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GA L E N O S

r i v i sta d i f i lo lo g i a
dei testi medici antichi

4 · 20�0

estr atto

pisa · roma
fabrizio serra editore
mmx
Direttore / Editor
Ivan Garofalo

Redazione / Secretary Board


Isabella Andorlini, Daniela Fausti, Klaus-Dietrich Fischer,
Stefania Fortuna, Ivan Garofalo, Anna Maria Ieraci Bio,
Alessandro Lami, Nicoletta Palmieri, Lorenzo Perilli,
Amneris Roselli

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garofaloi@unisi.it · Tel. +39 050 540769.

*
«Galenos» is a Peer-Reviewed Journal.
MEDICINA ED ALCHIMIA. ‘ESTRATTI GALENICI’
NEL CORPUS DEGLI SCRITTI ALCHEMICI SIRIACI
DI ZOSIMO 1
Matteo Martelli

1. Il manoscritto siriaco Mm. 6.29: gli scritti attribuiti a Zosimo2

I l codice Mm. 6.29,3 conservato alla Cambridge University Library, costituisce


una delle fonti principali che tramandano il ricco corpus di scritti alchemici in
lingua siriaca. Assieme a due testimoni della British Library – l’Egerton 7094 e
l’Oriental 15935 – il manoscritto fu studiato alla fine del XIX secolo da R. Duval e
M. Berthelot, che ne curarono una parziale traduzione francese nel secondo
volume de La chimie au Moyen Âge.6 Nonostante questo pionieristico lavoro, tale
collezione non attrasse la curiosità di molti studiosi nel secolo successivo: se si
esclude qualche prezioso contributo in cui sono state studiate e pubblicate
alcune brevi sezioni del codice, la maggior parte del testo siriaco rimane ancora
inedito.
Il manoscritto, cartaceo, è composto da 151 fogli numerati progressivamente
sul margine inferiore sinistro da 1 a 148: i fogli che rispettivamente seguono i nn.
32, 34 e 36, infatti, portano l’indicazione 32x, 34x e 36x. Datato concordemente al
XV sec., faceva verosimilmente parte della collezione dell’orientalista olandese
Thomas Van Erpe,7 donata alla Biblioteca di Cambridge dalla vedova di George

1
Vorrei esprimere un sentito ringraziamento ai professori Ivan Garofalo, Oliver Overwien e
Peter Pormann per aver rivisto il presente contributo e per i loro preziosi suggerimenti. Ringrazio,
inoltre, la Von Humboldt Universität ed il prof. Philip van der Eijk per il supporto accordatomi.
2
Le seguenti abbreviazioni sono usate nel presente articolo: B.B. = R. Duval, Lexicon Syriacum
auctore Hassano bar Bahlûle, 3 voll., Paris, 1901; CMA II = M. Berthelot, R. Duval, La chimie au Moyen
Âge, vol. 2, L’alchimie syriaque, Paris, 1893 (rist. Osnabrück, 1967); SMF = Galeni De simplicium
medicamentorum (temperamento et) facultate, edito in C. G. Kühn, Claudii Galeni opera omnia, voll. XI-
XII, Leipzig, 1826 (rist. Hildesheim, 1965); ThSyr = R. Payne Smith, Thesaurus Syriacus, 2 voll., Ox-
ford, 1879-1901.
3
Descrizione in CMA II, p. XLVIII e in W. Wright, A Catalogue of the Syriac Manuscripts Pre-
served in the Library of the University of Cambridge, vol. 2, Cambridge, 1901, pp. 1036 sg.
4
Descrizione in W. Wright, Catalogue of Syriac Manuscripts in the British Museum Acquired since
the Year 1838, vol. 3, London, 1872, pp. 1190-1192, e in CMA II, p. XLVI. Si veda anche G. Ferrario, An
Arabic Dictionary of Technical Alchemical Terms: MS Sprenger 1908 of the Staatsbibliothek zu Berlin (fols.
3r-6r), «Ambix» 56, 2009, pp. 36-48: pp. 39 sg.
5
Descrizione in CMA II, pp. XLVI-XLVIII ed in G. Margoliouth, Descriptive List of Syriac and
Karshuni Manuscripts in the British Museum Acquired since 1873, London, 1899, pp. 2 sg. Si veda anche
Ferrario, An Arabic Dictionary, cit., p. 40.
6
Cfr. CMA II, pp. 203-331.
7
E. G. Browne, A Catalogue of the Persian Manuscripts in the Library of the University of Cambridge,
Cambridge, 1896, p. XVII, e Wright, A Catalogue of the University of Cambridge, cit., vol. 1, p. 14,
identificano l’attuale Mm. 6.29 con il codice descritto nel catalogo di Vossius-Scribonius (stampato
in calce all’orazione funebre per la morte di Erpenius nel 1625) come alius sed mutilus in quarto e nel

«Galenos» · 4 · 2010 · Pp. 207-228


208 matteo martelli
Villers, duca di Buckingham.8 Scritto in ser¤o, il codice versa in un cattivo stato di
conservazione: è mutilo dell’inizio e della fine, e numerosi fogli sono stati
danneggiati dall’umidità, che ha causato lacune a volte piuttosto consistenti.
Il testimone tramanda un’antologia di testi alchemici analoga alle collezioni
conservate da numerosi codici bizantini: troviamo, infatti, sezioni attribuite ad
importanti alchimisti greci, quali lo Pseudo-Democrito,9 Zosimo,10 Ostane,
Dioscoro, Ermete o lo stesso Platone. Sotto il nome di Zosimo sono conservati
vari trattati, alcuni dei quali chiaramente dipendenti dall’opera ΠερÚ δυνάμεωc
τῶν ἁπλῶν φαρμάκων di Galeno.11 Sebbene il presente contributo sia focalizzato
proprio su quest’ultime sezioni, ho ritenuto utile premettere una breve
descrizione dell’intera collezione attribuita all’alchimista egiziano, utile per
meglio contestualizzare gli stessi ‘estratti galenici’.
Come abbiamo già accennato, il codice è mutilo dell’inizio: il primo quaderno,
che si presume fosse composto come gli altri di dieci fogli, ne conserva allo stato
attuale solo sette.12 Mancano, dunque, il titolo e l’incipit del primo trattato, di cui
̈ ��‫��� �ܐ��� ���� ܕ‬, «Fine del primo
rimane però l’explicit all’attuale f. 1v2: ���‫ܓ‬
trattato sui colori». Segue, quindi, il secondo testo tramandato, il cui titolo (f. 1v3)
̈ �� ����‫[ ��� ܐܬ�ܬ� ܕ‬...]�� ���‫�ܐ��� ܕܬ‬,
recita: ����� ��‫������ ܕ����� ��� ���� ܕ����ܒ ܐ‬
13 h
«Secondo trattato […], lettera Bêt , che insegna ogni tecnica di scrittura e
patinatura per scrivere in oro». Si tratta di una collezione di ricette, il cui explicit
non è chiaramente indicato. Secondo Berthelot e Duval (CMA II, p. 209), essa si
concluderebbe con la ricetta intitolata (f. 8v21-9r8): ��‫ܐ����� �� ܐܪ‬ ̈ ̈
������,
«Scritture nere sul ferro». A questo punto, senza soluzione di continuità (cfr.
CMA II, p. 210), inizierebbe la sezione attribuibile a Zosimo, composta da 12

