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Mélanges de l'Ecole française de

Rome. Antiquité

Recenti acquisizioni epigrafiche da catacombe romane


Antonio Enrico Felle

Riassunto
Antonio Enrico Felle, Recenti acquisizioni epigrafiche da catacombe romane, p. 43-69.

Nella prima parte dell'articolo, si analizza un'iscrizione proveniente dalla regione B del cimitero romano ad duas lauros, nella
quale è évidente come la lingua greca, ivi utilizzata, non necessariamente possa considerarsi indicativa della nazionalità o della
provenienza dei committenti : il testo greco utilizza infatti termini, formule, espressioni ben più frequenti in ambito sicuramente
latino. La lingua greca può dunque essere anche un elemento di maggiore «eleganza» del prodotto epigrafico, per ovviare alla
semplicità del supporto, una semplice lastra di chiusura di un loculo. La seconda parte del contributo è costituita dall'edizione
completa dei reperti epigrafici rinvenuti e ritrovati durante l'ultima campagna di scavo nella catacomba di s. Ippolito sulla via
Tiburtina : fra essi, oltre all'unica iscri-
(v. retro) zione datata (395), interessante per gli aspetti grafici, si segnalano la sola iscrizione rinvenuta a posto (per una
particolare associazione nell'apparato figurativo) e una lastrina con croce corredata di lettere apocalittiche.

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Felle Antonio Enrico. Recenti acquisizioni epigrafiche da catacombe romane. In: Mélanges de l'Ecole française de Rome.
Antiquité, tome 106, n°1. 1994. pp. 43-69;

doi : https://doi.org/10.3406/mefr.1994.1839

https://www.persee.fr/doc/mefr_0223-5102_1994_num_106_1_1839

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ANTONIO ENRICO FELLE

RECENTI ACQUISIZIONI EPIGRAFICHE


DA CATACOMBE ROMANE*

A. ad duas lauros.

Nel corso di un'indagine condotta dalla Pontificia Commissione di


Archeologia Sacra nel 1988 e ripresa dal novembre 1989 al maggio 1990 nel II
livello della regione Β della catacomba ad duas lauros sulla via Labicana,
tra gli altri reperti epigrafici oggetto di una schedatura sistematica sono
stati rinvenuti in quattro diverse gallerie (B18, B42, B45, B531) sette
frammenti di marmo cipollino i quali, unitamente ad uno già edito (Inscrip-
tiones Christianae Urbis Romae (= ICUR), VI 16915d, cui si deve forse
aggiungere ICUR, VI 16909), ricompongono - con lacune nella parte
superiore e sul lato destro - una lastra le cui dimensioni (cm 24,1 χ 102,1 χ 1,5),
come anche l'impronta della malta di chiusura sul lato sinistro, ne
evidenziano la sicura pertinenza ad una tomba parietale a loculo. Malgrado la
notevole dispersione dei singoli frammenti, dovuta con ogni probabilità
all'azione di «corpisantari» settecenteschi, attestata nella zona da firme e date,
è possibile collocare la sepoltura di pertinenza del reperto nella medesima
regione B, sicuramente uno dei più antichi nuclei costitutivi della
catacomba2, assegnabile con relativa sicurezza al pieno III secolo. Le lettere, la cui
disposizione su quattro righe è regolarizzata da linee guida inferiori, si
presentano di modulo difforme, con dimensioni variabili da un minimo di cm

* Per la trascrizione dei testi epigrafici, si è fatto riferimento al sistema in uso


nel corpus delle Inscrìptiones christianae Italiae saeptimo saeculo antiquiores (= ICI),
Bari, 1985 ss.
1 Si fa riferimento in questa sede alla numerazione proposta da J. Guyon, Le
cimetière aux deux lauriers. Recherches sur les catacombes romaines, Roma, 1987.
2 J. Guyon, Le cimetière, cit. (nota 1), p. 86-89. Vedi anche A. Ferrua, L'epigrafia
cristiana prima di Costantino, in Atti IX Congresso internazionale di archeologia
cristiana (Roma, 21-26 settembre 1975), Città del Vaticano, 1978, p. 588. Cfr. anche
Civiltà Cattolica, 1851, II, p. 623-624, ove si ricordano tre «medaglie» - probabilmente
semplici monete - di Massimiano rinvenute in un loculo della medesima regione B.

MEFRA - 106 - 1994 - 1, p. 43-69.


44 ANTONIO ENRICO FELLE

1,3 ad un massimo di cm 3,2; conservano ancora quasi totalmente


l'originaria rubricatura.

Fig. la.

u;r fé i M uj κλλΟ ff QÀ l oj Γ λ Χ
rit/

Ίίλοη^λ.λΙΤίωροι

Fig. lb.

Ούα[λερί]φ Ύγείνφ Καλοποδίφ γλυκυ[τάτ]φ και άειμν[ήστφ]


ύπο[. . .]σας εύσεβίας όστις ανάξιος οϋτω ταχύ [κ]ατέλειψας σου
τους γονείς και έτυφλώσας του σε μη βλεπείν ζήσας ε[τη ]
ς'
μ(ήνας) ή(μέρας) ιε'. οί ταλαίπωροι γονείς μνημόσυνον. έν είρή[νη].

