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0. Premessa
1 Al di fuori dello spazio linguistico pugliese, cf. oggi Pfister 2002, Aprile 2001 (il Cartulario
di Santa Maria delle Tremiti) e 2002 (il Codice di San Modesto in Benevento), Russo 2007b (il
Codice di San Modesto in Benevento, il Codex Cavensis e le Pergamene di San Gregorio Ar-
meno, Il Codice Diplomatico barese e pugliese), Giuliani 2004 (le Pergamene di San Gregorio
Armeno) e 2007 (il Codice Diplomatico barese e pugliese) che si aggiungono agli ormai lontani
lavori di De Bartholomaeis 1901 e 1902-05 e Sepulcri 1907.
Le origini del femminile plurale italoromanzo e la rideterminazione del neutro 25
neutro è più antico di quello femminile clausoria. Stando così le cose, una retro-
formazione direttamente dal femminile clausoria, consolidato nella Puglia setten-
trionale, alla base della diffusione lessicale del tipo neutro clausorium è cronolo-
gicamente improponibile. La forma clausorium è probabilmente un’ipercorrezio-
ne mirata a raggiungere un travestimento latino, a partire da una forma greca
(Giuliani 2007: 174), oppure potrebbe essere un’ipercorrezione rispetto a un
*clausurium giudicato metafonetico. Esempi di questo tipo non mancano nella
scripta meridionale: si veda l’apertura del femminile Inclosa, ipercorrezione inne-
scata da un clūsus inteso come metafonetico: «in ecclesia Sancte Marie q(ue) no-
minatur ad illa Inclosa dentur exinde pro anima mea tari sex de auru» (Napoli
1230; Russo 2007a: 249, Carvalho/Russo 2006: 13).
La derivazione lessicale è cronologicamente evidente tra i femminili clausuria e
clausoria; quest’ultimo secondario e peculiare alla scripta notarile della Puglia cen-
tro-settentrionale. Il lessema clausoria rappresenta in quest’ottica una neoforma-
zione rispetto al latino medievale pugliese clausuria (cf. Russo/Aprile i. c. di s.).
Restando ancora nell’ambito delle formazioni lessicali relative alla conforma-
zione del terreno, citiamo il tipo lessicale speccla (specula)2 ‘cumulo di massi di
pietra radunati insieme’ che è, assieme ai tipi poco comuni plescum e murex, tra i
segni di confine meno diffusi (come risulta dall’indagine stratigrafica compiuta da
Giuliani 2007: 101):
et ipsa clausuria de Speccla (Conversano 915, CDPugl XX, §3); da ipsa specla que efi [sic] fine
inter ipse ambo monaste[rie et quommodo] salet in pars montis per ipso pariete antiko . . .; et
ponit caput in ipsa alia specla que est anti[ka fine ⬍. . .⬎]; [et ponis caput in ipsa] specla qui
primis nominabi . . .; et sunt per coffines da ipsa specla antika (Monopoli 1099, CDPugl XX,
§60); abeo duas vineas in loco Specla Terranea (Conversano 1117, CDPugl XX, §73) [ecc.]; spe-
cula et descendit recte usque ad corticellas per specula ubi est fica (Conversano 1263, CDPugl
XX, §218).
Con pretonica sempre trascritta con -i- è il tipo lessicale della Puglia settentriona-
le e centrale pizzulo ⬍ eŏlu ‘parte quasi sporgente della casa a terreno, che servi-
va di confine tra un edificio e l’altro e su cui si aveva anche il diritto di fabbrica-
re’, mentre la tonica presenta qualche variante allografica con -o- in luogo di -u-
tonico3:
ad faciendum pizulo in eadem casa que ad lavorandum incipi solummodo ipso pariete de ipso
pizulo de ipso casile que fuit casa iamdicto Potelchisio (Conversano 1086, CDPugl XX, §47).
Nello stesso documento pizulo, -um è usato altre 10 volte; a latere vero [partes sep] tentrionis
[in medio] pizzulo casa filiis Andronico (Conversano 1095, CDPugl XX, §56); orientis nam-
2 Anche con il suffisso collettivo speccletis: «et finit in via de Cupersano ubi sunt ipse preno-
CDBar IV, §23); pizzuli (Bari 1047, CDBar IV, §33); pizulum (Bari 1238, CDBar VI, §69), ma piz-
ziolo (Terlizzi 1135, CDBar III, §57).
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que est pizzulo de casa Dunnando filio (Conversano 1100, CDPugl XX, §61); a septentrione
a medio pizzulo est domus [predicti Achilli] (Conversano 1159, CDPugl XX, §106)
ma
que domus est de trabi]bus quinque et media cum sex scolis et piczzeol(o) uno (Monopoli
1208, CDPugl XX, §158), unum orticellum in [capite piczzeoli ipsius do]mus partis meridiei
(ib.), nam a septentrione est pizzeol(am) predic(te) [domus] (ib.).