cosiddetto ‘Catalogue of Benefactors’ (ora il ms Oo. 7.52) come liber mutilus philosophicus et
astrologicus characteribus Syriacis.
8
Su tale collezione si veda J. C. T. Oates, The Manuscripts of Thomas Erpenius, Melbourne, 1974
(«Bibliographical Society of Australia and New Zealand, Occasional Publication» 1), pp. 1-17. Cfr.
anche J. C. T. Oates, D. J. Mckitterick, Cambridge University Library, a History, vol. 1, From the
Beginnings to the Copyright Act of Queen Anne, Cambridge, 1986, pp. 212-246.
9
Cfr. CMA II, pp. 267-293. Si veda anche M. Martelli, Chymica Graeco-Syriaca. Osservazioni sugli
scritti alchemici pseudo-democritei nella tradizione greca e siriaca, in D. Cevenini, S. D’Onofrio (a cura
di), ‘Uyun al-Akhbâr. Studi sul mondo islamico, vol. 2, Incontri con l’altro e incroci di culture, Bologna,
2008, pp. 219-249.
10
La bibliografia su Zosimo è molto ampia. Per un’introduzione alla sua opera si vedano J.
Letrouit, Chronologie des alchimistes grecs, in D. Kahn, S. Matton (a cura di), Alchimie: art, histoire et
mythes (Actes du premier colloque international de la Société d’Étude de l’Histoire de l’Alchimie, Paris,
Collège de France, 14-16 mars 1991), Paris, 1995 («Textes et Travaux de Chrysopoeia» 1), pp. 11-93: pp.
22-47; M. Mertens, Les alchimistes grecs, vol. IV, 1, Zosime de Panopolis, Mémoires authentiques, Paris,
1995, pp. I-CXII.
11
Il titolo vulgato è ΠερÚ κράcεωc καÚ δυνάμεωc τῶν ἁπλῶν φαρμάκων, De simplicium medica-
mentorum temperamento et facultate, ma quello originale mancava di κράcεωc καί, temperamento et. Si
veda V. Boudon-Millot, Galien, tome I, Paris, 2007, p. 114. L'opera viene citata secondo il testo non
critico di Kühn.
12
Wright, A Catalogue of the University of Cambridge, cit., vol. 2, p. 1036.
13
La parola è di difficile lettura; Duval (CMA II, p. 203, n. 2) scriveva ������ e traduceva: «Livre
second: Retour, lettre beith…».
‘estratti galenici’ nel corpus siriaco di zosimo 209
trattati, il terzo, quarto e quinto dei quali sarebbero stati accorpati in un unico
segmento [cfr. punto 3]:
1. Libro I. Mancano il titolo e qualsiasi elemento che lo distingua dalla parte
precedente. Alla ricetta sulla preparazione di un inchiostro nero, infatti, segue un
nuovo estratto intitolato (f. 9r8): ��‫���� ܕ��ܪ� ��ܪ‬, ̇ «Lavorazione dell’argento egi-
ziano». Tale sezione, focalizzata in primis sulla metallurgia dell’argento, si con-
clude al f. 20v22 coll’explicit: ����� ���‫��� �ܐ‬, «Fine del primo trattato».
2. Libro II. Incipit (f. 21r1): �‫�ܐ��� ܕܬ��� ܕ��� �� ܕ��� ܕ��ܪ‬, «Secondo trattato dello
stesso (autore) sull’argento».14
3. Libri III-V (?). Incipit (f. 30v1) ���‫�� ܕ�� ��ܪ �ܐ��� ܕ��ܪ� ܕܬ‬ ̇ ���‫ܬ�ܒ ��̇�� ܕ�ܐ‬,
«Composizione del trattato che segue il secondo trattato sull’argento». 15 Explicit
(f. 32xv15): �‫ ܕ�� ܐܬ�ܬ‬.�‫���� ܕ��ܪ‬
̇ ��‫��� �ܐ��� ܕ‬, «Fine del trattato sulla lavorazione
dell’argento. Lettera Hê».16
4. Libro VI. Incipit (f. 32xv17): �‫ ܘ ܐܬ�ܬ‬.���‫���� ܕܐ���ܕ‬̇ ��‫��ܪܝ �ܐ��� ܕ‬, «Inizio del
trattato sulla lavorazione del rame: lettera Waw». Explicit (f. 45r8): ���‫��� �ܐ��� ܕܐ‬
̇ ��� ‫ܕ�� ܐ���ܕ‬, «Fine del sesto trattato sul rame e sulla lavorazione del
‫���� ܕܐ���ܕ‬
rame».
5. Libro VII. Incipit (f. 45r9): ‫ܬ�ܒ �ܐ��� ܕ����܆ ܕ����� ܕ�� �����܀ �����܀ ��������ܢ‬,
«Settimo trattato che è chiamato ‘quello sigillato’ e ‘sigillo’ ed ‘Efestione’».
Explicit (f. 49r10): ‫���� �ܐ��� ܕ�� ����� ����� ��������ܢ‬, «Fine del trattato sul
‘sigillato’ e sul sigillo e su Efestione».
6. Libro VIII. Incipit (f. 49r12): ��‫���� ܕ���܆ ܚ ܐܬ�ܬ�܆ ���� ܕ‬ ̇ ��‫ܬ�ܒ �ܐ��� ܕܬ���� ܕ‬
�� ̇� �‫��� ����� �� ��������܆ ��ܬ ܬܐ����� ����� �ܓ‬, «Ottavo trattato sulla
lavorazione dello stagno: lettera ¢êth. Il libro tratta per noi dello stagno; Zosimo
alla regina Teosebia, salute». Explicit (f. 55r19): ���‫���� ܕ‬ ̇ ��� ��� ��‫��� �ܐ��� ܕ‬,
«Fine del libro sullo stagno e sulla lavorazione dello stagno».
7. Libro IX. Incipit (f. 55r21): ��� ̇� ���
̇ ����� �‫�ܐ��� ܕܬ��� ܕ�� ��� ܐܬ�ܬ�܆ ��� ܐܬ�ܬ‬
‫������ ܕ����ܝ‬ ̇ ̇
�����‫����� ܕ‬ ̇
����‫ ��ܝ ܕ‬.�����‫ܐ���� ܕ�� ����� ܕ‬ ̇ ��‫ܕ��� ܕ‬,
�����‫���� ܕ‬
«Nono trattato sulla lettera ¥êth: la lettera ¥êth comprende la completa tratta-
zione del discorso17 sulla lavorazione del mercurio, che è la chiave di ogni cosa,
poiché comprende la lavorazione del mercurio e la sua trattazione». Explicit (f.
64r12): ‫��� ��� ܕ�� ���� ܕ���ܓ܀ ܕ� ��� ���� ��ܥ ܀‬, «Fine del discorso sulla lavora-
zione del mercurio. Colui che non l’ha testato ha una scarsa conoscenza». Segue,
̈ ��‫ܬ�ܒ �� ܐܬ�ܬ� ܕ��� ܕ‬, «Ancora la
infine, un’appendice. Incipit (f. 64r14): ������‫��� ܕ‬
h
parte della lettera ¥êt sull’acqua di zolfo». Explicit (f. 68r18): ��‫��� �ܐ��� ܕ‬
������ ��̈ ����‫��ܕܪ�ܪܓ�ܪ�ܢ ܐ‬, «Fine del trattato sul mercurio, ovvero l’acqua di
zolfo». Il f. 68v, originariamente bianco, riporta ora una formula in arabo.
14
La prima ricetta ha lo stesso titolo di quella che sembra aprire il libro precedente, ovvero ����
��‫ܕ��ܪ� ��ܪ‬, «Lavorazione dell’argento egiziano». Alla fine del libro (f. 30r16) è trascritta una lista di
segni alchemico-astrologici con relativa spiegazione (cfr. CMA II, p. 221, § 35).
15
Segue una lista di sette simboli astrologici (cfr. CMA II, p. 221, § 1).
16
Ritroviamo un’evidente contraddizione tra l’explicit, che associa il libro sull’argento alla
lettera Hê (ovvero la quinta lettera dell’alfabeto siriaco) ed il titolo, che invece afferma che tale
trattato seguirebbe il secondo, e dovrebbe dunque essere indicato con la lettera Gâmal. Secondo
Berthelot e Duval (CMA II, p. 221) tale sezione compendierebbe, dunque, gli originali libri III-V.
17
Nella traduzione ho considerato ��� equivalente al più usuale ����, ‘discorso’, ‘discussione’
(cfr. anche l’explicit del trattato).
210 matteo martelli
r
8. Libro X. Incipit (f. 69 1): ����� ‫ܬ�ܒ ܕܝ ܐܬ�ܬ� ܕ�� ���ܢ܆ ��ܕ ܕ�� ܐܬ�ܬ� ���� ܕ�� ���ܢ‬
.���‫��܆ ܬ���� ܕ���ܢ ܐ���� ܕ‬, «La decima lettera sul piombo; la lettera Yêdh, il libro che
tratta per noi del piombo; preparazione del nostro piombo nero». Explicit (f.
77r21): ‫��� �ܐ��� ܕ�� �ܐ�ܢ‬, «Fine del trattato sul piombo».
9. Libro XI. Incipit (f. 77r22): ����� ��‫�ܓ‬
̇ ����‫�ܐ��� ܕ�� ܐܪ�� ܀ ܟ ܀ �� ܀ �� ܐܬ�ܬ� ܕܐ‬
��‫ܕ�� ܐܪ‬, «Trattato sul ferro; (lettera)18 Kâph; (lettera)19 χ; in verità, la lettera Kâph
che comprende in sé la trattazione sul ferro». Explicit (f. 81v13): ��‫��� ��� ܕ�� ܐܪ‬,
«Fine del discorso sul ferro».
̄
10. Libro XII. Incipit (f. 82r1): ���� ������ �� �����‫ܕܐ��� ܐ‬ ̇ ‫�ܐ��� ܕ�� ������ܢ‬
��
̄
̈����‫ܐ��� ��� ̣��ܒ ����� ܕ‬ ��� �� ������ ���, «Trattato sull’elettro che è (un
metallo) diverso; ogni dono prezioso e ogni ricchezza spirituale proviene da Dio
ed è donata a coloro che la meritano». Explicit (f. 90r22): ‫��� �ܐ��� ܕ�� ������ܢ‬,
«Fine del trattato sull’elettro».
I fogli successivi (ff. 90v1-116v6) trasmettono vari estratti attribuiti al filosofo
Democrito, in parte coincidenti con quelli conservati in greco dalla tradizione
bizantina. Quindi, dopo un breve trattato ascritto ad Esdra (ff. 116v5-120r20), si
apre una sezione tramandata nuovamente sotto il nome di Zosimo, ma in realtà
dipendente per la maggior parte dall’opera di Galeno. Essa si struttura in più
parti accomunate dalla similarità del soggetto trattato:
̈
11.a. Incipit (f. 120v1): ���‫������� ܕܐܪ�� �ܕ���� ܕ‬ �� ����� ��‫ܪ�� ܕ�ܐ��� ܕܬ��� ܕ�����ܐ‬
̈ ̈
��‫��� �ܐ�� ������ ܕ�� ܐܪ‬, «Inizio del nono trattato del saggio Zosimo sulle
differenti varietà di terra e di polvere che ne deriva e sulle pietre ed i medica-
menti tratti dalla terra». La prima sezione del trattato sembra interrompersi al f.
122r12, poiché a questo punto il copista lascia uno spazio vuoto dell’ampiezza di
4/5 linee di testo. Tale sezione, inoltre, non è completa, poiché un foglio che
originariamente doveva trovarsi tra gli attuali ff. 122 e 123 è stato mal po-
sizionato. Allo stato attuale esso costituisce l’ultimo foglio del codice (f. 148):20 il
testo ivi riportato, infatti, tratta di alcune sostanze terrose che completano la lista
tramandata ai ff. 120v1-122r12 sotto il nome di Zosimo. Del resto, in base ad
un’annotazione latina in calce al f. 138v – quae nunc sequuntur dissoluta erant folia,
quorum plerumque arbitror ad initium libri pertinens – si può arguire che gli attuali ff.
139-148 siano stati accorpati in posizione finale solo in una successiva rilegatura
del codice.
11.b. Incipit (f. 122r13): ����� ��‫ܬ�ܒ ����� ܕܐ���� ܕ��ܓ�� ܕ�����ܐ‬, «Spiegazione
delle terre di ogni tipo del saggio Zosimo». Segue una lista di terre di cui sono
descritte le diverse proprietà. Sebbene manchi l’explicit, la sezione sembra inter-
rompersi alla fine f. 125v, poiché la parte successiva si concentra sulle proprietà
delle pietre.
11.c. Tale sezione non è distinta nel codice da un titolo specifico; essa è
costituita da una lista di pietre di cui sono descritte alcune caratteristiche.
L’explicit, invece, recita (f. 127r2): ��‫���� ̈���� ̈ܕ�ܐ�� ���� ܕܐ�� ���� ��� ܕܐ���ܬ� ܕ‬

Lettera Kâph (‫ )ܟ‬scritta in es¤ranghelo.


18
19
Questa seconda annotazione sembrerebbe rappresentare la traslitterazione della lettera greca
5
χ (cfr. L. Costaz, Grammaire syriaque, Beyrouth, 2003 , app. I, p. 217).
20
Cfr. CMA II, p. 330.
‘estratti galenici’ nel corpus siriaco di zosimo 211
̈ ̈
�����‫ ���� ܕ��� ������ �����ܐ�� ���ܒ ܐ��ܢ ��ܐ‬.����� �‫ ܕ���� ������� ܐ��ܬ‬.����‫ܓ‬ ̈
�‫����� �����ܬ‬, «Fine dei nomi delle pietre che possiedono proprietà medicinali di
tutti i generi e di cui si avvalgono i medici saggi. Ne ha trattato Zosimo e le ha
descritte per la regina e sacerdotessa Teosebia».
11.d. Incipit (f. 127r7): ����� �������‫ܬ�ܒ ����� ܕ������ ܐ���� ܕܐ���ܬ� ܕ��� ܕ‬, «Spiega-
zione di ulteriore materia medica che appartiene al saggio Zosimo». Explicit
(129v15): ���� ���‫ܕ‬ ̈ .����
̇ �� .�‫ܕ���ܕ�� ܕܐ���ܬ‬ ̈ ��‫��� ����ܒ ���� ��� �� ����� ܕ‬,
«Fine della scrittura di una parte della spiegazione sui nomi delle indicazioni
mediche. Chiunque le mette in pratica, completerà (l’opera)». Segue, quindi,
l’explicit dell’intero trattato (f. 129v17): ‫��� ����ܒ ���� ܕ�����ܐ�� ����� ܕ��ܬ‬
���‫ �ܒ ܐ‬.����� �‫ �ܕ��� ܐ�ܓ‬.‫ ܕ� ��� ���� ��ܥ‬.����‫ �ܐ��� ������ ܕ��� ܓ‬.�‫ܬܐ����� ����ܬ‬
���‫������ ܕܬ�ܒ ��ܬ‬, «Fine della scrittura del libro del saggio Zosimo rivolto alla
sacerdotessa Teosebia. Trattati utili per ogni corpo. Colui che non li ha testati ha
una scarsa conoscenza, e colui che li ha testati accrescerà la sua saggezza. Dai
l’opportunità al saggio di essere ancora istruito».21

2. Gli estratti galenici


22
Vari studiosi hanno già segnalato che l’opera descritta al punto 11, sebbene
tramandata sotto il nome dell’alchimista Zosimo, dipende in realtà dal trattato
galenico ΠερÚ δυνάμεωc τῶν ἁπλῶν φαρμάκων (d’ora in avanti SMF). Nel pre-
sente contributo è mia intenzione fornire una descrizione delle quattro sezioni
che compongono tale opera, presentando alcuni specimina del testo siriaco, con-
frontato con l’originale del medico greco. 23
2. 1. Sezione prima. La prima sezione (11.a) è costituita da un lessico che elenca
varie sostanze minerali secondo l’ordine alfabetico greco: prima delle voci
inizianti con la medesima lettera, il compilatore ha riportato il carattere greco in
maiuscola e ruotato di 90° in senso orario (ovvero come sdraiato), seguito dal
corrispettivo siriaco, scritto in es¤ranghelo. Si riscontra, inoltre, un’evidente
difformità nella spiegazione dei vari lemmi: mentre alcune voci, infatti, si
riducono a qualche parola, altre sono sviluppate per diverse righe o pagine del
codice. Tale elenco segue perfettamente l’ordine delle sostanze descritte in SMF
IX, all’interno del terzo capitolo dedicato ai farmaci di origine minerale (Κεφ. γ'.
ΠερÚ τῶν μεταλλικῶν φαρμάκων = 12.208-244 K): infatti, se si esclude il para-
grafo introduttivo (ΠερÚ κοινῶν τῶν μετάλλων λόγων τε καÚ cυcτάcεων καÚ
δυνάμεων = 12.208-210 K), che non lascia traccia nell’opera attribuita a Zosimo, i
restanti 38 paragrafi – concernenti l’utilizzo farmacologico di numerose sostanze,

21
La scrittura in questo punto è difficilmente leggibile e, in base alla riproduzione digitale del
codice su cui mi baso, sono riconoscibili solo il gruppo iniziale �� e la ‫ ܠ‬al centro della parola. Sulla
base della traduzione di Berthelot, Duval (CMA II, p. 308), che scrivono «s’instruire» (senza però
riportare la forma siriaca), ho ipotizzato il verbo ���.
22
M. Berthelot, Sur les voyages de Galien et de Zosime dans l’Archipel et en Asie, et sur la matière
médicale dans l’antiquité, «Journal des savants» 241, 1895, pp. 382-387; Mertens, Zosime de Panopolis,
cit., pp. LXXVI sg.
23
Lo studio del manoscritto è stato condotto sulla base di una sua riproduzione digitale gen-
tilmente concessami dalla Cambridge University Library.
212 matteo martelli
dal sale (ἅλc) alla biacca (ψιμύθιον) – trovano un corrispettivo nel testo siriaco,
che tuttavia compendia il dettato galenico, a volte discostandosene visto-
samente:
SMF IX, cap. 3 (= 12.210-244 K) Mm. 6.29, f. 120v
‫ܐ‬:A
β' ΠερÚ ἁλῶν �� l. 4
γ' ΠερÚ ἀρμενιακοῦ
δ' ΠερÚ ἀρρενικοῦ ‫ܐܪ����ܢ ܐ� ܐܪ�����ܢ‬ l. 5
ε' ΠερÚ ἀφρολίτρου ‫ܐ�������ܢ‬ l. 7

