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de Rome
Riassunto
Si pubblicano quattro nuove iscrizioni e si riconsiderano alcuni problemi storici e topografici. Tre frammenti provenienti dalla
costruzione del Ministero di grazia e giustizia sono attribuiti a due iscrizioni concernenti il compitum vici Aesculeti,
rispettivamente nel suo primo anno di vita, dopo la riorganizzazione augustea, e al tempo di Domiziano. Probabilmente
compitale e di età augustea, e di poco posteriore, è considerata, per i suoi rilievi, anche un'ara inedita iscritta dei Musei Vaticani
d'ignota provenienza. Un ottavo aurifex de Sacra via di età tardo-repubblicana ο protoimperiale è fatto conoscere da una stele di
travertino proveniente da Porta Maggiore. Non si ritiene probabile che Alessandro Severo abbia affidato la cura regionum a 14
consolari, né che il tempio di Diana Planciana sia stato costruito da M. Plancius Varus, praetura functus nel 69 d. C, né che il
portus olearius vici Victoriae fosse in Trastevere.
Panciera Silvio. Ancora tra epigrafia e topografia. In: L'Urbs : espace urbain et histoire (Ier siècle av. J.-C. - IIIe siècle ap. J.-
C.). Actes du colloque international de Rome (8-12 mai 1985) Rome : École Française de Rome, 1987. pp. 61-86.
(Publications de l'École française de Rome, 98) ;
https://www.persee.fr/doc/efr_0000-0000_1987_act_98_1_2963
Capena e l'EUR sconvolta dalla costruzione della moderna via di collegamento, rinvio a
Roma- Via Imperiale. Scavi e scoperte (1937-1950) nella costruzione di via delle Terme di
Caracalla e di via Crìstoforo Colombo, (Tituli 3). Contributi di Lucia Avetta e del Seminario
di epigrafia e antichità romane editi a cura di Lucia Avetta (in corso di stampa). Le
iscrizioni rispettivamente : di Felix Caesaris servus Ingenuinus, a regionibus urbis ; del liberto
procurator aedium sacrarum locorumque publicorum; di due Clodii, tanti de macello; di
due Auli Histumennii, coactores de Subura e di M. Consius Antiochus, eborarius ab Hercule
Primog(enio) saranno edite in La collezione epigrafica dei Musei Capitolini. Inediti,
revisioni, contributi al riordino, a cura di Silvio Panciera (in corso di stampa). I nuovi
fram enti di elogia ed i titoli onorari a Massenzio ed al praeceptor di Valentiniano III saranno
editi in altro volume collettivo (in preparazione) dedicato alle iscrizioni inedite del Foro
Romano e del Palatino.
3 Thes. L. L., I, 1900-1906, col. 1082; J. André, Les noms de plantes dans la Rome
antique, Parigi, 1985, p. 6.
4 S. Battaglia, Grande dizionario della lingua italiana, V, Torino, 1968, p. 305.
5 Su questo punto, in particolare : F. Castagnoli, // Campo Marzio nell'Antichità, in
Memorie Lincei, ci. se. mor., ser. Vili, I, 4, 1946, p. 122-124. In realtà nessuna fonte dice
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di che tipo fossero i comizi. R. E. A. Palmer ritiene più probabile che si sia trattato di
comizi curiati (The King and the Comitium, Historia Einzelschriften, 11, Wiesbaden, 1969,
p. 36-40) ; ivi anche suggestive considerazioni sui motivi politici e sacrali che poterono
indurre alla scelta del luogo.
6 G. Gatti, in Bullettino comunale, 16, 1888, p. 327-330; Id., in Notizie degli scavi, 1888,
p. 498; Id., in Bullettino comunale, 17, 1889, p. 69-72, tav. Ili; Chr. Hülsen, in Römische
Mitteilungen, 4, 1889, p. 265-267. In generale : S. B. Platner-TIi. Ashby, A Topographical
Dictionary of Ancient Rome, Oxford, 1929, p. 570.