Veniamo ora alla discussione selettiva di qualche tipo lessicale relativo ad altre
aree semantiche, prima di passare alla morfosintassi del neutro.
Per barba e barbanus ‘zio paterno’ valgono le conclusioni di LEI 4,1241-46 che
modificano in parte l’ipotesi di Aebischer 1936, vale a dire barba ‘zio’ (cf. ad es.
Barba Sabinus fil(ius) Raonis s.l. 1237, CDPugl XX, §187) è forma latina e non ha
un’origine longobarda, anche se l’ipotesi germanica sarebbe geolinguisticamente
accettabile (si vedano i dati documentari proposti dal LEI anche precedenti
all’Edictum Rothari nel quale si trovano attestazioni di barba ‘zio’). Non è plau-
sibile invece l’ipotesi morfologica a sostegno di una derivazione germanica per
barbanus. Il LEI sostiene, infatti, che le forme barbanus nominativo e accusativo
barbanem e barbanum riscontrate sempre nell’Edictum Rothari (accanto a barba
e barbas nominativo) mostrano ampliamento della radice con -an- forse analogi-
co sui maschili in -ōne e non sono il frutto di una declinazione germanica -o/-an.
In altri termini si tratterebbe di un relitto della generalizzazione dell’obliquo ris-
contrata già nel latino medievale dell’Italia meridionale :
cepe[r]unt eum calumniare ipse barbanus eius et ipsi consobrini eius (s.l. 938, CDPugl XX, §7);
et abbas qui fuit barbanus meus (Castellana 941, CDPugl XX, §8); habuimus in commune cum
Manno filio Stasii barbano nostro duos vinales (Conversano 1122, CDPugl XX, §75); barba-
neus Id[eoque . . .] sumus Leo filio Petro [. . . filii Castel]manni qui sumus barbaneo et nepote
ex civit(ate) Cupersano” (Conversano 999, CDPugl XX, §28); sic est veritas ut iste barbaneus
meus iuravit (Monopoli 1074, CDPugl XX, §42); Iohannem barbaneum meum (Ruvo 1171,
CDPugl XX, §125)4.
4 Cf. barbanus (Bari 1005, CDBar IV, §9); barbano (Bari 981, CDBar I, §6; Bari 1012, CDBar
IV, §12); barvaneo (Bari 1001, CDBar I, §8; Bari 1009, CDBar IV, §10); barbaneo (Terlizzi 1033,
CDBar III, §2; Bari 1086, CDBar V, §7; Molfetta 1095, CDBar VII, §3; Bari 1098, CDBar V, §26;
Bitetto 1099, CDBar VIII, §22); barbanum (Bari 1136, CDBar V, §87); barbani (Barletta 1217,
CDBar VIII, §215).
Le origini del femminile plurale italoromanzo e la rideterminazione del neutro 27
intus huius civit(atis) [Monopolis in] pittag(io) Clodarum (Monopoli 1223, CDPugl XX, §171);
scil(icet) totam domum meam planam que fuit Ladonne Claude et est intus huius civit(atis)
in pictacio Portenove (Monopoli 1212, CDPugl XX, §162); predicta vero domus est intus huius
civitatis Monopolis in pictagio Clodarum (Monopoli 1236, CDPugl XX, §184). Formula due-
centesca, ma si riferisce a un’antica tradizione di suddivisione del territorio. Cf. Morea 1892:
296 (con un’ulteriore attestazione del 1283, anch’essa accompagnata da un toponimo).
in pectacia sancte Eugenie. (Salpi 1209, CDBar VIII, §254); in pectacia sancti Martini (Salpi
1226, CDBar VIII, §291); in pettacia sancte Eugenie (Salpi 1238, CDBar VIII, §316).
5 Il LEI 4,1242 riporta anche da un’iscrizione giudea di Taranto dell’VIII secolo: barbane
ego inter me et illum case et curte quas commune abuimus in hac civitate et feci ego ex ipsa di-
visione tandem duo pictacii de unaquaque sortione ut consuetudo est» (Bari 1048, CDBar IV,
§34).
28 Michela Russo
seda, seida ‘albero della melagrana’ ⬍ *SIDA; sede (Bari 1015, CDBar IV, §13); seida acia ‘mela
selvatica’, seide gen., seida dulce (Bari 1031, CDBar IV, §20; ad esso aggiungiamo bessayda ‘pis-
side, calice’ ⬍ ī de ea bessayda secretarii eiusdem ecclesie (Molfetta 1256, CDBar VII, §103)8.
mulier nomine Selletta filia Deidati (Conversano 938, CDPugl XX, §6), q(ui) s(upra) mulieri
Sellette (ib.), q(ui) s(upra) muliere Sellet[ta (ib.), ecc.; contro a medio pariete hortale de filii
Sillicti (Conversano 1009, CDPugl XX, §31).
