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Skillpress
2018
Carta
Arcoprint EW Fedrigoni
Carattere tipografico
Forma DJR di David Jonathan Ross
0 Introduzione
10
2 Indagine
1933 14
1936 16
1940 18
1945 20 92
3 Conversazioni
1951 22 2.1 Lo studio grafico 60
1954 24 2.2 Definizione dei principi 62
1957 26 Tavole 1–2–3 64
1969 28 Tavole 4–5–6–7 66 116
4 Condivisione
1973 30 Tavole 8–9–10–11 68 3.1 Introduzione alla conversazioni 94
1981 32 Tavole 11–12–13–14 70 3.2 Schema dei contenuti 96
1983
1984
36
38
Tavole 16–17–18
Tavole 19–20
72
74
3.3.1
3.4.1
Salvatore Gregorietti
Michele Galluzzo
97
101 della ricerca
1988 40 Tavole 21–22–23–24 76 3.5.1 Filippo Donisi 102
2007 42 Tavole 25–26–27–28 78 3.5.2 Elio Carmi 104 126
5 Conclusioni
2009 46 Tavole 29–30–31–32 80 3.6.1 Fabio Franz / Brave New Alps 107
2011 48 Tavole 33–34–35–36 82 3.7.1 Alessandro Tartaglia / FF3300 109
2012 50 Tavole 37–38–39–40 84 3.7.2 Sara Maragotto / Studio Fludd 110
2015 52 Tavole 41–42–43 86 3.8.1 Marta Bernstein 111 128
6 Bibliografia
2016 54 Tavole 44–45–46 88 3.9.1 Belli Gallery 113
1.3 Conclusioni 56 2.3 Un quadro generale 90 3.1 0.1 Alice Zani 114
Sommario
Introduzione
Questa ricerca è nata da alcune necessità che ho sentito come una volta che questa ricerca è un tentativo e segue solo uno
studentessa alla fine di un ciclo di studi. Banalmente, volevo fare dei percorsi o delle modalità possibili. Probabilmente sono stati
qualcosa di utile e onesto. Dopo ricerche su temi lontanissimi escluse molte, troppe, realtà e discorsi che avrebbero potuto
e disparati, libri belli e illeggibili, ho sentito che avrei potuto provare essere presi in considerazione.
a fare qualcosa che fosse il più concreto possibile. Mi sono resa L’Italia è la delimitazione geografica che ho posto alla
conto che la cosa che mi interessava di più era poter finalmente tesi. La ragione è molto semplice: mi piacerebbe restare qui.
portare quello che ho studiato in questi anni alla realtà, e se Con questa frase non intendo esprimere un attaccamento
possibile farlo a modo mio. Subito dopo ho capito di non sapere morboso alla patria, ma semplicemente vorrei un giorno riuscire
come si fa. Un futuro vicinissimo mi vedrà inserita in un sistema a trattenere quello che ho imparato in questo Paese. Questo non
del lavoro di cui non so molto. Attraverso questa tesi vorrei, fra le vuol dire nemmeno non interessarsi a ciò che succede altrove,
altre cose, attenuare il passaggio fra il nido del mondo accademico sarebbe un errore molto banale date le influenze internazionali
e il cosiddetto mercato del lavoro. Poche le informazioni che vengono di cui si nutre il graphic design e dati gli esempi eccellenti che
date a uno studente, poco chiaro il panorama delle occupazioni l’estero ci propone, ai quali ritengo dovremmo ispirarci per
possibili. L’educazione su questo proviene da una sfera tutta costruire qualcosa di veramente nostro qui.
personale, dove le proprie esperienze e conoscenze hanno un Il mio interesse nel limitare l’area deriva da altre motivazioni.
ruolo formativo. Ho voluto dedicare questi mesi all’osservazione Trovo che quando si parla di grafica fatta in Italia ci si interessi
del campo, informandomi così su cosa succede fuori dalla scuola. molto del passato e pochissimo a quella contemporanea, su cui
Questa dunque la prima necessità: capire come funziona, capire invece andrebbero forse fatte delle considerazioni. Ero interessata
cosa posso fare e cosa posso essere. a capire cosa sta succedendo e che contesto culturale esiste.
Il primo passo nel costruire questa ricerca è stato nella All’interno dell’università raramente si guarda a riferimenti italiani
direzione di un'indagine pseudo-statistica e indirizzata verso di oggi e poco si sa su chi fa graphic design in Italia. Il che può essere
gli studi grafici italiani e attivi oggi. Questo è stato utile per cogliere un indizio di alcuni problemi di questo campo nel nostro Paese,
un quadro generale, ma ha messo presto in luce la necessità di un ma in ogni caso mi sembra paradossale essere poco informati sul
confronto diretto e approfondito. Così, ho stilato una lista di ostacoli contesto contemporaneo più vicino a noi. La ricerca vuole essere
che trovavo nella comprensione del campo, e accanto una serie un tentativo di mappare alcune realtà attive, aprire una discussione
di nomi che potevano aiutarmi. Parlare con persone che hanno sui problemi ed ascoltare le opinioni di alcuni sulle possibilità che
intrapreso cammini differenti, pur partendo da basi molto simili, offre il futuro in Italia per la grafica.
o in ogni caso con una formazione legata al graphic design è stato Un’ultima caratteristica che volevo possedesse questa
più che utile. Conoscendo il percorso degli altri, tutto diventa reale tesi è la condivisione. Ho cercato di immaginare questo studio non
e diventa più facile immaginare il proprio. È da queste conversazioni come fine a sé stesso, non qualcosa che cerca delle conclusioni,
che l’immagine ha cominciato a farsi allo stesso tempo più chiara ma piuttosto come un inizio. Vorrei che questa raccolta circolasse
e più complessa. I dubbi che avevo hanno cominciato a dissiparsi, fuori dai muri accademici e che i suoi contenuti si diffondessero
mentre si realizzavano possibilità e relazioni che non avevo mai tra i professionisti come tra gli studenti. Durante la preparazione
considerato. Non nascondo che questa ricerca si è costruita più di questa ricerca ho notato l’interesse di molti sull’argomento,
o meno nello stesso modo in cui si esplora una grotta buia con e se le aspettative sono state almeno in minima parte soddisfatte,
una torcia. L’illusione di poter fare qualcosa di realmente completo mi auguro che ciò sia possibile.
è ben presto svanita, solo mano a mano che la ricerca proseguiva
mi era più chiaro cosa stessi facendo e dove sarei dovuta andare.
Il voler cercare le classificazioni nette, le verità assolute, le definizioni
esatte, sono mie propensioni che ho perso durante il viaggio.
Il lavoro ed il presente sono i cardini di questa tesi. Per questo
non si parlerà mai di scuola e formazione, che tra l’altro considero
temi talmente complessi che meriterebbero un loro approfondimento
a parte. Il passato invece verrà affrontato attraverso la ricerca
storica, per capire come siamo arrivati fin qui, che cosa siamo oggi
e come eredità da considerare per il futuro. Ammetto che questo
studio non si può definire oggettivo e imparziale, è anzi sicuramente
vittima del mio punto di vista. Di questo mi scuso, ma con l’avanzare
del tempo ho capito che sarebbe stato impossibile farlo in un modo
diverso da come l’avrei fatto io. Oggettività e imparzialità sarebbero
state impossibili da raggiungere, per questo ho scelto di rendere
questa ricerca spudoratamente personale, pur essendo cosciente
dei limiti che questo può comportare.
Uno sforzo nel senso opposto c’è stato invece per l’indagine
sugli studi, nella quale, nonostante probabili problemi di metodo,
ho cercato di mantenere una posizione obiettiva. Sottolineo ancora
8 INTRODUZIONE
0
Le mostre
sulla grafica e la
definizione della
professione
10 LE MOSTRE SULLA GRAFICA
E LA DEFINIZIONE DI UNA PROFESSIONE
1
1.1 Introduzione alla rassegna
Nello studiare la pratica contemporanea di una professione, hanno avuto luogo in Italia a partire dal 1933 fino ad oggi. I materiali
come si propone di fare questa tesi, e soprattutto nel momento che si possono ricavare da questa ricerca possono risultare tutt’oggi
in cui da questa emergono delle questioni irrisolte, viene da chiedersi interessanti: il rapporto fra grafica e allestimento sicuramente non
come siamo arrivati fin qui. La domanda è particolarmente pertinente si è esaurito e risulta ancora attuale. Le mostre sono inoltre un
quando si parla di grafica, una disciplina che ancora oggi ha bisogno tipo di manifestazione ricorrente nel corso del Novecento senza
di essere spiegata e che possiede intrinsecamente la tendenza particolari interruzioni. Non si può tuttavia ignorare il commento
a mutare in funzione dei cambiamenti sociali e tecnologici. Il lavoro di Mario Piazza a proposito di questa possibile via di racconto:
del grafico come lo intendiamo oggi, nel senso di competenze e Le arti grafiche, e qui si intende soprattutto il progetto grafico,
raggio d’azione, è il frutto di una storia non troppo lontana e questa entrano “a singhiozzo” nei programmi delle esposizioni internazionali.
è probabilmente solo una delle sue fasi. E laddove sono presenti appaiono, soprattutto nelle edizioni più antiche,
Per cercarne l’origine in Italia ci si rifà tradizionalmente ad alcune segnatamente più prossime al mondo “industriale” della progettazione
nobili esperienze del passato che possedevano caratteristiche, grafica, quello delle tecnologie della stampa e della qualità (che è sempre
modi di fare e di pensare, che oggi si associano al graphic design. rappresentazione anche dell’artisticità) degli artefatti stampati. Cosicché
Si parla dunque di tradizione tipografica (da Manuzio a Bodoni), se volessimo ricostruire una possibile storia della grafica italiana,
del cartellonismo tra ‘800 e ‘900, delle parole in libertà di Marinetti. in primo luogo, indagando nelle esposizioni delle Triennali dagli anni
In Italia, come altrove, il design si è formato incamerando qualità trenta ad oggi, avremmo delineata una sequenza di eventi difficilmente
di discipline disparate: illustrazione, pubblicità, disegno industriale, riconducibili ad uno sviluppo o ad un dibattito. Ci apparirebbero mondi
arti grafiche, tipografia.1 Una volta assimilate le esperienze pratiche molto lontani, dove la grafica è: o solo sinonimo di artigianalità, impresa
e teoriche, la battaglia del grafico nel corso del Novecento è stata e capacità industriale, come negli anni trenta; o enfasi pubblicitaria
nel differenziarsi rispetto alle altre professioni. Non un disegnatore, tout court, come nelle inaspettate emersioni favorite dalle necessità
non un pittore, non un architetto, non un pubblicitario. L’operazione comunicative di una società in crescita. 4
di definizione dei confini è andata spesso per esclusione 2 tant’è che Qui non si tenterà di ripercorrere la storia “ufficiale” della grafica
il graphic designer è il risultato di tutto ciò che ha capito di non essere. in Italia, ma piuttosto una cronologia della sua autodeterminazione
Gli sforzi in questo senso difficilmente sono riusciti a contenere attraverso le esposizioni organizzate in questo paese. Risulterà
le varie direzioni che la disciplina del graphic design continua dunque altrettanto interessante osservare eventuali mancanze,
a prendere grazie alla sua naturale propensione a “scavalcare il limite da considerare comunque significative di un periodo culturale.