Si tratta dell'epitaffio di un defunto forse di giovane età (cfr. r. 2ex. :


ούτω ταχύ), non specificabile a causa della lacuna al termine della
penultima riga, al quale gli anonimi genitori rivolgono quasi un rimprovero (cfr.
r. 2 : ανάξιος) per averli così presto abbandonati (vedi rr. 2-3 : ούτω ταχύ
[κ]ατέλειψας σοΰ τους γονείς), privandoli della sua visione e rendendoli così
ciechi (cfr. r. 3 : έτυφλώσας του σε μη βλεπείν). L'epitaffio è completato dai
dati biometrici, dalla dedica della tomba da parte dei genitori e
dall'acclamazione finale έν είρή [νη]. 1. La dedica al defunto, con i due aggettivi
terminali alquanto comuni (γλυκυ[τάτ]φ και άειμν[ήστφ]3) che ne costituiscono

3 1. Kajanto, A Study of the Greek Epitaphs of Rome (= Acta Instituti Romani


Finlandiae, vol. 11:3), Helsinki-Helsingfors, 1963, p. 36-37.
RECENTI ACQUISIZIONI EPIGRAFICHE DA CATACOMBE ROMANE 45

Yelogium di base, occupa l'intera prima riga del testo. Nella sequenza
antroponimica si può riconoscere un non molto frequente caso di doppio
cognomen4 : in piena età imperiale circoscritto essenzialmente ad una
committenza d'origine servile ο peregrina, tale fenomeno risulta maggiormente
diffuso nelle iscrizioni più tarde5, forse per influsso dell'incremento - in
qualche caso spropositato - degli elementi onomastici tra gli esponenti
degli ordines più elevati6. In questa prospettiva, se si ipotizza la trasmissione
di entrambi i cognomina parentali al giovane defunto, può forse spiegarsi
l'omissione dei nomi dei genitori dedicanti. È pure vero, d'altra parte, che
la particolare etimologia di Καλοπόδιος7, cognomen di cui del resto sono
attestate a Roma poche ricorrenze8, potrebbe indicarne forse piuttosto la
valenza di soprannome, di nomignolo imposto al giovane nell'ambito
familiare non al momento della nascita, ma piuttosto in seguito, in funzione di
una sua qualità fisica9. 2-3. Di contro alla ben più ricorrente figura del
defunto che lascia per sempre la luce del giorno per giungere nella notte
eterna10, si presenta qui l'immagine dei genitori resi ciechi dalla perdita del fi-

4 È ricordata una sola ricorrenza di Ύγεϊνος, latinizzato, in funzione di


gentilizio : Hyginus in Corpus inscriptionum Latinorum (- CIL), XIII 5782; cfr. anche
H. Solin e O. Salomies, Repertorium nominum gentilium et cognominum latinorum,
Hildesheim-Zurigo-New York, 1988, p. 95.
5 Si tratta di una incidenza comunque molto bassa : nella raccolta delle
iscrizioni cristiane del Museo Vaticano (Sylloge inscriptionum christianarum veterum Musei
Vaticani (= Acta Instituti Romani Finlandiae, vol. I : 2), Helsinki-Helsingfors, 1963
(= SICV) se ne registra un unico caso (SICV, I : Textus, n. 101), e non molti altri fra le
iscrizioni cristiane di Roma (vedi e.g. ICUR, I 567 = ILCV 4000A; ICUR, I 2233 =
ILCV 4005D; ICUR, I 1672 = ILCV 2193B adn.; ICUR, III 7565; ICUR, VI 15551;
15755; 15920; 15927; 17310). Nella catacomba ad duas lauros erano attestati finora
solo due casi di doppio cognomen : ICUR, VI 16991 (Aur. Sisina Cyrace); ICUR, VI
16551 {[Getjulica Victorina).
6 1. Kajanto, Onomastic Studies in the early Christian Inscriptions of Rome and
Carthage (= Acta Instituti Romani Finlandiae, vol. 11:1), Helsinki-Helsingfors, 1963,
p. 24-30, part. p. 27, tab. 8; p. 30. Vedi anche Id., Les noms, in SICV, cit. (nota 5), II :
Commentarii, p. 46-47.
7 Thesaurus Graecae linguae, Graz, 1954, vol. V, col. 898, s.v. Καλόπους (cfr.
Kajanto, Onomastic Studies, cit. (nota 6), p. 83).
8 H. Solin, Die griechischen Personennamen in Rom, Berlino-New York, 1982,
p. 98, ne menziona soltanto quattro : oltre al martire della via Aurelia, una databile
al I-II secolo e due al VI.
9 Kajanto, Onomastic Studies, cit. (nota 6), p. 28-29.
10 E.g. vedi Inscriptiones Graecae Urbis Romae (ed. L. Moretti), Roma, 1968 ss.
(= IGUR), III 1216, v. 5 : μηκεθ' όρωσα το φως; IGUR, III 1327, ν. 2 : γλυκερόν φως
προλιπούση. In generale cfr. R. Lattimore, Themes in Greek and Latin Epitaphs, 2a
ed., Urbana (Illinois), 1962, p. 161 ss.
46 ANTONIO ENRICO FELLE

glio. Non a caso non mancano attestazioni, pur non molto frequenti, di φως
/ lux riferito come epiteto affettivo al familiare defunto11 : ad esempio, su
un sarcofago per un bambino, γλυκερόν μου φως (IGUR, III 1360); φως της
οικίας (IGUR, II 340); φάος οϊκου (ICUR, Ι 2895); tu lumen avorum
(Carmina Latina Epigraphica) , ed. F. Bücheier, Leipzig 1895-1897 (= CLE) 755,
ν. 6); dulcem carui lucem, cum te amisi ego, coniunx (CLE 542, v. 3). Il
confronto più vicino al nostro testo è un'epigrafe latina rinvenuta a Benevento
(CIL, IX 1973, rr. 6-12) : parentes infelicissimi amissio/ne eius perpetu/is te-
nebris et co/tidiana misera/bili ululatione / damnati, quasi un calco della
medesima immagine dei genitori, infelicissimi (cfr. r. 4 : ταλαίπωροι), damnati
dalla perdita del figlio ingiustamente, contro ogni legge naturale e pietà
filiale12 (r. 2 : ύπο[...]σας εύσεβίας όστις ανάξιος) alle perpetuae tenebrae (cfr.
r. 2 : έτυφλώσας του σε μη βλεπεΐν). Ulteriore indizio di una dipendenza del
nostro testo dal repertorio epigrafico latino può essere l'uso con significato
traslato del verbo τυφλόω, che risulta quasi del tutto assente nelle iscrizioni
greche di Roma13. Sembra probabile che il termine sia stato inteso come
corrispondente del verbo latino orbo (il cui corrispettivo esatto greco è
invece χηρώ) e dei suoi diretti derivati orbatus e orbusH, ricorrenti negli
epitaffi dedicati dai genitori ai figli defunti15. 4. μνημόσυνον, finora mai atte-