Si tratta peraltro di una traccia molto importante di quello che sembra l’unico derivato ita-
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loromanzo di acidus con trafila popolare, non incluso nel LEI perché solo di documentazione
mediolatina.
Le origini del femminile plurale italoromanzo e la rideterminazione del neutro 29
cali atone sembra aver assunto dunque già nel latino medievale campano e pu-
gliese una chiara funzione di marca morfologica, e sembra essersi estesa, anche in
assenza di un contesto vocalico metafonizzante, quale contrassegno morfologico
dell’opposizione di genere e numero.
Il funzionamento del meccanismo metafonetico si evince ampiamente dalla do-
cumentazione della Puglia settentrionale: a parte i già citati brunzu e Sillictus, ecc.,
segnaliamo un’altra alternanza modellata secondo lo schema metafonetico e rin-
tracciabile ancora una volta in una coppia lessicale antroponimica, Carapresa
opposto a Caroprisio (documentazione tratta da Russo 2007a: 66):
et traderet m(ich)i uxorem Citacarapresam sororem suam (s.l. 1209, CDPugl XX, §160); de-
claro quod mortua Carapresa uxore mea matre (Monopoli 1257, CDPugl XX, §212); pro
Carapresa su[a] uxore premortua (Giovinazzo 1303, CDPugl XXIV, §5); Ego Carapresa filia
quondam Sthephani (Bitonto 1291, CDPugl XXII, §29); contro: iuxta domum Nicolai de
Caropriso (ib.); et iuxta clusum Nicolai de Caroprisio (Terlizzi 1268, CDPugl XXII, §5).
Se allarghiamo lo sguardo agli altri volumi del codice, metafonetico è anche il neu-
tro prisum ‘appezzamento di terreno’ che presenta qualche sporadico allotropo
femminile con opposizione di genere nella stessa documentazione (l’allotropo
femminile è invece molto attestato nella documentazione mediolatina campana,
cf. discussione infra): ad es. presa una de terra (Terlizzi 1318, CDPugl XXII 124) o
prisa de terra (Barletta 1175, CDBar VIII 125):
priso (Corato 1125, CDBar IX, §23; Terlizzi 1167, CDBar III §100); prisum (de terra) (Barlet-
ta 1169, CDBar VIII §110; de terra, Barletta 1191, CDBar VIII §165; Molfetta 1252, CDBar
VII 101; prisi gen. (Barletta 1198, CDBar VIII §180).
pario plaiuni de lino, pario plaiuni capituo polemito (Monopoli 1054, CDPugl XX, §40); pla-
giuni [duo paria plagiuni] de lino novi (Conversano 1110, CDPugl XX, §64); contro plaioni pa-
ria plaionum duo, unum ad decem et octo et aliud ad sedecim bona n[ova] (Monopoli 1226,
CDPugl XX, §174); par unum de plaionibus ad quatuordecim novum bonum (Conversano
1246, CDPugl XX, §197); duo paria plaionum alium ex eis ad [sextum] et alterum ad duode-
cim, imbastituras duas similiter plaionum (Conversano 1260, CDPugl XX, §217)9.
9 Cf. plaioni (Bari 1028, CDBar IV, §18; Canne 1035, CDBar VIII, §12; Bari 1088, CDBar V,
§9); plaionum (de lino), plaionem (Terlizzi 1138, CDBar III, §51); plaionis (Terlizzi 1180, CDBar
III, §129; Terlizzi 1191, CDBar III, §156; Barletta 1257, CDBar X, §96; Terlizzi 1267, CDBar III,
§285); plaionem (de lana) (Monopoli 1181, CDBar I, §57); plaionorum (Molfetta 1184, CDBar
VII, §68); plaiones (Bari 1190, CDBar V, §155).
30 Michela Russo
In alcuni documenti appare chiaro che tali lenzuola sono valutate secondo l’altez-
za (ad decem et octo, ad sedecim, ad quatuordecim).
Ancora da ⬍ *-ōnī lessicalizzato, ma collegato «intra-sistemicamente» alla serie
suffissale abbiamo scattuni ‘vasi’:
scattuni octo (Monopoli 1054, CDPugl XX, §40); et quattuor scattuni (Conversano 1110,
CDPugl XX, §64).