tra le discipline”.3 Il mio interesse in questa ricerca sta certamente
nell'analizzare parte di questo discorso, ma anche nel localizzare
il nostro stato nel contemporaneo, come segmento di una storia 1 Vinti, Carlo, Graphic designer, gente
che non è ancora finita. con dei problemi. Alcune riflessioni
sull’Italia, in Graphic Design Worlds/
In questo contesto, era necessario trovare un taglio preciso Words, a cura di G. Camuffo, M. Dalla Mura,
allo studio, affinché non si rischiasse di disperdere troppo le ricerche Mondadori Electa, Milano 2011, pag. 86.
allontanandosi dal tema. Utilizzare le mostre come filo cronologico 2 Vinti, Carlo, Graphic designer, gente
con dei problemi..., cit., pag. 86.
per parlare del processo attraverso cui il mestiere del grafico
3 Vinti, Carlo, Graphic designer, gente
è andato a distinguersi dalle altre professioni, può essere una buona con dei problemi..., cit., pag. 86.
opportunità. L’esposizione può essere vista come un momento 4 Piazza, Mario, Come comete: annunci
e messaggi nella grafica della Triennale,
di contatto fra il mondo interno specializzato e il grande pubblico
a cura di S. Annicchiarico e M. Piazza,
esterno, ossia la realizzazione di una condivisione di visioni Triennale di Milano, Milano 2004, pag. 12.
e possibilità fra un mondo molto spesso autoreferenziale e tutto
il resto del pubblico. Grazie alle mostre sul graphic design, si è avuta
l’occasione di presentare i progetti e dimostrare un ruolo possibile
a una società più ampia della solita élite di committenti. Un’esposizione
è anche il luogo in cui si possono constatare delle realtà, definire
dei momenti di passaggio e circoscrivere degli ambiti i cui confini sono
generalmente sfumati e poco chiari. Per questo motivo osservando
i contenuti e gli autori presentati all’interno delle esposizioni,
le tematiche affrontate o semplicemente le parole che vengono
usate per descrivere le cose, si coglie un’evoluzione del campo
che ha portato a quello che oggi consideriamo come design della
comunicazione.
Esistono molte similitudini fra progetto grafico ed allestimento,
che è infatti un campo in cui il graphic designer tradizionalmente
si esercita. Tuttavia questa breve ricerca non è concentrata
sul lavoro diretto dei progettisti in questo ambito, ma sulle mostre
con la grafica come tema principale. Si vogliono indagare i momenti
di presentazione della professione attraverso le esposizioni che
pagina
16
1936 I mostra nazionale del cartellone
e della grafica pubblicitaria
18
1940 VII Triennale, Mostra dell’Arte Grafica
20
1945
Mostra della Ricostruzione
22
1951 IX Triennale, Sezione “Arti grafiche e pubblicità”
24
1954 X Triennale, Mostra della pubblicità
e dell’estetica stradale
26
1957 XI Triennale, Mostra della Grafica
28
1969 Design ricerche plastiche
30
1973 XXXVI Biennale di Venezia
Grafica sperimentale per la stampa
42
44
2012
2015 Millennials
52 54
13
2016 Signs
—
14
1933
V Triennale
maggio — settembre
7–8
3–4–5–6
1933 V TRIENNALE 15
1936
I mostra nazionale del cartellone
e della grafica pubblicitaria
14 I mostra nazionale del cartellone e della grafica pubblicitaria a Roma, manifesto., 1936. ardengo.com
10–11–12–13 I mostra nazionale del cartellone e della grafica pubblicitaria a Roma. 1936. Guida Ricciardi.
16 LE MOSTRE SULLA GRAFICA
E LA DEFINIZIONE DI UNA PROFESSIONE
14 19 Pansera, Anty, Visual design. 50 anni Nell’edizione successiva della Triennale, quella del 1936, la grafica italiana non era presente.19
di produzione in italia, G. Illiprandi, Guido Modiano, insieme ad altri influenzati dal Padiglione tedesco della V Triennale
A. Marangoni, F. Origoni, A. Pansera,
Idealibri, Milano 1984, pag. 35.
(tra cui Boggeri, Bertieri, Rossi e Persico), avevano in realtà redatto un programma per la
20 Vinti, Carlo, Modiano e la “Mostra mostra del ’36. Si insisteva sulla centralità della comunicazione stampata nella vita di tutti
Grafica” alla VII Triennale, in Progetto i giorni e sull’importanza strategica della tipografia nella diffusione del gusto moderno.
Grafico 4/5, febbraio 2005, Aiap Edizioni,
Milano 2005, pag. 51.
La cosa non andò in porto, forse a causa della morte di Persico e delle dimissioni di
21 Archivio Triennale. Pagano.20 Durante questa edizione venne allestito, oltre a quello francese da Le Corbusier
Consultato il 25 giugno 2018. e quello della Finlandia da Alvar Aalto, un padiglione svizzero curato da Max Bill.21 Grazie
archivio.triennale.org
a questa occasione i designer italiani ebbero l’opportunità di incontrare l’International Style,
22 Hollis, Richard, Lo Stile Internazionale
e il graphic design italiano, in TDM 5: soprattutto nei manifesti che Bill, ex studente del Bauhaus, aveva realizzato con uno stile
Grafica italiana, a cura di G. Camuffo, rigoroso e maturo.22
M. Piazza, C. Vinti, Corraini Edizioni,
Fu a Roma, in un ambiente culturale molto diverso, che si svolse invece un’esposizione
Mantova 2012, pag. 34.
23 Guida Ricciardi, Edizioni Ricciardi, dal titolo I mostra nazionale del cartellone e della grafica pubblicitaria, incoraggiata
Milano 1936. dal Ministero fascista per la stampa e la propaganda. Nel Palazzo delle Esposizioni si realizzò
24 Giannini, Giovanna, Calella, Stefania, dunque una mostra, che doveva essere la prima di una serie che invece non si avviò mai,
Il manifesto pubblicitario nel ventennio,
consultato il 7 luglio 2018. con l’ambizione di riconoscere nelle manifestazioni della pubblicità un valore artistico.
win.storiain.net A tal proposito Marinetti affermò “Considero i pittori pubblicitari futuristi come autentici
artisti creatori”.23 L’area di interesse della mostra era ben circoscritta a quella produzione
che testimoniava la stretta relazione fra arte e industria, caratteristica che sarebbe stata
fondamentale per il design italiano nei decenni a venire. La mostra era organizzata in nove
sale, con opere di Dudovich, Cappiello, Nizzoli, Sironi e molti altri cartellonisti. A fianco, gli
stand delle industrie: Fiat, Lloyd Triestino, Branca, Rinascente, Motta. Le cronache dell’epoca
raccontavano con fervore quell’Italia dinamica:
Nelle sale dedicate al cartellone si può vedere come anche nel campo dell’arte pubblicitaria
l’Italia sia ormai all’avanguardia per il buon gusto e genialità di inventiva.24
In questo periodo e soprattutto in questo contesto, l’enfasi era tutta sul cartellone e alla
grafica era dato il ruolo di linguaggio pubblicitario principe, distinto dalla pittura e dall’arte
in genere. Questa visione risulta ad oggi limitata, ma verrà presto ampliata, riconoscendo
che la grafica può essere applicata ad una varietà di altri media.
18
aprile — giugno
Guido Modiano
1940
VII Triennale
18
20
significativi.
Quinta sezione: gli artisti grafici moderni più
15 Prima sezione: b) la grafica nella coerenza del gusto. Allestimento di Luigi Veronesi, della mostra dell'arte grafica. Foto Crimella. 1940. archivio.triennale.org
16 Terza sezione: la produzione esemplare del periodo 1933/1939, ordinamento di Guido Modiano, della mostra dell'arte grafica. Foto Crimella. 1940. archivio.triennale.org
17 Quinta sezione: gli artisti grafici moderni più significativi, della mostra dell'arte grafica. Foto Crimella. 1940. archivio.triennale.org
18 Settima sezione: l'editoria nel ventennio della vittoria, ordinamento di Raffaello Bertieri, della mostra dell'arte grafica. Foto Crimella. 1940. Quarta sezione: la propaganda di massa. archivio.triennale.org
19 Quarta sezione: la propaganda di massa, nella mostra dell'arte grafica. Foto Crimella. 1940. Quarta sezione: la propaganda di massa. archivio.triennale.org
20 Viale della pubblicità, sequenza di cartelloni pubblicitari di imprese, ditte e prodotti vari. Fa parte della sezione: elementi isolati nel parco Sempione. Foto Crimella. 1940. archivio.triennale.org
21 VII Triennale di Milano, manifesto. 1940.
21 25 Bassi, Alberto, La “Mostra Nel 1940 inaugura la VII Triennale, Mostra internazionale della produzione in serie,
internazionale della produzione in serie” diretta da Giuseppe Pagano, con l’intenzione di presentare al pubblico una serie
di Giuseppe Pagano (VII Triennale,
1940): contesto e preparazione della
di oggetti appartenenti a diverse aree progettuali ma tutti frutto di un processo industriale.
prima esposizione di design in italia, Questa edizione testimonia una relazione che andava maturandosi, quella fra progettisti
consultato il 25 giugno 2018. ed impresa che collaborano per affrontare necessità e potenzialità di nuovi mercati
aisdesign.org
26 Bassi, Alberto, La “Mostra
e sistemi tecnologici e produttivi.25 Un rapporto che caratterizzerà il design in Italia
internazionale della produzione..., cit. nei decenni a venire, del quale la comunicazione farà parte, come strumento di diffusione
27 Archivio Triennale. e affermazione in tutte le sue declinazioni di grafica, allestimento, pubblicità e costruzione
Consultato il 25 giugno 2018.
di identità.26 Questa edizione è ancora rappresentativa del fascismo in Italia, che privilegerà
archivio.triennale.org
28 Vinti, Carlo, Modiano e la “Mostra la presenza italiana e di progettisti vicini al regime, limitando la partecipazione straniera.27
Grafica” alla VII Triennale, in Progetto La Triennale infatti sarà chiusa a pochi giorni dall’entrata dell’Italia in guerra.
