193; cfr. Vitruvio, De architectura, cit.
lcft.
nota 5], vo. ll,
p. 1346 e nota 205 p. 1398.
36 Per confronto e per una rcsruzione pir precisa si veda G.A. Rusconi Del'drchitettura,
Venezia, I Gioliti, 1590, libro Vll, libro X, pp. I4)-I43.
37 B. Baldl De verborum, cit., pp.49-50; cfr Vitruvio, De architecturo, cit.
lcfrnota5],vol.
t , p. 389.
38 B- Baldi, De velborum, cit., pp. 53-54. vitruvlo, De drchitectur4, cit.
Icfr.
nota 51, vol. I, p.
50 e nota 266 p. 98.
39 B. Bald| De verborum, cit., pp.84-5.
40 B. BaIdi, De worun, cit., pp. l0-3. Vitruo, De drchitectura, ci|.
[cfr.
nota 5], vol. I, p.
253e ot ^I 55ap327
4l B. Baldi, De verborurn, cit., pp. 104-5. Vitruvio, De ar.hitectura, cit.
[cfr.
nota 51, vol. l, p.
1034 e nota 110 p. 1078. Cfr. G.A. Rusconi, Dell'architettura, cit., libro Vll, pp. 102-
103.
42 B. Baldl De verborurn, cit., pp. 165-6. Vitruvio, De ar.hitecture, cit. [cfr.
nota 5], vo. 1, p.
392 e nom 3 a p. 499, l l , p. l 3l 0 e nota 250 ^p. 1373.
43 B. B^ldr, De \reorum, cit., pp. 156-7. Vitruvio, De architectura, ci|.
[cfr.
nora 5, vol. I. p.
392, not^ 250 p . 499 .
44 B. Baldr, De vefuorun, cit., pp. 140- l; cft. Vitruyio, De archite.ttra, cir.
lcfr
nota 5], vol.
I, p. 390, nota 2)Z a p . 492.
45 B. Badi, utte iedite, cit. [cfr.
nota 11, pp.88-89; ld., De verbontm, cit.
lcfr.
notal], p.
207.
46 B. B^ldi, De vefuorum, cit., p. 23.
47 Cos
Jacopo
Barozzi daYignola, Rqola delli cinque ordini di architettura, Rotr'a 1562, tav.
XXX sul'uso della base attica:
(Alli
nosrri rempi in uso merrerla in opera sotto il
Corintio, Composito, lonico 6z Dorco indifferentemente, la qual per si conf al
Composito che ad alcun altro, & anco si pu tolerare nel lonico non si servendo della
sua propria. Sotto ad altri ordini poi io la rcputerei sconvenevole affattor.
48 Vitruvio.libro V
49 L.B. Alberti, I:architettira, [aduzione G. Orlandi, introduzione e note P Portoghesi,
Milano, 11 Polifilo, 1989, libro lX, capp. V-VI. la questione esaminata fta gli altri da
249
5l
Scamozzi col quale forse il Baldi, tramite l Goruaga, aveva a{rto qualche contatto: V
Scamozz|l:ideo de\Io. architettura rniversd.e, cit.
[cfr.
nou 26], parte 2, libro 8, cap. XlV
p.323. Cfr R. \ryttkower, Princil rchitettonki nell'ett dell'lJnwnesimo, rlad. ir. R. Pedio
(london
1962), Torino, Einaudi, 1964, pp. 100-114.
F Zod
[FBncisci Georyii Veneti minodtanae amilae], Deharmwtia mund totilLs cantico
tria, Venetiis, in aedibus Bemardini de Vitalibus chalcographi, 1525. Su S. Francesco
della Vigna, A. Foscari, M. aht'i, I:armoio e i cotlflitti: la chiesa di San Francesco della
Vr.gna nella Vnezia eI Cinqueceto, Toljrlo, Einaudi, 1983.
P Bongo, Numerorum mysterio- Orymoxinanf,m rew do.trna, et copi1. tqertm, in qua
mirus in p'imis, idemque perye\us athmetkar
\thagorkae
cum diuitroe pdglnae numeis
consensus, multiplic ratione prcbantu, Bergomi, typis Comini Venturae eiusdem wbis
tlpographi, 1599. Rin$"zio Fmnco Bacchelli per la genrile segnalazione di quesCopera.
250

Potrebbero piacerti anche