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ARTIOLI E IL SETTIMONTIALE SACRUM

di Paolo Galiano ©

Tra le principali associazioni della prima metà del XX secolo che hanno rivestito un ruolo di
particolare importanza nella diffusione della storia e della metastoria della Saturnia Tellus1 e di
Roma si annovera l’Unione Storia ed Arte2 (il cui nome originario era Unione Storia ed Arte fra
Conferenzieri), società probabilmente non di soli studi archeologici, fondata il 21 aprile 1908 da
Romolo Artioli (1879-1958), archeologo e collaboratore di Giacomo Boni (lo scopritore del Lapis
Niger e di altri luoghi sacri della Roma arcaica), a seguito di una scissione della Associazione
Archeologica Romana creata il 21 Aprile 1902 da Nispi-Landi, discepolo di Ravioli e il primo tra
gli autori ad affermare con autorevolezza il ruolo di Roma come centro originario della “prisca
sapienza italica”.
Alla Unione Storia ed Arte si associarono esponenti del mondo esoterico romano, tra cui nel 1910
Camilla Mongenet3, esponente dell’Accademia Vergiliana myriamica, e tra i conferenzieri che
ebbero parte nelle attività della Unione va annoverato Guido Di Nardo4, “Regio Ispettore onorario
ai Monumenti per il Lazio”, come si firma nel suo La Roma preistorica sul Palatino, e tra i
principali assertori di un significato esoterico (o come egli preferiva dire “misteriosofico”) del mito
della Saturnia Tellus, interesse che lo accomunava all’amico Evelino Leonardi, altro importante

1
Con il termine Saturnia Tellus si indica una corrente di pensiero che afferma la precedenza della civiltà degli antichi
popoli italici rispetto a quelle del bacino del Mediterraneo, civiltà a cui questi scrittori dettero il nome di Saturnia Tellus
o Terra di Saturno, rifacendosi alla mitica Età dell’Oro di Saturno, di cui gli scrittori classici, sia latini che greci,
avevano parlato nelle loro opere. Per uno studio sull’argomento e sugli autori che ne trattarono tra il XVIII e il XX
secolo rimandiamo a GALIANO Roma prima di Roma, metastoria della Tradizione italica
2
Secondo la PISANI SARTORIO Il viaggio dell’Unione Storia ed Arte in Romania nel 1921 lo statuto
dell’Associazione venne approvato il 6 febbraio 1927 e pubblicato nel Bollettino dell’Unione Storia ed Arte dello stesso
anno. Attualmente l’Associazione non è più esistente ma è tutt’ora attivo il Bollettino dell’Unione Storia ed Arte, la cui
testata è stata acquisita nel 2006 dal Gruppo Archeologico Latino-Colli Albani “Bruno Martellotta” con sede a
Grottaferrata, di cui è direttore Paolo Dalmiglio e direttore responsabile dal 1997 Giuseppina Pisani Sartorio.
3
GIORGIO Roma Renovata Resurgat vol. I p. 208.
4
AA VV L’Unione Storia ed Arte nel XXV anniversario della fondazione p. 87 (d’ora in poi citato come Fondazione).
1
scrittore della Saturnia Tellus, con il quale condivise le conoscenze sapienziali sul Monte Circeo5,
anche se si dichiarò in altro suo scritto non completamente d’accordo con i risultati dei suoi lavori6.
Interessanti anche i rapporti di collaborazione che intercorsero tra l’Unione Storia ed Arte e
l’Associazione culturale Aborigeni d’Italia fondata il 21 Aprile 1951 da Giuseppe Brex 7, come
attestano le manifestazioni tenute al Teatro romano del Tuscolo nell’Estate 1956 (12 e 26 Agosto),
organizzate congiuntamente da Brex e da Artioli, il quale scrisse l’introduzione al libro Saturnia
Tellus di Brex, il che fa supporre che vi fossero legami di personale amicizia. Anche fra Di Nardo e
Brex intercorsero rapporti, forse solo epistolari, come sappiamo da una cartolina postale scritta da
Di Nardo a Brex il 6 Luglio 1946, con timbro postale dell’8 Luglio dell’Ufficio di Lanuvio, nella
quale si inviano per suo tramite i saluti ad Artioli “e agli amici della S. e A.”8.

L’Unione Storia ed Arte aveva come attività principali9, a somiglianza di altre associazioni sorte
prima o dopo di essa, conferenze gratuite, tenute se possibile in luoghi aperti al pubblico come i
Mercati di Traiano, le Terme di Diocleziano o il Colosseo, gite turistiche in luoghi di particolare
importanza connessi non esclusivamente con Roma (tra le quali la più importante era considerata
quella a Gubbio per la Corsa dei Ceri, ripetuta annualmente), ma anche presentazioni poetiche,
comprendenti sia i lavori di nuovi poeti, in particolare romaneschi come Giulio Cesare Santini, che
fu anche grande amico di Brex e prese parte alle attività della Aborigeni d’Italia, sia la lettura di
opere di grandi autori, quali la lettura integrale della Divina Commedia tenuta al Colosseo. Una
particolare importanza ebbe il teatro all’aperto presso la Quercia del Tasso, che fu sede di molte
conferenze e di annuali omaggi allo scrittore. Va infine ricordata la visita in Romania nel Settembre
1921 organizzata da Artioli, descritta nel libro sul ventennale di fondazione dell’Unione e riportata
dalla Pisani Sartorio nell’articolo citato con ampia documentazione fotografica.
Una meno conosciuta attività di Artioli e della sua associazione fu la rievocazione della festività dei
Septem Pagi che venne chiamata con il nome di Settimontiale Sacrum, la cui origine è descritta nel

5
“Strada facendo egli mi raccontava la strana storia di come fu iniziato ai misteri del Circeo” (DI NARDO Una
esplorazione Geo-archeologica sul Circeo con Evelino Leonardi, “Il Nuovo Stato”, parte I nn. 10–11–12 anno VIII,
1939 e parte II nn. 4 -5 anno IX, 1940). In Il culto antroposofico dell’Io nell’antico Egitto (“Biblioteca dei Curiosi” n°
39 del luglio 1953) Di Nardo specifica che tale frequentazione sul Circeo ebbe luogo negli anni “1936 – 37 - 38,
quando il Leonardi attendeva nel Villino Blanc alla compilazione del suo libro sulla Crisi della Medicina”.
6
DI NARDO ne Il preistorico culto infero pag. 27 a proposito dei lavori di Leonardi scriveva: “Con molte riserve vedi
Le Origini dell’uomo e L’Unità della Natura di Evelino Leonardi” (sottolineatura nostra).
7
Una biografia di Brex si può trovare su www.academia.edu/14865610/BIOGRAFIA_DI_GIUSEPPE_BREX
(GALIANO Giuseppe Brex, L’ultima voce della Saturnia Tellus).
8
La cartolina, riportata in GALIANO Giuseppe Brex e la Saturnia Tellus su www.ereticamente.net/2015/07/giuseppe-
brex-e-la-saturnia-tellus.html, si trova in originale nel Fondo Brex e porta scritto in alto a sinistra: “Spedisce G. di
Nardo – Lanuvio” (con la d minuscola).
9
Le notizie sono tratte da Fondazione.
2
testo sul ventennale di fondazione dell’Unione: per poter comprendere il significato di questa
celebrazione è necessaria una digressione sulle scoperte archeologiche che hanno portato al parziale
ritrovamento dei Septem Pagi.

