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FRANCESCOJERACE
scultore
(1853-1937)
A cura di Erminia Corace
Testi di
Giovanni Russo
Carlo Stefano Salerno
Isabella Valente
LI
EdE
ERMINI A
CO RACE
Progetto e coordinamento editoriale: Errninia Corace
Consulenza editoriale: Isabella Valente
Riprese fotografiche: Pasquale dAndrea e Andrea Corazza
Editing: Luca Cattonaro
Fotolito: Studio Lodoli - Roma
Copyright 2002 Corace Erminia EJE edizioni darte
Via San Sotero, 38 - 00165 Roma
Via Nicol Paganini, 2 -34100 Trieste
Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro pub essere riprodotta o trasmessa in qual
siasi mezzo o con qualsiasi mezzo meccanico o altro senza lautorizzazione scritta di Ermiriia
Corace.
Materiale fotografico di propriet della curatrice
Le riproduzioni fotografiche sono state gentilmente concesse dal Museo Civico di Polistena.
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Sommario
7 Premessa
9 Introduzione
di Claudio Strinati
10 Presentazione
12 Notizie biografiche
di Erminia Corace
17 Francesco Jerace scultore
Dalla ricerca del bello nel vero alla scoperta del vero nel bello ideale
di Isabella Vatente
45 Opere a confronto
Un itinerario tra bozzetti, modelli e opere finite
Schede delle illustrazioni
a cura di Errniizia Corace e Cano Stefano Salerno
187 Francesco Jerace allopera
Processi creativi, metodi di lavoro e procedimenti tecnici
di Carlo Stefano Salerno
213 Francesco Jerace e Polistena
di Giovanni Russo
238 Bibliografia specifica su Francesco Jerace
243 Catalogo delle opere
252 Indice delle opere
)
Francesco Jerace ne/giardino del/a sua vi//a a Napoli
6
L
Premessa
na pubblicazione di un volume dedicato a Francesco ferace non una irzizitiva isolata ma si inseri
sce nellambito di una pin ampia attivitd avviata anni orsono con altre iniziative volte a valorizzare e afar
conoscere personalit del mondo della cultura e dellarte legate al sud dellItalia e iii modo particolare alla
Calabria. ia iprimi lavori intrapresi con questofine ricordo qui il documentario Calabria terra da scopri
re girato nel 1980, cui seguito un secondo documentario cinematografico molto apprezzato dedicato al
pittore caravaggesco Mattia Preti (1613-1699). Questa esperienza positiva ha stimolato la pubblicazione di
un volume dedicato a Mattia Preti edito nell 989, cui seguito un secondo volume pubblicato nei 1996
Lo studio moderno e critico della figura di Francesco Jerace, di orzgine calabrese, ma attivo a
Napoli; affidato a diversi studiosi della storia dellarte e di scultura, ha szgmficato questa volta il recupero e
la comprensione del sigmficato della sua attivita artistica particolarmente pena/izzata da una mancanza di
critica che ha contribuito a cancellarlo quasi del ti2tto dalpanorama della scultura del secondo Ottocento
e deiprimi quattro decenni del nostro secolo.
Per quanto sia prematuro ibbiettivo di presentare una monografia esaustiva (anche perch lo studio
di altri scultori dellOttocento italiano stato molto trascurato), illavorofatto ha consentito di raccogliere
un catalogo delle opere molto ampio, con tantissimi inediti e con approfondimenti di caratterefilologico e
storico-critico.
Questo lavoro stato possibile grazie alla partecipazione di diversi studiosi che hanno accolto con
molto entusiasmo questa iniziativa editoria/e con ldea positiva di dare un reale contributo alla conoscen
za diun artista che meritava di ritrovare un posto adeguato ne/panorama della storia dellarte italiana.
Un grande stimolo a questo progetto lo si deve a Giovanni Russo, direttore della Biblioteca di
PolLvtena, cittd natale diJerace, e Presidente degli studi Poiivtenesi La mia intenzione stata quella dicoin
volgere piii specialisti come Isabella Valente storica dellarte, che ha avviato una rivalutazione dello sculto
re con uno studio dedicato alla sua attivitd giovanile. Mi sono infine rivolta allarcheologo e restauratore
carlo Stefano Salerno, studioso di tecniche artistiche, che ha interpretato i metodi di lavoro e i processi
creativi di Francesco Jerace.
Una particolare sensibilitd stata trovata a Napoli dove lo scultore ha svolto quasi tutta la sua atti
vi/ lavorativa. TI Comune ha acquisito un nucleo di opere donate dagli eredi dellafamiglia esposte in colla-
horazione con la Sovrintendenza ai Beni Artistici e Storici nella mostra tenuta in Castel Nuovo nel 1999.
Un ringraziamento infine a Claudio Strinat sovrintendente ai Beni Artistici e Storici di Roma per
aver curato lintroduzione di questbpera.
ERMINIA CORACE
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Introduzione
erace un artista di notevole rilevanza su cui gli studi fino a oggi sono rimasti scarsi e scar
samente sistematici. Si tratta, invece, di una figura eminente che meritava un pieno recupero,
collocandosi in una posizione importante tra i poderosi naturalisti meridionali nati intorno
alla met del diciannovesimo secolo che sono rimasti, in qualche modo, schiacciati tra le glo
rie delle generazioni neoclassiche e quelle delle generazioni ormai attive nellambito del gran
de decadentismo europeo, nel fatale passaggio tra fine Ottocento e primo Novecento.
Certo Jerace fu partecipe di questi eventi ma la sua mentalit e la sua formazione sono
profondamente radicate in un mondo che fu presto messo in ombra dalla nuovaa Italia sorta
dalle lotte risorgimentali e decisa a ascendere al ruolo di una grande potenza europea.
In tal senso Jerace fu favorito dalla vasta e sicura diffusione, nel tempo della sua maturit
piena, dalla tipologia del monumento celebrativo, diffusa un po in tutta lItalia e, come ben si
vede da questo libro, svolse una attivit importante in tale campo, e in generale, in quella
della grande ritrattistica.
Mancava, dunque, una visione complessiva su1 nobile artista e il libro certamente in
grado di offrirla.
Largo spazio dato alla ricostruzione biografica ed era necessario per collocare meglio
lo scultore nellambiente in cui veramente si mosse spesso con funzione di autentico protago
nista.
Mancava, inoltre, un adeguato catalogo delle opere e il libro anche in tal seso arreca un
contributo di primaria importanza.
Certo una ricognizione tale da risolvere ogni problema filologico inerente alla carriera
dellartista sarebbe stata probabilmente prematura ma ci sembra di poter dire che questo libro
fornisca allappassionato e allo studioso una adeguata e larga messe di notizie, di documenta
zione fotografica e di riflessioni critiche, tali da poter ricostruire una immagine attendibile e
efficace di uno scultore da restituire al posto che merita nella storia delarte italiana.
CLAUDIO STRINATI
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Presentazione
da un certo tempo che si assiste a un rinnovato interesse da parte degli studi per la scultu
ra ottocentesca italiana. Una nuova attenzione si registra anche verso la scultura napoletana
che a partire dal secondo dopoguerra ha conosciuto un lungo momento di sfortuna critica.
Le ricostruzioni storiche, infatti, hanno tralasciato, pi o meno volutamente, i nomi degli
scultori napoletani salvando solo quelli dei non si poteva fare a meno, la cui notoriet aveva
resistito alla dura prova delle guerre e delle avanguardie.
Sono fonte infatti negli ultimi anni le monografie su Gemito, Renda, Amendola, men
tre degli anni Ottanta quella su dOrsi, insieme con una numerosa messe di saggi con tagli
pi generali o pi dettagliatamente monografici. Questo, bisogna anche dirlo, perch nata
una nuova generazione di storici dellarte che, insieme con qualche esponente della pi vec
chia, ha sentito il bisogno non solo di recuperare il dimenticato, ma di riscrivere il gi detto,
secondo una pi giusta prospettiva storica.
Quando si parla di scultori napoletani chiaro che si parla di scuola napoletana. Infatti,
Napoli, grazie al suo ruolo di capitale del Regno prima e di centro della cultura artistica dopo,
stata sempre un polo di attrazione soprattutto per gli artisti del meridione dItalia. Si pensi,
infatti, ai pittori, ai pugliesi De Nittis, Torna e Altamura, ai calabresi Morani, Santoro, Salfi,
Talanico, ai siciliani Leto, Sciuti etc. Si pensi poi agli abruzzesi, ai fratelli Palizzi, a Michetti.
Anche per quanto riguarda la scultura, gi dagli inizi del secolo XIX si registra un esodo verso
Napoli, che, come centro di febbrile attivit, era in grado di garantire una vita artistica in con
tinuo divenire. Grazie, infatti, allAccademia di Belle Arti, alla Societ Promotrice, che orga
nizzava in media una mostra allanno, ai vari circoli, al sistema informativo, agli apparati criti
ci, alle possibilit insomma che la grande citt era in grado di offrire, si erano potuti stabilire
degli agganci con le grandi mostre nazionali e internazionali e dei ponti con le maggiori capi
tali europee, in primis Parigi.
Giunsero a Napoli da Polistena, Reggio Calabria, non soltanto i tre fratelli Jerace ma
anche i Morano e poi Giuseppe Renda. Dei tre fratelli Jerace, Francesco, Vincenzo e
Gaetano, i primi due furono due figure di spicco dellarte tra fine Otto e inizio Novecento.
Gaetano, rimasto maggiormente nellmbra, soprattutto a causa del carattere schivo, anche
se stato un valente pittore con una certa presenza nel panorama espositivo napoletano e
nazionale. Vincenzo una figura poliedrica: stato pittore, grafico, intellettuale, architetto,
lo
ingegnere, scultore, ceramista, decoratore, incarnando pienamente lidea dellartista allavan
guardia. Francesco, con un passato da pittore che pochi conoscono, stato un grande scultore,
talmente importante storicamente che sembra incredibile e appare inaccettabile la sua quasi
totale dimenticanza alle ricostruzioni novecentesche. E necessario pensare, per esempio, che
Jerace fu in contatto con il mondo artistico internazionale, con i rappresentanti dellintelli
ghenzia italiana ed europea, con i maggiori esponenti della politica nazionale ed estera.
Esiste su Francesco Jerace una numerosa bibliografia coeva, mentre dobbiamo attende
re il 1987 per avere una prima sistemazione con taglio monografico della sua opera, con il
volume dellAmministrazione Provinciale di Catanzaro, a cura di 5. Santagata, legato alla
donazione dei gessi alla Provincia catanzarese; seguono poi, oltre le varie voci biografiche
comparse qua e l, il saggio di Isabella Valente sui primo percorso dello scultore, comparso
sulla rivista scientifica Dialoghi di Storia dellArte del 1996; le schede in Civilt
dellOttocento. Le arti figurative, il catalogo della mostra di Napoli 1997-98; lattenzione data-
gli nella mostra di Rende Lanimo e lo sguardo. Pittori calabresi dellOttocento di Scuola
napoletana del 1997-98, a cura di Tonino Sicoli e di Isabella Valente; il volumetto uscito nel
1999, in occasione della donazione al Comune di Napoli di altre opere da parte degli eredi, a
cura dellAssessorato allIdentit Cultura e Promozione Immagine dello stesso Comune, con
uno scritto di M. Mormone e il contributo dedicato allo stesso evento dalla Valente nella rivi
sta di storia dellarte O.N. Ottonovecento (nn 1-2/1999)
Con questa prima monografia, curata da Erminia Corace e con i contributi di studiosi
impegnati da molti anni al recupero di questo grande artista, si vuole tamponare in parte le
norme lacuna, con la speranza che presto nei nuovi testi che stanno nascendo sulla scultura
italiana ed europea dellOttocento Jerace possa riavere quel ruolo che ha coperto nel corso
della vita.
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Notizie biografiche
rancesco Jerace nacque a Polistena, in provincia di Reggio Calabria, nel 1853 da
Fortunato e Maria Rosa Morani. Il nonno materno Francesco, aveva ereditato una bottega
artistica da suo padre, Fortunato capostipite di una famiglia di abilissimi intagliatori, deco
ratori e modellatori in stucco noti in tutta la regione. Frangipane (1924 pp. 24-25) lo descri
ve come scultore in legno e modellatore di stucco e disegnatore di architettura, cio una
figura artistica poliedrica in grado di operare con altri artisti come ad esempio Emanuele
Papero di Monteleone,con il quale, secondolo stesso Frangipane era in rapporto.
I Morani erano originari della provincia di Catanzaro da dove si erano spostati ai
tempi della rivolta contro i francesi.
A Polistena quindi Fortunato Morani stabil la sua bottega, che ben presto divenne
un noto posto di ritrovo per artisti provenienti da tutta la provincia. Proprio a Polistena ini
ziarono la loro attivit due figli di Fortunato, Vincenzo e Domenico, attivi a Roma e a
Napoli e in particolare nella abbazia di Cava dei Tirreni che ancora oggi ricca di sculture
e dipinti dei due fratelli polistenesi. Il terzo figlio, Francesco Morani, eredit la bottega
paterna a Polistena ove continu a svolgere la attiviti del padre (il pi noto dei Morani fu
senza dubbio Vincenzo, pittore di un certo interesse).
Fortunato ebbe numerosi allievi tra cui anche Francesco Jerace, il quale, secondo
quanto riferisce A. Frangipane (1924) ebbe proprio la sua prima formazione, accanto a pit
tori, scultori, intagliatori e disegnatori, dimostrando precoci capacit. Frangipane riferisce
anche che alla famiglia appartenevano artisti da molte generazioni, tra questi ad esempio
Mastro Severo de Jerace che, ne XVI secolo collabor a Napoli e a Montecassino con
Andrea da Salerno, o appartenne ad essa Michelangelo Jerace, noto musicista del XVII
secolo frangipane.
Le notizie biografiche relative alla prima attivit dello scultore sono narrate da
Frangipane in maniera appassionata specialmente per quanto riguarda il difficile avvio
della sua attivit a causa della ostilit della stessa famiglia Jerace che aveva previsto per il
ragazzo un futuro da prete piuttosto che da artista, e che ostacol in ogni modo il giovane,
anche quando, nel 1869, allet di 16 anni, privo di mezzi si rec a Napoli sperando nel
sostegno dello zio pittore che, allineandosi sulle posizioni della famiglia, gli neg ogni
forma di aiuto.
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Tuttavia il ragazzo ottenne una borsa di studio dal comune di Polistena, che gli con
sent di intraprendere gli studi presso lIstituto di Belle Arti di Napoli. Qui conobbe Enrico
Alvinio, Giuseppe Mancinelli, Gabriele Smargiassi, ma anche Tommaso Solari; fu poi in
contatto con i riformatori Filippo Palizzi e Domenico Morelli, suoi insegnanti di pittura;
ricevette un importante stimolo al verismo da Stanislao Lista propugnatore di opere prive
di preconcetti accademici.
Le relazioni con gli insegnanti furono ottime ma secondo una testimonianza della
famiglia sembra che fu il suo insegnante Domenico Morelli ad indirizzarlo verso la scultura
poich, essendo egli un valido pittore, avrebbe messo in difficolt altri giovani colleghi
sostenuti da Morelli stesso. Frangipane non manca di osservare come Morelli avrebbe inol
tre aiutato Vincenzo Gemito che definisce conterraneo di Morelli, favorendolo nellavvio
della carriera.
Fu cos cl-le con la guida di coloro che Jerace considerava i suoi maestri pi importan
ti, Tito Angelini e Tommaso Solari, si avvi ad una produzione artistica che, maturatasi
sulle basi di un deciso neoclassicismo trasmessogli allIstituto di Belle Arti soprattutto da
Angelini, si orientava decisamente verso le nuove istanze veristiche in piena espansione.
Lambiente culturale che egli frequentava assieme ad Angelini, Altamura e Solari, fu
quello di Francesco De Sactris, attorno al quale ruotavano artisti come Amendola, dOrsi, i
palizziani e Andrea Cefaly. Con questi strinse una particolare amicizia condividendo la
stessa preoccupazione per le condizioni culturali ed economiche della Calabria che vide
impegnato in modo particolare lo stesso Cefaly, sia con la produzione di opere di denuncia
sociale, che con iniziative di carattere culturale come la fondazione della Scuola dArte di
Cortale.
Andrea Cefaly, nato a Cortale, Catanzaro, nel 1827 fu anche deputato al parlamento; la
sua figura artistica stata recentemente rivalutata con una mostra e un catalogo a cura di
Tonino Sicoli e Isabella Valente (Andrea Cefal e la Scuola di Corta/e, Catanzaro, 1998).
Francesco Jerace inizi a cercare di affermarsi e farsi conoscere partecipando a nume
rosi concorsi. A ventanni tent a Roma il Pensionato, riportando il solo successo artistico
senza la pensione. Riprov il concorso del pensionato Stanzani de Virtuosi del Pantheon
che vinse. La difficolt dellaffermazione del giovane calabrese sottolineata da
Frangipane il quale ricorda come da giovane Jerace leggendo un pregiudizio nei criteri di
valutazioni della commissione della Promotrice napoletana, propose due tele, delle quali
quella firmata da uno pseudonimo fu accettata, mentre laltra, firmata col suo vero nome, fu
rifiutata (ne segu un gesto un gesto plateale quando il maestro volle riprendersi la tela
accettata tagliandola con un temperino).
La prima importante commissione fu il monumento per la famosa matematica Mary
Sommerville, voluto dalla figlia Marta nel 873. Allora lo scultore aveva lo studio ricavato in
un basso di Napoli presso il Parco Grifeo. Da quel momento si svilupparono importanti
occasioni di lavoro: dalla commissione dellimperatore Pedro TI del Brasile a quello della
tomba del Lord Lamb di Londra a quella delle decorazione della Villa La Fiorita di
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Capodimonte, di propriet della famiglia Meuricoffre. Proprio il console Meuricoffre fu
tra i pi affezionati clienti, Jerace nel 1875 scolp anche il monumento funerario, oggi nel
vecchio cimitero britannico di Napoli.
Contemporaneamente partecip a numerose esposizioni nazionali e internazionali
grazie alle quali si fece conoscere confrontandosi con il mercato europeo; anche la sua pro
duzione novecentesca pur rimanendo vincolata alla tradizione del secolo precedente estra
nea ai movimenti artistici pi innovatori, riscosse un grande successo, anche se oscurato
dalle correnti di avanguardia.
Il suo successo fu comunque incontestabile, a cominciare dalle premiazioni ottenute
con la Victa, presentata nel 1880 allEsposizione di Belle Arti di Torino della quale opera
furono richiesti ben diciotto esemplari.
Come spesso accadeva in queste esposizioni gli scultori realizzavano dei modelli in
gesso traducendoli poi in marmo unicamente a seguito della richiesta da parte di un acqui
rente; questo il caso del Gtiappetiello di cui esistono addirittura due modelli in gesso di
differenti dimensioni (si veda la relativa scheda di catalogo).
La sua attivit principale fu dunque quella di eseguire ritratti di personaggi di rilievo
e monumenti funebri per famiglie pi illustri. La figlia dello scultore, Maria Rosa, in una
sua breve biografia elenca un importante numero di opere eseguite dal padre soffermando
si anche nella descrizione della frequentazione dello studio continuamente visitato da per
sonaggi famosi italiani e stranieri tra i quali i Colonna, i Carafa, i Del Balzo, i Filangieri, gli
Alvarez da Toledo, i Ravaschieri, gli Imperiali, i Ruffo, gli Avarna, i Somma, i Guevara, gli
Suardo, i Caracciolo, i Grifeo, i Capece, gli Acton, i Sanseverino, i Dentice e via dicendo;
costoro richiedevano di volta in volta un monumento, un busto ideale, o un vero e proprio
ritratto. Un campo importante di attivit furono anche le commissioni pubbliche ottenute
con la partecipazione a numerosi concorsi: dal monumento per il Beethoven, 1895, a
Donizettz 1897, dal Frontone dellUniversit di Napoli, 1910, alla statua del Generale
Gabriele Pepe, 1913, al Gruppo bronzeo del Vittoriano, 1911, e altri.
A queste opere di genere commemorativo, spesso aspramente criticate, si accompa
gn una produzione di busti femminili, da Jerace stesso definiti busti ideali, che furono
allora molto ricercati dai collezionisti.
Dopo la Victa videro la luce Arianna, esposta per la prima volta a Londra nel 1886,
Ereolanea e la Fiorita, entrambe presentate nel 1891 allEsposizione Nazionale di Palermo;
Hadria, che ricevette grandi elogi nel 1905 allEsposizione Internazionale dArte di Venezia,
Era di maggio, conservata presso lAmministrazione Provinciale di Reggio Calabria, Nosside,
del 1920, in due versioni oggi conservate luna presso il Comune di Reggio Calabria, laltra
presso il Museo Civico in Castel Nuovo a Napoli. Lo scultore visse quasi sempre a Napoli
fino al 1937 operando nello studio di Via Crispi, con un numero limitato di aiutanti tra cui
Luigi Matafora, recentemente scomparso, che fu il suo principale collaboratore.
La presenza di Anna Barbieri nello studio di Jerace, con il quale collabor per diversi
anni, fu unesperienza appassionante e di grande amicizia; ma dal punto di vista artistico
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ebbe fine quando la donna si trasfer a Catanzaro. Tuttavia Anna Barbieri non eredit latti
vit del maestro; infatti si pu dire egli non ebbe veri e propri allievi. Secondo la testimo
nianza orale dello stesso Matafora, lo scultore era un lavoratore infaticabile che amava pro
gettare ed eseguire direttamente le sue opere. Egli mantenne un costante rapporto con la
sua terra drigine cui rimase sempre affettivarnente legato; fu costantemente vicino anche
alla sua gente e don alla cattedrale di Reggio Calabria le due statue di San Paolo e Santo
Stefano di Nicea e il Monumento ai Caduti su 1Lungomare della stessa citt.
Nel 1967 la figlia di Francesco Jerace, Maria Rosa, ha donato allAmministrazione
Provinciale di Catanzaro una parte della collezione dei gessi del padre, con lespressa con
dizione di esporli nel Museo Provinciale della citt per onorare la memoria del maestro.
Tale operazione, di enorme valore, ha subito purtroppo molte traversie, al punto che i gessi,
che gi avevano avuto diversi danni durante il poco accurato trasporto da Napoli fino a
Catanzaro, sono rimasti dimenticati in un magazzino per molti anni. Quando finalmente
lAmministrazione Provinciale si decisa ad esporli, le loro condizioni erano veramente
gravi, e si reso necessario un lungo e delicato restauro per restituirli alloro aspetto origi
nario.
Nel 1986, dunque, ben ventanni dopo la generosa donazione, i gessi sono stati final
mente collocati a Catanzaro nella Gipsoteca Francesco Jerace ed esposti allammirazione
del pubblico.
Nella sua citt natale, Polistena, rimangono alcune opere giovanili come la Madonna
delluna, dipinto eseguito allet di sedici anni, il Volto di Cnivto e un Ritratto di donna in bron
zo in deposito presso il Museo Civico, laltare con il dipinto raffigurante lUltima Cena e
lAltare in marmo con decorazioni in bassorilievo presso la Chiesa Matrice. A queste opere
se ne aggiungono altre donate dagli eredi al Comune di Napoli mentre a Polistena il
Comune ha recentemente acquistato la casa natale di Jerace, per la quale previsto un ade
guato intervento di restauro che la render un museo permanente dedicato allo scultore.
ERMINIA CORACE
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Francesco Jerace scultore
Dalla ricerca del bello nel vero
alla scoperta del vero nel bello ideale
on la scomparsa di Francesco Jerace nel 1937 si interrompeva unintensa attivit di
scultore sicuramente ancorato alla tradizione rispetto alle avanguardie novecentesche e con
un percorso parallelo agli sviluppi del linguaggio di primo Novecento in continuo muta
mento. Questo legame con la tradizione solo in parte giustifica la scarsa considerazione di
cui Jerace stato fatto oggetto sia in sede critica sia in sede di ricostruzione storica a partire
dal secondo dopoguerra.
Bisogna attendere, a parte i frammentari articoli comparsi qua e l soprattutto sulle
riviste Brutiurn e Nosside, il volume a cura dellAmministrazione Provinciale di
Catanzaro e di S. G. Santagata, uscito in occasione della donazione di una parte della gipso
teca alla Provincia catanzarese 1, per incontrare una prima ricostruzione della sua attivit.
Eppure Jerace, guardando a posteriori il tracciato della scultura italiana della seconda
met dellOttocento, stato sicuramente uno degli scultori pi attivi e uno dei pi innovati
vi; certamente stato uno dei pi richiesti dal mercato nazionale e internazionale.
Infatti sue opere sono non soltanto in tuttItalia, da Reggio Calabria a Bergamo, a
Trento, ma sono disseminate in collezioni pubbliche e private in Germania, Francia,
Olanda, Inghilterra, Scozia, Polonia, Grecia e finanche nelle Americhe e nelle Indie.
Dopo un mio saggio del
19962,
il nome di jerace recentemente tornato allattenzione
del grande pubblico e degli studiosi in occasione di due eventi di notevole importanza, le
sposizione Dai Borbone ai Savoia. Le artifigurative a Napoli nellOttocento 3 allestita alla fine del
1997 al Museo di Capodimonte e la donazione di un cospicuo nucleo di opere alla citt di
Napoli da parte degli eredi, avvenuta giuridicamente gi nel 1990 ma ufficializzata con una
mostra in Castel Nuovo nel 1999.
Di fronte a un artista che ha lasciato un tale corpo di opere arduo e improponibile in
questa sede procedere a una esaustiva ricostruzione analitica della sua attivit. Pertanto,
questo contributo vuol essere solo un attraversamento dellopera di Jerace, toccando i mag
giori episodi della sua produzione.
Dopo larrivo a Napoli e la frequentazione al R. Istituto di Belle Arti dei corsi di Tito
Angelini, Jerace fu subito notato dalla critica gi alla sua prima apparizione in pubblico,
quando alla mostra della napoletana Societ Promotrice di Belle Atti del 1871 espose due
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pezzi, il bassorilievo in gesso raffigurante Nidia cieca e il busto in terracotta del Padre
Girolamo Marafioti. In essi venivano messe in evidenza le doti di verit grandissima e di
quello stile moderno efficacissimo pel quale la scultura d la mano alla pittura 5,cio un
fare bozzettistico avviato in pittura da Domenico Morelli, un procedere per pennellate
veloci, abbozzate, che sembrano quasi confondere nella luce le figure. In questo modo
Jerace lavora nei primi anni il bassorilievo, utilizzando la tecnica impressionistica e boz
zettistica pi consona alla resa veristica del soggetto. Della Nidia cieca, infatti, tema trattato
non soltanto nelliconografia del primo romanticismo, ma anche nella pittura di ambito
morelliano del decennio 1860-70, Jerace accentua lintensa espressivit del volto segnato
dalla tragedia evitando qualsiasi riferimento alla tradizionale iconografia e lasciando soltan
to al titolo la possibilit di una sua identificazione.
Nella posizione del volto di tre quarti e nella disposizione naturalissima dei capelli,
nella trattazione degli occhi e della bocca socchiusa, nel delicato e impalpabile passaggio di
ombre che modellano gli zigomi, il mento, il collo si possono ravvisare segni della lezione
del realismo che Jerace evidentemente ha gi maturato a quella data, pur provenendo dagli
insegnamenti del neoclassico Angelini.
Proprio tali elementi per pongono una distanza fra la Nzdia e la Testa barbzita in basso
rilievo in gesso del Comune di Polistena, pur eseguita pressoch nello stesso periodo (que
stultima del 1870). Il volto di Nidia che emerge di tre quarti dalla superficie del gesso,
accennando a un inizio di movimento rotatorio, mostra infatti una lezione pi aggiornata
rispetto al profilo virile che si staglia nettamente sulla superficie piana del fondo; cos come
lesecuzione della capigliatura, libera e disinvolta nella Nidia, si contrappone a quella ordi
nata e disposta secondo canoni classici, nella Testa barbuta. Entrambe le teste propongono
una citazione classica nel taglio del collo che mostra lo spessore del gesso a rilievo, con un
andamento trasversale rispetto alla verticalit della composizione, citazione forse delle teste
raffigurate nelle monete quattro-cinquecentesche, visibili sia nel Real Museo Borbonico,
nel Monetiere Farnese, sia nel repertorio didattico a uso scolastico degli allievi
dellAccademia.
In un interessante articolo di Vincenzo Torelli si legge: Io lodai molto il signor Jerace,
giovane scultore allievo dellAngelini, che fatta una bella testa di Nidia cieca E...] mi disse che
il padre gli manda quindici lire al mese, la Comune altre quindici, e con trenta lire deve
vivere e vestire, pagar casa e procacciarsi creta e modelli. Di questa Nidia, mi disse, aver
fatta una statuetta intera, qt/art2a, che gli piaceva tanto; aver chiamato il gessajuolo, che vole
va per formarla cento franchi. Aspett pii giorni per vedere se potesse unire quella som
metta, ma lumida creta si crepol tutta, ed egli la ruppe, salvando quella trista faccia, che
labbiamo lodata 6.
La modernit del linguaggio di Jerace, indirizzato verso accenti realistici, si nota mag
giormente se si paragona lopera alle altre raffigurazioni dello stesso soggetto, riportato in
auge dallorientamento morelliano, come per esempio il coevo dipinto di Federico
Maldarelli Nidia cieca che tasta il volto di Joize per farsi ragione della bellezza di lei (Torino, Museo
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Civico) presentato alla Mostra Nazionale di Parma del 1870v.
Nel 1871 furono applaudite due opere in terracotta di due giovani scultori napoletani
coetanei di Jerace: il Bruto, saggio del pensionato romano di Vincenzo Gemito, e il Salvator
Rosa di Achille dOrsi, grande al vero; questultimo venne esposto nella stessa mostra in cui
era presente la Nidia cieca di Jerace. Mentre il Salvator Rosa di dOrsi condivide con la Nidz,
partecipe dellorientamento morelliano, la ripresa ditemi storici gi trattati dai romantici
ma riproposti nellottica di verit di cui si fece portavoce la famosa formula morelliana delle
cose non viste ma immaginate e vere, il Bruto gernitiano, pur nella trattazione obbligata
del tema previsto dal concorso, si volge ad un verismo pi radicale. Gemito infatti in que
stepoca solca la strada dello studio del vero nel soggetto, visto e plasmato nella luce.
Il Giocatore di carte di Gemito, esposto alla Promotrice del 1870, testimonia quanto
detto. Questopera, un gesso patinato a bronzo del Museo di Capodimonte di Napoli, dan
neggiata durante lultimo conflitto e poi ricostruita, raffigura un ragazzo accovacciato che
gioca a carte, registrato nel catalogo della Promotrice coi titolo I/vizio (Ho le scomunica!) 8.
Nello stesso anno Gemito aveva terminato anche il suo Malatiello in terracotta (ora al
Museo Nazionale di San Martino di Napoli) aprendo in tal modo il discorso sui microco
smo infantile e popolare da lui indagato e offrendo quindi agli altri scultori lesempio di un
nuovo ricco repertorio di soggetti cui io stesso Jerace non si sottrae: basta osservare la sua
prima versione dei Guappetieio in gesso datata 1870 (Napoli, collezione privata), replicata
pi tardi con lesemplare esposto alla Promotrice del 1875.
Il Guappetiello di Jerace il ragazzotto che la fa da padrone, ma che poi in realt riflet
te lo strato pi povero della societ fondendosi con la vita del vicolo e con il suo sudiciu
me 0.Mentre il filone fu ampiamente approfondito da Gemito, fu subito abbandonato da
Jerace la cui attenzione alla monumentalit classica evidentemente era in nuce gi in quella
fase come, peraltro, testimoniano gli studi eseguiti sulla scultura di Michelangelo. Pertanto,
nonostante i numerosi esemplari del Guappetieio, realizzati anche successivamente al 1870
per soddisfare le esigenze del mercato e del collezionismo, Jerace non continuer le sue
ricerche in questo senso. Il Guappetieio sar poi replicato in misure maggiori, a grandezza
naturale, per la Mostra Nazionale di Napoli del
187711
(il gesso a Napoli, Museo Civico in
Castel Nuovo) e allEsposizione Universale di Parigi del 1878, dove lartista invi un esem
plare in bronzo. Questultimo figurava accanto al Pescatore napoletano in bronzo di Gemito,
ritraente un bambino grande al vero che, seduto su se stesso, facendo pressione sulle
gambe in tensione, stringe un pesce appena pescato che, guizzando, vuole sfuggirgli.
Lestremo naturalismo di Gemito, evidenziato nella posizione naturalissima del ragazzo,
nei capelli scomposti e asciugati dai sole e dai mare, nella tensione muscolare delle gambe,
nella lucentezza della pelle abbronzata e persino nella scivolosit del pesce e nel suo repen
tino e nervoso guizzo. innestato su unimpalcatura ellenistica, riscosse un enorme successo,
per cui iopera spian la strada a molti altri artisti che da allora avrebbero condiviso quello
stesso filone.
19
Nel 1878 a Parigi Jerace proponeva anche il gruppo in gesso di Eva e Luczfero 12che,
come Nidia era tratta dal romanzo di E. Bulwer Litton Gli ultimi giorni di Pompei; questo era
ispirato a un altro romanzo romantico, il Caino di Byron, partecipando al rinnovamento del
terna registrato appunto in questi anni. Tra le opere di quel periodo ispirate al Cazzo lettera
rio necessario menzionare il Caino e sua donna di Giovan Battista Amendola presentato
alla Mostra Nazionale di Napoli del 1877 e riproposto accanto al gruppo jeraciano a Parigi
nel 78, mentre in pittura vorrei ricordare almeno il Caino di Andrea Cefaly (Catanzaro,
Museo Provinciale) anchesso in mostra a Napoli nel 77. Con Amendola, suo amico, Jerace
ebbe modo di confrontarsi: se nel gruppo amendoliano prevalente il dato naturalistico e
il nuovo concetto entrato nellarte di brutto in quanto vero, in Jerace ladesione al reali
smo non mai a discapito dellidea del bello e di un certo godimento estetico della forma 13 .
Fu la Mostra Nazionale di Torino del
188014
loccasione in cui Jerace raggiunse una
posizione di rilievo. Qui tra le sette opere esposte il gruppo in gesso del Soggetto romano,
noto anche come Trionfo di Germanico, e il busto in marmo della Victa 5riscossero il plauso
generale del pubblico e della critica, ufficiale e non.
Il dibattito sulla scultura a Torino fu accesissimo. Le due tendenze dominanti, tra loro
opposte al punto tale da non ammettere pssibili compromessi, erano il naturalismo estre
mo, scevro da ogni bellezza formale riscontrabile nel Pmximus tuus di Achille dOrsi, pre
sentato appunto a Torino 6,e quello che allora appariva un nuovo indirizzo fondato sulli
dea del bello coniugato al vero, con implicite significazioni ideali tout court e teso a media
re fra le reminiscenze dellantico e le nuove esperienze veristiche, di cui la Victa era la prima
rappresentante.
La critica si spacc; ma i pi attenti, che avevano colto le novit nei due indirizzi, li
condivisero entrambi. Il critico Ferdinando Fontana ad esempio comprese con grande
intuito e sensibiliti sia la portata innovativa dellopera di dOrsi sia quella diJerace. Filippo
Filippi, che invece propendeva per il secondo orientamento, nel porre Jerace al di sopra
degli scultori napoletani e definendo la Victa lopera pi perfetta dellintera esposizione,
scrisse: A Napoli glingegni giganteggiano, le arditezze sono pi coraggiose, la modernitt
dellarte si palesa con pi vigore e splendore. Jerace il Morelli della scultura, come DOrsi
n il Michetti. {...J Mentre Jerace e Franceschi espongono lavori in cui si fondono il vero col
bello, il reale collideale, nei quali avvi un concetto che eleva lo spirito {...], dallaltra parte il
DOrsi col suo naturalismo intransigente, col suo sprezzo di ogni bellezza ideale di forme,
corre il pericolo desagerare, di escire dal compito dellarte sua, di cadere in quel triviale, in
quel volgare che si pu accettare forse nellAssommoir e nella Nanc, non gi nelle opere del
larte rappresentativa, della scultura in ispecie 17 .
Tra le opere di Jerace presentate, la Mariella in bronzo - in cui predomina laccento
naturalistico e della quale fu scritto tipo evidente preso da persona viva 18- , a mio parere,
identificabile con la testa femminile in terracotta pubblicata col titolo La napoletana nel
volume a cura dellAmministrazione Provinciale di Catanzaro nel 1987, opera che, a quella
data, si trovava in una collezione privata catanzarese 19 .
20
La Marion deriva dal poemetto Rolla di Alfred de Musset, in cui si concretizza la dia
gnosi del male romantico, approfondita poi nella Confession dun enfant dii sicle del 1836.
Marion, che raffigura la cortigiana adolescente mentre dorme stringendo nella mano la
croce del girocollo 20 ,fu molto apprezzata per la grazia del modellato; a questa Jerace coniu
ga la straordinaria veridicit dei dettagli, come le pieghe del lenzuolo scomposto e lo smer
lo del cuscino.
Il Fontana scrisse: La Marion diJerace per me riuscitissima; dal momento che il sog
getto scelto lo obbligava alla somma difficolt di ritrarre una creatura femminile nel punto
indeciso dello sviluppo delle sue membra, non v dubbio che egli questo suo argomento
lha svolto colla tenacia pi lodevole [...] colla naturalezza pi fedele; E - aggiunse ancora il
Fontana - egli ha saputo dare a tutto lassieme dellbpera sua un profumo di grazia e di senti
mento delicatissimo che fa dimenticare persino la ingrata angolosit di certe linee in quel
corpo di giovinetta ancora in formazione 2.Fontana mise in evidenza una delle maggiori
caratteristiche di tutte le sculture diJerace, lidentificazione dellartista nel soggetto, limme
desimazione in unidea altrui talmente profonda e sentita da dimenticare se stesso:
appunto unaltra di quelle qualit da cui [sic] vanno contraddistinti tutti coloro i quali nac
quero veri artisti, poich da questa agilit di mente, da queste assimilazioni cos complete
da far dimenticare per poco persino il proprio modo, si ritraggono i migliori profitti, primo
fra tutti quello di rompere la mano ad ogni difficolt 22 .
Il Sast mio rappresenta una bambina che stringe in braccio un gatto fasciato come un
neonato (il modello era uno dei numerosi gatti di Edoardo Dalbono). Lbpera, che fu
modellata in gesso da Jerace nel 1875, mentre si garantiva un discreto successo, perch
espressione di un genere grazioso e portatore di buoni sentimenti, non riscontrava il con
senso di quella critica che aveva applaudito la scultura potente della Victa, del Trionfo di
Germanico, del Proximus tuus dorsiano o dello Spartaco del Ferrari 23 .
Viceversa, pensando alla Victa e al Trionfo di Germanico, Lorenzo Salazar ad esempio
avrebbe scritto: ... Jerace ha saputo mirabilmente fondere con nuova armonia lantico clas
sicismo col verismo, lideale col reale, la linea col sentimento, dando alla freddezza del
marmo il fremito della vita, compendiando nel proprio stile i pregi di varie scuole 24 .E il
Verdinois: Il Germanico ..i un gruppo, pi grande del vero, di tre legionari romani, con a
piedi le spoglie dei vinti. Uno, abboccata la buccina ricurva, fa echeggiare laria di uno
squillo trionfale; un altro squassa col braccio poderoso il vessillo vendicato; il terzo incide
sul macigno il nome delle soggiogate nazioni 25 .
Col Tiionfo di Germanico, detto anche Soggetto romano nel catalogo della mostra, Jerace
ottenne il premio di diecimila lire destinato ai gruppi in gesso, diviso con Maccagnani per
il Combattimento del Reziario col Mirmiione e con Ferrari e Ximenes autori rispettivamente
dello Spartaco e del Ciceruacchio.
Lopera diJerace fu pensata in risposta al Monumento adArminio che i tedeschi aveva
no innalzato il 16 agosto 1875 a Grtenburg, dimenticando che Giulio Cesare Germanico
dopo sei anni aveva vendicato il padre Varo, vinto da Arminio nel 9 d.C., infliggendo ai teu
21
tonici una terribile sconfitta. Il Monumento ad Arminio dello scultore Joseph Ernst Bandel
(li Anspach ebbe notevole e immediata eco, come dimostra larticolo riportato da
LIllustrazione Universale addirittura pochi giorni dopo linaugurazione 26 .
Lo scultore conosceva il Monumento ad Arminio sicuramente attraverso fotografie e
incisioni; possedeva, inoltre, una stampa romantica intitolata Thzisnelda im triumphzug des
Germamcus (propriet eredi Jerace) e conosceva sicuramente il dipinto di Carlo di Piloty
7isnelda nel Trionfo di Germanico riprodotto e diffuso da LIllustrazione Universale
nel
187427.
Ma, a differenza di questbpera, rigida nella sua tradizionale impalcatura composta da
statua in piedi su basamento 28 , la cui figura risulta connotata da unimpronta di vanagloria
retorica, Jerace pensa al Germanico in una composizione aperta, che presuppone uno svol
gimento orizzontale della scena quasi narrata. Non esiste pi il basamento o un qualsiasi
rapporto tra questo e il protagonista. Anzi, questi addirittura ripreso di spalle in una splen
dida citazione michelangiolesca del torso dellErcole e Caco di Casa Buonarroti. Il modellato
solido e potente e, seppur memore del classicismo delle forme, non identificabile in
esso n lo si pu rimandare ad esso; il realismo palese nella cura dei dettagli, senza eccessi
vi virtuosismi; originalissima, infine, lide dello sfondamento di qualsiasi spazio architet
tonico originato dallidea stessa del monumento. Germanico in piedi mentre incide con il
gladio il nome della Germania assoggettata a Roma; dei due legionari romani che gli sono a
fianco, uno suona la buccina della vittoria, laltro innalza il vessillo di Roma vincitrice. Nella
scena Jerace, fondandosi su un lungo e articolato studio delle fonti, ripropone lesatta
descrizione di Tacito tratta dal TI libro degli Annales, compreso il particolare delle catene
che i tedeschi, nella certezza della vittoria, avevano portato per imprigionare i romani. Fu
scritto: Il Soggetto Romano sorprendente per la novit del pensiero e larditezza e maestria
desecuzione 29 .
Il gruppo in gesso presentato a Torino fu poi tradotto in marmo dal maestro (il marmo
alla Galleria Nazionale dArte Moderna di Roma), con qualche piccolo ripensamento: la
testa recisa ruzzolante a terra a sinistra del gruppo 3 in cui era raffigurato il cancelliere
Bisrnarck, che appare anche in una fotografia del modello in creta cruda, non fu riportata
nella traduzione marmorea, cos come allidea del chiodo utilizzato da Germanico per inci
dere sulla pietra sostituito il gladio. Se, come si presume, il calco in gesso della Gipsoteca
di Catanzaro quello esposto a Torino, anchesso risulta mancante della testa ruzzolante,
probabilmente divelta successivamente in occasione dellesecuzione in marmo.
La Victa 31 ,riproposta alla Mostra Nazionale di Milano del 1881 e in tante altre occasio
ni, ricevette numerose commissioni tanto da solleticare la satira giornalistica 32 . Il busto, a
cui Jerace conferisce una significazione ideale, la Polonia vinta ma non domata, spartita tra
Austria, Russia e Prussia, conserva ancora tracce di realismo, nonostante levidente sguardo
allidealismo formale della scultura classica. I referenti dellopera sono la Venere di Milo, con
tutta la scultura greca che si pu associare ad essa, e il classicismo michelangiolesco, a cui
jerace far ancora riferimento. Per gli scultori di quel periodo si tratta dunque di operare
22
una scelta anche fra i modelli antichi: per Gemito sar quello ellenistico gi fortemente
naturalistico e conseguentemente poco monumentale; per Jerace sar il classicismo
monumentale di Michelangelo anche in assenza di vere e proprie citazioni.
