Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Design Impermanente
ri
a cura di
ito
Claudio Gambardella
.ed
da
ui
G
Copyright © 2020
www.guidaeditori.it
redazione@guida.it
ri
coordinamento scientifico Finito di stampare
Adriana Figurato e Chiara Scarpitti nel mese di luglio 2020
per conto della Guida Editori srl
ito
attività di supporto al coordinamento scientifico
Ilaria Masullo e Valentina Sapio 978-88-6866-679-8
chivio Mango, Archivio Oste, Archivio Promemoria, Marina Arlotta, Ballo + Ballo, Luciano
Basagni, Caselli Real Fabbrica di Capodimonte, Fulvio Cutolo e Antonietta Gaudino, EDIT NA-
POLI, Paola Galante, Dario Grande, Francesca Luciano, Raffaele Mariniello, Antonio Mele,
Marcello Merenda, Maria Laura Nappi, Bianca Savo, Ufficio Stampa Ravello Festival.
ui
Si ringrazia:
G
Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% del presente volu-
me dietro pagamento alla siae del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5 della legge 22 aprile 1941
n. 633.
Le fotocopie di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello
personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da clearedi, Centro
Licenze e Autorizzazioni per le Riproduzioni Editoriali, corso di Porta Romana 108, 20122 Milano e-mail
autorizzazioni@clearedi.org e sito web www.clearedi.org
2.5
Innesti, sconfinamenti e dialoghi tra arti e design a Napoli e in Campania
Giovanna Cassese
ri
Il sofisticato spirito della creatività contemporanea nella sua com-
1. G. Cassese, M. Paderni, Oltre il confine.
plessità e potremmo dire liquidità e nella dimensione di un’arte
espansa ha abbattuto ogni confine tra arte e design, tra tecnologia
ito
Dialoghi e contaminazioni per un’estetica
e una didattica del Design del terzo mil- e arte, e la dicotomia manichea e figlia del Moderno tra industria e
lennio, Atti del convegno a Faenza 27-28
settembre 2017, Gangemi, Roma 2020. bellezza, estetica e utilità, tra forma e funzione si stempera in un
2. Fuori dall’ombra. Nuove tendenze nelle mondo di immagini, di idee e di oggetti in cui il design acquista una
arti a Napoli dal ’45 al ’65, catalogo della dimensione quasi onnivora e pervasiva1. Napoli, la Campania e il
mostra a Castel Sant’Elmo a Napoli, Elio
.ed
De Rosa editore, Napoli 1991; si veda meridione da sempre sono territori vivacissimi sul piano delle arti
all’interno il saggio di G. D’Amato dedica- per la molteplicità dei linguaggi e la varietà tecnica e stilistica oltre
to al design. il confine: nel Novecento però sono spesso rimasti “nell’ombra”
3. R. De Fusco, Made in Italy: storia del
design italiano, Laterza, Bari 2007, Altra- tanto per citare il titolo di una mostra famosa2 e certo il design,
linea, Firenze 2014; R. De Fusco e R. Rosa nella sua dimensione di industrial design sembrava lasciare ai mar-
da
Rusciano, Design e Mezzogiorno tra storia gini il meridione sia per la sua minore industrializzazione che sullo
e metafora, Progedit, Bari 2015, II ed.
4. R. De Fusco, F. Alison, L’artidesign. Il stesso piano storiografico3. Oggi da una prospettiva che predilige la
caso Sabbatini, Electa Napoli, Napoli complessità e la contaminazione dei saperi si può azzardare che
1991.