Per ⬍ -tōriu abbiamo cardaturo ‘strumento con denti uncinati per cardare la lana
o altri elementi filabili’ (su cui già Russo 2007a: 87):
cardaturo pettinanda stuppa (Monopoli 1054, CDPugl XX, §40); et uno cardaturo (Conversa-
no 1110, CDPugl XX, §64; cf. Bari 1021, CDBar I §10.9 e §29).
foras hac civitate in loco qui dicitur lapelluso (Bari 1086, CDBar V, §7), Hec est enim predic-
tam clisurallam cum olive et ipsa corigia de terra in ipso lapelluso sub murice (ib.); Unum
scriptum venditionis unius lame que vocatur de lap[ell]uso cum omnibus arboribus olivarum
(Bari 1108, CDBar V, §53); in opposizione a unam peciam de terram meam quam habeo ubi
la pellosa dicitur subtus ipsa murice (Bari 1049, CDBar I, §23), que venit a Fraxenito extra
quam viam est terra lapillosa (Bari 1155, CDBar V, §112), predicte pezie de terra Iapillose (ib.).
La desinenza -as della scripta mediolatina napoletana, non relegata alla morfo-
sintassi dell’accusativo, mostra la conversione tra neutrali e femminili; e attraver-
so di essa vengono segnalati i paradigmi eterogeni con opposizione grammaticale
del genere che anticipano quindi il napoletano di epoca successiva (nelle coppie
allotropiche del tipo palmentum/palmentas); tale desinenza è, tuttavia, soltanto un
espediente grafico ipercorrettivo, un travestimento latinizzante dei neutrali (cf.
§3.2). Si evidenziano in tali scelte grafiche le affinità tra neutrali e femminili nel-
l’espressione quantificata del plurale e l’unidirezionalità dell’origine desinenziale
del femminile plurale romanzo che dalla documentazione pugliese, salernitana e
napoletana appare uniformemente come -e (absque ipse sepulchre, ad ipse Casel-
le, cf. §3.3).
cum puteo da aquas cum olibe et [rel]iqua poma [. . .]; cum casilis qui palearee fuerunt et cum
[f]icus et poma simulque et inclito Ipso ortale maiore ibi coniunctum cum poma sua et ficus
(Conversano 1014, CDPugl XX, §33).
Di questa classe morfologica fanno parte i sostantivi neutri di IIa declinazione che
conservano il plurale in -a come brachia, poma o castella:
materna successione in vico Kastellano betere quam et in Kastella (Conversano 901, CDPugl
XX, §1)
et hocto capita de bobi masculi et femine et asini quadtuor et hoctaginta capita de pecura et
una asina (Polignano 1024, CDPugl XX, §36).
Emerge quindi col tipo morfologico brachia una vera e propria desinenza di plu-
rale collettivo; questo tipo morfologico è costituito da una forma di plurale neu-
34 Michela Russo
tro, ma ad esso si aggregano anche nomi in origine maschili aventi significato col-
lettivo, a seguito di metaplasmi analogici e neoformazioni. Rimarchiamone qual-
cuno nella documentazione pugliese come octo scannella (Bari 1205, CDBar I,
§73)10. Varie poi sono le attestazioni dei morfemi plurali collettivi in -a e in -ora
riscontrate, all’interno di paradigmi eterocliti, opposti a una quantificazione sin-
golativa. Per -ŏra, che rappresenta come -a il tipo paradigmatico eteroclito, rica-
viamo:
morgincaph (Bari 981, CDBar I, §6; Bari 1005, CDBar IV, §9; Casamassima 1022, CDBar I,
§11; Bari 1028, CDBar I, §14; Bari 1028, CDBar I, §15; Bari 1030, CDBar I, §16; Bari 1036,
CDBar I, §19; Bari 1044, CDBar IV, §30); morgincap (Bari 1001, CDBar I, §8; Castello Acena
1017, CDBar I, §9; Terlizzi 1119, CDBar III, §40; Molfetta 1160 (1159), CDBar VII, §33); mor-
ginkap (Bari 1036, CDBar I, §19);
altrove morgincaput:
morgincaput (Bari 952, CDBar I, §1; Casamassima 962, CDBar I, §4); gen. morgincapitis (Bari
1028, CDBar I, §14.19); morgincapite ([Siponto 1203], CDBPugl XXXII, §62)
e infine morgincapora con risegmentazione del neutro plurale capita in -ŏra. An-
cora per -ŏra, ricaviamo le opposizioni paradigmatiche lacora/lacus (con differen-
za anche su basi semantiche tra collettivo e singolativo), lectora/lectus, applictora/
applictum:
ab oriente sunt terre filiorum Melis [de] Lachura de Poliniano (Conversano 1263, CDPugl
XX, §218); cf. lacora ‘vasche d’acqua a giorno, senza volta (per tenervi a macerare canapa o
lino, o come abbeveratoio)’ o ‘pozzi’ (Bari 952, CDBar I §1; Bari 1060, CDBar IV §40; Mol-
fetta 1076, CDBar VII §1); lacoris (Bari 1028, CDBar I §14); lagura (Monteverde 1059, CDBar
VIII §17); opposto a un maschile singolativo lacus ‘sistema formato da una serie di pozzi sca-
vati l’uno vicino all’altro che con la pioggia possono essere facilmente sommersi, fino a for-
mare una sorta di bacino’ prima fine a pars orientis in ipso alto ab ipso cilio de ipso laco est
ipso pastino vestro (Conversano 915, CDPugl XX, §4); et de quante putee abeo in ipso laco
Flaburra (Conversano 957, CDPugl XX, §12)11; foras civitate Cupersano in loco qui bocatur
laco Bescaro ubi Orticello vocatur (Conversano 962, CDPugl XX, §15) [ecc.]; Lacofetido to-
pon. uno gurgo qui ab antiquis bocabatur Lacofetido (Conversano 915, CDPugl XX, §4).
