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STORIA DELLA

LETTERATURA ITALIANA .
Diretta da
ENRICO MALATO

Volume Il
IL TRECENTO ·

[Estratto]

SALERNO EDITRICE
ROMA
STORIA DELLA LETTERATURA ITALIANA

Volume I
DALLE ORIGINI A DANTE
Volume II
IL TRECENTO
Volume III
IL QUATTROCENTO
Volume IV
IL PRIMO CINQUECENTO
Volume V
LA FINE DEL CINQUECENTO E IL SEICENTO
Volume VI
IL SETTECENTO
Voluine VII
IL PRIMO OTTOCENTO
Volume VIII
TRA L'OTTO E IL NOVECENTO
Volume IX
IL NOVECENTO
Appendice
Volume X
LA TRADIZIONE DEI TESTI
(Coordinatore: CLAUDIO CtOCIOLA)
Volume XI
LA CRITICA LETTERARIA DAL DUE AL NOVECENTO
{Coordinatore: PAoLo ORVIETo)
Volume XII
LA LETTERATURA ITALIANA FUORI D'ITALIA
(Coordinatore: fRANCESCO ERSPAMER)

Volume XIII
LA RICERCA BIBLIOGRAFICA. LE ISTITUZIONI CULTURALI
(Coordinatore: MARIO ScoTTI)
Volume XIV
BIBLIOGRAFIA DELLA LETTERATURA ITALIANA. INDICI

Con il patrocinio di

ENTE CASSA DI RISPARMIO DI ROMA


m
.CAPITOLO VIII

SCRITTURA PER L'ARTE, ARTE PER LA scritャセa@ *


di CLAUDIO CIOCIOLA

I. «VISIBILE PARLARE». TRADIZIONE E .FUNZIONE DELLA SCRITTURA "ESPO-


STA": DALL'ISCRIZ:::JNE DI SAN CLEMENTE AI CICL( PITTORICI DEL DuE,
DEL TRE E DEL PRIMO QUATTR()CENTO.

Le modalità della scrittura epigrafica hanno origini remote: nell'Europa


medievale direttamente condizionate e influenzate dalla tradizione roma-
na, classica e tardoantica. Le prerogative essenziali del testo "esposto" -
pubblicità, concisione e memorabilità- sono riassunte con grande efficacia
in un luogo, p iil volte citato, dei Sermones (319 8) di s. Agostino.' L'autore al-
lude a un testo metrico trascritto, o fatto trascrivere, sulle pareti di una cella:

Qui d vobis plus dicam et multum loquar? Le gite quatuor versus quos in cella scrip-
simus, legite, エ・ョセN@ in corde habete. Propterea enim eos scribere voluimus, ut qui
vult lega\, quando vult legat. Ut omnes teneant, ideo pauci sunt: ut omnes legant,
ideo publice serip ti sunt. Non opus est ut quaeratur codex: camera illa codex vester
sit.2

Implicita è la prFidentificazione,deidestinatari- evidentemente alfabetiz-


. zati - del messaggio esposto.
Anche nell'Italia tardo medievale, e ormai bilingue,!' usuale ricorso, nella

* Per la documentazione dei contenuti di questo cap., si rinvia il lettore ai primi due inserti
iconografici di quCsto vol.: <l Visibile parlare 1> e !l'senso della morte e ['amore per la vita nel Trecento.
I. Di<< scritture esposte», formula entrata nell'uso, ha parlato per primo A. PETRticci, La
scrittura fra ideologia e rappresentazione, in Storia dell'arte italiana, vol. m, to. 21!, Torino, Einaudi,
1980, pp. 3-123, poi ampliato in Io., La scrittura. Ideologia e rappresentazione, Torino, Einaudi,
1986. «Epigrafia» ed «epigrafico» alludono, comunemente, a documenti e tecniche dell'i-
scrizione lapidaria: in questa sede, piU ampiamente, a qualsiasi tipo di «scrittura esposta»,
con la doverosa eccezione dei graffiti {per specificare, si parlerà, ave necessario, di «epigrafi
lapidarie»).
2. 'Che altro dirvi e a che fine dilungarmi? Leggete i quattro versi che abbiamo scritto nel-
la cella, leggeteli, imparateli a memoria, conservateli nel vostro cuore. Abbiam9 voluto che
fossero scritti perché li legga chi vuole e quando vuole. Sono. pochi affinché tutti possano
mandarli a memoria: sono scritti pubblicamente affinché tutti pOssano leggerli. Non è ne-
cessari'o che si ricerchi il manoscritto: quella camera sia il vostro manoscritto' (in PL, vol.
XXXVIII col. 1442).

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SEZ. IV • VERSO UN NUOVO SISTEMA DI VALORI

registrazione del testo, ai. più consueti materiali, pergamenacei o cartacei,


prevede significative eccezioni. Circostanze specifiche, riconducibili alla
volontà di raggiungere, simultaneamente e in forma pubblica (piu spesso
nell' àmbito di un idoneo, o altrimenti signifièativo, contesto "monumenta-
le"), !"'uditorio" piu vasto, determinano - negli autori o nei committenti
dei testi - la scelta di supporti, e tecniche di scrittura, peculiari: la pietra
(scolpita a scavo o a rilievo), la superficie parietale (dipinta a fresco o deco-
rata a mosaico), la superficie pavimentale (decorata a mosaico o a intarsio),
la tavola !ignea (dipinta), il metallo (fuso o sbalzato o smaltato), la terracotta
e la maiolica (dipinte), il vetro, la stoffa (filata o ricamata), l'avorio. Alcune
«superfici dure>> ·possono del resto ッウーゥエ。イ・セL@ in epoca posteriore all' esecu-
zione del manufatto di<< supporto>>, messaggi sovrapposti (in genere a graf-
fio): abusivamente promossi al rango di scritture pubbliche, anche sè -
estranei alle intenzioni dei committenti ed esecutori del contesto·- etero-
. gerrei per statuto rispetto alle vere e proprie «scritture esposte».
In significativa concomitanza con il progressivo espandersi della civiltà
comunale, la rinnovata città italiana - e con rilievo tutto speciale, a partire
dalla Pisa centesca (vero fomite di tradizione epigrafica), la città toscana
due-trecentesca セ@ ti si presenta affollata d'iscrizioni.3 Molteplici sono le
tecniche, svariati i contenuti. Iscrizioni scolpite nella pietra incrementano
le tradizioni, tutt'altro che recenti, dell'.epigrafia funeraria (sarcofagi, lastre
terragne, e,cc.), dell'epigrafia commemorativa e di quella documentaria:
sporadica, ma vigente, è la pratica della riproduzione di strumenti legislati-
vi e normativi o di diritto pubblico (in particolare, bolle e privilegi pontifi-
ci) e privato.4 Iscrizioni dipinte a fresco corredano i grandi cicli, agiografici
o d'ispirazione scritturale, "istoriati" sulle pareti di chiese e di altre sedi del-
la vita religiosa e 。ウゥエ・ョコセャ@ (conventi, oratori di comunità laiche, ospeda-
li); ovvero integrano, nei luoghi del potere politico e dell' amministrazio-
ne/esecuzione della giustizia (palazzi pubblici, sedi delle セイエゥL@ palazzi di
podestà e bargelli, carceri), le grandi セャ・ァッイゥ@ laichè prodotte dall'« arte ci-

3· Per la ripresa epigrafica pisana del sec. XII, in relazione a« gen_esi e sviluppo della lette-
ratura volgare», vd. I. BALDELLI, La letteratura volgare in Toscana dalle Origini ai primi decen-ni del
secolo XIII, in LIE, Storia egeografia, vol. r 1987, pp. 65-77. in partic. alle pp. 69-71 (con bibliogr.):
dei documenti citati, particolarmente notevoli quelli, tardocenteschi, nelle formelle bronzee
di Bonanno per i portali del Duomo di Pisa e di mッョイ・。セN@
4· Vd. A. STussr, La carta lapidaria di Urbano V, in Scritti linguistici efilologici in onore di Tristano
Bolelli, a cura di R. AJELLq e S.. SANI, Pisa, Pacini; 1995, pp. 483-91.

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CAP. VIII · SCRITTURA PER L'ARTE, ARTE PER .LA SCRITTURA

vica». Iscrizioni dipinte su tavola-commentano immagini votive (nel gran-


de polittico come nell'altarolo portatile) o mitologico-allegoriche (sulle
fiancate dei cassoni nuziali, sui deschi da parto). Altre iscrizioni, sbalzate o
fuse nel metallo, arricchiscono l'oreficeria sacra o le. superifici di campane,
placchette, monete, medaglie e sigilli; traspaiono nelle vetrate delle chiese;
occhieggiano nei tessuti di abiti, parainenti, arazzi. L'insieme di qùesti testi,
ordinariamente in latino, ma anche, sempre piu spesso - a partire dal sec,
XIII-, in volgare, forma un contingente non trascurabile, per quantità e in-
teresse, e talvolta per specifico rilievo, di manifestazioni testuali, disparate
per natura, tipologia, destinazione e funzione. -.
A 、ゥヲセイ・ョコ。@ di quanto si verifica nel campo dell'epigrafia classica- e, in
misura minore, di quella mediolatina -, ancora non sufficientemente ap-
profonditi risultano però gli aspetti costitutivi dell' "epigrafia volgare". La
tradizione degli studi romanzi non riconosce infatti all' àmbito epigrafico.
quella dignità e autonomia di ruolo scontate invece nell'antiquaria e in ge-
nere nella tradizione degli studi classici. Ne consegue l'indisponibilità di
· repertori e di trattazioni storiche che autorizzino l'elaborazione, su fonda-
menti non: aleatori, d'interpretazioni di carattere sintetico. 5 Si tratta di lacu-
na particolarmente incresciosa sotto il profilo degli studi paleografici, non
meno che storico-linguistici: molteplici peculiarità dei testi epigrafici in
. volgare, a partire dalla loro localizzazione e datazione (in numerose località
italiane sono epigrafiche le prime, o tra le piu antiche, attestazioni dd vol-
gare), rendono infatti questa ricca 」ッョァセイゥ・@ di documenti estremamente in-
teressante per lo storico della lingua, e per il linguista tout court. 6 Com'è sta-
to di recente suggerito, alla facoltà di descrivere documenti rilevanti per età
e caratterizzazione si affianca l'opportunità, d'interesse piu generale, di
classificarne i messaggi secondo criteri tipologico-funzionali, anche in sen- ·

5· Per l'Italia tardomedievale e prim.orinascimentale,l'unico corpus di tescl epigrafici, latini


e volgari, fin qui tentato è quello, prezioso ma circoscritto a una preciSa area g_eo-cronologica
e a un'esclusiva categoria tipologica (le iscrizioni dipinte), di D.A. Covi, The Inscription in Fif-
teenth Century Fiorentine Painting (Ph. D. Diss., 1958), New York-London, Garland, 1986.
6. Sull'importanza storico-linguistica dei documenti epigrafici ha richiamato l'attenzione
in piU occasioni A. STussi, del quale vd. riassuntivamente Epigrafi medievali in volgare dell'Italia
settentrionale e della Toscana, nel vol.« Visibile parlare,>. Le scritture esposte nei volgari italiani dal Me-
dioevo al Rinaùimento, a cura di C. CIOCIOLA, Napoli, Esi, in corso di stampa, pp. 149-75 (nello
stesso vol. vd. anche P. D'AcHILLE, Didascalie e« istorie" quattrocentesche nel Lazio, pp. 223-60, e
N. DE Busr,· Iscrizioni in volgare nell'Italia meridionale: prime esplorazioni, pp. 261-301). Per gli
aspetti paleografici vd. A. PETRUCCI, Il volgare esposto: problemi e prospettive, ivi, pp. 45-58.

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SEZ. IV • VERSÙ UN NUOVO SISTEMA DI VALORI

so pragmatico-situazionale, e di caratterizzarne in 」ッョウ・ァオセコ。@ gli origina-


li elementi discorsivi.'
La tradizione del volgare esposto- destinata a svilupparsi, con particola-
re vivacità e varietà di manifestazioni, nel Trecento toscano - ha .remota
preistoria. Per inusualità del suーセ@ orto e delle tecniche di scrittura si caratte-
. rizza infatti la trasmissione di alcuni dei piu venerandi monumenti dell'ita-
liano preletterario. Inciso a graffio nell'intonaco di una parete affrescata
(sec. VI-VII) è il Graffito della catacomba di Commodilla (Roma, prima
metà del sec. IX). Dipinte nell'organico contesto di una "storia" affrescata
sono le "didascalie" dell'Iscrizione di San Clemente (Roma, fine del sec.
XI). Scolpita nella cornice di un sarcofago marmoreo è l'Iscrizione di Gi-
ratto (Pisa, seconda metà del sec. XII). Pregiati per età e per intrinseci carat-
teri, questi documenti rappresentano gl' ゥョ」オセ「ッャ@ del «visibile parlare>>:
éonsuetudine destinata a esplicarsi prevalentemente ai margini, ma non al-
l' esterno, della storia letteraria vera e propria, e a coinvolgere, nella fase di
massimo fulgore, 。イエゥセ@ di grido e monumenti di straordinaria fattura: da
Simone Martini ad Ambrogio Lorenzetti a Taddeo di Bartolo, nei grandi ci-
cli "civici" del Palazzo Pubblico di Siena;a.Buffalmacco e-seguaci, nei cicli
del Camposanto di Pisa; all' Orcagna in S. Croce a Firenze, a Guariento in
Palazzo Ducale a Venezia.
Caratterizzati da sostanziali differenze tipologiche, gli esempi piu arcaici
introducono, nel vivo della loro esemplare al)torevolezza, ai principali temi
sollecitati dalla discussione delle scritture esposte in volgare. L' antichissi-
mo Graffito della catacomba di Commodilla è inciso, all'interno della basi-
lichetta dei SS. Felice e Adàutto, sulla cornice Jipinta di un affresco raffigu-
rante la vedova Tortora.a D'interesse virtualmente collettivo, nella pur ri-
stretta cerchia dei religiosi officianti, il testo è un aggiornato promemoria
liturgico:
Non dicere ille secrita a bboce.
In silenzio, o al piu Bセッイュ。ョ、L@ e non a voce 。ャエセL@ il celebrante deve re-

7· Vd. in particolare F. SABATINI, Voci nella pietra dall'Italia mediana. Analisi di un campione e
proposte per una tipologia delle iscrizioni in volgare, in <<Visibile parlare J>. Le scritture, ecc., cit:, pp.
177-222.
8. Vd. F. SABATINI, Un'iscrizione volgare romana della prima metà del secolo IX. Il Graffito della
Catacomba di Commodilla [1966], in F. SABATINt-S. RAFFAELLI-P. D'AcHILLE, Il volgare nelle chie-
se di Roma. Messaggi graffiti, dipinti e incisi dal IX al XVI secolo, Ronla, Bonacci, 1987, pp. 5-34·

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CAP. VIII · SCRITTURA PER L'ARTE, ARTE PER LA SCRITTURA

citare le « secrete >> del canone. L'estemporaneità dell'incisione a graffio ri-


flette l'urgenza, ma anche l' occasionalità, dell'invito, ascrivibile a uno zela-
エセイ・@ delle piu recenti innovazioni liturgiche: tenuto conto chela consuetu- ·
dine della recita silenziosa, diffusa in àmbito gallicano, fu introdotta in Ro-
ma nei primi decenni del sec. IX. Genericamente indirizzato, per effetto
della sua "pubblicità", a ogni celebrante ignaro dell'uso o incline, per inve-
terato costume, a ignorarne il precetto, il monito sembrerebbe tuttavia ri-
volto, in origine, ad personam. E tanto confermerebbe, in età e àmbito di as-
soluto prestigio del latino (l'esortazione è diretta da chierico a chierico),
proprio la vernacolarità del testo, nella quale potrebbe tradirsi un' intenzio-
nalità espressiva: alludere ironicamente, per il mezzo del registro linguisti-
co, alla"rusticità" dell'attardato destinatario.9
Tutt'altra situazione comunicativa s'instaura nelle Storie della vita di s. Cle-
mente, affrescate, sempre a Roma (basilica inferiore di S. Clemente), piu di
due secoli p ili tardi. Qui i testi, per volontà dell'esecutore e probabilmente
dei committenti, esplicitamente nominati, formano ab origine parte inte-
grante del monumento pittorico, del quale orientano funzionahnente l'in-
terpretazione.tD Nella superficie affrescata, in tre registri sovrapposti, si nar-
rano scene della vita romana dd santo, uno dei primi successori di Pietro
(vd. il vol. I sez. I, cap. m par. 9). Nel primo riquadro dal basso sono leggibili,
all'interno del campo pittorico, battute dialogiche a mo' di fumetto, che i
protagonisti si scambiano alternando volgare e latino. La parola riprodotta
determina una sorta di "teatralizzazione" dell'.evento pittorico: o meglio,
'
esplicita la teatralità implicita nel rapporto tra i personaggi, in scena e fuori
scena, e gli spettatori. Due dei personaggi (secondo l'interpretazione piu
aggiornata),« Gosmari » e «Sisinium »,sono identificati mediante "cartelli-
ni", o didascalie onomastiche. N el riquadro del registro mediano, alla ウゥョセ@
stra del pontefice, sono ritratti i committenti, Beno de Rapiza e consorte: la
dedica dell'intero ciclo, in latino, corre i'n bell'evidenza al piede della scena,
ma all'esterno dell'area "istoriata". Al suo interno si discerne invece un ul-
teriore attestato di "parola dipinta", inquadrato nel piu ovvio dei "conteni-
tori" mimetici; un libro (il pontificale del santo). Il frescante, o il suo diretto

9· Cfr. L. PETI;tuCCI, Il problema delle Origini e i piU antichi testi italiani, in SLIE, vol. III 1994,
pp. 4-73, a p. 26 (con rimandi alla bibliogr. precedente).
ro. Vd. S. RAFFAELLI, Sull'iscrizione di San Clemente. Un consuntivo con integrazioni, in SABATINI-
-RAFFAELLI-D'AcHILLB, Il volgare, ecc., cit., pp. 35-66 (con rassegna dell'ampia bibliogr. prece-
dente).

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SEZ. IV ' VERSO UN NUOVO SISTEMA DI VALORI

ispiratore, obbedisce, .nell'eseguire quest'insieme consapevolmente variato


di scritte, a una grammatica del «visibile parlare>> tutt'altro che rudimenta-
le. Con i termini proposti da Raffaelli, è possibile distinguere tra« didasca- .
lie testuali», le battute dialogiche in discorso diretto; « cotestuali »,le desi-
gnazioni onomastiche; e «contestuali», la formula di dedica. Evidente, o
addirittura conclamata, è l'intenzionalità- funzionale ed espressiva - del
bilinguismo. Latino e volgare si contrappongono nell'opposizione di "in-
terno" ed "estern"" (l'iscrizione« contestuale» o esterna, di dedica, è in lati-.
no), ma anche, per un'attivazione stilistica del plurilinguismo, nella sceneg-
!datura, interna, ·delle "voci:'.11 Al volgare coloritamente concitato sia dei
servi incaricati dell'arresto del santo ( « Fàlite deretq colo palo, Carvoncel-
·le ») sia del loro padrone, il patrizio Sisinnio ( << Fili dele pute, tràite »),12 si
contrappone il latino, grammaticalmente non impeccabile ma esente da
volgarismi, del santo: « Duritiam cordis vestris saxa traere meruistis ».13 Il
valore espressivo ("stilistico") dell'opzione è ribadito dall'anacronismo lin-
guistico. La variazione di registro sottolinea una distanza "morale": al mes-
saggio spiritualmente elevato del santo si addice il latino; al "cieco" vaneg-
giamento dei pagani un volgare, idiomaticamente caratterizzato, d'impron-
ta "comica". Il Ùnto, in posizione dominante nei registri superiori, nel terzo
. riquadro recita peraltro "fuori campo": e l'orchestrato gioco della prove-
nienza delle "voci", e dei loro reciproci rapporti - di destinazione e di suc-
cessione -, si arricchisce di un nuovo fattore di varietà (la battuta, "interna",
è pronunciata da un "fuori" indeterminato; e, parte integrante del copione,
si rivolge agli attori in scena ma anche- si è parlato di accenti "omiletici"-
al pubblico degli osservatori che "ascoltano" dall'esterno).
La contestualità dei testi caratterizza dunque il ciclo di S. Clemente, de-
terminandone la funzionalità "esegetica". L'interazione con un contesto fi-
gurativo determina complicazioni non irrilevanti sotto il profilo della "par-
titura": la molteplicità dei segmenti testuali solleva infatti, come si è visto,
questioni di registro, linguistico e stilistico; di "voci"; di dialettica "inter-

11. Per le questioni di distinzione funzionale "interno"/"esterno" 'e di "voci", si rinvia al


saggio di G. Pozzi, Dall'orlo del visibile parlare, in <r Visibile parlare J>, Le scritture, ci t., pp. 15-41 (an-
ticipato in Io., Sull'orlo del visibile parlare, Milano, Adelphi, 1993, pp. 439-64); e, in una prospet-
tiva specificamente linguistico-funzionale, a SABATINI, V'Gei nella pietra, ecc., cit.; spunti ulte-
riori nelle Conclusioni di C. SEGRE, ivi, pp. 461-68.
12. 'Fagliti dietro con il palo, Carboncello'; 'Figli di puttana, tirate'.
13. 'Per la durezza del vostro cuore meritaste di trascinare pietre' (emendando tacitainente
duritiam in duritia, abl. causale, e vestris in vestri). '
CAP. VIII • SCRITTURA PER L'ARTE, ARTE PER LA SCRITTURA

