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Fig. 1 - Biblioteca Civica di Verona, ms. b. 393, III/g, f. 12v.

Fig. 2 - Biblioteca Civica di Verona, ms. b. 393, III/g, f. 12v; il dise-


gno del frammento di stele da Nogara.
xisciiiaxia 233
Epigraphica quaedam VI
(a cura di Alfredo Buonopane)
La rassegna di questanno, nata dalle esercitazioni
condotte da laureandi, dottorandi e collaboratori alla
ricerca presso il Laboratorio epigrafico del Diparti-
mento di Arte, Archeologia, Storia e Societ dellUni-
versit degli Studi di Verona, presenta alcuni testi ine-
diti che vanno ad arricchire sotto il profilo istituzio-
nale e onomastico il patrimonio epigrafico della X re-
gio. Tra questi si segnalano anche due graffiti su cera-
mica comune, che documentano le grandi potenzia-
lit offerte dallo studio, spesso sottovalutato quando
non trascurato, dellinstrumentum inscriptum. Viene
inoltre presentata la nuova edizione dellimportante
epigrafe menzionante la costruzione della basilica di
Verona e dei suoi porticati. Gi edita nel Corpus
(CIL, V, 3446) e ritenuta dispersa, la lapide stata ri-
scoperta di recente e la nuova lettura consente di
identificare con sicurezza la donna che per disposi-
zione testamentaria fece erigere questo monumento
1
.
1. Un nuovo seviro augustale dal territorio veronese
(figg. 1-2)
In una cartolina postale conservata presso la Bibliote-
ca Civica di Verona
2
Carlo Cipolla, il noto storico del
Medioevo
3
, segnala a Pietro Sgulmero
4
la presenza di
uniscrizione romana conservata nel cortile di Villa
Marogna a Nogara (Verona)
5
. Nonostante le ricerche
condotte sul posto non sono riuscito a ritrovare
lepigrafe e lunica testimonianza, quindi, costituita
dal disegno riportato sulla cartolina che, pur tenendo
conto dellesiguo spazio e della fretta con la quale
venne probabilmente tracciato, lascia comunque tra-
sparire una certa scrupolosit desecuzione.
il frammento superiore angolare destro di una stele
corniciata con timpano, probabilmente in calcare
bianco della Valpolicella
6
, dato che Carlo Cipolla lo
definisce cippo romano in calcare bianco, con
specchio epigrafico raccordato al timpano da una
modanatura a gola e listello o doppio listello, mentre
lesiguit del frammento rende impossibile appurare
se il timpano contenesse una qualche decorazione.
Cos Cipolla:
IVS L F
R AVG
Leggerei:
[- - -]ius L. f.,
[- - - VI vel IIIIII vel sexvi]r aug(ustalis),
- - - - - -
Come gi segnalato da Cipolla, si tratta della testimo-
nianza di un seviro augustale
7
, membro dunque di un
collegio ben attestato a Verona tra il I e il secolo II
d.C. dalla notevole quantit di iscrizioni provenienti
sia dalla citt sia dallagro
8
. Per quanto riguarda il ter-
ritorio a sud di Verona, la presenza di altri seviri
ben documentata
9
, al punto che stato ipotizzato uno
stretto legame tra i molti insediamenti rurali esistenti
in questarea nel I e nel II secolo d.C. e la presenza di
questi personaggi
10
che, imitando probabilmente i
membri delle pi eminenti famiglie veronesi apparte-
nenti allordine decurionale
11
, investivano ingenti
somme nellacquisto di propriet terriere, il cui pos-
Fig. 3 - Oppeano (Verona), chiesa parrocchiale. Fram-
mento di stele con iscrizione.
quaoiixi oi aicuioiocia oii vixiro, xxvi, :c:c 234
sesso doveva essere considerato un importante segno
di nobilitazione e di riscatto sociale
12
. Suscita anche
un certo interesse il fatto che in questa iscrizione il
personaggio di cui, purtroppo, non conosciamo il no-
me a causa della frammentariet della lapide, dichiari
apertamente il proprio status di ingenuo, cos come
accade in diverse altre testimonianze di seviri augu-
stali da Verona
13
: ci sembrerebbe smentire la tesi che
i seviri augustali costituissero una classe a s stante,
definibile come una specie di libertina nobilitas
14
.
Nonostante limpossibilit di un riscontro autoptico
si potrebbe proporre in base al tipo di monumento e
alla menzione di un sexvir augustalis una collocazione
cronologica tra il I e il II secolo d.C.
Riccardo Bertolazzi
2. Iscrizione sepolcrale inedita da Oppeano (Verona)
(fig. 3)
Una stele funeraria inedita attualmente custodita
nel cortile interno della chiesa parrocchiale di Op-
peano (Verona), fissata ad una parete mediante grap-
pe metalliche. Non si conoscono n il luogo preciso
di provenienza n lepoca e le circostanze del ritrova-
mento. Si ricorda comunque che il territorio di Op-
peano, noto soprattutto per la presenza di un centro
protourbano dellet del ferro, ha restituito anche
diverse testimonianze di epoca romana, che docu-
mentano un insediamento sparso caratterizzato dalla
presenza di ville urbano-rustiche
15
.
Del monumento in calcare della Valpolicella
16
una
stele del tipo a lastra parallelepipeda si conserva la
porzione superiore. La superficie, che presenta dei
brevissimi solchi paralleli dovuti a martellinatura,
mostra anche alcune scheggiature (qualcuna recente)
sia sul bordo sia nel campo epigrafico. La linea di
frattura nella parte inferiore allincirca orizzontale.
Il manufatto alto cm 64, largo cm 88 (corrispondente
a circa 3 piedi romani) e spesso cm 8,5 presenta uno
specchio epigrafico alto cm 47 (la parte restante) e
largo cm 69; laltezza delle lettere di cm 9,2 (linea 1)
e di cm 11,2-12,3 (linea 2).
Lo specchio epigrafico, di forma rettangolare con su-
perficie piatta, leggermente ribassato rispetto al li-
stello perimetrale ed delimitato nella parte superio-
re e lateralmente da una modanatura del tipo a gola;
non si pu dire se esso fosse aperto oppure se la
cornice delimitasse anche il lato corto in basso, essen-
do andata perduta la parte inferiore del monumento.
Limpaginazione delle lettere nel campo epigrafico
non perfettamente centrata; infatti sia nella prima
riga, sia in misura minore nella seconda, essa legger-
mente fuori asse verso sinistra. Si nota inoltre che le
lettere della seconda riga, pi alte rispetto a quelle
della prima, non si dispongono su una linea perfetta-
mente orizzontale ma su di una linea leggermente
obliqua che sale da sinistra verso destra. Il solco a
sezione triangolare e mancano segni di interpunzione.
Delliscrizione si conservano le prime due righe, nelle
quali si legge:
D(is) M(anibus)
Iul(iae?) Pa=
[- - - - - -]
- - - - - -
Le lettere strette e allungate, lievemente apicate, pre-
sentano caratteristiche proprie della scrittura actua-
ria
17
: in particolare si possono notare nella r. 1 la M
con le due barre di sinistra convergenti verso lalto
che raggiungono quelle opposte allincirca a tre quar-
ti anzich al vertice, mentre il tratto discendente
dellasta di destra si allarga a spatola verso la base e
nella r. 2 la I che si allarga a spatola verso la base, la V
che presenta delle aste leggermente ricurve,
la L con il piede molto breve, la P che pre-
senta un piccolo occhiello aperto, la A priva
della traversa, con lattacco dellasta di sini-
stra posto a tre quarti di quella di destra e
con il tratto discendente dellasta di destra
che si allarga a spatola verso la base.
Liscrizione si apre con la comunissima ad-
precatio agli dei Mani, in origine spiriti della
morte e poi identificati con i morti stessi; es-
sa serve anche a dichiarare che la tomba
res religiosa al fine di proteggerla da even-
tuali manomissioni
18
.
Nella seconda riga compare il nome della
xisciiiaxia 235
defunta di cui si riportano il gentilizio abbreviato IVL
e linizio del cognomen PA. I gentilizi di norma non
vengono abbreviati ad eccezione di alcuni apparte-
nenti a grandi famiglie patrizie e ad imperatori; il
caso fra gli altri di Iulius che pu presentare le prime
tre lettere IVL, come nella nostra iscrizione, oppure
anche la sola lettera I
19
.
