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DI UN ANTICO IPOGEO SCOPERTO IN NAPOLI

Di due specie sono le tombe greche venute a luce varietà di celle mortuarie, richiamerò fra gli ipo­
in Napoli fino ad ora : una è dei sepolcri per singole gei già da tempo scoperti in Napoli quei tre, le cui
persone, scavati nel terreno a profondità varia ; T altra particolarità conosciamo meno imperfettamente. Essi,
è delle camere sepolcrali, capaci di parecchi morti, e in ordine topografico, si succedono nel seguente modo.
scavate nel banco di tufo. 1. Il più prossimo alla porta di s. Gennaro fu
Della prima categoria Fabio Giordano, che per trovato (') nel maggio del 1790, scavandosi un pozzo
sincerità, retto giudizio e dottrina ha il primato fra nella casa dei sigg. Filippi. Toccato il giacimento di
gli Umanisti napoletani che scrissero sulle antichità tufo, si vide che questo era stato tagliato e confor­
patrie, avea fin dal suo tempo indicate due forme (’) : mato a cella sepolcrale, di modo che tutta intera la
le tombe composte di grossi tegoloni, e quelle di stanza (pavimento, pareti e vòlta) era di un solo masso
grandi lastre di tufo (2). tufaceo. Nell’ interno la cella era lunga circa m. 8,00,
Le tombe della seconda specie, dico le camere larga 4,50, alta 3,50, e si vedeva rivestita di stucco,
sepolcrali, a cui va ascritto il monumento che pub- meno che nella vòlta. Le pareti erano decorate di co­
blichiamo, si sono esclusivamente trovate nel piano fra lonne, fra le quali sorgevano dal suolo, alti m. 0,80,
la porta di s. Gennaro e la catacomba dello stesso nome, undici loculi parimenti scavati nel tufo, lunghi m. 1,85,
ossia nella valle circoscritta dalle colline della Stella, eccetto uno più corto, situato dirimpetto all’ entrata,
di Capodimonte e dei Miracoli. Anch' esse presentano ed erano chiusi con tegoloni ben connessi. Sopra ai
due varietà : T una è dei sepolcri formati d’una camera loculi ed in lettere greche leggevansi dipinti a color
sola, l’altra è di quelli composti d'una camera supe­ rosso o nero i nomi delle persone ivi sepolte (2). Note­
riore e di una inferiore. Per rilevare meglio le diffe­ vole fra le iscrizioni dipinte era un epigramma con­
renze e le somiglianze, che raggruppano queste due sacrato ad Euphron della fratria degli Eunostidi, col
nome di Lentia (figlia) di Euphron aggiunto nel campo
(') Hist.Neap. ms. Lib. I, cap. XXXVI: « Itaque primum dell’ epigramma (3).
« in exterioribus urbis pomeriis singulis singula sepulchra fle-
« bant, vel ex maximis bipedalibusque lateribus arcae in modani P) Una sufficiente notizia di qnesto ipogeo ci fn traman­
« humi defossa, ut in Constantinopolitana via dum exaequare- data dall’autorevolissimo testimone oculare, che fu mons. Resini
« tnr, et in B. Sebastiani monasteri hortis observavimus ; vel (in Hercul., Voi. 1,1793, p. 8, not. 28) e dall’Ignarra {De Phratr..
« ex quatuor ingentibus ex patrio tupho lapidibus, eodem inter p. 124-25), che ricevè le sne informazioni dallo stesso Resini,
« se more compactis, ut sub Patulcio colle ad Nucerini Ducis e dal Lnpoli. Gli atti officiali sincroni, pubblicati da Rnggiero
« subnrbium, et sub B. lanuarii porta in cavea, quam B. Antonii (Documenti degli scavi di antichità dal 1743 al 1876, Na­
« dicimus, via humi efibssos frequenter inspeximus... In Iris poli 1888, p. 7) danno soltanto il nome del proprietario della casa.
« fere omnibus aeneos nummos, hctlles quoque aliasque varii Vi è nella biblioteca della Società Napoletana di Storia patria
« generis Incernas, cretaria vel vetera interdum onychina, alte- una relazione ms. di Michele Arcangelo Lupoli snlla scoperta
“ riusve lapidis vascula aperta conspeximus ». Presso G. Fusco, di questa tomba.