·no"l" esterno"; ecc. Nell'affresco di S. Clemente, come piu tardi nei grandi
contesti pittorici dell'Italia trecentesca, la componente figurativa gioca co-
munque un ruolo «egemonico ».14 Il testo verbale coopera alla miglior
comprensione del testo iconico: lo spettatore può tuttavia prescinderne. Al
contrario, il testo verbale, concepito e composto per l'integrazione all'im-
magine, può risultare (almeno in parte) "incomprenibile" se decontestua-
lizzato,lS Per ritondurci all'esempio di S. Clemente, la battuta << Fàlite dere-
to colo palo, Carvoncelle >> non vive di vita propria se non in quanto inte-
grata 。ャGゥュァョ・セ@ In particolare, la deissi pronominale nella forma verba-
le << Fàlite >> si spiega soltanto nel contesto situazionale della イ。ヲゥァセコッョ・Z@
le regole della linguistica testuale "verbale" interagiscono funzionalmente
con le regole della "linguistica" figurativa. La presenza di elementi deittici,
avverbiali e pronominali- in formule del tipo «Qui si vede ... >>, «Questo
è ... >>, o anche piu sfumate-, è del resto elemento caratterizzante dei testi
epigrafici, nella tradizione latina come in quella volgare. '•,
L'eccezionalità del supporto, pur contribuendo a determinare talune, e
non irrilevanti, caratteristiche dei testi epigrafici (condizionandone, per
esempio, l'estensione), in quanto carattere estrinseco, non costituisce un
criterio di classificazione tipologica efficace.Altro è il graffito, altro il testo
epigrafico; altro è l'epigrafe lapidaria, erede, oltretutto, di un'antica e con-
solidata tradizione; altro l'epigrafe dipinta, di piu recente e autonoma "ma-
niera". L'intenzionalità della "pubblicazione" varia, d'altronde, in funzione
di autori- e committenti-, modalità e destinatari dell'atto con;tunicativo:
!'"abusivo" graffito, frettolosamente inciso da un anonimo scrivente, è tut-
t' altro dall'epigrafe formale, concepita per "ammaestrare", dettata ed espo-
sta secondo le articolate direttive di un committente istituzionale (piu spes-
so, l'autorità politica o religiosa). In rapporto all'eterogeneità tipologico-
funzionale differiscono sensibilmente le caratteristiche tecniche dell' esecuzio-
ne materiale e le' modalità linguistico-stilistiche della redazione dei testi.' 6
Una discriminante di rilievo è comunque rappresentata dalla compre-

14. Cfr. F. brugnolセ@ !1 Voi che guardate ... ». Divagazioni sulla poesia per pittura del Trecento, in
<(Visibile parlare>>. Le scritture, cit., pp. 305-39, a p. 308. .
'15. Per le varie modalità della "tradizione" (in accezione filologica) dei testi epigrafici in
volgare, vd. C. CIOCIOLA, ((Visibile parlare 1>: agenda, in «Rivista di letteratura italiana», vol. VII_
1989, pp. 9-77 {anche in vol.: Cassino, Università degli Studi, 1992), in partic. ai par. r8-19, 21.
16. Un'endemico esempio {dalle pareti del Palazzo Pubblico senese) della diffusione
quattrocentescà dei graffiti in volgare è studiato da L. MIGLIO, Graffi di storia, in «Visibile par-
lare!>. Le scritture, cit., pp. 59-71 {con bibliogr. sull'ancora poco studiato fenomeno).

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SEZ. IV · VERSO UN NUOVO SISTEMA DI VALORI

senza di un apparato figurativo piu o meno complesso. Assai rara, se non a


fini di accompagnamento "didascalico", risulta l'integrazione di scritte nella
plastica: notevole, ma eccezionale, il caso del David bronzeo di Donatel-
loP È questa una delle ragioni delle sostanziali differenze tipologiche che
in genere oppongono le iscrizioni dipinte セ@ quasi sempre aggregate a un
programma d'immagini - alle iscrizioni lapidarie, che piu spesso ne pre-
scindono.

2. VOLGARE E LATINO, POESIA E ?ROSA NELLE ISCRIZIONI LAPIDARIE E PARIE-'


TALI

Lingua epigrafica usuale resta, in epoca medievale, e a maggior ragio-


ne in epoca umanistico-rinascimentale, il latino. L'adozione del volgare
si afferma in tempi diversi e sempre con modalità e finalità peculiari. È
già emerso dall'analisi dei due vetusti esempi del Graffito della catacomba
di Commodilla e dell'Iscrizione di San Clemente che l'opzione del volgare
comporta caratteri "marcati" e che la dialettica latino/volgare, sempre im-
plicita, conduce talora a significative forme di bilinguismo.
L'esplicitazione del bilinguismo si attua, in genere, nelle due forme do-
cumentate dall'Iscrizione di San Clemente.lB Meno frequente- e anzi, in
qualche sorta, eccezionale -è la contrapposizione di t!po "interno": quella
che, nel peculiarissimo copione a "fumetti", determina un'opposizione
strategica dei registri con finalità di connotazione stilistica (latino del santo
l volgare dei peccatori pagani). Canonica invece l'altra: quella che prevede
l'adozione del volgare per il "testo interno" (« didagcalia testuale», secondo
la terminologia di Raffaelli), mentre riserva al latino le parti "esterne", o
«contestuali». Al volgare compete dunque l'espressività funzionale, al lati-
no la referenzialità circostanziale. N elle epigrafi bilingui tenderanno per-
tanto a manifestarsi in latino le iscrizioni di dedica (come appunto in San

17. Vd. M.M. DoNATO, Immagini e iscrizioni nell'ilrte 1}Jolitica 1'fra Tre e Quattrocento, in <l Visibile
1
parlare>>. Le scritture, cit., pp. 341-96, a p. 344· ·
18. La frammentarietà dei mosaici pavimentali di Casale Monferrato e di Vercelli, risalenti
all'incirca agli stessi anni dell'affresco di San Clemente, e contenenti notevoli, anche se bre-
vissimi, inserti in latino e in volgare, non consente di giudicare del« preciso ruolo del volgare
nel piano iconografico dell'intero mosaico» (PETRUCCI, Il problema delle Origini, ecc., ci t., p.
69, con bibliogr.).
CAP. VIII · SCRITTURA PER L'ARTE, ARTE PER LA SCRITTURA

Clemente) e di datazione, Ie firme, e in genere tutti gli elementi - molto


spesso confluiti in un'unica iscrizione- riferiti a condizioni "circostanziali".
Può in proposito istituirsi un parallelo, d'ordine se non altro tipologico;con
l'abitudine medievale di redigere in latino le componenti paratestuali dei
componimenti poetici in volgare: indpit ed explidt, titoli e rubricature, glos-
se e altri apparati esegetici, non escluso il vero e proprio commentario: si
pensi ai Documenta Amoris di Francesco da Barberino e all'Acerba di Cecco
d'Ascoli, che sono entrambi, oltretutto, testi セ@ figure. ·
Tra i molti, un esempio assai precoce è rappresentato dalla duplice iscri-
zione funebre del giudice pisano Giratto (morto entro il n76). Opera del
celebre scultore B.iduino, attivo a Pisa negli anni II74-rr8o, il sarcofago di
Giratto è oggi conservato nel Camposanto monumentale di Pisa. 19 La pri-
ma delle due epigrafi, in latino, corre lungo la cornice superiore della fron-
te, e reca la "firma" e il nome del committente: «Biduinus maister fecit
hanc tumbam.ad dominum Girattum >> ('Il maestro Bi duino ha fatto questa
tomba per il signore Giratto'). Nella seconda, incisa nella cornice inferiore,
· forse ad opera di altro lapicida - ma in sostanziale sincronia -, il defunto
rivolge al passante, nei modi tradizionali dell'epigrafia funeraria, l' allocu-
ZlOne:

Homo ke vai per via, prega Dea dell'anima mia, sf come tu se' ego fui, sicus [per si-
cut] ego sum tu dei essere.2 o

La prima parte dell'allocuzione è tutta in volgare, mentre la seconda, che


ripete un motivo fortunatissimo, è sapièntemente costruita sull'alternanza
chiastica delle parti estreme, riferite alla condizione presente e futura del
passante. (in volgare), e di quelle intermedie, riferite alla condizione passata
e presente del defunto (in latino).21 Un carattere assai notevole della prima
1
parte dell'allocuzione consiste nell'elaborazione metrica: se proprio di due
versi (un settenario piu, a seconda della lettura, un novenario o decasillabo,
'
19. Vd. A. STussi, La tomba di Giratto e le sue epigrafi, in SMV, vol. xxxvi 1990, pp. 63-71.
20. '0 uomo che vai per via, prega Dio per l'anima mia, cosi come tu sei io fui, come iO so-
no tu sarai'.
21. Cfr. PETRU.ccr, Il problema delle Origini, cit., p. 70. Per il motivo dell'« Ego fui ... », vd.
STuSSI, La tomba di Giratto, ecc., cit., p. 66; esso è anChe «nucleo genetico» dell'incontro dei
tre vivi e dei tre morti, motivo ico'nografìco topico e abitualmente connesso a testi didascali-
ci: vd. M.E. RoMANO, Il<( detto J> campano dei tre morti e dei tre vivi, in SM, s. m, vol. XXVI 1985, pp.
405-34, in partic. a p. 421.
'
539
SEZ. IV • VERSO UN NUOVO SISTEMA DI VALORI
'
con alternanza anisosillabica irrituale: ma non deve trascurarsi l'ipotesi del-
l'arieggiamento di un esametro leonino), siamo comunque in presenza di
due stichi rimàti. L'adozione della formula distica monorima, destinata a
larga fortuna epigrafica, non può imputarsi al caso. 22 '
All'opposizione di registro linguistico (latino/volgare) nelle piu at{tiche
iscrizioni, o meglio, nei complessi epigrafici, bilingui, sembra dunque cor-
rispondere -anche se l'esperienza della varietà dei fenomeni, e l'ancora as-
sai lacunosa conoscenza del corpus, suggeriscano di temperare affermazioni
troppo assiomatiche - un'opposizione, per dir cosi, di, "esterno" /"interno":
o meglio, di referenziale/・ウーイセゥカッN@ N eli' iscrizione della tomba di Giràtto
si constata per la prima volta anche il sovrapporsi, certo non accidentale, al-
le precedenti, di un;J. terza opposizione: prosa/poesia, nel senso tecnicoc
formale di testoèlaborato secondo una struttura metrico-ritmica/e rimica
embrionalmente consapevole. Al latino prosastico compete la formularità
della patte "circostanziale" (nel caso specifico, plurifunzionale: firma del-
l' artefice e nome del committente/defunto), al volgare, in un settore del te-
sto che contemplo ,,fi• ulteriore e raffinata contaminazione con il latino, l'e-
laborazione "versificata", o insomma ritmica, di un motivo letterario tradi-
zionale, direttamente coinvolgente il lettore.·
La natura non occasionale di tali opposizioni è significativamente confe-
mata da un'eccezionale documento. genovese, posteriore di circa un secolo
(1259): la Lapide funebre dei fratelli Lercari (oggi a!' Museo di Scultura e
Architettura Ligure di Sant'Agostino).23, È ·un piccolo manufatto marmo-
reo, impreziosito da un rilievo argenteo che ritrae, in una simbolica archi-
tettura e inginocchiati simmetricamente ai lati della Vergine, i due defunti
commemorati: i fratelli Simonetta e Percivalle Lercari. La superficie della
lapide, armoniosamente squadrata e rigata secondo un'impostazione evi-
dentemente "libraria"- anche nell'alternanza delle paste nera e rossa ado-
perate per colorire l'incavo delle lettere incise-, ospita un'iscrizione bipar-
tita, ma senza àppariscenti segnali di frattura (entrambi i testi sono conclusi
da un identico segno interpuntivo):

22. I decasillabi si mescolano agli otto/novenari (anche in questo caso la struttura è a disti-
ci monorimi, o monoassonanzati) nell'epigrafe lucchese (1290) per il sarcofago èl.ella famiglia
Guidiccioni: vd. V.R. GmsTINIANI, Un'iscrizione volgare del Dugento nella Basilica di S. Frediano in
Lucca, in ID, vol. xxxn 1969, pp. 1-9 .
. 23. Vd. STussr, Epigrafi medievali, ecc., ci t., pp. 152-53 e 175 (con riepilogo bibliografico), coll
le osservazioni di PETRUCCI, Il volgare esposto, ecc., cit., pp. 51-52.

540
CAP. VIII · SCRITTURA PER L'ARTE, ARTE PER LA SCRITTURA

Moccoloviiii ad dies xvi agusti ante tercia transierunt de hoc seculo domina Simone-
ta et pイセ」ゥカ。オウ@ Lercarius eius frater, que anime in pace requiescant ante Deun,
amen.
Tu qi qui ne trovi,
per De no ne movi.24

La duplice iscrizione riflette esattamente due delle tre opposizioni in pre-


cedenza enucleate (di "interno" l" esterno" è qui, come del resto nel sarco-
fago di Giratto, piu difficile discorrere,per il prevalere del modello "conti-
nuo" dell'epigrafe lapidaria, non intrinsecamente collegata al rilievo metal-
lico fìgnrato): l'enunciazione degli elementi circostanziali- datazione della
morte e nomi dei sepolti, con formula d'invocazione- è in prosa htina; in
versi volgari l'apostrofe allettore/viandante, ancora nella forma del distico
monorimo: l'esecuzione è questa volta irreprensibile, ma il verso, il senario,
costituisce un rarità metrica. Evidente il parallelismo con il precedente pi-
sano di Giratto. Che si tratti di convergenze non occasionali risulta, ove ne-
cessario, confermato da un terzo esempio, tardotrecentesco: quello dell'e-
pigrafe modenese (1396) del monumento funebre di Francesco Ronca-
glia.25 Testo latino e testo volgare sono qui nettamente distinti (rispettiva-
mente, a sinistra e a destra de\lo stemma di famiglia): quello latino contiene
la datazione e il nome del committente; quello volgare, in una griglia rima-
ta di fattura assai andante, il motivo stesso dell'iscrizione volgare di Giratto:
Eio fu e CÌuelo che tu è e tu serà quel o che e' sum mi, la morte s' aspeta ogni di, prega
Dio per. mi che eia lo pregarò. per ti.26

In un contesto votivo e non funebre, l'opposizione poesia/prosa è correlata


a quella "interno"/"esterno", nel bassorilievo napoletano di Franceschino
da Brignale (1361).21 ·
'Con il progressivo affermarsi.del volgare, le regole oppositive appena

24. '1259 il giorno 16 d'agosto prima dell'ora terza trapassarono da questo mondo la signo-
ra Simonetta ç セ・イ」ゥカ。ャ@ Lercari Suo fratello: le loro anime riposino al cospetto di Dio,
. amen. Tu che qui ci trovi, per Dio non rimuoverei'.
25. Il testo è riedito e commentato da STUSSI, Epigrafi medievali, cit., pp. 153-54.
26. 'Io fui quello che tu sei. e tu sarai quello che sono io, la morte si attende ogni giorno,
prega Dio per me.che io lo pregherò per セ・GN@
27. Vd. da ultimo F. SABATINI, Lingue e letterature volgari in competizione, in Storia e civiltà della
Campania. Il Medioevo, a cura di G'. PuGLIESE CARRATELLI, Napoli, eャセ@ eta Napoli, 1992, pp. 401-
31, a p.-409, e DE BLASI, Iscrizioni in volgare, ecc., ci t., ·pp. 265-68.

541
SEZ. IV · VERSO UN NUOVO SISTEMA DI VALORI

enucleate, e che pur'ritengono una loro validità di ordine generale, sono


passibili di eccezioni e varianti. Affiora, per esempio, una tendenza a espri-
mere in volgare - prevalentemente prosastico - gli elementi circostanziali
riferiti alla committenza. l responsabili di commissioni private, o connesse
ad ambienti di religiosità confraternale, in genere ignari o scarsamente
isttuiti nel latino, ma desiderosi di raggiungere un pubblico alfabeta in lin-
gua volgare (si pensi al ceto artigiano o mercantile délle città), tendono in-
futti a impo.re la lingua dell'uso per assicurare- a sé e ai potenziali spetta-.
tori/lettori- piena intelligenza e memoria di atti munifici e di devota pie-
tà.2B È p.otevole che al volgare della dedica spesso si opponga, nella firma-da-
tazione, il latino dell'artefice, certo per livello culturale non ttoppo lontano
dal suo committente: agirà in tal caso un effetto di "trascinamento" della trae
dizione.29 Altrimenti caratterizzato, e d'altronde eccezionale, è l'esempio
offerto dalla lapide sepolcrale di Andrea Baragazza, nel chiostro bolognese
di S. Domenico (1419): in dotti esametri latini è qui l'epigrafe commemorati-
va; in volgare, e anche visivam.ente distinta, un'indicazione delle volontà del
defunto:
M.cccc.xvnn a di Xliii d'agosto. La intenti o ne del soprascripto misere Andrea fu e
che ma' i.n questa sepoltura non fusse sepelito persona di nesuna condetione salvo
che la madre.30 • ·

Un caso in parte diverso, e meritevole di commento, è quello delle firme


rimate in volgare, nel quadro della questione piu generale della firma del"
l'artista, che meriterebbe tutt'altro approfondimento. Il diffondersi, nel
Trecento, di formule rimate - tali dunque da far supporre una capacità di
elaborazione ormai autonoma -'sembra significativamente riconducibile
alla nuova coscienza dell'artista, evolutasi proprio a partire dai primi decen-

28. Vd. anche quanto osserva SABATINI, Voci n-ella pietra, cit., pp. 189-90.
1.9. Altra volta l'infiltrarsi del volgare indicherà semplicemente l'incapacità di adeguarsi a
un modello linguistico non dominato, nemmeno nelle sue piU ricorrenti strutture formulari:
errori di latino, tutt'altro che infrequenti, e volgarismi veri e propri si manifestano, d'altron-
de, abitualmente negl'inserti "liberi". Indicativa, in prop'osito, è la firma di セョ@ affresco con-
servato nella chiesa di S. Zeno di Cerea {Verona):« Ego sumJohannes c'à fata quest[a] in dies
se fata pitura complido Mcccv scripsiJohanne » {cito da E. Cozzi, Pef. un catalogo delle scritture
esposte in affreschi medioevali dell'area italiana nord-orientale: itinerario essenziale, in <l Visibile parla-
re>>. Le scritture, cit., pp. 409-23, a p. 414: ma il testo meriterebbe di essere studiato sull' origi-
nale). ·
30. Vd. B. BREVEGLIERI, Il volgare nelle scritture eposte bolognesi. Memorie di costruzioni e opere
d'arte, in <l Visibile parlare>>. Le scritture, ci t., pp. 73-99, alle pp. 87-88.

542
CAP. VIII · SCRITTURA PER L'ARTE, ARTE PER LA SCRITTURA

ni del secolo.31 L'artefice intende manifestare la propria identità nel modo


piu riconoscibile, nobilitando peraltro il messaggio mediante una sua, pur
semplificata, promozione "letteraria": una sce,lta su cui peserà la tradizione
mediolatina, prerogativa di architetti e scultori, di firmarsi in esametri leo-
nini o in distici elegiaci. 32 Le frammentarie condizioni di conservazione
della presunta "firma" della Maestà di Simone Martini (« ( ... > man de Sy-
mone >>) non consentono di attribuire con certezza l'iniziativa della sotto-
scrizione all'artista, né di decifrare il contesto verbale nel quale s'integrava.
Certo è invece che, nella stessa Sala del Palazzo Pubblico senese che ospita
la Maestà, Lippo Vanni datò e firmò, in una banda inferiore ("esterna"), l'af-
fresco della Vittoria dei Senesi in Vili di Chiana (1373), adottando una coppia di
versi monorimi; questa volta, almeno nelle intenzioni, endecasillabi:
Nel mille trecento setant'e (?) tre anni
fece questa opera Lippo di Vanni."
Non molto tempo prima - si tratterebbe anzi del.primo esempio docu-
mentato -lo stesso metro era stato adottato per la "firma" di un perduto af-
fresco eseguito nel Tribunale della Mercanzia di Firenze dal giottesco Tad-
deo Gaddi (morto nel 1366). Soccorre la descrizione, singolarmente attenta,
di Vasari. Questo il tenore dell'« epigramma>> ("esterno", a giudicare dalla
formula vasariana: «sotto la storia è uno epigramma in nome suo>>):
Taddeo dipinse questo bel rigestro,
discepol fu di Giotto il buon maestro."
Rimossa qualche perplessità, di ordine anche linguistico, appare assai note-
vole il richiamo alla filiazione giottesca. La coppia di endecasillabi, inecce-

31. Per l'importanza di Giotto in relazione al consolidarsi della pratica della firma, vd. le
osservazioni di Gombrich in D. ERIBON-E.H. GoMBRICH, Il linguaggio delle immagini. Intervista,
Torino, Einaudi, 1994, p. 66.
32. Un significativo precedente pittorico, comunque primotrecentesco {1308-I3II), è quel-
lo della Maestà di Duccio di Buoninsegna, già nel Duomo di Siena e oggi nel Museo dell'O-
pera della Metropolitana: « Mater Sancta Dei, sis causa Senis requiei, l sis Ducio vita, te quia
pinxit ita » {'Madre santa di Dio, sii per Siena causa di pace [tranquillità], l sii per Duccio fon-
te di vita, poiché, cosi ti ha dipinto'). Su firme e memorie di committenti- prevalentemente
lapidarie- in un àmbito specifico, quello bolognese, si sofferma BREVEGLIERI, Il カッHァセイ・L@ ecc.,
cit., pp. 73-99·
33· Vd. DoNATO, Immagini e iscrizioni, ecc., cit., p. 375 n. III.
34· In G. VAsARI, Le vite de' pia eccellenti pittori scultori e architettori, nelle redazioni del 1550 e
1568, Testo a cura di R. BETTARINI, Cowmento secolare a cura di P. BAROCCHI, Firenze, San-
soni, vol. n 1967, p. 209; e cfr. DoNATO, Immagini e iscrizioni, cit., p. 387 n. 159.