7 G. Gatti, in Bullettino comunale, 16, 1888, p. 327; cfr. R. Lanciani, Forma Urbis
Romae, Milano, s.d., tav. 28.
8 Entrambe le iscrizioni in CIL, VI 30957, cfr. p. 3758 = ILS, 3615; riproduzione del
lastricato in Römische Mitteilungen, 4, 1889, fig. a p. 266. Per l'ara vd. ancora sotto.
9 Si conserva nel Museo Nuovo Capitolino, sala VI (qui fig. 5, la foto mi è stata
cortesemente fornita dalla dott.ssa Marina Mattei). Bibliografia principale : W. Altmann, Die
römischen Grabaltäre der Kaiserzeit, Berlino, 1905, p. 176 nr. 232, figg. 141 e 141a;
H. Stuart- Jones, A Catalogue of the Ancient Sculptures preserved in the Municipal
Collections of Rome. The Sculptures of the Palazzo dei Conservatori, Oxford, 1926, p. 74 nr. 2,
tav. 26; D. Mustilli, // Museo Mussolini, Roma, 1939, p. 102 sg., tav. 59; I. Scott Ryberg,
Rites of the State Religion in Roman Art, (Memoirs of the American Academy in Rome, 22),
Roma, 1955, p. 59 sg., tav. XVI, fig. 30; W. Hermann, Römische Götteraltäre, Kalimünz,
1961, p. 89 nr. 18; E. Simon, in W. Helbig, Führer*, II, Tubinga, 1966, p. 518 sg. nr. 1741 ;
R. Bianchi Bandinella Roma. L'arte romana nel centro del potere, Milano, 1969, p. 57
fig. 57; P. Zanker, in Bullettino comunale, 82, 1970-71 [1975], p. 147-155, tav. LV, 2 e
64 SILVIO PANCIERA
Ora credo che si possano acquisire altri dati per la storia di questo
compitum. In una pratica della Soprintendenza Archeologica di Roma
dedicata agli scavi di fondazione del Ministero di Grazia e Giustizia
negli anni 1916 e seguenti, ho trovato una quindicina d'anni or sono un
appunto con la sommaria trascrizione di tre frammenti epigrafici
(fig. 1, 2, 6)10. Ritengo, come subito vedremo, che si tratti di frammenti
d'iscrizioni compitali. Dato il luogo da cui provengono, a pochi metri
dai ritrovamenti di via di S. Bartolomeo de' Vaccinari, il compitum
d'origine dovette essere, d'altronde, appunto quello del vicus Aesculeti.
Le preesistenze messe in luce nei lavori di fondazione del Ministero
di grazia e giustizia non sono state a suo tempo pubblicate. Da uno
studio inedito di Lorenzo Quilici, che ringrazio per averlo messo a mia
disposizione11, apprendo che nell'archivio della Soprintendenza ne
esiste una pianta destinata alla pubblicazione nel quarto volume della
Carta archeologica di Roma. Qualche notizia - egli osserva - si può intanto
ricavare da un'opera che, per non essere specialistica, è passata fin qui
inosservata negli studi archeologici12. In base ad una descrizione degli
scavi che vi è contenuta, pare che la costruzione del Ministero abbia
portato in luce, a tre metri di profondità rispetto al piano moderno,
essenzialmente un complesso di magazzini in laterizio. Qui, forse per
riutilizzo, i frammenti iscritti devono esser andati a finire, compiendo
un brevissimo percorso dopo esser stati prelevati dall'attiguo
compitum.