Greca iscrizione a M. Aurelio Artemidoro, Napoli 1863, p. 63. (2) La relazione di Lupoli afferma, che tra le iscrizioni
(2) Le anfore, private del collo e contenenti scheletri di apparivano le vestigia di altre leggende, che erano state coperte
bambini, che furono trovate nel giardino di s. Andrea delle da nno strato di calce.
dame (Notizie 1892, p. 99) sono di epoca romana. (3) Kaibel, Inscr. gr. Sicil. et Ital. 1890, n. 783.
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Nello stesso anno 1790, sfondata una parete della fanciullo Aristone scoperto in quella camera sepolcrale,
camera sepolcrale di Euphron, si passò in una camera ma nessuno ci lasciò una notizia piena di tutta la
contigua quasi simile, ma meno ampia, che conteneva tomba. Ne diede alcuni cenni il Matterelli ('), e così
sette loculi, dei quali due solamente portavano iscritto sappiamo che alla profondità di circa 17 m. si trovò
il nome del morto, e ad un terzo era sovrapposta una camera rotonda, che nell’ ambito misurava circa
un’urna cineraria di terracotta, a due anse, coper­ 15 m., ed era nel centro di quattro camere minori.
chiata, e con la leggenda in lettere rosse ('): In giro alla stanza maggiore v’ erano colonne, che soste­
EYAPOMOY nevano un epistilio, su cui posava la cupola, e questa
TOY TNAIOY aveva nel culmine una testa di Medusa: la stanza
Sulla cornice della stanza erano disposte in fila tredici centrale e le circostanti insieme agli ornamenti archi­
statuette di terracotta colorite, e in mezzo a una grande tettonici erano state ricavate da un solo masso di tufo.
quantità di rozzi vasi di argilla, e a pochi vasi colo­ Olle di creta e di bronzo contenevano le ceneri dei
riti a vernice, si raccolse un vasetto a forma di pera, che morti, i cui nomi erano dipinti sulle pareti. Si tro­
in rosso e sopra fondo nero, con taluni ornati di bianco, varono, oltre all’ anaglifo di Aristone, altri di marmo
ha una Nike assisa, che regge con la diitta una situla e di argilla co’ nomi dei defunti, e insieme a un’ ab­
e con la sin. un paniere con frutta (2). Gli stucchi con bondante suppellettile funebre alcune monete di bronzo
iscrizione tolti da questa e dalla camera precedente di Nerone. L’Ignarra (2) fa menzione anche di loculi,
furono cinque, e si conservano nel Museo (3). che il Martorelli omette, e riferisco altresì un' epi­
2. Nelle fondamenta del monastero dei Vergini
fu esplorata nel febbraio 1759 una stanza rotonda. h. Hieronymi Jordani in Aristonis puerì sepolcrale epi­
I grecisti napoletani di quel tempo scesero in campo, gramma commentarius, Neapoli VI Kal. iul. 1759. Di pa­
gine 40, con fac-simile a p. 5 dell’ intero marmo, cioè del bas­
quasi tutti, per spiegare F epigramma greco (4) del sorilievo e dell’epigramma.
i. Nicolaus Schiavarelli, Ariston redivivus e tricis Gram-
matistarum manumissus, Kalendis iuliis 1759. Di pag. 20.
(i) Gli Atti presso Ruggiero (op. cit., p. 9) hanno, come sopra,
j. Jacobi Martorellii AnoAOrOYMENflN aeytephn
fnaioy; in Hercul. Voi., loc. cit., tneoy.
(s) Ruggiero, op. cit., 2 sett. 1790, p. 8-9 — Heydcmann, adversus Anonymi amarulentissimi oc doctissimi triptychon
Vasensamml. zu Neapel, 1872, ri. 700. inscriptum vindiciae. Di pag. 16, con fac-simile a p. 11 del
(3) Ruggiero, op. cit., p. 10; invent. del Museo, ri. 4666, 4671, marmo.
4716, 4718 ( = Kaibel, n. 783), 4721. k. (Nicolaus Ignarra). Auctoris Vindiciarum, prò V. Cl.