Grafico 4/5, febbraio 2005, Aiap
Una Mostra dell’Arte Grafica fu ordinata da Guido Modiano ed allestita da Leonardo Sinisgalli
edizioni, Milano 2005, pag. 50.
29 Pansera, Anty, Visual design. 50 anni e Giovanni Pintori, che già collaboravano con l’Ufficio Pubblicità Olivetti.28 Si offriva dunque
di produzione in italia, G. Illiprandi, uno spaccato della produzione degli ultimi Anni Trenta29 e voleva essere “il bilancio della
A. Marangoni, F. Origoni, A. Pansera, decennale polemica modernista”.30 Le motivazioni a questa dichiarazione si trovano nel
Idealibri, Milano 1984, pag. 35.
30 Mostra dell'Arte Grafica, in Guida contesto storico e culturale nel quale la mostra andava ad inserirsi. Gli anni precedenti
alla VII Triennale, a cura di A. Pica, al 1940 avevano visto in Italia il confronto tra i sostenitori di una nuova tipografia,
S.A.M.E., Milano 1940, pag. 185. che era arrivata in Italia grazie allo stesso Modiano, e chi invece era ancora ancorato ai
31 Vinti, Carlo, Modiano e la “Mostra
Grafica” alla VII Triennale..., cit., pag. 51.
criteri aulici del bel libro. Ora della Triennale la polemica si considerava conclusa e veniva
32 Vinti, Carlo, Modiano e la “Mostra presa per acquisita la vittoria modernista31: la mostra poteva così farne conoscere
Grafica” alla VII Triennale..., cit., pag. 50. al pubblico i risultati migliori. Vi erano sette sezioni con temi che spaziavano da produzione
33 Vinti, Carlo, Modiano e la “Mostra
Grafica” alla VII Triennale..., cit., pag. 53.
e tecnica, a propaganda, a esperienze recenti e moderne, a focus su settori specifici
34 Ottieri, Alessandra, I numeri, le parole. della progettazione. Erano presenti anche alcune personali, dedicate a Carboni, Nizzoli,
Sul furor mathematicus di Leonardo Munari, Veronesi e Muratore, tutti protagonisti di un’importantissima stagione futura.32
Sinisgalli, FrancoAngeli, Milano 2002,
Da registrare, la presenza di un “Viale della pubblicità” a Parco Sempione, dove vennero
pag. 18.
35 Catalogo VII Triennale 1940, Triennale esposti uno dietro l’altro cartelloni pubblicitari di ditte, imprese e prodotti. La varietà di
di Milano, Milano 1940, pag. 185. temi amplia il campo di azione della grafica e ne mostra le diverse sfaccettature, iniziando
36 Catalogo VII Triennale..., cit., pag. 186.
a definire i terreni di azione possibile e riconoscendone il valore in alcune particolari
37 Catalogo VII Triennale..., cit., pag. 187.
38 Catalogo VII Triennale..., cit., pag. 187. esperienze. “Mostrare i fondamenti e i fini della tipografia moderna” era l’obiettivo principale,
39 Catalogo VII Triennale..., cit., pag. 187. derivato dalla convinzione di Modiano che la tipografia fosse la matrice di tutte le altre arti
40 Catalogo VII Triennale..., cit., pagg. grafiche.33 Sinisgalli scriverà:
188–189.
41 Catalogo VII Triennale..., cit., pag. 189. Mostrare come su un qualunque foglio di carta, dalla pagina di un libro al manifesto,
42 Catalogo VII Triennale..., cit., pag. 186. da un opuscolo di propaganda al giornale, possa racchiudersi un intento d’arte, come tutti
questi lavori si risolvano per un succedersi di esitazioni, è lo scopo della VII Mostra. […]
Ogni pagina è un’immagine, ha scritto Paul Valéry: forse è l’emblema della poesia, ma più
modestamente l’aspirazione di chi lavora a rendere queste immagini un poco più evidenti,
a riporle sulla carta con la massima naturalezza e perciò il più grande rigore.34
Le sezioni tematiche si prefiggono l’obiettivo di
Avvicinare il pubblico agli aspetti intimi della grafica: alle sue tecniche, alle fonti di una tipografia
viva, agli artisti che hanno saputo tradurre in termini grafici il gusto moderno, e, infine a una nobile
pagina della tipografia ed editoria italiane: le edizioni a tiratura limitata.35
L’insieme della mostra del 1940 vuole provare a “raggiungere una documentazione
del ‘grafismo’, cioè di quell’atmosfera estetica che accomuna la tipografia viva alla tecnica
più aggiornata”.36 Questa definizione intende la disciplina non più solamente come esito
del mezzo della stampa, ma riconoscendole una sua importanza formale ed estetica. Riviste
come «Campo Grafico» avevano in passato già dimostrato consapevolezza della questione
estetica, si nota ad esempio nel sottotitolo che recitava "Rivista di estetica e tecnica grafica”.
Nella prima sezione si mostra l’importanza della carta e delle tecniche di stampa,
raffrontate ad altre contemporanee “manifestazioni dell’arte e della vita”37, per dimostrare
che vi è una coerenza di gusto che si esprime attraverso la grafica, che è anche “una delle
piùimportanti”38 espressioni dello spirito. La seconda, allestita da Munari, espone le tendenze
contemporanee, portando esempi di nuove tecniche ed applicazioni, oltre alle fonti della sua
origine: surrealismo, astrattismo, futurismo.39 Terza e quarta sezione sono dedicate
alla propaganda, la prima nel senso politico del termine, espone la produzione stampata
del periodo 33–39. La seconda invece nell’accezione di pubblicità, con manifesti murali
e annunci pubblicitari, tra cui lavori dello Studio Boggeri.40 Nella quinta sezione si riuniscono
alcune mostre personali di quelli che vengono definiti “tecnici o artisti grafici”41 italiani, tra
cui si annoverano: Persico, Bertieri, Munari, Muratore, Nizzoli, Modiano. La penultima sezione
è dedicata alla rivista, luogo in cui “la tipografia nuova ha avuto possibilità di affermazioni
essenziali”42. La settima e ultima sezione è infine raccolta la produzione editoriale,
sia “normale” che “eccezionale”, ovvero libri d’arte, edizioni private o di tiratura limitata.
1940 VII TRIENNALE 19
22–23–24
1945
Mostra della Liberazione
Mostra della Ricostruzione
25–26–27
Arengario, Milano
22–23–24–25–36–27 Mostra della Ricostruzione. Fotografie dall'Archivio Albe e Lica Steiner, 1945. novecento.org
28 Mostra della Ricostruzione, 1945, manifesto. artribune.com
Pannelli espositivi progettati da Albe Steiner.
22
1951
maggio — ottobre
IX Triennale
29 Veduta dell'atrio, allestimento a cura degli architetti Luciano Baldessarri e Marcello Grisotti. In primo piano sul pavimento, tarsia in vipla di Attilio Rossi.
Soffitto con strisce luminose di Lucio Fontana. 1951. Farabola. archivio.triennale.org
30–31–32–33 Sezione Arti grafiche e pubblicità, allestimento dell'architetto Erberto Carboni e del dott. Dino Villani. 1951. Aragozzini. archivio.triennale.org
34 Nona Triennale di Milano, manifesto, 1951.
34 47 Catalogo Nona Triennale di Milano, Tornando alle Triennali, la IX del 1951 presenterà una sezione intitolata Arti grafiche
1951, pag. 86. e pubblicità allestita da Erberto Carboni e Dino Villani nel Palazzo dell’Arte. L’attenzione
48 Catalogo Nona Triennale di Milano,
1951, pag. 86.
si sposta dalla produzione stampata di vario genere alla grafica pubblicitaria e il suo
49 Catalogo Nona Triennale di Milano, potere di formare il gusto del pubblico. A questa disciplina dicono vada il merito di portare
1951, pag. 87–88. al pubblico gli elementi grafici e figurativi più d’avanguardia, perché sempre costretta
50 Catalogo Nona Triennale di Milano,
1951, pag. 89.
a stupire per attrarre l’occhio del consumatore. In conclusione, tramite il mezzo pubblicitario
alle grandi masse arrivano contenuti che altrimenti sarebbero restati nelle gallerie
e nelle pubblicazioni di nicchia.47 Questa visione della pubblicità che “educa” il pubblico
è tipica di questa epoca e della visione italiana della pubblicità fatta dai grafici, che più
avanti verrà messa in dubbio dalle agenzie internazionali. La pubblicità viene vista come
il mezzo fondamentale per diffondere, idee, concetti, servizi e prodotti. Avendo assunto
un’enorme importanza nella vita di tutti i giorni, ha il potere di indirizzare lo sviluppo estetico
ed intellettuale della società. Tutto ciò viene dichiarato candidamente, in una visione che
sembra non tener conto delle implicazioni negative possibili.
L’esposizione affianca esempi provenienti anche da altri paesi (Francia, Inghilterra,
Stati Uniti, Svizzera…) ad altre forme di espressione grafica di ognuno, a dimostrazione
che la pubblicità risponde al gusto e al carattere particolare di ogni paese.48 Alle pareti
della mostra erano esposti pannelli pubblicitari realizzati da, tra gli altri: Bill, Cassandre,
Boggeri, Depero, Vignelli-Waibl, Testa, Steiner, Grignani, Huber. Erano inoltre presenti
copertine di riviste («Graphis», «Pirelli», «Domus») e sovraccoperte di Bompiani, Einaudi,
Mondadori ed altre case editrici. Parte della mostra era anche una documentazione
fotografica di costruzioni pubblicitarie e allestimenti per diverse fiere ed esposizioni,
fra cui quelle di aziende come Olivetti, Montecatini e RAI.49
Da annotare che sul catalogo di questa edizione, alla pagina dedicata alla Mostra
dell’architettura spontanea50, si legge accanto al nome di Albe Steiner, non “Pittore”
o “Architetto” come è solito vedere, ma il titolo di “Grafico”.
1951 IX TRIENNALE 23
35–36–37
1954
X Triennale
Mostra della pubblicità
e dell’estetica stradale
28 agosto — 15 novembre
Palazzo dell’Arte, Milano
—
Remo Muratore, Dionigi Bassani, Cesare Chiodi,
Renzo Gerla, Germano Lombardi, Ignazio Weiss,
Fredi Drugman, Aldo Rossi, Albe Steiner
38
35–37 Mostra della pubblicità e dell'estetica stradale. Progetto degli architetti Claudio Conte Fredi Drugman, Leonardo Fiori, Giorgio Grando, Remo
Muratore e Albe Steiner, nel parco Sempione per la X Triennale. 1954. Publifoto. archivio.triennale.org
1954 X TRIENNALE 25
—
26
1957
XI Triennale
27 luglio — 4 novembre
Palazzo dell’Arte, Milano
41–42–43
1957 XI TRIENNALE 27
—
28
1969
Luce interna.