Purtroppo, dopo il ritrovamento, sembra che se ne sia perduta ogni
traccia. Come si ricava dai carteggi contenuti nella pratica cui ho fatto
LVIII, 1 ; B. M. Felletti Maj, La tradizione italica nell'arte romana, Roma, 1977, p. 262
sg., fig. 122; T. Hölscher, Staatsdenkmal und Publicum, Costanza, 1984, p. 23, 28 figg. 44-
46. [Su tutta la questione delle are compitali, qui e più avanti, aggiungere ora : M. Hano,
À l'origine du culte impérial : les autels des Lares Augusti, in ANRW, II, 16,3, Berlino-New
York, 1986, p. 2333-2381].
10 Arch. Sopr. Roma I/Ill, via Arenula. Reg. IX. 1920 Costruz. del Ministero di Grazia
e Giustizia. Ho inserito un primo cenno a questo ritrovamento senza riportare i testi in
Nuovi luoghi, cit. (nt. 1) p. 205. Utili scambi di opinioni su questi frammenti, come pure
su quello di cui tratterò al punto successivo, ho avuto con l'amico R. E. A. Palmer, che
ringrazio.
11 L. Quilici, Le case di S. Paolo alla Regola, di prossima pubblicazione; vd. intanto Id.,
Il Campo Marzio Occidentale, in Città e architettura nella Roma imperiale (Analecta
Romana Instituti Danici, Supplementum X), Copenhagen, 1983, p. 70 e 76.
12 G. Parisi, S. Paolo alla Regola, Roma, 1931, p. 29-31 e fig. 21; vd. anche G. Proia-
P. Romano, Arenula, Roma, 1935, p. 9 sg.; C. Cecchelli, Gli apostoli a Roma, in Arch. Soc.
rom. stor. patria, 60, 1937, p. 22.
ANCORA TRA EPIGRAFIA E TOPOGRAFIA 65
13 Un appunto del 16 ottobre 1916 registra l'immissione nel museo di due frammenti
di lastra marmorea con rilievi gladiatorii e di un mascherone in marmo (Museo nazionale
romano, Le sculture, I, 2, Roma, 1981, p. 219-222 e 37-39). Il 23 e 24 marzo 1931 avvenne
il trasporto al Museo di quattro colonne di granito bigio, due di granito rosa, una di
cipollino, quattro rocchi di colonna e nove capitelli in marmo. Molto probabilmente il
materiale trasportato al Museo fu di più. Un appunto del 26 luglio indica come oggetti
antichi da portar via dal cantiere della Regola per il Museo nazionale, oltre ai due
frammenti con rilievi gladiatorii ed al mascherone in marmo ricordati sopra : « un frammento
d'ara con festoni, un tronco di colonna scanalata, tre teste di putti in rilievo, una testa di
donna in rilievo, bolli di mattoni, una mensola di marmo ridotta a tipo di acquasantiera,
frammenti d'iscrizioni, frammento di mensola con candelabri». Vd. anche la testa virile
da rilievo inv. 124463 edita da B. M. Felletti Maj, Museo nazionale romano. I ritratti,
Roma, 1953, nr. 302.
14 Ο meglio sulla scorta di una copia di quell'appunto poiché l'originale non si trova
più nella pratica né sono riuscito fino ad oggi a ritrovarlo; mi ha validamente aiutato
nella ricercha la dott.ssa Rosanna Friggeri, che ringrazio.
66 SILVIO PANCIERA
ERENTIVS-A*.
*-*' ÂNTONIVS""
ENTIVS=A:À- - *-""-"*-
AT -- L'EROS
15 Devo il disegno ricostruttivo di questi frammenti, come pure del successivo, alla
cortesia della dott.ssa Elisa Biagioli.