Avendo un gentilizio abbreviato e solo linizio del co-
gnome non sappiamo con precisione in quale caso
fosse il nome della defunta o dedicante: infatti la for-
mula DM pu essere seguita dal nome del defunto al
dativo, al nominativo oppure, pi raramente, al geni-
tivo (in questo caso la formula viene a costituire
ununit grammaticale con il resto delliscrizione) o
anche dal nome del dedicante al nominativo. Per
esempio nelle iscrizioni sepolcrali dellIsola Sacra di
Ostia la formula DM abbreviata seguita nella mag-
gior dei casi dal nome del dedicante al nominativo
(dallet traianea al IV secolo), in misura minore dal
nome del defunto al dativo (da et traianea e per tut-
to il II secolo) e pi raramente dal nome del defunto
al genitivo
20
.
Del cognomen, che presumibilmente proseguiva nella
terza riga, si conservano le prime due lettere Pa. Nu-
merosi sono i cognomina femminili che iniziano con
queste due lettere
21
; fra gli altri si ricorda il diffuso
Paulla, frequente anche come prenome
22
.
In assenza di dati archeologici, la presenza della for-
mula DM abbreviata e la tendenza alla scrittura actua-
ria, che compare nel corso del I secolo d.C. per
diffondersi largamente nel II e III secolo
23
, orientano
la datazione al II-III secolo d.C.
Federico Biondani
3. Uniscrizione sepolcrale inedita reimpiegata nella
chiesa di Santa Maria Antica (Verona) (fig. 4)
Nella chiesa di Santa Maria Antica
24
, inserita nel para-
mento murario esterno del campanile, a circa 2 m di
altezza, si trova un monumento sepolcrale (cm 85 x
50) iscritto di et romana in calcare di estrazione lo-
cale. Poich la lapide completamente inserita nelle
strutture murarie, il tipo di monumento non identi-
ficabile: potrebbe trattarsi di un altare, di un cippo o
di una stele, con numerose lacune nelle parti superio-
ri e inferiori, dovute agli interventi effettuati per adat-
tarla alla posizione odierna. Le lettere incise in modo
regolare, con solco poco profondo, ma con ricerca
dellombreggiatura, sono alte cm 8,5.
Vi si legge:
[Dis]
Manibus
Sul monumento compariva, dunque, la formula din-
vocazione agli Dei Mani, gli spiriti dei morti, identifi-
cati a volte con i parentes, cui si rendeva un culto pri-
vato il nono giorno dopo la morte, con lofferta di vi-
vande speciali e fiori, e uno pubblico, in occasione
dei Parentalia, feste celebrate per dieci giorni conse-
cutivi verso la fine di febbraio
25
. Pu essere interes-
sante notare che ladprecatio ai Manes in questo caso
appare isolata, una circostanza piuttosto rara, che tro-
va a Verona un solo confronto
26
; ci probabilmente
dovuto al fatto che questo monumento era collocato,
nellambito di un sepolcreto famigliare, insieme ad al-
tri che recavano il nome o i nomi dei defunti.
Poich in et romana larea oggi occupata dalla chiesa
di S. Maria Antica si trovava allinterno delle mura
cittadine indubbio che questo monumento sia stato
trasportato qui da una delle necropoli extraurbane
27
,
forse gi quando, a partire dal VII
28
e fino al XII seco-
lo la zona ospit parecchie sepolture
29
.
La forma delle lettere e ladprecatio scritta per esteso
orientano la datazione alla prima met del I secolo
d.C.
