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LA CANONICA DI SAN NICCOLÒ A MONTIERI (GR)

di Paolo Galiano©

Gli archeologi dell’Università di Siena, sotto la direzione della Prof.ssa Giovanna Bianchi, hanno
riportato alla luce, grazie alla segnalazione di un gruppo di giovani di Montieri guidati da Oriano
Negrini, i ruderi di un insediamento sul Poggio di Montieri (GR), a circa 2 km ad ovest di questa
cittadina delle Colline Metallifere situata tra Massa Marittima e Siena: le operazioni di scavo,
iniziate nel 2008 e completate nella prima fase nel 2014, hanno rivelato l’esistenza di un piccolo
centro costruito su di un terrazzamento artificiale, la Canonica di San Niccolò, di cui si era perso
anche il ricordo, costituito da alcuni edifici destinati a lavorazioni artigianali, un’area adibita a
cimitero ed una chiesa di pianta esapetale. La parte più importante della scoperta è stata la chiesa, in
quanto essa presenta una rara pianta circolare su cui si aprono sei absidi disposte radialmente,
rientrando così nella tipologia delle chiese definite per la loro forma “chiese esapetali” o
“esaconche”, di cui costituisce un esemplare per ora unico nel suo genere in Italia e poco adoperato
in tutta Europa, dall’Italia al Caucaso1.
In attesa della pubblicazione ufficiale e completa del ritrovamento è interessante presentare alcune
notizie sul ritrovamento, in quanto una pianta così insolita suscita numerose domande sulle sue
origini, sui suoi committenti e sulle maestranze che l’hanno costruita, ma anche sul significato della
particolare struttura.
Le fonti scritte medievali dànno notizia della Canonica solo a partire dalla prima metà del XII
secolo e fino alla metà del XIV, senza nulla dire circa la data della sua costruzione: gli elementi al
momento disponibili indicano che la chiesa esapetale è stata costruita nella prima metà dell’XI
secolo, ma il sito è stato frequentato fin dall’antichità, visto che nello scavo è stata recuperata una
punta di freccia del tipo detto “di Rinaldone”, periodo preistorico che si fa risalire al IV-III
millennio a.C., e vi sono segni di un primo insediamento di IX-X secolo, desumibili dai reperti
ceramici e da altri elementi ritrovati nello scavo, ma troppo scarsi per poter definire forma e
funzione di questo primo abitato2.
La struttura architettonica della chiesa esapetale costituisce “il solo esempio di questo genere in
Italia”3 e viene definita “un unicum nel panorama italiano… e, vista la regolarità delle absidi e
1
La chiesa esapetale di Montieri e le costruzioni simili presenti in Europa nonché l’analisi del possibile simbolismo
della pianta a sei absidi sono oggetto di un saggio pubblicato da GALIANO Le chiese del Fiore, ed. Adytum, Lavarone
(TN) 2015, dal quale sono tratte le informazioni qui esposte.
2
BENVENUTI, BIANCHI, BRUTTINI, BUONINCONTRI, CHIARANTINI, DALLAI, DI PASQUALE, DONATI,
GRASSI, PESCINI Studying the Colline Metallifere mining area in Tuscany: an interdisciplinary approach, in “IES
yearbook”, 2014 pagg. 261-287.
3
FERDANI e BIANCHI 3D survey and documentation in building archaelogy, in “Institute of Electrical and
Electronics Engineers”, Ottobre 2013.
1
della loro disposizione spaziale, possiamo ipotizzare che la chiesa venne costruita in conformità a
un progetto di alto livello elaborato secondo precise regole geometriche”4: le maestranze che la
edificarono non potevano consistere in semplici lavoratori locali ma dovevano essere “di alto
livello tecnico”, lapicidi che utilizzarono “pietre ben squadrate di medie dimensioni disposte in
maniera regolare lungo filari orizzontali 5. Chi fossero le maestranze che eressero la Canonica è
possibile solo congetturarlo, e, data la presenza nella regione già nei secoli precedenti dei cosiddetti
“Maestri Comacini”, architetti e lapicidi di grande valore che lavorarono in Italia e in tutta Europa,
forse potrebbero essere stati essi i costruttori dell’edificio liturgico. I suoi committenti sono
altrettanto ignoti, ma si doveva trattare di personaggi di particolare rilievo, considerati i costi di
un’opera del genere. Diverse le possibili ipotesi (i Vescovi di Volterra? i conti della Maremma,
quali i Pannocchieschi, i Gherardeschi o gli Aldobrandeschi?), ma è anche possibile pensare a
qualche esponente della piccola ma potente aristocrazia terriera locale, di diretta discendenza dai
Longobardi che fin dal VII secolo avevano preso possesso della Tuscia.
