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Publications de l'École française

de Rome

Ancora tra epigrafia e topografia


Silvio Panciera

Riassunto
Si pubblicano quattro nuove iscrizioni e si riconsiderano alcuni problemi storici e topografici. Tre frammenti provenienti dalla
costruzione del Ministero di grazia e giustizia sono attribuiti a due iscrizioni concernenti il compitum vici Aesculeti,
rispettivamente nel suo primo anno di vita, dopo la riorganizzazione augustea, e al tempo di Domiziano. Probabilmente
compitale e di età augustea, e di poco posteriore, è considerata, per i suoi rilievi, anche un'ara inedita iscritta dei Musei Vaticani
d'ignota provenienza. Un ottavo aurifex de Sacra via di età tardo-repubblicana ο protoimperiale è fatto conoscere da una stele di
travertino proveniente da Porta Maggiore. Non si ritiene probabile che Alessandro Severo abbia affidato la cura regionum a 14
consolari, né che il tempio di Diana Planciana sia stato costruito da M. Plancius Varus, praetura functus nel 69 d. C, né che il
portus olearius vici Victoriae fosse in Trastevere.

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Panciera Silvio. Ancora tra epigrafia e topografia. In: L'Urbs : espace urbain et histoire (Ier siècle av. J.-C. - IIIe siècle ap. J.-
C.). Actes du colloque international de Rome (8-12 mai 1985) Rome : École Française de Rome, 1987. pp. 61-86.
(Publications de l'École française de Rome, 98) ;

https://www.persee.fr/doc/efr_0000-0000_1987_act_98_1_2963

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SILVIO PANCIERA

ANCORA TRA EPIGRAFIA E TOPOGRAFIA

Le note che seguono, costituenti uno stralcio rielaborato della


comunicazione tenuta sotto altro titolo nel corso del Colloquio cui si
riferiscono questi Atti, si pongono in continuazione ideale e sostanziale
rispetto ad altri contributi, pubblicati in vari luoghi dal 1969 in poi. Ad
essi si rinvia per quelle parti che possono interessare anche in questa
sede1. Su alcune questioni ivi trattate si tornerà brevemente anche qui
sotto. Dal testo per la stampa sono stati eliminati, invece, tutti i
riferimenti a indagini ed a nuovi testi epigrafici di cui ho parlato nel
Colloquio, ma la cui pubblicazione è prevista altrove2.

* A Guido Barbieri perché ha amato l'epigrafia.


1 Miscellanea storico-epigrafica IV, in Epigraphica, 31, 1969, p. 104-120 (1. Iscrizioni
onorarie dalla Basilica Aemilia); Tra epigrafia e topografia I, in Archeologia classica, 22,
1970, p. 131-163 (1. Negotiantes de Sacra via - 2. Una edicola compitale e la cura regionum
urbis - 3. Regiones, vici e iuventus); Nuovi documenti epigrafici per la topografia di Roma
antica, in Rendiconti della Pontificia Accademia romana di archeologia, 43, 1970-71,
p. 109-134 (1. Cella Lucceiana - Cella Saeniana - 3. Insula Saeni Val[ ] Aureli ] -
4. Aedes Dianae Plancianae) ; Roma via Flaminia 22. B) Le iscrizioni, in Notizie degli scavi,
1975, p. 222-232 (corinthiarius de Theatro Balbi); Un frammento degli Acta Arvalium ed
altre novità epigrafiche romane, in Rendiconti della Pontificia Accademia romana di
archeologia, 48, 1975-76, p. 278-308 (2. Iuppiter Tonans - 4. Iuppiter Optimus Maximus
INBAITHE); Invigulantes pro vicinia, in Scritti storico-epigrafici in memoria di Marcello
Zambelli, Roma, 1978, p. 315-320; // materiale epigrafico dello scavo di S. Stefano Rotondo,
in Mysteria Mithrae, Leida-Roma, 1979, p. 87-112; Leoni sancto deo praesenti, ibid., p. 127-
134; Olearii, in Roman Seaborne Commerce of Ancient Rome (Memoirs of the American
Academy in Rome, 36), Roma, 1980, p. 235-250; Nuovi luoghi di culto a Roma dalle
testimonianze epigrafiche, in Archeologia laziale, 3, Roma, 1980, p. 202-213; Fasti fabrum
tignarium urbis Romae, in Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik, 43, 1981, p. 271-280;
Volusiana. Appunti epigrafici sui Volusii, in / Volusii Saturnini, Bari, 1982, p. 83-95;
Ancora sull'iscrizione di Cornelius Surus, magister scribarum poetarum, in Bullettino comunale,
90, 1985 (in stampa).
2 Per i risultati dell'indagine sulla striscia di terreno urbano e suburbano tra Porta
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I - COMPITUM VICI AESCULETI

Aesculetum è parola rara : meno di 10 attestazioni in tutto3. In una


di esse, Varrone ne fornisce l'origine e, implicitamente, il significato :
Ling., V, 152 Esculetum ad escul(o) dictum et Fagutal a fago. Poiché
Yaesculus, da cui l'italiano dialettale eschia/ischia (o anche
eschio/ischio)4 indica un tipo di quercus (la quercus Farnetto) molto
simile al rovere, X aesculetum indica un boschetto di queste piante. Isi-
doro raccoglie un'etimologia popolare fondata sulla tradizione di un
antico uso delle sue ghiande come cibo per gli uomini : Orig., XVII, 7,
28 fagus et aesculus arbores glandiferae . . . ideo vocatae creduntur, quod
harum fructibus olim homines vixerunt cibumque sumpserunt escamque
habuerunt, nam aesculus ab aesca dieta. La pianta era sacra a Giove ed
era con le sue fronde che si formava la corona civica : Plin., Nat., XVI,
1 1 Civica (seil, corona) iligna primo fuit, postea magis placuit ex aesculo
Iovi sacra.
Dallo stesso Plinio si ricava che Aesculetum fu anche
denominazione di una località a Roma, evidentemente per l'almeno originaria
presenza in essa di un boschetto di eschie. Nel 287 a.C. vi si tennero
eccezionalmente i comizi per le leggi Ortensie : Nat., XVI, 37 Q. Hortensius
dictator cum plèbes secessisset in Ianiculum legem in Aesculeto tulit, ut
quod ea iussisset omnes Quirites teneret. Poiché era regola che i comizi
centuriati si tenessero nel Campo Marzio, se ne è ricavato che la
località stessa fosse in Campo5.

Capena e l'EUR sconvolta dalla costruzione della moderna via di collegamento, rinvio a
Roma- Via Imperiale. Scavi e scoperte (1937-1950) nella costruzione di via delle Terme di
Caracalla e di via Crìstoforo Colombo, (Tituli 3). Contributi di Lucia Avetta e del Seminario
di epigrafia e antichità romane editi a cura di Lucia Avetta (in corso di stampa). Le
iscrizioni rispettivamente : di Felix Caesaris servus Ingenuinus, a regionibus urbis ; del liberto
procurator aedium sacrarum locorumque publicorum; di due Clodii, tanti de macello; di
due Auli Histumennii, coactores de Subura e di M. Consius Antiochus, eborarius ab Hercule
Primog(enio) saranno edite in La collezione epigrafica dei Musei Capitolini. Inediti,
revisioni, contributi al riordino, a cura di Silvio Panciera (in corso di stampa). I nuovi
fram enti di elogia ed i titoli onorari a Massenzio ed al praeceptor di Valentiniano III saranno
editi in altro volume collettivo (in preparazione) dedicato alle iscrizioni inedite del Foro
Romano e del Palatino.
3 Thes. L. L., I, 1900-1906, col. 1082; J. André, Les noms de plantes dans la Rome
antique, Parigi, 1985, p. 6.
4 S. Battaglia, Grande dizionario della lingua italiana, V, Torino, 1968, p. 305.
5 Su questo punto, in particolare : F. Castagnoli, // Campo Marzio nell'Antichità, in
Memorie Lincei, ci. se. mor., ser. Vili, I, 4, 1946, p. 122-124. In realtà nessuna fonte dice
ANCORA TRA EPIGRAFIA E TOPOGRAFIA 63

D'altronde sembra difficile escludere un rapporto tra YAesculetum


ed il vicus Aesculeti il cui compitum è stato ritrovato nel 1887 nei pressi
di ponte Garibaldi6. Anche YAesculetum, come il vicus Aesculeti con il
suo compitum, dovette trovarsi dunque vicino al Tevere, nell'estremo
Campo Marzio occidentale.
Le scoperte che hanno portato all'identificazione del compitum
ebbero luogo a un centinaio di metri dal Tevere sul lato destro di via
Arenula venendo da Ponte Garibaldi, esattamente, secondo le
indicazioni del Gatti «nella via Arenula eseguendosi uno sterro per costruire un
fognolo in corrispondenza del casamento posto sull'angolo della via S.
Bartolomeo de' Vaccinari . . . alla profondità di otto metri»7. Nello
scavo si rinvennero un piano formato da lastroni di travertino (con
l'iscrizione incisa a grandi lettere : [Ma]g[istri] vici Aescleti anni VIIII) ed
un'ara marmorea poggiante sullo stesso, dedicata ai Lores Augusti ed
egualmente fatta porre dai mag(istri) vici anni noni8. L'ara è stata in
seguito ripetutamente studiata, entro la tipologia delle are compitali e
come caposaldo, sicuramente datato, della produzione scultorea
urbana d'età augustea9.

di che tipo fossero i comizi. R. E. A. Palmer ritiene più probabile che si sia trattato di
comizi curiati (The King and the Comitium, Historia Einzelschriften, 11, Wiesbaden, 1969,
p. 36-40) ; ivi anche suggestive considerazioni sui motivi politici e sacrali che poterono
indurre alla scelta del luogo.
6 G. Gatti, in Bullettino comunale, 16, 1888, p. 327-330; Id., in Notizie degli scavi, 1888,
p. 498; Id., in Bullettino comunale, 17, 1889, p. 69-72, tav. Ili; Chr. Hülsen, in Römische
Mitteilungen, 4, 1889, p. 265-267. In generale : S. B. Platner-TIi. Ashby, A Topographical
Dictionary of Ancient Rome, Oxford, 1929, p. 570.
7 G. Gatti, in Bullettino comunale, 16, 1888, p. 327; cfr. R. Lanciani, Forma Urbis
Romae, Milano, s.d., tav. 28.
8 Entrambe le iscrizioni in CIL, VI 30957, cfr. p. 3758 = ILS, 3615; riproduzione del
lastricato in Römische Mitteilungen, 4, 1889, fig. a p. 266. Per l'ara vd. ancora sotto.
9 Si conserva nel Museo Nuovo Capitolino, sala VI (qui fig. 5, la foto mi è stata
cortesemente fornita dalla dott.ssa Marina Mattei). Bibliografia principale : W. Altmann, Die
römischen Grabaltäre der Kaiserzeit, Berlino, 1905, p. 176 nr. 232, figg. 141 e 141a;
H. Stuart- Jones, A Catalogue of the Ancient Sculptures preserved in the Municipal
Collections of Rome. The Sculptures of the Palazzo dei Conservatori, Oxford, 1926, p. 74 nr. 2,
tav. 26; D. Mustilli, // Museo Mussolini, Roma, 1939, p. 102 sg., tav. 59; I. Scott Ryberg,
Rites of the State Religion in Roman Art, (Memoirs of the American Academy in Rome, 22),
Roma, 1955, p. 59 sg., tav. XVI, fig. 30; W. Hermann, Römische Götteraltäre, Kalimünz,
1961, p. 89 nr. 18; E. Simon, in W. Helbig, Führer*, II, Tubinga, 1966, p. 518 sg. nr. 1741 ;
R. Bianchi Bandinella Roma. L'arte romana nel centro del potere, Milano, 1969, p. 57
fig. 57; P. Zanker, in Bullettino comunale, 82, 1970-71 [1975], p. 147-155, tav. LV, 2 e
64 SILVIO PANCIERA

Ora credo che si possano acquisire altri dati per la storia di questo
compitum. In una pratica della Soprintendenza Archeologica di Roma
dedicata agli scavi di fondazione del Ministero di Grazia e Giustizia
negli anni 1916 e seguenti, ho trovato una quindicina d'anni or sono un
appunto con la sommaria trascrizione di tre frammenti epigrafici
(fig. 1, 2, 6)10. Ritengo, come subito vedremo, che si tratti di frammenti
d'iscrizioni compitali. Dato il luogo da cui provengono, a pochi metri
dai ritrovamenti di via di S. Bartolomeo de' Vaccinari, il compitum
d'origine dovette essere, d'altronde, appunto quello del vicus Aesculeti.
Le preesistenze messe in luce nei lavori di fondazione del Ministero
di grazia e giustizia non sono state a suo tempo pubblicate. Da uno
studio inedito di Lorenzo Quilici, che ringrazio per averlo messo a mia
disposizione11, apprendo che nell'archivio della Soprintendenza ne
esiste una pianta destinata alla pubblicazione nel quarto volume della
Carta archeologica di Roma. Qualche notizia - egli osserva - si può intanto
ricavare da un'opera che, per non essere specialistica, è passata fin qui
inosservata negli studi archeologici12. In base ad una descrizione degli
scavi che vi è contenuta, pare che la costruzione del Ministero abbia
portato in luce, a tre metri di profondità rispetto al piano moderno,
essenzialmente un complesso di magazzini in laterizio. Qui, forse per
riutilizzo, i frammenti iscritti devono esser andati a finire, compiendo
un brevissimo percorso dopo esser stati prelevati dall'attiguo
compitum.
Purtroppo, dopo il ritrovamento, sembra che se ne sia perduta ogni
traccia. Come si ricava dai carteggi contenuti nella pratica cui ho fatto

LVIII, 1 ; B. M. Felletti Maj, La tradizione italica nell'arte romana, Roma, 1977, p. 262
sg., fig. 122; T. Hölscher, Staatsdenkmal und Publicum, Costanza, 1984, p. 23, 28 figg. 44-
46. [Su tutta la questione delle are compitali, qui e più avanti, aggiungere ora : M. Hano,
À l'origine du culte impérial : les autels des Lares Augusti, in ANRW, II, 16,3, Berlino-New
York, 1986, p. 2333-2381].
10 Arch. Sopr. Roma I/Ill, via Arenula. Reg. IX. 1920 Costruz. del Ministero di Grazia
e Giustizia. Ho inserito un primo cenno a questo ritrovamento senza riportare i testi in
Nuovi luoghi, cit. (nt. 1) p. 205. Utili scambi di opinioni su questi frammenti, come pure
su quello di cui tratterò al punto successivo, ho avuto con l'amico R. E. A. Palmer, che
ringrazio.
11 L. Quilici, Le case di S. Paolo alla Regola, di prossima pubblicazione; vd. intanto Id.,
Il Campo Marzio Occidentale, in Città e architettura nella Roma imperiale (Analecta
Romana Instituti Danici, Supplementum X), Copenhagen, 1983, p. 70 e 76.
12 G. Parisi, S. Paolo alla Regola, Roma, 1931, p. 29-31 e fig. 21; vd. anche G. Proia-
P. Romano, Arenula, Roma, 1935, p. 9 sg.; C. Cecchelli, Gli apostoli a Roma, in Arch. Soc.
rom. stor. patria, 60, 1937, p. 22.
ANCORA TRA EPIGRAFIA E TOPOGRAFIA 65

riferimento, la costruzione del ministero fu accompagnata da una


vivace polemica sulla destinazione dei reperti di scavo, che vide coinvolti la
Soprintendenza agli scavi della Provincia di Roma, il Museo nazionale
romano, il Ministero della pubblica istruzione e il Corpo reale del Genio
civile. L'appunto colloca nel 1920 il ritrovamento dei frammenti iscritti.
Dal carteggio si ricava che un primo gruppo di oggetti fu acquisito dal
Museo nazionale romano verso la fine del 1916, mentre un secondo vi
entrò nel marzo del 1931, ma non risulta che in nessuno dei due gruppi
fossero comprese iscrizioni13. In effetti non ho trovato alcuno dei tre
pezzi nella esplorazione sistematica delle collezioni epigrafiche del
Museo nazionale romano che ho condotto anni or sono. Una lettera della
Direzione generale delle antichità e belle arti, del luglio del 1916,
sottopone d'altronde all'attenzione del soprintendente «la convenienza di
lasciare in custodia, nell'ambiente in cui furono rinvenuti, gli oggetti
che non abbiano un notevole valore od interesse, tanto più che la
Direzione dei suddetti lavori si propone di raccoglierli e sistemarli in un
locale del costruendo edificio». Ma neppure nel Ministero di grazia e
giustizia, che ho avuto modo di visitare accuratamente, anche nelle sue
parti meno accessibili, nel febbraio dell'84, vi è traccia alcuna né delle
iscrizioni né di altro materiale archeologico. Allo stato attuale, i tre
frammenti devono considerarsi pertanto dispersi, se non perduti, e la
loro edizione deve essere fatta unicamente sulla scorta dell'appunto
sopra ricordato H, della cui assoluta fedeltà all'originale si può
d'altronde dubitare.

13 Un appunto del 16 ottobre 1916 registra l'immissione nel museo di due frammenti
di lastra marmorea con rilievi gladiatorii e di un mascherone in marmo (Museo nazionale
romano, Le sculture, I, 2, Roma, 1981, p. 219-222 e 37-39). Il 23 e 24 marzo 1931 avvenne
il trasporto al Museo di quattro colonne di granito bigio, due di granito rosa, una di
cipollino, quattro rocchi di colonna e nove capitelli in marmo. Molto probabilmente il
materiale trasportato al Museo fu di più. Un appunto del 26 luglio indica come oggetti
antichi da portar via dal cantiere della Regola per il Museo nazionale, oltre ai due
frammenti con rilievi gladiatorii ed al mascherone in marmo ricordati sopra : « un frammento
d'ara con festoni, un tronco di colonna scanalata, tre teste di putti in rilievo, una testa di
donna in rilievo, bolli di mattoni, una mensola di marmo ridotta a tipo di acquasantiera,
frammenti d'iscrizioni, frammento di mensola con candelabri». Vd. anche la testa virile
da rilievo inv. 124463 edita da B. M. Felletti Maj, Museo nazionale romano. I ritratti,
Roma, 1953, nr. 302.
14 Ο meglio sulla scorta di una copia di quell'appunto poiché l'originale non si trova
più nella pratica né sono riuscito fino ad oggi a ritrovarlo; mi ha validamente aiutato
nella ricercha la dott.ssa Rosanna Friggeri, che ringrazio.
66 SILVIO PANCIERA

Due di essi (a, b), che si dicono appartenenti ad altrettanti


frammenti di architrave in marmo bianco alto cm 35 e spesso cm 11, sono
trascritti come segue (fig. 1-2) :

ERENTIVS-A*.

Fig. 1 - Frammento di architrave dalla costruzione del Ministero di Grazia e Giustizia

Fig. 2 - Frammento di architrave dalla costruzione del Ministero di Grazia e Giustizia


(b).

Ho dei dubbi sull'esistenza della G trascritta all'inizio della r. 1 ed


inoltre su una scrupolosa esattezza dei rapporti d'impaginazione fra le
tre righe (in particolare fra la seconda e la terza). Tutto sommato mi
sentirei di avanzare, come più probabile, la seguente integrazione
(fig. 3)15: Laribu[s Aug(ustis) mag(istri) qui k(alendis) Augujstiis primi
inier(unt)] : // [- Tjerentius / [- l(ibertus)] Bithus, // A(ulus) A[
A(uli) l(ibertus)] / At[ J, // [- Ajntonius / [-] l(ibertus) Eros, // [-

*-*' ÂNTONIVS""
ENTIVS=A:À- - *-""-"*-
AT -- L'EROS

Fig. 3 - Proposta d'integrazione dei frammenti di architrave a e b.

15 Devo il disegno ricostruttivo di questi frammenti, come pure del successivo, alla
cortesia della dott.ssa Elisa Biagioli.
ANCORA TRA EPIGRAFIA E TOPOGRAFIA 67

Ho espunto dalla ricostruzione la G che precede Laribufs] poiché


essa non trova giustificazione né confronto in alcuno dei documenti
consimili che ci sono pervenuti. Qualora la si voglia conservare, non
vedrei altra possibilità che attribuirla ad un'abbreviazione come
[Rejg(io), pensando che all'altra estremità dell'iscrizione fosse il
numero della regio stessa, cioè IX; non mi sono peraltro noti confronti per
un fatto epigrafico di questo tipo.
Viceversa tutta la restituzione del resto della riga poggia su
numerosi e sicuri confronti desumibili da iscrizioni poste, come si suppone
in questo caso, dai primi magistri (o ministri) entrati in carica nei vari
vici per effetto della riorganizzazione augustea : alle calende di agosto,
per lo più del 7 a.C. Si vedano, ad esempio : CIL, VI 128 cfr. p. 3003 e
3755 [Djianae August(ae) / sacrum / Q. Avillius Adaeus / magister vici /
qui k(alendis) Augustis primus / magisterium init; 283 cfr. p. 3004 :
Mercurio Augusto sacrum mag(istri) vici qui k(alendis) Aug(ustis) primi ma-
gister(ium) inierunt . . . (due volte con diversa impaginazione e
conservazione su due facce contrapposte di una base od ara); 445 cfr. p. 3756
= ILS 3613 Laribus Augustis Gfenis Caesarujm16 / sacr[um] . . . [mjagi-
stri qui k(alendis) Augustis primi mag[isterium inijerunt; 446 cfr.
p. 3005 e 3756 = ILS 3612 : Larib(us) Aug(ustis) / ministri / qui k(alen-
dis) Aug(ustis) primi inierunt . . .; 447 cfr. p. 3005 e 3756 = ILS 3612a :
testo identico al precedente. È possibile che la parte perduta contenesse
qualche variante, riguardante, ad esempio, l'inserimento di vici dopo
magistri e di magister(ium) prima di inier(unt) come in parte dei
confronti addotti sopra (ma sembra che l'impaginazione ne renda
preferibile l'assenza); tuttavia il senso generale mi pare certo e dobbiamo
quindi ritenere che i due frammenti appartengano all'architrave di un
piccolo edificio, (verosimilmente la stessa edicola compitale) fatto
costruire dai primi magistri entrati in carica all'atto di costituzione del
vicus.
Non crea difficoltà la lettura [Augujstiis, che trova confronto per
l'appunto in altre due dediche ai Lores, rispettivamente di Roma {CIL,
VI 36809b = ILS 9250 : Laribus Augustiis) e dell'agir Viterbiensis {CIL,
XI 2998 : [Larjibus Augustiis).
Nelle altre due righe erano, come credo, i nomi dei quattro
magistri costruttori, non però scritti consecutivamente su una sola riga, ben-

16 V'è motivo di dubitare di questa integrazione: F. Bömer, in Athenaeum, 44, 1966,


p. 107 nt. 70.
68 SILVIO PANCIERA

sì ciascuno suddiviso tra le due righe come suggerito nel disegno e


nella trascrizione. Questa impaginazione, l'unica che dia una buona
ricostruzione, è del resto tutt'altro che infrequente nella stessa epigrafia
compitale. Se ne possono vedere due buoni esempi, rispettivamente
nell'architrave dell'edicola del compitum Adii17 e nell'ara CIL, VI 445
cfr. p. 3756 = ILS 3613 18. Credo anzi che anche quella che sembra
essere la lettura corrente dell'ara del vicus Aesculeti debba essere
riconsiderata da questo particolare punto di vista.
L'Hülsen riprende in CIL, VI 30957 la sua precedente lettura in
Römische Mitteilungen, 4, 1889 (a sua volta non sostanzialmente diversa
da quella fornita in varie sedi dal Gatti) in questa forma (fig. 4) :

m lettere sinistro: in antica: in latere dextro:


Ρ · CLODIVS · Ρ · L\ Lar;d, -avgvst I S-LL'SALVIVS

;
. . r G-S-CÎ V S C · Jj)
llANIVS C· li. «VÇ^f^V S
' MAG · VICI · ANNI NONI

Fig. 4 - Iscrizione dell'ara del compitum vici Aesculeti secondo CIL, VI 30957.

Né il Gatti, né Hülsen, né altri, per quanto mi risulta, hanno


esplicitamente trattato dei nomi dei vicomagistri, la cui lettura è in parte resa
difficoltosa, sia dai danni subiti dalla fronte dell'ara, sia dal restauro
alquanto pasticciato che ha fatto seguito al ritrovamento. Sempre in
CIL, VI, ma nell'index nominum del Bang, a p. 159, si trova tuttavia
registrato, con riferimento per l'appunto a 30957, un . . .[RJoscius C. M.
/7.7· · · che non si spiega se non intendendo che i nomi dei magistri che
si leggono sulla fronte fossero incisi rispettivamente nella terza e nella
quarta riga. Viceversa basta un'occhiata al monumento (fig. 5) per
rendersi conto che anche qui i nomi dei due magistri non sono scritti per
riga, bensì in colonna. Vi è anche qualche inesattezza ο incertezza di

17 Sul quale si veda, in questi stessi Atti, il contributo di M. Dondin-Payre.


18 W. Altmann, op. cit. (nt. 9) nr. 234 ; G. Lippold, Die Skulpturen des Vaticanischen
Museums, III, 1, Berlino-Lipsia, 1936, p. 63 sg., nr. 516a, tav. 31; I. Scott Ryberg, op. cit.
(nt. 9), p. 58 sg., fig. 29; W. Hermann, op. cit (nt. 9), p. 84 nr. 13; E. Simon, in W. Helbig,
Führer*, II, Tübingen, 1966, p. 64 nr. 83; Β. M. Felletti Maj, op. cit. (nt. 9) p. 261 sg.,
fig. 121a-b; T. Hölscher, op. cit. (nt. 9) p. 27, figg. 37-39.
ANCORA TRA EPIGRAFIA E TOPOGRAFIA 69

lettura per cui le due formule onomastiche potrebbero essere meglio


trascritte rispettivamente: [ ]+scius / [- l(ibertus) vel f(ilius) ]
+ +ntus e CM[ ] / C. [l(ibertus) vel f(ilius) ]+ us.

Fig. 5 - Museo Nuovo Capitolino : ara del compitum vici Aesculeti.

Tornando al nostro architrave, un problema è costituito


dall'interpretaziune della due A che si vedono in fine di r. 2 del primo
frammento : le avevo interpretate dapprima come residuo della formula di
patronato di [Tjerentius che sarebbe stato dunque liberto di due Auli;
ritengo ora preferibile, però, considerarle prenome e iniziale del
gentilizio del nome successivo, tanto più che l'appunto segna dopo [Tjeren-
70 SILVIO PANCIERA

dus un trattino e non un punto come negli altri casi. Avremmo dunque,
in seconda posizione, verosimilmente, un A(ulus) A[ A(uli) l(iber-
tus)] / At[ ]. Impossibile identificare il gentilizio. Il cognomen,
verosimilmente grecanico, sarà stato At[talus], At[imetus], At[henio], At[he-
naeus], ο altro di pari inizio. Del primo e del terzo magister, se si
accetta la ricostruzione proposta, s'identificano invece gentilizio e cognomen
([Tjerentius Bithus e [Ajntonius Eros), mentre mancano i prenomi e,
del tutto ο in parte, le formule di patronato. Si tratta infatti certamente
di liberti, sia per il residuo della formula di patronato che precede
Eros, sia per il tipo dei cognomi.
Un tema che meriterebbe un approfondimento anche al di là di
questo caso specifico è quello delle relazioni esistenti fra i magistri
vicorum che sappiamo e plebe cuiusque viciniae lecti19 e gli eventuali
interessi, negli stessi quartieri, dei loro patroni. Qualche indagine in
questa direzione è già stata svolta20 è forse altre seguiranno.
Sull'argomento conto di tornare eventualmente in altra sede, in un'ottica più
ampia 21
Ad epoca posteriore conduce, come credo, il terzo frammento
epigrafico (e) sul cui supporto non si danno informazioni, ma che crederei
anch'esso su parte di architrave. Se ne da questa trascrizione (fig. 6) :

ITI
LEB'MAGIS

Fig. 6 - Frammento epigrafico dalla costruzione del Ministero di Grazia e Giustizia (e).