24
[…]
cτ' ΠερÚ γύψου ��‫ܓ���ܐ‬ l. 15
ζ' ΠερÚ γύψου κεκαυμένηc
[…]
η' ΠερÚ διφρυγοῦc ��‫ܕ�ܐ���ܓ‬ l. 15

‫ܬ‬:Θ
θ' ΠερÚ θείου ‫ܬܐ��ܢ‬ l. 24

‫ ܝ‬: [.]
ι' ΠερÚ ∞οῦ ���‫ܐ‬ l. 24

‫ܩ‬:Κ
ια' ΠερÚ καδμείαc ����� l. 25

Mm. 6.29. f. 121r

ιβ' ΠερÚ κινναβάρεωc �����‫( �ܐ‬cfr. § ιγ') l. 18


ιγ' ΠερÚ κιccήρεωc ���‫( ��ܐ‬cfr. § ιε') l. 19
ιδ' ΠερÚ κονίαc κτλ. ����‫( ���ܐ‬cfr. § ιβ') l. 19
ιε' ΠερÚ κυανοῦ ���� (cfr. § ιδ') l. 20

‫ܠ‬:Λ
ιcτ' ΠερÚ λεπίδοc κτλ. ���� l. 20
ιζ' ΠερÚ λιθαργύρου ��‫���ܐܪܓ�ܪ‬ l. 23
ιη' ΠερÚ νίτρου
‫ܡ‬:Μ
ιθ' ΠερÚ μελαντηρίαc ������‫�ܐ‬ l. 24
κ' ΠερÚ μέλανοc γραφικοῦ
κα' ΠερÚ μίcυοc ���� l. 25

L’articolo sul μίcυ nel codice siriaco si estende per tutto il f. 121v e si conclude
non all’inizio del f. 122r, ma al f. 148r21 (cfr. supra):

24
Manca l’indicazione della lettera.
‘estratti galenici’ nel corpus siriaco di zosimo 213

SMF IX, cap. 3 (= 12.210-244 K) Mm. 6.29, f. 148r


κβ' ΠερÚ μολυβδαίνηc (sic! lege �������) ������� l. 21
κγ' ΠερÚ μολύβδου ������� l. 22

‫ܐ‬:Ο
κδ' ΠερÚ ¿cτράκου <‫ܐ�����>ܢ‬ l. 22

‫ܦ‬:Π
κε' ΠερÚ πομφόλυγοc κτλ. ���������� l. 23

Mm. 6.29. f. 148v


‫ܣ‬:C
κcτ' ΠερÚ cανδαράκηc ���‫���ܪ‬ l. 15
κζ' ΠερÚ cάνδικοc ����‫����ܕ‬ l. 15
κη' ΠερÚ cκωρίαc ��‫���ܪ‬ l. 16
κθ' ΠερÚ cτίμμεωc
λ' ΠερÚ cτυπτηρίαc κτλ. ������� l. 18

Infine la lista si conclude al f. 122r:


SMF IX, cap. 3 (= 12.210-244 K) Mm. 6.29, f. 122r
‫ܛ‬:Τ
λα' ΠερÚ τιτάνου ����� l. 1

‫ܗ‬:Υ
25
λβ' ΠερÚ Õδραργύρου (��‫��ܕܪܐܓ)�ܪ‬ l. 1

‫ܦ‬:Φ
λγ' ΠερÚ φύκουc ��‫���ܐ‬ l. 2

‫ ܟܝ‬: Χ
λδ' ΠερÚ χαλκάνθου ������� l. 3
λε' ΠερÚ χαλκίτεωc ������� l. 4
λcτ' ΠερÚ χαλκοῦ κεκαυμένου ������ ����� l. 6
λζ' ΠερÚ χαλκοῦ ἄνθουc ������� l. 7
λη' ΠερÚ χρυcοκόλληc �������� l. 7

[.] : Ψ
λθ' ΠερÚ ψιμμυθίου �������� l. 8
μ' ΠερÚ ψωρικοῦ
����‫�����ܐ‬ l. 11

Sebbene i singoli lemmi mostrino la medesima successione attestata dal testo


galenico, gli interpretamenta spesso si discostano da quest’ultimo, che almeno

25 ̄
Il nome è compendiato nel codice, dove leggiamo ‫��ܕܪܐܓ‬.
214 matteo martelli

per alcune voci non sembra poter essere considerato come l’unica fonte.26 Sarà
sufficiente limitare l’analisi ai primi ingredienti della sezione per evidenziare
alcune differenze:27
SMF IX, cap. 3 (= 12.210.10-214.17 K) Mm. 6.29, f. 120v
[β'. ΠερÚ ἁλῶν] Ἅλεc. Ε∞cÚ μÓν καÚ ο”τοι ἐκ ‫ܐ‬:Α 3
τῆc θαλάccηc γενόμενοι κατÏ τÏc καλου- ̇
‫ܐ���� ���� ܐܪ�����ܢ ܕܕ��� ���ܪܕ‬ �� 4
μέναc ἅλαc κτλ. [γ'. ΠερÚ ἀρμενιακοῦ] Ἀρ-
μενιακÙν δύναμιν ἔχει ῥυπτικὴν κτλ.
28
[δ'. ΠερÚ ἀρρενικοῦ] Ἀρρενικὴ ¢ ἀρρενικόν, [...]‫ �����ܢ ܓ‬.‫ ܐܪ����ܢ ܐ� ܐܪ�����ܢ‬5
ἑκατέρωc γÏρ ¿νομάζεται, καυcτικῆc ἐcτι �������‫�ܝ ܕ‬ ̇
̇ .�‫ܐ���� ܕ�� ��ܪܬ‬ .����� 6
δυνάμεωc, ἄκαυτόν τε καÚ κεκαυμένον ̇
.����‫ ܕܐܬ�� �� ܐܪ‬.���� ‫�� �ܓ�ܥ‬ 7
[Ö]. Χρῶνται δ' αÃτῷ καÚ ε∞c τÏc ψιλώcειc
τῶν τριχῶν ›c ἀποκαίοντι κτλ.

[ho omesso le pp. 212.9-213.8] [ho omesso le ll. 8-14]


 
[cτ'. ΠερÚ γύψου] Γύψοc καÚ αÃτὴ πρÙc τῇ ̇
�����‫ܐ���� ܓ‬ ��‫ ܓ���ܐ‬15
κοινῇ πάντων τῶν γεωδῶν cωμάτων καÚ
λιθωδῶν δυνάμει κτλ. [ζ'. ΠερÚ γύψου
κεκαυμένηc] Καυθεῖcα δÓ γύψοc κτλ.
[η'. ΠερÚ διφρυγοῦc] ΔιφρυγÓc μικτῆc ἐcτι ����
ܼ ��‫ܕ�ܐ���ܓ‬ 15
ποιότητοc καÚ δυνάμεωc [...]. Ἐκόμιcα δÓ �‫ �� ܬ‬.��‫ܕ�� ܐ� �� ��� ��� ��ܓܐ� ܕ‬ 16
καÚ τούτου τοῦ φαρμάκου πολύ τι πλῆθοc ̄
���� ���‫ܕܐ‬ ���‫ ܐ‬.�‫ܕ������� ܓ�ܪܬ‬ 17
ἐκ τῶν ἐν Κύπρῳ Cόλων, ἔνθα τÙ μέταλλόν
̈
�‫ ܕܪ��� ܐ�� ܬ���� ܐ����ܬ‬.��� ���‫ܕ‬ ̇ 18
ἐcτιν, ›c ἀπÙ cταδίων τῆc πόλεωc τριά- ����‫�� ܕ‬ ̇ �‫ ��� ��� ܓ� �ܐܬܪ‬.������ �� 19
κοντα. ûρριπτο γÏρ ἐν τῷ μεταξˆ τόπῳ �������� .����‫��� ��ܬ� ܕ‬ ̇ ��‫�� ܕܐ‬̇ ���� 20
29
τοῦ τε προκειμένου κατÏ τÙ μέταλλον [...]�‫�� ܕ�ܐ‬ ̇ �������‫ �ܐ‬.�� ‫��ܬ‬ ݂ �����‫�ܝ ܕ‬ ̇ 21
30
οἴκου καÚ τῆc Õποκειμένηc αÃτῷ κώμηc. Ὁ [...]��‫ܕ‬̇ .�� ��� ��‫ܐ‬ ̇ �� ̇ ����‫�ܝ ܕ‬
̇ ��� 22
δÓ προεcτὼc ἐπίτροποc τοῦ μετάλλου τÙ ̄
.���‫ܐ‬ ̈ ‫ܕ��ܟ ܕ� ����܆ �� �ܓ�� ܕ‬
���‫ܐܬ‬ 23
μετÏ τὴν καδμείαν εÕριcκόμενον ἄχρηcτον
ἔλεγεν Õπάρχειν αÃτÙ κτλ.

Traduzione del testo siriaco: «Als è il sale armenîqûn che è simile al lapislazzuli.
Arnîqûn o arsenîqûn: è chiamato con entrambi […]; è la pasta di arsenico, quella
di cui si avvalgono per depilarsi. Proviene dall’Armenia.
Gûbsûs: è la calce.

26
La posizione dell’ultima voce siriaca (����‫ )�����ܐ‬solleva qualche perplessità; essa, infatti, non
corrisponde al greco ψωρικόν (traslitterato con ‫ ;���ܪ���ܢ‬cfr. B.B. II 1585, 13), ma richiama
l’¿ποπάναξ, ingrediente che ricompare nella quarta ed ultima sezione dell’opera siriaca (cfr. infra).
27
Ho presentato il testo siriaco rispettando la suddivisione in righe (che sono numerate nella
colonna di destra) che compare nelle pagine del manoscritto. Dei §§ β'-γ' (12.210.10-212.4 K) e ϲτ'-ζ'
(12.213.9-214.7 K) del testo greco si sono riportate solo le prime righe, poiché il dettato siriaco
procede in modo del tutto diverso da quello galenico.
28
L’ultima parte della riga è difficilmente leggibile a causa dell’umidità.
29
L’ultima parte della riga è cancellata dall’umidità.
30
Cfr. n. precedente.
‘estratti galenici’ nel corpus siriaco di zosimo 215
h
Dîp rûgûs: ho preso anche una gran quantità di questa droga da una collina
presso l’isola di Cipro. Lì si trova una miniera da cui essa deriva e che è lontana
circa trenta stadi dalla città. (La droga) giaceva infatti nello spazio tra quell’e-
dificio che si trovava vicino alla miniera e la città che era nei pressi di quella.
L’intendente che era preposto (?) a quella miniera ci diceva che [...] era ciò che
rimaneva non utilizzato dalle combustioni dei forni». 
 
Il confronto tra il testo galenico e quello siriaco, anche se limitato al solo incipit,
permette di evidenziare alcune caratteristiche tipiche dell’intera prima sezione.
Innanzitutto la prima voce siriaca si discosta notevolmente dal corrispondente
paragrafo galenico: della lunga trattazione dedicata dal medico greco agli ἅλεc,
infatti, non rimane traccia nel brevissimo testo del codice di Cambridge (f. 120v4),
che, invece, attesta un’interessante associazione tra l’�� (corrispondente al
greco ἅλc) e ‫���� ܐܪ�����ܢ‬. Il valore di quest’ultima espressione non è del tutto
chiara: Duval (CMA II, p. 297) traduceva con «sel ammoniac», seguendo le
indicazioni del lessico di bar Bahlûl (B.B. I 1090, 5, s.v. ‫ ;ܡܠܚܐ ܐܪܡܘܢܝܩܘܢ‬cfr.
anche ThSyr I 392, s.v. ‫ ;)ܐܪ���ܐ��ܢ‬tuttavia, il richiamo finale al lapislazzuli (‫)���ܪܕ‬
potrebbe spingere ad interpretare ‫ ܐܪ�����ܢ‬come una traslitterazione del greco
ἀρμενιακόν, sostanza in genere identificata con un carbonato di rame (detta
anche τÙ ἀρμένιον o λίθοc Ἀρμενικόc), trattata nel secondo paragrafo del testo
galenico. Una certa confusione tra i due significati, del resto, è attestata dallo
stesso bar Bahlûl, che alla voce ‫( ܐܪܡܢܝܐܩܘܢ‬B.B. I 296, 28) specifica due valori
del termine: quello di carbonato di rame/azzurrite (riportato in arabo,31 ‫ )ازورد‬e
quello di «sale ammoniacale» (‫)ܐܡܘܢܝܩܘܢ ܡܠܚܐ‬. Sebbene questa seconda ipotesi
possa legare in modo più stretto il testo galenico alla voce siriaca, la relazione tra
i due rimane comunque difficile da stabilire con certezza.
Più chiara, invece, essa appare nelle voci relative all’ἀρρενικόν e al δίφρυγεc.
La prima, infatti, sembra un compendio del corrispettivo paragrafo galenico, del
quale sono state omesse alcune indicazioni sul trattamento del minerale nella
preparazione dei farmaci. Si deve notare, tuttavia, che il testo siriaco aggiunge
una nota geografica assente nell’antecedente greco – ����‫ܕܐܬ�� �� ܐܪ‬, «esso deriva
dall’Armenia» – e che sembrerebbe essere maggiormente pertinente alla voce
precedente.32 Il passo sul δίφρυγεc, infine, è una fedele traduzione della prima
parte del corrispettivo paragrafo di SMF, nel quale Galeno stesso in prima
persona racconta come si procurò l’ingrediente in una miniera di Cipro. Simili
notizie sono state incluse in più punti della sezione siriaca: la voce sul μίcυ
33
(����), ad es., ricalca il racconto di Galeno (12.226.11-229.8 K) sulla sua esplo-
razione delle medesime miniere dell’isola e sulle caratteristiche dei minerali di
rame lì estratti.

31
Cfr. M. Ullmann, Wörterbuch zu den griechisch-arabischen Übersetzungen des 9. Jahrhunderts,
Wiesbaden, 2002, p. 133, s.v. «τÙ ἀρμενιακόν, Kupferkarbonat, Azurit (→ auch ἀρμένιον)».
32
Sulla provenienza armena dell’ἀρμενιακόν, cfr., ad es., Aet. II 47. Le fonti antiche, invece,
non menzionano, almeno a mia conoscenza, una provenienza armena dell’orpimento (Diosc. V
104, ricorda che l’ἀρcενικόν si trovava in Misia, in Cappadocia e nella regione del Ponto).
33
Traduzione francese in CMA II, pp. 298-299 + 330.19-331.3.
216 matteo martelli

2. 2. Sezione seconda. Dedicata alla descrizione delle terre, la seconda sezione


(11.b) consiste in un compendio del primo capitolo di SMF IX, riguardante,
appunto, differenti tipi di γαῖ. Il Κεφάλαιον α' (12.165-192 K) del libro galenico,
intitolato ΠερÚ τῶν γῶν, è suddiviso nell’edizione kühniana in quattro paragrafi:
α'. ΠερÚ τῶν τῆc γῆc διαφορῶν (12.165-168 K)
β'. ΠερÚ τῶν διαφορῶν τῆc cυνήθωc ¿νομαζομένηc γῆc (12.168-178 K)
γ'. ΠερÚ πλύcεωc γῆc (12.178 K)
δ'. ΠερÚ Cαμίαc γῆc (12.178-192 K)
Del primo di questi il testo siriaco non reca traccia, se non forse nel titolo, ‫ܬ�ܒ‬
����� ��‫����� ܕܐ���� ܕ��ܓ�� ܕ�����ܐ‬, «Spiegazione delle terre di ogni tipo del
saggio Zosimo»: infatti, se si esclude l’indicazione finale che attribuisce il passo a
Zosimo, il dettato richiama il greco ΠερÚ τῶν τῆc γῆc διαφορῶν. Il secondo
paragrafo galenico (ΠερÚ τῶν διαφορῶν τῆc cυνήθωc ¿νομαζομένηc γῆc), invece,
è alla base della prima parte del testo siriaco: solo le informazioni più specifica-
mente mediche sono state omesse. Riportiamo di seguito l’incipit della tradu-
zione siriaca confrontata con quello del segmento greco corrispondente:
Gal. 12.168.8-169.10 K Mm. 6.29, f. 122
Γῆν ἔφην ¿νομάζεcθαι cύνηθεc ἅπα- ‫[ ܐܪ�� ���� ܕ������ ����� �� ����܆‬122r] 14
cιν Ἕλληcιν, •τιc ἄν ε∞c τÙ ÕγρÙν ἐμ- ����� ̇ ��‫���� �� ���� ���ܪ‬ ̈ ��‫�ܝ ܕ �� ܬ‬̇ 15
βληθεῖcα παραχρῆμα διαλύεταί τε ����� ‫�ܝ ܕ‬ ̇ ‫ܐ����܆‬ ̇ ̇ ���� �‫ �ܕ‬.����
��� 16
καÚ πηλÙc γίνεται. Ταύτηc ο“ν ἡ μέν ��� ������ ̈ �‫�� ܐ‬ ̈ ��
̇ ��‫ ܐ‬.������ ̇ 17
τίc ἐcτιν ἣν γεωργοῦcιν οἱ ἄνθρωποι, ‫��ܝ‬
̇ .�‫������ܬ‬ ̇ ‫ܕ����ܢ ܐ�����ܢ‬ 18
διαφορÏc ἔχουcά τιναc μÓν κατÏ τÙν �‫ �� ������ �ܐ‬34 (?) ����‫ܕܐ‬ ̇ .������ ����� ‫ܕ‬ 19
35
ἴδιον λόγον ἐν τῷ λιπαρά τε ε∂ναι καÚ ̇
�‫[ܕܬ‬...] ����‫ܐ‬ ̇
���� .(?) ���‫[ ܐ����� �ܓ‬122v] 1
γλίcχροc, •τιc πάντωc ἐcτÚ καÚ μέ- <��>
λαινα τὴν χρόαν. Ἡ δÓ ψαθυρωτέρα ̇
����‫ܕܐ‬ .36 (?) ������ �� ̇ ����‫�ܝ ܕ‬ ̇ .����� 2
τε καÚ ἀλιπήc, ἣν καλοῦcιν ἄργιλον, ‫����� ���� ̇���ܢ ܕܐ�����ܢ‬ ̇ ̈ .����‫ܐ� ��ܪ‬
�� 3
ο“cα καÚ •δε λευκοτέρα πωc. Ἐν- ̈
������ ��‫ ̇��� ܕ‬.‫ܕ����� ���� ܐ�����ܢ‬ 4
37
ανιώταται μÓν α”ται διαφοραί· αἱ δí [...] ������ ‫��ܝ‬ ̇ �‫ܐ���� ܕ����� ܕ���� ܐ‬ 5

34
La lettura di ����‫ܕܐ‬
̇ .������ è incerta, poiché l’ultima linea del f. 122r è molto rovinata
dall’umidità. La traduzione di Duval – che scriveva (CMA II, p. 300): «Lorsqu’elle est grasse, (elle
convient) pour luter, mieux que tout autre produit» – si discosta dalla ricostruzione qui proposta:
in base a tale resa, infatti, si può dedurre che lo studioso francese, invece di ����� (‘colloso’,
‘appiccicaticcio’, ‘untuoso’, dalla radice ���) coordinato con il precedente �����, leggesse una forma
verbale attiva (forse il Pa‘el del verbo ��� o, altrimenti, una qualche forma da ���). Sebbene il
cattivo stato di conservazione del codice non permetta una lettura sicura, il confronto con il testo
greco – che ha gli aggettivi λιπαρόc e γλίcχροc sul medesimo piano – sembrerebbe confermare la
presenza di due termini coordinati, ����� che renderebbe λιπαρόc e ����� che renderebbe γλίcχροc.
35
La lettura di ���‫ �ܓ‬è incerta: la prima linea del f. 122v infatti è molto rovinata dall’umidità.
Duval traduceva (CMA II, p. 300): «Elle est noire à l’intérieur (? mot effacé)», esplicitando la sua
perplessità sull’ultima parola (probabilmente leggeva una forma quale �‫)�ܓ‬. Il confronto con il
testo greco, tuttavia, permette di ipotizzare una costruzione basata sul termine ���‫ܓ‬, altre volte
utilizzato per rendere il greco χρόα.
36
Anche la lettura di ������ non è del tutto sicura: cfr. la proposta di Duval in CMA II, p. 300.
37
In base al confronto con il testo greco, si potrebbe congetturare ����, già utilizzato nel Nuovo
Testamento per rendere μᾶλλον (cfr., ad es., O. Klein, Syrisch-griechisches Wörterbuch zu den vier
‘estratti galenici’ nel corpus siriaco di zosimo 217
38
ἄλλαι μεταξˆ τούτων, ἤτοι τῇ ἑτέρᾳ [...]����� �‫ ����ܢ ܕ�� ܐ‬.‫��ܝ‬ ̇ �‫ܐ‬ 6
πληcιάζουcαι μᾶλλον ¢ τῇ ἑτέρᾳ, [...] ������ �� ‫������� ܕܐ�����ܢ‬ 7
τινÓc δÓ κᾀν τῷ μέcῳ δοκεῖν ἀκριβῶc 39
̇
[...] ��‫����� ܕ‬ ��̈ .��‫ܓ‬
̈ ‫���� �� ܬ����ܢ‬ 8
ε∂ναι, τὴν ἴcην ἀμφοῖν ἀφεcτηκυῖαι ̈
<���>�‫ܐ���� ܕܐܪ��܆ ܕ���� �� �����ܬ� ܕܓ‬ 9
διάcταcιν. Αἱ δí ἐξ ἐπιμιξίαc ἑτερο- 40
(?) ����� ̈ ��‫�ܐ‬̈ ‫ ̇���ܢ‬.‫ܓ��� ܐ�����ܢ‬ ̈ ����‫ܐ‬ 10
γενῶν cωμάτων διαφοραÚ τῆc γῆc ������
ε∞cι, καθÙ λιθώδειc τε καÚ ψαμμώδειc [...] ����‫�� ����ܢ ܕ���� ����� ̇�� ܕ‬ ̇ 11
Õπάρχουcιν, καÚ χωρίζουcί γε τῶν ‫�ܓ�ܐ� ���� ܕ�����ܢ‬ ̈ ̈
���� ‫�� ܕ�������ܝ‬ 12
τοιούτων τὴν μεμιγμένην οÃcίαν, ἀνα- ̄
���‫ܕܐ‬ �� ��̇ .���‫ �� ܓ� ܬ‬.���‫���� ܕ�� ܪ‬ 13
δεύcαντεc καÚ ἀναφυράcαντεc —δατι ��‫�� ܕ‬ ̇ .���� �� ��� ����� ���‫�� ���� �ܐ‬ 14
πολλῷ, μέχρι τοῦ πᾶν ÕγρÙν ἐργά- ��‫ ܕܐ‬.�‫ܐ��� ܐܪ�� ����ܬ‬ ̄ ��� ��� ���‫�� ܕ‬ 15
cαcθαι. Καθιcταμένου γÏρ τούτου τÙ ������ �� ��‫�ܝ ܕܐܬ‬ ̇ ��‫��� �ܐܪ‬ ̇ ��� �‫���� ܓ‬ 16
μÓν τῆc λιθώδουc τε καÚ ψαμμώδουc ������ ������ ���� �‫ܕ�� ��ܕ� ܐ���� ܐ‬ ̇ 17
ἐμφερόμενον Õφιζάνει πᾶν, ἐποχεῖ- ̇ ���� ������ ���� ‫ �ܐ���� ܬ�ܒ‬.��
.�� ̇ 18
ται δÓ ἡ ἀκριβὴc γῆ. Τοιοῦτον γάρ τι
καÚ κατÏ τὴν Λημνίαν γίνεται γῆν, ἣν 
μίλτον ¿νομάζουcιν ἔνιοι Λημνίαν καί
τινεc ἄλλοι cφραγῖδα Λημνίαν κτλ.

Traduzione del testo siriaco: «La terra è così chiamata generalmente da tutti:
essa, non appena viene gettata in acqua, subito si scioglie e diventa fango.
Questa, dunque, in parte è quella che lavorano gli uomini; essa ha, inoltre,
diverse varietà a seconda delle sue proprietà, in quanto è grassa ed untuosa, ed è
certamente anche di colore nero. In parte essa è […] <e non> è grassa; essa è
chiamata kslîtâ41 ed è in più bianca. Dunque, vi sono queste sue varietà che sono
opposte; vi sono altre varietà che sono intermedie tra quelle o che sono vicine

canonischen Evangelien, Giessen, 1916, p. 58) e di cui nel codice sembra intravedersi qualche traccia
della lettera ‫ܬ‬. In tal caso si tratterebbe di una traduzione molto letterale, in cui il secondo termine
di paragone sarebbe introdotto dalla particella �‫( ܐ‬calco del greco ἤ), invece che dal più comune ��.
38
L’ultima parte della riga è difficilmente leggibile a causa dell’umidità; lo stesso sintagma
����� non è sicuro (forse si dovrà leggere ������); nello spazio della lacuna si trovava ve-
rosimilmente il termine corrispondente al greco ἀκριβῶc, forse qualche derivato di ��, quale
l’aggettivo ����, ‘accurato, esatto’, o l’avverbio ��‫����ܐ‬, ‘esattamente’, ‘perfettamente’ (ThSyr I
1407), di cui sembra ancora decifrabile il gruppo finale ��.
39
Si può tentare di sanare la lacuna congetturando ‫ܐ�����ܢ‬.
40
Il testo in questo punto non è del tutto chiaro, poiché i termini ����� ̈ ��‫ – ̈�ܐ‬che dovrebbero
rendere i corrispettivi greci λιθώδειc e ψαμμώδειc – non sembrano del tutto adeguati al contesto. Il
primo, infatti, è il plurale del femminile �‫�ܐ‬, ‘pietra’, e male si accorda con l’iniziale pronome
maschile ‫ ̇���ܢ‬: ci saremmo aspettati, piuttosto, un aggettivo quale ���‫�ܐ‬, ‘pietroso’, ‘fatto di pietra’
(cfr. ThSyr I 1667), che infatti compare nel testo qualche linea più avanti (l. 14). Non si può
escludere, dunque, un errore nel dettato del manoscritto. Il secondo termine (����), invece, non è
attestato dai lessici: esso deriverà da ��, ‘polvere’, di cui, però, l’aggettivo corrispondente è in
genere �����, ‘polveroso’ (cfr. ThSyr I 1272). Non si può escludere, tuttavia, che ����, testimoniato
nel nostro codice anche alla l. 14, equivalga a �����: si tratterebbe di due forme analoghe, quali
��‫��ܐ���\��ܐ‬, entrambe registrate dai lessici (cfr. ThSyr I 1667).
41
Duval (CMA II, p. 300) traduce «terre glaise»; cfr. anche R. Duval, Notes de lexicographie
syriaque et arabe, «Journal Asiatique» 2, 1893, pp. 290-361: p. 318. Il termine dovrebbe corrispondere al
greco ἄργιλον.
218 matteo martelli
42
<più> all’una che all’altra. Altre invece si pensa anche che siano <perfet-
tamente>43 al centro, poiché sono distanti [...] uguale da entrambi i lati. <Vi
sono>44 poi altre varietà di terra: esse provengono dalla commistione di corpi di
diversi generi. Quelli pietrosi e sabbiosi: si separa da tali (corpi) la loro natura che
è composta […], qualora li si getti in molta acqua finché non si faccia in modo
che tutto il fango sia spurgato. Se questo succede, infatti, ciò che è di natura
pietrosa e sabbiosa si deposita sul fondo, mentre ciò che di esso sta in superficie è
la vera terra. Un qualcosa di simile avviene anche per quella terra che proviene
da Lemno, che alcuni chiamano anche minio di Lemno e altri chiamano ancora
sigillo di Lemno».
Quindi, il testo siriaco (ff. 122v18-124v16) procede parallelamente alla porzione
centrale del secondo paragrafo galenico (da 12.170.9 K ἔχει μÓν ο“ν τὴν χρόαν
τὴν αÃτὴν τῇ μίλτῳ = f. 122v18-19 ������ ��‫ܕܕ‬ ܼ ���� ���� ���‫ ܓ‬a 12.174.6 K
̇ ��‫�ܝ �ܕ� ܐܪ‬
διcμυρίαc λαβὼν cφραγῖδαc = f. 124v15-16 ����� ��� ���� ̈ ‫)���ܓ�ܢ ܬ�ܬ�� ���ܢ‬,
����‫ܕ‬
ܼ
riportando la traduzione del passo in cui il medico greco descrive i suoi due
viaggi nell’isola di Lemno. Non troviamo traccia, invece, di 12.169.10-170.9 K e
della parte finale del paragrafo (12.174.7-178.2 K), maggiormente incentrata sulla
descrizione delle proprietà mediche dell’ingrediente. Manca, inoltre, nel codice
di Cambridge, qualsiasi riferimento al terzo paragrafo ΠερÚ πλύcεωc γῆc (=
12.178. 3-14 K). Il proseguimento della sezione, infine, sembra composto dalla
traduzione di varie parti, spesso compendiate, del quarto ed ultimo paragrafo di
Galeno [ΠερÚ Cαμίαc γῆc (= 12.178.15-192.3 K)], che tuttavia appare come
smembrato in varie voci dedicate a differenti ingredienti:
1. I ff. 124v16-125r5 (incipit ���‫ )ܐܪ�� ܕ�� �ܐ‬riportano succinte notizie su alcune
varietà di terra trovate a Samo, che sembrano derivare dalla prima parte del
quarto paragrafo galenico, anche se fortemente compendiata (cfr. in particolare
le prime righe e la sezione corrispondente a 12.180.15-181.1 K).
2. Il f. 125r5-10 (incipit ������� ������‫)�ܝ ܕ�� ܕ‬
̇ descrive brevemente la terra di
Cimolo e sembra dipendere dalla parte successiva del paragrafo di Galeno,
ancora una volta compendiata (cfr., in particolare, 12.182.5 e 184.11-14 K).
3. Il f. 125r10-16 (incipit ��������‫�ܝ ܕ������ ܐ‬ ̇ ��‫ )�ܪ�� ܕ‬tratta della terra detta
ἀμπελῖτιc in modo simile a Gal. 12.186.13-19 K.
4. Segue, quindi, una sezione dedicata alla terra armena (ff. 125r17-125v14), anch’
essa in parte dipendente dal testo del medico greco; si riporta di seguito parte del
passo siriaco confrontato con l’originale galenico:
Gal. 12.189.7-191.1 K Mm 6.29, f. 125
[189,7-9] καÚ ἄλλη τιc ἐξ Ἀρμενίαc τῆc ����‫[ ܐܪ�� ܬ�ܒ ܐ��ܬ� ��� ܕܐܬ�� �� ܐܪ‬125r] 17
¡μόρου Καππαδοκίαc γῆ ξηραντικωτέρα, �� �����‫�ܝ ܕ����� ��ܐ�ܐܕ���� ܕ‬̇ 18
τὴν χρόαν ‹χρά· λίθον δí αÃτὴν ‹νόμαζεν, ̇
��‫ �ܐ�� ܕ�� ��� ܐܪ‬.���‫�ܓ‬ ������ 19
οà γῆν, ¡ δούc, καÚ ἔcτιν εÃλειοτάτη, καθά- ̇
����� .�� ����‫ܕ‬ ̇ ��
�� ̇ ��� ��� 20
περ καÚ ἡ τίτανοc κτλ. ̇
....����‫����� ����ܬ� ܕ‬ �� ��‫ܕ‬ 21

42
Cfr. supra, n. 37.
43
Cfr. supra, n. 38.
44
Cfr. supra, n. 39.
‘estratti galenici’ nel corpus siriaco di zosimo 219
r v
[ho omesso le ll. 10-15]   [ho omesso le ll. 125 22-125 5]
[189,15-190,1] καÚ διÏ τοῦτο φανταcίαν 45
[...]‫ �����ܕ� ܥ‬....... [125v] 6
46
ἀποφαίνει τοῖc ἀμελέcτερον ¡ρῶcι λίθοc [...]�� �� ̇ �����‫ ����� ܕ‬.�‫������ܬ‬ 7
ε∂ναι. Διαφέρει δí οÃδÓν ›c πρÙc τÏ παρόν- ̇
[...] ��� ���� ��‫ � ܕ‬.����‫ܐ‬ ��‫ܕ�ܐ‬ 8
τα λίθον ¢ γῆν αÃτὴν ¿νομάζειν κτλ. <�‫������ܬ� �ܕ�܇ ܕܐ�� �ܐ�� ܐ� ܐܪ�� >ܐ‬ 9
47
(?) ����� ��‫ ����� ܕ‬.���� ̇ ����� 10
48
(?) ������‫ ����� ܕ�� ܕ‬.���‫��܆ �ܐܕ‬ ̈
̇ �‫ܕ��� ܐܬܪ‬ 11
49
(?) ������‫ܕ��� ��� ܕ‬ ̇ ��̇ ��‫ ��ܪ� ܕ‬.����‫�ܪ‬ 12
ٓ
���‫ܕܐ‬ ‫�ܝ‬
̇ ��‫ ����� ܕ‬.���‫ܐ��� ܕ����� �ܐܓܐ‬ ٓ 13
.������ ��‫�� ��� ��ܪ�܆ ܐܓ�ܐ‬ ̇ �� ̇ 14

Traduzione del testo siriaco: «Ecco dunque un’altra terra, che proviene
dall’Armenia, che è vicina alla Cappadocia: essa ha forti proprietà siccative ed è
di colore giallo. Colui che ce l’ha data la chiamava pietra, non terra. Infatti è
molto facile da disciogliere allo stesso modo della calce [...] E per questa ragione
in coloro che la osservano <superficialmente> […]50 il dubbio che sia una pietra.
Non […] alcuna distinzione […] questo scritto: la si chiama o pietra o terra <o>
blocco di argilla.51 Nella lingua di coloro che abitano qui ha il nome di zârînâ,
nella lingua siriaca, invece, di zarnîkâ.52 Il monte da cui deriva è della città
chiamata Bâgâwnâ. La regione in cui si trova questo monte è chiamata Agrâqâ».

45
Il f. 125v è rovinato dall’umidità nella sua parte sinistra; di conseguenza la lettura delle ultime
parole delle righe edite è spesso incerta o, a volte, definitivamente compromessa.
46
La lettura dell’ultima parte di questa riga è difficile; la frase siriaca [...]�� �� ̇ �����‫����� ܕ‬
traduce il greco τοῖc ἀμελέcτερον ¡ρῶcι: dunque, sulla base di tale confronto, si può ipotizzare che
le ultime lettere �� siano da mettere in relazione con la radice ���, ‘disdegnare’, ‘trascurare’ (ThSyr
I 546), da cui il traduttore potrebbe aver tratto la forma tesa a rendere il greco ἀμελέcτερον. Si
potrebbe pensare, ad es., all’avverbio ��‫���ܐ‬, ‘trascuratamente’ (ThSyr I 546).
47
Anche in questo caso il dettato non è sicuro, poiché solo le prime due lettere dell’ultima
parola sono chiare: tuttavia, il confronto con la riga successiva, che riporta �����, suggerisce la
lettura proposta (cfr. anche la versione greca di Oribasio e Aezio – citata di seguito – che ha τῇ μÓν
ἐκείνων φωνῇ).
48
Il sintagma ������‫ܕ‬, ‘dei Siriani’, non è perfettamente leggibile; sono del tutto chiare, infatti,
solo le tre lettere iniziali. Di conseguenza, sembra possibile anche la lettura ��‫ܕ��ܪ‬, ‘della Siria’, che
comunque non cambierebbe il senso dell’espressione.
49
Anche la fine della riga 12 è di difficile lettura; dell’ultima parola sono chiaramente identi-
ficabili solo le prime lettere ��‫ܕ‬. Duval – che traduceva (CMA II, p. 303): «La montagne d’où elle est
tirée, et qui est à l’Est» – probabilmente leggeva una forma quale ������‫ܕ‬, ‘dell’est’; tuttavia, il
confronto con i testi greci di Aezio e Oribasio (cfr. infra), che riportano il medesimo testo ed hanno
il sostantivo πόλιc, suggerisce piuttosto ������‫ܕ‬.
50
Cfr. supra, n. 46; Duval (CMA II, p. 303) traduce la frase senza segnalare alcun problema di
lettura: «C’est pourquoi ceux qui la voient en masse ont de la peine à comprendre que ce soit une
pierre».
51
Anche in questo caso Duval non segnala alcun problema di lettura e traduce (CMA II, p. 303):
«Dans l’écrit présent, on ne fait pas de distinction, soit qu’on l’appelle pierre, terre, ou motte». Il
traduttore siriaco sembrerebbe aver interpretato ed ampliato il testo galenico: l’espressione πρÙc
τÏ παρόντα infatti è considerata come un riferimento al medesimo scritto ed è aggiunta l’argilla
(�����) come terzo elemento, dopo la pietra (λίθον/��‫ )�ܐ‬e la terra (γῆν/��‫)ܐܪ‬.
52
Il termine ���‫ �ܪ‬indica solitamente un solfuro d’arsenico (traduce il greco ἀρcενικόν).
220 matteo martelli
L’ultima parte dell’estratto siriaco è assente nel corrispondente passo galenico,
sebbene le notizie riportate siano già attestate da Oribasio e da Aezio. Ad es., nel
XV libro delle Collectiones medicae, il primo scrive riguardo alla terra armena (cap.
1.25, sez. 14-15): ûcτι δÓ καÚ ἄλλη τιc ἐξ Ἀρμενίαc τῆc ¡μόρου Καππαδοκίαc γῆ
ξηραντικωτάτη, τὴν χρόαν ‹χρά, εÃλειοτάτη καθάπερ ἡ τίτανοc. ∆νομάζεται
δÓ τῇ μÓν ἐκείνων φωνῇ ζάρινα, κατÏ δÓ τὴν Cυρίαν ζάρναχα, τÙ δí ƒροc ἐν ᾧ
γεννᾶται πόλεώc ἐcτιν ¿νομαζομένηc βαγαουάνα, ¡ δí ἀγρÙc ἐν ᾧ τÙ ƒροc
Ἀγάρρα. In modo analogo Aezio afferma sul medesimo ingrediente (II 12,26-28):
∆νομάζεται δÓ τῇ μÓν ἐκείνων φωνῇ ζαρνακέ, κατÏ δÓ τὴν τῶν Cύρων
ζαριναχά· τÙ δÓ ƒροc ἐν ᾧ γεννᾶται πόλεωc ἐcτÚν ¿νομαζομένηc βαγανανά, ¡ δÓ
ἀγρÙc ἐν ᾧ τÙ ƒροc ἐcτÚν ¿νομάζεται Ἀγαράκ. Il testo siriaco, dunque, non
sembra dipendere, almeno nella presente sezione, solo dall’antecedente galenico,
ma include informazioni che compaiono anche nella successiva tradizione
medica greca. Infine, le ultime righe del f. 125v trattano di due ulteriori terre,
quella di Lemno (ll. 15-17) e quella chiamata ����‫( ��ܓܐ‬πνιγῖτιc; ll. 18-21), che sono
illustrate nel quarto paragrafo di Galeno (cfr. 12.188.4-6 e 189.2-6 K).
2. 3. Sezione terza. Nella terza sezione (11.c) cambia il soggetto affrontato: dalla
descrizione delle terre, infatti, si passa a quella di numerosi tipi di pietre. Si tratta,
in sostanza, dell’argomento del secondo capitolo di SMF IX (Κεφ. β'. ΠερÚ λίθων
= 12.192-208 K), suddiviso in 21 paragrafi. Anche in questo caso, il testo siriaco
sembra dipendere dall’antecedente galenico (ancora  fortemente compendiato),
che pare aver fornito almeno l’ossatura di base per l’organizzazione del mate-
riale. Del primo paragrafo galenico (α'. ΠερÚ ἐνεργουcῶν ποιοτήτων τῶν λίθων
= 12.192.4-195.2 K) rimane solo la traduzione dell’ultima frase, che segna il
passaggio dalla sezione precedente sulle terre a questa nuova parte:
Gal. 12.195.1-2 K Mm 6.29, f. 126r
ΠερÚ πρώτων ο“ν ἐρῶ λίθων ≈cοι παρατριβό-
̈ �� 1
��‫ ���� ܕ‬.��‫�ܐ�� ���� ܐ�� ܐ‬
μενοι θυίαιc ¢ ἀκόναιc ε∞c χυλÙν ἀναλύονται. ̈ ̈
������ �‫������ �ܐܓ��� ܐ� �����ܬ‬ ̈ 2
53 ̈
.���� <‫ >����ܢ‬3
Traduzione del testo siriaco: «Tratto ora di quelle pietre che, quando sono
triturate con i mortai o le lime,54 si dissolvono e producono un liquido».
Si apre, quindi, un lungo elenco di pietre che sono a volte descritte dettaglia-
tamente, altre volte, invece, soltanto menzionate:55
SMF IX, cap. 2 (= 12.195-205 K) Mm. 6.29, f. 126r
β' ΠερÚ αἱματίτου, γαλακτίτου καÚ με- ̇
...����‫ܐ���� ܐ��ܐ‬ ���� �� ��� l. 3
λιτίτου. Cfr. in particolare la prima «Un’altra tra quelle è l’αἱματίτηc…»
parte: 12.195.3-9 K.