Tra gli elementi ancora misteriosi emersi dagli scavi occorre citare in particolare la piccola fossa
scoperta nel pavimento della chiesa esapetale, scavata quasi di fronte all’ingresso principale,
contenente nello strato superficiale residui carboniosi (resti di un fuoco rituale?) misti con i
frammenti di un calice di vetro (oggetti di vetro sono frequenti nelle necropoli longobarde come
segno di distinzione sociale6) e più in profondità uno splendido gioiello, ora esposto alla Pinacoteca
di Siena, una fibula del tipo “ad umbone” o forse un filatterio pettorale, gioiello di eccellente fattura
in oro, smalti, paste vitree e pietre semipreziose, la cui origine non è al momento nota7.
Ancora più importante è stato il ritrovamento in un ambiente quadrangolare, annesso ad uno degli
absidi della chiesa e comunicante con essa tramite una porta, contenente lo scheletro di un
personaggio maschile: la sepoltura è di sicuro precedente la costruzione dell’edificio liturgico (gli
archeologi la fanno risalire con la tecnica del C14 al 1030 circa), e questo indica che la chiesa è stata
costruita allo scopo di onorare e proteggere la tomba dell’ignoto. Si tratta di un’usanza molto
frequente fin dal periodo delle tombe dei Martiri cristiani e che proseguì per tutto il Medioevo, e,
considerata la storia della regione in cui la Canonica si trova, molto caratteristica delle necropoli dei
Longobardi. Bisogna precisare che nulla di riferibile al mondo longobardo è stato trovato negli
scavi della Canonica e quindi si tratta solo di un’ipotesi, per altro suffragata dalla presenza almeno
4
FALLERI Archeologia delle architetture del complesso ecclesiastico medievale della Canonica San Niccolò: analisi
degli elementi architettonici, Università di Siena, tesi di Dottorato anno accademico 2010-2011 pag. 30.
5
FALLERI Archeologia delle architetture cit. pag. 23.
6
PAROLI La necropoli di Castel Trosino: un laboratorio archeologico, in L’Italia centro-settentrionale in età
longobarda, Atti del Convegno, Ascoli Piceno, 6-7 Ottobre 1995, Firenze 1997.
7
Prossima la pubblicazione di BIANCHI, MITCHELL, AGRESTI, OSTICIOLI, SIANO, TURBANTI MEMMI,
PACINI La fibula di Montieri (GR). Indagini archeologiche alla Canonica di S. Niccolò e la scoperta di un gioiello
medievale, in “Prospettiva”, ed. Centro Di, Firenze, fasc. 155-156
2
fino al pieno Medioevo a Montieri (come nel resto della Toscana) di una classe signorile, i
“Lambardi” o “Lombardi”, di sicura origine longobarda.
Intorno alla chiesa sono state trovate le sepolture di almeno trecento individui 8, i cui resti con il test
del C14 possono essere datati tra seconda metà dell’XI e il XIII secolo; quindi il cimitero avrebbe
iniziato a formarsi in un’epoca di poco posteriore alla prima sepoltura privilegiata e sarebbe
perdurato a lungo nel tempo, segno dell’importanza della Canonica come luogo di culto.