543
· SEZ. 'IV · VERSO UN NUOVO SISTEMA DI VALORI

pibilmente eseguita nel caso di Gaddi, è maldestramente echeggiata in altro


affresco, tardotrecentesco, di Niccolò di Pietro Gerini. Al piede di un S.
Giovanni Battista, affrescato nella Sala capitolare della chiesa di S. France-
sco di Prato (1395 circa), si legge infatti:

Niccholò di Piero Gierini dipintore


fiorentino pinse qui con suo colore.

Fuor di Toscana, l'uso di firmarsi in versi volgari non è sconosciuto. Un


esempio per molti versi rilevante è quello offerto, a Venezia, da una terzina
di endecasillabi (a rima ABA) apposta -nella basilica dei SS. Giovanni e
Paolo -, al monumento funebre di Iacopo Cavalli, morto nel 1384. Opera
dell'artefice Paolo dalle Masegne, suona cosi:

Quest'opera d'intalglio e fatto in piera


· un Venician la fe' ch' à nome Polo,
nato di Iachomel Chataiapiera.35

In questo caso, come sottolinea l'epigrafe, la firma; in volgare rimato, si at-


taglia a un'opera di scultura, ed è incisa nella pietra. Anche qui si verifica
un' ?PPOsizione di registro: la firma accompagna .infatti altra epigrafe, in
versi latini, nella quale si commemorano le qualità e le gesta dell' autorevo-
le defunto. Scelta obbligata, tenuto conto del ceto sociale e cultùrale del
commemorato, quella del latino; rilevante invece l'autoaffermazione, in
volgare, dell'artefice. L'opposizione è sottolineata anche dalla scelta del
marmo, di diverso colore -pietra scura per il latino, bianca per il volgare -
nelle due lastre. L'iscrizione-firma del monumento Cavalli importa anche
per un'altra ragione: con minime varianti formali ricorre infatti, dieci anni
piu tardi, anche nel monumento funebre- affine a quello del Cavalli anche
nel modello plastico - del condottiero Prendiparte Pico (morto nel 1394),
nella chiesa di S. Francesco di Mirandola:

Questa opera d' entallio fata in preda


un Venician la fe' ch' à nome Polo,
nato di Iachomel Chataiapreda.

35· 'Quest'opera d'intaglio eseguita in pietra la fece un Veneziano che ha nome Paolo, nato
da Giacomello Cataiapiera'.

544
CAP. VIII · SCRITTURA PER L'ARTE, ARTE PER LA SCRITTURA

Anche qui è compresente un'epigrafe commemorativa in versi latini, e, co-


me a v・ョコゥ。Lセ@ le due ャ。ウエセ・@ marmoree, a incastro delle rispettive dentellatu-
re, sono di diverso' colore: invertito è soltanto il loro ordine di successio-
ne.>6

3· PoESIA PER PITTURA. RIPRESE DI DOCUMENTI LETTERARI E COMPOSIZIONI


ORIGINALI: STILE "SUBLIME" E STILE "UMILE"

L'opposizione prosa/poesia, nell' àmbito dell'epigrafia volgare antica, ri-


veste, in genere, 」。セエ・イ@ funzionale. La funzione conativo-espressiva si
esplica, in prevalenza, in strutture versificate: a riprova del carattere coatto
dell'opzione può, paradossalmente, invocarsi proprio la rozzezza e l'impe-
rizia di non poche delle realizzazioni superstiti. N e consegue la difficoltà di
giudicare dell'intenzionale "letterarietà" dei testi; difficoltà aècentuata, ol-
tretutto, dall'uso, largamente praticato, del reimpiego: adattamento al con-
testo epigrafico di testi poetici, o p ili spesso di ·estratti, p re esistenti, Troppo,
del resto, s'ignora circa l'identità degli autori-selezionatori- di norma ano-
nimi-, e sulle modalità con le quali interagivario con artefici e committenti.
Per quanto è lecito arguire, la coincidenza dell'autore del testo con l' artefi7
ce del manufatto era fenomeno assai raro: piu spesso l'artista, d'intesa con il
committente- o per suo diretto suggerimento-, si sarà rifatto a una sorta di
repertorio "aperto", di volta in volta adattabile alle circostanze e alle even-
tuali esigenze di ambientazione locale. Sintomatica di siffatto procedere è
la riproposta, in contesti disparati e remoti nello spazio e nel tempo, talvol-
ta in concomitanza con soggetti coincidenti, di testi identici o impercetti-
bilmente variati: la mobilità dei committenti "pubblici" potrebbe adeguata-
mente giustificare, almeno in parte, il fenomeno. N egli altri casi- e sempre,
senza dubbio, nei cicli di piu elaborata complessità-, la responsabilità del-
l' invenzione, cèrnita o commissione dei testi sarà ricaduta in toto su. un ipo-
tizzabile "intermediario culturale", talora identificabile nel committente:
redattore originale, selezionatore e coordinatore di componimenti preesi-
stenti, ispiratore di testi composti ad hoc da rimatori ·professionaliY

36. Vd. STussi, Epigrafi medievali, ci t., p. 160, al quale si rimanda arlche per la discussione del-
la forma, non pacifica, Chataiapiera/Chataiapreda, verosimilmente da interpretarsi come no-
me di casato.
37· Per i rapporti tra Committenti, "intermediari" e artisti nella Catalogna quattrocentesca
(ma le proc'edure sembrano potcrsi estrapolare ed estendere ad altri contesti), vd. F.M. GIME-
, '

545
SEZ. IV · VERSO UN NUOVO SISTEMA DI VALORI

L'opposizione funzionale della coppia prosa/poesia sembra in genere


comportare assenza/presenza di "letterarietà": benché, s'intende, con e-
scursioni massime sotto il profilo della consapevolezza e dell'efficacia ese-
. cutiva. Dall'ancora parzialissima campionatura emerge, è vero, qualèhe iso-
lata smentita: ma sembra comunque trattarsi di eccezioni alla regola. Si ci-
terà, perché assai rilevante, la lunga, elaboratissima epigrafe in lettere dora-
te e a rilievo eseguita nel 1349 nel chiostro della Scuola di S. Maria della Ca-
rità a Venezia.3B Testimonianza di una prosa cronisti ca e narrativa dagli effi-
caci spunti drammatici, il testo rievoca, con altre circostanze, il primo mani-
festarsi in laguna della «peste nera» del' 48:
[ ... ] començà una gran mortilitade e moria la çente de diverse malatie e nasion.
Alguni spudava sangue per la boca e alguni vegniva glanduxe soto li scaii e aie len-
çene e alguni vegnia lo mal del carbon per le carne e pareva che questi mali se piase
l'un da ャGッエイセL@ çoè li sani .dal' infermi et era la çente In tanto spavento che 'l pare no
voleva andar dal fio, né 'l fio dal pare [ ... ].39
Una prosa èpigrafica tanto insolitamente diffusa e stilisticamente sorveglia-
ta (la letterarietà del motivo dei legami parentali infranti, sfruttato anche da
Boccaccio, sulle orme di Paolo Diacono, nella descrizione di quella stessa
«mortifera pestilenza», è stata sottolineata da Stussi) è certo frutto propi-
ziato dal fiorire, intorno alla metà del Trecento, di una fulgida tradizione di
epigrafia lapidaria in volgare negli ambienti confraternali veneziani. Quel-
lo delle confraternite laiche è d'altronde àmbito d'elezione nel propagarsi
del volgare epigrafico: anche a Firenze, negli stessi anni, si rinvengono
esempi d'iscrizioni prosastiche di considerevole estensione, come quella,
d'intento bonariamente catechetico, sul fianco sinistro della Madonna della
Misericordia (1342) affrescata nella sede della Compagnia Maggiore di S. Ma-

NO BLAY, <t[. .. JEJéu vot de eli scriure lo seu nom en !es Portes de la dutat 1>. Mensajes en cataldn en las
filacterias de la pintura bajomedieval, in <t Visibile parlare 1>. Le scritture, ci t., pp. 101-33, alle pp. 104-9
(par. 2: La creaci6n de la imagen y de los textos ). .
38. Testo e commento in STussr, Epigrafi medievali, cit., pp. 166-68, con richiamo allo svilup-
po veneziano della tecnica, relativamente eccezionale, delle epigrafi in rilievo {e cfr. Io., Due
epigrafi della Scuola Grande di San Giovanni eカセョァ・ャゥウエ。@ a Vénezia, in Da una riva e dall'altra. Studi
in onore di Antonio D'Andrea, a cura di D. DELLA TERZA, Firenze, Cadmo, 1995, pp. 189-96); il
testo è riprodotto anche in M.A. CoRTELAzzo-I. PACCAGNELLA, Il Véneto, in L'italiano nelle re-
gioni. Testi e documenti, a cura di F. BRUNI, Torino, UTET, 1994, pp. 263-310, alle pp. 264-65 {con
traduzione qui ripresa alla n. seguente).
39· 'Cominciò una gran mortalità e la gente moriva di differenti malattie e sofferenze. Al-
cuni sputaVano sangue dalla bocca, ad alcuni venivano bubboni sotto le ascelle e all'inguine,
CAP. VIII · SCRITTURA PER L'ARTE, ARTE PER LA SCRITTURA

ria del Bigallo (Museo del Bi gallo), che elenca i comandamenti, gli articoli
della fede e i sacramenti (« Acciò che ciascheduno fedele cristiano sia ame-
strato della fede cristiana [ ... ] »);o, nella stessa sede, l'altra, dipinta sul retro
di una tavola cuspidata (cerchia degli Orcagna, 1360 circa), che ricorda la da-
ta di fondazione della compagnia e l'insieme delle indulgenze elargite ai
suoi membri.40 Ma si tratta pur sempre di testi, per quanto elaborati e com-
plessi, estranei a intenzioni "letterarie".41 Alla tradizione delle indulgenze-
o razioni e testi documentari -si ricollega del resto, fra Tre e Quattrocento,
una quantità considerevole di documenti epigrafici, sempre piu spesso in
volgare: che spesso traducono fonti latine, da queste eventualmente eredi-
tando tratti di espressività "letteraria".42
La vera eccezione, rilevante perché investe una categoria di testi estesis-
sima e tipologicamente univoca, è quella delle didascalie dei cicli "istoriati",
di materia scritturale o agiografica. Prevalentemente in prosa, non vi è dub-
bio che in queste compagini testuali, in genere elaborate e complesse, l'in-
tento programmaticamente descrittivo-diegetico condizioni, nel senso del-
la letterarietà, il tenore del discorso. Condizionante appare comunque, in
questa tipologia sui generis, sconfinata e misteriosa, l'azione delle fonti scrit-
te- ancora una volta, molto spesso, il modello soggiacente è latino- e in ge-
nere del modello librario.43 "Libraria", del resto, è l'impostazione dell'im-
paginato. Riquadri.successivi commentati dalle didascalie, disposte in fasce

ad altri veniva il carbonchio nelle carni e sembrava che questi mali si pigliassero l'uno dal-
l'altro, cioè i sani dai malati, e la gente era in tale spavento che il padre non voleva andare dal
figlio e il figlio dal padre'.
40. Vd. Il Museo del Bigallo a Firenze, a cura di H. KIEL, Milano, Electa, r977, in partic. alle pp.
nS-19. num. 3 e s.
4I. Come un ex-voto ferrarese, oggi al Musée des Arts I?écoratifs di Parigi, attribuito ad
Antonio Orsini (1432), peraltro assai ョッエ・カャセ@ anche per le modalità anomale dell' "impagi-
nazione": la lunga registrazione "n,otarile" dell'occasione del dipinto - la pacificazione, a
opera di una religiosa, di due cavalieri sfidatisi a duello- occupa una bianca tabella rettango-
lare all'interno dell'immagine (vd. G. D ALLI REGOLI, «Parola dipinta». Note per l'identificazione
di una casistica, in <(Visibile parlare)>, Le scritture, ci t., pp. 425-32, alle pp. 422-27).
42· Esemplare il testo, da un'Imago pietatis umbra del tardo Quattrocento, trascritto in CIO- ·
CIOLA, « Visibile parlare», cit., par. zi: vi si contrappongono prosa narrativo-circostanziale -
origine e condizioni dell'indulgenza- e prosa numerosa del volgarizzamento dell'orazione
latina che, recitata davanti 。ャGゥュァョ・セ@ consente di lucrare la relativa indulgenza. La tavola,
oggi al Wallraf-Richartz-Museum di Colonia, è _riprodotta e commentata da H. BEt.TING,
L'arte e il suo pubblico. Funzione eforme ìielle antiche immagini della Passione, Introduzione di G.
CusATELLI, Bologna, Nuova Alfa, 1986 {ed. orig. 1981), pp. 214, 216: libro metodologicamente
, rilevante anche nella speciale prospettiva di questa trattazione.
43· Se non l'unico, uno dei pochissimi 」。ウセ@ italiani studiati in maniera soddisfacente dal

547
SEZ. IV • VERSO UN NUOVO SISTEMA DI VALORI

orizzontali sottoscritte alle immagini: affini, per funzione ma anche per


impostazione e tenore, alle rubriche che sunteggiano e scandiscono i capi-
toli all'interno dei manoscritti scritturali o agiografìci.44 "Capitoli"- pro-
gressivamente numerati- sono del resto i riquadri delle "storie", e le rèlati-
ve didascalie, in non pochi cicli affrescati. Basti ricordare il caso, assai rape
presentativo, delle tarde Storie di s. Giotgio (1466) nella chiesetta di S. Giorgio
a San Polo di Piave (Treviso), citando la prima delle originarie quattro dida-
scalie:4s
Capitolo pr<imo. C> orno san Zorgi chavaliero trovò la donzella solleta suso la riva
de lo lago, e domandà che la faceva e quala naçion la era; ella respose: «Io son pa-
ganna e fioll<a> de lo re, de la cità, e aspeta uno drago che me debia manzare »,e
« Charo mesiere, tòllé-ve via presto, che lui non ve alçise )}, E san Zorzi dice:« Se tu
1

vòi creder< e> in Iesu Christo e farete batizare, de questo dragon te voio' liberare>>.
Ella respose: « Mesiere, questo voio fare», et cetera.46

La stretta correlazione con una fonte agiografica'- si tratti di un volgariz--


_ zamento o di un rimaneggiamento della Legenda aurea o di altro -è in que-
sto, come in molti altri casi consimili, evidente. Alla tecnica formulare delle
rubrichè rimanda dei' resto la stessa modalità introduttiva, « Come ... » -_
che si alterna all'interessante カセイゥ。ョエ・@ <<Quando ... »-; anche per questo, il
diretto referente è latino: « Qualiter [quomodo] ... », in alternativa a
«Cum ... ».47 L'adeguamento della formula libraria al mutato contesto
comporta talora la sostituzione, o l'integrazione, del <<Come.;.» esordiale

punt.o di vista testuale e linguistico, e anche in relazione al problema delle fonti agiografiche,
brillantemente individuate, è quello, quattrocentesco, delle « istorie >> di S. Francesca Roma-
na a Tor de' Specchi: vd. P. D'AcHILLE, Le didascalie degli affreschi di Santa Francesca Romana (con
un documento inedito del1463}. in SABATINI-RAFFABLLI-D'AcHILLE, Il volgare, cit., pp. 109-83.
44· Notevole, tra i tanti, anche se assai tardo (1398), il ciclo, prevalentemènte veterotesta-
mentario, illustrato da M.L. CRISTIANI TESTI, Affreschi biblici di Martino di b。イエセャッュ・@ in San
Giovanni Battista di Cascina, Pisa, Pacini; W78.
45· In CIOCIOLA, «Visibile parlare», ci t., par. 15.
46. 'Capitolo primo. Come san Giorgio cavaliere trovò la fanciulla so letta sulla riva della-
go, e le domandò che stesse facendo e di quale origine fosse; ella rispose:« Io sono pagana, fi-
glia del re della città, e aspetto un drago che mi deve mangiare» e « Caro messere, allontana-
tevi presto, che non avesse ad uccidervi ».E san gセッイァゥ@ dice: «Se vuoi credere in GesU Cri-
sto e farti battezzare, voglio liberarti da questo dragone». Ella rispose: « Messere, lo voglio»,
ecc.'. · ·
47· Cfr. D'AcHILLE, Didascalie e<< istorie ,>,ecc., ci t., pp. 235-36, e già M. MEiss, Pittura a Firetl-
ze e Sie'na dopo la morte nera. Arte, religione e ウッ」ゥ・エセ@ alla metà del Trecento, Torino, Einaudi, 1982
{1951 1), p. 184, nel contesto (pp. 182-86) di un'originale e ーイセ」ッゥエ・@ descrizione degli·usi
funzionali delle iscrizioni e della correlazione di testi e immagini sacre nel Trecento toscano.
CAP. VIII · SCRITTURA PER L'ARTE, ARTE PER LA SCRITTURA

con un deittico contestualizzante (sempre, peraltro, sottinteso), del tipo:


«Qui [si vede/narra] [come/quando] ... >>. Quali siano state, di volta in vol-
ta, le modalità. di trasposizione-riduzione delle didascalie dalle relative fon-
ti scritturali e agiografiche, e l'intraprendenza in ciò manifestata da inter-
mediari, committenti i! artefici, sembra dunque lecito ricondurre la "lette-
rarietà" di tali testi al modello, piu o meno passivamente seguito o adattato.
L'adozione del volgare, a quanto pare non precocissima, dipenderà, oltre
che dal mutare delle circostanze contingenti- e del pubblico previsto-, da
una maggiore o minore fedeltà alla fonte prescelta.
L'intriseca "letterarietà" delle epigrafi rimate rende non di rado disage-
vole discriminare testi, o frammenti di testi, piu o meno abilmente estrapo-
lati dal contesto originario e adattati alla funzione epigrafica, dai testi
espressamente concepiti per !'"esposizione". La terzina, indubbiamente di
buon artigianato, che si legge al piede di una tarsia pavimentale del Duomo
di Siena (la Morte di Assalonne, su cartone di Pietro del Minnella: verso la·
metà del sec. XV):

Absalon vidi pender pe' chapelli


poi che fedò la chamera paterna,
e tucto era 'nfìlçato di quadrelli

denuncia una provenienza allotria nella forma verbale reggente: che evi-
dentemente rinvia a un contesto di visione (a partire da Dante: quasi super-
fluo il rimando ai tanti «vidi» dei Trionfi petrarcheschi, e della conseguente
tradizione "triònfale"). 48 La fonte della raffinata allus[one (quanti gli anti-
chi visitatori del Duomo in grado di descrittarla?) è stata brillantemente in-
dividuata in una terzina del« trionfo-visione» Le vaghe rime e 'l dolce dir d'a-
more di Domenico da Montecchiellò, rimato re di estrazione "senese" attivo
a Milano, presso la corte dei Visconti, nella seconda metà del Trecento (vd.
cap. VI par. 4).49 Piu agevole il riconoscimento dei frequenti prelievi dante-
' schi. Terzine della Commedia, ricontestualizzate per descrivere le immagini
di "uomini famosi", si leggono ad es. sulle pareti del Palazzo comunale di

48. Lo sfruttamento di un contesto ,di «visione» è coffiunque Significativo, e può diretta-


mente confrontarsi conJ'adozione, nel ciclo di uomini illustri di Lucignano, dei versi di Inf,
rv 121-23, per "intitolare" l'immagine di Cesare: <l Io viddi Eletra con molti compagni [ ... ] >>
(cfr. DoNATO, Immagini'e iscrizioni, cit., p. 371 n. 101). ,
49· Per l'identificazione, vd. DoNATo, op. ci t., pp. 375-76. Nel contesto del Trionfo, la terzi-
na di DometÌico (vv. 130-32) può leggersi in Rime di M. Domenico da Monticchiello, per cura di ·
G. MAZZONI (per nozze Casini-De Simone), [Roma, Metastasio, s.a. (ma QセXWI}L@ p. 44·

549
SEZ. IV · VERSO UN NUOVO SISTEMA DI VALORI

Lucignano (Arezzo); so altre terzine, adattate a. un ciclo di Virtu, si leggeva- .