Napoli e la Campania siano invece stati addirittura un terreno più
ui
7. Sul tema del rapporto tra arti e design sign non più come mero industrial design5, ma molto più complesso,
si è più volte intervenuti: cfr. G. Cassese, a articolato e sfumato, pervasivo6 nei suoi rapporti strettissimi con
cura di, Il futuro del contemporaneo, Con-
l’artigianato e le arti7, figlio di nuove sintonie tra creatività ed esi-
servazione e restauro del design, Gange-
mi, Roma 2016; G. Cassese, M. Paderni, genze della produzione e di un mercato quanto mai complesso e
Builders of tomorrow, Immaginare il futu- diversificato che include tutta la produzione digitale e in 3D. È poi
ro tra design e arte, catalogo della mostra
al MIC di Faenza 28 sett/25 ottobre, Gan-
questa di fatto una caratteristica propria del Made in Italy e della
gemi, Roma 2017; G. Cassese, Slittamenti sua fortuna nel mondo. Qui si propongono alcune tracce di una
e innesti tra arti e design, in Espoarte n° storia che ha attraversato la sofferta dicotomia, per certi versi su-
101, aprile 2018, G. Cassese, a cura di, Il
futuro del contemporaneo, Patrimonio
perandola brillantemente. Due premesse indispensabili a questo
materiale e immateriale del design e sue breve studio che vuole aprire nuove prospettive e letture complesse:
indifferibili interconnessioni con la didat- la storia dell’arte e quella del design troppo spesso hanno viaggiato
tica, in G. Furlanis a cura di, La didattica
del design in Italia, Gangemi, Roma 2018,
in maniera parallela come due linee che non si incontrano mai. E ciò
pp. 168-198. con grave danno per una lettura a trecentosessanta gradi di figure
156
che a volte più che artisti o designer potremmo oggi definire autori,
e la questione si acuisce quando alcuni storici dell’arte a mala pena
citano l’attività specifica nell’ambito del design di artisti, magari
anche assai noti8. Una lettura storiografica integrata9 fra le arti,
offre invece un panorama complesso e articolato, schiude nuovi
orizzonti e ben presto si scopre che il dialogo tra arte e design, tra
arti figurative e decorative, tra creatività e cultura del progetto, poi
non è questione solo contemporanea. Infine qui per ragioni di spa-
zio e soprattutto di architettura del volume, come pensata dal cu-
ratore, non verranno prese in considerazione emblematiche figure
trasversali come Riccardo Dalisi o artisti meridionali protagonisti
ri
della nostra storia del gioiello e delle pietre da Pirozzi a Borrelli da
Ferrigno a Matarese10. La storia di questi slittamenti a Napoli non
può che prendere le mosse da un grande “sperimentatore nel tem-
ito
po”, Renato Barisani (Napoli 1918-2011), figura di respiro nazionale
ed internazionale che ha operato instancabilmente nell’ambito del-
la ricerca artistica tra arte e design per circa settant’anni fin e den-
tro il primo decennio del nuovo secolo e punto di riferimento per
.ed
intere generazioni. Renato Barisani ha praticato contemporanea-
mente pittura, scultura, architettura, design, ceramica, mosaico,
sperimentando materiali e tecniche differenti con l’intenzione di
analizzare le strutture dei linguaggi dell’arte ma anche rinviando ad
un’alterità silenziosa che come ha scritto Angelo Trimarco attraver- 8. Su questo tema cfr. G. Cassese, Impre-
da
successivi due anni, 1937-’38 e 1938-’39, l’Istituto Superiore per le delle arti contemporanee, in OADI Osser-
Industrie Artistiche di Monza, luogo d’eccellenza per la formazione vatorio delle Arti decorative in Italia al
sito http://www1.unipa.it/oadi/rivista/
dei designer e prima università delle arti decorative in Italia, da cui 10. Vedi in questo volume i capitoli dedi-
negli anni Settanta sono nati gli attuali ISIA. Lì fu allievo seguendo cati a Riccardo Dalisi. Si rimanda ad un
i corsi di Giuseppe Pagano, Agnoldomenico Pica, Marino Marini e futuro intervento un focus sulla storia del
gioiello d’artista a Napoli e in Campania.
Pio Semeghini; completò poi la sua formazione all’Accademia di 11. A. Trimarco, Napoli. Un racconto d’arte
Belle Arti di Napoli diplomandosi in Scultura. Dunque, un’attenzio- 1954/2000, Editori Riuniti, Roma 2002, p.
ne per le arti decorative nata nel clima più fervido di quegli anni 17.
12. M Carlino, in G. Agnisola, F. Barisani
che raccoglieva gli insegnamenti delle Scuole officine e delle avan- Renato Barisani sperimentatore nel tempo
guardie storiche annesse ai Musei artistico-industriali e l’eredità Opere dal 1935 al 2011, catalogo della
delle avanguardie. Nel 1947 nato il Gruppo Sud, Barisani vi aderì mostra alla Pinacoteca di Gaeta 2017,
Magonza, Arezzo 2017. Il catalogo è una
partecipando alle esperienze comuni fino al 1950 quando se ne dis- fonte preziosa per lo studio di tutta l’ope-
sociò per formare il Gruppo Napoletano di Arte Concreta che, dal ra dell’artista.
157
ri
Tatafiore, aveva avuto modo di dare un saggio della sua capacità di
quello che oggi definiamo exhibit design, pensando un allestimento
particolarmente innovativo che occupava tutto lo spazio coinvol-
ito
gendo il fruitore completamente, con l’utilizzo già di materiali
come il plexiglass (fig. 1)13. Decora a Napoli due caffè in piazza
Dante (1952) e un bar in Piazza Municipio (1954-56). Realizza una
.ed
Fig. 1
R. Barisani, allestimento della Mostra del
MAC alla galleria Medea, Napoli 1954
(Archivio Barisani ©2020)
da
ui
G
ri
partenopee dal 1978 è a lui assegnata la cattedra di Design all’Ac-
ito
Fig. 2
R. Barisani, Cubo nero 1971, plexiglass e
tubo fluorescente, riprodotto in un unico
esemplare nel 2000, in occasione
dell’antologica a Castel dell’Ovo. ph.