19 Suet., Aug., 30.


20 Vd., ad esempio, R. E. A. Palmer, A Poem of All Seasons, in Phoenix, 30, 1976, p. 172
sg. (cfr. J. Linderski, De villa Appio Pulchro falso attributa, in Parola del passato, 35, 1980,
p. 272 sg.); Id., The Vici Lucceii in the Forum Boarium and Some Lucceii in Rome, in
Bullettino comunale, 85, 1976-77, p. 135-161; Id., C. Verres' Legacy of Charm and Love to
the City of Rome : A New Document, in Rendiconti Pontificia Accademia romana di
archeologia, 51-52, 1978-80, p. 119 sgg.
21 Ad una prima indagine, non mi risultano comunque documentate proprietà di
Terentii ο Antonii importanti in Campo Marzio per l'età tardorepubblicana e altoimperia-
le; per le case: I. Shatzman, Senatorial Wealth and Roman Politics (Coll. Latomus, 142)
Bruxelles, 1975, p. 23 sg.
ANCORA TRA EPIGRAFIA E TOPOGRAFIA 71

A mia volta ne propongo la seguente restituzione (fig. 7) : Laribfus


Aug(ustis) et Genis Caesarum] / [Imp(eratore) Caesare Divi Vespasiani
f(ilio)] Domitia[no Aug(usto), pont(ifice) max(imo), tr(ibunicia) pot(esta-
te) , imp(eratore) , p(atre) p(atriae), co(n)s(ule) , permissu]
/ [ trib(uni) pjleb(is), magis[tri vici anni aediculam impensa
sua restituerunt] .
Anche in questo caso la ricostruzione poggia su un buon numero di
confronti. Per il testo nel suo complesso, uno dei più pertinenti, anche
per ragioni cronologiche, è offerto da CIL, VI 449 = ILS 3617 (a. 83) :
Laribus Aug(ustis) et Genis Caesarum. Imp(eratore) Caes(are) Domitiano
Aug(usto), co(n)s(ule) VIIII, / desig(nato) X, p(atre) p(atriae), permissu A.
Anni Camartis tr[ib(uni) pleb(is), aediculam reg(ionis) I, vici Honoris] et
Virtutis, magistri anni LXXXXII a s[oló impensa sua restituerunt]. . . Un
confronto generale è possibile anche con CIL, VI 451 cfr. 30769 = ILS
3619 = Gordon, AOL!, II, nr. 160, tav. 68 (a. 100) : Laribus Augustis et
Genis Caesarum / Imp(eratori) Caesari divi Nervae filio Nervae Traiano
Aug(usto) Germ(anico), pontifici maximo, trib(unicia) pot(estate) HH,
co(n)s(uli) IH, desfg(nato) UH] / permissu C. Cassi Interamnani Pisibani
Prisci praetoris, aediculam reg(ionis) XIIII, vici Censori, magistri anni
CVI [IH], / vetustate dilapsam impensa sua restituerunt, idem pr(aetor)
probavit. . . e con CIL, VI 452 cfr. p. 3005 = ILS 3620 = Gordon, AOL!,
II, nr. 171, tav. 74c (a. 109): [Laribus A]ugust(is) vici Iovis Faguta[l(is)
et]/[Genis Caesarum]. Imp(eratore) Nerva divi Nervae f(ilio) Traian[o
Caes(are)] '/ [Aug(usto) Germanico Dacjico, pont(ifice) max(imo), trib(uni-
cia) pot(estate) XIII, imp(eratore) VI, [co(n)s(ule) V, p(atre) p(atriae)] /
[permissu C. Licini?] Pollionis trib(uni) pleb(is), aed(iculam) reg(ionis)
IH vetusta[te] / [dilapsam a solo majgistri anni CXXI sua impensa resti-
tu[er(unt)]. . .
Quest'ultima iscrizione, come CIL, VI 449 sopra riportata, si
segnala, oltre a tutto, anche per il particolare del permesso rilasciato da un
tribuno della plebe. Un altro caso del genere si trova in CIL, VI 450 cfr.
30768 = ILS 3618 (aa. 98 ο 99) : Laribus Augustis / Imp(eratoris) Nervae
Caesaris Traiani Aug(usti) Germ(anici), co(n)s(ulis) II, permissu Ti. Allie-
ni Sicini Quintiani tr(ibuni pl(ebis). . . È noto che i sovrintendenti alle
regioni ancora in quest'epoca erano sorteggiati ciascun anno fra
tribuni della plebe, edili e pretori22.

22 Suet., Aug. 30; Dio, LV, 8, 7, cfr. S. Panciera, Tra epigrafia, cit. (nt. 1), p. 146 sg.; vd.
anche qui sotto, al punto 3.
72 SILVIO PANCIERA

ΪΜΡ· CAiSSARE* D!V! * VHSPA^îANs-F * DOMITIANO-AVG-


----------- T&SS^LEB-MAGISÏRS-Vïi

Fig. 7 - Proposta d'integrazion

Lo schema della titolatura di Domiziano è stato ricostruito sulla


base di quelle che sembrano esser state le consuetudini prevalenti, ma è
naturalmente possibile che si presentasse anche diversamente23. Se
l'iscrizione, e il restauro ch'essa commemora, appartenesse ai primi
anni del suo regno, il rifacimento potrebbe forse essere messo in
rapporto con l'intensa attività edilizia che nel Campo Marzio si registra
dopo il rovinoso incendio dell'8024.
Del compitum vici Aesculeti si possono così ricostruire le seguenti
fasi : costruito dai magistri anni primi, e quindi verosimilmente nel 7
a.C, esso è arricchito di un lastricato in travertino e di un'ara
marmorea dai magistri anni noni (2 d.C.?), quindi, danneggiato dal tempo ο da
un incendio, è ricostruito sotto Domiziano. Altri restauri ο rifacimenti
certamente seguirono : è probabilmente nell'occasione di uno di essi
che l'iscrizione domizianea viene smontata e riutilizzata, subito ο più
tardi, nelle vicinanze. Del luogo preciso del compitum si è già detto.
Esso è indicato dal ritrovamento, loco suo, del lastricato e dell'ara dei
magistri anni noni, all'angolo di via S. Bartolomeo de' Vaccinari con via
Arenula. Tuttavia vale la pena di ricordare che, mentre un tempo si
riteneva che il vicus Aesculeti dovesse essere ricercato appunto sotto via
S. Bartolomeo de' Vaccinari e sotto la sua continuazione, ormai
soltanto ideale (il Ministero di Grazia e Giustizia l'ha annullata) fino a via
S. Paolo alla Regola, oggi su questa direttrice si colloca piuttosto il

23 Ad esempio, vi sono frequenti casi in cui, oltre all'ultimo consolato ricoperto,


appare la designazione al successivo ; inoltre il titolo di pater patriae può mancare ο precedere
le acclamazioni imperatone e dall'84 può figurare la censura perpetua.
24 Suet., Dom., 5; Cass. Dio, LXVI, 24, 1-3. P. Werner, De incendiis Urbis Romae aeta-
te imperatorum, Lipsia, 1906, p. 30-32; M. E. Blake, Roman Constructions in Italy from
Tiberius through the Flavians, Washington, 1959, p. 99-101, 104; G. Lugli, La Roma di
Domiziano nei versi di Marziale e di Stazio, in Studi romani, 9, 1911, p. 14-16; F. Coarelli,
II Campo Marzio occidentale. Storia e topografia, in MEFRA, 89, 1977, p. 843 sg.
ANCORA TRA EPIGRAFIA E TOPOGRAFIA 73

S * CAB? ARVîtfî

e del frammento epigrafico e.

vicus [Stajblarius, via di comunicazione tra il Trigarium (e gli attigui


stabula factionum) e il Circus Flaminius25; il v/cws Aesculeti si fa correre
invece più vicino al fiume, all'incirca in corrispondenza di via delle
Zoccolette, dove il frammento 252 della FUR, da collocare in questo
punto, mostra una via porticata che, dato l'andamento, doveva
congiungersi con la precedente proprio all'angolo di via di S. Bartolomeo
de' Vaccinari26. Il compitum sarebbe sorto, dunque, nel punto in cui il
vicus Aesculeti incontrava il vicus [Stajblarius.