11 In alcune iscrizioni cristiane precostantiniane, φως è sì epiteto del defunto


ma, data la sua puntuale connessione con la susseguente acclamazione ζής έν θεφ, è
stato ipotizzato un riferimento del termine ali'« illumuiazione» ricevuta grazie al
battesimo, piuttosto che alla sfera dell'affettività familiare : vedi C. Carletti, Nuove
iscrizioni greche dal cimitero di S. Ermete, in RAC, 58, 1982, p. 140-143. Opposti e
oscuri significati, legati a credenze e superstizioni popolari, ha il termine φως in
un'epigrafe di Palazzolo Acreide (C. Wessel, Inscriptiones Graecae chrìstianae vete-
res Occidentis, Bari, 1989, n. 615 = L. Agnello, Silloge di iscrizioni paleocristiane
della Sicilia, Roma, 1953, n. 65 = Inscriptiones Graecae, XIV 238) : al proposito vedi
A. Ferrua, Scrìtti vari di epigrafia e antichità cristiane, Bari, 1991, p. 73.
12 Cfr. Lattimore, Themes, cit. (nota 10), p. 182. Cfr. e.g. CLE 1405, w. 3-4 : ο pa-
trios subito foedasti funere vultus / aeterno iugulas gladio corda matris.
13 L'etimo manca completamente nelle ICUR; una sola attestazione di τυφλός
nel corpus del Moretti (IGUR, I 148 : si tratta non di un'iscrizione funeraria, ma di
una dedica ad Esculapio).
14 Thesaurus linguae Latinae, IX, 2, s.v. orbo, 923-925. Vedi anche ibid., IX, s.v.
orbus, 925 ss. : parentibus carens.
15 CLE 755, 7 : tu decus omne tuis, te fient orbati parentes; CLE 1148, 1 : orba que-
ror genetrix miseri post funera nati; CLE 1534, 3-4 : graviter sed nunc et soflus] et or-
bus / omissis natis maxima damna fleo; CLE 1813, 2-3 : tumulo iacet aetas prima puel-
lae / orbati dolor infelix utriusque parentes; CLE 510, 1 : orbatus nato [fecit pater] hoc
monumentum; CIL, V 8988 d 3 : Constantius pientissimo filio Eutherio I omissione et
dolore orbatus memoriam / corpori eius posui.
RECENTI ACQUISIZIONI EPIGRAFICHE DA CATACOMBE ROMANE 47

stato come indicativo della tomba16, è qui evidentemente utilizzato


esattamente come il suo diretto corrispettivo monumentimi11, di cui ricalca il
medesimo itinerario semantico. Secondo Kajanto, la completezza
nell'indicazione dei dati biometrici costituisce « un ottimo criterio di
riconoscimento di un diretto influsso latino»18 : se questo elemento può essere
significativo in questo senso nell'epigrafia greca a Roma di piena età imperiale, non
lo è più in una dinamica - quale si configura a partire appunto dal III
secolo, e particolarmente in ambito cristiano - di mutuo scambio di termini,
formule, espressioni tra le due lingue, scambio progressivamente crescente
fino all'esasperato esito della traslitterazione, che esemplifica
evidentemente una percezione confusa e indistinta dei due idiomi da parte di
alcuni autori e fruitori, sprovvisti evidentemente dei necessari strumenti
culturali e linguistici19. Per presupporre dunque una volontà di cosciente
importazione di schemi e figure di un ambito linguistico da parte dell'altro - e
dunque avanzare ipotesi a riguardo sul livello culturale e quindi sociale
della committenza - conditio sine qua non deve essere la compresenza di
più elementi di giudizio in tal senso. Gli apparenti tria nomina,
l'indicazione completa dei dati biometrici, la genericità e la scarsità (se non l'assenza)
di confronti - sia per contenuti sia per terminologia - in ambito greco
opposta ai più puntuali riscontri in ambito latino, possono essere in questa
direzione elementi fortemente indicativi. Inoltre, l'opzione a favore della
lingua greca, da parte di una committenza che evidentemente conosceva
meglio schemi e figure letterarie di tradizione latina, denuncia una volontà
di ostentazione e di distinzione20 che un secolo dopo non si sarebbe
probabilmente accontentata di un semplice loculo, l'unico tipo sepolcrale dispo-

16 L'unica altra ricorrenza, da un'iscrizione siciliana, ha infatti tutt'altro


significato, del tutto immateriale : «ricordo eterno» : cfr. Agnello, Silloge, cit. (nota 11),
n. 13, p. 20. In generale sulla terminologia greca di indicazione del sepolcro, vedi
M. Guarducci, Epigrafia greca, III, Roma, 1975, p. 142-146, part. p. 145. In
particolare per le epigrafi greche di Roma, vedi Kajanto, A Study, cit. (nota 3), p. 28-29. In
ambito orientale, alcune attestazioni ricorrono in V. Besevliev, Spätgriechische und
spätlateinische Inschriften aus Bulgarien, Berlino, 1964, η. 8, rr. 3-4 : μνημόσυνον /
χάριν; n. 96, rr. 11-13 : μνη/μόσυνον εποίησαν / τφ πατρν αυτών.
17 Thesaurus Graecae linguae, cit. (nota 7), VI, 5. ν. μνημόσυνον, col. 1118.
18 «...one very good criterion of direct Latin influence» : Kajanto, A Study, cit.
(nota 3), p. 13-14; 44.
19 Esempi di traslitterazione sembrano di fatto assenti in quei prodotti epigrafici
che, per contesto monumentale, qualità dei supporti, livello esecutivo grafico e
linguistico, si distinguono come relativi a una committenza di livello medio alto, per
non dire elevato.
20 Vedi al proposito Kajanto, A Study, cit. (nota 3), p. 6.
48 ANTONIO ENRICO FELLE

nibile in questo antico nucleo cimiteriale. Della contemporanea laconica


ed «egalitaria» prassi epigrafica precostantiniana21, l'epigrafe conserva
infatti, un unico elemento : l'isolata acclamazione finale έν είρή[νη], il solo
«specifico cristiano» del testo.

