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“I tentativi precedon sempre alle scoperte, gli errori alle verità:

ed è una specie di benemerenza verso le lettere


l’aver rotto il ghiaccio, come suol dirsi;
e agevolato in parte il cammino a chi dee seguirci…”
Luigi Lanzi (1732-1810),
Saggio di Lingua Etrusca e di altre antiche d’Italia… tomo I, 1789 p. 12

1
2
SCORSA BIBLIOGRAFICA
DI UNA RICERCA STORICA APPASSIONANTE
MARIO NASSA

FISTELIA
VALENTINO NASSA
SUPPORTO ILLUSTRATIVO DELLE MONETE E
APPARATO CARTOGRAFICO DEI LUOGHI

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4
Mario Nassa

FISTELIA
SCORSA BIBLIOGRAFICA
DI UNA RICERCA STORICA APPASSIONANTE

5
6
PREMESSA

I
l progresso degli studi relega nell’oblio,
inevitabilmente, col passare del tempo, genera-
zioni di straordinari studiosi i quali quella
branca di scienza, che a noi ora sembra
scontata, o hanno costituito oppure hanno notevolmente
contribuito a sviluppare.
Gli autori di pregevoli apporti, anche in numismatica, spesso
sono costretti a ridurre le dure fatiche del passato a stringatissime
sintesi che non rendono giustizia del valore di quanti
generosamente le affrontarono.
Un rigurgito di nostalgica gratitudine o, meglio, un supplice
eorum recordare domine è, dunque, alla base di questa lacunosa
indagine sulle teorie legate a dei tipi monetali particolarmente
intriganti marcati con la scritta osca fistluis, fistlus, fistelů o
anche, con caratteri greci, fistelia.

7
DAL CINQUECENTO A TUTTO IL SETTECENTO

A
gli albori della nuova disciplina (quando ancora vi
era divergenza di veduta tra il Vico e l’Erizzo
sull’effettiva funzione delle medaglie antiche che
entravano nelle prime racolte museali), una di
queste monete apparve, per la prima volta, nelle tavole finali che
accompagnavano un importante manoscritto dell’arcivescovo di
Tarragona Antonio Agustìn. Si trattava dei Dialogos de Medallas
Inscriciones y otras Antiguedades pubblicati postumi nel 1587 in
lingua originale e poi in un’anonima traduzione italiana, nel
1592, col titolo I discorsi sopra le medaglie et altre anticaglie
divisi in XI dialoghi.1
Per gli sviluppi concettuali che si esporranno in seguito, è
opportuno ricordare che il coltissimo e caritatevole prelato (nato
ricco a Saragozza nel 1517 e morto povero, nella sua arcidiocesi,
nel 1586) era stato in gioventù vescovo di Alife.
La doppia drachma o didramma presentava da una parte la
testa di un ignoto personaggio e dall’altra un bue dall’aspetto
umano, un delfino e la scritta SISTLVS difficilmente attribuibile.
Argenti con scritte analoghe erano verosimilmente contenuti,
nel Seicento, all’interno del ricco medagliere del senatore vene-
ziano Pietro Morosini, passato poi alla Serenissima, costituente
oggi, con quanto è scampato ai furti, il più antico nucleo della
collezione numismatica presente nel Museo Archeologico
lagunare2.
La graduale acquisizione cognitiva dei segni dell’alfabeto
etrusco e in particolare del grafema /8/ iniziale di parola
(presente anche nel primitivo sistema fonetico osco) permise al
1
Il codice dal 1712 è conservato a Madrid nella Biblioteca del Rey oggi Nacional
de Espana. Altra traduzione molto stimata è quella del 1625 di DIONIGI
OTTAVIANO SADA recante l’intestazione Dialoghi di D. Antonio Agostini
Arcivescovo di Tarracona intorno alle medaglie inscrittioni et altre antichità,
ristampata nel 1650. Si conoscono anche due versioni latine dell’opera: una del
1617 ed un’altra del 1654. L’edizione originale del 1587 (riedita a Madrid nel
1744) è composta da 470 pagine di testo e 26 fogli di medaglie.
2
È quanto si desume dall’Informazione resa nel 1858 dal direttore del Museo
Correr, Vincenzo Lazari, che, a proposito Della raccolta numismatica della
Imp. Reg. Libreria di S. Marco cita l’opera di Charles Patin, Thesaurus
numismatum antiquorum et recentiorum ex auro argento et aere ab. Ill. et exell.
d. Petro Mauroceno senatore veneto Serenissimae Reipublicae legatus, 1683.

8
pesarese Giovan Battista Passeri (1694-1780) e al capuano
Alessio Simmaco Mazzocchi (1684-1771), grandi studiosi del
XVIII secolo3, di formulare la corretta lettura dell’iscrizione in
FISTLVS e di identificare in essa una più antica denominazione
italica della città di Paestum. Convinto assertore di questa
attribuzione fu anche un altro illustre filologo discepolo del
campano: il canonico napoletano Niccolò Ignarra (1728-1808)
che riconobbe, però, nel mostro del rovescio presente anche in
altre emissioni di antiche città, non la rappresentazione del Dio
Nettuno proposta dal maestro, bensì quella del mito di Akeloos. 4
In ultimo, spinto dai numerosi reperti monetari rinvenuti tra le
rovine dell’antica città (resti da lui descritti in una suggestiva edizione
latina con testo parallelo in italiano, riccamente illustrata)5 che
sembravano attestarne il nome sia in greco Πoσειδωνια, sia in latino
Paestum, sia in osco Vistluis, aderì al riconoscimento pure il teologo e
archeologo, presidente della Pontificia Accademia Ecclesiastica, p.
Paolo Antonio Paoli (1720-1790).
Intanto, anche da oltralpe erano arrivati nuovi e importanti
contributi. L’insigne studioso francese Joseph Pellerin (1684-
1782), nella sezione della sua opera concernente le coniazioni
delle città autonome, aveva pubblicato una nuova medaglia dalla
quale appariva evidente, oltre alla giusta lettura epigrafica
3
In realtà il primo era nato nei pressi di Gubbio in Umbria e il secondo nell’antica
Capua, oggi S. Maria C.V.. Viri omni doctrina accumulatissimi ossia Eruditi
poliedrici di fama europea non furono propriamente dei numismatici (anche se
non va dimenticata riguardo al Passeri l’opera De re nummaria etruscorum ed
altri preziosi contributi). I riferimenti alla scritta stanno nella raccolta
dell’antiquario fiorentino A. F. GORI, Symbolae litterariae, opuscola varia philo-
logica, scientifica, antiquaria, signa, lapides, numismata…, 1748-1754, nel
volume II della quale vedi la dissertazione del PASSERI De nummis Etruscis
Paestanorum pp. 17 e segg., e per quanto concerne MAZZOCCHI nella mirabile
opera Commentariorum in Regii Herculanensis Musei aeneas Tabulas Hera-
cleenses, 1754, p. 510.
4
N. IGNARRA, Palaestra Neapolitana commentarius in inscriptionem
athleticam Neapoli anno 1764 detectam. Adnectitur de Buthysiae agone
Puteolano dissertatio, 1770, pp. 260-261. Quanto detto dall’Autore a p. 232
riguardo al toro androcefalo sarà oggetto di approfondimento, insieme alle
interpretazioni proposte dagli altri studiosi, in un prossimo articolo.
5
P. A. PAOLI, Paesti, quod Posidoniam etiam dixere, rudera, 1784, tavv. 48-59.
Lo stesso autore aveva pubblicato anni prima sempre in edizione bilingue
Antiquitatum Puteolis, Cumis Baiis Existentium Reliquiae - Avanzi delle
Antichità esistenti a Pozzuoli, Cuma e Baia, 1768.

9
maturata in Italia, che l’anonimo ritratto impresso sul dritto,
contrariamente a quanto creduto in passato, era femminile.6
Sembrerà strano ma il largo consenso che negli ambienti
culturali andava maturando a favore dell’identificazione suespo-
sta fu rotto proprio da un degno cultore di storia locale: Pasquale
Magnoni (1733-1774). Spetta a lui, infatti, il merito di aver
ricusato la coniazione di tali monete alla sua Patria suggerendo,
al contempo, una valida alternativa che ancora oggi è presa in
seria considerazione da molti numismatici e storici dei quali
parleremo: la sannitica Plistia menzionata dallo storico latino
Tito Livio7.
E per il Sannio, anche se incertum in qua urbe fuerint cusi,
qualche tempo dopo si dichiarava anche il francescano p. Dome-
nico Magnan8.
In quegli anni va parimenti registrato il diniego, però poco
convincente e subito rientrato, del benemerito volterrano mons.
Mario Guarnacci (1701-1785) a favore dell’etrusca Faesulae,
odierna Fiesole nei pressi di Firenze9.
Per il canonico agostiniano Franz de Paula Neumann (1744-
1816), futuro prefetto del regio Museo austriaco delle monete,
invece, l’iscrizione era da riferirsi a Bistuvium, la dea al dritto
richiamava Giunone Lacinia presente anche sui bronzi di Crotone
e, per quanto riguardo il rovescio dell’obolo, non l’ornamento
della poppa di una nave, come era opinione comune, bensì una
cozza era il terzo elemento raffigurato insieme al delfino e al
chicco di grano10.
Moderni studi hanno ravvisato in questo periodo la notizia del
primo grande rinvenimento di una serie molto prolifica di nummi
attribuibili a Fistelia. A darne comunicazione era l’arciprete di
Rocca San Felice (AV), Vincenzo Maria Santoli (1736-1804), che
scriveva di una stipe votiva, composta per la maggior parte da oltre
6
J. PELLERIN, Supplément aux six volumes de recueils des médailles de rois, de
villes etc. publies en 1762, 1763 & 1765 : avec des corrections relatives aux
mêmes volumes, II, Paris 1765 pp. 17-19 e pianta I illustrazione n. 4.
7
P. MAGNONI, De veris Posidoniae, et Paesti originibus, Dissertatio, 1763, p. 33.
8
D. MAGNAN, Lucania numismatica, seu Lucaniae populorum numismata omnia,
in variis per Europam Nummophylaciis accurate descripta, 1775 p. XIII.
9
M. GUARNACCI, Origini Italiche, o sia le Memorie istoricho-etrusche sopra lo
antichissimo regno d’Italia e dei primi abitatori d’Italia, 1767, tomo II p. 227.
10
F. NEUMANN, Populorum et regum numi veteres inediti, 1779, pp. 23-26.