I SEPTEM PAGI: GLI SCAVI SUL MONTE MARIO


La regione di Monte Mario è ricca di ritrovamenti archeologici, in genere scarsamente
pubblicizzati, che costituisce l’estrema propaggine nord del Gianicolo, nome con cui si identifica la
dorsale collinare che da Monteverde giunge fino a Monte Mario (dove si trova l’Osservatorio
Astronomico, per il quale passa il meridiano di Roma). Negli anni tra il 1878 e il 1921 10 erano
venuti alla luce a seguito di scavi occasionali resti di ville, sepolcri a camera, necropoli con
sarcofagi per inumazione e urne cinerarie in un’ampia area che dalle pendici orientali del Monte
Mario sul Tevere giungeva fino a quelle occidentali (presso l’attuale GRA), e in particolare lungo
l’antico corso della via Triumphalis, un diverticolo della via Cassia che, percorrendo circa 10 km da
La Storta, giungeva fino all’attuale zona della basilica di San Pietro. Altri resti (lastricati stradali,
epigrafi, colombari, ecc.) vennero anche scavati nell’area pianeggiante tra Monte Mario e il
Vaticano (via Candia e adiacenze).
I primi scavi riguardanti i Septem Pagi, iniziati dall’archeologo Innocenzo Dall’Osso e già nel 1922
messi a conoscenza del pubblico11, avevano riportato alla luce il villaggio di Colle Sant’Agata (nella
zona ora conosciuta come Borgata Ottavia presso il GRA, che prende il nome dal sepolcro ipogeo
della gens Ottavia presso l’attuale Area di Servizio “Selva Candida interna”) e quello dell’Acqua
Traversa (al VII km dell’attuale via Cassia, presso l’inizio di via Cortina d’Ampezzo).
La figura di Dall’Osso richiede una breve digressione: nato ad Imola, allievo di Carducci e
condiscepolo di Pascoli, laureatosi nel Maggio 1881 con una tesi di letteratura italiana
(“Rappresentazione dantesca di Sordello. Notizie biografiche negli espositori della Divina
Commedia”), ebbe un ruolo importante anche se poco conosciuto negli scavi, oltre che nell’area di
Roma, di Pompei e della regione dei Piceni, dove fondò il Museo Nazionale Archeologico di
Ancona. A lui è dovuto il ritrovamento nel 1903 a Cuma della “necropoli Osta”, che dimostrò lo
strato pre-ellenico della regione campana12, prova della precedenza di una cultura italica sulla
penetrazione greca in quella che sarà la Magna Grecia. Pesanti gli attacchi contro di lui, anche a
livello personale oltre che scientifico, da parte di Luigi Pigorini, che per molti anni ne impedirono la
10
AA VV Gli scavi di Roma 1878-1921 (a cura di F. Coarelli) passim.
11
PALMARINI Le scoperte del prof. Dall’Osso a Monte Mario, Nuova Antologia LXVI, Roma 1922 pp. 253-259;
più recente: CAPRINO Roma (Via Trionfale). I ritrovamenti di Innocenzo Dall' Osso sul colle di Santa Agata in Monte
Mario, Accademia Nazionale dei Lincei, Roma 1955 pp. 195-268.
12
NIZZO Cronologia versus Archeologia. L’“ambiguo” scorrere del tempo alle soglie della “colonizzazione”: i casi
di Cuma e Pithekoussai, in “Contestualizzare la prima colonizzazione”, Atti del Congresso Giugno 2012.
3
carriera nelle Soprintendenze13: l’avversione di Pigorini era probabilmente anche causata dalla
posizione anti-germanofila di Dall’Osso, che opponeva un’origine autoctona delle popolazioni
italiche contro quella nordica asserita dai germanisti, tesi sostenuta da Pigorini e contestata
dall’antropologo Giuseppe Sergi14, tesi seguita da molti tra gli scrittori della Saturnia Tellus, tra cui
Evelino Leonardi e Guido Di Nardo, mentre Giuseppe Brex, non ostante la sua ammirazione per
Sergi, faceva derivare i Siculi, da lui considerati i primi abitatori dell’Italia, dal ceppo
indoeuropeo15.
Dal 1985 la prosecuzione dei lavori nell’area di Monte Mario ha ampliato i ritrovamenti fatti dal
Dall’Osso: è stata portata alla luce una necropoli etrusca riutilizzata in età romana (sulla parte alta
del colle tra via Taverna e via Allievo, nei pressi dell’ex Forte Trionfale a nord del Policlinico
Gemelli), è stata approfondita la conoscenza del sito di Colle Sant’Agata e nel 1994 16 quello della
zona del Fosso di Acqua Traversa (situato ad est del Forte Trionfale e identificabile con il
Crèmera17, noto per la strage della gens Fabia nella guerra contro Veio), di particolare interesse in
quanto esso coinciderebbe con il luogo di uno dei santuari arcaici romani che delimitavano i confini
dell’ager antiquus, dove si eseguivano i rituali in onore di Robigus, i Robigalia18. La compresenza
di un oppidum etrusco e di un santuario romano fanno del sito dell’Acqua Traversa “una zona di
tangenza – fisica e ideale – fra due sfere culturali opposte se non rivali”19.
Questi villaggi sono considerati parte della comunità conosciuta come i Septem pagi20, da non
confondere con il Septimontium romano, costruiti dalla città etrusca di Veio intorno al VII-VI sec.
a,C, per controllare le vie di accesso verso il Tevere e le saline del litorale di Ostia e a protezione
dall’espansione di Roma; dopo la prima sconfitta della città ad opera di Romolo, precedente la
definitiva conquista nel 396 a.C., i “sette villaggi” vennero annessi a Roma, e la zona sarebbe