no sulle pareti )llirabilmente affrescate di una dimora privata, Palazzo Altan
di San"Vito al Tagliamento (Pordenone).s 1
Gli esempi di Lucignano e di San Vito riconducono al Quattrocento,: ma
già nella prima metà del Trecento versi liberamente adattati della Commedia
si 。」ューセカョッ@ sulle pareti del Camposanto pisano.s2 Una fortuna tutta
speciale arrise poi all'esordio del canto XXXIII del Paradiso -la famosa ora-
zione di s. Bernardo alla Vergine -, ripetuta e variata, in forme molteplici e
piu o meno abbreviate, in numerosi contesti, prevalentementé, ma non
esclusivamente, mariani: e si ricorderà almeno la fusione dell'intera prima
terziua uel registro inferiore delle iscrizioni di una campana realizzata nel
1423 per il Duomo di Gemona. 53 Minore, ma tutt'altro che trascurabile, Ja
fortuna dell' incipit della canzone alla Vergine di Petrarca. 54 L'adozione di te-
sti di reimpiego non riguarda esclusivamente componimenti e luoghi cele-
brati: le «citazioni-reliquia» di cui ha parlato Giovanni Pozzi.SS Basterebbe,
a dimostrarlo, il caso senese di Domenico da Montecchiello; o, in tutt'altro

so. Vd. DoNATO, op. ci t., p. 371 e n. 101; e cfr. CH. L.JoosT-GAUGIER, Dante and the Historyof'
Art: The Case ofa Tt4scan Com mune, in« Arti bus et historiae »,vol. XI 1990, fase. 21 pp. 15-30, fase.
22 pp. 23-46. . .
51. Vd. E. Cozzi, Antonio Alta n e l'umanesimo. Gli affreschi di San Vito, Pordenone, Grafiche
Editoriali Artistiche Pordenonesi, [1987], in parti c. alle pp. 32-35, e cfr. pp. 51-52 nn. 107-8 per
altri documenti. セ@
52. Vd. S. MoRPURGO, Le epii,rafi volgari in rima del Trionfo della mッイエ・セ@ del 'Giudizio universale e
Inferno' e degliY!nacoreti' nel Camposanto di Pisa, in« L'Arte)), a. II 1899, pp. 51-87 {con le osserva-
zioni di F. SmTNER, Rime e pitture d'infamia, in Io., La poesia satirica e giocosa nell'età dei Comuni,
Padova, Antenore, 1983, pp. 179-212, alle pp. 194-97).
53· Vd. CIOCIOLA, « Visibile parlare)), ci t., par. 24 b, in cui si citano, con la campana di Gemo-
na, due tempere su tavola della seconda metà del Quattrocento: la botticelliana Pala di S. Bar-
naba (1488), agli Uffizi, e una Natività con s. GiOvannino del Maestro della Natività di Castello,
al Museo Civico di Livorno (riproduzioni in C. CIOCIOLA, Visibile parlare, in «Storia e Dos-
sier)), a. vu n. 68 [clic. 1992], pp. 32-39, a p. 38). Si possono aggiungere due Ma donne con Bambino
della bottega di Matteo di Giovanni: una oggi nella collezione Cini di Venezia e l'altra nella
cィゥァMsセイ。」ョ@ di Siena, su cui cfr. DoNATO, Immagini e iscrizioni, cit., p. 374; e un'altra ancora,
una Madonna dell'umiltà bolognese, dell'ultimo quarto del Trecento, a Chicago: per il dipinto
vd. CH. LLOYD, Italian Paintings before 1600 in The Art Institute oJChicago, Chicago, The Art In-
stitute, 1993, pp. 34-37·
54· Vd. G. DALLI REGoLI, Dévozione mariana e citazioni letterarie: note sul tema della parola scritta
nella pittura del primo Rinascimento, in MusAGETES. Festsahriftfiir Wolfram Prinz zu seinem 6o. Ge-
burtstag am 5· Februar 1989, herausgegeben von R. G. KEcxs, Berlin, Mann, 1991, pp. 205-15 (e
· cfr. DoNATO, Immagini e iscrizioni, cit., p. 374 n. 109). Per un'altra, assai tarda e completamen.te
eterogenea, citazione petrarchesca (Triumphus Temporis, v. 57), in una placchetta attribuita a
Giovanni Bernàrdi, vd. CIOCIOLA, «Visibile parlare)), ci t., par. 24 a.
55· Vd. Pozzi, Dall'orlo, ecc., cit., p. 32. ·

550
CAP. VIII · SCRITTURA PER L'ARTE, ARTE PER LA SCRITTUR.f!..

contesto, anche cronologico, la ripresa di un madrigale di Domenico Maria


Ferrabosco, sul testo di 'una ballata del Decameron, nella fortezza Orsini di
Sorano.56
Una tipologia di testi, anonimi e in genere di modesta fattura, che ha go-
duto di ampia fortuna epigrafica è poi rappresentata dalle laude, citate per
estratto o anche integralmente in contesti di pietà laica, e soprattutto con-
fraternale: basti ricordare gli esempi, ormai ben noti, di Clusone (Berga-
mo), Bergamo, Salqzzo.57 Nei tre casi, affreschi di diverso soggetto e fun-
zione integrano testi di diffusissime laude settentrionali. Nel Trionfo della
Morte di Clusone (1485) sono ripresi i versi iniziali di un Contrasto della Morte
con il Peccatore, che esordisce con formula autopresentativa evidentemente
idonea alla ricontestualizzazione .epigrafica: E' santo per nome ch<i>amata
Morte.sB A Bergamo (ex chiesa di S. Maria Maddalena) e a Saluzzo (ex chie-
sa di S. S-'bastiano, in esterno) la citazione dei testi è integrale .59 L'identifi-
cazione del testo rimato -la fortunata lauda settentrionale in suffragio delle
anime purganti: Or te prego, dolzo Cristo- abbinato all'affresco bergamasco
dell'oratorio dell'antica confraternita di S. Maria Maddalena (raffigurante
un'Imago pietatis), e lo studio dell'iconografia dell'immagine (spesso inseri-
ta nella tradizione delle orazioni indulgenziate), ha autorizzato la ricostru-
zione delle valenze paraliturgiche di questo esemplare modello di devozio-
ne popojare, in armonia con le nuove istanze della cultura laica in volgare.60
N on sempre, peraltro, è facile distinguere tra versi di reimpiego- estratti,
in genere, chirurgicamente- e testi composti ex nova con destinazione epi-
grafica: anche per le possibili interferenze tipologiche tra le rispettive

56. Vd. CIOCIOLA, ((Visibile parlare 1>, cit., par. 24 c.


57· Per tutti vd. CIOi:::IOLA, op. cit., par. 4, 22, 26 (con bibliogr.).
58. Per il complesso degli affreschi vd. da ultimo L. TOGNOLI BARD IN, Giacomo Barione e
Giacomo Busca, in I pittori bergamaschi dal XIII al XIX secolo, Il Quattrocento, Bergamo, Bolis, vol.
1 1986, pp. 16S-235, in partic. alle セpᄋ@ 188-96 (della bibliogr. precedente non si può non citare lo
Studio di A. FRUGONI, I temi della Morte nell'affresco della Chiesa dei Disdplini a Clusone [1957], in
Io., Incontri nel Medioevo, Bologna, Il Mulino, 1979, pp. 217"49); per l'identificazione della
quartina E' sonto ... , vd. F. NERI, Il Trionfo della Morte e il dclo dei Novissimi, in Io., Fabrilia. Ricer-
che di storia letteraria, Torino, Chiantore, 1930, pp. 45-64, a p. 52 n. 2: '
59. Per Saluzzo vd. M. PrccAT, Antiche iscrizioni in volgare: la lauda di S. Sebastiano in Saluzzo,
in « Bollettino della Società per gli studi storici, archeologici' ed artistici della Provincia di
Cuneo», vol. XCIV 1986, pp. II7-32.
60. Vd. CIOCIOLA, «Visibile parlare», ci t., par. 22; per l'affresco, alla bibliogr. ivi cit. si aggiun-
ga I pittori bergamaschi dal XIII alXIX secolo, Le Origini, Bergamo,Bolis, 1992, pp. 467 e 516 fig. I,
con attribuzione a «Pittore bergamasco, a cavallo del XIV e XV secolo».

551
SEZ. IV • VERSO UN NUOVO SISTEMA DI VALORI

classi di appar.tenenza, o per l'oculata mimetizzazione dei passi citati. Alcu-


ni degli elementi, di ordine linguistico o metrico, che determinano l'impli-
cita "grammatica" della «poesia per pittura>> (felice ed efficace formula, ri-
fatta su «poesia pc musica», di recente proposta e definita da Brugnolo)
possono evidentemente ricorrere, in forma sporadica, anche in testi origi-
nati in contesti non epigrafici: 61 come accade per la formula «Io son ... »,-
nella citata lauda sfruttata a Clusone. 62 Le modalità che identificano la
«poesia per pittura» sono di tipo discorsivo e metrico. Dal punto di vista
stilistiéo e di genere, il riferimento, ovvio a priori, alla tradizione didattico-
allegorica, con il suo corredo obbligato di prosopopee e «visioni>>, non ri-
sulta nel fatto particolarmente produttivo: anche se la personalità di un
-Francesco da Barberino, promotore di programmi iconografici corredati di
testi, purtroppo perduti, incarna esemplarmente le funzioni di ponte tra le
due diverse esperienze (altro è il discorso circa l'influsso, enorme e impre-
scindibile anche nel ristretto alveo di questa specialissima letteratura, del
Dante "comico").
Gl'identificatori piu significativi, sotto il profilo testuale, 'consistono nei
deidici, avverbiali e pro nominali: la programmata integrazione allo schema-,
iconografico determina infatti,. o presuppone, un "movimento" di tipo "di-
mostrativo", dal testo verbale al testo iconico; e anche al contesto esterno,
popolato dagli spettatori. La deissi avverbiale- del tipo «qui» -,riferita alla
raffigurazione, o in genere al monumento nel suo complesso, o ;t un suo
specifico elemento, potrà risultare corroborata da verbi inere11ti al "vedere",-
"guardare" (riferiti all'apostrofato spettatore esterno): ne' risulteranno for-
mule del tipo «[come] qui vedi/vedete»; l'esplicitazione del verbo potrà
talora autorizzare l'omissione del deittico. La deissi dimostrativa, aggettiva-
le o pro nominale (forme dell' agg.lpron. questo) alluderà a elementi o, piu
spesso, personaggi, reali o allegorici, della raffigurazione: «questa/e don-

61. Per la definizione di «poesia per pittura» vd. BRUGNOLO, <t Voi che guardate ... ,>, ecc., cit.,
in partic. alle pp. 307-16.
62. Che si trattasse di formule ben individuate nella coscienza dei rimai:ori contempera..:
nei è mostrato, ad es., da queSti luoghi di Fazio degli Uberti, Ditta mondo, I r 49-54: «Bianca, ·
qual neve pare, avea la- vesta l e vidi scritto, in forma aperta e piana, l sopra una co'ronetta,
ch'aveain testa: /"lo son VirtU,per che la gente 'umana/vince ogni altro animale; i' son quel
lume,/ ch'onora il corpo e che l'anima sana"» {in FAzro DEGLI UBERTI, Il Ditta mondo e le Ri- .
me, a cura di .G. CoRsi, Bari, Laterza, 1952, vol. I p. 4), e di Boccaccio, Amorosa visione, vx 73-75:
«Era sovra costei, in aureo piano, l un verso scritto Che dicea leggendo: l "lo son la Gloria
del popol mondano"» {in Tutte le opere di Giovamii Boccaccio, a cura di V. BRANCA, Milano,
Mondadori, vol. m 1974, p. 4Ì).

552
CAP. VIII • SCRITTURA PER L'ARTE, ARTE PER LA SCRITTURA

na/e», con allusione a prosopopee femminili di arti, virru, vizi ... La deissi-
pronominale personale di prima persona- eventualmente rafforzata dall'e-
splicitazione, nella forma del dialogo, della secondà persona - introdurrà i
discorsi rivolti agli spettatori da personaggi effigiati: spesso, ma non neces-
sariamente, persònificazioni; caratteristica la formula autopresentativa di
esordio:« [Io] son ... >>,dove il pronome potrà essere sostituito dal nomi' del
parlante. La 、セゥウ@ di seconda persona attuerà l'apostrofe allo spettatore, e
sarà spesso sostenuta da un verbo relativo alla visione: << tu[/voi] che [qui]
guardi/vedi/miri, ... ».In qualche caso, l'allusione al testo iconico potrà es-
sere ulteriormente manifestata mediante formule del tipo <<[qui] dipinto/
in 'figura» e affini. Si consideri, attingendo a testi già citati o che non ritor-
neranno nel séguito del discorso, qualche ese!T.\pio. Nel distico della Lapide
Lercari («Tu qi qui ne trovi, l per De no ne movi ») sono compresenti deissi
avverbiale e pronominale di seconda persona. La duplice. deissi pronomina-
le, caratteristica della formula di apostrofe al viandante (incarnata ad es.
nell'iscrizione mista del sarcofago di Giratto: <<Homo ke vai per via, prega
Deo dell'anima mia, si come tu se' ego fui, sicus ego sum tu dei essere»), イゥセ@
corre, nella prima metà del Quattroçento (1426-1427 circa), nel monito ri-
volto allo spettatore da uno scheletro, in un approssimativo distico monori-
mo («Io fu' gà ['fui già'] quel che voi sete ['siete'] l e quel ch'i' son voi 。ョセッ@
sarete»), nella fascia basamentale della celebre Trinità di Masaccio (Firenze,
S. Maria Novella). Una variante, applicata all'incontro dei tÌ:e vivi e dei tre
morti, comporta deissi pronominale determinativa e personale in una tavo-
letta di Bernardo Daddi (sec. XIV, prima metà), -alla Galleria dell'Accade-
mia di Firenze: << Cos<l>oro furono re come vo', l in questo modo sarete
v< o'>». In questo caso, tuttavia, il discorso dell'eremita (personaggio in sce-
. na) non si rivolge all'esterno, nella forma consueta dell'apostrofe agli
astanti, ma ad altri personaggi interni alla raffigurazione, i tre re vivi.63 Un
esempio, tra i tanti, di prosopopea che si presenta in prima persona è presta-
to dalla Verità affrescata, all'inizio del Quattrocento (?),in una sala del pisa-
no Palazzo dei Cavalieri, sede della Scuola Normale Superiore:« Verità sono
leale pura e tonda, l che senpre tengo mia bachetta monda». 64 Sotto il pro-
filo metrico, se è pur vero che il verseggiatore resta libero di attingere alle
forme
. metriche. piti diffuse - dalla terzina dantesca, precocissimamente

63. Vd. C. SETTIS FRuGONI, Il tema dell'Incontro dei tre vivi e dei tre morti nella tra4lzione medioe-
vale italiana, in. AALM, s. VIII, vol. XIII 1967, pp. 145-251, alle pp. 207-9.
64. Segnalato da DoNATO, Immagini e iscrizioni, cii., pp. 387-88.

553
SEZ. IV · VERSO UN NUOVO SISTEMA DI VALORI

emulata nelle iscrizioni della Maestà di Simone Martini; alla canzone, ripre-
sa nei testi che corredano, sempre nel Palazzo Pubblico senese, il ciclo di
Lorenzetti; al sonetto, utilizzato ad es. nel Camposanto pisano -, molto
spesso preferità ricondursi agli schemi metrici caratterizzanti della «poesia
per pittura >>.65 Metri tip1camente epigrafici risultano il distico monorimo,
piu spesso di endecasillabi (struttura rimica, del resto, minimale: ne abbia-
mo incontrato molti esempi, ai quali possiamo ancora aggiungere ャGゥョカッ」。セ@
zione al piede di un s. Bernardino dipinto da Benozzo Gozzo li nel 1452 a
Montefalco: <<Ora per noi, o sancto Bernardino, l dapo' che se' nel cospec-
to divino>>}; ovvero la terzina a rime ABA, di 。ウセ・ョ、コ@ dantesca, e ABB,
diffusa nella coeva tradizione màdrigalistica e ヲッイセ・@ mediata, in contesto fi-
gurativo, dall'esperienza di Francesco da Barberino; o entrambe le prece-
denti due formule chiuse da un verso 」ッョセエ・。Z@ rispettivamente, dun-
que, ABAB e ABBA. Al modello dei <<congedi>> della canzone duplice che
accompagna il ciclo di Lorenzetti (ABbCC}, rifatti su quello della metrica-
mente fortunatissima canzone 、。ョエ・ウセ@ Cosi nel mio parlar voglio esser aspro,
dovrà ricondursi il credito senese di tale formula.66
Un aspetto di rilievo nello studio dei documenti, nel loro insieme ancora
assai trascurati, della <<poesia per pittura», イゥァオ。、セ@ la Aッイセ@ "tradizione", in
accezione tecnicamente filologica. È possibile illustrarne, in sintesi, alcune
significàtive modalità attraverso l'esame di due esempi, altrimenti ragguar-
devoli. Il primo riguarda un testo prodotto dall'unico poeta "per pittura" di
anagrafe certa e di produzione verificabile, addirittura in autografo: Franco
Sacchetti.67 Alle cc. 52v-53r del<< Libro delle rime» (cod, Ashburnham 574
della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze} si leggono - dopo la ru-
brica: <<questi sono certi versi che !?ranco fece per porre sopra la porta den-
tro a l'Audenza de' Signori, dove san Tomaso mette la mano nella piaga di Cri-
sto>>- tre terzine di endecasillabi a schema ABB.6B I primi tre versi, secondo la

65. Vd. il.prezioso e originale excursus, ricco di esempi, di BRuGNOLO, «VOi che guar4ate ... 1>,
cit., pp. 307-16.
66. Come ha dimostrato BRUGNOLO, op. cit., pp. 325-27.
67. Per un'ampia discussione su questo aspetto dell'attività di Sacchetti si rinvia alla sintesi
di L. BATTAGLIA Rrccr, Palazzo Vecchio e dintorni. Studio su Frattco Sacchetti e le fabbriche di·Firenze,
Roma, Salerno Editrice, 1990, e cfr. EAD., Epigrafi d'autore, in «Visibile parlare 1>. Le scritture, ci t.,
pp. 433-58, in partic. alle pp. 438-51.
68. Cfr. FRANCO SACCHETTI, Il libro delle rime, Edited by F. BRAMBILLA AGENO, Firenze-
[Perth], Olschki-Univ. ofWes.tern Australia Press, 199<?· p. 374 (num. ccxLm).

554
CAP. VIII ' SCRITTURA PER lGarteセ@ ARTE PER LA SCRITTURA

stessa dichiarazione di Franco, erano quelli riprodotti al piede dell'affresco:

Toccate il ver<m com'io e crederete


nella somma Iustizia in trC persone,
che senpre exalta ognun che fa ragione.

L'affresco del quale parla Sacchetti, nella Sala dell'Udienza di Palazzo Vec-
chio, non esiste piu; ma si conservano almeno altre due raffigurazioni dello
stesso soggetto, l'Incredulità di s. Tommaso, provviste della terzina .sacchettia-
na: una nella. Sala delle Udienze del Palazzo del Vicario di Certaldo (1490);
l'altra in una tavola della prima metà del sec. XV, attribuita a. Giovanni To-
scani (Galleria dell'Accademia di Firenze).69 In assenza dell'originale, in
questo caso si dispone dunque, del tutto eccezionalmente, di una copia ma-
noscritta d'autore, e di due tesrimoniriaze epigrafiche -una delle quali po-
steriore di oltre un secolo all'originaria - che documentano la persistenza
di una reinterpretazione del motivo sacro, spregiudicata in origine (il buon
giudice 'deve attenersi scrupolosamente alla verità dei fatti, "toccando con
mano", come s. Tommaso apostolo), ma di successo tale da trasformarsi in
durevole modello. Il secondo esempio documenta altre modalità della tra-
dizione e della fortuna di un testo «per pittura». Si tratta dell'iscrizione (a
schema ABAB) un tempo nel cuore del gigantesco affresco del Paradiso
(1366-1367 circa) dipinto da Guariento nella Sala del Maggior Consiglio di
Palazzo Ducale a Venezia. Quasi completamente distrutto, nel 1577, da un
incendio, fu sostituito dall'enorme tela del Tintoretto ancor oggi visibile in
quella sede. Straordinaria la capacità di attrattiva dell'affresco sui visistatori
di un tempo, come attesta Michele Savonarola intorno al 1446: al punto che
il patrizio veneziano Antonio Correr, vescovo di Cene da, ne fece trarre co-
pia, intorno al 1438, da Iacobello dèl Fiore per una pala da collocarsi nel
duomo della sua diocesi (oggi alle Gallerie dell'Accademia di Venezia).70 La
copia è fedele al punto di ripq:ldurre anche il cartello centrale del modello,
con il suo testo:
L'amor che mosse çià l'eterno Padre
per filgla aver de sua deità trina,
colei che fo del so Filgluol poi madre
de l'universo qui la fa regina.