Chiara Bonomi
Fig. 4 -Verona, chiesa di santa Maria Antica. Iscrizione funeraria ro-
mana inserita nella parete esterna.
quaoiixi oi aicuioiocia oii vixiro, xxvi, :c:c 236
4. Liscrizione della basilica di Verona (CIL, V, 3446):
una nuova lettura
30
(fig. 5)
Al nr. 3446 del V volume del CIL Theodor Mommsen
registra questiscrizione da lui vista personalmente:
un blocco
35
di calcare rosato, dal profilo rettangola-
re, visibile per una superficie di cm 58,5 x 82 (lo spes-
sore non rilevabile), che forse prosegue a destra al
di sotto del rivestimento moderno in marmo che co-
stituisce lo zoccolo delledificio. Attraversato da un
segno di frattura diagonale, ascendente verso destra,
in uno stato di conservazione precario, accentuato
dallesposizione agli agenti atmosferici. Il campo epi-
grafico, ben levigato, riquadrato da una modanatu-
ra a gola diritta e listello, alta cm 12,5 nel margine su-
periore, cm 7 in quello sinistro e cm 10,5 in quello in-
feriore. Al suo interno corrono tre righe di scrittura,
con lettere, eseguite con solco a sezione triangolare,
che misurano rispettivamente 16, 11,5 e 9,5 cm. La P
aperta, la traversa della A tracciata con solco me-
no profondo rispetto alle aste. I segni dinterpunzio-
ne di forma triangolare sono presenti con regolarit
dopo ogni parola. Liscrizione assai curata, sia nel-
lordinatio sia nellincisione delle lettere. Lanalisi pa-
leografica dei caratteri, che appaiono confrontabili
Fig. 5 - Verona, chiesa di santa Cecilia. Liscrizione che menziona la
donazione della basilica.
Fig. 6 - Verona, Nucleo operativo della Soprintendenza Archeologica
del Veneto. Frammento di ceramica comune con iscrizione graffita.
Fig. 7 - Verona, Nucleo operativo della Soprintendenza Archeologica
del Veneto. Frammento di ceramica comune con iscrizione graffita.
Lo studioso tedesco aveva visto dellepigrafe una par-
te maggiore rispetto a quella che si leggeva sino alla
fine del Settecento o allinizio dellOttocento
31
, dato
che le trascrizioni degli eruditi che lo hanno precedu-
to si limitano alla sezione destra della pietra, contrad-
distinta ancor oggi da una colorazione pi scura e da
un maggior grado di consunzione. Pare che, nel corso
del Novecento, liscrizione sia stata obliterata: dopo
le osservazioni contenute nel manoscritto di Pomello
(ms. 3205, pp. 37, 73) non si hanno pi notizie di una
sua lettura diretta e Lanfranco Franzoni, nel 1975, la
dichiara irreperibile
32
.
Liscrizione, invece, riapparsa in prossimit del luo-
go in cui stata per la prima volta segnalata, cio in
vicolo Santa Cecilia, al centro della facciata e al livello
del terreno dellomonima chiesa, che, esistente gi
nel X secolo
33
e demaniata nel 1806 a seguito dei de-
creti napoleonici, fu convertita in magazzino e casa di
abitazione nel 1854
34
, ed oggi contrassegnata col n.
civico 11; il fatto che sia nuovamente visibile forse
da ricondurre ai recenti restauri dellabitazione in cui
inserita, che hanno rimesso in luce lo zoccolo
delledificio. Qui ho potuto eseguire lautopsia nel
mese di marzo del 2010.
xisciiiaxia 237
con quelli delliscrizione veronese di Gavia Maxima
36
per forma e per alcune soluzioni, come quella adotta-
ta nella traversa della A, il formulario impiegato e il
contenuto del testo suggeriscono una datazione nella
prima met del I secolo d.C.
Lautopsia da me condotta ha portato alla seguente,
pi completa, lettura:
Apicia Q. f. [- - -]
basilicam et po[rticus]
testame[nto f(ieri) i(ussit)].
Lepigrafe commemora limportante atto evergetico
voluto da una donna, di cui si legge solo il gentilizio
Apicia, e consistente nella costruzione di una basilica
con gli annessi porticati
37
. Lassociazione del termine
porticus a basilica, presente, seppur sporadicamente,
in altre iscrizioni
38
, sembra indicare che con porticus
si indicava una parte, quella pi carica di significato,
delledificio stesso, che possibile identificare con il
deambulatorio esterno, aperto generalmente sul foro,
e che costituiva la facciata del monumento
39
.