13
DALL’OSSO e NIZZO Da Carpi a Capri. Innocenzo Dall’Osso e Luigi Pigorini: origini, esiti e conseguenze di un
dissidio (1895-1908) in 150 anni di preistoria e protostoria in Italia (a cura di A. Guidi), Ist. Italiano di Preistoria e
Protostoria, Firenze 2014.
14
Giuseppe Sergi (Messina 1841 – Roma 1936) distinse nella popolazione italiana due differenti razze, l’una
brachicefala presente nel Nord, che riteneva derivata dalla commistione degli autoctoni con i brachicefali del nordest
europeo, cioè gli “ariani” dei germanisti, e l’altra dolicocefala tipica del Sud e rimasta più pura rispetto alla precedente.
Fino ad allora, scrive la PIZZATO in Per una storia antropologica della nazione, “gli studiosi italiani avevano cercato
di fondere la tradizione romana con l’ideale ariano. Sergi al contrario si oppose ad ogni ipotesi che avvicinasse tra
loro la civiltà romana ed ariana”.
15
BREX Saturnia Tellus p. 16.
16
VISTOLI Tra Veio e Roma.
17
VISTOLI Insediamento etrusco della Collina INA p. 147.
18
VISTOLI Insediamento etrusco della Collina INA p. 150.
19
VISTOLI Insediamento etrusco della Collina INA p. 153.
20
VISTOLI Emergenze storico-archeologiche; COARELLI Septem pagi, in Lexicon Topographicum p. 60.
4
quindi entrata fin dalla prima età regia21 nel possesso della tribù Romilia 22; di essi già ne danno
notizia gli Autori classici, Dionigi di Alicarnasso23, Livio24 e Plutarco25, e gli studi recenti ne
confermano l’alta antichità, risalente almeno al X sec. a.C.