1) Kaibcl, n. 769, invent. Museo, n. 6574. I fogli volanti e
("* Jacobo MartoreUio Palinodia. Neapoli VI Kal. sept. 1759.
gli opuscoli stampati in quella occasione, raccolti in un volume Di pag. 8.
miscellaneo posseduto dal venerando comm. Bartolomeo Capasso, (’) V. in nota precedente b. u Epigramma... in brevi mar-
sono undici: « more scalptum, in quo etiam virum ac mulicrem, in medio-
a. (Giacomo Matterelli) Un foglio sciolto contenente il « que puellum stantes anaglyptico visore est, inferno palmos
primo annunzio, cioè il testo e la versione latina. « nostrates ciré. 65 in fundamentis aedium Sacerdotum Divi
b. (Giacomo Matterelli) In un foglio sciolto il fac-similc « Vincentii de Paullo instituta sectantium februario mense
dell’epigramma, la versione latina, brevi note e una notizia del “ anni 1759 repertum iuxta rotundum, ac plenae et doricae artis
luogo del trovamento. « columbarium, cuins interior ambitus palm. ciré. 57 nuperrime
c. (Anonimo) Vetusti epigrammatis in marmare sculpti « quoque detectum (cui adjacent quaterna parvae molis) co-
Neapoli in aedibus PP. Congreg. Missioni» nuper effossi editio fi lumnis, epistylio affabre depicto, tholo ignotae follasse antehac
altera accuratior, qua epitaphium antehac aaesiioton puero « structurae, ollis ex creta Aglina, atque aere cyprio, lucemis
Aristoni vindicatur, Neapoli, V Kal. Apr. 1759 (Un foglio « ac phialis vitreis, aliorumque vasorum strue, quamplurimis
sciolto che dà il testo e la versione latina con note). « nominibus in iis sepultorum in pariete Graece non uno colore
d. (G. Matterelli) AnoAOroYMENA joro graeco epigram- « depictis ornatissimum ; praeter qnaedam aerea Neronis Aug.
mate latine converso ab Jacobo MartoreUio adversus accura- « numismata et bene multas vetustatis res eximias, veluti
tiores posteriori» editori» animadversiones, Neapoli prid. idus « alia anaglypta S-ttràatpct partim ex marmore cum nominibus
Aprile» 1759. Di pag. 12. « denatorum, partim ex argilla: et nil inelegans parvum exem-
e. (Nicolaus Capycius) Philopalaeo amico dulcissimo Phi- « piar architectonices ex uno Sorrentino saxo, quae negotium
l(ìi)ellenicus eclecticus, Neapoli noni» Aprii. 1759. Di pag. 3. « grande facessit huius artis magistris, aliis posthabentibus,
f. (Nicolaus Ignarra) Pro Jacobo MartoreUio V. Cl. « demirantibus aliis, cum partes omnes, quae columellis striatis,
vindiciae, quibus verus Martorellius a personali Marlorellii « cum capitnlis Corinthii ordinis impositae sunt, dorico opificio
calumniis purgatur, Neapoli V idus Maias 1759. Di pag. 7. « Constant: medium autem tympanum satis apte Medusae caput
g. (Carolus Spinelli) Collationes interpretationum graeci « implet. Hoc ingens columbarium cum reliquis non lapidibus
epigrammatis Neapoli nuper effossi, prid. id. Maias 1759- u fabrefactum, sed in monte excisum est ab Graeco artifice ».
Di pag. 24. (2) De Phratr., p. 124 25.
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grafe greca (’) dipinta col minio sullo stucco, oggi Nella casa del barone Di Donato, in via Cristal­
completamente svanita, benché l’intonaco fosse stato lini, n. 133, e propriamente nel giardino annesso alla
tagliato e portato nel Museo. casa, un cavo profondo circa dodici metri, ed eseguito
3. Il Celano (2) afferma, che non lontano dalla non si sa in qual tempo, aveva toccato il muro divi­
chiesa della Sanità, sotto la casa di Francesco de sorio di due camere sepolcrali, rompendo anche in parte
Mari si sia trovato nel 1G85 un sepolcro con molte le vòlte di esse. Dall’ ottobre 1888, in cui si comin­
urne, una delle quali aveva un epigramma latino (3). ciò (') a sgombrarle del terriccio trasportatovi dalle
Il Giustiniani (4) guidato dal nome del proprietario, piovane, a tutto il 1889 (2) si rinettarono interamente
tramandatoci dal Celano e dal Carletti, aggiunse che la quelle due celle ed una terza contigua; una quarta
casa esisteva a capo del vico Tractta. E il comm. Rug­ si è finita di sterrare nel 1896. Indicheremo queste
giero, a cui quella casa è pervenuta, ha descritto con camere con A, B, C, D, cominciando a contare dal-
ogni cura il sepolcro, o meglio la serie di stanze se­ l'angolo nord-ovest (3).
polcrali, dando insieme le notizie, che si desumono Tutte sono cavate nel masso di tufo e sono indi­
dagli scrittori, e i disegni per quanto è possibile darli pendenti l'una dall’ altra, avendo ciascuna la propria
dopo la spoliazione ed i mutamenti che le tombe hanno entrata: è però moderno il corridoio che le fronteggia,
sofferti (5). e rimane tuttora incerto il modo come anticamente
« Aveva il sepolcro tre celle o stanze cavate nel vi si accedeva.