Curva forzata.
Accumulazione di forme complesse.
45–46 Immagini di repertorio relative all'inaugurazione della mostra Design ricerche plastiche presso la Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, Milano. 1969.
Tratte da Galluzzo, Michele, La dialettica tra grafica e disegno industriale in Italia: il gruppo Exhibition design, p. 186.
47–48–49 Fotografie di Luciano Ferri. Tratte da Galluzzo, Michele, La dialettica tra grafica e... cit., p. 216, 212, 220.
50 Design ricerche plastiche, manifesto, Franco Grignani. Tratto da Galluzzo, Michele, La dialettica tra grafica e...cit, p. 208
50 63 Galluzzo, Michele, La dialettica Confalonieri, Grignani, Munari, Tovaglia e Coppola, intorno al 1967, maturano l’idea
tra grafica e disegno industriale in Italia: del gruppo Exhibition Design, di cui quest’ultimo fu poi coordinatore. Lo scopo dichiarato
il gruppo Exhibition design, ISIA Urbino,
Diploma accademico di II livello,
era progettare mostre su temi di “ricerche plastiche sul lavoro del design”63. Il contesto
A.A. 2011–2012, p. 172. era quello delle agitazioni legate ai movimenti del ‘68, delle discussioni sul design come
64 Galluzzo, Michele, La dialettica mezzo del capitalismo, del sempre più aperto divario fra pubblicità e progettazione grafica,
tra grafica e disegno..., cit., p. 179.
65 Galluzzo, Michele, La dialettica
della dialettica fra grafica e disegno industriale. Il collettivo Exhibition Design vuole essere
tra grafica e disegno..., cit., p. 180. un laboratorio di ricerca, che indaghi i problemi del contemporaneo e contribuisca con
66 Galluzzo, Michele, La dialettica proposte per un nuovo panorama.
tra grafica e disegno..., cit., p. 178.
Le associazioni del design dell’epoca (ADI, ADCM, AGI, AIAP) vedevano una assidua
67 Galluzzo, Michele, La dialettica
tra grafica e disegno..., cit., p. 184. partecipazione dei membri del collettivo, prima e durante l’epoca della formazione.
Questo portò alla conoscenza e condivisione di alcuni temi con altri designer, come
la critica alla società dei consumi, al marketing, alla pubblicità, all’appiattimento della
qualità. I problemi vennero però affrontati con un continuo lavoro sulla qualità del progetto
e lasciando aperto il dialogo con le aziende. Questo approccio fu in sintesi la missione
del gruppo Exhibition Design: reagire al panorama contemporaneo attraverso la ricerca
e dunque la divulgazione, proponendo delle possibilità.64 Il fine educativo nei confronti
del pubblico e della committenza è fondamentale per non rimanere autoreferenziali, iniziando
un dialogo che provi i benefici che la sperimentazione del designer può portare al cliente.
La prima di queste occasioni di contatto fu quella dell’autunno ‘69. Le esibizioni,
come si capisce dal nome, erano il mezzo prediletto per divulgare i lavori del gruppo.
Design ricerche plastiche, una mostra per allontanarsi dalla visione artistica ed ancorarsi
ad una metodologia rigorosa.65 Una nota introduttiva alla prima a mostra a Milano nel 1969
afferma le figure del gruppo come “designers”, proclamando così una visione del progettista
che esula dalla sua materia originaria. La grafica è dunque una delle manifestazioni di un
campo unitario, quello del design, dove è possibile operare con metodologie progettuali
che intrecciano i vari ambiti. Sono gli anni questi in cui in Italia la grafica lavora a stretto
contatto con il design industriale. Questo non viene letto come un rapporto di dipendenza,
non una grafica “serva” del prodotto industriale, ma parte integrante e attiva del design.
Anche il grafico è un designer.66
In mostra era possibile vedere ventidue opere, tutte firmate collettivamente,
risultate dalle sperimentazioni del gruppo Exhibition Design sulla materia del laminato
plastico. Le opere non sono grafica bidimensionale, per questo testimoniano come quello
che tradizionalmente viene definito “grafico” può ampliare il suo raggio d’azione e applicare
le stesse metodologie in tipologie differenti di progetti. La presentazione delle opere evita
lo stile celebrativo delle fiere e degli showroom, anzi, come venne scritto su «Linea Grafica»:
Una volta tanto il designer non si mette al di sopra del suo lavoro, o comunque non pone questo
nella sfera dell’irraggiungibile della creazione.67
1973
XXXVI Biennale di Venezia
Grafica sperimentale per la stampa
14 — 28 gennaio
Padova, Scuola di San Rocco
—
Erberto Carboni, Leo Lionni, Albe Steiner
53
1981
XVI Triennale
Secondo ciclo della sezione
“La sistemazione del design”
Studio Boggeri
63 Marchio di un calzaturificio usato come insegna di un negozio, di Remo Muratore nel 1938 dello Studio Boggeri, nella sezione La sistemazione del design,
55–56–57–58–59–60–61–62 Studio Boggeri, mostra nella sezione La sistemazione del design, durante il secondo ciclo della XVI Triennale.
63
1981 XVI TRIENNALE 33
—
34
1981
11 giugno — 19 luglio
Società Umanitaria, Milano
Il progetto grafico
69
70
66
68
65 Titolazioni e audiovisivi, TG3. Tratto da ll progetto grafico. Venti interventi nel nostro quotidiano – immagini, Società Umanitaria, Milano 1981.
66 Caratteri da stampa, Linea. Tratto da ll progetto grafico, cit.
67 Pubblicità, Il Coin. Tratto da ll progetto grafico, cit.
68–70 Immagine coordinata, IVECO. Tratto da ll progetto grafico, cit.
69 Comunicazione sociale/culturale/politica, Partito Repubblicano Italiano. Manifesto per un Convegno 1979. Tratto da ll progetto grafico, cit.
71 ll progetto grafico, manifesto, 1981, Società Umanitaria.
71 79 Livolsi, Marino in Il progetto grafico. Dall’11 giugno al 19 luglio del 1981 a Milano in via Daverio 7 si svolse la mostra dal nome
Venti interventi nel nostro quotidiano – Il progetto grafico. Venti itinerari nel nostro quotidiano organizzata dalla Società Umanitaria.
testi, Società Umanitaria, Milano 1981.
80 Livolsi, Marino in Il progetto grafico.
L’isitituzione usciva da un momento di crisi economica e gestionale, dovuta a un’incapacità
Venti interventi...cit. di ridefinire la propria identità in vista dei mutamenti storici e sociali della vita culturale
81 Livolsi, Marino in Il progetto grafico. milanese79. Tradizionalmente, il ruolo della Società Umanitaria fu fondamentale nell’ambito
Venti interventi...cit.
82 Origoni, Franco, Produzione e progetto,
della formazione, grazie alla fondazione dell’Università delle Arti Decorative a Monza
in Il progetto grafico. Venti interventi...cit. (che portò poi alla Mostra internazionale, antenata della Triennale) e della Scuola del Libro.
83 Origoni, Franco, Produzione e progetto, L’interesse dell’Umanitaria per la grafica fu sempre attivo, soprattutto attorno ai temi
in Il progetto grafico. Venti interventi...cit.
del lavoro e della professione, al rapporto fra industria e mondo dell’arte, al contributo
84 Origoni, Franco, Produzione e progetto,
in Il progetto grafico. Venti interventi...cit. della grafica alla cultura popolare.80 Il presidente dell’Umanitaria dell’epoca descrive così
85 Origoni, Franco, Produzione e progetto, l’esposizione:
in Il progetto grafico. Venti interventi...cit.
L’impostazione “didattica” della mostra il voler parlare ad un largo pubblico per spiegare
86 Pansera, Anty, Dalla creatività alla
progettazione, in Il progetto grafico. quanto “sta dietro” – come ideazione, come lavoro professionale – a quel mondo complesso
Venti interventi...cit. che si definisce “grafica”, dice subito la nostra intenzione di “fare comunicazione” nella linea sopra
accennata, insieme “divulgazione” nel senso più alto del termine e proposta culturale in un campo
che sta diventando sempre più importante e significativo della realtà socio-culturale di una società
industriale avanzata (per quanto atipica, come sappiamo) come la mostra.81
Il comitato scientifico per la mostra era composto da Illiprandi, Marangoni, Origoni,
Pansera e Sambonet, l’esecutivo da Origoni e Pansera. La rassegna era concentrata
sì sul progetto grafico, ma soprattutto sul processo metodologico dietro al prodotto. Venti
oggetti appartenenti al panorama quotidiano sono quindi sviscerati dai loro venti autori,
che ne svelano i retroscena, a dimostrazione della professionalità che richiede la grafica.
Con questa mostra l’Umanitaria volle portare un suo contributo alla storicizzazione
e diffusione della grafica del dopoguerra. Il titolo della mostra, Il progetto grafico, è di per
sé programmatico. Definendosi in tal modo, l’esibizione vuole individuare e sottolineare una
distinzione fra il genere di progetti presentati e altre forme di comunicazione visiva. Siamo
negli anni ’80, “tutto è ridotto a merce, il marketing non è più sussidio ma impero, la banalità
e la riscoperta, per non dire la copia e l’imitazione dilagano”82 ma nonostante ciò ancora si
possono riconoscere contributi che si basano sulle componenti fondamentali dell’immagine
e della parola. La progettazione grafica viene quindi qui definita come quell’area che
comunica, anche alla massa, senza vendere fumo, come fa la pubblicità. È innanzitutto
il contenuto che fa la differenza: esso deve essere reale.83
I venti interventi sono suddivisi in categorie, che costituiscono un riconoscimento
del confine e del percorso della professione: comunicazione (culturale/sociale/politica),
segnaletica, immagine coordinata, pubblicità, imballaggio, caratteri di stampa, editoria,
allestimenti, titolazioni ed audiovisivi. La scelta di progetti a larga diffusione è utile ad
aprire il mondo del progetto grafico a un pubblico più vasto, ovvero quello che
il cittadino compra, usa, consuma, getta e attraverso i quali passa la volontà del committente,
la creatività del progettista grafico e la buona qualità della realizzazione.84
La mostra voleva essere un’attività divulgativa sulla comunicazione di massa e di buon
livello, senza chiudersi in ambiti troppo specifici ma mettendo dei punti fissi allo sterminato
mondo della comunicazione visiva.85 È la questione della professionalità che non si sente
ancora risolta e di cui si vuole attuare un riconoscimento. Ed è forse per la natura stessa di
questa organizzazione, che tanto ha fatto per la formazione del designer, che il punto diviene
ancora più sensibile e cruciale. Nel catalogo, Anty Pansera sintetizza così la questione:
La “civiltà dell’immagine” è un portato degli anni Cinquanta, anche se ancor più recente
è la “professionalizzazione” dell’operatore che la costruisce. La grafica stenta infatti ad inserirsi
nella disciplina del design proprio per la sua “contaminazione” esplicita con le arti figurative
e per l’improvvisazione” dell’idea che continua – anche se sempre in forma più contenuta –
a caratterizzare il fare di alcuni operatori. L’esistenza di studi o – di designers – che in parallelo
si occupano di graphic, di visual, di industrial, di product e di environmental design è però,
da qualche anno, un sintomo manifesto che le cose stanno cambiando. Ci si muove così da
una precisa ed approfondita analisi della situazione da comunicare – azienda, rassegna, ecc. –
e se ne individua il “carattere” precipuo, traducendolo poi in una simbologia grafica non casuale
e soprattutto non legata alla personalità dell’operatore visivo che non deve più – e in passato
è largamente successo – prevaricare con la “sua” poetica la personalità del committente.