L’UNIONE STORIA ED ARTE E IL SETTIMONTIALE SACRUM


Fatte queste premesse, vediamo come è descritta l’origine della rievocazione del Settimontiale
Sacrum voluta da Artioli e dai suoi collaboratori26.
Dopo aver ricordato come tra le feste sacre del popolo romano “la più notevole era quella del
Natale dell'Urbe (Laurentalia), la cui resurrezione, nei tempi moderni, è dovuta al celebre
umanista Pomponio Leto”, l’autore dell’articolo prosegue: “Spettò alla Presidenza dell'Unione
Storia ed Arte la splendida idea di rimettere in onore un'altra festa, assai più antica, quella del
Settimontiale Sacrum”.
Il motivo era stato il ritrovamento, avvenuto negli anni precedenti, dei siti archeologici sul Monte
Mario di Roma, scoperta criticata all’inizio degli anni ’70 dall’illustre Piganiol come “un antico e
povero insediamento di cui si è esagerata l’importanza”27 ma poi compresa in tutta la sua
importanza per la ricostruzione della storia della Roma preurbana e protourbana, siti identificati con
l’insieme di insediamenti a cui gli scrittori classici avevano dato il nome di Septem Pagi (tradotto da
Dionisio di Alicarnasso con il greco Eptapagion): “Com'è noto le ricerche del Prof. Innocenzo
Dall'Osso, a Monte Mario, hanno rivelalo, non solo l'esistenza d'un villaggio romuleo, che risale al
principio del secolo VIII, ma anche le traccie, presso il torrente dell'Acqua Traversa, di altri abitati
più antichi, ossia dei pagi extraurbani dell'Eptapagion del Gianicolo, anteriori all'arrivo dei Proto-
Etruschi nel Lazio (circa l'anno 1000 a. C.). Come conclusione delle sue ricerche il Dall'Osso ha
dimostrato che l'Eptapagion, ricordato da Dionisio e da Plutarco ecc., equivale al Settimontium
Janiculense, di cui, in seguito alla distruzione dei più antichi documenti, avvenuta con l'incendio

21
CARANDINI La leggenda di Roma, vol. IV pp. 317-318.
22
FESTO De verb signif XVI sub voce: “Tribù Romulia: venne chiamata così perché risiedente nel territorio che
Romolo aveva conquistato ai Veienti”.
23
DIONIGI DI ALICARNASSO II, 55, 5: “Questo fu il terzo trionfo riportato da Romolo, di gran lunga più splendido
dei precedenti. Quando non molto tempo dopo arrivò un'ambasceria dei Veienti per trattare la fine della guerra e
chiedere perdono degli errori, Romolo pose loro queste condizioni: cedessero ai Romani il territorio vicino al Tevere, i
cosiddetti Sette Villaggi, lasciassero le saline presso la foce del fiume e dessero cinquanta ostaggi per garantire che si
sarebbero astenuti da nuove rivolte”; V, 31, 4: “Quanto a lui (= Porsenna), gli ambasciatori avrebbero dovuto
chiedere, in cambio del suo metter fine alla guerra, i cosiddetti Sette Villaggi: anticamente questo territorio era
appartenuto ai Tirreni, ma i Romani con una guerra se n'erano impossessati e l'avevano occupato”.
24
LIVIO Hist II, 13, 4, ma non cita il nome del luogo che i Romani avrebbero dovuto restituire a Porsenna.
25
PLUTARCO riferisce in Rom XXV, 4 la stessa storia di Dionigi.
26
Fondazione pp. 51-53; riportiamo parte del testo dell’articolo così come scritto nell’originale.
27
PIGANIOL Le conquiste dei Romani, ed. Il Saggiatore, Milano 1971 p. 573.
5
gallico, si era spenta la memoria o si era confuso col Settimontium della Cinta Serviana. Dalle
stesse ricerche risultò che i sette pagi del Gianicolo furono le prime sedi degli aborigeni Quiriti, il
primo e il più numeroso dei due gruppi etnici, che costituirono il popolo romano, ricordati nella
formula ‘Populus Romanus et Quirites’. È quindi indubitato che la festa dei Septimontes, ossia dei
sette pagi (pagi equivale a monti, secondo Dionisio), precedette di qualche secolo quella del Natale
di Roma”.
Il significato della festa viene visto nella sua valenza di rito in onore degli Antenati collegato al
Solstizio d’Inverno: “Ciò che accresce l'importanza di detta festa, è che, come sappiamo da Festo,
cadeva all'11 dicembre (III idus Dec.), giorno dei solstizio d'inverno, e si celebrava specialmente
con sacrifici ai morti ed alle divinità catactoniche. Il che significa che con essa si solennizzava,
insieme alla fondazione dei sette pagi, anche il trapasso dalla stagione estiva a quella invernale,
ossia la morte della vegetazione nell'inverno e il suo risveglio nella primavera, la discesa di
Persefone nel regno di Aedes [sic] ed il suo ritorno sulla terra. Epperò questa alterna vicenda della
vita e della morte fu solennizzata fin dalla più remota antichità, con le feste Cabiriche dei primitivi
Pelasgi, trasformatesi, nell’epoca greca, nelle feste Eleusine, riprese poi dai Romani coi
Baccanali, degenerati in ultimo in turpi orgie private, epperò soppressi con decreto del Senato”28.
Il Settimontiale Sacrum venne ricordato con una conferenza dello stesso Dall’Osso: “La bella ed
interessante rievocazione ebbe luogo il 30 Dicembre 1921, con una conferenza del Prof. Dott. Cav.
Innocenzo Dall'Osso, che illustrò la festa del Settimontiale Sacrum”.