ANCORA TRA EPIGRAFIA E TOPOGRAFIA 67
;
. . r G-S-CÎ V S C · Jj)
llANIVS C· li. «VÇ^f^V S
' MAG · VICI · ANNI NONI
Fig. 4 - Iscrizione dell'ara del compitum vici Aesculeti secondo CIL, VI 30957.
dus un trattino e non un punto come negli altri casi. Avremmo dunque,
in seconda posizione, verosimilmente, un A(ulus) A[ A(uli) l(iber-
tus)] / At[ ]. Impossibile identificare il gentilizio. Il cognomen,
verosimilmente grecanico, sarà stato At[talus], At[imetus], At[henio], At[he-
naeus], ο altro di pari inizio. Del primo e del terzo magister, se si
accetta la ricostruzione proposta, s'identificano invece gentilizio e cognomen
([Tjerentius Bithus e [Ajntonius Eros), mentre mancano i prenomi e,
del tutto ο in parte, le formule di patronato. Si tratta infatti certamente
di liberti, sia per il residuo della formula di patronato che precede
Eros, sia per il tipo dei cognomi.
Un tema che meriterebbe un approfondimento anche al di là di
questo caso specifico è quello delle relazioni esistenti fra i magistri
vicorum che sappiamo e plebe cuiusque viciniae lecti19 e gli eventuali
interessi, negli stessi quartieri, dei loro patroni. Qualche indagine in
questa direzione è già stata svolta20 è forse altre seguiranno.
Sull'argomento conto di tornare eventualmente in altra sede, in un'ottica più
ampia 21
Ad epoca posteriore conduce, come credo, il terzo frammento
epigrafico (e) sul cui supporto non si danno informazioni, ma che crederei
anch'esso su parte di architrave. Se ne da questa trascrizione (fig. 6) :
ITI
LEB'MAGIS
Fig. 6 - Frammento epigrafico dalla costruzione del Ministero di Grazia e Giustizia (e).
22 Suet., Aug. 30; Dio, LV, 8, 7, cfr. S. Panciera, Tra epigrafia, cit. (nt. 1), p. 146 sg.; vd.
anche qui sotto, al punto 3.
72 SILVIO PANCIERA
S * CAB? ARVîtfî
[ Jrdlius M[ ]
s( )'p( ) i(- --)[---?]
mento a CIL, VI (negg. 10875, 10876). Recentemente nuove riprese comprendenti anche i
lati sono state eseguite dai fotografi dei Musei Vaticani per interessamento del dott. Ivan
Di Stefano Manzella, che ringrazio anche per gli aiuti che mi ha dato nei controlli.
28 Le lettere sarebbero altrimenti troppo vicine. Dei nomi indicati, i più frequenti a
Roma sono Cartilius e Curtilius, entrambi associati anche al prenome Marcus (vd. sotto).
Murtilius, Surtilius e Tertilius, altri nomi possibili, non sono documentati a Roma.
76 SILVIO PANCIERA
Fig. 12 - Musei Vaticani, Cortile ottagono: ara inedita, dettaglio della fronte.
29 Un caso è costituito dall'ara vici Aesculeti, per cui si veda, qui stesso, la fig. 5.
30 Per un elenco di are compitali: C. Pietrangeli, in Bullettino comunale, 64, 1936,
p. 13-17; adde Id, ibid., 70, 1942, p. 123-130 ed inoltre I.Scott Ryberg, op. cit. (nt. 9),
p. 55-63, tav. XIV-XVII; P. Zanker, art. cit. (nt. 9), p. 147-151, taw. LII-LVII; B. M. Fellet-
ti Maj, op. cit. (nt. 9), p. 257-264, tav. XLV sg. ; B. Candida, Altari e cippi del Museo
nazionale romano, Roma, 1979, p. 95-103, taw. XXXIV-XXXVI; S. Panciera, Nuovi luoghi, cit.
(nt. 1), p. 204 sg., nr. 8, tav. XLIX, 1 ; T. Hölscher, Ein Larenaltar von Frauen, in
Archäologischer Anzeiger, 1984, p. 291-294.