La modellatura morbidissima, che si ferma a evidenziare le forme e finanche i picco
lissimi mutamenti della pelle e i passaggi del volume delle masse, la combinazione incredi
bile di grandioso e palpitante, di monumentale e intimamente vibrante, fanno del pezzo
unopera nuova rispetto alla produzione corrente del tempo. Il riferimento a Michelangelo
pu leggersi tanto nella soluzione complessiva dellopera, quanto nella citazione dello
sguardo contratto memore del David e nella torsione del busto risalente al Bruto del
Bargello; mentre il riferimento pi generale alla scultura classica si concretizza nellidea del
frammento archeologico che il busto spezzato ci restituisce.
Della Victa, certamente il capolavoro diJerace, la critica parl a lungo 33 ,e la sua eco fu
altissima e duratura. Apr una lunga serie di busti ideali di donna realizzati da Jerace - che
pu definirsi il creatore di questo genere - finanche negli ultimi anni della sua vita.
Limpianto della Victa, aulico e nello stesso tempo vivo e vibrante, che convoglia la memo
ria di due scultori agli antipodi, Angelini e Lista, fu per lartista motivo di numerose com
missioni non solo dellopera replicata iti qualche caso con piccole varianti - si vedano ad
esempio lesemplare del Museo Correale di Terranova di Sorrento, mancante del seno, e
quello di Reggio Calabria - ma anche di ritratti esemplati su quel prototipo per preciso
volere degli esponenti dellaristocrazia e dellalta borghesia europea ed extraeuropea, con
cui era entrato in contatto.
Una delle prime opere debitrici nei confronti della Victa la Petroliera di Giacomo
Ginotti che riprendeva lidea della donna indomita. Ispirata alle donne del popoio di
Parigi, che durante la Comune ostacolavano con fuoco e fiamme lavanzata delle truppe di
Versailles, ed entrata nella letteratura europea 34 ,la Petroliera fu esposta alla Mostra
Nazionale di Milano del 1881, lanno seguente, dunque, la mostra torinese.
Lo sguardo fiero e sdegnoso, le corde tirate che ne stringono il petto e le braccia,
schiacciandone le carni voluttuose, le braccia, idealmente legate dietro la schiena, lasciate
interrotte come in un busto classico recuperato in uno scavo archeologico, la torsione del
busto stesso che non si lascia frenare dalla morsa sempre pi stretta delle corde e finanche il
titolo, La petroleuse vaincue, sono tutti elementi che ripropongono lidea della donna vinta
ma non domata.
Per Ginotti fu sicuramente un passo avanti rispetto alla Ernanczazione della schiavitz
esposta dapprima alla Mostra Nazionale di Napoli del 1877 e poi a quella di Torino del
1880. Infatti, in questopera egli risolveva un tema di grande impegno sociale con una figura
femminile di straordinaria sensualit, una figura intera che tenta di spezzare le catene con le
quali imprigionata, dalla linea disegnativa del corpo e dai contorni classicarnente chiusi,
dalla trattazione palpitante delle carni, memori delle figure femminili di Tiziano.
E certo che fu la Vieta a suggerire a Ginotti lidea della spezzatura del tronco e delle
braccia per connotare il pezzo di antica classicit, il realismo pi vistoso dello sguardo e del
23
lespressione, lidea della torsione del busto e del movimento assente nella Schiava
dellEmanczazione della schiavit del 77.
Sulleco della Victa, fra le primissime commissioni ricevute, Jerace esegu due ritratti
muliebri, della Signorina Fletcher e della Szgnora Miloradovic, il secondo dei quali identificabi
le con quella figura scollacciata fino alla cintura che, riferisce Verdinois, una signora russa
volle dopo aver visto la Victa.
Alla Victa, fra i busti ideali, fecero seguito lIssionne del 1882, lEra di maggio e lArianna
del 1886, la Carmosina e lErcolanea del 1891, la Myriam del 1894, lHadri del 1895, lEroica del
1924, la Nosside di Locri del 1926.
La Carmosina del 1891, un busto femminile in marmo, fu presentata dajerace in diver
se occasioni espositive a cominciare dalla Mostra Nazionale di Palermo del 1891-92. Come
gi la mostra Torino del 1880, cos questa di Palermo rappresent per Jerace un altro punto
focale della sua carriera dartista. Qui, riconfermando il successo di undici anni prima,
esponeva altre sette opere: il Ritratto del princze di Satriano in bronzo, la testa in bronzo di
Ercolanea, la testa in marmo di Fiorita, un Bassorilievo in marmo, cos intitolato nel catalogo
della mostra, lArmna in marmo, lAntonio Toscano a Vzgliena in gesso e la armosina in
marmo 35 .Il soggetto di questultima deriva dalla commedia Carmosine di Alfred de Musset,
autore gi visitato da Jerace con la figura di Marion, come abbiamo gi detto. La commedia
di de Musset, edita nel 1850, ma rappresentata scenicamente dopo la morte del poeta, una
rielaborazione della novella VII della decima giornata del Decameron di Boccaccio trattata
come una fiaba romantica. Carmosina, ispirata alla Lisa boccacciana, siciliana di Palermo, si
consuma damore per il re Pietro dAragona, sposato a Costanza figlia di Manfredi.
Commosso alla notizia che la giovane si sia ammalata damore, lintegerrimo re chiede a
Carmosina di spegnere questo suo amore impossibile e di prendere come sposo suo cugi
no Perillo. Suggellando il patto con un bacio, il re le giura fedelt col cavalierato per cui
decide di adottare i colori preferiti da lei. Fa riferimento diretto a de Musset liscrizione
apposta daJerace stesso, secondo le fonti, sulla colonna della statua 36 .
La tradizione critica vuole che Carmosina fosse scolpita direttamente nel blocco di
marmo, senza modello in creta: Ne riusc una mezza figura degna di altri tempi e di scal
pelli eccelsi, che, veduta una volta, si desidera di vederla sempre 37 . Il periodico Natura ed
Arte, a testimonianza del successo della Carmosina, pubblic nel 1892-93 una lunga e cal
zante descrizione dellbpera di cui segue uno stralcio: Il tipo duna siciliana E...] piuttosto
grassotta, dal profilo del naso poco aquilino e quasi dritto con la linea della fronte. Questa
poi larga e serena E...] le labbra sfiorerebbero un bacio, piuttosto, che imprimerlo. La testa
rivolta verso il lato destro, un poco in alto. Gli zigomi sono leggermente schiacciati E...]. La
bocca regolare; le labbra poco sporgenti e perci non sensuali, ch la sensualit non il
movente nellamore di Carmosina. 11 mento tondo e rilevato finisce lovale del volto perfet
tamente delineato. E...] Grande copia di capelli, che spartiti da una linea centrale, scendono
lungo le guance e vanno a posarsi sulle scapole. Francesco Jerace ha avuto qui una trovata
felice: egli ha lasciato tutti i capelli grezzi, appena sbozzati, i quali, mentre fanno cos mag
24
giormente risaltare lo splendore del volto e del collo magnifico, mostrano bene lincuria di
Carmosina nel mostrarsi bella quando tutta invero si consuma damore. Il busto ricoperto
da una camicia intiera E...] che nelle sue morbide e naturali pieghe lascia trasparire un corpo
di fattezze sublimi... 38 . Alberico Pingitore, autore di questo articolo, mettendo in risalto
che la bellezza di quella statua non pregio comune, sottolineava ancora due elementi
degni di ammirazione, la corrispondenza tra la statua e il tipo della giovane siciliana, cos
come era stata descritta sia da Boccaccio sia da de Musset, e la capacit mostrata nella resa
del dolore muto. Il Pingitore criticava la tendenza degli scultori di lasciarsi condizionare da
sentimenti negativi come lira, la disperazione, lo sfinimento: Le sale di scultura allesposi
zione di Palermo ci erano apparse meglio un ospizio di rabbiosi e di energumeni, quando
non apparivano un campo di dolori e di sofferenze. Poche le statue improntate ad un con
cetto dellarte, che chiameremo serena, - e tra queste poche, forse la migliore, Carmosina: il
sentimento passionato, che fa pensare, che fa soffrire anche 39 .
Degli altri due busti ideali di donna presentati in mostra, Ercolanea, in bronzo e
Arianna in marmo, il secondo 40 , realizzato nel 1886 quando venne presentato
allEsposizione Nazionale di Londra, ottenne la medaglia doro. Come Carmosina, ritratta
nel momento in cui risolve dentro di s la sua invocazione ad Amore, cos Arianna raffi
gurata nel momento di massimo e rassegnato dolore, dolore muto che affiora nello sguardo:
eyes that see naught (occhi che non vedono nulla) scrisse la Zimmern 41 .Jerace sceglie,
dunque, il momento di maggiore intimit piuttosto che quello pi eclatante e risolutivo. Il
trattamento del marmo, solido nellimpianto e ad un tempo delicato nel modellato, qui
come nella Victa ci indica la capacit diJerace di mediare la lezione del classico con le espe
rienze realistiche senza rifarsi al naturalismo estremo che esaltava la crudezza di certi detta
gli, n al classicismo accademico che sacrificava la resa formale al convenzionale.
Dello stesso anno dellArianna Era di maggio, unaltra testa muliebre ideale plasmata
in terracotta 42 (Napoli, collezione privata), replicata pi volte, e ispirata a una delle pi note
canzoni napoletane di fine secolo, Era de maggio..., musicata da P Mario Costa su versi di
Salvatore Di Giacomo. Il capo leggermente reclinato allindietro, gli occhi chiusi, lespres
sione sognante, le labbra semiaperte, i capelli scomposti che cadono pesanti sulle spalle, la
linea morbidissima degli occhi e della bocca, come quella del collo, rendono nella terracot
ta solo limpressione della donna e delle sue sensazioni. Il modellato morbido e impalpabi
le, senza spezzature, continuo, circolare, i capelli realizzati sommariamente con poche dita-
te, come per plasmare la cera, da un lato mostra convergenze con le opere degli stessi anni
di Medardo Rosso, dallaltro con qualcuna dello stesso Gemito, come il Bozzetto in terra
cotta di collezione privata romana, pubblicato nel 1993. EEm di maggio in terracotta il
precedente sicuro dellesemplare in marmo di Reggio Calabria, come evidenziato da alcu
ne affinit stilistiche, ad esempio le modalit con cui la chioma descritta, mentre quello di
Napoli (collezione del Comune), sicuramente pi tardo, di resa pi solida e mostra una
linea disegnativa pi incisiva.
Tornando alla Mostra Nazionale di Palermo del 1891-92, sullErcolanea, esposta in
25
/
bronzo, il Pingitore scrisse: Questa flOfl rappresenta sofferenza alcuna per passione gentile;
ma il tipo di una donna forte e robusta. I lineamenti non sono affatto delicati, locchio non
pensoso; noi ci troviamo come davanti ad un busto di persona, la quale senta orgogliosa
mente di s. Le guance sono piene, il naso rotondo, le labbra grosse, locchio grande e
scrutatore, la fronte piuttosto bassa, e sulla fronte e sulla testa i capelli stretti, che vanno poi
attaccati sulla nuca 44 .
Oltre alle opere gi menzionate, a Palermo Jerace present anche il potente pezzo raf
figurante Antonio Toscano a Vzgliena 45 ,riproposto nella mostra personale dellartista organiz
zata nel 1909 alla VIII Esposizione Internazionale dArte di Venezia. Per la terza volta Jerace
proponeva un monumento dallimpalcatura compositiva ardita e dallidea fondante origi
nalissirna. Infatti, dopo il Monumento funerario del&istronoma Mary Somerville terminato nel
1876 (Napoli, Cimitero degli Inglesi), in cui la donna ritratta seduta, e dopo il Trionfo di
Germanico del 1880, in cui lidea canonica del tuttotondo e della centralitt del monumento
viene sostituita da un episodio narrativo in itinere, nel quale per giunta il protagonista con
divide la scena con altre figure, lAntonio Toscano a Vzgliena nuovamente lontano dai
moduli della scultura italiana coeva che prevedeva la figura centrale staticamente in piedi
sui basamento. La statua di Jerace coltt in un momento dellavvenimento storico narrato
con rapiditt; la si vede infatti in un movimento velocissimo che ci dlimpressione che da l
a poco la scena stia per cambiare e luomo stia per mutare di conseguenza la sua posizione.
Francesco Pometti, che pubblic nel 1896 una ricostruzione della figura delleroe,
ricorda che accompagn Zumbini allo studio diJerace che aveva completato il Toscano. Tra
i due calabresi, che si conoscevano soio per fama, ci fu un incontro lungo e cordiale; e
lasciato lo studio, Zumbini, ricorda ancora Pometti, disse Io mi spiego il fascino e il succes
so dellopera del Jerace: conosce la storia dellarte come pochissimi altri; la sua cultura
varia e geniale; lelevatezza della sua mente non da meno di quella del suo spirito 46 .
Il completamento del Toscano ebbe forte risonanza tanto che la cronaca dellepoca
riferisce che Jerace tenne aperto per molti giorni il suo studio ai visitatori che non furono
altrettanto numerosi alla Promotrice di quellanno. Il soggetto recupera lepisodio del 1799,
quando il 13 giugno il cardinale Fabrizio Ruffo, giunto a Napoli con un esercito raccoglitic-.
cio, era in procinto di abbattervi la repubblica e restaurarvi il trono borbonico. Nei pressi
del Ponte della Maddalena ordinava lattacco al fortino di Vigliena, la prima roccaforte che
impediva lentrata nella capitale. La resistenza nel fortino fu lunga, ma una breccia nelle
mura di cinta permise lentrata dei soldati, i quali, di numero superiore agli assaliti, si sca
gliarono in un feroce combattimento. Allora Antonio Toscano, prete di Corigliano Calabro,
raggiunta la polveriera, riusc ad accendere la miccia e il piccolo forte salt in aria inghiot
tendo tutti. Il giudizio del pubblico e anche degli storici fu unanime quando riconobbero
che Jerace con una statua aveva restituito la paternit del gesto eroico di Vigliena ad
Antonio Toscano, paternit tralasciata in genere dalle ricostruzioni storiche dei moti 47 .
Lidea del monumento aperto, non statico bens che allude al movimento delle figure
e che fa antiteticamente della non centralit la sua vera centralit, lidea di non svuotare di
26
E
carattere e interiorit la figura immobilizzandola anche nella fisionomia, lattenzione alle
pisodio narrativo colto come in unistantanea, sono tutti elementi peculiari dei monumenti
di Jerace fino agli anni Novanta e che si ripropongono rinnovandosi nel Beethoven presen
tato alla Prima Esposizione Internazionale dArte di Venezia del
189548
e nel Monumento a
Donizetti del 1897.
Nel Beethoven 49 lattaccamento al dato realistico, mostrato nellesecuzione del capo
dai capelli scomposti, nella posa naturale spoglia dellaulica idea di monumentalit, nella
veste in disordine, si coniuga a unattenta indagine psicologica del musicista tutto concen
trato in s, reso nella potente espressione del viso. Poderosa concezione, piena di significa
to, di ardimento, e - giova ripeterlo - di verit. La perfetta rispondenza al vero possibile in
tutte le opere di questo geniale artista, e vi d anzi limpronta pi spiccata, avrebbe com
mentato Verdinois nel 19O1.
La modernissima concezione jeraciana dellarchitettura dei monumenti trova poi la
sua pi raffinata e originale soluzione nel Monumento a Gaetano Donizetti di Bergamo in cui
al tradizionale rapporto tra basamento e statua lartista sostituisce una soluzione senza cesu
re. Vinta per concorso la commissione, il monumento si svolge secondo una linea circolare
determinata da un divano a esedra su ui seduto il musicista mentre pi avanti, in piedi,
appartenente a un suo autonomo spazio fisico e psichico la Melopea, la Musa ispiratrice.
Dellidea classica del divano si parl gi allepoca: Una greca esedra in marmo di
Serravezza, pari a quella delle Muse, che venne esumata a Pompei, posa su un immenso
dado di granito a triplice gradinata, avente ai quattro canti altrettante are fregiate da festoni
e bucrani, e, davanti, un grande scaleo. Sul seggio semicircolare dellesedra, a sinistra, sta
assiso il grande maestro {...]. A destra, verso il mezzo, come levatasi allora dal seggio stesso,
sta eretta la Melopea, la mistica Egeria de suoi canti, la quale, tentando la cetra, lo ispira 51 .
Federigo Verdinois, che comment diverse opere di Jerace, e a cui Jerace dedic un
bel ritratto in terracotta 52 , disse della Melopea: Bench umanata, bench scultoria, bench
nessun carattere abbia di evanescenza, quella Melopea ha una sua incorporeit che conferi
sce alla pronta comprensione dellidea artistica e alla realtt del fenomeno psicologico della
creazione 53 . Frangipane nel 1924 considerava Melopea una delle pi affascinanti creature
simboliche-dellarte jeraciana e Donizetti, nella posa solenne e naturale, di animo ardente e
concentrato nella composizione, il contraltare alla musa come il reale allideale 54 .
Nel monumento diJerace emergono vari elementi che fanno dellbpera uno dei capo
lavori dellarte scultoria italiana: lequilibrio di forme e contenuti, larmonia e quasi il silen
zio che scaturiscono da quelle figure, lassoluta assenza di maschia retorica e di enfasi, la
compostezza e leleganza, la soluzione compositiva originale, sicuramente di impianto clas
sico, ma gi con unapertura al floreale. Frangipane, sottolineando il fatto che quello di
Jerace era da considerare uno dei pochi monumenti che decorano e non deturpano le piaz
ze dItalia, leggeva nel monumento di Bergamo una piena modernit senza sforzi di stiliz
zazione e una fondamentale squisita ispirazione classica che imprimevano nel monu
mento il valore di documento e di esempio 55 .
27
Lanno seguente, nel 1898, nel proseguimento di una stagione felice di commissioni e
di lavoro, fu la volta di un monumento sacro, il gruppo in marmo de La conversione di
SantAgostino per la chiesa di Santa Maria a Varsavia, dove, pi tardi, sari collocato il secon
do gruppo marmoreo jeraciano, Leducazione della Vergine.
Reputato da Frangipane uno dei migliori saggi religiosi di Jerace, La conversione di
SantAgostino comprende le figure del santo e della madre, Santa Monica. Agostino rappre
sentato giovane, quasi adolescente, con le mani strettamente incrociate sul petto: mani
belle espressive, che dicono esse sole la lotta dellanima agitata da acuti tormenti 56 .Le
mani tormentate e nervose e il viso del santo ispirato da sacro furore appaiono maggior
mente evidenti al confronto con la sempliciti della fattura del gruppo: le figure dello stesso
Agostino e della madre che gli sta accanto e che gli apre la strada alla conversione, sono
infatti eseguite con eleganza formale e secondo una composizione armonica e semplice.
Dellispirazione del santo, colto nel momento in cui si avvicina alla conversione accompa
gnato per mano dalle parole della madre, Jerace dov fare diverse prove, come testimonia
un frammento in gesso che raffigura il soio ovale del volto di Agostino, appena emerso in
una collezione privata. Di Santa Monica furono messe in evidenza la figura scarna e consu
mata dalle privazioni, dallo stato di continua ansia nel vedere il figlio convertito, pervasa di
angoscia al pensiero di un suo possibile rifiuto: E di un effetto meraviglioso nella solleci
tudine materna dellatteggiamento, nella passione ansiosa dello sguardo, nel gesto persuasi-
vo della mano 57 .
Idealmente vicino a questa soluzione, ma ancora pi composto, il gruppo
dellEducazione della Vergine del 1904. Dai due gruppi di Varsavia traspare unispirazione
religiosa senza incertezze, da interpretare anche come trasporto intimo e personale dellarti
sta, le cui opere inizieranno ad aprirsi a sentimenti pi esteriori e meno compassati, come
quelli che avevano caratterizzato la Victa e lArianna, e che diverranno peculiari della pro
duzione novecentesca del maestro 58 .
111904 anche lanno in cui Jerace firma e data i due bassorilievi per la facciata del
Duomo di Napoli, risistemata da Enrico Alvino tra il 1877 e il 1905. Essi rappresentano due
episodi della vita di San Gennaro, patrono della citt, La decollazione e Il miracolo delle reli
quie chefermano lruzione del Vesuvio dell 631. Jerace realizz in gesso, e con le stesse dimen
sioni, una terza scena, poi accantonata, raffigurante San Gennaro nellanfiteatro di Pozzuoli,
ancora medita, sostituita poi dalla Decollazione del Santo. In questultima, che reca la firma e
la data allinterno del copricapo vescovile caduto o gettato a terra, Jerace pone al centro la
figura del boia che ha alzato la spada e tiene per i capelli il capo del Santo invocante per lul
tima volta il cielo, tra numerose figure di astanti che si disperano. Lopera, nella cifra stilisti
ca, oltre che nello studio della composizione, memore della scultura quattrocentesca, da
cui deriva la tecnica dello stiacciato, ossia laccorgimento del bassorilievo che dai primi
piani aggettanti sfuma sullo sfondo per dare lidea della profondit; tutto questo, senza
sacrificare per n il dato realistico, riscontrabile pi palesemente nelle membra, nellese
cuzione delle carni, nella tensione dei volti, n quello monumentale.
28
Laltro episodio, la scena di sinistra, che si svolge dallesterno verso linterno, rappre
senta il Miracolo delle reliquie, che, innalzate di fronte al vulcano in eruzione, fermano la fuo
riuscita della lava. Questa volta la firma e la data sono incise sulla pietra che delimita la com
posizione in basso a sinistra oltre alliscrizione Auspice/Jos:Car:Prisco 59 .
Frangipane, che
consider qualitativamente superiore questa seconda scena rispetto alla Decoliazione, cos la
descriveva: La processione votiva degli ecclesiastici, dei personaggi spagnoli, dei popolani
frementi, arrivata innanzi alla lava minacciosa e fumante. Il sacerdote, chinato il capo
venerando in profondo raccoglimento, fa la benedizione con le reliquie del Santo. Un fre
mito sembra passare nella folla terrorizzata e implorante. Nobili e plebei insieme cadono in
ginocchio pregando. In mezzo al gruppo ecco una figura vivacissima, autentico tipo di
popolano partenopeo, che savanza e facendosi schermo al viso con un braccio, vuole fissa
re ligneo nemico: la figura di Masaniello 60 .
Il modellato robusto, i volti sono indagati psicologicarnente, la cura dei dettagli,
delle vesti, dei ricami dei prelati, non fine a se stessa ma si giustifica nel rigore della rico
struzione realistica; lappressarsi delle figure, lo spagnolo orante, accasciato sulla sinistra,
appoggiato alla lapide con liscrizione, la soluzione compositiva, laltro nobile spagnolo
vicino al sacerdote sembrano rievocare la produzione pittorica di Mattia Preti, che, peral
tro, Jerace conosceva bene avendo in casa una cospicua collezione di suoi quadri.
A distanza di soli cinque anni jerace esegu a Napoli un altro importante monumento,
il frontone del1Universit degli Studi Federico
JJ61
Il progetto della nuova sede del1Universiti napoletana, voluta allindomani della
legge per il Risanamento del 15 gennaio 1885, fu disegnato secondo canoni architettonici
rinascimentali, in grado di conferire per la sua destinazione unafacies aulica e austera, misu
rata e armonica, senza dispersione degli spazi 62 .In questottica la maniera di Jerace per la
decorazione del frontone principale fu sicuramente la scelta pi appropriata; i frontoni late
rali, su via Mezzocannone e su via Tari, previsti con lampliamento del 1922, furono invece
realizzati da Achille dOrsi e raffigurano rispettivamente Giambattivta Vico che insegna kz
scienza nuova e Giordano Bruno davanti al tribunale dellInquivizione.
La stupefacente figura di Federigo Imperatore, - scrisse Ferdinando Russo - cristiano
e pagano, poeta e guerriero, artista e filosofo, musicista ed esteta, mistico ed epicureo, fasto-
so, grandioso e parco; nelle ire, terribile; negli amori, divino. Egli che seppe trarre nuovi
audaci suoni dalla mandola e nuove audacissime conquiste dalla spada, l, ritto sul suo
trono, nel frontone di Francesco Jerace, in atto di ascoltare intento, circondato dalla sua
corte, dai suoi amici, dai suoi poeti, dai suoi saggi, la lettura dello statuto di fondazione
della Universit napoletana, che Delle Vigne fa, mentre intenti, in vario atteggiamento,
sono tutti o quasi, i sommi del tempo: Taddeo da Sessa, il Cassinese Erasmo, Bastiano
Pignatelli, Antonio Vandale, il Conte di Acerra, Filippo Castricieli, Piero da Isernia,
Andrea di Capua, Michele Scotto, Reginaldo da Piperno, il Giustiziere degli scolari ed il
saggio arabo astrologo, filosofo e medico, il cui nome non ci giunse 63 .
La soluzione compositiva adottata da Jerace prevede la figura di Federico in piedi
29
frontale e centrale tra i membri della sua cerchia culturale che si dispongono lateralmente,
ripresi in atteggiamenti diversi, chi di fronte, chi di spalle, chi semivoltato. In secondo
piano, Jerace dispone altre figure facendo presumere una folla 64 .
A differenza degli altri suoi monumenti, fondanti sullidea di continuit nel tempo e
nello spazio della scena, qui la composizione delimitata ai lati da due pilastrini a mo di
colonne del palazzo che separano la scena dalle figure allegoriche poste a chiusura degli
angoli. Queste ultime raffigurano Ercole che uccide lidra a sinistra e a destra Minerva ridestata
daIlinjluenza del Genio. Ogni personaggio ritratto con unattenta analisi psicologica del
carattere che si riflette nel volto e nellatteggiamento, come not Ferdinando Russo che
riscontrava come i caratteri singolarii e vari fossero intuiti con sottilit addirittura emo
zionante 65 . Al modellato solido di Federico corrisponde quello vigoroso delle altre figure
panneggiate, tutte risolte, con la maturazione di unidea iniziale diJerace, in un forte e pro
minente aggetto. Limmagine di Federico di forte impatto grazie anche alla originalissima
idea di raffigurano in piedi; centrale rispetto al dispiegarsi della corte, ma leggermente
decentrata secondo limpianto che cerca di ammodernare lo schema rigidamente piramida
le suggerito dalla cuspide del frontone.
J
erace mut il disegno del trono bardato dalle aquile sveve nel passaggio dal modello
in creta alla soluzione definitiva in bronzo 66 . Un modello in gesso del Federico Ij, presumi
bilni ente raffigurato ancora nella versione primitiva del trono con lo schienale semicircola
re incorniciato da una greca, fu presentato dal maestro in una personale allinterno
dellOttava Esposizione Internazionale dArte di Venezia nel
190967.
Per la raffigurazione
del costume, delleisa della spada e dei volto di Federico la cronaca coeva riporta che Jerace
dovette affrontare un lungo studio delle fonti e degli oggetti antichi, come monete, meda
glie e incisioni 68 .
Fu Emanuele Gianturco a sostenere Jerace e a spingere alla fusione dellopera, soste
nuto a sua volta dal parere favorevole della Commissione per lUniversit comprendente,
tra gli altri, Leonardo Bianchi, il Duca di Caianeilo, lingegnere Origlia e, tra i membri del
Genio Civile, Simonetti e larchitetto Lo Monaco.
Come si detto, appena completato il Federico, nel 1910 Jerace attendeva anche alla
commissione per il gruppo bronzeo de L4zione per il Monumento a Vittorio Emanuele TI
di Roma. Il monumento, rientrando in una serie di opere messe a concorso nel 1883 - tra le
altre gli edifici del Parlamento, del Palazzo di Giustizia e del Policlinico romano -, doveva
ricordare Vittorio Emanulele TI primo re dellItalia unita, anzi il re dellUnificazione, e allo
stesso tempo ufficializzare il nuovo ruolo di Roma capitale del Regno. Soltanto ventotto
anni pi tardi, morti oramai Giuseppe Sacconi, lautore del progetto, ed Enrico Chiaradia,
autore della Statua equestre di Vittorio Emanuele 11, il Vittoriano fu inaugurato in occasione
del cinquantenario dellUnit 69 . Trionfo dello stile eclettico, il Monumento a Vittorio
Emanuele TI, tra mille polemiche, ha tra i suoi meriti quello di essere forse il pi folto cata
logo di scultori italiani 70 , tra i quali ricordo i nomi di Monteverde, Quadrelli, Canonica,
Rivalta, Bistolfi, Zanelli, Ximenes, Maccagnani, Ferrari, Rutelli, Butti etc.
30
Il gruppo in bronzo diJerace, raffigurante lallegoria de LAzione, disposto alla destra
della scalea daccesso, mentre alla sinistra simmetricamente posto il suo pendani, il gruppo
di Giulio Monteverde che raffigura Il Pensiero.
Il lungo lavoro per L4zione matur attraverso numerosi studi e ripensamenti. Jerace
non usava disegnare progetti o particolari delle sue opere, ma agiva direttamente nella creta
cruda che utilizzava sia per i bozzetti di piccole dimensioni infier4 in questo caso cruda o
cotta, sia per gli studi grandi al vero; poi passava al calco in gesso sia degli stessi bozzetti pic
coli sia dei pi grandi. De L4zione, invece, esiste un disegno 71 ,che raffigura un sintetico stu
dio dellimpianto compositivo, oltre a diverse realizzazioni intermedie, prove dei muta
menti e della maturazione dellidea fino alla sua determinazione finale. Il modello in gesso
conservato presso la Gipsoteca di Catanzaro, in cui le figure appaiono molto abbozzate,
mostra la figura principale a torso nudo e quella alla sua sinistra completamente nuda, uni
dea che corrisponde a un modello in creta cruda di cui esiste solo qualche fotografia. Il rin
venimento di altre fotografie di questo modello in creta a grandi dimensioni, a giudicare
dal suo rapporto con lo spazio circostante, presenta delle modifiche presumibilmente rea
lizzate sullo stesso modello piuttosto che su un altro ex novo: tra queste, la figura virile appa
re vestita e armata di spada e il torso della donna principale rivestito dalla maglia di ferro. Il
ritrovamento di unaltra fotografia ci testimonia un modello in gesso grande al vero, oggi
verosimilmente distrutto, dipendente dallultimo in creta menzionato. Recentemente
emerso inoltre in una collezione napoletana un piccolo bozzetto in gesso relativo alla sola
figura principale incalzante e a torso nudo.
Lidea del movimento, dellincitamento allazione differenzia il gruppo dalla solida
staticit delle statue dellUniversit napoletana. La forza, le posture, lo stesso atteggiamento
di avanzata di quelle figure e la loro volitiva determinazione sono sicuramente memori del
modello francese di Francois Rude e della sua Marseillaive scolpita per lArco di Trionfo
parigino nel 1833-36 che sin da allora si era posta come modello per numerosi scultori.
Questidea di incitamento allazione, dellavanzata, dello slancio in avanti, della forza dram
matica della scena, torner in alcune opere dedicate daJerace ai caduti in guerra.
Nel 1910, anno fecondo di febbrile lavoro, Jerace accett anche la commissione per la
Cappella Pesmazoglu da costruire nel Cimitero di Atene. La strada della scultura funeraria
stata incessantemente battuta dal maestro con risultati di qualit e di originalit, in un set
tore particolarmente difficile e ripetitivo. La cappella Pesmazoglu, di cui ho rinvenuto la
fotografia di un bozzetto in creta cruda, costruita nel Cimitero di Atene dal 1910 al 14, com
pletamente progettata da Jerace, ispirata a unara dellantica Grecia a pianta rettangolare.
Quattro pilastri ai quattro angoli, pi alti dei muri laterali; un basamento curvilineo pog
giante su una breve gradinata, idea architettonica cara a Jerace e riproposta in tanti altri
monumenti o in piccole sculture; un bassorilievo marmoreo istoriato posizionato sui fronte
lungo, opposto a quello con laccesso alla cappella; due gruppi scultorei in marmo appog
giati sui due restanti muri. Dallidea progettuale, leggibile nel bozzetto, alla realizzazione
definitiva sono mutati alcuni dettagli come i vasi portafiaccole poste sulla sommit dei
31
quattro pilastri, assenti nella versione finale, il terminale dei capitelli ionici sostituito da
liberi festoni, il basamento inesistente nel progetto iniziale in cui la cappella-altare poggiava
direttamente sulla gradinata.
Allidea fondante sullequilibrio delle masse architettoniche di ascendenza classica,
esaltata da una elegantissima modularit, ispirata alla Grecia antica ma meno scontata dei
tempietti circostanti, si coniuga il ciclo decorativo scultoreo, che comprende due gruppi e
un bassorilievo. Anche la disposizione simmetrica di queste opere contribuisce a conferire
alla cappella un forte senso di armonia e di equilibrio formale. Del bassorilievo, che rappre
senta limito diDemetra, dea legata alla terra e allagricoltura cui sono consacrate le nozze e la
famiglia, esiste alla Gipsoteca di Catanzaro un modello in gesso del particolare del mezzo
busto della dea con la cornucopia e un frammento delle due figure che da lei si recano 72 .
I due gruppi in marmo rappresentano lAngelo della Carit e lAngelo della Fede.
Nellangelo del primo gruppo, ad ali spiegate, che stringe al petto un fanciullo, Jerace stabi
lisce quellintenso rapporto fisico e psicologico che proporr in altre opere cimiteriali,
come nel Fanciullo con Angelo del 1900 della Tomba Greco di Cosenza e soprattutto nella
splendida Piet della Tomba Cocchia (1920, Napoli, Cimitero di Poggioreale). Anche
dellAngelo della Carit esiste un modello in gesso, relativo al soio studio della figura senza
ali e del fanciullo, conservato presso lIstituto catanzarese Nin Barbieri e pubblicato nel
1987.
Laltro angelo della tomba Pesmazoglu, lAngelo della Fede, di cui esiste un bozzetto in
gesso in collezione privata napoletana, si basa su un modello utilizzato dal maestro anche
nel Monumento sepolcrale a Monszgnor Viacenzo Sarnelli, arcivescovo di Napoli, del 1914, ubi
cato nel Duomo di Castellammare di Stabia.
Il rapporto con la scultura cimiteriale si era aperto perJerace nel 1873, anno della com
missione del Monumento funebre a Mary Somerville, completato nel 1876 (Napoli, Cimitero
degli Inglesi) 74 . Per la raffigurazione del volto della celebre matematica e astrofisica Jerace
realizz una bella testa in marmo, conservata attualmente al Museo Civico in Castel Nuovo
di Napoli 75 . Lidea compositiva del monumento implica riferimenti sia al Napoleone moren
te del Vela (intitolato precisamente Gli ultnigiorni di Napoleone, Parigi, Louvre), sia alla Sofia
Zarnojvka di Bartolini; inoltre, richiama il tipo classico della matrona romana assisa nel
genere dellAgrzpina del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, gi modello della
canoviana Letizia Ramolino Bonaparte (gesso, Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte),
nonch di numerosi altri monumenti ottocenteschi, soprattutto dalla met del secolo in
poi. jerace utilizza anche la sedia romana, vista nel modello classico e rivista nel gesso di
Canova.
Il repertorio jeraciano della statuaria funebre amplissimo e richiederebbe un volu
me a parte. Vorrei ricordare almeno il tondo a bassorilievo della Mater Dolorosa scolpito
sulla lastra frontale del sarcofago marmoreo di Luisa Gioja Petroni, il cui modello presso
gli eredi, databile dopo il 1922, il Monumento al botanico Giuseppe Antonio Pasquale e il tondo
di Don Francesco Galera e Anna de Hersant del 1903 (entrambi a Napoli), la Tomba di Luzi
32
Compagna del 1885 a Corigliano Calabro, lAngelo con cartzglio della Cappella Colonna di
Stigliano al Cimitero di Poggioreale a Napoli, la Tomba Greco del 1900 di Cosenza e il
Monumento sepolcrale de/console Oscar Meuricoffre del 1885. Per il console Meuricoffre Jerace
aveva realizzato, nel 1874-75, un intero ciclo decorativo nella villa La Fiorita a
Capodimonte, che includeva tre episodi scultorei accordati allarchitettura: il camino
monumentale in stile neorinascimentale nella sala delle feste, il fregio ad altorilievo in gesso
raffigurante le Quattro stagioni ed episodi connessi, nella sala da pranzo, infine la sovrappor
ta in marmo per esterno con Amore e Psiche 76 .Al console il maestro dedic anche un ritrat
to in marmo, conservato nella stessa Villa La Fiorita, ribattezzata Villa Domi, il cui modello
in gesso al Museo Civico in Castel Nuovo, nella gi citata raccolta del Comune di
Napoli 77 .
Tornando al Monumentofunerario di Oscar Meuricoffre, va aggiunto che esso relativo al
solo sarcofago per il quale Jerace aveva ideato due bassorilievi in marmo: La resurrezione di
Lazzaro, oggi il solo superstite, e La caritd; di entrambi si conservano i modelli in gesso alla
Gipsoteca di Catanzaro. Nella figura alle spalle del Cristo, come in quella orante ai suoi
piedi, presenti nel bassorilievo della Resurrezione diLazzaro, si rinnovano reminiscenze clas
siche, questa volta mirate maggiormente al Quattrocento, al pi rude modellato di
Baboccio e di altri artisti le cui opere presenti a Napoli servirono sicuramente da punti di
riferimento: Jerace riprende anche lidea dello sfumato e dello schiacciato donatelliani che
conosceva bene soprattutto attraverso opere come il bassorilievo di Donatello con
lAssunzione della Vergine della Tomba Brancaccio (Napoli, Chiesa di SantAngelo a Nilo).
Lideale michelangiolesco riaffiora ancora nel 1920, nella Mater Dolorosa o Pietd della
Tomba Cocchia (Napoli, Cimitero di Poggioreale), in cui sono pervenuti echi di altre opere
come la Pietd di Annibale Carracci, visibile nella Collezione Farnese (oggi, al Museo
Nazionale di Capodimonte). Anche di questo pezzo straordinario, che fu molto ammirato
allepoca, e di cui la cronaca parl a lungo, ho recentemente rinvenuto uno studio finito in
gesso per il momento ancora inedito.
Dagli anni Ottanta a oltre il 1900 Jerace realizz una serie di angeli accomunati dal
modellato sensuale del corpo che si andava a legare, con un lieve contrasto, con il racco
glimento interiore per il defunto. Tra questi bisogna menzionare in primi langelo reggicor
tina 78della Tomba di Luigi Compagna del 1885, nel Santuario della Schiavonea in Corigliano
Calabro. In una originale soluzione la figura angelica solleva il drappo che permette lacces
so alla cappella, scoprendo laltro elemento scultoreo jeraciano, il profilo del Crito a basso
rilievo in marmo. In questultimo, replicato pi volte ed esposto in diverse mostre 79 ,ritorna
il prototipo della Testa barbuta del 1870 e, nella trasversalit della linea della spalla che ne
pone a vista lo spessore, anche della Nidia del 71. Precedente dellAngelo Compagna il
modello in creta cruda conosciuto soltanto attraverso una fotografia, presumibilmente
distrutto secondo il modus operandi di Jerace. La foto ci serve anche per comprendere che
Jerace faceva sempre una prova generale a grandezza reale sul posto o su un diverso sito in
sua vece; qui infatti si vede come egli collega al modello di straordinaria tattiliti e sensualit
33
il drappo vero per studiarne gli effetti.
Tra gli altri angeli jeraciani vorrei menzionare almeno quello della Tomba Greco di
Cosenza 80 ,databile al 1900, il cui modello in gesso si conserva alla Gipsoteca di Catanzaro.
Sebbene la bellezza classica del corpo dellangelo, lispirazione del volto alzato al cielo, lo
stretto contatto fisico e psichico col fanciullo ripropongano un modulo insito sia
nellAngelo della Caritc Pesmazoglu sia in quelli finora menzionati, qui Jerace mostra di
aprirsi - sempre allinterno del suo percorso - alle atmosfere floreali-umbertine che si stabi
liscono nellimpianto spiraliforme del gruppo, nella leggerezza e nella grazia profuse, nel
panneggio vorticoso che asseconda limmaginario e leggiadro movimento ascensionale che
si instaura. Alla volumetria delle masse corrisponde una sottile sensazione di indetermina
tezza che si avverte maggiormente a livello atmosferico: lAngelo Greco, grazie anche al
gioco del panneggio che continua, completando la linea circolare, al di sopra del basamen
to, sembra infatti non poggiare a terra e sublimarsi in una luce rarefatta.
E molto calzante il commento di Frangipane a proposito delle figure angeliche di
Jerace: Sono candide creazioni di amore, di grazia, di misticismo sereno e profondamente
umano, volti adolescenti un po reclinati, con soavit, quasi portanti il peso delle folte chio
me inanellate; pupille abbassate, piene di ombra e di mistero; ali ampie e possenti come
ampia e possente la misericordia che spesso sopportano; mani bellissime, avvinte con
impeto di passione al simbolo del puro martirio. La loro bellezza degna veramente di rag
giungere i cieli dellideale 81 .
La perfezione stilistica dellideale classico-michelangiolesco nella misurata ripartizio
ne degli spazi si rinverdisce nella carlotta d4shurgo a Miramare scolpita daJerace nel
191482
e
presentata allEsposizione Internazionale dArte di Venezia dello stesso anno. Figlia di
Leopoldo del Belgio e moglie di Massimiliano dAustria, fratello di Francesco Giuseppe,
Carlotta ripresa assorta negli orizzonti che si vedono dal castello triestino di Miramare,
residenza toccata al marito come vicer del Lombardo-Veneto. In questo ritratto Jerace, per
la cui produzione ho gi accennato al legame stilistico-linguistico con la poesia carduccia
na 83 ,traduce in marmo lbde di Giosue Carducci Miramar del 1877 di dieci anni posteriore
alla fucilazione di Massimiliano nel Messico, tratta dalle Odibarbare, e precisamente il verso
lbcchio della sua donna cerulo e superbo iva sul mare.
Cori il poeta lo scultore condivise anche un rapporto di amicizia. Anzi, a Carducci
J
erace dedic un potente ritratto in marmo oggi restaurato e conservato al Museo Civico in
Castel Nuovo a Napoli, in cui lideale classico michelangiolesco si fa pi evidente non sol
tanto nella solidit della trattazione quanto nelluso della gradina per il tratteggio lasciato a
vista sul viso del poeta. Il modo di guardare al classico che, in un momento in cui larte
pienamente immersa nel reale, riscopre la potenza e il concetto di monumentale, conferen
do un assetto vibrante e passionale alle figure, con un parziale coinvolgimento nelle caratte
ristiche del realismo sicuramente, a mio avviso, una condizione comune ai due artisti.
La particolare posizione scelta per la Carlotta, a mezza figura, con il busto adagiato a
un parapetto, su cui si appoggia il braccio sinistro, la torsione del busto stesso, che sottoli
34
nea maggiormente il capo della donna voltato verso unipotetica finestra, dovette piacere
molto allo scultore che la impieg nellimpalcatura compositiva anche di altre opere, come
nel Ritratto della Duchessa Virgiz Mirelli di Teora Aganoor del 1913 (marmo, Napoli, Museo
Nazionale di San Martino) e nel Ritratto digentic1oima, in terracotta di collezione privata 84 .