Ledificio nel quale lepigrafe si trovava originaria-
mente inserita identificabile, quasi certamente
40
,
con la basilica cittadina di Verona
41
, che sorse appun-
to nella prima met del I secolo d.C. nel tratto meri-
dionale del lato ovest del foro e che venne completa-
mente ristrutturata in et severiana
42
. La sua costru-
zione si inser in un pi vasto progetto di monumen-
talizzazione del foro, che prevedeva, tra laltro, la rea-
lizzazione della curia sulla parte settentrionale del
medesimo lato
43
.
La gens Apicia attestata sporadicamente in unarea
abbastanza vasta dellOccidente romano; una presen-
za leggermente pi consistente si rileva nella Narbo-
nese e nella pianura Padana orientale, in particolare
nella X regio
44
. Le altre attestazioni epigrafiche della
presenza della famiglia a Verona sono costituite da
uniscrizione funeraria da Campalano (CIL, V, 2563;
cfr. add., p. 1072) e da una rinvenuta a Roma, di un
soldato originario di Verona (CIL, VI, 2766). Inoltre
alla gens Apicia vanno riferiti i bolli APIC e APICI,
impressi su alcune anfore Dressel 6B, che risultano
diffusi in modo significativo nella pianura Padana e
che sono datati tra let augustea e la prima met del I
secolo d.C.
45
; se si eccettua lemporio del Magdalen-
sberg, dopo Padova ed Este proprio Verona appare
uno dei centri di pi alta diffusione di tali marchi
46
.
Di notevole interesse poi il fatto che qui si ricordi
un caso di evergetismo gentilizio compiuto da una
donna
47
per disposizione testamentaria e volto alledi-
ficazione di un importante monumento pubblico:
una tipologia di donazione meno frequente, rispetto a
quella religiosa, che nellambito dellevergetismo
femminile della X regio annovera un notevole numero
di attestazioni epigrafiche
48
.
Silvia Musetti
5. Due iscrizioni graffite su frammenti ceramici rinve-
nuti a Verona (figg. 6-7)
Fra i materiali rinvenuti durante uno scavo archeolo-
gico demergenza effettuato nel 1997 a Verona, in via
Cantore 6 (Palazzo Basilea)
49
, dove stato messo in
luce un complesso sotterraneo di prima et imperia-
le
50
, vi sono due frammenti ceramici
51
recanti uniscri-
zione graffita sulla superficie.
a) Graffito 1 (nr. inv. St. 75124)
un frammento di orlo estroflesso di olla in cera-
mica comune depurata con breve collo concavo.
Liscrizione incisa a sgraffio, allesterno del reci-
piente sul collo, in corsiva maiuscola
52
.
Le lettere sono alte cm 1,3-1,8, landamento delliscri-
zione regolare, lincisione nel complesso profonda
e ben marcata a eccezione dellasta orizzontale della
T che presenta un segno meno marcato e qualche dif-
ficolt nella resa della linea che stata tracciata in due
fasi. Da notare la A con traversa disposta in senso
obliquo, come spesso accade nella scrittura a sgraf-
fio
53
.
Leggo:
Auct(- - -).
quaoiixi oi aicuioiocia oii vixiro, xxvi, :c:c 238
Potrebbe trattarsi della parte iniziale di un cognomen,
maschile o femminile, come Auctianus, Auctillus o
Auctinus o, pi probabilmente, Auctus, che molto
diffuso in Italia settentrionale
54
e anche nella citt di
Verona
55
.
Il frammento si pu attribuire al I sec. d.C. in base al
contesto stratigrafico di rinvenimento
56
.
b) Graffito 2 (nr. inv. St. 74845)
un frammento di parete di recipiente in cerami-
ca grezza di forma non identificabile.
L iscrizione incisa a sgraffio allesterno del reci-
piente, in corsiva maiuscola. Le lettere misurano cm
0,6-1,4, landamento delliscrizione irregolare cos
come lincisione con tratti pi o meno marcati, che
sono stati raddoppiati per rendere pi visibili le sin-
gole lettere. La A risulta essere stata tracciata con dif-
ficolt come si nota dai rifacimenti, per vari tentativi
successivi, di resa della seconda asta obliqua e della
traversa obliqua, che si allunga eccessivamente verso
il basso a causa dello scivolamento della punta inciso-
ria. Dopo la prima lettera compare un segno dinter-
punzione di forma allungata.