Secondo il Dall’Osso29 i Septem Pagi dovevano essere identificati in sette villaggi disposti sulla
dorsale delle colline del Gianicolo, così chiamato in quanto Giano era il principale Dio degli
Aborigeni, primi abitatori del Gianicolo i quali a lui avevano dedicato il colle, di cui cinque erano
individuabili o mediante deduzioni dai testi degli autori classici o grazie ai ritrovamenti fatti: essi si
trovavano in un punto imprecisato del Gianicolo (considerata la presenza di un importante tempio
alla Fortuna costruito da Servio Tullio che doveva essere connesso all’esistenza di una precedente
popolazione delle pendici del colle), alle falde di Monteverde (presso quello che allora si chiamava
Ospedale della Vittoria, poi Ospedale del Littorio, dal 1945 Ospedale San Camillo), nella piana del
Colle Vaticano (il cui nome Vaticanus Dall’Osso riteneva essere in realtà derivato da ϝater-Janus,

28
Riferimento al senatus consultum de Bacchanalibus del 186 a.C., il cui testo è contenuto in un’epigrafe ritrovata nel
XVII sec. a Tiriolo presso Catanzaro.
29
DALL’OSSO Una nuova visione di Roma primitiva, in “Nuova Antologia” anno LVIII n° 1242, Dicembre 1923 pp.
350-370. Come il Dall’Osso riportava nella nota iniziale, l’articolo era il “riassunto di una conferenza tenuta nello
scorso marzo all’Associazione tra i Romani, per iniziativa della Unione Storia ed Arte ”, per la quale in precedenza era
stata tenuta quella che lui definisce “la nota conferenza” (p. 370).
6
scritto col digamma), sul Colle Sant’Agata a Monte Mario e allo sbocco dell’Acqua Traversa nel
Tevere, dove egli aveva effettuato gli scavi; gli ultimi due ancora non erano stati identificati.
Questi pagi erano di origine non etrusca ma pre-etrusca, per Dall’Osso costruiti dagli Aborigeni,
popolazione di ceppo greco venuta in Italia prima dell’arrivo degli Elleni in Grecia, che, dopo
essere stati cacciati dal Gianicolo sulla sponda opposta del Tevere ad opera degli Etruschi, popolo
di origine nordica, abitarono col nome di Quiriti il colle che da loro prese nome di Quirinale; qui
essi furono in guerra con un altro popolo di origine nordica, quello degli Albani stanziati sul
Palatino (Dall’Osso è contrario a identificare gli abitanti del Quirinale con i Sabini, ritenuta da lui
una tribù di poco conto). In queste affermazioni del Dall’Osso si ritrova la lotta tra la teoria indo-
germanica, allora in voga, e la teoria mediterranea che andava sviluppandosi grazie all’opera
dell’antropologo Sergi, la quale opponeva alla civilizzazione dell’Italia da parte di genti venute
dall’area “germanica” quella dovuta a stirpi italiche, che nel caso di Roma, come Dall’Osso
scriveva, si identificava con “i prisci Latini, popolo misto di Aborigeni e di Albani, che si riannoda
agli antichi Pelasgi, popolo di origine mediterranea, i cui velieri già nel secondo millennio av. C.
solcavano il mare, diffondendo nelle più remote contrade la loro civiltà” (p. 370 – però a p. 360
aveva definito gli Albani “di origine nordica!), tesi già avanzata nell’800 da Mazzoldi30.
L’antichità dei Septem Pagi affermata dal Dall’Osso, almeno per l’insediamento del Colle
Sant’Agata, è confermata ai nostri giorni dall’analisi della prima fase abitativa del sito, che viene
fatta risalire all’Età del Ferro (X sec. a.C.), quindi in epoca precedente la formazione della nazione
etrusca, con una successiva riattivazione nel periodo etrusco a metà del VII secolo31.
Dei sette pagi gianicolensi l’autore dell’articolo scrive che ”furono le prime sedi degli aborigeni
Quiriti, il primo e il più numeroso dei due gruppi etnici, che costituirono il popolo romano”, due,
cioè Albani e Quiriti-Aborigeni, e non tre come affermano gli scrittori classici, Latini (Ramni),
Sabini (Tizi) e forse Etruschi (Luceri).