Fabio Barisani ©2017-’20
.ed
da
ui
G
ri
con Ugo Marano il protagonista più interessante di questo slitta-
mento tra arti e design in un territorio ibrido, fecondo e precorrito-
re di nuovi paradigmi. Ha una formazione artistica assolutamente
ito
canonica: frequenta il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti ed
è allievo degli scultori Emilio Greco ed Augusto Perez, che influen-
zerà sicuramente i suoi primi anni, ma subito sperimenta in scultura
tutti i materiali (il gesso, il legno, la cartapesta, il bronzo, l’allumi-
.ed
nio), affinchè le proprietà fisiche, della materia possano esprimere la
sua poetica e la sua ricerca. I primi decenni dalla fine degli anni
Sessanta sono quelli di uno scultore attento alla poetica dell’ogget-
to e nell’intenso dialogo tra ricerca di levità e concretezza della
materia era a giorno delle principali tendenze artistiche internazio-
da
16. G. Cassese, L’Accademia d Belle Arti di bronzo. Tale obbiettivo permane nelle serie dei “gesti” e degli “spec-
Napoli tra passato e futuro, in C. De Seta, chi”. E si cimenta attraverso le sue opere a dar corpo all’incorporeo:
a cura di, La rete dei saperi, Arte’m, Na-
poli 2018, pp. 117-130.
acqua, vento e poi luce, la mostra “Illuminazioni”, che si tiene nel
17. Ringrazio Fabio Barisani, artista, desi- 1978 presso la Galleria del Naviglio di Milano, è interamente dedi-
gner e collega, per le informazioni anche cata, come può evincersi dallo stesso titolo, alle sculture di luce. Il
di prima mano che ha avuto la bontà di
condividere con me.
1978 segna anche l’inizio delle sperimentazioni dedicate al vento.
18. Su Oste artista cfr soprattutto M. Bi- Ancora una volta la percezione contrasta con la consistenza fisica
gnardi, G. Zampino, a cura di, Annibale effettiva: quelli che appaiono fluenti drappi spiegazzati dalle cor-
Oste. Attraversamenti. Dalla scultura al
design: 1979-2005, cat. della mostra a
renti aeree non sono in realtà che rigide ed immobili costruzioni in
Ravello, Altrastampa edizioni, Napoli 2005 fiberglass. E forte poi è il richiamo della statuaria classica. La perso-
ma anche C. Gambardella, More craft nale del 1980 presso lo Studio Ennessse di Milano, in cui si conden-
more design, Annibale Oste Studio Azzur-
ro, cat. della mostra a Ravello, Arte’m,
sano tutte le precedenti esperienze, è emblematicamente intitolata
Napoli 2012. “Intorno a Orfeo e Euridice”. Il pezzo forte di quella di due anni dopo,
160
ri
settore, tra cui “Nouvel ecleticism” (Parigi, 1986), “Icons” (Londra,
1987), “L’art dans les meubles” (Parigi, 1989), “Made of light” (Fi-
renze, 1990), “Glass design” (Milano, 1994), “Fatto ad arte” (Todi,
ito
1996), “Enlightenment” (Caserta, Milano, Breda, 1997), “Hand
made” (Ercolano, 2001) e le diverse edizioni di “Abitare il tempo”
(Verona) e di “Abitare con l’arte” (Milano). Ha inoltre collaborato
con diverse ditte come Poggi & Mariani, per una collezione di mani-
.ed
glie, Poltronova, per una collezione di specchi, Promemoria, per
specchi, maniglie e mensole, Rapsel, per una serie di arredo bagni,
Mangani, per una serie di porcellane, Altraluce per una linea di lam-
pade, La Fornace della Cava, per linee di mattonelle, e Lumen center
Italia per una linea di lampade. Come designer Oste si definisce un
da
sono pezzi unici o frutto di piccole serie che vogliono destare mera-
viglia. “Ci rechiamo al mercato delle pulci per trovare oggetti anti-
chi che ci comunichino certe atmosfere, ma non sarebbe bene”, si
chiede, “che questo avvenisse anche per gli oggetti moderni?”. Il fine
dichiarato di Oste è infatti, concetto assai prossimo alla poetica
barocca cui per altro il suo lavoro è non di rado ricondotto: suscita-
re “la meraviglia delle cose”, ponendo anche in oggetti molto picco-
li quel quid in più di suggestione. Si scorge, però a nostro avviso
anche una forte componente surreale per la sensazione di spiazza-
mento che il fruitore vive davanti ad oggetti che definiremmo ‘im-
previsti’. (fig 4) Un altro importante suo principio è il rispetto della
specificità del materiale, la conoscenza profonda di tecniche e ma-
terie. Solo rispettando le caratteristiche fisiche della materia di vol-
161
ri
ito
.ed
da
ui
Annibale Oste, Opera mobile il tuffatore, scaturiranno esiti innovativi e di alto livello. Oste supera completa-
2003, legno, fiberglass, bronzo, acciaio
cm 120 x 50 x h cm 180 mente la visione del design industriale, e certamente può rientrare
nella definizione di arti-design, anche se oggi credo sia più giusto
Fig. 4 definirlo designer tout court. “L’arte”, ricorda Oste, “mi offriva tutta
Annibale Oste, Opera mobile colombari k
22, 2005, legno, fiberglass, alluminio una serie di stimoli, ma questi rimanevano entro parametri ben pre-
nichelato, cm 85 x 38 x h cm 188 cisi. Con il design mi sono sentito invece pienamente libero. Il desi-
gn mi ha dato la possibilità della “circolarità”, nel senso che puoi
davvero spaziare “dal cucchiaio alla città”, da un piccolo pomello ad
una costruzione alta anche venti o trenta metri”19. E il suo magico
19. Ringrazio Mariasole Oste per tutte le laboratorio nel cuore antico di Napoli è in realtà un “laboratorio
preziose informazioni ricevute. dell’immaginazione”20. Ed ecco che dalla scultura al design all’arte
20. R. De Fusco in V. Corbi, Annibale Oste:
mito e funzione, catalogo, Premio Marche,
pubblica il passo è breve. Infatti, dalla fine degli anni Ottanta alla
Ancona 15 luglio-31 agosto 1990, p. 23. sua produzione consueta, cominciano ad affiancarsi installazioni ad
162
ri
secoli hanno segnato l’apice dell’incontro tra arti maggiori e minori.