31 Bibliografia supra alla n. 18.
ANCORA TRA EPIGRAFIA E TOPOGRAFIA 77
Del tutto usuale anche l'intero gruppo di sinistra con tibicine di profilo,
popa e vittimarlo : dovrebbero essere tutti e tre coronati, ma lo stato di
conservazione consente di verificare il particolare solo nel caso del
popa; il tibicine non sembra fosse coronato e il capo del vittimarlo era
forse cinto da una benda. Non di rado per tutti questi personaggi si
adottano proporzioni molto minori che per gli altri protagonisti della
scena secondo convenzioni di lontana e ben radicata ascendenza. In
questo caso la riduzione è adottata soltanto per il vittimarlo e, in
particolare, per la vittima, la quale, non ostante la piccolezza, dovrà
intendersi come un torello. Per un confronto, si veda, qui stesso, la
riproduzione dell'ara vici Aesculeti (fig. 5) in cui, oltre al toro per il Genio
dell'imperatore, è rappresentato anche il maiale per il sacrificio ai Lari.
Osserva giustamente il Bianchi Bandinelli, che in casi come questo la
piccolezza della vittima (come delle figure connesse) trova
giustificazione nel suo valore puramente simbolico in quanto «l'animale viene
rappresentato soltanto per indicare e caratterizzare l'azione che si
compie»; d'altra parte è anche vero che «col ridurre le sue dimensioni, si
acquista spazio per rendere ben evidenti i magistrati che sono nelle
loro funzioni, e che sono i protagonisti del monumento da essi fatto
eseguire»32. Nel repertorio di questo tipo di scene rientra anche il
camillo presso il sacrificante33, mentre, anche per i danni subiti,
qualche dubbio insorge sull'interpretazione del togato dietro a chi sta
sacrificando : si può pensare ad un rappresentante del popolo che assiste al
sacrificio; meno probabilmente ad uno dei due littori cui i magistri vici
in determinate circostanze avevano diritto, anche se la parte residua
del fascio, portato, come di consueto, sulla spalla sinistra, si confonde
talora con le pieghe dell'abito. L'interpretazione di tutta la scena come
sacrificio compitale, pur in mancanza dei Lari sui lati, è in qualche
modo sostenuta anche dalla presenza della corona apparentemente
d'alloro e del simpulum sul retro che richiama, tra l'altro, la corona di
quercia, con patera all'interno e lituus e simpulum all'esterno, del retro
dell'ara compitale di Soriano del Cimino, con tutta verosimiglianza
anch'essa proveniente da Roma34.
Le are di questo tipo erano, per solito, dedicate dall'intero gruppo
32 R. Bianchi Bandinelli, op. cit. (nt. 9), p. 57; vd. anche B. M. Felletti Maj, op. cit.
(nt. 9), p. 262 sg.
33 Un camillus, con urceus, compare, ad esempio, nell'ara di C. Manlius da Caere; ne
ha nuovamente trattato M. Torelli, Typology and Structure of Roman Historical Reliefs,
Ann Arbor, 1982, p. 16-18 e passim, fig. I, 6-8.
34 Edita da C. Pietrangeli, in Bullettino comunale, 64, 1936, p. 13-17, tav. I-III; vd.
78 SILVIO PANCIERA
dei magistri e non da uno solo. Per questo ho ritenuto possibile che sia
andata perduta, superiormente, parte dell'iscrizione contenente non
solo altri tre nomi, ma anche, probabilmente, la consacrazione ai Lares
Augusti. In questo caso, l'iscrizione doveva cominciare sul coronamento
dell'ara35.
Purtroppo di questo nuovo documento non si conosce la
provenienza che avrebbe potuto confermare ο meno la sua destinazione
compitale ed, eventualmente, suggerire l'ubicazione di un altro compitum
cittadino. Per lo schema iconografico, la tipologia della toga e le
soluzioni stilistiche adottate ne proporrei la datazione ancora in età augu-
stea ο poco dopo36.
Nella Historia Augusta, Vita Sev. Alex., 33, 1 si legge : Fecit Romae
curatores urbis quattuordecim, sed ex consulibus viros quos audire nego-
tia urbana cum praefecto Urbis iussit, ita ut omnes aut magna pars ades-
sent cum acta fièrent. Sul valore di questa notizia i pareri sono
discordi.