10
cento oboli anepigrafi, scoperta nel torrente sulfureo fian-
cheggiante il santuario della dea Mefite nella valle dell’Ansanto11.
A chiusura di secolo, infine, in un’opera di straordinaria
impostazione scientifica curata dal gesuita austriaco Joseph
Hilarius Eckhel (1737-1798), attento raccoglitore di tutti gli
sforzi compiuti dai dotti ricercatori12 che lo avevano preceduto,
le nostre monete (didramme ed oboli) pur comparendo nelle
pagine dedicate a Paestum venivano prudentemente definite
incerte.

RIEPILOGHI

L
e motivazioni che avevano orientato gli eruditi del
‘700 verso una tale attribuzione vanno meglio
approfondite anche perché furono foriere, per
alcuni particolari aspetti, negli anni successivi, di
nuove e più argomentate ipotesi.
Va detto innanzitutto che all’epoca si ritenevano crono-
logicamente anteriori le monete “etrusco-sannitiche” rispetto alle
greche. Questa, però, non fu la sola ragione poiché un grande
etruscologo, nonché storico dell’arte, il gesuita Luigi Lanzi
(1732-1810), nonostante fosse di opinione contraria così rias-
sumeva la questione nel 1789:
«  Questa  picciola  medaglia  d’argento  non  dee,  pare  a  me 
attribuirsi, né a Fiesole, né a Pistoja, né ad altra città dell’Etruria 
media. Alla Campania Felice, ovvero alle sue vicinanze la fanno 
ascrivere  il  tipo  dell’Acheloo,  il  carattere,  la  fabbrica,  la 

11
V. M. SANTOLI, De mephiti et vallibus Anxanti libri tres cum observationibus
super nonnullis urbibus Hirpinorum quorum lapides et antiquitatum reliquiae
illustrantur, Napoli 1783 pp. 87-88. Parte degli oboli, insieme ad altri reperti ivi
recuperati, sono oggi esposti nella sala a lui dedicata presso il Museo Irpino di
Avellino. A proposito di simili thesauri v. F. CATALLI, L’offerta di monete nei
santuari - Alcune Riflessioni, in “Popoli dell’Italia Antica…” Atti del 1°
convegno tenuto ad Atina nel 2000.
12
L’evoluzione scientifica della numismatica che riscontriamo nella Doctrina
numorum veterum divisa in tomi e pubblicata tra il 1792 e il 1798 da J. H.
ECKHEL (già autore di Nummi veteres anecdoti e del catalogo del gabinetto di
Vienna) molto deve a EZECHIEL SPANHEIM (1629-1710), JEAN FOY VAILLANT
(1632-1706), JEAN-JACQUES BARTHELEMY (1716-1795) etc..

11
frequenza  con  cui  quivi  si  va  trovando.  I  dotti  vi  han  letto  chi 
Bistuvium, chi Plistia,chi Pæstum; ma a Pesto città in cui risorse 
Posidonia,  par  che  meglio  convenga  e  pe’  simboli  di  città 
marittima  e  perché  nelle  sue  terre  frequentemente  si 
rinvengono tali medaglie a detta del P. Paoli. La varietà con cui 
scrivesi  questo  nome  è  senza  esempio.  Il  nome  della  città  era 
Phistu;  onde  Phistulis  come  da  Tribu  Tribulis  (Pæstanus  e 
Pestani).  Lo  stesso  è  se  vuol  leggersi  Pistuvius.  Per  altra 
pronunzia si disse Psistulis, e tolta la iniziale Sistulis; ma il vero 
nome  della  città,  come  dicemmo,  fu  Phistu;  che  addolcito 
passando alla latinità divenne PAISTVM… »13 
Vent’anni dopo lo storico Giuseppe Micali (1796-1844), pur
rimarcando che “qualche similitudine si scorge in Plistia o
Phlistia, città di origine e lingua Osca ne’ Marsi (Livio IX, 21,
22)” ancora riconosce in Phistu il più antico nome del centro poi
divenuto Posidonia argomentandone le ragioni nel modo seguente:
« I numismatici non han fatta attenzione finora alle medaglie di 
Pesto  con  la  doppia  leggenda  Phistulis  e  Poseidon…  L’epigrafe 
da  dritta  a  sinistra  in  Greco  antico    spiega  Poseidon; 
nell’altra iscrizione leggo  Phiis, che sono le prime lettere 
di  Phistulis...  L’aspirata  comune  nel  dialetto  Eolico  proprio 
degli Achei, e conseguentemente dei Sibariti, equivaleva per lo 
più  al    8  ,  che  nella  lingua  Osca  aveva  affinità  col  Φ  Greco,  il 
quale, come c’insegnò Quintiliano, aspiravasi più della F Latina. 
Dal  veder  segnate  le  prime  medaglie  di  Pesto  con  le  due 
leggende,  sembra  che  i  nuovi  coloni  per  necessità  di 
commercio,  o  altro  politico  fine,  fossero  tenuti  di  conservare 
alcun tempo su le lor monete il vecchio nome di Phistu, benché 
restasse  poi  dominante  tra  i  Greci  quello  di  Posidonia. 
Vanamente tali medaglie vorrebbonsi riferire a confederazione 
di  popoli,  come  quelle  di  Siri  e  Bussento,  Crotone  e  Pandosia 
ecc.  Le  monete  coll’epigrafe  Phistulis  sono  tutte  ritrovate  a 
Pesto,  ed  i  più  dotti  numismatici  convengono  oggimai  esser 
quello il nome più antico di Posidonia ».14 

13
L. LANZI, Saggio di Lingua Etrusca e di altre antiche d’Italia per servire alla
storia de’ popoli, delle lingue e delle Belle Arti, continuazione del tomo II,
1789 p. 604-605 nota 30.
14
G. MICALI, L’Italia avanti il dominio dei Romani, Tomo I, 1810 p. 233 n. 4 e
p. 234 n. 1.

12
Poco dopo, un altro storico, l’abate Domenico Romanelli
(1756-1819), a sua volta riassumeva:
«  Altri  popoli  adunque  prima  de’  Sibariti  dovettero  fondar 
Pesto, e questi, secondo il Mazzocchi, furono que’ Fenicj partiti 
da  Dora  Fenicia,  di  cui  parlò  Solino.  Ma  questo  sistema  Maz‐
zocchiano  non  incontrò  il  genio  del  critico  citato  (si  riferisce  a 
Magnoni n.d.r.), che negando Fenicj, ed Osci in questa regione, 
ricorse a’ Doresi greci, come a’ primi abitatori di Pesto, donde 
da’  Sibariti  furono  discacciati.  Che  se  a  lui  saranno  opposte  le 
osche monete qui sopra riferite, egli risponderà ch’esse appar‐
tengano ad una Plistria, o Plistia nell’agro Campano, (piuttosto 
Sannitico)  cui  oggi  si  dà  il  nome  di  Presta.  Ma  la  Plistia,  di  cui 
parlò Livio non fu marittima, onde molto mal a proposito a lei si 
attribuirebbero delle monete, che hanno tipi esprimenti il mare, 
cioè i nicchj marini, il delfino, l’aplustre, ed altri simili: oltreché 
cotai monete furono sempre tra le Pestane ruine ritrovate ».15 
Le ragioni del Magnoni le troviamo efficacemente
compendiate da Roberto Paolini nelle Memorie affidate a Felice
Nicola e da questi pubblicate nel 1812:
«  …nato  in  Rotino,  luogo  non  lontano  dalle  ruine  Pestane… 
con profonda erudizione e cognizione nel Greco, nel Latino, e 
nella Numismatica; e con piena notizia del luogo, e col mezzo 
altresì  di  quella  critica  ch'  è  propria  delle  persone  di  acre 
giudizio;  ha  dimostrato  tutto  il  contrario.  Primieramente  da' 
Numismi Pestani, de' quali egli aveva gran dovizia presso di se, 
e d'altri che osservato aveva presso il Baron Ronchi, e presso 
l'illustre Duca di Noja Giovanni Caraffa…  egli conchiude, che ‐
in  quelli‐,  che  pei  loro  tipi,  e  per  la  forma  de'  loro  caratteri 
risalgono  a'  primi  tempi  degli  abitatori  di  Pesto,  ritrovasi  il 
nome  di  Posidania  pel  cambiamento  dell'  Omega  in  Alpha 
secondo il genio del Dialetto Dorico; e per conseguenza, che i 
fondatori  di  questa  Città  sieno  stati  i  Dori  Greci,  e  non  già  i 
Fenici,  giacché  i  Numismi  della  medesima  Città,  che  hanno  il 
nome  di  Pesto,  sono  da  riferirsi  a  tempi  posteriori,  e 
particolarmente  a  quei  ne’  quali  i  Lucani  sottomisero  i 
Posidoniati:  dippiù  che  le  monete,  le  cui  epigrafi  indicano 
famiglie e Duumviri sieno di tempo ancora posteriori; allorché 

15
D. ROMANELLI, Antica Topografia Istorica del Regno di Napoli, 1815, parte
I, p. 333.

13
in  Pesto  fuvvi  colonia  Romana:  e  che  finalmente  tutte  quelle 
monete  sulle  quali  leggesi  Phistulis  e  Sistlus  appartengano 
piuttosto  ad  altra  Città,  forse  a  Plistia  antico  oppido  della 
Campania, che a Pesto ».16 
Manifestando la dovuta riconoscenza agli autori di queste
preziose sintesi, per averci permesso una migliore comprensione
delle dispute letterarie settecentesche, è tempo oramai di
affrontare quanto di nuovo appare negli scritti del successivo
secolo diciannovesimo.

L’OTTOCENTO.

I
ntorno agli anni venti del nuovo secolo, i dubbi
espressi dal francese Théodor Edme Mionnet
(1770-1842) lasciavano già percepire il deciso
cambio direzionale che nel volgere di qualche
decennio avrebbero operato i ricercatori17.
Tralasciando il fugace tentativo di attribuzione ad Histo-
nium18 (oggi Vasto) nel Sannio Frentano da parte del pluri-
accademico e professore della Reale Università di Napoli,
Francesco Maria Avellino (1778-1850); e sottolinenando, invece,
la proposta di Toro, nei pressi di Campobasso, da parte del nipote
nonché segretario perpetuo dell’Accademia Pontaniana Giulio
Minervini (1819-1891) che esamineremo tra breve; un’altra
ipotesi, oltremodo duratura, andava sempre più raccogliendo il
favore degli esperti ed era quella che riconosceva in Fistluis la
romana Puteoli, odierna Pozzuoli.
Il primo a prenderla in considerazione per poi scartarla era
stato, anche se non è stato precisato all’inizio, il canonico
16
Memorie sui monumenti di antichità e di belle arti ch’esistono in Miseno, in
Baoli, in Baja, in Cuma, in Pozzuoli, in Napoli, in Capua antica, in Ercolano,
in Pompei ed in Pesto, Napoli 1812
17
Lo studioso transalpino che in Description des Médailles Antiques Grecques
et Romaines, tomo primo, Paris 1806 pp. 166-167 appariva allineato alla tesi
settecentesca mostrava, nel supplemento del 1819 p. 318 nota (a), una
propensione a ritenere gli oboli descritti di pertinenza campana anziché lucana.
18
F. M. AVELLINO, Bullettino Archeologico Napoletano, (1842-1848), tomo IV,
p. 27, parzialmente seguito da G. Riccio, Repertorio ossia descrizione e tassa
delle monete di città antiche…, 1852, p. 5

14
Mazzocchi. Circa ottant’anni dopo, nel 1831, la proposta era
rilanciata dall’archeologo e numismatico anglo-olandese James
Millingen (1774-1845) che, a sua volta, poi, ci ritornava sopra
propendendo alla fine per un’ignota città marittima della
Campania da ricercarsi tra Cuma e Napoli. Riguardo, inoltre, alle
monete con l’iscrizione egli privilegiava l’ipotesi che
vedeva in esse un’alleanza tra Poseidonia e la vicina Fistelia.19 A
tal proposito, contrariamente, l’Avellino, scorgendo in questa
legenda il nome di un fiume che scorreva nelle sue vicinanze,
rivendicherà l’attribuzione di questo tipo monetale alla sola
Poseidonia.
Riguardo all’ubicazione, la stessa opinione di Millingen pare
attribuibile anche all’abate Domenico Sestini (1750-1832) che,
distinguendola dalla Lucana Pesto-Posidonia, aveva posto Fiste-
lia nella bassa Campania20 lontana dal Volturno.
È importante, a questo punto, prima di proseguire nella
rassegna, soffermarci un poco sulla figura e sull’opera di
Francesco Carelli (1758-1832) perché il catalogo21 della sua
ricchissima collezione -in quel tempo la più grande d’Europa sulle
monete della Magna Grecia- terminato nel 1812 e la grande resa
artistica dei 2.482 esemplari contenuti nelle famose 200 tavole
illustrative di rame superstiti (quelli di Fistelia sono riprodotti nella
tav. LXII nn. 1-23) che lo impegnarono nel settennio successivo
rappresentarono per alcuni decenni la fonte primaria alla quale
attinsero i più illustri studiosi per cercare di far luce sulle monete
antiche del Meridione d’Italia22. Considerazioni attinenti allo
19
J. MILLINGEN, Ancient coins of greek cities and kings from various
collections principally in Great Britain, 1831, p. 7; eodem, Consideration sur
la numismatique de l’ancienne Italie, 1841, p. 201 e p. 45.
20
D. SESTINI, Descrizione di alcune medaglie greche del museo del signor
barone Stanislao di Chavdoir, 1831. Cfr. il catalogo geografico alle pp. 4-5.
21
F. CARELLI, Nummorum veterum italiae quos ipse collegit, et ordine
geographico disposuit, descriptio, 1812.
22
Una particolare menzione va al modenese mons. VENANZIO CELESTINO
CAVEDONI (direttore del Museo Estense) coautore di Francisci Carellii
numorum Italiae veteris tabulas CCII: edidit Caelestinus Cavedonius.
Accesserunt Francisci Carellii numorum quos ipse collegit descriptio F. M.
Avellini in eam adnotationes, Lipsiae 1850. Nel Ragguaglio all’opera,
pubblicato l’anno dopo all’interno delle “Memorie di Religione, di Morale e di
Letteratura”, egli accenna a Phistulia riportando, senza commento, a p. 61 i
pareri di MOMMSEN e FRIEDLAENDER.

15
studio egli espresse anche in una delle quattordici memorie lette
all’Accademia Ercolanese, quando ne era segretario perpetuo, dal
significativo titolo Sopra le monete di Pozzuoli mal attribuite a
Pesto, o a Fistelia. Va pure notato che il nostro antiquario
(diversamente da quanti invece li attribuivano ad Heraclea della
Lucania), basandosi su una conformità di stile della testa sul
dritto, inseriva gli oboli anepigrafi con al rovescio la chimera (il
tipo per intenderci offerto a Mefite) nella stessa tavola subito dopo
la didramma e prima di quelli con l’etnico in esame.
Nella collezione del Carelli era anche l’obolo con la doppia
leggenda Fistluis-Φιστελια che a torto il rinomato egittologo sas-
sone Karl Richard Lepsius (1810-1884), rigettava, ritenendolo non
genuino.23
Ritornando a Puteoli, va osservato che l’opinione rilanciata
dal Millingen parve verosimile anche all’archeologo e numisma-
tico francese Charles Lenormant (1802-1859)24.
Intanto, parole premonitrici, destinate col tempo a essere
costantemente applicate, pronunziava il direttore degli scavi di
Pompei, l’archeologo napoletano Giuseppe Fiorelli (1823-1896)
che, pubblicando nel 1846 una nuova didramma recentemente
acquisita dal Medagliere di Berlino e due inedite monetine (la
prima di Fistelia appartenente alla collezione del canonico
telesino Luigi Pacelli e la seconda di Alife, posseduta a Roma dal
dott. Braun), richiamava l’attenzione dei numismatici “sulla
grande simiglianza de’ tipi, la stessa bilinguità, i medesimi
moduli” e sul fatto che trovandosi “mai sempre unite, dovettero
appartenere a città vicinissime, onde rinvenuto il sito di una
zecca, sarà facile rintracciar quello dell’altra”25.
L’inquietudine che pervadeva i dotti dell’epoca, per la
mancanza di una decisiva collocazione topografica di Fistelia, si
può cogliere dalle parole di un giovane professore tedesco
riportate da Giulio De Petra:
Ecco  quello  che  il  Mommsen  in  una  lettera  al  Gervasio  del  1 
marzo  1846  notava  intorno  alla  topografia  di  Fistelia.  «  Dans 
mes  études  osques  quelques  médailles  de  situation  incertaine 

23
K. R. LEPSIUS, Inscriptiones Umbricae et Oscae (Leipzig 1841), pp. 122-126
24
 CH. LENORMANT, Introdution à l’étude des vases peints, 1845 p. 87 nota. 
25
G. FIORELLI, Nuovi tipi delle monete di Fistelia e di Alife, in “Annali di
Numismatica”, Roma 1846, p. 12.

16
me  sont  un  tourment  des  plus  insupportables,  et  notamment 
celles de Phistelia et d’Hyrinum… Celles‐là ont passé de Peste a 
Pozzuoli, enfin par un saut énorme a Vasto sur l’autre mer, et à 
dire la vérité, on ne sait pas où les placer. Malheureusement on 
ne  fait  que  très  peu  d’attention  aux  lieux  d’où  se  trouvent  des 
médailles semblables ».26 
L’eminente studioso germanico (1817-1903), nello stesso anno,
dedicava a Fistelia ben due pagine (la 19 e la 20) del Supplemento
alla sua opera Oskische studien e, di passaggio a Napoli,
pubblicava negli “Annali di Numismatica” precedentemente
richiamati in nota l’estratto Sulle desinenze delle epigrafi nelle
monete osche osservando a p. 41 che:
«…Le leggende AKUDUNNIAD e FISTLUIS sono indubitatamente 
due  ablativi,  fissati  con  certezza  da  diversi  luoghi  delle  lapidi 
osche,  quello  il  singolare  della  prima  declinazione,  questo  il 
plurale  della  seconda,  da  confrontare  col  greco  οις  del  caso 
corrispondente:  e  si  noti  quanto  bene  convengano  entrambi  i 
casi  alle  città  a  cui  le  suddette  monete  generalmente  si 
attribuiscono, essendo Aquilonia un nome feminile della prima 
declinazione, e Puteoli un plurale della seconda. Inoltre i citati 
esempi … sono senz’altro nomi di città e non gentilizi, di modo 
che  possiamo  ormai  stabilire  per  le  monete  osche  il  canone, 
ch’esse  furon  segnate  o  col  nome  della  città  nel  sesto  caso,  o 
nel gentilizio col genitivo plurale ». 
Una quindicina d’anni più tardi, ritornando sull’argomento,
l’ormai professore di storia antica presso l’Università di Berlino,
mostrava di aver maturato la convinzione che queste monete
appartenessero senza dubbio a un’officina nei dintorni di Cuma e
il fatto che, per essere molto comuni, fossero state rinvenute,
copiose, in territorio sannita (diversamente dalle proposizioni di
Minervini che vedremo) non poteva essere addotta come prova di
26
G. DE PETRA, Sulle condizioni delle città italiche dopo la guerra sociale con
applicazioni alle colonie di Pompei e Pozzuoli, 1866, p. 87 n. 2. Dello stesso
autore è Carife. Di un tesoretto monetale, resoconto del noto ripostiglio
scoperto in provincia di Avellino contenente 103 monete di bronzo e 13
d’argento, tra queste un obolo di Fistelia, pubblicato in “Notizie degli Scavi di
Antichità” Roma 1896 pp. 210-211.

17
origine poiché il Sannio non aveva monete nazionali27.
L’ipotesi puteolana, intanto, si era di molto rafforzata grazie
soprattutto alle prese di posizione di un altro grande numismatico
suo compatriota: il direttore del gabinetto numismatico del
museo di Berlino Julius Friedlaender (1813-1884). Questi, nel
1850, aveva pubblicato una formidabile monografia sulle monete
osche, impreziosita da dieci tavole illustrative, dedicando al caso
Fistelia quasi cinque pagine di illuminata cognizione storica e
scrupolosa disamina comparativa dei 7 tipi monetali allora cono-
sciuti (2 didramme e 5 tra oboli ed emioboli)28.
A distanza di poco più di un lustro, un altro tedesco, Georg
Philip Eduard Huschke (1801-1886), professore all’Università di
Breslavia e autore dei Monumenti linguistici oschi e sabellici,
convalidava anche dal punto di vista etimologico l’attribuzione delle
monete a Pozzuoli, ravvisando nella parola osca il corrispondente
latino di foetidus che equivale a putidus = puzzolente29, correggendo
Mommsen che nei Dialetti dell’Italia Inferiore, a p. 309 proponeva
fist-luis = pute-olis = bocca del pozzo.
Il mondo accademico, a tanto sfoggio sapienziale, fiducioso,
si rasserenava. I libri di storia, i cataloghi dei musei e le enciclo-
pedie anche di oltre oceano, tranne rare ma importanti eccezioni
di studiosi nostrani30, si adeguarono al risultato tanto fatico-
samente raggiunto.
La scuola francese, dapprima critica con Désiré Raoul-
Rochette (1790-1854), il professore di storia moderna alla
Sorbonne che, nel 1854, preferendo la seconda proposta di
Millingen, liquidava la prima come una congettura che non
poteva avvalersi di nessuna testimonianza e per giunta ripudiata
27
T. MOMMSEN, Geschichte des Römischen Münzwesens, Berlin 1860, p. 115,
n. 66. Vedi pure circa il rinvenimento di Toro (CB) a p. 119 ed uno schema
riepilogativo sui pesi delle monete conosciute alle pp. 162-163.
28
J. FRIEDLAENDER, Die Oskischen Münzen, Leipzig 1850, pp. 28-33. Le
illustrazioni tipologiche sono riportate alla tav. 5.
29
PH. E. HUSCHKE, Die Oskischen und Sabellischen Sprachdenkmäler,
Elberfeld 1856, pp. 169-170.
30
G. FIORELLI, Sulle scoverte archeologiche fatte in Italia dal 1846 al 1866,
Napoli 1867, p. 14. L’autore mettendo in relazione i ritrovamenti di monete
rinvenute nel sannio e di tavole osche proveniente dalla necropoli cumana, a
conferma dell’invasione sannitica subita, ne assicurava l’ubicazione sopra una
collina a tre miglia circa da Toro (CB). V. anche G. DE PETRA, op. cit., 1866,
pp. 86 e ss.

18
dal suo stesso autore31; ne accettava, pienamente, a distanza di
circa dieci anni, con il diplomatico e appassionato numismatico
Louis Sambon le ragioni addotte, proponendo di giustificare i
ritrovamenti nel Sannio come importazione di beni preziosi da
parte dei fuggiaschi Sanniti che, nel IV sec. a.C., sotto la
pressione delle legioni romane, erano stati costretti ad abban-
donare le città campane occupate in precedenza32.
Tra i rinvenimenti in territorio sannita occorre dare il dovuto
risalto a quello di Campo Laurelli, nei pressi di Toro, avvenuto nel
mese di marzo del 1855. Nel resoconto dell’architetto Ulisse
Rizzi33 si parlava di un primo nucleo composto da 43 oboli
fistelini e di molti altri argenti (circa un centinaio), in maggioranza
della stessa città, sempre raccolti in zona. Il Minervini com-
mentando la notizia34 proponeva quindi di riconoscere Fistelia
nella Fulfulae variamente riportata nei codici di Tito Livio al libro
XXIV capitolo XIX osservando anche come il nostro storico
locale Gian Francesco Trutta avesse, già nel secolo antecedente,
individuata quest’ultima nei ruderi presso Faicchio35. Nel 1862 il
curatore del Bullettino Archeologico ritornava sull’argomento36
sollecitato da una memoria dello storico Nicola Corcia che
riteneva non appropriata la supposizione di Fistulae = Toro (CB)
giacché a suo parere le altre città nominate nel passo del Patavino
erano tutte del Sannio Caudino37.
Una terza varietà di didramma della “campana Phistelia” era
segnalata dal redattore di un’importante rivista numismatica
austriaca, dottor Alfred Friedrich Constantin von Sallet, nel
31
M. RAOUL-ROCHETTE, Franc. Carelli numorum Italiae veteris tabulas CCII
edidit Coelest. Cavedonius… Deuxieme article, in “Journal des Savantes”, Paris
1854, p. 246.
32
L. SAMBON, Recherches sur les anciennes monnaies de l’Italie Méridionale,
Napoli 1863, p. 47. Lo stesso paragrafo è riportato anche nell’altra sua opera,
Recherches sur les monnaies de la presqu’ile Italique depuis leur origine jusq’a
la bataille d’actium, Napoli 1870, p. 158 e ss.
33
U. RIZZI, Nuove scoperte sannitiche in “Bullettino Archeologico Napolitano,
nuova serie, anno III, pp. 130-131.
34
G. MINERVINI, Bullettino Archeologico Napolitano, nuova serie, anno III,
Napoli 1855, pp. 131-132.
35
G. TRUTTA, Dissertazioni istoriche delle antichità alifane, Napoli 1776 p.
261. Il riferimento è a Fulsulae e non è associato alle vicende di Fistelia.
36
 G. MINERVINI, Bullettino Archeologico Italiano, anno I, Napoli 1862, p. 167.
37
N. CORCIA, Di alcune città greche nel Sannio in “Memorie della Regale
Accademia Ercolanese di Archeologia”, vol. IX, Napoli 1862, pp. 117-163.

19
1870, insieme a un tentativo di sequenza cronologica delle scritte
monetali che partendo dal nominativo plurale si concludeva con
la doppia legenda greca/osca38.
Nel 1878 toccava al giovane talento Friedrich Karl Von Duhn
(1851-1930) l’ingrato compito di sconfessare il giudizio degli
insigni connazionali sull’ipotesi puteolana. Egli, infatti, ritor-
nando su un suo precedente scritto, integrava il seguente testo
della pagina 175: “Le monete trovatevi, come pare soltanto di
bronzo, sono greche di Napoli, greco-osche di Fistelia, poche
osco-campane, una con IDNΘ..., e fissano l'età di queste tombe
al terzo secolo” con le importanti frasi sotto riportate.
« Avrei fatto, meglio di notare anche il numero delle monete di 
Fistelia trovate nelle tombe di Capua come abbastanza scarso: 
né  può  essere  altrimenti,  sicché  adesso  pare  certo,  che  quella 
città di Fistelia, l'osco Fistluis, non sia affatto da identificarsi con 
Pozzuoli. Il più gran numero di monete di Fistelia fu trovato nel 
1854  nel  mezzo  del  Sannio  in  un  sito  vicino  a  Toro,  poco 
distante  da  Campobasso…  e  da  quelle  parti  vengono  al  solito: 
osservai  a  Salvatore  Telesino  nella  magnifica  raccolta  de'  sigg. 
Pacelli  incirca  una  cinquantina  di  monete  fisteline  d'argento, 
tutte  trovate  secondo  il  dire  di  quei  signori  ne'  dintorni  di 
Telese, ciò che vedo confermato per alcuni di quegli esemplari 
espressamente dal Petrucci in una storia manoscritta di Telese, 
compilata più di 30 anni addietro: lo stesso autore esternò già 
l'opinione, profferita poi anche dal Minervini e, che cioè la città 
di Fistelia sia da identificarsi con quella Fugifulae il di cui nome 
si  trova  riprodotto  tanto  diversamente  nei  manoscritti  di  Livio 
XXIV 20. Quella città è vero che si trovava nel Sannio Caudino, 
ed il Petrucci ci afferma che sulla Montagna detta Monterbano 
dirimpetto  all'odierno  Faicchio,  vicino  a  Telese,  ci  siano  non 
solamente delle mura ciclopiche, ma anche la tradizione volgare 
identificante  questo  sito  con  l'antica  Fistelia,  fatto,  il  quale, 
posto  che  sia vero,  non  può  avere  altro  fondamenta,  se non  il 
frequente ritrovamento di queste monete in quel sito ». 39 

38
A. V. SALLET, Einige unedirte oder merkwürdige unteritalische und sicilische
Mϋnzen in „Numismatische Zeitschrift“, II volume, Vienna 1870, pp. 273-274.
39
F. VON DUHN, Osservazioni capuane (aggiunte all’articolo Sulla necropoli e su
d’un santuario dell’antica Capua, pubblicato sullo stesso Bullettino, 1876 alle
pp. 171-192) in “Bullettino dell’Instituto di Corrispondenza Archeologica”, 1878,
p. 31-32. Molto tempo dopo, in Delineazione di una storia della Campania

20
In ogni modo, va detto che nelle necropoli capuane si con-
tinuavano a recuperare importanti reperti. In effetti, negli scavi
eseguiti nei mesi di Gennaio e Febbraio 1881, nella parte
settentrionale della città (oggi S. Maria Capua V.), alla contrada
denominata Tirone, una tomba restituiva “alcune monetine d’argento
di piccolissimo modulo, quali di Napoli col mezzo bue, e quali di
Fistelia con la conchiglia d’orzo ed il delfino; e due esemplari del-
l’emiobolo di questa stessa città, alquanto sconservati”40.
Nel frattempo, a Conca d’Oro presso Alife (CE), in un fondo di
proprietà dell’industriale svizzero Egg, si dava inizio allo scavo
sistematico di una importante necropoli sannitica che presto
avrebbe rivoluzionato le precedenti teorie ubicative. A rendere
pubbliche le scoperte monetali provvedeva, nel 1884, il professore
della scuola tedesca in Roma Heinrich Dressel (1845-1920) il
quale con i suoi contributi numismatici pubblicati nel volume, di
vari autori, dedicato ad Ernst Curtius per il 70° compleanno,
illustrando le 30 monetine d’argento di Fistelia restituite dalle
tombe, insieme a 7 alifane e poche altre di Cuma o Neapolis e
Uria, concludeva che la città fosse da ricercare “in quella parte
del Sannio che confina con la Campania, e più specialmente
sui versanti della montagna sannitica, nella direzione fra
Allifae e Telesia, e forse fino nel Sannio caudino”41.
Come si è visto, in modo più o meno esplicito e da parte di
autori diversi, si riaffacciava l’idea avanzata dal Magnoni di iden-
tificare la città con la sannitica Plistia (che in alcune edizioni
medioevali è detta Philistia); tesi che avremo modo di ap-
profondire tra poco e nella quale confluivano in quegli anni anche
le ricerche del gesuita napoletano Raffaele Garrucci (1812-1885).

preromana in “Rivista di Storia Antica e Scienze Affini” diretta da Giacomo


Tropea, 1895 p. 59 nota n. 42 ricorderà compiaciuto: “Cosi fissai quelle monete…
Le mie osservazioni furono poi confermate ed ampliate dal Dressel…”.
40
Notizie degli Scavi di Antichità comunicate alla R. Accademia dei Lincei per
ordine di S. E. il Ministro della Pubblica Istruzione, Roma 1881, p. 91.
41
H. DRESSEL, Numismatische Beiträge aus dem Grabfelde bei Piedimonte
d‘Alife in “Ernst siebzigster Geburtstag”, Historische und Philologie Aufsätze,
1884 pp. 247-258. L’A. riporta i punti principali sulle monete scoperte anche in
La necropoli presso Alife in “Annali dell’Instituto di Corrispondenza Archeo-
logica”, 1884, pp. 261-264. Ricordiamo che 7 esemplari erano costituiti dal tipo
anepigrafo attribuito a Fistelia da Carelli per cui viene in un certo modo avvalo-
rata questa scelta.

21
Leggiamo, infatti, nella sua opera42: « V’è una città fra le nominate
da Livio, che meritava più che ogni altra essere ravvicinata a
Fistlus, Fistelia; questà è Plistia…(essa) non fu guari lontana da
Saticola, e però sui confini del Sannio verso la Campania…
motivo per cui conia le sue monetine in doppia lingua… » (I, 94).
Il dotto archeologo e numismatico così come aveva fatto
l’Avellino attribuiva le monete con la scritta a Posidonia
supponendo però che il termine esprimesse il significato di forza e
che fosse un appellativo del suo dio tutelare (II, 176).
Contemporaneamente, in Inghilterra, Barclay Vincent Head
(1844-1914), altro grande numismatico e keeper, ossia conser-
vatore, al prestigioso dipartimento di monete e medaglie del
British Museum londinese, continuava a vedere nel nome osco
Fistlus il sinonimo del latino Puteoli43.
Nel 1889 il napoletano Giulo Sambon (1836-1921), col-
lezionista e titolare di una importante impresa di vendite, as-
segnando la città alla Campania, a sua volta, segnalava un obolo
intermedio mostrante “una graduata trasformazione del tipo” tra
quello anepigrafe e quello con la doppia scritta in greco e in osco
già noti da tempo.44
Terminiamo l’esame bibliografico di questo secolo con un
accenno a una disputa tra filologi sull’uso del simbolo osco /8/
per rappresentare il greco /φ/. In un lavoro di Lionel Horton-
Smith, teso a dimostrare, anche grazie al bilinguismo monetale di
Fistelia, la corretta lettura del termine anasaket, invece di
anafaket come sostenuto dal prof. Robert Seymour Conway, si
ribadiva la conclusiva validità delle prove addotte da Dressel a
favore del posizionamento della città nella parte suddetta del
Sannio45.
42
R. GARRUCCI, Monete dell’Italia antica, Roma 1885 pp. 93-95. Le monete di
Fistelia sono raffigurate alle tavv. LXXVIII e LXXXIX.
43
  B. V. HEAD, Historia numorum: a manual of greek numismatics, Oxford
1887, pp. 26, 35. Successivamente, nella seconda edizione (Londra 1911, p. 41)
modificherà tale opinione dichiarando che “This town is only known to us by its
coins, which, together with those of Allifae, have been discovered on the
borders of Campania and Samnium. It is probable that Phistelia, like Allifae,
was a Samnite city”. 
44
A. G. SAMBON, Alcune monete inedite di Magna Grecia, in “Rivista Italiana di
Numismatica” Anno II, 1889, p. 145-146.
45
L. HORTON-SMITH, Two Papers on the Oscan Word Anasaket, London 1897.
Lo stesso valeva anche per R. S. Conway, se non nelle riviste che avevano

22
DAL NOVECENTO AD OGGI

I
l secolo XX apertosi con un’altra gemma
dell’editoria numismatica dovuta all’antiquario
parigino direttore del periodico di arte antica Le
Musée, Arthur Sambon (1867-1947), ugualmente,
dal punto di vista delle monete di Fistelia, sembrava attestarsi
sulle posizioni maturate da Dressel, vale a dire ad una
localizzazione della città ai confini tra la Campania e il Sannio46,
pur continuando, grazie alle prese di posizione sul problema
numismatico di un altro famoso transalpino, Charles Dubois
(1877-1965), a tenere aperta l’ipotesi precedente47.
In Inghilterra, il reverendo Alfred Watson Hands (1849-
1927), socio della Reale Società Numismatica londinese, con
l’intento di aiutare gli studenti di arte ellenica e di indirizzare i
piccoli collezionisti verso le poco costose monete della Magna
Grecia, dava alle stampe nel volgere di pochi anni due
interessanti volumi, nel secondo dei quali trattava misuratamente
di Fistelia e della sua multiforme monetazione rilevando che 4
dei 14 tipi descritti erano stati trovati a Piedimonte d’Alife48.
Ritrovamenti sporadici di oboli erano nel frattempo segnalati
a Norma49, in provincia di Latina dall’ottima allieva del professor
De Ruggiero, Secondina Lorenza Cesano (1879-1973) respon-
sabile del medagliere del Museo Nazionale Romano; e a Pompei,
in Campania50 dall’archeologo ed epigrafista Matteo Della Corte
(1875-1962).

innescato la polemica, sicuramente in The Italic Dialects with a grammar and


glossary, 1897 vol. 1 p. 199.
46
A. SAMBON, Les monnaies antiques de l’Italie. Étrurie, Ombrie, Picenum, Samnium,
Campanie (Cumes et Naples), Paris 1903, pp. 327 e ss. n. 826-847 e pl. IV.
47
CH. DUBOIS, Pouzzoles antique : histoire et topographie, Paris 1907, pp. 10-11.
48
A. W. HANDS, Coins of Magna Grecia – The coinage of the greek colonies of
Souther Italy, London 1909, pp. 107 e 192. Id., Italo-Greek coins of Souther
Italy, London 1912, pp. 50-53 con l’istruttivo indice generale dei tipi alle pp.
201-205.
49
S. L. CESANO, Monete rinvenute negli scavi di Norba, in “Atti della Reale
Accademia dei Lincei Notizie degli scavi di antichità”, vol. I, Roma 1904, p. 424.
50
M. DELLA CORTE, Pompei — Di un sepolcreto della necropoli sannitica di
Pompei, scoperto presso la porta stabiana, in “Atti della R. Accademia dei Lincei”
1911, vol. VIII Notizie dagli Scavi di Antichità p. 110. Id., Pompei — Necropoli
sannitico-romana, scoperta fuori la Porta di Stadia, in “Atti della R. Accademia dei
Lincei” 1916, vol. XIII Notizie dagli Scavi di Antichità p. 295 e n. 3,