Coniglio 1975: 27N sostiene che si tratta di errore per loco, ma l’interpretazione non è
11
necessaria.
Le origini del femminile plurale italoromanzo e la rideterminazione del neutro 35
Altrove nel corpus esprimono quantificazione collettiva, come detto, lectora (ca-
put lectora equivale a ‘capezzale’) e applictora, in opposizione ai singolativi lectus
‘baldacchino’ o a applictum ‘annesso di un edificio’12, il contrasto espresso è quin-
di singolativo vs. collettivo:
caput lectora ‘capezzale’ (Bari 1067, CDBar I, §26), ma maschile lectus claveatus ‘baldacchino’:
lecto clabeatum (Monopoli 1054, CDPugl XX, §40); lecto kabeato (Bari 1065, CDBar IV, §42);
lecto claveato (Bari 1088, CDBar V, §9); lectum claveatum (Molfetta 1232, CDBar VIII, §243)13;
applictora (Canne 1001, CDBar VIII, §2), applectore (Bari 1091, CDBar V, §16) opposto a un
singolare applictum: applectum (scoopertum, parvulum terraneum); applicto (terraneo cooper-
to ad planke) (Bari 1011, CDBar IV, §11); applictum (Barletta 1274, CDBar VIII, §304)14.
domus ipsa cum omnibus pertinentiis et utilitatibus [cum tectumine] et guttis suis (Conversano
1140, CDPugl XX, §89); ad eandem domum ibi[dem perti]nente cum tectu tectumine guttis
hostiis parietibus et lignaminibus suis (1190, CDPugl XX, §141); tectummine cum tectu tec-
tummine et ductis suis ostiis et balconibus et lignaminibus suis (Monopoli 1189, CDPugl XX,
§140); casella ipsa conciata cum pari . . . et tectumen suum (Conversano 999, CDPugl XX,
§28)15.
«unum aplictum» ‘annesso di un edificio’ (Salerno 993), «cum ipso applictum» (ib), «et havitent
in uno applicto de terra» (Atrani 1061), la documentazione è tratta da Russo 2007a: 289.
15 Incerta la differenza tra tectum e tectumen, che in vari documenti ricorrono insieme (non
convince l’ipotesi, peraltro avanzata cautamente da Morea 1892: 260N, per cui «pel primo deb-
ba intendersi il Solajo, e pel secondo la Soffitta».
36 Michela Russo
capore ‘estremità (di un lenzuolo)’ alio sabanello villato cum capore ad sericum (Bari 1067,
CDBar I, §26); capure duo ma[suli curama] ‘estremità (di un fazzoletto)’ (Polignano 1145,
CDPugl XX, §97)16;
coppore ‘coppe, conche, recipienti’; positam gabata et interones et ad coppore qualiter volue-
bamus (Conversano 1052, CDPugl XX, §38).
cu(m) dua palmentas et subscetorias (Napoli 1193) / cum suprascripta integra pischina et
pal[men]tum et subscettorium suum (Napoli 1178); in qua est constituta pischina et palmen-
tu(m) (Napoli 1178);
L’allomorfo capore è anche nella scripta napoletana, cf. Russo 2007a: 290: «et abere de-
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beamus capore de trabi» (Napoli 1246), accanto all’allomorfo capora: «ponere capora de trabi»
(Napoli 1226).
Le origini del femminile plurale italoromanzo e la rideterminazione del neutro 37
sicuti inter se pariete et egripus exfinat altum (Napoli 1207); contro cum arboribus et fructo-
ras suas et cum scapulis et egripas seu rioras suas et cum casa frabita et cum dua palmentas et
subretorias suas (Napoli 1201).