Alla vecchia figura del grafico da cavalletto, o dell’artista/progettista si va sostituendo
finalmente la figura dell’operatore della comunicazione visiva che, con flessibilità creativa
“rispetta” le esigenze cui si trova a dover far fronte, dandovi una risposta non più “artigianale”
ma “professionale”. Il “mestiere” del grafico diventa “professione”.86
1983
Visual design 1933/1983
27 ottobre — 30 novembre
Galleria del Sagrato, Milano
—
Giancarlo Illiprandi, Alberto Marangoni,
Franco Origoni, Anty Pansera
77 Visual Design 1933/1983, manifesto, 1983 Tratto da ICSID Design Milano, Vol. IV 1983, pag. 22.
72–73–74–75–76 Foto tratte da ICSID Design Milano, Vol. IV, 1983 pagg. 23–24–25.
Allestimento della mostra Visual Design 1933/1983.
L'itinerario era articolato in cinque periodi:
1933–40, 1940–45, 1945–58, 1958–68, 1968–83.
1984
Prima Biennale della Grafica
14 luglio — 15 settembre
Cattolica
—
Giovanni Anceschi
1988
XVII Triennale
Sezione Grafica “Le città del mondo
e il futuro delle metropoli”
21 settembre — 18 dicembre
Palazzo dell’Arte, Milano
—
Milton Glaser
1988 XVII TRIENNALE 41
—
42
Andrea Branzi
2007
20 gennaio — 25 aprile
Triennale Design Museum, Milano
96–97–98–99–100–101 The New Italian Design presso Triennale Design Museum, Milano 2007. Foto di Fabrizio Marchesi.
Archivio fotografico La Triennale di Milano.
102 The New Italian Design, manfiesto, 2007.
102 107 De Albertis, Claudio, The New Italian The New Italian Design apre alla Triennale nel 2007, constatando la diffusione esponenziale
Design, in The New Italian Design, del design all’interno della cultura mondiale. La profusione della parola non per forza
Triennale Design Museum, Milano 2013,
pag. 9.
coincide con quella della cultura, ma è un dato di fatto che il concetto di design è ormai nella
108 Annicchiarico, Silvana, For a New Map mente di tutti, in maniera più o meno vicina alla realtà. Il design è ormai applicato a tantissimi
of Italian Design, in The New Italian ambiti, che spaziano dalla cucina, agli alberghi, alle esperienze. L’esposizione vuole creare
Design..., cit., pag. 12.
109 Annicchiarico, Silvana, For a New Map
nel susseguirsi delle sue edizioni una panoramica sui giovani designer italiani, illustrandone
of Italian Design, in The New Italian le caratteristiche.107 La mappatura vuole rendere conto dei cambiamenti avvenuti nel corso
Design..., cit., pag. 13. degli anni recenti, che rendono questa disciplina sempre più complessa e che sempre
110 Annicchiarico, Silvana, Introduzione,
più abbraccia attività di diverso genere.108 Le dinamiche interne al mondo del design sono
in Spaghetti Grafica 2. Contemporary
Italian Graphic Design, a cura del cambiate rispetto al passato, che era dominato da figure di grandi maestri. Si registrano
Ministero della Grafica, Triennale Design i fenomeni dell’autoproduzione, la sperimentazione, la ricerca, la produzione di processi
Museum, Electa, Milano 2009, pag. 15.
piuttosto che prodotti, in un ambiente in cui è il lavoro collettivo ad essere preponderante.109
111 Piazza, Mario, Backpack Graphic
Design, in The New Italian Design..., Fra i 132 designer presentati, tra product e food design, fanno capolino alcuni grafici,
cit., pag. 29. che rappresentano per altro il sottoinsieme più numeroso110, dopo i designer del prodotto.
112 Piazza, Mario, Backpack Graphic La mappatura della nuova generazione sarebbe continuata in futuro. Fra i grafici selezionati
Design, in The New Italian Design...,
cit., pag. 29. nel 2007 si trovano: Stefano Asili, Thomas Berloffa, Cristina Chiappini, Manuel Dall’Olio,
Leonardo Di Renzo, jekyll & hyde, Leftloft, LL design, LS graphic design, Bruno Morello,
Aldo Presta, Fabrizio Schiavi, Leonardo Sonnoli, Studio FM, Studio Paolo Bazzani,
Studio Temp, Tankboys, Stefano Tonti, Marco Tortoioli Ricci, Francesco Valtolina, Zetalab.
Nella nuova produzione grafica italiana si riconosce, ovviamente, l’influenza dell’era
digitale. Nuovi strumenti, un accesso più ampio alla disciplina, nuovi segni e linguaggi, tutti
eventi che hanno marcato uno stacco con la tradizione.111 Questa situazione fa anche
da stimolo per sradicare alcuni principi fino allora fondamentali ed aprire nuovi orizzonti.
Ogni aspetto canonico del progetto (tipografia, trattamento delle immagini, uso dei media,
eccetera) è messo alla prova ribaltandone tutte le regole, in modo libero e anarchico, in una
visione internazionale che nega l’esistenza di un carattere italiano.112 Le radici si trovano
in un’educazione che viene raramente da maestri-autori, mentre si trae ispirazione da
sperimentazioni come «Octavo», «Eye», «Emigre», «Fuse» e «Ray Gun». Nella “nuova grafica”
il funzionalismo ha lasciato il posto all’espressione, il maestro al collettivo, e il grande cliente
alla nicchia.
Attraversamenti
Festival diffuso della grafica
13 — 30 settembre
Trevi, Spoleto, Foligno, Montefalco, Narni, Città di Castello
—
Ministero della Grafica
104–105–106 cargocollective.com/alessandropaoletti
107 Attraversamenti, manifesto, 2007.
103 Programma Attraversamenti.
44 LE MOSTRE SULLA GRAFICA
E LA DEFINIZIONE DI UNA PROFESSIONE
107 113 Attraversamenti, festival diffuso della Il 2007 vide anche l’organizzazione a Trevi, in provincia di Perugia, di Attraversamenti.
grafica. Questo evento pensato per avere cadenza biennale, era un “festival diffuso”, ovvero le cui
Programma delle mostre e degli eventi.
magazine.unibo.it
iniziative erano distribuite sul territorio attorno a Trevi. Quella dedicata alla grafica era
la seconda edizione dopo quella sull’architettura. A cura del Ministero della Grafica e nata
da un’idea di Matteo Schubert, era un’esposizione collettiva di associazioni, singoli e studi
impegnati nell’area del progetto di graphic design. Storie di Grafica il titolo della mostra
principale, che presentava 150 progetti da 80 studi selezionati con un bando nazionale,
appartenenti a diverse generazioni, di tipologie differenti, con clienti di tutte le dimensioni.
Le altre mostre minori si occupavano di raccontare esperienze particolari (come Utilità
manifesta o Scalacolore), essere una raccolta di produzioni grafiche legate a un tema
(Good 50x70, Give peace another chance), celebrare successi (ADCI Awards 2016),
dare voce ai designer mostrando i lavori rifiutati (Creatives are bad) o ascoltando le loro
opinioni sul futuro (Design future).
Una panoramica molto vasta, che comprendeva anche una ripresentazione
della mostra The New Italian Design che si era svolta alla Triennale nello stesso anno,
valorizzando la sezione dedicata alla grafica. Il Festival voleva promuovere un’atmosfera
di scambio e convivialità, per questo vennero organizzate una serie di iniziative:
presentazioni, workshop, concerti, mercatini.
Nel programma si può leggere un Manifesto, scritto dal Ministero della Grafica,
che guida lo spirito del Festival. La promozione del progetto grafico come valore per
le imprese, la volontà di dare impulso al dibattito sulla comunicazione, allargare il mercato
su cui può agire la grafica italiana. Ancora una volta si sostiene l’importanza dell’immagine
(e dunque della grafica) in quanto presenza costante nella vita delle persone, che è in grado
di influire sui rapporti interni della società e sul successo di prodotti, imprese e nazioni.
La grafica contemporanea viene definita “open source, multietnica e meticcia”113,
aggettivi che raccontano molto del mondo che abita.
2007 ATTRAVERSAMENTI 45
2009–10
108–109–110 111–112–113
Spaghetti Grafica 2
Contemporary Italian Graphic Design
26 novembre — 10 gennaio
Triennale Design Museum, Milano
—
Ministero della Grafica
108 picssr.com/photos/ministerodellagrafica
113 flickr.com/photos/ministerodellagrafica
114 Spaghetti Grafica 2, manfiesto, 2009.
110–111–112 happycentro.it
109 mollydesign.com
46 LE MOSTRE SULLA GRAFICA
E LA DEFINIZIONE DI UNA PROFESSIONE
114 114 Spaghetti Grafica 2. Contemporary Spaghetti Grafica 2 fu organizzata da Il Ministero della Grafica a cavallo tra il 2009
Italian Graphic Design, a cura del e il 2010. Il Ministero si presentava come un promotore culturale pensato per fornire
Ministero della Grafica, Triennale Design
Museum, Electa, Milano 2009, pag. 361.