B. coemeterium s. Hyppoliti.

L'indagine nella catacomba di s. Ippolito sulla via Tiburtina, svoltasi


dal giugno 1990 al febbraio 1991 per conto della Pontificia Commissione di
Archeologia Sacra22, ha riportato all'attenzione degli studiosi un'ampia
regione del cimitero obliterata dal 1862, quando de Rossi da ultimo riuscì a
penetrarvi attraverso una frana apertasi in superficie23. A fronte di una
notevole estensione dell'indagine (oltre sessanta le gallerie indagate), i nuovi
reperti epigrafici rinvenuti risultano in scarso numero (in tutto 21) e in
assoluta maggioranza frammentari, confermando quanto già asserito da de
Rossi sullo stato della regione, sistematicamente spoliata tra il 1829 ed il
1831, anni cui si riferiscono firme ancora oggi visibili nelle medesime galle-
ne 24
Delle 55 schede del VII volume delle ICUR relative ad epigrafi
pertinenti la regione indagata, ben 23 si riferiscono ad iscrizioni tracciate su
calce; solo 15 epigrafi, rinvenute nella medesima zona attorno al 1830,
risultano incise su marmo e tutte asportate dalla catacomba. Tutte le
iscrizioni, comprese quelle rinvenute nell'indagine, presentano formulari poco
articolati ed un'onomastica ridotta al solo cognome25. Questi elementi,
unitamente all'alta frequenza di cristogrammi e croci monogrammatiche,
indicano come ambito cronologico di pertinenza dei reperti il pieno secolo
IV : tale dato non contrasta con quanto rilevato nell'analisi dello sviluppo
topografico della rete di gallerie cimiteriali.

21 Vedi da ultimo C. Carletti, «Epigrafia cristiana», «epigrafia dei cristiani» :


alle origini della terza età dell'epigrafia, in La terza età dell'epigrafia, Colloqui AIEGL -
Borghesi 86 (= Epigrafia e antichità, 9), Faenza, 1988, p. 130-131.
22 L'indagine, affidata a Donatella Nuzzo, Maria Paola Del Moro e a chi scrive, è
stata diretta da V. Fiocchi Nicolai.
23 G. Β. De Rossi, // cimitero di s. Ippolito presso la via Tiburtina e la sua
principale cripta storica ora dissepolta, in Bullettino di archeologia cristiana, 20, 1882, p. 9-
70, part. p. 53.
24 De Rossi, // cimitero, cit. (nota 23), p. 53.
25 Con due sole eccezioni : ICUR, VII 20015 e 20045; è attestato anche un
diacono, Constantius, il cui epitaffio, ICUR, VII 20050, è tracciato su calce.
Il·-

0 12 5 10
Fig. 2 - Roma, catacomba di s. Ippolito. Planimetria della regione indag
50 ANTONIO ENRICO FELLE

La riprova dell'identità della regione esplorata da de Rossi con quella


riscoperta recentemente è costituita dal ritrovamento di alcune epigrafi
(n. 1-4) viste e trascritte da Tongiorgi, che accompagnò il de Rossi nelle sue
esplorazioni nel medesimo anno 1862.

1. Iscrizione grarfita sulla lunetta intonacata di un arcosolio nel livello


intermedio. Lett, difformi, incise irregolarmente : cm 4-9.
ICUR, VII 19951.

Fig. 3.

Renatus dibitum
natura<e?> solvit
1111 kal(endas) maias
Decentio et Paulo

Tra le lettere, caratterizzate da un notevole fenomeno di


al ungamento, si distinguono le A sistematicamente prive del tratto orizzontale. 1. È
possibile che il nome Renatus sia in diretta connessione con il rito
battesimale26. 1-2. Di pura tradizione classica la visione della morte come
scioglimento di un debito nei confronti della natura27. 3-4. L'iscrizione è datata al
28 aprile del 35228 : di Paulus non si hanno più attestazioni a partire dal
mese di luglio del medesimo anno. Flavius Magnus Decentius, Cesare dalla
fine del 350, ricoprì la carica consolare sino all'agosto del 353, quando ter-

26 1. Kajanto, The Latin Cognomina, Helsinki-Helsingfors, 1965, p. 135; 356 :


«... Christian attribution ? » .
27 Cfr. Ch. Pietri, La mort en Occident dans l'épigraphie latine, in La Maison-
Dieu, 144, 1980, p. 44. Vedi anche Lattimore, Themes, cit. (nota 10), p. 170-171 e In-
scriptiones Latinae christianae veteres, éd. E. Diehl (= ILCV), 2a ed., Berlin, 1961, III,
p. 437, oltre che l'edizione della nostra epigrafe, ILCV 3302.
28 Cfr. A. Degrassi, / Fasti consolari dell'Impero romano dal 30 avanti Cristo al
613 dopo Cristo, Roma, 1952, p. 82.
RECENTI ACQUISIZIONI EPIGRAFICHE DA CATACOMBE ROMANE 51

minò il regno dell'usurpatore Flavius Magnus Magnentius, probabilmente


suo fratello29. L'omissione della qualifica dopo i nomi dei due magistrati
trova, nell'arco del IV secolo, alcuni confronti : ILCV 162, del 316; 3002A,
del 355; 3002, del 356; 2941 adn., del 358; 2390?, del 362; 1525, del 371;
1129, del 381; 1479, 4700, del 382; 1130, 2945B, del 389; 2926, del 391;
3091A, del 397.