53
Questa prima parola è illeggibile a causa dell’umidità; l’integrazione si basa sul confronto col
testo siriaco dei codici alchemici londinesi, edito in CMA II, p. 8, l. 9.
54
Il termine �‫ ����ܬ‬non è attestato dai lessici; esso verosimilmente si legherà a ���, ‘limare’
(ThSyr II 4099), di cui sono noti i derivati ������, ‘lima’ (ThSyr II 4101) e �����, ‘limatura’ (ThSyr II
4102).
55
Nella lista seguente le voci contrassegnate dal numero in grassetto sono riportate per intero.
‘estratti galenici’ nel corpus siriaco di zosimo 221
γ' ΠερÚ cχιcτοῦ καÚ ἄλλων πολλῶν λί- ...‫�ܐ�� ܕ�� ܐ��ܬ� ܕ������ ��ܪ���ܐ�ܢ‬ l. 11
θων. Cfr. 12.198.12-13 K, dove si parla «Un’altra pietra chiamata μόροξοc...»
del μόροξοc (vel μόροχθοc).
δ' ΠερÚ τοῦ Διοcκουρίδου θυίτου. Il testo ...���� ����‫ ���� �� ����� ̈�ܐ�� ��� ܕ‬l. 13
siriaco corrisponde alla sola prima «Più di tutte le pietre possiede un
parte (12.198.14-16 K). forte potere…»
assente nel testo galenico ������ ������‫ �ܐ��ܬ� ܕ‬l. 16
«Ed un’altra chiamata ksins¤â»56
ε' ΠερÚ ∏ουδαικοῦ. Il testo siriaco rical- ...�������� ������‫�ܐ��ܬ� ܕ‬  l. 17
ca sola prime parte (12.199.6-10 K). «Ed un’altra che nasce in Palestina...»
cτ' ΠερÚ πυρίτου ̇ �‫ �ܐ��ܬ‬l. 21
.����‫�ܝ ܕ������ ��ܪ‬
12.199.16 K: καÚ ¡ πυρίτηc ¿νομαζόμενοc «Ed un’altra chiamata πυρίτηc»
Mm. 6.29, f. 126v
ζ' ΠερÚ Φρυγίου ���‫�ܐ��ܬ� ܕ������ ���ܓ‬ l. 1
12.201.4 K: καÚ ¡ Φρύγιοc ¿νομαζόμενοc «Ed un’altra chiamata Φρύγιοc»

η' ΠερÚ ἀγηράτου ...���‫�ܝ ܕ������ ܐܓܐܪܐ‬


̇ �‫�ܐ��ܬ‬ l. 1
Cfr. il solo incipit (12.201.16-17 K). «Ed un’altra chiamata ἀγήρατοc…»
θ' ΠερÚ Ἀccίου ...‫�ܐ��ܬ� ܕ������ ܐ���ܢ‬ l. 3
Cfr. il solo incipit (12.202.3-5 K). «Ed un’altra chiamata êccιοc…»
ι' ΠερÚ γαγάτου καÚ θρᾳκίου   ...���‫ܐ�� ܕ�� �ܐ�� ܐ��ܬ� ܕܐ����� �ܓ‬ l. 5
12.203.1 sg K: ûστι δÓ καÚ ἄλλοc λίθοc «Vi è un’altra pietra di colore
μέλαc τὴν χρόαν... nero…»
ια' ΠερÚ μαγνίτιδόc τε καÚ ἡρακλείαc assente nel testo siriaco
Cfr. infra, par. ιδ' (?) ̄
.����� ���‫ܕܐ‬ ������ ������‫��ܝ ܕ‬
̇ l. 17
«E quella chiamata cμύριc, lo
smeriglio»
ιβ' ΠερÚ Ἀραβίου ��� ��‫ �ܐ��ܬ� ܕ������ ܐܪ��� ܕܕ��� �ܓ‬l. 18
12.204.13 sg. K: À γε μὴν Ἀράβιοc κα- «Ed un’altra chiamata Ἀράβιοc, che è
λούμενοc λίθοc, ἐοικὼc ἐλέφαντιÖ simile all’avorio»
ιγ' ΠερÚ ἀλαβαcτρίτου �‫��ܝ ܕ������ ܐ������ ܐ�������ܐ‬
̇ l. 19
12.204.16 sg K: ΚαÚ ¡ ἀλαβαcτρίτηc δÓ «E quella chiamata ƒνυξ ἀλαβα-
καλούμενοc ƒνυξÖ cτρίτηc»
ιδ' ΠερÚ cμυρίδοc cfr. supra, f. 126v17
ιε' ΠερÚ κιccήρεωc assente nel testo siriaco

A questo punto il testo galenico introduce un’altra suddivisione: nel § 16, infatti,
il medico greco specifica che parlerà delle pietre trovate nelle spugne, e nei
rimanenti paragrafi analizza l’¿cτρακίτηc (§ 17), l’¿φίτηc (§ 18), il χλωρÙc ἴαcπιc
assieme all’¿μφατίτηc, allo ἱερακίτηc e all’∏νδικÙc λίθοc (§ 19), lo cάπφυροc
(sic, § 20) e l’ἀφροcέλινον (sic, § 21). Di questi ingredienti solo il primo (f. 126v21) e
56
Secondo Duval (CMA II, p. 304), si tratterebbe del corrispettivo di cχιcτόc (λίθοc).
222 matteo martelli
r
l’ultimo (f. 127 2) sono chiaramente riconoscibili nel proseguimento del testo
siriaco, che introduce brevemente altre quattro varietà di pietre dai nomi a volte
difficilmente identificabili.
2. 4. Sezione quarta. La quarta ed ultima sezione del codice di Cambridge (11.d) è
costituita da un lessico medico greco-siriaco, in cui la traslitterazione in ser¤o del
nome greco di molti ingredienti è seguita dalla corrispettiva traduzione in
siriaco. Solo qualcuna delle molte voci è sviluppata in modo più articolato,
riportando la descrizione della sostanza o la spiegazione di alcune sue carat-
teristiche. La maggior parte del materiale, inoltre, sembra in qualche modo
derivare dagli ultimi due libri di SMF: infatti, nonostante alcune lacune, il lessico
segue il medesimo ordine in cui le differenti voci sono disposte nel secondo
capitolo del X libro e nei due capitoli che compongono l’XI e ultimo libro del
trattato.
Il κεφ. β' (12.253-309 K) di SMF X è dedicato alle sostanze liquide e solide che si
trovano negli ζῷα e si apre con sei paragrafi dedicati alla descrizione dell’αμμα di
differenti animali (12.253.9-263.11 K); questi non sembrano lasciare traccia nel
testo siriaco che, invece, inizia con un articolo presumibilmente dedicato al latte,
argomento che occupa i §§ 7-8 del libro galenico, e poi procede parallelamente al
testo del medico greco (Mm. 6.29, f. 127r9-14):
̄
1. ���� ���‫ܐ‬ [...], «<γάλα>57 è il latte» [cfr. Gal. SMF X, cap. I, §§ 7-8]; 2. ��‫��ܪ‬
̇
���‫ܐ���� ܓ‬, ̄
«τυρόc è il formaggio» [cfr. Gal. ibidem, § 9]; 3. �‫ܐ��� ���� ܕ�ܐ�ܬ‬ ��‫����ܪ‬
̇
������ ��‫ܐ� �ܐ�ܬ� ܐ� ܐ��� ܕܨ�� ܐ‬, «Βούτυροc è l’olio di burro o il burro o come pre-
ferisci chiamarlo» [cfr. Gal. ibidem, § 10]; 4. ���� ����‫ܕܐ‬ ̇ �����, «πυτία che è il caglio
[cfr. Gal. ibidem, §§ 11-12]; 5. 58 �‫ܕܐ���� ��ܪܬ‬
̇ ����, «χολή che è la bile» [cfr. Gal. ibi-
dem, § 13]; 6. 59 ����‫�ܕ�ܪ�� ܕܐ��� ̇� ܕ‬, «ἱδρώc che è il sudore» [cfr. Gal. ibidem, § 14]; 7.
�‫ܐ�ܪ�� ܕܐ��� ̇� ܬ���ܪܬ‬, «ο“ρον60 che è l’urina» [cfr. Gal. ibidem, § 15]; 8. ���‫ܕܐ‬ ̄ ‫��ܐ��ܢ‬
���‫ܪ‬, «cίαλον che è la saliva» [cfr. Gal. ibidem, § 16]; 9. �‫ܕܐ���� ܨܐܬ‬
̇ ����‫ܪ‬, «ῥύποc che è
la sporcizia» [cfr. Gal. ibidem, § 30].61
Il testo siriaco, quindi, elenca una serie di ingredienti nel medesimo ordine in
cui essi compaiono nei due capitoli che compongono SMF XI (12.310-377 K). La
prima parte di questo elenco presenta la medesima struttura di quella prece-
dente, fornendo il nome greco (traslitterato) e la traduzione siriaca (Mm. 6.29, ff.
127r14-127v21):
̄
10. ���� ���‫ܕܐ‬ �����, «cάρξ che è la carne» [cfr. Gal. SMF XI, cap. 1, § 1]; 11. �‫���ܐ‬
̄
����� ���‫ܕܐ‬, «πιμελή che è il grasso» [cfr. Gal. ibidem, § 2]; 12. ��‫ܕܐ��� ܬܪ‬ ̄ �‫���ܐ‬,
̄
«cτέαρ che è il lardo» [Gal. ibidem, § 2]; 13. ���� ���‫��ܐ��� ܕܐ‬, «μυελόc che è il
midollo» [cfr. Gal. ibidem, § 3]; 14. ���� ������‫ܕܐ‬̈ ����̈ , «κεφαλαί che sono le teste»