Questo plurale -s, che rappresenta una strategia di espansione del neoneutro, as-
socia neutrali e femminili; analogamente nella scripta salernitana e pugliese la de-
sinenza femminile -e esprime una nuova codifica grammaticale, legando femmini-
li e sostantivi neutri, etimologici e analogici, nell’espressione del tratto di plurale.
Le desinenza -as della scripta napoletana e quella vocalica -e della scripta
pugliese non divergono: la desinenza -as è un’ipercorrezione grafica che indica,
proprio come la scelta grafica -e, la coalescenza tra neutrali e femminili nella rap-
presentazione di un plurale quantificato. Si tratta di una rideterminazione grafica
necessaria dovuta all’opacizzazione del neutro.
Il plurale vocalico in -e delle carte salernitane e pugliesi e il plurale in -s della
scripta mediolatina napoletana convergono, dato che entrambe le soluzioni grafi-
che rifunzionalizzano la classe dei neutrali mediante l’eteroclisia del genere.
Esaminiamo ora alcuni processi di rianalisi del morfema -a legati all’utilizzo lessi-
cale del cambio di genere nella nostra documentazione e il genere lessicalizzato
nell’opposizione -u/-a.
Il fenomeno della lessicalizzazione degli allotropi omoradicali riguarda, come
per la coppia degli inanimati eterogeni, la designazione degli inanimati. Tali allo-
tropi differiscono soltanto in rapporto alla marcatura del genere (maschile/neutro
opposto a femminile singolare) e introducono nuove opposizioni semantiche e les-
sicali. Nel caso di lessicalizzazioni al femminile singolare, lo ripetiamo, non vi è una
nuova opposizione grammaticale, come nei paradigmi eterocliti, giacché il piano
degli accordi resta intatto (per un quadro dettagliato di questa allotropia in ter-
mini di differenziazione geolinguistica nella scripta notarile mediolatina meridio-
nale, si rinvia a Giuliani 2007).
In alcuni casi, nelle coppie con allotropia del genere, non vi è differenziazione
diatopica nell’uso delle varianti, ma semantica. Tali varianti possono esprimere
una relazione di grandezza con -a aumentativo e appartenente al piano della mor-
fologia derivativa. Ad esempio, il tipo femminile carbonaria riscontrato opposto a
un singolare carbonarium occorre come toponimo nella documentazione pugliese
(e non solo) e fa riferimento a un tipo di fossato:
VI, §88); in dotem a domino Matheo de Carbonara qd. Gualterii de Carbonara (Bari 1266,
CDBar 2, §1), Matheus de Carbonaria (Trani 1264, CDBar I, §107), sire ursone de Carbona-
ria (ib.), ecc.
Gualterius de Carvonario (Bari 1160, CDBar V, §118), in loco Carbonaro et terras vacuas
(Bari 1245, CDBar VI, §84), in pertinentiis Bari prope Carbonarium (Bari 1208, CDBar VI,
§22).
carvonario (Bari 1075, CDBar V, §1); carbonarios (Bari 1098, CDBar V, §26); carbonarium
(Noia 1129, CDBar V, §76; Bari 1142, CDBar V, §95; Barletta 1168, CDBar X §25); -aru: car-
bonarum (Bitonto 1098, CDBar V, §27).
Secunda fine est ipsum plaium istius corigie (Bari 1093, CDBar V, §17); una pecia de terra que
est ⬍. . .⬎ lama in ipso plaio (Bari 1021, CDBar IV, §15); (lama in ipso) plaio (Bari 1021, IV
15); iamdicta pecia de terra que est supra ipsa lama in ipso plaio (ib.); de ipso plaio de ipsa
lama ubi vocatur Sinápi (Bari 1031, CDBar IV, §20); in ipso plaio de loco Celie (Bari 1039,
CDBar IV, §26).
Sui tipi plagiu e plagia nella documentazione notarile campana, pugliese e lucana,
si rinvia all’ampia disussione di Giuliani 2007: 187-96.
La variazione di genere è lessicalizzata su basi semantiche anche nella coppia
allotropica aquarium/-a ‘serbatoio d’acqua’ e ‘canale di scolo’, con il singolativo
assegnato al maschile nella documentazione (cf. anche LEI 3,610s.):
aquaria: et de tote ipse aquarie (s.l. 966, CDPugl XX, §19). Cf. aquaria forse ‘serbatoio d’ac-
qua’ anche (Bari 1045, CDBar IV §31; Bari 1048, CDBar IV §34; Bari 1151, CDBar I §48); op-
posto a un singolare assegnato al maschile: aquarius: videlicet domus, casalinos, puteos, aqua-
rios, olivas [vineas] terras cultas et incultas pertinentes m(ich)i (Conversano 1203, CDPugl
XX, §153).