Una trentina d'anni orsono lo Chastagnol la classificò tra gli
anacronismi pullulanti nell'opera poiché curatores urbis (= regionum) di
questo tipo non sono attestati prima del 418/19 e non sembrano esservi
stati ancora, non solo nel 387 (quando il Curiosum ricorda ancora due
curatores per regione), ma neppure, forse, nel 385 37.
anche I.Scott Ryberg, op. cit. (nt. 9), p. 61, fig. 32; W.Hermann, op. cit. (nt. 9), p. 90
nr. 21; P. Zanker, art. cit. (nt. 9), p. 147 sg., tav. LIV, 1-2; B. M. Felletti Maj, op. cit.
(nt. 9), p. 261, fig. 119. Corone, di quercia o d'alloro, compaiono sempre sul retro, talora
insieme a strumenti sacrificali, anche in diverse altre are compitali; si veda l'elenco del
Pietrangeli citato sopra in nt. 30. Per la corona civica sui monumenti augustei, H. R. Goet-
te, Corona spicea, corona civica und Adler, in Archäologischer Anzeiger, 1984, p. 573-589.
35 Si confronti ancora una volta l'ara di Soriano del Cimino in cui l'iscrizione manca
del tutto evidentemente perché scritta per intero in una parte mancante : il coronamento
ο il basamento; vd. anche l'ara del Belvedere in Vaticano, ove l'iscrizione sul clipeo non
può evidentemente essere intesa come dedicatoria ; su questo, da ultimo : A. Fraschetti,
in Annali dell'Istituto universitario orientale di Napoli, Ser. arch, e storia, VI, 1984,
p. 165 sg.
36 Su questo punto il mio giudizio è stato confortato dall'autorità di Paul Zanker, che
ringrazio.
37 A. Chastagnol, Notes chronologiques sur l'Histoire Auguste et le Laterculus de Pole-
mius Silvius, in Historia, IV, 1955, p. 184-188.
ANCORA TRA EPIGRAFIA E TOPOGRAFIA 79
42 CIL, VI 30960 = ILS, 3621 cfr. Archeologia classica, 22, 1970, p. 103 sg. : Laribus
Aug(ustis) et [Geniis Caesarum] / [permissu Imjp(eratoris) Caes(aris) [[M. Aureli Alexandri
P]]ii Felic[is Aug(usti), pont(ificis) max(imi), trib(unicia) pot(estate) II, co(n)s(ulis), p(atris)
p(atriae)] / aediculam reg(ionis) Vili, vico Vestae, v[etustate conlapsam] / a solo pecunia
sua restitueront magistri anni CXXX? ]/[ Jnius Pius, L. Calpurnius Felix, [
per] / C. Iulium Paternum praef(ectum) vigil(um), em(inentissimum) [v(irum), L. Mario
Maximo II] / L. Roseto Ael[iano co(n)s(ulibus)]. / Curantibus M. Servilio Prisco et
M. Serv[ilio ].
43 CIL, VI 30961, cfr. Archeologia classica, 22, 1970, p. 148 sg. (aa. 222-235) : [Lajribus
A[ugustis et Geniis Caesarum] / [permissu Imp(eratoris) Caesaris M.] Aurelli Se[veri
Alexandri Pii Fel(icis) Augusti], / [pontificis maxijmi, trib(unicia) po[test(ate) - - -,
co(n)s(ulis) , p(atris) p(atriae), aediculam]/ [reg(ionis , vico ], ruina dilap-
sa[m a solo restituer(unt) magistri] / [anni qui infra s]cripti sunt : M. Ae[ ], / [-
- -Jallus, M. Aemilius [ ], / [ ]VI kal(endas) I[ ].
44 S. Panciera, Tra epigrafia, cit. (nt. 1), p. 138-151 ; la situazione è documentata anche
per Antonino Pio, Marco Aurelio e Lucio Vero, Settimio Severo e Caracalla.