57
L’inizio della riga nel codice non è leggibile; già Duval (CMA II, p. 304) proponeva di integrare
γάλα sulla base del confronto con il testo galenico.
58
La forma normalmente attestata è �‫��ܬ‬.
59
Il codice riporta ����‫ܪ‬, ‘spuma, schiuma’; si è corretto in ����‫ ܕ‬sulla base del confronto con
CMA II, p. 7, l. 13: ����‫��ܕܪ�� ܕ‬.
60
La trascrizione siriaca dà ο“ροc.
61
Nel testo siriaco non troviamo traccia del § 17 (in cui Galeno introduce la sezione sugli
elementi solidi) e dei §§ 18-29, tutti dedicati a differenti tipi di κόπροc.
‘estratti galenici’ nel corpus siriaco di zosimo 223
[cfr. Gal. ibidem, §§ 4-7]; 15. [......] ‫���� ܕܐ�����ܢ‬, «κέρατα che sono <le corna>»62
[cfr. Gal. ibidem, § 8]; 16. �‫ܕܐ���� ܪܐܬ‬̇ ‫������ܢ‬, «πλεύμων che è il polmone» [cfr. Gal.
ibidem, § 9]; 17.���� ����‫ܕܐ‬
̇ ���, «ßπαρ che è il fegato» [cfr. Gal. ibidem, §§ 10-12 e 14];
18. ���� ����‫ܕܐ‬
̇ �����, «κοιλία che è il ventre» [cfr. Gal. ibidem, § 13]; 19. �‫ܐ����ܐ‬
̈ ������‫ܕܐ‬
���‫ܐ‬ ̈ , «ƒρχειc che sono i testicoli» [cfr. Gal. ibidem, § 15]; 20. ������‫ܕܐ‬ ̈ ����‫�ܐ‬
̈
������, «νεφροί che sono i reni» [cfr. Gal. ibidem, § 16]; 21. ���� ������‫ܐ���ܐ� ܕܐ‬, ̈
«ƒνυχεc che sono le unghie» [cfr. Gal. ibidem, § 17]; 22. ���‫ܐ��ܐ� ������ ܕܐ�����ܢ ܓ‬
̈ «¿cτέα κεκαυμένα che sono le ossa bruciate» [cfr. Gal. ibidem, § 18]; 23.
�����,
[...] ��‫ܐ�ܐܐ‬, «ƒφεωc (γήρωc) <che è la pelle vecchia del serpente>»63 [cfr. Gal.
̈
ibidem, § 19]; 24. ���‫ܕܪ‬ ̈ ������‫ܕܐ‬
������ ̈ ‫���ܐ�ܐ�ܐ���ܢ‬, «λειχῆνεc μππων64 che sono i calli
(degli zoccoli) dei cavalli» [cfr. Gal. ibidem, § 21]; 25. ����‫���� ܕ‬ ̈ [....] ‫ܕܪ�ܐ������ܢ‬,
65
«δέρμα[τα] προβάτων <che sono> le pelli delle pecore» [cfr. Gal. ibidem, § 20];
26. ���[... ...] �‫ܕܐ���� ܓ�ܓ‬
̇ ���‫ܐܪ‬, «ἀράχνη che è il ragno (che tesse sul muro?)»66
[cfr. Gal. ibidem, § 22]; 27. ���� ̈ ̈
������‫������ ���ܢ ܕ‬ ̈ ‫ܕܪ�ܐ�ܐ�� ܕܐ�����ܢ‬,
(?) ����
«δέρμα[τα] παλαιά che sono le vecchie pelli che sono chiamate ‘suole dei
sandali’» [cfr. Gal. ibidem, § 23]67; 28. ���‫���ܬ� ܕ‬ ̈ ������ ���� ����‫ܐ���ܪ�� >����< ܕ�� ̈ܐ‬
̈ ̈
....���� (!) ������ ��������‫[ ܐܪ‬...], «ƒcτρεια: alcuni <chiamano> così tutti gli
animali che Aristotele chiama […] ‘crostacei’ (= gr. ¿cτρακόδερμα)68 etc. » [cfr.
Gal. ibidem, § 24]; 29.�����‫�ܕ‬ ̈ ̈
�������‫ܕ‬ ��� ���‫�ܐܪܐ��� ���ܪ��ܪ� ܕܐ�����ܢ ܓ‬, «κήρυκεc e
πορφύραι che sono un genere di conchiglie e di molluschi» [cfr. Gal. ibidem, §
̄
25]; 30. ���� ���‫ܕܐ‬ ‫ܐܓ�ܢ‬, «ἔριον69 che è la lana» [cfr. Gal. ibidem, § 29];70 31. �‫����ܐ‬
���� ‫ܕܐ����ܝ‬, «τρίχεc che sono i capelli» [cfr. Gal. ibidem, § 30]; 32. ������‫ܕܐ‬ ̈ �‫ܐ�ܓ‬̈

62
Si potrebbe integrare la lacuna con ���� (plur. di ‫��ܢ‬, ‘corno’) sulla base del confronto con B.B.
II 1719,6.
63
Questa voce è difficilmente leggibile nel codice; si può, però, almeno in parte integrarla in
base al confronto con B.B. I 121,11-12: ...‫ܣܪܘ ܫܠܚܬܐ ܕܚܘܝܐ‬ ̄ ‫ܐܝܘܦܬܘܣ ܐܘܦܐܐܘܣ ܐܝܟ ܒܪ‬. Cfr. anche
CMA II, p. 305, dove Duval (senza segnalare problemi di lettura) traduce: «Ὄφεωc [cῦφαρ], peau de
serpent».
64
Nella traslitterazione siriaca l’espressione è stata compendiata in un’unica parola, la cui prima
parte non corrisponde perfettamente al greco λειχῆνεc: invece del χ (solitamente traslitterato con
una ‫ )ܟ‬compare una ‫ܬ‬, che in genere corrisponde ad un θ. Troviamo una grafia più vicina all’o-
riginale greco in B.B. I 965,21: ‫ܚܙܙܝܬܐ ܕ̈ܟܫܐ‬̈ ‫ܠܝܟܝܢ ܐܝܦܦܙܢ ܐܝܟ ܪܒܢ‬.
65
Lacuna integrabile sulla base del confronto con le altre voci.
66
È possibile, seppure non sicuro, proporre l’integrazione <���‫ ܓ�ܓ� >ܕ���� �ܐ‬sulla base del
̇
confronto con B.B. I 279,11: ...‫ܙܩܘܪܗ‬ ̈
‫ܒܐܣܐ‬ ‫ܕܩܛܪܐ‬ ̇ ‫ܐܕܐܟܝܐ ܓܘܓܝ‬. Del resto, anche il ‘corri-
spondente’ paragrafo galenico – intitolato ΠερÚ ἀράχνηc Õφάcματοc (12.343.1-2 K) – si sofferma sulla
ragnatela più che sul ragno.
67
Anche nell’incipit del paragrafo galenico vi è un riferimento al cuoio usato per la suola delle
scarpe, detta κάccυμα o κάττυμα (12.343.3-4 K): ΠερÚ δερμάτων παλαιῶν. Δέρματα παλαιÏ τÏ ἀπÙ
τῶν καττυμάτων κτλ.
68
Non ho riportato l’intera voce siriaca, che si sviluppa per numerose righe (127v5-14), pro-
cedendo parallelamente al § 24 di Galeno (ΠερÚ ¿cτρείων, 12.343.12-344.2 K). Traduzione francese in
CMA II, p. 305, dove però Duval non separa questa voce da quella successiva (n. 29).
69
La traslitterazione siriaca è anomala, avendo una ‫( ܓ‬che in genere traslittera un γ) invece di
una ‫( ܪ‬più adatta a rendere il ρ del termine greco corrispondente).
70
Nel testo siriaco non compaiono i nomi delle sostanze trattate da Galeno nei §§ 26 (ΠερÚ
¿cτρέων; 12.345.1-347.9 K), 27 (ΠερÚ cηπίαc; 12.347.10-348.6 K) e 28 (ΠερÚ πωμάτων πορφυρῶν;
12.348.7-10 K).
224 matteo martelli
̈ 71
����, «ᾠά che sono le uova» [cfr. Gal. ibidem, § 31]; 33. ��� ̇ ̇ [...] ‫ܐ���ܢ‬
����‫�� ܕ‬
...����‫ܕ‬, «Ἐχῖνοι [...] quello di terra e quello di mare etc.» 72 [cfr. Gal. ibidem, § 32];
̄
34. �‫ܕܐ��� ��� ���ܪ‬ ���������‫ܐ‬, «¿ποπάναξ che è il succo di panacea».73
La maggior parte delle voci seguenti del lessico siriaco – di seguito elencate –
contiene una descrizione più ampia ed articolata delle sostanze, che risponde in
modo piuttosto fedele al dettato dei corrispondenti paragrafi galenici:
SMF XI, cap. 1 (= 12.360 sg. K) Mm. 6.29, f. 127v
74
λζ' ΠερÚ κορύδων ����‫��ܪ‬ l. 21
SMF XI, cap. 2 (= 12.370-377 K) Mm. 6.29, f. 128v
β' ΠερÚ ἀδαρκίου ���‫ܐܕܪ‬ l. 11
75
γ' ΠερÚ ἀλκυονίων ̇
���‫ܕܐ���� ܪ���� ܕ‬ ���‫��ܐ‬ l. 14
δ' ΠερÚ ἁλῶν �� l. 15
ε' ΠερÚ ἁλῶν κεκαυμένων
Mm. 6.29. f. 129r
c' ΠερÚ νίτρου ‫�����ܢ‬ l. 20
Mm. 6.29. f. 129v
ζ' ΠερÚ ἁλÙc ἄνθουc ����‫�� ܐ‬ l. 2
η' ΠερÚ ἁλÙc ἄχνηc ���‫�� ܐ‬ l. 5
θ' ΠερÚ ἀcφάλτου assente nel testo siriaco
ι' ΠερÚ ἀcφάλτου γεννωμένου ἐν assente nel testo siriaco
τῇ νεκρᾷ θαλάccῃ
76
ια' ΠερÚ cπόγγου ̇
�‫ܕܐ���� ܐ���ܓ‬ ��‫ܐ����ܓ‬ l. 11
ιβ' ΠερÚ γάρου 77 ̄
��‫ܕܐ��� ��ܪ‬ ��‫ܓܐܪ‬ l. 12
ιγ' ΠερÚ ἅλμηc ��� l. 12

Con la voce sulla salamoia si conclude sia la quarta ed ultima parte della sezione
galenica del codice di Cambridge sia l’XI ed ultimo capitolo di SMF. Al fine di
evidenziare in modo più chiaro il parallelismo tra i due testi, è presentato di
seguito il dettato completo della voce relativa al fiore di sale:
Gal. 12.374.12-14 K Mm 6.29, f. 129v
ΠερÚ ἁλÙc ἄνθουc. çλÙc ἄνθοc, ἔνιοι ̈ .����‫ �� ܐ‬2
�� ��‫ܐ��� ܕ�� ܐ‬
μÓν ›c ἓν ƒνομα τÙ ἁλόcανθον, ἔνιοι [lege ����‫ ��� ���� �� �� ܐ���� ]��ܐ‬3
δÓ καÚ διαιροῦντεc ἁλÙc ἄνθοc ¿νομά- ����‫�ܐ‬

71
Anche in questo caso la traslitterazione siriaca è anomala, riportando il gruppo ��, che non
ha un corrispettivo nel termine greco.
72
Non ho trascritto l’intera voce che si sviluppa per alcune linee del codice (127v17-20) in modo
simile, ma non coincidente, con il corrispettivo paragrafo galenico (ΠερÚ ἐχίνων κεκαυμένων;
12.355.3-7 K).
73
Galeno non dedica uno specifico paragrafo a questo ingrediente, che però viene citato
all’interno del § 34 (ΠερÚ καρκίνων κεκαυμένων; 12.356.9-359.13 K: cfr. 357.12-14).
74
Gli ultimi paragrafi di SMF XI, cap. 1 (= 12.361-369 K) non si ritrovano nel testo siriaco.
75
Questa voce presenta la semplice traduzione siriaca del termine greco: «ἀλκυόνιον che è la
spuma di mare».
76
Anche questa voce presenta la sola traduzione siriaca: «cπόγγοc che è la spugna».
77
Come nella voce precedente, il testo offre la sola traduzione siriaca: «γάροc che è una salsa di
pesce in salamoia». Il termine siriaco ��‫( ��ܪ‬ThSyr II 2050) corrisponde al latino muria.
‘estratti galenici’ nel corpus siriaco di zosimo 225
ζουcιν. ûcτι δí ÕγρÙν τοῦτο τÙ φάρ- .����‫ ������� �� �� ܐ‬.������ 4
μακον κτλ. ̄
.��� ��� ����‫ܐ��� ܕ�� ܪ‬ 5

Traduzione del testo siriaco: «Fiore di sale (?).78 Alcuni lo chiamano come un
unico nome, ἁλόcανθον, altri invece lo separano e gli danno il nome di ἁλÙc
ἄνθοc. Questa medicina è liquida».
Il testo siriaco qui proposto – che costituisce una traduzione letterale dell’incipit
del paragrafo galenico – si discosta dalla lettura di Duval, che scriveva (CMA II, p.
307): «Fleur de sel, c’est un sel. Quelques personnes, notamment le Philosophe,
l’appellent ἁλÙc ἄνθοc; mais d’autres le distinguent de ce que l’on nomme ἁλÙc
ἄνθοc. C’est un ingrédient liquide». In particolare, si deve notare che la preci-
sazione «notamment le Philosophe» è assente nel codice; una tale resa nasce,
probabilmente, da una differente lettura della frase ��� �� ��‫( ܐ‬traduzione lette-
rale del greco ›c ἓν ƒνομα): invece di ��� – la cui lettera iniziale è stata dan-
neggiata nel manoscritto dall’umidità – Duval probabilmente intendeva �����,
‘filosofo’, termine con cui proprio l’alchimista Democrito è spesso indicato negli
scritti di Zosimo. Una tale presenza sarebbe carica di implicazioni nella
riflessione sull’origine di tale sezione e la sua effettiva attribuzione all’alchimista
di Panopoli; mi è dunque sembrato opportuno restituire la legittima lezione
attestata dal codice prima di schizzare qualche breve considerazione conclusiva
sulla natura e la possibile derivazione dell’opera fin qui presa in esame.