Un altro grande progetto d’utopia che è visione strategica per un
mondo nuovo è quello di Ugo Marano, non un artista, ma un autore
ito
che da sempre crede nel dialogo tra le arti e che trasforma la com-
plessità e la conoscenza della tecnica in ricerca ed innovazione22.
Marano davvero riesce ad andare oltre il confine23 tra arte artigia-
nato e design con una creatività ed una progettualità, del tutto
.ed
esemplari. Ed è infatti il suo lavoro una sintesi eccellente di abilità
pratica e di finezza di pensiero. Autore poliedrico e geniale ha di
fatto precorso i tempi con una concezione del lavoro creativo a tre-
centosessanta gradi che fa dialogare incessantemente le arti e le
tecniche e recupera la dimensione del fare manuale e artigianale
da
sissime le presenze nelle grandi rassegne internazionali di design. morrow, cit. pp. 162-163.
Una sua grande opera pubblica in ceramica Napoli città madre, che 24. Massimo Bignardi, a cura di, Ugo Ma-
rano sculture, mosaici, ceramiche, disegni,
è simbolo dell’incontro tra arte, design e architettura è stata realiz- dipinti, performances 1965/2011, catalo-
zata per la seconda entrata della stazione Salvator Rosa, della Me- go della mostra al FRAC di Baronissi, Gu-
tropolitana di Napoli, con alcuni temi iconografici già presenti nelle tenberg Edizioni, Fisciano (Sa), 2014.
25. R. D’Andria, Ugo Marano: artista-radi-
sue ceramiche (fig. 5)26. Marano affronta il dilemma tra la progetta- cal-concettuale-utopico;contributi di Pa-
zione di “cose per un’esistenza regolata su principi di strategia eco- squale Persico, Alessandro Mendini, Gillo
nomica” e la creazione di “manufatti per una vita più semplice e Dorfles, Arte’m, Napoli 2014.
26. G. Cassese La grande sfida contempo-
creativa”. Su questo assioma nel corso degli anni Ottanta e per buo- ranea del mosaico e della ceramica per
na parte del decennio successivo, struttura il suo rapporto con l’arte pubblica e nei luoghi di transito, in
aziende, fiere, gallerie, in particolar modo con aziende di Firenze e D. Torcellini, a cura di, Chuck Close. Mo-
saics, catalogo della mostra al MAR di
di Milano. Supera con grande preveggenza il concetto dell’industrial Ravenna, Silvana editoriale, Torino 2019,
design, preferendo invece il pezzo unico o la serie limitata, espri- pp. 56-63.
163
ri
ito
.ed
Fig. 5
Ugo Marano, Vaso Maestoso, 2003,
terracotta smaltata, 70 x 160 cm.
Courtesy Maria Pia Incutti. Foto
Antonella Russo
da
nibili, i Piatti sonori, le Signore sedie27, i Vasi misteriosi che sono solo
alcuni esempi dell’instancabile ricerca di Marano dove, “al valore
elementare e povero dei materiali corrisponde quello ‘primario’ del-
G
Fig. 6
Ugo Marano, Torno Subito, 1995, ferro,
cemento, mosaico, 82 x 30 x 80 cm.
