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Unita 1
Ciao , Salve سالم
Io sono… هستم...من
Grafia dell’alfabeto:
Esempio:
Avendo derivato le proprie regole di scrittura dall'arabo, il
persiano non scrive le vocali brevi, ma soltanto il nudo
scheletro consonantico delle parole. Questo, nonostante
che il persiano non sia una lingua semitica e quindi dia
meno risalto alla struttura consonantica. La corretta lettura
delle vocali viene dettata dal contesto della frase e
dall'esperienza del lettore.
Le tre vocali brevi dunque non vengono segnate in alcun
modo, essendo considerate implicite:
Come in arabo, anche in persiano la presenza delle vocali
lunghe ā ū ī viene indicata facendo seguire alla vocale
implicita una consonante di prolungamento (matres
lectionis), che a seconda del caso sarà rispettivamente una
delle tre consonanti deboli ` w y [alef vāv yā].
Negli esempi che seguono, le consonanti deboli ` w y non vanno considerate come le
rispettive vocali lunghe ma come lettere di prolungamento delle vocali implicite:
All'inizio di parola, le vocali lunghe vengono indicate con
una alef seguita da una lettera di prolungamento (matres
lectionis), che per le vocali ā ū ī sarà rispettivamente la
consonante debole ` w y [alef vāv yā]. Nel caso di ā,
analogamente a quanto accade in arabo, non essendo
possibile disporre due alef di seguito, si provvede con
una alef madda, ovvero una alef sormontata da un'altra
piccola alef scritta di traverso.
Qualche esempio:
Alle vocali di cui abbiamo parlato, che si sovrappongono
a quelle già contemplate dalla scrittura araba, si unisce in
persiano la tipica vocale é, posta alla fin della parola e
sempre tonica (accentata). Viene indicata dalla
lettera hey, che normalmente è la consonante aspirata h,
ma che in fin di parola, qualora non sia preceduta da una
consonante lunga, acquista appunto il valore di é.
Esempio:
Nel persiano moderno vi sono quattro dittonghi, che
vengono rappresentati così:
Il persiano deve però coprire con queste tre mozioni un campo vocalico
assai più vasto. Dunque fetḥé si usa per segnalare a ed ā, e anche é in fin
di parola; żemmé segnala o ed ū; kesré segnala infine e ed ī.
Esempio: