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IM
1761

UNIVI

Chi
l'ha
detto ?

Altre opere dello stesso Autore nelle EDIZIONI HOEPLI


:

Thompson

E.

M. Paleografia greca e

latina. Traduzione dall' inglese con aggiunte e note di G. Fumagalli. 3 ediz. riveduta ed
ampliata. 1911, di pag. xn-208, con 38 incisioni nel testo e 8 tavole in fototipia di cui una in tricromia L. 6 50

La Questione

di Panfilo Castaldi.
E.
3

1891, in-8, di pag. 128

Bibliografia etiopica.

Catalogo descrit-

tivo e ragionato degli scritti pubblicati dalla invenzione della stampa fino a tutto il 1891 intorno all'Etiopia e alle regioni limitrofe. Opera compilata sotto gli auspici della Societ geografica italiana e della Societ d'Esplorazione Africana. 1893, in-8o, di pag. xn-490 . L. 12

Antonio Biado,
colo

tipografo romano del sestorico-bibliografica. 1893, L. 3

XVI. Memoria
di pag. 124

in- 12

L'Ape

latina. Dizionarietto di 2588 frasi, sentenze, proverbi, motti, divise, locuzioni latine, ecc., vive nell'uso moderno, spiegate ed annotate. 1911, di pag. xvi-353 (esaurito, in ristanijni).

Bibliografia.

ampliata del Manuale

3 ediz. interamente rifatta e di Bibliografia di G. Ot-

tino. 1916, di pag. xx-340,

con 87

figure.

L. 8 50

Chi
f ha detto?
TESORO
da

DI

CITAZIONI

ITALIANE E STRANIERE, DI ORIGINE LETTE* RARIA E STORICA, ORDINATE E ANNOTATE

Giuseppe Fumagalli *
SETTIMA EDIZIONE RIVEDUTA ED ARRICCHITA ^ AGGIUNTE LE FRASI STORICHE DELLA

GRANDE GUERRA

ULRICO HOEPLI
I

IH TORB-LIBH \l<> DI

iti; \!

C 18

-MILA

MXXI

MICROFILMED BY UNIVERSITY OF TORONTO LIBRARY MASTER NEGATIVE NO.:


S.Q!^

PROPRIET LETTERARIA

<bon

...

,-

'Arte

dell:.

St*j

'* ndi

Via Santa

INDICE DEL

VOLUME

CHI LEGGE

Pag.

IX

PARTE PRIMA

i
.

Delle citazioni, dei


Affetti,

libri

e delle biblioteche
voglie,

2.

passioni, gusti,
darsi bel

abitudini

il

3. Allegria, 4.
5.

tempo, noia

15

Amicizia

20
24

Amore
Astuzia, inganno

6.
7

34

Avarizia
Bellezza e bruttezza. Doti del corpo

36
38
43

8. 9.

Beneficenza, doni, aiuto


Benignit, perdono

io.

46
e lodi
40.

11. 12. 13.


14.
15.

Buona
Buoni

mala fama. Onori

e malvagi
servi

55

Casa e

58
e cattiva
<>o

Compagnia, buona

Condizioni e sorti disuguali

62

16. Conforti nei mali. Ricordo del bene passato


$

....

65

17.

Consiglio, riprensione, esempio

70
73

18. Contentarsi della propria sort'


falli

19. Coscienza, gastigo dei

20. Cose fisiche

So
<)
1

21.

Costanza, fermezza, perseveranza


.

22. Cupidigia, egoismo

101

vi

Indice del volume

23.

Donna, matrimonio

Pag.

106
121

24. Errore, fallacia dei disegni, insufficienza dei propositi. 25. Esperienza
26. Fallacia dei giudizi, false apparenze, regole del giudicare.

126
132 137
141

27. Famiglia
28. 29.

Fatti e avvenimenti storici


Fatti e parole

148

30. Felicit, infelicit

150
153 155

31.
32.

Fiducia, diffidenza

Fortuna, fato

33. Frode, rapina, prepotenza


34.

163 167
171
17)

Giorno e notte

35. Giovent, vecchiezza 36. Giustizia, 37. Governo,


liti

leggi,

politica

189

38. Gratitudine, ingratitudine 39.

218

Guerra e pace

220
237

spirito, immaginazione 40. Intelligenza, genio,

vendetta 41. Ira, collera, ingiurie, offese,


42. Libert, servit

246
253

odio 43. Maldicenza, invidia, discordia,


diverse 44. Mestieri e professioni

259
203

condizione 45. Miserie della vita,


46. 47.

dell' unianit.'t

27c
279

Morte
Nature diverse
citt,

48. Nazioni,

paesi

297

ambizione, vanit, presunzione 49. Orgoglio,


ricredersi, 50. Ostinazione,

340

pentirti

51. Ozio, 52.


<j

industria,

lavoro

Parlare,

tacere
e

53.

Patria in generale;

l'Italia in

partieolar

372

ardire 54. Paura, coraggio,

55. $ 56.

Personaggi itorid
Piacere,

letterari

dolore

Indice del volume

VII

vj

57.

Povert, ricchezza
Preti,

Pag.

430
437
443

$ 58.
<j

sacerdoti,

chiesa

59. Probit, onoratezza, fedelt alle promesse

$ 60. Prudenza, senno


61.

449
454
471
475,

Re

e principi. Corte e nobilt


trattare e conversare

62. 63.
64.

Regole del

Regole pratiche diverse


Religione, Iddio

483

65. Risolutezza, sollecitudine, altezza e pochezza d'animo. 66. Sanit, malattie 67. Sapere,
studio,

496

509
ignoranza

513
522

68. Saviezza, pazzia 69. Schiettezza, verit, bugia, simulazione, ipocrisia, adu-

lazione
70. Scienze e lettere, poesia, eloquenza e musica.
.

526
.
.

538

71.
72.

Sollievo, riposo

^bo
565
bevande

Speranza, disperazione
vini,

73. Tavola, cucina,


<;

altre

568 574
578

74. Temperanza, moderazione


75.

Tempo, ponderatezza,

riflessione

76. Ubbidienza, fedelt, rispetto


<j

582
5.S7

77.

Vestire
Virt,
illibate/za,

modestia

588
595

79-

Vizi

PARTE SECONDA
\

80,

Le
a)
b)
<

frasi

storiche della

Grande Guerra

<>oi
ivi

Il

perch di questo nuovo paragrafo

Italia

004
Italiens

Les

ne se battent pas !

(>54

d\
e)

Francia

669

Germania
Altri paesi

676
696

/)

Indice del volutile

PARTE TERZA
81. Frasi d'intercalare 82.

comune

Pag.

701

Modi

proverbiali e similitudini

723

83. Apostrofi, invocazioni, imprecazioni

738
755

84. Scherzi, motteggi, frasi giocose


85. Sfarfalloni

779

Indice dei nomi degli autori, commentatori, nxtr-,


stratori, ecc
799

Indice delle frasi


Indice delle cose notabili

815

899

A CHI LEGGE

Che cosa
dopo
il

sia

il

Chi V ha

detto.'',

ormai noto

successo che da ben ventisette anni ac


1'

compagna questo volume. Esso


tentativo di repertorio nel quale
teso di raccogliere
tazioni,

un modesto
autore ha in-

ed

illustrare tutte quelle cial

che sono pi comunemente note


e ricorrono

pub-

blico

italiano

pi

di frequente sia

nello scrivere sia nel parlare.

Quindi esso con-

tiene

una copiosa

scelta di citazioni

da

classici

nazionali

e stranieri,

da prosatori e poeti e

di

frasi storiche, ossia di frasi dette in

determinate

circostanze da personaggi noti, e rimaste famose

per ragioni diverse. Per ciascheduna di esse io ho


cercato di stabilire con quella maggiore precisione

che mi era possibile chi che e

V ha

detta per la

prima

volta e di indicarne scrupolosamente le fonti storiletterarie:

qua e

l,

per rompere

la

monotonia

di un'arida successione di citazioni bibliografiche,

ho aggiunto

delle notizie curiose di storia e di eru-

chi legge

dizione, qualche aneddoto, qualche squarcio letterario.

A pie' di pagina ho dato la traduzione delle


senza eccezione alcuna
;

frasi classiche e straniere,

nelle precedenti edizioni

si

erano omesse

le

tradu-

zioni delle frasi francesi, ritenendo

che

la

cono-

scenza di quella lingua

si

avesse a presupporre in
:

ogni persona mediocremente colta


parti

ma

da molte

mi

si

fatto rilevare che la eccezione,

tre la ragione

che

la giustificava
fatto,

mennon sembrava
poteva parere che

abbastanza fondata in linea di

meno opportuna,
ste; e cos

prestandosi a illazioni non giufrasi

in

questa edizione tutte le


all'italiano letterario

non appartengono
quindi

(comprese

le dialettali)

hanno

la loro traduzione.

L' idea

di

un

libro siffatto era tutt' altro


il

che
clas-

nuova. Io ho tenuto specialmente a modello


sico libro di Giorgio
intitolato

Bchmann
l 'orte,

(n.

1822,
la

*J"

1884),

Geflgelte

di cui

prima

edi-

zione usc nel 1864, continuato da Walter Robert-

tornow

(n.

1852,

1895) e

dopo

la

morte anche

di

quest'ultimo, da Edoardo Ippel, quindi da

Bogdan
1

Krieger; con l'ultima edizione, pubblicata poco

tempo prima

della guerra, e che la 2s

(19 12),

- che contiene 3600


nia che sono stati

citazioni - erano 175.000 gli


in

esemplari di quest'opera cosi popolare


diffusi
fu

(iermated<
il

tra
li
il

il

popolo

Ma

il

l.uchmann non

primo n

chi legge

xi

La

letteratura francese che


di

aveva gi

notissimi

libri

Edoardo Fournier, pi volte ristampati,


altri repertorii di curiosit leti

L'esprit des autres e L'esprit dans l'histoire, ebbe


in

tempi pi vicini

terarie e storiche fra

quali notevole quello del-

l'Alexandre,

Le Muse
:

de la Conversation, di cui

nel 1897 usc la terza edizione, e nel 1901

un sup-

plemento
forse

col titolo

Les mots qui

restent. L' In-

ghilterra che

aveva avuto prontuari


ogni altro paese
(1),

di citazioni

prima

di

ne pu vanil

tare molti e buoni,

ma

tutti

li

supera

grande
volumi.

Dictionary of Quotations di Dalliac e Harbottle,


di cui

prima della guerra erano


altri, di

usciti 12

Tutti questi libri e molti


letterature, dei quali
citazioni,

quelle e di altre
di ripetere le

mi risparmio

ho consultato

e spogliato diligentemente.

(1)

Chi abbia qualche famigliarit con Inglesi colti e con la

loro letteratura,

pu aver osservato che


con

essi si

compiacciono pi

che non
zione e

si

usi,

per esempio, da noi, - d' infiorare la loro conversacitazioni, specialmente latine e greche.
le

le loro scritture

Un
non
il

tal

vezzo una delle molte maniere - e tra

pi immediate, se

tra le pi importanti

- con

cui

si

manifesta in quella contrada

culto per la classicit, culto oltremodo intenso e sincero, cos da

riuscir talvolta, in
il

qualche sua forma, eccessivo e bizzarro. Cosi

prof.
:

Paolo Bellezza in una sua arguta ed erudita comunica-

zione

La

citazione e gli Anglosassoni,


I,

negli

Studi di Filologia
degli indici di

Moderna, anno
tal

fase. 3-4, pag.


il

247-277.
il

Ed uno

vezzo appunto, secondo

Bellezza,

gran numero di prone di reference books


si

tuari di sentenze di autori antichi e

moderni

destinati a uso scolastico


ghilterra.

al

pubblico colto che

hanno

in In-

XII

cht legge

mi risparmier anche
congeneri
al

di citare

non molti

libri

italiani,
riori,

mio,

ma
si

tutti

ad esso postestati di utilit

che del resto non mi sono

nessuna. Qualcuno invece

valso del

mio senza
dimenconolo

discrezione, attingendovi a piene mani,

ma

ticandosi di citarlo,
scesse
:

come

se

nemmeno

ma non

vale la pena di trattenersi su

queste miserie.

A meglio chiarire

il

concetto direttivo di questo

lavoro non sar inutile insistere sul fatto che esso

una raccolta

di citazioni storiche e letterarie, vale

a dire di
ciare
l'

frasi delle quali possibile di rintrac-

origine nei detti e nei fatti di qualche


storico, nelle

personaggio

opere di qualche

scrit-

tore antico o moderno.

Non
il

una raccolta pare-

miologica, quindi

non

caso di cercarvi sen-

tenze proverbiali n italiane n latine n d'altre


lingue.

Qualcuno

vorrebbe

trovarci
i

senz'altro
nostri di-

tutte le sentenze latine


scorsi,

che infiorano

senza fermarsi a considerare se tutte en-

trino nel

quadro del

libro,

o non siano adagi o

ditter, sia di

origine classica, sia nati nelle scuole


li

medievali.

Ma non

registra

il

Bchmann n altro
come
il

degli autori che ho scelti a modello:

ragio-

nevolmente non posso


pio, risponder

citarli io.

Questo, ad esem-

ad un cortese

critico,

quale mi

osservava che avevo dimenticato la frase Degusti-

chi legge

UH

bus non est disputandum.


serio che
si

Ma forse credeva egli sul

potesse attaccare a qualche classico ro-

mano la
non
sul

paternit di questo latinus grossus? Invero

altro che

una

facezia scolastica del

medio evo
cosel-

genere del Gratatio capitis facit recordare

las o del

Non est de sacco


il

ista farina tuo; e

nessuno

potr mai sapere

primo

la disse,

chi primo disse

nome dell' ignoto goliardo che come non si sa, n si sapr mai, Melius est abundare quam deficere,
brocardi giuridici
:

o chi disse Promissio boni viri est obligatio, o

V autore degli

infiniti

Neganti
curat

incumbit probatio ; Potior tempore, potior iure ; Testis

unus,

testis
Il

nullus

De minimis non

praetor,

ecc.

cercare frasi siffatte nel mio re-

pertorio

tempo perduto, e il lagnarsi di non trovarcele non ragionevole tanto varrebbe farmi
:

colpa di non avere in queste pagine investigato


chi sia
l'

autore di Moglie e buoi dei paesi tuoi,

o di Meglio un fringuello oggi che un tordo do-

mani

(i).

(i)

Ho

riunito in

un volumetto che promesso da molto tempo


nel

finalmente

comparso
(pag.

191

fra
di

Manuali Hoepli,

col titolo

L'Ape Latina

XV-353), e
in

cui in

corso di stampa una

nuova edizione, una raccolta r uso moderno

forma

di dizionario di

2588

frasi,

sentenze, proverbi, motti, divise, locuzioni latine, ecc.. vive nel;

e perci

vi

sono comprese quelle che dal presente


le

volume furono escluse per

ragioni accennate o per altre.


del

Esso

dunque un'utile integrazione

Chi l'ha detto? ; e


Citer pro

benevoli

lettori

che fanno buon viso a questo mio libro, non dovrebbero


dell'altro.

eere sprovveduti neppure

domo sua/

chi legge

pi

d'

uno

parso che nello spigolare dai


io la

li-

bretti

melodrammatici

abbia ecceduto

e qui

la critica,

almeno per

senza fondamento.
stificazioni. L'

Ma

prima edizione, non era non mi mancavano le giual-

incanto della musica dei nostri sommi

compositori ha reso popolarissime in Italia ed


l'

estero, insieme alle


le

melodie che

le ispirano,

an-

che

parole degli infiniti libretti del nostro teatro

lirico.

Su

dieci persone che

non siano
sei

affatto illet-

terate, ce

ne saranno sempre

o sette che non

hanno
tito la

letto la

Divina Commedia, bench non osino


forse

confessarlo,

ma

una

sola che

non abbia senverso

Norma e la

Traviata. Potr darsi che a quelle


il
:

riesca

nuovo od almeno incomprensibile


Poscia pi che
il

dolor pot

il

digiuno

ma

forse a tutti sar familiare


Mira,

il

Norma

ai

tuoi ginocchi

ovvero

1'

Addio

del passato.

Inoltre molte di queste citazioni

melodrammanote, pure reil

tiche che sono o furono


sciute,

a'

tempi loro cos cono-

diventano col tempo

meno

stando vive nella tradizione comune, bench


variare dei gusti e della

moda abbia

tolto di re-

pertorio le opere alle quali appartengono. Molti

A
della generazione
tito in teatro

chi legge

xv

che nasce, non hanno mai sen-

V Elixir

d'Amore ;

e per loro riesce


li-

notizia

nuova

e curiosa che dal suo spigliato

bretto sia venuta a noi la trita frase

Anche

questa

da contar. Quanti

di coloro

che

la ripetono, sa-

prebbero
tiene
?

dire, senza ricerche, l'opera cui

appar-

quello che

si

dice per noi vale a pi forte

ragione per
il

gli stranieri,

che conoscono, pur troppo,

nostro teatro assai pi della nostra letteratura.

Inoltre pi volte accade, che a


frasi liriche si

qualcuna

di

queste

connettano tradizioni preziose, cu-

riosi

aneddoti che prezzo dell'opera raccogliere

finch la
farlo
n.
:

memoria

dei contemporanei permette di


scritto al

si

veda ad esempio quel che ho


Carita di Mercadante, e

n 42

a proposito di un gi famoso coro della


si

Donna

leggano

le

parole che su di esso, sui ricordi patriottici che


ce lo fanno sacro, e anche su tale questione delle
citazioni
in

liriche

ha

scritto

Alfredo Comandini

quella sua

diligente edizione delle


(1).

autobiografiche del padre


alla

memorie Nondimeno, poich


di spigolature
la
li-

maggioranza questo lusso

brettistiche

non garbava, dopo


non porne.

prima edizione
ne ho

ho sfrondato largamente
lasciate fuori

in questa parte, e

(1)

Cospirazioni di

Romagna

Bologna

nelle

memorie di Fe-

Comandini

di altri patriota del tempo, per tura di A. Co-

mandini. Bologna, 1899, pag. 380-383.

chi legge

in

Quanto alla disposizione materiale del volume un certo numero di paragrafi, bench possa a
le ri-

taluno sembrare che essa renda pi lunghe

cerche e che sia inutile in un libro di consultazione


e

che

il

filo

discorsivo col quale

ho tentato

di riu-

nire le diverse frasi sia in molti luoghi pi che

tenue, puerile, in altri fastidioso, in tutti superfluo


(e

non potrebbe
i

essere altrimenti), per

un

fatto

che

copiosi indici alfabetici consentono al consul-

tatore

qualunque rapida

ricerca,

ed inoltre che

la

classificazione

permette di trovare quelle citazioni

non si ricorda esattamente la forma, senza di che non sarebbe possibile rintracciarle nell'indice alfabetico. Per esempio qualcuno una volta ha stampato che nel Chi V ha detto ? mandelle quali

cava

la frase

Date a Cesare quel


cos
;

eh' e di Cesare.

Ma
dice

il

testo

non dice
al

dice Reddite
si

qua sunt

Ccesaris,
il

Casari ; e sotto Reddite


richiamo
il

trova nell'in-

n.

esattamente
Giustizia,

testo,

599 chi non ricordava bastava cercasse nel 36,


;

liti
e'

e trovava egualmente la frase di pi questo


i
:

me-

desima.

Ma

che

il

mio volume

non per

gli eruditi,

quali sanno gi tante cose


il

senza bisogno di esso, per

pubblico spicciolo.

il

pubblico, almeno in Italia, non

compra un
;

arido libro di erudizione in forma di dizionario


e se

ha

fatto

buon

viso alla mia fatica,

devo

in

A
gran parte lasciarne
il

chi

Ugge

xvn

merito alla disposizione da

me

adottata, la quale, alla meglio o alla peggio,

ne ha fatto un libro di cui, almeno per qualche pagina, la lettura continuata sopportabile.

Per

lo

schema

di classificazione,

mi sono dunque

attenuto a quello ormai notissimo che Giuseppe


Giusti scelse per la sua Raccolta di proverbi toscani,

che egli stesso tolse dal libro di Orlando Pescetti, di Marradi, sui Proverbi italiani (1603),

che Gino Capponi, editore della raccolta giustiana, ricorresse, e che fu adottato con lievi modificazioni
dal Pasqualigo, dal Pitr, e da molti altri dei nostri

migliori paremiografi. Naturalmente io pure


la dici

ci

ho portato quei necessari ritocchi che


;

versit del lavoro richiedeva

e per ultimo

ho

aggiunto, facendone

la

terza parte del volume,

alcuni paragrafi pi comprensivi destinati a con-

tenere e ordinare sommariamente, per lingue e

per tempo, quelle

frasi

per

le

quali

una

classifica-

zione ragionata era difficile od anche impossibile.

La seconda
alla

parte, aggiunta per la

prima volta in
quali ho fatto quali le frasi

questa edizione, contiene

le frasi storiche relative


i

Grande Guerra

dei criteri con

questa scelta e delle ragioni per

le

che
nite,

la costituiscono, si

presentano qui tutte riualla

dir pi

ampiamente

pag. 601 e segg.

L'indice dei paragrafi e le annotazioni che ho fatte


in principio

a molti di essi nel testo, chiariranno


in

meglio

il

mio concetto

questo ordinamento.

XVIII

A
facilitare
l'

chi legge

uso del volume,

l'

ho corredato

di

copiosi indici.

Un

indice delle citazioni riunisce in

una unica
primi

serie alfabetica

non

solo tutte le frasi


i

nella loro testuale lezione (delle poesie soltanto


versi),

ma ancora tutte le varianti, quelle parti


si

delle frasi che

citano separatamente

(e

questo
le
le

succede pi di frequente nelle poesie), e perfino


traduzioni, ove queste siano pure popolari
frasi originali.
i

come

Un

altro indice alfabetico contiene

nomi

di tutti gli autori delle frasi e di coloro che


;

contribuirono a renderle famose

e finalmente

un

ultimo indice delle cose notevoli permette di

ritro-

vare rapidamente quelle notizie di varia erudizione e quegli aneddoti che sono sparsi per
il

volume

la

chiave della classificazione meto-

dica delle sentenze.

La
dici

lettura del libro, e pi specialmente gl'inlo

che

completano,

ci

porgono argomento a

varie curiose considerazioni, nelle quali s'intrave-

dono

le

leggi che reggono questa intricata

ma-

tassa della fortuna delle frasi. Per esempio le citazioni in poesia superano di gran
in prosa, e se

lunga quelle
i

ne capisce

la

ragione, perch

versi,

a cagione del ritmo e della rima, sono assai pi

mnemonici
in
liane, e

della prosa. Delle

non molte
perch

citazioni
ita-

prosa popolari fra noi, pochissime poi sono

anche questo

naturale,

si

tiene

A
pi facilmente a

cht legge

XIX

una

italiana, la

memoria una frase straniera che quale pu diventare popolare, soldi

tanto

quando contenga qualcosa


tengono

veramente

ori-

ginale sia nel concetto, sia nella forma.


citazioni straniere
il

fra le

primo posto

le latine

di cui le passate generazioni ci lasciarono patri-

monio larghissimo, spigolandole nei


in molti testi della bassa latinit

classici

im-

mortali della civilt romana, nella Bibbia ed anche


;

poi

le francesi,

spettanti ad

un popolo che ebbe con noi tante


anche
ai

re-

lazioni politiche e intellettuali, e la cui lingua


cos familiare
frasi inglesi, le

meno

colti.

Pochissime

le

tedesche, le spagnuole, e anche que-

ste pi note nelle traduzioni francesi o italiane

che

negli originali.
tori

ricercando poi quali siano gli aucitati,

pi di frequente
i

vedremo a un dipresso

quali siano

libri
si
;

pi popolari oggi nel nostro

paese,

il

che,

avverta bene, non vuol per nulla


infatti

dire pi letti

abbiamo

in

primo luogo

la

Bibbia, e subito appresso


pi citati che
crescente, e
letti,

Dante, l'uno
andando

e l'altra

quindi,

in ordine de-

non tenendo conto

dei librettisti di

il

melodrammi, Orazio e Virgilio, poi Cicerone, Petrarca, il Metastasio, il Tasso, il Manzoni, Ovidio,

La Rochefoucauld,

di

cui le

nome (caso non nuovo n raro), il GIUSTI, SENECA il giovane, il Carducci, 1' Ariosto e 1' Alfieri, il LEOPARDI, Voltaire (non sempre citato a rasentenze sono certamente pi conosciute del

xx

chi legge

gione, anzi pi volte a torto che a ragione), e a


parit

Giovenale, il Foscolo e Gabriele D'Annunzio (quest'ultimo specialmente in grazia dei

Shakespeare, il Monti, Plauto con Svetonio ed il Parini, Napoleone I, poi in pari grado Terenzio, Marziale, Molire e Olindo Guerrini e finalmente tre gruppi a breve distanza fra loro, Plutarco e Paolo Ferrari; poi Tacito, Quintiliano e
motti di guerra); poi
;

Publilio Siro a fianco

dell'

ex-imperatore

Gu-

glielmo

II

e per ultimi

ne, Victor

Hugo e il

Tito Livio, LafontaiPrati. E mi pare che basti.

considerazioni pu suggerirci il ponga mente alle curiose trasformazioni che hanno subito le citazioni storiche e letterarie. Delle frasi storiche, si pu dire senz'altro
altre
si

Anche

libro,

ove

che

tre quarti

sono apocrife, in ogni


si risale,
si

modo

ben

raro che siano esatte. Se

come ho

cercato

di fare, alle fonti originarie, le

trovano sempre

trasformate

il

pensiero sar quello,

ma

la

forma
popolo

sempre meno solenne, meno


ne innamorato, e
le

rettorica. Il

se

giate, rese

ha accomodate, vezzegpi sonore. Era anche legge di selezione


non avrebbero potuto sopravdelle persone indotte o

naturale, altrimenti

vivere nella

memoria
(i).

me-

diocremente colte

Anche

le citazioni letterarie

(i)

Non sempre
rado essa

la

def orinazione spontanea

O inconsapevole
pei

non

di

fatt:i

artificiosamente pl feticismo

un sen-

chi legge

XXI

sono spessissimo inesatte, bench ci non accada


tanto di frequente quanto per le storiche
:

infatti,

poich sono d'ordinario

le

persone di maggior

coltura quelle in bocca alle quali spesseggia la ci-

tazione letteraria pi di quella storica, appunto

tali

persone pi facilmente
cise.

si

attengono a citazioni presi

Per anche per queste


si

fatto, ogni volta

che

potuto, lo stesso lavoro inconscio di ac-

timento opposto.

Ma

occorre in

tal

caso andare adagio nel giudi-

care, poich la difficolt di risalire a fonti originali sicure potrebbe

spesso indurre in apprezzamenti affrettati ed ingiusti. Per esempio


della frase giustamente

famosa Ci siamo e ci resteremo, saremmo

agevolmente indotti a ritenere che fosse stata fabbricata da compiacenti cortigiani che ricordavano
\\

J'y

suis et

j'y

reste (n. 347)


i

del

Mac Mahon
sicuri

infatti

al

n. 1001

ho notato come
anzi

giornali del

tempo non riportassero

la frase precisa e

non

si

fosse

nem-

meno

dell'occasione e del tempo in cui essa sarebbe stata

pronunciata. Altre testimonianze, contraddittorie, che sono venute


a mia notizia dopo la stampa di quelle pagine, aumentano
le

mie

dubbiezze

tuttavia

l'

impressione definitiva varia da quella ricepi


le

vuta prima ed io sono ora


di parole autentiche.

disposto a ritenere che

si

tratti

Ecco
il

testimonianze.

La prima,
:

ostile,

quella di Alfredo Oriani


politica in Italia
:

quale afferma nel suo volume

La
1

lotta
;

Origini della lotta attuale (Torino,

892

pag. 812), che


ferita

si

tratta soltanto di

un'esclamazione di noia prodi


il

da Vittorio Emanuele

II

scendendo
in

carrozza

nell'atrio

del Quirinale, al suo

primo arrivo

Roma

30 dicembre 1870:
Finalment
i

volgendosi
egli

al

Lamarmora

con atto di viaggiatore seccato d<


in

avrebbe mormorato
ci

piemontese

suma

(Finalmente

siamo). (Questa esclamazione -

commenta

l'Oriani ;

fu poi corretta con e in


t-

avveduto

spirito cortigiano nel

famoso motto

-tesso, allora giovinetto,

che avevo se-

guito trottando fra la poca gente la carrozza del re dalla sta/ion.

XXII

chi legge

comodamento. Sono anche frequenti quelle


che
si

frasi

ripetono, sia per scherzo sia per errore di

interpretazione, dovuto talora ad


l'

una

illusione deli

orecchio, in

un

significato al quale

rispettivi

autori

non

si

sognavano

di pensare, cio

ben

di;

verso da quello che originariamente avevano


basti citare per tutte
ritu,
i

biblici

Beati fiauperes
(i),

sfii-

Non

in solo pane vivit

homo

Salutem ex

sino dentro all'atrio del Quirinale, potei udire questa esclamazione


e notare
il

suo gesto

nelP una e nell'altro nessun accento o signi-

ficato di grandezza. Vittorio

noiata,

il

vecchio

Emanuele aveva l'aria oltremodo anLamarmora era imbronciato. Infatti pioveva e,


per mostrarsi
al

malgrado

la pioggia,

popolo erano venuti dalla

stazione col mantice della carrozza abbassato .

Ma

questa insinua-

zione acrimoniosa contrastata dall' affermazione che a


assai pi attendibile, di
di
rio,

me sembra
di dia-

Giuseppe Manfroni,

il

famoso commissario
forma

P. S. di Borgo, che nelle sue memorie,


subito

scritte in

dopo

gli

avvenimenti

e quindi

degne della maggior fede,

dopo aver parlato


nuele in
tagli,

dell' ingresso

solenne e ufficiale di Vittorio

Emaparole

Roma
:

(2 luglio

187

1)

e dell' accoglienza delirante fate ci resteremo.

prosegue

Siamo a Roma
ai

Ecco

le

che Vittorio Emanuele ha detto a


fargli

sindaci della Provincia, venuti


altre parole gravi,

omaggio.

Ma

ha aggiunto
1'

che mi sono
:

state riferite

da uno che

ha udite
i

coi propri orecchi

esse suorifeI.

nano un po' diverse da quelle che


rito ecc.

giornali

comunemente hanno

(Manfroni, Sulla soglia del Vaticano, 1870-1901. Voi.

Bologna, 1920, a pag. 73). La questione dunque tuttora indecisa,

bench
:

le

maggiori probabilit

siano per l'autenticit della


di

frase

tuttavia sarebbe per ora


in

imprudente

pronunciarsi recisa-

mente
(1)

un senso o nell'alno.
potuto Bpieg&re a MIO luogo nel testo, citando questa

Non ho

frase (n.
il

1609) come nei due luoghi della Bibbia dove essa ricorre,
sia

suo significato

beo diverso da quello che


v. 3)

le si

d comunemente.
agli

Nel Deuteronomio (cap. Vili,

detto che

Dio mand

Ebrei

A
itiimicis nos tris,

chi legge

win
asauTv

De populo barbaro /lo TvBt

del Santuario di Delfo, che gi ai tempi di Socrate


e di Platone

non era pi esattamente

inteso;

il

virgiliano

potenter res ;

Sunt lacrima rerum; l'oraziano Lecta i danteschi L'amico mio e non della

ventura, Provando e riprovando, Descriver fo?ido

a tutto
letto (i).

l'

universo,

Aver perduto

il

ben dell'intelle frasi

Sono anche frequentissime


state

che

si

attribuiscono a qualche famoso scrittore,

ma

che
sono

non sono mai


invece

da

lui dette

n
i

scritte, e

frasi riassuntive nelle quali

posteri

hanno

condensato per cos dire

la dottrina

che traspa-

riva dall'insieme delle sue opere, tali varie frasi


aristoteliche, foggiate dai filosofi scolastici

con

le

parole dello Stagirita,

come per esempio In medio

stat virtus, e molte altre sentenze dottrinali, tali


il

Credo quia absurdum della dottrina patristica,

YOmne vivum

ex ovo di Harvey, e persino qualal

che frase modernissima quale quella attribuita

la

manna

per mostrar loro

come non

di solo
;

pane vive l'uomo

ma

di

qualunque cosa che Dio avr ordinato


(.S".

nella parabola del deserto


v. 41

Matteo, cap. IV,


1'

v.

4; S. Luca, cap. IV.

Cristo risponde

al

Tentatore che
lui

uomo pu

vivere di altro che di pane, cio che


il

per

basta

il

nutrimento spirituale. Quindi evidente

contrasto:

nel testo originale, tanto nel senso letterale


ietto vuol dire

quanto

nell' allegorico,

che

il

pane non necessario per vivere: nelil

ntende invoce che


Per
iilli,

pane non
1'

sufficiente.
di

la

bibliografia ricorder qui

opuscolo

G. B.

// signi fi t ato di alcune frasi e di alcune sentente restituito

(Citt di Castello,

Lapi, 1901, in-8, pag. li;.

XXIV

chi legge

geografo tedesco Peschel sulla battaglia di Sadowa


vinta dal maestro di scuola prussiano.

E
non

potrei prolungare queste considerazioni, se


preferissi di lasciare

che l'acume del cortese

lettore possa esercitarcisi

da s nella lettura del

mio modesto volume.

La prima edizione
settembre 1894;
la la

di questo libro usc verso la fine del


alla

seconda circa

met del 1896;

la

terza nell'aprile del 1899; la quarta nell'aprile del 1904;

quinta nel febbraio 1909;

la sesta

nel dicembre 1914.

Alle favorevoli accoglienze del pubblico corrisposero


quelle della stampa politica e letteraria; e dei giudizi
espressi nelle molte recensioni che giunsero finora a

mia conoscenza, posso dirmi, quasi senza riserve, soddisfatto e superbo, non meno che grato. Mi auguro che lo stesso favore accolga questa nuova ristampa, alla quale, ho portato maggiori cure per migliorarla
ed arricchirla sulle precedenti.
originali,

Ho

riscontrato sugli

ancor pi che nelle altre edizioni, un gran-

dissimo numero di citazioni, correggendo di moltissime


la

lezione o la fonte, e in
le

modo che ormai ben poche


(1); altre cita-

sono

frasi

citate

di

seconda mano

(1)

In particolare sono state riscontrate tutte


le

le

citazioni dan-

tesche

quali nella prima compilazione erano state tolte quale

da

una, quale da altra edizione, non tutte dello stesso valore critico.

Nella necessit di unificarne la lezione, e non avendo potuto valermi del Testo critico delle Opere di

Dante curato

dalla Societ

Dantesca Italiana che


|)ot. incarnente

in

edizione

Bemporad
il

uscir forse content'

al

presente

votame,
edizione

riscontro

stato

fatto per
ili

tutte

con

la

recentissima

di

Tutte le Opere

Dante

Alighieri, in un solo volume, stampata dal Bai!

A
zioni

chi

Ugge

XXV

sono

state

nuovamente

illustrate

e altre molte

sono

state aggiunte, in

modo

che

le frasi la

questa sono salite a 2223. Poich

comprese in prima edizione

non ne comprendeva che 1575,


se
bretti

e nelle varie ristampe


tutte citazioni di li-

ne sono soppresse 126 (quasi


melodrammatici),
le

vere aggiunte dalla prima

edizione in poi son ben 774, un buon terzo del libro. Anche per questa ristampa ho avut^> il cortese contributo di molti spontanei cooperato
fare espressa
fra
i

quali

devo

bar.

menzione del dott. C Alberto Lumbroso, dei quali

ido Ricci e del


ira amicizia

mi

ha favorito molte preziose notizie


Cerquiglini che
della guerra,

comm. Ottorino
;colta delle frasi

mi ha aiutato
spie r

come meglio
un
il

speciale ricordo e
sig.

caldissinj

604 ma uno ^amento devo al


\g.
;

Romeo

Monari,

quale

*CLLU

uesta edizione,
nel cercare e

mi

stato di aiuto

veramf

collazionare testi e citazior


revisione delle prove di
st-

osa e diligente
'aver messo a giunte ch'egli

mia disposizione un fascio e aveva messo insieme e un a devo finalmente alla signorina dou
;

ingraziamento
pinelli

che volle

cortesemente collazionare tutte


Bologna, 30 giugno 192
Piazza
di

le

cn^

ioni greche.

1.
2.

Porta

S.

Stefano.

G. Fumagalli
bibliotecario a riposo.

on
.la s

/del ic

praio

accoglit

mpa
i,

polit

nolte rece

posso

diri

erbo,

non

favore accolga
)

portato mag'
sulle

prece

pi che
di ci'

Chi
l'

h;

detto?

;;;;;i;

; ;

' - ;;;;;;;;;;;;; ;; ; ;;;; i:: ;;;;;?;;;;;;; ; ;;; ;. . ;;;;;;;;;;.

PARTE PRIMA

1.

Delle citazioni, dei libri e delle biblioteche

Presento

al

pubblico per

la

settima volta questo saggio di

un

repertorio italiano di citazioni storiche e letterarie. Gli


eh' esso
nel

imitatori

ha avuto, sono molti, e anche qualcuno poco discreto


;

saccheggiarlo

ma quando

pi di

un quarto
di

di

secolo fa,

nel 1894, usci in luce la


tria

prima edizione
in
tal

questo
e

libro, nella la

pa-

letteratura
ra
il

poco esisteva

genere

forse

miglior

catalogo della Grande Esposizione Universale di Ret-

torica usata antica e

moderna

, che quel bizzarro scrittore

che

si

celava sotto lo pseudonimo di Yorick (aw. P. Coccoluto Ferrigni)

pubblic neV.Umanacco del Fanfulla pel 1873.


di

Ma

se

il

dilettante

umorismo poteva

divertirsi

di
il

pi leggendo di quella Esposi-

zione che doveva inaugurarsi


chiudersi soltanto
al
il

giorno delle Colende Grecie per

giorno del Redde ratmem, e restare aperta


dal

pubblico

tutti

giorni

mattino dilla vita fino all'ora dei


:

delitti prezzo del


ira

biglietto d' ingresso


di

un

obolo

di Belisario),

immodestia

pensare che

il

ricercatore, pure divertenil

aeno, consulter con qualche maggior profitto


\'<>n
[risiti
vi
ri

repertorio

troveranno

frasi

peregrine od inedite, che anzi

uno

per jxnerle ammettere in questo repertorio, che siano

neralmente conosciute.
quasi tuli

allora perch h
tutti

il

repertorio, se tutti

ripetono con compia

ramente

di

simili

motti, sentenze,

modi

di

dire,

Chi l'ha detto?

[i]

passati ormai nel dominio

comune

(*), e

diventati per cos dire la

moneta
tutti

spicciola della erudizione e della letteratura,


1'

non sempre
l'

ne conoscono

autore,

l'

origine,

talora

neppure

esatto
sa

significato.

Anche

poi di frasi pi

conosciute, e che
si

ognuno

essere di autori notissimi,

non sempre

ricorda con precisione da

quali passi delle loro opere siano tolte, ci che

pure curiosit
meraviglia
di
il

scusabile,

anzi

ragionevole.

perci non
di

si

faccia

lettore se incontrer dei

versi

Dante, del Petrarca, o

altri

valentuomini dello stesso peso, versi che ogni persona, mediocre-

mente

colta,
il

sa

memoria
il

ma

egli

sicuro di ricordarsi con

esattezza
si

canto,

sonetto ecc. cui

appartengono?
del

E
tolti

neppure

meravigli se accanto a

queste

gemme
di

nostro tesoro lettedai

rario,

trover delle ciance scipite, degli orribili versi


in

menon

lodrammi pi

voga o dai drammi

repertorio e perfino dalle


frasi

pi scollacciate operette, giacche alla scelta delle

citate

ha presieduto nessun
della maggiore o

criterio

etico

od

estetico,

ma

soltanto lucilo
si

minore notoriet. Anche quelle scorie

citano
altri si-

spesso, e ricorrono nella conversazione, talora adattate ad


gnificati
bili

dal primitivo, anche pi di


gravi,
il

frequente
il

di

sentenze pi nodi trovarle qui, e

piii

perci

il

pubblico ha

diritto

di sapere

loro stato civile.

Insomma questo
si

che

io faccio

un

vero
di

Manuale
poich

del perfetto citatore, da cui


arte pi
difficile

deve apprendere

l'arte
si

citare esattamente,
:

clic

comunemente non

creda,
i.

L'exactitude de

citer, c'est

un talent beaucoup
Sanchez, Remarque*).

plus rare que l'on ne pense.


(Uayj.i.. Dictionnaire, art.

II

lettore italiano

trover qui di che soddisfare largamente ogni


le

suo gusto: trover, come gi ho detto,

gemme

Frammiste

molte

I.

I.'

esattezza delle cita/ioni una


si

\irt

assai

pi rara che

non

pelisi.
.

- la quoque, qua vuljro (*) Vedi Oi I umano, luslit. or.it., X 11,41: recepta rant, lu. e Ipso, quod In certuni Mie tore tn babent, velut omnium limit, (inai: eil Ubi amici, Ibi opesi et, i'ou-i -initia mille teste; el pud .in, Pares rotem, ut <st in vetere proverbio, nun paribus maxime congregantnr. . - Vedi amie- a pay 25, nelle osserva, al num. 78.
:

[2-4]

Delle citazioni, dei libri e delle biblioteche

pietruzze di nessun conto, che io, ridotto al


chivista della rettorica

modesto

ufficio di ar-

contemporanea, non poteva neppur volendo


dirsi delle frasi
:

mandare

in

bando. Pu quindi giustamente

qui rac-

colte quel che

Marziale

diceva dei suoi epigrammi

2.

Sunt bona, sunt quaedam mediocria, sunt mala


P mra
*

(Eigtammi,

lib.

I,

ep. 17, v.

1).

Esse sono quelle che


3.

Omero

in pi luoghi dei suoi

poemi chiam

"E-a

ircEpevta.
tradusse nella frase tedesca Geflgelte
ttolo di

che

Giorgio Bchmann
il

Worte, frase rimasta celebre come


redatto
stati

un

libro, sul cui

piano

presente, e di cui quasi duecento mila esemplari sono


tutta la

finora sparsi in

Germania.
italiani e stra-

Vi sono soprattutto citazioni letterarie da scrittori


nieri, antichi

moderni;

vi

sono

frasi storiche;

vi

sono anche dei


della lingua,

proverbi, cio delle frasi tolte dal patrimonio

comune
due

ma

sulle quali

uno

scrittore

noto ha versato parte della sua celebrit.


di altre

Pu

dirsi infatti col

Fournier, autore

raccolte, francesi
:

queste, delle quali pure mi sono valso senza risparmio, che


\.

Il

en

est

billets

des adages populaires comme des en circulation: il faut, pour qu'ils

aient toute leur valeur, qu'une


les endosse.
1! -.ii

bonne plume
VIII
II.
t -,l.,

KMi.K, L'esfrit des autres. ihap.

<>:

p.i_

Cfr. COO

versi di

Mdi.lKRi. m:\VAntitrioii,

t.

Partant d'un homi]

it:

tait

un grand qui parlt.

intoni, alcuni
ilate.
Itasi

sono mediocri,

ma

pi sonn cattivi.

popolari
i.iano
le avalli.

all'-

cambiali
ti

in cir-

cola/ione

perd

tutt'il

loro valore,

vuole

una buona firma che

Chi l'ha detto?

[5*7]

Vi sono pure

delle frasi

scherzevoli e facete
le

e anzi

sono stato

meno parco
pur alleviare

nell'

ammettere queste che


gravit
lettura

altre,

poich bisognava
il

la
di

della materia,

e rendere
facile,

libro,

di per

s cos arido,

un poco pi

memore

del precetto

oraziano
5.

Omne

tulit

punctum, qui miscuit

utile dulci,

Lectorem delectando, pariterque monendo.


(Orazio, Arte poetica,
v. 343-4).

La
l'

metafora contenuta nelle

tre

prime parole ha origine dalle

uso che nei primi tempi della repubblica


facevano nel

votazioni nei comizii

si

modo

seguente: ogni cittadino entrando nel recinto


il

assegnato alla sua trib o alla sua centuria dava


ficiale

voto ad un uf-

posto
di

all'

ingresso dello steccato, e questi lo notava segnando

un punto

fronte al
i

nome
nomi

del candidato
di tutti
i

cui

spettava, in
;

una

tavoletta che portava

candidati
tutti
i

quindi

la frase

omne tubi punctum,


Quanto
alle facezie
;

significa riport

voti.

auguro

ai

miei lettori di non abusare di questa


essi

pericolosa mercanzia

non dimentichino

che

6.

Diseur de bons mots, mauvais caractre.


(Pascal, Penses morales,
I

p., ait.

IX,

11.

\\n|.

non vogliano essere

di quelli, ai quali

conico coraggio di ripetere con


7.

pu attribuirsi Quintiliano
:

il

melan-

Potius

amicum quam dictum


{De
institut, otuit.

perdidi.
,

lit>.

VI, cap.

3. S 28).

A
altrui

molte

di sitatte

Sentenze

il

popolo

clic le

usa, ha dato signifiin

calo ben diverso dall'originario, e perci parecchie volte


udrai
ripetute per celia
la

bocca

pei [scherno

frasi

che
si

loro autori

Scrissero con
altri

massima
pi
fiate

seriet.

Questo

del resto

-gue

anche

in

campi;

converr dare ad alcuna

frase

un' inter-

,.

Ottiene

la

generale approvazione chi


al

unisce
il

L'utile
lettore.

al

dok

dilettando e istruendo
(>.
-.

tempo

stesso

Chi solito
Preferii

di

dire

frasi

spiritose,

ha cattivo carattere.

rinunziare ad un amico anzich ad un

motto.

[8-1 1]

Delle citazioni, dei libri e

ilclie

biblioteche

pretazione che
le righe,

le

parole testualmente non avrebbero, leggere fra


1'

indovinare

occulto pensiero dello scrittore o del citatore.


alla sola lettera che

E
8.

chi

mai potrebbe attenersi sempre

uccide?

Littera

enim

occidit, spiritus
[S.

autem

vivificat.
3, v. 6).

Pauli Epist. II ad Corinthios. cap.

^to

il

libro eh' io presento all'


libro
la

esame indulgente del pub-

blico italiano,

composto con fratesca pazienza, raccogliendo

per anni molti


sazioni.

parca messe delle quotidiane letture e converIl

L' opera mia quindi assai modesta.


la

mio

libro

non ha

davvero
9.

pretesa di essere

Ce livre, le plus beau qui soit parti de la main d'un

homme, puisque l'Evangile


come
dell' Imitazione

n'en vient pas.


nella Vie de
l'

di Cristo scrisse

FoNTENELLE

Corneille, pubbl. per la prima volta nella Histoire de


dell' ab.

Acadmie
pu
dire

d'Olivet (Paris,

1729,

to.

II,

pag. 177); n

si

di esso quel

che

Dante

dice del libro suo

io.

Al quale ha posto mano


1

e cielo e terra.
e.

Danti, Paradisa,

XXV.

v.

2).

Oh, no davvero!
l'approvazione
pensava, un
rima) che
:

la

mia

fatica

non potrebbe meritare nemmeno


il

di

(tIU&EPPB

ErlttSTT,

quale in un suo epigramma

po' troppo sentenziosamente (forse per amore della

11.

Il

fare
il

un

libro

meno che
rifa la

niente
gente.
!

Se
Ma

libro fatto
i

non

disgraziati noi se tutti

libri

pretendessero di rifare la gent,

Tuttavia quanti

ce

ne sono che hanno veramente rappresentato

delle rivoluzioni dello spirito


-1

umano

Il

libro

Dei

delitti e delle

Beccaria ha dato

l'ultimo colpo alla procedura penale

.1

uccide,
il

mentre

lo

spirito

vivifica.

<).

QneatO

libro,

pi hello

chi- sia

uscito dalla

mano

dell'

nomo,

dappoich l'Evangelo non ha origine

um

Chi l'ha detto?

[12-13]

medievale
zio

il

romanzo
le

della

Beecher Stowe, La capanna dello


in

Tom, ha spezzato
di

catene degli schiavi


(pubbl. nel 1832)

America

le

Mie

prigioni

Silvio Pellico

nocquero all'Austria

12.

Pi che
chi
I'

la perdita di da

una battaglia campale.


taluni attribuita a

Ma
fine

ha detto? La
dell'

frase fu
;
il

LUIGI

Yi'.rii.-

LOT, direttore
del del

Univers

quale in un colloquio avuto sulla


gli

1849

col Mettermeli,

avrebbe detto, a proposito del


a t plus
il

libro

Pellico,

che

le

rsultat

terrible

pour

l'Autriche qu'une bataille perdue e


Je ne prtend pas
le

principe avrebbe risposto:

contraire

(Mlanges religieux, histori;

ques, etc., 2 me srie, vol. VI, Paris, i860, pag. 17 sgg.

si

veda

pure: Rinieri, Della vita di Silvio Pellico,


in n. e

vol.

II,

pag. 229,

anche
altri

il

Giorn. stor. d.
la

Ictt. ital., v.

53, 1909, pag. 118,


e

n. 3).

Da

frase fu ascritta a
ital.,

Cesare Balbo (D'Ancona


si

Bacci, Marniate della letter,


dire che sia di

V, 346), ma Giorgio Pallavicino il quale


altri, riesce

potrebbe anche

in

un rapporto

al

Governo Austriaco, del 1837, scriveva: La


esagerata dagli uni, falsala dagli

storia dello Spielberg,

pi dannosa
si

al

Go-

verno di S.

M.

che la perdita

di dieci

battaglie;

veda Sandon.

Contributo alla storia dei processi del Ventuno e dello Spielberg


(Torino, 191 1), pag. 370.

Insomma
tutti

il

mio

libro

non che una paziente compilazione, che non


degli ipercritici,
(piali

affdo al benevolo esame,

non

dei dotti,

ma

di

coloro, e sono
lettura o la

pili, ai
:

un

bel giorno

pu

fare diletto

la

memoria

quindi

13.

Lungi da queste carte un secolo rintuzzati.


scrisse
il
il

cisposi occhi gi da

come
ein'

Pasini

in

principio di-ila dedicatoria


in

Alla

Moda
questa

precede

Mattino. Kssn contiene, e

larga misura, peccati di


sia

omissione o d'inesattezza;
redazione imperfetto,
fitto,
vi

ma

per quanto esso

anche

in

sar talvolta chi potr consultarlo con pro-

memore
in

della sentenza di
lettera

Plinio

il

vecchio (conservataci dal

nipote
e
di gli

una

famosa
:

in

cui questi

d ragguaglio della

vita

studi

dello zio)

Ti 4-

7]

Delle citazioni, dei libri e delle biblioteche

14.

Nullum
(C
l'i.iNio

esse librum tarn

malum, ut non aliqua


lib. III.

parte prodesset.
Cecilio Secondo
il

giovane, Epistole,
sa,
fors'

ep.

5).

Perci io

spero indulgenza, e chi

anche favore

infatti

15.

Habent sua

fata libelli.

emistichio che quasi costantemente attribuito ad Orazio;

ma

che

invece di

Teren/iano Mauro (De


v.
:

Uteris, syllabi's et tetris:

carmen heroleum,

1286. presso

la fine del lib. II,

De

syllabis).

Ecco

il

verso intiero

Pro capta

lectoris

habent sua fata


libri,

libelli.

Eccoci dunque a parlare dei

anzi gi

ci

siamo venuti da

qualche momento, discorrendo di questa povera opera mia.

Non

avrei

voluto passare sotto silenzio la pi importante delle sentenze, che


al

libro

si

riferiscono

16.

Un
bel

livre est
la

un ami qui ne trompe jamais


chiusa di un sonetto
di

un

verso che
e che
il

De.sbarrealx-Berdi Pixrecourt)

nard,

dranunaturgo francese Ren Charles Guilbert (pi

noto, dal luogo di sua nascita, sotto lo


fatto

pseudonimo

stampare nell'ex -lib ris della sua ricca biblioteca (vedi

[ardere. Ex-libris
k<

Ano,

Paris, 1803, pag. 70, 72):

come Teodoro

Q aveva
ai

invece posto sulla porta della sua, chiusa erme-

ticamente
zioni:

curiosi

non meno che

agli

studiosi, la egoistica iscri-

17.

loi est le ^<>rt

fcheux

'lo

tout livre pril

ivent

il

est perdu, toujours

est gt.

14.

N
Anche

libro

tanto cattivo, che non

potesse

in

qualche

parte giovare.
15.
piccoli libri

hanno

il

loro destino.

libro

m
-ort-

amico che non inganna mai.


disgraziata
di

17.

Tak

li

ogni libro

prestato:

perduto

opre,

C 'li i

'

ha

detto ?

[1

8- 1 9]

Un

esemplare delle opere del Sabellico

(ediz. di Basilea,

1538)

gi appartenuto al Grolier ricordato pi sotto, quindi al presidente

Hnaut,

e ora nella biblioteca dell'Arsenale a Parigi, porta in

uno

dei fogli di guardia questa curiosa annotazione greco-latina di


dell'

mano

Hnaut medesimo

'Ex too 'A0Y)vaiou Caroli de Hnaut,


toris et decani, ito
Its'.

in

magno

Consilio

sena-

1710.

Libros alienos utendos Rogantibus 'Awxptpa.


"Ei;

saYYXiot) to y.oa

Aouxv

xsep.

11 xal too xaT Ma~-

Gaiov x*paXai(p 25:


Zyjtste 8s [lXXov, y.xi 7tops'Jc;Gs

Hpc to tcwaoovtocc,

xa.

yoposTe

'EauToig, Ttw yp yjtSv epCox.

Di questo versetto biblico


18.

la frase

Ite

ad vendentes.
(Evang. di
S.

Matteo, cap.

XXV,

\.'>).

rimasta viva nell' uso.

Ma

in

Francia

altri

bibliofili

avevano tradizioni pi generose,

basti per tutti citare l'immortale


soriere dell'

Giovanni Grolier
Francesco
I,

lipnese, te-

armata
al

d' Italia sotto

quindi tesoriere di

Francia sino

1565, anno di sua morte, amatore e collezionista


che sui piatti
.

intelligente di ottimi libri,

dei suoi

volumi

faceva

scrivere Jo. Grolle ri i et

amiconi m

Ma

egli

non l'aveva inventata

questa nobile divisa

ma

l'aveva portata d'Italia, con l'arte della


stile

legatura ed eziandio con lo

della

ornamentazione imitato dalle


bibliofilo che

splendide legature

di

uno sconosciuto
del

molti credono

veneziano, dei primi anni


i

secolo
:

XVI, Tommaso AfAIOU,

cui libri

portano

tutti

la

leggenda

19.

Th. Maioli

et

amicorum.
cortese motto: /atti

Anche l'umanista napoletano, Giano Pa&KASIO, appo*


frontespizio di tutti
et
i

suoi

libri

il

Parrhash

amiconi!,

RABELAIS!

/'rancaci RabeUstt XOtl

tV tXV.

8,

Andate
Di

dai

venditori.

x.

Tommaso

Maioli

di' suoi amici.

[20-22]

Delle citazioni, dei libri e delie biblioteche

Per

bibliofili,
:

o meglio per

bibliomani, non

manca l'epigramma,

ed questo

20.

C'est elle! Dieu que je suis aise!

Oui, c'est la

bonne dition

Voil bien, pages douze et

seize,

Les deux fautes d'impression Qui ne sont pas dans la mauvaise.


graziosa sestina di

Pons u Verdun (Contes

et posies,

1807,

pag. 9), di cui Scrihe ha fatto un couplet del vaudeville

Le Sa-

vant

(a.

II. se. 4).


si

Parlando del libro non


del

pu dimenticare n

1'

ammonimento

Petrarca

21. Libri

quosdam ad scientiam, quosdam ad saniam deduxere.

in-

[De remediis utriusque fortuiuie. dial. XI. Ili: De librorum copiai.

la

celebre frase ughiana

22.

Ceci tuera cela.


(VlCTOK
III
<.i).

Xotre-JJamc de

/'ari.-, lib.

V, chap.

1).

quali parole chiudono


nel

il

cap.

1.

tono commentate a profuil

successivo,

di

cui

formano

titolo:

Ceci tuera cela. Le livre tuera l'difice.

Du

libri

brevi
il

il

passo alle biblioteche, delle quali,


vi

come
un

dei

sse

Tome
la
:

un so

ch>-

ili

vivente, pi
clas-

che F Amadriadi.' nella pianta, e


detto
:

Naiade

nella fonte , e

l'i! <>

Di'.,
.1
1

come -m" U
"ri di

'edizione buona;

infatti in

stampa che non sono


pacai,

quella cattiva.
fecero diventare
lotti

21.

libri

alcuni,

altri

ietto uccider

quello.

io

Chi

l'Ita

detto?

[23-26]

2$. Uli

quorum immortales animae


bibliothecis) loquuntur.
(Plinio il Vecchio, Hist. Natur.,

in locis iisdem

[iti

lib.

XXXV,

cap.

2).

La

pi antica delle biblioteche delle quali


ci

ci

abbia conservato
:

notizia la storia,

ha pure dato un motto notissimo


'Iaxpsov).

24.

Medicina animi (Wwyf^


secondo narra

iscrizione che,
lib. I,

Diodoro Siculo

(Bibloth. /tistor.,

49, 3) stava sull'ingresso della biblioteca del re Osimandia


si

di

Egitto e di cui

ricord certamente

Federigo
Reale
pi ampio)

il

Grande
(comle

quando

sul vecchio edificio della Biblioteca

di Berlino
f'

piuto nel
parole:

1780

e ora sostituito

da

altro

porre

Nutrimcntum

Spiritus.

Dai

latini ci scese l'altra

sentenza:

25. Si

hortum

in bibliotheca habes, deerit nihil.


(Cicerone, Epinlohe ad familiari s, lib. IX, ep. 4, a Vairone).

con questo ha

fine

questo primo paragrafo, che serve d*


al lettore
il

in-

troduzione all'opera. Innanzi di presentare


avvertirlo di ci ohe veramente avrei

resto,

devo

dovuto

dir

prima, cio che


ne.

non
la

cerchi in questa raccolta frasi

paremiologiche delle quali


1'

storia

la letteratura
e

possono additarci
di

autore. Questa una


i

raccolta di citazioni,

non

proverbi.

Ed

proverbi non sono


tanto dell'et

soltanto nelle lingue volgari,


classica,

ma

anche nel

latino,

quanto della bassa


si

latinit.

Non
n
in

vi si

troveranno perci,
repertorii
simili,

conn

non

trovano nel
di

Bchmann
Do
lit

altri

adagi del genere


sta,

questi: Kvettsatio

non

petita, accusato

manife-

Si non

easti' sa/tetn eattte,

des. In eattda Tenenti! ree.


la

Essi avrebbero di troppo aumentata

mole

di questo

volume

26.

....

Dominedio

ci salvi
i

da

libri

troppo lunghi e da

poemi!

oloro [gf illustri scrittori) dei quali

le

anime immortali par

lano nellr biblioteche.


2 ).

Medicina
Se pretto

dell'

anima.
un giardino, nulla
ci

2^.

.dia biblioteca ci saia

mancher.

[27-3

il

Affetti,

passioni, gusti, voglie,

abituaitti

11

come

scrisse

Lorenzo Stecchetti (cio

Felice

Cavallotti (in

OLINDO GuERRixi) Nova Polemica).


un

nella

ode

Essi al pi potranno essere soggetto di

altro libro, al quale

penseremo

in seguito,

non ora:

27.

Di

libri

basta uno per volta, quando non


(Manzoni. Promessi Sposi, Introduzione).
gli

Q avanzo.

poich, potranno mancare

editori,

ma non

gli

autori e

libri

da pubblicare:

28.

Faciendi plures libros nullus est

finis.
|2).

(.Ecclesiaste, cap. XII. v.

Affetti,

2.

passioni, gusti, voglie, abitudini

dell''

amane axiom debba

pi spessi) cercarsi

il

principale

movent

nei

^usti individuali e nel naturale desiderio di conseguire

ci che pi piace,

era gi sentimento degli

antichi

29.

Trahit sua

quemque

voluptas.
11.

(Yim.n.io, Egloga

30

Progredimur quo ducit quemque voluptas.


il
1 e

UZIO, D

liai, rtr.,

lib.

II.

v.

un

nmik

ti

p"i espresso da

Dantk

in

pici

jl,

L'anima, semplicetta che sa nulla.


Salvo che, mossa da
!':
I

lieto

Fattore,
tra.stulla.

Volentier tonici a ci che la

28.

29.
30.

libri m poMOOo moltiplicare Ognuno tratta dal suo pi.'.


1

all' infinito.

Avanziamo dove

il

piacere

ognuno

di

noi guida.

Chi l'ha detto?

[3 2 "3~]

Facile quindi

il

trasmodare delle voglie, ove non

si

sappia

imporre silenzio

ai

desideri, ai sentimenti immoderati, impresa


si

non

agevole, poich talora la ragione fuorviata


senso. Giustissima quindi la

mette dalla parte del


:

massima

del moralista francese che

32.

Les passions sont les seuls orateurs qui persuadent toujours.


(I.A

Rochefoucauld, Rflexions ou Sentences et Maximes morales, n. Vili; citiamo Fediz. del 16/8, ultima riveduta dall'autore, riprodotta nell'ediz. Didot del 1878).
ci
:

il

peggio questo che quasi sempre persuadono male, e

fanno

desiderare con maggior cupidigia ci che

meno

concesso

33.

Nitimur in vetitum semper, cupimusque negata.


(Ovidio. Amores,
lib. III.

ep.

4.

v.

1").

Lo
34.

stesso

Ovidio vuole

altrove indagarne la cagione:

Unde fames nomini


come
disse
....
il

vetitorum tanta ciborum?


{Met amorph.,
lib.

XV.

v. 138).

ovvero,

Tasso:

35.

Instinto dell'umane menti


si

Che
Elemento
36.

ci

che pi

vieta,

uom

pi desia.
C.

[Gerusalemme
di

liberata,

V, Ott

76).

gran peso anche l'abitudine, di cui fu detto


effici.
25,
74

Consuetudine quasi alteram naturam


(Cicerone,

De

finibus. lib.

V, cap.

n\ vero:

37. {Colisi fi n do)

non frustra .... quae quibusdam secunda natura.


(S,

dicta est a

Agostino. Contra Juliantim,

lib.

I\

103).

32.
33.

soli avvocati che persuadono sempre. Le passioni Simo Sempre tendiamo con ogni sforzo a quel che vietato, e
i

de-

sideriamo quel che


34.
16.
\.

ci

negato.
ili

Donde mil' uomo tanta fame Con la consuetudine Formarsi


La consuetudine che
la

cibi

proibiti?

quasi un'altra natura.

certuni

non a torto

detta una sc-

enda

Datura,

[38-41]

Affetti, passioni,

gusti, voglie,

abitudini

13

e lo stesso

Agostino
frustra
:

nel trattato

De musica

(lib.

VI, cap. 19)

Non enim

consuetudo quasi secunda

et quasi affabricata

natura dicitur
dire,

perci antichi e moderni autori consent vano nel

essere ben difficile di resistervi.

Orazio

cant

38.

Naturam

expelles furca, tarnen usque recurret.


(Orazio, Efistole,
lib. I. ep.
1".

e lo imit
.

Philippe Xricault,
il

dit
(a.

Destouches,
Ili,
se.
5)
:

nel Glorieux

che

suo capolavoro

39.

Chassez

le naturel,

il

revient au galop.
19 marzo 1771 scriveva a
ils

anche Federigo il
:

Grande
par

il

Voltaire

Chassez Us prjugs

la porte,

rentreront

par

la fentre.

Per quanto
nostro cuore,
}o.

si

faccia,

le

vecchie abitudini sono sempre care al

[Et

/']

On

revient toujours

ses premires

amours.

(Cr. tini.!.. Ktif.nnk. Joconde, mus. di Isouard [1814}, a. IIL M. 11.

n vale molte volte fuggire

le tentazioni,

cambiando paese, poich

41. Caelum,

non animum mutant qui trans mare


[currunt.
(Orazio, Efistole,
lib.
1.

ep.

il.

Anche SSNECA (q
lum.
*

Animum

Jedes mutare,

m
le

Ma

all'incontro In lontananza che Ogni


ioni,

gran

nomo mezzo per calmar


dini,
eli

troncare

abitu-

alletti:

scaccia pure la naturale indole con

il

forcone, torner ugual-

mente.
30. Cacciate
40. 41.
il

naturale,

torner
ai

al

galoppo.
mari.

E
Il

>i

ritorna

tmprc

primi amori.
rrono
al
li

ciclo,

non l'animo mutano

l dei

14

Chi l'ha detto?

[42-45]

42. Quii

autem sublatus
mente.
De
Kemi-is,

fuerit

ab

oculis,

etiam

cito transit e
(Tommaso da
ci

imi/. Christi, lib.

1,

cap. 23,

I).

che in buon italiano corrisponderebbe

al

volgarissimo Lontan

dagli occhi lontan dal cuore.

Uno
mente

dei primi effetti dell'abitudine di creare dei bisogni


il

fittizi,

e di rendere necessario financo


in

un verso

di

una

satira di

come detto garbataVoltaire, Le Mondain (v. 22)


superfluo,
:

43.

Le
devenu

superflu, chose trs-ncessaire.

concetto ripetuto e sviluppato da


est
si

Alfonso Karr
le

Le

superflu

ncessaire, que,

pour

conqurir, beaucoup de gens

traitent le ncessaire

de superflu.
natura

All' incontro,

nella

umana

di

stancarsi

presto della

uniformit, ci che spiega la cinica esclamazione:

44.
di

Toujours perdrix.
le origini,

cui

secondo una tradizione


in

(piasi

certamente apocrifa,

avrebbero a cercarsi
dicatore
cui egli
il

una burla

fatta

da Enrico

IV

al

suo pre-

(piale lo

rimproverava per

le

sue infedelt coniugali, e


di

fece imbandire per molti

giorni

seguito nuli' altro che

pernici.
cui
il

Al reverendo un bel giorno sfugg detto: Toujours perdrix !


:

re di botto replic

Toujours reine
che
il

Se non e vera, ben

tro-

vata:

ma invece sembra
difficile
:

si

tratti di

un proverbio ben pi antico.

Del resto

sentenziare e giudicare ad animo calmo

della passione altrui

45

Intender non la pu chi non la prova.


Danik, Tanto
gentile ecc.

Oline sta scritto nel sonetto di

[Vita

Nuova,

XXVI).

42.

Quando un
ser
Il

oggetto

sia

tolto dinanzi

agli

occhi,

presto pas-

anche dalla niente.


cosa necessarissima.
pernici.

43.
41.

superfluo,

Sempre

[46-48]

Allegria, darsi bel tempo,

noia

3.

Allegria, darsi bel tempo, noia

In nessun tempo mancarono

gli

spensierati che riposero ogni loro

maggiore studio nel godersi

la

vita,

specialmente nei

facili piaceri

del senso, senza preoccupazioni intellettuali o morali. Questa co-

moda
musica

il

filosofia

abbastanza bene esposta nella romanza


di

cantata

da Orsini nel melodramma Lucrezia Borgia


di Donizetti (a. II, se. 5) e di cui
\

Felice Romani,

particolarmente popolare

primo
Il

46.

segreto per esser

felici

So per prova,

e l'insegno agli amici.


il

Sia sereno, sia nubilo

cielo,

Ogni tempo,
Che
e
il

sia caldo, sia gelo,

Scherzo e bevo, e derido gl'insani


si

dn del futuro pensier.

coro risponde:

47.

Non curiamo
Se quest'oggi
orma pi scapigliata

l'incerto domani.
n'

dato goder.

di

questa dottrina epicurea quella


S\ki>.\\

Ma
-ti

nel celebre epitaffio di

uwlo,

che alcuni citano

termini:

p.

ulani us. bibamus,

gaudeamus: post mortem

nulla voluptas.
'.
in

disput.,
i

lib.

V, 35,
si

01

latino

reti

inapalo ordin

Kl

l*.

Mangiamo, beviamo, godiamo: dopo


diletto alcuno.

la

morti-

non

vi

pi

i6

Chi l'ha detto?

[40-51]

49.

Haec habeo, quae


Hausit at
;

edi,

quaeque exsaturata libido

ilia

iacent multa et praeclara relieta.


di

e ricorda che a proposito

questa iscrizione, Aristotele not

Che

altro scriveresti sul sepolcro

non

di

un

re,

ma

di

un bove?

detti,

Strabone (XIV, 9), avvertendo ehe erano notissimi i versi sudcita anche le parole che in lettere assire erano scolpite ad
citt di Ciucia,

Anchiale,

sulla

tomba

del re, sotto la statua di lui,

figurato in atto di scoppiettare con le dita della


lo sconcissimo re parlava cos:

mano

destra. Ivi

Mangia, bevi,

vivi

allegramente,

perch tutto

il

resto

non vale questo scoppiettar


Sardanapalo
trova,

delle dita.

Vedi

anche Clearco, in Ateneo, XII, 39.

Lo

stesso consiglio di
si

si

parrebbe perfino
per
dispregio,
nel

impossibile se non

avvertisse che riferito detto


:

Nuovo Testamento, dove


50.

Manducemus

et
(S.

bibamus, eras enim moriemur.


Pauli Epist. I ad Corinth.,
e.

15. v. .^2).

L' altro motto, non

meno famoso,

51.

Wer
Der

nicht liebt Wein,


bleibt ein

Weib und Gesang


e

Narr

sein Lebelang.
come cosa
di di
lui

attribuito

nientemeno che a
50 anni
fa

Lutero

fu

scritto circa

nella

taverna del castello

Wartburg,
in
1
>

celebre nella storia di Lutero.

Secondo che dice Redlich

Die
T
'

poetischen Beitrge
pag57)
(

zum Wandsbecker Bothen (Hamburg,


sono assai probabilmente
quale
li

questi versi

di

JOH.

ink.
nei

VOSS

75 1-1826),

il

pubblic per

la

prima volta

Wandsbecker Bothen
Poeten ; quindi, da

del 1775, " 75' entro


soli,

una
del

Deviso an einen

nel

Musenalmanach

1775 (Hamburg)
ci che

a pag. 107, ponendovi sotto la firma />.

Martin Luther,

49. I

soli

miei beni sono quelli che la

gola

la

pi raffinata

libidine

mi procacciarono; non mi
nobili.

curai delle

molte altre

cose,
50.

anche pi

51.

Chi non
tutta

Mangiamo e Im. uhm, che domani vena la molte. ama vino, la donna e canto, sar un pano
il

il

pei

la

ila.

Allegria, darsi bel tempo, noia

~
I

gli

valse l'annullamento della

nomina a professore
di

all'

Johanneum
del Rifor-

di

Amburgo,

sotto

l'

accusa

sacrilegio alla

memoria

matore. Voss non disse mai a quali fonti avesse attinto per questa straordinaria attribuzione
:

del resto, a parte la donna, la sen-

tenza

anche nella Bibbia

Vinnm

et

musica

laetificant

cor

(Ecclesiasticus,

cap. 40, v. 20).

Esso mi

fa tornare alla

memoria, a cagione del canto che

ri-

cordato in fine del primo verso, un altro detto, che pu sembrare a

prima

vista assai difforme

da

quelli finora ricordati,

ma

che per chi


si

sottilmente guarda, ha con essi molta pi analogia che non

di-

rebbe.

Ils

un detto, che

si

riferisce ai

francesi

52.

chantent,

ils

payeront.
Mazakino; ed
infatti nelle
si

ed attribuito

al cardinale

Nouvelles

Lettres de la Duchesse d'Orlans (1853, pag. 249)

legge:

Le
du

Cardinal Malaiin disoit:

La

nation franoise est

la

plus folle

monde
La

ils

crient et chantent contre moi, et


et je fais ce

me
que

laissent faire; moi, je veux.


;

je les laisse crier et chanter,


frase,

que pure a

comunque sia stata detta, piacque ed a ragione piacSkhantien Chamfort, il quale lasci scritto: in

homme
53.

d'esprit

me

disait

un jour que

Le gouvernement de France tait une monarchie absolue, tempre par des chansons.
|(

'iVMHim,

.\/<iiiin,<,/f,iis,',.<sitr/iifo/itiur.

11.

XlVi.

VBCHAT8,

NHO

lo Stesso

tempo, faceva cantare a


frai

Brid 'oison, nel Mariage de Figaro, a proposito del popolo


Cju'on l'opprime,
Il
il

peste,

il

crie.

s'agite en cent fa-aons.


fini-t-il

Tout

par

de\ chantons.
il

Ma
54-

non

a tutti

popoli bastava

canto;

l'anem et circense.
(GlOVZItAl
1
.

v-

ntano, pagheranno.
53.

La Francia

no governo assoluto, temperato dalle canzoni,


del

lochi

cu

Chi V ha

detto ?

[55. 5 6]

erano

desideri della plebe

romana

cresciuta all'ozio e

ai vizi sul

finire della

Repubblica

e nei tristi secoli dell'Impero.

Pane

e feste

tengono il popol quieto, fu detto dal Magnifico

LORENZO DE'Mkdici,
avevano

che molto bene se ne intendeva (Givsri. Prov. toscani, pag. 153).


In tempi a noi pi vicini
si

disse di altre popolazioni che


e

bisogno solo

di

tre

F, feste, farina

forca. L'ultima V aggiunta

era indice della maggior perfezione dei tempi.

Mentre

si

preparava

la

Rivoluzione Francese, Voltaire nel 1770


Il

scriveva alla Signora Necker:


et circenses,

ne

fallait
il

aux Romains que panem

nous avons retranch panem,

nous

suffit

des circenses,

c'est--dire de

POpr-Comique.

Ma

s'egli avesse vissuto sino

a vedere quasi vent' anni dopo (nell'ottobre

1789)

le

donne

del

popolo
retto
il

di

Parigi

recarsi a Vcrsaglia a chiedere pane,

avrebbe cor-

suo giudizio.

certo che la

buona

e sana allegria

il

dono migliore che


buon

gli

Dei possano

fare alla travagliata umanit.

1 toscani sogliono dire


il

che chi ride, levai chiodi alla bara, ovvero che

riso fa

buon

sangue; Chamfort (Maximes


rale, n.

et

penses sur la philosophie


:

et la ino/es

XLVIII) ammonisce
est celle

che

La plus perdue

de toutes

journes
Yorick di

o l'on n'a pas ri ; e nel Viaggio sentimentale di


trad, del Foscolo, nella prefazione
si

Laur. Sterne,

legge

Era opinione

del reverendo

Lorenzo Sterne parroco

in Inghilterra

55.

Che un

sorriso possa aggiungere un trama brevissima della vita.


cita:

filo alla

ein nota
si

Tristram Shandy,
al Pitt,

epist. dedicat.
la

Ed

infatti la frase

trova nella dedicatoria

quale per comparve soltanto


e che

nell'edizione originale di

York 1759, da me non veduta,


fatta su

non
si\<
.

fu riprodotta, per quel eh' io


I.a

sappia, in nessuna delle succes-

versione di

Hdouin,

questa edizione originale,


je

cos traduce questo passo:

fermement persuad que

suis
rit,

que chaque

fois

qu'un
clins-

homme
ce

sourit et plus encore lorsqu'il

ajoute quelque

Fragment d'existence.

neppure va

dimenticata l'altra lias- tolta dal medesimo autore:

56.

In

li

mime

qui

rit

ne sera jamais dangereux.


mai
perii'

56.

Un uomo

che ride

inni

saia

[5"-6o]

Allegria, darsi bel tempo, noia

19

che

la risposta del

duca

di

Choiseul a Yorick trovato senza passa-

porto in Francia (Sterne.

sentimental journey, cap. XLYIIIi.


di nulla,

Ridiamo dunque, ma non troppo, che


antipatico

neppure delle

ottime cose, conviene abusare; e poi l'eccesso del ridere cos


!

Dice

Catullo

che

....

Risu inepto res ineptior nulla


{Ode

est.
v.
16).

XXXIX.

forse pi savio era

Giordano Bruno

il

quale diceva di s me-

desimo

58. In tristitia hilaris, in hilaritate tristis.


ed
1'

epigrafe eh' egli appose sul frontespizio del Candelaio nella


\

edizione originale di Parigi 1582: Candelaio

Comedia del Bruno


\

Nolano

Academico di nulla aeademia,


in hilaritate tristis.

detto il Fastidito

In

tri-

stitia hilaris,

Parlando dell'allegria, conviene pur dire qualcosa del suo contrario, la noja.

Un

nostro poeta drammatico contemporaneo la disse


....

59.

La noia
Pietro

Tetra visitatrice e non chiamata.

Nerone, che nella tragedia omonima


esclama
:

di

In queste

Aule
Tetra
!..

ahi sovente penetra la noja


visitatrice e

non chiamata.
(in

Leopardi
seguent'.-:

fra

suoi Pensieri

Opere,

v.

II,

p.

ha

il

60.

La noia
essa

in qualche

modo

il

pi

sublime

dei sentimenti umani.


ed
infatti

un sentimento

affatto

sconosciuto

alle
;

p
cani e
i

intellettualmente inferiori,
gatti sbadigliano soltanto

come ignoto agli animali quando hanno fame. Pure lo

stesso

^7.

Nun c' cosa


II. ire

pi\;
tri>t>-

-,

occamente.

^N.

nella

tristezza,

mila

ilarit.

Chi l'ha detto?

[61-64]

pardi,

in

una canzone
per
l'

scritta nel
si

1820, mentre correvano tempi

ben

tristi

Italia,

lagnava della noja, imprecando a

61.

Questo secol morto, al quale incombe Tanta nebbia di tedio.


{Canzone ad Angelo Mai).

Ma
62.

quali le origini di questo

incomodo malanno?

L'ennui naquit un jour de l'uniformit.


iLamotte-Houdakd,
Fahles, Hb.
4, fabl.
15).

Non

si

dimentichi per la spiritosa correzione fatta a quest' ul-

timo motto dalla signora di


cessivo prolungarsi di

Chateaubriand, che
filosofica fra

seccata dell' ec-

una discussione

due professori.

Fontanes e Joubert, ad una sua

serata,

esclam

L'ennui naquit un jour de V universit!

4.

Amicizia

63. Illud amicitise

sanctum ac venerabile nomen.


(Ovidio, Trist.,
lib.
I.

cl.

Vili,

v.

15).

ma

che cos' l'amicizia?


migliore definizione dell'amicizia
si

I.a

legge in un classico latino:

64.

Idem

velie atque nolle, ea


eSt.

demum

firma amiXX,
Sj

Cina

(SAl.l.rsrio. (ali!.. C*p.

4).

02.

La noia nacque un giorno dalla uniformit.

63. Quel santo


64,

venerabile
cose, e

nome

dell' amicizia.
le

Volere Ir tondo

-.t^ss.-

non volere

Btesse cose, questa

in

la

vera amicizia.

Ami
Cfr.

Cornelio Xepote

{Att., 5. 11

Plus in amicitia valere


.

similitudinem

morum quam

affinitatem

Perci non facile tro-

vare un vero amico, e

65.

Qui invenit illum (amtcum), invenit thesaurum.


Usiastico. cap. VI. v.
14i.

dice la Bibbia,

ma un
la

ignoto epigrammista ribatt


troverai

Trova un amico e
Dice

un

tesoro,

Bibbia, e son parole d' oro.

Per altro credo meglio se tu dici, Trova un tesoro e troverai gli amici.

La

stessa opinione

avevano

classici

66.

Ubi amici

ibi

opes.

(QmTILIAN,,

//( ,,.

v u
.

41)

ma

era antico proverbio dei

Romani com'
:

affermato da

Plauto:

Yerumst verbum quod memoratur


a.

Ubi amici ibidem opes

[TrueuietUus,

IV.
la

v. 88).

Udiamo ancora
67. Diliges

Bibbia, l'eterno libro di ogni sapienza:

amicum tuum

sicut teipsum.
Hco, cap.

XIX.

v.

18).

Vinum novum, amicus novus; cum suavitate bibes lud.


il

veterascet, et

Ifsiiistico. cap.

IX.

v.

IS).

A
69.

un rero amico sentirai talora applicare

la

frase di

I>'

L'amico mio,

non

(lolla

ventura.
|/h/.
c.
II.

V. (.II.

uno

dei
rio

molti versi danteschi usati a


a indicare

poich

si

suole
ecc.,

un antico amico, provato

nel

trova un amico,

trova n

DO lanari.
II

caro l'amico tuo

come
in

te

st

-no

quoto, amico nuovo;

lo birrai

aoaveniente.

Chi l'ha detto?

[70-72]

mentre Dante pone questo verso

in

bocca a Beatrice, e
lei,

lo applica

a s medesimo, che dice amato da


quale
infatti

ma non

dalla fortuna, la

non

fu troppo amica del Poeta.

Con

bizzarra arguzia un altro


:

epigramma francese

del seicento

ammonisce che
70.

Les amis de l'heure prsente Ont le naturel du melon, Il faut en essayer cinquante

Avant qu'en rencontrer un bon.


la

quale spiritosa quartina di

Claudio Mermet

{Le temps passe,

Lyon, 1601, pag. 42), ma la sostanza ne tolta, dicela Bibliothque del Du Verdier, dalle Satire di Pietro Nelli (lib. II, sat. 9).

Come
falsi?

fare per questa

prova? come sceverare


facile, se
il

veri amici dai

Oh, l'esperimento

pure non sempre piacevole:


Il

ce lo insegnano Ovidio, l'Ariosto,

Metastasio.

primo cantava:

Donec eris felix multos numerabis amicos, Tempora si fuerint nubila, solus eris.
(Ovidio, Tristia,
lib. I,
el.

IX,

v.

5-6);

ma non
antico,
cosi

fece che

dare forma poetica ad un


nel
di

pensiero assai

pi
64)

poich

Cicerone

trattalo

De Amicitia (XVII.
a' giorni

riporta

una sentenza

ENNIO
recte:

passata

suoi in pro-

verbio:

Quamquam
:

Ennius

Amiens

certus in re incetta

cemitnr.

Ecco l'Ariosto
72.

Alcun non pu saper da

chi sia amato.


;

Quando
Per
e'

felice in

su la ruota siede
i

ha i veri e fnti amici a late. Che mostran tutti una medesma fede.

70.

(ili

amici del tempo presente sono

come

melloni:

bisogna

71.

staggiarne cinquanta prima di trovarne uno buono. Finch sarai felice, conterai molti amici: ma se il tempo
rannuvoler,
r<

si

iterai

solo.

5]

Amicizia

23

Se poi
Volta

si

cangia in

tristo

il

lieto stato,

la

turba adulatrice

il

piede;

E quel che di cor ama, riman forte. Et ama il suo Signor dopo la morte.
(Ariosto. Orlando furioso,
e.

XIX.
il

ott.

1).

Belle sono tutte le ottave sentenziose con le quali


rarese d

poeta

fer-

cominciamento

ai diversi canti del


il

suo

poema ma questa
:

bellissima.

Ecco finalmente

poeta cesareo:
il

Come

dell'oro

fuoco

Scopre le masse impure. Scoprono le sventure De' falsi amici il cor.


iMktastasio, Olimpiade,
a.

sempre

la ediz. di Pariiji.
178<>-X2,

Hrissant,

che
il

IH. se. .*: si cita presso ta vedova di Crusca).

Un

pensiero

abbastanza

sconfortante

seguente, che pur

troppo ha molto di vero, come


e cinico

tutti quelli

del

medesimo

scettico

scrittore:

74.

Dans

l'adversit

de nos meilleurs amis, nous

trouvons toujours quelque chose qui ne

nous dplat pas.


(Viivimr- dr
'_>.

I..V

RooiKKoi

<

Ml.l>;

cili/.

del

ltrf>5,

num.

85).

'

OTuuo

'h

Vttn Alex.

Magmi, b. Vu, cap. vin. 27,

75.
<:

Finalissima est inter pares amicitia.


'

parc che fosse antico proverbio, poich


scrive:

nel

trattalo

Pam

autem

vetert /

/hi-

finillimr

fur la quale sentenza citata

anche

' \.

Nelle sventure dei nostri migliori amici, troviamo tempre qual-

che non

ci

dis;
^li

na e l'amicizia fra

uguali.

24

Chi l'ha detto?

[7-77]

da Quintiliano. Institutiones

(lib.

V,

il, 41), e

Ammiano Marle

XXVIII, cum paribus; ma tra


cellino
(lib.
i

I,

53):

Ut soient pares facile congregari


sono
amicizie:

cattivi rare e infide

76.

L'amist fra tiranni malsicura

E
come
dice

le fiere talor

sbranan

le fiere.

Vincenzo Monti

nella chiusa del


di

famoso sonetto

sul

Congresso di Vienna (Poesie liriche, a cura


Barbra, pag. 378).
Ci sono dei casi in cui
la indifferenza

G. Carducci, ed.

la

neutralit

non sono
le

ammesse: o siamo amici


nemici
;

di

una causa,
le

di

una persona, o
;

siamo

la

difendiamo, o
:

siamo avversi

e per dirla con le

parole del Vangelo

77.

Qui non

est

mecum, contra me
.

est.
v.

{Vangelo di S Matteo, cap. XII. ili S. Luca, cap. XI, v. J.i.

M):

5.

Amore
Onesto paragrafo
rato in tutti
i

ci

offre

materia inesauribile:

l'

amore ha
le

ispi-

tempi

gli

scrittori,
;

ha riempito tutto
la

letterature

con

suoi

sfoghi passionali
il

esagerazione contro
del

quale invano

protestava
ch'egli

Manzoni

in

un brano

suo

immortale

romanzo

poi

soppresse nella stampa:


ve

l'amore

necessario a
elle
.lei

questo
altii
si
il

mondo: ma
dia
la

briga di coltivarlo.... Vi

n'ha quanto basta, e non fa mestieri hanno altri sentimenti


le

quali
forze,

mondo ha

bisogno, e che uno scrittore, secondo


negli

sue
la

pu diffondere un po' pi
al

animi:
la

come sarebbe

commiserazione, L'affetto

prossimo,

dolcezza,

l'indulgenza,

77.

('.Ili

non

COO ine, e contro

di

me.

[78-82]

m
se stesso

25

il

sacrificio di

ma

dell'amore, come

vi

diceva,

ve

n'ha, facendo un calcolo moderato, seicento volte pi di quello

che

sia necessario

alla

conservazione della nostra riverita specie


di

(A. Manzoni. Brani inediti dei Promessi Sposi , per cura


Giov. Sforza. Milano,
Il

1905,

paL:

Manzoni pens

all'ultimo

momento

di

non pubblicare quegettate al vento


:

sta diatriba che sarebbero state proprio parole

se oggi, dal

romanzo, dalla poesia, dal teatro contemporaneo,

si

ro le pagine

d'amore, che cosa resterebbe? Ben poca cosa!

Per

cui, sia dalla


le

letteratura antica, sia dalla

moderna, larga

la

messe che

muse
cui

offrono a chi voglia far tesoro di citazioni e sen-

tenze popolari soli' amore.

Virgilio,

poemi sono per qualunque argomento miniera

ricchissima di frasi, ce ne d alcune, cio:

)mnia vincit amor,

et

nos cedamus amori.


(E_<r/oga,

X.

v.

(,'>).

Il

primo emistichio

citato

da

Macrobio (Saturn.,

lib.

V.

cap. 16, 7)
ore

fra quelle frasi

che vice prcreerbiorum in

omnium

funguntur

et

quae sententialiter proferuntur.

Adgnosco
'

veteris vestigia

fiamma.
lib.

(Eneide,

IV.

v.

23).

>\i e (rada

80.

Conosco

segni dell'antica fiamma

4M.

tnprobe amor, quid non mortella pectora a


(Virgilio, Eneide,
lib.

IV.

r. 112).

<

iK.w.i'

ha un

inato

Anima- dimidium meae.


\/f>.

QU,

'
;

\1110r-

tutti

>

vino-.

<

noi
BOI!

lediamo
spinai
i

all'Ani.

cuori

umani

%2,

-una mia.

2b

Chi l'ha detto?

[83-87]

Si

dice che

il

Card. Richelieu, quando mori nel 1638

il

famoso

Fere Joseph,

une moiti
bisticciarsi

Eminenza Grigia, esclamasse: Je perds en lui de mon me . Terenzio a proposito del continuo
l'

degli innamorati

opportunamente dice

83.

Amantium

irse

amoris integratio
(Andria,
a.

'st.
v.

Ili, se. 6,

556).

Il

verso intercalare del leggiadro poemetto Pervirgilium Veneris,

sive

carmen trochaicnm de
canta
il

vere, d' incerto autore,


di

ma

attribuito a

torto a Catullo,

dominio universale

amore:

84.

Cras amet qui


vit,

nunquam amavit; quique amama

eras ani et.


il

Il

grande Arpinate ne esalta

potere in una breve

eloqucn-

tissima sentenza:

85. Nihil difficile

amanti puto.
(Cicerone, Orator, cap. X).

Marziale

descrive lo stato di due amanti in perpetua guerra,


:

ma
86.

pure inseparabili, con un bellissimo verso

Nee possum tecum

vivere, nec sine


(Marziale,
lib.

te.

XII. epigr. 47i.

ch'egli del usto non ha fatto che togliere (piasi di peso a


il

<

>vn>i<>,

quale negli Antares,

lib.

III. el.

ti, v. 39,

aveva dtto:

87
e che
lare
l'

Nec

sine

te,

nec tecum vivere possum.


(a. Ili, se.
1)

ALFIERI imit nell'Oreste


:

facendo cosi pai-

Clitennestra

ver

con
sen/.'

lui

felice
il

Non sono

io

mai:

ma

esso

sono.

83.

(ili

sdegni degli amanli rinsaldano l'amore.


chi

84.
851

Ami domani

mai am; e chi am, ami pure domani.

Ritengo che nulla sia difficile per chi ama. n/.,i di ti'. 86-87. Ne con te posso vi\

[88-93]

Amore

?7

Veniamo
piccolo

ai

poeti delle et posteriori.

Precede a
di

tutti

il

divino
il

Alighieri, che pu darci un gran numero

versi celebranti

nume

faretrato

ne scelgo alcuni dalla Divina Commedia

88.

Amor mi
Amor
principio di
in

mosse, che mi fa parlare.


{Inferno,
e.

II,

89.

che nella mente mi ragiona

Della mia Donna....


e
il

una canzone

di

commentata

testa del Trattato terzo del


(e. II,

Dante, composta verso il 1204 Commua, ed anv.

che riportato nel Purgatorio

112), in bocca di Casella.

90.

Amor
Uiest'

che

al

cor gentil ratto s'apprende.


<

Inumo,

e.

V,

v. 100).

<

ultimo verso
il

nel

commovente racconto
altri

di

Francesca
noti

da Rimini, a cui
del precedente
:

poeta fa dire

tre

versi

non meno

91.

Amor

che a nullo amato amar perdona.


(Inferno,
e.

V,

v.

103).

S lo un punto fu quel che

ci
e.

vinse.
V,
v,
132).

(Inferno,

93.

(ialeotto fu

il

libro e chi lo seri(Inferno,

V.

v.

17).

Per chiunque ha letto quel pietoso episodio che e una delle pi


belle pagine della

Divina Commedia, quest' ultimo verso non ha


leggono
il

uopo
con

di

commento. Franecui

romanzo

di

Lan-

cillotto, a
la

(iallehaut o Galeotto fa da
il

mezzano

ne' suoi amori

regina Ginevra:

libro e

1'

autore suo furono quindi per


i

Paolo e Francesca quel che Galeotto fu per

due antichi amanti.

PocM sanno che


'

il

racconto di Francesca (dal verso:


diletto al verso
in

Noi Ugleg~
di

per

Quel giorno pi non vi


1'

gemmo mante)
Lord Vernon
e

fu

messo

musica dal Rossini per desiderio

a lui dedicata.
nel vol. Ill

Lord Vernon ne pubblic


l
1

auto-

vinile

dd

di />.

A. disposto in

Chi l'ha detto?

[94-96]

ordine grammaticale, ecc. (Londra-Firenze, 1865), a pag. 83.


partitura per canto e pianoforte
.

La

Rossini

vi

ha

scritto

sopra di

suo pugno (come tutto

il

resto)

And. mosso.
.

Recitativo Ritmato

{Far come colui che piange e dice)

ma

Le rime minori dantesche sono quasi tutte di soggetto amoroso, sono meno popolari del divino poema, per cui non ne trarr
:

che un verso solo

94.
cio,
di

Donne

ch'avete intelletto d'amore.


dell'

donne che avete cognizione

amore, ed
egli

il

primo verso

una canzone composta da Dante, com'

stesso narra, in

guisa da adattarle
sato; e dessa
si

come cominciamento quel


Nuova,

verso gi da lui penIl

legge nella Vita

XIX.

verso medesimo

ripetuto nel Purgatorio, e.

XXIV,

v. 51.

Moltissimo potrei spigolare dalle rime del Petrarca, dove non


si

ragiona che di amore,

ma
la

esse ai giorni nostri

non hanno pi

la

grande popolarit della quale godevano alcuni

secoli addietro, quindi

non ne lever per ora che

seguente

95.

Tempo non mi
Contr'
a'

parea da far riparo

colpi

d'Amor.

(Petrarca, Sonetto in vita iti M. Laura, num. 3, secondo il Marsand, coni.: Era il giorno ch'ai Sol si scoloralo Son. III.
;

ed. Mestica).

Laura apparve

la

prima volta

agli

occhi del Petrarca, coni' egli

stesso lasci scritto nel celebre codice

Ambrosiano

di Virgilio, nel-

l'anno del Signore 1327,


sanici), in

il

giorno sesto

di aprile (che era


in

un venerd
Avignone:

sul

mattino, nella chiesa di Santa Chiara


il

perci scrisse
gli

poeta che essendo quel giorno santo


assalti

lugubre non

pareva tempo da temere

d'Amore,

e la Starne in guardia.

96.

Teneri sdegni, e placide e tranquille

Repulse, e cari vezzi, e

liete paci,

Sorrisi e.parolette e dolci stille

Di pianto,
1

e sospir tronchi, e molli bac.


rawo, Gtrnsaltntm*
liberate,

e XVI.

ort.

[97-101]

Am
il

2Q

sono
di

le

quotidiane occupazioni degli innamorati secondo

cantore

Erminia, che pur doveva intendersene.

Un

galante abate invece


:

del secolo scorso cos descriveva la vita di

un innamorato

97.

Chi vive amante

sai

che delira;

Spesso

si

lagna, sempre sospira,

N
Lo
98.

d'altro parla che di morir.


(MKTASTASIO, Alessandro,
a.
I.

~c. 4).

stesso

Mktastasio

cos diceva

dell'amore dei vecchi:

L'arido legno

Facilmente s'accende,

pi che

verdi rami, avvampa, e splende.


{Asilo d'amore; nella ediz.
ti

Parigi 1780,
e della infedelt

to.

HI. pag. 343).

degli

amanti:

99.

la

fede degli amanti

Come
h<-

l'Araba fenice:
ciascun
lo dice.

vi sia,
sia,

Dove
Sono pure
il

nessun
iMf.i

lo sa.
/>, ini

am 'amm.

trio. a.

11.

di

lui

quei versi celebri che hanno acquistato


:

valore di proverbio

100.

Pass quel tempo, Enea,

Che Dido a

te pens.

Spenta

la

sciolta la catena

E
In

del tuo nom* or mi


1

rammento appena.
a.
II.

Mktastasio. lUdone abbandonata,


vicini

tempi a noi pi

udremo

in

una tragedia faStOI

101.

Vederti, udirti, e non amarti....


-.t

umana

non

,'-.

>.

f'r.inr, tea

da Ri

30

Chi l'ha detto?

[102-107]

Lanciotto lo dice
no,
i

al

fratello

Paolo: e

lo ripetono,

sul serio o
sul

nove decimi degli innamorati d'Italia, come ripetono,


Q no,
gli

serio

altri

versi della tragedia

medesima

102.

....T'amo, Francesca, t'amo,

E
Framezzo a

disperato l'amor mio!...


{Francesca da Rimini,
tanti poeti,
a. III.

se. 2).

ecco un romanziere che fa dire a uno

dei suoi personaggi,

a Giovanni Bandino,

103.

Noi

altri

Italiani

c'innamoriamo

in chiesa.

(F. D.

Guerrazzi, L'Assedio di Firenze, cap. Vili).


poeta contemporaneo, dal quale tolgo
tre ci-

Udremo anche un
tazioni
:

104.

I canti

che pensai

ma

che non
ti

scrissi,

Le parole d'amor che non

dissi.

(Lorenzo Stecchetti, cio Olindo Guerrini, Quando cadran le foglie..., nei Postuma, poesia num. XIV).

105.

Io

non voglio saper quanto sii casta, amammo veramente un'ora intera, Fummo felici quasi un giorno e basta.
Ci
(Postuma, LXYIII).

106.

Torna all'infamia
Sei troppo
vile,

tua: sei troppo vile,

non

ti

posso

amar

(Postuma,

I.

XX Y

li.

107.

Te

voglio bene assai


tu

il

non piense a me.


il

ritornello di

una famosa canzone, composta

1839 da RafIl

faele Sacco,
mazione del
rono
in

ottico e improvvisatore napoletano.

successo di

quella canzone fu enorme, e

pu darne un' idea la ingenua afferSettembrini nelle sue Memorie: Tre cose belle fule

quell'anno (1839):
(ed.

ferrovie,

l'illuminazione a
voi.
I,

gM

Te voglio bene assai

Morano 1879,

pag. 160).

[io8]

Amt

31

La musica

fu attribuita al Donizetti,
si

ma

a torto.

Il

fatto
ci

che

per molto tempo a Napoli non

cantava altro, quindi


le

fu chi,

annoiato di tanto entusiasmo, rispose per

rime:

Addio, mia bella Napoli,

Fuggo da

te

lontano.
s

Perch pensier

strano

Tu

mi

dirai

perch?

Perch mi reca natisea


Quella canzone ornai
:

Ti Taglio bene assai

E
O

tu non pensi a me.

Andr nell'Arcipelago,
pur nel Paraguay,
seccato assai

Che m' ha
Quel
:

Tu non pensi a me.


nella

Vedi Amilcare Lauria,


pag. 125; e anche
scritt.
il

Nuova

Antologia, r

sett.

1896.

Martorana,

A rotizie

biogr. e bibliogr. degli


si

del dial, napolet., pag. 362, dove

narra di una riduzione

della stessa canzone ad

argomento sacro, improvvisata dal Sacco


che non finirebbe pi.

per desiderio del card. Riario Sforza, arciv. di Napoli.

E
le

la poesia

melodrammatica } o questa

si

Pure qualcosa, dalle opere


pi antiche, non
le
si

italiane pi note,
fare

che su per gi sono


citare.

pu

meno

di

Chi non

le

vuole

salti.

108.

Il

buio, la pioggia, la neve

S fomentare l'amante non deve.


nella Pianella

perduta nella nn'e


la

(a. I, se.

i),

notissima farsa in

prosa e musica, che ha fatto

delizia

di

varie generazioni,
il

ma

che per non italiana


l.andi,

di

origine,

bens francese:

compianto

fondatore della stamperia dalla quale esce questi


i

lume, aveva fra


col

suoi libri

una vecchia edizione

di

quest.

seguf-ntc titolo:

Im pianella persa farsetto


libraio,

in prosa con
!';

mu-

sica traspirtata

Dall'Idioma Francese in Italiano.


e

Giovanni Herni
armonici,

negoziante di strumenti

un opuscolo

di

24 pag. in-i6".

32

Chi l'ha Jdio?

[10Q-113]

iog.

Il

vecchiotto cerca moglie,

Vuol marito

la ragazza,

Quello freme, questa pazza


Tutti e due son da legar
!

Ma

che cosa questo amore


fa tutti delirar?

Che

Egli un male universale,

Una

smania, un pizzicore,
solletico,

Un
Ne
Cavatina
(di

un tormento
finir.

Poverina, anch'io lo sento,


so

come
si

cui molti versi

ripetono) della vecchia Berta nel


di

Barbieri' di Siviglia,

melodramma giocoso

CESARS Sikrkim,

musica

di

Rossini

(a. II, se. 5).

110.

Ah!

bello, a

me

ritorna

Del

fido

amor
il

primiero,
intero

contro

mondo

Difesa a te sar.
(Xornta, melodr. di P. Romani, mus. di V. Bellini, a. I, ic. 4).

ili.

T' amo, ingrata,

t'

amo

ancor.
\

(L uria di Lummirnioor, poesia di S\i Cam m Ai< ano, mos. di G. Donizetti, a.

a inni sc. 6).

Il,

112.

liai tradito

il

cielo e

amor!

113.

Maledetto

sia l'istante

Che
lo

di te

mi

rese amante....

Stirpe iniqua.... abominata....

dovea da

te

t'uggir

[li 4-1 19]

Amore

3?

114.

Questa o quella per

me

pari sono

quant' altre d' attorno mi vedo.

Del mio core l'impero non cedo Meglio ad una che ad altra belt.
{RigoUtto, melodr. di F. M. Piave, di Verdi, a. I, se. 1).

mn

115.

Bella figlia dell'amore,

Schiavo son dei vezzi

tuoi,

Con un detto sol tu puoi Le mie pene consolar.


[Riffoletto, a. Ili, se. 3).

116.

Ah

quest'infame, l'amore ha venduto.


(//

musica

Trovatore, parole di Salv. Camm aranti. di Verdi, a. IV, se. 41.

117.

Di quell'amor

eh' palpito

Dell'universo intero,
Misterioso, altero,

Croce e delizia
i

al cor.
di K. li.

La Traviata, parole
musica
di

PlATB,

Verdi,

a. I, se. 3).

8.

Alfredo, Alfredo

di

questo core

Non puoi comprendere


{/.a

tre,

tutto l'amore.
a.
II.

Traviata,

se.

15i.

Un

bacio rendimi, due.


:.'

se brami.
melodramma
a. III.
-

iLe Educande Ji Sorrento,

mas.
e

ili

Emilio ITsiplio.

pi sotto:

Lascia
gjH

^li

scrupoli,

dimmi che m- ami.


di

saturi

stranieri

mi contenter

citare

due

fra

1<-

pi
:

pi popolare fra

^li scrittori

apoftegmstici francesi

34

Chi l'ha detto?

[120-124]

120. Il est

du

vritable

Amour comme

de l'appaparle,

rition des esprits: tout le

monde en

mais peu de gens en ont vu.


{Maximes de La Rochefoucauld,
I,XXVI).

121. Il

y a des gens qui n'auraient jamais t amoureux, s'ils n'avaient jamais entendu parler de l'Amour. i vi cxxxvi).
(
,

e finalmente

da un

gentilissimo poemetto della nostra letteratura

tolgo due locuzioni che sono d' allora in poi entrate nel patrimonio

proverbiale della lingua parlata

in

faccende se non

proprio di

amore,

di

ogni altro affetto.


....

La prima

di esse la seguente:

122.

Celeste questa
sensi.

Corrispondenza d'amorosi
Il

Foscolo {De'
fra gli

Sepolcri,
e
i

v.

29-30) cos disse delle relazioni di

affetto

estinti

viventi.

l'altra

pochi versi pi oltre

123.

Eredit

d'affetti.
(Foscolo,

De

Sepolcri, v. 41).

6.

Astuzia, inganno

L'inganno
da Virgilio

e la diffidenza eh' esso ingenera


nel

sono bene

scolpiti

verso

124.

Timeo Danaos

et

dona

ferentes.
{Eneide,
lib.
II.

v.

4>M.

120.

Accadi
tutti

dell'amo)
ne parlano

\cn>

come
pochi

delle apparizioni degli


li

spiriti:

ma

hanno redati.

[il.

sono delle persone


rato,

se
i

i2|.

Temo

clic non sarebbero mai state innamonon avessero sentito parlare mai dell'amore. Danai anche quando recano doni.

[125-13

Astuzia, inganno

Danai (da Danao, leggendario re d'Argo) erano


Argo,

gli

antichi

abitatori di

ma Omero,
i

e in questo

caso anche Virgilio,

usarono

tale
di

voce a designare
Virgilio
1'

Greci

tutti.
:

Anche

altro emistichio

Latet anguis in herba.


(Egloga
III. v. 93),

chi tenta indurre altrui in inganno con false parole pu apil

plicarsi

consiglio del
:

mago

Idraote, signore di

Damasco,

alla

nipote

Armida

126

Fa manto
l'

del vero alla


HO, Gerusalemme

menzogna.
e.

liberata,

IV.

ott. 25).

e se

inganno non
:

si

ferma

alle

parole,

l'

apostrofe giustiana a

Becero droghiere

127.

Vendevi znzero Per pepe bono.


[GIUSTI,

La

vestizione, str. Oh.


lui,

Talvolta

l'

ingannatore vinto da

altri

pi astuto di

ovvero

128.

Lo schermitor

vinto di schermo.
e.

(Tasso, Gerusalemme liberata,


e di questo la ragione detta
1

XIX.
-

ott.

14.

da un

satirico

frano

29.

Pardieu

les

plus grands clercs ne sont pas les


[plus fins!
iKkgnif.r, Sottri- Ulm",
lt.

vervi

f-

poi.

por quanto grande sia l'astuzia, di cui


ricordatevi che:

il

buon Dio

ha

pro\ veduti,

130.

On

peut tre plus


plus fin
,

fin

qu'un autre, mais non


CCCXCIV)

que
-

t<>us les autres.


I

!/.;<//,

2;.

r.i

nie.
i

[29.

Perdio!

clnVrici
,

maggiori non sono


furbo di un altro,

pi astuti! pi

130. Si pu
tutti
gli

ma non

furbo

ili

altri.

Chi l'ha detto?

Q13 1-135]

Dello stesso filosofo quest'altra sentenza:

131.

On aime

bien deviner les autres, mais l'on


(Ivi, ediz. Ici

n'aime pas tre devin.


1665,

num. 2%).

7.

Avarizia

132.

Fatto v'avete Iddio d'oro e d'argento.


(Dante. Inferno,
e.

XIX,

v.

112).

Cos
ai

Dante

fieramente apostrofa

l'

insaziabile avarizia dei preti,

quali

poco innanzi aveva rivolto

altra acerba
il

rampogna

133

La

vostra avarizia
i

mondo
<.

attrista,
i

Calcando

buoni e su levando
(Dante, infuno,

pravi.
104-105).

XIX.

r.

Trista passione questa dell'avarizia che spinge alle azioni pi

basse e pi riprovevoli,

come aveva

gi detto

VIRGILIO:

134

Quid non mortalia pectora cogis, Auri sacra fames! [Eneide, ut, ni. 55417).
v.

infatti

agli
il

occhi di molti ogni

mezzo

buono per acquistare dae per

naro, che

ben venuto, per qualunque via guadagnato,


le fonti.

quanto

ne siano turpi

Ci

espresso anche dall'adagio latino

135.
di

Non
le

olet.

cui

origini,

secondo SviTONlO [Vita Vespasiani, cap. 23)

Dione Cassio
131.
s

(Hist., lib.

I.W'I, cap.

|).

sarebbero da cercarsi

ha piacere d'indovinare
ha piaci
re di

il

pensiero degli
il

altri

ma non

si

vedere indovinato
i

proprio.

134.
135,

che non costringi


|)ii//a.

cuori umani,

esecrala fami' dell' oro!

Non

30- 1 38]

trista

3T
1

nella risposta data

da VESPASIANO

al figlio

Tito che lo biasimava

per avere posta una tassa


sentire di cattivo
st'
il

sull' orina,

ma

che pure riconobbe non

danaro che se ne traeva.

noto che da que-

aneddoto

si

convenuto di chiamare per

eufemismo monumenti
luoghi indispen-

vespasiani o semplicemente vespasiani


sabili

certi piccoli

alla pulizia e alla igiene

delle citt.

Agli avari fastosi che vogliono ostentare grandezza pu ben applicarsi


il

verso satirico del poeta milanese

36.

{Non

serve...)

Anselm, degh on quattrin per un.


(Carlo Porta, La preghiera).
ventun

di

donna Fabia Fabron De-Fabrian che per confondere


l'

mendicanti che

hanno

sbefteggiata entrando in chiesa, usa verso

loro cotanta liberalit.

Ai

nostri

tempi

la letteratura e

la

politica

hanno reso famosa

137.

La Compagnia

della Lesina.
in

Antonio Starrabba Di Rudin


lano nel teatro della Scala
del Consiglio
dei Ministri,
il

un discorso tenuto

Mi-

9 novembre 1891, essendo Presidente


cosi diceva a proposito
:

del suo pro-

gramma
ci

di

radicali

economie

Signori, noi ministri mettendo in

disparte quel fragile strumento che era la famosa lente dell'avaro,

siamo, mi

si

passi la celia, costituiti nella famosissima


le

Compa-

gnia della Lesina, che ebbe

sue leggi e

suoi precetti, dai quali

questo scegliemmo a nostro .consiglio: che ciascuno debba guardarsi

ed astenersi
n mai
si

la

ogni superflua ed impertinente spesa,


se

come da

fuoco,

spenda un quattrino
tal

non per marcia

necessit, perch
all'

cun

tal

regola e per

via

si

d buon principio

augumentare,

e far capitale.

Quod
parole

est principalis intentio Iiesinantium.


il

Con queste

ministro ricordava una curiosa facezia,


titolo

ri-

stampata pi volte nel sec. xvu, col bizzarro


1

Delta fumo*
nienti.

Compagnia

della /.esimi, dialogo, capito!


in

Il

front- spillo

porta

tutte

le

edizioni

l'impresa

della

tnta

compagnia che

ima

lesina col

motto, rimasto pine celebre:

138. L'assottigliarla pi
\'on

meglio anche
loro ai

fora.

Importi}....

Anselmo, date

auttrln per uno.

Chi l'ha detto?

[139-141]

II
il

paragrafo riportato dal Rudin dei Capitoli della Compagnia


3.

numero
al

L'on. Luigi Luzzatti


1920
(v.

in

un

articolo
vol.

da

lui

pubbli6,

cato

principio del

Minerva,
di

XL, num.

del

16 marzo 1920, pag. 204) narrava

avere ricevuto in dono da

Rudini un esemplare della operetta or ora ricordata con questa


singolare dedica
:

Luigi Luzzatti

Questo

libro a

me

donato

dall'ammiraglio Saint-Bon, che tenevo in

mano quando

lessi a

Mi-

lano nel 1891


di te

il

nostro

programma

finanziario,

depongo ora presso

come

ricordo di tempi passati insieme a servizio della patria

adorata.
fraterno.

La lesina salv l'Italia! Eit'iva la Roma, io giugno 1906. - Rudin.


sopra

lesina!

Con

afftto

La
139.

citata di

Lente dell'avaro.
le

come pure
140.
sono

Economie
altre

sino all'osso.
proverbiali
ai

due

frasi

ejusdem farin

ma

di

pi antica

data, poich risalgono


stero Lanza-Sella,

dolorosi giorni del macinato e del mini-

severo anzi feroce


la

restauratore

delle

stremate
nelle

finanze italiane.
dichiarazioni

E
il

prima fu detta da Giovanni Lanza,

fatte

alla

Camera presentando
in

il

nuovo ministero

da

lui

presieduto

15 dicembre

1869, la seconda da

Quintino

Sella, ministro

delle finanze,

una seduta successiva.

8.

Bellezza e bruttezza. Doti del corpo

Che cos'
i(i.
11

la

bellezza?

bello lo splendore del vero.


la celebre definizione

secondo

attribuita
lui

volgarmente a

l'i

ai

cm.

dm

che certamente non e di

e forse

aeppure

ili

nessun piato-

[142-143]

Bellezza e bruttezza. Doti del corpo

39

nico, poich

non

solo

non

si

appoggia a nessun

testo,

ma non nem-

meno

l'

Platone, espressione esatta della dottrina platonica. Infatti


il

bench accoppiasse
inseparabili, pure

vero col bello


il

non considerava

come due idee assolutamente vero come la bellezza per


in bellezza alla scienza e

eccellenza,

anzi in

un luogo
il

della

Repubblica (ed. Steph., 508. E)

dice formalmente che


alla verit:

bene superiore

quindi pi conforme allo spirito, se non alla lettera lo splendore della dottrina platonica, sarebbe di dire che il bello m * d.. Padel bene. Si consulti: Leveque, La science du beau, 2
ris,

1872,

to.

II,
to.

pag. 320; Fouille,


I,

La philosophie de

Platon,

Paris,

i860,

pag. 352.

La

bellezza sia delle persone, sia delle cose, in molti casi dote

affatto relativa,

come ben giudicava

il

Mf.tastasio:

142.

Sembra
Che

gentile
fiore,

Nel verno un
Si disprezz.

in sen d'aprile

Fra F ombra bella


L'istessa stella
(

lie

in faccia al
si
1

Sole

Non

mir.
f
;

M
di l'arici

rifila Cdix.

1780, lo. III. pag;.

no stancare chi ne circondato e


annuir,

le

come accadde

al

poeta, che pei altro era

143.

Stanco gi

di

mirar. Don sazio ancora.


\,

[Pi ih\k<

Trionfo

i Amore,

cap.

II.

v.

li.

In

tutte
e

I'

com

in

ogni persona
nelle

la

bellezza qualit

del

pivi

alto pregio,
di

donne

inassimanient--,
!'

brano create allo scopo


ita sufficiente,
gli
aitili

piacere altrui.

la

natura non

ripara l'arie,

la piale \

pure chiamata a fornire

mai

40

Chi l'ha dettai

[144-148]

144.

Dont

elle

eut soin de peindre et d'orner son


[visage,

Pour rparer des ans


Ma
la bellezza

l'irrparable outrage.
a. II, se. 5, v.

(Racine, Athalie,

495-496).

non

tutto, e

non basta ne a supplire l'assenza

di altre doti,

meno

appariscenti,
;

ma

pi importanti, ne a dare di
:

per s stessa la

felicit

lo dice

una vecchia opera comica

145.

Esser bella a che dunque mi giova,

Se ogni pace vien

tolta al

mio cuor?

(La Figlia del Reggimento, parole di Calimi Bassi, mus. di Donizetti, a. II. se. 4).

Scendendo

al particolare,
i

vediamo che ad uomo realmente brutto

possono applicarsi

versi di

un

satirico aretino

146.

Uno

scherzo di natura,

Un uom
il

senza architettura.
(Guadagnoi.i,
// cadetto miUlare].

poeta medesimo che difese

la piccolezza della statura e

il

naso
:

grosso dalla taccia di coefficienti di bruttezza. Per la prima disse

147.

Signora, se l'essere

Piccina d' aspetto

Vi sembra difetto, Difetto non .


(G tDAGNOLI,

Le donni

/i,i /;/.

1.

Per

I'

altro

148

Indizio

Di gran....
Elemento
th
in

un naso maestoso e bello e di gran che?- di gran cervello.


(Guadai. noi
1.

//

naso, Seat

'<).

di

bellezza indubbiamente la figura alta ed eretta,


1'

questo volle natura dilerenziarr

minio dagli animali, come


\.

disse

Ovidio

nelle

Metamorfosi

(lib.

1.

85*86):

144.

Con

quali essa ebbe lina

di

dipingere e ornare

il

sua viso

per riparare l'irreparabile oltraggio degli anni,

[149-154]

foltezza e bruttezza.

Doti del eorpo

41

149.

Os homini sublime
Jussit et erectos

ddit,

clumque

tueri

ad

sidera tollere vultus.


TASSO:

La

difesa del colorito fosco era stata fatta dal

150

Il

bruno

il

bel

non

toglie.
liberata,
e.

{Gerusalemme

XII, ott.

2\\.

ricordando forse

il

biblico

151.

Nigra sum, sed formosa.


{Cantico dei Cantici, cap.
I.

v. 4i.

detto della sposa del Libano;

come per

il

biondo

facile

di

ri-

cordare

il

dante-

152.

Biondo era e

bello e di gentile aspetto.


{Puri;.,
e.

III.

v.

lori.

che

Dante Ma dove

dice a proposito di re Manfredi.

pi rifulge la bellezza,
si

negli occhi,

poich

in

la

materialit della forma

sposa al fascino spirituale dell'intelligli

genza. Perci ogni innamorato loda per prima cosa

occhi della

sua fiamma, e molti vorrebbero dire

come

il

Paggio Fernando:
belli.

153. lo

ti

guardo negli occhi che sono tanto


che popolare
dal giorno
in

frase divenuta pi
,

cui

la

Partita a

del povero (iuskpi'E

GlACOSA

(ove essa pi volte ripe-

tuta),

forma

la

drli/ii AtA

filodrammatici d'Italia.

inni parte della bellezza degli occhi sta nella grandezza loro.

"
[54.

Foscolo

nel
v.

carme Le Grame, (secondo

il

testo

edito dal Chiarini, inno III.


....

276-2"):
i

Tornino
al

grandi

Occhi

fatali

lor natio sorriso.

149,

Dette

(il

<

[l'uomo sublime
di

il

volto e

gl'impoMdiritto
1

contemplare
bella.

il

Cielo e di inalzare lo

sguardo

ali--

st. 11--.

Sono brasa, ma

42

Chi l'ha detto?

55" I 57]

come pure
155.

nell'ode All'amica risanata:

Fiorir sul caro viso

Veg-go
-

la rosa;

tornano
al

grandi occhi

sorriso

Insidiando.
Questi grandi occhi erano quelli della bella contessa Antonietta

Arese, che Foscolo


la

am

in

Milano

fra

il

1801 e
alla

il

1804; come
il

donna

dai

grandi occhi fatali intorno


le

quale

poeta

in-

voca aleggino

Grazie, sembra fosse quella

Maddalena Bignami,

nata Marliani, una delle pi belle donne del suo tempo, che Na-

poleone

I, in

una

festa

da ballo

offertagli

dai commercianti miladel 1808,

nesi al teatro della

Canobbiana nel gennaio

proclam

la

plus

belle

panni

tant de belles.
belli gli

Basta talora a fare

occhi la dolcezza del sorriso, quale

sarebbe stato quello di Eleonora:

156.

Il

balen del suo sorriso

D' una
(//

stella

vince

il

raggio.

Trovatore, parole di Salv. Cammakano. musica di Gius. Verdi, a. II, se. 3).
l'

conforto degli uomini brutti ricorder finalmente


tutti,

aneddoto

che corre sulle bocche di

del

famoso tenore Nicola Tacdi cui


si

chinardi,

di

Livorno (morto nel 1859),


alla

narra che fosse

gobbo, e che una sera, chi dice


teatro di

Pergola

di Firenze, chi a

un

Roma, mentre

il

pubblico, vistolo apparire sul palcosce-

nico, insolentiva contro la deformit di lui,

esclamasse:

57.
Il

Son qui per farmi

udire,

non per farmi vedere!

pubblico stette a sentirlo, e dopo lo spettacolo, vinto dall'en-

tusiasmo, lo accompagn a casa in trionfo.


I.'

aneddoto sarebbe bellissimo.... se fosse vero.

I.o stesso

Tac-

chinardi soleva smentirlo:

e lo smentiva poi la sua person.!

non

era gobbo, aveva anzi le spalle molto diritte: bens era piute di torace largo e corto.

tosto tozzo di corporatura,

Per

sulla

Mena era
gli

attore inarrivabile,
e
^li

e aveva avuto

da Canova

stesso, che
le/ioni sul

era molto amico,

aveva anche fatto un busto,

[158-161]

Beneficenza, doni, aiuto

43

modo
Ji

di drappeggiarsi artisticamente, e di gestire

(Jarko, Memorie

un impresario

fiorentino,
si

pag. 122).
dice
1'

A
e.

persona bella
il

pu applicare quel che


figlio

Ariosto

di

Zerbino,

bellissimo

del

Re

di Scozia

( Orlando furioso,

X.

ott.

84):
il

158.

Natura

fece, e poi

roppe

la

stampa.

9-

Beneficenza, doni, aiuto

L'arte di donare altrui che talora vale pi del donativo stesso,

come ben
1

dice

Corneille

,59.

La faon de donner vaut mieux que ce qu'on


[donne.
(C'ornk.ii.i.h.

Le Menteur,
:

act.

I.

sc.

11.

bene espressa nei noti versi manzoniani

160.

Doni con volto amico,

Con quel tacer pudico, Che accetto il don ti fa.


atom, La
Inoltre gran
Pentecoste, inno.
v.
1J<

parte del segreto riposto nell'adagio latino:

161. Bis dat qui cito dat.


che
fors.<Iri\;i

dalla sentenza

225

di

PUBUUO

Sik<>:

nopi bei

neficium

bis dat,

qui dat celeriter ;

e al

quale corrispondono
(v.

due

versi

del

Tesorettc di

Brunetto Latini
tostamente

61

Che

<lon;ir

iinar doppiamente.

159.

Il

161.

modo D due

di

dare conta pi
1

di

quel

volte chi di

44

(-Vii

l'ha detto?

[162-166]

L'Alighieri, che per propria esperienza sapeva quel che volesse


dire ricorrere al soccorso degli altri, cos esaltava
i

il

principale tra

suoi benefattori e protettori:

162

Del fare e del chieder, tra voi due, Fia primo quel che tra gli altri pi tardo.
(Dante, Paradiso,
e.

XVII,

v. 74-75).

Questi

il

Gran Lombardo, Bartolommeo

della Scala.

E
163.

pi avanti, parlando

Dante

a Maria, Vergine Madre, figlia


:

del suo Figlio, cos svolge lo stesso concetto

La

tua benignit non pur soccorre


chi

A
Invece
:

Liberamente

domanda, ma molte fiate al domandar precorre.


(Paradiso,
e.

XXXIII.

v.

16-1*1.

164

Quale aspetta prego e l'uopo vede Malignamente gi si mette al nego.


(Purgatorio,
e.

XVII.

v. 59-60).

Anche Seneca

disse

Tarde
1).

velie nolentis est ;

qui distulit diu,

noluit (De benefic,

II,

parimente

il

Metastasio:

165.

....

Niega

agli afflitti aita,


la

Chi dubbiosa

porge.
a.
II. se.
Ti.

(Metastasio, Ezio,

Nel soccorrere
evangelica
:

l'

infelice,

non

si

dimentichi neppure

la

massima

166.

Te autem

faciente

eleemosynam, nesciat
(Vang, di
.V.

si-

nistra tua quid faciat dextera tua.


Matteo, cap. VI.
v. 3).

Bench
principi,

il

soccorrere

gli

sventurati sia dovere prineipalissimo dei

dei grandi,

dei fortunati,

166.

Quando
che
fa

fai

l'

rlrmnsiiia. du- la

tua sinistra non sappia pici

la

mann

distra.

-171]

Beneficenza, doni, aiuto

167.

Regia, crede mihi, res est subcurrere


iOvidio. Efist. ex Ponto,
lib.
II,

lapsis.
v.
II).

ep.

9.

tuttavia aiutare
di

il

prossimo per qualunque persona un precetto

cristiana carit,

un dovere

di

umanit

168.

Qui donne aux pauvres, prte Dieu.


Victor Hugo pone
testo biblico
in

epigrafe che

testa

alla
in

poesia
cui egli

Pour
non

les

pauvres, nel volume Feuilles d'automne ; e


che condensare
il

fece

(Proverbi,

XIX. 17: Foemratur


ai

Domino qui miseretur pauperis.

E
169.

talora

il

beneficare altrui anche

un provvedere

propri

interessi,

per l'antica massima:

Serva me, servabo

te.
44).

iI'ftronio. Satyricon, cap.

ha da trascurare
il

1'

amicizia e

1'

aiuto anche del debole;


al

leone della favola esopiaoa che dov la propria vita


:

come memore

animo del topolino

On
1

a souvent besoin d'un plus petit que


lu m
vivi'.

soi.

1.

Faites,

lib.

II,

fab.

Il:

Le

lion et

le rut.

tanto pi che,

come

dice

il

poeta medesimo, anche

piccoli pos-

sono diventar grandi:

171.

Petit poisson

deviendra grand.
lui

Pourvu que Dieu


il.

prte vie.
Fables,
et le
lib.

ontaim.

V. fab.

3,

/.<

/et oisson
di

preneur).
vi

Ma
.

m deve

far

conto dell'aiuto anche

un piccolo,

sono

uti e certi aiutatori dei (piali

pi prudente di Fate a

meno:

gl' infelici hi

ai

pomi
io

presta a
salver

Dio.

Salva me, che

170. Si ha spessi> bisogno di qualcuno

pi

piccolo

di

noi

me-

mi.
171.

Anche

il

j>esciolino

,j

inde porche

Dio

gli

dia vita.

46

Chi l'ha detto:

[172-176]

a costoro non
quali

meno

che agli
si

inetti

che guastano

le

faccende nelle

mettono mano,

applicano

le

parole virgiliane

172.

Non tali auxilio, Tempus eget.

nec defensoribus
(Virgilio, Eneide,
lib.

istis

II, v.

521-522).

10.
Benignit, perdono

Anche

in

questo paragrafo non sono molte


il

le

frasi

che mi oc-

correr citare. Ricordo

bel verso

173.

Amico, hai vinto:

io

ti

perdon...; perdona.
e.

(Tasso, Gerusalemme liberata,

XII. ptt.

66).

che sono

le

parole rivolte da Clorinda trafitta mortalmente


e
1'

al

suo

feritore Tancredi,

oraziano

174.

Hanc veniam petimusque damusque


il

vicissim.
v.
1

(Orazio, Arte poetica,


e meglio ancora

1.

biblico:

175.

Qui sine peccato

est

vestrum, primus
S. (!i07<ainii, cap.

in illam

lapidem mittat.
{Evang. di
eh' la difesa della
\ III. v.
7).

donna adultera

fatta

da

('risto,

il

quale l'ac-

comiata dicendo:

176.

Vade,

et

jam amplius

noli peccare.
(/ri. v.

UK

172.
17
|.

Non

di

tale aiuto
ci

n di questi difensori

vi

oggi bisogno. a vicenda.

Questo perdono
Va',

chiediamo e

ci

concediamo
di
lei

175. Chi di voi senza peccato, getti su


17(1.
i'

la

prima pietra.

non peccare mai pi.

[l

" -1 79]

Benignit, perdono

\~

Chi ha vissuto, chi ha

sofferto,

chi

ha provato

le

gioie

e le

angoscie, le dubbiezze e le tentazioni della vita, meglio disposto


all'

indulgenza

177.

Tout comprendre

c'est tout

pardonner.

sentenza di profonda filosofia che comunemente attribuita alla


signora di

Stal,

la

quale pi precisamente nella Corinne scrisse


trs-indulgent,

Tout comprendre rend


une grande bont.
:

et

sentir

profondment,

inspire

Nella quale sentenza evidente la re-

miniscenza di quella

178.

Non

fiere,

non

indignati, sed intelligere.

che la massima direttiva della filosofia di


e
si

Benedetto Spinoza

afferma trovarsi in tale forma nel Brevis tractatus de Deo,


et

de homine

de salute,
ali"

il

quale come un'ampia introduzione

tu? Ethica e
trattato

altra

opera Cogitata metaphysica.


la beatitudine di
ci

Ma

del

Brest
il

su Dio, V uomo e

Benedetto Spinoza

testo latino perduto, e

non

resta che la versione in olandese in


dell' Aja, la

due manoscritti della Reale Bibl.


nelle

quale stata stampata


sunt.

Ben. de Spinoza Opera quotquot reperto


et

Recogno-

verunt J. Van Vloten

J. P. X.

Land

(Editio altera, torn. Ili,

Hagae Com.,

Nijhoff,

1895). Di questo stesso trattato esiste una

versione francese:

Dieu, l'homme et la beatitude, trad, pour la

premire fois en franais par Paul Janet. Paris, 1878. Io non


vi

ho trovato

la

sentenza citata, bench

il

concetto

risulti

in

pi
^

luoghi e specialmente dal cap.

VI

della 2 a parte, Dell'od:

aggiunga
cap.
I,

che

lo

stesso

Spinoza nel
di

Tractatus politi

4, scrisse qualcosa
actioncs non ridere,
Si

molto simile: Seduto curavi, hudetcstari, sed in-

manat

non lugere, ncque


la

telligere.

tenga pure a raffronto

frase di

Pf.AUTO

179.

Humanuni amare
scere
e>t.

est,

humanuni autem igno{Mtnmtor,


a.
ti.
-.-.

:.

r.

177.
178.

Comprendere

tutto vuol diro perdonare tutto.

Non
Umai

piangere,

non

adirarsi,

ma

comprend

179-

.'amore, ed anche

umano

il

perdono.

48

Chi l'ha detto?

[i

80- 1 82]

Un
180.

bell'

esempio

di

benignit quello espresso nella frase

Le roi de France ne venge pas du duc d'Orlans.


la

les injures

che fu detto (secondo che narra

cronaca

di

Humbert Ye la y)
la
il

da Luigi XII
quale,

re di Francia
torti

ai

deputati della citt di Orlans,


lievi

dopo avere avuto

non

verso
in

suo duca, apdegli

pena questi ebbe cinto

la corona,

mand
gli

fretta

orator

a rendergli obbedienza. Luigi

XII

ascolt con benevolenza, e

quindi disse loro qu'il ne serait decent et honneur

mi

roi de

France de venger
di lui

les

querelles d'un duc d' Orleans.


di

Ma

innanzi

Filippo, conte di Bresse e poi duca

Savoia nel 1464, gi

detto Filippo Sema-terra, aveva detto che: II serait honteux au

duc de venger

les

injures faites au comte ; e nella stessa nobile


il

famiglia, quasi quattro secoli pi tardi,

Re

Galantuomo, che da
da Carlo Alquest'officiale

semplice principe aveva avuto assai a dolersi dello zelo indiscreto


e della pedanteria di

un

ufficiale superiore incaricato


figlio,
si

berto di invigilare sulla condotta del

quando
che

dopo Novara
f'

dette

le

sue dimissioni e

allontan da corte, lo
il

chiamare, e con molta affabilit


i torti

gli disse
il

Re di Piemonte

aveva dimenticato
nosceva
lo in lui

di lui Terso

Duca

di Savoia, che rico-

un antico

e devoto servitore della dinastia, e quindi


il

pregava

di riprendere

suo servizio.

181.

Vellem nescire
le

literas.

Sarebbero

parole dette da
gli

Nerone

quando,

nei primi tempi del

suo regno,

fu

portata a sottoscrivere una sentenza di morte,


trattato

secondo che narra L. A.NNEO SENECA nel


lib.

De dementia.

2,

cap.

I.

Altro

bell' esempio di

perdono
ei

ricordato nella

sentenza evangelica:

182.

Remittuntur

peccata multa, quoniam diLwny,

lexit multimi.

S. l.i,.. cap. VII,

<r,

47).

l8o. 1X1.
1S2.

Il

re

di
li

Francia non
Iran-,.

si

vendica delle Ingiurie

fatte al

duca

<r<

Vorrei non sapere scrvere.


Molti
peccati
le

sono perdonati, perch

am

molto.

[183-

Buona

mala fama. Onori

e lodi

49

che sono

le

parole di
si

Ges

Cristo alla Maddalena, cui sono pine


le quali l'ac-

rivolte queste che

trovano nel versetto 50, e con

comiata

183.
Si

Fides tua te salvam


possono pure includere
tolte
in

fecit:

vade

in pace.
le

questo paragrafo

due

frasi del

Mf.tastasio.

ambedue

dalla

Didune abbandonata :

A' giusti prieghi Di tanto intercessor nulla si nieghi.


(Atto
II.

se. 4).

ed:

185.

piet con

Didone

esser crudele.
(Atto
II. se.
11).

He lodi

Buona

mala fama. Onori

cosa sia

la

fama,

ci

disse

Dante;
altro eh' un fiato

186.

Non
1 )i

il

mondn romore

vento, ch'or vien quinci ed or vien quindi,

E muta
Ma
187.

nome, perch muta


[Purgatorio,

lato.
e.

XI.

r.

100-1

pi indulgente alla fama terrena fu

l'

ignoto

elio

primo

diss.':

Vox

populi,

vox Dei.
forma a quel versetto biblico
:

ispirandosi probabilmente nella

populi de

civitat'-.

vox

<1.

tempio, vox

Domini

reddentis retribu-

183.

La tua
di

fede

ti

ha salvalo: oc
di
i
1

\a in pace.

popolo,

50

Chi l'ha detto?

[i 88- 1 90]

tionem inimicis suis


a due versi di

[Isaia, cap.

LXVI,

v. 6);

ma

nel concetto

Omero

{Odissea, lib. Ili, v. 214-215), n meglio a


e giorni,

due

di

Esiodo [Opere
<I>Tj|ji7)

ed. Flach, v.

761-762):

5'otm

Tiu-rcav
-

ctorXXoioa, f/vxtva tzoXXo


x tra

Xaoi
cio
:

(pyjjJitouoi

6sc vi

xai

aTj.

Fama

vero nulla omnino perit,

quam quidem

multi populi

divulgant:

Dea sane qusedam


li

est et ipsa. Questi versi divennero

popolari in Grecia, poich


tori classici.

troviamo pi volte

citati negli scrit-

Quanto

alla

sentenza Vox populi, vox Dei, la sua ori-

gine anteriore al secolo vili, poich gi

Alcuino

nel Capitulare
to. I,

admonitionis ad Carolum,

IX

(nei

Miscellanea del Baluzio,


:

pag. 376, Paris, 1678) ricorda a Carlo


soient dicere

Vox populi, vox Dei,


sit.

Magno Nec audiendi qui cum tumultuositas vulgi sem-

per insania? proxima

gesta, dei gloriosi fatti vince la morte,

La memoria

delle
il

buone

come simboleggi
da
cui
essi fatte nei

Petrarca
il

nel

Trionfo della Fama, e spele

cialmente restano a serbare

ricordo dei valorosi uomini

opere

campi
dire

dell' arte,

delle scienze, delle lettere.

Per

ben poteva

188.

Non omnis

moriar.
lib. Ili,

(Orazio, Odi,

od. 30, v.

6).

il

poeta che nell'ode medesima, conscio del valore dell'opera sua.

aveva detto di s:

189.

Exegi monumentimi aere perennius.


{Odi, lik IH. od. 30,
v. 1).

Giustamente
scrisse
il

di costoro
in quella

pu

ripetersi quel

che del Romagnosi


(str. 6):

Giusti

sua

fiera satira,

La

terra dei morti

190.

Difatto,

dopo morto

E
188.
189,

pi vivo di prima.

Non

tutto morr.

Al/ai un

monumnto pi durevole

del bronzo.

[191-196]

Buona

mala

faina.

Onori

e lodi

;i

Questa dunque

la

via sicura di eternare

il

proprio

nome:

191.

Sic itur ad astra.


(Virgilio, Eneide,
lib.

IX.

v. 641).

(cfr.

Seneca, Epist. 41, 11 e 73, 15);

ma

chi vuole sia resa giusti-

zia a s e al

suo lavoro, non l'aspetti, in generale, s vivente: invece


....

192.

A' generosi
(Foscolo, Sepolcri,
v.

Giusta di glorie dispensiera morte


330-221).

bench non sempre giusta, poich


contemporanei durano oltre
il

talora

le

ire

e le invidie dei

sepolcro, e
....

193.

Obblio
il

Preme
N
starsi

chi troppo all'et propria increbbe.


(F.eoi'Ari)i,

La

ginestra o

fiore del deserto).


facile

si

confonda
chi

la gloria

con

la popolarit, s
i

ad acqui:

da

lusinga le passioni o

gusti della

maggioranza

194.

La

popularit, c'est la gloire en gros sous.


i\
ic

loK Hic,., di

h'iiy

BIOS,

a.

III.

r-c.

5).

Pensava giustamente

Axel
la

<

>xfnvi ikrna,

il

pi

illustre

uomo
195.

di

Stato che vanti

Svezia, che

Melius est clarum

fieri

quam

nasci.

ed all'incontro la eternit dell'infamia che resta a punizione dei


vizi

dei grandi,

mirabilmente espressa in quei versi

dell'

abate

Dki.ii.i.k nel

Dithyrambe sur

Vimmortalit de

l'me, scritto,

come

noto,

per desiderio di

Robespierre:
'Irr re,)

196. {Lucius oppresseurs de la

Tremblez,

[vous tes immortels.


I9I. 194.
<

lile

Strile

La popolarit la gloria in soldnni. meglio diventare che nascere illustre.

196. Vili oppressoti della tari, tremate, raj riete iauaoruH,

Chi l'ha detto?

[197-201]

Le
197.
sono

parole

Ich bin besser als mein Ruf.


di

Schiller [Maria Stuart,


ad Ovidio che pure disse:

a.

Ili, se. 4)
il

il

quale

le finge

dette dalla infelice regina di Scozia:


ispirato

Poeta

si

evidentemente

198.

Ipsa sua melior fama....


{Epistola ex Ponto,
lib. I, ep.
2.

v.

143).

mentre

di

Virgilio

il

199.
e di

Fama
Lucano
....

super aethera notus.


{Eneide,
lib.
I,

v. 37').

lo

200.

Stat

magni nominis umbra.


(Pharsalia,
lib. I, v.

135).

che riporta alla memoria

il

201.

Tanto nomini nullum par elogium.


monumento
scolp eretto a Niccol Machiavelli nel 1787
il

inciso nel

per

pubblica sottoscrizione in Santa Croce,


liane.

Pantheon

delle glorie itadi

Lo

Innocenzo Spinazzi,
il

artista

non privo
vi

merito per
:

quei tempi di decadenza, ed

dottor

Ferroni

pose

la iscrizione

TAN.TO NOMINI

NVLLVM PAR ELOGIVM NICOLAVS MACHIAVELLI OMIT ANNO A P. V. MDXXVII.


Tommasini nell'opera
:

Di questa

iscrizione cos paria Oreste

I.a

vita e gli scritti di Niccol Machiavelli nella loro relazione col

Ma-

chiavellismo (Torino, 1881), voi.


il

I,

pag. 6, in n.:

Un

cruscante,

Colombo, ebbe a

scrivere:

" Se non pu

esservi elogio proporinutile


il

zionato al merito

d'un grande uomo,

dunque

farlo.

197. Io sono migliore della mia fama. 198. Migliore della sua stessa fama.

199. Noto per fama lino alle stelle. 200. Resta l'ombra tifi gran nome. 201. tanto nome, nessun elogio adegualo.

[202]

Buona

mala fama. Onori

lodi

53

e tutto

il

genere esornativo sar riserbato

surdo !"

- Tuttavia

l'epigrafe,
dall'

ai mediocri. Che asquando s'abbia riguardo che par


si

fatta per vendicare

Niccol

onta del machiavellismo,

trover

gonfia

ma non

sproporzionata.

N
si

la

aliena dal sapore rettorico

del secolo decimosesto. In

San Marco a Firenze,


legge
:

sulla

tomba

di

Giovanni Pico della Mirandola

Iohannes jacet hic Mirandula

caetera norunt

Et Tagus

et

Ganges: forsan

et

Antipodes.

il

Fontano,

nell'elegia in morte del Manilio:

Nil praeter

nomen tumulo.

finalmente nel

monumento

eretto in

Roma

nel convento de' Santi

Apostoli a Michelangelo Buonarroti, in memoria del breve tempo

che

la

salma

di

quel grande fu quivi ospitata


|

Mich. il Ange-

SCULPTOR PICTOR ARCHITECTOR MAXIMA ARTIKICUM FREQUENTE* IN HAC BASILICA SS. XII. APOST. F.
l'.o.NARROTIUS
|

If. C.

XI. Cal. Mart. A.


|

MDI.XIV flatus
El
IN
|

est
I

CLAN inde
nulPi-

KNTLAM TRANSLATIFS
.

TI.MPLO S. CRUCIS EORUMD.

Fu.

Mart, ejusd. A. conditus


la

tanto nomini
:

lum par ELOGIUlf. Sotto

statua di Marcello Virgilio

in

nella chiesa de' Francescani al

Monte

.... liane statuam pius


Krexit haeres,
nescius
et

Fama futurum, Aut nomen, aut

gloria.
satis.

nihil

E
I

nell'epitaffio che Filippo Strozzi

compose per

se stesso, ne
:

morto e seppellito

in patria, si licebit

hoc tempore, leggevasi

Philippn Strozza. Satis hoc, ca-tera norunt omnes.

202.

Alone with
un
verso
in

his glory.
Moor,-, ballati
di

in

Th lurial of Sir John

Ca. WOLFE, ed pur questa

frase altamente superba.

Pi

mo-

na dignitosa sempre, l'altra:

202. Sui.i con

l.i

sum glori.

54

Chi l'ha

detto f

[203-208]

203.

..--Je n'ai

mrit

Ni
I

cet excs d'honneur, ni cette indignit.


(Racine, Britanniens,
a. II, se. 3).

due

versi della

Divina Commedia

204

Se le mie parole esser den seme Che frutti infamia al traditor ch'io
(Dante, Inferno,
e.

rodo.
v. 7-8).

XXXIII,
il

bene

si

ripetono ad esprimere

il

disdoro che circonda

tristo,

og-

getto delle contumelie e del biasimo di


i

ognuno

mentre a
1'

chi

gode
:

frutti

della

buona riputazione pu
lo loda e

applicarsi

altro verso

205.

Assai

pi

lo

loderebbe.
e.

(Dante, Paradiso,

VI,

v.

142).

come

il

mondo farebbe di Romeo di

Villanova ovvero i versi tasseschi


;

206

Mostra a dito ed onorata andresti Fra le madri latine e fra le spose

L
tolti

nella bella

Italia....
e.

(Tasso, Gerusalemme liberata,


dal soliloquio

VI,
le

ott. 77).

amoroso

di

Erminia, che sogna


i

sue nozze

con l'amato Tancredi: che ricordano

versi del satirico latino:

207

Pulchrum

est digito monstrari et dicier:

[hic est.
(Persio, Sat.
I,

v. 28).

o meglio

il:

208. Laudari a laudato viro.


parole di Ettore che in un frammento di
conservatoci nelle Epist.

ad Famil.

di

CICERONI

NEVIO, antico poeta romano, (lib. V, ep. 12. J

lib.

XV,

ep. 6, 1) dice di s

medesimo: Latus sum laudari me,

abs

te,

hater, a laudato viro.

203.

Non ho

meritato ne un onore cos grande o tanta ingiuria.


sentirsi

207. E bello l' euere mostrato a dito e 20S. Ricevere lode da un uomo lodato.

dire:

quello.

[209-213]

Buoni

malvagi

12.
Buoni
e

malvagi

Infinito

il

numero
dirsi

delle

umane

miserie e debolezze, da

cui

pochi possono

veramente immuni.
:

209.

Homo sum humani

nihil a

me

alienum puto.
a.
I,

iTerenzio, Heautontimorununos,
verso di cui narra S. Agostino {Epist.
di far echeggiare di
(cfr. S.

se.

1.

v.

2S).

51) che aveva la potenza

applausi

tutti

teatri

piena

stultis indociisque

Paolo, Lett, ai Rom., 3, 23).


ci

Molte volte

tocca pure di ripetere col

Petrarca:

210

Tutti siam macchiati d'una pece.


[Trionfo d'Amore,
e.

Ili, v. 99),

ovvero con Orazio:

211. Iliacos intra

muros peccatur
molta indulgenza

et extra.
2,

(Epist., lib. II. ep.

v.

Io).

Per
tanto

cui
si

all'

umano

fallire

si

deve avere, e

sol-

ha da serbare

la

severit per gli errori dovuti


il

ad animo

veramente pravo, tanto pi che anche


se
il

buono pu

errare, e guai

buono

si

guasta

che,

212. Corruptio optimi

pexima.
1

no

\1\i.n...

fformtta in jfob).

resto pare che

il

mestiere

zWuomo buono
il

fosse

un

mestiere'

screditato
(lib.

fin

dai tempi di

Marziale,
che

quale negli

Epigrammi

XII.

.-pigr.

51)

scrisse

213.

....Semper
di

homo bonus
(pianto

tiro est.

209. Sono uomo, e nulla


211.
212.
si
I

umano credo

che non mi tocchi.

p.,-cca

tanto Ira
si

le

mura
re

d'Ilio quanto fuori.

buoni piando
buon..

guastano, diventano pessimi.

213.

L'uomo

un principiante.

'ht

r ha

detto ?

[2

4-2

<S]

Cicerone ne adduceva
ep.
I,

la

ragione nelle Epist.

ad Quintum fraoptimus,
ita
diffi-

treni (lib. I,

12):

Ut

quisque est

vir

cillime esse alios

improbos suspicatur. Anche Biantk {Fragni,

phil., d. Mullach, I, pag. 228, n. 7) scrisse: Ol yaool sOa^'/T^TOi.

Nuovi argomenti per mostrare che non sempre


ai

la sorte propizia
:

buoni,

si

cercheranno in un verso

di

un

altro satirico latino

214.

Dat veniam

coryis,

vexat censura columbas.


(Giovenale,
Sat.
II,

v.

(>).

o in quelli del

Petrarca

215.

....

Morte fura
i

Prima

migliori, e lascia star

rei.

(Petrarca, Sonetto in vita di M. Laura, num. CXC secondo il Marsand. comincia Chi vuol veder quantunque />n Natura ed. Mestica, son. CCX.
o nel primo dei Pensieri di

Giacomo Leopardi

216. Rari sono

birbanti poveri.
ai
tristi

Come

se

non bastasse

di

avere molte volte benigna

la

fortuna, pu capitare loro di riscuotere per le loro male arti quel-

l'ammirazione che dovrebbe essere riserbata


innegabile che

alla virt;

eppure

217.

Il

y a des hros en mal comme en


(La Rochefoucauld, Maximes,
ij

bien.

CLXXXV).
al-

Per
l'

il

malvagio privo
:

di

altri

conforti che

non mancano

ouest'

nomo

218.

Il

maledetto non ha

fratelli.

(Nabucco, dramma lirico di Tkmistocle Soii.ua, mns. di (!. Verdi, a. II, se. 4). e s'egli per esempio macchi le colpevoli sue mani del sangue
suoi
simili,
ilei

dovr sperimentare

la

verit

ili

questi versi:

214.

I.a

critica

indulgente

eon

corvi,

ina

non d

pace

alle

colombe. 217. Ci sono degli

eroi

nel

male come

nel

bene.

-22

Buoni

malvagi

~~

219

Chi versa l'uman sangue,

il

sente

Odorar

nelle

mani eternamente.

Dopo

l'ora mortai, tutta la vita

Non
(Prati, Canti per
il

finita

popolo: Vendetta).

Mi

torna pure alla

memoria una

fiera risposta di

un giusto

ai

suoi

nemici, che solitamente cos citata:

220,

Il

y a

loin

du poignard d'un
Mathieu Mole.
i

assassin la

poitrine d'un honnte


ed attribuita
al presidente

homme.
Questi in una som-

mossa
(

di
),

Frondisti che erano entrati tumultuando nel suo palazzo


loro reclami.

65

volle scendere nel cortile a udire

L'abate

Chanvallon, poi arcivescovo di Parigi, voleva dissuaderlo


a questo pericolo
:

dall' esporsi
il

Jeune homme, rispose


e scese.

il

fiero magistrato,

y a plus loin que vous ne pensez du poignard d'un sditieux au

cur d'un honnte homme,

tumultuanti
egli,

gli

si

sca-

gliarono contro con ingiurie e minaccie:

ma

senza perdere la
fatti

calma, ordin loro di escire, altrimenti

gli

avrebbe

impiccare;

ed

essi

uscirono intimiditi dalla sua intrepidezza (Nouv. biogr. g-

par F. Didot frres,


ai sollevati

to.

XXXV,

col. 826).
il

Ma
:

questa

ri-

sposta non ha alcuna autenticit. Pare che

Mole

si

limitasse a dire

vous

meno drammaticamente ma con pari coraggio Quaml m'aura Ott-', il ne me faudra que six pieds de Ieri
tristi

pu

dirsi

con Virgilio

221.

Ab

uno disce
scrisse

orni.
[Eneide,
e.
II.

ramennte Virgilio
dello spergiuro

un poco diversamente, parlando


fraude
il

Sinonc, per la cui


:

cavallo pieno d' ar-

mati entr nelle mura di Troia

Accipe nunc Dan.ium insidias


Disce omnes.

et

crimine ab uno

220. C' BOlta distanza fra


di

il

pugnali-

ili

un assassino e

il

petto

un galantuomo.
ut:

221.

l)a

tutti.

58

Chi l'ha dello?

[222-225]

delle opere dei tristi,


....

sempre

infallibile

il

giudizio di

Seneca:

222.

Cui prodest scelus,


(L.

Is fecit.
Ann. Seneca, Medea,
versi di
a. Ili, v. 500-501).

Chiuder citando questi notissimi

un autore

celebre, che
in cui al-

bene esprimono

il

misto di sentimenti che desta un

uomo

berghino grandi virt unite a grandi colpe. I versi sono del nostro

Manzoni
223.

Segno d'immensa

invidia

E
E

di piet profonda,

D'inestinguibil odio,

d'indomato amor.
(//

Cinque Maggio, ode).

13.

Casa

servi

In questo paragrafo assai parco

il

mio contributo
di

e
:

dopo aver

salutato la casa con le parole della

romanza

Faust

224.
nel

Salve, o casta e pia dimora.

musica

melodramma omonimo, parole di J. Barbier e M. Carr, di Gounod (atto III, se. 4; il libretto originariamente
non so
riil

francese: lo tradusse in italiano Achille de Lauzires),

cordare che

classico distico

225. Parva, sed apta mihi, sed nulli obnoxia, sed

non

Sordida: parta

meo

sed tarnen aere domus.


al

222. Autore del delitto colui

quale esso giova.

225. Piccola questa casa,

ma

sufficiente per

me, nessuno
i

vi

ha

ragioni sopra, pulita, infine stata fatta con

miei denari.

[226-228]

Casa

e servi

50

Questa iscrizione fu posta da Lodovico Ariosto nella casa


eh' e^li
si

era fatta costruire in Ferrara, nella contrada di Mirasole.


il

Ce ne ragguagliano

Pigna

(/

Romanzi, ne' quali della poesia

et

della vita dell'Ariosto si parla, Venezia, 1554) e

IGarofolo

nella

Vita dell' Ariosto, che precede alcune edizioni del Furioso

dopo

quella del 1584. Questo distico che fino ai tempi del Garofolo citato
si

leggeva nel fregio


e

dell' entrata della stessa casa,


il

ne fu poi

tolto anticamente-:

quando scriveva
fascia sopra la

Barotti nel 17 14, doveva

essere

un gran pezzo che non c'era


una
facciata.
parli di case,

pi.

Ma

in

tempi recenti

vi

fu rimesso entro

porta d'ingresso che corre

lungo tutta

la

Bench non

bene ricordare qui subito


:

il

verso

che rende lo stesso concetto del distico ariostesco

226.

Mon

verre n'est pas grand, mais je bois dans

[mon
i

verre.
Livrea.

Alfred de Mi>sei. La Coupe

et les

poetne dramatique, Ddicace).

Per

servi,

ho due
la

frasi,

una antica

una moderna,

ma ambo

adatte a confermare

universale opinione, su cui


nella

piacevoleggia

anche

il

nostro

De Amnts

Olanda

(cap. di Delft: ediz. Bar-

bra, 1874, pag. 139):

l'antica dice:

227.

Quot

hostis, tot servi.


il'.u
:

De verborum

sigHicatioHt

ed. Mller, pag. 361).

antico adagio che

Seneca

(Epist., 47, 5) cita cosi: Totiden:

:uot sen'os, ed ugualmente


pit.

Macrobio

(Saturn.,

lib.

I,

ca-

11,

13c

e la

moderna

>n n'est

jamais si bien servi que par soi-mme.


.

Brueis

et Palafr,it.

22t>.

LI

bicchiere

in

cui

i<>

1\>>

non

grade, DM

mio.

21-.

I.int;
\'"ti

Kill,
si

tenti

ii'inici.

inai

serviti

che da noi medesimi.

6o

Chi l'ha

icttof

[229-231]

Anche

nella
:

commedia

di

Collin d'Arleville, L'inconstant

(act. II, sc. 3)

Mon
Est qu'on
serait
i

systme

heureux de se

servir

soi-mme.

Lo
vuole

stesso ripetono

proverbi nostrali, Chi vuole vada, ehi non

mandi
in

(che era
lui),
il

motto favorito
ovvero,
re

di

Garibaldi,
s,

e stava cos

bene

bocca a

Chi fa da

fa per

tre; laonde

saviamente avvertiva

Salomone

nella Bibbia che

229. Si est tibi servus fidelis,

sit tibi

quasi anima
XXXIII,
si

tua; quasi fratrem sic

eum

tracta.
v. 31).

{Ecclesiastico, cap.

Del

resto agli ostinati denigratori della classe servile,

pu

ri-

petere con

Petronio Arbitro

230.

Qualis dominus,

talis et servus.
[Satyricon,
58).

14.
Compagnia, buona
e cattiva

'

L'

uomo

animale socievole per eccellenza, e se pure alcuni mi-

santropi sfuggono studiosamente ogni compagnia per rinchiudersi in

una completa

solitudine,

pi la pensano invece
si

come

il

poeta latino

231.

Tristis eris

solus eris.
(Ovidio, Rtmedia Amori,
v. 583),

Una
flesso

lieta

compagnia
al

sempre

di

sollievo

all'

anima, e per

ri-

anche

corpo

specialmente nelle noje dei lunghi e

faticosi

riggi,

dove

229. Se hai un servo fedele,


talo

ti

sia

caro

come l'anima

tua;

ti.it-

come un
il

fratello.
tale

230. Quale

padrone,
se

anclie

il

seiw>.

231. Sarai

triste

salai

solo.

[232-235]

Compagnia, buona

e cattiva

6l

232.

Comes facundus

(o

jucundus) in via pro vehi[culo est.

(Publilio Siro. Mimi, n. 104, ed. Wlfflin et Ribbeck: n. C. 17. ed. Meyer).

Ma

bisogna andare cauti nello scegliere

propri compagni, e

per prima cosa procurarseli adatti alle occupazioni attuali, che conviene di stare

233.

....Xella chiesa

Coi santi, ed in taverna coi ghiottoni.


(Dan-te, Inferno,
e poi fuggire,
si

e.

XXII,

v. 14-15).

come

dal fuoco,

tristi

compagni, dai quali niente

guadagna, giacch

234.

Corrumpunt bonos mores colloquia mala.


{Epist. S. Pauli

ad Corinthios,

I,

cap. 15, v. 33).

la Bibbia che ce ne
1

ammonisce; ovvero come

scrive

Tertvl-

Ad uxor.,

I, 8):

Bonos corrumpunt mores congressus mali.

235. Tr*es faciunt collegium.

una massima

giuridica

che

il

Digesto (L.

l6:

De

verier, si-

gni/., 85) attribuisce a

Nkrazio Prisco,

console e giureconsulto

romano (vinato verso l'anno 100 dopo C), e che originariamente vuol dire che una societ per essere giuridicamente costituita

deve constare almeno

ili

tre individui;

si

usa molto a pro-

posito per le compagnie di tre persone che


e pi geniali di quelle pi
in

sembrano pi complete
Infatti certo

numerose
il

meno.

che

troppi non

si

sta

mai bene, e

proverbio non a torto dice:


in

Poca brigata
pochi non
e

trita

beuta.

Ma

qualche volta anche a essere

troppo

prudente;

occhio

dunque anche a

certe pericolose

compagnie, pi pericolose della solitudine o della molta compa-

compagno facondo

i>>

rve

in

viaggio qu.isi di

vettura.

234. Le cattive pratiche corrompono


135,
In
tre

buoni costumi.

formano

il

collegio.

62

Chi l'ha detto?

[236-239]

gnia, che

non

vi

accada come a Paolo e a Francesca,

ai

quali poscia

increbbe di aver potuto dire di s:

236.

Soli

eravamo e sanza alcun

sospetto.
e.

(Dante, Inferno,
Inoltre, se trista e pesante la solitudine, altrettanto

V,

v. 12 e)).

pu

dirsi tal-

volta della

compagnia e come
;

scrisse

il

Leopardi

ne' suoi Pensieri:

237. Nulla pi raro al

mondo, che una persona

abitualmente sopportabile.

15.
Condizioni e sorti disuguali

Fortuna non
gli

equa dispensiera de' suoi favori

ai viventi; ci

che

antichi Greci significavano gi con

un adagio comune,

238.

Non

cuivishomini contingit adire Corinthum.


(Orazio, Epistola,
lib.
I,

epist.

XVII,

v. 36).

adagio, che anche per

gli

antichi era di incerta origine, poich all'

cuni ne davano ragione dicendo che

ingresso nel porto di Corinto


altri

era molto difficile (Apost., 13, 60),


vi
si

che la vita dissoluta che

menava, rendeva
di

difficile

a chi non fosse ben provvisto di


la citt offriva

danaro,

godere dei piaceri che


16).
si

(Zenob., 5, 37;

Diogenianus, 7,

E
239.

in senso

morale

dice ugualmente che

Non ex omni
non a
tutti

ligno Mercurius.
si

vale a dire che

adattano

gli

onori,

come non

tutti

legni erano buoni per levarne idoli

ad adorare. Era questa un'an-

238.
239.

Non
Non

a
ila

tutti

dato di andare a Corinto. qualunque legno si pu levare un Mercurio.

[24O-242]

Condizioni e sorti disuguali

63

tca

sentenza di

Pitagora,

conservataci da

Apuleio nsW ApoloDefensio magiae


:

gia

in

qualche edizione detta

De magia o

(nell'ediz. Xisard, del

Didot, i860, a pag. 228, col. 2 a )

Non cnim

ex omni Ugno, ut Pythagoras dicebat, debet Merci/riis exculpi.

la stessa disparit si

ha tanto nel bene quanto nel male, perci


:

240.

Duo quum idem faciunt, saepe ut possis dicere Hoc licet impune facere huic, illi non licet.
(Terenzio, Adelfhi,
a.

V,

se.

3,

v. 827-828).

Vi sono

prediletti della sorte,

vi

sono quelli che


gli

il

fato fin
fra

dalla culla volle felici,


gli

perch aprirono

occhi

fra gli agi,

onori, e innanzi a tutti

vanno coloro che possono vantare

241.

Magnanimi lombi.
(Parimi, // Mattino,
v. 2).

La

frase del

Parini che cantava:

Giovin signore, o a te scenda per lungo

Di magnanimi lombi ordine


Purissimo, celeste

il

sangue

La

disuguaglianza delle condizioni


ci

continua per
1'

tutta la vita,

bench

sia chi

voglia ribellarvisi e proclami

uguaglianza per-

fetta degli

uomini, e gridi che

242. Les

parce que nous


!

grands ne nous paroissent grands que sommes genoux. Levonsnous


<la !..

motto adottato
Rvolutions
I-a frase,
J,

I'rudhomme come epigrafe


di cui
il

pel suo giornale I^s

Farti

primo numero usci nel luglio 1780.

che alcuni attribuiscono a Vergniaud, invece di


di

Loue che

1. principale redattore del giornale


-"ispir a

l'rudhomme,
1052 da DUB<

qnaloOM

li

simile dotto nel

240.

Spesso

ti

accadr

di dire,

quando due fanno

la stessa

cosa: Ci

che questi pu fare impunemente, non lecito


242.
I

all'altro.

grandi non

ci

sembrano grandi che perch

noi

stiamo

in

ginocchio:

al/i. mi'

64

Chi l'ha detto?

[243-245]

Montandr, uno
Fronda,
in

dei pi

fecondi

pi

furiosi

libellisti

della

un suo

libretto intitolato
il

Le point de

l'evale.

Con
forto ai

tutto questo

mondo

va sempre come prima, e unico conla

meno

fortunati, se

hanno almeno

fortuna di essere cregui-

denti, di pensare che le Sacre Carte

promettono loro largo

derdone, poich

243. Multi

autem erunt primi novissimi,

et novisv.

simi primi.

(Vang, di S. Matteo, cap. XIX, Vang: di S. Marco, cap. X, Vang, di S. Luca, cap. XIII,

v. 31

30 -

v. 30).

anche nello stesso Vangelo di S. Matteo, cap.

XX,

vers. 16:

244. Sic erunt novissimi

primi, et primi

novis-

simi: multi
electi.

enim sunt

vocati, pauci vero

Del resto

la

morte accomuna

tutti,

bench

il

fasto voglia ta-

lora differenziare le

tombe
la

del ricco e del potente

da quelle del

povero e oscuro, pure

vicissitudine fatale delle cose sconvolge

anche questi superbi progetti e spesso

245.

Dietro l'avello

Di Machiavello

Dorme
Di

lo scheletro

Stenterello.
(GIUSTI, //

Mementomo,

str. 2).

commentatori del Giusti illustrarono questa immagini' narrando

che effettivamente nel chiostro di S. Croce a Firenze, sul


corrisponde internamente
detto pi sopra,
vi
il il

muro dove

monumento
fu

l'

al

Machiavelli, di cui ho

fosse

a'

tempi del Giusti un'epigrafe a Luigi


inventine della maschera dello

Del Buono (m.


Stenterello.

1832)
Del

clic

Ma

il

Buono

sotterrato nella chiesa fiorentina

detta di Ognissanti, e precisamente nell'atrio del chiostro che ha

243. Molti
2\.\.

Era
i

gB ultimi saranno
gli
i

primi, e fra

primi

gli

ultimi.
i

Coti

primi saranno
molti

ultimi,

egli ultimi saranno

primi:

infatti

som,

chiamati,

ma

poclii

^li

eletti.

-ti

nei mali. Ricordo del bene

la

porta d' ingresso nel fianco destro della chiesa, e in altra parte
al

mette

famoso Cenacolo del Ghirlandaio.

I.'

iscrizione che vi

si

legge fu fatta, pare, dallo stesso Del


1

Buono

nel

1826 (Rasi. 1

00-

liant',

voi.

I.

pag.

16.
Conforti nei mali. Ricordo del bene passato

Quell' egoismo che forma

il

fondo del carattere umano, anche


s

presso gl'individui pi miti ed equilibrati, fa

che poten;

conforto nei mali sia l'aspetto del male altrui.


Il

dettato

246.

Solamen miseris
vi

socios habuisse

malorum.
Catone

antico e proverbiale e

da alcuni attribuito a Dionisio


nell'Etica (167;,
lib. I'

ma non
lo cita in

si

trova.

Spinoza
il

questa forma, mentre

Faitslusde Mari.oyve (1580) dice:

Solamen miseris socios habuisse doloris


e una cronaca pugliese di
(nella Raccolta

Domenico Gravina

degli anni

1333-50

di varie croniche ecc., Napoli, 1781, voi. II, pale

gina 220) lo cita in forma affatto diversa con


insta illud

seguenti parole

verbum pocticum: gaudium

est miseris socios

habuisse

he pi egoistica
satori

1*

altra sentenza del pi scettico fra

pen-

moderni

247.

Nous avons tous


les

assez de force pour supporter

maux

d'autrui.
\i

rt<>

per

miseri di aver

avuto dei compagni

di

:urn.

imo

tutti

forti

per

altri.

66

Chi l'ha detto?

[248-251]

Nel Trionfo d'amore del Petrarca (canto IV,


nisba
stesso,
si

v. 83), Sofo-

conforta della caduta di Cartagine ricordatale dal Petrarca

dicendo che

248.
cui

S' Affrica pianse, Italia


il
:

non ne

rise.

potremo contrapporre
....

249.

Se Messenia piange,
ride.
Aristodemo
(a. II, se. 7).

Sparta non
di

Vincenzo Monti

nella tragedia
si

E per-

ci gli sventurati facilmente


i

consolano, narrandosi l'un con l'altro

loro mali, e compiangendosi a vicenda, ci che


:

pu

esprimersi

con un verso francese

250.

Et

ces

deux grands dbris

se consolaient

[entre eux.

A
gine,

proposito di questo verso, che

si

trova nel canto


le

IV

dei Jar-

dins di Delille, e allude a Mario ramingo fra

rovine di Carta-

Chamfort narra un grazioso aneddoto

nei suoi Caractres et

anecdotes :

On
Et

disputait chez

madame de Luxembourg

sur ce vers de

l'abb Delille:
ces

deux grands dbris se consolaient entre eux.


le bailli

On

annonce

de Breteuil

et

madame

de

la

Reynire: M

I.e

vers est

bon ",
il

dit la

marchale.
si

Talora
forto se

presente cos doloroso che non


il

pu

trovarci con-

non rimovendone

pensiero e quasi
il

imponendo a

s stesso

d'ignorarlo, e questo significa

verso italiano

251. Grato
di

m'

'1

sonno e pi

l'esser di sasso.
ornata

cui ecco l'origine.

Michelangelo Buonarroti aveva


lui

la sepoltura di

Giuliano de' Medici, da


il

fatta

in

S.

Lorenzo a

Firenze, di due statue,


in special

Giorno e

la
il

Notte, mirabili ambedue,


Vasari chiam statua

ma
non

modo

la

seconda, che

250.

questi

due grandi ruderi

si

consolavano l'un l'altro.

[252-253]

Conforti nei mali,

67

rara,

ma
fatti
si

unica

Perch da persone dottissime furono

in lode

sua

molti versi latini e rime volgari,


1*

come
:

questi,

de' quali

non

sa

autore

[ma

Gian Battista Strozzi]


s

La

Notte, che tu vedi in

dolci atti

Dormire, fu da un angelo scolpita


In questo sasso; e perch dorme, ha vita:
Destala, se no
'1

credi,

e parleratti.
cosi
:

A'

quali in persona della

Notte rispose Michelangiolo

Grato

ni'

'1

sonno, e pi l'esser di sast


'1

Mentre che

danno e

la

vergogna dura,
;

Non

veder non sentir m' gran ventura

Per non mi destar: deh parla basso.


(Vasari, Vita di
,V.

A. Buonarroti).
:

Michelangiolo alludeva
correva
tue,
infatti
1'

al

lacrimevole stato d Italia in quel tempo


egli,

anno 1529, ed

mentre lavorava a quelle

sta-

muniva Firenze minacciata

d' assedio.
i

Mentre

di tanto conforto di ricordare nella prosperit

giorni neri

252.

Jucunda memoria

est praeteritorum

malorum.
XXXI
il
.

(Cicerone,

De

finihus, lib. II, cap.

invece soprattutto doloroso nei giorni della sventura


del passato bene.

ricordo

Soavemente
:

lo

aveva gi detto

il

nostro maggior

poeta in quei dolcissimi versi

253.

....

Nessun maggior dolore

Che

ricordarsi del

tempo
r..

felice
V.

Ila

miseria.
Inferno,
e.

v.

121-123).

Queste parole furono musicatr da lioacchino Rossini e introdotte


<

wN Otello

(a. Ili, se.

1).

Le canta dentro

le

scene un goodoliere

che passa sotto

le finestre della
>

stanza o\e piange

Deademona.

DtsdfMona.

come

infino al core

GtangOO quei

dolci accenti!

CU
Lo

sei

che cosi canti?

Ah!

tu

rammenti

stato

mio crudele.

ria

chi

mali passati gioconda.

68

Chi l'ha detto?

[254-255]

Emilia.

un gondoliere, che cantando inganna cammin sulla plcida laguna Pensando a' figli, mentre in ciel s' imbruna.
Il

Questo piccolo recitativo magistralmente istrumentato


fetto prodigioso.

di

un

ef-

Alfredo de Musset nella poesia Souvenir (nelle Posies nouvelles)

ha protestato contro

il

giudizio del Divino Poeta

Dante, pourquoi dis-tu qu'il n'est pire misre

Qu'un souvenir heureux dans


Quel chagrin

les jours

de douleur?

t'a dict cette parole

amre,

Cette offense au malheur?

Et

c'est ta Franoise,

ton ange de gloire,

Que

tu pouvais donner ces

mots prononcer,
ternel baiser

Elle qui s'interrompt, pour conter son histoire,

D'un

ma

egli

stesso,

in

un' altra

poesia

(Le

Saule, nelle

Premires

posies),

con

la solita

contraddizione dei poeti e degli innamorati

aveva

scritto:

coute, moribonde

il

n'est pire douleur


les jours

Qu'un souvenir heureux dans

de malheur.

Stimatio Balbi pubblic nell' 'AvaxoXVj di Sira una nuova interpretazione di questi versi, che fu poi esposta da Francesco Di

Manto

in

un opuscolo stampato a Corf nel 1891,


il

e che

li

rende

psicologicamente pi veri. Secondo

Balbi miseria non significa


derivante

semplicemente sorte avversa,


dell'

dolore

da privazione

oggetto piacevole,

ma

propriamente una sciagura persistente e

resa perennemente sensibile, ossia una sciagura positiva. Infatti a

ognuno generalmente

cagione di dolore

il

confronto che destano

254.

Il

ben passato e
soffrire
il

la presente noia!
1

V*MaO, Amiiilci,
triste

a.

11,

>c. J).

Cos doveva
t'

atrocemente nella

solitudine di

San-

Elena Napoleone

Grande, quando

255.

.Stette,

e dei d che furono


il

L' assalse

sovvenir.
(Manzoni.
// Ciin/iir

MmgfgtO, Odo).

[256-260]

Conforti nei mali,

69

si

spiega la lacrimosa apostrofe del buffone Rigoletto, che alla


interrogante della

figlia

madre risponde

256.

Deh non

parlare al misero
bene....
iiiu~.

Del suo perduto


di Gius.

{Rigoletto, melodr. di F. M. Piave.

Verdi,

a. I, se. 9).

Da

altre

opere musicali del Cigno di Busseto tolgo ancora quedi

ste citazioni

argomento analogo:

257.

Addio del passato Le rose del volto


F.

bei
gi
se. 4);

sogni ridenti,

sono pallenti.

che la celebre romanza di Violetta morente nella Traviata, parole di

M. Piave

(a.

IH,

258.

memorie D'un amplesso che mai non s'oblia!...


dolcezze perdute! o
(Cu hallo Somma,
in
a.

maschera, parole di Antonmo


Ili, se.
1).

259.

Ora

e per

sempre addio, sante memorie!


(Otello,

dramma

lirico di

Arrigo Boito,

a. II. ~.-. 5).

Alla citazione del


cinarsi
la

Cinque Maggio

fatta

poco sopra pu

ravvi-

seguente del medesimo autore:

260.

Sempre
<

al

pensier tornavano

il'

irrevocati d.
/.m. Adelchi, coro dell'atto
IV).

ne
cali
gli

<li

qui

ili

(unga
it

e an-

cora insoluta polemica fra coloro che intendevano per d


i

giorni

felici
li

del passato che

non

potevano pi tornare, e

altri

che

spiegavano come memorie


ii

non richiamate n de-

siderate perch

Alcuni
.

fra

principali articoli usciti in

quella disci:
1

lornali letterari italiani del


!

1886 e 188;

(ne

una trentina

tutti vollero dir la loro)

furono riprodotti

nel

volume

di (ini. lo

Mazzoni, Rassegne

letterari,-

(Roma.

1887).

Chi l'ha detto?

[261-263]

La

Bibbia

ci

d un bellissimo esempio di pazienza nel sopporquello di Giobbe che caduto dall' apogeo della
abiezione,

tare la sventura,

prosperit nella pi profonda

trova

nella

religione

il

conforto a' suoi mali

261.

Nudus
et

egressus

sum de

utero matris mese,


;

nudus revertar
factum
est.

illuc

Dominus
ita

abstulit; sicut

Dominus dedit, Domino placuit,


I,

(Bibbia, Giobbe, cap.

v. 21).

17.
Consiglio, riprensione, esempio

262.

On

ne donne rien

si

libralement que ses


$ l '*)

Conseils.

(La Rochefoucauld, faximg,

perch molto pi comodo, per soccorrere

altrui, aprire la

bocca

che aprire.... per esempio,


I consigli poi

il

portafogli.
il

hanno non solo


di esser facili,

vantaggio di non costar niente,

ma

anche quello

infatti

263.

La

critique est aise, et l'art est


(Destouches, Le Glorieux,

difficile.
a.

II, se. B).

Anche Alessandro Manzoni, scrivendo


per scusarsi con lui di avere
scrittura

all'

amico Gaetano Cattaneo


osservazioni
di

fatto delle

una sua

ma

di

non aver saputo suggerire nulla

meglio, cos

361. Ignudo
gi.

uscii
Il

dal

ventre di mia madre, e ignudo torner lagil

Signore avea dato,

Signore ha ritolto;

le

cose

sono andate come piaciuto al Signore. 262. Niuna cosa si d con tanta liberalit quanto
263.

consigli.

La

critica facile e

l'arte difficile.

[264-265]

Consiglio,

riprensione, esempio

cominciava

la

lettera

Quegli che
;

disse

to' del
:

legno e fanne
la critique est

uno

tu,

I'

staa

on maladett
1'

1'

altro che cant

aise et l'art est difficile,

(H. Prior,
dits

Ne

minga staa de mincion nanca pereant.... Alessandro Manzoni, documente


9)-

l .
in-

ou peu connus, Milano, 1919 pagil

Ma
vera
i

consiglio

non

gradito a tutti. Il

Metastasio

cosi rimpro:

giovani inesperti ed insofferenti delle ammonizioni dei savii

264.

Alme incaute, che torbide ancora Non provaste l'umane vicende,


Ben
Il

lo

consiglio

veggo, vi spiace, v'offende d'un labbro fedel.


coli' utile
il

Confondete

danno

Chi vi regge chiamate tiranno, Chi vi giova chiamate crudel.


(Achille in Sciro, a.
I,

se.

7).

chiaro che a tutti

il

biasimo naturalmente spiace, e per ren-

derlo tollerabile se non gradito, occorre

una

certa arte;

da questo

ha avuto origine

il

motto che stato applicato

alla satira:

265.

Castigat ridendo mores.


il

L' autore di questa frase

letterato francese

Jean de Santeuil
la

(1630- 1697), che

la

improvvis per un busto del celebre arlecchino

Domenico

Biancolelli,

chiamato

in

Francia
Il

con

sua

compa-

gnia di comici italiani dal card. Mazarino.


tato negli Anecdotes L'ancienne

fatto cos raccon1

dramatiques,

to. I (Paris,

7/5), a pag. 104:

Troupe Italienne avoit eu pour devise ces paroles:

Castigat ridendo mores; et voici


nteuil

comment

elles furent
le rle

donnes

au clbre Dominique, qui jouoit

d'Arlequin
latins

dans cette troupe. Cet acteur avait envie d'avoir des vers

de Santeuil, pour mettre au bas au buste d'Arlequin qui devoit


dcorer l'avant-scnc

de

la

Comdie
la

Italienne.

Sachant que

le
le

poCte ne vouloit pas se donner

peine d'en faire


Il

pour tout

monde,

il

imagina ce moyen pour en obtenir.

s'habilla de son

;.

Ridendo corregge

costumi.

72

Chi l'ha detto?

[266-267]

habit de thtre, avec sa sangle et son pe de bois, prit un

man-

teau qui le couvrait jusqu'aux talons

et

ayant cach
il

son petit
fut la

chapeau,

il

se mit

dans une chaise porteur. Quand


il

porte de Santeuil,
terre;
et

heurta;

en entrant
il

il

jeta

son

manteau

ayant pris son petit chapeau,


la

courut sans rien dire,

d'un bout de

chambre

l'autre,

en faisant des postures plai-

santes. Santeuil tonn d'abord, et ensuite rjoui de ce qu'il voyoit,

entra dans la plaisanterie, et courut lui-mme dans tous les coins

de sa chambre

comme

Arlequin

et puis ils

se regardoient tous

deux, faisant des grimaces pour se payer de la

mme

monnoie.

La

scne ayant dur un peu de temps, Arlequin leva enfin son


:

masque

et ils s'embrassrent

avec la joie de deux amis que se relui


fit

connoissent et sont charms de se revoir. Santeuil

sur le

champ
satisfait

ce demi-vers:

Castigai ridendo mores, et le renvoya fort


et

de sa complaisance

de sa bonne humeur.

La

frase

fu poi adottata

come motto

dei

due

teatri
si

parigini, la

Comdie

italienne e

1'

Ope'ra comique,
di

e in Italia

leggeva sulla vlta del

San Carlino
sul

Napoli, fondato nel 1770.

Attenti per a non biasimar troppo, che la pietra

non ricada

capo a chi

la gitt,

o per dirla col

Petrarca,

266. Tal

biasma

altrui

che s stesso condanna.


I,

(Petrarca, Trionfo d'Amore, canto


cio alcuni, biasimando gli altri,

v.

118).

vengono a condannare s
migliore talvolta
1'
il

stessi.

Per se buono
rare,

il

consigliare,
l'

rimprove-

ma

ottima cosa

insegnare con

esempio

267.

Longum iter est per praecepta,


per exempla.
(L.

breve

et efficax

Ann.

Si.nki'a

il

giovane, Epistole, ep.

(>,

5|.

267. Lunga

la

via dell'insegnare per


dell'

mezzo

della teoria, breve

ed efficace per mezzo

esempio.

[268-27

Contentarsi

tifila

propria sorte

18.
Contentarsi della propria sorte

Il

pensiero migliore che su questo soggetto abbiano espresso

filo-

sofi antichi, la

sentenza di

Manilio {Astronom icon,

lib. 4, v.

22)

268.

Sors est sua cuique ferenda.


l'

che ben tradusse

abate

Pietro Metastasio

in

uno

dei suoi

melodrammi

269.

Debbono

saggi
{Ttm/ttocfr,

Adattarsi alla sorte.


Tutti,

ii.ir

1)

almeno a parole, vantano quella

270.
cantata da

Aurea
ORAZIO
(Odi,

mediocritas.
lib.

II,

od.

IO,

v.

5-6) nei versi:

Auream

quisquis mediocritatem

Diligit....

e consigliano anzi ( cosi facile di consigliare in causa altrui

!)

non
poco

solo di contentarsi del poco,


all'assai,

ma

addirittura di

preferire

il

raccomandando:

271.

....Laudato ingentia rara.

Exiguum

eolito.
lib. II. v. 412-4l.'i.

(VnotUO, Georgiche,
rustica, lib.
I, 3, 8)

chiamA

/>r,<v/f7/

/
I*.

poeta sen te ut in, e che secondo Servio era stata detta pare da M.

Catone

nel trattato dell'agricoltura, ch'egli

compose per

il

figlio.

268. Ciascuno hi da sopportare pazientemente


270. Aurea mediocrit.
271.

la

sua

Loda

grandi poderi,

ma

ino piccolo.

Chi l'ha detto?

[272-274]

Altri
in

raccomandano

di cansare onori,

fama

ecc. e di vivere felice

una onesta oscurit:

272.

Bene qui
disse

latuit,

bene

vixit.
lib. Ili, el. 4, v.
25).

(Ovidio, Tristium,
o,

come

Orazio (Ept.,
vixit

lib.

I,

ep.

17,

io):
fefellit

Nec
L'uno
icoaac,

male qui natus moriensque

e l'altro ispirandosi certamente alla greca sentenza

che vuoisi di Epicuro.


il

Ma

in

fondo

all'

A9e ammonimento
:

di codesti poeti pagani, e' era

senso egoistico che l'oscurit della

vita salvasse
tica del

dal

morso

dell' invidia.

Invece

1'

abnegazione ascenell'

medio evo doveva trovare

la

sua formula

273.

Ama

nesciri.
dell'

che deriva indubbiamente dal testo


cap. 2, v.
et

Imitazione di Cristo

(lib. I,

15): Si vis utiliter alta scire et discere,


sepolcro
legge
:

ama

nesciri

pro nihilo reputari . Anche sul


si

del Generale
nesciri.

Gra-

binski nella Certosa di Bologna

amabat

Ma
sigli,

in

fondo che avrebbero detto questi poeti

se

li

avessimo
i

presi in parola?

Che pochi

poi, troppo pochi,

ne seguissero
la

con?

mostravano
:

di accorgersi essi

pure; donde

famosa

inter-

rogazione

274.

Qui fit, Mcenas, ut nemo, quam sibi sortem Seu ratio dederit, seu fors objecerit, illa
Contentus vivat, laudet diversa sequentes?

che sono

primi versi della prima Satira di Orazio.

272. Bene visse chi seppe vivere nella oscurit.

273.
274.

Ama
Come

di

non essere conosciuto.


Mecenate, che nessuno viva contento
si

succede, o

di
gli

quella condizione eh' egli stesso

scelse

o che

il

caso

dette, e invidii invece coloro che le altre abbracciarono?

[275-276]

Coscienza, gastigo dei falli

~'~

19.
Coscienza, gastigo dei
falli

275. Coscienze

inquiete,

rispettate

le

coscienze

tranquille.
Cos rimbecc Felice
alla

Cavallotti

suoi urlatori

quando giur

Camera per

la

prima volta nella tornata del 28 novembre 1873.

Gi

in principio di seduta l'on.

Lioy aveva protestato contro

le

dichiarazioni fatte dal Cavallotti nei giornali della vigilia, definendo


il
il

giuramento politico un'inutile e vuota commedia

quindi

si

svolse:

seguente dialogo che traggo dai rendiconti della Camera


Presidente.

Onorevole Cavallotti,

lo

invito a prestar giura-

mento.
Cavallotti. Giuro.

Domando

la parola.

Le mie
quali.

dichiarazioni

che ho fatte

ieri

sui giornali le

mantengo

tali

(Rumori a

destra. Agitazione).
Presidente.

Onorevole Cavallotti,
il

ella, se

un uomo d'onore,

deve sapere che, prestando

giuramento, ha contratto dei doveri

che deve mantenere. Io non ammetto altre interpretazioni.


Cavallotti.
elettori

Al mio onore

ci

penso

io e

ne rispondo

ai

miei

ed

al

paese. (Movimenti e agitazioni a destra). (Fra i rule

mori) Coscienze inquiete (rivolto a destra) rispettate


tranquille! (Clamori a destra). (Rendiconti del
liano,

coscienze
Ita-

Parlamento

Sessione del 1873-74. Discussioni della


voi.
I,

Camera dei De-

putati,

pag. 123-124).

Ma
Il

che cos' la coscienza? che co>

tristo

ha da rendere

conti del suo


in
tutti

mal

fare

prima

di tutto

alla propria coscienza,

che non

di facile contentatura.

276.

Grave

ipsius conscientiae pondus.


(Cicero.

De

natura deorum,

lib.

Ill,

cap. 35).

27b. Giare

il

peso della propria coscienza.

76

Chi l'ha detto?

[277-280]

essa che comincia a far le vendette dell'offeso,


il

essa che

molte volte spinge

colpevole a tradirsi da s medesimo,


:

come

spiegato nella bella ottava dell' Ariosto

277. Miser chi

mal oprando si confida Ch'ognor star debba il maleficio occulto; Che, quando ogn'altro taccia, intorno grida
L' aria e la terra istessa in eh' sepulto
:

E
Il

Dio fa spesso che peccato guida peccator, poi eh' alcun d gli ha indulto,
'1

Che s medesmo, senza altrui Inavvedutamente manifesta.


Ma

richiesta,

(Orlando Furioso,

e.

VI,

ott.

1).

pur troppo non sono pochi coloro nei quali ogni voce interna

accusatrice tace, e che la malizia pi sottile sottrae alla punizione

umana. Sfuggiranno

essi

pure a quella celeste?


ci

giudicarne da
s
:

qualche caso che ognuno di noi ricorda,

sarebbe da dire di
il sabato,

ma

il

proverbio aggiunge che Dio non


:

paga

gi

la

Bibbia aveva detto

278. Altissimus

enim

est patiens redditor.


(Ecclesiastico, cap. V. v.
4).

gli

antichi

usavano ripetere che

279.

Dii lanatos pedes habent.


(Petronius Akbitek, Satyrieon, s *4 PHTRIUS, Comment, in IFor. carmina,
i" line -

Por-

III, -. 33).

anche

280.

Deos

iratos laneos

pedes habere
I,

(MaCROBTOB, Saturn., Hb.

cap.

278. L'Altissimo pagatore paziente.


27').

Gii

di

hanno

piedi
tarsi

calzati

di

lana [ossia

raggiungono

il

colpevole Bensa

sentire].
i

280. Gli dei sdegnati hanno

piedi calzati di

lana.

fi

za.

gast igo dei falli

Il

nostro maggior Poeta cosi rese lo stesso concetto

281.

La spada

di

quass non taglia in

fretta.

tardo, ma' che al parer di colui


l'

Che disiando o temendo


Dio non sembra troppo
colui ecc.

aspetta.
e.

(Dante, Paradiso,
cio la giustizia di
se

XXII,

v. 16-18).

sollecita

n troppo tarda
altri-

non {ma' che per fuorch) a


:

Ed

il

Metastasio

menti comment

282.

Tardo a punir discendi,

O O

perch

il

reo

s'

emendi,

perch il giusto acquisti Merito nel soffrir.


(Sani' Elena al Calz-ario, parte prima:
ediz. di Parigi. 1/80, to. VI, pag. 176).

All' ordine

medesimo
:

d' idee

si

connette

la

sentenza scolastica

d' incerto autore

283.
cui
si

De male

quaesitis vix

gaudet

tertius haeres.

suole aggiungere:

Xec habet eventus sordida pneda bonos


e che forse proverbio latino medievale.

Lo

si

trova registrato nel

Thesaurus prorcrbialium sentottiamm uberrimus congestus per


Jo.

Buchlerum
modo

(Colonia?,
antichi e

1613), a pag. 209, e anche altrove.

In ogni

moderni parrebbero

d'

accordo a

rassi-

curarci su questa giustizia divina, la quale tosto


cogliere
dia,
il

tardi

dovrebbe

peccatore, e dargli

il

fatto

suo senza troppa misericor:

so

si

presta fede ad alcuni versetti biblici notissimi

Oculum pro

oculo. et

dentem pro dente.


io, rap.

X\

J3.
I

Delle cose male


(

g:
-

ippcna gode

il

terzo erede.

4.

echio per occhio e dente per dente.

78

Chi l'ha detto?

[285-287]

285. Vidi

impium superexaltatum
erat: et qusesivi

et

elevatum

sicut

cedros Libani. Et transivi, et ecce

non

eum,

et

non inventus
XXXVI,
v. 35-36).

OCUS ejUS.
286.

(Salmo

Super aspidem et basiliscum ambulabis: conculcabis leonem et draconem.


(Salmo XC,

et

v. 13).

Queste parole del Salmista fama che avrebbe ripetuto


Alessandro
di

il

papa

VI quando
tibi

a Venezia
I

il

i agosto
il

1 1

77 ricevette atto
:

obbedienza da Federico

Imperatore,

quale avrebbe risposto


es,

Non
e
il

sed Petro, cui successor


:

parem,

papa

di

rimando

Et mihi
Il

et Petro.

Muratori

[Annali,
il

XVII,

82) nega
e il

l'autenticit

dell'epiediz.,

sodio e

come osserva
il

Besso (Roma

Papa

ecc.,

nuova

pag. 226)

carattere onesto e dignitoso di Alessandro consiglia

di dubitarne.

La

controversia, se
risolta:

il

detto abbia o no
sar
versi

un fonda-

mento
veva
et
l'

storico,

non

ma non
nei

inutile

ricordare che
nel

della tradizione fatto ricordo gi


il

che

1343

scri-

Castellano Bassanese,

De
la

Venetiana pace inter lclesiam


Attilio

Imperium, pubblicati per


triestino,

prima volta da

Hortis nel-

Archeografo

giugno 1889.
il

287.

pure della Bibbia

seguente

Per quae peccata quis per haec

et torquetur.
1").

(Sapienza, cap. XI, v.

a proposito del quale, se non irriverenza ravvicinare la Bibbia a Stecchetti, mi sia concesso citare di uno fra
i

tanti travestimenti

285. Io vidi l'empio a grande altezza inalzato, come i cedri del Libano. E passai, ed ei pi non era, e ne cercai, e non
si

trov

il

luogo dov'
dragone.

egli

era.
il

286. Camminerai sopra l'aspide e sopra


il

basilisco: e calpesterai

leone e
l

il

287. Per

dove l'uomo pecca,

egli

sar punito.

[288-290]

Coscienza, gastigo dei falli

79

del
di

Cinque Maggio, composto da Olindo


col ttolo

GuERRiM
i

per la morte
:

Napoleone III

IX Gennaio (1873),
pecc, l'Altssimo
il

due

versi seguenti

Dove

Punisce

peccator.
il

Vero
tore,

che qualche scettico potrebbe ripeterci

verso di uno
il

scrit-

meno autorevole certamente della Molire, il quale avrebbe^ detto che


:

Bibbia,

commediografo

288. Il est avec le ciel des

accommodements.
commeIV,

ma
dia

Molire non scrisse proprio cos, bens scrisse nella

Le Tartuffe ou l'imposteur,

atto

sc.

Le

ciel dfend, de vrai, certains contentements Mais on trouve avec lui des accommodements. di

Egli

dunque parlava
nell'

certe

comode

transazioni che gl'ipocriti,


la

simboleggiati
scienza,

immortale Tartuffo, fanno con

propria co-

ma non

os dubitare della giustizia divina, e del gastigo


le

che

rei

dovranno finalmente ricevere per

loro colpe, se

non

altro

nel terribile giorno del giudizio finale. Si allude a questa credenza


cristiana ripetendo usualmente,

anche

in altro senso, le parole latine

28g.
che sono
il

Dies
primo verso
di

irse,

dies

ilia.
cui
si

un inno

liturgico,

d
al

il

ttolo

spurio In die iudicii, attribuito con molto fondamento

B.

Tom-

maso da Celano,
verso
il

discepolo di S. Francesco d'Assisi, e morto

1275 a Tagliacozzo. La sequenza che descrive con mirabile


il

realismo

giorno del giudizio universale, fu introdotta


;

fin dai

primi
:

tempi nella messa de' defunti

e questo faceva dire al

Giusti

290.

Tra

salmi dell'Uffizio
il

C' anco

O
Il

Dirs trae: che non ha a venire


I/./

giorno del giudizio?


trrra dei morti, str.
15).

288. Anche col cielo c' 289.


Il

modo

di

accomodarsi.

giorno dell'ira, quel giorno

8o

Chi l'ha detto?

[291-293]

20. Cose fisiche

Riunisco in questo paragrafo un mazzetto


al

di citazioni spettanti

mondo

fisico.

Comincio dal
il

cielo per poi scendere in terra: e

metto per primo

Sole,

che

Dante

chiam

291.

Lo

ministro maggior della natura,


del valor del cielo
il

Che

mondo
e.

imprenta,
X,

E
poi
1'

col suo

lume

il

tempo ne misura
(Paradiso,
v. 28-30).

astro delle notti, la

Luna,

cosi

poco amata dal Carducci

che

la

chiamava

292.
nell'

Celeste palotta
(in

ultimo verso di Classicismo e Romanticismo


e che invece

Rime

nuove,

LXIX)

un poeta
:

del nostro Risorgimento nazionale

pateticamente invocava

293.

Luna, romita aerea,


Tranquillo astro d'argento!

Come una

vela candida

Navighi il firmamento: Come una dolce amica Per sua carriera antica Segui la terra in ciel.
Cos comincia l'ode II Prigioniero di Giunio
nel

BAZZONI,

scritta

1825 per
la

la

creduta morte di Silvio Pellico. La lezion

data

vera,

quale consacrata mil' autentica stampa rarissima


soli

che l'autore fece, in


suoi
\< isi

125 esemplari fuori

di

commercio, dei
che
la

in

un opuscolo in-8 che non ha

altro titolo

d-

dica: Nelle fauste e salutate nozze del benemerito cittadino medico

[294-297]

Cose fisiche

81

Giovanni Polli con Rosa Bazzoni, l'autore agli sposi D. (Milano,


tip.

Molina, 1848).

Errata
la

la

lezione

comune (Luna romito


di

aereo ecc.), diffusa con


fece, senza

prima pubblicazione che


il

questa ode

nominarne

1'

autore,

Maroncelli nelle Addizioni alle

Mie Prigioni
zoni, edite a

e accolta anche nella stampa delle Poesie del Baz;

cura dei nipoti (Milano, 1897)

e sulla fede di questa

a a della ripetuta pure nelle ediz. 3 -6

presente opera.

Ma
X,

la vera

lezione fu ristabilita da Isidoro

Del Lungo nello

scritto

Un

ci-

melio patriottico del 1825 (nella Rivista d'Italia, anno

voi. II,

settembre 1907, pag. 353-373), ove egli osserva, fra altro,

nes-

suno
l'

essersi accorto che in quel

grappolo di

epiteti,

penzolanti dal-

astro,

almeno uno non aveva senso


si

possibile, cio l'aereo ; e della

persistenza dei pi nell'errore

dolse egli stesso in

un

articoletto

La

romita aerea nel Marzocco, di Firenze, del 7 aprile 1918.


v'

Tornando ancora a Dante, troviamo che Venere

chiamata

294.

Lo

bel pianeta che ad

amar

conforta.
e. I, v.

iDjJTO, Purgatorio,

19).

(ma Giuseppe Bassi


allude

nel Fanfulla della

Domenica

del 12

novem-

bre 1893, sostiene con argomenti di qualche peso che Dante qui

non a Venere,

ma

al

Sole)

il

colore del firmamento,

l'azzurro, indicato con la gentile perifrasi:

295.

Dolce color d'orientai

zaffiro.
(hi,
e.
I,

v.

13),

Caliamo
alberi,

in

terra.

Se davanti a

te

vedi levarsi dei

folti

e annosi

puoi chiamarli col


....

Tasso

296.

Ombrose piante
iderusalemme liberata,
e.

D'antica selva.
VII.
<>tt.
11.

fra

le quali

sorger certamente con altre mille

1'

297.

Arbor vittoriosa, tri un tale, Onor d'imperadori e di poeti.


ll'f

iK\Hi

\.

Sonetto
I

in

nura.'CCV secondo
mini

.ita di Laura, Marsantl. in princ: CCI!


'.

il

82

Chi l'ha detto?

[298-301]

ossia
di

il

lauro.

Se poi innanzi
di

ai

tuoi occhi

si

stende ampia distesa

campi verdeggianti,
Il

prati,

ricordati che

298.

divino del pian silenzio verde.


Giosu Carducci,
// bove (nelle

la fine del sonetto di


poesie)
:

Nuove

del grave occhio glauco entro

l'

austera

Dolcezza
Il

si

rispecchia

ampio

e quieto

divino del pian silenzio verde.


II

Le prime stampe (come


dir.

Mare, periodico
,

letterario di Livorno,
il

dal Chiarini,

anno

I,

voi. I, fase. 3

dicembre 1872, dove

sonetto pubblicato forse per la prima volta, la prima ediz. delle

Nuove

Poesie del 1873 ecc.) hanno dei pian


il

nella ediz. Zani-

chelliana delle Poesie

Poeta cambi
il

in del

pian.
il
i

pure

in

questo sonetto che

Carducci chiama pio

bove

(T'amo

o pio bove ecc.) che

paziente e laborioso apre

solchi

della feconda terra, e d vita ai campi,

dove non mancher oc-

casione di osservare con

Dante

299.

Guarda il calor del sol che si fa vino Giunto all'umor che della vite cola.
(Purgatorio,
e.

XXV,

v. 77-78).

o di ricordare, vedendo
rugiada,
i

al

mattino
:

le

fronde umide della benefica

versi del

Manzoni

300.

Come

rugiada

al cespite

Dell'erba inaridita,

Fresca negli arsi calami

Fa
Certo
ricordava
di

rifluir la vita.
(Adelchi, coro dell'atto IV).

li

omonimo, parole
se.

Emani nella sua romanza del dramma lirico F. M. Piave, musica di G. Verdi (atto I,

2),

la

quale comincia:

301.

Come

rugiada

al cespite
fiore.

D'un

appassito

Cose fisiche

83

Non
302.

qui per che

troverai,

meno

di essere sotto

Tropici.

All the perfumes of Arabia.


Macbeth
di

contentati di trovarli nel

Shakespeare

(atto

V,

se.

l).

Intanto fra

gli

alberi del vicino boschetto canter l'usignuolo,

303.

Quel rosignuol, che


Forse suoi
figli

soave piagne

o sua cara consorte.

(Petrarca, Sonetto in morte di Et. Laura, num. XLIII secondo il Marsand. v. 1-2: ed. Mestica, num. CCLXX'i.

o voler instancabile

la

304.
come
suolsi

Rondinella pellegrina.
chiamare dal principio
sta nel cap.
di

una notissima canzone


del suo

di

Tommaso
Visconti,

Grossi, che

XXVI

romanzo Marco

ed viva tutta nella memoria e nel canto del popolo;


altri
:

ma

pi vivi degli

e adattabili a circostanze varie sono

versi

della seconda strofa

305.

Solitaria nell'oblio,

Dal tuo sposo abbandonata.


e della terza
:

306.

Scorri

il

lago e la pendice,
l'aria dei tuoi gridi,
:

Empi
e tutta la strofe quinta

307.

Il

settembre innanzi viene,

E
Tu

a lasciarmi

ti

prepari:

vedrai lontane arene;


in tua favella.

Nuovi monti, nuovi mari


Salutando
Pellegrina rondinella.

302. Tutti

profumi dell'Ai al>i;i.

84

Chi l'ha detto?

[308-309]

stato rilevato che la Rondinella del Grossi ispirata senza


seicentista lodigiano

dubbio a una canzone del

Francesco De
gli

Lemene, La

Vedovetta (nelle Poesie diverse del Signor Francesco

De Lemene,
di

Parte Prima, In Milano et in Parma, Per

Heredi

Paolo Monti, 1726, a pag. 353) dalla "quale trasse, migliorandoli, la movenza, spunti di pensiero e anche frasi. La canzone
di tre strofe,

nelle quali la

Vedova

si

rivolge successivamente alla


alla

Vite priva
torella,
le

dell'

Olmo,

alla

vedova Colomba,

scompagnata Torimitazione spe-

cui sorti trova simili alla propria.

La

cialmente evidente nella 3* strofa:

Scompagnata Tortorella, Che del Fato


Dispietato

Ti lamenti in tua favella,

Scompagnata sono anch'io; Su piangiamo, Confondiamo,


Il

tuo pianto e

il

pianto mio.

Molti richiamarono

l'

attenzione su questa imitazione, ultimo Guido

Bustico [Incontri e

reminiscenze

nella

letteratura
,

italiana,

ne

L'Ateneo Veneto,

a.

XL,

1917, vol. II, fase. 3


altre

pag. 127)."
dir

Ho
glio

nella

mia bolgetta
la

due

bestie,

un cane, o per

me-

una cagna,

308.

Vergine Cuccia de

le

Grazie alunna.
v.

(Parisi, // Meriggio,

OO e

t>68).

cio la cagnetta della

dama

del giovin signore,


il

la

quale per ca-

gione di

lei

licenzia e fa morire nella miseria

servitore che au-

dace col sacrilego pie lanciolla ; ed un cavallo, quello invocato


cosi

disperatamente

da Riccardo III
)

alla battaglia

di

Bosworth

Field (23 agosto 148

gridando:

309.

horse! a horse!

my kingdom

for a horse!
III,
:\.

(Shakespeare, Richard

V, SC

4).

30Q.

Un

cavallo!

un cavallo!

il

mio regno per un

cavallo!

0-3 1 3

Cose fisiche

05

Il

celebre

attore inglese

Barry Sullivan rappresentava


di

il

Ricalla

cardo III in

un

teatro
:

secondario
cavallo
!

Shrewsbury. Giunto
!

famosa invocazione

Un

un cavallo

il

mio regno per


:

un cavallo

uno spettatore

della platea gli grida

Non

le

ba-

sterebbe un asino, signor Sullivan


l'attore

- grida
.

alla

sua volta

passate dalla porta del palcoscenico


asini,

Poveri
trattati
!

cosi

pazienti,

cosi

umili,

cos utili,

e cos

mal-

con loro tante

altre bestie

avrebbero

diritto di dolersi
;

della cattiva reputazione che ingiustamente fatta loro

eppure

310. Les btes ne sont pas

si

btes que l'on pense.


v.

(Molire, Am/hvtrion,

108,

prologue.

Ma
di

lasciamo

le
i

cose
piedi

animate e veniamo

alle

inanimate. Ogni

volta che hai fra

un

sasso,

non

si

dovrebbe dimenticare

chiederne

il

nome,

se vero che

311.

Nullum

est sine

nomine saxum.
il

so (Pharsalia, IX, 973),

quale per altro intene' era collina,

deva parlare dei campi della Troade dove non

n rupe,

n promontorio che non fosse famoso per qualche classica memoria,


trovi

dinanzi a una

limpida

fresca

sorgente,

non

di-

menticarti delle

Si-.

Chiare, fresche e dolci acque.


(Petrarca. Sonetti in zita di M. Laura, num. XI secondo il Marsand. v. ed. Ica, cinz. XIV).
1
:

eli'

erano

le

aeque

della Sorga,

affluente

del

Rodano,
chiude
i

la

quale
sui

insieme alla
(piali

Durenza non
e

lungi da

Avignone

colli

nacque
1*

visse
il

Laura.

Dopo
il

acqua

fuoco. Sul quale soggetto non mi lovriei

verso di un noto

melodramma:
Ih

313.

Stride
(//

vampa!...

Trovatore, parole di Sai.v. i'vmmak musica di (Jius. Verdi, a. II. -

310. Le bestie non


311.

bestie

come
il

si

pensa.

Non

vi

sasso che

non abbia

suo nome.

86

Chi l'ha detto?

[314-316]

Ma

questo fuoco terreno

per

il

fuoco celeste ho in serbo un

esametro celebre:

314. Eripuit cselo fulmen,


composto da
lin, liberatore

sceptrumque tyrannis.
(cfr.

TURGOT

perch fosse scolpito sotto un busto di Frank-

dell'America e inventore del parafulmine

Con-

dorcet, Oeuvres compltes, Paris, 1804,


la

V,

p. 230);

ma

vi

evidente

reminiscenza di

Manilio (Astronomicon,

lib. I, v.

104)
;

Eripuitque Jovi fulmen viresque tonandi


e anche
il

movimento

del verso tolto dall' Antilucrezio del Car-

dinale

De Polignac
i

(1745,

I,

96).

Eripuitque Jovi fulmen


Il

Phboque

sagittas.

verso - che

Maltesi attribuiscono invece, senza fondate rala fine del 700,


tutti

gioni,

ad un loro oscuro umanista, vissuto verso

certo

RiGOLD

ma

che indubbiamente del Turgot, piacque a

tranne forse a Franklin che modestamente scriveva a Felice


garet: Malgr

No-

mes expriences

sur l'lectricit, la foudre

tombe

toujours notre nez et notre barbe, et quant au tyran, nous avons


t plus d'un million

d'hommes occups
al

lui

arracher son sceptre.


:

Piacque forse anche

nostro

Monti

che pochi anni dopo cantava

315.

Rapisti

al ciel le folgori

Che debellate innante Con tronche ali ti caddero

E
Dal fulmine
soccorre
1'

ti

lambir

le piante.
Ode al signor di Montgoli\r>\.
il

(V. Monti,
alle

nuvole breve

passo; e per

le

nuvole

facile

ardita metafora del

Carducci

che

le

chiam

316.

Vacche
O

del cielo.
Canto di marzo, una delle Odi barbare :

La

frase carducciana nel


salienti

da' marini pascoli


cielo, latte
al

vacche del
versate
al
il

grige e bianche nuvole,


le

da

mamme
i

tumide

piano e

colle che sorride e verzica

a la selva che mette

primi palpiti.

314. Strapp

al

cielo

il

fulmine, lo scettro

ai

tiranni.

[317-3 '8]

Cose fisiche

Una
secoli

conquista importante della genialit umana,

cio la

sco-

perta delle leggi meccaniche della leva, era stata magnificata molti

prima con una famosa

frase

317. Da ubi consistam, et terram


che attribuita ad
drino

clumque movebo.
Vili
dei Collettami

Archimede

sulF autorit del geometra alessan-

Pappo. Questi

nel frammentario libro

matematici scrive:

Ad eandem

demonstrandi rationem pertinet


;

problema ut datum pondus a data potentia moveatur


Archimedis
tur,

hoc enim
fer-

est

inventum mechanicum, quo exsultans dixisse


et

da mihi, ubi consistam,


liber

terram movebo. (Pappi Alex.


io,

Collectionis
lini,

Vili, Propos,

XI,

ed. Hultsch,

Bero-

1878, voi. Ili, pag. 1060-1061).

Ho

citato la traduzione latina

dell'

Hultsch

il

testo greco della frase attribuita


no'}
al

ad Archimede

Ac uot
Chi poi abbia portato

3T) xal xtvfl ttjv yijv.


testo originale le varianti del dettato co-

mune, non

saprei. Cfr. in

Buchmann, pag. 457, due

lezioni doriche
a.

della stessa frase, sull'autorit di

Simplicius in Phys., pag. 424

ed. Brandis e di

Tzetzes, ed. Kiessling, pag. 46.


il

stato fatto
la terra

calcolo della leva che occorrerebbe per sollevare


di

davvero

con un contrappeso
;

200

libbre inglesi,

il

peso

normale
gio a

di

un uomo

si

trovato che, dato

un punto

d'

appog-

3000 leghe
la

dal centro della terra,

altro braccio della leva

dovrebbe essere lungo 12 quadriglioni


muoversi con
velocit di

di miglia, e la

sua estremit

una

palla

da cannone per potere smuo-

vere la terra di

un

solo pollice in 29 bilioni d' anni (Fergusson,


.

Astronomy explained) Per


concedere nulla

cui

si

detto che

Archimede era troppo


;

buon matematico per aver espresso una


ai

eresia tale

ma non

si

vuole

primi entusiasmi di un inventore?


di filosofia naturale,

Ecco
bile

altre

due sentenze
1'

che non
sia

scompagnare

una

dall'altra,

bench

la

prima

uno strano

e antico errore,

l'altra

una legge profonda

di verit:

318. Natura abhorret

vacuum.
e

317.

Dammi un punto d'appoggio

mover

la terra e

il

cielo.

318. La natura ha orrore del- vuoto.

88

Chi l'ha detto?

[3

9]

La

si

attribuisce a
i

Cartesio {Ren Descartes) ma veramente erano


i

Aristotile e

Peripatetici

quali pensavano tutto esser pieno in na-

tura e con

il

principio
il

.^ horror vacui

cercavano spiegare, fra

altri

fenomeni, anche

salire

dell'acqua nelle pompe. Sono famose nella

storia delle scienze fisiche le esperienze di Pascal che

demolirono
proposito

questa singolare teoria e

le

polemiche eh'
et

egli

ebbe su

tal

con Descartes (ved.


vide,

Adam, Pascal

Descartes : les expriences


vol.

du

1646-1651, nella Revue Philosophique,


la

XXIV-XXV,
si

1887-1888). Peraltro Descartes faceva


il

questione metafisica che


dice vuoto,

vuoto in natura non

esiste e

che lo spazio che

quando nulla contiene che


contiene

sia sensibile alla vista,

al tatto ecc.,

nondimeno qualche

cosa, cio
:

una materia
per
egli

creata,

una
il

so-

stanza estesa, contiene s


dell' aria

medesimo

ammetteva
1'

peso

e riconosceva essere esso la causa per cui e


il

acqua saliva

nelle

pompe

mercurio in
le
i

certi

tubi (esperienza di Torricelli).


alle quali egli

Pascal cos riassumeva


i

conseguenze

giungeva con

suoi esperimenti e con

suoi ragionamenti di carattere

puramente

fisico, nella

conclusione dei due trattati

De

l'quilibre des liqueurs


les disciples

De

la

pesanteur de la masse de l'air : Que tous

d'Aristote assemblent tout ce qu'il y a de fort dans les crits de


leur matre et de ses commentateurs, pour rendre raison de ces
re-

choses par l'horreur du vuide,

s'ils

le

peuvent: sinon qu'ils

connoissent que les expriences sont les vritables matres qu'il faut
suivre dans la physique
;

que

celle qui a t faite sur les

monta-

gnes

[al

Puy de Dme,
du monde, que

nel 1648], a renvers cette croyance unila

verselle

Nature abhorre

le

vuide;

&

ouvert

certe connoissance qui ne sauroit plus jamais prir,

que la Nature
aucune chose
v-

n'a aucune horreur pour

le

vuide, qu'elle ne
la

fait

pour

l'viter;

et

que

la

pesanteur de
effects

masse de

l'air, est la

ritable cause

de tous

les

qu'on avait jusqu'ici attribus

cette cause imaginaire.

319.

Natura non

facit saltus.
il

impropriamente attribuito da alcuni a LINNEO,

quale cosi
a Leib-

disse nella Philosophia botanica (cap.

XXVII),

da

altri

319.

T.a

natura non procede per Miti.

-;2i]

Cose fisiche

89

MTZ, che

nei

Nouveaux
Il

essais,

IV, i6,
saut,

scrisse:

Tout va par de invenzione

grs Jans la nature


dell'uno n dell' altro.

et rien

par

ma non

Fournier (Esprit des autres, eh. VI) rac-

conta
tarello

infatti
:

di averlo gi trovato

come
et

citazione in

un raro

scrit-

Discours veritable de la vie

mort du gant Theutobocus


Varits historiques et
la

(ristampato dal Fournier


littraires,
to.

medesimo

nelle

IX), a pag. 247-248 e sotto


:

forma: Natura in
cita la sentenza

operationibus suis non facit saltum


di

il

Xehry

Meister Eckhart che si trova in des 14. Jahrh., II, 124: Diu nature

Pfeiffer,

Deutsche Mystiker

bertritet niht.
dell' altra
:

Questa sentenza veramente sorella

320.

Gign i)

De nihilo nihilum, in
il

nihilum

nil

posse

[reverti.
che di Persio (Satira III, v. 83-84),
gli

quale in essa intu con

epicurei

il

principio fondamentale della scienza


la

moderna,

la indi-

struttibilit della materia,

conservazione e trasformazione della

energia.

Anche Lucrezio
Nil igitur
fieri

(I,

206) aveva detto:

de nihilo posse putandun:


est rebus.
vi-

Semine quando opus


e
il

concetto medesimo, applicato alla generazione delle cose


si

venti,

trasforma nell' altro canone

321.
eh' era

Omne vivum
il

ex ovo.
Harvey,

principio fondamentale delle teorie sulla generazione del


svolte

naturalista inglese Guoi.iei.mo


citationes de generatione

da

lui nelle

Extr-

animalium. Veramente
si

in

questa forma

precisa la
rutto
il

frase

non

vi

trova

ma

il

concetto ne traspare da
I
:

libro.

Vedasi per esempio, questo periodo della Exercit.


asserimus omnia minino ammalia,

Nos autem

edam

vivpara,

atque hominem

adeo [peana ex ovo progigni, primosque eorum


fiant,

conceptus, e quihus fcettu

ova quaedam esse


inepte

ut et semina
dicitur,

plantarem

omnium

ideoque non
.

ab Empedocle

Oviparum genus arboreum

320. Nulla nasce dal nulla, nulla pu tornare in nulla. 321. Qualunque essere vivente proviene da un uovo.

90

Chi l'ha detto?

[322-325]

Ho
322.

detto delle cose reali

ora dir dei sogni. Alcuno

li

chiam:

Immagini

del d guaste e corrotte.


(Batt. Guarini, // Pastor fido,
a.
I.

se. 4).

Parla

infatti

Titiro:

Son veramente
Pi che
dell'

sogni,

Delle nostre speranze,


avvenir vane sembianze,
e corrotte

Immagini del d guaste Dall' ombre della notte.


Che cosa
si

sogni poi pi spesso, ce lo insegna

il

Metastasio

323.

Sogna il guerrier le schiere, Le selve il cacciator;

E
Le
Se
si

sogna
reti e

il

pescator
{Artaserse,
a. I, se. 6).

l'amo.

presta fede agli antichi (e anche a qualcuno fra


di

moderni)

alcune

queste visioni sarebbero profetiche, poich:

324.

"Ovap

ex,

Aic loxiv.
(Omero,
Iliade, lib.
I,

v. 63).

e per lo

meno sono

divini

sogni della mattina

325. Post

mediam noctem

visus

quum somnia
lib. I, sat.

vera.

(Orazio, Satire,

10, v. 33).

Anche

il

Passavanti nello Specchio di penitenza (Firenze, 1 843)


si

a pag. 407 dice: Questi sogni che

fanno intorno all'alba del


si

d,

secondo eh'
meglio
si

e'

dicono, sono

pi veri sogni che

facciano, e che

possano interpretare

le loro significazioni.

E Dante nella

Divina Commedia :

324.
325.

Il

sogno viene da Giove.


visione avuta

Una

dopo

la

mezzanotte quando

sogni sono

veri.

[326-328]

Costanza, fermezza, perse-veranza

91

326.

....

il
'1

sonno che sovente,


fatto sia, sa le novelle. {Purgatorio, e. XXVII, v.
M-93).

Anzi che

21.
Costanza, fermezza, perseveranza

La

pi semplice impresa che possa adottare un


il

uomo fermo

nei

suoi voleri,

327.

Non commovebitur.
famoso giornale ultramontano La Voce della
831 in avanti.
(incisa
(i

eh' era la epigrafe del

Verit

liberali

solevano invece chiamarlo L'Urlo della Menzoin

gna) pubblicato
era tolto da

Modena

dal 5 luglio

Il

motto

una medaglia

fatta

comare a Vienna
la

da Lang)

dalla Corte di

Absburgo a onorare

fermezza del duca Franceil

sco

IV

nella sua fedelt all'Austria, e divenne

motto del partito

duchista.
i

Era certamente una reminiscenza


due parole,

biblica,

ma

molti sono

luoghi delle Sacre Carte,

tute queste

come ben s' intende, dove sono ripeper es. il Salmo XLV. vers. 6: Deus in
il

medio eius non commovebitur, e

Salmo CXI,

vers. 6:

Quia in

aternum non commovebitur.


Qual migliore pittura
dell'

uomo

che ha adottato
:

tale

impresa

a guida delle azioni sue, che la strofa oraziana

328.

Justum

et

Non civium Non vultus

tenacem propositi virum. ardor prava jubentium,


instantis tyranni

Mente quatit
(Orazio. Odi,

solida.
od.
3.

lib. III.

v.

1-4).

327. 328.

Non si commover. L'uomo giusto e tenace


cittadini

di propositi
il

vere dal suo fermo pensiero n

non riusciranno a smuomalo furore di prepotenti

il

fiero viso di

minaccioso tiranno.

92

Chi l'ha

detto!'

[329-332]

E
329.

l'

uomo

che

al pari del

Petrarca pu neramente

dire di s

Sar qual

fui,

vivr com' io son visso.


num. XCY,
;

(Sonetto in vita d M. Laura,

secondo

il

Marsand, comincia: Ponnti


i

ove'l Sole occide

fiori e Verba

ed.

Me-

stica, son. CXIII).

potr
di esse

anche sfidare

le

avversit

della fortuna,

facendosi contro

330.

De

la
il

costanza sua scudo ed usbergo.


cadtita,
str.

come canta

Parini nell'ode La
se
i

14:

duri mortali

A
Ei

lui
si

voltano
fa,

il

tergo,
ai

contro

mali,

De
Odasi invece
il

la

costanza suo scudo ed usbergo.

gran tragico inglese,


I, se. 3) dice

Guglielmo Shakespeare,
:

che nel Macbeth (atto

a conforto di chi soffre

331.

Come what come may, Time and the hour runs through the roughest day.
perseveranza neh"
affaticarsi

La

dietro a

uno scopo purchessia

consigliata dal

comune

dettato:

332.

Gutta .cavat lapidem.


i

che aveva valore proverbiale anche presso


trova in Ovidio,
in

latini,

quindi lo
1,

si ri-

Ex Ponto,
314
e

IV,

io, 5 e
;

De

arte amandi,
I,

},-<>;

Lucrezio,

I,

IV, 1281
3, e

in

Tibullo,

4,

18;

in

Si-

NECA, Nat.

Qtist.,

IV,

anche altrove. La bassa


il

latinit al-

lung, annacqu e

comment

dettato cos:
vi

Gutta cavat lapidem, non


Si

sed ssepe cadendo.


latino,
il

faccia attenzione a

non tradurre questo adagio


di

come
quale

voleva tradurlo foneticamente un ammalato

calcoli

331. Avvenga che pu, anche nel

pi burrascoso le ore e

il

tempo trascorrono.
332. La gocciola scava
la

pietra.

[333*334]

Costanza, fermezza, persereranza

93

confidava di guarire acquistando la gotta, poich gutta cavat lapident,


la gotta cava la pietra
piti
!

In tempi

barbari dei nostri

si

fece di questo proverbio

una

crudele applicazione, traendone un supplizio dolorosissimo, di cui

non mancano esempi V antico


si

storici.

In una stanza ad uso di prigione nel-

castello dei conti Guidi a Castel S.

Niccol nel Casentino

osserva ancora una nicchia praticata nella grossezza del muro,


di

che ha nella parte superiore un' apertura rotonda a guisa


pentola capovolta, con sopra un piccolo foro e davanti
strino.

una
fine-

un

Una

tradizione molto accreditata vuole che questa angusta

cripta fosse

un

raffinato strumento di tortura, che


il

si

sarebbe adola testa in

perato chiudendovi

paziente

dopo averne introdotta

quella specie di canga, per obbligare la persona a una perfetta immobilit, mentre dall' alto e per
il

foro indicato dovea di tanto in


illustr .

tanto cadrgli sul capo

una goccia d'acqua (Beni, Guida

del Casentino, Firenze, 1889, pag. 216).

La

perseveranza nel lavoro bene espressa dalla classfca sen:

tenza (che fu detta per Cesare)

333. Nil

actum credens, quum quid superesset [agendum.


(Lucano, Farsalia, Hb.
II, v. j57i.

334.
era
I
il

Per angusta ad augusta.


motto del Margravio Ernesto
di

Brandeburgo (morto nel 1642).


lo introdusse

frequentatori del teatro lirico l'hanno udito spesso nell 'Emani

fatto III, se. 3 e 4)

ove

il

buon Piavk

come parola

d'ordine dei congiurati contro Carlo

traendolo dal

dramma omo-

nimo, Hernani,

di

Victor

Hugo

(a.

IV), donde

egli tolse l'argo-

mento

del suo libretto.

Una forma
sie

pi modesta della fermezza nel sopportare

le traver-

e le molestie spicciole, la pazienza che un


:

famoso romanziere

bistrattava dicendo

333.

Parendogli nulla aver fatto se qualcosa ancora restasse a


fare.
vie

334. Per

anguste ad eccelsi luoghi.

94

Chi l'ha

detto f

[335-34]

335.

La pazienza
alla

cosa dura, e conviene meglio

groppa del somiero che all'anima


(K. D.

dell'uomo.
Guerrazzi, Assedio di Firenze,
Introd.).

La fermezza
raccomanda
di

era virt

romana per

eccellenza;

come Orazio

non

turbarsi innanzi al pericolo,

336.

Aequam memento
Servare mentem.

rebus in arduis
(0 di,
in. 11, od. 3, v. 1-2).

cos

Virgilio

consiglia di sfidare arditamente le

male

arti dei tristi

337.

Tu ne cede

malis, sed contra audentior ito.


(Eneide,
lib.

VI,

v.

f,5j.

e di sopportare le presenti avversit confidando in


gliore
:

un domani mi-

338. Durate, et

vosmet rebus servate secundis.


(Eneide,
lib. I, v. 207).

e di

non

lasciarsi

smuovere

dalle gravi e savie risoluzioni per le


:

preghiere e le lagrime altrui

339.

Mens immota manet,

lachrimae volvuntur
[inans.

(Virgilio, Eneide,

lib.

IV,

v. 449).

Anche Ovidio, ricordando


portare le presenti
:

avversit

peggiori, incoraggia

a sop-

340. Perfer et obdura: multo graviora


(Trist., lib.

tulisti.
el.

V,

XI,

v. 7).

336. Ricordati di serbare nei gravi frangenti niente serena. 337. Non cedere dinanzi ai malvagi, ma opponiti a loro ardita-

mente.
338. Perseverate, e serbatevi a migliore avvenire. 339. Resta immutato nel suo pensiero, e lascia scorrere
inutil-

mente

le

lacrime.

340. Sopporta e persevera; cose molto pi gravi sopportasti.

[34 r "343J

Costanza,

fermezza, perseveranza

95

mentre pari consiglio,

in senso cristiano,

rivolge

un aureo

libro

341. Certa viriliter, substine patienter.


(Imitazione di Cristo,
lib. Ill,

cap.

19. v.

16).

Non mancano
pi antico
il

frasi

che ricordino

storici

esempi

di

fermezza.

Il

notissimo

342. Batti

ma

ascolta.
(

Xarra Plutarco nella Vita di Temistocle


della invasione di Serse in Grecia,

XI) che

a'

tempi

essendo sorta disputa fra Eu-

ribiade ammiraglio di Sparta, e Temistocle capitano degli Ateniesi,

che

il

primo voleva che

Greci

si

ritirassero all'istmo, l'altro voleva


il

apprestarsi a battaglia di mare, alzando Euribiade


atto di voler batterlo, disse

bastone in

Temistocle: Batti pure


gli

e ascoltami.

Euribiade maravigliato
a

di

cotanta mansuetudine,

concesse che
di

suo

talento
il

dicesse.
:

Cos

la

versione

italiana

Marcello

Adriani

giovane
|iv,

nel testo greco la risposta di Temistocle

suona

Tli-xjov

3100O0V li.
delle Istorie (cap. 60) riproduce in
le

Erodoto nel b. Vili


scorso di Temistocle tutte

un

di-

ragioni che questi fece valere per persua-

dere Euribiade a non lasciare con la flotta lo stretto di Salamina, dove


si

trovavano, e dove, com' noto,

la vittoria arrise alle

greche navi.

Ugualmente celebre

il

343.

Delenda Carthago!
gli storici

che ricorda la frase con la quale, secondo

romani (PLU-

TARCO, Vita di Catone seniore, 2": Servius, in Virgil., ad Valerio Mas lib. IV, v. 683; Tito Livio, lib. XL1X
:

De

dictis

memor.,

lib.

Vili, cap. 15, 2, ecc.), M. Porcio Cala floridezza riacquistata

censore,
tagine

dopo aver veduto

da Car-

dopo
:.ito,

la

seconda guerra punica, chiudeva ogni suo d


la

qualunque ne fosse l'argomento, invocando

distru-

zione di Cartagine:

Ceterum censeo Carthaginem esse delendam.

341. Combatti virilmente e sopporta pazientemente. 343. CsrtigiM ha da essere distrutta.

96

Chi l'ha detto?

[344-345]

Perci

tedeschi abbreviano la citazione dicendo semplicemente


i

Ccterum

censeo, mentre noi, e con noi

francesi ed inglesi,

di-

ciamo soltanto Delenda Carthago.

Uno

storico

romano, Tito Livio,

ci

ha pure conservata

la frase

344. JHic

manebimus optime.
(lib.

che ha una storia interessante. Narra Tito Livio


che neh" anno av. Cr. 390, dopo che
i

V,

cap. 55)

Galli

avevano incendiata
la vecchia
li

Roma,
citt

e molti fra

Senatori

volevano

abbandonare

per portarsi a Veio, Camillo con splendida orazione

aveva

quasi persuasi a restare dove erano. Sed rem dubiam decrevit

vox opportune emissa, quod, cum senatus post paulo de


in curia Hostilia haberetur,

his rebus

cohortesque ex prsidiis revertentes


centurio
in

forte

agmine forum

transirent,

comitio

exclamavit

"

Signifer,

statue signum, hic

manebimus optime. " Qua voce aucuria egressus conclamavit, et


Il

dita et senatus accipere se

omen ex

plebs
storie,

circumfusa

adprobavit. -

motto sepolto

nelle

antiche

fu richiamato a novella vita

come
(il

fatidico augurio per la


Sella)

Terza

Roma

da Quintino

Sella.

Volle

che sulle pendici

del Viminale, lungo la via percorsa dalle nostre schiere trionfauti


il

giorno in cui

Roma

fu

resa

all' Italia,

s'

inalzasse

il

Palazzo
ita-

delle

Finanze e qual simbolo

dell' atto

compiuto dal popolo

liano vi fosse posta la statua di

un legionario romano che pianta


il

in terra la lancia, con la scritta: Signifer ecc. Cos

Guiccioli

nel suo libro su Quintino Sella, voi. I (Rovigo, 1887), pag. 355;

che anche preceduto dal ritratto del Sella medesimo sotto

al

quale
scritte

sono riprodotte
di

in facsimile le parole del legionario

romano

pugno

del Sella nel

1871.

Il

monumento che doveva


non
fu

sorgere

nel cortile centrale del palazzo,


Il

mai posto.

motto

345. Fortiter in re, suaviter in


che
si

modo.
Compagnia
di

cita

come
le

regola di condotta della

Ges, ha

veramente

sue origini nelle parole del quarto Generale dei Gre*

344. Qui resteremo benissimo.

345. Agire fortemente con modi soavi.

[346]

Costanza, fermezza, persei'eranza

97

suiti,

Claudio Acqua viva,


dice

il

quale nel suo famoso libretto: In1

dustria ad curandos anima: morbos (Florentiae,


edizioni successive)
:

600

e molte altre

Fortes in fine conseguendo et suaves


la fine del cap. 2
:

in

modo

et ratione

assequendi simus (verso

De
la

suavitate et efficacia in gubernatione coniungendis) .

chiara
1):

reminiscenza biblica del libro della Sapienza (cap. Vili, v.


fortiter et disponit

Attingit ergo a fine usque ad finem


suaviter.

omnia

Xon
346.
che
la

molti anni pi tardi

e'

imbattiamo nel famoso

Eppur
1*

si

muove

leggenda voleva detto da Galileo quando, dopo

a^ver letto

in ginocchio

abiura delle sue dottrine cosmografiche innanzi agli

Inquisitori,
ste parole

sorse vacillando in piedi (22 giugno 1633).

Ma

di

que-

non

si

trova traccia negli scrittori del secolo


in

xvn, comscrittore
il

parendo soltanto

quelli della fine del settecento.

Lo
si

pi antico che ne faccia menzione, finora conosciuto,


nella Italian Library,

Baretti

London, 1757, pag. 52: non


di cui

conoscono

finora autorit pi antiche a stampa. Tuttavia probabile,


ritiene
il

come
che

prof.

Antonio Favaro,

nota la profonda conostudi


di Galileo,

scenza di quanto riguarda la persona e


la

gli

leggenda, orale o scritta, risalga alla prima met del secolo xvn.

cio sia di

poco posteriore

all'

altre ragioni, la scoperta di

anno 1633 ed a ci lo conforta, con un quadro, firmato dal Murillo, e che


:

pu realmente assegnarsi a
del

lui

con

la data,

a quanto sembra,

1645, Be l quale

il

motto famoso
d'Italia, del

ripetuto (ved.

un

articolo

del
si

Favaro nel Giornale

12 luglio 191

1).

IS Eppur

muove ha

Sii

una piccola

bibliografia,

ma
la

tutti

coloro che se ne

occuparono, furono concordi nel negarne


che abbia formulato pubblicamente
fu
il
i

autenticit. Il

primo

suoi dubbi a tale proposito


di

dott.

E. Heis, professore all'Accademia

Mnster, con una

nota inserita negli Annales de la Socit scientifique de Bruxelles,

1876. Omettendo

^li

scrittori sulla vita di

Galileo in generale,
si

e sul suo processo in particolare, che (piasi tutti

occuparono della

questione, citer soltanto un articoletto del compianto


nel giornale popolare //

A.

Bertolotti
1

Mendico

di

Mantova, del

settembre
et des

866

un

altro articolo mi? Intermdiaire des

chercheurs

curieux

XXII,

1889, col. 78-80), e

la risposta di

Gilberto Gori nello

98

Chi l'ha detto?

[347^

stesso periodico (col. 168-171); la Zeitschrift fr

Mathematik und
1897 e
;

Physik (historisch-literarische Abtheilung), nel

I fase, del

finalmente vari articoli del dotto e cortese prof. Antonio Favaro


il

quale, a

mia

richiesta, ripetevami

non

esservi

dubbio alcuno per

lui

che quella frase sia assolutamente apocrifa. Galileo non pot

in

nessun

modo
1'

tornare ad affermare la sua opinione

dopo aver

pronunziata

abiura nella quale fra altre cose prometteva solenal S.

nemente

di

denunziare

Offizio

chiunque

egli

sapesse che

quella opinione avesse sostenuto.

Lo

stesso esemplare del

famoso

Dialogo sopra
trovansi

due massimi sistemi


invettive

eh' egli postill e nel quale

ripetute

contro la

insipienza dei suoi giudici,

esemplare presentemente posseduto dalla Biblioteca del Seminario


di

Padova,

e dal

medesimo

prof.

Favaro

illustrato nelle

Memorie
non deve

dell' Accademia delle Scienze di

Modena,
il

to.

XIX,
alla

1879, non serba

traccia alcuna e\V Eppur si

muove,

quale, ripetiamolo,

essere

mai uscito dalle labbra

di Galileo

presenza del Sacro

Tribunale n dopo.

Ma

forse egli disse innanzi ai suoi giudici qual-

cosa di simile, donde potesse sorgere l'equivoco?


anzi molto probabilmente,
tro soggiunse,

Non

ci

consta;

dopo pronunziata
mitezza
il

l'abiura, egli nuli' al-

e se qualche parola usc dal

suo labbro, sar stata


ai

di ringraziamento

per

la

della

condanna, indirizzata

Cardinali,
lare
:

taluno dei quali (come

Benti voglio) era stato suo scofelici

precisamente come in Austria, nei


il

tempi del bastone,


gli

era d' obbligo che


la

bastonato ringraziasse chi

aveva applicata

pena

Nei tempi

nostri

avremo da ammirare

1'

eroico

347- J'y su i s et j'y reste.


del generale
all' ufficiale

Mac Mahon,
inglese Michael

risposta data da lui

1'

8 settembre 1855

Biddulph durante
Malakoff dove
le

la

guerra di Crimea,

dopo aver occupato


al

la torre di

truppe erano esposte


il

fuoco micidiale dei Russi. Qualcuno volle contestargli


:

merito

della risposta, eroica e semplice

ma

la

testimonianza della persona

stessa cui le parole furono dirette, venne a confortare la tradizione

(Interm. des cherch. et des cur., 30 mai 1908, col. 800; io juin 1908,

347. Ci sono e

ci

resto.

[348]

Costanza, fermezza, perseveranza

99

col.

848) nonch quella del generale Lebrun, testimonio auricolare (Souvenirs des guerres de Crime et d'Italie, Paris, 1889, apag. 158).
il

Essa ricorda

nostro Ci siamo e ci resteremo, del quale avremo

luogo a parlare pi avanti.

Faremo

invece memoria di
il

un

altro

motto

illustrato

da Casa

Savoia, cio

348.

Sempre avanti Savoia!


e tradizionale di quella
dell'

motto antico
collaboratore

augusta famiglia.
et

Un

dotto

Intermdiaire des chercheurs

des curieux
in quel

che

si

cela sotto lo

pseudonimo
toujours

di

Sabaudus, cos scriveva

giornale,

num.

del
les

io aot 1904, col. 177-178: Froissart nous

appelait dj:

avant Savoy eus ; ce qui


cri

semble

dmontrer l'anciennet du

national:

En

avant,

Savoyards!

Sempre avanti Savoia!

qui a retenti en Crime, en Italie, B-

thancourt, en 1871, dans la bouche

du marquis A. Costa de Beaugiorni nostri special-

regard et qui est rest la devise de la reine douairire Marguerite

de Savoie. Infatti esso divenne popolare

ai

mente

in grazia di

un episodio

relativo alla

Regina Madre e che

non sar

inutile di ricordare.
i

In occasione del viaggio che

Sovrani d'

Italia,

Umberto

I e

Margherita, da poco

saliti al

trono, fecero in Sicilia, ecco che cosa

narrava

il

Fanfulla, giornale romano di solito ben informato delle


:

cose di corte, nel numero del 9 gennaio 1881

L'ammiraglio

Fincati avea telegrafato all'ammiraglio Acton, in viaggio da

Roma
il

a Napoli con la famiglia reale

[il

3 gennaio

1881], lo stato del

mare.

Il

dispaccio raggiunse

il

treno a Sparanise, e diceva che

vapore venuto da Palermo a Napoli annunziava

di aver trovato

mare

cattivo e oscurit di ciclo che obbligava a procedere con preIl

cauzioni.

tempo grosso cresceva. La Roma era ormeggiata.


lo
I

pronta a salpare se ordini sovrani

richiedevano,

ma

il

mare

impediva
1

l'

imbarco fuori del porto.

semafori segnalavano lo

attivo

tempo

in cielo e in
il

mare: l'ammiraglio Fincati aspet-

tava ordini. Questo

il

ilisj>

L'ammiraglio Acton era


e

in

piedi nel
il

vagone quando

1-

telegramma,
la

lardare

foglio titubante,

preoccupato

per
di

responsabilit di trasportare 4a

far

danno

alla

sua salute.

Regina con un tempo capace La Regina ^li <1:

Chi l'ha detto?

[349]

Ammiraglio, che notizie ha ricevuto? Maest....

lo stato del
al

mare

(e

stava per riporre

il

foglio

onde comunicarlo poi

Re).

La Regina

stese la

mano.
il

Non

e'

era da esitare. L' ammiraglio consegn


si

telegramma.

Alle prime righe la Regina vide di che


il

trattava e abbass

telegramma per permettere

al

Principino, che le sedeva vicino,


lei.
il

di

seguirne la lettura insieme a

Quando Sua Maest

s'accorse che

fanciullo aveva letto, prese

una matita

e sul bracciolo del seggiolone, sotto gli occhi stessi del

Principe, scrisse; fece leggere in silenzio ci che aveva scritto e


rese
il

telegramma
:

al ministro.

Questi lo prese e vide

le

seguenti

parole scritte cos

Sempre avanti Savoia! ! !


s'

L' ammiraglio

inchin e preg la Regina di autorizzarlo a

serbare quell' autografo

come prova

della fermezza

d'animo

di

Sua

Maest.

il

viaggio rest deciso malgrado le notzie.


alla intrepida

L' esito

ha dato ragione

Regina

e al valente
il

ma-

rinaro. Il Fanfiilla del


dell' intiero

15 marzo 1881 pubblicava


le belle

facsimile

telegramma comprese

parole della Regina Mar-

gherita.

In Germania troviamo un'altra frase caratteristica:

349.
frase

Nach Canossa gehen wir


detta
nel Reichstag

nicht.

tedesco
al

dal Principe di

Bismarck

il

14 maggio 1872, alludendo

conflitto dell'Impero col Vaticano.

quasi superfluo di ricordare che Canossa, castello presso Reggio


il

Emilia, fu
tefice

teatro della umiliazione di Enrico

IV

dinanzi al pon-

Gregorio
i

VII

(1077). I giornali napoletani dell'ottobre 1894,

narrando

particolari di

un colloquio

fra

Emilio Castelar

il

Sindaco di Napoli, dissero che Castelar rivendic a s medesimo


l'origine
di

questa frase
di
si

bismarckiana. Egli, essendo presidente

della

Repubblica
vacanti,

Spagna, e
mise
d'

dovendosi
col

provvedere ad alcuni

vescovati

accordo

Papa per

le

nomine,

Bismarck scrivendogli gliene mosse rimprovero, e Castelar rispose

349. Noi non andremo a Canossa.

[350-351]

Cupidigia, egoismo

che

egli, oltre

ad

esser cattolico per sentimento,

doveva come capo

del popolo spagnuolo tener conto della religione

dominante nella

nazione, e finiva la lettera dicendo

Voi pure andrete a Canossa.

Poco tempo dopo, Bismarck,


volendo esprimere
e disse
:

allora preoccupato dal


si

Kulturkampf,

il

suo pensiero,

ricord della frase di Castelar,


(vedi
il

Noi non andremo a Canossa

Mattino

di

Napoli,

24-25 ottobre 18941.


della

Va

osservato per che Castelar fu presidente


al 2

Repubblica

di

Spagna dal 9 settembre 1873

gennaio 1874,

cio assai

dopo che Bismarck aveva pronunciato

la celebre frase.

22.
Cupidigia, egoismo

Il

Vangelo

degli egoisti sta tutto nelle parole di

Terenzio

350.

Proximus sum egomet mihi.


iAndria,
a.

IV,

se.

1,

v. 6.?7).

L' egoismo politico poi

(la politica,

per ben intendersi, tutta

a base di egoismo) riposa su due postulati.

Uno
35
1

l'

italiano

Esci di
il'

l,

ci

vo' star
Il

io.
e.

avanti,

poeta di teatro,

XIV.
il

str. 1\.

Quest' ultimo divenne notissimo specialmente dopo


1,

sonetto del

cht-

finii

tutto

si

riduce, a parer

mio
Mugello),

(Come

disse

un poeta
l,

di

A
E
infatti

dire Esci di

ci

vo' star io.


il

nativo di

Ronta

nel

Mugello era

Pananti.
:

Ma

il

Pananti

non

fece che tradurre la frase proverbiale francese


la quale,

Otc-toi de l,

que je m'y mette,

secondo Vittorio Imbriani, deriva da un

50.

Il

mio prossimo per me m<

Chi l'ha detto?

[3 5

-354]

giuoco infantile, tuttora in uso,


(Cfr. Giorn. ertici, e cur.,

ma
:

antichissimo, chiamato botite-hors

V,

55).

L' altro la frase francese

352.
che
si

Aprs nous
attribuisce alla

le

dluge!
di

March,

Pompadour
triste e

la quale l'avrebbe
la

detta,

per consolarlo, a Luigi

XV,

preoccupato dopo

battaglia di

Rossbach

(5

novembre 1757)

ma

che non avrebbe fatto


:

che dare forma volgare a un' antica sentenza

353.

'EfioO 0avvio yoiz \uyQfp:t fcup

verso greco d' ignoto,

ma
di

che

il

Fabricio sospetta appartenere a


il

una perduta tragedia

Euripide,

Sisifo o

il

Bellerofonte, e

che era familiare a Tiberio, secondo che

narra

Dione Cassio

(LVIII, 23); racconta invece Svetonio {Nero,


Nerone, udendo un giorno ripetere da qualcuno
avrebbe soggiunto:
presto
si
il

XXXVIII)

che

verso medesimo,

Immo
le

'suo ^wvto; , cio Perch non pi


lui

me

vivo? .
di

parole di

furono ricordate quando lo

accus

avere appiccato l'incendio a


gli

Roma.
ci-

Non

saranno
:

egoisti che

daranno fede all'ammonimento

ceroniano

354.

Non

nobis solum nati sumus.


(Cicerone,

De

Officiis, lib.

I,

cap. VII,

22).

per

il

quale Cicerone invoca l'autorit di


;

Platone
u.vov

( ut

pre-

clare scriptum est a Platone )


in

questi infatti nella Epistola IX,


o>x.

principio, dice:

xaatc 7/UWV

aiw

Y^Y ovev

( ec^*

Schneider, del Didot, voi. II, pag. 551).

L'egoismo camuffato da
tradisce

disinteresse,

da amore del prossimi',

si

quando

si

commuove

per cose che lo toccano troppo da


la casa del vicino,

presso; e perci trema

quando vede bruciare

ma non

per sentimento di amicizia, bens soltanto perch potrebbe


l'

appiccarsi

incendio anche alla sua

352. 353.

Dopo

di

noi

il

diluvio!
col fuoco.

morto la terra si mescoli 354. Non siamo nati soltanto per

Me

noi.

[355*359]

Cupidigia, egoismo

103

355.

Nam

tua res agitur, paries


(Orazio, Epistola,

quum proximus
[ardet.
lib. I, epist. 18, v. 84).

Movente potentissimo

dell'

egoismo

la cupidigia

del

denaro.

O
il

quanti devoti di

Mammone

spinge a cose turpi o delittuose l'esedi Virgilio


!

crata

fame

dell'oro,
il

Vauri sacra fames

Per costoro

solo dio

356.

Dio dell'or Del mondo signor.


dice la canzone di Mefistofele nell' atto II, se. 2 del melo-

come

dramma Gounod
Gi
il

Faust, parole
(il

di J.

Barbier

M. Carr, musica
:

di

libretto originariamente francese

la

traduzione ita-

liana di

Achille de Lauzires).

pensiero del guadagno per tutti incentivo potentissimo, e

357.
I

....L'utile

sovente

pi schivi allettando ha persuaso.


la favola II gatto e il pipistrello di
;

come ammonisce
chi detto
vi
il

Luigi Fiac-

Clasio

ma

per

gli

adoratori del vitello d' oro non


l'

ha maggiore stimolo
:

di

quello che aguzzava

intelligenza di

Figaro

358.

All'idea di quel metallo


Portentoso, onnipossente,

Un vulcano la mia mente Gi comincia a diventar.


1//

Barbiere di Siviglia, parole


ivi,

ili

CxSAU

musica

di

Rossini,
:

a. I, se. 3).

Per costoro

1'

unica fede la fede di Gingillino

359.

Io credo nella Zecca onnipotente

nel figliuolo suo detto Zecchino.


-ri,

Gingillino, 1\

III.

355. Poich cosa che deve

interessarti, se

bruciala casa vicina.

I04

Chi l'ha detto?

[3o]

Il

grazioso

notissimo

Credo

di

Gingillino

(str.

32-34) pu

mettersi a raffronto con quello del gigante Margutte nel Margarite

maggiore

al

a dirtel tosto

10 non credo pi

nero, eh' a l'azzurro;

Ma nel cappone, o lesso o E credo alcuna volta anco


Ne
la cervogia, e

vuogli arrosto
nel burro,
nel

quand'

io n' ho,
il

mosto
;

E molto pi ne l'aspro che mangurro Ma sopra tutto nel buon vino ho fede, E credo che sia salvo chi gli crede.

credo ne la torta e nel tortello

L' uno la madre, e 11 vero paternostro

l'

altro

il

suo figliuolo

il

fegatello;

E E E

possono esser

tre,

due, ed un solo;

deriva dal fegato almen quello:


perch' io vorrei ber con un ghiaccinolo,
il

Se Macometto Credo che sia

il

mosto vieta e biasima, sogno o la fantasima.


(Luigi Pulci, Morgante maggiore,
e.

XVIII,

ott.

115-116).

Sarebbe stato pei devoti


la

di simil razza

che GuizOT avrebbe fatta

troppo nota raccomandazione

360. Enrichissez-vous.
che
gli si

attribuisce,

ma

falsandone

il

significato.

Guizot realmente
dei

disse

queste parole dalla tribuna della


la discussione

Camera
di la

Deputati
di

il

marzo 1843 durante


:

un progetto

crediti

per spese segrete

Il y a eu

un temps o

conqute des droits


la

sociaux et politiques a t la grande affaire de

nation
et

la

con-

qute des droits sociaux et politiques sur


classes qui les possdaient seules.

le

pouvoir

sur les
;

sons d'autres.

son

La conqute est accomplie pasVous voulez avancer votre tour, vous avez raine poursuivez donc plus, pour le moment, la conqute des
c'est leur hritage.
afi'oi-

droits politiques, vous la tenez de vos pres,

prsent, usez de ces droits

fondez votre gouvernement,

360. Arricchitevi.

[361-363]

Cupidigia, egoismo

missez vos institutions, clairez-vous, enrichissez-votis , amliorez


la

condition morale et matrielle de la France

voil les
cette

vraies

innovations; voil ce qui donnera satisfaction

ardeur de

mouvement, ce besoin de progrs qui

caractrise cette nation ,

(Moniteur universel, du 2 mars 1843, pag. 345). Questa dunque riabilitata, ma non egualmente potr
tarsi
1'

riabili-

altra,

forse

meno

cinica,
:

ma

certamente vera, che nelle

sentenze di Publilio Siro

361. Heredis fletus sub persona risus est.


(Mimi,
n.
n. 221, ed.
19, ed.

H.

Wlfflin et Ribbeck: Meyer).


fin nei
:

A
362.

scorno della venalit entrata nelle pubbliche cariche, e


si

pi onorevoli consessi

pu

ripetere la frase del

Giusti

....

Santo Stefano
al

Tira
Ricordate?

quattrino.
72
:

nella Vestizione, str.

in oggi

ha credito

Lo

sbarazzino,

O
11

Santo Stefano
al

Tira

quattrino.

Segretario Fiorentino ha un'altra frase piena di melanconico

scetticismo

ma anche

di verit

363. Gli

uomini dimenticano piuttosto

la

morte

del padre che la perdita del patrimonio.


uAvKi.Li, // Principe, cap. XXIIi.

361.

Il

pianto dell'erede un riso mascherato.

lo6

Chi

Dia

detto?

[364]

23.
Donna, matrimonio

Oh

che selva selvaggia mai questa dove sto per cacciarmi

Questo solo paragrafo arrischierebbe di diventare un volume,


pretendessi di accogliervi solo
il

s' io

fiore di quello

che prosatori e poeti

hanno

scritto sulle

donne, sub"'eterno femminino, come direbbe un


il

gazzettiere con frase usata ed abusata, dacch la cre

Goethe,

invocando:

364.
nell' atto

Das Ewigweibliche.

V del
al

Faust,

il

quale

si

chiude con la redenzione di Faust,

che sale

cielo salvato soprattutto dall'

amore

di

Margherita.
:

Il

Chorus mysticus

allora intuona

un

cantico, che finisce

Das Ewigweibliche
Zieht uns hinan.
e con questo ha termine la mirabile tragedia.

Conviene dire che

pi fra coloro che

si

valgono della frase


i

eterno femminino, la citano, per cos dire, a orecchio, poich

commentatori hanno consumato molto e molto inchiostro per


sare bene
il

fis-

significato di essa.

Udiamo

quel che ne scrisse uno

dei pi geniali

ed acuti nostri pensatori,

Ruggero Bonghi,
Hor
di

in

un

articolo

Perch la donna salva Faust? pubblicato nel Fanfulla


del

della

Domenica

15 ottobre 1882, e poi nelle

snbcesiv

(Napoli,

1888), pag. 217:

Nell'ultima scena appaiono pi

ombre o anime

donne:

la

magna

pcccatrix, la mulier Samaritana,


s'

pra tutte

innalza la

Mater
la

Gloriosa.

Maria ^gyptiaca e soQuelle domandano a quee la

sta che accordi a

Fausto

grazia sua, a Fausto che s' dimenti;

cato
la

una

sol volta, che

non sentiva d'errare

Mater
"

Gloriosa,
le-

Vergine Maria, dice a Margherita queste sole parole: " Vieni,


a pi alte sfere, egli
ti

vati

sente,

ti

vien dietro.

364.

Il

femminile eterno.

[365]

Donna, matrimonio

Ed

ecco quel che Fausto ha trovato.


;

morto
il

in

un

desiil

derio pi in l e pi in su

ed in cielo dove

pi in l e

pi in su infinito.

Ha

ora davanti a s la sua innamorata ter;

rena, tanto infetta di peccato quaggi, in istato di gloria


sta la

e que-

Vergine

1'

assicura che, se Fausto


di lei,

la

vede o, per

meglio

dire la sente,
ella sale.

ha sentore

vorr salire tanto in alto quanto


di salire pi in

Fausto ha ora modo, spazio e ragione


parole del
il

alto.

Le

Chorus mysticus spiegano, descrivendolo, e

raccogliendone
a
lui.

suo significato ideale, ci che accade d'intorno

Margherita appare spogliata oramai d' ogni accidentalit pas-

seggiera nella natura della

donna

essa, le tre penitenti


1'

Marie e

la

Mater
altro
l'

Gloriosa,

son diventate del pari


1'

eterno femminino, e lo
in

rappresentano.

Anche Elena
del

ha rappresentato a suo modo

un

momento

poema. Che questo eterno femminino?


e che

idealit a cui
;

l'uomo sempre mira

non

riesce

mai ad appro-

priarsi tutta

quella regione dei tipi in cui


gli
si

Fausto andato ad
Quivi la

evocare Elena che

infine dileguata dagli occhi.


;

Mater Gloriosa
posa e con

si

libra e sorvola

lass

1'

uomo

attratto senza

infinito

suo tormento e conforto.


vi

Se con questo non


che
il

siete

fatti

ancora una chiara idea di quel

femminino eterno, leggete il bello studio di Michele Kerbaker L' Eterno femminino e l'Epilogo celeste nel Fausto di Goethe,
:

negli Atti dell'Accademia

Pontaniana e ristampato a parte (Napoli,


nella prefazione preposta a questo

Pierro) nel

903

lo

Zumbini

saggio dice che esso la pi bella cosa che sul capolavoro del

Goethe abbia

la critica italiana.

Arrigo Boito
fele, parole e

ricord la frase goethiana


di lui

quando

nel

Mesto-

musica

medesimo

(atto

IV), fece dire da Faust

ad Elena

365.

Forma

ideal purissima

Della bellezza eterna.


In questa
fiorita di
frasi

e sentenze sulla

donna

ci
i

limiteremo

naturalmente a spigolare nel vasto campo, ricordando

motti rimasti

veramente popolari, e rimandando, chi


alle

sia

vago

di

saperne di pi,

numerose raccolte

speciali,

in

modo

particolare al dilettevole

io8

Chi l'ha detto?

[366-370]

libro dell' rino,

amico mio dott. Ludovico Frati, La donna italiana (To-

Bocca, 1899), cap. Vili.


le

Che cosa sono


esclamava
:

donne ? Figaro che non riusciva a comprenderle

366.

Donne, donne, eterni Dei! Chi vi arriva a indovinar!


(//

Barbiere di Siviglia, parole di Cesare Sterbini, musica di Rossini, a. I, se. 7).

Un
367.

umorista francese disse che

Les femmes sont extrmes: elles sont meilleures ou pires que les hommes.
(La Bruyre, Les Caractres ou les Moeurs de ce Steele. - Des femmes, 53; d. Servois, Paris, 1865, to.
I,

pag.

188).

con pi precisione

la

Bibbia sentenziava che:

368. Sapiens mulier aedificat

domum suam
(Proverbia,
e.

insi-

piens extructam quoque manibus destruet.


XIV,
lati
:

v.

1).

Ma

per

quanto alcuni ne mettano


la influenza

in

evidenza

buoni,

come per esempio

sui costumi,

dappoich

369. Les

hommes

font les
Le
1'

lois, les

femmes

font les

[murs.
(J.

A. H. de Guidert,

conntable de Bourbon,

a. I, se. 4).

per cui

il

Leopardi invoca
i

aiuto delle
:

donne

italiane alla rige-

nerazione della patria con

noti versi

370.

Donne, da voi non poco

La

patria aspetta.
(Nelle nozze della sonila Paoli**).

367. Le donne vanno agli estremi: o sono migliori o sono peggiori degli uomini.
368.

La donna
le

saggia edifica la casa

la

donna

stolta roviner

con

sue mani quella gi costruita.


le

369. Gli uomini fanno

leggi,

le

donne fanno

costumi.

572]

Donna, matrimonio

09

pi insistono nell' imprecare

ai difetti loro, e
i

principalmente alla
;

loro incostanza e volubilit. e poich tutti, a

Qui

classici
sia

non mancano davvero


del

momenti

perduti,
1'

per gusto proprio, sia

per dispetto

altrui,

zufolano

aria

della canzone
di

Duca

nel

melodramma
se.

Rigoletto, di F.

M. Piave, musica

Verdi

(a. Ili,

2):

371.

La donna mobile Qual piuma al vento, Muta d'accento - e di

pensier.
il

vale la pena di ricordare che questi meschini versi, ai quali

fa-

scino della musica dette celebrit,

non sono che

la parafrasi (stavo
:

per dire la parodia) del couplet di Francesco I

372.

Souvent femme varie, Bien fol est qui s'y

fie!

Une femme souvent


N'est qu'une
nel celebre
sc.

plume au vent!
roi s'amuse (atto IV,

dramma

di

Victor Hugo, Le
melodramma

2),
il

rappresentato e stampato per la prima volta nel 1832, e


prototipo del
italiano.
I

che

primi

due

versi,

che sono da lungo tempo quasi proverbiali in Francia, avrebbero


origine

ben pi antica. La leggenda vuole che Francesco


scrivesse col diamante del suo anello sopra

I,

par-

lando con sua sorella Margherita di Angoulme della incostanza


delle donne,
di
li

un vetro

finestra al castello di

Chambord
si

vetro che naturalmente oggi

pi non esiste,

ma

sulla cui fine

hanno

versioni diverse, e gli

uni lo rimpiangono venduto a

un

inglese ricchissimo, gli altri lo

dicono rotto
lire. Il

Ja

Luigi

XIV

per cavalleria verso

Mad. de

la

Valvuol

Fournier (L'Esprit dans l'histoire, cap.


la verit
il

XXII) non

credere a questo romanzetto, e riduce


confini,

entro pi modesti
disc.

cio al racconto di

Brantme,
(art. Ili:

quale nel quarto

delle Vies des

Dames

galantes

Ih'

l'amour J

'i. Sovente muta


fida;

la

sovente

la

donna e ben pazzo colui che in lei condonna non che piuma al vento.

no
d un' altra versione
fois,

Chi l'ha detto?

[373*376]

di

questo aneddoto

Il

me

souvient qu'une

m'estant

all

pourmener Chambord, un vieux concierge, qui


de chambre du roy Franois, m'y
avoit ds ce temps-l

estoit cans et avoit est valet

reeut fort honnestement, car

il

connu

les

miens

la

cour et aux guerres, et luy-mesme

me
il

voulut monstrer

tout; et m'ayant
escrit

men

la

chambre du Roy,
Tenez,

me monstra un
monsieur,
:

au coste de

la fenestre:

dit-il, lisez cela,

si

vous n'avez veu de l'escriture du


l'ayant leu, en grande lettre
il

Roy mon
:

maistre, en voil

et

Del resto anche Virgilio


scrisse
:

y avoit ce mot Toute femme varie. nell' Eneide (lib. IV, v. 569-570)

373.

....Varium et mutabile semper

Femina.
e
il

Tasso

nella

Gerusalemme

liberata (e.

XIV,

ott.

84)

374.

Femmina
Vuole

cosa garrula e fallace,

e disvuole: folle
la parafrasi dei

uom

che sen

fida.

che proprio sembrano


cesi,

due

versi proverbiali fran:

- ed

egli stesso in altri de' suoi


....

componimenti aveva detto

In breve spazio

S' adira e in breve spazio

anco

si

placa

375.

Femina, cosa mobil per natura


Pi che fraschetta
al

vento, e pi che cima


iTasso, Aminta,
a.
I.

Di pieghevole
e quasi
il

spiga.
so.
2).

medesimo verso

376.
si

Femina

cosa mobil per natura.'


in

ritrova nel

Petrarca,
il

un Sonetto in vita di M. Laura, nu:

mero

CXXXI secondo

Marsand, che comincia Se


son.

7 dolce sguardo

di colei m'ancide, ed
autografi.

il

CL

dell'ediz.

Mestica condotta sugli

373. La donna sempre cosa varia e mutevole.

[377*38]

Donna, matrimonio

Un

curioso

riscontro

con

versi

dell'

Hugo pu

trovarsi

nel

Filostrato del

Boccaccio

(Parte Vili,

str.

30, ediz. del Moutier,

Pag- 253):

Giovine donna mobile, e vogliosa

negli amanti molti,

e sua bellezza
e

Estima pi

eh' allo specchio,

pomposa
;

Ha

vanagloria di sua giovinezza

La qual quanto

piacevole e vezzosa
1'

pi, cotanto pi seco

apprezza

Virt non sente, n conoscimento,

Volubil sempre come foglia al vento.


Altri riscontri

ho enumerati

in

un

articolo 77

romanzo d'una
1

ro-

manza che

pubblicai nella Rassegna Settimanale Universale,


di additare

896,

num. 45. Mi contenter qui

ancora questi due:

377. Crede ratem ventis,

animam ne

crede puellis,
fide.

Namque
che sono
i

est

feminea tutior unda

primi due versi di un epigramma, col titolo


nelle vecchie edizioni attribuito talora a

De muPetro2):

lientm

levitate,

nio Arbitro,

Amleto nelP

Quinto Cicerone e 1' immortale dramma di Shakespeare


talora a
;

esclamazione di
(a. I, se.

378. Frailty, thy

name
intitola
la

is

woman!
di

Lorenzo da Ponte
Corte
il

un'opera comica, musicata da W. A.

Mozart e rappresentata per

prima volta a Vienna nel teatro


la frase

26 gennaio 1790, con

ironicamente consolatoria:

379. Cos fan tutte.


o La Scuola
delle

Amanti ; mentre un
tutti
:

altro

drammaturgo

e ropre-

manziere mette a carico loro

delitti

del

tempo passato,

sente e futuro con le parole

380. Cherchez la

femme.

J77 Confida la navi- ai Muti, ma non il cuore alle fanciulle; poich l'onda pi sicura della fede donnesca.

378.

fragilit,
la

il

tuo

nome

donna.

380. Cercate

donna.

Chi l'ha detto?

[381-382]

Ricorderete che

Alessandro Dumas
la

padre, nel

dramma Les
alla Gaite in

Mohicans de Paris, rappresentato per


il

prima volta
frase

20 agosto 1864, ha reso popolare questa bocca a un poliziotto parigino, Jackal, che se

ponendola

n' fatto
se. 7
;
:

una mas-

sima fondamentale. Vedi atto III, quadro V,

me

Il y a

une femme dans toutes


je dis:

les affaires

aussitt qu'on

fait

un rapport,
et

Cherchez la
est

femme! On

cherche la

femme

quand
bien?

la

femme

trouve....

Eh On
Qualcuno
1'

ne tarde pas trouver l'homme .


il

Vedasi anche

romanzo omonimo,

vol.
al

I,

ai

cap. 34 e 35.
altri

ha attribuita originariamente

noto Fouch,
1759,

De

Sartine, luogotenente generale


sur
les

di polizia nel
dell'

altri

l'ha

cercata nel Dialogue

femtnes

abate

Ferdinando GaVI,
v.

liani

ma
:

le origini si
il

hanno a

investigare pi lontano, nientemeno


(sat.

che in Giovenale,
scrisse

quale nelle Satire

242-243)

Nulla

fere causa est,

in

qua non femina litem

Moverit
Nella Revue des
l'articolo intitolato

Deux Mondes
L'Alpuxarra)

del i sett. 1845,


cita

Ch. Didier

(nel-

un proverbio spagnolo molto


:

grossolano che esprime la stessa idea, e aggiunge (pag. 822)


roi

Le

Charles III (1716-1788) en tait


:

si

convaincu que sa premire


s'appelle-t-elle?
savio,

question en toutes choses tait celle-ci

Comment
1'

La Bibbia

fa carico alle

donne

di

condurre

uomo, anche

alla perdizione:

381. Propter speciem mulieris multi perierunt.


{Ecclesiastico, cap, IX, v.
9).

382.

Vinum

et

mulieres apostatare faciunt


[BetUtUuHeo, e XIX,
v.

sa2).

pientes.
Certamente non
I'

e'

chi ignori quanto grandi siano la malizia e


:

astuzia delle

donne

381. La bellezza delle donne mand molti 382. Il vino e le donne fanno apostatare

in
i

malora.

saggi.

[383-386]

Donna, matrimonio

13

383
che
il

tutti,

se vuole, la

donna

la fa.

verso finale del

dramma

giocoso
di

L'Italiana in Algeri,
(a. II, se.

parole di

Angelo Anelli,

musica

Rossini
lei

ultima)

ma

esagerano coloro che sospettano di

anche quando

sola,

ossia nella materiale impossibilit di peccare,


scrisse
:

come

il

filosofo

che

384. Mulier

cum

sola cogitat

male

cogitat.

(Publilio Siro, Mimi, n. 335, ed. Wlfflin et Ribbeck; n. M. 27, ed. Meyer).
Soprattutto non
s'

impaccino delle cose che non

le

riguardano

385.

Mulieres in ecclesiis taceant.


(Ejiist. S.

Pauli ad Corinthios,

I,

cap.

XIV,

v. 34).

come

dice

il

Vangelo. Secondo Origene (In Exod., hom. XII, 2


le Costituz.

Migne, Patr. gen., 12, 383) e


durante

Apost.

(lib. Ili, 6)

il

mo-

nito era diretto soprattutto a vietare alle donnette di chiacchierare


gli uffici divini
si
:

ma

fu interpretato restrittivamente, fino al


giustificare
il

punto che

volle

con esso

divieto per le donne, duil

rato molti secoli, di cantare in chiesa e quindi


bire
i

barbaro uso

di adi-

castrati alla

musica sacra.

Ma

sulla storia e sulla interpreta-

zione di questo testo ha scritto dottamente nel Bulletin d'ancienne


littrature et d'archologie chrtienne, I re anne, n. os 1-2 (15 janvier,

15 avril 1911)

Pierre de Labriolle
le

" Mulieres

etc.

"

un aspect de
e remissivo

la lutte antimontaniste .

Ed un
la

contegno discreto

doveroso per

donne, essendo ormai pacifico, anche


giuristi,

per un ditterio degli antichi


l'

che

donna

vale

meno

del-

uomo

386.

Major dignitas

est in

sexu

virili.
lib. I, tit 9,

(Ulpiano, nel Digesto,

lex

1).

384.

La donna quando pensa da sola, mal pensa. 385. Le donne in chiesa (ossia nelle pubbliche adunanze, nei pubblici
affari)

stiano zitte.

386.

Il

sesso maschile ha

maggior dignit del

femminile (ossia

prevale

di

fronte alla legge).

114

Chi l'ha detto?

[387-389]

chi, perseguitato dalle


il

donne, volesse trarne vendetta,

difficile

di suggerire

come. Forse perseguitandole? oib! cattivo mestiere,

387. Il mestiere di

molestar
il

le

femmine,

il

pi

pazzo,

il

pi ladro,

pi arrabbiato me-

stiere di questo

mondo.

(Manzoni, Promessi Sposi, cap. XXIII).

L'unica vendetta

possibile,

secondo alcuni,
il

gli

il

matrimonio!

ma
il

un'

arme
il

pericolosa,

come

cattivo coltello, che taglia prima

dito che

pane. Cominciano a dirne plagas


",

etimologisti

388. " Cselebs


ha
il

caelestium vitam ducens.


ombra
23
di
;

coraggio

di

affermare, senz'

dubbio, Prisciano
nella ediz. dell'Hertz,
ai

nelle Institutiones

Grammatic

(lib. I,

Lips. Teubner 1855, a pag. 18). Del resto domandatelo

mariti.
:

Quanti di loro chiameranno beato solo colui che possa scrivere

389. Ci-gt

ma femme: oh qu'elle est bien Pour son repos et pour le mien.


si elle

Fournier dice di questo feroce epigramma, qui n'est pas d'un


trop mchant pote,
est

d'un assez mchant mari. Alcuni


calunniano, poich
il

P attribuiscono a PlRON, ma
mari,

lo

fut

bon

mme

en vers

invece di J.

Du

Lorens, bon
et
si

faiseur
il

de

satires,

dans lesquelles, en mari malheureux

consquent,

continue de ne pas pargner sa femme.

Non

lo

confonda con
tardi, e

Enrico Giuseppe
autore di molti

Du
scritti

Laurens, vissuto circa un secolo pi


satirici

irreligiosi.

Questo epigramma fu
:

mediocremente imitato

dall' ab.

Saverio Bettinelli

Oh come ben mia moglie qui si giace Per la sua, per la mia pacel

Un

giornale parigino narrava


all'

che nell'ottobre del '96 un ne-

goziante and

amministrazione del cimitero del Pre Lachaise

388. Celibe, vuol dire chi conduce vita celeste. 389. Qui giace mia moglie: oh come sta bene qui per
suo e per
il

il

riposo

mio.

[39*39 2 ]

Donna, matrimonio

a chiedere di potere scrivere sulla


francesi or ora citati,

tomba

di

sua moglie

due

versi

che

gli

piacevano tanto da non

fargli

com-

prendere come qualcuno potesse trovare sconveniente

la epigrafe.

Vi assicuro,
ne rido
io.

egli diceva,

che mia moglie ne riderebbe

come
non
una
:

Era tanto

allegra!

Vedendo che
fare

suoi argomenti

riuscivano a smuovere la direzione dal suo

rifiuto,

propose

mezza misura, rassegnandosi a

scrivere
le
....

queste sole parole

A ma
E
si

femme, morte
Enfin
!

1896

adir sul serio

quando
i

gli

fu detto che erano ancora sconlo

venienti e
rilievo, e

Y Enfin e

due punti ammirativi che


ai tribunali

mettevano

in

voleva ricorrere

{Corriere della Sera, 4-5 no-

vembre 1896).

Non
meno

e'

dubbio invece che

il

matrimonio ha del buono


i

per lo

esso sovente valvola di sicurezza contro

traviamenti del

senso, secondo la sentenza del Vangelo:

390. Melius est nubere


(Epist.

quam
!

uri.

prima

S.

Pauli ad Corinth., cap. VII.

Ma

ci

sono anche

tanti guai

Anzi

tutto, se

si

ascoltano alcuni
le-

scrittori,

che cosa potrebbe esistere di pi intollerabile di un


cui
I'

game da

amore

fuggito
:

poich, non ostante

le restrizioni

dell' autore,

tutti

ripetono che
il

391.

Il

matrimonio
dell'

sepolcro dell'amore; per,

amor

pazzo, dell'

amore

sensuale.

(F. D. (ii /KHKA/.Z1, Epistolario, a cura di G. Carducci, I, le. 421, del 6 otto-

bre 1853, al dott. Antonio Mangini).


Inoltre pericolosissimo scoglio fra tutti quelli che possono incontrarsi

navigando per questo mare traditore,

lo scoglio delle co-

niugali infedelt,

bench:

392.

Peu en meurent, beaucoup en

vivent.

390. Meglio sposarsi che ardere [di concupiscenza]. 392. Pochi ci muojono, molti ci vivono.

1 1

Chi V ha detto?

[393-396]

detto che

si

attribuisce a

Jean de Santeul,

col quale
gli

un marito

si

lagnava della infedelt di sua moglie, e che


Gran cosa in fondo
!

avrebbe risposto:

Non

che

un male

d'

immaginazione. Peu

en meurent, beaucoup en vivent!


sato
si

certo che nel secolo pasil

guardava assai poco a queste miserie, mentre


di

cicisbeismo

aveva portato tanta rilassatezza


applicarsi
il

costumi, e a tante mogli poteva

verso del Parini:

393.

La pudica

d'altrui sposa a te cara.


(//

Mattino, v.

749).

Egli stesso pi sotto al v.

1024:
sposa a cui
se' caro,

De

I'

altrui fida

e lo stesso concetto ripetuto,

con frequenza forse eccessiva,

in

tutto

il

Giorno.

E, quel che peggio, anche a quelle che erano immuni dal


vizio,

non era da

darsi gran lode per la virt loro, se era vero che:

394. L'honntet des

femmes
et

est

de leur rputation
Al marito che

souvent l'amour de leur repos.

(La Rochefoucauld, Maximes,


si

CCV).

trovasse in

tali

dolorose circostanze, non saprei

davvero quale consiglio dare.


dulgenza declamando
cipio alla poesia
i

XIV

Mi parrebbe peccare di soverchia inversi con quali Victor Hugo d prinnei Chants du crpuscule:
i

395.

Ah!

n'insultez jamais
sait sous

une femme qui tombe!

Qui

quel fardeau la pauvre

me
!

[succombe
ma
d' altra parte
:

non

sarei cos feroce

da ripetere col drammaturgo

francese

396.

Tue-la.

394. L' onest delle donne spesso significa soltanto l'amore della
loro riputazione e della loro quiete.

395.

Ah

non

insultate

mai

la

fardello quella povera

donna che cade chiss sotto quale anima soccombe


!
!

396. Uccidila!

397*398]

Donna, matrimonio

proposito di un clamoroso processo,


la

il

processo

Le Roy Du-

bourg, dove un marito, colta

moglie in flagranza di adulterio,

F aveva

uccisa insieme

all'

amante, Henry d' Ideville aveva pubbli:

Faut-il tuer la femme Alessandro Dumas figlio rispose nel giugno 1872 con un celebre opuscolo L'homme -femme, di cui la conclusione la seguente Ce n'est pas la femme (parla della donna colpevole), ce n'est mme pas une femme elle n'est

cato nel Soir

un

artcolo sulla questione

adultre? Faut-il lui pardonner? .

pas dans

la

conception divine,

elle est

purement animale;
de Can
;

c'est la

guenon du pays de Xod, ha poi


scritto la

c'est la femelle

- tue-la.
nell'

Femme

de Claude

(1'

annunzia gi

Dumas Homme-

femme) per

sostenere sul teatro la sua tesi;

ma

ne ha errato la

dimostrazione, poich Claudio uccide Cesarina perch ladra e traditrice della patria,

non perch

adultera.

Al Tue-la
les
:
il

classico furono contrapposte altre frasi, Tue-le,


di risparmiare
1'

Tue-

primo da chi consiglia


il

adultera, e vendicarsi

sul complice,

secondo da chi vuole punire ambedue.


del

Dumas
il

stesso
al-

svolge la

tesi

Tue-le in altro de' suoi drammi, anteriore di

cuni anni alla


offeso uccide
1'

Femme

de Claude, la Diane de Lys dove


:

marito

adultero, ed agli accorsi risponde


et je l'ai tu
!

C'tait l'amant
nella

de

ma femme,
all'

- Invece mii.e de Girardin

risposta

Homme-femme, pubblicata nel luglio 1872 col titolo: L'homme et la femme, ricordando il processo Le Roy Dubourg, dove
un marito che aveva
coloro
quali
fatto

era

una pratica applicazione del Tue-Us,

dice che quell'uomo era turbato dallo scioglimento della

Diane de Lys.
medesimi

A
la

ai

il

consiglio di
si

Dumas
:

o de' suoi imitatori non

garbasse troppo, e che non


terribile interrogazione di

sentissero di ripetere a s

Otello

397.
nel
(a.

Come
lirico

la
di

uccider?
Arrigo Borro, musica
il

dramma
Ili,
se.

omonimo

di

Verdi
il

6),

suggerir forse

divorzio? prima di tutto

di-

vorzio

non ancora ammesso

dalla nostra legislazione,

e poi

398.

Le divorce

est le

sacrement de l'adultre.

398.

Il

divorzio

il

sacramento" dell' adulterio.

1 1

Chi l'ha detto?

[399-402]

Io credo che in molti casi


faceva Gosto con Mea, che

il

miglior partito sarebbe di fare

come

399

Sulle spalle a

lei

fece sovente

Scender legnate da levare il pelo, Uso che bene spesso e volentieri, Pass poi dai villani ai cavalieri.
(Guadagnali. La lingua di una donna
alla prora, sest.
2).

tanto pi che, si vera sunt exposita,

non

tutte le

donne

si

ribelle-

rebbero
la

all'

applicazione di questa ricetta. Ricordatevi di Martina,


al casigliano ve-

moglie di Sganarello, che battuta dal marito,


le

nuto a prender
dalla

sue difese, e cui tocca di andarsene schiaffeggiato

donna

e bastonato dall'
se.

uomo (Molire, Le mdecin mal-

gr

lui,

atto I,

2),

risponde:

400.

Et
proprio
il

je

veux

qu'il

me
i

batte,

moi

caso di dire che


gli

Varii sono

umor come

cervelli

A
rai
;

chi piace la torta,

a chi gli uccelli.


ti

Se vuoi lodare donna, comincia dalla bellezza, e non


e in tal caso potrai salutarla

sbaglie-

con

le

parole di Paolo alla cognata

Francesca

401.

....Bella

Come un
Suo
ovvero
dirle

angel, che Dio crea nel pi ardente

trasporto d'amor.
(Pellico, Francesca da Rimini,
:

a. Ili, se. 2).

402.
come
una
nel

Quanto

bella,

quanto cara!
d' Amore
,

melodramma L' Elixir


di

parole di Felici

Rolei
:

mani, musica

Donizetti

(a. I, se. 1).


il

se puoi permetterti con

celia innocente, ripetile

principio della cabaletta di

Radamcs

400.

io

voglio eh' egli mi batta, io

[403-408]

Donna, matrimonio

I19

403.

Celeste Aida, forma divina.


(Aida, opera di A. Ghislanzon'i. musica
di G.

Verdi,

a. I. se.

1).

ovvero lagnati col destino che per tua disgrazia la fece tanto bella,
e di' che
:

404.

La

faute en est aux Dieux Qui la firent si belle, Et non pas mes yeux.
un oscuro poeta
tre versi

usando

le
(

parole di
1

del seicento,

Jean de Lixil

gendes

5 80-

6 1 6; di cui la sola cosa non dimenticata


i

ma-

drigale che finisce con

citati.

Puoi lodarne

la

modestia, paragonandola alla rosa del giardino

d'Armida,

la

quale
si

405.

Quanto

mostra men, tanto pi


(Tasso, Gerusalemme liberata,
e.

bella.
ott.
14).

XVI.

a differenza di quel che diceva Glauco alla schiava nel


di

melodramma
:

Giovanni Peruzzini,

\a.Jone,

musica

di Petrella (a. II, se. 4)

406.

Meno

ritrosa sarai pi bella.


le

ovvero puoi vantarne

domestiche

virt,

sia

ripetendo

l'

elogio

che un'antica iscrizione sepolcrale romana fece di Claudia, bella,

pudica e frugale massaia


n.

(Orelli, Inscript. lai.

ampliss.

coll., vol. II,

4848):

407.
sia

Domum

servavit

lanam

fecit.

lodandola per

la semplicit

dell' acconciatura,

poich

408.

Mulier recte

olet,

ubi nihil olet.


a.
I.

(Plauto, Mostellaria,

te

3,

v.

2:M.

404.

La

colpa non degli occhi miei,


!

ma

degli

Dei che

la

fe-

cero tanto bella

407. Visse in casa filando lana. 408. Di buono sente quella donna che

di

nulla sente.

Chi l'ha detto?

[409-413]

(confronta con

CICERONE \Ad Atticum,

2, 1, 1]

Mulieres ideo

bene olere, quia nihil olebant),

ma non

lodarla per la ricchezza,

poich veramente, troppe volte se non sempre:

409. Intolerabilius nihil est

quam femina

dives.
v. 460).

(Giovenale, Satira VI,

Puoi anche lodarla

tutta,

e dire col gentile cantore di Laura:


.

410.

Beati gli occhi che la vider viva.

(Petrarca, Sonetto in morte di M. Laura, num. XLI secondo il Marsand, comincia: L'alto e novo miracol eh' a' d nostri ; ed. Mestica, son. CCLXVIII).

ovvero chiamarla col Parini

41 li

Un tesor che non ha pari E di grazia e di belt.


(Le nozze,
str.
12).

Confronta pi sotto,

alla str.

15 della stessa canzone,

versi:

Un

tesor che

non ha

pari

Di bellezza

e di virt.

Tuttavia non esagerare nella lode, perch guai

a chi
:

ha una

donna

perfetta,

come malignamente

dice

Giovenale

412. Quis ferat

uxorem

cui constant

omnia?
v.

(Satira VI,

166).

Ma
una

se al contrario vuoi farle ingiuria,

1'

Ariosto

te

ne insegna

ricetta

sicura

413

A donna non si fa maggior dispetto, Che quando o vecchia o brutta le vien detto.
(Orlando furioso,
e.

XX,

ott. 120).

Cito qui per ultimi, non essendomisi offerta altra occasione,

due notissimi

versetti

biblici,
di

che

si

ripetono ad ogni
:

momento

proposito di matrimonio e

moglie

409. Nulla pi insopportabile di una donna ricca. 412. Chi sopporter una donna che abbia tutte le perfezioni?

[414-4 1 /]

Errore, fallacia dei disegni, ecc.

\z\

414.

Os ex

ossibus meis, et caro de carne mea.


{Genesi, cap. II, vers. 23).

415.

Erimt duo

in carne una.
{Genesi, cap. Ill, vers. 24; - Vang, di S. Matteo, cap. XIX, t. 5: - Vang, di S. Marco,
v. 16; - Id.

cap. X, v. 8; - S. Pauli I. ad Corinth., cap. VI, ad Ephes., cap. V, v. 31).

Il

Vangelo di S. Matteo soggiunge anche nel vers, seguente


coniunxit,

(6)

Quod Deus

homo non

separet.

finir

col verso ovidiano,


le

di cui la satira

misogina

si

vale per

raggiungere

donne

fino in teatro

dove esse:

4 1 6. Spectatum veniunt, veniunt spectentur ut ipsse.


(Ovidio. Ars Amatoria,
lib. I, v. 99).

24.
Errore, fallacia dei disegni
insufficienza dei propositi

L* errore cosa
[errare

affatto
est),

umana, come
di

dice

un

trito

adagio latino
il

humanum

ed segno

grande vanit

credere di
dice che

sottrarvisi e di essere infallibile.

Un

proverbio

toscano

anche

il

prete sbaglia all'altare, e

Orazio ammonisce che:

417.

Quandoque bonus dormitat Homerus.


{Art,-

f ottica,

v.

Nonostante tutto questo,


errori

il

mondo
piega

che per

le

colpe, ci che

il

meno indulgente modo di


<i

per

^\i

414. (isso delle mie ossa, e carne della mia carne.


^.iranno due in

una carne

sola.

416. Vengono per ammirare, e per essere loro stesse ammirate. 417. Uualche volta sonnecchia anche il buon Omero.

Chi l'ha detto?

[418-420]

418. C'est plus qu'un crime, c'est


dovuto a Fouch, Ministro
di Polizia sotto
il

une
d'

faute.

Primo Impero, che


Enghien,
fuci-

lo disse a proposito della esecuzione del lato nella notte dal

Duca

20

al

21 marzo 1804. Egli stesso ne riven-

dic la paternit nelle sue

Memorie : Je ne

fus

pas

celui

qui

osa s'exprimer avec


le

le

moins de mnagement sur


de l'humanit.

cet attentat contre

droit des nations et


c'est tine

C'est plus

qu'un crime,

dis-je,

faute! paroles que

je rapporte parce qu'elles ont

t rptes et attribues d'autres.

A
419.

questa frase

si

pu avvicinare

la

seguente, che ha essa pure

origine nella

moderna

storia politica di Francia:

Il

n'y a plus une seule faute commettre.


Thiers
nella seduta del

dette da

Corpo Legislativo
qui

del 14 mar-

zo 1867., svolgendo una interpellanza sur

les affaires extrieures

de

la

France, spcialement

en

ce

concerne l'Allemagne et

l'Italie. Il suo
sieurs, je

discorso concludeva cos:


et

En
le

finissant,

mes-

vous en supplie, pour vous

pour

pays, rattachezla politique

vous compltement cette politique que j'appelle

du

bon

sens, car, je vous le dclare, il n'y a

plus une seule faute


col. 4).

commettre (Moniteur Universel, 15 mars 1867, pag. 295,

nutrire delle

L'errore nasce molte volte dalla insufficienza dei propositi. Facile


il

buone

intenzioni,

ma

420. Hell

is

paved with good intentions.


Boswell
nel
nella vita eh' egli scrisse di
al cap.

Questa frase ricordata da

Samuele Johnson,
d'altra parte

IX, come

detta da

lui

in

et senile;

Walter Scott
chap.
7) la cita

moor

(to. I,

romanzo The Bride of Lammcrcome un detto di un teologo inglese,

che non nomina, alludendo probabilmente a


quale negli Jacula

Georges Herbert,
la

il

prudentum

(ediz. del

1651, pag. 11)

in

questa forma

Hell

is

full

of

good meanings and wishings.

418.
419.

pi che un delitto, un errore.

Non manca

pi un solo errore da commettere.


di

420. L' inferno lastricato

buone

intenzioni.

[421]

Errore, fallacia dei disegni,

1-3

Sembra per che


bate per

si

tratti

di

sentenza ben pi antica perch gi


:

S. Francesco di Sales nelle Lettere spirituali dice


il

Non

vi tur-

detto di S. Bernardo che

l'

inferno pieno di buone

intenzioni e proponimenti .

Non

v'

ha cosa che pi nuoccia

al successo, dell' incertezza dei

propositi, quella incertezza che

bene pu essere

significata col fa-

moso motto

421. Forse che


il

forse

che no.
di

bizzarro titolo di

un romanzo

Gabriele D'Annunzio pub-

blicato nel 19 io

ma

che ha origini molto antiche.

noto che

il

D'Annunzio
di

lo trasse dal

motto che figura ripetuto nei meandri


il

un laberinto fregiante
a

soffitto

d'una

delle

sale

del palazzo

Gonzaga
cui
i

Mantova

e fu detto alludesse alle difficili condizioni in


al

ebbe a trovarsi Vincenzo Gonzaga

tempo

delle guerre contro

Turchi.

Ma

esso risulta inciso anche sopra la pietra angolare di


se-

una vecchia casa a Piacenza, pare sino dal principio del xvn
colo. Il proprietario della casa adott
d'
il

motto mentr' era

in attesa

un responso dei magistrati che

tagliasse corto alle difficolt op-

poste dalle vicine

monache

di S. Spirito,

a che

egli

costruisse in

quel punto un
3 ottobre

balcone. L' Illustrazione Italiana, nel n. 40, del


le

1909, a pag. 330, d


di
il

riproduzioni fotografiche tanto


pietra di Piacenza.

del soffitto

Mantova quanto

della

Ma

ovvio che

motto non

fu inventato

n per l'uno n per

l'altra.

Bisogna

risalire

a una frottola musicata da quel Marchetto Cara,


fin

cantore dei Gonzaga


vari

dal

1495,

cui canti -

come

dice

il

Da-

s'

erano

resi

tanto popolari a
intesi

Mantova che alcune


si

volte,

prima ancora che fossero


le

alla Corte,

udivano cantare per

pubbliche vie dal popolo (Rivista Storica Mantovana, 1885);


:

essa comincia appunto


Korsi che

si

forsi

che no

El tacer nocer non p. on fia el

mondo ognor O

Forsi che

forsi

che no ecc.

ed nel Libro Quarto delle Frottole pubblicato a Venezia da Ottaviano Petrucci nel 1504. Addit questa fonte e raccolse queste
notizie

Eugenia Levi nella Lirica italiana nel Cinquecento

124

Chi l'ha detto?

[4 22 ]

Seicento fino all'Arcadia (Firenze, 1909;

ved. a pag. XLiv, 123,

408), la quale pubblica anche (a pag. 123) un'altra canzonetta,


anteriore al

161 2 e intitolata
:

La

Mamma

Cantatrice. Alla

Mo-

donesa,

che finisce

Forse che

sie

forse che noie


tutt'
i

L'Agnesa sa ben

fatti

suoie.

Pi tardi V. Errante, studiando nell'Archivio Storico Lombardo, 1915, voi.

XLII,

disp.

a
,

pag. 15-114, la tradizione dell'ori-

gine di questo motto nelle vicende della terza spedizione del duca

Vincenzo Gonzaga
la

alla

guerra di Ungheria contro


la

Turchi (1601),

dimostr insussistente, non essendo vera


in

presunta prigionia del


la disfatta del

duca

un laberinto

costruito dai Turchi

dopo

1601

e ritiene invece attendibile la fonte


al laberinto del soffitto

additata dalla Levi.

Quanto

mantovano, uno storico del tempo afferma

eh' esso riproduceva

il

laberinto disegnato dal Bertazzoli nei giardini


eh' esso fosse
il

del
lui

duca

il

duca volle

corpo della impresa da


s

assunta e che ebbe per

anima

il

motto Forse che

ecc.

Ma nello
non crede

stesso fase.
l'

eW A.

S. L., a pag. 238, Francesco Novati

esatta

asserzione della Levi e dell' Errante che le origini


:

del motto siano da cercarsi nelle frottole del Cara

poich

il

motto

medesimo
pubblicati
voi.

si

trova gi in

una

serie di

Proverbi toscani del sec. xiv


della
Lett,
/tal.,

da esso Novati

nel

Giorn. Stor.

XVIII, 1891, pag. 115 sopra un


il

codice dell'Universitaria di
le

Bologna. In questa interessantissima fra


verbiali italiane,

pi antiche

sillogi
:

pro-

motto

si

presenta in questa forma


s
:

Forse ke Forse ke
Si tratta

Forse ke no
ti

sa tu.
di

dunque, non del primo verso

una canzone popolare


sulle

diventata famosa,
tutti

ma
XIV.

di

un proverbio che correva

bocche

di

sin dal sec.

Inoltre anche le
tardi
ti

buone intenzioni conviene usarle a tempo, e


la

se

risolvi,

non sempre

fortuna

ti

mostrer

il

medesimo

viso.
il

Ricordati della favola

/ due

susini

di

Luigi Fiacchi, detto

ClaSIO,

della sua morale:

422. Potea,

non

volle, or

che vorra, non puote.

[423-427]

Errore, fallacia dei disegni, ecc.

125

Per

il

buon

volere

non sempre
esito
:

basta, anche usato al

momento
che

propizio, perch ad

un buon

possono contrastare ragioni sugi

periori alle forze individuali

sappiamo

da

Dante

423. Contra miglior voler voler


e

mal pugna.
e.

(Purgatorio,

XX,

v.

1).

da un devoto libro che

424.

Homo

proponit, sed

Deus

disponit.
lib. I,

(Imitazione di Cristo,

cap.

19, v. 9).

imitando una sentenza

di

Publilio Siro

425.

Homo

semper

aliud, fortuna aliud cogitt,


(Mimi, n. 216, ed. Wlfflin et Ribbeck: n. H. 14, ed. Meyer).

o meglio un versetto della Bibbia


sed

Cor hominis disponit viam sttam

Domini

est dirigere

gressus eius {Proverbi, cap.

XVI,

v. 9).

Un

proverbio toscano dice che

una ne pensa
al

la lepre, e

una

il

cane: e

FNLON

dette

nuova forma

pensiero dell'autore della fte de


7

V Imitazione, scrivendo nel 1685 nel suo Sermon pour

V Epiphanie, sur
mais Dieu
le

la vocation des

Gentils

(I er

point,

e alina),

a proposito della scoperta dell'America: Ainsi

l'homme

s'agite,

mne

.
i

Allora, a chi tocc vedere cosi delusi


dire con

propri

disegni,

potr

Plauto

426.

Oleum
ofjni

et

operam

perdidi.
119).

(J'crnitlus, a. I, se. 2, v.

Di
carla

impresa sar quindi savio partito


sia

di

attendere a giudi-

quando

giunta a

fine,

ovvero

427.

En

toute chose

il

faut considrer la
ult.

fin.

(La Fontaine, Fables,


verso:

lib. Ill, fab. 5, et le

Le Renard

Bouc).

424. 426.

L'uomo propone ma Dio

dispone.
la

425. Sempre l'uomo ne penta una.

fortuna un'altra.

Ho

perduto l'olio

la

fatica.
alla

427. In ogni tosa bisogna guardare

line

126

Chi l'ha detto?

[428-430]

che traduzione del classico Respice finem. Molte volte chi


accinto ad ardua fatica, superate facilmente
si

si

le

prime ovvie
:

difficolt,

trov impotente di fronte alle seconde pi gravi

428.

Facilis descensus Averni.


(Virgilio, Eneide,
lib.

VI,

v. 126).

che tolto da un pensiero del filosofo

Bione

riportato

da Dio-

gene Laerzio
nare
!

(lib.

IV, cap.

7, n. 3, 49). Il difficile di ritor-

Attenti perci a

non largheggiare
dell'
il

di vanti e di

promesse,

a non vendere la pelle

orso prima di averlo ucciso, perch


:

non

si

abbia a ripetere

satirico verso

429. Parturiunt montes, nascetur ridiculus mus.


(Orazio, Arte poetica,
allusivo alla favola di
tata
v. 139).

Esopo, La montagna che partorisce,


(lib.

imi-

anche da

Fedro

IV,

fav. 22).

25.

Esperienza

Credete a chi ha anni ed esperienza:

430.
come
dice

Experto
un emistichio
si

crdite.
lib.

di

VIRGILIO {Eneide,
in
altri

XI,

v.

283)

ma

era proverbio che

ritrova anche

classici

(S11.10

Ita-

lico, VII, 395; Ovidio,


e che
il

Ars Amandi,

III,

511; Fas., V, 674)


:

medio evo stemper


subito,

nella barbara formula scolastica

Quam

quam

certo,

experto crede Roberto.

428. Facile

la

discesa
i

all'

Inferno.

monti, e nascer un ridicolo topo. 429. Partoriscono 430. Credete a chi ha provato.

-;3 2 ]

Esperienza

127

da alcuni attribuita

al

poeta maccheronico

AMT. de Arena.

Cfr.

Interni, des cherch. et des cur.,

IO aot 1904, col. 202.

La

pi grande delle esperienze quella del dolore, quella che


il

ha suggerito a Didone

bellissimo esametro

431.

Non

ignara mali, miseris succurrere disco.


(Virgilio, Eneide,
lib. I, v. 630).

che

Voltaire
Qui ne

nella Zaira (a. II, se.


sait

2)

tradusse:

compatir aux

maux

qu'il a soufferts?
v.

e meglio ancora

Gilbert {Heroide de Didon Enee,


le

1441

Malheureuse, j'appris plaindre

malheur

Leggasi nel Fournier {L'Esprit des autres, pag. 360)

il

curioso

caso successo a Delille, che reo di plagio, involontario o no, di

questa ultima traduzione, in una disputa ne sostenne ingenuamente


la eccellenza,

dimenticando
dell'

di

averne fatto cosa propria.


il

Noi per simbolo

esperienza potremo prendere

dantesco

432.

Provando

e riprovando.
(Dante, Paradiso,
e.

Ili, v. 3).

che fu poi
tuita nel
allo

il

motto dell'Accademia Fiorentina del Cimento,

isti-

1657 dal Principe (poi Cardinale) Leopoldo de' Medici


di

scopo

fare

esperienze ed osservazioni fisiche, fisicomatei

matiche ed astronomiche, applicando allo studio della natura


noni
della

ca-

indagine

galileiana. Visse

fino al

1667 ed ebbe per

impresa una fornace accesa e

tre crogiuoli

sopra una tavola di

pietra che sta presso alla bocca della fornace

medesima, col motto

Provando

e riprovando.

proposito del quale motto nell'opera


meli'Accademia del

Saggi di naturali esperienze fatte


(Firenze, 1666 e 1667)
si

Cimento ecc.

legge a pag. 3 del Proemio:

Or

quivi

dove non
rivolgersi,
di

ci

pi lecito metter piede innanzi,


alla

non

ri cui

meglio

che

sede dell'esperienza,
e

la

quale non altrimenti


di

chi varie gioie sciolte,


al

scommesse cercasse
ella

rimettere ciaeffetti

scuna per ciascuna

suo incastro, cosi

adattando

43

1.

Kos

ignara della sventura,

ho appreso

a soccorrere

gli

sven-

turati.

128

Chi l'ha detto?

[43 -43 4]

cagioni, e cagioni

ad

effetti

se

non

di

primo lancio come

la

geo-

metria, tanto fa che

provando e riprovando

inutile di

le riesce talora di

dar nel segno .

Non

avvertire che

Dante non us

quei due gerundi nel significato che piacque pi tardi agli Acca-

demici del Cimento di dar loro

Beatrice che prima prova, cio

approva, la vera sua opinione, poi riprova, cio confuta, l'opinione


falsa di

Dante.
e

Vivendo s'impara:

non

si

pu esprimere meglio questa


:

as-

siomatica verit che con la sentenza latina

433. Magister est prioris posterior dies.


il

quale detto trae forse origine da un passo di

Pindaro
lipo-

{Olimp.,

I>

'

53*54)

'

'Auipai ftiiXomoi [idpxops oo^wxa-cot, o da un


nella I

altro di

Demostene,

Olintiaca (11):

yP T T -

Xsuxaov sxxv sxaaxov xtSv upiv UTtapgavxeov xpdvexai. P. Siro


{Sent. 124, ed. Ribbeck) invece dice: Discipulus est prioris posterior dies, che

pu parere pi giusto
occhi sugli errori di

ma

1'

una e

1'

altra sen-

tenza son vere, poich la esperienza dell'oggi ammaestra pel do-

mani ed apre

gli

ieri.

Ma
non

1'

esperienza anche insegna che per quanto sia lunga la vita,


sufficiente
di

mai

dare una compiuta conoscenza di quadisciplina.

lunque
antichi
:

arte,

qualunque

Saviamente dicevano

gli

434.

Ars longa,

vita brevis.
di Ip-

L' origine di questa sentenza ha da cercarsi negli Aforismi

pocrate, dove,
fiaxpvj,
esse,

in principio, detto

toc pa^uc, % 8 xxvY)


I)

che

Seneca {De

brevitate vita,

tradusse: Vitam brevem


in

longam artem ; mentre LONGFELLOW


:

Psalm of Life

cos ridusse

Art

is

long,

and time
si

is

fleeting.

La
dicina,

sentenza ippocratica che

riferisce
:

principalmente alla me-

questa nella sua integrit

433-

Il

giorno che segue insegna

al

giorno precedente.

434. L'arte lunga,

la vita breve.

[435-439]

Esperienza

20

435. Vita brevis, ars longa, occasio praeceps, expe-

rimentum periculosum, judicium

difficile.
lit.).

(Il-POCRATK, lor.

L'esperienza

ci

ammaestra anche a norr meravigliarci

di

nulla,

436.
poich
:

Xil admirari.
(Orazio. Efistola',
lib. I, epist. 6. v.

lk

437.

Nihil sub sole

novum.
esibiste,

cip.

I.

v.

\<>\.

L' eterno ricorso dei


celebri di

fatti
:

e delle cose pure accennato in

due

Heink

438.

Es ist eine alte Geschichte, Doch bleibt sie immer neu.

che fanno parte della poesia Ein Jngling liebt ein Mdchen, stampata anche nel Lyrisches Intermezzo.
!

pericolo di diventare troppo ciechi ammiratori


in ve-

del presente, eccesso biasimevole al pari del suo contrario:


rit

non c' persona pi

fastidiosa dell'eterno

439.

Laudator temporis

acti.
v.

(Ora/io. Arte fortini,

Ma
sulla

il

lodare

tempi antichi e

il

far lamentele sulla corruzione.

decadenza

dei

moderni non

cosa d'oggi, e

neppure dei tempi

/io. Il celebre

papiro Prisse, di data incerta, forse del


<ju>
i

>.mti
di

l'Era Volgare, o su

torno,

ma

con sicurezza an-

molti secoli a Mos. e anche all'epoca cui


la

comunemente

\iu

di

bramo.

che pud

dirsi

pereto con ogni

La
N'.in

vita

breve,

l'arte

lunga,
il

l'

occasion'
difficile.

fuggevole, lo

-intentare pericoloso,

giudicare

I36.

meravigliarsi di nulla.
le.

Xulla nuovo

E un'antica
1

storia
!

che

riti

re

nuova.

54.

tempo p

130

Chi l'ha detto?

[440-442]

certezza

il

pi

antico libro clic esista, contiene un trattato morale


le-

ove

si

rimpiangono

virt dell' et passate


(a. II, se.

neu' Aminta del


:

Tasso

2, v.

71-72) cos dice Dafne

a Tirsi

440.

....

Il

mondo

invecchia,

E
e
il

invecchiando

intristisce.

concetto medesimo fu ripetuto dal


:

Metastasio

nel

Demetrio

(a. II, se. 8)

441. Declina
Il

il

mondo,

peggiorando invecchia.
una
bellissima pagina su que-

Leopardi ha

ne' suoi Pensieri


il

sto vezzo di gridare che


sito

mondo

peggiora, e fa a questo propo-

delle acutissime considerazioni, riportando fra le altre cose ci


il

che scriveva

Magalotti sul pregiudizio di credere che


alla

le stagioni

vanno ogni anno pi


discorrendo.

rovescia,

che la terra raffredda e via

Su questo medesimo soggetto compose un


zarro scrittore del P.

curioso libro quel bizintitolan-

Secondo Lancellotti, abate olivetano,


il

dolo: L'Hoggid ovvero

mondo non peggiore n piti calamitoso


chiude col versetto biblico
est

del passato, e gl'ingegni non inferiori a' passati (Venetia, 1623-36).

La prima

parte di questo libro


:

si

Ne

dicas

Quid potai causse

quod

priora tempora meliora

fuere,

quam nunc

sunt? Stolta est enim hujuscemodi interrogatio.


[Eccksitute,
e.

VII.
:

v.

il).

Quindi n spregiatori

dell' oggi,

n spregiatori

dell' ieri

talvolta
:

anzi sar savio di ricercare usi e opinioni passate,

e dire

442.

Torniamo
lettera a

all'antico.
in

che fu scritto (ma non


in di
il

questa forma precisa) da GIUSEPPI Vi.rdi

una

Francesco Florimo, bibliotecario del R. Collegio


sulla fine del

Musica a Napoli, quando


posto
<li

1870

gli

venne offrto

direttore del Collegio

medesimo dopo

la 11101 te di

Mer-

cadante.
Il

Verdi

vi

espone

criteri

coni quali avrebbe voluto che


la

giovani

alunni di musica formassero


chittde scrivendo:

propria educazione artistica e con-

Auguro

troviate un

unum

dotto soprattutto e

444] Le

Esperienza

13

severo negli studi.

licenze e
belli

gli

errori di

contrappunto
in

si

pos-

sono ammettere e sono


no!...

talvolta in teatro,

conservatorio

Tornate all'antico e sar un progresso.


il

Non

dunque

vero che

Verdi con quella frase intendesse pronunziare una condella

danna assoluta
musica

nuova scuola musicale, che anzi


:

nella lettera
fa

medesima, poche righe pi sopra scrive


dell' avvenire :

me non
il

paura

la

ma, come bene osserva


si

Florimo,

egli

intendeva che nei conservatori


ila,

facesse ritorno agli studi severi

alle pratiche di

contrappunti diversi, di fughe e canoni

di

svariate maniere.

La

lettera,

che ha

la

data di Genova, 5 gen-

naio 1871, fu pubblicata molte volte e anche dal Florimo stesso


nel

volume Riccardo Wagner


106-108.

Wagneristi (Ancona,

1883), a

Al consiglio

di

Verdi
i

si

atterranno

tutti

coloro per

quali

il

tempo maestro, per

quali la storia e la vita sono fonte di


dirsi

utili

ammaestramenti, e dei quali non potr mai

che:

443. Ils n'ont rien appris, ni rien oubli.


\uolsi

che
la

Talleyrand

dicesse

degli
si

emigrati

tornati

in

Francia dopo

restaurazione: e pi volte
in

detto dei Borboni.


lettera del cav.

Ma

la

frase

si

trova originariamente

una

dk
ai

Panax
realisti

a Mallet
rifugiati
in

du Pan,

scritta

da Londra nel 1796, intorno


Personne n'est corrig
;

Inghilterra.

personne

n'a su ni rien oublier, ni rien apprendre. {Mmoires de

M. Du
i

Pan.
della

vol.

II,

pag. 197); ed ripetuta testualmente nel proclama


5,

Guardia Imperiale all'esercito francese, nel 181


:

durante

Cento Giorni

Depuis

le

peu de mois que

les

Bourbons rgnent,

us ont convaincu qu'ils n'ont rien oubli ni rien appi

la stessa idea, in

un campo pi

ristretto,

ma

espressa in

lerale,

si

ritrova in quest' altra

Jamais
che
il

l'exil

n'a corrig les rois.


canzone Deny-, maitre d'cole
K

ritornello della
1

scritta

da

jKw-Pii-kk;.

alla

Force

443. Essi nulla hanno imparato, nulla hanno dimenti


io

non ha mai corrotto

re.

I3 2

Chi l'ho detto?

[445-447]

26.
Fallacia dei giudizi, false apparenze,
regole del giudicare

La prima
il

regola del giudicare di parlare soltanto delle cose


s'

delle quali ciascuno

intende.

Non

fare che

ti

si

possa rivolgere

rimbrotto dantesco:

445.

Or

tu chi

se'

che vuoi sedere a scranna

Con
n,

Per giudicar da lungi mille miglia la veduta corta d'una spanna?


(Dante, Paradiso,
e.

XIX,

v.

70-81).

meno che meno,

la ironica

puntata

446.

Ne

sutor

ultra

(o

meglio supra) crepidam

\judicare].

questo

il

motto

diretto

da Apelle

al ciabattino,

il

quale, avendo

una volta
un quadro
fuori del

rilevato felicemente
di Apelle,

un

difetto

delle

scarpe dipinte in

presumeva poi

di giudicare di cosa
il

che era

suo mestiere.

Ne

parlano Plinio

vecchio, Not. Hist.,


12, 3.

XXXV,
447.

io, 36, 85, e

Valerio Massimo, Vili,


Stratonico.

Simile la risposta del citarista

Non

animadvertis {inquif) te supra malleum


?

loqui

a Minnaco calzolaio che voleva con

lui

disputare di musica

vedi
1

Vili, cap. XI. I.ugd. 1657, pag, 35 a. L'aneddoto ripetuto da Erasmo nei suoi Apophtegniata (lib. VI,

11

NKO, Deipnosoph.,

lib.

446. Che

il

calzolaio

non giudicasse pi

in

su della scarpa.
al di

447.

Non

ti

accorgi, disse, che tu parli di cose che stanno

Bppra del martello?

r44' -45

s;

Fallacia dei giudizi, false apparenze,

133

sub voce Stratonieus


ripete.
Sii

num.

18)

ed

il

suo testo che

di solito

si

poi guardingo a

non giudicare

dalle apparenze

448.

quanta

species!...

cerebrum non habet.


lib. I. fav.

(Fedro, Favole,

7:

Vul/is

ad personam

/rabicani).

come
largo

disse la volpe alla

maschera: non essere perci del troppo


per
i

numero

di coloro,

quali:

449.

....Pi dell'essere

Conta

il

parere.
Le memorie
di Pisa,
str. 7).

(Giusti,

e che tuttavia potrebbero invocare a propria difesa

l'

autorit
:

non

leggera del Segretario Fiorentino

il

quale ammoniva che

450.

Ognun vede

quel che tu pari, pochi sentono


sei.

quel che tu

Machiavelli,

// l'rincipc, cap.

XV III

1.

Tanto maggiormente guardingo andrai ove


possano indurre
in giudizi temerari.

si tratti

di

apparenze che
:

Ricordati delle parole di quel re

451. rioni
DO
il

(o

Honni)

soit qui

mal y pense.

na
in
si

- raccolta per

motto dell'ordine inglese della Giarrettiera. Una leggenda la prima volta da Polidoro Virgilio -

narra com'esso fosse istituito fra

il 1347 e il 1349 da Edoardo III onore della contessa di Salisbury, amante del re, - che poi non

sa precisamente quale

fosse

la

quale

in

un ballo
che

lasci cail

dere per caso


sollecito

un

legaccio di

calza,

o
i

giarrettiera,

re

fu

raccogliere,
le

rimbrottando

cortigiani

che ne sorrideIlotini partici-

mmo, con

parole riportate di sopra.

Hni o

pio dell' antico verbo


ata.

Honir
non

ffemm'r, che vuol din- Svergognare,


si

Ma

oggi che

crede pi alle leggende, specialcritica storici

mente

alle belle leggende, e

che Orazio Coclite dalla

>pianta apparenza
ria

ma
che

il

cervello

manca.

451, Svergognato

colui

ci

pensa male.

134

CS' l'ha detto?

[452-454]

mandato a tener compagnia a Guglielmo


motto
il

Teli,

anche questa pretesa


i

origine del
creduli.
e
i

dell'

ordine della Giarrettiera ha trovato

suoi in-

Vedasi

Fournier nell'Esprit dans l'histoire (cap. XIII),


cita.

numerosi autori che questi

Secondo

altri,

Edoardo III
Crcy (26 ago-

avrebbe detto queste medesime parole


sto 1346),

alla battaglia di
la

avendo

fatto legare

ad una lancia

propria giarrettiera

perch servisse d'insegna militare.


bilito

Comunque
in

sia,

questo pare sta-

che

il

motto fosse proverbiale


fatti.

Francia gi molto tempo

innanzi di questi

E
452.

ben raro che tu possa confondere alcuno con


:

le

perentorie

parole del poeta aretino

Non

c'

scusa,

il

fatto accusa.
// cadetto militare).

(Guadagnoli,
e

anche andrai cauto nel

far prognostici che poi smentiti dal fatto

possano

ricoprirti di rossore.

ogni

domanda

indiscreta e capziosa
di

potrai dare la modesta, e

un po' canzonatoria, risposta

Amos

al

gran sacerdote Amasia:

453.

sed armentarius ego

Non sum propheta, et non sum filius prophetse sum vellicans sycomoros.
:

(Bibbia,

Amos, cap. VII,

v.

14).

Il

sicomoro, o fico-gelso (ficus sicomorus, Linn.) d, com' noto,

un

frutto piccolo,

poco gustoso, che pure forma spesso

il

cibo prin-

cipale dei pi poveri pastori dell'Arabia.

Nel nostro linguaggio parlamentare


disgraziata,

rimasta proverbiale

una

frase

esempio

di

grave avventatezza di giudizio, quella dei

454. Quattro predoni.


Eccone
interrog
dicanti
la

storia,

non

inutile

rievocare
il

anche per
deputato

tempi

presenti. Nella seduta del


il

24 gennaio 1887

De Renas

ministro degli Affari Esteri sulla verit dei dispacci inpossibile

come
Il

un attacco

abissino contro le nostre truppe


Fei..

d'Africa.

ministro che era

Carlo

NlCOtXS Di Robii.ant,

453.

Non sono

profeta, n figlio di profeta,


fichi

ma

sono un pastore

che mi cibo di

selvatici.

[455]

Fallacia dei giudizi, false apparenza

135

rispose sprezzantemente che la seriet del paese n quella del Parla-

mento non consentivano che il Governo mancava


nel generale

di trattenersi a

lungo su questo argomento

di notizie precise,

ma

aveva piena fiducia


deputato

Gene, e nella forza dei


preg
il

presidii d'Africa. Il
al

De Renzis

allora

ministro a voler comunicare


giungergli
;

Parlamento
:

quei dispacci

che

potessero

Mi

rincresce,

onorevole
i

De

Renzis,

ma il ministro replic ma non potrei cedere a que-

sto invito di pubblicare

bullettni della guerra (Si ride). Interro-

ghino, se credono che vi sia qualche cosa d'importante da sapersi;

ma
non

che io venga qui a pubblicare informazioni di questo genere


possibile.

Me

ne appello

di

nuovo

alla seriet della

Camera:

non mi pare che


siamo avere
Il

nel

momento

attuale convenga, e

non conviene

certamente, attaccare tanta importanza a quattro predoni che postra


i

piedi in Africa (Si ride. Vive approvazioni).

giorno dopo,
il

gli

Abissini guidati da

Ras Alula

attaccavano Saati

di

seguente distruggevano a Dogali la colonna condotta dal


!

De

Cristoforis

Le

parole del Robilant furono da


in/elici,

lui

medesimi)

deplorate, e

chiamate parole

alla

Camera

nella discus1'

sione dei 5 milioni per l'Africa


di Dogali.

due o

tre giorni

dopo

annunzio

Almeno

egli si

ravvide e fece onorevole

ammenda: ma
disse parole

poco prima dei

disastri di

Amba

Alag,

di

Macall, di Semeiata

(Abba Garima) qualcuno


di

dei ministri di quel

tempo

inconsideratezza maggiore, e

non ebbe
il

la franchezza del mini-

stro

piemontese di riconoscere
se noi Italiani

proprio errore.
i

Ma
455.
di

abbiamo
allegri.

quattro predoni, anche


tutti
il

Francesi

non hanno da stare

Basterebbe per

Cuor leggero.
Legislativo di Francia, nella
il

EMILIO OLLIVIKR. Al Coqjo


present la

me-

morabile seduta del 15 luglio 1870, quando


vier

guardasigilli Ollidi

domanda
gli fu

di

un primo credito
ostilit

50 milioni per
la Prussia,

la guerra, in

annunziando l'apertura delle

con

nsd

questa frase che


ili

pi volte rimproverata e pass alla storia

come esempio

les
lit

incoscienza. Trascrivo dal resoconto stenografico,

pubblicato nel Moniteur Universel del 17 luglio:

M.

le

garde des sceaux

Oui, de ce jour

commence pour

ministres

mes collgues

et

pour moi, une grande responsabi-

{Oui, gauche).

136

Chi l'ha detto?

[456-458]

Nous
gauche)

l'acceptons

le

coeur leger

{Vives protestations

M. Baudouin M. Esqtdros
M.
le

Dites Vous avez


!

attrist.
le

coeur lger lger

Et

le

sang

des nations va couler

garde des sceaux

Oui, d'un coeur lger!


et

et

n'qui-

voquez pas sur cette parole,


avec joie etc

ne croyez pas que je

veuille dire

Se giudicherai con

calma

con equit,

ti

persuaderai

facil-

mente che:

456.

La ragione

il

torto

non

si

dividono mai

con un taglio cos netto che ogni parte abbia soltanto dell' uno.
(Manzoni, / Promessi Sposi, cap.
e
I).

non sar per commedia


:

te

che

Voltaire pu

avere esclamato in una sua

457.

Et voil justement comme on

crit l'histoire!
a. I, se.
7).

[Chariot ou la Comtesse de Givry,

Voltaire aveva gi scritto in una lettera del 24 settembre

1766 a

Madame du
fiez-vous

Deffand: Et voil

comme on
facilita

crit l'histoire; puis

MM.

les

savants!

pure una conseguenza della

con

la

(piale le false apse-

parenze possono trarre alcuno in inganno, che molti perdonsi,

condo

la

frase

dantesca,

458.

Imagini di ben seguendo false Che nulla promission rendono intera.


(Dante, Purgatorio,
e.

XXX,

v.

131-432).

457.

Ed

ecco per l'appunto

come

si

scrive la storia.

[451-462]

Famiglia

27.

Famiglia

45g.

O
gli

peut-on tre mieux

Qu'au sein de sa famille ?


sono forse
unici versi di

Jean-Franois
:

M armontel

che siano

rimasti popolari in Francia e fuori


della

essi

fan parte d'

un quartetto
solo, e senza

commedia

lirica

Lucile (composta nel 1769. musica di Grtry,

atto unico, se. IV). D'altra parte


affetti ?

pu l'uomo vere
:

\o

davvero

anche

la

Bibbia ammonisce

460.

Non
.

est

bonum

esse

hominem solum.
[Genesi, cap.
II.

e pi oltre:

461. \ ae SOU.
e ne d subito

{Erclesiaste, cap. l\.


la ragione

dopo

quia,

min

ceciderit,

non habet

subUiantem
parenti

se,

poich se cade (ed inteso specialmente in senso


;

morale) non ha chi l'aiuti a rialzarsi

tuttavia qualche volta


le stesse

danno anche
:

delle tribolazioni,

come

Sacre Carte

ammoniscono

462. Inimici hominis domestici ejus.


1

Vtimr. di S.

Matteo, cap. \
-

Anche Tacito
morutn
odia.

(Histor.,

lib.

IV, cap.

rima proxi-

Firenze, nel palazzo che fu di

Agnolo Doni,
al

poi

Da

e dei Foresi,

posto nel Corso dei Tintori,

n. 8,

c'

ancora nell'atrio un'antica lapide popolarissima che dice:

Amiti nemici - parenti serpenti - cugini assassini -

fratelli coltelli.

Dove
4>o.
\><i
.

si
.'

Xmi
I

pu star meglio che in seno h-ne che l'uomo sia solo.

alla

famiglia

Guai a chi

solo.
-

402.

nemici dell'uomo

riti

138

Chi l'ha detto?

[463-466]

Bella
in

dunque

la vita infiorata dagli


la

affetti

domestici, purch
le

seno alla famiglia regni

pace: lontane sempre

463. Barufe in famegia.


che
di
il

titolo

di

una graziosa commediola

in

dialetto veneziano

Giacinto Gallina, rappresentata per la prima volta in Venezia dalla compagnia Moro-Lin nel gennaio 1872. Il suo soggetto la
commedia
imitata
il

eterna discordia fra suocera e nuora, poich la


dalla

Famiglia dell'Antiquario

di

Goldoni.

Con

essa esord

Gal-

lina nel teatro dialettale veneziano.

Gioia della famiglia sono

figli,

e di essi solo

ho da parlare, poi-

ch delle mogli ho gi detto in un precedente paragrafo.

Una

frase dantesca esprime


il

con parole pi nobili quel che pi


:

umilmente

nostro popolo dice coi proverbi

Chi di gallina nai

sce convie n che razzoli, ovvero

/ figli

dei gatti pigliano

topi;

Dante

invece

464
Lo

Ogn'erba

si

conosce per

lo

seme.
e.

(Purgatorio,
stesso concetto espresso in

XVI,
:

v.-

114).

un versetto biblico
eius.

465. Sicut mater, ita et

filia

(Ezechiele, cap.

XVI,

v. 44).

che era gi proverbio


e in

al

tempo

del profeta, com'egli stesso dice;

un verso

latino

466.
che
si

Et sequitur

leviter filia matris iter.

trova nel Pantagruel di

Rabelais
il

(lib.

III. cap. 41) pre:

ceduto da altro verso che ne completa

concetto

Ssepe solet similis filius esse patri,

Et
RulK'lais
del
si

sequitur leviter

filia

matris

iter.

riporta in proposito a questa citazione ad


civilis

una glossa

Corpus juris

(Ut ait gl. vj. q.j.

e.

Si g 11 is ecc.),

ma

463. Baruffe

in

famiglia.
tale
figlia

465. Quale la madre, 466. E facilmente la

anche
batte

la
le

figlia.

orme

della

madre.

[467-470]

Famiglia

139

non dice precisamente quale, ed

probabile che questa citazione,

come molte
Il

altre simili, sia stata inventata

da

lui

per puro scherzo.

Varrini

nella Scuola del volgo, cio Scelta di proverbi ecc.,

cosi la

traduce in italiano:

Della madre

il

camin segue
(lib.

la figlia.

Anche Orazio

nelle

Odi

IV, od.

4, v.

31-32) ritiene che

Neque imbellem Progenerant aquilae columbam


con frase che, se prestiamo
presso
i

froces

credenza a Porfirio, era proverbiale

Latini.
in

L'Alighieri
virt

altro

luogo svolge V idea opposta cio che n


ereditarii, e

n genio sono sempre

questo segue, a sua detta,


ai quali essa

per volere della Provvidenza la quale vuole che coloro


distribuisce queste doti,
le

riconoscano da
li

lei

sola:

467.

Rade volte L' umana


Quei che

risurge per

rami
lui si
VII,
v.

probitate
la d,

e questo vuole

perch da
[Purgatorio,
e.

chiami.
121-123).

Altrove

egli

dice che:

468.

Molte Per

fiate

gi pianser

li

figli

la

colpa del padre.


[Paradiso,
e.

VI.

v.

109-110).

l'i-rch

siano severi educatori dei

tgli,

ammonisce

padri la Bibbia:

469.

Qui parcit virgae odit


stessi

filium.
,rbi, cap.

XIII.

r.

Mi.

altrimenti
le

tgli

chiederanno conto

ai

genitori della loro col-

debolezza, e potranno dir loro:


il

470. Ecco, a te rendo

sangue tuo; meglio era

Non darmel
nSL* Antigone
di

mai.
la

Emone, morente invece per

crudelt del padre, dice a '|U<(a.

VITTORIO Alfieri
bastone non

V,

se. 6).

'

hi

risparmia

il

ama suo

tglio.

140

Chi l'ha detto?

[471-474]

Della benedizione dei genitori cos sta scritto nei

libri sapienziali

471. Benedictio patris firmat


ledictio

domos fliorum maautem matris eradicat fundamenta.


;

{Ecclesiastico, cap. Ili,

v.

11).

Giacomo Leopardi
rella nel

nella canzone scritta per le nozze della sonell'

1821, quando gi

animo suo cominciava a


lirica, cosi

radicarsi

quel pessimismo che fu caratteristico della sua

lei

dice

472.

miseri o codardi

Figliuoli avrai. Miseri eleggi.

A
si

conforto di coloro che hanno uno stato civile poco regolare,

pu affermare che

473.
come
di

On
dice
il

est toujours l'enfant


giudice Brid'oison nel

de quelqu'un.
(a.

Mariage de Figaro

Ili, se. io)

Beaumarchais.
Parmi che, parlando
della famiglia, sia questo
:

il

luogo migliore

per ricordare anche la frase

474.

La

vie prive d'un citoyen doit tre mure.


da Stendhal {Correspondance, 1885,
di
i

attribuito

re partie,

pag. 249)

Talleyrand; ma anche
il

questa attribuzione, come di tante

altre,
il

caso di dire che on ne prte jamais qu'aux riches.

Fu

deputato francese

Royer-Collard

che nella seduta del Corpo


avril

legislativo del

27 aprile 1819 {Moniteur Universel, 29


sulla libert di

18 19,

pag. 529)
in
tal

in

una discussione

stampa
si

si

esprimeva

guisa: Voil donc la vie prive mure,

je puis
il

me

servir

de cette expression.
in

Lo

stesso Royer-Collard
la

marzo 1827
celebre:
ta vie

una discussione ricordava


rpterai volontiers ce

sua
j'ai

frase
dit

gi diventata

Je

que

en

1819

oui,

prive doit tre mure.

471.

La

benedizione del padre consolida

le le

case dei

tgli:

la

ma-

ledizione della

madre ne sradica
di

fondamenta.

473. Si sempre 474.

il

figlio

qualcuno.

La

vita privata di

un cittadino dev'essere chiusa da un unir.

[475"4"8]

Fatti e aTvenimenti storici

141

28.
Fatti e avvenimenti storici

Riunisco cronologicamente in questo paragrafo un manipolo


frasi relative

di
ri-

a fatti e avvenimenti storici,

le
gli

quali

si

sogliono

petere pi di frequente a indicare e ricordare

avvenimenti

stessi,

che per applicarne


stanze.

il

significato

il

simbolo morale ed

altre circoai versi

Comincio

col noto

esametro virgiliano che insieme

che lo seguono vuoisi profetico della nascita di Cristo:

475.

Magnus ab

integro saeclorum nascitur ordo.


(Virgilio,

Egloga IV,

v. 5).

476. \Quinctili\ Vare, legiones redde!


(Svktonio. Vila di Augusto,
frase che ricorda la sconfitta dei
foresta di
c.

2.M.

Romani

assaliti

da Arminio nella

Teutoburgo

(a.

9 dell' Era Volgare).

La

terzina dantesca:

477.

Ahi

Costantin, di quanto mal fu matre,


la tua conversion,

Non

ma

quella dote
XIX,

Che da
allusiva alla pretesa
tida

te prese

il

primo ricco patre!


Inferno,
e.

iDamk.
donazione
di

v.

115-117).

Costantino;

il

convegno

di

Pon-

(II67) che secondo una leggenda, oggi molto discussa, con-

sacr la Lega

Lombarda, pu

ricordarsi

coi

versi

di

(in

vanni

Bkrchkt:

L'haii giurato. Li

ho
e
si

visti in

Pontida

Convenuti dal monte, dal piano,

L'han giurato;

strinser la
</.,

mano
,,.

<ittadini di venti citta.


-17;.
Si

/fl /.s,v.

n.

rinnova

il

gran giro dei secoli.


le

\~<k

QuintUio Varo, rendimi

mir legioni.

142

Chi l'ha detto?

[479-480]

la insurrezione

di Sicilia contro

francesi

(1282) che and ce-

lebre col

nome

di

Vespro

Siciliano, nell'altra terzina dantesca:

479.

Se mala

signoria, che

sempre accora

Li popoli soggetti, non avesse

Mosso Palermo a gridar

Mora mora
!

(Dante. Paradiso,
In tempi a noi molto pi prossimi abbiamo

e.

Vili,

v.

73-75).

il

grido:

480.

Che
nel

l'

inse

leggendarie parole 'del fanciullo genovese soprannominato Balilla,

quando

1746

die' principio

alla rivolta dei

Genovesi contro

gli

Austriaci. Il fatto narrato da vari cronisti cittadini, e specialmente

da Fr. M. Accinelli, storico autorevole


trie,
si
il

e stimato delle cose pa-

quale tace per

il

nome

del fanciullo, che per altre fonti


in

pensa essere della famiglia Perasso, abitante nel vico Capriata


:

Portoria. L' Accinelli narra

Strascinavano
il

gli

Alemanni

il

5 di-

cembre un mortaro a bombe per


strada sotto
il

quartiere di Portoria, sfond la


il

di

lui

peso, rest incagliato


ivi

trasporto: vollero
loro

tedeschi sforzare alcuni del popolo

accorso a dar

aiuto
:

per sollevarlo

ricusarono
il

tutti

di

por

mano

all'

abborrito lavoro
alcuni colpi

uno

dei Tedeschi alz

bastone, e
l'

lasci

correre

tanto bast per eccitare

incendio
e

un ragazzo, veduto questo,


ai

dato di piglio ad

un

sasso,

rivolto

compagni,

disse:

Che
:

V inse ?
lampo
furiosa,

(motto genovese, che vale


gli

a dire,
al

incomincio la zafra)
soldato percussore.
di sassate

accordando

altri,

lanci

una sassata

Il
s

fu questo,

e seguit incontanente
in

una grandine

che mise

fuga

Tedeschi. Rinvenuti questi dallo storle

dimento cagionato
sfoderate,
pietre,

dall'

improvvisata, ritornarono con

sciabole
di

che furono ben presto rintuzzate da un'altra nuvola


gli

che

obblig a salvarsi
vi

in

furia.

Gi annottava, n per
il

allora altro

moto

fu

alle

ore una di notte

minuto popolo
alta voce:

si

da Portera
allium,
,1

in

piccolo

numero gridando m\
le

animo,

palano, a paleuMC a prender


il

armi, viva Maria : calaServi,

rono per

borgo dei

l.aneri.

pei

la

contrada dei

per

la

480. Che

la

rompo?

[481-482]

Fotti e avvenimenti storie;

143

piazza del molo, e posta insieme grossa partita di gente a loro


mile,

si-

garzoni di tavernari. pattumai, ciabattini, pescivendoli, for-

nai e facchini

da carbone e vino, presentaronsi avanti

al

pubblico

palazzo, chiedendo con urli e schiamazzo le anni ecc. ecc.

L'Accinelli ha attinto all'anonima Storia dell'anno 1740 pubblicata ad

fatto negli

Amsterdam l'anno seguente: anche Annali d' Italia all'anno 1746


senza fare
il

il

Muratori narra
cui

il

(il

volume

usci

nel 1749),
steriori,

nome

del ragazzo: e cos vani storici pole

ma

le

cronache sincrone, n

molte poesie del tempo

ne fanno menzione. Federico Donaver in un bello studio sulla leg-

genda

di

Balilla pubblicato nel

1888

in

un volume

intitolato Uo-

mini

e libri,

da questi e da

altri

argomenti deduce, con sufficiente

probabilit, che se pure


tante,

un ragazzo ebbe parte, pi o meno impor-

nello scoppiare della gloriosa

sommossa genovese, non


1'

vi

sono argomenti per sostenere che avesse

uno o

l'

altro

nome o

soprannome

ed anche un testo sincrono, trovato recentemente dal

cav. Luigi Cervetto, se conferma che la rivoluzione genovese ebbe

principio dalle sassate de

li

ragazzi ,

non

fa

nomi
f

di sorta (ved.

un

art.

di

E. G. Parodi, Balilla fu Balilla


1907).

nel

Marzocco del

18 agosto
bre

Nondimeno

il

Municipio Genovese
di

1881, centenario della morte

il 30 settemun Giambattista Perasso, vo-

luto identificare col Balilla della leggenda,

inaugurava una lapide


11.

commemorativa,

sulla

facciata della casa in vico Capriata.

3,

sarebbe vissuto e morto.

pure celebre

la

risposta di

EmMAITOKL-JoSKFB Sikyk>:

481. J'ai vcu.


:t

chi

gli

domandava quel che avesse


historiques,
l,

fatto nei

tristi

anni

di

rore

(M10MI

81

nun meno

dell'.

non ugualmente autentica:

482. Finis Poloni!


rebbe stata gridata da

Maciejowice (io ottobre 1794):


lctt.ra al

Taddeo KoscruszR ma che egli stesso

fitta di

-menti

in

una

Conte de Sgur

mbre 1803 (pubblicata mila

l8i. ii.

Ho

\smU>>.
la

Beco

fine

della

Polonia

'

144

Chi l'ha detto?

[483-485]

traduzione francese della Storia di cento anni

di

Cesare Cant, fatta


:

da Amedeo Rene,

Parigi, 1852, voi. I, pag. 419)

L'ignorance
le

ou

la

mauvaise

foi

s'acharnent mettre dans

ma bouche

mot de

Finis Polonia:/ que j'aurais prononc dans cette fatale journe.

D'abord, avant

l'issue

de

la bataille, j'ai

t presque

mortelle-

ment
un

bless,

et je n'ai

recouvr les sens que deux jours aprs, et

lorsque je
si

me

suis trouv entre les


est

mains de mes ennemis. Puis,


la

pareil

mot
il

inconsquent et criminel dans

bouche de

tout Polonais,

le serait

beaucoup plus dans

la

mienne.

La

nation

polonaise, en m'appelant dfendre l'intgrit, l'indpendance, la


dignit, la gloire et la libert de la patrie, savait bien

que

je n'tais

pas

le dernier

Polonais, et qu'avec
et

ma

mort, ou autrement, la Polo Il sentimento di Kosciuszko

gne ne pouvait pas

ne devait pas

finir.

come

degli altri polacchi, era ancora quello espresso dal verso

483.

Noch
di

ist

Polen nicht verloren.

che fa parte

un inno guerresco polacco, cantato primieramente

dai polacchi che


dini di

Dombrowski port
:

in Italia nel

1796 sotto

gli

or-

Bonaparte

vedi E. Ortlepp, Finis Polonia.


le

Ricordiamo anche

parole,

storiche queste,

484. Voil le soleil d'Austerlitz


che

Napoleone
una

I al mattino del 7 settembre 1812, sulla


il

Moscova.

poco innanzi
fetizzar loro

di aprire

fuoco disse

ai suoi ufficiali,

quasi a pro-

vittoria simile a quella di Austerlitz (Sgur, Hist.


li
.

de Napolon et de la grande Arme,


voi. I,

VII, chap. 9, ed. 1826,

pag. 380).
detti ai quali die' origine la
i

Tra i molti

grande epopea del nostro


in

ri-

sorgimento scelgo seguenti:

altri

sono ricordati

sede pi opportuna.

485.

Il

morbo Il pan

infuria,
ci

manca.

Sul ponte sventola

Bandiera bianca.
iA.
I-i

tra ito,

'</.'

in.

ode).

483.

Non

ancora perduta la
il

Polonia.

484. Ecco

sole di Austerlitz.

[486]

Fatti e avrenimenti storici

145

sono

versi scritti nel

1849

alla vigilia della resa dell' eroica

Ve-

nezia che dov cedere alla

fame

e alla peste.

486.
Cosi
si

Governo negazione
suole chiamare
,

di Dio.
(e

il

governo Borbonico

qualunque

altro che

a quello rassomigli)
statista e

attribuendo la origine della frase

all' illustre

pensatore inglese
Letters to the

W.

E. Gladstone.

Infatti nella

prima

delle

Two
of the

tions

Earl of Aberdeen on the state prosecuNeapolitan Government (con la data del 7 aprile 1 851),
tutti gli onesti, s

lettere

che ebbero im' eco cosi profonda presso


ufficiale del

da provocare anche una discolpa


si

governo Borbonico,
effect of all

legge,

verso

il

principio,

questo periodo: The


all
is

this is

a total inversion of

the moral

and

social ideas.

Law,
is

instead of being respected,

odious. Force, and not affection,


is

the foundation of Government. There


lent

no

association, but a vio-

antagonism, between the idea of freedom and that of order.


teaches of
itself

The governing power, which


of

that

it is

the image

God upon
I

earth,

is

clothed, in the view of the overwhelming


all

majority of the thinking public, with


tes.

the vices for


true

its

attribu-

have seen and heard the strong and too


This
is

expression

used.

the negation
cui
si

vernment.
cogliere

Da

of God erected into a system of Godesume che Gladstone non fece che raclui in

un giudizio udito da

Napoli o da Napoletani, tanto

vero che in

una nota

egli lo riporta nella

forma originale

la

negazione di Dio eretta a sistema di governo : ed anzi ho ragione


di

credere che la frase fosse veramente del suo intimo


di

Giacomo
se-

Lacaita,

Manduria, poi senatore del Regno.

Il

compianto

natore B. Zumbini, in un articolo


zioni con l'Italia pubblicato nella

W. E. Gladstone Nuova Antologia,


di fatto,

nelle sue relavo!.

(XI. VII.

1 giugno 1910, scriveva (pag. 386) a tal proposito:

Ma

pur bene

che io

fin

da qui avverta un errore


,

non avvertito fon

-uno: ed

che quella parola non fu foggiata dal medesimo


egli
il

Gladstone; non fu

primo a

profferirla,

come

tutti

credettero

da quel giorno, e
Ji
la

si

continuato poi

sempre a credere sino ad o^gi.

trov in Napoli gi beli* e fatta, e usata da napole-

tani stessi a significare l'orrore della tirannia

onde erano oppi


|

K
del

le

stesse parole ripeteva,

senza alcun cambiamento, a


il

volume pubblicato quattro anni dopo con


io

titolo

medesimo

146

Chi l'ha detto?

[487]

del citato articolo

(Bari,

Gius. Laterza e

figli,

191 4), bench nel

frattempo io

gli

avessi scritto avvertendolo che la stessa osserva-

zione io aveva gi fatto sin dal 1895, cio nella prima


di in

edizione
l'

questo libro ed
cui era caduto.

egli

mi avesse risposto riconoscendo

errore

487. Grido di dolore.


Nel discorso
l'

della

Corona

letto

da Vittorio
il

Emanuele
si

al-

apertura del Parlamento subalpino


:

io gennaio 1859
dall'

con-

tenevano queste memorabili parole


del passato

Confortati

esperienza

andiamo

risoluti incontro alle eventualit dell' avvenire.


felice,

Quest' avvenire sar


stizia,

riposando

la nostra politica sulla giu-

sull'

amore
le idee

della libert e della patria. Il nostro paese, pic-

colo per territorio, acquist credito nei consigli dell'

Europa perch

grande per

che rappresenta, per

le

simpatie che esso ispira.

Questa condizione non


rispettiamo
i

scevra di

pericoli,

giacch nel mentre

trattati,

non siamo insensibili al grido di dolore che


si leva verso

da tante parti d'Italia


dia, fidenti nel nostro
i

di noi. Forti per la concoraspettiamo prudenti e decisi


nel libro del
il

buon

diritto,

decreti della divina provvidenza. Leggasi


la Vita

Mas-

sari,

di V. E. di Savoia

(voi. I,

pag. 367),

drammatico
prodotto dal

racconto di quella memorabile seduta, e

dell' effetto

grido di dolore.
Si discusso a

lungo se

il

coraggioso linguaggio del


ai

Re

fosse

dovuto a
l'

iniziativa di lui,

o del Ministero, o

suggerimenti del-

alleato di Francia.

La
un

discussione parve

chiusa

quando Pietro
Corona nel

Vayra

nel suo libro II

Museo

storico della

Casa di Savoia (Totesto

rino, 1880) pubblic

facsimile del discorso della

proposto

al

Re

dal Ministero con le correzioni portatevi di

suo

pugno
e
l'

dal Sovrano stesso che ne

mutavano completamente
si

il

tono
di

ardimento, dove la celebre frase

legge

tutta

di

mano

Vittorio Emanuele. Oggi invece

dopo

la

esauriente e documentata

memoria

di

L. C. Boi lea,

//

grido di dolore del 185Q nel

Bollettino storico-bibliografico subalpino, anno

XVI, I91l,n. IV,


MasIta-

pag. 219-256: la quale conferma


sari

la

versione gi narrata dal

stesso,

prima
(//

in

un

articolo

del

Fanfulla

detta

Domenica,

1880, n. 6

grido di dolore - Episodio del Risorgimento

liano narrato da

un

testimonio

oculare),

quindi

nel

volume //

Fatti e avvenimenti storici

147

Generale Alfonso
I'

La Marmora

(Firenze, Barbra, 1880) da cui

articolo stesso era stralciato,

non

si

parole furono suggerite dall' Imperatore

pu pi dubitare che quelle Napoleone III come vamandato


in

riante alle bozze del discorso che gli era stato


la frase fu scritta

esame:

da

lui in

francese ( tout en respectant les traits,

nous ne pouvons pas rester insensibles aux cris de douleur qui


viennent jusqu' nous de tant de points de l'Italie ) e la minuta
pubblicata dal Vayra non conteneva che la traduzione letterale fatta
di

pugno

di

Vittorio

Emanuele

sul testo imperiale.


lettera del sig.

che

stato

opportunamente osservato (ved. una


di

Gino

Trespioli nel Corriere della Sera,


la storica

Milano, del 24 marzo 191 2)

frase

non

fu improvvisata

da Napoleone
si

li

per

l,

ma
Un
citi

era pensiero maturato da lunghi anni: essa gi

trova nel-

l'opuscolo

Onor

militare,

pubblicato
Il

il

18 maggio 1833 e firmato


il

vecchio soldato italiano.

vecchio soldato era

giovanisagli eser-

simo cospiratore, Luigi Napoleone Bonaparte, che rivolto


dei vari stati italiani,

eccitava a prestare orecchio al grido

di dolore che sale da ogni parte della Penisola. Ventisei anni


quella frase
.

Napoleone III dettava a Vittorio Emanuele


la storia del

II.

n pure aggiungere, per


secondo un piano

grido di dolore, che

sottoposto da Cavour
ostilit

a Napoleone III e da
fra

questo approvato, l'occasione alle


nel

Piemonte e Austria

1859 doveva esser porta da una protesta che sarebbe stata


al re

presentata dai cittadini di Carrara


la

Vittorio

Emanuele contro

oppressione del

Duca

di

Modena
(ma

e dal conseguente intervento

del re in favore della citt tiranneggiata.

Le

circostanze politiche
fu effettivamente

resero superfluo tale intervento

la protesta

presentata con

le

firme di

3000
1'

cittadini carraresi), tuttavia la frase

del grido di dolore fu assai probabilmente inserita nel discorso


1

orona per preparare

opinione

pubblica a questo avve-

nimento.

Dovrebbero trovar posto qui, per l'ordine cronologico,


frasi

le

molte
:

ispirate ai gravi
il

avvenimenti

di

questi ultimissimi anni

ma

prego

lettore di

volerle cercare

invece in

un capitolo che ho
il

nente aggiunto alla presente edizione,


'

cap. 80, che costile frasi

dell'

opera e che raccoglier

sorte dalla

Grand- Guerra.

148

Chi l'ha detto?

[488-491]

29.

Fatti

parole

Dal
e'
vivi,

detto al fatto c'


il
si

un gran

tratto,

ovvero dal dire al fare

di mezzo
che non

mare:
sentito

e questi proverbi
il

sono cos calzanti, e cos

bisogno di sostituirvi frase alcuna tolta

dall'

armamentario

letterario classico e

moderno. Invece

ci

compiac-

ciamo a ripetere
che cosa legge
:

la risposta di

Amleto a Polonio che

gli

domanda

488.

Words! words! words!


(Shakespeare, Hamlet,
a. II. se.
2).

e la

drammatica

frase tolta al nostro teatro

contemporaneo

489. Chi lo dice


Si

non

lo fa!

parla del suicidio


di

ed frase ripetuta pi volte nel


;

dramma
lui
:

omonimo
gola,

P.

Ferrari

forse la
atto,

si

diceva assai prima di

ma Uberto

alla fine del


:

primo

scaricandosi la rivoltella alla

corregge

Chi non lo dice lo fa


XJn' altra suicida disse
:

490.

....

Almen

la destra io ratta

Ebbi

al

par che la lingua.


(Alfieri, Mirra, tragedia,
a.

V,

se. 2).

Si

pu

citare in

questo paragrafo anche la sentenza biblica:

491. Spiritus

quidem promptus

est,

caro autem
v. 41
:

infirma.
(Evang. di S. Matteo, cap. XXVI. S. Marco, cap. XIV, v. 38).
-

488. Parole! parole! parole!

[492-494]

Fatti e parole

149

che I'Ariosto cos tradusse

L' animo pronto,

ma

il

potere zoppo.
e.

(Orlando furioso,
e

XXV,

ott.

anche

il

Petrarca

Lo

spirito pronto,

ma

la

carne stanca.

{Son. in z-ita di
il

M. Laura, num. CLIY secondo Marsand, com.: Rapido fiume, che d'alpestre

rena; ed. Mestica, son. CI. XXIII).


la frase
di

Plauto

492.

Factum

est illud; fieri

infectum non potest.


a.

K.Uilularia.

IV.

se.

10.

v. 11).

sentenza dantesca:

493.

....

La dimanda onesta
l'

Si de seguir con

opera tacendo.
e.

iDante. Inferno,
cio a giusta

XXIV.

v.

Tl-'i

dimanda non occorre


richi
il

risposta di parole

ma

di fatti,

operando com'

Ricordo
>ni
:

in

fine

notissimo

epigramma

del

Giusti a Gino

104.

Gino mio, l'ingegno umano


Partor cose stupende,

Quando l'uomo ebbe


M< no
libri e

tra

mano

pi faccende.

492.

Il

fatto quello,

non

si

pu

fare che

non

sia

fatto.

Chi

l'

ha detto?

[495"49~]

30.
Felicit, infelicit

di

Che cosa la felicit ? Fra le tante un umanista francese moderno:

definizioni scegliamo quella

495.

Des malheurs

vits le

bonheur
je

se

compose.

et

Il s'explique par

un beau distique que


le

fis

autrefois,
le

dont je n'ai gard que


fermait des longueurs:

premier vers, parce que

second ren-

Des malheurs
(Alph. Karr,

vits le

bonheur

se

compose

Les Gupes,

janvier

1842, d. Leon et Blan-

chard, 1853, II, 305. Vedi anche dello stesso autore: Les femmes,

chap.

Une

faute de

bon sens

Paris,

Michel

Lvy,

i860,

pag. 207).

Se

si

desse ascolto

al

poeta Cesareo, infinito sarebbe

il

numero

degli infelici,

poich:

496.

Se a ciascun l'interno affanno


Si leggesse in fronte scritto,

Quanti mai che invidia fanno


Ci farebbero piet.
(Metastatic). (iusejtpe riconosciuto, parte prunai.

Nondimeno un acuto pensatore


vando che:

francese

ci

riconforta,

497.

On

n'est

jamais

si

heureux,

ni si

malheureux

qu'on s'imagine.
il. a

Rochefoucauld,

M.i.ximrs, s XI. IX).

4<)v

La

felicit
si

composta

di

disgrazie evitate.

497.

Non
s'

<

mai n tanto

felice

tanto

disgraziato

(pianto

immagina.

[498-500]

Felicit,

iti/ eticit

Piuttosto

l'

uomo

bersagliato dalla fortuna

potr cercare conaltro

forto nella fede,

e questa

non

glielo

negher mai, se non

assicurandolo col Savio che le sventure sono segni dell'affetto del


Signore, poich

498.

Quem enim

diligit

Dominus,

corripit.
Ili, v.
12).

{Proverbi di Salomone, cap.

Forse anche per questo


felici
:

l'

antico

filosofo

chiam sacri

gl' in-

499.

Res

est sacra miser.


1

1-.

Ann-.

ed.

Seneca, Epigr. IV. v. 9; in Opera omnia, Ruhkopf, Aug. Taur., 1829, voi. IV, p. 402).
il

Ma
di

la
tutti

frase
gli

si

ripete intendendo che


gentili.

misero ha diritto

al rispetto

animi

Per

disgraziati,

che bevvero una volta alla tazza della

felicit,

ma

se la videro troppo presto strappata dalle labbra,

un

seicentista

italiano

ha un verso famot

500.
che

Appena
in

vidi

il

.Sol

che n
di

fui privo.
scritto per

un capitolo

in terza

rima

Luigi Tansillo,

lamentarsi di dover partire e lasciare la


terzina

donna amata,

e di cui la

nona dice

Oh

fortuna volubile e leggiera fidi


il

Appena

Sol,

che ne fui pr.


la

E
zioni

al

cominciar del di giunse


il

sera.

Questo capitolo
delle Poesie

XIX

tra le
<ii

Poesie di metro vario,

nell'edi-

Uriche

!..

Tansillo con prefazione e note di

trentino

(Napoli,

Morano, 1882), a pag. 167.

Alcuni attribuiscono questo verso,

ma
il

a torto,

Luigi

Groto
lu-

detto

il

Cieco d'Adria,

quale,

come si vede, a come vuole la leg

divenuto cieco dopo nove giorni


Egli nel

di vita.

Ma

le

parole

"to non suonano cosi.


fa

Hadriana,

din- al

Prologo (ersi

)8.
)Q.

Perocch
Il

il

Signore corregge quelli che ama.

misero e cosa sacra.

Chi l'ha detto?

[501 -504]

l'hora ei [l'autore] si rammarica cercando Per qual demerto suo tosto che nacque, Veduto a pena il d, cieco divenne, Se innanzi al nascer suo non f' peccato.
di

Dal principio

una famosa tragedia

di

Schiller:

501.

Die schnen Tage in Aranjuez Sind nun zu Ende.


(Doti Karlos Infant
sc.
1,

von Spanien, atto

I,

primi versi).

ha origine

la

frase popolarissima

bei giorni di
felici

Aranjuez a

ri-

cordare un po' scherzosamente dei tempi


resta....
lizie e

dei quali pi

non

che la memoria. Aranjuez, com' noto, era luogo di de-

soggiorno estivo dei re di Spagna, a 49 km. da Madrid.

Dante
poema
502.

che di

infelicit

umana
:

s'

intendeva, ha nel suo divino

quella tremenda terzina

Per me si va nella citt dolente, Per me .si va nell' eterno dolore, Per me si va tra la perduta gente.
[Inferno,
e. III. v.
1-3).

che

il

principio della paurosa iscrizione sulla porta dell'Inferno:


1'

e suo pure

altro

verso

503.

Ora incomincian

le

dolenti note.
(Inferno,
e.

V,

v.

2).

Dal nostro teatro tragico


msse
di frasi

e lirico

potremmo

trarre

larghissima

descrittive delle disgrazie di qualche infelice. Scelgo

solo queste:

504.

....

Che

al

Havvi tormento al mondo mio s' agguagli ?


intitolata

dalla tragedia dell'ALFiKRi,

Mirra,

a. Ili, se. 2.

501.

lieti

giorni d' Aranjuez gi

vanno
(Trad, del

Al suo termine.

Munii.

[505-507]

Fiducia, diffidenza

153

Poi

la

meravigliosa
:

romanza

di

Fernando

nell' atto

IV,

se. 3

della Favorita

505.

Spirto gentil
Brillasti

Fuggi Larve

d'

perdei un d ma dal cor mentita speme, amor fuggite insieme.


ti
:

ne' sogni

miei

(La Favorita, melodramma di A. Royer e Gustavo Waf.z, trad, dal frane, di F. Jaxnetti, mos. di Donizetti). Chi non
l'

ha udita dalla divina voce del tenore spagnolo Giuliano


sia sublimit del

Gayarre (1844- 1890), non seppe che


ebbi la fortuna di udirlo - scrive
balta di Napoli,
il

canto

io

march. A. Fiaschi ne La Ri-

num.
.

del 15 aprile 1915


le

e vi so dire che vi strap-

pava
dalla

le

lagrime e che

dame

nei

loro

palchetti

impallidivano

emozione

506.

Andrem, raminghi Ove il destin ci

e poveri,
porta....

Un

pan chiedendo

agli

uomini

Andrem
un duetto
della

di porta in porta....

Luisa Miller, melodramma di


di

Salvatore Cam-

Marano, musica

Verdi

(a. Ili, se. 2).

**

31.

Fiducia, diffidenza

Sull'argomento della maggiore

minor fiducia da usarsi

nelle

cose della vita non trovo miglior consiglio del dantesco:


,507.

Guarda com' entri,


Dantk

la
1'

e di cui tu

ti

fide.
e.

(DaxTX, Inferno,
e pure di
:

V.

v.

19).

altra

frase,

che spesso

si

ripete a denotare

che gode

pi illimitata fiducia di un altro:

154

Chi V ha detto?

[58-5li]

508.

Io son colui che tenni

ambo
(Inferno,

le chiavi

Del cor di Federigo


e.

XIII, v.

58-5').

Questi,

come

si

sa,

Pier della

Vigna che

fu cancelliere e confrase dantesca

fidente di Federico II imperatore. In luogo della


si

pu, in

certi casi,

pi a proposito citare

il

virgiliano:

509.

Fidus Achates.
(Eneide, lib. I, v. 188 e in altri luoghi dello stesso poema).

Il

testo dice precisamente

Fidus quae tela gerebat Achates.

Nel caso

particolare della fiducia che

pu concedersi a
il

chi rac-

conta, bene che questi tenga presente

verso:

510.

Di pi

direi;

ma

di

men
e.

dir bisogna.

usato dall' Ariosto {Orlando Furioso,

XXVI,

ott. 22)

il

quale

nel narrare sulla fede di Turpino le prodezze di Roggero, che assale


i

Maganzesi

traditori,

soggiunge

E se non che pur dubito che manche Credenza al ver e' ha faccia di menzogna, Di pi direi ma di men dir bisogna.
;

Do
511

qui luogo anche

all'

oraziano

Credat Judseus Apella

Non
Nec,

ego:

namque deos

didici

securum agere
[aevum;

quid miri faciat natura, deos id Tristes ex alto cceli demittere tecto.
si

(Orazio, Satire,
Si cita

lib. I, sat. 5, v.

100-103).

anche isolatamente

il

primo emistichio.

commentatoti

si

sono molte volte domandato chi fosse questo Apella, e natural-

509.

Il fido

Acate.

511. Ci creda l'ebreo Apella, non io; poich so che gli clC-i menano vita tranquilla; e se la natura fa talora qualche portento,

non sono

gli

di corrucciati a

mandarlo

dall'alta volta celeste.

[512-514]

Fortuna, fato

55

niente non

hanno mai saputo che cosa rispondere. Sembra che


i

il

nome

di

Apella non fosse infrequente fra


inter alia,
Cic.

liberti

ebrei del Tra-

stevere; vedasi,

ad

Fani., VII, 25:

Ne

Apella;
;

quidera liberto tuo dixeris e


d' altra parte gli

gli

Atti degli Apostoli, VI, 9

Ebrei erano ritenuti dai

Romani come

gente su-

perstiziosa a cagione della loro religione.


zio per indicare
fra
i

quindi
scegliesse

naturale che Ora-

un individuo credulo, un

un nome comune

Giudei

La

vecchia etimologia della voce Apella, da a particella


circonciso, filologicamente

privativa epellis, a indicare

non regge.

32.

Fortuna, fato
512.
....

Sua ventura ha ciascun dal

Nel mondo d che nasce.

(Petrarca, Sonetto in morte- di M. Laura, num. XXXY secondo il Marsand, comincia: Amor che meco al buon tempo ti stati;
ed. Mestica, son. CCI.Xlli.

perci inutile di lottare contro

il

destino:

513.

Ducunt volentem
li..

fata,

nolentem trahunt.
Epistola-, ep. 107.

Ann. SnttGA,
:

(che talora

si

cita

compendiosamente

Fata trahunt) e pur troppo

sempre

514.

Fata viam invenient.


iViu.iiLio, Eneide, lib. III.
\

convinto Nerone
fato,
ilil).

della
>

inutilit

di

opporsi

al

con queste parole, riportate da Di.

ni

CASSIO
occidas,

Delle Istorie,

LXr.

cap. 18):

Licet,

quamplurimos

tarnen

513. Guidano
!

fati

chi

li

segue di buona voglia, trascinano


via

gli altri.

"fati

troveranno

la

{ferck ti compia quel che

d<

156

Chi l'ha detto?

[5

5"5

9]

515.

Non

potes successorem
1'

tuum

occidere.

Benissimo perci

Alighieri

516.

Che giova

nelle fata dar di cozzo?


[Inferno,
e.

IX, v.

<>7.

La

fortuna

ci
1'

avvolge e

ci
:

mena

a suo capriccio, e bench ta-

lora sia vero

antico dettato

517.

Fabrum

esse

quemque

fortunse.

che attribuito ad

De

republica ordinando,
il

volte

cieco

Appio Claudio Cieco sulla fede di Sallustio, (epist. II ad C. Caesarem, 1), molte caso soltanto regge destini dell' uomo. Perci niuno
i

pu prevedere quel che

gli

serbi la fortuna, poi

518.

Che

'nanzi al d de l'ultima partita

Uom

beato chiamar non

si

convene.

(Petrarca, Sonetto in vita di M. Laura, mini, XXXVI secondo il Marsand. coni.: Se col cieco desir, che'l cor distrugge
,

ed. Mestica, son. XLIII).

che reminiscenza del biblico

519.

Ante mortem ne laudes hominem quemquam.


(Ecclesiastico, cap. IX.
v.

30).

o dei versi di Ovidio

....

Dicique beatus

Ante obitum nemo supremaque funera debet.


[Metamorfosi,
lib. Ili, v.

136-137).

Si ricordi

l'ammonizione

di
;

Solone

a Creso

"Opa xsXo |iaxpo


;

(ou (Schob Juv.

XIV, 328

Diogen. VIII, 51

Apost.

XVI,

30;

515. Per quanto tu ne uccida molti, nondimeno non puoi uccidere il tuo successore. 517. Ciascuno artefice della propria fortumi. Non lodare nessun uomo prima della morte.

519.

[520-521]

Fortuna, fato

Juven.

X,

274). che

altri

attribuiscono a Chirone (Ausonio, Septem

sap., 20. Seh. 56).

Anche Sofocle
lice Bellotti)
:

cos

d termine all'Edipo Re (versione

di

Fe-

Per guati

il

mortale

Al giorno estremo e mai felice


;

Non

tenga l'uom, pria che d'affanni scevro


della vita
il

Tocco non abbia

fine.

Alle quali sentenze degli antichi avvicineremo

il

verso del Pe-

trarca
520.

La

vita el fin e

'1

d loda la sera.

{Canzone in vita di M. Laura, I, 4. secondo il Marsand: nell* ed. Mestica, pag. 25: coni.: Ititi dolce tempo de la prima etade).
di cui

nonostante

l'

anfibologia del costrutto, chiaro

il

senso dopo

quanto abbiamo detto avanti.


Corollario
di

questo sentimento
1'

che

il 1'

giorno della lode non


:

possa essere che

ultimo della

vita,

altro detto antico

52 1
che
si

Dio

ti

guardi dal giorno della lode.


come proverbio a pag. 203
;

trova registrato

della Raccolta
sia

di proz-erbi toscani del Giusti, ed. del 1853


stenterei a crederlo e
l*

ma

che

proverbio

autorit della disgraziatissima raccolta del


in

Giusti

non ha nessun peso

materia.

In ogni
il

modo pu
vi
il

esser

divenuto proverbio,

ma non

nato tale, che

pensiero
fece

troppo

letterariamente involuto.
del

Giovanni Prati ne

primo verso
1

Canto In morte di Alessandro Manzoni (Firenze, Barbra, stemperandone il concetto in queste due quartine
:

873)

Dio

ti guardi dal d della Che ogni labro, ogni cor Anco fossi il pi giusto,

lode,
ti
il

rammenti
pi prode.
d
:

Su

te

vivo

non sorge quel

<'nn verr che tu polve diventi.

Che

tu lasci ogni cosa pi


tutti
t'

cara.

Perch

assiepin la bara.

Idolatri del dio che fugg.

158

Chi l'ha detto?

[522-526]

Pure
rs2 2.

ai

greci poeti

dobbiamo

la

bella

immagine

....

L'evento
trad, di

Su

le

ginocchia degli Dei s'asside.


(Omero, Iliade, lib. XVII, v.
Vine. Monti,
646-647).

Il testo

greco

(ivi, v.

514) veramente dice

meno

sentenziosamente:

'AXX'
il

TjTGi

fisv

xaxa

6su>v v yovaat. xstxai.

quale verso trovasi ripetuto testualmente anche nel libro

XX
dif-

dell' Iliade, v.

435;

e ne\V Odissea, lib. I, v.


lib.

267

(e

con lieve

ferenza anche nel v. 400), e

Incerto dunque

il

futuro, e

XVI, v. con somma


si

129.

prudenza volle

il

Cielo an-

tenerlo nascosto agli uomini, che troppo

angustierebbero
la

nell'

tivedere

molti mali che ad

ognuno appresta

sorte:

523.

Prudens

futuri temporis

exitum
lib. Ili,

Caliginosa nocte premit Deus.


(Orazio, Odi,
Scherzi della fortuna sono pure dizione
:

od. 29, v. 29-30).


di

cambiamenti repentini
lei

con?

che cosa

e'

di pi capriccioso di

e dei suoi doni

524. Fortuna multis dat nimis, satis nulli.


(Marziale, Epigrammi,
lib.

XII, epigr.

10,

v. 2).

Fu
525.

per un capriccio di

iti

che

Una

volta un ciabattino Gran signore divent.

come
se.

dice la canzone di Crespino nell'opera giocosa Crespino < la

comare, parole di F.
2);

M. Piave, musica

dei fratelli Ricci (atto I,

che

altri

raggiunge
....

526.

Un

premio
(Manzoni.
// ('inatti-

Ch'era

follia sperar.
Maggio, ode),

523. Prudentemente Iddio nascose fra tenebre caliginose


del

gli

eventi

tempo

futuro.

524. La fortuna a molti d troppo, a nessuno abbastanza.

[527-530]

Fortuna, fato

159

e che

527.

aucuns

les

biens viennent en dormant.


che Luigi

Racconta
entrando
in

Du Verdier

XI

una mattina per tempo


da un postulante,

Ntre-Dame de Clry

fu trattenuto

che lo importunava per la concessione di un beneficio di patronato


regio:
il

re tace, poi girando gli occhi attorno scorge

un povero
per

pretucolo addormentato in un angolo del coro: lo fa svegliare, lo

chiama e ordina che siano sulP istante spedite


rivestir lui

le regie patenti

del beneficio stesso driesto poco avanti dall' indiscreto

sollecitatore disant qu'il vouloit

en cet endroit
les biens

faire trouver vrita-

ble le proverbe qui dit qu'

aucuns

viennent en dormant.
in-

Tallemant des Raux riporta


vece a

lo stesso
il

aneddoto, attribuendolo

Enrico III Ma il mondo


<r

e fa anche

nome

del fortunato dormiente.


:

fatto a scale,
la

chi le scende e chi le sale


:

ossia per dirla

con

quartina del Giusti

Ma il Ha E
perci

libro di natura

l'entrata e l'uscita:
la vita,

Tocca a loro
a noi

la sepoltura.
{La terra dei morti,
str.
12).

come

facile

il

salire,

facilissimo

pur

troppo anche lo

scendere, ed

529

A'

voli
i

troppo

alti

e repentini

Sogliono
ed anche suol

precipizj esser vicini.


rusalemme
liberata,
e.

II. ut'

dirsi

530.

Du

sublime au ridicule
Napoleone
dopo
I,
il

il

n'y a qu'un pas.

ttribuita a
volte,
il

il

quale l'avrebbe ripetuta pi

e pi precisamente

ritorno dalla Russia, a Varsavia,

IO dicembre 1812, in un colloquio con l'ab. de Pradt. Ila

Mar-

^27.

certuni la fortuna viene mentre


al

dormono.
;

530. Dal sublime

ridicolo

non

e'

che un

i6o

Chi l'ha detto?

[53 ! -533]

MONTEL

{Oeuvres, vol. V, pag. i88),


le

Wieland, Thomas Paine


in

avevano gi detto che


sta stessa
di

sublime touche au ridicule ed

que-

forma che

il

conte Potocki che assist alla conversazione


di

Varsavia

riferisce le parole

Napoleone.
esempio
dell' inco-

Napoleone che

test citavo,

meraviglioso

stanza della fortuna, egli che fu

531.

Due Due

volte nella polvere, volte sugli aitar.


(Manzoni,
//

Cinque Maggio, ode).


di

Altro esempio, non

meno degno

di

memoria, sarebbe quello

Belisario,

di

cui narra la leggenda che negli ultimi anni di sua


degli invidiosi, fosse accecato per

vita, fatto bersaglio alle calunnie

ordine

dell'

imperatore Giustiniano, e ridotto a mendicare in Co:

stantinopoli ripetendo le parole

532. Date un obolo a

Belisario.
:

Ma
gli

tutto questo leggenda

bens vero che Belisario


soli sette

cadde

in

disgrazia dell' imperatore,


antichi onori, e

ma dopo
monaco

mesi fu reintegrato ne-

mori poco dopo (marzo 565). La tradizione fu


bizantino

raccolta e forse diffusa dal

Giovanni Tzetza
del

il

quale nella III Chiliade delle Varia Historie (cap.


versi
cisio
:

LXXXVIII.
Lain

339-348) cos

scrive,

secondo

la versione letterale

Iste Belisarius imperator

magnus, Justinianeis existens


terrae

temporibus imperator, ad

omnem quadrantem
in stadio
:

cum

explicuis-

set victorias, postea invidia obca'catus (o

fortunam instabilem) poBelisario

culum ligneum detinens, clamabat


imperatori,

obulum date
autem
in-

quem

fortuna

quidem clarum
non excascatum

fecit excaecat

vidia. Alii dicunt chronici,

fuisse lume, ex honoratis

autem infamem postremo factum


extimationis venisse prioris.

esse, et iterum

ad revocationem

probabile che lo Tzetza abbia confuso


il

Belisario con Giovanni di Cappadocia,


sgrazia dell' imperatore, e
Si ricordi
si

quale

infatti

cadde

in di-

ridusse a chiedere la carit per vivere.


fine

pure
....

la

miseranda

di

Troia di cui

533.

Etiam periere minse.


(LvcSto, Fmrialta,
lib.

IX.

v.

969).

533.

Ne

sparirono perfino le rovine.

j"534"539]

Fortuna, fato

loi

Anche

nelle

guerre

come

nelle

private tenzoni, la vittoria

spesso decisa dalla fortuna:

nondimeno

534.

Fu

il

vincer sempre mai laudabil cosa,


XV,

Vincasi o per fortuna o per ingegno.


(Ariosto, Orlando furioso,
e.

ott.

1).

ovvero,

come osserva
fa dire

il

Machiavelli
Signoria)

(o

per essere pi
eccita

esatti,
i

com'

egli

a uno

dei popolani fiorentini che


:

suoi

compagni a

ribellarsi alla

535. Coloro che vincono, in

qualunque modo vin-

cano, mai non ne riportano vergogna.


(Istorie Fior., lib. Ili, S XIII).

Gode,
sia
di

giustamente,
1'

il

vincitore:

si

consola

il

vinto

come pu,

che sopporti
cui fu detto:

avverso destino con lo stoicismo dell'Uticense.

Victrix causa Dei placuit, sed vieta Catoni.


1

Lucano, Farsalia,
il

lib. I. v.

o con l'altezza di animo di Enea, cui

poeta nella Didone abbanin

donata del Metastasio


....

(a. I, se. 6;

pone

bocca queste parole:

Il

mio core
Skneca
che:

maggior

di

mia fortuna.

" pensi eoo

538.

Fortuna opes auferre, non animum, potest.


K.Medea. a.
II,

BC

1.

v.

176).

foia

la

disinvoltura di quel poeta che scrisse:

539.
uesto
di

l'n'altra volta vincerete voi.


un
celebre verso
dell' ab.

Ubaldo Mari,
Giasoneide

pisano,

un poema stranissimo

intitolato la

La causa
Caton.

del vincitore

nella del vinto a

Ottona

pu')

togliere

!<

ricche/ze.

non l'animo.

62

Chi l'ha detto?

([540-541

Conquista del Vello d'Oro (Livorno,


aver perduto una battaglia
:

1780), dove Giasone dopo

Grazioso

il

re dice agli afflitti eroi

Un'altra volta vincerete voi.


(Canto
Il
II, ott.

50; ediz.

cit., pafr. 47).

Mari
le

fu

immortalato dal novelliere toscano Domenico Batac-

chi,

cui poesie sono piene di allusioni ridicole al povero cano-

nico.

Un

esempio della

sintassi del
1

canonico Mari questo

ad

un suo poemetto stampato nel

791 prepose, come d'uso,

la se-

guente protesta: Le parole Giove, Fato, Divinit ecc. esprimono


dei Gentili la falsa religione,
si

non

dell'

autore la vera credenza che

pregia di

non

sentire

Abbiamo
confortasse
i

udito dalla bocca del povero Mari


suoi fidi

come

il

re

Giasone

dopo

la

sconfitta.

Una

consolazione
si

come

un' altra

Non

era gran cosa di meglio quella di chi

rallegrava

che eravamo rimasti

540. Padroni delle acque.


Pur troppo sono parole pi da piangere che da
parole storiche, sono parole dell' ammiraglio conte
ridere, ma sono Carlo Peixion

DI

Persano

nel telegramma

ufficiale

spedito

al

governo, subito

dopo

l'infelice battaglia di
di

Lissa del 20 luglio 1866. L'inetto colutto

mandante cercava
padrone
getico

confortarsi del

della giornata con la

circostanza che le sue navi, decimate e malconcie, erano rimaste


delle acque. Egli stesso vi insisteva nell'opuscolo apolo-

I fatti
l'

di Lissa (Torino, 1866) pubblicato prima di com:

parire dinanzi all'Alta Corte di Giustizia

Esse

(le

navi italiane)
le

ebbero

orgoglio di dar caccia al nemico quando volse verso

sue terre, e non avendolo potuto raggiungere prima che ne fosse


riparo, di rimanere

al

padrone

delle

acque della battaglia


ai

(pag. 26).

Anche
l'

il
il

telegramma comunicato

giornali dal Ministero del

Interno

giorno dopo della battaglia ripeteva che

La
.
si

flotta ita-

liana rimase

padrona delle acque del combattimento


ai

Tornando

\incitori

ai

vinti,

qui soprattutto

vede che:

541.
541.

Le
Il

profit

de l'un
il

est

dommage de
dell'altro.

l'autre.

profitto dell'uno

danno

[542]

Fortuna, fato

163

titolo del cap. in

ispecial

XXII, lib. I, degli modo avviene quando


:

Essais di
ci sia

Montaigne;
In
tal

e questo

chi sappia rivolgere a pro-

fitto

proprio l'industria e
il

le fatiche

altrui.

caso

si

ama

ri-

petere

virgiliano

542. Sic vos

non

vobis.
di Virgilio, che
(il

di cui nota la storia, conservataci in quella Vita

va, a torto, sotto

il

nome
il

di

Tib.

Claudio Donato

giovane),

cap.
l'

XVII. Virgilio
Xocte

scrive

una notte

sulla porta del palazzo delil

Imperatore Augusto

seguente distico senza apporvi

suo

nome

pluit tota, redeunt spectacula

mane:

Divisimi imperium

cum Jove

Caesar habet.
l'

Badilo, meschino poetucolo, se ne fa credere

autore, e ne

ri-

ceve in contraccambio da Augusto lodi e danari. Allora Virgilio


torna a scrivere sulla porta per quattro volte di seguito le parole
Sic vos non vobis. Augusto vuol

sapere che cosa significhi ci

niuno sa spiegare
tutti

l'

enigma, e finalmente quando

la curiosit di

eccitata, Virgilio stesso d la chiave dell' indovinello ripeil

tendo dapprima

distico

rubatogli, seguito dal verso


tulit

Hos ego
quindi completa
i

versiculos feci,

alter honores,
:

quattro emistichi in questa forma


vobis nidificatis aves.

Sic vos

Sic vos
Sic
Sic

non non vos non vos non

vobis veliera

fertis oves.

vobis mellificati apes. vobis fertis aratra boi

33.
Frode, rapina, prepotenza

Frode e prepotenza sono


igin:

le

due

arti

onde

si

avvantaggia

il

mal-

ma

fra le

due

la pi trista la

prima. Tuttavia ossa trovi

fiche delle attenuanti,

per esempio

il

famoso*

non per

voi.

164

Chi l'ha detto?

[543-54"]

543.

Mundus

vult decipi, ergo decipiatur.


nelle Histories sui temporis (lib.
al

che GiAC.

Aug. de Thou

sub anno 1556) attribuisce (con qualche variante)

card.

XVII, Carlo
et

Caraffa,

nipote di Paolo IV, e legato pontificio presso Enrico II

re di Francia.

Fenint eum, ut erat securo de mimine animo

summus

religionis derisor,

occursante passim populo et in genua

ad ipsius conspectum procumbente, saepius secreta murmuratione


haec verba ingeminasse
:

Qtiandoquidem populus

iste

vult decipi,

decipiatur . Altri citano invece: Vulgus vult decipi tee.

Ma

la

prima parte

di

questa frase,

tedesco nel Narrenschiff


Leipzig, 1854, pag. 65) e

Mundus vult decipi, si trova gi in di Seb. Brants (1494; ed. Zarncke. in latino nei Paradoxa di Seb. Francks
le ediz.).

(1533, Nr. 236 o 247, secondo

Talora

all'

astuzia deve di necessit attenersi chi


il

non pu per

altre vie raggiungere

suo intento

544.
come

Dove
dice
il

forza

non vai giunga


nella
alla

l'

inganno.
(a. I, se.

Metastasio

Didone abbandonata

13).
:

Parlando d'inganni, mi tornano

memoria

la frase

dantesca

545

Quella sozza imagine di froda.


(Dante, Inferno,
e.

XVII,

v.

7).

il

costei Gerione, la fiera con la coda aguzza , colei che tutto

mondo appuzza

- e la bizzarra
:

domanda che

fa a s

mede-

simo

Don

Basilio

546.
nel

Qui diable

est-ce
di

donc qu'on trompe

ici?

Barbier de Seville

sopravviene inaspettato in casa di


sotto le vesti di

Beaumarchais (a. Ili, se. io), quando Don Bartolo, mentre il (Unti
d
la lezione di

Don Alonzo

musica a Rosina.
il

Non

si

pu parlare

della prepotenza

senza ricordare

veno:

547

Ragion contra

forza

non ha

loco.
v. 111).

(Petrarca, Trionfo d'Amore, canto IV.

543.

Il

mondo

vuol essere ingannato.

Inganniamolo dunque.

546. Chi diavolo mai s'inganna qui?

;5l]

Frode,

rapina, prepotenza

io:

che corrisponde

al

francese:

548.

La

raison

du plus fort est toujours


li. a

la meilleure.

FoNTAiXE, Fahles, Ut. 1, labi. X: Le loup et Fagneau, primo verso).

che stato ringiovanito nella frase moderna

54g.
citata di

Macht geht vor Recht.


frequente anche nella forma francese
:

La
ed
attribuita
il

force prime le droit.

prova

a Bismarck, ma smentita da lui medesimo come Bchmann nelle Gefl. Worte, XXIII. Aufl.. S. 558.
al

Delle prepotenze usate


gelo,
la

Giusto secondo
il

il

racconto del Vanil

voce

comune conserva

ricordo ripetendo

versetto bi-

blico:

550. Diviserunt vestimenta ejus.


(Vang, di
S.

Malleo, cap.
v. 34).

XXVII,

v. 32:

-S. Marco, cap. XV,


cap. XXIII.

v. 24:

- S. Luca.

ovvero,

come

nello

stesso versetto

del

Vangelo

di

S.

Matteo
v.

detto poco pi oltre, e gi era detto dal

Salmo

XXI.

19:

Diviserunt
e

sibi

vestimenta mea.
quella

quest' ultima lezione anche


la

pi di

frequente ripetuta
(sest. 18).

rese popolare

il

Giusti nella poesia

Lo Stivale

\erso dant'j

551.

Ira

male gatte era venuto

il

sorco.
e.

I'WTK. Inferno,

XXII.

appartiene dia stessa categoria di concetti: ed ugualmente du


di

una lubrica

(e perci notissima; poesia:

La
550.
Si

ragioni- del

pi
al

forte

tempre

la

migliore.

549. I.a forza prevale


divisero le su<-

diritto.

vesti.

66

Chi l'ha detto?

[55 2 "554]

552.

Degno

di gloria quei

che ruba un regno,


lampada di
3).

Chi ruba poco d'un capestro degno.


(G. B. Casti, La novella, sest.
S. Antonio,

Anche un epigramma

di

Francesco Proto, Duca


la

di

Maddaloni,

persona popolarissima in Napoli per

sua mordacit, dice:

Un

ladruncolo
io

ieri

iva in prigione,
lui

ed
ci

chiedendo a

per qual ragione,


solito gioco
:

Si sa

mi rispondea

vo' perch ho rubato troppo poco .


lecito al potente e al superbo colpa
il

Pur troppo quel che


nelP umile e nel povero,
gli

quale molte volte paga per s e per

altri

553.

Morir denno i plebei furfanti oscuri, Perch i furfanti illustri sien sicuri.
lupo di

la morale della favola // pastore ed il

Lorenzo
di

Pi-

GNOTTI.

Come esempio
Pasquino
:

di

prepotenza e
si

al

tempo medesimo

vandasatira di

lismo non nuovo nella storia

ha quello ricordato nella

554.

Quod non fecerunt Barbari, Barbarini fecerunt.


Urbano Vili (Maffeo
Barberini) che tolse
il

detta a proposito di

bronzo onde erano

rivestite le travi

del portico del

Panteon per

farne cannoni (chi dice pi di ottanta, chi centodieci), e le quattro

colonne e

il

baldacchino

dell' aitar

maggiore

in

S. Pietro. Il fatto
il

narrato anche dai contemporanei. Di cannoni

Papa presente
n'

ha molto contribuito

alla

mancanza
sono

[sic),

che

prima
di

havea

lo

Stato Ecclesiastico.... Molti


stel

stati

gettati

nuovo per Ca-

S. Angelo, col valersi anco del metal antico di cui era sinil

golarmente adornato

tempio
il

di

tutti

gli

Dei, hoggid detto la


:

Rotonda. Onde nacque

motto

di

Pasquino
in

Quod non fecerunt


del

Barbari, Barbarinifecerunt . Osi,

una sua Relazione

1635

554. Quel che non fecero

Barbari,

fecero

Barberini.

[555-55"]

Giorno e notte

i6;

ma,

r ambasciatore veneto Contarmi (Le Relazioni delia Corte di Roecc., voi. I, Venezia, 1877, pag. 58). E un diarista contemil

poraneo, Giacinto Gigli, in questi termini descrive

malcontento

popolare per tale profanazione

Il

popolo andava curiosamente

a veder disfare una tanta opera, e non poteva far di


sentire dispiacere et dolersi che

meno

di

non

una

bella antichit, che sola era

rimasta intatta dalle offese dei barbari e poteva dirsi opera vera-

mente eterna, fosse ora


prof.

disfatta.

Oggi,

merc
satira,

le

ricerche del

G. Bossi,
sua

si

conosce l'autore di questa


il

che fu l'agente

mantovano Carlo Castelli. Vedi


nini,
la
vita,
le

voi. del Fraschetta, //

Ber-

sue opere, ecc., a pag. 59.

34.
Giorno e notte

I.'

alba cosi descritta da uno dei nostri maggiori poeti

ria

l'aura messaggera erasi desta

Ad

annunziar che se ne vien l'aurora:


infiora.
e.

Ella intanto s'adorna, e l'aurea testa

Di rose colte in paradiso

(TASSO, (Irrusalemme liberata,


in

II, ott.

11).

questi termini descrive una mattinata d'aprile


(e.

il

\>-

c>M nella Secchia Rapita


5.56.

I.

ott.

6):

E
E

s'udian gli usignoli al primo albore


gli asini

cantar versi d'amore.


campana Commedia:
il

Il

cader della sera, allorch suona la

dell'

pianto l>ene dipinto nella Divina

557.

Era gi l'ora che volge

disio

Ai naviganti e intenerisce il core Lo d c'han detto ai dolci amici addio;

i68

Chi l'ha detto?

[558-561]

che lo novo peregrin d'amore Punge, se ode squilla di lontano,

Che paia
Mentre qui

il

giorno pianger che


(Dante, Purgatorio,
e.

si

more.
v. 1-6).

Vili,

il

poeta non vede e non sente che

la dolce

malin-

conia delle ore crepuscolari, altrove saluta la sera


trice di

come apporta-

riposo

558.

Lo giorno
Toglieva

se n'andava, e l'aere
gli

bruno

animai che sono in terra


loro....
{inferno,
e.

Dalle fatiche
Pi
per
il

11, v.

1-3).

tristi

pensieri invece ispira

il

cader del giorno

al

Petrarca

quale
....

559.

Nel fuggir del sole

La

ruina del

mondo

manifesta.
v. 68-69).

(Trionfo del Tcmfo,


Sale la notte,
e,
:

se nel cielo stellato risplende la luna, ecco

il

bel verso oraziano

560.

Nox
non
e'

erat et ccelo fulgebat luna sereno.


(Orazio, Epodi, od.

XV,
:

v.

1).

c se

la luna,

ci

saranno per

lo

meno

le

stelle

561.

tutta splendor Notte d'amor Dagli astri d'or.

come cantano Faust e Margherita nel dilettino del Faust, di J. Barbier e M. Carr, trad. ital. di Ach. De Lauzire (a. II, se. io). Gounod scrisse in una sua lettera che, vent' anni prima,
in

un giardino a Roma,
musica:

gli

era ispirata chi sa da quale misteriosa

belt, la

Notte d'amor

tutta splendor

560. Era notte

la

luna splendeva "el cielo sereno.

[52-"

Giorno

notte

F invocazione

(nelle

medesime

scene)

Vogl'

io

Ouelle sembianze care

Ancor contemplare Al pallido chiaror Che vien dagli astri d'or.


Chi fu la bella ispiratrice
tuccio di cimitero,
vivr
?

Ora dormir

certo in qualche can-

forse

presso alle

ceneri di Shelley, e mentre


pri-

sempre

1'

armonia che part dalla sua bellezza, quante


sulla terra sotto

mavere avranno sparso fresche erbe


inconsapevole della sua gloria
logia,
!

a cui giace

(Paolo Lioy, nella

Nuova Anto-

i aprile
se

1896, pag. 4601.

Ma
562.

non

ci

sono n luna n

stelle,

diremo allora che:

Era

la

notte e

non

si

vedea lume.
e.

(Ariosto, Qr laudo furioso,


Il

XI., ott.

6).

qua] verso ricorda V ottava balzana (ovvero alla burchiellesca),


di
~.

pur citata assai

frequente, che

il

servo

Brighella recita nel-

atto III.

se.

del Poeta fanatico del

Goldoni:
lume.

Era

di

notte e

non

ci

si

vedea,
il

Perch Marrisa avea spento

Un

rospo colla spada e

la

livrea

Faceva un minuetto in mezzo al nume. L'altro giorno da me venuto Enea, E m' ha portato un orinai di piume. Cleopatra ha scorticato Marcantonio; Le femmine son peggio del demonio.

Ma

torniamo
sia

alla

notte,

sia

pure notte

oscurissinia e

luta,

purch non

per alcuno la

Notte per
du'

me

funesta!
Otello,

spavent
:

Desdemona adi'
j

melodramma

di

K.

3)

neppure

la

564.

Notte! funesta, atroce, orribil notte!


di
la

l' Oreste

Vittorio Ai.hkki
romanza
di

(a.

1,

prim
il

Se invece

luna illumina de' suoi raggi

cielo,
di

si

ricordi

il

principio della

Egidio nel

melodramma

GlO

Chi V ha detto?

[565-569]

Peruzzini,
(a.

La
6)
:

Contessa

d'Amalfi,

musica

di

Errico

Petrella

II,

se.

565.

Fra

rami fulgida

la

luna appare,
il

D'astri

gemmato

sorride

ciel.

E
tere

se la notte
il

non

tanto serena, sar invece

il

caso di ripe-

coro

566.

fosco cielo, a notte bruna,

Al

fioco raggio d'incerta luna.


(La Sonnambula, melodramma Romani, musica di Bellini, a.
di
I,

Felice
se. 6).

Parlando

di notte e di oscurit
:

il

caso di citare anche l'altro

verso dantesco

567.

Io venni in lodo d'ogni luce muto.


(Dante, Inferno,
e.

V,

v. 28).

Ma
rore
si

intanto anche la notte volge al suo termine,

un

lieve chia-

leva dall' Oriente, e


il

il

nuovo giorno

si

annunzia. D'ordi-

nario esso sempre


lo

benvenuto,

ma
l'

vi

chi pi

ardentemente
:

desidera, sia che stia ripetendo

invocazione terribile

568.

sole,

pi rapido a sorger t'appresta,


!

Ti cinga di sangue ghirlanda funesta

(Lucia di Lammermoor, melodramma di Salv. Cammarano, mus. di G. Donizetti, a. Ili, se. 2).
sia

che formulando pi dolci e miti desiderii voglia dire

569.

consolarmi

affrettati,
!

O
come
nel duetto della

giorno sospirato

Linda di Chamounix, melodramma


di

di

AI-

TANO Rossi, musica

G. Donizetti
(se. 8)

(a. I, se. 4).

Ripete queste
la

parole Linda nell'atto II

quando smarrisce

ragione.

[570-574]

Giovent, veccA

171

35.
Giovent, vecchiezza

La prima 570.

et della vita indicata dal

Petrarca

col vers)

Nel dolce tempo della prima etade.


Petrarca, Canzone in vita di M. Laura, numero I secondo il Marsand e il Mestica, v. 1).

mentre PAlighieri, alludendo


bini,

all'

informe

linguaggio

dei

bam-

disse di s

571.

Anzi che

tu lasciassi

il

pappo

e
e.

il

dindi.
v. 105).

(Daxte, Purgatorio,

XI,

Ci che rende pi cara quell' et


dei costumi,

l'

innocenza dei pensieri

innocenza che nessun onest'

uomo

oserebbe turbare,

poich

572.

Maxima

debetur puero reverenda.


(Giovf.nale, Satira XIV.
v. 47).

e anche al giovanetto uscito dalla puerizia bene

si

addice, se non

l'assoluta innocenza,

almeno

la

modestia:

573.

Decet verecundum esse adulescentem.


1

l'i

auto, Asinaria,

a.

V,

se.

I,

v. 6).

H
Cristo,

innocenza che rendeva

fanciulli cosi accatti

;i

che soleva dire:

574.

Sinite parvulos venire

ad me.
Varco, cap. \

;7-

Al fanciullo dorata

la

massima
sia

rev

573. Conviene die L'adolescente


574.
[

verecondo.

aci ate che

fanciulli

vengano a

me

Chi l'ha detto:

[575*578]

Ma
parire
:

pur troppo col mutarsi dei tempi anch' essa tende a scom-

575.
tutti

Ah!
se. 8) lo

il

n'y a plus d'enfants.


Malade imaginaire
volta, e ne
di

ripetono dopo che Argan nel

Molire

(a. II,

ha detto per

la

prima

ha creato quasi

un proverbio.
Quei bambini, che prima facevano
con
le

la delizia

delle nostre case

loro ingenue grazie, sono oggi quasi tutti diventati, incon-

sciamente o no, degli

576. Enfants terribles.


come
delle

soglionsi chiamare con frase usata per la prima volta in

una

comiche composizioni

di

Gavarni. Veramente
si

se

bambini

diventan terribili, molte volte lo


chia malizia,

deve ascrivere non a sover-

ma

alla

nessuna esperienza del


Il

mondo
istinti
i

delle sue

leggi naturali ed artificiali.

vivere sociale e la
ingeniti

sua educazione
della

non ha corretto

in essi alcuno degli

bestia

umana;
di

perci

La Fontaine,

che poco amava

ragazzi, scrisse

loro che:

577.
in

....

Cet ge est sans

piti.

una

delle sue favole pi deliziose, Les


v. 54).
i

Deux

Pigeons

(Ihr.

IX,

fable II,

In tempi eccezionali vedremo audacia


gli

fanciulli

superare

in

senno e

in

anni loro, ed allora che

578.

bimbi d'Italia Si chiaman Balilla.


di

come
che
dice

detto nc\V

Inno

Goffredo Mamki

isti.

4); e allora

essi
:

intoneranno quel popolarissimo inno

di cui la

prima strofa

575. Ahi, non

ci

sono

pivi

fanciulli!

576. Fanciulli terribili. 577. Quella et senza piet.

Giovent, vecchiezza

173

579.

Ora siam

(o

Xoi siamo)

piccoli.

Ma
La
inno di cui non
lo attribuiva a
si

cresceremo.

Difenderemo
libert.

conosce con assoluta certezza l'autore. Qualcuno


Stabello, poeta bortoliniano,
il

Pietro Roggeri da
i

principale fra

poeti

vernacoli bergamaschi e autore di


;

altri inni

popolari del tempo, stampati pure anonimi


quasi

ma

invece da ritenersi

come

sicuro

(D'Ancona

e Bacci nel

Manuale

della letter,

ital., vol.

IV.

p. II, Firenze, 1894, p. 614), ch'esso fu


il

composto
Labindo.

nel

1796 per

Battaglione della Speranza di


sotto
il

Modena da Giodi

vanni FAUTORI, pi noto


Davide Bertolotti
di

nome

arcadico

nelle Notizie

intorno alla vita ed alle opere


alle

Giovanni Fantoni preposte

Poesie del

Conte

Giozanni

Fan toni fra gli Arcadi Labindo (Milano, per Giovanni Silvestri. M.DCCC. XXIII), a pag. X scrive: Le piazze di Milano e
di
st"

Modena
ultima

lo intesero a predicare la

popolare autorit, ed

in

quelui

citt

ancor rammentasi

la

radunanza

di

ragazzi

da

fatta,

armati

di fucili di legno, eh' egli

chiam

il

Reggimento

della

Speranza, e per cui scrisse un

Inno che and a stampa, e che

cominciava " Ora siam piccoli

ma

cresceremo " ecc. ecc.

ca-

Ma

V inno non stampato nella raccolta Silvestri

e ci

si

pisce dato lo spirito antitedesco che lo ispirava


raccolte posteriori.
Si

e neppure nelle

trova,

ma

raccolto

dalla

tradizione, nella

raccolta di

Eugenia Levi, Fiore di poesie italiane antiche e mo~

facili
-e, se

per

ragazzi d'Italia (Firenze, Bemporad).

proprio del Fantoni. fu stampato in foglio volante, in

stampa del tempo.

Ma di tali edizioni non si ha notizia

e lo Sforza

non

ne registra alcuna nel suo diligentissimo Saggio d'una bibliografia


delle opere di

Ijibindo (nel
.

Giornale Storico e Letterario della


n<
1

Liguria,
articoli

a.

V1I-VIII

V.u.

Fanfulla della Domen:


l'

di

D.

Lucattelli (n.

9 del 2" febbraio 1916) dove

inno
>tto-

ricordato per incidenza affermato di autore ignoto: di


lini

A.

<

(n.

io del 5 marzo): di Gerolamo Lazzeri


dell' Ottolini
(n.

(a.
.

27 del 2 lue

glio);
1

ancora
del

(n.

29. del

16

luglio!

finalmente

Laseri

31

del

30

luglio).

174

Chi

l'

ha

detto ?

[580-582]

Ma,

tant' ,

io preferisco
gli

vedere

bambini

ai

loro giuochi,

giovanetti allo studio,

uomini

al lavoro,

poich

580.

Chaque ge a

ses plaisirs, son esprit et ses

[murs.
(BoiLEAU, Art potique,
c.

Ill, v. 3J4).

Ecco

la

giovent,

lieta,

superba e confidente:

58

Nos quoque floruimus, sed flos erat ille caducus, Flammaque de stipula nostra brevisque fuit.
(Ovidio, Tristia,
lib.

V, eleg. Vili,

v.

19-20).

Dolce
molti
la

il

ricordo delle belle illusioni degli anni giovanili

e per

non

possibile di riudire senza

una certa

lieve

commozione

romanza

582.
cantata da Carlo

Oh
V
di

de'verd'anni miei.
dramma
:

ne\V Emani,
III,

lirico di

F.

M. Piave,

musica

G. Verdi (Atto

se. 1)

Oh

de' verd' anni miei

Sogni e bugiarde larve,

Se troppo
S' ora

vi

credei

L'incanto ora disparve.

chiamato sono
soglio,

Al pi sublime

Della virt com' aquila


Sui vanni m' alzer.

E
Questi sono tra
tista
i

vincitor de' secoli


Il

nome mio

far.
cattivi, del
;

pochi versi non tanto


(di

noto

libret-

Francesco Maria Piave

Murano, i8l0-i8;6)

il

quale,

mein

diocre poeta di per s, era poi veramente

uno strumento cieco


di

mano

del Verdi,

che

si

valeva di

lui

a preferenza

ogni altro

librettista,

trovandolo docile e pieghevole anche col sacrificio del

580. Ogni et ha
581.

suoi piaceri, il suo spirito e suoi costumi. Noi pure fiorimmo un giorno, ma quel fiore presto appass. e la nostra fu fiamma di stoppa, fllOCO passeggero.
i

[583]

Giovent, vecchiezza

gusto letterario, del senso comune, della sintassi.

Il

Piave, conscio

della sua inferiorit, f' continuo sacrificio del suo

amor proprio,
le fan-

tagliando,
tasie di

aggiungendo, accorciando, allungando, secondo

Verdi.

El maestro
non
la

voi cussi, e

basta:

quando
lui

il

Piave

aveva detto queste parole, non occorrevano per


ficazioni,
.

altre giusti-

tanto egli

pretendeva a poeta:
bonariet.
i

La me diga
Il

r/oltre
il

soleva avvertire con burbera

Piave,

questo libretto dell'Emani, scrisse pel Verdi,

Due
gli

Foscari,

Macbeth,
viata,
libretti
il

il

Corsaro, che divenne poi Aroldo,


la

il

Rigoletto, la Traultimi due


Il

Simon Boccanegra,
fu

Forza del destino,

rifatti

rispettivamente da Boito e

Ghislanzoni.

libretto

del

Macbeth

uno

dei pi ferocemente tartassati dai critici d'ogni


i

tempo. Molti ne parodiavano


questo proposito un
del Macbeth,

versi.

Mario Pascolato narr a

gustoso

aneddoto.

una rappresentazione
Paolo Ferrari e
dei suoi versi.

erano in un palchetto col

Piave,
critiche

Leone

Fortis, che lo

tormentavano

colle

Nella scena delle apparizioni dei Re, Macbeth a un certo punto

deve dire:

Un
e giunti
al

terzo?...

un quarto'... un quinto
il

? ...
lo

a quel verso,

Fortis e

il

Ferrari,

che

aspettavano
vicenda -

varco,

impresero a continuare - improvvisando a

quella aritmetica versificata:


Il

Un

sesto?...
il

ed ecco
nono,
il

il

settimo!

'

ottavo,

decimo !

poeta taceva e friggeva.


'

quelli

// undecimo, Oh, cielo!


Finalmente
Verdi
per
la
!

il

duodecimo

il

tredicesimo!...

il

buon Piave, scoppiando:

Fase, cani, che


il

X''

E quella
su<>
i

fu tutta la sua difesa: invocare

rispetta

musica del

A
tanto

tutti
:

^io\ani che leggeranno questo libro auguro

non per

Pensier canuti in giovenil etate.


(Petraki
c a.

Trionfo della pudici

che per che

newano

li

loro possa dirsi

quel che di troppi

ai

dice,

Chi V ha detto?

[584-5X8]

584.

La plupart

des

hommes
(\..k

emploient

la

premire
cap. 11:

partie de leur vie rendre l'autre misrable.


Bruyre, Caractres,
102).
vol.
I,

De V homme,

Cos sta nelle otto edizioni avanti quella del 1696:

le

altre di-

cono invece la meilleure partie.

E
la

a sorreggerli fra

le

asperit e le dubbiezze della vita, potr,

per coloro che hanno la ventura di credere, concorrere la Fede,


quale

585.

Tempra
Il

de' baldi giovani

confidente ingegno.
(Manzoni,

La

Pentecoste, inno,

v.

137-138).

Ma
586.

questa prima met della vita presto vola

eccoci

Nel mezzo del cammin

di nostra vita.
e.
I,

(Dante, Inferno,
verso che Dante stesso cos

v.

n.

commenta:

La

nostra vita procede


Il

ad immagine d' arco, montando e discendendo.


di

primo

sommo

questo arco

nelli

perfettamente maturati nel 35


gli

anno {Con-

vito,

IV, 23). Volano

anni,

587.

Eheu

fugaces, Postume,

Postume
od.
14,

Labuntur anni.
(Orazio, Odi,
lib. II,

v.

1-2).

ecco

la

dolorosa e stanca vecchiaia, e

5S8.

Gi dello spirto

il memore Moto veloce langue,

lento scorre e gelido


il

In ogni vena

sangue.

584.

La maggior

parte degli uomini impiegano la prima met


1'

<l'lla

loro vita a render

altra miserabile
veloci
gli

5X7. Ohim,

Postano, Postumo, fuggono

anni!

[589-593]

Giovent,

vecchiezza

Questi versi sono nell'ode


cui
si

La

vecchiezza di G. B.

NfCGOUKl,

di

suole ricordare anche l'ultima strofa:

mentre manda un gemito.

Che

dell' error

s'avvede,
gelida

S' apre la

tomba

Sotto lo stanco piede.

Ecco P uomo

589.

Giunto

sul passo

estremo

Della pi estrema et.


come canta Faust
nell'

epilogo del Mefistofele, parole e musica di

Arrigo Borro;
fernale,

eccolo vacillante e canuto

come

il

Caronte

in-

che

Dante

chiam:

590.

Vn

vecchio bianco per antico pelo.


[Inferno,
e.

Ili, v. 8).

eccolo,

magro compenso

a tante altre privazioni!, circondato

da
:

quel rispetto che e fu sempre melanconico privilegio della tarda et

591.

Magna
egli

fuit

quondam
il

capitis reverentia cani.


(Ovidio, fasti,
lib.

V,

v.

purch

sappia rispettare poich

suo crine canuto, se vuole che

lo

rispettino gli altri,

Peu de gens savent


(I. a

tre vieux.
S

Rochefoucauld, Maximes.

CCCCXXIIli.
:

<

soprattutto tenersi lontano da debolezze che sono di altre et

Turpe senex
II

miles, turpe senilis amor.


(Ovidio, Amore*,
lib.
I,

eleg, IX, 1.
le

4).

mila

si

ha da intendere
l'argomento
di

di

chi

milita

sotto

insegne di

Amor',

infatti

questa elegia una poetica eomdi

one dell'arte guerresca all'arte

amare.

inde era
')2.
>\.

la

riverenza per
.

il

capo canuto.
le in-

Poche persone sanno esser vecchiTurpe il vecchio che vuol ancora militare sotto di Cupido, talpe cosa l'amore nei vecchi.

178

Chi

V lia

ditto?

[594*597]

Non

tutti

facilmente
si

si

acconciano a rinunciare a piaceri e ad


altre et.
gli

abitudini che meglio

addicono ad
si

La

vecchia serva nel


la

capolavoro di Rossini
pi,

duole che

amanti non

corteggino

e canta

594.

Oh

vecchiaia maledetta!
tutti disprezzata....

Son da

vecchietta disperata
cos crepar.

Mi convien
[Il

Barbiere di Siviglia, parole di Cesare Sterbini, musica di Rossini, a. II, se. 5).

Perci non

mancano

furbi di tre cotte che

sanno trarre partito

da queste

senili

debolezze, quindi la esclamazione del Giusti:

595.

Oh

le vecchie, le vecchie, le

amico mio,
io.
18).

Portano chi

porta

e lo so

(Gingillino, p. Ili, str.

Intanto
e
si

il

tempo, che galantuomo per


il

tutti,

corre senza tregua,


sacrifici,

appressa

giorno in

cui virt

e vizi,

debolezze e

avranno un termine. Vero che nessuno


di

in generale si

preoccupa

questo doloroso scioglimento:

596.

Nemo

est

tam senex qui

se

annum non
De

putet

pOSSe Vivere.
nulladimeno
povero, per

(Cicerone,

Senectvte, lib. VII).

la fine viene, e viene


il

per

tutti,

pel ricco

come per

il

vecchio

come per
il

il

giovane.

Ma

se per quest' ultimo


;

inattesa e crudele, per

vecchio in molti casi una liberazione


i

che benissimo scriveva fra


fu

suoi Pensieri quell' acuto intelletto che

Giacomo Leopardi:

597.

La morte non
da
i

male; perch libera

l'uomo

tutti

mali, e insieme coi beni gli toglie

desiderii.

La vecchiezza

male sommo:

;<)<>.

Nessuno

e tanto

vecchio che non creda di potei vivere an-

cora un anno.

[598-600]

Giustizili,

liti

17Q

perch priva Y
sciandogliene
i

uomo

di tutti
;

piaceri, la-

gli appetiti

e porta seco tutti

dolori.

36.

Giustizia, liti

Principio fondamentale ed eterno della giustizia

1'

598.
di

Unicuique suum.
due
passi,

cui la fonte va cercata specialmente in


III, 15
:

uno

di

CicediI
:

rone, De natura deorum,


stribuii
;

Tustitia

suum cuique
lib. I, tit. I,

I'

altro delle Istituzioni di

Giustiniano,

Justitia est constans et perpetua voluntas ius

suum cuique
:

tri-

buendi. Si pu anche dire con

li

evangelisti

599. Reddite {ergo) quae sunt Cesaris, Csesari, et

quae sunt Dei, Deo.


{Rvang. di S. Matteo, cap. XXII. v. 21. - S. Marco, cap. XII. v. 17. - S. Luca,
cap.

XX,
:

v. 29).

pure

della Bibbia

la

sentenza

600. Justus ut

palma
amore

florebit.
in

.w,

xci,

%*.

che disgraziatamente vera solo


poich troppe volte
1'

un senso.... molto metaforico.


l'

della giustizia, per

ingiustizia degli

omini, porta

disgrazia a chi lo professa. I." seppe


il

GUGORIO

VII

ce,

morto a Salerno
furono:

10S;.

1.

cui

ultime parole, a tono

tgione,

ciascuno

il

suo.

Rendete ulunqii' a Dio quel che


600. Fiorir
i)

qad che
i
li

'H

rendete

Dio.
la

insto comi-

palina.

i8o

Chi l'ha detto?

[601-604]

601. Dilexi justitiam, et odivi iniquitatem, prop-

terea morior in exilio.


Vedi,
di
tra le altre
fonti, le

Vite dei pontefici in seguito a quelle

dal card. Nicol d'Aragona Rerum Italicarum Scriptores del Muratori, tom. Ili, p. 348, cap. CX, ove si aggiunge: Quod contra quidam Venerabilis Episcopio respondisse narratur Non potes, Domine, mori in exilio,

Anastasio Bibliotecario,

scritte

nei

qui in vice Christi

et

Apostolorum ejus divinitus accepisti gentes


il

haereditatem, et possessionem terminos terrae. Si veda pure

Chronicon
vol.

di

Ottone
247.

di

Frisinga

nei

Monum. Germ,
l'

hist.,

XX,

p.

Altra sentenza biblica questa che loda


e della misericordia nel principe perfetto
:

unione della giustizia

602. Misericordia et Veritas obvia verunt sibi: justitia et

pax

osculatae sunt.
(Salmo L.XXXIV, vers.
11).

all'

incontro di

Cicerone

la

seguente definizione filosofica della

giustizia:

603. Justitia.... erga

Deos

religio,

erga parentes

pietas, reditis in rebus fides....


(Cicerone.

nominatur.
22).

De

/artitione oratoria, S

pure in

Cicerone

quest' altro, detto a temperare la soverchia


:

rigidit degli

intransigenti

604.

Summum

jus,

summa

iniuria.
(De ofcs,
lib.
I,

cap.

!<)

601. 602.

Amai la giustzia La misericordia e


date
il

e odiai l'iniquit,
la verit si

perci mudici

in esilio.
si

sono incontrate insieme:

son

bacio la giustizia e la pace.


i

603. La giustizia, se rispetto a Dio dicesi religione, se veno


parenti piet, se nelle cose affidate dicesi
fede.

O04.

Il

diritto

estuino diventa talora anche un estremo torio.

[bo^-007]

>

tizia,

liti

ma

egli

del resto

non cre questo aforismo

legale,
(a.

che gi
se. 5.

si

tro-

\a\a nel Heautontimoroumenos di

Terenzio

IV.

Jus
Il

summum

saepe

summa

est malitia.
dell' Heautontimo-

concetto medesimo espresso in un frammento


di

roumenos

Menandro. da

cui Terenzio trasse la sua


:

commedia.

so trova riscontro nel biblico

605. Noli esse Justus

multum.
(Ecclesiaste, lib. VII. cap.
17).

Di
pieno

siffatti
il

apoftegmi od

aforismi
\

giuridici

(parce nine juris)

Foro, e molti hanno anche

arcato le

mura
i

della curia per


:

diventare popolari e di

comune

uso. Tali sono

seguenti

606.

Audiatur

et altera pars.
gli

frase di

uso comune presso


:

antichi,

usata anche nella elosi

quenza forense ad Atene


in

non

in questa fonila precisa


\.

trova pure

SENECA, Medea,
Qui

a. II.

se. 2,

199-200:

statuit aliquid parte inaudita altera.


licet

Aequum

statuerit.

haud aequus

fuit.

nella Galleria degli Ufizi

una tavola d'un ignoto quatti odi pregio

Dentista:

una Madonna col Bambino, pittura

mediocre,

opera incerta di alcun povero scolaro di Giotto


Vergine, che fu certamente affissa
lazzo di giustizia,
in

Sotto

qualche

pretorio

d'un paal

una mano indica

allo spettatore

ed

giudice

l'iscrizione in grandi lettere gotiche:

Odi V altra parte

(E.

M.

gu, ne:

Za
II,

Vita Italiana durante la

Rivoluzione fran-

VImpero,

Milano 1897, a pag. 306).

6071 Impossibilium nulla obligatio est.


-

jun., I.e\

/*5 Digest.,

lib.

50,

tit.

17, che
si

in

altra forma, di origine incerta ina certo della bassa latinit,


aneli.:

cita

Ultra posse nemo obligatur ; oppure.

Ad

impossibilia

nemo

Unetur.

605. 606.

Non
Si

voler essere troppo giusto.


1'

senta anche

altra pai
le

obbligo per

cose impossibili.

Chi l'ha detto?

[008-611]

608. Error

communis
il

facit jus.
il

Non v'ha
jits,

giurista

quale non adoperi


si

ditterio Error,

communis

facit

ma

pochi

diedero la briga di appurare che sia scritto


al

nella legge
riati,

3* del Digesto

titolo

De

suppellectle legata (Giu-

Arte forense), ed

un

testo di

Paolo;

609. Fiat justitia et pereat

mundus.

era motto abituale, secondo che assicurano molte raccolte di detti


sentenziosi,

dell'Imperatore

Ferdinando
:

I che fu gi re

d'Un-

gheria e sed sul trono imperiale dal 1556 al 1564:

ma Giorgio

Hegel
La

la corresse in

questa forma

Fiat justitia

ne pereat mundus.

frase primitiva

pu

considerarsi

come

il

prototipo di quell' altra,

rimasta celebre

ma

citata

poco esattamente:

610. Prissent les colonies plutt qu'un principe.


che
si

attribuisce a Robespierre,

ma non

sua: fu invece detta da

Pierre-Samuel Dupont de Nemours all'Assemblea Nazionale


nella seduta del

15 maggio 1791. Era stato detto che


ai

provve-

dimenti favorevoli
cesi, e

negri irriterebbero

coloni delle colonie franSi cette scission,

avrebbero prodotto una fatale scissione.


devait avoir lieu,
s'il

disse l'oratore,
la justice, il

fallait

sacrifier

l'intrt

ou

di

vaudrait mieux sacrifier

les colonies
gli

qu'un principe.
antichi uomini

Proprio

il

contrario di quel che pensavano


:

stato italiani

611. Meglio citt guasta che perduta.


Il

Machiavelli
Tipografia
de' Medici
la

nelle

sue Istorie fiorentine,

lib.

vii

(Fi-

renze,
di

Cenniniana,
il

1873, voi.
:

I,

pag. 330)

parlando
cit-

Cosimo

vecchio, scrive

Dicendogli alcuni
si

tadini, e

dopo

sua tornata dall'esilio, che

guastava
tanti

la

citt,

facevasi contra a

Dio a cacciare da quella


citt

uomini dab<

bene, rispose:

Com'egli era meglio

guasta che perduta:

608. L' errore comune fa legge.

609. Sia fatta 610. Periscano

giustizia,
le

perisca

il

mondo.

colonie piuttosto che un principio.

-il 3]

Giustizia,

liti

1S3

come due canne di panno rosato facevano un uomo da bene ;


che gli stati non si tenevano con i paternostri in
voci dettono materia
ai

nemici
la

amasse pi

medesimo che

mano : le quali di calunniarlo, come uomo che patria e pi questo mondo che

quell' altro .

Cosimo

era tornato in Firenze dall' esilio con grandi

onori

il

i ottobre

1434.
il

di

Virgilio

verso notissimo:

612. Discite iustitiam moniti, et

non temnere divos.


{Eneide,
lib.

VI.

v. 630).

La

giustizia divina,

assoluta, ha veramente

poco che

fare

con

la

giustizia

umana. Vi sono
:

alcuni che serbano anche in questa


1'

una

fiducia illimitata

e ripeterebbero all' occasione


il

audace risposta

del

mugnaio

di

Sans-Souci a Federigo

Grande:

613. Oui,
di cui

si

nous n'avions pas de juges Berlin.


fece

Francois Andrieux

un verso nel suo poemetto Le


pubblica
dell' Istituto

meunier de Sans-Souci,
zionale
il

letto in seduta

Na-

15 germinale dell'anno
forse

V,

dove dette veste poetica

a una nota tradizione, che


rico,

avr qualche fondamento stostoria

ma
I,

che offre troppe analogie con una


nel

narrata

da

Lehmann
to.

Florilegium politicum auctum (Frankfurt.


e anche

1662,

pag. 332)
nfeld
nella
to.

con una novella persiana pubbl. da

Zeitschr.

der deutschen morgenlnd.


essere accettata senza
i

Gesell-

schaft,

864,

XVIII, pag. 406, per

ria

esterna di questa leggenda molto minutamente raccon-

tata dall' Hertslet in

Treppenwitz der Weltgeschichte, IV. Aufl.,


sia la cosa,

pag. 297-300.
derico
si

Comunque
i

sembra che realnien


il

conducesse con molta lealt non solo verso


piccoli proprietari che

mugnaio

rso tutti
Il

circondavano

il

suo parco.

conte Hoditz, a cui egli un giorno narrava la sua condotta


di

uno

costoro, rispondeva con molto garbo:


fait

Ah

Sire, je

vois

bien qu'il

bon

tre votre voisin en petit se repose,


to.
I,

(Dutens,
;

Mmoires

d'un vnyagnir qui

pag.

Imparate a coltivai

la

giustizia

ed a temere
Berlino.

gli

di.

ino dei giudici a

184

Chi l'ha

detto ?

[61 4-61 5]

Anukjeux doveva
perch ne fece
versi)
:

conoscere questa risposta, o almeno la

intu,

la

morale del suo racconto (poemetto

citato, ultimi

614.

....

On
Il

respecte

Ce sont l jeux de prince: un moulin, on vole une province!


di

primo emistichio era gi noto, perch faceva parte


Ce sont jeux de prince;
ils

un antico

proverbio francese:

ne plaisent qu'

ceux qui

les

font. D'Olivetin principio della sua Histoire de


di

V Acadi

dmie franaise, narrando


zia fece a quell'istituto,

una

visita

che Cristina Regina

Sve-

aggiunge:

Une

chose assez plaisante et

dont
taire

la

reine se mit rire toute la premire, ce fut que le secrlui

voulant

montrer un essai du Dictionnaire qui occupoit ds


il

lors la

Compagnie,

ouvrit par hazard son portefeuille au

mot _/<?,

se

trouva cette phrase: Jetix de prince qui ne plaisent qu'


les

ceux qui

font,

pour

signifier

des jeux qui vont fcher ou

blesser quelqu'un.

Alla indipendenza ed imparzialit dei magistrati allude anche


solenne risposta
:

Ut

615.
che
la

La Cour rend des arrts et non pas des services.


fama attribuisce a Ant.-Jeax-Mathieu Sguier, primo
il

presidente della Corte di Parigi sotto


razione,
il

primo Impero

e la

Restau-

quale

1'

avrebbe detta nel 1827 a proposito delle pressioni


di

che un certo processo


casione
il

stampa o

di

tendenze politiche dava oc-

al

governo

di

Carlo

di tentare sulla magistratura.

Ma

Ro/.an {Petites ignorances historiques et littraires, p. 500) diil

mostra maliziosamente che


indipendenza verso
il

Sguier non era


il

uomo da

osare tanta

potere; e d' altra parte


Il

Seguici stesso avrebbe

smentito l'aneddoto.
il

Courrier de Vaugelas interrog una volta


gli

nipote del Sguier; e questi


gli

rispose (6 ottobre 1886) che suo

padre

aveva molte volte parlato di questa frase del nonno, agegli


lui
I'

giungendo eh'
steva presso di

avrebbe detta a un sollecitatore

il

quale

insi-

per avere la Corte favorevole in una causa

civile,

614. Sono scherzi da principi:


provincia

si

rispetta

un mulino,
servigi.

ruba una

615.

T.a

Corte

fa delle

sentenze,

non

dei

Giustizia,

liti

1S5

Ai giorni nostri

la ripet in

Italia

il

compianto Lorenzo

Eula

che nel 1893 fu ministro di grazia e giustizia per 44 giorni.

Ma
zialit

non mancano deplorevoli esempi


dei giudici terreni.

della fallacia e della par-

La

Bibbia

ci

ha serbato V

616.

Expedit

(vobis) ut

unus moriatur homo pro


S.

pupillo.

{Vang, di

Giovanni, cap. XI, vers.


il

50).

e miti-

in

tempi pi prossimi

nato

617.

Recordve

del povero Fornr.


il

Vive anch' oggi nella memoria, non del solo popolo veneziano,
lacrimevole caso di Pietro Faciol
(altri lo

chiamano Pietro

giovane fornaio, detto perci

il

Formrctto, che in una mattina


s'imbatt in un

del 1507, avviandosi a bottega,

uomo

assassinato

per la via.
in

Il

giovane
di

si

chin sul cadavere e scorto accanto ad


finissima,
sbirri,

pugnale

lama
gli

lo raccolse e se lo prese. In-

tanto sopraggiunsero

che avendolo veduto chinato sul


(al-

morto, lo fermarono, e trovatagli addosso l'arma insanguinata


tri

dicono invece

ih solo

fodero del pugnale)

lo

condussero

alla

giustizia.

Dove,

sia

che quel complesso

di fatali indizi potesse

pi

delle sue proteste d' innocenza sugli animi dei


sia

Quaranta
gli

al

Crimi-

che effettivamente

la tortura,

come

si

narra,

strappasse

la

confessione della colpa non commessa, fu condannato ad essere


Il

appiccato.
ii

Faciol.

sempre chiamandosi innocente,

sal

con

fer-

patbolo alzato fra le due colonne della Piazzetta di San

Marco
di

nel pomeriggio del 22

marzo 150;.

e dicesi

che

innanzi

morire (come gi fu narrato del


i

Molay

e di altri condannati in-

giustamente) minacciassiparole:

suoi giudici del castigo divino


i

con queste

No

passer un ano che de


nissun.

Quaranta che m'ha condan

no ghe sar

pivi

Non

trascorsero in vero molti giorni che


il

per un impreveduto accidente venne a scoprirsi


Allora,

vero omicida.
il

come suona
.1

la.

popolare tradizione, sarebbesi introdotto


il

ne,

longo serbatosi, se essa narra

vero, di

raccomandare

innanzi alla sottoscrizione delle sentenze capitali la coscienziosit e


la

prudenza

ai

giudici colle parole: RecorJii',- del

povero 1 popolo
tutto.

\oi che

un

nomo muoia

per

il

Ricordatevi del povero fornaio.

86

Chi l'ha detto?

[618-619]

Allora, pure in espiazione del fallo commesso, ed in suffragio della


vittima innocente, sarebbesi incominciato ad

illuminare

con
il

due
tocco

lampade durante
dell' Avemaria,

tutta la notte,

con due torce durante

chiesa di S.
della
a' suoi

l' immagine della Madonna, che dall' alto della Marco domina la Piazzetta. Ma lo Stringa, continuatore

Venetia citt

nobilissima ecc.

del

Sansovino,

ricorda

che

tempi accendevasi una lampada soltanto, e attribuisce

l'ori-

gine del pio costume al lascito di un capitano mercantile dalmata,


il

quale venendo da Chioggia a Venezia, e sorpreso dalla notte e

dalla nebbia, dov la sua salvezza al chiarore di

un lumicino

ac-

ceso dinanzi a quella immagine.

Una

tradizione

simile diffusa

anche

in altre parti

d' Italia e

si

applica con lievi varianti ad altre


di

pie consuetudini.

Del resto l'obbligo

accendere

tali

lampade

compreso tuttora nella massa

dei fondi della

Zecca assegnati

alla

odierna fabbriceria di S. Marco.

La
dalle

pietosa fine del Fornaretto vivissima,

come

si

detto, nella

tradizione popolare,

ma non

autenticata dai registri Criminali, n

Raspe

(registri delle deliberazioni della

Quaranta), n

si

trova

ricordata nei minuziosi


i

Diari

del Sanuto.

Per

segnata in tutti
privatedi

cos

detti

Registri dei Giustiziati, compilazioni


si

et

diverse,

che

trovano manoscritte nella Biblioteca Marciana ed


il

altrove. Forse

fatto segu in altro

anno

di quello

comunemente
Alcune

assegnato, e del quale


delle

mancano

registri ufficiali (Tassini,

pi clamorose condanne

capitali eseguite in Venezia sotto la

Repubblica, 2 n ediz., Venezia, 1892, p. 100-102). Esso ha fornito

l'argomento a un
Altre
seguenti
:

dramma

di

Francesco Dall' Ongaro.


di

frasi

alludono a storte opinioni

giudici,

quali

le

due

618.

Judex damnatur ubi nocens


il'i

absolvitur.
11.

ni.ii.if>

Siro, Mimi,
:

257, ed. YA'lffliii

et

Ribbeck
si

n. J. 28, ed.

Meyer).

619.

Purch

'1

reo

non

salvi,

il

giusto pera

l'innocente.
(Tasso, Gerusalemme liberata,
e.

II,

ott.

\2).

618.

J.'

assoluzione del colpevole

la

condanna

del giudice.

G in tizi a,

liti

187

cui

ravvicineremo
:

1'

altro

verso dello stesso poeta, con significato

antitetico

620.

Purch

costei

si

salvi,

il

mondo
liberata,
e.

pera.
XX,
ott. 69).

(Gerusalemme

Come

per alcuni pure ingiusta,


di

ma

per

altri

solo imprudente, la

massima

qualche personaggio politico contemporaneo:

621.

Reprimere

non prevenire.
liberale

La

teoria che

un governo
i

manchi

di

mezzi legali di pre-

venzione contro

reati, attribuita all 'on.

Giuseppe Zanardelli,
in

che l'avrebbe bandita specialmente nel discorso-programma tenuto

ad Iseo
stuale

il

3
vi

novembre 1878.
si

Ma
in

veramente
molti punti
pi

questa forma

te-

non

trova,

bench

vi si

accenni abba-

stanza esplicitamente, e in due

anche

chiaramente, laddove
l'Italia

l'oratore parlava dei circoli Barsanti e dei meetings per


irredenta, che tollerati dal Ministero di allora gli
ciato
il

avevano procac-

biasimo

di

debolezza. Per questi accenni tengono caratIl

tere piuttosto
e

polemico che apodittico.


>;li

principio del reprimere

non prevenire ispirava veramente

atti di tutto

quel ministero,

sinceramente democratico, tanto che l'on. Cairoli, che era presidente del Consiglio, nel discorso-programma
di

Pavia del

15 oti

tobre dell'anno medesimo, aveva francamente cos dichiarato

suoi

intendimenti: L'autorit governativa invigili perch l'ordine pubblico

non

sia

turbato

sia inesorabile nel reprimere,

non

arbitraria

nel prevenire.

Ma

gli

avversari

dell'

on. Zanardelli

ne

fecero

carico Specialmente a
^i
Beri

lui,

che a sua discolpa diceva nel

dis
i

citato:
le

Dopo

aver cercato di dipingere sotto

pi
che-

colori

condizioni

della

pubblica sicurezza,

affermano
le

quello stato deplorevole dipende dalle mie teorie liberali,


f.inno
si

quali

che

rappresentanti
11

dd gOTemo, gH
il

agenti della pubblica

quasi pi

materia di reati di frenare e repri-

perch ci contradirebbe le mie teorie liberali. Del resto

ucissitudini della politica

hanno mandato
alla

in

dimenticanza che
dei

tale

teoria fu gi sostenuta innanzi

Camera
862
al

deputati da

NO

Hu

asoli

il

cpjale negli

ultimi giorni del suo


1

min

rispondendo nella seduta del

2 5 febbraio

deputato Boggio

SS

Chi l'ha detto?

[b2 2-<)2 4]

che aveva presentato una mozione sui Comitati di provvedimento,

esprimeva

il

concetto che prima condizione di un governo libero

nei casi di disordine la repressione,

non

la

prevenzione {Atti

del Pari, /tal., sessione 1861, Discussioni della


putati,

Camera dei
il

de-

pag. 1380); e ancora prima da L. C. Farini,

quale

nella seduta del 19 febbr. 1857 (Discuss, della

Cam. dei

deputati,

ad annum, pag. 648) cos disse:


formare tutte
preventivo,
zione;
le

Il

principio di libert deve inricorrere al sistema


la

nostre leggi

voi

non dovete

ma

dovete lasciare

alla libert

tutta

sua applica-

potete far leggi per reprimere, non mai per prevenire.


le cattive

Per

cause

si

citer

ben a proposito

il

verso di

Ovidio

622.

Caussa patrocinio non bona peior


(Tristia, lib.
I.

erit.
1,

el.

v. 26).

come
si

in generale

parlando della risoluzione o


i

meno

delle

cause,
:

potr, secondo

casi,

usare una delle due frasi seguenti

623.

Adhuc sub

judice

lis

est.
v.
7 S ).

(Orazio, Ars poetica,

624.

Roma
di S.

locuta

{est),

causa

finita {est).

che secondo

moni

il Bchmann avrebbe origine da un passo dei SerAgostino (Serm. 131, io): Jam enim de hac

causa [Pelagiana], duo concilia missa sunt ad sedem apostolicam.

Inde etiam rescripta venerunt: eausa finita est; utinam aliquando


finiatur error
;

ma

egli

non

sa dirci chi avrebbe aggiunto

il

primo

membro
role di

della frase,

che solo implicitamente


il

contenuto nelle pa-

S. Agostino. Osserva

Besso nella interessante e erudita


e nei

sua opera
cdi/...

Roma

e il

Papa nei proverbi

modi di dire (nuova

Roma

1904, a pag. 35) che: questo detto molto comune


applicazioni;
nel

nella curia

romana per due

campo

ecclesiastico.

perch quando una questione definita dal Papa, non pi questione


;

nel

campo
in

forense, (piando dai paesi cattolici

si

sottopoquasi a

Devano questioni

supremo appello

alla

Rota Romana,

622.
(>2}.

La causa
La
lite

cattiva diventa peggiore col


al

volerla difendere.

ancora innanzi
lia

giudici-.

finita.

024.

Roma

parlalo,

la

causa

[625-626]

Governo, leggi, politica

189

supremo giudice intemazionale, nessun rimedio


sibile

legale era pi pos-

dopo

il

pronunciato della Rota

Del resto noteremo per ultimo e come a conclusione

di

quanto

dicemmo, che

625.

Les querelles ne dureraient pas longtemps, si le tort n'tait que d'un ct.
(L KociiKFortAULU, Maximes,
S

CCCCXCVI).

37.
Governo, leggi, politica

626. Videbis,

fili

mi,

quam parva

sapientia regi tur

mundus.
comune
opinione che cosi apostrofasse
figlio
il

cancellire svedese

Axei. di OxiNsriERNA suo

Giovanni riluttante ad accettare,

per timore della propria insufficienza, l'ufficio di primo plenipotenziario svedese al congresso di
la

Mnster. Secondo
nescis,

il

Bchmann

vera lezione sarebbe invece:

An

mi
;

fili,

quantilla prtt-

dentia

mundus regatur
portoghese
il

(o

regatur orbis)

e le

avrebbe dette a
polit,

un

frate

papa (in.in III (Collecao

d. apo-

phth. memora:., p. D. Pedro Jos. Suppico de Moraes, Lia


1733,
to.

II,

pag. 44).
altre diverse attribuzioni,

Ma
nelle

non mancano

che potevansi vedere


notevole
la

prime edizioni del Bchmann stesso:

fra le quali

quella riferita dagli


paternit a

Apophtegmata

di

Zinkgref, che ne darebt>e

Von

<

>kSEf.AKK,

maestro della Corte del margravio

di

Baden. Siccome

la

prima ediz. dell'opera del Zinkgref del

!<>::<..

>2^.

Le dispute non dorerebbero tanto tempo se

il

torto to-

nna parte
>2>.

Vedrai,
il

tglio

mio. con quanta poca sapienza m

|><>^

mondo.

iQo

Chi l'ha

detto I

[627-629]

cio anteriore di 22 anni alla pace di Mnster, se la citazione fosse


esatta, la questione verrebbe senz'altro decisa in favore dell'Orselaer.

Pi gravi massime di governo sarebbero

la

ciceroniana

627. (Ollis) Salus populi


i

suprema lex
De

esto.
3).

(Cicerone,

legibus, lib. Ill, cap.

due

versi

virgiliani

628.

Tu

regere imperio populos, romane, memento,

Parcere subjectis et debellare superbos.


(Virgilio, Eneide,
lib.

VI,

v.

852 e 854).

e la pi recente frase assunta quasi a


forte e libera Inghilterra
:

sistema di

governo della

629.

Imperium

et libertas.

Lord Beaconsfield, nel discorso tenuto al pranzo del Lord Mayor il io novembre 1879, disse: One of the greatest of Romans, when asked what were his politics, replied " Imperium
et libertas,

" That would not make a bad programm


is

for a British

Ministry. It
shrink.

one from which


il

her

Majesty's advisers
in

do not

D'

allora
il

motto

fu

quasi proverbiale

Inghilterra.

Ma

chi era

grande romano ricordato da Disraeli?

Cicerone

nelle Filippiche

(IV, 4) dice: Decrevit senatus D. Brutum opmereri,

time de

republica
libcrtatem

cum

senatus

auctoritatem, populique

Romani

imperiumque

defenderit.

Ma

il

signor

Rolibro

berto Pierpoint, nelle Notes


osserva che forse in
inglese dello

&
e'

Queries,
era

5 dec. 1896, pag. 453,

Disraeli

una reminiscenza

del

Churchill,
:

pag. 349 dice


bertas,

Divi Britannici (London, 1675), che a li Here the two great interests imperium

&

res olim

insociabiles

(saith
la

Tacitus), began

to

incounter

each other , e cita in margine

Vita di Agricola di
:

Tacito:

dove per (cap.


ciabiles....

3)

il

testo alquanto diverso

res olim disso-

principatu?n ac liberta tcm.

627.

La

salute del popolo sia la

suprema

delle

leggi

(per essi).
le

628. Ricordati, o
genti

Romano, che
chi
si

dovrai reggere col tuo imperio


sottomette, e debellare
libert.
i

perdonare a
(o

superbi.

629. Imperio

anche Ordine)

[630-633]

Governo, leggi, politica

191

Il
l

buon governo riposa essenzialmente


>

sulle

buone

leggi.

La

e gg e

P er quanto

sia

ottima,

non pu soddisfare ognuno, che


est.
cap.
3).

630. Nulla lex satis


(Si.

commoda omnibus
in

P.

Catone,

Tito Livio,

lib.

XXXIV,

-a non deve mai


il

soffocare la vitalit e la iniziativa del paese,

quale potrebbe in caso diverso esclamare:

631.
come
del 23

La

legalit^nous tue.
da Viennet
alla

fu detto

Camera

francese

nella seduta

marzo 1833, parlando


:

sui fondi segreti.


:

Ma
il

il

Viennet disse

veramente
quetti,

La
i

lgalit actuelle nous tue

les

/actions s'en mosignificato delle


il

per

suoi avversari politici

svisarono

parole da lui dette e lo accusarono di avere eccitato

governo ad

uscire dalla legge. Il Viennet protest dalla tribuna contro questa

interpretazione nella seduta del 28.


Il

moltiplicarsi delle leggi sintomo della decadenza dei costumi,


la

quando

cresciuta malizia dei cattivi cittadini richiede molteplici


:

provvedimenti

632. Corruptissima republica plurimae leges.


(Tai no. Annali,
liti.

III. ca;

La buona
la

legge deve anche essere chiara e breve, perch tutti


la

intendano e

ricordino

633.

Legem brevem

esse oportet,

quo

facilius

ab

imperitis teneatur.
(I..

Ann. Seneca, Epist.

''4.

Ma

guai poi se

le leggi,

buone o

cattive che siano, restano lettera

giustificando l'apostrofe dell' Alighieri:

630. Nessuna legge comoda ugualmente per tutti. 631. La legalit ci uccide. 632. Molte sono le le^gi in unii stato corrottissimo.
633. Occorre che
pratici
la

la

legge sia breve,

perch pi facilmente

mal

ricordino.

i')2

Chi l'ha Jcitoi

[634-636]

634.

Le leggi

son,

ma
si

chi

pon mano ad esse?


(Dante.
Piirg.,
e.

XVI,

v. 97).

(a

proposito del qual verso

rammenta

la

arguta

metatesi

fat-

tane alla

Camera

dall'

on. Mazzarella

Farao, famoso

per

le

sue

interruzioni,

Le mani
o se
la incertezza e

son,
la

ma

chi

pon legge ad esse?)


governa porta loro ogni

volubilit di chi

giorno nuove mutazioni.

635.

....A

mezzo novembre
fili
!

Non giugne
tale
si
il

quel che tu d' ottobre


(Dante,
l'urg., e.

VI,

v. 143-144).

rimbrotto che

il

poeta volge a Firenze dove ogni giorno

facevano nuove leggi e


:

si

correggevano

le

antiche

e di qui pass

in proverbio di dire

Legge fiorentina fatta


il

la sera e

guasta

la

mattina; constatazione amara che per


tanto a Firenze, donde proverbi simili

popolo non faceva

sol-

a Milano,

a Venezia, a

Roma,

ecc.

Lo

Scartazzini crede che

Dante

citasse per

V appunto

mesi di ottobre e novembre, alludendo

alle

grandi mutazioni avdel

venute in Firenze dall'ottobre

al

novembre

1301.

Buono
non a
in

pure quel governo che assicura al paese la pace,

ma
I

sole parole.

La

celebre frase pronunziata da


alla

Napoleoni:
di

II
il

un discorso detto
:

Camera

di

Commercio

Bordeaux

9 ottobre 1852

636.

L'Empire

c'est la paix.
dalle

doveva essere troppo presto smentita


Messico e dai
il

guerre

d' Italia,

del

terribili

disastri

del

1870: per cui profeticamente


nel

Kladderadatsch,

giornale

umoristico tedesco,

numero

del

novembre 1852,
la

lo parodiava cos:
serio, a patto

L'empire
la

c'est l'e'pc.

Ma

benvenuta
ai

pace sul

che non sia

pace annata sino

denti,

la

pace ringhiosa che rallegrava l'Europa prima dell'ul(6

tima guerra, e che minaccia di tornarci sulle spalle, a dispetto

636.

I.'

Impero

la

pace.

[637-638]

Governo, leggi, politica

193

a cagione?) dei molti e complicati trattati, della Societ delle


zioni, ecc. ecc.
tollerabili

NaTi-

Sia una pace onorata, che

non

schiacci sotto intasse. Perfino

armamenti, e quindi sotto


gli

intollerabili

berio, a chi
i

proponeva
:

di

aumentare

fuori di ogni discrezione

balzelli,

diceva

637.

Boni pastoris
glubere.

esse,

tondere pecus, non de(SvXTOmo, Vita di


Tiberio,
;

Anche Alessandro Magno, secondo che narra Apostolio (IN.


24 d ), diceva una frase
simile:

ma

c' qualcuno dei moderni eco-

nomisti che la pensa diversamente.

Aristide Gabelli
P a g- 3754- col.
a
i

diceva, infatti, alla

Camera

dei deputati nella

seduta del 2* luglio 1870 (Discussioni, sess. 1869-70. voi. IV.


i
:

Finalmente

ci

si

parla dei danni privati.


signori,

Di questo,

signori,

non mi occupo.... Noi, o


dello Stato,
e

dobbiamo
ritenere

preoccuparci soltanto dell' utile

dobbiamo
tutto,

ancora
cuore.

che

lo

Stato

un

ente

che

pu avere
in

eccetto il
sia
al-

Ma

forse la frase
si

doveva intendersi
in

altro senso,

che
l'

l'

utile

pubblico
sia

deve
il

ogni

caso

mandare innanzi
s'

utile privato,

che

compito del governo


giustizia,

intende limitato
^li

ad amministrare e a rendere
piet
all'

lasciando

uffici

della

iniziativa privata.

altrimenti deve intendersi la frase

che

si

suole attribuire (non so con quanto fondamento) a


III:

NapO-

La
A
V'.ik
tal

politique n'a pas d'entrailles.


e
in

proposito,
alla

forma alquanto diversa Camillo di Ca


1'

parlando

Camera subalpina
stabilire

il

ottobre
il

i860

nella

discussione del progetto di legge

per autorizzare
reali

Governo

del

Re

ad accettare

per decreti

l'annessione di prodi

italiane alla
n<-

monarchia costituzionale

V. E.

II,

diceva:
i di-

che taluno mi dir che mi


anzitutto

faccio
io,

illusioni,

che

plomatici non hanno

per ragione di ufficio,


io

non ammetto (mesta temenza.

Ma quando

anche ci fosse vero,

637.

Il
1

buon pastore (lev politica non ha

non

divorarli

\i-

194

Chi l'ha detto?

[639]

vi

direi:

ma

se

diplomatici
nell'

non hanno

viscere,

popoli ne hanno.
i

Nel secolo

attuale,

epoca che corre, non sono pi


i

diplo-

matici che dispongono dei popoli, sono


ai

popoli che impongono

diplomatici

le

opere che hanno da adempiere (Cavour, Divoi.

scorsi parlamentari,

XI,

Roma

1872, pag, 265).


tener conto anche

Nondimeno
gli
altri.

il

savio e giusto principe deve

dei pesi sopportati dal povero Pantalone, che

paga per s e per

639.

Paga Pantalon.
di

infatti frase popolarissima,


la sicura

cui sarebbe curioso di rintracciare


col
dire

origine.
sec.

Cominciamo

che Pantalone, sin


il

dal

principio del

xvil, era usato

a impersonare

popolo veVeneziane,

neziano, sia perch,


voi.

come crede

il

Tassini {Curiosit
il

II,

Venezia,

1863, pag. 105)

nome

di Pantalone,

forma

dialettale per Pantaleone, fosse


(S.

un tempo comunissimo
;

sulle lagune
lui

Pantaleone assai popolare a Venezia

la chiesa
il

dedicata,

antichissima, poich fu riedificata nel 1009 sotto


seolo, era

doge Ottone Or,

una

delle pi estese parrocchie della citt)


sia,

sia

per metafora

dal piantare i leoni nelle terre conquistate,


dalla caratteristica
altro,

com'

pi probabile,
si

maschera veneziana

sulla cui origine

veda, tra
della
Il

un recente
nell'

articolo di Cesare Levi, // vecchio

Pap

Commedia,

Emporitim, novembre 1914, pag. 253-265.


a edizione, (3

Pasqualigo nella Raccolta di Proverbi veneti


viso,

Tre-

1882, pag. 256) scrive che

il

proverbio Pantalon

paga per
che
coric-

tutti

nacque

alla fine del secolo

XV,

al

tempo
i

delle guerre di

Ferrara, Napoli, Pisa e

contro

Francesi e
di

Turchi,
;

minciarono a rovinare

la

Repubblica
tutti

Venezia

la quale,

chissima, pagava davvero per


il

in Italia.

Ma

non a

torto

dott. Cesare Musatti nei suoi

Appunti
sparsero

storici di dialetto vene-

ziano ritiene che questo motto abbia origini assai

meno

antiche.

Tra
della

le

satire e caricature,

che
e

si

all'

epoca della caduta

Repubblica veneziana,
i

famosa quella uscita a Milano, che

rappresenta

plenipotenziari in atto di partire in carrozza


li

da Camgri-

poformio. L' oste che

aveva

alloggiati,

corre

loro

dietro,

dando
in

alla portiera:

Chi paga?

e gii risponde Pantalone, che sta

serpa:

Amigo, pago mi! Vedila riprodotta


Milano
e la

nel voi. di Giov.


le poesie,

De

(astio.

Repubblica Cisalpina giusta

Governo, leggi, politica

io;

le

caricature ed altre testimonianze dei tempi (Milano, 1879), a

pag.

167;

cfr.

anche Bertarelli. Iconogr. Napoleonica, pag. 43.

Ne

esistono varie edizioni, fra cui un' imitazione con disegno molto

diverso, e leggenda in

tedesco e in italiano, fatta certamente

in

Austria, dove invece che da Pantalone la risposta data da


di

una

figura

un Veneziano qualunque

si

trova riprodotta anche questa dal


allo studio della caricatura

dott.

Ach

Bertarelli in

un Contributo

napoleonica in Italia pubblicato nel Bullettino della Societ Bibliografica Italiana,


n. 12,
il

dicembre 1898.
finisce a

dunque sempre

povero Pantalone che


:

pagare per

gli
i

errori e le dissipazioni altrui

egli sa gi

per lunga esperienza che


i

suoi denari,

denari del contribuente sono


in

peggio spesi. Anche


bi-

Ugo Foscolo,

un feroce epigramma contro Luigi Lamberti,

bliotecario di Brera a Milano, professore dalla cattedra del Parini,

grande erudito ed

ellenista,

che aveva curato perii Bodoni nel 1808


il

quella splendida edizione dell'Iliade in greco che forse


gior

mag:

monumento

dei

torchi bodoniani,

osservava con ironia


!

640.

Lavoro eterno Paga il Governo.


intiero:
fa
il

Ecco l'epigramma

Che

Lamberti

Uomo

dottissimo? -

Stampa un Omero
Laboriosissimo. -

Commenta?

Traduce? - Oib. -

Dunque che fa? Le prime prove ripassami Ed ogni mese un foglio d;


Talch
ur
/.'!:>>
1

in

dieci anni

lo finir.

Bodoni pria non morr. terno! n<>.

dunque

il

Governo,

ossia....

paga Pantalone. Se poi

la

parola Pantalone paresse troppo familiare e scherzevole per una


.

avete

aneli.-

il

diritto

di

sostituirvi

una

frase

latina

196

Chi l'ha detto?

[641-644]

641. Misera contribuens plebs.


che
si

trova nell'art. 37 del Decretimi II. a.

Ungherese:

1751

della Dieta

miseram

contribuentem plebem
voi. 2,

gravantes

exactiones {Corpus Juris Htingarici,

Tyrnavise 1751,
I,

pag. 424).
8,

Ma

gi

misera plebs era stato detto da Orazio (Sat.


la

io).

Il

Manzoni

chiama invece

642
e
il

Un
Carducci

volgo disperso che


la disse:

nome non

ha.

{Adelchi, coro dell'atto III).

643. Santa canaglia.


nell'ode
(tra
i

Nel

trigesimo anniversario dell' Vili agosto


:

MDCCCXL

Vili

Giambi ed Epodi)

Ma

la

plebe

vile

Grid: Moriamo.

E E
Ti

tra
'1

'1

fuoco e tra

'1

fumo

e le faville

grandinar de la rovente scaglia


feroce in

gittasti

mezzo a Santa canaglia.

mille.

Ma

egli

stesso riconobbe di aver preso lo spunto dai

due

versi bel-

lissimi

di

Auguste Barbier

(ne

La

Cure)

La grande populace

et la sainte canaille

Se ruaient l'immortalit.

aggiungendo tuttavia che

tale

rimembranza
italiano,

gli

era stata suggerita


dello sciopero p

da un deputato del Parlamento


litico

quando

bolognese nel marzo del 1868 disse non essere popolo

ma

canaglia che tirava sassi. Invece ad un

uomo

politico dei

nostri

giorni piacque di dirla con frase pure carducciana

644.

Fango che

sale.

E' onor. Giuseppe


in

Colombo,
a

che fu

ministro

delle

Finanze,

una conferenza tenuta

Milano

nel ridotto della Scala la sera

i)

La povera plebe che paga.

[45-64

Governo, leggi, politica

iq~

del

novembre 1889 a proposito

delle

elezioni

amministrative,
dell' indifferenza

disse,

con frase un po' rude, dopo aver parlato


:

per la cosa pubblica delle classi pi colte

La popolazione bassa
- sarebbe
il

approfitta di questa inerzia, e il fango sale, sale e sale

caso di ripetere col


dall'

Carducci.
{il

La

frase carducciana richiamata

on.

Colombo
in

fango die

sale che sale che sale) fu scritta


a proposito del processo di

dal

Poeta

un vivacissimo articolo

Piazza Sciarra . pubblicato nella Lega della Democrazia di


del 2
ser.
si

Roma,

giugno 1883, e poi ristampato


{Opere,
voi.

in

Confessioni e battaglie,
della stessa imagine egli

II

XII, pag. 247).


nuove, parte
:

Ma
IL

era valso nelle


ritratto,

Rime

son.

XXXIII:

Dietro

un

ultima terzina
il

Sopra

Che

E
Vero
estremi,
si

sale or non mi resta mio sdegno in vane carte dal palco mortale un d la testa.

fango che
il

gittare

che

1'

onor.

alle

stte,

delle quali

Colombo alludeva specialmente ai partiti Ugo Foscolo scriveva che

645.

A
.ili

rifar l'Italia
cominciava
il

bisogna disfare

le stte.

suo studio politico Della servit dell'Italia

(Discorso primo: Considerazioni genera/i intorno alle parti, alle


fazioni, e alle stte in Italia
nier,
;

nelle Prose politiche, ediz.


i

Le Mou-

pag. 186).

Ma

in

Italia

partiti,

anche pi avanzati, lungi


acquistando vigore ed

dal perder vigore e forza,

vanno ogni

d pi

audacia, e molti salgono in alto facendosi di loro


del resto

uno sgabello;

non

cosa d' oggi

che

-4<

....

Un

Marcel diventa
ir.

>gni villan che parteggiando viene.


(Dan
Purgatorio,
<-

vi,

v.

125-136).

Dani- intende pet Marcello penosa

di

grande autorit

politica,

ma non
le,

chiaro cui alluda. Alcuni vogliono che parli di


il

M. Clau-

dio Marcello,

vincitore di Siracusa,

altri di

C. Claudio Marcello.
di (iiulio

partigiano di Poni'

nemico
lei
:

Cesare,

nomer

governi europei ed extraeun

democratiche

if) x

d'i

l' l'a

detto?

[647-650]

647.

Government of the
for the people.

people,

by the

people,

che sono parole di


in

Abraham Lincoln,
l'
il

presidente degli Stati Uniti,

un discorso per
fondamenti
i

inaugurazione del Cimitero Nazionale Mili19 novembre

tare a Gettysberg I

1863.

sui quaji riposa la vecchia societ,

sono scossi ogni


:

giorno, e

versi del

poeta di Satana cadono giustamente a proposito

648.

gi gi tremano
mitre e corone;

move

dal claustro

la ribellione.

E pugna
di fra

e predica

sotto la stola

Girolamo
(Inno a Satana, di Enotrio Romani. cio Giosu Carducci).

Savonarola.

chi dice a noi quali

sorprese

ci

serbi l'avvenire?

Auguriai

moci eh' esso non

sia del partito


:

che ha per

parola

d' ordine

famosi versi stecchettiani

649.

Avanti, avanti, avanti

con

la fiaccola in
(L.

pugno

e con la scure

STECCHETTI, ossia Olindo Guerrini, Polemica, XXIII: Ai forti pinzocluri).

che ebbe per suo canto di guerra lo

650.
1'

a
della

ira.

inno

rivoluzine

francese,

composto

probabilmente

nel

maggio o nel giugno 1790, poich lo cantavano con entusiasmo piv200,000 operai che lavoravano al Campo di Marte per
i
i

647. Governo 650. L'andr.

di

popolo, dal popolo, por

il

popolo.

[651]

Governo, Ugg, politica

190

parativi della Festa della Federazione

il

14 luglio: la musica fu

quella di un' aria di contraddanza allora in gran voga, composta

da Bcourt

col titolo

Carillon national;

la paternit delle

parole

fu rivendicata
il

da Ladre, poeta delle


al

vie e cantastorie
di

ambulante,
ri-

quale nel 1793 chiese

Comitato

Salute Pubblica una

compensa nazionale come autore


parole che sono
il

dello
il

a ira; ma queste due


sono

primo verso e

ritornello della canzone,


di

certamente anteriori alla composizione


senza fondamento la congettura
le

Ladre, e
che

forse

non

di coloro
il

ne fanno

risalire

origini

Benjamin Franklin,
le

quale gi nel 1776 soleva


gli

rispondere con

parole stesse a chi

domandava

novelle della

grande rivoluzione americana.

certo che la composizione di

La-

dre era troppo letteraria per diventare popolare. Nel 1790 proba-

bilmente se ne cantava un solo couplet:

Ca

ira,

La
Malgr
iltanto sotto
il

libert s'tablira,

les tyrans,

tout russira.

Terrore, nel terribile 1793, cne IU fatta da

ignoti la feroce variante,

che la pi conosciuta:

a
Les Les
aristocrates

ira,
!

aristocrates la lanterne

on

les

pendra

In questo medesimo tempo erano di

moda

famosi versi

651.

Et des boyaux du dernier prtre Serrons le cou du dernier roi.


la
il

Di chi sono ? Per lungo tempo


tribuiti

voce pubblica

li

ha falsamente

at-

Diderot,

e pare

che

primo a propagare questa calun-

niosa attribuzione sia stato

La Harpe.

per vero che Diderot nel

ditirambo Les kuthe'romaties, ou abdication d'un Roi de la Frve


(177*1 fa d' re a uno degl' interlocutori di quella scena
lirica
:

Et

ses

mains ourdiroient

les entrailles

du

prtre,

dfaut d'un cordon, pour trangler les rois.

n
tini

le

budella dell' ultimo prete

cingeremo

la

gola alPuI-

Chi l'ha detto?

[652-653]

Ma
il

dei

versi citati di sopra, e pi noti di questi ultimi, s'ignora

vero autore, che taluno ha creduto essere


resto,
in

Sylvain Marchal.
non avrebbe
fatto che

Del

chiunque ne
poesia
il

sia

1'

autore, egli

mettere

voto selvaggio del

celebre

Jean Mesi.iek,
pubblic un

curato di Etrpigny, nello Champagne, morto nel 1733, che nella

seconda parte del suo Testamento,


estratto,

di

cui Voltaire

e che molti ritengono apocrifo,

scriveva:

Je

voudrais,
;

et ce sera le dernier et le plus ardent

de mes souhaits
les

je

vou-

drais

que

le

dernier des rois ft trangl avec

boyaux du derdi

nier prtre.

poich ho nominato Voltaire, non sar fuor


dell' 11

luogo registrare che in una lettera a Helvetius


egli scriveva:

maggio 1761
le

Est-ce

que

la proposition

honnte d'trangler

dernier Jsuite avec les

boyaux du dernier Jansniste ne pourrait


?

amener

les

choses quelque conciliation


il

Questo era

tempo

in cui

anche

migliori affermavano auda-

cemente che

652. L'insurrection est le plus saint des devoirs.


come diceva La Fayette
braio 1790 {Mmoires
all'

Assemblea Costituente
Fayette,
ed.

il

20
vol.

febII,

du Gen. La

1837,

pag. 382).

Per

gli eterni ribelli

non basterebbe

il

demolire regni e religioni

per molti fra essi vangelo la celebre frase di PlERRE-JoSEPH

Proudhon
653.
scritta
iluc

La
da

proprit c'est le vol.


Qu'est-ce que la proprit?
libro
le
si

lui nel libro:

La prima

delle

memorie
:

di

cui

il

compone,

fu

pubblicata nel 1840

col titolo
Il

Recherches sur

principe

du

droit et

du gouvernment

primo capitolo comincia a questa maniera:


la

Si j'avais r-

pondre

question suivante:
je rpondisse,

Qu'est-ce que- l'esclavage? et que

d'un seul mot

C'est l'assassinat,

ma

pense serait
:

d'abord comprise
ce

Pourquoi donc cette autre demande

Qu'est*
le vol,

que

la proprit ? ne puis-je

rpondre de mme, C'est

652. L'insurrezione
653. La propriet
il

il

pi santo dei doveri.

l'urto.

Uovc rito,

leggi, politica

sans avoir

la

certitude de n'tre pas entendu, bien


soit

que

cette seIl

conde proposition ne

que

la

premire transforme?

conte

Giuseppe
del 3

d'

Esteurmel racconta nei suoi Derniers souvenirs,


il

in data

dicembre 1848. che

Proudhon. questionando con Felice


gli si

Pyat. aveva avuto un ceffone in cambio d' un pugno, e


rotte

erano

anche

le lenti

sul naso.

Per

di tutto

questo non era rimasto

tanto dispiacente quanto delle parole dette dal Pyat nel dargli lo
schiaffo
:

Je vous

le

donne, en toute proprit e del


si

commento

ag-

giunto da un tale che

trov presente

al

fatto:

// ne l'a

pour-

tant pas rol! iGiorn. di Erud.,

marzo 1893, pag. 287).

Fu

asserito che tale assioma

prima che dal Proudhon fosse stato

detto dal girondino


sulla ghigliottina
il

31 ottobre 1793).

Jean-Pierre Brissot u Warvii.le (morto ^ a Proudhon che teneva a


vita, si difese

questa massima pi che alla

vivamente, allegando

la

sua ignoranza completa delle idee formulate da Brissot su tale argo-

mento

e la loro differenza fondamentale. In vero


:

il

Brissot in un'opera

giovanile
le vol,
la

Reclierches philosophiques sur

le

droit de proprit' et sur

considrs dans la nature et dans la socit, sostiene che

propriet naturale dev'essere limitata a quanto


i)

pu occorrere a
la

ciascuno per
civile,

soddisfacimento de' suoi bisogni e che


al

propriet
in

che

si

estende

superfluo, pur

non avendo fondamento


;

natura,

pu

esser

ammessa per

ragioni di opportunit sociale

Le
1

voleur dans l'tat de nature est


est celui qui

le riche,

- egli dice nella Section


le

a du superflu: clans la socit,

voleur est celui qui

drobe ce riche. Quel bouleversement d'ides! Si tratta dun-

que

di

un

semplice

ravvicinamento \erbale
Il
i

ma
(

le

idee
il

dei

due

scrittori

son molto lontane tra loro.

singolare che

povero

Brissot che era cosi indulgente per

ladri
di

ne punissonsi

cruellement

les

voleurs
li

->i

mori vittima

accuse, che
il

chiarirono

venalit e concussione e

suo coglioni dette

origine a un

verbo, brissater, creato pare da Camillo Desmoulins.

e che significava rubare!


li

notevole

ch<-

qualche scrittore socia-

concetto medesimo
li

non

1.-

parole - della de-

inolinone del diritto


scherzo giovanile
<1<1

propriet, anche prima del Brissot, in

uno

Goethe,
riesse,

h'ntechisation (Goethe's
II.

Sammtliche

Werke,

Leipzig,

Mai

Bd., p. 153: Gedichte. II. Th..

Epigrammatisch) stampato
traduzione
li

gii

n<-\

1773:

ma

giustamente

questo scrittarello epigrammatico, nella

Chi L'ha detto?

[654-656]

Critica,

voi.

XVI,

pag.

1 1

5,
1'

annota che

di ci nel pensiero del

Goethe non era nulla e che


satira del

epigramma vuol

essere soltanto

una

metodo

socratico d' insegnamento.

Ben

pi temperato e ragionevole del


essere altrimenti

non poteva

Proudhon si mostrava - Giuseppe Mazzini dicendo


:

654.

Non bisogna

abolire la propriet perch oggi


i

di pochi, bisogna aprire la via perch

molti possano acquistarla.


(G. Mazzini,

Doveri dell'uomo, XI,

2).

La

verit per che le teorie socialistiche e

hanno

fatto

un gran
sono
quali

cammino,

non sono pi

il

monopolio

di

pochi

esaltati,

ma
i

difese e discusse

anche da pensatori
le

profondi ed

onesti

hanno saputo organizzare


l'ormai storica frase:

masse coscienti

e lavoratrici,

secondo

655. Proletarier aller Lnder, vereinigt Euch.


che
l'

invocazione finale

del
e

Manifesto del Partito Comunista

compilato da

Carlo Marx

Federico Engels
di

per incarico del


e pub-

Congresso della Lega Comunista


blicato

Londra (novembre 1847)

da prima a Londra

in lingua tedesca all'alba del

1848, e poi

tradotto in tutte le lingue.


Il

libro di

Marx

fu per molto

tempo

il

vangelo, le

pandette

del Socialismo. Qualche e

anno

fa

parve fosse un po' dimenticato

un notissimo uomo

di stato disse la

famosa frase:

656. Carlo

Marx
la

stato

mandato

in soffitta.

Fu
sul
il

alla

Camera

dei Deputati alla 2 11 tornata dell' 8 aprile 191 1,

che chiudendosi

discussione sulle comunicazioni del governo, cio


dall'on.

programma esposto
stesso,

Giovanni Giolitti, che presentava


al

suo nuovo ministero (succedendo


rispondendo
ai

gabinetto Luzzatti), l'on. Giol'

litti

suoi oppositori e rilevando


egli

allarme sorto

nel partito liberale

quando

aveva invitato
al

l'

on. Bissolati

- che
Sono

allora

non accett

-a
il

prender parte

governo, diceva:
il

passati otto anni,

paese ha camminato innanzi,

partito socia-

655.

Proletari

di

unii

paesi,

unitevi.

')6o]

Governo, leggi, politica

203

ha moderato assai il suo programma, Carlo Marx stato e il resoconto nota a questo punto: Ilamandato in soffitta rit - Rumori - Proteste vivissime all'estrema Applausi al cenlista

tro e a destra,

e registra le interruzioni dell'on. Ciccotti.

Le
il

schiere dei tesserati del socialismo

hanno anche

il

loro inno,

Canto dei Lavoratori, che l'on. Filippo Turati

(allora semplice7

mente avv. Filippo Turati) pubblic nella Farfalla del


(anno

marzo 1886
altri

X,

n. io)

a pag. 79 e che riprodotto subito da

perio-

dici socialisti

divenne rapidamente popolare. Di questo inno vanno


citati,

qui specialmente

la

prima strofa:

657.

Su,

fratelli,

su compagne,
fitta

su,

venite in

schiera;

sulla libera

bandiera

splende
il

il

sol dell'avvenir.

ritornello:

658.

vivremo del lavoro o lottando si morr!


la

cui

il

popolo ha fatto

variante:
si

>

pugnando

morr

1'

altro verso:

659.
>to
tialli

ruerra al regno della guerra!


dal

inno dei lavoratori fu musicato


il

maestro

Ami n ture
1'

(vedi

Tempo
falangi

di

Milano

dd

27 aprile 1907) ed ora


del

inno

ufficiale delle

socialiste

L'immagine

660.

Sole dell'avvenire.
uta nella prima strofa dell' inno del
Turati, pare

debba

at-

tribuirsi

a <i.

akihai.di

il

quale

in

una

lettera del 5

diretta agli amici del Gazzettini' h'osa in risposta


inviatogli

ad un indirizzo
in

da una sezione
Mi
il
i

dell'

Internazionale residente
..ne

Campione,

cari

amie.

internazionale dei

ami
oil

Sn/,- dell'air

ptoiari di G. G.. raccolto


II,

annotato da E. E. Ximenes, voi.

Milano. 1885, pag. 51).

204

Chi l'ha detto?

[660]

Ma
e

le idee

camminano
I

1'

Inno turatiano

diventato oggi quasi

una poesia passatista.

canti oggi preferiti sono

Bandiera rossa

Y Inno dell'Internazionale.
i

dell'

una n
la

dell' altro

ho potuto

sapere

nomi

degli autori

ma, almeno

prima, mi consta che


:

tradotta, credo dal francese. Essa,

come

poesia, ben povera cosa


ufficiali

eccone

la

prima e V ultima strofa (da stampe

del partito)

Compagni, avanti

alla riscossa,

Bandiera rossa, bandiera rossa,

Compagni, avanti!

alla riscossa!
!

Bandiera rossa trionfer

Bandiera rossa trionfer (tris) Evviva il Socialismo e la libert


!

Falange audace cosciente e


Dispiega
al sole

fiera
!

rossa bandiera

La\oratori, alla riscossa!

Bandiera rossa trionfer

Bandiera rossa, ecc.


Dell'Inno dell'Internazionale noto
il

ritornello
;

Pace pace

al

tugurio del povero


ai

Guerra, guerra

palagi,
all'

alle

chiese!

Non
Che

sia

scampo
fame,
il

odiato borghese
stracci

alla

agli

insult.

Della Bandiera rossa


il

nuovo
ha

partito socialcristiano, che va sullo

nome

di

popolare
si

fatto (nel 19 19?)

una riduzione o pae

rodia che dir

voglia col titolo di


di

Bandura bianca:
il

nemmeno

di

questa sono in caso

dire

1'

autore. Tuttavia la ricordo perch


principio
:

qualche verso notissimo e ne cito


Avanti, o giovani.

Con

fede franca

Bandiera bianca
S' innalzer.

Bandiera bianca

s'

innalzer.
la

Evviva
Sul

il

cristianesimo,

liberta

Bandiera bianca trionfer,


nostro campanile sventoler.

Se queste teorie saranno destinate a trionfare, sar vana ogni


resistenza reazionaria
(e
:

Ir

persecuzioni di ogni genere non faranno

cosi

accaduti" finora)

die accrescere

il

numero

dei proseliti.

[661-662]

Governo, leggi, politica

dunque da

consigliarsi a

nessuno

di tentare di arrestarne

progressi con quei mezzi di coercizione che

sono sottintesi nella

celebre e impudente frase

661.

Se son piene
la

le carceri,
il

son vuote

le sepolture.

Fu
che
tici

questa

risposta che

cardinale LUIGI LamBRTJSCHIMI, se-

gretario di Stato sotto Gregorio


le

XVI.

dette a chi
di

un giorno

gli

disse

carceri

non erano pi capaci

contenere prigionieri poli-

(Gius.

Leti,

Roma

lo

Stato Pontificio dal 184c al 1870,

2
il

ediz.. voi. I. Ascoli Piceno, lui 1. pag. 53, n. 4).

Di

lui

Farini nella Storia d'/falia che assoluto e superbo, volle doin

minar solo
autorit, e

Corte e nello Stato

non sopportava emuli o


alle voglie e deliberazioni

pari in

non voleva inceppamenti


l'

sue .

le

pure certo che

ordinamento politico

e sociale che oggi vige,

aspetta grandi e radicali riforme, che nulla avranno che fare con
mistificatrici rivoluzioni

politiche,

nelle quali

il

popolo ha ver-

sato tanto sangue senza ritrarne quasi mai vantaggi sensibili.


sta
trista

Que-

esperienza
si

1'

hanno

fatta specialmente in

Francia, dove

per non

<ono ancora convinti che:

662. Plus a change, plus c'est la


Sono parole
diversi
di

mme
i

chose.

ALFONSO Karr,

che ne rivendic

la paternit in

luoghi delle sue opere, e ne fece anche


articoli politici

titoli di
il

due vo-

lumi

di

pubblicati nel
;

1875, dei quali

primo

intitolato:

Plus a change...

il

secondo:

Plus c'est la mnte


1848, que. pour
j'ai

chose.
la

Nel primo (pag.


fois,

7) egli

scrive:

premire
D

j'ai

formule une des convictions, que


l'air

acqui-

une petite phrase qui a d'abord eu

d'un parad

d'une plaisanterie, mais qui exprime une vrit incontestable:


l'ius

a change, plus c'est la


if]

mme
si

chose.

altra sua

open
les

cosi

ira
suis

vantato

di

questa

paternit:

que

je n>
>i

pas hontenx d'aroh


D

de
u\. - J'aime mieux

voisins,

\i>ti*

\ou.

paix

M
i

DM

.ivoir

de meubles

et qu'ils soient

Pi

m cambia,

pi

2o6

Chi l'ha detto?

[663-665]

moi.

- En

politique, plus a change, plus c'est la

mme
:

chose

{En fumant,

Paris,

Levy, 1861, pag. 54).

La
663.

stessa idea resa nei graziosi versi del vaudevilli

Ce n'tait pas la peine, Non, pas la peine, assurment, De changer de gouvernement.


da Clairette dinanzi
ai

ritornello dei couplets cantati

popolani del
14), di

mercato nell'operetta La Fille de

Madame Angot
di
(di

(a. I, se.

Clairville, Siraudix
anche

Koning, musica
molto libera

Lecocq.

Citiamo
:

la orribile versione italiana,

L. Mastriani)

la

baracca cos cammina


!

Sorte meschina

sorte

meschina

Mutiam governo per qual ragion Per servir sempre - nuovi ladron.

Come

si

cita,

ma non

soltanto a proposito di politica,


di

il

grazioso

ritornello di
intitolata

una canzone napoletana


1889:

Salvatore

di

GIACOMO)

vota e gira!..., musicata da P. Mario Costa per la

festa di Piedigrotta del

664.

vota e gira,

'a storia
essere

sempre chessa.
facile
1'

Ma

d' altra parte


si

non ha da

neppur

arte di goil

vernare se tutti

trovano concordi nel gridare sempre contro


di ci di cui

governo, nel chiamarlo responsabile anche

innocente.

ben

in

Italia

modo comune

di

dire,

non sempre per scherzo,

665. Piove, governo ladro!


di

cui

il

Panzini nel Dizionario moderno,


spiega cos l'origine. Nel 1861
i

3='

ediz. (1918, pag.

258

e 442)

mazziniani avevano preil

parato a Torino una dimostrazione,


e la dimostrazione
ristico,

ma

giorno fissato pioveva


giornali'

non

si

fece.

Il

Pasquino, noto

umo-

pubblic allora una caricatura del suo direttore, Casimiro

663.
664.

Non
K

valeva la pena, no, non

valeva certo

la

pena

li

l'am-

biare di governo.
Milla e gira,
la

storia

sempre questa.

[665]

Governo, l'ggi, politura

Teja, rappresentante tre mazziniani

sotto

un ombrello
:

al riparo

dalla pioggia dirotta e ci mise sotto la leggenda

Governo ladro,

piove!

Ma

nel

volume del Pasquino del 1861 non c' questa


si

vignetta, n essa

trova nella bella scelta di Caricature del Teja

raccolte e annotate dal Ferrer (Torino, 1900): inoltre, pure

non

escludendo che

il

Teja abbia fatto

in

qualche tempo una caricail

tura su questo soggetto, certo che

caustico motto

non

fu in-

ventato da
se

lui.

Esso era ben pi antico e comunissimo, tanto che


la

ne pu trovare

fonte nientemeno

che in S. Agostino, o
il

meglio in un proverbio dei suoi tempi secondo

quale

il

popolo

dava
delle

la

colpa

ai

cristiani,

com' era

allora di

moda,

della siccit e
lib.

altre

disgrazie

naturali.

Nel De

Ch'itate Dei,

II,

in

princ. del cap.

IV,

dice:

adhuc contra imperitos

Memento autem, me ista commorantem, agere, ex quorum imperitia illud quoque


:

ortum

est vulgare

proverbium

Pluvia

dfit,

causa Christiani

Del resto se

in Italia ci

sfoghiamo col governo quando piove


altri

troppo, naturale che in


se la

paesi dove la pioggia pi rara,


tra
i

prendano con

lui

quando non piove. Questo accade

nostri fratelli libici

come narra A. M. Sforza


campagne,

nell' interessante

vo-

lume: Esplorazioni e prigionia in Libia (Milano, Treves, 1919),


a pag. 127
:

Nelle nostre
il

in Italia, la pioggia viene

spesso a turbare
circostanze
1'

regolare

andamento

dei lavori agricoli. In queste

esagerazione dello spirito critico che esprime costante


gli

malcontento verso

ordinamenti che
:

reggono

il

nostro paese,
!

viene sintetizzata dalle parole


in

Piove,

governo ladro
la
1'

Sul Gebel

Tripolitania, e

non

sul

Gebel soltanto,

connessione fra l'anazione governativa


dall' esperienza.
il

damento propizio

delle stagioni agricole e

considerata seriamente
di

come un

fatto

provato

Anni
ar-

asciuttore terribile

avevano funestato tutto

paese

al

mio

rivo in Tripolitaaia e le cause venivano

da ognuno
la

attribuite al

nuovo regime instaurato


del sultano

nell'

impero ottomano dopo


ai
il

deposizione

Abdul Hamid, ed

nuovi funzionari giovani turchi


questi

che erano venuti a governare

paese. Di

funzionari che
si

venivano considerati come un ostacolo alla pioggia,


ri>

diceva che

es

scrotal

melah

(i

pantaloni salati

Cui,

tornando

alla politica, e'

anche da scusare coloro che


il

con una punta di fatalismo, pensano non essere


darsi

caso

di

scal-

tropj>o por aggiustare

k COM

di

l|UUtU mondo, che tanto

2o8

Chi l'ha detto

[666-667]

666. Il
Il

mondo va da

s.

conte

matico e

Vittorio Fossombroni (1754- 1844), insigne mateidraulico, che Pietro Leopoldo nomin soprintendente
Val
di

delle colmate della

Chiana
II,

Napoleone apprezz
;

sotto

Ferdinando III
per avere con
libert

Leopoldo
scritti

ministro degli esteri


1'

memorabile

gli

con

opera mantenuta

alla

Toscana

la

commerciale

e,

quel che pi, la libert da ogni ingerenza


facile,

straniera;

ma

troppo

come ben

disse

il

Capponi, a tran-

sigere con tutte le

nuove idee

eh' egli vide sorgere durante la vita,


,

ne se donnant jamais la peine de travailler pour l'avenir


altri

ebbe
:

a suo motto di governo questo (che


cose votino
l'

citano in altra forma

li-

da

s)

il

Tommaseo [Di G.
egli cos

P. Vieusseux e delsecolo, 2 a ediz.,

andamento della

civilt italiana in

un quarto di

1864, pag. 70) diceva che


trascuraggine ingegnosa ed
l'

scusava la trascuraggine sua;


certi

amena, propria a

Toscani del-

et passata

(e

Dio non

voglia, della presente), de' quali egli era

un

istorico e quasi ideale


fine del

modello ; e pi

oltre (pag.
certi

no), paringegnosi

lando della
sogliono, a
le

Fossombroni che mor, come


il

tempo per non dover confessare che


i

lasciar

andare

cose da s fa andar via da ultimo e


i

principi, e, quel che pi

monta,

ministri de' principi


partiti

Parlando dei

sociali e

del loro avvenire,


Il

ci

siamo allondi

tanati alquanto dal nostro

primo argomento.

bisogno

una edu-

cazione politica e sociale delle masse spinse


a scrivere che:

Massimo d'Azeglio,

667. S' fatta l'Italia,


nella prefazione dei

Il

ma

non
Il
si

si

fanno gl'Italiani.

Mici Ricordi.
d' Italia che

periodo intero cosi suona:

primo bisogno

formino Italiani dotati

d' alti
il

e forti caratteri.

pure troppo
s'

si

va ogni giorno pi verso

polo

opposto: pur troppo


liani.

fatta l'Italia,
nell'
il

ma non

si

fanno

gl'Ita-

Ferdinando Martini narra


pag'.

Illustrazione Italiana, del


in

16 febbraio 1896. a

99, che

D'Azeglio avrebbe detto

presenza di

lui

e di altri

a Montecatini, in

un colloquio
fare
1'

di

cui

diffusamente narra l'occasione:

Se vogliono
un
po'

Italia,
gli

bisoIta-

gner die pensino prima a fare


liani
:

meno
nel

ignoranti
di

lo

stesso racconto

ripetuto

volume

Americo

[668-670]

Governo, leggi, politica

209

Scarlatti,

Et ab

/tic

et

ab hoc,

to. I,

pag. 26.
il

Non
si

credo che

il

cavalleresco marchese muterebbe molto

suo giudizio tornando


se
fa

ora al

mondo.

Si

pu

dire di

no a priori,

mente a quel

che ne pensava un altro nobilissimo ingegno, Giosu ("ardii ci.


il

quale

ieri

imprecava
i

al

bizantinismo di governi mancanti di ogni


:

ideale,

con

famosi versi

668.

Impronta

Italia

domandava Roma,
le

Bisanzio essi
che sono
la
;

han dato.
Vincenzo Caldesi
(nei
:

chiusa della ode Per

Giambi

ed Epodi)

domani

scatter nell' altra terribile apostrofe

669.
che sta
(pure fra

La nostra
come
i

patria vile.
ode In morte di Giovanni Cairti
strofe

finale

dell'altra
.

Giambi ed Epodi) Nell'ode medesima poche

prima

Oh
Sii

maledetta
e la vendetta

tu,

mia patria antica,


1'

Su

cui
i

onta
s'

dell' oggi

De
LoRK.w."

secoli

abbica.
secolo

SiKCCHETTl

(al

Olindo Gmrrini) nei

Po-

stuma (XXI)

fece eco alle sdegnose parole del maestro dicendo:

Ma

noi giacciamo nauseati e stracchi


affetto in
1.

Senza un
Di que

cor.

sul

reo letamevigliacchi.

Noi siam

od agli attacchi, che queste accuse alla


gli

vilt politica del

suo tempo Palinodia

procacciarono, risp

Dguinosa

ironia

nella

(nella

Nova Polemica):
B - noi siam vigliacchi
e

me
il

ne pento. Errai.
sicolo de'
<

'tracchi

que-

-ifiiimiai:
voi
vi

ma

siete
tutti

accorti
forti,
l'orti,

BQ
I."
ili

forti.

Italia

si

costituita

in

nazione una e
<

le

garanzie

una monarchia costituzionale


Itali,
1

col

grido:

'7".

Vittorio Emanuele.

Chi l'ha detto?

[^7']

Esso

dovuto a Giuseppe Garibaldi,


lo scrisse

il

quale, per quanto mi

noto,

primieramente in una lettera a Rosolino Pilo del


ai

15 marzo i860 intorno


Sicilia:

mori rivoluzionari che


sovvenitevi che
il

si

preparavano

in

In caso d' azione,

programma

Italia

e Vittorio

Emanuele.
il

Un'

altra lettera inviata


1

da Garibaldi ad

Agostino Bertani

maggio

860, pochi istanti prima di salpare

da Quarto con
neva
il

Mille per la leggendaria impresa di Sicilia conte:

seguente periodo

Il nostro grido di guerra sar Italia

Vittorio

Emanuele
il

e spero che la bandiera italiana anche questa

volta
ai

non

ricever sfregio.
7

Ugualmente

1'

ordine del giorno letto


navi garibaldine ave:

Mille

maggio

in

Talamone, dove

le

vano preso

terra per fare incetta di munizioni, diceva

Il grido

di guerra dei Cacciatori delle

Alpi lo stesso che rimbomb sulle


:

sponde del Ticino, or sono dodici mesi


e questo grido,

Italia e Vittorio

Emanuele ;
uf-

ovunque pronunziato da

noi, incuter spavento ai

nemici d' Italia.

Ma

la

prima volta che queste parole furono

ficialmente adoperate, fu nel


gio

famoso Decreto

di

Salemi del 14 magquale


Garibaldi
le

i860,

controfirmato

Francesco Crispi,
Sicilia,

col

assunse la dittatura della


suddette quattro parole.

e che comincia

appunto con

Fin

d' allora

patriotti italiani

compresero che
con
le

la unit e la

li-

bert d' Italia erano possibili

soltanto

istituzioni

monartardi
:

chiche

e fin d' allora

un

agitatore animoso, che

doveva pi

diventare

uno

dei maggiori nostri uomini di Stato, diceva che

671.

La monarchia
viderebbe.

ci unisce, la

repubblica

ci di-

Tale era
fess per la

il

credo politico di

Francesco

Crispi. Egli lo pro-

prima volta

in

Parlamento nella seduta del i magpartiti nella

gio

1864, parlando della condizione dei

Camera.

questione, egli disse,

non

di sentimento,

ma

di

buon senso. La
Alpi

monarchia
siccome
il

quella che ci unisce, la repubblica ci dividerebbe, e

partito di azione vuole

l'

Italia forte, grande, dalle

all'Appennino, noi saremo col Principe e non mancheremo al giu-

ramento. Gli
del
alla

stessi concetti

sviluppava pochi 'mesi dopo (seduta

18 novembre 1864) rispondendo a Mordini, che rimproverava

Corona

di

aver violato

plebisciti

con

la

Convenzione

eli

srt-

rrto,

leggi, politica

tembre

Credo che

il

bene d'

Italia

non possa

farsi

che

sotto
e

quella bandiera che


Vittorio

ci

guid da Marsala al Volturno: V Italia


la sola che
si

Emanuele. Questa bandiera


tutta
:

possa tenere

alta dall' Italia

la

monarchia

ci

ha unito,
il

la repubblica ci

dividerebbe.

Noi siamo monarchici per

bene

d' Italia.
le ire

Queste franche dichiarazioni attirarono su Crispi


tito

del par-

Mazziniano

Mazzini stesso lo attacc acerbamente con una

ietter
si

pubblicata nel!' Unit Italiana del 3 gennaio 1865. Crispi

difese

con un nobilissimo opuscolo


si

Repubblica e monarchia,
fra
gli
altri
il

lettera

a Giuseppe Mazzini, ove


:

contiene

se-

guente periodo
dividerebbe,
zioni di

Si,

la

monarchia

ci unisce, e la repubblica ci
il

e bisogna

non conoscere

paese, ignorare le condi-

Europa per credere

altrimenti.
si

Perci alla fede monarchica


venti repubblicani,
dei loro ideali,
all'

convertirono allora anche dei fer-

che anteponevano alla immediata realizzazione

la

formazione di un' Italia una e libera dalle Alpi


in

Etna

questo per non impediva a qualcuno di confidare

un avvenire lontano, e di attendere tranquillamente

672.
frase

placidi tramonti della monarchia.

che

Alberto Mario,
infatti
il

di fede

repubblicana

federalista,"

pi volte nel giornale

La Lega

della
i

Democrazia (fondata

nel 1880).

Pensava non con


la

Mario che
n con

suoi ideali dovessero esser raggiunti

la violenza

le cospirazioni settarie,

ma

soltanto con

propaganda
alla"

pacifica delle idee repubblicane. Egli quindi s'inchi-

nava

volont della maggioranza, finch questa volesse conser-

vare la forma monarchica del governo.

Del Crispi

si

ripetono altre

frasi,

poich

il

suo

stile inci-

specialmente adatto % dar la materia prima di molte citazioni.


pi popolare quella test
altre

La

da

me

ricordata,

ma

ce ne sono pure

meno

note, tale quella delle

/one grigie.
con
la

quale

f r a>%e

egli indic

paesi di confine di nazionalit mista

che danno origine a tante querele d'irredentismo. Egli la disse


in

una conversazione o

intervista

che ebbe

nel

1890

col

Saint-Cre redattore del Figaro, e che fu pubblicata in quel gior-

Chi l'ha detto?

[674-676]

naie parigino
tionalits se
il

il

29 settembre
Il

di quell'

anno

La

question des na-

meurt.

n'y a plus de divisions marques, tranches;

y a sur toutes

les frontires

de tous
frase

les
gli
:

pays des zones grises o


fu molto rjmproverata
era ingiusto di applilui

les nationalits se mlent.

La

bench fosse fondamentalmente giusta


carla,

ma

come

forse

non

il

Crispi,

ma

altri

per

fece,

a regioni

delle quali la nazionalit italiana era indubbia.

Agostino Depretis
l'

nel suo celebre discorso di Stradella del-

8 ottobre 1876 (da non confondersi per col cosiddetto programma


dell'

di Stradella che
salisse
al potere)

anno precedente,

cio

prima che

la Sinistra

parlando dei nuovi

criteri in fatto di elezioni


:

po-

litiche portati

dal suo ministero diceva

Se la parola d' ordine


:

delle amministrazioni precedenti era questa

chi

non

con noi

contro di noi

la

nuova parola
i

d' ordine

che io rivolgo a

nome
:

del Ministero a tutti

funzionari dello Stato, quest' altra

674. Lasciate passare la volont del paese.

La

frase rest,

bench

ministri di Sinistra (Depretis compreso)


di quelli di Destra.

P osservassero anche meno


anni dopo,

Ed

egualmente due

Benedetto Cairoli,
il

a proposito della sincerit del voto


s'

politico e della riserva che


si

governo

imponeva
di

nelle elezioni, cosi

espresse

nel

suo

discorso-programma

Pavia

del

15

otto-

Non mancano opposte reminiscenze, ma non importa; non saremo abili, ma soprattutto vogliamo essere onesti. Meglio
bre 1878:
la

sconfitta di

un Ministero che quella

della giustizia. Preferiamo

cadere con la nostra bandiera piuttosto che vivere disonorandola.

Da

questo periodo, che sentiva la mal celata ironia contro


Cairoli,

gli

a\-

versari dell' on.

questi tolsero la frase dell'uso cornane!

675.

Saremo

inabili,

ma

siamo

onesti.

che citarono, con poca buona fede, come se fosse una confessioni'
preventiva d'incapacit.

pure dell'on. Cairoli l'altra

frasi'

che pi non

si

ricorda se

non per dileggio:

676.
che
il

La

politica delle

mani

nette.

Cairoli disse
ili

non molto tempo dopo a proposito del CoaH


da cui l'Italia era tornata col danno
e

greno

Berlino,

con

!'

Governo, leggi, politica

beffe.

Di quella politica troppo onesta


!

il

paese pag lungamente

le

spese, ed a che prezzo

Fu anche

detto che la frase del Cairoli non


il

era completamente originale poich gi nel 1859

ministro prussiano

SCHUSHHTZ,

al

tempo

della guerra della Francia e dell'Italia

contro l'Austria, aveva vantato

Die Politik der freien Hand.


e
il

Bismarck

si

era valso della

medesima

frase nella

Camera Bassa
ha un senso una
significare

22 gennaio 1864,

ma

facile di rilevare che essa

molto diverso dalla frase del Cairoli, intendendo


politica indipendente,

senza vincoli

di

trattati,

ecc.

Dove

pi sopra ho

accennato ad

elezioni,

avrei

potuto

ram-

mentare opportunamente una sentenza classica:

Numerantur enim
test fieri
;

sententiae,

non ponde-

rantur; nee aliud in publico Consilio poin

quo
it.

nihil est

tam inacquale,
lib. II, ep.
12'.

quam

aequalitas ipsa.
(Plinio
movants. Epist.,

Alla frase cairoliana ultima ricordata avviciniamo quest' altra che


ricorda un altro periodo

poco

felice

della politica italiana

ma

che
:

nel significato corrisponde alla frase dello Schkinitz e del

Bismarck

Indipendenti sempre,

ma

isolati

mai.

eia la divisa del ministi.ro Minghetti che visse dal 24 mar/'


al

28 settembre 1864. La svolse

il

ministro

degli

Affari

ElULIO ViSCONTI-VeHOSTA,
ziato innanzi alla
fu
.'.

nel suo

discorso-programma pronunil

Camera
direi

dei deputati

26 marzo 1863
_,'nori,

e di cui

la

chili:

una divisa

questa politica,

Indipendenti sempre,

ma

isolati

mai

[Atti de/ Parlamento Italiano, ^>>s. del 1861-O2. Discussioni della


utati,

sol.

IX.

077.

I.a
1

politica

della
si

mano

HI"

roti
-

infatti

contano, non

unente

in

>i pesano, n pu farsi diuna pubblica MMSabtea, dore nulla tanto

ineguale che V uguagliali.

14

Chi

l'

ha detto?

[680-681]

Una

tale politica

per non possono farla che delle nazioni


si

forti.

L' Inghilterra

una

volta

vantava del suo splendido isolamento,

ma
sua

anch' essa ha trovato necessario di uscire dal suo riserbo, di concludere delle alleanze, e di scendere in
forte vicina,

campo accanto

alla

con

la

quale da anni aveva inaugurato una

680. Entente cordiale.


che frase antica per denotare
le relazioni
1'

amichevoli che anche altre

volte sono corse fra la Francia e

Inghilterra.
:

Secondo alcuni fu
altri

Riccardo Cobden
pi vecchia:

il

primo a farne uso

secondo

essa molto

Lord Aberdeen

made

use of the words entente

cordiale as expressive of the relations of the two Governments

(Thirty

Years of Foreign Policy, by the author of


Disraeli

The Right
nostro

Hon. B.

London, 1885, pag. 347).


sulla

Ancora poche

frasi

politica

ecclesiastica
finito.

(che nel

paese ha specialissima importanza) e ho


politiche in questo

La

migliore delle
:

argomento espressa neh" aforisma

681. Libera Chiesa in libero Stato.


rimasto famoso anche perch
si

disse essere stato pronunziato

da Ca-

vour moribondo. scrive il Massari


nia del grande

La

mattina del gioved 6 giugno (1861) - cos


"ediz.,
l'

(Il

Conte di Cavour, ricordi biografici, 2 a

Torino, 1875, pag. 434) -il pietoso frate accorse a consolare

ago-

uomo con

le

ultime benedizioni della religione.


la

Il

mu-

nente

lo

riconobbe e stringendogli
Il

mano

gli

disse

Frate, libera
la

Chiesa in libero Stato.

sublime disegno allegrava


sei e tre quarti di
1'

sua agonia.

Furono
il

le

sue ultime parole. Alle ore

quella mattina

conte Camillo di Cavour


Il

mandava
alla

ultimo respiro.

Ma

altri

sment questo racconto.


cosi scriveva
il

march. Emanuele Taparelli D'Azeglio


Gazzetta Piemontese di To-

20 febbraio 1890

rino (num. del 20-21 febbraio 1890) in risposta a


blicato
il

un

articolo pub-

giorno precedente col titolo:


di
ieri

La formula di Cavour:
chiesto alla marchesa Al-

L'articolo

nella

Gazzetta Piemontese mi ha fatto icoi-

dare di due cose.


fieri

La prima che avendo


se

mia cugina

realmente

le

ultime

parole

pronunziate dal

080.

Intesa

cordiale.

[68

Governo, leggi, politica

conte Cavour fossero,


alla libera

come generalmente
mi

si

crede, quelle relative


di no.

Chiesa

essa

disse recisamente

Che

il

mo-

ribondo pronunziava

frasi

incoerenti, epperci questa deve essere

messa come tante

altre nel

numero

delle

leggende. Del resto lo

abbia detto o no, non importa molto per

la storia.

Ed infatti

questa

era la formula che incarnava la politica ecclesiastica di Cavour, ed


egli

aveva gi avuta occasione di ripeterla pi volte, fra


al

le altre

pi

solennemente in un memorabile discorso pronunciato


i!

Parlamento

2" marzo dell'anno medesimo nella discussione sulle interpel-

lanze del deputato Audinot intorno alla quistione di

poggiando

l'

ordine del giorno Boncompagni che acclamava

Roma e apRoma
il

capitale d' Italia.

Cavour

s'

illudeva allora di persuadere

Pontefice

che la Chiesa pu essere indipendente, anche dopo la perdita del


potere temporale. Sperava che le proposte fatte con tutta sincerit,

con tutta

lealt dall' Italia potessero essere


:

favorevolmente accolte

dal Papa, al quale egli avrebbe detto

Quello che voi


si

non avete

mai potuto ottenere da quelle potenze che


i

vantavano di essere

vostri alleati e vostri figli


;

di voti,

noi veniamo

ad

offrir velo

in

tutta la sua pienezza

noi siamo pronti a

proclamare nelT

Italia

questo gran principio: Libera Chiesa in libero Stato.


cavurriana stata molto discussa sotto diversi rapporti
altri la

La massima
:

vedasi fra
di

Illustrazione giuridica della formola del

Conte

Cavour

Libera Chiesa in libero Stato pubblicata nella


del

Xinna Antologia
generale, che fu
la

15 aprile
di

1882 da Carlo Cadorna


il

(zio del

capo

stato maggiore sino al 191 7),


:

quale ne dava

seguente

definizione

La formula

del

Conte

di

Cavour

la semplice appli-

cazione del principio della libert della coscienza nelle relazioni dei
cittadini, e della loro associazione collo Stato in

materia di religione.

risultino

pure nella
e la

// Conte di

Cavour
nata
I,

Nuova Antologia altri due articoli, l'uno Questione Romana, della marchesa Giuassist

seppina Alfieri

Di Cavour, che

suo zio

al

letto di

morte (N. A., voi.

1866, pag. 8151, l'altro di Guido Padelletti,

Libera Chiesa in libero Stato: genesi della formula cavouriana


(voi.

XXIX.
in

18-5, pag. 656)

e lo scritto del Bertolini, // Conte


italiano e la formula Libera

di

C-n-our

prima del Risorgimento


Libero Stato

Bologna,

1881).

-la politica sasia e liberale assai

lontana dalla innati-

di coloro che dicoao:

2i6

Chi l'ha detto?

[682-684]

682.

Le
il

clricalisme, voil l'ennemi!

Fu

4 maggio 1877 cne

Lon Gambetta
cos

rispondendo

alla

Camera

francese ad una interpellanza sulle misure prese dal governo


le

per reprimere
discorso:

mene

degli ultramontani,

concludeva

il

suo

Et je ne fais que traduire les sentiments

intimes du

peuple de France en disant du clricalisme ce qu'en disait un jour

mon ami
ficiel, 5

Peyrat

Le

clricalisme ? voil l'ennemi ! [Journal Of-

mai 1877, pag. 3284). Quest'amico era Alfonso Peyrat, giornalista, fondatore dell' Avenir National, morto nel 1891. Per
lo stesso

Gambetta,

in altra occasione,

alludendo

all'

aiuto che la
alle missioni

Francia ha sempre dato (anche per ragioni politiche)


religiose all' estero, diceva invece
:

L' anticlricalisme n'est pas un

article d'exportation.

Le

condizioni presenti delle relazioni fra lo Stato e la Chiesa e

il

conflitto

lungamente durato

in Italia fra la fede e la patria

hanno
:

dato origine ad altre

frasi, fra le

quali la pi nota forse la formula

683.

elettori

eletti.
dei
cattolici

suggerita a proposito dell' astensione

dalle

urne da
sulle

don Giacomo Margotti,


colonne del suo giornale
zioni generali
1'

direttore dell' Armonia di Torino,

8 gennaio 1861, alla vigilia di quelle elela

da cui doveva uscire

Vili

legislatura che fu la
l'

prima

del

Regno

italiano e alla quale

formula fu contrapposta

altra Ni-

apostati n ribelli che per ha origini pi antiche, dappoich la tn>\ o

come

sottotitolo di

un Proclama agli Italiani

Giuseppe Maz-

zini, dagli 8 ottobre i860, pubblicato nell'Iride del 24. Assai pi


tardi, nel

1874, ^ a Sacra Penitenziera,


la

ai

vescovi italiani che chiede-

vano istruzioni circa

partecipazione dei cattolici alla vita politica


i

del paese, rispose che per

cattolici italiani

prender parte
f.xpedit.

alle elezioni

politiche attentis

omnibus circumstantiis non

La formula

684.

Non

expedit.

di uso tradizionale nella Cancellera Apostolica ogni volta che in-

corre di dare risposta negativa per sole ragioni di opportunit a

682. 684.

Il

clericalismo,

ecco

il

nemico!

Non

conviene.

Governo, leggi, politica

qualche istanza dai

fedeli.

Una

circolare delia S. Inquisizione in


il

data del 30 luglio 1886 spiegava la frase comunicando avere


S. Padre, udito
rarsi
il

parere degli Inquisitori generali, ordinato dichia-

che NON* EXPEDIRE prohbitionem importt (Acta Sanctac


vol.
s'

Sedis,
f.vpedit

XIX.

pag. 94). D'allora in poi con le parole


1'

Xon

intese senz' altro

astensione dei cattolici dalie urne.

Un

bell'articolo firmato Eufrasio e intitolato //

non expedite,

nella

Nuova

Antologia, del i settembre

904. pag. 81 -1 00.


la storia

fa la storia di
il

questa frase e della precedente. Per

pure ricorderemo che

non expedit ha cessato


politiche del 16
litico

di

aver vigore con le

ulume

elezioni generali

novembre 1919. L' Allenire d' Italia, giornale po-

di

Bologna, nel numero 308 degli 8 novembre attestava che

proprio in quei giorni un'autorit ecclesiastica aveva posta la formale

domanda

se fosse lecito
la

o no

ai

cattolici

italiani di

accedere alle

urne politiche, e

S.

Penitenzieria aveva risposto affirmative,


:

senz' alcuna limitazione

o riserva

1'

Osservatore Romano, or1

gano

ufficiale del

Vaticano, nel num. del 10-1


l'

successivo,

dopo

avere riportata integralmente


.ingiungeva di suo
:

informazione

AtW Allenire d' Italia,


dell' esistenza di

Anche a noi consta

questo

responso della Sacra Penitenzieria .

con questo lasciamo da parte

la politica

che non una bella

nemmeno una
dappoich
:

cosa divertente anche se non matematica,

685. Die Politile


BISMARCK
siana
nella

ist

keine exakte Wissenschaft.


dei

Camera Prussiana

Signori

il

18 dicem-

bre 1863, e ripet lo stesso concetto nella


il

Camera Bassa Prus-

15 gennaio 1872. nel Reichstag

il

15 marzo 1884 {Die Po-

litik ist

keine Wissenschaft, wie viele der Herren Professoren sich

einbilden,
>cienza

sondern eine Kunst, cio:


molti signori professori
si

I.a

politica

non

una

come

figurano,

ma

un'arte ),

ora nella

Camera Bassa

il

29 gennaio 1886.

politica

non

un..

-Uta.

2i8

Chi l'ha detto?

[686-688]

38.
Gratitudine, ingratitudine

prio

merce

cos rara e cos

poco nota

la gratitudine eh' io

non ho

trovato nessuna sentenza popolare che ne facesse menzione. Pro-

come

se

non
:

esistesse

Invece ho una eccellente definizione

dell' ingratitudine

686. L'ingratitude est l'indpendance


uno
dei molti motti felici di
il

du cur.
Nestore
di Parigi,

un milionario

di spirito,

Roqueplan,
lo scrisse
tri

quale,

quando era

direttore dell'

Opra

sull'

album

del signor Filosseno Boyer, assieme


di

ad
:

al-

due che meritano ugualmente

non essere dimenticati


que celui qui
le

Qui

oblige s'oblige.

Un

service n'oblige
il

rend. Lu-

dovico Halvy, che racconta

fatto nell' Intermdiaire des cher-

cheurs et curieux del 1865,


del

gli

assegna

la

data approssimativa

1840.
dei versi
:

Ecco

che

rimbrottano una delle forme pi

comuni

dell' ingratitudine

687.

Rinfacciare

il

peccato
;

Altrui mai non conviene

Ma
E
eh' la morale

rinfacciarlo a chi

ti

fa del bene,

da solenne ingrato.
della bella
il

favola II Pellegrino e il Platano

di

Luigi Fiacchi detto

Clasio.
frasi

La

storia

ci

conserva diverse

di

uomini che ebbero a pro


1'

vare la ingratitudine

umana,

fra le altre

688. Ingrata patria, ne ossa

quidem mea habes.

686. L' Ingratitudine


688.

l'

indipendenza del cuore.

Ingrata patria, non avrai

nemmeno

le

mir OMk.

[689-690]

Gratitudine, ingratitudine

219

Narra VALERIO MASSIMO (Factorum


lib.

et

dictorum memorabilium

V, cap. ni.

b 2

che Publio

Cornelio Scipione Africano


volontario e ostinato esilio

maggiore, dispettoso per essere stato citato dai Tribuni della plebe.
e

condannato a grave multa,


;

ritirossi in
exilii

a Linterno

eiusque voluntarii

acerbitatem non tacitus ad

inferos tulit,

sepulchro suo inscribi


ista

iubendo, ingrata patria, ne


aut necessitate
ei

ossa

quidem mea habes. Quid


in

indignius

aut

querella iustius aut ultione

moderatius? cineres

suos negavit,

quam
pionis

cinerem conlabi passus non fuerat. Igitur hanc

imam

Sci-

vindictam ingrati animi urbs


:

Roma

sensit,

maiorem me-

hercule Coriolani violentia

ille

verecundia.
stantia

De qua ne

queri

enim metu patriam pulsavit, hic quidem - tanta est vera; piet tis con-

nisi

post fata sustinuit.

Ho
di

gi parlato di Belisario che la leggenda disse ridotto a chieai

der un obolo
cui

passanti

dir invece del

doge Francesco Foscari,

non

si

conoscono

le

precise parole dette ai terribili Inqui-

sitori,
gli

ma

che forse non saranno state molto diverse da quelle che

pose

in

bocca

il

solito librettista favorito di

Verdi

689.

Questa dunque

la

iniqua mercede
Fkam
-

Che

serbaste al canuto guerriero?


1/

dur Foscari, tragedia lirica M. Piave, mus. di Verdi, a.


si

di

III.

Parlando d'ingratitudine
larissima
Il
:

pu anche ricordare

la frase

popo-

a travaill,

il

a travaill pour

le

roi

De
ritornello di

Prusse.
il

una canzone che

si

canta\a a Parigi contro


il

Maresciallo

de Soubise, sconftto a Rossbach da Federigo

Grande od
significava

Di qui

la

frase Travailler

pour

U
l'

Roi de Prusse che

lavorare per niente, e quindi anche affaticarsi per un ingrato.

Dir dei danni che seco reca


giovar'altrui
<li

ingratitudine,
ri

disgustando dal

coloro che n

male rimunerati, secondo

lenza

PUHUO

NiK"

690. Egli ha lavorato per

il

re

di

i'

Chi l'ha detto?

[691-694]

691. Ingratus

unus omnibus miseris nocet.


(Sentenze, num. 43 dell'edizione E. Voelfflin, Leipzig, 1869).

e ricorder per ultima la frase bblica che mi pare

si

adatti al cas

nostro

692. (Quia) Ventumseminabuntetturbinem metent.


(Osca, cap. Vili,
v. 7).

che passata

in

tutte le letterature
:

europee sotto

la

forma del

proverbio volgare

Chi semina vento raccoglie tempesta.

39.
Guerra
e

pace

Bella, horrida bella. 691. ">J


'

,,,

(\

,, moli. io. Lucute, uh.

.,

...

,.,

\ I. v.

sui.

cos

Virgilio apostrofa
lui

la

crudele guerra,

flagello

dei

popoli,

con
il

lo

ripeterono, in tutte le lingue, milioni di uomini durante

terribile conflitto degli

anni 1914-1918, di cui

pi particolarsi

mente mi occuper
sopportano

nella P. II, 80.

Ma
la

poche guerre

sareb-

bero combattute se fossero


le

stati arbitri di farle

o no coloro che

spese.

Pur troppo invece

guerra fu quasi sempre

sfogo d'interessi, di rancori o di ambizioni dinastiche, e non a torto


(

"ai.dkron disse che

in

guerra polvere e palle sono

la

694.

Ultima razon de Reyes.


(Calderos

df. i.a Barca, En esta vida lodo et vtrdad. todo mentira, comedia, jorn. scgunda, esc. XXII 1
1.

691. Un solo ingrato nuoce a tutti gl'infelici. 692. Perch semineranno reato e raccoglieranno tempesta. 693. Guerre, orrende guerre.

694. Ultimo argomento dei

re.

[695]

Guerra

pace

221

da cui levarono probabilmente

la

iscrizione che

Luigi

XIV

fece

porre sui cannoni fusi nel 1650:

Ultima
che fu tolta via
]>er

ratio

regum
ago-

decreto dell'Assemblea Nazionale del \"


il

Federigo

Grande

l'altra presso che simile:


regis

Ultima rado

scolpita sui cannoni dell'esercito prussiano

dopo

il

1742.

Ma

forse

anche
dette,

il

commediografo spagnuolo non


il

fece che ripetere le parole

se

racconto vero, dal card.

Francisco Ximexs,
gli

di-

venuto reggente dei regni di Aragona e Castiglia nel settantanove-

simo anno

di vita

sua (15 16),


di
certi
le

il

quale ad alcuni nobili che

do-

mandavano ragione
armate e
i

suoi atti di autorit, mostr le truppe

cannoni con

miccie accese: aggiungendo:

Hc

st

ultima ratio regis!

Che

695.

Il

danaro
comune

il

nervo della guerra.


tempi del MACHIAVELLI,
il

opinione

sin dai

quale conlib. II.

futandola nei Discorsi sopra la


intitola
il

prima Deca di
il

T. Livio,

cap.

I danari non sono

nervo della guerra, secondo

che la
detta

comune

opinione, e nel testo dice che questa sentenza fu


tra

da QuiM ro CURZIO nella guerra che fu


il

Antipatie

done e

Re

Spartano

ed allegata ogni giorno, e da' Principi,

non tanto prudenti che


ritiene

basti, seguitata.

Imperocch
la

il

Machiavelli
fa col ferro
il

che l'oro non basta a vincere, che


coll'oro, che

guerra

si

non

non

il

danaro,

ma

buoni soldati sono

nervo

della guerra: e niuno potrebbe dargli torto,

sennonch

la

sentenza
vin-

qnak
in

si

cita,

non vuol dire che basta

il

danaro a

fare e a

guerre,

ma
il

che

il

danaro indispensabile. Dir pure che


guerra n
lib.
r ide re di v \^

Quinto Curzio

quali- della

contro Antipatro parla in principio del

IV

e in principio del

VI.
del
la

non ho trovato questa sentenza


I-'r<

soltanto

nei

Supplementi

inshemio,
di

lib.

I,

cap.

X.
la

detto che ad Alessandro,

dopo

Borte
Ina
al
n>

Filippo,

mancara

nervus gerendarum rerum pecunia.

he questi Supplementi sono posteriori

Machiavelli.

Non

la

penaarano cone

il

S^retario fiorentino

222

Chi l'ha detto?

[696-607]

Rodolfo Agricola

negli

Sprichwrter,

n.

281,

che

scrisse:
I,

Nervi bellontm pecunia, n Rabelais


Les nerfs des batailles sont
le parole

nel

Gargantua,

46:

les pe'cunes. Si

sogliono ripetere pure

rivolte a
il

Luigi

XII

dal

maresciallo

Gian Giacomo
tratt di invadere

Trivulzio, detto
il

Gran
la

Trivulzio,

quando

si

Milanese

Pour faire

guerre avec succs,

trois choses sont ab-

solument ncessaires : premirement, de l'argent; deuximement,


de l'argent; et troisimement, de l'argent ; e
la eccessiva
il

Trivulzio che per

sua avarizia era diventato la favola della Corte, era

pi d' ogni altro al caso di poter proclamare

con
:

efficacia

queest,

sto principio. Richelieu peraltro soggiungeva che

Si l'argent

comme on
paix.

dit, le

nerf de

la

guerre,
il

il est

aussi la graisse de la

la

verit vera che

danaro
le cose.

non soltanto

il

nervo

della guerra

ma
i

il

nervo di tutte

gi Eschine (In Cte-

siph.,

52) fra

neologismi che rimprovera a


il
il

Demostene,
i

cita

quello di aver chiamato


delle cose, e

denaro t vssa twv Tipayu-Ttov,


filosofo

nervi

dopo
(in

di lui

BiONE

diceva, xv tXotov vspa

upayuocxwv
altri

Diog. Laert., IV,

7, 3, 48).

E, per non

dire di moiri

autori classici che usarono simile locuzione (vedi

Gefl.
nelle

Worte,

XXIII.

Aufl.,
:

S.

373), anche
belli
:

Filippiche (V, 2)

Ncrvos

Bchmann, Cicerone scrisse pecuniam e nell' orazione

De

imperio Cn. Pompeo (VII, 17)

Vectigalia nervs rei public a>.

696. Silent leges inter arma.


scrisse

Cicerone

nell'orazione

Pro Milone (IV,

io), che

Lue \X0

(Pharsalia,

lib. I, v.

277) cos ridusse: Leges bello siluere coactet.

Su questa massima
tentia

scrisse lo

Schwendendrfter una Oratio de sen(Altdorfii,

Inter arma

silent

leges

1631).

697.

Tout soldat franais porte dans sa giberne le bton de marchal de France.


Napoleone
;

attribuito a

I (E. Blaze,

La vie

militaire sous l'Em-

pire, vol. I, pag. 5)

e questa speranza di gloria e di

guadagno

era

696. Tacciono

le

leggi fra le armi.


il

697. Ogni soldato francese porta nella sua giberna


maresciallo di Francia.

bastone

di

[698-700!

Guerra

pace

223

molte volte

il

solo incentivo per

il

soldato ad affrontare la morte,

giacch in troppi casi egli ignorava

la

causa per

la

quale combatteva, e

698.

Venduto ad un duce venduto Con lui pugna, e non chiede


(

il

perch.
a. 1I>.

Manzoni,

//

Conte di Carmagnola, coro,

Le

sole guerre nelle quali

il

cuore del soldato batta per un sen-

timento pi elevato e faccia propria la causa della bandiera sotto


la

quale ripara, sono

le

guerre per la indipendenza nazionale. Al-

lora ogni

uomo

valido alle armi soldato, e le


lo
:

donne

stesse lo

spingono animose dove


lui

chiama

la

voce dell'onore, e ripetono

le storiche

parole
7j

699.
con
le

"H

xv

7:1

TOC.
i

quali le madri spartane salutavano


lo scudo,

figli

partenti in guerra,

consegnando loro

come narra Plutarco nei Lacaenarum Apophthegmata IXVI): Alia cum filio clypeum traderet
hortari
vellet
:

eumque ad rem bene gerendam


nunc, aut super hoc
(7)
(

Fili,
.

inquit, aut

tv. f ird ", forma dorica)


cio

Essi do-

vevano tornare o
fetta per

vittoriosi,
lo

con

lo scudo,

poich chi fugge


la

prima cosa

scudo - e anche Orazio, confessando


Filippi,

sua

uga

nella battaglia di

dice di s:

700.

Relieta non bene parmula.


(Carmina,
lib. II, od. 7, W.
IO*.

Si

morti,

cio portati dai commilitoni sugli scudi.


i

ricordino
:

bei versi del

Leopardi

(Nelle nozze della sorella

Fhnlina)

Finch

la

sposa giovanetta

il

fido

Brando cingeva al caro lato, Span dea le nere chiome Sul corpo esangue e nudo

e poi

Quando
Tuttavia
1'

e'

reddia sul conservato scudo.

uomo pu andare
:

incontro alla morte anche per cai

gioni pi basse e futili

non

altrimenti

gladiatori che,

non sem-

699. TOO.

con questo o su

(fa

Dopo

aver gettato malament-

lo

224

Chi l'ha detto'

[701-703]

pre astretti dalla volont del padrone,


di

ma

talora per sola avidit


al

guadagno, correvano a dare o a ricevere morte

grido

701.

Ave, Imperator, morituri

te salutant.

Svetonio
peratore:
sit.

nella Vita di Claudio (21) cos narra di questo im-

Emissurus

Fucinum lacum, naumachiam ante commi-

Sed cum proclamantibus naumachiariis, Ave, imperatore morite

turi

salutant, respondisset, Avete vos, neque post hanc vocem,

quasi venia data quisquam dimicare vellet, diu cunctatus an


igni ferroque

omnes

absumerent, tandem e sede sua prosiluit, ac per am-

bitum lacus non sine fda vacillatione discurrens, partim minando,


partim adhortando ad
Sicilia

pugnam

compulit.

Hoc spedando

classis

et

Rhodia concurrerunt, duodenarum triremium

singula:,

exciente buccina tritone argenteo, qui e

medio lacu per machinam

emerserat.

A
nella

questo ricordo di Svetonio

s'

ispir

Pietro Cossa quando

Messalina

(a.

I,

se. 8)

cos fa parlare Claudio:

Per quel
S' appresti

d solenne

uno spettacolo navale,


che combatteranno
sul serio:

E
I

gladiatori

S'ammazzino

gladiatori sono

da gran tempo un po' svogliati

Nell'arte del morire.

702. (In)

Hoc

signo vinces.

ossia Totcp vixa, sono le parole che Costantino lesse intorno a

una croce miracolosamente apparsagli


l'E. V., prima
di

in

cielo nell'

anno 3

2 del-

attaccare battaglia contro Massenzio, e ch'egli


dette

fece porre sulle insegne delle legioni,

da quel tempo
lib.

in

poi

labari (EUSEBIO PaMFII.O, Vita Constantin/,

I.

cap. 28).

703.
Fra
dell'

Carne da cannone.
i

Pensieri

ili

Giacomo Leopardi

ce n' uno,
si

proposito

amore che ha

il

mondo

pei

torti, in cui

nova questo pe-

701. Addio, Imperatore, quei che vanno a morire

ti

salutano.

702. In questo semini vincerai.

Guerra

pace

riodo: Cos Napoleone fu amatissimo dalla Francia, ed oggetto,

per dir cos, di culto


e tratt

ai soldati,

che

egli

chiam carne da cannone

come

tali

(il

LXXIV,

nella ediz. delle Prose morali,

comm. da

Ild. Della

Giovanna. Firenze, Sansoni, 1895, a pag. 3441.

Ora, sfugg veramente a

Napoleone ima
e.
l'

cosi bestiale definizione

Era naturale che


di

il

dubbio sorgesse
equivoco

una

volta sorto,

si

chiarire

1'

equivoco, se

v' era,

tanto pi che la frase

carne da cannone

divenuta universalmente popolare. Alberto

Lumbroso raccont
(articolo ristampato

nell'Italia

Moderna,

ott.

1906, pag. 368-369


la Rivoluzione e il

nel

volume: Attraverso

Primo Impero, Torino, Bocca, 1907, a pag. 473-476) d'avere


scritto

sull'argomento
gli

al

Masson,

il

celebre storico di Napoleone,


:

il

Masson

rispose
se
1'

negando energicamente

Napoleone sarebbe

stato

una bestia
bestia. Chi

avesse detto ed egli era ben lungi dall'essere


gli

una

dunque
II

attribu

calunniosamente quella definiil

zione disumanar

Lumbroso

asserisce che
politico,

calunniatore fu l'abate
di

de Pradt, scrittore e
leone
I

uomo

gi

elemosiniere

Napo-

e che poi rivoltatoglisi contro fu

uno

dei suoi detrattori

e ne fn ricompensato con la

nomina
in

a vescovo di Poitiers e poi


lettera al principe di Tal-

ad arcivescovo
leyrand
il

di Malines.

una sua

conte di Jaucourt afferma

che fu

appunto
la frase
:

1'

abate de

Pradt ad attribuire falsamente a Napoleone


!a chair

canon. * Del resto non

si

dimentichi
a.

Le soldat Shakespeare

2 a
,

che nel

King Henry IV,


:

parte prima,

IV.

se.

fa

dire a
.

Falstaff dei suoi soldati

Food for powder


sue nonne,
i

(carne

da polvere)

Anche

la

guerra ha

le

suoi precetti;

non
la

nel solo

giuoco delle armi, o nel cozzo brutale degli eserciti sta


e a molti episodi,

guerra

anche

gloriosi, della storia militare,


:

si

potrebbero

implicare le notissime parole

C'est magnifique,
o come
altri

mais ce
beau,

n'est pas la guerre.

dicono:

C'est

mais ce n'est pas la gturre,

parole dette dal generale francese P.


alla

F. G.
Balaklava

-tendo

eroica

ma

imprudente carica della ca\alleria leggera


di

(comandata dal conte

Cardigan)

alla battaglia di

704.

E magnifico, ma non
19

22 6

Chi l'ha detto?

[705-707]

tobre 1854), carica dovuta, pare, a


ritorn

un ordine male

inteso, e

da

cui

appena un terzo
la

della brigata.

Vedi: Layard, La premiere

campagne de
Balaklava
et

Crime ou

les batailles

mmorables de l'Aima, de

d'Inkermann,

trad, franc. Bruxelles, 1855, a pag. 72.

Una

notevole sentenza di

Tacito

intorno alla guerra, e che po-

trebbe facilmente applicarsi a molte altre faccende

umane

questa

705. Iniquissima haec bellorum conditio est, pro-

spera omnes

sibi vindicant,

ad versa uni
27).

imputantur.
Fra
guerre
i

(Vita di Agricola,

tutte le guerre,
civili,
s

pi dolorose e feroci che le altre sono


s

le

per Y orrore che destano,

per
il

1'

accanimento che
nei

combattenti

vi
:

portano. Di esse parlava

Manzoni

due.

notissimi versi

706.

fratelli

hanno ucciso
(//

fratelli:

Questa orrenda novella

vi do.
II).

Conte di Carmagnola, coro nell'atto


il

intorno

ai

quali
al

si

narra

seguente aneddoto.

Tommaso
do
il
;

Grossi,

mandando
risposta

Manzoni un esemplare
:

della sua novella

Y Ildegonda,

scrisse sul frontespizio


il

Questa orrenda novella ti


gentile scrisse di sopra
i

ma

in

Manzoni con arguzia


fratelli
il

verso che

precede: I

hanno ucciso

fratelli , a

significare

mode-

stamente che

Grossi aveva superato

lui

Manzoni.

Sempre a proposito
si

delle guerre civili che insanguinano le vir.

pu

ripetere la frase di

Jean Franois Ducis,

poeta tragico

(1733.1816):

707.

La tragdie court
tristi

les rues.
Terrore
a uno
dei

Egli scrisse nei

giorni del

suoi

amici

Que
les

parles-tu,

Vallier, de /aire des tragdies?

La

tragdie court

rues

(CaMPENON, Essais de mmoires sur

la vie

de Ducis,

705. Questa cosa ingiustissima segue in ogni guerra, che tutti si arrogano il merito dei prosperi successi, e gli avversi ad OD
solo sono rimproverati.
tragedia corre per le vie.

707.

I.a

Guerra

pace

Z2~

Paris, 1824, a pag. 79).

Ma

egli

non aveva

fatto
:

che ripetere

in-

consciamente

il

ritornello di

una mazarinata

Comdiens, c'est un mauvais temps.

La Tragdie
Tristi giorni si quelli del

est par les

champs.
!

Terrore come quelli della Fronda

e tristi

ugualmente

tutti

quelli in cui

una

citt

o un paese sono abbandovendette di una soldatesca

nati ai capricci sanguinosi,

alle cieche

brutale, condotta da capi ancor pi brutali o feroci. Corre tosto


alla

memoria

la frase

famosa

708. L'ordre rgne Varsovie.


Quale ne
la origine? Nella seduta della
il

Camera

francese dei deil

putati del 16 settembre 1831.

ministro degli affari esteri,

conte

Orazio Sebastiani, rispondendo


della Polonia, usci

a una interrogazione sulle cose


infelice
:

con questa frase

Le gouvernement
parvenus sur

communiqu tous
vnements de
la

les

renseignements qui

lui taient

les

Pologne

Au moment
1'

o l'on

crivait, la tran-

quillit rgnait Varsovie.

{Moniteur Universel, 17 sept. 183 1)


8 del mese

Varsavia

infatti

aveva capitolato
Il

dopo due

giorni di

sanguinoso combattimento.
litografia
di

giornale

La Caricature

pubblic una
alle

Crandville e di

Eugenio Forest, che alludendo

parole disumane del ministro, rappresentava un soldato russo cir-

BOndato da cadaveri con

la

leggenda L'ordre rgne Varsovie. Li

ramone per

la

quale

la

frase rimasta celebre sotto questa ultima

ionia che non quella autentica del resoconto parlamentare, pu


forse trovarsi in

una comunicazione

ufficiosa

mandata da Cracovia,
ragguagli

i settembre, che fu pubblicata nel


citato del

numero precedente a quello dopo aver dato


i

Moniteur, e che diceva,


di

delle stragi

agosto: ....Le gnral Krakowiecki a t effectidictateur,


et

nomm

revtu d'un pouvoir illimit. L'ordre


rtablis

tranquillit sont entirement

dans

la capitale.
il

Al Manzoni piaceva di raccontare su


aneddoto.
di
Il
il

tale

argomento

seguente

conte Sebastiani aveva maritata sua


quale,

figlia col

Duci

Praslin.

dopo
lini

di in

averle dato coi suoi disordini gravi

ragioni di malcontento,

un accesso

di

follia

gelosa ad uc-

'

ordini

regna a Varsavia.

Chi l'ha detto?

[709-712]

cider

lei

e quindi s

medesimo, tragedia che rimase tristamente

fa-

mosa per lunga


dalla

serie di anni.

Un

polacco, a cui
il

non s'erano can-

cellate dal cuore le parole colle quali

Sebastiani aveva annunziato

tribuna la rovina della sua citt, conosciuto questo avveni-

mento, esclam: L'ordre rgne l'Htel Praslin.

Le

parole del generale Sebastiani facevano inconsciamente eco


di

alla frase

Tacito

709.

Ubi solitudinem

faciunt,

pacem

appellant.
30).

(Vita di Agricola,

che in

altri

termini equivale a dire col gran poeta francese

710.

Et

le

combat

cessa, faute

de combattants.
Le Cid,
ci
a.

iCouN'Kir.i.K.

IV,

se. 3).

Pu accadere che
ci

talora nella guerra

non

siano vincitori

ma

sono sempre dei


di

vinti, e

per loro occorre rammentare


dei Galli, che nell'

la terribile

minaccia
e

Brenno, duce

anno 362

di

Roma,
la

390

avanti Cristo, avrebbero incendiata e


:

taglieggiata

citt

dei

Quiriti

711.
egli
e.

Vae

victis

avrebbe esclamato, se
altri istorici

si

presta fede a

Tito Livio

{Hist., lib.

Y,

48, 9) e ad

romani, come

Floro

(I,

13, 17) e

FSSTO

(p.

372, ed. Mller).

Non

diversamente diceva Virgilio:

712.

Una

salus victis nullam sperare salutem.


\Eneide,
lib. II.
v.

393).

Quante amarezze siano


stri

riserbate

ai

vinti,

dovevano

ai

giorni no-

provarlo molti popoli e soltanto mezzo secolo

fa

un nobile

paese, la Francia, oggi vittoriosa

ma

che nel 1870 e '71 espi cru-

delmente

le

colpe sue e non sue. Nella circolare che Giulio

Fwkk.
l)i-

ministro degli affari esteri e vicepresidente del Governo delia

709.

Dove fanno

la

solitudine,

dicono essere
di

la

pace.

710.
712.

il

combattimento cess per mancanza


ai

combattenti.

711. (inai
Mei

vinti.

vinti

unica salute nel disperare

di

ogni salute.

r-

j.j

Guerra

pace

nazionale, rivolgeva

il

6 settembre 1870

agli agenti diplomatici

(.Iella

Francia,

si

leggeva una frase rimasta celebre

ma

smentita ben

presto dalla forza stessa delle cose:

713.

Ni un pouce de notre de nos forteresses.


circolare cos diceva;

territoire, ni

une pierre

La

notre territoire,

ni une pierre de nos forteresses

Nous ne cderons ni un ponce de Nous ne trai-

terons que pour une paix durable

[Journal

officiel del

set-

tembre). Fiere parole, di cui

la

inconsiderata temerit era scusabile

anto in grazia del sentimento

ardente di patriottismo che

le

aveva suggerite. Nella seduta del 17 giugno 1871 dell'Assemblea


Nazionale,
lui
il

Favre stesso riconobbe che

la

formula sostenuta da

aveva reso impossibile ogni accordo con Bismarck nei colloqui


Ferneres <i8 e 19 settembre 1870).

di

Pur troppo
bi>ogna
farsi

la

ragione sempre del pi forte e per


gli

farsi valere

temere. Perci

antichi dicevano

714. Si vis
ohe sono forse

pacem, para bellum.


le

parole di

Vkgezio lievemente
[Instit.

modificate:

Qui
19):

iderat pacem, preeparet bellum prolog.):


1

rei militar., lib. III.

anzi

Cicekoxe

dice

addirittura (Phil.,

VII,

6,

si

pace /riti volumus, bellum gerendutn


con queste
altre citazioni,

est.

Si confron-

tino pure

che rendono un pensiero se


sipr.v/;
:

non identico, almeno molto simile: 'Ex JCoXiflOO sv yp

uXV/

3:,J/:vj-a'.. nelle /storie di

linaria (cap.

NONDA
avanti

nella

TUCIDIDE (lib. I, cap. 1241 r, pace bellum mutar it, di Sallustio nella CatiLViilJ - Xam paritur pax bello, parole di EPAMIVita che di lui si legge in Cornelio Nipote, V.
:

Narra Tito Livio (Hist.,


(risto.
in

lib.

XXL
di

cap. 18) che nell'anno 218

534 dalla fondazione

Roma, essendo
detto
il

legati roto.

mani venuti
il

Cartagine a lagnarsi della espugnazione di Sag

due- loro

Quoto

Fabio Massimo,

Verrucoso e pi

713.

un pollice del nostro


stre
fori

territorio,

n una pietra dette no-

230

Chi l'ha detto?

[71 5-7 19]

tardi

il

Temporeggiatore, volto

agli

anziani della citt, sinu ex

toga facto, hie, inquit, vobis bellum et


placet,

pacem portamus

ntruni
lui la

sumite , e poich quelli risposero che lasciavano a

scelta, scosse la toga, e replic


st'

che dava loro la guerra. Di que-

episodio

si

vale

il

Tasso

nella

Gerusalemme

liberata,

quando

fa venire

Argante insieme ad Alete, ambasciatori del

re d'Egitto,

innanzi a Goffredo.

Dapprima Argante esclama con

insolenza:

715. Chi la pace

non vuol,

la

guerra s'abbia.
(e. II, ott. 88).

poi imitando

1'

atto dell' oratore

romano, soggiunge
t'

716.

guerra e pace in questo sen


sia l'elezione....

apporto

Tua
della tela pel

(A-,, ott. 89).

Ambasciatore pi umano sembra Lisandro quando

all' alzarsi

primo atto

dell' Aristodemo, tragedia del

Monti,

dice

a Palamede:

717.

Palamede; alla regal Messene Di pace apportator Sparta m'invia.


S,

.Sparta di guerra stanca....


ci

che non

difficile

a credersi, perch pochi


fatto
il

amano

la

guerra,
;

se

non coloro che ne hanno


chi

loro mestiere e gli ambiziosi


e

chi lavora,

ha persone che ania

dalle quali amato, per le

quali teme, e che


e

temono per
col

lui,

desidera ardentemente la pace,


il

pu andare ripetendo
I'

Petrarca

noto verso:

718.

vo gridando: pace, pace, pace.


(Canzone ai Grandi
l'

a" Italia,

num. XVI

ile 1-

edizione Mestica, verso ultimo).

se

non

forte nei vecchi classici della patria letteratura, an1'

dr piuttosto declamando
e Lanciotto
:

apostrofe di Guido da Polenta a Paolo

719.

....

Ah,

pace,
!

esacerbati spiriti fraterni

(I'eulico, Francisco do Rimini,

a.

IV,

[720-;

Guerra

parc

231

ovvero canterellando

la

romanza

di

Leonora
di

nel

melodramma La
(a.

Forza del Destino, parole di F. Piave, musica

Verdi

IV,

se. 6)

720.

Pace, pace, mio Dio, cruda sventura

M' astringe, ahim,


La
guerra ha ispirato un gran

a languir.
di

numero

canti

patriottici,

di

molti dei quali sono rimasti popolari dei versi o delle strofe.

Va

innanzi a tutti

il

famoso:

721.
che
il

Allons, enfants de la patrie.


primo verso della Marsigliese o Chant des Marseillais,

parole e musica di

Rouget de
(livre

Lisi.e.
le

Lamartine narrando nella


origini

Histoire des

Girondins

XVI),

della Marsigliese,
ufficiale d'ar-

ripete la storia
tiglieria di

ben nota

di

Rouget, allora giovane

guarnigione a Strasburgo, che frequentando la casa del


[il

maire, certo Dietrich, in una sera del 1792


per invito dello stesso Dietrich
patriottico.
e le parole
i

25 aprile] compose
di

versi e la

musica

questo inno
le

Rouget pass
che
l'

la notte al
gli

clavicembalo studiando

note

ispirazione
il

dettava: quindi accabl de cette


la

inspiration sublime,
se reveilla

s'endormit

tte sur

son instrument et ne

qu'au jour. Les chants de


la

la nuit lui

remontrent avec
Il

peine dans
crivit,
les

mmoire comme

les

impressions d'un rve.


Il

les

nota et courut chez Dietrich.

le

trouva

dans

son

jardin, bchant
tilles
ilia,
il

de ses propres mains des laitues d'hiver. La femme


leves. Dietrich

du vieux patriote n'taient pas encore


appella quelques amis tous passionns
et

comme

lui

pour

la

musique

capables d'excuter

la

composition de de Lisle.

La

tille

aine de Dietrich accompagnait.


la

Rouget chanta.
les

la

premire

strophe les visages plirent,


dernires
ses tlks,
le dlire le

seconde

larmes coulrent, aux

de l'enthousiasmi- clata. La femme de Dietrich,


>

pre, le jeune officier se jetrent en pleurant dans U

bras les uns des autres.


il

L'hymne de
la

la patrie tait

trouv! hlas,
Dietrich
-

devait tre aussi

l'hymne de

Terreur. L'infortun

marcha peu de mois aprs


n

lVchafaud. aux sons de ces not'


et

foyer du cceui

de son ami

de

la

voix de ses

fille*.

%%l,

Andiamo,

figij

della patria.

'hi I'

ha

(letto ?

[7 2 i]

Le nouveau

chant, excut quelques jours aprs Strasbourg,

vola de ville en ville sur tous les orchestres populaires. Marseille

l'adopta pour tre chant au


ces de ses clubs.

commencement
le

et la fin des sanle


.

Les Marseillais

rpandirent en France en

chantant sur leur route.

De

lui

vint le

nom

de Marseillaise

La

vieille

mre de de

Lisle, royaliste et religieuse,


fils,

pouvante du
Qu'est-ce donc

retentissement de la voix de son

lui crivait:

que cet hymne rvolutionnaire que chante une horde de brigands

qui traverse la France et auquel on mle notre

nom ?

De

Lisle

lui-mme, proscrit en qualit de royaliste, l'entendit, en frissonnant,

comme une menace de mort ses oreilles en fuyant dans des Hautes- Alpes. Comment appelle-t-on cet hymne? demanda-t-il son guide. - La Marseillaise, lui rpondit le paysan. C'est ainsi qu'il apprit le nom de son propre ouvrage. Il tait
retentir
les sentiers

poursuivi par l'enthousiasme qu'il avait sem derrire

lui. Il

chappa

peine la mort. L'arme se retourne contre la main qui l'a forge.

La Rvolution en dmence ne

reconnaissait plus sa propre voix

Ho

riportato

il

racconto testuale di Lamartine perch ormai

essi

consacrato dalla tradizione,

ma

bene avvertire che indagini


sia

posteriori

hanno mostrato come esso

pieno di particolari che

in gran parte
scrittore.
st'

hanno fondamento

solo nella

immaginazione dello
egli

Rouget medesimo ha narrato com'


diversa
di in

compose que-

inno, e la sua narrazione affatto

dal romanzetto di

Lamartine riprodotto

un bel quadro

Pils e in un' incisione

notissima di Cottin. L'inno che Rouget aveva scritto per l'armata


del

Reno

che perci ebbe da principio

il

nome

di

Chant de guerre

de l'arme du Rhin, fu eseguito dalla musica della guardia nazionale di Strasburgo


il

29 aprile 1792, e da un soldato marsigliese


ove divenne tosto popolare,
Marsigliesi stessi
e

fu portato nella sua citt natale, cui pass a Parigi portatovi dai

da

quando
le

guidati
e
alla

da Barbaroux vennero
presa delle Tuileries
Il
il

alla capitale,

cantandolo per

vie

io agosto.
il

maresciallo Jourdan,

vincitore di Fleurus,

fece

il

pi bel-

l'elogio della Marsigliese dicendo:

Avec

dix mille soldats et la

Marseillaise je battrai quarante-mille hommes.


di

Un

altro generale
;

quel tempo scriveva al Direttorio


;

J'ai gagn la bataille

la

Marseillaise commandait avec moi


rinforzo di 10,000 uomini o

un

altro

domandava un

una nuova edizione

della Marsigliese.

[~22-~

Guerra

pace

235

Escono dal nostro soggetto,

e quindi

non mi

ci

trattengo, le

polemiche sulla paternit della musica della Marsigliese, poich,


fra le altre cose,
i

critici

tedeschi sostengono che essa copiata di

peso dal Credo della Messa Solenne num. 4, dell'organista Holtz-

mann
Anche
fare

di

Meersburg

(sul

lago di

Costanza), composta nel 1776.


il

altre attribuzioni

sono state fatte delle quali non


il

caso di

menzione. Si consulti del resto


Lisle, sa vie, ses

buon

libro di Alfred Leconte,

Rouget de

uvres, la Marseillaise (Paris 1892),


si

ma
di

pi specialmente l'opera che

pu veramente

dire definitiva

sull'argomento, del dotto bibliotecario del Conservatorio Musicale


Parigi, Julien Tiersot, Histoire de la Marseillaise (Paris,

De-

lagrave,

1915. -

Ne

dette

un riassunto Giorgio Barini

nell'articolo

canto di gloria della Francia, nel Fanfulla della Domenica,

del 9 aprile

19 16).
si

Fra

molti versi di questo inno ugualmente popolari


il

tengano

presenti anche

primo della a

strofa:

722.
e
il

Amour

sacr de la patrie.

terzo:

723.
che
si

Libert, libert chrie.

ritrova nel duetto di Masaniello e Pietro nella Muette de Por melodramma di Scribe e Casimir Delavigne, musicato da Auber (a. II, se. 2) e suo capolavoro, che tanta efficacia ebbe sugi
tici,

animi vibranti di patriottismo nell'insurrezione del Belgio del 1830

Non meno
t/u

popolare

della Marsigliese in

Francia lo Chant

Depart che musicalmente ha un'importanza anche maggiore


(

Questo

unto dilla partenza


imi
(

il

famoso inno nazionale che


minore
di

Ma
fa-

ria-Gm

himkr

(fratello

Andrea,
la
i

il

poeta

moso morto
celebril'
ili

sulla ghigliottina) scrisse nel

1794 per

quinta festa

anniversaria della presa della Bastiglia. Egli lesse

suoi versi al

mi
di poterli

hol,

l'autore del

Giuseppe,

il

quale chiese

onore
lette

musicare. Questa grandiosa cantata, composta

strofe e

un

ritornello,

appena apparve ebbe un successo

~22.

Annui
1

Utero della patria.


libert
diletta.

i-rt,

234

CA*'

l'ha detto?

[,-24-720]

enorme, divenne ben presto un canto


litari

di

gran

moda

e le

bande mi-

francesi diffusero in

Europa

la

seconda Marsigliese.

Il

canto comincia:

724.

La victoire en chantant nous ouvre la barrire, La libert guide nos pas, Et du Nord au Midi la trompette guerrire

A
e
il

sonn l'heure des combats.

Tremblez, ennemis de la France....


ritornello:

La Rpublique nous

appelle,
:

Sachons vaincre ou sachons prir Un Franais doit vivre pour elle,

Pour

elle

un Franais

doit mourir.

Ma

noi ricorderemo piuttosto alcuni fra

gl'innumerevoli canti

ed inni patriottici del nostro risorgimento politico. Ecco per primo

un coro

di classico autore che descrivendo

la

triste

battaglia di

Maclodio (1427),

cos comincia:

725.

S'ode a destra uno squillo

di

tromba;

A
Eccone

sinistra risponde
nell'atto

uno
II).

squillo.

(Manzoni, // Conte d Carmagnola, coro

altri

meno

letterari

e pi popolari

726.

Addio, mia bella, addio, L' armata se ne va


;

E
la

non partissi anch'io Sarebbe una vilt.


se
prima strofa
di

un inno dell'aw. Carlo Alberto Bosi

fioren-

tino (181 3- 1886) che fu poi prefetto in varie provincie del

Regno;

inno detto V Addio del volontario, che anche oggi

si

canta dai CO

724.

La vittoria cantando ci apre la via, Nord al Mezzogiorno la tromba di


della battaglia.

l.i

Kberta

ci

guida e dal

guerra ha suonato l'ora


l'i

Tremate, nemici della

ancia....

Guerra

face

2^5

scritti.

Fu

scritto a

un tavolino del famoso


la

cafi

Castelmur (ora

scomparso), in via Calzajoli,


part per la guerra dell'
lontari fiorentini
:

sera del
il

indipendenza
il

20 marzo 1848, quando primo battaglione dei votutti gl' inni


altri

e divenne presto

pi popolare fra

nazionali.

Con un poco

di esagerazione e

imitando ci che

disse

pi giustamente delle

Mie Prigioni
una

(v. n.

12) scrisse Pietro Gori

nel Canzoniere nazionale (Firenze. 1883, a pag. 408) che esso ha


nociuto agli Austriaci pi di
l'Italia

battaglia perduta, e giovato al-

pi di una battaglia guadagnata .


lirica
il

Lo

stesso Bosi in altra


in et matura,

sua dolce
cosi

ricordi di

una madre, composta

rievoca

successo di quella sua fortunata - e meritamente


:

fortunata - poesia giovanile

Povero Giulio

Io vengo a dirti addio,

L'armata

se

ne va - part cantando se

Un

vii sarei,

non andassi anch'io;

Forse ritorner -

ma

chi sa quando!
tesoro.
io

Ti aspetter, non pianger, mio Lass nel cielo, se in battaglia Sono ventinov anni che dolente
'

moro.

Udii quel canto, e

l'

ho tenuto

mente

>o osservato che

la

prima strofa dell'Addio del volontario

trova riscontro tanto nella struttura ritmica quanto in taluni concetti

in

due poesie del noto poeta irpino P. Paolo Parzanese,

Gino
dal

Lena
Il

e V Addio del
testo

marinaio, tutte e
del

due stampate

fin

1846.

originale

Bosi veramente dice nel primo

verso:
:

Io vengo a dirti addio e nel terzo:


le

&' non andassi anautore


le

correzioni le volle

il

popolo, e

1'

accett vo-

l'-ntiiri.

Si

veda: D'Ancona, Poesia e musica popolare italiana

ohi

XIX,

in

Ricordi ed

Affetti,

Milano. i<)02;

<i.
il

B, Ki-

ll

ell'///*/ .v/r^/orf

Fiorentino,
1;,

calendario storico per

IQO9,

voi.

VI. pag.

1-152: Frane.

Lo

Parco, Della pi pop-

'inzone patriottica italiana e del suo pot o noto Autore, nel

lan1

fulla della Domenica,

a.

XXXVII.

D. 34,

Koma, 22

agosto 19

727.

/itti....

silenzio,
la

Pana
/itti....

ronda.

silenzio:

Alt! chi va l!

36

Chi l'ha detto?

[728-730]

nel ritornello di
nel

un inno famoso, V Invito

alle armi,

composto

1848 per esultanza del tnotuproprio del Granduca


Il

di

Toscana

che istituiva la Guardia Civica.

sig.

Duilio Lucattelli nel Fanil

fulla della Domenica, n. 9 del 27 febbraio 19 16, afferma che

canto ebbe origini popolari, che forse nacque fra

la

studentesca
gl' ignoti

romana, o come
autori
vi

altri

asserisce,

fra quella

pisana,
del

che

rifusero reminiscenze di altri


altri
i

canti

Risorgimento e

che tra

gli

versi del ritornello


si

(che fu poi applicato anche


se

ad

altri inni)

e che pur oggi

citano,

non

altro

scherzosa-

mente, sono un adattamento di un ritornello della poesia di T. Ciconi,

La Ronda:
Zitto! silenzio! Chi passa l?

Passa la

Ronda

Viva

la
!

Ronda

Viva

l'

Italia,

la libert

728.

il

Si scopron le tombe,

si

levano

morti.
1859
e

primo verso del celebre Inno di Garibaldi,

scritto nel

da Luigi Mercantini per incarico del generale medesimo,


sicato

mu-

da Alessio

Olivieri.

Torneremo pi

tardi sulla storia di

questo

glorioso inno.

729.

Soldati, all'armi, all'armi,

Son pronti
I

battaglioni,
i

brandi ed

cannoni

La morte a

fulminar.
campagne
del 1859,

un

altro inno patriottico delle

composto da

GIUSEPPE Pieri

e musicato da
il

Rodolfo Maltiuzzi.

730.

Delle spade

fiero

lampo
;

Troni e popoli svegli Italiani, al campo, al campo,

la

madre che chiam.


Su, corriamo in battaglioni

Fra il rimbombo dei cannoni, elmo in testa, in man Tacciar.... Viva il Re dall'Alpi al mar!
L'

[731-733]

Intelligenza, genio, spirito,

immaginazione

237

il

principio dell' inno di guerra


in

composto da

Angelo Brof-

kerio nel 1866 e messo

musica da Enea Brizzi.

Anche

la letteratura

melodrammatica ha dato un numero noteil

vole di questi canti guerreschi, che

popolo
i

ripete, in
:

musica o no.

ma

sempre con

diletto. Tali

sarebbero

seguenti

731.

Sul campo della gloria

Noi pugneremo a

lato,
fato.

Frema o
Vicino a

sorrida

il

te star.

La morte o la vittoria Con te divider.


che
il

duetto

di

Belisario e

Alamiro nella tragedia

lirica di

Sal;

vatore Cammarano. Belisario, musica di Donizetti (a. I. se. 6) e nel melodramma I Puritani di Carlo Pepoli. musica di V. Bellini

(a. II,

se.

41

l'altro duetto:

732.

Suoni
Io

la

tromba, e intrepido
forte,
la

pugner da

Bello affrontar

morte

Gridando
Un
al

libert!

aneddoto relativo a questo duettino sar narrato pi avanti,


700.

n.

40.
Intelligenza, genio, spirito, immaginazione

733.

Per correr migliori acque alza le vele mai la navicella del mio ingegno,
I

("ho lascia dietro a Se

mar

crudele.

(DAKTB, Purgatorio,

C
di

I,

v.

1-.1).

mente Boller l'animo, dopo.axer parlato tanto

guerre e

li

tragi, parlare delle pacifiche e nobili conquiste dell' ingegno

umano.

238

Chi l'ha detto?

[734-737]

Si fa colpa a
dell' intelligenza
l'

Platone
quando

di

aver tenuto poco conto del bel dono

dette quella sua

famosa definizione

del-

uomo

734.

L'uomo
che in

un bipede implume.
la storiella

Questa definizione, e
tra fonte
vitis,

che

vi

si

collega,

non hanno

al-

Diogene Laerzio {De clarorum philosophent?


et

dogmatibus

apophthegmatibus ,
(cito la
:

lib.

VI, cap.
dell'

2, 40),

il

quale cos la riferisce

traduzione latina

edizione Didot,

Parisiis, 1850, pag. 142) Platone autem definiente, animai bipes sine pennis ("AvGpomc Ion coov Staouv

Homo

est

iiz&poV),

quum
tonis

placeret ista ejus definictio,

nudatum pennis ac piuma gallum


est definitioni, Latis unguibus.
si

gallinaceum [Diogenes] in ejus invexit scholam, dicens, Hic Pla-

homo
la

est.

Unde adjectum

Ma

da notarsi che

nelle opere di Platone nulla


di

trova di questo.
altri

monca definizione, completata -da Boezio cosi


Invece
:

Platone o d'

che

sia,

fu

735.

Homo

est

animai bipes rationale.


De
consol. J>hilosoJ>h., lib.

(Boezio,

V, prosa

IV).

Miglior concetto
disse
:

dell'

anima umana aveva

1'

Alighieri, quando

736.

Non

v'accorgete voi, che noi siam vermi


l'

Nati a formar

angelica farfalla,

Che vola
Degna

alla giustizia

senza schermi?
e.

(Dante, Purgatorio,
di

X,

v. 124-1J6).

esser ricordata pure

1'

altra frase dantesca

che

si

ap

plica felicemente a flagellare coloro ai quali simile

dono divino

conteso. Essi trascorrono nel


nulla, e
il

mondo come ombre, sono meno

che

poeta pu passare sdegnosamente

737.

Sopra

lor vanit

che par persona.


(Dante, Inferno,
e.

VI,

v. 36).

73;.

1/

uomo

un animale bipede ragionevole.

~il]

Intelligenza, genio, spirito,

immaginazione

23g

All' incontro,

al

genio

tutti

s'

inchinano

738.

On

ne chicane pas

le

gnie.
medesimo
le

vuoisi abbia detto


di cui cos

Victor Hugo,

forse parlando di s
il

altamente sentiva. Tuttavia anche

genio ha

sue de:

bolezze, e spesso occorrer di ripensare la sentenza di

SENECA

739.

Nullum magnum ingenium


mentia?
fuit.

sine mixtura deanimi,


e.

y>, tranquill,

XV.

I61.

Seneca per

si

riferisce

per questa sua opinione

ad Aristotile

(vedi infatti nei


siffatta

Problemata, cap.
ia classica

XXX,

1)

Il

miglior

commento
:

sentenza

opera di Cesare Lombroso

Genio

e follia di cui la prima ediz. del


a
5
in
si

1864 e che fu poi


L'

rifusa nella
di genio
:

ediz. del

1888 e

nelle successive col titolo:

uomo

rapporto alla psichiatria, alla storia ed alla estetica


vogliono dimostrare
Il

in essa

gli

stretti

rapporti fra

il

genio e

la follia.

genio permette agli avventurati nei quali splende questa divina


di giungere

favilla,

a prodigiosi resultati
il

con

lieve

fatica,
:

ed

appunto per questi predestinati che

Vangelo ha detto

740. Spiritus, ubi vult, spirat.


I

Vang, d Sau (ioranni, cap.

Ili, v. 8).

cio la

mente divina
altri

si

manifesta a chi vuole, anche a chi

meno

ne degno;
suolsi

suppliscono all'acume col lavoro, e di costoro

dire che

741.

Hanno

il

cervello nella schiena.

(Questa frase, ormai entrata nel dominio della lingua parlata, fu usata

da prima da

Trajano Boccalini
i

in

un suo giudizio
si

sull'

erudito

misto

I.ipsio

cui scritti, egli nota,


;

vedevano laboriosi e mira-

bili

per una varia e molteplice lettura


ri

cosa cosi

comune a comune

tutti gli

oltramontani, che sono stimati art-ere


agli

il cervello

nella schieil

na,

come

Italiani,

che

1'

hanno

nel capo,

sempre

738. Dinanzi

al

genio non

si

cavilla.
di

Von vi fu alcun grande ingegno senza un poco 740. Lo spirito spira do\e vuole.

pazzia.

240

Chi

l'

ha detto?

[742-744]

inventar cose nuove e lavorar con la materia cavata dalla miniera del

proprio ingegno {Ragguagli di Parnaso, Cent.

I,

ragg.

XXIII)

Appartengono a codesta numerosa gena anche


gellati

gl'imitatori, fla-

da Orazio nel verso

742.

O
lavori,

imitatores, servii

pecus.
I,

[Epistole, lib.

cp.

\%

v.

I'M.

Dei

particolarmente letterari, composti da


si

autori senza

genio inventivo,

suol dire che in essi

743.
la

Il

nuovo non
il

bello, e
Bchmann,
del

il

bello

non

nuovo.

quale frase, secondo

trae origine

da un epigramma
nel

di

Johann Heinrich Voss,


Musenalmanach

che, firmato

X., comparve
:

Vs-

sischen

1792, pag. 71

Auf mehrere Bcher, Nach Lessing. Dein redseliges Buch lehrt mancherlei Neues und Wahres. Wre das Wahr nur neu, wre das Neue nur wahr
!

Il

luogo di Lessing richiamato nel

titolo

di

questo epigramma

si

trova nelle Briefen die Neueste Literatur betreffend (III. Brief,

1760,

12. Juni).
i

A
744.
che

codesta razza di eunuchi scribacchianti,


il

francesi applicano

argutamente
Il

noto verso

di

Voltaire

compilait, compilait, compilait.


pauvre
diable,
scritta

si

trova nella satira Le


pericolosa

nel

175K per

distogliere dalla

professione

delle

lettere
la

un giovane
di far

senza beni di fortuna che scambiava per genio


versi.

sua smania
1'

Fra

le

persone prese

di

mira

in

questa satira

abate Ni-

colas-Ch.-Jos. Trublet che veramente non meritava la cattiva re-

putazione creatagli dai versi di Voltaire, e di cui questi diceva:

L'Abb rublet

alors avait la rage

D'tre Paris un petit personnage;

Au
11

peu d'esprit que

le

bon homme

avait.
:

L'esprit d'autrui par supplment servait


entassait adage sur adage,

7|2.

<>

Imitatori,

Bervo gregge.

744. Egli compilava, compilava, compilava.

45-747]

Intelligenza, genio, spirito,

immaginazione

241

II compilait,

compilait, compilait;

On
Ce

le

voyait sans cesse crire, crire

qu'il avait jadis


lassait

entendu

dire,

Et nous
Il

sans jamais se lasser.

talento inventivo di costui

non era certamente

pari a quello

di

Girardin, che prometteva:

745.

Une

ide par jour.


il

Emilio de Girardin,

principe dei giornalisti moderni,

il

29 feb-

braio 1848, annunziava che apriva una colonna del suo giornale

La Presse
ed
il

(fondato nel 1836) alla discussione di tutte le idee giuste

utili

e che in essa avrebbe trovato luogo un'idea al giorno; per

pubblico non accolse con troppo entusiasmo questa minaccia di

inondazione d' idee, e la rubrica, intitolata appunto Une ide


jour, non comparve che un giorno solo,
il

par

numero

del 2 marzo.

A
7 46.

conforto di chi non ha inventato niente, neppure la polvere,


di

abbiamo un verso

Ovidio

Nec minor est virtus quam quaerere, parta tueri.


(Z>* arte

amatoria,

lib. II, v.

KM.

che nelle opere di un filosofo naturalista del sec. xvi trovasi


petuto in questa forma
:

ri-

Non minor
reperire.

virtus est tueri

et perficere
f.

rem inventam

quam
107).

mm,

IT ir

Kb. tX,Tigari, 15-W, pap.

Ma

il

genio

oggi parrebbe

umano fa ogni giorno meno audace l'apostrofe


ti

conquiste
del

meravigliose, e

Monti:

747.

Che pi

resta? Infrangere

Anche

alla

Morte
il

il

tlo,

E
I

della vita

nettare
in cielo.

ibar con
i\

Giove
.

MONTI, Ode ai signor di Montvlfirr).

1;.

Una

idea al giorno.

uinore abilit del trovare


servare
le

nume eOM

nel saper con-

gi

acquistate.

"

242

Chi l'ha detto?

[748-752]

Qualit accessorie dell' ingegno, e che spesso ne tengono

il

luogo

sono l'immaginazione e
avrebbe detto

lo spirito, lo iv/t degli inglesi.

Della prima

Malebranche

che

748. L'imagination est la folle


definizione che
l'

du

logis.
in fine del-

Voltaire

rese popolare ripetendola

artcolo Apparition del suo Dictionnaire, philosophique :

D-

fions-nous des carts de l'imagination, que Mallebranche appelait


la folle

du

logis.

Era da supporsi che Malebranche avesse detto


:

ci nel

suo trattato

De

la recherche de la vrit',

liv.

II

De

l'imagination,

ma
si

confesso che non sono riuscito a trovare n la

citazione esatta n nulla di simile.

Del secondo

suol dire che

749. L'esprit qu'on veut avoir, gte celui qu'on a.


(Gresset,

Le Mchant,

a.

IV,

se. 1).

ovvero che

750.

Chacun

dit

du bien de son cur,

et

personne

n'en ose dire de son esprit.


e

anche:

751.

Un homme

d'esprit serait souvent bien

em-

barass sans la compagnie des sots.


752. Il n'y a point

de sots si incommodes que ceux qui ont de l'esprit.


le

le quali

ultime tre sentenze sono tolte dallo stesso libro,

troppo

fa-

mose Maximes'e La Rochefoucauld,

XCVIII, CXL, CCCLI.

748. L' imaginazione la matta di casa. 749.


750.

Lo spirito che si vuole avere, Ognuno loda il cuore che ha


prio spirito.

sciupa quello che


e

si

ha.
il

nessuno osa lodare

pro-

di spirito sarebbe sovente molto imbarazzato senza compagnia degli sciocchi. 752. Non ci sono sciocchi tanto importun] quanto quelli che lumini

751.

Un uomo
la

dello spirito.

[7 53 ": S]

Intelligenza, genio, spirito,

immaginazione

243

Come

pvire le note parole di

tutte le societ di

Armanda che sono mutuo incensamento :


l'esprit,

l'

impresa di

753.

Nul n'aura de

hors nous et nos amis.


Femmes
savantes,
a. Ill, sc.
2).

iMoLiRF., Les

E
di

citiamo ancora, sempre nella lingua dei francesi, popolo che


s'

spirito

intende indubbiamente, questo detto

comune

754.

Monsieur Tout-le-monde qui a plus que M. Voltaire.

d'esprit

la

quale frase nasce probabilmente dalle parole dette da


in

Talleyil

rand
glio

un discorso pronunziato
in

alla
di

Camera

dei

Pari

24

luil

1821

difesa

della

libert

stampa:

De

nos jours,

n'est pas facile de tromper longtemps. Il

a quelqu'un qui a

plus d'esprit que


d'esprit

Voltaire,

plus

d'esprit

que Bonaparte, plus

que chacun des Directeurs, que chacun des ministres pas venir, c'est Tout-le-monde.

ss, prsents,

Anche Jules Cla


cette po-

retie
sie

nell'idilliaco

romanzo Pierrille

(eh.

XIV):

qui vient on ne sait d'o, de

ce Tout-le-monde

qui

plus

l'esprit

que Voltaire

et plus

de posie que Virgile.


lo

Dei vantaggi della meditazione e della solitudine per elevare


spirito disse

Cicerone, affermando

di

Publio Scipione Africano,

sulla

fede di Catone, suo contemporaneo, esser solito di dire:

ss.

Nunquam se minus otiosum esse, quam quum otiosus; nee minus solum, quam quum solus esset.

Cicerone scrive
nel
lib.

in princ. del lib. Ili,

De

Oiciis ; e lo

I,

17 del

De

Republica. Isidoro Del Lungo ap-

plica

felicemente questa frase a


nella poesia del secolo
lei

Dante giovine

in:

Beatrice nella

XIII

(Milano, 1891), a pag. 41:


si

D
ri-

maggiore Affricano

adatta,

con

singolari-

io

avr dello spirito, tranne noi e

nostri

amici.

754.
rs;.

Il

Signor Tutti che ha pi spirito di Voltaire.


stato
di

Mai essere

meno
quand

oaioao di

quando

era

in

oato;

meno

solo,

244

Chi

'

ha detto?

[756-758]

cenda, non pi
alla

ai

romani pensamenti del vincitore d'Annibale,


trasognati
servi
di

ma
tale

medievale psicologia dei

Amore.

invero

Dante descrive
arti

se stesso

(nella Vita

Nuova).

Le

vogliono un genio, un' attitudine speciale: ad esse pi

direttamente alludeva

Orazio quando ammoniva che

756.

Tu

nihil invita dices faciesve

Minerva.
v. 385).

(Orazio, Arte poetica,


e lo stesso concetto nei noti versi
:

esprimeva un poeta veronese

del settecento

757.

[Che]

A chi natura non lo volle dire Noi dirian mille Ateni e mille Rome.
(Gio. Agost. Zeviani,

La
I,

Verona,

1770-73, to.

Critica poetica, son. XXIV).

Dello Zeviani parl Gius. Biadego in Pagine sparse di storia


letteraria

veronese

del

sec.

XVIII

(Nozze Bolognini-Sormani

Verona, 1900), nello studio intitolato:


viani

Un

poeta
si

critico.

Lo

Ze-

con questi versi intendeva mostrare quanto


l'

sentisse impac-

ciato volendo definire

eleganza dello scrivere.


il

Questo genio quello che spingeva


esclamazione
:

CORREGGIO

alla celebre

758.

Anch'io sono

pittore.

innanzi alla S. Cecilia di Raffaello a Bologna.


il

A proposito

di

che

P. Luigi Pungileoni nelle Memorie istoriche di Antonio Allegri


Correggio,
voi.

detto il

(Parma,

1817), a pagina 60, scrive:

Avrebbe del pari a scrivere assai chi volesse andare vagando per
le lettere

del P. Resta,

il

primo

forse ad affermare che la dotta


vista.

Felsina a s lo trasse per additargli la Santa Cecilia, alla cui


si

dice,

stup ed esclam
si

Son pittore ancor


francese.

io.

Ogni probabilit
di poi

vuole che

creda questo detto di conio italiano, riportato

come

certo da pi d'

un autor
vero
gli

Evvi stato
la taccia di

chi bonaria-

mente supponendo
cia ingiusta,
altre parole

ci

ha data

superbo, tac-

quand' anche

gli

fossero uscite dal labbro queste od

d'ugual valore, abbandonato ad un impeto subitaneo!

756. Nulla

dirai

farai

a dispetto di

Minerva.

[759"76o]

Intelligenza, genio, spirito,

immaginazione

245

naturale in chi sente d' essere nato a far cose, per le quali la sor-

presa dividesi tra


egli

il

prodigio dell' arte e quello della natura. Se

sia

mai stato

in

Bologna un punto su

cui

non ho
che
vi si

dati,

che

bastino ad asserirlo

od a negarlo, essendo

facile

portasse
fuori

senza che siasene tenuta memoria


della linea dei possibili che

fatto alcun caso.

uno

fosse

pur

egli

della

compagnia

della

Gambara,

di

cui era famigliare


vi
si

un suo

zio

materno, allorch

questa illustre Poetessa


Pontefice
quell'

port per ossequiare

Leon decimo
in

sommo

Ma

se

Antonio
ci

se

ne andasse in Bologna
si

epoca o dipoi, niuna memoria

resta, e

ha solo per cosa


la vista nel

niente dubbia che allora

non avrebbe potuto pascere


v
'

quadro

dell'

Urbinate, perch non

era,

e alquanti anni tard.

Infatti la mirabile tavola della

Santa Cecilia pass nell'oratorio della


in

Santa nella chiesa di S. Giovanni


Julius
a pag.

Monte

di

Bologna solo nel

Meyer

nella sua lodata opera Correggio (Leipzig, 1871)

23 ripete, traducendo o quasi


;

dal
il

Pungileoni,

le

stesse

considerazioni

ma neppur ma

egli

dice dove

P. Sebastiano Resta

abbia fatto questo racconto. Forse in una delle sue molte lettere
artistiche sul Correggio,

certamente

in

nessuna

di quelle

pub-

blicate nel III

volume dell'opera del Pungileoni, n nella Raccolta

di lettere pittoriche del Bottari.


Vita dell'Allegri

inutile dire

che

il

Vasari nella

non

fa parola di

questo.
altri,

Anche
di

gli

artisti,

anzi essi

pi di

hanno
anche

loro

momenti

-conforto, nei quali dubitano di tutto,

di

s medesimi.

Sono un poeta o sono un imbecille?


la ingenua
1

domanda

di

Lorenzo Stecchetti,
dc\

cio

OLINDO
detta del
di

iiKKKiNi.

in

un sonetto (VII)

Postuma. Forse

lo ispirava lo

spirito del fischio nel

dubbio, quel Mefistofele che

nella canzone

dramma
la.

lirico

che da
canta:

lui trae

nome, parole e musica

Akkic.o BoiTO

II),

Son lo spirito che nega Sempre, tutto.


A
v.

quest

^risponde nell'originale

tedesco del

GOKTHl

984

della

Prima
Teli

l'arte,

se.
.

J:
der stris verneint!

bin

d'i

<

i<-i>i

246

Chi l'ha detto?

[761-762]

Le
tor

esitazioni,
:

le

incertezze del genio ricordano

il

verso del dot-

Faust

761.

Zwei Seelen wohnen, ach!

in

meiner Brust.
I.

(Wolfg. von Goethe, Faust,

Th.

Vor dem Thor,


reminiscenze di
spirituels
(3.

v. 7591.

Racine

e di

Wieland.

Il

primo

nei Cantiques

Plainte d'un Chrtien etc.)

aveva detto:
!

Mon

Dieu, quelle guerre cruelle

Je trouve deux
il

hommes en
Die

moi.

secondo nel dramma

lirico

Wahl

des Herkules:
!

Zwei Seelen, ach, ich fhl' es zu gewiss Bekmpfen sich in meiner Brust Mit gleicher Kraft

41.
Ira, collera, ingiurie, offese, vendetta

Ueato chi sa vivere con

1'

animo sempre sereno, senza preocfiele,

cupazioni, senza sdegni, senza

762.

Amandosi
e
i

e vivendo

lemme lemme.
L'umor
Jnnifiio. Str. 36).
tipi

(<in -n.

come Veneranda

Taddeo,
quali
:

due

cos freschi nella

memoria

anche del popolo,

Cosi di mese in mese e d' anno


Afflandosi e vivendo

in

anno,

lemme lemme,

certo,
dieci

cara mia, che camperanno

doppi

di

noi col nostro

Matusalemme: amore agro e indigesto,

bnrocchieremo, creperemo e ssesto.

7(11.

Dus anime albergano, ohim,

nel

petto mio.

["63-766]

Ira, collera, ingiurie, offese, vendetta

247

Ma

quelle sono creature privilegiate: e

il

maggior numero degli

abitanti di questo basso

mondo

soggetto alle mille debolezze del

genere umano, alla collera in special modo.


ci

La

definizione dell'ira

data dal cantore di Laura, nel sonetto che comincia col noto

verso anfibologico:

Vincitore Alessandro l'ira vinse:

763.

Ira breve furor....


(Petrarca. Sonetto sopra rarj argomenti,
son.

XIX:

son.

CXCVI

sec.

il

Mesticai.

Ed

reminiscenza
ep. II,
v.

oraziana:
s'
l

infatti

nelle

Epistole

d'

Orazio.

lib. I,

62-63,

e gg e:

Ira furor brevi est:

Imperat: hunc

frenis,

animimi rege, qui. nisi pam, hunc tu compesce catena.

Troviamo
sione dell'

di

frequente nei nostri


irato,

melodrammi accenni
al
:

alla

pas-

animo

passione che
i

pari

dell'

amore, emi-

nentemente
7 '14.

teatrale.

Ricordo

seguenti

Spenta

l'ira nel

mio

petto.
2\.

[Lucia dt Lammermoor, parole di Salvatori

('ammarano, mus.

di Donizetti, a. II. se.

765.

Ah!

perch non posso odiarti,

Infedel,

com'

io vorrei

Ah

del tutto ancor

non

sei

'Cancellata dal
[f.ii

mio

cor.

Sonnambula, tm-loilr. di F, ROMANI, mus. di A'. Bellini, a. II. si. 4i.

Ila

di

tutti

ofusca

il

ricordo la piacevole imagine del

766.
(fall'

Bouillant Achille.
Bell'atto I, se.
11

amato compiti
e

della Beile
di

Seien* di rinati
atti pieni di

M1.11. h\c
I.'

I.rixivir
irato
si

llw.i v\.
in

musica

Offenbach.
rab-

animo

manifesta

pi modi, negli

bia e

mal talento, come

nell' astuta

Armida.

Bollente Achille.

24

Chi l'ha detto?

[767-77 .]

767.

Tutta negli

atti

dispettosa e trista.
e.

(Tasso, Gerusalemme liberata,

IV.

otl.

74.

ovvero come Niccol III che, confitto nella tomba affocata,


rimbrotti di

ai fieri

Dante

scalciava con tutt' e

due

piedi

768.
e

Forte spinga va con


le

ambo

le piote.
e.

{Inferno,

XIX.

v. 120).

anche con

lacrime:

769.

Inde

irae et

lacrymse.
(Giovenale, Sa/ira
I,

v.

168).

L'

uomo
1'

cui stata fatta ingiuria, sfugge la presenza incresciosa


offeso,

di chi

ha

cui

pu

dire giustamente

770. Gli sia concesso

il

non vedervi almeno.


a.
I,

iY. Alfieri, Sofonisba, tragedia,

se.

1).

Nella sua bocca risuonano non di rado

di

le

minacce: e se desso

un nume, o
Nettuno
ai

si

atteggia a tale, potr ripetere la famosa minaccia


:

venti tardi nell' obbedirlo

771.

Quos
TASSO
i

ego....
(Virgilio, Eneide,
lib. I, v.

135).

che

il

imit nella oscura reticenza del


:

mago Ismeno

invo-

cante

demoni

772.

Che

s?

che

s?...
liberata,
e,

{Gerusalemme

Xlll.

'iti.

I'M.

Nel medesimo poema

si

trova un altro classico esempio d'

ira

minacciante, ed quello di Plutone che

manda

demoni

in

guerra

contro l'odiato esercito dei Crociati, gridando loro:

773.

Pera

il

campo

e ruini, e resti in tutto

Ogni

vestigio suo con lui distrutto.


{Gerusalemme
liberata, e. IV, ott. 17).

769. Da ci 771. Che io

le

ire e

il

pianto.
:

(sottintendi

potrei punire gravemente, simili).

J"

7 7

^r"'

tollera, ingiurie, offese, vendetta

240

Ma
rite le

ira cieca, e

molte volte

il

destino lascia cadere vuote e


dell'

ir-

sue minaccie.
e

Come

rimasero vane quelle d' Ismeno e

In-

ferno,
(e.

come

nella cantica In morte di

Ugo Bassville

del

Munii

I,

v. 3)

lo spirto

d'Abisso se ne parte.

774.

Vota stringendo
giorni nostri
si

la terribil

ugna.

spersero al vento quelle di chi tentava opdei dsuni d' Italia.

porsi al fatale

andare

Fra

le

molte che re-

stano nella memoria dei present in quella fortunosa et, ricordo


<mesta, narrata in due versi di
[*0.\(i,\KO.
intitolato

uno

stornello di

Francesco Dal-

Maria Antonia:

77

s.

Vo' colle trecce delle livornesi

Farmi

le

materasse e

gli origlieri.
le

che dicesi (ma forse leggenda; riproducano veramente


dette da quella superba granduchessa di

parole

Toscana

nell'aprile

1859

dopo

la sollevazione di

Livorno. Se non avesse avuto altro du porre


Salisburgo, poteva dormire per terra
ricevute.
!

sul letto neu' esilio di

< P

ira d' ordinario dalle ingiurie

Disse

di

queste

GIACOMO Leopardi
Gli uomini
rie

nei

suoi Pensieri,

che:

vergognano, non delle ingiuma di quelle che ricevono. Per ad ottenere che gl' ingiuriatori si vergognino, non v' altra via, che di rendere loro il cambio.
si

che fanno,

Ecco un
offesa
:

classilo

esempio

di

invincibile

rancore

per un'antica

777.

Manet

alta

mente repostum
(Y1H011.10, Eneide,
lib.
I.

Judicium Paridis spretaeque injuria tormae.


v.

il

risentimento di Giunone contro


nel

l'aride e la casa

ili

lui pei

l'offesa fatta alla sua bellezza

famoso giudizio

fra le tre

Dee.

777-

St riposta bel profondo dell* animo


di

la

memoria

del giudizio

Paride, e dell'ingiuria fatta alla sua spregiata bellezza.

Chi l'ha detto?

[77's -,~'s o]

Un
degli

altro classico

ammonisce che

delle

donne

il

pianto,

ma

uomini

il

ricordarsi delle patite offese:

778. Feminis lugere

honestum

est, viris

meminisse,

(Tacito,

De moribus Germaniae,
il

XXVII).

Sono
alla

le

ingiurie rimaste

impunite che eccitano

cuore

umano

vendetta. In quante anime esacerbate


la terribile apostrofe di

non ebbe un' eco pro-

fonda
di

Rigoletto nel

melodramma omonimo
di

F.

M. Piave,
S,

il

capolavoro musicale

Verdi

(a. II, se.

8)

779.

vendetta, tremenda vendetta, Di quest' anima solo desio.... Di punirti gi l'ora s'affretta, Che fatale per te tuoner
!

Il

pensiero della vendetta pu far sembrare dolce anche la morte,

se chi scende nel sepolcro porta seco la speranza che

780.

Exoriare aliquis nostris ex ossibus ultor!


(Virgilio, Eneide,
lib.

IV,

v. 625).

Essa

la

imprecazione

di

Didone contro Enea. Una leggenda abdove era stato rinchiuso da Cosimo

bastanza diffusa vuole che scrivesse questo verso col suo sangue
sulle

mura

della prigione,

de' Medici,

Filippo Strozzi prima di uccidersi;

ma

il

fatto, se

pure

vero nel fondo, non narrato esattamente, poich in


diverso esposto
il il

modo ben
Italia-

caso nella Vita che

di

Filippo Strozzi scrisse


et

fratello

Lorenzo {Thesaurus antiquitatum


to.

historiarum

del Grevio,
dici
di

Vili, parte

II). Filippo,

caduto prigione dei Mee rinchiuso nel castello

dopo

la rotta di

Montemurlo (1538),

Firenze, era stato per ordine di Carlo

messo

alla tortura per-

ch confessasse la complicit sua o di

altri

nell'uccisione del

Duca
di

Alessandro: e avendo sopportato

con forte animo 15


si

tratti

corda, dovendo essere ancora tormentato,


la

sarebbe
sua

ucciso con
scritte
le

spada

di

una

delle guardie,

lasciando di
:

mano

sue ultime volont, cosi firmate

778. Conviene

alle

donne

di piangere,

ma

agli

uomini

di ricordare.
!

780. Sorga dalle nostre ossa un qualche vendicatore

[781-784]

Ira, collera, ingiurie, offese, vendetta

231

Philippus Strozza jamjam moriturus:


Exoriare aliquis ex ossibus meis met sanguinis ultor. .

Ma
i

gli
;

ultimi studi sopra Filippo Strozzi


e del testamento che a lui
si

mettono

in

dubbio

il

suicidio

attribuisce, dubitarono

anche

contemporanei, poich nessuno ne vide mai l'originale, e molti


crederono opera di Pier

lo

FRANCESCO Riccio da
di
serie

Prato, pedante

di

Cosimo

de' Medici.

Vedi uno studio

Alessandro Barbi neldisp. 3 a del 1894.

V Archivio Storico Italiano,

V,

to.

XIV,

L'eroico e doloroso caso di Filippo Strozzi richiama alla me-

moria qualcosa

di

molto simile seguito

ai

tempi nostri.

due

versi

Risorger nemico ognor pi crudo, Cenere anco sepolto e spirto ignudo.


(Tasso, Gerusalemme liberata,
e.

IX,

ott. 99).

sono parole

di

Solimano

ferito e fuggitivo

ma

le

bisbigliava al-

l'orecchio di Giulio

Favre suo avvocato, Felice Orsini dopo aver


lui

udito la sentenza di morte pronunziata contro di


tato del 14 gennaio 1858. Nello stesso

per

l'

atten-

poema

vi
:

ha un altro verso

che esprime idee molto analoghe J ed questo

Noi mori rem,

ma non morremo
{Gerusalemme liberata,

inulti.
e. II, ott. 86).

upio noto di spaventosa vendetta quello ricordato nei


soliti

\t_rsi.

a ripetersi ora pi per celia che sul serio:

....A

me

chiedesti sangue;
il

E
detti

questo sangue;... e sol per te


furie

versai.
nella
tra-

da Oreste agitato dalle

gedia

omonima

(a.

V,

se.

13) di
di

dopo il matricidio, Vittorio Alfieri.


vile

Invece un esempio notissimo


ricordato dalla frase:

vendetta e di cieco odio

784.
Ji'

Tu ammazzi un uomo
le

morto.
,i

sarebbero

famose parole
il

di

Fk
nelle
gli

Fala

brizio

Maramaldo,

quale .i\utoL> prigione


;o)

mani dopo

rotta di

(iavinaua (3

volle che

foSM condotto

Chi l'ha detto?

[7^5]

dinanzi, e fattolo disarmare in sulla piazza, e


villane e ingiuriose parole,
alle quali
il

dicendoli tuttavia

Ferruccio rispose sempre


chi dice
il

animosamente,
chi
a'

gli

ficc,

chi dice la spada,

pugnale e

una

zagaglia, chi dice nel petto e chi nella gola, e

suoi (avendo egli detto, tu

ammazzi

tin

comand uomo morto) che finisl'

sero d' ammazzarlo, o

non conoscendo o non curando


misfatto
nel lib.

infinita
gli

infamia, che di cos barbaro e atroce

seguitare

do-

veva. Cos narra

Benedetto Varchi

XI
il

della Storia

Fiorentina, ed
parole
:

il

solo storico fiorentino che

accenni

queste
nelle

gli

altri

seguono piuttosto Paolo Giovio,


lib.

quale

Histories sui temporis,

XXIX
me

(ediz.

origin, del Torrentino,

1552,

to.

II,

pag. 137) cos riporta la

risposta
est,

del
tibi

Ferruccio:

Haec non

iniqui

semper Martis sors

quae

bellum ge-

renti obvenire potest.

Sed tu

si

occidas, neque utilem, neque

decoram ex mea nece laudem


del Varchi e sulla

feres.

Sub" autenticit del racconto


del

tentata

riabilitazione

Maramaldo vedansi

due

libri,

uno
;

di

Edoardo Al visi, La battaglia di Gavinana (Bodi

logna,

1881

notevoli confutazioni
voi.

P. Villari nella Rassegna

settimanale,

Vili,

p.
di

278

e di

R. Renier

nel Preludio,

anno V,

p.

237), l'altro

Alessandro

Luzio, Fabrizio Mara-

maldo (Ancona, 1883).

Ma

c' finalmente anche

ima santa

ira, cio
il

quella contro
l

il

vizio

e l'ingiustizia,

ed a questa ira allude

Salmista

dove dice:
v.
4).

785. Irascimini et nolite peccare.

{Salmo IV,

Ma
Dio
;

il

Martini cos interpreta questo passo:

Se

voi siete t -

gnati contro di me, guardatevi per dal ribellarvi contro lo stesso


pentitevi nel riposo e nella quiete della notte de' cattivi di-

segni,

che

l'

ira vi

mette

in

cuore contro di me.

785. Adiratevi,

ma

guardatevi dal peccare.

[786-/89]

Libert, servit

253

42.
Libert, servit

786.

Dolce dell'alme universal sospiro,


Libert, santa dea....
(Monti, ZI fanatismo,
v.
1-2).

invoca col

Monti

ogni cuore umano, che


s

787.

Libert va cercando, eh'

cara,

Come

sa chi per

lei

vita rifiuta.
e.
I.

iDantk. Purgatorio,
Stolto perci chi ne fa getto

v.

-72 1.

788.

Alterius non
e

sit,

qui suus esse potest.


remis (imitazione
di

Onesto verso

nella favola

De

quella
di

no-

tissima delle rane che chiedono

un
di

re)

fra le

Esopiane

un ano-

nimo medievale, che


alle

nella ediz.

Bipontum, 1784, unitamente


n.

favole di Fedro,
fu

trovasi a pag. 199,

XXI,

v.

22. Que;

st'anonimo

creduto da

alcuno
I,

fosse

un

certo Galfredo

ma

llervieux {Les Fabulistes latins,

pag. 434) l'ha identificato in

GUALTIERO [NOUS]
poi arcivescovo di
to.

cappellano di Enrico II re d'Inghilterra, e


cit.

Palermo. Vedi nella

ediz. dell' Hervieux,


ni
1

II,

pag. 395. Alcuni,


latin.,

come
il

il

Binder

Nooui Thesaurus
all'
<

adag.

attribuiscono

verso anzidetto

>\vk\

ma

egli

non fece che appropriarsi


linis, in
Il

la

non sua Muten**, mutando


di

il

suits in

un epigramma cortigiani sto ad Enrico principe


fu

Cambria.

motto medesimo
Il

l'impresa

<li

\ h \

<

verso:

789.

Non bene
Non Non
-i.i

pro toto libertas venditur auro.


pu essere
a

7NX.
7*'.

di

altri

chi

di

s solo.
la

\i

"i" che basti

pagare

libert.

2 54

Chi l'ha detto?

[790-79I]

si

legge nella fav.

De

lupo et cane, altra delle Fabula sEsopic<c

dello stesso autore antico,

LIV,

v.

25 (ed. Hervieux,

to. II, pa-

gina 412), ove questo verso seguito dall'altro:

Hoc

cseleste

bonum

praeterit orbis opes.

Tuttavia non mancano coloro che fanno volontario getto di questo tesoro, e

seguono
di

l'

esempio

di

Nemorino

nell'Elisir

d'Amore,

opera comica
il

Felice Romani, musica

di Donizetti (a. II, se. 7),

quale

790.

Vend

la libert, si f' soldato.


1'

proposito del quale verso corre sulle bocche di molti


il

aned-

doto di quel cantante (credo fosse


ingiunto in
nel

Ronconi)

al

quale essendo stato

Roma

dalla pecorina censura ecclesiastica di cangiare

Gridando

libert dei

Puritani

(gi

cit.

al

num. 732)

libert

in lealt, volle

strafare cambiando poi di suo la frase dell'Elisir


ilarit

dicendo con grande scandalo dei superiori e grandissima

del pubblico:

Vend

la

lealt,

si

f'

soldato.
si

Ma
triste

coloro che hanno fatto mercato

sciocco, proveranno per


il

esperienza quale e quanto sia stato

loro errore

si

potr

ripeter loro la dolorosa profezia fatta al Divin

Poeta dal suo an-

tenato

791.

Tu
Il

proverai

come
e
'1

sa di sale
calle

pane

altrui,

com' duro
salir
e.

Lo scender
Quanti sentirono
accanto
l'

per l'altrui scale.


XVII,
!

(Dante. Paradiso,

v. 58^>0).

la trista verit di questi versi

cui

si

pu pone
occupato-

altra sentenza di

Seneca

Omnium quidem

min

conditio misera est:

eorum

tarnen miserrima, qui ne suis

q if idem ocenpationibus laborant ;

ad alienum ambulant
amare
vitae,
et odisse,

graduili,

ad alienum dormili ut som ninni, ad alienimi comedunt appetitimi ;

res

omnium

liberrimas, jubentur (De breritate

XIX).
nemmeno un
in

Agli antichi non era sfuggito


della
vita servile,

altro aspetto doloroso


:

che era espresso

questa sentenza

[792-795]

Libert,

servit

792. (Villicus)

Ne
1

plus censeat sapere


Porcio Catone, De re
che

se,

quam
V.
3).

dominus.
If.

rustica, cap.
1'

Finch

il

soffio
i

di

libert,

ha

vivificato

Europa

civile,

non ebbe

rotto

ceppi secolari nei quali languivano sotto cieche

e oppressive dominazioni le moltitudini popolari, queste vivevano

come 793.

le

dipingeva

il

poeta

Fidi all'infame gara

Di chi pi alacre a opprimere

O
Cos rampognava

chi
il

'1

sia pi a servir.
gli
il

Berchet
p.

italiani

del suo

tempo

nella rola sorte

manza Le Fantasie,

V; ed

Manzoni, compiangendo

degl' italiani dei secoli di

mezzo (pur troppo non molto

dissimile

da

quella delle et pi tarde), che dalle contese dei diversi dominatori

non traevano che

lutti,

rovine e accrescimento di servit, cos

li

ammonisce

794.

Il

forte

si

mesce

col vinto
1'

nemico;
antico
;

Col novo signore rimane

L'un popolo
Oggi
il

e l'altro sul collo vi sta.


(Adelchi, coro dell'atto
III).

tempi sono, senza dubbio, mutati

le

nuove idee fanno

loro

cammino, ed ogni giorno:

795.

battesimo suoni o a funerale.


e nasce un Liberale.
str. l\.

Muore un Brigante
Pi rettamente
si

(Giusti, // Delenda Cartago,

leggeva in alcune vecchie edizioni:


e

Muore un codino

nasce un liberale
politi

Ma
per
1'

anche prima che


Italia,

1'

alba del risorgimento

in

questa
destini;

si

ira risvegliata la coscienza di un popolo


alla

degno

di

altri

gi

line del

Settecento

1'

Alfieri po-

702.

Il

villano

non penai

'li

taperla pi lunga de) padrone.

256

Chi

l'

ha dettar

[796-798]

teva dire degli italiani nel sonetto

XVIII

del Misogallo

(20 no-

vembre 1792,

in Firenze):

796. Schiavi or siam,


Fra
le

s;

ma schiavi almen frementi.


non ultimo posto,

conquiste della nuova et, tengono

accanto alla libert politica, altre libert accessorie: la libert di


coscienza, per esempio, e la libert commerciale. Questa espressa
in

tutta la sua

maggiore latitudine dalla formola:

797. Laissez faire, laissez passer!


parole che divennero
il

grido di guerra dei libero-scambisti e che

sono attribuite a
mercio
in

Jean Claude de Gournay,


1

ministro del

Comle

Francia nel

75 1

che in quella massima riassunse

dottrine fisiocratiche dell' economista

Quesnay

e avrebbe con essa

dato un' interpretazione pi larga e scientifica alla frase gi detta

da

Legendre

a Colbert : Laissez-nous faire.

Il

Gournay soleva
le

ripetere queste parole

ad ogni occasione,
:

ma non

scrisse in

nessun luogo delle sue opere


che

esse divennero popolari soltanto

dopo

Adamo Smith

le

cit nella

sua opera (pubbl. nel 1776): In-

quiry into the nature and causes of the Wealth of Nations.


Invece
sentenza
:

la libert di coscienza

pu tenere

programma

la

celebre

798. In necessariis imitas, in

dubiis libertas, in

omnibus
La
I
fatti

charitas.

paternit di questo dettato fu soggetto di lunghe controversie.


di
;

Riformati lo dissero
corre

S. Agostino e sotto

il

nome
mai

di lui in-

comunemente

ma

sarebbe inutile

di

cercarlo nelle opere


:

del vescovo d' Ippona, poich egli

non

lo scrisse
l'

n maggior

fondamento ha

l'

opinione di coloro che


si

attribuiscono a Filippo
variante nella Pa-

Melantone. Esso invece

trova con qualche

rnesis votiva pro pace ecclese


sionis pubblicata fra
il

ad Theologos Augustan
altri,

Confi

s-

1621 eil 1625 (secondo

frail

1627

il

1635) da

Rupertus Meldenius,

c cos suona: Si nos serva-

797. Lasciate fare, lasciate passare! 798. Nello cose necessarie unit, nelle dubbie libert, in tutte

rarit.

[799"8 QI ]

I* ibert,

sen it

remits in necessariis unitatem, in non necessariis libertatem, in

utrisque charitatem, Optimo certe loco essent res nostra

e in

forma

non molto

dissimile in altro opuscolo polemico di


si

un dottor Gre-

gorio Francke (che


intitolato
:

vuole sia

la

stessa persona del Meldenius)

Consideratio theol. de gradibus necessitatis

dogmatum
il

Christianorum (Francof., 1628).

Ma

fu proprio
:

il

Meldenius o

Francke

il

primo a

dirlo ?

sicuro che veramente

Non ne sono sicuro come non sono Madama Jeanne Roland de la Platire
ai

(nata Phlipon), condotta al patibolo dai rivoluzionari del Terrore

(1793), salutasse la statua colossale della Libert,


levava la ghigliottina, esclamando
:

cui piedi

si

799.

Oh

Libert,

que de crimes on commet en

ton
Un'
lenne
:

nom

altra versione le attribuisce

invece

questa frase

meno

so-

Libert!
si

comme on
ferite;

t'a

joue!

Ma
sanava

suol dire che la liberta sia

come

la lancia di Achille,
gli

che

le

sue stesse
origine,
i

quindi, nonostante

eccessi ai quali
gli

pu dare
vidui

essa

sempre tesoro inestimabile per

indi-

come per

popoli. Fortunati gl' Inglesi che sanno goderne


di s
:

con tanta savia larghezza, e possono giustamente dire

800.
eh'
il

Britons never shall be slaves.


secondo verso del ritornello del celebre inno nazionale
in-

glese
se. 5

composto da James
dell' Alfred,
l'

Thomson Rule Britannia! per


:

l'atto II,

come avremo occasione


il

di

dire

pi avanti.

veramente

Inghilterra

paese classico della libert, anche pi


le

della Francia,

non ostante

grandi e altisonanti parole

801.

Libert, galit, Fraternit.


1848,
il

primo proclama che

il

Governo Provvisorio

fran-

cese indirizz al popolo (24 febbraio) terminava con queste parole:

La

Libert, l'galit et

la

Fraternit pour principes,

le

Peuple

O
800.
I

Libert, quanti delitti

si

commettono

in

tuo

nome

Britanni mai saranno schiavi.

801. Libert, uguaglianza, fratellanza.

258

Chi l'ha detto f

[802]

pour devise

et

mot

d'ordre, voil le gouvernement dmocratique

que

la

France

se doit
il

elle-mme
lo

et

que nos

efforts

sauront

lui

assurer.

Ed

26 febbraio,

stesso
si

Governo Provvisorio
:

di-

chiarava che sulla bandiera tricolore

sarebbe scritto

Rpublique

Franaise, e: Libert, galit, Fraternit, trois mots qui expli-

quent

le

sens le plus tendu des doctrines dmocratiques.


il

Dunque
ciale della

motto Libert, galit, Fraternit fu

il

motto

uffi-

seconda Repubblica: abolito naturalmente dal secondo


di cui torn

Impero, fu ripreso dalla Repubblica attuale


il

ad essere

motto

ufficiale.
1

Ma

gi nel

848

si

credeva generalmente che queste tre parole


il

fossero state
ufficiale della di
il

il

motto anche della prima Repubblica, anzi

motto
l'

Rivoluzione Francese, e ancora oggi

tale

idea

molte persone,

ma

a torto,

come

provato dal prof.


in

Aulard

quale ha tracciato la storia di questo famoso motto


articoli

due esau-

rienti

(La devise

"

Libert, galit,

Fraternit ") pub-

blicati nella

Revtie politique et littraire (Rez'uc Bleue), 29 aot

et

septembre 1908, pag. 260, 296.

la

Rivoluzione franveri motti uffi-

cese dell' 89 n la prima


ciali
:

Repubblica ebbero mai


da 3 soldi

le

parole galit, Libert comparvero


nelle

ufficialmente per la
in

prima volta

monete da
il

bronzo coniate

nell'agosto 1792 e
opinione

trinomio Libert, galit, Fraternit

una
des

(voto,

ordine del giorno) della Socit des

Amis

Droits de l'homme et
deliers,

du

citoyen, altrimenti detto Club des Corsi

deliberata

il

29 maggio 1791, nella quale

proponeva

che

dell'

uniforme

dell' esercito

nazionale facesse parte una placca

da portarsi
In questi

sul cuore con le tre parole suddette.


stessi
articoli

dal sig.

Aulard

si

suggerisce

come

in-

ventore della formula

802. Salut et Fraternit.


che fu
in

uso come formula

di

saluto,

nella corrispondenza pubil

blica e privata al

tempo

della Rivoluzione,
in

rappresentante del po-

polo PlERRE-J.-B. Atrcuis,

missione in Vandea nel maggio 1793.


galit,
Fraternit,
la

Tornando

al

motto TJbert,

Francia

802. Salute e fratellanza.

$03-804]

Maldicenza, invidio, discordia, odio

vittoriosa V

import

fra le

popolazioni vinte,

le

quali

non

l'

ac-

cettarono senza resistenza, pi spesso

manifestata col sarcasmo.

Una canzone
(ricordata dal
secolo

popolare napoletana del tempo della reazione del

D'Ancona, Poesia
in

1 799 musica popolare italiana nel

XIX,

Ricordi ed

Affetti,

Milano,

1902) diceva:

venuto lo Francese

Co

'no mazzo de carte


Libert,

'mmano

galit,

Fraternit.

Tu

rrubbi a

mme,

io

rubbo a

tte.

anche l'ultimo verso diventato popolare! e come!...

43.
Maldicenza, invidia, discordia, odio

Lasciamo andare

la

piccola maldicenza,

trattenimento
;

dilet-

tevole anche per coloro che vogliono parerne pi schivi


n' la ragione
:

umana

803. Si nous n'avions point de dfauts, nous

ne

prendrions pas tant de plaisir en remarquer dans les autres.


t. \f

tnmes

</<

!.\

!{..<

HUtFWH

WXIl.

ma

che nondimeno pericoloso esercizio, poich

Maledicus a malefico non distat


iQ

nisi occasione.

inumano. Di

insti/, orai., hi.

Mi.

Se

non avessimo dei


a trovarli negli

difetti,

non proveremmo tanto piacere

altri.
!

K04.

Il

maldicente non differisce dal malvagio che per

2O

Chi l'ha detto?

[805-807]

parlo invece della maldicenza in formis, che con altra parola pu


dirsi

calunnia.
:

Che cos'

la

calunnia? Tutti sanno a memoria la

risposta

805.

La calunnia
Che

un

venticello,

Un'auretta assai gentile


insensibile, sottile

Leggermente, dolcemente Incomincia a sussurrar.


principio della celebre cabaletta di
viglia, parole di

Don Basilio nel Barbiere di Cesare Sterbini, musica di Rossini (a. I, se.
e se

Si6)

Essa del resto tutta popolarissima,


staccati. Della triste

ne citano anche
i

altri versi

potenza della calunnia antichi sono


il

documenti,

basti fra tutti citare

notissimo:
il

806. Calomniez, calomniez;

en restera toujours

quelque chose.
la

quale sentenza stata attribuita a diversi

dagli

uni al Vol-

taire,

che ne proprio innocente, dagli

altri

ai Gesuiti,

da

altri al

Beaumarchais, che veramente

la disse nel

Barbiere di Siviglia
lui anteriori. Infatti

(a. II, se. 8), ma riportandola da autorit a Bacone da Verulamio nel lib. Vili, cap. 2,

34

del trattato

De

dignitate et
let

augumento scientiarum,
incerto
1'

scrisse: Sicut

enim

dici so-

de calumnia, Audacter calumniare, semper aliquid hret.


autore
dell' altra cinica frase
:

Ugualmente

807.

Qu'on me donne six (o deux) lignes crites de la main du plus honnte homme, j'y trouverai de quoi le faire pendre.

Queste parole sono

state attribuite a

Richeuf.u,
I,

sulla fede dei


....

Mmoires

di

M me

de

Motte ville

(vol.

p.

58):

selon

806. Calunniate, calunniate; ne rester sempre qualche cosa. 807. Datemi sei (o due) righe scritte di pugno del pi gran ga-

lantuomo, e

io

ci

trover tanto da farlo impiccare.

[8o8-8li]

Maldicenza, invidia, discordia, odio

261

les

manires

mme du

Cardinal, qui ce que j'ai oui conter ses

amis, avait accoutum de dire qu'avec deux lignes

de l'criture

d'un

homme

on pourrait

faire

le

procs au plus innocent .

Ma

F attribuzione discussa.

braccetto con la calunnia se ne va per


anzi pi spesso sua madre.

l'

inferno

l'

invidia, sua
la

sorella carnale,

Dante

che ce

trov

laggi,

le

disse:

808.

Consuma dentro

te

con

la tua rabbia.
{Inferno,
e.

VII,

v. 9).

ma non
si

disse se la trov a tu per tu con qualche letterato, poich

sa

che:

809.

Non

v' animale pi invidioso del letterato.


(U. Foscolo).

Nuoce
con

a tutti

l'

invidia

ma

specialmente

ai

buoni, che spesso


i

raccolgono rancori e persecuzioni pi che non ne raccolgano


le

tristi

loro cattive opere; vecchia storia che

810.

Le mal que nous


bonnes
qualits.
iF.a

faisons

ne nous

attire

pas

tant de perscution et de

haine que nos


Maximes,

Itoi 11KI011 \rt.i>,

XXIXi.

ed

in

mi limiter a raccomandare ad ognuno


ai

in generale,

ma

pi

specialmente

lettori

di

questo mio libro:

811. Absit injuria verbo.


le

veramente dovrebbe

dirsi,

.Ibsit invidia verbo,

ed citazione
cap. 7,7.

III"

Lmo,
eli" io

lib.

IX. cap.

19, 15 e lib.

XXXVI,

Ma

e'

un' altra sorella,

che

tutti

riconosceranno, anche senza


versi

iettare

oc faccia

il

nomo,

nei

dell' Ariosto

<IO.

Il

male che facciamo, non


tanto odio (pianto
le

ci

procaccia tante persecuzioni e

nostre

buone

qualit.

Ili,

Sia detto senza

ingiuria.

2 62

Chi l'ha detto?

[8 1 2 -8 1 5]

812.

La conobbe
Fatto a

al

vestir di color cento,

liste

ineguali et infinite,

Ch'or

la coprono, or no.
(Orlando Furioso,
e.

XIV,

ott. 83).

Costei la discordia, quella discordia che


glie,

mena

in rovina famile basi

societ,
;

paesi, per

quanto robuste possano sembrare

loro

infatti

813. Concordia parvae res crescunt, discordia ma-

xumae

dilabuntur.
(Saijlustius, Bellum Jugurthinnm,
10, 6).

sentenza, tanto lodata, secondo la testimonianza di


stola

Seneca
di
l'

(Epi-

XCIV,

46), da

M. Agrippa

il

quale riconosceva
e che fu

frequente

vuiltum. se huic debere sententi,

anche
i

impresa dei
di ogni

famosi tipografi

olandesi, gli

Elze vier; perci


il

principi

tempo hanno tenuto per massima costante

classico:

814. Divide et impera.


di cui

a molti attribuita

la paternit,
il

da Filippo

il

Macedone
il

a LUIGI
principio
:

XI

re di Francia,

quale realmente soleva ripetere

Diviser pour rgner.


gli odii

Da

queste invidie, da queste discordie, nascono

impla-

cabili, nei quali la

natura
;

umana

sa giungere a raffinatezze che par-

rebbero incredibili

infatti,

per non dire d' altro,

815.

uno dei vantaggi


di potere odiare

di

questo

mondo

quello

ed essere odiati senza co-

noscersi.

(Manzoni, / Promessi Sposi, cap. IV).

813.

Con
le

la

concordia

le

piccole cose crescono, con la discordia

grandissime vanno in rovina.

814. Dividi per dominare.

[8 1 6-8 1 8]

Mestieri e professioni diverse

263

44.
Mestieri e professioni diverse

Per chiunque voglia darsi ad una professione qualsiasi,

il

mi:

glior consiglio quello di cercare di uniformarsi al dettato inglese

816.

The

right

man

in the right place.

che alcuni a torto attribuiscono a


di origine pi recente,
Sir

Shakespeare,
dei

altri

vogliono

trovandolo in un discorso pronunziato da


alla

Austen H. La yard
:

Camera

Comuni

il

15 gen-

naio 1855

I have always believed that success


if

would be the
the navy, had

inevitable result
fair

the

two

services, the

army and
to
fill

play,

and

if

we

sent the right

man

the right place

(Hansard's Parliamentary Debates, Illrd


pag. 20^7).

Series, vol.

CXXXVIII,

L'uomo

che occupa la posizione, umile od elevata, alla

quale chiamato dalle sue doti naturali e dalla educazione ricevuta.

ha

il

dovere di darsi tutto ad essa, poich ciascuno deve stare nel


:

cerchio dell' arte sua, di qui la frase latina

M 7.
hi

Tractant fabrilia

fabri.
lib.
II,

(Orazio, Epistole,

cp.

I,

v.

lib).

male apponendosi

sulla sua vocazione,

o costretto dalla
gli
si

sorte ad allontanarsene,

scelse

una

via

che non

confaceva.

HO applicarsi

le

parole di ('armen a Jos:

818.

Questo mestier da wer non per


(Carmen, parole di H. Meii hai
<

te.

I..

H\ii\>,

mus.

di Bizet, a. III. se. 2).

Fra

le

diverse arti,

gli

antichi erano concordi

nel

magnificare

quella dell'agricoltore:

l'n

uomo
artefici

capace

al

suo giusto posto

{rio,

al

posto che

gli

conviene),
tili

trattano delle cose dell'aite loro.

2 64

Chi l'ha detto?

[819-822]

819.

fortunatos nimium, sua


!

si

bona norint

Agricolas
dice

Virgilio

nelle

Georgiche

(lib.

II,

v.

458-9)

820.

Beatus

ille,

qui procul negotiis,

Ut

prisca gens mortalium,


suis,

Paterna rura bobus exercet


Solutus omni fnore
dice
!

Orazio

negli

Epodi (ode
il

2, v. 1-4);

ma

egli parla soltanto

dell' agricoltore

che coltiva
1'

suo campicello, e forse oggi non chiaSicilia

merebbe beato
Il

affamato contadino della

o della Basilicata.
:

navigatore pu con orgoglio vantare la classica sentenza

821. IlXev vyxr], $v ox vyxyj.


cos rispose

Pompeo
il

ai

marinai che lo dissuadevano dal salpare


fiera

per
alla

Roma

durante una

tempesta, mentre egli doveva recare


in Sicilia, in

metropoli

grano raccolto

Sardegna e

in Affrica

(Plutarchus, Vita Pompeii,

50). Il

motto tradotto

in latino

Navigare necesse, vivere non necesse


fu
il

motto

delle citt anseatiche.


i

Dei mestieri urbani, non trovo da ricordare che


sarti. I

fornai,

primi sono motteggiati dal popolo inglese con una citazione


:

shakespiriana

822.

The owl was a


They

baker's daughter.
a.

(Shakespeare, Hamlet,

IV,

sc. 5).

Ofelia che dice:

say, the

owl was a baker's daughter ;

al-

ludendo

alla leggenda,

tuttora viva nella contea di Glocester, se-

819.

troppo fortunati agricoltori se conoscessero


affari,

la loro felicit
gli

820. Beato colui che, lontano dagli


mortali, coltiva
i

come facevano
i

antichi

campi paterni con

propri buoi, libero

da ogni debito.
821. Navigare necessit, vivere non necessit.

822. La civetta era

figlia

di

un fornaio.

[823-825]

Mestieri e professioni diverse

265

condo

la

quale Cristo entr un giorno nella bottega di un fornaio,

chiedendo per carit un poco di pane.

La padrona
lo

che stava

la-

vorando

la pasta,

ne lev un pezzo, e
;

pose nel forno, dicendo


la figlia,

a Cristo di attendere che fosse cotto

ma

rimproveran-

dola della sua prodigalit, lo trasse dal forno, rimettendone soltanto


la

met. Questa cucendosi crebbe prodigiosamente, onde


si

la figlia

meravigliata

diede ad esclamare

Huh ! huh ! huh !


Il

Questo grido

fece venire in

mente a Ges

la civetta, e

bast questo perch la

ragazza fosse senz' altro tramutata in civetta.

motto

si

ripete a

pungere
I sarti

l'

ingordigia dei fornai.

sono due volte ricordati da


....

Dante

in

due

similitudini

823.

Aguzza van

le ciglia

Come
e

'1

vecchio sartor fa nella cruna.


(Inferno,
e.

XV,

v. 20-21).

pi

oltre,
:

nel

Paradiso

le.

XXXII.

v.

140-141)

fa

dire a

S.

Bernardo

Come buon
Che, com'
egli

sartore
fa la

ha del panno,

gonna.

Veniamo
vando

alle

professioni liberali,

e in testa alle altre lasciamo


gli

quella del fro.

Cicerone

fece

insuperbire

avvocati

appro-

chi diceva:

824. Cdant

arma

togae,

concdt laurea linguae.


(De
Officii!,
I,

cap. XXIl.

cosi

viene

comunemente
di

citato,

bench Cicerone scrivesse proil

priamente laudi invece

lingua. In tutto

Medio Evo

lo studio

delle leggi fu tenuto in altssimo onore,


tale

e la professione avvocail

circondata di larghissimi privilegi,


le

ma

mondo cominci ad
fin

averne presto piene


si

tasche,

tanto pi che

da tempo antico

levavano dei dubbi sulla discrezione e sulla onest degli avvocati,


i

fra

quali

si

contava per un' eccezione chi potesse essere detto:

825.

Advocatus
k

et

non

latro.

edaao

inni davanti

ui

allori

alla lingua.

825. Avvocato e non ladro.

266

Chi l'ha detto?

[826-828]

Infatti

una pseudo-sequenza

di S.

Ivone (morto nel 1303, cano-

nizzato nel

1347, e celeste patrono degli avvocati) cos dice:

Sanctus

Yvo

erat Brito

Advocatus et non latro, Res miranda populo.


Questi tre
soli

versi registra

anche

1'

ab. Ulisse Chevalier nel

Repertorium hymnologicum,

torn. II (Louvain,

1897), pag. 552,

num. 18,665,
nel

e(i egli

pure non ne conosce

di pi:

ma

il

Blume

Repertorium

repertorii, Kritischer

Wegweiser durch U. Che-

valier's

e 283, nota che probabilmente


liturgica vocati,
testi

Repertorium Hymnologicum (Leipzig, 1901), a pag. 50 si tratta non di una vera sequenza
versi
i

ma di tre ma contro

satirici,
il

diretti forse

non contro
era

gli

av-

Bretoni

cui

nome
il

spesso

assunto nei

medievali,

come conferma anche


la

Ducange, quale sinonimo

di

grassatori e predoni.
I

moderni rincararono

dose, e

mentre

il

Giusti beffeggia

l'avvocato novellino, facendogli cantare dai compagni di universit:

826.

Tibi quoque, Ubi quoque

concessa facolt
in jure utroque
l'

Di potere
Gingillar

umanit.
{Gingillino,
I'.
r,

str. 37).

uno

tra

pi fecondi e pi
celebre, di cui

fortunati commediografi
il

francesi,
il

in

una commedia
alla

protagonista

il

cui

nome d
dell'

titolo

produzione e che rimasto appunto come tipo


fa

avvocato

intrigante,

esclamare

al

suo povero Principe

di

Monaco:

827.

Quand une
S

civilisation est

vermoulue, l'avocat
a. I, se.
10).

met.

(Sardou, Rabagas,

Dei medici condotti,


sia, intitolata //

Arnaldo Fusinato

in

una notissima poe-

medico-condotto, dice in ritornello che

828.

Arte pi misera, arte pi rotta Non e' del medico che va in condotta.
civilt

S27. Oliando una

marcia,

ci

si

mette l'avvocato.

[829-831]

Mestieri

e professioni diverse

267

dei giornalisti

si

pu

dire,

poco benevolmente, che

829.

Zeitungsschreiber ein Mensch,

der seinen

Beruf verfehlt
frase che
si

hat.

attribuisce a

P ha mai testualmente pronunciata,


mile
il

Otto von Bismarck, il quale forse non ma disse qualcosa di molto sidi

io novembre 1862 a una deputazione dell'isola di Rgen,


opposizione, per la maggior parte,
di malcontenti spostati.

parlando per della stampa

secondo

lui,

in

Professione

mano di ebrei e comoda ed ambita

quella dell' impiegato,


di

il

quale

almeno,

fra le liete probabilit,

ha quella

830.
che
dal
il

Congedo
di
:

paga

intera.
fa

Giusti nella Legge penale per gl' impiegati

minacciare

Granduca
(str.

Toscana come punizione

agli

impiegati prevari-

catori

12)

G' infliggeremo,

in

riga di galera, e

Congedo
Per
le

paga

intera.

belle arti,

ricorder la pittoresca similitudine del musico


artisti

eunuco, applicabile del resto a molti


identiche condizioni fisiologiche:

anche

se

non

nelle

831.
Kcco
la

Canoro
intiera strofa
:

elefante.

Aborro

in

su la scena

Un
<

canoro elefante,
si

In-

strascina a

pena

Su

le

adipose piante,
per gran
fd
di

E manda

Di bocca un

voci.
|1'\HIM.
/.,;

thae*,

str.

n.

Quindi
stati

visi che dal

melodramma comico
per Ogni
:

di Luigi Ricci
di

sono
di

trasportati a servire

tormentatore

violino

altro

istrumento a corda

*2<).

Il

gazzettiere un
(cio

uomo

(fee

ha

mancato

la

sua

cai

lina

uno spostato).

268

Chi l'ha detto?

[832-836]

832.

Son Tomaso Scarafaggio Vignajuol di San Quintino, Detto il Sega nel villaggio
Perch suono
Romani,
il

violino.

(Un' avventura di Scaramuccia, di Felice


a. I, se. 3).

Vengono
Bolognese

qui a proposito le due citazioni dantesche che dette

dall'ALiGHlERi a proposito delle pergamene miniate da Franco


si

usano anche per

altri lavori

artistici.

Nella prima

di

esse l'arte del miniatore detta:

833.

....

Quell'arte
Parisi.
XI,
v. 80-81).

Che
e
il

alluminare

chiamata in
(Purgatorio,
e.

verso seguente contiene la frase entrata nell'uso comune:

834.

Ridon

le carte.
(Purgatorio,
e.

XI.

v. 82).

Ma

tanto la miniatura, quanto altre manifestazioni nobilissime di

arte, gi in onore, oggi presso

che dimenticate, languirono di fronte

alla fotografia, e alle sue applicazioni grafiche.

Che cos'

la fotografia

835. Arte nata da un raggio e da un veleno.


la disse

con frase

felice

Arrigo Boito

in

un madrigale,

scritto

sotto

un

ritratto fotografico della

duchessa E. L. (Boito, // libro

dei versi, Torino, 1877, a pag. 37).

Quasi una professione diventato anche

il

ciclismo, per la grandis-

sima importanza che ha preso nella vita quotidiana di ogni classe sociale.

Ai

ciclisti si

applica dagli odiatori di ogni novit la nota invettiva:

836. Arrotini impazziti.

La frase fu per voce comune e per lungo tempo attribuita a Giosu CARDUCCI; ma nel maggio 1902 il prof. Ottone Brentani
si

rivolse direttamente

all' illustre
il

uomo

chiedendogli di au-

torizzarlo a smentire quella voce, e

Carducci rispose sollecitauscita

mente:
dalla

Non

vero che la

frase arrotino impazzito sia

mia bocca. Eccola

servito.

allora

chi l'ha detto?

[836]

Mestieri e professioni diverse

269

Corrado Ricci cos ne scriveva

gna certo fu chiamato per


il

la

Boloallo stesso Brentari prima volta " arrotino impazzito "


:

velocipedista.
'

Ricordo benissimo

d' aver di

sentito

quella

(dir

cosi)

definizione

"

San Lazzaro

Savena all'apparire d'uno

dei primi pedalatori con bicicletta

gommata.

l era attribuita a

un prete (Don Raffaele Mazzoni),


d'un agz "
(arrotino)

arrotato e

rovesciato dal
:

trionfante istromento, e rialzatosi polveroso e

imponente

' '

Boia

" dovint matt? " Non


si

so di pi, e

nem-

meno

so se ci che mi

disse allora risponde al vero (Vedi la

Rivista Mensile del Touring Club Italiano, giugno 1902, pag. 188).

per conto mio non credo che

risponda. Credo

invece

che

la

paternit della fortunatissima frase


alienista

debba

farsi

risalire

all' illustre

lombardo
di

Andrea Verga,
una
delle
intitolato

senatore, che avrebbe detto


lui

qualcosa
poste,

simile in

poche poesie vernacole da


Bicicletta,
(il

com-

un sonetto

La

che comparve

per la

prima volta nella Cronaca Trevigliese

Verga era

di Treviglio),
altri

num. 784,
giornali.

del 9 settembre

1893, e

fu

poi riprodotto da

Lo

riproduco io pure come curiosit, tanto pi che non

facile di

ritrovarlo.

LA BICICLETTA
SONETTO
Che gust mo' caven da
la bicicletta

Sti giovinotti per fa tant burdell?

Con che sugh

d e nott fann la staffetta


el

Sonand allegrament
i

campanell?

Spanteghen per strad una sommetta Per sentinn d'ogni sort da quest e quell. Sden, slisen sul cu pagn e bolletta

E
E

di

vneult riscien de lassagh


figura infin
!

la

peli.

clic

Dal mezz

in

gi
iti

Col sgambetta paren molletta


Molletta,
<i.

trusna

vorrcssev di de

no?

Dal mezz

in

su paren gobitt dannaa


se scruscia
faa.

Che tacchen lid, oppur gent che Per fa comodamene quell che va
Aprile
I

Chi l'ha detto?

[837]

Pare che
pubblicista

la notoriet della frase

debba

attribuirsi al

compianto

Romeo Carugati
di

il

quale in

uno

dei suoi spigliati

articoli pieni

umorismo, pubblicati con

la firma

Barbagelada.

nella Bicicletta

(giornale milanese di sport che


in

ebbe una larghis-

sima diffusione) avrebbe,


la frase

un numero

della

prima annata, usato

arrotini impazziti per reminiscenza del sonetto del Verga

ma

attribuendola,

non so

se per errore o per scherzo, al Carducci.

Qualcosa

di simile fu detto
il

anche in Francia.

Il
:

febbraio 1869,

nei primordi del ciclismo,

Gaulois sentenziava

Les vlocipedistes
questo bi-

sont des imbciles


glietto
:

roulettes.

Un

abbonato mand
:

Signor Redattore, io sono velocipedista

devo conside;

rarmi

come un
un

imbecille

? E

la redazione rispose
al

Signore, voi

non

siete

imbecille,

perch siete abbonato

Gaulois ;

ma

tale

che fa opera sensata quando va a piedi o in carrozza, fa opera

da imbecille quando va

in

velocipede .

45.
Miserie della vita, condizione dell' umanit

Non
837.

tutti

pensano che

Tout va le mieux du monde {oppure: Tout est pour le mieux) dans le meilleur des mondes possibles.
principio
me'ta-

accettando cosi la formula ironica dell'ottimismo, che nel Candido,

composto da Voltaire contro Leibniz, rappresenta


sintetico della filosofia del

il

dottor

Pangloss, professore di

physico-thologo-cosmolo-nigologie. Leibniz

aveva sostenuto nella


possibiles
il

Thodicaa

la tesi

che:

....nisi inter

omnes

mundos
numero

optimus

esset,

Deus nullum

produxisset. Maggiore

invece di coloro che fanno professione del pessimismo, che anche

837. Tutto va per

il

meglio nel miglior' dei mondi

possibili.

[838-841]

Miserie della

vita,

condizione dell' umanit

fra
l'

filosofi

conta degli apostoli

illustri,

e che le condizioni del-

umanit pur troppo giustificano.

Infatti:

838.

Entra l'uomo, allor che nasce. In un mar di tante pene, Che s' avvezza dalle fasce

Ogni affanno a

sostener.
di

(Mktastasio, Isacco, parte II; ediz. Parigi, 1780, to. VII, pag. 410).

Insieme a questa quartina possono mettersi due citazioni stecchettiane


:

839.

Sperare e disperar, questa la

vita.

(Olindo Glerrlni, ossia Lok. Stecchetti, Anno nuovo; nelle Rime, pag. 398).
e

altrove

Il

destino cos, questa la vita;


Soffrire e poi soffrire
!

(Stecchetti, Ora triste; nelle Rime, pag.


e

529).

anche pu mettersi

la strofa

francese

841.

On

entre,

on

crie

Et

c'est la vie,
baille,

On
Et
Cosi
il

on

sort.

c'est la mort.

testo vero,

ma
v.

si

hanno

delle

varianti

2
3

Et

voil la vie
crie et
la

v.
v.

On

on sort
mort.

Et voil

E
la

di

Ausoni

di

Chakcei

che Lo scrsse sopra

un album

di soa

cognata nel
firma di

1836;

lo popolari/z

PUX NADAB

scrivendolo con

Edmondo

Texier in calce a un suo disegno nel Figaro

del

29 ottobre 1863.

84I.

Si

.Mitra,
la

si
'

grida,

ecco

la

vita!

si

sbadiglia,

si

esc--,

morte

272

Chi l'ha detto?

[842-847]

La

vacuit del
le

mondo

deplorata

anche nelle Sacre Carte, che

chiamano

cose terrene:

842. Vanitas vanitatum et

omnia
I,

vanitas.
XIII,
v. 8).

(Ecclesiaste, cap.

v. 2, e cap.

cui

pu

avvicinarsi la frase di

Giacomo Leopardi

843. L' infinita vanit del tutto.


nelP ultimo
Mestica)
:

verso

della

poesia,

stesso

(XXXI

dell' ediz.

Ornai disprezza

Te,

la natura,

il

brutto

Poter che, ascoso, a comun danno impera

E
Anche
il

l'

infinita vanit del

tutto.

Petrarca

scriveva che

844.

Ben '1 Sogno


:

viver mortai, che


d'

n'aggrada,

infermi e fola di romanzi.


{Trionfo d'Amore, canto
III, v. 65-t>6).

anche

845.

La

vita

fugge e non s'arresta un'ora.


(Sonetto in morte di Al. Laura, D. IV

secondo

il

Marsand,

v.

ed.

Me-

stica, son.

CCXXXI).
Giobbe, che ma-

La

caducit delle cose


:

umane

gi contristava

linconicamente osservava

846. Sicut

umbra

dies nostri sunt super terram.


(Job, cap. Vili, v.
9).

847.

Homo

natus de muliere, brevi vivens temXXV,

pore, repletur multis miseriis.


(Job, cap.
v.
1).

842. Vanit delle vanit, e tutto vanit. 846. I giorni nostri sulla terra passano come un' ombra. 847. L'uomo nato di donna, ha corta vita, e di molte miserie
ricolmo.

rie della vita,

condizione dell'umanit

La prima

di

queste sentenze ricorda

l'

altro versetto del Salmista

848. Dies mei sicut

umbra
v.

declinaverunt.
(Salmo CI, vers.
12).

ed anche

il

Salmo CXLIII,

4:

Homo

vanitati similis /actus

est; dies ejus sicut


siero del

umbra prtereunt. Essa


:

corrisponde

al

pen-

verso classico

849. Pulvis et
al

umbra sumus.
(Orazio, Odi, b. IV, od.
J,

v.

16).

verso italiano

850. Dalla

cuna

alla

tomba

un breve

passo.
vita del-

concettino tinaie di un celebro sonetto del


l'

Marini. Im

uomo, che comincia

Apre

I'

uomo
al

infelice,

allor

che Dai

In questa valle di miserie piena,


Pria che
Altri
le

sol,

gli

occhi al pianto.

osservano poi col

Petra r< a
giacch:

che ancor pi caditeli

cose

buone

e le belle,

851.

Cosa bella mortai passa e non dura.


i

I'kikarc a, Sonetto in vita d M. I.mira, CXC secondo la num. del Marsand, comincia: Chi vuol veder quantunque f uh Natura; son. CCV nell' ed. Mestica).
la riflessione di

Ugualmente malinconica

Goethe:

B52.

Man

lobt

nur einmal

in

der

Welt
a.
I.

lCtmvigo,

sc.

1.

Manto dunque
N'olite

di

starci

meno male che

possibile

ergo

solliciti

esse in crastiiuim.
.

dke molto
v.

filosoficamente la Bibbia (Vang.

VI,
:

341, e soggiunge:

Crastras enim dies tollicittu

erit sibi ipsi

848.

miei giorni ion passati coup- un'ombra.

Siamo polvere ed ombra. , nondo si rive una volta sola. vogliate adunque mettervi in pena

pi

il

domani.

274

Chi l'ha

detto.'

[854-857]

sufficit

diei malitia

sua

ed frase attribuita a

Gambetta

quella

che Chaque jour a sa peine.

me, domani coglie un


della sventura:

altro, cos

come oggi nessuno pu


tibi,
:

il

guaio capitato a

dirsi sicuro dall'


si

ugna
dice,

Hodie mihi, eras

come volgarmente

ovvero,

come

dice ancora la Bibbia

854.

Mihi

heri, et tibi hodie.


(Ecclesiastico, cap.

XXXVIII,

v. 23).

o anche,

come

dice

Virgilio

855. Stat SUa Cllique dies.

(Eneide,

lib.

X,

v. 467).

sentenza che Macrobio nel passo pi volte citato {Saturn., V, 16)

d come passata

in

proverbio gi

ai

suoi tempi.

Del
di

resto che cos' questa vita?


di

una catena non

interrotta

dolori,

guai,

di

lotte;

856. Vivere [mi Lucili] militare est.


(Seneca
scriveva Seneca a Lucilio, e
il

giovane, Epist.

XCVI,

5).

Plinio

il

vecchio nella Hisi. Natur.,


est, e
:

prefazione

al libro

XVIII

Profecto enim vita vigilia


(II, 5, col.
il

S. Gi-

rolamo
dili

nel trattato

Adversus Pelagianos

747)

Qu a innel

enim vivimus, in certamine sumus. Anche


(a. II, se.

Voltaire

Mahomet

7)

Ma
di

vie est

un combat
;

cui

Beaumarchais
il

si

fece

un motto

e molti secoli
v.
1)

prima

di tutti

costoro

libro di

Giobbe (cap. VII,


:

aveva detto:
sic

Militia est vita hominis super terrain

et

ut dies

mercenari!

dies ejus.

Per

cui

857.

....Spesso

da
(V,

forte
il
11

Pi che

il

morire
\i.i

vivere.
ut, Oresti;
a.

IV. so.

2).

854.

Ieri

a me, e oggi a

te.

855, Ciascuno ha fissato il suo giorno. h;i>. Vivere vuol dir combattere.

rie della vita,

condizione dell'umanit

27^

Ouesta

la

vera
life.

858. Struggle for

per usare la frase ormai accettata universalmente a indicare


dei

uno

canoni della teoria


si

darviniana
dell'

dell' origine

della

specie.

La

frase

trova gi
:

nel titolo

opera fondamentale di
ln>

Carlo
selection
life,

Darwin

On

the origin

of species

means of natural
the

or the preservation of favoured races in


pubblicata nel 1859
s
;

struggle for

ed forse ispirata dalla frase analoga Struggle

stente che usata nel

non meno celebre Essay on the prin(1798).


quello che

ciples

of population del
altro verso,

Malthus

Un
fa dire
di

commovente ed umano,
di

Virgilio
i

ad Enea, mentre vede nel tempio

Cartagine dipinti

casi

Troia:

Sunt lacrimae rerum,

et

mentem
[Eneide,

mortalia
[tangunt.
lib.
I.

v. 462).

che col primo emistichio - usato,


.

come spesso accade, poco


il

a pro-

perch staccato dal resto del verso - ha dato


del pittore Attanasio.

titolo a

un

bd quadro

Ho
li

detto del primo emistichio,

che usato

assai spesso fuor


il

proposito, poich, infatti, esso significa realmente

pianto che
fanno.

noi facciamo sulle cose

umane

e non quello che


il

le

cose

umane

Or proverebbe non poca meraviglia


;

poeta se
tratte

rivivendo senda' suoi nepoti

quale impensata significazione sian

quelle cosi semplici parole sunt lacrima"


finito

rerum

il

tedio
il

in-

che

in

certi

momenti pare emani

dalle cose, quasi


il

dolore

dalle cose create

dominate da un fato cieco,


hi

misterioso

perch dell' essere e del morire,


ti.

simpatia della natura e degli

che piangono
C08

al
il

pianto dell'
prof.

uomo
<1'

ne sentono
in

la

scon-

Attilio

Marchi
e

una notcrella
si
l<

filologica

intitolata

appunto Sunt lacrima rerum

che

Lotta por

la
i

\ita.
tristi gli

Vnche qui

casi

del

inondo hanno

le

loro lacrime,

muovono

animi a compassione.

:;(>

Chi l'ha detto?

[860-862]

con

molto interesse e profitto {Rendiconti del R. Istituto Lomser. II, voi.

bardo di Scienze e Lettere,


pag. 1436).

XXXI,

fase.

XIX,

1898,

Al verso
l'epicureo

del

poeta mantovano va ravvicinata

la

sentenza del-

Lucrezio:
....

860.

Medio de fonte leporum Surgit amari aliquid, quod in ipsis floribus angat.
(De natura rerum,
lib.

IV,

v.

1125-26).

La
861.

vita contristata

anche dalla malvagit umana

Homo
Plauto
Lupus

homini lupus.
a.

che di
disse in

{Asinaria,

TI,

se.

4,

v.

88),

il

quale per

forma alquanto diversa:


est
si

homo

homini, non homo.

La forma

volgare

ritrova in

un epigramma

di

Giovanni

>WES

Homo

homini lupus,

homo homini Deus.


lEpigr.
Ili,

23;

ed.

Renouard,

Paris,

17<4, to. I, p. 79).

in

cui

il

secondo emistichio
si

tolto dal

primo verso

di

Cecilio
[104])

Stazio che
e del resto

trova nelle Epistola: di

Simmaco (IX, 114

non

che la traduzione del proverbio greco:


I,

avOpwno

vopwTtou aipvv.ov (Zenobio,

91).
:

Per cui non

ci

sorprenda

la

sconsolante sentenza biblica

862. Maledictus

homo

qui confidit in nomine.


(Geremia, cap. XVII.
v. 5).

Di Giannozzo Manetti, uomo


scrive

politico

fiorentino del sec.

XV,
del

Vespasiano da
(ediz.

Bisticci nelle

Vite degli

uomini

illustri

suo

tempo

Fanfani, pag. 102) che soleva

dire

Ispewtt,

860.

.... Di mezzo al fonte Dolce d'amore un non so che d'amaro Sorge che sin tra' fiori ange gli amanti {Marchetti).

861.
S,(>2.

L'uomo

lupo per l'altro uomo.


clic

Maledetto l'uomo

confida nel!'

alti

'

nomo.

[863-867]

Miserie della vita, condizione dell'umanit

quando vedeva uno promettere una cosa


faceva
in
lui,

non

che era osservantissimo, Maledictus

l'osservare, come homo ui confiait

homine, Ove alla


non

e la sua chiusa era, e nell'opere sua.

malignit

si

aggiunga

la

dappocaggine e

nullit nostra
:

cui

vale a sanare la brevit della vita

umana, poich

863. Hesterni quippe sumus, et ignoramus.


{Giobbe, cap. VITI, v.
9).

e per la quale

ORAZIO chiam
....

la

umana

stirpe:

S64.

Fruges consumere
1'

nati.
I,

(Epistole, lib.

ep.

2,

v. 27).

mentre

in

altra

parte dei suoi versi

aveva detta

865.

Audax

Japeti genus.
(Odi, lib.
I,

ud.

.5.

v.

21).

sar giustificata la sdegnosa misantropia di chi

si

vanti

866.
ripetendo
l'Akui.
il

Sprezzator degli uomini.


la

frase

del

canto
di

I*e

Ricordanze di

GIACOMO LkO-

quale diceva

chiuso nel natio borgo selvaggio:

Uni passo

^li

anni,

abbandonato, occulto,
;

amor, senza
Qtri
di

vita

ed aspro a forza
:

Tra lo stuol de' malevoli divengo


piet

mi spoglio

di

virtudi,

sprezzator degli uomini mi rendo,


la

Per

greggia eh' ho appi


il

Lo sconforto della vita e


manziere livornese
il

pessimismo ispirarono
:

al

grande

ro-

noto scettico dilemma

se la vita

fu

bene, perch mai

ci

vw n

tolta? -

E
il-,

se la vita fu male, perch

mai

n' stata concei).

Gtnuuum,

I.a lint tuglia

4i

B*m*v*mto,

cap. V, in princ.i.

imo
N'iti

di

ieri,

siamo ignoranti.
[cio

solo per consumare biade


stirp<-

per mangiare).

P65.

L'audace

di

<iap<to.

2;8

Cht l'ha detto?

[868-869]

E nemmeno a Arrigo Botro:


868.

troppo ottimismo

sono

ispirati

noti

versi

di

Questa la vita! l'ebete Vita che e' innamora, Lenta che pare un secolo, Breve che pare un'ora;

Un

oscillare eterno

Fra paradiso e inferno Che non s' accheta pi


ohe sono una
nel
rino,

strofa (la penultima) di

Dualismo, poesia

scritta

1863 e

a' suoi

tempi famosa (Boito, // libro dei versi, To-

1877, a pag. il).


a coronamento di tutte
le

Ma

umane
e

miserie,

viene

il

giorno

estremo, e allora nel libro della


glorie e delle debolezze
si

vita, delle gioie e dei dolori, delle

scrive fine,

869. Sic transit gloria mundi.


Queste parole, per un' antichissima consuetudine,
volte innanzi al
si

dicono

tre

Pontefice novellamente eletto nella cerimonia del


rito

possesso, a ricordargli nella solennit del

quanto

sia

breve e

caduca
toria
s'

la gloria

terrena.

Mentre

il

Papa seduto
flabelli

nella sedia gestaall'

avvia processionalmente, co'

a lato,

altare papale,

neir uscire dalla cappella Clementina in S. Pietro, trova un maestro di cerimonie genuflesso con

una canna inargentata, che


vi

in

cima
e

porta un ciufletto di stoppa

un chierico

appicca
la

il

fuoco,

mentre

la

stoppa

fa

vampa,

il

cerimoniere, alzando
la slessa

canna dice:

Sancte Pater,
le

sic transit

gloria mundi. E

cerimonia, con

medesime

parole,

si

ripete innanzi alla statua di S. Pietro e di

fronte alla cappella dei SS. Processo e

M animano.
mundi!
in

Ignoro

la fonte
<>)

delle parole rituali: nella Imitazione di Cristo (lib. I, cap. 3. \.

driio

<)
rito

(|uani

citi)

transit gloria

Questo
presso
i

che trova risconti!) anche


in

talune cerimonie praticale

gentili

circostanze analoghe, quali sarebbero quelle dei

869.

t'osi

passa

la

gloria del

mondi

[870-871]

Morte-

2:0

solenni trionfi, era usato nel vi secolo pure nella coronazione degli

imperatori greci

ed ugualmente ripetuto

in

molte

altre occasioni

della liturgia cattolica. Il


voi. tale

Moroni (Dizion. di erudiz.

storico-eccles

LXX,
la

pag. 90-93) narra che Pio III, coronato nel 150}. a


-

cerimonia rimase talmente penetrato e commosso, anche pei

che

sua salute era cadente per una piaga che


che
gli

gli

impediva

di

stare in piedi,

sgorgaron

le

lacrime, quasi
infatti

presago della
di

prossima sua

fine. Il

suo pontificato

non fu che

26

giorni.

Gregorio Leti nella sua romanzesca Vita di Sisto V, narra, vero


sia, di

o falso che
S. Pietro
il

questo pontefice, che, essendo


si

egli

incoronato
la

in
gli

maggio 1585, mentre

bruciava

stoppa,

venne detto: S. Padre, cosi passa la gloria


Sisto

di cues to mondo.

fuori dell' uso degli altri pontefici,

che in quell' atto mai


:

rispondono, con animo intrepido rispose ad alta voce

La gloria

nostra non passera mai, perch non abbiamo altra gloria, se non

che far buona giustizia.


ponesi, soggiunse:

poi voltatosi

alli

Ambasciatori Giapil

Dite alli vostri Prencipi nostri Figli

con-

tenuto di questa nobile cerimonia.

% 46.

Morte
Ordino qui appresso per lingue
delle
alla
frasi

pei

autori

la

non
si

brevi

delle sentenze che nel

comune

linguaggio

applicano

morte e a

ci che le appartiene.
:

Molte ne troveremmo nelle Sacre Carte


tre

ina

ci

contenteremo

di

o quattro fra

le

pivi

note,

per esempio:

870.

Semitam per quam non


Irfelior est

revertar, ambulo.
ftUte, cap.

XVII.

v. 2.M.

B71.

canis vivus leone mortuo.


{Ecclesiastr. c|>.

IV

vjo. *~
\
.

io tutto

uni suati. 1. pei

ni

non

ritorner.

E meglio un cane

rivo che un

leone morto.

28o

Chi l'ha detto?

[872-877]

872. In

omnibus operibus
sima
tua, et in

tuis

memorare

novis-

aeternum non peccabis.


(Ecclesiastico, cap. VII, v. 40).

873.

Omnia, quae de
vertentur.

terra sunt, in terram

con-

(Ecclesiastico, cap. XI, v. 11, e cap.

XLI,

v.

13).

Venendo

ai

classici

latini

abbiamo

la

sentenza di

Plauto

874.

....Quem d diligunt

Adulescens moritur.
(Bacchides,
il

a.

IV,

se. 4, v.

78<>-787l.

quale del resto non fece che tradurre un verso di


124, ed. Koch):
arcoGvyjoxei vo.

Mknandro

conservatoci da Plutarco (fragni.

"Ov

oi Gsoi tpiXoaiv

Dal divino Virgilio tolgo

la pietosa invocazione:

875. Parce SepultO.


e la frase di

(Eneide,

lib. Ili, v. 41).

Didone:
....

876.
vSed

Moriemur

inultae
ire

moriamur,

ait.

Sic, sic

juvat

sub

[umbras.
{Eneide,
lib.

IV,

v. 658-659).

da Ovidio

le

parole solite a scolpirsi sulle tombe dei romani

877.

Molliter ossa cubent.


(Trist tum,
lib. Ill, el.

HI,

v.

7).

872. In tutte 873.

le

tue azioni ricordati del tuo

ultimo

line,

non

peccherai in eterno.

Tutto |uello che viene dalla terra, ritorner terra.


gli

874. Colui che

dei

amano, muore giovine.


si

875. Perdona a chi seppellito. 876. Morr invendicata Ebbene,


!

muoia, disse. Cos, cosi devo

ombre. 877. Riposino dolcemente le Ottft.


scendere fra
le

[878-882]

Morti

281

Anche

il

878.
che
i

Ko'jcpa ooc yjkbv Ircvwoe rapa.


latini

tradussero:

Leva

sii tibi

terra!, di
il

EURIPIDE

{Ai-

ceste, v.

462-463),

ma

confr. pure con

testo di

Ovidio, Amores,

lib. Ili, el. 9, v.

68..
la

Da Orazio

trarremo

bellissima immagine:

879. Pallida

mors eequo pulsat pede pauperum


turres....
(Odi,
lib. I,

Regumque
e
il

[tabernas
od.
4, v.

13-14).

pietoso lamento

880.

Linquenda
Uxor....

tellus, et

domus,
(Odt, lib.

et
II.

placens
od.
14, v. 21-J21.

da Tacito

la

nobile sentenza, in tutto degna di


di

lui

ma

ch'egli

riporta

come parole

Agricola:

881.

Honesta mors turpi

vita potior.
33).

(Tacito, Vita di Agricola, cap.

LIO Spak/IAN'o

nella

Vita di Adriano Imperatori' che

fa

parte

degli Scriptores historic

Augusta

dice di

lui

Va moriens qui-

(Icm hos versus fecisse dicitur:

882.

Animula, vagula, blandula. Hospes, comesque corporis, Quae nunc abibis in loca? Pallidula, rigida, nudula
Nec, ut
sia

soles,

dabis jocos.
ricopre.
al

lieve

la

terra che

ti

879. La pallida morte batte ugualmente


al

tugurio del povero

come

castello dei

re.

880. Conviene abbandonare

la terra, e la casa, e l'amabile moglie. 881. Un'onesta morte migliore d'una vita vergognosa. XK2. O piccola anima, errabonda, scherzosa, ospite e compagni

del corpo,
d'i

dove andrai ora. pallida, fredda, ignuda, priva

consueti sollazzi?

82

Chi l'ha detto?

[883-885]

FONTENELLE
non
fedele,

nei

Dialogues des Alorts ne dette una traduzione

ma

gentilissima:

Ma

petite

me,

ma

mignonne,
tu vas!

Tu t'en vas donc, ma fille? Et Dieu sache o Tu pars seulette et tremblotante, hlas Que deviendra ton humeur folichonne ? Que deviendront tant de jolis bats?
!

883.

Memento

mori.
gli

lugubre riflessione, nata forse presso


baide, divenne poi

antichi solitari della

Te-

come

la

parola d'ordine dei Trappisti (ordine

di strettissima osservanza,

fondato nel 1140, riformato dal famoso


quali per le loro Costituzioni

abate

Ranc
di

nel 1664),

dovevano
l'

ripeterselo

continuo, per avere di continuo presente

imma-

gine della morte.


cap.

Anche
v.

la

Bibbia nel libro

dell' Ecclesiastico,
.

XXXVIII,
gli

21, dice:

Memento novissimorum
antico

Cosi

Egiziani nei loro banchetti facevano portare attorno una

bara: e agli Czar delle Russie era

uso

di di

presentare nel

giorno della loro coronazione


quali
chi

diversi

campioni

marmi,

fra

dovevano

scegliere quello destinato alla loro


il

tomba. Del resto

non ricorda
es,

versetto del d

delle Ceneri

Memento homo,
Pulvis

quia pulvis
es ecc.,

et in

pulvere m

re^ierteris ? e le parole:
e

sono

tolte di

peso dalla Bibbia

precisamente dal libro

della

Genesi,

cap. Ili, v. 19.


il

Dalla Divina Commedia dell'Al.iGHiEKi tolgo


di

verso

in cui

dice

Ercole che uccise a colpi di clava Cacco,

il

ladrone dell'Aventino:

884.

Gli ne die cento, e

non
ma

sent le diece.
\lnfcnio,

e XXV.

v.

33).

e l'altro in cui parla,

non
:

di

un morto,

al

contrario di qualcuno

che vivo, e vivo bene

885.

E mangia

bee e dorme e veste panni.


(Inferno,

e XXXIII.

v.

141).

Costui
tin

Uralici d'Oria che


il

non mor nm/uanchc. Visse


lo

infatti

dopo

1300:

ma Dante
devi

mise

lo

stesso

all'

Inferno.

883.

Rammentati che

morire.

[886-889]

Morte

2 8

L' altro nostro maggior poeta, in una delle canzoni in vita di

Madonna Laura (num.

XVl

secondo
:

la

numeraz. del Marsand

XX
886.

secondo

il

Mestica) che comincia


5).

Ben mi credea passar mio


:

tempo ormai

(str.

scrisse la

nota sentenza

\Ch *]

Un

bel morir tutta la vita onora.

che un filosofo prudente parodi nel verso non

meno

noto:

un bel fuggir salva


(I.iPPi.

la

vita

ancora.

.Malm ani ile racqttistato,

XI

cantare, ott.
la

13).

Suo
precoce

pure
:

il

verso col quale Laura rimpiange

sua morte

E compie' mia giornata inanzi


(Petrarca. Sonetto in n. XXXIV, secondo
il

sera.

M. Laura. Marsand, CCI. XI delTed. Mestica, cumin.: Li- omini il mio


morii- di

fen.'irr in parte or' era).

ili

cui

si

rammenti)
18)
:

il

GIUSTI

nei

melanconici versi All'

amim

lon-

tana

istr.

spirito

infermo e travagliato
sera.

Compir sua giornata innanzi

Non
Il

sia

dimenticato

tuo misero amante

ed ugualmente dei

Petbasca
il

la

terzina seguente:

888.

ciechi,

tanto affaticar che giova?

Tutti torniamo a la gran

madre
si
I.

antica,

il

nome
ini

nostro a pena

ritrova.
v.
IOfr-1

[Trionfo della M>rt,. canto

L'ASJOSTO

olire

due o-im:

Sarebbe pensier non troppo accorto,


Perder due vivi per salvare un morto.
[Orlando furioso.
li.

C.

XVIII,

<,tt

IM).

itaaao

nel celebre
:

episodio

li

(loi ulano

Medoro;

e M

Tasso

la

nota v Bietta

284

Citi

l'ha detto

[89O-896]

890

Dal sonno

alla

morte un

picciol varco.
IX,
ott. 18).

{Gerusalemme

liberata, e.

nonch

versi

nei quali descritta la

morte

di

Clorinda

891.

....In

questa forma

Passa

la bella

donna, e par che dorma.


(Gerusalemme
liberata, e. XII, ott. 69).

due belle sentenze

di

frequentissimo uso:

892.

Non dee
Muojono

guerra

co'

morti aver chi vive.


e.

{Gerusalemme liberata,

XIII,

ott. 39).

893.

le citt,

muojono

regni;

Copre i fasti e le pompe arena ed erba; E l'uom d'esser mortai par che si sdegni.
(Gerusalemme
liberata,
C.

XV.

ott. 20).

In un melodramma del

Metastasio, l'Adriano

in Siria,

si

troveranno queste altre due. ugualmente notissime:

894.
Difficile

....

Agi' infelici
(

il

morir.
sia la
tutti
i

a.

i.

se. u).

895.

Non
Il

ver che peggior di

morte
mali
;

un

sollievo de' mortali

Che son
(Juasi proverbiale
si

stanchi di

soffrir.
(A.
Ili, se. d.

fatto

il

verso di

VINCENZO Monti:

896.

Oltra

il

rogo non vive


(In

ira

nemica.
Bassrille,
e. I, v. 4').

morte di

Ugo

ho
a

fu

scritto

sulla

tomba che Brescia


delle

eresse

nel

suo cimife-

tero al generale
ito

Nugent comandante
una
delle
la

trappe austriache,

morte
istitu

in

Dieci

Giornate (marzo 1849) e che


:

morendo

sua legatari

eroica citt

il

gen. Cialdini lo fece

scrivere sulla bara del generale pontificio march. Giorgio l'iiinnlaii.

mo]

sceindardo
re

Ci

8 settembre i860) la cui salma egli fece


la

Roma

dove l'attendeva

vedova.

Una

delle pi

popolari tragedie dell' Alfieri ha porto <ceai

sone a molti infelici di ripetere


....

disperati versi

Cui tanto invoco,

al

Morte. Morte mio dolor tu sorda


-,,

Sempre
.

sarai?...
passo verso
le
la

a . v,

olgiamo
la al

il

tombe, ricorre istintivamente


quale U.-

alla

memoria
ciamento

interrogazione con

d comin-

carme de' Sepolcri :

All'ombra de' cipressi e dentro l'urne Confortate di pianto forse il sonno Della morte men duro ?
e

Ippolito Pixuemonte. cui

il

carme medesimo era

diretto, ri-

spondeva a questa domanda con un'altra:

Un mucchio
'custodi delle sue catene
a un libero spirto?
Il

d"

degli accerchiano

marmi
<[Sepolcr
let-

nobile poemetto foscoliano, rimasto classico nella nostra

teratura, contiene anche altre frasi scolpite nella

memoria

di tutti,

quali le seguenti

....

Ahi

sugli estinti

sorge

fiore,

Lodi onorato e

ove non sia d'umane d'amoroso pianto.


IV.

occhi

dell'

uom

cercan moren

Il

Sole: p tutti l'ultimo sospiro


i

Mandano

petti

alla

fuggente luce.

ttant'.im
"vedi pi

che

gli api

2 86

Chi V ha detto?

[901-905]

Leopardi nei suoi ultimi momenti volgendosi


tonio Ranieri:

alla sorella di

An-

Aprimi quella

finestra

fammi veder

la luce.

(Carducci).

901.

egregie cose il forte animo accendono L'urne de' forti, o Pindemonte, e bella E santa fanno al peregrin la terra

Che
Veniamo
al

le ricetta.
,

151.154}.

malinconico poeta della Ginestra;


il

egli

che

ai

prodi

morti delle Termopili rivolse

suo compianto, poich:

902.

Senza baci moriste e senza pianto.


(Leopardi. Canzone
all'Italia}.

ci

ha lasciato anche

il

bellissimo detto

903.

....Due cose belle ha

il

mondo:

Amore

e morte.
il

(Leopardi. Consalvo).
in principio dell' altra

Lo stesso pensiero Amore e morte:


Fratelli,

poeta ripet

canzone.

a un tempo stesso,
la sorte.
s

Amore

Morte

Ingener
Altre

Cose quaggi
il

belle

mondo non
un grande

ha,

non han

le

stelle.

Nelle poesie
di

di

scrittore dei
la

giorni

nostri leggiamo
d

due morti famosi, Ermengarda,

moglie ripudiata

Carloina-

gno. e Napoleone.

La prima
le

giace

904.

Sparsa

trecce morbide

Sull'affannoso petto,

Lenta le palme, e rorida Di morte il bianco aspetto.


(Manzoni, Adelchi, coro dell'atto
ne) quale coro Btesso
lVi.

troveremo V

altra frase che

non

di

rado

citata

905.

Alle incolpate ceneri

Nessuno

insulter.

[gofi]

Morte

Per

il

secondo,

tutti

ricordano
:

il

mirabile canto che senza forse

non morr e che comincia

go6.

Ei fu; siccome immobile

Dato

il

mortai sospiro

Stette la spoglia

immemore

Orba

di tanto spiro,

Cos percossa, attonita

La
L'

terra al nunzio sta.


i

Manzoni,

//

Cinque Maggio, ode).


1*

Ei fu

col quale

bruscamente comincia

ode manzoniana e
si

che molti censurarono (un accenno a queste critiche

trova in

D'Ovidio e

Sailer, Discussioni

manzoniane, Citt

di Castello, Lapi. (nellui

1886, pag. 200), deriva, secondo afferma Michele Scherillo

ediz.

del

Manzoni, Le tragedie, gli inni

sacri,

le

odi,

da

curata per l'edit.


Ut

Hoepli, Milano 1907, a pag. i.xix). dall' O/*


scritta
il

Xapoleon Bonaparte del Byron,

16 aprile 1814,

il

giorno dopo l'abdicazione, e che comincia ugualmente:

'T

il

donc.'

Invece assai pi discutibile mi sembra V altra derivazione voluta


re del sig.

Aldo Oberdorfer Una probabile fonte deWEl


(

Fi:

manzoniano, nel Giornale storico della letteratura italiana,


Torino 19 15, pag. 80-83)
consolatrice a Federico
nel
il

fase. 193.

quale troverebbe tale fonte nella ode

di

Danimarca,

scritta dal

Klopstock

1731. e che

il

Manzoni poteva conoscere


pubblicata

nel testo tedesco

attraverso la versione italiana

adi' Idea della bella


to.
I.

itra

alemanna

del

De

Giorgi Rertola.
detto,

Lucca

17.^4.
:

deriva/itine,

come ho

me sembra motto
nei

incerta

invece pi probabili mi

sembrano

altre

due reminiscenze dall'ode


noti
\

ma

che

il

Manzoni avrebl
.

attonita

I.a

terra al

nunzio sta

....

Xui
M.-i-

("hiniam
l

la

fronte

al

attor

288

Chi l'ha detto?

[907-91

1]

Di due commosse frasi sui nostri poveri morti siamo debitori Giovanni Prati che li chiam nel Viaggio notturno:
....

907.

defunti, che pietosi e cari

Vengon

ne' sogni a favellar

con noi

D' un' armonia migliore.


e alla

povera orfanella della gentile poesia Tutto ritorna, avvertiva

908.

Che
E
909.

morti

al

Tu non sai mondo non ritornan mai!


....

la fanciulla

che da quattro anni sta sulla porta ad aspettai

che torni la madre defunta, risponde a chi tenta disilluderla:

Tornano al vaso i fiorellini miei, Tornan le stelle.... torner anche


ma

lei

Per coloro che pi non hanno tanta ingenuit


qualche conforto nella fiducia in un
petere con l'abate
al

trovano ncora
ri-

di

l,

sar pi grato di

Giacomo Zanella:
....

910.

Il

nulla

pi veggenti savj:

Io nella

tomba trover
Teobaldo Ciconi, non meno noti
:

la culla.
(Za veglia,
str.
18).

Sono invece
questi altri

di

poeta drammatico

friulani'.

due

versi

911.

Con

vent' anni nel core


la

Pare un sogno
che sono
i

morte, eppur

si

muore.

due

versi finali nella

4" e nell'ultima strofa di un'ode

composta
Florio.

stampata

nel

1853

in

morte della contessimi Vittoria


del

Fu

ristampata l'anno stesso nel volume delle Paesi,

Ciconi (Venezia, Naratovich, 1853), a pag. 33.

Qualcosa giova togliere anche

ai

nostri migliori poeti dialettali,

come a TOMMASO Grossi clic Carlo Porta si domandava:

nella dolcissima poesia in morti' di

[912-915]

Morte

912.

L' mort? l' propri mort? Cossa vceur Sta gran parola che fa tant spavent?
in

Giuseppe Giovacchixo Belli che


li
:

un sonetto romanesco
filosofia

L'amore de

morti,

del

19 settembre

1835, con molta

giudicava che

913

Li vivi poi-poi, bboni o cattivi.


.So'

Xun
o anche

cquarche ccosa mejjo de li morti. fuss' antro pe'cquesto che sso'vivi.


capo ameno
il

all' altro

quale disse di un tale che mor

cos all'improvviso:

Q14.

....

Du' minuti avanti


bu...,

di

mor
!

Pare na

ma

era vivo
pisano di

ed in uno sbrigliato sonetto

in dialetto

Neri TaNFUCIO

(Rinato Fucini)
915.

il

intitolato

La morte 'improvvisa.

Fenesta ca luci ve e
notissimo, di

mo non
antica e
il

luce
napoletana,

primo verso,
si

un' antica

canzone

sulla quale
s&a

fantasticato

assai.

comune opinione
Di Giacomo che

risalga ai

tempi

di

Masaniello, mentre

nel

suo volumetto Celebrit napoletane (Trani, 1896) ha studiato


la

con amore questo argomento, assicura che

prima

edizione a

stampa
in

di

questa canzone fu fatta da certo


il

Mariano Paolella
la

Napoli reno
Cr)

1854,

il

quale dice di avere rifatto

presente

elegia

sulla traccia di

poche parole canticchiate dal popolo.


Il

iiKiSMine dalle
se

donnicciole.

Di Giacomo

ritiene

che

egli fra(piali

liberamente in napoletano la poesia siciliana con la

.Mai ilo

m
di

GANCI
<

nel secolo

xvi cant

la

pietosa

morte della

Baionetta

arini.
/."

ancora viva nella leggenda popolare


Ut

tomone-Marino,

baronessa di Cari

popolare del

012.

V.

morto?

proprio

morto:

chi-

cosa

\u<>l

dire questa pa-

rolona che fa tanta

pam
e

915.

linostra che luceva (era illuminata)

ora non luce

2QO

Cki l'ha detto?

[916-017]

colo

XVI, Palermo,
:

1873). Ecco intiera

la

prima

sestina,

la

pi

nota, della canzone

Fenesta ca lucive e ino non luce,

Segno

ca

Nenna mia

stace malata:
lo dice
s'
:

S' affaccia la sorella e

me

Nennella toia

morta e

atterrata;
sola,

Chiagneva sempe ca durmeva

Mo E
la

dorme co

li

muorte accompagnata

.
Bellini.

musica? Volevano che fosse addirittura del

Certo

dolcissima e

degna

di

lui

ma

il

Di Giacomo crede invece che

Luigi Ricci
tane,

I'

abbia fornita al famoso editore di melodie napolela

Gugl. Cottrau, che ne fece una riduzione e


;

stamp come
l'

cosa sua nella prima met di questo secolo


fittando di noti motivi
belliniani

l'

uno

altro pro-

rossiniani.

Vedasi pure quel


Antologia,

che ne scrisse Amilcare Lauria nella


vol.

Nuova

IV

ser.,

LXV,
i

fase, del

i settembre
stranieri,

1896, p. 117.
Italia,

Fra
ci

pochi

scrittori

meglio conosciuti in

che

hanno
il

lasciato retaggio di frasi funebri,

ricorderemo in prima
dal suo letto di morte

linea

curato di

Meudon, Rabelais, che


:

scrisse al

Card, de Chtillon

g 16. Je

m'en vay chercher un grand


come
restata
:

peut-tre.
lui

e la frase restata,

1'

altra

pure a

attribuita,

ma

con minor fondamento

917. Tirez le rideau, la farce est joue.


Narrasi, bench sia stato pi volte smentito, che Rabelais
la dicesse
:

ridendo agli amici che lo circondavano sul letto ove agonizzava

ma avanti di Rabelais, 1' aveva Demon atte morente (Lucianus


Secondo un'
Rabelais morente
al

detta certamente, bench in greco.

altra versione queste parole sarebbero state dette

Samos., Vita Demonactis, 65). da


di
di

paggio

del Cardinale

Bellay,
lui
:

venuto a

nome

di

questo prelato a prendere notizie

Dis

mon-

seigneur l'tat o tu

me

vois.

Je m'en vais chercher un grand

916. Io vado a cercare un gran


917.
Tirate
il

forse.

sipario,

la

farsa finita.

[918-921]

Morte

91

peut-tre.
toi,

Il

est

au nid de

la

pie

dis-lui qu'il s'y tienne.


le

Pour

tu ne seras jamais

qu'un fou. Tire

rideau,

la farce est

joue.
conto,

Ma,

ripeto,

nessuna seria autorit conferma questo rac-

non pi

dell' altro,
si

anche pi fantastico, secondo cui Ra-

belais vicino a morire


giustificare le

sarebbe fatto rivestire di un domino per

note parole della Scrittura:

918. Beati mortui qui in

Domino

moriuntur.
e.

(Apocalisse,

XIV,

v.

13.

questo medesimo versetto

si

riconnette

un pi lugubre ricordo,

quello delle stragi di Perugia (20 giugno 1859) e dei solenni funerali
indetti ai

mercenari svizzeri, saccheggiatori e massacratori, morti

nel combattimento. Quei funerali furono ordinati ed eseguiti dal

cardinale vescovo Pecci, poi papa


locare sul catafalco la inscrizione:

Leone XIII,

il

quale fece col-

Beati mortui qui in Domino


tale circostanza,

moriuntur, che diretta a

tali

morti e messa in

suonava un insulto a Dio (F. Bertolini, Storia del Risorgimento


Italiano,

cap.
2
a

XVI. vol.

Leti,
I,

Roma

lo

stilo pontificio

dal 1849

al 1870,

ed.,

pag. 386).
la risposta di

Pi autentica sarebbe

Fonteneixe

in

punto

di

morte a

chi

gli

domandava conto

della sua salute:

919.

Cela ne va pas, cela s'en va.

Antoni" Lf.mikrrk
di lui
il

autore pochissimo noto fra noi, tuttavia

verso:

920.

Caton

se la

donna
si

Socrate l'attendit.
:

proposito della morte


nella tragedia
.

suole citare non raramente


bc. :

BarneveU
si

la.

IV.

Pi noti invece sono


la

F< >W
:

eh'-

nobilmente descrisse

morte del giusto dicendo


1<-

Rien ne trouble

Ba tin; c'est

^>ir

d'un beau
[jour.
v.
14).

[PkiUmom

et

Baucis, pome,

Beati

morti che
se
n<-

ni il"

*>
j

011 la

grazia di Lui)

va.

920. Catone se
21.

la

dette,
la

Socrate
fin

1'

aspett.
-:i

Nulla turba

sua

di

un

\tc\

giorno.

292

Chi l'ha detto?

[922]

Franois

j>e

Malherbe,

autore di due versi diventati celebri

a cagione specialmente della leggenda formatasi di un preteso errore tipografico. I due versi sono
i

seguenti

9 2 2. (Et)

Rose,

elle

a vcu ce que vivent les roses.

L'espace d'un matin.


(Consolation

M; Du

d'Aix en Provence, sur


stances, v. 15-16).

Prier, gentilhomme la mort de sa fille,

ed cosa ripetuta che Malherbe avrebbe

scritto originariamente
les roses,

Et Rosette a vcu ce que vivent

L'espace d'un matin.

Fu

detto che fosse


il

il

compositore che per errore, volontario o no,


:

mut

testo nella

forma ora conosciuta

l'

autore avrebbe ac-

cettato la correzione, che senza dubbio cresceva grazia alla frase.

Ma
in

pare che

l'

aneddoto non abbia fondamento, poich


originale della

lo

smenfatta

tisce la lezione

prima stampa, oggi introvabile,


:

Provenza

in

un

foglio volante

Et ne pouvoit Rosette
Si

tre

mieux que

les roses

noti poi che la figlia di

Franois du Prier non

si

chiamava
la
il

Rosa,

ma

Margherita. Queste stanze del Malherbe, che sono


le

pi celebre fra

poesie da
il

lui

composte, furono

scritte

dopo

giugno 1599, poich


primi bambini, di cui
il

poeta

vi

allude alla morte dei

suoi
a
(

due
aen.

il

secondo mor nelle sue braccia,


la
"di/., di

23 giugno di quell'anno. Vedasi


1. alatine

Mainerbe

arata da

L.

per

la

collezione dei

Grands crivains de

la France,

to. I

(Paris,

1862), pag. 38.

Dei versi

succitati

non mancarono numerose imitazioni

e parode,
1

delle quali ricorder

una

sola.

Dei

vari

epigrammi

di

Nicol
1838
in
uffici

0M-

MASKO, uno
di

dei pi garbati questo,

composto

nel

morte
(anche

Don Robustiano
di

Gironi, ch'ebbe lunga vita e molti

quello

bibliotecario della Braidensc) e fu successore di Giuseppe


:

Acerbi nella direzione della Biblioteca Italiana

<)22.

Uosa, ha vissuto quel che vivono


iriorno.

le

rose,

lo

spazio di un

,2

5]

Morie

Il

fut bien

de ce monde, o
meilleur
:

les

plus dures ttes

Ont

le destin
il

Et, bte,

a vcu ce que vivent les btes,

Trois sicles de bonheur.

La 923.

cinica frase:

Il

n'y a que les morts qui ne reviennent pas.


1794 dal convenzionale Bertrand Barre (non l' Anacreonte della ghigliottina, quando
i

fu detta nel

Barrre), soprannominato

innanzi alla Convenzione sostenne la guerra a morte contro


mici esterni ed interni della repubblica.

nealla

Fu

egli

stesso

che

parte pi moderata dell' assemblea la quale chiedeva


giudizio di Luigi
crotre,

un

rinvio del

XVI

rispose che l'arbre de la libert ne saurait

s'il n'tait

arros du sang des rois ; e che fece decretare

dalla

Convenzione che:

924.

La

terreur est l'ordre


giorni
nefasti

du
di

jour.
periodo del Terrore.

donde a quei

venne

il

nome

Sono

di quel

medesimo tempo

le

parole famose:

925. Fils de Saint-Louis,


u-ebbero
le

montez au
accompagn

ciel.
i>k

parole dette dall' ab. li. Esskx


Luigi

EdgEWOKTB
al

Firmont

al

re

XVI

ch'egli
Il

patibolo, pochi
di coloro

momenti prima dell'esecuzione.


hanno concluso che
rit

maggior numero

che

hanno recentemente studiato questo piccolo problema


il

istorico,

mento apocrifo: Fournier

nel suo libro

dans

l'histoire,

dice addirittura che fu inventato in

una

a sera stessa dell'esecuzionialtri

da un giornalista,

<\Kr"

IIi>:

ne attribuiscono invece
l.-.c

la

paternit a un altro scrittore noto,


di

RETELLE.

Ma

un articolo

G. du Fresne de BeauQuestions
l'an-

[Le mot de
rques,
iti
i'
1

l'ali''

Edgeworth, nella Revu* </o


564) sostiene

ottobre 1892, pag.

invece

della

frase,

che ha

in

suo favore un insieme imponente

itimonianze contempo)

mo

che
all'

morti che non ritornano.

ordine del giorno.


salita
.il

Figlio

ili

San Luigi,

dr|o.

294

6"i

l'ha detto?

[926-927].

Sono pure

citate spesso le

ultime

parole

attribuite a

Wolf-

gang von Goethe


926.
altro
frasi

e gi ricordate al

num. 900:

Mehr

Licht!
la tradizione si

esempio del come

compiaccia di abbellire

le

dei grandi uomini, poich egli pi

modestamente
:

disse alla
l'al-

serva poco innanzi di morire (22 marzo 1832)


tra

Apri anche
luce

imposta per fare

entrare

un poco pi

di

(Macht doch

den zweiten Fensterladen auch auf, damit mehr Licht hereinkomme). Per maggiori ragguagli su questa singolare questione, che
sua piccola letteratura, rimando

ha gi

la

all'

eccellente libro delBerlin, 1895,


:

l'Hertslet, Treppenwitz der Weltgeschichte,

IV. Aufl.,

S. 319.
si

Gi pi sopra ricordammo

le

ultime parole di Leopardi


il

pu pure aggiungere come notevole coincidenza che

famoso
pi

mistico e spiritista scozzese,

Lawrence Oliphant, l'uomo


e nebbiosa di settembre,

singolare dell' Inghilterra contemporanea, spir nel 1888 a Twicke-

nham,

in

una giornata fredda


le

mormorando
:

appunto

parole che

si

vorrebbero attribuire a Goethe morente


in

Ancora luce
vie de pote

'E
gli

Firmin Roz, narrando


ultimi

una pagina piena


composto

di

mesta poesia,
:

momenti

di

Alfredo Tennyson (Une


articolo
sulla scorta

Alfred Lord Tennyson,

della vita scritta dal figlio, nella Bibliothque Universelle et

Retm

Suisse, to.

LX,
la

au milieu de
Puis
il

novembre 1910, pag. 259): Le mardi, " journe, il demanda: " O est mon Shakespeare?
n. 179,

fit

relever les jalousies:


le

"Je veux
les

voir le ciel et la luIl

mire! " Est-ce donc


pta:
le

cri

de tous

potes mourants?

r-

"Le

ciel

et la

lumire!

"

C'tait

une glorieuse matine

et

chaud

soleil

inondait les bois du Sussex et la ligne des collines


.
:

du sud que l'on voyait de sa fentre


Altra frase,
trita

e ritrita, di origine tedesca, la seguente

927.
ed
in

Die Todten reiten


una celebre
ballata di
la

schnell.
intitolata
di

GOTTFR. AUG. Brger

Lenorc (pubbl. per

prima volta nel Musenalmanach

Got

927.

926. Pi luce. I morti corrono (cavalcano) presto.

[92S-93

Nature diverse

295

tinga del

1774, a pag. 214) ove

il

funebre amante della fanciulla,


il

mentre

la rapisce

spingendo a galoppo forsennato


la ragione di

cavallo, a lei
ripete

che paurosa

domanda

quella corsa

sfrenata,

sempre

la

medesima

risposta, cio la frase

macabra detta
Burger

di sopra
il

(vedasi per le fonti tedesche di questo verso del


libro del

noto

Bchmann. XXIII.

Aufl.. S. 143).

Fra noi

pi fre:

quente

di citarla sotto la

forma francese (dalla traduzione di Lehr) vite.


che
si

928.
e
fa
il

Les morts vont

significato, affatto arbitrario,


il

usa di darle che la morte

molto rapidamente

vuoto intomo a noi.

La prima
6)

versione

italiana della Lettore in

prosa e fu data dal Berchet nella


Bernardoni, 181

LeU
vedi

tera semiseria di Grisostomo (Milano,

a pag. 135 della ristampa curata da A. Galletti (Lanciano, Carabba,


iti

19 13)

- dove

!a

frase cosi voltata:


si

I morti

cai-alcano

furia. Su questa prima versione italiana

veda l'articolo della

prof. Lavinia Mazzucchetti nel Giornale Storico della Letteratura

Italiana, voi.

LXXI,

1918, pag. 237-242.


la

929.

di

Shakespeare

frase:

what a noble mind


(a.

is

here o'erthrown
demenza
di

eh' egli fa dire a Ofelia che piange sulla

Amleto,

nel-

VAmleto

Ili,

se.

47.
Nature diverse

La

variet dei
latin. \\

cervelli

umani

e dei gradisi lorn espressa dalla

.iri-nna

930.

Quot homines
I

tot sententi;!.

morii vanno in fretta.

Oh
930.

qual nobile intelletto qui offuscato

fanti

uomini, altrettante opinioni.

2cj(>

Chi l'ha detto?

[93 I- 933]

che

si

legge

nel
in
i,

Formione

di

Terenzio
I,
si

(a. II,

se. 4,

v.

454).

Vedasi anche
lib.
il

Cicerone, De nibus,
vers. 27-28), e

Orazio

(Satire,

II,

sat.

confronti con quel che ne scrisse


e

Leopardi nei Pensieri di varia filosofia


regola ed opera secondo

di bella letteratura

(Firenze, 1898), voi. II, pag. 126, e anche a pag. 123. Ciascuno
infatti
si
i

suoi gusti, la sua educazione,

la

sua natura: e poich

tutti questi
1'

elementi variano da individuo


attivit e
di

a individuo, varia necessariamente


sare.

umana

l'umano pen:

Latinamente ci

si

esprime col verso

Properzio

931.

Naturae sequitur semina quisque

suae.

(Lib. Ili, eleg. IX, v. 20).

Da

cui discende quest' altra verit

non meno

indiscutibile,

che

932.

Non omnia possumus omnes.


(Virgilio, Bucolica, egloga Vili,
v. 63).

sentenza che nel medio evo lievemente modificata divenne proverbiale:


cfr. in

Werner, Latein. Sprichwrter und Sinnspruche des


(Heidelberg,

Mittelalters

1912),

al

n.

50

della lett.

O: Omnia
lett.

nemo
Le

potest,

non omnes omnia possunt

e al n.

37 della

Reges qui vivunt non omnia omnes possunt.


differenze fra
:

gli

uomini inducono naturalmente l'animo nodimentichiamo che

stro ai confronti

ma non

933.
I."

Comparisons are odious.


(Diet,

Adams

of Engl.

Literat.) e

il

Hartlett (Familiar

Quoil

tations)

citano a proposito della frase precedente, la quale ha


in italiano, le seguenti fonti
:

suo corrispondente esatto anche

Bur-

pt. Ill, sect. 3, mem. I, subs. 2; HEYWOOD's Woman killed with kindness, act. I, SC. I; JOHN Donne's Elegy VIII; Geo. Hkkhkkt's /acuta Prudentum; Mar i.i) we. Lust's Dominion, act. Ill, sc. 4; John POKTES De laudibus leg. Angliae, chap. XIX; nonch Cervantes, Don

ton's Anatomy of Melancholy,

.scine della 931. Ognuno segue 932. Non tutti possiamo tutto.
il

ma

natura.

933.

confronti sono odiosi.

[934*936]

Nazioni,

citt,

paesi

29;

Quixote, parte II, cap.


trovi la
Il

XXIII. Xon
chi

so per in quale lingua


attribuirsi.

si

paremia originale n a

debba

pessimista potr osservare che tanta variet nella natura


in

umana

non serve che a porre


difetti

evidenza

1'

abbondanza

e la variet dei

dei

vizi

ma

d' altra parte

954.

.... Chi pu vantarsi Senza difetti ? Esaminando i sui Ciascuno impari a perdonar gli altrui.

iMKT.wrAsio. Zmobia,
I!

a. I. se. 3).

pessimista potr pure dedurre che assai pericoloso l'aver che

fare

con molti

cervelli,

poich assai dubbio di trovarli uniti e di


le

condurli a savio consiglio. Perci


al

masse troppo spesso

si

appigliano

peggiore dei

partiti, e si lasciano
il

facilmente raggirare dai furbi,


in

come giustamente diceva

Gusti
i

quel suo notissimo sonetto

Che

pi tirano

meno

verit.
;

Posto che sia nei pi senno e virt

Ma
Se
i

meno, caro mio, tirano

pi,

pi trattiene inerzia o asinit.

48.
Nazioni, citt, paesi

be raccolgo
di

in

questo paragrafo sono


si
il

in

gran numero

vituperio,

poich sembra che queste

ricordino pi fatrarne

ente delle altre. Tuttavia sarebbe sciocco


iare questo

argomento

o quel paese, poich esse non hanno ormai che


e
in

valore storico,
l6.

ogni

modo:

Le four et
nation.

le contre se
,|;
v

trouvent en chaque
/

comte, sect.

142|.

''

ino

ogni

nazi

Chi l'ha

detto ?

[93 7 -94]

In fondo non mi pare che fosse tanto stupido quel buon bor-

ghese di Torino che non capiva la passione dei viaggi, e fra


altre cose diceva:

le

937

Le

sita....

tute a peupr:

Na

c dsa, na c dia e an
machina, che
il

mes na

stra.

nel sonetto L'ont

primo

di quei geniali quadretti

dal vero intitolati Mac'tte tourineise (1879), satira vivace della bor-

ghesia piemontese di

l'anagramma

di

Alberto Arnulei, Fulberto Alarni.


il

conosciuto anche sotto

Bellissimo invero sarebbe

paese cercato da
nei

Lorenzo Stec:

chetti (Olindo Guerrini)

Postuma,

XXXVII

938.

Conosci tu

il

paese
s' mortali,
fin

Dove non Dove alla

del

mese

Non scadon
che poi dovrebbe essere
godi, dove le vigne
agli
si
il

le

cambiali?
di

famoso paese
le

Cuccagna
gi

e di

Ben-

legavano con

salsiccie,

noto anche

antichi che credevano

939. Hic porcos coctos ambulare.


(Pktronio, Satyr.,

XLY

4).

Questo sarebbe veramente

il

paese ideale,

il

paese di cui potremmo

giustamente dire con Orazio:

940.

Ille

terrarum mihi praeter omnes


ridet.
l0 j it
i

Angulus

ib

n. od.

6,

v.

13-14

Finch un fortunato esploratore non ubbia trovato


detta regione, che ancora

questa bene-

non

figura su

nessuna carta, converr

contentarsi di quelle che la Provvidenza e le Societ Geografiche

citt una casa da una banda, tutte a un dipresso una casa dall'altra, e la strada nel mezzo. porci belli e cotti. 939. Qui passeggiano 940. Quell'angolo di terra mi sorride pi di qualunque altro.

937. Le

i45]

Nazioni,

citt,

paesi

299

ci

consentono di conoscere. Per noi

italiani in tal

caso non sar or-

goglio eccessivo se applichiamo le parole oraziane alla nostra, che

Virgilio salut

col

verso:

94

Salve,

magna parens frugum, Saturnia tellus, Magna virum. \Georgicke. 173-174,.


iit>.

ii, r.

che I'Alighieri design con

la

frase

942.

{Del)

II

bel paese l,

dove

il
e.

suona.
v. 80).

(Inferno,

XXXIII.

ed

il

Petrarca con

la

bella nota perifrasi

94,3.

....

Il

bel paese

Ch'Appennin parte
sec.
il

e'1

mar circonda
di

e l'Alpe.

(Sonetto in

vitti

M. Laura, num.

CXVI

Marsand.

CXIV

sec.

il

Mestica,

com.:
Si
t.

d'ardente virtute ornata e caldai.

confronti

con

le

parole

dell'

Ariosto (Orlando

furioso,

XXXIII,

ott.

9):
parte, e

La
il

terra

Ch'Apennin
e con quelle del

mare e l'Alpe

serra.

M
terra....

>>nagnola, coro dell'alt.

II

944.

Questa

Che natura

dall'altre

ha divisa,

ricinta coli' Alpe e col mar.

Lo tfewo l'i -.ir a RCA chiama il popolo d'Italia nella famosa >ie a' grandi d' Italia, che comincia: Italia mia, bench, 7
parlar sia indarno lia can/.

XVI

dell'ediz. Mestica: v. la str. 5)

945
frase

Latin sangue gentile.


che fu introdotta da G. B. NlCCOLOTl Mil' if
'

maUh m

/'>;

designare

il

popolo

di

Roma.

941. Salve, terra Saturnia, grande madre

di

grani

di

uomini.

Chi l'ha detto?

[946-948]

Ne
946.

diceva

le

lodi

Giuseppe Garibaldi con


in Italia,

le

note parole

La pianta uomo nasce


a nessuno.

non seconda

parole del generale dittatore, nelF Ordine del


volontarie

giorno

alle
:

truppe

dopo

la battaglia del
l'

Volturno (i ottobre i860)


onore nei

Fala

vorito dalla fortuna, io ebbi


tere

due mondi

di

combat-

accanto

ai

primi soldati, ed
Italia,
stessi

ho potuto persuadermi che

pianta uomo nasce in


persuadermi che quegli
l'

non seconda a nessuno; ho potuto


soldati che noi

combattemmo
ai

nel-

Italia meridionale,

non indietreggeranno davanti


*il

pi bellicosi,

quando saranno
(Celiai,

raccolti sotto

glorioso vessillo emancipatore.

Fasti militari della Guerra dell' Indipendenza italiana,

voi.

dicendo
tere

IV, pag. 471). all' Alfieri


(lib.

il

da credersi che Garibaldi s'ispirasse


quale
nell'

cos
let-

opera Del Principe e delle

Ili, nel cap. Il intitolato: Esortazione a liberar l'Italia


scri-

dai Barbari, che probabile non fosse ignoto a Garibaldi)


veva
:

L' Italia

dunque
1'

stata sotto tutti gli aspetti ci che

non
che

sono finora mai state


gli

altre regioni del globo.

ci attesta,
di pili

uomini suoi, considerati come semplici piante


vi

robusta

tempra

nasceano; e
le

le

piante, nello

stesso terreno, rinascono

pur sempre
forza
il

stesse,

ancorch per alcun


.

tempo

le

disnaturi a

malvagio cultore
che pensa

E
(in

all' Italia

Mignon

nella lirica
III,
i)

omonima

di

GOETHE

Wilhelm Meisters Lehrjahre,

chiedendo:

947.

Kennst du das Land, wo die Citronen blh'n?


lirica

Che nell'opera
di
(la

pure intitolala Mignon


e

(a.

1.

BC.

t>).

parole

MICHELE Carr

Giulio Bakhii.k. musica

di

Ambr. Thomas

traduzione italiana di GIUSEPPE

/miika)

stato

imitati)

nella patetica
gentile

romanza
:

di

cui

le

goffe parole torto

indegne della

melodia

948.

Non

conosci

il

bel suol - che di porpora


[il

ha

ciel?

947. Conosci tu

il

paese dove fioriscono

^li

aranci?

Ebbe

1'

Italia per molti secoli

il

vanto di essere

la

terra della

musica e dell'armonia: un appassionato poeta francese lo confessava nei versi famosi

949.

....Harmonie! Harmonie! Langage que pour l'amour inventa le gnie! Qui nous vins d'Italie et qui lui vins des cieux
!

(Musset, Le Saule, fragment, I, nelle Premires J>osies. - E anche in Lucie, lgie, nelle Posies nouvelles).
:

Anche

nell'opera bufta

Tutti in maschera del maestro Cari.<


la

>

Pedrotti, rappresentata per


una canzone comincia
:

prima volta a Verona nel 1856,

950.
e del resto

Viva
il

l'Italia terra del canto.


di

magico inno

Garibaldi (del poeta Luigi

Mf.r-

canti.m) chiama l'Italia:

951.
Il

La

terra dei
il

fiori,

dei suoni e dei carmi.


torni,

poeta aggiunge

voto eh'

ella

qual era prima, la terra

dell'armi, poich
priarsi le parole

all' Italia

de' suoi tempi potevano ancora appro-

che

il

Xiccoj.ixi pone in bocca a un gentiluomo

veneziano del sec. xvn,

ma

col pensiero alla et presente:


....

95--

Italia giace

Dall'armi, e pi da' suoi costumi oppressa;

X ulla
1

ritien degli avi e tutto

apprese

)ai

suoi nuovi tiranni.


\Anlimio Foscarini, tragedia,
a.
I.

se.

1).

Si

pad

fare per

l'

Italia

anche un altro voto, pi prosaico,

ma

enza importanza.
le

ci<>^ ch<-

applicare a Id sul serin

parole

953

Ricca

L'Italia,

ma

ricca assai.

949,

Armonia, armonia, linguaggio inventato dal genio umano per


Uno

dell'amore,

ci

vru'sti

dall' Ita

302

<

Chi l'ha detto?

[954"955]

che Alboino dice a

Rosmunda
:

nella nota ballata del


si

Prati

Una

cena di Alboino
celia.

re)

pur troppo la frase non

ripete pi che per


l'

L'

Italia,

conquistatrice del
tutte le arti del

mondo

durante

antichit ro-

mana, museo

di
i

medio evo, mirabile

nella civilt

moderna per

suoi sforzi di rinnovazione , e rimane tuttavia, un

paese molto povero: soprattutto essa soffre d' npcutiiosite, deficienza di danaro, deficienza di capitali. Cos uno dei pi acuti
sociologi italiani, Francesco S. Nitti, gi presidente del Consiglio,
in

un suo famoso

libro

La

ricchezza dell' Italia (Napoli,


il

1904,

pag. 8), composto per sostenere appunto

concetto pessimistico

della povert del nostro paese. Consoliamoci tuttavia


il

pensando che
Nitti,

movimento ascensionale economico, ammesso pure dal


enorme sperpero
di forze

ha

continuato anche pi intensamente negli ultimi anni, e se la guerra


col suo
e
di

ricchezze gli ha imposti)


il

una

sosta,

tutto fa sperare che superata la crisi

movimento

ri-

prender anche pi intenso.

954.

....

Italia

Assunta novella
(G.

tra le genti.
Carducci, Cadore, ultimi
versi).

la disse

il

Poeta della terza

Italia e vie' pi si

sarebbe compiaciuto

delle sue parole se avesse potuto vederla trionfatrice

dopo Vittorio

Veneto

e con pi ragione che


il

non ne avesse avuta pochi anni

prima l'avrebbe ripetuto


logna,

suo successore sulla cattedra di Bodisse


:

Giovanni Pascoli, quando

955.
eh'
il

La grande
titolo e la
1

Proletaria
frase

si

mossa....
Barga
il

prima

del bel discorso tenuto a


i

26 novembre 191
guerra di Libia].

dal Pascoli per

nostri morti e feriti [della

Il

discorso fu pubblicato

nel giornale

Im

Tri-

buna
per

del 27

nichelli di
il

novembre 191 1 e poi in opuscolo Bologna. La grande Proletaria


i

a parte dallo Zal'Italia

che manda

mondo

suoi lavoratori

che in patria erano troppi e do


il

revano lavorare per troppo poco per cui


aveva bisogno, meno
li

mondo

che pi ne
luog<
1

stimava

ma

ora

la

patria

ha trovato

per loro.... in Libia! Pur troppo


in

anche questa era un' illusione

pan

parta raduta

Nazioni,

citt,

paesi

Perlustriamo velocemente

la patria

nostra dal Monviso all'Etna,

adendo

a' pie' delle

Alpi, fermiamoci nel Piemonte,

956. Petit tat situ au pied des Alpes.


Con queste
parole lo designava

Napoleone
e

III nel discorso inauil

gurale della sessione legislativa del

1865, pronunziato
al

15 feb-

braio al Louvre, annunziando al Senato


la

Corpo Legislativo
parvero in
fu-

convenzione

di

settembre.

Le parole
l'

imperiali che

Italia sprezzanti,

e oltraggiose per

italianit

del Piemonte,

rono rilevate da
e

Tommaso

Villa,

nel

giornale

torinese
il

Le Alpi,
13 marzo,

da Giuseppe Mazzini, che nel giornale medesimo,

scriveva:

Io

non vedo che una risposta degna

dell'Italia, e

segnatamente
all'

del Piccolo Paese a' pie dell'Alpi: dire,


:

con

fatti,

imperatore straniero
il

Sire,

voi errate

avremo Venezia, e non


voi.

avrete

Piemonte (Mazzini. Scritti editi ed ined.,


101
.

XIV,
les

p. cxLirr e

Ecco

il

periodo del discorso imperiale: Ce ne sont plus


la patrie italienne

membres pars de
de faibles
liens

cherchant se rattacher par

un petit tat

situe

au pied des Alpes,

c'est

un

grand pays qui, s'levant au-dessus des prjugs locaux et mprisant des excitations irrflchies
nesi del settembre), transporte
(si

allude alle dimostrazioni torila

hardiment au cur de

Pninsule

sa capitale, et la place
citadelle

au milieu des Appennins comme dans une


fvr. 1865).

imprenable {Moniteur universel, 16


la

Nella forte Torino,


facilmente cantare:

culla dell'

Indipendenza

italiana,

udremo

157

souma

fieuj

d'Gianduja,
sola fama.
fieuj
</'

Na
eh'
il

principio d' una popolarissima can/one //

(ianteatro

(tujn, in dialetto

piemontese, di

Cesare Scotta.
1868.

cantata

al

d'Angtnnea

la

sera del
cosi

15 febbraio
in di

^to poeta,

noto

Torino, pur' I'ftntDM


cui
il

li

un'altra

annone,

la

lmuduiride.

ritornello

Piccolo stato situato


N'oi

ai

piedi delle Alpi.

siamo

l'irli

di

Gianduia, una sola famiglia.

304

Chi l'ha detto?

[958-959]

958.

Cantoma,
Crioma,

Ciuciand a

la douja,

Aussand
i

el

goblot,

E vi va Gianduja E so Giandujot.
Gianduia,
la

maschera

caratteristica torinese,

una trasformavil-

zione di Girolamo, la vecchia maschera dei burattini, tipo di


lico dalla figura ridanciana,

latino di

mano

e rozzo di modi, per

cordiale in fondo e galantuomo, che sullo scorcio del secolo

xvm
i

sarebbe stato ribattezzato, per ragioni di opportunit, col nomignolo


di

Gian dia dja, Giovanni

dall' orditolo

(A. Viriglio, Torino e

Torinesi, Torino, 1898, pag. 154). Tale trasformazione sarebbe av-

venuta secondo
a

altri
i

precisamente nei primissimi anni del sec. xix

Genova dove

burattinai piemontesi Giambattista Sales e Gioacle

chino Belloni agivan con

loro marionette al teatro delle Vigne,


la

ma non
se

poterono produrre
alla condizione,

popolarissima maschera di Girolamo


alla polizia del

non

imposta dal soprintendente


il

teatro,

che

le

fosse cambiato
il

nome perch uguale

a quello del
!

Doge

d'allora (1802-5),

march. Girolamo Durazzo

cos Gi-

rolamo divent Giovanni,


Sotto
gli
i

Gioan dia dja.

auspici

del

simpatico Gianduja siamo dunque so-si


figli
:

a Genova,

cui laboriosi

non meritano pi oggi l'acerbo rim-

brotto del fiero Ghibellino

959. Ahi, Genovesi, uomini diversi

D'ogni costume e pien d'ogni magagna. Perch non siete voi del mondo spersi ?
(Danti., Inferno,
e.

XX XI II.

v.

ISMO),

Ai genovesi corno
virgiliano

in

generale

ai

liguri

si

applica l'emistichio

958. Cantiamo, gridiamo, bevendo al boccale, alzando suoi Gianduiotti Evviva Gianduia e
i

il

bicchiere:

[960-963]

.Vazioni,

citt,

paesi

305

960. Adsuetum(w<?)

malo Ligurem.
(Virgilio. Georgiche,
lib. II, v. 168).

che per deve intendersi per assuefatto alla fatica, e alla vita misera,

perch parco e laborioso, non abituato


lizia

al

mal

fare,

come per macir-

o per scherzo talora


in

s'

interpreta.

Passiamo

Lombardia, dove potremo, date certe benigne

costanze (p. es. quando

non piove o quando non c'

la

nebbia),

anche ammirare

il

cielo,

961

Quel cielo d e bello.

di

Lombardia, cos bello quaniMaxzo.m. Promessi Sjosi, cap. XVII).

Osa

entusiastica descrizione delle pianure

lombarde l'abbiamo
di

nel celebre coro dei Crociati, nel

melodramma

Temistocle So(a.

lera, / lombardi alla prima crociata, musicato dal Verdi


se. 2),

IV.

che comincia:

O
e dove sono
i

Signore, dal tetto natio,

seguenti versi:

962.

frese'

aure volanti sui vaghi


laghi!...
!

Ruscelletti dei prati lombardi!...

Fonti eterne!... purissimi

O
Uno
963.
che
il

vigneti indorati dal Sol


purissimi laghi
il:

fra questi

Vago

Eupili mio.
La
vita rustica
(str. 5)
:

Pakin-[ ricorda nell'ode

Colli beati e placidi

Che

il

vago upili mio,

Cingete con dolcissimo


Insensibil pendio.
e

anche nell'ode La salubrit dell'aria

(str.

prima):

beato terreno

Del vago Kupili mio.

960.

Il

Ligure assuefatto a sur male.

3o6

Chi l'ha

detto f

[964-967]

L' upili

il

laghetto di Pusiano, in Brianza, sulle


del

cui

sponde

sorge Bosisio, terra natale

Parini

piccolissimo lago, e ben Lario, col Verbano, e

lontano da gareggiare in
soprattutto col
cui

dimensioni
d' Italia,

col
il

massimo lago
la

lago di Garda o Benaco,


:

Virgilio rivolgeva

nota apostrofe

964. Fluctibuset fremiti! adsurgens, Benace, marino.


(Georgiche,
e che
lib. II, v. 160).

Dante

con mirabile precisione descrisse nella terzina

965.

Suso, in Italia bella giace un laco

A
in cui

pie dell'Alpe, che serra


Tiralli, e'

Lamagna
e.

Sovra

ha nome Benco.
[Inferno,

XX,

v. 61-63).

anche

le

frasi

staccate d' Italia bella e dell'Alfe che serra

Lamagna sono ugualmente

famose.

pretazione di quest' ultima frase e del


zioni cos semplici se cercate in

Le polemiche sulla nome di Tiralli,


fede, che
l'

retta inter-

interpretala

buona
il

una

superba
1'

giogaia delle Retiche dove


e la

s'

apre

passo del Brennero,

altra

rocca di Tirolo, sopra Merano, culla e dimora dei Conti che


il

ne presero
politica dei

nome, durarono a lungo alimentate


pangermanisti
:

dalla passione

ma

l'esauriente scritto del senatore

Si veda G. Mazzoni, " L'Alpe che serra

ormai sono sorpassate.

Lamagna "
Ili, pag.
1

nell'

Archivio per l'Alto Adige, voi.

II, pag. 5

sgg..

sgg.
del

Gemma
a Catullo
:

Garda

la

vaghissima penisola di Sirmione, cara

966.

Peninsularum Sirmio insularumque


Ocelle.
(Catullo, Canni,,. XXXI,.
la

Non
i

lasceremo

Lombardia senza un

saluto alla citta dei tre T,

cui

abitanti

967. Cremonesi mangia-fagiuoli.


964. 966.

O Benaco, che gonfi le tue O 'Strmlne, occhio di tutte

onde e fremi come


le

il

mare.

penisole

<

isole.

[968]

Nazioni,

citt,

paesi

307

sono cos chiamati per una tradizione che


vi,
il

si

vuol

far risalire al

quale nella Secchia Rapita


:

(e.

V,

ott.

63) dice dei

cremonesi guidati da Buoso Dovara

Con

quattro mila suoi mangia-fagiuoli

Stava Bosio Duara alla campagna.

Certamente
tra

il

Tassoni o

altri

per

lui,

fece

un giuoco
1'

di

parole

mangia-fagiuoli (magna-fasoeu
Phaselus, che da tutu
citt di
gli

in

dialetto) e

appellativo di

Magna

antichi storici

concordemente
ras-

dato alla

Cremona per

la

sua configurazione ovale,


il

somigliante ad una gran barca, di cui


l'albero maestro,
i

famoso Torrazzo sarebbe

il

Castello la poppa, Porta

Mora

la prua, le

mura

fianchi (A.

Mandelli nella Rivista delle Tradizioni Popolari ItaII,

liane,

Anno

1895, p. 257).

Avanziamo verso levante; sorvoliamo su

968.

Brescia la forte, Brescia la ferrea,


Brescia leonessa d'Italia

beverata nel sangue nemico.


(Cardi
tei. Alla Vittoria, tra le rovine del tempio di Vespasiano in Brescia. Nelle

prime Odi barbare).


versi
il

anche pi noti per

1'

episodio che a proposito di essi narra

Carducci medesimo nelT Eterno femminino regale (nelle Con-

fessioni e battaglie; Opere, voi. IV, pag. 340);

ma

nei quali egli

non fece che ripetere

la

frase dell'Ar.K\ki>i (poeta che pure


:

non

era nelle simpatie del Carducci)

leonessa d Italia
'

dietro a la pendice
fertili

D' un de' tuoi monti

di

spade.

Niobe guerriera de
,

le

mie contrade,

Brescia grande e infelice.


{Canti patrti. - Le tre fanciulle,
str.
1).

Ritorniamo ora
esso,

sul lago di ("iarda e dalla

punta settentrionale

di

da Riva,

la

perla del Garda (come cant Giovanni I'kmii


e insinuandoci nella valle Katarina ehe
li

risalendo \<tso

Rovereto
della

stende a monte
ricino a

Chiusa

VeiMMK

ra

MtPt-IDO

3o8

Chi l'ha detto?

[969-970]

969.

....

Quella ruina che nel fianco

Di qua da Trento l'Adice percosse, O per tremuoto o per sostegno manco.


(Dante, Inferno,
e.

XII,

v. 4-6).

che per consenso oggi quasi unanime dei commentatori, concordi


in
si

questo con

pi antichi, non escluso Piero,

il

figlio di

Dante,

ritiene indicare gli

Slavini di Marco, una morena glaciale indella

gigantita dallo scoscendimento

montagna, che ingombra

di

macigni la valle per pi miglia e prende

Marco, posto a mezzogiorno

di quella

nome rovina. La
il

dal villaggio di
tradizione,

non

priva di verisimiglianza, della dimora di

Dante nel Trentino, port


lui

anche
presso

alla supposizione, assai


i

meno

fondata, del soggiorno di

Castelbarco nel castello di Lizzana, che sta a nord degli

Slavini e
la

dove nel 1897 fu inaugurata una

iscrizione,

molto discussa,

quale arditamente afferma Dante aver dai suoi spalti cantato

la ruina, ecc.

Su questo passo famoso, pi che per


si

la

sua bel-

lezza, per le

molte dispute a cui dette origine,

veda E. Lorenzi,
dili-

La "ruina di qua da Trento"


gentemente riassunte
stiene
1'

(Trento, 1896) dove sono


:

le

varie opinioni

si

noti che

il

Lorenzi so-

altra interpretazione che

pure ebbe molti seguaci e che

vuol riconoscere la ruina dantesca nella frana del Cengio rosso che
sta nella stessa valle, pi a settentrione,
si

poco a monte

di

Rovereto

veda pure Dante e

il
.

Trentino, di Gius. Zippel (Firenze, 1920;

nella

Lectura Dantis)
regione dove

La

ci

troviamo, abitata da una buona, gagliarda


riunita

e patriottica popolazione,

dopo lunga
lei

attesa alla patria e


:

che anche negli anni in cui era da

divisa diceva di s

970.

Italiani noi siam,

non

Tirolesi.
\

ripetendo un famoso verso di un sonetto di


diretto nell'agosto

Clementin o V

N ni ti

1790 all'amico suo Antonio Morocchesi.


:

celebra

comico.

Il

sonetto comincia

Del Tirolo Fur queste


Italiani

al

governo, o Morocchesi.
per accidente

valli sol

Fatte suddite un d; del rimanente


noi siam,

non

Tirolesi.

Nazioni,

citt,

paesi

309

Infatti la citt di

Rovereto, patria del Vannetti, soltanto dal 1509

era diventata suddita della tedesca contea del Tirolo.

Quanto

al

Principato vescovile di Trento, esso rimase indipendente sino dopo


le

guerre napoleoniche.

Questo sonetto non

si

trova stampato negli

otto volumi
di

delle

Opere del Vannetti, pubblicati per cura dell'Accademia


reto (Venezia,

Rovemano,

1826-183
:

1), e

nemmeno
la

nei

due

di

Prose e Poesie

inedite (Milano. 1836)


tinche

circol per

molto tempo

in copie a

non fu stampato per


Lagarina

prima

volta, credo, nell'opuscolo:

Lettere inedite di

dementino Vannetti
(Rovereto,

all'ah.

Frane. Pederzani
Il

di Villa

Sottochiesa,

1869).

nome

di

Trentino , usato oggi a designare quella italiana regione in


di quello artificioso e in
di

luogo

ogni

modo

pi generale e pi indeterminato

Tirolo meridionale o Tirolo italiano ,

non

di creazione

recente,

come

molti scrittori tedeschi, per ragioni politiche, sosten-

nero.

Xe

dette le prove Giovanni Pedrotti in

uno

scritto

Sull'uso

della parola
nella rivista

" Trentino "

nei vecchi scrittori della nostra regione,

e la prima autorit

Pro Cultura, Luglio-Settembre 1913, pag. 250 e segg., da lui invocata il naturalista Pier Andrea

Mai noti,
Con
il

del sec. XVI, senese di nascita

ma

trentino per elezione.

ogni diritto quindi rivendicava dinanzi al nostro Parlamento


elettiva,

venerando presidente della Camera


il

l'on.

Giuseppe

Makcora,
971.

Trentino nostro.

lui dette nella tornata del 27 luglio 1905, commemorando Ettore Socci che: " Milite della patria, , nel 1866, ap-

parole da

pena ventenne, sulle balze del Trentino nastro, con Garibaldi "
.Itti

Parlant., Discussioni della

Camera dei Deputati,

Sess. 1904-5,

voi.

IV. pag. 5301

).

La

frase

Trentino nostro pass allora inos-

servata dalla stampa,


sidenti a

ma
si

fu invece rilevata

da alcuni

trentini re-

Roma

(piali

affrettarono a telegrafare al

Marcora

in

termini:
le

" Al Presidente on. Marcora che commemorando


Ettore Socci diate al Parlamento italiano:
Egli

nobili ^esta di

Dibattuto nel Trentino nostro,


;

mandano

Trentini residenti in
'

delle fiere e sante parole plauso e fervide grazie

'

Il

telegramma pubblicato dai giornali richiam, com' era naturale.

3 IO

Chi l'ha

detto ?

[97 2 ]

,l'

attenzione dell' ambasciatore e del governo austriaco,

il

quale

fece chiedere al governo italiano, allora presieduto dall' on. Fortis,

spiegazioni in forma che


sulla gravit delle

si

disse

molto

recisa, insistendo l'Austria

parole pronunciate da un' alta autorit

come
fu-

quella del presidente della

Camera
giornale

italiana.
l'

Le

trattative

non

rono n brevi n

facili

e finalmente

incidente fu chiuso con un

comunicato

dell' ufficioso

di

Vienna Fremdenblatt

del

25 agosto (riprodotto nei giornali


nel quale
si

italiani del

giorno successivo),

annunciava che

il

governo

italiano,

dopo

di avere
ir-

inteso

il

presidente, della

Camera che

escluse ogni intenzione

redentista,
in

ma

tenendo conto del penoso risentimento propagatosi


si

Austria-Ungheria

affrett

ad esprimere colla

lealt

che lo

distingue al nostro rappresentante in

Roma

il

sincero rincrescisi

mento

del governo italiano a tale riguardo . L' incidente


il

era

chiuso assai meglio che per Sebastiano Tecchio


presidente del Senato,
nella tornata del

quale essendo

commemorando
animo del
il

il

trentino Giovanni Prati

12 maggio 1884, aveva parlato del pensiero crul'

dele che inacerbiva


tive,

Prati, la servit delle balze naagli


l'

del

suo voto che

Trentino fosse tolto


della fiducia che
Il

estranei,

alla
I'

madre

patria restituito ,

Italia

com'

egli
il

augurava, abbia ad essere tutta nostra.


il

Depretis obblig

Tecchio a dimettersi, ci ch'egli fece


la

16 luglio, motivando con

grave et e la malferma salute

le

dimissioni che per, a

ma-

scherarne le ragioni vere, non furono accettate che con decreto del

27 novembre.

Sorvoliamo

sulle terre della

Venezia propria: non

si

dica

il

W-

neto, brutta parola entrata in uso

come
le

ingrata

memoria

della con-

suetudine austriaca che chiamava


il

provincie venete e lombarde

Lombardo-Veneto
gli

(il

regio decreto del 19

maggio 19 12 che sop-

primeva

antichi commissari distrettuali delle provincie venete e


vi sostituiva

istituiva le

nuove sottoprefetture,
;

ufficialmente

il

nome

di

Venezia)

ricordiamoci

pure che questa ubertosa regione fu

ben descritta da GIOVANNI RucEl.r.Al nel poemetto didascalico


Le Api
(v.

54-56)

972.
(

....{Del) 11 bel paese,


lf

Adige bagna,

il

Po, Nettuno e l'Alpe

Chiudon....

975]

paesi

311

e spingiamoci fino alla spiaggia

del

mare: eccoci

dove

Sempre
Siamo

Rotta dal vento nell'adriaco lido l'onda del mare, e par che pianga.
(G. B. NiccoLixi,

Antonio Foscarini,

tragedia,
sulle rive dell'

a. II. se. S.

974.
come
disse

Amarissimo Adriatico.
Gabriele d'Annunzio. L'
in

ii gennaio
si

1908

al

Teatro

Argentina

Roma

alla

presenza dei Sovrani

dava con enorme


Gabriele d'An-

successo la prima rappresentazione della

Nave

di

nunzio, al quale pochi giorni dopo,


//

il

15, per iniziativa del giornale

Tirso era offerto un banchetto dalla stampa


di

romana
il

e da un

gruppo

ammiratori e
il

di

amici

tra gl'invitati

ministro Rava.

Ai

brindisi
i

Poeta, ricordato un singoiar costume dei Veneti


api
sulle

primi,

quali ogni notte portavano le arnie delle loro


i

navi risalendo

fiumi perch

le

api trovassero ogni giorno pasture

nuove, continu:
pagni, ho la mia
gioia
l'

Ecco che anch'io, oggi, Nave carica del miele pi


ne spero
i

per voi, amici e comdiverso.

Assaporo con

insolita larghezza e

pi attivi fermenti.
stilla

Ma

il

fe-

dele bevitore di acqua, infondendone

una

nel vino che vorrebbe

nato dalla pi schietta e profonda vite laziale, beve da

Roma,
all'

in

compagnia

di

buoni

italiani

d'ogni

terra,

beve da

Roma
:

ama-

rissimo Adriatico . - L'Ambasciatore d'Austria-Ungheria, a

Roma,
Silvio
la

fece

un casus
in

belli dell'

amarissimo Adriatico

cos narra

Ghelli

Austria nemica (Milano,


al

1916, a pag. Il 6)
di chiedere la testa

stampa austriaca gonfi l'aggettivo

punto

dell'

on. Rava, perch, nella sua qualit di Ministro, non aveva

fatto diventar dolce

l'amaro!... Richiesto
:

il

d'Annunzio

del signifi-

cato dell' amarissimo, scrisse

chiaro e ovvio a tutti quanti sono


il

ancora buoni

italiani

in

Italia,

senso sin troppo aperto e maniquindi, dell'Adriatico, deve venir


sinistro

festo dell'allusione. L''amarezza


riferita

solo a quel nostro

polmone

ammalato, che travala

glia vita

rende perpetuamente inferma, nella sua costa orientale,

della

moderna

Italia .

Qui su unto

(tolette

Mfge

dal

mare

in

una

lesta

di

colori

975-

La gran mendica.

312

Chi l'ha detto?

[97 6]

com'

pi volte
il

chiamata Venezia nell'ode Venezia e Milano, giu-

dicata

capolavoro di
al

Goffredo Mameli,

e scritta per un' ac1'

cademia data

teatro Carlo Felice di

Genova, dopo

armistizio

Salasco, a beneficio dell' eroica citt, bombardata, affamata, deci-

mata dal

colera.

La

citt ricca di glorie


,

nuove

(e

l'

ultima guerra aggiunse altre


l'

fronde alla sua corona)


antiche,
del
di

porta degnamente

onore delle glorie

tempo

in cui essa era la signora dei mari, in cui vasti


l'

domini

terraferma e d' oltremare riconoscevano

imperio dei
sul

buoni Veneziani.
principio
al

donde questo
aveva
tolto
il

epiteto di

buoni? Venezia

del sec.

XV
la

con

le

armi agli Imperiali e

Patriarcato di Aquileja tutto

Friuli e

non restava che

la

Coche

munit dei Cadorini


volle
la

quale innanzi di sottomettersi a S. Marco

prima essere

sciolta dal vincolo del

giuramento

di fedelt

legava al Patriarca.

poi che questi la mise in pieno arbitrio

di

disporre di s medesima, fu convocata la generale assemblea


;

per deliberare

fu

dapprima deciso

di

pregare Dio perch in

cos grave frangente illuminasse le

menti dei consiglieri. Era di

que' tempi in Valle, borgo intorno a due millia da Pieve [di Cadore] - narra mons.
dorino,
voi. I,

Giuseppe Ciani

nella Storia del Popolo Ca-

pag. 395 (Padova, 1856)


:

una Cappella consai

crata nel titolo dello Spirito Santo

a quella

sedenti in Consiglio

mossero concordi

e fatta quivi cantare la Alessa dello Spirito Santo,


il

pregato ed invocato
cui erano

divino suo lume,

si

restituirono nella sala da

due ore prima

partiti. Messisi tutti al loro posto,


si

non pi

discussioni,

non dispareri;

levossi

un grido unanime:

976.
e

Eamus ad bonos
a'

Venetos.
:

questo grido fu pi volte ripetuto

Eamus ad
:

bonos

Veneto*

andiamo

buoni Veneziani.

Uno
la

de' Consiglieri,

spalancata una
(grid con voce

delle finestre che

guardavano

piazza

Eamus
e
il

pi alta che pot),

eamus ad bonos Venetos:

popolo,

di

che

era piena la piazza: Benissimo (grid), benissimo,

eamus ad bonos
in

Venetos

questo da tanto tempo

il

nostro voto. Ci accadeva

uno

degli

ultimi giorni del luglio

1420.

976. Andiamo con

buoni Veneziani.

Nazioni,

citt,

paesi

313

Entriamo nella Venezia Giulia (nome suggerito

dall'illustre filo-

logo Graziadio Ascoli, di Gorizia, in un articolo Le Venezie, pubblicato, senza firma, ne

e nel
la

V Alleanza di Milano, del 23 agosto 1863, Museo di Famiglia, pure di Milano, stessa data) e salutiamo

nobilissima citt oggi ricongiunta alle sorelle italiane, Trieste, la

977. Fedele di

Roma.
l'

stria

noto che

in

tempi pi oscuri per

Italia

l'

imperatore d'Au-

Francesco I aveva conferito a Trieste, con suo motuproprio


J

del

agosto
1'

181 8,

il

titolo

di

Citt

fedelissima

un nuovo

stemma con

alabarda triestina sormontata dal capo dell'impero.

Ma

col risvegliarsi del sentimento nazionale quel titolo pesava sui

Triestini che fecero di

tutto per smentirlo.

In un indirizzo
triestine

al dit-

tatore Garibaldi,

ai Il

del luglio

i860,

le

donne

scrivevano:

dispotismo austriaco

dopo

averla asservita (Trieste) in onta

pi solenni patti, adoper per anni ed anni ogni arte e prepole

tenza a spegnerne

naturali aspirazioni di civile e morale progresso

ed a rapirle costumi e linguaggio; non ne volle risparmiato l'onore


e la

chiam fedelisi ima

! (//

Diritto d'Italia su Trieste t l'Istria,

documenti, Torino.

19 15. pag. 314).

in

quell'

anno medesimo

Cavour, scrivendo a Valerio, Regio Commissario straordinario nelle

Marche
sima
ed

utilissimo

il

mantenere buone ed
si

attive corrisponfa

denze con Trieste che, da quanto mi


e

dice,

si

meno fedelisrace.

pi Italiana (C. Cavour, lettere edite ed inedite,

illustr.

da L. Chiala,

voi.
di

IV, Torino, 1885, pag. 79).


si

Di questa insofferenza
<l<po
il

Trieste

faceva interprete molti anni


il

poeta della Terza


tor Hugo

Italia,

Giosu Carducci,
mix
c<

quale nel-

(XXVU

febbr.

ianxii. strofa 9, diceva:


il

Poeta,

su

'1

tuo capo sospeso ho

tricolore
di

Che da
r.a

!<

spiagge

<!'

Istria

da l'acque

Salvore

fedele di
letta -

Roma,
com'

Trieste,

mi mand.
alla

Quest'ode

detto in

una nota preposta

stampa
e amici

in

un banchetto che alcuni ammiratori della grande arte


Francia

tennero

in

Bologna per
il

festeggiare

l'ottantesimo

(leggi

r
.

llu^'" era

n. ito

26 febbraio 1802) annhersario del

usc

subito

in

un opuscoletto edito dallo Zanichelli, poi


e lilialmente nelle Poesie, edizione

fu

riprodotta nelle

Rime munti

314

Chi l'ha detto?

[978]

definitiva,

pag. 716.

La
il

frase naturalmente

ebbe fortuna, data

la

fama

del Carducci e la venerazione di cui fin d' allora era circongl' irredenti
;

dato fra

Carducci stesso la riaffermava molti anni


il

dopo, ormai vecchio e malato, quando

17 giugno 1905

il

prof. Gia-

como Venezian
di presentargli

(poi eroicamente caduto sul Carso)


la

fu

incaricato

medaglia

d'

oro offertagli

dalla citt di Trieste

si

rec per assolvere questo incarico a Lizzano in quel di Cesena


il

ove
il

poeta era ospite della famiglia Pasolini-Zanelli.


gli

dopo che
re-

Venezian

ebbe presentata

la

medaglia accennando a un

scritto della

Direzione di Polizia in Trieste che parlando di Trieste la


citt austriaca,
!

indica

come

il

Poeta sorse

in piedi

esclamando
!

No,

citt austriaca

La
:

pi italiana delle citt italiane

La. fedele di

Roma!

E aggiunse

Dite a Trieste che sento profondamente con


l'anima e
il

tutta l'anima

mia quello che

pensiero di Trieste
gli

Ma

tanta era la

commozione

del Poeta che le parole

furono

troncate da

uno scoppio

di pianto {Corriere della Sera, di

Mi-

lano, del 19 giugno 1905).

Ed

infatti Trieste

che da parecchi anni

aveva affermato la sua recisa volont di essere italiana e di restare


italiana, gi

da gran tempo prima non aveva in nessuna circostanza


tenace attaccamento alla sua stirpe, alla sua lingua:

smentito

il

il

Cum

latini simus,
di Trieste

Unguani ignoramus
si

theutonicam, protesta
agli

Comune

nell'anno 1523 allorch, per compiacere

Stati provinciali della Carniola,

volevano imporre

a' Triestini atti

processuali in lingua tedesca.


7'itas

nuovamente

nel

1524: quia

ci-

tergestina est in finibus et limitibus Italice,


et

omnes

cives et

ibidem oriundi habent proprium sermonem


(Mortis,
ste

idioma italien m

Per

la

Universit
11).

Italiana di

Trieste,

discorso. Trie-

1902, pag.

non

altrimenti ai giorni nostri

978.

Nella patria de Rosseti

No

nel ritornello di

se parla che italiani


triestino vveste
:

una famosa canzonetta ad poeta


intitolata

Giulio Piazza (Macieta)


sicata dal

Lasse

pur

fu premiata in

un concorso indetto dal Circolo Artistico

di Trieste nel

1893

mu-

maestro Silvio Negri, divenne subito popolarissima, e a


nell'Istria,

Trieste

come

a Fiume, in Dalmazia, durante

1'

ultimo

unticinquennio della invisa dominazione austraca,

fu cantala per

Nazioni,

citt,

paesi

le

vie

ad ogni dimostrazione politica e lanciata


il

come una

sfida

sotto

naso dei

poliziotti.

Il

ritornello
i

completo :
i

Lasse pur che

canti e

subii
:

che

fazzi

pur dispeti

Nella patria de Rosseti

Xo
storiografo triestino

se parla che italian

Occorre appena ricordare che Domenico Rossetti,


e

illustre giurista
il

(1774-1842),

considerato
Trieste.

precursore

e vessillifero del nazionalismo italiano a

La
le

canzonetta
edizioni Ri-

del Piazza, che con la musica del Negri figura tra


cordi,

stata stampata pi volte e anche nella recentissima anto-

logia della poesia dialettale triestina, Trieste vernacola, compilata

dal Piazza

medesimo (Milano. Casa


un pregevole

ed.

Risorgimento,

1920), a

pag. 53.
berto

interessante anche ci che in proposito racconta Alin

Manzi

scritto

La canzone

della italianiti

in Austria

(ne

La

Lettura, maggio 1915, pag. 415):


italiani
:

La
Il

can-

zone divenne V Inno degli

e ogni citt dell' Istria e della


il

Dalmazia
di

1'

adatt e

1'

adott contro

nemico comune.

nome
e'

Rossetti .

che la rende locale, vien facilmente sostituito: a

Gorizia con Favetti. a

Fiume con

Peretti,
si

ecc.

Quando non
gli

un nome prosodiacamente
a

sostituibile,

modificano

ultimi

Zara

che
la

fazzi

pur

la

spia

Ne

patria de

Paravia
!

parla che italian

>>

Dalla ricordata raccolta del Piazza (pag. 56)

tolgo questi

altri

due

versi,

che

recenti avvenimenti resero

anche pi popolari:

979.

Vegnar quel gran momento Che a Trieste se sar.


ritornello di
i-,

Sono esci pure od


del Vapor, di Fki
di
il i<

una canzonetta vernacola,

di

Giuseppe Yk.nk/.ian (cugino ed omonimo

quel Felice che fu capo e guida del partito nazionale triestino),

quale firmava col trasparenti- pseudonimo


ilei

Un

Venezia/i triestin.

due

v-isi era palaie a tutti

tranne alla po-

lizia

austriaca.

ch<

non

ostanti-

suoi occhi d'Argo,

non capi o

3l6

Chi l'ha detto?

[980-983]

finse di

non capire
la guerra,

1'

allusione politica e lasci correre. Il ritornello,

durante

in Italia fu

stampato

sulle cartoline illustrate

Deghe

drento, deghe drento,

Se sfadiga,

ma

se va

Vegnar quel gran momento

Che a

Trieste se sar,
il

quel gran momento venne


l'

novembre
gi

del

1918;

ma

il

po-

vero Venezian che


sotterra.

aveva

vaticinato,

da 22 anni dormiva

Lasciamo ora

le

tre

Venezie,

ma

prima

di entrare

nella

Italia
:

centrale, incontriamo

Rovigo,

cos a torto bistrattato nei versi


il

980.

Qui

tra l'Adige e

Scheletro di

citt,

Po giace sepolto, Rovigo infame.


vituperio

di

il

principio di

un sonetto, troppo famoso, composto a


di

Rovigo da ignoto poetastro

Adria verso

il

1726, episodio

della lunga e asprissima contesa fra le

due

citt

per la sedia episco-

pale.

Vedasi l'opuscolo del signor A. E. Baruffaldi, L'origine dei


citati

versi

di

sopra (Badia Polesine, 1898).


gli

Parma

era famosa presso

antichi per le sue lane

981.

Tondet

et

innumeros Gallica Parma greges.


(Marziale, Epigr.,
lib.

Y, ep.
:

13, v. 8).

Reggio e Modena sono ricordate dall'ARiosTO

982.

Reggio giocondo
citt

Modona

feroce.
e. Ili,

(Orlando Furioso,
e quest' ultima vituperata dal
il

ott. 39).

Tassoni (La Secchia Ka-

pita,
la

e.

II, ott. 63)


:

quale, a cagione del lordume delle strade,

chiama

983.
Il

Citt fetente.
Tassoni, bench modenese, era pochissimo tenero della sua

citt

come

lo

prova

il

famoso sonetto caudato

eh' egli

compose

in

961.

l'arma,

nella Gallia Cisalpina, tosa innumerevoli armenti.

[984-987]

Nazioni,

citt,

paesi

'

odio di

lei,

notissimo in

Modena

e ancor pi fra gli abitanti dei

paesi vicini, e di cui soprattutto popolare la


si

prima quartina che


di cui
il

cita in
il

diverse lezioni pi o

meno

esatte

ma

vero testo

seguente:

Modena una citt di Lombardia. Che nel pantan mezza sepolta siede, da capo a piede Ore si suol sm
Chi
Il
s'

imbatte a passar per quella

via.

sonetto fu pubblicato, credo per la prima volta, da G.


nelle annotazioni alla Secchia, loc. cit., ediz. di

A. Ba-

ratti
liani,

Modena, So-

1744, pag. 81, dove altre cose


di

si

dicono sulla sporcizia della

citt

Modena

a'

tempi del Tassoni.


il

Pisa giace ancora sotto

peso

dell'

imprecazione dantesca

984.

Ahi, Pisa, vituperio delle genti

Del bel paese


u pi benevolo

l,

dove

il
e.

suona.
v.

(Dante, Inferno,
1'

XXXIII,

7^80).

Alighieri verso Lucca,

di cui egli dice

che
;

985.

Ogn'uom

v' barattier, fuor che Bonturo


li

Del no per

denar vi

si

fa ita.
e.

(Inferno,
(cio si) e
l'

XXI,

v.

41-42).

atroce sarcasmo di questi versi salta fuori sapendo che


a' suoi
i

Bonturo Dati, qui menzionato, fu tristissimo barattiere

tempi.
Sanesi,

Mi Dante
986.

a pochi

la

perdon: ebbe una punta feroce per


....

Or

fu

giammai
Sanese?
121-122).

(Tente

vana come

la

(Inferno,
e

non disse bene neppure della sua


si

patria, alla quale

con amara

ironia

rivolge dicendo

987.

Godi, Fiorenza, poi che

se' s

grande,
l'ali,

Che per mare

e per terra batti

E
e intatti

per lo inferno tuo

nome
{Inferno,
e.
i

si

spande!
v.
1-3).

XX VI.

Dante mette dei

fiorentini in tutti

cerchi dell' Inferno.

3 18

Chi l'ha detto?

[988-992]

Invece Firenze chiamata:

988.

L' elegante citt, dove con Flora

Le Grazie han
nel

serti e

amabile idioma.
il

carme

di

Ugo Foscolo,

Le Grazie (secondo
Ai
fiorentini
si

testo edito dal

Chiarini, inno II, v. 25-26).


fra tutte quelle della

ed

alla loro parlata,

che

Toscana

distingue per le forti aspirazioni,

e che

Vittorio Alfieri,
de' Classici Italiani,

nel principio del sonetto scritto per la


scelte,

soppressione dell'Accademia della Crusca (vedi nelle Opere


ediz.
voi. Ili, pag. 490),

chiamava

989.
(

L' idioma gentil sonante e puro.


di

noto che delle prime parole


il

questo verso

Edmondo De Amicis
pub-

fece

titolo di

un suo volume
si

sulla questione della lingua,

blicato nel

1905),

addice pure l'altra frase dantesca:


....

990.

Fiorentino
t'odo.
v. 11-12).

Mi sembri veramente quand' io


(Inferno,
e.

XXXIII,

991.

Botoli ringhiosi.
gli

chiama Dante

aretini

Botoli truova poi, venendo giuso,

Ringhiosi pi che non chiede lor possa.


{Purg.,
e.

XIV,

v. 46-47).

un antico commentatore
perch
et

fiorentino
1'

annota, che

Dante
si

cos

li

chiama

hanno maggiore

animo che non

richiede alle

forze loro;

ancora perch scolpito nel segno loro

cane non

magno
furon

saepe tenetur aper .

Ma

il

Sacchetti invece afferma che

sempre chiamati can


s' e'

botoli...;

poich sanza intelletto absi

baiano,

lor signori

non

li

battono, e per lo battere

rimangono

dall' abbaiare, e

dopo

le battiture

stanno pi soggetti e con pi amore

che non essendo battuti {Sermoni evangelici, ed. 1857, pag. 180).

Per

le

Romagnc, me

la lever

ricordando soltanto

una

delle

sue citt nel verso

992.

Dunque

ti

lascio, o
(I'ki.i

Rimini

diletta.
a.

ko. Frttmetsca da Rtmini,

V, bc,

2).

[993*995]

Nazioni,

citt,

paesi

319

che

si

ripete

anche per

celia

dovendo
coli'

lasciare

una residenza qua-

lunque: salutiamo l'Umbria

apostrofe carducciana:

993.

Salve,

Umbria

verde, e tu del puro fonte

Nume

Clitumno!
iCarducci. Alle fonti del Clitumno, nelle

Odi barbare).
e passiamo a volo sulle vicine Marche, dove noteremo
il

994.

Xato borgo selvaggio.

Cosi nel 1829, tornato dopo l'assenza di alcuni mesi a Recanati,

chiamava Giacomo Leopardi

il

suo paese natale nel canto


il

Le Ricordanze.

molto pi lusinghiero
intra

seguito:

una gente
e spesso

Zotica,

vii

cui

nomi

strani,

Argomento di riso e di trastullo. Son dottrina e saper che m' odia e fugge, Per invidia non gi, che non mi tiene
:

Maggior di s, ma perch tale estima Ch'io mi tenga in cor mio


Il

soggiorno di Recanati, cosi caro a


ai
figli

Monaldo Leopardi,
(in

era

odiosissimo

di lui.

Paolina, la sorella di Giacomo, lo di-

ceva soggiorno abbominevole


alla

ed odiosissimo

una

lettera

Marianna Brighenti del 1830); l'altro fratello Carlo desiderava che un terremoto la distruggesse perch gli abitanti andassero a
incivilirsi

altrove

Eccoci a

Roma, dove
ai

tutto

dovrebbe sorridere

alla vita se fos-

simo ancora

tempi di Pollione e di Adalgisa che nel

melodramma
cantano

Norma,
in

di

F.

Romani, musica
:

di

V.

Bellini (a. I, se. 6),

un famoso duetto

Vieni in

Roma, ah

vieni, o cara,

Dove
Molte
frasi,

amore, gioia, vita!

dal patrimonio delle popolari reminiscenze su


di

Roma,

possono desumersi dal libro


>!>/

Marco Besso
rdiz..

Roma

e il

Papa nei

modi

di dire

(mova

Roma,

1904). pi Tolta

320

Chi l'ha detto?

[996-997]

citato in queste pagine.


attributi

Noi ricorderemo

soltanto

pi noti degli

che

classici

scrittori

dettero alla eterna citt,

996.
come
tri

Roma
la disse

seterna.
lib.

Tibullo {Carmina,
:

la

chiamarono anche

Aurea Roma

prima
;

II, od. 5, v. 23);

ma

al-

inter urbes

Divum domus (AUSON., Clarae Urbes I) Roma pulcherrima (ViRG., Georg., 2, 534) Roma dea terrarum gentiumquc (Mart., Epigr., 12, 8); Roma s?iperba (Propert., ed. Tauchnitz, 3, 11, 60); Roma beata (Horat., Od., 3, 29, II); Roma princeps urbium (HR., Od., 4, 3, 13); Roma fero (Hr., Od., 3, 3, 44); Roma caput orbis terrarwn (Liv., Hist., I, 16); Roma
;

.'

Urbs regum (Cyneae dictum ap. JUSTIN.,

Hist.,

18,

io)

Roma septemgemina
mundi
Hist., 2, 32)
;

(Statuts, Silv.,

1,

2,

191)

Roma

caput

(L.UCAN., Pharsal., 2, 655);

Urbs caput rerum (TACIT.,


relieto

Aug., cap.
regit orbis

Roma marmorea 29). Le parole Roma


si

ab Augusto
si

(SVETON.,
1'

caput mundi, con


alla

aggiunta

frena rotundi,

leggevano in giro

corona d'oro

seminata di

gemme

che Diocleziano

era fatta a imitazione dei

Re

di Persia (Gregorovius, Storia della citt

di

Roma
si

nel medio
cita

evo, trad, ital., Venezia, 1873, to. Ill, p. 569,

dove

come

fonte la

Graphia aurea urbis Romae) Lo


.

stesso verso scritto pi

tardi sulle

monete

del Senato

Romano. Fu

poi adoperato da Cor-

rado II (102 4- 103 9) nelle bolle d'oro e fu mantenuto come impresa del Sacro

Romano
1'

Impero, con qualche interruzione, sino a

Federico III che fu

ultimo imperatore coronato a


alla

Roma.
del truci-

Roma

ispir

Vincenzo Monti, quando

ombra

dato Bassville faceva cantare:

997. Stolto, che volli coli'

Cozzar della gran

immobil fato Roma, onde ne porto


;

Che

Rotta la tempia, e il fianco insanguinato di Giuda il Leon non anco morto;

Ma vive e rugge, e
Roma

il

pelo arruffa e gli occhi.


Ugo
Bassville,
e.

(/* morte di

Ili, v.

7-1

996.

eterna.

ooo]

'otti,

citt,

paesi

321

Byrox

la

chiam

998.

The Xiobe
la diceva:
roi.

of nations.
str.

(Childe Harold's Pilgrimage, canto IV.

mentre Gilbert

Veuve d'un peuple


Che cosa
lebri

mais reine encore du monde.

fosse la vita a

Roma
:

prima del 1870. espresso nei ce-

versi di

G. G.

Bf.t.li

999

A
in
'

sto paese

ggi tutt'er
lo

busilli

Sta in ner vive a


Sono
un sonetto
di lui delli 8

scrocco e ff orazzione.
La Sala

gennaio 1832, intitolato:

nzignor Tesoriere.
aspirazioni politiche degli Italiani su

Le
frasi.

Roma,

designata capi-

tale naturale d'Italia fin

dal

1861, hanno dato origine ad alcune

Cominciamo

dal

1000.
che fu

Roma
il

o morte.

grido di guerra della sventurata impresa di Aspromonte,

come

alcuni anni pi tardi di quella


del

non meno

infelice di

MenGiu-

tana. L'ordine

giorno del i agosto 1862, scritto da


di

seppe CiviNixi, segretario


appunto con

Garibaldi,

e letto dal generale ai

volontari assembrati nei boschi della Ficuzza presso Palermo, co-

minciava

la

forinola

Italia e

Vittorio Emanuel,:,

Roma
<

o Aforte.

Ma

queste ultime
si

parole

avevano avuto origine


il

a Marsala dove Garibaldi

era recato per colorire


i

suo disegno.
1

Risoltosi infatti a visitare

luoghi della epopea del

860, tocca
il

Alcamo. Partinico, percorre, esaltandosi a quei


di Calatafmi, fa
di l ripiega su

ricordi gloriosi,
in

una punta a Corleone, a Sciacca,


tronco

Max-

Marsala, dove parendogli bello riprendere da


il

quella terra di felice augurio

cammino ", annunzia, pi


il

ricamente che fino allora non avesse fatto,


posito di marciare
ii

suo fermo proinvita


i

all'

impresa

di

Roma, ed apertamente
ed a seguirlo.

a dar

di

piglio allo armi

poich a quel

delle nazioni.
2\

3^2

Chi

l'Ita

detto?

[1001-1002]

bellicoso appello,

una voce ignota


S, - ripet

dalla folla plaudente


il

sclam

Roma
Morte;

Morte.

pi volte

Generale, - o

Roma

e questo

grido, uscito forse dalle labbra inconscie

d'un

picciotto o d'
il

un pescatore marsalese, divent da


il

quell' istante, per

fato delle parole,

segnacolo in vessillo d' una delle avventure


siasi

pi cimentose a cui mai Garibaldi

accinto ed abbia tentato

strascinare l'Italia (Guerzoni, Garibaldi, voi. II, pag. 302-303).

dunque
casa

errata la lapide che


Allegretti
in

si

legge

in

Pescia, sulla facciata

della

piazza Vittorio

Emanuele,

secondo

la

quale quelle fatidiche parole sarebbero state


ribaldi in quella citt

pronunziate da Ga(Biagi,

quando

vi
Il

si

rec nel luglio 1867

In Val di Nievole, pag. 21).

grido di Garibaldi doveva risuole

nare invano per molti anni, finch nel 1870


liberavano

armi italiane non

Roma

dal governo teocratico.


gl' Italiani
:

Ma

se la forza degli avil

venimenti aveva condotto


esserci entrati,

a
fin

Roma,

difficile,

dopo
nuovo

era di restarci

per

dai primi mesi del


:

regime una voce augusta aveva solennemente ammonito

1001. Ci siamo e ci resteremo.


Approvata dal Parlamento, ancora residente
detta delle Guarentigie,
e
il

in Firenze, la legge

re

Vittorio Emanuele
in

lasci Firenze,

dopo una
187
1

visita a

Napoli entr solennemente


manifestazioni
di

Roma
le

il

2 luIl

glio

fra

indescrivibili

pubblica

gioia.

giorno appresso egli riceveva nel


tazioni politiche e
cittadine,

palazzo del Quirinale


quella occasione
:

depu-

e
le

in

egli

avrebbe
ci siamo
in

pronunciato con ferma voce


e ci resteremo,
Italia.
agli

solenni parole

A Roma

parole che ebbero un' eco

potentissima
il

tatti

Altri invece narrano che furono dette

31 dicembre 1K70
dal

ufficiali

superiori della Guardia Nazionale recatisi


di

Re

ringraziarlo

essere

accorso
i

in

Roma

desolata

dalla
in

inonda-

zione

del

Tevere;
le

ma
io

giornali del

tempo riportano

forma

un poco diversa
siamo a

parole reali in quella occasione: Finalmente

Roma:

ed

l'ho tanto desiderato. Ofa nessuno ce la

toglier .

Potremo metterci accanto V Hic manelnmus ottime


gi

del (piale lie

parlato

(n.

344), e

la

frase:

1002.

Roma

conquista intangibile.

[l002]

orti,

citt,

paesi

che

s'

incontra nel telegramma spedito da

Umberto
per

I in risposta
il

a quello di felicitazioni del Municipio di

Roma

20 settem

bre 1886,

XVI
Italia

anniversario della breccia di Porta Pia:

Rendo

con tutta
crifizi

omaggio

alla

memoria

di coloro,

che con tanti sa-

cooperarono

alla intangibile conquista,

oggi affidata al no-

stro senno, al nostro patriottismo, alla fedelt, ai principii, sui quali


si

fonda

il

risorgimento italiano. Dello stesso


in

Umberto

si

ri-

corda che gi

una

lettera del

4 febbraio 1875 aveva chiamato


la storia della

Roma

suggello infrangibile dell' unit italiana. Per

frase ricorder

che

il

Carducci chiudeva

il

suo magnifico discorso

per l'YIII centenario dello Studio di Bologna, pronunciato nell'Archiginnasio


il

12 giugno 1888 alla presenza dei Sovrani, con

queste parole: Voi, Sire, fedele assertore di otto secoli di storia


italiana,
di

Voi, interprete augusto e


il

man tenitore sovrano

del

voto

tutto

popolo vostro. Voi, con parola che suona

alta nel con-

spetto del
Si,
(i

mondo, o Re,

lo diceste

Roma,

conquista intangibile.

Re, conquista

intangibile del

popolo

italiano,

per s e per la

libert di tutti .

E come episodio ameno,


il

aggiungasi che nel 1895 un

industriale di Milano,
delle medagliette di
gibile.

signor Carlo Bartezaghi, mise in circolazione


la

bronzo con

lupa e

il

motto

Roma

intan-

Alcuni imbroglioni pensarono di dar loro una patina antica

e di gabellarle ai minchioni

come medaglie
del

coniate durante l'efsi

fimera Pvepubblica

Romana
ci

1798.

Il

bello

fu che diversi
le

musei archeologici

cascarono e che dei numismatici

presero

sul serio e ci scrissero e

stamparono
!

delle

memorie, annunziandole

una scoperta importante

Del resto chi oggi penserebbe sul serio a contrastare


l'

Roma

al-

Italia?

Lo

stesso partito cattolico,


si

pure facendo ampie riserve


al

sulla

questione di diritto,
glio

il

acconciato

fatto compili;

Comunale

di

Roma,

consigliere on. Eoii.bkri'o

Mah-

tiki:,

leader del nuovo Partito Popolare Italiano poi anche depudi

tato
la

Roma,
di

nella

seduta del

21

febbraio

1919, discutendoci

proposta

festeggiamenti
-'o
il

internazionali

per

commemorare
di

il

cinquantenario della riunione

Roma

al-

l'

Italia,

pronunci un dise
e

-eit grandi clamori, svariati

conni)'

mi,

anche
Martii

le

proteste della parte


si

clericale

pi

intraasi-

issocia va alla. proposta, sollecitando


la

Pan

ministra/ione

comunale ad apprestare

commemorazione dell'anno

324

Chi l'ha detto?

[1003-1006]

prossimo,
di

ma

a far

che essa abbia questa precisa significazione

concordia, di energia, di unit nazionale , togliendole dunque

ogni carattere anticlericale che non avrebbe ragion d' essere, poich,
egli

concludeva, vano e miserabile fu


di potere offendere e schiacciare

il

sogno di coloro che credeIdea religiosa attraverso


la

vano

l'

1003.
perch

Povera breccia
essi

di

un piccolo muro.
gli

stessi

possono ora con


l'

occhi smarriti constatare che

oggi, pi che cinquant' anni fa,

Idea religiosa pi alta e pi


il

potente di prima, pi forte e pi vittorioso

Papato

La

frase

rimase famosa: e

il

discorso suscit lunghi commenti, sforzandosi


le

ogni partito di interpretarlo secondo

proprie idee.

Il

discorso

stesso fu integralmente riportato dal Corriere d'Italia del 23 mar-

zo

1919, dalla Conquista del 2 marzo e dalla Civilt Cattolica,

nel quad.

1650

del 15

marzo 1919

(pag. 514)

entro un articolo

editoriale intitolato

Una

questione internazionale al Consiglio Co-

munale di Roma,
giovane deputato,
polemica.
Il

scritto

come

s'

immagina,

in senso sfavorevole al

ma

che opportuno di leggere per la storia della


Civilt

testo della

Cattolica presenta delle varianti.

Scendiamo ancora

nello Stivale italico,

salutiamo

1'

1004.

Abruzzo

forte e gentile.

come si sogliono chiamare le tre provincie d" Abruzzo dopo che Primo Levi, direttore della Riforma, pubblic con lo pseudonimo
di

Primo un volume
in riva al

di bozzetti intitolato

appunto Abruzzo forte

gentile,

impressioni d'occhio e di cuore (Roma,


Tirreno nella incantevole Partenope,

1882), e giunalle falde dello

giamo

1005.

Sterminator Vesevo.

(G. Leopardi,

La
e

Ginestra, ode).

che

e,

come

tutti

capiscono,

il

monte Vesuvio;
la

non

las<
le

la citt affascinatrice, e

con

lei

penisola, senza salutarla con

parole

1006.
che sono
tana,
il

Addio mia
titolo e
il

bella Napoli.

principio di una canzone popolare napolela raccolta

d'ignoto autore, ridotta da Teodoro Cottrau per

[ioo7J

notti,

citt,

paesi

celebre

L'Eco del Vesuvio da

lui edita;

ma

si

trovano anche nella

stretta finale del duetto fra


di

basso comico e soprano nello spartito


e l'intrigante.

Enrico Sarria, // babbeo


Valicato
il

mare, prenderemo commiato dalla nostra bella pal'

tria

salutando

isola di

Sardegna e

suoi
:

forti

abitatori,

per

quali glorioso ricordo

V antico proverbio

1007. Sardi vnales (alius alio nequior).


(Cicerone, Epist. ad Fam.,
lib.

VII, ep.

24.

2>.

comune presso
spaccio
al
lib.
:

gli

antichi

Romani

a indicare cose di malagevole

secondo Tito Livio (vedi nei suppl. del Freinshemio


cap. Ili) ebbe origine
(a.

XX,

dopo

il

trionfo del pretore Ti-

berio

Sempronio Gracco

577

di

Roma)

che tornando dall'avere

debellato la sedizione di Sardegna, ne trasse seco


di

immenso numero
autorit di Livio

schiavi.

Contrapporsi potrebbe, vero,


(

all'

quella di Plutarco

Vita Romuli)

il

quale non agli schiavi di Sartal

degna,

ma
i

ai

Vejenti della Toscana l'origine riferisce di


tutti

motto,

perch

Toscani

da Sardi,

citt

di Lidia, si

diceano discen-

dere. Io

nondimeno porto opinione che


siano da
si

nei detti volgari le facili

letterali derivazioni
<

preporre a quelle

pi

stentato,

le

piali

cor soccorso

sorreggono di recondite storiche origini: e


il

giovami invece, pi che


tanto peso,

combattere l'opinione d' uno storico di


scrittori
il

come

nostri

nazionali

fecero

finora,

af-

frontare apertamente tutto

rigore di quella proverbiale ingiuria,


agli

ed accettarla non senza gloria, dicendo: poter

schiavi della

Sardegna convenire un motto attribuito ad un


della nostra et

uomo

straordinario

[Napoleone

I] siigli

schiavi d' un' isola alla Sar-

degna

assai

vicina.

" Non

lo

niego, e^li

diceva,
ossi

giammai

Ro"

mani comprarono schiavi della mia patria:


ientato un' impossibil cosa nel
farli
1

sapevano che

ambnon

piegare alla schiavit.


1

{Mmorial de Sainte-HU-ne, 20 mai


che commendare
degli schiavi
< i

6)

YA

in

verit io

cittadini

romani se nello scorrere

le file
Iliesi

vrnderecci, imbattendosi in qualcuno di quegli


e leggendo in

di

<|uei

Balar,

quel

loro

cipiglio

di libert

da

non perduta nell'animo, aombravano a quel feroce aspetto,


e giudicavano fra s che

non avriano

il

buon pro

nel recarsi

,1

007. Sardi da vendere d'uno pi

tristo

dell'altro),

326

Chi l'ha detto?

[1008-1009]

casa quella generazione irrequieta, fatta per mettere


le loro docili
gli

sbaraglio
stati

gregge di schiavi. Si dica dunque essere pure

schiavi sardi mercatanzia di

mala vendita:

ma

dicasi del pari

che non per altro caddero in tale discredito, che


tito,

per

aver sen-

a preferenza di tanti

altri

popoli di natura pi tenera, quanto

pugnassero questi due vocaboli,

uomo

e venale. Cosi

il

barone
eli

Giuseppe
Capolago,

Manno
1840,
il

nella Storia
to.
I,

di

Sardegna, sua patria

(ediz.

pag. 91).
le cui

Rivalichiamo

Mediterraneo, quel Mediterraneo,


statista italiano,

chiavi,

secondo un

illustre

cini, avrebbero dovuto


fatti,

trovarsi

Pasquale Stanislao Mannel Mar Rosso. Il Mancini insulla politica


la

rispondendo nella tornata (antimer.) della Camera dei De-

putati del 27 gennaio

1885 ad alcune interpellanze

coloniale italiana, osservava:

Voi temete ancora che


italiana,

nostra
il

azione nel
e

Mar Rosso

ci

distolga da quello che chiamate

vero
il

importante obiettivo della politica

che deve
riconoscere

essere

Mediterraneo.

Ma
il

perch invece non volete


al

che nel
la

Mar Rosso,
tela

pi vicino

Mediterraneo,
ci

possiamo trovare

chiave di quest' ultimo, la via che

conduca ad una

efficace tu-

contro ogni turbamento del suo equilibrio? [Bene ! brav). %


la

Tale

origine della celebre frase

1008.

Le

chiavi del Mediterraneo sono nel

Mar
Ricor-

Rosso.
Rivalichiamo, dunque,
il

mare, ed

eccoci

in Francia.

diamoci che qui, a detta dei francesi medesimi,

di nulla pi

dob-

biamo maravigliarci;

si

e attribuita al solito Talleyrand la frase:

1009.

En France
roba sua;
di

tout arrive, surtout l'impossible.


anclie questa
si

Ma

non

una

delle

tante

frasi,

pi

9 meno argute,
crifa.

cui gli

voluto affibbiare
di

una paternit apo(ed.

Infatti

nei

Mmoires
si

I'ikkkk

Lenkt
i

Midland

et

l'oujoulat,
il

pag, 413)

legge che durante


tante

tumulti della Fronda


citato
in
il

duca de

La ROCHEFOUCAULD,

volte

questa
4

pagine come autore delle troppo famose massime, ebbe

otto*

1009. In Francia, tutto accade, soprattutto ci che

impossibile.

oi o- 1 oil]

Nazioni,

citt,

paesi

327

bre
rino,

1650 un abboccamento

col suo potente avversario,


Il

il

Maza-

a Bourg presso Bordeaux.


in

cardinale
del

condusse

seco alla

messa

carrozza
il

il

duca e due persone

seguito (una delle


in
via,

quali era

Lenet medesimo), e mentre erano


Oui auroit cru
il

disse sor-

ridendo

y a quinze jours, voire huit,

que
car-

nous eussions t tous quatre aujourd'hui dans un


rosse?

mme
la

Tout arrive en Frame,

lui repartit le

duc de

Roche-

foucauld. Si cita anche, con diverso concetto, l'inciso staccato:

Tout

arrive.
in

Ricordiamoci che, volere o no, siamo


di

quella che convenuto

chiamare

1010.

La grande

Nation.
la

Napoleoni: Bonaparte us
cia, del

frase in

un suo proclama

al

Po-

polo Cisalpino prendendo da esso congedo per tornare in Fran17

soleva ripeterla di frequente: vedi Las Cases,

novembre 1797 (Lanfrey, Napolon I, to. I, cap. X) e Memorial de Saintela

Hlne, sotto

data del 31 ottobre 1816; anche Napoleone III

rivendic al suo grande zio la paternit di questa frase in una lettera scritta a
scita di

Rouher
I.

il

12 aprile 1869 per


si

il

centenario della na-

Napoleone

Tuttavia essa

trova gi in GrOKTHX,

Un,n

terhaltungen deutscher Ausgewanderten ion 1793 u.

1795 e

una
<!
1

lettera di

GltTSEPPS DI

Maimkk

al

barone Vignet des Etoles

1704: vedi Glaser, GrafJ.deMaistre, Beri., 1865, pag. 17.


i

Che

Francesi

si

credano realmente un popolo privilegiato e


altri,

superiore a tutti

gli

non

cosa d'oggi:

ion.

il

resta

Dei per Francos.


di storici delle

titolo di

una raccolta

Crociate e del regno franco


Il

di

l'inni-,

pubblicata nel 1611

dajAC. BoiroaJtnus.

titolo

d'Ila

raccolta rivela lo spirito col quale fu fatta, cio di mostrare


l'rov vidi-n/a.

nel

popolo Francese uno strumento prediletto della


verit clic la Francia

La

ha sempre destato tanto

r.

meori (pianto

amori vivissimi. Quanti nel lasciarla non hanno mentalmente ripetuto le storiche parole:

IOIO. La grand'- Ni/


IOI
1.

Le gesta

fatt<-

da Dio pei mano dei Fra-

Chi L'ha detto?

[1012-1014]

101

2.

Adieu,

France! Adieu, la France je pense ne vous voir jamais plus.


la
!

che sono
lasciare
il

le

parole dette con animo presago da


la

Maria Stuart

nel

14 agosto 1561
disc.

terra di Francia
I versi:

(Brantme, Vies des

dames

illustres,

III).

Adieu, plaisant pays de France,

O ma
La
sono invece
li

patrie
!

plus chrie

di

un

giornalista,

G.

Meusmer de Querlon,

che

pubblic nel 1765 attribuendoli alla sventurata regina (Diet, of


voi.

Nat. Biogr.,

XXXVI,

p. 389).
il

Di
non

frasi italiane

sui francesi spiacevole che

mio taccuino
:

ricordi che gli sgarbati

epigrammi

di

Vittorio Alfieri

1013.

Sempre
Coi

insolenti

Re

impotenti
battenti
;

Sempre
Coi

ridenti
:

Re

Talor valenti

Ma

ognor serventi,

Sangue-beventi,

Regi stromenti.
L'Alfieri ne
tiporta alle

fece l'epigrafe al

rame allegorico che serve


libro

d' analtro

stampe del Misogallo. Nel medesimo


dello stesso autore che ha
il

un

epigramma

num. Vili

e la data del

23 marzo 1793 suona:

1014.

Tutto

l'anno, e nulla

sanno;

Tutto sanno, e nulla fanno:


Gira, volta,
e' son Francesi Pi li pesi,
;

Men
inai

ti

danno.
io

1012. Addio Francia! addio Francia!


pi.

penso che non

ti

rivedr

[1015-1017I

Natami,

citt,

paesi

329

Invece, della Germania ho, in questo capitolo,


e per prima,
si
l'

meno

agri ricordi

arguta definizione che della Prussia ha dato,


:

come

crede,

Victor Cousin

1015.

La

Prusse, le pays classique des coles et

des casermes.
e poi la

spavalda frase di

Bismarck

detta nel Reichstag tedesco

il

6 febbraio 1888, a proposito


di

dell' attitudine

minacciosa della Russia

fronte alla

Germania:

1016.

Wir Deutsche

frchten Gott, sonst Nichts

auf der Welt.


<

remania ed Austria sarebbero


memoria per
gl' italiani
:

il

nido

dell' uccellacelo

di

cosi

ingrata

1017.

L'Aquila grifagna

Che per pi divorar due becchi


eli

porta.
Im-

sono

versi

di

Lumi Alamanni.

Narra

il

Ruscelli (Le

prese
sco
I,

illustri,

ediz. di

Venezia 1584, pag. 203-204) che France-

dopo

la

pace di Crespi,

mand l'Alamanni ambasciatore


male
con
lui.

Carlo
>

V: aveva l'Alamanni
di
all'

nei suoi versi parlato

di Cesare,

Francesco intendeva
Imperatore,

riconciliarlo

Comparso Luigi

dinanzi
fece

alla

presenza di molti e grandi personaggi


alla

una bellissima allocuzione;


poich fu
finita,

quale Cesare, essendo stato

attentissimo,

con volto sereno d


l'Aquila grifagna

<

Ih:

per pi divorar due becchi porta.


Luigi,

Questi erti

di

pronunciati

dal

Monarca

(piasi

.1

speri

mentale
alacrit

lo spirito del poeta,

non

lo

perturbarono; anzi con grande


al

rispose avere scritto

come poeta

quale proprio
diaconi
vecchi

il

fa

noleggiare, ora ragionare

mentire; avere
.ere

scritto

come amhasciadore cui si come giovane, parlare come


di

scritto

pieno di sdegno e

passione per ritrovarsi dal

1015. la Prussia, il paese classico delle scuole e delle cai 1016. Noi tedeschi temiamo Iddio, ma nient' altro nel mondo.

330

Chi l'ha dettar

[lOl8]

duca Alessandro genero


esser libero
d' ogni

di

Sua Maest cacciato

dalla patria, ora

passione (ved. pure

Versi e prose di Litigi


voi.
I,

Alamanni, per cura di Pietro Raffaela,


pag. xxviii).

Firenze, 1859,

Ma

l'Alamanni nell'egloga Admeto Secondo disse


1'

veramente

uccel di Giove

Che per pi

divorar due bocche porta.


le

Potr non essere senza interesse di sapere che


figura araldica dell' aquila bicipite risalgono
dei tempi.
Il

origini della

ben avanti nella notte

to.

I,

fase.

(1894) della Fondation Eugene Plot,


di

Monuments
di
gli
1'

et

mmoires, contiene una memoria


descrive

Heuzey, Arbassorilievo

moiries chalde'ennes de Sirpourla, che


Tello
il

un

quale contiene la figura di un' aquila leontocefala, con


sulla

artigli posati

schiena

di
di

due

leoni

addossati, e

in

cui

autore vuol vedere lo

stemma

Sirpourla. Il
al

monumento che
av. Cr.,

risalirebbe ai tempi del re

Entemina, cio

XL secolo

sembra essere

il

prototipo dell' aquila

bicefala di Pteria (Cappa-

docia) che pass poi nella iconografia dei Bizantini e degli Arabi,
e finalmente nel blasone degli imperatori germanici.
Il

crollo dell'

impero austriaco

in seguito alla nostra

grande

vit-

toria dell'ottobre

19 18 ha tolto ogni interesse, che non sia una


alle

semplice curiosit retrospettiva,


stessa
ticate,
si

molte

frasi

che

all'

Austria

riferiscono.
il

Alcune

tuttavia

non possono

essere dimen-

come
re

famoso

distico attribuito a torto a


( 1

Mattia CORVINO

Hunyadi,

d'Ungheria

443-1 490)

1018. Bella grant alii! tu, felix Austria, nube!

Nam
alludendo
ai

quae Mars

alijs,

dat

tibi

regna [Venus
i

molti

fortunati

matrimoni
l'

con

(piali

principi
I.
i

d'Absburgo

e pi specialmente

Imperatore Massimiliano
nuovi
territori

seploro

pero avvedutamente ampliare


possedimenti.

di

ricchissimi

Tth Bla

nel

suo volume Szdjrul staira (Buda-

1018. Lascia che

le

guerre

le

facciano
ti

gli altri, tu, felice

Austria.
gli

va' a nozze, che

Venere
la

dona quei
di

regni che

aldi

conquistano per

mano

Marte.

019-1020]

Nazioni,

citt,

paesi

pest,

1895, pag. 22) sostiene che


:

l'attribuzione

non ha fondadi
:

mento

tuttavia finora nessuno


il

ha saputo suggerire altro nome


tolto

possibile autore. Si nota che

primo emistichio
!

da Ovidio

Bella grant

alii

Protesilaus amet.
(Heroides, epist. XIII.
v. 84).

e che

il

motto

1019.
si

Felix Austria.
sopra un
sigillo

trova gi

del

duca Rodolfo IV d'Absburgo

(ved. Krschner,

Die Urkunden Herz. Rudolfs IV., neu' Arclv


vol.

fr

iisterr.

Gesch.,

49,

1872, pag. 30.


l'

Di un

altro

sovrano austriaco,
il

imperatore

Federico

III detto
I.

il

Pacifico (141 5-1493)

motto nascosto

nelle sigle

A. E.

O.

I".

che a quanto narra


ste sulF ingresso del

il

Lambecio furono
suo palazzo
in

dall'

imperatore stesso polibri,

Vienna, nonch sui suoi


i

sollecitandone la spiegazione a varus curiosissimis ingeniis,


tutti

quali

suggerirono spiegazioni diverse


l'

ma

nessuno seppe indovinare


:

quella che

imperatore stesso aveva inventata

Explicatio autem

egli

sentenzi

hujus simboli

est

haec :

1020. Austriae Est Imperare Orbi Universo.


ili'

poteva anche

tursi

in

tedesco: Alles Erdreich

Is/

Oester reich

l'iitcrthan. Alle spiegazioni

non legittime trovate

allora, altre se

HO aggiunte dopo, e non va taciuta quella pi nota delle


altre:

Austria Erit In Orde Ultima che vuol dire: L'Austria


il

dorer quanto

mondo

ma

che

nemici dell' Austria interpre1'

tavano

1011

poca propriet. i

L'Austria sar
le

ultima nazione del

mondo

! Qualche storico aggiunge che


la

sigle

A.

E.

L O V.
di

comparvero per
Ail). iti) II

prima volta nel 1438 per

la

incoronazione

(predecessore di Federico

HI nell'impero)

e allora erano

piegate:
1

Albertus Elect us Imperator Optimiis

Vivat.
storico

"ili

recente e la frase con cui


politico della

FXAMCESCQ l'M.Vkv,
occasione del

e
il'

uomo

Boemia,
nel
1

nel
in

celebre manifesto alle nazioni

Europa divulgato

848

Parlamento

di

1019. Austria

(elice.

1020. All'Austria spelta l'impero del mondo.

332

Chi l'ha detto?

[1021-1023]

Francoforte, pi oltre: Si
1

parodiava la frase famosa di Voltaire che citeremo

Dieu

n'existait pas, il faudrait l'inventer, dicendo:


il

02 1. Si l'Autriche n'existait pas,

faudrait l'in[venter.

Ma

egli

stesso nel- 1872, in

un epilogo

col quale chiudeva


:

il

suo volume Radhost, faceva

ammenda
mia
Il

del suo errore

Devo con-

fessare che al principio della

carriera politica sono stato vit-

tima di un deplorevole errore....


fesser
sincerit

mio sbaglio
nella
eh' io

stato, lo con-

francamente,

quello

di

confidare

saviezza

nella
:

della nazione
etc.,

tedesca.

Si l'Autriche

data

La frase da un momento

ho detto

allora

in cui io riteneva
in

fer-

mamente che

la giustzia

avrebbe regnato

questa confederazione

di popoli liberi .

1022.
e

John

Bull.
collettiva

rimasto

come designazione

del

popolo inglese
scrittore, nel

dopo
1727

che

John Arbuthnot

(1667-1735), medico e

pubblic una History of John Bull nella quale riun cinque opuscoli satirico-politici pubblicati

dal 17 12 in avanti. Questo


di corte,

JOHN
quale

Bull,

da notarsi, era un organista

morto

il

1628,

il

avrebbe composto nel 161 9 l'inno popolare, che comincia:

1023.

God

save the king.


il

Ma
un
.

quest'attribuzione, sostenuta principalmente verso


altro musicista inglese,

1822 da

Richard Clarke {Account of the National intliem) sembra destituita di ogni fondamento ma nemmeno si
:

possono contrapporre
meglio fondate, n

alla pretesa paternit del Bull altre attribuzioni


tale,

ad esempio, quella per


in

Henry Cakey
come
di

che avrebbe cantato nel 1740 l'inno


propria composizione
:

questione

sua

quel che certo che parole e murici

furono stampate per la prima volta soltanto nel Gentle man' s


gazine,
fase,

Mail

dell'ottobre

1745.

L'inno

medesimo contende

102

1.

Se l'Austria non
lalvj
re.

esistesse,

bisognerebbe inventarla.

1022. Giovanni Bull.

1023. Dio

il

ri 024-1026]

Nazioni,

citt,

paesi

3.1

primato come inno nazionale {national anthem)


all'

dell' Inghilterra

altro che comincia

1024.
e che
(1

Rule Britannia! Britannia


non
altro se

rules the waves.

non un coro
Mali.f.t

dell' Alfred di

James Thomson
nel

700-1 748), masque o commedia allegorica

scritta

1740

in

collaborazione con

David
il

(in

fine,

a. II,

se.

5),

e rap-

presentata nel teatro privato del Principe di Galles, a Chef den,


nel

Buckinghamshire

l* agosto

1741.
la

quasi certo
di
lui
il

che

la

cantata di

Thomson, bench dopo


la

morte

Mallet
:

tentasse di rivendicare

paternit dell' intiera produzione

essa

per fu ritoccata da Lord Bolingbroke.

La musica
Il

della cantata.

come

dell' intiera

produzione, di Arne.

verso citato di sopra,

insieme all'altro gi ricordato al


be slaves,

num. 800: Britons never shall


Southey
of this country as long as she

fanno

il

ritornello della cantata di cui scrisse


political

che

it

will

be the

hymn

maintains her political power.

1025.
fu detto

England
da
il

is

the mother of Parliaments.


in

John BRIGHT

un discorso

politico tenuto a Bir-

mingham

18 gennaio 1865;

ma

fu

pure

detto e

si

dice che

P Inghilterra una

1026. Nation of shopkeepers.


Li
frase fu attribuita a

Napoleoni-:,

infatti

secondo
ed.
all'

il

libro di
vol.

B. E. O' Meara {Napoleon at St. Helena,


1

1888,

II.

21-122),

egli

avrebbe detto una volta


all

O'

Mean

mede-

simo:

You were

greatly offended with


I

me

for having called

you a nation of shop-keepers,...


<>f

meant

that

you were a nation

merchants, and that


in

all

your great richess and your grand reis

commerce, which
gi

tree

antica,

poich

cosi

chiamava

la

metropoli

ma la frase pi SaMUSL ADAMS

1024. 1025.

Sii
I.'

potente,

Britannia!

La
dei

Britannia (ignora dei mari.

Inghilterra la

madre

parlamenti {ossia del

parlamentare).

1026. Nazione

di

bottegai.

334

L'hi

l'ha chtto?

[1027]

nel suo

Independent Advertiser

del

1748

ugualmente

Adamo

Smith
7iations

nella

Inquiry into the nature and causes of the wealth of

(1776), II, bk. 4, ch. 7, pi. 3.


attribuisce
1'

ugualmente a Napo-

leone

si

altra frase

1027. Perfida Albione.

ma

ancora a torto. Le origini

di

questa frase furono ripetutamente

discusse nell' Intermdiaire des Chercheurs et

Curieux

(voll.

IX,

X, LX)
della

senza avere mai una esauriente risposta e nei primi anni


ricercate

Grande Guerra furono con particolare compiacenza


i

dagli scrittori tedeschi,

quali sotto lo stimolo del Gott strafe


si

En-

gland!

(vedi nella parte II di questo libro)

affannarono a ricer-

care documenci sulla tradizione della perfdia dell' Inghilterra. Diversi articoli si seguirono, specialmente nell' Abendblatt

der Frank-

furter Zeitung, e
nel

l'

autore di uno di

essi,

il

signor Adolf

Bowski che

numero

del 5 febbraio

1915 aveva pubblicato una nota su Le


in der Tradition der franzsischen

perfide

Royaume

England

Literatur, spinse la cortesia a mandare da


siedeva, a

New

York. doVe
io

egli ri-

me

eh' egli

non conosceva,

la

nota stessa perch

me ne
posso
quali

valessi nella

ristampa del Chi


le

V ha

detto? Eccolo servito.

Non
le

per riprodurre

numerose

citazioni antiche e

moderne

valgono a

stabilire
Il

che l'opinione della mancanza di fede degl' Inglesi

era antica.

prof.

W.

Alison Phillips

in

uno studio pubblicato

nella

Edinburgh Review
titolo

del gennaio 1920 (no. 471, pag. 143-165), col


ricerca le origini della leggenda

The legend of Perfide Albion,

rifacendo la storia della politica inglese dal sec. XVIil in poi. Li-

mitandoci alla storia della frase nella forma oggi tradizionale, di-

remo che

se

ne posson rintracciare

le

fonti in

Bossvkt che

ini

Premier Sermon sur


la

la circoncision esclama: L'Angleterre, ah


le

perfide Angleterre, que

rempart de ses mers rendoit inac-

cessible

aux Romains,

la

foi

du Sauveur y

est

aborde

(4''

s.,

III, 32).

il

modo

col quale usata la frase, fa credere ch'essa

fosse ^i conosciuta.

Ma

la frase

eli

venne popolare
1'

in

Francia solsi

tanto nel periodo rivoluzionario, piando

Inghilterra

un alle

potenze coalizzate contro

la

Francia e ricev pi tardi nuova con-

ferma dalla condotta realmente sleale del

governo

inglese

\eiso

Napoleone.

Allora

la

pi aulica menzione della Perfida Albione

[l028-i02o]

">,

citt,

parsi

335

si

trova in una piccola poesia firmata

XlMNEZ

su L're rpu-

blicaine pubblicata nel Calendrier rpublicain del 5 ottobre 1793


nella quale detto
:

Attaquons dans ses eaux

Que nos

fastes s'ouvrant
les

la perfide Albion. par sa destruction

Marquent
Cfr. Interni., vol.

jours de la victoire.

LX,

1909, col. 563, 774.


infatti, fu

Certo essa frase francese: antica,


Francia verso
cizia la
l'

l'antipatia della

Inghilterra, cui ci lega invece


risale oltre gli

una

tradizionale ami-

quale per non


i

anni epici del Risorgimento,

poich anteriormente
ostili
all'
il

sentimenti anche in Italia erano, in generale,

Inghilterra,

per riflesso dei rancori francesi.

Ne

dava un

saggio

signor

Domenico Guerri pubblicando

nel fase.

224-225
1920,

del Giornale storico della Letteratura italiana, vol.

LXXV,

P a8- 334 un sonetto estemporaneo fatto con rime obbligate dal famoso improvvisatore Tommaso Sgricci la sera del 9 marzo 1825
in

una conversazione,

e nel quale egli vede in


in

sogno Megera che

fabbrica

un Inglese pestando

un mortaio

Cor di volpe, di falco unghie, d' insano Leone il fiel, membri di cane, un vano
Teschio d' asino....

Xel Parlamento

italiano fu
il

il

deputato

Ferdinando Petruccf.m.i

della Gattina

quale primo disse in forma sentenziosa che:

1028. L'Inghilterra la sola


L'on.
<iis|)i,

amica
del
:

d'Italia.

nella seduta della

Camera

20 marzo 1862 (Di-

scussioni, pag. 1773) aviva ricordato che

L' Inghilterra al

i860

imped l'intervento
terrnppe:
<

francese

in

Sicilia; e l'on.

Petruccelli in-

la

tola

amica

d' Italia . Altro giudizio

ben diverso

da quello
fired,

il<i

Francai, anche prima della famosa entente cordiale


stato quello del
le

num. 680), sarebbe


al

Papa

S.

GrKKOOUO

Magno
).

quale

il

attribuiscono

paiole:

Xon Angli
Non Aneli

sed Angeli.

>2>i.

111:1

Angeli.

33

Chi l'ha detto?

[1030-1031]

ma

egli

avrebbe detto,

vedendo una volta


si

(circa

l'anno 574) a
:

Roma

dei giovanetti inglesi che


si

vendevano come schiavi

Non

Angli sed Angeli forent

fuissent Christiani .
di

nel Faust,

V immortale capolavoro

Goethe, che

s'incontra

la frase:

1030. Spanien, das schne

Land des Weins und


[der Gesnge.

detta da Mefistofele nella


testo precisamente dice:

Prima Parte (scena

della Cantina). Il

Wir kommen

Dem

erst aus Spanien zurch schnen Land des Weins und der Gesnge.

Lieto paese dunque la Spagna


gallo,

ma

non meno

lieto

il

Porto-

se vero che:

1031.

Il

portoghese gaio ognor.


italiana del
libretto

Questo verso nella infelicissima traduzione


dell'opera buffa in 3
atti,

Le Jour
di

et la

Nuit

(parole di

A. Vanil

LOO ed E. Leterrier, musica


originale
(a.

Carlo Lecocq). Ecco

testo

II,

se. 5)

Les Portugais
Sont toujours
gais,

Qu'il fasse beau,

Qu'il fasse laid,

Au

mois de dcembre ou de mai. Les Portugais,


Sont toujours gais
!

Non

sono dei gran bei


facile

versi

neppure questi,
!

ma

in

un'operetta

non

trovarne dei migliori


alla

Volgiamoci

Russia, che fino all'ultimo sfacelo bolscevico

era svisceratissima amica della Francia. Alla ammirazione dei francesi per la

Cosaccheria

di

pochi anni

fa,

aveva preluso

Volturi

:.

scrivendo per colmo di cortigianeria alla imperatrice Caterina


la

II.

Semiramide del Nord :

1030.

I.a

Spugna,

il

bel

paese del vino e delle canzoni.

[1032- 1 034]

nl >

c ittn> Paesi

337

1032. C'est

du Nord aujourd'hui que nous vient


[la

lumire.

(E/ilre

ii

f imperatrice Je Russie. Catherine II. \~"\, r.

Napoleone

I. vari

anni dopo, diceva a proposito della Russia e

dei suoi destini, la frase

famosa che

si

suole ripetere in questa forma

1033.

Dans cinquante

ans, l'Europe sera rpubli-

caine ou cosaque.
Essa
si

legge nel

Memorial de Sainte-Hlne
I,

del

Conte de Las
il

Cases.

Ma

Napoleone

esaminando con Las Cases

3 aprile

1816

le varie probabilit di
gli

una liberazione da

S. Elena, pi specialmente

diceva che enfin, une dernire chance, et ce pourrait tre la

plus probable, ce serait le besoin qu'on aurait de

moi contre

les

Russes, car dans

l'tat

actuel des

choses, avant dix ans toute

V Europe
rigi,

peut-tre cosaque, ou toute en

rpublique
renvers

(sic)

voil

pourtant les

hommes d'Etat

qui m'ont
I).

(ediz.
il

di

Pache

1842, pag. 454 del to.

ai

singolare
differente,
dieci,

come

testo,

corre sulle bocche di tutti sia


la sostituzione

cos

singolarissima poi

dei

cinquant' a.nm

dovuta certamente a

qualche bonapartista che volendo conservare la riputazione di profeta al


fissato

suo idolo, pens di


per
il

rimandare

di

quarant' anni

il

giorno

compimento

di

una

delle sue pi notevoli predizioni

politiche.

Ma

ancora pi singolare che questa

istituzione
il

si

sia fatta sulle parole di

un

libro cos noto


i

come

Memoriale di
sono
i

S. Elena. Si ha da dire forse che


letti,

libri

pi

noti

meno

specialmente quando sono della mole indiscreta del Mmorial


?

de Sainte-Hlne
In ogni

Non

sarei alieno dall'accogliere

questa soluzione.

modo

la profezia

accenna a

realizzarsi

ma

con grande
jx>ich

ritardo e in
egli

una forma che Napoleone non aveva preveduto,


i

non

.aveva previsto

cosacchi repubblicani, anzi sovietisti. Egli

per aveva sentito che

il

grande impero moscovita era realmente un

1034.

Colosso dai piedi di creta

1032.

E
2J

dal

Nord che oggi


1'

ci

viene la luce.
sani repubblicana

1033. Entro cinquant' anni

Europa

cosacca.

338

Chi l'ha detto?

[103 5- 1036]

come
di

lo

chiam Diderot con

frase

famosa conservataci dal Conte


di

Scgur.
il

Quando

alla

dimane del regno

Pietro

il

Grande

sotto

regno della grande Caterina, Diderot and a Pietroburgo


convincere quella sovrana
le

e poi se ne ripart senza aver potuto


della necessit di applicare
i

grandi principi e

grandi riforme

nella legislazione e nella politica, egli riassunse la propria opinione

pessimistica sulla Russia con queste parole profetiche


colosse
di

C'est
il

un

aux pieds
Il

d'argile . Osservava a

tal

proposito

Conte

Sgur:

n'en est cependant pas moins vrai qu' cette pole

que, ainsi que

disait

l'emphatique Diderot,

la

Russie n'tait
a laiss durcir

encore qu'un colosse


cette argile,

aux pieds d'argile; mais on


et

et elle s'est

change en bronze (Comte de Sgur,


Anecdotes, to. III.
ai

Oeuvres compltes - Mmoires ou Souvenirs


Paris 1826, pag. 214).

Pur troppo

si

visto

tempi

nostri

che quel che pareva bronzo era proprio creta. Del resto noto che P immagine del colosso dai piedi d' argilla risaliva alla Bibbia,
alla statua gigantesca

veduta in sogno da Nabucodnosor, nella


erat ferrea, qttaedam autem fictilis
la figura del

quale

pedum quaedam pars

(Prophetia Danielis, cap. II, v. 32), da cui Dante tolse

Veglio del monte Ida che pure nella parte inferiore tutto di ferro
salvo che
Si
'1

destro piede terracotta [Inferno,

e.

XIV,

v.

no).

veda: Vascheri e Bertacchi, Il gran Veglio del Monte Ida tra-

dotto nel senso inorale della

Divina Commedia (Torino, 1877).


:

Pure a

Napoleone

si

attribuisce quest' altra frase sui Russi

1035. Grattez le Russe, et vous trouverez le Co-

saque
ma
a torto;
se

[0 le Tartare].
del Principe

mai essa

DE Ligne.

Cos l'Hertslet

nel suo curioso libro


(Berlin,

il

Treppenwitz der Weltgeschichte, IV. Aufl.

1895), pag. 360.


si

Un

altro singolare giudizio sulla Russia,

seguente, che

attribuisce al

march.

ASTOLPHE de CUSTINE

1036.

Le gouvernement

russe est une monarchic

absolue tempre par l'assassinat.


1035. Grattate il Russo e troverete il Cosacco (0 il Tartaro). 1036. Il governo russo una monarchia :issolut;i temperata dall'

assassinio.

[1037- 1 039]

Narioni,

ritta,

paesi

339

si

dice anche che:

Le despotisme, tempere par

l'assassinat, c'est

notre

Magna

Charta, aggiungendo, non so con quale fondamento,


all'

che cosi avrebbe parlato un alto funzionario russo

inviato del-

l'Hannover, conte Mnster, dopo l'assassinio


nel 1801.

dell'

imperatore Paolo
di

Questa frase ricorda singolarmente l'altra

Chamfort,

gi ricordata al

num.
1'

53. Evidentemente
:

1'

una

si

ispir all'altra.

Antichissima

altra frase

1037.

La Turchia,
i

il

grande malato.
di

considerando

numerosi esempi

ogni tempo recatine dal Bch-

mann

nella sua opera magistrale, che cominciano


1'

con due canzoni

popolari tedesche del secolo xvii,

una

intitolata

Der

Tiirk

ist

krank del 1683,


del canonico di

l'altra

Sultans Krankheit del 1684,


J.

ambedue

Bamberga

Albert Povsel.
di

Il

malato per ha

una costituzione molto robusta,


lo

se a dispetto di tanti medici che

hanno spedito, non vuol saperne

andarsene, e neppure

il

recente trattato di Svres valso ad ammazzarlo definitivamente.

1038.
si

Quid novi ex Africa?


le

chiede di continuo ora che

imprese coloniali africane riserbano


piacevoli e la frase digli

ogni giorno nuove sorprese,

non sempre

scende da una locuzione proverbiale presso

antichi.

Forse

la
liil

menzione pi antica
bro Vili, cap. 28:

n' in

Aristotile, Historia animalium,


mentre Plinio

iti yipe: v. Al#7J xotvv;


(lib.

vecchio nella Storia naturale


Africa aliquid novi affert .
ticolare (lib. Il, 51)
;

Vili, cap. 17), dice: Semper


dice lo stesso della Libia in par-

Zenobio
tutti

ma

per intendevano parlare delle molte

e stiane fiere ond' ricco

il

continente nero.

Ed

anche a noi
la

la

Libia

ha dato spesso delle novit, generalmente sgradite; anche

famosa

1039.
come
sima
sta,

Tripoli, bel suol

d'amore.

detto nella
ai

canzone-marcia patriottica
libica. I reni, di
<

A
<

Tripoli, popolaris>k vi
1

tempi della guerra'


i

'<

r<

>.

pubblicifacile

sono

pi

tristi

che

si

possano immaginare,
la fortuna della

ma

lo

spunto

e indovinato della

musica fece

canzone. La musica

di

nuovo dall'Africa?

340

Chi l'ha detto?

I0 4]

era di

Colombino Arona, nome prima


cui la canzone dedicata, che

d' allora

sconosciuto

nel

mondo
risenda,
la

musicale, e fu la nota cantante di operette


s'

Gea

della

GaPer

incaric di lanciarla.

storia,

ecco

le

parole del ritornello:


Tripoli,

bel suol d' amore,

Ti giunga dolce - questa mia canzon.


Sventola
Sulle tue torri
il

tricolore

- al rombo del cannon. Naviga o corazzata,


vento - dolce la stagion.
terra incantata,

Benigno

il

Tripoli,

Sar italiana -

al

rombo

del

cannon

49.
Orgoglio, ambizione, vanit, presunzione

Esempio famoso
Valentino,

di

ambizione

la

superba impresa del Duca

Cesare Borgia:

1040.

Aut

Caesar aut nihil.


proverbiale in Toscana sotto la forma corrotta
:

Di questa

frase,

Cesare o Niccol, dice mons. Paolo Giovio nel Ragionamento

sopra i motti e disegni d' arme e d' amore che comunemente chia-

mano imprese
per
di
1'

(Milano, 1863, a pag. 5), dopo aver premesso che


il

anima e
:

corpo di un' impresa intende

il

motto

e la figura

essa

Cesare Borgia di Valentinois us un' anima senza corpo,

dicendo

Aut

Cessar,

aut

nihil,

volendo
:

dire,

che

si

voleva cavar

la

maschera e
e

far

prova della sua fortuna

onde essendo capitato male

ammazzato
si

in

Navarra, Fausto Maddalena

Romano

disse che

il

motto

verific per l'ultima parte alternativa

con questo

distico:

Borgia Caesar erat,

factis et

nomine Csar,
fuit.

Aut
1040.

nihil,

aut Cassar, dixit: utrumque

Cesare (ossia imperatore) o nulla.

[1040]

Orgoglio, ambizione, vanit, presunzione

341

certamente in quella sua grande e prospera fortuna


e

il

motto fu
nelle

argutissimo,

da generoso, ecc.
si

Anche Claude Paradin


tiene
il

Devises hroques, di cui

hanno molte

edizioni cinquecentiste.

sotto la rappresentazione di
del

un Cesare antico che


di

globo

mondo,

scrive

il

nome

Cesare Borgia, e V impresa

Aut

Csar, ant nihil: ne ha dato una piccola riproduzione Carlo Yriarte


a pag. 114 dell'opera

Autour des Borgia

(Paris,

1891). Anton
et vitiis

Maria

Graziarti nel

Theatrum historicum de virtutibus

illustrium virorum et
di

fminarum
:

(Francofurti, 1661), parlando


sui

Cesare Borgia, dice


titulum,

Nominis

omen

secutus,

superbum

vcxillis

Aut

Csar, aut nihil, inscribi jussit; quod Sansatis saisis redarguit,

nazarius versiculis

haud tarnen

Aut

nihil

aut Csar vult dici Borgia

quidni
nihil.

Ouum

simul et Caesar possit, et esse


il

le

da notarsi che

Cancellieri
le

nella Lettera al

Ciampi sopra

sue Feriae Varsavienses e


rali

spade de' pi celebri Sovrani e Gene-

(neW Effemeridi
da ambo

letterarie di

Roma, marzo 1821)

parla della

celebre spada, tutta arabescata, del Valentino, la quale porterebbe


inciso
le

parti

il

suddetto motto.

Ma

il

Cancellieri

fu

tratto in errore,
il

poich la preziosa arme, nota fra

gli

amatori sotto

nomignolo
1'

di

Regina

delle Spade, e lavoro finissimo, a

quanto

pensa

Yriarte, di

M.

Ercole Fedeli, ebreo convertito di Reggio,


motto, bench porti altre divise cesariane,
Ccesaris omen,

non contiene

affatto quel
:

come

le

seguenti

Cum nomine

Jar ta

est

alea.

Questa spada che fu gi del famoso abate Galiani, appartiene oggi


alla famiglia

romana

dei principi Caetani di

Sermoneta: vedansi un
nel l'un-

articolo di

A. Ademollo, La Spada del Duca Valentino


terza parto e

fulhi della Domenica, n. 23-24. anno 1879, e l'opera citata dell'

Yriarte.
re

di

cui

la

appunto dedicata

alla

spada

di

Borgia.
di

Anche
Alpi che

Giulio

ULCO,
il

/'/A,-

C*U

cap.

XI)

lesse piuttosto essere


il

primo

in

un povero silaggio delle

secondo a

Roma. Ma

primeggiare, anche in un

umano sentimento questo di voler campo modesto: per cui svariate sono le
le

ambizioni secondo che variano


vidui, e cosi soleva

condizioni e

le attivit degli indi-

verso il 1840). famosissimo artista comico, soddisfare alla propria vanit, dicendo:

NICOLA VEDOVA, veneziano (m.

34 2

CM

l'

ha detto?

[i

041 -1042]

04 1.

Mi
la

so el pi gran tirano dopo Dio.


leggenda del palcoscenico,
il

Secondo

Vedova

fu

il

pi igno-

rante

uomo

del

mondo

si

vuole che un giorno (gi da tempo


si

era impensierito per la scelta della beneficiata)

recasse alla prova

con un libro
trovada,

sotto al

braccio, sclamando:

L' ho trovada, l'ho


la

un po' lungheta, ma tagiaremo. Piena sicura! Era


(Rasi,

Dwina Commedia
Ugualmente
si

comici italiani, voi. II, pag. 625).

narra che Alessandro Lanari, notissimo impresario

teatrale fiorentino,
il

esclamasse un
;

giorno

Io sono, dopo Dio,


le:

primo impresario

e subito

si

correggesse preso dalla pi


di

gittima

ammirazione, o indulgenza verso


dirmi
il

soggiungendo
;

Posso, anzi, veramente

vero Dio degl' impresarii

non

altrimenti, a

quanto narra Giuseppe Caprin in Tempi andati


il

(Trieste, 1891, pag. 226)

pittore triestino

F. Malacrea, vissuto

nella

prima met del secolo scorso,


giorno

e valentissimo nei quadri di

natura morta, mentre un

stava abbozzando
al colore

delle
di

frutta,

avendogli un tale fatta osservazione intorno

un graprispose:

polo

di ribes,

si

volse e con la sua

abituale

freddezza
i

Sappia, e lo tenga bene a mente, che per fare

fiori

viene prima
.

Dio poi Malacrea, per

le

frutta

prima Malacrea poi Dio

Come sono
genda,
si

lontane queste innocenti ambizioni da quella del pc*

tente re di Spagna,

Carlo V,

il

quale, secondo che narra

la leg-

vantava che

1042. Nei miei regni

non tramonta mai


di

il

Sole.
cita

Non

si

conoscono

le

origini

questa frase.

Il

Bchmann
lib.

per una certa analogia un passo di

Erodoto

(//ist.,
la

VII.

cap. 8) che fa dire a Sersc qualcosa di simile. Per


frase,

storia della
ti do.

ricorder che

il

Guarini
la

nel prologo del

Pastor

ug-

gendosi a Caterina d'Austria,

chiama
Utera

figlia

Di quel Monarca, a cui N anco quando annotta,


e Si hii.i.i'.k
1

il

Sol tramonta:
se.

mi Don

Carlos

(atto

I.

6),

cos

fa

parlare

Fi-

lippo

Di.-

Sonne- gehl

in

meraetn Staat nicht

unici-.

043-1047] Orgoglio, ambizione, sanit, presunzione

343

Parenti molto prossimi dell'ambizione sono l'orgoglio e la vanit.

In quanto a. vanit, credo che non potrebbe essere da alcuno


superata quella di Cicerone, se sue veramente fossero
attribuitegli
le

parole

da Giovenale

1043.

fortunatam natam

me

consule
1

Romam.
v.

Satira X.
al

Era l'orgoglio che ispirava Argante quando


Ottone
rivolse le

troppo audace

superbe parole:

1044. Renditi vinto; e per tua gloria basti

Che

dir potrai che contro

me

pugnasti.
e.

(Tasso. Gerusalemme liberala,

IV, or

ed hanno ugualmente sapore


ste altre
:

di orgoglio

misto ad arroganza que-

1045.

Rispondo che non rispondo.


Gn>v. FILIPPO Gai.vagn". mi-

dette nel Parlamento Subalpino da

nistro dell'Agricoltura, poi dell' Interno, e quindi di Grazia e Giustizia nel

gabinetto Delaunay-D'Azeglio (1849-52); e queste pure

1046. Piace a
dette dall' onor.
il

me

e basta.
in

AGOSTINO Depretis
(2* tornata)
all'

Parlamento rispondendo

30 gennaio 1884
alla

onor. Bosdari per difendere


:

propri criteri di sicurezza pubblica

Io credo di

poter affer-

mare

Camera

all'

onor. Bosdari che qui non entra siringi-

di freni, parole queste che mi furono attribuite con molta


inesatti/za. Dico

quanto

alle parole: sar quel

che volete quanto

al

nu

tolii

di
:

governo; poich capisco benissimo che a molti non pu


e basta (Discussioni, voi.

ma piare a me

VII. pag.
il

Dei

pericoli dell'ambizione e dell'orgoglio avverte

poeta

la-

tino che

1047-

Feriuntque

summos
in.

Fulmina monti')h\zi... Oi, lib. Il; od.


v.

11.13).

1043. IO47.

<
I.

fortunata
folgori

Roma,

il

mio coni
alti.

colpiscono

monti pi

344

Chi l'ha detto?

[1048-105

1]

e la

morte

di

un superbo,
:

colpito dalla

mano

del fato, ben di-

pinta dall'

Ariosto

1048.

Bestemmiando fugg l'alma sdegnosa Che fu s altiera al mondo e s orgogliosa.


(Orlando furioso,
e.

XLVI.

ott.

140).

Cosi, con la morte di

Rodomonte

ucciso da Ruggero, finisce


(e.

il

poema
v.

del gran ferrarese. Si confronti con la fine dell'Eneide


di

XII,

952) e la morte

Turno:

Vitaque cum gemiti fugit indignata sub umbris.

a proposito di

Rodomonte, non

sar inutile di ricordare, che

il

suo nome, cui l'Ariosto dette tanta fama, passato


a indicare

in proverbio

un millantatore, uno spaccone, un

1049. Miles gloriosus.


che poi
il

titolo di

una commedia

di

Plauto

la

quale narra

le

ge-

sta dell'ineffabile Pirgopolinice,

nome

passato pur esso in proverbio.

La
titolo

gara delle

mondane

vanit con frase

moderna espressa

nel

scultorio dato

da Guglielmo

Thackeray

a uno dei suoi

migliori romanzi,

pubblicato nel 1847:

1050.

Vanity

Fair.

che per altro


serie
si

il Thackeray tolse a un racconto di Buwan della The Pilgrims Progress (1678-1684). A conforto dei vanitosi pu osservare che

1051.

La

vertu n'irait pas loin,

si

la

vanit ne lui
Maxime,
lV;

tenait

compagnie.
(]
\

lluiiiFinh

i.i>.

Anche Seneca
pione,

dice:

Tolle

anibitioneiii

et

fastuosos

spiritili,

millos habebis nec Platones, nec ('atones, nec Scaerolas, Dec Sci

nec Fabricios.

1049. Soldato millantatole.

1050.
1051.

La La

fiera

della

vanit.
se
la

virt

non andrebbe molto lontano

vanit non

le

tenesse compagnia.

[1052-1056] Orgoglio, ambizione, vanit, presunzione

345

Dalle
ste altre

Massime
due
di

gi citate del

La Rochefoucauld
:

traggo que-

argomento

affine

1052. Si nous n'avions point d'orgueil, nous ne

nous plaindrions pas de celui des autres.


,<

XXXIV

1.

1053.

Quelque bien qu'on nous dise de nous, on ne nous apprend rien de nouveau.
Olili.

All' orgoglioso che

non vuole riconoscere

propri difetti,
altri,
si

le

prori-

prie colpe

ed ha occhi soltanto per quelle degli


:

pu

petere

il

motto biblico

1054. Medice, cura te ipsum.


yEvang. di
S.

Luca, cap. IV.

v.

23).

O l'altro che sar registrato pi avanti: Quid antan vides festina m


in oculo fratris ini et trabem in oculo tuo

non vid

Un
1055.

orgoglioso era pure quel


....

Fiorentino spirito bizzarro.


(Dante, Inferno.
C.

VOI,

ilippo

Argenti, cosi

beffato

da Dante nella Divina Comil

media, e di cui piacevolmente novella anche


corneront (giorn. IX,
n<>v.

Boccaccio nel De-

-uperbia del resto

scava dinanzi
fargli

a
la

se

la

ocieca
<
ila

l'aomo

al

punto da non

vedere

imminente ro\ina

impedirgli di procacciarsi riparo:

ontrtionem pra>cedit superbia.


{,1'rovrrbi di

Salomone, cap. XVI,

\.

18).

dell'orgoglio,
degli altri.

non

ci

lagneremmo
non
ci

di quello

Per (pianto bene

ci

dicano

di

noi stessi,

diranno

mai nulla che gi non sappiamo. 1054. Medico, cura te medesimo.


1056.
l.a

superbia

seguita dal pentbneni

34"

Chi l'ha detto?

[io5;-iobo]

50.
Ostinazione, ricredersi, pentirsi

Non doveva
diceva che

essere facile a
di

smuovere dalle sue convinzioni quella


Ferrante,
della

brava signora sposa

Don

quale

il

MANZONI

1057.

Con le idee donna Prassede si governava come


dicono doversi far con
che,
gli amici;

ne aveva po-

ma a quelle poche era affezionata assai.


(/

Promessi Sposi, cap. XXV).

e della stessa farina la bella

Rosina, che dopo avere pi volte

ripetuto

1058.
ha
la faccia

Lo

giurai, la vincer.
:

franca di cantare

1059. Io sono docile - son rispettosa, Sono obbediente - dolce amorosa,

Mi

lascio reggere -

mi

fo guidar.

per soggiunge subito:

Ma

mi toccano - dov' il mio debole, .Sar una vipera - e cento trappole Prima di cedere - far giocar.
se
(//

Sii univi,

Barbiere di Siviglia, parole di Cesari musica di Rossini, a. I. se. 4).


:

Proverbiale anche la rigida ostinazione dei militari


1

060. Nel militare

il

superiore ha sempre ragione

Cos

ma specialissimamente poi quando ha torto. Pai LO FaMBRI, Il mfoni/ classica commedia finisce
la

di

iti

Settimana
pri

(a.

Ili, se. 13);

ma

vi si

aggiunge:

La
il

una massima

di cui l'inferiore

deve ricordarsi

sciupi-, e

superiore mai.

[lo6l]

Ostinazione,

ricredersi, pentirsi

347

Non mancano

gli

esempi

storici di ostinazione,
:

uno

dei pi

celebri quello ricordato dalle parole

1061. Sint ut sunt aut


Si dice

non

sint.

che cosi rispondesse

dei Gesuiti, al
della

papa Clemente
la

Compagnia. Ved.

Lorenzo Ricci, ultimo Generale XIV, che lo sollecitava a una riforma Vita del Sommo Pontefice Clemente XIV
il

P.

Ganganelli trad, dall' origin, franc, del


(Firenze, 1775), a pag. 115.
stessi

s ig.

Marchese CaraCCIOLI
che avevano eglino

Vedeva

in fine,

acconsentito alla loro annichilazione col dichiarare senz'ambi-

guit per bocca del loro Generale, che avevan pi caro di


stere,

non pi

esi-

che di sottoporsi ad una riforma

Sint ut sunt, aut non sint.

Questa risposta temeraria fece tanto maggior sorpresa, quanessi

toch

non ignoravano, che

la

Chiesa stessa

si

riforma in ci che

riguarda la disciplina, e che dovevano ricordarsi che Benedetto

XIV

parlando

al

Padre Centurioni loro Generale,

gli

aveva detto espres-

samente

Egli

di fede che io orer

un

successore,

ma non

di fede

che ne arerete uno ancor voi.

Tanto vero, che


facilmente ciechi sopra

gli
i

uomini che hanno pi

spirito,

diventano

loro propri affari, e che la


gli

reputazione
:

che godevano

Gesuiti da lungo tempo,


il

aveva abbagliati

Si
il

credettero necessari, diceva

Cardinale Stoppani. e questo

fu

loro male. Ci sarebbe seguito nel

1773.

D'

altra parte

il

Crtineau-Joly, storico diligente

ma

anche so-

spetto di parzialit per la

Compagnia,

nella sua storia della sopParis,

pressione dei Gesuiti {Clment

XIV

et les Jsuites,
il

pag. 381), parlando del processo che dopo


fu istruito contro la
lit

breve

di

soppressione
les

Societ di Ges, dice:

Le procs contre
traner en longin

beaucoup plus
:

les

Cardinaux instructeurs que


le faire
111

les

accuss eux-mmes
fut alors

on rsolut de
les

Ce

qu'on exhuma

paroles,

presque sacramentelles,

lans la

bouche de Ricci, ce fameux. Sint ut sunt, aut non

unt. qui n'a jamais t prononc, mais


stitut

que tous

les

Pres de l'Inet

ont pens, car

il

tait

la

consquence de leurs vux


iraccioli.

de

l.ur

vie.

Ed

in

nota asking-

dans son ro-

man

sur Clment

XIV.

qaj attribue au

P. Kicci ce

mot

ino

come MBO.

non siano

allatto.

348

Chi l'ha detto?

[1062]

clbre.

Le Gnral des

Jsuites ne l'a jamais prononc devant le

pape Clment

XIV,

puisqu'il lui fut impossible de l'entretenir de-

puis son lvation au sige de Pierre [ci che ho trovato confer-

mato anche da
de

altri istorici].

Ces paroles sont tombes de


le

la

bouche

Clment XIII,

lorsqu'en 1761
lui

Cardinal de Rochechouart,

ambassadeur de France Rome,

demandait de modifier essen-

tiellement les Constitutions de l'Ordre.


particulier

On

voulait

un suprieur

pour

les

Jsuites

franais

alors le

Pape, rsistant

ces innovations proposes, s'cria: Qu'ils soient ce qu'ils sont ou qu'ils ne soient

plus!

si

In luogo
la frase

di

questa temeraria risposta


:

suole adoperare anche

pi laconica

1062.

Se no,

no.
costituzione
1'

che risale alla vetusta

aragonese.

Finch l'Aragona

form un regno
le Cortes,

distinto,

autorit del re era

molto

ristretta,

che

si

adunavano ogni anno per deliberare


all'

sugli affivi

del paese, erano convocate pure straordinariamente


di

avvenimento
di conser-

ogni nuovo principe per ricevere da


i

lui

il

giuramento
gli

vare intatti

loro fueros,
di

o privilegi, e in ricambio
fedelt.

prestavano
si

giuramento condizionato
servito
il

Fa formula
nell'

di cui
il

sarebbe

Justiza o gran giustiziere

incoronare

novello re,
:

cos riportata

(Ant. Perez, Obras y


si,

relaciones, 1676, pag. 143)


os, y

Nosotros, que, cada uno por

somos tanto com

que

juntos podemos

mas que

os,

os hacemos nuestro rey, con tanto


si no,

que guardareis nuestros fueros;


dividualmente

no

(cio,

Noi, che

in-

siamo

tanto

quanto

voi,
re,
I

e che

riuniti

siamo pi
che
rispet-

potenti di voi, vi
terete
i

facciamo nostro
it no,

a condizione

nostri
in

privilegi;

no).
in

fueros

aragonesi
:

furono
con

soppressi

parte da Carlo

V,

parte da Filippo
si

V ma

vien dire che questa formula

non

trova in nessun corpo legala


ritenuta autentica
si

in

alcun antico documento, per cui non


la lingua del
al

anche perch

testo quale
al

comunemente
si

riporta,

non corrisponde
il

tempo

quale

la

assegna, vale a dire fra

I193

il

1213.

Un

autore spagnuolo,

Quinto, ha

scritto
tic tos

su

questo argomento un trattato Dei jitramcnto politico


gtiOt rcycA

antifu

de Aragon, dove sostiene che


l'orse

la

suddetta formula
termini,

inventala,

non precisamente

nefjli

stessi

dal

giure

[1063]

Ostinazione,

ricredersi, pentirsi

349

consulto francese

Francesco Hotman,

e alterata poi a
si cita.

mano

mano

tino a diventare, quale oggi

comunemente
tale

Ma

non-

dimeno, pure non essendo autentica in

forma, qualche fondail

mento deve

avere, ipotesi
:

non improbabile dato

carattere altiero

dei baroni aragonesi

e in tal caso le origini potrebbero trovarsene

nella formula di giuramento riportata nel cosiddetto

Fuero Juzgo
seras

(stampato per
titolo:

la

prima volta a Parigi nel 1579 da P. Pithou col


lib.

Codicis

legum Wisigothorum
si

XII) Rey
en's.

si

f-

dres derecho, et
eris
si

non

fecieres derecho,
facis,

non seras Rey. - Rex


Queste stesse
dell' italiano

recte facis,
no,

si

autem non
trovano

non

parole, Se no,

hanno un posto anche


si

nei

fasti

risorgimento, poich
lettera di

gi

come

epigrafe

della

famosa

Gius. Mazzini a Carlo Alberto firmata

Un

italiano e

pubblicata nel 1831

a Marsiglia con la falsa data di Nizza (cfr.


dell'

con quello che


grafe
il

il

Mazzini stesso scrisse

avere scelto per epialla

se

no,

no degli Aragonesi

n^W Appello

concor-

dia dell'opere ecc. in Scritti editi e inediti, ed. Daelli, voi. IX,

pag. 243)
il

quindi furono nobilmente usate da

Daniele Manin
:

quale scriveva a Lorenzo Valerio nel settembre del 1855


il

Io
cir-

repubblicano, pianto

vessillo unificatore.
l'

Vi

si

rannodi, lo
l'

condi e lo difenda chiunque vuole che


Il

Italia sia, e

Italia sar.
l'

partito repubblicano dice alla


:

Casa

di Savoia:
:

Fate

Italia, e

sono con voi P


Italia e

se no,

no.

ai
il

costituzionali dice

Pensate a fare

non ad ingrandire

Piemonte:
no.

siate Italiani e

non mu-

nicipali,

e sono con voi: se no,


:

ripeteva in altra lettera

del 6 gennaio 1856


dire:
di

Il

partito nazionale, a

mio

avviso, dovrebbe

accetto la monarchia, purch sia unitaria:

accetto

la
l'

casa
Italia.

Savoia purch concorra lealmente ed efficacemente a fare

a renderla indipendente ed una. Se no,

no .

mto

alle sfide

vere o apocrife che siano dei princip.

gonesi e dei Gesuiti, potremo mettere una parola rimasta celebre


-tona dell'italiano
risorgili,

1063.

Jamais

'

Nella seduta della

Camera
di

francese del 5 dicembre 1867.

BUOKNIO
interpel-

Rotjher, ministro

stato,

rispondendo

alle

numerose

003

350

Chi l'ha detto?

I0 64]

lanze sull'intervento francese a


rive

Roma,

disse:

Maintenant j'ar-

au dilemme

le

pape a besoin de

Rome

et l'Italie

ne peut s'en
de
la

passer.
(

Nous dclarons que l'Italie ne s'emparera pas Vif mouvement et applaudissements prolongs) Jamais
.

Rome
France

ne supportera une

telle

violence faite son honneur, faite la ca-

tholicit! [Noicvelle et vive approbation). Elle


la

demandera

l'Italie

rigoureuse et nergique excution de la convention de septem-

bre, sinon elle

y supplera elle-mme. Est-ce

clair?

(Notiveaux ap-

plaudissements). {Compte-rendu analytique des Sances du Corps


Lgislatif, session 1868, to. I, pag. 62). - Bisogna per avvertire

che queste dichiarazioni


gli interpellanti, il

gli
il

erano state quasi suggerite da uno dequale nella seduta precedente, aveva

Thiers,

detto che se egli fosse stato Rouher, avrebbe parlato francamente


e chiaramente
rai le
all' Italia:

Dans aucun

cas, je

ne vous abandonne-

pape.

Que
par

je sois

Rome,

Civita-vecchia ou

mme
les

Tou

lon,

tenez pour certain que dans


ni
les

aucun

cas,

ni

par

moyens

moraux
quale
il

moyens immoraux, vous n'aurez Rome.


all'

L' asprezza sgarbata del ministro garb poco anche


il

imperatore

all'

indomani della seduta

si

volle rallegrare

con Rouher

per
di

suo beau discours ,

ma

poi aggiunse con dolce accento


il

rimprovero:

En

politique,

ne faut point dire jamais


to.

(P.

De La

Gorce, Histoire
pag. 314;

du Second Empire,

V,

me

edit.

Paris 1903,

che cita Pinard,

Mon

Journal,

to. I er ,

pag. 236).

Uno

stornello di

Francesco Dall' Ongaro

cos rintuzzava la

vanitosa burbanza del ministro francese:

Giammai, signore

1'

una parola

snella

Un

d la nota e

altro la cancella.
:

E
E

e*

Tutte
in

un proverbio nel nostro idioma le vie ponno condurre a Roma.


al

onta
le

Chassepot che fa prodigi,

Tutte
ci che
Il

vie

conducono a
tre

Parigi.

doveva vedersi

infatti

anni dopo

penultimo verso ricorda

la

nota frase del generale Di

F ali.v

1064. Les Chassepot ont fait merveille.

1064.

(ili

Chassepot hanno fatto meraviglie.

064]

Ostinazione,

ricredersi, pentirsi

351

I!

generale

De

Failly la sera

medesima

della battaglia di

Mentana

novembre 1867), ne avvisava il suo governo con un primo telegramma da Roma che non fu pubblicato. Invece il Moniteur
(3

rsel del

io novembre pubblic un telegramma pi partico-

lareggiato del generale stesso,

comandante

in

capo del corpo


il

di spe-

dizione a

Roma, con
frasi
:

la

data del 9 novembre,

quale

termina

con queste

Le 6 novembre,

la

population romaine a

fait

aux troupes un

accueil triompha!.
dtaill.

Votre Excellence va recevoir un rapport plus

Notre prsence

Rome

tait

urgente pour

la

sauver

je

garantis la sret des tats pontificaux contre les bandes insurges.

Nos

fusils

Chassepot ont fait meneille


il

Pare che veramente

governo francese tenesse a essere ragguaprova che aveva fatto quel


fucile a per-

gliato sollecitamente della

cussione e a retrocarica che, inventato nel 1857 da Antoine Chassepot, e adottato


il

30 agosto 1866 per


frase,

l'esercito francese, tirava

per

la

prima volta a Mentana su bersagli umani.


ogni

In

modo

la

detta

forse

senza cattive

intenzioni,
Italia

appena fu nota suscit un vero tumulto


e in

d' indignazione in

Francia; e se n'ebbe l'eco fino alla tribuna francese,

poi-

ch nella tornata del Corpo


si

Legislativo del 2 dicembre, mentre

svolgevano

le

interpellanze rail' intervento francese a

Roma,

Jules Favre faceva una violenta diatriba contro la politica illiberale e antiumanitaria del gabinetto
feeaio

Rouher, a un certo punto Eu

Pelletan interruppe esclamando:


!

Il fallait essayer les fusils Chassepot

Dopo rumorose
la

esclamazioni della Camera, Jules Favre riprende

parola e continua:

....

Nos

troupes

soutiennent

le

corps

pontifical

avec
le-

leurs

perfectionnes qui font tomber les


soli,

hommes comme

la

faux du nioissoneur

Interruptions).
l'ai
si

Une

voix. C'est une insulte


l la

WRK. De
impression:
le

phrase qui a produit en Europe une

triste

fusil Chassepot a fait meneille (Uni vante inter-

ruption

Pelletan. C'est une indignit! Favre. Je comprends, je subis

[Bruit}.
les

ncessits de la guerre,

ivoue que je >uis attrist lorsque je rencontre dans un rap-

35 2

Chi l'ha detto?

[1065-1066]

port cette glorification


bruit)
.

de

la

destruction

des

hommes (Nouveau

Et cette parole n'a pas seulement bless les curs franais,


elle

a t accueillie en Italie avec une motion indescriptible {In.

terruptions)

Oui, l'motion a t

telle

en

Italie qu'il

n'y a eu qu'un

cri

d'indignation contre la France (Bruit).

E
cia
:

veramente

gli

animi erano allora concitatissimi contro la Franil

ma

tre

anni dopo

fucile

ad ago prussiano doveva fare

le

vendette delle meraviglie operate dallo Chassepot!


Si ritiene
si

da molti che nel medesimo telegramma del


pure rilevata
:

De Failly,

trovi un' altra frase che fu

1065. Toutes les troupes camprent sur le

champ

de

bataille.
:

Ma

un errore

codesta frase
dal

si

trova invece nel rapporto ufficiale


1'

mandato per posta

De
i

Failly

8 novembre.

Ma
s

si

sa

bene che
la verit,

quel generale francese che mostr di rispettare

poco

come poco
role
stessa,
essi

rispettava

vinti

anche se
Il

feriti,

disse

con quelle pa-

una vanitosa menzogna.


dove
i

campo

di battaglia era

Mentana

francesi

non ardirono

entrare,

e per

quella notte

ne dormirono fuori.
perci inesatta pure la tradizione che vuole che
fosse spedito
il

famoso

te-

legramma

da Mentana
villa

la sera
il

medesima
il

del 3, e che
il

anc' oggi mostra in

una

presso

paese

tavolino sul quale

De

Failly

1'

avrebbe

scritto.

La

storia

parlamentare

francese

ci

serba memoria

anche
:

di

un' altra frase famosa, posteriore in tempo alle ultime citate

1066.

Se soumettre ou

se dmettre.
nel conflitto sorto in Fran-

Essa fu detta da
cia nel

Leone Gambetta
Mac-Mahon,
Il
il

1877
il

tra la

maggioranza repubblicana della Camera da una


ministro

parte,
il

Presidente

De

Broglie-Fourtou e

Senato dall'altra.

15 agosto Gambetta pronunzi a Lilla in un

106;

Tutte

le

truppe accamparono sul

campo

di

battaglia.

1066. Sottomettersi o dimettersi.

067-1068]

Ostinazione,

ricredersi, pentirsi

353

banchetto un famoso discorso, nel quale esponeva

la situazione e
fait

concludeva con queste parole

Quand

la

France aura
le

enten-

dre sa voix souveraine - (erano imminenti


croyez-le bien, messieurs,
Il
il

elezioni generali)

faudra se soumettre ou se dmettre.


al

gabinetto

De

Broglie,

dopo qualche giorno, ordin


di

Procu-

ratore Generale della

Repubblica

procedere contro Gambetta


la frase

per

il

suo discorso,

precisamente per

rimasta celebre: e
della

Gambetta,

citato innanzi alla io a


di

camera del Tribunale

Senna

come imputato
tembre a
tre

offesa alla persona del presidente della

Repub1' 1 1

blica, e di oltraggi ai ministri, fu

condannato
e

in

contumacia
ti'

set-

mesi

di prigione

2000

fianchi

ammenda.

Ma

pare che la frase fosse suggerita al Gambetta da

Charles-Lolis
avrebbe detto

de FUYCINET
il

il

quale

in

casa della signora

Adam

una sera presente Gambetta:


faudra bien que
retiens le
le

Si les lections sont rpublicaines,

marchal se soumette ou se dmette

un

Je

mot
si

- disse ridendo
dire che

Gambetta, -

je

lui ferai

sort.

E non
esempi
la

pu

non glieP abbia

fatta

iL' Opinion,

journal de
(ili

la semaine,
citati

17 janvier
tutti

1920. pag. 64).


di ostinazione nelle idee, dalla

sarebbero

quale nasce
tratti

ostinazione nelle opere, bella e lodevole

quando

si

del bene, biasimevolissima

quando

si

tratti del

male. Le pa-

role di

Medea

1067.

....Video meliora

proboque:
lib.

Deteriora sequor.
(Ovidio. Metamorfosi,
li

VII. v. 30-21).

cui

si

ha

la

traduzione italiana in un verso del


'1

PETRARCA

lo

..Veggio

meglio ed
{('timone in

al
Titti

peggior m'appiglio.
\\l

secondo
e

il

di .1/. Laura, num. XVII Marsand, comincili: /';o/c.


\.

uri pensier m'assale, min;

nell'ediz. Mestica: ultimo


in

(|uelli

dd FOSCOLO,
Alla ragion,

ili'

dice di - (Son. il proprio ritratto):

Do
ma
corro ove
.il

lode
piace.

COI

,<,-.

Veggo

il

meglio e l'approvo;

ma

Regno

il

peggio.

354

(/lJ

t' /l "

detto?

[10O9-1072]

esprimono un sentimento pur troppo


ralisti

assai

comune, bench

tuonino contro
:

la

pervicacia nell' errore. Infatti

moCicerone
i

scrive

1069. Cujusvis hominis est errare; nullius, nisi insipientis, in errore perseverare.
(Filippica XII,
2).

sentenza imitata in un noto adagio


inutilmente nella Bibbia:

scolastico che

pi cercano

1070. Errare

humanuni

est,

perseverare autem dia-

bolicum.
La prima
tore
(

parte deve trovarsi nelle Declamazioni di Seneca


:

il

redi

Anneo Seneca
il

non

si

sa
;

il

pronome, ed

il

padre

Lucio Anneo Seneca

filosofo)

ed anche un emistichio dellMwlib.

tilucrethis del Cardinale

Melchior de Pot.tgnac,

V,

r.

59.

Invece

Pope

scriveva:

1071.

To

err, is

human;

to forgive, divine.
p. II,

(Essay on Criticism,

verse

325).

Non

bene
:

dunque

di ostinarsi nell'errore e di rispondere bur-

banzosamente

1072.

Quod

scripsi, scripsi.
{Vang, di
S.

Giovanni, cap. XIX.

v.

22).

come Filalo
assai
dati,

rispose g Sacerdoti che volevano fargli caini

>

cartello posto sulla croce di Cristo; e le parole

medesime

si

usano

sovente
alle

come perentorio
Giovanni

rifiuto

di

mutare

sillaba agli ordini

cose dette o scritte.


di

Baldassarre Cossa, che fu papa


il

col

nome

XXIII,

e che

Concilio di Costanza olv

1069. Chiunque pu errare,

ma

soltanto lo sciocco persevera nel-

errore.
il

1070. L'errare cosa umana,


diabolico.

perseverare nel

male invece

107 1. Errare umano, dimenticare divino. 10" 2. Quel che scrissi, scrissi.

[1073-1075]

Ostinazione,

ricredersi, pentirsi

blig a rinunziare nel 14 15,

dopo

la

sua morte a Firenze nel 1419,


in S.

Medici fecero costruire un mausoleo

Giovanni dal Donatello.

Papa Martino
nalis;
se rips i,

chiedeva che

le

parole scrittevi,

cancellate e sostituite invece dalle altre,

ma

la

Signoria Fiorentina

rispose

Quondam Papa, Quondam Cardisemplicemente Qu od


:

scripsi.
inutile
il

Ma

fare intender ragione

a chi

non vuol

sentirla:

1673. \Ch\ Chi ne l'acqua sta fin alla gola,

Ben
non

ostinato se
1

merc non grida.


e. I, ott. 50).

Ariosto, Orlando furioso,

e'

peggior sordo di chi

non vuole intendere,

egli

come

gli

dei bugiardi della Bibbia,

che

1074.

Os habent,
et

et non loquentur: oculos habent, non videbunt.


{Salmo CXIII,
v.

13 e

Salmo

(XXXIX

v.

1<>).

quando non

si

vuole udir ragione, coni' facile di trovare

il

torto

dalla parte di coloro che

non pensano come noi

anche talvolta

questione di falso amor propri", di rispetto umano, poich

1075.

L'amour propre

fait

que nous ne trouvons

gures de gens de bon sens, que ceux qui


sont de notre avis.
detto nelle vecchie edizioni delle Maximes di La ROCHEFOUCAULD, mentre nell'ediz. definitiva del 1678 la sentenza mutata: Nous ne trouvons gure de gens de bon sens que ceux

pu sont de notre avis


[nvece
il

CCCXLVm).
riconoscere
il

savio non

esita a

il

proprio errore
giudizio e
le

al-

lora

sa

mutale opportunamente
:

proprio

proprie

decisioni

IO74.

Hanno

bocca,

ma non

parleranno; hanno

ocelli,

ma non
di

vedranno.
107;.

L'amor proprio

fa che noi non troviamo altre persone buon sen-o che quelle che la pensano come noi.

356

Chi

l'Ita

detto?

[1076-1080]

1076.

....Variano

saggi

A
e
l'

seconda de' casi

lor pensieri.
a.
I.

(Mkt asta-io, fJidone abbandonata,


onest'

se. 5),

uomo,

se

ha

fallato,
il

deve riconoscere

il

suo

errore e

pentirsene, poich tale

desiderio non
la

solo degli uomini,


:

ma

anche della eterna

giustzia,

quale ha detto

1077.

Nolo mortem

impii, sed ut convertatur im-

pius a via sua et vivat.


(Ezechiele, cap.

XXXIII.

v.

11).

Si

penta dunque, e chieda perdono a coloro che


di

ha

offesi,

non

per a mo'

quel tristanzuolo, che diceva

1078.

S'io ho fallato, perdonanza chieggio: Quest' altra volta so eh' io far peggio.
Margutte nel Morgante Maggiore
si

una

delle solite uscite di


(c.

di

Lru;i

Pulci
mista :

XIX,

ott.

100); piuttosto

serva delle parole del Sal-

1079. Delieta juventutis mese et ignorantias

meas
v.
7).

ne memineris [Domine].
{Salmo

XXI \

copra

il

suo viso di quel rossore che

la

migliore confessione
di

del fallo,

come

si

canta anche nella


a.

Sonnambula
se. 8):

FELICE R"-

\iani

(musica di V. Bellini,

Ili,

1080.
Il

Ve

lo dica

il

suo rossore.
si

rossore e la confusione di chi

riconosce in colpa sono

laiil

volta sufficiente espiazione del suo errore,

come

gi osservava

nostro maggior poeta,

cui

Virgilio confortava dicendo:

1077.

Non

voglio la morte del peccatore,

ma

che

si

ritragga dalla

sua via e viva. 1079. Non ti ricordare, o Signore, de' n delle arie Ignorance.

delitti della

mia giovine

081-1083]

Ostinazioni-,

ricredersi, pentirsi

1081.

Maggior

difetto

men vergogna
(Dante. Inferno, e

lava.

XXX.

v.

142).

cio anche

una minore vergogna sarebbe

sufficiente a

lavare un

errore pi grave.
Il

pentimento venga in tempo, se non

si

vuol pagarlo troppo


frase

caro, e cos dicendo la

memoria suggerisce subito una

famosa

1082. Pnitere tanti

non emo.
Atticae, lib.
I,

(Aulo Gellio. Xoetes


che fu
la

e.

S '"

risposta di

Demostene

alla cortigiana

Laide

la

quale

gli

aveva chiesto 10,000

dramme come

prezzo dei suoi favor; anzi,


precise parole
o>vouu>sct

come Aulo

Gellio stesso soggiunge, le


o'r/.

di

Demo-

state sarebbero anche pi argute:

pupteov 5paxn<7 >v

\Mxa\ii\tiT9.

1083.

Ablue peccata, non solum faciem.


una
iscrizione bizantina, che
si

e la traduzione latina di

legge.

j> si

leggeva, intorno al battistero della basilica di S. Sofia in Costantinopoli,


e
si

trova anche ripetuta in quello della chiesa di Notrescritta in

Dame-des-Victoires a Parigi. Essa era cos

greco:

\I'roNANMHMATAMHM<>XANO<riN
e

come

si

vede restava

la

medesima, tanto

se letta

da desila

;i

sinistra,

quanto da

sinistra a destra.

IO82. \<>n pago cosi cam un pentimento. 10N3. Lava anche tuoi peccati, non soltanto
i

la

faccia.

358

Chi l'ha detto?

[1084-1086]

61.
Ozio, industria, lavoro

La

frase,

tanto rimproverata a noi italiani, e specialmente

ai

meridionali, del

1084. Dolce far niente.


sembra
lib.

derivi

nientedimeno che da Plinio

il

giovane,

il

quale nel

Vili

delle Epistole (ep. 9), scrisse: illiid iners qitidem juci inesse.

dimi tarnen nihil agere, nihil


lib. II,

Anche CICERONE {De


delectat.
tal

oratore,

cap. 24) pensava che


?

Nil agere

Ma

il

rimprovero

poi giusto

Scriveva Pasquale Villari a


(2

proposito nelle Lettere


:

meridionali
glio

a ediz., Torino, 1885, a pag. 48)

Io non vo-

tralasciar di notare che questa gente cos

male compensata,
di aver letto

tra quelle che in

Europa lavorano

di pi.

Ricordo

una
nella

tale

osservazione in un' inchiesta inglese fatta per ordine di

lord Palmerston.

Ho
di

conosciuto anche un tedesco, occupato molto


il

escavazione delle miniere,


alcuni mesi

quale, essendo andato a pasdisse

sare

riposo nelle

campagne napoletane, mi

un giorno a Firenze:
l

Il dolce

far niente

degli Italiani,

almeno

dove

io

sono stato, una. calunnia atroce. Sarebbe impossiil

bile piegare

nostro contadino o

il

nostro operaio ad un lavoro


i

cosi
dini.

duro e prolungato, come quello che fanno

vostri

conta-

il

Si di

veda quello che

in

proposito detto nelle Lettili


trad,
di

da Napoli
pag. 74

W.

Goethe
di

nella

Giustino Fortunato, a

dell' ediz.

Napoli 191 7.
2)

Ecco

Giusti, che nel Gingillino (su.

rimbrotta

la

1085.

Ciurma sdraiata in vii prosopopea, Che il suo beato non far nulla ostenta.
gli

ma

l'Apostolo minacci

oziosi

di

farli

digiunare, poich:

1086. Si quis
(S.

non
l'nuli.

vult operari, nec manducet.


E/.
II.

mi ThessaloMicenses,

cp.

3,

v.

10>

.1086.

Se qualcuno non vuol lavorale, che

nemmeno

mangi.

fi

087]

Ozio,

industria, lavoro

359

Queste parole
verbio

di S.

Paolo erano, osserva Antonio Martini, proEbrei ed anche presso


i

comune

tra gli

sapienti del pagane-

simo

. S.

Paolo

in quel capitolo ricorda ai Tessalonicesi, ch'egli in

mezzo

alle fatiche

continue e gravissime dell'apostolato, pur potendo


il

ricevere dai cristiani

necessario pel suo sostentamento,


il

non aveva

voluto mangiare a ufo

pane

di

nessuno n essere

di

aggravio ad

alcuno,
di molti

ma

lavorare di e notte, con fatica e stento, al contrario

che non fanno nulla

ma

si

affaccendano senza pro. Dovreb-

bero leggere e meditare questo capitolo molti degli odierni organizzatori


!

Invece

essi se

ne valgono

ma

con

tutt' altro

intendimento.

In un opuscoletto di propaganda comunista, pubblicato dalla Camera


del

Lavoro

di

Cento, e scritto

dall'

on. Ercole Bucco col titolo

Chi

non lavora non mangi (Bologna, 19 19), l'on. Giovanni Zibordi


nella prefazione dice: Il multisecolare detto di S. Paolo, che noi

usammo
vincere

cos largamente,
il

agli inizi della

propaganda, quando, per


specialmente nelle

misoneismo
ci

dei

lavoratori
i

credenti,

campagne,
1'

giovava mettere

nuovi principi del socialismo sotto

egida degli antichi detti del Vangelo, torna di gran

moda
di

oggi

e arriva a noi dalla

Russia.

Infatti la Costituzione

o legge fon-

damentale della Repubblica socialista federale dei Soviet


adottata dal
all'art.
lista

Russia

Congresso panrasso dei Soviet del io luglio 191


,

18 della Div. 2 a

Cap. V, dice:

La
il

Repubblica socialavoro obbligatorio


il

federale dei
tutti
i

Soviet di Russia decreta

per

cittadini della

Repubblica e proclama

principio

Chi

non lavora non mangia

(cito la trad. ital.. esattissima del resto.


I

pubblicata Cl-aW Avanti ! nel fase.


luzione . Milano,

dei

Documenti

della Rivo-

1919).
la

Certamente c' ancor oggi chi passa


se
in

sua vita oziando,


ci

ma

co-

non sempre
poich
:

ci

soffrono nel ventre,

soffrono sempre

reputazione,

1087.

....

Seggendo
si

in

piuma

In fama non

vien, n sotto coltre.

Sanza

la

qual chi sua vita consuma.


in aer

Cotal vestigio in terra di s lascia

Qua]

fummo

ed in acqua
.

la

schiuma.
.

(DaHTS, /nni,i.

\\!\

v.

47-51).

360

Chi l'ha detto?

[1088-1090]

Un
pio

bell'

umore

scriveva che questa sentenza dantesca

non era tanto

assoluta da non ammettere delle onorevolissime eccezioni, per esemil

Monti,

di

cui corre

fama che

scrivesse stando in letto la


dirsi
il

maggior parte delle sue opere, sicch pu veramente


gloria

che la
celebre

venne a cercarlo

sotto coltre.

lo stesso faceva

tipografo ed editore Niccol Bettoni.

Ma
1088.

uscendo dai

traslati,
:

ovvio che senza fatica

non

si

con-

quista nessun bene

....Nil sine

magno
I,

Vita labore dedit mortalibus.


(Orazio. Satire,
lib.

sat. 9, v. 59-60).

Del

resto,

che cos' mai


Il

la

vita dell'ozioso?

1089.

viver

si

misura
giorni....
a.

Dall'opre e non dai

(Metastasio. Ezio,

Ili, se.

1).

L' assidua operosit


tura,

di
il

colui

che fa del lavoro una seconda na:

espressa con

classico adagio

1090. Nulla dies sine linea.


che giusta l'autorit di Plinio
il

vecchio {Hist. Nat.,

lib.
il

XXX Y.
quale non

cap. 36, 12), trasse origine dal greco pittore


lasci passar giorno senza tirare
in esercizio
il

Apeixe,

almeno una

linea per tenersi

sempre

nell'arte in cui divenne eccellente. Avvertasi per che

testo pliniano

conferma che gi da tempo antico esisteva


ne dice
il

il

pro:

verbio,

ma non

testo preciso

ecco

le

parole di Plinio

Apelli fuit alioqui perpetua consuetudo,


tala

numquam tam

occupa;

diem agendi, ut non lineam ducendo exerceret artem


in

quod
fu
li-

ab eo

proverbium

venit. -

Di questo motto non ha guan

detto argutamente che un ministro italiano lo traduceva, con

bert troppo grande, cosi: nessun giorno senza corbellera (Vaunucci, Prov. lat.,
II).

1088.

La

vita nulla

ha mai dato

ai

mortali senza grande faticai

IO90. Nessun giorno RODI una lima.

[1091-IOQ4]

Ozio,

industria,

361

A
si

indicare

dove giacciano
1'

le

peculiari difficolt di
:

un lavoro,

pu usare

emistichio virgiliano

1091.

Hoc

opus, hie labor.


(Virgilio, Eneide,
lib.

VI.

v.

12<J).

mentre nello stesso poeta troviamo


a significare
difficolt
:

due

versi seguenti utilissimi

come

il

lavoro e la necessit giungano a superare ogni

1092.

....Labor

omnia

vincit

Improbus,

et duris

urgens in rebus egestas.


(Georgiche,
lib.
I,

v.

145-146).

11
il

primo emistichio
concetto
;

citato

anche separatamente,
di

ma

svisandone

ugualmente succede
si

un' altra sentenza dello stesso


le

poema,

della quale

citano d' ordinario soltanto

prime parole

1093.

In tenui labor, at tenuis non gloria.


(Georgiche,
lib.

IV.

v.

t.).

il

qual verso usato da Virgilio


rivolte

significare
(il

che

le

sue fatiche saconcetto

ranno ora

ad un umile argomento

miele e

le api),

che ben rese Giovanni Rucellai nel poemetto Le api

(v.

39-41):

Ne'

piccioli suggetti

gran

fatica.

Ma
Non
nell'uso

qualunque
picciol

gli

esprime ornati, e

chiari,

frutto del su' ingegno coglie.

il

\erso virgiliano tratto a significare l'industrio-

sit dell'artefice

che cura anche

pi piccoli particolari dell'opera


dall'abilit

sua.

quak lavoratore. E
la

perci acquista pregio soprattutto

del

quindi

il

caso

di

ripetere che:

1094.

Materiem superabat opus.


(OnOtO, Metamorfosi,
lib. II.
v. 5).

Onesto

il

lavoro, questa

la

fatica.

1092. "gni difficolt

vinta dall' aspro lavoro, e dal bisogno che

incalza nelle dure vicende.

1093.

lavoro

.'

tenue,

ma
la

dar non tenue gloria.

voro vinceva

materia.

362

Chi l'ha detto?

[1095-1099]

come

fu

detto del palazzo del Sole, che aveva porte di argento


lavoro, opera di Vulcano.

di finissimo

Da Ovidio
d'

trarremo pure la frase seguente, che indica lo stato


fiero dell'

animo

di

un autore

opera sua

1095.

Auctor opus laudat.


(Ex Ponto, Hb.
Ili,

ep.

9,

v.

.).

Ove F arte
di

aiuti

od
il

imiti la natura,

ma abilmente si

celi,

sar

il

caso
:

dire quel che

Tasso

dice dell' incantato giardino di

Armida

1096.

L'arte, che tutto

fa,

nulla

si.

scopre.
XVI,
ti

(Gerusalemme

liberala, e.

ott. 9).

Se
nibile,

il

lavoro che

t'

incombe supera

il

tempo che

resta dispo-

puoi ripetere col

Petrarca

1097.

pi dell'opra che del giorno avanza.


(Trionfo d'Amore, cap.
II, v. 7-).

e se
di'

il

giorno p'ass senza che tu potessi sbrigarti


:

dell'

obbligo tuo,

pure

1098.

Amici, diem perdidi.


(Svetonio. Vita di Tito,
e.

8).

come

soleva dire l'imperatore


fatto un'

Tuo

alla fine di quel giorno in cui

non avesse
Il

opera buona.

lavoro procaccia guadagno a chi onestamente e abilmente


il

ne serve;
gli

lavoro

dunque anche un

affare.

Ma

che cosa sono

affari

1099. Les affaires, c'est l'argent des autres.


lia

detto

(ivvAKM

ma

quarant' anni prima


di Talleyrand,

di lui,

M. DE MOM

1-

K"M>, non indegno amico


/./
i

aveva detto anche meglio:

affaires,

c'est le bien d'autrui.

L'autore loda il suo lavoro. 1098. Amici, ho peno la giornata. io(|(i. 'ili affari sono danaro degli
1095.
il

altri.

I00-II02]

Parlare,

farm-

363

Anche Dumas

figlio

nella

Question d'argent

(a. II, sc. 7)

Les

affaires? c'est bien simple: c'est l'argent des autres.

Franois Broalde de Verville

nel

Moyen

de parvenir
?

Mais de quoi sont composes


bien d'autrui.

les affaires

du monde

Du

52.
Parlare, tacere

Il

linguaggio

il

dono pi sublime che


a tutto arriva, e
vi

gli

dei potessero fare

agli

uomini,

ma non
:

sono cose e sentimenti

che la parola incapace a descrivere. Ci affermava anche


l

Dante

dove disse

1100.

Trasumanar

significar per verba


(Paradiso,
e.
I,

Non
cio che
il

si

potria.
v. 70-71).

linguaggio

umano non

sufficiente a descrivere quel


si

che prova chi trasumana, ossia diventa pi che umano,


cina alla divinit.

avvi-

Oltre le cose
dire,
vi
ci

che non

si

possono o meglio che non


si

>i

sanno

sono quelle che non

devono

dire.

Per esempio

lo stesso

poeta

ammonisce che

101

Sempre a quel ver e' ha faccia di menzogna Dee l'uom chiuderle labbra fin ch'ei puote,
Per che san za colpa
fa

vergogna.
e.

(Inferno,

XVI,

r.

134.136).

ed altrove che

a tono

i<>><-

Idi-

quali:

1102.

Pi tacer, che ragionare, onesto.


(Par., iis,.
e.

\\

I,

364

Chi l'ha detto?

[11 03-

105]

oppure, com'egli stesso altrove aveva detto:

1103.

....Cose che

il

tacere bello.
(Inferno,
e.

IV,

v.

104).

Tace

Dante

in

questo secondo passo per modestia, poich erano

discorsi in sua lode,


lodi de' suoi maggiori,

come

nel

primo aveva taciuto per non


in

fare le

ma

Francesco D' Ovidio

un

articolo nella

Biblioteca delle Scuole Italiane,

16 febbraio 1892, p.

145-149,

sostiene invece che queste e simiglianti frasi dantesche denotino sem-

plicemente delle preterizioni per amore di brevit


e.

altrove [Purg.,

XXV,

v.

43-44) disse, certamente per altra ragione, cio per


:

onest del linguaggio

ov' pi bello

Tacer che
Infatti
1'

dire.

uomo

di onesti

costumi non
:

si

permetter mai un

lin-

guaggio sconveniente, memore del detto

1104.

Imago animi sermo


oratio.

est:

qualis vita, talis

che nel trattatello


antiche
edizioni

De moribus

d' incerto

autore,
;

ma
vedi

in

alcune

falsamente assegnato a

Sknkca

P.

Sir/

Scutcntiae,

ad fidem codd. optim. primuin


1869),
al

recensait E.

Wlfflin.

Accdii incerti auctoris liber qui vulgo dicitur de moribus (Lips.,

Teubner,

n.

72-73.

La

sentenza stessa

si

trova pure
Sik<> e la

interpolata in qualche edizione dei

Mimi
dicono

di

PUBLILIO

sola seconda parte in qualche testo attribuita a

SOCRATE.
qualche volta
poich
:

Tuttavia certe cose che male


si

si

in volgare,

usa dirle, per rispetto

alle

caste

orecchie, in

latteo,

1105.
oome

Le

latin

dans

les

mots brave l'honntet.


.

dice
:

Nicola Boii.ku

(/.'Art potique

eli.

II,

\.

1751 che

soggiunge

Mais

h-

lecteur

franais veut tre respect.

1104.

Il

linguaggio
il

('

lu

specchio dell' anima: quai'


puilon

la vita,

taie

parlare.
sfida
il
.

1105.

11

latino nelle paiole

iio'i-iio7]

Parlare,

tacere

La ragione per

la

quale
si

la

lingua latina

si

permette delle arditezze


il

che in volgare non


la lingua dei dotti,

oserebbero, non tanto perch

latino
in
si

quanto pi semplicemente perch sono


lo

minor
desse

numero coloro che


zione di
si

capiscono. Sotto questo aspetto, se

ascolto al parere del famoso

Marchese Colombi,

la geniale creavi

Paolo Ferrari,

il

quale lodava Vienna perch non

fanno satire anonime,

106.

le

fanno in tedesco, e
(P.

allor chi le capisce?


e

Ferkari. La Satira

Parini,

a.

II.

se. 4).

certe cose

si

potrebbero anche dire


il

l'

in

tedesco.
;

Ovvero, qualcuno che non ha

coraggio di dirle, osa scriverle

anche Cicerone scriveva

all'

amico,

istoriografo Lucceio. pregan:

dolo di scrivere un libro sulle sue gesta

1107. Epistola

enim non

ernbescit.
(Ad familires,
lib.

V, ep.

12.

1).

Veramente
dire

vi

sono delle brutte cose che non


specialmente

si

dovrebbero n
chi

scrivere,

ove possa udirle o leggerle

pu
sito

trarne occasione di scandalo,


di

donne o

fanciulli;

ma

a propoin

queste orecchie troppo facilmente scandalizzabili, cade


di

acconcio ricordare una spiritosa uscita


i

uno

dei pi geniali
citata n

fra

nostri scrittori,
si

alla quale,
fa assai

se pure

non molto

termini precisi,

di

frequente allusione; e appunto per

questo non e male di ricordarla qui esattamente.

FERDINANDO
scri-

Martini, non ancora ministro n governatore


\endo
nel

dell'Eritrea,
sulle

1873 con
lod

lo

pseudonimo
del

di

Pan tasto

colonnr del

Panfulla,

V Eva, romanzo
;

Verga, che
ili

altri

trovavano

piuttosto immorale

poich un padre

famiglia gli scrisse la-

gnandosi

dil

suo giudizio troppo benevolo, che avrebbe potuto


la

indurlo a concedere

lettoni di
il

quel romanzo alla sua figliuola,

.inni,

1 Martini nett articolo successivo

temeva

lutte

le

volte che

un romanziere o un commediografo pigliano


-

trattare

un argomento un tantino
parte
:

BOO
//e

si

sente che

ripe*

!...

1107.

Infatti

Io

scritto

non divenl

;<><>

Chi l'ha detto?

[1108-1111]

108.

Benedette
maritino

figliuole!
!

non veggo

l'ora

che

si

e l'altro, pag-. 173).

(Fantasio, Fra un sigaro

N
essi

basta di non dire ci che non va detto, bisogna anche non


Il

dir troppo.

ciel vi

guardi dai chiacchieroni, dai parolai

Intanto

cominciano con l'essere noiosi, poich:

1109.

Le

secret d'ennuyer est celui de tout dire.


(Yoltairk, Discorsi,
6).

1'

abile oratore

come

1'

abile scrittore

sanno trovare dei

veri effetti

rettorici

tacendo a proposito ci che va taciuto, o lasciato indovi-

nare a chi legge od ascolta, tanto pi che,


verbio, a

come

dice

il

volgare pro:

buon intenditor poche parole, ovvero come dice Plauto

ilio.

Dictum

sapienti sat est.


(Persa,
a.

IV,

se. 7, v. 729).

ed ugualmente Tkrknzio nel Formione,


verbio anche presso
n.
gli antichi

v.

541

(pare fosse pro-

Romani,

cfr.

Otto,

Rom. Sprichw.,

525).

Il

parolaio annoia pure perch divaga di palo in frasca,


:

facendo come
1 1 1 1

....

L' abate Cancellieri

Che principiava

dal cavai di Troia

E
('osi

fna colle

molle pe' brachieri.


in

GIUS. GlOVACCHlNo Bki.U piacevoleggia

una Epistola

in

terza rima intitolata

A
il

Cesare Masini pittore e poeta (nei


;

Versi

inediti di

G. B.

Belli

romano, Lucca, 1843, pag. 88)


Belli
si

e di questa

sua facezia pare che

compiacesse, perch la ripete in

una nota a un sonetto del 15 gennaio 1835 &' ottima del curzoretto apostolico) in questa forma governandosi in ci come la
:

buona memoria

del eli.*'" " Francesco Cancellieri,


1

il

quale comin<li

ciava a parlare di ravanelli, e poi di ravanello in carota e


rota in

ca-

melanzana, finiva con l'incendio

di

Troia.

109.

Il

segreto per annoiare quello di dir tutto

um.

Al aggio basta una parola sola.

[ill 2' III 4]

Parlare, tacere

367

E
il

poi

il

cicaleccio, erudito o no. di codesta noiosa gena, desso

sempre innocente?

Xe

dubito assai, e prima di


il

me

ne dubitava

saggissimo Salomone,

quale pensava che

11 12.

In multiloquio non deerit peccatum.


(S.

Bibbia, Libro dei Proverbi, cap. V, vers.

19).

Comunque,
cente del

fosse pure

il

colloquio pi onesto, benigno ed innoil

mondo, avrebbe sempre

gravissimo torto di far per-

dere quel tempo, che potrebbe essere pi utilmente impiegato in


mille faccende di

maggior momento. Tenesse sempre presente

il

ciarliero la sentenza di

Ovidio

1 1

13.

Dum
le

loquor, hora fugit.


(Aniores,
I.

el.

XI,

v.

15).

anche

parole di

Orazio

nelle

Odi

(I,

XI,

7-8)

Dum
iE tas.

loquimur, fugerit invida

Xon
pericoli

di
:

rado

ai

danni del tempo perduto

si

uniscono anche

altri

14.
nel
N

Rumores
libro
;

fuge.
12,

dice

I,
il

dist.

dei

Disticha de moribus,
cosi
:

DIONISIO

ma

motto

intiero

suona

Rumorem

fuge, ne incipias

novus auctor haberi

Xam
Donde
si

nulli

tacuisse nocet, nocet esse locutnm.


si

vede che citando, come

fa
i

comunemente,
tumulti, ecc.,

le
si

due prime
travisa
il

parole sole nel significato di fuggire

concetto dello scrittore,


ciarl'-.

il

quale invece raccomanda


di

di

fuggire le

pet

non incorrere nel pericolo


1'

essere tenuto autore di

qualche maldicenza. Inoltre

autore di esse nulla ha che fare con


cui
la

Catone Censori

>

coli'

Utkeose,

\oce pubblica

le ascrive.

11 12.

Le molte
Fuggi

ciarle

non possono essere

tutte

innocenti.

1113. Mentre parlo, l'ora fugge.


1

(.

rumori.

368

Chi l'ha detto'

[1115-1119]

Quante

volte,

dopo un imprudente

discorso,
:

nel quale

non

si

fece debita attenzione al precetto oraziano


1 1

Quid, de quoque viro et cui dicas, ssepe videto.


(Orazio. Epistole,
lib. I, epist.
1K, v. 68).

vorremmo poter
flessione,

ritirare

le

parole sfuggite in un
:

momento

d' irri-

ma

il

tardo pentimento non giova

1 1 1

6.

Nescit vox missa reverti.


(Orazio. Arte poetica,
v.
,<0).

il

medesimo
1

autore,

altrove

1 1

7.

Et semel emissum, volat irrevocabile verbum.


(Epist., lib.
I,

ep. 18. v. 71).

ovvero,

come pi prolissamente cant

il

METASTASIS

11 18.

Voce

dal sen fuggita


;

Poi richiamar non vale

Non

si

trattien lo strale,

Quando
Se
di

dall'arco usc.
(Ipermestra,
a.
II.

se.

1).

il

segreto che hai sul cuore

ti

pesa tanto che senti

il

bisogno

confidarlo ad alcuno, e

non

ti

sembra sfogo
la

sufficiente quello del

barbiere del
alla terra
la

Re Mida
egli

che raccont

vergogna del suo prncipe

(bench

pure ebbe a pentirsene, secondo che narri


il

leggenda),
del

segui

almeno
:

consiglio

contenuto

in

quell' epi

gramma
1 1

PANANTI

19.

A chi un segreto? Ad un bugiardo o a un muto.


Questi non parla e quei non creduto.
cu!
:

L'Ai.ic.nii' Ki.

dobbiamo

la

nota perifrasi per indicare

1*

or

gano

del

linguaggio

1115. Che cosa


ui(>.
11 17.

dici,

di chi e

con

chi,

considera

di

frequente.

La paiola detta non sa tornare indirmi. E la parola, una volta detta, sen vola via irrevocabilmente

2 O-

1 1

2 4]

Parlare, tacere

3 69

20.

Se

quella, con eh' io parlo,


(Inferno,

non
e.

si

secca.
v.
1.'").

XXXII.

ha pure

tre

versi,

che

si

applicano per iperbole a indicare ogni


:

insieme disarmonico e tumultuoso di voci


1
1

Diverse lingue,

orribili favelle.

Parole di dolore, accenti d'ira.

Voci

alte e fioche, e

suon

di

man con
e.

elle.

(Inferno,

Ili

Bellissima cosa
briet,

quella di saper parlare a


il

tempo
:

e con so-

e giustamente la loda

saggio Salomone

122.

Mala aurea in lectis argenteis, qui loquitur verbum in tempore suo.


(Proverbi di Salomone, cap.

XXV.

v.

111.

ma
il

in

ogni modo, secondo la costante opinione dei

filosofi,

nonch

dei proverbi, che


silenzio
le

sono

la

voce del popolo,

il

filosofo per eccellenza,

sempre

preferibile alla parola, per


il

quanto non man-

chino

occasioni in cui

silenzio

equivoco e pericoloso. Cos

un

altro proverbio

dice che chi tace acconsente,


di diritto

ma

esso

deriva

nientemeno che da un testo

canonico, una decretale di

BONIFACIO Vili

(lib.

V.

tit.

12. reg. 43), del seguente tenore:

1123.
cui
si

Qui

tacet, consentire videtur.


a riscontro l'altro testo:
tit

pu mettere

11 24.

Volenti non
tratta

injuria.
di in

pan-mia giuridica
'a.

da un testo

U1AM
volentem
fiat .

circa

200

di C.)

nulla injuria est


tit.

quae

Lib.

>*>

ad Kdict. (Dig,, b. 47.

to

122.

f.

a parola detta a tempo

come

pomi

di oro

ad un

letto

d'argento (intendi
124.

alle

colonne del
tein,

letto).

u:?;. Chi tace, sembra acconsentire.


1

Non

si

fa ingiuria a chi

vuole

a chi accetta

I'

atto in-

giurioso).

Chi l'ha detto?

[112 5-1 130]

In luogo del testo di Bonifacio Vili, ricordato or ora,

si

pos-

sono usare
11 25.
il

le

parole di

Dante ALIGHIERI

Consentire confessare.
....

quale nel Convivio cos scrisse:

conciossiacosach 'Icon-

sentire e
al

nn

confessare,
;

villana fa chi loda

o chi biasima dinanzi


esti-

viso alcuno

perch n consentire n negare puote lo cosi


in colpa di lodarsi

mato sanza cadere

o di biasimarsi

(tratt. I,

cap. II, ed. Barbra, 1919, pag. 267).


Il

stinti

muto assentimento di chi tace anche espresso pensieri del Metastasio, cio
:

in

due

di-

11 26.

Si spiega assai chi s'arrossisce e tace.


{L'Amor prigioniero
;

nella ediz.

di Parigi, 1780-82, to. II, pag. 423).

11

27

Un

bel tacer talvolta


d'assai.

Ogni dotto parlar vince


ediz.
cit., to.

(La strada della gloria, sogno, nella


Vili, pag. 321).
di farglielo in-

Se vuoi imporre

altrui

silenzio e trovi

comodo

tendere in musica, puoi valerti delle parole del Barbiere di Siviglia,


(a. I,
il

melodramma
:

di

Cesare Sterbini, musicato da

Rossini

se. 1)

11 28.

Piano, pianissimo

Senza
e se queste
ti

parlar.
di' addirittura

paion poco energiche,

come

il

Duca

Alfonso

alla
di

moglie nel celebre terzetto della Lucrezia Borgia, me-

lodramma
1 1

Felice Romani, musica

di Donizetti (a.

I, se. 7):

29.

Guai se ti sfugge un motto, Se ti tradisce un detto!


Tacete e rispondete.
il

30.

Cos ordina

capitano Terremoto

al

tamburo Batocio nel Caporale


Ili, se. 9).

di settimana
nella scena

di

Paulo Fambri
gli

(a.

poco pi innanzi

medesima

a\e\;i detto:

[1131*1134]

Parlare, tacere

37 l

volta
?

Statemi ad ascoltare e parlate sincero.


fra s ribatteva:

una

Cui Batocio

Come
Un'

gogio da far ino mi.

ascoltar e parlar tu to in

altra, della
:

medesima

conia, questa amenissima riflessione

di

uno scimunito

131

Il

modo

pi bello, secondo
il

il

mio parere,

Di serbare
ed
(P.
In
di
il

silenzio, quello di tacere.

parere era,

Ferrari, La Satira
Virgilio (Eneide,
chi a

come sappiamo, quello del Marchese Colombi e Panni, a. V, se. 6).


lib.

X,

v.

63-64) troviamo
:

1'

apostrofe

malincuore tratto dal suo silenzio

11 32.

....Quid

me

alta silentia cogis

Rumpere?
e un' altra frase,

ancor pi celebre, che descrive

il

silenzio di

una

moltitudine che pende dalla bocca di chi sta per parlare: 11 33.

Conticuere omnes, intentique ora tenebant.


{Eneidf,
lib. II.
v.
l.

ed

in

un

altro poeta,

non meno grande,


:

le

terribili

parole, le ul-

time che dice Amleto


11 34.

The

rest is silence.
(Shakk-I'EARK, Hamlet,
a.

V.

se. 2).

1132.

Perch mi obblighi a rompere


si

il

mio profondo
i

silenzio

.-

1133. Tutti
1134.
FI

tacquero, e intenti tenevano

volti.

resto silenzio.

372

Chi

V ha

detto ?

II 35" II 38]

53.
Patria in generale; e l'Italia in particolare

Il

sublime sentimento
:

dell'

amor

di

patria,

che

Dante

benis-

simo chiam
ii 35.

....La carit del natio loco.


(Inferno,
e.

XIV,

v.

1).

muove

a grandi e nobili azioni ogni

uomo anche

di sentimenti

meno
uonoti

gentili e di pensieri

meno

eletti.
i

Antichi e profondi sono


mini che
versi
:

vincoli che legano la terra agli


lei
si

vi

nacquero, e che su

modellarono, secondo

11 36.

La

terra [molle e lieta e diletto s d\

Simile a s gli abitator produce.


(Tasso, Gerusalemme liberata,
e.
I,

ott.

t>2).

Pietro Metastasio
11 37.

dice che

istinto di

natura

L'amor del patrio nido. Amano anch'esse Le spelonche natie le fiere istesse.
(Temistocle,
a. II, se.
7).

Virgilio, ad esprimere

la lotta tra afletti

meno

nobili e l'amar

di patria,

e la vittoria di questo,

scrisse:

1 1

38.

Vincet amor

patriae,

laudumque immensa
[cupido.
(Eneide,
lib.

VI.

v. 824).

Infatti naturale

che l'uomo generoso affronti con cuore senno


terra che lo vide na

ogni

maggior pericolo per amor della

38. Vincer l'amor di patria e l'immenso desiderio

ili

gloria.

[i 139-1 142] Patria in generale; e l'Italia

iti

particolare

3*3

dove

si

leva la chiesa in cui egli balbett le prime preghiere, dove

vive la famiglia nel cui seno egli crebbe,


1

insomma

39.

Pro
in

aris et focis.

come
(p.

suol dirsi con frase di cui

Cicerone
3,

si

valse di frequente

es.
l'

De natura Deorum,
et

40).

lui
:

non parr troppo

grave

affrontare per essa la morte, poich

11 40.

Dulce

decorum

est

pro patria mori.


lib. Ili,

(Orazio, Odi,

ode

2, v.

l).

ed anche coloro che non osarono imitarlo, leveranno a cielo

il

suo

come tutti anche oggi compiangono il morto pugnando sotto le mura della sua patria
sacrifizio,
1

fato di

Ettore,

tu onore di pianti, Ettore, avrai

Ove

fia

santo e lagrimato

il

sangue

Per la patria versato, e finch il Sole Risplender su le sciagure umane.


(Foscolo, De' Sepolcri,
v. 292-29S).

Narrano che
sentenza che
li

due

eroici fratelli

Bandiera, udita in carcere


11

la

condannava a morte
della

844), intonassero

il

coro,

allora popolare,

Donna

Caritea Regina di

Spagna :

1142.

Chi per

la patria
assai.

muor

Vissuto
Di questa Donna Caritea
Saverio
le

parole sono del Poi.v, la musica di


si

Mercadante

e veramente nell'atto I, se. 9,


verificato

trova

il

coro che per,


pianto nella

come ho

tanto

nei

libretti

stampa,
<

partitura originale di

pugno

del

Mercadante

va nella biblioteca del Conservatorio di San Pietro a Majelia


in

Napoli,

comincia altrimenti, cio:


Chi per
la

gloria

muor

Vissuto

La fronda

dell' allor

Non

langue mai.

'

l'i

'!.ri.

140.

dolce e nobile cosa

il

morir per

la

patria.

374

Chi l'ha detto?

[1142]

il

senso dei
;

due ultimi
popolo

versi

conferma che

la

lezione vera

questa

ma

il

sostitu subito

patria a gloria.
al

La Donna
tilio

Caritea fu data per la prima volta


il

Teatro della
la intese

Fenice a Venezia

21 febbraio 1826, e allora forse


le

Atdi

Bandiera, non ancora ventenne. Vedi anche

memorie

Federico

Coman clini,

Cospirazioni di

Romagna

Bologna, pub-

blicate e annotate dal figlio Alfredo,

Bologna, 1899, a pag. 390,

un
del

articolo di Fulvio Cantoni nel Resto del Carlino, di Bologna,

20 dicembre 191
Cogliati, 1909).
di

il

bel

volume

di

Riccardo Pierantoni,
Calabria (Mi-

Storia
lano,

dei fratelli Bandiera e loro compagni in

Qualcosa

simile seguiva otto anni dopo. Il 7 dicembre 1852,

saliva sul patibolo di Belfiore,


Scarsellini,

insieme a Tazzoli e

Poma, Angelo

di

Legnago,

di

anni 30, che la sentenza austriaca per

dispregio qualific macellaio,


figlio di

ma
nel

che era giovine agiato e colto,


di patriota,
le
il

un

pretore,

anima serena ed entusiasta


processo con

quale,

a chi lo aveva danneggiato

sue deposizioni

imprudenti,
e per

mand
aria del

il

suo perdono esortandolo a morire da italiano,


il

suo conto, attendeva serenamente nel carcere


1'

carnefice,

cantando

Marin Faller
il

Il palco a noi trionfo


voi.
I,

(Limo,

/ martiri di
ragione

Belfiore e

loro processo,

Milano,. 1905,

pag. 317). Quest'aria - a quei tempi popolarissima e non senza

era del

Marino

Faller, libretto di GlO.VANNl

EMANUELE

BtDERA, musica
nel

del Donizetti
il

(rappresentata per la prima volta a

Parigi, al Teatro Italiano,


testo originale,
Il
le

12 marzo 1835) e
:

le

parole erano,

seguenti

palco a noi trionfo

Ove ascendiam

ridenti,

Ma
Avrem
l'i

il

sangue dei valenti


seguaci a noi

Perduto non sar.


fortunati eroi
s'

Ma
Il

anche avverso ed empio


noi
1'

fato lor sar.

Avian da

esempio
va
!

Come

la

a morir

si

cavatina

di

Israele

Bertucci,

promotore della

congiurai
li

Dell' a. Ili, se. 7.

Questi

retti,

non

brutti,

gi popolai issimi

[i

43 J

Patria in generale ; e l'Italia in particolare

ho ancora
le

negli orecchi per averli sentiti ripetere e cantare chi sa

quante volte negli anni della mia fanciullezza - pieni d' impeto
serena fiducia nel trionfo
alla

generoso, di

della giustizia,

non pote-

vano andare a garbo


libretto,

Censura,

la

quale in molte edizioni del


in
altri

stampate negli Stati della Chiesa o


vigile,
li

paesi dove la
ai
fieri

polizia era pi
versi del Bidera.

cambi radicalmente, sostituendo


i

questi di significato opposto, nei quali

congiunti
fallo
:

sottomessi e pentiti fanno

ammenda

onorevole del loro


si

Presto, a incontrar

vada

I.'irror di cruda sorte

fia

la

nostra morte
in ogni et.

Famosa

Verranno appresso noi

Ben cento

e cento eroi,

Ma E
'

il

nostro tristo esempio

Ognun rammenter,
lo

spavento all'empio

>^nora infonder.
edizione, a scanso di noie, la cavatina ad-

In qualche

altra

dittura soppressa.

Le purissime
aver che fare con
cesi

glorie del patriottismo


le

ben

inteso

nulla possono
i

esagerazioni appassionate di quello che


!

Franincom-

- che

se ne intendono

- chiamano chauvinisme
frase dantesca

alle

poste agitazioni loro pu talvolta opportunamente essere ricordata,

con sapore
1

di

sarcasmo,

la

de

45.

L'aiuola che

ci

fa

tanto feroci.
e.

(Dante, Paradiso,
nella

XXII.

v.

151).

quale
di

per

il

Divin

Poeta

intese parlare della Terra,

pei

fronte alla immensit dei cieli.

La

patria

nostra

vissi'

sempre gloriosa ed amata

nei

canti dei

suoi maggiori poeti.


niale,

Raffaello

Barbieri sorrise questo tema g


inietto dal
(

Io

-> ri

vere un interi

titolo
io,
ti-

I porti della patria ricordati al popolo italiano Firenze, 1HX2);


dalle

pi note poesie,

trarr

quei

reni die pi

di

frequente

no nelle comuni
linci
ia
:

citazioni.

il

nostro maggi

376

Chi l'ha detto?

[1144-1150]

144.

Ahi, serva

Italia, di

dolore ostello,
in

Nave sanza nocchiere

gran tempesta,

Non donna
e
\

di provincie,

ma
e.

bordello!
VI.
di
v. 76-78).

(Dante. Purgatorio,

non meno acerbo rimbrotto risuonava anni (uJDTCCiONi che


1

sulla

bocca

Mons. Gro-

le

si

rivolgeva chiamandola:

45.

Italia mia,

non men serva che

stolta.
lui

nell'

ultimo dei sette sonetti sulle sventure d' Italia da


al

indiriz-

zati
il

suo concittadino Vincenzo Buonvisi


:

questo, che forse

pi bello, comincia

Dal pigro e grave sonno, ove

sepolta.
all' Italia

Un
cipia,

celebre sonetto di

VINCENZO da Fitjcaia

prin-

come

tutti

sanno

1146.

Italia, Italia!

o tu cui feo la sorte

Dono
e

infelice di bellezza....
verso,
il

contiene pure

1'

altro

quinto, ugualmente noto

47.

Deh

fossi tu

men

bella o

almen pi

forte,

I'

ultimo:

1148.
1149.

la

Per servir sempre, o


Italia,

vincitrice, o vinta.

Italia,

il

tuo soccorso nato.


meno
celebre di

chiusa di un sonetto non

EUSTACHIO
II.
il

Man

l'KKDi per la nascita (1699) del Principe di Piemonte, cio Vittorio

Amedeo

Filippo

figlio

del duca Vittorio

Amedeo

Scendendo
e fortemente
tosi

agli scrittori delle et pi tarde

troviamo

fiero Asti-

giano, primo nei nuovi tempi a sentire ed esprimere veracemente


1'

amor

patrio, che nel sonetto


l'Italia:

X X VII

del Misogallo

sdegnosamente apostrofa

1150.

Ahi

fiacca Italia, d'indolenza ostello,


i

Cui niegan corpo

membri

troppi e sparti,
?
I

Sorda e muta

ti

stai ritrosa al bello


I

\l

li

HI).

F1 1

1 - 1 1

54] Patria in generale ;

e l'Italia in

particolare

'

ed altro poeta, tanto dal primo difforme come


tore,

uomo

come
:

scrit-

cantare

il

ritorno dell' esule con le armi liberatrici

1151.

Bella Italia, amate sponde,

Pur

vi torno a riveder!

Trema
(V.

in petto e

si

confonde
piacer.
Marengo,
str.
11.

L'alma oppressa dal


Monti. Dopo

lu battaglia di

Tanto all'esule che ritorna a rivedere

la patria

sua o degli avi.


le

quanto a coloro che vaghi

di

conoscerne e ammirarne

eterne

bellezze di cui natura ed arte

V arricchirono vanno per essa pere:

grinando,

si

applica

l'

emistichio virgiliano

11

52

Antiquam
di

exquirite matrem.
(Virgilio. Eneide,
lib.
III.

v. <>>.

Nella canzone All' Italia

GIACOMO Leopardi,
i

la

prima can-

zone

scritta

da quel grande,

meritamente chiamata altissima da

Pietro Giordani, incontriamo


1
1

due

versi

53.

Alma
La
ba
(Iti

terra natia
vita che

mi

desti ecco

ti

rendo.

nostro risorgimento politico era salutata da non pofra


i

chi

valorosi poeti,

quali

il

pi illustre
nell' unit

l'

autore dei Promessi


:

che affermava la sua fede


1

della patria, scrivendo

54.

Liberi

non sarem

se

non siamo
si.

uni.

//

proclama di Rimini].

<

quando

il

Manzoni esclamava
che sieno

in

un endecasillabo: Li-

<..

affermava, non v'ha dubbio, una grande verit,


versi
stati fatti

ma

scri>>

no dei pi brutti

da Omero
1

in poi.

(Ferdinando Martini, nella


n'era persuaso anche
soleva
lui
<

Nuova

Antologia,

maggio 1894).

(come poteva essere altrimenti?) poifio tanto bramato l'unit d'Itali

dire per celia,


il

sagrincai
tless.

brutto verso:

liberi non sarem ecc.


1

ami.

Manzoni, Milai

pag. 126.

in

n.).

;2.

Ricercate

1'

antica

ni.

378

Chi l'ha detto?

[1155-1158]

Molti

altri de'

suoi versi, caldi d'

amor

patrio, erano affidati alla

riconoscente
de' suoi
l'

memoria

dei concittadini, e specialmente quelli di

uno
del-

drammi, // Conte di Carmagnola. Nel celebre coro


il

atto II troviamo

verso:

1155.
come pure
1 1

Figli tutti

d'un solo
:

riscatto.

questi altri che lo seguono

56.

Siam Che Che

fratelli;

siam

stretti

ad un patto:

Maledetto colui che


contrista

lo infrange,

s'innalza sul fiacco che piange,

uno

spirto immortal.
al

Non
per
le

superiore

nelT amore della patria

Manzoni ma pi

vi-

brante, e pi audace di lui, troveremo

sue liriche, squillanti

Giovanni Berchet, che come tromba di guerra, merit il nome


Nella romanza, intitolata Le
pi acerbe,
i

di Tirteo della

rivoluzione italiana.

Fantasie

(p. Ili),
il

abbiamo, con

frasi

il

medesimo rimla
:

brotto che
patria

Manzoni rivolgeva a coloro


si

quali,

dimenticando
di

comune,

perdevano dietro a meschine gare

campanile

57.

Non

la siepe
il

che l'orto v'impruna

confin dell'Italia, o ringhiosi;


i
;

monti il suo lembo gli esosi Sono Son le torme che vengon di l.
Anche
popolare la strofa
:

successiva

chi-

contiene una nuova

pittura della patria

Le fiumane
Si devian

dei

vostri

valloni

per correnti diverte;


tutte
e
si

Ma
K
Io
si.

nel

mar

quante riverse
abbracciali
tra
1er,

Perdon nome,
sso concetto in

diversa forma

svolge

in

altra

poi sii

11 58.

Un
Si

popol diviso per sette destini,

In sette spezzato

da

sette confini,

fonde

in

un

solo, pi

servo non

.
'

(All' unii i ! All' arm 1

.'
1

[i

159-1 161] Patria in generale

e l'Italia in particolare

379

Di questa stessa ode, dena


moria
e Bologna,
di
tutti
il

scritta in

occasione delle rivoluzioni di

Mome-

scoppiate nel
ritornello:

1831. sono rimasti

vivi nella

1159. Su, Italia! su, in armi! venuto

il

tuo d!

Dei re congiurati
ed
i

la tresca fin
\

versi

con

quali spiega

il

simbolo del

essillo

tricolore

11 60.

Il

verdi-,
Il

la

speme

tant'

anni pasciuta;

rosso, la gioia d' averla


bia?ico,

compiuta
d'amor.

Il

la fede fraterna
i

Nella

tradizione

popolare
;

due primi

versi finiscono,

rispettiva-

mente, nutrita e compita


migliori

ma

la lezione delle

stampe, anche delle


quale
i

(per es.

l'ediz.

Conni, Milano, 1863),

ho

ri-

portata. Questi erano

dunque per ogni cuore

italiano

tre

colori

per eccellenza.
1 1

Tre

colori, tre colori.


dell'

che un verso della seconda strofa


di

Inno di guerra del

X48-49.

Luigi

Mekcahtqu
Tre
I;'

colori,

tre colori,
:

Italian

cantando va
i

E cantando
Il

tre

colori

fucile

imposter.
!

Foco, foco, foco,


Foco,
Foco, foco,

S'ha da vincere o morir.


i'

Ma
Anche
rissimo.
il

il

Tedesco ha da morir!
rimasto

secondo vergo della seconda quartina

popola-

proposito di quest'inno, che Fa posto in musica dal


vanni Z.impettini, di Senigallia, cosi

nana

il

M
ri-

tini

stesso:

Quando
io
fui
:

in

Corf

(mi

questa dolce

membranza)
>i

a visitare Daniele Manin, da una stanza vicina


colori, tre coli

udiva cantare

Tre
il

Manin

commovendosi, ecco
all'ultima ora
sulle

canto coi quale abbiamo combattuto inaino

nostre lagune.

in

qua

d un

380

Chi l'ha

detto f

[il 62-

163]

biondo e ardito giovinotto.


guit
il

Ed
La

ecco qua

il

mio Giorgio,

se-

padre affettuoso, che spera sempre e canta.


di

Vedasi

anche l'opuscolo
e la

C. Lozzi,

Marsigliese degli Italiani

Marcia Reale (Milano, 1896).


in

Qui cade
nel
citt

acconcio

di

ricordare che
atto

il

tricolore

ebbe origine

1797, a Reggio d'Emilia, per


Emiliane,
ivi

dei rappresentanti delle


i

radunati a congresso,

quali

il

9 gennaio de-

liberarono che la bandiera bianca, rossa e verde che era gi quella


della guardia

urbana milanese,
dall' oblio in

risorta nel

1796

col

nome

di

Le-

gione

Lombarda

che era stata tenuta da secoli, fosse

sollevata
in

come insegna

di nazionalit nei luoghi e nelle circostanze

cui occorresse alla nazione di essese rappresentata

da quel suo

simbolo. Dalla Federazione Cispadana costituita a Reggio, la nuova

bandiera pass alla Repubblica


quindi alla

Cispadana,
e

poi alla Cisalpina,


al

Repubblica

Italiana,

da ultimo

Regno
tutti

Italico.

Cadde con Napoleone


luzione
del

e risorse nell' Italia

Centrale con la rivoi

183

da quel tempo ricomparve in

nostri

moti popolari come vessillo rivoluzionario fino a che nella prima


guerra
dell'

indipendenza, fu consegnata da Carlo Alberto

all'

eser-

cito liberatore col

proclama che riporteremo pi avanti,

al n.

1 1

77

Ved. anche:
lore (Sal,

Fiorini e Butturini,

Chi invent

la

bandira

trico-

1897).
di

Possiamo mettere a contrasto


per
dell'
il

queste parole d' amore e di fede

tricolore nazionale,
:

una

terzina del

Bkrcht

sulla bandiera

odiato Austriaco Il

1162.

giallo

ed

il

nero

Colori esecrabili

A
Ecco
il

un

italo cor.

(Matilde, roman*).
di nobilissima fie-

toscano GIUSTI che in un


si

momento

rezza patriottica

volge a Gino Capponi, ricordando:

1163.

Gino, eravamo grandi,

E
militi
<

non eran

nati.
itr.
12),

[Ld terra dei morti,


in

altra
la

poesia,

indignato dalle miserie dell'ora p rsen te,


:

rimbrotta

patria

chiamandola

04-

66] Patria in generale ;

e I' Italia in

particolare

38

164.

Vivo sepolcro a un popolo

di morti.
II.

(Gingillino, p.

Str. ').

E
cos

nella ode Im Consulta Araldica (fra i Giambi ed Epodi Giosu Carducci rinnova il medesimo rimprovero
:

1165.

Oh non per questo dal Udo il naviglio de


i

fatai di

Quarto

mille salp,

N Rosolino
Suo
Ecco alcune

Pilo aveva sparto

gentil

sangue che vantava Angi.


possono consultare con

altre

reminiscenze di inni patriottici di quella glosi

riosa et sui quali in generale

profitto

Caddeo R., Inni di guerra


2

e canti patriottici del

popolo italiano,

U ediz. (Milano,

191

5) e

Santoro D.,
19171.

Gl'inni del Risorgimento

italiano (Campobasso,

Colitti,

11 66.

Fratelli d'Italia,

L' Italia

s'

desta

Dell'elmo di Scipio
S' cinta la testa.

il

principio del

fatidico
il

Inno composto nel settembre 1847 da


musica

Goffredo Mameli,

biondo Tirteo dell'epopea romana del 1849,


la
il

inno di cui ad istanza del Mameli stesso compose

maestro Michele Xovaro nella notte


X'

tra

il

23 e 24 novembre 1*47.

narrarono

la

storia

Ferdinando Resasco nella


il

Tribuna

illu-

strata del

22 dicembre 1895,

Lozzi nell'opuscolo citato di soBarrili

pra

con

maggior diffusione Anton Giulio


agli Scritti editi e inediti

a pag. 25

segg. del

Proemio

di Goffredo Mameli

(Genova,
e
il

1902), dove
il

pag. 155 e stampato Y Inno medesimo


della prima minuta autografa.

pubblicato

facsimile
i

Scriveva

Carducci:

Oggi

giornali

umoristici
Balilla

posson ripetere scher-

zando.

bimbi d'

Italia

Son

tutti

"

allora ai versi del suo

poeta
logna.
di

l'Italia assentiva coi fatti: e

Palermo, Milano, Messina. Bolevavano dalla storia raggianti


dalle

Brescia,

Roma, Venezia

si

trionfo,

o superbamente affocate e affumicate

bombe

dagl' incendi,
a

divinamente lacere, sanguinose, straziate, affamate.


Ili,

risponde!'

pag.

382

Chi l'ha detto?

[i

167]

Cattaneo

scrisse per

l'

albo di Michele Della Rocca, a Lugano, nel

giugno 1850, una imitazione o risposta all'inno mameliano che


intitol:

Controcanzone

Ai fratelli
anco
s'

d'Italia:

Che

dite? L'Italia

Non

desta.

Convulsa, sonnambula
Scrollava la testa.
Si

veda:

C. Cattanep, Scritti politici ed

epistolario,

voi.

II,

(Firenze, 1894), pag. 15.


1 1

67.

Va' fuora Va' fuora

d'Italia, va' fuora eh' ora


d'Italia, va' fuora, o stranier.
composto da Luigi Mekca.n-

il

ritornello dell' Inno di Garibaldi,

tini e musicato da Alessio Olivieri. L' autore aveva scritto ch'i


l'

ora:

volontari e

il

popolo, cantando, hanno corretto eh' ora, e


il

P autore
stesso.

accetta la correzione popolare. Cos nota

Mercantini

Di quest' inno,
Si

il

cui

primo verso
le

com' noto
i

scopron

tombe,

si

levano

morti,

gi accennai
di lo

brevemente

al n.
il

728. Garibaldi chiese a Mercantini


;

comporgli quest'inno

19 dicembre 1858
il

il

Mercantini quasi

improvvis, trov subito

maestro cremonese Alessio Olivieri


villa

che lo mise in musica, e lo fece provare la sera del 3 1 alla


dello Zerbino,
sul Bisagno, in casa di Gabriele

Camozzi. Questo
e i suoi

il

racconto che fa lo
si

Ximenes
trova

nel

volume Garibaldi
molte

tempi ; racconto che

riprodotto, con

curiose age

giunte e con belle illustrazioni storiche, nella rivista


sicisti,

Musica

Mu-

Dicembre 1905 (anno 6o), pag. 772 e segg. Con maggiori particolari era stata descritta la scena da Costanza (iifase,

di

glioli

(Im prima prova dell'Inno

in

Fanfulla, 13 ottobre 1883) che

la ricostru

su la testimonianza di
espressi
dei dubbi,

uno
per

dei
i

Mille
quali

ma

su tale nar-

razione furono

si

veda Im
(in

cazione nazionale di Luigi Mercantini di Aristide Manassero


Varietas,

dicembre 19 14, pag. 985 e segg.). Vedasi pure l'opu:

scolo gi citato di Carlo Lozzi


e la

La

Marsigliese degli Italiani


1896). L'inno di Carinella

Mania

Real,-
il

(Milano. Ricordi,

baldi per

non ebbe

battesimo

del

sangue che

gloriosa

~o] Patria in generale ; e l'Italia in partieolare

giornata di

Mentana, come narra

Anton Giulio

Barrili

nel

suo

volume:

Con Garibaldi

alle porte di

Roma
del
il

(Milano, 1895):

L' ordine del giorno porta che

noi
e

secondo battaglione

genovese marceremo
fiancheggiatori.

in

avanguardia,

primo battaglione

in

Con

noi un
ci

battaglione di milanesi, colonnello


in

Missori.

Cos

disposti

mettiamo

cammino,

dopo

forse

mezz' ora giungiamo

alle

prime case

di

Mentana,

accolti dall' inno:

Si scopron

le

tombe suonato dalla fanfara della colonna Frigsy.


illustre

Quella musica piace poco; ad un

amico mio, che passa

in

quel punto a cavallo, non piace affatto. Per lui essa di mal augurio,

non avendo avuto

il

battesimo del fuoco. Infatti conosciuta

dai volontarii

quando

gi era finita la

campagna

del '59,
si

non fu suo-

nata in

Sicilia,

ne sul Volturno, n in Tirolo; non

udita mai, se

non
la
i

nelle citt, nei teatri, sulle piazze. Garibaldi, poi,

ama meglio

Marsigliese, a cui vengon subito appresso, nelle sue simpatie,


Fratelli d' Italia e pi
i

un inno

di Rossetti

Minaccioso l'arca n-

gel di guerra che


Velletri.
il

suoi legionari cantavano nel '49, a


;

Roma

e a

Ma

basti di ci

anche

l'

inno

Si scopron
vogliamo,

le

tombe ha avuto
solenne, e non

suo battesimo a Mentana;


il

triste, se

ma

pi

caso di tornarci su, poich


all'

il

sacramento indelebile.
i

Appartengono

inno medesimo, alla strofa quarta,

due

versi

1168.

Le genti d'Italia son tutte una sola. Son tutte una sola - le cento citt.

11

11 69.
fa di

Camicia

rossa,

camicia ardente.
Rocco Traversa
(musica

parte di una canzone popolare di

Luigi Pantaleoni), canzone che fu celebre nei tempi eroid della


garibaldina.

Aspirazione secolare
cacciarne lo straniero,
li

di

(pianti

amavano

la patria era quella

li

per sua natura nemico. Gi nelle

XII

Ta-

leggeva

la

massima giuridica:
[esto].

[70.

Adversus hostem aeterna auctoritas


Il

ITO.

diritto

contro

il

nemico

(o

neglio contro lo strani-:

perpetuo.

384

Chi l'ha detto?

[1170]

che dallo Schoell {Legis Duodecim Tabularum reliqui, Lipsiae, 1886, pag. 70, 100,

124 collocata nella Tavola III,

al

n.

7.

La
per

cita
l'

Cicerone
1

nel trattato

De

officiis (I,

12, 37).
:

Lo

Schoell
Civil.

illustrazione di questa sentenza


;

rimanda a

Puchta,
;

Abh., pag.

Schroeterus,
3
;

Obss. jur. civ., pag. 52


III,

Mommsen,

De
si

auctoritate,
si

Schoemann, Opusc,

409.

Ma
pianto

badi

che anche questa una

delle

molte sentenze che

citano a sproposito, e su questo punto lascio la parola al comprof.

G.

Rigutini

(Roma

Letteraria,

a.

X,

n.

21-22):

Un'

altra falsa interpretazione

quella di

un passo

della

Legge
auctosignifi-

delle Dodici Tavole,


ritas,

che dice
si

Adversum hostem aeterna


in discorsi patriottici,

passo che facilmente

ode

per

care che
fa

non

si

deve transigere coi nemici della patria. Varj anni


1'

ton con quella sua gran voce in pieno Parlamento

on. Bovio

questa disposizione delle Dodici Tavole, in una discussione, concernente


l'

Italia e l'Austria

il

ministro Crispi,

rispondendo,
dalla co-

non parve che a quelle parole desse spiegazione diversa


mune. Eppure
testo,
di
il

luogo degli Uffici di Cicerone, dove ricorre quel


affatto

avrebbe

dovuto e dovrebbe escludere


tutto
il

che

si

parli

nemici.

Ecco
il

passo ciceroniano: " Voglio anche notare

che colui,
duellis,

quale con proprio vocabolo dovrebbe chiamarsi per-

invece chiamato hostis,

temperando

la

mitezza

della
si-

parola l'acerbit della cosa. Di

fatti

nell'antica lingua hostis

gnificava quel che oggi peregrinus.


delle Dodici Tavole,
bilito col forestiero

Esempi ne abbiamo
die

nel testo

come Status
la
(ossia
.

cum

hoste

(il

giorno sta-

per

comparizione in tribunale) o Adversus


Contro al forestiero l'azione giuCi

hostem aeterna auctoritas


ridica

non

vieti

mai prescritta)
colle

pu

essere,

seguita Cicerone,

mitezza maggiore del chiamare con un

nome
(Off.

cos
1,

umano un
12).

ne-

mico che

si

combatte

armi? "

e.

L'ignoscusabili-

ranza adunque del primo significato della voce hostis,


in

chi

non

sa

di

latino,

inescusabile in chi
il

oltre

il

latino

do-

vrebbe avere studiato anche

Diritto

romano,

stata

ed caa

gione che questo passo delle Dodici Tavole venga spesso filato
sproposito.

Barbari chiamavano
del Lazio

gli

antichi
e
:

Romani

tutti

coloro
la

che non

erano cittadini dell'alma


:

Roma,

non parlavano

sonora lingua

quindi diceva

Ovidio

- 1

72

Patria in generale

e l'Italia in

particolare

385

Barbarus hie ego sum, quia non intellegor ulli.


(Tristi**,
lib. A", ep.
10, v. 37).

In et pi tarda abbiamo
1

il

grido

172.

Fuori

barbari!

che la tradizione attribuisce comunemente a papa Giulio II, ossia

Giuliano Della Rovere,


1503
al 15 13.

il

quale tenne

il

seggio apostolico

dal

Ma

io

non sono

riuscito a trovare autorit nesla

suna da autenticare queste parole, almeno nella forma con


soglionsi citare. Il Guicciardini nel lib.
d'Italia, dice che Giulio II

quale

XI,

Vili, della Istoria

pensava assiduamente come potesse,


1'

o rimuovere di
soli

Italia,

o opprimere con
l'

aiuto de' Svizzeri,

qualj

magnificava e abbracciava,
il

esercito

Spagnuolo, accio che,

occupato

regno Napoletano,

Italia

rimanesse (queste parole usci-

vano frequentemente dalla bocca sua) libera da' barbari (ediz.


Gherardi,
negli
voi.

Ili,

Firenze,

1919, pag. 39-40). (toni.

Il

Raynaldus

Annales Ecclesiastici
di lui

XX,

milmente dice

non modo

sub anno 15 13, n) siGallos, verum Hispanos ca?tei

rosque exteros Italia pellere meditatimi. Perci


lo

contemporanei
Ligtt-

chiamarono liberatore

d' Italia. Il Foglietta nei

Clarorum

runt Elogia lo esalta

come

Italiese libertatis
in

acerrimum vindi-

ccm

Pasquino nel 15 io,

un sonetto che, stampato dapprima

nel rarissimo libretto dei

Carmina apposita ad Pasquillum Herediz.

etilem obtruncantem
stato

Hydrant,

romana

del Mazzocchi, 15 io,


ai

ripubblicato dal
I,

Morandi
Castello,

nella

Prefazione
ci.i),

Sonetti del

Belli

(voi.

Citt

di

1889, pag.

cosi
il

invoca

il

Pontefice guerriero, ispirando o secondando,


il

come nota

Morandi,

famoso grido
Padre
Chi
l.a

Ettori

barbari

dell' universo,

almo pastore,
in

Che rapresente Jesu Christo


tieni
el

terra.
<-t

loco di quel

eh-

apre

Berr

porta del sacro regno magi


1'

Mira

Italia
ai

tua,
sacri

che a tutte
loi

1'

bore

Dinanzi

piedi

s'

atterra,
<!;

iridando: Patre sancto, hormai


'1

La spada contra
Ii7'<

barbaro fino

I"

<|ui

sono come barbaro, perch Desumo m'intende.

,i

Chi l'ha detto?

[li 73-1 174]

Guarda
Dalle

il

suo corpo tutto lacerato,


d' esti

man

cani

amaramente

Soccorri,

padre mio pi che beato,


al

Per amor della patria tua exceliente, Porgi soccorso

popul

flagellato,

Scaccia questa barbarica aspra gente.

Vedrai poi incontinente


Italia farsi bella et rinverdirsi,

Et contra
Del resto
la frase, e

toi

nimici teco unirsi.

il

concetto che la ispirava, erano in quel

tempo

nell'

anima

di

tutti,

conseguenza naturale del rinascimento

artistico e letterario d' Italia.

Gi Alberico da Barbiano, quando


di

sul
la

finire

del

sec.

xiv mise insieme una compagnia

ventura,

prima che fosse composta soltanto con elementi nazionali, pose

nel suo stendardo bianco, attraversato da

una croce rossa


motto con

il

motto
1

Lib. (erata) Ita. (Ha) ab Ext. (eris)

il

lo stendardi

rimase

ai

Belgioioso di Milano, che da lui discendono.


parafrasi dei giorni nostri del grido di Giulio II
:

Ecco una
1

173.

....

Il

Franco
Giovanni dm J'roriJn,

Ripassi l'Alpi e torner fratello.


(G. B. Nkcoi.ixi,

tragedia,

a. III. se. 4).

a proposito della quale


al

Mario

Pieri nelle sue

Memorie
il

attribuisce

conte di Bombelles ministro

austriaco a Firenze

motto

ar-

guto:
est

L adresse est pour


1

lui

(il

ministro francese), mais la lettre

pour moi.
la

Cfr. con Vannucci, Ricordi della vita e delle opere


voi. I,
:

di G. B. Niccolini,

pag. 58, n. 2.

Anche
11 74.
si

nota formula

L'Italia degli Italiani.


in
ini

crederebbe ispirata da Pasquino

lungo dialogo
li

tra lui

Martorio, composto evidentemente dopo che nel 1028 tentarono invano


dialogo, che
Bibliot.
1'

Spaglinoli
Il

assedio

di

Casale,

occupata dai

Francesi.

fu

pubblicato da Adolfo Bartoli (I'Mss. Hai. della


to, e Il,

Nation, di Ferente,
:

Firenze,

881. pag. 219-224),


;

intitolato

Pasquino frantese
:

Marforio spaglinolo

ma

alla (ine

Pasquino concludi

[i

i" 5]

Patria in generale; e l'Italia in particolare

Hor facciamo a parlar senza passione Vuoi eh' io ti dica, questi oltramontani Sono una mala razza di persone
: :

Dio

ci

liberi

pur dalle lor mani


al

E
S

rimandi ciascuno che


/'

suo paese,

Italia resti all' Italiani.


fine

E Ma
una

qui

poniamo
1'

a ste contese.
si

non

improbabile che

anonima pasquinata

facesse

l'

eco di
gi

frase che seppure

non era ancora popolare, sgorgava per


di

spontanea dal pensiero

molti.

Questa

frase,

1'

Italia degli Italiani,

venuta di

moda

nelle lotte

del nostro riscatto, dette forse occasione a molte altre frasi simili che
in
le

questi ultimi anni sono state coniate allo scopo di simboleggiare

aspirazioni nazionalistiche di molti giovani popoli avidi d' indidi

pendenza, insofferenti

dominio o
si

d' ingerenze straniere.

Cos

si

detto V Egitto degli Egizia/ti (che

attribuisce a
si

Ismail Pasci,

gi

kedive di Egitto), l'India degli Ind, e

dice pi di frequente:

117^.
nella

/America
formula

degli Americani.
si

quale

convenzionale ordinariamente
ossia
il

riassume

la

cosiddetta doctrine

of Monroe,

principio del
stati

non intervento

dell'Europa nelle faccende interne degli


>k,

di

America. James

quinto presidente degli Stati Uniti, nel messaggio pre-

sidenziale indirizzato al

Congresso

il

dicembre

823

diceva di
il

aver informato

governi di Russia e della Gran Bretagna che


d' ora innanzi
;

continente
terreno per

Americano

non avrebbe potuto essere pi


inoltre proseguiva
:

nuove colonie europee

With

the

existing colonies or

dependencies of any European power we have

not interfered, and shall not interfere.

But with the governments who have declared their independence and maintened it. and whose independence we have, on great consideration and on just prinacknowledged, we could not view any interposition
01

ciples,

fox

tin

polpose of oppressing them,


their destiny,

controlling in any other


in

manner
than as

by any European power,


of an

any other

light

the manifestation

unfriendly disposition toward the United

Queste
e

recise dichiarazioni
il

furono concordate

fra

il

pre-

sidente
col

Monroe

suo segretario di Stato, John Quincy Adams,

consiglio

del

venerando

Thomas

istigazione

388

Ou r lia
governo
inglese,
il

detto?

[1176-1177]

del

quale

si

preoccupava che

la

Santa Al-

leanza, formata per la difesa dei principi legittimisti,

dopo

essere

intervenuta in Italia e in Spagna, volesse tentare

il

suo intervento
sue antiche co-

anche
lonie,

in

America

nella

lotta fra la

Spagna e

le

ora ribellate.
alla patria nostra.

Torniamo
vocazione
1 1
:

Di un

altro

papa

la

famosa

in-

76. Benedite,

gran Dio,
il

l'Italia!

Il

motuproprio pubblicato
gli
:

IO febbraio 1848 da Pio

IX

per cal-

mare

animi eccitati dalla popolazione romana conteneva questo

l'

periodo

Gran dono
Italia
:

del cielo questo fra tanti doni con cui ha

prediletto

che tre milioni appena di sudditi nostri abbiano


nazione e d' ogni lingua. Questa
il

dugento milioni
fu in

di fratelli d' ogni

ben

altri

tempi, e nello scompiglio di tutto

mondo romano,

la salute
l'

di

Roma. Per

questo non fu mai intera la rovina della

Italia.

Questa sar sempre

sua tutela, finch nel suo centro


perci, benedite,
di
tutti

star quest' apostolica Sede.


lia,

Oh,

gran Dio,

l'Ita-

e conservatele

sempre questo dono

preziosissimo, la

fede
fine,

! e
i

Il

motuproprio eccit clamori, commenti, speranze senza


vollero vedere nelle

liberali

parole benedite, grafi Dio,

l'Italia,

staccate dal resto del motuproprio, un' invocazione in fa-

vore della causa italiana, ci che non era davvero nelle intenzioni
del Pontefice. Gli eventi

dovevano
al
l'

ristabilire
di
la

una pi corretta

in:

terpretazione e dare
Pio
dire.

modo

Manzoni
Italia
:

osservare argutamente

IX

prima benedisse

poi

mand

farsi

bene-

Come

notizia curiosa, aggiunger che le parole

Gran Dio

be ned'ite l'Italia! furono, nella recente guerra, scritte su tutte le


cassette-altari, o altari
lit
TI

da campo,

distribuite al principio delle osti-

ai

cappellani militari.
di liberare l'Italia nostra dagli stranieri, ne-

ceneroso desiderio

mici ed amici, e di
fattori,

non

averli pili fra

piedi ne dominatori ne tiene

suggeriva a

Carlo At.hkkto

di valersi delle

panile famose:

1177. L' Italia far


1

da

s.
lui

ntn ducendole nel proclama da


e

indirizzato ai
il

Popoli della
184.S.

Lombardia
giorni

della
le

Venezia da Torino,

23 marzo
il

due

prima die

truppe piemontesi passassero

ricino. Riporto

Patria in generale ;

e l'Italia

in particolare

389

il

testo del

proclama medesimo per

il

quale

Tre colori simbolici

della rivoluzione italiana divennero la bandiera piemontese prima,


italiana poi
:

I destini dell' Italia


intrepidi

si

maturano

sorti

pi

felici

arridono agli

difensori di conculcati diritti.


di stirpe, per intelligenza di tempi, per

di
vi

Per amore

comunanza

voti noi ci

associamo primi a quell' unanime ammirazione che

tributa

l'

Italia.

Popoli della
gi
si

Lombardia

e della

Venezia

Le nostre armi che

concentravano sulla vostra frontiera quando voi anticipaste


Milano, vengono ora a porgervi nelle
il

la liberazione della gloriosa


ulteriori
l'

prove quell' aiuto che


I'

fratello aspetta dal fratello, dal-

amico

amico.
i

Seconderemo

vostri giusti desiderii fidando nell' aiuto di quel

Dio che

visibilmente

con

noi, di quel
s

Dio che ha dato

all' Italia

Pio IX, di quel Dio che con

meravigliosi impulsi pose

l'

Italia

>ado da far da

s.
il

per viemmeglio dimostrare con segni esteriori


dell'

sentimento

unione italiana, vogliamo che

le

nostre truppe entrando sul


lo

territorio della

Lombardia

e della

Venezia portino

scudo

di Sa-

voia sovrapposto alla bandiera tricolore italiana.

Garibaldi,
I

dopo
di

la capitolazione di

Carlo Alberto, scrivendo

al

iriffini

Brescia, lo avvertiva del suo proposito di conti:

nuare la guerra italiana contro l'Austria e soggiungeva


cru-

Spero

voi

dividerete

gli

stessi sentimenti, e vi esorto

quindi ad avvi-

cinarvi alle

mie

colle altre forze.

A' Italia far questa volta vera-

mentr da

(G. Garibaldi,

Scritti politici e militari', ricordi <

ri inediti,

a cura di D. Ciampoli,

Roma,

1907, pag. 20).

Ouanto

all'

origine di queste parole, esse erano state realmente in

pi circostanze dette da Carlo Alberto,


Fiersilv
-ti'.

ma

sono pi antiche

di lui

Leopardi, che fu nel 184.S inviato straordinario e mini-

stro straordinario del

Re

delle

due

Sicilie pi

rte di Sardeil

gna, narra che in un colloquio avuto col


gli

Re

12 giugno, questi

disse:

<

Mi

m'a

attribu

Kl mots:

/.'Italia far
et je crois

da

lits,
kit

mais je
de

les ai accepts,

s. Jc ne que l'on ne

rien

dire

plus

propos (Narrazioni storiche, To-

iiii'i.

[856, cap. XI. IX, pag. 230).

La

pi antica BKttiotM cbe

Suora se ne

fer*

alla societ segreta detta dei

Raggi

390

Chi

/'fin

detto?

[i

178-1

i,~'i]

diffusa verso la fine del sec. xviii nell'Italia superiore e nella centrale,

che aveva carattere antifrancese, e alla quale appartennero


il

il

generale Pino e

generale Lahoz

essa aveva per motto Italia

far da

(cfr.

F. Lemmi, La restaurazione austriaca a Milano,

Bologna, 1902, pag. 108 e 293).

Del resto
giustificata
;

1'

avversione degli Italiani contro lo straniero era pi che


ci

poich ove non pot farci di peggio, non

risparmi

le

contumelie. Oblo profondo dovrebbe coprire questi sgarbati sfoghi,


alcuni dei quali tuttavia sono rimasti famosi. Tali sono
1
i

seguenti

78. L'Italie est la terre des morts.

parole non dette in questa forma precisa,


delle retoriche insolenze prodigate all' Italia

ma

che sono

il

succo

da Alfonso di Laplerinage d'Harold.


altri
:

martine

nel e.

XIII

del
i

Dernier chant
due
versi,

dt

L' apostrofe finiva con

pi villani degli

Je vais chercher ailleurs (pardonne, ombre romaine Des hommes, et non pas de la poussire humaine.

!)

Naturalmente questi sciocchi


in gola,
Il

insulti gli

furono pi volte

ricacciati

bench

egli tentasse

una
nel

infelice difesa delle sue intenzioni.


le

colonnello Gabriele
baie contro

Pepe
del

1826 prima rimbecc per

stampe

le

V Italia

Lamartine baie che noi chiameremmo

ingiurie,

potessero
di

se, come dice Diomede, i colpi dei /inceli i e degli imbelli maiferire ; poi feri il poeta in un duello (18 febbraio 82(>i
t

cui

la

storia stata narrata sulla scorta di lettere inedite da

Ang. De Gubernatis
bre 1897, pag. 397

nella

Rrcne des Revues,

fase, del
nel

i dicemdiresse

e segg.

GIUSEPPE GlUST]

1841

contro Lamartine

la

pungentissima satira intitolata appunto /"

terra dei morti ; e nel 1859

Marc Monnikk
difesa dell' Italia,

no trasse occasione
L'Italie est-elle la

ad

intitolare

una sua nobile

terre des morts ?

179. L'Italie est


frase

une expression gographique.


ma non
di origine.
in

francese di forma
il

La

scrisse

in

questa

forma precisa

Principe

di

Ml.lTl.KMCH

un dispaccio circolare

17N.

I.'

Italia

e la tetra

dei

molli.

11711.

L'Italia

una espressione geografica.

Patria in generale;

e l'Italia in

particolare

391

sulla questione

italiana alle corti di Parigi,

Londra, Pietroburgo
pensiero

e Berlino, del 6 agosto


in

1847

e tornava sul
al

medesimo

altro dispaccio del

medesimo giorno

conte Apponyi, ambail

sciatore austriaco a Parigi, direttogli per chiarire

senso del pre-

cedente dispaccio circolare e fornire su di esso particolari infor-

mazioni

al

conte Guizot, e

vi

ripeteva

Le mot

Italie est, ainsi

que

je le dis lord
i

Palmerston, un mot vide de sens politique .

Vedansi

Mmoires,

documents

et

crits
fils,

divers laisss
to.

par

le

prince de Mettermeli publis par son


pag.

VII
egli

(Paris, 1883),

415.

416. Gi

in

una precedente

lettera

confidenziale al-

l'ambasciatore Apponyi, del 12 aprile 1847,

scriveva:

Le

mot
que

Italie est

une dnomination gographique, une

qualification

qui convient la langue, mais qui n' pas la valeur politique


les

efforts

des idologues rvolutionnaires tendent

lui

imdes

primer, et qui est pleine de dangers pour l'existence

mme

tats dont se

compose
il
il

Ma

in

fondo

VII, pag. 393). Metternich non faceva che riassumere in poche


la

Pninsule (op.

cit.,

to.

brutali parole

concetto da

lui

affermato sin dai giorni del Conegli

gresso

di

Vienna, dinanzi

al

quale

aveva dichiarato que

l'Italie n'tait

point destine former un corps politique propre-

ment

dit, qu'elle

ne reprsentait qu'une runion d'tats indpen-

dants, compris sous la


Ikter des

mme dnomination gographique


to.

(Klii-

Wiener Kongresses,
una

VII, pag. 403

Procs-

verbal

du

13

novembre 18 14).
lettera del

Lo
cont'j

stesso Metternich in

19 novembre 1849
.Vacillasse

al

Prokesch -Osten (Vedi:

Aus dem

des

Grafen

Prokesch- Osten. Briefwechsel mit

Herrn von Gentz und Frsten


si

Metternich. Wien, 1881, Bd. II, pag. 343),


I'

vantava

di
(etti

autore di questa frase ed aggiungeva che la stessa cosa


dirsi
l'

geo-

graphischer Begriff) poteva


Invece proprio francese
giuriosa
:

della

Germania.
veramente scortese
per'

altra frase

e in-

Les Italiens ne se battent pas, della quale


altra sede, cio nella P. II,
in
'agli

prefe-

risco discorrere in

dove parler della


Italiani di sapersi

guerra recente e delle prove

battere bene e di saper morire per la loro patri. 1.


Il

pensiero della patria

si

fa d<
:

pi forte e pi pungente

;ii

di

clii

ne e lontano. Chi ha
ilgergli
il

natio.

1!

ulo

392

Chi l'ha detto?

[il 80-1184]

11 80.

Adieu, adieu,

my
c. I,

native shore.
s

(Byrox. Childe Harold'

Pilgrimage,

dopo
:

la str. 13).

non potr mai dimenticarla, poich


1 1

Dove che venga


Sempre ha

l'

esule

la patria in cor.
(Berchet. Le fantasie,
str.
1).

Nondimeno avviene che V

esule che trov sotto altro cielo la pace


gli

e la fortuna che la patria matrigna

contese,

non rimpianga
si

di

aver cercato terra pi benigna.


tenza del Vangelo che
1
:

Troppo spesso

verifica la sen-

182.

Nemo

propheta acceptus
(Evang. di
S.

est in patria sua.

Luca, cap. IV, v. 24; - S. Matteo, cap. XIII, v. 7; - S. Marco, cap. VI, v. 2i;-S. Giovanni, cap. IV, vers. 44).

e del resto

anche vero che

1 1

83.

Omne solum forti patria est ut piscibus sequor.


(Ovidio, Fasti,
lib. I, y. 493).

o,

come
;

dice

Pacuvio

presso

Cicerone (Tuscul.

Disput., 5, 37,

108)

Itaque ad

omnem
est,

rationem Teucri vox accomodari potest

Patria est ubicumque est bene, e

SENECA (De

rented, fort., 8,

I)

Nulla terra exilium


Patria
est,

sed altera patria, e pi oltre


est.
i

(ibid., 8, 2)

ubcumque bene
Tartaro,

E
tria

poi in questo secolo umanitario in cui


il

Latini corrono ad abil

bracciate

come

scrisse

il

Giusti,

santo

per molti non ha pi senso, spariscono le frontiere,


secoli
fa
si

nome di pacome L,'i

due

disse che

11 84.

Il

n'y a plus de Pyrnes.

180. Addio, addio,

mio

lido natale.

1182.
I

.Nessun profeta gradito nella sua patria.


(

183. 11X4.

Igni

pM
ci

patria per

il

forte,

come

il

mare per

pesci

Non

Simo pi Pirenei.

85- 1

88] Patria in generale; e l'Italia in particolare

393

\[RE nel Sicle de Louis Jf/F(chap.

XXVIII)

mette in conto

del suo gran re queste celebri parole, che egli avrebbe dette al

duca
la

d'Anjou, quando questi partiva nel 1700 per andare a cingere


corona
di

Spagna

ma

invece la frase fu detta a Luigi

XIV,

e in

forma meno poetica (Les Pyrnes sont fondues) dall'ambasciatore


di

Spagna (Journal du Marquis de Dangeau,

to.

VII, pag. 419).

Chiudo come
mate

il

solito,

raccogliendo in fine del paragrafo un


teatrali

mazzetto di versini spigolati dalle nostre opere


e pi popolari.

pi rino-

1185.

Vi ravviso, o luoghi ameni,


In cui
lieti,

in cui sereni
i

S tranquillo

d passai

Della prima giovent.


Cari luoghi, io vi trovai,

Ma
E
una cavatina
di

quei d non trovo pi.


nella

Rodolfo

Sonnambula, melodramma
(a. I,

di

FE-

LICE

Romani, musica

di Bellini

se. 6).
:

Le
1 1

seguenti sono scelte dalle opere musicate da Verdi

86.

Va, pensiero, Va, ti posa

sull' ali

dorate

sui clivi, sui colli,

ve olezzano libere e molli

V aure
ill.

dolci del suolo natal

stupendo coro degli Ebrei nel Nabucco,


-e.

dramma

lirico

di

Temi-

41.

1187.

,1.

Siamo
c<>r<

tutti

una

sola famiglia.
lirico di

in
1:

un

dell'

Emani,

dramma

F.

II.

Piave

1188.

Ai nostri monti - ritoniereni L' antica pace - ivi godremo


.

Tu
In

canterai - sul tuo liuto,

sonno placido -

io

dormir.

394

&** l'ha detto?

[il 89-

190]

romanza

di
(a.

Azucena
IV,

nel

Trovatore,

parole di

Salvatore Cam-

ma kano
1189.

se. 3).

Parigi, o cara, noi lasceremo,

La
(a.

vita uniti trascorreremo.

duetto di Violetta e Alfredo nella Traviata, parole di F.


Ili, se. 6).

M. Piave

54.
Paura, coraggio, ardire

1190.

il

Excelsior.
il

titolo e

ritornello di

una celebre

ballata del grande poeta


ri-

americano Enrico
porto
la

Longfellow.
:

Dalla versione dello Zanella

prima strofa

Cadean

veloci

1'

ombre

di sera,

per nevoso borgo montano

Passava un forte eh' una bandiera


Alto portava col motto strano
Excelsior
! :

stata

rimproverata

al

Longfellow

la

sgrammaticatura
il

di quel-

V Excelsior,

che, per essere

un avverbio, come
il

senso porterebbe,

dovrebbe dire Excelsius.

Ma

Longfellow

si

difese dicendo che

nella sua ballata la parola Excelsior

non

e avverbio, bens aggettivo

maschile,

riferentesi

al

giovine alpinista.
:

La scusa

stiracchiata,
la

ma insomma pu
gessa
si

passare

bens non

pu passare che

parola

usi

oggi avverbialmente sugli stemmi delle societ alpini'

nostrane e straniere e in molte altre circostanze.


Il

mirare audacemente ad
era

alti

ideali,

lo sfidare per essi pencoli


i

dolori,

cosa molto stimata dai nostri antichi, per

quali:

1190.

l'i

alto.

igi-1195]

Pania, coraggio, ardire

395

1191.

Et facere
che lo storico

et pati fortia

Romanum
lib. II.

est.
cap.
12).

(Tito Livio. Istorie,


parole

romano pone

in
:

bocca a

Muzio Scevola,

esempio mirabile
che
la
nell'

di fortezza d'

animo

potr interessare di sapere

ultima guerra esse furono incise in una medaglietta, con

data 1915, senz' altra figura n simbolo, che l'ordine massonico


i

volle distribuita a tutti


l'

massoni

italiani

che facevano parte del-

esercito mobilitato.

192.

De
la

l'audace, encore de l'audace, et toujours


l'

de
tale e

audace

famosa conclusione

di

un discorso
il

tenuto da

DAN TON
i

innanzi all'Assemblea Legislativa


egli
fin

settembre 1792, nel quale


per
les
il

con

un energico appello
:

alla nazione

domare

ne-

mici della Repubblica

Pour
ecc.

les

vaincre,

pour
di

atterrer que

faut-il?
di

De

l'audace,

Quel giorno medesimo


massacri
le

popolo ebbro

furore cominciava

gli

orribili

settembre.

Properzio

dice che,

anche se
il

forze sono state impari a qual-

che geners;', impresa,

solo averla tentata riesce di lode:

1193.

In magnis et voluisse sat


{BUgU,
lib.

est.
II,

el.

IO,

v.

<u.

ma

molte volte
infatti

la

fortuna seconda ehi


dei

volle farle
elassici

nobilmente
:

vio-

lenza,

comune sentenza

che

11 94.

Fortes fortuna adjuvat.


(Tf.rknzio. Phot

elle

eia
(II,

proverbio antico, come afferma


},

Cicerone

nelle

Tuscu-

lane

li)

o\ vero

mm.

Audaces fortuna
L'operare
e

iuvat.

II91.

il

aofirire

da forte

.'

degno
e

ili

un romano.
dell' audacia!

1102.
1193.
1194.

Dell'audacia, ancora

dell'audacia

tempre

Nelle glandi imprese anche l'aver voluto basta.


1-a
f.a

fortuna aiuta

forti.

fortuna aiuta

gli

audaci.

396

Chi l'ha detto'

[1196-1201]

Nell' Eneide di Virgilio,


l'

lib.

X, dopo

il

verso 283,

trovasi

emistichio (o verso incompleto) Audentes fortuna iuvat, che fu


le

quindi completato con


poi
il

note parole timidosque repellit. Neil' uso

dettato prese la forma notata di sopra,

non

solo perch la

parola audaces era di pi facile reminiscenza', per la somiglianza

con

la

voce analoga delle lingue neolatine,

ma

anche per

affinit

col verso di

Ovidio
v.

amatoria.

I,

608).

Audacem Forsquc Vemisque juvant (Ars Lo stesso concetto reso anche dal poeta
in

Pietro Metastasio

due luoghi:

1196. (Ma) Fortuna ed Ardir

van spesso insieme.


(Temistocle,
a. I, se. 14).

197. Sorte

non manca, ove


beli' ardire alle

virt s'annida;

E un
Non
cessit,

grand' opre guida.


ott. 9.).

(Epitalamio />er nozze Pigliateli'i-1'inelli,

va taciuto peraltro che sovente

1'

audacia

figlia della

ne-

come P unica

via per salvarsi nei gravissimi pericoli, e cos

11

98

Spesso avvien che ne' maggior perigli

Sono
Perci,

pi audaci gli ottimi consigli.


(Tasso. Gerusalemme liberata,
e.

VI,

ott. >)

se
in

ti

trovi in

periglioso

frangente, dove

ti

occorra di
:

chiamare
1 1

aiuto tutte le tue forze, ricorda la sentenza dantesca

99.

Ogni

vilt

convien che qui sia morta.


(DANTE, Inferno,
e.

Ili, v.

15).

ovvero pensa che quello

1200.

....

11

loco

Dove convien che


(uni.'

di fortezza t'armi.
<.-.

(Dante, Inferno.
dio- Sibilla ad

XXXIV,

v. 20-21).

Enea

20 1

Nunc animis opus, ^Enea, nunc pectore firmo.


(VntOIUO, Eneide,
lib.

VI.

v.

261).

1201. Ora d'uopo,

Enea,

di

coraggio

di

saldo petto.

'1202-1204]

Paura, coraggio, ardire

y\~

Puoi anche dire


frequentemente
si

in

questa occasione la frase di Esopo, che pi


i

usa a deridere

millantatori messi alla prova:

1202.
Il

Hic Rhodus, hic

salta.
(che la 203

testo greco nella favola esopiana

Kc|i.iraot^
r

nella ediz.
stessa

Halm)
accosta
si

dice:

L5o

fj

'Pco;, .5cj
la

v.T.

x Tzvfir^z.

La

favola
si

nell' ediz.

Del Furia

30, ed ha una

variante

che pi

alla

versione tradizionale latina.


di

Lo spaccone

della favola

vantava
di qui

aver fatto nell' isola di


di

Rodi un granuna
spiritosa

dissimo salto

V apostrofe beffarda

un

ascoltatore scettico.

Ai

timidi e agli irresoluti converr ripetere quel che

signora francese disse di San Dionigi che decapitato a Montmartre

and

fino a Saint-Denis,

dove poi sorse una chiesa


:

in
le

onore di

lui,

portando in
il

mano
la

la

sua testa

qualcuno faceva

meraviglie che
si

santo avesse potuto in tanto incomoda maniera percorrere

lunga
:

distanza,

ma
Il

signora osservava che la distanza non faceva nulla

1203.

n'y a que le premier pas qui cote.


il

Qttitard nel Dictionnaire des proverbes fa


la

nome

di

questa signora,

march.
al

mot
una

Maria Di' Defkand, che avrebbe rivolto questo bon card. De Polignac, ed essa medesima se ne dice autrice in
7

lettera del

luglio

1763 a D'Alembert pubblicata da Gaston


la

Maugras {Trois mois


D'Alembert, Paris,
[e
::li

Cour de Frdric,

Lettres

indites de

1886, pag. 28).

altre

classiche citazioni intorno al coraggio, alla temerit


:

sentimenti citer subito questa

1204.

Hominum
in
si

pectora murus erunt.


lib.

OMBRO
\.

due luoghi Ae\V Iliade, nel


di

IV,

v.

40;

e nel

XV,
muro

736,

compiace

chiamare

il

difensori:

tttgOg ps-.ov.

di //ronzo.

Nel primo,

figlio di
il

Cipaneo. Stendo, che rispon-

dendo all'Atride Agamennone,


indecisione e vilt nel

quale lo ha accusato d'una

muovere

all'assalto, ^li ricorda d'ave:

1202. 120;.

Eccoci a

Rodi, salta ora.


il

Non
I

che
degli

I20).

petti

primo passo che difficile. uomini faranno da muraglia.

39^

Chi l'ha detto ?

[1205-1206]

la

rocca

eli

Tebe
la forte

dalle sette porte con

un manipolo
esortandoli

di

guerrieri,

sfondando
ai

muraglia nemica
i

nel secondo Ajace, parlando


all'

Danai,

li

infiamma contro

Troiani,

assalto.

L'immagine

significativa pass in

Alceo

(fragm. 23) e con qual-

che piccola variante formale, restando per intatta nella sostanza,


in

Eschilo
v.

quindi fu poi ereditata dai latini:


il

Ovidio

(Metani.,

XIII,

280) chiamer Achille

muro,

il

presidio dei

Greci:

Graim munis Achilles e Sallustio (Catil., e. 61) ci dir che audacia pro muro habetur. Un' iscrizione medievale (pi volte pubblicata) che esiste ancora sulle mura di Asola, cittadina sul Chiese,
in provincia di

Mantova,

finisce

Desine, dux

belli,
:

de

Frange opus hoc


Tolgo questi
raffronti

me sperare tiiumphum hominum pedoni murut erunt.


!

da un' erudita nota del prof. Marco Galdi,


tardo

La fortuna d'una frase ed un


naeum, anno V,
del

epigramma

adespota, in Athe-

fase. I, Pavia,
di

gennaio 1917 pag. 83-85.

Aggiungasi questa citazione

Orazio che

leva a cielo l'audacia

primo navigatore

1205.

Uli robur et aes triplex

Circa pectus erat, qui fragilem truci

Commisit pelago ratem


PrimUS.
e la
il

{Odi,

lib.

I.

od.

.<,

v. 9-12).

seguente di

DANTE

che cos fa dire di s a Farinata degli Uberti


si

quale nel 1260 alla raunanza di Empoli solo

oppose

al
:

pa-

rere degli altri ghibellini,

che volevano distruggere Firenze

1206.

Colui che la difesi a viso aperto.


{Inferno,
C.

v.

93).

Dopo

il

Congresso

di

Parigi

(1856)
di

in

cui

Casoni aveva
in

COI)
la

grande accorgimento trovato


questione italiana,
i

modo

introdurre

discussione

patrioti

italiani vollero

esprimergli la loro gi

1205.

Robusto
(Mimo

e eoi petto

coperto

di triplice

corazza era colui ehe

affid

al

crudele oceano una Fragile nave.

207*12 II]

Paura, coraggio,

ardiri-

39g

titudine

liberali

toscani con a capo Alessandro


l'

d'Ancona

gli

presentarono un busto con


aperto,

epigrafe

Colui che la difese a viso

mentre

romagnoli fecero coniare una medaglia d' oro che


:

aveva nel rovescio

Camillo Cavour degno Oratore di Vittorio

Emanuele, specchio dei Re, che nel Congresso di Parigi propu-

gn

i diritti d' Italia conculcati.

Le Legazioni

e le

Marche con

riconoscenza e con fede, e nel diritto, intorno alla testa di Cavour.


il

famoso vers

1J07.
che
il

Che
verso

fan qui tante pellegrine spade?


20 della celebre
:

Canzone
mia.
ediz.

a'

Grandi
il
;

d' Italia del

Petrarca
l'

che comincia

Italia

bench

parlar
canz.

sia

innel-

darno (P. IV. canzone IV, neh"

Marsand

XVI
i

ed. Mestica) della quale canzone vanno


fine della

anche additati

versi,

in

strofa 6

1208.

\Che\ L'antiquo valore

Ne
Son
1

l'italici

cor non ancor morto.


quelli
il

la

ricordate anche

dell'abati'

Pietro Meta.STASIO

209.

Chi vede

periglio

cerca salvarsi,
di lagnarsi

Ragion

Del fato non ha.


i/>,

mofoonte,

a.

li, se.

1).

Meco invece due

citazioni,

1'

una

1'

altra dantesche, che ragio-

nano

di

paura

di

timidit

I2IO

Mi

fa

tremar

le

vene e
(l>

polsi,
1
.

\\

Inferno,

[.

Come Ad

le

pecorelle escoti del chioso


due, a
tre, e

un,i. a

l'altre

stanno
'l
v.

Timidette atterrando l'occhio e


(DAim, Purgatorio,
mentre
gli
e.

muso.
:

Ili,

enetti
nel

Baici

legni

esterni

del

no mirabil-

mente

ritratti

vis

virgiliano:

4-00

Chi l'ha detto?

[12 12-12 15]

121

2.

Obstupui, steteruntque comae, et vox fau[cibus haesit.


(Virgilio, Eneide,
lib.
II.
v.

"74: ripet. nel lib. III. v. 48).

come succede ad Enea quando


la

incontra lo spettro di Creusa e quando


i

voce

di

Polidoro a
di

lui

parla attraverso

rami del lacerato mirto.

Esempi famosi

animo imperterrito

e ardito

sono ricordati nelle

seguenti frasi, delle quali per ragione cronologica verr prima questa che parla della favolosa

prodezza

di

Orazio Coclite

12 13.

Orazio sol contra Toscana tutta.


(Ariosto. Orlando furioso,
e.

XVIII,
I,

ott. 65).

Anche
lo

il

Petrarca
:

[Trionfo della Fama, canto

v.

80-81)

aveva chiamato

Quel che solo


Contra tutta Toscana tenne
il

ponte.

1214. Csesarem vehis Csesarisque fortunam.


la

famosa risposta

di

Giulio Cesare
Durazzo a

al

marinaio Amiclo^ che

sorpreso dalla tempesta, mentre su fragile palischermo stava per


fare

segreta
il

traversata da
;

Brindisi, rifiutava

di pren-

dere

largo
gli

e Cesare, presolo per la


:

mano,

lo conforta a

non

te-

mere, e

dice

Perge audacter,
(cap. 38),

Ccesarem Vc&, ecc. Plutarco


(4,

nella vita di Cesare


(41,

Floro

2,

37) e Dione Cassio

46),

hanno conservato memoria

del fatto.

Assai pi degna di ammirazione la risposta di un altro cittadino,


che nel darla, pi che alla fiducia nella sua fortuna e nella sua audacia,
s'

ispirava all'amore per la diletta patria.

Essa ia seguente:

1215.

Voi sonerete le vostre trombe, remo le nostre campano.


FRANCESCO GUICCIARDINI,
in

e noi sone-

Intorno alla quale

verso

la tun- del lib.

della /storia d'Italia, narrando della calata


iv
di

Italia di

Carlo

III
|.

Francia, e del suo ingresso

in

Firenze nel novembre 140

1212.

Restai stupefatto,
TOC
liin.isr

capelli
in

mi

si

drizzarono

in

testa, e

la

soffocata
e
la

gola.
di

12!

|.

Tu

porti

Cesare

fortuna

Cesar-.

[I2lj]

Paura, coraggio, ardire

401

detto delle contese sorte fra


intollerabili di
cabili

il

Re
:

Fiorentini per le pretensioni

quello, prosegue
l'

le quali difficolt, quasi inespli-

se

non con

armi, svilupp la virt di

Piero Capponi,

uno

di

quattro cittadini diputati a trattare col Re,


d'

uomo

d' in-

gegno e

animo grande,

e in Firenze

molto stimato per queste

qualit, e per essere nato di famiglia onorata, e disceso di persone,

che avevano potuto assai nella Republica. Perch essendo un d


egli

compagni suoi
i

alla

presenza del Re, e leggendosi da uno

Secretario regio

capitoli

immoderati,
egli

quali per ultimo per la

parte sua

si

proponevano,

con

gesti impetuosi, tolta di

mann
Re,
s di'

del Secretario quella scrittura, la stracci innanzi agli occhi del

soggiungendo con voce concitata


soneste

Poich si domandano cose

voi sonerete le vostre trombe, e noi soneremo le nostre


inferire

campane, volendo espressamente


ciderebbono con V armi
i ;

che

le

differenze

si

de-

e col

medesimo impeto, andandogli


camera. Certo che
le

dietro

compagni,

si

parti subito della

parole di

questo cittadino, noto prima a Carlo e a tutta la corte, perch


pochi mesi innanzi era stato in Francia imbasciadore de' Fiorentini,

messono

in

tutti

tale
in

spavento (non credendo massimemente,


lui

che tanta audacia fusse


lasciate le

senza cagione) che richiamatolo, e


si

dimande,
il

alle

quali

ricusava di consentire,
:

si

conven-

nono insieme

Re

Fiorentini in questa sentenza


la

Che rimesse

tutte le ingiurie precedenti,

citt

di

Firenze fosse amica, con-

federata, e in protezione perpetua della

Corona
cura
di

di Francia, ecc.

(Ediz. renze,

sugli

originali
I,

manoscritti,

A. Gherardi, Fi-

1919, voi.

pag. 77).

Lo

stesso fatto narrato dal ve-

scovo PAOf.o
principio,
e

Gmvio

nel libro II delle Historie sui temporis, sul


altri

anche da

storici

degni

di

fede.
i

Fanno accenno a questa


VEl.i.l

fiera risposta
:

anche

versi del

Ma^hi

\-

(Dcennal,-

I.

v.

34-36)

Lo strepito dell' Non pot far


I.i

armi e de' cavalli


che n<m fosso sentita
fra

roce d'un cappon

tanti

galli.

lettini

del

GIUSTI Dell
gli

Fra

altri

dilettanti oltremontani.

Per infilarmi un certo re di picche -i misr co' piedi e colle mani


:

402

Chi l'ha detto?

[1216-12

7]

Ma

poi rimase l come berlicche, Quando un cappon, geloso del pollaio,


il

Gli minacci di fare

campanaio.

Una

risposta simile a quella di Pier Capponi, fu data da

Pa-

squale Marangio,
per pi anni
(eletto
in

giureconsulto e sindaco della citt di Lecce


nel
di

1801).

Non

posso asseverare a qual

Comandante
Cavallari,
di

capo

Turchi o

di

Moscoviti, di Camisciotti, di
la
citt

Cacciatori,
del

che funestarono

dalla

fine
si

del

decorso a'principii

corrente secolo, egli


gli
si

(visto

che lo

vo-

leva sopraffare colla forza, e che


la
citt),
;

parlava di cannoneggiare
i

rispose:

Ebbene! Tu
monumenti,

tieni

Cannoni,

io

tengo

la

Campana

e cos fece sbollire la superbia del barbaro


e i stioi

(De

Simone, Lecce

voi. I, Lecce, 1874, pag. 247).


i

La

Francia, che pu vantare fra

suoi prodi

un Pierre Bayard
si

[1476-1524], chiamato gi dai contemporanei (come


cronisti sincroni)
:

riscontra in

12 16.

Chevalier sans peur et sans reproche.


figli

va giustamente fiera che uno dei suoi


tuto dire
:

pi gloriosi abbia po-

121

7.

Impossible n'est pas un mot franais.


Napoleone
al
I,
il

frase attribuita a
il

quale

infatti scriveva
il

da Dresda

9 luglio 18 13

governatore di Magdeburgo,

conte Lemarois:

Ce n'est

pas

possible, m'crivez-vous:

cela n'est

pas franais.
558, lettre

[Correspondance
n. 20256).
parte (poi

de

Napolon Ier
il

to.

XXV,

pag.

Si racconta che

principe Luigi-Napoleone Bonafu processato a


del

Napoleone

III)

quando

Parigi per

il

tentativo bonapartista di

Boulogne
il

6 agosto 1840 e condanalla


la

nato dalla Camera dei Pari

6 ottobre successivo
al

prigione
lettura

perpetua in

una

fortezza,

voltasi

cancelliere

dopo

della sentenza,

gli

disse

Monsieur, on disait

autrefois

que

le

mot impossible

n'tait pas franais; aujourd'hui,

on peat en dire

autant du mot perptuel (Lebey, Les trois coups d'tat de Loitis-

12 16. Cavaliere senza paura e senza macchia.

1217. Impossibile non parola francete.

[l 2

* -12

19]

Paura, coraggio, ardire

403

Napolon Bonaparte, Paris 1906, pag. 396).


egli

E infatti

sei

anni dopo

evadeva dal forte


l'

di

Ham,

dodici anni

dopo era imperatore.


:

Anche
12 18.

Inghilterra

pu

essere superba di un' altra bella frase

England expects every man


capo
di Trafalgar,

to

do his duty.
la

che r ordine del giorno emanato da


della battaglia del
voi.

Horatio Nelson
il

mattina

21 ottobre 1805 (Vedi nel


lettres

VII a pag. 150

dei Dispatches

and

of Vice-Admiral

Lord Viscount Nelson, London, 1846).


Nelson confides that every

Si dice che la redazione

primitiva del famoso dispaccio fosse in termini

un poco

diversi

man mil

do his duty,

ma
il

l'

ammira-

glio cede facilmente al consiglio di

uno

dei suoi ufficiali che gli


;

propose di sostituire
di confides in

il

nome
il

della patria al suo

cambiamento
ban-

luogo di expects fu suggerito

dall' aiutante di

diera cap. Pascoe per

motivo che

la parola confides

non

si tro-

vava nel codice dei segnali e occorreva perci segnalarla


per lettera, perdendo del tempo prezioso in quel frangente.
noto, la giornata
fini

lettera

Come

con

la vittoria degli Inglesi,

amareggiata

dalla gloriosa fine dell'Ammiraglio ferito

mortalmente da uno degli


fatto il loro do:

ultimi colpi della battaglia


vere,

tutti

avevano dunque
le cui

cominciando dal capitano

ultime parole furono

I have

done

my

duty, thank

God for

that.
le

Non meno
parole famose

belle, se fossero
:

ugualmente autentiche, sarebbero

12 19.

La garde meurt

et

ne se rend pas.
il

che la leggenda attribuisce a

Pierre Cambronne

quale coman-

dava una divisione della vecchia Guardia imperiale nella infausta


giornata di Waterloo.
risposto invece

A un ripetuto invito di
Vir
1

arrendersi, egli avrebbe

con un' altra esclamazione, anche pi energica e


pulita, sulla quale

pi breve

ma meno

ha ricamato

un lungo
lis.
I.

e abbastanza noioso

commento

nei suoi Misrables (to. 111.


i

2"ic partie, eh.


gli

15), scandalizzando

suoi contemporanei, e
i

specialmente

accademici.

Quando furono

pubblicati

Misrables,

1218. L'Inghilterra aspetta che ciascuno faccia


12 H).

il

suo

La guardia muore

ma non

s'arrende.

404

Chi V ha detto?

[12 19]

uno

di quelli

che

si

mostravano pi

feriti dall'

audacia con la quale


s

Victor
tare, fu

Hugo
1'

scrisse in tutte lettere

una parola
Il est

poco parlamen-

accademico Cucheval-Clarigny.
doit se refuser crire
!

des mots, diceva,


ri-

que

la

plume

Due

giorni dopo, egli

ceveva una copia dei Misrables, con questa dedica di pugno dell'

autore

M.

Cheval-Clarigny

Tornando a Cambronne

alla

sua

risposta,

eroica per quanto sudicia,

devo ripetere quel

che ho avuto occasione di notare altre volte, cio che disgrazia-

tamente non tutto quello che bello, anche vero


la

Cambronne con
gli

Guardia,

si

arrese e

non mor,

visse anzi fino al 1842, cio able

bastanza per

smentire in ogni occasione


dal

parole che
del

erano
giu.

state attribuite fin

Journal general de France


il

24

gno

815
il

sei giorni

dopo

terribile

dramma

di

Mont-Saint-Jean

Anche
al

Brunschvigg nel suo libro su Cambronne, sa vie


et militaire

civile,

politique

(Nantes,

1894) dedica intiero un capitolo


tutte le opinioni favoreegli

motto

e alla frase di
al

Waterloo, notando
e

voli

o avverse

Cambronne,

concludendo che
n

non avrebbe

mai pronunziata n
cio la frase
in quella

la frase sublime,

la parola plebea.

La prima,
coman-

Le garde meurt
se pure
nell'

et

ne se rend pas, sarebbe stata detta


dal

medesima giornata dal colonnello Michel o


non
fu

dante

Maret,

foggiata
die'

dal giornalista

Rotjge-

mont, quando
Waterloo.

Indpendant
anni fa
il

ragguaglio della battaglia di

Non molti

Figaro

di Parigi

pubblicava un' altra

versione sulla origine della frase eroica che sarebbe stata fabbricata
dallo scrittore di vaudevilles
battaglia,
il

Mart ain ville.


cinque
atti

Pochi giorni dopo

la

Martainville, che era realista e nemico quindi di

Napo-

leone, sceneggi
l'

una

satira in

Bonaparte

o l'abuso deldi

abdicazione, nella quale

un

ufficiale realista

parlando

Waterloo,
:

narrava a un collega come Cambronne avesse risposto

agli inglesi

La

guardia muore e non

s'

arrende.

che ha fatto poi Cam*


si

bronne?

chiedeva

l'

interlocutore,
il

Naturalmente,
ma

arreso

rispondeva l'altro. Per questo

giornale pensa,

mi pare con

poco fondamento, che

la

frase eroica sia stata attribuita a

Camresa.

bronne soltanto per condurre a quella insolente battuta della

Devo
di
di

anzi accennare, per quel che vale, a

una testimonianza

favo

revoie al

Cambronne, che sarebbe


di

stata pubblicata pel centenario


il

Waterloo, dal Times

Londra,

18 giugno 191

5.

Si tratta
il

una

lettera inedita

(autentica?)

che un

ufficiale inglese,

<a-

fi 2

9]

Paura, coraggio, ardire

405

pitano Digby Mackworth, aiutante di


scritto
la sera stessa
1'

campo
Il

di

Lord

Hill,

avrebbe

della battaglia.

capitano Mackworth, de-

scritto

attacco della Guardia imperiale francese al passo di caterribile scarica


:

rica e la

di

moschetteria che l'accolse e la de-

cim, continua
turbine che
si

La tempesta li abbatt (i francesi) come un scateni in un campo di grano maturo essi si fer
;

marono, cominciarono a sparare dalle


tentarono di estendere
il

teste delle loro


la

colonne e

loro fronte

ma

morte aveva prodotto

gi troppa confusione tra loro. Essi


gli

si

aggruppavano istintivamente

uni dietro
:

gli

altri

per evitare un fuoco che era terribile, in-

tollerabile

pure resistevano
.

saldamente

La Garde meurt
macello con-

mais ne

se

rend pas

Per mezz' ora questo


i

orribile

tinu e alla fine, vedendo che tutti


tutto
il

suoi sforzi erano vani, che

suo coraggio era

inutile,

abbandonata dal suo imperatore,


camerati, che
gi erano

che gi era fuggito, non

sostenuta dai

battuti, la fino allora invincibile


in

Vecchia Guardia, cedette e fugg

ogni direzione.
di

Un

urrah spontaneo
si

ma

animato quasi da

un sentimento

pena,

lev dalle

file

vittoriose degli inglesi e

subito la linea avanz

La

battaglia era finita .

La

questione dunque mi sembra debba ancora ritenersi

come

in-

decisa;

ma

ci che invece storicamente provato, che

una

frase si-

mile, in italiano, era stata detta e per davvero, diciannove anni prima,

dal colonnello marchese Filippo


del
1

dki.

Carretto, che

nell'aprile

796

difese eroicamente lo smantellato castello di Cossria


di

con

un battaglione
cito di

500

granatieri contro
al

l'

irrompente e vittorioso esergl'

Napoleone Bonaparte, ed
arrendono mai.
;

generale francese che

intimava

la resa, rispose:

Sappia, signor generali, ehe

i granatieri piemontesi

non

si

questa proprio storia, storia gloriosa del

valore italiano
e

come

storia che quel colonnello,

dopo un'eroica

memoranda
suoi uomini

difesa,

mori davvero piuttosto che arrendersi: mori

sullo scarso trinceramento improvvisato,


i

quando da parecchie ore

non avevano pi una cartuccia, n dal mattino un


un sorso d'acqua dacch erano giunti lass:
di

briciolo di pane, n

mor, dopo avere uccisi ancora


e respinto
il

sua

mano due

degli assalitori,

terzo assalto di dodicimila uomini.

Bellissima anche la risposta di un'altra principessa piemo-

CLOTILDE

i>i

SAVOIA,

e moglie del Principe

figlia primogenita di Vitto rio Emanuele II Gerolamo Napoleone Bonaparte. Dopo Sedan,

4o6

Chi l'ha detto?

[1220]

proclamata a Parigi
il

la
l'

decadenza della dinastia Napoleonica, fuggita


imperatrice reggente, la Principessa Clotilde,

4 settembre 1870
i

sdegnando

consigli di chi le

raccomandava

di allontanarsi

imme-

diatamente, non volle partire che l'indomani mattina, dopo ascoltata


la

sua solita messa, dopo fatta


visita;

ai

suoi prediletti infermi del vicino


al

ospedale la sua solita


cristalli

ed
la

suggerimento di fare alzare

della

carrozza perch

gente affollata nelle vie non


:

la

riconoscesse,

rispose con le nobili parole

220.

Peur

et

Savoie ne se sont jamais rencontres.


con
le

e a fronte alta, nella sua vettura,


e

sue livree, da principessa

non da

fuggitiva,

partiva dalla citt insorta,


tutti.
il

senza che alcuno


fatto e le parole

osasse farle affronto, anzi inchinata da

Il

sono ricordati da uno dei suoi biografi,


dell' ord. dei

P. Lodovico G. Fanfani,

Predi e, nel volume

La

Principessa Clotilde di Savoia,

biografia e lettere (Grottaf errata, 19 13, a pag. 29).

Anche
le

il

De La
a
:

Gorce nella Histoire du Second Empire,


pag. 430) conferma
il

to.

VII

(Paris, 1905,

fatto senza

per riportare

parole

lendemain, toutes

les

traces de

l'Empire avaient disparu

Le

De

l'Imperatrice on ne savait rien

La

princesse Clotilde tait de-

meure au Palais Royal. Elle Del resto

partit la dernire,

sans se hter,
ni braver,
(e

dans sa propre voiture, en vraie princesse qui ne veut


ni craindre .

nota perch

stampata pi volte

anche

nel

cit.

libro del

P. Fanfani, a pag. 25) una bellissima lettera della

principessa al padre che pochi giorni avanti le aveva scritto sollecitandola a lasciare subito Parigi
:

Non ho

la

menoma paura

non capisco nemmeno ch'io possa aver paura. Di che?


Il

e perch?
io

mio dovere

di

rimanere qui

tanto che lo potr, dovessi


al

restarci

e morirci:

non

si

pu fuggire dinanzi
caro

pericolo.
ci

pi

oltre: Rifletta a tutto questo,

Pap mio,

pensi

bene,

vedr che mi dar ragione, ne sono convinta. Lei non partirebbe,


i

fratelli,

Maria pure non partirebbero.


.

Non

sono una principessa

di

Casa Savoia per niente


Nei giorni pi
tristi

del terrore austriaco in

Lombardia,

il

popo-

lano

milanese

AMATORE Sciksa

{Aviatore,

non Antonio, come

1220.

La paura

Savoia non

si

sono mai incontrati.

22

il

Paura, coraggio, ardire

407

finora
'

si

disse,

ripetendo

macchinalmente un lapsus calami deldi

amanuense

nella redazione frettolosa della sentenza capitale)

professione tappezziere, arrestato una notte a Milano in procinto di


affiggere
fu

un manifesto rivoluzionario
il

sul corso di

Porta Ticinese,

condotto

agosto 1851 dinanzi al Giudizio Statario militare,

condannato
rifiuto

alla

morte colla forca, e


a prestarsi alla
al supplizio,
il

il

giorno stesso fucilato per

il

del carnefice
lo

triste

opera. Si narrava che


gli

mentre

conducevano

capitano auditore

andasse

susurrando all'orecchio che rivelasse


mettendogli salva
la
la vita e

nomi
;

de' suoi complici, pro-

molti danari

e quasi a render pi forte


si

tentazione, desse ordine che la carretta


lui

fermasse innanzi

alla

casa gi da

abitata.

Il

povero martire avrebbe risposto sem-

plicemente

1221.

Tiremm

innanz.
il

Milano riconoscente inaugurava,


alla

12

febbraio 1882, una lapide

memoria
le

dello Sciesa,

nel luogo stesso

dove

egli

avrebbe proul-

nunziate
timi)

memorande
edilizia di

parole, cio in via della

Rosa, oggi

tratto della via Cesare

Cant

la

lapide, a causa della tra-

sformazione

quel quartiere, non pi sulla casa dove

fu primitivamente

collocata

ed

passata

sulla

parete
la

ili

cinta

dell'edificio

della

Banca
fu

d'Italia.

ormai
il

noto che

magnaili

nima risposta non


Mantenni
e il

mai detta. Gi

De

Castro nei Processi

6 febbraio J853 (Milano, 1893, pag. 167), pur


confermava che
fin
fui

difen-

dendo

la

frase,

da' suoi tempi


io
il

vi

era chi

du-

bitava della autenticit sua:

ma

primo

a negarla recisa-

mente,

fin

dalla 4* ediz. di questo libro

(1904), basandomi sulla


la

imerisimiglianza delle circostanze nelle quali

tradizione

voleva

accaduto
al fatto
figlio

il

fatto, sulle

testimonianze

di

alcuni contemporanei che

medesimo avrebbero dovuto


in cui fu

assistere, sulla circostanza frase eroica attribuita al


in via della

che

il

stesso dello Sciera

non Beppe della


la

padre
or-

clic

il

giorno

inaugurata

lapide

Rosa.

Ma

inai ogni disi


di

tuperflua, e
altri

dopo

la

restituzione del pi'

molti

processi politici fatta dall'Austria in seguito


(Las
politici

all'armistizio di

Villa Giusti

di Milano

1221.

Andiamo

avanti.

408

Chi

l'ha, detto?

[1222]

Mantova 1851-53

restituiti dall'Austria, Milano, Cogliati, 1919),


Il

la

questione risoluta.

Tiremtn innati non fu mai detto,


l'

ma
mo-

questo non

menoma
il

nella pi piccola parte

aureola fulgida di

patriottismo che meritamente circonda la fama dell'eroico e

desto popolano

quale col suo mirabile, imperturbabile silenzio,


vite.
Il

facendo getto della sua, salv molte


I'

Luzio suppone che

origine della frase sia da cercarsi nella deformazione di

una

ri-

sposta realmente
torio

data dall'Amatore
:

Sciesa nel

primo interroga-

da

lui

reso in Polizia
.

Non

posso parlare, quel che

fatto fatto
sciuti dal

Ma

a parte che questi interrogatori non erano cono-

pubblico, ho ragione invece di credere che la leggenda

fu foggiata,

non so bene per opera

di chi,

ben quindici anni dopo,

in occasione di

una commemorazione
i

fatta in

Milano dei Martiri

del 6 febbraio 1853, fra


lo Sciesa,

quali fu per strano equivoco


si

compreso

fucilato,

come

detto, nel

1851

55.
Personaggi
storici e letterari

Come

gi

ho

fatto per

paesi,

riunisco qui molte frasi che

si

ripetono piuttosto per indicare certe designate persone che con


gnificato indeterminato,

si-

come

per

il

maggior numero

delle altre

sentenze.

poich procedo per ordine cronologico, ecco Omero,

1222.

....Quel

sommo

D' occhi cieco, e divin raggio di mente, Che per la Grecia mendic cantando.
(Manzoni.
che
In

morie di (urlo Imboiiali,

versi).

ci

ha lascialo quelle due preziose

gemme

dell' antica epica,


:

cos

ammirate, anzi venerate dagli antichi e dai moderni


dicesse
:

bench

Properzio

[1223-

Personaggi storici

e letterari

409

1223.

Cedite

Romani

scriptores, cedite Graii,

Xescio quid majus nascitur Iliade.


yElegie, lib III.

ode

34. v. 65-66).

alludendo
Altro

all'

Eneide del suo amico

Virgilio.

illustre figlio della Grecia,

quello di cui

Dante

disse

1224.

Vidi

il

maestro di color che sanno.


(Inferno,
e.

IV,

v.

131).

alludendo,

come ognun

capisce,

ad Aristotile con parole che

il

Pari M con pungente


chiam
:

ironia travolse applicandole a Voltaire, che

maestro

Di coloro che mostran

di

sapere.
(//

Mattino,

v. 6-

Di minor fama era invece

1225.

Cameade!

chi era costui?


(Manzoni, / Promessi
Sj>osi, cap. Villi.

Questa classica domanda ruminava


duto sul suo seggiolone pure molti dei
lettori
;

tra

don Abbondio,

se-

e forse se la saranno rivolta con lui


il

dei

Promessi Sposi. Quindi

nome
un

di Car-

neade rimasto
tavia

nell'

uso a significare un ignoto qualunque. Tut-

Cameade non

era affatto....
stoica,

un Cameade
e \issuto dal
tir

egli era

filosofo,

prima della scuola


terza

poi della platonica, e fondatore

della

Accademia, nato a Cirene


il

213

al

129 av. Cr.


di quel lette-

Chiedere perch

Manzoni

fuori

il

nome

ratone del tempo antico, sembrerebbe forse una stranezza beli' e

buona: eppure non


di

cos.

Accostiamo

alle parole

messe

in

bocca

don Abbondio, queste


micos, e. Ili, n. 7;
:

altre di

un dialogo
Licentius
:

di

Agostino {Contra
tibi

Tum
ail,

Carncades, inquit,

sapiens non videtur? Ego.


iste

(necus non sum, nescio Carncades


la

qui fuerit.
!

Non

coincide
?

domanda

di

don Abbondio
:

Cameade

chi era costui

con la frase di Agostino

Nescio

Lasciate
greci:
l'

il

passo, scrittori

latini, lasciate
ri

il

passo, scrittori
pi grande
del-

sta pc;

non

che,

Iliade.

4IO

Chi l'ha detto?

[1226-1228]

Carneades

iste

qui fuerit? -

Il

Manzoni aveva studiato

il

gran

dottore africano, e ne fa fede la lettera sua al Poujoulat nella quale

da par suo cerca

di

determinare dove precisamente sorgesse


si

il

ce-

lebre Cassacum, ove Agostino

era ritirato con la madre,

il

figlio

e gli altri amici, per prepararsi al battesimo.

notisi

che

il

dia-

logo contra Academicos opera nata dalla conversazione di


stino e de' suoi
siaco.

Ago-

compagni durante
Manzoni, scrivendo
iste

il

tranquillo soggiorno di Cas-

Non

parr dunque pi strana, dopo queste considerazioni,


il
i

l'ipotesi che

Promessi Sposi, ricordasse


dire al

il

nescio

Carneades

qui fuerit; e
della

lo facesse

povero don
clero

Abbondio, come sggio


d' allora

non troppo ampia cultura del


stor.

(Nino Tamassia, nel Giorn.


pag. 182).
bieco e

della

lett.

/tal.,

vo-

lume

XXI,
il

Nerone,

crudele tiranno, che vive ancora travestito


il

sotto strane leggende nella fantasia del popolo, ha nel

suo

posto

Chi

V ha

detto ? per le sue ultime parole

1226. Qualis artifex pereo!


(Svetonio, Vita Nerotiis,
dette da lui morente.
49).

Papa
il

Celestino

V,

ossia Pietro Angeleri, che fu eletto pontefice


soli sei

5
si

luglio
ritir

1294 e dopo
in

mesi

di pontificato,

depose

la tiara

un convento, fu
:

santificato dalla Chiesa

ma

bollato

dall'Alighieri con le parole

1227.

....Colui

Che
Ma
che

fece per vilt lo gran rifiuto.


(Dantk. Inferno,
e.

III.

v. B9-60).

Dante
lo

anche pi severo verso


le

il

successore

di

lui,

quello

indusse con

sue male
di

arti al

gran
di

rifinto, Bonifacio
si

Vili,

della famiglia Caetani,

Anagni,

cui

diceva

1228. Intrasti ut vulpis, regnabis ut leo, morieris

ut canis.

i22().

Quale

artista
(nel

muore con mei


papato) da \olpe, regnerai
ila

1228. Entrasti

leone,

morirai

Personaggi storici

letterari

411

Gli antichi storici narrarono che questa fu

una profezia

di

papa

Celestino, pienamente adempiuta

per

la triste fine,

che secondo
altri

una tradizione raccolta da Ferreto


cronisti sincroni

de' Ferreti

da Vicenza e da

avrebbe fatto Bonifacio Vili, morto presso che di

rabbia dopo
testa nel

1'

affronto di

Anagni mordendosi
il

le

mani

e picchiando la

muro, tradizione che

Tosti nella Storia di Bonifazio Vili

e de' suoi

tempi

(voi. II, pag. 196,


il

200, 202) dimostra inconsistente.

Fra codesti

cronisti forse

pi antico frate
il

bolognese, dei Pp. Predicatori,

quale nel cap.

Francesco Pipino. XLI, in fine, della

sua Cronaca dall'anno


tures, to.

176

al

13 14 (Muratori, Rcr. Italie. Scrip-

IX, pag. 741)

cosi narra:

Morte sua verificatum patuit

quod

praedixisse fertur Clestinus de eo,


;

quum ad ipsum videndum


subiisti,

in carcere accessisset

inquit enim

in

Papatum ut vulpes

regnabis ut

leo,

morieris ut canis. Fertur enim, quod prae indiin ipsis mortis angustiis brachia corro-

gnatone animi vehementi


debat ut canis .

Quasi
sti

le

stesse parole
si

Intrasti ut vulpis, taxisti ut leo, obii-

ut canis,

dissero di

Leone X, secondo afferma Marin Sacol.


I

nuto (Diari,
altri

voi.

XXXII,
di

289) e furono dette anche


Barbarossa, come
si

di

papi,

nonch

Federico

legge nelle

Gesta abbatum Trudonensium, Continualo III


histor.,

(Monunt, Germ.

Script.,

voi.

X,

p.

390).
storia che

Ai. che la eroina di


italiano

una pietosa

commuove

il

popolo

da pi

di

sei secoli,

Pia de' Tolomei, senese, moglie in-

felicissima di

Nello de' Pannocchieschi, signore del castello della

Pietra presse

>

Massa Marittima,
si
:

nella

Maremma
alla

senese, uccisa dal


del

marito prima del 1300,


tino

raccomanda

memoria

Grande

con

le

parole

1229.

Ricorditi di me, che son la Pia!

Siena mi
Isi

f';

disfecemi

Maremma:
la

colui che innanellata, pria

Disposando, m'avea con


iD\mi.
II

sua

gemma.
V,
v.
l.V-

l'nr/r,iiorio, e.

poeta medesimo, \issuto.


[etto
di
la

come ognuno &,


lui.

dal t2<>;
tolta

al

1321,

molte designazioni, una delle quali


principale gloria di

al

poema

una

412

Chi l'ha

detto!'

[1230-1234]

1230.

Onorate

l'altissimo poeta.
(Dante. Inferno,
e.

IV,

v. 80).

aveva

egli

detto alludendo a Virgilio

ma

posteri ritorsero la lode


lui si

su Dante medesimo, e gliela scrissero sul monumento. Altri a


rivolge invocandolo
:

1231.
come

gran padre

Alighier....

scritto in principio del sonetto

A
il

Dante

di

Vittorio Al-

fieri, composto nel 1783. L'Alfieri fu

primo poeta, degno del

nome, che chiamasse Dante con


di Dante che

l'

appellativo di padre.
il

Leopardi chiama padre Dante nella Canzone sopra


si

preparava in Firenze. Invece


lo

Ugo

Anche il monumento Foscolo nel-

r ode

Dante

chiama

1'

1232.

....Altissimo

Signor del
imitando un passo di

sommo

canto.
IV,
v.

Dante medesimo
gli
altri

(Inferno, e.

95-96)

....Signor dell'altissimo canto

Che sopra
Al poema dantesco

com' aquila
titolo di

vola.

fu dato

il

1233. Divina
per merito di

Commedia.
cos lo

Giovanni Boccaccio che


Dante

chiam nel

^ 14

del Trattatello in laude di

ossia della Vita di Dante,

come

volgarmente chiamata (ed. Macri-Leone, Firenze, 1888, pag. 69);


e divina
egli

disse,

non

nel senso cristiano di celeste,

bens nel

senso di opera di eccellenza meravigliosa, quasi sovrumana, come

chiama divine
renze
cui
di
il

le

opere di Virgilio (Zenatti Oddone, Dante < FiFirenze,

prose antiche,

1902).

Ma
tale

la

prima edizione
fu la

in

poema dantesco comparisse con


di

titolo,

giolitina

Venezia, del 1555, per cura

Lodovico Dolce.
li

Michelangelo
nostri maggiori

Buonarroti
poeti,

(1475-1564) chiamato da uno

con frase un poco secentesca:

1234. Michel, pi che mortale,

Angel
e.

divino.
Ott.
-).

(Ariosto, Orlando furioso,

XXXIII.

[l235" I2 3^]

Personaggi storici e letterari

413

e colui che

contemporanei dissero

il

Divino Aretino, cio Pietro

Aretino, vissuto dal 1492 al 1557, rimasto turpemente famoso

anche per un epigramma


seguito per
altri.

fatto su di lui, e pi

volte parodiato in

L'epigramma

questo:

1235.

Qui giace l'Aretin poeta tosco, Che disse mal d' ognun fuor che di Dio Scusandosi col dir, non lo conosco.
anche con
altra lezione,
1'

che trovasi riportato

e pure in latino

anzi alcuni dissero addirittura che era


di lui
il

epitaffio inciso sul sepolcro


(ce

mentre
il

1'

epitaffio vero era affatto diverso

ne conserv

testo

viaggiatore tedesco

Lorenzo Schrader

cfr.

Bongi, Annali

di Gabriel Giolito, voi. II, pag. 14). Invece l'epigramma stato


attribuito al vescovo

Paolo Giovio

(1483-1552) sulla fede del


l'histoire des

P. Xiceron,
stres, to.

Mmoires pour servir


pag. 362
;

hommes

illu-

XXV,

ma

il

Mazzuchelli nella Vita di Pietro

Aretino, pag. 84 e 137, prova che ci non

pu

essere, poich
si

il

Giovio e l'Aretino vissero in costante amicizia. Perci


ritenere

ha da

che

si

tratti

di

una pasquinata composta da alcuno dei


si tratti

molti nemici dell'Aretino, ed anche possibile


tica facezia adattata in spregio dell'Aretino

di

un'an-

come

fu ripetuta anche

per

altri, sul

qual proposito

si

veda

B. Chiurlo, Gian Francesco


Veneto,
v

Credano
voi.

e l'epitaffio giocoso, in

Nuovo Archivio

XX

(1910), pag.

171-207, dove sono raccolte

tutte le va-

rianti,

pi di dieci, di questo epigramma.

1236. Galateo.
entrano
letterarie

nel

quadro
:

di

quest' opera le allusioni storiche,


si

mitologiche
al

tuttavia
stesso
il

pu
di

fare

un' eccezione per


libro.

questa che

tempo

titolo

un

notissimo
ti-

che Monsignor
tolo

Giovanni Della Casa compose con questo


buona creanza

un

trattatello intorno alle regole della

e del-

l'urbanit, pubblicato due anni


del segretario di lui

dopo

la

morte dell'autore per cura

Erasmo Gemini
in

fra le

Rime

et

prose di

.1/.

Giov. Della Casa, impresse


nel

Vinegia. pei Xicol Bevilacqua,


di

mese d'ottobre 1559. La grande popolarit

questa ope-

414

Chi l'ha detto?

[!237]

retta fece

si

che

il

nome
il

di

Galateo pass a indicare ogni

scritto

simile ed

anche

in generale le regole della

buona educazione.

meno

noto che

Della Casa

dette questo titolo al libro,


consiglio di Galeazzo Fioriil

avendolo composto a istanza e per

monte, vescovo
poetico

di

Sessa, familiare del card. Giberti,


di

cui

nome
Gain

era appunto quello

Galateo (Biadego Giuseppe,

leazzo Fiori-monte e il Galateo di

Monsignor Della Casa,


stesso Florimonte cui

Atti del R.
to.

1st.

Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, 1900-1901,


il

LX,

disp.

Berni indirizz

VI, pag. 532). quello il famoso sonetto:


e

Dal pi profondo Dove Dante ha

tenebroso centro,
i

alloggiati

Bruti e
i

Cassi,

Fa, Florimonte mio, nascere

sassi

La
versi

vostra

mula per

urtarvi dentro.

anche questi rimasti famosi.


dei

Uno

pi gloriosi principi della casa di Savoia ricordato


:

da una storica frase

1237. L'Italia

come un carcioffo che bisogna mangiare foglia per foglia.


ed
i

Come

tutte le. voci

motu che passarono


il

nella tradizione stola

rica leggendaria,

anche

carcioffo che cosi bene esprime


di Savoia,

politica secolare della

Casa

fu da qualcuno attribuito

a Vittorio

Amedeo

II,

chi al figlio Carlo


e professore che

Emanuele III

non

manc un noto deputato


mento ne

qualche tempo fa in Parla-

fece merito persino a Carlo Alberto. Bisogna pur confes-

sare che tutti codesti principi erano capaci o degni della frase e

che per conto loro sfogliarono

il

gustoso cinarocefalo,
del

il

meglio che
restituire

seppero o poterono.
al

Ma

la paternit

motto

si

deve

grande Duca che

illustr e intorbid
I, al

due

secoli

(1580-1630),
Italia,

a
lo

Carlo Emanuele
1628,
cit.

Difensore della libert d'


del

come

cham Urbano Vili

(lett.

Conte

di

Agli del

26 feb-

braio della
ICXive

dal Cibrario,
2

Origine e progressi delle istituzioni


a ed.,

monarchia di Sm-oia,

1869, pag. 307). Cos


Richelieu,
il

infatti

uno
di

storico dei nostri giorni;

maggior ne-

mico

sua casa, disse di non aver conosciuto intelletto pi acuto,

pi universale e pi attivo del suo.

Lo

stesso gran politico fran-

[1238]

Personaggi storici

e letterari

41;

cese in altra circostanza aggiungeva


sta di ferro, che
si

Fa duopo

fondere quella tedi

fissa,

a tutto beneficio

Casa Savoia,
egli

di

riunire
cioffo,

l'

Italia,

pezzo per pezzo, paragonandola

ad un car-

che bisogna mangiare foglia per foglia . (Felice


1906, pag.
1411.

De

Angeli,

Storia di Casa Savoia. Milano,


dire che

Bisogna per

anche

1'

attribuzione a

gia su di un' autorit

contemporanea,
Italie,
1

Vittorio Amedeo II si appogil famoso La Lande che nel


(vol. I,

Voyage d'un franais en


Parigi, 1766) cos
in
si

765-1 766
di

cap.

V, pag. 61

esprime parlando
l'a

quel

quel tempo

On

regard la vrit
l'Italie,

Re che era sul trono comme un Prince qui


moins pour
disoit
lui

visoit la

monarchie de

mais

c'toit

que

pour ses successeurs: aussi l'on prtend qu'il


toit

que

l'Italie

comme un

artichaut qu'il falloit

manger
di

feuille

feuille.

Anche Domenico
1

Carutti

nella

Storia

Vittorio

Amedeo II

(3

ed., Torino, 1897, pag.

588) appoggia la stessa attribuzione.


la frase fosse detta

Naturalmente nulla esclude che

prima da Carlo

Emanuele

I e poi ripetuta

con compiacenza da Vittorio


il

Amedeo IL

Giuseppe Massari ne La vita ed


(voi. II, cap.

regno di Vittorio Emanuele II


egli
gli

XCIII) narra che avendo


con Thiers, questi
hte toutes

avuto occasione a Parigi


:

nel

1868

di parlare

disse

Votre Roi a vottlu

avaler trop la

les feuilles

de l'artichaut ; qu'il
:

prenne garde

la dernire feuille

(Roma)

elle

pourrait lui

coter cher. L' oroscopo non valse di pi dello Jamais di Rouher.

Una famosa sovrana ha dato


1238.
di cui

celebrit alla frase:

Moriamur pro rege nostro Maria Theresia.


questa sarebbe

V origine. Nei primi anni della guerra


la

di

successione d'Austria,

imperatrice

Maria Teresa, abbandonata


gli

Vienna che non


eserciti

le

sembrava pi soggiorno sicuro dopo che


la

francesi

avevano invasa
la

Boemia, ripar a Presburgo,


si

l.

convocata

Dieta Ungherese,

present ad essa
al

1'

1;

tembre 1741, affidando all'antica fede


a,
i

valore dell'Ungheria

suoi

figli,

la
i

sua corona.

La

tradizione

vuole che

generoso

invito
:

rappresentanti

ungheresi

rispondessero
in.i

con voce unanime

Moriamur pro

rege nostro

Maria Theresia,

I.

Moriamo per

il

rr

noatl

4i6

Chi l'ha detto?

[1239-1241]

l'Arneth [Maria Theresia' s erste Regierungsjahre, 1865,

I.

Bd.,

pagg. 299 e 405) sostiene che queste parole non furono mai dette
poich non figurano n nel

Diarium

diaetale n nelle altre relazioni

contemporanee
alla

e neppure vero che

Maria Teresa

si

presentasse

Dieta col fanciullo lattante

in braccio,
1'

poich questo fanciullo,


si

allora di sei mesi, e che fu poi


in quei giorni
il

imperatore Giuseppe,
i

trovava

ancora a Vienna. Invece

rappresentanti,
fedelt
et di

dopo che
la

Primate

assicur Maria Teresa


:

della

tutta

na-

zione, gridarono pi volte

Vitam nostrani
il

sanguinem consecradel

mus. Vedasi per maggiori ragguagli


Toth, Mendemonddk, a pag. 74.

libro

signor Bela

di

L'apostrofe a Stefano Montgolfier (1745-1799), inventore degli


aerostati
:

1239.
sta nella
cui

Novello
ode a
lui diretta

Tifi invitto.

da Vincenzo Monti, quel Monti contro

Ugo Foscolo

lanciava

un

feroce

epigramma:

1240.

Questi Monti poeta e cavaliero

Gran traduttor
al

dei traduttor d'


il

Omero.
:

quale epigramma,
Questi
Si

come
il

noto,

Monti rispose

col seguente

rosso di pel Foscolo detto,

falso che fals fino s stesso,


in
la

Quando
Guarda

Ugo

cangi ser Nicoletto,


ti

borsa, se

viene appresso.

Letizia Bonaparte, la

madre

dei Napoleonidi, detta

da Gio-

su Carducci:

1241.

La

crsa Niobe.
due magnifiche
poeta
le

E
la

forse necessario di ripetere qui le

strofe,

veramente

belle di classica grandezza,

che

il

rivolse nella

ode Per

morte di Napoleone Eugenio

(nelle

Nuore odi
o

barbare) e dove

appunto cos chiamolla?


Delle

molte

frasi

napoleoniche,
le

pi
:

meno

autentiche, una

delle pi note

sono

famose parole

242- 1243]

Personaggi storici e letterari

417

1242. Soldats, songez que,

du haut de

ces Pyra-

mides, quarante sicles vous contemplent.


parole dette da

Napoleone Boxaparte
luglio

ai

soldati dell'

armata

d'Egitto
della

la

mattina del 21
battaglia delle
i

1798, pochi

momenti prima
egli

gloriosa
e

Piramidi, nella
Il

quale

debell
riporta

Murad bey

Mammalucchi.
medesima
:

Memoriale di S. Elena
:

invece cos questa

frase

Soldats,

quarante
ces

sicles

vous

rgardent; e

altri

Franais, songez que

du haut de

monumetts

quarante

sicles ont les

yeux fixe's sur vous


1

(P. Martin, Histoire de

l'expdition franaise en Egypte,


di
lui

81 5

vol. I, pag. 199).

pure

la fr

1243.

Dio me l'ha data, guai a chi


la

la

tocca
(di

pronunziata dall'audace Crso cingendo


parler estesamente pi avanti,
al n.

Corona Ferrea
Milano

cui
in-

1381) nella cerimonia dell'

coronazione a re d' Italia seguita nel


nica

Duomo

di

la

dome-

26 maggio 1805.
si

Il

diarista

Mantovani,

la cui

preziosa opera

manoscritta

conserva

alla

Biblioteca

Ambrosiana, all'indomani

della incoronazione, registrava nella sua

Cronaca
:

(to. III.
le

pag. 2451

quelle memorabili parole in


interrogazioni
sul!' altare
gli

siffatti

termini

Dopo

preci, e le

d'uso

d.

Ufficiali d' Italia

sono andati a deporre

ornamenti regj loro consegnati successivamente da


li

S.

M.

Il

Cardinale

benedisse; poscia

l'

Imperatore scese
1'

a' piedi

dell' altare
la

per ricevere dalla


.>.

mano
A.

del Cardinale
il

anello,

il

manto,

spada, che consegn


!a

S.

I.

principe Eugenio, e lo scetall' altare,


vi

mano
ferro, e

di

giustizia.

Allora

sali

prese la coalta

rona

di

ponendola con maest


:

sul
/'

capo pronunci ad

rimarcabili parole

Dio me

ha da:

chi la

posata la Corona
lia,

soli' altare,

prese quella d'Ita-

e la mise sulla testa allo strepito degli applausi unanimi della

folla di spettatori,

che empivano quel


paiole
si

trovano ripetute

in

altri

storici

sincroni,

come

il

cosiddetto

FEDERICO CORACCINI

'ina

veramente

elidati,

ricordatevi
vi

che dall'alto

di

queste

piramidi qua-

ranta secoli

guardano.

41

Chi l'ha detto?

[i

243]

Carlo Giovanni La Folie,


sigliere di

segretario del

Conte Mjan, con-

Stato)

nella rarissima Storia dell' amministrazione del


il

Regno
voi.

d' Italia durante


il

dominio Francese, Lugano, 1823, a


Cusani se non pu

pag. 34; e anche

conte Cusani-Confai.onieri a pag. 159 del

VI

della Storia di

Milano;
per
la

il

dirsi

storico

sincrono,

scrisse

sua storia raccogliendo anche


di

dalla viva voce

dei

contemporanei
variante
del 5

Napoleone. Queste parole


ufficiale

ebbero con

una

lieve

una sanzione

nel

Terzo
il

Statuto Costituzionale

giugno successivo (pubblicato


dell'

7)

dove nel Tit. Vili che parla


l'art.

Ordine della Corona

di Ferro,

63 dice:

La
me

decorazione dell'ordine consister nell'emintorno


alla

blema

della corona lombarda,

quale

saranno

scritte

queste parole: Dio


sta decorazione
strisce

l'ha data, guai a chi la toccher. Que-

sar sospesa ad

un nastro

color d' arancio

con

verdi all'orlo.
:

nel testo francese


<]iti

(poich lo Statuto

bilingue)

Dieu me
tratta di

l'a

donne; garde

touchera. Eviden-

temente

si

una correzione
libri

ufficiosa.

E
ferrea

cosa ripetuta anche in

autorevoli di storia che


parole,
le

Napocorona
fa-

leone,

pronunziando queste
dall' altare

famose

togliesse

la

se
1'

la

ponesse con

sue mani in capo,


(il

cendo restare
prara)

di sale

arcivescovo di Milano
Il

card. G. B. Ca-

che stava per incoronarlo.


:

racconto non perfettamente


si

esatto

bens vero che,


(e in tale

come

gi

detto,

Napoleone prese
il

la

corona da s
di

atteggiamento lo riproduce

famoso

affresco

Andrea Appiani

nel palazzo

Reale

di

Milano),

ma

anche vero
dell' inco-

che la cosa era preveduta e prestabilita nel cerimoniale


ronazione; infatti
il

Corriere Milanese, n. 41, del 23 maggio 1805,


il

a pag. 331, riportando prima della cerimonia

testo ufficiale del


all' altare,

cerimoniale medesimo, dice: (L'Imperatore) Salir

pren-

der la corona ferrea e la porr un

momento

sulla propria testa.


e

Vedasi pure nel libro del Rinieri, Napoleone

Pio

VII (Torino,

Unione
a Parigi
tore,
il

tip.-editr.,
il

1906), come anche nella incoronazione seguita

vecchio cerimoniale fosse stato modificato dall' Imperale

quale doveva prendere con

sue mani la corona e por-

sela sul capo.

Anche
dopo

il

proclama

ai

soldati dell'
di

armata

d' Italia
il

dato da Na-

poleone dal castello imperiale


la

Ebersdorf

27 maggio 1809,
del

riunione

del

suo esercito con

quello

Principe

Eu

I2 44 _i

Personaggi storici

e letterari

4.19

;enio, finiva:

Soldats, cette

anne autrichienne

d'Italie qui,

un

noment, souilla par sa prsence mes provinces, qui avait


ention de briser
jrce vous,

la pr-

ma

couronne de

fer

battue, disperse, anantie,

sera

un exemple de

la vrit

de cette devise

Dieu

ne la donne, gare qui la touche .


ettres,

(Napoleon, recueil de ses


to. II,

proclamations etc

par

M. Kermoysan,

pag. 393).
il

1244. Il n'y a rien

de chang en France;

n'y

a qu'un Franais de plus.


:

attribuito al conte d' Artois (poi


1

Carlo X) dopo
(ediz.

la

Restaura-

tone del
eggersi
>agine

814.

Ma
il

la

vera storia di questo motto fortunato

pu
II,

nei

Mmoires de Beugxot

Dentu, 1866,

to.

ir 2-1 14),

quale avrebbe inventato la frase, e l'avrebbe


del conte d'Artois al suo ingresso
lui

nserita in

un preteso discorso
il

Parigi

12

aprile

1814, composto da

stesso,

allora mi-

istro,

e pubblicato nel

Moniteur !

Si

racconta di una gustosa pa1'

odia di questa frase.


Zarlo

Quando non molto tempo dopo


di

arrivo di

il

Giardino delle Piante arricch


animali viventi,
fu a Parigi
1'

una

giraffa la

sua

:ollezione

di

la

venuta

di

questo interessante
in

madrupede
:ircolazione

avvenimento della giornata, fu messa


sulla quale

una medaglia

da una parte era

incisa la
:

grafa, e dall'altra la

leggenda: Il n'y a rien de chang en France

V n'y a
Il

qu'une
di

bte de plus.
artista del violino

nome
una

un grandissimo

anche raccoman-

frase notissima,

1245. Paganini
l*n sovrano,

non

replica.
re

non ancora costituzionale,


al

Carlo Felice, tro-

vandosi

nel

1825

regio

teatro

del

Falcone ad assistere a un

:oncerto di Paganini,
il

udito un pezzo che aveva trasportato tutti


in

delirio,

mand un ciambellano

palcoscenico a dire all'artista:


il

Ai-anta,
riolino

repliche ! - Y\\ dinanzi a questa intimazione che

re del

ganini non replica!


risposta

I-a

era

anche

ra;;ione\ obliente

motivata

dal

fatto

Xon

e'
ti

nulla di cambiato in Francia, non


di

e'

che

un fran-

pi.

420

Chi Y ha detto?

[1246-1247]

che

certi
la

pezzi

erano

degli
gli

improvvisi impossibili

ripetersi.

Ma
Stati

secca risposta

valse per

un biennio
di

1'

espulsione dagli
:

di

Sua Maest

(Da un

articolo

F. Resasco

// vio-

lino di Paganini,
n.

ecc.,

nel Secolo di Milano,

del 6 aprile 1907,

14827).

Ancora
regn

incerto

il

giudizio che la storia reca sul re Carlo Aldi

berto di Savoia,

Y Amleto della monarchia,

cui fu detto che

come un debole, combatt come un


di

forte, inori

come un

santo. Quello dei contemporanei fu severo ed esagerato.

La

frase

che ho detto

sopra,

1246.

Amleto

della monarchia.
da Giuseppe Mazzini,
nel vo-

fu applicata a Carlo Alberto gi

lume

I,

sesto fascicolo (dcembre 1849) del periodico L'Italia del

Popolo,
testo
:

ch'egli pubblic

a Losanna dal
il

1849
1'

al

1851. Ecco
il

il

Uno

squilibrio fatale tra

pensiero e

azione, tra

con-

cetto e le facolt d' eseguirlo, trapelava in tutti

suoi atti [di Carlo


all'

Alberto]. I pi tra quei che lavoravano a prefiggerlo duce


presa, lo confessavano tale. Taluni fra
i

im-

suoi famigliari sussurra-

vano eh'

egli

era minacciato d' insania.

Era l'Amleto della monarnella

chia (pag. 776).

Ne

rinverd la
:

memoria Giosu CARDUCCI

mirabile ode Piemonte. (1890)

Oggi

ti

canto, o re de' miei verd' anni,

Re
Che
Al

per tant' anni bestemmiato e pianto.


via passasti

con

la

spada

in

pugno

Ed
Cristian petto,
italo

il

cilicio

Amleto

Invece, quanto diverse furono

la

venerazione e l'affetto che en-

comiarono costantemente
lntivo
clic
i

il

figlio!

Basterebbe a mostrarlo l'appet


lui

suoi

popoli

gli

dettero,

vvente,

di

1247.

Re
M

galantuomo.
da Giuseppe Torelli nel volume

del quale la origine narrata

/ere

iti

VSSIMO D'AZEGLIO a Giuseppe Torelli, con frammenti di

questo in continuazione coi Miei Ricordi, capo IV (Milano. 1870).

nella

Un

di

l'Azeglio disse
li

al

Re:

Ce ne sono

stati cesi

pochj
il

storia

re

galantuomini,

che sarebbe

veramente bello

Personaggi

storici e letterari

42

cominciarne la

serie.

Ho

da

fare

il

re

galantuomo

- chiese

sorridendo senza ridere Vittorio Emanuele.


giurato fede allo Statuto,

Vostra

Maest ha

ha pensato

all' Italia

e non al Piemonte.

Continuiamo
tanto

di

questo passo a tener per certo che a questo

mondo

un

re

quanto un individuo oscuro non hanno che una sola


si

parola,

e che a quella

deve

stare.
il

Re

Ebbene,

il

mestiere mi
1'

par facile - disse


osserv
fuse,
l'

Sua Maest.

galantuomo

abbiamo si

Azeglio.

Alcuni giorni dopo questa espressione


e

dif-

pigli

voga

non andr mai pi perduta. Riferisco questo


-

brano di dialogo dietro un racconto che mi fece l'Azeglio


di

quella conversazione,

il

quale alla sua volta quando a

me

lo

narrava,
giusta.
Il

andava ricercando nella memoria una lezione forse pi

Massari narra a tale proposito che Vittorio Emanuele


di avere e di
fin

si

:ompiacque sempre

meritare quella denominazione.


nel registro del censi-

Pregato ad inscriversi in

d'anno [1861]

raento della popolazione torinese, alla colonna che


le

ha per rubrica
il

professioni,

scrisse di

suo pugno
facile

Re galantuomo. Era
il

me-

stiere

che a

lui

pareva tanto

(Im vita e

regno di Vittorio

Emanuele,

voi. I,

pag. 160).

Anche
no

di

un
il

altro appellativo

andava

fiero

il

primo

re d' Italia,

di essere

1248.

Primo soldato dell'indipendenza


egli stesso se lo dette nel
il

italiana.
ai

Ma
lei

questo attributo

Proclama

Popoli

Regno
per
il

pubblicato

20 giugno 1859,
quella
Il

cio sul procinto di par-

are

campo
la

iniziarvi

fortunata campagna, donde

ioveva nascere

unit d' Italia.

proclama
il

cosi chiude

Io

ion ho altra ambizione che quella di essere


l'

primo

soldato del-

indipendenza italian
lasceremo
1

Sabaudi senza registrare

il

loro antichissimo

Fert.

la

misteriosa divisa di

Amkdeo
di

Vili primo

dui..

(nft

papa

col

nome

Felice

Vi. ch'egli dette


lui

nunziata da

come motto anistituito, come dai pi

"

cre<1-

altri

invece lo dicono fondato da

Amedeo

VI.

42 2

Chi l'ha detto?

[1249]

il

Conte Verde, nel 1362. La interpretazione

di questa divisa an-

cora un problema, poich sembra da rigettarsi la notissima che vuol


vederci

un acrostico

del

motto Fortitudo ejus

Rhodum
il

tenuit,
il

allusivo alle pretese gesta del conte

Amedeo

grande,

quale

nel

13 IO avrebbe liberato

Rodi

dall' assedio de' Saraceni,

mentre
se

provato che

nessuno de' Sabaudi fu a quella guerra. Sono,


insostenibili
l'

non pi probabili, meno


stica
:

interpretazione, pure acrosi

Fcedere et religione tene mur, motto che


d' oro coniato sotto
il

troverebbe in un

doppione

regno del duca Vittorio

Amedeo

quella di Carlo Padiglione, che vede nella parola Fert un troncamento


di Fert,

voce
il

dell' antico francese

e quella del conte

Massimino

di
l'

Ceva,

quale crede eh' essa

sia

soltanto la prima parola dellib.

emistichio virgiliano Fertque refertque {Eneide,


si

XII,

v. 866),

che

legge intiero in
stato

una medaglia

di

Carlo Emanuele I del 1590,


di

e che sarebbe
tarsi
sei,

un antico motto

Casa Savoia.

da noSeys-

col
ecc.,

Promis

(Illustras, di

una medaglia di Claudio di

nella Miscellanea di Storia Italiana, to.

XIII, pag. 88)

che di questo motto nessuna menzione trovasi anteriormente ad

Amedeo Vili,
titura
delli

il

quale solamente nel 1391 successe

al

padre,

che la prima volta in cui fu menzionato fu

"

in

un ordine

di batalle

23 gennaio 1392, col quale

tal

conte concesse

Zecchiere d'Avigliana la facolt di lavorare quarti di grosso ugual:


nella legge a quelli battuti

da

Amedeo VII
tal

nella stessa zecca

tenore di ordine delli 23 febbraio dell'anno precedente".

Ameuna

deo VIII adunque volle che


parte in medio hoc verbum
la

in

pezzo fosse scriptum

al>

FERT,

e notisi che in questo case

parola

verum chiaramente
la terza
l'

significa

che

il

fert cui preposte

non pu essere che

persona del tempo presente del verbc


:

fern- qualunque poi fosse

allusione ignota datagli dal suo autore

osservazione a dir vero poco persuasiva e nella quale pochissimi

consentiranno. Vedansi
voia (Faenza, 1873)
poli,
!

Li verani,

I.n

divisa della R. Casa

iti

Sa-

Padiglione, //

FER F

di Casa Savoia (Na-

1868)

due

articoli

(uno

di

C. Lozzi, l'altro del Padigliom [78 e voi. 11.


vol. III.

medesimo) nel
pag. 20; e
2(>

Bibliofilo,

voi. I, 1880, pag.

la

Rassegna settimanale universale,


propriamente

num.

ilei

die.

1897, pag. 30.


(o

A San Malachia Mmkgaik), arcivescovo

pi

Maelmaedog I
.

di

Armagh

in Irlanda, vissuto nel sci

\ni

[l2jo]

Personaggi storici

e letterari

423

grande amico

di

san Bernardo di Chiaravalle. fu attribuita per


ai

qualche tempo una curiosa profezia intorno


alla fine del

papi da Celestino II

mondo, che

il

benedettino Arnaldo
dell'

Wyon
vit,

pubblic

per la prima volta nel voi. I

opera

Lignum

ornamenanche nel

timi et decus Ecclesia (Yen., 1591), e che poi stata riprodotta

pi volte (bench condannata dai

Sommi

Pontefici), ed

Grand Dictionnaire
chie.

historique del Moreri, sotto la voce Mala apocrifa e che pro-

quasi certo che codesta scrittura


il

babilmente fu composta durante


gorio

conclave in cui fu eletto Gredel

XIV

(1590)

dai

partigiani

card. Girolamo Simoncelli

orvietano. In questa pretesa profezia ogni papa indicato da una


frase allegorica,
in

cui

si

vuol trovare allusione o alla patria del


al

papa, o
nascita,
sibili

al

suo cognome, o
agli

suo stemma, o

alla

condizione di

avvenimenti del suo regno, insomma a tante pos-

circostanze che ben difficile che

una

di esse

non

si

presti,

pi o
resto
I'

meno

stiracchiata,

alla

giustificazione

della

profezia.

Del

applicazione loro appare pi precisa per tutti quei pontefici

che precedono Gregorio


quelli
di

XIV, mentre
Fumi,

cavillosa

e forzata per

che seguono.

Il

dott. Luigi

gi direttore dell'Archivio

Stato di Milano, crede di potere con buoni argomenti,

non per

del tutto conclusivi, attribuire la fabbricazione di questo apocrifo


testo al

famoso

falsario

Alfonso Ceccarelli, decapitato per

suoi falsi

nel giugno
carelli,

1583 (Fumi, L'opera di falsificazione di Alfonso CecIl

Perugia 1902).
il

primo

scrittore

che reput falsa

la

proaltri

fezia
scrittori

Manriquez

nei suoi
la

Annales

Cistcrc. del

1642

ma

ecclesiastici

ritennero pi o

meno

genuina,

tali

recente-

mente

I'

ab. Cucherat (L^es prophties de la succession des Papes,


atsia,

Grenoble 1873) e Tab. Joseph Maitre (Les prophties des Papes


tribues St. Malachic, e tu Je critique, Paris 1901).

Checch ne

queste profezie ebbero grande reputazione e anche oggi sono citate


se

non

altro a titolo di curi<

vi

designato con le parole

1250.
che
dal
gli

Crux de
scrittori clericali

cruce.

vogliono profetiche delle traversie sonrte


e specialmente della perdita del

Pontificato sotto di

lui

dominio

roce della

{<>

dalla)

Croce.

424

Chi

l'

ha detto

[1

251-12 54]

temporale toltogli dalla Casa

di le

Savoia, che ha nel suo


altre

stemma

una croce

Leone XIII con

1251.
le

Lumen
per una delle solite
di

in clo.
felici

(mali,
lo

coincidenze, possono spiegarsi


altri

con

stemma
;

casa Pecci,

che porta, fra

simboli,
di

una

cometa d' oro

Pio

con quelle, meno appropriate,

1252.
che
si

Ignis ardens.
vogliono spiegare con
il

la

circostanza che

il

compianto Ponil

tefice fu eletto

4 agosto, giorno di S. Domenico,

quale santo
la spiega-

ha nel suo stemma un cane con una face ardente,


zione proprio tirata per forza
quelle,
;

ma

il

regnante Benedetto

XV con
possibili

poco promettenti

e che potrebbero spiegarsi


di

con

avvenimenti sfavorevoli alla Chiesa,

1253.
Secondo
la

Religio depopulata.
profezia medesima,
:

Benedetto

XIV

dovrebbe

avere-

otto successori

il

primo

designato col

motto Fides intrepida,


di

V ultimo, Pietro II Romano, assister


e
al

alla distruzione

Roma,

giudizio finale.
si

Non
fiero

potrebbe chiudere questo capitolo senza


d' Italia, dell' ultimo

il

ricordo del pi

nemico

imperatore d'Austria,

Francesco
caso di incru-

Giuseppe,
crollo della
delire.

sul quale, poich la

morte pietosa

gli tolse di assistere al


il

monarchia degli Absburgo, non sarebbe


la storia

Ma

non potr mai cancellare

la

sanguinosa apostrofe

1254.
colla
scritto

Imperatore degli impiccati.


Carducci
in

quale lo marchi Glo.sUH

un

fiero
:

articolo,

dopo

il

supplizio di

Oberdan

col semplice titolo

XXI d-

cembre, pubblicato nel

Don

Chisciotte di Bologna, a. II, n. 354.


:

del 22 dicembre 1882 in prima pagina, e che finisce

Riprendemmo

Roma
25

al

papa, riprenderemo Trieste

all'

imperatore.

questo im-

Lume

nel cielo.

1252.

Fuoco ardente. 1253. La religione devastata.

[1255]

Personaggi storici

e letterari

425

peratore degl'impiccati .
taglie.

Fu

ristampato in:

Confessioni e batIl

Serie seconda.

(Bologna, Zanichelli, 1902), a pag. 242.


terribile invettiva dall'

Carducci tolse questa

ultima poesia del bardo

ungherese

Alessandro Petfi, un
il

brindisi sarcastico per la festa

del giovane imperatore,

cui manoscritto fu trovato

da Teleki

fra le
di cui

carte dello Stato


il

Maggiore del generale rivoluzionario Beni,

Petfi era aiutante di

campo, dopo
dove
:

la rotta di

Segesvar

in

Tran-

silvania (31

luglio 1849),

il

Petfi stesso
il

scomparve miste-

riosamente.
la
felicit

La
il

poesia diceva

Possa

destino accordarti tutta

che

tuo popolo
re

ti

desidera.

Che Che
:

demoni

visitino
sia

tuoi

sonni,
:

maest,
il

degli impiccati.

il

tuo letto
la

un

braciere
sia
il

che

tuo cibo sia roso dai vermi


:

che

tua bevanda

sangue dei martiri

che

la
:

tua scranna

si

muti

in patibolo .

Non
fatta

conosco

il

testo ungherese

cito la versione italiana che fu


al

conoscere da Aleardo Aleardi nella nota 17

canto I sette

soldati, nella

sua raccolta di Poesie complete, pubblicata a Losanna


in

nel e

1863, nota che fu poi ripetuta

tutte le successive edizioni

che indubbiamente era conosciuta dal Carducci.


1'

Non

occorre
sol-

ricordare che Francesco Giuseppe per

ungherese Petfi era

tanto re, non imperatore.

Ma lasciamo De vittime, di
in

costui e restiamo col ricordo della pi nobile delle

Guglielmo Oberdan,
col

alla

cui

memoria

fu

sacrata

Bologna una lapide

ritratto del di

Martire e una

fiera epigrafe

UtDUCCl medesimo,
mente famose. Dice
1'

cui le ultime tre righe


:

sono merita-

epigrafe

Guglielmo Oberdan

Morto santamente per

1'

Italia

1255.

Terrore

ammonimento rimprovero
Ai tiranni di fuori
vigliacchi di dentro.
pubblicata e da prima nel Resto dit
si

Ai
.'i^rafe

pi

volt'/

lui di
I

\',<

lodila del

26 giugno 1886

legge anche nella Se

onfessioni e battaglie t\ Carducci [Opere i G.

C, voi. XII,
pronunciato

na 1902. pag. 259) dove rodo pure


dal

il

Poeta

alla Societ

<

operata

li

Bologna per

lo

scoprimento della

lapide - che fu dovuta porre nella sede di quel sodali/io,

non aven-

4*26

Chi l'ha detto?

12 5]

done

l'

autorit consentita la collocazione in luogo pubblico


il

il

rogito della consegna avvenuta

27 giugno 1886. Era detto nel


il

rogito che la Societ Operaia accettava in deposito

monumento,

con

la

condizione che lo render

al

popolo italiano quando sar

fatta la

redenzione nazionale

di

quel terreno e di quella popola-

zione della patria che ancora sotto dizione austriaca o

non apsgombri

pena
gli

il

popolo italiano sorger

forte di propositi e d' opere,

ultimi impedimenti della debolezza servile, ad affermarla a viso


e
si

aperto

volerla . Trent' anni

occorsero prima che

il

voto del
la lapide,

Poeta
tolta

adempisse: e nella notte sul 3 settembre 1916

dalla

prima sua sede,


cortile.

fu

murata
la

nell' interno
dell'

del Palazzo
si

Comunale, nel primo


l'

Per

storia

episodio
e

veda

interessante

libretto

di

Albano

Sorbelli,
s. a.).

Carducci

Oberdan,

1882-1916 (Bologna,

Zanichelli,

56.
Piacere, dolore

Ad
1256.
eh'
il

esprimere la
il

letizia sincera e generale,


:

non potrebbe

trovarsi

di meglio che

verso

Tutto gioia, tutto


primo del melodramma
;

festa.

di P'ei.ice

Romani, La Sonnamin

bula, musicato dal Bellini


letto,

ed pure ripetuto

un coro

del Rigoforse
il

parole del Piave, musica del Verdi adatt al suo

(a. I, se. 5).

Ma

Romani
rentina,

melodramma un

verso di una canzone, popo-

larissima a Napoli sul principio del secolo, intitolata


e attribuita a certo I.

La

bella Sor-

C Ai'Ei ei.atko

Io

ti

vidi a Piedigrotta,
festa,

Tutta gioia, tutta

ecc.

Amilcare Lauria crede che l'ispirazione della Sorrentina dovette


necessariamente venire dal bellissimo duetto del Rossini,
L.a re-

migata veneziana.

[1257-1261]

Piacere,

dolore

427

1257.

l'

benedico

il

loco e
zita di

'1

tempo

e l'ora.
il

(So/i. in

M. Laura, num. X. secondo

Marsand, com.: Quando fra r altre donne ad


ora ad ora; nell'ed. Mestica, son. XII).
scriveva
il

Petrarca, parlando
egli

dell'

ora del suo innamoramento


al

ma

egli

pure non era giunto, a quanto sembra,

colmo de' suoi

voti.

Che non avrebbe

detto se avesse potuto ottenere dalla

bella

De Sade

1258.

Un'ora dell'ebbrezza che ogni ebbrezza


[scolora.
(GlACOSA, l'na partita a scacchi,
se. 2).

;nche non avrebbe detto nulla, perch

1'

amante

felice

deve

saper essere discreto, e poi anche perch:

1259.

La

gioia verace
farsi palese

Per

D'un labbro loquace


Bisogno non ha.
(Metastasio. Giuseppe riconosciuto, parte
ediz. di Parigi. 17*', to. VII. pag. 297).
li:

contare che

il

mistero rende pi acuto

il

sapore dei piaceri

1260.

Aquae

furtiva? dulciores sunt, et panis ab-

sconditus suavis.
.

rbi di

Salomone, eap. I\.

v.

17).

voltiamo
lei

la

medaglia e vediamo un poco quel che dicono


autori
favoriti.

dolore

nostri

Dante

pensa che

dolori

si

sopportano pi facilmente se preveduti:

L261.

[C/i']

Saetta pre visa vien pi lenta.


{Paradiso,
i

\\

II.

27

1.

intendasi
s'

pei

fiat

/critn,

che

d
e

minor dolore.
nel

La sentenza
a

dantesca

ispira

nell'

immagine

concetto

un

penta

1260. Le acque furtive sono pi dolci, e

il

pane che densi

pi gradito.

|2-S

Chi l'ha detto?

[ia6t-I24]

metro notissimo, variamente citato


seguente
:

ma
tela

la

cui

vera lezione la

Nam
tile

provisa

(sic)

minus

nocere soient

che stato quasi sempre attribuito ad Ovidio, dove sarebbe inucercarlo,

ma

invece

un verso
et

della favola esopiana di

Gual-

tiero Inglese, De hirundine


l'

avibus che nella raccolta del-

Hervieux, Les fabulistes latins, sta a pag. 393 del voi. II. Si vedano due interessanti comunicazioni del prof. Vincenzo Crescini,
Saetta previsa, negli Atti del

R.

Istituto

Veneto di scienze,

let-

tere

ed

arti, to.

LXXVI,

1916-17, pag. 1207-1220 e L' origine


Ovidio,
nel

di

un pentametro

attribuito a

Giornale storico della


Il

Letteratura Italiana, voi.


stasi o vuole smentire
dio,
il

LXXII,

19 18, pag. 194- 195.

Meta-

volgare dettato:

Mal comune,

mezzo gau-

sostenendo che

1262.

Non
Il

ver che sia contento

Pi

veder nel suo tormento d' un ciglio lagrimar


:

Che

I'

esempio del dolore uno stimolo maggiore


a sospirar.
[Artaserse,
a.

Che richiama
Il

III.

>c.

t>).

Giusti poi incoraggia a sopportare virilmente

il

dolore, poich

1263.

Liberamente

il

forte

Apre
Del

al

dolor le porte

cor,
(.1/

come

all'

amico.
et t
ri-

medico Ghinozzi contro /'abuso deir


5).

solforico, str.

Peccato ch'egli non mettesse costantemente


propri consigli
!

in

pratica

suoi

1264.

Infandum, regina, iubes renovare dolorem.


(Virgilio, Eneide,
<-.

li.

v.

:).

i2fi(.

Tu

mi

comandi,

regina,

di

rinnovare

un

inenarrabile

dolore.

[1265-1269]

Piacere,

dolore

429

detto

da Enea a Didone, che

lo lo

invita a narrarle la distruzione

di Troia.

Molto opportunamente
vescovo
di

us

il

P. Faure, cappuccino,
predicando uu giorno
la

che fu poi

Amiens

nel

1653

sulla passione di Cristo a St.

Germain-PAuxerrois, entr
:

regina

mentre
a
lei,

la

predica era gi cominciata


recit
il

allora

il

Faure rivolgendosi

s'inchin,

verso virgiliano e ricominci da capo.

Una
teschi
:

classica reminiscenza di Virgilio

sono

famosi versi dan-

1265.

....

Tu

vuoi ch'io rinnovelli


il

Disperato dolor che

cor mi
i'
e.

preme
favelli.
v.
-1-6).

Gi pur pensando, pria eh'


(Davtk. Inferno,

ne

XXXIII,
il

L'ALIGHIERI
ed ecco
tolti altri

nella pittura del dolore tocca veramente


di
lui,

sublime,

versi

tutti

ugualmente

noti,

ed ugualmente
la

al

terribile

racconto del Conte Ugolino, che esprimono

ma-

nifestazione del dolore:

1266. Io

non piangeva;

dentro impietrai.
[Inferno,
e.

XXXIII.

v. 4'>,.

1267.

Ambo

le

mani per dolor mi mor>i.


[Inferno,
0.

XXXI II.

1268. Ahi, dura terra! perch


I."

non

t'apristi?

[Inferno,
altre parole di

C XXXIII.

v. 66).

I)\\

I2Q. Io

non

morii, e

non rimasi vivo;

Pensa ornai per te. s'hai fior d'ingegno, Qual io divenni, d'uno e d'altro privo.
\inftm
.
.
1 .

\\\I\.
di

v.

J5-;

non a proposito

alcun doloro,
si

ma

per

il

grami

to a

vedere Lucifero, tuttavia


'

appli-

cano ugualn
la
il

uno che
e

1'

altro sentimento.
del

manifestazione pi

comune

pi

visibile

dolore

<"

pianto che porta tache un certo sollievo a chi pu dargli libero


.

per cui dice benissimo

Ovidio:

430

Chi l'ha

tirilo?

[1270-1274]

1270.

Est queedam

fiere voluptas.
(Tristia, lib. IV.
el.

3,

v. 32).

Anche per
seguenti
1
:

il

pianto ho

alcune

frasi

dantesche,

quali le

due

27

Far come colui che piange e


(Dante, Inferno,
e.

dice.
V,
v.

126).

1272.

Ben

se' crudel, se tu gi non ti duoli Pensando ci ch'il mio cor s'annunziava; E se non piangi, di che pianger suoli ?
[Inferno,
e.

XXXIII.

v. 40-42).

Ecco finalmente un' ultima


di

citazione lacrimosa tolta dal libretto


:

una vecchia

notissima produzione teatrale

1273.

Una

furtiva lacrima

Negli occhi suoi spunt.


(L'Elisir d'Amore, opera comica di Felice Romani, musica di Donizetti, a. II. sc. 8),

57.
Povert, ricchezza

1274.

il

Vivent
e

les
di

gueux!
P. J.

ritornello di

una canzone

DI Rkrangkr
;

intitolata
gli

appunto Les gueux

composta nel 1812

ma
le

se

Branger

ha

dato quella popolarit di cui godono tutte


eh' egli
diversi

sue rime, pur vero


di averlo trovato in

non

n' l'autore. Il

Fournier racconta

canzonieri del secolo xvin, e principalmente alla fine di al-

1270. Anche

il

pianto ha una certa volutt.


!

1274.

Viva

pezzenti

2- $-1278]

Parue rt,

ricci:

431

cune strofe
vol.

di

Piron pubblicate
Mlanges.

dalla Socit des Bibliophiles nel

dei suoi
v'

Non
dei

ha dubbio che colui che sa contentarsi, pu trovare qual-

che conforto anche nella povert, se non altro quello di ridersela


ladri
!

cosa ormai vecchia che

1275. Cantabit

vacuus coram latrone viator.


i

Giovenale. Satira X.

v.

Perci la povert era levata a cielo e professata dai

filosofi,

cominciare da colui che soleva dire

1276.
dettato che

Omnia mea mecum


Cicerone {Paradoxa,
di I,

porto.
a

1) attribuisce

Priene,
lo

uno

dei sette savi della Grecia:

ma Fedro

(Fab.,

assegna a Simonide
MCO
r

Geo, e

Seneca

(epist. 9)

Biante di IV e Valerio

VII.

2)

all'epicureo Stii.pone.

Le

privazioni e la povert sono sopportate coraggiosamente, direi

quasi lietamente,

quando

si

hanno le forze e la fede che d


est bien

la

giovent

1277.

Dans un grenier qu'on


canzone
di P. J.

vingt ans!
appunto
invi-

ritornello della

de Braner

intitolata

Le Grenier. Tutto
(parole di

sta nel contentarsi:

ed certamente pi
nel

diabile la condizione della zingara

Azucena che canta


di

Trovatore
:

Salv. Cammarano. musica


Ivi

Verdi,

a. III. se. 4)

1278.

povera vivea,

Sol contenta del mio stato.


della condizione di chi.
sufficienti a soddisfare
i

pur essendo

ricco,
:

non trova
di chi

le

sue ricchezze
fare

suoi desideri

ovvero

non sa
le

buon

uso del danaro, ed essendo ormai stanco di tutte


riali

volutt mate-

che

il

danaro pu procurargli, non trova nell'abbondanza che


e la infelicit.

la saziet

Kgli

pad ben

dire con

Ovidio:

l'75*

" v'andante con


ladro.

le

saccoccie vuote pu cantare in faccia

al

Porto con

me

ogni mia ricchezza.


in

bene anche

un granaio

venti

anni

43 2

Chi l'ha detto?

[1279-1282

127g.
o con Seneca
:

Inopem me copia

fecit.
lib. III.
v.
-lti).

[Metamorfosi,

1280.

Magna

servitus est

magna

fortuna.

(Ad Polybium consolano, XXVI).


cui servono di

commento
licent,

le

parole che immediatamente precedono


et in

Multa

tibi

non

qu humillimis

angulo jacentibm

licent ; alle quali sentenze piacemi avvicinare la seguente che ve-

ramente parla soltanto dei mali della smisurata ricchezza


riale,

territo-

dovuti a complesse ragioni sociali

1281.

Latifundia perdidere Italiani.


(Plinio
il

vecchio, Hist, natnr.,

lib.

XVIII,

7).

Senza dunque spregiare


soddisfazioni, se

le

ricchezze che pure possono dare molte

non

altro quella di giovare altrui,


il

nessuno pu

di-

sconoscere che pi felice di molti Cresi

modesto lavoratore che

sa contentarsi del poco sufficiente ai suoi reali bisogni, e trae dall'

opera sua una onesta e ben guadagnata mercede, purch, dico,

sia
di

ben guadagnata

non provenga da turpe


proftta;
:

fonte.
te
1'

Che
offre.

il

danaro

mala provenienza poco


le

chi

rispondi

pure con

parole della Bibbia

1282. Pecunia tua

tecum

sit.
e.

(Alti degli Apostoli,

Vili,

v.

2m.

che sono
gli

le

famose parole

rivolte

da Pietro a Simon Mago, che


Il testo

offriva

danaro per ricevere lo Spirito Santo.


sit

veramente
in

dice:

Pecunia Uta teen ut


il

in perditionem,
il

cio

Va

malom

tu e

tuo danaro,
si

e quindi

senso un poco diverso da quello

nel quale

usano correntemente.
contadino,
il

Chi pi
lizzasse
di
il

felice del

giorno che anche per

lui si rea-

desiderio di quel
:

monarca

francese, avido di popolarit,

cui

narrasi dicesse

L'

abbondanza mi

f'

povero.

1280.

Una grande
il

fortuna una' granile servit.

1281. 1 latifondi condussero l'Italia a perdizione. 12X2. Tienti


tuo danaio.

[1283]

Povert, ricchezza

433

1283.

Je veux que le dimanche chaque paysan ait sa poule au pot.


Enrico IV,
e bench
il

La

tradizione attribuisce questo voto a


le

man-

chino

prove dirette della sua autenticit, tuttavia


l'

consenso
probabile.

universale e

indole del principe ce la fanno credere


del

La

fonte

pi antica

motto della poule au pot sarebbe nel-

V Histoire du roi Henri le Grand, di Hardouix DE PRfixe. vescovo di Rodez, stampata per la prima volta nel 1661. Il Prfixe che non fu veramente un contemporaneo del gran re (aveva cinque anni quando egli mor) ma visse nell' ambiente della Corte
,

e fu familiare di Richelieu, narra che

il

re avesse detto al

duca

di

me donne encore de la vie, je ferai qu'il n'y aura point de laboureur en mon royaume, qui n'ait moyen d'avoir une poule dans son pot. Il voto di Enrico IV fu anche nei secoli posteriori augurio comune per re non meno che per i primi ministri e sotto Luigi XIV, Colbert scriveva all' intendente di
Savoia: Si Dieu
i
:

Tours nel 1670 parafrasando


avesse preso a cuore e

il

desiderio reale, che sembra ch'egli


:

domandando

si

les

paysans commencent

estre bien vestus et bien logs, et

s'ils

pourront enfin se rjouir un


si

peu, aux jours de feste et de noces. .

Non

sa se la risposta dell' inl'

tendente fosse tale da soddisfare completamente

illustre ministro.

Quasi cent'anni pi
aveva ispirato a
tutti
le

tardi

1'

avvenimento

al

trono di Luigi

XVI
si

migliori speranze, per cui

una mattina
la

lesse sul piedestallo


la iscrizione

della statua di Enrico

IV

sul

Ponte-Nuovo
risposta,

Resurrexit. L' indomani

non mancava

contenuta nel seguente distico:

Resurrexit? j'approuve fort ce mot, pour y croire, il faut la poule au pot. l,


Cui un terzo anonimo ribatteva con un nuovo epigramma
Enfin, la poule
:

au pot
le

sera

donc bientt mise

On
<

doit

du moins
la

prsumer,

Car, depuis deux cent ans qu'on nous l'avait prou


Ni

n'a cess de
il

plumer.
in

Invece chi ha
la gallina....

mestolo

mano
;

seguita allegramente a pelar

pur senza farla gridare

il

popolo

la tira avanti

1283. Io voglio che

alla

domenica ogni contadino abbia

il

suo

pollo in pentola.

434

Chi l'ha detto?

[1284-1285]

1284.
come
punto

In virt de la santa boletta.


una poesia vernacola
di

detto in
intitolata

Tommaso Grossi

ap(cosi

La

boletta,

Aria

iti

Meneghin per Ghitara

neu' autografo che presso la Biblioteca di Brera a Milano. Vedi

Grossi, Opere poetiche, Milano, Carrara, 1877, a pag. 290). In


dialetto milanese boletta vuol dire miseria.

del

Metastasio

un' osservazione non nuova,

ma

sempre vera,

che mostra come anche la ricchezza

sia soprattutto relativa, in

modo
in

che molti beni, levati a cielo e invidiati dagli uni, son tenuti
piccol conto dagli
altri,

poich:
....

1285.

Han

picciol

vanto

Le gemme l, dove n'abbonda il mare: Son tesori fra noi, perch son rare.
{Temistocle,
a. I, se. 4).

Ed
che
il

di

G. Gioachino Belli un mirabile sonetto che suggerisce


melanconiche a proposito della stima
per chi ha, in

delle considerazioni piuttosto

mondo ha sempre avuto


:

confronto di chi

non ha

ER MERITO
(.1

aprile 1836).

Merito dite
Li ricchi

eh poveri merlotti
so' boni,

Li quadrini, ecco er merito,


soli

fratelli.

so' belli,

So' graziosi, so' gioveni e so' dotti.

l'

incontro, noantri poverelli


tutti

Tutti schifenze,

galeotti,

Tutti degni de sputi e de cazzotti, Tutti cucuzze in

cammio de
in

cervelli.

Fa compari un

pezzente

mezzo

ar

nonno:
.

Fussi magara una perla orientale,


Presto cacciate via sto

vagabonno

Tristo chi se presenta a li cristiani

Scarzo e cencioso, /mino pe'


l.o

le scale

vanno a mozzica' puro


i/

li cani.

Giacomo

Sonetti Romaneschi, pubbt. tal nipote a cura di L. Morandi, Citt


.

di Castri!..

1HS7. voi.

V.

pnjr.

1.1).

2 86- 1

289]

Perverta,

ricchezza

435

L' ultima terzina


luce sana sana

meritamente
colorita

popolarissima,

ma

essa ripro-

una

immagine dantesca:

1286.

Con quel
Che

furor e con quella tempesta


i

Ch'escono

cani in dosso al poverello

di subito chiede,

ove

s'
e.

arresta.
XXI.
v. 67-69).

(Dante, Inferno,

Queste

dtie citazioni

dettero lo spunto a

un argutissimo opuil

olo, elegantemente illustrato, di propaganda per

VI

Prestito

Nazionale (1920), intitolato: Dante, Belli, i cani e i poverelli,


>puscolo anonimo
Iella

ma

che mi dicono scritto da uno dei pezzi grossi

Banca
stessi
:

d' Italia.

Agli
TicsTr

concetti s'ispira

una celebre quartina

di

GIUSEPPE

Un

gran proverbio Caro al Potere, Dice che 1' essere


(Gingillino, P.
I.

Sta neu' avere.


Mi.

nulla

si

pu concludere

di

buono, se mancano

danari che sono

1288.
:he
'.ina.
il

La base de
titolo di

tuto.
in

una commediola

due
al
il

atti

di

Giacinto

<i.\i

.-

rappresentata per la prima volta


nel

Teatro Goldoni

di

Ve-

vzi.i

febbraio 1894, e che forma

seguito di Serenissima.
i

Va se la base
>er
il

de

tuto,

secondo l'opinione dei pi, sono

soidi,

Nobilomo Vidal, uno dei principali personaggi mmedie, invece, xe voUrse ben (a. I, se. io).
Siili'

delle

due

ggetto ecco anche un

bd

testo

latino

1289. Beati possident


Drdinariamente
la si

crede citazione d' Orazio, e la opinione coFournier, che nel libro

mune

stata confortata dall' autorit del

Reati coloro che posseggono.

436

Chi l'ha detto?

[1290- 1 291

pi volte ricordato L'esprit des mitres cita la frase indicando anch'


il

luogo

di
;

Orazio donde sarebbe

tolta, cio dall'

ode

IX
si

del lib.

IV
pe

verso 2 5

e sulla fede di Fournier molti altri repertori ripetono


lo stesso errore.
si

corinamente

Ed

altro

non

che se
ai v.

cerca

il

passi

indicato, nulla vi

trova di simile,

ma

soltanto

45-46

si

legge

Non

possidentem multa vocaveris

Recte beatimi.
che significa precisamente
il

contrario. Piuttosto

1'

origine dei Beat

possidentes va cercata in un aforisma o ditterio giuridico, di cu


ignorasi
1'

autore: Beati qui in iure censentur possidentes e che


:

h;

un
la

significato pi ristretto

cio, vuol dire

che

di

fronte alla leggi

condizione del possesso reale gi una presunzione favorevole

1290.

l'origine
il

de toutes les grandes fortunes y a des choses qui font trembler.


si

sentenza che
nel

attribuisce a

Luigi Bourdai.oue

il

quale infatt

Sermon sur

les richesses, ossia nel

Sermon pourJe jeudi de h


principe del

seconde semaine de carme,


trova nel to. II, p.
5,

che

nell' ediz.
....

1707,

s
1:

dice:

Si

vous remontez jusqu'

source d'o cette opulence est venue, peine en trouverez-vou:

ou l'on ne dcouvre, dans


qui font trembler.
quella predica,

l'origine et

dans

le

principe, des chose!


ir

Ma

Bourdaloue, com'egli stesso dichiara


fatto che

non avrebbe

commentare un

testo di S. G'

ROLAMO

Omnis

dives atti iniquus est ant /teres iniqui.

Ma

dov'

<

questo testo di S. Girolamo? Io non ho trovato che questo che sup pergi dice lo stesso Omnes divitiae dum alios spoliant, iniquitaU
:

pariuntur (Comment in Michaeam,


nel

lib.

II.

cap. VI). Del resto

gi

Vangelo leggiamo che


est

1291. Facilius

transire,

camelum per foramen acus quam divitem intrare in regnum


(Evang. di
s. ytattro, <.

coelorum.
1290. All'origine 1291.
di

xix.

v.

u\.

tutte

le

grandi

ricchezze

ci

sono cos
un ago

fanno fremere.

pi facile che un cammello passi per la cruna

ili

du- un ricco rutti

nd

ragno

ad

cidi.

293]

Preti,

sacerdoti,

chiesa

437

Sono parole
si

di

Ges
la

ma

con tutta
di

la

reverenza per la Bibbia mi


di passare per

lasci dire

che

imagine

un cammello che cerca


gli

la

cruna

di

un ago, anche per

orientali, cos vaghi di iperboli,

sembra alquanto esagerata.


Alcuni commentatori, tra
tratti
i

poi perch proprio


Teofilatto,

un cammello?
si

quali

suppongono che
poich
(

di

un errore

di traduzione

della Volgata,

xiur c;
altri

k'orrebbe dire

non soltanto cammello,


naviganti legano
le

ma

anche quel grosso ca-

lapo a cui
essicografi
Iella
sare
7;.

ncore, che secondo Suida e


:

si

scriverebbe piuttosto xau'.o;. cio con la


si

in

luogo

Quindi

dovrebbe intendere che pi


di

facile di far pas-

una grossa fune dalla cruna


cieli,

un ago che

far entrare

un

icco nel regno dei

e allora la frase soddisfa di pi.


filosofia,

Come

conclusione di tutta questa

teniamoci prudentele
:

nente in una via di mezzo, e senza agognare immoderatamente


icchezze, cerchiamo di tenere

almeno lontana da casa nostra

la

1292.

Malesuada Fames ac turpis Egestas.


(Virgilio. Eneide,
lib.

VI.

due mostri che stanno


Electr.,
\.

all'

ingresso dell' Averne Cfr. Euripide,

376-7:

xk'k

ij-

Mvfo

tddd

2 -%

58.
Preti, sacerdoti, chiesa

Il

domina

dell' unit della chiesa cattolica trae

suo fondamento

la

un versetto

del

Vangelo, che suona:

1293.

Fiet

unum

ovile, et turns pastor.


.ij>.

X,

r,

\'<).

pure della Hibbia quest' altra sentenza che ammonisce


a educare
il

sa-

cerdoti

gregge loro non

soltanto con la parola,

ma

1202.

La Fame cattiva consigliera e la Povert vergo" Vi sia un e un solo put

438

Chi l'ha

drt/o ?

[1294-1297]

anche con

1'

esempio, poich
:

fedeli

si

modellano a similitudine

del loro pastore

1294.

Sicut populus, sic sacerdos.


(Libro di Osea, cap. IV. vers.
(

>).

dice la Bibbia,
si

bench

in senso diverso, e noi lo ripetiamo,

comi

capisce, anche in senso traslato.

Non
tali
.

intendo di offendere

le

convinzioni religiose dei miei

lettori

accogliendo in soverchio numero citazioni irreligiose o antisacerdo-

Qualcuna

delle pi note tuttavia

non pu
e per

essere

omessa

tali sa-

rebbero questi due versi che voglionsi, credo con poco fondamento,
detti
l'

da S. Brigida nel secolo xiv

quali

si

vedano

nel-

opera pi volte citata del compianto Besso, morto

nell' ottobre

scorso (1920)

[Roma

e il

Papa

net proverbi e nei


e

modi di
numerosi
:

dire,
raf-

nuova

ediz.,

Roma

1904, a pag. 103

segg.)

fronti nella letteratura proverbiale di tutte le lingue

1295. Curia

romana non petit ovem sine lana: Dantes exaudit, non dantibus ostia claudit,
terribile invettiva di

ovvero

la

Saul contro Achimelec

1296.

Sacerdoti crudeli, empj, assetati

Di sangue sempre.
(V. Alfieri. Saul, tragedia,
a.

IV. se.

4i.

Chi ha

letto

il

famoso Inno a Satana che

il

nostro pi grande

poeto contemporaneo Giosu Carducci, pubblic sotto lo pseudo-

nimo

di

Enotrio Romano,

e al quale forse egli deve parte della


scritte)

sua popolarit, bench appresso abbia

molte cose
:

di

gnu:

lunga migliori, non avr dimenticato

la

strofa

1297.

Via

l'aspersorio,
il

prete, e

tuo metro!

no, prete:

Satana non torna indietro


il

1294. 1295.

Come
La

il

popolo, cos

sacerdote.
pecorelle senza
la

curia

romana non vuole


a chi

lana: ascolta

chi d,

non d serra

porta

in

faccia.

[1298- 1300]

Preti,

sacerdoti,

chiesa

439

Vuoisi che fosse intercalare

comune
di dire

a
:

Leone X.

specialmente

parlando col fratello Giuliano,


1

298.

Godiamoci

il

papato, poich Dio ce l'ha dato.

Vedasi nelle Relazioni degli ambasc. veneti, pubbl. da E. Alberi


(Firenze, 1846), ser. II,
rino Giorgi.
e di cui
voi.

Ili, a pag.

51, la relazione di
al

Ma-

Anche

di

Martino IV,

che fu papa dal 1281

1285,
:

Dante

{Purg.,

XXIV.

v.

23-24) dice che nel Purgatorio

purga per digiuno


L' anguille di Bolsena e la vernaccia. narra

Jacopo della Lana, commentando


1'

predetti versi:

Fu

molto vizioso della gola, e


usava, facea trre

fra l'altre ghiottonie nel

mangiare

ch'elli

anguille del lago Bolsena, e quelle facea an-

negare e morire nel vino della vernaccia, poi fatte arrosto le

man-

giava; ed era tanto sollecito a quel boccone, che continuo ne volea,


e faceale curare e annegare nella sua camera.

circa lo fatto del


elli

ventre non ebbe n uso n misura alcuna, e


incerato dicea
:

quando

era bene

1299.

sanctus Deus, quanta mala patimur pro


Ecclesia sancta Dei.

Le

quali parole

sono diventate presso che proverbiali,


forse
sin
il

poich

il

commento Laneo
sendo a stampa

pi noto dei commenti danteschi,

es-

dal secolo xv.


al

Sentenze popolari e notissime intorno


simi attributi,

Sommo

Pontefice e

ai

non mancano; eccone alcune:

1300.

Tu

es Petrus, et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam et portae inferi non prsevalebunt ad versus earn.
'

,tlro.

C*p.

XVI,

v.

18).

1299.
1300.

O
Tu

santo
di

Dio, (pianti mali soffriamo per


!

la

santa

Chiesa

Dio

sei

Pietro, e sopra questa pietra edificher la

mia chiesa,
di lei.

e le porte dell' inferno

non avran forza contro

440

Chi l'ha detto?

['301-1303]

noto che Pietro, capo degli apostoli,


e che

si

chiamava originaria-

mente Simone

fu Cristo stesso che gli


;

cambi

il

nome

in

quello di Pietro in greco o Kefa in aramaico

e poich

anche questa

voce significa Pietro e pietra, cos


testo greco,

il

bisticcio

non

soltanto del

ma

dell' antico originale

aramaico dei Vangeli.

1301.

Ubi

Petrus, ibi Ecclesia.


arciv. di

detto da S.

Ambrogio
edizione
nella
ibi

Milano, nella Expositio in Ps.


delle

XL,

30

(nella

Maurina
sul quale

Opere, toni.

I, Paris., al

1686,

col.

879; Ubi papa,

letteratura popolare
si

trova raffronto
il

proverbio

Roma,

veda

ricordato libro del Besso,

Roma e il Papa nei proverbi Roma, 1904, a pag. 168); e


1302.

nei modi di dire, nuova ediz.,

Papa

potest extra jus, super jus et contra jus.

che vien detto trovarsi nel trattato del card.

Roberto Bellarho trovato, n credo


maliziosa.

mino, De
che
ci

summo pontefice; ma
e ritengo che
si

io

non
di

ce

1'

sia:
la

tratti

una attribuzione
anche
la

Per

singolarit sua voglio registrare


:

bizzarra appli-

cazione che di una frase biblica

1303.

Non

vos elegistis me, sed ego elegi vos.


(Evang. di
S.

Giovanni, cap.

XV.

v.

16).

sarebbe stata fatta da

Urbano Vili

(Maffeo Barberini)

il

quale

dopo
sore,

la

morte

dell'

ultimo dei cardinali creati dal suo predecesin


ilio

avrebbe fatto coniare una medaglia con questo motto


del caso,

memoria
non
si

abbastanza raro nella storia del papato,


il

ripet

neppure per
1'

longevo Leone XIII

il

quale mor
l'io

mentre ancora viveva


il

ultimo dei cardinali nominati da


in

IX.

camarlengo Oreglia. Effettivamente' Urbano VIII


cardinali, oltre 4 che
il

nove prori-

mozioni cre 74
servati in petto e

non pubblic siccome


di

avrebbe avuto

vanto

averne creati pi

di

1301. 1302.

Dove
Il
il

Pietro,
al

ivi

la

Chiesa.
diritto,

Papa pu
diritto.

di

del

sopra

il

diritto e

contro

1303.

Non

voi

eleggeste me,

ma

io

elessi

voi.

[1304]

Preti,

sacerdoti,

chiesa

441

tutti se

non

1'

avesse superato Pio

VII creandone 98,

oltre

io

ri-

servati.

Ma
in

la

faccenda della medaglia pare che sia leggendaria.

Non
ficie,

se ne trova ricordo in nessuno dei biografi del pontefice e

nemmeno

nessuno dei

libri

che parlano delle medaglie pontii

come

il

Bonanni,

il

Venuti, ecc., e

conservatori delle rac-

colte Vaticane
la

da

me

interrogati

mi hanno assolutamente escluso

esistenza

di

una medaglia simile n per Urbano Vili n per


lui.

altri

papi prima e dopo di

Ma

per Urbano
lui

corre un' altra

leggenda, cio che nel fine della vita di

un suo Famigliare
fra' denti

barbugliando

con voce dimessa e bassa, avesse


Petri,

detto,

non videbis dies


passare
i

che vogliono intendere non potere oltre-

25 anni e che replicasse ad alta voce Urbano, che


fatto
1'

come presso a morire aveva


fide (Lod. Agnello pag. 264, Napoli

udito acutissimo, non est

tie

Anastasio, Storia degli Antipapi, to.


:

II,

1754)

e la

stessa risposta
si

si

dice
lui

che desse
turbato di

Pio

IX

all'

ab. Salustri

il

quale

mostrava con
si

questa credenza, la quale pi correntemente

esprime nella forma:

1304.

n videbis annos Petri.

Ma

Pio

IX

la

smenti oltre che con

le

parole anche con


1
,

fatti,

poich sed sulla cattedra di Pietro anni 3

mesi

7,

giorni

22

onde

alla

sua morte fu detto di


in

lui

Unus, qui
e lo

Romana
il

sede annos Petri superavit

stesso segu

per
5.

successore,

Leone XIII, che


ai

pontific
di

anni
S.

25 e mesi

si

vero che se

25 anni del pontificato

Pietro in
il

Roma

aggiungono

sette della cattedra di


,

Antio-

chia,

pontificato di lui resta ancor insuperato

ma

la tradizione

antichissima s'intende solo dei 23 anni romani. L'unico che prima


di

Pio
Iti

IX

avesse superato questo termine, era Benedetto XIII.


avignonesi,
ci

uno

papi

ritenuto
lui

papa spurio o anp.


III.

tipapa, e quindi
tit.

scrivendo di

S.

Antonino (Chron.,

22) disse:

Transivit

annos Petri ad cumulimi sua- damnain

tionis;
si

nec mirimi, quia non


e
si

sede Petti .

La

credenza come
il

vede era diffusissima

aggiungeva essere uso che

vaticinio

1304.

Non

toccherai

gli

anni di S.

Pietro.

442

Chi l'ha detto?

[^OS"^
nuovo papa,

/]

fosse

rammentato

alla

coronazione

di

ogni

ma

lo

smentisce Daniele Papebrochio nel Conatus chronico-historicus cui


catalog.
p. 14.

Romanorum
dire,

pontificum negli Acta SS., Maii voi. Vili,

Si

veda pure Besso,

Roma

e il

Papa nei proverbi

e nei

modi di

nuova
frasi

ediz.,

pag. 200.
i

Non

conosco

benevole verso
le

frati

che abbiano avuto


(e le

la

virt di passare in tradizione:

poche che ricordo

pochis-

sime che

citer)

sono tutte

ostili.

La

frase:

1305.

Quand vous semez du


tez

Jsuite,

vous rcol-

du

rvolt.

fu detta

dal

principe

Girolamo Napoleone
il

alla

Camera

dei
of-

Deputati a Versailles
ficiel

de la
la

24 novembre 1876. Vedi il Journal Rpublique franaise, 25 novembre 1876.


faceti

Dopo
lit
i

soppressione degli ordini religiosi divennero di attuaversi


:

due

1306. Poveri frati! avvezzi a

nun

fa'

niente,

Chi sa quanti ne stianta dar dolore.


tratti da uno dei sonetti in dialetto pisano di Neri Tanfucio (Renato Fucini) intitolato La soppressione de'onventi (son. LXVII). Come anche molto tempo avanti si ricordavano piacevolmente quelli

del favoleggiatore toscano

1307.

'

....Fra Pasquale,

Che

nella cella tacito dimora,


si

Ch' ha una pancia

grossa e

badiale,

Che mangia tanto e predica il digiuno, Che chiede sempre, e nulla d a nessuno.
(Lok. Pianoro, // topo romito, favola).

Chiudo finalmente con un epigramma


riassume
preti,
i

di

Vittorio Alfieri, che


il

sentimenti di

lui

verso tutto

mondo

clericale,

frati.

cardinali,

pontefici:

1305. Se seminerete dei gesuiti, raccoglierete dei

ribelli.

[1308-13 io]

Probit, onoratezza, fedelt alle promesse

443

1308.

Sia pace ai

frati

Purch

sfratati:

Ma

pace ai preti pochi e quieti:


tolga lume:

Cardinalume

Non
Il

maggior prete
Torni
alla rete
re,
:

Leggi o non

L' Italia c'.

59.
Probit, onoratezza, fedelt alle promesse

1309.

Cada uno

es hijo

de sus obras.
ma
di

proverbio,
gli

non soltanto spagnuolo,


trovarne
dalla
le

tutte le lingue.
ci che

Per
della

spagnuoli vogliono

origini in

dice

propria

dama
il

il

Cavaliere
:

Trista

figura

nel

(parte II, e. 32)

Dulcinea es hi ja de sus obras

Don ma fu

Qujote proprio

Cervantes
altri,

primo a usare questa locuzione?


che
il

Ma

foss* egli,

od

sta in

fatto

pi bel titolo di nobilt per un

uomo

l'onore; e chi pu vantarlo intatto, pu


nelle

trovare conforto anche


cavalleresco
re

maggiori
I
:

avversit,

ripetendo

col

Fran-

13 io.

Tout
di

est

perdu

fors l'honneur.

proposito

questo celebre motto, scriveva (hatraubri.mil negli


(to.
I.

abides historiqu,-

pag. 128):

<

11

ne retrouve plus

l'ori-

<

tgnttno tiglio delle su

perduto fuorch

1*

mi

444

Chi l'ha detto?

[1311-1312]

ginal

du fameux

billet,

Tout

est

perdu fors l'honneur ; mais

la

France, qui l'aurait


la

crit, le tient
s'

pour authentique. Questa volta

Francia e Chateaubriand

ingannavano: Y originale del famoso

biglietto
tico della
di

non

si

ritrovato,

ma

si

ritrovato

il

testo

auten-

vera lettera che Francesco I scrisse a sua madre, Luisa

Savoia, la seva stessa della disgraziata battaglia di Pavia, una

lettera

abbastanza lunga,
senso
il

che

in

verit contiene nelle

prime

ri-

ghe

il

del

motto foggiato benevolmente dagli


la

storici,

ma

senza
il

laconismo e

serenit che

1'

hanno reso

celebre.

Ecco

principio della lettera, che fu pubblicata per la prima volta da


(dit.

Dulaure nella Histoire de Paris


quindi molte altre volte
se porte le ressort
:

de 1837,

to. Ili,

pag. 209), e

Madame,

Po.ur vous faire savoir

comme

de

mon

infortune, de tontes choses ne m'est de-

meur que l'honneur

et la vie

qui

est saulve,
il

ecc. .

Ma
ha da
1

chi vuol

conservare gelosamente

suo

onore, deve aver

cura di non legittimare


essere,

nemmeno

il

dubbio: l'uomo onesto non

neppure sospettato, come

1 1

La moglie
di

di Cesare.

Narra Plutarco nella Vita di Giulio Cesare, cap. X, che Publio


Clodio, innamorato

Pompea, moglie
casa di
lei

di Cesare,

non potendo
di sonatrice

con essa

ritrovarsi, entr in
le

vestito a
cui

modo

mentre celebravansi
teva assistere.

feste della

Dea Bona

nessun

uomo

po-

Ma

scoperto, fu cacciato ignominiosamente e quindi

portato innanzi

ai giudici

per questo e per

altri malefici.

Cesare

ripudi subitamente

Pompea, ma chiamato

in giudizio per testifidi

care
lui
si

all'

accusa di Clodio, rispose nulla sapere

quanto contra

diceva.

strana apparendo questa risposta,


la

domand
io

lui

l'accusatore:

perch adunque ripudiasti

moglie? Perch

non

voleva (rispose) non che altro che venisse in sospetto. Cos

la tra-

duzione delle Vite parallele distesa da Marcello Adriani

il

giovane.
i

Chi tiene a conservarsi onsto non


suoi
interessi
:

s'

illuda di

avvantaggiare

131

2.

Probitas laudatur et alget.


(GlOVXNALS, Sottra
1,

v.

74).

13 12.

La probit

lodata,

ma trema

dal

freddo.

C'S'S"^ 1 ?]

Probit, onoratezza, fedelt alle promesse

445

Ma

in

compenso, volete

sentire

con qual semplice e dignitosa


il

nerezza l'uomo probo pu parlare dei casi suoi? Udite

Parini

[313.

Me

non nato a percotere Le dure illustri porte,


accorr,

Xudo
Il

ma

libero.

regno de la morte. No, ricchezza n onore Con frode o con vilt


Il

secol venditore

Mercar non mi vedr.


.

ita rustica,

ode,

str. 4).

Questa

strofa,

dice

il

Carducci

(Il

Parini minore, ed. 1903.

pag. 140). bella in tutto e per tutto, per la verit del sentimento
e per la rispondenza dell' espressione
:

dopo

poeti del Trecento

dopo l'Ariosto

nelle Satire, nulla di altrettanto nobile era uscito

dal petto di poeta italiano.

Non
illustre

altrimenti,

bench pi brevemente, diceva


:

di

un altro

poeta lombardo

E
E

Vergi n di servo encomio di codardo oltraggio.


[MUBMI,
// Cittqur

Maggio, odo.
altri

poich ho nominato
di

il

M
....

corder

gli

nobilissimi

>ersi

lui:

131 5.

11

santo Vero

Mai non tradir; n proferir mai verbo Che plauda al vizio o la virt derida.
1/

morte di Carlo Imbottati, versi a Giulia Beccaria).

libra

dell'

Imbonati che

cosi

parla

al

poeta.

Quest
II

lean

scritti,

non esattamente,

nel 1887, dal defunto


Brasile,
sull'

Don Pedro
i

d'Alcantara, imperatore del

albo

dei

Msitatori alla

Sala d'Ha biblioteca Braidense di Milano che


scritti

raccoglie

mano-

446

Chi l'ha detto?

[1316-1318]

ricorder per incidenza, che fu

un genero

di lui,

il

compianto senatore
dei Deputati che

G. B. Giorgini,

il

quale disse una volta alla


il

Camera

13 16. In Italia
Sono parole
una pensione
scritte

potere non ha arricchito nessuno.


lui

da

nella relazione sul disegno di legge per

dono nazionale

a Luigi Carlo Farini (dono da lui

rifiutato quattro anni

prima; ved. n. 13 18), nella seduta della Ca-

merali l6aprilei863 {Atti Parlavi., Legisl. Vili, Sessione 1861-63,

Camera

stro

dei Deputati, pag.

4622). Ecco l'intero periodo:


della nostra rivoluzione e del notutti
i

Una

delle glorie pi vere

paese,

una

giustizia che

partiti
:

saranno
in Italia
:

superbi
le

di

rendersi scambievolmente, appunto questa


politiche sono state per molti

vicende

una causa

di

rovina

il

potere ?ton

ha arricchito nessuno.
Se
il

fosse ancor vivo,

venerando

uomo

non oserebbe

ripetere
!

questa affermazione cosi assoluta oggi, neh" anno di grazia 1920

Come
rone
nella

paion lontani e leggendari


!

tempi del Lanza, del Ricasoli,


integerrimi,
il

del Farini

Fu

il

secondo

di

codesti uomini

ba-

Bettino Ricasoli, che, essendo presidente del Consiglio, tornata della Camera dei Deputati del 9 dicembre 1861,
contro
le

protestando

false notizie

che

si

facevano
il

artatamente

circolare anche

da qualche deputato per agitare

paese e per

screditarlo innanzi all'estero,

proruppe nella vivace esclamazione:

7.

Siamo

onesti:

non chiedo

altro.

che sollev un vero tumulto nella Camera.


e le tribune applaudirono;
la

La

Destra,

il

Centro
vi-

Sinistra

rumoreggi e protest
la parola onesti
vi

vacemente. L'on. Ricciardi grid che


sere
ritirata;
si

doveva

es-

l'on.

Zappetta: Qui non


1861
:

sono disonesti!
simile
solleve-

Ma

era nell'anno
la

oggi un'interruzione

rebbe

pi schietta ilarit.
il

Dell'altro nominato di sopra,


risposta
:

Karini, e celebre la nobilissima

13 18.

Non mi
modenesi
il

tolgano la gloria di morir povero.


stato

Luigi Carlo Farini era


vincie

nominato dittatore

delle Pro-

28 luglio

1859, e quindi dell'intiera Emilia.

[I3I9" , 3 2 ]

Probit, onoratezza, fedelt alle promesse

447

L'Assemblea
seduta
si

dei

Rappresentanti delle provincie

modenesi nella

novembre 1859 votava una legge con la quale gli assegnava come dono nazionale la tenuta di Castel vetro. Subito
del 7
la

dopo

votazione al

Presidente era recapitato

un
i

biglietto del

Dittatore, nel quale molto asciuttamente esprimeva

suoi sensi di

riconoscenza
sentanti del
tisi il

ma

lo

pregava di

far

sapere agli onorevoli rappreil

popolo che non poteva accettare

dono. Condotil
il

Presidente Malmusi ed alcuni deputati presso

Signor Dit-

tatore

non appena

letta la riferita lettera,

esprimevano

rammarico

prodotto in loro dalla medesima e ne ottenevano tale risposta da


sollevare la

fama
egli

Terminava
o signori,

di lui pi alto ancora, se pur fosse possibile. con queste ammirabili parole: " Non mi tolgano,

la

gloria di
I,

morir povero ". (Le Assemblee del Ri191


1,

sorgimento, voi.

Roma

pag. 570).

Uno
alla

dei principali elementi della probit senza


la quale,

dubbio

la fede

promessa data,
:

secondo CxceR"NE. fondamento

della giustizia

1319.

Fundamentum
est

(aittem) est justitiae fides, id

dictorum conventorumque constantia


iDf ofdu,
al
1.

et Veritas.
Benedetto colui che giunto
dire

:.

:.-,.

tramonto

dei

suoi

giorni,

pu

con l'Apostolo:

1320.

Bonum

certamen certavi. eursum consum-

mavi, fidem servavi.


V AOI.0.
/;/.>/.

//

ad

Timotli., cap. VI.

Il

secondo inciso preso metaforicamente dai giuochi del circo dei

Greci e dei

Romani (donde anche


es.

altre locuzioni e parole dell'uso

moderno, p.

carriera). Invece biasimevole, ed anzi spregevole

l'uomo che

tradisce chi confida in lui e fa

come quello

del pro-

trili'

antico che

1319. Fondamento della giustizia


sincerit nel

la

fede,

cio la costanza e la

mantenere le cese dette e convenute. 1320. Ho combattuto nel buon arringo, ho terminata la cors, ho conservata la fede (Martini).

448

Chi l'ha detto?

[1321-1324]

132

1.

Altera

manu
abietto,

fert

lapidem,

panem

obstentat
18).

altera.
e se pure

(Plauto, Aulularia,

a. II, se. II, v.

meno

sempre da biasimarsi anche colui che


la

per norma della propria vita tiene

massima

1322.

Lunga promessa con


il

l'attender corto.
e.

(Dan-te, Inferno,

XXVII,

v.

110).

Narra
conte

Villani che questo fosse

il

fraudolento consiglio dato dal


ri-

Guido da Montefeltro

a papa Bonifazio che ne lo


:

chiese volendo trar vendetta dai Colonnesi


nella ottava bolgia del cerchio ottavo fra
i

per cui Dante lo pose

mali consiglieri. E. Jor-

dan

in

un

articolo che
Italien,

ha per

titolo

il

verso succitato, comparso

nel Bulletin

to.
si

XVIII

(Bordeaux, 19 18), pag. 45-60,

cerca dimostrare che

tratta di

una leggenda calunniosa, invenil

tata dai Colonnesi per odio contro

papa.
est,

1323. Sit

autem sermo vester;


ammonendo
non
:

est:

non, non.

(Evaiiff. di S. Matteo, cap. V, v. 371.

dice la Bibbia,

fare giuramenti

vani,

ma

ad

affermare semplicemente la verit

poco

oltre

d un

altro

aureo

ammonimento

di onest:

1324.

Nemo
fedele

potest duobus dominis servire.


{Evang. di
S. Matteo, cap.

VI,

\.

l\\.

Poco

alle

sue promesse, non per animo malvagio,


la

per frivolezza, era pur

famosa cortigiana

ma Ninon de Lenclos.
della

Saint-Simon,

nelle sue

Memorie, parlando

poca costanza

di

Ninon de Lenclos
dant toute une

nei suoi amori, aggiunge: Elle a quelquefois


il

gard son tenant, quand

lui

plaisoit fort, fidlit entire pen


le

campagne. La Chstre, sur

point

de

partir,

prtendit tre de ces heureux distingus.

Apparemment que Ninon


et
il

ne

lui

promit pas bien nettement

il

fut assez sot,

l'toit

1321. 1323.

lu

DM
sia

mano dene
il

il

sasso,
s,

coll' altra
s,

mostra

il

pane.

Ma

vostro parlare,

no, no.

1324. .Wssuno pu servite due padroni.

3 2 ]

Prudenza, Sem

4 40

>eaucoup, et prsomptueux
va billet: elle le lui
fit.

l'avenant, pour

lui

en demander

Il

l'emporta, et s'en vanta fort.

Le

billet

t mal tenu,

et,

chaque fois qu'elle y manquoit:

1325.

Oh! La

le

bon

billet.

[s'crtoit-eUe,"]

qu'a l

Chastre!
fin, lui

ion fortun, la
e lui expliqua
jui
;

demanda

ce que cela vouloit dire. Elle

il

le

conta, et accabla
il

La

Chastre d'un ridicule


Cito l'ediz. dei
Boislisle

gagna jusqu' l'arme o

toit.

Jf

noires riscontrata sul


riachette,
iferito
lei

ms. autografo da A. de

(Paris,

to.

anche

XIII, 1897, pag. 142). Questo stesso aneddoto da Bussy-Rabuti.v nel Discours ses enfants,

1694. e nei Mmoires, ed. del 1696; lo racconta anche Vol


il

aire,

quale dichiara che n

le

Taidi n

le

Laidi nulla dissero


identificato
di

nai di pi arguto.
lai

Questo povero La Chastre stato


di

Boislisle

con Luigi conte


il

Xanay, detto
il

il

marchese

La

Chastre, nato verso

1633. morto in guerra


di
lui,

1664;

altri riferi -

ano

l'

aneddoto
minorit

al

padre

Edone,

l'

autore dei

Mmoires

ur

la

de Louis
l'

XIV, ma

l'annotatore dell'edizione

Cachette dimostra

erroneit di questa attribuzione.

60.
Prudenza, senno

L'uomo

prudente sa tenersi
e'

lontano dai

cattivi

passi,
:

e,

nalaugu ratamente

incappi,

uscirne abilmente,

perci

Assai pi giova.
('he
i

fervidi consigli.

Una

lenta prudenza ai gran perigli.

li

che bella carta che

h<

45

Chi l'ha detto?

[1327-1332]

Infatti la

prudenza comincia dal consigliare

di

tenersi lontani

dalle occasioni del pericolo,

raccomandando che
al

1327.

Non

si

commetta

mar

chi

teme

il

vento.
17).

(Metastasio, Siroe,

a. I, se.

sullo stesso
:

argomento abbiamo anche queste due preziose sen-

tenze

1328.

Qui amat periculum


Litus ama....
.

in ilio peribit.
(Ecclesiastico, cap. Ili, v. 27).

132g.

Altum

alii

teneant.
lib.

(Virgilio, Eneide,

V,

v.

163-164).

Poi, se questo non basta, vuoisi

ai
:

mali nascenti provvedere ap-

pena sorge

il

dubbio del pericolo

1330. Principiis obsta: sero medicina paratur

Quum
ovvero,

mala per longas convaluere moras.


(OVIDIO,

Hem edili ih
v.

Amoris,

v.

91-02).

come

dice

Persio (Satira

III,

04)

1331- Venienti occurrite morbo.


Prudente
1'

uomo

che prevede

pericoli,

prepara

rimedi e

provvede
parole di
di

a'

suoi casi. Aiutati che

Dio

t'aiuta, ossia per dirla con le

Oliviero Cromwell ai soldati la mattina della battaglia Dunbar (3 settembre 1650), mentre dovevano traversare un fiume:

1332.

Put your trust in God, your powder dry.


ama
in
i

my

boys, and keep

1328. Chi

il

pericolo,

vi

perir.
altri

1329. Tienti vicino

al lido;...

vadano
tardi
si

in

alto

mare.
la
al

1330. Ripara

principio;

troppo

appresta

medicina
malo.

quando
1331. Provvedete
asciutte.

lunghi indugi hanno dato vigore


al in

male che

si

avanza.
le

1332. Abbiate fede

Dio, ragazzi miei, e tenete

vostre polveri

Prudenza, senno

Pu
blica,

essere usato in significato di prudente vigilanza la frase


del

bi-

Cantico dei

Cantici

(cap.

V.

v. 2)

1333.

Ego

dormio, et cor

meum
la

vigilat.

La prudenza
tre

suggerisce anche di non lasciarsi trarre in inganno

da apparenze ingannevoli, che simulano


il

calma e

la quiete

men-

fuoco cova sotto


....

la

cenere

1334.

Incedis per ignes


(Orazio. Carmina,
lib. II. od.

Suppositos cineri doloso.


I.

Prova

di
il

prudenza e

di accortezza
:

anche

di

non seguire

cie-

camente

consiglio dei pi

1335. Multitudo
Si

non

est

sequenda.
e

dice che di S.

Agostino
il

trovo anche citato

il

luogo:
ci
si

Enarra tin

in Ps.

XXXIX. Ma
:

queste parole precise non

trovano: nel 6, commentando


bnnt, S. Agostino dice
vident
iliac
:

versetto Vidclntnt justi et time-

Angustam viam
iliac

vident hac, latam viam


:

hac vident paucos.

multos e soggiunge

Noli

ergo numerare turbas


illos

hominum
sunt,

incedentes latas vias:


quis

Noli ergo

adtendere,

multi
(ed.

et

numerat? Pauci autem per


1681,
e' .

viam angustam

Maurina
quelle,

di Parigi,
il

to.
Si
?

IV,

col. 330).

Le parole non sono


caso di una
stino
il

ma

concetto
frasi

tratti

anche prima

in

delle solite
:

riassuntive

Ma

di

un antico aveva detto


S. .Matteo (cap.

Per publicam viam ne ambules ;


\.

vangeli

di

VU.

13): Intrat*

per angustam

portant, quia tata porta et spatiosa via est,

quae

ditcit

ad perditio:

multi sunt qui intrant per earn

un grande poeta italiano


la

Seguite

pochi, e non
.l'i

vulgar gente
.1/.

iK\m

\.

uirtto in vita di

/.aura.

I.XYII secondo il Marsand. cornili.: Poi ehr voi rdio/i volte abhiam /r -on. I.XXIII dcll'ed. Mesticai.
rumi.

B33

'

dormi
sui

il

1334. Cammini
nati

carboni

mio cuore veglia. acc

Bere

ingan-

1335-

Non

seguite la moltitudine.

[$2

C'A/ /'fia detto?

[ , 337" I 34 I ]

Per torto anche maggiore sarebbe

di

chiudere ostinatamente
:

le

orecchie ai consigli e alle ammonizioni altrui


1

337.

Qui habet aures audiendi, audiat.


(Evatig. di S. Matteo, cap. XI. v.
15).

un

savio consiglio

si

accetta da tutti,

anche dal nemico:

1338.

Fas

est et

ab hoste doceri.
(Ovidio, Metamorfosi, Hb. IV,
v. 428).

Ma
E

se stoltezza di

non

ascoltare

1'

avvertimento del savio, quale

stoltezza maggiore del rifiutare credenza agli avvertimenti del cielo?


tali

sarebbero, secondo

le

Sacre Carte, anche

le

profezie

1339. Prophetias nolite spernere.


(Prima
e noi
lettera di S.

Paolo ai Tessalonicesi. cap. Y.


il

v. 20).

non

le

disprezzeremo, a patto, per, che chi fa


faccia

mestiere

del profeta,

non

come

quell' astrologo della favola, che spee


ci

culando sulle

stelle

non vide una buca


di

cadde dentro,

altri-

menti sarebbe meritata l'apostrofe

Saul

al

Gran Sacerdote:

1340.

....

Profeta
fosti.
,

De' danni miei, tu pur de' tuoi noi


(V. Ai.hkhi. San/,
a.

1\

se. 4i.

Pur troppo molte

savie parole

vanno gettate
poich:

al

vento e sono un

seme caduto

in

terra infeconda,

1341.

On donne

des conseils, mais on ne donne pas la sagesse d'en profiter.


{Ma vmes de La Kochkkoucauld). 1678
mais

cos nelle

prime
(

edizioni,

meglio
:

che

nella definitiva

del

dove detto

CCCLXXVIII)

On

donne des

ronseils,

on n'inspire point de conduite.

1337. Chi ha orecchie da intendere, intenda. 1338. E bene imparare anche dal nemico. 1330.

Non
Si

disprezzate
dei

l<-

proferie.

1341.

danno
profitto.

consigli,

ma non

si

il

giudizio pei trarne

542-1346]

Prudenza, senno

45

L'
volta
fatte,

uomo
che

assennato

sa pure

distinguere

ragionevolmente ogni

deve giudicare o deliberare e non procedere su idee


:

su pregiudizi accademici o volgari

sa

insomma

seguire

il

precetto scolastico Distingue frequenter, e la sentenza dantesca

1342

Quegli
Neil'

fra gli stolti

bene abbasso,

Che sanza distinzion afferma e nega,


un
cos

come

nell'altro passo.
e.

(Dante, Paradiso,

XIII, v. 115-117).

Dal medesimo
sona che gode
consiglio
:

Dante
di

trarremo la frase seguente a indicare per-

sufficiente

senno da non aver bisogno

dell' altrui

1343. Se' savio, intendi me' eh' io

non ragiono.
{Inferno,
e,

II, v. 36).

e quest' altra che

pu inversamente
di

servire

come

risposta di chi
altri

si
:

sente

malamente giudicato e sa

aver senno pi che

non creda

1344.

Tu non

pensavi ch'io loico


{Inferno,

fossi.
e.

XXVII.

v.

e finalmente

a chi ha ormai raggiunto

l'

et

da poter curare da
diremo con

s le cose sue e sfuggire facilmente agli altrui inganni,

Dante medesimo:
1345

Te sopra
>1

te

corono e mitrio.
(Purgatorio,
e.

XXVII.

v.

112\.

Pki

1346.

gi di l dal rio passato


(Canzone in
:

'1

merlo.

di .\f. Laura, num. IX condo il Mar.-and: com.: Mai non to' fin cantar com' io -I: canzone XI.
ita

M
frase

:ica).

che

si

applica benissimo anche a persona


-lille

dtrita

menzogne

di

alcun

ai

colui che giunto a questa cui dell


re

altrui,
il

ha invece bisogno
ni

di

chi

lo

;ii

e lo guidi,

si

potr dire

454

(/"

'

h" detto?

34" _I 34 ,S ]

1347. Quis custodit custodes?


che
{Sai.

pi

esattamente
v.

dovrebbe
:

citarsi

coi

versi

di

GIOVENALE

VI,

348-349)
....

Sed quis custodiet ipsos


?

Custodes

Volendo cercare
trovarla forse in
(lib.

la

fonte pi antica di questa frase,


trattato

potremmo

un passo del

De
i

republica di
dello

Platone
Stato de-

Ill,

cap. XIII)

dove detto che

custodi

vono guardarsi dalla ubriachezza, per non avere


di custodia:

essi stessi

bisogno

Nempe
r;

ridiculum esset, custode indigere custodem

(TsXofv *{d?,

'g, tv
la
i

ys cpXav.a cpAOcxoc SslaGat).


si

Corre voce che


genio
tanto,
inglese,
:

saviezza e la prudenza male

concilino col

vari

sono

pareri su questo argomento, e qui ripeter soldi

senza discuterlo, quello


cui

Kean,

il

grande

artista teatrale

Dumas

fece dire

1348.

Et

le gnie, qu'est-ce qu'il

deviendra penIV. se.

dant que j'aurai de l'ordre?


(Aulx.

Dumas

pire. Ketm,

a.

2).

61.

Re

e principi.

Corte e nobilt

Il

secolo

decimottavo che

si

curato cosi

poco

di

rispettare

la religione,

non poteva
di

rispettare

nemmeno

sovrani; e un verfQ
i

troppo celebre
pubblico
fin

una mediocre

tragedia,

caduta sotto

fischi del

dalla prima rappresentazione,


:

riuniva nello stesso di-

spregio ambedue, dicendo che

1347. Chi custodisce 1348.

custodi?
del

il

mio genio, che cosa sar


di

mio genio mentre

io

pro

curer

avere dell'ordine?

349" I 35 2 ]

Ke

e principi.

Corte e nobilt

455

[349.

La

crainte

fit

les

dieux; l'audace a

fait les
[rois.

(Prosper Joulyot de Crebillox. Xerxls,


tragedie,
a.
I.

se.

1).

Del

resto,

che cosa un re ? che cos' un principe ?

[350.

Un

prince est

le

premier serviteur et
l'Etat.
cio

le

premier magistrat de
isponde
L

uno che pure


re di

di

principi s' intendeva,

Federigo
to.

Grande,
65;
to.

Prussia, in pi luoghi dei


I,

Mmoires de Jran123;
Vili.

febourg (nelle Opere, ediz. Preuss, to.


>ag.
>ag.
ui

pag.

IX, pag. 197;

to.

XXIV,

pag. 109; to.

XXVII.

297) ed anche nel Testament politique. Del resto prima di


detto (De dementia,
esse,
I,

Seneca aveva
Petit

19)

(Rex) probavit
;

ion
lei

rempublicam suam

sed se reipubliese
le
loi,

Massillon
:

Carme (Sermon pour


le

jour de l'incarnation)
Sire,

Ce

l'est

pas

souverain, c'est la
tes

qui doit rgner sur les

>euples.

Vous n'en

que

le

ministre et le premier dpositaire.

Un'
[351.
on
la

altra definizione della regia dignit sta nella

nota formola

Le

roi

rgne et ne gouverne pas.

quale Thiers nel numero del National del 18 gennaio 1830


il

iassunse

programma

del partito nazionale.


gi detto in
il

Ma Jan ZaMOYSH
:

morto nel 1605) aveva


li

un

discorso innanzi alla Dieta

Polonia, rimproverando

re

Sigismondo III

Rex regnai

sed

ton gubernat.

1352.

Le

roi est

mort, vive
con
le

le roi!

-Crano le parole di rito

quali nella vecchia


al

monarchia

frati

se un araldo d' armi annunziava per tre volte

popolo, dal bal-

134').

La paura cre
Il

^li

dri,

l'audacia ha creato
il

re.

1350.

principe
Stato.

il

primo servitore e

primo magistrato dillo

1351.

Il
I!

re
rr

regna e non governa.


(

morto, viva

il

re

456

Chi l'ha detto!

353* I 354]

cone del palazzo reale, simultaneamente


vento
al

la

morte del

re e l'av-

trono del successore, affermando cos la continuit non


della carica
reale,

interrotta
tali

imperitura per quanto fossero morla

le

persone che volta a volta


l'

rivestivano.
di

Le

si

udirono
:

in

Francia per

ultima volta alle


di

esequie

Luigi

XVIII

il

24 ottobre
reale,
il

1824 nella chiesa


d'

San Dionigi innanzi


le

all'avello

duca

Uzs, che compiva


il

funzioni di gran maestro

di palazzo,

abbass

suo bastone del comando, ne pose la punta


:

entro la tomba e grid

Le roi

est

mort. L' araldo d' armi ripet


:

per tre volte


tous
il

Le

roi est mort, e alla terza volta aggiunse


le

Prions

Dieu pour
d'

repos de son me.


il

Dopo un
:

breve silenzio che ancora


in

duca

Uzs rialzando

bastone grid

Vive

le roi,

per tre volte fu ripetuto


acclamazioni per Carlo

dall' araldo,
il

e quindi tutti

proruppero

X,
si

nuovo padrone
Louvre
dalla

della Francia.

prosi

posito del significato che

annetteva a questa formola rituale,

narra che appena arriv

al

la notizia dell' assassinio di

Enrico
grid
il
:

IV,

ministri

corsero

regina,

la

quale

vedendoli

Il re

morto !
in

V ingannate,
Francia
di
il

signora, rispose

primo ministro

Sillery,

re

non muore mai.

Accanto a questa formola


preghiera pro

rito utile citare quest' altra tolta


il

da un salmo della Bibbia per formarne

principio della pubblica

Rege

obbligatoria anticamente in certe funzioni, se-

condo
per
il

1'

uso che

istituito

da Adriano

con

la

messa che

si

diceva

re di

Francia nel principio di quaresima, fu nel progresso

dei tempi abbracciato

da

tutte le nazioni cattoliche

1353.

Domine, salvum

fac regem.
(Salmo XIX.
v. 9).

1354. L'tat c'est moi.


fu l'orgogliosa risposta che

Luigj XIV, ancora

diciassettenne,

il

13 aprile 1655, entrato nel Parlamento in abito da caccia col frustini'


in
gli

mano, avrebbe dato

alle osservazioni del

primo presidente che

parlava degli interessi dello Stato.


es.

Ma

dessa autentica? Molti


nelle Histoire gnrait,

ne dubitano, p.

Lavisse e

Rambaud,

353.

Dio. salva

il

re.
io.

1354.

l.o

Stalo sono

[i355" I 35"]

Re
XIV),

e principi. Corte e nobilt

457

to.
let,

VI

(Louis

pag. 37, n. 2. Vedasi pure

il

Kbro

dell'

Herts-

Treppenwitz der Weltgeschichte, IV. Aufl. (Berlin, 1893), pa1'

gine 338-339. Giova anche aggiungere che gl' inglesi

attribui-

scono invece

alla loro regina

Elisabetta. N

pi assodato che
il

Carlo ir. Temerario Giovenale


:

ripetesse a Luigi

XI

famoso verso

di

;
.

Hoc

\iion Sic) volo, sic iubeo, sit

pro ratione
[voluntas.

(Satira VT, v. 223).

ma

invece certissimo che lo rinfrescasse

come simbolo

del cesa-

rismo moderno

Guglielmo
pugno
nel
al

II,

ultimo imperatore di Germania,

scrivendolo di suo
ritratto

donato

Geffcken,
:

novembre 1893 in calce di un suo come aveva rinfrescato la memoria di

un' altra sentenza latina

1356.

Regis voluntas suprema lex

esto.

che scrisse nel settembre 1890 nell'album della biblioteca della


citt

di

Monaco

e nella quale,

qualunque ne
(al

sia

1'

autore, evi-

dente la derivazione della gi citata

n. 627)

sentenza cicero-

niana: Salus populi suprema lex esto (De legibus, III, 3).
In questo stesso ordine d'idee rientra la vecchia formola francese:

1357. Tel est notre plaisir.


Dall'epoca del regno di Francesco
di
I

in

poi,
i

la cancelleria dei re
gli editti

Francia prese l'abitudine di chiudere


reali

proclami,

le

ordinanze

con

la

formula Car

tel est notre plaisir,

che teneva
gi
le

luogo di ogni altro argomento, buono o cattivo!


time ordinanze del regno di Carlo

Ma

ul-

VII portavano

di frequente la

formula medesima;

il

.Mas Latrie ne cita una del 12 maggio 1407.


:

La

stessa formula

si

trova ricordata anche in questa forma


<

est notre />on plaisir,

infatti

1'

antio

.1

chiamato dagli

to

io

\<i^:

il

voler

mio

in

luogo

di

argomento.
legg<"
la

1356. Sia suprema


1

volont di

3Sr

Cosi

ci

piace.

458

Chi l'ha detto?

3 58-

1360]

scrittori

francesi le

regime du bon plaisir. Anche


1'

la cancelleria del

Primo Impero rinnov


corrente, cio senza
il

uso della vecchia formula

ma

nel testo pi

bon. Il

Mas

Latrie in

una dissertazione pub-

blicata nella Bibliothque de l'cole des Chartes (to.

XLII, 1881)

sostiene che la sola vera formula era

Car

tel est

notre plaisir o

anche, pi di raro,

Car ainsi nous


;

plaist-il tre fait; che l'ini

terpolazione del bon arbitraria


st'

e che
falsi

documenti nei quali quealterati.

aggettivo

si

trova,

sono

tutti

Ma

il

signor Ga-

briele

Demante ha voluto dimostrare


to.

eccessive le affermazioni del

Mas
dico,

Latrie in un' altra dissertazione pubblicata nello stesso perio-

LIV, 1893.

1358.

....Sono

monarchi
;

Arbitri della terra

Di

loro

il

cielo.
(MktASTASIO, Ezio,
a.
I.

se.

,|.

ed

essi,

conviene pur troppo aggiungere,

talvolta

si

prevalgono
nelle

dell' autorit

che

la

fortuna o

il

diritto divino

hanno messo

loro mani, ne usano e ne abusano, facendo

come quel buon


oste che
gli

principe

Lorenzo

dell'

operetta francese,
c'est

il

quale

all'

osserva

Mais
1359.

de l'arbitraire?
:

risponde ingenuamente

Et quoi me
je

servirait-il d'tre prince, si

ne

faisais

pas de l'arbitraire
ili

(La Mascotte, parole musica di Audraii,

C'iiivot e

Onu

a.

IV

Anche G.
questi

<i.

Belli

in

an popolarissimo sonetto
(21

intitolato: /.
dire
a

Soprani der /nonno vecchio


vecchi sovrani:

gennaio 1832)

fa

ano

di

1360.

Io so'

io,

e voi

nun

zete

un

e...

Soni vassalli bb..., e zzitto.

1359.

a che

con

ini

servirebbe di estere u prind]


arbitrii
?

commettessi degli

3 ^>

Re

e principi.

Corte e nobilt

459

molti secoli prima di lui un poeta latino aveva detto

1361.

An

nescis longas regibus esse

manus?
v.

(Ovidio, Heroides, ep. XYII. Helena Paridi,

I06).

intendendo che

re

hanno

le

mani lunghe
:

e quindi la giustizia loro


si

pu colpire anche da lontano


in

ma

la

frase

cita

maliziosamente

ben

altro senso.

Per, bench
rannide,

Vittorio Alfieri, implacabile


:

odiatore della

ti-

opinasse che

1362. Seggio di

sangue e d'empietade

il

trono.
3).

kSuu, tragedia, a. IV. se.

altri

sono pi sereni, e ammettono delle distinzioni


ci

certamente

ci

furono,
disse
il

sono e

ci
:

saranno dei principi,

simili

a quelli di cui

Divino Poeta

1363.

....Son tiranni

Che
3

dir nel

sangue e nell'aver
(Dante, Inferno,
e.

di piglio.
v.

XII.

1D4-1

che furono ammoniti da


le

Vincenzo MONTI
lui
:

per bocca di Ari-

stodemo con

ultime parole di

1364.

....

Dite

ai

regi
il

Che mal
ina

si

compra

co' delitti

soglio.
a.

[Aristodemo, tragedia,

V,

se. 4|.

non

tutti

rassomigliano a costoro,
<

in

fondo:

S'ils font

.... 'es malheureux rois, beaucoup de mal, ont du bon quel-

quefois.
I

AsilHIf

pi spesso citato

Dont on

dit

tant de mal.

ont du bon quelquefois.

I3bi.

'

mani tang
fanno tanto male, hanno talora
del

buono.

460

Chi l'ha detto?

[1366-1368]

Ma

la lezione

vera

quella eh' io

tolgo dall' edizione originale,

quella cio dei

Mmoires de

l'Institut

National des sciences

et arts
I,

pour

l'an

IV

de la Rp. (Littrature et Beaux- Arts), tom.

pag. 244-247: la variante dev' essere stata una concessione posteriore alle regie censure.

Aggiungasi pure,

lode loro, che da qualche tempo le cose


in peggio, e

sono cambiate anche per loro e

che
in

il

mestiere del re,

secondo che pensava


zione di

il

principe di

Monaco
:

una geniale produ-

Sardou,

proprio guastato

1366.

Ah!

le

mtier est bien gt!...


{Ralagas,
a.
I,

SC.

IO).

un
il

re inetto e incurante del

bene de' suoi sudditi,


:

si

pu ap-

plicare

motteggio proverbiale di

1367.
eh'
il

Re
titolo

Travicello.
di

una
Grossi

delle pi saporite ed argute satire del

Gucui

sti.

Tommaso
:

andava matto per questo scherzo,


scriveva all'autore:
!

di

nell'ottobre 1843

cos

Benedetto quel Re

Travicello

che cosettina squisita

che finezza ingenua, che inno-

cente

malignit, che burro, che vita, che lingua poi, che lingua
!

e che stile
di poesia
s'

Sarei tentato di metterla tra le prime cose, in genere


satirica,
le

popolare e
alla

che io mi conosca, se non che mi


tante altre sue cose,
tutte belle di

affacciano

memoria

vario genere di bellezze, tanto poi magnifiche per quel beato vezzo
di

lingua che incanta e rapisce.

La

satira del

Re
il

Travicello, principe inerte e minchione, incatutti

pace del bene come del male, parve a


poldo II, bench
1'

diretta contro

Leo-

Giusti lo smentisse replicatamentc. Egli tolse


di

argomento dalla nota favola


lib. I,

Fedro, Rana' regem petente


altra
satira,

(Fab.,

fab. 2).
il

Re

Travicello fa

pajo COU

1'

intitolala

1368.

Re

Tentenna.
Domi vii" Carbone
la
il

che composta da
niente

i ottobre

[847, ebb

meno che

virt

di

decidere Carlo Alberto a proclamate

1366.

Ah

il

mestiere molto sciupato!...

[1369-13" 2 ]

^''

''

principi. Corte nobilt

il

sospirato Statuto.
vacillante

La

satira

che sferzava a sangue quel re sem-

pre
Il

e peritoso, girava manoscritta e

and

via a ruba.

Carbone sospettato come autore,


1'

fu arrestato mentre teneva in


il

tasca
fu

originale della poesia,

ma ebbe

tempo

di trangugiarlo e

Re Tentenna aveva raggiunto lo scopo. Anche meno di un Re Travicello o di un Re Tentenna


salvo. Intanto

sa-

rebbe stato quel


(parole di

Dandini.

finto

principe,

che nella Cenerentola

JACOPO Ferretti, musica

di Rossini, a. I. se. 6) do-

mandava

1369.

Io sono un Principe

O
Ma
1370.

sono un cavolo
:

vecchia la sentenza che

Les fous sont, aux checs,

le

plus proches
[des rois.

iM.miiHis Kkonikr. Satire XIV,


e

v. 30).

non soltanto

nel

nobil giuoco degli scacchi

Un
nel

ramicello di

pazzia doveva di certo avere quel Carlo


lebre

VII

cui

1428

il

ce-

capitano
:

STEFANO VlGNOLLES soprannominato L\

FIlRF..

avrebbe detto

37

On ne peut perdre plus gaiement son royaume.


testuali

Le parole

sarebbero:
si

On

n'avait jamais reu

ny ouy parler
i

qu'aucun perdist
eruditi

gayement son
in

estt

que luv
di

ma

soliti noiosi

hanno messo
abbiano
I

dubbio l'autenticit

questo motto, e

pan

che

ci

le

loro

buone

ragioni.

Vxactitude est
di

la politesse

des

rois.

era

massima
latti

LUIGI
gli
:

XVIII

ma

tengono
gli

con

altri,

tengono soprattutto a che


il

altri

siano

jmtti con loro

quindi troveremo naturale

fan

1370.
1371.

Negli scacchi,

inatti
<li

sono

quelli chi-

stanno pi

vicini ai re,

Non
I

possibile

perdere un regno pi allegramente.


-

37-

la cori-

462

CM
failli

l'ha detto?

[i373-i375]

1373. J'ai

attendre.

che sarebbe stato detto da Luigi


era
stato

XIV

un giorno che qualcuno


lui
:

poco preciso a un appuntamento con


la cosa.

al solito

il

Fournier crede poco probabile


notes
historiques,

Racine nei Fragments


il

et

racconta invece che


si

re,

a chi rimproverava

acerbamente un custode che non


al
re,

era trovato pronto ad aprire

disse:

Pourquoi

le

grondez- vous ? Croyez-vous qu'il ne


fait

soit

pas assez

afflig

de m'avoir

attendre? (ediz. Hachette

curata da P. Mesnard, to.

V, pag.

125).

nelle

Memorie

della

Duchessa Elisabetta-Carlotta d'Orlans


dello stesso re
:

(ed.

1832, p. 38) detto


l'on se
fit

Il ne pouvait souffrir

que

attendre.

1374.

il

Dieu

et

mon
tempo

droit.
Pare che fosse preso da Riccardo
con
la Francia,

motto
di

dei re d' Inghilterra.


al

Cuor

Leone,
in

delle guerre

e poi rin-

novato

una occasione

simile

da Edoardo III, quindi continuato


l'

fino alla regina Elisabetta,

che lo lasci per


di

altro

Semper

cadevi
e

(Sempre
straniere

la stessa)
:

motto che fu
di

molte nobili famiglie italiane

nello

stemma

Trino nel Monferrato e fu dei Giolito,

famosi stampatori veneziani originari appunto di Trino e che forse

stemma della vicina Valsesia, l'aquila col -motto Semper eadem nec mutor in fide. La regina Maria d' Inghilterra rimise in uso l' antico motto, che rimasto nello stemma reale
lo trassero dallo

inglese fino ai nostri giorni.

Della influenza che

costumi,

le virt e

vizi del

principe hanno
:

sul

popolo eh'

egli

regge, parla la classica sentenza


....

1375.

Componitur orbis
:

Regis ad exemplum nec

sic inflectere

sensus

Humanos

edicta valent, ut vita regentis.


Jlotiorii, v. 299-301),

(Clai diano, De quarto consulate

1373. Poco mancato che non dovessi aspettare. 1374. Dio e il mio diritto. 1375. Tutto il mondo si conforma all'esempio del re;
i

e a
la

muova*
condotta

sentimenti dei sudditi vale pi delle leggi

del

sovrano.

3 7 8]

Re

e principi. Corte e nobilt

!a

prima parte che


:

la

pi nota,

si

cita spesso sotto la

forma

errata

Regis ad exemplum totus componitur orbis.


In forma pi familiare, e pi espressiva era detto lo stesso in
un' epistola poetica di

Federico

II re di Prussia [pitre premire


\
.

mon frre

le

prince de Prusse,

1376. Lorsque Auguste


Questo Augusto
lonia

bu voit, la Pologne toit ivre.


II.

Augusto

elettore di Sassonia e re di

Po-

dal

1697.

Il

verso,

citato quasi

sempre

in

forma erronea,
l'

pi spesso usato con falsa interpretazione, cio che

egoismo del
il

monarca non

gli

lasci

pensare alle privazioni del popolo


il

quale
tro-

dev' essere pago di vedere

sovrano che sta bene. Altri

vi

vano un diverso concetto, cio che degli


gitori

errori e dei vizi dei regsi

paga
:

il

fio

il

paese

ma

questo meglio

esprime col verso

oraziano
1

377.

Ouidquid dlirant reges, plectuntur Achivi.


1

Orazio. Epistola,
fab. io)
:

lib. I, ep.

2.

v.

14).

Anche Fedro (Fabula,

lib. I,

Humiles laborant ubi potentes dissident


1

LatontAunt

de tout temps
des sottises des grands.
il.iv.
II,

pti

fab. 4:

Les

Jem

taureaux

et

une grenouilles.
dell'

Invece un' altra sentenza esprime che giudice severo


dei

opera

principi la pubblica opinione,


di

la

quale, se pure
1'

non gode

sempre

sufficiente libert per manifestare


di

aperto

biasii:

per dimostrarlo anche tacendo,


.

guisa che

Le

silence

du peuple

est la leon

des

r- >i^.

Quando Augusto beveva, unta


tutte
Il
!<*

la

Polonia era ubriaca.


gli
i
1

pazzi'-

dei re,

sono puniti

Achis i.

silenzio dei

popoli un mnito per

464

Chi l'ha detto?

379* I 38o]

come
in

fu detto da

mons.

J. B.

de Beau vais,

vescovo di Senez,
il

una orazione funebre per Luigi


:

XV

recitata

27 luglio 1774

nella chiesa di St. -Denis

Le Peuple

n'a pas sans doute, le droit


il

de murmurer
et
ris,

mais, sans doute aussi,


(

le

droit de se taire
etc.
,

son silence est la leon des Rois

Oraison funbre

Pa-

1774) P a 8- 2 6)- La stessa frase era ripetuta in un'occasione memorabile e tragica. Luigi XVI si present il mattino del 15 luglio
I'

1789 all'Assemblea costituente; quando ne fu annunziato

arrivo,

Mirabeau prese

la parola,
fait

dicendo

Qu'un morne

re-

spect soit le premier accueil

au monarque dans ce moment


est la leon des rois. (Thiers.

de douleur. Le silence des peuples


Rvolution franaise,
to. I,

eh. II).

Ecco una

frase gentile per

una regina

1379.

Fulgida e bionda ne l'adamantina

Luce

del serto tu passi.


d'Italia, nelle

(Carducci. Alla Regina

Nuove odi
re
:

barbare).

ed eccone una, che non troppo gentile per un

1380.
La
lia in

Colui che detiene....


il

protesta che

Vaticano diresse

all'

ambasciatore francese

il

28 aprile 1904 in seguito

alla visita del Presidente


:

Loubet

al

Re d' Ita-

Roma,

conteneva questa frase

Si le chef de n'importe quelle


le

nation catholique offense gravement

Souverain Pontife en venant

rendre
et

hommage
le

Rome,

c'est--dire au Sige pontifical

mme,

dans

Palais Apostolique
le

mme,
et

celui qui, contre tout droit,


la libert et

en dtient

principal civil

en entrave

l'indpenla part
il

dance ncessaire, cette offense a t bien plus grande de


de

M. Loubet

La

frase

- certamente poco riguardosa per

sovrano - fu molto rimproverata a Pio


consuetudini della Curia, e

tuttavia essa era nelle

la si ritrova tale e

quale

in altro

docu-

mento, del 3 giugno 1903, firmato dal Card. Rampolla Segretario di Stato di Leone XIII, e diletta al Nunzio Apostolico a Parigi:

Un

chef de nation catholique, qui


sige

viendrait rendre

hommage

Rome, au
en dtient
dence,

mme

du Pape, celui qui, contre tout


et

droit.

principal civil

en entrave

la libert et

F indepen-

poserait un

acte etc .

noto che a questa rigida intran

[381-1382]

Re

e principi. Corte e nobilt

465

genza port qualche eccezione


'aeem

1'

attuale Pontefice con

l'

enciclica

Dei munus pulcherrimum,


Italia della regalit

del 23

maggio 1920.
per la corona fer-

E
ia,

anche pochissimo gentile quest'


simbolo in
:

altra frase

381.

settentrional spada di ladri

Trta in corona.
-ri.

L' incoronazion,- ,

str. J2i.

a corona ferrea che


io,

si

conserva a

Monza

nel Tesoro del

Duo-

cui fu

donata dalla regina Teodolinda, contiene, secondo una

adizione molto tarda, un anello di ferro formato per volont di


.

Elena con uno dei chiodi della croce


destituita di ogni

di

X.

S.

Ma

la

leggenda

fondamento, e

il

Venturi (Storia dell'Arte Ita-

dna, II, p. 72 e seg.) dimostra che la corona, prima di essere


)spesa

come corona

votiva, era con tutta probabilit

un

collare

un

braccialetto,

un torquis portato da una regina barbara. La

irona che fu detta ferrea per la prima volta in una cronaca del

ni secolo, divenuta

il

simbolo della regalit italiana.

Sono popolari,

si

citano di frequente, se
i

non testualmente,
versi seguenti
:

Imeno nel concetto eh' essi racchiudono,

due

382.

Quando la gente non avea farina. Lo re diceva mangiate pollame.


:

atti

da uno degli
intitolato

stornelli pi conosciuti di

Francesco Dali

ARO,

C'era una

volta,

e scritto a

Roma

nel 1849:

ra

una
al

volta

un

re e

una

regina,
la

Che

sol vederli

passava

fame.
trina.

Viveano a starne, vestivan di Per la felicit del lor reame.


Juando
I

la

gente non avea farina,


:

.'
.

re

liceva

mangiate pollame.

quale ultimo serso ricorda l'altro motto, certamente apocrifo,

la
7

non per questo meno popolare,

attribuito a

una principessa

di

rancia:

Mangez de
attribuirsi,

In brioche.

La

novelletta , molto probabil-

ente,

inventata di sana pianta,

ma

quel che certo, ch'essa

on pu
lere.

come una
\,

sciocca calunnia ha voluto far cre-

Maria A-

perch essa era gi popolare nella

466

Chi l'ha detto?

[i

383- 1384]

giovent

di

Rousseau, quando cio


Infatti

la bella arciduchessa austriaca

non era ancora nata.


liv.

Rousseau

nelle Confessions (part. I,

VI) parlando

di

quando era

istitutore in casa

de Mably (1740)

dice:

Je me
que

rappelai le pis-aller d'une grande princesse qui


les

l'on disoit

paysans n'avoient pas de pain

et qui rpondit,

Qu'ils
nietta,

mangent de
ha
fatto altri
zia di

la brioche. Qualcuno, invece di

Maria Antofiglia di

nomi, per esempio quello di Vittoria,

Luigi

XV e

Luigi

XVI

Di quest' ultima che era buona,


attribuita a

ma non
ria

intelligente, in realt

una famosa risposta

Madi

Antonietta. Qualcuno raccontava


;

come

il

popolo mancasse

pane

stupita, la principessa chiese con ingenuit se quei poveretti

non avrebbero potuto


carne.

adattarsi a mangiare la crosta dei pasticci di


soffrire
:

Era un cibo che essa non poteva

ma

in esilio a

Roma,

ridotta in istrettezze, anche la principessa doveva ormai sa-

pere che chi

manca

di

pane, non pu avere molti pasticci di carne.

Di questa
qu'ils

stupidit stata fatta

una

cattiveria

sdegnosa e falsa:

mangent des brioches ! (Marinska, Luigi XVII, ne La Cultura Moderna Natura ed Arte, anno XXIII, fase. 16, del

15 luglio 191 4, pag. 248).

Ma

anche quest'attribuzione deve

dirsi

priva di fondamento

dopo

ci che

ho detto

delle origini tradiziofrase.

nalmente assai pi antiche della disgraziata

Anche

di

Giu-

seppe Foulon, intendente generale


sinato

dell'esercito nel 1789, assassi


il

dopo

la

presa della Bastiglia,

narra,

non so con quanta

esattezza, che avrebbe detto,

quando

popolo francese sembrava

minacciato dalla carestia

Si cette canailje n'a pas de pain, elle

mangera du
Attorno
ai

foin.

sovrani
:

si

trovano

le

corti,

quelle

corti

di

cui

il

Tasso
x

disse

383.

Vidi e conobbi pur l'inique Corti.


(Gerusalemme
liberata,
e.

VII,

ott.

\2).

il

vecchio pastore che cos parla ad Erminia smarrita nella


infatti

Parrebbe

che

l
:

un tempo

si

dessero ritrovo tutte

le

tristi

passioni dell' umanit


tuttavia che se
il

se ci sia vero

anche oggi

io

non

so,

principe malvagio, chi lo circonda e pi mal-

vagio ancora:

1384.

re malvagio, consiglier peggiore.


(Tasso, Gerusalemme liberata,
e.
II.

oli.

-I-

1385-1388]

Re

e principi.

Corte e nobilt

467

he fu detto
fu tolto ioso

di

Aladino tiranno

di

Gerusalemme e

del

mago Ismeno

da Pier Jacopo
di

Martello come

ttolo di

un suo cu-

dramma,
le

cui gl' interlocutori sono tutte bestie, e dedicato

ure ad un' altra bestia, al suo cane Po.

Eppure

corti
si

dovrebbero essere ben diverse se coloro che


:

le

ompongono

ricordassero sempre del motto della loro casta

Xoblesse oblige.
he h
lag.
si
si

attribuisce al

duca P. M. G. de LVIS 11755-1830), poi-

legge nella sua raccolta di


;

Maximes

et
si

Rflexions (1808,

13, al LI)

ma

di cui la

prima fonte

pu cercare

in

una
VI,

entenza di
1
t

Boezio (De

consolt, philosophies, hb. Ili, prosa

fine)

Si quid est in nobilitate

bonum.

id esse arbitror solum,

imposita nobilibus necessitudo videatur, ne a


i

majorum
le virt

virtute

iegenerent . Si studino perci

nobili di

emulare
all'

caval-

sresche dei loro maggiori, quelle virt che

Ariosto facevano

sclamare

386.

Oh gran

bont de' cavalieri antiqui!


(Orlando furioso,
e. I, ott. 23).

non vogliono che

si

applichino

anche a loro

le

amare parole

lello

scettico filosofo frane

387. Les grands

noms
1rs

abaissent, au lieu d'lever

ceux qui ne

les
tie

savent pas soutenir.


I.A RociiKi 01
(

\ri.D.

S,

CXlVi.

Altrimenti meglio

essere modesti

borghesi, di quelli che ono-

ando

il

loro umile

nome con

la

vita

onesta
titoli

ed operosa,

si

ap-

iagano di un semplice casato, senza


il

n particelle nobiliari,

poeta milanese

1388.

bott

l,

senza nanch on strass d'on Don.

1385.

Nobilt

fa

obbligo.
di

1387. I grandi
li

nomi abbassano, invece


/a

elevare, coloro cht-

non

sanno portare.

1388.

E bui

neppare un cencio

di

Don.

468

Chi l'ha detto?

[1389]

il

Porta

che cos dice di s nel famoso sonetto


sur marches, lu l' marches,

Sissignor,

Marchesazz, marcheson, marchesonon,

E E E
al

mi sont Carlo Porta milanes, bott l, senza nanch on strass d'on Don.
titoli

del resto, n a

nobiliari

n a

titoli

cavallereschi

si

do-

vrebbe dare soverchia importanza quando

essi siano

dovuti soltanto
si

caso o al capriccio dei potenti. Per esempio, non


tutti

dovrebbe

dare che un peso assai relativo a


digalit

quegli onori che con prole

dissennata

Carlo

imperatore avrebbe, se

leggende

sono vere, disseminato a piene mani e ciecamente in pi parti


d' Italia,
ai

come un
seconda

ricco sfaccendato
di questi

si

diverte a buttare soldoni


si

poveri. Il pi

famoso

aneddoti quello che

rife-

risce alla
vi

visita fatta

da Carlo

Genova

l'

imperatore

fu per la seconda volta nel 1533 per tornare in Spagna, dove l'accompagn Andrea Doria con 35 galee, vi si trattenne alcuni

giorni ospite del

Doria medesimo nella sua

villa di

Fassuolo e per

corrispondere alle grandi e magnifiche dimostrazioni di onore fattegli

dalla

citt,

spandeva a larga mano onori,


di

ttoli,

privilegi

ed una volta a un' accolta

nobili

genovesi che

gli

facevano

omaggio, disse

1389.

Vos omnes Marchiones


altri
si

appello.

o come da

dice

Estote omnes Marchiones,

ma

la

forma

tradizionale

la

prima.

Sar vero?
in

Non

se ne trova traccia in

documenti e nemmeno
l'

cronache stampate o manoscritte del-

epoca:

ma
nel

rimase nella tradizione costante del patriziato

vese.

Fu

detto che la Repubblica Ligure che

non riconosceva
cosa

titoli

nobiliari

suo patriziato e che volle sempre considerarsi


alla
si

indi-

pendente dall'autorit imperiale, non permise che

mai pubblicit alcuna per non riconoscere

nell'

imperatore n

potere giurisdizionale: cosicch, aggiungevasi (ma non pare esatto),

che

patrizi genovesi

assumevano

il

titolo di

marchesi soltanto

fuori

dei confini della Repubblica.


tolo
fu

La

questione della legittimit

(iti ti-

ripetutamente agitata dopo che Genova fu annessa

agli

H<).

Vi

nomino

tutti

marchesi.

"1389]

Re

e principi. Corte e nobilt

469

Stati

Sardi e

si

fece pi viva per

un singolare incidente occorso

1859 a Parigi, dove trovandosi come attach all'Ambasciata Sarda un march. Multedo di Genova, il Governo francese lo invit
nel
I
II

provare con documenti legali

il

regolare possesso di quel titolo.

march. Multedo
il

si

rivolse al Sindaco di

Genova
uno

e questi prodei quali,


il

pose
;an.

quesito

ai

pi noti eruditi della


fu
il

citt,

dott. Luigi Grassi,

solo che rispose con


all'

una breve me-

noria nella quale dava parere favorevole


:onto relativo alla investitura di Carlo
:oli

autenticit del racti-

Ve

alla legittimit dei

che ad essa risalivano.

Il

parere del can. Grassi

Sul
pi

titolo

marchionale ai nobili genovesi fu stampato in un piccolo opuicolo, rarissimo,


ite

Genova

nel

1864 e poi riprodotto

in

rivi-

anche nel Giornale Araldico' Genealogico- Diplomatico del

3rollalanza che lo
,ol.
illa

stamp due
1890;
in

volte, nel voi. II, del

1875, e nel

XVIII, memoria

del
di

questo secondo volume comparve entro


Ferrari,
titolo

G. F.
e il

De
suo

La

nobilt della cessata

Repubil

blica

di Genova

marchionale (pag.

19-26),

cui

tutore,

appoggiandosi specialmente allo scritto del Grassi, esprime

Mire parere favorevole.

La polemica

si

trascin ancora e fu final-

nente chiusa con un decreto reale del 18 dicembre 1889 che autoizzava la Consulta Araldica - la quale doveva allora procedere
dia compilazione dell' Elenco delle famiglie nobili della Liguria
1

proporre

al

Presidente del Consiglio dei Ministri

il

riconoscimento
discendenti in

)er

decreto presidenziale del titolo di Marchese

ai

inea primogeniale, mascolina, legittima e naturale degli individui


scritti al

corpo della Nobilt Genovese.

Ma

criteri seguiti in

questa

accenda dalla Consulta Araldica furono vivacemente riprovati da


Jarlo

Padiglione
1

il

quale

in

uno

scritto

polemico contro

la

<

'om-

Araldica Napoletana pubblicato nel citato volume


Araldico,
pag.

XVIII

lei

Giornali

157 e segg., ebbe occasione di ac-

:ennare alla tradizione genovese e di discuterla, mostrandone con


nolti

argomenti, alcuno dei quali assai grave,


ci.

la

nessuna fondar

uno dunque da capo con


di

la

domanda
paesi, e

Sar vero

ebbero buone ragioni per dire

no, vedendo che simile tradizione


altri

oda

si

ripete

anche per

tempre per Cirio V.


ite

l'ologna,
'rima.

dore im caco

an.

accaduto

tre

anni

Gaetano Giordani

nella cronaca Detta

venuta e dimo*
la

Bologna del

Sommo

Pontefice

Clement,-

VII per

corono

47

Chi l'ha detto?

l
\_

5%9~\

di Carlo

V Imperatore
il

celebrata l'anno

MDXXX (Bologna

1842,

a pag. 141) narra che l'imperatore, nella chiesa di S. Domenico,


riprendendo ancora

manto

e la corona, di subito trasse dalla


le
;

vagina lo stocco ignudo, e col toccar di questo leggermente su


spalle di nobili candidati fece
e in nota poi
all'

istante pi di

duecento cavalieri

490 a pag. 134 della seconda paginatura: In una Relazione mss. che noi possediamo fra le altre cose in
(n.

aggiunge

copia,

tratta

da sincrono autografo

si

legge

l'

Imperatore con

la

spada nuda toccava


gli
:

la testa di chi voleva esser cavaliere e diceva-

Esto miles

ma
:

allora furono tanti

chieditori affollati intorno


egli costretto

lui,

quali dicevano

Sire, Sire,

ad me, ad me, che

e stanco,

sudando persino
tutti la

nella faccia, per togliersi

da quella
i

calca,

inchin sopra
parole
:

spada, ed esprimendosi verso


finire

cortigiani colle
;

no puedo mas, per


todos,

soggiunse

Estote milites
si

estote

milites,

todos

e cos replicando, gl' istanti

partirono ca-

valieri e contentissimi .

Simile narrazione

si

fa in Alghero,

citt della

Sardegna a poca
il

distanza da Sassari, dove Carlo

si

ferm due giorni,

7 e

1'

8 ot-

tobre del
Si

1541, veleggiando per

la

sfortunata impresa di Algeri.


la

vede ancora nella piazza Civica,


il

casa gi dei march. d'Albis


e
si

ora dei nob. D'Arcayne dove

Sovrano fu ospitato

addita

ancora
egli
si

la finestra,

oggi murata per reverenza del principe, da cui


il

affacci e lanci agli algheresi che lo applaudivano,


li

Todos

Caballeros (tutti cavalieri) che


stiti

farebbe

tutti

legittimamente invedella leggenda

dell' onorifico

titolo.

Ma

lo scarso

fondamento
l'

anche dimostrato dal

fatto che
il

ne tace

illustre storico della


si dif-

Sardegna, Giuseppe Manno,

quale pure era d'Alghero, e


di

fonde con molta compiacenza nei pi minuti particolari


visita imperiale alla dolce terra

questa

ove nacque

e narra infatti in 4 pail

gine molti piccoli episodi,

aggiunge anzi che


(e

sovrano arm
i

col

cingolo equestre vari distinti personaggi

ne d

nomi)

ma

tace

adatto di questa investitura collettiva, ci che dimostra ch'essa DOS


era

nemmeno

ricordata in

una relazione minuta dell'avvenimenti',

compilata nel giorno stesso della partenza di Carlo e depositata


nell'Archivio della citt, sulla cui scorta egli stese la sua narrazione
{Storia di Sardegna,
to. Ili,

'l'orino

1826, pag. 254).

390- 1392]

Regole del trattare e conversare

4 Ti

62.
Regole del trattare
e

conversare

Miracolo

di cortesia e
,

di

modestia doveva essere quella Beadiceva


:

rice Portinari

di cui

Dante

390.

Tanto gentile e tanto onesta pare La donna mia. quand' ella altrui saluta, Ch'ogne lingua deven tremando muta. E li occhi no l'ardiscon di guardare.
fra
i

principio del pi mirabile


\

sonetti di

Dante

Vita Nuova,

XXVI,

son.

XV),

che lo scrisse quando appena potea contare


altra cosa
dire, se
il

nnque

lustri d' et.

Sopra ogni
il

doveva essere armoniosa


poeta medesimo in un

a voce
litro

di lei,
(

e gentile

suo

sonetto

Vita Nuova, %

XXI)

scriveva:

1391.

Ogni

dolcezza, ogni pensiero umile Nasce nel core a chi parlar la sente; Ond' beato chi prima la vide.

Quanto

lontana questa gentilezza e amabilit naturale dal consi

venzionalismo mondano, da quella falsa e artificiosa urbanit


'acile

a degenerare in svenevolezza, che


nei
versi
:

un

altro

poeta prese a

jeffare

1392.

Stretto per l'andito


Sfila
il

bon ton

Si stroppia, e brontola

Pardon, pardon.
(GM!,
Il

// ballo.

Mr.

13).

GIUSTI medesimo
vile

in

altra

poesia cos amaramente ragiona in-

ipocrisie

sociali

del conversare,

rimpiangendo
si

la

fran-

vanile,

quando

studenti con studenti


inai

trattano

alla

buona

col

tu.

and

veduti prima.

47 2

Chi l'ha detto?

393" I 394]

393-

Q ue

l t u alla quacquera Di primo acchito!

Virt di vergine

Labbro, in quegli anni,

Che

poi, stuprandosi

Co' disinganni,

Mentisce armato

D'un
Ma
cos vuole oggi la

lei

gelato

(Le memorie di Pisa,

str. 6).

moda,

non

si

potrebbe fare altrimenti


e,

senza incorrere nella taccia di sgarbato o peggio,


farsi dire sul

per esempio,

viso quel che disse,


:

per sua mala fortuna, un frate

Barnab Visconti

1394.

Qui de

terra est, de terra loquitur.


nella Giorn.

Narra Ser Giovanni Fiorentino


del Pecorone, che tenutosi in Milano
il

VI, nov.

2a

capitolo generale dell' ordine dei Frati Minori


al

tempo
di

di

Bernab Visconti, mand a

rac1110il

comandarsi a
ser

lui

perocch avevano bisogno di molte cose.


dar loro risposta
e

Bernab promise
infatti

per

un suo messo,

quale

fu

da

lui

mandato
vi

venuto nel capitolo disse:

Il

signor messer Bernab


a' bisogni
e'

manda rispondendo che provveder bene


delle femine,
il

vostri,
il

massimamente a quello
voi

quale

sa che sar

maggior bisogno che

abbiate

per che voi

ne sete molto vaghi, e quelle che voi avete, non basterebbono.


Allora
se
i

frati

guardavano

l'

un

l'

altro,

non

dicevano

niente,

non quel

frate,

che fu cagione della morte d'Ambrogio (allude


il

ad

altra novelletta),

quale disse:

Qui de

terra

est,
si

de

terr

loquitur, e nessuno fu pi che dicesse niente, e tutti

partirono
cui
ri-

senza fare altra risposta


ferita la risposta,

al

cavaliere .
il

Messer Bernab

fece prendere

frate,

e senza dirgli nessuni

altra

cosa,

fece scaldare

un

ferro,

feglielo
e'

mettere per l'uno


pi.

orecchio, e riuscire

per l'altro, acci eh'

non udisse mai

1394. Chi nasce bassamente, parla bassamente.

395* I 397]

Regole del trattare e conversare

473

Il

frate
tale

visse a

stento alquanti

di,
si

e morissi

quasi disperato .
negli

Di

fatto

che

pare

storico,

trova la

fonte

Annales

Me dio lane ns es,

pubblicati dal Muratori,

dove l'anonimo cronista


allo zio nel pro-

trascrisse tutte le accuse

mosse da Gian Galeazzo


l'

cesso intentatogli

dopo che

ebbe

fatto prigioniero

(Rerum
V.

Italica-

rum

Scriptores, to.

XVI.

col.

795. C.

Cfr. anche:
nel

Vitale,

Bernab Visconti nella novella e nella cronaca contemporanea,


neir Archivio Storico Lombardo, 1901, pag. 267).

anche regola

di

moderna creanza che


:

parlare

non

ti

sfugga alcun suono incomposto

1395.
come

Lacerator di ben costrutti orecchi.

detto nel principio del poemetto pariniano:

Oh
Il

se te in

si

gentil atto mirasse


tra
1'

duro capitan, quando


la

arme,

Sgangherando

bocca, un grido innalza

Lacerator di ben costrutti orecchi.

Onde

le

squadre

vari

moti impone

(Parivi, // Mattino, v. 106-110).


Sul'

andare e sul camminare abbiamo due


tolte a

frasi
1'

diventate
si

comu-

nissime,
si

due grandi

poeti, delle quali

una

usa quando

vedono due o pi persone andarsene, non a fianco amabilmente

conversando, come regola di buona compagnia,


l'

ma
di

1'

un dietro
tolta
alle

altro

o come oggi

si

dice,
di

con frase

modernissima

reminiscenze dei romanzi

Fenimore Cooper e

altri

scrittori

americani, in fila indiana.

1396. Taciti, soli, e sanza

compagnia X'andavam, l'un dinanzi e l'altro dopo, Come frati minor vanno per via.
iDvntk, hi/mio,
e.

XXIII.

v.

1-3),

l'altra

denota t'andare dignitoso

ma

dmente

di

donna

bella

397.

Vera incessu

patuit dea.
I\ IH,

1397. Al camminare apparve verannn:

474

Chi l'ha detto?

[1398-1402]

Si

sa che in questo luogo dell'

nere perch andava, non


pie'

dopo

1'

altro,

Eneide Enea che riconosce Vecome camminano i mortali, movendo un ma come andavano gli Dei, cio senza toccar

terra,

quasi volando.

Non

altrimenti disse

il

Petrarca

1398.

Non

era l'andar suo cosa mortale

Ma

d'angelica forma.
(Sonetti in vita di
il

M. Laura, num. XLI secondo Marsand, com.: Erano i cafei a" oro a F aura sfarsi; son. LXIX, secondo il Mestica).

Offenderei

miei lettori, se ricordassi loro, fosse pure per ischerzo,


della societ e' anche quella di
di

che tra
(sia

le

buone regole
riverenza

non

fare dia-

detto con

chi

legge)

come quello sconcio

volo,

che

1399
e

Avea
di

del e... fatto trombetta.


(Dante, Inferno,
e.

XXI.

v.

13<>|.

neppur

1400.

Ruttar plebeiamente

il

giorno intero.
v.
185).

(Parivi, // Mattino,

Il

malcreato che dimenticasse questi o

altri simili precetti- della

pi elementare educazione, meriterebbe di essere trattato,


disse

come

Dante medesimo

1401

Cortesia fu lui esser villano.


(Inferno,
e.

XXXIII,

v.

150).

o come, presso

1'

Ariosto, dice Sacripante a Rodomonte

1402.

Gli teco cortesia l'esser villano.


(Orlando furioso,
e.

XXVII,

ott.

77).

[1403-1406]

Regole pratiche diverse

475

63.
Regole pratiche diverse

In ordine cronologico raggruppo poche sentenze per la condotta


pratica della
vita,
le

quali

non hanno trovato conveniente

collo-

cazione nelle altre classi.

comincio dalle Sacre Carte, dove tro:

viamo
1

delle vere perle filosofiche

403.

Neque mittatis margaritas vestrasante porcos.


(Evang. d
S. Matteo, cap.

VIL

v. tu.

1404. Estote (ergo) prudentes sicut serpentes, et

simplices sicut columbae.


\Etang. di S. Matteo, cap. X.
v.
16).

Dai
basti
il

classici

latini

trarremo un savio motto che mostra

come non
il

merito scompagnato dalla benigna fortuna ad assicurare


1

a chicchessia

1405. Virtute duce, comit fortuna.


(Cicerone, Epist. ad fami!
e la sentenza
,

lib.

X, ep.

3>.

1406. Principibus placuisse viris

non ultima laus


[est.
I.

\zio, Epistola, lib.

ep.

XVII,

v.

che

taluno
alla

cazione

malamente interpreta cercandovi quasi una giustificortigianeria - e cosi la intendeva il grande ti|>oio

grafo

G. B. Bodoni, a proposito del quale


:

scriveva

in

una

mia pubblicazione
nascite,

Non
in

v'era occasione -visite di principi.


cui
egli

no",

funerali

non manifestasse

la

sua

1403.

Non

gettate le vostre perle innanzi ai porci.

1404. Siate prudenti

come

serpenti, e semplici

come

le

colombe.
eminenti.

1405. Con
1406.

la

virt

per guida, la fortuna per compagna.


piti

Non

piccola lode aver piaciuto agli uomini

476

Chi l'ha detto?

[1407-1409]

devozione

ai

potenti,

qualunque

essi

fossero. Se

si

togliesse via

dalla produzione bodoniana tutta la inutile congerie di


latorie,

stampe adu!

gratulatorie, encomiastiche, pi di
egli ripetere
il

met ne scomparirebbe
:

motto del Venosino ccasse viris non ultima laus " e si studiava
letterale interpretazione (Bertieri,

Usava

" Principibus placon troppo

di seguirlo

L'Arte di G. B. Bodoni, con Milano 19 13, a pag. 47) -;


viro.

notizia biografica di G. Fumagalli,

mentre
l'

il

concetto che in essa

si

esprime su per gi quello del-

altra frase, gi citata al


si

num. 208, Laudari a laudato

Ad

altro scrittore classico


i

appartiene un consiglio prezioso non per

soli

commercianti

1407. Cras credo, hodie nihil.


eh' era certamente
il

titolo proverbiale di

una

delle Satire

Meniprestano

pee perdute

di

M. Terenzio Varroxe
Opera
II (Londini,

e di cui
et

non

ci

che due frammenti pubblicati in


latinor.,
voi.

fragin.

vett. poetar,

17 13), a
et

pag.

1532:

cfr.

Chappuis,

Sentences de

M.

Ter.

Varron

liste

de ses ouvrages d'aprs

diffrents manuscrits (Paris, 1856).

La morale
1408.

cristiana tutta racchiusa nella divina sentenza

Quod

tibi fieri
nella

non

vis,

alteri

ne

feceris.

Elio Lampridio
tenza,

Vita di Alessandro Severo, cap. 50, rac-

conta che questo imperatore ripeteva spesso ad alta voce tale sen-

imparata dai Cristiani,

la faceva gridare

pubblicamente dal

banditore ogni volta


tanto che ordin
edifici.
si

che occorresse di punire alcuno, e l'amava


scrivesse nel palazzo imperiale e nei pubblici

Le

origini di
:

essa sono senza dubbio da cercarsi nel ver-

setto biblico

1409.

Quod ab

alio oderis fieri tibi, vide


alteri facias.
{Libro di Tobia, cap. IV.
.

ne tu
v.
16).

aliquando

1407.
1408.
14OC).

Domani

si

fa

a credenza, oggi no.

Non

ad altri quel che non vuoi che sia l'atto a te. Quello che tu non vuoi che altri a te faccia, guardati dal
fare
farlo

giammai

agli

altri.

410-141 2]

Regole pratiche diverse

477

e viceversa

Omnia ergo quaecumque


:

vultis ut faciant vobis ho(

mines, et vos facite Ulis

haec enim lex et prophetae

Vang,
6,

di S. Matteo, cap.
v.

7, v.

12) e nel

Vangelo di S. Luca (cap.


homines,

31):

Et prout

vultis ut faciant vobis

et vos facite

Ulis similiter.

1410. Utile per inutile


ditterio
giuridico

non

vitiatur.
senza dire dei giuristi
vedasi per esempio

che

si

trova ripetuto,
i

moderni, negli
la
il

antichi trattatisti, per

quali

Summa M. A.
ditterio

Sabf.lli, sub voce Utile. I trattatisti, ripetendo


si

medesimo,

riportano al Corpus iuris, e principalmente


i,

al

Digesto, lib. 45,

tit. I,

costituito
:

da un passo del giureconvitiatur utilis (stipulatio)


differenza,

sulto

Ur.PlANO

in cui

la frase

Neque

per hanc inutilem. Concordano, con qualche


passo di Ulpiano di cui nel Digesto stesso,
e
il

un

altro

lib.

50,

tit.

XVII.

94.

Codice,
1.

lib.

6,

tit.

XXIII,

17.

141

Primum
si

vivere, deinde philosophari.


:

adagio di cui

ignora la fonte

qualcuno

1'

attribuisce a Hobbf.s.
si

Nelle Sente ntiae graecae di Marc' Antonio Mureto

trova la seguente

IIptxwxa

t^.o-j-cov,

sfra 8'e0aE3r ao(isv


(

che Mureto attribuisce a F0CII.IUE,

ma

che non

si

trova nei fram-

menti del poeta milesiano n dello Pseudo-Focilide e che ha un


significate) assai vicino
il

a quello dell' adagio in questione

Prima
io
f-

danaro, poi

la

devozione . Cfr. Intcrmd. des cherch.,

vrier

1907, col. 200.

In

DAVIS

leggiamo

14 12.

Poca

favilla

gran fiamma seconda.


(Paradiso,

&

I,

che ammonisce a
che
l'

porre

sollecito rimedio

ai

piccoli

mali innanzi

incendio

si

allarghi e dia origine a guai pi gravi, quel che

dagli antichi era espresso nella sentenza gi ricordata al n.

1330:

Principiis obsta ecc.

14 io.

L'inutile

I411.

non guasta Prima bisogna pens;.

l'utile.-,

poi

.1

fare (lolla

l!

478

Chi l'ha detto?

[14 13]

La
141

sentenza
Il

3.

fine giustifica

mezzi.
aforismi foggiati dalla coscienza
il

evidentemente uno dei

molti

popolare, condensando, per cos dire,

succo di varie

frasi

ana-

loghe, talvolta di autori diversi. Si cominciato col dirlo del

Ma-

chiavelli
bench
il

ma

nelle opere del Segretario Fiorentino

non

si

trova,

libro del Principe


il

contenga (cap. XVIII) un periodo che


:

su per gi esprime

medesimo concetto

Nelle azioni di tutti gli

uomini, e massime de' Principi, dove non giudizio a chi reclamare,


si

guarda

al

fine.

Facci adunque un Principe conto di vivere, e


:

mantenere
e
il

lo

Stato

mezzi saranno sempre giudicati onorevoli


si

da ciascuno

lodati. Perci in questa sentenza

voluto vedere

principio fondamentale del cosiddetto machiavellismo ; sul quale


la magistrale

argomento vedasi anche


Machiavelli e
e
n.
il

opera

di

P. Vinari, Niccolo

suoi tempi (Firenze, 1877-82, voi. Ili, pag. 370-82)


e gli scritti
le

Tommasini, La vita
1.

di N. M., voi.

I,

pag. 4,

dove sono studiate


altra parte
si

origini della
1'

parola machiavellismo.

D'
la

detto da altri che


gesuitica e
nelle

aforisma medesimo era

quintessenza

della morale

probabilmente

il

primo
let-

che ci affermasse, fu
tres

Pascal

famose Provinciales ou

par Louis de Montalte un provincial de ses amis (1656, 7 me lettre), dove fa dire a un gesuita: Nous corrigeons le vice du moyen par la puret de la fin . Ma veramente
escrites
in

nessun moralista gesuita

si

trova in
(lib.
:

tal

forma.
tract.

Il

Busenbaum
II,

nella

Medulla theologi moralis


II
,

VI,

VI, cap.

du-

bium
licent

De usu matrimonii) scrive Cui licitus est finis, media; il Laymanx nella Theol. moral. (Monadi.,
il):

etiam
1625,

pars III, n.

Cui concessus

est finis,
nell'

concessa

etiam sunt
(Di-

media ad finem ordinata ; V ILLSUNG


ling,

Arbor

sciential

1693, P a S

53)

Ctci

licitus

est finis,

Uli licet etiam


\\'.\<;i
-

medium ex natura sua' ordina tum ad talem finem; il M\\N, nella Synops. theol. moral. (niponti, 1762,
pag. 28, n. 28):

pais

1.

An
si

intentio

boni finis vitietur per electioncm

medii mali? Non,

intendatur finis sine ullo ordine ad mealtri

dium.
dovere
il

E
di

cos

in

molti

trattati

di

casuistica

morale.

Ma

imparzialit di avvertire che queste sentenze


cinico

non hanno
attri-

significato

che

per

spirito

di

parte

si

voluto

i4l4 -I 4 ID ]

Regole pratiche diverse

4, "9

buire
line,

loro.

Esse

vogliono dire che se

lecito di aspirare a un

pure lecito di adoperarsi per conseguirlo. Se, ad esempio,


s stessa

la ricchezza in

bene

lecito,

lecito, per la casuistica

morale, di lavorare per acquistare la ricchezza. Questo non vuol


dire che per arricchirsi sia

permesso

di valersi di

mezzi disonesti,
di ogni

poich non detto che

il

fine lecito legittimi

V uso

mezzo

anche se

illecito,

cio la violazione di altre leggi morali alle quali


:

non

si

deroga espressamente

le

eccezioni

non possono

essere

sottintese.

Queste opinioni dei teologi non sono dunque che eser:

citazioni casuistiche

e pi facile sarebbe di trovare

l'

insegnamento
es. in

malvagio in altre sentenze apparentemente pi innocenti, p.


questa di

Plauto

14 14.
Il

Qui e nuce nucleum esse


:

volt, frangt
a. I. se.

nucem.
1.

(Curculio,

v. 55).

proverbio

141 5. Point d'argent, point


secondo
il

de Suisse.
Dichtung, Samml. Schweiz.

Kirchhofer (Wahrh.
1

u.

Sprichw., Zrich, 1824, pag.

13) fu coniato dai Francesi in dispre;

gio degli avidi mercenari svizzeri

invece

l'

Harrebome (Sprech woorI,


ai

denboek der Ni'derl


che nel
cesco
I,

taal,

Utrecht, 1858-66, to.


svizzeri

pag. 218) narra


servigi di

1521

reggimenti
a

che erano

Fran-

non ricevendo

paga da vario tempo,


il

si

accomiatarono

da

lui

proprio con quelle parole. Vedi anche

Deutscher Sprich-

wrter-Lexikon del
si

Wander

sotto la voce Geld, n. 765. Il motto


imitazioni
nel

prestato

a molte

facete

e parodie,

per esempio
al

quella di

Thophile Gautier che

1835 scriveva
:

suo editore

Renduel che

lo sollecitava a lavorare

Pas d'argent, pas d'ide.

1416.

Il

n'y a pas de hros pour son valet de

chambre.
.

frase cosi vera

>

che ha fatto meritata fortuna, non della

une

fu

detto,

ma
la

di

mad. Corxuel. una

delle

1414. Chi vuol mangiare


141''.

mandorla della noce, rompe


il

la noc<

Niente danari, niente Svizzeri.

Nessuno

eroe per

suo cameriere.

480

Chi l'ha

detto.'

[1417-1418]

Prcieuses del secolo xvil,

la

quale del resto non avrebbe fatto

che dare forma pi calzante a una sentenza degli Essais di

Montre

taigne,
ques,

Peu d'hommes ont


aile

est

adfuirez par
di

leurs
:

domesti-

parole del Maresciallo


l'tre

Catinat

//

faut
nelle
;

bien hros

pour

aux yeux de

son valet de

chambre.

Ma
Vornella

tal

proposito acutamente osservava

Giorgio Hegel

lesungen ber die Philosophie der Geschichte (Introduzione


ediz.
di

Berlino 1848, a pag. 40):


ist

Fr einen Kammerdiener
Sprchwort
:

giebt er keinen Helden,

ein bekanntes

ich

habe

hinzugesetzt

und Goethe hat

es zehn Jahre spter wiederholt nicht

aber darum, weil dieser kein Held, sondern weil jener der

Kamdieci

merdiener

ist

(cio e io

Per un cameriere nessuno eroe, dice un

noto proverbio

ho soggiunto -

Goethe
l'

1'

ha ripetuto

anni pi tardi - che ci accade, non perch

eroe non sia eroe,

ma
di

perch

il

cameriere cameriere).

fatto primitivamente questa osservazione,

Non so dove l'Hegel abbia ma posso citare le parole


(IL Th., V.
kei-

Goethe

nel
:

romanzo Die

Wahlverwandtschaften
man,
fr

Kap.,

in fine)

Es

gibt, sagt

den Kammerdiener

nen Helden. Das

kommt

aber

bloss daher, weil der

Held nur

vom Helden anerkannt werden kann. Der Kammerdiener wird La stessa cosa fu pure detta pi tardi da Enrico Heine.
aber wahrscheinlich seinesgleichen zu schtzen wissen .

Da un
1

antico dettato francese del secolo x v

On ne peut contenter tout le monde et son pre.


La Fontaine
la

trasse

morale della sua favola Le Meunier


fab.
I,

et

son fils (Fables,

lib. Ill,

v.

64-65)

.... Est bien fou du cerveau Qui prtend contenter tout le monde

et son

pre.

141

8.

Glissez, mortels,

n'appuyez pas.
il

l'ultimo verso di

una quartina che

poeta Pierre
di
:

CHARLES
d<

Roy

(1683-1764) pose sotto ad un'incisione


di

Nicolas

messin, rappresentante una scena

p atin aggio

141 7.

Non

si

pad contentare

tutti

e
vi

anche

il

babbo.

141 8. Scivolate via, mortali, non

trattenete.

[I4I9 -I 4 21

Regole pratiche diverse

48

Sur un mince

cristal l'hiver

conduit leurs pas:

Le

prcipice est sous la glace.


:

Telle est de vos plaisirs la lgre surface


Glissez,

mortels,

n'appuyez pas.
III, se.
trita
1

Il

famoso monologo

tragedia

omonima

di

di Amleto che nell' atto Shakespeare, contiene la

della

frase:

141 9.
una
cesi)

To

be, or not to be, that


citazioni

is

the question.

delle

poche

straniere (non
tutti in

tenendo conto delle franItalia


:

che corrono sulle bocche di


I'

come

si

cita

pure

nel testo originale

1420.

Addante, Pedro, con

juicio.

iMaxzoni. Promessi Sfori, cap. XIII).

raccomandazione che
liberare
il

il

gran cancelliere Ferrer, mentre

si

reca a

vicario assediato e minacciato dalla plebe, fa al

suo coc-

chiere imbarazzato a guidare fra la moltitudine.

Ma

a proposito di

quest' ultima
Il

si

pu osservare che essa non


scrivere
,

di corretto spagnuolo.

Manzoni avrebbe dovuto


in

Adelante, Pedro, con cuidado,


il

poich juicio

lingua spagnuola significa soltanto

raziocinio .
tal

mai

1'

attenzione pi che altro materiale. Si veda su


nel

proposito

A. Morel-Fatio. L'espagnol de Manzoni,


to.
I,

Bulletin Italien,

Bordeaux iooi, pag. 206-212.


al

In argomento
talora citarsi
la

modo

di

condursi praticamente nel mondo, pu


:

quartina del poeta satirico aretino

1421.

Con

la politica bella,

Pi fina e
)r

Tenevo a chiacchiera,
(

questa, or quella.
'

ii-AiiAtJNOM. //

mio

abito).

ma, con molta maggiore

utilit,

la

prudente raccomandazione

di

no D'Azeglio

alla figlia:

1414.

Essere,

o non essere, questo


Pietro,

il

problema.

1420. Avanti.

con giudi/io.

482

Chi l'ha detto?

[142 2- 142 4]

1422.

La prima

delle cose

necessarie di non
si

spendere quello che non

ha.

Massimo D'Azeglio quando

cess d'esser ministro, vendette


altri

suoi cavalli, credo a differenza di molti


li

che in simile con-

tingenza

avranno comprati. Probabilmente


di ci al padre, e questi le rispose:

la figliuola espresse

rammarico

Quanto

ai cavalli,

verissimo che

m'

stato

un po' duro

il

separarmene. Perch ave-

vamo
molto
bene.

passate
zelo,

insieme
s'

molte avventure,

m' avevano

servito

con

erano sempre condotti da cavalli onorati e dabin

Ma

ho dovuto mettere
delle cose che

pratica

il

precetto che davo a

te,

quando spendevi pi
io

del tuo assegno mensile e

mi dicevi:
ti

Ma

compro

sono necessarie.

Ed

io

rispondevo, che

prima delle cose necessarie di non spendere quello che non si ha. Ora io non avendo pi lo stipendio di ministro, se spendessi in cavalli spenderei quel che non ho e farei come molti che sono
la
;

buoni

a predicare agli

altri,

ma non

a mettere essi in pratica la


e

predica. Del resto


ci

non mi dichiaro vittima per questo,


di

penso che
(Fal-

sono molti che mi valgono e che stanno peggio


Salita a Montecitorio:
di

me.

della,

I pezzi

grossi, pag.

in).
parole dell'ar-

Talora opportuno
guto francese
:

tener presente anche le

1423.

Pour

s'tablir

dans

le

ce que

l'on peut

monde, on fait tout pour y paratre tabli.


s,

(La Rochefoucauld, Maximes,

LVT).
spic-

Ma

soprattutto

non dimenticate quella massima

di

filosofia

ciola e pratica che racchiusa nella frase di

un aureo libro:

142 4.

De duobusmalis, semper minus est eligendum.


(Tommaso da
lib. Ill,

Kf.mpis,

Dr

Imitat ione

elitisti,

cap. XII,

v. 6).

1423.

Per

farsi

una posizione nel mondo, bisogna


il

fan-

tutto

il

possibile per far credere di averla gi.

1424. Fra due mali, bisogna sempre scegliere

minore.

Religion?,

Iddio

64.
Keligione, Iddio

1425.

L'Amor che move


chiamato Iddio
nell'

il

sole e l'altre stelle.

(Dante. Paradiso,
cosi

e XXXIII.

v.

145).

ultimo verso della Divina Commedia.

Un
1

concetto analogo espresso nel verso virgiliano:

426.

Ab Joveprincipium, Musse; Jovis omnia piena.


iViroilio. Egloghe.
III. V

cui

si

pu ravvicinare

1'

emistichio

1427.

Mens
in

agitt

molem.
1

(Viroii.io. Eneide, lib. VI.

Pure
che
in

Dante

troviamo un' altra terzina


la

la

quale parla del creato


:

ogni sua parte rivela Iddio e

sua potenza, poich

La

gloria di Colui che tutto


I'

move
altrove.
e.
I.

Per

universo penetra, e risplende

In una parte pi, e

meno

(Paradiso,
si

v.

1-3).

rivela soprattutto nelle bellezze del

firmamento, poich:

142g. Coeli

enarrant gloriam Dei, et opera maejus annuntiat

nuum
ma non meno

firmamentum.
[Salmo XVIII.
v.
li.

che nelle grandi eoa


.unico detl

linciamo d

M u^.
muove
la

auto
e

pieno

di

42;. Un' intelligenza


I

tutta quella D

cieli le

narrano

gloria d
di

Dio

il

firn

mani

lui.

484

Chi l'ha detto?

[1430- 143 4]

1430.

Maximus
il

in

minimis Deus.

che pu credersi un rifacimento in senso cristiano della sentenza


di

Plinio

vecchio {Hist. Nat.,

XI,

1)

Quum

renivi natura
in

nusquam magis, quam in minimis, tota sit. Trovasi anche questa forma Natura maxime miranda in minimis.
:

43

Obedire oportet Deo magis quam hominibus.


gli

dicono

Atti degli Apostoli (cap. V, v. 29); e


v.

Dante

nel

Para-

diso (e.

XX,

138):

1432
e perci
gia,

Quel che vuole Iddio e noi volerne


vano
l'

opporsi

ai

voleri divini, e chi


:

ad

essi

si

appog-

non ha da temere

di niente

1433. Si

Deus pro
{S.

nobis, quis contra nos?


v.

Bibbia, S. Pauli Epist. ad Romanos, cap. Vili,


di

M).

Per
le

cui, in

tempi

maggior fede, non soltanto gl'individui,


la

ma
pi

nazioni invocavano
:

protezione divina, anche nelle cose

profane

1434.

il

Dieu protge
si

la

France.

motto che

leggeva sul taglio delle monete francesi d' oro da

20 franchi
lizione del
vi

e d' argento

da

dico

si

leggeva, perch dopo


5

1'

abo-

Concordato un decreto presidenziale del

gennaio 1907

sostituiva le parole Libert Egalit Fraternit (v. n. 801).

La

primitiva iscrizione era stata

introdotta dall'

Impero con decreto


1'

28 marzo 1803, cambiata dalla Restaurazione con


che era in uso nella vecchia
(v. n.

altra

formula

monarchia. Domine salvum fac regem

1353), ristabilita dalla seconda Repubblica e rispettata anche

dalla

Comune, che

nel

87

fece

una nuova emissione


cambiare
i

di

scudi,

per

la

quale non ebbe

il

tempo

di

conii.

1430. Iddio grandissimo nelle piccolissime cose. 1431. Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini. 1433. Se Dio con noi, chi sar contro di noi?
1434. Dio protegga
la

Francia.

[i435" I 439]

Religione, Iddio

48:

Quel eh'

egli

dispone nella sua

somma

sapienza, dovr avverarsi

1435. [Ne\ Sillaba di

Dio mai
Stilla

si

cancella.
3. v. 14).

(Vare Monti.
e

morte di Giuda, son.


le

neppure vale
il

l'

affaticarsi

a scrutare
all'

arcane ragioni

e a so-

stituire
il

debole nostro criterio


cos ci

onnisciente giudizio di

lui,

poich

Monti medesimo

ammonisce:

1436. Severi, imperscrutabili, profondi

Sono

decreti di lass, n lice


il
a.

A
e

mortai occhio penetrarne

buio.
IV,
se. 2).

(Aristodemo, tragedia,

prima

di

lui

il

Metastail

1437.

Sempre

Re

dell'alte sfere

Non Come

favella in chiari accenti,


allor,
i

che in mezzo

a'

venti

tra

folgori parl.

Cifre son del suo volere

Quanto

il

mondo

in s

comprende;

Parian l'opre; e poi s'intende Ci che in esse egli cel.


(Per la Festivit del S. Natale, parte nell'ediz. di Parigi 1"*". to. VII, p
I
:

Quindi piena fede presteremo

al

poeta,

quando

ci

dir che

perigliosa, e vana,
la lor [dagli

Dei] non comincia ogni


[opra umana.

Il'

Issipile

(a.

III.

-e. Mi

canta

il

Mei\>tam>> medesimo

che

in

altra delle sue

opere musicali aggfrn

Nel cammin
iza
i

di nostra vita

rai del Ciel cortese,

Si

smarrisce ogni alma ardita.


il

Trema

cor, vacilla

il

pie.

4^6

Chi l'ha detto?

[1440- 1444]

A
Ma

compir

le belle
il

L'arte giova,

imprese senno ha parte;

vaneggia il senno, e 1' arte, Quando amico il Ciel non .


(L'

Eroe
i

Cinese, a.

1,

se.

7).

Se

sugli attributi divini


tanti

interroghiamo

classici,

che finora con-

sultammo su
la

argomenti, troveremo levata a cielo anzi tutto

onnipotenza di Dio,

1440. Nihil esse,

quod deus
(Ciceroni--.,

efficere

non

possit.

De natura deorum,

lib. Ili, e, 39).

n altrimenti

la

Bibbia

1441.

Quia non erit impossibile apud Deum omne Verbum. (Evaug. di S. Luca, cap. v. 37).
I,

Un
1442.

nostro grande poeta nazionale invocher


Il

Dio che atterra Che affanna e che


(Manzoni.

e suscita,

consola.
//

Cinque Maggio, de).


divina delle cose fu:

In
ture

Dante
non
sia

leggeremo come
inconciliabile

la prescienza
il

con

libero arbitrio

1443.

La contingenza, che

fuor del quaderno


si

Della vostra materia non


(Paradiso,

stende,

Tutta dipinta nel cospetto eterno.


e.

XVII.

v.

37-39>

Ma

questa e materia

di

fede,

di

quella

1444.

Bella Immortai! benefica

Fede

ai trionfi

avvezza.
//

(Manzoni.

Cinque Maggio,

ode).

1440. Nulla c' che Dio non possa fare.


1

44

Imperocch nulla sar impossibile

Dio.

[i445" I 44]

Religione, Iddio

4S7

che

ai

credenti ha suggerito

il

motto

1445. Credo quia


Anche questa
frase
allo

absurdum.

una delle molte sentenze riassuntive foggiate


scopo
di
si

da autore ignoto

compendiare

in s le dottrine e le

opinioni di vari scrittori.

La

attribuisce dai pi a S. Agostino:

ma,

se qualcosa negli antichi

padri

vi

si

avvicina,

desso uno
:

squarcio di

Tertulliano. De carne

Christi, cap.

V, che suona
et

Natus

est

Dei Filius: non pudet, quia pudendum est;


:

mor:

tuus est Dei Filius

prorsus credibile

est.

quia

ineptum

est

et

sepultus, resurrexit: certuni est, quia impossibile est.

proposito dei

dommi

che sono di fede nella chiesa cattolica,


di

troviamo negli

Inni Sacri

ALESSANDRO MANZONI, parlando


immagine
:

della Risurrezione, la seguente

1446.

Come un
Il

forte inebriato
si

Signor

risvegli.
{La Resurrezione, inno).

Ad

alcuni parr irriverente


:

il

paragone

di

Cristo con

un soldato

ubriaco

ma

proprio la colpa non del poeta, della Bibbia che

con immagine potente, nel Salmo

LXXVII.

v.

65, cos dice:

Et

excitatus est

tamquam dormiens Dominus, tamquam po-

tens crapulatus a vino.

Al Manzoni piacque questa similitudine orientale, e se ne valse:


vedasene
la

giustificazione in Venturi,

Gl'Inni Sacri
(1889,
in
]

e il

Cinque

Maggio di A. Manzoni dichiarati


Del
resto la Bibbia ne
il

e illustrati

ha delle peggiori, poich


detto con riverenza) a

pi luoghi pae anzi la

ragona

Signore

(sia

un

ladro,

metafora pare fosse di gusto ebraico, poich c'insiste spesso e volentieri.

Citer soltanto
dies

la

Epist. B. Pauli

ad Thessal.
v.

(I,

cap.
-

V.

v. 2)

Quia

Domini, sicut fur in


l.

notte, ita veniet, e lo


io),
(

detto nella

Ep. II
:

Petri (cap. Ill,


te

Y Apocalisse

(cap. Ill, v. 3) e pi oltre

Veniam ad

tamquam fur

Iddio che parla),

(cap.

XVI.

\.

151:

Ecce renio sicut fur.

445.

Lo endo perch

assurdo.

488

Chi l'ha detto?

[1447-1450]

La

frase

1447.

Ad

majorem Dei gloriam.


si

che nella tachigrafia cattolica


le

trova

di frequente indicata

con
la si

sigle

A. M. D. G.,

diventata di uso

comune dopo che

lesse ripetuta a saziet nei


cilii

Canones
i

et decreta

Oecumenici Con-

Tridentini (1542 -1560) e che

Gesuiti la scelsero

come

di-

visa

ponendola ad epigrafe del maggior numero


.

delle loro pubbli-

cazioni

Esempio famoso
Mos, tragedia

di preghiera in

musica quella degli Ebrei nel

lirica

musicata da G. Rossini, versi di


se. 7)
:

Leone An-

drea Tottola
1448.

(a. II,

Dal tuo
Signor,
Piet de'

stellato soglio.
ti

volgi a noi
tuoi
!

figli

Del popol tuo piet!


Non meno
1449.
conosciuta della preghiera del Mos quest' altra
:

Casta Diva che inargenti

Queste sacre antiche piante,

A
composto da F.

noi volgi

il

bel sembiante
vel.

Senza nube e senza


che la sublime preghiera di

Norma

nel

melodramma omonimi),
(a. I, se. 4).

Romani
in
:

e musicato dal divino Bellini

Abbiamo
gione con
i i

finora

questo paragrafo parlato di Dio e

di reli-

credenti

vediamo un poco adesso quel che ne dicono


cominciano col dubitare dell'esistenza
che
la d

miscredenti. Essi

un
di

ente supremo, dubbio

Bibbia non ammette

in

persone

sano intelletto

1450. Dixit insipiens in corde suo:


(Salmo XIII.
v.
1

Non
e

est Deus,
v.
1).

Salmo LU,

144;.

maggior gloria

di Dio.
in

1450. Disse l'insensato

cuor suo:

Iddio non

43 1 -1454]

Religione, Iddio

489

e col sostenere che

1451.
verso

Primus
che
si

in

orbe Deos

fecit timor.
lib. Ili,
\.

(Stazio, Tebaide,

trova testualmente in

Petronio
e
citato al n.

{Fragni.,

27, ed.

Buecheler), da cui forse lo

trasse Stazio,

che stato audace-

mente imitato da Crbillon nel verso


confrontino anche

1349: La crainte

Ut les dieux; l'audace a fait les rois.


le

parole di

Orazio

1452. Caelo

tonantem credidimus Jovem (Carmina, lib. Ili, od. Regnare.


altri

V,

v.

1-2).

Perci

applica alla religione in generale quel che era stato


:

detto degli Dei gentili in particolare

1453.

Les Dieux s'en vont.


(XXIV)
dei

Nell'ultimo libro

Martiri

Chateaubriand, dopo
i

che Eudoro e Cimodocea sono caduti nel Colosseo sotto


tigre, la

denti della

foudre gronda sur

le

Vatican, colline alors dserte, mais


;

souvent visite par un esprit inconnu

l'amphithtre fut branl

jusque dans ses fondements


et l'on entendit,

toutes les statues des idoles tombrent,

comme

autrefois Jrusalem,

une voix qui


si

disait:

Les Dieux s'en vont.


al

Lo Chateaubriand

qui certamente

riferisce

racconto di GIUSEPPI FLAVIO, dove parla dei segni che precedet-

tero e preannunziarono la rovina di


lib.

Gerusalemme (De

bello Judaico,

VI, cap.

5,

XXXI
i

Fra

gli altri

portenti, egli narra che la

notte di Pentecoste

sacerdoti entrando nel tempio, udiror.


e quindi

rumore e movimento
moltitudine radunata,
In
data,

una voce che pareva gridare a una


di qui (MtTZ$VVO\U
la

Andiamocene

molte occasioni, ove


vi
si

avverrebbe citare
:

frase

teste ricor-

sostituisce la seguente

1454.

11

gran Pane morto.


che
si

frase,

ripete a indicare la

decadenza

la

morte

di

istituzioni

gi

venerate e fiorenti, trova la sua fonte in un

t4SI.

Fu la paura che prima nel mondo die vita agli di. Abbiamo creduto al regno di Giove (piando lo sentimmo
tonante
se
in

cielo,

ne vani

490

Chi V ha detto?

[1454]

racconto
ripeto

di

Plutarco

nel trattatello

De

orarti Ioni in defectu.


di

Lo

qui

valendomi del volgarizzamento

Epiterse,
lia

Sebastiano Ciampi.

raccontava che una volta imbarcatosi per la Itadi

sopra una nave carica di ricche merci, e piena


passeggieri,
sulla
e
sera,
la

una turba
Echinadi.

di
il

trovandosi

verso

le

isole
l

vento abbass,

nave

andando

qua

con direzione
di

incerta,

venne ad avvicinarsi a Pax. Delle genti

sulla

nave

molte eran deste, e molte, avendo cenato, continuavano a bere.


All' improvviso fu sentita

una voce uscita

dall' isola di

Pax, che

a gran tuono

chiamava

Tamo

di

che
il

la

maraviglia fu grande.
;

Questo Tamo, egiziano


per

di patria, era

piloto

ma non

conosciuto

nome

dalla maggior parte di que' che erano sulla nave. Chiavolte,

mato due

non rispose

finalmente alla terza, die orecchio.


la

Allora colui che chiamava, rinforzata


giunto a Palode, dai
sto greco:
tutti,

voce disse

Quando

sarai
te-

la

nuova che Pane grande

?norto

[il

5n

Ilv

si

uiyac tOmjx*]. Raccontava Epiterse che


spaventarono, e che, consigliandosi se fosse

udito questo,

meglio eseguir l'ordine, o non se ne dare per inteso:


cise di lasciar
tirar

Tamo

de-

correre,

qualora, rialzandosi vento, avesse

potuto

via cheto cheto;


in

ma

se poi giunto al posto facesse

calma e
udito.

bonaccia, avrebbe

quel caso annunziato ci che

avea

Diceva che

infatti,

arrivati a
di

Palode senza vento, e senza movi-

mento

d' acqua,

Tamo

sulla

poppa con
che

la

faccia rivolta verso

terra annunzi,

come avea
non d'un

udito,

Pane grande era morto.


moltissimi: e

Non ebbe
si

per anco finito di dire che fu inteso gran gemito misto a


solo,

voci di sorpresa

ma
fu
gli

di

come che
-

\i

erano trovate presenti molte persone, velocemente se ne


notizia fino a

la

Roma

Tamo
questi

chiamato col
prest

dall'

imperatore

Tiberio.
fatto

Aggiungono che
e

fede a segno

d'avo
(ili

premurose ricerche

dimande intorno a quel Pane grande,


tenevasi attorno Tiberio,

eruditi, che in gran

numero

non seppero
il

congetturale altro, se non che quel Pane grande essere


da

Pane nato

Mercurio e da Penelope.

Filippo [che
il

it

narrator,' del di-

logo di Plutarco] fu confermato


degli
astanti,

racconto

anche da qualcuno

che

erano

stati

discepoli di Emiliano.

Non

(tas-

ser sotto silenzio che per alcuni filologi tutto questo racconto

un'interpolazione

qualche monaco
di

l'applicazione alla morie

(\vs Cristo.

ahm zelante, per farm pd Uno studio critico sul-

4 5;5-I 456]

Religione, Iddio

491

'

episodio plutarchiano, contenente un interessante te*ntativo di in-

erpretazione esoterica del mito, stato pubblicato dal prof. Luigi


barello,
Il

nel

volume: La morte di Pan (Torino, Bocca, 1908).


fece

medio evo

del

medico arabo

di

Cordova Ibx-Roscd,
il

letto
lell'

comunemente

A verkok

(fiorito nel sec. xii),

gran patriarca
il

ateismo. Cominci con attribuirgli un libro famoso,

trat-

ato de tribus impostoribus, che forse non mai esistito, e fu imlastito sul

blasfema famoso del


e

mondo ingannato da
fu nel

tre furbi

vlos.

Ges

Maometto - che
(cfr.

medioevo

attribuito a

Fe-

erico
li

II su esplicita accusa di Gregorio

VII ma che

quegli neg

aver mai detto

Huillard-Brholles, Hist, diplom. Frid. II,


altri,

f'

339) e anche ad

ma

che

forse nella

realmente di

origine

slamica,
ligio*,

come dimostra L. Massignon


to. 1.

Revue de

l'histoire des

XXXII.
frasi

1020. pag. 74-78: ci che spiega

come

si

attribuisse

ad Averro.

la

leggenda continu mettendo a


il

uo carico molte
["ale

che divennero
egli si di

vangelo

dell' incredulit,

quella

con

la

quale

sarebbe augurato di morire della


dire senza pratiche religiose
:

norte dei

filosofi,

intendendo

Moriatur anima mea morte philosophorum.


:

in

chi
di

foggi

la
:

frase

evidente

l'

intenzione di parodiare

il

notto
neri,
'

Balaam

Moriatur anima
\.

mea morte justorum.


a lui la tradizione ascriveva
:

cap. XIII,

io).

Ed anche

altra frase in

dispregio delle tre religioni dominanti

[456. Religio christianorum, religio impossibilium;

religio judaeorum, religio

puerorum

religio

Mahometanorum,

religio

porcorum.
cagione del domina
ille

religione
:i

impossibili

la

cristiana a
si

Iella

Eucarestia.

proposito di che

narrava pure che


i

m,i-

sempre chiamarlo
entrato un giorno in

filoso!
i

una chiesa

cristiana, e veduti
\i

fedeli

omunicavann, esclan.
ita

al

mondo una

setta pi
-

dei cristiani,

(piali

mangiano

il

Dio che adorano

Muoia r anima mia della mori La religione cristiana e la religione


giudaica, e religione da fanciulli
:

n.

delle cose impossibili


la

la

maomettana, da

492

Chi l'ha detto?

[1457 -1 460]

questa forse una reminiscenza di Cicerone

Ecquem tam amencredat esse


?

tem esse putas, qui


natura Deorum,

illud

quo vescatur
cap.

Deum

(De

lib. Ill,

XVI).

Si consulti

sull'argomento
et

dell'incredulit di Averro la bella opera di

Renan, Averros

l'averroisme (2 me dit., Paris, 1861).

Molto

vicini

agli

increduli sono gl' indifferenti, che


:

hanno per

linea di condotta la sentenza

1457.
pi quale,

Quod supra nos


secondo narrano
{Institutiones, III,

nihil

ad nos.
(Octavius, XIII,
1),

M. Minucio Felice
20, io) ed

Lattanzio
la

altri classici autori,

era

consueta risposta di

Socrate

ogni qualvolta lo interrogavano sulle

cose del cielo (eius viri quoties de cozlestibus rogabatur, nota re-

sponsio
l'

est,

Minucio Felice,
la

loc. cit.).

Ma

Tertulliano ed

altri

attribuiscono invece ad

Epicuro.
seguente:

Dello stesso genere

1458.

Nous nous saluons


parlons gure.
attribuisce tanto a

bien, mais nous

ne nous

La

si

M01NCRIF quanto a Bautru, l'uno


famosa risposta a chi
si

dei

quali avrebbe data questa

meravigliava di

vederlo a levarsi

il

cappello davanti a una croce. Qualcuno ne fa


il

onore anche a Voltaire,

quale

l'

avrebbe detta a Piron (Pi-

romana, Avignon, 18 13, pag. 99),


vece di P. J.

?nais

on prte aux riches. In:

Proudhon

l'altra frase blasfematoria

1459. Dieu, c'est le mal.


che nel Systme des contradictions conomiques ou Philosophie dt
la misre,
si

trova nel cap.

Vili

Dieu, c'est sottise et lchet


;

Dieu, c'est hypocrisie et mensonge


sre
;

Dieu, c'est tyrannie

et

mi-

Dieu, c'est

le

mal. Proudhon non era da meno

di

Vol-

taire, autore del famoso:

1460. Ecrasez l'infme.


1457. Quel che sopra di noi, nulla ha che fare con noi. 1458. Ci salutiamo ma non ci parliamo adatto.
1459. Dio il male. 1460. Schiacciate l'infame

[1461-1464]

Religione,

Iddio

4Q3

che che

egli la

soleva mettere in fine a molte delle sue lettere ad amici


lui

pensavano come
la

in

fatto di religione.

Pi spesso cosi

firmava

corrispondenza con
lettere di lui

D'Alembert
il il

e Damilaville,

ma

si

trovano

anche
a

a Federigo

Grande, a Helvetius.

a Diderot,

Marmontel
supporre

ad

altri,

fra

1756 e

il

1768.
le

fir-

mate, invece che col suo nome, o col motto citato o con
crlinf. Giova

sigle

che Voltaire per infame intendesse la

superstizione, o anche la religione, poich


lettere
si si

da

diversi passi di queste

rileva che

l'

aggettivo infame, nella mente del Voltaire,


Egli

riferiva

un sostantivo femminile.

certamente
il

pensava

della religione quel che pensava

LUCREZIO,
:

quale a proposito

del sacrifizio d' Ifigenia esclam

1461.

Tantum
l'

religio potuit suadere

malorum.
lib.
I.

(De rerum natura,

v.

102).

Ma
1462.

irreligione e l'empiet
:

dovrebbero avere

il

loro castigo se

vero che

Qui

in

altum mittit lapidem, super caput


[BccUtuUco, cap xxvii.

ejus cadet.
e che
:

1463.

Si stanca

il

cielo

D'assister chi l'insulta.


(Ili

rASTAUO, OHmfiade,
le

a.

III. se.

1).

e disperde

nemici suoi,
le

come

tempeste dell'agosto e settem-

bre 1588 dispersero

navi della Invincible


dell' Inghilterra.

Armada
onde e

apparecchiata

da Filippo II

ai

danni

Fu

allora coniata
la

una me:

daglia che rappresentava le navi in balia delle


Flavit

leggenda

Jehovah

et dissipati
in

sunt.
alla

SCHILLER, citando questo motto


unberwindliche
Flotte, lo riporta
:

una nota

sua poesia Die


1'

erroneamente sotto

altra forma,

rimasta pi conosciuta
1

4 f '4-

Afflavit

Deus

et dissipati

sunt.

Tanti mali
>

pot consigliare la religione

getta in alto
e
>i

una

pietra, essa cadr

sul

capo

di

lui.

Soffi Iddio,

eh*]

494

Chi l'ha detto?

4 D 5]

Anche sono note

le parole

1465. Vicisti Galilsee!


che secondo la tradizione sarebbero
tore
in
le

ultime parole
di ferita
il

dell'

Impera-

Giuliano l'Apostata
narrarono eh'
atto

il

quale mor
i

26 giugno 363
alcuni storici

una imprudente spedizione contro


egli,

Persiani

ecclesiastici

sentendosi vicino a morte, gettasse

contro

il

cielo in

di spregio
!,

un poco

del suo
il

sangue, griGalileo
era

dando
Ges,

Vicisti
il

Galile

non occorre
nacque
si

dire che

quale nella Galilea (una delle tre provincie in cui era dila

visa a' suoi tempi

Palestina)

e visse gran

parte

della

sua vita. Si capisce facilmente che

tratta di

una

fola inventata
:

contro Giuliano dai Cristiani che ciecamente lo odiavano


egli

invece

volle morire

come un eroe

come un

filosofo, anzi,
gli

preoccui

pato forse d' imitare la fine di Socrate, radun

amici e

soldati

intorno alla sua tenda e tenne loro un' elaborata conclone metafisica, di cui

Ammiano

Marcellino
il

(XXV,
tratti,

3)

che fu testimone della

scena,

ci

avrebbe conservato
seppure

testo,

che per troppo bello per

essere genuino,
di

non

si

come

il

Gibbon suppone,

un' orazione preparata avanti dal furbo imperatore.


e.
i

Anche
ai

Lipar-

banio Sofista {Orat. Parental.,


ticolari,

136-140)
Cristiani

il

quale scende

ed

accusa apertamente
mischia
per

di

aver profittato del


l'

tumulto

della
di

ferire
;

proditoriamente

imperatore,

nulla dice

questa novelletta

neppure S. Gregorio Nazian-

zeno che nessuno creder troppo benevolo a Giuliano.


ricercare
le

Ho
il

voluto

fonti

della leggenda
di

ho

trovato che

B. EO(lib.

DORETO, vescovo
cap. 20) narra
:

Ciro, nella Historia ecclesiastica

III.

Fenint

porro

ilium

vulnere accepto

implesse
(r'a-

manum
lilae
[il

sanguinis, et hoc in arem proiecto, dixisse,


testo greco:

Vicisti
et victor

NsvixYjXa

Fatale], simulque
vecors erat,

iam

confessimi esse, et blasphemiam, adeo


Gli atti
chia,

evomui

del martirio di S.

Teodorito o
cristiano,
altre

Teodoro, prete d'Antiola

scritti

da un anonimo
Mabillon,
di

e pubblicati por

prima
negli

volta

dal

ristampati
ottobre, to.

volte

ultimamente

Acta Sanctorum

X, pag. 40

e segg., raccontano

l6C

lai

into,

ialileo.

[i

466-1407]

'

Iddio

495

il

medesimo

fatto

Veniens autem subito quasi sagitta


in

terribilis

de aere percussit

eum

iiiamillam,

quumque
se

sanguis ex

omni
vi-

parte flueret, aspiciens sursum, putavit,


dere, implensque

Dominum Tesum
me
et

manum suam
Galilcee.
te

de

sanguine jactavit in aere diecce superasti

cens

Usque

in rnem.

persequeris

me: sed ego edam


mortis.

hac hora negabo,

licet

positus in articulo

Non
di

occorre dire che questo


aver vissuto

testo,

bench

l'

anonimo

autore dica
e di averlo
di

alla corte di

Giuliano in Antiochia,

accompagnato nelF ultima sua spedizione, sprovvisto

ogni autorit.
il

Anche

il

SOZOMENO
egli

nella Storia

Ecclesiastica

ripete

medesimo racconto, per


ri

pure osserva che poche

persone

prestavano fede.
si

Tutto sommato,

pu concludere cha

1*

ateismo va messo

in

un canto,

se
il

si

ha da credere a un giudice non sospetto,


:

lo stesso

Voltaire,

quale affermava che

1466. Si

Dieu

n'existait pas,
Jr.-

il

faudrait l'inventer.
IC/ t re

(Voltato,

ir Fauteur du livre Trois Imposteurs, 1771, r. 22).

Il

giudizio

di

Voltaire (che
:

forse

s'

ispir

una

frase di

John

Tili.otsox, Sermon, 93
of

If

God were
to

not a necessary Being

himself, he

might almost seem


)

be made for the use and

benefit of

men

fu accettato dagli

uomini della prima Rivolu-

zione, dai

fondatori del
nei

culto dell' Ente

Supremo, poich anche

ROHESPIKKKK

suoi

Discours politiques scrisse: L'athisme


veille

est aristocratique.

L'ide d'un grand Ktre, qui


qui

sur l'inno-

cence opprime
pulaire.
ehlx-

et

punit

le

crime triomphant, est toute


il

po-

Si Dien n'existait pas,

faudrait l'inventer.

Manon
uno

uguale

fortuna presso gl'insorti

comunardi del

18^0,

dei

quali lo parodi nel blasfema notissimo:


Si

Dieu

existait,

il

faudrait le fusiller.
:

Chiudiamo perci questo lungo paragrafo con una devota antifona

1467.

Laudate puori

Dominum:

laudate nonu-n
[Stimo

Domini.

CMI.

y.

i).

io non esisteste, bisognerebbe inventarlo.


1

\>\.

Fanciulli

lodate

il

Signore, lodate

il

nomo

del

Sign<

49 6

Chi l'ha detto?

[1468-1470]

ed anche quest' altra invocazione biblica non sar di troppo

1468.

Levemus corda

nostra

cum manibus ad DoIli, v. 41).

minum
tanto pi che in essa

in ccelos.
{Lamentazioni di Geremia, cap.
si

vuol vedere la fonte del

1469.

Sursum corda!
al

che sta nella liturgia della Messa


detto
tuo,

Prfatio. L' officiante dopo aver

Dominus vobiscum cui il chierico risponde Et mm spiritu prosegue Sursum corda, e il chierico: Habemus ad Dominum.

.65.
Kisolutezza, sollecitudine,

altezza

pochezza d'animo
Saguntum

1470.

Dum Romse
gnatur.

consulitur,

-expu-

frase proverbiale che trae origine

molto probabilmente dalle pa-

Tito Livio Dum ea Romani parant consultantque, iam Saguntum summa vi oppugnabatur (Hist., lib. XXI, cap. 7). Ivi
role di
:

lo storico narra

casi di

Sagunto,

citt forte della

Spagna Tarraco-

nense (ora Morviedro nel

Regno
i

di

Valenza), alleata dei Romani,

che cinta d' assedio da Annibale nelP anno 218 av.


corso a
invitili

C,

chiese soc-

Roma; ma,

mentre

Romani perdevano tempo


in
la

a mandare

ambascerie a Cartagine e

Spagna ed erano
misera
citt,

tenuti a

bada
re-

con parole dagli astuti Africani,


sistenza,

esaurita ogni

cadeva

in

potere del capitano cartaginese.

Lo

stesso accade

1468. Alziamo
1469. In alto
i

al

cielo insiem colle

mani

cuori nostri

al

Signore.

cuori.

1470. Mentre a

Roma

si

delibera,

Sagunto

espugnata.

4;

I -

4 7 4]

Risolutezza, sollecitudine

49

a chi

s'

indugia con dubbiezze e con parole innanzi di prendere una


:

risoluzione

tengasi

dunque bene a memoria

il

proverbio francese

147

1.

Il

faut qu'une porte soit ouverte


proverbe
le
titre

ou ferme.

C'est

un

de comdie, qui avait

ainsi tous les droits

de devenir
il

d'une comdie-proverbe

dice

argutamente
la frase si
(a. I,

Fournier nell'Esprit des autres (chap. VI). Infatti

trova originalmente nel


sc.

Grondeur
in

di

Brueis
il

Palaprat
di
al

6)

Alfred de Musset
un
aprile

ne fece

titolo

una leggera
Teatro Fran-

produzione drammatica
cese
il

atto,

rappresentata

1848.

Dimenticando questo proverbio, succeder molto facilmente quel


che succedeva a quei poveri carabinieri obbligati a cantare
:

1472.

Nous arrivons toujours


alla fine dell'atto I,
il

trop tard.

neh" operetta di Offenbach, Les Brigands, parole di Meii.hac

Haevy,

sc.

li, che
di

carabinieri, passati

appunto

in proverbio sotto
i

nome

carabinieri di Offenbach,
essersi annunziati par
il

arrivano per sorprendere


bruit de bottes. Giunti

briganti

dopo

un
:

a scena vuota, intonano


carabiniers.
foyers,

famoso coro

Nous sommes les La scurit des

Mais, par un malheureux hasard.

Au

secours des particuliers


arrivons toujours trop tard.

Nous

'473-

Quod

facis,

fac citius.
i/Cranjr.
,fi

S. Giov.. cap. XIII, v. J7i.

cos

dice Cristo a

Giuda

mentre a colui

che prima di seguirlo

voleva indugiarsi a seppellire suo padre, rispose invece:

1474. Sine ut mortui sepeliant mortuos suos.


\Evanjr. di S. Luca, cap. IX.
v.

1. Bisogna che una porta sia tutta aperta 1472. Noi arriviamo sempre troppo tardi.

147

tutta

chiusa.

1473. Quello che 1474. Lascia che

fai,
i

fallo pri
i

morti seppelliscano

loro morti.

498

Chi l'ha detto?

[1475-1478]

Ed

a risolversi sollecitamente talora


ci che

muove

la

mole

delle cose 'da


:

farsi,

pu

significarsi

metaforicamente col verso dantesco

1475.

Andiam, che
muove

la via

lunga ne sospigne!
(Dante, Inferno,
e.

IV.

v.

22

1.

altre volte

la necessit,

1476.

gran cose insegna. Per lei fra l' armi dorme il guerriero, Per lei fra 1' onde canta il nocchiero, Per lei la morte terror non ha. Fin le pi timide bestie fugaci Valor dimostrano, si fanno audaci, Quand' il combattere necessit.
la necessit
(Metastasio, Demofoonte,
a. I, se. 3).

Ma
stesso

non

cosi sollecitamente
la

si

risolveva

Enea

nel

dramma
:

dello

Metastasio,

Didone abbandonata, quando canta

1477.
Ecco

Non

parto,

non
con
la

resto.
quale finisce l'atto I
(se.

tutta la strofa,

18):

Se resto
Infido,

sul lido,
le

Se sciolgo

vele,

crudele
:

Mi

sento chiamar

intanto,

confuso

Nel dubbio funesto, Non parto, non resto,

Ma

provo

il

martire

Che Che

avrei nel partire, avrei nel restar.


cui
la

Un

nobile esempio di altezza d' animo quello di


alle parole
:

nu-

moria affidata

1478.

Non
Non

dolet.

1478.

duole.

479]

Risolutezza, sollecitudine.

499

land Cecina Peto (da non confondersi, come molti fanno, con
asea Peto che fu suo genero) ebbe ordine dall' imperatore Clau:>

di uccidersi per aver preso parte alla congiura di

Scriboniano

42

dell'

E. V.),

la

moglie Arria, donna di nobilissimi sensi

di

animo pi che
l'

virile,
il

vedendo
pugnale
di

il

marito esitare, a rinfrancarlo


si feri

esempio,

gli tolse

mano,

a morte, e glielo narrato da

titi

dicendogli che non faceva male.


il

Il fatto

PuPne-

o Secondo
retta
al

vecchio in una delle sue Epistole


i

(lib. Ili,

ep. 16),

nipote e nella quale esalta


illud

chiari fatti di Arria.

irum quidem

eiusdem, ferrum stringere, perfodere pectus,

trahere pugionem, porrigere marito, addere

vocem immortalem,
epigrammi

paene divinam, Po-te, non dolet. Alter queste parole con ecssiva libert poetica
.

Marziale
si

in

uno

dei suoi

(lib. I,

14)

anche poco esattamente son riportate nella narrazione


trova in Dione Cassio
9),
(lib.

questo eroico caso che


in
v.

LX,

cap. 16)
riferite
:

Zonara

(lib.

XI. cap.

dove sono grecamente cosi

(invece di

Dor),

c-jy.

Ufo).
indugi e
le

Pose anche da banda


re, allorch esclam
1-79:

gli

irresolutezze

GIULIO Ce-

Jacta alea est


il

(o

esto).
in

sando audacemente
iteva varcare

Rubicone, che nessun capitano

armi
S

senza esser tenuto nemico della Repubblica

Nio, Vita di Cesare, 32). L' indicativo est la lezione voi:;

to.

la

migliore

pi

accettata dai critici invece

1'

imperativo

(Juesta,

che un' emendazione Erasmiana, confortata an-

e dal testo greco della

medesima

frase presi

Cesare,

jt

32, e Vita di Pompeo, 60: "Avsppi.pOco x'ifcj. Dal


l'altra

desimo nacque
qual
in

frase proverbiale, passare il

Rubi-

linn

per aver
i!

segnato dopo l'anno

quel torno)
<li

contine d' Italia, e vie' pi celebre


nel Imi.
nrpi

il

passaggio
letto.

Cesare,
cui, per
e

mut

nome
prima
k

anche

Per

potere stabilire veramente quale


il

Rubicone,
nghi
.

quale

primitivo
giurisdizionali

lero

anche

sanguinosi conflitti

(poich

dado gettato

{ir.-,

500

Chi l'ha detto?

[x&fio]

acque

si

voleva segnassero

il

confine fra

comuni

di

Cesena

e di

Rimini), e pi tardi non


portate fino avanti alla

meno lunghe Rota Romana, e


si

e fiere contese letterarie,

durate sino alla met del


1'

secolo test compiuto. Tre fiumi


il

contendevano

onore di essere
il

vero Rubicone, cio

il

Pisciatello in quel di Cesena,


l'

Fiumicino
oggi

nel territorio di

Savignano, e

Uso
l'

nel Riminese.

Sembra

con

fondamento assodato che

antico

Rubicone debba ricono-

scersi,

per una parte corrispondere a quel tratto di fiume che col


di

nome

Urgone scendendo
Montiano
:

dal

monte
1'

di Strigara corre fino alle

radici del colle di

per

altra parte, a

un antico corso

d'acqua, ora perduto, che dal colle predetto, volgendo a destra


(anzich a sinistra
al

come
il

fa oggi) e unitosi
di

prima

alla

Rigossa e poi
al

Fiumicino, per

Ponte

Savignano

scendeva

mare. La

storia di questa curiosa controversia fu

bene riassunta da Alfonso

Pecci in certe Note storico-bibliografiche intorno al fiume Rubicone.


pubblicate nel Bibliofilo, settembre-ottobre 1890, pag. 129-142.

mazzo insieme con

le

parole di Cesare, porremo un altro pro:

verbio usato in simili circostanze

1480. Cosa fatta capo ha.


Gli storici fiorentini narrando dell' origine delle fazioni dei Guelfi
e dei Ghibellini in Firenze,
1'

attribuiscono, secondo la volgare traalla

dizione,

all'

offesa

fatta

da Buondelmonte dei Buondelmonti


le

casa Amidei,
glia. I parenti

rompendo

nozze con una donzella di quella fami-

dell'abbandonata, volendo vendicare l'ingiuria, cone


i

vengono per deliberare del come,

pi

vogliono la morte
i

di

Buondelmonte.
potessero seguire,
cose,

bench alcuni discorressero

mali che da
elfi

(lucila

il

Mosca Lamberti

disse,

che

pensavi
trista

non ne concludeva mai alcuna, dicendo quella

nota

sentenza: Cosa fatta capo

ha

(Machiavelli, /storie fiorentine,


il

lib. II,

cap. 3).
lib.

cos
:

pi

succintamente

Villani

(Istorie fiorentine,
in

V, cap. 38)

E
la

stando fra loro a consiglio,

che
vota,

modo
Il
!

do-

vessero offendere o di ferirlo o di batterlo di


de'

man

Lamberti disse
che

maledetta parola, cio cosa fatta cap

e volse dire,

si

dovea ammazzare,

e cosi fu fatto.

seguiva nell'anno 12 15. Per,


chiavelli,
il

come mostra
a' suoi

ritenere anche

Mosca non

fece che adattare alla contingenza pn

un proverbio

gi cornane e

noto

tempi.

14.81]

Risolutezza,

sollecitudine,

ecc.

Anche Dante
anto

cit la
v.

maledetta parola di

Mosca

nell'

Inferno,

XXVIII,
Che

107, aggiungendo nel verso seguente:


il

fu

mal seme per

la

gente tosca.

Altra frase che ricorda un esempio di risolutezza e di presenza


li

spirito

il

noto

481.

Acqua
il

alle corde.
si

L' obelisco, che oggi


ro,

ammira

nel centro della piazza di

San Pieil

e che

pi grande di quelli che sono a

Roma, dopo

^ateranense,
a Sacrestia
rdine

trovavasi dietro la Basilica Vaticana dove ora sorge

Nuova.

Il

trasporto periglioso fu fatto nel

1586 per
di

di
I'

Sisto

dall' architetto

Domenico Fontana

Como,

fegato

obelisco verso terra, e condotto sullo strascico tino nel


al

nezzo della piazza,


,ul

io di settembre fu dato

mano

a inalzarlo

suo piedistallo

per mezzo di
il

140 cavalli e 800 uomini. Per


editto,

aitare ogni

confusione

Papa avea pubblicato un


vita

che

uno, fuori degli operai, sotto pena della


'

potesse durante
il

operazione entrare nel recinto, o parlare, o fare


:

minimo

stre-

tto
1

perci nel recinto stesso stavano


vi

il

bargello co' suoi birri, e


certo

boja che

aveva piantata
di

la forca.

Nondimeno

Bresca
le

li

San Remo, capitano


il

bastimento genovese, vedendo che


si

:orde che reggevano


)i del

monolito,

allungavano per

l'

enorme peso
il

preveduto, e che perci grande e imminente era

pericolo,

ion curando la minaccia papale, grid


:he
il

Acqua

alle corde,

sapendo

canape bagnato
a

si

ristringe e

si

accorcia.

L'architetto non
l'

ndugi

seguire

il

provvidenziale avvertimento, e

operazione
favori
il

iusc felicemente. Il Bresca, invece di gastigo,


lai

ebbe larghi

Papa

una lauta pensione mensile estesa

ai

discendenti,

ti-

tolo di

capitano del primo reggimento di linea pontificio, col priportarne la divisa e di alzare la bandiera pontificia sul
e finalmente la privativa
il

vilegio di

suo bastimento;
denti di

per s e

suoi

1!

provvedere
territorio
di

Sacro Palano
nella

di

palme, onde tanto

fe-

race
anchi-

il

San Remo,

Domenica

dell'

<

>li\<>.

Ed

oggi un discendente dei Bresca reca tutti

gli

anni a

per quel giorno fino a

500 palme

e la piccola citt di e

San

Roma Remo

ha da quel tempo nel suo


coloro che credono che
il

stemma una palma

un leone. Errano

Bresca gridasse Acqua alle corde perch

5<32

Chi l'ha detto?

[H 82 ]
ed unica ragione

le

corde

s'

incendiavano per

l'

attrito
il

la vera

quella che ho esposta. Vedansi


JJasilica

Cancellieri,
il

Descrizione della

Vaticana (Roma, 1788), pag. 19, e


I,

Dizionario di eru;

dizione storico-ecclesiastica del Moroni, vol.

pag. 194

vol.

XXV.

pag. 189; vol.

XLVIII,

pag. 194; vol. LI, pag. 70.

Esempio
famosa

classico di fortissima volont quello ricordato dalla


:

frase

1482. Volli, e volli sempre, e fortissimamente volli.


come
disse di s medesimo Vittorio Alfieri, ma non nella Vita, come comunemente si crede, bens nella Lettera responsiva, a Ra-

nieri de' Calsabigi, scritta da Siena a d 6 settembre 1783. L' Alfieri,

narrandogli

come
la

divenisse autore tragico, accenna alla sua

prima tragedia,
rino;
stesso,

Cleopatra,

rappresentata e applaudita in
contrasse col pubblico, e con
di tentare

Tos

aggiunge che d'allora

che era assai pi, un fortissimo impegno

almeno

di divenir tale. volli, e volli

Da
in

quel giorno in poi (che fu del giugno del '75),


volli.

sempre, e fortissimamente

La

risposta al Calalla

sabigi

stampata

tutte le edizioni delle

Tragedie insieme

lettera del Calsabigi stesso: nella


tinti

stampa collazionata dal MazzaVittorio Alfieri


si

suir autografo

(Lettere edite e inedite di

cura di G. M., Torino,

1890) questo brano

trova a pag. 27.


era citato l'Al-

Vale
fieri

la

pena

di

osservare che mentre finora


di

si

come modello
vuole

singolare forza di
fa

volont, la

novissima

scuola psichiatrica, che


epilettoide,

anche dell'Alfieri
la

un degenerato, un
debolissima,
I

invece

dimostrarne
gli

volont

la

impulsivit incosciente!
gnetti de Martiis nel

Vedansi

studi di (r. Antonini e


sir.

voi.

XXXV,
:

a
,

della

Biblioteca an-

tropologico-giuridica (Torino, 1898)


del

cito,

ad esempio, alcune parole

secondo

di questi autori

nell'Esame psichiatrico di V. Alfieri :


ci

Le

alterazioni

pi gravi nella psiche del nostro

sono

rivelate

dalla volont, nel cui


e

campo esplodono numerose


^li

le

azioni psichici

imperversano
Ila

atti

impulsivi scoppianti

come uragano
sempre,

ruinante.
volle

un

bel

ripetere

che

volle,

che

volle

fortissimamente, ecc.

((>/>, cit.,

p. 140).
in

L'uomo
pu bastare

che sa provvedere sollecitamente


a
-

ogni cattivo

<

secondo

il

precetto virgiliano:

4K3-1486]

Risolutezza,

soUecitudim

1483.

Spes

sibi quisque.
(Virgilio, Eneide,
lib.

XI.

v. 309).

Questo ci che

gl' inglesi

chiamerebbero

14S4. Self-help.
con mio
di

quei neologismi che


e
volentieri.

gli

scrittori inglesi

formano

cosi

liberamente
zese

divenuto comune dopo che lo scoz-

Samuel
libro,

Smit.es 11812-1904), se pure non ne fu addirittura


fece
il

inventore,

come mold credono, ne


stampato per
le

titolo di

un suo

fatrai

moso

la

prima volta nel 1859, che stato

dotto in tutte

lingue e che contiene la storia degli uomini


ai

quali dal nulla seppero innalzarsi


dell'

pi

alti

gradi in tutti

rami

umana
questa

attivit
si

suole chiamare altezza d'animo, poich ha animo

elevato chi confida nelle proprie forze, chi aspira a cose alte e belle,

e non

si

lascia

vincere dalle difficolt che


il

uomini
:

ed eventi

gli

preparano, come suona


.

verso del

Petrarca

del

vulgo mi
secondo
bilonia,

cai
il

n di fortuna.

(Sonetto in -ita di

M. Laura, num. I.XXYIII Marsand, com.: DelT empia Baond" fuggita sonetto XCI, se:

condo
Di un

il

Mestica).

uomo

sinatto parlava F ALIGHIERI


'1

laddove diceva:

i486

Se
Assai

mondo

sapesse

il

cor ch'egli ebbe

Mendicando sua
lo loda, e

vita a frusto a frusto,

pi lo loderebbe.
{l'aradiso,
e.

VI,

v.

UO-142).

Ed
e

era

costui

Romeo
di

di

Villanova,

che per l'ingratitudine del


la

conte

Raimondo
le

Provenza, di cui aveva accresciuto


figlie

fortuna

maritate

quattro

a quattro re, se ne parti povero


la

tusto.

Ma

questa e leggenda, da cui pare fosse molto diversa

Aiutandosi da

504

Chi l'ha detto?

[1487-1491]

Incitamento a
role di

virili

propositi, a gesta nobili e audaci

sono

le

pa-

Marco Gratico
:

nel Prologo de

La Nave,

tragedia di

Ga-

briele D'Annunzio

1487.
Le

Arma

la

prora e salpa verso


1'

il

Mondo.

ripete .poi Basiliola,

Aquila

di

Aquileia , a Marco Gratico


spinge alla con-

in fine del

primo Episodio quando


:

la tentatrice lo
il

quista di Costantinopoli
dei nazionalisti.

divennero perci

motto

di

guerra

E
ceva

pure segno di altezza d' animo

il

contenersi nobilmente nelle

contese e nelle polemiche, secondo quel che di s medesimo di-

Cicerone

1488.

Et

refellere sine pertinacia et refelli sine

iracundia parati sumus.


(Tuscul. disputt.,
lib. II,

cap.

I,

2).

Ecco invece

gli

uomini

di

animo

pusillo,

1489.

....

Coloro

Che
pi sotto

visser sanza infamia e sanza lodo.


{Inferno,
e.

come furono chiamati da Dante


li

Ili,

v.

35-36) che

dice

1490.

....

La

setta de' cattivi


ai

A
Sono costoro

Dio spiacenti ed

nemici
{Inferno,
e.

sui.
III. v. 62-63).

poltroni e
:

vili,

che

DANTE

stesso nel

verso subito

appresso chiama

Questi sciaurati che mai non fui

vivi.

ed
1

ai

quali

si

pu applicare

il

verso del

Petrarca

49 1

Gente, a cui

si

fa notte innanzi sera.


I,

(Trionfo della morte, canto

v. 57).

[488. Siamo pronti a contraddire senza ostina/ione, ed a senza adirarci, che altri ci contraddica.

lasci;

I49-*

Risolutezza,

sollecitudine,

503

Ih. Son.

XXXIV in morte di Madonna


LUCRET.. De
rer. nat.,
al

Laura (CCLXI
1059.

dell' ediz.
Il

.lestica), e
lice

lib. Ili, voi.

primo

(v.

num. 8871

E
l

compie' mia giornata innanzi sera

secondo

Mortua

cui

vita est
la

prope jam vivo atque videnti.


Bibbia promette
la

a
.

pure a costoro che


versetto

eterna beatitudine
stato applicato

un

che, detto con


:

altre intenzioni,

citazioni satriche

1492. Beati
est

pauperes spiritu: quoniam ipsorum

regnum

cselorum.
\Ex-ang. di S. Matteo, cap. V, v. >'. Luca, cap. VI, v. 20).
3.

tfa

il

Vangelo intende per pauperes spiritu

tutt' altra cosa, cio

:oloro che
li

amano

di

cuore
;

la
il

povert

e la eleggono per

amore

Dio, non per necessit

popolo

invece

intende

coloro che

anno poco spirito, cio

gli

sciocchi,

o minchioni!

Anche questa

lunque una delle tante


Costoro assomigliano
al

frasi tradotte

a orecchio spropositatamente.

contadino della favola:

1493. Rusticus expectat

dum

defluat amnis.
lib. I, ep. 2. v. 42).

(Orazio. Epistola,

quale aspetta sulle sponde del fiume che

le

acque scorrano

j>er

x)terle passare all' asciutto,


'abitur,

ma

il

fiume seguita ad andare, at

Me

prosegue

il

poeta, et labetur in Dinne volubilis


il

avum.
pi \olte

Udite con quanta severit giudichi costoro anche


:itato

duci

Fran
(

>

nelle su

vimes morales

CCC< X

1494.

La

faiblesse est plus oppos/ la vertu

que

le vice.

spinto, perche
I

il

regno dei
pai

cie,-

'

Il

contadino aspetta che

il

riunii-

140.1.

I.a

debotaui

pi

contraria alla virt che al vizio.

o6

Chi l'ha detto?

[149^-1497]

Uno

di

costoro sarebbe
il

stato

certamente quel Pietro Soderini

(nato verso

1450), creato gonfaloniere a vita di Firenze nel 1502,


15 12, a cui
la

e deposto nel

Niccol Machiavelli

rivolse

il

noto

epigramma (do
271, che

lezione dell'unico ms. fiorentino Magi. VII, 9,

differisce

da

tutte le lezioni volgari):

1495.

La

notte che mor Pier Soderini.

anima and dell' inferno alla bocca. Grid Pluton Che inferno anima sciocca,
L'
: !

Va
e

su nel limbo fra gli

altri

bambini.
il

sotto

un

certo rispetto, bench difficile e ingiusto torni

con-

fronto,

anche quel povero granduca,

1496.

Di papaveri cinto e

di lattuga.
str. 7).

(Giusti, L' incoronazione,

costui

Leopoldo
:

II,

granduca

di

Toscana, cos dipinto

nei

se-

guenti

versi

toscano Morfeo vien lemme lemme. Di papaveri cinto e di lattuga, Che, per la smania d' eternarsi, asciuga Tasche e maremme. Co' tribunali e co' catasti annaspa E bench snervi popoli col sonno, Quando si sogna d' imitare il nonno, Qualcosa raspa.
Il
; i

Ma

egli,

come

re e

come

italiano

aveva

la

colpa di ritrarre dal

genio di quella generazione infiacchita, che

Giacomo Leopardi

rampognava dicendo

1497.

....

Di viltade
(Canzone ad Angelo Mai).

Siam

fatti

esempio

alla futura etado.

La mancanza
anche persone
per bocca
di

di ardire e di franchezza,

che talvolta pu coglier


virili,

solite a

nutrir sentimenti

ripresa in

Dan

11

Virgilio in

due luoghi

distnti,

cio

-1502]

Risolutezza,

sollecitudine,

5,07

1498.

Dunque che

? perch, perch ristai?

Perch tanta vilt nel core ailette? Perch ardire e franchezza non hai?
[Inferno,
e.

II,

v.

121-123).

1499.

Perch l'animo tuo tanto s'impiglia, Disse il maestro, che l'andar allenti?

Che ti fa ci che quivi si pispiglia ? Yien dietro a me, e lascia dir le genti Sta come torre ferma, che non crolla Giammai la cima per soffiar de' venti.
!

{Purgatorio,

e.

V.

v.

10-15).

La

frase dantesca lascia dir le genti trova

il

suo riscontro in
:

altra.

dello stesso Divin Poeta, anche pi colorita

1500. [E] Lascia pur grattar dov' la rogna.


^Paradiso,
e.

XVII,

v. 129)l

E Cacciaguida che
verbiale,

cos

parla
di

al

suo lontano nipote.

Modo

pro-

ma

poco degno

un'anima beata

del Paradiso,

annota

nun senza giustezza

lo Scartazzini. Il

proverbio, almeno in Toscana,


la gratti .

-uona: Chi ha la rogna se


Il

seguente verso del


:

Petrarca

indica lo stato di

animo

di

un

irresoluto

1501.

Da me

son

fatti

miei pensier diversi.


.\f.

(Camxone in vita di

condo

il

N!

Laura, num. II. mincia: Verdi /anni.


v.
.V>;

tangmlgTt, oscuri o persi,


ilcll'ediz. Mesti

can/. Ili

cio

miei pensieri combattono


di

meco medesimo,

alla quali-

n "li-

animo
de:

si

applica pure una curiosa metafora, conosciuta

sotto

il

titolo

1502. L'asino di
e
di

Blindano.
la

cui

r orgine sarebbe
il>.\\.

seguente.
dei

uno

pi

celebri

e pi

abili

propu;

gnatori del nominalismo, e che fu rettore dell' universit di


nel

1327, inclinava Bette Mie teorie filosofiche

al

fatalismo.

5o8

Chi l'ha detto?

[1502]

gli

altri

argomenti speciosi eh'

egli

recava

in

difesa delle opinioni


1'

antiliberiste,

primeggiava questo, di sapere se


di egual peso,

uomo
il

posto fra due

moventi opposti e

pu

decidersi indifferentemente
libero arbitrio, se

per l'uno o per l'altro: se non pu, cessava


si

ammette che possa,


due

l'

azione stessa della scelta diventa impose

sibile,

essendo senza ragione


partiti per
di
i

senza scopo.

Come

infatti scegliere
?

fra
il

quali

proviamo una pari indifferenza


anche
al

Quindi

nome
lui,

Buridan

rimasto

sofisma, che ci mostra un

asino morente di fame fra due misure di avena ugualmente lontane

da

o morente di fame e di sete fra una misura di avena e un

secchio d' acqua, mentre la povera bestia tormentata da questi

due bisogni
sofisma

in

grado uguale.
opere del
1'

Ma
lui

si

cercherebbe

invano

questo
dire

nelle

celebre

nominalista, n
fatto,

facile di

quale potesse esserne


in discussione
il

uso da

perch Buridan poneva


e

libero arbitrio dell'

uomo

non quello

degli ani-

mali che nessuno pensava di difendere: quindi piuttosto da credersi

con

Tennemann
lui

{Histoire

de la philosophie,
sia
le

to.

Vili,

2 e part.)

che questo sofisma celebre

stato

immaginato dagli

avversari di

per mettere in ridicolo


fra le

sue teorie.
ci

Ed

egual-

mente dovremo relegare


Navarra, moglie

leggende quella che

mostra Bu-

ridan nelle orgie della Torre di Nesle, fra le braccia di Giovanna


di di

Filippo

il

Bello,

e sfuggito per miracolo


di"

alla

morte cui
i

la

impudica regina condannava, per eccesso

pru-

denza,

suoi amanti di un giorno facendoli gettare chiusi in un


fa-

sacco nella .Senna. Secondo questa leggenda Buridan, neh' asino

moso, avrebbe alluso a s medesimo,


regina e quelle di

oscillante fra le grazie della


di dissolutezze.

una dama
il

di lei e

compagna

Ma

basta a mostrare

nessun fondamento di questa


in

storiella di ricor-

dare che la regina Giovanna mor

tarda et nel 1305, quando

Buridan era ancora molto giovane.


Del resto
filosofia:
vi
il

dilemma
svolgeva

di

Buridan non era nuovo nella


(Ilepl

storia della

accennava gi Aristotile
il

opavc, 2, 131.
so-

San

Tomaso
XIII,

medesimo dubbio, senza darne una

luzione soddisfacente, nella


i|u.

Summa
l'

theologi,
vi

pars

secundse,
versi:

art.

6,

infine

ALIGHIERI
e

accennava nei

Intra due cibi,

distanti

moventi

D' un modo, prima si inorria di lame. Che liber uomo l'un recasse ai denti.

[1503- 1 504]

Sanit,

malattie

509

starebbe un agno intra due brame

Di

feri

lupi,

Egualmente temendo

starebbe un cane intra due dame.


{Paradiso,
e.

IV,

v.

1-6).

Vedansi anche
.

versi

di

Ovidio

nel lib.

delle

Metamorfosi

164-166)
Tigris ut, auditis diversa valle

duo ni m
ardet utroque.

Exstimulata fame mugitibus armen tonim,

<eit,

utro potius ruat

et

mere

66.
Sanit, malattie

1503.

Mens sana
gli

in corpore sano.
(GIOVENALE, Sat. X,
V. 356).

era secondo

antichi

l'

ideale della perfezione

umana

e la pre-

ghiera che doveva rivolgersi alla Divinit.

Notissimo rimasto,

fra

pochi aforismi delle


il

diverse scuole

mediche noti anche

ai profani,

seguente:

1504. Similia similibus curentur.


eh'
il

canone fondamentale della scuola omeopatica, bandito da


II

SAMUEL!

\h\km.w\ (1775*1843)
(di

nel celebre suo libro


;

Orgail

non der Heilkunst

cui la

prima edizione del 1810)

prin-

cipio opposto quello della medicina antipatica,

formulato

traria contrarits.

L'uno

l'altro furono gi enunciati


et epist.

(ma con
medie*,

minor precisione) da Tom.m. EKASTOS (Disputt,


liguri,

159S)

''

dal danese

Stami

.in

Jo. Hummclii,
;

Comment.
l'uno

de arthritide, Budingze, 1738, pag. 40-42)

ma egualmente

1503. Mente sana


1^04.
I

in

corpo sano.
i

simili

si

curino con

simili.

Chi.

V ha

detto ?

505]

l'

altro

s'

ispirarono

un capitolo

d'

Ippocrate

del

trattato

ITsp xfttv xcbv

xax

v9pco;tov (capitolo
le

XLII), dove appunto

svolto
simili, e

il

principio che
si

malattie sono talora prodotte da cause


simili,

allora

guariscono coi
i

talora da cause contrarie,

si

guariscono con
ai

contrarii.
di
ai

Gi nel 60,

numeri 1330 e 1331 citammo due sentenze

Ovimali

dio e di Persio sulla necessit di porre sollecito rimedio

quando incominciano
nel senso metaforico,

le

collocammo

poich pi spesso sono usate

ma
di

bene ricordarle anche qui perch posletterale.

sono usarsi pure nel senso


Dalla classica operetta

Benjamin Franklin, La
il

via della for-

tuna, che nelle prime edizioni americane ha

titolo

The poor Risi

chard's Almanack (1757), insieme ad altre auree sentenze,


citare questa che era sentenza favorita di

suol
il

Giovanni Wesley,

fondatore dei Metodisti,


di

il

quale ne aveva fatto quasi una massima

fede della sua nuova religione:

1505. Early to

Makes a man
Ma
in

bed and earlyto rise healthy, wealthy and


sono specialmente popolari alcuni
il

wise.
versi del

fatto d'igiene

poema
nitatis

ritmico in versi leonini noto sotto

titolo di

Regimen

sa-

o Flos sanitatis,

dell' xi
le

secolo,

composto dalla celebre

Scuola Salernitana per esporre

regole principali dell' igiene se-

condo

le

conoscenze

di

quei tempi.

La

tradizione vuole chi

indirizzato dal Collegio dei medici di Salerno a

Roberto duca

di

Normandia

circa

il

11

00; invece Salvatore De Renzi

nella Storia

della medicina

italiana (to. II, pag.

HO,
il

Napoli, 1845) ritiene

pi probabile che sia stato scritto verso


re d'Inghilterra.

Se ne ignora l'autore,
lo

1055 per Edoardo III non e molto fondata


della
si

P opinione che

stendesse
:

per incarico
credibile
di i\

Scuola un
di

vanni DA Milano
cui
le

pi

che

tratti

una com-

pilazione tradizionale e

mnemonica,
risalire
al

autori e tempi diversi, di


secolo.
i

alcune parti possono


cose,

Comunque
noti,

stiano
il

ecco alcuni

versi

che scelgo fra

pi

secondo

1505. Andare a letto presto


ricco e saggio.

alzarsi presto,

fanno l'uomo sano.

506-1512]

Sanit,

malattie

511

ito

curato dallo stesso

De Renzi

nella CalUctio Salernitana, to. I

apoli,

1852).

)06. Si

tibi

deficiant medici,
:

medici

tibi

fiant

Ha?c

tria

mens

lseta,

requies,

moderata
[diseta.
(V.
1

,07. Si fore vis

san us ablue saepe manus.


(v.

125).

)08.

Sex horis dormire sat est juvenique senique Septem vix pigro, nulli concedimus octo.
iv.

i:q-i30).

509.

Ut

sis

nocte

levis,

sit tibi

ccena brevis.
|v.

1Q5).

)io.

Post ccenam stabis, aut passus mille meabis


[o

anche aut lento pede ambulabis].


,v. 212).

>il.

Inter

prandendum

sit

saepe

parumque
,v.

bi-

[bendum.
:ui.

>i2.

Caseus

ille

bonus quem dat avara manus.


(T. .587).

06. Se

ti

cose:

mancano animo
sei

medici, te ne faranno
ripost e dieta
le

le

veci

queste tre

lieto,

moderata.
mani.
per

07. Se vuoi esser sano, lavati spesso


oX. Dormire ore sufficiente
si

per un giovane connre

un vecchio: concederemo a
otto
,oi).

st

un

pigro,

nessuno.
di

So vuoi enei leggiero

notte

fa

corta cena.

10.

Dopo cena
di

riposa, o fa'

appena un miglio (ovvero cammina

lento passo).
desini,

li.
,12.

Mentre
Il

bevi poco e spesso.


se lo

cacio

buono

dai con

mano

avara.

Chi

V ha

detto ?

[1 5

6]

detto del formaggio, di cui dicevasi pure:


1

3.

Non Argus, largus, non Matusalem,Madalena, Non Petrus, Lazarus, caseus iste bonus.
(v.

404-405).

La

spiegazione

di

questo indovinello la seguente:


essere

il

formaggio
di

per esser
larghi,

buono dovrebbe

non troppo occhiuto,

buchi

giallo

non tanto vecchio, che pianga, non duro come come Lazzaro resuscitato.

la pietra,

15 14. Nobilis est ruta quia

lumina reddit acuta.


i.v.

704).

Porr

in calce a

questo paragrafo, come

di soggetto

pi affine,

due

citazioni

dantesche, la prima

che impiegata come decente


perfetti e pi vitali secreti

perifrasi a indicare

uno

degli

umori pi

dall'organismo

virile:

151

5.

Sangue

perfetto,

che mai non


si

si

beve

Dall'assetate vene, e

rimane,
XXV,

Quasi alimento che di mensa leve.


(Dante, Purgatorio,
e
l'

e.

v.

37-39).

altra che
:

pu

usarsi

a indicare chi sorpreso da improvviso

malore

1516

Caddi come corpo morto cade.


(Dante, Inferno,
e.

V,

v.

-12

1.

15 13.

Se

il

cacio sar

tusalem,

non come Argo, ma largo, non conv ma come Maddalena, non come Pietro, ma come
la

Lazzaro, allora sar buono.


1514. Nobile erba
ruta,

perch rischiara

la

\ista.

8]

Sapere, studio, ignoranza

67.
Sapere, studio, ignoranza

Platone nel Protagora, Cicerone nel

De

Oratore, Senofonte nei


i

Detti memorabili di Socrate, Pausania, Plutarco, narrano che


sette sapienti,

un giorno

riuniti
il

a Delfo, avrebbero scritto a lettere

d'oro nel tempio di Apollo


1

motto:

51 7.
i

TvOti: otocutv.

che

Latini tradussero in Nosce te

ipsum

(cfr.

Cicer.. Tusculan.
spartano, a

quaest., I,

22), e che attribuito fra gli

altri

Chilone
stesso
di

Talete

milesio, a

Solone,

all'

oracolo

Apollo, fu

poi ripetuto da poeti

e filosofi

come sentenza
v.

discesa dal cielo.


filosofia,

Socrate fra

altri

la prese

come fondamento
tj

della sua

anche Giovenale (Satira XI,

E
Ma
sul

clo descendit Tv*. (MOOT


gli

vero significato di queste parole pare che gi

antichi
versi

fossero in errore.
nei quali
di

La

verit eh' esse facevano parte di


le

due

erano espresse
il

norme

etiche per coloro che intendevano


l'

visitare

Santuario di Delfo e di interrogarne

oracolo

versi

che gi nel

IV sec. av. C. non erano pi interpretati esattamente. Mi MOOtV in tal caso intendeva significare semplicemente
1'

questo, che prima di interrogare

oracolo
al

il

fedele

si

formulasse
la esatta

chiaramente ci che voleva domandare

Nume:

quindi
:

e completa traduzione non potrebl>e essere che questa


chiaro, ci che tu desideri con la
T..

Ti sia
:

Uri, -eh.

Bitrgschaftsrecht,

I.

domanda al Nume . Vedi Partsch Th. Das Recht des altgriechi:

schen Gemeindestaats (Leipzig, 1909, a pag. 109).

Anche Piekke Charron


Libro
1

disse in principio della prefazione del

del suo

Traite de la Sagesse (Bordeaux,

1601), che

La vraye science
me,
c'est

et le

vray estude de l'hom-

l'homme.

\\\~

Coni

>so.

butto dell'uomo,

l'uomo

514

Chi l'ha detto?

[1519-1 523]

La

stessa sentenza trovasi in


scrisse:

Pope

che nelF Essay on

Man

(1733

ep. 2, 2)

The proper study

of

mankind

is

man.
la

La Bibbia
fede,

insegna che non pu esservi scienza verace senza


timor di Dio
:

senza

il

1519. Initium sapienti timor domini.


(Ecclesiastico, cap. VI, v.
16).

(su di che

Chamfort
c'est
la

causticamente osservava

L'criture a dit

que
je

le

commencement de
que

la sagesse tait la crainte

de Dieu; moi,
tanto

crois

crainte

des

hommes);

Orazio

quanto

Dante ammoniscono

a non tentare di spingere la scienza

umana
1520.

oltre quei limiti che la fede

ha voluto imporle

il

primo dice

Quid
n.

sit

futurum

eras,

fuge quaerere.
lib. I,

(Orazio, Odi,
(cfr. col

od.

9,

v.

13),

853) e pi oltre

52
1'

1.

Nee
:

scire fas est

omnia.
[Ivi, lib.

IV, od.

4,

v.

22).

altro

1522. State contenti,

umana

gente, al quia.
(Purgatorio,
e. Ili, v. 37).

vale a dire contentatevi di sapere che le cose sono

come sono,

non indagatene
materia di fede,
il

le

troppo arcane ragioni.


si

Fu
altri

detto da Dante in

ma

estende anche ad

argomenti.

Anche
del

celebre fisiologo berlinese Emit,

nu Bois-Revmond

chiudeva un

discorso pronunziato a Lipsia nel

1872 dicendo, a proposito

mistero della vita:

1523. Ignorabimus.

15 19.

Il

timor di Dio

il

fondamento

di

ogni sapienza.

1520. Rifuggi dall' indagare quel che avverr domani.

152 1.
1523.

Non Non

concesso di sapere tutto.


lo

sapremo mai.

524-1526]

Sapere, studio,

ignoranza

515

Ma
>sti

la

scienza

moderna non vuol saperne


si

di questi
e innalza

vincoli im-

al

suo libero esame. Essa


i

ribella,

un inno

al

itico
frutti

Satana, che spinse


dell' albero della

nostri primi progenitori

ad assaggiare
:

scienza,

promettendo loro

524. Eritis sicut dii, scientes


Qui
S 2,5.

bonum

et

malum.
i.

(Genesi, cap. Ili, v.


il

poeti inneggia:

Salute, o Satana,

o ribellione,
o forza vindice
della ragione
!

(Inno a Satana di Enotrio cio Giosu Carducci).

Romano.

nel

medesimo ordine

d' idee restava lo stesso

Carducci, ammo-

'ndo che

526. Scienza libert.


Ila

magnifica epigrafe che nell' atrio dell' Universit di Bologna


la

posta nel 1870 alla memoria degli studenti morti per


per la patria. Dice l'intiera iscrizione:
Fratelli,

libert

per diverse terre

le

vostre
il

per l'Italia tutta

nome,

ma
di

la religione di

voi qui

e pa

generazione

in

generazione

ammonendo
che scienza libert.
(Ofere di G. (., Ceneri Bologna, IM'M, pag. 1
liendo
e
i

e faville, ser.

I,

simboli,

certo per che la

fede molte e molte


ti

trovata in contrasto con quel desiderio naturale

he

Dante chiam:

conoscitori del bene e del male.

;i6

Chi l'ha detto?

[1527-1532]

1527.

La

sete naturai che mai non sazia, Se non con l' acqua onde la femminetta Sammaritana domand la grazia.
(Purgatorio,
e.

XXI,

v.

1-3).

di

cui

l'

origine

fu

modestamente indicata

dal

Metastasio

dove disse:

1528.

....La meraviglia

Dell'ignoranza

figlia,

E madre
E
si

del saper.
(Temistocle,
a. I, se.
1).

questa irrequietezza di
credettero
felici
:

sapere

cos violenta che per antitesi


la

coloro che possedevano la scienza, secondo

sentenza virgiliana

1529. Felix qui potuit

rerum cognoscere caussas.


(Virgilio, Georgiche,
lib. II,

v. 40o).

Invece non proprio

la

scienza quella che forma

la
gli

felicit,

pi spesso essa concorre a fare pi inquieti, pi dolenti

uomini

1530.

Qui addit scientiam, addit


modo
1'

et laborem.
I,

(Ecclesiaste, cap.

v. 18).

In ogni

apprendere soltanto non basta: occorre qualdice

cosa di pi che

ci

Dante

nei

due noti

versi

153-1.

....Non fa scienza

Sanza

lo ritenere,

avere inteso.
(Paradiso,
C.

V,

v. 41-4J).

per ritenere,

occorre
:

esercitare

la

memoria, secondo

1'

ottimo

precetto di ('kkko.nf.

1532.

Memoria

minuitur.... nisi earn exerceas.


[Cito major, vel

De

Senei tute. Vili.

1529. Felice chi pot conoscere le cagioni delle cose. Chi accresce il sapere, accresce anche V affanno. 1 530.
1532.
I.a

memoria diminuisce,

s<-

non

la

tieni

in

esercizio.

533" '53^3

Sapere, studio,

ignoranza

517

a memoria veramente dono prezioso


tto, e

e dov' essa

si

trovi in di-

manca all'uomo una


la

sicura guida: perci chi erra, piuttosto

confessare altre deficienze, invoca volentieri la

mancanza

di

emoria, secondo

maliziosa osservazione di un noto pensatore

ancese

533,

Tout

le

monde
1

se plaint de sa

mmoire,

et

personne ne se plaint de son jugement.


La Rochefoucauld. Maximes,

LXXXIXi.

Altro eccellente consiglio per apprendere bene quello confetto nell'

adagio latino

534.
ie
>.

Non

multa, sed multum.


di

ha origine dalla sentenza


VII, ep. 9)
:

Plinio Secondo

il

giovane {Epist.,

Ajitnt enim multimi legendum esse, non multa,


I,

.vero
(ulta

da quella di Quintiliano {De instil, oral., X, magis quam multorum lectione formanda mens.
di

59):

Sono

Dantk
si

anche

le

due

citazioni seguenti che


si

non

di

rado

:orrono nel
allo

comune

parlare ove
:

discorra di cose che al sapere

studiare

appartengono

M'insegnavate come

1'

uom

s'eterna.
e.

[Inferno,

XV.

536.

voi

che
al

siete in piccioletta

barca

Desiderosi d'ascoltar, seguiti

Dietro

mio legno che cantando varca,


li

'l'ornate a riveder

vostri

liti!

Non

vi

mettete in pelago!

Che

forse,

Perdendo me, rimarreste smarriti. L'acqua eh' io prendo giammai non si


1/'

corse.
1-7|.

II, T.

>33- Tatti

si

lamentano
di

di

avere pota memoria, nessuno

si

la-

menta
534.

aver poco giudizio.


cose,

Non molte

ma molto

[,i,>/

profonHnniente].

Chi l'ha detto?

537 _I 539]

Il

maestro, mentre insegna


dirsi

altrui,

perfeziona s medesimo, ci
lettera ( 7)

che pu
di

anche con una citazione della settima


:

Lucio Anneo Seneca

1537.
da cui
Il
si

Homines dum docent


fatto anche la frase pi
fa
al
il

discunt.

compendiosa Docendo discitur.

maestro non soltanto

bene individuale dello scolaro,


:

ma

rende un nobile servigio


ripete

paese

lo sa la

Germania,

la

quale

da lunghi anni che

1538.

Der preussische Schulmeister hat die Schlacht bei Sadowa gewonnen.


alle idee svolte

dando forma sentenziosa, come spesso accade,


difTusamente dal rinomato geografo
del suo periodico
intitolato:

pi

Oskar Peschel

in

un

articolo

Das Ausland

(Bd. 29, 17. Juli 1866, pag. 695),


resto
si

Die Lehren der jung. Kriegsgesch. Del


di

narra che

anche
detto
:

il

Duca

Wellington,

il

vincitore di

Waterloo, avrebbe

The battle of Waterloo was won in the playing fields of Eton (Will. Fraser, Words on Welling/on, p. 139), intendendo
di dire

che

successi dell' esercito inglese erano dovuti alle eser-

citazioni

ginnastiche
di

che

ne rinforzano

le

giovani

generazioni
di

Eton, nella contea

Buckingham,
i

famosa come sede


gli

un

antico collegio che fu tra


sportivi.

primi a mettere in onore

esercizi

Lo

studente pu appartenere a due categorie

e'

lo studente

definito

da

Arnaldo Fusinato

1539.

Vuol

dire:

Un

tal

Studente che non istudia niente.

i/)

studente

<fi

Padova,
il

p.

1).

e e' anche lo studente che studia davvero, che ha per

maestro
gl

suo quella venerazione che


suggeriva
le

Dante
:

aveva per Virgilio e che

semplici parole

1537. Gli uomini, mentre insegnano, imparano. 1538. La battaglia di Sadowa stata vinta dal maestro
prussiano.

di seriola

[l54* I 543]

Sapere, studio, ignoranza

10

540.

Vagliami il lungo studio e il grande amore Che m' ha fatto cercar lo tuo volume. Tu se' lo mio maestro e il mio autore: Tu se' solo colui, da cui io tolsi Lo bello stilo che m'ha fatto onore.
{Inferno,
e.
I,

v. 83-87).

quella venerazione che

ai

discepoli degli antichi filosofi faceva os-

sequiosamente

1541. Jurare in verba magstri.


(Orazio,

Ep ist.,

I.

1.

14:

Seneca.

Epist..

12,

K'i.

con frase che ricorda

le altre

locuzioni Ipse dixit (aJT; jai,


gli

Ma-

gister dixit, che erano gi proverbiali presso

antichi (vedi p. es.

Cicerone, De natura Deorum,


quos ferunt,
e
si

I, 5,

io, parlando dei Pitagorici:


;

quid.... ita esset, respondere solitos Ipse dixit

anche Quintiliano, Inst.

Orat.,

XI,
I

1,

27),

ma

furono cer-

tamente popolarizzate dalla Scolastica medievale.

Il

Fiorentino nel

Mannaie di storia della filosofa, P. scrive di Averro, il quale, se non


mentare Aristotile, come per errore
tra
i

(Napoli.
il

1879, a pag. 87),

fu
si

primo a tradurre e comdiceva, fu


il

pi

grande

commentatori arabi

il

Prima

di

commentare

ei

soleva ripor-

tare intero

o compendiato

testo di Aristotile, preceduto

sempre

dalla parola Kdl, dixit ;

donde
la
si

forse

1'

ipse dixit.
la

Per, se ottima cosa


dell'

scuola,

non basta a formare

mente

uomo, che veramente


quindi, giustamente

tempra nella diuturna esperienza della


doleva

vita,

si

Seneca

che:

1.S42.

Non

vitae

sed scholae discimus.

.1

nota sentenza

1543. Indocti discant et

ament meminisse

periti.

<

nurare sulle parole del maestro.

;42.

nostro vizio d' imparare pi per la scuola che per


gl' ignoranti, e

la vita.

Imparino

godano

dotti di rinfrescare le loro

cognizioni,

520

Chi l'ha detto?

[1

544]

fu composta per servire di epigrafe al suo

Abreg chronologique
il

de l'histoire de France dal prs.


zione del libro
cetto

Hnault,

quale nella 3* ediil

medesimo

(Paris,

1749) disse di averne preso

con-

da due

versi (parte III, v. 180- 181) del


i

POPE

nell'

Essay on

criticism che sono

seguenti
th'

Content,

if

hence

The

learn' d reflect

unlearu'd their wants may view, on what before they knew.

mentre per un' opera


il

di erudizione spicciola,

come potrebbe

essere
frase

presente Chi l'ha detto?,


:

sarebbe acconcia epigrafe la

inglese

1544.
In

When

found,
di

make a note

of.
dimenticato,
cap. Cuttle,

un romanzo

Dombey and Son


si

(cap.

Carlo Dickens, pressoch XV), uno dei personaggi, il


queste parole che
le

compiace

di ripetere
il

Notes and Queries,

la rivista

fondata

assunsero come motto.

novembre 1849 a Londra da W. J. Thoms, Le Notes and Queries che furono il primo
corrispondenza letteraria fra
gli eruditi e

esempio
gli

di

rivista per la

studiosi di ogni genere, ebbero presto degli imitatori, in

Olanda

Amsterdam nel 1851, in America con V Historical Magazine and Notes and Queries di Boston nel 1862,
col
di
in

De Navorscher
1'

Francia con

Intermdiaire des chercheurs et des curieux

nel

1864, in Italia col

Giornale degli Eruditi

e dei

Curiosi di

Padova

nel 1882. L' Intermdiaire, che ancora vive, nel suo


la storia dei

primo

numero (15 gennaio 1864), facendo


sori diceva

suoi predecesera altro

che l'epigrafe delle Notes


di

and Queries non


(?)

che

il

Singula quaeque notando

Orazio

e per conto suo lo


in

adottava come motto lievemente cambiandolo

Singula quaeque

legendo che era stampato in giro


api in volo e
cativi
:

all'

impresa

di

un alveare con

le

accompagnato
et

dagli altri

due motti non meno


se

signifi-

Cherchez

vous trouverez, Il
rivista

faut entr' aider.


il

Ma
il

ve-

ramente singolare che una

fondata per

culto della esatte*


sfarfallone:

nelle ricerche e nelle citazioni, esordisca con

uno

Sin-

gula quaeque notando che molti veramente cercano in Orazio, non d'Orazio. Basta consultare il minuziosissimo volume: A Concor*

1544. (Quando trovate qualcosa, prendetene nota.

545-1 54/3

Sapere, studio,

ignoranza

^ance to the "works


[ella

of Horace

di

Lane Cooper, pubblicato a cura


vi si trova,

Carnegie Institution a Washington nel 1916, per assicurarsi


sentenza non in Orazio, e che nulla di simile
(lib.

he

la

alvo un verso delle Satire

I,

sat. 4, v. 106):

Ut fiigerem
tutt' altro
si-

xemplis vitiorum quaeque notando, che per ha


;nificato.

Neil'

Andria

di

Terenzio

(a. I,

se. 3,

v.

194),

il

servo

Davo
:

nterrogato dai padrone su

cose

eh' egli

non intende, risponde

545.
I

Davus sum, non dipus.


tutti

quale Edipo, come

sanno, seppe spiegare

l'

enigma

della

>finge.

[.546.

sancta semplicitas

ivrebbe esclamato
L

Giovanni Hus (non Hussi


la

il

luglio

141 5.

Costanza, quando attendendo

morte

sid

rogo cui era stato conaltri

lannato dal celebre Concilio, vide un contadino (o secondo


ina vecchierella)

che

mosso

dall'

ignoranza e dal

fanatismo corsi

eva a gettare sulle fiamme altre fascine


li

(ma pare che

tratti

una leggenda, poich l'aneddoto

completamente ignorato dai

larratori

contemporanei e testimoni oculari della eroica morte del


;

iformatore

vedi

Louis Lger, Le cinq-rentime anniversaire du


nella Bibliothque Universelle et

upplicedeJeanHus,
o.
I.

Revue

Suisse,

XXIX,

juillet

1915, pag. 22 in n.)


si

mentre Ovidio rim:

)iangeva che questa virt


....

fosse ormai fatta cosi rara

Aevo

rarissima nostro
,.,,..,

Siniplicitas.

,,,..

r.

:-u-24:>.

1545.

In som

Davo, bob sono Edipo.


tempi.

1546.

santa semplicit!
- mplicit,
1

52 2

Chi l'ha detto?

(^l

548-1 551]

68.
Saviezza, pazzia

1548. Infinita la schiera degli sciocchi.


tale
l'

opinione del

Petrarca

Trionfo del Tempo, v. 84) e uno

scrittore francese cos la ridussse nella sua volgar lingua:

1549. Les sots depuis

Adam

sont en majorit.

(Cas. Dei.ayigne, Ejitre sur la question : L'tude fait-elle le honheur dans toutes les situations de lu ritt}.

Ma

questo in fondo riesce a vantaggio

dei signori

sciocchi,

quali finiscono ad avere la ragione

dalla loro e a

disporre delle

consuetudini, della

moda,

delle leggi finanche;

poich

1550.

Quand

tout le

monde

a tort, tout

le

monde
I,

[a raison.
(I.A

Chausse, La Gouvernante,

a.

se.

.3).

ed in
rioso,

tali

occasioni che talvolta succede

questo caso assai cu-

che
Il

1551.

buon senso c'era; ma


scosto, per

se

ne stava na-

paura del senso comune.


MANZONI
(Promessi Sposi, ca-

per dirla con


pitolo

le

parole

usate dal

XXXII)

a proposito della peste, degli untori e della gente


fosse

savia

che non era molto persuasa che

vero

il

fatto

di

quegli unti velenosi.

ne deriva pure che atto

di saviezza

non
tutti

andare contro
sentono
del

'

corrente,

non

fare troppo

il

savio

quando

matto,
di

perch non accada quel che capit a


il

quel-

r astronomo,

cui narra piacevolmeute

Gozzi nelF Osservatore,

; }<i.

(ili

sciocchi dal
tutti

1550.

Quando

tempo di Adamo in poi sono la maggioranza! hanno torto, tutti hanno ragione.

[l552 * I S53]

Saviezza, pazzia

523

che seppe restar sano di


delle
stelle

cervello

mentre una maligna influenza


tutti,

sconvolse

la

mente a

ci

guadagn

di

esser

chiuso in un manicomio.

In senso analogo,

ma

non identico, consigli uno

scettico filodi quel che

sofo francese di cercar sempre di parere


si

meno furbo

poich:

1552. C'est

une grande habilet que de savoir ca[.fa.ximes

cher son habilet.


de

La Rochefoucauld,

CCXI.Yi.

Questo era da
che dir
si

dirsi
:

in merito alla pazzia generale,

o epidemica
o sporadica,

voglia

in

quanto
il

alla pazzia individuale,


:

comincer col citare


J

notissimo

553-

Quem

(o

Quos) Juppiter

(p

Deus) vult per-

dere, dementat prius.


Notissimo! sta bene,

ma

ehi l'ha detto? questa

poi un'altra
l'histoire je

questione. Brunetire nella prefazione del


la littrature francaise dichiarava

Manuel de

de

mis

modestamente: Et

me

suis

plusieurs,
etc. ;

pour ne pas
mentre
fin

russir savoir

d'o vient l'adage

Quos vult

dal

1771

il

Gentlemen's Magazine

ne faceva una pubblica interrogazione cui nessuno dava risposta


soddisfacente. Certo che nessuno dei poeti latini dell' et felice
scrisse

questo
(lib.

verso, pi

o meno armonioso
118)

Vellejo Pater-

colo
prosa
:

II,

cap.

57 e

Ita res se habet, ut

di simile, ma in pUntmque qui fortunam mutaturus

disse qualcosa

est Consilia

corrumpat,
490)
:

ed ugualmente

Publilio Siro {Mimi,

ed. Ribbeck, n.

Stultum facit Fortuna, quem vult perespressero in altra forma lo stesso pen-

dere e cos
siero.
Il

altri

classici

prof. S. Chabert

che

in

un erudito
di

studio

Juppiter
to.

dementat nella Revue des tudes Anciennes


n.

Bordeaux,
le

XX.
inte-

(juillet-septembre 1918.

pag. 141-163) espone

sue

ri

una grande
pria
abilit.
(o

abilit quella

di

saper

nascondere

la

pro-

Giove

Dio) toglie
in

il

senna a

colui

io

a coloro) ch'egli

vuol mandare

perdizione.

524

Chi l'ha detto?

[]

554-1 55 6]

ressanti ricerche

siili'

origine,

le

forme

antiche e

le

versioni

mo-

derne di questo verso, crede

di

poter supporre con qualche fon-

damento che

il

verso stesso nella sua forma attuale sia stato creato

per qualche opuscolo di polemica politica stampato in Inghilterra


(a

Cambridge o a Londra)
si

fra

il

1626

il

1647 e

sia

divenuto

subito famoso poich lo

trova citato in forma imprecisa [Perdal


,

dere

quos

vitlt nell'

Deus dementat)
opera

teologo John Lightfoot,

di

Cambridge,

Harmony

Chronicle
;

and Order of

the

da un

Old Testament (Londra, 1647), a pag. 69 e nella lezione esatta, altro professore di Cambridge, James Duport, nella Homeri

Gnomologia
1554.
dice

(Cambridge, 1660).

Quae
nelle

te

dementia cepit?
(II, v. 69),

Virgilio

Egloghe

e con lui
in

potremo

dirlo

a chi dia segno di

non essere pi bene


il

cervello, ossia di

1555.

Aver perduto

ben

dell'intelletto.

La quale

frase che deriva dalla terzina dantesca:

Noi

seni venuti al luogo ov' io

t'

ho detto

Che tu vedrai le hanno perduto

genti dolorose
il

ben dello intelletto.


(Dante, Inferno,
e.

III.

v.

16-18).

Ma

il

ben dell'intelletto, nella

filosofia

dantesca, la cognizione
lib.

e l'intuizione di

Dio

(cfr.

Petr.

Lomb.,
e

V,

dist.

49 A; Thom.
art.
1.

Aquin.

Summ,
:

theol.,

P. Ili, suppl., qu. XCII,


V. 3
;

2, 3:

Vang, di S. Giov., cap. XVII,


II, 14

Dante

stesso nel

Con

Il

Vero

il

Bene

dello intelletto ; quindi la locuzione,

quale oggi scherzosamente


concetto originario.

si

adopra, addirittura

travisata da!

chi nella propria debolezza di

mente trova ragione per


in

fare pi

rumore che non conviene, susurrate

un orecchio

versi del

Giusti

1556.

Le teste di legno Fan sempre del chiasso.


(// rt

Travicello,

>tr.

2\.

5 5

.1

Quale pazzia

ti

pn

557

5 6o]

Saviezza, pazzia

525

Tuttavia, ecco

qua due

pensieri del

Duca de La Rochefoutempo
egli

cauld,

dai quali parrebbe resultare che a

luogo un gratutti

nellin di pazzia
i

non guasta

ed

io

credo eh'

non abbia

torti.

1557.

Qui

vit sans folie n'est


lAftnimes de

pas

si

sage

qu'il croit.

La Rochefoucauld,

CCIXi.

1558.

Il

arrive quelquefois des accidents dans la


vie, d'o
il

faut tre

un peu

fou,

pour se
CCCXi.

bien

tirer.
[Ivi, S

e del resto tutti

sanno esser sentenza antica e

trita

che

1559.
sentenza

Semel
la

in

anno

licet insanire.

quale in questa forma precisa, divenuta proverbiale nel


si

medio evo, non


egiziane
di

trova in nessun classico autore;

diversamente scrisse

Seneca
ci

ma non molto dove parla delle annuali feste


Superstitione, oggi smarrito,

Osiride nel dialogo

De

ma De
tato

di

cui S.

AGOSTINO
VI, io:

ha conservato questo passo nel libro

civiiate Dei,

Huic tarnen

furori

certum

tempii.- est.
trat-

Tolerabile est semel

anno insanire.

lo stesso

Seneca nel

De

tranquillitatc animi,

XV,

IO:

Nam

si

ve
;

Gracco poetae
il

credimus, aliquando et insanire


cui

jtuundum
(frag.

est

poeta greco

Seneca

si
il

riferisce

Mknwdro
Okazio:

321. ed.

Koch

fronta pure

verso di

1560.

Dulce

est desipere in loco.


{.Carmina,
lib.

IV, od. XIII.

'

hi vive

senza

far

mai pazzie non tanto savio quanto


vita, nei

si

crede.

Capitano dei
il

casi nella

quali bisogna fare un poco

matto per cavarsela con onore.


volta all'anno lecito di fare
il

Dna
1560.

pazzo.

dolce di deporre la saggezza a

tempo opportuno.

J2

Chi l'ha detto?

[1561-1562]

69.
Schiettezza, verit, bugia, simulazione,
ipocrisia, adulazione

Secondo quel che dice

la

Bibbia nel versetto

1561.

Ex

abundantia cordis os loquitur.


(Evang. di S. Matteo, cap. XII, vers.
34).

la

parola sarebbe un benefcio per


di gioie

1'

uomo

il

cui cuore ricolmo

di affetti,

o
l'

di

amarezze, ha bisogno di espandersi. Tale

non sarebbe per

opinione di qualche pessimista, secondo cui

1562.

La

parole a t donne

l'homme pour

dguiser sa pense.
I

Mmoires

di

Barre (1842,

to.

IV, pag. 447) attribuiscono queil

sta
all'

poco morale sentenza a Talleyrand,


ambasciatore spagnuolo Izquierdo,

quale l'avrebbe detta


questi
altri,

quando
;

cercava

di

rammentargli certe sue incomode dichiarazioni

per esempio

P Heine {Ideen. Das Buch Le Grand,


il

XV)
1*

l'attribuisce a

Fouch,
scri-

quale condivide col


;

Duca
altri,

di

Dino

onore di molte fra queste

attribuzioni

altri

ad

cosi Carlo

Matharel de Fienne

veva nel Sicle del 24 agosto

1846,
della

annunziando

la

morte
:

di

IIakkl
cite

gi direttore

del

teatro

Porte Saint-Martin

On

de

mordants.
nalits

M. Harel une En gnral,


le
Il
:

quantit prodigieuse de mots spirituels et


il

avait

l'habitude

de mettre ses

origi-

sur

compte des gens connus

et accepts

comme
et

gena

d'esprit.
si

prta longtemps

M. de
l'a

Talleyrand ce mot devenu

clbre

parole,

etc.

Il

revendique depuis,
il

nous
.

le

lui

restituons avec empressement. Invece

motto non

ne

di

Harel, ne di Heine, n di Talleyrand, e pi giustamente potrebbe

1561. Quando

il

cuore pieno, la bocca parla.


all'

1562. La parola

uomo

stata

data per nascondere

il

pensiero.

563-15663

Schiettezza, verit, bugia, simulazione, ecc.

irsi

di

Voltaire che veramente


et la

scrisse

(Dialogues,

XIV

Le

hapon

poularde)

Ils [les

hommes] ne

se servent de la

ense que pour autoriser leurs injustices, et n'emploient les parles

que pour dguiser leurs penses. In ogni modo anche per


se

'oltaire,

nuova era

la

forma

di cui egli lo rivestiva (forma prola risposta di


:

abilmente scelta per parodiare


:llo

Pancrazio a Sgana-

ee

Mariage forc di Molire, se. VI La parole a t don l'homme pour expliquer sa pense), il concetto restava
nel
di lui,

:mpre antico, poich prima


ISIO

per tacere di

altri

molti,

Dio-

Catone

nei

Distici (IV. 20), aveva detto:


:

Perspicito tecum tacitus quid quisque loquatur

Sermo hominum mores


ondimeno
il

et celat et indicat

idem.

miglior consiglio da darsi a chi vuole restare un


finire col

lantuomo, e anche a chi non vuol


di dire

guastare

fatti suoi,

sempre

la

verit

al

563.

Vitam impendere
verbo dantesco

vero.
il

Giovenale

(Satira IV, v. 91) che fu anche


il
:

motto

di

G. G.

ousseau, uniamo

564.

La

verit nulla

menzogna

frodi.
e.

(I)anik. Inferno,

XX,

v. 99).

avremo
I,a

il

vangelo

dell'

uomo onestamente

sincero.

verit

pu

dirsi

anche sotto forma scherzevole, in


;

modo da
:

ndersi pi tollerata e gradita

anche Orazio

si

domanda

565.

Ridentem dicere verum Quid vetat?


k.

Sa tir e,

lit..

I.

sat.

1,

v.

21-

comunque

la

si

dica,

la

verit

sempre quella

566. Veritas in

omnem

sui

partem semper ea-

dem

est.

563. Spendere la vita per la verit. 565.


;''.

Che cosa
La

vieta di dire la verit in

forma ridente?

verit

sempre

la

stessa in ogni sua parte.

528

Chi V ha detto?

[i

567-1 570]

non vuole

essere

alterata,

nemmeno

per magnificarla,

poich

l'esagerazione viene, alla fin dei conti, a produrre in chi ascolta


1'

effetto contrario

1567.

On

affaiblit toujours tout ce

qu'on exagre.
a. I, se.
1).

(La Harpe, Melanie,

Pur troppo

la

verit

non a

tutti

piace, e chi la dice in ogni


si

circostanza deve prepararsi ad avere molti nemici, perci


ripetere che
:

suol

1568.

Obsequium amicos,
Aretino,

Veritas

odium
a. I, se.

parit.
I,

(Terenzio, Andria,

v. 68).

motto caro
lini,

all'

il

quale lo sugger a Francesco Marcolibri

suo solito stampatore ed amico, come impresa de'

ch'egli

pubblicava, e lo mise anche in alcune medaglie coniate in proprio

onore

Fontenelle argutamente

diceva

1569. Si je tenais toutes les vrits dans


je

ma

main,

me

donnerais bien de garde de l'oules


1'

vrir

pour

dcouvrir aux hommes.


almeno del dissimu-

Per cui senza possedere


lare,

arte del mentire, o

ben

difficile

di

vivere in certi ambienti, di farsi strada in

certe posizioni. L' antica

Roma,

sentina di

vizi,

fucina d' intrighi,


si

era cos guasta ai tempi di

Giovenale, che

questi

domandar

1570.

Quid Romae faciam? Mentiri

nescio.
III. v. 41
1.

(Satira

Tuttavia l'uomo sincero e leale rifugge dalla menzogna anche quando


la

verit

potrebbe procacciargli dei crucci, poich dicesi puro


:

in

proverbio

1567. Si indebolisce sempre quel che si esagera. 1568. La condiscendenza genera gli amici, la verit genera l'odio. 1569. Se io tenessi chiuse nella mia mano tutte lo verit, mi ^arderei bene dall' aprirla per rivelarle agli uomini.
1570. Che cosa far
.1

Roma? Non

so mentire.

[i^"i-i^~ 2] Schiettezza,

verit, bugia, simulazione, ecc.

57

Amicus

Plato, sed
cercarsi in

magis amica

Veritas.
il

di

cui la fonte

da

Platone medesimo,

quale nel

91) cosi fa parlare Socrate (cito la trad, del Bonghi, Dialoghi di Platone tradotti, voi. II, Roma, 1881,

dialogo del Fedone (cap.

XL,

pag. 306)
siero
di

Per voi, se

mi date

retta,

prendendovi poco penio vi paia dire

Socrate,
di

ma

assai

maggiore del vero, se


:

qualche cosa
ragione.

vero, consentirete

se no, datemi contro

con ogni

La forma
:
/

sentenziosa a questa frase stata data da

Am-

monio,
scriss

il

quale nella Vita di Aristotile (ed. Westermann, pag. 399)

ZoxpcfaK
nell'

/.i ^Or.izx

f,

>.r 6=t2,
( :

per cui

anche
tes,

Ruggero Bacone

Opus tnajus

cit

Amicus Socra~

sed magis amica Veritas.

La

sostituzione volgare di Platone

a Socrate pu aver avuto origine in un equivoco di

Cervantes,

che nel
in

Don
forma

Quijote (to. II, cap. 8) cit la sentenza medesima


errata.

tale

Bisogna per avvertire che gi


servo arbitrio diceva
:

Martin
Plato,

I.r-

TERO

nel trattato

De

Amicus

amicus

Socrates,

sed prhonoranda Veritas.


il

Poco pi sopra ho nominato Pietro Aretino


schietta,

quale, a dirla

con

la

verit
lui

poco avrebbe che

fare, e

ho accennato ad

un'impresa da

suggerita.

Ma

sua anche quest'altra:

157ache
si

Veritas

filia

temporis.

trova pure in italiano

La

verit figliuola del gran

Tempo.

suggerita allo stesso tipografo Marcolini di Venezia che la fece

strevolmente incidere, forse per


sali,

mano

di

maeDomenico Campagnola (Cada Forl,


XII.

Annali della

tipogr. venez, di Francesco Marcolini

pag. ix), ed ha origine, per quanto io so, in una sentenza di ignoto

poeto antico conservatoci da


cip. 11, in fine)
:

Aulo Geluo, Noctes Atticae,


veritatem temporis filiam

lib.

Alius

quidam veterum poetarum cuius nomen


contrapponendola

mihi nunc memoriae non


I-

est,

kam km

Bacone

insisteva su questo sentenza,


licci
:

all'

ipse dixit aristoi'

I57 !
SI

Platon mio amico,

ma

sono pi amico della

\crit.

530

Chi l'ha detto?

573" 57 (l ]
I

1573.

On

doit des gards

aux vivants; on ne
lettre

doit

aux morts que

la vrit.
a

(Voltaire, Premiere
sur dijie, in
n.).

M. de Genonville

Questa nota manca

in alcune delle

prime edizioni della


di di

lettera, poi-

ch fu aggiunta da Voltaire stesso a chiarimento


era stato tolto
nelle

un pezzo che

prime edizioni per riguardo

una persona
poich

allora vivente che vi era criticata.

La

verit

non

si

vada per a cercare

nei cimiteri,

1574.

Non

crepa un asino Che sia padrone D'andare al diavolo


iscrizione.
il

Senza
scrive

nel

Mementomo
facitori di

(str. 2)

Giusti che nauseato

dalle

men-

zogne de'

epitaffi

grida loro poco oltre

(str.

9)

1575.

Lasciate

il

prossimo

Morire

in pace, parolai,

O O O
La forma
1576.

epigrafai,

vendi-lacrime

Sciupa-solai.
pi eletta della verit quella che adopra
:

Liberi sensi in libere parole.


(Tasso, Ger usa lemme liberata,
e.

II, ott. 81).

come risponde Goffredo ad Alete ambasciatore


Risponder come da me
si

del re d' Egitto

suole

Liberi sensi in libere parole.

la frase fu imitata
(a.

da Vincenzo Monti

nella tragedia

stodemo

II,

se.

7)

1573.

vivi
si

hanno

diritto

a qualche riguardo:
la

ma

dei morti non

deve dire che

verit.

5r

r-

5823

Schiettezza, verit, bugia, simulazione,

eci

1577.

....

franco

Parlar risponder franche parole.

cosi

parlava

il

Petrarca
Mestica,

che nella
str. 4)

Canzone ai Grandi

l'Italia

(XVI

dell' ed.

diceva:

1578.

Io parlo per ver dire

Non

per odio d'altrui n per disprezzo.


BoiLEAU
autore del noto verso
:

cos parlava pure

579. J'appelle

un chat un

chat, et Rolet

un

fripon.

{Satire I", v. 52).


si

sa la curiosa avventura capitata a Boileau a causa di questo

kerso.
;ra

Carlo Rolet, cui

egli

dava cos francamente del furfante,

procuratore al parlamento,
fiero,

uomo

universalmente odiato
il

ma

molto

per cui Boileau non ebbe

coraggio di attaccarlo a
lui,

riso aperto, e

per sviare
satire

il

risentimento di

mentre nella edizione


lo
ristabili

originale
iella

delle

aveva sostituito un altro nome,

seconda,
di

ma

fece stampare di contro a questo verso, sotto

orma

nota marginale,

C'est
1'

un

htelier

du pays

laisois.

Ma
al-

disgrazia volle che per ergatore che


si

appunto vicino a Blois


il

ci

fosse

un

chiamava Rolet,
fattogli

quale naturalmente non trov di


e voleva bastonare
il

no gusto

il

complimento

da Boileau,
accomodare

oeta, che a gran fatica riusci ad

la seccante faccenda.
il

Che
er
il

la

sincerit sia cosa rara, lo

penserebbe anche

Salmista

quale

580.

Omnis homo mendax.


di

[SaJmo

cxv,
:

r.

:i.

Nulla dunque

pi

comune

della bugia,
il

dappoich

Non
l>

sempre d'accordo

labbro e
-io, Sroe, a.

il
I.

core.
sc. Ol.

che non accadrebbe

Se,

come

il

viso,

si

mostrasse

il
e,

core.

(Akiosto, Orlando furioso,

S3

|79).

Io dico gatto
Tutti
gli

al

gatto e briccone a Rolet.

uomini sono bugiardi.

532

Chi l'ha detto?

[1583-1586]

ma

ci

pur troppo non possibile, e invece

1583.

Ben

s'ode

il

ragionar,
il

si

vede

il

volto;

Ma
Ma
gi le

dentro

petto mal giudicar puossi.


e.

(Ariosto, Orlando furioso,

V,

ott. 8).

non

s'

hanno pi a chiamare bugie, bens

1584. Spiritose invenzioni.


dopo che
(a. I,

nel Bugiardo,
al

la

commedia

dell'

immortale

Goldoni
come
egli

se. 4),

servo Arlecchino

meravigliantesi del

faccia a inventare tante filastrocche,

a dire tante bugie senza con-

fondersi, Lelio ribatte

Ignorante

queste non sono bugie

sono

spiritose invenzioni, prodotte dalla fertilit del


e brillante.
di

mio ingegno pronto

L' astuto servo non capisce a sordo, e applaudisce


invenzioni del padrone.

continuo
Il

alle spiritose

cinico consiglio

1585. Mentez,
si

mes amis, mentez.


e le parole sono infatti di lui,
il

attribuisce a

Voltaire,

ma non

avevano nelle intenzioni del loro autore

significato

impudente che,

citandole cos staccate, mostrano di avere. Si tratta invece eh' egli

non voleva confessare


prodigue. Mais
se trompe,
si

di esser

1'

autore della commedia L'Enfant

l'on vous devine? disaient ses amis

Criez, l'on

ce n'est pas de Voltaire, mentez,

mes amis, mentez.'

1586.

Se non

vero

ben trovato.
tanto che anche
i

frase proprio italianissima,

nostri Imeni

vi-

cini,

francesi e

tedeschi,

la

citano tale e quale, e tutti la capi:

scono.

Non

se ne conosce la origine precisa

quella supposta dal

Bchmann
sioni del

e da altri che la vogliono cercare in certe antiche ver-

Don

Quijote non regge. Nei


(di

Marmi

di

Anton
si
:

CESCO Doni
in

cui la

prima

ediz.

del

1552)

legge nel Ra-

gionamento Quarto
l,

(ediz. di Firenze,

1863, pag. 76)

Fatti pure
-

non mi toccar con essa;

se

non
il

vero,

egli

stato un
ri-

bel trovato.

Ma

io

credo che pure

Doni non

facesse che

1585. Mentite, amici, mentite.

[1587-159]

Schiettezza, verit, bugia, simulazione, ecc.

533

ferire

una

frase gi proverbiale ai

tempi suoi. Anche

Giordano

Bruno
ha
la

nell'

operetta

De

gli heroici furori, di cui la prima ediz.

data di Parigi, 1582, nella parte II, dial. Ili, fa dire a Lao:

donio
Il

Se non

vero,

molto ben
di

trcrt'ato.

bugiardo ha bisogno

un' eccellente memoria per non trale

dirsi

ed aver sempre presenti

menzogne raccontate

quindi la

sentenza latina,

quod vulgo dicitur :

1587.

Mendacem memorem
iQlintiliaxo.
nel

esse oportere.
Insti/, orat., lib.

IV,
il

2.

91).

donde Corneille
Il

Menteur

(a.

IV,

se. 5)

trasse

verso

faut

bonne mmoire, aprs qu'on a menti.


(n.

Gi ricordammo a suo luogo


velli

45O) una sentenza del Machiadi legittimare, in

nel Principe la quale


la

pu sembrare
si

un certo

modo,
di

condotta di coloro che


;

studiano di parere assai pi

quel che sono

ma
:

questo per non arriva fino a scusare quel

vizio

che chiamato

1588.
nel

Venerabile Impostura.
e

primo verso dell'ode L'Impostura del Parini,


l'

meno che

meno

ipocrisia,

bench

ci

sia chi

voglia giustificare anche que-

sta dicendo che

589. L'hypocrisie est

un hommage que
m
i.D.

le

vice

rend

la vertu.
(La Rchkfou

Maximes,

CCXVIII).

aggiunge anche con maggior cinismo che

590.

Nos vertus ne sont


vices dguiss.

le

plus souvent que des

nassima che

egli

pose come epigrafe

alle

due ultime edizioni delle


lui vivent-

rimet morales fatte

Al bugiardo occorre 589.


I.*

ipocrisia

di avere una buona memoria. un omaggio reso dal vizio alla virt.
vizi

590. Le nostre virt sovente non sono che

ma>;rherati.

534

Chi l'ha detto?

[1591-1594]

1678).

Ma
il

queste sono cavillosit di un ingegno che


fatto sta invece che
l'

si

compiace nei
in odio a

sofismi, e

ipocrisia fu

sempre

Dio
:

e agli uomini. Il

Nazareno

la

fulminava nel Vangelo con

la invettiva

59 1

Vse vobis Scribae

et Pharissei hypocritse quia


:

similes estis sepulcris dealbatis,

qu a foris

parent hominibus speciosa, intus vero piena


sunt ossibus mortuorum, et omni spurcitia.
\Evang. di
S. Matteo, cap.

XXIII.

v. 25).

costoro egli pure diceva

1592.

Haec oportuit facere


{Evaug. di
S.

et illa
S.

non
v. 20).

omittere.
v. 23 -

Marco, cap. XXIII,

Luca, cap. XI,


ai

Cos Ges Cristo parlava agli Scribi e

Farisei ipocriti,

quali

pagavano vano

le

decime della menta,


all'

dell'

aneto e del cornino (erbe mi-

nute che non erano soggette


1'

obbligo della decima) e trascura-

essenziale della legge, la giustizia, la misericordia e la fede.


delle

Una
di

forme spregevoli della ipocrisia quella


il

di chi

macchiato
;

ogni vizio va battendosi


il

petto e predicando la virt


:

ed

ad

essa che allude

motteggio fiorentino

1593. Pi santi che uomini

si

da bene.
era solito dire che
ci

Oui

in Firenze

il

canonico

Michele Dati
;

trovano pi santi che uomini da bene


ipocriti,

e voleva dire che

sono assai

che fanno
altri.

il

santo e

il

devoto,

ma

internamente

sono peggiori degli

(Dati, Lepidezze, Firenze, 1829, pag. 41).

Ma
la

ci

sono molte

altre forme,
il

meno

odiose, di transazione con


si

nostra coscienza e
vie'

culto delle apparenze, forme che


al

ren-

dono
1

pi complesse

tempo nostro, che


e,

594.

Il

nostro secolo di transizione


peggio, di transazione.

quel che

1591. Guai a

voi,

Scribi e Farisei ipocriti, poich rassomigliate a

sepolcri

imbiancati,

che di fuori appaiono

belli,

ma

di

dentro sono pieni di ossa di morti, e di ogni sporcizia. [592. Oneste cose era d'uopo di fare, e quelle non omettere.

>95"'59^]

Schiettezza, verit, bugia, simulazione, ecc.

535

frase di

Giovan Battista Niccolixi,


Ricordi della
-cita

che

il

Vannucci rese pub-

blica
voi. I,

nei

e delle

opere di G. B. Niccolini,

pag. 382.
la transazione
al

C' dunque

con
le

gli

scrupoli religiosi, quella che


:

avrebbe suggerito

Gran

Re

parole

1595. Paris vaut bien


Altri dicono
a

une messe.

La couronne vaut bien une messe, e vengono attribuite Enrico IV, che le avrebbe pronunziate quando prese la riso-

luzione di abiurare.
gire

Ma

poco probabile eh'


la

egli si lasciasse sfug-

una
la

frase cosi

imprudente

quale forse nacque, molti anni


simili attribuite al

dopo

morte
il

di lui,

da alcune parole
di

suo fedele

ministro,
satirico

barone

Rosny,

poi duca di Sully, dall'opuscolo


le

Les Caquets de l'Accouche. Tuttavia, se

avesse dette,

egli stesso

riconoscerebbe che la sua stima era troppo bassa, dacch

Parigi, se valeva

una messa nel 1593, era

diversi

anni fa dagli

economisti stimata rappresentare un valore di otto miliardi, valore


oggi indubbiamente cresciuto d' assai.

Nel senso medesimo

Francesi

amano

ripetere la frase

famosa

1596.

Vous m'en

direz tant.

che la tradizione attribuisce a torto alla regina

Maria Leczinska

con
nel

un aneddoto scabrosetto

narrarsi.
(d.

Vi allude Las
to.

Mmorial de Sainte~Helne

de 1823,

Ili,

p.

Ili)

facendo dire da Napoleone a proposito della guerra d'Egitto: Et


aprs tout, ce n'est pas qu'il et t impossible que les circonstances m'eussent
sait

amen embrasser l'Islamisme,

et,

comme

di-

cette

bonne reine de France:

Vous m'en direz tant/


I,

Ma

la

Suite au Mmorial ristabilisce la verit (1824, vol.

pag. 108);

il

Fournier U.' Esprit dans l'histoire, 1883, pag. 334, n. 2) afferma


la frase

che
l'

famosa

fu detta invece alla regina

Maria Leczinska dal-

ab. J.

TUBIAMO

a proposito di certi giudici venali.


la

Questa sarebbe pi propriamente


che
al

transazione con la morale,


il

maggiore dei nostri poeti contemporanei strappava

fiero

Parigi

vale

bene una messa.


tutta!

1596. Se

me

la direte

536

Chi V ha detto?

[i

597-1600]

rimbrotto contro

le

signore romane,

le

quali dimentiche di ogni


agli scandali di

muliebre ritegno accorrevano per morbosa curiosit

un processo

giudiziario tristamente celebre e macchiato di sangue


:

e di turpitudini

1597.

Ma

voi siete cristiane, o

Maddalene!
le

Foste da' preti a scuola.


Siete

moderne

avete ne
il

vene

L'Aretino e
(Carducci,
nelle

Loiola.

proposito Jet processo V'adda,


nuove).

Rime

Anche

di

coscienza pi elastica, e di stomaco pi forte era quel


i

Cipro, di cui presso

latini

era passata in proverbio la risposta

1598.

Non omnibus
lib.

dormio.
da Festo, da Cicerone
(/>.

che riportata da Lucilio,


fornii.,

ad

VII,

epist.

24).
il

Plutarco

nel

Liber amatorius,

cap.
certo

XVI,

22, nel narrare

caso medesimo, ne d per autore


e tngendo di
gli

Cabba, che avendo invitato a pranzo Mecenate


lui di

dormire per dar agio a


tosto che
si

accarezzare sua moglie, apr


gli

occhi

accorse che un servo

rubava del vino, gridando:


?

Disgraziato,

non

sai
la

che

dormo

soltanto per Mecenate


politica,

C
I'

finalmente

transazione

per la

quale abbiamo

ironico plauso:

1599.

Viva le maschere D'ogni paese.


poesie di

Questi due versi sono nel ritornello del Brindisi di Girella, una
delle migliori

Giuseppe GIUSTI.
detto
classico
degli

molti impostori, che vanno speculando sulla credulit e sulla


il

dabbenaggine umana, potrebbe applicala

1600.

Auguri

di Cicerone.
in

che non potevano guardarsi


tri,

faccia senza ridere

gli

uni degli al-

ma

meglio dovrebbe

dirsi

gli aruspici di Catone:

Ciceroni

(598.

Non dormo

per

tutti.

Ti

601-1604]

Schiettezza, verit, bugia, simulazione, ecc.

53"

De divinatione (lib. II, 24) dice Vetos admodum scitiim est, qui mirari se aiebat, quod non riderei haruspex, haruspicem cum vidisset. Nota che Cicerone nel De Natura Deorum (lib. I, 26) ripete lo stesso
infatti

nel

trattato

autem

illud

Catonis

detto, senza fare per


Mirabile videtur,

menzione

di

Catone, con

le

seguenti parole

quod non rideat haruspex, cum haruspicem


quod vos
dell'

viderit ; hoc mirabilius,

inter vos

risum tenere possitis.


l'

Parente molto
di

prossima

impostura

adulazione, contro

cui fu detto

1601. Dtestables flatteurs, prsent le plus funeste

Que
Sono
di le

puisse faire

aux

rois la colre cleste.

ultime parole di Fedra morente nella tragedia


(a.

omonima
sep-

Racine

IV,

se.

6. v.

1325-1326). Di questo
che

vizio,

pure in lieve misura, parrebbe

pochi andassero immuni, se

vera la maliziosa osservazione che

1602.

On

ne loue d'ordinaire que pour tre lou.


{Maxime* de
I.a

RoCHXrouCAl
libero che

ld, s CXI.YIi.

Ecco invece
la

le

parole di

un uomo
di

non ha

prostituito

sua

musa

all'

adulazione

un sovrano onnipotente,

ma
:

l'

ha

chiamata a piangere sulle sventure di un grande caduto

1603.

Lui sfolgorante in soglio

Vide
di

il

mio genio
1

e tacque.
//

\.

Manzoni,

Cinque Maggio, ode),


vizi
affili:.

simulazione, dissimulazione e
dalla stessa

alcune belle massime spigolate

classica
(n.

raccolta

del

duca Francesco

i>k

i.a

ROCHEFOUCAULD

1613, m. 1680):

1604.

La

vrit ne fait pas tant de bien dans le monde, que ses apparences y font de mal.
\!Y).

ttari

adulatori,

voi

riete

il

dono pi funesto che


net
I

la col-

lera divina p1

re.
si

ordinariamente non

loda altrui che per


la.

IH

lodato.
il

1604.

Non

tanto
di

il

bene che

vnit

fa

nel
la

mondo
verit.

pianto

male

cui

causa ci che

sembra

538

Chi l'ha detto?

[1605-1609]

1605.

Nous aurions souvent honte de nos plus belles actions si le monde voyait tous les
motifs qui les produisent.
(

ccccix).

1606.

On

n'est jamais
l'on
a,

si

ridicule par les qualits


celles

que

que par

que
(

l'on af-

fecte d'avoir.

cxxxiv).

1607.

Rien n'empche tant

d'tre

naturel que
(

l'envie de le paratre.

ccccxxxi).

di

La penultima di queste Giacomo Leopardi:

sentenze meglio espressa nelle parole

1608.

Le persone non sono

ridicole se

voglion parere o essere ci

non quando che non sono.

(G. Leopardi, Pensieri, IO.

70.
Scienze e lettere, poesia, eloquenza e musica

1609.

Non

in solo

pane

vivit

homo, sed

in

omni

verbo, quod procedit de ore dei.


yEvang. di
S. Matteo, cap.
ron., cap. Vili. v. 3, e S.

IV, v. 4; cfr. DeuteLuca, cap. IV', 4).

1605. Tante volte dovremmo vergognarci azioni se il mondo vedesse tutti


mossi.

delle
i

nostre pi

belle

motivi dai quali siamo

1606.

Non

si

mai

cosi

ridicoli

per

le

qualit

che abbiamo,

come per
K)09.

quelle che affettiamo di avere.


la naturalezza pi del desiderio di mostrarla.

1607. Nulla impedisce

Non

pane vive l'uomo, che Iddio comandi.


di

solo

ma

di

qualunqu-

[i6lO-l6i2]

Scienze e lettere, poesia,

la risposta di

Ges

al

diavolo che nella parabola del deserto Io


i

tenta perch faccia diventare pane


ziare la

sassi.

fame

fisica col

pane del corpo,

Non basta dunque sama occorre anche il pane

dell' intelligenza,

e questo

non pu
vita

essere altro che la lettura, la

meditazione, lo studio.
conforto per
1'

La

puramente materiale, senza nessun


differisce dalla

anima, di poco

morte

1610.

Otium

sine litteris

mors

est et

hominis vivi
82, 3).

sepultura.
Questa nobile sentenza, senza
1'

iSfneca, Epist.,

ultimo inciso, fu anche Vex-libris

del bibliofilo fiorentino Giovanni Xencini, morto nel 1875.

vera-

mente

le
i

lettere

sono

la pi

onorevole professione cui


la pi lucrosa,

1'

uomo pu
infatti
:

dedicare
1

suoi ozi,

bench non siano

1 1

Nessuna professione
delle lettere.

sterile

come

quella

che uno dei Pensieri


pi che da molti
si

(il

XXIX)

di

Giacomo Leopardi,

tanto

crede che lo spogliare lo scrittore di ci che

ha

di

pi prezioso, cio dell' opera sua, dalla quale soltanto egli

aspetta onore e lucro,


l'

non

sia rubare, quasi

che

la

propriet delle altre,

opera

dell'

ingegno non fosse una propriet come tutte


defini in

ci che

ALFONSO Karr

forma

incisiva

161 2.

La

proprit littraire est une proprit.

Alfonso Karr scrisse nel numero delle Gupes del marzo

84

1 :

On

s'occupe beaucoup,

la

Chambre
Il le

et

dans

les

journaux, de

la loi

sur la proprit littraire


milieu
aie

y a quelques annes dj,

-au

d'une

discussion sur

mme

sujet,

-j'avais

pro-

loi,

qui a t juge,
si

en ce temps-l, par les meilleurs

esprits,

si

simple,

raisonnable, qu'on n'y a pas trouv la moinloi, le

dre objection.

Ce

projet de

voici,
la

-j'ai lu tout ce qu'on


il

a dit, tout ce qu'on


Article unique:

a
/ai

crit

sur

question;

rpond

;i

tout:

proprit littraire est une proprit.

ioio. Chi
idi 2.

\i\<

nell'ozio

senza

il

conforto
\

delle

belle lettere,

come morto, un sepolto La propriet letteraria una

propriet.

540

Chi l'ha detto?

[1613-1614]

All'
di

uomo

di lettere

pu

capitare anche di peggio, per esempio


della

sentirsi

dire

come Porzio Festo governatore

Giudea

disse

a S. Paolo:

161

3.

Insanis,

Paule; multae te literae ad insaXXVI,

niam convertunt.
{Atti degli AJiost.,
e. v. 24).

N
zione,

la

dottrina valse a
in

salvare dalla sventura o dalla persecula tristezza

specialmente

tempi nei quali


la nobile

degli

avveni-

menti faceva dimenticare

serenit
:

degli studi.

Chi non

ha

sentito ripetere le ciniche parole

16 14.

La Rpublique
il

n'a pas besoin de savants.

Lavoisier,

fondatore della chimica moderna, fu una delle innu:

merevoli vittime della Rivoluzione francese


il

condannato a morte
sal sul

19 floreale dell'anno II con


I'

altri

27 fermiers gnraux,

patibolo

maggio 1794.

leggenda diffusa e ripetuta con molte


Lavoisier, che
l'

varianti in tutte le biografie di

illustre

chimico,

dopo

la sentenza, avesse chiesto al tribunale fine

una dilazione per poter


gli

condurre a
risposto
tale e
:

alcune esperienze e

il

capo del tribunale

abbia

La Rpublique n'a pas


-a
torto,

besoin de savants . Questa bru-

stupida risposta dai pi attribuita a

Dumas,

presidente del

tribunale rivoluzionario

che

egli

quel giorno non presiedeva


lui era presente,

- da

altri

Fouquier-Tinville, che neppur


giorno della condanna
alla Societ di

da

alcuni, con

maggiore verosimiglianza, a CoFFINHAL, vicepresidente,


il

che presiedeva
in

di Lavoisier. J.

Guillaume
il

una

lettura tenuta

Storia della Rivoluzione


del
5

29

aprile

1900, e

stampata nella

Reime Bleue

maggio,

P*g- 557 (Un mot lgendaire) cerca di dimostrare che la frase inventata e che il primo a metterla in circola/ione fu Gk&GOIKE
nel suo terzo rapporto
sul

vandalismo, letto alla Convenzione


di

il

24 frimaio anno III, sette mesi dopo la morte

Lavoisier.

1(113.

'

s ''

P***Oi

Paolo;

il

molto studio
di

ti

ha condotto

alla

pazzia.

1614.

l.a

repubblica non

lia

bisogno

dotti.

[1615-1617]

54

Quando
come

si

adopera

la

frase,

ormai comunissima,

se

non

altro

facezia,

161

5.

De omni

re scibili et

quibusdam

aliis.

pochi sanno che essa risale a

Giovanni Pico della Mirandola


Fenice degli Ingegni,
il

(morto nel 1494), detto


ventitr anni,
filosofi

la

quale a
tesi

soli

nel

i486, difese in

Roma

novecento

tolte dai

latini, greci, ebraici

ed arabi, e versanti su qualunque argo-

mento.

La XI
il

di queste tesi intitolata

ad omnis

scibilis

inve-

stigationem et intellectionem.

Fu
Lo

certamente qualche bello spirito

che riport

titolo

inesattamente de
si

omni

re scibili e vi aggiunse

per scherzo et quibusdam aliis.


\IRE,
il

mette sulle poderose spalle di


l' esprit

quale ne\V Essai sur les moeurs et


il

des nations

ha bens un capitolo,

CIX,

intitolato

De

Pie de la Mirandole,
si

ma non

vi

accenna a questa

tesi.

La

frase

cita
aliis.

anche cos:

De omnibus
16 16. Elle est

rebus et quibusdam

grande dans son genre, mais son


est petit.
di

genre
fu detto

una volta

Enrichetta Sonntag, cantante tedesca, dalla

celebre cantante italiana


Holtei,

Vierzig Jahre,
il

vol.
i

Angelica Catalani (1782-1840). Vedi IV (Berlin, 1843-44), P^- 33- Ma


suoi pregi, e in fondo
il

anche

piccol genere ha

non

sbagliato

l'eclettismo di

Voltaire,

quale pensava che

161 7.

Tous les genres sont bons, hors le genre ennUyeUX. [L'Xmfami Prodigi, preface de
lV-.ti-

teur de l'dition de 173S. in

tine).

motto

fu

argutamente parodiato da Villemessant, direttore

del Figaro, che in


vin,

un momento

di

malumore contro

il

critico

J<m-

suo genero, esclam:

Tous

les

gendres sont bons, hors

le

gendre ennuyeux.

161 5. Di tutte

i'

re
i

e di alcuni

altre.

1616. Essa grand'


l6l7- Tutti

re taa>

il

suo genere che pi


il

WHO

buoni, tranne

genere no

542

Chi l'ha detto?

[1618-1620]

Chi imprende a scrivere


presente
il

su qualsivoglia argomento, deve aver


:

precetto oraziano

161 8.

Sumite materiam
ViriDUS.

vestris qui scribitis


(Orazio, Arte poetica,
sicuro,

sequam
v. 38-39).

se

non vuole esporsi ad un insuccesso

tentando un sog-

getto di troppo superiore al suo ingegno, alla sua dottrina, ossia,

per dirla ancora con frase oraziana,

161

9.

Lecta potenter....

res.
v. 40).

(Orazio, Arte poetica,

Ecco un'
su
di

altra citazione

che suole interpretarsi a sproposito. Cos

essa
della

ragionava

il

compianto Rigutini nel


(a.

gi
:

citato

ar-

ticolo

Roma
non

letteraria

X,

n.

11-12)
il

L'avverbio

potenter franteso

ha

fatto

frantendere anche
dei

participio lecta.
colti,
il

E
di

l'

errore

soltanto

mezzanamente
che quando

ma

anche

uomini assai
i

dotti.

Mi

ricordo

Lambruschini
bello

pubblicava
e del

suoi

Dialoghi sull' istruzione, mi


fargli capire

ci

volle del

buono per
il

che
egli

il

senso che dava a quel passo


lecta potenter res,
la
si

non era
teria

vero, intendendo

nel

madeve

potentemente, ossia profondamente studiata, quando


le

intendere l'argomento scelto secondo


e perch tale l'uso che Orazio

proprie forze {potenter);

non
si

di

rado fa

di certi avverbj,

e perch in quel luogo della Poetica

parla della scelta dell' ardi

gomento. In
belli,

tale errore

cadde anche quell' egregio ingegno

A. Ga-

si

pu vedere

nel libro L' Istruzione in Italia (parte se-

conda, pag. 186) .


Soltanto
tentare
i

prediletti delle

muse, e

le

intelligenze elette

possono

una materia

1620.

....Degna

Di poema chiarissimo
il'
F

e d' istoria.
I,

ut arca,

Trionfo della Morte, canto

v. 35-36).

1618. Se volete scrivere, scegliete un argomento pari


forze.

alle

vostre

1619. Materia scelta secondo

le

proprie forze.

[i

62

-1

624]

Scienze e lettere, poesia,

543

della quale frase

una reminiscenza

l'altra del

Tasso, molto

simile

1621.

Di poema dignissima
memoria

e d'istoria.
e.

{Gerusalemme liberata,
Tale, secondo
poeti,
italiani
il

XV.

ott. 32).

Tasso,

la

di

Colombo, che mosse


la

tanti

e stranieri, a cantare
;

epicamente
alla

scoperta

del

Nuovo Mondo
mento
e straniero,

ma

niuno di loro fu pari

grandezza dell'argo-

(vedi Lancetti, //

poema

desiderato, nel Ricoglitore italiano


si

Milano, 1835). Invece troppe volte

obbligan

le

Muse

a cantare soggetti meschini e indegni di loro, poich pur vero che

1622. Aujourd'hui, ce qui ne vaut pas la peine


d'tre dit,

on

le

chante.
Seville, a.
I.

iBeavm ari

hais.

Le Barbier de

ci che fu ripetuto specialmente a proposito della frivolit dei libretti

musicali, della quale anche in questo

volume

si

hanno

tanti e cosi

cospicui esempi

1623.
pensava
style est

Le

style c'est

l'homme.
scrisse
l'
:

il conte di Buffon, il quale propriamente l'homme mme nel suo Discours de rception

/>

Acadmie
nuovo

nel

1752 (Vedi Recueil de V Acad, de Sciences,


poich
si

1753, pag. 337).


il

parla di

stile,

non lasciamo senza menzione


segn
il

stile

che inaugurato da

Dante Alighieri

rinascimento
nei versi
:

delle lettere italiane.

Dante medesimo ne indica

le basi

1624.

....

Io

mi son un

che,

quando

Amor mi

spira, noto,

ed a quel

modo

Ch'ei ditta dentro, vo significando. {Purgatorio, e. XX l\


cio,
io

mi son uno che quando amoro mi muove, scruto

miei

sentimenti, e
il

come

essi

mi dettano,

cosi

parlo

e questo sarebbe

principio fondamentale del


_

^
si

^^^

1622. Oggi quello che non vale

la .pena di

dire,

lo

canta.

623.

Lo

stile

I'

uomo.

544

Chi l'ha detto?

[1625-1628]

1625.

Dolce
della

stil

nuovo.
e.

(Dante, Purgatorio,
vale a dire

XXIV.

v.

55).

nuova scuola poetica


Alfani.

fiorentina,

capitanata da

Dante, e

illustrata

da Guido Cavalcanti, Lapo Gianni, Dino Fre-

scobaldi, Gianni
cordi anche
il

proposito di questo stil nuovo

si

ri-

bel verso del

Petrarca

1626.

Tra

lo stil de'

moderni e
:

'1

sermon

prisco.

(Sonetti sopra

vary argomenti, son. VII, com. S' Amore o Morte non da qualche stroppio ; son. XXXII nell'ed. Mestica).

1627.

il

Il

pi bel
l'

fior

ne coglie.

motto che accompagna

impresa del Buratto, insegna della


1582.
Il

fiorentina

Accademia

della Crusca, fondata nel


coli'

primo

li-

bro mandato fuori dall'Accademia


frontespizio la Difesa dell'
in

insegna del

Buratto

sul

Orlando Furioso dell'Ariosto stampata


vi
si

Firenze nel 1584;

ma non
di

vede

il

motto,
il

il

quale,

dopo

vari contrasti,

fu stabilito

dall'Accademia

14 marzo 1590;
bel

ed era leggiera variante


fior ne colse, che
si

un emistichio petrarchesco, El pi

trova nella Canzone in vita di

il

M. Laura,
la

che

secondo

il

Marsand
pu
al
:

num. Vili,

nell' ediz.

Mestica

X,
one-

e che comincia Poi che


verso 36. Esso

per mio

destino.

L' emistichio citato nel

applicarsi a chi sa trarre abilmente

ma

stamente partito delle


ceduto,

gemme

sparse dei lavori di chi lo ha pre-

ma non

plagiario,

per

il

quale conviene piuttosto

la

citazione francese

1628. Je reprends
Era
la

mon

bien partout o je
ripeteva
volentieri

le

trouve.

scusa che

Molire

giustificandosi di

avere tolte dal Pedant jou di Cyrano de Bergerac (1654) alcune


scene, che egli poi introdusse nelle sue Fourberies de Scapin (167
Si
<

1).

si

ha da credere a Grimarest
avrebbe profittato
di
il

l'ir

de

Mo Hin

pag.

13-14),

ivi .1110

di

cose dette da Molire medesimo nei


ri-

circoli

comuni amici

quindi Molire avrebbe giustamente

preso

suo, secondo l'aforisma giuridico:

Ubi rem menni

inverno.

[698.

I"

riprendo

la

robe mia dovunque

la

trovo

29-1632]

Scienze e lettere, poesia, ecc.

545

ibi vindico.

Ai

plagiari

comuni piace
lui,

coprirsi dietro le spalle

di
:

Molire, citando la frase di

ma

correggendola sensibilmente

Je prends mon bien, ecc. Si veda l' arguto e dotto volume Domenico Giuriati, Il plagio (Milano, Hoepli, 1903). Non voglio passare sotto silenzio due versi di Orazio che
e dalla oscurit
essi

di

si

citano per raccomandare di stare ugualmente lontani dalla prolissit


;

sono
....

tratti

dalV Arte poetica

(v.

25-201

1629.

Brevis esse laboro

Obscurus
BoiLEAU

fio.

cos ripet lo stesso concetto nell'or/

potique:

J'vite d'tre long, et je deviens obscur.

Divina
antichi,

l'

origine della poesia,


ispira
il

ed secondo

1'

opinione degli

un nume, che

poeta:
ilio,

1630. Est deus in nobis, agitante calescimus

Impetus hic

sacrae

semina mentis habet.


dio. Fasti, lib.

VI,

v. 5-6).

Certamente, se non estro divino che muove l'uomo a parlare

in

almeno una grande passione umana, non


1

se pure

il

cervello balzano,

dappoich sovente

63

Aut

insanit

homo, aut versus


(Orazio.

facit.
7.

Sai., lib. II, sat.

v.

117).

'

vero lo sdegno che eccita

il

poeta a concitate parole anche

mca

il

genio

si

natura negai,

....Facit indignatio

versum.
I.
.

(Giovenale, Satira

ir.

I)i\ino spirto in

noi; per

lui

movente

Vita godiam
ii

l'estro,

onde anch'io mi accendo,


(Trad,
di

contien della divin


< '.

M. Mi

un

mi.

I.

uomo

li \

inia

1:1 /./.11

1032. La indignazione mi

fa

poi

54^

Chi

V ha

detto ?

[1633 -163 6]

e ci

non deve accadere tanto

di rado,

se

Orazio, che pure


i

se

ne intendeva, essendo del mestiere, chiamava

poeti

I0 33-

Genus
dunque
e

irritabile

vatum.
II,

{Epistole, lib.

ep.

2, v.

102).

Irritabile

non

di

rado anche noioso, se crediamo

allo

stesso

Orazio:

1634.

Omnibus hoc vitium

est

cantoribus, inter

[amicos
Injussi

Ut nunquam inducant animum nunquam dsistant.


(Satire, lib.
I,

cantare
[rogati,

sat. 3, v. 1-3).

Ma
di

quale la missione della poesia?

Non

ha soltanto

lo

scopo

dilettare,
l'

ma

anche un nobile intento educatore, secondo che


di

esprime

armoniosa strofa

Giuseppe Parini

1635.

Va

per negletta via

Ognor l'util cercando La calda fantasia, Che sol felice quando L' utile unir pu al vanto
Di lusinghevol canto.
(PASINI,

La

salubrit dell'aria,

str. 22).

allora l'insegnamento che

si

trae dalla poesia,

anche pi ac-

cetto e pi profittevole,

poich

1636.
I

....Il

vero condito in molli versi


(Tasso, Gerusalemme liberata,
e.

pi schivi allettando ha persuaso.


I,

ott. 3).

1633.

La

razza irritabile dei poeti.

1634.

Ecco a
Pregati,

tutti

cantor vizio comune:


caso che
s'

non

e'

inducano

cantar tra
la

gli

amici

non pregati
(Trad, di T. Gargallo).

Non

finiscon mai.

[l637- ID 4]

Scienze e lettere, poesia, ecc.

547

pu

sollevarsi
il

ad altezza

tale

che non a

tutti

sia

dato di

affer-

rarne

sublime concetto, quale quello che riposto

in tanti luo-

ghi della Divina

Commedia, tormento
dicendo
:

dei

commentatori.

Dante

medesimo

lo riconosce

1637.

voi ch'avete gl'intelletti sani.

Mirate
Sotto
il

la dottrina

che s'asconde
versi strani!
(Inferno,
e.

velame degli

IX,

v. 61-63),

Per, pi del vero, l'ideale che ispira

il

poeta. Gi Vincenzo

Monti, quasi presentendo


in

le

lotte del verismo, cos lo

condannava

auticipazione

163

....

11

nudo
tomba.

Arido vero che

de' vati

(V. Monti, Sermone sulla Milol.. v. 9343).

il

nostro maggior poeta contemporaneo, (xiosui


all'

CARDUCCI,

si

rivolgeva con vivace apostrofe

ideale

1639.
che
il

Tu

sol

- [pensando] - o ideal,
del sonetto
:

sei

vero.
di

verso finale

Giuseppe Mazzini (XXIII

Giambi ed Epodi)
che

e al

tempo

stesso
nei

non che

la

traduzione dello
I,

Victor
fa

Hugo

Misrables

(partie
al

livre

I,

X)
nuto:

dire dal

convenzionale morente

Vescovo Benvedegna
merita

toi! o

idal! toi seni existes!

Nobilissima la
1

poesia

che

s'

ispira a tali
la
j

sensi,

di di

elette intelligenze:

allora

unente

detta

\o.

....

Un
della
il

cantico

Che
il

forse

non morr.
sua ode // Cinque Maggio, e

MANZONI pensava

suo prognostico andava

fallito,

dappoich pochi componimenti


di

lirici

hanno raggiunto
il

la

celebrit

quel carme.

Basterebbe a dimostrarlo

numero conaid
pulillic.it.-

aduzioni nelle varie lingue

itate

lino

ad

548

Chi l'ha detto?

[1641-1643]

oggi

ventisette, tutte diverse,

ne raccoglieva C. A. Meschia

in

un

opuscolo stampato a Foligno nel maggio 1883.


Alla poesia dantesca
si

con tutta giustizia applicato quel che


e

Dante

dice

della
gi

poesia di Omero, Virgilio, Orazio, Ovidio

Lucano (come

ho detto

al

n. 1232):

1641.

....L'altissimo canto

Che sopra

gli altri

com' aquila vola.


(Inferno,
e.

IV,

v.

95-%).

Si avverta che

il

primo verso, secondo


:

la lezione

pi comune,

suona completo cos

Di quei signor
e allora

dell' altissimo

canto
:

non

vi

dubbio che il canto che vola Crusca e legge


dell' altissimo

ma

chi

segue

la lezione della

Di quel signor

canto

intende invece che colui che vola sopra gli altri sia

Omero

(o se-

condo

altri,

Ovidio),

il

Signor

dell' altissimo canto.


sia

L'immagine
accetta a
di

geniale del canto alato,


di

o no dantesca, stata

un gran numero

poeti,

non ultimo Enrico- Heine,

cui tutti ricordano:

1642.
titolo e

Auf
primo verso

Flgeln des Gesanges.


di

una nota poesia,

la

IX

del Lyrisches Inter-

mezzo.

versi di

costoro non erano davvero fra quelli che un altro

poeta moderno modestamente chiamava:

1643.
eh'
il

Poveri versi miei gettati


principio del primo sonetto nei

al

vento.

Postuma
i

di

Lorenzo
real

cur.i'ii (cio

OLINDO GUEK&INl);
tutti quelli
clic

e tra

versi

condannati all'oblio

andrebbero messi

non contengono un concetto


il

mente degno

di vita, quelli cio

che

FOSCOLO

disprezz dicendo!

i()|2.

Salle

ali

del

canto.

ri644"'649]

lettere,

poesia,

ecc.

549

1644.

Sdegno

il

verso che suona e che non crea.


(Le Grazie, Inno
Tediz. Chiarini,
I,

v. 25, pag. 133 del1904).

Livorno

Se

tale

il

destino di molti versi,

non diverso

quello di tanta

prosa. L'oratore dovrebbe prefiggere a scopo del suo parlare di

1645. Persuadere, convincere e


il

commuovere.
di

quale sarebbe

il

titolo

d'uno scherzo comico

Paolo Ferrari

e ci succederebbe

agevolmente a

colui, che parlasse

come parlava

Alete, ambasciatore del re d' Egitto, a Goffredo, cui

1646.

....

Di sua bocca uscieno


i
e.

Pi che mei dolci d'eloquenza


(Tasso. Gerusalemme liberala,

fiumi.
II, ott. 61).

ma

ci succede di rado
prolissi

invece, pi frequentemente

s'

incontrano
precetto di

oratori

freddi,

che mostrano d'ignorare

il

1647.

Prima

est eloquentiae virtus perspicuitas.


[De
institut, oral., lib. II,
;

fanno venire a memoria

il

satirico

motteggio

1648.
che
in

Parum

eloquentiae, sapientiae nihil.


{Epist., ed.

Frontone
:

Naber, pag. 155), parodia del


sapienti^ parum.
(Catilinarium,
S,

sal-

lustiano

Satis loquentia',

4).

imbuita a MONTESQUIEU:
.

Ce qui manque aux orateurs en profondeur, ils vous le donnent en longueur.


primo requisito
.1

47.

Il

dell'

eloquenza
in

la

perspicuit.

eloquenza,

111

mimi

sapienza.
profondit,

io

che manca

agli

oratori

ve lo

danno

in

luru'li

55

Chi l'ha detto?

[1650-165

1]

Chi vuol divenire eccellente


seguire
il

nell' arte del dire,

deve anzi tutto

precetto oraziano

1650.

....Vos

exemplaria grseca
(Orazio, Arte poetica,

Nocturna versate manu, versate diurna.


v. 268-2'>"t.

ci che

oggi potrebbe

dirsi

non
:

soltanto

dei

classici greci,

ma
ai

eziandio dei latini e dei volgari

n pu trascurare lo studio della

grammatica,
re,

di
il

quella disciplina che


dettato antico:

impone

le

sue leggi anche

secondo

1651. Caesar
Narrano
e
infatti

non supra grammaticos.


SVETONIO (De
(Istorie, 57,

ilhistribus

grammaticis cap. 22)


,

Dione Cassio

17) che Tiberio us

una volta una

parola non latina, e avendo Atteio Capitone soggiunto che se non


era parola latina, d' allora innanzi sarebbe stata tale,

ponio Marcello,

purista feroce, replic

Marco PomTu enim Csar civinon


saprei

tatem dare potes hominibus, verbo non potes. Chi da queste parole abbia tolto la frase sentenziosa
dire.

detta qui sopra,

Tale per sembra non fosse

1'

opinione di un altro impera-

tore,

non pi

dell' antichit

ma

dei tempi di

mezzo, Sigismondo
ai

I,
ivi

che nel Concilio di Costanza del 141 4, rivolgendosi


radunati diceva:
cetur

Padri

Date operam

ut

Ma

nefanda schisma
il

eradi -

(riferendosi allo scisma di

Boemia), e poich
il

legato pa-

pale card.

Branda Castiglione detto

Piacentino, che
gli

gli
:

sedeva ac

canto ed era suo amicissimo, sommessamente

osserv

Domine,

schisma est generis neutrius , non femminino come aveva detto


l'imperatore, questi arditamente rispose:
et

Ego sum Rex Romanus


storiella
si

super grammatica!. Vedi Matteo Castiglione, Elogi historici tee.


trova gi nel-

(Mantua, 1606, a pag. 234). La stessa


la
fol.

Germania

del

teologo

XXX),

in questi
in

Giacomo Wimpfeling (Argent., 1505. termini: Is edam Sigismundus, quod preprescripta

terire nolo,

concilio Constantiensi reprehensus a cardinale Pia-

centino,

quod contra grammaticorum

verba

quedam

1(150.

Sfogliate

(li

notte e di giorno

gli

esemplari greci.
i

165

Tu, o Cesare, non hai autorit sopra

grammatici.

[1652-1653]

Scienze e lettere, poesia, ecc.

551

pronuntiasset,

non minus

scite

quam

festiviter ait

Piacentine,

si

supra leges sumus, quare supra grammaticam esse non possumus?


Piacentine
!

Piacentine! quibus places, placeas

mihi non places .


nelle

All' incontro,

Molire
sc. 6.

interpret
v. 465,

il

detto
le

antico

Femmes

savantes

(a. II,

con

parole:

La grammaire,
Il

qui sait rgenter jusqu'aux rois.

caso narrato da Svetonio mi trae a parlare della origine delle

parole, cio delle loro etimologie.

indicare delle etimologie asil

surde o contradittorie
.

si

suole citare

detto latino

Lucus a non lucendo.


si

che era una delle etimologie a contrariis nelle quali

compiace-

vano

gli

antichi.

Questa

di
;

lucus ricordata da Quintiliano (De


e

institut, oratoria, I, 6, 34)


(o

da uno

scoliaste di Stazio,

Lattanzio
di

Lutazio) Placido,
Si

attribuita ad
:

un ignoto grammatico

nome Licomede.
1653. Canis a

dice anche

non canendo.
Varrone
latratu

ma

questa non che una trascrizione canzonatoria ed inesatta di


nel trattato

un' altra etimologia riportata da


latina (VII, 32)
:

De

lingua

Sed canes, quod

signum dant, ut signa

canunt, canes appellata?. Questa non sarebbe dunque una vera


etimologia a contrario,
note,

quali invece sarebbero le altre

non meno
a non

ma

forse apocrife, di bellum a nulla re bella, di ccelum


est,

celando, quia apertura

via discorrendo.

queste curiose
il

antinomie del linguaggio accennava per incidenza anche

Byron

The Age of Gold, when gold was yet unknown. Thus most appropriately has been shown Lucus a non lucendo, not what v But what was not
(Don Juan,
c.

VI, -tan/a

L'argomento

di

queste etimologie e troppo esilarante perch

non valga a farmi perdonare una breve digressione.

noto l'epi-

In

latino

il

bosco

>i

dice lucus perch non

c' luco,

'

perch non canta,

Chi l'ha detto?

[1654-1655]

gramma

del Cavaliere
il

(Giacomo)

De Cailly
di
lui

(1604-1673) - pi
contro
:

noto sotto

nome anagrammatico

D'Aceilly -

il

M-

nage e contro una singolare derivazione da

sostenuta

1654.

Alfano, vient equus sans doute,

Mais il faut avouer aussi, Qu'en venant de l jusqu'ici Il a bien chang sur la route.
Molti credono inventata questa etimologia, eppure per quanto essa
paja sbalorditoja, autenticissima e
nagio,
si

pu vederla

nel libro del

Me-

Le origini della lingua

italiana (Parigi, 1699), pag. 32-33:

Alfano. Cavalla. Dallo spagnuolo

Alfano che vale


al, e dal

l'

istesso, e

che fu cos formato dall' articolo arabo

nome

latino equa:

equa, eka, aha, haka, foca, facana, e per contrazione fana, e poi
coli' articolo

arabo, Alfano. Del resto, anche pi maravigliosa di

questa la etimologia che lo stesso Menagio d delle parole lacch, garzone,

ragazzo, valletto,

tutte derivate

secondo

lui

dal

latino verna, attraverso alle inaudite metamorfosi di vernula, vcr-

nulacus, vernulacajus, e per apocope lacajus (da cui


laquais e
il

il

francese

nostro lacch), lacacius,

racacius, ragacius, ragazzo/

Item da vernulacus, vernulacarus, vcrnulacartus, lacartus, locartins, cartius,

gartius, garzone!! Item da verna, vernaculus', ver-

naculettus, vernalettus, verlcttus, varlet, valletto!!!

Meno male

che lo stesso Menagio, innanzi di sfoderare queste sue etimologie,


avverte:

Io dir cose incredibili e vere.


dirsi
:

Di molte parole pu

1655.

Multa renascentur quae jam cecidere, ca[dentque

Quae nunc sunt in honore vocabula.


(Orazio, Arte poetica,
v. 70-71).

1O54.

che alfana viene da equus. ma bisogaa anche confessare che venendo da cos lontano ha cambiato molto per la strada. 1655. Molte parole che gii caddero d'uso, rinasceranno, e molte che oggi sono in onore, cadranno,

Non c' dubbio

[1656-1659]

Scienze e lettere, poesia, ecc.

553

secondo che vuole

1'

uso, supremo arbitro e moderatore della lingua:

1656.

....Usus

Quem

penes arbitrium

est et jus et

norma

[loquendi.
(Ivi, v. 7i

Il

fatto

che nulla
verit

vi

ha

di

nuovo

sotto

il

sole,

n cose n

parole,

ed

in

1657.

Nullum

est

jam dictum, quod non dictum


[sit

prius.
v. 41).

(Terenzio. Eunuchus, Prol.,


e
il

tempo medesimo che ricopre


:

di oblio talune cose,

altre

ne

richiama in luce ed in onore

1658.

Quidquid sub terra

est,

in

apricum profe[ret aetas.


lib. I, ep. b.
v.

iOrazio. Epistole,

24 1.

che era

la bella

ed acconcia impresa assunta dai

fratelli

Volpi a
le

fregiare le edizioni

cominiane

(di

Padova da loro curate, e con

quali intendevano togliere all'oblio le opere degli antichi classici.

A
tutti

molte parole pu giustamente appropriarsi

il

noto verso, che

conoscono,

ma

di

cui pochi

sanno

la

fonte

1659.

Conveniunt rebus nomina saepe


il

suis.
\'k-

di

un oscuro autore medievale,

giudice
;

Riccardo da
1232, col

vissuto ai tempi di Federico II

si

trova in un poemetto
il

drammatico da
Paulino

lui

composto
1

fra

il

1230

titolo

De

et Polla

(\. 4

I-4

Nomine

Polla vocor quia polle) me:

niunt rebus

nomina

sajpc

.'uso in balia del quale sono l'arbitrio e la legge e la


del parlare.
>5,-.

nonna

Non

si

dice cosa alcuna che non sia stata detta avanti,

lutto ci che sotto

ten
alle

.>1

tempo,

ino appropriati

cose cui appartengono.

554

^nz
a pag.

l'

na detto?

[160-1663]

Ved.

390

nell'ediz.

Dumril (Posie populaire du Moyendell' ediz. Briscese

Age, Paris, 1854), a pag. 109


Pseudo- Commedia del secolo

(Paolino e Polla,

XIII
;

di Riccardo da

Venosa, ed.

Rocco
da

Briscese,

Melfi,

1903)

a pag. 364 della ediz. curata


scienze,
lettere
si

M.

Rigillo per la

Rassegna Pugliese di

ed

arti,

di Trani,

volume

XXI.

Per

notizie sull'autore
e il

consulti

G. Fortunato, Riccardo da Venosa


Per l'arte posso

suo tempo (Trani, 19 18).

registrare la sentenza di

Seneca:

1660.

Omnis
Dante
:

ars naturae imitatio est.


(Epist. 65,
3).

quella di

1661. S che vostr' arte a

Dio quasi nipote.


(Inferno,
e.

XI.

v.

105).

come
il

Virgilio dice a
il

Dante

poich

1'

arte segue la natura


la

come
di
;

maestro fa
l'

discepolo ,

ed essendo

natura quasi
dirsi

figlia

Dio,
la

arte che figlia della natura,

pu

nipote di Dio

celebre formola:

1662. L'arte per l'arte.


il

cui creatore pare che sia stato

Victor Cousin
to.

(cfr.

Meneudez
pag. 161,

y Pelayo, Hist, de las ideas esteticas,

IV,

vol. II,

Madrid, 1889; e B. Croce,


pag.

La

critica letteraria,

Roma,

1895,

118, in n.) e alla quale era cos avverso Giuseppe Mazzini


all'

che in una lettera

avv. Angelo Mazzoleni di Milano, del 16 set-

tembre 1870, scriveva:


francesi la vuota e

Come un tempo

giovani accettavano dai

immorale formola

dell' arte

per V arte

ecc.

per
giori

gli

artisti

accenner a quei versi che denotano uno dei magdi

privilegi

cui essi

godono
....

in

comunione con

poeti

1663.

Pictoribus atque poetis

Quidlibet audendi semper fuit aequa potestas.


I

Orazio. Arte poetica,

v.

>-10).

1660. Tutte

le

arti

sono un'imitazione della natura.


poeti
fu

1663. Ai

pittori

e ai

sempre concessa giusta

liberti

di

osare qualunque cosa.

[1664-1665]

Scienze e lettere, poesia, ecc.

Per

la

musica

in
il

particolare,

anzi

per coloro che

1'

hanno
:

in

uggia, ricorder

motto

di

Bernard de Fontexelle
tu?

1664. Sonate,

que

me veux

conservatoci da D'Alembert {uvres, Paris, 1805, to. Ili, pag.403).

ma

eh' stato attribuito

anche a qualche sovrano, e particolarmente a

Carlo X. Non
cose egli non

certamente la esclamazione di

un

intelligente di
tre

musica, del resto Fontenelle confessava candidamente che di

aveva mai capito

nulla,

il

giuoco,
in

le

donne

e la

musica.

Ma
la

in ogni

modo

egli si

trovava

numerosa compagnia.

Anche

frase:

1665.

La musique

est le plus cher,

mais

le

plus

dsagrable des bruits.


attribuita a
nei suoi

Teofilo Gautier ma

egli

non

fece che ricordare,

Caprices et zig-zags, a proposito d' una cattiva rappredella Favorita cui egli aveva
assistito a
il

sentazione

Londra, una

frase ch'egli attribuisce a


cista intelligente, e
si

un geometra. Anzi
valore e

Gautier era musi-

vantava d' essere stato


il

il l'

primo a parlare

di

Wagner
tavia egli

a Parigi, riconoscendone

importanza. Tut-

amava

ripetere questo giudizio paradossale e lo scrisse


di

anche

in

un famoso Album

autografi,

V Album Nadar, che

Millr.ud
r

compr per diecimila

franchi.
tutti
i

Pare del resto che l'odio

la

musica fosse comune a

caporioni della scuola romanscriveva nei

tica.

Ecco quel che

lo

stesso
1

Gautier

Grotesques,
fuit

pag. 158 dell' ediz.

Caiman

Victor

Hugo

princi-

palement F opra
1

et

mme
aussi

les

orgues de Barbarie: Lamartine s'enfuit

toutes jambes quand'il voit ouvrir un piano; Alexandre


peu

Dumas
ou
feu

chante

prs

bien que
;

Mademoiselle Mars,
et

Louis

XV,

d'harmonieuse mmoire

moi-mme,

s'il

est

permis

de parler de l'hysope aprs avoir parl du cdre, je dois avouer que


le

grincement d' une

scie

ou

celui

de

la
le

quatrime corde du plus

habile violiniste

me

font exactement
sul serio

nume

effet.

Nondimeno
poeta

non bisogna prendere troppo

queste

frasi sfuggite al

Sonata,

perch mi perseguili
il

':

kiM)i.

1665. La musica

pi caro e

il

pi sgradevole dei rumori.

53

Chi l'ha detto?

[1666-1668]

forse

in

momenti
si

di

malumore

in

molti

altri

luoghi delle
di

sue

opere
cali.

egli

mostra degno intenditore e ammiratore

cose musi-

Vedi, per esempio, V Albertus,

XLIV.
di

La musica

madre

del canto;
:

fermiamoci

sfuggita per

ri-

cordare F emistichio virgiliano

1666.

Amant

alterna

Camoenae.
(Virgilio, Egloga
III.
v.

').

e passiamo senz' altro

alle

scienze.

Dagli annali della Filosofia, di quella scienza cos compianta


dal

Petrarca

nel verso

1667.

Povera e nuda

vai, Filosofia.

(Rime sopra vari argomenti, gon. I secondo la numer. del Marsand, com.: La gola e 'l sonno e l'oziose piume son. VII secondo
,

il

Mestica).
se

(verso divenuto presto popolarissimo


servatoci dal

vero l'aneddoto, conI,

De Sade
Povera

nei

Mmoires,

to.

p.

192, del medico

che vedendo

passare per la strada


e

un

filosofo assai
il

male

in ar-

nese, gli grid;


la

nuda

ecc., cui

filosofo,

continuando

citazione, rispose

opportunamente

col verso successivo:

Diet
:

la

turba al vii guadagno intesa) trarremo una celebre sentenza

1668. Ni]

est

in

intellectu

quod non

fuerit

in

[sensu.
che una di quelle
che
frasi

nelle quali

si

riassume una dottrina


altro
:

ma

non possono

attribuirsi

pi ad

uno che ad

scrittore.

Gassendi scrivendo a Descartes quid est


trattato
in intellectu

la citava in

questa forma

Ouic-

praeesse debere in sensu. L' ignoto autore del

De

intellectibtts

(stamp,

con

le

Abaelardi Opera, ed.

Cousin, 1859, vol. II, pag. 747) diceche: tota


B
le

humana
citata.

notitia

Bens ta

surgit

in

questa

frase

e'

il

pensiero,

se

non
altri

parole testuali della sentenza pi


vcd. Notes et Queries,

comunemente
1

Per

raffronti,

X"

ser., voi. I.

11)04, pag. 97.

Odd.

Alle Musi' piacciono

cinti allenii.
elle

1668. Nulla

nell' intelligenza

prima Don

[1669]

Scienze e lettere, poesia, ed

anche famosa nella storia della

filosofia la frase

1669. Cogito, ergo sum.


enunciata da

Ren Descartes
l'

nei Principes Philos. (I, 7 e io)


filosofia

e che divenne

assioma fondamentale della

cartesiana

vedasi anche
son.

il

Discours de la Mthode pour bien conduire sa raipotrebbero trovarsi nel ciceroniano

Le

fonti di questa sentenza

Vivere et cogitare {Tuscul. quast., cap. V, 38) e soprattutto in un passaggio dei Soliloquio di S. Agostino R. Tu qui vis te
:

nosse,

R. Unde scis? - A. Xescio. multiplied ? - A. Xescio. - R. Moveri R. Simplicem te sentis an te scis? - A. Xescio. - R. Cogitare te scis: - A. Scio. - R. Ergo
scis te

esse? -

A.

Scio. -

verum

est cogitare te.

- A. Verum. (Soliloquio,
il

lib. II,

cap. i).

Ma
sua

Descartes concep e svolse

principio che cardine della

filosofia,

indipendentemente da ogni studio della dottrina agogli

stiniana,

che forse

era nota solo imperfettamente. Infatti egli

scriveva nel

1640 a

chi lo

aveva avvertito della corrispondenza


il

della sua dottrina filosofica

con

passo citato dei Soliloquio:

Vous

m'avez oblig de m'avertir du passage de saint Augustin auquel mon " je pense donc je suis " a quelque rapport; je l'ai t lire
aujourd'hui en
la

bibliothque de cette
sert

ville,

et je trouve vrita-

blement qu'il s'en


et c'est

pour prouver
soi est
si

la certitude

de notre tre

une chose qui de


est,

simple et

si

naturelle inf-

rer
la

qu'on

de ce qu'on doute, qu'elle aurait pu tomber sous


ce soit; mais je ne laisse pas d'tre bien aise
:n

plume de qui que

d'a\oir renconi

Augustin.
Cogito ergo

Correlativo del principio

sum

l'altro nel quale

il

do s'avvicin
che
si

di

pi alla forma dialettica di S. Agostino, e


luoghi delle opere
cartesiane

ritrova in

molti

ma

BMBte nell'opuscolo Inquisitio veritatis per


Dubito ergo
Si

lumen naturale:
..

sum.

vel
la

quod item
qt

est.

pu consultare per

storia di

n/a filosofica una


nel 1890.

dissertazione di

Ludwig Fischer stampata a Wiesbaden


I

Db
una

illustro

ti

K \vi\
..il

il

creatore di

frase oggi

55^

Chi l'ha detto?

[1670-1673]

1670. Kategorischer Imperativ.


eh' egli us per la

prima volta nella sua opera Grundlegung der


(II.

Methaphysik der Sitten


di

Abschn.)

di

cui la

prima edizione

Riga, 1785.

Cicerone aveva una grande


storia,

e giustificata
egli

venerazione per la

che in un luogo delle sue opere

chiama

1671. Historia {vero) testis


tis,

temporum, lux
(De Oratore,

verita-

vita memorise, magistra vitse, nuntia


lib. II,

VetllStatlS.
(pi spesso
si

cap.

9, 36).

cita soltanto

//istoria

magistra
;

vitee ; e

una
:

varia

lezione di vita memoria: via

memoria)

e altrove dice

1672. Nescire (autem) quid ante

quam
S

natus

sis

accident, id est semper esse puerum.


(Orator,

ad Brutum,

XXXIV,

120).

e
le

Ugo Foscolo
famose parole
:

ne raccomandava

lo studio ai giovani italiani

con

1673.

Italiani, io vi esorto alle storie.

che sono nella orazione inaugurale del corso di letteratura a Pavia,


intitolata Dell' origine e dell' ufficio della letteratura (
la

XV,

verso

met)

Italiani, io vi esorto alle storie,

- egli

dice

- perch niun

popolo pi

di

voi

pu mostrare n pi calamit da compiangere,


vi

n pi errori da evitare, n pi virt che

facciano rispettare,
dall'

n pi grandi anime, degne di essere liberate

obblivione da
la

chiunque

di

noi sa che

si

deve amare e difendere ed onorare

terra che fu nutrice ai nostri padri ed a noi, e clic dar

pace e

memoria

alle

nostre ceneri.

1670. Imperativo categorico.

167

La

storia testimonio

dei

tempi,
vita,

luce

della

verit,

vita

della
1(172.

memoria, maestra della


esser

nunzia dell'antichit.
sia nato. \110l

Ignorare quel che sia accaduto prima che tu


dire

sempre

fanciullo.

[1674-1677]

Scienze e lettere, poesia, ecc.

Invece

Voltaire

la giudica

poco favorevolmente, poich

se-

condo
.

lui

L'histoire n'est
et

que

le

tableau des crimes

des malheurs.
[L 'ingnu, histoire vritable, chap. X).

Non

molto diversamente
ch. 3
:

il

Gibbon

nel Decline
is,

and fall of
more than

the
the

Rom. Empire,
register

History which

indeed,

little

of the crimes, follies, and misfortunes of mankind. Anche Giovanni Prati verso la fine di una sua poesia La cena di re Alboino
si

scusa di narrare casi atroci, di cui piena la storia, poich

1675.

Quello eh' storia non cangia mai.


aveva della geografia quell' egregio patri-

miglior opinione

zio dei

tempi nostri che d

1676. Io
Questa
al

non credo

alla geografia.
bocche di molti come attribuita
di

scettica frase corse sulle

defunto principe
il

Onorato Caetant
della

Teano, duca

di

Ser-

moneta:
mentre

quale l'avrebbe detta, ci che la rendeva pi singolare,


presidente
Societ Geografica Italiana!
la

era

Ma

F attribuzione maligna non regge, e


il

frase

invece del padre,

Duca MICHELANGELO,

il

quale ad un

seccatore

che insisteva

con poca discrezione per

fargli

comprare a caro prezzo un'opera


:

geografica di nessun pregio, rispose

Mi

dispiace proprio tanto,


il

ma

io

non credo alla geografa. Del

resto

venerando Duca, pa-

triota illustre,
.1

come

tutti

sanno, dantofilo e grecista di valore non co-

molte cose non credeva, per esempio alla moderna glottoloall'

gia, e

nemmeno
sono

archeologia.

Ove sono

dodici archeologi, soleva

dire,

tredici opinioni

dh

nota la burla ch'egli fece ad

un dotto archeologo con


fi

la iscrizione funeraria di

San Cucufino, che


egli

una dissertazione eruditissima;

ride\
di

degli

infallibili,

ovunque ne incontrasse

per pi

un

!"go rimase vittima delle sue veramente spiritose inveu


7.

L'aritmetica non un'opinione.

storia

non che un quadro

di

delitti

e di sciagure.

;6o

Chi l'ha detto?

[1678]

Questa fortunata frase comunemente attribuita


tato di Catanzaro
sciare
il

al

defunto depu-

Bernardino Grimaldi.
dopo

Questi, costretto a la-

portafogli delle Finanze


'1

la crisi ministeriale del la

no-

vembre 1879,
scanno
di

27 dello stesso mese prendendo

parola dal suo


indi-

deputato per un fatto


Sella intorno
alle

personale sollevato da una


crisi,

terrogazione
chiarazioni
la
al
:

cause della

faceva

due

La prima

che

ministro o deputato, ritengo che


alla

mia responsabilit
paese....

resta

sempre integra innanzi

Camera ed

La

seconda dichiarazione che tengo a fare questa,

che per

me

tutte le opinioni

sono

rispettabili,

ma

ministro o deIl

putato ritengo che V aritmetica non sia un'opinione.

resto alla

futura discussione, che attendo impavido e tranquillo. (Atti Parlant.,

Discussioni della Cam. dei Dep., Sess.

1878-79, voi.
di

X,

col.

8707).

Ma
il

se

il

Grimaldi ebbe la fortuna


il

dare vita dure-

vole alla frase,

primo autore ne fu

senatore Filippo

Mariotti,

che la disse efficacemente in un discorso fatto a Serrasanquirico

quando

egli

era deputato pel collegio di Fabriano, e poi ebbe a


si

suggerirla al Grimaldi che, lui presente,


tino Sella sulla difesa che voleva

consigliava con Quin-

fare alla

Camera. Cos cortese1)


;

mente mi assicurava

lo stesso senatore

(morto nel 191


nelle

ed

anche stampato da Domenico Gaspari

Memorie

storiche di

Serrasanquirico (Roma, 1883), pag. 259.

71.
Sollievo, riposo

A
ranza

chi
di

conduce

vita

aspramente laboriosa,

riesce grata

la

spe-

trovare in fondo della sua carriera un onoralo riposo.

if>7<s.

Otiu m

cum
iCic
1

dignitate.
roxi. Pro P. StXttO, cap. 45;
:

]1,

Orni..

I,

in princ.

Ef<ist.

ad

fornii..

I.

'.

21).

1678. Ozio con dignit.

[1679-1680]

Sollievo,

riposo

561

Ma

ci

sono molti,
fatica

la cui

vita
;

un continuo

riposo, senza che

conoscano mai
stata verso di

alcuna

ringrazino la
le

Provvidenza, che
parole
di Titiro

loro

benigna, e ripetano

Melibeo

1679.

Deus nobis

hsec otia

fecit.
I,

(Virgilio, Ecloga

v. 6).

Al contrario molte anime


ostilit

travagliate cercano invano tregua alla

della

sorte, e

il

loro

primo luogo

di riposo al

tempo
de

stesso la loro ultima dimora.

Perci quelquefois l'pitaphe des


la

morts

tait

un adieu qu'on

leur faisait adresser aus choses

terre, surtout

aux moins certaines: l'esprance

et la fortune. L''An-

thologie grecque

nous en a conserv une de ce genre, dont, au


tt

xvi e

sicle,

plus

mme
fit
l'

peut-tre,

on

fit

un

distique

latin,
luijoli

et qui

sous cette forme devint des plus populaires. Gil-Blas


la

mme
lui,
il

savait.

Il

en

inscription place la porte

du

chteau de Lirias, o las de ses aventures, qui ne fatiguaient que


tait

venu s'enterrer (Fournier. L'Esprit des autres).

L' epigramma greco nella Epigrammtitum Anthologia Palatina


del

Dbner

(Paris,

1864-72, voi.

II,

p.

io,

lib.

IX,

ep. 49);
di cui
iscri-

in latino se

ne hanno diverse versioni, ugualmente famose,


dall'eroe del

quella proposta

romanzo
lib.

di

Le Sage come
cap.
:

zione del suo castello (Gil Bias,

IX,

in fine) e ine-

sattamente
1

riferita

dal Fournier la seguente

680.

Inveni portum

Spes
:

et

Fortuna

valete.

Sat
La

me

lusistis

ludite

nunc

alios.
di

lezione del Fournier, che differisce


:

da quella
:

soltanto nel secondo verso

Nil mihi vobiscum

ludite

Le Sage nunc alios,

iccosta pi esattamente all' originale greco,

ed

riferita nei

Mi~

moires

di

Casanova
al

(ed. di Parigi, 1882, voi.

IV, cap.

9, pag. 297)

dove attribuita
traduction

suo Mentore che a torto ne parla come la

de deux vers d' Euripide. Vedasi una erudita nota

1679. Iddio
1680. Trovai

ci
il

dette questi ozi.

porto.

Addio, speranza, addio, fortuna; abba-

562

Chi l'ha detto?

[1681-1682]

del signor
ser.,

Richard Horton Smith


29, July 16,

nelle

Notes f Queries, IXth


le

no.

1898, pag. 48, dove sono date tutte

varianti

greche e latine di questo epitaffio, con la loro storia e


:

con

raffronti classici

e altre aggiunte nella stessa rivista, no. 38,


sola versione italiana conosciuta quella

Sept. 17, pag. 229.


di

La
:

Luigi Alamanni

Speme

e fortuna,
gli
altri,

addio
ch'io

che
vi

in

porto entrai.

Schernite

spregio ornai..

Gli amanti del riposo non potrebbero trovare argomento migliore,

per giustificare

loro gusti,

della sentenza aristotelica:

68 1 Sedendo et quiescendo anima


.

efficitur sapiens.

proposito di questa singolare sentenza e delle sue fonti ben


il

cognito

seguente aneddoto dantesco.


fra
i

Dante incontra nell'Antipurgatorio


da
lui

neghittosi certo Belacqua,

gi conosciuto in vita,
e.

e con esso scambia qualche parola

{Pitrg.,

IV,

v.

106-135).
(loc.

anzi Belacqua che rivolge a


v.

Dante

la beffarda apostrofe

cit.,

114)

1682
I soli

Or va
commentatori che

tu su, che
ci

se'

valente!

dicano qualche cosa di questo Belaclui,

qua, sono Benvenuto da Imola e sulle pedate di

con

lievi

aggiunte, l'Anonimo Fiorentino del sec. XIV, che nel

Commento

pubblicato per la prima volta dal Fanfani


logna,
di

(to.

II,

pag. "4, Bo-

1868), cos ne parla: Questo Belacqua fu uno' cittadino


colli
;

Firenze, artefice, et facea cotai


il

di

liuti
si

et di chitarre, et

era

pi pigro

uomo

che fosse mai

et

dice di lui eh' egli


si

venia la mattina a bottega, et ponevasi a sedere, et mai non

levava se non quando

egli

voleva ire a desinare et a dormile.


forte
;

Ora l'Auttore
prendea
di

[cio

Dante] fu

suo dimestico
d,

molto

il

ri-

questa sua nigligenzia

onde un
:

riprendendolo, Beet

lacqua rispose colle parole d' Aristotile

Sedendo
gli

quiescendo

anima

efficitur sapiens ; di
si

che l'Auttore

rispose:

Per certo,
te.

se per sedere

diventa savio, niuno fu mai pi savio di

1681. Sedendo e riposando, l'anima diventa sapiente.

[1683]

Sollievo,

riposo

563

Questo Belacqua che

il

prof. Alfonso Bertoldi, nel suo


lui

com-

mento

al
il

canto dantesco che da

prende nome, giustamente

chiama

personaggio pi leggiadramente comico e amabilmente


il

beffardo di tutto

poema

(Giornale Dantesco, voi. XI, 1907,


i

pag. 151),

si

sa ora, merc

documenti pubblicati

e illustrati

da

Santorre Debenedetti nel Bollettino della Societ Dantesca Italiana,

N.

S.,

voi.

XIII.

1906 (pag. 222

Documenti su Bepalagio

lacqua), che era un popolano fiorentino, Duccio di Bonavia, del

popolo di S. Procolo, dove possedeva una casa presso


di

al

Folco e Beatrice Portinari.

Ho
precisa

cercato dove Aristotile avesse detto la sentenza cos opporcitata

tunamente e argutamente

da Belacqua,

ma

in

questa forma

non

1'

ho

trovata, quindi la ritengo,

come

tante altre,

una

sentenza riassuntiva delle dottrine filosofiche dello Stagirita. Infatti


Aristotile

pensa che non


1'

si

possa acquistare la scienza senza


;

la

quiete e
rirsi

ozio dalla vita attiva


affari,

e che siano sempre da prefe-

quest'ozio agli
discipline

la

vita

contemplativa all'attiva,

le arti

e le

teoriche alle pratiche,


lib.

come largamente
7

esposto
I,

ntW Etica a Nicomaco,


cap.
1'

X,

cap.

e nella Metafisica, lib.

l dice

che la

felicit

(sOx'.uovia) sta nella quiete e nelse le scienze


si

ozio dell'anima (tv

dice che if axoX^), qua


gli

maagli

tematiche sorsero e fiorirono presso


ozi
di

Egiziani, lo
i

deve

cui

presso

quel

popolo potevano godere

numerosi

sa-

cerdoti.
l'n

riposo dalle fatiche e dai disinganni del

pre nella quiete dei campi, cosi decantata da

mondo si trova semOrazio nei versi


:

1683.

rus,

quando ego
veterani

te adspiciam!

quandoque
[licebit,

X une

libris,

nunc somno

et iner-

[tibus horis

Ducere

sollicitae

jucunda oblivia vitae!


lib.
II.

(Ok.vzio. Satire,

-at.

I,

v.

l.'i-

campi, quando

vi

rivedr

quando potr, ora


e nel riposo,

fra

libri

degli antichi, ora nel

sonno

obliare dolce-

mente questa

vita

affaccendata.

564

Chi l'ha detto?

[1684-1687]

Col una dolce melanconia regna sovrana.

Il

Pindemonte

il

quale aveva riparato in quei monti e in quelle colline, che aveva


chiesti
ai

Numi,

cos

inneggia alla dea tutelare di quei luoghi

ameni,

alla

musa

del romanticismo:

1684.

Melanconia,

Ninfa gentile,

La

vita mia Consegno a


(Ipp.
le

te.
tra

Pindemonte, La Melanconia,
Poesie Campestri,
str. 4).

Dolce

sollievo

prova colui che sfuggito

alle ansie
lui

e alle an-

gosce di un grave pericolo che minacciasse


la colorita

suoi,

secondo

immagine dantesca

1685

Come

quei che con lena affannata

Uscito fuor del pelago alla riva,


Si volge all'acqua perigliosa, e guata;
(Dante, Inferno,
e. I,

v. 22-24).

ed anche un sollievo, dopo


paratore della notte.

le

fatiche del giorno,

il

sonno

ri:

Ecco due
il

citazioni liriche relative a

Morfeo

1686.

Ma

sol gi celasi;
;

Tace ogni zeffiro E in sonno placido


Sopito
nel canto di
il

re.

David

nel Saul, tragedia di

V. Alfieri,

a. Ili, se. 4.

1687.

Dormi, o Celeste; i popoli Chi nato sia non sanno.


(Manzoni,
// Natale, inno).

688- 1 690]

Speranza, disperazione

56:

72.
Speranza, disperazione

1688.

Tu non mi

fai

risolvere,
;

Speranza lusinghiera Fosti la prima a nascere,


Sei V ultima a morir.

Xo, dell'altrui tormento No, che non sei ristoro

Ma

servi d' alimento


desir.
a. I, se.
15.

Al credulo
Cosi
Metastasi)

(Metastamo, Demetrio,
il

si

lagna delle delusioni della ingannevole dea.

Citazioni adatte per coloro che serbano qualche fiducia nell'avvenire,

sarebbero

il

versetto evangelico dei fedeli che


:

non dispe-

rano

dell' efficacia

della preghiera

1689. Petite, et dabitur vobis


nietis
:

queerite, et inve-

pulsate, et aperietur vobis.


(Evang. di S. Matteo, cap. S Luca. cap. XI. v. ").

VU.

v.

7.

>

storico

1690. Je atans
Il

mon

anstre.
lo

motto antico, come

mostra

la

ortografia,
fu

che modernail

mente sarebbe J'attends moti astre; nia

verso
(incisa

1843 che
(.

Ca&LO ALBERTO
leazzi),
la

fece

coniare

una medaglia

da

quale insieme con quel motto riproduceva un antico

<').

Chiedete,
e
vi

vi

sar

dato; cercate, e troverete; picchiate.

sar aperto.
la

)0.

Attendo

mia

st

;66

Chi l'ha detto?

[1691 ]

sigillo del

1373 dei Sabaudi


il

precisamente

di

Amedeo VI,

il

Conte

Verde, al quale pare che

motto medesimo appartenesse.

Il sigillo

stato illustrato e riprodotto in Promis, Savoia, Torino, 1834, pag. 154 e tav.
essa medaglia sta
1'

Sigilli de' Principi di

XIV,

n. 76.

Nel

diritto di

effigie

del re

nel rovescio

un leone sedente,

armato

di galea calata,
i

con scudo

stili'

omero

e avente tra le

zampe

un' aquila. Intorno,

busti di Dante,

di Galileo, di Raffaello, di

Colombo,
le

coi

loro

nomi intramezzati da palme,


tardi

la

leggenda
diffu-

atans

ma: anstre. Questa medaglia non ebbe molta


il

sione, sebbene pi
storia
di

Litta

ne pubblicasse
italiane,

il

disegno nella
voi.

Casa Savoia {Famiglie celebri

VI,
la

nella

tav. del

monum.

a Vittorio

Eman.

I),

senza che allora


il

censura

austriaca se ne accorgesse o ne comprendesse

significato. Il prin-

cipe di Mettermeli ne parlava per in un dispaccio al conte Buoi


a Torino, in data di Vienna,

29 maggio 1846. Vedansi,

oltre

Mmoires de Metternich,

to.

VII, pag. 229-230,


italiani,
to.
I,

l'

opera del

Gualterio, Gli ultimi rivolgimenti


la

pag. 659 e

Storia di Carlo Alberto e del

s7io

regno, di Lrc. Cappelletti,


dell' aquila

pag. 267-268. L' antico


e la sostituzione

sigillo in

luogo

aveva un serpe

non fu senza

significato di minaccia per l'Austria,

come P aggiunta

dei quattro ritratti di glorie italiane e


1'

non

pie-

montesi, palesavano

unit italiana

non

solo

brama

di

un

partito,

ma anche speranza di un principe. Il marchese Costa de Beau REGARD nel suo libro La jeunesse du roi Charles-Albert, pag. 304,
assicura tuttavia

che Carlo Alberto, gi da semplice principe


le

di
si-

Carignano, nell'esilio del 1821, sigillava


gillo

sue lettere con un

portante quel motto medesimo.

Invece chi ha appreso a diffidare dei lenocini della speranza,

pu a sua posta

valersi

o del petrarchesco

1691. Poi che

mia speme lunga a venir troppo.


(Petrarca, Sonetto in morti di .1/. Laura, n. I.IX sec. il Marsand, num. LXVI1
sec.
il

Mestica,

v.

1).

vale a dire, poich ci che io spero tarda troppo a venire: verso

al

quale procacciarono una celebrit burlesca

Cicalamenti del Grappa

intorno al Sonetto Poi che mia speme ecc., dove si ciarla a lungo
delle

lodi delle

donne

et del

mal

francioso,

faceta scrittura del

[1692 -1 694]

Speranza, disperazione

567

sec. xvi,

di cui la edizione principe di


terribile
:

Mantova

del

1545; -

ovvero del

1692. Lasciate ogni speranza, voi ch'entrate!


(Dante. Inferno,
e.

Ili, v. 9).

che l'ultimo verso della iscrizione sulla porta dell'Inferno.


se
il

Ma

cullarsi
il

troppo ciecamente nelle


disperare di tutto
c' speranza,
;

illusioni

male, non bene

nemmeno
e'

le

nostre buone donne dicono che

linch c' vita,

ovvero che soltanto alla morte non


il

rimedio; e veramente questo della morte proprio


troppo
:

momento

in cui la speranza di

1693.

....Anche

la
i

speme,
sepolcri
;

Ultima dea, fugge


Tutte cose
l'

e involve

obblo nella sua notte.


il".

Foscolo, I Sepolcri,

v.

La speranza ultima dea fu dagli antichi divinizzata come tale. Lo stesso Foscolo nel Commento alla Chioma di Berenice, verso la
fine del

Discorso III (Prose, a cura di V. Cian. voi. II, Bari, 1913,

pag. 260) riporta questa passionata sentenza di Teognide : Tutti


i

numi, salendo all'Olimpo,

gl'infelici mortali
;

abbandonano;

la

Spe-

ranza sola rimane buona dea


ediz. dei Poetae elegiaci et

e la sentenza di Teognide nella


ai v.
1

iambographi del Bergk


(lib. I,

13 5-1 13O.
il

Ovidio nelle Epist. ex Ponto

ep. 6, v. 29-30) ricant

mito

Haec

dea,

quum

fugerent sceleratas

numina

terras,

In dis invisa sola remansit humo.

chi

abbia

animo

cos

sereno da saper

vivere

lontano tanto

dalla soverchia speranza

quanto

dall'

abbattimento,

lenissimo

si

addice

la

concettosa impresa della pi perfetta gentildonna del Ri:

nascimento

1694..

Nec spe nec metu.


i>'

che fu l'impresa d' Isabella


ventata prima del

IfZAOA, da
tale

lei

stessa inlei

1504, che

di

anno una

lettera di

1694.

con speranza n con paura.

;68

Chi l'ha detto?

[1695-1697]

un ambasciatore Cesareo
cedendogli di usarla,

al

quale fa dono di quella impresa, conportarla ecc. in

scriverla, et

quel

modo

et

forma che noi potemo

facemo che siamo

state la inventrice, et

habiamola facta nostra impresa peculiare. Mario Equicola aveva


su di essa scritto un libro de circa quaranta carte , libro che fu

stampato

ma

che non giunto sino a noi

e di cui

argutamente

la stessa Isabella scriveva alla

Cantelma che quel motto da noi

cum
lito

tanti misterii

non fu

facto
!

cum

quanti

lui gli attribuisse.

So-

destino dei commentatori

(A. Luzio e

R. Renier

nel Giorn.

stor. della letter, ital., voi.

XXXIII,

1899, pag. 50-51, in n.).

73.
Tavola, cucina, vini, altre bevande

1695. Sine Cerere et Libero {non Bacche) friget

V enUS.
e assieme
altri

(Terenzio, Euimchus,
di

a.

IV,

se. 6, v. 731).

con Venere tremerebbero


e

freddo e di debolezza molti

dei

dee, a cominciare
ritto.

dalla

dotta Minerva, poich sacco

vuoto non sta

Nel poema dantesco possiamo trovare diverse


in occasioni buccoliche ; ecco per

frasi nelle

quali

ricorrono le idee di mangiare e di cibo, e quindi possono citarsi

esempio

le

seguenti

1696

Dopo

il

pasto ha pi fame che pria.


(Inferno,
e.
I,

v. 99).

ed

la

simbolica lupa che ha natura


la

malvagia e

ria,

che mai

non empie

bramosa voglia

1697.

La bocca
Quel

sollev dal fiero pasto


\inf*mo,

peccator....

e xxxiii,

v.

1-2)

1695. Senza Cerere e Bacco, Venere gelata.

[1698-1700]

Tavola, cucina, vini,

altre btrvande

569

ed

il

famoso verso

1698. Poscia, pi che

il

dolor, pot
{Inferno,

il
e.

digiuno.
XXXIII.
v.

7?).

col quale

si

chiude

il

terribile e pietoso

racconto del conte Ugo-

lino e la cui interpretazione fu soggetto di lunga polemica.


fiera battaglia di
ritale

Pi

quella
si

non

seguisse per Elena rapita al letto


fra
i

ma-

da Paride,

combatt

critici

al

cominciare del secolo

per questo verso, cagione di tanto tempo vanamente e inutilmente

perduto

dice Giovanni Sforza che narr distesamente la storia

della noiosa controversia nel cap. II del suoi studi storici


i

Dante
I,

Pisani

(nel periodico di

Bologna, // Propugnatore, voi.


le

1868,

pag. 673-687): e ancor pi prolissamente espose

vicende della
:

lunga logomachia
calo di

il

signor

Domenico Cangiano

nel

volume

// pec-

Ugolino (Caserta, G. Maffei e

C,

s. a.).

Ma

(mesti pasti danteschi

(un pasto di belva feroce, uno o due

da antropofaghi) sono cose poco appetitose, e se vogliamo qualcosa


che accomodi meglio lo stomaco, bisogna rivolgersi altrove, per

esempio (n saprei
il

di meglio) al

gran pontefice della gastronomia,

celebre

Anthelme de Brillt-Savarin
du got, donde
traggo

(1755-1826).
il

autore-

delia Physiologie
il

due aforismi,

IV

XV

1699. Dis-moi ce

que tu manges;

je te dirai ce

que tu
1

es.

700.

On

devient cuisinier, mais on nat rtisseur.


dei

Al primo

due aforismi
alla

si

ispir

Lodovico Feierhu

h.

quando, nella prefazione

Lehre der Nahrungsmittel fr das

Volk (Erlangen, 1850) del Moleschott, scrisse:

Der Mensch

ist

was

er

isst.

e quindi ad illustrare quest' aforisma pubblic


tolo
:

una memoria
ist

col

ti-

Das Geheimnis des Opfers oder der Mensch

was

er

1699.

Dimmi

quel che mangi e


si

ti

dir chi sei.


si

1700. Cuoco

diventa

ma

rosticciere

nasce.

570

Chi l'ha detto?

[i

701 -1 703]

Pure notissimo
cedono
l'

fra gli aforismi di


il

Brillat-Savarin

(i

quali pre-

opera

citata)

XX

1701. Convier quelqu'un, c'est se charger de son

bonheur pendant tout


sous notre
toit.

le

temps

qu'il est

Ma

non basta mangiare, poich

il

misero mortale non

soffre

soltanto la fame,

ma

anche

la sete,

702. L'apptit vient

en mangeant, disoyt Angest

on Mans

la soif s'en

va en beuvant.
;

(Rabelais, Gargantua, liv. I, cap. V nella edizione critica delle Opere a cura di A. Lefranc,
to. I,

Paris.

Champion,

1912, pag. 62).

Cos la vera lezione delle edizioni originali


rette

ma

le edizioni scor-

leggono invece: disoit Angeston, mais la soif ecc.


si

La persona
vescovo del
1

cui qui

allude,

il

dott.

Hierome de Hangest,
e

Mans, dottore

della

Sorbona

grande scolastico (morto nel

53)

sulla fonte di questa citazione, o meglio sul testo dell' Hangest al

quale Rabelais allude (ed una citazione del trattato

De

causis)

si

veda

la Reinte d' tudes rabelaisiennes,


1'

to.

VII, 190g, pag. 376.


sia,

quindi da escludere che

autore del motto


di

come qualcuno

ha creduto, Amyot, vescovo


a Carlo

Auxerre, che avrebbe cos risposto

IX

il

quale lo rimproverava di sollecitare sempre nuove


si
si

prebende. Questo non vuol gi dire che


guere la sete, ohib
ozio, giusta
l'
!

beva soltanto per

estinin
:

si

beve per gusto,


di

beve per non stare


a' suoi

ammonizione

quel frate tedesco

compagni

Bibite, fratres, bibite, ne diabolus vos otiosos inveniat.


si

beve per scacciare

pensieri neri. Infatti

1703.

E
I

bevendo, e ribevendo
pensier

mandiamo

in

bando.

1701. Invitare qualcuno a pranzo, vuol dire incaricarsi della


cit di lui

feli-

durante

le

ore eh' egli passa sotto

il

vostro tetto.
la

1702. L'appetito viene mangiando, diceva Angest del Mans;


sete se ne va

bevendo.

[17O4]

Tai'ola,

cucina, vini, altre bevande

Cosi

Francesco Redi
soli

nel festosissimo ditirambo


altri

Bacco in Tovivi nella

scana, di cui del resto molti

versi

sono rimasti

me-

moria non dei


il

letterati.

Tali sono quelli nei quali ricordando

classico In vino Veritas,

esclama

Quanto errando, oh quanto va Nel cercar la verit


Chi dal vin lungi
quelli nei quali
si

sta

impreca

al

caff,
il

Beverei prima

veleno,

Che un bicchier, che fosse pieno Dell' amaro e rio caff.


o dice male
della birra o del sidro,

Chi

la squallida cervogia

Alle labbra sue congiugne


Presto muore, o rado giugne
All' et vecchia e barbogia
:

Beva

il

sidro d' Inghilterra


;

Chi vuol gir presto sotterra

Chi vuol

gir presto alla

morte

Le bevande
:_'

usi del Xorte.


:

pi nere invettive ai bevitori d' acqua

acqua beve Mai non riceve Grazie da me.


Chi
1'

E
le

quegli

altri

poco pi

oltre,

che calzano a cappello anch'oggi per


:

esagerazioni di certi idroterapici

Vadan pur. vadano a svellere La cicoria e raperonzoli


Certi magri mediconzoli,

Che
Le

coli'

acqua ogni mal pensan


:

di

espellere.

antipatie contro

Y acqua sono vecchie

anche una canzone-

dei conte di

SAG!
les

sostiene che

1704.

Tous

C'est bien
1704. Tutti
dal
i

mchants sont buveurs d'eau: prouv par le dluge.

malvagi sono bevitori d'acqua come dimostrato

dilu'.

Chi l'ha

ch'ito?

[1705- 1 708]

mentre del vino fa

le

lodi fin la Bibbia

1705.

Vinum

lsetificat

cor hominis.
{.Salmo

CHI.
et

v. 15).

anche

nell' Ecclesiaste

(cap.

XL,

v. 20)

Vinum

musica

ketificant cor.

Fra

versi

del

Redi che ho

citato
il

poco innanzi, alcuni para:

frasano,

come ho

gi accennato,

classico

1706. In vino veritas.


proverbio volgarissimo latino, che perci
autori;
si

ritrova in gran

numero

di

menzioner soltanto Plinio il vecchio, Historia Nat., lib.


;

XIV,
corrilin-

cap. 28 (vulgoque veritas jam attributa vino est)

ad esso

spondono

infiniti

proverbi che rendono la stessa idea in ogni

gua. Dei Tedeschi, famosi bevitori in ogni tempo, fu detto face-

tamente: Si latet

in

vino

veritas,

ut proverbia dicunt, invertit

verum

Medulla facetiarutn, Anche Beniamino Franklin cos piacevolmente divag sulP argomento La vrit est dans le vin.
Tento, vel inveniet (Sincerus Junior,
Stuttgart, 1863, pag. 267).
:

Avant No donc
pouvaient trouver

les

hommes

n'ayant que de l'eau boire, ne


ils

la vrit.

Ainsi

s'garrent,

ils

devinrent abo-

minablement mchants,

et ils furent

justement extermins par l'eau

qu'ils aimaient boire.


Il caff, cos tori, e

[Lettre

M.

Morelle/).

sprezzato dal Redi, ha nondimeno molti fervidi adorail

uno

di costoro era

Talleyrand

che vuoisi abbia detto che

1707.

Le

caf doit tre chaud comme l'enfer, noir comme le diable, pur comme un ange, et doux comme l'amour.
al
:

Altre

frasi relative

bere in genere, e che non di rado

si

ci-

tano, sono le seguenti

1708.

Lo

dolce ber che mai non m'avria sazio.


(Dante, Purgatorio,
e.

XXXIII,

v.

138).

1705. Il vino rallegra il cuore dell'uomo. 1706. Nel vino sta la verit. 1707.
Il

caff

deve essere caldo come l'inferno, nero come

il

dia-

volo,

puro come un angelo, e dolce come L'amore.

[1709-17 1 2]

Tavola, cucina, vini, altre bevande

573

1709.

Bevendo
cio

in fresco, e
sonetto

bestemmiando
nei
:

Cristo.

chiusa di un celebre

(XVII)

Postuma

di

Lorenzo

Stecchetti
17 io.
nel

Olindo Guerrini
fu l'ultimo

Ma

il

birbone.

sica di S.
se.
;

melodramma giocoso Pipel, avvero il portinaio di Parigi, muA. De-Ferrari, parole di Raffaele Berninzone (a. Ili, Pipel torna a casa ubriaco e la moglie Maddalena gli chiede 7)
:

Quanti
e lui
:

fiaschi

n'hai vuotati?

Non

saprei
fu l'ultimo

non
il

li

ho

contati

Ma
La
Poco dicemmo
elogiativo di
vivere
s'

birbone

Che mi

fa ballar la polka,
il

furlana,

minu.
:

del

mangiare

nondimeno ecco un epigramma

un grande poeta
:

latino che di

buona tavola

e di lieto

intendeva

71

1.

Inter aves turdus,

si

quis

me

judice certet;

Inter quadrupdes mattya [ovvero gloria]

[prima lepus.

(M"i'i

E^igr-, Hb. XIII, ep.

finalmente non potremo lasciare quest' argomento del mangiare

e del bere,

senza registrare un notissimo versetto biblico, celebre

perch

protestanti ne

hanno

fatto

1'

applicazione

ai

digiuni

171

2.

Non quod intrat in os, coinquinat hominem sed quod procedit ex ore, hoc coin:

quinat hominem.
WmtUO, cap.

XV.

v. 11).

Se nella questione alcuno chiami


prelibato fra
gli uccelli

me

a giudice, dir che


i

il

pi

il

tordo, fra

quadrupedi
l'

la lepre.
;

17 12.

Non

quello che entra per la bocca, imbratta

uomo

ma

quello che esce dalla bocca (cio le cattive parole), questo che rende

l'uomo immondo.

574

Chi l'ha detto?

[17 13-17 15]

74.
Temperanza, moderazione

17 13.

In medio stat virtus.

sentenza scolastica medievale che esprime in forma concettosa la

dottrina aristotelica.

chaea, in princ. del cap.


ediz. Didot, Parisiis,

Aristotele infatti scrisse nell'Ethica NicomaVili e del lib. II (cito la versione della
1883, pag. 22):
(altera in

Ouum
est

sint

autem

aftectio-

nes

trs,

dnae vitiorum

medii exsuperantia, in defectu


(u-i

modi

altera),
,

una

virtutis

quae medietas

'psiYJ tfj
et

usaGTYjTO)

omnes

inter se

quodammodo pugnant,
cit.,

cum

extre-

mis item media. Lo stesso concetto ripetuto in


l'

altri

luoghi dele pag. 20,

Ethica,
1,

nel capitolo
13, 18)

VI

(ediz.

pag. 19,

lin.

40

lin.

8,

e dai

Moralia Endemiorum,
lin.

lib.

II, cap.

Ill

(ediz. cit.,

pag. 195,

20

197,

lin.

20).
intelligenze era

In forma pi semplice e accessibile


stata

alle

comuni
:

raccomandata da Orazio

la

moderazione

714. Est

modus in rebus: sunt certi denique fines, Quos ultra citraque nequit consistere rectum.
(Orazio, Satire,
lib. I, sat.
I,

v.

106-107).

Qualcosa
1

di simile era stato detto

pure da

PLAUTO

5.

Modus omnibus in rebus... optumum'st habitu.


{Pnulus,
a. I. se. 2, v. 29)

mentre Ovidio avvicinandosi


1'

al

pensiero aristotelico

ci

ha

lasciato

aureo consiglio di seguire la via di mezzo, come migliore e pi


:

sicura

17 13. 17 14.

La

virt sta nel

mezzo.
e

C' una misura nelle cose; ci sono determinati confini, non retto di oltrepassarli, n di rimanere indietro.
In ogni cosa la sua misura, questa ottima abitudine.

171-;.

17 1 6-1 7 19]

Temperanza, moderazione

17 16.

Medio tutissimus

ibis.
li!..

(Metamorfosi,

II, v.

137).

questa

gemma

ovidiana, che

il

Panni, come vuole

la

tradi-

zione, pose per epigrafe alla Gazzetta di

Milano

(a

cominciare dal

num.

dell' 11

gennaio 1769), quando ne tenne

la direzione

per

qualche tempo dalla fine del 1768 in avanti, per incarico del governatore Firmian, metteremo accanto
il

717. Juste milieu.


si

che
(n.

trova primieramente nelle Penses


dell' ediz.
il

sur

la religion di

Pascal

82

Brunschvigg. Paris, Hachette. 1904. to.II. pag. Il),

ma

di cui
:

re

LuiGi-FrLiPPO fece

il

cardine della sua politica, dii

cendo

//

faut chercher nous tenir dans un juste milieu (vedi

Souvenirs de J. Laffitte, III, 32).

17 18.

Surtout pas de
di

zle.
ricevendo in udienza
gl'

famoso detto

Talleyrand, che

im-

piegati del dicastero degli Affari Esteri,

raccomand loro: Surtout,


di stato che difegli

Messieurs, pas (o point) de zle. Quanto accorta e fine la rac-

comandazione
fida

fatta in questi termini

dall'uomo

con ragione dello zelo dei suoi subordinati nei quali

vuole

solo dei ciechi e passivi esecutori della sua volont, tanto diventa

vuota e insipida con


tout pas
della

1'

aggiunta che alcuni a torto

ci

fanno, Surripetizione

trop de

zle. Infatti cos


il

non sarebbe che una

comunissima massima che


:

troppo guasta, anche nella virt,

cio dell' antica sentenza


7

9.

Ne

quid nimis.
la
si

che era scolpita nel tempio di Delfo, e

attribuiva ad Apollo,
altri,

a Omero, a Chilone, a Pittaco, a Solone, e anche ad


trova pure nell' Andria di

si

Terenzio,

a.

I, se.

1, v.

34, sentenza

1716. Andrai sicurissimo nel mezzo.


1717. Giusto mezzo.

1718. Soprattutto, niente zelo.


171/. In nulla
il

troppo.

576

Chi l'ha detto?

[i

720-1 724]

veramente aurea e che

si

applica anche alla virt,

come giustamente
:

osservava un pensatore francese pi volte citato in queste pagine

1720.

Ce

n'est pas assez d'avoir


il

de grandes qua

lits,

en faut avoir l'conomie.


(Maximes de La Rouchefoucauld,
CLIX).
ri-

Del resto (De oratore,


1

le

parole di Talleyrand, citate di

sopra,

hanno

scontro in quelle di Scipione


lib.

Africano

ricordate da

Cicerone

II,

67):

72

1.

Non amo nimium

diligentes.
lui

Ma

egli le disse

per ironia a un centurione da


e che
si

retrocesso per

non aver preso parte a un combattimento


di essere rimasto nelP

scusava dicendo

accampamento per

custodirlo.

chi vuole praticare la virt della


ai

moderazione, conviene saper

porre un freno

desideri, alle passioni, cosa tutt' altro che facile,

poich

1722. Imperare sibi

maximum imperium
(Seneca
il

est.

filosofo, Epistolae, 113, 24).

il

trattatello

De moribus
:

(82) di cui dissi al n.

1104: Se vin-

cere
nei

ipsum longe Mimi, 64

est dijfficillimtwi,

e finalmente

Publili Siro

Bis vincit qui se vincit in victoria.


riteneva necessario che
:

Anche Cicerone

1723. Appetitus rationi obcediant.


(De
officiis, lib.
I,

29).

Discreta ne' suoi desideri era certamente la Gilda del Rigoletto (parole di F.

M. Piave, musica

di

Verdi,

a. I, se. 12)

che cos canta

1724.

Signor n principe,

io lo vorrei,

Sento che povero, pi l'amerei.


Non
basta avere delle grandi qualit, bisogna sapere spen-

1720.

derle bene.

1721.
1722.

Non amo
Il

le

persone troppo zelanti.


s stesso.

1723.

comandare pi difficile il comandare a desideri devono obbedire alla ragione.

172;-'

Temperanza, moderazione

Una forma
rone
1725.
Il

di

moderazione
3,

la

temperanza,

di

cui dice

Cice-

nei Paradossi (IV,

49):

Magnum

vectigal....

parsimonia.
immortales
!

testo integro

cos suona:

O
i

dii
sit

non

intelligunt

homines,

quam magnum
esercitavano
:

vectigal

parsimonia.

Tale

la

a tavola

pastori,

uno

dei

quali

diceva

ad Erminia

1726

Cibi

Questa greggia e l'orticel dispensa non compri alla mia parca mensa.
(Tasso, Gerusalemme liberata,
e.

VII,

ott.

IO).

e nel
di

costume

in
ci

generale

la

Firenze sobria e pudica del sec. XI 1,


:

cui

Dante

descrive lo stato felice

1727.

Xon avea catenella, non corona, Non donne contigiate, non cintura
Che
fosse a veder. pi

che

{Pandito,

la persona. e XV. v. 100-103).

In argomento
l'

di

moderazione pu

citarsi

anche quel passo del-

Evangelo

1728. Porro

unum

est necessarium.
iEvtuig. di S. Luca. C*p. X, \cr~. 42|.

rimasto famoso per una facezia del Piovano Arlotto che spiegandolo una domenica dal pulpito convinse
targli
i

suoi parrocchiani a porediz.

un porro per uno (Piovano Arlotto. Facezie,


1884, pag. 106): od anche
il

Baccini,

Firenze

motto:

1729.
leggera

Non bramo
variante
vita di
di

altr'esca.
II

un emistichio petrarchesco.
/.aura,

verso
il

intiero

(Son. in

M.

num.

CXIV

secondo

Marsand.

172;.
1

La parsimonia

un gran capitale.

r-

Almeno una cosa

necessaria.

Chi l'ha detto?

73" I 73 2 3

CXXXII

dell'ediz. Mestica,
:

com.

Come 7 candido pie per V erba


'

fresca) dice

Ch'i' non curo altro ben n bramo altr'esca.

noto specialmente perch Gaspero Barbra, cui


lo

lo

sugger Ce-

sare Guasti, l'ape,


di

assunse come motto

all'

impresa della rosa con


fra le edizioni

cui

anche oggi sono fregiate molte

della

casa Barbra di Firenze.

75.
Tempo, ponderatezza,
riflessione

1730

Carpe diem, quam minimum credula


[postero.
(Orazio. Odi,
lib. I,

od. XI,

v. 8).

dice Orazio, che

il

tempo va

via e

1'

ora che fugge

non torner

pi indietro.

E
1

anche
1
.

Marziale

73

Non est,

crede mihi, sapientis dicere


{Epigrammi,
lib. I, ep.

'

Vivam
v. 11-12).

'.

Sera nimis vita est crastina: vive hodie.


XVI,
Italico, ricordando come

e SlLXO

sia instabile la

buona

fortuna:

1732. Pelle

moras brevis
;

est

magni fortuna
ci

favoris.

{l'unica, lib. IV. v. 732).

Perci frequenti sono


il

le

testimonianze di classici che


ci

additano
par

fatale

volo del

tempo, e

ammoniscono a

trarne

savio

730. Profitta dell'oggi, e non fare nessun assegnamento sul domani.

1731. Credimi, non da savio il dire: Vivr. Domani troppo tardi vivi oggi.
:

1732.

Rompi

gl'

indugi

poco dura

il

grande favore della fortuna

[ I 733* I 737]

Tempo, ponderatezza,

riflessione

rito.

Dello stesso aureo secolo di Augusto, donde abbiamo citato


;

Orazio, possiamo citare anche Ovidio e Virgilio

questi dice

1733. Fugit interea, fugit inreparabile tempus.


(Virgilio, Georgiche,
iconfr.
lib. III. v.
-

Seneca.

Epistola*,

108.

24);

quegli:

;.

Labitur occulte, fallitque volubilis


(OvnHO, Amore,

aetas.

lib. I. elejr. S, v. 49).

anche

il

nostro maggior Poeta


il

173,5.

Vassene

tempo, e l'uom non se n'avvede.


1

Dante. Purgatorio,

e.

IV.

v. 9).

<t1'

inglesi

che sono gente

pratica e

sanno

far

buon uso

del

tempo, hanno quella massima ormai divenuta proverbiale, e nota


anche a coloro,
rla,

inglesi

non

inglesi,

quali

non pensano ad os-

1736.
civ

Time

is

money.

ha origine in una sentenza di Teofkasto, conservataci da Diogene Laerzio (V, 2, 40) CTo-j-ss; ivXcopa svx: tfrv Xpdvov. Francesco Bacone negli Essayes {Of Dispatch. r20) dice Time is the measure of business, as money is of wares ,
:

di

<[ui

ebbe origine

il

proverbio inglese.

1737.

Le temps
mistichio di un

est

un grand matre.
COUOEIIXE
nel

verso di

Sertorius

(a.

II,

..

v.

717):
est

Le temps

un grand maitre,
il

il

rgle bien des choses.


lo disse?

Ma
\

fu
il

proprio Corneille

primo che
il

Certamente
cote,

egli

non

fu

primo a pensare

clic

tempo accomoda molte

Come

11

tan to,

fugge irreparabilmente
il

il

tempo.

;.

Scorre nascostamente e sparisce


Il

Fuggevole tempo.

IT.

Il

tempo tempo

danaro.

un grande ina!

58o

Chi l'ha detto?

[1738-1741]

non

saprei chi fosse

il

primo a

dire che

il

tempo troppe

altre

ne

disf.

Non

fu

il

primo nemmeno Salomone che pure

scrisse:

1738.

Omnia tempus

habent, et suis spatiis trancselo.


[Ecclesiaste, cap. Ili,
1).

seunt universa sub


Petrarca cantando

gli

f'

eco

il

1739. Passan vostri triunfi e vostre

pompe,
i

Passan

le signorie,

passano

regni

Ogni cosa mortai Tempo interrompe.


(Trionfo del Tempo,
v. 111-114).

l'abitudine di dire che se non altro


di

il

tempo

galantuomo,

ed anche questo un conforto, poich


troppi nel

galantuomini non ve n' ha

mondo, per bisogna


Il

fare altrettanto con lui, se

no

1740

tempo

infedele a chi ne abusa.


(Metastasio. Demofoonte,
a.
II, se.
4).

allora,

torniamo da capo, bisogna farne buon uso. Con questo


si

per non

vuol dire che per trarre partito del tempo convenga

fare le cose

sempre

in fretta e all' impazzata, ci che equivarrebbe

a farne male la maggior parte, e a doverle rifare. Invece tengasi

presente

come

giusta

massima quel detto comune


vita di
lui
(e.

di

Augusto,

a
in

quanto narra Svetonio nella


greco: rcse paoewc,

25), ch'egli citava

ma

che

in

latino significa:

1741. Festina lente.


parole che
si

vedono anche
n' pure una

incisi'

intorno ad alcune medaglie


le

di

Vespasiano

(ce

di

Domiziano),

quali portavano da

una parte
tichi, dell'

l'effigie imperiale, dall'altra

quel simbolo, gradito agli an-

ncora accoppiata

al delfino,

simbolo che

tipografi Alili

resero illustre nel cinquecento, e che significava la fermezza

Mi

173K. Tutte
il

le

cose hanno
adagio.

il

loro

tempo, e

tutte

passano

sotto

cielo nello spazio che loro

prefisso.

Affrettati

[i

~4 2-, r45J

Tempo, ponderatezza,

riflessione

propositi congiunta alla celerit nel portarli in atto.


ci,

Occorre per-

a trarre veramente partito del tempo, quella savia pondera-

tezza, che soltanto

un
si

criterio

bene equilibrato pu suggerire,

ma

che altrimenti non

acquista

1742. Per volger d'anni o per cangiar di pelo.


-

\ Gerusalemme liberata,

e.

VII,

ott. J).

e che

Dante
:

in

pi

luoghi del

suo divino

poema raccomanda

dicendo

1745.
e pochi

Uomini
versi

siate, e

non pecore matte.


{Paradiso,

V,

pi innanzi

744. Siate, Cristiani, a

muovervi pi gravi
vi
V,

Non

siate

come penna ad ogni vento


lavi
!

E
!

non crediate ch'ogni acqua


(Paradiso,
e.

v. 73-75).

)ante rimprovera coloro che troppo leggermente pronunziano

dei voti, per poi infrangerli,

sperando
1'

di

poter essere lavati


la

facil-

mente da ogni colpa, come


originale.

acqua del battesimo lava

macchia

l'n

tale

rimprovero
il

non

avrebbe

potuto

rivolgersi

Papa
di

Adriano VI
affari

quale, non

parlando italiano, a chi trattasse


:

con

lui,

soleva rispondere

1745.
la

Videbimus

et

cogitabimus.
in

quale risposta pass poi

proverbio,
et

come

si

ha da una

let-

tera del (iovio di

Videbimus
il

eogitabimus, diceva papa

Adriano.

Anche

Berni nel suo capitolo contro papa Adriano:


l'

tutte

altre cose sta serrata,

E
Si

dicesi

Videbimus

a questa
g

d un' udienza troppo


Ut
h si,

(ram.

e inedite,

Rime, poesie latine lettere edite * cur di A Virgili], 1885, pai;

i;i;.

Vaeremo

rifletteremo.

58a

Chi l'ha detto?

[1746-1,-47]

La ponderazione
quali

necessaria eziandio per coloro che scrivono,


rileggere,

devono pi volte
il

limare, rifare gli scritti


:

loro.

Tale anche

consiglio di

Orazio che raccomanda

1746. .Ssepe stylum vertas, iterimi quae digna legi

Scripturus.
{Salire, lib.
I,

[sunt
sat.

X.

v.

72-/3).

Gli

antichi

Romani
noto,

per scrivere sulle tavolette

cerate

adopera-

vano,

come
la

uno

stilo

aguzzo ad una estremit, e d' orper cancellare, quando oc-

dinario piatto alla


corresse,

estremit opposta
sulla cera
;

scrittura

per cui la frase vertere stylum


l'

voleva dire cancellare, correggere. Di qui anche


tino che

indovinello la-

appunto

significa lo stilo

De summo

planus, sed non ego planus in imo

Versor utrumque manu, diversa at munera fungor Altera pars revocai quidquid pars altera fecit.

76.
Ubbidienza, fedelt, rispetto

Oliando

si

raccomanda

l'

ubbidienza cieca

verso coloro cui


si

la

natura o la legge dettero

la

potest di reggerci e guidarci,


la

suole

ricorrere all'autorit della Bibbia,

quale avrebbe detto:

1747. Obedite prsepositis vestris etiam dyscolis.


che e
infatti

sentenza biblica,

ma non
di

cos

come
uno

la si

suol citare
S.

poich formata dalla riunione


l'altro di

due

testi,

di

Paolo,

S.

Pietro. In vero
v.

il

primo nella Epistola ad


et

llehro-os,

cap.

XIII,

17,

dice:

Obedite prcepositis vestris,

subiactU

1746. Spesso volgerai lo


1747. Obbediti'
vostri

stilo

dall'altra parte,
lette

se

vorrai

scrivere

cose degne di essere


ai

e rilette.

superiori,

anche se

tristi.

[l

"4^- i r5

Ubbidienza, fedelt,

rispetto

583

eis;

il

secondo nella

I.

Epistola, cap. 2, v. 18, dice: Servi subditi,


doviinis,

estote in

omni timore

non tantum bonis

et modestis,

sed

etiam dvscolis.

Del resto non

forse nella Bibbia che

si

legge

il

pi

commo-

vente esempio di rassegnazione, quella dell'

Uomo-Dio

che osse-

quente

alla volont del

Padre va serenamente incontro a un dodi

loroso supplizio?

Che cosa

pi pietoso delle parole di Lui

1748. Si possibile est, transeat a

me

calix iste, vetu.

rumtamen non
E
pochi versetti pi sotto

sicut

ego volo, sed sicut


XXVI,
v.

{Erang. di
(v.

S. Matteo, ca^.

39),

1749. Fiat voluntas tua.

Un
deve,

proverbio

volgare dice:

Comandi chi pu,

ubbidisca chi

ma

nei

Promessi Sposi del

Manzoni

(cap.

XIV), Renzo
dopo

alterato dal
i

vino nella osteria dove era andato a rifocillarsi


:

tumulti milanesi, cosi lo adatta ai suoi casi

1750.

Comanda
del
|

chi

pu

e ubbidisce chi vuole.

Ma
1

75

Chi non sa ubbidire, non sa comandare.


('misti

che proverbio, non registrato dal


verbi tosami,
.

nella
altri

Raccolta di pro-

il

quale registra invece questi

due molto

affini

Ctereot.

del

1X71 o anni segg.. pag.

108):

Chi non sa
("hi

non

fu

fare, non sa comandare buon soldato, non sar buon capitano.

Se ne pu trovare una fonte classica

in

un passo

delle Epist
statini

PLINIO U giovane
laibtu

(lib.

VHI,

ep. 14. 5);

Inde adulcscentuli

itpendiia

imbuebantor, ut imperare parendo, duces

11

ami Mqnontnr, admescerent.

motto

inglese,

parallelo

1748.

Se potabile,
fatta

si

non
la

la

allontani da ne questo mia volont, ma la tua.

calice, tuttavia sia

1740.

Sia fatta

tua

volont.

584

Chi

l'

ha

detto ?

[i 7 52]

al

nostro proverbio,

ma

pi direttamente derivato dalla sentenza


to

latina,

Through obedience learn


tale di

command,

popolare in Inghil-

terra in

forma, perch scritto nella grande aula dell'Acca-

demia Militare

Woolwich

(fondata nel

741).
il

Come

nobile esempio di obbedienza ricorder anche

famoso:

1752. Obbedisco.
di

Giuseppe Garibaldi.
il

Garibaldi nel
vi

1866

alla testa dei

suoi

volontari aveva invaso

Trentino, e

aveva condotta un' audace

campagna, che
pii

se

non fortunata

al pari di altre sue, fu tuttavia la


gli

splendida manifestazione del suo genio militare. Al 24 luglio


si

Austriaci

erano

ritirati

fino a Trento, e

il

comandante supremo
un ordine
si

delle forze austriache nel Tirolo

annunciava
il

in

del giorno

che essendo impossibile di difendere


alla difesa del Tirolo tedesco
:

Tirolo italiano

ripiegava

il

generale Medici era gi a pochi

chilometri da Trento,

quando

il

25 luglio fu annunziata una

tre-

gua

di otto giorni.

Il 3 agosto la sospensione d' armi era prolungata di un' altra

settimana, e

il

io [no,

il

p] dello stesso mese


il

il

generale Garibaldi
:

riceveva dal generale

La Marmora

seguente telegramma

Consi-

derazioni politiche esigono imperiosamente la conclusione dell' armistizio

per

il

quale

si

richiede che tutte le nostre forze

si

ritirino dal
le ore
lei di\\<
-

Tirolo, d'ordine del

Re. Ella disporr quindi


1 1

in

modo
le

che per

quattro antimeridiane di posdimani

agosto

truppe da

pendenti abbiano lasciato


dici

le

frontiere del Tirolo. Il generale


i

ha dalla sua parte cominciato

movimenti.

Quale scossa abbia provato in quel


lo storico

momento
di

il

cuore dell'Eroe,

pu indovinarlo, ma affermarlo con certezza non pu.


vergogne immeritate
di

Forse

le

Custoza e
dalle

Lissa

la
il

Venezia
Trentino

accettata

come una elemosina


le

mani straniere;

perduto; Trieste abbandonata;

il

confine orientale d' Italia aperto


giovani
di

da

tutte

parti

tanto eroico

fiore di

vite

inutilmente
sul-

sacrificato,
l'

tutto

ci

pass come
e vi

nembo
tempo

foschi fantasmi
i

animo

di

Garibaldi

suscit in

tumulto

pensieri

da anni

soffocati dell'antica rivolta;


alto,

ma
si

al

stesso

un pensiero pi non
nemla

uno spettro pi
pi intimi

terribile

lev contro lo stuolo dello maistante. Garibaldi


trad

ligne tentazioni e le fug in

un

meno

ai

la

sua interna

tempesta: tranquillo prese

[,

753* I 755]

Ubbidienza, fedelt,

rispetto

penna

e rispose

egli

stesso al

La Marmora questa
vittoria

sola parola

Obbediseo.

con quell' ultima

sopra s stesso chiuse


pag. 462).
in risposta al

la

campagna. (Guerzoni, Garibaldi,


Il

voi. II,

testo del dispaccio spedito

da Garibaldi

La Mar-

mora

precisamente questo

Bezzecca, 9 agosto 1866.

Ho

ricevuto dispaccio

1072. Obbedisco.
Garibaldi
.

La

risposta dell' eroe bella nel suo laconismo,


egli

ma

veramente

non poteva essere diversa. Che cosa aveva

da aggiungere?

Dei \ani rimpianti, delle polemiche inopportune?


bidienza n<>n

Ma

la

vera ub;

ammette

discussioni, e

neppure interrogazioni

lo dice
:

chiaramente

DANTE

in

due passi

identici della

Divina Commedia

1753. Vuoisi cos col,

dove
e.

si

puote

Ci che

si

vuole, e pi
{Inferno,

non dimandare.
l >.=>-96

IH.

v.

e e.

V.

v.

23-24).

anche

il

M hi sviamo
merto

1754.

Il

di ubbidir

perde chi chiede


[Catone in

La ragion del comando.


(.'lieu, a.
I,

e in questa faccenda
i

il

non plus ultra era

stato trovato dai Gesuiti,

quali praticavano ed esigevano nel loro ordine la ubbidienza cieca,

17 SS-

Perinde ac cadaver.

Ma

questa famosa quanto nefasta forinola non fu un trovato dei

Gesuiti.

L'inventore

fu

1*"kw

MSI; ed
di
lui,

Gesuiti
e
st.:

non
a\-

che prenderla a prestito dalla Regola


.

ne

applicandola con intera severit

vedasi la
ut ille

Vita altera di

Tommaso da

Celano,

II pars.

cap.

IX:

verum
la

deseribens

obedientem sub figura corpora mortili ; e anche

Vita scritta da

Bonaventura nel 1261, cap. VI: corporis mortui similitudine m

1755.

Come un

cadavere.

586

Chi l'ha detto?

[175(1-1 750]

pro exemplo proposuit. Vedasi

altres

Thode, Franz von Assisi


in Italien, pag.

und

die

Anfnge der Kunst der Renaissance


il

40

Mariano, Francesco d'Assisi ed

suo valore sociale presente, nella

Nuova

Antologia,

15

marzo 1896, pag. 334.


facile

Ma
varsi,

poich questa ubbidienza cos meccanica non


per tanto
vi

a tro-

ha

chi

pur

di ottenerla dai suoi

dipendenti, rinunsul loro

zia a fare

assegnamento sulla loro ragionevolezza e

amore, e

preferisce contare soltanto sulla paura, a costo anche di farsi odiare:

1756.

Oderint

dum

metuant.

(Accius, Atreus, apud Cicekonf.m. de Officiis, lib. I, e. 28, v. 97).

era

detto

favorito
i

di Caligola

(Svetonio,

Vita

Calig.,

30); e

perci stiano

subordinati sempre a distanza, perch la consue-

tudine non abbia ad alterare quei sentimenti di rispetto del quale


chi vuole essere ubbidito
e'

non pu

fare a

meno. Anche per questo

una sentenza

latina

1757.

Major

e longinquo reverentia.
(Tacito, Annali,
lib. I,

cap. 4").

la

quale per significa che molte cose e molte persone, vedute da

vicino,

perdono

di quella considerazione e di
si

quella

venerazione

che da lontano

prestava loro. Alla sentenza tacitiana potremo

avvicinare questa, la quale ha significato anche pi generale, cio

che

le

cose

viste
la

da vicino fanno minor

efftto di

quello che la

lontananza e

fama avevano prestato loro:

1758.

Minuit praesentia famam.


(Claudiano, De
bello gildonico, v. 388),

Quali siano

segni esteriori e visibili del rispetto

ci

espresso

ila

Dante
1759.

nei versi:

con parole e con mani e con cenni Reverenti mi f' le gambe e il ciglio.
[Purgatorio,
e. 1. v.

50-31).

1756. Mi odino, ma mi temano. 1757. La riverenza maggiore da lontano. 1758. La presenza diminuisce la lama.

[1760-1763]

Vestire

cio facendolo

inginocchiare

abbassare

gli

occhi a terra

il

MORTI
1760.

imit la frase dantesca l dove scrisse:

Tremanti

polsi e riverente
[In

il

ciglio.
e. III.

morte di Ugo Bassrille,

v.

21).

Citer in fine di questo paragrafo la bella quartina del Giusti


1

761

Sotto la gramola

Del pedagogo
Curvati, schiacciati,

Rompiti

al

giogo.
[Gingillino, P.
I,

str. 5).

77.

Vestire
aa sempre antica debolezza umana
all'

di fare

maggiore attenzione

apparenza che

alla sostanza, pi al vestito

che alla persona.

Un
:

noto poeta satirico aretino se ne lagnava come di un vizio del secolo

to

son per pratica

Pur troppo

istrutto,

Che
1

in

questo secolo
!

/ abito tutto
(A.

Gv

\!>.\<,

Nol.l. //

mio

uhitO).

calunniava
gli

il

suo secolo com'


c'era l'uso
di

vecchio costume, poich


alle

fji

presso

antichi

guardare troppo

Ricordate l'antico dettato beffardo:


1

763.

Video barbam

et

pallium philosophum non:

dum

video.
(BlKHM Attico,
Attinie,
l'.

in

Ano
2,

<;kli .1.
4i.

IX, cap.

7'

'-,-

Vedo una barba

un

pallio,

ma

ancora non vedo

il

filosofo.

;88

Chi l'ha detto?

[1764-1765]

nato dalla consuetudine dei

filosofi antichi, e di

coloro che la pre-

tendevano a
pallio:
si

tali,

di portare

barba irsuta
.

lunghissima ed ampio

ma

barba non facit philosophum Nello stesso ordine d'idee,


la frase assai

potrebbe ricordare

pi recente

1764. Vestili

come

vuoi, fuggiranno sempre.

Vogliono che cos dicesse


poli, al nipote

Ferdinando

di

Borbone, re

di

Na-

che fu poi Ferdinando II, quando questi giovanissimo


il

aveva pensato a rinnovare l'uniforme dell'esercito borbonico,


per molti malaugurati avvenimenti
fiacco:
si

quale
di

era acquistata la

nomea

erano ancora vive


il

le

reminiscenze della rotta di Rieti!


nulla,

Dunque

vestito

non conta proprio


sempre

anzi

la

soverchia

ricercatezza ed effemminatezza
e frivolo, se siero di

indizio di

animo piccolo
spiega
il

pure non d sospetto

di peggio.

Cos

si

pen-

Marziale:

1765

Non bene

olet,

qui bene semper olet.


(Epigrammi,
lib. II, ep. 12, v. 4).

Egli stesso in altro de'suoi epigrammi (b. VI, epigr. 55, v. 5) ripete:

Malo quam bene


ed Ausonio pure (epigr. 125,

olere,
v. 2):

nil

olere,

Nec male
Qualcosa
di

olere mihi nec bene olere placet.

molto

simile,

ma

con speciale riguardo

alle

donne,

citai

gi al n. 408.

78.
Virt, illibatezza, modestia

Fu sempre
mino

nobile ufficio del poeta civile di condurre sul camil

della virt con

suo canto: e sopra tutte

le

altre di siniil

genere, bellissime sono le parole di

Dante

1765.

Non

sente di

buono

chi vuol sentir

sempre

di

buono.

[1766- 1 769]

Virt,

illibatezza,

modestia

589

1766. Considerate la vostra semenza:

Fatti

non

foste a viver

come
e.

bruti.

Ma
E
di

per seguir virtute e conoscenza.


{Inferno,

XXVI.

v.

118-130).

veramente quale scopo ha

la vita

Non
:

certo quello soltanto

appagare

gli

istinti

materiali del corpo

1767. Esse oportet ut vivas,


dice
l'

non
i

vivere, ut edas.
(sia
altri)

ignoto autore dei Libri Rhetoric


o,

ad Herennium
od

esso
nel

Cicerone
lib.

come meglio

si

crede,

Cornificio,

IV, cap. 28,


:

39; o anche Quintiliano


ut

(Inst, orat., lib.

IX.

cap. 3, 85)

Non

edam

vivo,

sed ut vivant edo.


nelle

Le

stesse

parole dice Isidorus


la fonte

Hispalensis

Origini

(II.

21, 13).

ma

comune di queste sentenze deve forse ricercarsi in una sentenza di Socrate conservataci da Macrobio, da Plutarco, da Diogene Laerzio (II, 34; e da altri.

con pi modesti intendimenti ammonisce

Marziale

che:

1768.

Non
si ?

est vivere, sed valere, vita.


[ICjuffr.,

Hb. VI, ep. 70,


vita,

v. 15).

Quando

rinunziato

ad ogni alto scopo della

che cosa
:

resta di essa

Cosi poco che non vale pi la pena di vivere

176Q.

Summum

crede netas

animam

prseferre

[pudori,

Et propter vitam vivendi perdere caussas.


cosi

nobilmente

rimprovera
1'

GIOVENALE
alla

(Satini Vili.
tino

\.

83-841

coloro nei quali


turpi transazioni

attaccamento

vita arriva

ad accettare

con

la propria coscienza.
il

la

virt

che spinge l'uomo a belle e nobili azioni, giusta

verso di

Lucano:

1767. Bisogna mangiare per vivere, non vivere per mangiare.

La
i7'>q.

vita

non
di

sta nel vivere,

ma

neh" esser validi (ossia sani).


e

Per turpissima cosa avrai l'anteporre la vita all'onore, pur


salvare la vita,

perdere ogni ragione

di vivere.

590

Chi l'ha detto?

[1770-1772]

1770

Stimulos dedit semula virtus.


{FarsaUa,
lib. I, v.
120).

mirando a un grande e generoso


lode o del premio con cui
Infatti

ideale, e senza preoccuparsi della

gli altri

uomini possano ricompensarlo.


persone
illustri

troppo spesso succede che


o

le

per virtuose e

grandi azioni

per dottrina ed intelligenza, dopo aver condotto

una

vita angustiata dall'avversit della fortuna, dalla indifferenza


ostilit

o anche dalla
il

dei contemporanei, solo

dopo morti ricevano

riconoscimento dei loro meriti. Tale pur troppo V andazzo del

secolo,

che

1771.

Virt viva sprezziam, lodiamo estinta.


(Leopardi, Canzone nelle nozie della
sorella Paolina).

Cos scrive

il

poeta, volgendosi alla sorella, che

V infelice famiglia
raccomanda
:

all' infelice Italia

con nuovi

figli

sta per accrescere, e le


te

A
Che
di

nel petto sieda

Questa sovr' ogni cura,


fortuna amici
i

Non

crescano

tuoi
di

Timor gioco o

figli, e non di vile speme: onde felici

Sarete detti nell'et futura:

Poich (nefando

stile

Di schiatta ignava

e finta)

Virt viva sprezziam, lodiamo estinta.

La quale ultima sentenza

imitata dalla oraziana

Virtutem incolumem odimus, Suhlatam ex oculis quserimus

invidi.

(Odi, lib. Ili, carm. 24, v. 31-32).

Non nego
l'

che qualche volta

il

fascino della virt e del merito

impone,
vita,

e,

attraverso le aspre vicende della lotta quotidiana pet


la

la

merito e virt trovano

loro ricompensa,

in

modo

che

1772.

Palmam
La
virt
la

qui meruit ferat.

1770.
1772.

emulatrice Io stimol.

l'orti

palma

chi

I'

lia

ineritala.

1773**3

Virt,

illibatezza,

modestia

59

che secondo

1'

Harbottle, Diet, of classical quotations, tolto dai

Lusies poetici del dott.

JORTIX (Vili, 20,

Ad

Ventos).

Ma

pur

troppo questo non accade n sempre n spesso.

Meno male
sere
il

che per colui che sicuro

di

s e della rettitudine
di

delle sue azioni

rimangono

altri

conforti,

uno

questi

pu

es-

pensare col grande agitatore Genovese, che

1773.

Due

gioie concesse Iddio agli uomini liberi


:

sulla terra

il

plauso dei buoni, e la be!

stemmia dei

tristi

(GlUS, Mazzini, I.a Voce della Verit . negli Scritti editi ed inediti. Milano, 1861.
voi.
I,

pag.

168).

Ma

per conservare
la

spirito

tanto sereno di fronte agli attacchi


la

dei malevoli,

prima cosa necessaria


l'

tranquillit della

co-

scienza, e allora

innocenza conculcata pu riconfortarsi poich

1774

Difesa miglior, ch'usbergo e scudo,

E
e
il

la

santa innocenza

al

petto ignudo.
e.

'Gerusalemme liberata,

Vili,

Ott. 41).

Tasso cos scrivendo ricordava senza dubbio

il

bel verso dantesco

1775.

Sotto l'osbergo del sentirsi pura. (DaSTE, Inferno. C. XX Vili,


medesimo ha
:

v.

117).

quest' altra risposta non

meno

fiera e

piena

di dignit

1776.

Io son fatta da Dio, sua merc, tale

Che
C
il

la vostra miseria

non mi tang
(Inferno,
e.

II.

v.

91-

fcfZTASTASIO nel

Siro,-

(a.

II.

1777.
.

Chi delitto non ha, rossor non sente.


come
gi aveva detto
<

vidi) nei

Fusti

(lib.

IV.

v.

311)

1778.

Conscia mena
/a retta
-i

recti

fama? mendacia
fama

risit.

ride delle, bugie dilla

{stia delh-

mendaci

ciarle del

pubbli

592

Chi l'ha detto?

779" 7^3]
1

Ecco

il

linguaggio dell' innocenza

1779.

D'un

pensiero,

Rea non
come canta Amina
musica
di

son, n

d'un accento il fui giammai.


(parole di

nella

Sonnambula
se. li).

FELICE Romani.

Bellini, a. I,

1780.

La

verginella simile alla rosa


la nativa
si

Ch'in bel giardin su

spina

Mentre sola e sicura N gregge n pastor


L' aura soave e
l'

riposa,

se le avvicina:

alba rugiadosa,
al
:

suo favor s' inchina Gioveni vaghi e donne innamorate Amano averne e seni e tempie ornate.
acqua, la terra
(Ariosto, Orlando furioso,
e. I. ott. 42).

Questa bellissima ottava

dell'Ariosto, che

imitata su Catullo,
citazione melo-

ode LXII,

v.
:

39, mi fa tornare a

memoria una

drammatica
1

781

Pura siccome un angelo..


[La Traviata, parole di V. Piavi musica di G. Verdi, a. II, se. 5).
,

Ricordisi per assonanza anche

il

verso di

Dante

1782.
la

Puro e disposto a
:

salire alle stelle.


{Purgatorio,
e.

XXXIII,

v.

145).

sentenza biblica

1783.

Omnia munda mundis.


(f.rlt.

Ji S. Paolo a Tito, cap.

I.

v.

10).

che nei Promessi Sposi del


cita

Manzoni
il

(cap.

Vili) Fra Cristoforo

cos a proposito e

con tanta
anche

efficacia allo scrupoloso Fra r-a-

rio;

e pi calzantemente

seguente motto, che pu beni*

17K3. Tutio poro per

|>uri.

[1784]

Virt,

illibatezza,

modestia

593

simo essere

adottato

come impresa

della

purit e
Il

di cui la sin

golarissima istoria merita di essere conosciuta.

motto

questo:

1784. Potius mori

quam
1456 a

tdari.

Giacomo
S.
fu di

di

Portogallo,

creato cardinal diacono del ttolo di


soli ventitr

Maria

in Portico nel

anni d'et, nel 1459

mandato da papa Pio II legato


passaggio

pontificio in

Alemagna, quando
di

per Firenze

vi

si

ammal

e mori

una malattia

bizzarra,

difficile

a spiegarsi qui, dovuta alla ostinata continenza,


i

e che meravigli assai

fiorentini di quel

tempo, poco abituati a

tanta virt. Gli

si

attribuisce

un motto

eroico, Potius

mori quam

fdari, che potrebbe essere sospettato come leggendario, se non


lo

confermasse
per
al

1'

epitaffio inciso sul bel sepolcro

che Antonio Rosalla chiesa

sellino fece
S.

lui

nella cappella di S.

Giacomo

di

Miniato

corata

Monte presso Firenze, cappella sontuosamente da Luca della Robbia. L'epitaffio dice:
Regia
stirps,

de-

Jacobus nomen, Lusitana propago.

Insignis forma,

Cardineus

titulus,

summa pudici tia, morum nitor, optima


;

vita.

Ista fuere mihi

mors juvenem

rapuit.

Xe
Vixit a.

se

pollueret maluit iste mori.


d.

XXV.

m. XI.

X.

obiit an. Sal.

MCCCCI.IX.

Vedi

il

Ciacconio, Viter et res gesto? font, roman., to. II, col. 990.

Questo motto con leggiera variante, Malo mori


di

quam

fdari, fu
di

Anna

DI
I

Bretagna
di

anche
di

di altri,
il

per

esempio

Fer-

dinando
al

Aragona, re

Napoli,

quale, avendo perdonato


gli si

Principe di Rossano, suo cognato, che

era ribellato contro

e che

caduto prigione

gli
il

consigliavano di

far

morire,

per di-

chiarare -

come narra

Giovio {Dialogo dell' imprese militari et

amorose,
di di

Vinegia, 1557, a pag. 22) - questo suo generoso pen-

clemenza, figur un Armellino circondato da

un riparo
es-

letame, con un motto di sopra,


la

Malo mori quam fdari,


di

tendo

propria natura dell' armellino


e per sete che imbrattarsi,
lo

patire
di

prima

la

morte
di

une

cercando
il

fuggire,

non
puli-

per

brutto,

per

non macchiare

candore, e

la

1784.

Piuttosto morire che contaminarsi.


38

594

Chi

'

ha detto?

[1785-1788]

tezza

della sua pretiosa pelle .

lo stesso racconto

con magdel
il

giori particolari ripetuto

dal Gi annone

nella Istoria civile

Regno di Napoli,
con quest' impresa

lib.

XXVII,

cap. Ili, aggiungendo che

re

istitu

un nuovo ordine

di cavalleria detto ap-

punto

dell' Armellino.

Ma
delle
(

per contrapposto, ecco, intorno


solite

all'

onest delle donne, due

ciniche sentenze del

Duca de La Rochefoucauld
:

CCCLXVII
Il

CCCLXVIII)

1785.

y a peu d'honntes femmes qui ne soient


lasses

de leur mtier.
sont des

1786.

La plupart des honntes femmes


trsors cachs, qui

ne sont en sret que parce qu'on ne les cherche pas.


si

che in qualche antica edizione

legge cos trasformata:


celui qui
l'a trouv,

Une

honnte femme est un trsor cach,


bien de s'en pas vanter.

fait fort

La

frase

1787.

Mentem

non corpus; et, unde consilium abfuerit, culpam abesse.


peccare,
(Tito Livio, Istorie,
lib.
I,

cap. 58,

'').

fu detta a proposito di Lucrezia: e

il

verso:

1788.
che
tiene
si

Benignamente d'umilt
trova in un sonetto di
pittura,

vestuta.

Dante

Vita Nova,

XXVI)

con-

una

eccellente nella sua concisione,

della modestia,

virt accessoria

ma

inseparabile dalla purit.

1785. Poche sono fra


1786. Le pi fra
le

le

donne oneste quelle che non sono stanche


dei tesori nascosti.

del loro mestiere.

donne oneste sono


il

dM

sono
1787.
zione,

al

sicuro soltanto perch nessuno le cerca.

La mente

pecca, non
ci

corpo;

dove main

l'inten-

non

pu

essere colpa.

[1789-1791]

Vizi

5Q5

79.

Vizi
1789.

Tempi

borgani.
fu detta

Questa frase notissima


a

da Giuseppe Garibaldi nel 1869


della

proposito degli

scandalosi affari

Regia e

dell' attentato
al

Lobbia (16 giugno 1869). Una


pubblicata, prima nella

lettera del
il

Generale

deputato

Cristiano Lobbia, datata da Caprera

22 giugno 1869, e che fu


i

Riforma

e poi da tutti

giornali italiani,

contiene questo periodo:

Tempi

questi - borgiani ! e

come

sar
?

altrimenti - cogli amici e protettori dei discendenti dei Borgia

L' essere divenuta


blicista

la frase proverbiale,

molto

si

deve
il

al

noto pub-

YoRiCK (Pietro Coccoluto Ferrigni;,


in

quale pren-

dendola
liare,

burla, se ne serv a lungo,


scritti,

non solo nel parlare fami-

ma
il

anche negli

e specialmente nelle appendici ch'egli

scriveva regolarmente nella Nazione e che erano avidamente lette.

Ma
come

lamentarsi della corruttela dei tempi antico costume,

gi fu detto a pag.

129-130:

1790.

tempora, o mores!
(Oc krone, Oratio pro Rege Deiotaro,
cap. XI, 31 cap, I, 2: In
:

Oratio I in Catilinam. Verrem, cap. IV. 45.

cosi

esclama

in

pi luoghi anche Cicerone,

come conferma Marco


le

Asm
est:

Suasor., VI. 3
o

Tuis verbis, Cicero, utendum


passate virt, de-

tempora!
la

mores/ rimpiangendo
vizi

plorando
che
le

crescente marea dei

che saliva a corrompere anpili

pi elevate classi della societ, o, per dirla con frase

adatta alla classicit del soggetto:


1

791.

I-i

Suburra
il

Invade

Palatino....
(P. Ce

Un*,

a.

III.

i,"<jo.

<>

tempi,

costumi!

;6

Chi l'ha detto?

[1792-1795]

Claudio

che cos esclama riconoscendo

alle

vesti

le

cortigiane
si

della

Suburra {Subura, borgo della antica


1'

Roma,

che

stendeva

nella valle fra

Esquilino e

il

Quirinale, ed era pieno di taverne


al

e di luoghi infami) le quali

vengono
;

palazzo a denunziargli

le

dissolutezze della moglie Messalina


volle in fatto di disonest restare
tica,

di quella

Messalina che non

da meno
la

dell' altra regina asia-

Semiramide,

la quale,

secondo

frase di

Dante,

1792

Libito

f' licito

in

sua legge.
{Inferno,
e.

V.

v. 56).

(confronta col Si

libet,

licet,

parole di

Giulia Domna, seconda


al

moglie

dell'

imperatore .Settimio Severo,

figliastro Caracalla,

in

Ael. Spartian., Caracalla, cap.


lasciato
il

io); di quella Messalina, che ha

nome suo

turpe a indicare una donna di perduti costumi,

una

di quelle sciagurate

menzionate da

Dante medesimo

nel verso

1793

Qui non son femmine da conio.


(Inferno,
e.

XYIII,

v.

(">).

Un
di

altro verso di
vizi

Dante, che

il

qui cade in acconcio, poich parla

e di gente viziosa,

seguente

1794.

Ruffian, baratti e simile lordura.


[Inferno,
e.

X],

v. 60).

Un
lenti

versetto del Pentateuco minaccia


nel sangue altrui
:

lo

sdegno divino

ai

vio-

795.

Vox

sanguinis....

clamt ad

me

de

terra.
v.
IO).

(Genesi, cap. IV.

La

stessa

immagine

ripetuta pure nella

Genesi,

XVIII, 20
locuzioni-

XIX,
como,

13, veli* Esodo, III, 7 e

XXII,

23 e nella Epist. di S. Giala

V.

4.

Ne

trasse

la

dominatici scolastica

dq

peccati che gridan vendetta al cospetto di Dio, peccata clamanti**.


di

cui la definizione fu

compresa

in

due

rozzi

\ersi

mnemonici

Clamital ad clum vox sanguinis et sodomorum. Vox oppressorum viduae, pretium famulorum.

[795.

La

we

lei

sangue [di tuo/rateilo] grida a

me

dalla terra.

[1796-1799]

Vi

597

La sentenza
1796.

del Salmista:

Abyssus abyssum invocat.


[Salmo XL.I, vers.
7).

avverte di
in

ritirarsi

tempo
si

dalla sdrucciolevole china


il

del

vizio,

fondo

alla

quale

apre

baratro

e un' altra
il

sentenza

bi-

blica avverte che

nessuno
1'

infallibile,

che anche

giusto pecca,
:

ma
1

si

pente, mentre

empio

precipita

sempre pi nel male

797. Septies

enim cadet Justus, et resurget: impii autem corruent in malum.


[Prvv erbi di .Salomone, cap. XXIV,
v.
16).

e un'altra

con
i

fine

umorismo ammonisce come

sia facile rilevare e


i

biasimare

vizi altrui,

essendo pure indulgentissimi verso

propri

Quid autem vides festucam in oculo fratris tui, et trabem in oculo tuo non vides?
(Evng. di S. Matteo, cap. VII. S. Luca, cap. VI, v. 41).
v.

3-

|>er

cui

fastidiosissima

cosa secondo
si

Giovenale
macchiati
:

il

biasimare

litri

quegli stessi vizi dei quali

799.

Quis tulerit Gracchos de seditione qua>rentes>


(Sat.
II.

Intendasi, chi

non

si

muovi
i

do sentendo
loro sussi peccati
?

viziosi
i

pevoli rimproverare altrui


altri

cio

Gracchi ac-

di

sedizione,
di

e,

come Giovenale

stesso dice pi oltre,


iii

Verre portare accusa


adulterio
?

ladroneccio, Milone di omicidio. ("Indio

hiama
Perocch
sette

1'

al
il

volte cadr

gitisi

empii precipiteranno nel male.


Ilo

nell'occhio
r

<!

fratti

tu...

vedi la trave nel


<

tuo occhio

In

sopp.

5o8

Chi l'ha detto?

[1800- 1804]

Sul

medesimo argomento abbiamo

il

giudizio ciceroniano

1800. Est (enim)

proprium

stultitiae,

aliorum vitia
lib.
Ili,

cernere, oblivisci suorum.


(Cicerone, Tuscia, quaest.,
30).

eppure nessuno pu dirsene immune. Citammo gi


parole di Terenzio
:

al

n.

209

le

Homo sum, humant

nihil a ine alienum puto,

che qui nella loro accettazione volgare cadrebbero cos bene a proposito, e aggiunger ora questi versi di

Orazio
;

1801.

Nam

vitiis

nemo

sine nascitur

optimus

ille

Qui minimis urgetur.


(Satire, lib.
I,

[est,
sat. 3, v. 08-69).

per cui....

chi senza peccato, getti la


ti

prima pietra

(cfr. n.

175)

ma
gli

pi savio sarai se
altri

asterrai dal giudicare troppo severamente


:

per non essere alla tua volta giudicato

1802. Nolite judicare, ut

non judicemini.
S.

(Evang. di

Matteo, cap. VII,


evitare

v.

1).

C' pure una sentenza che ammonisce


ed espressa nel verso

di

ogni esagera-

zione nel fuggire un vizio per non cadere nell'eccesso contrario.


di

Orazio

1803.

Dum

vitant stulti vitia, in contraria currunt.


(Satire, lib.
I,

sat. 2. v. 2i\.

Un
alla

altro poeta classico

ci
si

mostra

il

vizio trionfante che grazie


di virt, nel verso,

audacia e alla ipocrisia

ammanta

troppo

pessimista,

1804.

....

Prosperum ac
Virtus vocatur.
il

felix scelus

(Seneca

tragico, Hercules furens,

a.

II,

v.

251-23

1800.

da

stolti

il

vedere

vizi altrui e

dimenticare
e

propri.

1801. Perch [802.

nessuno nasce

senza

vizi,

ottimo

colui

travagliato dai pi leggeri.

Xon
(ili

giudicate per

non essere

giudicali.
vizio,

1803.
1804.

stolti,

mentre fuggono un

cadono
il

nel

contrario
di virt.

La

scelleratezza prospera e felice prende

nome

805-1809]

Vizi

599

poeti latini, a scusare le oscenit sparse nel maggior


si

numero
suoi

dello loro produzioni,

giustificano col dire che al poeta per-

messo

di dire cose
;

meno che
le

oneste, purch onesti siano


:

costumi

o per dirla con

parole di uno di loro

180.5

Castum

esse decet

pium
nihil

poetarti
est.
v. 5-'n.

Ipsum: versiculos

necesse

(Catullo, od. XVI.


e la

stessa sottigliezza ripeteva


:

Marziale, che

tutti

li

vinceva

in

lubricit

1806. Lasciva est nobis pagina, vita proba est.


(Epigrammi,
lib.
I,

epigr.

5.

che Grus. Giov. Belli,

il

quale voleva farne l'epigrafe della sua

stupenda raccolta
dusse cosi
:

di

sonetti in dialetto

romanesco, benissimo

tra-

1807.
I

Scastagnmo ar
versi
:

parla,

ma armo

dritto.

notissimi

1808.

La

finzion del vizio


vizio ver declina
;

A A
sono
la

can, che lecca cenere,


gli fidar farina.
e il gatto,
di

Xon
Luigi Fiacchi detto
il

morale della notissima favola // /annullo

Clasio,

di
vizi

Scarperia

754-1825).
pa-

Xon
rola

lasceremo
di

il

discorso dei

senza tener brevissima


:

anche

due

fra essi,

dei pi

veniali

1809.

Gola e vanit, dne passioni che crescono con gli anni.

1X05. Conviene

al

poeta
tali

ch'egli iteMO sia casto e pio,

ma

non

occorre che

siano

suoi versi.
scrissi,

DO
1807.

pagine ch'io
parlare,

ma

la

vita

onesta.

Pecchiamo

nel

ma

righiamo

diritto.

6oo

Chi l'ha detto?

[1809]

Ambrogio
era

Valentini, proprietario del

Forno

delle

Grucce a Minel seicento

lano (cos chiamato perch era nel luogo


il

medesimo dove
nei

prestin

di Scansc, di cui

il

Manzoni

Promessi Sposi,

cap.

XII, narra il saccheggio

fatto dal

popolo nella carestia del 1628,

vale a dire in Piazza del

Duomo,
Corsia

a sinistra, per entrare sul Corso

Vittorio Emanuele, gi
vigilia di

de' Servi),

mandava

la

sera della

Natale 1870 ad Alessandro Manzoni un saggio delle sue


:

paste con la seguente iscrizione

Ad
Il

Alessandro Manzoni

celebre

Forno

delle

Grucce

Di nuova

vita ringiovanito

grata testimonianza
Il

presente saggio
offre

Devotamente
Il

Manzoni

rispose cos:

Al Forno delle Grucce Ricco oramai di nova fama propria E non bisognoso di fasti genealogici
Alessandro Manzoni
Solleticato voluttuosamente

Con un

vario e squisito saggio

Nella gola e nella vanit


Dice passioni che crescono con gli anni

Presenta

pi vivi e sinceri ringraziamenti


in

L'autografo fu conservato a lungo esposto


delle

un quadro

nel Fornii

Grucce finch questo non


Corriere
di
il

si

chiuse nel 19 19. Si veda

un

articolo del

della Sera

del 9

giugno 1919, riprodotto

ne La Rassegna
Si noti

Firenze, giugno

1919, pag. 186.


di altri milanesi, cadile in

per che

Manzoni, non meno


il

errore credendo che

nome

dell'

antico prestin di Scansc derivasse

dalla insegna delle grucce (scansc in dialetto); invece aveva origine

dal fatto che era propriet della nobile famiglia Scansi, alla (piale
tino a tutto
il

';oo appartenne

la
in

casa; sul quale argomento e da


Citt di Milano, Bollettino

consultare una notizia comparsa


niripalc mensile pel

mu-

mese

di

giugno 1919, pag. 229.

;;;; i

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T T T

.---,:{.::.:

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PARTE SECONDA

80.
Le
frasi

storiche della Grande Guerra

a)

II

perch

di

questo nuovo paragrafo.

La formidabile
mai insanguinato
uni contro
lioni
gli

guerra, la pi vasta e la pi terribile che abbia


il

mondo, che

travolse nella mischia e gett

<;li

altri

quasi un miliardo e

mezzo

di

nomini (159 mile

la

Quadruplice.

1298 milioni

l'

Intesa,

comprese

colonie

protettorati),

ebbe origine con

la

dichiarazione di guerra del-

l'Austria alla Serbia (28 luglio 1914) cui fecero seguito quelle della

Germania
terra
23

alla

Russia e
14

alla

Francia (l e 3 agosto) e dell'Inghil-

alla

Germania

agosto: - l'Italia

non intervenne che


fine nel

il

maggio 19 15, contro l'Austria) ed ebbe


(29 settembre), di
di

19 18 con

gli

armistizi di Salonicco

Mudros (30

ottobre), di
ai

Villa Giusti

(3

novembre),
di

Rethondes (il novembre),


:

quali

seguirono

trattati

Versailles (28 giugn


di

Saint-Ger-

main (io settembre 1919),


Trianon
minori
e altri
<li

Neuilly (27 novembri


ito

(4

giugno 1920),

di Sv:

1920) e

altri 1

come quello
ancora
in

italo-jugoslavo di Rapallo (12

novembre 1920)

discussione frattanto che scrivo, mentre neppure

tutti

quelli gi ricordati
il

sono scambiate
di lutti
:

le

ratifiche.
!

f.a

guerra ha coperto
i

mondo

oltre IO milioni di morti


in tutto a

Infatti
lioni.

soli

soldati europei, che

sommarono
ferite

35-36 miai

^30.000 morti per


i

o per malattie,
<

quali

vanno aggiunti

morti delle trappe coloniali (asiatiche

alni

contingenti australiani, canadesi e e

6o2

Chi

l'

ha

detto ?

landesi

(si

veda Ch. Drig nel n. 6 del Bulletin der Studienge-

sellschaft fr Sociale

Folgen des Krieges,

di

Copenaghen 1920;

e lo

studio del dott. Livio Livi nella Rivista Internazionale di Scienze

Sociali e discipline ausiliarie, gennaio


dita complessiva di vite
di

1921); del resto

la per-

umane

in

Europa, tenendo conto dei morti

privazioni e della diminuita natalit, calcolata dal Drig stesso

a milioni 35, 38;

mentre Georg Wolff,

in

una

rivista

socialista
1)

tedesca (Socialistische Monathefte, Berlin, 17 gennaio 192

giunge

a risultati anche pi melanconici, poich calcola la perdita totale


di vite a oltre

40

milioni, dei quali

12 milioni morti in battaglia.

I soli morti italiani (compresi quelli caduti in Francia, in

donia e in Albania) furono 496.921, oltre a 900.000

feriti.

Mace- Ma

non soltanto
coperto
ciale
lari
:

di

sangue

si

abbeverata la guerra

essa ha anche
statistica
uffi-

il

mondo

di rovine senza limite,

che una

americana calcola nella enorme

cifra di

190 miliardi

di dol-

ha sconvolto

la

carta geografica di quattro parti della Terra

(restandone

immune
e

la sola

America), non ancora bene assestate:

ha portato negli

spiriti e

nei cuori

un turbamento che ancora non


nella storia, nella
vita

sedato

come ha

lasciato

orme profonde
le

geografia, nella
sociale, nel

economia mondiale,

ha
frasi

lasciate

anche nella

costume, nella lingua. Le


di

storiche alle quali essa


:

ha dato origine, meritavano


riunirle
in

essere

raccolte

ed

io

ho voluto

questo nuovo paragrafo aggiunto

del

mio

Chi l'ha

detto?,

pensando che l'interesse che potevano presentare nel loro

complesso, prevalesse almeno pel

momento ad

ogni altra conside-

razione di opportunit, che poteva suggerire di distribuirle secondo


il

loro particolare significato negli altri paragrafi del libro.

Non
scelta.

stato

davvero

facile di

mettere insieme questa modesta


sia

Tutti

ricercatori
di storia

sanno come

arduo
si

il

risolvere certi

piccoli

problemi

contemporanea

abbiano spesso a proi

pria disposizione fonti pi sicure e copiose per

fatti del

medioevo

che per quelli di cui pure la nostra generazione fu testimone. Si

aggiungano

le difficolt specifiche

date dalla incertezza delle inforaltri ostacoli

mazioni, dalla censura, dalla passione politica e dagli


di

ogni genere che

hanno impedito

impediscono a

tutt'

oggi

le

libere comunicazioni intellettuali.


sulla

Oggi ancora
stranieri,

le fonti bibliografiche

produzione libraria dei paesi


scarseggiano o

massime su quella
il

dei

paesi ^i nemici,

mancano

addirittura e

fai

venire

Le frasi

storiche della

Grande Guerra

603

uu

libro dalla
il

Germania impresa non sempre agevole. In ogni


benevolo accolga questa mia fatica come un primo

modo
zioni

lettore

tentativo al quale sar pi facile di fare pi tardi aggiunte e corre;

se

il

volume avr ancora

la sorte di un' ottava edizione,


;

pure
se

questo capitolo potr essere migliorato, riveduto e ampliato

me

ne mancheranno

le

forze e la possibilit, altri assolver

il

compito

con maggior lena.

Molte
tentativo

di di

queste difficolt sarebbero state assai minori, se


raccogliere
le

il

mio

frasi storiche della

Grande Guerra
il

avesse avuto dei precursori.

Ma

io

credo di essere
frasi

primo a

fare

una raccolta sistematica


compiaccio
dall' altra

di

queste

se

da una parte mi
cosi

di

inoltrarmi

in

una

via

finora

poco battuta,
i

trovo che in

tali

condizioni la fatica

non piccola e

resultati

sono manchevoli. In Francia nei primi mesi del 191


di

usc

un volume non

Paul Souchon, Les mots hroques de la guerre


s.

(Paris,

Larousse,
si

a.),

ma

chi si fidasse del titolo, s'illuderebbe

molto

tratta

che di una raccolta di aneddoti di guerra,

col racconto di gesta mirabili e di frasi eroiche, tolte dai giornali

del

tempo

quindi

una compilazione a
salvo
i

tesi,

senza

critica,

senza

indicazione di
I'

fond,
tolto.

titoli

generici

dei giornali dai quali


le

aneddoto

Chi conosce come fossero fatte di maniera


politici, capisce in

corrispondenze di guerra dei giornali

qual conto

possa aversi un tale libro,


fazione ch'egli

il

cui autore del resto avverte nella pre-

non garantisce
la

l'autenticit dei

fatti,

non avendone

potuto verificare

esattezza,

ma

ci
!

che

gl'

importa che ces


arti-

mots hroques soient vraisemblables


colo
dei

Della stessa forza un

primi

mesi della guerra, Mots et gestes hroques,

di

Victor

Du

Bled, nella /ievue hebdomadaire del 1914, n. 39, pag. 3.


la letteratura

In compenso

francese ha nel libro, ben fatto e in-

teressante, di Albert Dauzat,

Lgendes prophties

et superstitions
s. a.

de la guerre (Paris,

La Renaissance du Livre,
i

ma

1919),

un curioso paragrafo sopra


ciale,

mots historiques,
ci

sul loro valore so-

sulle frasi autentiche e sulle apocrife:

sono anche taluni

esempi,

ma

pochi
inglese,

(pag.
il

108-11 il

H<>

anche avuto a

mano un

almanacco

Daily Mail

pag. 97 contiene un elenco di


se,

Year Book for IQ18, che a Famous Sayings of the War: Words

cosa breve e senza pretese, da almanacco,


:

ma

che pure mi e stata utile

e poj null'altro,

n so che altro

604

Chi

l'

ha

detto ?

neppure nella bibliografia tedesca. S' intende che nulla


nella letteratura italiana di guerra,

di pi e'

dove

si

hanno

sull'

argomento

pochi

scritterelli, e

anzi tutto,

una
il

serie di articoli

che col titolo

complessivo
tato,

La fortuna

delie frasi

prof. Ettore Ciccotti, ex-depuin

venuto pubblicando dal 19 17


il

avanti
di
:

su vari giornali
il

politici,

Messaggero
e

di

Roma, V Azione

Genova,
e

Progresso

di

Bologna
gli

forse altri che

non ho veduti

neppure ho veduto
dei quali
il-

tutti

articoli

pubblicati nei citati giornali,

ognuno

lustra
tica

una

frase,

ma non

tutte di guerra,

bens di attualit polialle

che

hanno pi o meno lontano riferimento

cose della

guerra e del dopo guerra.


a
dirlo
al

dir qui, poich


la

non

fui in

tempo
con un

suo posto, che anche

frase

Chi non lavora non


Bologna, n. 273,

mangi, gi

citata al n. 1086, fu illustrata dall' on. Ciccotti

articolo di questa serie,

comparso nel Progresso

di

del

16 novembre 1920.

questi articoli conviene aggiungere

un

recentissimo scritto dell'egregio dott. Ottorino Cerquiglini,


celebri
a.

Le frasi
Tutto,

della
n.

guerra mondiale, nel settimanale

illustrato
egli

Ili,

(Roma, 27

febbraio 1921),

dove

presenta un
il

piccolo contributo al futuro Fumagalli che scriver

Chi ('ha

detto? della guerra mondiale , invita cio la lepre a correre ;


e per farla correr meglio,
il

cortese e valoroso pubblicista mi ha

anche comunicato parecchie notizie che non figurano nel suo saggio.

Ma
me

senz' altro

tempo

eh' io

passi
in

a esporre
special

il

materiale da

riunito,

e pel quale

ho potuto

modo

valermi della

ricca suppellettile bibliografica nella Raccolta della

Guerra che
e
Il

io la

formai

nella

biblioteca
esista in

dell'

Universit
in

di

Bologna

che

maggiore che
del
i

Italia

un pubblico deposito. non senza per

materiale

presente paragrafo diviso in articoli o capitoletti, secondo


fare speaw
la
>

paesi di origine delle varie frasi,

questa ripartizione geografica quelle eccezioni che


li

opportunit

aggroppar meglio

la

materia poteva suggerirmi.

b) Italia.

Ab Jorc prinripium
premo

cominciamo questa rassegna


da colui
al (piale lo

dal

duce

su-

del nostro Esercito,

Statuto - non ancora

modificato su questo punto - dava


di

la

grave e dolorosa responsabilit

dichiarare

la

guerra,

il

Re

nostro.

VITTORIO I.mvmiii

III.

[i8iO-i8i2]

Le frasi

storiche della

Grande Guerra

60;

Della sua mirabile condotta in questo conflitto


doti su di lui,
frasi

tutti

parlarono

aned-

da

lui

dette,

furono raccolte da molti e spe-

cialmente in un bel volumetto di Bnino Astori e Pirro Rost, //


alla

Re

guerra (Firenze, Bemporad. IQ181. ma poco


guerra

vi si

trover che

faccia al nostro caso.

Quando, appena dichiarata


gio 191 5,
il

la

all'Austria
il

il

23

magsu-

Re

parti per

il

fronte per assumere

comando

premo
ai

delle forze mobilitate, dal

Gran Quartiere Generale

rivolse

soldati di terra e di

mare

il

26 maggio un proclama nel quale


a voi la gloria di piantare

fra altre cose detto:


il

Soldati,

Tricolore d Italia sa

1810. I termini sacri che natura pose a confine


della Patria nostra.
a voi la gloria di compiere, finalmente,
iniziata .
l'

opera con tanto eroismo

La

bella frase del


ai

proclama reale fu ripetuta nella epiricompense


ferite,

grafe messa in testa


militare
cati in
ai

vari elenchi ufficiali di

al valor

morti in combattimento o in seguito a

pubbli-

parecchie dispense del Bollettino ufficiale del Ministero della


i

Guerra: Per rivendicare "


fine

termini sacri che natura pose a con:

della

Patria

"

affrontarono impavidi morte gloriosa


nel

e fu

ricordata dal
della
il

Re medesimo
che
gli

telegramma
il

di risposta al

Sindaco

capitale

aveva rivolto

solito

telegramma augurale
della redenzione

20 settembre 1920, cinquantesimo anniversario

di

Roma:

si

Vogliono

destini d'Italia che al compiersi del cin-

quantenario
eroici,
Il

celebrino, conquistati per virt di popolo e di esercito

gli inviolabili termini segnati dalla natura e dalla storia .

vibrante proclama diretto dal

Re

alla

nazione dopo
il

le tristi

giornate di Caporetto,

dato dal Quartiere Generale


le

io di noil

vembre 19 17 e che reca


stero Orlando, contiene

firme del Sovrano e di tutto


frasi.
1'

mini-

due
:

una

di seguito all'altra, dive-

nuto meritamente- famose

[8ri. Cittadini
Igni

soldati,

siate

un esercito solo!

vilt

tradimento, ogni discordia

tradimento, ogni recriminazione tradi-

mento.

6o6

Chi l'ha detto?

[1813-1814]

anche del nostro


3.

Re

la

seguente

181

Frres, ne cessez jamais de vous aimer.


la

Quando, dopo

conclusione degli armistzi,


il

egli

fu a Parigi col
ricevi-

Principe Ereditario, intervenne

20 dicembre 19 18 ad un
;

mento dato

in

suo onore

all'

Htel de Ville

e al saluto portatogli

dal presidente del Consiglio municipale


della

Mithouard e dal prefetto


e

Senna Autrand, rispose con un caldo

commosso
:

discorso,

en franais impeccable, finendo con queste parole

Laissez-moi

terminer en voquant la mmoire imprissable de nos morts glorieux


et cette jeunesse qui

a donn sa vie au

nom

de l'idal radieux,

de ces morts qui, de leurs tombeaux, tout jamais honors, nous


disent nous Franais et Italiens qui n'avons pas partag leur sort
:

Frres, ne cessez jamais de vous aimer (Cerfberr, Paris pendant


la guerre, Paris

1919, pag. 103).


presidente del Consiglio nel pe-

Dell' on.

Antonio Sa landra,
frasi.

riodo della neutralit e della preparazione e nel primo anno della


nostra guerra, resteranno tre

La prima

quella del

1814. Sacro egoismo.


Il

18 ottobre 1914 l'on. Salandra, alla Consulta, prendendo pos-

sesso dell'ufficio di ministro degli Esteri, interinalmente assunto,

dopo
di

la

morte del march,

di

San Giuliano,
di

rivolte ai funzionari

quel ministero brevi parole prosegu


:

commemorazione
della

del defunto mi-

nistro,

Le

direttive

nostra politica internazioieri.

nale saranno domani quelle che erano

proseguire in esse

occorre incrollabile fermezza d' animo, serena visione dei reali interessi

del paese,

maturit

di

riflessione,

che non escluda,

al

bi-

sogno, prontezza d'azione; occorre ardimento, non


di

di parole,

ma

opere

occorre animo scevro da ogni preconcetto, da ogni pre-

giudizio,

da ogni sentimento che non


alla

sia

quello della illimitata

ed esclusiva devozione
l'Italia. Il discorso fu

Patria nostra, del sacro egoismo per

comunicato all'agenzia Stefani e da questa


la frase del

immediatamente reso pubblico; e


forse per

sacro egoismo acquist,

un certo suo sapore

di

paradosso, una grande notoriet e

1S13.

Fratelli,

non cessate mai d'amarvi.

[1814]

Lf frasi storiche della Grande Guerra

607

fu ripetutamente citata.

Contro alcune

false e maliziose interpreil

tazioni di essa protest lo stesso on. Salandra chiarendone


significato
in

vero
di

una

lettera

scritta

al

direttore
il

del

Messaggero

Roma,
altri

e pubblicato

da questo giornale

9 gennaio 19 19, e lo

stesso giorno anche dal


giornali.

Corriere della Sera di Milano, e poi da

L' on. Ettore Ciccotti, commentando nel Messaggero di


del
lebri

Roma

19 19,
della

in

un

articolo della serie gi ricordata su le frasi ce-

guerra - questa del Salandra.

annota
;

Fors' anche,

la sua,

era una

non

felice

reminiscenza tedesca

giacch

non
di

so
cui

se

l'

on.

Salandra lo abbia ben

presente - quella

frase,

qualcuno ha voluto cercare


di schietta
fatti
il

la traccia in
riflesso di

un discorso

di Salisbury,

marca tedesca e

educazione tedesca.

in-

berlinese Guglielmo Jordan,

che, parlando nel Parlamento

della
il

Confederazione, nella chiesa di San Paolo, a Francoforte,


luglio 1848, fece appello, contro le voci di resurrezione della

24

Polonia,
disse

all'egoismo
uscire

nazionale

tedesco:

"

ben tempo -

egli

di

da

quell'
le

abnegazione da sognatori, in cui

ci sdi-

linquivamo per tutte


in

nazionalit,

mentre noi
da tutto
se
il

stessi si

languiva
assor-

una vergognosa
appunto

servit, calpestati

il

mondo, per
1'

gere ad un
volta

sano egoismo nazionale,


la

si

deve pronunziare una


onore della

parola che mette


le

benessere e
(3

patria sopra a tutte


il

questioni ".

poco dopo

dicembre 1850)

principe di

Bismarck, rendendo, come era suo costume, anche


che pure
si

pi brutale quell' affermazione,


nel senso e nella

poteva comprendere
Il

forma usata dal Jordan, diceva: "


stato - e in ci questo
l'

solo sano

fondamento

di

un grande
non

si

distingue es-

senzialmente da un piccolo stato -

egoismo

statale,

non

il

ro-

manticismo

degno

di

un grande stato contendere per


nel

una questione che non

rientra

suo

particolare interesse

''.

E
lui

di

un egoismo nazionali- avevano parlato poco prima Ludwig


e

Borne

Carlo Gran, (piando rinfacciava a un socialista che

in

V egoismo nazionale diveniva egoismo sociale. Le parole pre-

cise di
nali

Bismarck che furono


sono
le

in

quel tempo riesumate anche nei gior:

tedeschi,
p

seguenti

Die einzige gesunde Grundlage


er sich wesentlich

eines gross

und dadurch unterscheidet


ist

von
die

inem kleinen Staate,


es
ist

der staatliche Egoismus und nicht


Staates nicht wrdig, fr

Romantik, und

eines" grossen

6o8

Chi l'ha detto?

[1815-1816]

eine Sache zu streiten, die nicht seinem eigenen Interesse angehrt .


I giornali tedeschi nel riferire questa fonte

commentavano
non
si

ironica-

mente che Bismarck


di

nella sua brutale franchezza,

era sognato

chiamare sacro

il

suo egoismo

La seconda
181
5.

frase storica dell' on.

Salandra

quella delle:

Giuste aspirazioni.
da
lui

nel discorso

pronunciato alla Camera dei Deputati


le

il

3 di-

cembre 19 14, annunziando


pure da
cui
lui

dimissioni del precedente gabinetto

presieduto e comunicando la costituzione del nuovo di


il

esponeva

programma
interessi

Nelle terre e nei mari dell' Antico


si

Continente, la cui configurazione politica

va forse trasformando,

Italia

ha

vitali

da

tutelare, giuste aspirazioni


di

da

affer-

mare

e sostenere,

una situazione

grande potenza da mantenere


altri

intatta,

non

solo,

ma

che da possibili ingrandimenti di

stati

non

sia

relativamente diminuita {Atti Parlamentari,

Camera dei

Deputati, Legisl.

XXIV,
dell'

Discussioni, voi. VI, pag. 5533).

final-

mente ancora

on. Salandra la frase

181

6.

La
fiero,

nostra guerra santa.


elevato discorso che
il

Nel

il

presidente del Consiglio proalla

nunzi in Campidoglio
del Comitato

giugno 191 5, intervenendo

seduta

romano per

la mobilitazione civile,

e col quale deegli

gnamente rispose
disse,
in

alle ingiuriose ciance di


....

Bethmann-Hollweg,
ci

principio:

giusta la causa che


.

ha mossi
il

e la

nostra guerra
si

una guerra santa

poich tutto

discorso
la

aggir su questi due punti, la giustizia della nostra causa,


il

santit della nostra guerra,

discorso stesso prese

il

titolo

anche
,

pi incisivo
le

La

nostra guerra santa, e con tale titolo

fra

moltissime edizioni che ne furono fatte in Italia e fuori, in quella


si

che

pu

dire la edizione ufficiale,

stampata a

Roma,

dalla Tipo-

grafia

del Senato. In questa edizione la frase citata a pag. 4.

Un

eloquente

commento

del discorso Salandra fu fatto dal prof. Gio-

vanni Vidari, della Universit di Torino, in una conferenza tenuta

una settimana dopo,

il

9 giugno, alla Societ di Coltura di Torino


I
I

E come
eh'

glio,

miha parlato, che cosa ha detto Antonio Salandra? COM significa il suo discorso? Che la nostra guerra r

santa? che

voluta da

Dio, benedetta da Dio?

Lo sapevamo;

[1817-1818] Le frasi storiche della Grande Guerra

609

oramai lo aveva chiarito anche

alle

menti pi tarde o pi ottuse

o pi pavide o pi interessate o pi preoccupate quel documento


nitido,
diritto,

preciso,

che

la

nota diplomatica, integrata dal


1'

Libro Verde, del ministro Sonnino,


scienza
sioni,
a.

uomo
in

dalla intemerata co-

e dalla forte

coltura, ecc.

(v.

Conferenze e Prolu5,

Vili, n. 15,
frasi

Roma,

i agosto

191

pag. 294).

queste
s

Salandriane, dette durante la guerra e che ad


si

riferiscono,

potrebbero aggiungerne altre due non

meno

note, pronunciate nel periodo della nostra neutralit, cio prima


dello

scoppiare

della

nostra

guerra e che con essa non hanno

attinenza alcuna nell' argomento, tranne


forica nella seconda.

una

certa allusione meta-

Mi
1'

sia

per concesso di ugualmente qui ricorfrasi

darle tutt' e due.

Sono due

che resteranno

nel

nostro

lin-

guaggio parlamentare,

im

7.

Assalto alla diligenza

1818.

Automobile blindata.
Reggio nel
voi.

Isidoro

IV

della Storia della

grande guerra
s.

d'Italia {L'incubo: i pericoli della neutralil,

Milano,

a.,

pag- 79). a proposito delle irrequiete fazioni politiche che tenta-

vano

di profittare delle difficolt

esterne, per la crisi del grande


il

conflitto, e interne di ogni

genere - era di quei giorni

disastroso

terremoto del
fra le quali
si

13 gennaio 191 5 che aveva devastato la Marsica

dibatteva

il

ministero Salandra e di

dargli,

poco

patriotticamente, lo sgambetto, scrive:

In quell'occasione

l'on. Sa-

landra, discorrendo con alcuni deputati,


di
tal

ricord che certe mosse

genere erano state qualificate come assalti alla diligenza e


i

soggiunse che in quel caso


s un' automobile blindata

grassatori avrebbero trovato davanti a

L' episodio mise a rumore

il

mondo
fa-

parlamentare.... L'on. Comandini, di' era stato presente, allorch


-i

dente del Consiglio aveva pronunciato


ne dava
la

la frase
-

divenuta

seguente

andr,
in

dop
tra ironico

accenuato

all'

attacco albi diliga


'

use
afa
:

tono

e scherzoso,
le
bili

un tantino mordace:

ti

deve tener presente che


ci

diligen/.'-

non

ci

sono pi

adesso
le

sono

le

automoblitt-

poich siamo in tempo di guerra,

automobil: sotto

io

Chi l'ha detto?

[1819-1820J

date e sono fornite di mitragliatrici. Se


salto - conchiuse
1'

si

vorr

dunque dare

l'

assi

on. Salandra sorridendo - naturale che


'

sparer anche dall'automobile

".

- L'on.

Soleri che pure era pre-

sente, riferi la frase allo stesso

modo, aggiungendo: " Fu

risposto

che la politica era estranea al passo dei deputati e che a suo tempo
I'

opera del Governo sarebbe stata liberamente discussa nella lode

e nel biasimo che


si

meritava". - Certo che a Montecitorio non


:

parlava di altro

ed era

nell'

impressione generale che assalto

alla diligenza e automobile blindata sarebbero andati ormai a far

parte dell'archivio delle

frasi

parlamentari storiche
al

Anche
alcune

l'on.

Vittorio Emanuele Orlando ha


la

suo attivo

frasi

famose, dette,

prima mentre era ancora ministro

guardasigilli nel ministero presieduto dal Salandra e le altre

quando

era presidente del Consiglio in successione del venerando Boselli.

La prima

la frase notissima, che ben fa riscontro


dell'

all'

antipenul-

tima test citata

on. Salandra, la

18 19.
che
si

Guerra giusta e necessaria.


il

trova nel discorso pronunciato a Palermo

novembre 91 5
1

In questa guerra che noi accettammo,


e sicura,

non perch breve,

facile

ma
il

perch, sapendola invece terribile e lunga, era guerra


il

giusta e necessaria, qualche cosa avvenuto onde


esalta e
liani

pensiero
tutti

si

cuore

si

gonfia di commozione. Pensate


!

gl' Ita-

per tutta V Italia

(V. E. Orlando, Discorsi

per

la

guerra,

Roma

19 19, Biblioteca dell' Eloquenza , pag. 30).


significativa,
tale

La

frase, alil

tamente

fu assunta

come

titolo del discorso,

quale

appunto con

titolo

fu subito

stampato nella Collana Colitti


Il

di Conferenze e Discorsi, n. 3 (Campobasso, 191 5).

concetto

della guerra giusta e necessaria , fu ribadito nel discorso dell'on.

sivo

Salandra, Lo
:

detto alla

Camera

dei

Deputati nel dicembre succesfausti

svolgersi degli eventi,

ed infausti,

ci

ha sempre

pi persuasi della necessit e della giustizia della nostra guerra,

senza

la

quale saremmo rimasti irremissibilmente menomati

negli

interessi, e, quel

che peggio, nella dignit,

nell'

onore della Na-

zione .

Delle

frasi dette dall'

Orlando capo del governo,

la

pi nota

1820. Resistere! resistere! resistere!

[i82l]

Le frasi storiche della Grande Guerra

6il

parole ch'egli pronunzi alla


le

Camera
vivi,

il

22 dicembre 19 17 facendo
la ritirata alla

prime dichiarazioni del Governo dopo


il

Piave

La

voce dei morti e la volont dei


gione
dell' utilit,

senso dell'onore e
ci

la ra-

concordemente, solennemente
solo,
ci

rivolgono adun:

que un ammonimento

additano una sola via di salvezza


(Atti Parlamentari,

resistere ! resistere ! resistere !

Camera dei
1

Deputati, Discussioni, Sess. 1913-17, voi.


Il virile

XIV,

pag.

54541.

appello ebbe in tutta Italia larga eco e unanime consenso,


il

se
lo

ne trasse

titolo di

parecchie pubblicazioni di propaganda e


la

spunto per conferenze, discorsi, ecc. che ne accrebbero

po-

polarit.

Ne

citer soltanto

uno. Alla festa del giuramento degli


il

Allievi della Scuola di


citt

Parma,

giugno 19 18,

il

vescovo della

mons. Guido Maria Conforti pronunzi un patriotico discorso


il

che suscit grande plauso ed ebbe larga diffusione in tutto

la

paese

Andate con

la benedizione di

Dio

ricordatevi che la causa per


;

quale siete chiamati a combattere, giusta e santa

ricordate

che la vostra parola d' ordine deve essere Resistere Resistere Resistere.

1821. L'Italia conosce la fame:

non conosce
Roma,

il

disonore.
sono parole dello stesso

Orlando

al

popolo di

accorso alla

stazione a salutarlo con immensa, indimenticabile dimostrazione,


il

26

aprile

19 19, quando egli con tutta la delegazione italiana

si

ritir

dalla Conferenza della


:

Pace dopo
il

l'

inqualificabile messaggio di

Wilson
oggi.

Dobbiamo

considerare

peggio.

Non

voglio la risposta

Noi possiamo, dopo quattro anni


per cui nessun altro paese
s,

di inenarrabili privazioni e

sacrifici,

ci

supera, trovarci di nuovo

dinanzi a sacrifici (S,

pi grande,
191 5.
il

gio

solo

momento l'Italia come nel magVi domando per che la decisione sia maturata. Non rifornimento che manca. Ma l' Italia conosce la fame :
Applausi). In questo
:

pi pronta di prima

grande

non conosce
riportate,

il

disonore . Lo concitate parole del ministro furono


dalla
si

con

lievi varianti,
:

stampa quotidiana

della sera
il

e della mattina appresso


di
il

veda particolarmente
si

Messaggero
lo desidera,

Roma.

n. 113, del

27 aprile, e

veda pure, da chi

sanguinoso commento a queste parole dell'Orlando nel proclama


Gabriele d'Annunzio: Italia o morte, degli
11

di

IQI9<

6l2

Chi l'ha detto?

[1822]

La
Capo
poich

figura principale nella storia della nostra guerra quella del

dello Stato Maggiore,


il

impropriamente detto Generalissimo,


delle forze di terra e di

comando supremo
al

mare
tutti

sta-

tutariamente devoluto

Re. Tale

carica

fu,

come
in

sanno,
ener-

da prima coperta dal Ten. Generale


gico
altro

Carlo Cadorna. Un
191 7,
e
liberali

telegramma

di

lui

del

14

settembre

risposta

ad

telegramma delle associazioni

interventiste

mila-

nesi, avvertiva: ....

Siamo

in

un'ora decisiva. Ancora una volta

ripeto:
gi
i

" Ogni

vilt convien che


al n.

qui
Si

sia

morta"
un

[frase dantesca,

da noi ricordata

1199]

fondano

tutte le classi e tutti

partiti

che sinceramente

amano

la Patria in

solo impeto di

orgoglio e di fede,
del

per ripetere come nelle giornate memorabili

maggio 191 5

al

nemico che ascolta

in

agguato:

1822. L'Italia
"Il

non conosce che


Stato

la via dell'onore!.
in grazia dei di
al

nome

del

Cadorna divenne popolarissimo anche


dello
s'

quotidiani

comunicati

Maggiore

sulle

operazioni
lui
(e'

guerra, comunicati

come

intende non compilati da

era

Comando Supremo un
al

ufficio

apposito diretto dal maggio 19 15


di S.

maggio 191 7 dal Colonnello

quindi sino alla fine della guerra dal Colonnello di S.

M. Francesco Foschim, M. Dome:

nico Siciliani)
vari testi a

ma

da
vi

lui
si

ispirati e riveduti

e per questo, nei

stampa,

legge in fine la formula tipica della bu-

rocrazia militare,

Firmato

Cadorna.
il

Pare che
della

sia

assolutamente
e

autentico
intesista)

il

caso (che poi fece

giro

stampa nazionale
in
il

di

un brav' uomo
di dare a

della

Venezia che

omaggio

al

Ca-

dorna pretendeva
eh' egli in
nerale.

un suo rampollo
fosse
il

nome

di

Firmato

buona fede credeva

nome

di

battesimo del ge-

In questi comunicati,

sui

primi tempi, per espresso volere del


il

Generalissimo, non era mai stato fatto

nome

di

nessuna unit
serbato per
il

che

si

fosse specialmente

distinta

ma

tale

silenzio,

circa sei

mesi,

fu rotto

il

15

novembre 1915,
del

nel qual giorno

Bollettino n.

173, dopo aver parlato

violento e ininterrotto

fuoco nemico sulla disputata e famosa trincea delle


Carso, aggiunger:
sistettero
(di

Frasche sul

intrepidi Sardi

della Brigata Sassari ree

per saldamente sulle conquistate posizioni

con ammi-

revole slancio espugnarono altro vicino e importante trincerameli io

("1823-1824]

Le frasi storiche della Grande Guerra

613

detto dei Razzi . D' allora nessuno contese pi ai valorosi Sardi


I'

epiteto di cui

il

capo

li

aveva meritamente

fregiati

1823. Intrepidi Sardi.

Ho
del

detto che
:

vari bollettini della

guerra non erano solitamente

Cadorna
al

pur troppo deve

ritenersi in

gran parte scritto da

lui

insieme

sottocapo di S.

M.

generale Cart.o

Porro,
di

il

terribile

bollettino del

28 ottobre '17, dopo Caporetto,


denuncia

cui la frase pi

saliente quella che

1824

La

deficiente

resistenza

di

taluni

re-

parti....
Il bollettino

n.

887 datato del 28 ottobre 191 7, a ore 13, dopo


il

che la I2 a divisione germanica aveva sfondato

nostro fronte a
si

Caporetto (24 ottobre) e incalzando

le

nostre truppe in ritirata

era gi impadronita di Cividale (27 ottobre), cos rivelava la do-

lorosa

verit

fino

allora

occultata

al

paese

La mancata

resi-

a armata, vilmente stenza di reparti della 2

ritiratisi

senza combatalle forze

tere e

ignominiosamente
di

arresisi al
la

nemico, ha permesso

austro-germaniche
Giulia.

rompere

nostra ala sinistra sulla fronte

Gli sforzi

valorosi delle altre truppe


di

non sono

riusciti

ad

impedire all'avversario
Il

penetrare nel sacro suolo della patria.


testo era stato compilato dallo spe-

bollettino, di cui

un primo

ciale ufficio del

Comando Supremo, ma
il

che fu totalmente rifatto dal

Generalissimo che ne assunse la responsabilit e dal Sottocapo, a


Treviso, dove

Cadorna
dal

si

era trasferito da

Udine con
di
l

t'Ufficia

Operazioni

sin

pomeriggio del
la

27,

fu

diramati

grande ritardo, perci

Stazione radiotelegrafica di Coltami lo

trasmise all'estero appena lo ricevette da Treviso, senza attendere,

come doveva, che


verno,

le

fosse confermato

da

Roma

ma

qui

il

go-

nel riceverne comunicazione, preoccupato della gravissima


Del paese,
il

ripercussione morale che esso poi

prima

li

to-

municarlo alla Agenzia Stefani, ne modific

primo periodo nella

forma

nza dell'attacco e la deficienti


2''

tttna di taluni reparti illa

ormata hanno permesso

ali
:

-germaniche
all'estero,

di

rompere

la

nostra ala sinistra, ecc. ecc.


il

ma

come

si

detto, fu pubblicato

testo primitivo.

Pochi

6i4

Chi l'ha detto?

[1824]

giorni

dopo

si

facevano circolare nelle principali

citt d' Italia,

stam-

pati alla

macchia o

dattilografati, dei foglietti che


si

contenevano un
all'

preteso testo del comunicato che


e che segnalava stata

diceva anteriore
la cui

autentico,

anche

nomi

di

alcune brigate

condotta era

riprovevole
all'

da un luogo
di

altro

nomi delle brigate erano variati abilmente - e invocava la maledizione della patria e
do
il

Dio

sui

traditori.

Ne

testo,

sopprimendo
gli

nomi che
l'

del

resto,

come ho

detto,

non erano sempre

stessi: Sotto
di

im-

peto nemico e pi ancora per l'ignobile tradimento


parti della
il

alcuni re(4

seconda Armata e precisamente delle brigate

nomi),

nemico ha potuto penetrare nel sacro suolo


e
la

della Patria.

Che

Dio

Patria le maledica

Addito

all'

estremo disprezzo del

mondo

intero le brigate

{altri

due nomi) che ignominiosamente


le

e volontariamente

hanno ceduto

armi che furono ad esse


ufficiale del

affi-

date pel bene della Patria.

Un

comunicato

governo

dichiarava che quel preteso bollettino era apocrifo e ci fu con-

fermato

anche dalle indagini della Commissione


:

d' Inchiesta

su
di

Caporetto

si

trattava

evidentemente
1'

di

una oscura manovra


non

agenti nemici o di disfattisti che


care.
al

autorit

riusc a identifi-

Si noti che esso fu

largamente diffuso

fra le nostre

truppe

fronte e nelle citt

costiere

a mezzo di aeroplani e idroplani


fatta nella rela-

nemici.

La

storia del

comunicato Cadorna stata

zione della citata Commissione d' Inchiesta, intitolata Dall'Isonzo

al Piave; 24 ottobre g novembre

igi7

(voi.

II,

pag. 545-540,
dal

Roma

19 19)

e,

con
nel

qualche particolare poco noto,

gene-

rale Ettore

Vigano

volume: La nostra guerra (Firenze 1920,

pag. 374), dove fra altre cose detto che la modificazione alla

prima redazione del comunicato fu

fatta,

appena arriv

il

tele-

gramma
arrivasse

Roma,
ai

dal senatore

[Vittorio] Scialoja

(che era allora

ministro senza portafoglio, incaricato della propaganda) perche non


giornali

nella spaventosa dizione originale .

Ben

altra intonazione

troviamo

in

un ordine del giorno del Caben rivendicata da


lui,

dorna
vi

stesso,

di

cui

la paternit fu

che

espresse la fede mai smentita nei destini d'Italia e nell'eser-

cito, dal cui

eroismo

tali
il

destini

dipendevano .
lasciasse
il

Il 7

novembre 191 7

due giorni prima che


ito

Cadorna

(.'ornando,

quando

gi

occupava

le

nuove

linee di difesa sulla Piave, egli lanci

un ordine del giorno che

cos finisce:

Sappia ogni comandante,

[1825-1826] Le frasi storiche della Grande Guerra

61

sappia ogni soldato qual' questo sacro dovere

lottare, vincere,

non retrocedere
sulle

di

un passo. - Noi siamo

inflessibilmente decisi:
allo Stelvio, si difende
il

nuove posizioni raggiunte, dal Piave

l'onore e la vita d'Italia. Sappia ogni combattente qual'


e
il

grido
:

comando che

viene dalla coscienza di tutto

il

popolo italiano

1825. Morire,
Il

non ripiegare
ma

testo di questo ordine del giorno fu riprodotto

con profonde
nella sua

alterazioni in diversi libri,

fu ristabilito dal
voi.

Cadorna

opera:

La guerra

alla fronte italiana,

II.

(Milano,

192

1,

a pag. 249).

Largo compenso a queste pagine dolorose trov

la

patria

un
il

anno dopo

nei

bollettini

che di giorno in giorno registravano

succedersi dei fausti avvenimenti nella grande battaglia di Vittorio

Veneto per culminare nell'ultimo,


Bollettino della Vittoria o anche
lettino

il

bollettino n.

1268, detto

il

- non immeritamente che ha


la

Bol-

napoleonico .

Il

bollettino,

data del

no-

vembre 19 18, ore 13, ed firmato Generale [Armando] Diaz. nuovo capo dello Stato Maggiore, ma che fu dettato come i precedenti dal colonnello

Domenico
i

Siciliani, ebbe una larghissima


in edizioni speciali di lusso,

diffusione: fu riprodotto in tutti


in manifesti, e in

modi,

incisioni,

in

cartoline

(ve

ne sono delle centinaia)

anche in lapidi monumentali apposte a perpetua memoria su pubedifici

blici

in quasi tutte le citt d' Italia e in moltissimi

comuni

minori. Esso giustamente scolpito nella


liani

memoria

di tutti gli Ita-

che
:

con

orgoglio

ricordano

specialmente

l'ultimo periodo

di

esso

1826.

resti di quello

che fu uno dei pi potenti mondo, risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano dieserciti del

sceso con orgogliosa sicurezza.


Non
assegn
lasceremo
alle
i

il

general

/a ricordare ch'egli stesso


lui

varie armate

da

condotte alla
:

vittoria,
la

sopran-

nomi con

quali divennero famose

ne rivendic

paternit in

un'intervista col Giornale d'Italia (vedi

num.
la

del 4

novembre 1920):
;

Io ho voluto che la

Armata

si

chiamasse

Gagliarda

la

Ar-

6i6

Chi l'ha detto?

[1827-1828]

mata, V Invitta; nace;


la

la IV Armata (1' " Armata del Grappa"), la TeVI Armata (1' "Armata degli Altipiani "), la Prode; la

VII Armata,

la la

Costante

1'

Vili Armata,

la

Valorosissima
;

la

IX
la

Armata,
Ferrea;
e
il

Fida

la

Armata, l'Audace

la

XII Armata,
i

Corpo

di

Cavalleria,

Vigile e Fiero;

Carabinieri,

Fedeli

Saldi
alla nostra raccolta

Ricco materiale
al cui

dar

Gabriele d'Annunzio
dovremo qui
risale

nome

gi molte volte fatto in questo libro, nulla occorre oggi

di aggiungere.
(e

Delle molte

frasi

che di

lui

registrare

molte pi per brevit se ne omettono) una


:

agli

ultimi

giorni della nostra neutralit

1827.

beati quelli che pi hanno, perch pi

potranno dare, pi potranno ardere.


che nella perorazione finale del discorso per la Sagra dei Mille,

pronunziato allo Scoglio

di

Quarto per

la

inaugurazione del

mo-

numento commemorativo
scultore Baroni)
Italia,

della leggendaria impresa (scolpito dallo

il 5 maggio 19 15 (G. d'Annunzio, Per la grande orazioni e messaggi. Milano, 19 15, pag. 32).

1828. Eja

il

eja

eja! alala!

grido di guerra degli aviatori, da lui suggerito. Echeggi gi 19 17, nella festa del nastro azzurro per
al
la distri-

nell'agosto

buzione delle medaglie

valore

agli

aviatori,

consegnate solendella

nemente
zona
di

la

domenica 22 agosto
:

in

un campo d'aviazione

guerra
nei

il

discorso in

cui

D'Annunzio

lanci

il

grido,

comparve
e

vari giornali politici del 24,


tutti.

ma

il

grido fu frainteso

malamente riportato da
Infatti

Nella prima forma esso per era


milanese // Secolo Illustrato.

alquanto diverso.
nel

la rivista

num.

del
di

15

settembre 1917

(a.

V,

n. 18,

pag. 648) d
di

la

fotografia

una bandiera nazionale


scritto:

sulla

quale,

pugno

del
7.
:

D'Annunzio,

Neu/ Heu! Heu! Alala!


donata da Gabriele
ai

- 7. Vili. 191

Gabriele d'Annunzio,

e sotto alla figura la seguente didascalia

La bandiera

di

battaglia

d'Annunzio

agli

equipaggi dei

raids su
il

Pola

quali egli pure prese parte.

Su!

bianco del tricolore


grido di guerra.

Poeta

di

suo pugno ha vergato

il

nuovo

[1828]

Le frasi

storiche dilla

Grande Guerra

617

Al grido dannunziano
ing.

dette la consacrazione ufficiale

il

generale

L. A. Maggiorato, capo dei


il

servizi aeronutci, nelle parole

che
i

18 ottobre successivo rivolse a salutare nell'estrema Puglia

volatori in procinto di partire per

bombardare

la

nascosta Cat-

tare.

Lo

stesso

D'Annunzio
l'

lo ripet nella

Canzone del Quarnaro,


di

composta per celebrare


1' 1 1

impresa navale

Buccari

(notte sul-

febbraio 19 1 8),

stampata nel volumetto: G. d'Annunzio,


il

La

Beffa di Buccari con aggiunti la Canzone del Quarnaro,


(Milano,

Catalogo dei Trenta di Buccari, ecc.

191 8),

la

quale

comincia

Siamo

trenta d'

una

sorte,

trentuno con la morte.


I'

Eia,

ultima

Alala
:

mentre ogni strofa ha per ritornello


Eia, carne del

C amaro

Alala

altri

versi

simili.

Ma

qui V eia gridato una volta sola:


il

il

tri-

plice eia

con V alala che


ritrova

grido genuino degli aviatori nacque


delle parole dette

piti tardi e si

come chiusa
lui

da G. d'Andall'

nunzio

al

banchetto che a
offri

e ai
il

compagni reduci

audace

volo su Vienna
(furono

al

campo

Duca d'Aosta

I'll agosto 19 18

stampate nel Corriere della Sera molto tempo dopo e

ristampate it\V Antologia della nostra guerra di C. Culcasi. Mi-

lano-Roma-Xapoli 1920. a pag. 486-490

per anche qui

l'

e/a
alla

ripetuto due volte sole) e in quelle dette da lui

medesimo

mensa

degli aviatori nel


:

campo

di Centocelle
e contro

il

12

maggio 19 19

(stampate nel volume


pag. 97-105).

Contro uno

tutti,

Roma,

1919,

Le due
tori della

parole e/a ed alala parvero sOane e novissime

ai

let-

Canzone del Quarnaro.

Ma

il

prof.

Giuseppe Lesca

in

un

articoletto

(Per e/a alala ed altre voci marziali) gi comparso

nel

Giornale d' Italia del 1 novembre 191 7 e poi molto ampliato

e riprodotto, col titolo: /ritornelli, o

gridi marziali, nella Can-

zone del
n.
4,

Quarnaro
1918.

nella

rivista

milanese / Libri del Giorno,

luglio

paj:.

17:;.

opportunamente ricorda che e/a o


ai

he/a era interiezione

comune

greci
le

ai

latini:

E/a.' vigila.'

gridarono per a\

-glio

scolte modenesi,

come

attesta

6i8

Chi l'ha detto?

[1828]

un noto carme
scolte modenesi,
citt

latino dell'agosto

899

(cfr.

Bertoni, // ritmo delle

Modena

1909) quando vegliavano alla difesa della


(si

contro
il

gli

Ungari invasori

veda a proposito

di

questo

ri-

chiamo

Corriere della Sera, di Milano, del 30 ottobre 191 7).


sul labbro dei Crociati
;

Eja risuon
inno ripeta
:

Eja, o guerrieri !

il

nostro

Eja
!

che unito ad outre o ultro divent pi forte;

mente outreja

o ultreja!

e ultreja insegn

1'

arcivescovo
si

Anselmo
Laneja fu

alla parte pi eletta della giovent

lombarda, come

sa da

dolfo, incitata a crociarsi e a pugnare valorosamente.

Ma

anche usato dai


chetti,
il

fiorentini
si

contemporanei del Boccaccio e del Sac-

se di

questo

legge nella nov. 146: Eja, questo

pure

pi

bel frodo che si vedesse

mai ;
nell'

e di quello in
:

una nota no-

vella

{Decamerone, giorn. Vili, nov. 6 a )

Eja, Calandrino, che


la

vuol dir questo ? - Pi fortuna,

Eliade ebbe alala (questa


;

forma dorica, mentre

attica

fu alale)
la

alala

gridarono

certa-

mente anche
grafi
I'

militi

romani, essendo

voce registrata da lessico-

come acclamatio militaris ante pugnam. I lettori di poesia hanno sentita nel Carducci {Ninna-nanna di Carlo V in Rime
:

nuove) con lieve modificazione


Hallali,
hallali,

gente d' Habsburgo


io

Ad
ed
il

una caccia eterna


trattarsi

con

te

surgo.

Carducci avvert

d'un grido

di caccia francese, ac-

colto, se

non vogliamo
e
l'

dire gi in uso,

anche nelle nobili caccie

nostre

avranno poi ritrovato nel Pascoli come nello stesso


infatti

D'Annunzio. Sono
versi

del primo, nei

Poemi

conviviali,

due

Ti getto allora un alala di guerra.

E
e nella

mise allora un alala


:

di guerra.

Fedra dannunziana

Alternando

l'

imeneo
di

Con
Duri dunque
la

I'

alala

guerra.
sia

fortuna dei due antichissimi gridi,


i

conte ^rido
.1

di guerra, sia presso


stituire
la
1' il

giovani cultori di ogni forma di sport,

so-

barbarissimo e ridicolo:

Hip! hip! hip! hurrah!,


non un richiamo

di cui

prima voce non

significa nulla se

di scuderia,

hurrah o urr

voce esotica, con cui tedeschi, inglesi, francesi.

[1829-1830]

Le frasi

storiche della

Grande Guerra

61Q

senza ricordo della mistica origine, ripetono


equivale

il

cosacco gurai che

Al paradiso! scritti

Si avverta

che della collezione iniziata dalla

Libreria della Fionda a

Roma
del

col titolo

I fasti
di

d'Icaro e che doaviatorio,

vrebbe contenere
annunziato

D'Annunzio

argomento

un

fascicolo

che sar intitolato: Eia, eia, eia!


curiosit avvertir pure che
sulla guerra

alala! Storia di

un grido. - Come
del generale

un recente volume

Von Lettow -Vorbeck

nell'Africa Orientale tedesca (Leipzig, 19 19), della quale egli fu

maxima

pars, intitolato

Heia Safari !

1829. Vittoria nostra,

il

non
di di

sarai mutilata.

titolo di
il

una prosa ritmica

Gabriele d'Annunzio pubCaporetto nel Corriere della


:

blicata per

primo anniversario
;

Sera del 24 ottobre 191 8


toria nostra

ed ripetuta nel versetto 63

Vit-

non
le

sarai mutilata.

Nessuno pu

frangerti
.

ginocchi

n tarparti

penne. Dove corri? dove sali?

1830. Ti con nu,

nu con
oggi

ti.

Perasto, piccolo porto della Dalmazia, nelle Bocche di Cattare,


di

contro alle Catene,


la

abitata

quasi solo da croati, fu gi


le

famosa per

sua fedelt a Venezia, che

valse
:

il

privilegio di
i

fornire la guardia al
dici
eletti

Gonfalone di San Marco

a Lepanto

quintutti

a custodire lo stendardo su la nave Capitana erano


Perasto, e otto di essi morirono con
le

Dalmati

di
il

armi

in

pugno.

Quando
di

governo repubblicano cadde nel 1797, Perasto, prima


l'

aprire le porte agli austriaci, volle seppellire sotto


il

aitar

mag-

giore della sua chiesa


alla

gonfalone vermiglio con solenne cerimonia


i

quale assisterono
il

tutti

cittadini vestiti a lutto e

il

capo della
li

comunit,

vecchio conte

GIUSEPPE VimOVICH
si

salut

insegne con un discorso che ancor oggi non

pu leggere senza
nostre vite le xe
se

commozione:
di

....

Per 377 ani [cio dal 1420, data della presa


le

Cattaro]

le

nostre sostanze, el nostro sangue,


ti.

empre per
reputa
stai
/;'
<

S
ti,

<

felicissimi
ti

sempre
sul

avemo
senio
1

on nu,
e

nu con

sempre co
ti

mar nu

illustri

virtuosi.

Nessun con

ne ha visto scappar,

1830.

Tu

con noi, noi con

te.

620

Chi

V ha

detto?

[1830]

con
ci

ti

ne ha visto

vinti

o paurosi .
storici,

Il

discorso del

buon vecchio
letI
;

conservato

da parecchi

teratura

veneziana del secolo

come il Moschini, Della XVIII, to. I, pag. 241, n.


i

Dandolo G., La caduta della Repubblica di Venezia ed


ultimi cinquanta anni,
to. I, p. to. I, p.

suoi

25

Erber T., Storia della Dal-

mazia dal 17 gj al 18 14,


et la

76; Tamaro, La Vntie Julienne

Dalmatie,

to. Ili, p.

332.
rinfresc la

Gabriele d'Annunzio ne
ai

memoria

nella sua Lettera

Dalmati (Venezia, 19 19) che role Ti con nu nu con ti fece


driglia

suscit tanto clamore: e delle pail

motto dell'impresa per


lui

la

Squain

aerea di San Marco, da

comandata

l'

impresa
il

un

bel legno inciso da

Adolfo de Carolis o de Karolis orna

fron-

tespizio della citata Lettera ai

Dalmati

e dell' altro opuscolo po(Paris, 19 19).

lemico che a questa fa seguito:

Aveux d'un ingrat


Il

Ma
si

qui affrettiamoci a dire che copiosissima la serie dei motti o

imprese dannunziane relative alla presente guerra.


dilett

Poeta sempre

molto

di

nuovi motti,

latini

o volgari e qualcuno gi
il

registrato nei precedenti capitoli,

ma

infinito
lui

numero

di quelli

eh' egli mise fuori

nelle

molte cose da
libri,

scritte

o dette o che

applic a imprese simboliche nei


diere o altri oggetti. Io

nella corrispondenza, su bandi raccoglierli tutti,

non pretender davvero

ma
1'

mi contenter

di spigolarne alcuni alla

che ebbero maggior fortuna.


guerra e dei quali mantenne

Prescindendo da quelli anteriori


uso nei primi tempi, come
(gi
il

Per non dormire che


bellissima

una

delle

sue pi antiche divise


poi tra le sue preferite

dei

tempi della Capponcina), furono

quella

O
la

spezzar o giugner,
di

che spiegata dall'impresa dell'arder che tende l'arco,

cui

Adolfo de Carolis fece un bel legno per

carta

da

lettere del

Comandante
D'Annunzio
la

1'

altra Io

ho quel che ho donato,

di cui lo stesso

rivelava l'origine in

una

lettera

ad Alessandra Porro,
si

soave fidanzata di quell'eroe purissimo che


:

chiam Falciai
ita-

Paulucci di Clboli

Penso per Lei quel meraviglioso motto

liano del 400, ch'ebbi la ventura di scoprire inciso in


di focolare: l'

una

pietra

ho quel che ho donato (Toeplitz,

/'".

Paulucci di
Aliti

Clboli nelle lettere


legni dello
rati

ad Alessandra, Milano, 1920,

p. 221).
;

stesso valentissimo silografo

De

Carolis furono

per la carta della Prima Squadriglia Navale (S. A.) col motto
iniziali

- formato delle stesse

- Semper Adamas ovvero

Sufficit

fi

83 I -18333 Le frasi storiche della Grande Guerra

621

Animus. Analoga
impresa
di

origine
:

ha uno dei motti

creati per la temeraria

Buccari

1831-

Memento Audere Semper.


volume
:

Infatti nel

gi citato

La

Beffa di Buccari cosi

il

Poeta

narra (pag. 25-26)

Xon

torneremo indietro. Memento Audere


:

Semper
il

leggo su

la

tavoletta che sta dietro la ruota del timone


fa, le tre

motto composto poco


il

parole dalle tre


Il

iniziali

che di-

stinguono
il

nostro Corpo

[MAS].

timoniere ha trovato subito

modo

di

scriverle in belle maiuscole,

tenendo con una

mano

la

ruota e con l'altra la matita. Ricordati di osar sempre . Altra

parola famosa di Buccari

1832. Osare l'inosabile.


che fu scritta nei
nelle
cartelli

manoscritti chiusi nelle bottiglie lanciate


i

acque

di

Buccari:
reti

marinai d'Italia, che

si

ridono

d' ogni
bile .
di

sorta di

e di sbarre, pronti sempre a osare


il

V inosafac-simile

Nel

citato

volume La Beffa di Buccari c'

questi cartelli nelT autografo del Poeta.

Altro bel motto dannunziano,


che dice
:

ma

di origine pi tarda, quello

1833. Ardisco

non

ordisco.
il

L' Imaginifico ne fece

titolo dello squillante discorso ch'egli


all'

avrebbe dovuto pronunziare


gio

Augusteo

di

Roma

il

24 mag-

19 19, se

il

governo non l'avesse vietato, discorso che era un


il

riero atto di

accusa contro

ministro Orlando.

La impresa

di

Ronchi

e le successive vicende della italianissima

Fiume,

la citt olocausta,
il

com'egli la chiam, dette occasione ad

altri

motti e

D'ANNUNZIO
(gi
ri-

cominci ad applicare

ai

nuovi casi due antiche sentenze


ai

num. 344 e 1480), cio Vili, manebimus optime del legionario romano e il dantesco Cosa fatta capo ha. Il primo che il D'Annunzio tradusse: Qui molto bene
cordate nel presente volume
resteremo, figura anche nel recente francol>ollo con la testa di Gabriele disegnata
dell'

da

(i.

Marussig e nella medaglia commemorativa


altri
i

impresa
erano

di

Ronchi. Di
preparati

francobolli,

anteriormente a
valore.

questi,

stati

disegni,

uno per ogni diverso

622

Chi l'ha detto?

[1834-1835]

con

la

data

del

XII

settembre

MCMXIX

la

scritta

Fiume
i

d'Italia,

da Adolfo de Carolis,

ma non

furono mai emessi e

di-

segni utilizzati altrimenti: e in


tagliato

due

di essi, quello col

nodo gordiano
tolta

con

la

spada e quello del giuramento dei pugnali,


valore che era per
il
il

la indicazione del

primo

di

cent., pel se-

condo

di

25, fu sostituito

citato

motto:

Cosa fatta capo ha.

Molto spesso anche


zioni del

ricorre nei discorsi e nelle varie pubblicail

D'Annunzio
all'

motto Indeficienter dello stemma

di

Fiume,
1659:

gi concesso a questa citt dall'imperatore

Leopoldo

I nel

motto allusivo

urna che getta onda perenne, che

sta nello

stemma

medesimo [L'urna inesausta


del
il

il titolo di un discorso del D'Annunzio 20 dicembre 1919). Poi, quando la reggenza del Carnaro ebbe nuovo stemma, ideato dal D'Annunzio e inaugurato il 12 settemil

bre 1920, cio

gonfalone vermiglio con la Grande Orsa e la figura


si

del serpente che

morde

la

coda

(sul

simbolismo

di

questo stemla

ma

to.
il

si

veda

il

curioso articolo di
nella

W.
il

Deonna, Le drapeau de

Rgence du Carnaro

Revue de

l'histoire des religions,

LXXXII,
:

1920, pag. 79-84),

Comandante

volle

apporvi

motto

1834. Quis contra nos?


tratto dalla Bibbia:

Si Deus pro nobis, quis contra nos?, gi da noi


discorsi.
est

registrato al n.

1433 e spesso ripetuto nei suoi


il

Registriamo pure bench meno noto


testo
di di

Ferrum

quod amai,

altro
il

discorso di lui pronunziato al Consiglio Nazionale


la citt deliber di resistere
:

Fiume
le
ai

24 gennaio 1920 quando

con

armi a ogni tentativo


lettori

di violenza

e finalmente,
il

chiedendo

venia

per la parola poco parlamentare,

famoso:

1835.

Me
nella

ne frego.
parlata dei romani
della

Tutti sanno che questo poco pulito intercalare particolarmente

comune
frase

quali se ne vantano

come

di
:

caratteristica

loro olimpica indifferenza e superiorit

Noi Romani

l'aria der

me

ne frego l'avemo imparata a Cristo

proverbio conservatoci

dal compianto Giggi

Zanazzo nella sua

1834. Chi contro

di

noi-

[1835]

I^e

frasi storiche della Grande Guerra

623

raccolta di Proverbi romaneschi

(Roma, Perino, 1886). Non


il

sde-

gn

di valersene Gabriele

d'Annunzio

quale in

uno

dei molti
la

suoi concitati proclami intitolato II Sacco di


degli 11 gennaio 1920,

Fiume, con

data

dice:
l'

Me

ne frego

scritto nel centro

del gagliardetto azzurro che

altra notte consegnai ai serventi delle


i

mie

mitragliatrici blindate, tra

pinastri selvaggi della collina, al

lume

delle torce e delle stelle,

mentre

la

piccola schiera dei vo-

lontari

dalmati cantava
il

il

vecchio canto del Quarantotto, grande


di

come
Il

tuono dell'organo nelle navate

Sebenico o di Spalato.
di

motto

crudo.

Ma

Fiume
.

la

mia gente non ha paura

nulla,

neppure delle parole

Ci fu chi raccolse
tiero

la frase

sboccata e

la

ricambi
il

al

condotin

fu

il

generale Enrico Caviglia che aveva

comando
l'

capo

delle truppe della

Venezia Giulia. Quando accadde

incre-

scioso incidente del generale Nigra catturato dai soldati fiumani

(26 gennaio 1920),

il

Caviglia

eman un ordine

del giorno alle

truppe con la data di Trieste, 31 gennaio 1920, scritto con quel

suo

stile

singolare,

di

soldato e di ligure

Vi sono

delle cir-

costanze nelle quali bisogna avere pazienza,


quelle
:

e questa

una

di

Voi
il

lo capite.

Certo sarebbe molto comodo per


altri

me

dire

usando
io

linguaggio per

divenuto abituale:
pestare sodo.
virt difficile

"

Io

me

ne frego,

mi chiamo Caviglia "

Ma

ora bisogna avere


;

pazienza.
soldati
I'

La pazienza
1'

una

da acquistarsi
per
le

ma

noi

abbiamo imparata abbiamo

sin dall' infanzia

dure necessit

della

vita e

esercitata nelle nostre vecchie trincee du-

rante la lunga guerra da noi vinta.

Voi sapete che parlo poco,


che viene fatto in

ma

che mantengo
la
il

le

promesse
volta,
di

ebbene, metteremo a posto tutto .

Questa

prima

me

ne duole,
il

queste pagine

nome

Enrico Caviglia,

valoroso generale della

Bainsizza e della Sernaglia, alla cui geniale

manovra

dovuto in

gran parte

il

trionfo di Vittorio

Veneto

(si

veda l'opuscolo polemico

del Caviglia
assai

medesimo. Vittorio Veneto, Milano L' Eroica, 1920):


Ermenegildo
7

pi spetto avrei voluto farlo. Se fossero riuniti - noi:


il

siano ancora - (scrive

prof.

Pistelli

in

un

articolo

dedicato
Bollettini,

;il

Caviglia nel

Marzocco del
del

novembre 1920)
Istruzioni,

questi

Proclami,

Ordini

giorno,

che Caviglia
tro-

diresse alle sue truppe,


lettori

quando comand l'Ottava Annata, e


forte
chi

attenti,

parla con aria di

compatimento

624

Chi l'ha detto?

[1836]

della ?nentalit dei generali sentirebbe di dover fare un' eccezione


di in

pi .

molte sarebbero

le frasi la

degnissime di essere registrate


se

questo capitolo, se appunto

poca conoscenza che

ne ha

fuori dell'

ambiente militare non avesse impedito che diventassero

popolari

Non
il

minore

la

fama,

sia

come

condottiero, sia

e singolarissimo oratore, del generale

come efficace Gaet. Ettore Giardino,

comandante dell'Armata del Grappa.

sua

la

tipica

frase

1836. Ricordare la guerra.


che
il

titolo di

un discorso tenuto da
il

lui

a Milano nel Salone

del Conservatorio

19 marzo 19 19 per invito del Comitato Onosi

riamo l'Esercito
del discorso. del

, e

trova anche ripetuta di frequente nel testo


il

Ma
ma

fu lui

primo a dirla?

il

Un

giornale milanese
dell'

tempo affermava che era

motto famoso

ammiraglio

Makaroff
dimenticati
il
:

su questo non ho maggiori notizie.


si

Anche

del

generale Giardino

hanno

mirabili proclami,
tutti

non tanto facilmente


1

varrebbe per
si

quello del

8 giugno

9 1 8 in cui

generale

rivolge
lodati

Ai miei

soldatini dell'Armata del

Grappa
sul
,

dopo

averli

per la battaglia del


soldati e

15 in cui essi avevano

compiuto

azioni
e
il

da grandi
grande

avevano riportato
il

nemico una bella


esalta
linee
il

vittoria,

per

nemico sanguinosa

fatto che

servizio d' ordine stabilito a tergo delle nostre

non aveva avuto

durante

l'

infuriare delle artiglierie e delle

fanterie

nemiche nella lunga battaglia

da prendere e da ricon
;

durre neppure
miei
!

un uomo
vi

in tutta
:

l'

armata
!

conclude

Figli

Io non posso che dirvi

bravi

e rilasciarvi questo
all'

diploma
della

d' onore.

Ma

addito

tutti

all'

ammira/ione ed

amore

Patria

.
tutti belli

Del resto
dino.
del

questi ordini del giorno del generale Giar-

Eccone uno

dei giorni

indimenticabili

di

Vittorio Veneto,

30 ottobre 1918, aliatine quando il nemico per parare


dov

della sesta giornata di combattimenti,


i

furiosi assalti

dell'annata del Grappa


gli altri settori:

fare accorrere le riserve,

indebolendo

Te im-

prendete ora, soldati del Grappa, quello che avete fatto in questi
giorni col

vostro valore e col vostro


vi

sangue?

Il

vostro

generale
il

ve ne ringrazia e
generale,
sicuro

dice ancora
voi,
vi

una volta: oravi!


anche: Attenti
e

Ma

vostro

di

dice

pronti ancora,

[1837]

Le frasi

storiche della

Grande Guerra

625

soldati del

Grappa

viene
!

l'

ora di fare ancor meglio

di

dare

al

nemico l'ultimo colpo


i

Ed

eccone un altro di due giorni dopo,


lotta titanica, conti-

novembre, dopo una


le

intiera settimana di

nua, fra
toria
:

nebbie e

le

intemperie, coronata finalmente dalla vit?

Ed

ora, siete stanchi, soldatini miei


il

Non

importa.

Non
!

c' tempo. Niente pu fermare

volo che l'Aquila del


!

Grappa
con-

ha spiccato dalla sua cima


avanti
fini

fatidica

Avanti ancora, soldati miei


!

oltre

il

vecchio confine iniquo


!

avanti verso
il

giusti

della Patria

avanti sempre finch

nemico

della Patria

non

sia

morto

1837.

Di qui non

si

passa.
non
risalga alla loro fon-

motto tradizionale degli Alpini bench

dazione.

noto che
in

le

nostre compagnie alpine


assai

che furono

le

prime create
furono

Europa, imitate
nel
.

pi

tardi

dalla Francia

istituite

1872 per

iniziativa del generale

(allora capi-

tano) Perrucchetti

Fu

il

generale Luigi Peli.oux, primo Ispet-

tore Generale degli Alpini che


di

ad un banchetto dato
nel

agli ufficiali

quest'arma convenuti

in

Roma

novembre 1888 per

parte-

cipare alla rivista di Centocelle in onore dell'imperatore Guglielmo II


di

Germania, brindando

alla prosperit dell'arma, disse:

Sono

or-

goglioso di comandare gente votata,


l'

occorrendo, alla morte per


Il
:

indipendenza e
per
,

la

gloria della nostra patria.

motto de' miei

alpini

me

si

riduce in queste poche parole


il

Di qui non

si

passa
Alpi

ed esse da allora divennero

vangelo dei difensori delle


vicende degli Alpini, To-

(Sticca,

Non
il

si

passa!

Vita e

rino 1900,

pag. 40).

naturale che

motto ricevesse larga applicazione


di

in
il

guerra che fu essenzialmente guerra


riodo pi glorioso fu
difeso dalla 4
a

montagna

ma

suo pe-

quando
della
1"
la

fu applicato al

Grappa eroicamente
interessante raccolta

Armata. Se

infatti

passiamo

la

della Trincea,
dei
fra

orgmo
sia

Armata, eh
parte lettera'

fu

uno

dei pi noti e
l'artistica,

meglio redatti,
i

per

molti giornali italiani del fronte, fondato


dal capitano
1

il

lo gennaio 1918

e diretto

Eugenio Gandolt, con

la

cooperazione

di

Mario Mariani
meri la
tesi

imo che
it.olo:

gi nei primi nusi

Quarta Armata: non


non
si

passa e poi Armata del Grappa:

passa e ancora

626

Chi l'ha detto?

[1837]

Armata
1'

del

Grappa

non

si

passa

! ...

passeremo noi!

.
il

pas-

sarono
tutto

infatti,

ma

intanto le parole gloriose divennero

grido di

esercito sulla Piave, trasformato talora in


l'

Non passeranno,
:

evidentemente sotto

influenza del grido francese

Ils

ne passe-

ront pas. Molti ordini del giorno documentano questa trasformazione.

Un

ordine del giorno del generale Diaz del 3 aprile 19 18


esercito
1'

additava
glesi

all'

eroica resistenza delle armate francesi e in-

alla furiosa offensiva

germanica

di quei giorni e

concludeva

Siano queste epiche gesta

nuova ragione

di fede sicura,

nuovo

ar-

gomento

di serena certezza

ovunque combattono
ripeta al
:

gli eserciti

dei po.

poli liberi,

una voce concorde

nemico di qui non si passa

il

generale L. Montuori, comandante della 6 a Armata, V Armata

degli Altipiani, finiva un ordine del giorno del 16 giugno 191 8:


Saluto

con riconoscenza

nostri eroici caduti e


il

con saldo cuore

invito

l'Armata a ripetere

alto

grido che oggi risuona concorde

dai confini del Belgio all'Adriatico:

Non
:

si

passa.

finalmente,

due

giorni dopo,

mentre pi
1

infieriva la battaglia della

Piave,

il

bollettino Diaz del

8 giugno diceva

Il

contegno delle truppe


al

nostre e alleate nella battaglia ammirevole. Dallo Stelvio

mare,

ognuno ha compreso che


sare
tito
:

il

nemico non deve assohitamente pasil

ciascuno dei nostri bravi che difendono

Grappa, ha sen-

che ogni palmo dello storico monte,


scrittrice inglese,

sacro alla Patria .

Anche una nota


Catherine
cata nei

vecchia e fida amica dell' Italia,

Mary

Phillimore, ad una sua poesia inglese scritta e pubbli-

tristi

giorni in cui pi
:

incombeva
.

il

pericolo sopra Venezia,

dava

il

ttolo in italiano

Non passeranno Ho
.

accennato
il

alla versione
II. I'h.

francese: Ils ne passeront pas

Pare che

lo dicesse

gen.

Pi-

TAIN
nerale

in

un ordine

del giorno dei primi tempi della battaglia di

Verdun, che non ho veduto: conosco invece quest'altro del ge-

Nivelle che combatteva


dopo
il

sotto

suoi ordini,

con

la

data

del 23 giugno 19 16,


ville:

fallito

attacco dei tedeschi contro

Non-

Les Allemands

lancent

sur notre front des attaques fu-

rieuses et dsespres dans l'espoir d'arriver

aux portes de Verdun


runies des armea
.

avant d'tre attaqus eux-mmes par


allies.
Il

les forces

Vous ne

les

laisserez
degli

pas passer, mes camarades


alpini

motto tradizionale

mi consente
nota

di

ricordare che

queste belle truppe di

montagna sono sempre

state giustamente

ammirate e invidiate

all'Italia.

Una

scrittrice austriaca e de-

[1838]

Le frasi

storiche della

Grande Guerra

627

scrittrice della nostra guerra,

parlando della conquista del Monte


5, scriveva:

Nero, magnifico fatto d'armi del 16 giugno 191


hier

Wenn
in

von diesem glnzenden Angriffe gesprochen wird, der

un-

serer Kriegsgeschichte rckhaltlos als Erfolg des Feindes

gebucht

wird, dann fgt jeder rasch hinzu

Hut
qui

ab vor den Alpini. Das


si

war

ein Meisterstck (cio,

Quando

parla di questo splen-

dido attacco che nella nostra storia della guerra viene annoverato
senza restrizioni
subito:

come un successo

del nemico,

ognuno aggiunge
bis Juli

Gi

il

cappello davanti agli alpini: questo stato un

colpo da maestro. - Alice Schalek, Ani Isonzo:

Mrz

1916,

Wien,

Seidel u. Sohn, IQ16, pag. 225). L'attacco del

Monte Nero
:

(nome errato

ma

ormai consacrato nella nostra


si

storia militare

il

nome

slavo

Krn, che

pronunzia chern e ha significato incerto,


, e fu confuso

monte

a branche, o

monte mozzo
si

con

1'

altra

parola slava crn che

pronunzia cern e vuol dire nero

fu

un colpo
guito da

di
sei

mano

abilmente organizzato e meravigliosamente esedi alpini


:

compagnie

guidava

1'

attacco

un valoroso,

il

capitano Vincenzo Arbarello, di Torino, di a. 45, gi decorato di

due medaglie d'argento, una valanga


con
:

fatto cavaliere dell'ordine militare di Sa-

voia per la bella azione del


sotto
il

Monte Nero,
;

poi morto miseramente


di morire,
:

2 aprile 191 7
in

prima

aveva lasciato

scritto

mano tremante

un
il

biglietto

Credevo morire diver-

samente
lui)
in

ho cercato
i

di aiutare

mio tenente Botasso (perito con


:

tutti

modi ma inutilmente
del

muoio

asfissiato nel

d'Italia (vedi la monografia dell'Ufficio Storico dello Stato


giore,

nome Mag-

La conquista

Monte Nero, Roma.


pi.

1838.
Il

Ora o mai

dott.

EtTOSX TolMEI,

coraggioso e infaticabile assertore

della italianit delle terre atesine e specialmente dell'Alto Adige,


scrisse nel

settembre 19 14 un opuscolo che usc a

Roma

anonimo

e senza note tipografiche col titolo

Per

confini della Patria, che


fu fatta nell'ottobre,
1'

era un
sotto
gli

vero appello alle anni.


auspici della

La stampa
Alighieri e
il

Dante

opuscolo ebbe

dif-

fusione
tutti
i

larghissima,

fu

anche distribuito

deputati in occasione della

novembre 19 14 a riapertura della Camera e per3


testo ricorrono

ci porta sulla copertina

appunto quella data. Nel

pi

volte

quelle

parole:

Ora,

per,

giunto

il

momento

su-

628

Chi l'ha detto?

[1839]

premo. La resistenza, eroica [dei


la difesa dell'italianit], a

fratelli

irredenti

nella lotta per

questo prossimo fine venuta. Dai monti


il

di

Trento e dai

lidi

di

Trieste giunge
;

disperato grido
:

Ora

mai

pili! (pag. io)


la

e verso la fine (pag. 31)

Ora

mai

pi. Noi sentiamo


terre,

necessit assoluta d' impadronirci di quelle


Il

le

avremo

patriottico

grido fu raccolto dai propa-

gandisti dell'intervento e principalmente da quella nobilissima figura,


gi sacra al martirio, che fu
di

Cesare Battisti

il

quale lo ripeteva

continuo in quel suo giro di conferenze che fece in Italia nei

primi mesi del 191 5.


l'on.

Fu anche ripetuto, con lieve Ferdinando Martini, nel discorso detto a


il

variante, dal-

Firenze, nella
egli

Sala dei Cinquecento a Palazzo Vecchio,

20 gennaio 1916 :

era allora ministro delle Colonie nel gabinetto Salandra era da fare l'Italia, oggi da compierla:

Allora

oggi o mai.
dell'

per

da ricordarsi che gi prima


del Tolomei,

dell'

apparizione in luce

opuscolo

Udine

la

Romeo Battistig cominciava il 24 ottobre 19 14 pubblicazione di un settimanale interventista col titolo


:

Ora

Mai !

giornale di tutti

gli

italiani

tanto quel grido era

nel cuore di tutti.

Questo Battistig che fu una delle prime vittime

della guerra, poich subito

dopo

la

dichiarazione di guerra spintosi

audacemente
morto

in

bicicletta

sino al ponte di Sagrado,

cadde

ferito

a morte, fu detto nei giornali del


al

tempo

essere

il

primo irredento
il

campo

ma

la notizia

era inesatta, poich

Battistig,

figlio di

un profugo

di Gorizia rifugiato a

Udine, era nato a Udine


dell'

e col

aveva vissuto, educato nella religione


di

irredentismo da

Giusto Moratti, triestino, uno dei 70

Villa Glori.

1839.

....Venne

il

d nostro

(O milanesi), e vincere bisogna.


sono
nel
le

parole

di

Alberto da Giussano nel chiudere


della

il

Parlamento,
di

solo

frammento edito
(v.

Canzone di Legnano
la

GlOSU]

CARDUCCI
ripetute,
in

122-123).

Ma
le

durante
tristi

guerra furono di frequente


di

specie

dopo

giornate

Caporetto, quando

pi occorreva tener sollevati


la
al

gli
:

animi ed ispirar loro la fede e


e furono usate - intiere o ridotte

volont tenace della resistenza


solo emistichio
di

e vincer*

bisogna di esse,

come

titolo a varie

pub-

blicazioni

propaganda.

Una

forse la pi nota perch

[1840- 1 841] Le frasi storiche della Grande Guerra

629

diffusa largamente nelle varie edizioni nelle quali fu stampata,

quella edita dal Credito Italiano nel febbraio

9 1 7 per la propa-

ganda del IV Prestito Nazionale


per la mensa degli

di guerra.

Alla Scuola di

Parma

(Scuola d'Applicazione di Fanteria), sulla facciata del nuovo salone


allievi fu

messa una statua

di

Alberto da Gius:

sano che ha sul piedistallo

le

parole del Carducci

dopo Vittorio

Veneto fu pensato

di

mettere nel muro, sopra la testa della statua,


:

un' altra lapidetta con questa epigrafe


3

NOVEMBRE I918 VENNE IL D NOSTRO E VINTO ABBIAMO GLORIOSAMENTE VINTO.


Non
,

come
alle

epigrafe, molto bella

ma

l'

intenzione patriottica

fa scusare

anche questo.
frasi incitatrici

Accanto
rate

finora raccolte,

ci

sono quelle
:

ispi-

dal pacifismo,

dal

neutralismo, dal disfattismo


si

sono

il

ro-

vescio della medaglia,

dove

avrebbe torto a voler sempre ricercare

delle biasimevoli intenzioni, che

molte erano indubbiamente dettate

da sentimenti

rispettabilissimi.
:

Per ragione

di

data non

si

pu ne-

gare la precedenza al famoso

1840. Parecchio.

una
gramma
da Cavour

parola sola

ma

venne assunta come simbolo del pro-

antinterventista
il

e pacifista.
all'

Giovanni GlOLITTI
rapporti avuti col

24 gennaio 19 15

on. Camillo Peano, gi suo capo


i

di gabinetto,

una

lettera nella quale chiariva


il

principe
la

di

Biilow ed esponeva
pubblicata nella
il

suo pensiero sulla situazione:


del
i" febbraio.

lettera

fu

Tribuna
:

In essa

era contenuto

seguente periodo

Potrebbe essere, e non appa-

rirebbe improbabile, che nelle attuali condizioni dell' Europa, rtcchio

pa

possa ottenersi senza una guerra

ma

su di ci chi non

al governo

non ha elementi per un giudizio compi'


le

Di pia e nobilissima sollecitudine sono espressione

frasi

del

Sommo
1841.

Pontefice, la prima delle quali

Pace giusta
il

e durevole (o duratur
usare questa frase, almeno
in

possibile che
si.i

primo

forma

ufficiale,

stai.

\V. od diacono

in

rispoeta agli

630

Chi l'ha detto?

\\%a,z\

auguri di Natale che


tava
il

il

Sacro Collegio dei Cardinali


....

gli

presen-

24 dicembre 1916:

quella pace giusta

durevole
il

che deve metter fine agli orrori della presente guerra (ved.
testo
ufficiale

ne La Civilt Cattolica,

191 7,

voi.

I,

pag.

11).

Egli stesso v' insisteva nella lettera

Aux

chefs des peuples bellii

grants del i agosto 19 17 nella quale invitava


tersi

governi a metles bases

d'

accordo sui punti che sembravano dover essere


et

d'une paix juste

durable

capisaldi di
ufficiale,

una pace giusta

e
al

duratura dice la versione italiana


testo francese negli

pubblicata insieme

Acta Apostolica Sedis,

del i settembre 1917,


si

pag. 418 e 422). Per bisogna dire che di una paix durable

a parla gi nel Manifesto della 2 Conferenza Internazionale Socialista di

Zimmerwald

del i

maggio 19 16 e

le

due parole

vi

sono

virgolate,

segno che gi dovevano essere conosciute e


il

citate.

D'

altra parte

concetto fu subito accolto e fatto suo dal Prein


7

sidente
al

Tomaso Woodrow Wilson


il
:

un messaggio

indirizzato

Senato Americano

22 gennaio 191
Is a present

sopra una Lega intera struggle for a just


of

nazionale per la Pace

war

and

secure peace or only for a

new balance

power?

(War

Addresses of Woodrow Wilson, with an introduction and notes by

A. R. Leonard, Boston, Ginn & Co., 1918, pag. 6). Nello stesso discorso Wilson us anche un' altra frase, la pace senza vittoria,
la

quale fu vivamente biasimata tanto in America quanto in Inghile che egli stesso
:

terra,
il

non avrebbe ripetuto qualche mese dopo


first

testo

They imply
pag. 7).

of all that

it

must be a peace without

victory

(ivi,

1842. Inutile strage.


altra frase del

Pontefice

Benedetto

XV

nella lettera gi
ai

ri-

cordata di sopra ch'egli diresse ili


belligeranti, col titolo:
tifias

agosto 191 7

capi dei popoli

Quarto ineunte bcllorum ;uino, nova ponsummi ad moderatores populorum belligerantium adhortatio.
quajdam considerationes suggeruntur, componendis
restituenda' idonea- .
dis-

qua

certa,'

cidiis et

paci

La

lettera fu pubblicata nel


ita-

suo testo

ufficiale,

che in francese, e quindi nella versione

liana, nella quale fu

comunicata

alla

stampa, negli Acta Apostoliche


:

Sedis,

fase,

del settembre

1017.

pag. 417 e segg.

A.UM,

60
les

Vous

les prsentant,

Vous

qui dirigez cette heure tragique

[1843]

Le frasi

storiche della

Grande Guerra

631

destines des nations

belligrantes.

Nous sommes anims d'une


et

douce esprance,

celle
la

de

les

voir acceptes

de voir

ainsi se

terminer au plus tt

lutte terrible, qui apparat

de plus en plus
il

comme un massacre
della frase in

inutile .

E
Mi

nella versione italiana

massacre

inutile divent inutile strage.

viene additata una possibile fonte

un discorso
Deliberanti

di
il

Terenzio Marnimi nella prima tornata


9 giugno

dei Consigli

1848:

Testimonio

es-

sendo

il

Pontefice [della insurrezione dell' Italia contro l'Austria]

e d'altra parte

abborrendo

egli, pel

suo ministero santissimo, dalle


d' interporsi fra
i

guerre e dal sangue ha pensato

combattenti,

e di fare intendere ai nemici della nostra

comune

patria,

quanto

crudele ed inutile impresa riesca ormai quella di contendere agli


italiani le naturali frontiere.... . Si

allude alla nota lettera di Pio

IX

all'imperatore d'Austria del 3 maggio 1848.


essere dubbia, tuttavia
il

La
frasi

derivazione potr
si

raffronto delle

due

presta a molte

singolari considerazioni.

Come
detto

fossero interpretate in certi

ambienti
;

le

parole di Bene-

XV

non

fa

bisogno

di

qui ricordare
ufficiale

ma

conviene lealmente

riconoscere che

una dichiarazione

comparsa nelT Osservatore

Romano

del 4 settembre deplorava le ingiustificate ed eccessive

interpretazioni della nota pontificia, biasimando specialmente l'articolo pubblicato dal cattolico Corriere del
titolo

Friuli del

agosto, col

La

risposta alle trincee e ordinando che quel giornale ces-

sasse affatto le sue pubblicazioni.

Gi l'autorit militare l'aveva


il

sospeso per 15 giorni e ne aveva internato

direttore

don Gabriele

Pagani che fu poi sottoposto a processo

ma

assolto, poich result

che l'articolo stesso, veramente deplorevole, era dovuto - come


afferm un degno sacerdote alla Commissione d' Inchiesta per Caporetto

(Relaz.

cit.,

vol. II, pag.


il

501; - alla stupidit di un redat-

tore e

non

al direttore

quale un prete bergamasco altamente

patriottico .

Vanno anche
due famosi

raccolte alcune frasi di socialisti a cominciare dai


:

aggettivi

Idiota e nefando.
Nella tornata della
li

Camera

elei

mar/.o

1916, l'on.

I-

n-r<

>

K ATI,
di

in

una dichiara/ione

di

voto fatta a
fatta

nome suo

e <!

leghi

gruppo, rilevando l'accusa

aera e nella

632

Chi l'ha detto?

['843]

stampa
guerra
lati

di
(e

ogni colore

al

partito

socialista

di

voler sabotare

la

pi specificatamente ci era stato detto dall' on. Bisso-

e dall' on.

Ettore Ciccotti) rispondeva: Ora noi dobbiamo

respingere energicamente, sebbene con la

massima

serenit, questo

genere di accuse

Se noi veramente

ci

occupassimo, in quest'ora
se ci divertissimo a sec-

grave, del piccolo giuoco parlamentare care


il

prossimo per punzecchiare

il

Gabinetto, faremmo cosa sem-

plicemente idiota.

se tentassimo,

con manovre parlamentari,


e

di

danneggiare la nostra guerra, ci sarebbe insieme idiota

nefando .
noi pen-

Ma
loro

l'on. Bissolati nella seduta stessa ribatteva


il

Quando
ai

siamo, caro Turati, che


i

vostro partito espelle dal suo seno codi

quali

si

rendono colpevoli
di

appartenere

Comitati

di

sussidio
riunioni

ai

Comitati
e

assistenza civile, e

quando

nelle vostre

ufficiali

nelle
il

vostre direzioni dite che reato di vio-

lato socialismo

anche

soccorrere

feriti

e gli

ammalati che
alle

tor-

nano dalla fronte, voi incontrate responsabilit


vorr applicare
ter a dire che,
ressi
i

quali io

non
limi-

vostri aggettivi di

idiote e nefande,

ma mi

assumendole, voi interpretate assai male

gli inte-

della nazione, e interpretate assai

male

gli interessi stessi

del

socialismo {Atti Parlant.,

Cainera dei Deputati, Legis l.

XXLV,
di

Discussioni,

voi.

Vili, pag. 9024, 9028).

Lo
il
il

stesso

on.

Turati

nell' anzidetta

dichiarazione
alla

voto

(pag. 9025)

aveva affermato: Quanto

guerra

sentiamo

dovere elementare di non fare atto alcuno che possa indebolire


nostro paese.

il 1'

medesimo concetto svilupp pi ampiamente


Casa del Popolo
:

in

un discorso
intervento,

fatto

8 agosto 1916 alla

di

Milano

per la commemorazione dei morti di parte socialista


l'

Proclamato
e

che non fu in poter nostro

di

deprecare,

impe-

gnato - sia pure ad opera di un governo o debole o fazioso, e con

metodi che non saranno mai stigmatizzati abbastanza quando


del giudizio verr

l'

ora

- impegnato ad ogni modo


a repentaglio
la
l'

il

paese in un'avvenl'

tura che

pu mettere

indipendenza e
il

unit

noi

- proclamarono, ad una voce,


tare,
la

Direzione,
la

Gruppo parlamen-

stampa - non saboteremo

vostra guerra, non indefatti positivi, la difesa

boliremo, direttamente o indirettamente, con

nazionale; noi concorreremo anzi, volenterosi e senza infingimenti,


a
lenire,

a confortare tutte le piaghe e

dolori che dal disastro


Col

scenderanno;

ma

nessuna corresponsabilit, nessuna complicit

fi

844-1845] I^ frasi storiche della Grande Guerra

633

Governo, colle

classi dirigenti,

coi partiti borghesi,

che vollero o

che consentirono questa situazione


versario della loro
(sic)

(Turati,

Nel secondo annicommemorazione

guerra

i nostri morti,

alla Casa del Popolo ,


tica

Milano,

19 16, a pag. 8). Questa tat:

venne poi sintetizzata nella formula

1844.

Non

approvare n sabotare

la guerra.

che pare fosse primitivamente detta da Costantini Lazzari nel

Convegno

Socialista di

Bologna del 16 maggio 19 15


di

(di

cui la

stampa non pubblic che un brevissimo comunicato). Essa fu poi


ribadita nel

Convegno

Roma

del febbraio

917

ma

una

fra-

zione forte 114.000 voti contro

17.000) fu ostile alla formula e


Sulla
si

ottenne che non comparisse nel resoconto del Congresso.


storia di

questa frase e sulle polemiche alle quali dette luogo

possono trovare delle notizie nel Resoconto stenografico del


brc lyiS), Milano 1919, passim.

XV Con-

gresso Nazionale del Partito Socialista Italiano (Roma, sette m-

1845.
Alla

prossimo inverno non pi in trincea.


dei

Camera

Deputati,

nella

tornata del
dei
bilanci,

12 luglio

io 17.

discutendosi

l'esercizio
il

provvisorio

l'on.

CLAUDIO
e di tutti

Treves

cos concluse

discorso col quale svolse


:

un suo ordine

del giorno auspicante alla pace


i

Signori del

mio Governo

Governi d' Europa, udite


il

la

voce che sale da tutte


;

le trincee in
1'

cui squarciato

seno della madre terra


il
:

essa detta

ultimatum
.

della vita alla

morte:

prossimo inverno non pi in trincea

il

resoconto registra

Vivissime approvazioni ed applausi aldagli altri banchi

ma

sinistra

- Commenti prolungati

- Con-

gratulazioni (Atti del

Parlamento Italiano, Camera dei Deputati,


XIII, pag. 14367). Delle intenzioni
la

M
gine
gli

1913-17,

voi.

di chi

pronunci questo discorso e


troppo ed
sottile
il
:

frase finale inutile fare


utile

una indaintesero
fu

sarebbe pi

ricercare
Il

come

la

altri

commento che ne

fu

dato.

discorso

intiero

ristampato a cura della Libreria editr.


Socialisti intorno alla

dell'.-/-'////

7
la

nei

Documenti
vi

guen
ti

frase tinaie

stampata

in

grandi maiuscole.

Con questa prepanafone


di

awiamaao
prima,
alla

Caporetto.
dei

Mi piace
Deputati.

ricordare

che pochi

giorni

Camera

634

Chi l'ha detto?

[1846]

nella
l'

tornata del

18 ottobre 191 7, discutendosi

la

proroga del1'

esercizio provvisorio,
(di

mentre parlava

sulla guerra

on. Grosso-

Campana
dall' 'on.

parte giolittiana) , questi fu ripetutamente interrotto


allora

Leonida Bissolati,
fra
i

ministro senza portafoglio,


irritato

che lo chiam buffone e mentitore, e


dell'

dalle vivaci apostrofi

Estrema, esclam

vivissimi applausi della

maggioranza

1846.

Per difendere le spalle dell'esercito fuoco anche contro di voi


!

farei

Vedi
sione

Atti del Parlamento Italiano, Camera dei Deputati, Ses-

1913-17, Discussioni, voi.

XIV,

pag. 14648.

Il

nostro soldato canta di frequente e volentieri. Nelle lunghe

ore di attesa, che nella vita della guerra attuale sono cos lunghe
e frequenti,
egli

canta.
i

per

lui

un bisogno.

il

mezzo con
Mentre

il

quale

manifesta

suoi

sentimenti.

contro questo bisogno non


le

sono soverchiamente
pensieri

efficaci
lui,
l'

nemmeno

proibizioni

scorrono

in

e rievoca affetti e dolori, e gioie,


il

sponse
i

taneamente esprime
intona una strofa,

interno sentimento con


gli

canto,

e,

imo
cori.

altri

fanno eco
i

cos

si

improvvisano
durante
le

Questo avviene soprattutto durante

lavori,

marce, a

romperne
la

la

monotonia, a rinfrancare
:

le forze

con

il

ritmo e con

gaiezza di una strofa musicale

cosi

Fra Agostino Gemelli,

francescano, noto cultore degli studi psicologici e fisiologici e ca-

pitano medico nell' ultima guerra, comincia


su

un suo pregevole studio


volume
dello
stesso

canti del nostro soldato, documenti per la psicologia mili-

tare

(Milano,

1917) che fu riprodotto nel

autore: /7 nostro Soldato (Milano, 1917, pag. 191-213). Raccolte


di canti dei nostri

soldati
:

ne furono

fatte molte,

ma

quasi nessuna
ai

a scopo di studio
soldati
stessi

le

pi furono composte appunto per dare


la

materia di canto e fra queste primeggia

raccolta
e della

dello Jahier

che avr occasione

di

ricordare pi
in

avanti

quale

si

ha una seconda edizione stampata

Trento redenta pel


dei canti riuniti
il

capodanno 1919, che contiene soltanto una parte


dallo Jahier,

armonizzati

da Vittorio Gui.
di

In questa raccolta

maggior numero delle canzoni sono canzoni

amore

e di nostalgia,

ma non mancano

canti patriottici e politici.

I preferiti

dai

nostri

[1847- 1 848]

Le frasi storiche della Grande Guerra

635

soldati alla fronte erano

V Inno di Mameli

(vedi

num.

166), V Inno

di Garibaldi (vedi num. 1167) e anche V Inno di Oberdan, sul cui


autore nulla pi sono riuscito a sapere di quanto stampava Y Era

nuova,

di

Trieste, del

25 marzo 192

1,

che lo diceva composto


e dagli studenti di quella

da uno studente a Gapodistria nel 1900,


citt

portato in tutte

le

nostre terre, diffuso poi per tutta l'Italia

e cantato di frequente dai nostri soldati nelle trincee, sollevando


il

pi grande dispetto negli austriaci . Dell'inno


triestino,
le

al

biondo mar:

tire

parole sono veramente una povera cosa

1847.

Le bombe
Il

all'Orsini

pugnale alla mano morte l'austriaco Sovrano noi vogliamo la libert. Morte a Franz,

Viva Oberdan
(specialmente popolari
verso,
il

verso e

il

ritornello, nel

quale

il

primo

dopo

la
la

morte del vecchio imperatore, fu cambiato

in

Morte
in

a Cari),

ma

musica fu giudicata da Ildebrando Pizzetti

un

notevole studio su
tura,

I canti di guerra
(ivi,

del popolo italiano (ne

La

Let-

i settembre

191 5, pag. 769-776),

uno

tra

pi bei canti

patriottici

che io conosca

pag. 774).
di

Ed

anche era molto cantata un' altra canzone

soggetto irre-

dentista, di cui pure ignoro l'autore:

1848.

Col capestro d'Oberdan

Strozzerem

l'

imperatore,

Trieste del

mio core
!

Ti verremo a liberar

Sulle balze del Trentino

Pianteremo

il

Tricolore

ecc. ecc.
Dei canti
ritiene

nati
il

per questa guerra

il

l'izzetti, nello

studio citato.

che

pi diffuso fosse V Inno a Trento e Trieste, parole

e musica di

FXRKAXDO Aonolktti,

di cui egli dice:

uno che

636

Chi l'ha detto?

[1849-1850]

dell' arte

musicale non conosce neppure

gli

elementi, e che certo


fa, di

non

si

era mai neppure sognato, sino a due mesi


:

diventare

un giorno un compositore
dettarla a

la

musica del suo Inno


(ivi,

egli

dovette

un amico, battuta per battuta

pag. 773). L'Inno

comincia

1849.

Si batter la carica sull'Alpi,

Su, coi cannoni

su,

con

le

mani
cani

Le baionette nella schiena ai Le pianteremo - senza piet


Ma
a parer mio, assai pi popolare

(qualcuno dice troppo) dopo che la guerra era

- anche perch cantata molto finita - la can-

zone degli Arditi, e specialmente

il

suo ritornello:

1850.

Giovinezza, giovinezza,

Primavera
Gli Arditi,

di bellezza, ecc.

com'

noto,

furono creati nel giugno 19 17 a imidell' esercito


il

tazione delle

Sturmtruppen

germanico, per iniziativa


:

del colonnello Bassi che ne fu

geniale organizzatore
il

il

primo

plotone fu formato a Pradis, presso Cornions e

29

luglio 19 17,
il

a Sdricca di Manzano, fu in forma ufficiale consacrato

Reparto
:

d'Assalto.
io

Della loro canzone non

facile ricostruire la storia

mi

ci

sono molto affaticato

ma non
l'

sono riuscito a

chiarirla

completamente. Diciamo subito che


guente
:

edizione ufficiale la se-

// canto

degli Arditi Giovinezza

Giovinezza Primadel
fascicolo

vera di Bellezza di G. Castaldo


scritto

[nell' interno

invece

G. Castold]. Strofe di guerra raccolte e ridotte


tardi

da Marcello Manni (Firenze, Manno Manni) - rileveremo pi


le

curiose imprecisioni

di

questo frontespizio,

le

quali del resto

non meraviglieranno
stampe musicali -

chi

conosce

la

consueta strafalcioneria delle

e sentiamo ora quel che dice sulla storia di questo


usciti sulle vi-

canto l'autore di uno dei migliori volumi che siano

cende e

le

gesta dei Battaglioni d'Assalto: Paolo Giudici,

Fiamme

nere. Note di gloria e di passione (Firenze, 1920, a pag. 48-49):

poeta

Le " fiamme nere " ebbero s dei poeti, ma non ebbero un ufficiale, non ebbero un Mameli o un Mercantini. La nostra
e,

poesia lu quasi tutta popolare, anonima

appunto perche

tale,

fa

[1850]

Le frasi

storiche della

Grande Guerra

637

pi bella e sincera. Ci fu
ufficiale,

vero

il

tentativo d' avere


fui

un inno

ma non

riusc.

Xel settembre del 19 17


all'

proprio io inca-

ricato di

comporlo. Mi misi
ufficiali,

opera e

l'

inno fu fatto, letto ed

acclamato dagli

divulgato in molti esemplari,

mandato

molti musicisti della penisola perch venisse rivestito di note.


la

Ma

musica

si

fece aspettare

molto e quando una gentile signorina

milanese la mand, gi un altro inno era cantato con entusiasmo


nei

campi

di

Manzano
versi
di

e consacrato ufficialmente per volont di

soldati.

Eran

non so quale
:

ardito,
le

forse di

parecchi, a

cui ciascuno metteva qualcosa di suo


di

note erano quelle famose

un inno

alla

Giovinezza del Gastaldo.

Del pugnale
delle
tutti,

al

fiero
al

lampo
al

bombe
arditi,

gran fragore

tutti

campo
muore.

si

vince

oppur

si

Quando
suona
che

poi dalla trincea


I'

ora di battaglia,

sar pria la
terribile

fiamma nera,
si

scaglia

Col pugnale nella mano, c<n la fede dentro il core


ei
s'

avanza e va lontano,

pien di gloria e di valor.

Inno che

rivela

di

botto la

mano

inesperta

del

soldato, che

non ha
1

esitato a servirsi di
ritornello del

vecchie reminiscenze e a prendere di

Gastaldo:

Giovinezza, giovinezza

primavera

di

bellezza,

nella vita e nelP ebb:


il

tuo canto squiller .


ricordata di

Nella stampa

fiorentina

sopra

due ultimi

sono invece

Nel dolore e ne l'ebbrezza


Il

tuo canto esulter.

Il

racconto del Giudici interessante


la

ma non
nome

completo

poich

stampa

fiorentina

rivelava

il

dell'ignoto

ardito

638

Chi l'ha detto?

[1850]

autore del canto,


il

di

cui

nel frontespizio della

stampa medesima

signor

Marcello Manni

rivendicava la paternit, feci ricerca di

questo signor Manni,


degli arditi. Egli

figlio dell'editore di

musica e gi sottotenente
uso

mi conferm

di essere stato lui a adattare per

dei nuovi reparti degli arditi

un coro

tratto

da un' operetta,

intitolata

Festa di fiori, musica del maestro Blanc e parole del compianto

Nino Oxilia,
la riduzione
staldi, e
il

rappresentata a Torino prima della guerra

del coro

o trascrizione per banda era stata fatta da un G. Caal fronte dai volontari

coro portato

torinesi era rimasto

con

lievi

varianti

come canto reggimentale


fu

di vari reparti.

In realt

un' operetta Festa di fiori, musica del giovane e valente maestro

Giuseppe Blanc,

data

al

teatro

Alfieri

di
si

Torino

il

19

no-

vembre 1913

della

compagnia Vannutelli
:

trascin per qualche

sera su quelle scene

ho veduto
e J.

il

libretto che sul frontespizio ap-

pare opera di A.
puerile e

Carelli

Weiss ed
:

cosa assai sciatta e

non degna del nome


coro famoso

di Oxilia

in

ogni

modo non
1'

vi

ho

trovato
il

il

ma

soltanto questo, nell' atto I, che per


altro
:

ritmo e per qualche riscontro di concetti richiama

felice

giovinezza

Che

triste domani, Oggi godi la bellezza De' tuoi rossi tulipani.

sarai

Come

se questo

non bastasse, ecco che

l'

Alpino,

il

giornale
1,

dell'Associazione Nazionale Alpini, nel

numero

del 5 aprile 192

pubblica una dichiarazione ufficiale

dell'

Associazione medesima,
anzich agli
arditi,

nella quale rivendica solennemente agli alpini,


la creazione

del canto Giovinezza, giovinezza.

Ne

stralcio la parto
di

sostanziale

La

verit questa.
il

La

canzone, opera

un

lau-

reando dell'Ateneo Torinese,


lui

signor Blanc di Torino, venne da

cantata per la prima volta nel


al

19 io a Bardonecchia, dove

si

svolgeva un Corso Skiatori

quale
Ira

partecipava un officiale poi


oui
i

ognuno
nenti,

dei

Reggimenti Alpini,
superiori)

viventi

(allora sottote-

ora

ufficiali

Zamboni, Tessitore, Stampa.

Carini.

Bollea, ecc., che ne possono faro testimonianza.

La canzone
olio,

dello

studente torinese piacque


il

ai

giovani

ufficiali

alpini,
i

sciolti)
1

Corso,

la

portarono e

la
il

popolarizzarono presso

riapertivi

cin-

gimenti.

Notoriamente

Comandante

del

Corso,

l' allora

tenente

[851]

Le frasi

storiche della

Grande Guerra

639

Maurino,

la

port
"'

al

Regg. Alpini, ove


la

le

fanfare del
in

" MorNelle

begno "

e del

Vestone "

posero subito

repertorio.

gare internazionali militari di ski in Francia, a Cauterets e a Lioran,


i

nostri alpini

1'

adottarono subito in forma


1'

quasi

ufficiale.

Questa, e non
si

altra,

origine di

Giovinezza, giovinezza .
nelle

Come
che

vede,

il

contrasto piuttosto

circostanze

accessorie
il

nelle principali, poich

quanto all'autore della musica,


il

comuni-

cato conferma ch'esso


delle parole che per,

maestro Blanc, e nulla dice dell'autore


insieme del comunicato medesimo,
si

dall'

direbbero scritte dallo stesso autore della musica. In ogni modo,


la piccola

questione
sig.

tutt' altro

che chiarita. Aggiunger che di

recente

il

Vittorio Emanuele Bravetta ha composto un


musica

nuovo

testo della popolarissima canzone, adattandolo alla


il

ritornello

Giovinezza, giovinezza,

Primavera
Il

di

bellezza,

coraggio e la fortezza
te.

Ci provengono da
e
il

testo comincia:

Luce,

gloria, cielo azzurro

La nuova

canzone edita da G. Gori a Torino.

Ancor pi curiosa
tempo
fu quasi
la

la storia dell' altra canzone che per qualche

nostra Marsigliese,

nota per

il

verso:

1851.
\. siglio,

Monte rappa
Vittorio Kmani
di

tu sei la
<>ri..\\i>o.

mia

patria.
del

ki.k

presidente

Con-

nella seduta della

Camera

del 23 febbraio 191 8,

dava co-

municazione

informazioni

ricevute

quel giorno medesimo dal


di

Comando Supremo, desunte da


austriaco,
di

interrogatori

un

sottufficiale
alle

nazionalit
del

boema, volontariamente presentatosi


Pertica
e

linee

Mont'

che recava notzie

dell'

della popolazione de] paese di


allora invasa dal
in

Ponzaao, nella provincia di Belluno


..1

remico:

popolazione

di

1-

aposta

k'ran

parte di

donne

e di bambini, vive ritirata in silenzio,


fiero di

man-

tenendo un contegno dignitosa e


I

fronte agli austriaci


:

ragazzi

cantano una canzone col ritornello


I.a

Montr (rappa tu
. e

sei In

mia Patria!
fece

canzone proibita dalle autorit

La

comunicazione

enorme impressione sull'assemblea

anche

640

Chi l'ha detto?

l8 5!]

l'on. Turati cred necessario di spiegare e attenuare


tivo

il

voto nega-

che nelP imminente votazione politica

socialisti
:

avrebbero

dato per necessit di partito, con queste parole

onorevole Orlando:

" Grappa
tutta

la

Voi avete detto, nostra patria! " Orbene, ci

per

tutti

noi,

per

l'Assemblea
1913-18,

(Atti Parlam.,
voi.

Ca-

mera dei Deputati,


pag. 16094, 16095).

Sessione

Discussioni,

XV,
in

Ricordiamo qui subito che


Brenta e

il

Grappa pi

volte

nominato

queste pagine quel massiccio montuoso delle Prealpi Venete, tra


la

la Piave,

che culmina appunto nella tondeggiante vetta

del

1779 m. (v. Taramelli, // massiccio del Grappa. Novara, De Agostini, 19 18) fu il baluardo della resialta
:

monte Grappa,

stenza che dopo la rotta di Caporetto argin

l'

irrompere delle

in-

vadenti masse nemiche, resistenza affidata alla eroica


la quale,

IV Armata
novembre
e

sgombrato

il

Cadore, qui

si

asserragli nel

dicembre 19 17, e dopo aver convertito


bile
di
il

in quell'inverno

memora-

massiccio del monte in una ciclopica fortezza, con chilometri

gallerie scavate nella roccia, centinaia di

cannoni postati in ca-

verne, 150
idrici, ecc.,
l'

km
918

di

trincee, strade camionabili, teleferiche, impianti


il

ne fece

perno delle nostre

vittorie del

giugno e del-

ottobre

Ci premesso,

diciamo senz' altro che dcv' essere accaduto un

singolare equivoco Che ancora

non sono

riuscito a dilucidare.
si

Non

v'ha dubbio che

le

informazioni di cui l'on. Orlando


al

fece por-

tavoce alla Camera, giunsero effettivamente

Comando Supremo,
per
notizie

e furono comunicate a tutto l'esercito a cura del Servizio d'informazioni,

ma

anche fuor

di

questione,

da

me
vi-

assunte sui luoghi, che n a Fonzaso, piccolo

comune

del Bellu-

nese
cini,

alle

estreme falde settentrionali del Grappa, ne nei paesi

nessuno conobbe mai questa canzone. Esiste, vero, una

notissima

Canzone del drappo,

il

cui

ritornello

apposto:

Monte Grappa,
Sci la stella, Sei
Clio
la

tu

sci

la

mia
il il

patria,

che addita
il

cammino,
destino.

gloria,

volere,
fa

all' Italia

ritornar.

Ma

la

canzone, come
Letterario,

si

pu facilmente desumere
nata

dal tosto ohe

troppo

non

spontanoa celle tono occupate:

[1851]

'

Le frasi

storiche della

Grande Guerra

641

essa fu improvvisata,
la

parole e musica, tre o quattro mesi dopo

seduta della Camera, dal tenente generale

Emilio

De Bono,
la

allora

comandante del
da un coro

IX

Corpo d'Armata e cantata per

prima

volta

di soldati delle Brigate Basilicata e Bari, in preil

senza del Re, alla festa dell'Armata del Grappa


presso
villa

24 agosto 19 18,

Dolfin a
Il

Rosa

di Bassano, allora sede del


:

Comando

del Corpo.

successo fu enorme

il

generale Giardino la volle


:

diffusa nella sua

armata con questo vibrante proclama

Soldati

miei!...

Alle balze del Col Moschin echeggi somfratelli

messa
I

la

voce gemente dei


in

schiavi.
l'

fratelli

anni

vi

protesero intenti

orecchio e

1'

anima,
in-

e ne bevvero la parola e l'armonia,

come

baci di

un'amante

catenata. Cosi ecco a voi. soldati del Grappa, la canzone


e
di

d'amore

fede,

che a Fonzaso.

a Feltre, a Belluno,

sospira dolente

tra le catene austriache.

Ancora per poco,


tatti.

soldati del

Grappa

. .

Imparatela

Sentite che ardenti lacrime

vi

sono dentro

Sospiratela piano anche voi. nelle veglie sul monte,

come un

giu-

ramento d'armi.
vostre

Cantatela dolce nel


d'

raccoglimento serale delle

tende,

come una canzone


alla

amore. Cantatela balda nelle


di

vostre marcie,

come una promessa


riscossa
!

liberazione.

Giorno verr
;

che
voi,

vi

chiamer

Allora cambieremo la musica


farete ruggire
il

questa dolente canzone,

la

come tempesta,

sul

viso e sul corpo dell'austriaco, fra

lampo

delle vostre baionette.

sar la liberazione e la vendetta!

voi!...

La canzone del Grappa divenne


l'esercito e nel paese;

assai presto popolare in tutto

e portata dai nostri aviatori nelle terre in-

vase

vi

fu accolta con entusiasmo.

A
la

Fonzaso

stessa la cantavano
la

pubblicamente negli ultimi giorni


polizia austriaca
e

dell'

occupazione, tanto che

dov proibirla con


le

minaccia di gravi punizioni, precisamente


i

quando
212
i

il

novembre

truppe

liberatrici e

fanti

del

fanteria entrarono in paese, quelle


fratelli
i

buone popolazioni

ac-

colsero

al

canto dell'inno nato oltre Piave. Dir


curiosi
di
di

in altra

occasione

particolari

questo episodio e
patriottica,
dell'

finir

accen-

nando ad un opuscolo

propaganda

stampato nei primi


on. Orlando e ha

mesi del 1918, che contiene vari discorsi


sul

frontespizio in luogo del titolo,


lite

il

v Grappa
con
la

ecc. in
lui.

della scrittura autografa del ministro e

firma di

41

642

Chi

l'

ha

detto ?

Alle

frasi

degli

uomini

politici

o militari giustizia vuole che


eroi,
di

si

contrappongano quelle degli umili


fecero la guerra e ne sostennero
il

coloro che realmente

terribile

peso. Essi sono in gran


dette la percensia

parte contadini, poich certo che la


tuale pi alta fra
le classi
i

campagna

combattenti e questo per ovvie ragioni,

perch

agricole rappresentano

ima fortissima parte


1

della popolazione
italiani

italiana (nel

censimento del 191

su 26 milioni
di

di

sopra

io anni,
le

gli agricoltori

erano 9.026.076, pi

un

terzo), sia

perch

esenzioni per salute, o per le necessit della guerra dovevano


i

fatalmente essere pi numerose fra


bani.

borghesi e fra

gli

operai ur-

Fu dunque
io

detto che la guerra, la


il

fanno

i contadini
in

chi

lo disse?

non so chi fosse

primo ad esprimere
tutti,

questa
il

formula rigida una verit sentita da


della

ma

la frase fece

giro
falsa

stampa nel 19 17 ed ebbe una interpretazione estensiva


la

ed ingiusta verso

borghesia italiana e contro la quale


al

si

ribell

con ragione Benedetto Croce con una lettera

Giornale d'Italia,

stampata nel num. del 17 settembre 191

7 e riprodotta in
stilla

Pagine

sparse del Croce medesimo, ser. II: Pagine

guerra, pag. 216.

Ma
bellite,

tornando

alle frasi degli umili,

da avvertire che bisogna

andare molto guardinghi


talora

nell' accoglierle.

Troppe

volte furono ab-

create

di

sana pianta dalla fantasia dei gazzettieri

e
le

l'

indagine su ciascuna di esse, dato che quasi sempre


di

mancano

circostanze

fatto

(nome

delle

persone,

luogo e tempo del


difficolt

fatto) dalle quali le ricerche

dovrebbero partire, presentava

enormi, spesso insuperabili, nel maggior numero dei casi sproporzionate alla importanza della
di

cosa,

poich

la

celebrit di molte

queste

frasi

transitoria e se oggi alcune di esse


di

sono ancora

vive nella

memoria

noi che le

leggemmo
nell'

in

ore di ansie indiin-

menticabili, assai

poche sono rimaste

uso vivo, condizione

dispensabile

perch questo mio volume se ne occupi. Avvertir


in

che parecchie di queste risposte sono consegnate


di

quei volumi

aneddoti
di

di

guerra dei quali

la

nostra letteratura bellica non

meno
gi
di

quelle straniere,
in

piena,

ma
e

sono -

in

generale,

come

ho accennato

principio di questo paragrafo - raccolte fatte

maniera, senza pretensioni critiche


gli

eon

lo

scopo tendenzioso.
belli

per quanto nobile, di elevare

animi col racconto delle

Ne
(ili

citer

uno

solo, migliore di altri, quello di

Giuseppe de B
1<)1<>).

aneddoti della nostra guerra (Bologna. Zanichelli,

[1852]

Le frasi storiche della Grande Guerra

643

Tra

le

poche

frasi

eroiche che qui registrer, va data la preceostilit


:

denza a una che proprio delle prime ore delle

1852.
di

I
la

l'urna fait pulissia.


un comunicato
3 giugno
ufficiale del
5
:

cui

storia

fu fatta in
il

governo,

diramato dalla Stefani


S.
If,
il

191

Re, che percorre continuamente


i

il

fronte nelle varie


altri,

zone, ha avuto occasione di apprendere, tra

molti

un

beli' epi-

sodio delle nostre splendide truppe alpine. Si tratta di un'azione di


valore compiuta da
al

un plotone

di alpini del battaglione

' '

Dronero

'

'

passo di Valle Inferno alla testata di Val Degano. Condotto

dal sottotenente di

complemento Pietro Ciocchino da Pinerolo,

il

plotone

si

lanci

di

notte di propria iniziativa alla conquista di

una trincea occupata da forze austriache superiori. Ferito grave-

mente
dall'

al

braccio sinistro
i

il

sottotenente Ciocchino non desisteva

incuorare

propri
di
il

soldati

dando

loro

mirabile

esempio

di

sangue freddo e
Prese allora
ciso.

coraggio.

comando un caporale maggiore, che venne uc-

Un
il

altro

caporale maggiore,
del plotone, e,
all'

Antonio Vico,
Penetrati

prese a sua

volta
lo

comando

sebbene

ferito al braccio destro,

guid
i

animosamente

assalto.

con impeto nella


altri

trincea

bravi alpini uccisero venticinque austriaci ed

ne fecero

prigionieri.

Pochi riuscirono a fuggire.

Il

caporale maggiore Vico riassunse poi con questa frase in

dialetto piemontese la brillante azione

compiuta da

lui

e dai suoi

camerati
S.

" /
il

/'

urna fait pulissia


di

' '

M.
al

Re

motu proprio
al

volle conferire la

medaglia

di

argento

valore

militare al sottotenente Ciocchino e al caporal

maggiore Vico. La medaglia

sottotenente Ciocchino fu
al

nalmente consegnata dal Sovrano. Quella


lata

caporale maggiore fu
il

nell'ospedale in cui degente da S. E.


il

tenente geall'

Porro
militare
il

quale

pronunci

nobili
ai

parole dando
figli

eroico

bacio che l'Esercito d


di

suoi

valor

La data

questo

beli'

episodio di valore stabilita dal secondo

bollettino di guerra del generale

Cadorna, del 2;

lie

fra

Abbiamo

l'atto

pulizia.

644

Chi l'ha detto?

[1853]

altre notizie

la

seguente: Frontiera Carnia. - Notte 24

al

25

conquistato con attacco baionetta passo Val Inferno, testata Val

Degano

G. d'Amato

illustr la

scena in una composizione artistica


5,

pubblicata dall' Illustrazione Italiana del 20 giugno 191


lo stesso giornale, nel
il

pag. 497

numero

successivo, pubblicava a pag.

528
Mi-

ritratto del

Vico.
al

La

notizia delle

due onorificenze

al

Ciochino

o Ciocchino e

Vico comparve nel Bollettino

ufficiale del

nistero della Guerra, disp. 29*, del 5 giugno 191 5, pag. 1033.

Altra frase

la cui autenticit

indubbia, quella del cieco LUIGI

Pompili. Essa

consacrata nella motivazione della

medaglia

d' ar-

gento, concessa di motuproprio del

Re

il

6 agosto 191

5 (vedi disp.

$1*

del Bollettino ufficiale del Ministero della


sto 1915):

Guerra, del I4 ago-

Per gravissima
gli

ferita riportata in

combattimento avendo

perduto entrambi
doleva, perch
gli
l'

occhi, dichiarava semplicemente che


i

non

se ne

ultima cosa che

suoi occhi avevano veduto erano


Il

austriaci in fuga - 19 luglio

19 15 .

Pompili, umile mina-

tore,

nato a Paliano nel circondario di Frosinone (Roma) nel 1891,

soldato nel 94

reggimento fanteria (brigata Messina), fu


al

ferito

il

18 luglio 191

monte Selz; trasportato


vi fu visitato
il

in

un ospedaletto da

campo presso Monfalcone,


lasciamo qui
di cui
la

giorno dopo dal


il

Re

parola

al

Pompili stesso, che cos narrava

fatto,

giustamente

fiero,

a persona amica che lo interrogava a


la dettatura di lui
: :

Paliano per mio incarico e scriveva sotto


il

Fu
mio
il

Re

in

persona che domand

al

Pompili

"Di

dove

sei

bravo militare?

Ebbene

ti

duoli
di

della tua sciagura?

"

-Ed

Pompili: " Io sono nativo


sciagura,

Paliano, e non mi dolgo della mia

Maest, poich

1853. L'ultima cosa che

hanno

visto

miei occhi,

stata quella di vedere gli austriaci in fuga.


Solo mi duole per,
di

non poter raggiungere


Al bravo Pompili

miei valorosi comil

pagni per ritornare a combattere ". Ci detto,

Re

lo

baci ed

abbracci
il

commosso

il

Re

concesse subito
atti
li

meritato segno d'onore;


.^i

ma

il

Pompili per
di

altri

valore

guadagnata un'altra medaglia,

bronzo, conferitagli
la

con decreto luogotenenziale del 16 marzo 1916, con


motivazione:

seguente

Volontario per

il

rastrellamento

delle

mine poate

[l8j3]

Le frasi storiche della Gran de Guerra

645

davanti

le

trincee nemiche,
il

si

spingeva innanzi due volte, animo-

samente, per disimpegnare

suo compito. Monfalcone, 23-24 giu-

gno 19 15
pili,

Del

resto, dell'

animo semplice e

patriottico del

Pom-

pu anche

far testimonianza questa


egli scrisse

ingenua letterina che subito


al

dopo Vittorio Veneto

spontaneamente

Direttore (cieco

come
la

lui)
i

tenente Nicolodi della Casa di Convalescenza e di Lamilitari ciechi, di Firenze,

voro per

dove

il

Pompili era stato dopo


Paliano, 8.

guarigione ricoverato per oltre


la

un anno:

n.

918.

Egregio signor Direttore, Per

grande e gloriosa

vittoria

che ab-

biamo avuto, ho pensato a

scrivere subito a Lei, facendole sapere


il

qual gioia e consolazione ha provato


rimasti
sul

mio cuore

miei occhi

campo

di
in

battaglia

mi

apparso come un' illucinadi vedere e di potere d'

zione
io

(sic)

mi pareva

quel

momento
i

ancora

correre per

riabbracciare

miei
.

fratelli

arme che mi hanno

puto bene vendicare


Il

pensiero di abnegazione che ispir

le

parole del Pompili,


altri

si

ritrova in altre frasi numerosissime dette


ufficiali

da

valorosi soldati,

fanti.

Gi a pag. 627 ricordammo


cap. Arbarello
dall'
;

le

belle parole ver-

gate in punto di morte dal


altri-

eccone per esempio

di

un eroico

ufficiale, riportate

on. Luigi Gasparotto in

principio di quel suo bellissimo Diario di

un fante che

una

delle

cose
voi.

migliori
I,

stampate per
io,

la nostra guerra

(Milano, 19 io

pag.

sotto la data del

30

luglio

1915, parlando dei

replicati, infruttuosi, sanguinosi attacchi al

monte Coston, sopra Ai-

siero,

nell'altipiano vicentino, Cinque compagnie del 7iedel "2 fanteria (brigata Puglie) hanno tentato di riprenderlo, ma, giunte

sotto la parete calcarea che gira attorno alla cima

come una
I

fascia

attorno al dorso di un uomo, sono state flagellate.


rimarti
si

morti sono

sul

terreno,
battuti
la

vivi

deferiti
Il

al

tribunale di guerra. Eppure,

sono

tutti

bene.
e
la

tenente Buongermini, ferito quasi a

morte, trov

fona

serenit di

mandare

al

capitano

I'

biglietto: //" le

gami
dd
di cui l'on.

fatto il

mio

a l'Italia! . L'eroica tine


i.KMi.M. di Lag
.

<

ENRICO
e

Gasparotto ha

voluto fissare
colari,

la

memoria,
belli,

fu

in

realt

un

H
li.
I

partiin

anche pi

furono narrati dal senatore


al

><

le

ronzo

una noterei! Un fante comunicata


tino,

giornale di Napoli //

Mat-

del 15-16 luglio

1920

braccio fuori del

646

Chi l'ha detto?

[i

854-1 855]

tiro

del nemico,

mentre
il

in

barella veniva avviato ad


di

un posto

di

medicazione, incontr
gioia gli grid:

suo comandante

brigata. Esultante di

''Signor Generale, venga a baciarmi,

1854.

M'hanno
.

rotto le

gambe: evviva
1'

l'Italia!

Vinceremo "

Il

generale Marangoni

abbracci e baci con teneberretto e gridando


Il

rezza di padre, mentre egli, agitando


l'

il

Viva

Italia,

si

dirigeva al luogo del suo ultimo supplizio.


di

tenente,

dopo aver subito due amputazioni, cess


dopo.
bile

vivere pochi giorni


Il

Ed
si

oggi se ne

commemora
il

il

quinto anniversario.

mira-

contegno serbato durante

combattimento e

lo stoicismo col

quale

avvicin alla morte ebbero degna ricompensa in una meda-

glia d'argento [ved. Boll. uff. del

min. della Guerra, 16


gli

ott.

1915,
eretto

pag. 2291].

Ma monumento

pi eterno del metallo

hanno

quanti lo conobbero ed amarono nella sua breve vita e lo ammi-

rano e ricordano nella sua fulgida morte .


Sublimi sarebbero pure, se esattamente
riferite, le

parole dette da

un valoroso che cadde, non


cia,

nella nostra guerra,

ma

in terra di
:

Franio qui

parole che l furono divulgate e divennero notissime

ed

le riferisco

perch potrebbero costituire un esempio del come dalla


della storia nasca la leg-

forse

non sempre involontaria deformazione


narrato (pag. 252), e

genda. Nel libro gi ricordato dal Souchon, Les mots hroques de


la

guerre

il

racconto tolto di peso dal


(pag. 652). che
il il

Journal

Officiel dell' 8

febbraio

19 15

luogote-

nente Durandi, uno dei garibaldini

dell' Argonne.
il

gennaio im 15
:

uscendo pel primo dalla trincea caric


li /s

nemico gridando

En

avant,

de l'Italie!,
Il

1855.
e
di

est

beau de mourir pour


fu

la

France!
e

fu

ucciso.

Ora ('umilio Maialimi - che

amico

come

fratello

Lamberto Duranti

(non Durandi), giovane marchigiano (era


di

nato ad Ancona nel 1890)

fede repubblicana, che pass

la

sua

vita nelle organizzazioni e nei giornali del suo partito e

aveva comlui nel

battuto

in

Albania e
russtr

in

Grecia - parla diffusamente

di

\o-

lume

Lu

avanguardia

dell' Argonna, diario di

un garibal'

1855.

Avanti,

li^li

d'Italia, bello di

moiiie per

la

Francia!

[1855]

Le frasi

storiche della

Grande Guerra

047

dino alla guerra franco-tedesca (Milano, 1915): ne d copiosi cenni


biografici
(col ritratto),

ne narra

le

ultime gesta, ne descrive

gli

ultimi
e

momenti
egli

(pag. 132. 136, 1711 con parole


le

commosse d'amico:

bench

pure conosca

parole attribuite al suo Duranti dal

Journal

Officiel

poich a pag. 285 riporta testualmente la motivaall'

zione della citazione

ordine del giorno, non


Il

le

ripete nel racal


:

conto della fine eroica del valoroso giovine.

Duranti cadde

Four de Paris
rando

la

mattina del 5 gennaio

usc dalla trincea dicendo


si

Venite a vedere
la rivoltella

come muore un
:

garibaldino , e

avanz spa-

fu subito ferito al cuore e riportato in trincea

mori dicendo:

Ah

muoio

muoio per

la

repubblica:

in

quella stessa sanguinosa giornata cadeva Costante Garibaldi. Senza

escludere in via assoluta la esattezza delle parole del Jou mal Officiel,

tuttavia molto probabile che le vere siano quelle riportate


in

dall'amico Marabini. Anche

un bel sonetto

di

Emanuele

Sella:

L'Argonna, che

fa parte del
:

volume: L'Eterno Convito (Roma,

Formiggini. 1920)

Con

il

sorriso sulle labbra

muore

Duranti urlando: Italia!...


.e si

vede,

le

risposte grandi,
in

le

frasi

degne

di passare alla

storia

non sono mancate

ogni classe,

ma

forse le pi belle, ripeto,

sono quelle degli umili anonimi. Bellissima, quasi sublime nella sua
incosciente semplicit quella dell'ignoto fante scalcinato incontrato

da Guelfo Civinini

al

fronte

un povero contadino meridioanche

nale, che nulla sa della guerra che turbina attorno a lui, ignora
i

nomi

del suo colonnello e del suo maggiore e allorch


lo

1'

ufficiale

spazientito

apostrofa

Il

Ma

come, non

sai

nulla tu

- venne

allora la risposta grande.

fante abbozz nel viso giallognolo un

umile, e rispose quietamente: Signor tonende

Xuie tante
I

un
vinini.
in
(.

'e

sapimmo
nel

Nuie simmo

ca' per l'avanzata.


;

// Fante,

Corriere della Sera, ottobre 191 6

anche

Prezzolali,
la

Tutta la guerra, Firenze 1918, pag. 228). Bella


data
al

anche
soldato

risposta
di

generale Enrico Caviglia da un Ignoto

vedetta
il

sulla

Piave nel
narrava,
nel

nbre
l'arte
ini

191 7
1

che

due anni dopo


cace
4

^'Ticralo

con

semplice
fatto

dell'uomo d'azione,
la

diacono da

Milano

il

novembre ioni per

prima celebrazione della vittoria: \*

648

Chi l'ha detto?

[1856]

prima luce dell'alba inargentava

lo

specchio d'acqua del fiume


di

Mi

ero avvicinato

alla vedetta

Niente

nuovo

Che cosa ne gogna. Noi dovremmo


nuovo.
fatto
il

pensi di questa situazione?


essere sull' Isonzo.

Niente una verdi

Voi vecchi non avete

vostro dovere

Mi aveva preso per un suo compagno pi


e

anziano. Feci un rapido esame di coscienza, per assicurarmi di aver


fatto

quanto dovevo,

mi

sentii tranquillo:
il

addolorato,

ma

con

la

coscienza sicura.

Io sono
ho

tuo comandante di Corpo d'Armata,


il

e posso assicurarti che

fatto
il

mio dovere,

e che,

come sempre,

posso tener alta la testa e

muso

duro. Tuttavia ci che mi hai


:

detto mi ha fatto piacere. Sta di

buon animo

non passer un anno


-

che noi ritorneremo sull'Isonzo. Di che classe sei? che paese?


torio

Del '99. Di Brescia. Buon giorno, piccolo (Caviglia,


L'Eroica, 1920,
alti

Di

Vit-

Veneto. Milano,
resto,
di

a pag. 51-52).

Del

sentimenti

e gentili fra gli umili


al

non davano

prova soltanto quelli che erano

fronte.

.Sarebbe difficile di tro-

vare qualcosa di pi nobile delle semplici parole di un' oscura po-

polana rimasta dopo

la ritirata sulla

Piave a Fontanelle, paese del

territorio invaso la quale,


riusc a far pervenire
gli

con un biglietto che con grande fatica


al

al

marito soldato

di

qua

del sacro fiume,

annunciava
le

Il giorno 26 febbraio
.

ho dato

alla luce

una bamin

bina e

ho messo nome Vittoria


giorno
del

L'episodio narrato

un
del

ordine del

generale

De

Albertis, comandante

XXIX
della

corpo d'armata, del 23 luglio 1918.


graftti

Belle anche qualcuna fra le molte iscrizioni parietali


guerra,
tutte anonimissime,

ma

di

cui

certe

hanno conquicon
le

stato la celebrit.

Per esempio quella

di cui narrer la storia,

parole di

Gabriele d'Annunzio che ne


giornali del

ravviv

il

ricordo, poi-

ch gi
del

tempo ne avevano
al

parlato. L'Associazione
la

Fante Italiano aveva chiesto


Il

Comandante un motto per


con questo
scritto
1><

sua bandiera.
vigoroso
:

Comandante

rispose

1856.
Il

Non vogliamo encomi!


il

fante simbolico avri


sul calvario

suo trofeo su

la

groppa brulla
il

del

l'Ermada o

maledetto del San Michele, mentre

fante
il

contadino seguiter a curvarsi sulla terra non sua e a rosicchiare

non suo tozzo, dopo aver tenuto nel fango marcio della trincea

pei

[1857-185 9] Le frasi storiche della Grande Guerra

649

tre

anni

le

gambe

gonfie e

freddo tra un servizio e

un

dopo aver per tre anni ingoiato il rancio assalto. - Gi nel tavolato di una badopo
la

racca un veterano con le tasche piene di petardi e di sipe,


discorsa di

suo latino
italiano.

un generale sedentario scrisse " Non voglamo ingomii ". il


d'Italia, ferragosto 1920.

col gesso la sentenza in

pm

fiero

motto del fante


:

Ecco orgogliosamente tradotto


giornale del

nel latino di

fulget.

Fiume

Roma Per se Gabriele d'Annunzio.


n. 25,

{La

Testa di Ferro,

Fiumanesimo,

Milano,

29 agosto 1920).
Bellissime sarebbero pure queste altre, se
si

potesse dare assicu-

razione della loro spontaneit.

Le

ricordo perch sono state imnel


voi.

mortalate

in

una pubblicazione

ufficialissima,

XIV

de

La Guerra, Delle raccolte del Reparto Fotografico del Comando Supremo del R. Esercito. In questo volume, dedicato a La battaglia dall' Astica al Piaze, 15-25 giugno I18 (Milano, Treves, ottobre 19 18)
le

pag. 848 e 849 riproducono delle Iscrizioni di nostri

soldati sulle case di

Sant'Andrea

di Piave e sulle

mura

diroccate
:

dal

cannone

si

leggono, graffite dai nostri fanti,

le

iscrizioni

E meglio vivere un giorno da leone che cent'anni da pecora.


1858. Tutti eroi! o
La
anch<
figura
il

Piave o

tutti

accoppati!

che riproduce questa seconda iscrizione parietale fu


ufficiale su

messa sulla copertina della relazione

La Batti]

taglia del Piarce pubblicata dal ('ornando


giani,
io

Supremo (Roma,

192O).

Ma

sono autentiche? Ci fu chi mi disse


iscrizioni
si

di

no. ed

non oso pronunziarmi. Queste


24 maggio 1920
cosi

leggevano ancora sui


si

ruderi del paese in rovina,

quando due anni dopo

inaugur a

Kagar

il

il

monumento
i20.
il

ai

caduti nell'eroica real

sistenza sulla Piave:


zettino di

affermava una corrispondenza

Gaz-

Venezia del 21

famiglia appartiene

fan

1.

(anta che

ti

passa.
fatto al fronte

PiKRO Jahkr che tanto bene ha


paganda sana e
gentile, pubblicava,

con

la
;\

m
l'i

come

gi

fu detto.

650

Chi l'ha detto?

[i860]

dal febbraio al

novembre 19 18, VAstico, che

fra tutti

giornali dei

combattenti, nati dopo Caporetto per ispirazione degli


sovrasta tutti gli
altri

alti

Comandi,

per elevatezza morale e rappresenta un teni

tativo felice di educare


varie iniziative prese

soldati a nobili sentimenti civili.

Fra

le

da barba Piero

tale era l'affettuoso pseudi

donimo
dati, in

dello Tahier
tutti
i

da segnalarsi una raccolta


in

canti di sol-

dialetti, pubblicati

piccola parte sul giornale, e

poi raccolti in

numero

assai

maggiore in un volumetto che ebbe


il

due

edizioni.

La

prima, uscita nelP agosto, ha

seguente titolo

Canti di soldato, raccolti da barba Piero pubblicati da L'Astico


giornale delle trincee (Zona
di fuoco, tip.

de l'Astico, Estate 1918)

ed preceduta da una spiegazione che non pu leggersi senza

un senso

di

commozione
:

e un' epigrafe

che commenta

le ragioni
ai

della pubblicazione

Questa raccolta

non

dedicata

soldati

che

si

fabbricano una chitarra colle latte da petrolio o un violino

colle casse

da aranci n
al

ai

mitraglieri che cantano colle mitraglie

a spalla

ma
gli

fante pi scalcinato e ammutolito nella trincea pi


il

battuta e

porta

buon

consiglio che un fante


:

compagno aveva
ti

graffiato nella parete di lina dolina

Canta che

passa

Chi non conosce quella sciocchezzola petrolinesca, non senza


arguzia
:

'

i860. I casi sono due.


Circol
al

fronte in copie manoscritte o dattilografate fra


:

il

mar/o
in

e l'aprile del 1917

ma

la

prima volta che

la vidi

a stampa fu

un giornale

italiano

della

Nuova

Orleans, L' Italo- Americano !


lettera

Evidentemente era stata mandata per


al

da un

americano
patria per

fronte,

cio

da uno dei nostri emigranti tornati


la rilessi

in

la guerra.
la

Qualche tempo dopo


:

nell'Asino di
diffuse
in

Roma,
le

che

dava come una novit


di

e finalmente

si

con

cartoline,

torma caratteristica

divulgazione assunta
sul

questa guerra dalla


di

letteratura popolare:

quale argomento mi permetto

riman-

dare a uno scritto su Le Cartoline illustrate di guerra, comparso


in

(fase,

due numeri del periodico milanese // Risorgimento Grafie* di luglio agosto 1920), dove io vado pubblicando una
e-

serie

di

articoli

sulle
ai

Curiosit bibliografiche della Guerra,


di
la

Ma

tornando

Casi che sono due,


con
la

chi

Ne ho

veduta

una copia

dattilografata

firma e

data:

GIORGIO /an-

[1861-1862]

[a!

frasi storiche della

Grande Guerra

GARIM, 31 maggio I17, ma non


quest' attribuzione.
Altri

saprei

quale valore dare a

mi

assicura

che lo scherzo nato sui

palcoscenici
artisti

dei

cane-concerti,

per opera di qualcuno dei nostri


:

di

variet

che interpretano macchiette militari

ma

anche

su ci non saprei dare informazioni precise.

A
anche

completare

il

discorso,

non dovrei

tacere dei neologismi della

guerra, molti dei quali costituiscono vere frasi fatte.


di

Ma

pur troppo

quest' ultime,

dovrei
le

contentarmi di registrarle, poich


altre difficile,

per loro ancor pi che per

e nel maggior nu-

mero

dei casi impossibile,

di risalire alle fonti.

Dir pure che


(e

la

pi gran parte di questi neologismi sono di origine francese

qual-

cuno sar registrato pi avanti)


nostra ricorder le

Fra

quelli

d' indubbia origine

1861.

Radiose giornate
il

di

maggio.
Bergeret,
cio

da cui qualcuno (credo

pubblicista

Ettore
il

Marrone)

trasse l'ironico appellativo di

radiosomaggista ; e

1862. Fronte interno.


che fu
in
il

titolo suggerito dal pubblicista

romano Giuseppe Marini


difesa civile per
il

una seduta del Comitato romano

di

nuovo

giornale settimanale organo centrale dei Comitati d'azione che

nacque
titolo

il

31 novembre 191 5 e poi trasformato in quotidiano col


diretto dall' avv.

medesimo,
fine

Gian Francesco Guerraz/


tedesca Straf expedition,

sino alla

della

guerra.

Dalla voce

/ione punitiva che fu applicata alla spedizione nel Trentino


del giugno

19 16, nonch alle campagne germaniche d'in*

della Serbia e della

Romania,

nostri fanti trassero

il

verbo strafare,
:

appunto

nel significato di punire, dare


di

una lezione
in

ecc.

vedansi

le

amene osservazioni
denze dal fronte
lini.

Antonio Baldini

una

delle sue corrisponin


:

alla

lUustraaione Italiana, riprodotte anche


5.

Tutta la

g
1918

Anche
nostri
\i

l'offensiva austrola

ungarica del giugno

fu detta dai

tpcdtzion

fame

come

l'

oit

chiamata, credo dal


Pi

U Sera per primo, oscura


anche molta note
le frasi

vittoria.

num

di origine

francese: ne ricorder qualcuna,

bench soltanto

di pocl.

6$

Chi V ha detto?

[1863-1865]

1863.
detta

Union

sacre.
Vivian:
alla

dal

ministro

Camera

frane,

il

22 die.

9 14

1864.

Le

front unique.
Aristide Briand, presidente
del Consiglio, che nel

(questa di

suo viaggio a

Roma

nel febbraio 19 16 avrebbe raccomandato l'uni'


bataille)
;

que front dans l'unique

1865.
(fu

Le plan

inclin.

una

bella metafora del generale


avvicinarsi della vittoria:
incline, egli avrebbe detto

FoCH

per indicare

il

fatale e

infallibile

Nous descendons maintenant


prima
;

un plan
di

di iniziare la
si

grande bat-

taglia delle

Fiandre del settembre 19 18

veda

la testimonianza

Poincar nella Revue des Deux-Mondes, fase, del i giugno 1920,


;

pag. Jll); e poi la paix bianche


tolta dalla frase gi antica nell'
si

la

vague de paresse (metafora

uso militare, la vague d'assaut :

veda un articolo

di J.

Meline nella Revue hebdomadaire del


di

25 novembre 1919) ecc. ecc. Molte


resteranno nel parlare corrente,

queste

frasi

indubbiamente
nel

come resteranno
soldati

vocabolario

parole

come

boche, poilu, embusque' :


i

V imboscato ha ormai preso


nostri,

cittadinanza anche in Italia, dove

con saporosa

arguzia, dissero anche ciclamino, filugello, salesiano (cio dell'or-

dine fondato dal ven. Bosco

!)

dove

si

creata anche una frase

scherzevole e arguta, le bois de Bologne, nata quando a Bologna,

dopo che
uffici

il

fronte

si

era arretrato alla Piave,

il

gran numero degli

militari di retrovia

aveva fatto
sin dal

la fortuna di migliaia d' im-

boscati.

Noi avevamo anche,

tempo

delle feroci

polemiche

fra neutralisti e interventisti, la pittoresca

parola di panciafichista,
per, fra
il

inventata dal povero Luigi Berteli.

(Vamha):

le

molte

parole foggiate espressamente fra noi, la pi graziosa


(fifa o meglio

fifhaus

fifa voce del dialetto milanese, passata


i

nel

militare e

vuol dir paura) per indicare


dei

rifugi

per

gli

osservatori
alla Francia

e gli altri ufficiali

cornaseli.

Noi poi abbiamo dato

1863. 1864.
1865.

I, 'union-

sacra.

11
Il

fronte unico.

piano inclinalo.

Le frasi storiche della Grande Guerra

653

una sola parola,

il

pescecane, che certamente nostra,

ma

che

Francesi accettarono subito traducendola in requin, anche perch,


se la parola

esprime una ovvia e comune metafora, a renderla poil

polare contribu senza dubbio


della

successo, poco avanti la guerra,

commedia

in Francia, la

Dario Xiccodemi, commediografo noto anche quale intitolata appunto / pescicani e fu rappredi
al

sentata
del 28

per la prima volta a Milano,

teatro

Manzoni,

la sera

novembre 19 13. Qui

pescicani sono veramente quelle peril

sone egoiste che tutto sacrificano per


utile,

loro piacere, per

il

loro

come

il

protagonista Gerardo spiega nell'atto II, scena


i

IV

Gli insaziabili,

rapaci,

divoratori,

malati della possessione,


i

qualunque essa

sia

Gli uomini

che passano nella vita come


le

pescicani nell'acqua, la gola spalancata, pronti a tutte

prede

Pescicani di milioni, pescicani di esistenze, pescicani di gloria, pescicani di


i

qualunque cosa!
i

Poi venne

la

guerra, cominciarono

primi processi contro

fornitori disonesti, e la parola fu trovata

opportunissima a designare quei delinquenti (fu detta nel primo


processo del genere, per frodi in
tribunale militare di forniture
di
farine,
e
si

dinanzi

al

Bologna nel gennaio 19 16).


con

estese poi a
la loro

indicare tutti

gli arricchiti di

guerra che avessero edificato


gl' indiscreti

fortuna con

le

ladrerie nelle forniture,


gli

lucri

nel

commercio, con

accaparramenti ecc.
scivolati

Ora per siamo

nel

campo

dell'

argot

di guerra,

ohe

esce dalle nostre indagini e che stato

ampiamente

studiato, po-

chissimo a dir vero l'italiano (non trovo da ricordare che alcune


pagine, buone

come sempre,

di

Fra Agostino Gemelli nel volume

// nostro Soldato,
Imi,
5

pag. 188-190, un articolo di Giuseppe PrezzoRest*>

Gergo di guerra, nel

dei

Carlino,

di

Bologna, del

giugno 19 18 e un Vocabolario di trincea, tentativo interessante


nulla di pi, pubblicato da Piero Jahier in parecchi numeri delsi

ma

VAstico, giornale delle trincee che


gi ricordato
il

stampai
pi
il

poco sopra), un po'


<\\.

di

germanico, moltissimo
libri, opti

francese, sul
di

imparai una colluvie di


e di

articoli

riviste

giornali, nella

maggior

part-'

opera
libri

di dilet-

tanti della filologia spicciola.

Forse uno solo di questi


di

ha vero

valore cieatifioo,

il

volume

A. Danzai,
di

/.'argot a
I..

Colin. 1918): molto

meno il libro De Boccard, 1915),

Saineant, L'argot

in

cui

c' quali

654

Chi l'ha detto?

[1866]

prendere, e molto da gettare


di

molto serio e interessante

l'

articolo

R.

Gauthiot, pubblicato dopo la morte dell'autore nel Bulletin

de la Socit de Linguistique ; buono anche, per metodo e per

abbondanza,
(Paris,

il

volume

dell'

Esnault, Le poilu tel qu'il se parle

Editions Bossard, 1919).

c)

" Les Italiens ne se battent pas! "


frasi eroiche, del

Le molte
che
tieri,
ci

vero eroismo semplice e consapevole,

sono passate davanti e nelle quali mi sono indugiato volensono


la

migliore risposta a una frase ingiuriosa, antica, e che


in altra

ho voluto registrare qui anzich


nelle precedenti edizioni),
stranieri

parte del volume (come era

appunto perch dopo Caporetto, molti


la

anche molti

italiani
:

ripeterono. Tutti capiscono che

intendo parlare del famoso

1866. Les Italiens ne se battent pas.


Era
tradizione abbastanza diffusa che questa frase insolente fosse

stata detta dal generale


cui

Christophe de La Moricire,

contro

Ani.

Fusinato lanci nel i860 una vivace poesia

intitolata

Al Rev. Padre La moricire


coi
tipi

generale dell' Ordine..., e pubblicata

clandestini del Comitato nazionale veneto. Vedasi la strofa


il

seguente (figura

generale che arringa

soldati)

Che

vai se
i

irrompono
Italia

Da

tutti

lati
l'

Quanti ha

Armi ed armati ? Fuoco alla miccia,


Avanti
!

Urrab

Les Ltaliens

Ne
L'on.
colo
fase,
I-'ir.iPi'o

se battent pas.
gi ministro delle

MEDA,

Finanz,

in
.

un

arti-

La paternit di una
del
li

frase, pubblicato nella

Nuova

\n;
1'

1"

luglio

un 8,

pag.

85-QO (riprodotto ne La
.

Milano,

dell' 11

luglio suco-sshoi
di

dopo aver

rilevato chi-

io

non aveva nelle precedenti edizioni

quest'opera addotto prova

866. G'

italiani

non

si

battono.

[i860]

Lr frasi storiche della Grande Guerra

655

alcuna di quest' attribuzione e che

la strofa del

Fusinato

in

fondo

non provava nulla perch nel discorso imaginato dal poeta poteva
trovar luogo timenti
veri

una

frase detta

da

altri

ma

che rispecchiava
1

sen-

o attribuiti del generale,


al

mostrava ritenere

dovesse invece ascriversi

Thier.s sulla fede di Ernesto Teodoro


il

Moneta

il

quale nella relazione letta

io marzo 19 12 alla assemla

blea generale della


tre successivi

Unione lombarda per


ebbe

pace e pubblicata poi

in
:

numeri della Vita internazionale, ebbe a dire cosi


si

fu

ad Ivrea dove

la

pi grave ripercussione della

rotta di
nali
le

Novara

e fu l che qualche giorno

dopo

lessi sui gior:

parole pronunciate da Thiers dalla tribuna francese

Les

italiens
Il
all'

ne Se battent pas, parole che furono per


preciso del

me

amarissime .
ragione,

ricordo cos

Moneta parve, non senza


ed
egli egli al

on.

Meda molto

significativo

fece per poterlo meglio


:

confermare delle ricerche che a poco approdarono


vece altre assegnazioni della
triste frase, all'

trov in-

Oudinot,

Leblanc,

ma
si
l'

dei particolari di queste ipotesi e delle varie autorit sulle quali


al lettore
lui

appoggiano faccio grazia


on.

rimandandolo
sollevata

all'
si

articolo del-

Meda. La discussione da

non

ferm

li;

lo

stesso

Meda
56,
del

riassunse la questione, con qualche ritocco, in un ar-

ticolo intitolato dalla frase


fase.

famosa

in

Vita e Pensiero, di Milano,

A. M.
(fase.

(cio

il

20 agosto 1918, pag. 345-354: intanto il signor dott. Antonio Monti ancora nella Nuova. Antologia
1

li 18, del

16 agosto 1918, pag. 403-404) sosteneva che la

paternit della frase fosse del generale

Chrzanowski

e l'on.

Meda
1918,

replicava nella rivista

medesima

(fase.

pi. del i settembre

pag. 98) combattendo tale attribuzione per tornare una terza volta

sull'argomento nel fase, del i ottobre, pag. 308-309. In quest'

ultimo scritto

egli

riprendeva

la

mia prima congettura, poich


mettevano
fuori
di

varie testimonianze prodotte nella discussione

dubbio che
Lamoricire
cio, bens

la

frase

fosse detta

da Lamoricike,

ma non

dal

di

Castelndardo,

comandante

dell'esercito

pontifi-

ilal

Lamoricire repubblicano, ex-ministro

della guerra
fra

nel

1849. vicepresidente dell'Assemblea Nazionale; e


la pivi

testimonianze
nel suo
blica

conclusiva e quella di

Alm
salvato l'onor militare d' Italia
di

La Repub*icire

romana ha

comprome-

campi

656

Chi l'ha detto?

[1866]

1'

obbrobrioso cartello che


:

ci

scagliava dalla tribuna francese di;

cendo
cesi

gli Italiani non si battono


assaliti

e ancora a pag.

103

I fran-

furono
le

nove volte

alla bajonetta
il

ed altrettante avevan

mostrate

reni

a quegli italiani che

generale Lamoricire aveva

detto alla bigoncia francese che

non

si

battono .

dunque chiaro

che

il

Lamoricire disse questa disgraziata frase dalla tribuna par:

lamentare

ma quando?
di

L'on.

Meda
dal

ritiene che
si

possa essere stata

detta nella seduta del 16 aprile 1849 in cui


la

discusse d'urgenza
la spedizione
e' .

domanda

crediti

presentata

Governo per

di Civitavecchia,

ma

nel resoconto ufficiale la frase

non

pos-

sibile

che fosse detta, nel calore della discussione, in risposta a


ufficiale.

qualche interruzione, e poi soppressa nel resoconto

Tuttavia la discussione sul vero autore della frase troppo famosa

perde gran parte della sua importanza dinanzi


essa,
sia di

alla constatazione

che

Lamoricire o

di

Thiers o di chiunque altro, ebbe suc-

cesso, perch
cos dire

come accade

in questi casi, dette

forma

incisiva e per

mnemonica a un
Quanto

giudizio
i

che con parole pi o

meno
quali

mutate era costante negli


disadatti alle armi.

stranieri

quali ritennero

sempre

gl' Italiani

fosse calunniosa questa diceria,

ne fossero

le origini,

come
in

quella parvenza di vero die qualche fatto

sembrava darle dovesse

gran parte attribuirsi, non a mancanza


il

di coraggio individuale negli italiani

quale stato ed fuori

di

discussione,
virt
le

ma

a deficienza di solidit e disciplina degli eserciti,


e

quali

presuppongono una coscienza nazionale

una

tra-

dizione militare,
tile
il

non

qui

il

caso di discutere.

Ma
;

non sar inu-

raccogliere

qui dei precedenti storici che costituiranno un


e poich nello
il

materiale non disprezzabile per lo studio da farsi


spirito

della presente

compilazione che l'autore di essa parli


gli altri,

meno
[fui
al
i

possibile e lasci parlare


il

comincer dal

riferire

come

esordio riassuntivo

parere lucido e sereno di

BENEDETTO Crock
articolo destinato
pei

guerra

italiana,

l'esercito e il socialismo,
7,

Giornale d'Italia nel settembre IQI


sopraggiunti eventi e comparso poi

non pi pubblicato
del

mi volume mni,
appagarti

Cune mede-

simo: Pagine della guerra,


ha ricercato
e
le

Napoli,
senza
se

pag. 220-229).
della

CU

storie

d'Italia
chi'

superficial

convenzionale cognizione
ignora
principale

ne somministra nelle scuole,


antiche e
persistenti,

non
la

ehe una delle taccie pi


e

an/i
altri

quasi

unica

taccia,

data agli

Italiani

dagli

[i860]

Le frasi

storiche della

Grande Guerra

657

popoli d' Europa, e specie dai francesi e dai tedeschi, era quella
d'

"

imbelli ".

Questo giudizio

si

form sopratutto

sul

cadere

del secolo decimoquinto, per effetto della resistenza nulla o fiacca

opposta

agli stranieri,

nelle loro calate nel nostro paese,


di

che di-

venne

il

loro

campo

battaglia

ma

se

ne trovano

segni pre-

cursori nel medioevo,

quando,

tra l'altro, era divulgato in

Europa
cinsero

l'apologo del "


tari

Lombardo
mal pingui

e la
gli

lumaca ", e
italiani

duri e ferrei feuda-

d' oltr' Alpe


ieri

spregiavano

borghesi,

" che

pur

- Ai

lui

ventri Tacciar de' cavalieri ".

esso

poteva essere cancellato dallo spettacolo che generalmente offrirono


gli

Italiani nella

nuova calata
del

francese,

non pi

regia

ma

repub-

blicana,

sul

finire

settecento e nelle

vicende della restaura-

zione

e di

poco

fu modificato dalle guerre,

non sempre concordi,

tenaci o fortunate, del nostro Risorgimento .

Al quadro,
facile

cos

ben segnato nelle grandi linee dal sen. Croce,


i

sarebbe di aggiungere

particolari.
si

Che

le fonti

del disprezzo
in quello

degli stranieri per le armi

italiane,
latini

abbiano a cercare

dei barbari

verso

romani o

vinti,

indubitato. Eloquen-

tissime le parole di

Liudprando, vescovo
che
al

di

Cremona

nel

X secolo,
diceva
:

longobardo

di

schiatta,

principe Niceforo Foca,


scilicet,

Quos (Romanos)

nos,

longobardi

Saxones,

Franci,

Lotharingi, Bajoarii,

Suevi, Burgundiones, tanto dedignamur, ut


nil

inimico nostro commoti

aliud contumeliarum nisi


ignobilitatis,

Romane!

di-

camus, hoc solo nomine quidquid


tatis,

quidquid timidi-

quidquid avariti, quidquid luxuriae, quidquid mendacii, imo

quidquid vitiorum

est comprehendentes (Legatio Liutpramii ad Nicephorum Phocam, in Muratori, Rer. Italie. Script., to. II, pag. 481. - Vedi anche un articolo di Pio Rajna, " Stulti sunt

Romani:
In

sapienti
.

sunt

Pajoari

'

',

nel

.'.'

di

Firenze,

21 aprile 1918)
Francia,
ggiava

fra

le

varie

accusa che

si

facevano
l
si

ai

Lombardi,
la

quella della pusillanimit,

form

storiella

burlesca del duello sostenuto da uno di essi, armato di tutto punto,

contro una chiocciola,

il

terribile

mostro che con


la

le

corna protese,
origini

con
di

la

corazza

di cui era

doto, pareva cercare

pugna. Le
il

questa faceta novelletta (da cui nacque anche


Assaillir la Umace,
dai
4:

motto proverri-

biai.-

comune nelP

antico francese) furono


(//

compianto Francesco Novati

lombardo

<

In

lumaea,

658

Chi

l'

ha detto?

[1866]

nel

Giornale
>

storico

della

letteratura

italiana,

XXII,

1893,

P aS- 33 5-3 53

e Pi ne l

volume

di studi dello stesso Novati,

At-

traverso il medioevo, Bari, 1905, pag. 11 7-1 51). Secondo l'illustre

medievalista essa ebbe origini goliardiche e gi sui primi del secolo

XII
le

era tradizionale fra le gaie torme degli studenti brulicanti


rive

lungo
giullari
in

della Senna.

Fu

diffusa specialmente

ad opera dei anche narrata


in

e pass quindi nella letteratura dotta e fu

una breve

elegia latina

De lombardo

et
il

lumaca che

qualche

manoscritto va nientedimeno che sotto


in ogni

nome

di

Ovidio e che

modo non
lui,

priva di garbo e di spirito comico nella rap-

presentazione del
trepidante per

Lombardo avido
per s, per
i

di gloria e della fida consorte


!

teneri figliuoletti

Il

Novati crede

ch'essa appartenga alla seconda met del secolo XII.


tarsi

da no-

che talora in luogo della lumaca fu messa la testuggine


il

ma

il

fondo della novella resta sempre

medesimo. Cos, ad esempio,


Sarisberiensis) scrive nel Poet vestigiis
:

lycraticus,

Giovanni da Salisbury (Johannes sirve De nugis curialium


al

philosophorum,

dedicato nel 1159


Galli drident,
care,

Cancelliere Becket

Aemilianos et Ligures

dicentes eos testamenta conficere, viciniam convopraesidia,


:

armorum implorare

si

finibus

eorum testudo im-

mineat,
eos

quam

oporteat oppugnari

quod ex eo componitur, quod

cap. IV,

numquam cuiuscumque certaminis invenit imparatos (lib". I, in Maxima Biblioth. Veterum Patrum, to. XXIII,
:

Lugd. 1677, pag. 247. G)


lora tradizionale.
dei soli
in

e qui lo scrittore vuole


l'

con

la benefin

vola interpretazione attenuare

amarezza del sarcasmo,

d' al-

Pi

tardi la beffa fu ripetuta,

non pi a

carico

Lombardi o

degli Emiliani
il

dei

Liguri,

ma

degli Italiani

genere.

Da

Odofredo,

grande giureconsulto dello Studio Boloil

gnese, sappiamo che a' suoi tempi (verso

1230)

gli scolari francesi

solevano, per ingiuriare un italiano, dipingere sui muri la lumaca

o l'orso
cato)
;

(altra allusione di cui

neppure

il

Novati

all'erra

il

signifi-

ancora

sui

primi del secolo


si

XIV

Giovanni Villani narrava:

da notare una favola che

dice e dipigne in Francia per di-

spetto degli Italiani. E' dicono eh' e'


limaccia, cio la

Lombardi hanno paura

della

lumaca

{Istorie fiorentine, lib.

IX, cap. CVIII).

Vittorio Rossi ha raccolto nell'

Emporium

(vol.

XXII,

11.

i2<).

settembre 1905, pag. 195-200) alcune antiche rappresentazioni figa rate di questo burlesco duello del Lombardo con la lumaca.

Le frasi

storiche della

Grande Guerra

659

In pieno Rinascimento abbiamo la polemica sollevata dalle ingiurie dell'


in

umanista Desiderio

Erasmo da Rotterdam
liete,

che pure

Italia

aveva trovato accoglienze

onori e aiuti di ogni ma-

niera.

Negli Adagia (che sono un rifacimento completo degli Adacollectanea di


lui

giorum

medesimo
il

e dei quali la

prima edizione

dell'Aldo, del 1508)

sotto

proverbio Afycomus calvus, ac-

cennando a chi disse per ironia cresputo ad Apollodoro che era


affatto calvo,

trov arguto di soggiungere


Italutn bellacem,
.

Veluti

si

quis Scy-

tham

clicat

eruditum,
aut

negociatorem integrum,

militem pium,
l'

Poenum rdum

cio:

Come

se

desse del-

erudito a uno Scita, del bellicoso a


del devoto a

un

Italiano,

dell'

onesto a
cartagi-

un mercante,

un soldato, o del

leale a

un

nese. Contro questo sciocco sarcasmo dell'

1867. Italus bellax.


si

rivoltarono gl' italiani, massime a

Roma
i

dove

l'

Erasmo

si

era

fatto

moiri

nemici fra
(di

gli

umanisti e
lo

filologi

e Pietro Cursio,

letterato

romano

Carpineto),

attaccava fieramente con

un

opuscolo, oggi rarissimo (non conosco che l'esemplare della Bibl.


Universitaria di Bologna) intitolato
:

Defensio pro Italia ad

Ems-

mum
nel

Roterodamum
fasti

stampato dal Biado, tipografo Camerale,


si

1535, scrittura un po' gonfia e da retore che


i

diffonde a nar-

rare

militari

degli italiani nel quattrocento.


all'

Lo

scritto del

Cursio era preannunziato


Rupilio,
il

Erasmo da un amico
in

suo, Francesco

con sprezzanti parole

una

lettera scrittagli

da

Roma

29 marzo 1535 (ved. Des. Erasmi Opera omnia, to. Ili pars posterior, Lugd. Bat., 1703, col. 1763); e l'Erasmo staccennava in una lettera da Friburgo del 21 maggio 1535 al portoghese Damiano di
ledicis libellis.

Goa Itali passim Roma? excu:

in

me

debacchantur ma-

Italia adversus Eras-

mum,
intelle.

dicata

Paulo
nt

III.

Risa nata e duobus verbis meis non

in proverbio,

Myconius rah-us, Veluti


brllatem.
imboll'-s,

si quis

Scytham
quasi

dicat eruditum,

/taluni
sint

notarim Italos quod


sit,

Hoc interpretantur. quum his verbis Italia


;ui,

laudata

non vitupti

verba sunt media.

Italiano e bellicoso

(due qualit che

si

contraddicono),

66o

Chi

l'

ha detto?

[1867]

cdacem, bibacem ac loquacem esse, sonant


esse,

in Vitium. \\&.bellacem

non

est

laudis,
to.

sed vituperii etc.

omnia, ed.

cit.,

Ill pars posterior,

col.

rispose pubblicamente con altra scrittura

Erasmi Opera Erasmo poi intitolata Responsio ad


(Des.

1501).
:

Petri Cursii Defensionem e stampata pure dal Biado


insiste nella

in essa egli

sua

tesi

che bellax vuol dire attaccabrighe,


affetto

litigioso, ecc.

e protesta del

suo

per

l'

Italia

scuse magre, poich, pur

ammessa per
alle

vera la discutibile interpretazione data da


1'

Erasmo

sue parole,
litigioso,
le

additare

come esempio
l'

di

cosa impossibile un

Italiano
degli

ne rinforzava

ironia.

Nelle edizioni posteriori


l'

Adagia

parole ingiuriose contro


il

Italia

sono soppresse.

Acutamente osserva
e

Croce nel saggio su Lo spirito militare

la religiosit spaglinola (nel

volume

La Spagna

nella vita ita-

liana durante la Rinascenza, Bari, 191 7, pag. 197 e segg.) che


nel Cinquecento gl'italiani assuefatti

(come scrive

il

Guicciardini)

per molti anni pi alle imagini della guerra che alla guerra vera ,

furono spinti ad emulare


zionale. Certamente, al
in Italia gli stranieri
liani
;

gli

stranieri e

a far onore

al

nome

na-

tempo

della guerra di
frizzi
' '

Spagna

e Francia

non risparmiavano

e disprezzi agli italoro saper


in

e francesi e spagnuoli affermavano

gl' italiani col

lettere aver

mostrato poco valor nell'arme da un tempo


il

qua",
la

come

dice

Castiglione,

il

quale non ricusa di riconoscere che

cosa era " pi che vera ", sebbene procuri temperarla osservando

che "la colpa d'alcuni pochi ha dato, oltre al gran danno, per-

petuo biasimo a

tutti

gli

altri
i

" (Cortegiano,
;

I,

43). Insolentissmi
gli

erano, secondo lor natura,

francesi

ma

anche
il

spagnuoli, pi

gravi e prudenti, talora facevano sentire

peso del loro orgoglio:


il

forse pi di tutti quello spagnuolo rifatto che era

marchese

di

Al Gran Capitano [Consalvo di Cordova] si attribuiva l'aforisma: Espaila las armas y Italia la pluma (pp. cit.,
Pescara....

pag. 201).
dinanzi

Eppure proprio
stranieri
il

in quel

tempo

gl'italiani

affermavano

agli

valre italiano con le loro compagnie di


italiani

uomini d'arme che sotto capitani


citi

combattevano
il

negli esersi

spagnuoli emulandone

le

imprese guerresche: e

Croce

com-

piace a riportarne numerosi esempi ed attestazioni.

Alla

fine
il

del

secolo

XVIII

le

mutate condizioni politiche pree

pararono
di

risveglio

del

sentimento nazionale,

quando
il

riparti

truppe italiane, ben inquadrate, ben condotte, seguirono

genio

[i868]

Le frasi storiche della Grande Guerra

66

di
la

Napoleone

nelle sue

campagne

trionfali, gl' italiani,

anche sotto

spinta dell' emulazione, fecero prodigi di valore, in specie nelle


di

campagne
Spagna

Spagna e

di

Russia. Nella campagna del 1811 in

la divisione italiana

comandata prima dal generale Peyri,


si

poi dal generale Palombini,


di

coperse di gloria.
il

Dopo

la

caduta

Tarragona, dove

il

granatiere Bianchini

8 giugno volle salir


i

primo all'assalto e cadde


scialli

sulla breccia crivellato di ferite,

mare-

Macdonald

Suchet chiesero ciascuno per s


in

la divisione

italiana.

Napoleone,
di

un giorno solenne

di

udienza in uno degli

ultimi

giorni

agosto di quello stesso anno, rivolto ad Aldini,


:

a Marescalchi e a Tassoni che assistevano, disse loro

Due

miei

marescialli gareggiano per ritenere sotto


italiana
fare
;

proprii ordini la divisione

io

la

lascio

Suchet che ha molto pi grandi cose a

che Macdonald.

Gl' Italiani torneranno tin giorno a dive-

ntre i

primi

soldati d' Europa.

Dite

al

Vicer che sono molto

contento del mio bravo esercito italiano

(De Laugier, Fasti

vicende dei popoli italiani dal 1801 al 18 15, to.


pag. 43

X,

Firenze, 1836,

Aless.

Zanoli,

Sulla milizia cisalpino-italiana, cenni

storicO'Statistici

dal iyg al 1814, voi. II. Milano, 1845, pag. 145).

Altri riportano le parole di

Napoleone

in quest' altra

forma che

la

pi nota

1868. Gli Italiani saranno


dati d'Europa.
Si ricordi

un giorno

primi sol-

anche

la frase di

Garibaldi

igi citata al

num. 946):

La pianta uomo in
tare, e

Italia

non nasce seconda a nessuno.


in fatto di valore mili-

Del resto Napoleone ch'era buon giudice


aveva avuto campo di vedere che
si

gl'italiani,

ben guidati,

si

battevano e
sinceramente
rale

battevano bene, in parecchie altre occasioni afferm conto


facesse
delle

qual

truppe italiane.

Il

gene-

Zucchi nelle sue Memorie, pubblicate per cura di Nicomtde


1

Bianchi (Milano,

86 1)

narra che verso la fine dell' infelice cam-

pagna del 1813,


peratore
gli

il

22 settembre, sulle alture di Weissig, l'im Zucchi,


io

disse:

sono contento

di

voi;

vi

ho

gi
:

nominato generale

di divisione.

Sono anche contento


sempre

degl' Italiani
;

Ovunque
oltre

ti trovano, lo

essi si distinguono

(pag. 63)
il

e pi

(pag. 66)

stesso Zucchi afferma

avergli

generali-

M> -

Chi l'ha detto?

[1808]

nadier raccontato che a Dresda


I fratelli minori -

l'

Imperatore

s'

era espresso cos

eravamo noi

italiani -.

hanno quasi superato

in
in

valore

fratelli

maggiori .

il

capitano Bertolini ricorda che


il

quella stessa campagna, passando in rivista

IV

corpo a Torgau,

Napoleone diceva
pari ai vostri,

al

generale Fontanelli
gi sul

Con

cento mila uomini


(Bart. Bertolini,

Eugenio sarebbe

Danubio

// valore vinto dagli elementi, voi. II,

Milano, 1869, pag. 347).

Di questo
di

risveglio della coscienza nazionale e, per conseguenza,


sensibilit del paese di

una maggiore

fronte

al

dispregio o peg-

gio ancora alle contumelie degli oltramontani, sono

documento

molti
i

libri

pubblicati in Italia

nella
la
i

prima met

dell'

Ottocento,
nelle

quali

ricordano ed esaltano

parte presa

dagli

Italiani

guerre europee, e rivendicano

fasti

militari delle

truppe italiane,

massime

nelle

campagne napoleoniche.

Tali quelli del Vacani, del


di

Colletta, del
altri

De

Laugier, del Lombroso, di Guglielmo Pepe e ne

parecchi, indicati e analizzati dal Croce

La

Storiografia

in Italia dai cominciamenti del secolo


stri,

decimonono ai giorni no-

cap.

IV

(ne

A
dell'

questi libri

XIII, 1915, pag. 407 e segg.). va aggiunto, come degno per la sua singolarit
Critica, voi.

La

di speciale

menzione, un raro opuscolo polemico: Difesa dell' onore


italiane oltraggiato dal signor di Balzac nelle sue Scene

armi

della Vita Parigina ecc.

(Milano, Pogliani, 1837), scritto dal mi-

lanese Antonio Lissoni che fu ufficiale nell'esercito Napoleonico


e
di

combatt
Balzac

in

Spagna. L'opuscolo, pubblicato durante


Italia,

il

soggiorni)

in
il

voleva essere una protesta contro

il

romanziere

francese,

quale in un suo racconto Les

Marana

(stamp, prima

nelle Scnes del

de la Vie Parisienne, poi negli tudes philosophiques

Balzac) introduce

come protagonista una spregevole

figura di

avventuriero millantatore e codardo, certo capitano Montefiore, e

seguendo l'andazzo troppo comune negli


italiano e appartenente a quel 6
liani,

scrittori stranieri lo finge


di linea, tutto d'ita-

reggimento
di

che prese parte all'espugnazione

Tarragona

che acquit

sono parole del Balzac medesimo - une grande reputation de valeur


sur la scne militaire et la plus detestable de toutes dans
la vie pri-

ve . Si veda

(\. Grigli,
libri

BabuU
(gift

in Italia (Milano, 1920, a pag. fi).

Altro

di

questi

ricordato pi sopra) tu scritto dal fa-

ntoM
sia,

cav. Bartolomeo Bertolini, veteiano della


lui

campagna

di

Rus-

da

narrata nell'opera // valore vinto dagli eleincn:

Le frasi storiche della Grande Guerra

lano,
(a

1869) della quale particolarmente singolare l'Appendice


:

pag. 279-360 del voi. II) intitolata

Rivendicazione della glo-

ria militare italiana

oscurata e negletta dagli autori francesi, ossia

riepilogo dei principali fatti

d'arme

vinti

o sostenuti dal valore degli

Italiani.

Lo

spirito col

quale vergata quest'Appendice, resulta


:

dalle enfatiche parole della chiusa (pag. 360)


tori di

Che ne

dite, scrit-

Francia? Questa

storia, e

non vuote parole:

voltatela pure
vil-

a vostro vantaggio facendovi belli delle nostre glorie, tacendole

mente per

noi,

anzi
:

calunniandole,

ma non

potrete mai rendere

menzogna
stizia,

la verit

che se voi ricusate a renderci la meritata giui

noi questa giustizia la attendiamo dai posteri,


si

quali mentre

ce la renderanno,
Il

faranno accusatori della vostra ingratitudine .

Bertolini,

trentino,

mori a Trieste nel 187 1

e nel

1912, per

cura di uno speciale comitato e col favore del municipio triestino,


gli

fu eretto, nel cimitero di


al

Sant'Anna, un monumento funerario

che volle essere

tempo

stesso un' esaltazione della

epopea na-

poleonica e una manifestazione d'italianit (vedi nella rivista Italia!,


a. II,

1913, voi. II, pag. 452).


tali

Mentre
nero
le

erano

le disposizioni degli spiriti in Italia,

sopravven-

guerre del nostro Risorgimento,


il

ma

conviene dire ch'esse

non mutarono troppo

giudizio degli stranieri sul nostro conto,


i

poich se non mancarono

tratti

di

valore,

massime

nell' eroico

contegno dei nostri martiri, non sempre a questo corrispose

la

condotta delle truppe in campagna, per ragioni diverse, non tutte


imputabili al paese. Sta in
fatto che se le fortune d' Italia ci conalla unit, lo sforzo fatto dalla

dussero

all'

indipendenza e

nazione

nelle cinque guerre dell'indipendenza fu inferiore all'aspettativa e

non avrebbe
straniere.
al

forse raggiunto

il

risultato senza gli aiuti delle armi

E d'uopo

ricordare che tutte queste guerre, dal


in

1848
fe-

1870, non sono costate


rito

complesso che 6226 morti e 19.981


ri

dei pi podc:
cosi

dell'Italia

contemporam
di

fredo Orfani,

riassumeva serenamente lo spirito nazionale


la

quel tempo, in quella che


Im. lotta politica in Italia
lib.

sua maggiore opera storico-politica.

(Torino, L.

Roux
tra

C,
la

1892, p. 370-37

IV. cap.
frasi

;):
e

Qu

sa contraddizione fra tanto bolatti,

lore di
scritto!

tanta freddezza di

falange

sacra

degli

(pintori che gettavano ogni fiore della loro anima

sull'altare della patria per purificarlo dal contatto dei carnefici, e

664

Chi

l'

ha

detto ?

8 69 - 1 8 7 o]

il

popolo che non dava un grido


i

nemmeno quando
rivoluzione

martri penar-

zolavano dalle forche o


mati
alle

ribelli

si

presentavano audacemente
: !

porte della citt urlando


gli stranieri,

impressionavano
il

sinistramente

attirando sull'Italia dispregi, che

genio

e l'orgoglio di pochi grandi

non bastavano a respingere.


Russia

l'Eu-

ropa

si

ricordava che la Spagna sola era bastata contro Napoleone


si

vincitore dell'Europa, che la

era bruciata volontariamente


di

perch

il

suo invincibile invasore perisse per mancanza

ricovero,

che la Grecia piccola come un villaggio e non pi numerosa aveva


resistito
le lotte

per cinque o

sei

anni a tutto
la

l'

impero turco

ricordava
Belgio,

non antiche

di

Fiandra e

recente vittoria

del

l'eroica caparbiet della Polonia, nella quale ogni insurrezione

vam-

peggiava

in

guerra e ogni guerra s'insanguinava di battaglie senza


;

paura e senza piet

e,

ascoltando

garriti d' Italia e

vedendola

sempre

cos inerte,

sorrideva d' insultante compassione .


nelle varie guerre d' indipen-

Pur troppo nemmeno mancarono,


legittimare

denza, dolorosi episodi che presso giudici mal disposti parevano


il

dispregio e

l'

ingiuria che fin d' allora


la rivoluzione

non mancarono.
si

Nel

triste

anno 1821, quando

napoletana

era sui-

cidata vergognosamente a Rieti e ad


tese era finita ingloriosamente

Antrodoco

e quella

piemonle

dopo

lo scontro di

Novara dove

truppe dei generali Ferrer e San Marzano furono troppo facilmente


sbaragliate e disperse dagli Austriaci,
il

generale austriaco conte

Ferdinand von Bubna non


Italiano pel

si

perit di dire

(Annuario

Statistico

1864, Milano, 1864):

1869. Un'altra

volta

verr
le

con un esercito

di

donne a sedare
Camozzi
(voi. I, fase. I,

insurrezioni italiane.

Nei Documenti della Guerra Santa d'Italia raccolti da Gabriele

Capolago,
il

tip. Elvetica,

1849, a pag. 130)


tre giorni

e narrato che nel colloquio avuto


la battaglia di

26 marzo 1849,

dopo

Novara, da Filippo Caronti


lo

col generale

ADALBERTO
onore-

Chrzanowski, questi
vole
;

inform

di

aver concluso un
:

ai misti/.io

e dinanzi allo stupore di lui, insisto

Oui. trs honorable, avec

1870.

Une arme
Un
esercito che

qui ne so bat pas.


non

1870.

si

batte.

fi

870]

Le frasi storiche della Grande Guerra

N
mini,
tera a

soltanto col Caronti lo Chrzanovvski

si

espresse in quei teril

ma

anche col march. Giorgio Pallavicino,


del

quale in una

let-

Mad. Cornu

24

aprile

1849

(nelle

Memorie

dello stesso

Pallavicino pubblicate dalla moglie, voi. II, Torino, 1886, pag. 98)
scriveva che
il

generale polacco, del quale egli era un grande amico


gli

ed estimatore,

aveva detto con


et

le

lacrime agli occhi

Avec des
.

gnraux qui n'obissent pas


tre, c'est

des soldats qui refusent de se batcelui

un bien

vilain mtier

que

du gnral en chef

E
ci

il

generale

Nicola Carlo Oudixot, mentre


il

a Civitavecchia
:

negoziava coi rappresentanti della repubblica romana

voce -

ha

lasciato scritto

Farini (Lo Stato

romano dal 181 s

al 1850,
i

III ediz., Firenze, 1853, voi. IV, pag. 17)

- che

a coloro
:

quali

affermavano certa

la resistenza di

Roma

rispondesse

Gli Italiani
la

non

si battono

e concludeva

il

capitolo,

dopo aver narrata

battaglia del
il

30

aprile e detto che alle

due del mattino seguente

generale Oudinot scrisse notizia del sinistro caso al Governo fransi

cese chiedendo pronti e poderosi aiuti. Gli Italiani

battevano .

Ma
di
Il

l'on.

Meda

nella polemica gi ricordata, dubita dell'esattezza

questo racconto.

Lamoricire, che

gi l'anno

prima aveva dalla tribuna fransi

cese gettata la

medesima accusa, non

mostrava pi benevolo

liberali italiani dodici

anni pi tardi, quando venne a

Roma

comandare

il

piccolo esercito pontificio, cui Cialdini doveva dare


il

a Castelfidardo
lettera,

18 settembre i860 una cosi dura lezione. In una


lui (to. II.

pubblicata dal Keller nella vita che scrisse di


il

pag. 245),
voit
la

Lamoricire diceva:
ici

En France

et

en Europe, on
qui

Rvolution

aver

ts,

augmen-

tent et dfigurent tout.

La

manifestation hostile de l'avant dernire-

dimanche [in Roma~\ a


meutiers taient
B la

t disperse par cinquante

gendarnv
ils

ornine

ont

prtend que
fois.
S'il

le

prix de la journe s'lvera au doobli

premire

v avait eu
5

mort d'homme,

le prix se serait

main,

francs 37 centimes,

tant est

grand

le

dsir de chacun de sauver sa


di Castelfidardo
S

peau

.
la

il

nome

dello sconfitto
di

richiama alla memoria

nota operetta del conte

successive), nella piale in principio del cap.

II (pag. 27) detto


; l'Italie dm

che il

lui (al

Pontefice) manquait den

666

Chi l'ha detto?

duit gure
ediz. di

des gnraux et des soldats


si

il

traduttore italiano nella


di scrivere tal e

Bologna, 1862 (pag. 30)

vergogn

quale

la sciocca ingiuria e volle attenuarla

un poco dicendo che


:

gli

man-

cavano due cose che l'Italiane a produrre

generali e soldati .

Eppure, come ho gi detto,

il

giudizio cos severo degli stranieri


I. Li-

non era equo:

si

veda un interessante articolo del capitano

bertini su // valore bellico degli Italiani nella Rivista Militare

Italiana , a.
articolo

LX,

disp.

XI del
egli

16 novembre 19 15, pag. 2193-2215,

polemico che prende

lo

spunto dalla frase Les Italiens ne


ai

se battent pas,

dovuta-

avverte-

nostri fratelli in latinit


la

e intende a confutare

con buoni argomenti


gl' italiani

ingiusta accusa che

nelle guerre del

Risorgimento

dessero scarse prove di

valore militare.

Poi venne

Adua
non

ed carit di patria non insistere su quell'ora

grigia della storia italiana,


la

non tanto per

il

fatto in s

quanto per
l'

ripercussione

bella che ebbe nel paese.


1'

Parve che
e

Italia

cogliesse nella guerra libica


il

occasione di

rialzarsi,

veramente

risveglio della virile coscienza del paese fu ammirevole,


neri.

bench
rievola

anche qui non mancassero dei punti


cazione

Per quanto
sotto

la

possa essere

incresciosa,
all'

non

passer

silenzio

gravissima accusa che

on.

Giovanni Giolitti,

oggi capo del


in

governo, fu mossa
politica,

dall'

on.

Antonio SalANDRA
delle elezioni
di

una

lettera
ai

diretta

alla

vigilia

generali

del

19 19

suoi

antichi
la
i

elettori

del

collegio

Lucer.
19 19
del

In
che

questa
fu

lettera

che ha

data di Troja
giornali

17

ottobre
d' Italia
al

stampata

da

tutti

quotidiani

19

o del 20 ottobre,
in

V on. Salandra, accennando


l'on. Giolitti
Giolitti
il

colloquio avuto
5

sua casa con


i

10 maggio 191

agli

argomenti con

quali

il

medesimo

giustificava la sua esplicita contrariet alla guerra.


la

aggiungeva: Soprattutto accentu


probabilmente, a suo dire, non
resistito
si

sua sfiducia nell'Esercito che

sarebbe battuto
egli

non avrebbe

ad una lunga guerra. In Libia,

diceva, si era vinto

soltanto

quando eravamo
una
lettera

dieci contro

uno

Conviene per sog-

giungere subito che l'on. Giolitti respinse sdegnosamente tale aceusa


di
in
al

senatore Frassati, direttore della


il

Stampa

20 ottobre 1919 e pubblicala ne La Stampa medesima, num. 2()0 del 21 ottobre, dove di Egli (Salandra) allenila che io esprimevo awiso contrario alTorino,
datala da

Cuneo

'if

della

Grande Guerra

l'entrata in guerra per sfiducia nel valore dell'esercito. Ci falso.


Il

valore del nostro esercito fu sempre fuori di discussione

usc

mai dalla mia bocca

il

turpe linguaggio che Salandra mi atil

tribuisce.

Non
l'

io

potevo dimenticare

valore dimostrato dai nostri

soldati in Libia ed in tutte le guerre .

Per lavare

Italia

da questa immeritata taccia


sta facendo

ci

voleva la guerra

delle Nazioni.

Che cosa
:

scriveva Benedetto Croce

nel gi citato articolo

Im guerra

italiana,
1'

V esercito

e il socia-

lismo

(pag.

224) - che cosa sta facendo


la

esercito italiano,

che

combatte sotto

guida energica e sapiente del Cadorna? Nien:

tedimeno che questo


italiano

sta

redimendo

in

modo

definitivo

il

popolo

da una
il

taccia quindici

volte secolare.

Sta provando cio


la

col fatto che

popolo italiano ha raggiunto ormai

compattezza

nazionale e politica, la cui espressione la forza dell'esercito .

Ma
e

pur troppo questo scriveva Benedetto Croce


la rotta di

il

24 settembre 1917,

un mese dopo seguiva

Caporetto
le

Non

qui

il

hiogo di analizzare

cause di quella catastrofe

sulle quali

esiste

ormai una vera biblioteca e che indubbiamente

furono svariate e complesse.


fattori

Mi contenter
dell'ottobre

di

accennare che
furono con

morali

della

sconfitta

1017

co-

scienza imparziale e obiettivit scientifica benissimo analizzati dal


ire

Ferrari nella Rivista di Psicologia da


scritto nel

lui

di-

retta,

in

uno studio

marzo 1918 ma

di cui la

Censura

proib severamente la
-to

stampa

e che usc
|

soltanto nel fascic

19 19, pag. 14;- 191

// disastro

di Caporetto e la
.

battaglia di Vittorio Veneto. Psicologia della


far

guerra di mcnimento)
fosse

meraviglia
li

che

il

doloroso

episodio

malignaalla

di

delle Alpi per trarne


e

nuova conferma
preziosa con:

vecchi

tal

proposito mia onesta


nel curioso
libro

fatta

da

;/at

prophties et superstitions de

/
deux
diviiraient

H
suffi
1
:

d'Italie,

la

dbandade effroyable de deux millions


!

'histoire -

pic rap-

prochement des
tait

d
la

lit

an contraire que l'anne italienne

reforme sur
l.

Piave avant l'an


.jue le poilu

britannique

s'attribue sur

le

soldat

ita.;

urination

d<

668

Chi l'ha detto:

gende rpandue avant

la guerre et suivant laquelle l'Italien tait

mauvais soldat:

la

lgende a son origine dans la tenue mdiocre

des troupes napolitaines l'poque de l'expdition des Mille.


soldat italien, au contraire, s'est montr

Le

bon combattant au cours

de la dernire guerre, en dpit de revers dus avant tout des fantes de commandement: Caporetto n'est pas plus dshonorant que Morhange. Mais la lgende tait trop ancre
biliss)
:

le

peuple

(civils

ou mo-

n'admet pas que

les faits

contrecarrent des opinions arrtes,

et

il

n'accepte que des rcits qui les confirment. Encore au mois de


191 8, un gendarme de

juillet

Modane me

racontait qu' la rcente

offensive sur la Piave,

les Italiens avaient

commenc
ils

par. s'enfuir,

mais, arrts par des mitrailleuses franaises,

taient alors partis


le

de l'avant. Semblables rumeurs n'ont jamais t propages sur

compte des Amricains, dont


l'avance, mais dans

la

rputation

tait

aussi

faite

un tout autre sens


in Italia
;

(pag. 41-42).
chi

Pur troppo neppure


da meno degli
lazione della
stranieri

mancato
la

non ha voluto

esser

quando dopo

pubblicazione della re-

Commissione d'Inchiesta, Dall'Isonzo al Piave, pi


che riabilitava
il

volte ricordata,

buon nome

del fante italiano e

incolpava

il

Comando Supremo

del disastro,

sorse nel paese

una

poco opportuna polemica, un

articolo firmato Scalarini nell' Avanti !

del 7 settembre 19 19 diceva:

Devo
:

dire anch'io

il

mio debol paguerra


i

rere? Il

mio debol parere

questo

che

gli italiani la

la

fanno

malvolentieri. Ci vanno, sfido io

Se no, vengono

carabinieri a

prenderli:
rattini,

ma quando

capita l'occasione, piantano baracca e bu-

e tornano indietro. Cos avvenuto a Caporetto.

Dare

la

colpa a Cadorna, una ingiustizia beli' e buona.


esplicita
dell' Avanti!

La

confessione

veniva

assai

giustamente commentata dal

Popolo d'Italia con queste parole: Confessione preziosa. Per


quei soldati - quelli dell'Aranti / - la

" baracca "


i

l'Italia e

"

burattini

" sono

vecchi, le donne,

bambini che quei

soldati

avevano il compito di difendere dagli aggressori. Senonch " quei soldati " erano i soldati del " Pus ", i caporettisti autentici e cos

ben
i

fotografati

da Scalarini.
al

Ma

c'erano anche degli


ci

altri soldati,

nostri,
lo

e quelli erano

Piave , e

erano nel giugno '18

varcarono nell'ottobre, vendicando Caporetto a Vittorio Ve-

neto.
riserva

Pi sereno, e a parer mio giusto


su
certi

in

generale con qualche

particolari

il

giudizio

di

G.

Prezzolici,

acuto

[i8~i]

Le frasi storiche della Grande Guerra

669

osservatore

Il

soldato italiano non ha molte qualit militari


nell' attacco,

salvo lo slancio

purch abbia capi che paghino


si

di

persona e inspirino fiducia. Allora lo

porta dove

si

vuole.

Manca

per di voglia di lavorare (tutf altro

!),

non ha molta

precisione,

n amor patrio, poca disciplina, debole senso del dovere

In

compenso
ha
in

di questi difetti, gravi per

una guerra come

la presente,

dose enorme una qualit grandissima, ed la capacit di


e di

soffrire

sopportare,

fino

ad un grado che rasenta


si rivolti

l'

invero-

simile.

Perch un soldato italiano

occorre che ogni limite


Caporetto,

umano sia sorpassato


pag. 23-24..

. (G. Prezzolini,

Dopo

Roma,

1919,

d) Francia.
Alle
frasi

straniere
il

dovr
loro
nell'

di

necessit dare
sia

una parte molto

minore, non perch

numero non

grandissimo

ma

perch
vitali
;

non molte entrarono

uso nostro e pochissime furono

comunque ecco per primo un


i

piccolo mazzetto di frasi francesi che

illustrando in ordine cronologico.


1

87

Jusqu'au bout.
ultime parole dell'energico proclama del generale

sono

le

GAL-

LISMI (Joseph-Simon), governatore militare di Parigi, affisso sulle

mura

di

Parigi la mattina del 3 settembre 19 14.


le
il

La

capitale pa-

reva seriamente minacciata poich

pattuglie di punta dei Tedeschi

arrivavano a 30

km.

dalla citt,

governo aveva emigrato a Bor-

deaux,
ritoriali,

il

campo
e
di

trincerato era scarsamente difeso

da truppe

ter-

Gallieni,

succeduto

al

generale

Michel nell'ufficio

di
:

governatore

Parigi,

pubblicava un breve manifesto che finiva


l'envahisseur.

J'ai reu le

mandat de dfendre Paris contre


remplirai

Ce

mandat, je
di

le

jusqu'au

bout). Chi sia curioso di sapere


i

pi su la storia di questo famoso proclama veda nral Gallieni - Dfense de Paris


(I

Mmoires
,20), a

pag. 64:
originale.

vi

trover pure
fras>-

facsimili dell' autografo e della


:

stampa

La

divenne subilo popolare


2.H

nella seduta del Se-

nato francese

dd

dicembre IQ15,

lo stesso Gallieni, allora

mi-

X-

1.

Sino

in

fondo.

670

Chi l'ha detto?

[1872]

Distro

della guerra nel gabinetto Briand,

in

un discorso pronun1917
e di

ciato a proposito della chiamata alle armi della classe


cui
il

Senato vot

l'affissione, diceva:
;

La

France,

il

y a dix-huit
et

mois, voulait la paix

elle

voulait la paix

pour

elle

pour

les

autres. Aujourd'hui, elle veut la guerre.

fra gli

applausi unadell'eser-

nimi, Clemenceau, che era presidente della


cito,

Commissione

interrompeva ricordando felicemente

la frase celebre

-.Jusqu'au

bout ;

M. Henry Cheron. Voil une noble parole Al. Henry Branger. - Oui, jusqu'au bout ! M. Ransoti. Jusqu' la victoire de la justice.
!

In compenso, dalla stessa frase

si

trasse

un aggettivo

beffardo,
il

jusquauboutiste che corrisponderebbe al nostro guerrafondaio,


quale per parola pi antica, essendo nata
di
al

tempo

della guerra

Libia. Ricorder qui che dell'argot francese di guerra e in ge-

nerale delle parole e dei

modi

di

dire francesi sorti dalla guerra,

ho gi parlato, per

affinit di

materia, a pag. 653.


si

Quando
neralissimo

la vittoria della

Marna

chiar sicura

ed intera,

il

ge-

{offre che

gi in

un ordine

del

giorno alle armate

l'u
dats,
rit

settembre 19 14 finiva: Tous,

officiers, sous-officiers et sol-

vous avez rpondu


la patrie ,

mon
il

appel, tous vous avez bien

m-

de

comunicava

successo
1

al

ministro della guerra


:

Millerand con un telegramma del


s'affirme

settembre

Notre

victoire

de. plus en plus complte. Partout l'ennemi est en ree finiva

traite....

con

le

parole celebri:

1872.

Le Gouvernement de
tre fier

la

Rpublique peut
a prpare.

de l'arme

qu'il

Il

libro

del

Souchon, a pag. 130, riporta da un giornale padi

rigino,

La France, l'aneddoto

un generale

francese

dont

les

services au cours de cette guerre ne se

comptent plus

et qui

com-

mande avec de
guri
di

gros succs l'une de nos plus importantes armes


^li

che ricevuta da un amico una lettera con la qtiale

faceva

i,'!i

au-

capodanno (191 5) e

gli

chiedeva

di rassicurarlo

sull'esito

1X72.

Il

governo della Repubblica pu essere superilo


cito

dell

che ha preparato.

873-1875J Le frasi storiche della Grande Guerra

della guerra, gli rispose a volta di corriere

una

cartolina sulla quale

erano

scritte soltanto

queste

tre

parole

1873. Long, dur, sr.


che volevano riassumere
Il giornalista
le

sue previsioni

sull' esito

della guerra.

aggiunge

Cela vaut peut-tre le Veni vidi vici de

Jules Csar .
fa sorridere

La

frase che in Francia

ebbe grande successo e noi

per gaie e maliziose reminiscenze, fu anche attribuita a

Joffre,

ma

senza ragione. Giustamente osserva

il

Dauzat nel

libro

pi volte citato (pag.


al

no)

a proposito delle molte frasi attribuite


il

maresciallo

Comme
Il

personnifiait lui seul,

aux yeux de
lui tait

la foule, tout le

commandement, chaque formule heureuse


Dauzat crede anzi che questa
del gazzettiere, certo

impute de droit.
dirittura invenzione

frase sia ad:

uon
:

di Joffre

come

non

di lui,

l*

altra

lungamente

attribuitagli

1874. Je les grignote.


con
la

quale

egli
:

avrebbe sintetizzato

la

sua tattica dopo

la bat-

taglia dell'

Yser

ma

egli

stesso sment che fosse sua in

una

interdi-

vista

concessa

al

Journal,

che la pubblic nel num. del 14

cembre 19 18.

1875.

Au-dessus de
il

la mle.

Romain ROLLAND,
nell'ottobre

famoso autore
gli

di Jean-

Christophe, riun

19 15

in

un volume

articoli

sulla

guerra da

lui

pubblicati quasi tutti nel

Journal de Genve (Rolland

francese,

nato a Clamecy nella Nivre nel 1869,


viveva a
e

ma

allo scoppiar della guerra


fra
il

Vevey, donde pass a Ginevra),


191 5, dando 191 5)
uscito
al

settembre 19 14
la

l'agosto

libro

il
il

titolo

Au-dessus de

mle

(Paris.

Ollendorff.
articoli,

che
nel

titolo

stesso del principale fra


et

questi

gi

Journal

del
di
in

15

set-

tembre 1914, che poi stampato a parte a cura


nois
nel

Amde DuFrancia dove

giugno 1915 pot finalmente circolare

1873. Lunga, aspra, sicura.

1874.

If)

li

rosicchio.

Al

di

sopra della mischi. 1.

672

Chi l'ha detto?

[1876-187;]

finora la

Censura aveva vietato l'ingresso


il

agli scritti del


si

Rolland.

In questo volume, com' noto,


guerra in base agli ideali
fessati,

Rolland

leva a giudice della

pacifisti
il

e umanitari

da

lui

sempre pro-

sacrificando anche

sentimento patriottico alla smania di

apparire giusto e imparziale. Polemiche senza fine e senza misura


accolsero la pubblicazione
titoli
;

non mancarono

libri

che scelsero a

delle imitazioni o reminiscenze di quello cos suggestivo del


:

Rolland. Cito per esempio


bert
;

Au-dessous de la mle, di Ch. Aldi

Nella mischia, risposta di una donna,


;

Rosalia Gwis;

Adami

Des

cris

dans

la mle,

di

Jean Aicard

Une voix de

femme dans
1876.

la mle,

di

Marcelle Capy ecc.

Pourvu

qu'ils tiennent.

Sotto a un disegno del famoso caricaturista

Forain

in

un nu-

mero de L' Opinion


poilus
:

del 191 5,

si

legge questo dialoghetto tra due

Pourvu Qui a? Les


civils
!

qu'ils tiennent

Ma
nelle

il

motto sembra abbia avuto origine pi antica

e proprio francesi

trincee.

Uno

dei pi noti

e diffusi tra

giornaletti

del fronte,
il

Le Poilu, journal des tranches de Champagne


1914) deve gran parte della sua notoriet

/uscito
al

15 dicembre
di
:

bel

motto

un fiou-piou, accolto
il

e diffuso dal giornale in tutta la


i

Francia

soldatino interrogato se egli e

suoi
:

compagni sperassero
i

di vincere la guerra,

risponde semplicemente

S, basta che

bor-

ghesi resistano! . Si
trincea,

veda:

Luigi Campolonghi, Giornalismo in


2

nel

Giornale del Mattino, n. 245 del

settembre 19 15 e

Oreste Cipriani,
tura,
del

/ giornali

del fronte e delle trincee, ne

La

I.rt-

novembre 191 5, pag. 1027.


les

1877.

Debout,

morts!
8 aprile 191 5, in una

Parole che ricordano uno dei pi eroici episodi della guerra sulla

Mosa. Al Bois-Brl, presso Saint-Mihiel,

1'

1876. Purch
1

essi
i

tengano duro
morti
!

chi

dunque?

borghesi

877. In piedi

fi

87 7]

Le frasi storiche della Grande Guerra

673

trincea tedesca conquistata

il

giorno avanti dai francesi,

tedeschi
i

contrattaccano con una pioggia di granate, che fanno strage fra


fensori
:

di-

gli altri

ripiegano in disordine mentre una ventina di tedeschi


trincea. Allora
1'

irrompono nella
nalista

aiutante

Jacques Pricard

(gior-

e redattore dell'Agence

Havas;. gettando bombe a mano


grido sublime: Debout, les morts!
fucile, di

sugli assalitori,

lancia anche
tre feriti si
gli

il

Al suo richiamo
e di

levano e a colpi di
assalitori.
:

bombe
(Paris,

baionette, ricaccian
et la

Si

veda

in

Maur. Barrs.

L'me franaise
mile-Paul
stesso

guerre

Sur

le

chemin de l'Asie
il

frres,

191 8, pag. 337 e segg.)

racconto fatto dallo

Pricard e altre interessanti notizie in V. Giraud, Le mi:

racle franais

Trois ans aprs (Paris, Hachette, 1918, pag. 153)


il

dove

si

narra

come

primo racconto
il

dell'

episodio per desiderio

dello stesso Pricard taceva

nome
la

di lui anzi lo

dava per morto


a rompere

e
il

che soltanto

il

Barrs,

dopo lunghe vicende,

riusci

velo del segreto,

vincendo

modestia del valoroso pubblicista.


la

Tuttavia quel grido non fu che


parnassiano

reminiscenza di un verso del

Leone Dierz,
(Paris,

nello splendido
:

poemetto Les paroles


pag. 6), nel quale
il

d'un vaincu

Lemerre, 1871

to. II,

poeta immagin che


bero
voluto
tco
:

gli spettri dei soldati

della Rivoluzione avreb-

tornare

in

Mta pur

di

combattere ancora l'odiato

El

les

vieux sonneurs de fan:


:

Criaient en vain

Debout i Redonnez nous, dieux ava:

Du

sang qui coule dans des corp>

Dal canto nostro, potremmo contrapporre


dico inno del Mercantini
(v. le

m
morti.

lei

fati-

num.

jra

uopron
I

tombe,

si

levano

martiri nostri son tutti risorti


di

ma

anche un' altra eroica frase

un ignoto soldato nostro

di cui

il

ricordo

non

ci

serbato che da

una poesia che trovo

citata nel bel vo-

lumetto del prof. G. Bellucci, Folk-lore di guerra (Perugia, 1920.1.


a pag. 113 c anche a pag. 55 del successivo volumetto dello stesso

autore:
gia,
l'

/ vivi ed
Il

morti nell'ultima

gurra
dell'

d'Italia (Perui

1920).

compianto prof. Bellucci pone a confronto


con
la

versi del-

inno di Garibaldi

seguente strofa

Inno

il-

674

Chi l'ha detto?

[1878]

delle Alpi, 51

e 52

Fanteria, pensato e scritto in trincea

sottotenente diciannovenne

da un (Suchert C. Erisch, Alla Brigata

Cacciatori delle Alpi {51-52), Prato, Tipo-lit. Pratese


tini,

M. Martutti

1918, pag. 11), impresso nella mente


soldati,
di

e cantato

da

quei
il

baldi

a cominciare dal loro duce invitto, che portava


strofa dice cos
in
:

nome

Peppino Garibaldi. La

....
balzare in piedi con
!

piedi

Cacciatori delle Alpi. Oggi bisogna

Avanti Come
sotto
l'
1'

un grido quando

solo

ultima cima
dell' assalto

impeto

s'

aggrovigliava nelP insidia ed alto


il

sempre era
sul

grido

Avanti Come
!

quando

viluppo dei monti

uno di voi, stronco non domo, url: Avanti i morti! e l' impeto pass.

1878.

On

les aura.
i

coraggiose e fidenti parole, nate nelle trincee francesi, tra

poilus,

quando l'avvenire
il

della

Francia sembrava pi oscuro. Pare che


in

primo che ne facesse uso

un documento solenne

fosse

il

gene-

rale (poi maresciallo)


di

Henri-Philippe Ptain,
16 aprile 1916, diceva:

l'eroico salvatore
alle

Verdun,

il

quale in un ordine del giorno diretto


il

truppe che

difendevano

la citt,

Les Allemands
pour
les
il

attaqueront sans doute encore.


obtenir le

mme

succs qu'hier

Que chacun
Courage.

travaille et veille

On

aura

Alla popolarit della frase contribu non poco


tellone disegnato

magnifico car-

da Abel Faivre pel 2 prestito francese della

Difesa Nazionale (1916) - dal quale trasse indubbiamente lo spunto

A. Mauzan,

altro artista francese,

per disegnare per incarico del

Credito Italiano, l'altro cartellone, non

meno

bello,

perii nostro
Fate

IV

Prestito di Guerra (febbraio-marzo 191 7), con le parole:


il

/ulti

vostro dovere francese,


nella

anche
aria

il

cartellone del Faivre ritrae un

soldato
il

con

l'

un po' da Gavroche, che stringendo

fucile

destra

levando lietamente l'altra mano, semina

1878. Li acciufferemo.

[1879]

Le frasi storiche della Grande Guerra

gridi

con gioia
cartellone:

ai

compagni
les

le

parole scritte
li

come motto

in

alto

del

On
la

aura.

Rubetti nel bellissimo volume


nei prestiti italiani di

Un'arma per
guerra
(voi.
I.

vittoria:

la pubblicit

Milano.

1918. pag. 801 nega questa derivazione


incontestabile. Si noti che anche le parole

che pure a

me sembra
il

Fate lutti
per
il

vostro dovere sono tolte da altro manifesto francese


del

prestito

19 15 edito dall'Unione delle Societ per la


in

preparazione militare
notre devoir.

Francia e che porta

motti

Faisons tous

Nos
forma

tils

aux Armes.
un

.Votre or

au Pays.
possa

Tornando a On
esprimono
in

les

aura, naturale che per queste parole che


cos semplice concetto,
si

cosi semplice

ricostruire facilmente

una

preistoria.

Prima che per

Tedeschi sa-

rebbero state dette per

gl' Inglesi,

nientemeno che da Jeanne

d'Arc (On

les

aura o Nous Us aurons)

ma

l'interessante che

questo particolare sarebbe stato narrato da Gabriel Hanotaux, lo


storico della Pulzella, allo stesso generale Ptain alla presenza di

un

altro storico.
in

Louis Madelin,

il

quale lo affermava
lui

al

bar. Alb.

Lumbroso

un colloquio avuto con

a Parigi nel

marzo 1920.

Inoltre trovo ricordato nei

Journal des dbats che l'autore d'un

poema
citato

inedito

Des

hardiesses du roy Louis


libro
il

XII

Jean Sales

da de Maulde-la-Clavire nel suo

Louise de Sa
alla

Franois /" (Paris, 1895), Ia cos ' parlare


battaglia di

Padre del popolo

Aguadel
fit

del

509

Le

roy

lors

sonner trompettes et clerons


les

Disant: Suivez-moy tous! par Dieu, no?is

aw
De
Blic col

Ho
titolo:

visto

anche citata una conferenza del capitano


les

Nous

aurons. Mais apr

donne

n cantonnement

du

front

le juillet

ii6 (Besanon,

1879. Je fais la guerre.


L' 8 marzo 1918, mentre pareva gravissima, mentre
i

la

situa/ione

militare

della

Francia

Gotha bombardavano
.

Parigi moltipli-

cando

morti e

feri

presidente dei

Ministri, pronunziava alla

Camera

francese energiche parole:

afa

politique trangre et
tire,

ma

politique inter

toot on. Politique


je fais la

je fais la guerre: politique trangre,

Io faccio la gu

676

Chi

l' fia

detto?

[1879]

Je

fais toujours la guerre.


allis.

Je cherche

me

maintenir en confiance

La Russie nous La malheureuse Roumanie est


avec nos
faire
la

trahit: je continue

de faire
:

la guerre.

oblige de capituler

je continue

de

guerre et je continuerai jusqu'au dernier quart d'heure .

e)

Germania.

Pi copiosa messe di frasi ci giunge dalla Germania - nella quale comprendo l'Austria tedesca - anche perch furono le stesse nazioni
dell'

Intesa durante la guerra che

s'

incaricarono di divulgare e di
la

commentare, non sempre serenamente, com'era naturale data

eccitazione degli animi finch fervevano le ostilit, quelle che sem-

bravano pi adatte
cattiva luce
il

ai

fini

della
il

propaganda, cio a 'mettere sotto


suo pensiero,
i

popolo tedesco,

suoi propositi, e ne

furono fatte anche delle antologie nelle quali non da cercarsi la


scrupolosit storica. Potr vedersi, forse
il

non

soltanto per curiosit,

501 Gems of German thought, selected by William Archer (London, T. Fisher Unwin, s. a.). Pure esso ha la tenvolume
:

denziosit dei libri di propaganda scritti allo scopo di documentare


le

mire ambiziose della Germania,


e

le

tendenze pericolose del pancitazioni

germanismo
esatte
:

del

militarismo,

ma

le

sono abbastanza

sono tutte tradotte


si

in inglese e la traduzione in generale


di pensieri staccati dal testo e dei quali

precisa, per

tratta

sempre

perci la interpretazione

non pu

essere scrupolosa. Libri di questo

genere ne sono usciti parecchi nelle varie nazioni alleate,


allo

ma

tutti,

scopo nostro,
fra

di
ai

scarso valore, assai inferiore a quello del-

r Archer:

mezzo

moltissimi

libri

francesi,

si

pu

forse fare

un' eccezione per quello del Franois, Condamne's pas eux-mmes


(Paris, Nilsson, s. a.), che

non

tutto

da gettare e meglio ancora

per quello di Jean Ruplinger, Also sprach Germania (Paris, 19 18),

che raccoglie estratti di opere tedesche pubblicate durante


spoglio fatto
s'ivi

la guerra,

libri del

Fonds de

la

Guerre

della Biblioteca

Muni-

cipale di Lione.
riale

Ma

questi volumi possono offrire un discreto mate-

polemico, non una documentazione erudita e quindi mi astengo


altri e
si

anche dal ricordarne


il

dal valermi del materiale eh' essi offrono


dire nella

cui interesse del resto


citare

pu

massima parte sorpassato.


frasi
eia

Tanto per

una

delle

innumerevoli

da

essi

raccolte, sce-

glier questa che fu popolarizzata in Italia

un bizzarro ingegno:

[l88o-l88l] Le frasi storiche della Grande Guerra

677

1880.

Der Krieg

ist

fr

krankende Vlker das

einzige Heilmittel.
Heinrich von Treitschke in Politik (I. Buch, Der Zweck des Staates ; nella trad, di E. Ruta, Bari, Laterza, 1918, voi. I, pag. 71). Lo ridusse con molta libert Filippo Tomaso Marixetti, il fondatore del futurismo, nel primo Manifeste du Futurisme, pubblicato nel Figaro di Parigi del 20 febbraio 1909, al 9: Nous voulons glorifier la guerre - seule hygine du monde le militarisme, le patriotisme, le geste destrucche fu detta da

teur des anarchistes, les belles ides qui tuent, et le mpris de la

femme
il

la stessa frase,

Guerra, sola igiene del mondo, divenne


di

titolo

df un suo volumetto

propaganda per

la

guerra contro

l'Austria,

stampato

in

francese nel 19 10 e poi ristampato tradotto

in italiano nel

191 5, in piena polemica fra neutralisti e interventisti

iMilano, Edizioni futuriste di Poesia ).


Il

primo posto
ex-imperatore

fra le frasi

tedesche di guerra va dato alle frasi


II,

dell'

Guglielmo

non solo per

il

grado altissimo

della persona,
frase detta

ma

per la inesauribile loquacit di

lui.

Gi qualche

da

lui in altre

circostanze fu registrata nelle pagine pre:

cedenti di questo volume

qualche altra fu riesumata a scopo po-

lemico durante
lui

la

guerra,

come ad esempio
il

il

famoso discorso da
alle

pronunciato a Bremenhafen

27 luglio 1900

truppe tede-

sche in partenza per la spedizione di Cina, discorso, di cui alcune


delle frasi pi violente furono poi attenuate nella
ticolare fu tolto

stampa e

in

parfrasi

P accenno

al

passaggio degli Unni. Queste

mancano anche
fa parte della

nella ediz. autorizzata dei discorsi del Kaiser che

Reclam's Universal- Bibliothek (vedi: Hammer, Wil-

liam the Second, London, 19 17, pag. 160).


All' ex-imperatore
si

possono rivendicare

le

famose parole

1881.

Vos

estis sai terrae....

Vos

estis

lux mundi.
Sermone
della

che veramente sono parole

di Cristo ai discepoli nel


v.

montagna {San Matteo, cap. V,

13-14),

ma

naturalmente, se

1880.

T.a

guerra l'unico rimedio pei popoli ammorbati.


il

1881. Voi siete

sale della terra....

Voi

siete la luce del

mond.

678

Chi l'ha detto?

[1882]

applicate

ai

tempi nostri, non potevano essere appropriate che


II che in
il

ai
il

Tedeschi.

Fu Guglielmo

un discorso

fatto a

Brema

22 marzo 1905 disse: Noi siamo

sale della terra,


della

ma

noi siamo
il

anche degni di esserlo e


prof.

al

principio

Grande Guerra

A. Deissmann, docente
un opuscolo

di esegesi biblica alla universit di

Berlino, in
lin,

dei Deutsche

Reden

in

schwerer Zeit (Ber-

191 4), serie di

scritti

polemici di professori delle varie univer-

sit
i

tedesche, scriveva:

C' un detto

del

Vangelo che balza

oltre

confini del significato

storico originale e acquista

nuovo vigore

nella tempesta della guerra mondiale,

un detto che noi possiamo

ben assumere come


Voi

la

consacrazione della nostra missione tedesca:


terra
!

siete il sale della

voi siete la hice del

mondo

Ma

tutto questo niente di fronte al


ostilit

mare
I

di parole gettate dal

Kaiser dal giorno delle

in poi.

detti di guerra di colui

che la stampa inglese gi da tempo chiamava con metafora profetica the


colti
:

War
:

Lord,

il

Signore della Guerra , sono stati {acil

cito fra gli altri

volume

di

Otto Thissen, Det Kaiser im

Weltkriege
imperiali.

Schilderungen, Gedichte, Kaiserworte (Kln, 191 7),


le

che contiene anche una cronaca della guerra fatta con

parole

La

raccolta
:

non
1'

arriva che verso la fine del penultimo


l'

anno

di

guerra

ma

anno dopo

imperatore divenne,
di
lui
si

et

potir

caute, pi silenzioso. Qualcuna delle

frasi

pu trovare an-

che in altro libro pi facilmente accessibile: Les discours de Guil-

laume IL pendant
/Paris,

la guerre,
di

recueillis

par M."'^ Marie A/ering


hanno maggior
agosto 19 14,
Castello Reale
in

1918).

Vediamo

scegliere dalle diverse fonti le pi im-

portanti fra le molte frasi,

vale a dire quelle che

probabilit di sopravvivere alla


Il

memoria

di

questi anni fortunosi.


il

giorno dopo

la

dichiarazione di guerra,
II convoc
il

4
al

l'imperatore
di

Guglielmo

Reichstag
il

Berlino, e l, nella Sala Bianca, lesse

discorso del trono

cui

erano

le

famose parole

1882. In aufgedrungener

Notwehr mit reinem

re-

wissen und reiner

Hand

ergreifen wir das

Schwert.
18H2. Nella necessit impostaci della difesa impugnatilo
la

spada

con coscienza pura e

mano

pura.

[1883]

Le

della

Grande Guerra

e nella seduta che subito


il

dopo segu

nel

palazzo del Reichstag


ricord le

Cancelliere
in

von

Bethmanx-Hollheg
Wort
des Kaisers
.
:

parole

del
:

Sovrano
Ich

forma alquanto diversa che per quella pi nota

wiederhole das

Mit reinem Gewissen

zieht

Deutschland in den

Kampf!
1'

L' imperatore, dopo aver letto

anzidetto discorso del trono,


:

aveva continuato improvvisando poche parole


lesen,

Sie

haben ge-

meine

Herren, was Ich an mein

Volk vom Balkon des


:

Schlosses aus gesagt habe. Hier wiederhole Ich

1883. Ich

kenne keine Parteien mehr. Ich kenne


>>.

nur Deutsche
a venire a stringergli la
il

e fra le scroscianti acclamazioni aveva invitato


titi

capi di tutti
al

par-

mano. L'imperatore alludeva

breve

discorso da lui fatto


di

luglio,

dopo

la dichiarazione dello stato

pericolo di guerra

(Kriegsgefahrzustand).

La popolazione
all'

di

Berlino aveva fatto due imponenti dimostrazioni


in

imperatore e

tutte
:

due Guglielmo

II,

chiamato

al

balcone, parl al poverso le 8 della

polo

fu

nella seconda di queste dimostrazioni,

sera, che egli,

dopo aver

ringraziato

cittadini dell'
:

amore

e della

fedelt che gli dimostravano, soggiunse

Wenn

es

zum Kampfe
noi siamo sol-

kommt, hrt jede Partei auf.


(cio,

Wir sind mir noch

deutsche Brder
:

Quando

si

viene alla lotta, cessa ogni partito

tanto fratelli tedeschi).

Bisogna per avvertire, una volta per sempre, che tutte queste
tazioni, tolte

ci-

da giornali o da

libri

diversi,

non sono mai riportate

nella

medesima forma.
1'

cosi

tolgo dai giornali e in forma molto

dubitativa
l'

aneddoto che

alla fine della stessa


ai

seduta inaugurale

imperatore mescolatosi
al

deputati e discorrendo familiarmente


(in francese?)

con loro avrebbe detto

deputato V. Talker

Et
li

maintenant nous allons


pesteremo

les battre

comme

pltre

(cio,

Adesso

di santa ragione).
:

Queste parole non figurano nei renriferite

diconti ufficiali

ma

furono

dai giornali del

tempo

e alcuni

degli innumerevoli bardi di guerra fioriti in quell'alba sanguinosa

- Jos. Buchhorn, Cari Belau


delle loro poesie.

ecc.

- ne

fecero

il

soggetto e

il

ttolo

1883. Io non conosco pi partiti: conosco soltanto dei tedeschi.

68o

Chi l'ha detto?

[1884- 1885]

1884.

Das Schwert

ist

gezogen, das ich ohne sieg-

reich zu sein,

ohne Ehre nicht wieder


II a

einstecken kann.
sono parole dette da passando
in rivista
il

Guglielmo

Potsdam

il

9 agosto 1914,
;

primo reggimento della Guardia a piedi


la

dicendo queste parole, aveva estratto


diva in alto.

spada del fodero

e la

bran-

1885. Piccolo spregevole esercito.


cos egli avrebbe

chiamato l'esercito inglese


il

in

un ordine

del giorno
i

datato da Aquisgrana
inglesi del

19 agosto 19 14 con parole che


:

giornali

tempo
il

cos riportarono

Mettete in opera tutta la vostra

abilit e tutto

valore dei miei soldati, per prima cosa, per stermitraditori e per annichilire
il

nare

gl' inglesi

-piccolo

spregevole eser.

cito {contemptible little

army)

del generale

French

Ma

tedeschi

hanno sempre smentito


la frase di

la esistenza di tale
:

ordine del giorno e quindi

dubbia autenticit

tuttavia, se

non fu

detta,

non

indiscreto di ritenere che fu pensata, poich era troppo diffusa nelle


sfere ufficiali tedesche l'opinione della

poca

efficacia di

un

esercito

inglese raccogliticcio in

una grande guerra continentale.

I giornali,

verso quel

tempo

stesso, narrano altro aneddoto, che


;

persona assai

autorevole mi assicura autentico

cio che lo stesso Imperatore leg-

gendo

in

un giornale inglese

il

progetto del governo britannico

di

venire in aiuto alla Francia sbarcando sulle coste della


esercito di
lato
il

Manica un
postil:

100.000 uomini, avrebbe, com'era suo costume,


scrivendovi in

giornale,

margine con
e

la

matita turchina

Poor boys! (Poveri ragazzi!);


risposta di

del

resto

storica la beffarda
si

Bismarck

chi

gli

chiedeva

come

sarebbe com:

portato nel caso di

uno sbarco

degli inglesi nello Slesvig-Holstein

Li far arrestare !
Altre
frasi

di

Guglielmo

II, di quel

primo anno

di

guerra, che

sarebbero notevoli,

ma

la cui citazione

imprecisa, e soltanto da fonti

nemiche, non

offre garanzie di autenticit,

sono queste

Ricorda-

la spada
toria

levata ed io

non posso rinfoderarla senza

la vit-

o senza onore.

[l88-l88;]

Le frasi

storiche della

Grande Guerra

68l

tevi

che siete

il

popolo
l'

eletto.

Lo

spirito del Signore sceso su di


!

me

perch

io

sono

imperatore dei Tedeschi


il

Io sono lo strumento
il

dell'Altissimo. Io sono la sua spada,

suo scudo e

suo vicario.
!

Sventura e morte a coloro che disobbediranno alla mia volont

Sventura e morte

ai

codardi e agli uomini senza fede

, frasi paz-

zesche e quasi incredibili che apparterrebbero ad un discorso all'Ar-

mata dell'Est del 13 settembre 1914


biamo
la vittoria al
ci

e quest'altra:
ci

Noi

dob-

nostro vecchio Dio. Egli non

abbandoner,

perch noi
alle

battiamo per una causa giusta e santa , in un discorso

truppe di Dortmund, pure del settembre 191 4. Chi sa se la


poi usata e abusata del vecchio Dio sia comparsa qui per
!

frase
la

prima volta

1886.

Vor Gott und der Geschichte


wissen rein
gewollt.
:

ist

mein Ge-

Ich habe den Krieg" nicht

sono parole

di lui nel

proclama indirizzato

al

popolo tedesco nel


il

primo anniversario della dichiarazione

di guerra,

31 luglio 191 5.

Non

vi

pi nessuna legge internazionale.


Guglielmo
II a
;

sarebbero pure parole di

James

W.

Gerard, amnote, gli

basciatore degli Stati Uniti a Berlino

quando furono
lo

furono acerbamente rimproverate non


al

meno che

scrap of paper

Cancelliere.

Naturalmente

sull' autenticit

di queste parole
il

non

e'

altra autorit che quella del

Gerard medesimo

quale pub-

blic le

memorie del suo soggiorno


poi. in
dall' imperatore,

Telegraph,

in Germania, prima nel Daily volume a parte. Nell'ultima udienza che il

Gerard ottenne
il

Charleville,
il

dove era

allora

Gran Quartier Generale Tedesco,


il

maggio 1916, presente


il

anche

Cancelliere dell' Impero, essendo subito venuto

discorso

sulla questione della guerra dei sottomarini

che

l'

imperatore sostestated,

neva non contraria


''as

alle leggi internazionali:

He
To

anyway,

no longer any international law.

this last

statement

886. Dinanzi a Dio e dinanzi alla storia


io

la

mia coscienza pura

guerra (non questa guerra, come di solito si dice alterando il testo e il significato).
la

non ho voluto

682

Chi l'ha detto?

[1888- 1889]

the Chancellor agreed {Daily Telegraph, 15 agosto 19 17

-Gerard,

My
cap.

four years

in

Germany, London-Toron to-New York 1917,

XVII,

pag. 246).

1888.

Unser treuloser ehemaliger Verbndeter hat erfahren, was deutsche Kraft und deutscher Zorn zu leisten vermag.
ultime parole del telegramma di congratulazione mandato

sono

le

dal Kaiser al generale von


rotta di Caporetto.

Below

il

novembre 191 7, dopo

la

Egli stesso parlando alle sue truppe del Branil

deburgo nel Friuli

14 novembre 191 7 aggiungeva:

Der
Dio)
.

furcht-

bare Zusammenbruch des Gegners war ein Gottesgericht (cio,

La
e

terribile disfatta dell' avversario


figlio,
il

un giudizio

di

Del

Kronprinz Guglielmo, che pure parlava

volentieri,

famosa

la

frase scritta nella prefazione dell' opuscolo


il

comparso
frase

anonimo verso
della quale

1912 col
il

titolo:

Deutschland in Waffen,
:

non ho

testo originale

1889.

Noi non potremo ottenere il posto al sole che ci spetta che con l' aiuto di una buona spada, perch non ce lo cederanno mai
volontariamente.

frase

che ebbe una grandissima eco in Germania


ultimi

la si

trovava
diffusi
si

negli

tempi stampata sotto

ai

ritratti

del

Principe

dovunque per opera

dei nazionalisti

- ma

nella quale

non

deve

cercare la fonte della metafora del posto al sole che fu per


lettuali

gli intel-

tedeschi la causa remota e legittima della guerra

poich

si

tratta di
il

un pensiero

assai pi antico di cui possibile sia inventore

padre del Principe Imperiale, lo stesso

Guglielmo
il

II,

il

quale

in

un discorso pronunziato ad Amburgo

18 giugno 1901, parall'

lando del trattato di Scian-tung col quale la Cina cede

impero

Germanico Kiao-ciao,
recente guerra, diceva

la
:

perla delle Colonie

perduta poi nella

Non

ostante che

la

Germania non abbia

[888.

11

nostro antico alleato spergiuro capaci di fare la forza e


il

lia

provato che

corruccio tedesco.

[1890- 1 891] Le frasi storiche della Graide Guerra

683

quella flotta che dovrebbe avere, noi

abbiamo saputo conquistarci

un poste al

sole.

Sar adesso mio compito di fare in

posto al sole rimanga nostro possesso indisturbato, in


raggi del sole possano illuminare con frutto
stro
il

modo che il modo che


i

nostro lavoro e

il

noil

commercio

nei paesi stranieri .

Lo

stesso concetto ripeteva

principe
in

Bernhard von Blow,


(trad. ital..

parlando del trattato medesimo

Germania Imperiale
una
ci

definiva

delle azioni pi importanti della


il

Milano 1914, pag. Il6), ch'egli nuova storia tedesca


-nostro posto al sole .

che

ha assicurato nell'Asia Orientale


al sinistro

Accanto

imperatore di Germania bisogna porre l'altro

compagno suo
e
assai

di

Austria-Ungheria. Franz-Joseph, gi ricordato


in

non con onore

queste pagine (vedi num. 12541.


del giovane collega e qui

Ma

egli era

meno loquace

non mi avviene

di
:

ricordare di lui che

una sola citazione, e

s'

intende, ostile

all' Italia

1890. Ein

Treubruch,

desgleichen die Weltgeist

schichte nicht kennt,

reich Italien an seinen beiden

von dem KnigVerbn-

deten begangen worden.

tolta

dal
ai
:

proclama imperiale (controfirmato dal cancelliere


suoi popoli datato da

Strgkh)

Vienna

il

23 maggio 191 5,
erklrt.

che comincia

Der Knig von

Italien hat mir

den Krieg

Ein Treubruch

etc. (cio, Il re d' Italia

mi ha dichiarato

la guerra.

Un

tradimento ecc.) .

con

l'
il

imperatore di Germania deve venire anche


dott.
dell'

il

suo primo
che fu

ministro,

Theobald von Bethmann-Holi.weo


al

Cancelliere

Impero tedesco (succeduto

Blow)

nei primi

anni della guerra, sino al 1917, ed morto nei primissimi giorni


del corrente

anno (192 l. Fu

lui

a dire
:

(e

conservator:

zionalisti gliene

fecero aspro rimprovero)

1891.

Not kennt kein Gebot.


dopo
lo

nel distorso pronunziato alla seduta del Reichstag del 4 agosto 1014.

subito

scoppio della guerra, quando fu costretto ad am-

I*n tradimento di cui la storia

non conosce l'uguale,


dei suoi alleati.

commesso dall' Italia ai danni Necessit non conosce legge.

684

Chi

'

ha detto?

[1892]

mettere

il

torto della

Germania
:

nella violazione della neutralit del


ist

Belgio e del Lussemburgo

Das

die

Wahrheit.

Wir
:

sind in

der

Notwehr und Not kennt kein Gebot u.s.w.


Noi siamo

- cio

Ecco
e

la

verit.

in stato di necessit e la necessit

non conosce

legge.

Le

nostre truppe

hanno occupato
territorio

il

Lussemburgo
Signori,

hanno
che

forse gi

messo piede
fatto

nel

del Belgio.

ci

noi

abbiamo

un atto contrario

alle regole del diritto interil

nazionale
fatto,
ci

Il torto, lo

dico apertamente,

torto che noi

abbiamo
suo bene

sforzeremo

di ripararlo subito

che

il

nostro scopo militare


il

sar raggiunto. Chi minacciato

come

noi e lotta per

pi caro, non deve pensare che al mezzo migliore per aprirsi la via
(cfr.

Sept Discours de Guerre du Chancelier allemand, II4-IT6.

Zrich, Orell Fssli, pag. 11).

Ma

giustamente

1'

on. Sonnino in un memorabile discorso proil

nunciato alla Camera

25 ottobre 19 17 ribatteva: Not hat


al

(sic)

kein Gebot, proclamava Bethmann- Hollweg dinanzi

Reichstag.

La

fede data, dunque,

non ha valore

di fronte al vantaggio del


il

momento. Necessit non ha

legge, e per necessit valga

comodo
lo

proprio e la soddisfazione delle proprie cupidigie .


Necessit non conosce legge,
registra

o non ha legge proverbio

pure

il

Giusti ed del resto

comune a
:

tutte le letterature.

Ma
e
il

un volgare

ditterio giuridico dice invece

Ncessitas facit ius

principio della necessit

come

fonte di diritto anche stabi-

lito

da un passo

di

Modestino

nel Digesto

(L 40, Dig.

I,

3)

Omne

ius aut consensus facit aut ncessitas constitua aut con-

suetudo firmavit. Si pu anche consultare:

Umb.

Borsi,

Ragione

di guerra e stato di necessit nel diritto internazionale, nella Rivista

di diritto internazionale,
fatto

a.

X,

1916, pag. 157-194, dove per non


alle

accenno, se non in forma affatto teorica e generale,


del

giustificazioni

Bethmann-Hollweg.
in cui

Per

il

nome

del Cancelliere rimarr specialmente legato ad altra

frase infelice,

pronunciata nella notte del medesimo giorno


la

disse la precedente,

frase del

1892. Pezzo di carta.


detta dal Cancelliere
all'

ambasciatore inglese

W.

E. Goschen neldi lui


il

P udienza del 4 agosto 1914 prima della partenza


lino.
Il

da Ber:

rapporto

ufficiale del

Goschen

cos riferisce

colloquio

[1892]

I^ frasi

storiche della

Grande Guerra

685

Just for a

word, neutrality, a word which

in

war time had so


Britain

often been disregarded

just

for a scrap

of paper Great

was going

to

make war on
in

a kindred nation

who

desired nothing

better than to be friends with her , cio, Proprio per

una parola.

neutralit,

una parola che

tempo

di

guerra stata cos spesso

disconosciuta - proprio

per un pezzo di carta la Gran Bretagna

vuole scendere in guerra contro un popolo della stessa sua razza


e che

non desidera nulla

di

meglio che

di

esserle

amico (Miscelat

laneous,

No

8,

191 4. Despatch

from H. M's Ambassador

Ber-

lin respecting the

man

rupture of diplomatic relations with the GerGovernment. Presented to both Houses of Parliament etc.,
pezzo di carta cui

pag- 3)-

Per

la

storia sar
il

bene ricordare che


il

il

alludeva
del

Bethmann-Hollweg era

cosiddetto trattato di garanzia


le

19 aprile 1839,

che del resto non faceva che confermare

stipulazioni del protocollo di

Londra

del

20 gennaio 1831

(il

quale

mentre fissava
biliva
all'art.

le basi della

separazione del Belgio dall' Olanda, stastato

5:

Il

Belgio costituir uno


cio Austria,

perpetuamente

neutrale.

Le cinque Potenze e

Francia, Inghilterra,

Prussia

Russia -

gli

garantiscono la neutralit perpetua, nonch


:

la inviolabilit del

territorio) e del trattato del 15 ottobre 1831

questi patti furono rinnovati, sviluppati e precisati nei

due

trattati

pure di Londra del 19 aprile 1839,


e di amicizia fra
il

il

primo era

il

trattato di pace
" la

Belgio e l'Olanda e riconfermava nell'art.


neutralit perpetua del Belgio,
(art. I)

indipendenza

la

col

secondo

le

cinque grandi potenze dichiaravano


l'altro
trattato
<:

che

le stipulazioni
la

del-

trOYMK) poste Botto

loro

garanzia.
Il

Cancelliere tedesco non sment le parole attribuitegli


il

d.

sehen, soltanto sostenne che

loro significato era stato travisato.

In una intervista concessa al corrispondente americano della Associated Press


il

24 gennaio del

91 5, cio ben

sei

mesi dopo,

egli si

meravigliava che quella espressione avesse fatto una cos sfavorevole

impressione agli Stati Uniti; e ricordando che


quella conversazione
il

il

giorno precedente di
:

ministro inglese Gre\


dei

nesso in un

suo discorso

alla
l'

Camera
Belgio

Comuni

dei

dubbi sulla condotta che

avrebbe tenuto
per

Inghilterra, la quale sarebbe entrata in guerra

non

la neutralit del

ma secondo

che

le

dettavano

suoi inte-

686

Chi l'ha detto?

[1892]

ressi,

proseguiva: That

is

what I meant when

told sir

Edw. Geto

geben, that
into

among

the reasons which had impelled

England

go

the

war, the Belgian neutrality treaty had for her only the

value of a scrap of

paper,
ragioni

cio,

Questo

io

intendevo dire

al

Goschen, che

fra

le
il

che avevano spinto l'Inghilterra ad

entrare in guerra,

trattato della neutralit del Belgio


di

non aveva

per

lei

maggior valore

un pezzo

di

carta.

Questa intervista

comparve

nei giornali americani del 25 gennaio e fu anche ripro-

dotta in talune riviste, p. es. nell'America Journal of International

Law,
sir

vol. -9,

July 191

5,

pag. 717. Rispose subito vivacealla

mente

Edward Grey con un comunicato


si

stampa che ha

la

data del 26 gennaio e che

trova anche nel citato volume del-

V Amer.

Journ.,

pag. 718.

La
del

spiegazione
:

pu parere
poich
dette

stiracchiata, e noi

1'

accetteremo per
pi realista

quel che vale


re,
ci

ma

e'

sempre qualcuno che


torto
al

fu anche chi

B.-H.

di

voler
il

rinnegare
Silvio

ci che

aveva detto e detto bene. Fra costoro


il

prof.

Perozzi, della universit di Bologna,


blicato
in

quale in un articolo pubdel

Politica
II
:

(a.

Ili,

fase.
(il

Ili,

31

gennaio

1920)

intitolato

niito
l'

del trattato

titolo fu

messo dalla direzione


dargli quello di

della

rivista

autore aveva invece stabilito di


sostiene
trattati

Chiffons
.

de papier)
disse che
i

che se

il

signore di

Bethmann-

Hollweg

non sono che

degli stracci di carta.

disse tutta 'la verit e nient' altro che la verit , perch lo stato
di guerra
di

rende nulli

tutti

trattati e

trattati
il

non hanno carattere


prof.

contratti.

Pi ragionevoli distinzioni fece


:

Maffeo Pan-

taleoni in altro articolo


diritti

/ internazionali ne La

chiffons de

papier nella storia dei


del
:

Vita Italiana,

15 maggio 19 18;
Politica.

ristampato nel volume dello stesso Pantaleoni

Criteri

ed eventi (Bari, Gius. Laterza

Pigli,

9 1 8)

pag. 211-226.

Sono andati
cos

alcuni ricercando dei precedenti storici a questa Erase

discussa ed stato ripetutamente nominato un altro sovrano

tedesco degli
il

Hohm/ollcrn, FEDERICO GUGLIELMO IV


la

di

Prussia

quale

inaugurando personalmente
di

Dieta

1'

11

aprile
:

1847
il

avrebbe detto qualcosa


dissi-

molto simile. Ala non esatto


i

re

che non intendeva trasformare


in rapporti convenzionali,

rapporti naturali fra principe


e

popolo

costituzionali,

non ammete^jli

teva che fra

Dio

il

popolo

si

frapponesse un foglio scritto;

[1893]

Le frasi

storiche della

Grande Guerra

687

quindi
logico
(cap.

parlava

di

degli

statuti
le

costituzionali,
di

non

dei

trattati.

Pi

rievocare
:

parole

Machiavelli
gli

nel

Principe

XVIII)

Non

pu, pertanto, un signore prudente n debbe


tale osservanzia

osservar la fede,

quando

tomi contro, e che

sono spente

le cagioni

che la feciono promettere.

Come

curiosit
let-

registrer che nel


tera di
in

Times del 21 ottobre 19 19, comparve una


intitolata

Lord Fisher
alla

harbour for the Atlantic


precedenti,

Fleet,

fondo

quale in

XB.
le

e'

la seguente sentenza, giusta per s


si

stessa,

ma

che, date

polemiche

presta a
-

comis

mento: Community of interests is the only treat} that a scrap of paper . Per essere detto da un inglese, mentre
glesi

not

gl'in-

furono

pi feroci contro

il

Cancelliere,

non c' male!

noto

infatti

che

la

frase

infelice
i

del Cancelliere fece

buon

giuoco nelle mani degli inglesi

quali se ne fecero un'

arma formi-

dabile mettendo in cattiva luce la slealt tedesca. Col titolo ironico


di Scraps of paper fu anche composto un efficace fascicolo di propaganda che raccoglieva facsimili di molti feroci proclami tedeschi
i

affissi

nel

Belgio e in

Francia con una prefazione del deputato


di

inglese

Ian

Malcolm

quest'opuscolo stampato nel


fatte

191 6 da

Hodder
in

&

Stoughton a Londra furono

anche

le edizioni fran-

cese (Chiffons de papier) e italiana (Stracci di carta) e forse altre


altre lingue e

tutte diffuse a centinaia di migliaia di esemplari.

un

altro diplomatico tedesco appartiene la cinica frase

1893. Spurlos versenkt.


che in un telegramma del conte von

Luxburg,

incaricato d'affari

all'Argentina, al Ministero germanico degli Esteri del 9 luglio 191 7,

trasmesso con discutibile compiacenza dalla Legazione svedese e

che intercettato dagli Americani fu decifrato e denunziato


blica riprovazione dal

alla

pub-

Sottosegretario di Stato Lansing in un co(vedi


i

municato
del

alla

stampa del 9 settembre 191;


:

The Daii

io settembre)
di

Per quanto riguarda

vapori Argentini, racdi affondar!:

comando o
suo discorso

obbligarli a tornare indietro

lasciare nessuna traccia . Vi accennava anche Y


alla

Camera

del 25 ottobre 191 7

Quanto

alla libert

1893. Affondati lenza traccia.

688

Chi V ha detto?

894]

comunanza
di

dei mari,
il

in

tempo

di

pace nessuno la contesta

in

tempo

guerra
in

diffcile

di farla valere.

Gli Imperi centrali

dichiarano,

teoria,

di

accettarla,

ma

la

loro risposta pratica

V avete avuta nel metodo ripetutamente e impunemente raccomandato


al

proprio governo,

come

fosse la cosa pi naturale del

mondo,

dall' inviato

germanico a Buenos Aires, mentre stava impegnando

la

parola del governo stesso al pieno rispetto della incolumit delle


:

navi argentine

il

consiglio cio di affondarle senza lasciare traccia .


ufficiale
:

Uscendo

dal

mondo

ecco due altre citazioni che non

si

potrebbero dimenticare

1894.

Es

ist

nicht wahr.
il

negativa ormai celebre sulla quale impostato


dei

famoso Manifesto

93 professori tedeschi, ossia V Aufruf an die Kulturwelt (Appello al mondo civile), filmato dai 93 pi illustri rappresentanti della scienza e dell' arte germanica (fra i nomi pi noti rilevo quelli
di

Behring, Bode. Brentano, Dehmel, Ehrlich, Eucken, Haeckel,

Harnack, Humperdinck, Lamprecht, Ostwald, Planck, Roentgen,

Sudermann, Vollmller, Vossler,


stavano smentendo tutte
la

Siegfr.

Wagner, AYassermann,
ecc.)
i

Wiegand, Wilamovvitz-Moellendorf, Wundt


le

quali prote-

calunnie diffuse contro la Germania,


la
l'

responsabilit
i

della

guerra,

violazione della neutralit, del


le violazioni

Belgio,

massacri del Belgio,

incendio di Lovanio,

del diritto delle genti ecc. ecc.; ed ogni paragrafo di questa audace

smentita cominciava con

le

parole - stampate in grande -

Es

ist

nicht wahr. L'Appello ha la data del 3 ottobre 19 14 e fu comunicato alla stampa tedesca
il

ma

intanto fu distribuito a profu-

sione in tutti
in

paesi neutri

(ai
,

quali era pi specialmente destinato)

foglietti di 4 pagine in-4 nelle lingue dei vari paesi. Questa negazione esagerate, anche di quelle circostanze che ormai lo stesso

governo tedesco aveva dovuto ammettere, non giov


tedesca: un giudice non sospetto,
at

alla causa

Romain Rolland,
l'

diceva: L'en

criminel
voir
la

des

quatre-vingt-treize

intellectuels

ne

pas

vouloir
dix

vrit,

aurait cot plus cher

Allemagne que
Il

dfaites

(An-dessus de la mc/cc,

pag.

14).

disgraziato

1894.

Non

[1895]

Le frasi

storiche della

Grande Guerra

689

documento
sione a
paesi

suscit,

com'era ovvio, lunghe polemiche


collegiali di universit e
;

e dette occa-

numerose risposte

accademie dei
e delle

dell'

Intesa e neutrali
si

conosco quella
i

dell' Istituto

universit di Francia, cui

associarono
;

professori delle universit

rumene
tolica

di

Bucarest e di Jassy
Parigi;

altra separata dell' universit cat-

di

una con
:

le

firme di 121 professori, scienziati,


universit

letterati,

artisti

inglesi

una della

imperiale russa

di

Kasan, ecc.

1895. J'accuse
fu gi
il

!...

titolo

della

famosa

lettera

aperta di

Emilio Zola

al

presidente

della

Repubblica,
l'

Felice Faure,

su 11' affare Dreyfus,

pubblicata dopo
di

assoluzione di Esterhazy. nell' Aurore, giornale

Parigi, del 13 gennaio


le

1898

e allo stesso affare Dreyfus appar-

tenevano

altre belle parole di

Zola che chiudono

il

primo

arti-

colo scritto dall' illustre romanziere nella nobilissima


lui

campagna da
ti-

intrapresa per la verit e per la giustizia, e pubblicato col


:

tolo

M. Scheurer-Kestner,
en marche
:

nel Figaro del 25

novembre 189":

Ixt vrit est


le

rien ne peut plus l'arrter.

Le une

altre

furono richiamate in onore in altra ben pi alta polemica

della recente guerra. J'accuse!... fu preso


libro uscito

come

titolo del

famoso

anonimo a Losanna, presso


:

l'editore Payot, ai primi


requisitoria contro

dell'aprile 191 5
il

il

libro che era

una formidabile

militarismo germanico, ebbe un'eco profonda e fu tradotto in


Il

tutte le lingue.

titolo in francese

anche nell'edizione tedesca;

e la reminiscenza dell' affare


in testa al

Dreyfus resa pi evidente dal motto

primo capitolo
la
il

celava
si

sotto

rivel per

La vrit est en marche. L' autore si Un tedesco : ina subito dopo l' armistizio do. Richard Grelling che fino al maggio 1915
:

frase

viveva

a Firenze e compose

il

libro

nella

sua

villa

di

Careggi

dal 15 dicembre 1914 al 15 gennaio 1915 (ved. un'intervista del


dott. Cipriano Giachetti nel

Nuovo Giornale
il

di Firenze, n.

119,

del 21

maggio 1920)

per

governo tedesco era riuscito a conoil

scerne la identit anche prima e process

Grelling in contumacia

per alto tradimento gi nella primavera del

IQ18.

1895. Io accuso
44

!...

690

Chi l'ha detto?

[1896]

La

poesia e

il

canto hanno avuto, in Germania pi che altrove,


nella presente guerra
;

una parte grandissima


propaganda
guerra
e di

come strumento
i

di

elevazione degli animi


alle

e se

mutati metodi della

non hanno permesso


al

truppe germaniche di marciare


patriottici,

all'assalto

canto

dei

loro

inni

come marciavano

nel 18 13 per la liberazione della patria tedesca cantando le can-

zoni di

Arndt

e di

Krner, tuttavia quest'

inni echeggiarono solenni

nelle trincee,

nelle marcie trionfali


in

attraverso le citt conquistate,


la volta del

e nel paese in cortei,

assemblee e perfino sotto


il

pa-

lazzo del Reichstag. Si veda


e
le

voi. di

A. G. Bragaglia, / Tedeschi
191 5)
Il
:

canzoni di guerra (Bari, Humanitas,

opera di vol-

garizzamento
di

ma non

inutile a consultarsi.

canto caratteristico
il

questa guerra fu quello,

popolarissimo, e meglio noto per

primo suo verso

1896. Deutschland, Deutschland ber alles.


mentre
il

suo vero

titolo

Das Lied der Deutschen. L'autore,


I-'

August Heinrich Hoffmann von


lersleben
biblioteca universitaria di Breslavia,
tiche e fini la sua vita avventurosa

u.lersleben

(n.

a Fal-

1798, m. 1874), fu poeta e filologo, bibliotecario della


poi destituito per cause polibibliotecario del

come

duca

di

Ratibor a Corvei. Egli compose questo canto nel 1841 nell'isola


di Heligoland,
gli

allora sotto gl' Inglesi e

dove appunto per questo


egli stesso in

fu alzato

un monumento. Racconta
Il

Mein Leben,
[ti sito

vol.

VII:

editore'] sulla

24 agosto [1841] io passeggiava con Campe piazza Ho composto una poesia, gli dissi,
:

ma

ne

voglio quattro luigi. Io


alles,
luigi

gli

lessi

Deutschland,
fine,

Deutschland ber
egli

e prima che
nel

io

fossi

giunto alla
.
Il

pose

quattro

mio portamonete
il

primo verso,
pangermanisti,
la

divenuto,

come
variainter-

ognuno
mente
preti
;

sa,

grido di guerra dei

stato
degli
la

interpretato,
e per

secondo

suggeriva

passione

darne

il

senso giusto occorre riportare intiera


versione datane
di

prima

strofa
in

cui

far

seguire la

dal

prof.

Pio Rajna
19 gen-

un articolo pubblicato nel Marzocco 1919


:

Firenze, del

naio

1896.

La Germania,

la

Germania sopra

tutte le cose.

[1896]

Le frasi

storiche della

Grande Guerra

691

Deutschland, Deutschland ber alles

Ueber

alles in der

Welt,

Wenn
Von Von

es stets zu Schutz

und Trutze
Memel.
alles,

Brderlich zusammenhlt,
der

Maas

bis an

die

der Etsch bis an den Belt,


der

Deutschland, Deutschland ber

Ueber
cio
:

alles in

Welt

tutto

la

Germania

sovrasta,

a tutto la Germania nel


si

mondo, purch sempre, a


namente, dalla Mesa
la

difesa ed offesa,

tenga stretta frater-

alla

Memel, dall'Adige
tutto

al Belt; a tutto

quanto

Germania sovrasta, a
l'

quanto nel mondo . Questa

senza dubbio
il

interpretazione giusta

ma non

bisogna dimenticare

commento che l'autore

stesso ne dette in
scritta
il

una nota

lettera al-

l'amico Adolfo Strmpell

27 agosto 1870: L'epoca


an-

potente in cui noi viviamo, assorbe


nienta tutto ci che
stere che
l'

tutti gl' interessi particolari,

si

chiama amore e
l'

cordialit e

non

lascia sussi-

odio,

l'

odio per

infame razza dei Francesi, per questi

mostri in aspetto

umano, per

questi cani arrabbiati, per questa grande


(in

nation de l'infamie et de la bassesse

francese nel testo)

Faccia

Dio -

e lo far
alla

- che noi usciamo


il

gloriosi

da questa dura
il

lotta e che

rendiamo

umanit

beneficio di realizzare

mio Deutschland
veda
:

ber alles che non soltanto mio


Besson, //auteur de
l'

ma

di noi tutti . Si

Paul

" Deutschland ber a Iks


to.

", negli

Annales de

Universite' de

Grenoble,

XXIX.

19 1 7, pag. 237-259.

Alle parole del Lied der Deutschen fu adattata la musica grave


e solenne dell' inno nazionale tedesco, che

come noto

anche
nel

quella dell'inno inglese, e che fu

composta da Haydn

1797

per

il

canto austriaco

di

Haschka: Gott erhalte Fran

che ricorder pi avanti.


Il

Lied der Deutschen non fu


1'

il

solo inno patriottico che

si

udissi-

in

Germania durante
altri

ultima guerra poich non di rado echegal

giarono

canti,

pure notissimi

popolo tedesco, e che non

sar inopportuno di qui ricordare, poich


di

non avemmo occasione

farlo altrove.

Tali

sono

la

Wacht am Rhein
il

(cio

la

Sentinella del

composti verso
suona
il

1840 da
:

11

kckk.

in

cui ri-

ritornello

692

Chi l'ha detto?

[1897-1900]

1897. Lieb Vaterland

magst ruhig

sein,
!

Fest steht und treu die


e
il

Wacht am Rhein
circa
lo

Rheinlied,

composto da Nikolaus Becker


:

stesso

tempo, nel quale ogni strofe comincia

1898.

Sie sollen ihn nicht haben,

Den
magnifica Le

freien deutschen

Rhein.
rispose con l'ode

a cui nel giugno 1841

Alfredo de Musset
:

Rhin allemand

1899.

Nous
due;

l'avons eu, votre


e ai canti

Rhin allemand.
peculiari,

Quanto all'Austria
di citarne
il

ad essa

mi contenter
749-1 827),
il

primo l'inno imperiale

gi ricordato pi so(1

pra, di
il

Lorenz Leopold Haschka,


:

poeta viennese

cui titolo originale


:

Oesterreiehische Volkshymne e

primo

verso
1

900.
il

Gott erhalte Franz den Kaiser


grande compositore Giuseppe

e che
rabili

Haydn

rivesti di

note mi-

che furono adattate anche agli inni germanico e inglese. Esso

fu cantato per la
l'

prima volta
tutti
i

il

12 febbraio 1797, natalizio del-

Imperatore,

in

teatri
dell'

di

Vienna

e in quello di Trieste.

Il

manoscritto autografo

inno e la partitura originale della mudi

sica

furono ritrovati nel 1842 nella Biblioteca Imperiale

Vienna

e in tale occasione la

W iener Mitsik-Zeitung,

Nr. 126 del 1842,

pubblic un articolo con interessanti notizie storiche. L'imperatore


cui
l'

inno dedicato, era Francesco II (come imperatore del S.


dal 1804 Francesco I imperatore d'Austria):
I,
il

R.
al

I.;

quando

sali

trono Ferdinando

principio dell'inno fu cos mutato: Goti


il

erhalte unser Kaiser,

ma

verso originale torn

buono per

il

suc-

1897. Cara patria, tu puoi vivere tranquilla; sta ferma e fedele


la

sentinella al

Reno.
il

1898. Essi non l'avranno 1899. L'abbiamo avuto


il

libero

vostro

Reno tedesco. Reno tedesco.

1900. Dio

salvi

Francesco imperatore!

[1901-1902]

Zf frasi storiche della Grande Guerra

693

cessore, ultimo degli

Absburgo

sul trono imperiale,

Francesco Giu-

seppe.

L' altro canto la poesia Feldmarschall Radetzky, di

Fran/

(tRILLPARZER, del giugno 1848, pubblicata da prima nella Constitut.

Donauzeitung

di

Vienna,

il

cui

primo verso

1901.
di

In deinem Lager

ist

Oesterreich.
tempi. Era
il

divenuto famoso specialmente

in questi ultimi
il

canto

fede del militarismo austriaco, e

primo verso era ripetuto a

significare

che la forza dell'Austria stava nel suo esercito, e che


i

crollato questo, crollava l'Austria, ci che

fatti

confermarono a

Vittorio Veneto.

Oltre questi storici canti della patria, la Germania in armi fu


letteralmente ubriacata di poesie e di canzoni bellicose. Sulla

enorme

produzione

di

poesia di guerra trovo in una storia tedesca della

guerra delle affermazioni incredibili, cio che nel primo mese delle
ostilit
si

pubblicassero in media 50.000 poesie nuove al giorno

Man

hat ausgerechnet, dass bereits im ersten Kriegsmonat tglich


;

etwa 50.000 Gedichte erschienen sind


Weltkrieges.
tratti

v.

Kralik, Geschichte des


187). Speriamo che
si

I.

Halbband, Wien 191

5, S.
ci

di

un
di

errore di

stampa

e che
di

siano se non due, almeno

uno zero

pi

Moltissime

queste poesie appartenevano a una

speciale categoria, peculiare

ai

Tedeschi
i

(e ci

non

li

onora) e che

ha avuto anche un

titolo speciale,

canti dell' odio

iHassgesi

snge) e la nazione pi spesso presa di mira era,

come

capisce.
l'

P inglese. Esiste anche un' antologia


ghilterra che contiene
1

di canti dell'

odio contro

In-

17 poesie
a

(!)

ed ha

il

titolo:

Wehe

dir En1915.
titolo

gland ! Xe conosco

la

edizione, stampata a Lipsia nel

Una
r

di

queste poesie quella del


il

RSSNKB

che ha per

ritornello,

1902. Gott strafe


Iio

England!
in

sott'

occhio una edizioni-

cartolina Ulastrata in cui


la

le

tre strofa

tono incorniciate da un boi fregio allegorico:

Germa-

1901.

Nel tuo campo sta l'Austria.


1

I'

[nghilb

694

Chi l'ha detto?

I0-3]

nia in armi corrucciata che contempla, da

una parte

suoi sotto-

marini che affondano navi mercantili e corazzate inglesi, dall'altra

Zeppelin e Gotha che bombardano Londra. Io non credo per che


la

popolarissima imprecazione abbia origine dalla poesia e penso

piuttosto

che questa sia stata composta per incastrarvi la imprea quanto mi hanno assicurato
tutti

cazione la quale,

coloro che

ho interrogato

e che potevano saperne qualcosa, ebbe origini po-

polari e spontanee.

tal

proposito trovo, pur troppo di seconda


:

mano, una interessante


all'

citazione

C' molto da
qual'
il

discorrere intorno
i

odio contro
si

l'

Inghilterra.

Ma

saluto che

nostri guer-

rieri

fanno l'uno con l'altro? Gott strafe England! Essicosi

invocano Dio,

ma non
Vi
la

il

Dio dell'odio o

della vendetta, bens

il

Dio

della giustizia.
fiducia

un giusto Dio
dell'

dalle cui

mani noi
del

atten-

diamo con
ingiusto

punizione

uomo

ingiusto,

popolo

(Hans von Wolzogen, Gedanken zur Kriegszeit, 19 1 5,


pi nota fra

il

pag. 19).

Ma

la

le

poesie antinglesi, ancor pi di quella del

Rssner,

Canto dell'odio contro V Inghilterra {Hassgesang

gegen England), composto da Ernest Lissauer, nome apprezzato nella letteratura tedesca contemporanea. Esso ha per ritornello
:

1903.

Wir

{oppure Sie) haben nur einzigen Feind:

[England.
I'u

stampato dapprima

in

una

serie di

poesie patriottiche del

Lissauer stesso, in foglio volante, col titolo collettivo Worte in die


Zeit

(Gttingen u.

Berlin,
del

Verlag von Otto Hapke), e poi nei


di Lipsia del i

Kultur- Beitrgen
ed ebbe
in

Dmmert

settembre I914,

Germania un successo enorme.

proposito di questo

notissimo canto uno scrittore francese (Maux. Muret,

La

littra-

ture allemande pendant la guerre, Paris, 1920, a pag. 19") rac-

conta che la seconda strofa fu soppressa dalla Censura:


in

. la

strofa

cui detto che a

bordo
il

delle navi tedesche gli ufficiali all'ora

dei

brindisi

levavano

bicchiere

quel giorno!

(Auf den
il

Tag.')

Quale giorno? Quello della guerra contro l'Inghilterra,

solo nemico della Germania.

La

strofa parve

compromettente perch

1903. Noi abbiamo

(0

Kssi hanno)

un solo nemico.

1'

[ngbilterra.

[1004]

Le frasi storiche della Grande Guerra

695

contrastava con quel che ripetevano


la

personaggi

ufficiali,

cio che

Germania non aveva mai voluto


tutte le

la guerra.

Per devo dire che


sia dei

in

stampe della poesia che ho veduto,


sia

primi anni

della

guerra,

pi tarde,

la

strofa

incriminata era sempre al

suo posto.

Ma
mania
;

fra tutti questi canti di ferocia

il

primato tenuto dal Canto


assai
i

dell' odio di

Heinrich Vierordt, poeta pure


spiriti

noto in Ger-

questa poesia sollev largo consenso fra

tedeschi
(il

- non
da

senza qualche riserva da parte di


stesso
si

pi equilibrati

Vierordt
di lui

duole di una

fiera

rampogna stampata contro

un pastore wurtemberghese) di
di

ma

anche suscit

la

riprovazione

quanti

all'

estero vollero

giudicare obiettivamente e con senso


mossigli rispose
il

umanit. Ai

rimproveri
alle

Vierordt con una

lettera

polemica

Basler Nachrichten del 15 ottobre 19 14,


;

nella quale egli difende questa sua composizione

ma

se le citazioni

che ne ho vedute (per

es. nel gi citato

volume del Franois, Conri-

damns par eux-mmes, pag.


portate,
la difesa

79, 169, 170) sono esattamente

sarebbe anche pi pazzesca e cannibalesca della


le

poesia.

Del resto anche questa non mi nota che attraverso


quindi ho ragione di crederle esatte.
il

traduzioni

che per sono molte, di fonti diverse e qualcuna de:

gnissima di fede

Il

brano

pi tristamente famoso

seguente

1904.

odio tedesco! Sfonda


dei
tuoi

petti di milioni

nemici e costruisci un monumento di fumanti cadaveri che salga sino


nuvole....

alle
tutti

Nessun prigioniero

Falli

muti

Fa' delle terre intorno a te


!

un deserto
Il

canto del Vierordt, sulla cui autenticit non

si

pu

sollevare

dubbio, nulla ha che fare con altro canto dell'odio, di autore


sconosciuto,
cui

che rivaleggia col primo

in

bestiale
naie,

ferocia,

ma

di

non soltanto mi

ignoto

i!

ma non ho

tro-

vato menzione alcuna in nessuno dei


consultare
diffuso,
:

libri

tedeschi che

ho potuto

esso pi

conosciuto fra noi. perch fu largamente


nel nostro esercito e

a scopo di
le

propaganda antitedesca,
dell' Intesa

poi fra

altre

truppe

- naturalmente tradotto

696

Chi l'ha detto?

95]

forma

di cartoline, fogli volanti, manifestini murali ecc., e fu detto

che era stato

trovato addosso a

soldati tedeschi fatti prigionieri

presso Cividale nella nostra ritirata del 19 17.


pi significative, senza
loro
:

Ne

trascelgo le frasi

farmi per nulla


fatta

garante della autenticit


i

Quella carne

imbelle
figli....

per ingrassare
piegarti

campi che

saranno

tuoi e dei tuoi

Non

femminile piet
in

verso donne e fanciulli

Figlio della
trafiggi,

Germania

armi! Avanti!
uccidi

Fulmina,
uccidi

spezza,
uccidi
!

abbatti,

devasta,

incendia,

/) Altri paesi.
J
l

brevemente

ci

sbrigheremo di poche
Francia e
la

altre frasi, nate

presso

altre nazioni che la

Germania

e riuscite a diventare
:

popolari fra noi. Dell' Inghilterra non ne ho pi che una sola

1905.
Il

Hold

fast

4 agosto 1918, nel quarto anniversario dell'entrata

in

guerra

della

Gran Bretagna, quando


fiaccarsi,
il

gi la

potenza militare tedesca ac-

cennava a
geva

al

ministro britannico

Lloyd Georgi:,

rivol:

popolo inglese un messaggio per


I

incitarlo alla resistenza

The message which


I say:

send to the people of the British Empire


their

on the fourth anniversary of


fast!...

entry into the

war

is

hold

hold fast!, because our prospects of victory have

never been so bright as they are to day


yet won.... Having set our hands to the task
till

But the

battle
it

is

not

we must

see

through

a just and lasting settlement

is

achieved. In no other

way can
mesoccasione
:

we ensure

a world set free from war.


al

Hold fast!

, cio. Il
in

saggio che io rivolgo

popolo

dell'

Impero britannico
perch

del quarto anniversario della sua entrata in guerra, questo

tela

mete fermo!...

Io dico: tenete ferino

prospettiva della vittoria stata cos brillante

Ma

mai come Oggi

la battaglia

non

incora vinta

Avendo
si

intrapreso
sia giunti

un compito, dobbiamo
<

continuarlo sino a che non

ad una soluzione equa


assicurare al

duratura. In nessun altro


liberazione dalla guerra.

modo possiamo Tenete fermo /

mondo

la

100$. Tenete fermo

[1906- 1 907]

Le frasi

storiche della

Grande Guerra

697

L'America mi d

famosi

1906. Quattordici punti.


Essi sono,
di

come

tutti

sanno,

principii essenziali del

programma
lui

pace come venne esposto


presidente degli

da

Tomaso Woodrow Wilson.


America, nel discorso da
8 gennaio 1918.
:

28

Stati Uniti di

letto al

Congresso

di

Washington
il

1'

noto che

uno

di questi punti,

si

riferisce all' Italia

A readjustment

of the frontiers of Italy should be effected along clearly recogni-

zable lines of nationality . cio,


dell' Italia

La

sistemazione delle frontiere

sar fatta
;

secondo

le

linee di nazionalit chiaramente

riconoscibili

frase

ambigua ed

antigiuridica sulla quale bas

il

Presidente le sue irriducibili ostilit alle rivendicazioni italiane: per


il

pensiero primitivo del

Wilson

sulle

aspirazioni

nazionali

del-

l'

Italia e sulla interpretazione di


di Justus,

questo punto nono, illustrato nel-

r interessante volume
Ai quattordici punti
in

V. Afacchi di Cellerc all'ambasciata


s. a.

di Washington. Firenze, Bemporad,


il

(1920). pag. 170 e segg.


altri

Presidente stesso aggiunse poi


al

4 puntj
l'i
1

un successivo discorso, tenuto pure dinanzi

Congresso

feb-

braio 19 18.

Racconta

il

colonnello Repington, critico militare del


interessante
diario,
:

Times, in un

suo arguto e

che Clemenceau

ebbe una volta una spiritosa boutade per Wilson


cui suoi

Mi d

ai

nervi

14 punti,

quando

lo

stesso

buon Din

si

contentato di

1907. Lafayette, nous voici!


che
si

attribuiscono al generale
in
i

JOHM

J,

PUSHING, comanil

dante dell'esercito degli Stati Uniti


dette al suo arrivo in Francia con
.

Europa,

quale

le

avrebbe

primi scaglioni di truppi


Pi,

visitando
:

la

tomba

di

Lafayette al cimitero di
riferiva
il

Parigi del

ma

il

Collier's

Wrekly. a quanto

Cri de Paris
;

26 gennaio 1919.

le

rivendic al colonnello
il

Stanton.
recatosi nel

cessario di ricordare che

inani
in

i">i

con ana nave armata


le

America.
:

\i

combatt glorio-

per la indipendenza americana

e che gli

yankees

si

com-

698

Chi l'ha detto?

[1908]

piacevano di dire che con


canto alla Francia pagavano

la loro
il

partecipazione alla guerra ac-

debito di riconoscenza contratto in

quell'occasione verso la patria di Lafayette?

La formula
1908.
e

della

pace

Senza annessioni n indennit.


ma
fu Lenin*
ci vengono ambedue dalla (Nicola Uliasoff detto Lenin)

quella dell' autodecisione dei popoli


:

Russia bolscevica
che ve
le

port dalla Svizzera nell'aprile 191". Per non erano crealui,

zione di

egli le

aveva

tolte

di

peso dal primo Manifesto di


le

Zimmerwald
cui

del settembre

19 15 che porta

firme di numerosi
Il

internazionalisti, fra le quali

anche quella

di

Lenin.

Manifesto

di

non ho potuto avere


diceva
:

il

testo originale

ma

soltanto

zione,

Nostro dovere di lottare per la

una tradupace - per una


tale

pace senza annessioni n indennit di guerra.


soltanto possibile se ogni proposito di violare
delle nazioni
sia
i

Una
diritti

pace

e la libert

condannato.
tutti

Non
n

ci

deve essere nessuna incor-

porazione violenta n di

di parte dei paesi occupati.


di

Nes-

suna annessione n aperta n mascherata e


unione economica forzata....
s
Il

conseguenza nessuna

diritto delle nazioni di disporre di

medesime deve
Del resto gi

essere

il

principio fondamentale immutevole delle

relazioni internazionali .
il

28 marzo 1917 a Pietrogrado

il

Consiglio dei

deputati operai e soldati, anche prima del ritorno di Lenin, aveva votato per la prima volta in Russia la formula

annessioni n

indennit. Lenin poi riusc a persuadere Miliukoff, ministro degli


Esteri nel primo ministero provvisorio della Russia rivoluzionaria,

ad accettare (bench con molte riserve)


poi
il

la

formula

la

quale divenne

punto principale del programma


Il

disfattista dei massimalisti


i

russi.

23 giugno dello stesso anno

socialisti
il

del Kaiser ade-

rirono a Stoccolma alla formula di Lenin,


la
il

deputato Erzberger

fece approvare dal Reichstag

il

19 luglio

1917 e
vi

il

9 ottobre

cancelliere dell'Impero tedesco, dott. Michaelis,


d,

aderiva espliet
1

citamente (Chradame, Les bnfices de guerre


la

l'Allemagne
1
<

formule bochc
il

Hi annexions
(v. st.)

ni indemnits , Paris,
1

>

Ancora

26 ottobre
Soviet,

del 19

7, alla

seconda seduta dui Con

ila
e
ai

Lenin leggeva un lungo


i

Proclama

ai

popoli

governi di

tutti

paesi belligeranti elle cominciava in (juesti

[19083

Le frasi storiche della Grande Guerra

699

termini

Il

governo degli operai e dei contadini, sorto dalla rivosi

luzione del 24 e del 25 ottobre e che

appoggia

sui Soviet dei


tutti
i

delegati degli operai, dei soldati e dei contadini,

propone a

popoli belligeranti e
le

ai

loro governi di cominciare

immediatamente
governo intende

trattative per

una pat giusta e democratica.

per pace giusta e democratica


sioni,

Il

la

pace immediata senza annes-

cio senza conquista di territori stranieri, senza annessioni

forzate di altre nazionalit, e senza contribuzioni.... (Antonelli,

La Russie
medesimo.

bolchviste,

pag. 164)
1 1

e concetti simili erano confer-

mati nel proclama degli

novembre 191 7, emanato dal Congresso

-X-

PARTE TERZA
81.
Frasi d'intercalare

comune

Nei molti paragrafi delle due Parti che precedono e che conten-

gono

il

maggior numero delle


di classificare e di

citazioni raccolte nel presente

volume,

ho tentato
frasi le

aggruppare razionalmente tutte quelle


e concreto
:

quali racchiudono

un pensiero ben determinato


si

ma

troppe altre ce ne sono che

sogliono ripetere pi o

meno

proposito, senza cercare di trarne nessun obiettivo morale,

ma

sol-

tanto

come

delle

frasi fatte,

le quali la

allo scrittore

al

parlatore
in

che se ne vale, risparmiano


chi legge

fatica di crearne

una nuova, ed

od

ascolta risvegliano delle reminiscenze letterarie, prola gradevole impressione di essere quasi in

curando loro

paese di
le

conoscenza. Queste citazioni incolore, che in fondo sono


ferite,

pre-

perch non danno


le

al

discorso un'intonazione sentenziosa e

grave come

altre,

saranno distribuite nei cinque paragrafi se-

guenti e traendo occasione da esse


scrittori

daremo qualche
queste

notizia degli

che pi

di

frequente ricorrono in

pagine, e che
riu-

sono meno conosciuti. In questo paragrafo cominceremo col


nire le frasi d' intercalare

comune, che formano

la categoria pi
la

semplice e pi numerosa, distribuendole secondo


loro,

lingua e l'et

come

del resto far anche per le altre.

Principiamo dalle Sacre Carte, che potrebbero dare un larghis-

simo contributo
le

di

frasi

fatte,

ma

noi

non faremo che

scegliere

pi ripetute.

1909. Dixitque

Deus: Fiat lux. Et facta

est lux.
I,

(Genesi, cap.

v. i).

1909.

disse Iddio:

Sia fatta la luce.

la

luce fu.

702

Chi l'ha detto?

[1910-1914]

19 io. {Suspice chim, et)

Numera

Stellas, si potes.

{Genesi, cap.

XV,

v. 5).

191

1.

Laudate eum {Dominum}


nesonantibus.

in

cymbalis be(SalM0 cl,


v.
sj.

191

2.

Mane Thecel
le

Phares.

(Daniele, cap

v,

v. 25).

Queste sono

parole che apparvero fiammeggianti

al

convito di

Baldassarre, re di Caldea, e racchiudevano la profezia della rovina


di
lui
:

esse sono usate per antonomasia a indicare

un avvertimento
(di

oscuro e minaccioso. L' etimologia esatta di queste parole


la

cui

vera lezione secondo

il

Sacro Testo Mene,


orientalisti.

Tece,

Upharsin)
su questo

non

ancora
gli

stata fissata dagli


di

Vedansi

soggetto
to.

articoli

Clermont-Ganneau nel Journ. Asiatique,


di

Vili, 1886, pag. 36;


I.

Th. Xldeke
di

nella Zeitschrift

fr
nella

Assyriologie,

Bd.,

1886, pag. 414, e

G. Hoffmann

Zeitschrift medesima. II. Bd.,

1887, pag. 45

191 3.

Salutem ex inimicis

nostris.
S.

(Vang, di
altra frase biblica citata e intesa a
lito

Luca, cap.

I.

v. 71).

vanvera, poich mentre di soin

la

si

adopera a significare che


i

certi

casi

il

soccorso

pu
per

venirci dagli stessi nemici,

quali

per insipienza o per altre raci

gioni

ci

danno armi per combatterli,

prestano
si

argomenti

sostenere la nostra causa ecc., nel sacro testo

tratta invece di

Zaccaria

il

padre del Battista che ringrazia Iddio per aver

fatto

sorgere dalla casa di


colui che
ci

David

salutem
e

ex inimicis nostris cio


s'intende Cristo.

sah era dai nostri nemici,

1914.

Nunc

dimittis

servum tuum, Domine.


I

Vmmg. di

S.

Luci, cap.
di

II, v.

29).

sono parole dell'ebreo Simeone che Bapeva

non dover morire

prima

<!i

aver veduto

il

Messia.

19 io. Guarda 191


1.

il

cielo e

conta
i

le

stelle,

se puoi.

Lodate

il

Signore con

cembali bene sonanti.

19 13. Salvezza dai nemici nostri.

1914.

Ed

ora congeda

il

tuo servo,

Signore.

[l9i5-!9 21 ]

Frasi d'intercalare comune

703

ICI 5-

Ecce homo.

Vtmg. di S. Giovanni, cap. XIX,

v.

5).

19 16.

Consummatum

est.

{I.

,-.

cap

X ix.
.

v. 3o>.

1917. Noli
Di

me

tangere.

/:/

cap

xx.

ir..

citazioni greche in questo paragrafo

non ho pi da
:

registrare

che la frase proverbiale che in latino suona

191
e

8.

Relata
il

refero.

che secondo

Bchmann

[Gtfl.

Worte, ed. 1907, pag. 362)


di

trae origine

da un passo delle Istorie

Erodoto (VU,
<

152);

il

1919.

Quod

erat

demonstrandum
EUCLIDI

hp

sr. li\ly:.

eh' la form ola con la quale finiscono la

maggior parte delle


il

di-

mostrazioni dei teoremi di

e finalmente

notissimo

1920.
di cui la

Eureka

(Eprpca).
(a.

leggenda narra che Akt HiMi.Dt

287-212 av. C.)

cos

gridasse,

quando improvvisamente, mentre stava


215 av.

nel bagno, intrare di Si-

vide la soluzione del

problema propostogli da Gerone II


al

racusa (che regn dal 209


metallica di

C)

cio la vera composizione


;

una corona d'oro non purissimo

indovinando quella
il

legge fondamentale d' idrostatica che porta appunto

nome

di

Ar-

chimede. Quindi fuori


e
si

di s dalla contentezza, balz fuori del


la citt

bagno,

die a correre
il

ignudo per

sempre gridando Eureka.

Vedi

Viiri"vh>, nella prefa/. del


il

lib.

IX.

proposito di Ar-

chimede, posso citare anche

1921. Noli turbare rirculos meos.


o.

come

altri

riportano. Noli,
dal

obsecro, isti/m
al

disturbare, che la

risposta data

matematico siricusano

soldato

romano che

I'

uomo.
finito.
t'

1916. Tutto
1917.

Non mi

1918. Ripeto cose a


1920. 1921.

me

na:

19 19. Quel che era da dimostrarsi.

Ho
Non

trovato.

guastare

miei circoli.

704

Chi l'ha detto?

[1922-1923]

nell'espugnazione

di

Siracusa

(a.

212 av. C.)

lo sorprese tutto

assorto nei suoi calcoli


risposta, l'uccise.

geometrici, e

non potendone avere


lib.

altra
7,

Vedi Valerio Massimo,


7.
di

Vili, cap.

De

studio et industria externorum,


zione,
se

Dimenticavo un'altra
il

cita-

non greca, almeno


(0

greca origine,

motto

1922.

Nec

Non) plus
in

ultra.

che sarebbe, secondo la tradizione, la inscrizione posta sulle co-

lonne che Ercole alz


erano
i

Calpe e

in

Abila per indicare che


d'

confini del

mondo. Di queste Colonne

Ercole parlano

variamente

molti antichi scrittori, e con maggior diffusione Stra-

bone e Diodoro Siculo,

ma

nessuno

di essi

accenna
si

all'

iscrizione.

La

pi antica menzione delle Colonne d' Ercole


in

trova in Pin-

daro, che
zione non
v-

pi luoghi le nomina, e in alcuni veramente accenna

che a niuno era concesso di andare oltre,


si

ma
si

anche qui
;

dell' iscri-

fa parola

{Olimp., od. Ili,

v.

79-81

Nemea, od.
una

III.

35-37

od. IV, v. 112). Probabilmente


(cfr.

tratta di

tradi-

zione posteriore
torf.,

Schwartz, Diss, de Columnis Herculis, Al-

1749).

Carlo

ne trasse felicemente

il

motto ad una
le

delle

sue imprese, due colonne avvinte da una fascia che porta

parole

Plus ultra; dappoich

le
i

navi spagnuole, guidate dal glorioso Geconfini del

novese, avevano valicato


tichi

mondo
citazioni

conosciuto dagli an-

ed esteso

nell' altro

emisfero la dominazione di Spagna.


le

In numero assai maggiore sono


in

da autori
di

latini,
(a.

primo luogo quelle dagli immortali poemi

Virgilio

70

av.

C.-19

d.

C.) per le quali sar utile di consultare, fra altro,

lo studio del prof. Carlo Pascal,

Paremiografia Catulliana e VirgiI,

liana in Athenaeum, a. V, fase.


Vergilio

Pavia, genn. 19 17, pag. 20-26

dice

il

eh. autore

la pi larga fonte di espressioni

proverbiali o quasi proverbiali, di origine letteraria, vale a dire di

quelle espressioni,

che

si

fissarono nella

memoria

del

popolo o

degli scrittori di ogni et per effetto


e imparati a

appunto

dei versi suoi, studiati


all'

memoria

Le

seguenti appartengono

Eneide

1923. Tantse molis erat

Romanam

condere gentem.
{Eneide, lib.
1,

v. 33).

1922.

Non

pi oltre.

1923. Di tanto

momento

era

il

fondare

il

popolo

di

Roma.

[1924-1928]

Frasi d'intercalare comune

705

Il

Pascal

(/oc.

cit.)

cita:

Quintiliano Vili,
i

11

sroDORO, Orthogr. VII, 146,

quali imitarono questa frase.

1924.
dal verso

Meminisse juvabit.
203 del
lib.

Forsan
imitato da

et haec olim
dell'

meminisse juvabit.

un luogo
il

Odissea di

Omero

(lib.

XII.

v.

212).

Anche per questo


croi.. Sat.,

Pascal cita: Seneca, Epist., 78,

15 e

Ma-

VII. 29. La eroica Eleonora Fonseca Pimentel. udita


la

con fermo animo


gnata
sto
la libert

sentenza che la condannava a morte per aver so-

d' Italia,

mentre saliva

al

patibolo alzato

il

20 ago-

1799 ne l luogo
disse che
il

istesso

dove gi peri Corradino

di Svevia, altro

non

mesto verso virgiliano: Forsan. ecc. (Coco. Saggio


<j

storico su/la rivo/uzione di Napoli,

50).

192s.

Per varios casus, per

tot discrimina
{Eneide,
lib.
I.

rerum.
.

1926,

.... Quaeque ipse miserrima vidi Et quorum pars magna fui.

(lib. II. v. 5-6.

Enea

che cosi parla di s e delle


:

sventure d'

Ilio.

Confronta

col nostro

1Q27.

Quando mi giover

narrare altrui

Le novit vedute e dire: Fo fui!

wmAmm
Torniamo
all'

Eneide:

[orresco referons.

1924. Sar bene ricordarsene.


\ttraverso varie avventure,
ali
<

tante vicende di cose.


li

miserrime

cose

e in cui

ebb

parte.

Chi l'ha detto?

9 2 9 -I 93S]

....Jam

proxumus ardet
(lib .

Ucalegon.
193

, v

MUM2)

Maneat nostros ea cura nepotes.

(lib. Ili, v. 505).

193 1

Viresque acquirit eundo.


(lib.

IV,

v. 175).

ed detto dalla Fama.


satta
:

Si suole
.

citare

anche sotto

forma ine-

{Fama)

crescit eundo.

1932.

Procul o! procul este profani.


(lib.

VI,

v. 258).

1933.

Manibus date

lilia

plenis.
(lib.

VI,

v. 884).

Si trova nella

commovente evocazione
(Purgatorio,
e.
vi

di Marcello
v. 21)

ed pure

ri-

petuto in

Dante

XXX,

che per farne un


lilia plenis.

endecasillabo
frase
:

aggiunse un o: Manibus o date

La

1934.

Me,

me (adsum
Rutuli.

qui

feci) in

me
(lib.

convertite

O
sta nel

[ferrum
IX,
v. 427-438).

pietoso episodio

di
:

Niso ed Furialo.

Dagli

altri

poemi

virgiliani tolgo le seguenti

1935.

Gaudite jam

rivos, pueri: sat prata biberunt.


{Egloga
III, v.
111).

1929. Gi ardono le vicine case di Ucalegont' 1930. Resti tale cura ai nostri nipoti.
1931.

acquista vigore nell'andare.


!

1932. Lungi, lungi, o profani


1933. Date
gigli a

piene mani.

1934. Su me, su me, su me solo che il feci, volgete il ferro, o Rutuli. 193 5. Chiudete, fanciulli, rigagnoli gi bevvero abbastanza i prati.
i

[1936-1943]

Frasi a" intercalare comune

~o~

1936. 1937.

Paulo majora canamus.

(Egloga iv.

v.

u.

Arcades ambo.
Egloga VII,
v.

emistichio virgiliano dall'

4:

il

verso inriero suona:

Ambo
1938

florentes setatibus.

Arcades ambo.

Numero deus impare


(a.

gaudet.
v. 75).

{Egloga Vili,

Da Orazio
poche
frasi

65-8 av. C.) abbiamo finora spigolato molto, e


paragrafi, per

mi restano per questi ultimi

esempio

1939.

Odi profanum

vulgris, et arceo.
i0 di,
lib.

Favete lingnis.
1940.

in. od.

i,

v.

io,

Hoc

erat in votis.
iSalire, lib. II, sat. 6, v.
11.

Q4

Diruit, aedificat,

mutat quadrata rotundis.


(Epistole, lib.
I.

ep.

I.

v.

100).

1942.

Non

erat hic locus.


:

una storpiatura del testo oraziano Sed nunc non erat


his

locus.

[Arte portico,

v.

19).

IQ43.

Multa

tulit,

fecitque puer, sudavit et


(Arte /ort it
a,
\

alsit.

193b. Passiamo a cantare cose un poc<> pi nobili.


1937. Arcadi entrambi.
1938. La divinit
si

compiace

del

numero
lo

dispari.

1939. Disprezzo

il

volgo dei profani, e


voti.

caccio.

Tacete.

1940. Questo era uno dei nostri


1

941

Demolisce, edifica, muta quel che quadro

in

rotondo

1942.

Non

era questo
tse e

il

luogo.

fece

da fanciullo, rodo

'

s' intirizzi.

7o8

Chi

l' lia

detto?

[1944- 1946]

1944.

....

Pulchre, bene, recte.


(Arte poetica, v. 428).

1945. Sine ira et studio.


(Tacito. Annali,
lib. I,

cap.

1).

Le

parole di

Giulio Cesare

1946. Veni, vidi, vici.


con
le quali egli

annunzi in una lettera

all'

amico Aminzio
(2

la

sua

sollecita vittoria su

Farnace presso Zela nel Ponto

agosto 47

av.

C),

ci

sono conservate da
(

Plutarco

nei Detti

memorabili di

re e capitani
sici

XII

dei Detti di Cesare) e anche

da

altri

clas-

secondo Svetonio nella Vita di Cesare (37) queste stesse parole invece erano scritte in una tavoletta recata nel
scrittori:

ma

trionfo di

Cesare

dopo
i

le

guerre

del Ponto.

L' epifonema cesa-

riano fu attraverso

secoli e le varie

letterature parodiato e pa-

rafrasato in cento modi, molti dei quali

sono riportati da Paolo

Bellezza in un articolo

La parodia

di Veni vidi vici in Athe-

nceum

(di

Pavia), ottobre 1917, pag. 200-203.

Venendo agli autori moderni, fermiamoci anzi tutto a Dante Alighieri (1265-132 i), il padre della nazionale letteratura. La Divina Commedia ci pu dare ancora un notevole contributo,
bench gi ne abbiamo spigolato
in

abbondanza.
dire
il

Infatti

Dante

una

delle

tre

cose che, come

soleva

Guerrazzi, condivi-

dono con

la

gomma

la prerogativa

dell' elasticit

le
;

altre due.

per chi volesse saperlo, sono la Bibbia e la coscienza


citano,
alle
tal

e tutti lo

a proposito e a sproposito, e lo tirano alle loro opinioni,


passioni,
ai

loro

loro pregiudizi.

Paolo Bellezza

scrisse

proposito un arguto articolo Del citare Dante, nella Rassegna

Nazionale, del i marzo

1903, pag.
felici,
gli

12-25 ne

'

quale raggruppa
(al-

molte citazioni dantesche argute,

spropositate, barocche

cune a

dir vero insipide:

vcdansi

appunti di

A. D'Ancona

nella

Rassegna bibliografica della letteratura


pag..

italiana,

anno XI. 1903,

286)

ed un secondo articolo dello stesso autore pure intitolato

1944. 1Q46.

Da

bravo, bene, benissimo.


ira

[945. Senza

n malizia.
vinsi.

Venni,

vidi,

[i94""'95 2 ]

Frasi d'intercalare comune

709

Del

citare Dante, nella

Rassegna bibliografica suddetta, anno XII.


citato a sproposito specialmente dagli
arti-

aprile-giugno 1904, pag. 162 -171. Altre curiose osservazioni sulla


facilit

con

la quale

Dante

stranieri,

erano state pubblicate dallo stesso Bellezza in altro

colo

Delle citazioni dantesche in alcune scritture forestiere, nel


1

Giornale Dantesco, anno IV, 1897, pag.

75-1 80. Si veda pure,


della Scuola
citata

sempre dello stesso autore, una

lettera al Direttore

Secondaria Italiana, nel num. del 13 maggio 1899 della


rivista,

sotto

il

titolo

Troppo Dante

1947.

Io era tra color che son sospesi.


[Infermo,
e.
I.

v.

52).

Virgilio che parlando di s dice di essere nel

Limbo.

1948.

Qui

si

parr

la

tua nobilitate.
(Inferno,
e.

II,

v. 9).

1949.

Non ragioniam
lo
fui sesto

di lor,

ma guarda
(Inferno,
e.

e passa.
III. v. 61).

tra cotanto senno.


(Infimo,
e.

IV.
di

v.

Iu2).

Lo
1

dice

Dame
Ovidio.
11

di

quando
e

fu accolto

nella schiera

Omero.

razio,

Lucano

Virgilio.

1951

modo ancor

m'offende.
(Inferii,,, e.

V,

v.

l'O,.

19,52

S'io vegno, non rimango.


(Inferno,
..

Vili. v

Questa

frase

dantesca richiama alla memoria un

aneddoto

della

vita dell'Alighieri,
citata,
infatti
li

che potrebbe credersi traesse origine dalla frase

se

il

significato

non

fosse affitto diverso.

Con questa

frase

l'Alighieri dice che se egli sceso all' Inferno,

non intende

rimanerci,

invece la novelletta che

si

narra la seguente.

Nella

l'ita iti

l'unte di

GlOV. K
legg>

.li/.

Macr-I.eone, Fi-

Sansoni.

1888, pag. 60)

endo
egli

fiorentini

mandarlo ambasciatore

a Bonifazio

Vili, mentre

tra eoi BOO

io

Chi l'ha detto?

953" I 959]

partito al reggimento della repubblica,

Dante, alquanto sopr' a


io

s stesso,

disse:

Se

io vo,

chi rimane? e se
tra tutti,

rimango, chi va?


e per cui

Quasi esso solo fosse colui che,


tutti gli
altri

tutto valesse,

valessono .

Un
al

codice Magliab. del secolo

XV
La

at-

tribuisce questo stesso

motto

duca Giovanni
1.

(cfr.

Papini,

leg-

genda di Dante, Lanciano 191

pag. 23).

1953.

Uomini fummo, ed or sem

fatti sterpi.
e.

(Inferno,

XIII. v.

37).

1954.

La

via lunga, e

il

cammino
(Inferno,
e.

malvagio.
XXXIV,
v. 95).

1955.

quindi uscimmo a riveder


(Inferno,
e.

le stelle.

XXXIV.
ti

v.

139).

1956.

Messo t'ho innanzi:

ornai per te
{Paradiso,
e.

ciba!
v. 25).

X,

1957.

....

Coloro
antico.
v. 119-120).

Che questo tempo chiameranno


(Paradiso,
e.

XVII,

1958. Incipit Vita

Nova.
Vita

Queste parole trovansi nel principio della

Nuova

dell'

Alila

ghieri

In quella parte del libro de la


si

mia memoria, dinanzi a una rubrica,


in la

quale poco

potrebbe

leggere,
si

si

trova

quale

dice: incipit vita


slato a indicare

nova ; e

usano comunemente
di

senso tradi vita.

mutamento

radicale di cose,

stato,

Da Francesco Petrarca
il

(1304- 13 70) non trarremo ora che

noto verso:

1959.

Intendami chi

po', ch'i'

m' intend*

io.

(Canzone invita di M. Laura, num. IN. secondo il Marsand, com.: Mai non vo'Ji cantar com' io soleva; canz. XI secondo il Mestica: v. 17).

[058.

Comincia

la

vita

nuova.

[1960-1962]

Frasi d' intercalare commuti

711

che ben a ragione fa parte di quella oscurissima canzone del Petrarca,


la

quale tutta una concatenatura di proverbi, ovvero

sia

frottola,

in

gergo tanto avviluppato che non solo non se n' tro-

vata la chiave,

ma
Il

tuttora incerto

anche
si

il

soggetto della can-

zone medesima.

verso

medesimo
e.

trova testualmente ripetuto


ott. 5).
i

dall'ARioSTO [Orlando furioso,

XLIII,
ha

Quest'ultimo poeta (1474-1533)


versi

pure lasciato fra

suoi

famoso

il

seguente

960. Mettendolo Turpino, anch' io


(Orlando furioso,
e.

l'

ho messo.
ott

XXVIII,

L'Ariosto, chiedendo venia alle donne e a quanti hanno


in

le

donne

pregio,

se include nel

suo poema la lubrica istoria narrata daldispregio


del gentil
sesso,
se

l'oste a

Rodomonte

in

ne scusa

dando

la

colpa dell' invenzione a Turpino.

Un

Turpino, o Tylpia'

nus, pare certo che fosse arcivescovo di

Reims

tempi di Car-

lomagno, cio nella seconda met del secolo Vili, e nella Chanson
de Roland compare come un prelato guerriero, valente pi nello
sterminare che nel convertire Saraceni
di
:

ma

la

cronaca delle gesta


attribuita,

Carlo

edi Orlando
di

che

lui

dalla tradizione

invece posteriore almeno al secolo

XI.
(1544- 1595),
:

Qualche citazione
all'Ariosto
dal cui

pi ce la dar un poeta, inferiore certamente


lui,

ma

pi popolare di
la

Torquato Tasso
i

poema,

Gerusalemme

liberata, traggo

seguenti versi

1961

Nulla a tanto intercessor

si

neghi.
(e.

II. ott. 52).

Aladino che

fa grazia della vita a


:

Olindo e Sofronia per

le

pre-

ghiere di Clorinda, e soggiunge

questa o giustizia, ovver perdono,


Innocenti
li

assolvo,

e rei

li

dono.

fo

ver Gerusalem. tu verso Egitto.


(e.

II, ott. <M).

Cosi

dico

Argante ad Alete nel separarsi da

lui

dopo

l'

infrut-

tuoso
I'rak

colloquio con Goffredo.


\
il

Ma

una reminiscenza de
sopra vary argomenti

(juale nel sonetto

XVII

fra quelli

Chi l'ha detto?

[1963- igyj

(che comincia:

Quanto pi
scrisse

disiose
:

l'

ali spando, ed

il

son.

CVIII

nella ediz. Mestica)

F da man manca,
I' tratto

e'

tenne
e'

il

camin dritto
scorto
:

a forza, ed

d'Amore

Egli in Jerusalem, ed io in Egitto.

1963.

Sommessi

accenti, e tacite parole,


flebili sospiri.
(c .

Rotti singulti, e
1964. Diversi aspetti in

at,

. 6).

un confusi

e misti.
(e.

IV,

v. 3).

1965.

La

vide, e la

conobbe;

e rest senza
!

voce e moto. Ahi vista

ahi conoscenza
(e.

XII.

ott. 67).

cos dipinto

Tancredi quando preparandosi a dar


1'

Vita con
cio a dare
siera,
il

acqua a

chi

col ferro uccise


lui ferita, le

battesimo a Clorinda da
la

scioglie la

vi-

la riconosce per

donna

lungamente amata.

1966.

mentre spunta l'un,

l'altro

matura.
(e.

XVI,
di

ott. -10).

detto dei frutti che nascevano nel giardino

incantato
:

Armida,

che singolarmente ricorda altro verso

di

Virgilio

1967.

Primo

avolso,

non

deficit alter.
(Emidi-,

VI. v.

143).

Narra

il

Piazza neh" opera La Gerarchia

Cardinalizia (Roma.

MDCCIII,
31

a pag. 358), che

Leone

nel

primo
so

luglio 15 17 cre

Cardinali nel quale


di
lui

numero avvenne che


di

ben havo

pensato
getto da

crearne

soli

30, e parendo

bavere tralasciato un sogaggiunsi' anch'" questo


:

stimato di merito grande,


il

vi

onde ne nacque
o,

volgato dialetto: Chi fa trenta, fa tient' uno


si

come pi correntemente Appena


altro.

dice oggi

1967.

strappato

il

primo,

non

tarda

comparirne un

[1968-19*

l]

Frasi d'intercalare comune

1968. Chi fa trenta,


che
dolo
il
il

pu

far trentuno.

Giusti registra nella sua Raccolta di proverbi toscani, dan-

come

equivalente

all'

altro

Chi ha fatto

il

pi,

pub

fare

menu.

1969.

Et ego

in Arcadia.
del pittore
.

scritto in

un quadro
( 1

modenese Bartolomeo Schk-

dont. o Schidon'E
galleria
stori
al

570 ?-i 61 5) Il quadro, che era prima nella Sciarra Colonna in Roma, rappresenta due giovani pa-

che tengono
si

un
il

teschio e lo

guardano attentamente
che fu ripetuto

sotto

teschio

legge

motto

citato,

da Nicola

SIH in

uno

dei suoi meravigliosi paesaggi, scrivendolo sopra


tela,

una tomba. Questa


si

che una fra

le

migliori del

Pussino.
pri-

ammira oggi

al

Louvre, e una copia pi


;

in piccolo nella

Duca di Devonshire e riprodotta a bassorilievo da Paolo Lemoyne adorna il sepolcro che al Pussino medesimo
vata galleria del
fu eretto dal Visconte di Chateaubriand nella chiesa di S.
in

Lorenzo

Lucina
Il

di

Roma.
cos
tra

DbleLLE
:

ito

motto nel suo poemetto Les

/ardi/is

Va moi aussi je fus pasteur dans l'Arcadie.

Anche

molti

letterati

tedeschi,

come Wieland.

[erder,

Schiller,

Merkel, Goethe, Hoffmann, se lo appropriarono, introdu-

cendolo nelle loro poesie

facendone

l'

epigrafe delle loro opere

per maggiori ragguagli rimando Pg- 444>-

al libro del

Bchmann

(ed. 1007,

Da due

autori tragici

moderni togliamo queste due

citazioni

Dammi, dammi quel


che sono
le

ferro.
ir

parole che grida Elettra alla madre nella

mermotu
71.

di

VntTOMO Ai.hfk!

fa.

V,

ic. 6)

Lisandro, siedi, e libero m'esponi

Di Sparta

amica od inimica
Ai

sensi.

Aneli' io

rifai

in

14

Chi l'ha detto?

[1972-1973]

che sono di
se. 7).

Vincenzo Monti,

nella tragedia

Aristodemo

(a. II,

a proposito della antica popolarit dell' Aristodemo, gi


il

ripetutamente citato in queste pagine, cos argutamente scriveva


dott. Cesare Musatti in
bocca,

un brioso

articolo

Dal

palcoscenico alla

del popolo,

pubblicato nel

Mente

cuore di Trieste, del

i aprile 1896:

Dove
che
gli

lascio

il

Ben

ti

riveggo con piacer Lisandi

dro
di

(a.

I,

se.

1)

esce

(al

popolano

Venezia) in tuono
;

scherzo abbattendosi in un amico che da vario tempo non vede


il

S Palamede
affermativo
;

(a. I, se.

1)

quando risponde su chicchessia


dall'

in

modo

tolti

entrambi

Aristodemo, cos popolare

che bufarla in Ristodemo denota anche oggi prendere una faccenda


sul serio, anzi in tragico addirittura.

Ecco un verso abbastanza conosciuto

di

Giacomo Leopardi

1972.

Non

so se

il

riso o la piet prevale.


il

{La ginestra o ed eccone un altro del Manzoni:

fior del deserto,

v. 201).

1973.

Ahi sventura! sventura! sventura!


(//

Conte di Carmagnola, coro nell'atto

II).

a proposito del quale


braio

si

narra un faceto caso.


feri

Quando

il

18 feb-

1853 l'ungherese Libenyi


Francesco

di

coltello in

Vienna l'iml'

peratore

Giuseppe senza ucciderlo, perch


la sera stessa

arma

si

spunt sulla fibbia del collarino,


notizia

che ne giunse

la
in

a Milano,
lui,

Tomaso

Grossi, intimo

del

Manzoni, veniva
gravit,

casa di

e lo avvertiva con viso


satira allusiva

composto a

che per

Milano girava una


nuto autore
il

all'attentato,

e di cui era rite-

Manzoni medesimo, sapendosi


met
di

scritta

da

lui

certabri-

mente

la .prima
si

essa. Il

Manzoni, che evit sempre

ghe politiche,
nulla,

turb e non poco, e protestando di non saperne


particolari
all'

domandava maggiori
due
versi

amico,

il

quale,
satira

essersi fatto

molto pregare, acconsent a recitare


:

la

dopo
che

era di soli

Ahi sventura! sventura! sventura! Perch e' era una fibbia s dura ?
L'

aneddoto

narrato
:

con qualche variet


Tx>

di

racconto (anche
dal

il

secondo verso direbbe

colp nella parte

pi dura)

com-

974" ! 97,"]

Frasi d' intercalare comuni

715

pianto

Domenico

Giuriati nel
:

volume

// Plagio, pag.

366. Notis-

simo anche quello

1974.

La voce
lirica

del cantor

non

pi quella.
strofe

che neila

di

G. Berchet, II Trovatore,

2*

La faccia sua si bella La disfior il dolor: La voce del cantor

Non
e

pi quella

ancora

nell'

ultima strofe

La guancia sua La voce

bella
fior
;

Pi non somiglia un
del cantor

Non
1975.

pi quella.

In tutt' altre faccende affaccendato.


(Giusti; Sant'Ambrogio, ott.
2 ;*j.

1976.

Non
di

posso,
Pio IX,

non devo, non voglio.


il

sono parole
mentre una
chiedeva
la

quale la sera

dell' 11

febbraio
del

1848.

dimostrazione

popolare

sulla

piazza

Quirinale

costituzione, allacciatosi
:

alla loggia

che guarda sulla

piazza disse ad alta voce

Prima che la benedizione di

Dio

di-

scenda su
l'Italia,

di
vi

voi,

su tutto lo stato, e lo ripeto ancora,


i

su tutta
e
le

io

raccomando che

cuori siano concordi,

do:

mande non

siano contrarie alla santit di questo stato della Chiesa

e perci certe grida e certe

domande,

io

non posso, non devo, non


al

voglio ammetterla.
dioclic

diuseppe Spada, che era presente

fatto,

queste

ultime parole furon pronunciate con tale veedi

e tale concitamento

sdegno, da

lasciarne

tutti

attoniti

e sbalorditi (Storia della rivoluzioni- di

Roma,

voi. II, pag. 47).

In altra occasione
role analoghe,
ch>

il

Pontefice

medesimo doveva pronunciare pa'


1

divennero anche pi

il

1977.

Non possumus.
Non possiamo.

107;.

;i 6

Chi l'ha detto?

[1978]

che

si

trova gi nella risposta data V 8 febbraio


gli

860 da Pio
cedere
le

IX

Napoleone III che

aveva

scritto eccitandolo a
;

Ro-

magne

al re

Vittorio

Emanuele

ed ripetuto nell'Enciclica del 19

successivo.

Ma
si

pare che fosse risposta consueta della Chiesa ogni


chiedeva cosa contraria
alle

volta che le

sue tradizioni, poich

fama che
Prima

cos rispondesse anche


gli

Clemente VII ad

Enrico Vili

d'Inghilterra: cfr. pure con


di

Atti degli Apostoli, cap.

IV,

v.

19.

lasciare

il

campo

della letteratura italiana, faremo la

solita incursione

nel

dominio del melodramma.


il

La prima

opera
di

seria

composta da Gioacchino Rossini fu

Tancredi, su libretto
1

Gaetano Rossi,
Lo Stendhal

data alla Fenice di Venezia nel carnevale


si

813

(Henri Beyle) che

trovava allora a Venezia, cos

descrive l'entusiasmo destato nei veneziani da questa opera:

On

peut juger du succs qu'eut cette uvre cleste Venise,


d'Italie

le

pays

o l'on juge
n'y et pas

le

mieux de
de

la

beaut des chants. L'empe-

reur et roi
arrive
vraie

Napolon et honor Venise de sa prsence, que son


distrait

Rossini. C'tait

une

folie,

une

fureur,

comme
le
:

dit cette belle

langue italienne cre pour


tout

les arts.
le

Depuis

gondolier jusqu'au plus grand seigneur,

monde

rptait

1978.

Ti rivedr, mi rivedrai.

(a .

i,

se

5).

Au

tribunal o l'on plaide, les juges furent obligs d' impose]

silence l'auditoire,

qui chantait

Ti rivedr
ceci est

un

fait

dont

j'ai

trouv des centaines de tmoins dans les

salons de

madame Benzoni Tu

(Vie de Rossini, eh.


:

1).

Quest'aria la medesima che comincia

che accendi

e
le

secondo Stendhal
plus chant
di

l'air

au monde qui peut-tre a jamais t


lieux diffrents.
Si

et

en plus de

vuole che

la

prima idea

questa cantilena deliziosa fosse presa da una litania


di

greca che Rossini aveva sentito cantare a vespro nella chiesa

una

delle isole della

Laguna,

f.a

chiamavano pure Varia dei


pochissimo cotto

risi

per un piccolo aneddoto gastronomico che allora correva sulle boc-

che

di

tutti.

Rossini piaceva

il

riso

cosicch

ri979* r 98i]

Frasi d'intercalare comune

lo

mettevano

al

fuoco quando

egli

sedeva a tavola, e dopo dieci

minuti lo servivano.
siero e
il

Un
la

giorno Rossini entra in casa sopra pen-

si

pone a

scriver musica,

mentre
il

il

cuoco mette sul fuoco


le

riso.

Era pronta

minestra e

grande maestro scriveva

ultime note. Di essa pure noto (poco fra noi, molto all'estero

poich lo cita anche

il

Bchmann)

il

verso:

1979.
che
il

Di

tanti palpiti.
finale.

primo della prima strofa della cabaletta


in

Lo

stesso

Gioacchino Rossini,
12 gennaio

una

lettera scherzevole a Tito Ricordi del


in facsimile nella rivista

1863 (riprodotta

Ars

et Labor,

suppl. straord. del novembre

1908, pag. 46) chiamava s

l'autore della troppo celebre cavatina

Di

tanti palpiti
i

Da

altre

due opere del cigno di Pesaro traggo

seguenti

1980.

Numero

quindici, a

mano manca.
sua bottega nel Barbiere

Quattro gradini, facciata bianca.


cosi indica Figaro al

Conte

di

Almaviva

la

di Siviglia,

il

capolavoro Rossiniano

(a. I, se. 3).

soggiungendo che

Li senza
Racconta Edmondo
in

fallo

mi trover.
suo viaggio

De Amicis

di averla ritrovata nel

Spagna

nella strada Francos,, che

una

delle principali di Sidi

viglia, e

dove allora era ima piccola bottega

mercante

di

panni

(Spagna, ediz. 1873, pag. 356).


Il

libretto del

Barbiere di Siviglia

come ho avuto occasione


autore di un
e

di

notare altre volte, di

Cesare Sterbfni romano,


Torvaldo

;iltro libretto

per Rossini, intitolato


si

Dorliska, e padre

di

quel Pietro che

distinse
Il

come

patriota nei moti politici del '48

come
volta a

letterato.

Barbieri- fu rappresentato per la prima

Roma

nel teatro di Torre


il

Argentina per
in

il

carnevale del-

l'anno 1816,

ma

titolo

fu

mutato

quello di Almaviva, ossia

l'inutile precauzione,

per riguardo a

l'aisiello

che aveva musicato

un

all'

pare dalla commedia di Beaumarchais.

1981.

Quella l'originai, questo

il

ritratto.
l.\

(Cenerentola, parole- di

Chi e ha detto?

[1982 -1986]

1982.

Io son ricco, e tu sei bella.


della
di

la canzone

Nina gondoliera
dell'atto

nell'opera comica L'Elixir


di Donizetti (a. II,

d'Amore, parole
se. 1)
;

Felice Romani, musica


medesimo,
si

dove, alla

se. 3

trova pure la frase:

1983.

Anche

questa da contar.
giocoso di

ma

era gi nel

dramma

Angelo Anelli,

L'Italiana

in Algeri, musica del Rossini (a. II, se. 10). I versi:

1984.

Il

suon dell'arpe angeliche

Intorno a
sono del Poliuto, tragedia
Donizetti
(a. Ili,

me

gi sento
di

lirica

Salv. Cammara.no, musica

di

se.

4 e 5).

E
gine.

qui cade in acconcio dire qualche parola di quest' altro noil cui nome tante volte tornato su queste paCammarano nacque in Napoli nel 1801 e vi mor 1852. Cominci nel 1834 a battere le orme del Romani scri-

tissimo librettista,

Salvatore

nel

vendo melodrammi per Donizetti, per Mercadante, per Verdi;


se
il

Romani

fu poeta

senza temere confronti,

il

Cammarano
Paola
di

fu

librettista

per eccellenza. Egli visse dei suoi versi, che componeva


il

passeggiando sotto
al

colonnato

di S.

Francesco

di

frnte

Palazzo Reale, dove, quando lo vincea la stanchezza, soleva ap-

poggiarsi ad una di quelle colonne, cos che

una volta

vi

fu tro-

vato addormentato. Scrisse quarantotto


fu
il

libretti,

l'ultimo dei quali

Trovatore, che non aveva ancora compiuto quando una penosa

malattia,

che lo tormentava da molti mesi, e che poco tempo ap-

presso lo
cui fece

condusse
dare
l'

alla

tomba,
dal

l'

obblig a tralasciare

il

lavoro,

ultima

mano

suo

amico

Leone Em a N
:

Bardare. Appunto
1985.

dal

Trovatore tolgo due citazioni

Un
Che

accento proferisti
a morir lo condann.
i;l.

I,

SC.

.).

[986.

Di quella pira - l'orrendo fuoco

Tutte

le fibre

- m'arse, avvamp!
(a.

Ili, se. 6).

[1987- 1 988]

Frasi d' intercalare comuni-

71g

Passiamo

agli autori

francesi

i987.Incidis in Scyllam,cupiensvitareCharybdim.
(GUALTIER DE LlLLE. AUxatldr,
lib.

V,

v. 301).

Questo verso

di

un poeta neolatino

del secolo
si

XIV

non

in

sostanza che un antico adagio greco che gi


lica,

ritrova in

Apostodi

XVI, 49
star

[Parcemiogr.
la

Graci, ed. Leutsch, II, pag. 672).

Non

ripetere qui

leggenda mitologica di
nell'

Scilla e
v.

Cariddi, conservata da

Omero

Odissea

(lib.

XII.

85-1 io.

Cariddi un vortice
nei

famoso nello

stretto di

Messina,
per
i

che

forse

tempi

antichi

era veramente

pericoloso

naviganti,

ma

ora,

modificatesi

lentamente

le

condizioni
:

del

fondo del mare,


di

non pi che un gorgo innocente


a

Scilla

una rupe

fronte

Cariddi sulla costa d'

Italia.

1988.

Faciamus experimentum
pore)
vili.

in

anima

io

cor-

l.

tradizione

che

il

famoso umanista

Marc' Antonio Mureto


cadesse

(1526-1585), fuggendo sotto povere

vesti in Italia,
si

amdi

malato in un villaggio
strani medici,
i

del Piemonte, e

trovasse alle

mani
li

quali tra loro dicevano, ritenendo che egli in

non

com-

prendesse
il

Mureto avrebbe

lai
si

anima (o corpore) vili. Cui ViUmne animam appelpro qua Christus non dedignatus est mori? Questa storiella
:

Faciamus experimentum

replicato con isdegno:

trova negli scrittori del

tempo narrata

in

forma un poco diversa.


de l'Histoire de

Infatti gli

Eloges des

Thou avec des


sorti

hommes savons additions par Antoine


Additions
prit le
il

tirez

M.

dr

Teissier, nella 2* parte, cosi

raccontano nelle

alla

vita del

Mureto

Muret tant

de France,

chemin
tort

d'Italie, et

tomba malade dans une


mauvaise mine.

htellerie.
les

Et comme
le

mal vtu,

et qu'il avoit

mdecins qui

traitoient le

prenant pour tout autre que pour


tis-

ce qu'il toit, dirent entre eux parlant latin, qu'il falloit qu'ils sent l'essai sur ce corps
vi!

d'un reindf qu'ils n'avoient pas encore

1987. Cadi in

Scilla, cercando di evitare Cariddi. 1988. Facciamo l'apeffena >opra un'anima {o corpo

720

Chi l'ha detto?

[1989-1991]

prouv. Faciamus cxperimentum in corpore


sant le danger o
il

vili.

Muret connais-

toit,
lit,

ds que les mdecins furent sortis de sa


et

chambre, se leva du
guri de son

ayant continu son chemin, se trouva

mal par

la seule crainte

du remde qui

lui toit pr-

par.
tion des

Il

Teissier cita corne fonte la Prosopographie


di

ou descrip(i

personnes illustres

Antoine DU Verdier
to. Ill,

ediz.,

Lyon, 1589- 1604), dove


tenuto
il

infatti nel

pag. 2542-43, con-

medesimo racconto. La
il

tradizione aggiunge,

ma non

re-

sulta provato, che

Mtireto in quella circostanza fuggiva per una


al

sentenza del

Capitolo di Tolosa del 1554 che lo condannava


innominabili
;

rogo per
e si

delitti

e che

mentre

egli

traversava
in effige,

le

Alpi
eglj

metteva

al sicuro, a

Tolosa lo bruciavano

onde

avrebbe detto di non aver mai sofferto tanto freddo quanto nel

tempo che

lo

bruciavano (ma

altri

attribuiscono queste parole

al

tipografo umanista Henri Estienne).

1989.
detto

Revenons nos moutons.


da un giudice
intitolata
in

un'antica farsa francese, della fine

del

secolo

XV,

Maistrc Pierre Pathelin.

1990.

Le plus ne des

trois n'est

pas celui qu'on


[pense.

(La Fontaine, Fables, lib. Ili, Le meunier, son fis et Fane,

tabi.
v.
17).

1991.

il

C'est la faute de Voltaire.


una canzonetta francese
assai in

ritornello di

voga sotto

la

Restaurazione. Si trattava della

rovina finanziaria del colonnello


il

Touquet,

la cui

popolarit ebbe fine in un fallimento, e


:

falli-

mento

in

una canzone
S'il

tombe dans
si

le

ruisseau
:

C'est la faute de Rousseau

le

voil

par

Une,
Voltaire.

C'est

la

faute de

1989. Torniamo 1990.


1991
.

ai

nostri
fra
(li
i

montoni.
tre

Il

pi asino
la

non

quello che

si

pensa.

colpa

Voltaire.

[l99 2 " 1 995J

Frasi " intercalare comune

1992. C'est le

commencement de
Talleyrand,
il
i

la fin.

attribuito al ministro

quale l'avrebbe pronunprimi disastri in Spagna,

ziato
o,

quando Napoleone ebbe a subire


altri,

secondo

durante

Cento Giorni.

Ma
nella

non bisogna dimen-

ticare
/act

che gi
sc.
i),

William Shakespeare
scrisse,

Midsummer Night
That
is

V,

bench

in senso affatto diverso:

of our end. All' illustre nominato dobbiamo anche le due notissime


the true beginning
1

tragico inglese or ora


frasi

seguenti

993.

Something
(a. I.

is

rotten in the state of


;

Denmark

feW Hamlet
1994.

sc. 4)

Last, not least.


(a.

che detto da Antonio ne\VJulius Caesar

ILI. se. l),

e pi

precisamente cos:

Tho'
e

last,

not least in love.


se.
I)
:

anche nel King Lear

(atto I,

Although

the last,

not

least .

1995. Instauratio facienda ab imis fundamentis.


deriva dalla grande opera, rimasta incompiuta, di

Francis Ba-

con, barone
ratio

di

Verui.am
la

(i

;6i -1626), intitolata appunto Instau-

magna, con
di

quale l'autore intendeva ricostruire novamente

l'edificio

tutto

lo scibile,

demolendo
i

pregiudizi scolastici
trattati

ed

aristotelici.

Di quest'opera fanno parte


il

augmentis scientiarum e

Novum Organon ;

De ma

dignitate et
nella intro-

duzione generale all'opera che l'autore dice:

Fiat scientiarum et

artium, atque omnis humanae doctrinae. in universum instauratio,

a debitis excitata fundamentis.


opra, fu

Il

motto, nella forma citata pi

noto specialmente come epigrafe del giornale La Ri-

1992.

il

principio della fine.

1993. C' del putrido in Danimarca! 1994. Ultimo, ma non infimo.


1995- -* rinnovazione va fatta dal primi fondamenti.
4',

Chi L'ha detto?

[1996- 1997]

forma, fondato
alla

dall'

on. Crispi a Firenze nel

1867: esso richiama

memoria

l'altro

1996. Instaurare
che fu
il

omnia

in Christo.
Pio

programma

del pontificato di

come

egli stesso disse nella epistola enciclica

X (Giuseppe Sarto) E supremi apostolatus


egli

cathedra, del 4 ottobre 1903, la prima ch'egli diresse all'episco-

pato mondiale dopo la sua assunzione al Pontificato. Quivi


dice: esse
et in

in gerendo pontificatu hoc

unum declaramus
:

propositum

Nobis instaurare omnia in Christo, ut

videlicet sit

omnia

omnibus Christus

poco pi sotto

Unde

si

qui sym-

bolum a Nobis expetant, quod voluntatem animi patefaciat, hoc unum dabimus semper Instaurare omnia in Christo ! {Acta
:

Sanctce Sedis, vol.


l'enciclica

XXXVI,

1903-4, pag. 131). Le parole, come


tolte dal
I,

stessa

avverte in nota, sono

Nuovo

Testa-

mento

(Epist.

B. Pauli ad Ephesios,

io). Persone

addentro

nelle cose Vaticane assicurano che la formula fu suggerita al de-

funto Pontefice dal card.


(m. esso pure
il

Giuseppe Calasanzio Vives y Tuto


il

settembre 19 13), per

quale Pio

ebbe sem-

pre viva predilezione e deferenza.

chiuder

il

capitolo

con

una

citazione che

cade veramente

a proposito.

1997. J'en passe et des meilleurs.


(Victor Hugo, Emani,
a. Ili, se. 6).

1996. Restaurare ogni cosa in Cristo.

1997.

Ne

lascio e dei migliori.

[1998-2002]

Modi

proverbiali e similitudini

723

82.
Modi proverbiali
e similitudini

Ecco un mazzo, abbastanza ben guarnito,


tudini,

di

immagini,

simili-

modi proverbiali

tolti

dai pi noti scrittori antichi e

mo-

derni.

Le presento

distribuite

con l'ordine medesimo che ho adot-

tato nel precedente paragrafo.

998. Quasi

Xemrod

robustus yenator coram Do^Genesi, cap. X, v.

mino.
che era, a quel che dice
ebrei.
Il

!a

Bibbia, proverbio

comune

pre-

1999. Dito di Dio.


che

Don Giacomo

Margotti 17 1887)

invocava cosi di frequente


i

nell' Armonia e nell'

Unit Cattolica,

giornali eh' egli diresse,

metafora ripetuta pi volte nella Bibbia, particolarmente neWEsodo,


cap. Vili, v. 19 e nell'

Evang. di S. Luca, cap. XI,

vers. 20.

2000.

Quemadrnodum
aquarum.

desiderat cervus ad fontes


(Sa /mo xi.i.
v.

n.

2001.

Notus
Notus
in

in Judaea.
principio di

frase presa dal

un salmo

biblico

(Salmo

I.XXV.

JueUea Deus.

2002. Quasi oliva speciosa in campis.


(Ecclesiastico, cp.

XXIV,

1998. 2000.

le fontane 2001. Noto in Giudea. 2002. Come un bell'olivo ne' campi.

Come Nemrod Come il cervo

cacciatore robusto dinanzi al Signore.

desidera

di

acqua.

724

Chi l'ha detto?

[2003-2007]

La metafora

2003. Pietra dello scandalo.


tolta di pianta

dalla Bibbia ove in

pi

luoghi ripetuta, per

esempio
nis,

in

Isaia, cap.

Vili,

v.

14: In lapident

autem

offensio-

et in

petram. scandali

du abus domibus

Israel.

2004.

Vox

clamantis in deserto.
(Isaia, cap.
S.

XL,

v. 3.
I,

Evang. di

Giovanni, cap.

v. 23|.

2005. Si mutare potest ^Ethiops pellem suam, aut

pardus varietates suas


benefacere

et

vos poteritis

cum

didiceritis

malum.
v. 23).

(Geremia, cap. XIII,


cos dice Iddio per

bocca del profeta

agli Ebrei.

La

similitudine
ai

contenuta nella prima parte del versetto era nota anche

Greci.

2006.

Non

reliquetur hic lapis super lapidem qui

non destruatur.
(Evang. di
S.

Matteo, cap.

XXIV,

v. 2).

da

cui nasce la frase

comune non
ricorrono

restar pietra sopra pietra. Quealtre


:

ste parole

sono qui precedute dalle


dico) che

Amen

dico vobis

(in

verit

vi

frequentissimamente nelP Evangelo


I, v.

di Matteo;

ma

anche Y Evangelo di Giovanni, cap.


e cos in pi altri luoghi.

;i

Amen, amen

dico vobis,

2007. Legio mihi

nomen
che

est,

quia multi sumus.


V,
v. 9).

iEran<r. di S. Marco, cap.

cos risponde a Cristo,


rito

lo interroga

come
di

si

chiami, lo

spi-

maligno eh'

egli

ha cacciato dal corpo


nel' Evang.

un ossesso

nel paese
v.

fle'Geraseni.

Vedi anche

di S. Luca, cap. VIII,

30.

2004.
2001;.

La voce

di

uno che chiama


la

nel deserto.
il

Se pu l'etiope mutar

sua pelle o

pardo

la variet delle

sue

macchie, potrete voi pure far bene essendo avvezzi

al

male.

2006.

Non
Il

rester qui pietra sopra pietra senza essere sconvolta.


Legione, perch

2007.

mio nome

siamo

in

molti.

[2008-20ll]

Modi

proverbiali e similitudini

725

2008. Librum.... signatum sigillis septem.


(Apocalisse di S. Giovanni, cap. V.
v.
1).

2ooy. Vittorie di Pirro.


Questa
frase deriva dalle parole dette

da Pirro

re di

Epiro dopo
fin

la battaglia di

Ascoli (anno di
dei

Roma

474, av. C. 278) che

con

la

sconfitta
le parti,

Romani, non senza gravissime


ferito lo stesso re.
lui

perdite da
al-

ambo

essendo

Per cui essendosi


egli

cuno congratulato con


che narrano
gli

per la vittoria,
il

rispose,

secondo
Ili dei

storici

e anche
sta in

Freinsheim

nel

lib.
lib.

Supplementi Liviani
Tito Livio
1

(che
sic

luogo del perduto

XIII

di

Si denuo

vincendi sunt Romani, -peribimui.

2010.

Ad

kalendas graecas.
iSvf.toxio.

Vita di August*..

un

detto di

Augusto,
come
si

divenuto proverbiale, che egli usava ap-

plicare a quelli che


:

non pagano mai, o non mantengono niuna prosa,

Greci,

non avevano calende

nei loro mesi.

Quando

Filippo II intim in quattro versi

latini alla
i

regina Elisa-

betta di non difendere le Fiandre, di rialzare

conventi distrutti
religiosa

da Enrico Vili e
in

di

rendere

al

papa

la

suprema autorit

Inghilterra,

dicesi

che ella

gli

facesse rispondere cos:

Ad
201
si

gracas, bone rex. fient mandata kalendas.

1.

Cicero pro

domo

sua.
la

usa proverbialmente a indicare chi difende con gran calore

causa propria in ricordo dell'orazione pro domo sua che

CICERONE

pronunzi innanzi
dell'anno 37 av.

al

collegio dei

Pontefici alla fine di settembre


gli

C,

chiedendo che

fosse restituita l'area della


l'esilio,

casa che aveva sul Palatino, incendiatagli dopo


crata alla dea Libert, e che
gli

e consa-

fosse dato

il

danaro per

ricostruirla.

noto che

anche

di

altre

orazioni

ciceroniane

sono

rimasti

200X. Libici
201

chiuso con sette


^r>

sigilli.

2010. Alle calendr


1.

Cicerone che parla per

la

prop

726

Chi l'ha detto?

[2012-2017]

famosi per
narie
;

antonomasia

nomi, come
I,

le

Filippiche e

le

Catili-

dalle

prime (Filipp.

5)

ci

viene anche la frase:

2012. Hannibal ad portas.


che significa
l'

imminenza del

pericolo.

2013.

Si parva licet

componere magnis.
lib.

(Virgilio, Georgiche,

IV.
i

v.

176).

Questo verso nel quale

il

poeta mette a paragone

lavori delle
altri

api con le fatiche dei Ciclopi,

ha riscontro con molti

luoghi

della

classica
I, v.

latinit,

anche con

uno

di

Virgilio

medesimo

{Egloga

DIO, Metam.,

fas

est)

Parv componere magna. Vedasi anche di OVIV, v. 416-17 {Si componere magnis parva mihi Tristium, lib. I, ep. Ili, v. 25 e lib. I, ep. V, v. 28;
24):
lib.

nonch un passo
Pure queste

delle /storie di

Erodoto
:

(II,

io)

che forse la

fonte prima di questa locuzione.


altre

sono

in

Virgilio

2014. Carpent tua

poma

nepotes.
{Egloga IX,
v. 50).

2015. (Adparent) Rari liantes in gurgite vasto.


(Eneide,
lib. I, v. 11.8).

2016.

Quantum mutatus ab
il

ilio.

Kmistichio virgiliano;

periodo intiero cosi suona:


erat!

Hei mihi! qualis

quantum mutatus ab
(Eneide,
lib.
II.

ilio

Hectore, qui redit, exuyias indutus Achilli.


v. 274-275).

2017..

Telumque imbelle

sine ictu.
(Eneide,
lib. II. v. 544)

2012. Annibale alle porte. 2013. Se si pu confrontare con

si
i

grandi cose queste cosi piccole.

nepoti. 2014. Coglieranno le tue frutta 2015. Appariscono pochi che nuotano nell'ampio gorgo. 2016. Quanto mutato da quello (di prima).

2017.

Anna

imbelle senza forza.

[2018-2021]

Modi proverbiali

e similitudini

2018.

Monstrum horrendum.
(Eneide,
lib. III. v.

detto di

Polifemo.

2019.

Ab

ovo
(Orazio, Satire,
lib. I, sat. 3.

Usque ad mala.
v. 6-7).

Era modo proverbiale comune presso


cominciare
frutta.
il

Romani, nato
finirlo

dall'uso di
altre

pranzo con
nell'

le

uova, e di

con

le

mele e

Del resto

uso anche

la frase

pi semplice

Ab

ovo

con riferimento a discorsi vanamente incominciati dalle pi lontane origini e che probabilmente deriva dall' oraziano
:

Xec gemino bellum Trojanum

orditur ab ovo.
(Arte poetica, v.
147).

2020.

Disjecti

membra

poetae.
lib. I, sat. 4, v. 62).

(Orazio. Satire,

che dicesi di luoghi o

frasi

sparse tratte dall'opera di un poeta.

202

Rara avis in

terris,

nigroque simillima cygno.


(Giovenale, Satire, VI,
v.

165).

Giovenale credeva
varsi
in

di recare

un esempio

di

cosa impossibile a tro-

natura col ricordare un cigno nero,


gli

ma

la

scoperta del-

l'Australia

preparava una smentita.


al

Il
si

cigno nero degli antichi


cita

corrispondeva

nostro merlo bianco che

comunemente come
e

esempio

di

cosa difficilissima a
il

incontrarsi

quasi incredibile.
di

Eppure anche

merlo bianco, che un fenomeno


raro,
il

albinismo,

tuttt'altro che
/;"

anzi

pu

dirsi

abbastanza frequente (Pa-

sempre

merlo bianco,
voi.

nei

Rendiconti del R. Istituto

imbardo,

ser. II.

XXXVI,

fase.

V. 1903).

2018. Orribile mostro.

2019. Dalle uova fino alle mele. 2020. Le membra sparse del poeta.
2021. Uccello rarissima sulla
terra, quasi

come un cigno

roto.

728

Chi l'ha detto?

[2022-2024]

2022.

\go

t]

Intus et in cute novi.


(Persio, Satira
III, v. 30).

202 ,}.

Trium literarum homo.


(Plauto, Aviatoria,
a. II. se.
4.
v.

321).

2024. Brillare per la propria assenza.


frase giustamente biasimata dai puristi,

ed anche nella

edi-

zione

del Lessico dell'infima e corrotta italianit,

compilato da

P. Fanfani e C. Arla (Milano. 1881, a pag. 56), detta

modo
ha

neobarbarico, ovvero della lingua dell'avvenire , nondimeno


origine classica. Infatti

Tacito
di

negh"

Annali
di

(lib.

Ill, cap. ult.),

narrando dei

funerali

Giunia, vedova

Cassio

e
si

sorella di

Bruto, pur esso

morto, dice che innanzi


i

all'

urna

portarono

secondo
premorti
effigies

il

romano costume

ritratti

degli

antenati e dei parenti

sed prfulgebant Cassius atque Brutus, eo ipso, quod


il

eorum non visebantur, che

Davanzati tradusse

ma
1)

quelle (imagini) di Bruto e di Cassio pi di tutte vi lampeggiavano


col

non v'essere.

Lo Chnier
episodio con
frase
:

nella tragedia Tiberio (a. I, se.

introdusse questo

parole

che pi

si

accostano

alla

forma presente della

Devant l'urne funbre on


Entre tous
Brutus
les

portait ses aeux

hros qui, prsents nos yeux.

Provoquaient

la

douleur et

la

reconnaissance,
absence.

et Cassius brillaient

par leur

Pu
il

vedersi a questo proposito la discussione che ebbe luogo Ira


e

compianto filologo Costantino Arla

l'autore di
e

questo ro-

tarne, nel

Supplemento al Lessico dell'intima

corrotta italianit,

dell'Arila stesso (Milano, 1896), pag. 9,


tivo di

e nel

Risveglio Educa-

Milano del
12
e

novembre, 21 novembre

e 5

dicembre 1896,
i

num.

8,

16; polemica cortese che in fondo lasci

due

di-

sputanti d'accordo

come

li

aveva

trovati, poich l'Arila

mi
ita-

che la frase per quanto tacitiana, non era da usarsi in buon


liano
:

e questo

il

Fumagalli non aveva mai contestato.

2022. Ti conobbi dentro e


2023.

fuori della pelle.

Uomo

il

cui

nome

si

scrive

con

tre lettere

(FUR,

ossa ladrv}.

(2025-2031]

Modi proverbiali

similitudini

729

Eccoci ancora a

Dante

2025.

Quali colombe dal disio chiamate,

Con I' ali alzate e ferme, Vegnon per l'aere....


2026.

al

dolce nido
e.

^Inferno,

V,

v.

b2-84i.

Nuovi tormenti

e nuovi tormentati.
{Inferno,
e.

VI,

v. 4).

2027.

Io credo ch'ei credette ch'io credesse.


[Inferno,
e.

XIII, v.

25).

bisticcio di

parole che agli antichi parve bello, tanto che fu imi.


:

tato dall'

Ariosto

2028.
Anche

Io credea e credo, e creder credo


(Ariosto, Orlando furioso,
il

il

vero.
2.).

e.

IX,

ott.

202g.

Raunar

le

fronde sparte.

frase dantesca, tolta dal principio del canto

XIV

dell'Inferno:

Poi che

la carit

del natio loco

Mi

Strinse,

ratinai le

fronde sparte.

E Ma DANTE
dove

rende'le a colui ch'era gi fioco.

parla in

senso

proprio,

non metaforico

le

fronde

sparte sono quelle del cespuglio (nel II girone del cerchio VII)
imprigionata

l'anima

di

un Fiorentino non nominato che


'

fece giubbetto a s delle sue case, cio

impicc

in

casa sua.

2030.

Per

la

contradizion che noi consente


(Inferno,
e.

XXVII,

v.

120).

che e una delle citazioni dantesche che spesso

si

fanno pleonasti-

camente, cio senza che

il

senso e l'efficacia del discorso ne gua-

dagnino alcunch.

2031.

Descriver fondo a tutto L'univen


1

Inferno,

\\\

30

Chi l'ha detto?

[2032-2037]

Questo verso, passato quasi


in

in
il

proverbio,
suo,
cio

si

ripete

comunemente
volesse
dire,

un

significato

che non

come

se

descrivere da cima a fondo e in lungo e in largo tutto l'universo.

Anzi questa

falsa interpretazione avvalorata

da una lezione

vi-

ziosa di alcune edizioni (p. es. quelle del Landino) che ne


fatto

hanno

questo verso cascante:


Descriver tutto a fondo
1'

universo.

Invece
l' il

il

Poeta, che
il

si

accinge a descrivere l'ultimo cerchio delil

Inferno, e

pozzo ghiacciato,

tristo buco,
il

che

il

fondo, ossia

centro della terra, e quindi, secondo

sistema tolemaico, di tutto

l'

universo, dice che questa non impresa da pigliare a gabbo....

da lingua che chiami babbo e

mamma,

cio

non impresa da

bambino. Vedi un

beli' articolo di

Francesco d' Ovidio nella Bi-

blioteca delle Scuole Italiane,

16 febbraio 1892, pagine 145-149.

2032.

L dove

peccatori stanno freschi.


(Inferno,
e.

XXXII,

v. 117).

Da questo

verso che allude


si

all'

Antenora gelata (secondo

giro del cer-

chio nono),

crede originata la frase proverbiale ironica, Starfresco.

2033

Come

il

pan per fame

si
e.

manduca.
XXXII,
v. 127).

(Inferno,

Fior da fiore frase dantesca, dal verso

2034.

Cantando ed iscegliendo

fior
e.

da

fiore.
v. 41).

(Purgatorio,

XXVIII.

2035.

....

come

cera da suggello,
XXXIII.

Che
2036.

la figura

impressa non trasmuta.


(Purgatorio,
e.

v.

79-80).

....

Sapor

di forte

agrume.
{Paradiso,
e.

XVII.

v.

117).

2037.

La noia

'1

mal

della passata via.

Petrarca. Canzone in vita di M. Laura, mim. IX'. secondo il Marsand, comincia:


Nella sfagioli che
canz.

dell' ediz.

ciel rapido inchina; Mestica, v. III.

[2038-2043]

Modi prorerbiali

similitudini

2038.

Col senno e con la mano.


nell'

frase entrata

uso comune dopo che

il

Tasso

disse di

Gof-

fredo che

Molto

egli

opr col senno

con

la

mano.
e.
I.

(Gerusalemme

liberata,

ott.

11.

2039.
che
il

Il

gran nemico dell'umane genti.


{Gerusalemme liberata,
e.

IV,

ott.

1 1.

diavolo.

2040.

Il

rauco suon della tartarea tromba.


(Gerusalemme
liberata,
e.

IV,

ott. ).

2041.

guisa di leon quando

si

posa.
e.

(Gerusalemme liberata,

X,

ott.

2042.

Non

scese, no, precipit di sella.


(Gerusalemme liberata,
e.

XIX,

ott.

104).

cos fa

Erminia vedendo Tancredi giacere

al

suolo esangue.

2043.

Scrittori di peso.
in certe sue ricerche su

L'economista prof. G. B. Salvioni


della

L' arti

stampa nel Veneto La propriet


di

letteraria, pubblicate nel

Giornale degli Economisti

Padova,

voi.

IV, 1876-77, accenna

incidentalmente alla possibilit che codesta frase avesse origine in

Venezia, emporio del commercio librario a tutto


e precisamente

il

secolo

XYIII.
le

da una terminazione del 28 agosto 1764 presa dai


Padova,
la

Riformatori dello Studio di


ristampe
dei libri

quale disponeva che


in

comuni

si

facessero

buona
cit.,

carta,
;

di peso
pag. 19
:

proporzionato alla qualit dei libri (Giorn.


dell' Estratto)
.

pag. 207

Ma

l'

ipotesi forse pi curiosa

che esatta

scritil

tori di peso

non

significa altro

che scrittori di importanza, e


in

traslato della parola

peso nel significato d' importanza, e


sovente
in

bene

in

male,
Il

assai

pi

bene,

comune
lei

antichis-

simo.

Dizionario del

Tommaseo

e Bellini cita in questo senso

esempi del Pulci (Ciriffo Calva


a

Chiabrera {lottert

G. B. Strozzi), ecc.

732

Chi l'ha detto?

[2044-2047]

2044. Pochi e valenti,

come
fa

versi di Torti.

(Manzoni. / Promessi Sposi, cap. XXIX).

Questo Torti, cui

il

Manzoni

beli' elogio

(giustificato forse

pi dalla amicizia che dal merito


a

reale),

Giovanni Torti, nato


fine,

Milano nel 1774, morto a Genova nel 1852, poeta gentile e


delle lodi
di

non indegno perci

tant'

uomo.

2045. Si guardati sempre e

non

si

toccan mai.
I,

(Aleardi, Lettere a Maria, quart' ultimo verso).

L'invito,

Sono

due verdi

isolette

vicine

divise per grande abisso. Di

questa imagine aleardiana fu detto che fosse un plagio dal poeta


castigliano

Manuel

del Palacio.

Ma

E. Mele

in

un

articolo

Di
I,

un preteso plagio
vol.

aleardiano, nel Fanfulla della Domenica, 19t


24, dimostra che invece
il

XXXIII,

n.

poeta spagnuolo

che ha imitato l'italiano.

2046. Pi vero e maggiore.


tutti

sanno che sono parole del Carducci,


(io gennaio

ma

inesattamente

ri-

portate. Il Carducci, nei versi

dedicati Alla figlia di

Francesco

Crispi per

le

nozze di

lei

1895) scrisse:

Quando, novello Procida,

E
1

pi vero e migliore, innanzi Arava ei 1' onda sicula.


la bella

indietro.

giornali,
e

dove

poesia comparve
i

da prima, stampai uno


ostili al

pi vero
Crispi,
ci

maggiore:

gazzettieri,

specialmente quelli

fecero sopra

infiniti

commenti,

insulsi e irriverenti,

ein

per valsero a dar celebrit alle frase.

ora,

prima
tolte

di

passare alle
teatro.

frasi

straniere,

ancora alcune

frasi

italiane,

dal

2047.

Vero Pandolfo.
sia
il

Sapere o non sapere chi


vero

vero

Pandolfo

aver trovato

il

Pandolfo, sono
si
il

frasi

vivissime dell'uso
si

toscano per
si

signi-

ficare clie
si

conosce o

non
il

conosce, che
il

trovato o

non

trovato

responsabile,

colpevole,

vero autore di qualche

[2048-2050]

Modi

proverbiali e similitudini

733

cosa. Dice l'Arla nelle Voci e

maniere di lingua

viz'a

(Milano.

1895), pag. 245, che questa locuzione ebbe origine da una com-

media
vero,

di

Luigi Del Buono dove due


falso)
si

col

nome

di

Pandolfo (l'uno

l'altro

contrastano circa a un'eredit .

2048.

Largo
Della
[I/

al

factotum

citt.
Barbiere di Siviglia, parole di Cesar* Sterbini, musica di Rossini, a. I, se. 2).
altri

come pure vanno

citati

gli

versi della

medesima cantafera

Tutti mi chiedono.

Tutti mi vogliono.
Dall' opera stessa,
tro,

che forse la pi popolare del nostro teafrasi

traggo anche

le

seguenti

2049.

Xon

son poi di quei babbioni


si

Che

fanno infinocchiar.
(a. I. se. 8).

e dir qui per incidenza che questo vocabolo di babbione

prende

origine dal

nome
nel

del protagonista di

una commedia
l'

latina

molto

conosciuta

Medio Evo,
sia stata

di

cui

Wright ha pubblicato un buon


bionis

testo nel

Thomas 1838. La Commedia Baerudito inglese


secolo

sembra

composta verso

la fine del

XII. Ba-

hione, prete pagano, ammogliato, alleva con s una giovinetta sua


pupilla,

chiamata Viola, e
il

1'

ama

segretamente,
al

ma
la

trema dalla

paura che
bocconi
ai

suo amore

sia scoperto,

punto che d dei buoni


sua passione,

cani, in presenza dei quali

ha disfogato
la

perch non ne raccontino nulla. Per cui


individuo pass
in

sciocchezza di questo

proverbio

e un dettato francese del


re'cre'ation
11

cinqueTrier, e

cento che

si

legge nel

Jardin de
pag. 26)

di

Gomes de

conservatoci dal
ais (2* ediz..

Le Roux de Lincy
to.
II.
clic-

frati'

Qui baie sans Ressemble Babion.

2050.

marcia

Don

Bartolo

Sembra una

statua.

734

Chi l'ha detto?

[2051-2052]

nelF opera medesima, nel


(se.

famoso quartetto che chiude


il

l'

atto I

14).

Se ne sovvenne
L'

Giusti, quando scriveva:


bindolo

illustre

capo basso Parea Don Bartolo


di

Fatto

sasso.

{La Vestizione,

str. 49).

2051.

il

Le miserie d'Mons Travet.


capolavoro drammatico
di

titolo del
lui

Vittorio Bersezio,
al teatro

scritto

da

in dialetto nel

1862 per

la

compagnia piemontese

di

Gio-

vanni Toselli e dato da questa per la prima volta

d'An-

gennes a Torino
Si sa

il

4 aprile 1863.
del protagonista passato ormai in uso co-

che

il

nome

mune
entrati

per indicare un impiegato: e travet, travetteria, ecc., sono

da quel tempo nel vocabolario


di

dell' uso.

Cos

il

Bersezio

stesso raccontava le origini

questo

nome

in

una

bella pagina
il

autobiografica pubblicata nella Gazzetta del Popolo (vedi anche

Corriere illustrato della Domenica, n. 3, 30 ottobre 1898)

Se
ispi-

credo di avere
razione,
si

avuto nella mia vita un

quello in cui

ho trovato

il

momento di felice nome Travet. Sono


alle

per-

suaso che nel felice successo della commedia, per una buona met
ci

ha conferito

la

convenienza del
i

nome. Pensate

impalca-

ture che sostengono

tetti.

Le

grosse travi appariscenti fanno la


le travette

forza maggiore

ma

che potrebbero esse senza

che cor-

rono
e

dall'

una

all'altra a sorreggere le tegole?


l,

nessuno lor bada,


le

sono sempre

intente

all'

opera loro, e mentre


al

grosse travi,

ancorch
figura,

tarlate,
i

possono tuttavia rimanere

posto e

farci la

buona
le te-

essi,

travicelli, se

vengono a mancare, precipitano


sar
il

gole. Il
l'edificio

mio povero, buono, onesto impiegato,


amministrativo.

Travet del-

2052. Bagolamentofotoscultura.

il

titolo di

un vaudeville

di

Napoleone Brianzi
:

che faceva parte


:

del repertorio della antica


dall' altro

compagnia milanese Ferravilla

ma

tolto
Irt-

vaudeville dello stesso repertorio

La

statoa del sor

205

I.e miserie del signor Travetti {o

meglio, del signor Travicelli)

[2053* 20 55]

Modi

proverbiali e similitudini

735

cioda di

Ferdinando Fontana. La

bagolamentofotoscultura

secondo

la definizione dell' illustre Toppiatti, un' arte

perduta cin-

quecentocinquantacinque anni prima dell'era volgare, e consisteva


nel dare alle statue
il

colore dei capelli, degli occhi e della car-

nagione

ossia nel truccare delle persone vive in

credere ai solenni minchioni delle statue di


vivissima nelT uso

marmo

modo da farle La parola


!

moderno per
si

indicare

una

mistificazione qualun-

que. Quanto

all'

etimologia, la

capisce facilmente ricordando che

bagola
la

in dialetto

milanese significa appunto chiacchiera, ciarla, e che


e'

parola fotoscultura

messa per una ciarlataneria qualunque.


e'

Nello stesso vaudeville del Brianzi

l'altra uscita comica del

marmo
zio

che rientra, inventata dal nipote scultore per spiegare allo


le

Camola

boccaccie di un busto di Dante

in

bagolamento-

fotoscultura.

2053. Cos va

il

il

mondo, bimba mia.


in

titolo di

una commediola

due

atti scritta nel

1880 da Giacinto

Gallina

per la piccola attrice

Gemma
il

Cuniberti, allora ottenne.

2054.

il

La

fiaccola sotto
una tragedia
di

moggio.
rappresentata
di

titolo di

Gabriele d'Annunzio,
Manzoni
detto
gli

per la prima volta al teatro

Milano

il

27 marzo 1905.

Meglio
era

il

Poeta avrebbe
proverbiale

la lucerna sotto il
antichi
i

moggio che
dagli

modo

presso

quali la trassero

Evangeli di Matteo, Marco e Luca. Dice Matteo nel Sermone


della

montagna

(cap.

V,

eque accendunt lucernam

et

ponunt earn sub modio, sed super candelabrum, ut luceat omnibus


qui in
nella

domo

sunt . Vedasi un erudito articolo di F.

Ramorino

Rassegna Nazionale del 16 febbraio 1906, pag. 613, che


questo
il

ricerca le origini di
classici e

modo

proverbiale nella Bibbia e nei

ne indaga

vero significato che di cosa inutile

.non

proficua ad alcuno.

2055.

il

Mais o sont
ritornello,
di

les

neiges d'antan

melanconico

diventato proverbio in Francia, di una


intitolata
la

gentile ballata

Franois Villon (1431-1480),


le

20^5.

Ma

dove sono

nevi di

una voltar

736

Chi l'ha detto?

[2056-2059]

Ballade des dames du temps jadis. Antan, derivato


role latine ante

dalle
la frase

pales

annum,

significa

l'anno passato; e

neiges d'antan rimasta ora nelP uso per significare cose vecchie,

ormai passate.

2056.

Ad usum

Delphini.
serie di edizioni espurgate dei classici la-

fu detto di
tini,

una celebre

curate da Bossuet e

Huet per ordine

del

Duca

di

Montanster,

nominato nel 1668 da Luigi


padre del Duca
di

XIV

governatore del Gran Delfino,


di Luigi

Borgogna, e avo

XV.

Queste edizioni,

che portavano tutte sul frontespizio

la frase

ad usum Serenissimi
e cordi

Delphini (rimasta nelP uso a indicare ogni variante purgata


retta di

un

testo libero)

servirono

all'

istruzione classica

quel
testi

principe, e furono stampate pi volte a Parigi e altrove


adatti alle scuole.

come

2057.
fosse
di

Non

parce que, mais quoique.


sal
il

un Borbone,

Duca d'Orlans

(Luigi Filippo)

al

trono

Francia, cos avrebbe risposto

Andr Dupin,
(1830) se

interrogato alil

l'inaugurarsi della monarchia di Luglio

nuovo

re do-

veva chiamarsi Filippo

VIT o

altrimenti.

2058. Fin de sicle.


L' Intermdiaire des chercheurs et curieux chiese qualche tempo fa a chi
si

dovesse

la

introduzione di questa frase che fa


di

le

spese di
ii

tutte le gazzette,

ed cos vuota

senso

meno male che


tali,

ca-

lendario l'ha presso che sotterrata da pi di venti anni. I colpevoli,


i

o almeno coloro che tennero a denunziarsi come

erano

signori

MlCARD

DE JOUVENOT,

autori di

una produzione dramal

matica, intitolata Fin de Sicle, e rappresentata


il

(li.teau-d'Eau

17 aprile

1888.

2059.

La

houille blanche.

2056. Per uso del perfino. 2057. Non perch ma bench. 2058. Fine di secolo. 2059. Il carbone bianco.

[2060-2062]

; proverbiali e similitudini

il

lardoni- bianco -

immagine

felice

e pittoresca

per

designare

le riserve di forze idrauliche

che possono impiegarsi

nell' industria
la

a sostituire volta

il

carbone

fossile,

pare che fosse usata per

prima
fece
il

dall'ingegnere francese

Aristide Berges che ne

titolo di

una sua monografia stampata a Tours nel 1899.


si

questa

locuzione

sono contrapposte oggi


la

le

altre della houille verte,

il

carbone verde - con


dai corsi

quale

si

indica la forza idraulica ottenuta


il

d'acqua

in

pianura, e quella della houille bleue,

car-

bone turchino - a significare l'energia che potrebbe ricavarsi dai

movimenti del mare, riservando quella primitiva della houille blanche a indicare l'energia tratta
dalle

cascate e dai

torrenti

della

montagna.

2060.

il

Much ado
:

about nothing.
dramma
di

titolo,

divenuto proverbiale, di un

WILLIAM Sha-

kespeare, come

2061.

Krieg im Frieden.
una graziosissima commedia
in tempo di
di
(.

quello di

\"n Moser
col

e
ti-

Fr. von Schnt vn, entrata anche nel nostro repertorio


tolo di

Guerra

2062. Pia desideria.

il

titolo di

un' operetta ascetica di


la

Hermann Hugo,
Fu

gesuita belga,

stampata per

prima volta ad Anversa nel 1624 e poi ristam;

pata infinite volte

donde

lo trasse

ver per un

altro

suo libro pubblicai" nel

2060. Molto rumore per nulla.


2062.
Pii

desidera.

738

Chi l'ha detto?

[2063-2068]

83.
Apostrofi, invocazioni, imprecazioni

Un'

altra serie

abbastanza ricca quella che comprende


apostrofi,

le frasi

di carattere personale,

invocazioni, imprecazioni, inter1'

rogazioni,

ecc.

Non

poche ne troviamo nella Bibbia, come


(Genesi, cap.
al

2063. Ite ad Joseph.


che fu la risposta del Faraone

XLI,

v. 55).

popolo

di Egitto affamato.

2064.

Vade

Satana.
si

o anche Vade retro Satana, come pi comunemente

dice, che

tolto dal racconto della tentazione di Cristo nel deserto

{Evang.

di S. Matteo, cap. IV,

v.

io).

2065. Surge et ambula.


(Evang: di S. Matteo, cap. IX, S. Luca, cap. V, v. 23).
disse
v. 5:

Ges

al

paralitico.

2066. Nescio vos.


in diversi luoghi dei Vangeli, S.

Luca, cap. XIII,


12.

v.

25 e 27

an-

che S. Matteo, cap.

XXV,

v.

2067. Compelle intrare.


(Evang: di
S.

Luca, cap. XIV,

v. 23).

2068. Pater, peccavi in ccelum et


(Evang. di
S.

coram

te.
v.
18).

Luca, cap.

XV,

2063. Andate da Giuseppe. 2064. Vattene, Satana.

2065. Levati e cammina. 2066. Non vi conosco.


2067. Sforzagli ad entrare. 2068. Padrr, ho peccato contro
cielo e contro di
te.

il

[2069-2072]

Apostrofi, invocazioni, imprecazioni

739

2069. Crucifige, crucifige eum.


(Evang. di S. Luca, cap. XXIII, v. 21;Evang. di S. Giovanni, cap. XIX, v. 6).

2070. Sit anathema.


Nella Prima lettera di S. Paolo ai Corinzi (cap.
si

XYI,

v.

22)

legge:

Si quis

non amat Dominum nostrum Jesum Christum,


le

sit

anathema, Maran-Atha,

quali ultime parole, secondo la pi


e significano
:

comune opinione, sono


nel

siriache,

// Signore viene,
la

cio a punire l'ostinazione degli increduli.

Ma

parola anathema

suo antico significato presso

Greci

(ivotOr^jia)

voleva dire
gli dei
:

un' offerta votiva, qualcosa votata o messa da parte per


e nella sua applicazione specifica nel

Nuovo Testamento,

significa,

messa da parte per


cata
:

lo Spirito

Maligno cio maledetta, scomuniuso ecclesiastico sembra abbia

tale peculiare significato nell' in

avuto origine
,

Palestina gi nei tempi precristiani.

La

questione
I

largamente trattata nella Jewish Encyclopaedia, vol.


e se ggi

(1901).

P a g' 559
tutti

Quanto

alla

formula
di

Anathema

sit,

essa rimasta

celebre per
nella

Canoni del Concilio

Trento (1545-1563) redatti


:

forma del
licere

gi citato versetto biblico, per es.

Si quis
:

dixerit,

non
sit.

sacerdoti

celebranti

se

ipsum communicare

anathema

2071. Saule, Saule, qui

me

persequeris?
4).

(Atti degli Aj>ost., cap. IX, v.

Sono
pi

le

parole del Signore a Saulo, persecutore dei Cristiani, che

miracolosamente convertito, col


ferventi

nome

di
;

Paolo divenne uno dei


e

apostoli della

nuova fede

poich ci accadde a

Saulo,

rum appropinquaret Damasco,


alcuno
il

rimasto pure proverbiale

di dire di

quale

si

convertito improvvisamente, che ha

trovato o die ha battuto la via di

Damasco.
-ici

l'in sola frase mi accade di trovai

greci:

2072. OXarca, 6ar:a


2069. Crocifiggilo,

crocifggilo.

2070. Sia scomunicato.


2071. Saulo, Saulo, perch mi perseguiti 2072.
*

mart-,

mare!

'40

Chi l'ha detto?

[2073-2075]

che

il

festoso grido levato dai diecimila greci di Senofonte

quando
Ponto

nella loro meravigliosa ritirata giunsero a vedere le rive del

Eussino (Senofonte, Anabasi,

lib.

IV, cap.

7,

24).

Alcune ce ne d

la

latina letteratura, quali la


:

famosa invettiva

che apre la prima Catilinaria di Ciceroni.

2073.

Quousque tandem,
tia

Catilina, abuter patien-

nostra
le

di

cui

si

citano talora

due prime parole soltanto


fra
i

le

ultime pa:

role dette

da Cesare riconoscendo Bruto


fili

suoi assassini

2074.
che

Tu quoque Brute
e la frase

mi?
82) cita in greco:

SVETONIO
;

{Vita di G. Cesare,

<j

Kot

'').

xixvov

comunissima

2075. Ci rivedremo a Filippi.


sotto la qual forma suolsi ripetere

un detto

di cui

1'

origine cos

narrata da

Pluivrco
da Abido

nella

Vita di Giulio Cesare, 69. Cito la

versione italiana dell'Adriani:

Bruto era

in atto di far passar


il

esercito

alla riva
al

opposta, e posava, secondo

suo
av-

costume, di notte, sotto


venire pensando
egli hi desso, e
:

padiglione,

non dormendo,

ma

all'

perch se fu mai capitano che poco dormisse,


il

per sua natura dimorava vigilante

pi del tempo:
al

parveli

sentire

grande strepito

alla

porta,

guardando

lume

della

lucerna vicina a spegnersi,

vide

terribile

imagine d'

uomo

strano,

grande e d'orribile aspetto. Di che spaventato

in principio,

come
al

vide poi non far male, n parlare,

ma
:

tacito starsi appresso

letto,

domand

chi fusse. Costui rispose

Sono, o Bruto,
[Il testo
[ts

il

ino
:

mal

genio, e
(o

mi

rivedrai appresso Filippi.


5$st S

greco dice

'0 ac,

Bpoxs, Saiptov xaxc

zpi <>iXz7tou;].

Replicando Bruto arditamente:


nella

Ben

ti

rivedr; incontanente

disparve. Trovandosi poi Bruto a fronte schierato contro Antonio


.re

pianura di Filippi,
mettere
in

rimase vittorioso nella prima


i

battaglia

con

fuga e

cacciare

nimici,

e predare gli

2073.

fino a

quando,
Bruto,

Catilina. abuserai della pazienza nostra!


tglio

2074. Anche

tu.

mio?

-20/8]

Apostrofi, invocazioni, imprecazioni

741

alloggiamenti del giovane Cesare.

Ma

essendo poi ad altro tempo


gli

presto ad appiccare la seconda sofia, la notte avanti


il

apparve

medesimo genio senza


si

far parola.

Onde compreso

l'ora destinata

esser venuta,
glia
:

gitt

impetuosamente ad ogni

rischio della batta-

non cadde

gi nel combattere,

ma

con

la

sua gente fuggendo


ove, appoggiato
il
il

in rotta,

venne ad un luogo scosceso ed


1*

alto,

petto alla spada nudo, con

aiuto d'

un amico,
termin
i

quale,

come

si

racconta, lo sospinse sopra la punta,

giorni suoi.

2076.
Di C.
mite,

S urge

carnifex.
narrano
gli

Gilmo Mecenate
e
all'

storici

che fosse di animo

che raccomandasse ad

Augusto,

che aveva appoggiato


lo

nelle sue aspirazioni

impero e che molto


(cfr.

amava,

di starsene
1
;

lontano dalla crudelt e dal sangue

Seneca, Epist.,

Questo rende verosimile

1'

aneddoto

di

lui

conservatoci da

Dione

(Hist,

rom.,

lib.

LV.

cap. 7) e dallo storico bizantino

Giorgio Gedkeno (Comp,


produco
latina
di
il

histor.,

sub regno C. Ca?sarisi. Ri-

racconto con

le

parole di quest' ultimo nella versione


(fra
gli

Guill.

Xylander
1

Script, hist, byzant.,


ei

ediz. di

Parigi, 164", pag.

71)

Chams

[Augusto"]

fuit

Mcer

sapiens

qui et primus rationem

per notas scribendi reperit. Is

cum quodam
-icripsit.
cit.

die Caesar jus diceret,


pra- turba
:

multosque capite damnaret,

nequo ipse ad eum

Surge carni/ex
lecta.
differri.

hominum accedere posset, in scheda eamque signatam in gremium eius conie-

Ea

Cassar surrexit. iussitque sententiarum lataruni a se

executionem

Alle precedenti frasi, di origine istorica.


le

si

possono aggi

seguenti puramente letterarie, diu- di

Virgii

2077.

O
....

terque quaterque beati!


{Eneide,
lit).
I.
.

>'.

talem terris avertite pestem

2076. Alzati, carneti 2077. 207K.


tre
'i

quatt:

Dei,

allontanate dalla trra un tale flagello!

742

Chi l'ha detto?

[2079-2084]

due

di

Orazio

2079.

Mutato nomine de Fabula narratur.

te

(Satire, lib.

I,

sat.

I,

v. 69-/0).

2080. Spectatum admissi risum teneatis amici?


(Arte poetica, v.
5).

dopo

la

quale ovvio di citare quest' altra, di

Giovenale

2081. Difficile est satiram

non

scribere.
(Satira
I,

v. 30).

2082. Cujus vulturis hoc erit cadaver?


(Marziale,
Ej>igr., lib.

VI, ep.

62, v. 4).

che dicesi di chi faccia o debba a breve mora fare meritatamente

pessima

fine.

2083.

Abi hinc

in

malam crucem

(Plauto, Mostellaria,

a. Ili, se. 2, v. 850).

2084. Salutem et apostolicam benedictionem.


la

formula

di salutazione

con
il

la

quale

Pontefici sogliono chiu1'

dere le loro bolle.


fosse
al

Sembra che

primo che

usasse

comunemente
708

papa Costantino che sed


il

sulla cattedra di S. Pietro dal

715. Invece, secondo

Ducange

{Gloss, med. et inf. latinit.,

to.

VII, pag. 294)

la

forinola

stata

dapprima usata da Gre-

gorio
e

VII (1073-1085), non da


secolo

Cleto

come una

volta

si

diceva;

dalla fine del

XI

in avanti, divenuta

d'uso corrente,

ma

soltanto nelle brevi epistole e nei rescritti.

2079. Sotto nome diverso la favola di te parla. 2080. Se foste ammessi a vedere (un tal mostro),
risa,

tratterreste le

o amici?
trattenersi dallo scrivere satire.

2081.

2082.

difficile

quale avvoltoio toccher questo cadavere?


farti

2083. Vattene a

impiccare.

2084. Salute e apostolica benedizione.

[2085-2089]

Apostrofi, invocazioni, imprecazioni

743

Venendo

agli

autori italiani, ecco

da prima

tre frasi

dantesche

2085.

animai grazioso e benigno.


(Dante, Inferno,
e.

V,

v. S8).

2086.

Benedetta colei che in


Io non so chi tu

te

s'

incinse
VOI,

(Inf., e.

v. 45).

2087.

se',

n per che
(Inf., e.

modo
v.

Venuto

se'

quaggi.
XXXIII,
:

10-11

1.

quindi una frase nota nella storia dell' arte italiana

2088. Piglia del legno e fanne


che
si

uno

tu.

usa tuttod in Toscana per rispondere a chi biasima una


farsi

cosa che a noi paia che non possa

meglio. Racconta

sari nelle Vite de'

pittori,

precisamente in quella di

il VaDona-

tello (Donato
egli

di

Betto di Bardo) scultore fiorentino, che avendo

fatto

un

crocifisso di legno nella chiesa di S. Croce, e avenal

dolo mostrato
per
le

suo amicissimo Filippo Brunelleschi, questi che

parole di
lo

Donato aspettava
Brunellesco

di veder

molto miglior cosa,

come
dica
il

ride,

sorrise alquanto.
il

Donatello insiste perch gliene


gli

parer suo, e

risponde che

gli

pareva che

avesse messo in croce un contadino, e non un corpo simile


Cristo. Donatello
icile

punto dal giudizio


fare,

di

Brunellesco ribatte
il

Se

fusse

come
;

giudicare,

mio Cristo

ti

parrebbe

Cristo,

non un contadino
tu.

per piglia del legno, e prova a


il

farne uno ancor


lesco

noto

seguito dell' aneddoto

Brunel-

pone davvero mano a

fare

un

crocifisso,

lo

conduce a

somma
zione,

perfezione senza farne motto a Donatello, cui lo mostra

improvvisamente.
si
i

Donato, tutto pieno


:

di

stupore e di ammira-

confessa vinto e dice


contadini.

te

conceduto fare

e a

me
' I

Le

biografie di

un grande poeta
:

del secolo

XVI,

ci

ricordano

altra apostrofe canzonatoria

2089.
Narra
il

Dove

avete mai trovate tante fanfaluche?


Af.

Baruffai. ni (Vita Ji
la

Lotmec

Ariosto, p. 174) che


fu compiuta,
il

poco dopo che

stampa

dell'

Orlando furioso

744

Chi l'ha detto?

[2090-2091]

cardinale Ippolito
e che subito
sitarlo
:

d'Est

f' ritorno in

Ferrara

il

7 luglio
si

1516,

come a suo grande

protettore l'Ariosto
si

rec a vi(il

allora fu, che per quanto ne corre fama

lasci

Car:

dinale)

sfuggire di bocca quella veramente discortese espressione


Il

Messer Lodovico, dove avete mai trovate tante fanfaluche ?


perci poco gli caleva del
eh' egli
sti

Car-

dinale era per proprio genio poco inclinato alle cose letterarie, e

poema, bench a

lui

dedicato, tanto pi
fin

aveva gi lasciato intendere all'Ariosto,


all'

da quando que-

lavorava intorno

Orlando, che sarebbegli stato assai pi caro


il

che avesse atteso a servirlo, come scrisse


nelle

figlio

Virginio Ariosto
:

Memorie, e
S' io
1'

lo

conferm

lo stesso

Poeta nella Satira prima

Dice, eh' io

ho con laude ne' miei versi messo, 1' ho fatto a piacere, e in ozio

Pi grato fora essergli stato appresso.

Pochi mesi dopo Messer Lodovico cadde affatto


Cardinale
:

in

disgrazia del

e questa fu la

mercede

delle sue fatiche.

2090.

Penso e ripenso e nel pensar impazzo


Levati di
cost, testa di
....

Chi avrebbe mai immaginato che questi due


che no,
e

versi,

sguaiati anzi

poco
a

poetici

per giunta,

siano

stati

attribuiti

niente-

meno che

Torquato Tas^o?!
ligure del secolo

Eppure Girolamo Bardi, medico


neamente ad
altro
ligure,

XVII,

assai

celebrato nell'Ateneo di Pisa, dove leggeva medicina contemporaGiulio Guastavano,


il

narra che avendo


di

questi al suo arrivo in Ferrara trovato

Tasso sopra

un'alta

ione che stava specillando l'immensit del creato, dopo avere


scambiati e complimenti singolarissimi ed accoglienza assai lusinghiera, avrebbe
il

Guastavino interrogato quel

sommo
gli

sopra (piale

soggetto

si

stesse allora
i

meditando, e che quegli

avrebbe reso

per risposta

due famigerati

versi (Pescetto, Biografia

medica

li-

gure, voi.
letta,

I,

pag. 184, n. 1). S'intende ch'io la dico come


sai

l'ho

senza metterci n

n olio.

2091. Fermatevi se potete.


comune
ai

tradizione
dei

in

Italia

che cosi dicesse S.

FILIPPO Xkki

ragazzi,

quali

amava

circondarsi e tollerava con glande pa-

[2092-2093]

Apostrofi, invocazioni, imprecazioni

,"45

zienza

giuochi

rumorosi.
tutto
s
il

biografi

del

Santo non registrano

questa frase,
di
l'

ma

popolo d'

Italia e specialmente quello

Rma,

in

cui

viva la

memoria
;

del Santo fondatore del-

Oratorio, la

danno come vera


lui,

e tale ce la fanno credere molte

altre cose

che leggiamo di

e che sono altrettante riprove del

gran cuore di Filippo pei giovani.

Per esempio sappiamo d' un


si

gentiluomo romano che, andando spesso dal Santo,


vedere attorno alla camera di
lui
;

stupiva di

una turba

di giovanetti

che

fa-

cevano un rumore intollerabile


sopportarlo.

e per gli chiese,


gli

come
:

potesse

Filippo con gran dolcezza

rispose

Purch non

facciano peccati, volentierissimo sopporterei che mi spaccassero le

legna addosso (Capecelatro,


cap. Vili).

Vita di S. Filippo Neri,


si

lib.

II,

Le

parole di S. Filippo
dei

ripetono oggi quasi a scuriu-

sare la irrequietezza
scito a tener fermi
:

ragazzi,

che neppure un santo era


il

ma

certamente

Santo, se le disse, non le


i

disse

in

questo significato. Veramente anche oggi, presso

mani
santo
pi o

in particular
si.

modo,

il

ricordo di Filippo vivo

come
si

d'

Rouomo
le

ma allegro, piacevole, meno alterati, si ripetono

festoso; e molti de' suoi motti,


di frequente,
:

come

ripetono

parle eh' egli soleva dire a' suoi discepoli

2092. Figliuoli, state allegri.


gito

che non facciate peccati,


10

ma

che stiate

allegri.

Fran-

discepolo, che attendeva allo studio delle leggi


di
!

con desiderio troppo vivo


zandolo dice
comincerai
a
:

onori e di lucri,

un giorno ao
:

Oh

beato te

Tu

studi adesso

poi fatto dottore,


la
tu..

guadagnar bene, menerai avanti


potresti

un giorno entrare
altre

in

prelatura,
:

a parlare di

non so quante

grandezze ripetendo di continuo

Beato

te! beat

mentre Fra
stupito,
si

\a ad

ascoltarlo

un po'
:

volge

d'impntiso

a lui, e gli dice

neu' orecchio

2093.

poi

tato
nit

impeto

di

carit,

chi
il

aitando ni]

delle cose

umane,

lasci

mondo

si

fece

padre dell'Ora-

torio.

Quest
la

role

E poti ricorrevano spesso sulla


Due
Sicilie.

bocca

di

Filippo: e

pia regina delle

746

Chi l'ha detto?

[2094-2095]

voia,

venerata

come santa dopo


un

la

sua immatura morte (1836), ne


belli,

fece soggetto di certi versi devoti,

pur troppo non altrettanto


aveva per
le

da

lei

scritti

in

libretto ascetico che spesso

mani

Bench

io sia
io

sana, ricca e bella

E E E E E

che
d'

possegga argento

e poi? ed oro e poi ?


?
?

che io comandi molti servi - e poi

ingegno e saper

sia sola

e poi

di fortuna in alto posta

e poi? e poi
?

che mille anni


si

il

mondo goda -

Presto
Servi a

muore,
solo,

e nulla resta

e poi

Dio

e tutto avrai dappoi.

Ma

assai pi singolare parr a noi,


di

non

santi,

il

bizzarro compli-

mento,

sapore veramente romanesco, che Filippo soleva fare alle

persone che pi amava: Possa tu essere ammazzato.... perla fede


di

Ges

Cristo !

lo disse

una volta anche a papa Gregorio


cap. XII).

XIV

(Capecelatro, op.

cit.,

lib. II,

2094.
fu
il

Ora

e sempre.
Italia,

motto della Giovine

societ segreta politica fondata


del

da Giuseppe Mazzini
simbolica ne era
il

sul

principio

1832, come

la

pianta

cipresso, dal verde perenne.

Lo

si

trova anche

nella formula del giuramento da prestarsi dagli inscritti in quella


societ
:

vedi gli

Scritti editi e

inediti di

Giuseppe Mazzini

(Ediz. nazionale), voi. II (Politica, voi. I), pag. 54.


glior

Ma

il

mi-

commento a questa
il

frase nelle nobili e


alla

che

Mazzini stesso scriveva


(ediz. citata, voi.

commosse parole madre da Londra il 14 giu:

gno 1838

XV:

Epistolario, voi. VII, pag. 25)


il

In un altro genere d'affetto, ho dato


e

cuore alla mia povera


di ritoglierlo
' :

buona Giuditta

[Sidoli] e

non ho mai sognato

il

mio motto
e sempre'.

cos nella

vita individuale

Quando ho
:

dato,

come nella politica 1' ora ho dato: quando ho detto: amo.

per sempre
Il

riamato o solo.
:

famoso

2095. Pentiti,

1'

don Giovanni
la

ammonizione che

Statua del Commendatore fa


si

al

dissoluto

don Giovanni Tenorio. In questa forma precisa

trova nel Convi-

[2096-2100]

Apostrofi, invocazioni, imprecazioni

747

tato

di Pietra, opera reggia ed esemplare di GlAC.

An DR. Cicoil

gnini, produzione popolarissima nei secoli


diffuso
fra
i

XVII

XVIII,
in

pi

drammi
di

italiani

ispirati

alla

leggenda spagnuola di
edizioni,

don Giovanni, e

cui

si

hanno moltissime

gran
se.

parte anonime, nei due secoli suindicati.

nell'atto III,
:

8,

che la Statua per pi volte dice a don Giovanni

Pentiti,

don

Giovanni.

Al
di

teatro italiano

appartengono pure

le frasi seguenti, di autori,


:

tempi e di carattere assolutamente diversi, cio

2096.
che sono
del
le

Siam
parole di

traditi, o regina.
a

Osmida

Didone

nella

Didone abbandonata
il

Metastasio
Siamo

(a. I, se. 16),

e alle quali

popolo, che

le cita

spesso e volentieri, ha trovato delle varie lezioni non autorizzate,

come

fritti,

o regina,

anche peggio

le
:

parole di Di-

done a Jarba nel dramma medesimo

(a. I, se. 5)

2097.

Siedi e favella.
medesima scena
:

e le parole di Jarba nella

2098. Lascia pria ch'io favelli e poi rispondi.


!a

maledizione di Virginio ad Appio nella tragedia


(a.

Virginia di

Vittorio Alfieri

V,

se. 4)

2099.

....

Con questo sangue


e
la

Agli infernali Dei il capo tuo consacro.

sdolcinata frase

2100. Se indovini chi sono


eh'
lo

ti

do un bacio!

scherzo di quasi ogni giorno che Uberto fa alla moglie

Adele
scena

nel
egli
di

dramma
la ripete
lei.

di

Paolo Ferrari,

// Suicidio. Neil' ultima

per guarire con una violenta emozione la de-

menza
in

Anteriori

di

tempo

al

Ferrari,

- che molte

volte

ho ricordato

queste pagine e di cui dir qui, che fu insigne scrittore dramtempi, nato a

matico dei nostri

Modena

nel

1822, e morto a

74&

Chi l'ha detto?

[2101-2105]

Milano nel 1889, - sono Giuseppe Giusti, del quale potremo


ricordare
i

versi

2101.

Eroi, eroi,

Che
che sono
il

fate voi

principio della saporitissima satira // poeta e gli croi


scrtta
il

da poltrona,
questi altri
:

1844;

Giovanni Prati,

di

cui

citer

2102.

Va, sciagurato, mi metti orrore;


Sei delatore
!

(Canti f>er
e
il

il

popolo -

// delatore.

tritissimo

2103.

Rosmunda, bevi!

(ovvero Bevi,
:

Rosmunda).
re,

che preso dalla popolarissima ballata


ov' pi volte ripetuto.

Una cena d'Alboino

poich ho citato qualche invettiva, ricordiamone un' altra ceil

lebre negli annali parlamentari italiani,

2104. Vergognatevi!
di

Luigi Miceli.

Il

compianto deputato

di

Cosenza

la disse in

piena
il

Camera

dei Deputati nella seduta del i febbraio


il

1887 dopo che

Presidente del Consiglio Depretis comunic

telegramma (iene.

da Massaua, che recava


di

le

prime notizie dei luttuosi combattimenti

Saati e di Dogali. Altri sent Svergognati! Robilant, che era


il

ministro degli Esteri, mostr


gli

pugno all'Opposizione. Le
Se
il

grida,

urli,

le

ingiurie furono incredibili.


la

presidente Biancheri

non avesse sospesa

seduta, quel giorno alla

Camera

deputati

sarebbero venuti alle mani. L' apostrofe del Miceli manca nel re-

soconto stenografico della seduta.

Del resto
toria
:

la

vivacit

del

linguaggio dell' onor.

Miceli era
i

no-

ed pure sua un'

altra

frase passata in proverbio,

2105. Becchini della Monarchia.


con
le

quali parole .gli apostrof in


dell' 8

Parlamento

ministri, nella

seduta

maggio 1873,

in fine

di

un discorso pronunciato per

fro fi, invocazioni,

imprecai

combattere
zioni

il

progetto di legge per

la

soppressione delle corporae la politica del minil'

monastiche della provincia di


:

Roma
sono

stero in genere

Badate, egli disse, che se


vi
si

Italia

non

perisce,

perch

popoli sono immobili,


1'

istituzioni,

che, ove loro


ri-

manchi

appoggio dei popoli,

dileguano per non mai pi

sorgere, ed

un giorno, nel vostro pentimento, potreste ricordarvi


i

forse d' essere stati

becchini della monarchia, della quale pro-

clamate d' essere


putati, voi.

campioni {Discussioni della Camera dei De-

VII

della Sessione 1871-72, pag.

6164. -

Il

discorso,

poich nella stampa erano incorsi molti errori, fu ristampato in


fine del voi.

Vili, e

la

frase, tale e quale,

si

trova a pag. 7586).


il

Allora la frase pass quasi inosservata, poich


registra che
i

Rendiconto non
egli

Bravo ! Bene !

della Sinistra

ma

la

ripet

il

12

febbraio 1875, parlando delle elezioni politiche generali e dei


di Villa Ruffi e questa volta
il

fatti

Presidente che era,

come
;

la

prima volta, l'on. Biancheri, non


vacemente
lei
:

la

lasci passare e rimbre

Onorevole Miceli, questa una parola indegna


e la pi sconveniente che
si

di

e della

Camera,

possa dire

Io mi

meraviglio che abbia potuto qui pronunciarla (Sessione 187


voi.
II,

pag.

12331.

AB

frase del

Miceli

si

pu mettere a

raf-

fronto V altra, assai simile, e che attribuiscono ad

Alfredo Bacmelodramnondi-

CARIM.
matici,

dei

Bigotti della Monarchia.


il

Questa volta cominceremo


con

solito spoglio dei libretti

un'opera pochissimo conosciuta, della quale


rimaste abbastanza note queste strofe:

meno sono

2106.

Saper bramate, Bella, il mio nome:

Ecco
>n
1

ascoltate,

Lind
stat<
>.

)i

basso

X alcun

tesoro

Darvi poti
la

cavatina del ('onte di


libretto di

Almaviva

nel

primo
dal
t:

anonimo (riduzione

75

Chi V ha detto?

[2107-2113]

di

Beaumarchais) dal Paisiello nel 1780 per


(a. I, se. 1).

il

Teatro Imperiale

di

Pietroburgo
posto,

Dall'altro Barbiere, quello di Rossini,


detto, dal
il

com-

come pi

volte

ho

romano Cesare Sterbini, traggo


:

msse pi abbondante poich

nostro popolo lo sa tutto a memoria

2107.

Mille grazie, mio signore,

Del favore,

dell'onore....

Ah
2108.

di tanta cortesia
(a , \ t sc .
j).

Obbligati in verit.
Maledetti, andate via!

Ah
2109.

il

canaglia, via di
il

qua

i,

se.

i).

Pace e gioia
(a. II,

ciel vi dia.
travestito

saluto del Conte di Almaviva,

da

Don

Alonso, a

Don

Bartolo

sc. 2).

Gli artisti cantano quasi sempre:

Pace

e gioia sia
al

con

voi,

con leggera variante presa

Barbiere musicato da

Paisiello.

21 io.

Questa barba benedetta La facciamo s o no ?


Colla febbre,

(a .

n,

se. 4).

1 1

Don

Basilio,

Chi v'insegna a camminar?


(a.

II, se. 4).

Nell'opera Belisario, musica

di

Donizetti, di cui

Cammarano
2i i2.

trasse

il

libretto dal
i

dramma

tedesco
:

Salvatore omonimo di

Eduard von Schenks, troviamo

seguenti versi

Trema, Bisanzio! sterminatrice

Su
e questi altri
in

te la

guerra discender!
(a. II, se.
,M.

un

altro

melodramma

del

medesimo autore:

2i 13.

Son tue

cifre? a

me

rispondi.

(Lucia di Lammermoor, melodramma di Sauv. Cammarano, mus. di Donizetti,


a. II, sc. 6).

[2

4-2

7]

Apostrofi,

imprecazioni

751

21 14.

Io fossi

Se quel guerriero se il mio sogno


! !

Si avverasse
sono parole
di

Radams nell'Aida
(a. I,

di

Verdi, libretto

di

Ani.

Ghislanzont

se. le

Non
noi.

molte sono
di

frasi

francesi di questo genere popolari fra

Eccone una

origine storica:

21 15. Pends-toi,

brave Crillon
alla

Una
in

nota

di

Voltaire
avrebbe

sua Henriade (canto Vili, verso 109,

fine della

nota io) narra che

Enrico IV, dopo una


i

delle sue

molte

vittorie,
di

scritto a quello fra

suoi valorosi eh' egli

amava

pi.

una breve

lettera rimasta celebre: Pends-toi,


et

brave

Crillon: nous

avons combattu Arques

tu n'y tois travers.


il

pas....

Adieu, brave Crillon, je vous aime


che qui
di
si

tort et

Ma

an-

ripetuto
I,

il

caso medesimo che per

famoso motto
lettera

Francesco

Tout

est

perdu fors l'honneur. La


molto diversa:
la
si

au-

tentica stata

ritrovata ed
libri,

pu leggere

stampata
l'histoire

in

pi

e
.

ultimamente nel Fournier, L'esprit dans

(eh.

XXXV

6.

Anne,

ma sur Anne,
alla sorella
di
;

ne vois-tu rien venir ?


la

domanda ripetutamente
Barbebleue sul punto

ultima

infelice

moglie

di

esser uccisa, nel


e

racconto di

Charles

Perrault

(1

628-1 703)

Saur Anne, qui ne

voit rien venir,

rimasta in proverbio in Francia, e anche fra noi, spesso non senza


malizia, per indicare

una persona che aspetta a lungo e inutilmente.


le

Di Molire sono

due

frasi

seguenti
all'

cio la prima, la biil

richina interruzione di Sganarello


sigliava, per vincere la

orefice Josse
figlia, di

quale

gli

con-

malinconia della

comprarle un ricco

finimento di brillanti, rubini e smeraldi:

21 17.

Vous

tes orfvre,

Monsieur

Josse.
ii.

3II5. Impiccati, mio bravo Crillon. 2110. Ann-i. Ann;i, torcila mia, n<-:
2
1
1

nulla?

Certamente

voi siete

7 S 2

Chi

l' lia

detto ?

[211 8-2 123]

e la

si

ripete ogni volta che


;

si

ode alcuno dare un consiglio


di Giorgio
a. I,

in-

teressato

l'

altra,

tratta

dal
le

monologo

Dandin
se.
7
:

nella

commedia omonima, ou
2
1 1

Mari confondu,

8.

Vous

l'avez voulu, vous l'avez voulu, George Dandin, vous l'avez voulu.
di
il

Nella
v.

tragedia

P. Corneille.
verso,
rivolto

Hcraclius

(a.

IV,

se.

4,

1048) troviamo

da Leontima a Foca:
si

21 19.

Devine
Fiammina

si

tu

peux

et choisis

tu l'oses.

nella

di

Marius Huchard

(1824- 1893):

2120. Merci de cette


2
e nel

bonne parole!
(a. II,

Rabagas

di

Victorien Sardou

se. 4)

Si je savais

un mot plus cochon que cochon,

je le choisirais.
Se
a
si

vogliono delle
di

frasi

inglesi, si

capisce che non


:

si

pu

fare

meno

citare

Guglielmo Shakespeare

2122.

O, true apothecary!

Thy drugs
2123.

are quick.
[Romeo and
yiilirt, a.

V, sc.

3).

O my
gli

prophetic soul!
(a. I, se.

esclama Amleto nel

dramma omonimo

5, v.

40) quando

lo

spettro di suo padre

rivela di essere stato ucciso dal

fratello.

21 18. L'avete voluto,


voluto
!

'

1*

avete

voluto,

Giorgio

Dandin,

l'avete

2119. Indovina se puoi e secali BC oaj. 2120. Grazie di questa buona parola.

212

1.

Se

io

sapessi

una parola pi sporca

porco, l'adopreret.

2122.
2123.

O
<>

fedele semplicista, le tue droghe operano pronte.

anima mia profetica!

1-2

127]

Apostrofi, invocazioni, imprecazioni

2124.
V

Geet thee to a nunnery!


1

Hamlet,

a.

III.

se.

li.

mieto a Ofelia.

2125.

Alas, poor Yorick

Hamlet,

a.

V,

se.

1).

L' umorista Lorenzo Sterne,

il

quale aveva preso come pseudo-

nimo

letterario

il

nome

del buffone aulico danese Yorick compianto

da Amleto, voleva

far riposare le sue ossa nel

camposanto
tre

della pro-

pria parrocchia, senz' altro epitaffio che le

parole indicate di

sopra,

ma

essendo morto a Londra nel 1768, fu col sepolto con

altra epigrafe.

2126.
fu
I'

Remember.
?

ultima parola detta da C.VRLO I d Inghilterra sul patibolo,


di

un momento prima
vescovo Juxon che

piegare

il

collo sul ceppo,

rivolgendosi al

lo assist

negli ultimi
si

momenti.

poich

si

suppose che sotto quella parola

celassero gravi arcani di stato,


il

furono fatte molte insistenze presso

prelato affinch la spiegasse.

Ma

il

Vescovo

disse soltanto che

il

re gli

aveva raccomandato pi
e

volte d' inculcare

a suo

figlio

il

perdono de' suoi persecutori,


vita volle reiterare

che anche nelP ultimo istante

della sua
altri

quel

suo voto magnanimo. Vedi, con

storici,
si

Hume, History of
con contorno ro-

England, cap. LIX. La parola famosa


manzesco, nel libro
di

ritrova,

Dumas

padre, Vingt ans aprs, cap.

I.XXI.

2127. Apriti. Sesamo!


rimasto nella tradizione volgare
.

distico im-

piegato per aprire la porta della caverna nella notissima novella di


Ali

Baba
la
il

e dei

quaranta

ladri,

che divenuta popolare

in

Europa

dopo
lanti,

traduzione francese delle Mille e

una

notte fatta dal Gal-

quak, avendo

jMirtato a

Parigi sulla fine del secolo

XVII

2124. Va 2125. Ahi povero Yorick.


.

Ricordate^.

754

Chi l'ha detto?

[2127]

il

primo manoscritto
la

di quella raccolta che

si

conoscesse in Europa,
il

ne pubblic
e

traduzione in dodici volumetti fra


la sola fonte

1704

il

7:

questa per molti anni stata

europea per

la

cono-

scenza di quelle novelle.

Ma

alcune delle novelle pubblicate dal

Galland non appartengono


e

al testo

genuino delle Mille


orientali
si

una

notte,

bench siano certamente racconti


gli

autentici,

pure non se
il

ne sono ritrovati finora


le

originali, e

suppone che

Galland

abbia ricostruite su reminiscenze personali del suo soggiorno in


tal

Oriente. Di
origine

numero
per

la storia

di

AU Baba

che

si

crede di

cinese,

quanto novelle
gli

simili

siano state trovate

da

Geldart in Grecia, da Payne fra

Arabi del Sinai, dai

fratelli

Grimm

in

Germania.

Una

versione letterale dell'originale arabo

delle Mille e

ima

notte stata pubblicata a cura di

R. F. Burton
e segg.;

sotto gli auspici della


e la novella di Ali
voi. Ili delle

Kamashastra Society a Benares, 1885

Baba
del

vi

si

trova

fra le novelle

aggiunte nel
Il

Supplemental Nights (pag. 367-402).


cabalistico

Burton

fa
(in

risaltare

l'

affinit

nome

del

Sesamo orientale

arabo Semsetn) con un altro scongiuro menzionato in un curioso


passo del Directorium
Inquit
vir,

Vitae

Humanae
plenilunii

di et

Giovanni da Capua

Ibam

in nocte

ascendebam super doad fenestram ubi


radii

mum

ubi furari intendebam, et accedens

lune ingrediebantur, et dicebam hanc coniurationem,

scilicet suit

sulm, septies, deinde amplectebar lumen lune et sine lesione de-

scendebam ad
che

domum

(ediz. Puntoni negli Pisa,


voi.

Annali della R. Scuola

Normale Superiore di
il

VII, 1884, pag. 125).

noto

Directorium hutnanac vitae alias Paraboae antiquorum

sapientum

una riduzione

latina fatta

da Giovanni da Capua
Calila e

sulla

versione ebraica del libro arabo detto di

Dimna;

e che

questo alla sua volta

la

metafrasi di

una versione

pehlvi, oggi

perduta, del testo sanscrito, ugualmente perduto, di un'operetta chia-

mata

forse

Del reggimento dei principi.

I fratelli

Grimm,

nella loro
:

raccolta di novelle tradizionali tedesche,

hanno pubblicato (Nr. 142


certamente molto prima

Simeliberg) una leggenda, molto simile alla novella orientale, e

che viva da tempo immemorabile


uscisse per le

(e

elio

stampe

la

traduzione

del Galland)

nella

Germania
In questa

settentrionale, nella provincia di Mnster, e nelF Hartz.

leggenda

le

parole magiche sono:


i

Berg Semsi, Berg Semsi, thu


i

dich auf, e

Grimm annotano

che

nomi Semsi, Simeli,

Sinei,

[2128-2129]

Scherzi, motteggi, frasi giocose

sono molto antichi


dicare delle

in
;

Germania e
infatti

si

trovano non di rado ad in-

montagne

essi

traggono forse origine da

un

antico radicale che vuol dire tondo.

84.
Scherzi, motteggi, frasi giocose

In questa categoria di

frasi scherzevoli, motteggiatrici e

giocose

entrano tanto delle


altre
in

frasi dette
si

originalmente per facezia

quanto

che pure dette sul serio

prestano ad essere usate soltanto

senso faceto.

Qui per esempio collocheremo

la

triade dei tre

nomi.

2128. Tizio, Cajo e Sempronio.


cos

comuni

nelle esemplificazioni dell'antichit, ed ora rimasti pi

che altro nel parlare scherzevole,


classiche. Tutti e tre questi
ripetuti

ma
si

che hanno

essi

pure origini

nomi

trovano gi frequentemente
(il

come

designazioni schematiche nel Digesto


di

secondo
dei

anche nome
tre

un noto giureconsulto romano), ma l'unione


Cajus
et Sempronitis,
il

nomi,
,

Titius,

non mai usata

nell'

an-

tichit,

secondo crede
sec.

Gaudenzi (Storia del cognome a Boital.,

logna nel
in

XIII,

in

Bull, dell' 1st. star,

n. 19, pag. 39,


lui
si

n.),

opera del famoso giurista Irnerio, e da


letteratura
dei glossatori,
si

trapianIl

tata nella

e poi

nell'uso

moderno.

Gaudenzi aggiunge eh' essa

trova per la prima volta usata nel


d' ignoto autore

Formulario notarile Magliabechiano,

ma

attribuito

a Irnerio, della fine del secolo XII, o del principio del XIII, pubblicato

da G. B. Palmieri nella Bibliotheca iuridica medi:

voi. I (Scripta anecdota glossatori*

vedi a pag. 204, col. 2 a ).


sacri
t'
-

qui

vanno pure

citati,

bench appartengano a

2129. Sicut erat in principio.

1.

Com'era

in

principio.

756

Chi l'ha detto?

[2130-2133]

parole che

si

dicono

scherzosamente o per ironia, trattandosi

di

cose o lavori che non progrediscono, di guai che non vogliono migliorare, ecc. ecc.
;

sono parole della cosiddetta dossologia breve

o minore
le

(o
si

Gloria Patri) che per antico uso, di cui sono incerte


recita nella liturgia della

origini,
l'

messa
i

in fine di ogni salmo,

dopo
ria

introito (e chi
Il testo

non sa che

tutti
si

salmi finiscono in glo-

?).

della dossologia, quale

usa nel

rito occidentale,

: Gloria Patri, et Filio, et Spiritui sancto; sicut erat in principio, et

nunc, et semper, et in ssecula saeculorum.


in principio,
ecc.,

Amen.

le

parole Sicut erat


dal Concilio
i

vuoisi siano state aggiunte

quali sostenevano che

Niceno nel 325 per confutare l'errore degli Ariani, di Dio fosse cominciato nel il Figliuolo

tempo, non fosse stato ab terno.

2130. Ait latro ad latronem.


Con queste
l'

parole comincia la terza antifona delle Laudi in fine del-

Ufficio del Venerd Santo (Feria


in

VI

in Parasceve)

l'

uso volgare

le
:

ha usurpate
2

senso beffardo

non meno

delle altre del Salmista

131.

De populo
il

barbaro.

usate correntemente nella frase cose de populo barbaro di cui


tutti

sanno
il

significato e che
(v.

appartengono a uno dei salmi pi


de Aegypto, domus Jacob
si

noti,

113

1):

In
si

exitu Israel

de populo barbaro
la

(cio,

quando

Israele

part dall' Egitto e

casa di Giacobbe

allontan da un popolo barbaro).


l'atto sconcio

Qui trover anche luogo, per


dantesco
:

che esprime,

il

verso

2132.

Le mani

alz con

ambedue

le fiche.
e.

(Dante. Inferno,
e

XXV

v. 2).

qui ugualmente

il

verso del

Bkrni

2133.

Andava combattendo, ed
di

era morto.
(e.

Nana

messer Franc. Bekni nelF Orlando Innamorato

LUI,

ott. 60)

Orlando che accorso

in aiuto di

Carlomagno

alle prese

2I30,

Ditte un

dei

ladri

all'altro ladro.

[2134]

Scherzi, motteggi, frasi giocose

a >n

Saracini, fa cose meravigliose

con
si

la

sua Durlindana
il

la

quale
ad-

tagliava cosi finamente che

appena

sentiva

suo

ferire.

Va

dosso ad Alibante di Toledo e lo taglia giusto per traverso.

Onde

ora avendo a traverso tagliato

Questo Pagan, lo f' s destramente, Che F un pezzo in su l' altro suggellato Rimase senza muoversi niente
;

E come

uno riscaldato, Che le ferite per allor non sente Cosi colui, del colpo non accorto,
avvien, quand'
:

Andava combattendo ed era morto.

seguita

cos a tirar colpi

alla ventura,

persuaso

di

aver sane

tutte le sue

membra,
avanti.

finch,

avendone

tirato

uno

a due
l'

mani un
equilibrio
in

po' sgarbatamente, la parte superiore del busto perde


e

cadde

in

Il

Berni con questa facezia imit

in parte e

parte esager una vecchia storiella, che


di

non
s'

si

trova nel Boiardo,

cui

il

Berni rifece

il

poema, ma che
e.

incontra nel Ciriffo Cal-

vaneo
torre

di

Luca
di

PLCI, nel
Fircn/

V. ov'

narrata la
il..

morte

di Sinet-

(ediz.

2134. Est est


Nota

est.

la leggenda che spiega questo


il

motto

sibillino.

Un

vescovo
viag-

tedesco, di cui alcuni aggiungono

nome, Giovanni Fugger,

giava in Italia
caricato

ed essendo molto ghiotto del buon vino, aveva indi precederlo, e di assaggiare
il

un suo domestico

vino per

tutte le osterie dalle quali


|

^nando

sulla porta di quelle

ove trovava vino buono,

est,

cio est boinim, i buono, o sempliceleva per l'affermativa.

mente

si,

poich nell'uso medie\

<iunto a Montefiascone, e assaggiato lo squisito moscato di col.

Ho superiori
t.

a tutti

vini

precedentemente gustati.
e

Il

vescovo arriv,

tanto

ne bevve, che
il

ni

sulla sua

tomba

nella chiesa di S. Flaviano.


nie:

fede] servito:

appon

Propizi roc
DOMI*

758

Chi l'ha detto?

[ 2I

35"2I36]

Anche
altre

il

vino, causa della morte

elei

buon

prelato,

si

chiama tuttora

col triplice Est.

Questa

la versione pi diffusa della leggenda,

ma

pure ne esistono.

La
nel

pi antica, senza particolari di persone,

conservata nello Schrader,

Mommi.

Italics

(Helmaestad., 1592),

pag. ioo;

il

De Angelis
;

Commentario

storico-critico della citt e


il

cattedrale di Montefiascone (M. F., 1841) dice che


certo

vescovo fu

Deuc

L. Pieri Buti nella Storia della

citt

di Montefiascone

(M. F., 1870), a pag. 64, d invece

altri particolari, affatto diversi,

cio che la persona in questione era

un barone

tedesco, Giovanni

Defuk, venuto in

Italia

con Enrico
1 1

V sul cominciare dell' anno mi,


morendo
lasci alla citt
il

che la sua morte fu nel

13, e che egli


in

suo patrimonio perch fosse impiegato

opere di beneficenza, con


di lui

P obbligo

di versare ogni

anno
alla

sulla

tomba

un

barile del

buon
at-

moscato, che lo condussse


tenuto, sta

tomba. La variante cui mi sono


di

nel Giornale d erudizione

Firenze

(serie

in-8),

15 gennaio 1886. Vedi anche l'opuscolo del Maineri, Est! Est!

Est! o
delle

il

Vescovo beone
popol.,
tedesco

tradiz.

Morgante,

Un
:

(Roma, 1888), V Archivio fer lo studio Vili, 1889, pag. 299-300 e Giac. in Italia (Roma, tip. F. Fiordelisi, 191 7).
voi.
;

Ecco

altri

saggi di poeti italiani di diversi tempi,

che sentono

del faceto

2135.

di
il

Sudate, o fochi, a preparar metalli.


un noto sonetto
la di

principio di

Claudio Achillini
la

in

lode

Luigi

XIII dopo
si
il

presa della Roccella e

conquista di Ca-

sale.

Lo

ricorda oggi di frequente in beffa del secentismo barocco

non meno che

famoso

2136.

Bagnar

coi Soli e rasciugar coi fiumi.

concettino finale di un sonetto su S.

Maria Maddalena, che non


come
si

del Marini n dell' Achillini n del Preti

dice

comune
(n.

mente,

ma

di

un oscuro marinista, Giuseppe Artai.e


1628; m.
1670)
:

.Maz-

zarino presso Catania,

L' occhio e

la

chioma
e
'1

in

amorosa arsura
avvien eh' amante allumi

Se

'1

bagna
il

terge,

Stupefatto

fattor di

sua fattura

Che

il

crin

s' un
tal

Tago
<

e son due Soli

lami,

non rimir natura: Bagnar coi Soli rasciugar <<>/' fiumi.


Prodigio

[2I3T]

Scherzi, motteggi, frasi giocose

759

sonetto fu
(di

pubblicato nella P.
cui la

I.

dell'

Enciclopedia poetica

dell' Artale

prima ediz. del 1658,

ma

la ediz. migliore
ri-

quella di Napoli, Bulifon,

1679

veci .

a pag. 7); ed anche

prodotto nella raccolta di Lirici marinisti, a cura di Benedetto

Croce (Bari, Laterza, 1910), a pag. 453.

2137.

Il

can danzando con tre cagnolini.


Il

gatto allegro con cinque gattini.

Grande

celebrit ebbero verso la fine del secolo

XVIII

e nella

prima
so-

met dello scorso centennio, certe pie Canzonette marinaresche

pra

le

principali festivit della Madonna, composte in endecasillabi


il

a rima accoppiata da un gesuita novarese,


ni e llo

P.

Girolamo Toral

(nato nel

1694), predicatore valoroso e noto anche quale


bilingue
(ossia

autore di un
so)

sonetto

latino e

italiano

tempo

in

lode di Maria che comincia:


V'ivo in acerba

pena

in

mesto orrore.

Oueste canzonette, che furono pi e pi volte ristampate, parvero


allora soavissime e festevolissime
;

ma
il

oggi sono la cosa pi

amena

che immaginare
della

si

possa.

nella quinta canzonetta sulla festivit

Visitazione che descrivendosi

giubilo generale in casa di


della

S. Elisabetta per

la insperata visita

Madonna
:

si

aggiunge

questa ingenua pittura, che rimasta famosa


Il

can danzando con tre cagnolini.


Il

gatto allegro con cinque gattini.


gi^'li,

l'agnelletto coperto di

E
Chi

quattro chioccie con


latra,

tutti

lor figli

o miaula, chi crocchia, chi b

Ila senza strido,

ma

senza querela.
perfino
il

All'universale
nel
ventr<_

esultanza

si

unisce
netta,

poich

anni intanto nel seno materno


pi non cape pel giubilo interno,

\a corcando per o^ni cantone,

nodo

<!'

uscir

ili

prig

dan.

la

madre

760

Chi l'ha detto?

[213]

Aprs

cela il faut tirer l'chelle !

2138.

Il

vezzoso terremoto.
certi

L' ab. Vanneschi di Firenze, autore di

drammi per musica,


al

roba proprio da chiodi, ne aveva fatto rappresentare uno


del

teatro

Cocomero, oggi Niccolini


cominciava
di
:

e poich vi aveva introdotto


e ride,

una

arietta che

Il

Leone che scherza

Tommaso
in-

Crudeli,

Poppi nel Casentino (1703-1745), bello e vivace


il

gegno, e poeta non spregevole, che assai odiava


sentir cantare

Vanneschi, nel

quell' arietta,

improvvis

tre

epigrammi, dei quali

non rimase celebre che un verso solo:


L' elefante innamorato

Con maniera

non
al
l'

pi nera,

Ma

gentile,

ma

vezzosa,

La proboscide amorosa
Spinge
in

seno

caro ben.

Graziosetta oltre

usato,

nel volto pi serena

Va

per

1'

onde

la balena,

Vezzeggiando, saltellando

Quando amor

le

punge

il

sen.

Il vezzoso terremoto

Va ingoiando le citt. fulmine giulivo, Ed Non lasciando un uomo


il

vivo

Va scherzando
Il

in

qua
altri

e in l.
attribuito,

terzo di questi epigrammi fu


i

da

ma

a torto, ad

ANTONIO Vai
dimostrare
ti
il

\tini, di Lecce, strambo poeta, lo stesso che per


le

suo sviscerato amore ad una donna,


li

diceva: Donna,
il

amo

sino al pugnale, e che

avrebbe

scritti

dopo

terremoto,
di

tutt' altro

che innocuo, del


i

dicembre 1857,
in

nett' ex-regno
:

Na-

poli.

citano

versi

medesimi

quest' altra forma

1
(

gentile terremoto,

on

1'

amabile suo moto


le

Smantellava

citt,

Mentre

il

fulmine giulivo.
lascia
<

Che non

un
l.

uomo

vivo,

Saltellava pia

[2I39" 2I 43]

Scherzi, motteggi, frasi giocose

701

39.

Prima sput

tre volte, poi toss,

Indi a parlare incominci cos.


(Lor. Pignotti, // topo romito, favola).

2140.

....Con altri e spessi

Segni del tuo valore, o

vS fregia,

impressi.
v. 25-26).

(Parisi, In morte del barbiere,

Qui giace un Cardinale Che f' pi mal che bene. Il ben lo fece male, Il mal lo fece bene.
originale, di

un epigramma, non
del

Filippo Pananti, e ad un
i

altro

epigramma

medesimo autore appartengono

seguenti

2142. Mercato
S

nuovo ancor dopo mill' anni mpre si chiamer Mercato nuovo.


:

L' intiero epigramma cosi dice


Sul dorso ha un

mezzo secolo

Isabella,

ancor detta esser vuol giovine e bella. Chi sciocco la condanni


:

Io dico che ha ragione, e ve lo provo:

Sempre

Mercato nuovo ancor dopo mill' anni si chiamer Mercato nuovo.

2143.

Prete Pero un buon cristiano,


I.ioto.

semplice, alla

mano;
vivere.
Pero,
str.
1).

\"wc
.11

e lascia

-h,

//

I'afmto di Prt,

agora gi riva Della fantasia popolare, e di


lui

ridiceva

in

proverbi
in

gnava a dimenticare, code Fran-

i.

uno icheno
pag. 143)

p
--io,

ttolo (<>f>,n.

lo.

Ili,

tail

Prt
(

'ht >i.

ma

762

Chi l'ha detto?

[2 144-2 145]

Ed

io era
il

E
La

suo scolare primo giorno eh'

alla scuola

andai

costanza in

Amor

dimenticai.

Fu

rimessa di

moda
dalla

ai

giorni nostri dalla

commedia
la
il

di

Dario
alla

Niccodemi, Prete Pero, che rappresentata per


Scala di Milano,

prima volta
13

compagnia Zacconi,

giugno

191 8,

suscit tanti clamori e tante polemiche.

2144

Mangi tu, mangio ancor io, Mangiamo tutti col nome di Dio
di

sono versi

Antonio Guadagnoli
come prefazione
1842. Forse
il

nelle sestine // Secolo

Uma-

nitario, scritte

all'

almanacco fiorentino Sesto Caio

Baccelli per

il

Guadagnoli non fece che incasto-

nare nei suoi versi un


polo. In ogni

modo
i

di dire vivo

da lungo tempo nel poParlando delle gabelle


il

modo
fame,

ecco

versi completi.
il

e dei dazii che asciugavano le tasche,

poeta dice che se


lui
:

po-

polo soffre

la

e'

chi

mangia per

mangia il doganiere, Mangia la guardia, mangiano gli agenti, Mangia (e forse anche troppo) l' ingegnere, Insomma, mangi tu, mangio ancor io, Mangiamo tutti col nome di Dio!

sono dello stesso

Guadagnoli

anche questi
i

2145.

Misericordia! cantavano
Il d

grilli

dell'Ascensione alle Cascine,


coi loro strilli

Per muovere a piet

I Fiorentini e pi le Fiorentine.
(/ grilli,
Il

rat

n.

primo verso che

in

Firenze

popolare, accenna a una


il

tradizio-

nale costumanza, antica in Firenze, di andare

giorno dell'Ascen-

sione alle Cascine, famosa passeggiata fuori della citt, a far colazione, e cercare
lo prese di
grilli

da mettersi

in

gabbia;

ma

il

Guadagnoli
!

pianta da una vecchia frottola popolare, che comincia

Misericordia

cantavano

grilli,
:

Quando gli detter foco alla capanna Ce n' era tanti di que' piccirilli, Che chiedevano ajuto a babbo e mamma.

[2146]

Scherzt, motteggi, frasi giocose

763

2146.

il

La
di
di

vispa Teresa.
fanciulli, intitolata

primo verso
Far/alletta,
i

una notissima poesiola per


cui

La

quasi

tutti

versi

sono famosi,

ma

spe-

cialmente

primi

La

vispa Teresa

Avea tra 1' erbetta Al volo sorpresa


Gentil farfalletta
e

r ottavo
L' ho presa,
1'

ho presa

Naturalmente

si

ripetono e

si

citano facetamente, senza che ci

implichi scherno alla poesia in s che garbata e ben adatta alle

ingenue menti dei bambini.


note, nessuno pi ricorda
il

Come nome

succede di tutte
dell'

le

poesie molto

autore che Luigi Sai-

ler (1825-1885), buon


manzoniano fervente, che
Milano, sua
Militare di
lui

scrittore

di cose educative e didattiche,

fu rettore del collegio Calchi-Taeggi in

citt

natale e
Si

poi professore di

lettere

alla

Scuola

Modena.

veda una biografia


(1879)
del

di lui, forse dettata

da

stesso, nella

prima ediz.
diretto

Dizionario biogr. degli


Gubernatis, pag. 1244. e

scritt.

conte mp.,

da Angelo

De

alcune commosse pagine di Frane. D'Ovidio nel volume:


pianti (Palermo,

Rim-

1900), pag. 246 sgg.

Xon
le

facile risalire alle

prime stampe
libri

di

questa poesiola, poich

vecchie edizioni dei

per fanciulli diventano rapidamente rarissime, pi di quaintrovabili, per ragioni intuitive.

lunque prezioso incunabulo, anzi

Credo che essa comparisse per


della Fanciullezza,

la

prima volta nel volume L'Arpa

io anni,

raccolti

componimenti poetici per bambini dai 5 ai e ordinati da Luigi Sailer, Milano 1865: non

ho veduto questa prima edizione,


la

ma

nella seconda che del 1869,

poesiola

ripetuta e dall' indice appare che essa

non era

di

quelle aggiunte nella ristampa.

La

poesia nelle prime edizioni pre-

senta qualche lieve variante dal testo che oggi

comunemente
:

corre

per

le scuole,

p. es.

gli

ultimi versi cosi


ntita
:\

suonano

le

dita

Va,

torna

all' cri

Gentil farfallet:

764

Chi l'ha detto?

[2147-2148]

in

luogo della lezione oggi corrente e che non oserei dire migliorata:

Confusa, pentita

Teresa

arross,
le

Dischiuse

dita

L' insetto fugg (ovvero

quella fugg)

Va

notato per la cronaca che oltre molte parodie,

pi o

meno

riuscite,

Trilussa (Carlo

La Vispa 7 eresa ha un seguito Alberto Salustri)

ossia

una coda, composta da

per la celebre artista comica

Dina
strato

Galli.

Fu

stampata nel 191 7 a

Roma

in

un opuscolo

illu-

da V. Finozzi (La

Vispa Teresa allungata da 7 rilussa),


la

con una prefazione del signor E. Corradi che attribuisce


ternit della poesia originale.... nalista
al

pa-

povero Samuele Ghiron. gior!

romano morto

alcuni anni fa

Aggiunger che

la

coda

stata ancora allungata in copie che circolano manoscritte.

2147. Levato quer viziaccio di rubbare

San Ranieri

il

'n
in

gran santo

di ve' boni.

principio del sonetto

XII

dialetto pisano di

Neri TanBisoin
;

fucio (Renato Fucini),


gna sapere che

intitolato

San Ranieri miraoloso.


si

allo scheletro di

questo santo, che

conserva

una cappella

del

Duomo

di Pisa,

manca un

dito di

una mano

una

irriverente

tradizione popolare vuole che lo perdesse per


il

un

colpo d coltella datogli da un pizzicagnolo mentre

bravo santo

stendeva la

mano

per ghermire una forma di cacio. Questa uscita

faceta del Fucini


rot che

pu

ritenersi suggerita dal verso di


al

Clement Ma-

menzioner pi avanti,

numero 2178.

2148.
nel

Dghela avanti un passo.


famosa canzonetta popolare
la
in dialetto
al

ritornello della

mila-

nese

La
di

della

Gigogin, eseguita per


1'

prima volta

Teatro Carche

cano
a

Milano

ultimo giorno dell'anno 1858,

la stessa sera

Genova

era provato Y
la

Inno del Mercantini.

Il

popolo accola
Misi gai

entusiasmo

canzone, dal ritmo

facile e spigliato, nei ini

ina sconclusionati
e
il

volle intravedere chi sa quale riposto lignificato;

Bisogna ave' pazienza cil Dagliela avanti UH passo panno,


Al mattino del giorno
di
l'

all'alba del '59, monito eloquente.

poi

che era

il

primo gennaio,

la

banda doveva andare, secondo

USO,

[2I49" 2I 5]

Scherzi, motteggi, frasi giocose

765

a dare

il

saluto di capo d' anno dinanzi al palazzo del Vicer

e fu seguita da
quali,

una

folla

enorme

di qualche migliaio di persone le


il

con slancio frenetico, gridavano

ritornello
di

Dghela avanti dopo


di

un

passo.

La musica

della briosa

canzone

Paolo Giorza (nato

a Milano nel 18321,

un singolarissimo
mori

tipo di musicista che

aver avuto un periodo di celebrit europea


balli e

come compositore

come

direttore teatrale,
di

in

miseria nella piccola citt

nordamericana

Seattle

nel

maggio del 19 14 (Caddeo, Inni


indubbiamente
di

'i guerra e canti patriottici, Milano, 19 15, pag. 73). Delle parole
s'

ignora

1'

autore,

ma
non

si

tratta

im mosaico

di vecchi canti popolari,

tutti

milanesi che infatti Gigogin non


di

milanese

ma

piemontese ed diminutivo

Teresa.

Della poesia dialettale napoletana molte

frasi

sono rimaste nel-

r uso

vivo,

queste due per esempio

2149.

Comme

fuie e

comme non
(n. nel

fuie.

che fa parte del ritornello di una famosa canzonetta napoletana.


Ciccuzza, di Luigi
dell' altra

Chicrazzi

1831), che anche l'autore


Il

famosissima canzone Afasto Raffaele.

verso suddetto

serve di risposta ad altro pure rimasto popolare

Contala, contala

comme

fu

Ma

noi

non racconteremo

altro per rispetto dei lettori e

delle

lettrici.

Xann,

si

Mme
cos

ce penzo vene na cosa.


una
delle pi graziosi
intitolata

comincia

il

ritornello

di

canzoni nae

poletane di
sicata

Salvatore
:

di

Giacomo,
la

Xann .'.'.'

mu-

da P. Mario (Osta per


la

festa di

Piedigrotta del

1886.

Tutta

strofa

Nanni,

si ce penzo Mine vene na cosa, sciamma annasa

2149.
2
1

Come

fu e

come non

fu.

50.

Nannina.

766

Chi l'ha detto?

[2 15 1-2

152]

Cchi abbampa accuss

overo stu suonno?...


s!...

Meh, dimme ca

Della prosa italiana vive la frase seguente


2

Va', va', povero untorello,

non sarai tu quello

che spianti Milano.


(Manzoni, / Promessi Sposi, cap. XXXIV).

Cos salutano

monatti Renzo, che scambiato dal popolo per un

untore aveva cercato scampo sul loro carro.

Dal

teatro invece

potremo

citare

con minore parsimonia, e co:

mincer da un famoso verso tragicomico

2152.

Ma

l'aspettate in

van: son

tutti morti.

A
del

satireggiare la frenesia per le tragedie nello stile greco che invase

tutta l'Italia

dopo l'acclamata Merope


il

del Maffei,

un bell'umore

secolo scorso,

senatore veneziano
di

Zaccaria Valaresso,

compose un' amena parodia


titolo di

quelle lacrimose composizioni col

Rutzvanscad

il

Giovine, arcisopratragichissima tragedia


de' Grecheggianti Compositori da
;

elaborata ad uso del

buon gusto

Catuffo Panchianio Bubulco


finit

Arcade

che fu ristampata un' in-

di volte

ed anche rappresentata sulle scene.


si

La

scena ultima

dell'

ultimo atto
di

chiude con una sfida lanciata da Marnatane,


la

primo ministro
vuota,

Rutzvanscad ad Aboulcassem. Rimasta


il

scena
faccia

cos

annota

libretto,
gli

quando

1'

Udienza

molto rumore, chiamando fuori


geritore con la carta in

Attori, e battendo, esca


;

il

Sug:

mano

e col cerino

poi dica

seguenti versi

Uditori, in' accorgo,

che aspettate,
vi

Che nuova
"Ma
Si
1'

della

pugna alcun
:

porti

aspettate in van
il

son

tutti

morti.
li

narra che una volta, mentre


la
tela,

suggeritore

andava dicendo,

cadde improvvisamente
tragica la

accoppandolo rese pur troppo

comica catastrofe.

Lo
tra
gli

scioglimento sommario del Rutzvanscad fa imitato da molti,


altri

da quell'arguto ingegno

di

Francesco

Gritti

mi

suo

Naufragio della vita nel mediterraneo della morte,

dm e

l'azione

[2

53-2 156]

Scherzi, motteggi, frasi giocose

~6~

chiusa con lo sterminio di tutti


tra,

personaggi, Nabucco, Cleopa:

Orazio-al-ponte, Frine ed Archimede


di

Nabucco

spira

dopo

un monologo

venti versi tutti composti di monosillabi.

In una commediola
in

moderna troviamo una


:

bizzarra frase rimasta

uso ad indicare una pesante mazza

2153. Vecchio amico d'infanzia.


ed
nella

Medicina di una ragazza malata

di

P.

Ferrari

(se. 8),
:

dove Girolamo va a prendere un grosso e nodoso bastone, dicendo

Debbo
pagno

aver qui un vecchio amico d' infanzia.... un com-

di scuola!...
si

il

per analogia

pu ricordare

2154. Beato asperges del baston.


che faceva parte del sistema educativo degli Austriaci in
Italia.

frase contenuta in

uno

dei sonetti di

Carlo Porta

Catolegh,
e

apostolegh e

annotate da

roman (Poesie di C. P. rivedute sugli originali un milanese. Milano, 1 887 a pag. 613)
; :

.... n'

han miss tucc


silenzi,

in

stat

de perfezion

Col degiun, col

col trann biott

E
Il

col beato asperges del baston.

nostro teatro contemporaneo molte altre citazioni potrebbe


se in generale
la

fornirci,

non

si

trattasse di frasi che

hanno una poil

polarit transitoria,

quale dura soltanto finch dura

successo

effimero della produzione


toriet

donde sono

tolte.

Fra quelle
la

la cui

no-

o parve pi duratura, sarebbero

frase
:

d' intercalare

stupido che ebbe qualche fortuna parecchi anni fa

2155.
dalla

Quando

c' la salute, c' tutto.

commedia
1,

// Professor Papotti di
al

i.A. VAS
di

rappresentata

Teatro Manzoni

Milano

il

13 dicem-

bre

1889; e l'intercalare favorito del gentiluomo Vidal nella Se-

renissima,

commedia

di

GIACINTO GaLUB

2156.

Megio de
di

cussi la

non potria andar.

2156. Meglio

cosi

non potrebbe andare.

68

Chi l'ha detto?

[21 57-2161]

Anche pi
moltissime
a tutta Italia

popolari,

perch pi caratteristiche,

sono rimaste

frasi

del teatro dialettale milanese,


sal

diventato familiare

dopo che Edoardo Ferravilla

con esso a meritata

fama come creatore


e vi mori

di tipi che resteranno imperituri.


il

Di Edoardo

Ferravilla dir soltanto che nacque a Milano


il

18 ottobre 1846

25 ottobre 191 5; chi voglia sapere qualcosa di pi


comiche, legga
il

sull'artista e sulle sue inarrivabili creazioni

libro di

Cletto Arrighi. Ferravilla: studio critico biografico (Milano, 1888).

La

pi antica di queste

frasi

1'

2157.

Anca

lu,

sur Piccaluga, a Milan?


di

Nella famosa commedia-vaudeville El Barchett de Boffalora

Cletto Arrighi (Carlo Righetti)


dottor Polidoro Piccaluga,

test

ricordato

al

povero

ex-sindaco di Buffalora, capitato per


le

sua disgrazia a Milano, appiccicano per burla dietro


cartello
tutti

spalle

un

con quelle parole

egli

poi fa le pi alte meraviglie perch

lo

conoscono, ed convinto di riportare un vero trionfo nella

capitale morale d' Italia.

2158.

Oh
:

che bella festa! oh che bella festa!

ed anche

2159. Alagria! alagria!


sono
asen,
fiori

letterari del

componimento

di

Massinelli nella Class di


tr.r.A

scherzo comico di

Edoardo Ferra\
d'

(se. 9).

60.

El tegnaroo
arrestare

oeucc

intercalare del carabiniere

Ciappa-ciappa che

si

strugge dalla

voglia di
statoa

una buona volta qualcuno, nel vaudeville La


di

del sur Incioda

Ferdinando FONTANA;

conn- nella

stessa produzione

2 161.

Anima

tapina.

l'intercalare del povero sindaco Gioachino Finocchi. proprie


tario dell'Albergo

Maiale Sant'Antonio.

2157. Anche lei, signor Piccaluga, a Milano? 2100. Lo terr d' occhio.

[2

162-2165]

Scherzi, motteggi, frasi giocose

769

2162. L' tanta ciara


Cos

Don Malachia nella citata Class di asen, scherzo comico di Edoardo Ferra villa (se. 9). Queste parole non si trovano nel libretto a stampa povero Sbodio, che sosteneva di solito ma
;

il

quella parte nella primitiva compagnia Ferravilla, le diceva sempre,


nel

rispondere a Bussola che vuole prevenirlo nelle interrogazioni.

2163.

Adagio

nelle voltate.
il

uscita comica, soprattutto per

sottinteso equivoco, che

Edoardo

Ferravilla
comico da
lui

nella parte del Signor Pancrazio dice nello scherzo

stesso composto,

La luna

de mei del sur Pancrazi


la-

(parodia della

Luna

di miele di Cavallotti) nella scena sesta,


l'

sciando la moglie sola con

innamorato.
lavori di

Dal teatro melodrammatico, che d


e

fama pi consistente

duratura dei lavori drammatici, e che vede pi facilmente diventai


i

popolari
risentirli

suoi versi, poich intiere generazioni corrono a sentirli e


al

senza stancarsene, trarremo

solito

un maggior numero

di
!

citazioni.
versi

2164.

Bella coppia,

il

ciel

vi guardi,

Ritiratevi che tardi....


che sono rimasti anche oggi nella tradizione a Napoli e tono comunemente
brutte coppie,
e
si

ripe-

napoletanescamente per canzonatura delle


versi

sono due

del

libretto

del

Girello,

dramma

musicale burlesco, che fu in gran voga per quasi trent' anni nella

seconda met del seicento, e

di cui

PAdemollo ha

scritto la storia,

provando che autore della poesia, e forse anche della musica,


Filippo Acciajoli e che
volta a
il

fu

dramma

fu rappresentato per la prima

Roma

nel

carnevale del

1668.
re,

2165.

Una

volta c'era un

Che

a star solo s'annoi.

Cerca, cerca, ritrov.

Ma
2162. E
cosi

il

volean sposare in

tre.

chiara

770

Chi l'ha detto?

[2 166-2

6g]

Canzone

di

Cenerentola
e

nell'

omonimo melodramma

giocoso, scritto
1)
: ;

da Jac. Ferretti
le

musicato da Rossini
versi

(a. I, se.

le

sorelle

impongono

silenzio coi

ugualmente popolari

2166.

Cenerentola, finiscila

Con
E

la solita
:

canzone.

nella scena seguente

2167.

Resta l'asino

di poi?

Ma
Chi

quell'asino son io;


vi
il

Che
Cos spiega
il

guarda vede chiaro somaro il genitor.


Don
Magnifico.

suo sogno

La

Cenerentola forse

il

capolavoro

di

Jacopo Ferretti romano,

n. nel 1784,

m.

nel 1852,

autore di una quantit straordinaria di prose e poesie d' ogni genere e di pi di centottanta
Donizetti,
il

melodrammi
Ricci,
il

scritti

per

il

Rossini,

il

Coppola,
lo

fratelli

Mayr, ed

altri

maestri.
di quella

Massimo D'Azeglio
societ sveglia,

mette

fra gli alti e belli


di

ingegni

piena di vita e

movimento che

fioriva a

Roma

nel 1814.

2168.
ovvero

Eran due ed or son


Gli Esposti,
libretto del
il

tre.

titolo di

un' opera comica musicata da

L. Ricci su

medesimo Ferretti

2169.

Udite, udite, o rustici:


Attenti,

Io gi

non fiatate. suppongo e immagino,


par di

Che

al

me

sappiate

Ch'io sono quel gran medico, Dottore enciclopedico, Chiamato Dulcamara,

La cui virt preclara,

portenti infiniti
noti in tutto
il

Son

mondo.... e in

altri siti.

[2

70-2 172]

Scherzi, motteggi, frasi giocose

7 7

Questo

il

principio della famosa cicalata del Dottor

Dulcamara

nell'opera comica L'Elisir d'Amore, parole di

Felice Romani.
popolare
l'ul-

musica

di

Donizetti (a.

I, se.

5).

in special

modo
al

timo verso (imitato dal francese, vedi pi avanti

num. 2189);

ma

sono anche popolarissimi


:

due

versi

che

si

trovano ripetuti poco

pi oltre

2170.

Comprate
Per poco

il

mio
ve

specifico,
lo do.

io

Lo spagnuolo non
di

beve.
del

sono parole

Gennaro
e

nel

melodramma pure

crezia Borgia,

anche musicato da Donizetti

(a. II,

Romani. Luse. 5). Lo


il

spaglinolo che

non beve Gubetta, scherano della Duchessa,


di

quale ha vuotato
il

nascosto in terra

il

bicchiere ove era mesciuto

veleno dei Borgia. In queste ultime pagine del mio repertorio devono trovar luogo

brevissimi cenni di
lice

un autore che
egli

fra
in

pi frequentemente

citati,

Romani. Nacque
;

Genova

nel 1788, mori a

Mu-

neglia nei 1865

si

dette prima all'insegnamento, poi alla poesia,

e nel 1814 fu nominato poeta dei regi teatri del regno italico, e da

quel tempo

si

dedic completamente alla poesia melodrammatica,


in cui giaceva, e
ai

che sollev dallo scadimento


dola
ai

che riform adattan-

mutati gusti del pubblico e

nuovi bisogni della moderna


libretti

musica. Scrisse un grandissimo numero di


Bellini,
il

per

il

Mayr,

il

Rossini, Donizetti, Mercadante, bellissimi fra

tutti quelli

della Straniera e della

Sonnambula, ambedue per


di

Bellini.

L'ultimo

specialmente un
tenuto

idillio

cosi squisita fattura che sar

sempre
il

come uno

dei pi perfetti lavori

onde

si

arricchito

re-

pertorio del

teatro italiano.

172.
)'
I

....

Ultimo av;m/<>
infelice.
Iaiiii-

una stirpe
&

Igardo che cosi parla di s nella tragedia lirica Lucia di


WterwtOOf
ti.

(a.

III.

71.

parole di S\i.\

\MM.\k\Ni>. musica

di

Ma

quante volte non P abbiamo sentito dire a qualche

guitt che spendeva l'ultima redora moneta, che fot


ma<t.;

77 2

Chi l'ha detto?

[2 173-2 17.5]

2173.

sei

tu che macchiavi quell'anima,

La delizia dell'anima mia.... Che m'affidi e d'un tratto esecrabile


L' universo avveleni per

me
!

Traditori che in tal guisa rimuneri


Dell'

amico tuo primo


musica
di G.

la f

(/ ballo in maschera, parole di A.

Somma.

Verdi,

a. Ili, se.

1).

L' autore di questi bei versi intese

di

scriverli

sul serio

ma

nes-

suno

si

adatta a

ripeterli

se
si

non per

burla....

ovvero quando
Si avverta

P abbondanza
che
il

del vino bevuto

espande in sfoghi canori.


:

popolo canta comunemente

Eri tu che macchiavi


pi oltre
(al

ecc. Della

storia di questo

famoso

libretto dir

n. 2217).

2174.

Caro, non posso

movermi
cos.

Sto troppo ben


e anche
:

2175.

Con quel bocchin


Col mesto
Ah!...
il

di

zucchero
nascere

sospirar....

ciel l'ha fatta

Perch
sono
versi,

la

debba amar.
si

familiarissimi ai nostri nonni e

trovano in

Una ma-

scherata di pagliacci, scherzo comico in un atto di

Andrea Coin-

deb, scherzo
Qui sarebbe

a'
il

suoi tempi (1861) popolarissimo.

luogo d' inserire qualcuno di quei notissimi


insipidi
scurrili,

tercalari volgari,

sempre, spesso addirittura

cretini, talora

anche equivoci e
dal popolo con
cesi
sia
li

che nascono chi sa come, sono ripetuti


i

una insistenza stucchevole (non per nulla


scies),

fran-

chiamano
la loro
si

muoiono dimenticati
loro autore che
i

ma non

li

registro

perch

vita in generale vita di


il

un giorno,
il

sia

perch

quasi

mai

conosce

popolo innominato!
fin

quello stesso che ha foggiato

proverbi, ugualmente sbanditi

questa raccolta, come

si

detto a pag. IO.


frasi

Ho

fatto nella

il

pari'

qualche eccezione per poche

nate durante e in occasione della

[2176]

Scherzt, motteggi, frasi giocose

773

guerra

e ne faccio qui un' altra per una frase che ebbe vita

meno

effimera poich ancora sopravvive e di cui, se


tore,

non proprio l'au-

almeno

si

conosce

la storia,

interessante perch su per gi

quella di tutte le altre frasi simili e che fu narrata in

un vivace

articolo di Enrico Tarlarmi nella Gazzetta dello Sport, di Milano,

del 22

maggio 1914:

2176. Molla
Il
il

Buni

rag.

Romolo Buni,

milanese, ciclista popolarissimo correva

21 giugno 1893 nell'Arena di Milano un match col formidabile

corridore francese Medinger.


sfida,

La

folla s' interessava

moltissimo alla
nazionale,
il

nella quale era in giuoco


il

anche

1'

amor proprio

quando parve che

francese stasse per oltrepassare

suo be-

niamino, per un attimo, un attimo solo, la folla tacque, in un' angoscia senza
tato

nome ma che

conosciuta da quanti

hanno frequenuna voce che

un campo
si

sportivo. Poi nel silenzio altissimo,

non

seppe mai di chi fosse, usc in urlo nuovo, in un incorag-

giamento strano: Molla Buni! Molla Buni!


Quel grido,
in

come una

striscia di

polvere accesa,

si

propag
ri-

un baleno. Molla Buni!


all'

saett la folla e

Buni che cap,


1*

spose

attacco del francese e

aument ancora

andatura.

Mesi

dinger, sfinito, perse


ritir,

una lunghezza, poi due, poi


la corsa.

dieci e vinto

abbandonando
la

Molla Buni ! Molla Buni !

conti-

nu a gridare
fini

turba e Buni continu a girare velocissimo, poi


i

la

gara coprendo

chilometri in

7'

32" che era un record,

poi

fu portato in trionfo,

sollevato sulle spalle, abbracciato, badi cui

ciato dalla folla in

un tripudio

non

s'

era mai visto

l'

eguale.

Alla sera, tutta Milano gridava Molla Buni!...

Da

allora,

quell' esclamazione fu di

dominio pubblico, entr

nelle abitudini di tutti,

del popolo e della borghesia, dei giovani


di

e dei vecchi;

fu

una frenesia

Molla Buni! che

si

sentiva

ri-

petere ad ogni angolo di via, in ogni crocchio, a teatro, a scuola,


di giorno,

di notte.

Fu

un'ossessione, un incubo che non lasciava


si

mai pace: Molla Buni!


dista, a

gridava

al

passaggio di un velocipe-

una carrozza che


;

transitava, al facchino che trascinava


.

un

carretto

Molla Bun:
i

alla

pentola che bolliva, alla saralla stufa

tina che batteva

tacchi sul marciapiedi,


si

che

s'

accen-

deva.

Molla Buni!

disse a

proposito e a sproposito quando

74

Chi l'ha detto?

21 77]

bisognava compiere uno sforzo e quando invece


sedere
;

ci

si

metteva

Molla Buni !

si

gridava alle guardie quando inseguivano

un ladruncolo, quando
chi di biancheria.

le

lavandaie caricavano sui loro carri


intercalare e

sacfrase

Fu un

una imprecazione, una

sublime e sciocca,
ripetere

che esaltava e infastidiva,

ma

che bisognava
libe-

ad ogni istante come per uno sfogo, come per una

razione.

Una

canzonetta Molla
di

Buni ! apparve
un organetto

agli angoli delle strade

accompagnata dal suono

e un' altra sul palcosce-

nico dell'Eden; a Molla Butti/ fu dedicato un bazar e nale umoristico.

un
il

gior-

Dinanzi
!,

al

Molla Buni! scomparvero


Schiva
i

Taja

Barzagh, Sterza biscella

lo

l'

Oliva e

el

po' and,

che per lungo tempo erano

stati

motti cari al popolino ambro-

siano prima dell' avvento del


menticati e sostituiti da
altri,

Ma
pur

de bon per ! - ora

tutti di-

essi caduti.

L'ultimo cui Milano


di ragioni questi insi

dette vita e rinomanza (e per


tercalari milanesi
in

un complesso

perdono

il

carattere locale e presto


il

diffondono

tutta Italia)

sorse durante ra guerra ed

notissimo

El va

biroeucc.

La
poche

letteratura
altre

francese

mi presenta invece un verso famoso,


due epigrammi,
e

citazioni in prosa e in poesia,


Il

poche

citazioni del teatro.

verso questo

2177.

Qui nous dlivrera des Grecs et des Romains?


di

Jean-Marie Clment (1742cui Joseph Berchovx fece il nous in me e faprimo verso della sua unica Elegia, mutando cendolo seguire dall' altro non meno noto
ed un'apostrofe tragi-comica
1812) in una delle sue pitres,
di
il
:

Race

d* Agamemnon,

qui ne

finit

jamais!...

stato detto che Giacomo Offenbach, quando fu per cinque anni

direttore

d'orchestra
la

al

Thtre Franais

si

annoi cori atroceeroi deldi

mente per
l'

interminabile e

soporifica processione di

antichit alla quale fu obbligato

ad

assistere,

che giur

ven-

dicarsi:

e se ne vendic con la /ielle Hlne, suo capolavoro, con

Orphe aux Enfers

2177. Chi

ci

liberer dei

tired e dei

Romani?

[2 178 -2 182]

Scherzi, motteggi, frasi giocose

"
--

2178.
Cos
ois

Au

demeurant

le

meilleur

fils

du monde.
roi

Clment Marot (1 495-1 5441, nella pttre au Ier pour avoir t' drob (v. 12), parlando del

Fran-

suo servo,
di galera

un

valet de Gascogne, che dipinge

come un vero avanzo

e che lo aveva derubato.

2179. Voil bien du bruit pour une omelette!


Si narra,

non so con quanta

verit,

che

JACQUES Valle

sieur

Des Barreaux (1602-1673).


e pi

consigliere al

Parlamento parigino,

noto come libertino e incredulo incorreggibile, che come poeta,


in

avendo dato

un venerd santo convegno ad


Mentre

alcuni suoi

compafrittata

gni di dissolutezze in un'osteria di St. -Cloud, ordin


col prosciutto.
si

una

mettevano a tavola per mangiarla, scopi

pia

un

violento uragano,
si

tuoni incessanti fanno tremare la casa

Des Barreaux

alza, apre la finestra, e getta fuori la frittata, escla-

mando

Voil bien

du bruit Ui-haut pour une omelette !


ed. 1840,
to.

(Talle-

mant des Reaux,

Historiettes,

IX, pag.

1;

Ce

n'est rien.

C'est
"

une femme, qui


(La Fontaine. Fables,
I.

se noie.
lib. Ill, fabl.

XVI:

a femme noye,

v.

1-2).

-mm.
ritornello
di

Allons, saute, marquis.


un monologo
recitato

da un avventuriero, sedicente
(a.

marchese,

nella

commedia Le Joueur
\\Ki> 11655-1709).

IV.

se.

7)

di

|i

w-

2182.

Piglialo su, signor


nignac.

Mons.
di

Molire,
i

il

primo

atto

finisce

(se.

16) con quella esilarante scena che


.

francesi chiama-

rono Crmonie

l'n

consiglio di medici,

dopo aver dichiarato che

In fondo il miglior ragazzo del mondo. Ouanto rumore per una frittata 2180. Non nulla, c' una donna che si affoga. 2,181. Andiamo, salta, marchese.
.

('

776

Chi l'ha detto?

[2 183-2 184]

il

signore

di

Pourceaugnac
agli

ammalato,

gli

ordina un rimedio,

dando incarico
senz'altro
i

speziali di somministrarlo.

questi sfoderano
il

relativi

strumenti

idraulici,

mentre

malcapitato
aggressori.

limosino cerca di respingere coi pi disperati sforzi

gli

La

tela

cade mentre

il

coro risponde alle proteste di Pourceaugnac


nel testo di Molire cos, in lingua itain

coi seguenti
liana,

versi, scritti

e che

sono divenuti quasi proverbiali


Piglialo su,

Francia

Signor mons,
Piglialo,
piglialo,
ti

piglialo su,

Che non

far

male

Piglialo su questo serviziale,

Piglialo su,

Signor mons,
Piglialo,
piglialo,

piglialo su

E
li

come mai
abbia
scritti

questi versi sono in italiano?

probabile che cos

con

gli altri

couplets dello stesso atto pure italiani,


la

Giovanni Lulli, che ne compose anche


nella parte di

musica, e nella prima


al re

rappresentazione del Signor di Pourceaugnac cant innanzi

uno

dei medici.

Le
di

stesse parole

sono state conser-

vate nelP opera buffa

omonima,

Ferdinando Fontana, musica


prima volta
alla

del bar. Alberto Franchetti, rappresentata per la

Scala di Milano,

il

10 aprile 1897. produzione


di

Anche
naire, nel

in un' altra

Molire, Le malade imagiin latino

IH Intermezzo
di

che rappresenta in parodia la cerimonia

dell'ammissione

un nuovo medico, abbiamo


le

macche-

ronico un coro burlesco che a tutte


dottore, esclama
:

buffonesche risposte del nuovo

Bene, bene, bene, bene respondere

2183.

Dignus, dignus est entrare


In nostro docto corpore.

2184.

quelle sauce voulez- vous tre


di Luigi

mangs?
al

Galonn, ministro delle Finanze


nel

XVI,

indusse questo re
re

1787 a convocare

Notabili;

ma

sosteneva che soltanto

2183. degno, degno di entrare nel nostro dotto collegio. 2184. In quale salsa volete esser mangiati'

[2

185-2 187]

Scherzi, motteggi, frasi giocose

spettasse

il

diritto di

ordinare le imposte, e che

1'

assemblea non

dovesse pronunciarsi che sul


contro di
lui

modo

una

caricatura,

Comparve allora che rappresentava un contadino, il


di esigerle.
tutti

quale, riuniti intorno a s nel cortile galli, galline, tacchini e piccioni,

diceva loro

Miei buoni amici, io vi ho radunati qui


vi

per domandarvi in quale salsa desiderate che

mangi.

Un

gallo,

alzando

la

testa,

rispondeva:

Ma

noi non vogliamo affatto es-

sere mangiati
il

! Ecco, voi divagate dalla questione, - ribatte contadino, - non si tratta di sapere se a voi fa piacere o no
essere mangiati,

di

ma

soltanto quelle sauce vous voulez tre

mangs.

2185. Enfin nous avons fait faillite!


rclame celebre di un originale francese, per met
tere,
le

uomo

di let-

per met industriale, certo


le

Dunan -Mousseux,

famoso per

novit stravaganti con

quali sapeva attirare l'attenzione del


!

pubblico sui suoi manifesti. L' Enfin nous avons fait faillite
considerato
I

come

il

capolavoro del genere.


i

due epigrammi sono

seguenti

2186.

De De

par
faire

le roy,

dfense Dieu un miracle en ce lieu.


mura
del cimitero di S.

scritto

da un bello

spirito sulle

Medardo,

chiuso nel 1732 per ordine di Luigi

XV
ne

dopo

disordini dei con-

vulsionari che accorrevano alla tomba del diacono Paris.

2187.

Ci-gt Piron, qui

fut rien,

Pas
pour

mme

acadmicien.
s

composto da Alexis Piron per


versi
soli,

medesimo, riducendo
et

in

due

le

soulagement des mmoires,


lui

pour

le

mieux,

altro epitaffio

pure da
versi.

composto, dove

lo stesso concetto era

stemperato in 10

2185. Finalmente siamo 2186. In nome del Re,


coli

falliti!
si

proibisce a

Domeneddio

di fare

mira-

in

questo luogo.

2187. Qui giace Piron che non fu nulla, neanche accademico.

778

Chi l'ha detto?

[2188-2192]

2188.

Assommer un garde-champtre,
assommer un homme
principe
!

ce n'est pas

!...

C'est craser

un

(Sardou, Rabagas,

a. II, se. 4).

2189.

Connu dans

l'univers et dans mille autres


[lieux.
(Scribe,
a.
I,

Le

Philtre,

musica

di

Auber,

se. 5).

Ho
si

gi detto che questa operetta


il

l'

originale da cui

il

Romani
2169,

trasse

libretto dell'

Elixir d'Amore
l'

poco

indietro, al n.

trovata nell' ultimo verso

imitazione del verso presente.

2190. Quelques seigneurs sans importance.


nella

graziosa operetta
e

di

Offenbach,

Les

Brigands,

parole

di

Meilhac
sacappa
il

HalVY,

Gloria-Cassis presenta al capobrigante Fale


gli

suo seguito,

dopo aver nominato


altri

medesimo

e alsei-

cuni dei suoi, riunisce

nella
sc.

comica frase: quelques

gneurs sans importance


2 19 1.
titolo di

(a. II,

io).

Embrassons-nous, Folleville!
un vaudeville
in

un

atto di

Labiche

Lefranc,

rap-

presentato per la prima volta al teatro della Montausier (Palais-

Royal),

il

6 marzo 1850.

2192.
nel
di

Well

roared, lion!
notte di estate (A
(a.

Sogno d'una

Midsummer
se. 1) e
si

Night's Dream)

Guglielmo Shakespeare

V,

dice ironicamente

ad un ciarlatore spaccone.

2188. Accoppare una guardia campestre,

non
!

accoppare

un

uomo, 2189. Noto in

schiacciare

un

principio

tutto l'universo e in molti altri luoghi.

2190. Alcuni signori senza importanza. 2191. Abbracciamoci, Folleville!

2192. Hai ruggito bene, o leone.

[2193]

Sfarfalloni

85.
Sfarfalloni
Chiudo questo modesto repertorio
di
frasi

storiche

e letterarie

popolari fra noi con un mazzetto di citazioni che non hanno altro

merito se non quello della scempiaggine loro, veri sfarfalloni o grullerie

passate alla posterit

come

tali.

Appartengono quelle che ho


teatro, tranne alcune

raccolto,

per la maggior parte

al

che ad eccezione di un paio sono di origine


le

poetica

do queste per prime e comincio con

famose

2193. Vrits de
Giacomo Chabannes,

M. de

la Palisse.

signore de la Palice o Palisse (La Palisse

castello del dipart. dell'Allier, fin dal secolo

XIV

dei conti

Cha-

bannes) fu un prode capitano francese che mori combattendo valo-

rosamente
stessi,

alla battaglia di
la

Pavia (1525). Pare che


cui la tradizione
:

suoi soldati
le

dopo

sua

morte, componessero per celebrarne


di
ci

gesta

una ingenua canzone,


couplet,

ha serbato un solo

ed questo, se pure autentico

.Monsieur d'La Palice est mort,

Mort devant Pavie

Un quart d'heure devant


Il tait encore en vie.

sa mort,

Gli ultimi

due

\ersi

volevano dire certamente, nell'intenzione del


il

rozzo rapsoda, che

valoroso capitano aveva combattuto strenua-

mente
morte
gerire
:

fino a pochi minuti

prima della sua improvvisa e inattesa


e critico del seicento,
un'intiera

ma

la

forma della frase era abbastanza comica, e pot sug-

LA

ad un letterato, poeto M'inv.ve di comporre

Bernard DB

forse
la

canzone, che

pi nota delle sue produzioni, e in cui ogni couplet contiene l'af-

fermazione

di

una

verit lapalissienne,

ossia sul genere di quella

che trasparirebbe dalla canzone antica. La

Monnoye non ne commole


della

pose che dodici strofette,


delle altre, in ginale.

ma

ogni generazione ce ne ha aggiunte


la
:

modo da

quadruplicare

canzone

ori-

Eccone alcune

delle pi bizzarre

2193. Le verit del Signor de

la

Palisse

78o

Chi l'ha detto?

2I 93]

Messieurs, vous
L'air
Il

plat-il

d'our
Palisse?

du fameux La

pourra vous rjouir,

Pourvu

qu'il vous divertisse.

La Palisse eut peu de bien Pour soutenir sa naissance, Mais il ne manqua de rien Ds qu'il fut dans l'abondance.
Il

fut,

par un

triste

sort,
;

Bless d'une main cruelle

On

croit,

puisqu'il en est mort,


tait mortelle.

Que
Il

la plaie

Regrett de ses soldats

mourut digne d'envie,


jour de son trpas
le

Et

le

Fut

dernier de sa vie.
la ipotesi pi volte fatta

Non
in

ha alcun
hoc

serio

fondamento
n.

anche

Francia e riesumata dal prof. Giacomo

Lo Forte

nel suo vo-

lume
(p.

Ad

(4

a ediz.),

1923 e anche

in articoli di giornale
in

es.

nel

Giornale di Sicilia del 6 ottobre 19 19,

un

arti-

colo firmato

conio pseudonimo

// Lepisma) che
il

vesse questa poesia burlesca,


lisse

non per

Monnoye scrifamoso capitano La Pail

ma

per un imaginario

La

Galisse e che lo scambio dei

nomi
vero

avvenisse in qualcuna delle edizioni contraffatte del poeta.

proprio
Galisse

il

contrario.

Vi sono

infatti delle

stampe che hanno La

l'

in

luogo

di

La

Palisse e

una

di queste

edizione di
elogio del-

La Haye
l'

17 16, curata dal Sallengre che vi premise


asserisce
il
il

un

autore, dove, a quanto

sig.

Lo

Forte, che io non

ho potuto consultare
burlesco signor de

tale edizione,

Sallengre direbbe che questo


figura imaginata dall'autore.

La

Galisse

una

Ma

1'

autore stesso sconfessava tale edizione nel Journal des Sa-

vants, fase, del 7 dicembre 17 16, a pag. 640, dicendo che essa
stata fatta a sua insaputa e contiene molte poesie

non sue
de
l'tat

e celles

dont

il

est vritablement

Auteur sont

la

plupart corrompues, en-

tirement dplaces, en un
parotroient,
les
s'il

mot

trs diffrentes

ou

elles

avait

dessein de les ramasser en un corps pmii

mettre au jour. Ci egli non fece impeditone dalla morte:


la edizione autentica delle
tardi,

ma

sue opere
nel

(uvres
in

choisies)

coma

parve postuma assai pi

1770,

due volumi in-4

[2 1 94-2 1 95]

Sfarfalloni

7i

cura di

Rigoley de Juvigny: e in questa edizione

il

nome

del-

l'eroe della canzone proprio scritto

La
:

Palisse.

Aggiunger qualche citazione nostrana

una

frase del poeta roscritti

manesco G. G. Belli,
da
lui

tolta
:

da uno dei pochi buoni sonetti

in

lingua letteraria

2194.

....Non faccio per vantarmi,

Ma
ed
il

oggi una bellissima giornata.


(//

cavaliere enciflofeJico; nei Sonetti romaneschi, pubbl. dal nipote, voi. VI, pag. 359).

vetso

2195.

A
Lombardia,

cavallo d'un cavai.

che dentro una celebre ed arguta poesia umoristica, popolaris-

sima

in

sta, intitolata
altre

di Gino (ossia Giovanni) Visconti VenoLa partenza del Crociato, dalla quale tolgo alcune la

strofe

compresa

prima (che per non


il

di lui

ma

dalla
dei

quale egli prese lo spunto per


rimasti in pubblico

seguito)
:

dove pure sono

dominio

Passa un giorno, passa V altro.

Mai non torna

il

nostro Anselmo:

Perch' egli era molto scaltro,

And

in

guerra, e mise

1'

elmo.

N' per vie ferrate

andava
:

Come

in

oggi col vapor


si
il

A
La

quei tempi
la

ferrava

Xon

via

ma

viaggiato.

cravatta in fer battuto


in

E
Ki

ottone avea

il

gil:

viaggiava, ver,
il

seduto

Ma
Da

cavallo andava a pie.


f'

quel di non

che andare,

Andar sempre, andare, andar Quando a pi d'un case! Vide un lago, ed era il mar.
Sospcttollo, e impensierito
.

nente

si

ferm,
e

Poi ihinossi.

con un dito buon conto l'assaggi.

782

Chi l'ha detto?

[2196-2197]

La partenza

del Crociato, composta nell' autunno del

1856,
si

cir-

col per molto

tempo

in copie manoscritte, poi l'autore

decise
e

a farne un' edizione

litografata in foglio volante per gli amici,


si

quindi lo stamp.... dove nessuno


care, cio in

sognerebbe di andarlo a cerdei suoi

una nota

al cap.

XXII

Ricordi di giovent

(Milano, Cogliati. diverse ediz.). Finalmente ne fu fatta, alcuni anni


fa,

sotto gli

auspici del

Guerrino Meschino, noto giornale


Cogliati).
in

umoristico milanese, un'elegante edizioncina illustrata da 16 acquerelli

di

Aldo Mazza (Milano,


e valente

Un'altra poesia umoristica, popolarissima


del noto
pittore

Lombardia,

l'Esule,

Vespasiano Bignami.
e ristampata
in

L' Esule, pub-

blicata per la

prima volta nel 1875

molte volte dopo,

di

il

lamento spropositato,

dialetto milanese

male
in

italianizzato,

un mariuolo costretto ad esulare pi buon vento per lui. Notissimo

perch
il

patria

non

tira

principio:

2196.

Dalla vetta pi guzza dell'Alpi

Con

lo

sguardo rivolto

alla bassa,

Ti saluto, spolpata carcassa,

E
2197.

ti

dico

ben vdes

....mai

e le penultime strofette:

si

parla di libera Chiesa


col libero Stato!

Combinata

legge di spesso stampato: Siam fratelli Siam cento citt


si
!

Bagoloni

trovatene un altro

Da

sgonfiare:

Ma a E mi
A
ch' essa

Siam tutti fratelli buon conto lor tengono i ghelli,


invece

me

tocca a scappa.

questa poesiola fu fatta una coda, Il ritorno dell'Esule, an-

Stampata pi
l'

volte, dal

1879

in poi,

sempre anonima
nel

ma

l'autore
arricchito in

ing.

Carlo Stambucchi. morto


si

1897. L'Esule,
sue prim

America con speculazioni degne


propone
1'

di lui e delle

gesta,
carsi
il

torna in Italia e
i

di fare
il

il

mecenate,
- oggi
:

di
si

imbiandirebbe

con

signori ecc. ecc.

Ecco come

panunti

nouveau rieht - giudica

high-life blasonato

[2198-2199]

Sfar/ali

2198.

Noi siam figli, Loro invece


Tutto sta se

dir, di noi stessi,


si

la

appoggiano ai padri casa ha dei ladri


sei secoli fa.

In giornata, o
La famosa quartina
:

2199.

Come nave che

salpa dal porto

Passeggiando con passo scozzese, lo stesso che prendere un morto Per pagarlo alla fine del mese.
che
si

si

cita

con molte varianti ima questa credo

sia la lezione esatta),

attribuisce

comunemente,

massime

in

Bologna, a

Giuseppe

Fioresi,

anzi

a Joseflo Fioresi

autore bolognano . com'egli

stesso soleva firmarsi, l'autore dei


cati

Travli (Livorno, 1827, dedi-

All' egregia Italia), un mattoide bolognese della prima met

del secolo

XIX, non

sfornito di coltura,

ma

che aveva la mania

di scrivere in versi e in

prosa, infischiandosi del vocabolario e della


dei futuristi contemporanei

sintassi,

un precursore insomma

(ved.
di

Bonum. 30, del 30 gennaio 1914, in 5 a pag.i. Ma la quartina non pu essere del Fioresi. troppo bella per esser sua. a parte che non si trova nelle moltissime scritture a stampa di lui che si conoscono ed probabile, come ho sentito raccontare da vecchi bolognesi ed anche detto nel curioso volume di Antonio Fiacchi, Bologna d'una Tolta, Ricordi di giovinezza narrati dal
l'articolo

Un

futurista del passato, nel Resto del Carlino,

logna,

Pirein alla so Ergia, seconda udizione (Bologna, 1913), a p*g

che

si

tratti

di

felicemente, lo del Fioresi,

stile

una canzonatura composta per parodiare, molto dell'originale poeta. Infatti se la quartina non
1

si comprende che gliel' abbiano attribuita. diurno ossiano tante canzoni dilettevoli (B pieno di roba dove il senso non corre molto pi ch<' nella quartin

es.

come

finisce la

^Varicella:

dall'alto
l'

il

lime

di

facella
gli

aurea notte,
al

che

amanti
il

posto primo

bacieranno

loro albor.

7 4

Chi

l'

h <i detto?

[2199]

Anche
segnano a

altre

solenni canzonature fatte


la epigrafe

al

Fioresi sono rimaste


tutti

famose. Tale
lui,

per la morte del fratello, che


si

as-

e che realmente

legge nell'opuscolo In morte del

Signor Tenente Colonnello Domenico Fioresi uomo di valente grido


e del
lotti.

pi degno

elogio alle preci dell' onore (Bologna, tip. Bortoil

1833). Eccone

testo:

Quando
travolava per
i

gaz olimpiaci

Domenico
del

Fioresi Bolognino

delle corporee

Guardie

d'

Onore

Regno

Saturnio

Colonnato Tenente Cavaliero Marcato


alle

sventure non malleabile

scirrosamente rapito da patologo


\jnor infa ti di

morbo
due

uno

scirro']

ahi lontanissimo sol di anni

dal lustro decimale


di

terrena sua locazione

P anno della sementa del

mondo

5833
e dal trojo eccidio

maloroso

3042
tra la settennaria e

novena giornea

idest
gli

I'

ottavario die lugliatica luna

amici del fratello Giuseppe


al

morto immortale

questo iscrizionico finimento


a gocciole a gocciole convulsionati

da-da-da
dal dolore

u-lu-la-va-no.

Dove

sei dove sei che

fai che fai


cost su (rat tu

troppo presto Meneghin disfatto

Dal primo che verr

Questi foglietti dolorosi avrai.

Quest' Epigraffio venne dolcemente partorito dalle complicate istanti


delle viscere del dolore

Germanico.

[2

200~

Sfarfalloni

in fine all'

opuscolo, tra alcune varianti a questa epigrafe,

e'

perfino questa che in vece del

Trojo eccidio maloroso,

si

pu

dire

Troja deplorabile pernice!

Ma
pi o
l'

l'epigrafe

proprio non del Fioresi di

cui

non porta n

la firma

le

iniziali:

e d' altra parte l'ultima avvertenza lo lascia

meno chiaramente
in

intender^.

Una
stile

burlesca recensione deldice esplicitamente

opuscolo pubblicata
si

una

rivista del

tempo
1'

che
tore
al

tratta

di
:

un'imitazione dello

del Fioresi dovuta ad au-

anonimo

ed

il

Fiacchi nel libro citato

assegna senz' altro

buon Salvatore Mrzzi. famoso

epigrafista davvero.

200.

Margherita e suo marito.


in certi suoi

Paolo Campello della Spina,

/bicordi stampati nella

Rassegna Nazionale del l6


ricorda
il

luglio

1913

(voi.

CXCII.
di

pag. 78

1)

famoso inno composto nel 1871 da Biagio Placidi,

allora assessore della pubblica istruzione del

comune
di

Roma, da
(2 ottobre)

cantarsi per
dagli

il

primo anniversario del Plebiscito


scuole elementari,
e
di
:

Roma
molti

alunni delle

cui

versi

sono

rimasti pi che nella cronaca,

nella storia

Margherita e insieme Umberto

Che

d' impavido soldato Diede prova nel quadrato Ed al qual di star non duole

Alla polvere ed al sole.

Viva dunque
I

il

Plebiscito,
il

Ministri Italia e
il

Re,
cuor
la
f'.

Margherita e

suo marito
ha
il

Che

dei prodi
il

Ma
<

de' plausi

fior
le

si

vuole

Cui moltiplica

scuole

he non germina possanza

Terra ingombra d' ignoranza.


nido
il

sig.
Il

<

ampello,

il

testo

genuino

al-

terato nelle ristampe abusive.


di

fatto

confermato nelle memorie


di

Giuseppe Manfroni,

il

famoso commissario
I,

polizia di
il

Borgo
quale

{Sulla soglia del Vaticano, voi.

Bologna, 1920, pag. 84)

dopo aver

riportato alcuni dei versi pi singolari, con lezione al-

786

Chi l'ha detto?

[2201]

quanto diversa da quella del

sig.

Campello, soggiunge

Avrei

creduto ad una parodia, ad una caricatura, se non avessi veduto


coi miei occhi coi gemelli.
il

foglietto

stampato con tanto

di

lupa capitolina

Lo
vanni

stesso sig.

Campello nei

citati

Ricordi (pag. 179) narra

di

avere assistito al Teatro Valle ^alla tragedia Slilicone di un Gio(o


il

meglio

Lorenzo
il

?)

Marchetti.

Al quarto

atto,
:

quando
Sollo
!,

primo

attore, chiese alla

prima donna
:

Sailo ? ed ella

a che segu
Sassi,

tiranno dicendo
sassi

si,

ancor per tutta Atene.


il

sassate

all'

autore

grid

pubblico
il

Ma
2201.

in

Toscana ho

sentito invece citare

verso cos

Sassi in

Atene

e in tutta

Roma
in

sassi.

e dei vecchi Fiorentini


dell'

mi hanno assicurato che era

una tragedia
in

avvocato pure fiorentino, dott. Giuseppe


le

Vedeche. Per
il

quelle fra

tragedie

del

Vedeche che sono a stampa {Teatro


voli.
2)

drammatico, Firenze, Mazzoni, 1844,


Popolarissima a Napoli e in tutta
la
1'

verso non c'.

Italia meridionale invece

fama

di

Ferdinando Incarriga

e delle

sue spropositate poesie.

LTncarriga, nato negli ultimi anni del secolo XVIII, fu giudice della
ria

Gran Corte Criminale a Potenza

e altrove e finalmente a S.

Ma-

Capua Vetere, dove

chiuse la sua carriera.

Le

celebri poesie

ebbero una prima edizione nel 1834: Opuscolo che contiene la raccolta

di cento anacreontiche su di talune scienze, belle


diversi altri soggetti,

arti, virt,

vizi e

di Ferdinando Incarriga, gi dio

della

Gran

Corte in Salerno, composto per solo uso de' giovinetti.


dell'Aquila,

Napoli, Dallo Stab, tipogr.

1834, in-16, pag. 56.

L' edizione pi che rara, introvabile oggi, anche perch appena


pubblicata, and a ruba e ben presto fu esaurita, sia per
cesso strepitoso, sia perch la famiglia dell'autore ne
il

sucdi

compr
era

nascosto quante
perso. Subito ne

pi

copie pot

per distruggerle.

Ma

tempo
terza,

comparve una seconda edizione, poi una


e
il

una quarta, una decima;


razza
di

volumetto

si

ristampa ancora. Che


basterebbe a

rivelarlo
in-

roba

siano queste

anacreontiche

l'osservazione che sta a tergo del frontespizio:


teso raccogliere in

L'Autore ha

otto versi

(o

due volte quattro) l'argpmCBtO

[2202-2203]

Sfarfalloni

787

di

ogni anacreontica; ed procurato, per quanto stato possidi

bile,

spiegare
stesso;

la

definizione e le cose pi

notabili dell' argo-

mento

colla

legge che la prima


;

parola di ogni composiil

zione la stessa del soggetto


iniziativa alla recita .
lari.

e ci

onde

giovinetto abbia

una

Le
le

poesie dell' Incarriga sono tutte popo-

C'a

Napoli chi

sa tutte

a memoria. Eccone, per saggio,


e L'Eclissi (90)
:

due

fra le pi

conosciute, L' Astronomia (13)

2202.

Stronomia scienza amena Che l'uom porta a misurare Stelle, Sol, e '1 glob' Lunare E a veder che vi l su.
Quivi giunto tu scandagli

Ben

le fiaccole del

Mondo
tondo

L'armonia

di questo

Riserbata a Dio
2203.
Eclissi

sol' .

quando
Sol la

s'

incontra

Fra

il

Lun sovente
Ter movente

O E

fra

Lun

la

scuror ne vien quaggi.


fatto s innocente

Questo

Una

volta

f'

timore,

Si credea

che Dio in livore

Stasse colla Umanit.


Indice della fortuna
degli imitatori, delle poesie
dell' Incarriga

fu
il

il

pullulare

pi o

meno

maliziosi.

Fra costoro

pi famoso
il

quale, sotto
tiche,
si

Francesco Paolo Ruggiero che fu ministro nel 1848, il nome dell' Incarriga, compose delle altre anacreonnella loro

scempiaggine spiritosissime, che

l'

Incarriga non

era sognato di scrivere


se

ma

che

tutti

attribuirono a lui e citano


:

come

fossero

sue.

Esse sono

intitolate

Componimenti con

i
il

quali l'autore don Ferdinando Incarriga ha inteso dimostrare

788

Chi l'ha detto?

[2204-2205]

suo dolore nella morte della defunta Regina (cio Maria Cristina
di

Savoia, morta nel partorire Francesco LI,


ricordata
al

il

31 gennaio 1836,
in
otto

gi

n.

2093)

de' suoi

amici

(sic)

ottave

anacreontiche in due volte quattro versi.


noscritte fino al
posteriori

Esse circolarono ma-

i860

e poi furono arbitrariamente aggiunte nelle

edizioni
:

delle

anacreontiche

genuine.

Eccone due.

le

pi note

2204.

Francesco,

sei piccino,
(sic)

Ma

mi sembri tanto grante

Che Golia, quel gran gigante, E pigmeo accanto a te.


Possa presto
la

fortuna
;

Farti ascendere sul trono

sar

il

pi bel dono
farci
il

Che pu
Il

nostro

re.

quale

re,

Ferdinando

II,

quando

sent per la

prima volta

il

sin-

golare augurio, dicesi

abbia risposto con una di quelle apostrofi

napoletanesche che

gli

erano familiari. Quest' ultima poi


;

la pi

famosa

di

tutte,

autentiche o no
ricordare

e,

perch

si

possa intenderla,

dir eh' essa vorrebbe


alla via Salute,

il

Ritiro del SS. Cuore di Ges

nel

quale Maria Cristina dispose per testamento

che fossero ricoverate, a spese di casa reale, cinquanta fanciulle,


rimaste orfane nel colera del

1835.

2205.

Testamento atto grande, Che fa l'uom presso alla morte, E chiamato il buon consorte,

La

regina volle

far.

In virt di quella legge,


vSon cinquanta sventurate

In un chiostro rinserrate

Notte e d a salmeggiar.

[2205]

Sfarfalloni

789

questa

la lezione

genuina, a cui venne sostituita quella molto

pi conosciuta, cosi concepita:

Testamento atto grande.

Che

fa

1'

uom

vicino a morte.

Per lo pi a chiuse porte.

si

deve venerar.

La Regina il fece tosto Con cinquanta sventurate

ecc.

a proposito degli imitatori dell' Incarriga,

non

inopportuno

di

ricordare un singoiar volumetto, pure noto,


essere molto
dell'
di

ma

che meriterebbe di
il

pi, del prof.


il

Carlo Emery,
di
la

dotto

zoologo
gli

Universit di Bologna,
si

quale per beffare e rampognare

studenti d' oggi che


le

appagano
si

imparare pappagallescamente
scesa di
testa
di farne

povere dispense ,

prese

una

prolissa parodia in cento

componimentini poetici

di stile incarri-

ghiano.

di

tre strofe

1'

uno. Eccone un saggio

QU
hanno
gli

\r.\Ri

D' otto gambe provveduti,


Acari tondetti
di ragnetti
;

apparenza
neonati,

hanno

sei pie.

la

ma
la

Zecca ben vorace, sa a lungo cagionare


malaria dei bovin.

pu taluna Inoculare

Ed

il

psrico Sarcptidr

quale esperto minator.

scava sotto

l'

epidermidi

cagionando gran prudor.


di

seguito per cento componimenti di questa for/a

quali.

detto nella Dedica.

Ad

imparai

son

facili,

si

possono cantare

suir inno turatiano. quel dei lavoratori


11

titolo

del

volumetto

/oologia popola
zoologia

Commedia. Nuove dispense di

f*r

le

sessioni straordi-

790

Chi l'ha detto?

[2206]

narie d'esami disposte in 100 strofe facili e

amene per cura di

COC

(/'/

Pappagallo). Precedute da una lettera del Prof. Carlo


(Bologna, Nicola Zanichelli, 1905).
il

Emery

all' autore.

Un

altro beli' originale napoletano fu

Presidente Fenicia ossia

Salvatore Fenicia,
Ruvo, nato a Ruvo
la

presidente della Commissione degli scavi di

nel 1793. Quest'altra famosissima bestia aveva

mana

della letteratura:
il

un catalogo

delle opere

da

lui scritte,

compilato nel 1856 e

Fenicia continu a scrivere ed a stampare


riferisce

almeno

fino al
in 12

1861

-ne
di

72 fra edite e inedite, di cui

qualcuna

volumi

complessive pagine 4000!

Lo

stile

eia

lingua di queste strampalatissime scritture sono qualcosa d' incredibile,

ma

lo spazio

non mi consente

di

dilungarmi a trascriverne

degli interminabili periodi. Ricorder soltanto ch'egli scrisse anche

dei versi e che a lui

si

attribuiscono
:

seguenti, famosi, che ap-

parterrebbero a una sua tragedia

2206.

Signor, che
dolor....

fange?

Di

Che

visceri

un

Conosci tu quell' istrumento arcano, filtra l'acqua come fil di seta?


l'arreca....
per esser suoi

Ebben,
Ma
son troppo
spiritosi
scritti

ed

infatti

pare che

li

abbia

Emanuele Bidera. Non manca,


simile.

per altro, nelle opere del


la tragedia //

Fenicia qualcosa di
secondo,
alla

Apro

infatti

Giacomo
quasi

prima scena del primo


al

atto.

Giacomo, che
i

moribondo, dice
ed
il

duca
la

di

Berwick

di voler ricevere
:

sacramenti,

Benvick con
Sire,

massima

seriet gli risponde

forsi (sic) del tempo non t'allarmar Turbato alquanto, o d' indigesto cibo Fenomeni son questi.... il dottor jeri M'assicur che non grave il male....

[Opere, voi. Ili, Trani, Frat. Cannone, 1839,

i>a>,

r
.

>l.

Chi fosse vago


chiette,

di

maggiori notizie su queste due singolari mac:

veda F articolo

Curiosit Napoletane.

VI. Ferdinando

Incarriga - Il presidente Fenicia, firmato F. N. (cio Fausto Nicolini),

nella

Napoli Nobilissima,

voi.

XV,

1906, pag. ic;

[22o;-22o8]

Sfarfalloni

791

Veniamo dunque al teatro, Molire rimasta famosa la

nostrano e straniero. Nel teatro di


replica di Sganarello
:

2207.

Nous avons chang

tout cela.
a. II, sc. 4

(Le mdecin malgr lui. o 6 secondo le ediz.).

Sganarello finto medico,

sostiene che
si

il

fegato sta a sinistra,

il

cuore a destra

a Geronte che

meraviglia di questa straor:

dinaria inversione,
autrefois ainsi
;

risponde imperturbabilmente

Oui, cela tait

mais nous avons chang tout

cela, et

nous faisons

maintenant la mdecine d'une mthode toute nouvelle.

2208.

Omeno

d'arma.
si

frase scherzevole e pi spesso beffarda che

usa nelT Italia su-

periore a designare chi fa

il

bravaccio per conto proprio o d' altrui

o anche semplicemente colui che per professione o per diletto tratta


le

armi. Viene dalla famosa comi-tragedia scritta da

Carlo Porta
Maria
Visconti

Tommaso Grossi
teatri di

per la Canobbiana, Giovanni

Duca di Milano,
torio dei
di

che ridotta e rabberciata vive ancora nel reperultimo ordine e dei burattini col mutato titolo
la

Biagio da

Viggi,

ridicola figura in cui

s'

impersona una
fin

delle parti

principali

dell' azione.

Ed

infatti Biagio che in

dell'atto I (se. 6) in

un

soliloquio

dice

burbanzosamente

Mi

sonto Biaso de Veggiuto, marmorino ona voeulta, adesso omeno

d'arma
voeulta,

pi oltre

(a. II,
:

se. 3),

presentandosi a Squarcia

Girami, confidente del


e

Duca Biaso di Viggiuto, piccaprejo una adesso vuomeno d'arma . Si capisce che il povero
dell'

Biagio,
Si

per darsi
i

importanza,

si

studia di parlare toscano

vuole che

due poeti nel comico personaggio

di Biagio voles:

bero satireggiare certo abate Gaetano Giudici di Viggi

ma

pi

probabile eh' essi intendessero piacevolmente scherzare sul vezzo

che hanno molti scalpellini e marmorini


di parlar toscano,
l'

di

Viggi (nel Varesotto)

dopo

essere stati nelle altre parti d' Italia o al-

estero per molti anni

lavorare dell' arte loro.

220;. Noi abbiamo cambiato

tati

79 2

Chi l'ha detto?

[2209]

Una

sciocchezza notissima, che

si

suole ripetere anche con molte

varianti,

2209. Ce sabre est le plus beau jour de

ma

vie!

una

delle
di

battute

famose

di

Joseph Prudhomme,
letterato
e

la

creazione

immortale

Henri Monnier,
noto,

caricaturista parigino.
di calligrafia ed
il

Prudhomme, com'
del

un professore

tipo

borghese limitato

d' intelligenza e

pretenzioso, che parla per

goffe sentenze, molte delle quali sono pure rimaste storiche

(On
vous

ne remplace pas une mre ;


l'isolez ;

Otez

l'homme de

la

socit,

Tous

les

hommes

sont gaux, satif les diffrences qii1

peuvent exister entre eux; Le char de l'tat navigue sur un


volcan
ecc.).

Monnier

lo cre

verso

il

1830

nelle Scnes

popuinfelice
;

laires dessines la

plume, prendendo come


gli

originale
i

un

impiegato
la

di

ministero che

capit un giorno tra

piedi

ma

figura

non

result modellata perfettamente che nella


et

commedia
scritta

in 5 atti,

Grandeur

dcadence de M.Joseph

Prudhomme,
il

in collaborazione

con G.Vaez, data all'Odon


:

23 dicembre 1852

e poi per pi di cento sere di seguito

nella quale

Monnier che

era
il

anche

artista

drammatico,
da
lui

volle

incarnare meravigliosamente

tipo del protagonista

creato

scrittore.

in

questa commedia che

come caricaturista e come Prudhomme, nominato- cala

pitano della Guardia Nazionale,


nella
storia:

pronuncia

frase

che rimarr

Messieurs, ce sabre est le plus beau


si

jour de ma
de vos phaet

vie ! je l'accepte et,

jamais je
servir
!

me

trouve

la tte

langes, je saurai

m'en

pour dfendre nos institutions

au

besoin pour les combattre

la

Delle molte varianti che fra noi ha avuto


delle

frase classica,

il

una
pi

pi note la seguente

Questa stretta di mano

bel giorno della

mia

vita,

che la battuta finale della commediola


di

Un

gerctite

responsabile,

Parmenio Bettoli

(rappresentala

per la prima volta in Firenze, al teatro delle Logge, la soni

dd

22 marzo 1869)
il

e l'altra

non meno nota: Questo sigaro. Maest,


si

pi

bel giorno ecc. della quale


II,

racconta che

sia stata real-

mente detta a Vittorio Emanuele

ma

io la

credo inventata da

YORICK

(Pietro Coccolato Ferrigni) che l raccont nella

2209. Questa sciabola

il

pi bel giorno della mia

vita.

[2210-2214]

Sfarfalloni

793

2210.

Scoscendere
delle
al

il

lollio dalla spica.

una

marchiane corbellerie che

Paolo Ferrari pone


e

in

bocca

suo immortale Marchese Colombi (Za Satira

Parini,

a. I, se. 5).

cosa ormai nota che questo tipo modellato dal vero,


il

ma
in

su due distinti originali,

prof.

Angelo Marchi,

direttore del

Convitto legale della universit di


quell'ateneo,

Modena

e professore di Pandette

quando

vi

era studente Paolo Ferrari, e

un

certo

Filippo Chelussi.

Vedasi l'importante volume su Paolo Ferrari


Vittorio (Milano. 1899) a pag. 19, 26, 130.

pubblicato dal

figlio

Di Filippo Chelussi, pisano,


cinquant' anni fa, premesso
dialetto massese del Ferrari,

ma

vissuto a Massa,

delle

sue

mellonaggini scrive a lungo Giovanni Sforza in uno studio


al

Massa
in

Bartromo

calzolaro,
la

commedia

stampata per

prima volta per cura

dello
colte

Sforza medesimo (Firenze,

1899). Meritano di essere racil

anche

le
:

altre

minchionerie che

commediografo

fa dire al

suo Colombi

221

1.

Dei

sonetti, corti,

da

far prestino,

Ma, se
2212

fosse possibile, in greco

od

in latino.
(a.
1.

se. 5i.

Insomma

io resto attonito

n posso
[attribuire
la.
1.
!

Questo era proprio


rari

modo
(*.
I,

di dire prediletto dal

Chelussi

il

Fer-

gi se n' era valso mettendolo


litro

come

intercalare del gi citato

Bartromo

se. 8).

2213.

....Io

per ordinario
di parer contrario.
ni.

Fra questi

no son

'

km) veramcnti
forse
il

dbK

una volta dalla cattedra


i

il

prof.

Marchi,

ma

Ferrari ricordo e \olle parodiare


....

versi danteschi:

2214.

Oh-

lo rimango in torse. no nel capo mi tenzona. (Dam, inftrno, e. vili, v.

110-

un.

794

Chi

l'

ha detto?

[22 15 -22 17]

Torniamo

alla

Satira e Parini del Ferrari.


si

2215.

Le accademie

fanno oppure non


il

si

fanno!

Lo disse il grande avo del marchese Colombi, manno e lo ripete il nipote (a. Ili, se. 1). In
;

marchese Ala-

altra scena (a. II,

se. 6)

il

marchese Colombi riceve per


ai

la nascita del figlio

uno

di

quei sonettini in greco,

quali teneva tanto, guarda con compia-

cenza

il

foglio alla lontana,

come

se fosse

una

pittura, ed esclama

2216.

Che

bella lingua

il

greco!
marchese ha
la

Anche questa scempiaggine


fonte
logia
letteraria.
(voi.

dell' ineffabile

sua

Vittorio Imbriani scrivendo nella

Nuova Antoil
il

Vili,

1868, pag. 278)

di

Giovanni Berchet ed

romanticismo italiano diceva:

se

almeno sapessero

greco!...

Ma

per lo pi conoscono

il

linguaggio di Platone e d' Epicuro


d' averlo

come quel bergamasco impostore che spacciava


ne' suoi
viaggi,

imparato

probabilmente immaginari. Ala fatecene sentire


insisteva

qualche frase,
7.ppj5w
de

certa gente

dabbene.

Ed

egli

us-

aT'j[UYX.t>v.

E
:

quei minchioni:

Oh com'

dolce,

com'

grazioso il

greco! Che bella lingua davvero f - La de-

rivazione
store

mi sembra evidente
lo so:

ma

chi era
il

il

bergamasco impo-

? Io non

ma

certo che
lo

Ferrari, se

ebbe notizia
che

della frase, l'ebbe

non a traverso
e

scritto dell' Imbriani,

del 1868,

mentre La Satira
testo che
l'

Parini

del

1856, bens diretta-

mente dal

Imbriani citava.

2217.

Fuggi, fuggi: per l'orrida via Sento l' orma dei passi spietati.
versi pi noti del libretto
(a. II, se. 3),

sono

Un

ballo in maschera, musica

'li

Verdi

si

citano ad ogni

momento

sia

per dire una

freddura, sia per recare


musicali.

una prova
1'

dell' insulsaggine di certi libretti


la

questa perci
di

occasione migliore per dire

storia

poco conosciuta
S. Carlo di

questo libretto. Esso fu composto pel teatro


titolo

Napoli (carnevale 1858) col

Gustavo ///da A\

TONIO Somma,
e

della Carnia, poeta che allora

ebbe fama, morto a


la tragedia

Venezia, dove a vent' anni otteneva applausi con

Parisina

uno

dei redattori con Gazzoletti e Dall'

Ongaro

della

famosa Favilla

[2217]

Sfarfalloni

795

di Trieste.

Il

Somma

tolse

il

soggetto del

melodramma
:

dal lavoro

dello Scribe

Gustave III (musicato da Auber)

ma

la

censura bor-

bonica non ne permise la rappresentazione, sicch l'opera non fu


rappresentata

che

nel

carnevale dell' anno successivo al Teatro

Apollo di
tagli e

Roma

col titolo

Un

ballo in maschera,

e con molti

rimaneggiamenti della Censura.

Fu

detto

(e

anch' io lo dissi

con

altri nelle

precedenti edizioni di quest' opera) che a cagione di

questi rimaneggiamenti,

nonch

degli altri, in

numero pure grande,


in-

che

il

maestro Verdi, pi valente compositore che poeta, volle


(e si
!) il

trodurvi

aggiungeva che

due

versi citati di sopra


le

erano del
libretto
il

numero

Somma non
nome
;

permise che

prime edizioni del

uscissero col suo

e che egli stesso


il

avendo cominciato per

Verdi un altro

libretto,

Re

Lear, non volle continuarlo per non

sottomettersi alle esigenze del maestro.

Di

tutte queste leggende

ha fatto
metto
:

giustizia

il

compianto avv. Alessandro Pascolato nel volue .Ballo in

Re Lear

maschera,

lettere

di Giuseppe

Verdi ad Antonio
suna

Somma
la

(Citt di Castello, S. Tapi, 19 13).

Nes-

nube turb mai


:

relazione

amichevole del Maestro col

Somma Somma
degli

mutamenti necessari per ottenere a

Roma

il

permesso

della rappresentazione furono eseguiti di

buon grado

dallo stesso

ed in

tal

modo
in

che

il

libretto, a giudizio del

Verdi, aveva
(l

poco perduto, anzi


11

qualche punto aveva guadagnato


Il

ettera

settembre 1858).
il

Re Lear
il

fu

finito,

ma

non musi-

cato: e
jl

Pascolato crede che

Somma non
versi

volesse far figurare


il

suo nome nel libretto del Ballo in maschera perch


originale.

soggetto

non era

Quanto

ai

due
:

famosi non

e'

ragione di
il

attribuirne la paternit al Verdi

questi scrive al
Il
il

Somma

20 no-

vembre 1857:

Ho

ricevuto

il

second'atto
In tutto

terzetto

dopo

il

duetto non riuscito cos bene


(ossia Riccardo),

dialogo tra Gustavo

Amelia, Ankarstroem

(ossia

Renato) c' qualche

cosa di duro, di stentato e anche d'oscuro ,


vazione fatta per quei due versi
:

ma

nessuna osser(in n. a

dei quali

il

Pascolato

pag. 20) dice che se ne


giustificarli,

mena

scalpore pi del bisogno e tenta

ma su questo punto non potremmo trovarci d'accordo. modo stenteremo sempre a credere che meriti il nome di poeta l'autore di un libretto in cui non soltanto V orma dei passi spiatati, non soltanto le altre gemme qui spigolate da noi (vedi num. 2173). ma tutto testo da capo a fondo di una voi.
In ogni
il

796

Chi l'ha detto?

[2218-2221]

e di
dell'

una

puerilit umoristica senza confini.

Forse anche peggiore

orme troppo famose

il

non meno famoso

2218.

Raggio lunar
!

del miele.
Renato con
la

Sicuro Quando campo abbominato

congiurati sorprendono
(a. II, se.

moglie nel

5)

hanno

la faccia tosta di cantare:

Ve'

se di notte qui colla sposa


si

L' innamorato campion

posa,

E
2219.
11

come

al

raggio lunar del miele


si

Sulle rugiade corcar

sa

metodo senza metodo.


nacque da una graziosa commediola
intitolata //
in

frase che

un

atto di

FRANpreoffra

CESCO Coletti
pretesto,

maestro del signorino, dove


il

ci si

senta un disgraziato precettore,


il

quale,

appena

gli

se

ne

espone
:

suoi criteri d' insegnamento con

una

cicalata

di

questa sorta

Per la istruzione io tengo

un

metodo, direi quasi


di guida,

senza metodo.
e

Il

colpo d' occhio e

il

criterio

mi servono

secondo

il

bisogno provvedo. Per

me

il

giovane un campo
si

d' esperimento,
di

una caldaia a vapore,

della quale

deve prima

tutto provare la capacit e resistenza, e perci io credo necesdi


fargli

sario

apprendere nel tempo stesso a nozioni gnralis-

sime, leggere, scrivere, aritmetica, lingua francese, inglese, greca,


disegno, mitologia, geografia, declamazione,
sofia,
le
fisica,
l'

ginnastica,

filo-

chimica, osteologia,
gl'

e,

per secondare
la storia.

attuale tendenza pei-

cose antiche,

insegno anche

Il

giovanetto, trovan-

dosi colmo, senza saper

come,

di tanta indefinita erudizione s'inor-

goglisce;

allora io lo umilio col dimostrargli, con eh' egli

un metodo mio

particolare,

non

sa nulla.
del repertorio ferravilliann
:

Ecco ancora due gemme

2220. Quelli che


spesi.
riflessione

si

risparmiano sono tanti

meno
/i<>

giustissima,

bench

non

troppo

profonda,
di

dello

Camola
Mrian/.i

nel
(se.

vaudeville
10),
gi

Bagolatientofotoscnltura
ricordato
al

Napo

mini.

2052

2221.

Lo spavento
binato
coli'

del

malvagio dev'essere cominnocenza del colpevole.

[2222-2223]

Sfarfalloni

797

sentenza di Felissin nella commedia L' ultimi gamiber del


rotta,

Sur

Pi-

di

Edoardo Girad

(a. I. se.

17).

Ma

Felissin

non porta
la sen-

farina

del

suo sacco, e non fa che ripetere a che


:

modo suo

tenza di

Gaetano Filaxgeri

si

leggeva anni fa sul frontone

del Palazzo di Giustizia a Milano

Ix>

spavento del malvagio deve


1

essere combinato con la sicurezza dell' innocente

sentenza estratta
I,

da La scienza della

legislazione,

lib.

Ili,

capo

in principio!

Tuttavia la versione ferravilliana,


sciuta,

come succede,

la pi cono-

almeno a Milano.
appartengono n
si

Non
le quali

al

teatro n alla poesia le

due

frasi

con
:

chiude la presente raccolta.


s

La prima

la famosa

2222. Infelice
della quale cos
si

ma

sventurata Polonia.
Il

narra l'origine.

l"

maggio 1848 una piccola

rappresentanza della Legione Polacca, formatasi in

Roma

e col
soli

benedetta da Pio IX, giunse festeggiatissima a Milano. Erano


undici individui, tutti in abito borghese, alla cui testa

camminava

un vecchio, dallo sguardo ardente,


non meno candida. Era

dalla fisonomia espressiva, dalla

lunga capigliatura bianca cadente sulle spalle, dalla prolissa barba


il

venerando
i

Adamo

Mickievicz,

il

grande
i

poeta nazionale della Polonia e

suoi dieci

compagni erano

rap-

presentanti delle pi illustri famiglie polacche. Condotti a Palazzo

Marino furono
dente,
colse
il

ricevuti dal

Governo Provvisorio
di

e dal
il

suo presili

Gabrio Casati, podest con un discorso di saluto. Fu detto


conte

Milano

quale

ac-

allora che al Casati sfug-

gisse la frase

suddetta divenuta poi famosa, e la cosa pass per

tradizione
del

bisogna per avvertire che n nei giornali n nelle storie


e neppure nei verbali manoscritti del

tempo

Governo
la

si

trovano
stupe-

riportate le

parole testuali
i

di

lui
il

tanto

meno

frase

facente, mentre
il

giornali

davano

discorso infervorato col quale

Mickiewicz rispose.

222$. Travaso delle idee.

il

titolo,

rimasto famoso, di un giornaletto che un povero matto


hf.ttini, inventore di macchine e primo

pavese,
scrittore

Tito Livio Cianc


prima
Pavia, poi

di metafisico-politica,
.1

componeva, stampava

vendeva
1

da

s.

Milano, e finalmente a

Roma.

79^

Chi l'ha detto?

[2223]

titolo esatto
il

quale
:

si

legge nel primo

numero pubblicato

a Pavia

16 agosto 1869

nella

Il Travaso d' idee mia recipiente testa, fatto dai corpi animati ed inanimati Travaso nell' altrui recipienti teste.

Ma

negli anni successivi divent

anche pi lungo e strano via via


la

che lo squilibrio di quel povero cervello aumentava per

mo-

nomania

e per la miseria.

con questo mi

si

conceda
l'

di scrivere

il

Finis su quest' ultima

pagina del mio Chi


trovato

ha

detto ?

So bene che non sempre avr


tale interrogazione
:

una soddisfacente risposta a

ma

il

let-

tore cortese vorr essermi indulgente, sia per quelle inesattezze in cui

pur troppo sar caduto,

sia

per

le

molte omissioni

di cui assai pi
di

facilmente potrebbe lagnarsi. Ignoro se avr vita e possibilit

curare una ottava edizione


del pubblico
si

ma

se ci accadr, dato che

il

favore

conservi ancora uguale per questa edizione,

come

per

le

precedenti, vi sar agio in

una nuova ristampa

di riparare

a molte insufficienze di questa. Speriamo dunque che anche questa volta


sere,
il

mio saluto

di

commiato

al

benigno lettore possa

es-

non un addio,

ma

un arrivederci.

-X-

INDICE
DEI NOMI DEGLI AUTORI, COMMENTATORI, ILLUSTRATORI, ECC.

numeri segnati ad ogni Autore

ai

riferiscono ai numeri progressivi delle citazioni.


Gli pseudonimi sono in corsivo.

Aberdeen. 680.
Acciajoli Filippo. 2164. Accinelli Fr. M. 480.

Alighieri Dante, io, 31, 45, 09, 80, 88, 89, 90, 91, 92, 93, 94, J 32, 133, 152, 162, 103, 164,

Accio. 1756. Aceilly (Z?). 1654. Achillini Claudio. 2135. Acquaviva Claudio. 345.

28

186, 204, 205, 233, 236, 253, r, 291, 294, 295, 299, 326,

Samuele. 1026. Adriano VI papa. 1745. Agnoletti Fernando. 1849. Agostino (Sant'). 37, 209, 624, 665, 1335, 1559, 1669. Agricola Rodolfo. 695. Alamanni Luigi. 1017, 1680. Alami Filiberto. 937. Alceo. 1204. Alcuino. 187. Aleardi Aleardo. 968, 2045. Alessandro Magno. 637. Alessandro VI papa. 286. Altieri Vittorio. 87, 470, 490, 504, 564, 770, 783, 796, 857, 897, 946, 989, 1013, 1014, 1150, 1231, 1296, 1308, 1340, 1362, 1482, 1686, 1970, 2099.

Adams

423, 432, 445, 468, 477, 479, 508, 516, 545, 5&7, 571, 586, 646, 733. 736,

458,464, 407,

502, 503, 507, 551. 557. 55 8 , 590, 634,035, 737, 768, 787. 791, 808,823, 833, 834, 884, 885, 942, 959, 965, 969, 984, 985. 986, 987, 990,991, 1055, 1081, 1087, 1 100, 1 toi, 1 102, 1103, 1 120, 1 121, 1 125, 1 135, 1143, 1 144, 1199, 1200, 1206. 1810, 1*11, 1224, I22 7. 1229, 1230, 1232, 1233, 1261, 1265, 1266, 1267, 1268, 1269, 1271, 1272, 1286, 1298, 1322, 1342, 1343. '344,"345. 1363, i3 y o.
1391. 1396, 1399, Mi, M* 2 1425,1428, 1432, 1443, 1475, i486, 1489, 1490, 1498, 1499, 1500, 1502, 1515, 1516, 1522,
.

8oo

Indice dei

nomi

degli autori

1727, 1743 1744. 1753, 1766, 1776,1782, 1788, 1793, 1933 1947, 1948, 1949, I95 1 I95 2 953, 954, I95 6 957, 1958,2025, 2027, 2029, 2030, 2031, 2032,2033, 2034,2035, 2036, 2085, 2086, 2087, 2132, 2214. Allegri Antonio, detto il Correg. .

1527, 15551 1641, 1696, 1735. 1775 1794. 1950, 1955. 2026,

1531, 1535, 1536, I5 6 4. 1624, 1625, 1661, 1682, 1685, 1697, 1698, 1708,

1540, 1637, ID 92,

Assisi (D') Francesco. 1755. Ateneo. 49, 447. Auguis. 802. Augusto. 476, 1741, 2010. Ausonio. 996, 1765. Averro. 1454, 1456, 1541. Azeglio (D') Massimo. 667, 1247, 1422.

Baccarini Alfredo. 2105.

Bacone Francesco da Verulamio.


807,

1572,

1736,

1995.

gio.

758.
(Sant').

Bacone Ruggero. 1571. Balbo Cesare. 12.


Balilla.

Ambrogio
1249.

1301.
di Savoia.

480.
Piero.

Amedeo Vili, duca


Ammiano Marcellino. Ammonio. 1571.

Barba

1859.

75.

Amyot. 1702. Andrieux. 613, 1365. Anelli Angelo. 383, 1983. Angest o Angeston. 1702. Anna di Bretagna. 1784. Apelle. 446, 1090. Apostolio Michele. 1987.
Appio Claudio. 517. Apulejo. 239.
Aquino (D') Tommaso. 1502. Aragona (D') Nicol. 601. Arbuthnot Giovanni. 1022.
Archimede. 317, 1920, 1921. Arena (De) Antonio. 430.
Aretino Pietro. 1568, 1572. Ariosto Lodovico. 72, 158, 225, 277,413. 491, 510. 534. 562, 812, 889, 943, 982, 1048, 1073, 1213, 1234, 1386, 1402, 1582, 1583, 1780, i960, 2028. Aristotile. 49, 739, 1038, 1502, i68i, 1682, 1713. Arnulfi Alberto. 937. Arria. 1478. Arrighi Cletto. 2157. Artale Giuseppe. 2136. Artois (Conte d'). 1244. Ascoli Graziadio. 976.

Barbra Gaspero. 1729. Barbi ano (Da) Alberico. 1172. Barbier A. 643. Barbier Giulio. 224, 356, 561,
947Bardare Leone Emanuele. 1985, 1986. Bardi Girolamo. 2090. Bar re Bertrando. 923, 924. Baretti Giuseppe. 346. Baruffaldi G. 2089.
Bassi Calisto. 145. Battisti Cesare. 1838. Battistig Romeo. 1838. Bautru. 1458. Bayle. I, 936. Bazzoni Giunio. 293. Beaconsfield (Conte di) Beniami-

no Disraeli. 629. Beaumarchais. 53,473, 546,806, 856, 1622. Beauvais. 1378. Becker Niccol. 1898. Belisario. 532. Bellarmino Roberto. 1302. Belli G. Giovacchino. 913, 999, IUI, I285, I360, 1807, 2104Bellotti Felice. 519. papa. 184 1, 1842. Benedetto Branger Jean Pierre. 444, 1274, X377.

XV

commentatori, illustratori,

ecc.

80 r

Berchet Giovanni. 478, 793, 1157, 1158, 1159, 1160, 1162, 1 181 1974Berchoux Giuseppe. 2177. Bergeret. 1861. Bergs Aristide. 2059. Bernardo (San). 420. Berni Francesco. 1745, 2I 33Berninzone Raffaello. 119, 1710. Bersezio Vittorio. 2051. Bethmann Holhveg (Di) Teobaldo. 1882, 1891. 1892. Bettinelli Saverio. 389. Bettoli Parmenio. 2209. Beugnot. 1 244. Bianchi G. B. 1630. Biante. 213, 1276. Bidera Emanuele. I142, 2206. Bignami Vespasiano. 2196, 2197. Bione. 428, 695. Bismarck (Von) Ottone. 349, 549, 677, 685, 829, 1016, 1885. Bissolati Leonida. 1846. Boccaccio Giovanni. 376, 1233, 1952. Boccalini Trajano. 741. Boezio. 735, 1385. Boileau. 580, 1105, 1579, 1629. Bois-Reymond (Da) Emilio. 1523. Boito Arrigo. 259, 365, 397, 589. 760, 835, 868. Bonaventura (San). 1755. Bongars Giacomo, ioli.

Briand Aristide. 1864. Brianzi Napoleone. 2052, 2220. Bright Giovanni. 1025. Brigida (Santa). 1295. Brillt-Savarin (De) Antelmo. 1699, 1700, 1701. Brissot de Warville. 653.
Brofferio Angelo.

730. 147 1. Bruno Giordano, 58, 1586. Bubna (Von) Ferdinando. 1869. Buchler Jo. 283.
Brueis.

Bchmann
Buffon.

Giorgio. 3.

1623. Blow (Di) Bernardo. 1889. Bunyan. 1050. Buonarroti Michelangelo. 251. Buongermini Enrico. 1854. Brger G. A. 927. 928. Buridan Giovanni. 1502. Burton. 933.

Busembaum. 141

3.

Bussy-Rabutin. 1325. Byron. 998, I180, 1653.

Cadorna Carlo. 1822, 1823, 1824.


1825. Caetani di Teano Michelangelo. 1676. Caetani di Teano Onorato. 1676. Cailly (De) Giacomo. 1654. Cairoli Benedetto. 675, 676. Calderon de la Barca. 694.
Caligola.

Bonghi Ruggero. 364.


Bonifacio Vili, papa. 1133. Borgia Cesare. 1040. Bosi Carlo Alberto. 726.

1756.
Pietro.

Cambronne Cammarano

Bosquet P. F. G. 704.
Bossuet. 1027. 2056. Boswell. 420.

112, 113, 116, 156, 313, 506, 568, 731, 764, 1188, 1277, 1984, '985, 1986, 211 2, 21 13, 2172.

12 19. Salvatore,

m,

Bourdaloue. 1290. Brantme. 372. Brants Seb. 543.


Bravetta Vittorio Brenno. 711. Bresca. 1481.

Campagnola Domenico. 1572. Campenon. 707.


(Japecelatro
I.
1

Cappelletti Licurgo.

1690.
5

Capponi Piero.

Qui

Caraccioli.

Marchetto. 421. 1061.

Bretagna (Di) Anna. 1784.

Caraffa Carlo. 543.

802

Indice dei

nomi degli autori

Carbone Domenico. 1368. Carducci Giosu. 292, 298, 316, 643, 644, 648, 668, 669, 836, 954 968, 977, 993, "65, 1241, 1246, 1254,1255, 1297, 1379, 1525,1526, 1597, 1639. 1839, 2046. Carelli A. 1850. Carey Enrico. 1023. Carlo I, re d'Inghilterra. 2126. Carlo V, imperatore. 1042,1389, 1922. Carlo X, re di Francia. 1244. Carlo il Temerario. 1355. Carlo Alberto. 11 77, 1690. Carlo Emanuele I. 1237. Carr M. 224, 35, 561, 947. Cartesio Renato. 318, 1669. Carugati Romeo. 836. Casa (Della) Giovanni 1236. Casanova Giacomo. 1680. Casati Gabrio. 2222. Cassiodoro. 1923. Castaldo G. 1850. Castelar Emilio. 349.
Castelli Carlo.

Checchi Eugenio, 1698. Chnier M. G. 724, 2024.


Chilone. 1 5 17. Chirone. 519. Chiurazzi Luigi. 2149. Chivot. 1359. Chrzanowski Adalberto.
Churchill. 629. Cianchettini Tito Livio.

1870.

2223.

Ciani Giuseppe. 976.

Cicerone

M. T.

25,

36, 48, 71,

554.
1616.

252, 276, 354, 408, 596, 598, 603, 604, 627, 629, 695,696, 714, 755, 824, 930, 1007, 1069, 1084, 1107, 1139, 1170, 1183,1194, 1276, 1319, 1405, 1440,1488, 1517, 1532, 1541,1598,1600, 1671, 1672, 1678,1721, 1723, I 7 2 5, 1756, 1767, 1790, 1800. 2011, 2012, 2073. Cicerone Quinto. 377. Cicognini Giac. Andr. 2095. Ciconi Teobaldo. 727, 911. Cieco d'Adria. 500. Cinea. 996.
Cipio.

75, 85, 208,

213,

Casti G. B. 552. Catalani Angelica.


Catinat.

1598.
1000.

Civinini Giuseppe.
Clairville.

14 16. Catone Dionisio. 246, 1 1 14, 1562. Catone M. Porcio, censore. 271,

663.
754.

Claretie Giulio.

Clasio L. 357, 422, 687,

1808.

343, 630, 792. Cattaneo Carlo. 1 1 66.


Catullo. 57, 84, 966, 1805. Cavallotti Felice. 275.

Caviglia Enrico.

Cavour (Conte
638, 68t.

di)

1835. Camillo Benso.

1758. Clemenceau Giorgio, 879, 1906. Clment J. M. 2177. Clemente VII, papa. 1977. Clemente XIII, papa. 1061. Clotilde di Savoia. 1220. Cobden Riccardo. 680.
1375,
e

Claudiano.

Cedreno Giorgio. 2076.


Celano (Da) Tommaso. 289, 1755. Celestino V, papa. 1228. Celso juniore. 607. Cervantes. 933, 1309, 1571. Chamfort. 53, 54, 250, 1519Chancel (De) Ausonio. 841. Charron Pietro. 15 18. Chateaubriand. 62, 1453.
,

Coco Vincenzo. 1924. Codeb Andrea. 2174, 2175.


1614. 1283. Coletti Francesco. 2219. Collin d'Arleville. 228. Colombo Giuseppe. 644. Columella. 271. Consalvo di Cordova. 1867.
Coffinhal.

Colbert.

commentatori, illustratori, ecc

803

Cor aerini Federico. 1243.


Corneille Pietro. 159, 710, 1587,

1737, 2119. Cornelio Nepote. 64, 714. Comincio. 1767. Cornuel. 14 16. Correggio Antonio Allegri. Corvetto G. 1039. Corvino Mattia, re d' Ungheria. 1018. Cossa Pietro. 59, 701, 1791. Costa de Beauregard. 348, 1690. Cousin Vittore. 1015, 1662.
Crbillon.

Desbarreaux-Bernard. 16. Descartes Renato. 318, 1669. Destouches. 39, 263. Diaz Armando. 1826. Dickens Carlo. 1544. Diderot. 651, 1034. Dierz Leone. 1877. Di Giacomo Salvatore. 064, 2150. Diodoro Siculo. 24, 1922. Diogene Laerzio. 428, 734, 1736, 1767.

Dione Cassio.
1651, 2076.

135,

353,

515,

1349,

145

1.

Crispi Francesco. 671, 673.

Croce Benedetto. 1867, 1870.

1851.

1866.

Disraeli Beniamino. 629. Dolce Lodovico. 1233. D' Olivet (Abate) 9, 614.

Donatello. 2088.

Cromwell Oliviero. 1332.


Crudeli Tommaso. 2138. Curzio Quinto. 75, 695. Cusani Confalonieri Francesco.

Donato Tib. Claudio


542.

il

giovane.

Doni Anton Francesco. 1586. Donne Giovanni. 933.


Duboscq-Montandr. 242.
Ducis Jean Franois. 707. Du Deffand. 1203. Du Lorens J. 389. Dumas Alessandro, padre. 380, 1348. Dumas Alessandro, figlio. 396, 1099.

1243Custine.
Dall'

1036.

Francesco. 775. 1382. Dangeau (March, de). I184. D'Annunzio Gabriele. 421, 974, 1487, 1827, 1828, 1829, 1830, 1831, 1832, r833, 1834. 1835. 1856, 20.S4Danton. 1192. Da Ponte Lorenzo. 379. Darwin Carlo. 858. Dati Michele. 1593.

Ongaro

1063,

Dumas. 161 4. Dunan-Mousseux. 2185. Dupin Andrea. 2057. Dupont de Nemours. 610.
Duranti Lamberto.
1855.

Duro. 1359.
Eckhart (Meister). 319. Edgeworth de Firmont. 92;.

De

Albertis,

generale.

1855.
.

De Amicis Edmondo. 227. De Bono Emilio, generale. 1851


Deissmann A. 1881. Delavigne Casimiro. 723, Del Buono Luigi. 2047. Del Carretto Filippo. 12 19.
Delille.

Edoardo III, red'Inghilterra.45


Elisabetta,

regina d' Inghilterra.

354-

Emery

Carlo. 2205.

196, 250,

1969.

Demonatte. 917. Demostene. 433, 695, 1082.


Depretis Agostino. 674, 1046. Dei Barreaux Giacomo. 2179.

Empedocle. 321. Engels Federico. 655. Ennio. 7 1


Enoti io I525-

Romano.

648,

12')7,

8o4

Indice dei

nomi degli autori

Enrico III, re di Francia. 527. Enrico IV, re di Francia. 44, 1283, 1595, 2115.

Ferrari Paolo. 489, I106, I131, 1645, 2100, 2153,2210, 2211,

2212, 2213, 2215, 2216.


Ferravilla Edoardo. 2158, 2159,

Epaminonda. 714.
Epicuro. 272, 1457. Equicola Mario. 1694.

Erasmo Desiderio. 447, 1867. Erastus Tomm. 1504. Erisch Suchert C. 1877.
Erode Attico. 1763. Erodoto. 342, 1042, 1918. Eschilo. 1204. Esiodo. 187. Esopo. 429, 1202. Este (D') Ippolito. 2089. Este (D') Gonzaga Isabella. 1694. Etienne. 40, 228. Euclide. 1919. Eula Lorenzo. 615. Euripide. 353, 878, 1292. Eusebio Pam filo. 702.
Fabio (Quinto) Massimo. 715.
Failly (De).

1064,

1065.

Fambri Paulo. 1060, 1130.


Fantasio. 1108. Fantoni Giovanni. 579. Farini Luigi Carlo. 621, 13 18. Favaro Antonio. 346. Favre Giulio. 713, 1064. Federico I, imperatore. 286. Federico II il Grande, re di Prussia. 24, 39, 1350, 1376, 1455, 1456. ^

2162, 2163. Jacopo. 1369, 1981, 2165, 2166, 2167, 2168. Ferrigni Coccoluto Pietro. 1, 1789, 2209. Ferroni. 201. Ferrucci Francesco. 784. Festo Paolo. 227, 711, 1598. Feuerbach. 1700. Fiacchi Luigi. 357, 422, 687, 1808. Fienne ( De ) Carlo Matharel. 1562. Filangeri Gaetano. 2221. Filicaia (Da) Vincenzo. I146, 1147, I148. Filippo, duca di Savoia. 180. Filippo il Macedone. 814. Fioresi Giuseppe. 2199. Fisher (lord). 1892. Flavio Giuseppe. 1453. Floro. 711. Foch, generale. 1865. Focilide. 141 1. Fonseca Pimentel Eleonora. 1924. Fontana Ferdinando. 2052. 2160,
Ferretti

2182.

Fontenelle. 9, 882, 919,

156$

Federico
stria.

III,

imperatore d' Aure


di

1020.

Guglielmo IV, 1892. Fedro. 429, 448, 1276, Felice V, papa. 1249. Fnlon. 425. Fenicia Salvatore. 2206. Ferdinando I, imperatore. Ferdinando I di Aragona, Napoli. 1784. Ferdinando I di Borbone,
Federico
Prussia.

1377.

1664. Forain. 1876. Fortescue Giovanni. 933. Foschini Francesco. 1822. Foscolo Ugo. 55, 122. 123. 154, 155, 192, 640, 645, 809, 898, 899, 900, 901, 988, 1068, 1141, 1232, 1240, 1644, K>73,
1693.
1

609.
re di

Fossombronj Vittorio. 666. Fouch. 380, 418, 1562. Foulon Giuseppe. 1382.
Fouquier-Tinville.

1614.
4. 17-,-.

re di

Napoli.

1764.

Fournier Edoardo. Francesco d'Assisi.

commentatori, illustratori,

ecc.

805

Francesco Francesco 1310. Francesco


stria.

di Sales.
I,

420.

Giorgini G. B.

1316.

re di Francia. 372,

Giovanna d'Arco. 1878. Giovanni da Milano. 1505, 1506,


1507, 1508, 1509, 1510, 1511, 1512, 1513, 1514. Giovanni da Salisbury. 1866. Giovanni Fiorentino. 1394. Giovenale. 54, 214, 380, 409,

I,

imperatore

d'Au-

977. Francesco Giuseppe, imperatore d'Austria. 1890. Francks Seb. 543. Franklin Beniamino. 650, 1505, 1706. Freigius. 917. Freinshemius. 200Q. Freycinet (De) Carlo Luigi. 1066. Frontone. 1648. Fucini Renato. 914, 1306, 2147. Fusinato Arnaldo. 485,828, 1 539.
Gabelli Aristide. 637. Galiani Ferdinando. 380.
Galilei Galileo.

412, 572, 769, 1043, 1275, 1312, 1347,1355.1503. I5 1 :, 1563. I570, 1632, 1769,1799, 2021, 2081. Giovio Paolo. 1215, 1235. Girardin (De) Emilio. 396, 745. Giraud Edoardo. 2221. Girolamo (San). 856, 1290. Girolamo Napoleone. 1305.
Giulia

Domna,

imperatrice di

Ro-

ma. 1792.
Giuliano l'Apostata. 1465. Giulio II, papa. 1172. Giulio III, papa. 626. Giulio Cesare. 1214, 1311, 1479,
Giusti
11, 54, 127, 190, 245, 290, 351,359, 362, 449. 494, 528, 595, 762, 795, 826, 830, 887, 935, 1085, 1163, 1164, 1178, 1215, 1263,

346.

Joseph-Simon. 1871. Gallina Giacinto. 463,1288,2053, 2156. Galvagno Giov. Filippo. 1045. Gambetta Leone. 682, 853. 1060. Ganci (Di) Matteo. 915. Gan do Un. l Gargallo T. 1634. Garibaldi Giuseppe. 228, 600, 670, 946, IOOO, 1752, 1789, i8b8.
Gallieni

1946, 2074. Giuseppe.

Garofolo. Gastaldo Gauthier Gavarni.

225.

1287,1367, 1381,1392, 1393. 1496, 1556,1574, 1575- 1599, 1761, 1975, 2050, 2101, 2143.
Giustiniano, imperatore. 598. Giustino Frontino. 996.

G. 1850.
Teofilo.

1415, 1665. 576, 1099. Gellio Aulo. 1082, 1572, 1763. George Lloyd. 1905.

Gesner. 746. Ghislanzoni Antonio. 403, 2114. Giacomo di Portogallo. 1784. Giacosa Giuseppe. 153, 1258. Giardino Gaetaii 1836.

Gladstone G. E. 486. Goethe (Von) Volfango. 364, 653, 761, 852, 926, 947, IOIO, 1030, 1416. Goldoni Carlo. 562, 1584. Gonzaga ti' Kste Isabella. [694.
\V. K.

Gibbon.
Giolitti

i'

Gournay Jean Claude. Gravina Domenico. 246.


Grgoire. 1614. Gregorio Magno. 212, 1029. Gregorio VII. papa. 601. Grelling Riccnn

Gilbert. 431, 998.

Giovanni.

650.

1840.

1870. Giorgi Marino.

1298.

8o6

Indice dei

nomi degli autori

Gresset.

749.

Heywood. 933.
His Carlo. 925. Hobbes. 141 1. Hoffmann di Fallersleben Augu-

1901. Grimaldi Bernardino. 1677. Gritti Francesco. 2152. Grolier Giovanni. 19. Grossi Tommaso. 304, 305, 306, 307, 912, 1284, 2208.

Grillparzer Francesco.

Hotman

Groto Luigi. 500. Guadagnoli Antonio. 146, 147, H, 399, 452, 1421, 1762, 2144, 2145.
Gualterio Filippo. 1690. Gualtiero Inglese. 788, 1261. Guarini Batt. 322, 1042. Guerrazzi F. D. 103, 335, 391,

1896. Francesco. 1062. Huchard Mario. 2120. Hugo Ermanno. 2062.


Vittore. 22, 168, 194, 334, 372, 395, 738, 1219, 1639, 1997. Hus Giovanni. 1546.

sto Enrico.

Hugo

867. Guerrini Olindo. 26, 104, 105, 106, 287, 649, 669, 759, 839, 840, 93 8 > l6 43, 1709. Guglielmo II, imperatore di Germania. 1355, 1356, 1881, 1882, 1883, 1884, 1885, 1886, 1887, 1888, 1889. Guglielmo, principe ereditario di

Jahier Piero. 1859. Jannetti F. 505. farro. 157.

Ibn-Roscd. 1454, 1456, 1541.


Illsung.

14 13.

Incarriga Ferdinando. 2202,2203. Jofff e, generale. 1872, 1873, 1874.

Johnson Samuele. 420.


Jortin.

1772.

Jouvenot (De). 2058.


Ippocrate. 434, 435, 1504.
Irnerio.

Germania,

1889.

2128.

Guibert. 369. Guicciardini Francesco. 12 15. Guichard. 398. Guidiccioni Giovanni. 1145. Guilbert Ren-Charles. 16. Guizot. 360.

Isidoro di Siviglia. 1767. Ismail pasci. 1 174.

Kant Emanuele. 1670. Karr Alfonso. 43, 495,


1612.

662,
273.

Kempis
1504. Halvy Ludovico. 686, 766, 818, 1472, 2190. Hangeste (Le) Girolamo. 1702. Harel. 1562. Harvey Guglielmo. 321. laschka Lorenzo Leopoldo. 1896, 1900. Hegel Giorgio. 609, 14 16. Heine Enrico. 438, 14 16, 1642. Heis. 346. Hnault. 1543. Hnaut Carlo. 17. Herbert Giorgio. 420, 933.
I

(Da)

Tommaso.

42,

Hahnemann Samuele.

341, 424, 1424. Klopstock. 90b.

Koning. 663. Kosciuszko Taddeo. 482.


Labiche. 2 191. Labriolle (De) Pierre. 385.

La Bruyre. 367, 584. Lacaita Giacomo. 486.

La Chausse. 1550.
Lacretelle Carlo. 925.

Ladre. 650.
Lafayette. 652.
Laffitte J.

171 7.

Ilfitslct.

613.

La Folie Carlo Giovanni. 1243.

commentatori, illustrator:

'.

807

La Fontaine. 170, 171, 427, 548,


577. 921,

137:,

1417,

1990,

2180.

La Harpe. 651, 1567. La Hire. 1371.


Lamartine
1

(Di)

Alfonso.

709,

178.

Lamberti Mosca. 1480. Lambruschini Luigi. 661. La Monnoye (De) Bernardo. 2 193. La Moricire (De) Cristoforo.
1866, 1870.

Lamotte-Houdard. 62. Lampridio Elio. 1408.

Lana

(Della) Jacopo. 1299. Lanari Alessandro. 104 1. Lanza Giovanni. 139. La Rochefoucauld. 32, 74, 120, 121, 130, 131, 217, 247, 262, 394.497, 592, 625, 750, 751, 752, 803, 810, 1009, 1051, 1052,1053, 1075,134t, 1387, 1423, 1494,1533. 1552,1557. I55 8 I5 8 9, 1590, 1602, 1604, 1605, 1606, 1607, 1720, 1785, 1786. Las Gases. 1033, 1596. Latini Brunetto. 161.
>

Leopardi Giacomo. 60, 61, 193, 216, 237, 370, 472, 597, 700, 703, 776, 843, 866, 902, 903, 994, 1005, 1 153, 1497, 1608, 1611, 1771, 1972. Le Sage. 1680. Leterrier E. 103 1. Levi Primo. 1004. Levis (De) P. M. 1385. Licomede. 1652. Ligne (Principe di). 1035. Lille (De) Gualtiero. 1987. Lincoln Abramo. 647. Lingendes (De) Jean. 4O4. Linneo. 319. Lippi Filippo. 886. Lisle (De) Rouget. 721, 722,723. Lissauer Ernesto. 1903. Liudprando, vescovo. 1866. Livio Tito. 343, 344, 630, 711, 714, 811, 996, 1007, 1191, 1470, 1787. Longfellow Enrico. 434, 1190. Lorens (Du) J. 389.
Loustalot.

242.

Lattanzio. 1457. Lattanzio (Lutazio) Placido. 1652. Lauzires (Dei Achille. 356. Lawrence Oliphant. 926. Layard A. H. 816.

Lucano. 200,311, 333,533,530, 696, 996, 1770. Lucilio. 1598. Lucrezio. 30, 320, 332, 860, 1461, 1491. LuigiXI, re di Francia. 527, 814. Luigi XII, re di Francia. 180.

Lay mann. 141 3.


Lazzari Costantino. 1844. Leclercq Teodoro. 17.

XIV, re di Francia. 1354, 1373Luigi XVIII, re di Francia. 1372. Luigi Filippo, re di Francia.
Luigi

Leczinska Maria. 1596.


Lefranc.
2

1717.
Lulli Giovanni,

191.

2182.
1.

Legendre. 797. Le Hangeste Girolamo. 1702. Leibnitz. 319. Itemene (De) Francesco. 307. Lemierre Antonio. 920. Lenclos (De) Ninon. 1325. Lenet Pierre. 1009. Lenin Nicola. 1908. Leone X, papa. 1298, 1968.

Lutazio Placido. 1652. Lutero Martino. 51, 157 I.uxburR (Di). 1893.
Machiavelli

Nicol.

,363,

450,
1413,

535, 611, 695, 1495, 1892.

1215,

Mahon. 347.

8o8

Indice dei

nomi degli autori

Macrobio.
1767,

78,

227,

280,

855,

1924.

Maelmaedog U Morgair. 1250,


1251, 1252, 1253. Maffei Andrea. 500.
Maioli Tommaso. 19. Maistre (De) Giuseppe, io io. Makaroff Stjepan Ossipovic, ammiraglio. 1836. Malachia (San). 1250, 1251, 1252, 1253Malacrea F. 104 1. Malebranche. 748. Malherbe (De) Francesco. 922. Mallet David. 1023. Malthus. 858. Mameli Goffredo. 578, 975, 1166. Mancini Pasquale Stanislao. 1008. Manfredi Eustachio. 1149. Manilio. 268, 314. Manin Daniele. 1062. Manni Marcello. 1850. Manno Giuseppe. 1007. Manto (Di) F. 253. Manzoni Alessandro. 27, 78, 160,

Marini Giuseppe. 1862. Mario Alberto. 672. Mariotti Filippo. 1677.

Marlowe. 246, 933. Marmontel Giov. Francesco. 459,


530. Maroncelli Pietro. 293.

Marot Clemente. 2178. Marrone Ettore. 1861.


Martain ville. 12 19. Martello Pier Giacomo. 1384. Martini Ferdinando. 1108, 1838. Martino IV, papa. 1299. Martire Egilberto. TO03. Marx Carlo. 655. Marziale. 2, 86, 213, 524, 981, 996, 1478, 1711, 1731, 1765, 1768, 1806, 2082. Massari Giuseppe. 68 1 Massillon. 1350. Mastriani L. 663. Mattia Corvino, re d'Ungheria. 1018. Mattioli Pier Andrea. 970.

223, 255,260, 263, 300, 387, 456,526,531 585, 642, 698, 706, 725, 794 815, 904, 905. 906, 944, 961, 1057, 1154, "55, "56, 1222, 1225, 1314, 1315, 1420, 1442,1444, 1446. 1551, 1603, 1640, 1687, 1750, 1783, 1809, 1973, 2151. Marangio Pasquale. 1215. Marchetti Giovanni o Lorenzo. 2201. Marcolini Francesco. 1568,1572. Marcora Giuseppe. 971. Marchal Silvano. 651. Maret. 12 19. Margotti Giacomo. 683, 1999.

Mazarino Giulio. 52. Mazzini Giuseppe. 654, 683, 1062 1246, 1773, 2094. Mazzoni Raffaele. 836. Mecenate. 2076.
Filippo. 1866. Medici (De) Cosimo il vecchio, ti Medici (De') Lorenzo. 54. Meilhac Enrico. 766, 818, 1472. 2190. Meldenius Rupertus. 798. Menandro. 604, 874, 1559. Mercantini Luigi. 728,951, 1161, I167, 1168. Mermet Claudio. 70. Meslier Giovanni. 651. Metastasio Pietro. 73, 97, 98, 99, 100, 142, 165, 184, 185,264, 269, 282, 323,441, 496, 544,838,894,895.934. 1076, 1089, 1 1 18, 1 126, 11 27, 1 137, 1196, 1197, 1209, 1259, 1262, 1285, 1326, 1327, 1358,1437.
1 1

Meda

Mari Ubaldo. 539. Maria Antonietta, regina


eia.

di

Fran

1382.
di

Maria Cristina

Savoia. 2093.

Marinetti Filippo

Tomaso. 1880.

Marini G. B, 850.

commentatori, illustratori,

ecc.

809

1438, 1439, 1463, 1476, 1477, 1528. 1581, 1688, 1740, 1754, 1777, 2096, 2097, 2098. Metternich. 11 79, 1690. Meusnier de Ouerlon G. 1012. Micard. 2058. Miceli Luigi. 2104, 2105. Michel. 12 19. Mignet. 481. Milano (Da) Giovanni, 1505, 1506, 1507, 1508, 1509, 1510, 1511, 1512, 1513, 1514. Minucio Felice M. 1457. Mirabeau. 1378. Modestino. 1 891 Mole Matteo. 220. Molire. 4, 288, 310, 400, 575, 753, 1628, 1651, 2117, 2118, 2182, 2183, 2207. Moncrif. 1458. Monnier Enrico. 2209.

Nelli Pietro.

70.

Nelson. 12 18. Nerazio Prisco. 235. Neri Filippo. 2091, 2092, 2093. N'eri Tanfucio. 1306, 914, 2147. Nerone. 181; 353, 1226. Nevio. 208. Niccodemi Dario. 1865. Niccolini G. B. 588, 945, 952,

973.

"73. 15941837.

Nivelle, generale.

Olivet (Abate). 9, 614. Ollivier Emilio. 455.

Omero.
1924.

3,

187, 324, 522, 1204,

Ongaro
Orazio.

(Dall')

Francesco.

1063, 1382.
5, 38,41,82, 174, 188, 189, 211, 238, 270, 272, 274, 325, 328, 336, 355, 417, 429, 436, 439, 466, 511, 523, 500, 587, 623, 641, 700, 742, 756, 763, 817, 820, 849, 864, 865, 879, 880, 930,94, 996, 1047, 1088, 1115,1116, in 7, 1140,

Mounier Marco.

11 78.
1 1

Monroe Giacomo.

75

Montaigne. 541, 1416. Montnndr. 242. Montanster (Duca di). 20: Montefeltro (Da) Guido. 1322. Montesquieu. 1649. Monti Vincenzo. 76, 249, 315,
717, 747, /74.786,896,997, 1151, 1239, 1240, 1364, 1435, 143'-- '577, i6j8, 1760. 1971. Montrond (De) M. 1099. Moser (Von) G. 2061.
Motteville. 807.

Muratori L.

A. 286, 480.
226,
253, 949,

1471,

1899-

Musi
\a<l;ir

Salvatore.
Felice.
I,

2199.

Napoleone

841. imperatore.

1618, 1619, 1634, l6 5o, 1663, 1683, 1801, 1803, 1942, 1943, (, 2079, 2080. dando Vittorio Emanuele. 1819, 1820, 1821, 1 85 1 Orselaer (Von). 626. Orsini Felice. 781. Ottone di Frisinga. 601. Oudinot Nicola Carlo. 1870.
:

1205, 1452, 1544, 1629, 1655. 1714, 939.

1565, 1633, 1658, 1746, 1940, 1941. 2019, 2020,

1289, 1493, 1560, 1631, 1656, 1730,

1334, 1377 1406,

1520,1521, 1541,

<

484,

>vidio. 33, 34, 03. 71. 87, 149,

530. 697, 703, 1007, 1010, 1026, 1027, 1033, 1035, i ^ r 7 1242. 1243. 1868. Napoleone III, imperatore. 487,

167, 198, 231, 272, 332, 340,

416,430, 519, 581, 591, 593, 622,746,877,878, 1018,1067,


IO94, IO95, III3, I171, I183, II95, 1204, 1270,1279, 1330,

636, 638, 956.

Indice dei

nomi degli autori

1338,1361, 1502, 1547, 1630, 1716, 1734, 1778. Owen Giovanni. 788, 861. Oxenstierna (Di) Axel. 195, 626.
Pacuvio. 1183. Paganini Nicol. 1245. Paine Thomas. 530. Palacio (Del) Manuel. 2045. Palacky Francesco. 1021.
Palaprat. 147 1. Pallavicino Giorgio. 12. Pan (Du) M. 443. Pananti Filippo. 351, 1119,2141,

210, 215, 247, 266, 297, 303,


3i 2 ,329. 376, 410, 491, 512,

518,520, 547, 559, 570, 583, 718,763,844, 845, 851, 886,


888, 943, 945, 1068, 1207, 1208, 1214, 1257, 1346, 1398, 1485, 1491, 1548, 1578, 1620, 1626, 1627,1667, 1691, 1729, 1739, 1959, 2037. Petronio Arbitro. 169, 230, 279, 377, 939887, 1097, 1336, 1501,
Petruccelli Della

Gattina Ferdi-

2142.

Panat (De). 443. Paolella Mariano. 915.


Paolo, giureconsulto. 608.

nando. 1028. Peyrat Alfonso. 682. Piave F. M. 114, 115, 117, 118, 256, 257, 301, 334, 371, 525, 582, 689, 720, 779, 1187,
1189, 1724, 1781. Piazza Giulio. 978.

Pappo Alessandrino. 317.


Paracelso. 788. Parini Giuseppe.
13, 241,

308,

330393>4"83i, 963, 1224,


1313. 1395. 1400,1588, 1635, 2140. Parrasio Giano. 19. Parzanese P. Paolo. 726. Pascal. 6, 318, 1413, 1717. Pascoli Giovanni. 955. Passavanti Jacopo. 325. Patercolo Vellejo. 1553. Pedrotti Carlo. 950. Pellico Silvio. 101, 102,401, 719, 992. Pelloux Luigi. 1837. Pepoli Carlo. 732. Prfixe (De) Hardouin. 1283. Perez Ani. 1062. Pricard Giacomo. 1877.
Perrault Carlo. 21 16. Persano (Di) Carlo. 540. Pershing Giovanni J. 1907. Persio. 207, 320, 1331, 2022. Peruzzini Giovanni. 406, 565. Peschel. 1538. l'tain Enrico Filippo. 1837,1878. Petfi Alessandro. 1254. Petrarca Francesco. 21, 95, 143,

Pico Giovanni della Mirandola. 1615. Pieri Giuseppe. 729. Pigna. 225. Pignotti Lorenzo. 553, 1307, 2139. Pilato. 1072. Pimentel Fonseca Eleonora. 1924. Pindaro. 433, 1922. Pindemonte Ippolito. 898, 1684. Pio IX, papa. 1176, 1976, 1977. Pio X, papa. 1380, 1996. Pipino Francesco. 1228. Piron Alexis. 389, 2187. Pirro. 2009. Pitagora. 239.
Pittaco. 17 19. Pixrecourt. 16. Placidi Biagio. 2200. Placido Lattanzio (o

Lutano).
1347.

1652.
Platone.

141,

354, 734,

1571Plauto. 66, 179, 408, 426, 492, 573, 861, 874, 1049, ino,

1321, 1413, 1715,2023,2083. Plinio Secondo il vecchio. 23,

commentatori, illustratori,

ecc.

811

446, 856, 1038, 1090, 1281, 1430, 1478, 1706. Plinto Secondo il giovane. 14, 678, 1084, 1534, 1751. Plutarco. 342, 343, 699, 821, 1040,1311, 1454, 1479, 1598, 1767, 1946, 2075. Pola. II42. Polignac (Card. de). 314, 1070. Pompadour (Marchesa di). 352. Pompeo. 82:. Pompili Luigi. 1853. Pomponio (M.) Marcello. 165 1. Pons de Verdun. 20. Pontano Giov. Gioviano. 201. Ponte (Da) Lorenzo. 379. Pope Alessandro. 107 1, 15 18,

Racine. 144, 203, 761, 6oi. Rasi Luigi. 245. Redi Francesco. 1703, 2143. Redlich. 51. Regnard Giov. Francesco. 2 181. Rgnier. 129, 1370. Ricasoli Bettino. 621, 13 17. Riccardo da Venosa. 1659. Ricci Lorenzo. 1061. Riccio Pier Francesco. 780. Richelieu (Card). 82, 807. Righetti Carlo. 2157. Robespierre. 1466. Robilant (Di). 454. Roggeri Pietro. 579.

Roland (Madame). 799. Rolland Romain, i i


Felice. 46, 47, 1 io, 402, 566, 765,790,832,995, 1080, 1129,1185, 1256, 1273, 1449, 1779. 1982,2169,2170, 2171. Roqueplan Nestore. 686.

1543Porfirio.

Romani

279.

Porro Carlo. 1824. Porta Carlo. 136, 1388, 2208.

2154,

Portogallo (Di; Giacomo. 1784. Poussin Nicola. 1969. Poysel J. Alberto. 1037. Pradt (De). 703. Prati Giovanni. 219, 521, 907, 908, 909, 953, 968, 1675, 2102, 2103. Primo. 1004. Prisciano. 388. Properzio. 931, 996, 1193, I22 .v Proto Francesco. 552. Proudhomme L 242. Proudhon P. J. 653, 1459. Publilio Siro. 161, 232, 361, 384, 4 2 5.433.6l8,69l, I104, '553. 722. Pulci Luca. 2133.
, .

Rosny (Duca di). 1595. Rossi Gaetano. 569, 1978, 1979. Rssner. 1902.
Rougemont. 12 19. Rouget de Lisle. 721, 722, 723. Rouher Eugenio. 1063. Rovere (Della) Giuliano. 11 72.

Roy

Pierre Charles.

1418.

Royer A. 505.
Royer-Collard. 474. Rucellai Giovanni. 972, 1093. Rudin (Di) Antonio. 137. Ruggiero Francesco Paolo. 2204, 2205.
Sabelli

M. A.

14 io.

Pulci Luigi. 359,

1078.

Quintiliano.

7,66,75,804, 1534, '54, 1587.1647. 1652, 1767. 1923.


695,

Rabelais.

19, 466, 917, 918, 1702.

Sacco Raffaele. 107. Sailer Luigi. 2146. Saint-Simon. 1325. Salandra Antonio. 18 14, 1816, 1817, 1818, 1819. Sallustio. 64, J 7. 714,813, 1204. ri Carlo Alberto. 2146. Sanchez. 1. Santeul (De) Giovanni. 265, 392.
1

8l2

Indice dei

nomi degli autori

Sardanapalo. 48.

Sardou Vittoriano. 2121, 2188.

827,

1366,

Sartine (De). 380. Sarto Giuseppe. 1380,

1996.

Schedoni Bartolomeo. 1969. Schidone Bartolomeo. 1969. Schiller. 197, 500, 1042, 1464.
677. Schneckenburger Max. 1897. Schntan (Von) Fr. 2061. Scialoja Vittorio. 1824. Sciesa Antonio. 1221. Scipione Africano. 688, 754,1721.
Scott Gualtiero. 420. Scotta Cesare. 957, 958. Scribe E. 20, 723, 2189. Sebastiani Orazio. 708. Sguier. 615. Sgur. 1704, 1870. Sella Quintino. 140.
Schleinitz (Von).

Siraudin. 663. Smiles Samuele. 1484. Smith Adamo. 797, 1026. Socrate. 1104, 1457, 1767. Sofocle. 519. Solera Temistocle. 218, 961, 962, 1186. Solone. 519, 1517, 1719. Somma Antonio. 2173, 2217, 2218. Sonnino Sidney. 1893.

Sozomeno. 1465. Sparziano Elio. 882, 1792. Spener Fil. Giac. 2062. Spinoza Benedetto. 178, 246.
Stal (Signora di).
Stahl.

177.

1504. 1907.

Stambucchi Carlo. 2198.


Stanton.
Stazio. 861, 996, 1451. Stecchetti Lorenzo. 26, 104, 105, 106, 287, 649, 669, 759, 839,

Seneca Anneo. 1070. Seneca L. A. 41, 164, 181, 222, 227, 332, 434, 499, 5*3, 538, 606,633, 739,791,813, 1104, 1183, 1276, 1280, 1350, 1537, 1541,1542,1559, 1566, 1610, 1660, 1733, 1804, 1924. Seneca L. A. il giovane. 267,
856,
1722.
1

840, 938, 1643, 1709. 109, 358, 366, 594, 805, 1058, 1059, 1128, 1980, 2048, 2049, 2050, 2106, 2IO7, 2IO8, 2I09, 21 IO, 2T I. Sterne Lorenzo. 55, 56. Stilpone. 1276. Strabone. 49, 1922.
Sterbini Cesare.
I

Seneca Marco Anneo. Senofonte. 2072.


Servio. 343. Settembrini Luigi. 107. Sforza Giovanni. 1698.

790.

Stratonico. 447. Strozzi F. 201.

Shakespeare Guglielmo. 302, 309,


331, 378, 488, 703,816,822, 929, 1134, 1419, 1992, 1993. 1994, 2060, 2122, 2123, 2124, 2125, 2192. Siciliani Domenico. 1822. 1826.
Siys.

G. B. 251. 1012. Svetonio.135, 353,476, 637,701. 996, 1098, 1226, 1479, 1651, 1741, 1756, 1946, 2010, 2074.
Strozzi

Stuart Maria.

481.
I, 1.

Tacchinardi Nicola. 157. Tacito. 462, 629, 632, 705, 09, 778, 88r, 996, 1757, i945> 2024.
Talete.
1

Sigismondo

imperatore. 165 430, 1732. Simonide. 1276. Simplicio. 317. Sincerus Junior. 170(1.
Silio Italico.

7.

Tallemant des Kraus. 527. Talleyrand. 443, 474, 754 l '^ v2 1707, 1718, 1992. Tanfucio Neri. 914, 1306, 2147-

commentatori, illustratori,

ecc.

813

Tansillo Luigi.

500.

Tasso Torquato. 35,96, 126, 128, 150, 173, 206, 254,296, 374, 375. 405. 440, 529,555,619,
620, 715, 716, 767, 772, 773, 781, 782, 890, 891, 892, 893, 1044, 1096, 113, 1198, 1383, '384, 1576, 162c, 1636, 1646, 1726, 1742, 1774, I9 2 7, 1961. 1962, 1963, 1964, 1965, 1966, 2038, 2039, 2040, 2041, 2042, 2090. Tassoni Alessandro. 556, 967, 983. Teja Casimiro. Teissier Antonio. 1988. Temistocle. 342. Tennemann. 1502. Tennyson A. 926. Teodoreto, vescovo di Ciro. 1465. Teofrasto. 1736. Terenziano Mauro. 15. Terenzio. 83, 209, 240, 350, 604, 930, ri io, 1194, 1545, 1568, 1657, 1695, 1719Terrasson J. 1596. Tertulliano. 234, 1445. Texier Edmondo. 84 1 Thackeray Guglielmo. 1050. Thiers. 419, 135 1 1866. Thompson Giacomo. 800, 1023.
,

Turati Filippo. 657, 658, 659, 1843. Turgot. 314. Tzetza Giovanni. 317, 532.
UlianoffNicola, detto Lenin. 1908. Ulpiano. 38b, 1124, 1410. Umberto I, re d'Italia. 1002.

Urbano Vili. papa. 1303.


Valaresso Zaccaria. 2152. Valentini Antonio. 2138.
Valerio Massimo. 343, 446, 688,

1276, 1921. Vallee Jacques, reaux. 2179.

sieur

Des Bar-

Vanloo A. 103 1. Vannetti dementino. 970.


Varchi Benedetto. 784. Varrini. 466. Varrone. 1407, 1653. Vasari Giorgio. 251, 2088. Vassallo L. A. 2155. Vedeche Giuseppe. 2201. Vedova Nicola. 104 1.
Vegezio.
714.

Velay Umberto. 180. Venezian Felice. 979.


Verdi Giuseppe. 442. Verdier (Du) Antonio. 527, 1988. Verga Andrea. 836. Verville (Di) Beroaldo. 1099. Vespasiano, imperatore. 135.
Veuillot.
12.

Thou (De) Giac. Aug. 543. Tiberio, imperatore. 353, 637. Tibullo. 332, 996. Tillotson Giovanni. 1466. Tito, imperatore. 1098. Tolomei Ettore. 1838. Tommaseo Nicol. 23, 922.

Vico Antonio. 1852. Vidari Giovanni 1816. Viennet. 631. Vierordt Enrico. 1904.
Vignolles Stefano. 1 37 1 Villon Francesco. 2055. Virgilio. 29, 78, 79, 81,

Tommaso d'Aquino.
Tornielli Girolamo.

1502. 21^7. Tottola Andrea Leone. 1448. Traversa Rocco. 1169. Treitschke (Di) Enrico. 1880.
Claudio.
!

124, 125, 134, 172, 191, 199, 221,

271,337,338, 339. 373 430.431,475. 509. 514. 542.


612, 628, 693, 712, 771. 780,819, 855,859, 875, 870, 932. 941. 960, 964, 996, 1048,

Trilussa. 2146. rivulzio Gian Giacomo. 695. Tucidide. 714.


I

8i4

Indice dei

nomi degli

autori, ecc.

1091, 1092, 1093, II32, I133, I 138, II 52, II 95, I20I, I2I2, I264, I292, I329, 1397, I426, 1427, 1483, 1529, 1554, T66,
1679, 1733 !923, 1925 1926, 1928, 1929, 1930,1931, 1932, 1933, 1934, 1935 1936,1937, 1938, 1967, 2013, 2014, 2015, 2016, 2017, 2018, 2077, 2078. Visconti- Venosta Emilio. 679. Visconti- Venosta Gino. 2195. Viscovich Giuseppe. 1830. Vitruvio. 1920. Vittoria, principessa di Francia,

Vives y Tuto G. C. 1996. Voss Jo. H. 51, 743.

Waez Gustave
Wagemann.
Weiss
J.

505, 2209. 14 1 3. 1850.


di).

Wellington (Duca

1538.

Wesley Giovanni. 1505.


Wieland. 530, 761. Wilson Tomaso Woodrow.
1906.
1

841

Wolfe Ch. 202.

1382.
Vittorio
Vittorio Vittorio

Ximens Francesco. 694. Ximnez, 1027.


Yorick.
1,

Amedeo

II.

1237.

Emanuele
Emanuele

II. 180,

487,
1810.

1789, 2209.

1001, 1247,
1811, 1812,
Voltaire F.

1248.
III.
Zaffira Giuseppe.

948.

181 3'.

Zamoyski Giovanni. 135 1.


Zanardelli Giuseppe. 621.

Viviani, ministro francese. 1863.

A. 43, 54, 431, 457, 65l,744748,837,856, 1032,


1109, 1184, 1458, 1460, 1466, 1562, 1573, 1585, l6l 5, 1617, 1674, 2115.

Zanella Giacomo. 910. Zangarini Giorgio, i860.

Zenobio. 1038. Zeviani Gio. Agost. 757. Zola Emilio. 1895.

INDICE DELLE FRASI

Il

numero che segue


citazioni nel

la frase , di regola,

il

numero progressivo

delle

che in

tal

volume: ma talora occorre citare il numero della pagina, caso espressamente indicato con l'abbreviazione $ag.

aucuns

les biens viennent en dormant. battesimo suoni o a funerale, Muore un Brigante e nasce
|

un Liberale. 795. Abbiamo fatto pulizia. 1852. Abi hinc in malam crucem! 2083.

Ab

Jove principium, Musae Jovis omnia piena. 1426. Ablue peccata, non solum faciem. 1083. Aborro in su la scena un canoro elefante. 831. Ab ovo Usque ad mala. 2019. Abruzzo forte e gentile. 1004.
;
|

Absit injuria

(o invidia)

verbo.

811.

Ab

uno disce omnes. 221. Abyssus abyssum invocat. 1796.


can, che lecca cenere
|

A A A

Non

gli

fidar farina.

1808.

cane non

magno saepe

tenetur aper. 991.

cavallo d'un cavai. 2195. Accipe nunc Danaum insidia et crimine ab uno Disce omnes. 221. A chi natura non lo volle dire Noi dirian mille Ateni o mille
|

Rome,

un segreto? Ad un bugiardo o a un muto. 11 19. ciascuno il suo. 598. A compir le belle imprese L'arte giova, il senno ha parte. 143g. consolarmi affrettati O giorno sospirato. 569. Acqua alle corde. 1481.
chi
|

A A A

Adagio nelle voltate. 2163. Addio del passato - bei sogni ridenti. 257. Addio, mia bella, addio, L'armata se ne Addio mia bella Napoli. 107, 1006.
|

va.

8i6

Indice delle frasi

Addante, Pedro, con juicio. 1420. Adesso li pesteremo di santa ragione. 1883.

Adgnosco

veteris vestigia flammse.

79.

Ad

graecas,

bone rex,

fient

mandata kalendas. 2010.

Adhuc sub judice lis est. 623. Adieu, la France! Adieu, la France! je pense ne vous voir jamais plus. IOI2. Adieu, adieu, my native shore. 1180. Adieu, plaisant pays de France, O ma patrie La plus chrie 1012. Ad impossibilia nemo tenetur. 607. Dio spiacenti ed ai nemici sui. 1490. Ad kalendas graecas. 2010. A donna non si fa maggior dispetto Che quando o vecchia o
\

brutta le vien detto. 413. Ad majorem Dei gloriam. 1447.

Adparent

rari

nantes in gurgite vasto. 2015.

Adsuetumque malo Ligurem. 960.

Ad usum

Delphini. 2056.

Adversus hostem aeterna auctoritas (esto). 1170. Advocatus et non latro. 825. A egregie cose il forte animo accendono, L'urne
|

de' forti. 901. 'Asl cppst xi Atoyj xatvv. 1038. A. E. I. O. U. 1020. Aequam memento rebus in arduis Servare mentem. 336. Aevo rarissima nostro simplicitas. 1547. Afflavit Deus et dissipati sunt. 1464. Affondati senza traccia. 1893. fosco cielo, a notte bruna. 566. A franco Parlar risponder franche parole. 1577. A' generosi Giusta di glorie dispensiera morte. 192. A' giusti prieghi Di tanto intercessor nulla si nieghi. 184. Agli infernali Dei Con questo sangue il capo tuo consacro. 2oi)u.
|

Agi'

infelici

Difficile

il

morir. 894.
79.

Agnosco

veteris vestigia flammae.

posa. 2041. Aguzzavan le ciglia Come il vecchio sartor fa nella cruna. 8a$< Ah! bello, a me ritorna Del fido amor primiero. HO. Ahi Costantin, di quanto mal fu matre. 477. Ahi dura terra! perch non t'apristi? 1268.
guisa di leon
si
|
|

quando

Ahi

fiacca Italia,

d'indolenza ostello,
diversi
|

il 50.
e pien

Ahi Genovesi, uomini


magagna. 959.

D'ogni costume,

d'ogni

Ah!

Ahi Pisa! vitupero Ahi povero Yorick


|

n'y a plus d'enfants! 575. delle genti. 984. 2125. Nave senza nocchiero in gran Ahi, serva Italia, di dolore ostello, tempesta, Non donna di provincie, ma bordello w\\il
!
|

Indice delle frasi

Si 7

sugli estinti Non sorge fiore, ove non sia d' umane Lodi onorato e d'amoroso pianto. 899. Ahi sventura! sventura! sventura! 1973. Ah! le mtier est bien gt!... 1366. Oui sait sous que Ah n'insultez jamais une femme qui tombe fardeau la pauvre me succombe. 395. horse! a horse! my kingdom for a horse! 309. Ah! pace, O esacerbati spiriti fraterni. 719. Ah! perch non posso odiarti Infedel, com' io vorrei! 705. Ah quest'infame, l'amore ha venduto. 116. Ai nostri monti - ritorneremo L'antica pace, ivi godremo. 1188. Ai tiranni di fuori Ai vigliacchi di dentro, iAit latro ad latronem. 2130. Ajunt enim multum legendum esse, non multa. 1534. Ai vigliacchi di dentro. 1 : Ai voli troppo alti e repentini Sogliono precipizi esser vicin Alagria! alagria 2159. Alala! 1828. 212;. Alas, poor Yorick Alcun non pu saper da chi sia amato Quando felice in su la

Ahi

'

ruota siede. 72. Al di sopra della mischia.

Alea jacta

est.

1040, 1479.
1654.
j

vient d'euus sans doute. Alfredo, Alfredo - di questo core

Alfana

Non

puoi comprendere tutto

118. Aliquando et insanire

l'amore.

jucundum

est.

1559.
-7}

'AXX* Syei voov

muta
|

l'.lioxt: 5'vpa

x? '? x*xv. I2q2.

Alle incolpate ceneri Nessuno insulter. 90;. Alles Erdreich Ist Oesterreich Unterthan. 1020.

All'idea di quel metallo

iv yoftwc y.zixx:. 522. Portentoso, onnipossente. 358. All'ombra de' cipressi e dentro l'urne Confortate di pianto forse il sonno Della morte men duro? 898. Allons, enfants de la patrie. 721. Allons, saute, marquis. 2181. Allontana da me questo calice. 174X.

xO-.a Ge>v
i

Allorch dalla trincea Suona l'ora di battaglia. All the perfumes of Arabia. 302.
|

1850.

Alma Alme

terra natia

incaute,

La vita che mi desti ecco ti rendo. 11^3. che torbide ancora Non provaste l'uman-- \i| ]

Ebbi al par che la lingua. 490. 202. l'origine de toutes les grandes fortunes, il y a des chose qui font trembler. 1290. Al quale ha posto mano e cielo e terra. IO.
|

cende. 264. Almen la destra io ratta

Alone with

his glory.

32

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Altera figlia Di quel Monarca, a cui N anco quando annotta, il Sol tramonta. 1042. Altera manu fert lapidem, panem obstentat altera. 1321. Altera pars revocat quidquid pars altera fecit. 1746. Alterius non sit, qui suus esse potest. 788. Altissimo Signor del sommo canto. 1232. Altissimus enim est patiens redditor. 278.
|

vivendo lemme lemme. 762. 273. Amant alterna Camoenae. 1666. Amantium irae amoris integratio 'st. 83. Amarissimo Adriatico. 974. Ambo florentes aetatibus, Arcades gaudet. 1938. Ambo le man' per lo dolor mi morsi. 1267. A me chiedesti sangue; E questo sangue;... e sol per versai. 783. Amen dico vobis. 2006.
e

Amandosi

Ama

nesciri.

te

il

'Auipat, S'rcfXowtoi u-ccpxapsc oocpctaxo'.. 433. mezzo novembre Non giugne quel che tu d'ottobre
|

fili.

635.

Amici, diem perdidi. 1098.

Amico, hai vinto: io ti perdon...; perdona. 173. Amico mio e non della ventura. 69. Amicus certus in re incerta cernitur. 7 1

Amicus Amicus Amleto

Plato, sed magis amica veritas. 1 57 1 Socrates, sed magis amica veritas. 1571.
della

Monarchia. 1246.

Amor che al cor gentil ratio s'apprende. 90. Amor che a nullo amato amar perdona. 91. Amor che nella mente mi ragiona Della mia Amor mi mosse, che mi fa parlare. 88. Amour sacr de la patrie. 722.
|

donna. 89.

Anathema sit. 2070. Anca lu, sur Piccaluga, a Milan? 2157. Anche la speme, Ultima dea, fugge i sepolcri. 1693. Anche questa da contar. Pag. xv, 1983. Anche tu, o Bruto, figlio mio 2074.
|
!

Anch'io sono pittore. 758. Ancora luce 926. Andare a Canossa. 349.
!

Andava combattendo, ed era morto. 2133. Andiam, che la via lunga ne sospigne 1475. Andiamocene di qui. 1453. Andrem, raminghi e poveri, Ove il destin ci
! |

porta....

506.

xoc. 1479. Angustam viam vident hac, latam viam vident Animae dimidium meae. 82.
'Avejij5>cf6>

iliac.

335-

Anima

tapina.

2161.

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819

Animala, vagala, blanda la,

Hospes, comesqne corporis,

Quae

nane abibis

in loca?

882.

Animum debes mutare, non coelum. 41. An intentio boni finis vitietur per electonem
Anne, ma sur Anne, ne vois-tu

medii mali? 141 3.

rien venir? 21 16.

An An

nescis longas regibus esse


nescis,

manos? 1361.

mi fili, quantilla prudentia mundus regatur. 626. Anselm, degh on quattrin per un. 136. Ante mortem ne laudes hominem quemquam. 519.
"AvGpconc; ivpcnov
'AvOptOJt; ar.
8ouu,v'.ov.

861.

^wov Sfricuv -ztpo'i. 734. Antiquam exquirite matrem. 1152.


pie dell'Alpe, che serra Lamagna vidi il Sol che ne fui privo. Appetitus rationi obdiant. 1723.

Sovra
500.

Tiralli.

965.

Appena

Apre l'uomo
serie piena,

infelice,
|

allor

che nasce
gli

In questa valle

di

mi-

Pria che al sol,

occhi al pianto. 850.

Aprs nous le dluge! 352. Aprimi quella finestra fammi veder la luce. 900. Apriti, Sesamo! 2127. Aquae furtivae dulciores sunt, et panis absconditus suavis. 1260. A quel giorno 1 903 A quelle sauce voulez-vous tre mangs? 2184.
!

Arbor

vittoriosa, triunfale,

Onor d'imperadori

e di poeti.

297.

Arcades ambo. 1937. Ardisco non ordisco. 1832.

A
A

1384. 645. Arma la prora e salpa verso il mondo. 1487. Roma ci siamo e ci resteremo. 1001. Arrotini impazziti. 836.
rifar

re malvagio, consiglier peggiore.


l'Italia

bisogna disfare

le

stte.

Ars longa, vita brevis. 434. Arte nata da un raggio e da un veleno. 835. Arte pi misera, arte pi rotta Non c' del medico che va condotta. 828. Art is long, and time is fleeting. 434. Asciuga - tasche e maremme. 1496. ir la limace. 1866. Assai lo loda, e pi lo loderebbe. 205, i486. Assai pi giova, Che i fervidi consigli, Una lenta prudenza gran perigli. 1326.
|
!

in

ai

Assalto

alla

diligenza.

181 7,

1818.

Assommer un garde-champtre,

ce n'est pas assommer un homme!... C'est craser un principe. 2188. sto paese ggi tutt' er bastili Sta in ner vive a Io scrocco e ff orazzione. 999.
|

tanto intercessor nulla

si

neghi.

iq6i.

82 O

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Attacco
Attingit

alla diligenza.

1818. ergo a fine usque ad fnem

fortiter et

disponit

omnia

A la donna la fa. 383. Auctor opus laudat. 1095. Audacem Forsque Venusque juvant. 1195. Audaces fortuna iuvat. 1195. Audacter calumniare, semper aliquid haeret. 806.
Audax
Japeti genus. 865.

suaviter. 345. tutti, s vuole,

demeurant le meilleur fils du monde. 2178. Audentes fortuna iuvat. I195. Au-dessus de la mle. 1875. Audiatur et altera pars. 606. Auf den Tag 1 903
!

Au

des Gesanges. 1642. Auguri di Cicerone. 1600. Aujourd'hui, ce qui ne vaut pas la peine d'tre 1622. Aurea mediocritas. 270. Aurea Roma, prima inter urbes. 996. Auri sacra fames. 134. Austriae Est Imperare Orbi Universo. 1020. Austria Erit In Orbe Ultima. 1020. Aut Caesar aut nihil. 1040. Aut hunc, aut super hoc. 699. Aut insanit homo, aut versus facit. 1631. Aut nihil, aut Caesar. 1040. Aut nomen, aut nihil satis. 201.

Auf Flgeln

dit,

on

le

chante.

Autodecisione dei popoli. 1908. Automobile blindata. 1818. Axc ?a. 1541. Avant dix ans toute l'Europe peut-tre cosaque, ou toute en rpublique. 1033. Avanti, avanti, avanti Con la fiaccola in pugno e con la scure 649. Avanti, figli d'Italia, bello di morire per la Francia 1855. Avanti i morti! 1877. Con fede franca. 660. Avanti, o giovani, Avea del e fatto trombetta. 1399. Ave, Imperator, morituri te salutant. 701.
i

Avere il cervello nella schiena. 74 1 Aver perduto il ben dell'intelletto. 1555. A' voli troppo alti e repentini Sogliono i precipizi
|

esser vicini. 5*9.

Bagnar

coi Soli e rasciugar coi fiumi. 2136. Bagolamentofotoscultura. 2052. Bandiera bianca s'innalzer (0 trionfer). 660. Bandiera rossa trionfer. O60.

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S2

Barba non facit philosophum. 1793. Barbaras hic ego sum, quia non intellegor ulli. Barufe in famegia. 463. Batti ma ascolta. 342. Beati gli occhi che la vider viva. 410. Beati mortui qui in Domino moriuntur. qi8. Beati pauperes spiritu. 1492.

1171.

Beati possidentes. 1289. Beati quelli che pi hanno. 1827. Beati qui in iure censentur possidentes. 1289. Beato asperges del baston. 2154. Beatus ille, qui procul negotiis, Ut prisca gens mortalium, Patema rura bobus exercet suis Solutus omni foenore. 820. Becchini della Monarchia. 2105. Belisario obulum date imperatori. 532. Bella Come un angel, che Dio crea nel pi ardente Suo tra| |

sporto d'amor. 401. Bella coppia, il ciel vi guardi, Ritiratevi che tardi. 21^4. Bella figlia dell'amore, Schiavo son dei vezzi tuoi. 115. Bella grant alii! Protesilaus amet. 1018. Bella grant alii! tu, felix Austria, nube! 101N. Bella, horrida bella. .693. Bella Immortai! benefica Fede ai trionfi avvezza. 1444. Bella Italia, amate sponde, Pur vi torno a riveder 1 1 5 1
|

Bellum a nulla

re bella.
1 ;

1653.

Ben

dell' intelletto.

110X. Benedictio patris firmat domos fliorum. 471. Benedite, gran Dio, l'Italia. 1176. Ben '1 viver mortai, che si n'aggrada Sogno d'infermi e fola di romanzi. 844. Bene qui latuit, bene vixit. 272. Benignamente d'umilt vestuta. 1788.
|

Bene, bene, bene, bene respondere. 21S2. Benedetta colei che in te s' incinse 2086. Benedette figliuole! non veggo l'ora che si maritino!
!

Ben

se' crudel, se tu

gi

non

ti

duoli

Pensando
|(
1.

ci

eli' al

miu

cor s'annunziava.

1272.

Ben s'ode il ragionar, si vede il volto. Ben ti riveggo con piacer Lisandro. 197
|

Berg Semsi, Berg Semsi, thu dich auf. 2127. Bestemmiando fuggi l'alma sdegnosa Che fu s
e
s

altiera al

inonda

orgogliosa.
in fresco,
il

1048.
e

Bevendo
l'

Beverei prima

veleno,

bestemmiando Cristo. 1709. Che un bicchier, che fosse pieno


|

Del-

amaro

e rio caff.

1703.

Bevi,

Rosmunda! 2103.

Bibite, fratres, bibite, ne diabolos vos otiosos inveniat. 1702.

82 2

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152. Bis dat qui cito dat. 161. Bisogna ave' pazienza. 2148. Bisogna mangiare per vivere, non vivere per mangiare. 1767. Bis vincit qui se vincit in victoria. 1722.

Bigotti della Monarchia. 2105. Biondo era e bello e di gentile aspetto.

Boche. 1865. Bois de Bologne. 1865. Bollente Achille. 766. Boni pastoris esse, tondere pecus, non deglubere. 637. Bonos corrumpunt mores congressus mali. 234. Bonum certamen certavi, cursum consummavi, fidem servavi. 1320. Borgia Caesar erat, factis et nomine Caesar. 1040. Botoli ringhiosi. 991. Bouillant Achille. 766. Brescia la forte, Brescia la ferrea, Brescia leonessa d'Italia. 968. Brevis esse laboro. 1629. Brillare per la propria assenza. 2024. Britannia rules the waves. 1024. Britons never shall be slaves. 800, 1024.
|

Cada uno es hijo de sus obras. 1309. Caddi come corpo morto cade. 15 16. "Calebs", caelestium vitam ducens. 388.
Caelo tonantem credidimus Jovem Regnare. 1452. Caelum a non celando quia apertum est. 1653. Caelum, non animum mutant qui trans mare currunt. 41. Caesarem vehis Caesarisque fortunam. 12 14. Caesar non supra grammaticos. 1651. a ira. 650. pravi. 133. Calcando i buoni e su levando il en restera toujours quelque chose. 80b. Calomniez, calomniez Camicia rossa, camicia ardente. 1169. Canis a non canendo. 1653. Canoro elefante. 831. Cantabit vacuus coram latrone viator. 1275. Canta che ti passa. 1859. Cantando ed iscegliendo fior da fiore. 2034. Cantoma Crioma Ciuciand a la douja. 958. Caput mundi regit orbis frena rotundi. 996. Car ainsi nous plait-il tre fait. 1357C.ubone bianco. 2059. Carbone turchino. 2059. Carl>onc verde. 2059. Ma quei di non trovo pi. II85. Cari luoghi, io vi trovai,
|

Marx Cameade! chi


Carlo

stato

mandato

in soffitta.

656.

era costui?

1225.

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823

Carne da cannone. 703. Caro, non posso muovermi Sto troppo ben cosi. 2174. Carpe diem, quam minimum credula postero. 1730. Carpent tua poma nepotes. 2014. Car tel est notre plaisir. 1357. Caseus ille bonus quem dat avara manus. 15 12. Casta Diva che inargenti Queste sacre antiche piante. 1449. Castigat ridendo mores. 265. Castum esse decet pium poetam Ipsum. 1805. Caton se la donna Socrate 1' attendit. 920. Caussa patrocinio non bona peior erit. 622. Cavaliere senza macchia e senza paura. 12 16. Ceci tuera cela. 22. Cdant arma togae, concdt laurea linguae. 824. C' del putrido in Danimarca. 1993. Cedite Romani scriptores, cedite Graii, Nescio quid majus na|

scitur Iliade.

1223.

Cela n'est pas franais. 12 17. Cela ne va pas, cela s'en va. 919. Celeste Aida, forma divina. 403. Celeste questa Corrispondenza d'amorosi sensi. 122. Celeste paolotta. 292. Cenerentola, finiscila Con la solita canzone. 2166. Ce n'est pas assez d'avoir de grandes qualits. 1720. Ce n'est pas le souverain, c'est la loi, Sire, qui doit rgner sur les peuples. 1350. Ce n'est pas possible, cela n'est pas franais. 12 17. Ce n'est rien C'est une femme, qui se noie. 2180. Ce n'tait pas la peine Non, pas la peine, assurment, De changer de gouvernement. 663. Ce qui manque aux orateurs en profondeur. 1649. C'era una volta un re e una regina. 1382. Cercate e troverete. 1544, 1689. ite la donna. 380. Certa viriliter, substine patienter. 341. Certum est, quia impossibile est. 1445. Ce sabre est le plus beau jour de ma vie. 2209. Ces malheureux rois, S'ils font beaucoup de mal, ont du bon quelquefois. 1365. Ce sont l jeux de prince. 614. C'est beau, mais ce n'est pas la guerre. 704. C'est du Nord aujourd'hui que nous vient la lumire. 1032.
|

C'est C'est C'est C'est C'eut

elle!
la

Dieu que

je suis aise!

20.

faute de Voltaire.

1991.

commencement de la fin. 1992. magnifique, mais ce n'est pas la guerre. 704. plus qu'un crime, c'est une faute. 418,
le

824

Indice delle frasi

C'est une grande habilet que de savoir cacher son habilet. 1552. Cet ge est sans piti. 577. Ceterum censeo Carthaginem esse delendam. 343. Chacun dit du bien de son cur, et personne n'en ose dire de

son esprit. 750.

Chaque ge a ses Chaque jour a sa


Chassez Chassez

plaisirs,

son esprit

et ses

murs. 580.

peine.
il

853.

Che Che Che Che

revient au galop. 39. par la porte, ils rentreront par la fentre. 39. bella lingua il greco! 2216. chiede sempre e nulla d a nessuno. 1307. fu il mal seme per la gente tosca. 1480. Noi dirian mille Ateni e a chi natura non lo volle dire
le naturel,

les prjugs

mille

Rome. 757.
|

Che chi ne l'acqua sta fin alla gola, Ben ostinato se merc non grida. 1073. Che donar tostamente donar doppiamente. 161. Che fa il Lamberti Uomo dottissimo? 640. Che fan qui tante pellegrine spade? 1207. Che fece per vilt lo gran rifiuto. 1227. Che frutti infamia al traditor eh' io rodo. 204. Che giova nelle fata dar di cozzo? 516. Che i pi tirano i meno verit, Posto che sia nei pi senno
j

935. Che l'antiquo valore Ne l'italici cor non ancor morto. 1208. Che la rompo ? 480. Che Tinse? 480. Che 'nanzi al d de l'ultima partita Uom beato chiamar non si con vene. 518. Che pi ti resta? Infrangere Anche alla Morte il telo. 747. Cherchez et trouverez. 1544, 1689. Cherchez la femme. 380. Che saetta previsa vien pi lenta. 1201. Che s? che s? 772. Che sopra gli altri com' aquila vola. 1232, 1 64 Che un sorriso possa aggiungere un filo alla trama brevissima
|
| |

e virt.

della vita.

55.
12 16.

Chevalier sans peur et sans reproche.

Che

irrompono ed armati? 1866.


val se

Da

tutti

lati
|

Quanti ha
sia,

1'

Italia

Armi
j

Che

vi sia, ciascun lo dice,

Dove

nessun

lo

sa.

<)<).

Chiare, fresche e dolci acque. 312. Chi d ai poveri, presta a Dio. 168. Chi delitto non ha, rossor non sente. 1777. Chi di voi senza peccato, getti su di lei la prima pietra.

\,\-

Chiedete e vi sar dato; cercate e troverete. Chi fa trenta, pu far trentuno. 1968.

1689.

Indice delle frasi

Chiffons de papier. 1892. Chi l'acqua beve Mai non riceve Grazie da me. 1703. Chi la pace non vuol, la guerra s'abbia. 715. Chi la squallida cervogia Alle labbra sue congiugne Presto muore. 1703. Chi lo dice non lo fa 489. Chi ne 1' acqua sta fin alla gola, Ben ostinato se merc non grida. 1073. Ch' i' non curo altro ben n bramo altr' esca. 1729. Chi non con me, contro di me. 77. Chi non lavora non mangi. 1086 e pag. 604. Chi non lo dice lo fa! 489. Chi non sa ubbidire, non sa comandare. 175 1. Chi per la gloria muor Vissuto assai. 1142. Chi per la patria muor Vissuto assai. 11 42. Chi pu vantarsi Senza difetti ? Esaminando i sui Ciascuno impari a perdonar gli altrui. 934. Chi semina vento raccoglie tempesta. Chi tace acconsente. 1123. Chi trova un amico, trova un tesoro. 65. Chi vede il periglio N cerca salvarsi Ragion di lagnarsi Del fato non ha. 1209. Chi versa 1' uman sangue, il sente Odorar nelle mani eternamente. 219. Chi vive amante sai che delira. Chi vuole vada, chi non vuole mandi. 228. Ch' un bel morir tutta la vita onora. 886. Ci amammo veramente un'ora intera. 105. Cicero pro domo sua. 201 1.
|
j

Ciclamino. 1865. Cifre son del suo volere.


Ci-gt
le

i-jT|

est bien Pour son repos et pour mien. 389. Ci-gt Piron, qui ne fu rien, Pas mme acadmicien. 2187. Ci rivedremo a Filippi. 2075. Ci siamo e ci resteremo. Pag. xx (in d.i. 347. loot. Ci sono e ci resto. 347. Cittadini e soldati, siate un esercito solo! 181I. Citt fetente. 983. Citt olocausta. 1833. Ciurma sdraiata in vii prosopopea, Che il suo boato non lar nulla ostenta. 1085. Clamitat ad ccelum vox sanguinis et sodomorum. 170;.
:

ma femme

oh qu'elle

Claudite jam rivos, pueri: sat prata biberunt. Cli enarrant gloriam Dei. 1429. Cerium a non celando quia apertum est. 16^3. Cogito, ergo sum. 1669.

826

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Col capestro d'Oberdan


Colla febbre,

Don

Basilio,
|

Colli beati e placidi


|

Strozzerem l'imperatore. 1848. Chi v'insegna a camminar? 21 11. Che il vago upili mio. 963.
j

Coloro Che questo tempo chiameranno antico. 1957. Coloro che vincono, in qualunque modo vincano, mai non ne riportano vergogna. 535. Coloro Che visser sanza infamia e sanza lodo. 1489. Colosso dai piedi di creta. 1034. Col pugnale nella mano, Con la fede dentro il core. 1850. Col senno e con la mano. 2038.
|

Colui che detiene 1380. Colui Che fece per vilt lo gran rifiuto. 1227. Colui che la difesi a viso aperto. 1206. Comanda chi pu e ubbidisce chi vuole. 1750. Com' aquila vola. 1232, 1641.
I

Come buon sartore Che, com' egli ha del panno, fa la gonna. Come dell'oro il fuoco Scopre le masse impure. 73.
| |

823.

Comdiens,

Come Come Come Come Come

frati
il il

c'est un mauvais temps. 707. minor vanno per via. 1396. pan per fame si manduca. 2033.

vecchio sartor fa nella cruna. 823. uccider? 397. le pecorelle escon del chiuso Ad una, a due, a tre e l'alTimidette atterrando l'occhio e '1 muso. 121 1. tre stanno Come '1 vecchio sartor fa nella cruna. 823. Come nave che salpa dal porto Passeggiando con passo scozla
|
| |

zese.

2199.
|

Uscito fuor del pelago alla 1685. Come rugiada al cespite Dell' erba inaridita. 300. Come rugiada al cespite D'un appassito fiore. 301. Comes facundus (o jucundus) in via pro vehiculo est. 232. Come un forte inebriato Il Signor si risvegli. 1446. Come what come may, Time and the hour runs through the roughest day. 331. Comme fuie e comme non fuie. 2149. Comment s'appelle-t-elle? 380. Compagnia della Lesina. 137. Compagni, avanti alla riscossa. 660. Comparisons are odious. 933. Gompelle intrare. 2067. Componitur orbis Regis ad exemplum. 1375. Comprate il mio specifico Per poco io ve lo do. 2170. Con alti e spessi Segni del tuo valore, o Sfregia, impressi. 2140. Concordia parvse res crescunt, discordia maximae dilabuntur. 813. Confondete coli' utile il danno. 264. Congedo e paga intera. 830.
riva.
| j |

Come

quei che, con lena affannata

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%Zj

pugno e con la scure. 649. Pi fina e bella. 1421. le idee donna Prassede si governava come dicono doversi far con gli amici. 1057. Con lui felice Non sono io mai: ma n senz' esso il sono. 87. Connu dans l'univers et dans mille autres lieux. 2189. Conosci te stesso. 1 517. Conosci tu il paese dove fioriscono gli aranci? 948. Conosci tu il paese Dove non s' mortali Dove alla fin del mese Non scadon le cambiali? 938. Conosco i segni dell'antica fiamma. 80. Con quel bocchin di zucchero Col mesto sospirar. ... 217;. Con quel furor e con quella tempesta Ch' escono i cani in dosso

Con Con Con

la

fiaccola in
\

la politica

1286. Conscia mens recti famae mendacia risit. 1778. Consentire confessare. 1 125. Considerate la vostra semenza. 1760. Consuetudine quasi alteram naturam effici. 36. (Consuetudo) ....quae non frustra dieta est a quibusdara sccunda
al

poverello.

natura. 37.

Consuma dentro te con la Consummatum est. 19 16.


Contala, contala

tua rabbia. 808.

comme fu! 2149. Contemptible little army. 1885. Content, if hence th'unlearn'd their wants may view. 1543. Conticuere omnes, intentique ora tenebant. 1133. Contra miglior voler, voler mal pugna. 423. Contritionem praecedit superbia. 1056. Conveniunt rebus nomina saepe suis. 1659. Con vent' anni nel core Pare un sogno la morte e pur si muore. 911. Convier quelqu'un, c'est se charger de son bonheur pendant tout le temps qu'il est sous notre toit. 1701. Cor hominis disponit viam suam sed Domini est dirigere gresj

sus eius. 425.

Corporis mortui similitudinem pro exemplo proposuit. 1755 Corregge ridendo i costumi. 265. Corrispondenza d'amorosi sensi. 122. Corrumpunt bonos mores colloquia mala. 231. Corruptio optimi pexima. 212. Corruptissima republica plurimae leges. 632. Cortesia fu in lui esser villano. 1401. Cosa bella mortai passa e non dura. 8;r. Cosa fatta capo ha. 1480, 1833. Coscienze inquiete, rispettate le coscienze tranquille. 275. Cose che il tacere bello. li 03. Cose de populo barbaro. 2131.

828

Indire delle frasi

credo, hodie nihil. 1407. Crastinus enim dies sollicitus erit sibi ipsi. 853. Credat Judaeus Apella Non ego. 511. Crede ratem ventis, animam ne crede puellis. 377. Credo quia absurdum. 1445. Cremonesi mangia-fagiuoli. 967.
|

Cosi Cos Cos Cos Cras Cras

fan tutte. 379. nell'un come nell'altro passo.


percossa,
attonita
|

1342.

La

terra al nunzio sta.

906.

va

il

mondo, bimba mia. 2053.

amet qui nunquam amavit. 84.

Crescit eundo. 1931. Crimine ab uno Disce omnes. 221. Croce e delizia al cor. 117. Crucifige, crucifige eum. 2069. Crux de cruce. 1250. Cui concessus est finis, concessa etiam sunt media ad lincili ordinata. 1413. Cui licitus est finis, etiam licent media. 1413. Cui licitus est finis, illi licet etiam medium ex natura sua ordinatum ad talem finem. 14 13. Is fecit. 222. Cui prodest scelus, Cujusvis hominis est errare; nullius, nisi insipientis, in errore
|
|

perseverare.

1069.
erit

Cujus vulturis hoc

cadaver? 2082.
42.

Cum autem sublatus fuerit ab oculis, etiam cito transit e mente. Cum latini simus, linguam ignoramus theutonicam. 977Cum nomine Caesaris omen. 1040.
Cuor leggero. 455. Curia romana non petit ovem sine lana. 1295. Cursum consummavi. 1320.
Dghela avanti un passo. 2148.
Dalla cuna alla tomba un breve passo. 850. Con lo sguardo Dalla vetta pi guzza dell'Alpi
|

rivolto

alla

bassa. 2196. Dal pigro e grave sonno ove sepolta. 1145. Dal pi profondo e tenebroso centro. 1236. Dal sonno alla morte un picciol varco. 890.

Dal tuo

Signor, ti volgi a noi. miei pensier diversi. 1501. Da mihi ubi consistam, et terram movebo. 317. Dammi, dammi quel ferro. 1970.
stellato soglio,
fatti
i
|

<

Da me

son

Dammi un punto d'appoggio e mover la terra e il cielo. ;i;. Dans cinquante ans, l'Europe sera rpublicaine ou cosaque. 1033. Dans l'adversit de nos meilleurs amis, nous trouvons toujours
quelque chose qui ne nous dplat pas. 74.

Indice delle frasi

820,

Dans un grenier qu'on

est bien vingt ans

1277.

1987. Das Ewigweibliche. 304. Das Schwert ist gezogen, das ich ohne siegreich zu sein, ohne Ehre nicht wieder einstecken kann. 1884. Date a Cesare quel eh' di Cesare. 599. Date un obolo a Belisario. 532. Dat veniam corvis, vexat censura columbas. 214. Da ubi consistam. et terram cceiumque movebo. 317.

Da

Scilla in Cariddi.

Davus sum, non dipus. 1545,. Debbono i saggi Adattarsi alla sorte. 269.
|

Debout les morts! 1877. Decet verecundum esse adulescentem. 573. Declina il mondo, e peggiorando invecchia. 441. De duobus malis, semper minus est eligendum. 1424. Deghe drento, deghe drento Se sfadiga, ma se va. 979. Degna Di poema chiarissimo e d'istoria. 1620. Degno di gloria quei che ruba un regno Chi ruba poco d'un
j | |

capestro degno. 552. De gustibus non est disputandum. Pag. xn. Deh fossi tu men bella o almen pi forte. 1147. Deh non parlare al misero Del suo perduto bene. 256. Dei re congiurati la tresca fin! 11 59. Dei sonetti, corti, da far prestino Ma, se fosse possibile, in greco od in latino. 2210. De la costanza sua scudo ed usbergo. 330.
|
|

De De

11Q2. Del bel paese l, dove il si suona. 942. Delenda Carthago! 343. Del fare e del chieder, tra voi due Fia primo quel che tra gli
|

l'altrui fida sposa a cui se' caro. 393. l'audace, encore de l'audace, et toujours de l'audace!

altri

pi tardo.

162.

Delieta juventutis meae et ignorantias mine). 1079.

meas ne memineris (Do-

madre il camin segue la figlia. 460. elmo di Scipio S' cinta la testa. Delle spade il fiero lampo Troni e popoli svegli. 730. De male quaesitis vix gaudet tertius haeres. 1 nimis non curat praetor. Pag. xiu.
Della
Dell'
|

De nihilo nihilum. De omnibus rebus De omni re scibili


Deos
iratos laneos

320.
et
et

quibusdam quibusdam

aliis.

ii;.
1

aliis.

pedes habere. 280.


faire

De par le roy, dfense Dieu De De populo barbaro. 2131.

un miracle en

lieu

Da

Krieg

ist

fr krankend'-

Der Mensch

ist

wu

er isst.

Volker 1700.

830

Indice delle frasi

Der preussische Schulmeister hat

die Schlacht bei nen. 1538. Descriver fondo a tutto l'universo. 2031.

Sadowa gewon-

Des malheurs

vits le

bonheur

se

compose. 495.
|

planus, sed non ego planus in imo. 1746. Dtestables flatteurs, prsent le plus funeste Que puisse faire aux rois la colre cleste. 1601. De toutes choses ne m'est demeur que l'honneur et la vie qui est saulve. 13 10.

De summo

De

tout temps

Les

petits

ont pti des sottises des grands. 1377.

Deus in medio eius non commovebitur. 327. Deus nobis haec otia fecit. 1679.
Deutschland, Deutschland ber
alles.

1896.
2 119.

Devine

si

tu

peux
al
|

et choisis si tu l'oses.

Dice la turba Dicique beatus

guadagno intesa. 1667. Ante obitum nemo supremaque funera debet. 519.
vil

Dictum

sapienti sat est.

ino.

Die m perdidi. 1098. Die Politik der freien Hand. 677. Die Politik ist keine exakte Wissenschaft. 685. Die schnen Tage in Aranjuez Sind nun zu Ende. Dies irse, dies illa. 289. Dies mei sicut umbra declinaverunt. 848. Die Sonne geht in meinem Staat nicht unter. 1042. Die Toten reiten schnell. 927. Dietro l'avello Di Machiavello Dorme lo scheletro
|

5 01

Di Sten-

terello.

245.
le

Dieu, c'est

mal. 1459.

Dieu et mon droit. 1374. Dieu me l'a donne: garde qui y touchera. 1243. Dieu protge la France. 1434. Difatto, dopo morto pi vivo di prima. 190. la santa innocenza Difesa miglior, ch'usbergo e scudo
|

al

petto ignudo. 1774. Difficile est satiram non scribere. 2081.

Di Giuda il Leon non anco morto. 997. Dignus, dignus est entrare In nostro docto corpore. 2183. Dii lanatos pedes habent. 279. Dii talem terris avertite pestem. 2078. Dilexi justitiam, et odivi iniquitatem, propterea morior in exilio. 601.
|

Di

libri

Diliges

basta uno per volta. 27. amicum tuum sicut teipsum.


quel
cht-

67.

Dimmi

mangi

ti

dir chi sei.

[699.
pura.

Dinanzi a Dio
|

alla storia la

mia coscienza

1886.

Dio dell'or Del mondo signor. 356. Dio me l'ha data, guai a chi la tocca! 1243.

Indice delle frasi

83

Dio punisca l'Inghilterra. 1902. Dio salvi il re. 1023, 1353. Dio ti guardi dal giorno della lode. 521. Di papaveri cinto e di lattuga. 1496. Di pi direi; ma di men dir bisogna. 510. Di poema dignissima e d'istoria. 162 1. Di quei signor dell'altissimo canto. 1641. Di quell'amor eh' palpito Dell'universo intero. 117. Di quella pira - l' orrendo fuoco. 1986. Di qui non si passa. 1837. Dirait, sedificat, mutat quadrata rotundis. 1941.
|

Discipulus est prioris posterior dies. 433.

non temnere divos. 612. Diseur de bons mots, mauvais caractre. 6. Disjecti membra poetae. 2020. Dis-moi ce que tu manges, je te dirai ce que tu es. 1699. Di sua bocca uscieno Pi che mei dolci d'eloquenza i fiumi. 1646. Di, talem terris avertite pestem. 2078. Di tanti palpiti. 1979. Dite ai regi Che mal si compra co' delitti il soglio. 1364. Dito di Dio. 1999. Diu nature ubertritet niht. 319. Diverse lingue, orribili favelle Parole di dolore, accenti d'ira.
Discite iustitiam moniti, et
|

121. Diversi aspetti in un confusi e misti. 1964.


1

Divide et impera. 814. Di viltade Siam fatti esempio Divina Commedia. 1233. Diviser pour rgner. 814.
|

alla

futura etade.

1497.

Diviserunt vestimenta ejus. 550.

Divm domus. 996.


Dixit insipiens in corde suo: Non est Deus. 1450. Dixitque Deus Fiat lux. 1909. Dolce color d'orientai zaffiro. 295. Dolce dell'alme universal sospiro, Libert, santa dea.
: |

786. 1084. stil nuovo. 1625. Do lode Alla ragion, ma corro ove al cor piace. 1068. Domani si fa credenza, oggi no. 1407. Dominedio ci salvi Da i libri troppo lunghi e da i poemi 20. Domine, salvum fac regem. 1023, 1353. Dominus dedit, Dominus abstulit. 261. Domum servavit lanam fecit. 407. Donee eris felix multos numerabis amicos. 7 Doni con volto amico, Con quel tacer pudico. 160. Donne ch'avete intelletto d'amore. 94.

Dolce Dolce

far niente.

Donne, da voi non poco

La

patria aspetta.

370.

832

Indice delle frasi

Dei Chi vi arriva a indovinar 366. de peindre et orner son visage. 144. Dopo di noi il diluvio! 352. Dopo il pasto ha pi fame che pria. 1696. Dormi, o Celeste: i popoli Chi nato sia non sanno. 1687. Ag |iot uo axw xai xivcb xyjv y)v. 3*7' Dottor Dulcamara. 2169. Dove avete mai trovate tante fanfaluche? 2089. Dove che venga l'esule Sempre ha la patria in cor. 1181. Dove forza non vai giunga l' inganno. 544. Dove pecc, l'Altissimo Punisce il peccator. 287. Dubito ergo sum, vel, quod item est, cogito ergo sum. 1669. Ducere sollicitae jucunda oblivia vitae. 1683. Ducunt volentem fata, nolentem trahunt. 513. Due canne di panno rosato facevano un uomo da bene. 611. Due cose belle ha il mondo: Amore e morte. 903. Due gioie concesse Iddio agli uomini liberi sulla terra. 1 773eterni
!
|

Donne, donne,

Dont

elle eut soin

Due

volte nella polvere,

Due

volte sugli aitar. 531.

Dulce est desipere in loco. 1560. Dulce et decorum est pro patria mori. 1140. Du' minuti avanti di mor Pare na bu..., ma era vivo! 914. Dum loquimur, fugerit invida ^Etas. 11 13. Dum loquor, hora fugit. il 13. Dum Romse consulitur Saguntum expugnatur. 1470.
| j |

Dum

vitant stulti vitia, in contraria currunt.


|

D'un pensiero, d'un accento Rea non son, n Dunque che ? perch, perch ristai? 1498. Dunque ti lascio, o Rimini diletta. 992.

fui

1803. giammai. 1779.

Duo quum idem


pune

faciunt,
illi

ssepe ut possis dicere

Hoc

licet

im-

fecere huic,

non

licet.

240.

Durate, et vosmet rebus servate secundis. 338. Du sublime au ridicule il n'y a qu'un pas. 53 0<

Eamus ad bonos Venetos. 976. Early to bed and early arise. 1505. E bevendo, e ribevendo I pensier mandiamo in bando. 1703. E bott li, senza nanch on strass d'on Don. 1388. Ecce homo. 1915. Ecce venio sicut fur. 1446. Ecclissi quando s'incontra Fra il Sol la Lun sovente. 2203. Ecco, a te rendo il sangue tuo. 470. Eccoci, Lafayette! 1907. E coelo descendit TvGi osauxv. 5 1 7. E compie' mia giornata inanzi sera. 887, 1491
|
|

Economie sino

all'osso.

140.
|

con parole e con mani e con cenni il ciglio. 1759.

Reverenti mi

f' le

gambe

In4icc delle frasi

833

Ecquem

tarn

amentem

esse putas qui

illud

quo vescatur

Deum

1456. crasez l'infme. 1460.

credat esse?

Edamus, bibamus, gaudeamus. 48.


galit, Libert, Fraternit. 801.

E E

gi di l dal rio passato

gi gi tremano
bellione. 648.

'1 merlo. 1346. mitre e corone move dal claustro


;
|

la

ri-

Egli in Jerusalem, ed io in Egitto. 1962. Ego dormio, et cor meum vigilat. 1333. Egoismo nazionale. 1814. Egoismo sociale. 1814.

Egoismo

statale.

181 4.

Ego sum Rex Romanus et super grammaticam. Ego te intus et in cute novi. 2022.

165

1.

guerra e pace in questo sen t'apporto.


fugaces,

716.

Eheu

Postume, Postume
|

Labuntur anni. 58".


1828.

Eja, Calandrino, che vuol dir questo? Eia carne del Carnaro Alala! 1828.

Eja! eja! eja! alala! 1828. Eja, o guerrieri! 1828. Ei fu siccome immobile Dato
;
|

il

mortai sospiro. 906.

il

principio della fine.

1992.

Ein Treubruch, desgleichen die Weltgeschichte nicht kennt, ist von dem Knigreich Italien an seinen beiden Verbndeten begangen worden. 1890. istinto di natura L'amor del patrio nido. 113". 'Ex oXp.o'j uiv yip slpVjVT] uiXXov eatoOxai. 714. E la baracca cos cammina Sorte meschina! sorte meschina. 663. la fede degli amanti Come l'Araba fenice. 99. E la necessit gran cose insegna. 1476. la negazione di Dio eretta a sistema di governo. 486. E lascia pur grattar dov' la rogna. 1500. Elle est grande dans son genre. 16 16. El pi bel fior ne colse. 1627. El tegnaroo d'ceucc 2160. E mangia e bee e dorme e veste panni. 885. Embrassons-nous, Folleville 2 191. Embusqu. 1865. meglio vivere un giorno da leone che cent'anni da pecora. 18". E mentre manda un gemito Che dell' error s'avvede. 588. E mentre spunta l'un, l'altro matura. 1966. 'EuoO Gavovro fola. utxOiiia pL 353. En avant, fils de l'Italie En avant Savoyards 348. Enfants terribles. 576. Enfin nous avons fait faillite! 218;.
|
|

53

834

Indice delle frasi

En

France tout arrive, surtout l'impossible. 1009.

England expects every man will do his duty. 12 18. England is the mother of Parliaments. 1025.
noi vogliamo la libert. 1847. politique, plus a change, plus c'est la Enrichissez-vous. 360.

En

mme

chose. 662.

Entente cordiale. 680.

En

toute chose

il

faut considrer la fin.

Entra l'uomo,

allor
3.

che nasce,

427. In un mar di tante pene. 838.

"Erceoc tTspsvxa.

E perigliosa, e vana, |Se da lor non comincia ogni opra umana. 1438. piet con Didone esser crudele. 185.
Epistola enim non erubescit. 1107. E pi dell'opra che del giorno avanza. 1097. pi facile che un cammello passi per la cruna di un ago. 1291. E poi? 2093.
si muove 346. questo sangue. 783. quindi uscimmo a riveder le stelle. 1955. Era di notte e non ci si vedea. 562. Era gi l'ora che volge il disio Ai naviganti
!

Eppur

E E

intenerisce

il

core. 557.

Era la notte e non si vedea lume. 562. Eran due ed or son tre. 2168.
Eredit d'affetti. 123. Eripuit cselo fulmen, sceptrumque tyrannis. 314. Eripuitque Jovi fulmen Phoeboque sagittas. 314. Eripuitque Jovi fulmen viresque- tonandi. 314.
Eritis sicut dii, scientes

bonum

et

malum. 1524.

Eri tu che macchiavi quell'anima. 2173. Eroi, eroi, Che fate voi? 2101.
]

Errare humanum est, perseverare autem diabolicum. 1070. Error communis facit jus. 608. Erunt duo in carne una. 415. Esci di l, ci vo' star io. 351. E sei tu che macchiavi quell'anima La delizia dell'anima mia. 2173. E se la vita fu bene, perch mai ci vien tolta? 867. E se non piangi, di che pianger suoli? 1272. settentrional spada di ladri Trta in corona. 1381. E si parla di libera Chiesa Combinata col libero Stato! 2107. Es ist eine alte Geschichte, Doch bleibt sie immer neu. 438. Es ist nicht wahr. 1894. Espana las armas y Italia la pluma. 1867. Esse oportet ut vivas, non vivere, ut edas. 1767. Esser bella a che dunque mi giova Se ogni pace vien tolta a! mio cuor? 145.
|

Indice delle frasi

83:

Essere o non essere, questo il problema. 1419. Est bien fou du cerveau Oui prtend contenter tout le monde et son pre. 1417. Est deus in nobis, agitante calescimus ilio. 1630. Est est est. 2134. Est, est: non, non. 1323. Est modus in rebus. 17 14. Estote (ergo) prudentes sicut serpentes. 1404. Estote milites, todos, todos. 1389. Estote omnes Marchiones. 1389. Est proprium stultitiae, aliorum vitia cernere, oblivisci suorum.
|

1800.

Est quaedam fiere voluptas. 1270. E s'udian gli usignoli al primo albore d'amore. 556. 'H xv il id x. 699. Et quoi me servirait-il d'tre prince,
l'arbitraire?

gli

asini cantar versi

si je ne faisais pas de 1359. Et ces deux grands dbris se consolaient entre eux. 250. Et des boyaux du dernier prtre Serrons le cou du dernier roi. 651. Et ego in Arcadia. 1969. Eterno femminino. 364. Et excitatum est tamquam dormiens Dominus. 1446. Et facere et pati fortia Romanum est. I191.
|

Etiam periere ruina?. 533. Et je veux qu'il me batte, moi! 400. Et le combat cessa, faute de combattants. 710. Et le gnie, qu'est-ce qu'il deviendra pendant que
l'ordre?

j'aurai

de

Et
Et Et

Et
Et Et

1348. l'on revient toujours ses premires amours. 40. maintenant nous allons les battre comme pltre. 1883. mihi et Petro. 286. moi aussi je fus pasteur dans l'Arcadie. 1969. ne pouvait Rosette tre mieux que les roses. 922.
|

refellere sine pertinacia et refelli sine iracundia parati sumus. 1488. Et Rosette a vcu ce que vivent les roses L'espace d'un matin. 922. Et semel emissum, volt irrevocabile verbum. Il 17. Et sequitur leviter filia matris iter. 466. Et ses mains ourdiroient les entrailles du prtre, dfaut d'un cordon, pour trangler les rois. 65 1
| |

E E

tu onore di pianti, Ettore,


il

avrai

Ove

fia

santo e lagriniato

sangue
si
|

Per
dire

la

patria versato.

114t.

tutto
gello),

riduce, a parer

mio
li,

(Come

Esci

di

ci

disse un poeta di vo' star io. 351.

Mu-

836

Indice delle frasi

Et

voil justement

comme on

crit l'histoire!

457.

E E

uno

dei vantaggi di questo

mondo

quello di potere odiare ed

essere odiati senza conoscersi. 815.

Eureka. 1920.
vincere bisogna.

1839.
|

Il nome mio far. 582. so Giandujot. 958. E vota e gira, 'a storia sempre chessa. 664. Ex abundantia cordis os loquitur. 1561. Excelsior. 1190.

vincitor de' secoli


|

Eviva Gianduja

Exegi monumentum aere perennius. 189.


Exoriare aliquis nostris ex ossibus ultor 780. Expedit (vobis) ut unus moriatur homo pro populo. 616. Experto crdite. 430.
!

Fabrum

esse

quemque

fortunae.

517.
(o

Faciamus experimentum in anima


Faciendi plures libros nullus est Facilis descensus Averni. 428.

in corpore) vili.

1988.

finis.

28.

Facilius est camelum per foramen acus tr.insire. 1291. Facit indignatio versum. 1632. Factum est illud; fieri infectum non potest. 492. Fa delle terre intorno a te un deserto! 1904. Faisons tous notre devoir. 1878.

Fama Fama

crescit

Fa manto
Fango che Far come

del vero alla

eundo. 1931. menzogna. 126.

super aethera notus. 199. sale. 644. colui che piange e dice. 93, 1271. Fas est et ab hoste doceri. 1338. Fata viam invenient. 514. Fate tutti il vostro dovere. 1878. Fatti non foste a viver come bruti. 1766. Fatto v'avete Dio d'oro e d'argento. 132. Favete linguis. 1939. Fedele di Roma. 977. Fedeli e saldi. 1826. Felix Austria. 1018, 1019. Felix qui potuit rerum cognoscere caussas. 1529. I^u-Y] 8'ou 7ti(irtav nXXtvcai, Tjvxiva toXXo Xaoi ouw 8sc vii x( axi xod aOxVj. 187. Femina, cosa mobil per natura. 375. Femina cosa mobil per natura. 376. Feminea tutior unda fide. 377. Feminis lugere honestum est, viris meminisse. 778.
|

<fr,\i .!

Femmina cosa garrula e Femmine da conio. 1793.

fallace.

37).

Indice delle frasi

Fenesta ca lucive e rao non luce. 915. Feriuntque sum mos Fulmina montes. 1047. Fermatevi se potete. 2091. Ferrum est quod amat. 1834. Fert. 1249. Festina lente. 1741. Fest steht und treu die Wacht am Rhein! 1897. Fiamme nere. 1850. Fiat justitia et pereat mundus. 609. Fiat lux. 1909. Fiat voluntas tua. 1749. Fidem servavi. 1320. Fides tua te salvam fecit: vade in pace. 183. Fidi all'infame gara Di chi pi alacre a opprimere
|
|

chi

'1

793. Fidus Achates. 509. Fiet unum ovile, et unus pastor.


Fifa.

sia pi a servir.

1293.

1865. Fifhaus. 1865.


Figlio della

Germania

in

anni

Avanti
Il 55.

1004.

Figli tutti

d'un

solo riscatto.

2092. pv Stuxpdvrj, XX cpiXtspa tj VjOsia. 1571. Fils de l'Italie, en avant! 1855. Fils de Saint-Louis, montez au ciel. 925. Filugello. 1865. Finalment suma. Pag. xxi. in n. Fin de sicle. 2058. Finis Poloniae 482. Fin le pi timide bestie fugaci Valor dimostrano, si fanno audaci. 1476. Fino a quando, o Catilina, abuserai della nostra pazienza? 2073. Fior da fiore. 2034. Fiorentino Mi sembri veramente quand' io t'odo. 990. Fiorentino spirito bizzarro. 1055.
Figliuoli, state allegri.
>{Xo;
i
!
| j

Fiorir sul caro viso

Veggo

la rosa.

155.

Firmissima est inter pares amicilia. 75. Fiume, citt olocausta. 1833. Flavit Jehovah et dissipati sunt. 1463. Fluctibus et fremitu adsurgens, Benace, marino. *y Foco, foco, foco, foco S' ha da vincere o morir. 1 16 Foedere et religione tenemur. 1249. Food foi powder. r3Foeneratur Domino qui miseretur pauperis. 168. Forma ideal purissima Della bellezza eterna. 365. Forsan et haec olim meminisse juvabit. 1924. Forse che si forse che no. 421.
|
|

838

Indice delle frasi

Fortes fortuna adjuvat. 1194. Fortes in fine consequendo et suaves in quendi simus. 345. Forte spingava con ambo le piote. 768.
Fortiter in re, suaviter in

modo

et ratione

asse-

modo. 345. Fortitudo ejus Rhodum tenuit. 1249. Fortuna ed ardir van spesso insieme. I196. Fortuna multis dat nimis, satis nulli. 524. Fortuna opes auferre, non animum, potest. 538. Fra due mali, bisogna sempre scegliere il minore. 1424. Fragilit, il tuo nome donna. 378. Frailty, thy name is woman! 378. Fra i rami fulgida la luna appare. 565. Fra l'ombra bella l' istessa stella. 142. Francisci Rabelesii v.aX xcv tXcov. 19. Fra Pasquale, Che nella cella tacito dimora. 1307. Fra questi s e no son di parer contrario. 2213. Frate, libera Chiesa in libero Stato. 681. Fratelli, a un tempo stesso, Amore e Morte Ingener la sorte.
| |

903.
Fratelli d'Italia
Fratelli,
|

L'Italia s' desta!

1166,

1167.

non cessate mai d'amarvi. 1813.


18 13.

Frres, ne cessez jamais de vous aimer.

Fronte interno. 1862. Fronte unico. 1864. Fruges consumere nati. 864. Sento l'orma dei passi spietati. Fuggi, fuggi: per l'orrida via 2217. Fugit interea, fugit irreparabile tempus. 1733. Fu il vincer sempre mai laudabil cosa. 534. Fulgida e bionda ne l'adamantina Luce del serto tu passi. 1379. Fulmina, spezza, abbatti, trafiggi, devasta, incendia, uccidi 1904.
]

Fummo
Fuori

felici

quasi

un giorno

e basta.

105.

Fundamentum
i

(autem) est justitiae fides, id est dictorum convenet Veritas.

torumque constantia
barbari!

1319.

1172.

Galateo. 1236. Galeotto fu il libro e chi lo scrisse. 93. Gaudium est miseris socios habuisse pcenarum. 246. Get thee to a nunnery! 2124. Geflgelte Worte. 3. TeXolov ydp, % 8', xv ye cpXaxa cpuXaxo Ssioai. Gente, a cui si fa notte innanzi sera. 149 1.

1347.

Genus irritabile vatum. 1633. Gesta Dei per Francos, ion.


'iettare le perle innanzi ai porci.

I403.

Indice delle frasi

839

Gi dello spirto il memore Moto veloce langue E lento scorre In ogni vena il sangue. 588. e gelido Gi l' aura messaggera erasi desta Ad annunziar che se ne vien
| | | |

l'aurora.

555.

Giammai, signore, una parola snella. 1063. Gigni de nihilo nihilum, in nihilum nil posse reverti. 320. E l non eran nati. 1163. Gino, eravamo grandi, Gino mio, l'ingegno umano Partor cose stupende. 494. Primavera di bellezza. 1850. Giovinezza, giovinezza, Giovin signore. 241. Gira, volta, e' son Francesi. 1014. Gi il cappello davanti agli Alpini. 1837. Giunto sul passo estremo Della pi estrema et. 589. Giurare sulle parole del maestro. 1 541
| |
|

G iuste

aspirazioni .

Gli teco cortesia l'esser villano.


Gli Italiani

1402.

battono. 1866, 1870. Gli Italiani saranno un giorno i primi soldati d'Europa. 1868. G' Italiani torneranno un giorno a divenire i primi soldati d' Europa. 1868. Gli ne die cento, e non senti le diece. 884. G' infliggeremo, in riga di galera, Congedo e paga intera. 830. Il Sole. 900. Gli occhi dell' nom cercan morendo G' irrevocati di. 260. Gli sia concesso il non vedervi almeno. 770. Glissez, mortels, n'appuyez pas. 1418. Gli stati non si tengono con i paternostri in mano. 611. Gli uomini dimenticano piuttosto la morte del padre che la perdita del patrimonio. 363. Gli uomini fanno le leggi, le donne i costumi. 369.
si
| |

non

Gli uomini
rvfflfk

si

vergognano non

delle

ingiurie che fanno,

ma

di

quelle che ricevono. 776.

osauTv. Pag. xxm. 15 17. il papato, poich Dio ce l'ha dato. 1298. Godi, Fiorenza, poi che se' si grande Che per mare e per terra

Godiamoci

batti l'ali.

987.
1023, 1353.

God

save the king.

Gola e vanit, due passioni che crescono con gli anni. 1809. Gott erhalte Franz den Kaiser! 1900. Gott strafe England 1902. Government of the people, by the people, for the people. 647. Governo ladro, piove 665.
!

Governo negazione

di

Dio. 486.

Grandi occhi fatali. 155. Gran rifiuto. 1227.


Gratatio capitis facit recordarc cosellas.

Pa^.

xm.
251.

Grato m'

'1

sonno e pi l'esser

di sasso.

840

Indice

dlit'

frasi

Grattez le Russe, et vous trouverez le Cosaque Grave ipsius coscientiae pondus. 276. Grido di dolore. 487.
!

(o le

Tartare)

1035.

Guai ai vinti 711. Guai a voi, Scribi e Farisei ipocriti. 1 591 Guai se ti sfugge un motto Se ti tradisce un detto! 11 29. Guarda com' entri, e di cui tu ti fide. 507. Guarda Don Bartolo! Sembra una statua. 2050. Guarda il calor del sol che si fa vino Giunto all' umor
|
|

clic

299. Guerra al regno della guerra! 659. Guerra giusta e necessaria. 18 19. Guerra in tempo di pace. 2061. Guerra, sola igiene del mondo. 1880. Gutta cavat lapidem. 332.

della vite cola.

Habent sua

fata libelli.

15.
!

Haec est ultima ratio regis 694. Haec habeo, quae edi, quaeque exsaturata libido Hausit. 49. Haec oportuit facere et illa non omittere. 1592. Hai tradito il cielo e amor! 112. 1828. Hallali, hallali, gente d'Habsburgo Hanc veniam petimusque damusque vicissim. 174. Hannibal ad portas. 2012.
|

Hanno

il

cervello nella schiena.

741.

Han

picciol
!

vanto

Harmonie

Le gemme l, dove n'abbonda il mare. 1285. Langage que pour l'amour inventa le Harmonie
|

gnie. 949.

Havvi tormento al mondo Che al mio s'agguagli? 504. Hei mihi! qualis erat! quantum mutatus ab ilio. 2016. Hell is full of good meanings and wishings. 420. Hell is paved with good intentions. 420.
|

Heredis fletus sub persona risus est. 361. Hesterni quippe sumus, et ignoramus. 863. Heu! Heu! Heu! Alala! 1828. Hic manebimus optime. 344, 1001, 1833. Hic porcos coctos ambulare. 939. Hic Rhodus, hic salta. 1202. Hip! hip! hip! hurrah! 1828. Historia magistra vitae. 1671.
Historia (vero) testis temporum, lux veritatis. 167 1. History which is, indeed, little more than the register ot the crimes. 1674. Hoc cadeste bonuni praetcrit orbis opes. 789. Hoc erat in votis. 194O. Hoc licet impune facere huic, illi non licet. 240.

Hoc

opus, hic labor.

1091.

Indice delh frasi

84

Hoc Hoc

signo vinces. 702. volo, sic iubeo, sit pro ratione voluntas.
fatto
fast
il
!

1355.

Hodie mihi,

Ho

eras tibi. 854. mio dovere: viva l'Italia.

1853.

Hold

1905.

Ho le gambe spezzate ma sorrido. 1853. Homines dum docent discunt. 1537. Hominum pectora murus erunt. 1204.

Homo Homo Homo Homo

animai bipes rationale. 735. animai bipes sine pennis. 734. homini lupus. 861. natus de muliere, brevi vivens tempore, repletur multis
est est

miseriis.

847.

Homo proponit, sed Deus disponit. 424. Homo semper aliud, fortuna aliud cogitt. 425. Homo sum humani nihil a me alienum puto. 209. Homo vanitati similis factus est; dies ejus sicut umbra
:

prtc

reunt. 848.

Honesta mors turpi vita potior. 881. Honi (o Honni) soit qui mal y pense. 451.
Horresco referens. 1928. Horror vacui. 318. Hos ego versiculos fecit, Houille bianche. 2059. Houille bleue. 2059. Houille verte. 2059.

tulit alter

honores. 542.

est, humanum autem ignoscere Humiles laborant ubi potentes dissident. 1377. Hurrah! 1828. Hut ab vor den Alpini. 1837.

Humanuni amare

est.

79.

J'accuse!... 1895. Jacta alea est (o esto). 1040, 1479. J'ai failli attendre. 1373. J'aime mieux ne pas avoir de meubles et qu'ils soient J'ai vcu. 481. Jamais! 1063. Jamais l'exil n'a corrig les rois. 444. Jam proxumus ardet Ucalegon. 1920. Jani Parrhasii et amicorum. 10. J'appelle un chat un chat, et Rolet un fripon. 15 J'attends mon astre. 1690. bei giorni di Aranjuez. 301. I' benedico il loco e '1 tempo e l'ora. 12; 7.
|

arai.

I canti

bimbi d'Italia Si chiaman Balilla. che pensai ma che non scrissi. -1 sono due. i860.
|

104.

842

Indice

delle,

frasi

bin besser als mein Ruf. 197. bin der Geist, der stets verneint 760. habe den Krieg nicht gewollt. 1886. kenne keine Parteien mehr, Ich kenne nur Deutsche. 1883. I confronti sono odiosi. 933. I' da man manca, e' tenne il camin dritto. 1962. I defunti, che pietosi e cari Vengon ne' sogni a favellar con noi. 907. Idem velie atque nolle. 64. I danari non sono il nervo della guerra, secondo che la comune opinione. 695. Idiota e nefando. 1843. I diplomatici non hanno viscere. 638. "I5o % Too tSo xal x TtiQSyjfxa. 1202. Je atans mon anstre. 1690.

Ich Ich Ich Ich

Je fais la guerre. 1879. Je les grignote. 1874. Je m'en vay chercher un grand peut-tre. 916, 917. Je n'ai mrit Ni cet excs d'honneur, ni cette indignit. 203. J'en passe et des meilleurs. 1997. Je prends mon bien partout o je le trouve. 1628. Je reprends mon bien partout o je le trouve. 1628. Ieri a me, e oggi a te. 854. Je trouve deux hommes en moi. 761. Jeux de prince qui ne plaisent qu' ceux qui les font. 614. Je vais chercher ailleurs (pardonne, ombre romaine !) Des hommes, et non pas de la poussire humaine. 11 78. Je veux que le dimanche chaque paysan ait sa poule au pot. 1283. J' vite d'tre long, et je deviens obscur. 1629. Je vous le donne en toute proprit. 653. If God were not a necessary Being of himself. 1466. Questa orrenda novella vi do. 706. I fratelli hanno ucciso i fratelli Ignis ardens. 1252. Ignorabimus. 1523. I granatieri piemontesi non si arrendono mai. 1219. I grandi non ci sembrano grandi che perch noi stiamo in ginocchio. 242. I have done my duty, thank God for that. 1 2 18. II arrive quelquefois des accidents dans la vie, d'o il faut tre un peu fou, pour se bien tirer. 1558. De Prusse. 690. Il a travaill, il a travaill pour le roi D'una stella vince il raggio. 156. Il balen del suo sorriso Il bello lo splendore del vero. 141. Il bel paese Ch'Adige bagna, il Po, Nettuno e l'Alpe (Imidon. 972. Il bel paese Ch'Appennin parte e '1 mar circonda e l'Alpe. 943. Il bel paese l, dove il s suona. 942.
| |

Indice delle frasi

843

Il Il Il
Il

Il

Il
Il Il Il

ben passato e la presente noia! 254. brano il bel non toglie. 150. Sgomentare l'amante non deve. 108. buio, la pioggia, la neve buon senso c'era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune. 15 5 1 Il gatto allegro con cinque can danzando con tre cagnolini gattini. 2137. carbone bianco. 2059. carbone turchino. 2059. carbone verde. 2059.
| |

Il
Il
Il

danaro

compilait, compilait, compilait. 744. il nervo della guerra. 695.


j

Soffrire e poi soffrire! 840. 1442. Il divino del pian silenzio verde. 298. Il divorzio il sacramento dell'adulterio. 398. Il en est des adages populaires comme des billets en circulation. 4. Il est avec le ciel des accommodements. 288. Il est beau de mourir pour la France! 1855. liest du vritable Amour comme de l'apparition des esprits. 120. Il fare un libro meno che niente. 1 1 Il faut bonne mmoire, aprs qu'on a menti. 1587. Il faut chercher nous tenir dans un juste milieu. 17 17. aux yeux de son valet de Il faut tre bien hros pour l'tre

destino cosi, questa la vita;

Dio che

atterra e suscita.

Il
Il Il

chambre. 14 16. faut qu'une porte

Il
Il

soit ouverte ou ferme. 1471. femminile eterno. 364. fido Acate. 509. fine giustifica i mezzi. 14 13. Col nuovo signore rimane forte si mesce col vinto nemico;
|

l'antico.
Il
11

794. Franco Ripassi l'Alpi e torner fratello. li 73. gentile terremoto Con l'amabile suo moto Smantellava
|
|

le

2138. A un italo cor. 1162. Il giallo ed il nero Colori esecrabili Il giusto cade sette volte il giorno. 1797. Il governo libero deve reprimere, prevenire giammai. 621. Il grande malato. 1037. Il gran nemico dell' umane genti. 2039. Il gran Pane morto. 1 4 Iliacos intra muros peccatur et extra. 211. I lieti giorni d'Aranjnz gi vanno Al sao termine. 501. II I^eon che scherza e ride. 2138. Angulus ridet. 940. Ille terrarum mihi praeter omnes
citt.
j

linguaggio lo specchio dell'anima. UH quorum immortales anima; in locis


Il

104. iisdem (in bibliothecis)

loquuntur. 23.

844

'

Indice delle frasi

Circa pectus erat, qui fragilem truci Primus. 1205. Dove convien che di fortezza t'armi. 1200. Il loco Illud amicitiae sanctum ac venerabile nomen. 63. Illud iners quidem jucundum tarnen nihil agere, nihil esse. 1084. Il maledetto non ha fratelli. 218. Il matrimonio il sepolcro dell'amore. 391. Il merto di ubbidir perde chi chiede La ragion del comando.
|
|

Uli robur et aes triplex

Commisit pelago
|

rateiti

II

Il
Il

1754mestiere di molestar le pi arrabbiato mestiere metodo senza metodo. ministro maggior della

femmine,
di questo

il

pi pazzo,

il

pi ladro,

il

mondo. 387.

2219. Natura. 291.

Il

Il
Il

modo modo

Il
Il

maggior di mia fortuna. 537. ancor m'offende. 1951. pi bello, secondo il mio parere, Di serbare il silenzio, quello di tacere. 1131. mondo invecchia, E invecchiando intristisce. 440. mondo va da s. 666.
| |

mio cor

Il
Il Il

morbo infuria, Il pan ci manca. 485. nemico non deve assolutamente passare. 1837.
|

nostro secolo di transizione e, quel che peggio, di transazione.

1594.

Il Il Il

nudo
nulla
|

Arido vero che de' vati tomba. 1638.

pi veggenti savj
bello, e
il

:
|

Io nella tomba trover

la culla.

910.

nuovo non
n'y n'y n'y n'y
a a a a

Il
Il Il

Il

nuovo. 743. pas de hros pour son valet de chambre. 14 16. plus de Pyrnes. 1185. plus une seule faute commettre. 419. point de sots si incommodes que ceux qui ont de
bello

non

Il

Il
Il

Il

Il Il
Il

Il
Il

Il
Il Il
Il
Il

752. n'y a que le premier pas qui cote. 1203. n'y a que les morts qui ne reviennent pas. 923. n'y a rien de chang en France il n'y a qu'un Franais de plus. 1244. palco a noi trionfo. 1 142. pi bel fior ne coglie. 1627. portoghese gaio ognor. 103 1. posto al sole. 1889. potere non ha arricchito nessuno. 13 16. principio della fine. 1992. prossimo inverno non pi in trincea. 1844. rauco suon della tartarea tromba. 2040. re morto, viva il re! 1352. re regna e non governa. 135 1. sangue dei valenti. I142.
;

l'esprit.

11

santo

Vero

Mai non

tradir.

13 15.

Indice delle frasi

845

Ils
Il

payeront. 52. felici So per prova, e l'insegno agli amici. 46. Il serait honteux au duc de venger les injures faites au comte. 180. Il settembre innanzi viene, E a lasciarmi ti prepari. 307. Il Signore viene. 2070. Ils ne passeront pas. 1837. Ils n'ont rien appris, ni rien oubli. 443. Il sogno viene da Giove. 324. Il sonno che sovente, Anzi che il fatto sia, sa le novelle. 3 26. Il suon dell'arpe angeliche Intorno a me gi sento. 1984. Il tempo danaro. 1736. Il tempo infedele a chi ne abusa. 1740. Il tempo un grande maestro. 1737. Il toscano Morfeo vien lemme lemme. 1496. Il Travaso d'idee. 2223. I l'urna fait pulissia. 1852. II vaudrait mieux sacrifier les colonies qu'un principe. 610. Il vecchiotto cerca moglie, Vuol marito la ragazza. 109. Il verde la speme tant' anni pasciuta; Il rosso, la gioia d'averla compiuta; Il bianco, la fede fraterna d'amor. 1 160. Il vero condito in molli versi. 1636. Il vero il bene dello intelletto. 1555. Il vezzoso terremoto. 2138. Il viver si misura Dall'opre e non dai giorni. 1089. Il y a des gens qui n'auraient jamais t amoureux. 121. Il y a des hros en mal comme en bien. 217. Il y a des juges Berlin. 613. Il y a loin du poignard d'un assassin la poitrine d'un honnte homme. 220. Il y a peu d'honntes femmes qui ne soient lasses de leur mchantent,
ils

segreto per esser

Il

1785. y a quelqu'un qui a plus d'esprit que Voltaire. 754. Imagini di ben seguendo false Che nulla promission rendono
tier.
|

458. Imago animi sermo est. I104. Imboscato. 1865. Immagini del di guaste e corrotte. 322. I morti vanno in fretta. 928. Imperare sibi maximum imperium est. 1722. Imperativo categorico. 1670. Imperatore degli impiccati. 12;). Imperium et libertas. 629. Impossibilium nulla obligatio est. 607. Impossible n'est pas un mot franais. 1217. Improbe amor, quid non mortalia pectora cogis. 81.

intera.

Impronta
In alto
i

Italia

domandava Roma,
!

Hisan/io c>si

le h.in

data

cuori

I469.

846

Indice delle frasi

In anima vili. 1988. In aufgedrungener Notwehr mit reinem Gewissen und reiner Hand
ergreifen wir das Schwert. 1882. Incedis per ignes Suppositos cineri doloso. 1334. Incidis in Scyllam, cupiens vitare Charybdim. 1987.
|

Incipit Vita

Nova. 1958.
vili.

1988. 1833. In deinem Lager ist Oesterreich. 1901. Inde irse et lacrymse. 769. Indipendenti sempre, ma isolati mai. 679. Indizio un naso maestoso e bello Di gran.... e di gran che? - di gran cervello. 148. Indocti discant et ament meminisse periti. 1543. Infandum, regina, iubes renovare dolorem. 1264. Infelice s ma sventurata Polonia. 2222. Infinita la schiera degli sciocchi. 1548. Ingrata patria, ne ossa quidem mea habes. 688. Ingratus unus omnibus miseris nocet. 691. In hoc signo vinces. 702. Inimici hominis domestici eius. 462. Iniquissima hsec bellorum conditio est. 705. In Italia il potere non ha arricchito nessuno. 13 io. Initium sapienti, timor domini. 15 19. In Libia si era vinto soltanto quando eravamo dieci contro uno. 1870. In magnis et voluisse sat est. 1193. In medio stat virtus. 17 13. In multiloquio non deerit peccatum. 11 12. Innanzi che lasciassi il pappo e il dindi. 571. In necessariis unitas, in dubiis libertas, in omnibus charitas. 798. Innocenti li assolvo, e rei li dono. 1961. In omnibus operibus tuis memorare novissima tua, et in oeternum non peccabis. 872. Inopem me copia fecit. 1279. Inopi beneficium bis dat, qui dat celeriter. l6l.
Indeficienter.
|

In corpore

In papatum ut vulpis subiisti, regnabis ut leo, morieris ut canis.

1228. In questa forma Passa la bella donna, e par che dorma. 891. In questo secolo L'abito tutto. 1762. Insanis, Paule; multae te literae ad insaniam convertunt. 1613. In sette spezzato da sette confini. 11 58. Insomma io resto attonito, n posso attribuire! 221 1. Instaurare omnia in Christo. 1996. Instauratio facienda ab imis fundamentis. 1995. Instinto dell'umane menti Che ci che pi si vieta, nom pi
|

desia.

35.

Indice delle frasi

847

Intangibile conquista. 1002. m' Intendami chi po', eh' i' intend' io.

1959. Intender non la pu chi non la prova. 45. In tenui labor, at tenuis non gloria. 1093.
Inter Inter

arma

silent leges.
si

696.

Inter aves turdus,

quis
saepe

me

judice certet.

171

1.

prandendum

sit

parumque bibendum. 151


dives. 409.
|

1.

Intolerabilius nihil est


di fame.

quam femina

Intra due cibi, distanti e moventi

D'un modo,

pria

si

morra

1502.
regnabis ut leo, morieris ut canis.
in hilaritate tristis.

Intrasti ut vulpis,

1228.

Intrepidi Sardi.

1823.
58.

In

tristitia hilaris,

Intus et in cute novi. 2022. In tutt' altre faccende affaccendato.


Inutile strage.

1975.

1842.
;

Inveni portum Spes et Fortuna valete. 1680. In verit vi dico. 2006. In vino Veritas. 1706. In virt de la santa boletta. 1284. Invita Minerva. 756. Io accuso 1895. Joannes jacet hic Mirandula. 201. Io credea e credo, e creder credo il vero. 2028. Io credo eh' ei credette ch'io credesse. 2027. Io credo nella Zecca onnipotente. 359. Io era tra color che son sospesi. 1947. Io faccio la guerra. 1879. Io fui sesto tra cotanto senno. 1950.
!

John
le

Jo. Grolierii et amicorum. Bull. 1022.

19.

ho quel che ho donato. 1830.

Io Io Io Io Io Io Io Io Io Io Io

me

ne frego. 1835.
|

mi son un che quando Amor mi spira. 1624. non conosco pi partiti: conosco soltanto dei tedeschi. 1883. non credo alla geografia. 1676. non ho voluto la guerra. 1886. non morii, e non rimasi vivo. 1269. non piangea; si dentro impietrai. 1266. non so chi tu sie, n per che modo Venuto se' quaggi. 2087. non voglio saper quanto sii casta. 105.
|

parlo per ver dire. 15] per ordinario Fra questi


|

no son
nel capo

di parer contrario.

2213. Io rimango in forse


Io so'
io,

Che
zete

si

e no
e...
|

mi tenzona. 2214.
bb..., e zzitto.

e voi

nun

un

Sori vassalli

1360.

Indice delle frasi

o son colui che tenni ambo le chiavi Del cor di Federico. 508. o son fatta da Dio, sua merc, tale Che la vostra miseria non mi tange. 1776. o son Lindoro Di basso stato. 2106. o sono docile - son rispettosa Sono obbediente - dolce amorosa. 1059. o sono un principe O sono un cavolo? 1369. o son per pratica Pur troppo istrutto, Che in questo secolo L'abito tutto. 1762. son ricco, e tu sei bella. 1982. o ti guardo negli occhi che sono tanto belli. 153. o ti vidi a Piedigrotta Tutta gioia, tutta festa. 1256. vengo a dirti addio. 726. o venni in loco d'ogni luce muto. 567. o vr Gerusalem, tu verso Egitto. 1962. bvis omnia piena. 1426. placidi tramonti della monarchia. 672. psa sua melior fama. 198. pse dixit. 1541. ra breve furor. 763.
|

animum rege, qui, nisi paret. 763. rascimini et nolite peccare. 785. resti di quello che fu uno dei pi potenti eserciti del mondo, risalgono in disordine e senza speranza le valli. 1826.
ra furor brevis est
:

rrevocati di. 260.


s

fecit cui

prodest.
fieuj

222.
|

souma
talia talia talia
talia
talia,
talia,
|

d'

Gianduja

Na

sola famia.

057.

Assunta novella tra le genti. 954. bella. 965. e Vittorio Emanuele. 670, 1000.
giace
|

Italia,
!

Dall'armi, e pi da' suoi costumi oppressa. 952. il tuo soccorso nato. 1149.
bellezza.
|

Italia o tu cui feo la sorte Dono infelice di 1146. talia mia, non men serva che stolta. 1145.
taliani,
taliani,
al

campo,

al

campo. 730.

1673. siam, non Tirolesi. 970. talia o morte. 1821. talo Amleto. 1246. taloi bellax. (867. ta se res habet, ut plerumque fortunali! mutatura*
taliani noi

io vi esorto alle storie.

(leu;

Consi-

corrumpat. 1553. te ad Joseph. 2063. te ad vendentes. 18. termini sacri che natura pose tiranni di fuori. 1255.
lia

a confine della Patria nostra.

1810

Indice delle frasi

849

Jucunda memoria est prseteritorum malorum. 252. Judex damnatur ubi nocens absolvitur. 618.
Jurare in verba magistri. 1 54 1 Jusqu'au bout. 1871. Jus summum saspe summa est malitia. 604. Just and secure peace. 1 841.
Juste milieu. 1 7 1 7 Justitia.... erga Deos religio, erga parentes pietas, creditis in rebus fides.... nominatur. 603. Justifia est constans et perpetua voluntas ius suum cuique tribuendi. 598. Justitia suum cuique distribuii 598. Justum et tenacem propositi virum, Non civium ardor prova jubentium. 328. Justus ut palma florebit. 600.
j

Ivi povera vivea


I'

125;. Sol contenta del mio stato. vo gridando: pace, pace, pace. 718.
|

iacchi di dentro.

1278.

J'y suis et j'y reste. 347.

Ka: -j, txvgv. 2074. Kategorischer Imperativ. 1670. Kennst du das Land, wo die Citronen blh'n? ^47. Ko'j-^a ar. /9-)v htdvtef i&pot. 878. Krieg im Frieden. 2061.

La base de tuto. 1288. L'abate Cancellieri Che principiava dal cavai di Troia
|

fiala

colle molle pe' brachieri.

UH.
|

Labitur occulte, fallitque volubilis aetas. 1734. La bocca sollev dal fiero pasto Quel peccator. Il Labor omnia vincit Improbus, et duris urgens in rebus egestas. 1092. La calunnia un venticello, Un'auretta assai gentile. 805.
|
|

La

carit del natio loco.

1 1

35

Lacerator di ben costrutti orecchi. 1395. Lches oppresseurs de la Terre, Tremblez, vous Ctes immortels.
|

196. Lachrimae volvuntur inanes. 339. La citt olocausta. 1833. La Compagnia della Lesina. 137.

La conobbe
stende.

al

vestir di color cinto.

itingenza, che fuor del


I.t

quaderno

Iella vostra

materia non

1443. crsa Niobe. 124I.


it

bien une messe.

850

Indice delle frasi

La Cour rend des


L'acqua che
io

arrts et

non pas des


si

services.

prendo giammai non

corse.

La crainte fit les dieux; l'audace a fait les La critica facile, e l'arte difficile. 263. La critique est aise, et l'art est difficile. 263. La deficiente resistenza di taluni reparti. 1824. La delizia dell'anima mia. 2173. La dimanda onesta Si de seguir con l'opera tacendo. 493. La donna mobile Qual piuma al vento. 371, 376. L dove i peccatori stanno freschi. 2032.
| |

615. 1536. rois. 1349.

L'adresse est pour lui, mais la lettre est pour moi. 1 1 7 3. Laetus sum laudari me, abs te, pater, a laudato viro. 208. La faon de donner vaut mieux que ce qu'on donne. 159. La faiblesse est plus oppose la vertu que le vice. 1494.

La

faute en est aux

Dieux
|

Qui

la

firent si

belle

Et non pas

mes yeux. 404.

Lafayette, nous voici! 1907. La fedele di Roma. 977.

La Ferrea. 1826. La fiaccola sotto il moggio. 2054. La Fida. 1826. La fiera della vanit. 1050. La finzion del vizio A vizio declina. 1808. La force prime le droit. 549. La fortuna aiuta gli audaci. 1195. La fortuna e l'ardir van spesso insieme. 1196. La France est un gouvernement absolu, tempere
|

par des chan-

sons. 53. La Gagliarda.

1826.

La garde meurt et ne se rend pas. 1 2 19. La Germania, la Germania sopra tutte le cose. 1896.
La
gioia verace Per gno non ha. 1259.
|

farsi

palese

D'un

labbro loquace

Biso-

La gloria di Colui che tutto muove. 1428. La goccia scava la pietra. 332. La grammaire qui sait rgenter jusqu'aux rois. 165 1. La grande Nation. 1010, 1896. La grande populace et la sainte canaille Se ruaient l'immor|

talit.

La

La
I. a

La La

643. grande Proletaria si mossa. 955. gran mendica. 975. guardia muore ma non s'arrende. 12 19. contadini. 1JJ51. guerra la fanno guerre, seule hygine du monde. 1880.
i

La

houille blanche. 2059. La houille bleue. 2059. La houille verte. 2059.

Indice delle frasi

8;i

Laissez faire, laissez passer! 797. L'aiuola che ci fa tanto feroci. 1 143-

mentre lo spirito vivifica. 8. L'Alpe che serra Lamagna Sovra Tiralli. 965. L'altissimo canto Che sovra gli altri com'aquila vola. 1641. La mano sinistra non sappia quel che fa la tua destra. 166. L'amarissimo Adriatico. 974. L'amaro e rio caff. 1703. La meraviglia Dell'ignoranza figlia. 1528. L'America degli Americani. 1 175. L' amico mio e non della ventura. 69.
lettera uccide,
;

La La

lgalit

nous

tue.

631.

L' amist fra tiranni malsicura. 76. La moglie di Cesare. 13 11. La monarchia ci unisce, la repubblica ci dividerebbe. 671. L'amor che move il sole e l'altre stelle. 1425. L'amore necessario a questo mondo, ma ve n ; ha quanto basta. 78. La morte non male; perch libera 1' uomo da tutti i mal' L'amour propre fait que nous ne trouvons gures de gens de bon sens, que ceux qui sont de notre avis. 1075. La musique est le plus cher, mais le plus dsagrable des bruits.

1665.

La natura ha orrore del vuoto. 318. La navicella del mio ingegno. 733.
L'anima, semplicetta, che sa
nulla.

31.

L'animo pronto, ma il potere zoppo. 491. La noia e '1 mal della passata via. 2037. La noia in qualche modo il pi sublime dei sentimenti umani, uo. La noia Tetra visitatrice e non chiamata. 59. La nostra guerra santa. 18 16. La nostra patria vile. 669. La notte che mori Pier Soderini. 1495. L'anticlricalisme n'est pas un article d'exportation. 682. L'antiquo valore Ne l'italici cor non ancor morto. 1208. La paix blanche. 1865. La parole a t donne l'homme pour dguiser sa pense.
|
|

La pazienza cosa dura, e conviene meglio alla groppa del somiero che all'anima dell'uomo. 335. La pianta uomo nasce in Italia, non seconda a nessuno. 946, 18G8. La plupart des hommes emploient la premire partie de leur vit*
rendre l'autre misrable.

584.
trsors cachs.

La plupart des honntes femmes sont des La plus belle parmi taut de belles. IJJ, La politica delle mani nette. La politica non una scienza esatta.
'

La politique n'a pas d'entrailles. 638. Lt popularit, c'e^t la gloire en jjros sou-;.

852

Indice delle frasi

pot. 1283. L'apptit vient en mangeant, disoyt Angest on Mans; la soif s'en va en beuvant. 1702. La prima delle cose necessarie di non spendere quello che non si ha. 1422. La Prode. 1826. La proprit c'est le vol. 653. La proprit littraire est une proprit. 1612. La Prusse, le pays classique des coles et des casermes. 1015. La pudica d'altrui sposa a te cara. 393. L'Aquila grifagna Che per pi divorar due becchi porta. 1017. La ragione e il torto non si dividono mai con un taglio cos netto che ogni parte abbia soltanto dell' uno. 456. La raison du plus fort est toujours la meilleure. 548. L'arbre de la libert ne saurait crotre, s'il n'tait arros du sang des rois. 923. La rpublique n'a pas besoin de savants. 1614. La rpublique nous appelle. 725. Largo al factotum Della citt. 2048.
| |

La poule au

L' arido legno Facilmente s' accende. 98. L'aritmetica non un'opinione. 1677. L'arte, che tutto fa, nulla si scopre. 1096. L'arte lunga, la vita breve. 434. L'arte per l'arte. ^662. Lascia che i morti seppelliscano i loro morti. 1474. Lascia gli scrupoli, dimmi che m'ami. 119. Lascia pria ch'io favelli e poi rispondi. 2098. Lascia pur grattar dov' la rogna. 1500. Lasciate che i fanciulli vengano a me. 574. Morire in pace. 1575. Lasciate il prossimo Lasciate ogni speranza voi ch'entrate! 1692. Lasciate passare la volont del paese. 674. Lasciva est nobis pagina, vita proba est. 1806. L senza fallo mi trover. 1980. La sete naturai che mai non sazia. 1527. La setta de' cattivi A Dio spiacenti ed a' nemici sui. 1490. L'asino di Buridano. 1502. La spada di quass non taglia in fretta. 281. La spada levata ed io non posso rinfoderarla senza la vittoria o senza onore. 1884. 1818. L'assalto alla diligenza. 1 8 1 7 subii canti e E che i fazzi pur dispeli. Lane pur che L'assottigliarla pi meglio anche fora. 138. Last, not least. 1994. La storia maestra della vita. 167 1. la Suburra Invade il Palatino. 1791. La Tenace. 1826.
|

Indue

delle frasi

La La La La

terra terra

Ch'Apennin
Simile a s

parte, e
gli

terra dei fiori,


|

dei suoni e dei

e l'Alpe serra. 943. carmi. 951. abitator produce. 11 36.


il

mare

terreur est l'ordre

du

jour. 924.

Latet anguis in nerba. 125. Ai9 jJuoaa. 272. Latifundia perdidere Italiani. 1281. Latin sangue gentile. 945. La tragdie court les rues. 707. La tranquillit rgnait Varsovie. 708. L'attacco alla diligenza. 18 18. chi domanda. 103. La tua benignit non pur soccorre La tua sinistra non sappia quel che fa la mano destra, La Turchia, il grande malato. 1037. L'Audace. 1826. Laudari a laudato viro. 208. Laudate eum in cymbalis benesonantibus. 19II. Laudate pueri Dominum. 1467. Exiguum colito. 271. Laudato ingentia rura, Laudator temporis acti. 439. L'automobile blindata. 1818. La Valorosissima. 1826. La vecchiezza male sommo: perch priva l'uomo di tutti
|

piaceri.

597. 1780.
1564.

La La La La La La

verginella simile alla rosa.


verit figliuola del gran

Tempo. 1572.

verit nulla
vrit est

menzogna

frodi.

dans le vin. 1706. vrit est en marche: rien ne peut plus l'arrter. 1895. vrit ne fait pas tant de bien dans le monde, que ses apparences y font de mal. 1604. La vertu n'irait pas loin, si la vanit ne lui tenait compagnie. 105 1. La via di Damasco. 2071. La via lunga, e il cammino malvagio. 1954. La victoire en chantant nous ouvre la barrire. ~2\. \a vide, e la conobbe; e rest senza E voce e motu. La vie prive d'un citoyen doit tre mure. 474. l.a virt sta nel nvz/o. 17 13. La vispa Teresa. 2146. La vita che mi desti, ecco ti rendo. 1 1 53. La vita el tin e '1 di loda la sera. 520. La vita fugge e non s'arresta un'ora. 845.
|
1

Dee del cantor

Non
1

pi quella.

i<

del sangue Lavoratori, alla riscossa!

La voce

Lavoro eterno!

Paga
il

il

governo. 640.
attrista.

La vostra

avarizia

mondo

133.

854

Indice delle frasi

La vostra miseria non mi tange. 1776. La vraye science et le vray estude de l'homme,
151*. Le accademie
si

c'est

l'homme.

fanno oppure non


ai

si

fanno

2215.
piet
.

Le
Le Le Le Le Le Le Le Le Le

baionette nella schiena

cani

Le pianteremo - senza
si

1849.
bestie

non sono
all'Orsini

cos bestie

come

pensa. 310.

bois de Bologne.

alla mano. 1847. chaud comme l'enfer. 170". char de l'tat navigue sur un volcan. 2209. chiavi del Mediterraneo sono nel Mar Rosso. 1008. ciel dfend, de vrai, certains contentements. 288.
|

bombe

1865. Il pugnale

caf doit tre

clricalisme,

voil l'ennemi!

682.

cur

lger.

455.

Lecta potenter res. 16 19. Lectorem delectando pariterque monendo. 5. trangl avec les boyaux du dernier Le dernier des rois prtre. 651. Le despotisme, tempr par l'assassinat, c'est notre Magna Charta. 1036. Le divorce est le sacrement de l'adultre. 398. Le femmine son peggio del demonio. 562. Le fiumane dei vostri valloni Si devian per correnti diverse.
|

US"Le front unique. 1864. Legem brevem esse oportet, quo


Le
genti d' Italia son tutte
facilius

ab imperitis teneatur. 633.


|

una

sola,

Son

tutte

una sola

le

cento

citt.

1168.

Leges bello siluere coactae. 696. Leggi e non re. 1308. Legio mihi nomen est, quia multi sumus. 2007. L'Egitto degli Egiziani. 1174. Le gouvernement de la Rpublique peut tre fier de l'arme
a prpare.

qu'il

1872. Le gouvernement russe est une monarchie absolue tempre par l'assassinat. 1036. Le latin dans les mots brave l'honntet. 1105. Le Grazie han serti e amaL' elegante citt, dove con Flora bile idioma. 988. Le leggi son, ma chi pon mano ad esse? 634.
|

Le livre tuera l'difice. 22. Le mal que nous faisons ne nous


et

attire pas tant de perscution de haine que nos bonnes qualits. 810. Le mani alz con ambedue le fiche. 2132. Le mani son, ma chi pon legge ad esse? 634. Le miserie d'Monsii Travet. 2051.

Indice delle frasi

r Cossa vur di 912. L'Empire c'est la paix. 636. L'ennui naquit un jour de l'uniformit. 62.

L' mort?

L' propri mort


?

Sta gran parola

che fa tant spavent

Lente dell'avaro. 137, 139. Leonessa d' Italia. 968. Le persone non sono ridicole se non quando voglion parere o essere ci che non sono. 1608. Le plus ne des trois n'est pas celui qu'on pense. 1990. Le plus beau (livre) qui soit parti de la main d' un homme. 9. Le pour et le contre se trouvent en chaque nation. 936. Le profit de l'un est le dommage de l'autre. 541. Le ragazze! Le ragazze!... benedette figliuole! non veggo l'ora che si maritino. 1108. Le rgime du bon plaisir. 1357. Le roi de France ne venge pas les injures du duc d'Orlans. 180. Le roi est mort, vive le roi! 1352. Le roi rgne et ne gouverne pas. 1351. Le rose del volto - gi sono pallenti. 257. Les affaires, c'est l'argent des autres. 1099. Les affaires, c'est le bien d' autrui. 1099. Les amis de l'heure prsente Ont le naturel du melon. 70. Les aristocrates la lanterne Les aristocrates on les pendra 650. Les bases d'une paix juste et durable. 1841. Les btes ne sont pas si btes que l'on pense. 310. Les Chassepot ont fait merveille. 1064. Les Dieux s'en vont. 1453. Le secret d'ennuyer est celui de tout dire. 1109. Les femmes sont extrmes: elles sont meilleures ou pires que
|

les

hommes. 367.

Les fous sont, aux checs, les plus proches des rois. 1370. Les grands ne sont grands que parce que nous sommes genoux levons-nous! 242. Les grands noms abaissent, au lieu d'lever ceux qui ne les savent pas soutenir. 1387. I^es hommes font les lois, les femmes font les murs. 369. Le silence du peuple est la leon des rois. 1 ; Les Italiens ne se battent pas. 11 79, 1866. Le sita.... tute a peupr Na c dsa, na c dia e an mes na stra. 937. Les morts vont vite. 928. Les nerfs des batailles sont les pcunes. 69$. Le soldat est de la chair canon. 703. ICC d'un matin. 922. Les passions sont les seuls orateurs qui persuadent toujours. 32. Les Portugais Sont toujours gais. 1031. L'esprit qu'on veut avoir, gte celui qu'on a. 749.
:
:
|

8j6

Indice delle frasi

Les Pyrnes sont fondues. 1184. Les querelles ne dureraient pas longtemps, si le d'un ct. 625. Les sots depuis Adam sont en majorit. 1549. Les toujours avant Savoyens. 348. Le style c'est l'homme. 1623. Le sublime touche au ridicule. 530. Le superflu, chose trs-ncessaire. 43.

tort n'tait

que

Les vlocipdistes sont des imbciles

roulettes. 836.

L'

tanta ciara

2162.

L'tat c'est moi. 1354.

Le temps est un grand matre. 1737. Le teste di legno Fan sempre del chiasso. 1556.
|

Levato quer viziacelo di ve' boni. 2147.


|

di

rubbare

San Ranieri

'n gran santo

Levemus corda nostra cum manibus ad Dominum in ccelos. 1468. L'evento Su le ginocchia degli Dei s'asside. 522.
Levis sit tibi terra! 878. L'exactitude de citer, c'est un talent beaucoup plus rare que l'on ne pense. I. L'exactitude est la politesse des rois. 1372. Convenuti dal monte, Li ho visti in Pontida L' han giurato
| |

dal piano. 478. L'histoire n'est que le tableau des crimes et des malheurs. 1674.

L'homme

s'agite, mais Dieu le mne. 425. L'honntet des femmes est souvent l'amour de leur rputation et de leur repos. 394. L'ho presa, l'ho presa! 2146. L'hypocrisie est un hommage que le vice rend la vertu. 1589. Libera chiesa in libero stato. 681. Liberamente al domandar precorre. 163. Liberamente il forte Apre al dolor le porte Del cor, come all'amico. 1263. Lib.(erata) Ita. (Ha) ab Ext.(eris). il 72. Liberi non sarem se non siamo uni. 1 1 54. Liberi sensi in libere parole. 1576. Libert, santa dea. 786. Libertatem imperiumque. 629. Come sa clii per lei vita riLibert va cercando, eh' si cara, fiuta. 787. Libert comme on t'a joue 799. Libert, galit, fraternit. 801, 802. Libert, libert chrie. 723. Libito f' licito in sua legge. 1 79 2 Libri quosdam ad scientiam, quosdam ad insaniam deduxerc. 21. signatum sigillis septem. 2008. Li brum
|
|
|

Indice delle frasi

L'idioma gentil sonante e puro. 989. Fest steht und treu die Lieb Vaterland magst ruhig sein, am Rhein 1897. Li far arrestare! 1885. capo basso. 2050. L' illustre bindolo L'imagination est la folle du logis. 748. L'India degli Ind. 11 74. L'inferno lastricato di buone intenzioni. 420.
|

Wacht

L'infinita vanit del tutto. 843. L'Inghilterra la sola amica d'Italia. 1028.

L'ingratitude est l'indpendance du cur. 686. Linquenda tellus, et domus, et placens Uxor. 880. L'insurrection est le plus saint des devoirs. 652. L'Invitta. 1826. L'ipocrisia un omaggio reso dal vizio alla virt. 15S9.
(

Di Sparta amica od inimica Lisandro, siedi, e libero m'esponi i sensi. 1971. L'Italia conosce la fame: non conosce il disonore. l8ai. L'Italia degli Italiani. 1 1 74. L' Italia come un carcioffo che bisogna mangiare foglia per fo|

glia. 1237. L'Italia far da s.

1 1 77 L'Italia non conosce che la via dell'onore!

1822.

L'Italie est la terre des morts.


L'Italie est

11 78.

Littera

enim
|

une expression gographique. 11 79. occidit, spiritus autem vivificat. 8.


|

Altum alii teneant. 1329. Litus ama Li vivi poi-poi, bboni o cattivi, So cquarche ccosa mejjo de li morti. 913. Lo bello stile che mi ha fatto onore. 1540. Lo bel pianeta che ad amar conforta. 294. Lo dolce ber che mai non m'avria sazio. 1708. Lo giorno se n'andava, e l'aer bruno Toglieva gli animai the sono in terra Dalle fatiche loro. 558. Lo giurai, la vincer. 1058. Lo ministro maggior della Natura. 291. Long, dur, sr. 1873. Longum iter est per praecepta, breve et efficax per excmpla. zi>j. I-ontan dagli occhi Iontan dal cuore. \:. L'ordre rgne Varsovie. 708. Lorsque Auguste buvoit, la Pologne toit ivre. 13; o '1 -vilir por l'alt il. I^o schermitor vinto di schermo. 128. Lo spagnuolo non beve. 2 171. Lo spavento del malvagio dev'essere combinato coll' inn del colpevole. 222 t.
|
|

>

Lo

spirto pronto

ma

la

carne stanca. 491.

858

Indice delle frasi

Lo Lo Lo Lo

spirito spira

dove vuole. 740.


tutto,

stato
stile

un ente che pu avere


|

eccetto

il

cuore. 637.
fosse

l'uomo. 1623. strepito dell' armi e de' cavalli Non pot far che non sentita La voce d'un cappon fra tanti galli. 12 15.

Lotta per

la vita.

858.

a mozzica' puro li cani. 1285. L'uccel di Giove Che per pi divorar due bocche porta, io 17.
|

Lo vanno

Luce luce. 900, 926. Lucus a non lucendo. 1652.

el

po' and. 2176.


|

in soglio Vide il mio genio e tacque. 1603. L' ultima cosa che hanno visto i miei occhi, stata quella di vedere gli austriaci in fuga. 1853. Lumen in clo. 1251. Luna, romita aerea Tranquillo astro d'argento! 293. Lunga promessa con l'attender corto. 1322. Lungi da queste carte i cisposi occhi. 13. L'uorno buono sar sempre un principiante. 213. L'uomo un animale bipede ragionevole. 735. L'uomo un bipede implume. 734. L'uomo non vive di solo pane. 1609. L'uomo propone ma Dio dispone. 424. Lupus est homo homini, non homo. 861.

Lui sfolgorante

L'urna

inesausta.
|

1833.
I pi schivi allettando

L'utile sovente

ha persuaso. 357.
109.

Ma che cosa questo amore Macht geht vor Recht. 549. Ma de bon per. 2176.

Che

fa

tutti delirar?

Maestro di color che sanno. 1224. Ma Fortuna ed Ardir van spesso insieme. 1196.

Ma

fu l'ultimo
difetto

il

birbone.

1710.

lava. 1081. Magister dixit. 154 1. Magister est prions posterior dies. 433.

Maggior

men vergogna

Magna
Magna Magna Magna

fuit

quondam

capitis reverentia cani.

591.

Magnanimi lombi. 241.


parens frugum. 941. Phaselus. 967.
servitus est

magna

fortuna.

1280.

Magnum

vectigal.... parsimonia.

1725.

Magnus ab

Ma Ma

il
il

libro di natura
sol gi celasi; in

integro sclorum nascitur ordo. 475. Ha l'entrata e l'uscita. 528.


| |

Tace ogni
sexu
virili.

zeffiro.

1686.

Major dignitas est Major e longinquo

386.

reverentia.

1757.

Indice delle frasi

Mais o sont Mala aurea in


suo.

les

lectis argenteis,

neiges d'antan? 2055. qui loquitur

verbum

in

tempore

I122.

Ma l'aspettate in van: son tutti morti. 2152. Maledetti, andate via! Ah canaglie, via di qua! 2108. Maledetto sia l'istante Che di te mi rese amante. 113.
|

Maledictus homo qui confidit in homine. 862. Maledicus a malefico non distat nisi occasione. 804. Malesuada Fames ac turpis Egestas. 1292. Malheureuse, j'appris plaindre le malheur! 431. Malignamente gi si mette al nego. 164.

Malo mori quam Malo quam bene

foedari.

1784.

Manducemus

1765. bibamus, eras enim moriemur. 50. Maneat nostros ea cura nepotes. 1930. Manet alta mente repostum Judicium Paridis spretaeque injuria
olere, nil olere.
et
j

formae. 777.

Mane Thecel
Mangez de
Mangi
tu,
la

Phares.
brioche.
vivere,

19 12.

1382.
io,

Mangiare per
2144.

non vivere per mangiare. 1707.


|

mangio ancor
liba plenis.

Mangiamo

tutti

col

nome

di Dio.

Manibus date

1933.

Man

lebt nur einmal in der


petite

affetto in cor. 669. me, ma Maran-Atha. 2070. Marcel diventa Ogni villan che parteggiando viene. 646. Margherita e suo marito. 2200. Marx in soffitta. 656. Ma M mi toccano, - dov' il mio debole, Sar una vipera Prima di cedere - far giocar, io;-. e cento trappole Materiem superabat opus. 1094. Ma vie est un combat. 856. Ma voi siete cristiane, o Maddalene! 1597. Maxima debetur puero reverentia. 572. Maximus in minimis Deus. 1430. Medice, cura te ipsum. 1054. Medicina animi. 24. Medio de fonte leporum Surgit amari aliquid, quod in ipsi> ll<>ribus angat. 860.
|

Ma
Ma

noi giacciamo nauseati e stracchi

Welt. 852. Senza un mignonne. 882.

Medio tutissimus

ibis.

17 16.

Medulla facetiarum. 1706. Megio de cussi la non potria andar. II56. Meglio citt guasta che perduta. 61 1.
-i che ardere. 39Q. Meglio vivere un giorno da lioii'
1

anni da

86o

Indire delle frasi

900, 926. Ninfa gentile. 1684. Melius est abundare quam detcere. Pag. xni. Melior est canis vivus leone mortuo. 871. Melius est clarum fieri quam nasci. 195. Melius est nubere quam uri. 390. Me, me (adsum qui feci) in me convertite ferrum
!

Mehr Licht
Melanconia

Kutuli.

934-

Memento Audere Semper. 1 83 Memento homo, quia pulvis es, Memento mori. 883. Memento novissimorum. 883.
1

et in

pulverem

reverteris.

883.

Meminisse juvabit. 1924.

Memoria minuitur.... Mendacem memorem

nisi earn exerceas.

esse oportere.

1532. 587-

Me

ne frego. 1835.
illustri

Mene, Tecel, Upharsin. 19 12. Me non nato a percotere Le dure


|

porte.

131 3.

Meno Mens

ritrosa sarai pi bella.


agitt

406.
inanes. 339.

molem. 1427.

Mens immota manet, lachrimae volvuntur Mens sana in corpore sano. 1503. Mentem peccare, non corpus. 1787.

Mentez, mes amis, mentez. 1585. Mentre che '1 danno e la vergogna dura. 251. Mercato nuovo ancor dopo mill' anni Sempre si chiamer Mercato nuovo. 2142. Merci de cette bonne parole! 2120. Messer Lodovico, dove avete mai trovate tante fanfaluche? 2089. Messo t'ho innanzi: ornai per te ti ciba. 1956. Mexaavo|isv vxsGev. 1453. Met dell' anima mia. 82 Metodo senza metodo. 2219. Mettendolo Turpino, anch'io l'ho messo, i960.
|

M'hanno rotto le gambe: evviva l'Italia! 1854. Michel, pi che mortale, Angel divino. 1234. Mi fa tremar le vene e i polsi. 12 io. Migliore della sua stessa fama. 198. Mihi heri, et tibi hodie. 854. Mi lascio reggere - mi fo guidar. 1059. Miles gloriosus. 1049. Militia est vita hominis super terrain: et sic ut dies mercenari! dies
ejus.

856.
|

Del favore, dell'onore. 2107. Mille grazie, mio signore Minaccioso l'arcangel di guerra. I167. M'insegnavate come l'uom s'eterna. 1535. Minuit pracsentia famam.
1758.

Indice delle frasi

86

Mirabile videtur, quod non rideat haruspex, cum haruspicem viderit. 1600. Misera contribuens plebs. 641. Miser chi mal oprando si confida Ch' ognor star debba il ma]

277. Misericordia! cantavano


scine.

leficio occulto.

grilli

Il

d dell'Ascensione alle
justitia et

Ca-

2145.
:

Misericordia et Veritas obviaverunt sibi


sunt. 602.

pax osculatae

so el pi gran tirano dopo Dio. 104 1. Mit reinem Gewissen zieht Deutschland in den Kampf! 1882. Modena una citt di Lombardia Che nel pantan mezza sepolta siede. 983. Modus omnibus in rebus. 17 15. Moglie di Cesare. 131 1. Molla Buni. 2176.
|

Mi

Molletta in truscia. 836.


Molliter ossa cubent. 877. Molte fiate gi pianser li figli

Per

la

colpa del padre. 468.

Moki

fra gli

ultimi saranno

primi.

243.

Molto egli opr col senno e con la mano. 2038. Molto rumore per nulla. 2060. Monarchie absolue, tempre par des chansons. 53. Monarchie absolue, tempre par l'assassinat. 1036.

Mon

Dieu, quelle guerre cruelle! 761.


j

Monsieur d'La Palice est mort, Mort devant Pavie. 2193. Monsieur Tout-le-monde qui a plus d'esprit que M. Voltaire. 7; 1. Monstrum horrendum. 2018. Mon systme Est qu'on serait heureux de se servir soi-mme.
|

228.

Monte Grappa tu sei la mia patria. 1851. Moriamur pro rege nostro Maria Theresia. 1238.
Moriatur anima mea morte justorum. 1455. Moriatur anima mea morte philofophomm. '45v

Moriemur inultae Sed moriamur, ait. 87I). Morir denno plebei furfanti oscuri Perch
!
|

furfanti

illustri

sien sicuri.

553.
< !

Morire, non ripiegare. 1825. Morte Vn.i >berdan Fr.m/ 1847. Morte fura Prima i migliori, e lascia star rei. I15, Mortua cui vita est prope jam vivo atque videnti. I491. ra a dito ed onorata andresti Fra le madri latine. 206. Much ado about nothing. 2060. Mulier cum sola cogitt male cogitt. 384. Mulieres ideo bene olere, quia nihil oleliant. |08.
:\
|

Miilieres in ecclesiis taceant. 38J. Mulier recte olet, ubi nihil olet. 408.

862

Indice delle frasi

Multa raagis quam multorum lectione formanda mens. 1534. Multa renascentur quae jam cecidere, cadentque Quae nunc sunt in honore vocabula. 1655. Multa tulit, fecitque puer, sudavit et alsit. 1943. Multi autem erunt primi novissimi, et novissimi primi. 243. Multi enim sunt vocati, pauci vero electi. 244. Multitudo non est sequenda. 1335. Multo graviora tulisti. 340. Multum legendum esse, non multa. 1534.
|

Mundus

vult decipi, ergo decipiatur. 543.


i

Muojono le citt, muojono regni. 893. Muora, muora. 479. Muore un brigante e nasce un liberale. 79S-"

Muro Muta

di bronzo. 1204. d'accento - e di pensier. 371.


|

Mutato nomine de te Fabula narratur. 2079. Mutiam governo - per qual ragion ? 663 My kingdom for a horse 309.
!

Nach Canossa gehen wir

nicht.

349.
ardet. 355.

Nam Nam

tua res agitur, paries


vitiis

quum proximus
1801.

nemo

sine nascitur.
|

Nanni, si ce penzo Mme vene na cosa. 2150. Natio borgo selvaggio. 994. Nation of shopkeepers. 1026. Natura abhorret vacuum. 318. Naturae sequitur semina quisque suae. 931. Natura il fece, e poi roppe la stampa. 158. Natura in operationibus suis non facit saltum. 319. Natura maxime miranda in minimis. 1430.

Naturam expelles Natura non facit

furca. 38.
saltus.

319.

Navigare necesse, vivere non necesse. 821. N'ayez pas de voisins si vous voulez vivre en paix avec eux. 662. Nazione di bottegai. 1026. Ne annessioni, ne indennit. 1908. Ne apostati, ne ribelli. 683. Necessit non conosce legge. 1891.
Ncessitas

Nee Nec Nec Nec Nec Nec Nec Nec

facit jus. 1891. habet eventus sordida praeda bonos. 283. male olere mihi nec bene olere placet. 1765.

minor

est virtus

quam

quaerere, parta tueri.

746.

plus ultra.
scire fas est

1922.

vivere, nec sine te. 86. omnia. 1521. sine te, nec tecum vivere possum. 87. spe nec metu. 1694.

possum tecum

Indice delle frasi

863

Nec

male qui natus moriensque fefellit. 272. mi cai n di fortuna. 1485. elettori n eletti. 683. Neganti incumbit probatio. Pag. xni. Negazione di Dio. 486. Nei miei regni non tramonta mai il sole. 1042. Ne la patria de Rosseti No se parla che italian. 978. Nel cammin di nostra vita Senza i rai del ciel cortese. 143Q. Nel dolce tempo della prima etade. 570. Nel fuggir del sole La ruina del mondo manifesta. 559. Nella chiesa Co' santi, e in taverna co' ghiottoni. 233.
vixit

N N

del vulgo

Nel mezzo del cammin di nostra vita. 586. Nel militare, il superiore ha sempre ragione ma specialissimamente poi quando ha torto. 1060. Nel mondo Sua ventura ha ciascun dal di che nasce. 512. Nemo est tam senex qui se annum non putet posse vivere. 596.
j

Nemo,

nisi victor,

pace bellum mutavit.

7 14.

Nemo Nemo
Ne'

potest duobus dominis servire. 1324. propheta acceptus est in patria sua. 1182.

NsvXTjxo TaXtXate.
piccioli

1465. 1093. 792.

suggetti gran faca.

Ne

plus censeat sapere se,


|

quam dominus.

Neque imbellem froces Progenerant aquilae columbam. 46b. Neque mittatis margaritas vestras ante porcos. 1403. Neque vitiatur utilis (stipulatio) per hanc inutilem. 14 io.

Ne

quid nimis.

17 19.

Nervi bellorum pecuniae. 695. Nervus gerendarum rerum pecunia. 695.


at

sinistra tua

quid faciat dextera tua.

166.

Nescio Carneades iste qui fuerit. 1225. Nescio vos. 2066. Nescire (autem) quid ante quam natus sis acciderit. 1672. Nescis, fili mi, quam parva sapientia regitur mundus. 3 Nescit vox missa reverti. li 16. Ne se pollueret maluit iste mori. 1784. N sillaba di Dio mai si cancella. 1435.
1

Nessuna professione si sterile come quella delle lettere. 161 1. Nessun giorno senza corbelleria. 1090. Nessun maggior dolore Che ricordarsi del tempo felice Nella
| |

miseria.

253.
!

n prigionieri 1904. sutnr supra crepidam. 446. ttO ultra crepidam. 440. Ni annexions ni indemnits. 1908. Ni cet excs d' honneur, ni cette indignit. 203. Niega agli afflitti aita, Chi dubbiosa la porge.

Ne

Nigra sum, sed formosa.

151.

864

Indice delle frasi

Nihil difficile amanti. 85. Nihil esse, quod deus efficere non possit. 1440. Nihil sub sole novum. 437. Nil actum credens, quum quid superesset agendum. 333. Nil admirari. 436. Nil agere delectat. 1084. Nil est in intellectu quod non fuerit in sensu. 1668. Nil igitur fieri de nihilo posse putandum est Semine quando opus est rebus. 320. Nil praeter nomen tumulo. 201. Vita labore dedit mortalibus. 1088. Nil sine magno Nil sub sole novi. 437. N'insultez jamais une femme qui tombe 395. Niobe of nations. 998. Nt4"3vavo|iir)iJ,aT3C|jnr}uo vctvo'^iv. 1083.
| | !

Nisi inter

omnes

possibiles

mundos optimus

esset,

Deus nullum

produxisset. 837.

Ni un pouce de notre
resses.

Nitimur in vetitum semper, cupimusque negata. 33. territoire, ni une pierre de nos
713.
15 14.

forte-

Nobilis est ruta quia lumina reddit acuta.

Noblesse oblige. 1385. Noch ist Polen nicht verloren. 483.

Nocte pluit tota, redeunt spectacula mane. 542. Noi abbiamo un solo nemico, l'Inghilterra. 1903. Noi altri Italiani c'innamoriamo in chiesa. 103. Noi leggevamo un giorno per diletto. 93. Noi morirem, ma non morremo inulti. 782. Noi non andremo a Canossa. 349. Noi non potremo ottenere il posto al sole che ci spelta che con l'aiuto di una buona spada, perch non ce lo cederanno mai
volontariamente.

1889.
|

Noi siam
ai

figli,

dir, di noi stessi,

Loro invece

si

appoggiano

padri.

2198.
57).

Noi siamo il sale della terra. 1881. Noi siamo piccoli, Ma cresceremo. Noi siam vigliacchi. 669.
|

Noi vogliamo la libert. 1847. Noli esse Justus multum. 605. Noli me tangere. 19 17. Noli obsecro, istum disturbare. 192 1. Noli te ergo solliciti esse in crastinum. 853. Nolite judicare, ut non judicemini. 1802. Noli turbare circulos meos. 192 1. Nolo mortem impii, sed ut convertatur impius
vat.

via 80

-t

\i-

1077.
l'olla

Nomine

vocor quia polleo moiibus

allis.

I659.

Indice delle frasi

86;

Non amo nimium diligentes. 1721. Non Angli sed Angeli. 1029. Non animadvertis te supra malleum loqui? 447. Non approvare n sabotare la guerra. 1844. Non Argus, largus, non Matusalem, Madalena. 15 13. Non avea catenella, non corona. 1727. Non bene olet, qui bene semper olet. 1765. Non beue pro toto libertas venditur auro. 789. Non bisogna abolire la propriet, perch oggi di pochi. 654. Non bramo altr' esca. 1729. Non c' scusa, il fatto accusa. 452. Non commovebitur. 327. Non conosci bel suol Che di porpora ha il ciel? 948. Non crepa un asino Che sia padrone D' andare al diavolo
il
| |
|

Senza

iscrizione.

1574.
I

Non Non Non Non Non Non Non Non

cuivis homini contingit adire Corinthum. 238. curiamo l' incerto domani Se quest'oggi n' dato goder. 47. dee guerra co' morti aver chi vive. 892. di solo pane vive l'uomo. 1609.
dolet.

1478.
altro
|

che un fiato Di vento. 186. gabbo. 2031. enim frustra consuetudo quasi secunda et quasi aftabricata natura dicitur. 37. Non era l'andar suo cosa mortale Ma d' angelica forma, e 398. Non erat hic locus. 1942. Non sempre d'accordo il labbro e il core. 1581. Non est bonum esse hominem solum. 460.

il

mondn rumore
da

impresa

pigliare a

Non Non Non Non

crede mihi, sapientis dicere Vivam '. 1 73 1. de sacco ista farina tuo. Pag. xm. est vivere, sed valere, vita. 1768. tormento Pi ver che sia contento Il veder nel suo d'an ciglio lagrimar. 1262. Non ver che sia la morte Il peggior di tutti i mali. 895. Non vero. 1804. Non ex omni Ugno Mercurius. 239. Non expedit. 684. Non faccio per vantarmi Ma oggi una bellissima giornata. Non fare ad altri quel che non vuoi che sia fatto a te. 1 Non fa scienza Senza lo ritenere, avere inteso. 1 53 1 Non fiere, non indignari, sed intelligere. 178. Non gettate le vostre perle innanzi ai porci. 1403. Non giudicate affine di non esser giudicati. 1802. Non ignara mali, miseris succurrere disco. 431. Non in solo pane vivit homo. Pag. xxn (in n.), 1609. Non la siepe che l'orto v' impruna il confin dell'Italia,
est,
'

est

ringhiosi.

5 7.

866

Indice delle frasi

Non

minor virtus

est

tueri et perficere

rem

inventarti

quam

reperire.

Non Non Non

746. mi tolgano la gloria di morir povero. multa, sed multum. 1534. nobis solum nati sumus. 354.
est,

1318.

Non, non:

est.

1323.

Non olet. 135. Non omnia possumus omnes. 932. Non omnibus dormio. 1598. Non omnis moriar. 188. Non parce que, mais quoique. 2057. Non parto, non resto. 1477. Non passeranno. 1837. Non plus ultra. 1922. Non possidentem multa vocaveris Recte beatum. 1289. Non posso, non devo, non voglio. 1976. Non possumus. 1977. Non potes successorem tuum occidere. 515. Non praevalebunt. 1300. Non quod intrat in os, coinquinat hominem. 17 12. Non ragioniam di lor, ma guarda e passa. 1949. Non reliquetur hic lapis super lapidem qui destruatur. 2006. Non rempublicam suam esse, sed se reipublicse. 350. Non restar pietra sopra pietra. 2006. Non saprei.... non li ho contati. 1710. Non saremo abili, ma sopratutto vogliamo essere onesti. 675. Non scese, no, precipit di sella. 2042. Non serve, Anselm, degh on quattrin per un. 136. Non siamo nati soltanto per noi. 354. Non si commetta al mar chi teme il vento. 1327. Non si passa 83 7 Non son poi di quei babbioni Che si fanno infinocchiar. 2049. Non so se il riso o la piet prevale. 1972. Non sum propheta, et non sum filius prophetae. 453. Non tali auxilio, nee defensoribus istis Tempus eget. 172.
|

Non Non Non

tibi

sed Petro, cui successor es, parem. 286. ut edam vivo, sed ut vivam edo. 1767. Nati a formar l'anv'accorgete voi, che noi siam vermi
|

gelica farfalla.

Non Non Non Non Non Non Non Non

736. v' animale pi invidioso del letterato. 809. veder non sentir m' glU ventura. 251.
videbis annus Petti.
pi
vi

1304. nessuna legge internazionali'. 1X87. vitae sed scholae discimus. 1542. vogliamo encomi! (Non voglamo ingoimi). 1856. volo mortem impii Sed ut convertatur et vivat. 1077. vos elegistis me, sed ego elegi vos. 1303.
|

Indice delU frasi

867

No, prete: Satana Non torna Nosce te ipsum. 15 17.

indietro!

1207.

Nos fusils Chassepot ont fait merveille. 1064. Nos quoque floruimus, sed flos erat ille caducus. 581. Nos vertus ne sont le plus souvent que des vices dguiss.
Not hat kein Gebot. 1891. Not kennt kein Gebot. 1891. Notte d'amor tutta splendor

1590.

Dagli astri d'or. 561. Notte! funesta, atroce, orribil notte. 564. Notte per me funesta 563. Notus in Jndaea. 2001. Nous allons les battre comme pltre. 1883. Nous arrivons toujours trop tard. 1472. Nous aurions souvent honte de nos plus belles actions. 1605. Nous avons chang tout cela. 2207. Nous avons tous assez de force pour supporter les maux d'aa|

tnri.

inclin. 1865. l'acceptons le cur lger. 455. l'avons eu, votre Rhin allemand. 189g. les aurons. 1878. ne trouvons gure de gens de bon sens que ceux qui sont de notre avis. 1075. Nous nous saluons bien. 1458. Nous sommes les carabiniers, La scurit des foyers. 1472. Novello Tifi invitto. 1239. Novo peregrin d'amore. 557. Nox erat et coelo fulgebat luna sereno. 560. Nudo Arido vero che de' vati tomba. 1038. Nudus egressus sum de utero matris me et nudus revertar illuc.
| I

Nous Nous Nous Nous Nous

247. descendons maintenant un plan

261.

Nuie tante cose nun


zata.

'e

sapiinmo

Nuie gimmo
1961.

c:\'

per

1'

avan-

1855.
1090.

nuovo sotto il sole. 437. pi raro al mondo, che una persona abitualmente sopportabile. 237. Nulla fere causa est, in qua non femina litem Movnit. 380.
|

Nulla Nulla Nulla Nulla

a tanto intercessor si neghi.

dies sine linea.

Nulla lex satis commoda omnibus est. 630. Nulla terra exilium est, sed altera patria. 1183. Nulli tacuisse nocet, nocet esse locutum. 11 14. Nullum esse librum tarn malum ut non aliqaa parte prodesse t. Nullum est jam dictum, quod non dictum sit prius. 1657. Nullum est sine nomine saxum. 311. Nullum magnum ingenium sine mixtura dementia; fuit. Nul n'aura de l'esprit, hors nous et nos amis. 753.
Jl

1.

868

Indice delle frasi

Numerantur enim

sentential,

non ponderantur. 678.

Numera Stellas, si potes. 19 io. Numero deus impare gaudet. 1938. Numero quindici, a mano manca. 1980. Numquam se minus otiosum esse, quam quum Nunc animis opus, JEnta., nunc pectore firmo. Nunc dimittis servum tuum, Domine. 19 14.
Nuovi tormenti e nuovi tormentati. 2026. Nutrimentum spiritus. 24.

otiosus.

755.

1201.

animai grazioso e benigno. 2085. anima mia profetica. 2123. Obbedisco. 1752. Obblio Preme chi troppo all'et propria increbbe. 193. O beati quelli che pi hanno, perch pi potranno dare, pi potranno ardere. 1827. O beato terreno Del vago upili mio. 963. Obedientem sub figura corporis mortui. 1755. Obedire oportet Deo magis quam hominibus. 143 1. Obedite praepositis vestris etiam dyscolis. 1747. '0 tog paxc, i] 8 txvr) iiaxpi^. 434. Obsequium amicos, Veritas odium parit. 1568. Obstupui, steteruntque comae, et vox faucibus haesit. 1212. Occhio per occhio e dente per dente. 284. O Cesare o Niccol. 1040. O che non ha a venire il giorno del giudizio? 290. O ciechi, di tanto affaticar che giova ? Tutti torniamo a la gran madre antica. 888. O con questo o su questo. 699. Oculum pro oculo, et dentem pro dente. 284. Oderint dum metuant. 1756. Odi profanum vulgus, et arceo. 1939. O dolcezze perdute o memorie D' un amplesso che mai non s'oblia.... 258. O fortunatam natam me consule Romam. 1043. O fortunatos nimium, sua si bona norint Agricolas. 819. O fragilit, il tuo nome donna. 378. O Francesco, sei piccino Ma mi sembri tanto grande. 2204. O fresc'aure volanti sui vaghi Ruscelletti dei prati lombardi !... 962. Oggi a me, domani a te. 854. >g^i o mai. 1838. Ogn'erba si conosce per lo seme. 464. Ogni cosa mortai tempo interrompe. 1739. Ogni dolcezza, ogni pensiero umile Nasce nel core a chi parlar la sente. 1391. >gni vilt convien che qui sia morta. 1199.
|
| |

O O

<

Indice delle frasi

Sbq

Ogni vilt tradimento, ogni discordia tradimento, ogni recriminazione tradimento. 1199, 1812, 1821. Del no per li denar vi Ognun v' barattier, fuor che Bonturo si fa ita. 985. Ognun vede quel che tu pari, pochi sentono quel che tu sei. 450. O gran padre Alighier. 1231. Oh che bella festa! oh che bella festa! 2158. Oh come ben mia moglie qui si giace Per la sua, per la mia
;
|
|

389. Oh de'verd'anni miei. 582. Oh gran bont de' cavalieri antiqui! 1386. Oh! le bon billet qu'a l La Chastre 1325. Oh le vecchie, le vecchie, amico mio, Portano chi
!
j

pace.

le

porta

lo so io.

595.
!

de I165. Oh vecchiaia maledetta! Son da tutti disprezzata.... 504. Ot Ya9oi earcixTjTo;. 213. O il Piave o tutti accoppati 1858. O imitatores, servum pecus. 742. <> italiani, io vi esorto alle storie. 1673 O le fanno in tedesco, e allor chi le capisce? 10O. Oleum et operam perdidi. 426. Ollis salus populi suprema lex esto. 627. Oltra il rogo non vive ira nemica. 896. Ombrose piante D' antica selva. 296. Omeno d'arma. 2208. O miseri o codardi Figliuoli avrai. 472. Omnes divitia? dum alios spoliant, iniquitatc pariuntur. 1290. Omne solum forti patria est ut piscibus aequor. I183. Omne tulit punctum, qui miscuit utile dulci. 5. Omne vivum ex ovo. 321. Omnia mea mecum porto. 1276. Omnia munda mundis. 1783.
|

Oh Libert, que de crimes on commet en ton nom 799. Oh maledetta Sii tu, mia patria antica. 669. Oh non per questo dal fatai di Quarto Lieto il naviglio
|

mille salp.

Omnia nemo

potest,

non omnes (minia possoat.


sunt,
in et suis spatiis transeunt

Omnia, quae de terra Omnia tempus habent,


1738.

terram convertentur. 873. universa sub

Omnia vincit amor, et nos cedamus amori. 78. Omnibus hoc vitium est cantoribus. 1634. Omnis ars naturae imitatio est. 1660. Omnis dives aut iniquus est aut heres iniqui. 1290. Omnis homo mendax. 1580.

Omnium quidem occupatorum

conditio misera est; eoruin tamen miserrima, qui ne suis quidem occupationibus laborant. ~<n.

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Morte, Morte Cui tanto invoco, al mio dolor tu sorda Sempre sarai? 897. O my prophetic soul! 2123. On affaiblit toujours tout ce qu'on exagre. 1567. On aime bien deviner les autres, mais l'on n'aime pas tre devin. 131. "Ovap x Ato axtv. 324. On a souvent besoin d'un plus petit que soi. 170.
|
|

On devient cuisinier, mais on nat rtisseur. 1700. On doit des gards aux vivants. 1573. On donne des conseils, mais on ne donne pas la sagesse
profiter.

d'eu

1341.
|

On entre, on crie Et c'est la vie. 841. On est toujours l'enfant de quelqu'un. 473. On les aura. 1878. On ne chicane pas le gnie. 738. On ne donne rien si libralement que ses conseils. 262. On ne loue d'ordinaire que pour tre lou. 1602. On ne peut contenter tout le monde et son pre. 1417. On ne peut perdre plus gaiement son royaume. 137 1. On ne remplace pas une mre. 2209. On n'est jamais si bien servi que par soi-mme. 228. On n'est jamais si heureux, nisi malheureux qu'on s'imagine. 497. On n'est jamais si ridicule par les qualits que l'on a. 1600.
"Ov ol sol cpiXoaiv itoovraxei vo. 874. Onorate l'altissimo poeta. 1230. Onor d'imperadori e di poeti. 297. On peut tre plus fin qu'un autre. 130. On respecte un moulin, on vole une province! 614. ses premires amours. 40. On revient toujours O odio tedesco! Sfonda i petti di milioni dei tuoi nemici. 1904. "Onep I8st Setgai. 1919. Oportet esse ut vivas, non vivere ut edas. 1767.
|

quam cito transit gloria mundi! 869. quanta species!... cerebrum non habet. 448. Ora e per sempre addio, sante memorie 259. Ora e sempre. 2094. Ora incomincian le dolenti note. 503. Ora mai pi. 1838. Ora siam piccoli, ma cresceremo. 579. "Opa xXo paxpo too. 519. Orazio sol contra Toscana tutta. 12 13. ir fu giammai Gente s vana come la sanesc? 986. Orma dei passi spietati. 2217. Roma o morte. 1000. )r tu chi sei, che vuoi sedere a scranna. 445. 1683. rus, quando ego te adspiciam

<

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871

Or va su

tu,

che

se' valente.
|

1682.

O O O

Vacche del cielo, grigie e bianche nuvole. 316. sancta simplicitas 1546. sanctus Deus, quanta mala patimur pro Ecclesia sancta Dei.
salienti da' marini pascoli
!

1299. Osare l'inosabile. 1832. Oscura vittoria. 1862. Os ex ossibus meis, et caro de carne mea. 414. Os habent, et non loquentur oculos habent, et non videbunt. 1074. Os nomini sublime dedit, ccelumque tuen Jussit et erectos ad
:
|

sidera tollere vultus.

149.

O O Q

sole, pi rapido a sorger


<b

signore, dal tetto natio. 961. t' appresta.

'0 oc,

BpoOxs, 8a;ioav xaxc

cjjsi

568. 8 us

raspi kXIoo'j.

2075.
spezzar o giugnere. 1830. Otez l'homme de la socit, vous l'isolez. 2209. O tempora, o mores 1 790. O terque quaterque beati! 2077. Ote-toi de l, que je m'y mette. 351. Otium cum dignitate. 1678. Otium sine litteris mors est et hominis vivi sepultura. 1610. O toi! o idal! toi seul existes! 1639. Trieste del mio core Ti verremo a liberar O, true apothecary! Thy drugs are quick. 2122. Oui, si nous n'avions pas des juges Berlin. 613. OJC wvoua'. ;tv>p[)v paxuwv usTauiXsiav. 1082. O peut-on tre mieux Qu'au sein de sa famille? 459. Ov' pi bello Tacer che dire. 1103. Oviparum genus arboreum. 321. O vivremo del lavoro O lottando si morr. 658. O voi che avete gl' intelletti sani. 1637. O voi che siete in piccioletta barca. 153'). O what a noble mind is here o'erthrown 929.
!
j

Face Pace Pace Pace Pace Pace

giusta e democratica. giusta e durevole. e gioia


il

iqoK.

184I.
dia.

ciel

vi

e gioia sia con voi!

2109. 2109.
.

immediata senza annessioni e senza contribuzioni. IO pace al tugurio del poufO 660. Pace, pace, mio Dio, cruda sventura M'astringe, ahim,
|

languir.

720.

Pace sen/a annessioni n indennit. 1908. Pace sen/.i \ittoria. 184I. Padroni delle acque. 540.

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Paga il Governo. 640. Paganini non replica. 1245. Paga Pantalon. 639. Ha (0 HaiTs) ox Xy). 1478. Pallida mors aequo puist pede pauperuni tabernas turres. 879. Palmam qui meruit ferat. 1772. Panciafichista. 1865. Pane e feste tengono il popol quieto. 54. Pane grande morto. 1454.

Regumque

Panem

et circenses. 54. Ilv fiya ts0vy)xs. 1454. Pantalon paga per tutti. 639.

Papa potest extra jus, super jus et contra jus. 1302. Parcere subjectis et debellare superbos. 628. Parce sepulto. 875. Pardieu les plus grands clercs ne sont pas les plus fins! 129. Parea Don Bartolo Fatto di sasso. 2050. Parecchio. 1840. Pares autem vetere proverbio cum paribus facillime congregan!
|

te. 75.
Pare un sogno la morte, eppur si muore. 911. Parigi, o cara, noi lasceremo, La vita uniti trascorreremo. 1189. Paris vaut bien une messe. 1595. Paritur pax bello. 714. Parian l'opre. 1437. Parole alate. 3. parole parole Parole 488. Parturiunt montes, nascetur ridiculus mus. 429. Parum eloquentiae, sapienliae nihil. 1648. Parva, sed apta mihi, sed nulli obnoxia, sed non Sordida. 225. Parvis componere magna. 2013. Pas de zle. 1718. Passa la bella donna e par che dorma. 891. Passan vostri triunfi e vostre pompe. 1739. Passare il Rubicone. 1479. Mai non torna il nostro AnPassa un giorno, passa l'altro, selmo. 2195. Passeggiando con passo scozzese. 2199. Pass quel tempo, Enea, Che Dido a te pens. 100. ITeTagov uiv, xouoov 8. 342. Pater, peccavi in ccelum et coram te. 2068. Patria est ubicumque est bene. 1183. Pauci autem per viam augustam. 1335. Paulo majora canamus. 1936. Peace without victory. 1 841. Peccata claiiKintia. 1795.
|

Indice delle frasi

K73

Pecunia tua tecum sit. 1282. Pellegrina rondinella. 307.


brevis est magni fortuna favoris. 1732. brave Crillon 21 15 Peninsularum Sirmio insularumque Ocelle. 966. Pensier canuti in giovenil etate. 583. Penso e ripenso e nel pensar impazzo; Levati di costi, testa
Pelle moras;

Pends-toi,

2090. Pentiti, Don Giovanni! 2095.


di e...

Pera
lui

il

campo

e ruini,

e resti in

tutto

Ogni

vestigio

suo con

773. Per angusta ad augusta. 334. Perch ardire e franchezza noD hai? 1498. Perch l'animo tuo tanto s'impiglia. 1499. Per correr migliori acque alza le vele Ornai la navicella del mio ingegno. 733. Perder due vivi per salvare un morto. 889. Per difendere le spalle dell'esercito farei fuoco anche contro di
|

distrutto.

voi! 1846. multo graviora tulisti. 340. Perfer et obdura Perfida Albione. 1027. Perge audacter, Caesarem vehis, etc. 12 14. Perinde ac cadaver. 1755. Prissent les colonies plutt qu'un principe. 610.
:

Per
Per Per

la contradizin
lei

che noi consente. 2030.


il

fra l'armi
si

dorme

guerriero.
j

4.

' '

me

va nella

citt dolente,

Per

me

si

va nell'eterno do-

lore.

Per Per Per Per Per se

502. non dormire. 1830. poco io ve lo do. 2170. publicam viam ne ambules. 1335. quae peccat quis per haec et torquetur. 287.
fulget.
1

Per servir sempre

nuovi

ladron.

b*\\.
1

Per servir sempre, o vincitrice, o vinta. Personne n'est corrige; personne n'a su
apprendre. 443.
I'erspicito

148.

ni rien oublier, ni rien

tecum tacitus quid quisque loquatur. 1562. Persuadere, convincere e commuovere. 1645. Per varios casus, per tot discrimina rerum. i>> Per volger d'anni o per cangiar di pelo. 1742.
Petimusque damusque vicissim. 174. Petit tat situ au pied des Alpes. l'etite, et dabitur vobis; quaerite et invenietis. 1689. Petit poisson deviendra fjrand, Pourvu que Dieu lui prete vie. 171. Peu de gens savent tre vieux.

8/4

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Peu d'hommes ont est admirez par leurs domestiques. 141 6. Peu en meurent, beaucoup en vivent. 392.
Peur et Savoie ne se sont jamais rencontres. 1220. Pezzo di carta. 1892.
Piace a me e basta. 1046. Pia desideria. 2062. Piano, pianissimo Senza parlar. 1128. Piccolo paese a pie delle Alpi. 956. Piccolo spregevole esercito. 1885. Pictoribus atque poetis Quidlibet audendi semper fuit aequa potestas. 1663. Pietra dello scandalo. 2003. Piglia del legno e fanne uno tu. 2088. Piglialo su, signor Mons. 2182. Pii desiderii. 2062. Pio bove. 298. Piove, governo ladro 665. Pi che la perdita di una battaglia campale. 12, 726. Pi dell'essere Conta il parere. 449. Pi tacer, che ragionare, onesto. 1102. Pi li pesi, Men ti danno. 1014. Pi santi che uomini da bene. 1593. Pi vero e maggiore. 2046. Plan inclin. 1865. nXsv vYX], C'jjv ox vy^*]- 821. Plerumque fortunam mutaturus deus Consilia corrumpat. 1553. Plus a change, plus c'est la mme chose. 662. Plus in amicitia valere similitudinem morum quam aflnitatem. 64. Plus ultra. 1922. Pluvia dfit, causa Christiani. 665. Poca favilla, gran fiamma seconda. 1312. Pochi e valenti, come i versi di Torti. 2044. Pcenitere tanti non emo. 1082. Pccte, non dolet. 1478. Poi che la carit del natio loco. 1 1 35. Poi che mia speme lunga a venir troppo. 1(191. Poilu. 1865. l'oint d'argent, point de Suisse. 1415. IloXuxsX dcvocX)|ia evai tv xpvov. 1736. Poor boys 1885. Porro unum est necessarium. 1728. Portae Inferi non praevalebunt adversus earn. 1300. Poscia pi che il dolor pot il digiuno. 1698. Post coenam stabis. 15 io. Post mediam noctem visus quum somnia vera. 325. Potea, non volle, or che vorria, non puote. 422. Potior tempore, potior iure. Pag. Mil.
|
|

Indice delle frasi

Potius amicum quam dictum perdidi. 7. Potius mori quam fcedari. 1784. Pour elle un Franais doit mourir. 724. Pour taire la guerre avec succs, trois choses sont absolument
ncessaires: premirement, de l'argent; deuximement, de l'ar-

gent; et troisimement, de l'argent. 695.

Pour

les

vaincre,

pour

les

atterrer

que

faut-il ?

De

l'audace.

1192.

Pour rparer des ans l'irrparable outrage. 144. Pour s'tablir dans le monde. 1423. Pourvu qu'ils tiennent. 1876.
Povera breccia Povera e nuda
Poveri
frati!

di

un piccolo muro. 1003.

1667. avvezzi a nun fa' niente. 1306. Poveri ragazzi! 1885. Poveri versi miei gettati al vento. 1643. Prete Pero un buon cristiano, Lieto, semplice, alla
vai, Filosofia.
|

manu

Vive e lascia vivere. 2143.

Prima est eloquentiae virtus perspicuitas. 1647. Prima sput tre volte, poi tossi Indi a parlare incominci
|

cos.

2139.

Primo avolso, non deficit alter. 1967. Primo soldato dell'indipendenza italiana. 1248.
141 1. orbe Deos fecit timor. 145 1. Principatum ac libertatem. 629. Principibus placuisse viris non ultima laus est. 140b. Principiis obsta sero medicina paratur Quum mala per longas convaluere moras. 1330.

Primum
Primus

vivere, deinde philosophari.

in

Pro aris et focis. 1 139. Probitas laudatur et alget. 13 12. Pro captu lectoris habent sua fata libelli. 15. Procul o! procul este profani. 1932.
Pro domo sua. 201 1. Profecto enim vita vigilia est. 856. Profeta De' danni miei, tu pur de' tuoi noi fosti. 1340. Progredimur quo ducit quemque voluptas. 30.
|

Proletari di tutti

paesi, unitevi. 655.

Proletarier aller Lnder, vereinigt

Euch.

Promissio boni viri est obligatio. Pag. \rn. Prophetias nolite spernere. 1339.
l'ropt' inulieris multi perierum. Propter vitam vivendi perdere caussas. 1 769. rip yip to tiXsuTOtlov ix3v Ixaoxov tv

jtplv

\>;ap;xvTiov

xp'.vrtat.

433.
|

era omnes sihi vindicant. 705. Prosperum ac felix scelus Virtus vocatur. 1804.

876

Indice delle frasi

Ilpcxio-ca tcXotov,

stia o'suasYJoou,sv. 1411.

Provando e riprovando. 432. Proximus sum egomet mihi. 350. Prudens futuri temporis exitum Caliginosa nocte premit Deus.
|

523.

Wux^

'Iaxpetov.

24.

Pulchre, bene, recte.

1944.
:

hic est. 207. Pulsate et aperietur vobis. 1689. Pulvis es, et in pulverem reverteris. 883. Pulvis et umbra sumus. 849. Pura siccome un angelo. 1781. Purch costei si salvi, il mondo pera. 620. Purch essi tengano duro 1876. Purch '1 reo non si salvi, il giusto pera E l'innocente. 619. Purga per digiuno Le anguille di Bolsena e la vernaccia. 1298. Puro e disposto a salire alle stelle. 1782. Put your trust in God, my boys, and keep your powder dry.
! | |

Pulchrum

est digito monstrari et dicier

1332.

Quae non

frustra dicta est a


|

Quseque ipse miserrima vidi


Quaerite et invenietis.

quibusdam secunda natura. 37. Et quorum pars magna fui. 1926.

1689.

Quae te dementia cepit? 1554. Quale aspetta prego, e 1' uopo vede
al

Malignamente

gi

si

mette

nego.

164.
!

Quali colombe dal desio chiamate. 2025. Qualis artifex pereo 1226. Qualis dominus, talis et servus. 230. Qualis vita, talis oratio. 1 104. Quamdiu enim vivimus, in certamine sumus. 856. Quam parva sapientia regitur mundus. 626. Quam subito, quam certo, experto crede Roberto. 430. Quando c' la salute, c' tutto. 2155. Quando la gente non avea farina, Lo re diceva: mangiate pol|

1382. Quando mi giover narrare altrui fui! 1927.


|

lame.

Le novit vedute

e dire:

Io

Quando poi dalla trincea Suona l'ora di battaglia. 1850. Quandoque bonus dormitat Homerus. 417. Quandoquidem populus iste vult decipi, decipiatur. 543. Quand tout le monde a tort, tout le monde a raison. 1 55 Quand une civilisation est vermoulue, l'avocat s'y met. 827. Quand vous m'aurez tu, il ne me faudra que six pieds de terre.
220.

Quand vous semez du


Quanti
fiaschi

Jsuite, vous rcoltez

du

rvolt. 130;;.

n'hai vuotati? 17 io.

Indice delle frasi

Chi dal vin la verit 1703. Quanto si mostra men, tanto pi bella. 405. Quantum mutatus ab ilio. 2016. Quare si pace frui volumus, bellum gerendum est. 714. Quasi Nemrod robustus venator coram Domino. 1998. Quasi oliva speciosa in campis. 2002. Quattordici punti. 1906. Quattro predoni. 454. Quegli fra gli stolti bene abbasso, Che senza distinzion afferma o niega. 1342. Quel che solo Contra tutta Toscana tenne il ponte. 1213. Quel che vuole Iddio e noi volemo. 1432. Quel cielo di Lombardia, cosi bello quand' bello. 961.
|

Quanto bella! Quanto cara. 402. Quanto errando, oh quanto va Nel cercar
lungi
si

sta

Quel giorno pi non vi leggemmo avante. 93. Quella l'originai, questo il ritratto. 19X1. Quell'arte Che e alluminare chiamata in Parisi. 833. Quella ruina che nel fianco Di qua da Trento l'Adice percosse. 969. Quella sozza imagine di froda. 545. Quelli che si risparmiano sono tanti meno spesi. 2220. Quello eh' storia non cangia mai. 1675. Quelque bien qu'on nous dise de nous, on ne nous apprend rien
|
;

de nouveau. 1053. Qaelques seigneurs sans importance. 2190. Qael rosignuol, che si soave piagne Forse suoi
|

figli

o sua cara
1222.

consorte. 303.

Quel sommo D'occhi Quel tu alla quacquera


| |

cieco, e divin raggio di


|

mente.

Di primo acchito! 1393. Quemadmodum desiderat cervus ad fontes aquarum. 2000. Quem dii diligunt Adolescens moritur. 874. Quem enim diligit Dominus, corripit. 498. Questa barba benedetta La facciamo si o no? 2 no. Questa dunque la iniqua mercede Che serbaste al canuto
|

guerriero? 689.

Questa la vita! l'ebete Vita che c'innamora. 868. Questa greggia e 1* orticel dispensa Cibi non compri alla mia parca mensa. 1726. Questa o quella per me pari sono. 114. Questa orrenda novella vi do. 706. Questa stretta di mano il pi bel giorno della mia vita. 2209. Questa terra.... Che natura dall'altre ha divisa, E ricinta coll'Alpe e col mar. 944. Qu'est-ce que la proprit? C'est le vol. 653. Questi il rosso di pel Foscolo detto. 1240. Questi Monti poeta e cavaliero (Iran traduttor dei tradotto*
| |

d'Omero. 1240.

878

Indice delle frost

Qui addit scientiam, addit et laborem. 1530. Quia dies Domini, sicut fur in nocte, ita veniet. 1446. Quia in aeternum non commovebitur. 327. Qui amat periculum in ilio peribit. 1328. Quia non erit impossibile apud Deum omne verbum. 1441. Quia ventum seminabunt et turbinem metent. 692. Qui baie sans son Rassemble Babion. 2049. Quid autem vides festucam in oculo fratris tui. 1798. Quid, de quoque viro et cui dicas, saepe videto. 11 15. Qui desiderat pacem, praeparet bellum. 714. Qui de terra est, de terra loquitur. 1394. Qui diable est-ce donc qu'on trompe ici ? 546. Qui distulit diu, noluit. 164. Quid me alta silentia cogis Rumpere? 1132. Quid non mortalia pectora cogis Auri sacra fames. 134. Quid novi ex Africa? 1038. Qui donne aux pauvres, prte Dieu. 168. Quidquid dlirant reges, plectuntur Achivi. T377. Quidquid est in intellectu praeesse debere in sensu. 1668. Quidquid sub terra est, in apricum proferet aetas. 1658.
|
| |

Quid Romae faciam? Mentiri nescio. 1570. Quid sit futurum eras, fuge quaerere. 1520. Qui e nuce nucleum esse volt, frangit nucem. 14 14. Qui fit, Maecenas, ut nemo, quam sibi sortem Seu
|

ratio

declic

derit.

274.
|

Qui giace l'Aretin poeta tosco Che disse mal d'ognun fuor di Dio Scusandosi col dir, non lo conosco. 1235. Qui giace un Cardinale Che f' pi mal che bene. 2 141. Qui habet aures audiendi, audiat. 1337. Qui in altum mittit Iapidem, super caput ejus cadet. 1462. Qui invenit illum (amicum), invenit thesaurum. 65.
|

Qu'ils mangent des brioches. 1382. Qu'ils soient ce qu'ils sont ou qu'ils ne soient plus. Qui me dlivrera des Grecs et des Romains? 2177.

1061.

Qui molto bene resteremo. 1833. Quindi li Vare, legiones redde 476. Qui ne sait compatir aux maux qu'il a soufferts? 431. Qui non est mecum, contra me est. "]"]. Qui non son femmine da conio. 1793. Qui nous dlivrera des Grecs et des Romains? 2177. Qui oblige s'oblige. 686. Qui parcit virgae odit filium. 469.
!

Quit contra nos

834.

Indice delle frasi

879

Qnis custodit custodes? 1347. Quis ferat uxorem cui constaat omnia? 412. Qui sine peccato est vestrum, primus in illam lapidem mittat.
175.

Qui si parr la tua nobilitate. 1948. Qui statuit aliquid parte inaudita altera. 606. Quis tulerit Gracchos de seditione quaerentes ? 1799. Qui tacet, consentire videtur. 1123. Qui tra l'Adige e il Po giace sepolto, Scheletro di
|

citt,

Ro-

vigo infame. 980. Qui vit sans folie n'est pas

si

sage qu'il croit.

1557.

Quod ab alio oderis rieri tibi. 1409. Quod Deus coniunxit, homo non separet. 415. Quod erat demonstrandum. 1919. Quod facis, fac citius. 1473. Quod non fecerunt Barbari, Barbarini fecerunt. 554. Quod scripsi, scripsi. 1072. Quod supra nos nihil ad nos. 1457. Quod tibi fieri non vis, alteri ne feceris. 1408. Qu'on me donne six lignes crites de la main du plus honnte homme, j'y trouverai de quoi le faire pendre. 807. Quorum pars magna fui. 1926.
Quos ego ? 771. Quos vult perdere Deus (o Jupiter) dementat prius. 1553. Quot homines, tot sentential. 930. Quot hostis, tot servi. 227. Quousque tandem, Catilina, abutere patientia nostra? 2073.

Quum
42.

autem sublatus

fuerit

ab

oculis, etiam cito transit e

mente.

Quum
Rade

rerum natura nusquam magis. 1430.


finit
|

Race d'Agammnon, qui ne

jamais! 2177.

volte risurge per li rami L'umana probitate. 467. Radiose giornate di maggio. 1861.

Raggio lunar
Rapisti al
ciel

del

miele.
folgori

2218.
loco.

Ragion contra forza non ha


le
|

547.

Rara

debellate innante. 315. avis in terris, nigroque simillima cygno. 2021.


i

Che

Rari nantes in gurgite vasto. 2015. Rari sono birbanti poveri. 216. Raunar le fronde sparte. 2029. Recordve del povero Fornr. 617. Reddite (ergo) quae sunt Caesaris, Caesari et quae sunt Dei, Deo. Pag. xvi, 599. Re galantuomo. 1247. Reggio giocondo e Modona feroce. 982. Regia, crede mihi, res est subcurrere lapsis. 167.

88o

Indice delle frasi

Regis ad exemplum totus componitur orbis. 1375. Regis voluntas suprema lex esto. 1356. Relata refero. 19 18. Relieta non bene parmula. 700.
Religio christianorum, religio impossibilium. Religio depopulata. 1253.

1456.

Remember. 2126. Remittuntur ei peccata multa, quoniam Rendete dunque a Cesare quel che
Dio quel che
di Dio.

dilexit

di

multum. 182. Cesare, e rendete

599.
|

Renditi vinto; e per tua gloria basti

Che

dir potrai che contro

me
Res

pugnasti.

1044.

Reprimere e non prevenire. 621. Requin. 1865.


est sacra miser. 499. Resistere! resistere! resistere! 1820. Res miranda populo. 825. Respice finem. 427. Resta l'asino di poi? Ma quell'asino son
|

io. 2167. Restaurare ogni cosa in Cristo. 1996. Re Tentenna. 1368. Re Travicello. 1367. Revenons nos moutons. 1989. Reverenti mi f' le gambe e il ciglio. 1759. Rex probavit non rempublicam suam esse, sed se reipublicae. 1350. Rex regnat sed non gubernat. 135 1 Rey seras si fecieres derecho, et si non fecieres derecho, non seras Rey. 1062. Ricca l'Italia, ma ricca assai. 953. Ricordare la guerra. 1836. Ricordati di osar sempre. 1832. Siena mi f', disfecemi MaRicorditi di me, che son la Pia! remma. 1229. Ridentem dicere verum Quid vetat? 1565. Ridon le carte. 834. Rien n'empche tant d'tre naturel que l'envie de le paratre.
|

1607".

Rien ne trouble

sa fin.
|

921.

Altrui mai non conviene. 687. Rinfacciare il peccato Ripassi l'Alpi e torner fratello. 1173. Risorger nemico ognor pi crudo Cenere anco sepolto e spirto
|

ignudo. 781. Rispondo che non rispondo. 1045. Risu ineptu res ineptior nulla est. 57. Risum teneatis amici. 2080.

Roma

aeterna. 996.

Indice delle frasi

88

Roma beata. 996. Roma caput mundi. 996. Roma caput orbis terrarum. 996. Roma conquista intangibile. 1002. Roma dea terrarum gentiumque. 996. Roma ferox. 996. Roma locuta (est), causa finita (est). 624. Roma marmorea ab Augusto relieta. 996. Roma o morte. 1000. Roma princeps urbium. 996. Roma pulcherrima. 996. Roma septemgemina. 996. Roma superba. 996. Roma Urbs regum. 996.
Rondinella pellegrina. 304. L'espace d'un maRose, elle a vcu ce que vivent les roses, tin. 922. Rosmunda, bevi! 2103. Rotta dal vento nell'adriaco lido Sempre l'onda del mare, e par che pianga. 973. Rotti singulti e flebili sospiri. 1963. Ruffian, baratti e simile lordura. 1794. Rule Britannia. 1024. Rumoreni fuge, ne incipias novus auctor haberi. 11 14.
j

Rumores

fuge.

1 1

Rusticus expectat dum defluat amnis. 1493. Ruttar plebeiamente il giorno intero. 1400.
Sacerdoti crudeli, empj, assetati, Di sangue sempre. 1296. Sacro egoismo. 1814. Saepe solet similis filius esse patri Et sequitur leviter filia matris iter. 466. Saepe stylum vertas, iterum quae digna legi sunt Scripturus.
|

1746. Saetta previsa vien pi lenta.


S'Affrica pianse,
Salesiano.
186:;.
Italia

1261.
rise.

non ne

248.

Salus populi suprema lex esto. 627. Salute e fratellanza. 802. Salutem et apostolicam benedictionem. 2084. Salutem ex inimici nostris. 19 13. Salute, o Satana, O ribellione. 152;. Salut et Fraternit. 802. me, che i<> salver \<-. 169. Salve, magna parens frugum, Saturnia tellus Salve o casta e pia dimora. 224.
|
|

Magna virum. 941.


!

Salve,

Umbria

verde, e tu del puro fonte

|.Nume Clitumno

993.

56

882

Indice delle frasi

Sancte Pater, sic transit gloria mundi. 869. Sanctus Yvo erat Brito. 825. Sangue perfetto, che mai non si beve. 15 15. Santa canaglia. 643. Sante memorie. 259. Santo Stefano Tira al quattrino. 362. Saper bramate, Bella, il mio nome. 2106. Sapiens mulier aedificat domum suam. 368. Sapor di forte agrume. 2036. S'apre la tomba gelida Sotto lo stanco piede. 588. Sardi intrepidi. 1823. Sardi vnales (alius alio nequior). 1007. Sarebbe pensier non troppo accorto, Perder due vivi per salvare un morto. 889. Saremo inabili, ma siamo onesti. 675. Sar qual fui, vivr com' io son visso. 329. Sassi in Atene e in tutta Roma sassi. 2201. Sassi, s, sassi ancor per tutta Atene. 2200. Satana non torna indietro. 1297. Satis hoc, caetera norunt omnes. 201. Satis loquentiae, sapienti parum. 1648. Saturnia tellus. 941. Saule, Saule, qui ine persequeris? 2071. Scastagnmo ar parla, ma armo dritto. 1807. Scheletro di citt, Rovigo infame. 980. Scherzo e bevo, e derido gl' insani Che si dn del futuro pensier. 46. Schiavi or siam, s; ma schiavi almen frementi. 796. Schiva l'Oliva. 2176. Scienza libert. 1526. Scompagnata tortorella Che del fato dispietato Ti lamenti. 307. Scorri il lago e la pendice Empi l' aria de' tuoi gridi. 306. Scoscendere il lollio dalla spica. 2210. Scrap of paper. 1892. Scrittori di peso. 2043. Sdegno il verso che suona e che non crea. 1644. Se a ciascun l'interno affanno Si leggesse in fronte scritto. 496. Se, come il viso, si mostrasse il core. 1582. Sedendo et quiescendo anima efficitur sapiens. 168 1. Sed nunc non erat his locus. 1942. Sed praefulgebant Cassius atque Brutus, eo ipso, quod eftigies eorum non visebantur. 2024. Sed quis custodiet ipsos custodes? 1347. S' fatta l'Italia, ma non si fanno gl'Italiani. 667. Seggendo in piuma In fama non si vien, n sotto coltre. 1087Seggio di sangue e d' empietade il trono. 1362. Segno d' immensa invidia E di piet profonda. 223.
| | |

Indice delle frasi

883

i pochi, e non la volpar gente. 1336. Se il mio sogno Si avverasse! 2 114. Se il mondo sapesse il cuor ch'egli ebbe. i486. Se indovini chi sono, ti do un bacio! 2100. Se io vo, chi rimane? e se io rimango, chi va? 1952. Sei troppo vile, non ti posso amar 106. Se le mie parole esser den seme Che frutti infamia al traditor ch'io rodo. 204. Self-help. 1484. Se lo spirito infermo e travagliato Compir sua giornata innanzi sera. 887. Se mala signoria, che sempre accora Li popoli soggetti. 479. Sembra gentile Nel verno un fiore Che in sen d'aprile si di-

-Seguite

sprezzo.

142.

Semel in anno licet insanire. 1559. Se Messenia piange Sparta non ride. 249. Semitam per quam non revertar, ambulo. 870. Semper Adamas. 1830.
|

Semper Semper Semper Sempre Sempre


der
le

Africa aliquid novi affert.

1038.

eadem. 1374. homo bonus tiro est. 213. al pensier tornavano G' irrevocati di. 260. a quel ver ch'ha faccia di menzogna De' l'uom chiu|
(

labbra quant' ei puote. Sempre avanti Savoia! 348.

noi.
favella in chiari accenti. 1437.
:
|

Sempre Sempre

il

Re

dell'alte sfere
|

Non

insolenti

Coi

Re

impotenti

Sempre

ridenti

Coi

Re

1013. Se non vero ben trovato. Se no, no. 1062.


battenti.

1586.

Sento l'orma dei passi spietati. 2217. Senza annessioni n indennit. 1908. Senza baci moriste e senza pianto. 902.
Sepolcri imbiancati.
1

59 1
et resurget.

Septies

enim cadet Justus,


|

1797.
ir 20.

Se quel guerriero Io fossi! 21 14. Se quella con ch'io parlo non si secca,
Sera nimis vita est crastina: vive hodie.

1731.
|

Se sciolgo le vele. Sermo bominum mores et cclat et indicai idem. 1562. Serva me, servabo te. 169. Servi subditi, estote in omni timore domini*.
sul lido,
|

Se resto

Servum
Secamo,

pecus. 742.
apriti!

2127.

Se'sivio, intendi me' ch'io non ragiono. 1343. Se son piene le carceri, son vuote le sepolture. 661. Se soumettre ou se dmettre. 1066.

Indice delle frasi

Sette

sigilli.

2008.
profondi
|

Severi, imperscrutabili,

Sono

decreti di lass. 1436.

Se vincere ipsum longe est difficillimum. 1722. Sex horis dormire sat est juvenique senique. 1508. S' ha da vincere o morir! 1161.
Sia fatta la tua volont.

1749.

Siam

fratelli

siam

stretti

ad un patto

Maledetto colui che

lo

infrange.

II 56.
la

Siamo onesti: non chiedo altro. 1 3 1 7. Siamo trenta d'una sorte E trentuno con Siamo tutti una sola famiglia. 1187. Siam traditi, o regina. 2096. Sia pace ai frati Purch sfratati. 1308.
|

morte.

1828.

o giustizia, ovver perdono. 1961. Siate, cristiani, a muovervi pi gravi. 1744Si batter la carica sull'Alpi Su, coi cannoni! - Su, con
Siasi questa
|

le

mani

849
244.
foin.

Sic erunt novissimi primi, et primi novissimi.


Si cette canaille n'a pas de pain, elle

mangera du
166 1.

1382.

S che vostr' arte a

Dio quasi

nipote.

Sic itur ad astra.


S
Si

come

191. cera da suggello. 2035.


est.

componere magnis parva mihi fas sic juvat ire sub umbras. 876. Sic transit gloria mundi. 869.
Sic,

2013.

Sicut Domino placuit, ita factum Sicut erat in principio. 2129.


Sicut mater, ita et
filia

est.

261.

465. 1294. Sicut umbra dies nostri sunt super terram. 846. Sic volo, sic iubeo, sit pro ratione voluntas. 1355. Sic vos non vobis. 542. Si denuo sic vincendi sunt Romani, peribimus. 2009. Si Deus pro nobis, quis contra nos? 1433, 1834. Si Dieu existait, il faudrait le fusiller. 1466. Si Dieu n'existait pas, il faudrait l'inventer. 1021, 1466.
Sicut populus, sic sacerdos.
Siedi e favella.
Sie

eius.

2097. haben nur einzigen Feind: England. 1003. Siena mi f' disfecemi Maremma. 122). Sic Bollen ihn nicht haben, Den freien deutschen Rhein. quasi Si est tibi servus fidelis, sit tibi quasi anima tua trem sic eum tracta. 229. Si fore vis sanus ablue spe manus. 1507. Signifer, statue signum, hie manebimus optime. 344. Vi sembra difetto Signora, se l'essere Piccina d'aspetto
;
|

fra-

Di|

147. Signor, che t'ange?


.

fetto

non

Di

visceri

un

dolor....

2206.

Indict' delle

frasi

Signor dell'altissimo canto Che sovra gli altri com' aquila vola. 1232. Signor generale, vfnga a baciarmi, m'hanno rotto le gambe: evviva l'Italia 1854. Signor n principe, io lo vorrei. 1724. Nuie tante cose nun 'e sapimmo. 1855. Signor tenende Si guardan sempre e non si toccan mai. 2045. Si ha spesso bisogno di qualcuno pi piccolo di noi medesimi. 170.
|

Si
Si

hortum
je

in bibliotheca habes,

deerit nihil.

25.
je
le

savais

un mot plus cochon que cochon

choisirais.

2121.
Si je tenais toutes les vrits dans

ma

main.
la

1569.
guerre,
il

Si l'argent est.
la

comme on

dit,

le

nerf de

est aussi

graisse de la paix. 695. Si latet in vino Veritas, ut proverbia dicunt, invenit


vel inveniet.
Si

verum Teuto,
102
1.

1706.
il

l'Autriche n'existait pas,


licet

faudrait l'inventa.

Silent leges inter arma. 696.


Si

parva componere magnis. 2013.


faute de Rousseau.

Sillaba di
S'il

Dio mai si cancella. 1435. tombe dans le ruisseau C'est la


j

1991.

Similia similibus curentur.


suas.

1504. Si mutare potest yEthiops pellem suam,

aut pardus varietates 2005. Sine Cerere et Baccho (o Libero) friget Venus. 1695. Sine ira et studio. 1945. Sine ut mortui sepeliant mortuos suos. 1474.

Singula quaeque legendo. 1544. Singula quaeque notando. 1=144. Sinite parvulos venire ad me. 574. Si no, no. 1062. Si nos servaremus in necessariis unitatem, in non necessariis libertatem, in utrisque charitatem, optimo certe loco essent res
nostrae.

798.

Si
Si

nous n'avions point de dfauts, nous ne prendrions pas tant de plaisir en remarquer dans les autres. 803. nous n'avions point d'orgueil, nous ne nous plaindrions pas de celui des autres. 1052.

^int ut sunt aut

non

sint.

1061.
|

Ouest' altra volta so ch'io 1078. S'io vegno, non rimango. [953. Si pace frui volumus, bellum gerendum est. 714. S, Palamede; alla regal Mescne Di pace apportator m' invia. 7 17, 1971. Si parva licet componere magnis. 2013. Si possibile est, transeat a me calix iste. 1748.
fallato,

S'io ho

perdonanza chieggio:

far peggio.

886

Indice delle frasi

Si quis

non

vult operari, nec manducet.

1086 e pag. 604.


1

Si scopron le Si stanca
Sit
Sit

tombe,

si

levano

morti.

Si spiega assai chi s'arrossisce e tace.


il

728, 1126.

167, 1877.

cielo

D'assister chi l'insulta.


est,

1463.

anathema. 2070. autem sermo vester:

est: non, non.


fiant
|

Si tibi deficiant medici, medici tibi


Si, vendetta,

tremenda vendetta,

1323. Haec tria. 1506. Di quest'anima solo deso.

779Si vis

pacem, para bellum. 714. Socrate l'attendit. 920. S'ode a destra uno squillo di tromba. 725. Sur Anne, qui ne voit rien venir. 2116. Sogna il guerrier le schiere, Le selve il cacciator. 323. Sogno d'infermi e fola di romanzi. 844. Solamen miseris socios habuisse doloris (o malorum). 246. Soldati, all'armi, all'armi, Son pronti i battaglioni. 729. Soldati, a voi la gloria di piantare il Tricolore d'Italia su i termini sacri che natura pose a confine della Patria nostra. 18 io.
|

Soldats, songez que,

du haut de ces pyramides, quarante vous contemplent. T242.

sicles

Sole dell'Avvenire. 657, 660. Solent pares facile congregari cum paribus. 75. Soli eravamo e senza alcun sospetto. 236. Solitaria nell'oblio Dal tuo sposo abbandonata. 305. Sollicitae jucunda oblivia vitae. 1683. Solo con la sua gloria. 202. Solo un punto fu quel che ci vinse. 92. Something is rotten in the state of Denmark 109.;.
j

Sommessi accenti, e tacite parole. 1963. Sonate, que me veux tu? 1664. Son lo spirito che nega Sempre, tutto. 760. Son noti in tutto il mondo.... e in altri siti. 2169. Sono bruna, ma bella. 151. Di loro ' il cielo. 1358. Sono moiarchi Arbitri della terra; Sono un poeta o sono un imbecille? 759. Son pittore anch' io. 758. Son qui per farmi udire, non per farmi vedere! 157. Son tiranni Che dir nel sangue e nell'aver di piglio. 1303. Son Tomaso Scarafaggio Vignajuol di San Quintino. 832. Son tue cifre? a me rispondi. 2113. Son tutte una sola - le cento citt. 1168.
|

Sopra gli altri coni' aquila vola. 1232, 1641. Sopra lor vanit che par persona. 737. Sors est sua cuique ferenda. 268. Sorte non manca ove virt s'annida. li 17. Sotto il velame degli versi strani. 1637.

Indice delle frasi

887

Del pedagogo Curvati, schiacciati Rompiti Sotto la gramola al giogo. 1761. Sotto l'osbergo del sentirsi pura. 1775. Sottomettersi o dimettersi. 1066. Souvent femme varie Bien fol est qui s'y fie 372. Spanien, das schne Land des Weins und der Gesnge. 1030. Sparsa le trecce morbide Sull'affannoso petto. 904. Spectatum admissi risum teneatis amici ? 2080. Spectatum veniunt, veniunt spectentur ut ipsae. 416. Spedizione della fame. 1862. Spedizione punitiva. 1862. Speme e fortuna, addio: che in porto entrai. 1680. E sciolta la catena del tuo nome or mi Spenta la face, rammento appena. 100.
| |
| | !
|

Spenta l' ira nel mio petto. 764. Speranza lusinghiera. 1688. Sperare e disperar, questa la vita. 839. Spes sibi quisque. 1483. Speso avvien che ne' maggior perigli Sono
|

pi audaci

gli ot-

timi consigli.

198.
j

Spesso da forte Pi che Spes ultima dea. 1693. Lr.sOde ^afiiwc. 1 74 1. Spiritose invenzioni. 1584.
Spiritus

il

morire

il

vivere. 857.

quidem promptus

est,

caro autem infirma. 491.

Spiritus, uhi vult, spirat.

740. Brillasti un di - ma ti perdei. 505. Spirto gentil - ne' sogni miei Sprezzator degli uomini. 866. Spurlos versenkt. 1893. Staatliche Egoismus. 1814. Sta come torre ferina, che non crolla. 1499. Stanco gi di mirar, non sazio ancora. 143. Star fresco. 2032. State contenti, umana gente, al quia. 1522. Statemi ad ascoltare e parlate sincero. 11 30. Stat magni nominis umbra. 200. Stat sua cuique dies. 855. Sterminator Vesevo. 1005. Sterza biscella. 2176. Stette, e dei di che furono L'assalsc il sovvenir. 255. Stimulos dedit aemula virtus. 1770. Stirpe iniqua abominala Io dovea da te fuggir. 113. Stolto, che volli coli' immobil fato Cozzar della gran Roma. 997.
J

Stracci di carta.

Straf expedi don.

1892. 1862.
|

Stretto per l'andito Sfila Stride la vampa I 313.

il

hon-ton.

1392.

Indice delle frasi

Stringimento di freni.

1046.

Stronomia scienza amena. 2202.


Struggle for life. 858. Studente Vuol dire:
|

Un

tal

Stiliti

sunt

Romani:

sapienti sunt Pajori.

che non istudia niente. 1539. 1866.

facit Fortuna quem vult perdere. 1553. Sua ventura ha ciascun dal d che nasce. 512. Su, corriamo in battaglioni Fra il rimbombo dei cannoni. 730.

Stultum

Sudate, o fochi, a preparar metalli. Sudavit et alsit. 1943. Sufficit Animus. 1830.
Sufficit diei malitia sua.

2135.

853. Su, fratelli, su compagne, Su, venite, in fitta schiera. 657. Su, Italia! su, in armi! venuto il tuo di! 11 59. Sul campo della gloria Noi pugneremo a lato. 731. Sulm, sulm. 2127. Sulle ali del canto. 1642. Sulle balze del Trentino Pianteremo il Tricolore. 1848. Sulle spalle a lei fece sovente Scender legnate da levare il pelo.
|
|
|

399Sul ponte sventola

Bandiera bianca. 485.

Sumite materiam

vestris qui scribitis

aequam

Viribus. 1618.

1769. 604. Sunt bona, sunt quaedam mediocria, sunt mala plura. 2. Sunt certi denique fines. 17 14. Sunt lacrimse rerum, et mentem mortalia tangunt. 859. Suoni la tromba, e intrepido Io pugner da forte. 732. Super aspidem et basiliscum ambulabis. 286. Surge carnifex. 2076. Surge et ambula. 2065. Sursum corda! 1469. Surtout pas de zle. 1718. Suso, in Italia bella giace un laco. 965. Suspice ccelum et numera Stellas, si potes. 19 io.
jus,

Summum Summum

crede nefas

animam
iniuria.

prseferre pudori.

summa

Tacete e rispondete.
Taciti, soli e senza
tro

1130.
|

N'andavam, l'un dinanzi e l'aldopo. 1396. Taja Barzagh. 2176. Tal biasma altrui che s stesso condanna. 266. T'amo, Francesca, t'amo, E disperato l'amor mio. 102.
compagnia
|

T'amo, ingrata, t'amo ancor, T'amo, o pio bove. 298.

ili.

Tamquam T veQpa

potens crapulatus a vino. 1446. itpayndxwv. 695. Tante molis erat Romanam condere gentem.
tiov

1923.

Indice

dell*'

frasi

889

Tanto

gentile,

e tanto onesta

pare

La donna mia, quand' ella

altrui saluta.

1390.

Tanto nomini nullum par elogium. 201. religio potuit suadere malo rum. 1461. Tarde velie nolentis est; qui distulit diu, noluit. 164. Tardo a punir discendi O perch il reo s'emendi. 282. Te autem faciente eleemosynam, nesciat sinistra tua quid

Tantum

faciat

dextera tua.

166.

T'./^o; ips'.ov. 1204. Tei est le sort fcheux de tout livre prt. 17. Tel est nostre plaisir. 1357. Telumque imbelle sine ictu. 20(7. Tempi borgiani. 1789. Tempo non mi parea da far riparo Contr' a' colpi d'Amor. 95. Tempra de' baldi giovani II confidente ingegno. 585. Teneri sdegni, e placide e tranquille Repulse, e cari vezzi, e
j

96. Tenete fermo! 1905.


liete

paci.

Tenete le polveri asciutte. 1332. Termini sacri che natura pose a contine della Patria nostra. 18 io. Terrore ammonimento rimprovero Ai tiranni di fuori Ai vigliacI |

chi di dentro.

1255.
alla

Te sopra

te corono e mitrio. 1345. Testamento atto grande Che fa 1' uom presso
|

morte. 2205.

Testis unus, testis nullus.

Pag.

xm.

voglio bene assai E tu non piensc a me. 107. QX%xi%. dXaxxa 2072. That is the true beginning of our end. 1992. The battle of Waterloo was won in the playing fields of Eton.

Te

1538.

The owl was a baker's daughter. 822. The proper study of mankind is man. 13 18. The rest is silence. 1 1 34.
There was no longer any international la" The right man in the right place. 816. This is the negation of God erected into a system of government. 486. Th. Maioli et amicorum. 19. Through obedience learn to command. 1 7 5 1 Tibi quoque, tibi quoque concessa facolt Di poter in jure utroque Gingillar l'umanit. 826. n mi. mi con ti. 1830.
| |
|

Tigris ut, auditis diversa valle

duorum. 1502.
day. 331. of wares.

Time and the hour runs through the roughest Time is money. 1736. Time is the measure of business, as money is Timeo Danaos et dona ferentes. 124.

1736.

890

Indice delle frasi

Tiranni di fuori. 1255. Tiremm innanz. 1221. Tirez le rideau, la farce est joue. 917.

'T is done 906. Ti rivedr, mi rivedrai. 1978. Tizio, Cajo e Sempronio. 2128. To be, or not to be, that is the question. 1419. To err is human, to forgive divin. 1071. Tolerabile est semel anno insanire. 1559. Tolle ambitionem et fastuosos spiritus, nullos habebis nee Platones, nee Catones, nee Scsevolas, nee Scipiones, nee Fabricios. 1051.
!

Tondet et innumeros Gallica Parma greges. 981. Tv tcXotov vipa Tcpayiiiuov. 695. Torna all'infamia tua: sei troppo vile, Sei troppo
|

vile,

non

posso amar. 106. Tornano al vaso i fiorellini miei, Tornan le stelle.... torner anche lei 909. Tornate all'antico e sar un progresso. 442.
ti
|

Torniamo

all'antico. 442.
|

Tornino i grandi Occhi fatali al lor natio sorriso. 154. Tota humana notilia a sensitu surgit. 1668. Totidem hostes esse quot servos. 227. Toujours perdrix. 44.
des sottises. 4. genres sont bons. 1017. les hommes sont gaux, sauf les diffrences exister entre eux. 2209. Tous les mchants sont buveurs d'eau. 1704. Tout arrive en France. 1009. Tout comprendre c'est tout pardonner. 177.
les

Tous Tous Tous

les discours sont

qui

peuvent

Toute femme varie. 372. Toutes les troupes camprent sur le champ de bataille. 1065. Tout est perdu fors l'honneur. 13 10. Tout fini-t-il par des chansons. 53. Tout le monde en parle, mais peu de gens en ont vu. 120. Tout le-monde qui a plus d'esprit que M. Voltaire. 754. Tout le monde se plaint de sa mmoire. 1533.

Totw vxa. 702. Tout soldat franais porte dans

sa giberne le bton de marchal de France. 697. Tout va le mieux du monde dans le meilleur des mondes possibles. 837. Tout va par degrs dans la nature et rien par saut. 319. Tra color che son sospesi. 1947. Tractant fabrilia fabri. 817. Traditori che in tal guisa rimuneri. 2173.

Indice delle frasi

891

Trahit sua quemque voluptas. 29. Tra i salmi dell'Uffizio C' anco
|

il Dies irae ! 290. Tra lo sul de' moderni e *1 sermon prisco. 1020. Tra male gatte era venuto il sorco. 551.

Tranquillo astro d'argento! 293. Transeat a me calix iste. 1748. Tramivi, et ecce non erat. 285. Trasumanar significar per virba Xon si potria. Travailler pour le Roi de Prusse. 690.
\

100.

Travaso delle idee. 2223. Tre colori, tre colori, ni. Trema, Bisanzio! sterminatrice Tremanti i polsi e riverente il

Su

te la

ciglio.

guerra discender 1760.

ai 12.

Tremblez, ennemis de la France. 724. Tremblez, vous tes immortels. 1-96. Trentino nostro. 971. Trs faciunt collegium. 235. Tripoli, bel suol d'amore. 1039. Trisiis cris si solus eris. 231.
Tristo chi se presenta alli cristiani Triam litterarum homo. 2023.
j

Scorzo e cencioso.

1285.

Trova un amico
role d'oro.

e troverai

un tesoro

Dice

la

Bibbia, e son pa-

gli amici. 65. Trova un Tu ammazzi un uomo morto. 784.

65. tesoro e troverai

Tua

sia l'elezione.

716.

Tu Tu
Tue

che accendi. 1978. con noi, noi con te.


la.

1830.

396. Tu enim Caesar civitatem dare potes hominibns, verbis non potes. 165t. Tu es Petrus, et super hanc petram aedificabo Ecclesiam mcam et portae inferi non praevalebunt adversus pam. 1300. Tu, felix Austria, nube! 1018, 1019. Tu ne cede malis, scd contra audentior ito. 337. Tu nihil invita dices faciesve Minerva. 756. Tu non mi fai risolvere, Speranza lusinghiera. 1688. Tu non pensavi ch'io loico fossi. 1344. Tu non sai ("he morti al mondo non ritornan mai! 908.
|
I

Tu proverai si come sa di sale Lo pane altrui. Tu quoque Brute fili mi? 2074. Tu regere imperio populos, romane, memento.
|
I

791.

Turpe senex

iniles,

Tu Tu Tu Tu

rrnbbi a
se* lo

mme,
sei

turpe senilis amor. 593. io rubbo a Ite. 802.

mio maestro

sol,
t'

o ideal,

e il mio autore. vero. 1639. ne, ma fiUe? 882.

1540.

892

Indice delle frasi

tieni i cannoni, io tengo la campana. 121 5. Tutta gioia, tutta festa. 1256. Tutta negli atti dispettosa e trista. 767. Tutte le vie ponno condurre a Roma. 1063. Tutti e due son da legar. 109. Tutti eroi! o il Piave o tutti accoppati! 1858. generi sono buoni, tranne il genere noioso. 161 7. Tutti Tutti mi vogliono. 2048. Tutti mi chiedono Tutti siam macchiati d'una pece. 210. Tutti torniamo alla gran madre antica. 888. Tutto gioia, tutto festa. 1256. Tutto perduto fuorch l'onore. 13 io. Tutto puro per i puri. 1783. Tutto sanno e nulla fanno. 1014. Tutto fanno, e nulla sanno; Tutto va per il meglio nel migliore dei mondi possibili. 837. Tu vuoi eh' io rinnovelli Disperato dolor che il cor mi preme Gi pur pensando, pria ch'i' ne favelli. 1265.
i
| | !

Tu

Ubi Ubi Ubi Ubi Ubi

amici, ibi opes. 66.

1628. solitudinem faciunt, pacem appellant. 709. uccidi Uccidi uccidi 1904. Attenti, non fiatate. 2169. Udite, udite, o rustici:
! !
! |

consistam. 317. Petrus, ibi Ecclesia. 1301. rem meam invenio, ibi vindico.

Ultima dea. 1693. Ultima ratio regum. 694. Ultima razon de Reyes. 694. Ultimo avanzo D'una stirpe
|

infelice. 2172. Ultra posse nemo obligatur. 607. Un accento proferisti Che a morir lo condann. 1985. Una furtiva lacrima Negli occhi tuoi spunt. 1273.
| |

Un'

altra volta verr

con un esercito

di

donne

a sedare le insur-

rezioni italiane.

1869.

Un'altra volta vincerete voi. 539. Una salus victis nullam sperare salutem. 712. Una volta c'era un re, Che a star solo s'annoi. 2165. Una volta un ciabattino Gran signore divent. 525. Un bacio rendimi, due, tre, se brami. 119. Un bel fuggir salva la vita ancora. 886. Un bell'ardire alle grand' opre guida. 1197. Un bel morir tutta la vita onora. 886. Un bel tacer talvolta Ogni dotto parlar vince d'assai. 1127. Un cantico Che forse non morr. 1640. Un cavallo! un cavallo] il mio regno per un cavallo' 309. Un colosse aux pieds d'argile. 1034. Unde fames homini vetitorum tanta ciborum? 34.
|

Indice delle frasi

SP;

Une arme qui ne se bat pas. 1870. Une femme souvent N'est qu'une plume au vent! 372. Une honnte femme est un trsor cach, celui qui l'a trouv,
|

fait

fort bien

de s'en pas vanter.


745.

178b.

Une

ide par jour.


esercito che

non si batte. 1870. Franais doit vivre pour elle. 724. Un gran proverbio Caro al potere Dice che 1' essere Sta nelr avere. 128". Un homme d'esprit serait souvent bien embarass sans la compagnie des sots. 751. Un homme qui rit ne sera jamais dangereux. 56.
j

Un Un

Unicuique suum. 598.

Union

sacre.

1863.
ieri

Un Un

ladruncolo
livre est

iva in prigione. 552.


16.

un ami qui ne trompe jamais.


|

Un Marcel diventa Un mucchio d'ossa

che parteggiando viene. 646. Sente l'onor degli accerchiane marmi. 898. Un'ora dell'ebbrezza che ogni ebbrezza scolora. 1258. Uno scherzo di natura Un uom senza architettura. 146. Un popol diviso per sette destini, In sette spezzato da sette Si fonde in un solo, pi servo non . confini.
villan
j

Ogni

Un Un

premio
prince

Ch'era
le

follia sperar.

526.
et le

est

premier

serviteur

premier magistrat de

l'tat.

1350.

treuloser ehemaliger Verbndeter hat erfahren, was deutsche Kraft und deutscher Zorn zu leisten vermag. 1888. Un service n'oblige que celui qui le rend. 686.

Un
Un Un

sorriso

pu aggiungere un

filo

alla

trama brevissima della


411.
>

vita.

55. tesor che

non ha

pari

di grazia e di belt.

tradimento di cui

la storia

non conosce l'eguale.

dall'Italia ai danni dei suoi alleati. 1890. vecchio bianco per antico pelo. 590. Un volgo disperso che nome non ha. 642. Uomini fummo, ed or sem fatti sterpi. 1953. Uomini siate, e non pecore matte. 1743. caput rerum. 996. to fuor del pelago alla ma. l6f Quem penes arbitrium est et jus et norma loquendi. Ut fo| mpUfl vitiorum qoaequc notando. in-

messo

Un

utile dulci. 5. Utile per inutile

non

vitiatur.

1410.
difficillime
ess<-

Ut qui
suspicatui.

wr optimus.
213.

ita

alios

imi

Ut sis nocte levis, sit tibi cna bverit. 1509. Ut soient pares facile congregari cum paribus. 75.

894

Indice delle frasi

Va

a farti

monaca! 2124.
| |

cielo. 316. Vadati pur, vadano a svellere La cicoria e raperonzoli Certi magri mediconzoli. 1703. Vade, et jam amplius noli peccare. 176. Vade retro, Satina. 2064. Vade Satana. 2064. Vae soli. 461. Vse victis 711. Va* vobis Scribse et Pharisi hypocritae. 159t. Va' fuora d' Italia, va' fuora eh' l'ora Va' fuora d' Italia, va' fuora, o stranier. 11 67. Vagliami il lungo studio e il grande amore. 1540. Vago Eupili mio. 96 }. Vague de paresse. 1865. Vanttas vanitatum et omnia vanitas. 842. Vanity Fair. 1050. Va, pensiero, sull'ali dorate; Va, ti posa sui clivi, sui colli. 1186. Va per negletta via Ognor l'util cercando. 1635. Vare, legiones redde 476. Variano i saggi seconda de' casi i lor pensieri. 1076. Varium et mutabile semper femina. 373. Va, sciagurato, mi metti orrore; Sei delatore. 2102. Vassene il tempo, e 1' uom non se n'avvede. 1735. Va', va', povero untorello, non sarai tu quello che spianti Mi!
|
;

Vacche del

lano. 3151. Vecchio amico d'infanzia. 2153. Vecligalia nervs rei publica;. 695.

Vedere
prio.

il

fuscello nell'occhio del fratello e

non

la trave nel pro-

1798.

Vederti, udirti e non amarti....

umana

Cosa non
1068.

101.

Vedremo

e rifletteremo.

Veggio '1 meglio ed al Vegnar quel gran momento Vellem nescire litems. 181.

1745. peggior m'appiglio.


|

Che

a Trieste se sar.

979.

Ve

suo rossore. 1080. si f' soldato. 790. Vendevi znzero Per pepe bono. 127. Venduto ad un duce venduto Con lui pugna, e non chiede perch. 698. Venerabile Impostura. 1588. Veniam ad te tamquam fur. 1446. Veniam petimusque damusque vicissim. 174. Venienti occurrite morbo. 1 33 1 Veni, vidi, vici. 1946.
lo dica
il

Vend

la libert,

il

Venne il di nostro Ventum seminabunt

O
et

milanesi,

vincere bisogna.

1839.

turbinem metent. 692.

Indice delle frasi

895

Vera incessu

patuit dea.

1397.
|

Vergin di servo encomio E di codardo oltraggio. 13 14. Vergine Cuccia de le Grazie alunna. 308. Vergognatevi! 2104. Veritas filia temporis. 1572. Veritas in omnem sui partem semper eadem est. 1566.

odium parit. 1568. Vrits de M. de La Palisse. 2193. Vero Pandolfo. 2047. Vestili come vuoi, fuggiranno sempre. 1764. Veuve d'un peuple roi, mais reine encore du monde. 998.
Veritas
e il tuo metro! 1297. 1465. Victrix causa Deis placuit, sed vieta Catoni. 536. Videbiraus et cogitabimus. 1745. Videbis, fili mi, quam parva sapientia regirur mundus. 62b. Video barbam et pallium. 1763. Video meliora proboque Deteriora sequor. 1067.
|

Via di Damasco. 2071. Via l'aspersorio, Prete,


Vicisti Galilaee!

Vide un

ed era il mar. 2195. Vidi e conobbi pur l'inique Corti. 1383. Vidi il maestro di color che sanno. 1224. Vidi impium superexaltatum et elevatum sicut cedros Libani. 285. Vien dietro a me, e lascia dir le genti. 1499. Vieni a Roma, ah vieni, o cara Dove amore, gioia, vita. 995.
lago,

Vigile e fiero.

1826.

quam dominus. 792. Vincere bisogna. 1839. Vincet amor patriae, laudumque immensa cupido. I138. Vincitore Alessandro l'ira vinse. 763. Vinum et mulieres apostatare faciunt sapientes. 382. Vinum et musica lxtifcant cor. 5t, 1705. Vinum Ixtificat cor hominis. 1705. Vinum novum, amicus novus. 68. Vi ravviso, o luoghi ameni. I186. Viresque acquirit eundo. 1931. Virtute duce, comit fortuna. 1405. Virtutem incolumem odimus, Sublatam ex oculis quaerimus vidi. 1771. Virt viva sprezziam, lodiamo estinta. 1771.
|

Vigliacchi di dentro. 1255. Villicus ne plus censeat sapere se,

in-

Vita brevis, ars longa,

occasio

prasceps,

experimentum pericu-

435. Vitam brevem esse, longam artem. 434. Vitam impendere vero. 1563. Vitam nostram et sanguinem consccramus. 1238. Vitaque cum genita fugit indignala sub umbris. IO48.

losum, judicium

diffcile.

896

Indice delle frasi

Vittoria nostra,

non

sarai mutilata.

1829.
il

Vittorie di Pirro.

2009.
|

Viva dunque
e
il

il

Plebiscito
[

I Ministri Italia e

Re
f.

suo marito

Viva le maschere Viva l' Italia terra del canto. 950. Vive e lascia vivere. 2143. Vivent les gueux! 1274.
|

Che dei prodi ha il cuor D'ogni paese. 1599.

la

Margherita 2200.
|

Vivere et cogitare. 1669. Vivere [mi Lucili] militare est. 856. Vivo in acerba pena in mesto orrore. 2137. Vivo sepolcro a un popolo di morti. 1164. Voce dal sen fuggita Poi richiamar non vale, il 18. Voce di popolo, voce di Dio. 187. Voci alte e fioche, e suon di man con elle. 1121. Vo' colle trecce delle livornesi Farmi le materasse e
| |

gli ori-

775. Voil bien du bruit pour une omelette! 2179. Voil le soleil d'Austerlitz 484. Voi siete il sale della terra. 1881. Voi siete la luce del mondo. 1881. Voi sonerete le vostre trombe, e noi soneremo le nostre campane. 1215. Volenti non fit injuria. 1124. Volli, e volli sempre, e fortissimamente volli. 1482. Vor Gott und der Geschichte ist mein Gewissen rein. 1886. Vos estis lux mundi. 1881. Vos estis sal terrae. 1881. Vos exemplaria graeca Nocturna versate manu, versate diurna.
! |

glieri.

1650.

Vos omnes Marchiones appelle 1389. Vota stringendo la terribil ugna. 774. Vous tes orfvre, Monsieur Josse. 21 17. Vous l'avez voulu, vous l'avez voulu, George Dandin, vous
l'avez voulu.
2 118.

Vous m'en direz tant. 1596. Vous ne les laisserez pas passer, mes camarad

Vox Vox Vox

clamantis in deserto. 2004. populi, vox Dei. 187. sanguinis clamt ad me de terra. Vulgoque Veritas jam attributa vino est. Vulgus vult decipi, ergo decipiatur. 5^3. Vuoisi cos col, dove si puote. 1753. Vuomeno d'arma. 2208.

1795. 706.

Wre

das
dir

Wehe

Wahre nur neu, wire das Neue nur wahr. 743. England! iqoi.

lidi.-e

MI

-rzs:

Well roved, boa! 219a. Worn es zum Kample kommt, bort jede Wer nicht liebt Wein, Weib and Gesang sen Lebelang. When found, make a note of.

Partei au
!

Der

bleibt eir

Wir Deutsche furchten Gott, sonst Nichts auf der Weh. Wir haben nur iiuigea Feind: England. 1903. Wir sind nur noch deutsche Brader. 1883.
Words! words! words! 488.

1016.

Zeitungsschreiber ein Mensch, der seinen Beruf rerfchh hat. 829. Zitt.... silenzio Passa la ronda. r-~
J

grigie, t

Zwei Seelen wohnen, ach!

ht meiner Brust.

761.

INDICE DELLE COSE NOTABILI

numeri

indicati in questo indice Bono

numeri delle pagine

Abissini male giudicati

dal

Par-

Aiuto. 43.

lamento
Abitudini.

italiano.

134.
1)7.

II.

Abiura di Galileo. Abruzzo. 324. Acate. 154.

Accademia Accademia
to.

della Crusca.
fiorentina del

544.

Alba. 167. Aldina (Impresa). 580. Alghero, se sia vero che Carlo V ne fece cavalieri tutti gli abitanti. 470. Alfano, etimologia di questa parola.

Cimen-

552.
\<>-

127.
(L')

Alfieri Vittorio, sua forza di

Acqua

ritenuta

come una

cattiva bevanda.

571.

502. Alpini, loro motto, loro viande.


lont.

Addio del volontario, canzone patriottica.

625, 627, 638.


Ali

234.
versi sul-

Baba (Novella

di) e dei

qua-

Adriano imperatore, suoi

ranta ladri. 753.


Alighieri
relativo

la immortalit dell'anima. 28t. Adriano VI papa, soleva pren-

der tempo negli affari. 581. 311. Aforismi giuridici. 181. Adulazione. 526. Adultera (Donna), sua pun:. secondo Dumas tglio. 117. Affari (Che cosa sono gli). 362.
Adriatico.
Affetti
.

Dante. 412. Aneddoto al suo orgoglio. 709. Aneddoto relativo a lui e Belacqua. 02. Del ci' 708.
15.

Allegria.

Anatema, che cosa veramn


Unifichi tale parola. 739. Altezza e pochezza d'animo. 490. Ambizione. 340.

11.

Agricoltore (Mestiere dell'). 263. Aforismi sulla cucina di Brillatrin. 569. Africane (Imprese). 339. dro III Inon VI), sue parole a Federico Barbarossa. 78.

Amedeo VI
to.

motdi

566.
Savoia. 421.
(L') respinge ogni inter -

Amedeo Vili
America

387.
Amicizia. 20.

900

Indice delle cose notabili

Amore.

24.

Aristotile.

Anacreontiche dell' Incarriga. 786. Anguille di Bolsena, come le cucinava Martino IV. 439. Ancora col delfino, storia di quest' impresa. 580. Anna di Bretagna, suo motto.
593leggenda. 441. Anticlericalismo. 216. Annunziata (Ordine dell') sua fondazione e suo motto. 421. Ape latina, opera che integra il Chi l' ha detto? xiir, in n. Antico (Tornare all'). 130. Apella ebreo. 155. Apelle, non stava in ozio neppure un giorno. 360. Apostrofi diverse. 738. Apparenze (False). 132.
di S. Pietro,
,

409, 519. Che cosa pensasse intorno all' ozio e alla

quiete. 563. Aritmetica (Che cos' 1'). 560. Arlotto (Piovano), una delle sue
facezie.

Armada
Armate

577. (Grande). 493.

dell' esercito italiano, loro

Anni

soprannomi. 615. Armellino (Ordine dell'). 594. Arria, moglie di Cecina Peto, sua morte eroica. 499.
Arte. 554. Artois (Conte d'). 419. Asino di Buridano. 507. Asola, iscrizione medievale sulle

mura. 398.
Astico (L'), giornale del
fronte.

650.
Astuzia. 34. Ateismo. 488. Attanasio, suo quadro

Apparizione di uno spettro a Bruto. 740. Aquila bicipite, sua origine. 330. Aragonesi (Re), come prestavano giuramento. 348. Aranjuez, luogo di delizie dei re di Spagna. 152. Archimede, inventa la leva. 87. Risolve il problema propostogli da Gerone siracusano. 703. Sua morte. 703. Ardire. 394. Arditi o truppe d'assalto. 636. Arese Antonietta. 42. Aretino Pietro. 413. Suggerisce alcune imprese allo stampatore
Marcolini. 528, 529. Arezzo. 318. Argenti Filippo. 345.

intitolato

Sunt lacrima; rerum . 275. Attentato a Francesco Giuseppe. 714. Audacia. 396.

uguri

Aus'.ria.

536. 330. Autodecisione dei popoli. 698. Autori pi frequentemente citati


in Italia,

di Cicerone.

xix.

Avarizia. 36,

103. Averro, leggenda formatasi aitorno a lui. 491. Aviatori (Grido di guerra degli). 616.

Argonne (I garibaldini neh'). 646. Argot di guerra. 653. Aria dei risi. 716.
Ariosto Lodovico, beffato dal cardinale Ippolito d' Este per il

Avvenimenti e fatti storici. 4 Avvocati (Professione degli 1. Azeglio (D') Massimo, che cosa pensasse in fatto di economia
1 1
-

domestica. 482.

Babbione, etimologia di questa parola.

733.

suo poema. 743. Sua casa. 58. Aristodemo del Monti, popolarissimo a Venezia. 714.

Bagolamentofotoscultura. 734.
796.
Baiar do Pietro. 402.

Indice delle cose notbili

901

Balaklava (Carica di). 225. Baldassare (Cena di). 702. Balilla (Leggenda di). 142. Ballo {Un) in maschera, storia di questo libretto. 794. Bandiera fratelli. 373. Bandiera tricolore. 379, 380, 389. Barba degli antichi filosofi. 587. Barbari da cacciare d' Italia. 385. Barbari, che cosa fossero per
i

Bettoni Nicol, lavorava a letto.

360. Bevande. 568. Biagio da Viggi. 791.


Bianchini,
granatiere
valorosissi-

mo, morto

all'assedio di

Tar-

ragona. 661.
Biancolelli Domenico, come ottenne

da Santeuil dei

versi latini. 7

Bibliofili (Di alcuni antichi). 7.

Romani. 384.
Barbari, spregiavano
i i

Romani

latini. 657. in generale Barbebleue (Leggenda di). 751. Barbra (Impresa della casa) 577. Barbiano (Da) Alberico, sua impresa. 386.
.

Biblioteche. 9. Bicicletta (Sonetto contro la), del dott. A. Verga. 269.

Bignami Maddalena. 42.


Boccalini Traiano, che cosa pensasse degli scrittori tedeschi. 239.

Bodoni G. B., sue abitu clini


gianesche. 475. Boileau, sua avventura con

corti-

Barbiere di Siviglia, sua

bottega

in quella citt. 717. Barre, detto V Anacreonte della ghigliottina . 293.

l'

oste

Baronessa di Carini (Storia della) 289. Badilo e Virgilio. 163. Battaglione della Speranza. 173. Belacqua e Dante. 562. Belgio, storia della sua neutra.

lit.

685.

Rolet. 531. Bolle pontificie, con quale forinola si chiudano solitamente. 742. Bollettini della nostra guerra. 612. Bollettini, ordini del giorno ecc. del gen. Caviglia. 623. Bollettini, ordini del giorno ecc. del gen. Giardino. 624, 041. Bollettino della Vittoria o napoleonico. 615. Bologna, cavalieri creativi in massa da Carlo V. 469. Bologna, epigrafe in memoria di

Belgiojoso di Milano, loro motto.

386.
Belisario

(Non vero che) chiedesse P elemosina in Costantinopoli. 160.

Bellezza.

38. Benaco. 306, 307.


'lell' intelletto. 524. Benedetto XIII, antipapa.

441.

XV,
lachia.

come

indicata

nelia profezia attribuita a S

424.

Guglielmo Oberdan. 425. riamo in Russia. 359, 698. Bombettei (Motto del ('onte di) a proposito del Giovanni da Procida del Niccolini. 386. Bonaparte l.eti/.ia. 410. Bonifacio Vili. 410. Borboni (Go verno dei) giudicato
ne.
145.
{40.
.

43di).

2QK.
Borgi

Benignit. 46.

Berchet
dell'
ni

Giovanni,

sua

versione

gioOCQ infantile. t02.


'

'

Bartolomeo, affidale na-

:>i!

ino)

;oi

I07.

go2

Indice delle cose notabili

Bretagna (Di) Anna, suo motto.


593Bretoni (Satira contro
Brillat-Savarin,
i).

266.
I

suoi aforismi gain

stronomici. 569. Brunellesco fa un crocifisso gara con Donatello. 743.

(Abate). 366. Cani e poverelli. 435. Cannoni, sono l'ultimo argomento dei re. 220. Canossa (Castello di). 100. Canti dell'odio tedeschi. 693.
Cancellieri

Canti del

soldato italiano.

634,

Bruto a Filippi. 740.


Bruttezza. 38. Buccari (Beffa di). 621. Bchmann Giorgio, sua

650.
Canti nazionali francesi. 231. Canti nazionali inglesi. 257, 332. Canti patriottici della guerra di Libia. 339. Canti patriottici del risorgimento
italiano. 234, 379. Canti patriottici e di guerra degli

classica

opera. X.

Buga. 526. Bull (John). 332.

Buni Romolo, ciclista. 773. Buona compagnia. 60. Buona e mala fama. 49. Buonarroti Michelangelo. 412. Buondelmonti (De') Buondelmonte, sua uccisione. 500. Buoni e malvagi. 55. Buon senso. 522. Buratto (Impresa del). 544. Buridano (Asino di). 507.

Austriaci. 692. Canti patriottici e di guerra del

ppolo tedesco. 690, 693. V. anche Inno. Canto dei Lavoratori. 203. Canzone del Grappa. 64O.
Canti.

Canzonetta popolare

milanese.
le

764. Canzonette marinaresche sopra


principali
festivit

della

Ma-

Cabba o

Cipio,

marito

compia-

cente verso Mecenate. 536. Cacio, come debba essere second la scuola di Salerno. 511. Cadore, fedele ai buoni Veneziani . 312. Caducit delle cose umane ricordata ai pontefici novellamente eletti. 278. Care. 571, 572. a ira, storia di questo inno. 198. Cairoli (Teorie democratiche dell' on.). 187. 212. Calende greche. 725.

donna. 759. Canzonette popolari napoletane. 30, 206, 259, 289, 324/426, 765. Canzonette popolari piemontesi.
303. 304Caporetto (Rotta 667.
di).

605, 613,
risposta

Capponi Piero, sua fiera a Carlo Vili. 401.


j

Carabinieri di Offenbach. 497. Caraffa card. Carlo, come deri-

desse la religione.

164.

Carbone bianco, turchino, verde.


737Carcioffo (L'Italia paragonata ad

Calila e Divina (Libro di). 754. Calonne (Caricatura contro il ministro). 776. Calunnia. 260. Cambronne (Eroica risposta

un).
attri-

414.
lej:

Cariddj e Scilla. 719. Carini (Baronessa di),


sulla sua morte,

buita a). 403. ('ammarano Salvatore, notizie biografiche.

289. aritea Regina di Spagna, melo-

718.

dramma. 373-

Indice delle cose notabili

903

Carlo I d' Inghilterra, sue ultime


parole.

Cesare

753.
e
il

Carlo Carlo
in

V
V,

suo impero. 342.

se sia vero che creasse

marchesi a Genova, Bologna e ad Alghero. 468. Carlo Vili in Firenze, suo contrasto con Pier Capponi. 401. di Francia. 419. Carlo Carlo Alberto. 420. Motto da lui

massa

cavalieri

sue ultime pa740. Sua moglie. 444. Chant du dpart, sua storia. 233. Chassepot (Storia del fucile) .351. Chelussi (Filippo). 793. Chiesa. 437. Chiesa e Stato, secondo Cavour.
(Giulio),
role.

214.

Chi l'ha detto?, che cosa sia. IX. Chi V ha detto ?, storia delle varie
edizioni, xxiv.
il Travaso delle idee. 797. Cicerone e la sua casa sul Pala-

assunto. 565. Sua fiducia


destini d' Italia.

nei

Cianchettini Tito Livio e

389.
il

Carlo Emanuele I e

carciofto

414. Carnaro (Reggenza ma. 622.

italiano.

tino.
del)
,

725.
(In spregio dei).

suo stem-

Ciclisti

267.

Cigni nfri.

727.

Cameade. 409.
Carretto (Del) Filippo difende il castello di Cossria. 405. Cartelloni illustrati per prestiti
i

Cinque (II) Maggio, ode del Manzoni. 287, 547. Cipio o Cabba, marito compiacente verso Mecenate. 536.
Citazioni
(Delle),
1

di guerra.

674.

e del

modo

di

Cartesio (Filosofia di). 557. Cartoline illustrate di guerra. 630.

valersene.
delle).

Citazioni dantesche (Uso e abuso

Casa. 58. Castigo dei


Castit.

708.

falli.

Citazioni italiane,

norme che ne
l'

593.

regolano
Citazioni

la

scelta e

adatta-

113, 267. Cattiva compagnia. 60.


Castrati cantanti.
Cattolici alle urne.
ir

mento. XVIII.
(Repertori
x.
di)

stranieri

216.

ed
Citt.

italiani,

(Politica ecclesiastica di;.

Citazioni.

V.

Frasi.

214.
nr, medaglia coniata in suo onore dopo il Congresso di Parigi.

297.

399-

Ceccarelli Alfonso,
rio.

famoso
di

/alsa-

423.

Cecilia (S.),

quadro

Raffaello.

244.
Celestino V, papa
rinunziatario.

figlia di un fornaio, secondo una leggenda inglese. 264. Claudio imperatore nelle feste del Fucino eccita gladiatori a morire. 224. Clemente XI V e la soppressione

Civetta /Lai

dei Gesuiti.

346.
v

410.
Celibato (Felicit del).

Collera. 246.

Cena
*).

di

114. Baldassarre. 702.


<l-l-

Colombi

(Idiotismi del

365. 371. 793-

ra (Ridicoli strafalcioni

254, 373775.

manie (La) del signor di Pour-

Colombo, poemi a lui dedicati. 343 Colonne d'Ercole. 704. -Colorito bruno della larn
..

ceaugnac.

4'-

9 o4

Indice delle cose notabili

Colosso dai piedi di creta, storia di questo simbolo. 338. Comedia di Babione. 733.

Crudeli

Tommaso, suo epigramdella).

ma

sul vezzoso terre?noto. 760.


di).

Commedia

{Divina), quando cos

chiamata. 412.

Compagnia; buona e cattiva. 60. Compagnia della Lesina. 37.


Comunicati della nostra guerra. 612. Condizioni dell' umanit. 270.
Condizioni e sorti disuguali. 62. Conforti nei mali. 65. Consiglio. Jo. Contadini, parte che ebbero nella nostra guerra. 642. Contentarsi della propria sorte. 73 Conversare. 471. Conversione di S. Paolo. 739. Convito di Baldassarre. 702. Coraggio. 394. Corinto, sua fama presso gli antichi.

544. 298. Cucina. 568. Cupidigia. 101. Cuttle (Cap.), personaggio di un romanzo di Dickens. 520.

Crusca (Accademia

Cuccagna (Paese

Damasco (Via di). 739. D'Annunzio Gabriele, suoi


123, 620. Darsi bel tempo.

motti.

De

15. Carolis Adolfo, silografie da

eseguite per Fiume e per D'Annunzio. 620, 621, 622.


lui

Del Buono Luigi, sua sepoltura.


64. Delfino
(Edizioni

per

uso

del).

62.
ferrea.

Corona

417, 465. Correggio, sua esclamazione innanzi alla S. Cecilia di Raf-

736Delfo (Santuario di), motti che vi erano scritti. 513, 575. Demonatte (Ultime parole di).
I

faello. 244. Corte e nobilt. 454. Coscienza. 75.

Cose fisiche. 80. Cosimo de' Medici, suoi metodi


di

290. Denaro. 103, 432. Denaro il nervo della guerra e di molte altre cose. 221." Depretis Agostino, sue opinioni politiche. 212. Sua risposta petulante all'on. Bosdari. 343. Cartesio. Descartes. Vedi Dies irae, origine di quest'imi.
:

governo.

Cossa

182. Baldassarre,

sua

tomba.

354Cossria (Assedio Costanza. 91.

di).

405.
e
di

Credo

di

Gingillino

Mar-

gutte.

103. 167.
scrittagli

Cremona. 306.
Crepuscolo.
rico

153. Digiuni della Chiesa. 573. Dio. 483. V. anche Iddio. Diogene deride Platone per definizione dell' uomo da

79Diffidenza.

la lu

Crillon, lettera

da Enpo-

data. 238. Dionigi (S.), suo miracolo. 397.

IV. 751.
suo credo
visita

Directorium humanae
ria di

vita*,

sto-

Crispi Francesco,
litico.

210.
l'Accadi

Cristina di Svezia

demia
Crociato

Francia. 184. (II), poesia di G. Vi-

sconti Venosta.

781.

questo libro. 754. Disciplina militare. 346. Discordia. 259. Disfattisti. 629. Disperazione. 565. Dolore. 426.

Indice delle cose notabili

905

Donatello fa un crocifisso biasimato da Brunellesco. 743. Donazione di Costantino. 141. Doni. 43. Donna Caritea, melodramma, xv.

Esposizione

(Grande)
1.

universale

di rettorica usata.

373-

Donne. 106. Donne, divieto

di parlare

o can-

tare in chiesa.

113.

Espressione geografica (L' Italia una). 390. Est Est Est, vino famoso. 757. Esule (Z'), poesia umoristica di V. Bignami. 782. Eterno femminino. 106. Etimologie bizzarre e capricciose.

Dona Branca. 282. Dossologia breve o minore. 756. Doti del corpo umano. 38. Dotti disprezzati dalla Rivoluzio540. Dottrina di Monroe. 387. Dreyfus (Affare). 689. Duccio di Bonavia, detto Belacqua.
562.
ne.

551-

Eton (Collegio

di).

518.

upili. 305. Ex-libris famosi. Failly

7,

539.

(Il

Generale De) a Men121.

tana. 352. Fallacia dei disegni.

Economia. 38, 482.


Edizioni

ad usum Delphini. 736.

132. False apparenze. 132. Fama (Buona e mala). 49. Famiglia. 137.
Fanciulli.

Fallacia dei giudizi.

Edoardo

IH e

1'

ordine della Giar-

172,

744.

rettiera.

Egoismo. Egoismo in politica. Elemosina. 44. Eloquenza. 538.


262.

132. 101.

Fantoni Giovanni e il Battaglione della Speranza. 173.


193.

606.

Farfalletta
ciulli.

{La), poesia per fan4411.

763.

Elzevier, loro insegna tipografica.

Farmi L. C, suo disinteresse. Far niente. 358.


Fato. 155. Fatti e avvenimenti
Fatti e parole.

Empie

(Frasi)

divenute

celebri.

491. Emulazione. 590. Enrico IV voleva che la domenica ogni contadino av< pollo.
iti

Faure (Il una citazione latina. 429. Favre (Paroledi Giulio) sulla questione

storici. 141. 148. P.) usa argutamente di

433.
funerarie, di
solito

roma

1.

bu-

giarde.

530.
beffarda

Fede. 487. . 582.


alle

Erasmo, polemiche sorte per una


sua
Eroi.
frase

promet.
Bai
il

143.
:

contro

gli

Federigo

10.

italiani.

659.

479.
ili

Grande, e il muead. 183.


imperatore, inven-

[21. Errore tipografico fam Esagerazione. 528.


;>io.

Errore.

tore delle ligie

A.

I-

1.

'

D.

33
l.

70.

T50.
no.

392. Esperienza. 126.

Esilio.

106.
-

(Presidente).

9o6

Indice delle cose notabili

Ferdinando I

di

Napoli fonda

l'or-

Francesca (Episodio
vina

di)

nella Di-

dine dell' Armellino. 594. Fermezza. 9 1 Ferrari Paolo. 747.


Ferravilla e
il

Commedia. 27, 67.

Francesco (S.) d'Assisi, prescriveva la obbedienza passiva co-

suo repertorio mibiografi-

me
alla

di

un cadavere. 585.

lanese. 768. Ferretti Jacopo, notizie

Francesco

che su di lui. 770, Ferrucci Francesco, sue


parole. 251. Fiducia. 153.

I, suo famoso biglietto madre dopo la battaglia di Pavia. 444. Suo giudizio sulla

ultime

volubilit delle

Francesco
a Siviglia. 717.

donne. 109. Giuseppe, imperatore


d'

d'Austria. 424, 714.


Francesi, nulla conoscono

Figaro (Casa Figli. 138.


Figlia di

di)

im-

un

fornaio, tramutata in

secondo una leggenda inglese. 264. Filippi (Battaglia di). 223, 740. Filosofia. 556. Fine di secolo. 736. Fioresi Giuseppe, sue poesie e cancivetta,

402. Francia. 17, 324. Francia (Intervento


possibile.

della)

nella

questione romana. 349. Franco Bolognese, miniatore. 268. Frasi delle quali il significato
stato frainteso o travolto,

xxu.

zonature

fattegli.

783.

Firenze. 317. Sue leggi. 192. Suoi

Frasi d'intercalare comune. 701. Frasi eroiche della guerra nostra e di altri paesi. 603, 642, 672. Frasi giocose diverse. 755. Frasi riassuntive della dottrina di

costumi ai tempi di Dante. 577. a quelli del Dati. 534. Firmato, scambiato per un nome di battesimo. 612. Fiume, suo stemma, suoi francobolli. 622. Florimonte (Galeazzo) detto il Galateo e la sua mula. 414. Fonseca Pimentel Eleonora con-

qualche
Frasi. Frati.

scrittore,

xxili.

V.

Citazioni.

442.
;

Frittata (Una) di venerd santo .-

dotta al supplizio. 705.

Fontana Domenico. 501.


Fontenelle, sue ultime parole. 291 Formola finale delle ordinanze dei

Frode. 165. Fucino (Battaglia sul lago). 224. Fueros aragonesi. 348. Fugger, il vescovo beone. 757. Fulmini. 86. Furto. 166. Futurismo. 677.
Galateo, di

457. Delle bolle 742. Fornaio (Mestiere del). 264. Fornaretto di Venezia. 185. Forno delle Grucce a Milano, equivoco che ha dato origine a questo nome. 600. Fortuna. 155. Foscolo Ugo. 41b. Fossombroni Vittorio, suoi metodi di governo. 208. Fotografa. 268.
re di Francia.
pontificie.

Galileo e

Mons. Della Casa. 413. V Eppur si muove, g 7

Gambetta, sue parole nel con Ili tic


parlamentare del 1877. 352. di). 306, 307. Garibaldi, d un esempio mirabili di obbedienza. 584. Inno che da lui prende il nome. 236, 382.

Garda (Lago

Proclama ai volontari assemblati


nei boschi della Ficuz/.a. 321.

Programma polit, nel 860.


1

210.

Indice delle cose notabili

907

Gastgo dei falli. 73. Gastronomia. 569. Gautier e la musica. 555. Gavinana (Battaglia di). 251. Gayarre, famoso tenore. 153. Gazzetta di Milano, diretta dal

Giovent. 171. Giovine Italia, societ mazzinia746. (Prima) a Parigi. 419. Girardin (M. de), aveva un'idea
Giraffa

na.

nuova
Girello,

al giorno.

575. Generazione (Dottrina Harveiana


sulla).

Parini.

antico

dramma
,

241. musicale.

769.
Gironi
tro

89.

Genio. 237.

Robustiano epigramma composto dal Tommaseo condi


lui.

Genio e folla. 239. Genova. 304. Genova, se sia vero che tutti i nobili vi sono marchesi. 468. Geografia (Che cos' la). 559. Gergo di guerra. 653. Germania. 329. ( lerusalemme (Distruzione di) 489
.
<

292.

Giudici ab. Gaetano. 791. Giuliano l'Apostata, leggenda intorno alla sua morte. 494.

Giulio II, vuole cacciare


d'Italia.

barbari

385.
di fedelt agli antichi

Giuramento

re aragonesi.

remiti, loro morale. 96, 442, 478.

Giusti Giuseppe,
Giustizia.

348. sua raccolta di

Loro soppressione. 346. Ubbidienza cieca

proverbi toscani, xvn.


179.
Giustizia di Dio.

che

praticavano.

Ghiottoneria di Martino IV. 439. Giacomo (Card.) di Portogallo, sua vita illibata. 593. Gianduja. 304. Giarrettiera (Ordine della), sue origini.

Gladiatori. 224.

Goethe (Ultime parole

132.

leide,

poema

ridicolo

del

Mari.

161.

Gigogin (La Bella), canzone milanese. 764. Gil-Blas pone un' iscrizione latina sulla porta del suo castello. 561 Gingillino (Credo di). 103.
Ginnastica, sua importanza. 459.

di). 285, 294. Gola. 599. Gonzaga Vincenzo, sue guerre contro Turchi. 123, 124. Gounod a Roma. 168. Governo. 189. Governo negazione di Pio. 14;.
i

Grammatica. 330.
Graffiti della guerra.
<

648.

iranatieri

piemontesi, bel motto


il

che

illustra

Grappa (Difesa
(rapfxi

loro valore. 405. del monte). 624, faceto del) a

Giocose (Frasi) diverse. 755. Giornali di corrispondenza letteraria fra gli eruditi. 520. Giornalisti giudicati da Bismarck. 267. Giorno e notte. 167. Giovanna di Xavarra e Buridan. 508. nni (Leggenda di Don). 746. :n\ XXIII. sua tomba. Giovanni di Cappadocia. 160.

625. 639, 640.

(Commento

un sonetto del Petrarca. 566.


Gratitudine. 218.

Greco, una bella lingua! Gridi di guerra antichi e moderni. 617.

modestia 226. Guardia (Vecchia), che mu<


1

li

fra

il)

ni.

non s'arrende. 403.

9o8

Indice delle cose notabili

Guerra, sua missione epuratrice.

Inglese (Esercito), disprezzato dai


tedeschi.
Inglesi,

677. Guerra del 1870, affrontata leggermente dalla Francia. 135. Guerra libica. 666. Guerra (Grande) del 1914-1918, frasi storiche che vi si riferiscono. 601. Sue origini, lutti e rovine che ha cagionato. 601. Medaglia distribuita ai massoni combattenti.

680.

come odiati in Germania. 693. Fanno gran caso del tempo. 579. Mania loro per le citazioni,

Ingratitudine.

specialmente classiche, xi. in n. 218.

Inni. V. anche Canti. Inno a Trento e Trieste. 635.

Innocenza. 591.

395.

Guerra e pace. 220. Guglielmo II, sue frasi cesariane. 457. Suoi discorsi di guerra. 677, 678.
Guizot, consigliava di arricchirsi.

104.
Gusti.
11.

Inno degli arditi. 636. Inno dei lavoratori. 203. Inno dell' internazionale. 204. Inno di Garibaldi. 236, 382. Inno di guerra del '48. 379. Inno di Mameli. 381. Inno di Oberdan. 635.
Insufficienza dei propositi. 121.
Intelligenza. 237. Intercalari popolari.

Horror vacui, immaginato


antichi.

dagli

88.

Hostis, vero significato di questa

parola. 384.

Hus

Giovanni, suo supplizio. 521.

Iddio. 483.

Iddio paragonato nella Bibbia ad un ubriaco e ad un ladro.

487.
Ideale.

547. Idee di Donna Prassede. 346. Ignoranza. 513.

772, 774. 259. Invocazioni diverse. 738. Ipocrisia. 526. Ira. 246. Irredentismo, come fu giudicato da Francesco Crispi. 211. /rrevocati d (Polemica sugli) 69 Iscrizione nell' universit di Bologna per gli studenti caduti nelle guerre dell' indipendenza. 515.
Invidia.
.

Italia in generale.
Italia,

come

sia slata

299, 375, 414. chiamata e

Illibatezza. 588. Imboscati di guerra. 652. Immaginazione. 237. Impostura. 533. Imprecazioni diverse. 738.

Italia,
Italia,

cantata dai poeti. 299, 375. sua pretesa ricchezza. 301.

sue perdite nella Guerra. 602.


di

Grande

Italiani, accusati
le

scarso valore

Incarriga

Ferdinando

sue
I

militare: ingiustizia di quest'ac-

poesie. 786. Incoronazione di Napoleone Milano. 417. Incredulit. 488. Industria. 358.
Infelicit.

300, 588, 654. ancora da fare. 208. Italiani, se giustamente accusati d'indolenza. 358.
cusa-.

Italiani,

Italiani

150.

(Soldati) in Spagna e in Russia sotto Napoleone. 661.

Inganno. 34. Inghilterra. 332. Ingiurie. 246.

Italiano
dall'

(Genio),

come

differisca

oltramontano. 239. Ivone (Sequenza di S.). 260.

Indice delle cose notabili

909

Kean. 454.

Libero-scambisti (Programma dei)

256.

La Chtre (Marchese de). 448. Lacrime delle cose. 275. Lafayette, invocato dagli Americani accorsi in Francia. 697.

Libert. 253.
Libia. 339. Libretti d'opera.
Libri (Dei) in
Libri che
Libri,

V. Melodrammi.
5,

generale.

513.
5.

Laghi italiani. 305, 306, 307. Laide cortigiana, spregiata da Demostene. 357. Lamartine, suoi insulti all' Italia. 390. Lamberti Luigi, epigramma contro di
lui

hanno avuto una granstoria.


s'

de importanza nella
se

hanno a prestare o

no. 7.

Libro

(Il

pi antico) che esiste. 1 29.

Liguri.

scritto

dal
la

Foscolo.

304. Linguaggio. 563.


561. 162.

195-

Lirias (Castello di).


e

Lamberti Mosca

sua maleall'

Lissa (Battaglia di).


Liti.

detta parola. 500. Lamoricire, suoi insulti


lia.

179.
(Affare).

Ita-

Lobbia

395.

654, 665. Lanari Alessandro, impresario

Lodi. 49.
fio-

Lombardi,

spregiati nel

medioevo

rentino. 342. La Palisse e le sue verit. 779. Latifondi dell'Italia antica. 432.

Laura e Petrarca. 28. Lavoisier, sua condanna a morte.


540. Lavoro. 358. Leczinska Maria, aneddoto che
riguarda.

la

per la loro pusillanimit. 657. Lombardia. 304. Lombrosiane (Teorie). 239, 502. Lotta per la vita. 275. Lucca. 317. Luigi XI, accorda un benefizio a chi non lo chiedeva, e lo rifiuta a chi lo chiedeva. 159. Luigi XII, perdona ai suoi offensori.

189.

48.
tollerava di aspet-

Legione polacca del 1848


lia.

in

Ita-

Luigi Luigi

XIV, non
462.

747. Lenclos (Ninon de). 44 L Lenore, ballata di Brger. 295. Leone papa. 410, 439. I-eooe XIII papa, come indicato

tare.

XVI, epigrammi
il

ai

quali

nella profezia detta di S.


lachia. 424.

Ma-

Sua

longevit. 441.

Leopardi (Ultime parole di). 286. Leopoldo II, granduca di na. 506. Lepre (Lodi della). 573. Lesina (Compagnia della). 37. Letterati naturalmente invidiosi. 261.
i

suo avvenimento al trono. 433. Sua morte. 293. Luigi Napoleone (poi Napoleone HI, suo processo a Parigi dopo il tentativo di Kovk 402.
dette luogo

Lumaca

(Duello

del

Lombardo

con la). 657. Luna. 80.


a chici a lui
buiti.
attri-

16.

Lettere e scienze.

536.
il

Machiavelli

Nicol,

suo
;2.

monu64.

Leva adatta
do. 87.

smuover-

mon-

mento

in

S. Croce.

Machiavellismo. 478.

ci

Indice delle cose notabili

Mac Mahon a Malakoff. 98. Maestri di scuola. 518. Maestro (II) del signorino, commedia. 796. Malachia (S.) profezia a lui attribuita. 421. Malacrea F. pittore triestino. 342 Mala e buona fama. 49.
,
,

Marcora Giuseppe, incidente per l'accenno fatto in Parlamento


al nostro Trentino . 310. Margherita di Savoia, suo viag-

gio in Sicilia. 99. Margutte, come chiedeva perdono. 356. Suo credo. 104.

Mari

(Il

Canonico Ubaldo)

Malattie. 509.

suoi spropositi. 161.

Maldicenza. 259. Malinconia. 564. Malvagi e buoni. 55. Mancini P. S., voleva trovare la chiave del Mediterraneo nel Mar
630, 698. Manifesto del futurismo. 677. Manifesto del partito Comunista. 202. Manin Daniele, profugo a Corf. 379. Sua condotta verso la Casa
di Savoia.

Maria Antonia granduchessa di Toscana, sue minaccie contro Livorno insorta. 249. Maria Antonietta, innocente di una frase crudele attribuitale. Maria
versi

Manifesti

Rosso. 326. di Zimmerwald.

Cristina
devoti.

di

Savoia,

suoi
testa-

745.

Suo

suo saluto alla Francia. 328. Maria Teresa imperatrice. 415. Marin Faller, opera in musica.

mento. 788. Maria Stuarda,

349.

374-

Manzoni Alessandro, burla fattagli. 714. Eil suo Cinque Maggio. 547. Gara di modestia tra
lui e
il

Marinismo in poesia, saggi. 758. Mar Rosso, l' Italia vi cercava la


chiave del Mediterraneo. 326. Marsigliese (Origini della). 231. Martino IV, sua ghiottoneria.

Grossi. 226. Giudicava

dell'amore che ve ne fosse nel mondo assai pi del necessario. 24. Non conosceva perfettamente lo spagDuolo. 481. Scrive un brutto verso per l' Italia 377.
.

439-

Marx

Carlo, relegato in soffitta.

Sue

relazioni

col

Forno

delle

Grucce. 600. Maramaldo, sua tentata riabilitazione. 252. Marangio Pasquale, sua riera risposta. 401. Marchese (Titolo di) in Liguria, discussioni alle quali ha dato origine. 468. Marchese Colombi. 365, 371, 793. Marchi Angelo, professore a Modena. 793-

202. Matrimonio. 106. Mazzini e il giuramento della Giovine Italia. 746. Mecenate apostrofa vivamente Augusto. 741.

Mecenate a pranzo da Cipio o Gabba, marito

Medaglia

distribuita

mobilitati

compiacente. 536. massoni ai durante la Grande

Guerra. 395. Medici (Dei) Cosimo, suoi metodi di governo. 182. Medici (De') Giuliano, sua tomba
a Firenze. 66.

Marco

(Slavini di). 308. Marcolini tipografo, sue imprete.

528, 529.

Medici condotti. 266. Mediterraneo (Chiavi del). 326.

Indice delle cose notabili

911

Melodrammi
liano.

(Citazioni
il

di),

loro
ita-

importanza per
XIV.

lettore

Memoria. 516. Menagio, sue strane etimologie.


552.

Mentana (Battaglia Menzogna. 528.


Merito
434(II), in

di)

351, 352.
Belli.

un sonetto del

Merli bianchi. 727.

Messa pro Rege. 456.


Mestieri diversi. 263. Metodisti, loro norma di vita. Miceli Luigi. 748.
5

to.

Mickiewicz

Adamo a

Milano. 797.

Mie prigioni

del Pellico, loro in-

fluenza sullo spirito pubblico. 6. Mille e una notte, loro origin e 7 5 4 Minghetti Marco, suo programma di politica estera. 213. Miniatura. 268. Miserie della vita. 270. Modena. 316. Moderazione. 574. Modestia. 588. Modi proverbiali diversi. 72;. Mogli in genere. 114. Moglie di Cesare. 444. Monarchia (La) secondo il pensiero dei patrotti italiani. 210. Mondo (Se il) vada peggiorando,
.

Morale dei gesuiti. 96, 442, 478. Morte. 279. Morte ricordata agli Czar delle Russie e ad altri potenti. 282. Morti, invocati a combattere nelr ultima guerra. 673. Morti nella Grande Guerra, loro numero. 601. Motteggi diversi. 755. Motti dei re d' Inghilterra. 42. Motti della repubblica frane. 257. Motti di casa Gonzaga. 123, 567. Motti di casa Savoia. 99, 406. 414, 421, 565. Motti di Cesare Borgia. 340. Motti di Gabr. d'Annunzio. 123. 620. Motti sulle monete francesi. 484.

Mugnaio

di

Sans-Souci.

183.

Mureto, avventura che gli accadde venendo in Italia. 719. Arso in effigie. 720. Musica (Giudizi sulla). 538, 555. Musica dell'avvenire. 131. Musica, nata in Italia. 301. Musica italiana, deve tornare alle
antiche tradizioni.

130.

Napoleone
chiam
i

I.

417. Che cosa penitaliani.

sasse degli

soldati carne

66 1. Non da can-

antico pregiudizio.

130.

none. 224. Sua incoronazione. 417. Sua profezia sui destini del I' Europa. Napoleone III. 146. Disapprova lo Jamais di Rouher. 330. il vero autore della frase Grido di

Monete
484.

francesi (Iscrizioni sulle.

Mounier Marco, difende


390.

1'

Italia.

Monroe

(Dottrina

di).

dolore. 1.

><he: Luigi

feltro

da lui 448. Montenascone (Moscato dii Montgolfier Stefano. 416. Monti Vincenzo. 416. Scriveva in letto. 360. Frasi tolte dall stodemo di lui pop
nczia. 714.

(Da) Guido, coi! Bonifazio VII!. dato

poleone. Napoli. 324, 388. 40.


.

di).

87.

Nature umane diverse. 295. piti del). 264. Nazioni. 297.


legge.

683.

912

Indice delle cose notabili

Nencini, bibliofilo. 539.

Neologismi della guerra. 651. Neri Filippo, suoi motti. 744. Nero (Monte), storia di questo nome. 627.

Oscenit nella poesia. 599. Ostinazione. 346. Ottave balzane o alla burchielleI

sca,

di Brighella.

169.

Nerone

e l'incendio di

Roma. 102.
|

Ottimismo. 270. Ozio. 358.

Nerone, sue ultime parole. 410. Nesle (Torre di). 508. Neutralisti. 629.
Nobilt e corte. 454. Noia. 15.

Pace e guerra. 220. Pace senza annessioni n indenPacifisti.

Nomi delle cose. 553. Non expedit (Storia del)

e della

698. 629, 671. Paesi. 297. Paganini Nicola, famoso


nit.
sta.

violini-

sua soppressione. 217. Notes and Queries, periodico inglese. 520. Notte e giorno. 167. Novara (Battaglia di). 664. Nugent (Gen.), sua tomba a Brescia. 284.

Nuvole. 86.
Obbedienza. 582. Obelisco Vaticano: suo trasporto. 501. Oberdan Guglielmo. 425, 635.
Occhi. 41. Odio. 259. Offenbach, suoi rancori contro
teatro classico.

419. Pandolfo (Vero). 732. Pane (Il gran). 489. Pane, non il solo nutrimento dell' uomo. Pag. xxii (in n.), 538. Pangloss (Filosofia del dottor). 270. Pantalone. 194. Panteon spogliato del bronzo da Urbano Vili. 166.
Papi. 438.

Come

designati in
4*22.

una
so-

famosa profezia.
levano chiudere

Come

le loro

bolle.

742. Papiro Prisse. 129.


il

774.
sue
ultime

Offese. 246.

Oliphant

Lawrence,

Papotti (Professor). 767. Paradossi di Alfonso Karr. 205. Parigi, che cosa valga. 535. Parigi, sua difesa nel 19 14. 669.
Parini Giuseppe, diresse la Gazzetta di

parole. 294. Omeopatia (Principio


tale della).

fondamen-

Milano. 575.

509.

Parlare.

Omero. 408. Onest delle donne. 592. Onoratezza. 443. Onori. 49. Orazio alla battaglia di Filippi.
223. Organizzatori e propagandisti, vorrebbe S. Paolo che andassero a
lavorare. 359.

Parma.

363. 316.

Parodia delle tragedie di gusto greco. 766. Parodie del Veni vidi vici. 708.
Parola. 363.

Parola (Che cos' la). 526. Parole (Ultime) di Adriano. 281. Di Arria. 449. Di Carlo I d'Inghilterra. 753. Di Cavour. 214.

Orgoglio. 340. Orsini Felice, sue parole dopo la sentenza. 251.

Di Demonatte. 290. Di Giulio Cesare. 740. Di Francesco Ferrucci. 251. Di Fontenelle. 291.

Indice delle cose notabili

>n

i*

Giuliano l'Apostata. 494. Goethe. 285, 294. Di Giao Leopardi. 286. Di Xe410. Di Lawrence Olit. 294. Di Rabelais. 290. Filippo Strozzi. 251. Di Alo Tennyson. 294.
.

e
,

fatti.

148.

577. Partenza (La) del Crociato, poesia di G. Visconti Venosta. 781 Pasquinate. 166, 385, 386.
Passioni.
11.

onia.

Pianto della natura. 275. Piave (Difesa italiana sulla). 615, 648. Piave F. M.. notizie biografiche su di lui. 174. Piccaluga (Signor). 768. Pico Giovanni della Mirandola, Fenice degli ingegni. 541. Piemonte. 303.

Pimodan

(Giorgio), parole scritte

Patria in generale. 372.

Paura. 394. Pazzia. 522. Pazzia e genio. 239. Peccare. 46, 595. Peccati che gridan vendetta
di

284. Pio III, pianse udendosi ricordare la vanit delle glorie umane. 278. Pio IX e r Italia. 388. Sua longevit. 441. Pio IX, Leone XIII, Pio e Benedetto come indicati

sulla bara di lui.

XV

al co-

nella profezia detta di S.


lachia.

Ma-

Dio. 596.

423.
del suo ponattribuite

Pentirsi.

346.
suo
duello

Pio

X, programma
7-2.
siccit,
al

Pepe

Gabriele,

con

tificato.

l.iinartine. 390. Perasto in Dalmazia, sua fedelt ai Veneziani. 619.

Pioggia

dal

popolo

governo. 206.

Perdono. 46. Pero (Prete). 761. Persano a Lissa. 162.


Perseveranza. 91. Personaggi storici e letterari. 408. Perugia (Stragi di), funerali agli svizzeri morti in quelle giornate. 291. Pescetti Orlando, libro sui proverbi italiani, xvn. Peso della carta variabile secondo l' importanza degli scrittori.

Piramidi (Battaglia dell.). 417. Pirenei, sono scomparsi 393. Pirgopolinicc, famoso personaggio di una comedia di Plauto. 344. Pirro e le sue vittorie. ~ :
!

Placidi Biagio, inno per le scuole


li

Roma nel
544-

primo anniversario
785.

del Plebiscito.

Platone, come defin l' uomo. dottrina del bello. 38.


-

Pochezza d'animo.
538.
Poesie
di

ni.
morte
va. 499.
Petrarca,
ra.

gueira.
dell' Italia.

quando conobbe Lau426.


.

28.
re.

299. PoiIn (/.<>,


Politica.
!

giornale

Pianella perduta nella imi


ne francese,
no.

Pollo

3OO.

pentola desiderato d rico IV per ogni contadi;


in

Pianto. 430.

914

Indice delle cose notabili

Polonia. 144, 797. Ponderatezza. 578. Pontefici. Vedi Papi.


:

Prudhomme Giuseppe
motti celebri. 792. Prussia. 329.

suoi

di). 141. Portogallo (Card. Giacomo di), sua vita illibata. 593. Portoghesi. 336. Posto al sole, reclamato dalla Ger-

Pontida (Convegno

mania. 682. Poule (La) au fot, voto del re Enrico IV. 433. Pourceaugnac (Signor di). 775. Poussin, sua tomba. 713.
Poveri di spirito, che cosa s' intende per questa frase. 505. Povert. 430. Povert dell'Italia. 301.
Praslin
(L' affare)
e
i

592. Punti (Quattordici) del prs. Wilson. 697. Pusiano (Laghetto di). 305. Pyat Felice, ha un diverbio con Proudhon. 201.

Pudicizia.

Rabelais (Ultime parole di). 290. Raffaello, suo quadro della S. Cecilia.

244.

Ragazze da maritare. 365.

Raggi

(Societ segreta dei). 389. Ranieri (S.), il suo scheletro manca di un dito. 764.

polacchi.

227. Prassede (Idee di Donna). 346. Prepotenza. 163. Presunzione. 340.


Preti.

Rapina. 163. Rassegnazione. 583. Recanati. 319.

Re
Re

di

Francia, cerimoniale nella

437.

loro morte. 456. Re d'Inghilterra, loro motto. 462.


e principi.
dell'

Principi e re. 454. Probit. 443.

454.
della

Reggio

Emilia. 316.

Proclama

del gen. Gallieni per la

Regimen

sanitatis,

Scuola
"

669. Professioni diverse. 263. Profezia sui papi attribuita a S. Malachia. 422. Profumi, se ne riprova l' abuso. 588. Proletaria (La grande). 302. Propagandisti e organizzatori, vorrebbe S. Paolo che andassero
difesa di Parigi.

Salernitana.

510.

Regole del giudicare. 132. Regole del trattare e del conversare.

471.

Regole pratiche

diverse. 475. Religione. 483. Repubblica Francese, suoi motti.

a lavorare. 359.

Re Re

Propriet,

un

furto,

Proudhon

e altri.

secondo 200.

257Tentenna. 460. Travicello. 460. Ricasoli Bettino, sua apostrofe


deputati.

ai

Propriet letteraria. 539. Proudhon, sue idee singolari intorno alla propriet. 200. E intorno a Dio. 492. Proverbi, non sono registrati in questo volume e perch, xii, io. Proverbi giuridici. 181.

446. Ricchezza. 430. Ricchezza dell'Italia. 301. Ricordo del bine passato. 65.
Ricredersi. 346. Riflessione. 578.

Rimini. 31*. Riposo. 560.


Riprensione. 70. Risolutezza. 496.

(Modi) Prudenza. 449.


Proverbiali

(Eversi.

723.

Indice delle cose notabili

qi:

Risorgimento italiano (Guerre del), giudizio su di esse. 663.

Sardi insofferenti di schiavit. 325. Sardi intrepidi. 613.

Rito

Rispetto. 582. di ardere la stoppa innanzi al Pontefice novellamente eletto.

278.

Riva

nel Trentino. 30". Riverenza. 586. Rolet, sua avventura con Boileau.

531.

Sarto (Mestiere del). 265. Saviezza. 522. (Clotilde di), sua risposta nobilissima. 406. Savoia (Di) Filippo perdona ai suoi offensori. 48. Savoia (Sovrani di casa). Vedi: Amedeo VI, Amedeo Vili, CarL

Roma. 96, 319. Romana (Questione).


343-

lo Alberto, Carlo

Emanuele

I,

214, 322,
biografi-

Romani

Felice, notzie

Margherita, Vittorio Emanuele IL Vittorio Emanuele III. Savoia (Motti di casa). 99, 406,
Savoiardi,
sart.

che su di lui. 771. Romeo di Villanova. 503. Rossini e il Tancredi. 716. Rouget de Lisle e la Marsigliese 231-

414, 421, 565. come chiamati da Frois99.

Scarsellini
tiri

Angelo, uno dei mar374.


755.

di Belfiore.

Rouher

(Parole di Eugenio) sulla

Scherzevoli (Frasi) diverse.


Schiettezza.

questione romana. 343.

526.

Rovigo. 316. Rubicone (Passaggio


500. Ruina (La) dantesca Trento ". 308. Russia. 336.
fosse.

Scienze e lettere. 538.


del).

499.

Sciesa

Amatore (non Antonio),

Dove

"

di

qua da

eroica risposta attribuitagli. 407 Scilla e Cariddi. 719.

Sciocchezza.

Russia bolscevica. 359, 698. Rutsrvanscad il Glorine. 766.


Sacco Raffaele, improvvisatore napoletano. 30.
Sacerdoti. 437. Sadowa (Battaglia
di)

Scipione Africana in esilio. 219. Scongiuri cabalistici. 754. Scrittori pi frequentemente citati in Italia, xix. Scrittori stimati a peso. 731. Scudo, quale valore vi annettessero
gli

antichi.

222.

vinta

dai

maestri di scuola. 518.

Sagunto (Espugnazione di). 49b. Salemi (Decreto db. 210.


Salerno (Scuola di). 510. Salisbury (Contessa di), suoi preEdoardo III. tesi amori con 32Saluto (Formula di) durante la prima repubblica francese. 258.
Sanit.

Scuola. 518. Scuola di Salerno. 510. Sebastiani Orazio, la sua frase infelice su Varsa\ia e le sue
i/ie

domestiche.

Seguier, suo contegno


gistrato.

come ma-

184.
<

Slla Quintino

il

palazzo delle

Finanze
Semplicit.

in

Roma.

96.

521.

509.
di).

Senno. 449.
183.
Sera.

Soad (Mugnaio
Sapere. 513.

comune. J*2.
168.
di

Sardanapalo (Epitaffio ). 1;.

casa.

58.

9i6

Indice delle cose notabili

non ammireranno mai i loro padroni. 480. Servit e libert. 253. Sesamo, della novella orientale di Ali Baba: sua origine. 753.
Servi,

Spagna. 336.
Spedizione di Aspromonte. 321. Speranza. 565. Spinoza (Filosofia di). 47.
Spirito.

237.

Sete.

570.
diversi.

Stato (Lo)

non ha cuore

(o

vi-

Sfarfalloni

779.

scere).

193.

Siena. 317.

Sigismondo I imperatore, pretende reggere anche la grammatica.


550Silenzio. 369. Similitudini diverse.

Statua del Commendatore. 740. Statura dell' uomo. 40. Sterbini Cesare, notizie biografiche su di lui 717. Sterne Lorenzo, suo epitaffio. 753. Stil {Dolce) nuovo. 544. Stile, sua importanza. 543. Stilo usato dagli antichi Romani
.

Similitudini

irriverenti

723. contenute

nella Bibbia. 487. Simulazione. 526. Sirmione. 306. Sisto V, sua superba risposta nella cerimonia del possesso. 278. Socialismo, sue frasi celebri. 202. Soderini Piero. 506. Sofia (S.) a Costantinopoli, antica
iscrizione.

per scrivere. 582. che si arde innanzi al Pontefice novellamente eletto. 278. Storia (Che cos' la). 558.

Stoppa

Stragi di Perugia.
Stranieri,

29 t.

come

considerati a

Ro-

ma. 384.
Strozzi Filippo, sua morte e suo

357.

Sogni. 90.
Soldati,

non sono carne da can-

Studenti.

testamento. 251. 518.

none. 225.
Soldati napoletani, tacciati di poco coraggio. 588.
Sole. 80. Sole dell'avvenire. 203. Sole (II) non tramontava mai nei regni di Carlo V. 342.
Sollecitudine. 496. Sollievo. 560.

Studio. 513. Suburra. 595. Suicidio. 148.


Sullivan, attore
inglese,

un

suo
di)

motto

di spirito.

Supplizio (Forma usato nel Medio Evo. 93. Svizzeri mercenari. 479.

85. singolare

Somma

Antonio,

notizie biogra-

(La

citt dei tre).

794. Sonetto bilingue. 759. Sonntag Fnrichetta, che cosa penne di lei la Catalani. 541. Sorti disuguali. 62. Repubblica dei) di Russia, ordina il lavoro obbligatorio,

fiche su di lui.

Tacchinardi

(Apocrifo

306. aneddoto

sul tenore). 42. Tacere. 363. Talleyrand, non amava

1<>

zelo nei

suoi subordinati.

575.

359. Proclama il principio della pace senza annessioni n indennit. 698. Spada del Duca Valentino. 341.

Tancredi, opera di Rossini, successo che ebbe. 716. Tarragona (Presa li). 661 Tasso Torquato, pretesa risposta sguaiata che avrebbe lato a Gri

rolamo Bardi. 744.

Indice delle cose notabili

qi;

Tavola. 568. Tecchio Sebastiano, incidente per alcune parole di sapore irredentistico da lui pronunciate.

Trentino, origine del


notzie.

nome

e altre

309. Trentino, sgombrato da Garibaldi.


;

310.
Tedeschi. 329.
Boccalini.

Tricolore

(Bandiera).

379,

380.

Come giudicati dal 239. Come giudicati

389Trieste. 315. Trincea (La), giornale del fronte.

nell'ultima guerra. 676. Ritengono di essere il sale della


terra .
I

625.
Tripoli. 339.

Temperanza. 574.

Tempo. 578.
Tennyson Alfredo, sue ultime parole. 294. Tenorio (Leggenda di Don Giovanni). 746. Teresa {La vispa), poesia per fanciulli.

Trublet (Abate) beffato da Voltaire. 240. Turchia. 3 T urpino. 711.

Ubbidienza. 582. Uberti (Degli) Farinata. 398.

763.

Ugolino (Conte),

so

si

sia nutrito
tigli.

Terra dei morti, nome dispregiativo dato all' Italia. 390. Terremoto di vezzoso), epigram-

dei cadaveri de' suoi

569.

Umbria. 319.
Ungheresi, giurano fedelt a Maria Teresa. 415. (Definizione dell') data da Platone. 238. Urbano Vili, toglie il bronzo che
riveste
le

ma

del Crudeli.

760.

Terrore (Periodo del), origine di questo nome. 293. Thiers (Parole di) sulla question'

romana. 350.
Tirolo,
origine di

travi del portico del

questo nome.

Panteon.

166.

Sua lon^
dell')

306.

Tolomei (Dei) Pia. 411. Tordo (Lodi del). 573.


Torino. 303. Torti Giovanni. 732. Tonquet (Canzonetta nello). 720.

440. Importanza

nel

lin-

Valentno
sul

(Impresa

lei

colont3-

.woVanit. 340, 599.


-7

Tragicommedie. 766. Trappisti. 282.


Trattele. 471. pai Trattati di
ria.
I

Vecchiezza.
uosa.
1

171.

rande
valore

Veglio

lei

monte

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601.
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Vend
Beta.

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81.

drllc idee.

707
310.
-,

gine di que*

tini,

73 inon vogliono
;

alia, origine

di

fusi

con

?o8.

nome.

;i :.

9i8

Indice delle cose notabili

Verdi Giuseppe, sua opinione intorno ai nuovi metodi musicali.


130.

mo. 420. Se abbia veramente detto le parole Ci siamo e ci resteremo, xx, in n. Sua generosit.

Verdi
tisti:

(Il

maestro) e

suoi libret-

48.

Cammarano. 718. Piave.

Vittorio

Emanuele III

alla guerra.

174.

Somma. 794.
fa

605.
Vizi.

Verga Andrea,
Verismo

un sonetto con269.
547.

tro la bicicletta.
in poesia.

595. Voce (La) della Voglie. 1 1

Verit. 91.

Verit. 526. Verit sta nel vino. 572. Vespasiani. 37.

Volpi

(Fratelli), loro

impresa

ti-

pografica.

553.

Voltaire

sottoscrizione

empia che

Vespro
Vestire.

Siciliano.

142.

poneva

in fine a talune sue letdell' antica

587. Vesuvio. 324.

tere. 493. Votazioni nei comizi

Via

di

Damasco. 739.

Roma.
gli

4.
del),

Vidal (Gentilomo). 767. Viggi (Da) Biagio. 791.


(Della) Piero. 154. Villanova (Di) Romeo. 503. Villemessant, suo motto arguto contro suo genero. 541. Vino. 82, 568. Virgilio. 409. Come sia largamente citato. 704. E Batillo. 163. Virt. 588. Visconti Bernab, fa uccidere un frate che l' aveva rimbrottato.

Vuoto (Orrore
antichi.

supposto da-

88.

Vigna

Waterloo
Wesleiani, 510.

(Battaglia di). 403. loro norma di vita.

Yorick. 753.
Zanardelli Giuseppe, teoria attribuitagli

del

reprimere

non

prevenire.

187.
a Talleyrand.

472. Vita breve e travagliata. 271. Vittoria di Francia, figlia di Luigi

Zara. 315. Zelo non gradito

XV

domanda
466.

sciocca attri-

buitale.

Vittorio

Emanuele

II

il

grido

di dolore. 146.

Il

re gala?ttno-

575Zola e 1' affare Dreyfus. 689. Zoologia popolare, composta per scherzo da un professore dell'Universit di Bologna. 789.

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