II - Un'ara inedita nei Musei Vaticani

Nel Cortile ottagono dei Musei Vaticani si conserva, inventariato


col nr. 958, un frammento d'ara marmorea d'ignota provenienza che
sembra inedito e meritevole di considerazione. Resta parte del dado,
profondamente mutilato, superiormente, dei quattro spigoli e troncato
inferiormente in maniera irregolare (65.5 χ 57.5 χ 44). Le lacune hanno
danneggiato soprattutto la prima riga dell'iscrizione in alto nella faccia
anteriore, mentre hanno in gran parte risparmiato il rilievo nella stessa
faccia (fig. 8) nonché quelli sul lato destro (fig. 9), sul sinistro (fig. IO) e
sul retro (fig. 11)27. Dell'iscrizione leggo (fig. 12) :

25 E. Rodriguez Almeida, Forma Urbis Marmorea. Nuove integrazioni, in Bullettino


comunale, 82, 1970-71, p. 113-115; F. Coarelli, art. cit. (nt. prec); E. Rodriguez Almeida,
Forma Urbis Marmorea. Aggiornamento generale 1980, Roma, 1981, p. 149 sg. ; L. Quilici,
art. cit. (nt. 11), p. 76; M. Royo, Éléments antiques sous le Palais de la Chancellerie, in
MEFRA, 96, 1984, p. 897; E. La Rocca, La riva a mezzaluna, Roma, 1984, p. 59.
26 E. Rodriguez Almeida, Forma, cit. (nt. prec), p. 134 sg. ; Id., Un nuovo frammento
della Forma Urbis Marmorea, m Città e architettura nella Roma imperiale (Analecta
Romana Instituti Danici, Supplementum X), Copenhagen, 1983, p. 87-92. Su questa zona vd. ora
anche M. Conticello de' Spagnolis, // tempio dei Dioscuri nel Circo Flaminio (Lavori e
studi di archeologia, 4), Roma, 1984, p. 53-55.
27 Due foto della fronte furono scattate anni fa durante la schedatura per il supple-
Fig. 8 - Musei Vaticani, Cortile Fig. 9 - Musei Vaticani, Cortile
ottagono : ara inedita, fronte. ottagono : ara inedita, fianco destro.

Fig. 10 - Musei Vaticani, Cortile Fig. 1 1 - Musei Vaticani, Cortile


ottagono : ara inedita, fianco sinistro. ottagono : ara inedita, retro.
ANCORA TRA EPIGRAFIA E TOPOGRAFIA 75

[ Jrdlius M[ ]
s( )'p( ) i(- --)[---?]

Nella prima riga crederei di riconoscere parte di un gentilizio


come Artilius, Cartilius, Curtilius, (H)ertilius ο Hirtilius, in ogni caso con
la Τ centrale sopra il modulo28. Doveva precedere il prenome :
probabilmente M(arcus) se la M che segue non appartiene all'inizio del
cognomen, né ad un patronimico, bensì come credo più probabile, ad una
formula di patronato. Seguiva, ovviamente il cognomen.
Nella seconda vedrei una formula d'offerta ridotta alle sole iniziali,
non facile da sciogliere, però. Se la riga era centrata, va considerato
che deve essere andata perduta almeno un'altra lettera. Non conosco
nessuna sequenza di abbreviazioni esattamente corrispondente : se si
integrano le prime due lettere con s(ua) p(ecunia), si resta in imbarazzo
con il seguito; anche s(ignum) p(osu ) i(mpensa) [s(ua)J appare
poco probabile. In ogni caso lascerei incerto il numero del verbo
perché non mi sembra sicuro che il personaggio di cui ci è rimasto
parzialmente il nome fosse l'unico dedicante.
Vanno a questo punto considerati i rilievi dell'ara. Sotto
l'iscrizione, sulla faccia anteriore, è una scena di sacrificio. Un togato con il
capo velato ed una patera nella mano destra liba su un'ara
quadrangolare a pulvini sopra la quale arde il fuoco. Lo assistono un altro togato,
d'incerta interpretazione, ed un camillo sorreggente un recipiente,
probabilmente l'acerra con l'incenso. Davanti a lui stanno un tibicine in
atto di suonare, un vittimano che spinge verso l'altare l'animale che
sarà immolato e il popa con il malleus. Sugli altri lati sono : un grande
urceus sul lato destro, una grande patera sul sinistro ed una corona
legata con tenie, un simpulum al centro, sul retro.
Questo apparato figurativo è caratteristico, anche se non esclusivo,
di tutta una serie di are compitali dedicate a Roma dai vicomagistri.
Non ostante il loro numero abituale, non è consueto che sulle are stesse

mento a CIL, VI (negg. 10875, 10876). Recentemente nuove riprese comprendenti anche i
lati sono state eseguite dai fotografi dei Musei Vaticani per interessamento del dott. Ivan
Di Stefano Manzella, che ringrazio anche per gli aiuti che mi ha dato nei controlli.
28 Le lettere sarebbero altrimenti troppo vicine. Dei nomi indicati, i più frequenti a
Roma sono Cartilius e Curtilius, entrambi associati anche al prenome Marcus (vd. sotto).
Murtilius, Surtilius e Tertilius, altri nomi possibili, non sono documentati a Roma.
76 SILVIO PANCIERA

Fig. 12 - Musei Vaticani, Cortile ottagono: ara inedita, dettaglio della fronte.

figurino quattro sacrificanti29; più frequentemente il magister


raffigurato in atto di sacrificare, capite velato, è uno solo, in rappresentanza
dell'intero gruppo30; Si da anche il caso che ve ne siano due, ma allora,
come nell'ara della Sala delle Muse in Vaticano31, la scena è ripetuta
due volte in maniera che tutti e quattro i dedicanti siano rappresentati.

29 Un caso è costituito dall'ara vici Aesculeti, per cui si veda, qui stesso, la fig. 5.
30 Per un elenco di are compitali: C. Pietrangeli, in Bullettino comunale, 64, 1936,
p. 13-17; adde Id, ibid., 70, 1942, p. 123-130 ed inoltre I.Scott Ryberg, op. cit. (nt. 9),
p. 55-63, tav. XIV-XVII; P. Zanker, art. cit. (nt. 9), p. 147-151, taw. LII-LVII; B. M. Fellet-
ti Maj, op. cit. (nt. 9), p. 257-264, tav. XLV sg. ; B. Candida, Altari e cippi del Museo
nazionale romano, Roma, 1979, p. 95-103, taw. XXXIV-XXXVI; S. Panciera, Nuovi luoghi, cit.
(nt. 1), p. 204 sg., nr. 8, tav. XLIX, 1 ; T. Hölscher, Ein Larenaltar von Frauen, in
Archäologischer Anzeiger, 1984, p. 291-294.
31 Bibliografia supra alla n. 18.
ANCORA TRA EPIGRAFIA E TOPOGRAFIA 77

Del tutto usuale anche l'intero gruppo di sinistra con tibicine di profilo,
popa e vittimarlo : dovrebbero essere tutti e tre coronati, ma lo stato di
conservazione consente di verificare il particolare solo nel caso del
popa; il tibicine non sembra fosse coronato e il capo del vittimarlo era
forse cinto da una benda. Non di rado per tutti questi personaggi si
adottano proporzioni molto minori che per gli altri protagonisti della
scena secondo convenzioni di lontana e ben radicata ascendenza. In
questo caso la riduzione è adottata soltanto per il vittimarlo e, in
particolare, per la vittima, la quale, non ostante la piccolezza, dovrà
intendersi come un torello. Per un confronto, si veda, qui stesso, la
riproduzione dell'ara vici Aesculeti (fig. 5) in cui, oltre al toro per il Genio
dell'imperatore, è rappresentato anche il maiale per il sacrificio ai Lari.
Osserva giustamente il Bianchi Bandinelli, che in casi come questo la
piccolezza della vittima (come delle figure connesse) trova
giustificazione nel suo valore puramente simbolico in quanto «l'animale viene
rappresentato soltanto per indicare e caratterizzare l'azione che si
compie»; d'altra parte è anche vero che «col ridurre le sue dimensioni, si
acquista spazio per rendere ben evidenti i magistrati che sono nelle
loro funzioni, e che sono i protagonisti del monumento da essi fatto
eseguire»32. Nel repertorio di questo tipo di scene rientra anche il
camillo presso il sacrificante33, mentre, anche per i danni subiti,
qualche dubbio insorge sull'interpretazione del togato dietro a chi sta
sacrificando : si può pensare ad un rappresentante del popolo che assiste al
sacrificio; meno probabilmente ad uno dei due littori cui i magistri vici
in determinate circostanze avevano diritto, anche se la parte residua
del fascio, portato, come di consueto, sulla spalla sinistra, si confonde
talora con le pieghe dell'abito. L'interpretazione di tutta la scena come
sacrificio compitale, pur in mancanza dei Lari sui lati, è in qualche
modo sostenuta anche dalla presenza della corona apparentemente
d'alloro e del simpulum sul retro che richiama, tra l'altro, la corona di
quercia, con patera all'interno e lituus e simpulum all'esterno, del retro
dell'ara compitale di Soriano del Cimino, con tutta verosimiglianza
anch'essa proveniente da Roma34.
Le are di questo tipo erano, per solito, dedicate dall'intero gruppo

32 R. Bianchi Bandinelli, op. cit. (nt. 9), p. 57; vd. anche B. M. Felletti Maj, op. cit.
(nt. 9), p. 262 sg.
33 Un camillus, con urceus, compare, ad esempio, nell'ara di C. Manlius da Caere; ne
ha nuovamente trattato M. Torelli, Typology and Structure of Roman Historical Reliefs,
Ann Arbor, 1982, p. 16-18 e passim, fig. I, 6-8.
34 Edita da C. Pietrangeli, in Bullettino comunale, 64, 1936, p. 13-17, tav. I-III; vd.
78 SILVIO PANCIERA

dei magistri e non da uno solo. Per questo ho ritenuto possibile che sia
andata perduta, superiormente, parte dell'iscrizione contenente non
solo altri tre nomi, ma anche, probabilmente, la consacrazione ai Lares
Augusti. In questo caso, l'iscrizione doveva cominciare sul coronamento
dell'ara35.
Purtroppo di questo nuovo documento non si conosce la
provenienza che avrebbe potuto confermare ο meno la sua destinazione
compitale ed, eventualmente, suggerire l'ubicazione di un altro compitum
cittadino. Per lo schema iconografico, la tipologia della toga e le
soluzioni stilistiche adottate ne proporrei la datazione ancora in età augu-
stea ο poco dopo36.