La veste che cade naturalmente sul corpo assecondandone la torsione con pieghe legger
mente scomposte, la cura senza eccessi virtuosistici dei dettagli, il merletto leggermente
stropicciato che orna lorlo della scollatura e che forma anchesso delle pieghe naturali,
rendendone addirittura la consistenza, le mani che si intrecciano, di incredibile fattura, sot
tili e piene, in cui ogni piccolo rigonfiamento o incavo evidenziato con morbidezza, e lo
stesso viso della donna, non idealizzato nel modello antico ma vero, levigato fino allestre
mo, reale nel profilo che non evita il dettaglio del naso aquilino, sono tutti elementi che
vanno a coniugarsi allinterno di in una soluzione compositiva dal tono monumentale,
aulico, elegante e di solido impatto.
Oltre alla carlotta dAsburgo, nel 1914 esce dallo studio Jerace anche lo straordinario
ritratto di Giambattzta Vico. A differenza degli altri monumenti dedicati al filosofo napo
letano, pi tradizionali a figura intera, in piedi, con il classico libro in mano, che numerosi
circolarono nellOttocento e che trovavano nel monumento napoletano di Leopoldo di
Borbone Conte di Siracusa il pi alto riferimento, Jerace decise di rappresentarlo nella sola
effigie della testa, studiata in ogni pi piccolo dettaglio, in ogni pi invisibile ruga. La terra
cotta di Giambatti:vta Vico, straordinario pezzo della collezione comunale del Museo Civico
in Castel Nuovo di Napoli, facente parte della donazione degli eredi alla citt, riporta in un
batter dali al ritratto del Padre Girolamo Marafioti di quarantatr anni prima, che si impone
va agli occhi della critica come un pezzo di verit grandissima.
Il 26 maggio 1912 si apriva a Catanzaro la I mostra dellarte calabrese in occasione delle
onoranze che la Provincia della citt rendeva al pittore Andrea Cefaly; tra le varie manife
stazioni, realizzate ad opera del Circolo di Cultura, vi fu anche linaugurazione del
Monumento a Cefaly, di Francesco Jerace. Si trattava della prima di una serie di manifesta
zioni artistiche promosse da Alfonso Frangipane 85che, dopo la guerra, a causa della quale
fu rinviata la seconda mostra, riprese il coordinamento dellattivit espositiva intessendo
una rete di relazioni e rapporti tra Reggio Calabria, le altre citt della regione e gli artisti
calabresi residenti fuori. Alle Biennali calabresi, che cos furono dette, organizzate dal 1912
al
195186,
partecip spesso Jerace con sculture, pitture e grafiche. Lo stretto legame damici
zia con Frangipane port lo scultore a eseguire diversi esemplari di opere gi note con pi
o meno piccole varianti da esporre nelle mostre. Alla III Mostra calabrese dArte moderna,
Jerace esponeva tre pezzi: un disegno e due marmi, Gitiseppe De Nava 87ed Eroica.
E difficile fissare in termini definiti che cosa sia questa Eroica, questa stupenda figu
ra di vergine, intravista dallo scultore: Nellinforme blocco marmoreo dovera chiusa, e
imperiosamente evocata alla vita. E pensiero, affetto, poesia, arte, e soprattutto bel
lezza. Bellezza plastica e spirituale, di forma e di contenuto 88 .
Chiarito il concetto di bellezza, che non pu che essere ideale, attribuibile non soltan
35
to allEroica, ma in to/o alla scultura jeraciana, Verdinois sottolinea come questa Eroica
appartenga allo stesso mondo di Hadria, Arianna, armosina, Victa, ai busti ideali di donna.
Dopo un lungo periodo di opere monumentali, che continueranno anche oltre gli anni
Venti, se pensiamo che Jerace lavor fino alla fine, dal catalogo della sua produzione esce
nel 1924 Eroica, un nuovo busto femminile.
Sono passati pi di quarantanni dalla Victa. LEroica non ha nessuna significazione
storica o politica o ideale. E una sensazione, un sentimento, unaria, pi che un pensiero.
Un sentimento sublimato nelle fattezze di un volto femminile.
Scrisse significativamente Ferdinando Russo a proposito del nostro scultore: Pittore
nato, e poeta di sentimento, lillustre artista sa esprimere quello che pi gli preme e pi vuoi
significare nellopera che inizia, sia che modelli una testa pensosa di fanciulla, sia che voglia
dare anima al ritratto di un personaggio che ebbe nella vita un pensiero, un ideale, unazio
ne, una meditazione che lo fe sommo e degno del monumento 89 .
1SABELLA VALENTE
36
NOTE
Fmncesco [erace (1853-1937). con scritti di Frangipane, Mul e Teti, a cura di S. G. Santagata, Catanzaro,
Edizioni dellAmministrazione Provinciale di Catanzaro, 1987.
2
J Valente, Il primo percorso di Francesco ferace: da/la Nidia cieca a/la Victa Lilternativa a Gemito nel/a scultura
napoletana di secondo Ottocento, in Dialoghi di Storia dellArte, n. 3, Paparo, Napoli 1996, pp. 82-105.
In quelloccasione presi in esame solo il percorso iniziale dello scultore, circa un decennio di attivit e preci
samente dalla sua prima partecipazione a una mostra pubblica, la Promotrice di Belle Arti di Napoli del 1871, fino
alla esposizione Nazionale di Torino del 1880, dove la Victa, riconosciuta come uno dei capolavori della scultura
italiana, sanc ufficialmente lingresso di Jerace nel panorama dei grandi artisti. Di contro in quel saggio avevo
anche fatto il punto della scarsa fortuna critica non soltanto di Francesco Jerace ma pi in generale della stagione
della scultura napoletana del secondo Ottocento.
I. Vlente, schede delle segg. opere di Francesco Jerace: Gitappetiel/o, Ritratto di Rainon Tiisquetz Maignon,
Vieta, Era di maggio, Beethoven, con voce biografica e bibliografica, in Giudici del/Ottocento. Learti fgurative, catalogo
della mostra di Napoli, Museo di Capodimonte, 1997-98, Napoli, Electa-Napoli, 1997, pp. 343-347.
Francesco ferace. La donazione Jerace a Czstel Nuovo, a cura del Comune di Napoli, Assessorato allIdentit
Cultura e Promozione Immagine, catalogo della mostra di Napoli (Castel Nuovo) aprile-maggio 1999, Napoli, Elio
De Rosa, 1999. Sulla donazione si veda anche il recentissirno mio contributo La collezione Jerace del Comune di
\apo/i, in O.N. Ottonovecento rivista di storia dellarte, 1-2/99, Napoli, EST, 1999, pp. 92-95. In entrambi i testi
i portato lelenco complessivo delle opere donate, con relative indicazioni di misure e di tecniche.
Sulla Nidia cieca e il Ritratto del padre Girolamo Marafioti, pubblicati per la prima volta nel mio saggio in
Dialoghi cit., pp. 82, 84, si legge il giudizio critico di V Torelli, in Esposizione de//a Promotrice, in LOrnnibus, a.
XXXIX, n 75, Napoli 24 giugno 1871, p. 299.
IS
V. Torelli, Esposizione alla Promotrice, in LOmnibus, a. XXXIX, n 78, Napoli 1 luglio 1871, p. 310.
Il terna della Nidia cieca era ancora in voga nel 1880 quando Giacomo Ginotti ne presentava una sua ver
sione alla Mostra Nazionale di Torino insieme con Lemancipazione dalla schiaviti) gi esposta a Napoli nel 77.
8
Gatalogo degli oggetti drte ammessi alla
71
Esposizione della Societt Promotrice di Belle Arti iii Napol4 Napoli,
Stabilimento tipografico Rocco, 1870, p. 14, n 105.
Alla Promotrice napoletana del 1875, Jerace esponeva il Guappetiello in gesso per la fusione in bronzo e il
Ritratto della szgnora Le G1e3 in terracotta (in Societt Promotrice di Belle Arti in NapolI Catalogo degli oggettidarte ammes
si all Esposizione del 1875, Napoli, Stabilimento tipografico Gennaro De Angelis, 1875; i due pezzi sono rispettiva
mente a p. 16. n250 e a p. 19, n309).
10
Helen Zimrnern nel 1886, dedicando un lungo articolo a Jerace u1 The Art Journal, esaminava le sue
opere pi note, terminate entro quella data. Sul Guappetiello si legge: Questo termine napoletano, intraducibile, sta
per uno spaccone, per uno che dice sbruffonate, che si d arie di avere grande coraggio e che in fondo un vile;
Guappo il nome del tipo adulto di questa classe, Guappetiello il SUo imitatore giovanile. Il Guappetiello di
Jerace, di grandezza naturale, un ragazzo di strada napoletano che, mozzicone di sigaro in bocca, pollici infilati
nel giro di manica del suo panciotto, cammina impettito con provocante impertinenza per sfidare il mondo (H.
Zimrnern, Francesco ferace, in The ArtJournal, London 1886, p. 7); il testo originale il seguente ... that untransia
teable Neapolitan nome for a boaster, for one who talks big, who gives himself airs of great courage, and who is a
hottom a bully and a coward. Guappo is the nome of the full-grown specirnen of this class, Guappetiello bis
juvenile in-litator. jeraces Guappetiello is a life-sized Neapolitan strret-boy, who, cigar stump in mouth, thurnbs
thrust in the armholes of bis waistcoat, struts firth with defiant impertinence to challenge the word.
Riguardo alla versione del Guappetiello esposta alla Mostra Nazionale cli Napoli del 1877, la principessa
Maria Della Rocca scrisse: Vidi pure unaltra statua in gesso che mi fece grande impressione. Rappresenta un gio
vane popolano di grandezza naturale. Che naturalezza! Questo adolescente tiene la testa rovesciata allindietro, il
37
berretto sullorecchio ed il sigaro in bocca, ed ha laria di burlarsi di tutto e di tutti. Non potevo saziarmi di ammi
rarlo. E il vero tipo del gamin di Parigi, o per meglio dire, del birichino napoletano (M. Della Rocca, Larte moderna
in Italia, Milano, Treves, 1883, p. 358).
Alla Mostra Nazionale di Napoli jerace present le seguenti sculture: Guappetiello, Nannina, Maclaine Stront,
Madame X7ige Le Brun Duchessa Teresa Fi/an.gieri Fieschi Ravaschieri, Cupi Conquered and clivt (Catalogo
dellEsposizione Nazionale diBelle Arti dei 18//in Napoli, Napoli, Tipografia San Pietro a Majella, 1877, pp. 1, 2, lO, 14,
21, 25). Su queste opere e sui relativo dibattito critico, cfr. Valente in Dialoghi, cit.. pp. 86-87, 101.
12
Su Eva e Lucifero si legge Nella parte artistica diamo il gruppo in marmo di Jerace, il valente scultore
napoletano che i nostri lettori conoscono da molto tempo. A questo gruppo il catalogo d per nome il Peccato origi
nale, a Napoli, ove fu ammiratissimo, lo chiamavano Eva e ilseipente. LEva un bel pezzo di scultura, e lAngelo ten
tatore - sotto la cui forma Jerace ritrasse il serpente, - ha un vigore non comune di forma. Questo gruppo arriv a
Parigi assai malconcio; e con nobile atto di fratellanza artistica, lo scultore Gemito lo riatt alla meglio, in
LIllustrazione Italiana, a. V. n 23, Milano 9 giugno 1878,
1
semestre.
13
Ho gi affrontato questo discorso nel saggio su Dialoghi cit. Sullopera di Amendola si veda il volume di
C. Palazzolo Olivares, Giovan Battista Amendola scultore, Sarno (SA), Labirinto edizioni, 1997.
14
Alla mostra Jerace espose sette opere, realizzate con tecniche e materiali diversi: una testa in bronzo intito
lata vlariella, una statuetta in marmo, Ines, una statuta in marmo, Marzon, una statua in gesso, Sasi mio, un gruppo in
gesso, Soggetto Romano o 7ionfo di Germanico, il busto in marmo della Vieta e un altorilievo in gesso intitolato gene
ricamente Ritratto ma gi identificato nel mio contributo del 96 nel Ritratto del pittore Ramon Tusquetz i Mazgnon.
Questultimo stato pubblicato da me sia in Dialoghi cit., p. 98, sia in Civilti dellOttocento cit., pp. 343-344, con
relativa scheda.
15
La Victa era esposta di fronte al busto di Aspasia di Maccagnani; di questultimo fu notato che era un po
frondoso, carico dornamenti, ma degno distare di fronte allaltro busto delJerace, Victa, ch tutto dire (E Filippi,
Esposizione Nazionale di Belle Arti a Torino (Lettere al Pungolo di Napoli). Scultura e acquerelli, in Il Pungolo, a. XXI, n
147, Napoli 27 maggio 1880, p. 1; ripubblicate in E Filippi, Le belle arti a Torino. Lettere sulla IVEsposizione Nazionale,
Milano, Giuseppe Ottino Editore, 1880).
16
Rimando, per il rapporto dialettico tra Victa e Proximus tuus e per altre questioni di scultura alla mostra
Nazionale di Torino del 1880, al contributo di M. M. Lamberti, Lesposizione nazionale del 1880 a Torino in Larte in
mostra. Firenze 1861, Torino 1880, Milano 1891. Rapporto sulle grandi esposizioni dellitalia unita, in Ricerche di Storia
dellArte, 18, Urbino 1983, pp. 21-36 e ai miei due saggi, Leforme del reale. Il naturalismo e lanmaginario storico ed esotz
co nella pittura napoletana dellOttocento, in E C. Greco - M. Picone Petrusa - I. Valente, La pittura napoletana
dellOttocento, Napoli, Pironti, 1993, e precisamente alle pp. 57-60, e laltro in Dialoghi cit., p. 98.
7Filippi, Le belle arti a Torino, cit., p. 197.
8lbidezn, p. 201.
19
Francesco Jerace, a cura di S. G. Santagata, cit., tavola fuori testo inserita nellapparato di opere di collezioni
private. Le opere di Jerace nella monografia sono ripartite secondo la seguente divisione: la gipsoteca di
Catanzaro, alcune opere in marmo, i gessi prima del restauro, monumenti a Villa Trieste, in collezioni priva
te, cinque gessi allIstituto Barbieri, Jerace a Reggio Calabria.
20
Cest une enfant qui dort [...i de quinze ans, presque une jeune femme; rien nest encore form dans cet
tre charmant [.1 Ses longs cheveux pars la couvrent toute entire. La croix de son collier repose dans sa main,
comme pour tmoigner quelle a fait sa prire, et quelle va la faire en seveillant demain [...]. Elle dort toute nue et
la main sur son coeur (A. de Musset. Rolla, in Musset-Oeuvres conzpltes, ed. du Seuil 1963, p. 141. Si procrastinato
nel tempo un errore sulla fonte da cui tratta la Mariozi di Jerace da sempre confusa con la Marzon Delorme di
Victor Hugo (cfr. \lente, in Dialoghi cit., p. 97).
21
E Fontana, Scalpelli e pennelli IVEsposizione di Belle Arti Rifrutati - Assenti, Torino. Roux e Favale, 1880, pp.
35-36.
22
Ihidem, p. 36.
23
Fu anche notato che in gran numero i fanciulli ritratti in scultura avevano affollato le sale della mostra,
primo fra tutti Giore di re di Ettore Xirnenes che rinverdiva sentimenti nostalgici raffigurando il compianto
38
Vittorio Emanuele TI in abiti domestici di nonno affettuoso lontano da pose auliche, eroiche e patriottiche.
24
L. Salazar, Francesco ferace scultore, Napoli, Pierro e Veraldi, 1900, p. 3.
25
E Verdinois, Francesco ferace, in Cosmos Catholicus, a III, n14, Roma, luglio 1901, p. 424
26
Il Monumento ad Arminio fu riprodotto a incisione e pubblicato su LIllustrazione Universale con un
lungo articolo a firrnaJustus, a. lI, n52, Milano 22agosto 1875, pp. 409-410.
2711
dipinto fu riprodotto con una foto di E Hanfstngl in LIllustrazione Universale, a. 1, n 33 e 34, Milano
12 luglio 1874, p. 58.
28
Il basamento costituito da una rotonda neogotica. Tutto il monumento misura 57 metri di altezza e la
sola figura, lavorata in rame e consolidata allinterno da unarmatura in ferro, ha unaltezza di 26 metri. Il
Monumento ad Arminio fu pensato da Bandel, nato nel 1800, dopo il 1830 sulla scia delle idee politiche della
Giovine Germania. Lo scultore, che tornava da Roma dove aveva condotto studi neoclassici, espose a Berlino il
modello in gesso che fu accettato, ma non realizzato per mancanza di mezzi. Dallideazione del 1834, Bandel pass,
lanno successivo, alla ricerca di un luogo nella selva di Teutoburgo dove poter innalzare il colossale monumento.
Al 1841 risale la costruzione della rotonda gotica in cima alla Grtenburg, laltura nei pressi di Detmold, identifica
ta nellantico Teuteberg. Nuove rivoluzioni e poi nuovi sussidi frapposero una distanza di trentaquattro anni tra il
basamento e il monumento che fu inaugurato il 16 agosto 1875. La figura di Arminio, il liberator haud dubie
Germaniae a detta di Tacito, che i Tedeschi non avevano mai celebrato, ma che a quella data esprimeva lidea di
nazione - e forse di nazionalismo - si pone eroicamente in piedi col brando verso lalto.
29
Alias, Passeggiata allEsposizione, in La Piccola Antologia, a. i, n52, Torino 6 giugno 1880, p. 829.
30 Fontana, op. cit., p. 42.
3
Tra la bibliografia recente, che dedica maggiore attenzione allopera si vedano Valente, in Dialoghi, cit.;
Ead., scheda sulla Victa (Napoli, Museo Civico Gaetano Filangieri), in Civiltd dellOttocento, cit., p. 344; Collezione
Della Ragione, catalogo, Napoli, Napoli Arte, 1997, pp. 60-61; Francesco ferace. La donazione..., cit., p. 16. Tra le tante
occasioni espositive in cui fu proposta la Victa, vorrei ricordare, dopo quella torinese del 1880, lEsposizione
Universale di Melbourne del 1880, la Mostra Nazionale di Milano del 1881, lEsposizione Universale di Anversa
del 1894, la Prima Esposizione Artistica Italiana di San Pietroburgo del 1898, lEsposizione Internazionale dArte di
Buenos Aires del 1910. Oltre diciotto sono gli esemplari dei quali si ha notizia. Frangipane riport i nomi di alcuni
collezionisti dei primissirni marmi: i senatori Susani e Ponti e il banchiere Pisa di Milano, il conte Byland dellAja,
Goffin di Bruxelles, Galvagni di Buenos Aires, Helen Schlapfer di Napoli. Altri esemplari in marmo rintracciati
finora sono al Museo Civico Gaetano Filangieri di Napoli, uno dei primi, al Museo Civico in Castel Nuovo di
Napoli, facente parte della donazione della raccolta del maestro fatta alla citt dagli eredi, nella collezione Della
Fagione di Napoli proveniente dalla collezione di Achille Lauro di Napoli, al Museo Correale di Terranova di
Sorrento, esemplare del 1926 che presenta alcune modifiche, al Municipio di Reggio Calabria. Oltre il modello in
gesso della Gipsoteca di Catanzaro, ne emerso uno in collezione privata torinese proveniente dalla raccolta del
maestro, da collegare presumibilmente al pezzo di Sorrento.
32
La rivista umoristica Pasquino (a. 25, n 21, Torino 23 maggio 1880, p. 166) pubblic una pagina intera di
divertenti vignette ispirate a opere dellEsposizione; tra queste, commentate da trafiletti satirici, figura la Victa con
attaccata una serie numerosa di cartellini su cui si legge acquistata, posta tra una figura femminile seduta su un
cumulo di bagagli e una figura caricaturata di una statua intitolata Eva. In opposizione alla prima figura femminile,
che corrisponderebbe in catalogo allpera di Alessandro Massarenti A Ravenna, a detta del numero 226 riportato,
che per farsi vedere deve essere posta su una torre fatta con tutti i suoi bagagli, una sua vicina [la Victal, conten
tandosi di un modesto piedistallo, desta invece luniversale desiderio....
Sulla ricostruzione del dibattito critico si veda Valente in Dialoghi cit., pp. 90, 91, 93, 103, 104, il!. pp. 94,
95.
Sullargomento si veda M. De Micheli, Gli intellettuali e la Comune di Parii, in Id., Le circostanze dellarte,
Genova, Marietti, 1987, pp. 20-41.
35 La testa in bronzo di Ercolanea fu acquistata dal Re Umberto I, quella in marmo di Fiorita dal cav. Franzoni
di Bergamo; la arnosina al Museo di Capodimonte e lAntonio Toscano a Viliena in gesso, uno dei pezzi della
donazione degli eredi al Comune di Napoli, di propriet del Museo Civico in Castel Nuovo, ora al Castel
39
SantElmo di Napoli. La Carmosma fu esposta altre volte: ricordiamo fra le altre la terza Mostra Internazionale
dArte di Vienna del 1894, insieme con Ercolanea, la Terza Esposizione di Belle Arti e Industrie Artistiche di
Barcellona del 1896, la Seconda Esposizione Italiana di Pittura, Scultura ed Arti Applicate allIndustria di San
Pietroburgo del 1902.
Seguono i versi cos riportati in A. Pingitore, Nello studio ferace, in Natura ed Arte, Milano 1892-93: Va dire,
Amour, ce qui cause ma peine,/A mon Seigneur, que je men vais mourir,/Et, par piti, venant me secourir,/Quil
rneit rendu la Mort moins inhurnaine./Dis-lui du moins, et tche quil le croie,/Que je vivrais, si je ne lavais vu/Dis
lui quun jour une Sicilienne/Le vit combattre et faire son devoir./Dans son pays, dis-lui quil sen souvienne/Et que
jen meurs; faisant mon mal savoir.
Ibidem.
38
Ibidem.
Ibidem.
40
Il busto di Arianna gi pubblicato nel mio saggio in Dialoghi, cit., pp. 99, 104 e 105.
41
H. Zimmern, Francesco Jerace, in The ArtJournal, n. s., 1886, p. 7.
42
LEra di maggio in terracotta stata esposta per la prima volta nella mostra napoletana Civiltt dellOttocento.
Dai Borbone ai Savoia, e pubblicata sul catalogo cit., con relativa scheda, pp. 345-346. Sulla versione in marmo
dellEra di maggio si veda la mia scheda in E C. Greco, La scena illustrata. Teatro, pittura e cittd a Napoli nellOttocento,
Napoli, Pironti, 1995, pp. 397-398.

Il Bozzetto di testa femminile in terracotta, senza data, pubblicato nel libro di M. 5. De Marinis, Gemito,
LAquila-Roma, Japadre editore, 1993, tav. 273. Inoltre, si notano somiglianze stilistiche e formali anche con laltro
Bozzetto in terracotta, forse della stessa collezione privati romana, illustrato nella tav. 272.
Pingitore, op. cit.
La statua in gesso dellAntonio lbscano a Vigizena, donata al Comune di Napoli dagli eredi dello scultore,
stata pubblicata in Memorie storiche della Repubblica Napoletana del 99, catalogo della Mostra di Napoli, Castel
SantElmo 1999, Napoli, Electa Napoli, 1999, pp. 71, 75, scheda di N. Meluccio; ili. pp. 82, 83.
46
E Pornetti, Francesco ferace e le sue recenti sculture, in Cosmos illustrato, Bergamo 1903.
Infatti si legge in una critica del tempo: Larte, ancora una volta, vinto la critica, divinando la storia.
Francesco Jerace, con unarditezza michelangiolesca e con uno slancio dalta lirica patriottica, nel suo Vigliena si
aderge a tale potenza artistica, che impressiona e commuove. Su dunampia base un uomo dalle proporzioni ercu
lee sta curvato, quasi ginocchioni, come trascinandosi. Sobrio labbigliamento: la camicia, aperta sul davanti come
in um momento daffanno e di terrore, lascia vedere lampio petto agitato; il braccio sinistro corre un po in alto,
lungo la fronte, come a difesa di colpi, o come a diradare il fumo; il volto, in una contrazione terribile di sentimen
ti disperati, salza alquanto, spiando; la mano destra, convulsa, stringe la miccia. Pometti continua sottolineando
che lo scultore ha scritto una pagina di storia con tale dramma e potenza, con tale verit e impressione, con tale
interesse che voi non discutete pi sulla veridicit dellepisodio, ma vinchinate dinanzi a questa forza che vi sog
gioga e dite che, se leroismo del Toscani vero, non diversamente doveva egli esser atteggiato nellistante supremo
della sua morte (ihidem).
48
Il Beethoven, che in mostra ottenne il premio Rosenstein di mille lire, fu voluto da Rocco Pagliara e
donato da Jerace al Conservatorio di Musica San Pietro a Majella di Napoli (dove oggi si conserva). Alla mostra
veneziana Jerace aveva proposto anche altre due sculture, la carducciana Anacreontica e un busto in marmo intito
lato Ritratto.
n
Suo precedente la testa in gesso, datata 1890, di collezione privata napoletana, esposta a Napoli nel 1997
(Gviitd dellOttocento, catalogo cit., pp. 346-347). Un altro esemplare in gesso alla Gipsoteca di Catanzaro ed illu
strato in Francesco Jerace a cura di 5. G. Santagata cit., s. n.
50
E Verdinois, Francesco Jerace, in Cosmos Catholicus, a. III, n14, Roma, luglio 1901, p. 424.
La rispondenza al vero possibile la chiave di lettura di altre opere diJerace, prime fra tutte il Giambattista
Vico in terracotta, una delle opere donate dagli eredi jerace al Comune di Napoli (pubblicata in Francesco ferace. La
donazione..., cit., p. 27, e in Valente, La collezione /erace del Comune di Napoli, cit., p. 94).
51
p Bettli, Artisti contemporanei Francesco Jerace, in Emporium, Bergamo 1897. Sulla memoria dellEsedra
40
I
della Muse trovata a Pompei, cfr. anche A. Vitelli, Francesco Jerace, per la serie I nostri contemporanei (Gli scultori),
Napoli, Edizioni della Novissirna Antologia Italiana, s.d. [19201, p. 18.
Il Bettli scrive anche Il monumento maestoso, che ha pi di undici metri di larghezza alla base, mentre le
statue, di purissimo marmo di Carrara, ne misurano tre di altezza, sembra emergere, per via di uno zoccolo in
muratura, da un bizzarro laghetto conterminato da frammenti di roccia, nel quale si rispecchia, e campeggia col suo
biancore sui verde cupo delle piante, che gli stan dietro.
5211 Ritratto diFederzo Verdinois in terracotta fa parte della donazione Jerace al Comune di Napoli ed collo
cato nel Museo Civico in Castel Nuovo. E stato recentemente pubblicato in Francesco jerace. La donazione..., cit., p.
28, e in Valente, La collezione ferace del Comune di Napoli. cit., p. 94.
53
Verdinois, Francesco ferace, cit., p. 423.
A. Frangipane, Francesco ferace, Messina, La Sicilia, 1924, p. 20.
55 lbidein.
56
Frangipane, op. cit., p. 24.
Verdinois, Francesco fenice, cit., p. 426.
58
Questo sentimento religioso si trova gi nella Myriam del 1894. Myrzam o Mistica fu realizzata in gesso, in
bronzo e in marmo. Il busto in gesso fa parte della donazione che gli eredi Jerace hanno fatto al Comune di Napoli
nel 1990 ed ubicata nel Museo Civico in Castel Nuovo; il pezzo in marmo, completo di base marmorea pure rea
izzata da Jerace, si trova al Circolo Artistico Politecnico ed pubblicata in La raccolta darte del &rcolo Artistico
Politecnico di Napoli Museo Giuseppe Caravita Princi;e di Sirinano (Napoli, Elio De Rosa, 1991, p. 151); lesemplare in
bronzo, acquistato alla Seconda Esposizione Internazionale dArte di Venezia del 1897, al Museo dArte Moderna
di LAvana a Cuba. Il bronzo fu presentato per la prima vlta allEsposizione Universale di Anversa nel 1894, men
re il marmo fu esposto alla VIII Esposizione Internazionale di Monaco di Baviera nel 1901; alla LXXIX
Esposizione Internazionale di Belle Arti della Societ Amatori e Cultori di Roma nel 1909 era presente una
Mriica, mentre unaltra Mistica in bronzo era in mostra alla VI Esposizione Internazionale dArte di Barcellona nel
1911 dove fu premiata con medaglia doro.
Giulio Massimo Scalinger, in un lungo articolo sulla risistemazione della facciata del Duomo scrisse: Ma
le pi notevoli sculture ad alto rilievo son quelle che illustrano i lati del triangolo, e che portano la firma illustre di
rr:incesco Jerace. Recise e dense nel movimento che simulano e nel vibrante tocco, celebrano esse due fatti della
vita di 5. Gennaro, il Santo patrono: in una il Santo che arresta ed estingue la irrompente lava ignea del Vesuvio
inacciante Napoli atterrita, nellaltro fermato un tragico e pietoso momento, la decollazione del martire (G. M.
Scalinger, La nuovafacciata del Duomo di Napoli, in Natura ed Arte, Milano 1904-05).
60
Frangipane, op. cit., p. 25.
61
Oltre che ritrattista, autore di pezzi di soggetto diverso prodotti della sua ricerca di scultore, Jerace fu
autore infaticabile di cicli decorativi, di monumenti sacri, civili, patriottici e cimiteriali.
A Napoli e in Campania fu largamente impegnato soprattutto nei primi trenta anni del Novecento. Gi nel
1888 aveva progettato il Vittorio Emanuele Il, lultimo degli otto re di Napoli posti nelle nicchie su1 fronte principa
le del Palazzo Reale; del 1915 il Martucci di Capua, del 1924 la pala daltare della chiesa di Santa Maria dellOlmo
di Cava de Tirreni, del 1926 la Vittoria del Monumento ai Caduti di Sorrento, del 1929 il Cimarosa di Aversa, del
1932 il gruppo del San Francesco de Geronimo della Chiesa del Ges Nuovo di Napoli etc. Nel 1910, mentre realizza
va il ftontone dellUniversit fredericiana, lavorava al gruppo in bronzo de L4zione per lAltare della Patria di
Roma; pi tardi eseguir altri monumenti ai caduti, dei quali uno per Reggio Calabria e uno per la natia Polistena.
62
A. Miola, Il progetto per gli edifici universitari, in Napoli Nobilssima, III (1894); sullUniversit di Napoli si
vedano A. Cutolo, L(]niversjtd di Napoli; Verona, A. Mondadori, 1932; A. Buccaro, La sede centrale dellUniversit di
Napoli: iter progettuale e scelte di eclettismo architettonico, in Fridericiana, Rivista dellUniversit degli Studi di
Napoli Federico TI, a. I, n4, Napoli; Fausto Fiorentino, 1993, pp. 107123, e A. Pinto, La storia degli interventi edilizi
nella Nuova Universit al Corso Umberto I, in ivi pp. 125-133.
63
E Russo, La fondazione dellUniversit napoletana. Composizione scultoria di E Jeracc, in il Frontone della nuova
[mive,sitd) degli Studi di Napol4 Milano, Alfieri e Lacroix, 191L p. 6.
64
Gi Federigo Verdinois notava A proposito del decrescere delle figure, non si esagera punto affermando
41
che quelle figure decrescono e non decrescono. Sono in tutto diciotto, a contar le principali; ma locchio che spazia
nello sfondo della scena ne conta altre decine e decine (E Verdinois, in Iljvntone, cit., p. 16).
Ibidein, p. 8.
66
La fusione in bronzo fu eseguita presso la fonderia Chiurazzi. Avendo visto proprio recentemente la sta
tua di Federico 11 da vicino, mi sono fatta lidea, per ora frutto solo di un ragionamento, che la modifica dello schie
nale trono, avvenuta probabilmente per un ripensamento sulla migliore soluzione decorativa da adottare, sia stata
fatta in un tempo molto vicino a quello di montaggio. Infatti nello stesso anno 1909 Jerace invia a Venezia un
modello in gesso del Federico Il, che presumiamo soltanto sia quello col trono ricurvo pubblicato da Cutolo nel
1933, e firma e data il frontone stilla spada di Federico OPUS/1909/FJERACEE con lavvenuta modifica del
trono il cui schienale composto da una stella formata a sua volta dallintersezione di due quadrati con inscritto al
centro un cerchio. Nella stessa pubblicazione di Cutolo anche illustrata limmagine del modellino dellintero
frontone ancora con il trono ricurvo della prima versione. Ora, poich lUniversit stata inaugurata nel 1910 e nel
1911 viene pubblicato da Alfieri e Lacroix il libro a pi mani sul frontone, gi citato, contenente una documenta
zione fotografica dove gi presente il trono modificato, appare chiaro che tale modifica sia stata adottata daJerace
non oltre il 1910 (comunque non dopo la data dinaugurazione, vistoche molto improbabile che a ridosso delli
naugurazione possa essere stato montato un nuovo andito per consentire nuovi lavori). Inoltre, nello stesso volume
riportata unimmagine di un ulteriore modello in gesso della sola figura di Federico, quello servito sicuramente
per la fusione in cui si vede chiaramente il nuovo segno del trono. C anche da dire che Jerace don alcuni model
li in gesso allUniversit, mai rintracciati, tra i quali molto probabile ci fosse questultimo.
67
La mostra personale di jerace, allOttava Esposizione Internazionale dArte di Venezia del 1909, era com
posta da 15 sculture e 6 grafiche. Le quindici sculture erabo, oltre al gesso del Federico IJ Montevergine, Malandrino e
Fig/zuoliFriedldnder, in marmo; la fontana intitolata Idillio in marmo e bronzo; lAntonio Toscano intitolato nel catalo
go LEroe delfortino di Vigliena, in gesso; i marmi di SE ilcav Gaspare FLiiaI4 del can Amedeo Berner e del frammen
to del Monumento a Gioacchino Colonna di Stigliano, Langelo del/a carit; un Satiretto, portalampada e una Testa in
bronzo; quattro terrecotte, il ritratto di Giovanni Nicotera, Chrvstus e due opere intitolate genericamente Terra cotta.
La sezione di disegni e dipinti comprendeva il dipinto Szgzighaida e i disegni Ritratto di Martucci, Carbone/la, Visione,
Testa muliebre e Studio di testa (E. Giannelli, Artisti napoletani viventi, Napoli, Melfi &Joele, 1916, p. 618.
68
Tra la. cronaca coeva, cfr. Verdinois, op. cit., p. 16 e Vitelli, op. cit., p. 20.
69
Si veda sul Vittoriano, U. Ojetti, Il Monumento a Vittorio Emanuele in Roma e le sue avventure, Milano,
Treves, 1907.
70
Per una visione globale del programma delle opere scultorie del Vittoriano, si veda il catalogo della
mostra su Angelo Zaneii (1879-1 942), Brescia, Associazione degli Artisti bresciani, aprile-maggio 1984 (Brescia, Ed.
Grafo, 1984) e De Micheli, op. cit., pp. 308-309.
71
Sono venuta in possesso di una fotocopia del disegno di ubicazione ignota. In essa, oltre al gruppo abboz
zato con molta approssimazione, si leggono i nomi dei significanti allegorici, scritti di pugno di Jerace:
Cospirazione ... Leone ribelle ... Napoli e Sicilia in rivoluzione ... Piemonte in azione....
72
frammenti in gesso sono pubblicati in Francesco Jerace, a cura di S.G. Santagata, cit., tavx s.n.
n
Ibidem, tav. s.n.
Sul Monumento funerario delListronoma Mary Sonieiville si veda: 1/ Cimitero degli Ingles4 a cura di G. Alisio,
Napoli, Electa Napoli, 1993; Valente, in Dialoghi, p. 83, ill. p. 85.
Gi segnalata da me nel 1996 (Dialoghi, cit., p. 83), quando identificai lopera con quella Donna con
manto e gaia schedata da Luigi Matafora per la donazione degli eredi Jerace al Comune di Napoli, la testa marmo
rea di Mary Somervzlle, illustrata in Francesco ferace. La donazione..., cit., p. 14.
76
Non potendo soffermarmi su questa decorazione, per non appesantire troppo il discorso, rimando alla
descrizione gi fatta nel 1996 in Dialoghi, cit. p. pp. 87-89.
Mentre il busto in marmo si pubblica qui per la prima volta, quello in gesso illustrato in Francesco [erace.
La donazione..., cit., p. 20.
78
DellAngelo Compagna si conoscono, ancora inediti, due modelli in gesso: un frammento della testa e il
modello dellinsieme (Napoli, collezione privata).
42
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Esemplati sul crivto di Corigliano Calabro sono riuscita a rintracciare finora due bassorilievi in gesso in
due diverse collezioni private napoletane, uno in marmo di collezione torinese. Riporto inoltre di seguito un elen
co di altri esemplari di cui si possiedono notizie: 1) Esposizione Internazionale dArte di Monaco di Baviera, 1890,
2) Esposizione Nazionale di Belle Arti di Roma, 1893, acquistato dal signor Lippert; 3)111 Esposizione di Belle Arti
e Industrie Artistiche di Barcellona, 1896, premiato e acquistato dalla Pinacoteca di Barcellona; 4) VIII
Esposizione Internazionale dArte di Venezia 1909; acquistato per il Palazzo dOriente dalla Regina Reggente di
Spagna che insigni Jerace della Croce di Carlo III. Altri esemplari in marmo sono a: Rotterdam, Museo Bovmans
Van Beuningen, Napoli, Arcivescovado (offerto dalle Associazioni Cattoliche allArcivescovo Monsignor
\incenzo Sarnelli 1896), Reggio Calabria, Cattedrale (coronamento del pergarno, 1902), Cimitero di Napoli,
Cappella Spinelli dei Principi di Scalea, e Tomba della famiglia Petriccione, Saint Moritz, Cattedrale.
80
Il vloiuimento per lafamilia Greco a Cosenza fu pubblicato da Verdinois, in Cosmos Catholicus, cit., p.
421.
81
Frangipane, op. cit., p. 24.
82
Della carlotta d4sburgo a Miramare (marmo, Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo), esiste il modello in
gesso alla Gipsoteca di Catanzaro e un piccolo bozzetto in gesso che ho recentemente rintracciato in una collezio
ne privata, proveniente dalla raccolta degli eredi. Lesemplare in marmo del Castel Nuovo, che fa parte di quella
cospicua collezione di opere generosamente donata dagli eredi dellartista al Comune di Napoli, stato pubblicato
in Fzncesco Jerace. La donazione..., cit., p. 18, e in Valente. La collezione Jerace del Comune di Napoli, cit., p. 93; il model
lo in gesso di Catanzaro edito in Francesco ferace, a cura di S. G. Santagata cit, tav. s.n.
83
Vedi Valente, in Dialoghi, cit. e Ead., La collezione ferace del Comune di Napoli, cit.
84
Il Ritratto di gentildonna in terracotta ubblicato in M. Pisani, Ritratti napoletani dal Cinquecento
allOttocento, Napoli, Electa Napoli, 1996, p. 150.
85
Proveniente dallIstituto di Belle Arti di Napoli e dallambiente culturale napoletano sempre in fermento,
Frangipane entr in contatto con tutti quei movimenti tramite i quali si diffondevano le esperienze artistiche, le
mostre della Societ Promotrice, le associazioni, i comitati, il Circolo Artistico Politecnico e il Museo Artistico
Industriale della citt. Il complesso bagaglio culturale e la formazione napoletana gli fecero comprendere che
anche la sua regione, la Calabria, sprovvista di sovrastrutture culturali, aveva bisogno di istituzioni che garantissero
continue iniziative culturali. A Napoli aveva conosciuto la struttura e la politica gestionale della Societ
Promotrice presso la quale aveva esposto egli stesso e delle altre Societ italiane di promozione artistica che erano
in contatto con quella napoletana. Compreso che la sua regione era completamente tagliata fuori dalla politica cul
turale, fond non soltanto una rete di mostre in itinere con appuntamenti fissi ma anche apparati critici come il
periodico Brutium nato nel 1922 e i quaderni annessi.
86
Le mostre calabresi osservarono il seguente calendario: 1912, 1920, 1922, 1924, 1926, 1928 (Mostra Silana),
)931; quelle del 1934, 1935, 1936,1937, 1938, 1941,1942, si erano trasformate in mostre del Sindacato Interprovinciale
fascista. Le ultime, del 1947, 1949 e 1951, furono nuovamente nominate biennali.
87
Di Giuseppe De Nava Jerace realizz un busto in marmo (Reggio Calabria, Amministrazione
Provinciale), presumibilmente quello della mostra, e un monumento, innalzato a Reggio Calabria il 28 giugno
1936; nel bassorilievo, posto sul basamento del monumento, Jerace effigi nel volto del capomastro che dirige i
lavori di ricostruzione della citt la fisionomia del padre Fortunato.
88 FVerdinois, LEroicadiEJerace, in Brutium, Reggio Calabria, 1924.
89
Russo, op. cit., p. 8.
43
44
1
Opere a confronto
Un itinerario tra bozzetti, modelli e opere finite
ella carrellata di immagini che segue (bozzetti e opere finite in marmo e in bronzo di
Francesco Jerace), di periodi diversi non ho potuto usare un criterio strettamente cronolo
gico basato sulla datazione, documentata o presunta, dellopera finita. Ci, proprio a causa
del metodo di lavoro dellartista, che usava attingere a pi riprese da quello che ho definito
ARCHIVIO DELLA MEMORIA. Ho pertanto privilegiato una sequenza libera, dettata da affi
nit e somiglianze tra modello e marmo e, secondo unarticolazione di gusto e sintonie visi
ve.
Anche il sistema testuale che accompagna le immagini, a volte brevemente, a volte in
modo pi disteso da considerarsi un lavoro la cui completezza richiederebbe ulteriori
approfondimenti ed un impegno tale da apparire oggi troppo grande per uno scultore che
tuttora cos poco conosciuto al grande pubblico.
Suggerisco pertanto di considerare LE SCHEDE DI CATALOGO non solo come spazio in
cui sono raccolte le notizie essenziali relative alle singole opere, ma anche come occasioni
per sottolineare aspetti descrittivi e critici, favorendo confronti e accostamenti di immagi
ni, che meglio evidenziano il gusto e la sensibilit che Jerace ha espresso nelle sue opere.
ERMINTA CORACE
45
Testa barbuta
bassorilievo in gesso; Polistena. Museo Civico
Con questopera. che documenta la prima attivit dijerace, lo scultore ottenne dal Comune di Polistena il sostcgno economico per
proseguire gli studi a Napoli. Frangipane commentandola ne ha sottolineato il rapporto con la tradizione classica che alla radice
dclla formazione di [erace. liopera riproduce unimmagine modellata in argilla e poi riproposta in gesso, materiale al quale gli scul
tori dell800 e lo stesso Jerace Fecero ampiamente ricorso per presentare i modelli delle loro opere prima di realizzade nel materia
le definitivo, che sia bronzo o, nella maggior parte dei casi. marmo.