IL SEPTIMONTIUM GIANICOLENSE E IL SEPTIMONTIUM “ROMANO”


Occorre distinguere tra il Septimontium Janiculense e il Septimontium “romano”32, di cui a Roma
rimanevano tracce poco comprensibili già al tempo degli autori classici.
L’arcaicità di quest’ultimo come entità territoriale è riconosciuta dal fatto che esso, costituitosi
attraverso fasi successive di aggregazione delle più antiche entità territoriali, giunse a comprendere,
secondo la testimonianza di Labeone, otto e non sette entità territoriali (probabile che septi- sia in
30
L’opera di MAZZOLDI Delle origini italiche e della diffusione dell’incivilimento italiano all’Egitto, alla Fenicia,
alla Grecia e a tutte le nazioni asiatiche poste sul Mediterraneo (Milano 1840) è stata da noi analizzata in GALIANO
Roma prima di Roma.
31
VISTOLI Insediamento etrusco della Collina INA p. 173.
32
Sull’argomento si veda GALIANO e VIGNA Il tempo di Roma p. 95 nota 195 e pp. 376-377.
7
realtà saepti-, cioè “monti separati” dal resto del territorio, ancora non “romanizzato”), cioè
Palatium, Germalus, Velia, Fagutal, Subura–Carinae, Quirinalis, Viminalis ed Esquiliae, dai quali
risulta escluso il Capitolium per la sua natura di “luogo sacro” e quindi superiore per importanza ai
luoghi diremo “laici” in cui risiedeva la popolazione. Per questo motivo secondo Carandini la
costituzione del primo Septimontium (attribuibile al pieno IX sec.), seguente la formazione del
Trimontium (Palatium, Germalus e Velia – seconda metà X sec.) e poi del Quinquimontium (gli
stessi con l’aggiunta di Fagutal e Subura – fine X o inizio IX sec.), costituirebbe la Roma preurbana
precedente la nascita della Roma di Romolo. La celebrazione del Septimontium “romano”, come è
possibile ricostruirla dagli scarsi elementi a disposizione, è una festività di età regia (anche se
annotata solo in calendari di epoca tarda), la cui data è dai moderni posta all’11 Dicembre in
corrispondenza degli Agonalia Indigeti ma sono possibili altre date, il giorno successivo gli
Agonalia nella testimonianza di Festo33 o ancora in un giorno seguente le Larentalia del 23
Dicembre considerando quanto scrive Varrone34, il che ha fatto pensare che la data della festività
fosse variabile, come già al tempo di Artioli scriveva Vaccai35.
Il Septimontium gianicolense avrebbe un’antichità maggiore di quello “romano”, il che è
archeologicamente corretto visto che i Septem Pagi dalle analisi oggi effettuate si possono far
risalire almeno al X secolo, cioè all’Età del Ferro (per Dall’Osso all’Età del Bronzo), e sarebbe
quindi precedente la fondazione sia del Septimontium “romano” che, ancor più, della Roma
romulea. Non si comprende la coincidenza che nell’articolo sul ventennale dell’Unione Storia ed
Arte viene posta tra Larentalia e Natale di Roma (“la più notevole [festa] era quella del Natale
dell'Urbe (Laurentalia)”): curiosa affermazione, visto che all’epoca 36 già si sapeva che i Larentalia
del 23 Dicembre celebravano la parentatio di Acca Larentia, mentre la fondazione di Roma aveva il
suo sacrum nei Parilia di Aprile. Si voleva forse sottolineare lo stretto rapporto tra la fondazione di
una città e i rituali in onore dei suoi Antenati, come diremo più avanti?
Con un’ardita ipotesi l’autore dell’articolo considera il Settimontiale sacrum come originariamente