2. L'iscrizione è tracciata a fresco sulla calce di chiusura del bordo


inferiore del primo loculo della seconda pila della parete orientale della
galleria 27, nel primo livello. L'epigrafe si sviluppa in un'unica riga per una
lunghezza totale di cm 48. Lettere piuttosto regolari e ben leggibili, incise con
profondità variabile, cm 3-4,5.
ICUR, VII 20084.

GVT-τΑ ι Ν Ρ

Fig. 4.

Gutta in pace

Sebbene il semplicissimo formulario sia a prima vista inquadrabile


nella prassi epigrafica cristiana più arcaica, è evidente, sulla base del
contesto di rinvenimento - una delle gallerie terminali del I livello - che la
laconicità del testo non può avere valenza di indicatore cronologico, ma è
piuttosto implicata dalla povertà del particolare supporto materiale. Gutta
può essere cognomen maschile, che a volte - ma non nel nostro caso, date
le dimensioni del loculo - ha valenza di nomignolo infantile30. Fra le
iscrizioni cristiane romane si registra soltanto una Aurelia Guttinfe] (ICUR, I
3323). In base all'identità del formulario e alla totale assenza di altre
attestazioni di tale cognome nelle catacombe romane, potrebbe essere
pos ibile identificare questo testo con l'iscrizione - trascritta forse erroneamente -
Gunta in pace (ICUR, VII 18867), assegnata genericamente al vicinissimo
coemeterìum Cyriacae dal Boldetti, il solo a ricordarla31.

29 Cfr. A. H. M. Jones, J. R. Martindale e J. Morris, The Prosopography of the


Later Roman Empire, I (A.D. 260-395), 2a ed., Cambridge, 1975, p. 244-245; 532; 683.
30 Cfr. Kajanto, The Latin Cognomina, cit. (nota 26), rispettivamente p. 24; 91.
31 M. Boldetti, Osservazioni sopra i cimiteri de' Santi martiri ed antichi cristiani
di Roma, Roma, 1720, p. 481.
52 ANTONIO ENRICO FELLE

3. Iscrizione tracciata sulla calce di chiusura sul bordo inferiore del


terzo loculo della quarta pila della parete meridionale della galleria 49, del
I livello. L'epigrafe si sviluppa in una sola riga, per una lunghezza totale di
cm 96. Lettere irregolari per tratteggio e profondità d'incisione : cm 3,5-
4,8.
ICUR, VII 20130.

Fig. 5.

Munilis bone memoriem

Da notare la S minuscola. Il nome non trova nella stessa forma altre


ricorrenze : è possibile che si tratti del gentilizio Munili<u>ssì2 usato
assolutamente in funzione di cognomen; Monile, -is, cognome femminile, è
ricordato in E. Forcellini, Lexicon totius latinitatis, torn. VI, Onomasticon, Pata-
vii, 1940, p. 287. Un altro termine di confronto può essere Muntila (CIL, II
117)33. È possibile affiancare, alla più immediata lettura bon<a>e memo-
rì<a>e(mj (in cui la m finale, in mancanza di altre attestazioni che ne
indichino una valenza di natura linguistica, deve semplicemente essere
considerata un errore), l'ipotesi interpretativa bone memoriem = bonam memo-
riam, come possibile accusativo «exclamatif et isolé», sulla base della
parallela trasformazione a > e in entrambi i termini e della caduta della m
finale in seguito alla presenza della stessa consonante all'inizio della parola
seguente34.

4. Iscrizione tracciata sulla calce di chiusura del bordo inferiore del


primo loculo della quarta pila della parete occidentale della galleria 30, del

32 W. Schulze, Zur Geschichte lateinischer Eigennamen, 2a ed., Berlino-Zurigo-


Dublino, 1966, p. 442.
33 Kajanto, The Latin Cognomina, cit. (nota 26), p. 169.
34 H. Zilliacus e R. Westman, Langue des inscriptions, in SICV, II :
Commentari , cit. (nota 5), rispettivamente p. 26; 14.
RECElSm ACQUISIZIONI EPIGRAFICHE DA CATACOMBE ROMANE 53

primo livello. L'epigrafe si sviluppa in un'unica riga per una lunghezza di


cm 25, con lettere profondamente incise di cm 4-4,5.
ICUR, VII 20315a.

Fig. 6.

κυμε[ ]

Ferma (in ICUR, loc. cit.) avanza due ipotesi di lettura : Κυμ<α>[ΐος],
come nome del deposto, oppure κύμε[σις] - κοίμησις. Una Terentina Cyme35
è ricordata in un cippo rinvenuto nella catacomba di Pretestato36.

5. Tra i non molti reperti epigrafici rinvenuti durante lo scavo, la sola


iscrizione provvista di data consolare è su una piccola lastra marmorea
pertinente forse - sia per le dimensioni (cm 31 x 20,8 χ 1,8) sia per la
disposizione verticale del testo - ad un sepolcro subdiale, ricomposta
integralmente da sei frammenti rinvenuti nella frana (US 3304) che occupava
interamente un ambiente del primo livello di gallerie (33 nella pianta), adattato
successivamente a cava. Le lettere, di modulo difforme (cm 1,5-3,5), sono
disposte irregolarmente, senza un riconoscibile schema di impaginazione.

Anicis Olibro e
Probino cc(onsulibus)
depositus
puer Reboca-
tus onoro Xlì
in pace Chr(isti)
VIIII semtem-
bris.

35 Solin, Griechischen Personennamen, cit. (nota 8), I, p. 626, riporta invece Te-
rentia Cyme.
36 E. Iosi, Cimitero di Pretestato, scavi 1935-36. Recupero di frammenti di sarcofa-
gi e di iscrizioni, in RAC, 13, 1936, p. 212.
54 ANTONIO ENRICO FELLE

Fig. 7a.