46
Nidi cieca
bassorilievo in gesso; ubicazione ignota
L,opera segue lesordio di jerace in campo espositivo. Fu infatti proposta alla esposizione della Societ Promotrice di Belle Arti di
Napoli del 1871, unitarnernte al busto in terracotta del cronista delle Calabrie, Girolamo Marafioti. Il bassorilievo, passato come
opera finita, secondo luso del tempo, raffigura Nidia cieca, protagonista del romanzo romantico di Edward Bulever-Litton Gli ti/ti
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Guappetiello, 1870
Questo piccolo in gesso, firmato e datato 1870, precede di molti anni il pi noto esemplare del 1877 anchesso in gesso, ma di
dimensioni maggiori, conservato presso il Museo Civico in Castel Nuovo a Napoli. Vincenzo Gemito anchesso in gesso, ma di
dimensioni maggiori. Esso pertanto contemporaneo alle opere con cui Vincenzo Gemito apr la strada alle tendenze realistiche
con il suo famoso Malatieio del 1870.11 Gaappetzdio fu esposto per la prima volta alla Promotrice di Napoli del 1875, mentre, laltro
esemplare di dimensioni maggiori fu proposto pi volte in successive mostre a cominciare dalla Nazionale di Napoli del 187 Pur
non avendo proseguito su questo genere, Jerace continu a proporre in pi occasioni esemplari in gesso di questa sua invenzione.
Una versione in bronzo dorato si trova in Brasile acquistato dallimperatore don Pedro; un altro esemplare in marmo era di pro
priet di Vincenzo Marinelli.
gesso; Napoli, Coli, privata
48
Bambino scozzese con cane
gesso; Catanzaro, Gipsoteca
Il Dambino scozzese con cane fa parte del modello per un gruppo statuario che, secondo Frangipane, si trovava ancora in Scozia.
Lopera per la sua grazia e delicatezza ricorda il Sas mio pi che il Guappetiello. Lopera, che appartiene alla raccolta donata dalla
figlia del maestro alla Provincia di Catanzaro.
49
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Ritratto di Mary Sornerville, 1873-76
testa in marmo; Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
Pur ispirandosi al modello classico della matrona romana assisa,Jerace mostra una particolare attenzione ai dettagli che rende con
un realismo delicato e attento. I. Valente sottolinea la continuit tra il monumento dellastronoma Marx Sommerville e i tipi analo
ghi del i\apo!eo;ze morente del Louvre di Vincenzo Vela e Sofi Zamoska di Lorenzo Bartolini in cui pure si esprime una ripresa
delle modalit classiche.
La testa, probabilmente realizzata in epoca molto prossima a quella del monumento funebre, appartiene a un nucleo di opere
donate al Comune di napoli dagli erei dello scultore e si trova illustrata nel catalogo della raccolta Francesco Jerace. La donazzone
Jerace a Caste! Nuovo, Napoli, 1999, p14.
50
Monumento funebre dellastronorna Mary Somerville,, 1876
marmo; Napoli, Cimitero degli Inglesi
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r Ciclo decorativo della Villa La Fiorita a Capodimonte, 1874-75
Le Quattro Stagioni, particolare del corteo hacchico intento alla vendemmia
fregio ad altorilievo in gesso parzialmente dorato; Napoli, Villa La Fiorita, Sala da pranzo
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Amore e Psiche, 1874-75
gruppo in marmo sulla sovrapporta esterna; Napoli. Villa La Fiorita
La villa apparteneva al console e banchiere svizzero Oscar Meuricoffre, che fu collezionista e mecenate di molti artisti napoletani
di fine secolo.
La decorazione del salone realizzata con un forte aggetto del rilievo alla base della volta. Questa tipologia gi impiegata da Jerace
per la decorazione dellospedale ortopedico Ravascl-ieri di Napoli ispirata ad un classicismo molto decorativo e contraddittorio
determinato dal generale ritorno allo stile rinascimentale, che presto lartista abbandoner nella ricerca di un linguaggio formale
pi equilibrato e apparentemente pi semplificato.
Oltre al fregio, che riveste lintero perimetro sottovolta della sala,Jerace complet il ciclo decorativo della villa con altri due episo
di architettonici, il camino della sala delle feste e il gmppo in marmo collocato sulla sovrapporta esterna. Per ottenere una migliore
resa finale, Jerace replic dapprima il gruppo interamente in gesso e poi lo mont su un portale simile, come appare documentato
in unantica fotografia.
53
Frammento del modello per il camino della Villa La Fiorita
gesso; Catanzaro, Gipsoteca
Camino in marmo; Napoli, Villa La Fiorita, Sala delle feste
Questo frammento in gesso relativo alla parte alta del camino il modello realizzato per lesecuzione del marmo. Il repertorio clas
sico cui lartista si ispira aggiornato stilisticamente nella figura femminile collocata nel centro della conchiglia, la quale in contra
sto con la severit e lausterit delle figure delle cariatidi e dei telamoni alludono chiaramente alle quattro stagioni.
Ciclo decorativo della Villa La Fiorita a Capodimonte, 1874-75
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Guappetiello, 1875
gesso; Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
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In questopera, esposta alla Mostra Nazionale di Napoli del 1877, alla Universale di Parigi del 1878 e alla Mostra Universale di
Melbourne del 1880, Jerace sviluppa le sue tendenze verso il realismo aderendo ad un genere che allora stava nascendo e che era
destinato ad avere grandi sviluppi. Tuttavia egli non seguit in questa strada intrapresa da Vincenzo Gemito intorno al 1870. Come
osserva la stessa I. Valente, questo genere ebbe molti proseliti ma anche molti avversari tra cui H. Zimmern e Yorick.
57
Ritratto della duchessa Teresa Filangieri Fieschi Ravaschierz, 1877
busto in marmo; Napoli, Museo Civico Gaetano Filangieri
gruppo in gesso; ubicazione sconosciuta
11 busto ritraente la sorella del principe Gaetano Filangieri di Satriano fu esposto alla Mostra Nazionale di Napoli del 1877. Qui il
critico Costantino Abbatecola Io giudic somigliantissimo. Il soggetto si avvicina allimpostazione classica che alla base della
elaborazione di una tipologia di busto femminile che lo stesso jerace definiva busto ideale. In questo caso, tuttavia, siamo ancora
di frome ad un vero ritratto interpretato con una semplificazione formale nel panneggio e nelle ciocche dei capelli che si allontana
da un realismo analitico e descrittivo.
Eva e Lucifero, 1878
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Victa, 1880
gesso; Catanzaro, Gipsoteca
Questo esemplare risulta pi vicino al modello in gesso rispetto a quello del Museo Civico in Caste! Nuovo di Napoli, esposto alla
mostra del 1999. Il braccio a sinistra pi lungo e la linea di frattura del marmo a destra appare eseguire in maniera pi simile quel
la del gesso.
Jerace ottenne alla Mostra Nazionale del 1880 a Torino il premio di 3.000 lire con questopera oltre un grande successo di critica e
richieste di nuovi esemplari (sembra che ne abbia realizzati 18 in marmo).
Il soggetto connotato di un significato morale e politico, rappresentando la Polonia spartita tra Austria, Russia e Prussia.
Lopera apparve, come scrisse Frangipane, in un momento di affermazione del realismo e di forte avversione al classicismo. Si inau
gura cos la stagione di quelli che jerace considerava i suoi busti ideali. Era allora acceso il dibattito sullequilibrio tra realt e idea
lit, vedendo rivivere la bellezza classica espressa in inodo attuale. E De Micco not poi che questopera era il primo esemplare di
scultura moderna che si presentava tronca come le antiche sculture.
Victa, 1880
marmo; Reggio Calabria, Palazzo della Provincia
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Victa
marmo; Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
Va anche ricordato, tra gli aspetti pi apprezzati, la morbidezza dei contorni. Secondo Isabella Valente il classicismo monumentale
che la V/cta esprime distingLle nettamente Jerace dalle tendenze di Gemito, semmai ispirate ad un naturalismo di tipo ellenistico; la
studiosa accosta lopera a Michelangelo per la sua sensualit e la grandosit a cui aspira lo scultore.
Dei tanti esemplari citati se ne conserva uno in marmo presso il Museo di Correale di Terranova di Sorrento. La versione tuttora
custodita nel palazzo della Provincia di Catanzaro si differenzia dalle altre per il diverso taglio della base.
Victa
marmo; Catanzaro, Palazzo della Provincia, stanza della presidenza
62
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Ritratto di Ramon Tusquetz Y Maignon, 1880
gesso; Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
Si tratta dellaltorilievo presentato nel 1880 allEsposizione Nazionale di Torino intitolato nel catalogo genericamente Ritratto.
Questo gesso confrontabile con il Ritratto a? Oscar Meui-icoffie con cui condivide la sensibilit nella interpretazione del carattere
del personaggio reso anche qui con particolare forza e intensit. Questi aspetti sono ulteriormente accentuati dal forte aggetto della
testa che contrasta con il fonlo frammentario e dallidea del modellato in argilla che ancora percepibile nel gesso.
La Napoletana
terracotta; Catanzaro, collezione privata
Presumibilmente esposta a Ibrino nel 1880,come detto da I. Valente in questa sede, Fopera risente ancora di unattenzione alla lezio
ne realistica che caratterizzava la prima produzione di Jerace, e che sar poi accantonata per un maggiore approfondimento.
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Soggetto Romano o trionfo di Germanico, 1880
modello in gesso; Catanzaro, Gipsoteca
Soggetto Romano o trionfo di Germanico,1880
marmo; Roma, Galleria Nazionale di Arte Moderna
Lbpera, esposta alla Mostra Nazionale dArte Moderna di Torino nel i88O, era in gesso. Jerace divise il primo premio riservato ai
gruppi assieme ad altri scultori (E. Maccagnani, E. Ferrari, E. Ximenes). Il critico Ferdinando Fontana, plaudendo al successo di
Jerace, espresse parole molto critiche contro gli accademici che, in sintesi, Jerace aveva battuto con le loro stesse armi.
Nella schiena di Germanico nella muscolatura del torso, secondo I. Valente suggerisce ancora un riferimento a Michelangelo nell
Ercole e Caco di casa Buonarroti.
Lopera fu la risposta diJerace al Monumento eretto dai tedeschi ad Arniinio, vincitore di Varo nel 9 secolo d.C. con il quale si vole
va esprimere il nazionalismo della Germania. jerace raffigur dunque il figlio di Varo, Giulio Cesare Germanico, che soggiog a
stia volta lesercito teutonico sei anni dopo la sconfitta del padre.
Lopera fu presente a Londra nel 1888 e nel 1900 allEsposizione Universale di Parigi.
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Issionne,, 1882
gesso; Napoli, coli, privata
Di soggetto biblico, uno dei primi busti scolpiti dallartista in cui si sviluppa la tipologia inaugurata neI 1880 con la Victa. Questo
tipo di invenzione, che racchiude un dialogo tra realismo e classicismo, caratterizzer a lungo la produzione diJerace come avverr
in unopera di nove anni pi tarda, lErcolrnea, con la quale condivider nel panneggio soluzioni analoghe.
Ercolanea, 1891
marmo; Catanzaro, Gipsoteca
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Antonio Toscano a Vigliena
terracruda; Napoli, cortile del Palazzo San Giacomo
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Arianna, 1886
marmo; ubicazione sconosciuta
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La signorina Fletcher
busto in marmo; coli, privata
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Era di maggio, 1885
modello in terracruda; Napoli, colI. privata
Era di maggio
marmo; Reggio Calabria, Municipio
Lopera fu eseguita subito dopo la composizione della canzone, dal titolo omonimo, con testo di Salvatore di Giacomo e musica di
Mario P Costa.
Ueseiplare del Municipio di Reggio Calabria molto fedele al modello in terracotta di cui realizza lidea di mantenere informe la
capigliatura che cade sulla spalla lasciando nettamente percepire la pietra grezza prima della esecuzione del lavoro di intaglio. Esiste
presso il municipio di Napoli, donata dagli eredi, una versione in marmo che presenta delle varianti nella chioma e nel panneggio;
probabilmente si tratta del busto esposto nel 1920 alla Mostra calabrese di Arte Moderna di Reggio Calabria.
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Fzgura di gentiluomo
marmo; Napoli, colI, privata
busto in marmo; Napoli, Museo e Gallerie Nazionali di Capodimonte
11 personaggio indossa una veste di fattura antica che molto bene si adatta allimmagine della donna, raffinata e moderna nello stes
so tempo, come evidente anche dallacconciatura dei capelli. Lo scultore intende raggiungere quindi un equilibrio tra lantico e il
moderno, tra il classicu e il reale. A quesoperajerace era molto affezionato e ne aveva scrupolosamente conservato il modello, del
quale non si era mai voluto privare. La Carmosina fa parte di un gruppo di opere alle quali, secondo la testimonianza dellaiutante
di bottega Luigi Matafom,Jerace era particolarmente legato: tra queste erano incluse anche la Vicra, la Carlotta dAsburgo, Nosside,
Vittoriajerace e il Cristo.
Carmosina, 1891
77
La Fiorita, 1891
modello in gesso; Catanzaro, Gipsoteca
Nel modello in gesso, a grandezza naturale, si vedono chiaramente le croci eseguite a matita utilizzate come riferimento per la copia
per punti. Con questopera prosegue la produzione di busti inaugurata con la Victa presentati con le linee di frattura alla base che
evocano il frammento di statua classica.
La tipologia femminile riprende la figura del portale della Villa Meuricoffre a Napoli, concepita prima dello sviluppo dei busti femmini
li o come genere autonomo.
La Fiorita, 1891
marmo; Napoli, Museo Civico Gaetano Filangieri
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Miryam o Mistica, 1894
gesso; Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
Si tratta del modello in gesso per il busto in bronzo del Museo d Arte Moderna di L Avana a Cuba.
Fa parte della nutrita raccolta di opere provenienti dallo studio diJerace e donate al Comune di Napoli dagli eredi.
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Ritratto dei banchiere Teli Meuricoffre
gesso; Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
busto in marmo; Napoli, giardino della Villa La Fiorita
Anche nel ritratto di Teli Meuricoffre, fratello di Oscar, anchegli banchiere, Francesco Jerace introduce un elemento di novit eli
minando la base, che viene sostituita da una pi ampia superficie di appoggio. Presentata nella sua forma squadrata, evoca lidea
michelangiolesca del blocco di marmo da cui si libera la forma. Questa idea sar ripresa pi volte daJerace nel corso della sua lunga
attivit con soluzioni pi o meno felici.
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Teli Meuricoffre
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Ritratto del banchiere Oscar Meuricoffre
gesso; Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
marmo; Napoli, giardino della Villa La Fiorita
Nel modeflo in gesso di uno dei primi ritratti esegLliti da EJerace, lo scultore coglie una fresca e vivace espressione del personaggio
che gi1 concepito come frammento di una statua intera, suggerito nella frattura artificialmente simulata nel gesso. Nella produzio
ne in marmo, eseguita con il procedimento della copia per punti, lautore si attiene scrupolosamente al modello anche in quelle
parti in cui la casualit. della frattura solo apparente essendo stata concepita nel dettaglio fin dallinizio. Jerace realizz per Oscar
Meuricoffre un monumento sepolcrale relativo al solo sarcofago decorato con bassorilievi.
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Ritratto del banchiere Oscar Meuricoffre
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La Resurrezione di Lazzaro, 1885
bassorilievo in gesso; Catanzaro, Gipsoteca
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Ideata per la tomba del console elvetico Oscar Meuricoffre, nel Cimitero degli Inglesi di Napoli. Un altro esemplare in gesso
segnalato nel Duomo di Vibo Valentia. Il soggetto identificato con Cristo con Marta e Maria. Che si tratti di una copia in gesso
accertabile dalla presenza delle linee di congiunzione dei tasselli utilizzati per le operazioni di formatura.
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La Carit4, 1885
bassorilievo in gesso; Catanzaro, Gipsoteca
In questo rilievo in gesso, ideato per la tomba del console elvetico Oscar Meuricoffre, sono meglio delineate la base e il motivo
decorativo nella cornice in alto.
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La data di esecuzione della tomba pu essere messa in riferimento alla notizia del trasferimento nel 1885 dei resti di Luigi
Compagna. Tuttavia Frangipane riferisce che la figura dellangelo che solleva la cortina in bronzo, fu esposta a Londra nel 1882,
dove ottenne un grande successo. Esiste una foto antica, fatta eseguire dajerace durante la preparazione del modello in terracruda,
che documenta luso di un panno vero per lesecuzione del drappo funebre modellato in argilla poi fuso in bronzo.
Questopera uno dei primi esempi dello stile che jerace adotta per le opere di soggetto religioso, stile caratterizzato da una espres
sione languida dei sentimenti e da una certa sensualit nella ricerca di uno schema formale piuttosto articolato che rivela come,
anche in questo caso, Michelangelo sia per lo scultore calabrese un punto di riferimento importante.
Angelo, 1885
marmo; Corigliano Calabro, Cosenza, Santuario della ?vladonna di Schiavonea (particolare)
Angelo con panneggio, 1885
marmo; Corigliano Calabro, Cosenza, Santuario della Madonrn di Schiavonea
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Satiro, 1892
modello in gesso per il Satiro di Palazzo Sirignano a Napoli; Catanzaro, Gipsoteca
Satiro, 1892
marmo; Napoli, Palazzo Sirignano, scalone
L opera il modello in gesso di uno dei satiri del Palazzo Sirignano di Napoli. I satiri fanno parte della decorazione dello scalone del
Palazzo Sirignano, di ispirazione classicheggiante, realizzata con forme che dipendono da fonti del tardo manierismo cinquecentesco
per il senso di avvitamento delle figure sul loro asse che suggerisce rotazione e movimento.
Vile anche lidea di seguire un criterio di alternanza, presentando il satiro della pagina a fronte quasi di spalle e laltro della pagina
seguente, frontalmente. I due putti, uno vestito laltro nudo, denunciano che lartista si sia ispirato a schemi formali di tipo manieristico.
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Due puttz 1892
marmo; Napoli, Palazzo Sirignario, scalone
Satiro, 1892
marmo; Napoli, Palazzo Sirignano, scalone
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Vittorio Emanuele lidi Savoia, 1888
marmo; Na poli, Palazzo Reale
Il Vittorio Emanuele fu realizzato da Jerace allinterno del programma varato nel 888, che prevedeva la realizzazione di Otto statue
raffiguranti gli Otto re di Napoli da porre nelle tompagnature a nicchia volute da Vanvitelli nel secolo XVIII. Tra gli altri si ricorda
no il Carlo V di Gemito, il Carlo 111 di Belliazzi, il Mura! di Amendola.
94
Ritratto cli Gaetano Fi1angieriprincie di Satriano, 1892
busto in marmo; Napoli, Museo Civico Gaetano Filangieri
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Beethoven, 1895
testa in gesso; Catanzaro, Gipsoteca
Studio per la statua in marmo che si trova a Napoli, al Conservatorio di Musica di San Pietro a Majella. Ancora allo stato di abboz
zo, era ritenuto da Frangipane una terracotta. Dopo il restauro di Nistic esso ha assunto una colorazione rossastra di una tonalit
simile pi alla cera rossa che alla terracotta. Dalla illustrazione qui riprodotta, che precede lintervento di restauro, si evidenzia chia
ramente che si tratta di un calco in gesso da uno studio in lime piuttosto avanzata del modello in terracruda.
Lo studio dellespressione di Beethoven, concepito nel momento di massima intensit dellatto creativo, accentuato nei suoi
caratteri romantici dalla massa indefinita e scomposta delle ciocche di capelli che ritroviamo analoghe nel marmo; cos la tensione
del volto, sopracciglia, mento e bocca, si trasferisce nel pugno chiuso a significare sia la tensione sia lesito positivo dellispirazione
artistica. Questo il primo dei diversi ritratti di musicisti per i quali sullequilibrato classicismo Jerace tende a far prevalere un rea
lismo di carattere romantico. Laltro esemplare in gesso di collezione privata stato esposto alla Mostra Civilt dellOttocento, Le
arti a Napoli dai Borbone ai Savoia, realizzata al Museo di Capodimonte nel 1997.
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Beethoven, 1895
marmo; Napoli, Conservatorio di Musica di San Pietro a Majella
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Pubblicato pi recentemente da M. De Micheli nel volume su La scultura dellOttocento, il Beethoven fu esposto daJerace alla Prima
Mostra Internazionale dArte di Venezia, dove ottenne notevoli riscontri.
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La musica,1915
modello in gesso; Catanzaro, Istituto Nini Barbieri, riproduzione da foto
un modello in gesso per la statua in marmo collocata sopra il portale della sala Martucci nel Conservatorio di Musica San Pietro
a Maj ella a Napoli.
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Monumento a Giuseppe Martuccz, 1915
bronzo; Capua
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Questa la seconda occasione per lo scultore di eseguire un monumento commemorativo per il musicista, e compositore,
Giuseppe Martucci (Capua 1856-Napoli 1909), celebre soprattutto come pianista. Fu insegnante presso il Conservatorio di Napoli
dove fond lOrchestra Napoletana; diresse poi a Bologna il Liceo Musicale fino al 1902. Tra i suoi meriti va ricordato quello di
aver contribuito alla diffusione della musica di Wagner in Italia.
In questo ritratto il musicista raffigurato come direttore dorchestra; nel modello in argilla infatti, documentato da una foto depo
ca, con la mano destra tiene la bacchetta, assente invece nel bronzo; forse si vuole alludere alla celebre rappresentazione da lui
diretta nel 1888 del Tristano di Wagner, che cerca di ricordare con un certo pathos romantico.
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Melopea
modello in gesso per il monumento a Gaetano Donizetti; Catanzaro, Gipsoteca
Il modello in gesso, frammentario e in pessimo stato di conservazione, stato rinvenuto, insieme ad altri rottami, da un impiegato
della Provincia di Catanzaro che lo ha salvato recuperandolo allultimo momento da un camioncino della nettezza urbana. Si tratta
invece di un documento unico del monumento a Gaetano Donizetti relativo al modello in gesso a grandezza naturale.
Monumento a Gaetano Donizetti, 1897
marmo; Bergamo
Una riproduzione fotografica, conservata presso la Biblioteca Comunale di Polistena, e pubblicata qui in appendice, testimonia le
sistenza del modello presumibilmente di dimensioni piccolissime del monumento. Esso mostra la concezione definitiva dellopera
da parte di Jerace e mantiene nel gesso la freschezza del modellato in terra dal quale replicata. La finitura ancora molto approssi
mativa e si coglie appieno il momento creativo unitario, lidea compositiva dinsieme non ancora definita nei particolari. Le circo
stanze della commissione da parte del comune di Bergamo Soflo note da una pubblicazione (Bergamo, Museo Civico) che riferisce
circa i concorsi effettuati per la scelta dellautore e la difficolin per uno scultore di origini meridionali di ottenere lincarico. Il con
trasto tra monumento e basamento dovuto ad una modifica successiva eseguita in epoca fascista.
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Fanciullo con angelo, 1900
modello in gesso per la cappella della famiglia Greco nel Cimitero di Cosenza; Catanzaro, Gipsoteca
marmo; Cimitero di Cosenza, Cappella della famiglia Greco
Il gruppo segue cronologicamente lAge1o della tomba Compagna, riproponendo il sentimento religioso, languido e sensuale, por
tatore di buoni sentimenti, basato su una forma addolcita rispetto al realismo classicista del rilievo della Tomba Meuricoffre del
Cimitero degli Inglesi di Napoli di circa quindici anni precedente.
Fanciullo con angelo, 1900
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Venere e Amore
bassorilievo in marmo; Napoli, coli, privata
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Presenta sui retro un biglietto autografo di Francesco Jerace indirizzato alla signora Caterina Izzo: La scaglia di marmo da me scol
pita vi porta gli auguri di casa Jerace laffezionat.mo vostro Jerace. Di questopera di devozione domestica, ispirata allo schiaccia
to dei bassorilievi fiorentini del Quattrocento, non facile indicare una datazione precisa. Esiste un esemplare in terracotta appar
tenente alla collezione Lubrano di Napoli e pubblicato in Scultura italiana clel pr/aia i\ovecento, a cura di Vittorio Sgarbi, catalogo
della mostra di Savona e Mesola del 1993, Casalecchio di Reno, Bologna, Grafis, 1993, pp. 130-131.
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Conte Felix Sobanskj
medaglione in marmo; Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
L opera, esposta alla mostra del 1999 di Napoli, fa parte del gruppo donato al Comune napoletano dagli eredi Jerace.
Il personaggio ritratto il conte Felix Sobanskj. Il bassorilievo rende il profilo del personaggio ritratto con un pittoricismo efficace
al quale lo scultore ricorre in circostanze piuttosto rare, molto apprezzato da Mariaserena Mormone che ne sottolinea le qualiti.
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Luisa Sanfrlice al patibolo
medaglione e altorilievo in gesso; Catanzaro, Gipsoteca
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Lopera, celebrativa della rivoluzione napoletana del 1799, fa parte della raccolta donata alla Provincia di Catanzaro dalla figlia dello
scultore, Maria Rosa Jerace. Nellinventano da lei redatto, questopera compare al numero 6, mentre al numero 24, che peraltro si
legge chiaramente nel cartellino applicato in alto, registrato uno studio in gesso per una Vittoria. E chiaro che si tratta esclusiva
mente di uninversione di numeri, rimanendo il soggetto fuori di dubbio. Figura a tutto tondo ispirata alla scultura classica.
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Vittoria Jerace de Eisenhof 1895
busto in marmo; Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
Il busto, somigliante a una delle figlie diJerace, mostra in basso a destra una parte di superficie piatta che contrasta sia con le aree
circostanti appena sbozzate, che con quelle man mano sempre pi rifinite. Si suggerisce in questo caso, in maniera pi esplicita che
in altri, il passaggio dal blocco sbozzato e piano, cos come era tagliato nella cava, al lavoro di sgrossatura, allintaglio vero e proprio,
alle rifiniture fino alla trasformazione delle superfici ad un materiale perfettamente levigato.
Il marmo fa parte della raccolta di opere donate dagli eredi jerace al Comune di Napoli ed stato esposto per la prima volta alla
Mostra organizzata dallAssessorato allldentit nel 1999 a Castel Nuovo. Si trova pubblicato nel catalogo attinente (p. 21).
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Giosue Carducci
marmo; Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
Il ritratto di Carducci (1835-1907) con ogni probabi1it non fu realizzato dal vero ma lesecuzione pi tarda. La testa presentata
con un taglio estremamente ravvicinato che inquadra poco pi che la testa e una parte molto limitata delle spalle che terminano
con una linea di frattura, prodotta come di consueto ad arte per evocare lidea del frammento di una statua antica. Limmagine si
concentra tutta sul volto e sullespressione con un chiaroscuro studiato in maniera sensibilissima attraverso luso della gradina, che
lascia paralleli solchi che assorbono la luce, consentendo modulazioni insolite in una scultura. Lidea che possa trattarsi di unopera
incompiuta va scartata, in quanto alcune parti, come ad esmpio il naso, sono rifinite e levigate con un graduale passaggio verso
superfici pi scabrose con cui sono rese le orbite oculari, le palpebre e gli zigomi.
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Volto di Cristo, 1902
marmo; Reggio Calabria, portale interno del Duomo
Lopera si trova nel Duomo di Reggio Calabria da poco tempo. Nel 1908 fu salvata dal terremoto che danneggi la vecchia
Cattedrale. Ora collocata nellarco dellingresso principale. Stilisticamente si osserva un vigoroso plasticismo in grado di rendere
una tensione nel volto sofferente del Cristo. I capelli, con profondi solchi e ombre intense, fanno contrasto con il fondo piatto del
rilievo dal quale emerge con equilibrata evidenza il volto modellato con una grande sensibilit.
Pergamo, 1902
struttura architettonica con bassorilievi in marmo; Reggio Calabria, Duomo
Anche questopera si trova oggi nel Duomo di Reggio Calabria. Fino al terremoto del 1908 si trovava nella vecchia Cattedrale. Il Pergamo
fu smontato, trasportato e quindi ricostruito nella nuova Cattedrale. Lo storico C. Nostro indica come data di esecuzione il 1902.
FrancescoJerace si esprime in forme neoromaniche chiaramente ispirate a Nicola Pisano.
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Rubens Santoro, pittore (1859-1942)
marmo; Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
modello in gesso; Catanzaro, Gispoteca
In questo ritratto Jerace conferisce alla figura la stessa nobilt di portamento che si pu riscontrare anche nel bozzetto per il monu
mento a Vittoria Colonna pubblicato da A. Frangipane nel 1924. Esiste infatti unaffinit tra le due opere ravvisabile nellacconcia
tura dei capelli e nella leggera asimmetria delle spalle scolpite e levigate con quella morbidezza che tipica dello scultore.
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Principessa Evelina Colonna di Gaiatro, 1903
Il mito di Igea
altorilievo in gesso; Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
Si tratta di un altorilievo in gesso realizzato in pi parti riunite assieme, come chiaramente visibile dal retro. Sono evidenti le diver
se parti modellate in argilla e poi gettate in gesso e collegate tra loro a formare un altorilievo con parti molto sporgenti e vuoti
profondi.
Lopera, che fa parte della raccolta donata dagli eredi del maestro alla citt di Napoli; dove stata esposta nel 1999, il modello di
uno dei bassorilievi del monumento a Nicola Amore di Napoli.
Monumento a Nicola Amore
marmo; Napoli, Piazza Vittoria
La statua rappresenta la figura possente del celebre magistrato napoletano. Nicola Amore (1828) fu infatti impegnato nella lotta con
tro il brigantaggio e contro la carnorra, fenomeno particolarmente rilevante dopo lo scioglimento della polizia borbonica e contro le
resistenze borbonico-clericali. Fu anche uomo politico inizialmente schierato con il gruppo dei moderati e unitari detti
Piemontesi e fu ministro del governo Ricasoli. La solida struttura del personaggio accentuata dal frammento di muro sul quale
poggia saldamente la mano in un atteggiamento che sembra rappresentare sia luomo politico che il magistrato.
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Il miracolo delle reliquie di San Gennaro chefermano la lava del Vesuvio nell 613
bassorilievo in marmo; Napoli, Duomo, facciata
Il soggetto illustra la processione avvenuta durante leruzione vesuviana del Seicento; il sacerdote raffigurato mentre, giunto
ormai dinnanzi alla lava, compie la benedizione con ie reliquie del Santo.
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Il busto presenta in basso la faccia piatta del blocco di marmo, con la superficie lavorata con la bocciarda che suggerisce la forma
squadrata della pietra da cui limmagine ricavata; tuttavia la piega del cappotto che aggettante rispetto alla superficie piana del
blocco, rivela trattarsi di un artificio intenzionale prodotto per ribadire il contrasto tra le superfici levigate del marmo, lavorate fino
a far assumere al materiale una morbidezza che contrasta con la superficire ruvida e irregolare sulla quale si colgono i segni violen
ti delle martellate. La frattura del marmo sulla sinistra, in corrispondenza della manica suggerisce, come spesso inJerace, lidea del
frammento e accentua ulteriormente il contrasto tra materiale grezzo e lavoro finito.
Cavalier Amedeo Berner
marmo; Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
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Francesco Crispi, 1907
busto in marmo; Roma, Palazzo Madama, portichetto piano terra
Questa versione in marmo si distingue nettamente dalle altre due poich presenta la variante della mano destra al petto. Nelle altre
due versioni, il braccio appare quasi imprigionato alla base del blocco di marmo che, pi che fratturato, presentato come non fini
to. La versione di Palazzo Madarna riflette inoltre, pi da vicino, il progetto di un bozzetto in gesso visibile in una foto dello studio
di Jerace.
Come spesso accade per le sue repliche, sono presenti varianti anche piuttosto significative che per riguardano per lo pi le parti
accessorie e periferiche, come il perimetro in basso o i panneggi. Queste differenze, lungi dallessere casuali (pur dipendendo in
parte dalla forma del blocco di pietra di partenza) erano dovute ad una maggiore libert nellesecuzione rispetto al modello che era
riproposto in maniera fedele col sistema della copia per punti. Dopo il lavoro di sgrossatura del marmo, affidato ad aiuti, Jerace,
sicuramente, interveniva direttamente a graduare i passaggi dalle superfici ben finite e da levigare a quelle in cui si leggono ancora
chiaramente i segni della gradina, dello scalpello fino alla pi grossolana superficie che sembra martellata direttamente con la boc
ciarda dopo essere stata frantumata con gli scalpelli. Una di queste versioni fu portata alla VII Esposizione dArte di Venezia nel
1907.11 busto si trova in Senato dal 1937 dove era collocato nella Sala Pannini fino al 1990, anno in ctu fu spostato nel portichetto a
piano terra.
Francesco Crispi, 1907
busto in marmo; Roma, Montecitorio
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Giovane Signora Americana
busto in marmo; Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
In questa raffigurazione di una anonima signora americana, dal volto particolarmente vivo e delicato, Jerace si esprime con estrema
scmplicit e naturalezza confermando le sue capacit pi apprezzabili proprio nel genere dl ritratto. In questo caso particolare si
apprezza la mancanza di ogni forma di retorica o funzione commemorativa a cui spesso chiamato ad obbedire da una commit
tenza ufficiale.
Francesco Crispz 1907
busto in marmo; Roma, Banca ditalia
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Monumento a Pietro Rosano, 1907
busto in marmo su basamento in marmo raffigurante la Campania; Aversa, Villa Comunale
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Busto di donna
marmo; Genova, cortile di un condominio
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Fondazione dellUniversitt di Napo%, 1910, particolare
Frontone con altorilievo; Napoli, Universit
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Nel frontone Sono rappiesentate diciotto figure in bronzo di dimensione due volte superiore al naturale.
Al centro rahgurato Federico Il di Svevia durante la lettura effettuata da Pier delle Vigne dellatto di fondazione
dellUniversit (li Napoli. ( ompaiono gli uoin i in pi illustri come Antonio Vndale, Iiddeo da Sessa, Lrasmo
( assinese e Bastiano Pignatelli.
A destra (lei trono sono rappresentati Castriceli, seiretario del re, La Cerra. Andrea di ( tpua, liro dlscriiia.
Reiinaldo da Piperno, Michele Scotto e vari altri personaggi della cultura della corte ledericiana.
Ai lati estremi del frontone sono ralfigurati a sinistra Ercole che combatte con lldra e a destra limmagine simholo
del risveglio di Minerva.
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LAzione, 1911
modello in gesso; Catanzaro, Gipsoteca
Il gesso fa parte della raccolta donata da M. Rosa Jerace alla Provincia di Catanzaro. Il bozzetto, di piccole dimensioni, riflette una
prima idea modellata rapidamente in argilla e poi gettata in gesso, sempre di grandezza inferiore rispetto al bronzo. Altre prove si
possono osservare nella foto dello studio diJerace; si tratta anche in questo caso di bozzetti di dimensioni ancora pi contenute.
LAzione, 1911
gruppo bronzeo per il Monumento a Vittorio Emanuele lI; Roma, Piazza Venezia
Il gruppo bronzeo che raffigura lAzione concepito come pendant di quello analogo collocato sulla sinistra raffigurante il Pensiero
clic fu commissionato a Giulio Monteverde. I soggetti vanno letti insieme in quanto sintetizzano lideologia mazziniana di raggiun
gere lUniti dItalia. A. Frangipane nel discorso pronunciato il 18gennaio1938 in occasione della commemorazione diJerace, pub
blicato da S.G. Santagata nel I98 riferisce del primo progetto del maestro ispirato ad un classicismo analogo a quello dei Legionari
di Germanico; fu poi modificato su richiesta della commissione, la quale riteneva opportuno che lopera esprimesse lo spirito qua
rantonesco.Jerace cerc quindi di conferire allopera unespressione dinamica, tuttavia, secondo Frangipane il primo progetto era
certamente migliore della versione definitiva di ccii si pu intravvedere ciualche traccia nel progetto in gesso qui riprodotto.
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I/mito diDemetra, 1910-14
frammento in gesso; Catanzaro, Gipsoteca
Il mito di Demetra, 1910-14
frammento in gesso; Catanzaro, Gipsoteca
Si tratta, per entrambi i gessi, di due frammenti del modello servito per il fregio della Cappella Permazoglu nel Cimitero di Atene.
In questbpera si esprime in forme piuttosto vigorose e severe un forte classicismo, ben diveso dal languido sentimento religioso
che si coglie nel Fanciullo con angelo della Cappella Greco a Cosenza di alcuni anni precedenti. Nel frammento si coglie quasi un
intenzionale contrasto fra le forme rigorosamente classiche della figum femminile e lespressione pi realistica di dolore del perso
naggio maschile. Fanno parte della raccolta donata da Maria Rosajerace alla Provincia di Catanzaro
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Monumento a Gabriele Pepe, 1913
gesso; Catanzaro, Gipsoteca
Gabriele Pepe, 1913
scultura in bronzo; Campobasso. Piazza della Prefettura
Il generale Gabriele Pepe nacque a Civitacampomarano, in provincia di Campobasso, neI 1779 e mor nella sua citt natale nel
1849. Fu un soldato patriota, un rivoluzionario e un poeta. Partecip alla rivoluzione napoletana del 1799, ai moti del 1820-21 e del
1848. Era cugino di Vincenzo Cuoco.
La statua fu commissionata da Marcello Pepe, nipote di Gabriele, il quale aveva donato alla Provincia di Campobasso una parte
della biblioteca familiare, ricevendo in cambio la statua realizzata dajerace.
Dellopera abbiamo rintracciato una lastra fotografica, conservata presso la Biblioteca di Polistena, che riproduce il modello in ter
racruda del bronzo. Non chiaro se si tratti del modello realizzato per la fusione oppure di un modello finito ma di dimensioni pi
piccole. Il gesso che si conserva a Catanzaro, presso la Gipsoteca, arrivato scomposto in pi parti e restaurato da Nistic, rispecchia
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Duchessa Virginia Mirelli Agano;; 1913
particolare del busto in marmo; Napoli, Museo di San Martino
La composizione ricorda la Cadotta dAsburgo a Miramare, di cui si ripropone lidea della figura seduta con una torsione del busto
allindietro e lappoggio del gomito sulla spalliera in pietra; analoga la posizione delle mani qui in parte nascoste e prive di ogni
ozioso e malinconico rilassamento. Al contrario la figum diritta sulla schiena con unespressione del volto vigile e attiva.
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Bernardino Grirnalcl4 1920
busto in marmo; Catanzaro, Villa Trieste
busto in matmo; Catanzaro, Villa Trieste
Il busto del filosofo (18341884) si erge su un alto basamento in gtanito lavorato a bassorilievo sul quale compate una sfinge che allu
de ai misteti e alla sapienza.
A Villa Trieste, a Catanzaro, sono presenti diversi ritratti di personaggi famosi o amici di Jetace che hanno in comune il tapporto
con gli spazi verdi allaperto tra alberi e palme. Alcuni di essi, come il Rossi, il Grimaldi e, in modo particolare, E. Seta, sono ritratti
vivissiini che oltte a rappresentare un documento della moda del tempo, esprimono appieno tutto il carattere dei personaggi, acco
munati da un atteggiamento di impegno culturale e politico. Nel pittore e politico Andrea Cefaly si coglie anche una particolare ten
sione nello sguardo con il quale si voluto rendere, oltre allo spessote culturale, il carattere di un artista sintetizzato nel momento in
cui tende a catturare e a far propria qualche sollecitazione esterna, nellattimo cio che precede lespressione artistica.
Alcuni di questi ritratti sono presentati con i profili indefiniti e fratturati evocando la poetica del frammento (Fiorentino, Cefaly, E.
Seta, G. Rossi), altri sono di formato pi tradizionale (E. De Riso, D. Borrelli). Nel busto di Andrea Cefaly,Jerace ha lasciato chiara
mente in vista la forma squadrata del blocco di partenza da cui ricavato il rilievo, che si presenta sgrossata, rendendo lidea della
pietra che con il proprio lavoro lo scultore giunge a trasformare fino a rappresentare una solida e sensibilissima immagine.
Francesco Fiorentino, 1889
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Ettore Seta, 1920
busto in marmo; Catanzaro, Villa Trieste
busto in marmo; Catanzaro, Villa Trieste
Famoso pittore e uomo politico, amico di Francesco Jerace, si era battuto e impegnato per listruzione del Sud e per la nascita di
una scuola darte. Lartista condivideva con Jerace il sentimento politico e patriottico ed entrambi soffrivano per lo stato sociale del
meridione dItalia. Un sentimento di pari intensit espresso nel rappresentare il momento di creativit artistica del pittore che
sembra raffigurato nellatto di afferrano e trasmetterlo nellbpera pittorica.
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Andrea Cefaly, 1920
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Carlotta dAsburgo a Miramare
busto in marmo, particolare; Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
Carlotta raffigurata seduta davanti al Castello di Miramare a Trieste, con lo sguardo rivolto verso linfinit del mare in
attesa malinconica e vana del ritorno del consorte Massimiliano dAsburgo.
La torsione del busto con il gomito poggiato sulla spalliera e le mani con le dita intrecciate e mollemente rilassate, rendono
il senso di unattesa inoperosa, rivelando la conoscenza diJerace della iconografia tradizionale della malinconia. Tuttavia,
lungi dal ripetere schemi formali desunti da precedenti esempi, questa immagine, attentamente studiata, esprime con una
particolare efficacia e con una notevole sensibilit, lo stato danimo della donna.
Il basamento, che nel marmo presentato come un blocco di pietra squadrato, nel gesso nella pagina accanto, era stato
concepito come una struttura muraria deteriorata con lintonaco di rivestimento in parte gi caduto.
Carlotta dAsburgo a Miramare, 1914
modello in gesso, Catanzaro. Gipsoteca
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Carlotta dAsburgo a Miramare
busto in marmo, particolare; Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
Carlotta, figlia di Leopoldo del Belgio, spos a soli diciotto anni Massimiliano dAustria, fratello dellimperatore
Francesco Giuseppe. Massimiliano era vicer del Lombardo Veneto e proprietario del castello di Miramare a Trieste.
Carlotta si stabil in questa residenza ed era solita sedersi ad ammirare il panorama verso il mare nellattesa del ritorno del
marito, come descritto dal Carducci nellode Miramar.
La giovane donna, al momento dellesecuzione dellopera, era ancora ignara della terribile sorte toccata a Massimiliano
che venne fucilato nel 1867 in Messico. Il futuro ancora pi tragico di Carlotta impazzita e segregata in un castello fino al
1920, rende ancora pi drammatico questo suo ritratto scolpito da Francesco Jerace.
Carlotta dAsburgo a Miramare
busto in marmo; Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
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Mater dolorosa, 1920
modello in gesso per la tomba della famiglia Coccia nel Cimitero di Napoli; Catanzaro, Istituto Nin Barbieri
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La composizione interpreta nuovamente con languida sensualit la famosa scena del compianto sui corpo di Cristo che
deriva dal Correggio e da Annibale Carracci. Lo scultore rappresenta il dolore della madre per la perdita del figlio, come
espresso dallo stesso Enrico Cocchia nellepitaffio della tomba del figlio con parole che accentuano il senso drammatico
dei sentimenti (caddi sulle speranze allalba della giovinezza per sopravvivere nellinestinguibile strazio dellangoscia
materna nei sogni infranti dellinestinto orgoglio paterno, fui Enrico Cocchia di Enrico e di Giovanna del Franco,VI marzo
MDCCCXCI-XIII settembre IVIDCCCCXIV). Nellopera Jerace traduce tali sentimenti in una forma che, seppure
retorica e melensa, bene si addice ai quei versi. La stessa fondatrice dellIstituto Nin Barbieri, presso il quale custodito
questo modello in gesso aveva perduto una figlia, Nin, ancora in tenera et.

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Addolorata con Angelo, 1916
marmo; Catanzaro, Istituto Nin Barbieri, frontone
Si tratta di unopera ispirata a modelli classici. La figura dellangelo infatti, deriva da un quadro di Poussin copiato anche
da Pelagio.
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Principessa Natalia Petrovic del Montenegro
busto in marmo: Napoli. Museo Civico in Castel Nuovo
Questo marmo fa parte della raccolta di opere donate dagli eredi di Jerace al Comune di Napoli ed stato esposto per la
prima volta alla Mostra organizzata dallAssessorato allidentit nel 1999 a Castel Nuovo.