» masso sotto tre cieli tagliati in forma di vòlte schiac- In ogni stanza un pogginolo o sporto gira intorno
» ciate con una semplice fascia all’ imposta. Le vòlte, a tre pareti, esclusa quella anteriore, in cui nou avanza
x le fascio e le pareti erano coverte di stucco. Cia- spazio tra la porta e il pogginolo dei muri laterali.
x scuna cella avea la sua particolare entrata, come Su questo podio niente si è rinvenuto, meno che
“ si vede chiaramente nella cella a sinistra, per una nella camera B, dove qualche cosa si trovò sul pog­
x scaletta che riesce nel mezzo di uno dei lati corti ». ginolo in fondo.
L’intonaco aveva ornati dipinti e alcune epigrafi Nelle pareti coperte di stucco vi sono nicchie con
scritte col pennello, che indicavano i nomi de’ morti. vasi cinerari, bassorilievi con la scena del commiato
In giro alle pareti e a pie’ di esse stavano disposti i funebre e memorie sepolcrali.
loculi, che avevano nel fondo una buca minore coper­ La copertura delle stanze è sempre a vòlta.
chiata da un grosso quadrone di terracotta, come dimo­ Il pavimento scompare quasi tutto nell’apertura
strano i frammenti di siffatti coperchi, che si assettano praticata nel mezzo della cella per discendere alla
negli incastri di ciascuna fossetta. Il pavimento, che camera sottoposta, e di esso rimane solo una stretta
è distrutto in due delle tre celle, sta a m. 11,30 sotto lista, appena sufficiente per girare intorno al podio.
al piano moderno. La cella inferiore non è contenuta fra le pareti
Le tombe anzidette erano, dunque, tutte formate prolungate della superiore, ma tutta quanta si pro­
ad una sola fila di stanze, e la cognizione dell’ altra tende in fuori ed ha perciò la sua propria entrata
forma a due ordini di camere quasi sovrapposte si è dalla porta, che trovasi a pie' della scaletta. In queste
avuta co’ sepolcri di via Cristallini, di cui il Galante camere inferiori, che diremo in un senso più rigoroso
ha dato una notizia (G), che serve di fondamento a
questo cenno. (*) Notizie 1889, p. 164.
(2) Rendiconto R. Accad. Archeol. Napoli 1889, p. 42-45.
*)( Kaibel, n. 788. (3) Il Galante le numera in rapporto alla scala fatta co­
(2) Cario Celano, Notizie del bello, dell antico, e del cu­ struire dal munifico proprietario, per dare una comoda discesa
rioso della città di Napoli, 1692, Giornata VII, p. 78. al sepolcreto. Egli chiama prima la stanza, che sta a piedi e
(a) C. I. L., voi. X, n. 2971. di fronte alla gradinata, seconda e terza le due stanze a sin.
(4) Lorenzo Giustiniani, Memoria sullo scorrimento di della prima, e quarta quella che è sul fianco destro. Così ò è
un antico sepolcreto greco romano, Napoli 1812, p. 94. la 3a stanza del Galante, B è la 2a, C è la la, D è la 4a.
(5) Ruggiero, op. cit., p. 10-14, con due tavole. Debbo anche avvertire, che talvolta nell’ indicare il lato dr. e
(6) Gennaro Galante, Il sepolcreto greco in via Cristallini, il sin. la mia indicazione è la inversa di quella del Galante,
Napoli 1895 (negli Atti della R. Accademia di Archeol. Lett. perchè a volte egli va dalla parete in fondo verso la porta,
e Belle Arti, voi. XVII). invece di andare costantemente dalla porta verso il fondo.