Ili - La cura regionum ed Alessandro Severo

Nella Historia Augusta, Vita Sev. Alex., 33, 1 si legge : Fecit Romae
curatores urbis quattuordecim, sed ex consulibus viros quos audire nego-
tia urbana cum praefecto Urbis iussit, ita ut omnes aut magna pars ades-
sent cum acta fièrent. Sul valore di questa notizia i pareri sono
discordi.
Una trentina d'anni orsono lo Chastagnol la classificò tra gli
anacronismi pullulanti nell'opera poiché curatores urbis (= regionum) di
questo tipo non sono attestati prima del 418/19 e non sembrano esservi
stati ancora, non solo nel 387 (quando il Curiosum ricorda ancora due
curatores per regione), ma neppure, forse, nel 385 37.

anche I.Scott Ryberg, op. cit. (nt. 9), p. 61, fig. 32; W.Hermann, op. cit. (nt. 9), p. 90
nr. 21; P. Zanker, art. cit. (nt. 9), p. 147 sg., tav. LIV, 1-2; B. M. Felletti Maj, op. cit.
(nt. 9), p. 261, fig. 119. Corone, di quercia o d'alloro, compaiono sempre sul retro, talora
insieme a strumenti sacrificali, anche in diverse altre are compitali; si veda l'elenco del
Pietrangeli citato sopra in nt. 30. Per la corona civica sui monumenti augustei, H. R. Goet-
te, Corona spicea, corona civica und Adler, in Archäologischer Anzeiger, 1984, p. 573-589.
35 Si confronti ancora una volta l'ara di Soriano del Cimino in cui l'iscrizione manca
del tutto evidentemente perché scritta per intero in una parte mancante : il coronamento
ο il basamento; vd. anche l'ara del Belvedere in Vaticano, ove l'iscrizione sul clipeo non
può evidentemente essere intesa come dedicatoria ; su questo, da ultimo : A. Fraschetti,
in Annali dell'Istituto universitario orientale di Napoli, Ser. arch, e storia, VI, 1984,
p. 165 sg.
36 Su questo punto il mio giudizio è stato confortato dall'autorità di Paul Zanker, che
ringrazio.
37 A. Chastagnol, Notes chronologiques sur l'Histoire Auguste et le Laterculus de Pole-
mius Silvius, in Historia, IV, 1955, p. 184-188.
ANCORA TRA EPIGRAFIA E TOPOGRAFIA 79

Più recentemente sulla notizia ha espresso parere negativo per


altre ragioni il Syme38. Ciò che riguarda la prefettura urbana nella
Historia Augusta è inficiato - egli osserva - dall'interesse del loro autore
per questo ufficio : un cattivo imperatore si comporterà male con i
prefetti urbani e viceversa uno buono. Elagabalo, principe cattivo, degrada
l'ufficio preponendo a ciascuna delle 14 regioni un praefectus urbi
scegliendolo per di più tra le persone di più basso rango39; il buon
principe Alessandro Severo lo rivaluta assegnando al praefectus come
assistenti 14 consulares, uno per ciascuna regione.
D'altra parte v'è anche chi, sulla base di considerazioni e riscontri
d'altro tipo, ha considerato la notizia della Vita come sostanzialmente
attendibile ο propende anche ora a rivalutarla nel quadro di un più
generale apprezzamento di questa fonte per la storia urbanistica di
Roma sotto Alessandro Severo40.
Sembra così opportuno indicare almeno un altro argomento che
induce ad essere molto scettici sul punto specifico, il che d'altronde, va
anche detto, non comporta, data la struttura dell'opera, che l'ombra
del dubbio debba essere automaticamente estesa a tutte le altre notizie
riguardanti Roma contenute nella Vita.
Sin dalla loro prima istituzione, una competenza fondamentale dei
curatores regionum fu quella del controllo sulla vita dei compita come
chiaramente risulta dall'obbligo fatto ai magistri vicorum di richiedere
ed ottenere la loro autorizzazione per qualsiasi lavoro di restauro ο di
riedificazione delle edicole compitali41. La stessa prerogativa ci
aspetteremmo di veder riconosciuta alla commissione di Alessandro Severo,
ricalcante quella augustea, si badi bene, sia nel rapporto numerico con
le regioni (14) sia nel rango (senatorio) e per di più aumentata di presti-

38 R. Syme, Propaganda in the Historia Augusta, in Latomus, 37, 1978, p. 180-182


(ripreso in Id., Historia Augusta Papers, Oxford, 1983, p. 117-119).
39 Heliog., 20, 3 : voluit et per singulas urbis regiones praefectos urbi facere [et], ut essent
in urbe quattuordecim. Et fecisset, si vixisset, promoturus otnnes turpissimos et ultim<a>e
professionis homines. Sulla struttura voluit facere . . . et fecisset di questa e di altre analoghe
invenzioni nella Historia Augusta : G. Alföldy, in Historia, 20, 1971, p. 101.
40 Quattro esempi : F. M. De Robertis, La cura regionum urbis nel periodo imperiale,
in Athenaeum, 13, 1935, p. 184-186; L. Homo, Rome impériale et l'urbanisme dans
l'antiquité, Parigi, 1951, p. 139 sg. ; R. E. A. Palmer, The excusatio magisterii and the
Administration of Rome under Commodus, in Athenaeum, n.s., 52, 1974, p. 276-278 e F. Coarelli,
nel contributo pubblicato in questi stessi Atti.
41 Le testimonianze sull'attività della commissione istituita da Augusto sono state da
me raccolte in Archeologia classica, 22, 1970, p. 140.
80 SILVIO PANCIERA

gio in quanto costituita esclusivamente da consolari. Viceversa nessuna


delle due iscrizioni compitali attribuite al regno di Alessandro Severo
mostra una situazione di questo tipo : in una, datata al 223, è
l'imperatore a concedere l'autorizzazione per il restauro di un'edicola ed è con
l'intervento del praefectus vigilum che avviene la sua dedica42. Lo stesso
sembra avvenire anche nell'altra, non esattamente databile per il suo
stato frammentario43. Anche in quest'epoca troviamo insomma la stessa
situazione che altrove ho supposto essersi creata, verosimilmente in età
adrianea, mediante la soppressione della commissione augustea, il
trasferimento delle relative competenze direttamente all'imperatore e
delega in parte da questi al prefetto dei vigili44. Dovremmo concludere
che se una riforma di Alessandro Severo vi fu, dovette essere del tutto
platonica, tale cioè da non modificare una situazione che sin dall'età
adrianea vedeva il controllo della città, anche formalmente, nelle mani
dell'imperatore. Propendo a credere che la presunta riforma non sia
mai stata attuata e, forse, nemmeno pensata.

IV - Chi costruì il tempio di Diana Planciana?

Qualche tempo fa, nel pubblicare un paio d'iscrizioni che


consentivano, con altri elementi, di stabilire sul Quirinale (angolo via Panisper-

42 CIL, VI 30960 = ILS, 3621 cfr. Archeologia classica, 22, 1970, p. 103 sg. : Laribus
Aug(ustis) et [Geniis Caesarum] / [permissu Imjp(eratoris) Caes(aris) [[M. Aureli Alexandri
P]]ii Felic[is Aug(usti), pont(ificis) max(imi), trib(unicia) pot(estate) II, co(n)s(ulis), p(atris)
p(atriae)] / aediculam reg(ionis) Vili, vico Vestae, v[etustate conlapsam] / a solo pecunia
sua restitueront magistri anni CXXX? ]/[ Jnius Pius, L. Calpurnius Felix, [
per] / C. Iulium Paternum praef(ectum) vigil(um), em(inentissimum) [v(irum), L. Mario
Maximo II] / L. Roseto Ael[iano co(n)s(ulibus)]. / Curantibus M. Servilio Prisco et
M. Serv[ilio ].
43 CIL, VI 30961, cfr. Archeologia classica, 22, 1970, p. 148 sg. (aa. 222-235) : [Lajribus
A[ugustis et Geniis Caesarum] / [permissu Imp(eratoris) Caesaris M.] Aurelli Se[veri
Alexandri Pii Fel(icis) Augusti], / [pontificis maxijmi, trib(unicia) po[test(ate) - - -,
co(n)s(ulis) , p(atris) p(atriae), aediculam]/ [reg(ionis , vico ], ruina dilap-
sa[m a solo restituer(unt) magistri] / [anni qui infra s]cripti sunt : M. Ae[ ], / [-
- -Jallus, M. Aemilius [ ], / [ ]VI kal(endas) I[ ].
44 S. Panciera, Tra epigrafia, cit. (nt. 1), p. 138-151 ; la situazione è documentata anche
per Antonino Pio, Marco Aurelio e Lucio Vero, Settimio Severo e Caracalla.
ANCORA TRA EPIGRAFIA E TOPOGRAFIA 81