Questa uninterpretazione molto efficace di uno dei tanti ritratti eseguiti dallo scultore attraverso i quali egli documenta
con un raffinato realismo tanti vivissirni personaggi non astratti, come quelli dei suoi busti ideali, n commemorativi, come
quelli che compaiono nei monumenti pubblici.
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Giambattista Vico
terracotta; Napoli. Museo Civico in Caste! Nuovo
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Il volto dello storico e filosofo napoletano reso con un realismo e una vivacitl di espressione impensabili in un ritratto a
posteriori.
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Nosside di Locr4 1920
marmo; Reggio Calabria, Municipio, stanza del Sindaco
Lopera fu esposta alla Il Mostra dArte della Societ Mattia Preti nel 1920. Francesco Jerace esegu il ritratto della
poetessa classica, nata a Locri nel periodo della colonizzazione greca, come ritratto di fantasia al quale egli attribuiva
grande importanza, rappresentandola con una espressione colta nel malinconico momento della ricerca di maggiore
ispirazione.
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Busto di Gioacchino Torna, 1922
marmo; Napoli, Villa Comunale
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Busto di Giorgio Arcoleo, 1918
busto in marmo su stele decorata con teste di Medusa e di Minerva; Napoli. Villa Comunale
Ritratto di donna
marmo; Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo

Ritratto di Donna, 1920


bronzo; Polistena, Museo Civico
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marmo; Reggio Calabria, Palazzo della Provincia
In questopera, accanto ad un pilastro con una base arricchita da due ampie volute, collocato una sorta di altare classico sul
quale posta la figura della vittoria. Una foto mostra un modellino in terracruda realizzato per il monumento. La Vittoria in
un primo momento era raffigurata con il pugnale nella destra (o meglio una daga romana) e il braccio destro alzato esibendo
la palma della Vittoria. Nella successiva redazione, anchessa testimoniata dalla foto di un modello in terracruda, il braccio
della vittoria piegato verso il torace e la mano stringe a s la palma come a sottolineare il conseguimento del risultato.
Monumento ai cadut4 1926
marmo; Sorrento
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Angelo in adorazione, 1924
Cava dei Tirreni, Basilica di Santa Maria dellOlmo, particolare
Lo scultore, lungi dal riproporre una forma intirnistica e languida nei soggetti religiosi, adotta in questo caso un linguaggio
barocco che si adegua al contesto architettonico della chiesa, ricostruita nel 757 su disegno di Giovanni del Gaizo. La
capacit di adattare il proprio stile nel contesto dellambiente utilizzata da Jerace anche per la decorazione del Duomo
neoromanico di Reggio Calabria. Il luogo particolarmente adatto per lo scultore poich, nel 1857, era stato decorato dallo
zio Vincenzo Morani con affreschi nella volta, nella cupola e nel coro.
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Angeli in adorazione, 1924
Cava dei Tirreni, Basilica di Santa Maria dellOlmo
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S. Alferio, S. Auditore, S. Filippo Neri, S. Francesco cia Paola, 1924
Cava dei Tirreni, Basilica di Santa Maria dellOlmo, altare
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San Francesco da Paola, 1924
modello in gesso; Catanzaro, Gipsoteca
I quattro Santi sono raffigurati in una conversazione che riprende, anche nello stile, le grandi pale daltare barocche. Il
modello in gesso del San Francesco da Paola lunica delle quattro statue che si fortunatamente conservata.
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Guido Compagna, 1927
busto in marmo; Corigliano Calabra, Cosenza
Il personaggio raffigurato (Rossano Calabro, 1873-Napoli, 1925) fu deputato al Parlamento.
Lo scultore ripropone la tipologia del busto commemorativo presentato su un blocco di pietra sbozzato con i segni vivi
dello scalpello alla base. Questa soluzione appare qui anche troppo accentuata e in rapporto non equilibrato con il
basamento. E rappresentato in una piazza del suo paese natale di fronte al Castello Compagna.
Gentildonna
marmo; Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
Questo ritratto, tuttaltro che retorico eseguito con grande freschezza dintaglio e morbidezza del modellato, con una
particolare sensibilit nel graduare i passaggi dal frammentario profilo non finito della base alle superfici pi levigate e
rifinite del volto, alle masse morbide dei capelli; limmagine riunisce cos la freschezza e la nobilti del ritratto e
lesaltazione delle potenzialit espressive del materiale. Fa parte della donazione di opere del maestro fatta dagli eredi al
Comune di Napoli.
160
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San Paolo, 1929
Reggio Calabria, Duomo, facciata
Le statue di San Paolo e Santo Stefano da Nicea, secondo Santagata sarebbero state modellate nel 1933 e collocate nella
chiesa nel 1934. A. Marrapodi. 1992, indica una data di esecuzione di qualche anno precedente, cio 1929.
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162
Santo Stefano di Nicea, 1929
Reggio Calabria, Duomo, facciata
Le opere sono collocate allesterno della chiesa, di fronte alla facciata. Lo stile monumentale e solido deve essere letto
tenendo conto del contesto poich la chiesa era stata da poco ricostruita in stile neoromanico. Le due figure, anche se
monumentali, hanno una certa morbidezza nei panneggi con pieghe ampie e vuoti profondi.
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163
Federico Verdinois
terracotta; Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
Lopera fu esposta per la prima volta alla mostra nel 1999 a Napoli, unitamente ad altre opere della raccolta donata dagli
eredi al Comune napoletano. Verdinois fu un personaggio noto, amante della cultura calabrese.
164
Ritratto di Bice Reich liii Telesio di Torrito
terracotta; Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
Si tratta di una delle poche terracotte realizzate da Jerace. Essa rivela una certa sintesi nella resa delle chiome con
lattenzione nettamente focalizzata sul volto e sullespressione viva del personaggio ritratto. Fa parte della donazione fatta
dagli eredi al Comune di Napoli, si trova pubblicata nel Catalogo della Mostra del 1999.
165
Jadonna del Rosario, 1930
;so; Catanzaro, Gipsoteca
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Madonna deiRosario,, 1930
marmo; Chiesa di Cittanova, Reggio Calabria
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Monumento ai cadut4 Reggio Calabria, 1930
Reggio Calabria, Lungornare
Sul basamento sono collocate, alla base della colonna, due figure di spalle di due soldati in bronzo, uno un fante
moderno, laltro il guerriero Bruzio. In cima alla colonna rostrata si trova la figura di una Vittoria data realizzata anchessa
in bronzo.
Lo sviluppo del progetto esecutivo testimoniato da una foto dellepoca che mostra i due soldati alla base di una colonna
rivolti verso losservatore. La colonna ha delle ampie scanalature e un capitello ionico pi semplice. I gradini alla base
risolvevano forse in maniera migliore il rapporto del monumento con lambiente. Nella versione definitiva esso appare pi
rigido e isolato.
Di particolare vigore la figura del soldato che apprezzabile da unaltra foto dellepoca che raffigura il modello in
terracruda. Il soldato appare con un saldo appoggio sopra linstabile circonferenza del cannone su cui poggia i piedi; ha in
mano una bomba nella destra e un fucile nella sinistra. La camicia mostra il petto scoperto che allude alla fatica della
battaglia esibendo anche un vigore del fisico ribadito ancora dalla ferma espressione del volto.
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Marchesa Maddalena Rossi del Barbazzale Colonna Walsevska
busto in marmo; Napoli, Museo di San Martino
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Due bambini Napoletan4 1932
gesso; Catanzaro, Istituto Nin Barbieri
San Francesco de Geronimo
gruppo statuario in marmo; Napoli, Chiesa del Ges Nuovo
I due bambini del modello in gesso illustrati in questa pagina compaiono a sinistra di S. Francesco de Geronimo nel
gruppo statuario in marmo di Napoli.
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La Deposizione
Lavoro eseguito in argento racchiuso in un cofanetto
Riproduzione da foto di propriet del Comune di Polistena
Questo cofanetto fu donato a Umberto di Savoia, Principe di Piemonte, dai cittadini polistenesi in occasione della
inaugurazione del Monumento ai caduti di Polistena, alla quale volle partecipare, avvenuta il 16 maggio del 1935.
174
Ostensorio, 1932
lavorazione in oro argento e bronzo; chiesa delFAddolorata, Gioiosa Jonica, Reggio Calabria
175
Umberto di Savoia, Princze di Piemonte, 1934
modello in gesso; Catanzaro, Gipsoteca
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Baronessa Artemisia Barracco Balbi
busto in gesso; Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
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Il busto in gesso presenta le croci tracciate con la grafite sulla superficie per la sua trasposizione in marmo. La
concentrazione dei punti di riferimento sul volto mostra lesigenza di riprodurre fedelmente il modello a differenza del
busto che da un lato meno impegnativo, dallaltro pu essere realizzato con maggiore libert.

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Monumento ai caduti di Polistena, 1935
Polistena, Reggio Calabria
Jerace tenta di risolvere il problematico rapporto tra il monumento e lambiente accentuando il contrasto tra la roccia
grezza di colore bruno e i due blocchi levigati di marmo bianco. La statua della Vittoria in bronzo, con le ali spiegate e la
palma nella sinistra, raffigurata nellatto di incedere con passo determinato in equilibrio sopra il cannone; la figura
presenta un accentuato contrapposto, che suggerisce lincirazione a proseguire, con una retorica fin troppo esplicita.
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Giuseppe De Nava, 1936
busto in marmo; Reggio Calabria, Palazzo della Provincia
marino: Reggio Calabria, Piazza De Nava
Il busto riproduce in maniera piuttosto fedele lo stesso modello utilizzato per il monumento.
Nella parte inferiore del bassorilievo, dove compaiono i ricostruttori, il capomastro raffigurato con le sembianze del
padre di Jerace, Fortunato.
11 monumento collocato nella piazza intitolata allo stesso De Nava, piazza che sub delle modifiche volute dallo stesso
scultore per rendere linsieme pi armonico (si veda la lettera a G. Patari pubblicata del 14-7-1936 in Brutium).
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Monumento a Giuseppe De Nava, 1936
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Lultima Cena
olio su tela; Polistena, Chiesa Matrice
Si tratta di uno dei rari esempi di jerace pittore. Il dipinto mostra chiari riferimenti al Raffaello delle Stanze Vaticane e a
Michelangelo pittore; la luce e il colore richiamano i veneti del Cinquecento, in particolare Tiziano e Tintoretto.
Altare
bassorilievo in marmo; Polistena, Chiesa Matrice
Laltare presenta due colonne tortili ai lati e nel fronte diviso in tre parti con i simboli di Cristo al centro, a sinistra lulivo
e a destra la vite. Sul piano posta una mensola con una teoria di cherubini a bassorilievo. Sopra questo altare collocato
il quadro diJerace con lUltima Cena.
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San Ciro, 1936
modello io gesso; Cataozaro, Gipsoteca
Lopera, che avrebbe dovuto essere collocata nella chiesa del Ges Nuovo a Napoli, non fu scolpita a causa della morte di
Jerace. Ne resta come testimonianza il solo modello in gesso.
183
Figura di giovane donna
marmo; Napoli, Museo di San Martino (dono di Andrea Selmo, 1950)
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Baronessa Von Brentano
busto in gesso; Catanzaro, Gipsoteca
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Volto di Cristo
o; Polistena, Biblioteca Comunale
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Francesco Jerace allopera.
Processi creativi, metodi di lavoro e procedimenti tecnici
na particolare sfortuna critica ha colpito Francesco Jerace che come tanti scultori
dellOttocento italiano stato oggetto in epoca recente di aspre critiche e di scarso apprezza-
mento 1. Si giunti ad ignorano e quasi a cancellarlo dal panorama storico artistico e ci ap
pare ancora pi contraddittorio se si pensa a come lo scultore di Polistena abbia mantenuto
un costante riferimento alla tradizione classica scegliendo di operare quasi esclusivamente in
marmo; scelta che tende a privilegiare ilmateriale che gi nel Rinascimento era considerato il
pi congruo per la scultura; il marmo infatti, apprezzato per la sua durevolezza, aveva con
sentito di conservare opere degli antichi recuperate con sempre maggiore frenesia nel corso
del Cinquecento e di eternare la fama degli artefici celebrati da Plinio 2. Jerace altres pur a-
vendo condiviso con gli antichi la scelta del materiale cos durevole per la scultura ha subito
un oblio che, rispetto alla fama da lui goduta in vita, appare quasi senza precedenti nella sto
ria dellarte 3.
I motivi che hanno contribuito a nuocere alla fama dello scultore calabrese non sono
solamente legati a fattori di tipo strettamente formale, ma sono anche di ordine culturale di
verso. Dal punto di vista pi strettamente tecnico-artistico, cio del modo di operare, non si
pu non riconoscere a Jerace una grande perizia tecnica che si accompagna alla originalit
di molte sue composizioni e ad una validissima tradizione di mestiere che si esprime in una
grande sensibilit nellintaglio e nel trattamento delle superfici. Una perizia tecnica acquisi
ta negli anni di studio trascorsi a Napoli nellIstituto di Belle Arti, allievo per la scultura di
Tito Angelini e di Stanislao Lista
.
Alla fortuna dijerace ha nuociuto dunque, nonostante le sue capacit tecniche ed arti
stiche, un isolamento dai movimenti artistici pi significativi a cavallo tra 800 e 900. Un i
solamento per lo scultore che non si spiega solo con una chiusura di tipo provinciale ma che
va anche messo in relazione con la profonda crisi che investe la scultura in genere legata co
me ad occasioni commemorative e alla crisi di una committenza di rilievo. Questa diffi
colt della scultura si inquadra in una crisi di tipo culturale pi generale indagata tra gli altri
da E. Gombrich, il quale sottolineava dal punto di vista iconologico la debolezza della sim
bologia, ladozione di un concettismo di natura aristotelica dal quale hanno avuto origine
quelle che egli ha definito le esangui allegorie 5.
187
La crisi della scultura tuttavia intimamente legata anche a fattori di tipo tecnico.
NellOttocento infatti, la pittura prevale nettamente come mezzo di espressione arti
stica e la scultura appare penalizzata proprio per motivi legati alla esecuzione, al fare artisti
co, ai materiali e ai processi di lavorazione. In tal senso basti ricordare che una certa ostilit
della critica moderna fu rivolta al neoclassicismo, ad esempio da Pirovano e dal Wittkower.
Questultimo ha espresso nel concetto di separazione tra ideazione ed esecuzione le ragioni
della profonda crisi che invest la scultura, evidenziandole con grande lucidit. Nella pittura
infatti, esiste un diretto rapporto tra ideazione ed esecuzione, per cui la qualit delloggetto
artistico, la sensibilit e i valori espressi dal pittore sono immediata conseguenza del suo o
perato. Nella scultura invece, tra ideazione ed esecuzione ci sono dei passaggi intermedi, di
tipo meccanico (come la varazione del formato, i caichi, la sbozzatura del blocco o la lucida
tura) che non sono eseguiti necessariamente dallartista 6.
Tutte le operazioni eseguite da
aiuti fino alla levigatura finale delle superfici, specialmente con la scultura neoclassica, ac
centuano la distanza dal modello originale contribuendo a separare il momento creativo
dalla esecuzione.
FI. Honour ha definito con precisione i limiti del lavoro dello scultore nella bottega di
Antonio Canova, chiarendo come egli fosse responsabile di tutte le operazioni creative de-
mandando ad aiuti solo gli interventi di carattere meccanico 7.
Resta tuttavia il fatto che dal-
le superfici finite e levigate delle sculture traspare con maggiore fatica la sensibilit dellarti
sta, che si percepisce in maniera pi facile e diretta dal colore applicato con il pennello sulla
tela.
Nella seconda met dellOttocento limpressionismo impedisce alla scultura in marmo
di raggiungere risultati estetici in grado di dialogare con quanto avveniva nel mondo pi vi
vo e prolifico della pittura. Se un dialogo tra pittura e scultura stato possibile, non poteva
certo avvenire attraverso luso della tecnica dellintaglio (quella cio di lavorare per progres
siva rimozione del materiale in eccesso); il soio dialogo possibile fu realizzato mediante il
modellato, la lavorazione cio per via di porre che consente di infondere al materiale la stes
sa vibrazione impressionistica che i pittori ottenevano sulle tele; in questo modo anche i pit
tori impressionisti, come Renoir e Degas, modellarono largilla dalla quale ottenevano ope
re in bronzo che esprimevano valori formali analoghi e paragonabili a quelli da loro stessi
perseguiti in pittura 8.
Il rifiuto del classicismo, le forti tendenze antiaccaderniche delle avanguardie minava-
no le basi stesse dellarte di Jerace, alimentate dai modelli classici che invece custodiva e
conservava nella sua stessa bottega rirnodellandoli e copiandoli in argilla per poi gettarli e
riprodurli di nuovo in gesso 9.Lo scarso apprezzamento per lopera artistica di Jerace e lo
stilit generale per le gipsoteche sono alla base del rischio di perdere tutto quel materiale di
bottega costituito da bozzetti e modelli in gesso che, seppure in cattive condizioni stato re
cuperato dopo un lungo periodo di oblio ed ora esposto presso il Museo di Catanzaro.
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erace fu estraneo ai movimenti artistici davanguardia ma segu una sua linea coerente
e costante nella scelta del marmo con una sensibilit in grado di attenuare la rigidit della
188
tradizione accademica di impostazione neoclassica, nella costante ricerca di un equilibrio
tra ideale e reale, tra classicismo e naturalismo che, come vedremo si percepisce chiaramen
te anche dalla analisi dei processi di lavorazione e dal suo modo di operare.
Jerace e la sua tecnica
Francesco Jerace stato uno scultore particolarmente prolifico e attivo. Nel suo studio
in via Castellini n. 80 a Napoli lavorava in uno spazio enorme con numerosi aiutanti 10 .
Il suo lavoro, in marmo o in bronzo, iniziava sempre con il modellato in argilla. Poich
non amava disegnare o realizzare progetti grafici dei suoi lavori, affrontava in quel materia
le da plasmare i primi momenti creativi realizzando bozzetti di piccole dimensioni che repli
cava in gesso.
Anche quando eseguiva un ritratto preferiva iniziare modellando largilla e operava fi
no a condurre a finitura il lavoro 2;atteggiamento dal quale emergono lintensit e limpe
gno con cui lo scultore, attraverso latto di plasmare il materiale plastico, affronta il primo
atto creativo sviluppando quella che i pittori del rinascimento chiamavano invenzione. Nei
bozzetti rimangono le tracce del lavoro impresse sulla materia, le prime idee che prendono
forma sintetica ed essenziale e vengono fissate in maniera approssimativa per elaborare so
luzioni formali o provare lo schema compositivo; il caso nel bozzetto per il monumento ai
caduti o per il gruppo dellAzione del Vittoriano. Anche quando il modello appare prossi
mo alla sua redazione definitiva, come nel modello in gesso del monumento a Donizetti a
Bergamo (noto da una foto dellepoca), traspare dalla materia quella fresca espressione del
diretto operare dellartefice che diviene meno apprezzabile nelle opere finite.
Nel ritratto, che invece richiedeva un modello di dimensioni maggiori del bozzetto ed
un grado di finitura estrema, Jerace procedeva in maniera analoga partendo dal modellato
in terracruda destinato ad essere riprodotto in gesso e poi distrutto.
Nelle opere pi complesse al bozzetto di piccole dimensioni seguiva un modello a
grandezza naturale realizzato in terracruda e poi gettato in gesso.
Limportanza di questi modelli finiti in argilla notevole e jerace us spesso documen
tarli fotograficarnente prima di distruggerli. Si sono conservate cos testimonianze come
quella del Busto di Martucci per il monumento di Capua (fig. 139 p. 203) che mostrano, sul
supporto grezzo di legno il modello in una fase di esecuzione quasi ultimata con la base in
cui si pu osservare ancora in corso dopera lapplicazione della terra appena plasmata che
appare non ancora rifinita dallo scultore.
Una testimonianza ancora pi singolare la si ricava dallesame delle fasi progettuali
della tomba dei baroni Compagna nel santuario di Schiavonea (1885). Qui lo scultore pro
gettava la figura di un angelo che, seguendo un modello iconografico tradizionale, ritratto
nellatto di scostare il drappo funebre che protegge la tomba. La soluzione originale propo
sta da Jerace quella di accostare due materiali diversi, il marmo per langelo e un bronzo
scuro per il drappo. Per realizzare questopera esegu dapprima studi di dimensione ridotta
189
come documentato da una foto dello studio diJerace in cui si vede chiaramente un picco
lo bozzetto in gesso, altro cira 30-40 cm, che rappresenta lopera concepita in maniera mol
to vicina alla sua redazione definitiva. Per la traduzione in grande jerace fece modelli in ar
gilla a grandezza naturale utilizzando un panno vero per studiare le pieghe del drappo fune
bre. Osservando le foto si pu dedurre che dopo aver disposto meticolosamente la caduta
del panno con il tessuto vero, egli lo abbia a poco a poco sostituito con largilla modellata
procedendo per singole porzioni.
Questo artifizio tecnico rivela che dopo la esecuzione dei bozzetti di piccole dimensioni,
il modello grande assume comunque una enorme importanza. La realizzazione attraverso la
copia dal vero del panneggio, disposto con cura e poi studiato nel dettaglio, riconduce in un
ambito di maggiore realismo limpostazione classica inizialmente concepita; in questo modo
Jerace tenta di raggiungere un nuovo equilibrio compositivo in cui la concezione dellopera,
cio lidea, non una creazione astratta ma si concilia con il reale attraverso la copia dal vero 3.
Restano molti esempi di bozzetti di piccole dimensioni replicati in gesso; alcuni posso
no essere osservati nella foto del suo studio in cui compaiono bozzetti per LAzione, Il
Ragazzo scozzese con cane, il Busto di Crispi.
Dopo la esecuzione del modello grande in argilla si doveva effettuare la copia in gesso
mediante calco per poi riprodurre leserr4lare nel materiale definitivo che, nella quasi tota
lit
dei casi, era il marmo. Questa operazione avveniva con un procedimento inizialmente di
tipo quasi meccanico, cio attraverso il metodo della copia per punti 4.Tanti punti di misu
ra segnalati sulla superficie del gesso e misurati nelle tre direttrici spaziali venivano riportati
sul marmo che era man mano scolpito.
Questo lavoro non creativo e non determinante dal punto di vista artistico veniva affi
dato agli aiuti: di qui lequivoco che ha riguardato per lungo tempo Antonio Canova per cui
si ritenuto erroneamente che la creazione artistica e lintervento del maestro fossero limi
tati alla realizzazione del modello in terracruda (da cui si otteneva la copia in gesso) e le fasi
successive sarebbero poi state affidate alla bottega.
Questo equivoco, la cui soluzione spetta allo storico Hug Honour merita alcuni
chiarimenti che aiutano a comprendere anche la tecnica di Francesco Jerace.
Delle diverse fasi del modo di operare del Canova, lo scultore partecipa a quelle pi
importanti e creative demandando alla bottega le operazioni di tipo meccanico (come i pro
cessi di formatura, la copia per punti o la levigatura finale del marmo). Le diverse fasi pos
sono essere distinte nei seguenti 8 punti:
I Bozzetto in argilla
2 Modello in argilla a grandezza naturale
3 Calco in gesso del modello
4 Indicazione dei punti di misura sui modello in gesso
5 Riporto dei punti di misura sul blocco e relativa sbozzatura
6 Esecuzione della scultura
7 Finitura della superficie
8 Levigatura finale 6
190
Ci che Honour ha chiarito che spettano al maestro, oltre la fase progettuale (boz
zetto e modello in argilla a grandezza naturale) anche la fase finale dellintaglio nella quale
egli interviene dopo la sbozzatitra del marmo effettuata da aiuti, smentendo le voci che cir
colavano gi ai tempi del Canova circa i limiti dellintervento del maestro.
Che queste operazioni, compresa la copia effettuata con il sistema del trasferimento
dei punti di misura, non siano processi meccanici privi di valore artistico e creativo e che
limportanza della esecuzione della scultura fino alla finitura della superficie abbia un enor
me valore, pu essere ancor meglio compreso riflettendo sui metodi di lavoro del Bernini.
Le sue stesse parole, con una sensibilit allora impensabile, chiariscono che la esecuzione di
unopera attraverso la copia da un proprio modello non una operazione meccanica, o au
tomatica, ma richiede sensibilit, capacit di modificare il modellato per realizzare in un al
tro materiale ci che da esso appare; pertanto il Bernini pot affermare che, nel momento in
cui egli realizza una scultura, riproducendo in marmo un suo modello a grandezza naturale
(in terracotta o in gesso che sia) non copia se stesso ma fa degli originali (altrimenti chiun
que potrebbe riprodurre e copiare un suo modello). La diversit stessa dei materiali, del co
lore e del modo di reagire alla luce, impongono allo scultore di operare delle modificazioni
continue delle superfici e del modellato, correggendo in modo particolare nel volto i difetti
che si produrrebbero copiando semplicemente in maniera meccanica. Per ottenere il risul
tato che lo scultore intende raggiungere la figura e il modellato devono quindi essere addi
rittura modificati e rappresentati in maniera diversa da come appaiono nella realt 7.
La scultura dunque non pu essere n pura imitazione del naturale, cio riproduzione
tridimensionale esatta del soggetto, n del modello realizzato dallo scultore stesso. Questo
concetto, evidentissimo e modernissimo in Bernini, dunque vivo anche in Canova che con
metodi di lavoro diversi (copie in gesso e trasferimento con sistema per punti) non demanda
ai lavoranti di bottega la fase finale e pi importante di intaglio del marmo.
Limportanza della autografia nella scultura fu certamente sentita anche da jerace. Una
testimonianza indiretta ma autentica si pu ricavare da una versione medita di un bassorilie
vo in marmo raffigurante Venere e Amore 8.Una iscrizione autografa di jerace sul retro di
chiara che lopera stata donata dallo scultore al proprietario e che stata da lui stesso scol
pita rivelando limportanza attribuita dallo scultore alla esecuzione diretta dellopera.
La tecnica di Jerace non si discosta di molto dai metodi e dai materiali utilizzati a par
tire dal Canova; egli infatti abbandona quasi completamente i bozzetti in terracotta, diffu
sissimi nel Seicento e ancora usati ampiamente dal grande maestro.
La Gipsoteca di Catanzaro che raccoglie la collezione di bozzetti e modelli di jerace ci
consente di osservare un nucleo consistente del suo materiale di bottega, cio di quel patri
monio di forme e modelli da lui stesso acquisito e prodotto nel corso di tutta la sua attivit
artistica.
Il significato e il valore di questo materiale strappato con grande difficolt alla distru
zione enorme tanto pi se si considera la perdita di una percentuale altissima del materia
le proveniente dalle botteghe degli scultori barocchi andato per lo pi disperso, conteso
191
comera dagli allievi e del tutto ignorato dai collezionisti. tuttavia conservato molto mate riale proveniente dalle botteghe ottocentesche, ad esempio del Canova e di altri scultori co me Lorenzo Bartolini e Bistolfi di cui restano numerosi esemplari in gesso 9.
Cosi possono essere confrontati modelli e marmi finiti; inoltre possono essere esami nati in rapporto al modello in gesso differenti versioni in marmo di una stessa opera.
La nostra sensibilit oggi in grado di apprezzare il fascino e il valore artistico di que sti modelli, spesso realizzati in pi parti che venivano assembiate insieme come il caso del monumento a Guglielmo Pepe a Campobasso e dei Trionfo di Germanico (di entrambi esi ste il modello in gesso nella Gipsoteca di Catanzaro. Di Pepe si conserva anche una foto del modello in argilla). Spesso i gessi, ritenuti materiale di scarso pregio, persino inferiori alla scultura in cartapesta nobilitata di solito dalla policromia
20 ,
oggi hanno assunto un grande fascino, perch documentano pi da vicino non solo i processi tecnici di lavorazione ma an che la fase pi vicina al momento creativo, al momento cio in cui lidea viene trasferita nel la materia.
La possibilit di confrontare modelli in gesso di opere di Jerace con diversi esemplari dello stesso soggetto realizzati in marmo suggerisce osservazioni intimamente connesse con la tecnica esecutiva dellartista e il suo modo di procedere. Nel caso della Victa si pu osser vare che lesemplare in marmo gi di propriet degli eredi jerace (ora Comune di Napoli) quello pi vicino al modello in gesso della gipsoteca di Catanzaro, con il quale condivide an che la frattura alla base sulla destra che segue fedelmente la linea concepita nel modello
21 .
Laltro esemplare in marmo, conservato presso il Municipio di Reggio Calabria, presenta va rianti indotte gi dalla scelta dei blocco di pietra, di cui si pu cogliere una diversa conforma zione, che probabilmente alla base delle variazioni che interessano il braccio.
Qualcosa di simile accade per il busto di Francesco Crispi, in cui lesemplare pi vici no ai bozzetto in gesso che compare nella foto dello studio dello scultore quello di Palazzo Madama, mentre nelle due versioni simili della Banca dItalia e di Montecitorio ci sono va rianti piuttosto rilevanti. Lesemplare di palazzo Madarna infatti lunico che ai pari del bozzetto presenta la mano nellapertura del cappotto con differenze conseguenti nei pan neggi; gli altri due esemplari presentano una diversa disposizione dei braccio in cui dalla frattura del blocco alla base si sviluppa un gusto per il non-finito con la mano abbozzata che esce dal blocco ancora quasi informe di marmo. Tuttavia anche questi due esemplari non sono identici ma denunciano una esecuzione libera nel trattamento delle parti periferiche, nel modellato dei panneggi, nelle linee di frattura dei blocco e nel graduare il non finito.
La complessit dellinvenzione artistica e dei processi attraverso i quali si realizza, e merge anche in un caso in cui documentata la prova sui posto di un modello a grandezza naturale. Si tratta delle due figure in marmo di Amore e Psiche realizzate da jerace per il portale della Villa La Fiorita (oggi Villa Domi) a Napoli. Come in altre occasioni, scrupolo samente Jerace fotograf il modello a grandezza naturale, non gi come al solito in argilla ma tradotto in gesso, e collocato in prova sullarco della porta. Dalla foto rinvenuta e pub blicata da I. Valente 22si colgono numerosi cambiamenti dai quali si percepisce limportanza
192
della prova in sito. Il modello, che apparentemente potrebbe suggerire una versione defini
tiva dellopera, viene invece modificato sensibilmente nel marmo, mutando cos in modo ri
levante il modellato dei panneggi, che appaiono addirittura meno morbidi e pi taglienti
con linee che da curve si fanno dritte e tese 23 .In questo caso dunque nel passaggio dal mo
dello grande allopera definitiva subentra un cambiamento anche stilistico e di carattere for
male.
Farniliarizzare con il modo di operare di jerace consente di comprendere come per lui
la scultura non il modello ma il marmo; mentre modella largilla ha gi in mente il marmo,
il blocco di pietra squadrato che viene affrontato con strumenti dapprima grossolani, poi
gradualmente pi fini e sensibili fino al trattamento finale talora delicatissimo delle superfi
ci scolpite. I segni e le tracce del lavoro di sgrossatura della pietra, poi dellintaglio con scal
pello e subbia, della pi fine ricerca dei volumi e dei piani effettuato con la gradina, traspa
re, attentamente dosato e misurato, a ricercare non solo effetti di luci diverse ma a eviden
ziare le tracce di un lavoro che in grado di trasfigurare il marmo, di renderlo leggero o
morbido, rigido e solido o di aspetto apparentemente ceroso. Il tutto sottolineando quasi
immancabilmente le linee di frattura del blocco di partenza, che jerace concepisce gi mo
dellando largilla, come nel caso della Viota. Si tratta pertanto di fratture quasi sempre stu
diate e prodotte ad arte, che evocano nelle rotture apparentemente accidentali, come ha
messo in luce I. Valente nel 1995, lidea del frammento e il rapporto con lantico. I suoi bu
sti, che appaiono come resti di sculture classiche, sembrano recuperati dalloblio e in questo
traggono la forza di una suggestione emotiva che annulla la freddezza intrinseca della mate
ria e la sua inerzia, relegando in secondo piano limpressione di una esecuzione altrimenti
troppo diligente e accademica; che pure segno di qualit artistica e di mestiere. Jerace rag
giunge cos quella morbidezza della linea e del modellato che la critica contemporanea gi
tanto apprezzava. Evidenziare nei diversi gradi di finitura del marmo le tracce degli stru
menti utilizzati vuoi dire esibire la propria perizia tecnica, la padronanza del materiale e la
capacit di trasformarlo imprirnendo significato alla esecuzione diretta del maestro. Non si
tratta certamente del travaglio del non finito michelangiolesco che pure jerace ebbe presen
te sia come modello ideale (aveva una copia del Mos di cui tuttora si conserva il calco in
gesso probabilmente da lui stesso modellato per esercizio) sia per il valore espressivo che le
tracce degli strumenti di lavoro conferiscono al materiale 24 .Nonostante il trattamento della
superficie sia differenziato non si avverte mai un autocompiacimento per il virtuosismo tec
nico fine a se stesso; forse ravvisabile in opere come Il giovane pescatore napoletano che gio
ca Con la tartaruga di Rude (lopera si conserva a Parigi presso il Museo DOrsay); nelle ope
re di Jerace traspare sempre lintenzione di proporre unequilibrio finalizzato al raggiungi
mento di unit e sintesi.
in questo senso egli recupera il significato della esecuzione diretta dellartefice, la sen
sibih dellintaglio che rende un materiale sostanzialmente rigido quale il marmo suscetti
bile di essere trasfigurato e di ricevere impressioni pittoriche come nel bassorilievo del
Conte Sobansky (Napoli, Comune) e indagando tutte le diverse potenzialit del materiale.
193
Il non finito rende poi identificabile e pi apprezzabile proprio il lavoro di intaglio
dello scultore Jerace che, pure con laiuto di personalit anonime attive nella sua bottega la
scia percepire i segni degli strumenti proponendo una contrapposizione tra le superfici levi
gate e finite e aree scabrose, vibranti e pittoriche, tra fratture vive e accidentali, imitazioni
della pietra o della roccia e forme morbide e arrotondate. Proprio quella morbidezza della
linea e del modellato che tanti hanno apprezzato in Jerace diviene pi percepibile nel con
trasto delle parti lasciate ad un pi basso grado di finitura.
Ci si pu osservare in modo particolare nei ritratti ove egli utilizza un modo diverso
di trattare il punto focale del volto ben studiato, somigliante, portato ad un grado estremo
di finitura, con una attenzione tutta rivolta a cogliere lespressione del soggetto e che poi
tende a dissolversi nelle aree periferiche, nei panneggi, nel busto dove prevale linteresse ad
esibire le propriet fisiche ed ottiche del marmo e delle diverse fasi di lavorazione.
Le costanti varianti nelle repliche in marmo nei panneggi e nelle fratture perimetrali,
come pure le differenze del blocco di partenza, rendono unici e inconfondibili due esem
plari della stessa opera.
La lavorazione del busto nelle parti periferiche dellopera quindi meno meccanica e
pi libera e consente allo scalpello di seguire con maggiore impulso creativo i volumi delle
pieghe dei panneggi. La casualit delle fratture, la diversit dei blocchi di marmo, la mag
giore libert di esecuzione del panneggio differenziano quindi i diversi esemplari in marmo
dal modello, pur essendo molto fedele la riproduzione della parte pi importante del ritrat
to stesso, cio il volto.
Si pu pertanto affermare che, specialmente per il ritratto, il momento creativo fonda
mentale corrisponde al modellato in argilla, lavoro che viene immediatamente riprodotto
nel gesso bianco e poi copiato col sistema della copia per punti in maniera fedele e quasi
meccanica.
Ci che differenzia i diversi esemplari dal modello il busto coi suo panneggio, la di
versa percezione del blocco di marmo, le soluzioni pi o meno felici escogitate di volta in
volta per le mani o le braccia come nei busti di Francesco Crispi. A questa differenza si ag
giunge anche quella che dipende dal cambiamento materiale necessario per il passaggio dal
modello in gesso al marmo, operazione che, come disse il Bernini, impone cambiamenti
che, sia pure apparentemente di modesta entit, sono da lui ritenuti fondamentali. La ver
sione definitiva in marmo consente inoltre di utilizzare le caratteristiche del materiale asso
lutamente non raggiungibili con il gesso (lucido opaco, liscio ruvido, ceroso, morbido pitto
rico contrastato ecc.).
Pertanto lesecuzione per quanto assistita sempre fondamentale e non facilmente de
mandabile ad altri; e la parte creativa non si limita alla esecuzione del modello ma si chiude
con la scultura del marmo ai quale lo scultore, come affermava Jerace, doveva trasferire una
intensa vitalit plastica; anche la fase finale di levigatura affidata ad aiuti avveniva non senza
la diretta partecipazione e il controllo del maestro.
Una ulteriore conferma si ha dalla struttura stessa della bottega del maestro di cui ah-
194
1
biamo notizia grazie alla testimonianza di un suo stretto collaboratore, Luigi Matafora, che
stato pi volte intervistato da Isabella Valente25.
Lo scultore operava in un grande studio a due piani, con sopra la abitazione. Il nume
ro dei suoi collaboratori era variabile, ma comunque sempre contenuto e non superiore ai
cinque o sei elementi. Tra questi ad esempio cera il capomastro che era addetto alle opere
pi rilevanti come lallestimento delle strutture, la movimentazione delle opere o la costru
zione dei basamenti. Abile scalpellino, Luigi Matafora, con altri collaboratori, operava i tra
sferimenti dal modello al blocco di marmo fino ad avvicinarsi a riportare tutti i punti di rife
rimento, o mire, sulloriginale. A questo punto, come per il Canova, interveniva il mae
stro rifinendo il modellato e completandolo. Il ruolo fondamentale del maestro pu essere
anche dedotto dal fatto che egli non ebbe dei veri e propri allievi o seguaci. Alla sua morte
infatti lattivit della bottega si interrompe definitivamente. I suoi collaboratori non ebbero
un ruolo rilevante dal punto di vista artistico e quindi creativo. La mancanza di allievi va an
che messa in relazione alla affermazione delle avanguardie e al diminuito interesse che una
bottega come quella di Jerace poteva suscitare nei giovani artisti. Proprio da questo punto
di vista interessante notare che Jerace fu uno dei pochi scultori a Napoli ad avere una vera
bottega artistica; altri infatti utilizzavano soprattutto il bronzo e producevano opere di pic
cole dimensioni; operavano pertanto senza studio e rivolgendosi alla fonderia per realizzare
lopera finita, questo il caso di Costantino Bardella, di Giuseppe Renda e di Raffaele
Belliazzi e di Vincenzo Gemito, questultimo finch non fond lui stesso una fonderia.
Non potendo parlare di scuola, n di allievi o seguaci, si pu ricordare Anna Barbieri
allieva preferita di Jerace, che tuttavia frequent lo studio dello scultore per un periodo di
tempo limitato e senza proseguire in seguito lattivit di scultrice.26
Il ruolo personale del maestro, che opera direttamente con il contributo ben definito
degli aiutanti non pu essere inteso se non in stretta relazione con linvenzione. Terna molto
sentito nel corso dellOttocento, da parte di artisti che operano in condizioni di incertezza
al punto che spesso essi espongono alle mostre modelli in gesso piuttosto che marmi finiti (
il caso del Guappetiello come pure della ben nota Madre di Adriano Cecioni presentata nel
1880 alla Esposizione Nazionale di Torino). Il gesso non poteva comunque essere ritenuto
un materiale autonomo per la scultura, poich poco durevole, si altera, si macchia e non
facilmente restaurabile. Il gesso tuttavia assommava in s diverse caratteristiche utili che lo
rendevano adatto ad essere utilizzato per proporre una invenzione non ancora tradotta in
marmo; in primo luogo il suo colore bianco, poi il basso costo e infine la propriet di far
presa senza ritiro che consente una riproduzione fedelissima del modello in argilla27.
Se quindi al di fuori delle botteghe artistiche non aveva molto interesse, per gli sculto
ri, specialmente a partire dal Canova, ebbe un ruolo sempre maggiore28.
Con il Canova infatti si inizi ad utilizzare il gesso per un nuovo scopo; cio per otte
nere non solo modelli a grandezza naturale ma anche calchi dai bozzetti di terra29.
Cos nel corso dellOttocento il metodo si diffuse e si formarono diverse gipsoteche che
divennero parte integrante dello studio di scultori come Bistolfi, Lorenzo Bartolini ed altri.
195
Linsieme delle operazioni anche meccaniche e affidate ad aiuti, come copie, caichi, ri
duzioni di formato eccetera non riducono dunque limportanza della esecuzione diretta
dellopera da parte del maestro; nel corso nellOttocento lattivit dello scultore tende anzi
a divenire sempre pi individuale e gli assistenti, o aiuti di bottega diventano personaggi di
minor rilievo. Se presso il Bernini operarono e si formarono artisti famosi come Ercole
Ferrata, Antonio Raggi e il Finelli, poche personalit di rilievo ebbe nel suo studio il Canova
e nessuna Jerace. I suoi aiutanti furono personalit di nessuna rilevanza artistica autonoma
pur essendo certamente capacissimi scalpellini in grado di lavorare il marmo con grande a
bilit di mestiere. Solo grazie alla presenza di collaboratori Jerace, che pure si dice fosse un
grande e instancabile lavoratore, pot realizzare un numero enorme e imponente di opere
producendo anche numerose repliche delle sue invenzioni come ad esempio i 18 esemplari
della Victa citati dal Frangipane, che, come si visto, non sono copie identiche, poich o
gnuna si differenzia dalle altre e costituisce un esemplare unico.
CARLO STEFANO SALERNO
NOTE
Si veda R. Wittkower, Scuipture, Process and PrinczIes, Londra, 1977, ediz. 1985 La scultura raccon
tata aa Rudolf lVittkowei: Daulantichiia al Novecento, p. 279 e ss.; C. Pirovano. Scultura in Italia, Milano
1968, p. 16 e ss. Il giudizio negativo sulla scultura napoletana dellOttocento fu esteso per esempio dal
Maltese anche a V. Gemito: C. Maltese, Storia dellarte in Italia 1785-1943, Torino 1960 e Realismo e verismo
nella pittura italiana dellOttocento, Milano 1968. Per un commento alla critica sulla scultura italiana
dellOttocento si veda pure V. Vicario, Gli scultori italiani. Dal neoclassicismo al Libertv, Lodi 1990, introdu
zione. Uno dei primi giudizi negativi nei confronti di jerace fu quello espresso da Roberto Longhi che con
trappose i Futuristi agli artisti della tradizione e della Accademia. Si veda R. Longhi, Scritti Giovanili, 192 1-
22, Firenze 1961, p. 162 (La scelta dei hitziristil.
2
Sono opinioni espresse nel 500 da Vasari e soprattutto dai difensori della scultura nel dibattito sulla
maggioranza delle arti che Benedetto Varchi promosse nel 1547. Tra i meriti della scultura rispetto alla pittu
ta cera indubbiamente quello della sua durevolezza che consent il recupero di capolavori di arte antica,
mentre i dipinti degli antichi celebrati da Plinio erano andati irrimediabilmente perduti: B. Varchi, Lezione
nella quale si disputa della maggioranza delle arti e quale sia pia nobile, la scultura o la pittura, ed. 1960 a cura
di P. Barocchi , voi. I p. 40.
Molto inferiori per numero sono le sue opere in bronzo per lo pi relative a monumenti pubblici; so
no eccezionali opere intagliate in legno che pure sono citate da Frangipane.