3. Origine ed attribuzione della sezione galenica: qualche ipotesi


Le posizioni degli studiosi non sono concordi nella valutazione di questa sezione.
Secondo Berthelot il testo deve essere attribuito all’alchimista Zosimo di Pa-
nopoli, che avrebbe compendiato l’opera galenica, riportando interi passi che
descrivevano le sostanze di cui si sarebbe occupato; tale compilazione sarebbe
quindi stata tradotta in siriaco.79 Molto più prudente, invece, si mostra la
Mertens, che ritiene più probabile che una simile ‘raccolta’ di passi galenici sia
l’opera di qualche compilatore anonimo: «étant donné que les textes de Galien
étaient fort répandus dans l’antiquité, on voit mal pour quelle raison Zosime
aurait pris la peine de recopier le morceau. Il est sans doute plus vraisemblable
de supposer, à l’origine de cette fausse attribution, quelque manœuvre de co-
piste ou de traducteur».80
Varie considerazioni possono essere aggiunte, invero, a conferma della
seconda ipotesi, che mette in dubbio l’attribuzione della compilazione all’alchi-
mista egiziano:
1. I nomi di Zosimo e della sua interlocutrice Teosebia compaiono solamente
nei titoli che introducono le diverse parti. Nessun elemento all’interno delle
quattro sezioni, invece, richiama in modo chiaro l’alchimista panopolitano o
mostra una qualche relazione con ciò che rimane della sua opera.

78
Il sintagma ����‫ �� ܐ‬sembra la semplice traslitterazione del greco ἁλÙc ἄνθοc.
79
Berthelot, Sur les voyages de Galien, cit., p. 387.
80
Mertens, Zosime de Panopolis, cit., p. LXXVII, n. 229.
226 matteo martelli
2. Il medesimo titolo con cui l’opera è introdotta solleva qualche perplessità. Il
codice, infatti, come abbiamo già ricordato,81 riporta (f. 120v1): «Inizio del nono
trattato del saggio Zosimo sulle differenti varietà di terra e di polvere che ne
deriva e sulle pietre ed i medicamenti tratti dalla terra». In particolare, l’indi-
cazione «nono trattato» da un lato richiama il IX libro galenico di SMF, dall’altro
mostra un’evidente contraddizione con la parte precedente del codice, in cui tra i
numerosi trattati tramandati sotto il nome di Zosimo compare anche il (f. 55r21)
«Nono trattato sulla lettera ¥êth: la lettera ¥êth comprende la completa tratta-
zione del discorso sulla lavorazione del mercurio, che è la chiave di ogni cosa,
poiché comprende la lavorazione del mercurio e la sua trattazione». La sezione
galenica introduce, dunque, un secondo IX libro del nostro autore, una sorta di
doppione che male si inserisce all’interno della collezione zosimiana tramandata
dal codice. Sarà forse più prudente supporre che l’indicazione numerica, come
del resto l’argomento del trattato, dipenda anch’essa dall’originale galenico e
costituisca un richiamo al libro del medico greco da cui è stata tratta la maggior
parte del materiale compendiato.
3. All’interno della sezione siriaca spesso compaiono affermazioni alla prima
persona singolare: i numerosi viaggi di cui si conserva memoria sono raccontati
direttamente da colui che li compì, e in modo analogo alcune frasi di raccordo
tra una parte e l’altra introducono lo stesso autore che specifica l’argomento di
cui intende trattare. Poiché tali segmenti si ritrovano nell’originale galenico,
risulterebbe alquanto strano che Zosimo non abbia introdotto alcun elemento
per specificare che non si trattava di esperienze personali, qualora si ammetta
che egli sia stato il compilatore della sezione. Sebbene, come ricorda lo stesso
Berthelot, nell’opera superstite dell’antico alchimista compaiano ampie citazioni
tratte dagli scritti di autori a lui precedenti, queste sono sempre introdotte
dall’indicazione della fonte utilizzata.
4. Stupirebbe, infine, che Zosimo, sicuramente ben istruito sulle proprietà e le
caratteristiche degli ingredienti utilizzati nelle pratiche alchemiche, sia dovuto
ricorrere alla citazione spesso letterale di un trattato medico per descrivere le
proprietà delle sostanze impiegate.
D’altro lato si deve considerare che un analogo background di conoscenze
scientifiche doveva accumunare gli antichi farmacisti e gli antichi alchimisti,
tanto che nel Corpus alchemicum greco non mancano chiari riferimenti alla
farmacopea o, in genere, alla medicina del tempo.82 Tuttavia, la sezione siriaca
tramandata sotto il nome dell’alchimista panopolitano sembrerebbe, più che lo
scritto di un alchimista, uno strumento utile al lettore dei testi alchemici per
identificare le sostanze usate nei processi descritti e comprendere meglio, di

81
Cfr. supra, § 1.
82
Ad es., un’intera sezione dell’opera dello Pseudo-Democrito confronta il modo di procedere
dei farmacisti con quello degli adepti all’arte alchemica (cfr. M. Berthelot, C. E. Ruelle, Collection
des anciens alchimistes grecs, vol. 2, Paris, 1888, pp. 46-48, §§ 14-15). Lo stesso Zosimo, inoltre, richia-
ma alcune tavole anatomiche in I 171-189 Mertens (cfr. Mertens, Zosime de Panopolis, cit., p. 9). Si
deve sottolineare, tuttavia, che in ciò che rimane dell’opera dell’alchimista panopolitano non
compare alcuna citazione tratta da Galeno (per un elenco degli autori non alchemici citati da
Zosimo, cfr. Letrouit, Chronologie, cit., pp. 38-45).
‘estratti galenici’ nel corpus siriaco di zosimo 227
conseguenza, gli argomenti trattati. Un testo medico, del resto, poteva apparire
più chiaro e meno ‘insidioso’ di un ricettario alchemico, a volte complicato
dall’uso di un linguaggio volutamente criptico ed allusivo. Inoltre, risulta in-
teressante notare come l’opera di compendio alla quale è stato sottoposto
l’originale galenico abbia mirato ad eliminare tutte le parti più propriamente
mediche del trattato – in particolare le sezioni in cui l’autore spiegava le virtù
terapeutiche degli ingredienti elencati – ed abbia mantenuto, invece, le de-
scrizioni delle singole sostanze assieme alle informazioni geografiche ed a volte
paradossografiche sui luoghi nei quali era possibile rinvenirle.
È possibile riconoscere un simile trattamento di una fonte medico-farma-
cologica all’interno di una collezione alchemica anche nel cosiddetto papiro di
Leida,83 in cui il copista, dopo aver riportato una serie di ricette sulla colorazione
dei metalli in oro ed argento e sulla tintura delle stoffe, aggiunge alcune sezioni
compendiate del V libro del ΠερÚ —ληc ∞ατρικῆc di Dioscoride.84 Anche in questo
caso, l’originale dioscorideo è riassunto, poiché da ogni voce citata sono state
escluse tutte le notizie di carattere più propriamente farmacologico. Riportiamo
di seguito un solo esempio:
Diosc. V 89 PLeid., f. 15r, ll. 5-1085
Χρυcοκόλλα δÓ διαφέρει ἡ Αρμενιακή, τῇ Χρυcοκόλλα διαφέρει ἡ Αρμενιακὴ τῇ
χρόᾳ κατακόρωc πραcίζουcα· δευτερεύει χρόᾳ κατακορόc (sic) πραcίζουcα· δευτε-
δÓ ἡ Μακεδονιακή, ε∂τα ἡ Κυπρία, καÚ ρεύει δÓ ἡ Μακεδονική, ε∂τα ἡ ιπρία (lege
ταύτηc τὴν καθαρÏν προκριτέον, τὴν δÓ Κυπρία), καÚ ταύτηc τὴν καθαρÏν προ-
γῆc καÚ λίθων ἔμπλεων ἀποδοκιμαcτέον. κρειτέον (sic)· τὴν δÓ γῆc καÚ λίθων ἔν-
Πλυτέον δÓ τὴν προειρημένην ο—τωc· κό- πλεων (sic) ἀδοκιμαcτέον (lege ἀποδοκι-).
ψαc αÃτὴν ἔμβαλε ε∞c θυίαν κτλ.

In sostanza il compilatore ha tratto dall’opera dioscoridea solo le informazioni


utili per l’identificazione delle medesime sostanze usate nelle ricette copiate
precedentemente, eliminando qualsiasi riferimento alle loro proprietà terapeu-
tiche.
Non si può certo escludere che simili compilazioni esistessero anche in rela-
zione all’opera galenica. Il testo siriaco tràdito dal codice di Cambridge, dunque,
aver tradotto direttamente le parti che lo interessavano o essersi basato su una
traduzione precedente.86 A prescindere da tali dubbi – non risolvibili allo stato
attuale delle nostre conoscenze – una simile sezione tramanda una serie di cono-
scenze sicuramente utili alla comprensione degli scritti alchemici che compon-
gono l’antologia stessa. Alcune sue porzioni, ulteriormente sintetizzate, sono

83
Edizione in R. Halleux, Les alchimistes grecs, vol. 1, Papyrus de Leyde, Papyrus de Stockholm,
Recettes, Paris, 1981, pp. 84-109.
84
Halleux, Papyrus de Leyde, cit., p. 109, riporta solo l’elenco di questi passi, che sono invece
pubblicati nell’editio princeps del papiro: C. Leemans, Papyri Graeci Musei Antiquarii Publici Lugduni
Batavi, vol. 2, Leiden, 1885, pp. 199-259: cfr., in part., le pp. 243-249.
85
Cfr. Leemans, Papyri Graeci, cit., p. 245.
86
Sappiamo, del resto, che una traduzione siriaca di alcune sezioni di SMF (in particolare i libri
VI-VIII) fu già compiuta dal celebre Sergio di Rešʻain¢ (cfr., da ultimo, H. Hugonnard-Roche, La
logique d’Aristote du grec au syriaque, Paris, 2004, p. 125).
228 matteo martelli
confluite all’inizio delle analoghe collezioni alchemiche tramandate dai due
codici siriaci di Londra, costituendo una sorta di elenco di informazioni prope-
deutiche alla lettura dei manoscritti.87 Rimane, tuttavia, difficile stabilire in quale
fase della tradizione del nostro testo sia avvenuta l’attribuzione a Zosimo:
seducente, seppure non dimostrabile, sarebbe l’ipotesi che una simile compi-
lazione fosse già stata inclusa in un’antica silloge dell’opera del Panopolitano88
come strumento utile ad una sua più facile comprensione.
87
Si confrontino in particolare le sezioni 11.c (cfr. § 2.3) ed 11.d (cfr. § 2.4) col testo siriaco
pubblicato in CMA II, pp. 7-9 (si veda anche CMA II, p. 304).
88
Sull’epitomazione dell’originale opera di Zosimo, si veda da ultima M. Mertens, Graeco-
Egyptian Alchemy in Byzantium, in P. Magdalino, M. Mavroudi (a cura di), The Occult Sciences in
Byzantium, Geneva, 2006, pp. 205-230.
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Il presente volume è stato pubblicato con il contributo del miur su fondi prin 2008,
I testi medici antichi, tradizione e ecdotica
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sculorum di Galeno 259

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