Leggo:
M. Ac[- - -].
Sono, dunque, i primi due elementi dellonomastica
di un individuo; purtroppo lintegrazione del gentili-
zio impossibile, anche se si potrebbero proporre, in
via indicativa, perch diffusi in Italia settentrionale,
Accius, Acellius e Acutius, nessuno dei quali, per,
attestato in Verona
57
.
Il frammento si pu datare al I sec. d.C. in base al
contesto stratigrafico di rinvenimento
58
.
Nonostante lattuale stato lacunoso dei frammenti ce-
ramici ritengo che in entrambi i casi qui esaminati i
graffiti siano stati eseguiti sui manufatti ceramici
quando essi erano ancora interi e venivano utilizzati;
si tratta quindi di iscrizioni nominali che si incontra-
no molto spesso su ceramiche di et romana, sia sulla
ceramica comune sia sulla terra sigillata, e che solita-
mente si riferiscono al proprietario delloggetto con la
funzione di indicare lutilizzo personale dei recipienti
sui quali erano state incise.
Elisa Zentilini
1
Le iscrizioni qui prese in esame sono state segnalate tutte al-
la Soprintendenza Archeologica del Veneto - Nucleo Operativo
di Verona. Desidero ringraziare per la consueta cortese disponibi-
lit la dott. Giuliana Cavalieri Manasse e la dott. Brunella Bruno
del Nucleo operativo di Verona. Ringrazio inoltre il dott. Agosti-
no Cont della Biblioteca Civica di Verona, che ha gentilmente
concesso la pubblicazione della cartolina autografa di Carlo Ci-
polla (nr. 1, figg. 1-2).
2
SGULMERO, ms. BCVr, b. 393, III/g, f. 12v; il documento ine-
dito.
3
Su Carlo Cipolla e sui suoi contributi allepigrafia latina:
BUONOPANE 2007, pp. 217-273; 2008.
4
Sullo studioso veronese si vedano SIMONI 1976, pp. 206-216;
VIVIANI 1998, pp. 443-448; LA MONACA 2006, pp. 83-95.
5
Per la storia e larchitettura di questa villa: Ville venete 2003,
pp. 350-352, n. Vr 274; a Nogara si segnalano numerosi ritrova-
menti archeologici ed epigrafici: CAVe 1990, pp. 186-187, nn.
14.1-2, 18, 21; CIL, V, 3524, 3783-3785.
6
BUONOPANE 1987, pp. 189-192.
7
La bibliografia sullargomento assai ampia; per larea vero-
nese si vedano in particolare BUCHI 2002; BUONOPANE 2003; 2006a;
2006b, ai quali si rimanda per un elenco completo degli studi che
hanno interessato il sevirato e il sevirato augustale nellarea itali-
ca.
8
Per un elenco aggiornato di tutte le attestazioni sia epigrafi-
che sia iconografiche: BUONOPANE 2006a, pp. 256-257, tav. 1, fig. 1
e p. 260, nt. 39.
9
NotSc 1893, p. 5 = BUONOPANE 2006a, p. 257, nr. 6; AE, 1946,
166 = CALZOLARI 1989, pp. 382-383, nr. 4, figg. 326, 328, 330 = BAS-
SI 1996-1997, pp. 31-38, nr. 2 = BUONOPANE 2006a, p. 257, nr. 7;
CALZOLARI 1989, p. 391, nr. 2, fig. 336 = BUONOPANE 2006a, p. 257,
nr. 8; SCHFER 1989, p. 338, nr 57 = CALZOLARI 1989, p. 376, nr. 2 =
BUONOPANE 2006a, p. 257, nr. 9; CALZOLARI 1989, pp. 388-389, nr. 11,
fig. 337 = CAVe 1990, p. 215, nr. 161.5 = BUONOPANE 2006a, p. 257,
nr. 10; CALZOLARI 1989, pp. 391-392, nr. 3 = CAVe 1990, p. 215, nr.
161.2 = BUONOPANE 2006a, p. 257, nr. 11.
10
BUONOPANE 2006a, pp. 259-260; per le caratteristiche degli in-
sediamenti presenti in questarea: CALZOLARI 1989, pp. 112-125,
315-393; SAGGIORO 2004, pp. 505-508, fig. 3.