69. Cfr. DoNATO, Immagini e iscrizioni, cit., pp. 388-89.


70. L'intera vicenda è descritta in CrociO LA, « Visibile' parlare>>, ci t., par. 21.

555
SEZ. IV · VERSO UN NUOVO SISTEMA DI VALORI

Evidenti i richiami danteschi, anche nel metro, come ha sottolineato Bru:


gnolo: 71 tant'è che per secoli ebbe corso un'incredibile attribuzione a Dan-
te del. breve componimento (si noti il deittico epigrafico qui al,v. 4, e si ag-
giunga che l' otiginale, in luogo di Colei, al v. 3 doveva leggere Costei). Piut-
tosto importa il caso di "tradizione diretta" del testo epigrafico insieme al
testo icop.ico. La fama dell'affresco doveva d'altronde comportare, nella co-
scienza comune, l'automatica annessione del quartetto al tema dell' Incoro-
nazione della Vérgine, soggetto cruciale del cosiddetto Paradiso. Tant'è che se
ne conservano almeno due trascrizioni manoscfitt.e: l'una a c. 24v del cod.
Correr 1508, a corredo di un semplificato acquarello raffigurante l'Incorona-
zione; e l'altra, assai notevole, nel celeberrimo codice· della Commedia tra-
scritto nel 1338 da Francesco di ser Nardo {oggi a Milano, Biblioteca Trlvul-
ziana, ms. roSo), aggiunta da un possessore quattrocentesco del manufatto
nel margine della miniatura dell'Incoronazione che inaugura, a c. 70r, la can-
tica del Paradiso.n Ma la fortuna dell'associazione non si ferma qui, se il te-
sto veneziano prese·nta innegabili contatti interni con il primo dei due pen-
tastici che accompagnano un'Incoronazione della Vérgine ultimata nel 1445 da
Sano di Pietre nella Cancelleria di Biccherna del Palazzo Pubblico senese:

Quest'alma gloriosa Virgin pura,


figliuola del suo figlio, sposa et madre,
per che l'eterno Padre
la trovò humil p iii ch'altra persona,
de l'universo qui le dà corona."

4· TEMI LAICI, TEMI RELIGIOSI: IL «BUON GOVERNO» E IL <<TRIONFO DELLA.


MORTE>>. LETTERA E ALLEGORIA

Il componimento inserito nel Paradiso di Guariento s'insediava, sovra-


stando il Tribunale del Doge nella Sala del Maggior Consiglio veneziano, ·
nel cuore della vita politica e civile della Repubblica. Intriso di umori dan-
teschi, era peraltro, quanto ai contenuti -la regalità di Maria-, estraneo a
quell'ispirazione di moralità laica che caratterizza i piu ragguardevoli por-

7Ì. Cfr. BRuGNOLO, <<Voi che guardate ... J>, ci t., p.' 311. ,
72. Rinvio, per brevità, alla bibliogr. raccolta in CJOCIOLA, <<Visibile parlare 1>, cit. (in riferi-
mento al par. zr). · . ·
73· Vd., anche per l' edizion,e dell'altro pentastico, BRUGNOLO, <<Voi che guardate ... 1>, cit.,
P· 326. •

ss6
CAP. VIII · SCRITTURA PER L'ARTE, _iRTE PER LA SCRITTURA

tati dell'arte civica toscana. Gli sviluppi della pittura politica nei Comu-
ni toscani, e in particolare tra Firenze e Siena, nell'arco intero dél Trecento
-non senza appe.ndici di qualche rilievo nel secolo successivo -, oltre a do-
cumentare un peculiare carattere della civiltà comunale e dei suoi orien-
tamenti artistici, si riflettono in misura tutt'altro che secondaria nell'evo-
luzione della<< poesia per pittura», che ritrova nel tema "civico" un primo-
e assai solido- nucleo di applicazione su larga scala.74 Per quanto rilevan-
te possa considerarsi la posizione di Firenze- ricostruibile peraltro in mas-
sima parte per via "archeologica": notevole è la recente convalida del-
l' attribuzione al cancelliere della Signoria ser Ventura Monachi del diffusis-
simo sonetto "per rettori", Se la fortuna t'ha fatto signore (ed. Corsi, RT, pp.
75-76), un tempo dipinto in Palazzo Vecchio -,75 di cruciale importanza,
nel documentare non·soltanto le attitudini di quell'arte, ma anche· il rilie-
vo nel suç àmbito attribuito, da committenti e ispiratori, al corredo verba-
le, è l'epicentro senese, ç in specie ·a suo nucleo centrale: Palazzo Pub-
blico.
Due sono i monumenti piu celebri e rappresentativi: la Maestà di Simone
Martini (1315, 1321), nella Sala del Mappamondo, e il ciclo, detto del Buon ァッセ@
verno con indebita semplificazione, di Ambrogio Lorenzetti, nell'attigua Sa-
la della Pace (1337-1340). Il prodigioso splendore e l'importanza storica dita-
li monumenti - e dei loro ingredienti verbali - non dovranno, peraltro,
oscurare del tutto gli altri documenti prodotti per la stessa fortunatissima
sede: e si ricordino espressamente almeno i pentastici della citata Incorona-
zione della Vergine di Sano, nella Cancelleria di Biccherna; i due terzetti (a
schema ABB) nella tavola dallo stesso artista (1456) dedicata all'Apparizione
della Vergine a Callisto III (oggi nella Pinacoteca Nazionale di Siena, ma un
tempo in Palazzo); il sonetto ai rettori (Spechiatevi in costor[o}, voi che reggete)
nell'affresco degli Eroi romani di Taddeo di Bartolo (1414-1417), nell'Anti-
cappella. Sono documenti accuratamente esaminati, singolarmente. e nel
loro insieme, da una tradizione di studi ormai imponente per quantità, qua-
lità e raffinatezza analitica: che in questa sede sarebbe impensabile propor-

74· Per un inquadramento generale, vd. H. BELTING, Das Bild als Text. Wandmalerei und Lite-
ratur im Zeitalter Dantes, in Malerei und Stadtkultur in der Dantezeit. Die Argumentation der Bilder,
herausgegeben von H. BELTING und D. BLUME, Miinchen, Hirmer, 1989, pp. 23.:64 (l'intero
volume, naturalmente, è rilevante per i temi di questo paragrafo) .
. 75· Vd. le convincenti argomentazioni di DoNATO, Immagini e iscrizioni, cit., pp. 382-86.

557
SEZ. IV · VERSO UN NUOVO SISTEMA DI VALORI

ウセ@ non già di riassumere, ma soltanto di additare.76 Soltanto in tempi. recen-


ti e recentissimi, peraltro, i testi degli affreschi di Simone e di Ambrogio so-
no stati affrontati adeguatamente ed ex professo_ sotto il profilo che qui pre-
me piu direttamente, e cioè fìlologico-letterario.77 Le due coppie di 7 ende-
casillabi (a schema ABA.BCB.C) integrate alla Maestà hanno rappresentato,
nella loro storia bibliografica novecentesca, un piccolo "caso" in quanto, ri-
producendo nel metro e riecheggiando nel tessuto stilistico, senza ombra
di dubbio, il modello della Commedia, sono state e devono tuttora conside-
rarsi uno dei primi esempi della fortuna del poema dantesco: 78 anche se le
piu recenti acquisizioni tenderebbero ad accreditare, per la stesura a fresco,
piuttosto Ja data della << reactatio » (il "restauro" operato dallo stesso mae-
stro) ·del QSRセL@ che non la data della prima composizione del dipinto, nel
1315. Com'è stato di recente osservato, la presenza a Siena, e subito dopo la
morte di Dante, di Cino da Pistoia, proprio allora trasmigrato in quell'uni-
versità, ーッエイ・「セ@ in qualche sorta illuminare sulle condizioni che favoriro-
no un'iniziativa tanto singolare e lungimirante. 79Tanto piu che i versi sene-
1
si rivelano una conoscenza inoltrata fino al canto xx! n del Paradiso, lo stesso
"citato" anche da Cino nel suo compianto in morte di Dante, la canz. Su per
la costa, Amor, de l'alto monte, composta con ogni verosimiglianza proprio a
Siena.8o I due gruppi di terzine superstiti (è certo che dovessero esservene
altri due, contenenti, in cartigli ormai soltanto intuibili, le. apostrofi alla
Vergine dei santi protettori della città) sono battute che Maria« in maestà»
indirizza, all' "esterno", agli astanti e, all' "interno", ai protettori che le aveva-
no rivolto la parola: 81

Li angelichi fìorecti, rose e gigli,


onde s'adOrna lo celeste prato,
non mi dilettan piti che i buon' consigli.
Ma talor veggio chi per propio stato

76. Basti rinviare al piU recente inquadramento sistematico: DoNATO, Immagini e iscrizioni,
cit., in 'partic. alle pp. 363-76, anche per il reperimento della dilagante bibliogr. implicita.
77· Vd. da ultimo, per entrambi, BRUGNOLO, <(Voi che guardate ... }>, cit. (con bibliogr.).
78. Per quanto riguarda l'aspetto metrico, la loro precocità imitativa ne ha guadagnato
l'ingresso nei manuali: cfr. BELTRAMI, La metrica, cit., p. 92 n. 59· E vd. qui, vol. I p. 933·
79· Vd. BRUGNOLO, ((Voi che guardate ... )), cit., pp. 337-38.
So. Vd. F. BRuGNOLO, Cino (e Onesto} dentro efuori la 'Commedia 1, in Omaggio a Gianfranco Fa-
lena, Padova, Editoriale Programma, 1993, vol. I pp. 369-86.
81. Si cita dalla pill recente ed. dei testi, condotta sull'originale restaurato (1992): BRUGNO-
LO, <(Voi che guardate ... )>, ci t., pp. 331-39. A questo contributo si rinvia anche per l'ormai ampia
bibliogr.

ssB
CAP. VIII · SCRITTURA PER L'ARTE, ARTE PER LA SCRITTURA

disprezza me e la mie tera inganna,


e quando parla peggio è piu lodato.
Guardi ciascun cui questo dir condan[n]a!

Responsio VifXinis' ad dieta santorum

Diletti mei, ponete nelle menti


che li devoti vostri preghi onesti
come vorrete voi farò contenti.
Ma se i potenti a' debil' fien molesti,
gravando loro o con vergogne o danni,
le vostre orazidn non son per questi
né per qualunque la ·mia terra il}.ganni.

Il tono "alto" di questo componimento -o meglio, componimento "cicli-


co": si è detto che mancano, verosimilmente, altrettanti versi- degnamente
inaugura una tradizione "politica" di ammaestramento civico, della comu-
nità cittadina non meno che dei deputati all'amministrazione del governo
della cosa pubblica- i "rettori"- e della giustizia, destinata a grandi sviluppi,
in Siena e fuori (ma sempre, in genere, in Toscana). Se e qùali ne fossero gli
eventuali p-recedenti è difficile dire. L'indizio dell'esistenza di una tradizio-
ne in via di formazione è fornito da qualche sporadico anticipo: ad es., nel-
l' esortazione al« p riposto>>:<< Odi benigno ciaschun che propone; l rispon-
de granoso· et fa' ragione» nel grande affresco di anonimo, ancora duecen-
tesco, del Giuramento di fedeltà dei Sangimignanesi al re Carlo d'Angiò, nella co-
siddetta Sala di Dante nel Palazzo del Popolo di San Gimignano (Museo
Civico e Pinacoteca); notevole, nell'esempio, la compresenza di una lunga
iscrizione latina, datata 1292, che fedelmente riproduce, con notevole esu-
beranza grafica, la prosa elaboratamente circostanziata di uno strumento
notarile. È comunqÙe certo che l'impegnativo e autonomo progetto della
Maestà non trovi, in quanto tale, precedenti diretti comparabili e, anche per
l'autorevolezza complessiva della realizzazione, rivesta valore instaurativo:
anche, localmente, negli ulteriori sviluppi della tradizione di Siena « civitas
Virginis >>, e nella relativa "politicizzazione" del motivo religioso: per cui si
ricordino almeno i citati esempi quattrocenteschi riferibili a Sano di Pietro.
Le perdite irreparabili dei documenti fiorentini- almeno dei piu antichi-
rendono d'altronde, se- non aleatoria, inevitabilmente ipotetica ogni valuta-
zione in tema di priorità: già nel 1304, a ogni buon conto, Francesco da Bar-

559
SEZ. IV · 'VERSO UN NUq_VO SISTEMA DI VALORI

berino aveva fatto eseguire in Firenze un suo programma allegorico corre-


dato, 」セュG@ egli stesso informa, di «dieta vulgaria » (vd. par. 5).82
A poco piu d'una ventina d'anni dal compimento dell'opera di Simone-
e a una, quindicina dal suo restauro, per mano dell'autore, nel 1321 -, i re-
sponsabili della vita pubblic:i senese intesero dar vita allo straordinario
complesso allegorico che, in una sala attigua del Palazzo, la Sala della Pace,
che fu già dei Nove, illustra gli Effetti del Buon governo in città e in campagna e
Il Mal governo e i suoi iffetti. All'esecuzione pittorica. del vasto c minuzio-
samente articolato programma fu chiamato Ambrogio Lorenzetti (I337-
I340).8> Anche questa volta si giudicò imprescindibile l'integrazione espli-
cativa delle immagini attraverso un testo in versi volgari. E anzi s'intese, se
possibile, incrementare il ruolo "esegetico" del testo epigrafico, contesto
d'insistenti apostrofi a chi guarda/legge, migliorandone anche visivamente
la leggibili.tà: distribuendolo dunque in cartigli interni -i congedi sorretti,
rispettivamente e simmetricamente, da « Securitas » e ᆱtゥュッセᄏML@ in bande
orizzontali congrue a un modello "istoriato", e irÌ tabelle propriamente
"epigrafiche" al piede degli affreschi. Per il metro, questa volta fu prescelto
lo strumento canonico della lirica "sublime": il testo si snoda infatti in due
canzoni omometriche, ciascuna di due stanze piu congedo, identico alla sir-
ma, costruite sullo schema della dantesca Cosi nel mio parlar voglio esser aspro.
L'articolato parallelismo del programma iconografico è studiatamente ri-
prodotto, anche nelle piu minute corrispondenze formali, nel parallelismo
"oppositivo" che presiede alla strutturazione dei testi. Lo ha mostrato sol-
tanto di recente Brugnolo, propÒnendo un'edizione sin ottica della duplice
. canzone e ricavandone un apprezzamento critico-stilistico- in(ì.ne filologi-
camente garantito- delle sue tutt'altro che mediocri caratteristiche formali.
Il rimatore, ancora una volta condannato, ma forse soltanto pro tempore, al-
l' anonimato,. manifesta un'avvertita consapevolezza, rendendo del tutto

82. Un prezioso riepilogo cronologico delle raffigurazioni corredate di "epigrafi" nel Pa-
lazzo della Signoria è ora disponibile in DoNATO, Immagini e iscrizioni, ci t., pp. 376-81 (vd. in
partic. la tabella di p. 377).
83. Della sterminata bibliogr. artistica e iconografica si citino almeno, anche per il loro va-
lore di sintesi, il cap. di C. FRUGONI, A Distant City.lmages oJUrban eクー・イゥョ」セ@ in the Medieval
World, Trimslated by W. Mc CuAIG, Princeton (NJ), Princeton Univ. Press, 1991, pp. nB-93
(trad. ingl. aggiornata del saggio originale: Una lontana dttà. Sentimenti e immagini nel Medioevo,
Torino, Einaudi, 1983), e M.M. DoNATo, Testi, contesti1 immagini politiche nel lardo Medioevo:
esempi toscani. In margine a una discussione sul 'Buon governo', in «Annali dell'Istituto storico ita-
lo-germanico in Trento», vol. XIX 1993, pp. 305-55.

s6o
CAP. VIII • SCRITTURA PER L'ARTE, ARTE PER LA SCRITTURA

implausibile l'ipotesti, fatta propria dal Vasari, che egli dovesse identificarsi
con lo stesso Lorenzetti:84

1.Questa santa virtU, là dove regge,


induce ad unità li animi molti,
e questi, a cciò ricolti,
un Ben Comllri per lor signor si fanno,
lo qual, per governar suo stato, elegge
di non tener giamma' gli ochi rivolti
da lo splendor de' volti
de le virtll che 'ntorno a llui si stanno.
Per questo con triunfo a llui si danno
censi, tributi e signorie di terre,
per questo senza guerre
seguita poi ogni civile effetto,
utile, necessario e di diletto.
11. Volgiete gli occhi a rimirar costei, -..
1

va' che reggiete, ch'è qui figurata


e per: su' eciellenzia Coronata,,
la アオセャ@ sempr'a ciascun suo dritto rende.
Guardate quanti ben vengan da lei
e come è dolce vita e riposata
quella 'de la città du' è servata
questa virtu ke p ili d'altra risprende.
Ella guarda e difende
chi lei onora e lor nutrica e pascie;
da la suo lucie nascie
el meritar color c' operan bene
e agl'iniqui dar debite pene.
m. Senza_paura ogn'uom franco cami,ni,
e lavorando semini ciascuno,'
.mentre che tal camuno
manterrà questa donna in signoria,
ch'el à levata a' rei ogni balia.

IV. Là dove sta legata la iustitia:


nessuno al Ben Comun già mai s' acorda,

84. Per un'analisi approfondita dei vari aspetti del testo si rinvÌa a BRUGNOLO, <(Voi che guar-
date ... 1>, cit., pp. 316-27, da cui si riproduce il testo {ivi a p. SセPIN@

s6r
SEZ. IV • VERSO UN NUOVO SISTEMA DI VALORI

né tira a dritta corda:


però convien che tirannia· sormonti,·
la qual, per adempir la sua nequitia,
nullo voler né operar discorda
dalla natura lorda
de' vitii che con lei son qui congionti.
Questa caccia color c'al ben son pronti
e chiama a sé ciascun c'a male intende;
questa sempre difende
chi sforza o robba o chi odiasse pace,
unde ogni terra sua inculta giace.
v................................... [-ei]
................. ·......... e per effetto,
che dove è tirannia è gran sospetto,
guerre, rapine, tradimenti e 'nganni.
Prendasi signoria sopra di lei
e pongasi la mente e lo intelletto
ゥセ@ tener sempre a iustizia suggetto
. ciaséun, per ischifar si scuri danni,
abbattendo e', tiranni;
e chi turbar la vuol sie per suo merto
discacciat' e diserto
insieme con qUalunque sia ウ・ァオ。セェL@
fortificando lei per vostra pace.
VI. Per volere el ben propio in questa terra
sommess' è la giustitia 4 tyrannia,
unde per questa via
non passa alcun· senza dubbio di morte,
ché fuor si robba e dentro da le porte.

L'impatto di un modello tanto suggestivo e coinvolgente non poteva


non risultare a lungo influente: ne sopravvivono tracce evidenti, com'è sta-
to dimostrato, in quanto resta del pur modesto, e gravemente deperito, ci-
clo di Casa Corboli realizzato, sul fìnjre/del Trecento, ad Asciano, nel con-
tado senese.ss Anche nel ciclo allegorico-politico .di" Asciano i testi giocano

Ss. Vd. M.M. DoNATO, Un ciclo pittorico ad .(lsdano {Siena), Palazzo Pubblico e l'iconografia "poli-
tica" alla jìtle del Medioevo, in asセpL@ s. m, vol. xvm 1988, pp. 1!05-272, che, prendendo spunto
dal caso ascianese, illustra con dovizia molti teini ed esempi della pittura politica toscana tre-
centesca.
CAP. VIII · SCRITTURA PER L'ARTE, ARTE PER LA SCRITTURA

un ruolo determinante: vi emergono chiare tracce 'di almeno quattro stan-


ze- e una stanza è ancora leggibile per intero- di una lunga canzone pseu-
dodantesca: Increata virtu dal sommo cielo. (sul metro, per la prima volta imita-
to, di Donna pietosa e di novella eta te), inedita nel cod. Tempi 2 della Bibliote-
ca Medicea Laurenziana di Firenze. 86
Un excursus completo sui caratteri e sulla diffusione dei temi "civici" de;lla
«poesia per pittura» trecentesca porterebbe lontano: è un peccato, ad es.,
non p otersi soffermare come meriterebbe sui testi prodotti per ammaestra-·
mento dei giudici, e inseriti in iconografie specializzaté all'interno delle se-
di dell'amministrazione giudiziaria. Si è detto dello spregiudicato adatta-
mento sacchettiano dell'iconografia dell'Incredulità di s. Tommaso. Rilevante
è altresf il modello del Bruto« ottimo giudice »,sfruttato a Firenze; verso la
metà del Trecento, nell'affresco del Tribunale di Bruto nell'Udienza dell'Arte
della Lana: anche in questo caso i terzetti, nel solito metro ABB, circolaro-
no, e in particolare quello riferito al protagonista ricompare, ad altro titolo,
nel ciclo di "illustri" di Lucignano.87 O ancora quello della M!riìà che strappa
la lingua alla Bugia - altra reinterpretazione di un motivo allegorico in pre-
cedenza sfruttato in contesti sacri -, dipinto da Caddi nel Tribunale della
Mercanzia Vecchia di Firenze e perduto (quasi due secoli piu tardi, il moti-
vo sarà ancora sfruttato da un allievo del Sodoma nella Loggia del Giudice
del Palazzo del Popolo di San Gimignano).ss Non si potrà però sorvolare su
una categoria autonomamente caratterizzata della «poesia per pittura>> lai-
ca: quella promossa, nella civiltà comunale エイ・」ョセ。M con significative
appendici nella Firenze medicea- dalla singolare pratica penale della pittu-
ra infamante. Sulle pareti esterne dei palazzi civici venivano raffigurati i
condannati in contumacia, in. genere per tradimento- o per furto, o banca-
rotta: nell'ordine, le colpe bollate d'infamia con maggiore virulenza-, nel-
l'atto di subire in effigie la pena éomminata: spesso l'impiccagione per i