Sullambiente artistico a Napoli nella seconda met dellOttocento si veda 5. Costanzo, Onofrio
Buccini e la scultura napoletana dellOttocento, Napoli 1993, in particolare pp. 15-25. Lo studioso, che pure
esprime osservazioni originali sullopera di jerace (pp. 84-86), commentando gli scritti pungenti del Buccini
contro Tito Angelini ne propone un ritratto piuttosto squallido di un personaggio inserito nellapparato uffi
ciale, che ha ereditato la cattedra di scultura del padre senza concorso, e che fu in grado di sfruttare gli allie
vi per realizzare le opere con le quali ha costruito la sua carriera.
E. Gombrich, tmnzagini simboliche, 1976, p. 48.
La possibilit di riprodurre meccanicamente unopera darte toglie ad essa la caratteristica fonda-
196
mentale, lunicit e irripetibilit della creazione artistica. Leonardo ad esempio riteneva che neanche lui a
vrebbe potuto eseguire la copia di un suo dipinto. Leonardo da Vinci, Trattato della Pittura, cod. Urb, Vat.
1270, ed. Libri dArte Roma, p. 9.
H. Honour, Canovas Studio Practice - I: The Earlv Years, in The Burlington Magazine, marzo 1972,
p. 146-159; Id., Canovas Studio Practice - Il. 1792-1822, in The Burlington Magazine, aprile 1972, pp.
2 14-229. Si veda poi FI. Honour, Dal bozzetto allultima mano, in Antonio Canova, catalogo della mostra
Venezia 1992, p. 33.
8
Va anche rilevato che se Jerace caduto in un profondo oblio della critica non furono colpiti dallo
stesso oblio i suoi maestri pittori da Palizzi a Morelli, aspetto che denuncia il limite stesso della scultura co
me mezzo artistico rispetto alla pittura.
Circa la ostilit nei confronti delle gipsoteche, sempre crescente allinizio del Novecento si veda Le
coips en Morceau, catalogo della mostra, Parigi, Museo DOrsay, 1990; N. Nimmelmann, Utopia del passato,
archeologia e cultura moderna, Bari 1981, p. 161, pp. 165 e Ss.
10
Lo studio di jerace fu purtroppo demolito nel 1967; si veda I. Valente, liprimo percorso di Francesco
Jerace dalla Nidia cieca alla Victa, in Dialoghi della Storia dellArte, 1996, nota 38 di pag. 102 e qui G.
Russo, Francesco Jerace a Polistena. Il numero dei suoi aiutanti, secondo quanto riferito da Luigi Matafora e
ra di non pi di sei persone tra le quali lo stesso Matafora che fu genero e aiutante diJerace.
11
Alcuni schizzi autografi si conservano sul retro di fotografie che jerace steso faceva scattare ai mo
delli definitivi in argilla a grandezza naturale; il caso ad esempio del Monumento ai Caduti di Sorrento do
ve il disegno appare come una riflessione sullo schema geometrico del modello architettonico.
12
Non amava interrompere. Si veda qui G. Russo, op. cit..
13
E noto che il nuovo realismo nella scultura napoletana a partire dagli anni Settanta si estende con
grande rapidit; anche Jerace con il Guappetiello, ebbe un momento di adesione a questa tendenza in segui
to assolutamente abbandonata. Si veda I. Valente, in Civiltc dellOttocento, catalogo della mostra, Napoli
1997, pag. 343.
14
Il procedimento della copia per punti descritto dal Felibien e in maniera anche pi chiara da
Francesco Carradori, Istruzione elementare per gli Studiosi di scultura, 1802, ed. a cura di G.C. Sciolla,
Libreria Editrice Canova 1979, p. XXI e Ss.
15JJ
Honour, op. cit., 1972. Si veda anche Id, op. cit., 1992, p. 33.
16
Un contributo su questi temi stato dato anche da 5. Rinaldi, Tecnica e restauro della scultura lapi
dea nelle fonti dal Barocco al Neoclassicismo. Antologia di testi 1650-1802, Roma 1996.
17
R. Wittkower, 1977, ed. it., 1993 p. 234: non voglio copiare me stesso, ma creare un originale da
M. De Chantelou, Journaldu vo3age du 6av. Bernini en France, a cura di L. Lalanne, Parigi 1885, ed. a cura
di 5. Bottari, Roma 1946, pp. 59-62. Riflessioni di questo tipo condotte da Bernini a Parigi mentre lavorava
al busto di Luigi XIV riguardano il problema della somiglianza, cio della possibilit di tradurre in marmo
non colorato i colori della complessione del volto; e cos per fare un ritratto somigliante in un marmo intera
mente bianco deve rappresentare nel marmo tratti che non sono presenti in chi posa; ancora Wittkower, op.
cit. p. 223.
18
Lopera medita ma una terracotta con lo stesso soggetto stata pubblicata in Scultura italiana del
primo Novecento, catalogo della mostra di Savona e di Mesola, 1993, a cura diV Sgarbi, p. 130-13 1.
19 Lo stato di abbandono dei gessi di Jerace documentato nel volume di Santagata. Dopo i restauri
sono stati recuperati molti frammenti, restaurati da Nistic. Tuttavia recentemente sono stati individuati al
tri frammenti; nella gipsoteca di Catanzaro il modello grande per la Musa del Monumento a Donizetti con
un braccio staccato; presso i locali sotterranei delIstituto Barbieri di Catanzaro tuttora si trovano frammen
ti di opere da restaurare e da studiare.
20 Si veda CS. Salerno, Cartapeste dautore berniniane e algardiane. Contributo alla storia, alla tecni
ca e al restauro della cartapesta nelle botteghe rinascimentali e barocche, in Bollettino dArte, n. 99, gen
naio-marzo 1997, p. 67-98.
21 Solo alcuni dei numerosi esemplari eseguiti dallartista sono stati rintracciati. Uno ancora inedito si
197
trova nel Palazzo della Provincia di Catanzaro, caratterizzato dalle dimensioni ridotte del busto: un altro e
semplare si trova a Genova nel cortile di un palazzo privato.
22
1. Valente, Il primo percorso di Francesco Jerace, op. cit, pp. 90-91.
23
Modelli in gesso o in stucco, molto richiesti dai committenti per le opere pubbliche, erano proba
bilmente necessari come prova agli scultori stessi. Alcuni di essi nel XVI secolo sono in realt in stucco, cio
a base di calce e polvere di marmo. Per la pala daltare per San Pietro con lincontro di Attila e Leone
Magno, eseguita dallAlgardi, il modello a grandezza naturale fu eseguito in stucco;
J.
Montagu, La scultura
romana Barocca, Roma 1991, p. 36; si veda in particolare
j.
Montagu, Alessandro Algardi, 1985, p. 358-360,
cat. n. 61 e p. 138 per la storia degli incarichi. Esso fu posto nella basilica per valutare leffetto sui luogo se
condo lilluminazione della chiesa: vediJ. Montagu, 1985, cat. 61 B.5 p. 361-362. Un modello che ritengo
Provato sul posto la cartapesta del Bernini per suor Maria Raggi: C.S.Salerno, op.cit., 1997.
24
Rapporti con Michelangelo sono gi stati ravvisati da I. Valente che ne ha sottolineato limportanza
come modello ricorrente per Io scultore calabrese.
25
Quando ho iniziato ad interessarmi allo scultore le condizioni cli salute del suo allievo Luigi
Matafora erano sensibilmente peggiorate sino alla sua recente scomparsa. Isabella Valente che io aveva pi
volte intervistato mi ha gentilmente informato di alcuni aspetti relativi al ruolo degli aiuti nella bottega. Luigi
Matafora fu inizialmente un collaboratore di E Jerace, ne divenne poi il genero e il conservatore delle sue o-
pere.
26
Si veda M. Barbieri, IlNinBarbieri diAnna Barbieri, Catanzaro 1992, p. 12. Anna Bona Barbieri i
nizi a frequentare lo studio dijerace a Napoli a partire daI 1908. Nel 1912 torn a Catanzaro.
27
C.S. Salerno, Il restauro dei gessi, in Archeologia Classica, voi. XLVI, 1994, p. 491-505.
28
Il gesso un materiale utilizzato anche in antico e largamente impiegato nelle botteghe artistiche del
Cinquecento. Uno degli scopi pi importanti era quello di realizzare degli esemplari con funzione di model
lo utili per la traduzione di una invenzione in materiali diversi (B. Cellini ad esempio afferma nel suo trattato
che un esemplare in gesso dei modello consente di affidare interamente ad aiuti la rinettatura di un bron
zo) Un tempo copie e calchi in gesso riempivano le botteghe e gli studi degli scultori del Rinascimento e dei
Barocco; ma il materiale di scarso pregio veniva facilmente danneggiato e distrutto ed era privo di ogni inte
resse dai punto di vista commerciale (fino al pieno Seicento anche i bozzetti in terracotta, poi ricercatissimi,
finivano per essere distrutti assieme ai gessi). Tuttavia questo materiale costituiva un importante patrimonio
per la bottega di uno scultore e alla morte del maestro era subito conteso e ricercato dagli allievi ( il caso di
Bernini, Algardi, Ferrata, Spinazzi),
29
Le prime raccolte di gessi avevano finalit essenzialmente didattiche. Bernini sugger di utilizzare i
caichi in gesso nelle Accademie (di San Luca e di Francia) per la formazione di giovani artisti, sia pittori che
scultori, E Hasckell e N. Penny, LAntico nella storia del gusto, 1981, ediz. 1984, p. 46, pp. 39-45. Fu poi il
Mengs a consigliare il granduca di Toscana, Pietro Leopoldo di Lorena che nel 1769 fond una Galleria di
Gessi per lAccademia di Belle Arti di Firenze, A. Caputo Calloud, 1985, p. XVIII.
198
Un angolo dello studio di Francesco Jerace a
Napoli, in Via Crispi
201
La Musica
resti del modello in gesso per la statua dedicata al Conservatorio
di Musica di San Pietro a Majella a Napoli; Catanzaro, Istituto Nin Barbieri
202
iviunuraentu ci .suaeppc iviur tIJULLJ tttiitLtkL4
modello io terracruda, presumibilmente distrutto, per il mooumento io bronzo di Capua (riproduzione da foto)
i.
Il Fante
modello io terraeruda di uno dei fanti posti alla base del Monumento ai Caduti di Reggio Calabria (riproduzione da foto)
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z.
204
Monumento ai caduti di Reggio Calabria
modello in gesso (riproduzione da foto)
205
Monumento ai caduti con la Vittoria alata di Sorrento
modello in gesso (riproduzione da foto)
I.: -
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J
206
I
Monumento a Gaetano Donizetti di Bergamo
modello in gesso (riproduzione da foto)
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207
Mos
gesso colorato a imitazione della cera (copia da Michelangelo(; Catanzaro, Gipsoteca
Questopera, di piccole dimensioni, visibile in primo piano nella foto dello studio dello scultore, denuncia limportanza.
gi sottolineata da I. Valente di Michelangelo Buonarroti per Francesco Jerace. Il modello stato realizzato plasmando
direttamente largilla dalla quale stata poi ottenuta una copia in gesso, di grande dimensione, che la parte della donazione
di Maria Rosa Terace allAmministrazione di Catanzaro. Alla base di questultima opera, infatti, il gesso riproduce i segni
evidenti impressi sullargilla morbida,
a
208
r
Testa femminile
gesso dipinto ad imitazione di una terracruda; Catanzaro, Gipsoteca
Limportanza del repertorio classico per Jerace si desume anche da alcune esercitazioni in copie dallantico di cui questa
testa un esempio.
Il rilievo trattato con una evidente impostazione classica in cui lo scultore rielabora i modelli desunti dallantico,
dissimulandone ogni preciso riferimento.
209
0
-
Amore materno
modello in gesso; Catanzaro, Istituto Nin Barbieri (riproduzione da foto)
1
Jerace ha gi affrontato il tema doloroso della perdita del figlio nel monumento funebre della famiglia Cocchia di Cosenza.
Q
tu la composizione con la madre inginocchiata che sostiene il corpo abbandonato dellinfante appare pi originale, pur condividendo con laltra opera una ricerca di forte espressione del dolore che tende ad utilizzare il trattamento morbido e levigato del marmo per esprimere al massimo questi sentimenti.
210
Angelo con panneggio
modello in terracruda per la tomba Compagna di Corigliano Calabro, Chiesa della Schiavonea (riproduzione da foto)
--
i
- i
I
1.
4,
211
La conversione di SantAgostino con Santa Monica
Varsavia, Polonia, Chiesa di Santa Maria (riproduzione da foto)
La tensione dello scultore si concentra sulle mani incrociate del giovane Santo, assistito dalla madre Santa Monica, che
premono sul petto enfatizzando il sentimento che accompagna la fase della conversione.
212
Francesco Jerace e Polistena
rminia Corace, che ebbi modo di conoscere in una sua venuta a Polistena, mi parl del
progetto di realizzare un libro su Francesco Jerace. Liniziativa mi trov subito interessato,
perch da tempo cercavo di valorizzare ci che lo scultore aveva lasciato a Polistena, sua
citt di origine e mi dedicavo allo studio dei documenti e delle opere conservati nella
Biblioteca Comunale. Il progetto di lavoro ha avuto poi un positivo sviluppo ed stato per
me motivo di grande soddisfazione condurre una ricerca sul pi illustre dei miei concittadi
ni; ci mi ha portato alla scoperta di un filone da cui emergono con evidenza le componenti
della personalit delluomo Jerace, tenacemente legato da vincoli di profonda umanit e af
fetto alla sua citt natale, la parrera dingegni, comegli amava definirla. un filone che rie
merge momenti importanti della vita diJerace ed rappresentato da un sentimento che non
viene mai meno e che rivela un costante naturale attaccamento alla sua terra dorigine e ad
una gente che gli stata sempre cara e vicina, pur vivendo egli altrove. Non meno affettuosa
fu Polistena nei confronti di questo suo figlio che, nato il 26 luglio del 1853 e battezzato nel
la Chiesa Matrice il 28 luglio, con la sua arte, la rese ulteriormente famosa.
Lamore della Patria in Francesco Jerace per dirla col Frangipane 2 il pi grande,
commosso, nostalgico amore di grande figlio alla grande madre ed il suo attaccamento alla
terra natale fu sempre ricambiato con molto fervore da tutta la cittadinanza. Il compendio
dellamore e della devozione verso la sua amata Terra, per la quale pat, soffr, e si crucci,
specie in momenti in cui questa si trov in stato dabbandono, contenuto nel testo di mol
te lettere indirizzate a vari amici polistenesi, da Arturo Borgese a Edoardo Sigill 3,a
Giuseppe Poch, a Mons. Domenico Rodin Toscano, al Can. Pasquale Calcaterra 4a Mons.
Luigi Guido, a Giulio Verrini, ai Tigani, ai parenti Morani, e a tanti altri. Particolarmente
stretti furono i legami damicizia con D. Arturo Borgese 5che, nellorazione per il trigesirno
della morte di Jerace, rifer di custodire centinaia di lettere, purtroppo, ormai disperse: E
potrei spigolando fra centinaia di lettere, che custodisco con geloso amore e che forse un
giorno mi decider di pubblicare, perch in esse vibrano i pi potenti e i pi intimi palpiti
del suo grandissimo cuore di calabrese e di artista - potrei, scegliendo fior da fiore, intessere
la pi bella ghirlanda per la nostra patria 6.
In quella sede, Don Arturo non manc di stralciare alcuni passi dellepistolario jera
213
ciano per mettere in evidenza come lartista, in tutta la sua esistenza, port di Polistena il ri
cordo nostalgico e lamore filiale. In una lettera del 1923, di riscontro allo stesso Borgese
che aveva osato appellare Polistena umile terra, non manc di replicare: Ma che mai pi vi
accada di scrivere mai pi di Polistena come umile terra, poich, mio caro don Arturo, lu
mile sottoscritto ricorda tutta una schiera di uomini che al portamento sembravano numi...
La bella, speciosa terra nostra, malgrado labbandono in cui si trova, singolare sempre ed i
figli suoi hanno unimpronta che non permette che si confondano con altri tipi, cos nel fisi
I i ,
co come nei morale...
Ed il 6 agosto del 1927 scriveva a Don Arturo: Voi non dovete meravigliarvi per la mia
tenacia amorosa verso la madre terra nostra. Ci che sapete di antiche e continuate contrariet
acuiscono laffetto grande che mi lega alla bellissima Terra che giornalmente rivedo nel fulgore
visione che balza dalla mia fantasia nellora di raccoglimento che ogni cristiano si conce
Nella fanciullezza, Jerace ebbe insigni maestri: Michele Tigani e Pasquale Pilogallo,
mentre, nella bottega del nonno Francesco Morano auspice la comare Polistena, cominci a
disegnare e modellare in argilla la sua prima Schioclata 7, quella Vergine dellItria 8o dei pa
stori per il presepio e scolpire in legno, soffrendo la povert e la fame, pur essendo nato nel
lagiatezza. Il povero mio padre, cos una sua lettera autobiografica
9
stando in auge mi
diede la prima istruzione, e a nove anni fui anche tenuto nella bottega di Don Ciccio
Morano, geniale statuario, architetto e pittore, padre di mia madre e fratello di Vincenzo
che ebbe fama di grande artista a Roma, a Napoli ed a Londra dove fu anche amico di
Walter Scott. Ma mio padre, buon disegnatore di architettura, proprietario di oliveti a mac
china, con gli ulivi gabellati si ridusse alla miseria. Si, ebbi il bene di conoscere la povert,
ma come nella natura nostra calabrese, non feci mai accorto nessuno del mio disagio....
La realt in cui il giovane artista trascorse i primi anni di vita, non era diversa da quella di
tanti piccoli paesi di provincia la cui economia era basata prevalentemente sullagricoltura e
lartigianato ed offriva, in fondo, ben poche occasioni.
Non si pu non rievocare come il Comune di Polistena, oculatamente, si adoper per in
coraggiarlo e sostenerlo negli studi darte. La Delibera dell8 novembre del 1869 del Consiglio
Comunale, nel cui oggetto figura il sussidio al giovine Francesco Jerace Morani, pu conside
rarsi il primo documento che indica i primissimi lavori 10dellartista, purtroppo, scomparsi.
Con successivo atto deliberativo del 3 febbraio del 1870, la Giunta Comunale approv
linizio dellinvio del mensile a jerace che aveva, ormai da pi di un mese, raggiunto Napoli
dove, per stessa sua ammissione, non manc di affrontare nuovi enormi sacrifici: Ho sof
ferto cos ancora in una lettera del 31 aprile del 1929 diretta a Don Arturo Borgese vi
vendo a Napoli con la ostinazione pi tenace per vincere ogni patimento ed impossessarmi
del magistero dellarte. Ho sofferto molto ma con la dignit che solo la fierezza calabrese co
nosce! Tale fierezza diventata per me essenza di vita quotidiana e mi domina ancora....
Credo che allincoraggiamento del Municipio polistenese, il giovane Jerace rispose con la
donazione di un bassorilievo in gesso raffigurante una testa barbuta che, tuttora, si conserva
214
nella Biblioteca di Polistena 1. opera firmata e datata 1870, sulla quale cos si espresse il
Frangipane 2:E quel lavoro modellato con quella plastica tutta sapore settecentesco, non
freddamente, ma garbatamente riflessata di Accademia, che era stata la virtuosa decoratrice
delle chiese di Polistena, di Cinquefrondi, di Cittanova nella incessante fatica di Francesco e
Giovanni Morani, quel lavoro mostra gi qual era il patrimonio che il piccolo polistenese
portava seco dalla culla.
Ulteriore domanda di sussidio rivolse allAmministrazione Provinciale di Reggio
Calabria che, nella seduta del 19 ottobre 1871, su proposta del relatore Crea Bono, approv
quel Consiglio 13 .Lamore commosso, nostalgico della sua terra e della storia millenaria di
essa traspare dalla scelta di modellare, tra le prime opere con cui esord alla Promotrice
Napoletana del 1871, proprio quel Ritratto di Padre Girolamo Marafioti 4,autore delle
Croniche et antichitd di Calabria e monaco polistenese Osservante del XVI sec., che Jerace
ricorder spesso nelle sue lettere. Linteriorizzazione del legame con la terra calabra fu, dun
que, determinante nella formazione della personalit umana ed artistica dello scultore.
Man mano che il giovane artista cominci ad ottenere consensi e che la situazione eco
nomica a Napoli era ormai divenuta per lui prosperosa, non tard a partecipare alla nascita
della Banca Popolare Cooperativa di Polistena. Questa, fondata con atto del 10 febbraio del
1890, ebbe, quale maggiore sottoscrittore cli azioni sociali, proprio Francesco Jerace che ne
acquist ben 80, cio la quota massima di azioni consentite dallo Statuto. Fu unoccasione
per rinsaldare i legami con la sua terra ma anche una forma di incoraggiamento ad una ini
ziativa mirante a sollevare le condizioni economiche e sociali del paese; ormai il successo
aveva arriso al calabrese che godeva della notoriet e della stima in tutti gli ambienti artistici
e politici nazionali. Il Consiglio Comunale di Polistena lo nomin a rappresentarlo a Roma,
ove in quel momento era residente 6per gli auguri in occasione delle nozze di argento dei
Reali dItalia 7.
Del 1893 la prima opera realizzata da Jerace per la Chiesa Matrice di Polistena, su
commissione della nuova Cappella del SS. Sacramento con lallora Arciprete Mons.
Domenico Rodin Toscano. Trattasi della ornamentazione dellaltare a base floreale (tralci
di vite con grappoli, rami di quercia e dulivo, bianche di rose). Di esso il Conto della
Fabbriceria, in data 2 maggio 1898, cos annotava: Allo scultore Jerace a final soddisfo del
laltare, pagato in diverse rate... . 977
18
Nella stessa Cappella, sopra detto altare marmoreo, nel 1904, venne sistemato il qua
dro raffigurante lUltima Cena de/Signore. Lopera, che un olio su tela dalle misure di cm
300x220, reca dipinta, in basso a sinistra, la seguente iscrizione: Franc. Jerace 1904. Fu cos
commentata da Francesco Fila: Dipinto ben impostato, ben movirnentato nelle pose delle
figure con colori e tecnica affatto moderni, riuscito in tutto, anche nelleterea persona di
Ges, se non dovessi osservare che il Giuda non mi sembra certo il Giuda evangelico, losco,
avaro e traditore del quid vultis mihi dare, ma un Giuda dispirazione equivoca, un uomo
cupo, che decide per fini superiori, e che aspetta, a breve scadenza, una decisiva riabilitazio
ne modernista 9.Il quadro, dipinto per desiderio del padre, fu offerto da jerace alla Chiesa
215
maggiore della sua Terra, quale prova del suo grande amore e della sua devozione.
Nel 1894 il Municipio polistenese non manc di tributargli plausi ed onorificenze in
occasione della sua nomina a membro del Consiglio Superiore di Belle Arti: Il Consigliere
Avv. Pasquale Pilogallo cos una delibera di C.C. del 14 luglio 1894 lieto di annunziare
al consiglio che lillustre scultore Professore Francesco Jerace nostro concittadino, onore
dItalia, pei suoi alti meriti artistici, il 20 Maggio scorso, venne nominato da tutti gli Istituti
di Belle Arti del Regno, Membro del Consiglio superiore di Belle Arti, e ne ottenne il 2 po
sto nella sezione scultura, ed ottenne un gran numero di voti. Soggiunge essere certo che al
plauso generale si unisca anche quello della terra natale un voto unanime. Il Consigliere
Avv. Pilogallo si associa alla proposta del Consigliere Calcaterra e dice essere orgoglioso per
tanta meritata onorificenza, sicuro che la sua fama imperitura aggiunger nuovi allori nella
divina arte di Fidia. Ed il consiglio con voti dieci delibera accogliere la proposta e manda un
saluto di compiacenza al suo concittadino Professor Francesco Jerace per lalto onore meri
tato raccolto dagli Istituti di Belle Arti che lo elessero Giurato nella sezione di Scultura.
In occasione dellinaugurazione del monumento a Gaetano Donizetti, nel 1897, dal
Sindaco di Bergamo fu invitato ad intervenire a quella festa il Sindaco di Polistena che de
leg a rappresentano il sig. Enrico Fontana il quale gentilmente ne assunse e port lincari
co con dignit 20 .
Nellinfausta occasione della morte della madre, signora Rosa Jerace nata Morani, dal
la Famiglia Jerace venne fatta domanda al Comune per la cessione di metri 3 di terreno,
merc pagamento, nel Cimitero comunale
21
In una corrispondenza del 1927, indirizzata al
Podest di Polistena Eduardo Sigill, a Jerace fu fatta generosamente dal Comune unulterio
re concessione di suolo nel Camposanto cittadino per conservare degnamente i resti mortali
dei suoi genitori, Maniarosa Morani e Fortunato Jerace. Una volta realizzato il sepolcro di fa
miglia, Jerace vi colloc, nel 1929, un suo bassorffievo in marmo con i ritratti verosimiglianti
dei genitori.
Francesco Jerace va anche considerato un benemerito di Polistena per il suo interessa
mento in favore del locale ospedale. La nascita di questo (190), coincise con il coevo terre
moto in seguito al quale il Comitato Pro Calabria di Budapest, dietro suo interessamento,
invi al nascente ospedale la cospicua somma di . 42.979,10, chiedendo che a tale opera
fosse dato un nome che ricordasse la munificenza dei cittadini magiari. Per cui, alla generica
denominazione di Ospedale fu aggiunto il predicato degli Ungheresi. Il contributo di vale
vole cooperazione diJerace, da quanto si pu evincere anche da una lettera del i settembre
del 1906, indirizzata da Mons. Domenico Rodin Toscano al Duca di San Paolo in Napoli,
fu, ancora una volta, insostituibile.
Nel 1906, dal Presidente della locale Congregazione di Carit venne inviato a Jerace
un non ben identificato deliberato della stessa, ed egli, il 3 novembre, cos replic: llustris
simo Signor Presidente, Sari mia cura di rimettere il deliberato della Congregazione di
Carit a S.E. il Duca di Calvello. Non fatto nulla per avere speciali ringraziamenti: dove
re di ogni figlio di servire sempre, e da qualsiasi lontananza, la Madre Patria 22 .
216
Anche in seguito, in occasione della donazione di . 103966,51 fatta dalla nobile Casa
Milano, e precisamente dal Duca di San Paolo che risiedeva in Napoli, presso lospedale di
Polistena, jerace non manc di esprimere tutto il suo apprezzamento, come risulta anche da
una lettera del 18 luglio 1907.
Polistena, verso cui jerace fu particolarmente disponibile e con cui mantenne costanti
relazioni, non tard a tributargli nuove manifestazioni di affetto, nel 1919, allorquando, il
Sac. Avv. Pasquale Calcaterra, indirizz al Sindaco un invito col quale sollecit una delibe
razione del Consiglio Comunale che fosse poi inviata al Presidente dei Ministri e che avesse
per oggetto la proposta per la nomina di Francesco Jerace a Senatore ove avrebbe potuto
sostituire Monteverde con il quale Jerace aveva collaborato al Vittoriano.
Il Consiglio Comunale, sotto la Presidenza del Sindaco Giuseppe Amendolea, non
tard a far propria la proposta del Calcaterra e con atto del 23 marzo 1919 deliber in favo
re della nomina diJerace a Senatore. Non solo il Comune di Polistena, ma anche quello del
la vicina 5. Giorgio deliber di far voto al Governo per la nomina a Senatore diJerace.
Il 3 maggio, Francesco Jerace, una volta ricevuta, a Napoli, la copia della deliberazione
del consesso polistenese, lusingato e riconoscente, scrisse cos al Sindaco: Il Consiglio
Comunale dellamata nostra Citt, col suo voto a S.E. il Presidente dei Ministri volle coro
nare le mie fatiche, sostenute nellaspro campo dellarte: tale proposta sorpassa ogni aspira
zione, e lusinga altamente chi fitta nel cuore, e nella mente, limmagine della modesta casa
paterna; venga o non venga il premio auspicato. Tale voto mi fa lieto, ed orgoglioso per lo
nore che si conferisce allumile figlio della nobilissima Polistena, madre di poderosi ingegni
e di eroi, che ieri combatterono per la grandezza della Patria. Devo alla di Lei benevolenza,
sig. Sindaco, ed a quella dei Signori Consiglieri lespressione di alta stima che, onorandomi
si onora anche la citt nostra. Con sentimenti di viva riconoscenza e di ossequio,
Obbligatissimo per la vita Francesco Jerace.
La partecipazione diJerace alle iniziative cittadine si rivel sempre costante tant che,
nel mese di ottobre del 1922, in occasione di una lotteria sociale organizzata dalla locale
Societ di Mutuo Soccorso Fede e Lavoro, che era sorta due anni prima, invi, a scopo di
beneficenza, un suo quadro raffigurante Beethoven del valore di . 3000. Egli, che nel 1921
era stato nominato Socio Onorario di quellorganismo operaio, aveva aderito ad una sotto
scrizione aperta dalla Presidenza della Societ, contribuendo con linvio di L. 25 per il 1920
e di . 50 per il 1921. Tanti altri organismi sociali locali gareggiarono, sempre, per annovera
re, tra i soci onorari, lo scultore polistenese.
Lamore di jerace per Polistena si tradusse, ancora una volta, in una memoria sulla
Pala marmorea della Deposizione di N.S.G.C. dalla Croce, custodita nella Chiesa Matrice,
che lesse alluditorio della R. Accademia di Archeologia, Lettere e Belle Arti di Napoli e
che, nel 1924, sfoci in una pubblicazione 23 .Come un leii rnotiv cos scrive Jerace tor
nava insistente al mio pensiero la bella pala marmorea di Polistena, che, sin da fanciullo, mi
attirava e mi spronava insieme alla ricerca dellartefice per la detta composizione delle for
me, per la vivace espressione delle sue figure 24 .
217
La sua ricerca si concluse proponendo, quale autore del cinquecentesco monumento,
Giovanni Merliani da Noia. Tale attribuzione and a cozzare con la critica di Giuseppe
Ceci 25 che, non solo non accett la tesi diJerace a causa di una data, quella del 1503, posta
in maniera molto approssimativa, nel 1823, nella lapide riassuntiva delle vicende dellaltare
(che trov concorde anche jerace), ma addirittura attribu lopera alla scuola del Gagini. La
replica ruggente di Jerace al Ceci non tard ad arrivare, attraverso una nota indirizzata ad
Eugenio Scalfari di Monteleone 26 :Le confesso candidamente che quello studietto sulla
Pala marmorea di Polistena mi costa molta fatica. Ho molto comparato tutte quelle opere
del tempo, che si trovano nelle Province di Napoli, Salerno, Caserta, ecc., per poter stabili
re della fattura, della concezione, delle movenze, delle decorazioni, appartenenti alla menta
lit e tecnicit di quel tal Nolano. Pur non di meno ho voluto che la sapienza
dellAccademia Reale mettesse il suggello sulla mia ricerca, cosa ch avvenuto con mia viva
compiacenza. Malgrado tutto questo, i fontisti, cio i Crociani, che credon davere il domi
nio dogni giudizio, la potest su tutto il mondo intellettuale, a causa di quel 1503 inesplica
bile, inciso sulla lapide dellaltare polistenese, il Ceci per esempio (uno del Cenacolo
Crociano), solleva dubbi sul marmo del Merliano! Tanto per contraddire chi critica loro per
le malefatte in altro campo della vita intellettuale napoletana. Solo pi tardi, nel 1930, con
una pi placata lettera indirizzata allamico Ceci 27Jerace, negando ogni valore a quella data
del 1503, riconferm la sua attribuzione al Merliani da Nola.
A determinare, oggi, la datazione della Pala, che non va considerata del 1503, bens
dal 1548 in avanti, concorre un mio saggio con documenti inediti 28mentre ulteriori attribu
zioni, per la verit non originali 29sullautore della Pala, si susseguono, quasi tutte in contra
sto con quella jeraciana.
In ogni avvenimento, lieto o triste della vita cittadina, Jerace, pur lontano, seppe man
tenere vivi i rapporti con le famiglie e con i vecchi amici 30 .
Nel luglio del 1925, durante una fugace corsa attraverso la Calabria, fu avvicinato da
D. Arturo Borgese che, con un cartoncino e un pezzo di pastello, gli chiese un disegno per
un numero speciale di Nosside dedicato a 5. Francesco dAssisi. Per il rispetto che si de
ve al gran Santo non posso, non voglio improvvisare. Vi prometto che vi mander il disegno
da Napoli.... Il disegno, accompagnato dalla seguente lettera del 10 settembre 1925, per
venne a ID. Arturo che non tard a pubblicare sulla rivista: Per quellaffezione che vi porto,
caro Borgese, vi ho promesso un disegno raffigurante il santo di Assisi, pensando solo di
farvi piacere ma quando mi sono provato a mettere assieme quattro linee, mi sono visto
perduto! Come afferrare una sola scintilla dellimmensa luminosit che si irradia dalla
Piet, dalla Fede, dalla Rinunzia di se stesso del Poverello di Assisi? N pennello n scalpel
lo potranno mai dare quellimmensit di forme che emanano dallopera trascendentale del
Figlio del mercante di Assisi. Dante, e pi Beethoven sono allaltezza del gran soggetto.
Lindefinito si avvolge nelle note sinfoniche con foga travolgente, suscitando lo stupore,
lincanto... Che cosa posso fare io con due tratti sulla carta che diano la pi piccola signifi
cazione della figura soprannaturale che senza Potere ha imperato ed impera tuttavia? Per
218
mantenere la parola datavi vi mander il disegno, e del peccato che mi fate commettere vi
addebiter nel modo pi gravoso.., perch sto ingiuriando il pi gran Santo (dopo Paolo)
dellumanit, e la Dea Arte; e tutto ci per quella malsana passione mia per la terra natale.
Quanto chiasso per nulla direte voi, in cuor vostro; ed io vi rispondo che chi non rispetta
lArte sua indegno dellArte. Cos avrete un disegno che spero non pubblicherete, pur a-
vendo io fatto tutto il possibile per contentarvi... perch amo di farvi piacere sempre.
Aff.rno vostro Francesco Jerace.
Nel 1926, in occasione dela morte dellArciprete Domenico Rodin Toscano che, tem
po prima, egli aveva ritratto in un disegno a pastello, cos scrisse al Maestro Nicola, fratello
del defunto: ...Gli fui compagno nella scuola di Michele Tigani; gli fui affezionato sempre -
anche quando non sembravano allunisono le nostre idee.... Al di sopra di qualsiasi idea vi
era la rettitudine degli intenti che univa i nostri cuori- ed io ho tentato spesso di dimostrar
gli la mia affezione perch mi era caro, mi stava a cuore di conservare i vincoli affettuosi che
mi legavano al Sacerdote esemplare, allEssere che era decoro della nostra citt, al cultore di
lettere sacre di singolare elevatezza. Ed il mio cuore si era rattristato leggendo una sua lette
ra di due mesi fa con la quale mi preannunziava la fine della radiosa sua giornata.... Egli gi
presentiva lumano suo trapasso per le ragioni eteree... Gli ho chiesto di benedirmi, come a
voi chiedo di volermi concedere un poco di sentimento amichevole per sentirmi a voi legato
affettuosammente (In memoria di Monsignor Domenico Rodin Toscano Arciprete di
Polistena, Polistena 1926, p. 89).
Nel 1927, in occasione della costruzione delledificio da adibirsi a stazione ferroviaria
di Polistena, Jerace non manc di offrire un proprio progetto e, riservatamente, con lettera
del 6 agosto, invit il Podest Sigill onde facesse richiesta a S.E. Michele Bianchi perch ne
disponesse la realizzazione: Caro Sigill, scrivete al Segretario di S.E. M. Bianchi o diretta
mente. Esprimete il voto della popolazione, per vedere attuato il progetto di F. Jerace, per la
stazione di Polistena, cittadina che, per posizione topografica e per sentimento patriottico
fu chiamata da Mons. Morabito la Perla della Piana Reggina, terra feconda per la sua ma
gnifica ubertosit, terra ricca di uomini dingegno, dibellatrice dogni tirannide. Poche e la
tineggianti parole. Speditela presto. Io domani spedir disegno, e relazione direttamente a
S.E. Bianchi.
Con nota n. 2206 del 24 ottobre 1927, il Prefetto di Reggio Calabria trasmise al
Podest una nota di S.E. Bianchi nella quale questi fece presente di aver interpellato
lUfficio Tecnico di vigilanza delle Ferrovie che ormai aveva progettato ledificio nel solito
tipo comune a tal genere di ferrovie secondarie. Ci nonostante, proprio perch si trattava
di un progetto con la firma di Jerace, per cui sarebbe stata necessaria una spesa in ecceden
za rispetto a quella preventivata dalla Societ concessionaria, invit il Comune o un
Comitato cittadino a addossarsi il relativo onere. Ci fu valutato attentamente dal Podest
che, per le ristrettezze economiche in cui versava il Comune, fu costretto, giocoforza, a ri
nunciare, cornunicandone, con nota del 16 marzo 1928, lesito al Maestro jerace cui, nel
frattempo, era stato affidato lincarico della progettazione del Monumento ai Caduti.
219
Jerace, con una nuova riservata accett lesito e cos replic: Come vedete, Caro
Sigill, messe le cose a posto dal lato del rispetto dovuto a Polistena: Mi costato un poco
di fatica mentale e materiale, ma, la porta non stata sbattuta in faccia impunemente!
...
Cosa si pu ricavare da questa lettera? Questa cosa che dovete sapere voi. Il vostro com
paesano ed amico reso con garbo, con dignit massima pan per focaccia, e ci non come
Ciccio Jerace ma, come figlio di Polistena, antico covo di nobili spiriti, amatissima Patria
mia. La lettera me la rimanderete col vostro comodo. Vi sono grato per laltra concessione
di suolo al Camposanto. Compiacetevi di fare una deliberazione dicendo, dellantica delibe
razione a favore del sottoscritto, e della nuova aggiunzione che, generosamente, concesso
il Comune al figlio di Mariarosa Morani e Fortunato Jerace per contenere degnamente i re
sti mortali dei suoi genitori. Il progetto pd monurnentissimo 31 di Polistena pronto, ma
non ve ne mando fotografie, ma ne porter una sulla quale si far discussione e, deliberazio
37
ne... -.
Il 22 dicembre del 1928, la Commissione Reale per lAmministrazione straordinaria
della Provincia di Reggio Calabria, sotto la presidenza dellIng. Santo Pirrello e con linter
vento dei Commissari: Barone Leopoldo Del Balzo Squillacioti, Avv. Salvatore Zagarella e
Marchese Paolo Genoese Zerbi e con lassistenza dellAvv. Gregorio Palaja, Segretario
Generale, espresse voto favorevole ed il ferviJo augurio perch Francesco jerace fosse in
cluso fra coloro che avrebbero dovuto far parte della Nuova Accademia dItalia. Questo le
stratto di tale voto che offre loccasione di ulteriori conoscenze sulla vita diJerace: La com
missione Reale. Ritenuto che per il Marzo del venturo anno si prevede la nomina dei primi
30 Accademici della Reale Accademia dItalia, istituita, con geniale iniziativa, dal Governo
Nazionale per promuovere e coordinare il movimento intellettuale italiano nel campo delle
lettere, delle scienze e delle arti, per conservarne puro il carattere nazionale secondo il genio
e la tradizione della stirpe, e favorirne lespansione e linflusso oltre i confini dello Stato:
Ritenuto che la Provincia nostra ben a ragione si gloria del nome di un suo Illustre Figlio:
Francesco Jerace la cui vita tutta unascesa magnifica e continua nei cieli della gloria, at
traverso la creazione di opere di superba bellezza....
Il Maestro polistenese fu, inoltre, Professore onorario dellIstituto di Belle Arti di
Napoli, socio corrispondente della R. Accademia di Belle Arti di Brera in Milano, socio o
norario della R. Accademia di Belle Arti di Bologna, socio onorario dellAccademia cosenti
na di Cosenza, socio corrispondente dellAccademia di San Luca in Roma, socio ordinario
dellAccademia Pontaniana di Napoli, socio effettivo della Reale Accademia di
Archeologia, Lettere e Belle Arti in Napoli, socio Accademico di merito dellAccademia di
Belle Arti di Perugia, professore onorario dellIstituto di Belle Arti di Urbino, professore o
norario della R. Accademia di Belle Arti di Carrara, socio onorario della R. Accademia di
Belle Arti di Venezia, Membro onorario della Commissione per la ricostruzione, dopo il ter
remoto 1908, delle Chiese della Calabria, Cavaliere della Rosetta (Brasile), Cavaliere
dellOrdine Reale di Carlo III (Spagna), Cavaliere nel Magno ordine S. Sepuicri Magister,
Cavaliere della Legion dOnore (Francia), Commendatore della corona dItalia, Cavaliere
220
Ufficiale dei Santi Maurizio e Lazzaro ecc.
In occasione dei lavori di restauro della Chiesa Matrice, allorquando, arbitrariamente
era stato alzato il timpano della facciata, vi fu una accesa disputa sulla opportunit di far
tornare allantico, o meno, il prospetto della stessa, dal cugino Giulio Verrini 33 ,allora
Ispettore Onorario della Soprintendenza, che sosteneva la necessit del ritorno allantico.
Jerace, interpellato, replic il 20 luglio 1930, fornendo anche uno schizzo della facciata del
la Chiesa: Vi sono grato, gentilissimo cugino, per la deferenza usatami. Vedo dalle fotogra
fie, la differenza fra lantico coronamento e quello odierno della facciata della Chiesa
Madre.Il Cornm.Galli [lallora Soprintendentei tale persona che sapr far valere le ragioni
delle osservazioni dellIspettorato... Vedete si pu estendere la cornice del piano della fac
ciata anche sullala laterale... Minteresso con amor filiale a tutto ci che riguarda Polistena,
e ci malgrado tutto e tutti quelli che deridono quei pochi che si sentono orgogliosi della
Terra Natia. Duna sola cosa mi lagno con me stesso, il non potere tornare spesso nelle
squallide mura paterne 34 .Le correzioni vennero allora effettuate, oltre che per un fatto e
stetico, anche perch risposero ai desideri del nostro artista che, in altra missiva del 6 no
vembre del 1929, aveva raccomandato al Vescovo della diocesi di Mileto le sorti della prin
cipale chiesa polistenese: Ma soprattutto mi sta a cuore la Chiesa Madre di Polistena, quel
la dove ricevetti lacqua lustrale. In quella meravigliosa costruzione, per disposizione di
masse architettoniche, e per solidit muraria, si adunano tre a quattro pezzi preziosissimi
darte. Basta per tutti laltare del Nolano il quale valore inestimabile: vostra Eccellenza sa
quale inconsapevolezza regna fra i governatori dei luoghi santi della mia
Nel 1932, in occasione della visita a Polistena dei Principi Umberto di Savoia e Maria
Jos, assieme alle Autorit cittadine, a fare gli onori di casa fu proprio Jerace. Le AA.RR.,
dopo la cerimonia ufficiale, rimontati in vettura, accompagnati dal Maestro, proseguirono
per Cinquefrondi facendo poi ritorno a Polistena per visitare la preziosa Pala marmorea
della Deposizione di N.S.G.C., nella Chiesa Madre e laltare nonch la pittura raffigurante
lUltima Cena.