Courtesy Maria Pia Incutti. Foto
Antonella Russo
ri
ito
.ed
da
ui
dernità per una sfida già tutta dentro il terzo millennio l’intuizione
dell’uso della ceramica e del mosaico anche fusi insieme. Collabora
al progetto di Carlo Giorgi con il coinvolgimento di Luca Scacchetti,
Annibale Oste e Urano Palma partecipando per molti anni al Salone
del Mobile di Milano30. Lavora in “Megalopoli” di Agneta Holst e
produrrà in serie limitata di nove esemplari l’angoliera Natalia e una
lampada Luciferino, che in occasione della mostra “Abitare con
arte” del 1990 saranno presentate da Ugo la Pietra. Questa ricostru-
zione se pur non esaustiva non può concludersi senza ricordare la
partecipazione a partire dagli anni ’80 ad “Abitare il Tempo”, mani-
festazione inserita nella “Fiera del Mobile” di Verona, curata da Car-
30. Ringrazio Stefania Marano, moglie di
lo Amadori con la collaborazione proprio di Ugo la Pietra. Un conte- Ugo, per tutte le preziose informazioni
sto nel quale Marano, presente dal 1986 al 1997, progetta e ricevute.
165
ri
nista di quelle che definiremmo oggi le industrie culturali e creative
è Pietro Lista, (Castigione del Lago 1941) umbro di nascita ma allie-
vo all’Accademia di Belle Arti a Napoli con i maestri Emilio Notte,
ito
Giovanni Brancaccio, Vincenzo Ciardo, Mario Colucci. Nel 1968 è
presente alla mostra di Amalfi “Arte Povera + Azioni povere” a cura
di Germano Celant, nello stesso anno costituisce il gruppo teatrale
Artaud e pubblica Il verbo sorge dal sonno come un fiore. Realizza
.ed
numerosi happening e film d’artista. Nel 1970 apre la galleria Taide
a Salerno, e fonda la rivista Taide-Materiali minimi. Negli anni ’80
inizia a dedicarsi alla scultura e alla ceramica. Ed ama definirsi “un
creativo a tutto tondo che manipola oggetti”. Nel 1993 fonda a Pa-
estum il MMMAC, Museo dei Materiali Minimi di Arte Contempora-
da
nea31. Dagli anni Ottanta inizia a dedicarsi alla scultura e alla cera-
mica e da allora si succedono le partecipazioni a eventi
internazionali. Nell’ambito del design porta la cifra del suo minima-
lismo e del suo rigore formale, della sua adesione alla poetica
ui
ta a Roma una mostra retrospettiva del un linguaggio ridotto ad alfabeto elementare, giocato prevalente-
maestro. Nel 2004 l’Azienda di Soggiorno mente sul bianco e nero, trasgredito dalla presenza isolata e rara di
di Cava dei Tirreni organizza una mostra
antologica, nei locali del Convento di
altri colori. La riduzione dello scheletro comporta un’essenzialità
Santa Maria del Rifugio a Cava dei Tirreni, con un’implicita perdita di peso e di leggerezza: Lista, diventa ap-
Salerno. Cfr. F. Basile, a cura di, Pietro Li- punto una lista d’attesa per il pubblico che aspetta l’epifania, l’ap-
sta 1964-2004, cat. della mostra, Taide,
Salerno 2004.
parizione dell’immagine”33. Sono da ricordare nell’ambito del nostro
32. R. D’Andria, Il MMMAC di Paestum, Il tema la grande produzione di ceramiche (fig. 7) realizzate con la
frammento e la cornice, Salerno 1980; A. Fornace Falcone di Montercorvino Rovella e soprattutto i suoi 10
Bonito Oliva, Pietro Lista, Paestum -Saler-
no 1998; Pietro Lista, “Interni”, catalogo
camini biologici creati proprio lì ed esposti nel 2011 presso “Linee
della mostra, Galeria d’art 33, Barcellona, contemporanee” a Salerno, tutti ispirati al moderno credo del ri-
testo di Gillo Dorfles, Barcellona 2000. sparmio energetico. Interessanti e suggestive sono le forme degli
33. A. Bonito Oliva, Pietro Lista - lista
d’attesa, testo per la mostra del 1993 alla
oggetti e gli stessi materiali utilizzati che evocano l’antica tradizio-
galleria Miniaci, Milano Brera. ne del fuoco destinato al riscaldamento umano. Maioliche dipinte
166
ri
ito
.ed
Fig. 7
Pietro Lista, Morandiane, 2007, piatto in
ceramica, diametro cm. 42
da
bene abbia allestito uno scenario fatto dalle sue famose pitture che
vanno dai quadri con soggetti acefali ai vasi in ceramica, debutta in
veste di designer e di arredatore di ambienti”34, con oggetti con
G
ri
curato l’immagine grafica di molte aziende campane e produce an-
che gioielli. Nel 2000 Rachael Barraclough la invita a presentare le
Gioie di Luce, 30 piccole sculture da indossare, fatte in argento, me-
ito
tacrilato e fibre elettroluminescenti, alla Contemporary Decorative
Arts Selling Exhibition di Sotheby’s a Londra. Approda poi dal 2010
anche al tema del food design quando si organizzano a Napoli alcu-
.ed
Fig. 8
Laura Cristinzio, Polipede, 2004,
metacrilato termoformato,
m. 1,80 x 1,90
da
ui
G
ri
portanti eventi culturali e di comunicazione in Italia e all’estero.