23
Posizioni necessariamente prudenti assumevano, pertanto, i
maggiori storici italiani del periodo; eccone alcuni esempi. Ettore
Pais (1856-1939), facendo, per inciso, notare che l’appellativo
rammentava oltre la Sannitica Phlistica presso Saticola, proposta da
qualcuno, anche il nome umbro dei Plestini citato da Plinio (Natu-
ralis Historia III, 14, 114), poneva la fiorente Fistelia, in modo
generico, nella pianura Campana ritenendola attratta al pari di altre
città (Hyria, Nola, Fenser, Alipha) dalla politica e dall’arte della
greca Napoli con la quale essa era in stretto rapporto commerciale51;
Gaetano De Sanctis (1870-1957) la continuava a ritenere ignota52;
Emanuele Ciaceri (1869-1944) distingueva Plistica, località scono-
sciuta, da Fistelia e quest’ultima, da ricercarsi tra il Sannio e la
Campania, da Puteoli53.
In quegli anni la stessa cautela era condivisa all’estero dai
catalogatori di pregevoli raccolte private, nelle quali le didramme
e gli oboli di Fistelia erano cospicuamente presenti. Valgano da
prova le collezioni: McLean a Cambridge; Weber a Londra;
Bement a Filadelfia.
Ritornando brevemente su Plistia e ringraziando ancora una
volta l’amico Nicola Mancini per gli spunti riflessivi derivanti
dal materiale fornitomi, occorre precisare, seguendo il com-
mentario del latinista inglese Stephen Oakley54, che nell’opera
liviana compaiono 4 riferimenti ad essa con le seguenti forme
denominative tratte dai vari manoscritti: postiam, plistiam,
philistiam (IX 21.6), plistiam (IX 22,2), plisticae (IX 22,11) e
plistica (IX 22,11); ed uno in Diodoro Siculo Πλειστικήν e
51
E. PAIS, I Daunii e gli Umbri della Campania, in “Rendiconti della Reale
Accademia dei Lincei – Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche” serie
V, vol. XV, Roma 1906 seduta del 21 Gennaio, pp. 31-32, 35-36; id., Ricerche
di storia e geografia storica, Bologna 1922, II, pp. 201 e seguenti. L’inciso
pliniano è occasione utile per ricordare che alla fine del Settecento l’abate
GIOVANNI MENGOZZI, allo scopo di confutare i dubbi degli storici sull’esistenza
del lago Plestino riportato in alcuni passi da Appiano (Hann. 9-10-11), dimostrò
che di esso era traccia in documenti medioevali e che l’etimo oltre ad apparire
in una lapide romana che ricordava la res publica Plestinorum si era conservato
fino ai suoi tempi nel nome della chiesa dedicata alla Madonna di Pistia (cfr.
De’ Plestini Umbri, del loro lago e della battaglia appresso di questo seguita
tra i Romani e i Cartaginesi nel vol. XI delle Antichità Picene di GIUSEPPE
COLUCCI, pp. 3 e segg.).
52
G. DE SANCTIS, Storia dei Romani, 1907 p. 404.
53
E. CIACERI, Storia della Magna Grecia, vol. I, 1928, pp. 324-325 e 372-373.
54
 S. P. OAKLEY, A Commentary on Livy, Books VI-X, Oxford 2005, p. 281. 

24
Πληστικήν (XIX 72,3). Come si è visto, però, il settecentesco
tentativo di attribuzione a Presta, una contrada presso S. Agata
dei Goti (BN), è di oltre un secolo antecedente alle formulazioni
del Nissen citate dall’autore. Va anche detto che altri scrittori la
pongono sui monti Castellone e Gagliola di Castelmorrone.
Per quanto riguarda gli appassionati locali della materia, con
riferimento in special modo agli encomiabili ispettori onorari
Raffaele Marrocco (1875-1949) e Nicola Borrelli (1878-1952),
notiamo nei loro scritti solo sporadici e poco incisivi riferimenti
alla questione in esame. Va segnalato, comunque, da parte del
primo, il recupero di un mezzo obolo di Fistelia ritrovato sul
monte Cila a Piedimonte55 e per il secondo l’idea che Phistelia e
le altre città campane facessero parte di una federazione
commerciale di cui il centro d’irradiazione era Napoli56.
Continuiamo la rassegna bibliografica, che nelle prime
intenzioni avrebbe dovuto arrestarsi qui, dando, in questa appen-
dice, sommariamente conto anche delle più significative novità
emerse dalla seconda metà del XX secolo fino ad oggi.
Negli anni Cinquanta, dal punto di vista linguistico, accennano
a Fistelia gli studi di Giacomo Devoto57, Vittore Pisani58, Emil
Vetter59 ed altri, mentre dobbiamo alle giovanili ricerche del
professore Attilio Stazio, presidente dell’Istituto Italiano di
Numismatica, i resoconti di importanti ritrovamenti monetari nella
valle dell’Ansanto60, a Pompei61 e a Calvi Risorta62.
Nel decennio successivo spicca la famosa opera sui
combattivi italici del professor Edgar Togo Salmon, nella quale il
55
R. MARROCCO, Memorie Storiche di Piedimonte d’Alife, ivi 1926, p. 17. Nel
Catalogo del Museo Alifano di Piedimonte risultavano però inventariati nel
1934 ai nn. 17-19 una didramma e due oboli fistelini.
56
N. BORRELLI, La moneta federale delle città campane, in “Miscellanea
Numismatica” Anno III, 1922 n. 3 pp. 33-34. Richiami riguardanti il toro
androprosopo sono in vari altri articoli.
57
G. DEVOTO, Gli antichi Italici, 1951 p. 206; ma già in precedenza id., Storia
della lingua di Roma, 1940, p. 209.
58
V. PISANI, Le lingue dell’Italia antica oltre il latino, Torino 1953, p. 104.
59
E. WETTER, Handbuch der Italischen Dialekte, Heidelberg 1953, p. 136.
60
A. STAZIO, L’apporto delle monete ad un problema di archeologia: il
santuario di Mefite nella valle dell’Ansanto, in AIIN 1, 1954, pp. 25 ss.
61
  Id., Rapporti tra Pompei ed Ebusus nelle Baleari alla luce di ritrovamenti
monetali, in AIIN 2, 1955, p. 35, nota 4.
62
Id. Un ripostiglio monetale da Cales e la monetazione campano-sannitica del
IV secolo a.C., in “La Parola del Passato” XV, 1960 pp. 225-228. 

25
nostro emerito socio corrispondente canadese esprimeva dubbi
sulla reale sanniticità di Fistelia al tempo in cui essa emise
moneta, stimando comunque probabile “che fosse situata nelle
vicinanze di Allifae, nella valle del Volturno”63.
Un altro associato, amabile e valente umanista, il compianto
prof. Antonio Manzo, trattava di essa nel terzo annuario edito
agli inizi degli anni Settanta dalla nostra associazione storica
ritenendo lecito, sulla scorta dell’interpretazione garrucciana del
passo di Livio, ubicarla “nei pressi di Sant’Agata dei Goti, e
perciò non lunghi dalla nostra Allifae”.64 Contemporaneamente, a
Taranto, l’insigne storico napoletano Giovanni Pugliese
Carratelli, relatore al convegno di studi sulla Magna Grecia,
ancora propendeva per Puteoli65.
Un imprescindibile strumento per le future ricerche si
rivelava, alla fine di quel decennio, l’innovativo contributo del
professor emeritus in classics presso l’università scozzese di
Edimburgo Keith Rutter teso ad individuare il sequenziale utiliz-
zo dei conî e i loro incroci sulle didramme di diverse città
campane nello spazio temporale che va dagli inizi della moneta-
zione cumana, sulla costa tirrenica, fino ad una presunta pausa
coniativa ravvisata dall’autore in Campania, non concordemente
accettata da altri numismatici66. La ricerca profilava la possibilità
di una zecca centralizzata, Neapolis, che operava su commissione
delle comunità emittenti.
L’idea di Rutter era accolta e sviluppata intorno alla città
partenopea dall’allora direttore del Museo Archeologico Nazionale
63
E. T. SALMON, Samnium and the Samnites, Cambridge 1967 pp. 71; 72 n. 3;
117 n. 4. Le perplessità sopra attribuitegli sono state desunte ed estrapolate dalla
seconda edizione italiana della Einaudi, 1995 pp. 75; 83 n. 61; 123; 131 n. 28.
64
A. MANZO, Trascrizione del suono F in antichi toponimi della Regione del
Medio Volturno, in “Annuario ASSA 1971” pp. 148-155. L’articolo ricalca, nel
titolo e nelle conclusioni, le Notes de linguistique italique: XXI, Les notations
de F dans l’Italie ancienne di M. LEJEUNE, pubblicate nella “Revue des Études
Latines” del 1966.
65
G. PUGLIESE CARATELLI, Sanniti, Lucani, Brettii e Italiani del IV sec. a.C.,
“Atti dell’XI Convegno di Studi sulla Magna Grecia”, Taranto 1971, p. 38.
66
N. K. RUTTER, Campanian Coinages 475-380 B.C, Edimburgo 1979, pp. 178
e seguenti. Id., La monetazione di Neapolis fino al 380 a.C. in “La
Monetazione” 1986, pp. 67-83. Id., Magna Grecia e Sicilia, in “La moneta
greca e romana” a cura di FRANCESCO PANVINI ROSATI, L’Erma di
Bretschneider 2000, p. 49; id., Greek coinages of Southern Italy and Sicily,
Londra, 1997; id, Historia Numorum - Italy, Londra, 2001.