86. Vd. DoNATO, Un ciclo pittorico, ecc., cit., in partic. alle pp. 1190-98.
87. Il monumento fiorentino è stato valorizzato da S. MoRPURGO, Bruto, 11il buon giudice';
nell'Udienza dell'Arte della Lana in Firenze, in Miscellanea di storia de1l'arte in onOre di Igino Benve-
nuto Supino, Firenze, Olschki, 1933, pp. 141-63 {ora cfr. G. RucK, Brutus als Modell desguten Rich-·
ters. Bild und Rhetorik in einem Florentiner Zunjtgebiiude, in Malerei und Stadtkultur, cit., pp. ns-3r);
per Lucignano vd. DoNATO, Un ciclo pittorico, cit., pp. 1200":"2.
88. Descrizione dell'immagine e trascrizione del relativo terzetto («La pura Verità, per
ubbidire l alla santa Giustizia che non tarda,/ cava la lingua a la falsa bugiarda») ci sono però
assicurati da Vasari: cfr. DoNATO, Immagini e iscrizioni, cit., pp. 387-88 {con ulteriori aperture
sulla diffusione del motivo).
SEZ. IV • VERSO UN NUOVO SISTEMA DI VALORI

piedi. Questa sorta peculiare di damnatio memoria e, applicata in specie a fuo-


rusciti politici, documentata nell'Italia settentrionale a partire almeno dalla
metà del dセ・」ョエッ@ e via via diffusasi nell'Italia mediana, giungendo fino a
Roma, infìeriva sull'immagine del reo, offrendola al pubblico ludibrio con
evidenti finalità di denuncia ma anche di ammaestramento etico-politico: è
stato rilevato che la prassi prevaleva nei Comuni guelfi.B9 La trasformazio-
ne delle originarie subscriptiones, meramente designative - nome e colpa -,
in brevi iscrizioni versificate e in volgare (gli schemi possono essere il con-
sueto distico monorimo, o l'altro metro, tipicamente "epigrafico", a schema
ABB), sembra diffondersi a Firenze, seguita piu tardi da Siena, a partire dal
quinto decennio del Trecento. L'introduzione della "moralizzazione" me-
trica sembra introdursi, a giudicare almeno dagli esempi superstiti, in fun-
zione della gravità e soprattutto della rilevanza politica del reato: piu spesso
il tradimento. Mediantè le consuete formule autopresentative e altri carat-
teristici segnali della« poesia per pittura>, l'infamato dichiara identità e na-
tura del crimine, spesso indirizzandosi in prima persona all'uditorio. Basti
citare un esempio, alquanto tardo, relativo a uno dei ventisette traditori se-
nesi, di parte filo-fiorentina durante la congiura dei Malavolti (r39I), che
furono impiccati in effigie sull'esterno del Palazzo Pubblico:
Voi che guardate queste dipenture
mirate me, che per mia avaritia
セ。、ゥ@ con gran niquizia
la patria mia: per avere fiorini,
Siena vendei a' falsi Fiorentini.90

Per loro natura, tali rime erano destinate a venir cancellate, e sostituite
secondo la bisogna, insieme all'affresco che corredavano: le non molte so-
pravvissute sono pertanto conservate non in originale, ma ァイセコゥ・@ alle cita-
zioni di testi cronachistici o di altre fonti manoscritte. La piu antica nota fin
qui è ricordata nella cronaca todina di Giovan Fabrizio degli Atti, e si riferi-
sce a un episodio del 13rr: l'infamato si autopresenta in due versi che inten-

89. Il fenomeno è stato studiato in chiave storica da G. ORTALLI, <( ••• pingatur in Palatio ... )),
La pittura infomtmte nei secoli XIII-XVI, Roma,Jouvence, 1979; in chiave letteraria da SuiTNER,
Rime e pitture, ecc., cit.; in chiave storico-iconografica da S.Y. EDGERTON jr., Pictures and Pu-
nishtnent. Art' and Criminal Prosecution during the Fiorentine Renaissance, Ithaca (NY)-London,
Cornell Univ. Press, 1985, pp. ssi-125. Per un inquadramento entro gli syiluppi trecenteschi
dell'iconografia civile in Toscana, vd. DoNATO, Immagini e iscrizioni, cit., pp. 356-63.
90. Testo in SmTNER, Rime e pitture, cit., p. 185 (cit. con un paio d'interventi).
'
CAP. VIII • SCRITTURA PER L'ARTE, ARTE PER LA SCRITTURA

dono arieggiare, con notevole imperizia, il co;,sueto distico monorimo: «Io


' so Ricardo Spadatracta./ el tradimento ordinai et non venne facta >>.9t Ma è
ancora Siena, a,ffiancata da Firenze, benché in anni relativamente tardi, a
fornire il piu ampio nucleo di esempi di rime infamanti: nel metro, come
ha acutamente rilevato Brugnolo - segnalandone del resto la presenza in
Francesco da Barberino-, deve riconoscersi un'esplicita ripresa dei congedi
della« canzone doppia>> del ciclo di Lorenzetti (ABbCc); lo stesso ripreso
anche, nel 1445, dalla coppia di pentastici a corredo della già ricordata Incoro-
nazione della Jil,rgine di Domenico di Bartolo e Sano di Pietro.92 Prescinden-
do dal contesto complessivo, di rilevata espressività - nel quadro di una
prassi che poteva esplicarsi anche in altre forme: si pensi alla colonna d'in-
famia fatta erigere dal Senato veneziano nel 1364, a piu di mezzo secolo dal-
la fallita congiura di Baiamonte Tiepolo -, 93 e ancora da ovvie congruenze
tematiche, in particolare per il motivo del vituperium, il tenore delle rime in-
famanti trecentesche superstiti non sembra postulare una clamorosa inter-
ferenza stilistica con la tradizione toscana di tipo burlesco, o« comico-reali-
stico»: altro discorso varrebbe semmai per i versi composti da Antonio di
Meglio contro i fuorusciti albizzeschi vinti ad Anghiari nel 1440. Emerge
piuttosto オョセ@ generica congruenza co;, i modi della lirica gnomica, gli stessi
che, con altra consapevolezza retorico-stilistica e rivolti in positivo, affiora-
no .nella precedente o contemporanea «poesia per pittura» di ammaestra-
mento civico.
Un'affinità tonale con questi testi in stile "umile", d'intento evidente-
mente propagandistico e destinati .a far presa sul prefìgurato lettore attra-
verso l'efficace suggestione visiva del "tabellone", con l'ausilio mnemonico
· & un'agevole struttura in verso e di una vivace persuasività espressiva,
può riscontrarsi nei testi di edificazione religiosa utilizzati, in anni imme-
diatamente posteriori all'attuarsi del ciclo senese di Lorenzetti, per integra-
re i due grandi programmi, strettamente interdipendenti, del Camposan-
to monumentale pisano (verso il 1340) e del refettorio di S. Croce· a Fi-

91. Vd. SmTNER, Rime e pitture, cit., p. 182. La lezione tràdita può naturalmente far dubitare
dell'interpretazione metrica proposta. "
92: Vd. BRUGNOLO, <(Voi che guardate ... 1>, cit., ·pp. 325-27.
93· Il testo, endecasillabico, ha il consueto schema ABBA: «<De Baia>Ip<ante fm questo
tereno l e mo per lo so iniquo tradimento l sé pomto in chomun per altru<i> <spav>ento l e
fu
per mostrar <a turi> senpre seno)) {'Di Baiamonte questo terreno e ora a causa del suo ini-
quo tradimento è messo in comune, per incutere spavento e 。、セゥエイ・@ a tutti sempre un com-
pOitamento assennato': cfr. STussr, Epigrafi medievali, cit., p. 157).
SEZ. IV . VERSO UN NUOVO SISTEMA DI VALORI

renze (1345). Per l'edizione e il commento dei componimenti, numerosi ed


eterogenei, anche metricamente, allegati al primo dei due cicli, ormai attri-
. buito- nelle pri.ncipali delle sue molteplici articolazioni- a Bonamico Buf-
falmacco {e aiuti),94 ci si deve rifare allo studio di un benemerito e preveg-
gente ahtesignano di queste indagini, Salomone Morpurgo.9S Gia in quel-
l' epoca vistosamente compromessi, almeno nella componente epigrafica-
.che il Morpurgo poté in parte risarcire giovandosi della preziosa testimo-
cianza di un codice quattrocentesco, il Marciano it. IX 204, nel quale a mol-
ti dei testi "pisani" significativamente si affianca una trascrizione delle stan-
ze del Lorenzetri -, gli affreschi del Camposanto fUrono infatti gravemente
danneggiati nel corso di un devastante incendio seguito a un bombarda-
mento della città nel corso del secondo conflitto mondiale. Lo studio dél
programma, infarcito di «poesie per pittura», soprattutto nell'imponente
Trionfo della Morte, ne risulta seriamente intralciato: avventurosi, in speeie,
rischiano di rivelarsi i pronunciamenti di natura linguistico-testuale, non-
ché le ipotesi riscostruttive circa l'originaria distribuzione dei testi. Le inda-
gini iconografiche, che in anni recenti hanno affrontato con impegno cre-
scente le complesse questioni dell'articolatissimo ciclo, hanno messo in lu-
ce le decisive interferenze della committenza domenicana: attivamente
partecipe, si può immaginare, anche nella predisposizione, e nella "regia",
dell'apparato epigrafico, per cui è stato avanzato- e l'ipotesi è comunque
rilevante, anche se dovesse ritenere valore di suggestione meramente "sim-
bolica"- il nome di fra Domenico Cavalca.96 Certo, a paragone di Siena,
qui si assiste a una deflagrazione epigrafica che sembra doversi scontare sul
piano dell' organicità, complessiva e dei singoli tasselli. Ma, com'è opportu-
no ripetere, troppe ragioni d'incertezza gravano sulla valutazione dell'in-
sieme, perché sia lecito azzardare ipotesi men che ponderate. L'estrema va-
rietà metrica, a ogni buon conto, di per sé non depone in favore di una con-
. cezione rigidamente unitaria. I testi si affollavano all'interno dell'affresco-
1n cartigli e tabelle: e sono quelli ancora visibili e, almeno in parte, de-

94· Vd. L BELLOSI, Buffalmacco e il Trionfo della Morte, Torino, Einaudi, 1974· Gセ@
95· Vd. MoRPURGO, Le epigrafi volgari,· ecc., cit.
96. Della folta bibliogr. si citino almeno gl'interventi di L. BoLZONI, Un codice trecentesco
delle immagini: scrittura e pittura nei testi domenicani e negli affreschi del Camposanto di Pisa, in Lette-
ratura italiana e arti figurative, a cura 'di A. FRANCESCHETTI, Firenze, Olschki, 1988, vol. I ーセ@ 347-
56, e di C. FRuGONI, Altri luoghi, cercando il Paradiso (il ciclo di Bu.ffolmacco nel Camposanto di Pisa e
la committenza domenicana), in ASNP, s. III, vol. xviii 1988, pp. 1557-643.

s66
CAP. VIII · SCRITTURA PER L'ARTE, ARTE PER LA SCRITTURA

cifrabili -, o nelle cornici, o ancora nelle zone inferiori: e questi sono irre-
parabilmente perduti. Nel Trionfo convivono, descritti con felice scioltezza
narrativa, episodi differenti: a sinistra è un celebre Incontro dei エイセ@ vivi e dei tre ·
morti; a· destra una scena di delizie cortesi, in un verziere sul quale si avventa
in volo, armata di falce, la Trionfatrice dei viventi. Al centro, ritratto con
impietosa ironia espressiva, un gruppo di "derelitti" che protendono le ma-
ni alla volta della Morte. La invocano con parole ben note -citate anche da
Vasari in un luogo della Vita dell' Orcagna nel quale si ridicolizza la passio-
ne dei tre centisti per quei <<versi cosi all'antica>>,'« cose impertinenti e poco
dilettevoli>> ma congeniali ai « gusti di quell'età» -, esposte nel cartiglio
brandito da un "derelitto":97

Da che prosperitade ci à lasati,


o Morte, medicina d'ogni pena,
de' vieni a darci ッュ。ゥNャGオセ@ cena!

Si è richiamata l'attenzione su questo episodio (nel terzetto si sarà notato


il consueto schema, "epigrafico" ABB), perché din;ttamente 」ッゥョ、セエ・@
con uno dei rarissimi brani superstiti del ciclo- altrettanto grandioso e, per
questo e altri indizi, estremamente prossimo a quello pisano -dipinto dal-
l' Orcagna pochi anni piu tardi, intorno al 1345, nella chiesa fiorentina di S.
Croce: oggi nell'ex refettorio dell'adiacente convento domenicano, sede
del Museo dell'Opera di S. Croce. Se i testi, come si è avuto occasione di
documentare, si aggregano ai motivi iconografici, accade che i motivi si ag-
greghino ai testi. E il tema del Trionfo della Morte- con quelli, variamente
connessi, dell'Incontro e, piu tardi, della Danza macabra-, vigorosa e origina-
le esp,ansione figurativa del monito implicito nel << memento mori», è di
quelli meno inclini a eludere la sottolineatura ammonitoria, quasi "omileti-
ca", della componente verbale: già si è detto dell'importante caso (siamo
però nella seconda metà del Quattrocento) di Clusone; ben note, ma già
cinquecentesche,. le Danze macabre di Pinzolo e Carisolo. L'estrema prossi-
mità iconografica, corroborata da influssi anche stilistici, della セ・ーャゥ」。@ fio-
rentina dei "derelitti" pisani rende meno sorprendente il ritorno degl'iden-
, tici versi (per quanto può ancora leggersene: «Da che prosperitade c< ... >l
l

97· 'Mi attengO, provvisoriamente, al testo di un'incisione di Lasinio, che, per アオ。セエッ@ può
dirsi alla collazione delle tracce ancora leggibili; risulta nell'insieme assai fedele.
SEZ. IV · VERSO UN NUOVO SISTEMA DI VALORI

ho Morte, medicina d< ... l ... >Ci a dare ornai l'ult< ... >>>).Meno ovvio, in-
vece, e pèrtanto assai piu sintomatico, il loro riproporsi in un altro, e piu
tardo, Triotifò: quello, riferito al tardo Trecento, della chiesa di S. Francesco a
Lucignano. Qui le ambizioni sono assai p1u modeste; il modello iconogra-
fko, curiosissimo, è del tutto svincolato dagli esemplari pisano e fiorentino.
Ma i "derelitti", presenti ariche qui, invariabilmente scandiscono il loro ap-
pello con le parole:
Poi che prosperità ci à lasciati,
o Morte, medicina a ogni pena,
vie<mci a dare ornai l'ultima cena. 98

5· SUGGESTIONI RECIPROCHE TRA L'ARTE E LA LETTERATURA. lL TESTO SCRIT-


TO PER LA FIGURA, LA FIGURA PER IL TESTO SCRITTO: l CODICI MINIATI E LA
"VISUALIZZAZIONE"

L'immersione, nel mondo dell'arte figurativa- pittorica e miniatoria in


primo luogo- da parte dei poeti, e piu generalmente, dei letterati trecente-
schi, era quotidiana e coinvolgente, e spesso valicava i termini usuali della.
ricezione attiva. Se i luoghi "artistici" della Commedia sono citatissimi, dalla
descrizione, n<'l canto x del Purgatorio, dei bassorilievi eseguiti dal divino
Artefice, alla riflessione, nel canto successivo, sull'incessante mutevolezza
dei« mondan romore >>,anche sulla scena dell'arte: da Oderisi a Franco Bo-
lognese, da: Cimabue a Giotto, e altrettanto studiato è il capitolo, tutt'altro,
delle interferenze petrarchesche: e qui basti rievocare l'intimità dei rappor-
ti con Simone Martini; 99 manca uno studio d'insieme rivolto a sondare gli
aspetti piu "artigianali" e diretti di quel coinvolgimento, e in specie del loro

· 98. Dalla fotografia risulta impossibile decidere se il titulus in vie<n>d sia stato omesso ori-
sulti illegibile (l'affresco è a notevolissima altezza dal piano pavimeiltale). Merita di essere
almen:o ricordata, per la sua originalità iconografica e per esser corredata, una volta di piU, di
epigrafi versificate, l'Allegoria dell'Oltretomba (1368) di Biagio di Goro Ghezzi, nella chiesa di
S. Michele a Civitella Paganico (Grosseto): per il ciclovd. G. FREULER, Biagio di Goro Ghezzi a
Paganico. V affresco nell'abside della chiesa di S. Michele, Milano,Electa,_1986; per l'iconografia e le
iscrizioni, C. FRUGbNr, La morte propria, la morte degli altri, in Storia vissuta dd popolo cristiano,
Direzione diJ. DELUMEAU, Edizione italiana a cura di F. BOLGIANI, Torino, SEI, 1985, pp. 349-
66, alle pp. 357"59· , .
99· Yd. G. CoNTINI, Petrarca e le arti figurative, in Francesco Petrarca Citizen of the World, -Pado-
va-Albany, Antenore-State Univ. ofNew York Press, 1980, pp. 115-31, e M. BETTINI, Tra Plinio
e sant'Agostino: Francesco Pe'trarca sulle arti figurative, in Memoria dell'antico nell'arte italiana, A cura
di S. SETTIS, Torino, Einaudi, 1984, vol. 1 pp. 219-67 (con riepilogo bibliografico).

s6B
CAP. VIII • SCRITTURA PER L'ARTE, ARTE PER LA SCRITTU,RA

manifestarsi nella pletora dei "minori". L'artigianalità "personalizzante"


delle pratiche di scrittura favoriva, intanto, e a volte imponeva, la consuetu-
dine diretta di autori e fruitori con le tecniche di ornamentazione e illustra-
zione libraria: si pensi, in prossimità del "grado zero" della scala grafica, alle
maniculae, piu o meno esuberanti, che orientano, o autoorientano, l' atten-
zione del lettore. Ne risultava agevolata quell'irruzione,pìu o meno timida
o decisa, dall'uno all'altro campo, che tanto spesso caratterizza le epoche
letterariamente "sintonizzate" sulle frequenze del «primitivo>> (e si pensi
addirittura ad avanguardie e neoavanguardie novecentesche). Alla visita di
una scolta di uomini onorevoli, nel giorno anniversario della morte di Bea-·
trice, assorto. a « disegnare figure d'angeli» era Dante, che ce ne informa,
introducendo il son. Era venuta ne la mente mia, in un passo di straordinaria
"visibilità" psicologica (la scena è quasi da "studio di pittore"), il cap. xxxrv
r-3 della Vita Nuova; e meno importa, di fronte al rilievo della testimonian-
za, l'eventuale "storicità" di quelle «tavolette»:
· In quello ァゥセイョッ@ nel quale si compiea l'anno che questa donna era fatta de li cittadi-
ni di vita eterna, io mi sedea in parte ne la quale, ricordandomi di lei, disegnava uno
angelo sopra certe tavolette; e mentre io la disegnava, volsi li occhi, e vidi lungo me
uomini a li ciuali si convenia fare onore. E' riguardavano quello che io facea;_e se-
condo che me fu detto poi, elli erano stati già alquanto anzi che io me ne accorges-
se. Quando li vidi, mi levai, e salutando loro dissi: «Altri era testé meco, però pen-
sava)), Onde partiti costoro, ritornaimi a la mia opera, cioè del disegnare figUre
d'angeli [ ... ]. ·

"Conoscitore", ispiratore e collezionista d'arte; Petrarca è forse autore (con-


testato) di un'elegante disegno a penna delle sorgenti di Sorga nei margini
del Plinio parigino.too Inelegante, ma gustosamente efficace ritrattista dei
propri personaggi si mostra Boccaccio, a sua volta committente di opere
pittoriche, nei richiami dell'autografo Hamilton del Decameron; e ora si an-
nunciano rivoluzionarie proposte vòlte a riconoscere, nella sua mano, quel-
la dell'illustratore organico del cod. di Lodovico di Salvestro Ceffini.IO!