Negli Stati Uniti suoi disegni sono stati pubblicati dal New Yorker,
dal Washington Post e da numerose riviste delle Edizioni Times, For-
ito
bes e Bloomberg. Più volte suoi lavori sono stati selezionati dalla
38. S. Cozzolino, in Op. Cit., n° 154 p. 92.
Society of Illustrators di New York e inseriti nella loro prestigiosa 39. Cfr. G. Laurino, a cura di, Oreste Zevo-
pubblicazione annuale. Il centro del suo fare multimodale è sempre la. Flussi, cat della mostra a Castelnuovo a
stato il disegno da cui si genera un mondo di figure primordiali e Napoli, Nola 2002. Si veda in particolare
all’interno il testo di A. Masullo dedicato
.ed
simboliche e che riesce anche a far tesoro del genius loci parteno- all’artista dall’emblematico titolo Scheg-
peo interpretato con uno spirito moderno internazionale: emblemi ge di luce nera.
Il sito dell’artista è particolarmente ricco
sacri e simbologie tribali, forme di vita vegetale ed animale, simula-
di immagini e documenti. www.oresteze-
cri enigmatici, legati all’origine dell’uomo popolano il suo mondo vola.it. Si veda anche A. Troncone, Oreste
allegorico. Oltre ai gioielli, ha prodotto opere e oggetti in ceramica, Zevola, in V. Trione, a cura di, Atlante
da
cui quella contro l’AIDS Sida Centrafrique41, (fig. 9) che, oltre a te- 42. Il progetto, realizzato in collaborazio-
stimoniare il suo grande interesse per la cultura africana, ha segna- ne con l’Alliance Française di Bangui, Re-
pubblica centroafricana e rivolto in modo
to l’incontro tra un coraggioso medico che da anni lavorava per particolare alle donne e ai giovani della
contrastare le cause e gli effetti del flagello AIDS. Zevola realizza Repubblica centroafricana, consisteva in
singolari immagini per una nuova ipotesi di comunicazione visiva una serie d’immagini accompagnate da
brevi scritte appositamente concepite da
dalla forte coscienza sociale42. Oltre ai disegni elaborati con tecno- medici e operatori sociali che lavoravano
logia digitale, il progetto di comunicazione era complesso e preve- sul campo con l’obiettivo di sensibilizzare
deva anche la realizzazione di stampe, locandine, adesivi, t-shirt e la popolazione.
43. Il progetto era completamente autofi-
quaderni, messi gratuitamente a disposizione della popolazione lo- nanziato ma diedero il loro sostegno FACE
cale e che, riproducendo le stesse immagini tematiche amplificava- AU SIDA, oltre all’Ambasciata Francese in
no la diffusione del messaggio43. Centroafrica, la Croce Rossa francese, Air
France Skyteam, l’Organizzazione Popula-
Sempre nel campo del visual design in una dimensione più ampia tion Service International, Total Centra-
che include anche la musica, si inscrive la ricerca di Fabio Barisani frique e il Complesso pediatrico di Bangui.
169
Fig. 9
Oreste Zevola, Immagini realizzate per la
campagna di prevenzione contro l’Aids
- 2006 Bangui - Repubblica
Centroafricana
ri
ito
.ed
da
ui
G
ri
Felix Policastro è altra figura poliedrica e sempre in bilico, che spazia
nel campo del design, interessato da subito ai sistemi di comunica-
zione visiva, coltivando esperienze in diverse discipline e azzardan-
ito
do, nei primi anni Ottanta, una propria espressione artistica, con il
solo uso di colori, e forme “fantastiche”. Sperimentando tecniche
innovative su materiali e supporti naturali in mostre ed eventi di
respiro nazionale ed internazionale quali la LIV Esposizione Interna-
.ed
zionale d’arte della Biennale di Venezia “indirizza la sua ricerca arti-
stica verso la funzionalità e mira alla definizione del “progetto divi-
no”46, nel tentativo di armonizzare intellettualmente uomo e natura.
Policastro lavora tra design della comunicazione e di prodotto: sce-
glie la strada dell’apparente semplicità per l’ideazione e la realizza-
da
zione del Logo della Fondazione Festa dei Gigli, in onore di San Pao-
lino: logo che racchiude in sé storia e tradizione, certezza ed
innovazione. Realizza pezzi unici in ceramica prodotti dal laborato-
rio Terre Blu di Caserta dedicati alla quotidianità, come il servizio da
ui
sione della grande antologica di Franco Mello al Plart nel 201747. risani per le tannte informazioni ricevute.