Si osservi a conferma di quanto esposto che questo stesso tipo lessicale nella
documentazione mediolatina napoletana è inserito invece nella variazione gram-
maticale del genere attraverso l’espediente grafico ipercorretto -as, scelta grafica
utilizzata per la rappresentazione del femminile nel sistema eteroclito, con con-
versione di -a nella classe di femminile plurale (cf. Russo 2007: 296): cum moni-
men et aquarias suas (Napoli 1201), analogamente a cum fructoras (Napoli 1180),
cum fundoras (Napoli 1153), ecc.
Tra i termini del diritto germanico di origine longobarda (cf. Sabatini 1963-64:
230-31) abbiamo allotropia del genere nella coppia femminile con sfumatura col-
lettiva (ma femminile singolare) guadia in opposizione al neutro guadium:
guadia ‘garanzia (nel diritto germanico)’, anche nella loc. g. dare; wadia (Bari 952, CDBar I
§1); wadiam (Bari 959, CDBar I §3; Casamassima 962, CDBar I §4); vadiam (Bitonto 1141,
CDBar I, §46; Bari 1199, CDBar I, §68; Bari 1210, CDBar I, §77); guadiam (Bari 957, CDBar
I §2; Bari 977, CDBar I §5; Bari 1001, CDBar I §8; Castello Acena 1017, CDBar I §9; Bari 1021,
CDBar I §10; Casamassima 1022, CDBar I §11; Bari 1028, CDBar I §15; Bari 1030, CDBar I
40 Michela Russo
§16; Bari 1031, CDBar I §17; Bari 1036, CDBar I §19; Bari 1046, CDBar I §21); opposto a gua-
dium . . . dederunt (Bari 962, CDBar IV, §2); guadium . . . dedit (Bari 988, CDBar IV, §3); Et da-
tam abuit michi guadium . . . Et proinde guadia ipsa nobis dedit (Bari 988, CDBar IV, §3); gua-
dium dedi (Bari 1077, CDBar V, §2); guadium . . . dedi (Bari 1087, CDBar V, §8; (Bari 1101,
CDBar V, §33; Bari 1105, CDBar V, §41); vadium . . . dedi (Bari 1155, CDBar V, §113; Bari 1169,
CDBar V, §128; Bari 1174, CDBar V, §130; vadium . . . dare (Bari 1148, CDBar I, §47); vadium
. . . dedi (Bari 1148, CDBar I, §47; Bari 1188, CDBar I, §61); vadium dedi (Bari 1182, CDBar I,
§58).
ut ipse pastine quod nos pastenate abemus in ipsa ereditate ipsius Castelmanni . . . (Monopoli
905, CDPugl XX, §2); et duo pastine in ipse Scraie, et uno pastino ad casa Andree . . .; et in Vari
tria pastina (Conversano 915, CDPugl XX, §3); est ipso pastino vestro et cum alio pastino ve-
stro mediano (Conversano 915, CDPugl XX, §4) [ecc.]; cf. anche pastene pl. (Bari 1003, CDBar
IV, 8); pastine (Bari 1039, CDBar IV, §26; Terlizzi 1076, CDBar III, §17); opposto a un singo-
lativo pastino (Bari 1001, CDBar I §8; Monopoli 1009, CDBar IV §10; Bari 1032, CDBar IV
framm. 8); pastinu (Bari 1300, CDBar XIII, §86)
si osserva ancora una volta come nella scripta pugliese la desinenza di neutro
plurale in -a (n.pl. pastina) sia sostituita dalla desinenza di femminile plurale in
-e (f.pl. pastine: duo pastine vs. tria pastina), incanalando l’opposizione gramma-
ticale nel sistema eteroclito e manifestando ancora una volta la coalescenza di
neutrali e femminili. In questo caso la scripta salernitana mostra invece un’allo-
tropia nella variazione del genere che si esprime attraverso un genere differen-
ziale lessicalizzato (la documentazione campana che segue è tratta da Russo
2007: 305):
in loco Felecta ubi a la Pastena dicitur (Salerno 1067); ubi a la Pastina dicitur (Salerno 1069),
in opposizione lessicale a de ipso loco Locubia que dicitur Pastino (Salerno 1072).
ficus f. ‘albero di fichi’ in ipsa clausurea agmidolas et ficus succi[dere] (Rutigliano 1141,
CDPugl XX, §91); cum casilis qui palearee fuerunt et cum [f]icus et poma simulque et inclito
ipso ortale maiore ibi coniunctum cum poma sua et ficus (Conversano 1014, CDPugl XX, §33);
fico (Casamassima 962, I, 4);
Le origini del femminile plurale italoromanzo e la rideterminazione del neutro 41
fica f. et descendit recte usque ad corticellas per specula ubi est fica (Conversano 1263, CDPugl
XX, §218); ficarum (Bari 1191, CDBar V 157); ficuum (Bari 1301, CDBar XIII 115)18; fica co-
lumbara ‘albero del fico fiorone’; -am -am (Bari 1226, CDBar I 93).