100. Vd. CoNTINI, Petrarca, ecc., cit., pp. 127-29.


10r. Per la comniissione di una pala d'altare, vd. R. WILLIAMS, Boccaccio's Altarpiece, in SB,
vol. XIX 1990, pp. 229-40; per i «richiami» dell'autografo, e in genere per Boccaccio disegna-
tore, vd. in sintesi V. BRANCA, Prime interpretazioni visuali del tDecameron', in In., Bo,ccaccio medie-
vale e nuovi studi sul Decameron, Firenze, Sansoni, 19928, pp. 395-431, alle pp. 399-4do; per il cod.
Ceffini, V. BRANCA-M.G. CIARDI DuPRÉ DAL PoGGETTO, Lodovico di Salvestro Cej]ìni copista del
'Decameron'. L'illustrazione del codice Cej]ìni, in SB, vol. xxr 1994, pp. 135-96.
SEZ. IV · VERSO UN NUOVO SISTEMA DI -VALORI

Ma il ruolo piti proprio del letterato doveva esplicarsi, per quanto riguar-
dava la produzione monumentale, nella progettazione di cicli iconografici
e nell'eventuale Gイ・。ャゥコセョ@ dei relativi apparati epigrafici, o nell' esecu-
>;ione di .apparati commissionati da altri "progettisti"; ovvero, per quanto ri-
guardava la produzione manoscritta, nell'ispirazione, o orientamento, della
"visualizzazione" di opere proprie o altrui; o ancora, piu internamente; nel-
la composizione di testi pro grammaticamente integrati a immagini, singole
o in cicli. Grande ispiratore di programmi."umanistici", nella tradizione de-
gli "uomini famosi", e quasi certamente redattore di tituli, fu del resto, alla
, corte carrarese di Francesco il Vecchio, Petrarca.102 A ruolo emblematico,
nella specifica prospettiva· della letteratura in volgare, può assumersi l' espe-
rienza di Francesco da Barberino (per cui vd. cap. VI par. ro). Per quanto, per
la perdita degli originali, manchi purtroppo ogni possibilità di riscontro (e
d'altronde, per questa età, nulla ci è noto che possa compararsi ai pili tardi
programmi umanistici di dipinti: a partire da quello, ben noto, di Guarino
per Leonello. d'Este, del 1447),103 Francesco, vigile fruitore degli affreschi
giotteschi agli Scrovegni, c'informa, nelle glosse ai Documenti d'Amore, d'es-
sere stato progettista di almeno due cicli allegorici, uno per l'episcopio di
Treviso - in una sala dove si amministrava la giustizia: e le raffìgurazioni,
corredate di tituli latini, erano di Giustizia tra Misericordia e Coscienza -,
l'altro a Firenze, per una sede imprecisata. Questo ciclo era arricchito di
epigrafi volgari: 104

Istius quidem Probitatis et Audacie ac Curialitatis de qua dictum est supra si formas
pictas queris, vide Florentie ubi bellum inter Curialitatem et Avaritiam et sequaces

102. Vd. riassuntivamente, anche per il quadro, M.M. DONATO, Gli eroi romani tra storia ed
« exemplum )), I primi cicli umanistici di Uomini Famosi, in Memoria dell'antico, ci t., vol. n 1985, pp.
95-152.
103. Cfr. ad es. M. BAXANDALL, Giotto egli umanisti. Gli umanisti osservatori della pittura in Ita-
lia e la scoperta della composizione pitton'ca 1350-1450, Milano,Jaca Book, 1994 (ed. orig. 1971), p.
131 (e pp. 203-5). ' · ·
104. Sono contesti P.ili volte citati, a partire dall'Egidi: per TreviSo vd., anche per la bibliogr.
E. Cozzi, Temi cavallereschi e profani nella cultura figurativa trevigiana dei secoli XIII e'XIV, in To-
. maso da Modena, Catalogo a cura di L. MENEGAZZI, Treviso, Canova, [1979], pp. 44-59, a p. 48;
'per Firenze, EAD., Aspetti di unà cultt_!ra allegorica e profana nella pittura murale trecentesca delle Ve-
nezie, in Tomaso da Modena e il suo tempo, Treviso, Comitato Manifestazioni Tomaso da Mode-
na, 1980, pp. 327-36, alle pp. 331-33; e cfr. da ultimo M. CiccuTo, Per una storia napoletana dei
'Trionfi' [1989], in Io., Figure di Petrarca. Giotto, Simone Martini, Franco bolognese, Napoli, Federico
& Ardia, [1991], pp. 5-77, a p. n (e anche DoNATO, Immagini e iscrizioni, ci_t., p. 364).

570
CAP. VIII · SCRITTURA PER L'ARTE, ARTE PER LA SCRITTURA

et Probitatem et Codardiam et sequaces in fìguris representavi et dieta vulgaria que


sunt ibi, cum novitatibus aliis circumpictis. 10S

Ma Francesco è anche, e soprattutto, autorè - e almeno in parte trascrittore


e forse "disegnatore"- di uno dei piu complessi, originali e impegnativi "te-
sti a figure" che la cultura trecentesca ci abbia assicurato: e uno schema ico- ·
nografico .sarà addirittura ripreso nell'Iconologia· di Cesare Ripa.106 Apre-
scindere dalla dibattuta questione dell"'autografia" dei disegni di uno dei
due testimoni illustrati superstiti, la diretta partecipazione dell'autore all'e-
secuzione delle figure, anche per l'inettitudine dei miniatori d'Oltralpe a.
seguirne le direttive, è espressamente dichiarata da una glossa alla parte xr
(sottoposta a Gratitudine):

etsi non pictorem, designatorem tamen fìgurarum ipsarum me fecit necessitas


Amoris gratia infOrmante, cum nemo pictorum illarum partium ubi extitit liber
fundatus me intelligeret iusto modo.t•7

La "macchina" dei Documenti d'Amore, poema allegorico-didattico auto-


tradotto e autocommèntato in latino, e dunque appartenente a un genere
naturalmente incline alkmodalità della "visione" e alle tecniche della "fi-
gura" mentale, predisposte ai fini di una piu incisiva suggestione mnemoni-
ca, s'integra organicamente a un programma d'illustrazioni dal quale non
può prescindere chi legga, o eventualmente riproduca, il testo.ros In-

ros. 'Se desideri vedere le forme dipinte cÌi questa Onestà e Audacia e Còrtesia di cui è det-
to piti sopra, vedi a Firenze dove ho fatto rappresentare in figure la Guerra di Cortesia e Ava-
rizia e loro seguaci e di Onestà e Cod.ardia e loro seguaci,e i detti volgari che sono ivi, con al-
tre curiose novità dipinte all'intorno' (cfr. I Documenti d'A.more di Francesco da Barberino secon-
do i mss. originali, a cura di F. EGIDI, Roma, Società Filologica Romana, 1905, vol. I pp.
24-25)·
106. V d. F: PBTRUCCI NARDBLLI, Minima barberina, II. L'Eternità Barberina. Dalla miniatura al-
la stampa, in Miscellanea di studi in onore di Aurelio Roncaglia a cinquant'anni dalla sua laurea, Mo-
dena, Mucchi, 1989, vol. m pp. 1019-14.
107. 'Benché non sia pittore, diventai tuttavia disegnatore di tali figure per necessità, infor-
mato ['edotto'] dalla grazia d'Amore, in quanto nessun pittore di quelle parti in cui fu avviata
la composizione del libro sapeva comprendermi in modo adeguato' (cfr. I Documenti d'A.more,
. ci t., Vol. m 1924, p. 351). Per l'autografia dei disegni vd., riassuntivamente, M. C. PANZBRA, Per
l'edizione critica dei (Documenti d'A.more' di Francesco da Barberino, in SMV, vol. XL 1994, PP• 91-118,
a p.97 n. r6 (a p. 98 discute la glossa testé citata).
ro8. ·Sulle miniature dei due codici lo studio di riferimento è ancora quello dell'ultimo
editore dei Documenti: F. EGIDI, Le miniature dei codici 「。イ・ゥョセ@ dei (Documenti d'A.more', in

571
SEZ. IV · VERSO UN NUOVO SISTEMA DI VALORI

cessanti i rimandi alle illustrazioni e l'àdozione di stilemi "epigrafici"- pro-


sopopee, deittici, e via dicendo -, evidentemente mutuabili anche quando
l'integrazione testo/immagine si verifichi sulla carta miniata anziché sulla
parete affrescata.109 È stato poi di recente mostrato come all'esperienza
esemplare dei Documenti possa, piu o meno direttamente, ricondursi l' ac-
creditata divulgazione di alcuni metri "epigrafici" tra i piu fortunati del Tre-
cento, dal distico monorimo al terzetto "madrigalistico" ABB, al pentastico
"dantesco" ABbCC e suoi sviluppi.no
N on esistono esempi direttamente ·comparabili - per autorevolezza,
complessità e garanzie della tradizione- al caso dei Documenti: ma è certo
che, se valè l'ipotesi altrove discussa, qualcosa di affine doveva essere, nella
veste originaria, l'Acerba di Cecco d'Ascoli (per cui vd. cap. VI par. n). L'abi-
tudine di costruire testi in "simbiosi" con immagini affonda, del resto, le
proprie radici nd Duecento volgare, se lo stesso Iacopone da Todi, come si
è altrove sostenuto, usava corredare di disegni qualche sua lauda (la formu-
la, in quel caso, si riconduce al filone degli schematismi simbolici di natura
mnemotecnica). 111 La tradizione "figurativa" del genere allegorico-didatti-
, co sopravviverà, d'altra parte, a lungo. Senza giungere alla piu tarda esposi-
zione geografica della Sfera di Goro Dati,112 a metà Trecento è ad es. assai
notevole, e in genere poco citata, una « cantica» - cosi nella rubrica dello
splendido codice di dedica, già di proprietà Archinto e oggi a Chantilly-
d'impronta agostiniana, inviata intorno al 1355 dal bolognese Bartolomeo
de' Bartoli a Bruzio Visconti, figlio naturale di Luchino e rimatore in rela-
. zione con Fazio degli Uberti (vd. cap. VI par. 4). Consta di due parti, ciascu-
na delle quali provvista di autonomo congedo, come la canzone "doppia'' di
Lorenzetti.113 Sennonché, mentre il testo senese si adegua a uno schema

«L'Arte», vol. v 1902, pp. 1,.20, 78-95; ma vd. ora V. NARDI, Le illustrazioni dei 'Documenti 、セュッᆳ
re' di Francesco da Barberino, in« Ricerche di storia dell'arte», vol. xux 1993, pp. 75-92 (anche
per l'aggiornamento bibliogr.).
109. Sul "funzionamento" del testo dei Documenti in relazione alle immagini, vd. D. GoL-
DIN, Testo e immagine nei (Documenti 、セュッイG@ di Francesco da Barberino, in «Quaderni d'italiani-
stica », vol. r 1980, pp. QRUMSセN@ ·
no. Vd. BRUGNOLO, <(Voi· che guardate.:. J>, cit., pp. 313-t5. ·
III. Vd. CroGIOLA, <t Visibile parlare 1>, ci t., par. 8-9.
n2. Vd. F. SEGATTO, Un'immagine quattrocentesca del mondo: la 'Sfera' del Dati, in AALM, s. vm,
vol. XXVII 1983, pp. I47-82, alle pp. 178-8!.
II3. La prima incomincia Deh, cavalier, ch'avi dongelle vasco, la seconda Aven l'intento suo costo-
ro egli animi: sono edite in La canzone delle virtU e delle scienze di Bartolomeo di Bartoli da Bologna,
Testo inedito del secolo XIV tratto dal ms. originale del Museo Condé ed illustrato a cura di

572
CAP. VIII · sèRITTURA PER L'ARTE, ARTE PER LA SCRITTURA

diffusissimo, e canonico, di canzone, singolarissimo è il metro delle due


componenti del lungo testo di Bartolomeo; con irrituali "stanze" di 21 versi
a schema ABbCcDdEeFfGgHhliLIMM, dieci nella prima parte, otto nella
seconda; il congedo di entrambe ha schema di n versi: ABbCcDdEeFF.
Benché l'autore si rivolga due volte al suo componimento definendolo
« chanzon(e) >>, sarannd piuttosto da ricordare i metri di Francesco da Bar-
berino, e in particolare quelli della parte n, nel Tractatus de regulis Amoris.:
Corrispondono quasi esattamente -l'unica differenza consiste nel numero
dei versi: nove- allo schema dei "congedi" di Bartolomeo le regole XXXIII e
XL (ABbCcDdEE); e schemi analoghi, se non per il numero dei versi, ricor-
rono piu volte. D'altronde, la "teoria" di questo schema è nel pentastico
ABbCC, caratterizzante la storia della« poesia per pittura» senese, e del re-
sto proprio anche di Francesco. Nei due grandi ''alberi" simbolici che, nelle
carte dei "col'gedi'', concludono le rispettive parti della« cantica »,le virru e
le arti, che ne sono le protagoniste, si autopresentano del resto in distici di
endecasillabi monorimi. Eccone il primo:
Karità sum ch'in Dio sempre ュG。「イクセL@
Et ello in mi se possa, et in lui giaxo.1 14

La «cantica>> di Bartolomeo, che intrattiene importanti legami iconografici


con la circostante tradizione minia:turistica e pittorica- in particolare, con
la tradizione del Triorifo di s. Agostino, rappresentata, nella seconda metà del
secolo, a Padova, Ferrara e Pistoia-, è a sua volta uno straordinario esem-
plare di testo concepito per integrarsi, quale imprescindibile "esegesi" ver-
bale, a un articolatissimo programma figurativo: ciascuna "stanza" occupa il
terzo inferiore della carta, invaso nella parte superiore da un riquadro illu-
strato; il modello d'impaginazione, autonomamente elaborato e arricchito,
è quello, per intendersi, della Biblia paupernm.''s

L. DoREz, Bergamo, Istituto Italiano d'Arti Grafiche, 1904. Per b。セエッャュ・@ vd. G. 0RLAN-
DELLI, in DBI, vol. VI 1964, pp. 559-60, s.v. (con ampia bibliogr.).
114. La canzone delle virtU, ci t., p. 35 (e cfr. p. 96). Al piede del primo albero è poi un testo in
quattro versi a schema ABAB, al piede del secondo un corrispettivo a schema ABBA: e cosi il
quadro dei metri <l per pittura», o "epigrafici", piti diffusi è ulteriormente allargato (e anzi,
pressoché esaurito). ·
trs. Il riferimento, almeno tipologico, ai Documenti è già di A. PETRUCCI, Storia e geografia
delle culture scritte, in LIE, Storia e geografia, vol. I 1988, pp. 1193,-292, a p. 1230. Per la ramificata
questione iconografica, vd. J. VON ScHLOSSER, Zur Kenntnis der kunstlerischen Oberlieferung im
spiiten Mittelalter, in «Jahrbuch der kunsthistorischen Sammlungen des allerhOchsten Kaiser-

573
' SEZ. IV · VERSO UN NUOVO SISTEMA DI VALORI .

Autori di testi per immagini monumentali furono, oltre a fセ。ョ」・ウッ@ da


Barberino, Franco Sacchetti e, nella prima metà del secolo, il cancelliere
della Repubblica fiorentina ser Ventura Monachi, probabile autore del dif-
fuso sonetto "per rettori", Se la fortuna t'ha Jaìto signore (ed. Corsi, RT, pp. 75-
76), un tempo dipinto in Palazzo Vecchio. 116 Meno certo è invece che fosse
セ・ウエゥョ。@ a uno sviluppo monumentale, l'altrettanto fortunata corona dei
sette peccati capitali di Fazio degli Uberti: tuttavia predisposta per un'inte-
grazione figurativa, di fatto documentata almeno nel cod. Galletti 15 del-
l'Archivio di Stato di Mìlano. 117 La consuetudine dei rimatori trecenteschi
con ーイ。エゥ」ィセ@ latamente "figurative" doveva comunque essere assai piu dif-
fusa di quanto non consenta di giudicare la tradizione superstite: usi di poe-
sia figurata non erano, ad es., ignoti al trevigiano Nicolò de' Rossi, e a un
corredo iconografico allude, descrivendone i particolari, la razo prosastica- ·
giudicata autografa- della canz. Prima che 'l ferro arossi i bianchi pili, di' mae-
stro Antonio da Ferrara.tta Tra gli anonimi, se non si debba pensare a uno
dei Villola, è stato piu volte citato e riprodotto il sonéttoc "sentinella" E' son-
to un peregrin de molte parte, di guardia- con la vivace miniatura del pellegri-
no -·all'autografo della Cronica bolognesè trecentesca di Pietro e Floriano
Villola.119 Come addita l'esempio dei Villola, testi rimati- originali o anche
di risulta- potevano integrarsi a miniature anche in prodotti non specifica-
mente "letterari": e qui potrà ricordarsi l'altro caso ben noto, del <<Libro del
Biadaiolo » fiorentin 0 .t2o
Al tema della "letteratura in servizio dell'arte" può riconnettersi l'uso
d'imbastire componimenti epigrafici, per dir cosi, "postumi":obbedienti,

hauses »,vol. xxm 1902, pp. 279-338, in partic. alle pp. 327-36; e, pili di recente, L. Lo m, Proble-
mi iconologici di un dipinto ferrarese del XIV secolo, in Cultura ferrarese tra XV e XVI secolo. In memo-
ria di Giacomo Bargellesi, Venezia, Corba e Fiore, [1981], pp. 1-34 (utile per la bibliogr.).
n6. Vd., anche per la fortuna iconografica della «ruota di Fortuna» e dei testi che poteva-
no corredarla, quanto osserva DoNATO, Immagini e iscrizioni, cit., pp. 3sz-86.
II7. L'intera serie, in duplice redazione, in FAzio DEGLI UnERT}, Il Dittamondo e le Rime, cit.,
vol. II pp. 48-52 e 59-63 (e cfr. CroCIO LA, <l Visibile parlare J>, ci t., par. II, e CORSI, RT, p. 229 e n.
16, con la bibliogr. ivi cit.).
, II8. Vd. rispettivamente F. BRuGNOLO, Il canzoniere di Nicolò de' Rossi, Padova, Antenore,
1977, vol. u pp. 258-68; S. BAGGio,Ibridismo o koinè? Il caso di Antonio da Ferrara, in Koinè in Italia,
dalle Origini al Cinquecento, a cura di G. SANGA, Bergamo, Lubrina, 1990, pp. 331-65, a p. 361.
119. Vd., anche per la bibliogr., CtoctoLA, <l Visibile parlare,>, ci t., par. 12. ·
120. Sul quale vd. almeno S. PARTSCH, Profane Buchmalerei der bUrgerlichen Gesellschaft i m spiit-
mitielalterlichen Florenz. Der Specchio Umano _des Getreidehiindlers Domenico Lenzi, Worms, Wer-
ner'sche Verlagsgesellschaft, 1981. '

574
CAP. VIII · SCRITTURA PER L'ARTE, ARTE PER LA SCRITTURA

cioè, alle regole della «poesia per pittura», fors'anche passibili di essere
"trascritti" a parete, ma composti a distanza, anche notevole, dall'esecuzione
dell'opera pittorica (e indipendentemente da essa, anche se, evidentemen-
te, da essa condizionati). Testi di tal fatta si adattano ad alcuni celebri dipinti
giotteschi perduti, concorrendo tra l'altro all'ipotetica restituzione d'ico-
nografie altrimenti inconoscibili. Il caso certamente piu ragguardevole è
quello della corona di sonetti, attribuiti al giullare Giovanni da Firenze
·(Malizia b。イエセョ・IL@ eseguiti a commento del celebre ciclo perduto degli
Uomini famosi affrescato nella Sala Grande del Castelnuovo angioino diNa-
poli.J21 Altri due monumenti pittorici, questa volta fiorentini, promossero
l'intervento di Antonio Pucci: il sonetto « ritornellato » Questi che veste di co-
lor sanguigno (ed. Corsi, RT, p. 822) fu infatti composto per un (pre.sunto) ri-
tratto di Dante al Bargello.122 Altri due sonetti- O mè, Comun, come conciar ti
veggio, al Comune, e Se nel mio ben ciascun fosse leale, in persona del Comune'
(ivi, pp. 820-21) -si riferiscono invece a un'Allegoria del Comune certamente
giottesca, già nel Palazzo del Podestà di Firenze, e anch'essa perduta, tradi-
zionalmente bipartita nelle immagini del Comune rubato e del Comune in si-
gnoria, secondo lino schema "politico" destinato a protratta fortuna.m
La storia della "visualizzazione" libraria -prima miniata e poi, con l'in-
venzione della stampa, xilografica o calcografica- dei testi letterari in vol-
gare nasce e si sviluppa, con la nostra storia letteraria: si pensi alle illustra-
zioni del cod. Hamilton di poesia didattica settentrionale e alla !storia di
Pietro da Barsegapè; ma dev'essere ancora scritta.124 Per quanto poco si sap-
pia ancora dei rapporti di collaborazione diretti tra autori e miniatori nel

121. Per il contesto, e anche per il ciclo, vd. riassuntivamente P. LEONE DE CASTRIS, Arte di
corte nella Napoli angioina, Firenze, Cantini, 1986. Per l'attribuzione, vd. da ultimo P. STOPPEL-
LI, Malizia Barattone (Giovanni da Firenze) autore del 'Pecorone', in FeC, vol. II 1977, pp. 1-34 (e cfr.
la ree. a SER GIOVANNI, Il Pecorone, a cura di E. EsPOSITO, Ravenna, Longa, 1974, di C. MAZZOT-
TA, in SPCT, vol. x 1975, pp. 237-42). Le modalità "epigrafiche" dei testi sono state di recente
esaminate da DE BLASI, Iscrizioni in volgare, cit., pp. 262-64 (e cfr. BATTAGLIA RICCI, Epigrafi
d'autore, cit., p. 436 n. n). .
122. Il saggio di riferimento, anche per la bibliogr., è di E.'H. GoMBRICH, Un ritratto di Dante
dipinto da Giotto? [1979], in In., Antichi maestri, nuove letture. Studi sull'arte del Rinascimento; Tori-
no,Einaudi, 1987, pp. 3-28; e cfr. M.M. DoNATO, Per la fortuna monumentale di Giovanni Boccaccio
fra i grandi fiorentini: notizie e problemi, in SB, vol. XVII 1988, pp. 287-342, alle pp. 289-90.
123. Vd. S. MoRPURGO, Un affresco perduto di Giotto nel Palazzo del Podestà di Firenze, Firenze,
Carnesecchi; 1897; con le osservazioni di DoNATO, Immagini e iscrizioni, cit., PP.· 346-47.
124. Per le vignette del cod. Hamilton vd. D. GOLDIN, Scrittura e figura negli <( Exempla ''
hamiltoniani, in Medioevo e Rinascimento veneto con altri studi in onore di Lino Lazzerini, vol. I, Dal
dオ・」セエッ@ al Quattrocento, Padova, Antenore, 1979, pp. 13-34·