eseguito per il Septimontium Janiculense e poi trasferito al Septimontium “romano”, perché ne
sarebbe andata perduta la documentazione originaria nell’incendio gallico del 390 a.C.: nulla
appoggia quest’idea ma è indubbiamente suggestiva, e potrebbe trovare conferma nel significato
che viene attribuito al Settimontiale, il quale “si celebrava specialmente con sacrifici ai morti ed
alle divinità catactoniche” nella ricorrenza del “giorno dei solstizio d'inverno”. Per tale motivo esso
viene messo in relazione con “la discesa di Persefone nel regno di Aedes [sic] ed il suo ritorno
33
FESTO De verb signif XVII sub voce “Septimontium”: “Si chiama così un giorno del mese di Dicembre che viene
dopo quello che nei Fasti è detto Agonalia”.
34
VARRONE De lingua latina VI 3 lo pone dopo i Larentalia ma senza specificarne la data.
35
VACCAI Le feste di Roma antica p. 31.
36
Si veda ad esempio VACCAI Le feste di Roma antica pp. 204-205.
8
sulla terra” e quindi con i riti in onore dei Grandi Dèi di Samotracia ed i Misteri Eleusini (che per
altro si tenevano i primi in data non conosciuta e i secondi in due tempi, Primavera e Autunno, e
non a Dicembre). Vaccai37 aveva già osservato che “le due feste [degli Agonalia di Dicembre e del
Septimontium] avevano il loro fondamento nel medesimo principio religioso, il culto degli Dèi
Mani”, e da ciò sarebbe sorta la confusione fra di esse presso gli autori classici.
Ogni città, come un gruppo consociato di pagi, rendeva un culto particolare agli Antenati fondatori,
e questa persistenza del legame con essi costituiva la garanzia del benessere della città e dei suoi
abitanti a tutti i livelli, sia sacrale che materiale. La prossimità con il Solstizio d’Inverno, che nella
Roma di età regia costituiva il momento in cui cadevano i Larentalia in onore di Acca Larentia
considerata “antenata” del popolo romano, faceva coincidere la celebrazione del Septimontium con
il periodo di morte e rinascita del Sole con tutte le valenze sapienziali e materiali ad esso connesse.
Certo non possiamo dire se per Artioli e l’Unione Storia ed Arte la rievocazione del Settimontiale
sacrum janiculense avesse solo un significato archeologico o se si trattasse di un tentativo di
riattualizzare un rituale antico a favore dell’Urbe e dei suoi cittadini, ma vi sono indizi per ritenere
che in altre occasioni e circa nello stesso tempo si fosse cercato di ripristinare da parte di gruppi
qualificati antichi riti per motivi diversi, e ci riferiamo in particolare a quanto scritto da “Ekatlos”
(Luigi Caetani?) sulla rivista Krur38 a proposito di un “rito celebrato [a partire dal Dicembre 1913]
per mesi e mesi, ogni notte, senza sosta. E noi sentimmo accorrervi forze di guerra e forze di
vittoria” che avrebbero propiziato la vittoria finale nella Grande Guerra, e questo in un periodo in
cui cominciavano “a manifestarsi segni che qualcosa di nuovo richiamava le forze della tradizione
italica”.
Non è sicuramente un caso che tutta la prima metà del XX secolo sia costellata di eventi, di
personaggi, di pubblicazioni che alla Tradizione italica facevano riferimento.

37
VACCAI Le feste di Roma antica p. 31.
38
Riprodotto in Introduzione alla Magia, Roma 1971, vol. III pagg. 380-383.
9
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