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ipogei, si deponevano i cadaveri incombusti; e però figura virile, il marito, che pose un ricordo alla moglie
sono disposti intorno alle loro pareti i letti funebri, con l’iscrizione :
vale a dire un podio vacuo nell’interno e scompartito MONIMH
in loculi o sarcofagi coperti da grossi tegoloni. Ma se APTOPIA
la stanza superiore serviva di regola per conservare le
(Movipij AgtWfiia)
ossa bruciate, e l’ipogeo era preparato alla deposi­
zione dei cadaveri, talvolta (come si vede nella quarta Nella parete dr. si vede un bassorilievo in terra­
tomba) anche le ceneri dei cremati venivano accolte cotta rappresentante un uomo che stende la destra.
nell’ ipogeo. L'ipogeo è largo m. 3,55, lungo 6,50. Un banco
Una differenza sostanziale non v’ è pertanto fra i rettangolare, vuoto nell’ interno, e alto m. 0,72, profondo
sepolcri ad una e quelli a due camere ; in quanto che 0,75, gira intorno alle pareti, ed è diviso in loculi o
il rito della deposizione (loculi o sarcofagi) e la cre­ sarcofagi lunghi 1,82. Ogni loculo era coperto da quattro
mazione (urne cinerarie) si usavano al tempo medesimo tegoloni. Nel lato sin. vi sono tre sarcofagi, due sulla
così negli uni come negli altri. L’assegnazione crono­ parete di fronte, e ne resta uno e mezzo sul muro dr.,
logica nascerà dai particolari propri di ciascuna tomba, che fu, come ho detto di sopra, abbattuto in parte, sicché
che ora passiamo a ricordare. ora questo primo ipogeo comunica col seguente B. Ai
due estremi di ciascuno loculo sono ritratti a bassori­
Tomba A. La cella superiore è larga m. 3,70, lievo di stucco i piedi di sostegno, ricongiunti fra loro
lunga m. 2,80. Nella parete sin., presso l’angolo in­ da una fascia orizzontale ; e tali aggiunte danno a quei
terno, v’ è una nicchia con urna cineraria in ter­ sarcofagi l’apparenza di letti funebri.
racotta. Sulla parete in fondo si legge in lettere rosse di­
La parete di fronte è divisa in due zone: nella pinte :
più alta si contengono sei nicchiette, di cui sole due HIOPACeN
avevano il bassorilievo esprimente l’ultimo congedo CUJCOTO^
tra una figura sedente ed un’ altra in piedi ; avvertendo CHIAC
però che l’un bassorilievo è di terracotta ed è ben eseA€Y
conservato; dell’ altro, che era in marmo, sussistono ©eroe
pochi frammenti. Dopo queste nicchiette un’ iscrizione
sepolcrale su lastra marmorea dice:
E più sotto, sullo stucco fresco (sì che le lettere
L • LICINIVS ■ L •L. sono leggermente incavate) fu segnato col carbone
MARIO • VNGEKT sic questo ricordo ('):
LICINIA • L • L • MVSA
MAXVMA
LICINIA • NICE • MATER
SEIV

La fascia inferiore della stessa parete ha una nic- Tomba B. La camera superiore è larga m. 3,70,
chietta, tre incavi vacui e tre altri occupati da me­ lunga m. 2,90. Nella parete sin. è scolpita sul tufo
morie funebri. L’una è un bassorilievo di marmo con la scena del funebre commiato con questa epigrafe in
figura femminile, ed è la vedova che in atteggiamento marmo collocata superiormente:
triste pensa al marito, ricordato nell’ epigrafe :
CAAOYIA
M A N A IA
TAIC OYAACPIC XPHCTC XAIPC
xPHcre XAipe
(fate Ovalétte
(Euiovia Mavì,ia %ca(>s)

L’altra è un bassorilievo in terracotta con la scena (‘) Per il genitivo di forma greca cfr. il CORNELIV di
del congedo ; la terza è un bassorilievo in marmo con Pompei in Notizie 1897, p. 271.
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E più basso stanno tre nicchiette con vasi cine­ La terza fascia ha tre bassorilievi in terracotta:
rari. ed una quarta con una colonnina cavata anche l’uno rappresenta una donna assisa, dinanzi alla quale
nel tufo. stanno abbracciati Amore e Psiche; il secondo ed il
Sul poggiuolo della parete di fronte si è rinvenuta terzo contengono la solita scena del commiato.
una colonnina, alta m. 0,55, in mezzo a quattro piccoli Nella parete dr. si veggono un bassorilievo in
cippi tufacei senza iscrizione. La stessa parete è divisa terracotta rappresentante una figura palliata maschile,
in tre zone, di cui la più alta, che ricorre tra la vòlta alcune nicchiette vacue, ed un’altra contenente un’urna
e la cornice, contiene tre memorie funebri. La prima cineraria.