11
BUONOPANE 2006a, pp. 260-261: un elenco dei magistrati mu-
nicipali documentati nellagro veronese a p. 262, tab. 2.
12
Sullargomento VEYNE 1961, pp. 213, 240-247 = ID. 1990;
pp. 3, 31-39; BUONOPANE 2006a, pp. 253-254, 260-261.
13
La condizione ingenua si riconosce chiaramente in CIL, V,
3272, 3281, 3385, 3389, 3409, 3939, 3440.
14
Questa teoria viene avanzata e, in parte, smentita da ABRA-
MENKO 1993, pp. 44-82 (sul quale cfr. SUSINI 1994, p. 267); cfr. MOU-
RITSEN 2006, pp. 237-248.
15
BIONDANI c.s.
16
BUONOPANE 1987, pp. 189-192.
17
BUONOPANE 2009, p. 98.
18
BUONOPANE 2009, p. 206.
19
CAGNAT 1914, pp. 51-52; BUONOPANE 2009, pp. 143-144.
20
THYLANDER 1952, pp. 50-51.
21
Un elenco in KAJANTO 1965, pp. 403-404 e in SOLIN, SALOMIES
1994, pp. 373-377; per la Gallia Cisalpina e le province cfr.
OPEL, vol. III, pp. 119-130.
22
KAJANTO 1965, pp. 243-244.
23
BUONOPANE 2009, p. 98.
24
Sulla chiesa si veda SEGALA 1992.
25
Sul culto dei Manes nel Veneto romano: BASSIGNANO 1987,
pp. 353-355.
26
CIL, V, 3848.
27
CAVALIERI MANASSE 1998, p. 449.
28
HUDSON 1985, p. 389.
29
HUDSON 1985, pp. 396-330; ARDUINI 1986, p. 12.
30
Ringrazio i prof. Patrizia Basso e Alfredo Buonopane per
laiuto fornitomi nello studio di questa iscrizione.
31
DIONISI ms. 2147, tab. Vr; ID. 1755, p. 58, che alla fine della r.
1 vede una S, lettura che, tuttavia, per prudenza, seguendo
Mommsen, preferisco non prendere in considerazione; CRISTOFOLI
ms. 1002, ff. 24/66, 41/8; CARLI 1796, p. 77. Per linteresse del te-
sto lepigrafe stata presa in esame da ZACCARIA 1990, p. 143; BAS-
SO 2005, pp. 359, 361, 362, 365.
xisciiiaxia 239
32
FRANZONI 1975, p. 115.
33
FAINELLI 1963, pp. 406-410.
34
LENOTTI 1955, p. 31; ID. 1967, p. 49; BRUGNOLI 1999, p. 191.
35
Per quanto riguarda la tipologia del manufatto, pare si pos-
sa escludere che si tratti di un architrave, vista la scarsa lunghezza
ricostruibile sulla base delle integrazioni di lettura proposte; an-
che se non mi stato permesso di entrare nelledificio per verifi-
carne lo spessore, si dovrebbe piuttosto trattare di un blocco, dal
momento che fu reimpiegato nella parte basamentale delledi-
ficio; su questo tipo di manufatto: BUONOPANE 2009, p. 76.
36
CIL, V, 3402; tra gli studi pi recenti, si vedano BUONOPANE
1987, p. 292; BASSO 2005, pp. 357, 359, 362, 365, 366.
37
Non si pu, infatti, intendere diversamente il termine basili-
ca, che viene altres impiegato per indicare gli edifici laterali alla
scena del teatro, ma secondo un uso esclusivamente moderno.
38
Nelle iscrizioni evergetiche la menzione di una basilica e di
portici non infrequente; per restare in ambito europeo, dove la
tipologia basilicale, pur restando caratterizzata da una spiccata
variet, presenta alcune peculiarit rispetto ai centri orientali e
dellAsia Minore, si vedano, ad esempio, i casi di CIL, IX, 1596
(Benevento); CIL, IX, 2557 (S. Maria a Faifoli, nel Sannio); Sup-
plIt, 5, Regium Iulium, 6 (Reggio Calabria); CIL, XII, 2533 (An-
necy, nella Narbonese). Lassociazione della basilica coi portici ,
comunque, ampiamente attestata in ambito letterario.