Anche Michele Iodice, artista e designer di cultura partenopea, la cui 46. Cfr. V. Sgarbi, a cura di, Lo stato
dell’arte, catalogo del padiglione Italia,
multiforme attività spazia dalla scenografia agli allestimenti musea- settembre 2011/gennaio 2012 della LIV
li e alle installazione site specific, propone oggetti che hanno già nel Biennale di Venezia.
loro DNA la necessità di trasformazioni e deformazioni per un mondo 47. G. Cassese, a cura di, Provocazioni e
corrispondenze…, cit, dove sono pubbli-
in continuo divenire48. È lui stesso a dichiarare: “Ho iniziato con la cate le foto dell’allestimento originale
scenografia, poi ha avuto luogo la mia prima mostra nel ’92 a cura della mostra a pp. 12, 13, 14, 21, 22, 26,
degli Incontri Internazionali d’Arte in una casa abbandonata dal ti- 35, 37, 41 e 46.
48. O. Scotto di Vettimo, Michele Iodice,
tolo “Star di Casa”. In questa mostra lo spazio, le sculture e i mobili in V. Trione, Atlante…, cit., p. 135; con
da me disegnati divennero un’unica opera. Ho sempre amato la casa bibliografia precedente; www. micheleio-
come luogo creativo, costruendo oggetti d’uso quotidiano, mobili, dice.it.
49. M. Iodice, Creare e ricreare, in G. Cass-
sedie, letti, lampade, vasche, con materiali e tecniche diverse”49 – Ed sese, a cura di, Il futuro del contempora-
ecco alcuni esempi della sua produzione ibrida tra arte e design: I neo …, cit. pp. 118-121.
171
ri
ito
Fig. 10 Molluschi, (fig. 12) sculture dalla forma organica, realizzati con tubi
Fabio Barisani, dittico composto da due
di alluminio corrugato, tagliati, manipolati, colorati, possono essere
frame dell’audiovisivo El Niño, 2010
dei contenitori oppure, lampade dalla luce scomposta. I Plumbum,
Fig. 11 una serie di oggetti in piombo nascenti da un semplice foglio dalle
Felix Policastro, Ipotesi di eruzioni
dimensioni 20, 25 cm, da trasformare in vaso, portacandela, svuo-
.ed
possibili, da Veicolazione di idee
fertilizzanti, 2005, lamina di rame ta-tasca, cornucopia etc. ed altre realizzazioni di dimensioni molto
modellata maggiori. Addirittura grazie alla duttilità della materia con cui sono
realizzati i Plumbum, il collezionista può intervenire creativamente e
funzionalmente alla trasformazione di essi. Una forma di opera rela-
zionale a cui si aggiunge l’interesse per il ready-made, e per i più
da
Fig. 12
Michele Iodice, Mollusco, alluminio
corrugato, foto Arash Radpour
G
172
mensione del restauro affinchè riviva in una nuova opera. Lavora sul
confine anche nell’ambito dell’exhibition design progettando inoltre
mostre presso i musei, come il Museo Isabella Gardner Stewart, il
Museo di Capodimonte, la Galleria Carracci il Museo Archeologico di
Napoli.
Il prototipo dell’artista contemporaneo eclettico, sperimentatore e
nomade che sonda tecniche e materiali diversissimi è sicuramente
Mimmo Paladino, esponente di spicco della Transavanguardia di
fama internazionale, che spesso per le sue opere ha lavorato in
equìpe anche con artigiani esperti ed ha operato anche nell’ambito
del design, producendo oggetti di grande seduzione, specchio della
ri
sua poetica. In realtà la sua stessa casa d’artista a Paduli (BN) po-
trebbe considerarsi un’opera di design. Anche la famosa Porta D’Eu-
ropa è un grande ibrido, un’opera simbolica tra arte, architettura e
ito
design per l’isola di Lampedusa ed oggi è un simbolo per non dimen-
ticare le stragi in mare che spesso non hanno né testimonianze né
voce. Ma è soprattutto un invito alla riflessione al di la delle perso-
nali credenze religiose o politiche. E molti di quei motivi tornano
.ed
anche per la monumentale porta d’ingresso da lui progettata per il
Museo Internazionale delle Ceramiche a Faenza, Museo che gli ha
dedicato una grande mostra sulla sua interessantissima produzione
ceramica50. La ceramica da sempre incentrata è un materiale che
Paladino ha sondato per arte e design, prima collaborando con alcu-
da
gner51. Per Memphis, casa storica che sonda dagli anni 80 i confini
tra arte e design, ha ideato mobili di altissima qualità formale come
il mobile Ficcanaso o il grande armadio Vanitas con porte serigrafa-
te. Ha collaborato, poi, con Cleto Munari52 per tutta una serie di
mobili, vasi, tappeti, gioielli pezzi a tiratura limitata e restano nella 50. Claudia Casali, a cura di, Paladino. Ce-
ramiche, cat. della mostra al MIC di Faen-
memoria alcune immagini iconiche come le credenze San Romano za, Gli Ori Pistoia 2012.