è un cippulo con l’iscrizione: L ipogeo largo m. 3,55 e lungo m. 6,50 si è tro­
vato tutto devastato, co' sarcofagi distrutti.
COPOeiA CGKONAA
(Aopoetr; (?) lexdvtfa} Tomba C. L’ingresso della cella superiore è fian­
cheggiato da due colonne, ricavate pur esse nel giaci­
Consiste l’altra in un sepolcro o tempietto dipinto, mento di tufo. La stanza è larga m. 3,85, lunga 7,00.
che nel timpano ha il Gorgonio, a dr. la leggenda: Il poggiuolo addossato al muro in fondo è in questa
camera alquanto più largo, perchè si volle sovrapporvi
AnOAAOAnPOC un alto gradino, dietro al quale è un lucernaio, che
M AMOYXPHCTG risponde nell’ipogeo.
X............. Nella parete sin. sono tre nicchie con vasi cinerari.
(’-iizroMódiwpof Màuov /(njatì Z[CÙ?£J Nella parete di fronte stanno un' altra nicchia conte­
nente due urne, e cinque bassorilievi rappresentanti
e dall’ altro lato una leggenda quasi svanita, restan­ 1’ ultimo commiato, ma di uno di essi restano sem­
done due sillabe finali di nomi .... KIA, e più plici frammenti. Niente evvi sul lato destro. La vòlta
basso .... NOC . La terza memoria rappresenta a è impostata sopra la cornice, e il suo rivestimento di
sin. il gruppo consueto delle due figure, una sedente stucco raffigura i due pioventi del tetto.
e 1’ altra in piedi che si danno la destra ; vedesi a dr. Di undici scalini è la gradinata che mena all’ipogeo,
di questo gruppo sopra una specie di dado una colon­ la cui entrata era chiusa da due grossi lastroni di tufo
nina, su cui è scritto MAMOY; la figura sedente è girevoli, che servivano d'imposte, senza avere però i
illustrata col vocativo MAME, e tra le due figure si cardini. Rimuovendo i lastroni e assettandoli nei due
legge XPHCTE XAIPE. Sotto al bassorilievo è il incavi capaci a riceverli e fatti nelle pareti del pia­
distico : nerottolo, si accedeva nell’ipogeo, le cui decorazioni
sono rappresentate nelle tavole che qui si aggiungono
mamon thiae ©anonta ta<wii vneeHKEN aasa4>oc (tav. V, VI, VII). La prima (tav. V) ritrae la parete
OYTI <J>IAHC APXHC NVMHOC flNAMENOC dell’ ingresso ; la seconda (tav. VI) quella laterale a
(Jfa^uor &avót'T« Tucpo) vné&qxEv ct&Efapós destra di chi entra; la terza (tav. VII) quella di
Ovti aQXifc T\vfi^Jios (uvafiEvog)
fondo.
Il pavimento è di coccio pesto, sparso di pezzetti
Nella seconda fascia della parete in fondo son ricavate bianchi ; ha però di stucco la cornice ed il centro, nel
sette nicchiette: la prima ha un’olla cineraria, nella quale era dipinta una stella.