“strumenti e occasioni di riflessione, confronto, partecipazione e divertimento tra
115 Spaghetti Grafica 2. Contemporary i designer e la società”.114 Dichiarando che il progettista grafico è il vero interprete della
Italian Graphic Design..., cit., pag. 361. società e dei suoi cambiamenti, il Ministero si occupava di diffondere un’idea di lavoro
116 Spaghetti Grafica 2. Contemporary
Italian Graphic Design..., cit., pag. 11.
consapevole ed etico, un trasparente rapporto fra designer e committenti pubblici
117 Annicchiarico, Silvana, Introduzione, e la costruzione di una comunità della grafica.115 Spaghetti Grafica si presenta come una
in Spaghetti Grafica 2. Contemporary panoramica selezionata sugli studi italiani, per comprendere e diffondere questa realtà
Italian Graphic Design..., cit., pag. 15.
professionale. Alcune riflessioni, da parte degli autori, scaturiscono da questa indagine.116
La classificazione avviene per dimensione fisica dello studio, a dimostrazione
che la qualità non è legata a quello, ma nemmeno alla grandezza del committente. Si nota
la tendenza a trattenersi in progetti per il grande mercato e le grandi imprese, e per gli enti
pubblici. Altra caratteristica è l’avvicendarsi dell’organizzazione in gruppi ibridi di persone,
piuttosto che l’esaltazione di un autore di spicco, come invece è tipico della tradizione
italiana. Venne osservata inoltre una presenza crescente di donne graphic designer,
pochissime nei decenni passati. Il carattere italiano della grafica va via via dissolvendosi,
facendo rientrare le sue caratteristiche in uno stile e modo di fare internazionale, le cui
ragioni si ritrovano nella globalizzazione e nell’avvento di internet. Si preferisce parlare
di “grafica in Italia” piuttosto che “grafica italiana”, che come l’economia, ancora trova il suo
fulcro nel nord, in particolare a Milano. Nuovi orizzonti si aprono in altre zone geografiche,
soprattutto attorno alle scuole di graphic design (Urbino, Venezia, Torino). In generale,
nel contesto di questa mostra, il graphic design viene visto come dotato di una sua
autonomia espressiva ma allo stesso tempo fortemente legato al resto degli oggetti
del mondo. L’ubiquità della grafica e la sua relazione con le altre forme di espressione
sono percepite ancora come un forte ostacolo nel racconto della disciplina.117
2009–10 SPAGHETTI GRAFICA 47
2011
115
26 gennaio — 27 marzo
Triennale Design Museum, Milano
—
Giorgio Camuffo
14 aprile — 24 febbraio
Triennale Design Museum, Milano
—
Giorgio Camuffo, Mario Piazza, Carlo Vinti
Sezione Periodici.
127 fubiz.net
Sezione Pubblicità.
Millennials
La nuova scena della grafica italiana
4 — 8 novembre
Fabbrica Del Vapore, Milano
—
Cinzia Ferrara, Monica Nannini, Carla Palladino
130–131–132–133–134–135–136–137 aiap.it
138 Millennials, manifesto, 2015.
Millennials, Fabrica del Vapore, Milano
2015 MILLENNIALS 53
2016
139–140–141 142–143–144
Signs
Grafica italiana contemporanea
9 novembre — 10 dicembre
Base, Milano
—
Francesco Dondina
140–141–142–143–144 artribune.it
145 Signs, manifesto, 2016.
139 dondina.it
54 LE MOSTRE SULLA GRAFICA
E LA DEFINIZIONE DI UNA PROFESSIONE
145 Signs. Grafica italiana contemporanea è la mostra organizzata nel 2016 da Francesco
Dondina presso BASE a Milano. Il titolo è già esplicativo, una mostra sulla grafica prodotta
in Italia fino al 2016, e “Signs”, parola inglese con diverse accezioni: segno, traccia, gesto,
cartello, ma anche firma, sigla. La rassegna portava in esposizione il lavoro, su diverse
aree disciplinari, di 24 fra designer e studi italiani appartenenti a diverse generazioni.
Ad ognuno era dedicato uno spazio, nella forma di un tavolo, sul quale presentare
dal prototipo del progetto alla sua realizzazione finale. Il curatore lasciò una certa libertà
ai designer nel decidere come sistemare i propri lavori sul tavolo, cosa che ha portato
a differenze espositive da uno all’altro. Alcuni ad esempio hanno scelto di valorizzare
un solo progetto particolare, altri invece di mostrarne una serie. I professionisti selezionati
da Dondina costruiscono così uno spaccato del mondo della grafica in Italia, un tentativo
per spiegare e mostrare al grande pubblico cosa fa il designer della comunicazione.
La volontà è anche quella di affermare quanto la grafica sia un linguaggio che fa parte
della vita di tutti i giorni, e di come attraverso il lavoro del designer sia possibile arricchirlo
di un livello di valore superiore rispetto a quello semplicemente comunicativo.
A Giancarlo Illiprandi, scomparso in quell’anno, era dedicata la mostra e una piccola
personale al suo interno. Correlate alla mostra erano anche tre conferenze, a tema didattica
e formazione, committenza e progetto, ricerca e sperimentazione.
2016 SIGNS 55
1.3 Conclusioni
Giunti alla fine di questa rassegna, è possibile finalmente provare rassegna erano pezzi realizzati magistralmente per qualità Le mostre di grafica si sono mosse fra il provare a raccontarsi a un
a trarre delle conclusioni. Osservando le mostre nel loro complesso, di stampa e materiali: la mostra di grafica era un’esaltazione delle pubblico generale e l’essere un riferimento per altri designer. Uscire
emergono alcuni fenomeni, che spesso vanno a confermare alcune officine tipografiche più che del progetto grafico. Con il tempo il dal circuito autoreferenziale risulta molto difficile e probabilmente
delle tendenze osservabili nella storia del graphic design in Italia. designer grafico ha via via differenziato le sue competenze da quelle è stato più quest’ultimo scopo a riuscire. La Triennale, ad esempio,
Effetto collaterale di questa rassegna, è anche la visibile evoluzione dello stampatore, aiutato dal fatto che le tecnologie hanno reso i due è uno spazio dedicato al design, le mostre organizzate al suo interno
dello stile e della tipologia dei materiali fotografici che restano per mondi sempre più separati, ma anche grazie alla diffusione della si rivolgeranno a un pubblico a cui questo tipo di proposta è già
documentare le mostre di cui si è parlato. Le immagini di archivio in cultura sulla grafica. familiare. Programmaticamente dedicata a tutto il pubblico e con
bianco e nero, cedono il posto prima alle pellicole a colore degli anni Si può inoltre notare come nelle mostre del 1940 e del un’impostazione didattica era la mostra Il progetto grafico. Venti
‘80 e in seguito a quelle digitali. Si nota inoltre come nelle foto delle 1957 fossero presenti due sezioni denominate rispettivamente itinerari nel nostro quotidiano, dove le scelte curatoriali erano
mostre più vecchie non ci fosse presenza umana, aspetto che invece “La formazione del gusto moderno nella grafica” e “Grafica cadute su artefatti che appartenessero a un panorama riconoscibile
è spesso sottolineato e valorizzato nella documentazione recente. d’avanguardia”, dedicate dunque ad esibire esperienze nel campo dal visitatore, che poteva così cogliere quello sforzo che altrimenti
Un primo punto da analizzare è la questione del rapporto del visivo che hanno contribuito a definire il gusto del progettista, è difficile percepire.
con la pubblicità. Si osserva come all’interno delle mostre che vanno così a spiegare al pubblico l’origine di quello che gli Milano è la città assoluta protagonista di questa rassegna,
della prima metà del Novecento fosse assolutamente presente è mostrato. Sezioni di questo tipo non sono più presenti nelle mostre sono rarissime le eccezioni. Quella di Roma del 1936, significativa
e le venisse dedicato molto spazio. La pubblicità veniva considerata seguenti, che si concentreranno invece nella produzione presente della presenza fascista in Italia, quella di Padova, che si giustifica
una delle manifestazioni principali di questo tipo di linguaggio e passata e strettamente grafica, senza portare ulteriori riferimenti. con la sua correlazione alla Biennale di Venezia, quella di Cattolica,
e dunque compresa tra le aree d’azione della grafica. Presentata L’inserimento di approfondimenti del genere accanto alle mostre di che era dedicata alla grafica di pubblica utilità, e infine il festival
nella Triennale del ‘33 più come propaganda, ruolo importantissimo grafica può anche significare che venisse percepito un legame o una di Trevi del 2006. Questa tendenza non è che un riflesso della realtà
all’interno del regime fascista, nel ‘36 addirittura un’intera mostra dipendenza rispetto alle altre discipline del visivo. Questo sentimento lavorativa: una Milano che dispone di risorse culturali ed economiche
è dedicata alla “grafica pubblicitaria”, riconosciuta come linguaggio si dissolve con il tempo grazie a una definizione più consapevole che nutrono l’ambito del graphic design.
distinto da pittura e disegno. Nel 1940 viene inserita nella Triennale dell’area del graphic design e della professione, che ha meno bisogno Concludiamo con alcune riflessioni sulle mostre più recenti,
con la definizione “propaganda di massa”, fino ad arrivare al 1951 di spiegarsi in relazione alle altre, ma possiede delle caratteristiche per tentare di capire la direzione che si è presa negli ultimi dieci anni
in cui la pubblicità è il tema principale. Le viene addirittura attribuito e una ricerca proprie. nel comunicare l’immagine del lavoro del graphic designer. Si nota
un ruolo educativo nei confronti del gusto del pubblico, qualcosa L’osservazione delle categorie all’interno delle quali si inserisce subito che le recentissime Millennials e Signs sono state allestite in
che occupa una posizione di rilievo sia all’interno della società la produzione del graphic designer sono forse l’aspetto che dice contesti piuttosto informali: si tratta di spazi non prettamente museali
che nella “gerarchia” della produzione visiva. Con la mostra del 1954 di più sulla formazione della professione e la sua cristallizzazione. e normalmente aperti ad iniziative di tipo molto diverso. In ogni caso,
questa considerazione positiva scema, mentre si comincia a pensare Le mostre di grafica che sono state analizzate qui sono molto da Spaghetti Grafica 2 in poi, le mostre sul graphic design non
che la pubblicità abusi dello spazio della città e realizzi inquinamento spesso organizzate attorno a uno o più temi esplorati grazie al lavoro si sono spostate da Milano. Si incoraggia anche una certa interazione
visivo. Ha un tono di denuncia anche la Triennale del ‘57, ma questa di diversi autori. Se nelle prime fasi di questa storia la presentazione con i materiali in mostra, un avvicinamento dello spazio tra designer
volta oltre che la pubblicità persuasiva si critica l’ubiquità della dei lavori ruotava attorno a poche e vaste categorie (stampa, e pubblico, aspetto che difficilmente si trova nelle esposizioni del
produzione grafica in generale. Lo spazio dedicato alla pubblicità pubblicità/propaganda), in seguito si scomporranno nel dettaglio. passato. L’organizzazione e la struttura delle mostre, come già detto,
in questa occasione è notevolmente ridotto ed è presente solo Già nel 1940 si trovano sezioni dedicate alla rivista e al libro. Nel 1951 sono soprattutto autoriali. Millennials selezionava i progettisti con
nel ristretto caso degli annunci pubblicitari in bianco e nero, si aggiunge la categoria degli allestimenti, ambito di grande successo un criterio generazionale e ne presentava la produzione, Graphic
ai quali è riconosciuto uno sforzo particolare nel trovare soluzioni per i designer italiani di quegli anni. Nel 1957 si strutturano sezioni Design Worlds e Signs tra singoli e autori dedicavano ad ognuno
visive attraenti nonostante i limiti del caso. Da questo momento ancora più particolareggiate, che sono ancora oggi familiari: marchio, uno spazio autonomo dagli altri. TDM5 si è occupata invece
la pubblicità comincia a sparire, con qualche eccezione. Nel 1981 annunci pubblicitari, quotidiani, libri, grafica d’avanguardia. La mostra di raccogliere la produzione in aree che con convinzione definiscono
la mostra Il progetto grafico era complessivamente dedicata alla della Società Umanitaria del 1981 è forse quella che in maniera più cosa ha fatto e può fare il designer italiano. Poster, pubblicazioni,
comunicazione con larga diffusione, dunque la pubblicità poteva definitiva ha circoscritto gli ambiti di azione del grafico in una serie packaging le applicazioni più presenti. Gli oggetti presentati sono
essere un tema centrale, mentre è appare con un unico esempio. di sezioni che sono rimaste invariate addirittura fino alla mostra soprattutto commerciali e frutto di una committenza: ambiti come
Nel 2012 la ritroviamo alla Triennale, ma come rassegna degli esempi TDM5: Grafica Italiana del 2012. Comunicazione culturale/politica/ la ricerca o la sperimentazione non sono granché indagati. In generale
dei maestri degli anni ‘50 e ‘60. Questo fenomeno non stupisce, sociale, segnaletica, identità, pubblicità, packaging, caratteri, editoria, la produzione italiana sembra agire con modalità e in ambiti piuttosto
è in linea con l’allontanamento del graphic designer dal mondo della audiovisivo, allestimenti. TDM5 rappresenta in realtà un’eccezione tradizionali. Graphic Design Worlds ha portato in Italia riferimenti
pubblicità. Da “mother of graphic design”, definizione che questo alle mostre degli ultimi anni, che tendono ad essere organizzate importantissimi nel panorama del graphic design internazionale,
percorso non fa che confermare, diventa appannaggio di un altro prevalentemente attorno a una serie di autori. Si nota come le e volutamente l’ha separato dagli esempi autoctoni, realizzando così
settore. Di conseguenza sparisce anche all’interno delle varie sezioni definite nelle mostre della prima fase di questa storia siano se non una vera gerarchia, di certo una separazione fra il livello degli
rassegne che fanno il punto sullo stato della grafica in Italia: è un a carattere disciplinare; si parla cioè di categorie di artefatti (libri, stranieri rispetto a quello dell’Italia.