575
SEZ. IV • VERSO UN NUOVO SISTEMA DI VALORI

caso d'illustrazione dei testi direttamente progettata o sorvegliata dagli au-


tori ("autovisualizzazione"),125 ancor meno approfondite son9 le modalità
di sviluppo ed elaborazione dei grandi programmi ni visualizzazione "po-
stuma", o comunque autonoma. Esistono invero, almeno per le opere piu
attivamente visualizzate nel Tre-Quattrocento, Commedia e Trionfi, rilevanti
contributi monografici e racc 0 lte anche imponenti di materiali; manca tut-
tavia, e i tempi non sono probabilmente maturi, uno strumento che pro-
ponga una sistematica rassegna di esempi e problemi.126 Molta luce, anche
e soprattutto sotto questo specifico profilo, ci si attende dall'imminente
Boécaccio visualizzato, del quale sono già disponibili numerose anticipazio-
ni.127 Il dinamismo testo/immagine, e le esigenze della narratività icono-
grafica, comportano non di rado un esercizio attivamente interpretativo
dell'immagine nei confronti del testo; che oltre a indirizzare la ricezione,
può anche produrre alterazioni di senso. Integrazioni attive s'incrociano
con veri e propri "errori" iconografici, dando luogo, nella propagazione del

125. Recentissima·la proposta di M. G. CIARDI DuPRÉ DAL PoGGETTO-V. BRANCA, Boccaccio


« visualizzato 1> dal Boccaccio, in SB, vol. XXI 1994, pp. I97-234· ·
I26. Per la Commedia vd. almeno P. BRIEGER-M. MEtss-CH. S. SINGLETON, Illuminated Ma-
nuscripts of the Divine Comedy, Princeton, Princeton Univ. Press, I969; per i Trionfi (anche se in
prospettiva piU ampia), G. CARANDENTE, I· Trionfi nel primo Rinascimento, [Torino], ERI, I963.
(studio di riferimento resta quello di [V. MASSÉNA] PRINCE o'EssuNc-E. MONTZ, Pétrarque1 ses
études d'art1 son injluence sur !es artistes, ses portraits et ceux de Laure1 l'illustration de ses écrits, Paris,
Gazette des Beaux-Arts, I902).
I27. Vd: V. BRANCA, P. WATSON, V. KlRKHAM, Boccaccio visualizzato, I. Intepretazioni visuali del
'Decameron' (V.B.), n. Un primo elenco di codici illustrati di opere del Boccaccio (V.B.), m. A Prelimi-
nary List ofSubjectsfrom Boccaccio in Italian p。ゥョエセ@ 1400-1500 (P:W.), IV. APreliminary List ofBoc-
cacdo Portraits from the 14th to the Mid-16th Centuries (V.K.), in SB, vol. xv 1985-1986, pp. 85-188;
V. BRANCA, S. MARCON, P. WATSON, V. KlRKHAM, Boccaccio visualizzato, u: I. Un secondo elenco
di codici illustrati (V.B.), 2. Descrizione dei codici nelle biblioteche' veneziane (S.M.), 3· More Subjects
from Boccaccio in Italian Renaissance Painting (P:W.), 4· Portraits ojBoccaccio {V.K.), ivi, vol. XVI
I987, pp. 247-305; V. BRANCA, S. MARCON, C. REYNOLDS, Boccaccio visualizzato, m: I. Nuove se-
gnalazioni di manoscritti e dipinti (V.B.), 2. I codici di f.frona (S.M.), 3· Illustrated Boccaccio Manu-
scripts in The British Library (London} (C.R.), i vi, vol. xvn 1988, pp. 99-181; V. BRANCA, C. REY-
NOLDS, M.-H. TESNIÈRE,Boccaccio visualizzato, Iv: I. Ancora manoscritti figurati (V.B.), 2. Illustra-
led Boccaccio Manuscripts in the British Library (London): Additionallist (C.R.), 3· <( Lectures illu-
strées l) de Boccacel en France, au クカセ@ siècle (M.-H.T.), ivi, vol. XVIII I989, pp. 167-280; v. BRANCA,
Boccaccio visualizzato, v: 1. Ancora manoscritti figurati, 2. Opere d1arte autonome, ivi, vol. XIX 1990,
pp. 209-u; V. BRANCA, R. FRIEDMAN, W.E. COLEMAN,'A.C. DE LA MARE, C. -REYNOLDS, Boc-
caccio visualizzato, vi: I. Ancora manoscritti figurati (V.B.), 2.Il codice Spencer 33 della PublicLibrary di
New York (R. F.), 3· United States. Private Collection (ms. Kettaneh) (W.E.C.), 4· Illustrated Boccaccio
Manuscripts in Oxjord Libraries (A.G.D.L.M.-C.R.), ivi, vol. xx 1991-I992, pp·. 1-72.Alla serie si
aggiunga B. BuETTNER, Les affinités ウ←ャ」エゥカ・セN@ Image et texte dans les premiers manuscrits des 'Clères
femmes 1, ivi, vol. xvm 1989, pp. 281-99.
CAP. VIII · SCRITTURA PER L'ARTE, ARTE PER LA SCRITTURA

corredo iconico, à fenomeni di evoluzione/involuzione tradizionale del


tutto affini a quelli da tempo censiti nell'ordinaria genesi dell' innovazio-
ne/errore che forma oggetto della critica testuale: in questo senso è dun-
que ipotizzabile la fondazione di una "critica del testo iconico,". Molto no-
tevole, nel quadro dell'evoluzione dei progràmmi iconografici in rapporto
al propagarsi dei testi, è d'altronde la questione dei rapporti "genealogici"
che s'instaurano con le "fonti": la casistica si estende da Iacopone all'inol-
trato Quattrocento.128 Terreno di coltura, per dir cosi, di questo studio è,
naturalmente, quello dei volgarlzzamenti: un esempio istruttivo è proposto
dall'adattamento delle miniature - e, piu generalmente, del programma il-
lustrativo -della francese Somme le roi nel volgarizzamento toscano di Zuc-
chero Bencivenni.129

6. BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

Manca uno studio di sintesi sui molteplici temi delineati in questo capitolo; di-'
spersa e antiquata è anche, spesso, la bibliogr. relativa ad aspetti e questioni specifi-
che (ma il panorama è in rapida evoluzione). Spunti di riflessione utili, anche se ·ri-
volti solo occasionalmente a esempi di area italiana, offrono a vario titolo: J SPAR-
ROW, Visi hle Words. A Study oflnscriptions in and as Books and Works ofAtt, Cambridge,
Cambridge Univ. Press, 196g; M. BuTOR, Le parole nella pittura, Venezia, Arsenale,
1987 (ed. orig. 1969); M. WALLIS, Inscriptions in Paintings, in « Semiotica>), a. IX 1973,
pp. r-28. Per l'avvio, p iti in generale, ai temi della «letteratura artistica», restano es-
senziali i lavori di J. voN ScHLOSSER, e in specie La letteratura artistica. Manuale delle
fonti della storia dell'arte moderna, trad. di F. Rossr, 3' ed. ital. aggiornata da O. KuRZ,
Firenze, La Nuova Italia, 1977 (in partic. alle pp. 34-41), da integrare con la raccolta
antologica Quellenbuch. Repertorio di fonti per la Storia dell'Arte del Meaioevo ocddentale
(secoli IV.XJ1, Con un'aggiunta di nuovi testi e aggiornamenti critico-bibliografici
a cura diJ. VÉGH, Firenze, Le Lettere, 1992; espressamente al nostro tema si rivolge
Io., Poesia e arte figurativa nr! Trecento, in« La critica d'arte», Vol. m 1938, pp. 81-90. A
un asPetto particolare della tradizione epigrafica italiana - e cioè alle iscrizioni,
considerate nel loro aspetto "grafico", della pittura fiorentina quattrocentesca - è

128. Per un caso, invero modesto, di soggezione, nel testo e nelle immagini, al modello
dell'Acerba, vd. C. CrociO LA, Lo scrittoio di un "acerbista"florentino del Quattrocento: ser Piero di ser
bッョ。」セイウ@ Bonaccorsi, in Studi offerti a Gianfranco Contini dagli allievi pisani, Firenze, Le Lettere-
Libreria Commissionaria Sansoni, 1984, pp. 67-111. '
129. Vd. V. MoLETA, Simone Martin i in a Tuscan 'Somme le roi', in« La Bibliofilia», vol. Lxxx\rn
1985, pp. 97-136; e cfr. Io., The 'Somme le roi'Jrom French court to Italia n city-state, in Patronage and
Public in the Trecento, Edited by V. MoLETA, fセイ・ョコL@ Olschki, 1986, pp. 125-58.

577
SEZ. IV · VERSO UN NUOVO SISTEMA DI VALORI

dedicato il saggio di D.A. Covr, Lettering in Fifteenth Century Fiorentine Painting, i!\'
«The ArtBulletin >>,vol. XLV 1963, pp. 1-17; allo stesso autore si deve un primo (e per
ora unico) repertc;>rio sistematico dei materiali, limitato tuttavia all'area, all'arco,
cronologico e alla tecnica contemplati nel saggio ci t.: Ir:i., The Inscription in Fifteenth
Century Fiorentine Pianting (Ph. D: Diss., 1958), New York-London, Garland, 1986;
.. ma una bibliogr. completa delle edizioni di testi epigrafici nei volgari italiani, con-
cepita!' articolata sul modello del repertorio di Zambrini-Morpurgo, è in prepara-
zione a cura di Lida M. Gonelli.
Fondamentale, per la tradizione delle scritture d'apparato, e in particolare per le
scritture"esposte in Italia, è il saggio di A.PETRuccr, La scrittura fra ideologia e rappre-
ウ・ョエセコゥッL@ in 'Storia 、・ャG。イエセ@ italiana, vol. m, to. 2/1, Torino, Einaudi, 1980, pp. 3-123,
poi ampliato in Io., La scrittl)ra. Ideologia e rappresentazione, Torino, Einaudi, 1986. Un
provvisorio inquadramento problematico della casistica, in specie filologica, della
tradizione italiana del volgare epigrafico è stato avviato in C. .CrociO LA, «Visibile
parlare»: agenda, in «Rivista di letteratura italiana)>, a. vn 1989, pp. 9-77 {quindi in
vol.: Cassino, Università degli Studi, 1992). Un gran numero di nuovi documenti è
criticamente indagato in «Visibile parlare>>. Le scritture esposte nei volga n'italiani dal Me-
dioevo al Rinascimento, a cura di C. CrocroLA, Napoli, Esr, 1995 (la maggior parte dei
saggi che compongono il vol. è cit, nel corso dèl capitolo). Il convegno di Cassino,
del quale il volume ora cit. raccoglie gli Atti, è stato affiancato da una mostra foto-
grafica (allestita a Montecassino e poi a Bologna, Ravenna, Siena), di cui è'in prepa-
razione il c.atalogo (un' 。ョセ、ーコゥッ・L@ in forma divulgativa, in C. CiocioLA, Visibile
parlare, in<( Storia e Dossier)>, a. vn n. 68' [clic. 1992], pp. 32-39). La riflessione critica
circa i temi in questione, e con riferimento alla tradizione pittorica del Rinasci-
mento italiano, si è di recente allargata ad àmbiti alloglotti: in partic., all'ebraico, a
opera di A. RoNEN, Iscrizioni ebraiche nell'arte italiana del Quattrocento, in Studi di storia
dell'arte sul Medioevo e il Rinascimento nel centenario della nascita di Mario Salmi, Firenze,
Polistampa, 1992, vol. n pp. 6or-24; e al greco, a セー・イ。@ di N.G. WrLSON, Greek In-
scriptions on Renaissance Paintings, in IMU, vol. xxxv 1992, pp. 215-52. Nella diversità 1

d'impostazione, le migliori introduzioni all'epigrafia medievale- prevalentemen-


te, ma non esclusivamente, lapidaria- sono アオ・ャセ@ di R. FAVREAu; Les inscriptions mé- .
diévales, Turnhout, Brepols, 1979 (con Mise àjourdel 1985), e di R.M. Kwos, Einfiih-
rung in di e Epigraphik des Mittelalters und der friihen Neuzeit, Darmstadt Wissenschaft-
liche Buchgesellschaft, I992'; eccellente, ma esclusivamente dedicato ai problemi
dell'epigrafia su pietra, è il manuale di l. Dr STEFANO MANZELLA, Mestiere di epigrafi-
sta. Guida alla schedatura del materiale epigrafico lapideo, Roma, Quasar, 1987.
Rinviando, per i temi specifici, alla bib.liogr. citata in nota, si aggiunge qui, o si
riepiloga, qualche indicazione di carattere piu generale. Per la tipologia delle firme
d'artista (latine) fino al Duecento, vd. M. VANNuccr, La firma dell'artista nel Medioe-
vo: testimonianze significatil'e nei monumenti religiosi toscani dei secoli XI-XIII, in« Bollet-
tino storico pisano)>, vol. LVI 1987, pp,. n9-38, e A. DIETL, <<In arte peritus >>. ZurTopik
ュゥエ・ャ。イ」ィセ@ Kiinstlerinschriften in Italien bis zur Zeit Giovanni Pisanos, in <( ROmische
CAP. ·VIII · SCRITTURA PER L'ARTE, ARTE PER LA SCRITTURA

historisch.e Mitteilungen», vol. xxrx 1987, pp. 75-125; e si aggiunga, per le aperture
trecentesche, il saggio di B. BREVEGLIERr, Il volgare nelle scritture esposte bolognesi. Me-
morie di costruzioni e opere d'arte, in<( Visibile parlare». Le scritture, cit., pp. 73-99; dello
セエ・ウッ@ è importante il recerÌte vol. Scritture e immagine. ie lastre terragne del Medioevo
·bolognese, Spoleto, CrsAM, 1993. Su caratteri e funzioni dell'iconografia politica nel-
l' Italia medievale si deve rinviare al p ili recente panorama, in Malerei und Stadtkultur
in der Dantezeic. Die Argumentation der Bilder, herausgegeben von H. BELTING und D.
BLUME, Miinchen, Hirmer, 1989, dal quale è agevole risalire alla ricca bibliogr. p re- ·
cedente. Per la funzionalità del!; integrazione di poesia volgare e arte civica nel Tre-
cento toscano· sono importanti gli ormai numerosi studi di M.M. DoNATO: Un ciclo
pittorico ad Asciano (Siena), Palazzo Pubblico e l'iconografia "politica"allafine del Medioevo,
in ASNP, s. m, vol. xvm 1988, pp. no5-272; Testi, contesti, immagini politiche nel tardo
Medioevo: esempi toscani. In marxine a una discussione sul73uon governo', in <(Annali del-
l'Istituto storico itala-germanico in Trento>), vol. XIX 1993, pp. 305-55; <(Cose morali, ・セ@
anche appartenenti secondo e' luoghi»: per lo studio della pittura politica nel tardo Medioevo
toscano, in Le forme della propaganda politica nel Due e nel Trecento, a.cura di P. CAMMA-
RaSANO, [Rome], École Française de Rome, 1994, pp. 491-51; un'articolata sintesi di
-problemi ed esempi in EAD., Immagini e iscrizioni nell'arte {politica"fra Tre e Quattrocen-
to, in« Visibile parlare». Le scritture, cit., pp. 341-96. Per le iscrizioni che accompagna-
no gli affreschi di· Palazzo Pubblico a Siena (Maestà di Simone Martini e ciclo di
Ambrogio Lorenzetti), vd. da ultimo F. BRUGNow; «Voi che guardate ... ». Divagazio-
ni sulla poesia per pittura del Trecento, in «Visibile parlare». Le scritture, ci t., pp. 305-39;
sulle iscrizioni della Maestà precedono G. VALERIO, Sull'iscrizione della 'Maestà' di Si-
mone, in SM, s. m, vol. xxvu 1986, pp. 147-62, è F. BRUGNOLO, Le.terzine dèlla Maestà'
di Simone Martini e la prima diffusione della 'Commedia', in MR, a. XII 1987, pp. 135-54,
con rimandi alla bibliogr. precedente. Per pitture e rime infamanti vd. G. ORTALLI,
«. .. pingatur in Palatio ... ». La pittura infomante nei secoli XIII-XVI, Roma,J ouvence,
1979, e F. SUITNER, Rime e pitture d'infamia, in Io., La poesia satirica egiocosa nell'età dei
Comuni, Padova, Antenore, 1983. L'ampia bibliogr. relativa agli affreschi del Cam-
posanto pisano è discussa, in un'originale prospettiva, da L. BATTAGLIA Ricci, Ra-
gionare nel giardino. Boccaccio e i cicli pittorici del 'Trionfo della Morte', Roma, Salerno Edi-
trice, 1987; dei contributi posteriori, si citi almeno C. FRUGONI, Altri luoghi, cercando
il Paradiso (il ciclo di Buffalmacco. nel Camposanto di Pisa e la committenza domenicana), in
ASNP, s. m, vol. xvm 1988, pp. 1557-643; per il delicato problema filologico fa anco-
ra testo l'importante studio di S. MoRPURGO, Le epigrafi volgari in rima del 'Trionfo del-
la mッイエ・セ@ del 1Giudizio universale e Inferno' e degli 2lnacoreti' nel Camposa·nto di Pisa, in
«L'Arte», a. II 1899, pp. 51-87; ma di Morpurgo, antesignano degli studi di "epigrafia
volgare" toscana, devono citarsi anche due contributi "civici": Un affresco perduto di
Giotto nel palazzo del Podestà di Firenze, Firenze, Caruesecchi, 1897, e Bruto, «il buon
giudice>>, nell'Udienza dell'Arte della Lana in Firenze, in Miscellanea di storia dell'arte in
onore di Igino Benvenuto Supino, Firenze, Olschki, 1933, pp. 141-63. Sul tema comples-
sivo di Trionfi e Danze macabre si deve rinviare a du.e studi non recenti: L. GuERRY,

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SEZ. IV · VERSO UN NUOVO SISTEMA DI VALORI

Le Thème du 'Triomphe de la Mort' dans la peinture italienne, Paris, Maisonneuve, 1950, e


Le danze macabre in Italia, Monografia di P. VIGO, Bergamo, Istituto Italiano d'Arti
Grafiche, 19or2 ; sull'Incontro la monografia di riferimento è quella di C. SETTIS
FRUGONI, Il tema de/t Incontro dei tre vivi e dei tre m'orti nella エイ。、ゥコッセ・@ medioevale italiana,
in AALM, s. vm, vol. xm 1967, pp. 145-251; piu in generale, vd. A. TENENTI, Il senso
della morte e l'amore della vita nel Rinascimento' (Francia e Italia), Torino, Einaudi, 1989 2 ;
e anche A. FRUGONI, I temi della Morte nell'affresco della Chiesa dei Disciplini a cャオウッョセ@
[1957], in In., Incontri nel Medioevo, Bologna, Il Mulino, 1979, pp. 217"49· Sulle te mari-
che relative ai testi figurati e all'illustrazione dei manoscritti, per le importanti
aperture di metodo si consulteranno, pur se indirizzati all'età alto medievale, gli At-
ti della xLI "Settimana" di Spoleto: Testo e immagine nell'alto Medioevo, Spoléto"Cr-
SAM, 1994 (molto importante, nel vol. 1, la prolusione di G. CAVALLO, Testo e immagi-
ne: una frontiera ambigua, pp. 31-62). In particolare, sulla miniatura "profana" di àmbi-
to fiorentino, vd. S. PARTSCH; Profane Buchmalerei der biirgerlichen Gesells;hafl im spiit-
mittelalterlichen Florenz. Der Specchio Umano des Getreidehiindlers Domenico Lenzi,
Worms, Werner' sche Verlagsgesellschaft, 1981. Un'utile sintesi, corredata da un'an-
tologia di testi, è quella di L. BATTAGLIA Rrccr, Parole e immagininella letteratura ita-
liana medievale. Materiali e problemi; Pisa, GEI, 1994. Ai reciproci influssi di arte e let-
teratura sono dedicati gli Atti del xn Convegno dell'A.I.S.L.L.I. (Toronto, Hamil-
ton, Montreal, 6-ro maggio 1985): Letteratura italiana e arti figurative, a cura di A.
FRANCBSCHBTTI, Firenze, Olschki, 1988; a vari aspetti del tema sono del restO con-
sacrati molti saggi di M. CrccuTo, raccolti nei voli. L'immagine del testo, Episodi di
cultura figurativa nella letteratura italiana, RÒma, Bonacci, 1990; Figure di Petrarca. Giot-
to, Simone Martini, Franco Bolognese, Napoli, Federico & Ardia, [1991]; Icone della parola.
Immagine e scrittura nella letteratura delle Origini, Modena, Mucchi, 1995. Sulla "proso-
pografia" degli artisti è, in chiave generale, molto importante il vol. di E. KRrs-0.
KuRZ, La leggenda dell'artista. Un saggio storico, Torino, Bollati-Boringhieri, 1989 2 · (ed.
· orig. 1934, 1979). A vario titolo si occupano, con importanti prospettive di metodo,
delle interferenze con la cultura artistica di autori italiani medievali e rinascimen-
tali: C.E. GrLBERT, Poets Seeing Artists' Work. Instances in the Italian Renaissance, Firen-
ze, Olschki, 1991; G .. Pozzr, Sull'orlo del visibile parlare, Milano, Adelphi, 1993 (dello
stesso atitore è fondamentale, per la campionatura delle forme di poesia "iconica",
La parola dipinta, Milano, Adelphi, 1981); M. BAXANDALL, Giotto e gli umanisti. Gli
umanisti osservatori della pittura in Italia e la scoperta della composizione pittorica 1350-1450,
Milano,Jaca Book, 1994 {ed. orig. 1971); C. DroNrSOTTI, Appunti su orti e lettere, Mi-
lano, Jaca Book, 1995.

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