seconda è un cippo scolpito nel tufo, la terza è con­ Disposti intorno alle pareti e ricavati anch’ essi dal
formata a edicola con timpano sostenuto da due pila­ banco di tufo stanno otto letti funebri, tre in ciascuno
strini e contiene un vaso cinerario di terracotta, nella dei lati lunghi e due nel lato in fondo. Hanno l’appa­
quarta è appena accennato il cippo che vedesi nella renza di letti non soltanto per i piedi di sostegno e la
seconda, le tre seguenti sono vuote, e dopo l’ultima fascia, che abbiamo incontrato nei sarcofagi dell’ ipo­
è affisso nella parete un bassorilievo di terracotta con geo A, ma più per i pulvinari di tufo dipinti, che sono
la scena del commiato. messi al loro capo. Anche questi sarcofagi erano coperti
Monumenti antichi. — Vol. Vili. 15
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di tegoloni; hanno poi di speciale un pozzetto (che Nella parete dr. il terzo compartimento, cioè il più
fa riscontro alla buca minore notata dal Ruggiero in prossimo alla parete in fondo porta questa iscrizione
fondo ai loculi del vico Traetta), cavato in un angolo dipinta, che è notevole non soltanto per il culto di
e profondo più di tre metri, che serbava talvolta olle Leucothea, che essa attesta in Napoli, ma per la forma
e ceneri. dialettale Aevxa&éa (’):
La decorazione delle pareti è coordinata alla distri­
buzione dei letti, in quanto che pilastrini di stucco
APICTAPOPH
dividono ogni parete in tanti campi, quanti sono i
XAIPGOY ©YPA
letti che vi stanno addossati. La parete anteriore (tav. V)
THP IGPHA AGY
ha il vano della porta incorniciato da una mostra, pur
KA©GAC OY ©G
essa di tufo e con tracce di pittura; risponde sopra
MIC AAAHN ©Gl
la porta il lucernaio notato nella cella superiore. Sono
NAI IGPA KA
dipinti ai lati corone, clipei e candelabri. La parete
TAPA
di fronte (tav. VII) ha in alto una gran testa di Medusa
...G©HP XAIP.
incisa a rilievo nel tufo e dipinta.
( 'A^iaiayóqt] XalQtov BvyóitjQ
Sulla cornice, che gira intorno ali’ ipogeo, erano leqija Aevxa&éas, ov Béfiis
posate mele, pere e melagrane in terracotta a gran­ ahtojv Stivai, lega patitoti,
dezza naturale. Dalla vòlta pendeva, sospesa ad una ■ ■ ■ S&IJQ x^e (e) )•

catenella, una lucerna bilione di bronzo.


Sono notevoli per le iscrizioni, che portano dipinte Il campo centrale della stessa parete dà in una
o graffite la parete del fondo (tav. VII) e quella destra prima colonna questo catalogo di nomi:
(tav. VI), sulle quali pareti si riconosce che sotto uno
strato di calce sono restate nascoste altre leggende più CYNHQPA
antiche. nAKKIOC
Nel primo compartimento della parete del fondo AOYKPIWN
si legge: RAI
xaipg ANTIOXG
CWTHPIXe NGIKH IOYNIA
CWTHPIXOY ROMREIIA
△ IKAETH ROMRGIIA n KI..
AYTOY {XvvySQa — Hàxxioq — AovxqÌcov ttuì — 'Avria^e — Ntixi]
‘/ovvia — Ho,untila — Tlofintiia H Ki.. )
©YTATHP
(Xaifie Jixaért] avtov BvyàiijQ)
e in una seconda colonna:
Nel secondo compartimento:
XA.......... XAIPG KPGY
△IKA I1GBIOY MGNWN HPA...
©YPATHP XPHCTG AOY XAIPG
XAIPG BGI....
HPAKAGIAH (XaìpE Jdòt> Xcripe Bei... )
AIONYCIOY XPHCTG
XAIPGAC Tomba 1). La camera superiore è larga m. 3,52,
M.. PI..OY XP lunga m. 3,10. Vi si nota nel muro sin. una nicchia,
HCTG XAIPG
(XKpprJ Aixa, Uefiiov SvyÙTìjQ X(!riaié
Xaìqe Ifyaxì.eidq Aiovvaiov
Xaifìéas M. . qi .. ov xfnjtnè XC,^Q£) (■) Cfr. Roscher, Lexicon Mythol. p. 1986.
229 SCOPERTO IN NAPOLI 230

con urna cineraria di terracotta, sopra la quale è una del padre di famiglia, si può riconoscere in essi con
tabella con l’iscrizione : più o meno probabilità il carattere di sepolcri genti­
lizi o familiari. Così la tomba B molto verosimilmente
M • EGNATIVS BEBI .. appartenne ad un Mamos, e quella D aMamarchos;
HIC - SITVS EST ma niente ci autorizza a dire altrettanto della tomba C,
e molto meno di quella A, in cui la compra (àyoqaoid)
L’ipogeo è largo m. 3,60, lungo m. 6,50. Per tre di un loculo fatta da Sosotos liberto di Seia ci è
lati gli gira intorno un podio vuoto nell’interno e attestata dalla iscrizione dipinta, che qui viene pub­
diviso in tre loculi nei lati lunghi, e in due nella blicata per la prima volta.