campo non più di competenza del graphic designer e che produce riviste, caratteri, manifesti) e non di aree tematiche affrontate magari
risultati nei quali è difficile trovare un valore per lui interessante. con media differenti. Le mostre degli anni 2000 invece si strutturano
Un altro tema che trovava posto in queste esposizioni, e che tendenzialmente attorno a degli autori che si presentano attraverso
poi va scomparendo, è quello strettamente legato alla stampa, dunque i loro lavori, o che affrontano una tematica definita dal curatore.
alle industrie tipografiche di qualità. Anche questo è comprensibile: Questo si potrebbe attribuire forse a un’assimilazione delle categorie
sia produzione che progettazione grafica erano legate al mondo nei quali è naturale operare per il graphic designer e un bisogno
della tecnica, con la conseguenza che era faticoso distinguere i diversi invece di far conoscere chi c’è dietro a questo mestiere.
contributi. “Arti grafiche” è in effetti una denominazione ancorata Una caratteristica fondamentale delle esposizioni
al mondo dell’artigianato, che verrà portata avanti per diverse edizioni è quella di essere un formato di condivisione della conoscenza,
della Triennale. Gli oggetti presentati nelle prime mostre di questa atto a mostrare dei mondi all’esterno dell’area naturale in cui vivono.
Lo studio professionale, nel momento in cui ho iniziato questa ricerca, di materiali e strumenti, tra cui ingombranti tavoli di disegno che e dal suo Studio, ha avuto il potere di realizzare una serie 1 Shaughnessy, Adrian, The graphic
mi appariva come la forma di organizzazione fondamentale all’interno rendevano i designer delle piccole isole indipendenti.5 I computer di consuetudini (alcuni linguaggi, il concetto di “studio”, di “problem design studio: real estate, psychology
and creativity, in Studio Culture,
del panorama del graphic design contemporaneo. Una ricerca resero invece realizzabile l’idea che uno studio possa essere solving”) che sono state prese per assodate e si sono dunque a cura di T. Brook e A. Shaughnessy,
sulla situazione italiana attuale mi sembrava dovesse partire con formato solo da un tavolo a cui sedere fianco a fianco. Questo aspetto consolidate nell’approccio alla disciplina,11 a cui si guarderà ancora Unit Editions, London 2009, pag. 13
un’indagine a tappeto su quello che era dunque lo zoccolo portante influisce parecchio sulle relazioni fra le persone, dunque sulla vita nei decenni successivi.12 Dopo l’esperienza di Boggeri cominciano 2 Shaughnessy, Adrian, The graphic design
studio: real estate, psychology and
di questa professione. Gli studi, ai miei occhi, sono l’espressione del gruppo e sullo studio. Lo spazio fisico dello studio è oggigiorno a sorgere molti altri studi, affiancati dalle ingombranti agenzie creativity, in Studio Culture, cit., pag. 13.
ideale della grafica come professione e lavoro. Lo studio si definisce addirittura messo in discussione: è possibile lavorare senza aver pubblicitarie,13 che saranno un elemento fondamentale per 3 Shaughnessy, Adrian, The graphic design
in un gruppo con identità e principi suoi, che decide di progettare bisogno di un ambiente comune. I mezzi di comunicazione, Internet ridefinire la posizione dello studio grafico. studio: real estate, psychology and
creativity, in Studio Culture, cit., pag. 12.
insieme, basando la responsabilità di ciò che viene prodotto in primis, permettono di collaborare via etere. Questa modalità riesce Qualche decennio più in là un altro studio, molto diverso,
4 Shaughnessy, Adrian, The graphic design
sulle persone che lo compongono. Non nascondo che un certo grado ad andare incontro ad esigenze personali e scelte di vita dei lavoratori. alzò l’asticella: Unimark. Certo italiano d’origine e non in toto, studio: real estate, psychology and
di fascinazione naïf verso questo tipo di realtà ha probabilmente Nuovi format e modelli di studio si svilupperanno in conseguenza il successo fu soprattutto in Nord America e lo spirito era fortemente creativity, in Studio Culture, cit., pag. 15.
5 Shaughnessy, Adrian, The graphic design
influito sulla mia scelta, “fondare uno studio” è il sogno di molti. ai cambiamenti tecnologici e culturali della società. Ad oggi, internazionale. L’ultima sede a chiudere fu però quella di Milano,
studio: real estate, psychology and
Lo studio rappresenta inoltre un obiettivo per chi cerca lavoro, non la dematerializzazione dello spazio di lavoro è una realtà, ma realizza nel 2000. La società nacque dalla mente di Massimo Vignelli, che creativity, in Studio Culture, cit., pag. 16.
c’è bisogno dell’ambizione di avere il proprio per sperare di farne parte. ancora problematiche logistiche che non rendono facile questo tipo ebbe l’astuzia di avvalersi della collaborazione di Ralph Eckerstrom, 6 Experimental Jetset in Studio Culture,
Una delle ispirazioni per questa ricerca è proprio capire cosa succede di scelta. Uno studio grafico ha il potenziale di non essere il classico che possedeva una visione che andava oltre al mondo del design. cit., pag. 89.
7 Experimental Jetset in Studio Culture,
dopo la scuola: l’osservazione degli studi mi sembrava un buon luogo di lavoro, ma diventare un microrganismo con una sua delicata Questi personaggi rappresentano anche le due anime di Unimark cit., pag. 90.
punto da cui partire. Se l’ambiente e la realtà dello studio suscitano atmosfera nel quale è stimolante vivere. Lo studio può far crescere International: la sensibilità europea per il design e il fiuto americano 8 Origoni, Franco, Lo studio Boggeri:
una buona dose di curiosità fra designer e aspiranti tali, dal punto una sua cultura, che ha il potere di diventare una sorta di piccolo per affari e marketing. Nel 1965 il nucleo originario di fondatori era la grafica come spettacolo in Catalogo
generale XVI Triennale di Milano, Alinari,
di vista teorico invece, lo studio del designer è un ambiente che ha movimento, ovvero un modo di vivere e di guardare le cose del mondo.6 formato da sei designer (Vignelli, Eckerstrom, Noorda, Klein, Fogleman, Firenze 1982, pag. 132.
destato poca attenzione. La visita allo studio è sempre un’occasione Experimental Jetset si riconosce addirittura nel modello della band, Gutches) con background e capacità molto diverse, ma tutti di grande 9 Anceschi, Giovanni, Archetipi della
interessante, perché è affascinante vedere l’organizzazione degli un’unità socio-economica con una forte identità, che condivide alcune esperienza.14 La visione a larga scala fu una scelta ben precisa. seduzione grafica, in Studio Boggeri
1933 1981 a cura di Bruno Monguzzi,
spazi nei quali si esercita questo mestiere. Il mix di ambiente, persone, responsabilità ed opera in scala individuale.7 D’altronde, il gruppo Le grandi compagnie, ovvero i clienti più interessanti, non si fidavano Electa, Milano 1981, pag. 9.
produzione, lo rende qualcosa che va oltre al lavoro. Ma la letteratura e le persone sono l’elemento imprescindibile dello studio. Può essere dei piccoli studi di design. Bisognava invece proporsi al loro stesso 10 Anceschi, Giovanni, Archetipi della
che si è occupata di studiarne caratteristiche e implicazioni che ha gestito in modi disparati, essere composto da tre come da trenta livello per essere presi sul serio.15 Le sedi, a Chicago, Milano, New York, seduzione grafica, in Studio Boggeri
1933 1981 a cura di Bruno Monguzzi,
avuto nella pratica del graphic design è scarsa. La storia del design persone, operare in un’area come in un’altra, ma lo studio è sempre Detroit: in alcune delle città più moderne del mondo e nei palazzi più
Electa, Milano 1981, pag. 9.