Il mistero che avvolge il personaggio per cui la chiesa venne costruita non trova alcun riscontro
scientifico che possa darne spiegazione, ma alcune leggende tuttora presenti a Montieri e in alcuni
paesi limitrofi, incentrate su di un Cavaliere e un tesoro che egli porta con sé, possono aprire
qualche spiraglio di luce. L’analisi di esse, per mezzo delle indicazioni formulate dal russo Propp e
dall’americano Campbell nello scorso secolo9 sulle cosiddette “fiabe di magia”, consente di
riconoscerne i caratteri, trasformati in favola dal passaggio nel folklore popolare, di un mito e di un
rito iniziatico, che presentano tutte le caratteristiche presenti in miti e riti analoghi.
Secondo il testo riassunto da Negrini10 un Cavaliere giunge a Montieri in pericolo di morte,
“gravemente ferito e grondante sangue” secondo le parole della leggenda, e “fu ridestato dalla sua
catalessia”, stato che si può interpretare come il momento culminante dell’iniziazione, in cui si
deve attraversare (e non solo metaforicamente) il Regno dei Morti, solo grazie alla cura di alcune
donne, entità femminili capaci di “guarire” che possono essere identificate con entità “angeliche”
protettrici, quali le Lasa etrusche o meglio le Fravashi iraniche, considerando che i Longobardi
avevano la loro lontana origine nel mondo indoiranico. Con la sua guarigione il Cavaliere dona alle
“donne” i tesori che ha portato con sé, donazione che potrebbe significare, come insegna
Campbell11, che l’eroe è arrivato al di là della condizione “angelica”, cioè della condizione
intermedia tra l’essere umano e il suo Principio, per cui può “arricchire” il mondo angelico con la
sovrabbondanza del suo “stato glorioso”.

La complessità dei significati contenuti nella chiesa di Montieri può trovare una spiegazione nella
pianta stessa della chiesa, costruita sulla base di una serie di semplici intrecci di cerchi nei quali si
ravvisa però una sapienza profonda, che apre la strada a molteplici meditazioni sul simbolismo
geometrico di essa. Come si vede dalla figura, i sei cerchi che descrivono le sei absidi vanno a
formare il cosiddetto “Fiore della Vita”, che costituisce uno degli elementi iconografici presente
8
BENVENUTI et al. Studying the Colline Metallifere mining area in Tuscany cit.
9
PROPP Morfologia della fiaba (ed. Newton Compton, Roma 1992 – I edizione russa 1928); Id. Le radici storiche dei
racconti di magia (ed. Bollati Boringhieri, Torino 1985 – I edizione russa 1945). CAMPBELL L’eroe dai mille volti,
ed. Guanda, Parma 2000 (I edizione USA 1949).
10
NEGRINI La leggenda del Re Minatore, ed. Effigi, Arcidosso (GR) 2014 pagg. 52-53 e pag. 61.
11
CAMPBELL L’eroe dai mille volti cit. pag. 41.
3
nell’arte di tutto il Medioevo europeo (e che non costituisce, come si crede, un motivo iconografico
esclusivo dell’Ordine dei Cavalieri Templari), formato da sei “mandorle”, la figura geometrica
entro la quale viene raffigurato il Cristo o la Madre sul portale delle chiese, nei mosaici o nei
dipinti. La mandorla, o vesica piscis (con riferimento anche al Cristo il cui acronimo in greco dava
la parola ΙXΘΥΣ, pesce), costituiva nel Medioevo il simbolo per eccellenza della “porta di
passaggio” dal divino all’umano, dall’invisibile al visibile, dal sacro al profano, una porta di
transizione fra i due mondi attraverso cui il divino si manifesta e al tempo stesso consente
all’umano di divinizzarsi.
A sua volta l’esagono inscritto nel cerchio di base determina la formazione, per mezzo del
prolungamento dei suoi lati, di un doppio triangolo incrociato, il Sigillo di Salomone, immagine
dell’unione del Maschile e del Femminile, la “punta” maschile e il “vaso” femminile, in Alchimia il
simbolo dell’unione del Fuoco e dell’Acqua.
L’analisi completa del simbolismo della chiesa a sei petali porterebbe il discorso al di là dei limiti di
un articolo, ma quanto detto forse è sufficiente a stimolare la curiosità dei lettori più attenti di
conoscere un luogo ricco di storia, di fascino e di magia qual’è la Canonica di Montieri.

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