parete in fondo: ogni loculo è, come al solito, co­ La folla d’iscrizioni dipinte mi porta a congettu­
perto da quattro tegoloni. Sotto la cornice sono distri­ rare, che nei loculi o sarcofagi la deposizione dei
buite sulle pareti trenta nicchiette, in alcune delle cadaveri fosse temporanea. Perocché nel campo di un
quali si sono trovate tre grosse scodelle con cenere, solo loculo veggonsi dipinti sulla parete molti nomi di
un vaso di vetro e due di bronzo. Addossate al podio defunti; anzi, come il Lupoli già notò('), e come ho
della parete sin. e presso alla porta stanno sei stele, osservato anch’ io nell’ ipogeo C (p. 227) un primo
alte più o meno m. 0,60, larghe m. 0,30, con le seguenti strato d’iscrizioni è stato talvolta coperto con una
iscrizioni : mano di calce, la quale ha servito di fondo alle iscri­
zioni seriori. Con questi fatti poco si accordano le
scarse ossa trovate nei sarcofagi: è lecito, dunque,
a) STATI A MAMAPXOY
supporre che al sopravvenire di un altro morto, le ossa
xaipg
di quello che era stato antecedentemente messo nel
(Staila IUafiaQxov /aìoe)
sarcofago fossero raccolte e collocate altrove. A tal
uopo io credo che abbiano servito le buche o pozzetti
b) MAMAPXG TIN0OPOE
notate nei sarcofagi della tomba C ai Cristallini e
xaipg nei loculi della tomba al vico Traetta (p. 221).
(MclfiagXS Tlv&iogog %aì(>é)
Anche le iscrizioni, coi nomi personali che conten­
gono, ci danno il più sicuro criterio per assegnare il
c) MONIE MAMAPXOY tempo di questi sepolcri. Infatti il modo di struttura,
XAIPG ossia l’escavazione del vivo masso, per ricavarne tutta
(AtoMS IMciuóg^ov /«ìpe) la tomba con le sue pareti, il pavimento, la vòlta,
i loculi, la porta e la scala, non si collega a nes­

d) con l’epigrafe abrasa, nella quale appena sun’epoca determinata, e quindi non ci può fornire alcun

si discerne: lume cronologico. Nè tampoco si può ricorrere alla


decorazione pittorica, perchè gli scarsi elementi, che
essa ci offre, convengono tanto alla fine della repub­
.. OY.
blica, quanto ai primi secoli dell’ impero. E la stessa
mancanza di vasi coloriti a vernice non ci mette in
e) IBIBIG APXinnOY
grado d’indicare il limite più remoto, a cui possano
XAIPG
risalire queste tombe, perchè non è ben definito
(Bifiis 'AqxIthiov %dÌQe)
il tempo, in cui qui scomparvero dall’ uso i vasi
dipinti.
f) AIKA BIBIOY XAIPG
(Alxa llijìlon ftaìge)

(’) « Tutte e quattro le pareti del sepolcreto erano quasi


« interamente da capo a piè scritte, se non che alla intera
A misura che le iscrizioni fanno prevalere in
« scrittura era stata sovrapposta altra mano di calcina ». Lupoli,
questi sepolcri un nome che appaia essere quello Relaz. su cit.
231 DI UN ANTICO IPOGEO SCOPERTO IN NAPOLI 232

Certo è invece il frutto che può ricavarsi dai nomi lano ('), un’ età posteriore a Strabene. Io non oso
personali trovati nelle nostre camere sepolcrali, e messi scendere tanto giù, come fece il dotto Ercolanese,
in confronto con la notizia di Strabene (V, 4, 7), il a cui parve che quelle iscrizioni indicassero postrema
quale afferma, che al tempo suo la nomenclatura greca Antoninorum temporaJ e credo di approssimarmi più
si serbava intatta a Napoli. E però i nomi romani, al vero fermandomi al primo secolo dell' impero.
che si rinvennero nella tomba scoperta nel 1790 (v.
Giulio de Petra.
sopra, col. 218, 219) apertamente dimostrarono ai
vecchi Accademici Ercolanesi, e più precisamente a (i) Herculan. vólum. quae supersunt, tom. I, 1793, p. 8,
mons. Rosini, che compose il I voi. dei Papiri d' Erco- nota 28.
MONUMENTI ANTICHI VOL.VIII.TAV. V.

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