39
Per uno sguardo complessivo sui caratteri e levoluzione
della basilica si veda GROS 1996, pp. 235-260. Nel caso veronese
non facile comprendere il rapporto intercorrente tra la basilica
di prima et imperiale e i portici, che pare si sviluppassero su tre
lati del foro.
40
Sembra, infatti, poco probabile che in citt esistesse pi di
una basilica, come ipotizzato da Sartori, il quale ritiene che la co-
struzione menzionata nellepigrafe, essendo commissionata da
una donna, difficilmente possa identificarsi con la grande basilica
pubblica, mentre pi probabile si tratti di un edificio minore
(SARTORI 1960, p. 213). In ogni caso, questa tipologia di monumen-
ti si associa al foro e quindi pare poco verosimile che una piazza
come quella veronese ospitasse, sui lati, ben due edifici di questo
tipo. Unaltra ipotesi settecentesca, da scartare, immaginava che il
monumento menzionato fosse posto nella spina del circo, che si
sarebbe trovato proprio dove venne in seguito costruita la chiesa
di santa Cecilia (CARLI 1796, pp. 76-78).
41
CAVALIERI MANASSE 1987, p. 28 fornisce le misure: m 27,5 x 78.
42
La bibliografia sulla basilica veronese scarsa; i dati pi ag-
giornati sono riportati in CAVALIERI MANASSE 2000, pp. 43, 44. Si ve-
dano, inoltre, CIPOLLA 1885; MARCONI 1937, pp. 38-40; BESCHI 1960,
pp. 491-493; FRANZONI 1965, pp. 115-118; MANSUELLI 1971, p. 142;
FRANZONI 1975, pp. 102-104; SALETTI 1976, pp. 140-142; CHEVALLIER
1983, pp. 126, 127; SPERTI 1983, pp. 88, 89, 101; CAVALIERI MANASSE
1987, pp. 24, 27-28, 44-46; 1990, pp. 582-583, nota 10; 1995, pp.
244-245, nota 22, 266; ROSADA 1995, p. 73; CAVALIERI MANASSE 1998a,
p. 120; 1998b, p. 447; HUDSON 1999, p. 14-18.
43
CAVALIERI MANASSE 1987, pp. 23-24; 1998b, p. 447.
44
Oltre alle due iscrizioni che ricordano membri veronesi del-
la gens, pervenuta unepigrafe da Este (SI, 523).
45
MAZZOCCHIN 2000.
46
MAZZOCCHIN 2000. Sulla base dellanalisi dellautrice, condot-
ta sui casi editi, da Verona provengono tre esemplari del bollo
APIC e due di APICI; da Este, rispettivamente, quattro e due; da
Padova quattro (pi tre ancora inediti) e due.
47
Tale espressione utilizzata da BASSO 2005, p. 366 per indica-
re un atto di evergetismo volto con buona probabilit a promuo-
vere o onorare il ricordo degli uomini di famiglia e in ogni caso in-
serito allinterno di pi ampie iniziative di liberalitas della gens.
48
BASSO 2005.
49
Lo scavo demergenza fu effettuato sotto la direzione del
dott. Peter Hudson negli anni 1994-1997. Colgo loccasione per
ringraziare la dott.ssa G. Cavalieri Manasse per la sua gentilezza e
disponibilit sia durante la stesura della mia tesi specialistica sia
per avermi permesso lo studio di questi graffiti.
50
Il complesso interrato stato esaminato in ZENTILINI 2008-
2009.
51
I due frammenti ceramici provengono da due unit strati-
grafiche differenti: US 312, US 298.
52
Per un esempio di graffito su ceramica comune posizionato
poco sotto lorlo: BASSi 2004, p. 14.
53
PETRUCCI 1992, p. 45.
54
KAJANTO p. 298; per la diffusione OPEL, I, 1994, pp. 219-
220.
55
CIL V 3257, 3680.
56
Per la datazione rimando a ZENTILINI 2008-2009.
57
OPEL I, 1994, pp. 6-19.
58
Per la datazione rimando a ZENTILINI 2008-2009.
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