Il ricordo del nonno Ciccio Morano 36 ,in Francesco jerace, fu sempre vivo e costante
fino al punto di scolpire, sulla facciata della vecchia bottega di via Domenicani, un meda
glione in bassorilievo con la effigie di quello e con liscrizione: In questa casa i Morani svol
sero la loro opera artistica. La lettera del 21 giugno 1933, indirizzata da Jerace al Vice
Podest Mileto, una testimonianza del suo interessamento alle sorti della casetta che lo vi
de formarsi artisticamente: Carissimo amico Mileto, Ricorro alla vostra Vice podest, per
ottenere il permesso per costruire quei gradini che si son tolti, allorquando si sistemata la
strada Trinit, e, precisamente quelli che avrebbero dovuto servire per salire e scendere,
senza movenze ginnastiche, dalla casa moraniana. Il Podest, a suo tempo, volle compiacer
si di autorizzarmi ad apporre una scritta, su quella casa, scritta che ricorder il nome di un
uomo geniale, Francesco Morani, lautore degli stucchi decorativi della Chiesa del Rosario,
di quelli della Trinit (distrutti), e di quelli di cento chiese della Provincia di Reggio. Da
quella bottega dArte sono usciti lo scultore Russo, Giovanni Morano, i Scerbo ed altri.
221
Sono un cultore della storia nostra, dolente che non sono anche cultore delle lettere, per
scrivere degli uomini eminenti di Polistena, basterebbe per tutti il Marafioti. Emanuele
Morani incaricato di eseguire il lavoro di sistemazione dei gradini, e ci secondo le istru
zioni che verranno da me. La casa appartiene al Morani, mio parente. Scusate il fastidio, e,
ricevetevi il cordiale saluto e ringraziamento del vecchio amico Francesco Jerace 37 .E, tra i
molti cari amici polistenesi, vi fu anche il pittore Antonio Cannata, alla cui mostra, tenuta in
quel di Catanzaro, nel visitarla il 29 maggio del 1933, cos si espresse: Fra le macchie colo
ristiche, che si squadernano oggi come pittura, voi, caro Cannata, sapete ritrarre special
mente la Calabria nostra con la sentimentalit del conterraneo con la colorazione della bella
nostra Regione, e ne gioisce il vecchio amante del Brutio, il vostro affezionato Francesco
Jerace.
J
erace ci ha lasciato una testimonianza di valore patriottico di un episodio accaduto
quando aveva soli sette anni; era il 27 agosto del 1860, quando Garibaldi con i suoi soldati
pass da Monteleone (attuale Vibo Valentia). Polistena non fu seconda a nessunaltra citt
ad inalberare il tricolore e ad associarsi al trionfo del Condottiero. Il ricordo di quellepiso
dio gli fu sollecitato da un suo amico, un tale Grio non bene identificato, al quale lasci
unappassionata pagina di storia 38 .
Il 26 maggio del 1933, Polistena inaugur il monumento in onore dei 183 caduti nella
quarta guerra dellindipendenza italiana 39 ,opera di Francesco Jerace. Il monumento co
s il Verrini che sorge nella pi bella piazza del paese, consta di una grande vasca nella qua
le zampillano numerosi getti di acqua incrociantisi fra di loro. Nel centro della vasca si erge
la base formata con roccia del Carso nella quale sono incastrati quattro pilastri di travertino
di Trani su cui sono incisi a carattere di oro i nomi dei 183 gloriosi caduti Polistenesi.
Sovrasta la statua su di un obice fusa con il bronzo dei cannoni nemici, raffigurante Bellona,
Dea della Guerra nel cui tempio i Romani davano udienza agli Ambasciatori. La statua nel
la mano sinistra stringe la palma della Vittoria e con un piede schiaccia un serpente. Sul pro
spetto vi la scritta: Polistena ai suoi Caduti. 1915 1918.
Il concetto di Bellona fu cos espresso daJerace in una corrispondenza del 1935, indi
rizzata a Luigi Aliqu
Lenzi 4O
Plasmando Bellona non avevo avanti agli occhi che quello
stuolo di eroi clamanti lo sterminio austriaco! La movenza della figura la guerra e le
spressione della testa appartengono allEroica Legione Calabrese Catanzaro e per la
quale fummo proclamati pari ai sardegnoli ed ai siciliani. E se la testa della Gorgona pare
che esca da una bufera di fiamme credete che lo scultore si inteso circondato di nemici,
di cannoni, di fiamme, plasmando quel volto, quella figura eroica Polistenese.
Importante documento sulla fase di committenza e realizzazione del monumentissi
mo, possente tanto nella concezione quanto nella forma, va considerato un incompleto e su
perstite epistolario 4intercorso tra lAvv. Edoardo Sigill, Podest del Comune e Jerace.
Con nota del 7 novembre 1929, il Podest cos scriveva al Maestro: Dopo tanto tempo in
cui le trattative circa lerezione in Polistena di un Monumento ai caduti rimasero sospese,
per ragioni finanziarie non certo dipendenti dalla nostra buona volont, che non ha limiti,
222
io penso che sia il caso di ritornarci su, per cercare, per quanto possibile, di addivenire a
qualche cosa di concreto. I nostri concittadini residenti in America, pure avendo risposto
generosamente al nostro appello, non hanno potuto darci quel contributo che noi sperava
mo, allo scopo di poter superare in qualche modo le non poche difficolt dindole finanzia
ria. Gli sforzi fatti fin qui, che in alcun modo potranno pi essere intensificati, ci permetto
no di porre a disposizione dellArtista una somma non superiore alle 50,000:00 lire. per
ci che con la presente Vi prego di volervi compiacere di dirci se nei limiti anzi cennati po
tete venire incontro a quelli che sono i desideri di questa Amministrazione, onde si possa fi
nalmente veder compiuta unopera da tanto tempo anelata. Alla distanza di pochi giorni, il
12 novembre, pervenne al Podest la seguente risposta di jerace: La rinnovata offerta per
la elevazione del monumento agli eroici figli della nostra terra natale, caduti per la pi gran
de Italia, non pu che essere accettata da me col pi gran fervore, pur tenuto conto della re
cente delimitazione di mezzi indicatemi dalla Signoria Vostra. Polistena sar da me servita
con quella passione che a Vostra Signoria ben nota. Alle richieste, relative ai tempi di ese
cuzione o alle linee principali dellopera, sollecitate anche con nuova nota dellli dicembre
dal Podest, Jerace, il 18 dello stesso mese, cos ebbe a replicare: Rispondo con un poco di
ritardo a Vostra Podest, riaffermando la mia doverosa accettazione, per dar forma plastica
ad un simulacro che sia degno degli eroici caduti di guerra, figli di Polistena. superfluo
commentare come tale accettazione implica una certa libert dazione, e ci principalmente
per la grande esiguit di mezzi destinati a tal fine e rapportando tale dato di fatto col presti
gio che esercita Vostra Podest, e, per quanto vale, anche il nome dellumile sottoscritto.
Prospetto tutto questo nella eventuale valutazione della opinione pubblica, la quale potreb
be parificare la Perla della Piana colloco limitrofo dalle cinque-fronde 42 .Occorre perci
una certa fatica mentale dellartista, per industriarsi a concretizzare un progetto adeguato a
quanto pi sopra si detto. Se dopo le Feste, Vostra Podest, in una delle sue escursioni a
Napoli, vorr giungere fino al Rione Amedeo 141, sul progetto in preparazione si discute
ranno le modalit di concretizzazione. Alla scontata lettera di scuse del Podest che, tra le
altre cose, ci tenne a precisare di non essere voluto minimamente entrare nel campo della li
bert di azione dellartista, Jerace, ancora il 31 dicembre.
Ed ancora in unaltra dell8 novembre 1930, indirizzata al Sigill: Carissimo Sigill, la
Vittoria procede... sto modellando, ed amo di non lasciare la creta se non terminata. Mi
occorso di ingrandire la figura, come proporzioni, e ci per la cognizione presa della piazza.
Mi far piacere a che il monumento simponga, pure per la maestosit della forma figurati
va. la favorevole occasione per acquistare altro bronzo.
A completamento dellopera bronzea, il 26 maggio del 1935, alla presenza del
Principe Umberto di Savoia, venuto appositamente per onorare il Maestro, in un tripudio
di entusiasmo, Polistena inaugur il suo monumento ai caduti della guerra 1915-1918. In
quella occasione, il Podest, a nome della cittadinanza, offr a S.A.R. il Principe Umberto u
na targa in argento massiccio, custodita in una ricca cornice, disegnata e cesellata dallo stes
soJerace, riproducente la Pala marmorea della Deposizione diN.S.G.C. Tutti i giornali quo
223
tidiani di Roma, Napoli e della Sicilia si sono occupati diffusamente della cerimonia inaugu-
rale, mentre il dantista e latinista polistenese Raffaele Valenzise dedic a Jerace un compo
nimento poetico 43 .Non passarono che pochi anni dallinaugurazione, allorquando con nota
n. 3648 del 16/7/1941, il Prefetto di Reggio Calabria, Ausiello, ordinava la rimozione del
monumento per essere consegnato allEnte Distribuzione Rottami ENDiROT), non avendo e-
gli riscontrato nel medesimo elementi rilevanti dimportanza storica ed artistica. Vi fu una
risposta con una protesta alquanto vibrata del Comune di Polistena cui segu una nuova no
ta, la n. 5855 del 3 novembre 1941, con la quale il Prefetto, eseguendo ordine superiore
comunic che il monumento in bronzo eretto nel Comune di Polistena ai caduti della guer
ra 1915-18, non sarebbe dovuto essere rimosso. E non fu pi rimosso. Alla morte di
Francesco Jerace, avvenuta a Napoli il 18gennaio del 1937,11 Comune di Polistena affisse
un manifesto commernorativo 44 ,e nel trigesirno della morte, quando Polistena gli tribut o
noranze veramente solenni e commosse dentro la Chiesa Matrice, sulla facciata della casa di
Via Domenicani, fra le cui mura vide la luce il Grande Polistenese, fu murata una lapide
marmorea, dettata dal Comm. Raffaele Valenzise.
In quella occasione fu pubblicato il volume Polistena per lo scultore Francesco Jerace
nel trigesimo della morte 45 ,ove furono raccolti tutti i discorsi, i giudizi, i manifesti e, finan
che, i telegrammi pervenuti da ogni parte 46 ..
Nel testamento olografo del 21 giugno 1926, Francesco Jerace non aveva dimenticato
la casa paterna di Polistena o la destinazione delle sue azioni della locale Banca Popolare
che, nel frattempo, erano aumentate di sette: La casa di Polistena resta a mia sorella Anna
finch avr vita poi giudicher opportuno Mariarosa [figlia di Francesco Jeracel di disporre
o dandola come appendice dellOspedale di 5. Maria degli Ungheresi o al Comune per
scuola facendola adibire allinsegnamento del cucito. Le mie 87 azioni della Banca Popolare
servirebbero pure a tale scopo 47 .
Il 19 ottobre del 1964, Mariarosa Jerace, invi al Sindaco dellepoca, Ing. Giovan
Francesco Amendolea, per il tramite dellAvv. Edoardo Sigill, la seguente lettera che a
vrebbe dovuto rappresentare loccasione pi importante per Polistena: la donazione della
casa natale di Francesco Jerace perch vi fossero custodite le opere del suo Illustre
Genitore:
111. mo Signor Sindaco di Polistena R. C.,
Le scrivo con commozione sia perch mi rivolgo a Le4 primo cittadino del luogo che det
te i natali a mio Padre e perch della di Li/i volontt mi rendo esecutrice per donare a Codesto
Comune la casa natale di Francesco Jerace.
Voglia consentire, Signor Sindaco, che oltre alfervore dellofferta, la devota figlia possa e
sprimere il desiderio che la casa che vide dischizidersi di una vita completamente consacrata
allArte, conservi per sempre con religiosa austerit e senza manifestazioni profane, le sue ope
re che ivi saranno raccole. La ringrazio, Signor Sindaco, per quanto vorr adoperarsi per conse
guire tanto scopo, e credere alla mia profonda riconoscenza Mariarosa Jerace 48 .
La risposta del Sindaco, del 24 ottobre 1964, fu la seguente:
224
Gentile Signorina,
mi pervenuta, tramite il Comm. Avv. Edoardo Sigill, la Sua lettera del 19 corrente me
se con la quale mi viene comunicata la volont del Suo defunto Padre di donare al Comune di
Polistena la casa dove ebbe i Suoi Natali.
Il nobile gesto del Grande Artista Francesco Jerace, che con la Sua Arte onor il nostro
paese e litalia intera, stato molto apprezzato da questa Civica Amministrazione la quale Le
esprime, signorina, tutta la sua ammirazione con i pizi sentiti ringraziamenti.
Mi riservo di proporre personalmente, se lonore di reggere questa amministrazione mi
sar confermato, alla nuova Amministrazione elettiva laccettazione di un bene che dovr ri
cordare a noi ed ai posteri tutta la grandezza di Francesco Jerace, Suo amato Genitore.
Gradisca i sensi della mia profonda stima.
Il Sindaco Ing. Giovan Francesco Amendolea.
Il Sindaco fu riconfermato ma laccettazione di un bene cos prezioso quale la casa che a
vrebbe dovuto conservare le opere darte del Maestro, fu rinviata o addirittura dimenticata tanto
che, dopo due anni e, precisamente, nel 1966, Mariarosa jerace, con atto del Notaio Alessandro
Chieffi di Napoli 49 ,spontaneamente ed irrevocabilmente donava allAmministrazione provin
ciale di Catanzaro numerose opere darte provenienti dalla sua bottega.
La donazione fu fatta con la espressa condizione della destinazione degli indicati pezzi
darte al Museo Provinciale di Catanzaro, con la collocazione degli stessi in una apposita sa
la da intestarsi al Maestro Francesco Jerace. Fu questa la prima perdita (per la quale non
c bisogno di ulteriori commenti) che lamata patria diJerace ebbe a subire.
Nel 1978, in seguito ad un mio interessamento, tra Francesco e Giulio Jerace, nipoti
del Maestro residenti a Torino, e lAmministrazione Comunale di Polistena, si addivenne ad
una scrittura privata, sottoscritta il 30 dicembre, con la quale, in seguito a delibera di C.C.
n. 61 del 29.3.1978, il Comune di Polistena stabil di prendere in locazione simbolica labi
tazione che fu la casa natia di Francesco jerace. Gli eredi jerace concessero, mediante loca
zione trentennale rinnovabile tacitamente, i locali di loro propriet per essere adibiti alla i
stituzione del Civico Museo Francesco Jerace nel quale fossero custodite tutte le opere
che si fossero reperite del Maestro, nonch dei fratelli Vincenzo Luisa e Gaetano, alfine del
recupero culturale dellopera e dellarte polistenese. Fu redatto subito un progetto di ripri
stino della casa, ad opera dellIng. Stefano Abenavoli, destinando a tal fine la somma di .
75.000.000. Mi prernurai, allora, di informare, epistolarmente, dei positivi sviluppi, il Sig.
Luigi Matafora genero di Francesco Jerace che precedentemente conobbi in una visita a
Napoli e che fu il tramite tra me ed i nipoti Jerace di Torino. In una nota a me inviata il 10
luglio 1979, tra le altre cose, cos ebbe ad esprimersi il Matafora: I miei nipoti Francesco e
Giulio Jerace Vi pregano di gradire con gli amministratori del Comune i loro deferenti salu
ti. Li ho informati della redazione del progetto di restauro della Casa Jerace in Polistena e
del prossimo inizio dei lavori. Auspicano che il ripristino dellimmobile conservi le caratte
ristiche della antica costruzione. Con loro sono del parere che non possibile dire preventi
varnente quali e quante opere del Maestro saranno inviate; ci dipender, a restauro com
225
DIVI tflTFCA COMUNALE
pletato, da come le sculture in gesso potranno essere situate armonicamente in base alla ca
pacit ed alla luminosit degli ambienti, disponendole su opportune basi di legno, o su
mensole, e quelle a bassorilievo fissandole alle pareti la cui attintatura dovr avere toni tali
cia far risaltare il bianco dei gessi.
Quando tutto era pronto per lavvio dei lavori, appaltati dalla Ditta Antonio Pronest,
gli Amministratori del Comune di Polistena, forse perch mal consigliati da qualcuno che
ritenne antieconomico impiegare la somma sopra indicata per una struttura non di pro
priet del Comune, sospesero lavvio dei lavori e lasciarono che la casa dei jerace fosse ab
bandonata al proprio destino. Con nota del 27 aprile del 1994 indirizzata al Sindaco del
Comune di Polistena, gli eredi Francesco e Giulio Jerace intesero comunicare di ritenere
nullo il contratto per non aver rispettato gli impegni assunti con lo stesso. Nel frattempo gli
stessi eredi avevano avviato una donazione di opere del Maestro al Comune di Napoli, con
clusasi con atto notarile nel 1990, seguita dallo stesso Matafora e dalla Prof. Isabella
Valente; le opere sono state poi collocate definitivamente nel Museo Civico in Castel
Nuovo, a Napoli nel
9990
In considerazione che Napoli fu la seconda patria di Francesco
J
erace, in fondo, sono rimasto ugualmente soddisfatto perch del Maestro, che l vicino ri-
posa con gli artisti, si nuovamente ricominciato a parlare e a studiarne lopera.
Sono sicuro che la benevolenza degli eredi Jerace e quella degli Amministratori del
Comune di Napoli, troveranno il modo perch anche Polistena 51 ,che nelle sue sventure ha
trovato sempre conforto e alle pi grandi speranze ha aperto sempre il cuore, proprio nel ri
spetto della volont di Francesco Jerace, possa ottenere un segno di comprensione e di affet
to, con la concessione di un significativo numero di creazioni jeraciane.
Da parte sua, il Comune, simpegni ad acquisire, al pi presto, la casa natale dei Jerace,
vista la disponibilit degli eredi a cederla, per renderla fruibile, dopo un adeguato restauro
conservativo. Non mai troppo tardi 2.
Giovanni Russo
NOTE
La Biblioteca Comunale di Polistena conserva alcune opere di Francesco Jerace come la Testa barbu
ta del 70, una Testa femminile in bronzo, un frammento di Testa virile, una copia in gesso del Cristo, oltre a
documenti di vario genere.
2
A. Frangipane, Francesco Jerace. Messina, 1924, p. 34.
In casa Sigill, fino a pochi anni addietro, si conservavano di Francesco Jerace, un bassorilievo in
marmo con una testa di Cristo, ed un altro, sempre in marmo, con un ritratto femminile, opere che il Dr.
Aldo Sigill, figlio dellex Podest, ha trasferito nella propria abitazione romana.
4
Il Calcaterra, nel 1931, scrisse una Monografia cli Polistena che dedic proprio a Francesco Jerace. Di
questi, nella Cappella Calcaterra, dentro il Cimitero di Polistena, sopra laltare, spicca un bassorilievo in
marmo con la raffigurazione di una bellissima testa di Cristo che, fino a pochi anni addietro, era in casa
dellAvv. Vincenzo Calcaterra, ove, sempre di jerace, si conservano: un ritratto ad olio su tavola (ancora in
stato di abbozzo) di un personaggio non bene identificato e un ritratto a matita, raffigurante il Canonico
Pasquale Calcaterra, eseguito nel 1922.
226
Poeta, letterato, drammaturgo ed intellettuale polistenese di spicco, nonch fondatore e direttore
della rivista Nosside, nella cui copertina figurarono i tre diversi disegni di Jerace di Nosside, poetessa lo
crese del periodo magnogreco. Nello studio di Arturo Borgese si conservava il bozzetto del Ritratto di
Francesco Crispi, opera poi realizzata da Jerace per il Senato, che, dopo la morte del Borgese, fu venduto al
Museo di Palmi.
La rivista polistenese, nel corso della sua durata, dedic a Francesco Jerace i seguenti articoli:
La culla di Francesco ferace di Alfonso Frangipane (a. I, n. 1 dicembre 1922, pp. 89);
Nosside di Locri di E ferace di Luigi Cunsolo (a. III, n. 6 giugno 1924, pp. 8182);
E ]erace (a proposito della III Mostra Calabrese darte moderna) di Arturo Borgese (a. III, n. 1011
ott.-nov. 1924, pp. 155-157, con foto diR. San/oro ed Eroica);
Imbriani eJerace; I documenti dellIrredentismo (a. III, n. 12 dicembre 1924, p. 190);
Lopera di Francesco Jerace di Eugenio Scalfari (a. IV, n. 2 febbraio1925, pp. 17-20, con 3 foto
dellopera Il trionfo di Cesare);
Unaltra opera di Francesco Jerace di Federico Verdinois (a proposito del monumento di Torre
Annunziata) (a. IV, n. 8 agosto 1925, pp. 105-106);
I/guerriero Briizio nellarte di Francesco Jerace e ne/la storia di Gregorio Palaia (art. scritto prima
dellerezione del monumento ai Caduti di Reggio Calabria) (a. VII, n. 5 maggio 1928, pp.57-6O);
LAraldo della Patria (statua di Francesco Jerace) poesia di E. Scalfari (a.VIII, n. 6 giugno 1928,
p. 93);
Ad FranciscumJerace: Poesia latina per il monumento ai caduti della Provincia Reggina di Raffaele
Valenzise (a. IX, n. 5 maggio 1930, p. 59);
Le sculture musicali di Francesco Jerace di Raffaello De Rensis (a. IX, n.8 agosto 1930, pp. 107-109:
con fotografia del monumento a Cimarosa di Aversa);
La Madonna diCittanova di Giovanni Patari (a. IX, n.12 dicembre 1930, pp. 173-174);
6
Polistena per lo Scultore Francesco Jerace nel Irigesimo della morte, Polistena, Stab. Tip. R. Pascale,
1937, p. 27.
7
Fino al 1978, epoca dellincendio della casa Tornatora Melchi Silipo, si conservava quello che, se
condo me, poteva considerarsi uno dei primi lavori in argilla di Francesco Jerace. Era una Schiodata
(Deposizione dalla Croce,) che aveva modellato a soli nove anni (nel 1862) e data in regalo alla monaca Maria
Concetta Mileto, antenata dei Siipo, allora residente nel quartiere Santo Milano. In cambio aveva ricevuto
una manciata di noci.
8
In casa del Prof. Francesco Morani, si conserva anche una Madonna dellItria dipinta su vetro da
Francesco jerace. Sar, con molta probabilit, unopera giovanile del periodo polistenese, al pari di un qua
dro, raffigurante una zia di Jerace che fu monaca. Questultima opera di propriet del Prof. Francesco
Morani che, oltre le cose dei Morani, conserva, di jerace, diverse lettere familiari e documenti, ma anche un
disegno raffigurante il volto di una sangiorgesa e altro disegno con i volti di Maria Rosa e Nina, figlie del
Maestro.
In Brutium, a. VIII (1929), n. 78, p. 2.
10
Sempre a Polistena, in casa degli eredi del defunto D. Marino Valensise, si conserva un quadro ad o
lio raffigurante una Madonna dellItria portata a spalla dai monaci basiliani e, sullo sfondo, in piccolo, la
Chiesa della SS. Trinit, il mare in lontananza, e la rappresentazione della Trinit. Il quadro reca la firma
Jeraci 69 e pu considerarsi una delle superstiti pitture diJerace sedicenne.
11
Nella Biblioteca Comunale di Polistena si conserva una copia bronzea di un ritratto di donna non
bene identificato ma equivalente a quello marmoreo esposto nella Mostra di Castel nuovo a Napoli e illu
strato nel catalogo del Comune di Napoli, Assessorato allIdentit Cultura e Promozione Immagine
Francesco Jerace: La donazione Jerace a Castel Nuovo, Pozzuoli Roma, Elio de Rosa Editore, 1999, p. 13.
12
Frangipane, op. cit., 1924, p. 9.
13
Atti del Consiglio Provinciale di Reggio Calabria Ultra Prima. Reggio Calabria, 1872, p. 202.
14
La terracotta stata rinvenuta e pubblicata da I. Valente, Il primo percorso di Francesco Jerace: dalla
227
Nidia Cieca alla Victa, in Dialoghi di Storia dellArte, n. 3 (Novembre 1996), p. 83.
15
G. Russo Compie 100 anni nel 1990 (Speciale Banca Popolare di Polistena), in Il Nuovo Provinciale
, a. VI, n. 33 del 30 ottobre 1989.
16
In occasione dellEsposizione Nazionale di Belle Arti ove Jerace aveva partecipato con quattro ope
re: Cristo, Busto in marmo, Ritratto, Testa in marmo.
17
A.C.P., delibera del CC. del 16 Aprile 1893: Il Commendatore jerace Francesco residente in
Roma, rappresenter questo Municipio nella capitale.
18
G. Russo, Polistena, La chiesa Madre 1783-1983, Rosarno, 1995, p. 182.
19
E Filia, Lo studio diP Jerace, in Ars Italica, a. 1, Napoli 31 ottobre 1913.
20
A.C.P., Delibera del 22 ottobre 1897, al punto
40
Tale delibera inserita erroneamente nel fascico
lo CC. 1909-1912.
21
Una delibera del 19 settembre 1899 riporta: La Giunta in omaggio alle virt domestiche della e-
stinta signora Rosa Jerace, nata Morani, che dette alla luce ed istill i primi sentimenti di virt e di fede ad u
na famiglia artistica fra cui eccelle lo scultore Commendatore Francesco Jerace, lustro della nostra Polistena,
decoro e gloria delle arti belle italiane, ispirata agli stessi sentimenti del Senato Romano, allorquando decre
tava che a pi della statua di Carolina madre dei Gracchi, la Giunta Municipale di Polistena desidera che an
che il luogo dedicato alla tomba di Rosa Jerace, nata Morani, porti lo scritto: A Rosa Morani madre di
Francesco Jerace. E perch detto luogo sia come un sacro recinto dove, richiuse, riparino le ossa di chi in vi
ta fu esempio civile di donna e di madre virtuosa, e perch le donne polistenesi portate da pio sentimento a
visitarlo, possano trarre incitamento a mantenere virt e a domestica abnegazione e siano nello stesso tempo
indotte a pensare che non ultimo servizio reso alla Patria quando le si danno dei figli come quelli che dette
Rosa Morani. Delibera quindi la cessione gratuita di tre metri del suolo nel Cimitero comunale.
22
A.C.P., cat. 2., 1901-1909: Corrispondenza Congrega di Carit.
23
Le avventure duna Pala marmorea: Memoria letta alla R. Accademia diArcheologia, Lettere e Belle
Arti di Napoli dal socio ordinario residente Francesco Jerace, Napoli, 1924.
24
Ibidem, p. 151.
25
G. Ceci, Ancora per la Pala marmorea di Polistena, in Brutium, a. IV, 1925, n. 1.
26
Nosside, a. IV, n. 6 (giugno 1925), pp. 84-85.
27
Brutium, a. IX, n. 10 (31 ottobre 1930), pp. 12.
28
Russo, op. cit., 1995, pp. 67-76.
29
Lattribuzione odierna al Montorsoli, per esempio, muove da una breve corrispondenza tra il
Sindaco di Polistena, la Sottoprefettura e la Soprintendenza ai Monumenti di Napoli da me rintracciata e
pubblicata. Cfr. Russo, op. cit., pp. 47-75.
30
Dellamico D. Peppino Prenestino, altro artista locale, Jerace esegu il ritratto a mezzo busto che
tuttora si conserva presso labitazione del Prof. Mario Sergio, mentre una copia di detto ritratto si conserva
anche presso la Signorina Giuditta Sergio.
31
Si riferisce al progetto per il monumento ai Caduti polistenesi della guerra 1915-1918 che, come si
vedr avanti, sar inaugurato nel 1935.
32
A.C.P., cat. X, cl.VIII, Poste, Telegrafi, Tel.: Fasc. Ferrovia.
33
Un ritratto femminile marmoreo non bene identificato si conservava fino a pochi anni addietro a
Polistena, presso labitazione dei Verrini Merlino. Dopo la morte della vedova Verrini, la nipote, Signora
Rosina Merlino, port a Roma la splendida opera jeraciana.
34
Russo, op. cit., p .246.
35
Ibidem, p. 239.
36
Francesco Morani, Scultore (Polistena 1804-1878).
37
A.C.P., cat. X, cl. XVI: Lavori Pubblici, Posta e Telegrafi Fasc. Corrispondenza Varia.
38
Caro Grio, la memoria dei fanciulli quella che conserva maggiormente impressa le immagini,
specialmente se pu ravvivarle con richiami rappresentativi. Lavvenimento che voi, caro Grio, mi chiedete
di rievocare, avvolto nella caligine degli anni; ma vi sono delle movenze, delle figure, che limmaginativa ha
228
impresse in modo indelebile, forse perch in me la visione artistica favorisce la chiarezza dei ricordi.
1860: Era una giornata festosa, illuminata dal caldo sole dellagosto. Un insolito movimento circolava per le
vie di Polistena, qualcosa di misterioso alitava nellaria, come il preannunzio dun avvenimento eccezionale:
gente che sincontrava e si comunicava parole incomprensibili, per poi riprendere il passo frettoloso, agitato;
persone dallaspetto serio, che si scambiavano idee in atteggiamento di grande riservatezza, per poi procede
re risoluti, decisi, pronti allazione. Sembravano quelle teorie di formiche, che, incontrandosi. si fermano,
muso a muso, e poi riprendono il cammino, per ritrovarsi tutte al punto convenuto. Il movimento prendeva,
pur non essendosi ancora apertamente manifestato, un crescendo rossiniano, impressionante, quasi travol
gente. Ricordo che sono rientrato in casa turbato e ho notato mio Padre intento a nascondere nel sottostante
magazzino quel poco di valori che si possedeva. Ma lansia di dare una spiegazione a quel che dinsolito ave
vo notato in paese mi ricondusse fuori: a me premeva di vedere lagitazione della gente che gi alzava la voce,
che gi gridava: Viva la libert! Viva Garibaldi! Viva V. Emanuele!
Fra la folla scorazzavano come trionfatori larciprete di Melicucco, Romano, in pantaloni lunghi e cappello a
tricorno, sventolando la bandiera tricolore. Era la prima che vedevo. Ma, ecco, sul balcone di casa Valenzise,
gi appariva un bandierone coi colori italiani.
Labate Romano era affiancato da mio zio Gaetano jerace, da Anoia, e da un altro. Lelettricit aumentava
nella folla, fino a presentire imminente lo scoppio della scintilla; il movimento si trasformava in tumulto, si
serrarono le porte, eruppe, il grido echeggiante della libert.
[n questo fragore, nello scompiglio generale che, incalzando, diveniva gioia festante, supremo delirio, appar
vero come Arcangeli liberatori, quattro cavalieri: scalpitavano i loro cavalli sullacciottolato della salita
dellArco, che sembrava cosparso di fluidi elettrici. Camicie rosse folgoranti, cavalli ardenti che divoravano
la via, come anelanti di raggiungere la meta.
Era lavanguardia di Giuseppe Gribaldi! Erano polistenesi che seguivano lEroe; erano G.B. Avati, Nicola
Jerace, Vincenzo Grio. Non ricordo il nome del quarto. Questa falange eroica, visione fiammante di bellez
za, sost in casa Grio, dove venivano prese le disposizioni per lassalto di Cinquefrondi, la torre armata degli
Aiossa, la sicura rocca dei conservatori. Pi che quei pochi garibaldini, comandati dal capo, furono i poliste
nesi a dare lassalto a Cinquefrondi, che alz bandiera bianca, ma poi ha tradito, tirando sui garibaldini e sui
polistenesi. Cinquefrondi fu debellata in poche ore.
Ricordo che la bella figura di Vincenzo Grio si conservata liberale nel senso pi intemerato, mentre molte
famiglie primarie di Polistena, modificarono linconsueto liberalismo. Come ricordo che fra i suoi cimeli ga
ribaldini Vincenzo Grio conservava religiosamente alcune foglie dalbero raccolte durante gli assalti, perch
intinte di sangue dellEroe versato sullAspromonte nel 1862.
Eccovi servito, caro amico Grio. Francesco jerace.
B.C.P., Fondo Verrini: Lettera di Francesco jerace a Grio
9
Per una dettagliata descrizione di tale storica giornata, cfr.: G. Verrini, Per linaugurazione del
Monumento ai Polistenesi caduti nella Grande Guerra, Polistena, 1935.
4
L. Aliqu Lenzi Filippo Aliqu Taverriti, Gli scrittori calabresi. Dizionario biobibliografico,
2
ed.,
voI.
20
(GM), Reggio Calabria 1955, p. 90.
41
A.C.P., cat. VI, ci. IV, Anno 1935: Giornali Inaugurazione del Monumento ai Caduti.
42
Jerace si riferisce a Cinquefrondi, paese posto a 3 km. da Polistena, ove, nel 1919, allorquando il
Comune decise di innalzare un monumento ai caduti, interpell lo scultoreVincenzo Jerace, fratello di
Francesco, che present un artistico progetto, per il costo di . 21.000, senza poi giungere a positiva conclu
sione. Il monumento di quel centro fu realizzato, con limitato livello artistico, per il prezzo di . 10.000, dal
lo scultore Ermanno German (con la partecipazione, per la sola svettante aquila, di Giuseppe Lococo) ed i
naugurato l8.10.1922. Ecco giustificata lironia di Francesco jerace che avrebbe voluto che nel centro vicino
a Polistena fosse rimasto un monumento di qualcuno dei Jerace!
43
AD FRNCISCUM JERACE/EXIMIUM SCULPTOREM/QUI MONUMENTUM EFFINXIT/PROPOLISTENENSIBUS
MILIFI BUS BELLO CAESTS/MCMXV- MCMXVIII Dulcis anior Patriae iiostros heroas ad umbras/Traxit ut aetherio lu
229
mine nunc rutilent. /Impulit bic amor Artificem Te fortibus ipse/Reddere cum scalpro praemia clara tuo. /Miris
extinctis magnae sint et Tibilaudes,/Quem simul artis amor detinei etpatriae,/Tellus quae genuitjam Te pari
terqueperemptos/Semper ovansfelix laurea seria gerat.
44
COMUNE DI POL1STENA
Cittadini,
Oggi ha cessato di vivere a Napoli il
GRANDUFF. SCULTORE FRANCESCO JERACE
La ferale notizia ci riempie lanimo di tristezza.
Noi sentiamo che la scomparsa del venerando Maestro lascia un vuoto incolmabile nella vita morale ed arti
stica della nostra cittadina che si onore di avergli dato i natali.
E se larte nazionale perde in Lui un Maestro insigne che per quasi settantanni la onor con centinaia e cen
tinaia di opere nate dal Suo genio, plasmate dal Suo pollice - la nostra Polistena piange il Figlio sommo che
con lei condivise gioia e dolori, glorie e sconfitte, e il cui nome fece risuonare per tutte le vie del mondo che
furono solcate da un raggio dellArte immortale di Lui.
Questa terra - parrera dingegni, come a Lui piaceva definirla - perde con FRANCESCOJERACE il suo filone pi
ricco e pi fulgido.
Quando langoscia che in questo momento ci stringe il cuore sar relativamente placata, a noi il compito di
degnamente onorare il Maestro, lUomo, il cittadino.
Nellora attuale la nostra terra natia - nella cui anima oggi vibrano, fuse in palpito solo, le anime dei nostri
morti e dei nostri vivi, illustri ed oscuri, eroi ed umili - Polistena piega la fronte e i gagliardetti sulla Salma ve
nerata.
Dal Palazzo Comunale il 18 gennaio XV.
il Podest
Ing. Giuseppe Lombardi
45
Polistena, Stab. Tip. Rosario Pascale, 1937; la lapide di Valenzise riporta il seguente testo:
IN QUESTA CASA / IL XXVI LUGLIO MDCCCLIII / NACQUE / FRANCESCO JERACE / SCULTORE INSIGNE /iIoR
TO A NAPOLI IL XVIII GENNAIO MCMXXXVII / A PERENNE MEMORIA DEL GRANDE POLISTENESE / IL CUI NOME
VARCO I CONFINI DITALIA / I SUOI CONCITTADINI / QUESTO MARMO POSERO / XX FEBBRAIO MCMXXXVII - XV
46
Altre iniziative e commemorazioni seguirono: fu pubblicato su Nosside (n.s. diretta da Franco
Commis), a. I, n. 1 (marzo 1954) lo scritto di Alfonso Frangipane Nel centenario della nascita di Francesco
Jerace; domenica 27 marzo 1977, nel Salone Municipale, dove Raffaella Frangipane, figlia di Alfonso, tenne
una conferenza nel quarantesimo anniversario della morte dello scultore; venerd 13 novembre 1987, nella
Sala Don Bosco della Chiesa Matrice, dove Salvatore Santagata tenne una conferenza nel cinquantesimo an
niversario della morte, organizzata dal Centro Studi Polistenesi, dal Gruppo fotografico Nosside e dalla
locale sezione del WWF.
47
Da Copia Verbale di deposito di testamento olografo, registrato in Napoli, Ufficio Atti Pubblici,
il 9 febbraio 1937 al n. 8.962.
48
Nota con numero 5.426 di protocollo del2l Ottobre 1964. Ottenuta la donazione e traslocati i pez
zi da Napoli a Catanzaro con molti danni, lamministrazione Provinciale di Catanzaro, non solo non provvi
de alla collocazione degli stessi in apposita sala del Museo Provinciale con intestazione al Maestro polistene
se, ma, addirittura, li lasci ammassati, per ventanni, in dei corridoi del Palazzo della Provincia. Solo una
mia protesta, seguita da una proposta di trasferimento a Polistena, fece scattare nellAmministrazione
Provinciale di Catanzaro, la molla che ebbe come logica conseguenza il restauro e lesposizione (nel 1987)
delle opere in alcuni locali del Palazzo provinciale con la intestazione di Gispoteca di Francesco Jerace.
Quindi, nessuna esposizione nel Museo Provinciale e relativa intestazione delle Sale al Maestro Francesco
J
erace, ma solo un semplice abbellimento del pianterreno di quel Palazzaccio che sa di burocrazia e di ce
mentificazione esasperata.
49
Atto n. 98391 di Repertorio e n. 7866 della Raccolta.
230
Lelenco delle opere il seguente:
1. Busto in gesso rappresentante la figura del Principe Umberto di Piemonte;
2. Statua in gesso rappresentante la figura di San Ciro;
3. Busto in gesso della Victa;
4. Testa in gesso di Beethoven;
5. Riproduzione della testa della Minerva in gesso;
6. Medaglione in gesso rappresentante la Luisa Sanfelice al patibolo;
7. Quadro in gesso raffigurante la maternit;
8. Busto in gesso rappresentante un vecchio;
9, Due teste ellenistiche in marmo;
10. Statuetta in gesso del Mos;
11. Due bassorilievi in gesso per Meuricoffre;
12. Testa in terracotta del soldato;
13. Testa in creta della Vittoria di Cava dei Tirreni;
14. Statua in gesso della Madonna del Rosario di Cittanova (Reggio Calabria);
15. Testa greca in marmo;
16. Busto in gesso della principessa Colonna;
17. Statua in gesso del fauno;
18. Busto in marmo rappresentante il ritratto di una donna spagnola;
19. Bassorilievo funerario in gesso;
20. Gruppo in gesso dei Legionari di Germanico (Generale Romano);
21. Statua in gesso della de Sanna (opera decorativa della Villa de Sanna in Napoli);
22. Busto in terracotta raffigurante Patari;
23. Statua in gesso di Melopea del monumento a Donizetti di Bergamo;
24. Bozzetto - gruppo della Vittoria in gesso;
25. Busto in gesso della principessa Rupprecht;
26. Statua in gesso del generale Pepe;
27. Statua in gesso di Parlagreco;
28. Busto in gesso della Fiorita;
29. Statua in gesso rappresentante un ragazzo col cane;
30. Due busti femminili in gesso;
31. Busto in gesso di Carlotta dAsburgo;
32. Mensola in pietra;
33. Decorazione in gesso raffigurante una musa;
34. Statua in gesso raffigurante San Francesco da Paola;
35. Alcuni attrezzi di lavoro dello scultore Francesco Jerace.
50
Sulla donazione si veda Francesco Jerace. La donazione, op. cit., 1999, e I. Valente, La collezione
Jerace del Comune di Napoli, in O.N. Ottonovecento. Rivista di Storia dellArte, a. TV, nn. 1-2, Napoli, E
SI, 1999, pp. 92-95
51
A tal proposito posso dire che anche grazie allinteressamento della prof. Isabella Valente, storica
dellarte e studiosa di jerace, gli eredi hanno promesso un nucleo di gessi per il costituendo Museo Jerace
nella casa natia.
52
Nel 1996, su mia proposta ed interessamento, il Comune di Polistena, con il contributo della locale
Banca Popolare, ha eretto un monumento a Francesco Jerace che fu inaugurato nellagosto del 1997. In uno
slargo, proprio allinizio della via Francesco Jerace, venne sistemato su un basamento in pietra granitica con
tre gradini, secondo le indicazioni del prof. Giuseppe Niglia, un busto bronzeo raffigurante il Maestro
Jerace, opera del defunto Fortunato Longo, nipote di Jerace. Loriginale in gesso fu concesso alla locale
Biblioteca Comunale ove tuttora si conserva.
231
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Polistena
La casa natale di Francesco Jerace in una foto del 1998
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La casa della famiglia Morano in una foto del 1998
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La casa in cui nacque Jerace e visse fino allet di 16 anni, stata recentemente acquisita dal Comune di Polistena. Verr
restaurata e ospiter un nucleo di opere dijerace. Sar cos allestito un piccolo museo nella cittadina natale dello scultore
realizzando anche un suo desiderio pi volte espresso quando era ancora in vita,
Ci stato possibile grazie anche ad un accordo tra il Comune di Polistena e quello di Napoli che gentilmente ha concesso
una parte delle opere acquisite. La casa dei Motani che reca la dedica in marmo un altro luogo importante per la vita
dello scultore in quanto fu abitata dalla famiglia di artisti che ebbe un ruolo fondamentale per la prima formazione di
Jetace; fu lui stesso infatti a voler apporre la targa incidendola personalmente.
233
Foto del matrimonio diAnna Barbieri celebrato a Napoli nel 1912
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Anna Barbieri, allieva prediletta diJerace, frequent lo studio dello scultore per quattro anni tra il 1908 ed 1912, in cui si
trasfer da Catanzaro a Napoli. Tra i due si svdupp un rapporto di stima reciproca; la Barbieri pu essere considerata
unallieva vera e propria in quanto assimil attivamente gli insegnamenti del maestro. La fotografia fu scattata in occasione
del matrimonio di Anna Barbieri che fu celebrato con rito civde da Francesco Jerace in sostituzione del sindaco.
Il rapporto di amicizia delle due famiglle fu trasmesso anche ai figli; alcune opere darte di Jerace erano di propiet della
famiglia Barbieri, altre sono tuttora conservate presso lIstituto Nin Barbieri fondato nel 1960 con sede a Catanzaro in
memoria di una figlia di Anna scomparsa in tenera et. LIstituto aveva lo scopo di offrire assistenza medica specializzata in
riabditazione e fisioterapia pediatrica.
234
Francesco Jerace
in un busto in bronzo che la citt di Polistena gli ha dedicato nel 1996
Nel 1996 il Comune di Polistena, col contributo della locale Banca Popolare, ha eretto un monumento a Francesco Jerace
inaugurato nellagosto dellanno seguente. Il busto in bronzo opera di Fortunato Longo nipote dello scultore, venne
collocato in uno slargo allinizio della Via Francesco Jerace su un basamento in pietra granitica; il modello in gesso si trova
presso la bibloteca Comunale di Polistena.