La capitale atipica, l'onciale (cfr. in particolare le Λ), la minuscola (Β,


D) - nella cui utilizzazione si notano elementi corsivi (vedi le evidenti
legature nelle due ultime righe) - compresenti in varia misura, rendono
l'epigrafe (sicuramente un prodotto extraofficinale) una diretta interessante
esemplificazione (anche perché datata : precisamente, al 395) di multigra-
fismo tipologico, nel quale convivono modelli scrittori diversi tra loro per
struttura e destinazione37. Da notare inoltre alcuni volgarismi, come onoro
(= annorum) e la assimilazione della labiale in semtembris (= septembris).
4-8. Oltre al relativamente raro nome Rebocatus forse imposto al defunto
in occasione del suo battesimo)38, l'epigrafe riporta una delle più antiche

37 Esito, forse di una dinamica simile a quella all'origine della « scrittura


elementare di base» individuata per i secoli dell'Alto Medio Evo da A. Petrucci, Libro,
scrittura e scuola, in Atti della XIX Settimana CISAM, Spoleto, 1972, p. 327-329.
38 Cfr. supra, nota 26. Nelle ICUR il nome ricorre soltanto altre tre volte : Iulius
Revocatus (ICUR, III 8520), Rev[ocat ] (ICUR, IV 11408), Revocata (ICUR, VII
18023).
RECENTI ACQUISIZIONI EPIGRAFICHE DA CATACOMBE ROMANE 55

attestazioni datate del sistema moderno di indicazione dei giorni del


mese39; contemporaneamente, costituisce una delle più tarde testimonianze
dell'uso del cristogramma come compendium scrìpturae, in un'epoca in cui
ne prevale ormai un uso esclusivamente simbolico.

6. L'iscrizione è tracciata sull'intonaco che copre la tegola terminale


destra di chiusura del secondo loculo della seconda pila della parete
orientale della galleria 4, nel II livello. L'intonaco copre una superfìcie totale di
cm 21 χ 20; specchio epigrafico cm 12 χ 17,5. Lettere alquanto irregolari,
cm 3,5-5.
ICUR, VII 20017.

Fig. 8.

Arsinoe-
ti vene
me<re>nti

La peculiarità del reperto è nella natura particolare del suo supporto,


che rimanda ad una prassi epigrafica tipica delle catacombe laziali40.

39 Tra le testimonianze analoghe raccolte dal Ferma (A. Ferrua, // giorno del
mese, in RAC, 61, 1985, p. 61-75), soltanto tre recano datazioni anteriori al 395 :
ILCV 4158, del 302; ILCV 4422, del 345; ILCV 2944, del 370.
40 Cfr. V. Fiocchi Nicolai, / cimiteri paleocristiani del Lazio, I : Etruria meridio-
56 ANTONIO ENRICO FELLE

7. L'indagine nella galleria 38 del I livello ha portato alla scoperta


dell'unica lastra iscritta ancora collocata al suo posto, a chiusura del quinto
loculo della terza pila della parete meridionale. Si tratta di una lastra in
marmo bianco di cm 16 χ 68 χ ? (spessore non misurabile). Lettere
piuttosto regolari, cm 2,4 - 4,2.

Fig. 9.

(colomba con grappolo d'uva) (colomba con spiga)


Felicia q(uae) vix(it) an (nos) II m(enses) X

Se gli elementi testuali non presentano alcuna difficoltà, né elementi


di rilievo, l'apparato figurativo può invece suscitare qualche elemento di
riflessione : l'associazione fra vite e grano non era finora mai attestata in
contesti epigrafici, se si eccettua un confronto indiretto fornito da una
lapide della catacomba di Pretestato (ICUR, V 15194), su cui compaiono, oltre
ad una colomba con un grappolo d'uva, cinque pani ed una cucurbita41. In
ambito figurativo, l'associazione spighe/uva non trova altre attestazioni che
in un contesto particolare quale quello dell'ipogeo privato di via Dino
Compagni sulla via Latina, in generico riferimento ad una «abbondanza agrico-

nale, Città del Vaticano, 1988, p. 254; Id., Inscriptiones christianae Italiae (= ICI), IV :
Ager Capenas, Bari, 1987, p. XXVI-XXVIII e nota 77 (con relativa bibliografia).
41 La cucurbita è evidente signum Ionae {- signum Christi?, cfr. Mt 12, 39-40; 16,
4; Le 11, 29-30) : potrebbe forse indicare un significato a sfondo cristologico della
figurazione.
RECENTI ACQUISIZIONI EPIGRAFICHE DA CATACOMBE ROMANE 57

la, demetriaca»42. Senza volere smentire quanto autorevolmente affermato


in precedenza sul significato in prima istanza tradizionalmente
escatologico e paradisiaco43 ed in seguito - attraverso l'elaborazione patristica -
eminentemente cristologico del simbolo della vite e dell'uva44, proprio sulla
base della associazione uva/spiga (più ricorrente in età medievale che in
ambito paleocristiano) mi pare difficile negare la valenza «eucaristica» della
figurazione45.

8. Lastra marmorea mutila a destra, cm 10,3 x 13,8 χ 2,8. Lettere molto


regolari per dimensioni e ductus, 2-2,5.
Rinvenimento sporadico. Particolare rilevante, la forma del supporto
marmoreo, dall'altezza molto ridotta rispetto alle misure abituali.

Fig. 10.

Nymph[ ]

42 A. Ferrua, Le pitture della catacomba anonima di via Latina, Città del


Vaticano, 1960, p. 80-81 e tav. 83. Non trova riscontri l'affermazione di G. Heinz-Mohr,
Lessico di iconografia cristiana, Milano, 1984, che «rappresentazioni di spighe si
trovano su affreschi delle catacombe romane di s. Callisto [ove risultano invece del
tutto assenti] e di Ponziano [semplici attributi dell'Estate nel cosiddetto «cubicolo delle
stagioni»] : vedi A. Nestori, Repertorio topografico delle pitture delle catacombe
romane, Roma, 1975, p. 46.
43 P. Bruun, Symboles, signes et monogrammes, in SICV, II : Commentarii, cit.
(nota 5), p. 154-155.
44 C. Leonardi, Ampelos, Roma, 1947, p. 128-129; 226 sq.
45 Cfr. Joel 2, 19 : Ecce ego mittam vobis frumentum et vinum.
58 ANTONIO ENRICO FELLE

Risulta evidente che il testo dell'epigrafe doveva svilupparsi in


un'unica riga, comprendendo forse il solo elemento onomastico (al nominativo, ο
forse al dativo?) con una breve acclamazione finale, come in pace. Il nome
è di evidente origine greca : potrebbe integrarsi Nymphfaeus], Nymphafs],
ma più probabilmente Nymphfe], data la sua maggiore ricorrenza46.