nelle due versioni o l’omonimo tavolo prodotto da Cleto Munari in 51. A Mendini e Studio Alchimia, Il mobile
nove esemplari con sette lance che trafiggono il piano in cristallo a infinito. Catalogo della mostra presso la
Facoltà di Architettura, Politecnico di Mi-
diventare supporti dell’opera. Il progetto si ispira al famoso quadro lano 18-25 settembre, 1981. Alchimia
quattrocentesco di Paolo Uccello nel quale soldati e cavalieri armati Editore, 1981 e A. Guerriero, Alchimia: il
di lance si affrontano in una battaglia furibonda (fig. 13); o il mobi- mobile infinito, cat. pubblicato in occasio-
ne della mostra a Milano, Milano 2002.
le bar Gold e ancora il grande tavolo in marmo bianco con i numeri 52. https://www.cletomunari.com/desi-
neri Number. Merita anche ricordare in questo contesto Minimalia, gner/mimmo-paladino/
173
ri
ito
.ed
da
Fig. 13 Anche Franco Mello nella sua collezione di gioielli dal titolo Sfioro ha
ui
ri
Fig. 14
Mimmo Paladino, tavolo Battaglia di San
Romano, cristallo extra chiaro, stampato
e temperato di spessore 15 mm. Sette
ito
gambe in metallo verniciato, fissate al
cristallo con bulloni, editato in nove
esemplari da Cleto Munari
ri
ito
Fig. 15 tra arti, artigianato e design e se nell’ambito dei Musei si può se-
Diego Cibelli, Sgabelli Progetto gnalare qualche apertura in tal senso del Madre, certo il Plart, ha da
Serenissima, porcellana di Capodimonte
2018 sempre privilegiato ed esaltato l’attività di creativi tra arti e design,
non solo attraverso l’esposizione permanente, ma anche con mostre
.ed
Fig. 16 dedicate ad autori di diverse generazioni. Tra gli spazi indipendenti
Diego Cibelli, vaso, porcellana di
Capodimonte, 2017 e le Gallerie certamente vanno citati Raucci e Santamaria e l’azione
di Giusi Laurino a Napoli con la sua Fabbrica delle Arti, nonché i
primissimi anni della Galleria di Dino Morra, e negli ultimi tempi si
deve sottolineare anche l’attività di Made in Cloister; mentre a Sa-
da
minazione tra arti e design non si può non concludere senza ricor-
dare che un’istituzione antica e complessa come L’Accademia di
Belle Arti di Napoli, dall’anno accademico 2007-2008 e grazie al
grande ampliamento dell’offerta formativa a seguito della Riforma
508/99 proprio sotto la direzione di chi scrive, forma ufficialmente
anche i designer del futuro con la sua Scuola di Progettazione arti-
stica per l’impresa articolata nei corsi di I e II livello (equipollenti
alla LM12) in Design della Comunicazione e Fashion Design.
Ci si augura che, in futuro, la città e il territorio sappiano trovare il
modo di promuovere e valorizzare le ricerche incentrate sulla con-
taminazione tra i linguaggi espressivi, che rappresenta la cifra di-
stintiva di questa cultura, tanto ricca e plurisecolare e porta in sé i
germi per ulteriori promettenti sviluppi.
Indice
5 Presentazione della Fondazione Plart
9 Prefazione
13 Napoli. Design Impermanente
Introduzione
ri
Ermanno Guida
33 1.2 Riccardo Dalisi, tra partecipazione animazione e scuola
ito
Francesca Castanò, Davide Vargas
65 1.3 Filippo Alison, educare alla bellezza
Paolo Giardiello
79 1.4 Renato De Fusco e il design nel Mezzogiorno: diagnosi
.ed
e ricette
Cettina Lenza
Salvatore Cozzolino
123 2.3 Napoli e “il silenzio della ragione”.
Dieci anni di resilienza e progettazione contemporanea
G
Chiara Scarpitti
139 2.4 Con flemma e argento vivo. L’opera di fondazione
disciplinare degli anni ’80 in Campania
Daniela Piscitelli
155 2.5 Innesti, sconfinamenti e dialoghi tra arti e design a
Napoli e in Campania
Giovanna Cassese
ri
4. Design e artigianato
ito
241 4.1 Ricerche per un design di mediazione
Vincenzo Cristallo, Alfonso Morone
253 4.2 La Real Fabbrica di Capodimonte e la Scuola della
Porcellana: storia di una rinascita guidata dal Design
.ed
Valter Luca De Bartolomeis
267 4.3 L’innovazione digitale nel design: i FabLab e i maker-
space
Carla Langella
287 4.4 Geografie produttive e beni culturali.
da
Il progetto OFFICIAMUSEUM
Claudio Gambardella
ui
5. La moda
307 5.1 Il sistema produttivo TAC plus campano
Roberto Liberti
G