Tornando alla rappresentazione del plurale neutro e del plurale femminile nella
scripta pugliese, non mancano nella stessa documentazione attestazioni dirette di
-e femminile plurale romanzo, a cominciare dalla toponomastica:
cum . . . et duo homilie seu et uno collectario, duo iosstarie cum duo intofanarie unum de dia
et . . . uno ammicto cum tres horarie et patene due (Polignano 1024, CDPugl XX, §36)19.
Intefonarios duos, unum videlicet de nocturnis et alium de diurnis (Conversano 1169, CDPugl
XX, §123)
cum curtis et ortalibus, vineis, vinialis, territorie, pomis, arvoribus (Conversano 901, CDPugl
XX, §1); absque ipse sepulchre (Conversano 1014, CDPugl XX, §33).
Anche altrove nel Codice diplomatico barese attestiamo: «extra ipse scale» (Bari
981, CDBar I, §6); «una pecia de triginta modie» (Bari 977, CDBar I, §5); «alia pe-
cia de quattuor versurie» (ib.), ecc.
Per concludere, ciò che si evince dalla documentazione notarile pugliese è che
sia i femminili, sia i neutrali prediligono quale scelta grafica una desinenza -e nel-
la strategia di rappresentazione del plurale. Tale strategia desinenziale lega i fem-
minili plurali quali sepulchre, iosstarie, intofanarie e i neutrali quali capore, coppo-
18Cf. fice pl. (Bari 1015, CDBar IV §13); fike (Bari 1036, CDBar I §19).
19Cf. iosstarie ‘?’ deformazione irricostruibile di historie o di «Iussoria, oggi Constitutiones»
(Morea 1892: 82N); horarie ‘stole’.
42 Michela Russo
re, applectore ecc. L’utilizzo di questa desinenza, nella rappresentazione del fem-
minile plurale, è stata messa in evidenza anche per le carte mediolatine salernita-
ne da Russo 2007: 287s., da cui si trae la seguente documentazione (cf. p. 297-98):
qui dicitur da le Cerze (Salerno 1068), qui ut dic(tum) est da le Cerze (ib.), qui dicitur ad Cer-
ze (ib. 184); ad ipse turricelle (Salerno? 1046); ubi dicitur Troccle (Salerno 1068), ecc.
CDBar I = G. B. Nitto De Rossi/F. Nitti De Vito (ed.), Le pergamene del duomo di Bari (952-
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missione Provinciale di Archeologia e Storia Patria. Trani, 1899)
CDBar III = F. Carabellese (ed.), Le pergamene della Cattedrale di Terlizzi (971-1300) (= Codi-
ce diplomatico barese 3), Società di Storia Patria per la Puglia, 1960 (= Bari, Commissione Pro-
vinciale di Archeologia e Storia Patria, 1899)
CDBar IV = F. Nitti Di Vito (ed.), Le pergamene di S. Nicola di Bari. Periodo greco (939-1071)
(= Codice diplomatico barese 4), Società di Storia Patria per la Puglia, 1964 (= Bari, Com-
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Archeologia e Storia Patria, Trani, 1899)
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dice diplomatico barese 8), Bari, Commissione Provinciale di Archeologia e Storia Patria, 1914
CDBar IX = G. Beltrani (ed.), I documenti storici di Corato (1046-1327). Parte 1 (= Codice di-
plomatico barese 9), Bari, Commissione Provinciale di Archeologia e Storia Patria, 1923
CDBar X = R. Filangieri Di Candida (ed.), Le pergamene di Barletta del Reale Archivio di
Napoli, (= Codice diplomatico barese 10), Bari, Commissione Provinciale di Archeologia e
Storia Patria, Trani, 1927
Le origini del femminile plurale italoromanzo e la rideterminazione del neutro 43
CDBar XIII = F. Nitti Di Vito (ed.), Le pergamene di S. Nicola di Bari. Periodo angioino (1266-
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CDPugl XXII = F. Magistrale (ed.) Le pergamene della Cattedrale di Terlizzi (1266-1381), Bari,
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CDPugl XXIV = P. Cordasco/M. Cordasco Cannataro/A. D’Itollo (eds.) Pergamene angioine
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44 Michela Russo