na - Salita del Grillo) l'ubicazione di questo tempio già indirettamente


noto attraverso un terzo testo epigrafico, ho proposto di attribuirne la
costruzione al Cn. Plancius, edile curule nel 55 ο 54 a.C. e a tutti noto
per l'orazione che Cicerone pronunciò in sua difesa quando fu accusato
di broglio elettorale45. Le mie argomentazioni si fondavano, in parte,
sull'interpretazione di una moneta dello stesso Plancius con
rappresentazione al rovescio di arco, faretra e capra, e, al dritto, di una testa
femminile intesa come di Diana46.
Accogliendo, della moneta, una diversa interpretazione, che vede
nella testa femminile una rappresentazione della provincia Macedonia,
in cui Plancio fu tribuno e questore, Christopher Jones ha ritenuto in
seguito che venisse meno ogni motivo per attribuire il tempio al
senatore tardo-repubblicano47; a suo avviso, costruttore ne dovrebbe esser
stato piuttosto un membro della famiglia senatoria dei Plancii di Perge
in Panfilia e precisamente il M. Plancius Varus, praetura functus nel 69
e in seguito governatore di più province, come pare, durante il regno di
Vespasiano48. La nuova proposta non manca di attrattive, tanto più che
il Jones può documentare uno spiccato interesse dei Plancii per Diana
Pergensis; si può comprendere così ch'essa sia stata sostanzialmente
bene accolta, ο per lo meno registrata in più casi senza critica49.
In realtà, alcune obiezioni mi sembrano doverose, soprattutto di
natura cronologica ; due le principali :

45 Nuovi documenti, cit. (nt. 1), p. 125-134; le due iscrizioni nuove sono state riprese in
AE, 1971, 31-32; il terzo testo è CIL, VI 2210 = ILS 4999.
46 É. Babelon, Description historique et chronologique des monnaies de la république
romaine, II, Parigi, 1886, p. 316-318; H. A. Grüber, Coins of the Roman Republic in the
British Museum, I, Londra, 1910, p. 491, nr. 3920-3922 ; E. A. Sydenham, The Coinage of
the Roman Republic, Londra, 1952, p. 156 nr. 933; G. Belloni, Le monete romane dell'età
repubblicana, Milano, 1960, p. 210 nr. 1886-1890.
47 C. P. Jones, The Plancii of Perge and Diana Planciana, in Harvard Studies in
Classical Philology, 80, 1976, p. 235-237.
48 Praetura functus : Tac, Hist., II, 63. Sulla carriera di M. Plancius Varus : C. P. Jones,
art. cit. (nt. 47), p. 231 sg. con bibliografia precedente; vd. anche B. E. Thomasson, Senato-
res procuratoresque Romani, Göteborg, 1975, p. 54 sgg.; Η. Halfmann, Die Senatoren aus
dem östlichen Teil des Imperium Romanum bis zum Ende des 2. Jh. n. Chr., Gottinga,
1979, p. 104 sg. e passim; Id., Die Senatoren aus kleinaschischen Provinzen des römischen
Reiches vom 1. bis 3. Jahrhundert, in Tituli, 5, 1982, p. 642.
49 Vd. ad esempio, AE, 1976, 670; Bull, épigr., 1977, 117; H. Halfmann, op. cit. (nt. 48),
p. 105.
82 SILVIO PANCIERA

a) un'eventuale costruzione da parte di M. Plancius Varus


difficilmente potrebbe essere anteriore al tempo della sua pretura; non
dovrebbe cioè essere anteriore alla fine degli anni 60. Tra gli aeditui del
tempio figura però, sulla base delle iscrizioni sopra ricordate un Ti.
Claudius Aug(usti) lib(ertus) Heroicus, vale a dire un liberto di Claudio ο
di Nerone50. Nemmeno l'altro aedituus è un Plancius, bensì un C. Iulius
Hymetus che, per essere fratello di un C. Iulius Epitynchanus , marito di
una Iulia Sporis e paedagogus di una Claudia Ti(berii) f(ilia) Quinta,
sembra rinviare approssimativamente allo stesso contesto sociale e
cronologico51. Sembra difficile ammettere che, il tempio, pur
privatamente costruito come il nome sta ad indicare, non sia stato affidato, almeno
inizialmente, alla custodia di liberti del fondatore, bensì a quella di
liberti imperiali ο di discendenti di liberti imperiali.

b) II tempio, d'interesse pubblico, come mostrano gli aeditui


imperiali, prende il nome dal suo privato costruttore. Su questo punto
tutti concordano. Ma, a Roma, per quel che sappiamo, questo tipo di
denominazione per edifici d'interesse pubblico non sembra superare
l'inizio dell'età augustea. Mi avevano condotto a questa conclusione già
alcune ricerche che avevo fatto al tempo dell'edizione delle due nuove
iscrizioni riguardanti Diana Planciana. Ora il punto è ripreso e
il ustrato con dovizia di particolari anche da Werner Eck nel quadro di
un'ampia e suggestiva ricerca sui mutamenti introdotti nell'autorappresenta-
zione senatoria dall'avvento del principato. Basterà dunque rinviare al
suo contributo52. Per quel che sappiamo, l'ultimo edificio pubblico che
porti a Roma il nome del suo costruttore è, comunque, il theatrum
Ealbi eretto da L. Cornelius Baibus, significativamente anche l'ultimo
trionfatore (nel 19 a.C.) che non appartenga alla famiglia imperiale53. Più
specificamente, per quanto concerne i templi, le ultime testimonianze
sono quelle di Diana Cornificia, sull'Aventino, per il restauro di L. Cor-

5M£, 1971, 32.


51 CIL, VI 2210 cfr. AE, 1971, 31.
52 W. Eck, Senatorial Self-Representation : Developments in the Augustan Period, in
F. Millar-Ε. Segal edd., Caesar Augustus. Seven Aspects, Oxford, 1984, p. 129-167 (in part,
p. 137-142).
"Suet., Aug., 29, 5; Plin., Nat., XXXVI, 60; Tac, Ann., Ill, 72, 1; Dio., LIV, 25, 2 e
LXVI, 24, 2.
ANCORA TRA EPIGRAFIA E TOPOGRAFIA 83

nif ictus dopo il suo trionfo nel 33 a.C.54, e di Apollo Sosianus per il
restauro di C. Sosius conseguente al suo trionfo nel 34 a.C.55.

Entrambe queste considerazioni escludono, a mio avviso, una


datazione del tempio alle soglie dell'età flavia : la sua denominazione
appartiene ad una tradizione repubblicana che non sopravvive a Roma
(diversa la situazione nelle altre città) oltre gli inizi dell'età augustea; aedi-
tui non appartenenti alla famiglia del fondatore, ma alla casata dei giu-
lio-claudii, presuppongono che sia intervenuto un mutamento nella
tutela dell'edificio, verosimilmente di costruzione non recente.
Aggiungo che nella datazione dovrebbero essere tenuti in conto anche alcuni
pezzi architettonici in travertino, verosimilmente appartenenti al
tempio, che vidi a suo tempo neW'Angelicwn e purtroppo oggi risultano
irreperibili, come pure il frammento di statua di Diana trovato insieme
con le iscrizioni e che spero sarà presto pubblicato.
Se si esclude che il tempio possa essere attribuito a M. Plancius
Varus, si ripropone naturalmente il problema dell'identificazione del
fondatore, come pure, verosimilmente del titolare della statua Planci
sul vicus Longus attestata da un paio d'iscrizioni56. Non conosciamo
altri Plancii di Perge a Roma, con rango senatorio, prima del
personaggio indicato dal Jones, ne altri Plancii illustri di qualsiasi altra
provenienza tra il Cn. Plancius ciceroniano e l'inizio dell'età augustea. Le
possibilità teoriche si riducono dunque sostanzialmente a tre : a) che si
tratti di un Plancius sconosciuto; b) che il costruttore sia stato un Plan-
cus e non un Plancius; e) che si debba tornare al Cn. Plancius edile
curule nel 55 ο 54 a.C.
Il primo caso è improduttivo, e forse anche improbabile, poiché il
costruttore fu senza dubbio un personaggio di rilievo che dovrebbe
aver lasciato traccia nelle abbondanti fonti che riguardano il periodo in
esame. Per la seconda ipotesi abbiamo un ottimo candidato nella perso-