ANCORA TRA EPIGRAFIA E TOPOGRAFIA 81
45 Nuovi documenti, cit. (nt. 1), p. 125-134; le due iscrizioni nuove sono state riprese in
AE, 1971, 31-32; il terzo testo è CIL, VI 2210 = ILS 4999.
46 É. Babelon, Description historique et chronologique des monnaies de la république
romaine, II, Parigi, 1886, p. 316-318; H. A. Grüber, Coins of the Roman Republic in the
British Museum, I, Londra, 1910, p. 491, nr. 3920-3922 ; E. A. Sydenham, The Coinage of
the Roman Republic, Londra, 1952, p. 156 nr. 933; G. Belloni, Le monete romane dell'età
repubblicana, Milano, 1960, p. 210 nr. 1886-1890.
47 C. P. Jones, The Plancii of Perge and Diana Planciana, in Harvard Studies in
Classical Philology, 80, 1976, p. 235-237.
48 Praetura functus : Tac, Hist., II, 63. Sulla carriera di M. Plancius Varus : C. P. Jones,
art. cit. (nt. 47), p. 231 sg. con bibliografia precedente; vd. anche B. E. Thomasson, Senato-
res procuratoresque Romani, Göteborg, 1975, p. 54 sgg.; Η. Halfmann, Die Senatoren aus
dem östlichen Teil des Imperium Romanum bis zum Ende des 2. Jh. n. Chr., Gottinga,
1979, p. 104 sg. e passim; Id., Die Senatoren aus kleinaschischen Provinzen des römischen
Reiches vom 1. bis 3. Jahrhundert, in Tituli, 5, 1982, p. 642.
49 Vd. ad esempio, AE, 1976, 670; Bull, épigr., 1977, 117; H. Halfmann, op. cit. (nt. 48),
p. 105.
82 SILVIO PANCIERA
nif ictus dopo il suo trionfo nel 33 a.C.54, e di Apollo Sosianus per il
restauro di C. Sosius conseguente al suo trionfo nel 34 a.C.55.
54 Suet., Aug., 29, 5 ; CIL, VI 29844, 2, cfr. La pianta marmorea di Roma antica, Roma,
1955, p. 72 sg. Nota un liberto del divo Claudio aedituus del tempio, in CIL, VI 4305 =
ILS, 1732.
55 Plin., Nat., XIII, 53; XXXVI, 28 : sul problema della data della dedica, E. La Rocca,
Sculture frontonali del tempio di Apollo Sostano, in Bullettino comunale, 87, 1980-81, p. 58
sg. ; Id., Amazzonomachia. Le sculture frontonali del tempio di Apollo Sostano, Roma, 1985,
p. 17 e 83 sg.
56 CIL, VI 9373 = ILS, 7615 e CIL, VI 10023; non crede ad un restauro di Sosio :
P. Gros, Aurea templa (BEFAR, 231), Roma, 1976, p. 163.
84 SILVIO PANCIERA
57 Su Munazio Planco si veda ora PIR2, M, 728. Su Plancianus come possibile derivato
da Plancus oltre che da Plancius : I. Kajanto, The Latin Cognomina, Helsinki, 1965,
p. 241.
58 CIL, VI 1316, cfr. p. 3134 = ILS, 41 cfr. CIL, X 6087 = ILS, 886. Sulla dedica K. Fit-
TSCHEN, in Jahrbuch des Deutschen archäologischen Instituts, 91, 1976, p. 210 con le riserve
di W. Eck, art. cit. (nt. 52), p. 1 10 nt. 86.
59 PIR2, M, p. 317 sg.
60 Viceversa recentemente ha escluso ogni riferimento a Diana Planciana, sostenendo
l'ipotesi di una personificazione della Macedonia, M. H. Crawford, Roman Republican
Coinage, Cambridge, 1974, I, p. 455 nr. 432.