9. Lastra marmorea in due frammenti combacianti, mutila in basso a


destra, 20 χ 36,7 χ 2,1. Lettere piuttosto consunte, ma ancora facilmente
leggibili, 2,2-3,2. Il frammento di sinistra è stato rinvenuto nella galleria 18
(US 1805); quello di destra nella galleria 15 (US 1502).

Fig. 11.

Paulo puero qui


vix(it) an(nos) VI mfenses ]
d(ies) VIIII

L'epiteto puer, sulla base dell'indicazione dell'età, è qui da intendersi in


senso proprio; è da escluderne una valenza affettiva ο indicativa dello stato
di celibato47.

46 Cfr. Solin, Griechischen Personennamen, cit. (nota 8), I, p. 400.


47 Cfr. A. Felle, Sacra Scrittura ed epigrafia cristiana a Roma fra IH e VII secolo,
in ASE, 7/2, 1990, p. 489, nota 12.
RECENTI! ACQUISIZIONI EPIGRAFICHE DA CATACOMBE ROMANE 59

10. Frammento di lastra marmorea, mutilo da ogni parte, 14 χ 9 χ 3,5.


Lettere di buona fattura, 2,7-3,5. Rinvenuto nella gali. 30 (US 3006), I
livello.

Fig. 12.

[d(ìs) m(anibus)?]
[---Ioni---]
[ coniujgi b[ene]-
[merenjti fe[cit ]

È possibile ipotizzare la pertinenza del frammento alla piena età


imperiale : si tratta evidentemente di un reperto residuo.

11. Frammento di lastra marmorea, mutilo a destra, 18,5 χ 14,2 x 3,3-


5,5. Lettere di non ottima fattura, tracciate a cordone : 3,5-3,7. Proviene
dalla gali. 23 (US 2304), nel I livello.

(colomba, cantaro) [(colomba? ]


cofniugi? ]
mafritus fecit? J

1. Al contrario della figurazione precedente (vedi n. 7), la


composizione di due volatili al cantharus è molto comune nella prassi epigrafica
paleocristiana.
60 ANTONIO ENRICO FELLE

Fig. 13.

12. Frammento di lastra marmorea, mutilo da ogni parte tranne in


alto, 10,7 χ 18 χ 2,3. Lettere incomplete, con forti apicature. Rinvenuto
nell'ambiente 33 (US 3316), I livello.

Fig. 14.

[ he]neme[renti ? j
RECENTI ACQUISIZIONI EPIGRAFICHE DA CATACOMBE ROMANE 61

Sull'uso del classico benemerenti nelle iscrizioni di cristiani, cfr.


Ch. Pietri, Chrìstiana tempora : una nouvelle image de l'homme, in CrSt 6,
1985, part. p. 223-224.

13. Frammento di lastra marmorea, mutilo da ogni lato, 13,6 χ 11 χ 3,1.


Lettere dal solco alquanto sottile e poco profondo, forse semplicemente
consunte : 4-4,2. Rinvenuto nella galleria 2 (US 211), II livello.

Fig. 15.

[ ]II d[ep(osit ; ?]
[ vixit?] annfos ]
[---II·--]

Lo spessore del frammento e lo stato di consunzione delle lettere


potrebbero indicare la pertinenza dell'epigrafe ad una tomba pavimentale.

14. Frammento di lastra in marmo grigio, mutilo da ogni lato, 15,5 x 12


χ 1,5. Lettere irregolari, dal tratteggio incerto : 3,3. Rinvenuto nella galleria
39 (US 3904), I livello.
62 ANTONIO ENRICO FELLE

Fig. 16.

[---]■[---]
[ an]nor[um ]
[---IXIII.i---]

15. Frammento di lastra in marmo grigio, mutilo da ogni lato, 10,8 χ


8,4 χ 2,2. Lettere incomplete e dunque non misurabili, con apicature
piuttosto pronunciate. Rinvenuto nella galleria 50 (US 5004), I livello.

Fig. 17:
RECENTI ACQUISIZIONI EPIGRAF1CHE DA CATACOMBE ROMANE 63

[ ] in [pace? ]

16. Frammento pertinente alla parte superiore di una lastra


marmorea, 13,4 χ 13 x 2,1. Le lettere di buona fattura, con pronunciate apicature
alquanto curate, sebbene ben allineate non rispettano le linee guida : 5,3.
Rinvenuto nell'interro (US 3804) della galleria 38, nel I livello.

Fig. 18.

[---JCASEf---]
f---J.ETf---J

17. Frammento di lastra marmorea, mutilo da ogni lato tranne in


basso, 7 χ 7,8 χ 2. Lettere di non buona fattura, tracciate con la tecnica a punti
ribattuti, di cui non è possibile risalire alla dimensione originaria (la prima
potrebbe infatti essere sia una Β che una D). Rinvenuto nel cubicolo 31 (US
3104), I livello.
a.

[---J.DV.f---]
64 ANTONIO ENRICO FELLE

Sul retro, tracce di un'unica lettera, di dimensioni maggiori, collocate


con orientamento perpendicolare rispetto alla fronte :
b.

Fig. 19.

[---M---]

18. Frammento di lastra marmorea, mutilo da ogni lato, di cm 11 χ 8,5


χ 1,7. Rinvenuto nella galleria 52 (US 5204).

Fig. 20.