26
di Napoli Renata Cantilena. La professoressa, oggi docente presso
l’Università di Salerno, dagli anni Ottanta, approfondendo gli studi
sulle monete dell’Italia antica, ritorna periodicamente anche sulla
questione di Fistelia, offrendo interessanti opportunità riflessive
particolarmente sulle motivazioni storico-economiche che spinsero
quell’antica comunità ad emettere moneta67. Lo storico e
numismatico britannico Michael Hewson Crawford, parimenti
convinto che Napoli era l’unica città nella quale le sei diverse
committenze avevano potuto realizzare con un minimo di
diversificazione alfabetica le loro didramme, riguardo alla
localizzazione proponeva di risolverla nell’antica Telesia.
Per questo primitivo periodo coniativo, secondo il grande
ricercatore delle antichità campane Martin Frederiksen68 seguito
dalla docente alla federiciana di Napoli Nazarena Valenza Mele69
etc., alle prospettate componenti commerciali andava aggiunta
anche una motivazione legata alla diffusa pratica del
mercenariato. Contatti di tale natura, maturati in ambito siciliano,
sono stati evidenziati a livello monetale nell’imitazione di
tipologie siracusane quali ad esempio l’Arethusa di Cimone…70
E all’assoldamento di milizie ausiliarie si è pensato di ricorrere
anche per spiegare i numerosi rinvenimenti dei più tardivi oboli
fistelini segnalati dal direttore archeologo della Soprintendenza
di Roma Fiorenzo Catalli e da altri in territorio marsicano71.
67
R. CANTILENA, Problemi di emissione e di circolazione monetale, in “Sannio
Pentri e Frentani dal VI al I sec. a.C.”, Campobasso 1984, pp. 85-97; id., Le
monete della Campania antica, Napoli 1988; id., L’economia monetale nel
Sannio pentro tra IV e I sec. a.C. in “Romanus an Italicus”, Campobasso 1996
pp. 57-63; id., La moneta tra Campani e Sanniti nel IV e III secolo a.C., in
“Studi sull’Italia dei Sanniti”, Roma 2000 pp. 82-89; id., Presenza e funzioni
della moneta nelle chorai delle colonie greche della Campania in “Presenza e
funzioni della moneta”, 2004 pp. 171-193.
68
M. FREDERIKSEN, Naples and the History of the Western Greek ca 450-350
b.C.. Old problems and new prospectives, “VII Convegno Studi Numismatici” 
Napoli 20-24 aprile 1980, (1986).
69
N. VALENZA MELE, La necropoli di Cuma: il superamento della comunità
primitiva, in “Italici” 1990 pp. 23-29.
70
 K. P. ERHART, The development of the facing head motif on greek coins and
its relations so classical art, London 1979 pp. 232-239. 
71
F. CATALLI, Circolazione monetaria in Abruzzo e Molise tra IV e III sec.
a.C., negli “Annali” della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli
Studi di Perugia, 1983. Ringrazio la dott. Donatella Zoroddu segretaria di
redazione della rivista universitaria pavese “Atheneum” per la segnalazione

27
Non sembra aver trovato molto seguito in ambito archeo-
logico la proposta di identificazione con Fistelia, avanzata da
parte di alcuni studiosi locali72, dell’antico centro lucano sul
golfo di Policastro già segnalato dal Corcia nella Storia del
Regno delle Due Sicilie verso la metà dell’Ottocento e messo in
luce da una équipe canadese presso Roccagloriosa (SA) alla fine
degli anni Ottanta del secolo scorso.
Ritorniamo ancora una volta sui rinvenimenti monetali per
dare il giusto rilievo a quello avvenuto nel 1991 in una località
del Medio Volturno (che molto probabilmente è da ricercarsi nel
territorio di Gioia Sannitica, appena oltre il confine di Alife),
allorché un solerte contadino raccolse una grande quantità di
didramme oggi disperse ma che vennero esaminate e som-
mariamente descritte dall’amico, perito numismatico, Antonio
Vessella73. Doveva trattarsi, diversamente da quanto da lui
proposto, proprio di un importante ripostiglio rimosso dai mezzi
agricoli. Resta il rammarico dei funzionari della Soprintendenza,
degli studiosi e degli appassionati locali per la mancata acqui-
sizione nelle pubbliche raccolte. L’articolo, di ermetica lettura,
prospettava la possibilità che le emissioni delle monete esaminate
variassero “di circa tre quarti di secolo” e che alcune di esse
presentassero al rovescio “il toro androprosopo rivolto a destra”.
La seconda affermazione potrebbe essere spiegabile ipotizzando
la presenza nel ripostiglio di nummi con l’incerta tipologia h
proposta dall’autore in altra opera74.
Segnalando con la dovuta considerazione l’uscita alle stampe di

dell’articolo di C. LETTA, Le imagines caesarum di un Praefectus castrorum


Aegypti e l’XI Coorte Pretoria, del 1978, n. 66 nel quale si accenna al recupero,
presso Lecce dei Marsi, di cinque monetine d’argento di Fistelia da parte
dell’ispettore della Soprintendenza G. Messineo.
72
A. LA GRECA, Appunti di storia del Cilento, 1997 pp. 43-50. A. MONTESANTI,
Italia Antiqua – XV, Campania, “InStoria” Rivista online di Storia e
Informazione, n. 20 Gennaio 2007.
73
A. VESSELLA, Cinquantadue monete d’argento alla ricerca di Fistelia, in
“Annuario ASMV” 1991, Piedimonte Matese 1991, pp. 281-295.
74
 A. VESSELLA, Corpus nummorum italicorum. Tomus primus: Samnium, Fren-
tania, Sabina et regio inter meridiem et orientem Latii, Piedimonte M., Edizioni
ASMV, 1998, p. 25 e Tav. II n. 12h. Alle pp. 24-34 sono riportati in totale se-
dici tipi e numerose varianti tra le quali la 15c dell’obolo recante nel R/ chimera
e civetta solo recentemente censita dal Campana ed altre tuttora non accolte. 

28
alcuni ottimi libri sulla monetazione dell’Italia antica75, riser-
viamo ammirati lo spazio residuo di questa fine di secolo all’opera
monumentale di Alberto Campana: il Corpus Nummorum
Antiquae Italiae. In esso, all’interno della sezione Samnium, il
fascicolo che ci interessa, ossia Fistelia, fu pubblicato nel gennaio
del 1996; e da allora l’autore ne cura minuziosamente l’aggior-
namento76. Se in un primo momento lo studioso, pur mostrandosi
tentato dalla soluzione Fugifulae-Faicchio proposta dal Petrucci,
prudentemente, evitava di ubicarla, ultimamente, “in base a
ulteriori indagini su ritrovamenti monetali e ad approfondite
analisi topografiche” l’ha giudicata l’ipotesi più verosimile.
Le analisi topografiche alle quali si riferisce il Campana si
debbono ad un altro nostro infaticabile e ammirevole socio,
l’avvocato Domenico Caiazza il quale, in un convegno tenuto il
28 ottobre 2007 a San Vittore del Lazio sulle antiche città
scomparse, ha relazionato anche su Fistelia e, dopo un’attenta
disamina dei luoghi candidabili, l’ha prudenzialmente stimata a
Monte Acero-Rocca di San Salvatore Telesino, località del
Medio Volturno pertinente alla provincia di Benevento, ritenendo
invece le fortificazioni sotto Monterbano di Faicchio i resti di
Fagifulae della Lucania77 .
A dimostrazione di quanto il caso susciti interesse
nell’ambiente culturale, la risposta a tali asserzioni non è tardata
ad arrivare. Alla fine dell’anno scorso, l’appassionato indagatore
delle vetustà molisane, dott. Paolo Nuvoli, ritenendo riguardo
agli oboli “superata la tradizionale attribuzione delle coniazioni
di Fistelia ed Allifae ad un generico contesto campano-sannitico”
e rivendicando al supremo comando militare dei Pentri la scelta
di emissioni monetarie per esigenze belliche, ha posto Fistelia,
75
F. CATALLI, Monete dell'Italia Antica, Roma, 1995. E. Montenegro, Monete
di Italia Antica e Magna Grecia, Torino, 1996.
76
A. CAMPANA, Corpus Nummorum Antiquae Italiae. Samnium: Fistelia (400-
260 a.C.), in “Panorama Numismatico” 1996 n. 93; con Aggiornamento… in
“Le antiche città scomparse” Quaderno di Studi dell’Associazione culturale
Italia numistatica, Forma 2007 pp. 233-266; e Integrazione e rettifica…, in
“Monete Antiche” Anno VII n. 42, nov./dic. 2008, pp. 9-11.
77
D. CAIAZZA, Contributo per l’identificazione dei stiti di Phistelia e Malies, in
“Le antiche città scomparse” Quaderno di Studi dell’Associazione culturale
Italia numistatica, Formia 2007 pp. 185-232. Vedi pure la disposizione di
Fistelia sulla cartina alle pp. 24-25 riaffermata in Le valli del Sava e del Lete…
VII volume della collana “Libri campano-sannitici” da lui curata.