61 L. Rocchetti, in Enc. art. ant., IV, 1961, p. 757 e bibliografia ivi citata.
62 Si vedano le tavole corrispondenti alla voce Artemis/Diana in Lexicon iconographi-
cum mythologiae classicae, II, 1984, in part. p. 609 sg. Non va neppure del tutto trascurata
l'associazione con arco e faretra.
ANCORA TRA EPIGRAFIA E TOPOGRAFIA 85
63 E. De Ruggiero, II Foro Romano, Roma-Arpino, 1913, p. 503 sg. cfr. S. Panciera, Tra
epigrafia, cit. (nt. 1), p. 131-138. Si aggiunga il negozio di un bubularius testimoniato da
un'iscrizione che sarà prossimamente pubblicata dalla Prof.ssa Margherita Guarducci. In
generale sugli orefici : H. Gummerus, Die römische Industrie. Das Goldschmiedt-und juwe-
liergewerbe, in Klio, 14, 1914, p. 129-189 e 15, 1918, p. 256-302; I. Calabi Limentani, in
Enc. Art. Ant., I, 1958, p. 930-932.
64 M. Caedicius Iucundus (CIL, VI 9207 =ILS, 7685= H. Gummerus, art. cit. (nt. prec),
1914, p. 165 nr. 74); M. Caedicius Eros (AE, 1971, 41); M. Obellius M.f. e V(ibius) O[bellius
] (Ephemeris Epigraphica, 9, 1913, 757=/LS, 3683d=ILLRP. 1 10=Gummerus, cit.,
p. 178 nr. 129); L. Sau[feiu]s Eros, L. Saufeius L. 1. Alfexanjder e L. Saufeifus ] (AE,
1971, 43).
65 Non figura in I. Kajanto, The Latin Cognomina, Helsinki 1965 dove compaiono
peraltro (p. 328 sg.) Porculus, Porcellus, Porcilla, Scrofa e Sucula.
66 Tra i nomi non greci, ricordo i comuni Bassus e Crassus cui si possono aggiungere i
rari Arnesus, Sagunsus, Bampsus, Tupsus, Cabarsus, Iassus e Arissus. Per 54 nomi greci in
-sus attestati a Roma : H. Solin, Die griechische Personennamen in Rom. Ein Namenbuch,
Berlino-New York, 1982, III, p. 1434.
86 SILVIO PANCIERA
Silvio Panciera
67 C. Fulvius Phoebus, aurar(ius) : CIL, VI 196 cfr. 30712, 36747= JLS, 605 1=H. Gumme-
rus, art. cit. (nt. 63), 1914, p. 156 nr. 2. Nella dedica gemella CIL, VI 197 lo stesso
personaggio è indicato senza la qualifica di aurarius e con il prenome P(ublius).
68 S. Panciera, Tra epigrafia, cit. (nt. 1), p. 136 sg.
69 S. Panciera, Olearii, cit. (nt. 1), p. 238-241, inde AE, 1980, 84.
70 E. Rodriguez Almeida, El emporio fluvial y el Testacelo : onomàstica extra-anfórica y
otros problemas, in Producción y comercio del aceite en la Antigüedad, II, Madrid, 1983,
p. 147. L'iscrizione dei Galbienses è CIL, VI 710 cfr. 30817 e p. 3757= JLS, 4337.
71 CIL, VI 975 cfr. 31218, p. 3777=/LS, 6073 cfr. Valentini Zucchetti, Codice
topografico della città di Roma, I, 1940, p. 37-47, con foto.
72 D'altronde, a quanto pare, i Galbienses sono presenti in Trastevere soltanto per
compiere una loro dedica nel Santuario del Sole Malachbelus, che qui si trovava :
R. E. A. Palmer, The Topography and Social History of Roma's Trastevere (Southern
Sector), in Proceedings of American Philosophical Society, 125, 1981, p. 372-381.