54 Suet., Aug., 29, 5 ; CIL, VI 29844, 2, cfr. La pianta marmorea di Roma antica, Roma,
1955, p. 72 sg. Nota un liberto del divo Claudio aedituus del tempio, in CIL, VI 4305 =
ILS, 1732.
55 Plin., Nat., XIII, 53; XXXVI, 28 : sul problema della data della dedica, E. La Rocca,
Sculture frontonali del tempio di Apollo Sostano, in Bullettino comunale, 87, 1980-81, p. 58
sg. ; Id., Amazzonomachia. Le sculture frontonali del tempio di Apollo Sostano, Roma, 1985,
p. 17 e 83 sg.
56 CIL, VI 9373 = ILS, 7615 e CIL, VI 10023; non crede ad un restauro di Sosio :
P. Gros, Aurea templa (BEFAR, 231), Roma, 1976, p. 163.
84 SILVIO PANCIERA

na di L. Munatius Plancus che, in quanto personaggio di alto prestigio


e, soprattutto, in quanto trionfatore, si trovò nella migliore delle
condizioni per erigere un tempio ed essere onorato con statue57. Tuttavia noi
sappiamo già quale tempio (quello di Saturno nel Foro Romano) egli
ricostruì ex manibiis58. Di un particolare rapporto di Munazio Planco
con Diana non sappiamo nulla, mentre si conosce la sua predilezione
per Èrcole59. Resta il Cn. Plancius ciceroniano, alla cui conferma si
opporrebbe la diversa interpretazione della moneta di cui si è detto.
Tuttavia, che la testa del dritto non rappresenti Diana, bensì la
provincia di Macedonia non mi sembra ancora del tutto deciso. La
spiegazione data dal Babelon, dei caratteri macedonici di Diana, non mi pare
irragionevole60. D'altronde non abbiamo personificazioni della
provincia esattamente corrispondenti61, mentre, diversamente da quello che
lascia intendere il Jones, non sono ignoti altri casi in cui la dea della
caccia è presentata se non con casta, con collana e orecchini62. Posso
convenire che resti un margine d'incertezza; M. Plancius Varus non mi
sembra in ogni caso un sostituto accettabile per Cn. Plancius. Da
considerare piuttosto, nonostante tutto, un personaggio come Munazio
Planco, cronologicamente adatto e la cui conversione da partigiano di
Antonio ad autore della proposta di conferire ad Ottaviano il titolo di
Augusto, potrebbe spiegare anche l'erezione di un tempio di Diana, intesa
come manifestazione di lealismo nei confronti del principe. Ma non
usciamo dal campo delle ipotesi. Relativamente sicuro mi sembra
soltanto che la costruzione del tempio non debba esser posta oltre l'inizio
dell'età augustea.

57 Su Munazio Planco si veda ora PIR2, M, 728. Su Plancianus come possibile derivato
da Plancus oltre che da Plancius : I. Kajanto, The Latin Cognomina, Helsinki, 1965,
p. 241.
58 CIL, VI 1316, cfr. p. 3134 = ILS, 41 cfr. CIL, X 6087 = ILS, 886. Sulla dedica K. Fit-
TSCHEN, in Jahrbuch des Deutschen archäologischen Instituts, 91, 1976, p. 210 con le riserve
di W. Eck, art. cit. (nt. 52), p. 1 10 nt. 86.
59 PIR2, M, p. 317 sg.
60 Viceversa recentemente ha escluso ogni riferimento a Diana Planciana, sostenendo
l'ipotesi di una personificazione della Macedonia, M. H. Crawford, Roman Republican
Coinage, Cambridge, 1974, I, p. 455 nr. 432.
61 L. Rocchetti, in Enc. art. ant., IV, 1961, p. 757 e bibliografia ivi citata.
62 Si vedano le tavole corrispondenti alla voce Artemis/Diana in Lexicon iconographi-
cum mythologiae classicae, II, 1984, in part. p. 609 sg. Non va neppure del tutto trascurata
l'associazione con arco e faretra.
ANCORA TRA EPIGRAFIA E TOPOGRAFIA 85

V - Un altro aurifex de sacra via

Sui negozi che si aprivano sulla Sacra via siamo informati


soprattutto per via epigrafica : nella tarda età repubblicana e nella prima età
imperiale vi furono particolarmente numerosi quelli di oggetti preziosi ;
tra essi alcuni negozi di aurifices63. Ai sette orefici con negozi sulla via
Sacra sin qui noti64, un altro se ne può aggiungere grazie ad una
scheda dell'Inventario dell'antiquario Comunale (IAC 7499) la quale registra
l'esistenza nell'Antiquario stesso di una «stele di travertino iscritta
proveniente da Porta Maggiore il 15/5/1956 (100 χ 34)» con la seguente
iscrizione :
A. Fulvius A. l [ ?]SVS
aurifex de Sacra via.

Non ho trovato l'iscrizione stessa nel giardino dell'ex Antiquario,


né altrove nelle raccolte e nei depositi archeologici comunali. Non
posso quindi dire se la trascrizione sia corretta e completa. In particolare,
poiché SVS è scritto, nella scheda, a qualche distanza dalla formula di
patronato, non sono in grado di stabilire se prima vi fosse una lacuna ο
meno. Un cognomen Sus è del tutto possibile, ma non sembra
attestato65; in caso di lacuna si può pensare a numerosi altri nomi, sia latini,
sia, vista la condizione libertina, grecanici66. Il gentilizio trova riscontro

63 E. De Ruggiero, II Foro Romano, Roma-Arpino, 1913, p. 503 sg. cfr. S. Panciera, Tra
epigrafia, cit. (nt. 1), p. 131-138. Si aggiunga il negozio di un bubularius testimoniato da
un'iscrizione che sarà prossimamente pubblicata dalla Prof.ssa Margherita Guarducci. In
generale sugli orefici : H. Gummerus, Die römische Industrie. Das Goldschmiedt-und juwe-
liergewerbe, in Klio, 14, 1914, p. 129-189 e 15, 1918, p. 256-302; I. Calabi Limentani, in
Enc. Art. Ant., I, 1958, p. 930-932.
64 M. Caedicius Iucundus (CIL, VI 9207 =ILS, 7685= H. Gummerus, art. cit. (nt. prec),
1914, p. 165 nr. 74); M. Caedicius Eros (AE, 1971, 41); M. Obellius M.f. e V(ibius) O[bellius
] (Ephemeris Epigraphica, 9, 1913, 757=/LS, 3683d=ILLRP. 1 10=Gummerus, cit.,
p. 178 nr. 129); L. Sau[feiu]s Eros, L. Saufeius L. 1. Alfexanjder e L. Saufeifus ] (AE,
1971, 43).
65 Non figura in I. Kajanto, The Latin Cognomina, Helsinki 1965 dove compaiono
peraltro (p. 328 sg.) Porculus, Porcellus, Porcilla, Scrofa e Sucula.
66 Tra i nomi non greci, ricordo i comuni Bassus e Crassus cui si possono aggiungere i
rari Arnesus, Sagunsus, Bampsus, Tupsus, Cabarsus, Iassus e Arissus. Per 54 nomi greci in
-sus attestati a Roma : H. Solin, Die griechische Personennamen in Rom. Ein Namenbuch,
Berlino-New York, 1982, III, p. 1434.
86 SILVIO PANCIERA

in quello di un aurarius d'età vespasianea che lo combina però con un


diverso prenome67.
Il tipo del supporto, il materiale, il nome del defunto al
nominativo, la mancanza di Dis Manibus, fanno pensare che il documento non
esca dal periodo tardorepubblicano/protoimperiale entro il quale
sembrano doversi collocare tutte le testimonianze fin qui note di negozianti
di preziosi con bottega sulla via Sacra68.

VI - PÖRTUS OLEARIUS VICI VlCTORIAE

Del significato e della possibile ubicazione di questo portus nonché


del vicus lungo il quale si trovava mi sono occupato pubblicando
l'unica fonte, un'iscrizione sepolcrale, che ce ne abbia tramandato il
ricordo69. Non intendo ritornare sulla questione se non per una
precisazione.
Recentemente Emilio Rodriguez Almeida, considerando che
nell'iscrizione sono menzionati due Sulpicii e che un'epigrafe dedicata dai
Galbienses della coorte III è stata trovata in Trastevere, ha pensato che
portus e vicus potessero stare nella Regio XIV70. Ma l'ipotesi non mi
pare abbia molte possibilità di cogliere nel vero : i principali vici di
Trastevere ci sono noti dalla Base Capitolina del 13671 e tra essi non figura
un vicus Victoriae72.

Silvio Panciera

67 C. Fulvius Phoebus, aurar(ius) : CIL, VI 196 cfr. 30712, 36747= JLS, 605 1=H. Gumme-
rus, art. cit. (nt. 63), 1914, p. 156 nr. 2. Nella dedica gemella CIL, VI 197 lo stesso
personaggio è indicato senza la qualifica di aurarius e con il prenome P(ublius).
68 S. Panciera, Tra epigrafia, cit. (nt. 1), p. 136 sg.
69 S. Panciera, Olearii, cit. (nt. 1), p. 238-241, inde AE, 1980, 84.
70 E. Rodriguez Almeida, El emporio fluvial y el Testacelo : onomàstica extra-anfórica y
otros problemas, in Producción y comercio del aceite en la Antigüedad, II, Madrid, 1983,
p. 147. L'iscrizione dei Galbienses è CIL, VI 710 cfr. 30817 e p. 3757= JLS, 4337.
71 CIL, VI 975 cfr. 31218, p. 3777=/LS, 6073 cfr. Valentini Zucchetti, Codice
topografico della città di Roma, I, 1940, p. 37-47, con foto.
72 D'altronde, a quanto pare, i Galbienses sono presenti in Trastevere soltanto per
compiere una loro dedica nel Santuario del Sole Malachbelus, che qui si trovava :
R. E. A. Palmer, The Topography and Social History of Roma's Trastevere (Southern
Sector), in Proceedings of American Philosophical Society, 125, 1981, p. 372-381.

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