1---1EI---1

19. Frammento di cippo (o di coperchio di sarcofago) in marmo, di cm


9 χ 9,5 χ 17. Sulla fronte presenta un resto di cornice con listello semplice e
RECENTI ACQUISIZIONI EPIGRAFICHE DA CATACOMBE ROMANE 65

gola rovescia, che delimitava l'originaria tabula inscriptionis in cui


compare un resto di lettera non facilmente identificabile, che sembra rispettare le
linee guida presenti. Rinvenuto nel cubicolo a (US 17a), lungo la galleria 1,
nel II livello.

Fig. 21.

[- - -io

20. Frammento di lastra in marmo cipollino, mutila da ogni lato. 8,4 χ


26,5 χ 1,5. Lettere dal solco a cordone, 3,7. Rinvenuto nella galleria 74 (US
7411), I livello.

Fig. 22.

(cristogramma)

MEFRA 1994, 1
66 ANTONIO ENRICO FELLE

21. Frammento di lastra marmorea, mutilo da ogni lato tranne in alto,


di cm 11x7, lxl, 7. Presenti linee guida, rispettate da ciò che resta delle
lettere. Rinvenuto nella galleria 18 (US 1805).

Fig. 23.

22. Frammento di lastra marmorea, mutilo da ogni lato tranne in


altro, 7,2 χ 36 χ 2,1. Rinvenuto nella galleria 70 (US 7005), I livello.

Fig. 24.

La particolarità del pezzo risiede nel fatto che proprio sul bordo
lavorato compaiono resti di lettere incise : si tratta evidentemente di un caso di
riutilizzazione.
RECENTI ACQUISIZIONI EPIGRAFICHE DA CATACOMBE ROMANE 67

23. Nella regione indagata della catacomba sono stati rinvenuti,


confermando quanto già osservato da de Rossi e dal Tongiorgi, molti cristo-
grammi (cfr. ICUR, VII 20321a-2> e h-l; 20323a-fc e c-e; 20333) tracciati in
modo estemporaneo sulla calce di chiusura dei loculi, con una evidente
funzione di protezione e identificazione del sepolcro in quanto tale48 : la
«lettura» e la decodificazione è in questi casi sicuramente secondaria - e
non solo successiva - rispetto alla immediata percezione del signum49.
Un'esemplificazione di tale uso della scrittura, in funzione profilattica e
protettiva, inversamente proporzionale al grado di alfabetizzazione e di
cultura in generale, può essere costituita da una lastra in marmo bianco
mutila a destra, rinvenuta in un loculo della galleria 7 nel I livello, di cm 14
χ 19 χ 2, che reca incisa con tecnica approssimativa una croce equilatera
(cm 7,7) dalle estremità espanse «a foglia», corredata da lettere apocalitti-
che (cm 2,5-3).

Fig. 25a.

48 C. Carletti, Iscrizioni cristiane a Roma, Firenze, 1986, p. 9.


49 «Anche per i cristiani l'aria era piena di demoni e spiriti cattivi (...) Per i
cristiani poi vi erano forme particolari credute di speciale potenza : così il misterioso
ΧΜΓ e l'acrostico ΙΧΘΥΣ; anche il monogramma costantiniano nelle sue varie
forme era certo creduto di particolare efficacia contro i cattivi spiriti, né credo che sia
per una inutile professione di cristianesimo (inutile in un cimitero riservato ai soli
cristiani) che esso compare le mille volte sulle antiche tombe, e si può dire quasi che
tappezza tutta la catacomba di S. Giovanni di Siracusa» : A. Ferrua, // refrigerio
dentro la tomba, in Civiltà Cattolica, 1941, p. 461-462.
68 ANTONIO ENRICO FELLE

Fig. 25b.

A giudicare dall'orientamento scorretto (la α appare ruotata di quasi


90 gradi) e dal rozzo tratteggio (che elimina completamente i tratti curvi
nell'oo), queste ultime sembrano tracciate da chi ne poteva ormai intuire
soltanto la prima immediata valenza meramente grafica, in un'ottica nella
quale le lettere non sono più distinte dal segno analfabetico della croce, ma
risultano ormai del tutto assimilate ad esso.

24. Frammento di lastra marmorea, mutila a destra. 13,5 χ 8,5 χ 1,4.


Conserva parte di una figurazione con resti della rubricatura originaria.
Rinvenuto nella galleria 74 (US 7404).

Fig. 26.
RECENTI ACQUISIZIONI EPIGRAFICHE DA CATACOMBE ROMANE 69

25. Piastrella di marmo alquanto poroso, di forma esagonale


schiacciata, 12 χ 17,5 χ 2. Lettere incise irregolarmente, forse con uno strumento
improprio, 5,5-7. Rinvenuta nella galleria 38 (US 3804), I livello.

Fig. 27.

VR

Una piastrella marmorea a forma di esagono regolare di dimensioni


quasi identiche è stata recentemente rinvenuta nella catacomba ad duas
lauros50. Le due lettere potrebbero interpretarsi come semplice marchio di
fabbrica51.

Antonio Enrico Felle

50 C. Carletti, Esagono marmoreo iscrìtto dalla catacomba dei SS. Marcellino e


Pietro, in Memorìam sanctorum vénérantes [Misc. in onore di Mons. Victor Saxer],
Città del Vaticano, 1992, p. 111-117.
51 D'altra parte, la presenza delle medesime due lettere su numerosi laterizi
utilizzati nella pavimentazione di un settore del complesso altomedievale di S.
Vincenzo al Volturno (cfr. R. Hodges, San Vincenzo al Volturno 1 : the 1980-86 excavations.
Part I, Londra, 1993, p. 211) potrebbe indicarne una persistente funzione di sigla di
una generica acclamazione, forse di carattere religioso (v(ita) r(esurrectio)? : cfr.
M. Guarducci, / graffiti sotto la confessione di s. Pietro in Vaticano, Roma, 1958,
p. 274-276; 343).

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