29
“qualsiasi cosa essa fosse” (quasi certamente però a suo avviso
più un luogo operativo che una cintura fortificata cittadina), nel
settore Liri-Mainardi-Monti del Meta78.
L’impressionante impennata bibliografica che ha interessato
Fistelia negli ultimi anni ha reso difficoltosa l’indagine della
riassuntiva rassegna proposta percui molte opere sconosciute al-
l’estensore si saranno certamente aggiunte alle tante che, pur
note, non sono state riportate nella sofferta scelta operata.
Segni di particolare riconoscenza, simpatia e riguardo verso
gli autori impongono comunque, prima di concludere, la segnala-
zione di alcuni altri recenti studi.
Primo fra tutti è un riesame aggiornato del bravissimo
Antonio Morello79 sulle coniazioni alifane nel quale sono
opportunamente evidenziati i parallelismi con quelle di Fistelia.
Le due città vi appaiono, se non contermini, comunque accumu-
nate dalle stesse vicende storiche.
Segue il catalogo in lingua portoghese di Maricí Martins
Magalhães80 sugli oboli presenti presso il Museo Nazionale di
Storia di Rio de Janeiro, con considerazioni dichiaratamente
allineate alle posizioni della nostra Cantilena:
« A cidade denominada Phistelia ou Fistelia, ou comunidade dos 
Fistelii, è conhecida somente por suas emissiões monetàrias, mas 
a localização exata do centro habitado ou dos núcleos habitados 
esparsos infelizmente è ainda desconhecida. Além disso, persiste 
a  discussão  entre  os  estudiosos  para  a  explicação  da  legenda 
monetária:  tratase  de  un  nome  de  cidade  ou,  o  que  seria  mais 
plausível  em  ambiente  indígena,  do  étnico  da  população  que 
bateu a moeda neste período… Parece que este povo deveria ser 
melhor  localizado  na  àrea  de  confim  entre  Campania  e 
Samnium…  ». 

78
P. NUVOLI, A proposito degli oboli di Fistelia ed Allifae, in “Monete Antiche”
Anno VII n. 42, nov./dic. 2008, pp. 3-8.
79
A. MORELLO, Alcune note controverse sulla monetazione attribuita ad
Allifae, in “Monete Antiche” Anno IV, n. 24 nov./dic. 2005 pp. 7-22 e in
precedenza id., Alife tra storia e moneta, “Quaderno di Studi” del Circolo
Numismatico Mario Rasile n. XXVI, 1998.
80
M. M. MAGALHÃES, Arte itálica em moedas campanas do museu histórico
nacional: Allifae e Phistelia, in “Phoinix” n. 13, Laboratorio de Historia Antiga
Universidade Federal do Rio de Janeiro, 2007 pp. 227-237. L’articolo è una
sezione del volume in corso di pubblicazione intitolato Moedas Itàlicas,
Italiotas e Siciliotas do MNH.

30
Per finire con il soprintendente per i Beni Archeologici delle
province di Salerno, Avellino e Benevento, Mario Pagano che
nel descrivere “un nuovo81 e interessante obolo d’argento, di un
tipo anepigrafe, in genere attribuito, per somiglianza dello stile
della testa femminile di prospetto del dritto e per la somiglianza
dell’area di diffusione, alla città sannitica di Phistelia, di ancora
incerta ubicazione” avvalora l’accostamento fatto in passato dalla
Cantilena alle didramme con legenda Senser o Fensernum recanti
Bellerofonte in lotta contro la chimera, facendo nel contempo
notare l’assonanza del nome con l’irpina Frigento nel cui
territorio era il santuario di Mefite. Egli propone pertanto la
suggestiva ipotesi che ad essere raffigurata al dritto sia la dea
medesima ritenendo ragionevole localizzare la zecca emittente
nella vallata dell’Ansanto82.

81
Abbiamo già avvertito sopra (v. nota 73) che esso fu pubblicato dal Vessella
(p. 33 n. 26c) nel 1998.
82
M. PAGANO, Nuove ricerche sulle monetazioni magnogreche - Un inedito
obolo di Fistelia, in “Cronaca Numismatica” n. 213, dicembre 2008 pp. 50-52.

31
32
Valentino Nassa

FISTELIA
SUPPORTO ILLUSTRATIVO DELLE MONETE E
APPARATO CARTOGRAFICO DEI LUOGHI

Cartina tratta da Il Sannio e i Sanniti di E. T. Salmon

33
34
MOTIVAZIONI RIGUARDO ALL’APPENDICE PROPOSTA

M
i è parso utile, rileggendo lo scritto su
Fistelia al quale ho collaborato nella ricerca
delle fonti bibliografiche, aggiungere una
breve rassegna visiva per meglio
evidenziarne alcuni passi specifici.
La scelta delle illustrazioni, per niente facile data la grande mole
di materiale acquisito durante le lunghe navigate nella rete
globale, vuol essere un istruttivo corollario per quanti, poco
addentri alla materia trattata, ai personaggi celebrati e alle loca-
lità geografiche ipotizzate, vogliano comunque gustare il fascino
di un mistero che ha sedotto generazioni di studiosi.
Oltre alle tipologie di monete (in dimensioni non reali) ho
creduto opportuno raggruppare i luoghi di ritrovamento su base
regionale, aggiungendo infine uno schema riepilogativo, non in
ordine cronologico ma alfabetico, riguardo alle numerose ipotesi
insediative formulate dai diversi autori.
Rimane il solo rammarico che gli impegni universitari mi
abbiano impedito di rispettare i termini di consegna per l’in-
serimento preventivato di questa appendice nell’Annuario
dell’Associazione Storica del Medio Volturno che è già in fase di
stampa e che ospiterà la scorsa bibliografica riportata nella
prima parte, inalterata nel testo ma con impaginazione diversa.

Raviscanina, 29 giugno 2009

Valentino Nassa

35
L’Arcivescovo di Tarragona Antonio Agustin

Il retro della moneta da lui descritta nei


Dialogos de Medallas Inscriciones y otras Antiguedades

36
Alfabeto etrusco Alfabeto osco tratto da O. Nazari. grammatica
dei dialetti italici, 1900 p. 10

37
DUE GRANDI STUDIOSI DEL XVIII SECOLO

Alessio Simmaco Mazzocchi (1684-1771)

Giovan Battista Passeri (1694-1780)

38
Frontespizio ritoccato della pubblicazione di Franz Neumann nel quale la moneta originale è
sostituita dall’obolo di Fistelia da lui riportato nella tavola I n. 11.

39
Moneta di Poseidonia per lungo tempo erroneamente attribuita a Fistelia.
Assegnazione dovuta alla scritta “FIIS”

Raffigurazione di un didramma di Fistelia tratta da: Domenico Romanelli, Antica


Topografia Istorica del Regno di Napoli, 1815, parte I, Tav. II, n. 5

40
OBOLI DI FISTELIA DA INTERNET

Un esemplare di obolo anepigrafe con al rovescio la chimera, da Carelli in poi,


generalmente attribuito a Fistelia

Un esemplare di obolo con la doppia leggenda Fistluis-Φιστελια che a torto Lepsius


rigettava, ritenendolo non genuino

41
Altra tipologia di obolo

Il raro emiobolo

Obolo con scritta retrograda

42
ALCUNI DIDRAMMI DI FISTELIA DA INTERNET

43
Obolo con legenda greca e osca illustrato da Millingen in Ancient coins… P. 1, n 5

Sequenza cronologica delle scritte monetali di Fistelia secondo Von Sallet

44
45
MAPPE DEI RITROVAMENTI MONETALI DI FISTELIA ELABORATE
DA D. CAIAZZA E P. NUVOLI

46
In alto: i ritrovamenti monetali di Fistelia maggiormente distanti dal Medio Volturno

In basso: il Medio Volturno e un’ipotetica localizzazione di Fistelia nel telesino, territorio


proposto dalla maggior parte degli studiosi

47
48
REGIONI E LOCALITÀ CHE HANNO RESTITUITO MONETE DI FISTELIA

Campania Molise

Alife (CE) Baranello (CB)


Calvi Risorta (CE) Campochiaro (CB)
Capua (CE) Capracotta (IS)
Carife (AV) Castellino del Biferno (CB)
Faicchio (BN) Filignano (IS)
Gioia Sannitica (CE) Forlì del Sannio (IS)
Medio Volturno (CE-BN) Isernia
Pompei (Na) Pietrabbondante (IS)
Rocca Sanfelice (AV) Riccia (CB)
S. Salvatore Telesino (BN) Toro (CB)
Teano (CE)

Abruzzo Lazio

Avezzano (AQ) Aquino (FR)


Carsoli (AQ) Casalvieri (FR)
Civita Roveto (AQ) Cassino (FR)
L’Aquila Castrocielo (FR)
Lecce dei Marsi (AQ) Ceprano (FR)
Luco dei Marsi (AQ) Minturno (LT)
Torricella Peligna (CH) Norma (RM)
Trasacco (AQ)

49
IPOTESI INSEDIATIVE:

Alife (nelle vicinanze di) Fiorelli

Bistuvio Neumann

Mionnet
Von Sallet
Campania
Pais
Borrelli

Campania (nel nord della) Tang

Campania (nella bassa) Sestini

Millingen
Mommsen
Cuma (nei pressi di)
Zvetaieff
Raoul-Rochette

Faesulae Guarnacci

Histonium Avellino

Liri-Mainardi-Monti del Meta (settore) Nuvoli

50
Passeri
Mazzocchi
Ignarra
Paoli
Paestum
Eckhel
Lanzi
Micali
Romanelli

Magnoni
Garrucci
Plistica
Tagliamonte
Cantilena

Friedlaender
Huschke
L. Sambon
Puteoli
Head
Dubois
Pugliese Carratelli

La Greca
Roccagloriosa
Montesanti

Sannio (Caudino) Corcia

51
Magnan
Sannio (in genere)
Head

Petrucci
Dressel
Horton-Smith
Conway
A. Sambon
Ciaceri
Salmon
Sannio (Telesino al confine con la Campania)
Manzo
Holm
Crawford
Cantilena
Vessella
Caiazza
Campana

Minervini
Toro
Fiorelli

52
Bibliografia.

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Antiguedades manoscritto
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© Copyright 2009 Mario Nassa
Responsabile della pubblicazione Mario Nassa
Libro pubblicato a spese dell’autore
Stampato in Italia presso Cromografica Roma S.r.l., Roma,
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