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235
Maria Rosa e Nina Jerace
figlie del maestro
Francesco Jerace
nel giardino della sua villa a Napoli
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236
Francesco Jerace
una foto dello scultore in et matura scattata presumibilmente nel giardino della sua villa a Napoli
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237
Bibliografia specifica su Francesco Jerace
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Arti, s. 11, XXII, fasc XIV Roma, 15 luglio, pp.
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Torino. La scultura, in LIllustrazione Italiana,
a.V1I, n.28, Milano, 11 luglio, 11 sem., p. 171
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Torino, Thettere al Pungolo di Napoli, Conside
razioni generalz 11, in Il Pungolo, a.XXI, n. 119,
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Brutiurn, a. XV, n. 4, Reggio Calabria
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A. Frangipane Andrea Cefaiv e Francesco Jerace, in
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Santagata, Edizioni dellAmministrazione Provin
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Figurazioni de/Sacro. Otto scultori del territorio
reggino tra 800 e 900, catalogo della mostra di
Reggio Calabria del 1988, a cura di Elvira Natoli e
Francesco Palrneri, Reggio Calabria, 1988; con
tiene la voce biografica a cura di C. Nostro, pp.
65-70
La raccolta dArte dei Circolo Artistico Politecnico
di Napoli. Museo Giuseppe Caravita principe di
Sirignano, Napoli, p. 151
1989
Napoli e la Repubblica del (99. Immagini della
Rivoluzione, catalogo della mostra, Napoli
1991
R. Cioffi, Pittura e scultura (1782-1860), in Storia
de/Mezzogiorno, XI, Napoli, pp. 539-565
M. De Michei, Francesco Jerace. La scultura del
secondo Ottocento nelle prove di uno dei suoi
migliori inteipreti, in 800 italiano, a. I, n. 3,
Firenze, pp. 3 7-44
Lopera esposta. Idee per la Pinacoteca Civica di
Reggio Calabria, a cura di G. Andreani, Catan
zaro, pp. 40-4 1
1992
M. De Michei, La scultura dellOttocento, Torino,
pp. 27 1-279
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Calabria. Basilica Cattedrale di Santa Maria Assun
ta, Reggio Calabria
M. Picone Petrusa, Le artifigurative. Il Circolo
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cento, in Napoli lungo un secolo. Studi raccolti in
occasione del centenario del C. Artistico Politecnico,
a cura di E Tessitore, Napoli, pp. 237-298
1993
EI Cimitero degli Inglesi, a cura di G. Alisio, coli.
Quaderni di Capodimonte, Napoli, pp. 24,27,
33, 34, 37, 41,44,51
Scultura italiana de/primo Novecento, catalogo
della mostra di Savona e Mesola del 1993,
Casalecchio di Reno, pp. 130-131
I. Vilente, Leforme del reale. Il naturalismo e
limmaginario storico ed esotico nella pittura
napoletana del secondo Ottocento, in E C. Greco,
M. Picone Petrusa, I. Valente, La pittura
napoletana dellOttocento, Napoli, pp. 47-73;
contiene la voce biografica a cura dii. Valente 2,p.
134
E D. Vizza, Santuario della Schiavonea, Corigliano
Calabro, p. 99
1995
M. Picone Petrusa, Le arti visive in campania
nellOttocento, in Storia e civilia della Campania.
LOttocento, a cura di G. Pugliese Carrateffi, Na
poli, pp. 205-313
I. Valente, scheda su lEra di maggio, in E C.
Greco, La scena illustrata. Teatro, pittura e citt a
Napoli nellOttocento, Napoli, pp. 397-398
1996
M. Pisani, Ritratti napoletani dal Cinquecento
allOttocento, Napoli, p. 148 e segg.
I. Valente, Il primo percorso di Francesco Jerace:
dalla Nidia cieca alla Victa. Lalternativa a
Gemito nella scultura napoletana di secondo Otto
cento, in Dialoghi di Storia dellArte, n. 3,
Pozzuoli, Napoli, pp.82-i05
241
1997
Civiltt del[Ottocento. Le arti figurative, catalogo
della mostra di Napoli, 1997-98, Napoli; contiene
schede di opere di FrancescoJerace redatte da M.
Pisani (car/o Capece duca di Galeota, Sofia
RicciardiArlot.ta), pp. 344-345 e redatte da i.
Valente (Guappetie/lo, Ritratto di Ramon
Thsquetz y Maignon, Victa, Era di maggio,
Beethoven), pp. 343 -347, con voce biografica a
cura dii. Valente, p. 622
Collezione Della Ragione, Napoli, pp.6O-61
C. Palazzolo Olivares, Giovan Battista Amendola
scultore, Sarno (Salerno), pp. 35, 38, 64,76
I. Valente 2,Centro e periferia: itinerari italiani di
alcuni artisti calabresi tra Ottocento e Novecento,
in Tonino Sicoli-Isabella Valente, Lanimo e lo
sguar-do. Pittori calabresi dellOttocento di Scuola
Napo-letana del 99, catalogo della mostra di
Rende 1997-98, Cosenza, pp. 17-3-4; contiene la
voce biografica a cura dii. Valente, pp. 106-107
1999
Francesco Jerace. La donazione a Ca.vte/ Nuovo, a
cura del Comune di Napoli, Assessorato
allIdentit Cultura e Promozione Imrnagiiie, con
uno scritto di Mariaserena Mormone, catalogo
della mostra di Napoli (Castel Nuovo), aprile-
maggio 1999, Napoli
Memorie storiche della Repubblica Napoletana del
99, catalogo della mostra di Napoli; contiene la
scheda di N. Meluccio suA. Toscano a Vgliena,
Napoli, pp. 71,75, di. pp. 82,83
I. Valente, La collezione Jerace del Comune di
Napoli, in O.N. Ottonovecento rivista di storia
dellarte, nn. 1-2, Napoli, pp. 92-95
242
Catalogo delle opere
La bibliografia in calce a ogni scheda nella
forma contratta e rimanda a quella generale
posta alla fine del volume.
Le singole voci bibliografiche indicate sono
solo quelle dove si pubblica o si parla
concretamente del pezzo in questione, oppure
dove questo soltanto citato, ma per la prima
volta o per un motivo di una qualche
i Testa barbuta, 1870
bassorilievo in gesso: Polistena, Museo Civico
Bibi.: A. Frangipane, 1924, p. 9; Santagata, 1981.
p. 26
2
J\Tlja cieca, 1871
bassorilievo in gesso: ubicazione ignota
Bibi.: V. Torelli, 1871, p. 299; V. Toreili2, 1871,
p. 314; I. Valente, 1996, pp. 8283
3 Guappetiello, 1870
modello in gesso; Napoli, coli, privata
Bibl: I. Valente, 1997, p. 343
4 Bambino scozzese con cane
gesso: Catanzaro, Gipsoteca
importanza storico-filologica.
E chiaro che non si pu riportare in calce alle
schede delle opere la bibliografia relativa nella
forma esaustiva, data la notevole produzione
dello scultore e date le lunghe rassegne di titoli
riportate dalle cronache coeve. Per cui, si
rinvia, in questo caso, a un esame della
bibliografia finale.
Bibi.: A. Frangipane, 1924; Sanragara, a cura di,
1987, tav. s.n
5 Ritratto di VIary Somerville,
1873-76
marmo: Napoli, Museo Civico in Castel NLiovo
BibI.: A. Frangipane2, 1967, p. 4; I. Valente,
1996, p. 83; Francesco Jerace. La donazione,
1999, p. 14; I. Valente, 1999, p. 94
6 Monumentofunebre
dellastronoma Mary Somerville,
18 73-76
marmo; Napoli, Cimitero degli Inglesi
BibI.: Yorick, 1874: 1. Valente, Il Cimitero degli
Inglesi, 1993, p. 33,41
243
7 Ciclo decorativo della Villa
La Fiorita a Capodimonte,
18 74-75
Le quattro Stagioni, particolare del Corteo
Bacchico intento alla vendemmia, fregio ad
altorilievo in gesso; parzialmente dorato; Napoli,
Villa La Fiorita, Sala da pranzo
Bibi: I. Valente, 1996, pp. 88.89 passim
8 Amore e Psiche, 1874
gruppo in marmo sulla sovrapporta esterna;
Napoli, Villa La Fiorita
Bibi: N. Lazzaro, 18S0, p. 87; 1. Valente, 1996,
pp.
83-85
9 Frammento del modello per il
camino della Villa La Fiorita,
1874-75
gesso; Catanzaro, Gipsoteca
Bibi.: Santagata, a cura di, 1987, tas. so.
10 Ciclo decorativo della Villa La
Fiorita di Caodimonte, 1874-75
Camino in marmo; Napoli, Villa La Fiorita,
Sala delle feste
BibI.: L. Salazar, 1899, p. 110; I. Valente, 1996,
pp. 87, 88, 92, passim
il Guappetiello, 1877
gesso; Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
Bibl.: 1. Vdente, 1996, pp. 84, 86, passim;
Fi-a cesco Jerace. La donazione, 1999, p. 23
12 Ritratto della duchessa Teresa
Filangieri Fieschi Ravaschieri,
1877
Napoli, Museo Civico Gaetano Filangieri
Bibl.: G. Abbatecola, 1877, p167; 1. Valente,
1996. p. 87. passim
gruppo in gesso; ubicazione ignota
Bibi.: C. Mul, 1967, p. 3; I.Valente,
l996 ,pp.
88,
89, 93
14 Victa, 1880
modello in gesso; Catanzaro, Gipsoteca
BibI.: Santagata, a cura di, 1987, ta\. s.n.
15 Victa, 1880
marmo; Reggio Calabria. Palazzo della Provincia
Bibl.: E De Micco, 1910, p. 6; A. Frangipane,
1924, pp. 15-16; Santagat-a, a cura di, 1987, p. 47
16 Victa, 1880
marmo; Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
BibI.: 1. Valente, Francesco Jerace. La donazione,
1999. p. 16
17 Vicia, 1880
marmo, Catanzaro, Palazzo della Provincia.
Della Vieta ricordiamo, fra i primi esemplari,
quello del Museo Civico Gaetano Filangieri di
Napoli che, poich molto noto, qui non pubbli
chiamo. Sulla Vieta riportiamo inoltre una ulte
riore nota bibliografica: Frangipane, 1924. pp.
13-14, passim, tav. I. Lamberti, 1983, passim; De
Micheli, 1991, p. 40; id. 1992, p. 278; I. Valente,
1993, passim; I. Valente, 1996, pp. 90-91, 93-95,
passim; I. Valente. 19971, p344
18 Ritratto di Roman Tusquetz
vMaignon, 1880
gesso; Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
Bibl: I. Valente, 1996, p. 98, passim
19 La Napoletana
terracotta; Catanzaro, coll. privata
Bibl.: Santagata, a cura di, 1987, tav, s.n.
20 Soggetto Romano o trionfo
di Germanico 1880
modello in gesso; Catanzaro, Gipsoteca
Bibi.: F. Fontana, 1880, p40; Santagata, a cura
di 1987, p. 15; I. Valente, 1996, passim
21 Soggetto Romano o trionfo
di Germanico, 7880
marmo; Roma. Galleria Nazionale dArte Moderna
BibI.: A. Frangipane, 1924, ta. TI, passim; Santa
gata, a cura di, 1987, tav. s.n.; M. De Micheli,
1991, p. 38; ivL De Micheli, 1992, p. 272; I.
13 Eva e Lucifero, 1878
244
Valente, 1996, pp 93, 95-97, passim
32 La Fiorita, 1891
22 Ercolanea, 1891
marmo; Napoli, Museo Civico Gaetano Filangieri
BibI.: Santagata, a cura di, 1987, tav. s.n.
marmo; Catanzaro, Gipsoteca
Bibi.: A. Frangipane, 1924; Santagata, a cura
33 Myriam o Mistica, 1894
di, 1987, pp. 17-19, tav. s.n.
modello in gesso; Napoli, Museo Civico in Castel
23 Issionne, 1882
Nuovo
Bibi.: Francesco ferace. La donazione, 1999, p. 29
gesso; Napoli, coil. privata
-
(in elenco delle opere)
Bibi.: I Valente, 1996, p103, passim
24 Antonio Toscano a Vigliena
34 Ritratto dei banchiere
gesso; Napoli, Palazzo San Giacomo
Teli Meuricoffre
Bibi.: F. Pometti, 1903; Memorie storiche, 1999,
modello in gesso; Napoli, Museo Civico in Caste!
pp. 71,75,111. pp. 82, 83
Nuovo
Bibl.: Francesco Jerace, La donazione, 1999,
25 Arianna, 1886 p. 29 (in elenco delle opere)
marmo; ubicazione sconosciuta
Bibl.: I. Valente, 1996, pp. 99, 104, 105, passim 35 Teli Meuricoffre
marmo; Napoli, giardino della Villa La Fiorita
26 La Signorina Fietcher, 1880
Bibl.: I. Valente, l996,pp. 101-102, nota 34
busto in marmo; coli. privata
Bibl.: M. Picone Petrusa, 1995, p. 261; I. Valente, 36 Ritratto dei banchiere
1996, pp. 99, 102, passim
Oscar 1/Ieuricoffre
27 Era di maggio, 1886
modello ingesso; Napoli, Museo Civico in Caste!
Nuovo
terracruda; Napoli, coll. privata
BibI.: Francesco Jerace. La donazione, 1999, p. 20
BibI: I. Valente, 1997, pp. 345-346
DellEra di maggio esiste una versione in marmo
37 Ritratto dei banchiere
a Napoli, che qui non pubblichiamo, per la quale
Oscar Meuricoffre
rinviamo alla scheda dii. Valente, 1995, pp. 397-398
marmo; Napoli, giardino della Villa La Fiorita
28 Era di maggio
Bibl.: I. Valente, 1996, pp. 101-102, nota 34
marmo; R. Calabria, Comune, stanza de! sindaco
38 La Resurrezione di Lazzaro,
Bibl.: Santagata. a cura di, 1987, s.n.
1885
29 Carmosina, 1891 bassorilievo in gesso per la tomba del console el
busto in marmo; Napoli, Museo e Gallerie
setico Oscar Meuricoffre; Catanzaro, Gipsoteca
Nazionali di Capodimonte Bibl.: L. Salazar, 1899, p. 106; F. Verdinois, 1901,
Bibl.: A. Pingitore, 1892-93, pp. 928-30
p. 423; A. Frangipane, 1924; Santagata, a cura di,
1987, tav. s.n. Per il sarcofago in marmo si veda
30 Figura di gentiiuomo
Il Cimitero degli fngles4 1993, p. 37
marmo; Napoli, coil. privata
39 La carit, 1885
31 La Fiorita, 1891 bassorilievo ingesso perla tomba del console el
modello in gesso; Catanzaro. Gipsoteca
setico Oscar Meuricoffre; Catanzaro, Gipsoteca
Bibl.: Santagata, a cura di, 1987, tav. s.n. Bibl.: Santagata, a cura di, 1987, ta s.n.
245
40 Angelo, 1885
49 Beethoven, 1895
marmo; Corigliano Calabro, Cosenza, Santuario
della Madonna di Schiavonea
Bibi.: P. D. Vizza, 1993, p. 99
41 Angelo con panneggio
marmo; Corigliano Calabro, Cosenza, Santuario
della Madonna di Schiavonea
Bibi.: P. D. Vizza, 1993,
p.
99
42 Satiro, 1892
modello in gesso; Catanzaro, Gipsoteca
Bibi.: Santagata, a cura di, 1987, ta s.n.
43 Satiro, 1892
marmo; Napoli, scalone del Palazzo Sirignano
Bibi.: F. Verdinois, 1901, p426; A. Frangipane,
1924; Santagata, a cura di, 1987, tav. s.n.
44 Due putti, 1892
marmo; Napoli, scalone del Palazzo Sirignano
Bibl.: L. Salazar, 1899, p. 107
45 Satiro, 1892
marmo; Napoli, scalone del Palazzo Sirignano
46 Vittorio Emanuele 11 di Savoia,
1888
marmo; Napoli, Palazzo Reale, facciata principale
Bibl.: Borsielli 2,1888; C. Palazzolo Olivares,
1997, p. 76
47 Ritratto di Gaetano Filangier4
Princze di Satriano, 1892
busto in marmo; Napoli, Museo Civico Gaetano
Filangieri
Bibl.: G. Vittori, 1894; E Acton, 1961
48 Beethoven, 1895
testa in gesso; Catanzaro, Gipsoteca
Bibi.: A. Eisner Eisenhof, 1932; Santagata, a cura
di, 1987, tav. s.n. Sul Beethoven si veda anche una
ulteriore testa in gesso pubblicata da I. Valente 1,
1997, pp. 346-347
marmo; Napoli, Conservatorio di Musica di San
Pietro a Majella
Bibl.: L. Salazar, 1899, p. 108; Santagata, a cura
di, 1987, ta s.n.; M. De Micheli, 1991, pp. 38-39;
De Micheli, 1992, pp. 273-274
50 La Musica, 1915
gesso; Catanzaro, Istituto Nin Barbieri (riprodu
zione da foto)
Bibi.: Santagata, a cura di, 1987, tav s.n.
51 Monumento a Giuseppe
Martucc4 1915
bronzo; Capua
52 Melopea
modello in gesso per il Monumento a Gaetano
Donizetti; Catanzaro, Gipsoteca
Bibl.: A. Frangipane, 1924; A. Frangipane, 1937,
p. 37; A. Frangipane2, 1967, p. ; Santagata, a
cura di, 1987, tav. s.n.
53 Monumento a Gaetano
Donizett4 1897
marmo; Bergamo
Bibl.: A. Frangipane, 1924; A. Frangipane, 1938,
p. 22; Santagata, a cura di, 1987, tav. s. n.; M. De
Micheli, 1991, p. 44; M. De Micheli, 1992, p. 276
54 Fanciullo con angelo, 1900
marmo; Cimitero di Cosenza, cappella della
famiglia Greco
Bibi.: F. Verdinois, 1901, p. 421; Santagata, a cura
di, 1987, tav. s.n.
55 Fanciulloconangelo, 1900
modello in gesso; Catanzaro, Gipsoteca
Bibl.: Santagata, a cura di, 1987, tav. s.n.
56 Venere e Amore
bassorilievo in marmo; Napoli, collezione privata
Esiste un esemplare in terracotta dellopera pub
blicato in Scultura italiana del primo Novecento,
1993,p. 131
246
57 Conte Felix Sobanski 67 Il miracolo delle reliquie di San
medaglione in marmo; Napoli, Museo Civico Gennaro che fermano la lava
in Castel Nuovo
del Vesuvio nel 1631, 1904
BibI.: Francesco ferace. La donazione, 1999, pp. 7,24
Napoli, Duomo, facciata
58 Luisa Sanfelice al patibolo
Bibl.: A. Frangipane, 1924
medaglione a bassorilievo in gesso; Catanzaro,
68 Decollazione di San Gennaro,
Gipsoteca
1904
59 Vittoria Jerace de Eisenhof 1895
Napoli, Duomo, facciata
marmo; Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
Bibi.: A. Frangipane, 1924
Bibi.: Francesco Jerace. La donazione, 1999, p. 12
69 Cavalier Amedeo Berner
60 Giosue Carducci
marmo; Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
marmo; Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
Bibl.: Francesco Jerace. La donazione, 1999, p. 17
Bibl.: Francesco Jerace. La donazione, 1999, p. 19
70 Francesco Crispi, 1907
61 Volto di Cristo, 1902
busto in marmo; Roma, Palazzo Madama,
bassorilievo in marmo; Reggio Calabria, Duomo
portichetto piano terra, inedito
Bibi. A. Marrapodi, 1992, pp.30-32
71 Francesco Crispi, 1907
62 Pergamo, 1902
busto in marmo; Roma, Palazzo di Montecitorio
struttura architettonica con bassorilievi in
marmo; Reggio Calabria, Duomo 72 Giovane signora americana
Bibi.: G. Calabr, 1902; A. Frangipane, 1924; busto in marmo, Napoli, Museo Civico in Castel
Santagata, a cura di, 1987, tav. s.n.; A. Marrapodi, Nuovo
1992,
PP. 3032 BibI.: Francesco Jerace. La donazione,
l999 ,p. 22 ;
63 Rubens Santoro pittore
73 Francesco Crispi, 1907
marmo; Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
marmo, Roma, Banca dItalia
Bibl.: FrancescoJerace. La donazione, 1999,
p. 29 (in elenco delle opere) 74 Monumento a Pietro Rosano,
1907
64 Principessa Evelina di Galatro,
busto in marmo su basamento in marmo raffigu
1903
rante la Campania; Aversa, Villa Comunale
modello in gesso; Catanzaro, Gipsoteca
Bibi.: Santagata, a cura di, 1987, tav. s.n.
75 Busto di donna
marmo; Genova, cortile di un condominio
65 Il mito di Igea
altorilievo in gesso; Napoli, Museo Civico in
76 Fondazione dellUniversit
Castel Nuovo di Napoli, 1910
Bibl.: Francesco Jerace. La donazione, 1999,
altorilievo in bronzo; Napoli, Universit degli
p. 29 (in elenco delle opere)
Studi Federico TI, frontone della facciata
principale
66 Monumento a Nicola Amore, 1900
BibI.: Il frontone della nuova Universit, 1911; A.
Napoli, Piazza della Vittoria
Frangipane, 1924, tav. XXII; A. Cutolo, 1933; M.
Bibi.: A. Frangipane, 1924, p. 18 De Micheli, 1991, p. 43
247
77 LAzione, 1911
modello in gesso; Catanzaro, Gipsoteca
Bibl.: Santagata, a cura di, 1987, tav. s.n.
78 LAzione, 1911
gruppo bronzeo per il Monumento a Vittorio
Emanuele Il; Roma, Piazza Venezia
Bibi.: A. Frangipane, 1924, Santagata, a cura di,
1987, ta s.n.
79 lImito diDemetra, 1910-14
frammento in gesso per laltorilievo in marmo
della cappella Pesmazoglu nel Cimitero di Atene;
Catanzaro, Gipsoteca
Bibl.: Santagata, a cura di, 1987, tav. s.n.
80 Monumento a Gabriele Pepe,
1913
modello in gesso; Catanzaro, Gipsoteca
Bibi.: Santagata, a cura di, 1987, tav. s. n.
81 Monumento a Gabriele Pepe,
1913
scultura in bronzo; Campobasso, Piazza della
Prefettura
82 Duchessa Virginia Mirelli
Aganor, 1913
busto in marmo; Napoli, Museo Nazionale di San
Martino
83 Bernardino Grimald4 1920
busto in marmo; Catanzaro, Villa Trieste
84 Francesco Fiorentino, 1889
busto in marmo; Catanzaro, Villa Trieste
Bibi.: Mul, 1967, p. 2; Santagata, a cura di, 1987,
tav. s.n.
87 Carlotta dAsburgo a Miramare,
1914
modello in gesso; Catanzaro, Gipsoteca
Bibl.: Santagata, a cura di, 1987, tav. s.n.
88 Carlotta dAsburgo a Miramare,
1914
marmo (particolare); Napoli, Museo Civico
in Castel Nuovo
Bibi.: Santagata, a cura di, 1987, tav. s. n.; Scultura
italiana del primo Novecento, 1993, p. 130; Fran
cescoJerace. La donazione, 1999, p. 18; I. Valente,
1999, p. 93
89 Carlotta dAsburgo a Miramare,
1914
marmo; Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
Bibi.: Santagata, a cura di, 1987, tav. s. n.; Scultura
italiana del primo Novecento, 1993, p. 130; Fran
cescojerace. La donazione, 1999, p. 18; I. Valente,
1999, p. 93
90 Mater dolorosa, 1920
modello in gesso per la tomba della famiglia
Cocchia nel Cimitero di Napoli; Catanzaro,
Istituto Nin Barbieri
Bibi.: Santagata, op. cit., 1987, tav. s.n.
Sul marmo si veda: Frangipane, 1924, tav. XIX;
De Micheli, 1991, p. 37; De Micheli, 1992, p. 280
91 Addolorata con angelo, 1916
marmo; Catanzaro, Istituto Nin Barbieri, frontone
Bibi.: Santagata, op. cit., 1987, tav. s.n.
92 Principessa Natalia Petrovic
del Montenegro
busto in marmo; Napoli. Museo Civico
in Caste) Nuovo
Bibl.: Francesco Jerace. La donazione, 1999, p. 21
93 Giambattista Vico
terracotta; Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
Bibi.: Francesco Jerace. La donazione, 1999, p. 27;
I. Valente, 1999, p. 94
94 Nosside di Locr4 1920
marmo; Reggio Calabria, Municipio,
85 Ettore Seta, 1920
busto in marmo; Catanzaro, Villa Trieste
Bibl.: Santagata, a cura di, 1987, tav. s.n.
86 Andrea Cefaly, 1920
busto in marmo; Catanzaro, Villa Trieste
Bibi.: Santagata, a cura di, 1987, tav s. n.
248
stanza del sindaco
Bibi.: Santagata, a cura di, 1987, ta s.n.; Lopera
esposta, 1991, p. 41
95 Busto di Gioacchino Torna, 1922
Napoli, Villa Comunale
96 Busto di Giuseppe Arcoleo
Napoli, Villa, Comunale, inedito
97 Ritratto di donna, 1872
marmo; Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
BibI.: Francesco Jerace. La donazione, 1999, p. 13
98 Ritratto di donna
bronzo; Polistena, Museo Civico
99 Monumento ai Cadut4 1926
marmo; Sorrento
Bibi.: Filangieri Di Candida, 1926
100 Eroica, 1924
marmo; Reggio Calabria, Palazzo della Provincia
Bibi.: A. Frangipane,1924, p. 16; La III Mostra
Calabrese, 1924; Santagata, a cura di, 1987, tav. s.n.
101 Angeli in adorazione, 1924
Cava dei Tirreni, Basilica di S. Maria dellOlmo
102 5. Alferio, 5. Auditore, 5. Filippo
Neri, S. Francesco da Paola, 1924
gruppo in marmo; Cava dei Tirreni, Basilica di
Santa Maria dellOlmo, altare
Bibi.: G. Trezza. 1924
103 San Francesco da Paola, 1.924
modello in gesso; Catanzaro, Gipsoteca
Bibi.: Santagata, a cura di, 1987, tav. s.n.
104 Guido Compagna, 1927
busto in marmo; Corigliano Calabro, Cosenza
Bibi.: A. Frangipane, 1924, p. 28
105 Gentildonna
marmo; Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
Bibi.: Francesco Jerace. La donazione, 1999, p. 15
106 San Paolo, 1929
statua in marmo; Reggio Calabria, Duomo, facciata
Bibl.: A.Frangipane, 1938, pp. 1-2, tav. I; 1924,
Santagata, a cura di, 1987, tav. s. n.; A. Marrapodi, 1992
107 Santo Stefano di Nicea, 1929
statua in marmo; Reggio Calabria, Duomo, facciata
Bibl.: Santagata, a cura di, 1987, tav. s.n.;
A. Marrapodi, 1992
708 Federico Verdinois
terracotta; Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
Bibl.: Francesco Jerace. La donazione, 1999, p. 28;
I. Valente, 1999, p. 94
109 Ritratto diBice Reichlin
Telesio di Torrito
terracotta; Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
Bibl.: Francesco Jerace. La donazione, 1999, p, 26;
I. Valente, 1999, p. 93
110 Madonna del Rosario, 1930
modello in gesso; Catanzaro, Gipsoteca
BibI.: Santagata, a cura di, 1987, tav. s.n.
111 Madonna del Rosario, 1930
marmo; chiesa di Cittanova, Reggio Calabria
Bibl.: Santagata, a cura di, 1987. tav. s.n.;
Figurazioni del Sacro, 1988, p. 18
112 Monumento ai cadut4 1930
Reggio Calabria, lungomare
113 Marchesa Maddalena Rossi del
Barbazzale Colonna Walsevska
busto in marmo; Napoli, Museo di San Martino;
Bibl.: C. Palazzolo Olivares, 1997, p64
114 Due bambini napoletan4 1932
modello in gesso; Catanzaro, Istituto Nin Barbieri
Bibl.: Santagata, a cura di, 1987, tav. s.n.
115 San Francesco
De Geronimo, 1932
gruppo statuario in marmo; Napoli, Chiesa
del Ges Nuovo
249
176 La Deposizione, 1935
altorilievo in argento racchiuso in un cofanetto
117 Ostensorio, 1932
lavorazione in oro, argento e bronzo; Chiesa
dellAddolorata, Gioiosa Jonica, Reggio Calabria
118 Umberto di Savoia, Principe
di Piemonte, 1934
modello in gesso; Catanzaro, Gipsoteca
Bihl.: Santagata, a cura di, 1987, tav. s.n.
119 Baronessa Artemisia
Barracco Balbi
modello in gesso; Napoli, Museo Civico
in Castel Nuovo
Bibl. Francesco feroce. La donazione, 1999, p25
120 Monumento ai caduti
di Polistena, 1935
gruppo bronzeo; Polistena, Reggio Calabria
Bihl.: A. Frangipane, 1936
121 Giuseppe De Nava, 1936
busto in marmo; Reggio Calabria, Palazzo
della Provincia
Bibl.: Santagata, a cura di, 1987, tav. s.n.
122 Monumento a Giuseppe
DeNava, 1936
Reggio Calabria, Piazza De Nava
Bibl.: A. Frangipane, 1936; Santagata, a cura di,
1987, tav. s.n.; C. Nostro, in Figurazioni del Sacro,
1988, p. 67
, 1
123 uttzma cena
olio su tela; Polistena, Chiesa Matrice
124 Altare
bassorilievo in marmo; Polistena, Chiesa Matrice
125 San Ciro, 1936
modello in gesso; Catanzaro, Gipsoteca
Bibi.: P. Ciuti, 1939; C. Mul, 1967; Santagata,
a cura di, 1987, tav. s. n.
126 Figura di giovane donna
terracotta; Napoli, Museo Nazionale di San
Martino (dono di Andrea Selmo, 1930)
127 La Baronessa Von Brentano, 1930
modello in gesso; Catanzaro, Gipsoteca
Bibi.: A. Frangipane, 1930; Santagata, a cura di,
1987, tav. s.n.
128 Studio di Francesco Jerace
a Napoli
(riproduzione da foto)
129 La Musica
Catanzaro, Istituto Nin Barbieri
130 Monumento a Giuseppe
Martucc4 musicista
(riproduzione da foto)
131 Ilfante
Monumento ai caduti di Reggio Cala bria
(riproduzione da foto)
132 Monumento ai caduti
di Reggio Calabria
(riproduzione da foto)
133 Monumento ai caduti
con la Vittoria alata
(riproduzione da foto)
134 Monumento a Gaetano
Donizetti a Bergamo
(riproduzione da foto)
135 Mos
(copia da Michelangelo)
Catanzaro, Gipsoteca
136 Testa femminile
Catanzaro, Gipsoteca
137 Amore materno
Catanzaro, Istituto Nin Barbieri
(riproduzione da foto)
I
250
138 Angelo con panneggio 142 Polistena
Corigliano Calabro, Cosenza, chiesa La casa natale della famiglia Morano
di Schiavonea
in una foto del 1998
(riproduzione da foto)
143 Foto del matrimonio diAnna
139 La conversione di SantAgostino
Barbieri celebrato a Napoli
con Santa Monica
144 Francesco Jerace
Varsavia, chiesa di Santa Maria
(riproduzione da foto)
Busto in bronzo eretto a Polistena nel 1996
140 Polistena
145 Maria Rosa e Nina Jerace
in una foto depoca
La cina natale di Francesco Jerace
(riproduzione di una stampa eseguita
prima del terremoto del 1805
146 Francesco Jerace nel giardino
della sua villa a Napoli
141 Polistena
La casa natale di Francesco Jerace
147 Francesco Jerace
in una foto del 1998 Una foto dello scultore in eri matura
251
Indice delle opere
I numeri in tondo si riferiscono alle pagine
del volume, quelli in corsivo alle illustrazioni
Addolorata con Angelo Angeli in adorazione
Catanzaro, Istituto Nin Barbieri Cava dei Tirreni, Basilica di Santa Maria dellOlmo
145, 97
157, 109
Altare Antonio Toscano a Vigliena
Polistena, Chiesa Matrice Napoli, cortile del Palazzo San Giacomo
182,133 70,25
Antonio Toscano a Vigliena
Amore e Psiche
Napoli, cortile del Palazzo San Giacomo
Napoli. Villa La Fiorita
71,26
52,7
Arianna
Amore materno
1
uoicazione ignota
Catanzaro, Istituto Nin Barbieri
72, 27
(riproduzione da foto)
210, i
Bambino scozzese con cane
Catanzaro, Gipsoteca
Andrea Cefaly 49,4
Catanzaro Villa Trieste
139, 91 Baronessa Artemisia Barracco Balbi
Napoli, Museo Civico in Caste! Nuovo
Angelo
177, 128
Corigliano Calabro. Cosenza, Santuario
Baronessa Von Brentano
della Madonna di Schiavonea, (particolare)
88 43
Catanzaro, Gipsoteca
185, 136
Angelo con panneggio
Beethoven
Corigliano Calabro, Cosenza, chiesa di Schiavonea
Catanzaro, Gipsoteca
89,44
96,51
Beethoven
Angelo con panneggio
Napoli, Conservatorio di Musica
(riproduzione da foto) di San Pietro a Maiella
211, 147
97,52
Angelo in adorazione Bernardino Grimaldi
Cava dei Tirreni, Basilica di Santa Maria dellOlmo Catanzaro, Villa Trieste
156, 708
136, 88
22
Busto di donna Duchessa Virginia Mirelli Aganor
Genova, cortile di un condorninio Napoli, Museo Civico in Caste! Nuovo
125,78 134,87
Busto di Gioacchino Torna
Due bambini napoletani
Napoli, Villa Comunale
Catanzaro, Istituto Nin Barbieri
150, 102
172, 123
Carlotta dAsburgo a Miramare
Due putti
Catanzaro, Gipsoteca
140, 92
Napoli, Palazzo Sirignano, scalone
92,47
Carlotta dAsburgo a Miramare
Era di maggio
Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
141. 93
Napoli, colI. privata
74,29
Carlotta dAsburgo a Miramare
Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
Era di maggio
142, 94 Reggio Calabria, Comune, stanza del sindaco
75,30
Carlotta dAsburgo a Miramare
Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo Ercolanea
143,95
Catanzaro, Gipsoteca
68,23
Carmosina
Napoli, Museo di Capodimonte
Eroica
76,31
Reggio Calabria
Cavalier Amedeo Berner
155, 107
Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
Ettore Seta
118,72
Catanzaro, Villa Trieste
Ciclo decorativo della Villa La Fiorita
138,90
Le Quattro Stagioni
Eva e Lucifero
Napoli, Villa La Fiorita
53,8
ubicazione sconosciuta
59, 14
Ciclo decorativo della Villa
La Fiorita a Capodimonte
Fanciullo con angelo
Napoli, Villa La Fiorita, salone delle feste
Catanzaro, Gipsoteca
55,10
102,57
Conte Felix Sobanskj
Fanciullo con angelo
Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
Cosenza, Cimitero, Cappella della famiglia Greco
106,60
103,58
Decollazione di San Gennaro
Federico Verdinois
Napoli. Duomo, facciata
Napoli, Museo Civico in Caste! Nuovo
117,71
164, 116
253
Figura di gentiluomo Gentildonna
Napoli, coli, privata Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
77,32 161,113
Figura di giovane donna
Giambattista Vico
Napoli, Museo di San Martino
Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
184, 135
148, 100
Fondazione dell Universitd di Napoli
Giorgio Arcoleo
Napoli, frontone dellUniversit (particolare)
126, 79, 127, 80
Napoli, Villa Comunale
151,103
Foto del matrimonio
di Anna Barbieri
Giosue Carducci
234 152
Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
109,63
Frammento per il camino
della Villa La Fiorita
Giovane signora americana
Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
Catanzaro, Gipsoteca
549
122,75
Francesco Crispi Giuseppe De Nava
Roma, Palazzo Madama Reggio Calabria, Palazzo della Provincia
120, 73 180, 130
Francesco Crispi
Guappetiello
Roma, Montecitorio
Napoli, collezione privata
121,74
48,3
Francesco Crispi
uappetieuo
Roma, Banca dItalia
Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
123,76
56,11,57,12
Francesco Fiorentino
Guido Compagna
Catanzaro, Villa Trieste
137, 89
Corigliano Calabro, Cosenza
160,112
Francesco Jerace
un busto bronzeo che la citt di Polistena gli ha dedicato
Ilfante
235, 153 (riproduzione da foto)
Monumento ai caduti di Reggio Calabria
Francesco Jerace
204, 140
nel giardino della sua villa a Napoli
236 155
Il miracolo delle reliquie di San
Gennaro che fermano la lava
Francesco Jerace del Vesuvio nel 1631
Lo scultore in et matura nella sua villa a Napoli Napoli, Duomo, facciata
237,156 116,70
254
Il mito di Demetra
La Musica
Catanzaro, Gipsoteca
Catanzaro, Istituto Nin Barbieri
130,83
98,53
Il mito di Demetra
La Musica
Catanzaro, Gipsoteca
Catanzaro, Istituto Nin Barbieri
131,84
202,138
La Napoletana
Il mito di Igea
Catanzaro, coli, privata
Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
65 20
114,68
La Resurrezione di Lazzaro
Issionne Catanzaro, Gipsoteca
Napoli, colI, privata 86, 41
69,24
La signorina Fletcher
LAzione
Coli, privata
Catanzaro, Gipsoteca
73,28
Luisa Sanfelice al patibolo
LAzione
Catanzaro, Gipsoteca
Roma, Mtare della Patria, Piazza Venezia
107, 61
129, 82
Lultima cena
Polistena, Chiesa Matrice
La Canta
182 132
Catanzaro, Gipsoteca

87,42 Madonna del Rosario


Catanzaro, Gipsoteca
La conversione di SantAgostino 166,118
con Santa Monica
Madonna del Rosario
Varsavia, chiesa di Santa Maria
Chiesa di Cittanova, Reggio Calabria
(riproduzione da foto
212,148
167, 119
Marchesa Maddalena Rossi
La Deposizione
ael Barl2azzate Cotonna Watsevsiea
Polistena, Museo Civico (riproduzione)
174, 125
Napoli, Museo di San Martino
170, 121, 171, 122
La Fiorita Maria Rosa e Nina Jerace
Catanzaro, Gipsoteca In una foto depoca
78, 33 236, 154
La Fiorita
Mater dolorosa
Napoli, Museo Civico Gaetano Filangieri Catanzaro. Istituto Nin Barbieri
79,34
144,96
255
Melopea
Monumento ai caduti
Catanzaro, Gipsoteca
Reggio Calabria
100, 55
154, 106
Miryam o Mistica
Monumento ai caduti.
Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
Reggio Calabria
80,31, 81,36
Reggio Calabria, lungomare
169, 120
Monumento a Gabriele Pepe
Monumento ai caduti di Polistena
Catanzaro, Gipsoteca
Polistena, Reggio Calabria
132,85
179, 129
Monumento a Gabriele Pepe
Monumento ai caduti
Campobasso, Piazza della Prefettura
di Reggio Calabria
133, 86
(riproduzione da foto)
205, 141
Monumento a Gaetano Donizetti
Bergamo
Monumento ai caduti
101,56
con la Vittoria alata
(riproduzione da foto;)
Monumento a Gaetano
206, 142
Donizetti a Bergamo
Monumentofunebre dellastronoma
(riproduzione da foto)
207, 143 IVIary Somerville
Napoli, Cimitero degli Inglesi
Monumento a Giuseppe De Nava
51,6
Reggio Calabria, Piazza De Nava
Mos
181, 131
(copia da Michelangelo)
Monumento a Giuseppe Martucci
Catanzaro, Gipsoteca
208, 144
Capua, Napoli
99,54
Nidia cieca
ubicazione ignota
Monumento a Giuseppe
47,2
Martucci, musicista
Nosside di Locri
(riproduzione da foto)
203. 139
Reggio Calabria, Municipio, stanza del sindaco
149, 101
Monumento a Nicola Amore
Ostensorio
Napoli, Piazza Vittoria
Gioiosa Jonica, Reggio Calabria, chiesa dellAddolorata
llS,69
175, 126
Monumento a Pietro Rosano Pergamo
Aversa, Villa Comuna
Reggio Calabria, Duomo
124,77
111,65
256
i
Polistena
La citt natale di Francesco Jerace
(riproduzione di una stampa eseguita
prima del terremoto deI 1805)
232, 149
Polistena
La casa natale di Francesco Jerace in una foto del 1998
233, 150
Polistena
La casa natale della famiglia Morano in una foto del 1998
233, 151
Principessa Evelina Colonna di Galatro
Catanzaro, Gipsoteca
113, 67
Principessa Nataha
Petrovic del Montenegro
Napoli, Museo Civico in Caste! Nuovo
146,98
Principessa Natalia
Petrovic del Montenegro
Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
147, 99
Ritratto del banchiere
Oscar Meuricoffre
Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
84, 39
Ritratto del banchiere
Oscar Meuricoffre
Napoli, giardino della Villa La Fiorita
85,40
Ritratto del banchiere
Tell Meuricoffre
Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
82,37
Ritratto del banchiere
Tell Meuricoffre
Napoli, giardino della Villa La Fiorita
83, 38
Ritratto di Bice Reichun
Telesio di Torrito
Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
163, 117
Ritratto della duchessa Teresa
Filangieri Fieschi Ravaschieri
Napoli, Museo Gaetano Filangieri
58, 13
Ritratto di donna
Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
152, 104
Ritratto di donna
Polistena, Museo Civico
153, 105
Ritratto di Gaetano Filangieri
Principe di Satriano
Napoli, Museo Civico Gaetano Filangieri
95,50
Ritratto di Mar Sornerville
Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
50,5
Ritratto di Rarnon
Tusquetz y Maignon
Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
64, 19
Rubens Santoro pittore
Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
112, 66
5. Alferio, 5. Auditore, 5. Filippo
Neri, 5. Francesco da Paola
Cava dei Tirreni, Basilica di Santa Maria dellOlmo
138, 110
San Ciro
Catanzaro, Gipsoteca
183, 134
San Francesco da Paola
Catanzaro, Gipsoteca
159, 111
257
San Francesco de Geronimo Testa femminile
Napoli, Chiesa del Ges Nuovo
Catanzaro, Gipsoteca
173, 124
209, 145
San Paolo
Umberto di Savoia,
Reggio Calabria, Duomo, facciata
Princze di Piemonte
162,114
Catanzaro, Gipsoteca
176, 127
Santo Stefano di Nicea
Reggio Calabria, Duomo, facciata
Venere e Amore
163, 115
Napoli, coli, privata
Satiro
105,59
Catanzaro, Gipsoteca
Victa
90,45
Catanzaro, Gipsoteca
Satiro
60, 15
Napoli, Palazzo Sirignano, scalone
Victa 91,46
Reggio Calabria, Palazzo della Provincia
Satiro 61, 16
Napoli, Palazzo Sirignano, scalone
93,48 Victa
Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
Soggetto Romano
62,17
o trionfo di Germanico
Victa Catanzaro, Gipsoteca
66,21
Catanzaro, Palazzo della Provincia
63, 18
Soggetto Romano
o trionfo di Germanico
Vittoria Jerace de Eisenhof
Roma, Galleria Nazionale di Arte Moderna
Napoli, Museo Civico in Castel Nuovo
67,22 108,62
Studjo di Francesco Jerace a Napoli
Vittorio Emanuele 11 di Savoia
(riproduzione da foto) Napoli, Palazzo Reale
200, 137 94, 49
Testa barbuta Volto di Cristo
Polistena. Museo Civico Reggio Calabria, portale interno del Duomo
46,1
110,64

258

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