è scritta attraverso i percorsi di grandi singoli autori, nonostante un’organizzazione collettiva con obiettivi comuni. Questo significa che belli e prestigiosi. L’identità Unimark partiva proprio dall’architettura 11 Anceschi, Giovanni, Archetipi della
l’immagine dell’individuo che lavora in un’isolata solitudine sia irreale il concetto di studio va oltre lo spazio fisico: è fondato sulle relazioni dei loro spazi e si proiettava attraverso i muri bianchi, i tappeti grigi seduzione grafica, in Studio Boggeri
1933 1981 a cura di Bruno Monguzzi,
romanticismo.1 Solo chi si occupa di progetti con un alto grado di fra le persone che ne fanno parte e su una loro condivisa identità. industriali, le vetrate,16 fino ad arrivare ovviamente
Electa, Milano 1981, pag. 11.
specializzazione, per esempio un type designer, può forse avvicinarsi Senza voler tracciare una storia esaustiva e scorrendo gli al linguaggio grafico uniformato della produzione. L’immagine dello 12 Pansera, Anty, La storia di un percorso,
a questo tipo di prassi. Per il resto, molti grandi designer hanno avuto ultimi decenni di storia italiana, due casi particolari saltano all’occhio. studio doveva essere universale, un’unica orchestra composta da in Visual design. 50 anni di produzione
assistenti e aiutanti che nel complesso formavano qualcosa di simile Lo studio grafico ha infatti in Italia una precisa e nota origine. grandi solisti. Le persone erano il grande valore di Unimark, un luogo, in italia, G. Illiprandi, A. Marangoni,
F. Origoni, A. Pansera, Idealibri,
a uno studio.2 Alcuni famosi studi del passato sono stati però in Il 1933 è anche in questo caso l’anno fondamentale e il protagonista una scuola, dove i designer affilavano i loro strumenti e li usavano per Milano 1984, pag. 17.
grado di costituire un mito, alternativo rispetto a quello dell’autore. è Antonio Boggeri. Dopo otto anni di lavoro presso la tipografia migliorare il mondo.17 Dietro a Unimark vi era una forte componente 13 Origoni, Franco, Lo studio Boggeri:
Pentagram, Unimark, GGK e Total Design sono esempi di nomi Alfieri & Lacroix, Boggeri conosce e approfondisce tutte le tecniche culturale, legata all’idea del movimento moderno, che un certo tipo la grafica come spettacolo in Catalogo
generale XVI Triennale di Milano, Alinari,
che sono finiti a rappresentare qualcosa di più che una semplice di riproduzione e stampa (tra cui la fotografia), esperienza che sarà di design (funzionale, ordinato, chiaro) potesse migliorare la vita delle Firenze 1982, pag. 135.
organizzazione fra associati. Uno spazio fisico, un gruppo di persone, fondamentale nella sua attività futura. Boggeri è interessato alle persone. Riuscirono a lavorare e trasmettere questa linguaggio 14 Conradi, Jan, Unimark International:
il lavoro che viene prodotto: questi i tre elementi da bilanciare attorno esperienze e ai dibattiti internazionali, sicché conosce la tipografia in tutto il mondo grazie a clienti di grosso calibro. Unimark era uno The Design of Business and
the Business of Design, Lars Müller
ai quali si gioca il successo di uno studio.3 Non esiste un modello moderna e l’arte d’avanguardia. Per questo motivo cercherà i suoi studio interessato al design, non alla pubblicità. Un design fatto per Publishers, Baden 2010, pag. 44.
unico di riferimento, osservando le storie di diversi gruppi emergono collaboratori fuori dai confini italiani, dove invece l’educazione durare, che offriva soluzioni visive chiare ed efficaci; tutto il contrario 15 Conradi, Jan, Unimark International,
anche le loro differenze. È sull’equilibrio o il disequilibrio fra queste si limita a preparare buoni stampatori. Boggeri si ispira al parigino della pubblicità, che cerca la sorpresa e la costante novità. Questa cit., pag. 43.
16 Vignelli, Massimo, Forward, in
caratteristiche che si decide il modo di portare avanti lo studio. Studio Lorelle, studio fotografico, per definire anche la sua attività distinzione fu difficile da far digerire ai businessman americani, ma
Unimark International, cit., pag. viii.
Considerando ad esempio l’aspetto dello spazio, il luogo professionale con questo nome, anche la B rossa fra due punti con il tempo riuscì ad introdurli a quei concetti di design coordination 17 Vignelli, Massimo, Forward, in
in cui si lavora può rispondere ad esigenze di diverso tipo. Otl Aicher neri arriva da Parigi, da Deberny e Peignot.8 Per Boggeri, uno Studio che divennero la base della corporate identity.18 Dal canto suo Unimark International, cit., pag. viii.
18 Conradi, Jan, Unimark International,
voleva uno studio nel quale fosse possibile rimanere in contatto visivo non fornisce solo progetti, ma prodotti finiti, seguendo l’iter della Unimark prese sempre in considerazione il marketing, imperante
cit., pag. 16.
costante con gli altri membri del gruppo: un’esigenza funzionale realizzazione dal bozzetto alla stampa, alla quale verrà sempre nell’approccio americano. Il ricordo di Vignelli è che Unimark fosse 19 Vignelli, Massimo, Forward, in
che porta ad avere uno studio composto da un’unica stanza. Vignelli prestata una particolare attenzione qualitativa. Non solo, le possibilità “la Mecca, il luogo dove bravi e giovani designer da tutto il mondo Unimark International, cit., pag. viii.
lavorava invece in un grande ambiente monastico, dove ogni cosa date dei sistemi di stampa diventano con Boggeri addirittura avrebbero voluto lavorare”.19 20 Anceschi, Giovanni, Il campo della
grafica italiana: storia e problemi,
era stata progettata da lui, un luogo quindi che lo rappresentava un linguaggio, quei “stereotipi grafici”9 tipici della grafica industriale Questi dello Studio Boggeri e di Unimark sono due tra i casi in «Rassegna 6 (il campo della grafica
appieno di fronte ai visitatori.4 La sistemazione degli ambienti, la italiana devono probabilmente molto allo Studio Boggeri. Lo Studio più rilevanti tra gli studi grafici del passato in Italia. Raccontano di un italiana)», 1981, pag. 8.
decorazione e l’arredamento dello studio possono essere dunque ingloba tantissimi degli esponenti maggiori del graphic design contesto in cui il concetto di studio, come la professione del grafico, 21 Conradi, Jan, Unimark International,
cit., pag. 48.
elementi dello spazio fisico su cui giocare per realizzare la propria di quegli anni e collabora con committenti importanti e diversificati, erano alle prime armi. Spiegare di che cosa ci si occupa, conquistare
visione, diventando così l’espressione di un programma. tra cui il regime fascista.10 La diversità delle proposte sarà la cifra la fiducia del cliente, presentarsi al suo livello, problematiche che
Un aspetto interessante da considerare è l’arrivo del computer, inconfondibile dello Studio, che attorno alla regia (oggi diremmo sono state affrontate da loro per primi e che forse, in minor grado,
che come sappiamo ha stravolto tanto il mondo della grafica quanto art direction) di Boggeri assumerà uno “stile” che ha fatto la storia si riscontrano ancora oggi. Le pratiche del contemporaneo non
la vita del designer, ma che ha influito anche sulla forma dello studio. della professione, tanto per la sua produzione grafica che per la sono che la somma di una serie di consuetudini del passato, che
In passato era necessario molto spazio per gestire una gran quantità strutturazione del lavoro. Il tipo di realtà messa in atto da Boggeri oggi paiono scontate, che hanno tracciato un cammino.
60 INDAGINE
Sala riunioni di Unimark International Milano nel palazzo settecentesco in via Santa Maria Max Huber, Pannello per Mostre, 1940.
Fulcorina a Milano. Da sinistra: Augusto Zanoni, Giovanni Galli, il manager amministratore
Mario Boeri, Gianni Maggioli, Bob Noorda, Luigi Losi, la segretaria Rosanna Ottieri, Cristiano “La formula dello Studio Boggeri è [...] un servizio che si orienta alla produzione stessa degli artefatti propagandistico-
Sironi e Salvatore Gregorietti, 1966. Foto di Aldo Ballo. comunicativi. Espressione della consapevolezza di questo orientamento è un documento di autopromozione dello
Studio, il quale presenta uno schema grafico a voluta che allude ai processi di interazione che coinvolgono i diversi
“Volevamo diventare una grande società di design, che avrebbe potuto trattare alla pari con prodotti progettuali. E la lista è davvero istruttiva: vetrine, cartelli, cataloghi, pieghevoli, marchi di fabbrica, carte da lettera,
le grandi aziende. Alle multinazionali non piaceva lavorare con piccoli studi di progettazione e anche manifesti e annunci per riviste. Non un solo termine astratto ma esclusivamente nomi di oggetti, di artefatti.
e noi non volevamo essere uno di questi. Volevamo essere una multinazionale del design.” 21 Il baricentro è decisamente spostato su un versante ce noi definiremmo oggi di visual design.” 20
61
2.2 Definizione dei principi
Addentrandosi a studiare la composizione del campo del graphic client service…) che realizzano una divisione di ruoli ben definita dalle
design contemporaneo è presto risultato che lo studio, soprattutto competenze specifiche di ognuno. Come conseguenza, possiamo
dal punto di vista fisico, non è più strettamente centrale. Il mondo dire che il team design è solo uno degli ingranaggi della macchina.
del lavoro è costellato, da una parte, di figure dinamiche che È organizzato nello stesso modo di uno studio grafico, ma al contrario
collaborano con diverse realtà, dall’altra di esempi in cui anche dello studio non si esaurisce lì ed è strettamente dipendente dagli
la collaborazione dichiarata fra designer avviene senza condivisione altri team. Questo, chiaramente, fa del design una parte del pacchetto
di uno spazio fisico. Questa caratteristica è un punto piuttosto tipico offerto al cliente. Il che vuol dire che la grafica è vista come un mezzo
dell’epoca contemporanea che, senza scendere in merito dei pro utilizzato per raggiungere degli scopi che non si accontentano
e contro di questa pratica, di sicuro possiede i mezzi tecnologici di risultati soddisfacenti nel territorio della qualità formale. Chi si
affinché sia possibile. occupa di graphic design in uno studio tende spesso a interpretare
Nell’elencare gli studi a cui mandare il questionario si è rivelata le questioni poste dal cliente attraverso il suo modo di vedere le
la difficoltà nel comprendere se alcune attività erano studi grafici cose, che deriva dai suoi interessi, la sua cultura, la sua formazione.
o più agenzie di branding, e in tal caso era insidioso capire se Inevitabilmente i progetti saranno sottoposti alle inclinazioni
mi interessava anche questo ambito. Da questa prima osservazione delle persone che ne fanno parte, assumendo così un valore
ho capito inoltre che faticavo a comprendere la vera differenza che potremmo definire “autoriale”. Anche chi sostiene di lavorare
fra i due e che, in particolare, non mi era chiara la natura dell’agenzia. esclusivamente in virtù delle necessità del committente, se non
Esistono inoltre una serie di realtà che operano in un territorio ibrido compie certe analisi che ne provino una certa obiettività, vi interferirà
fra i due, che rendono ancora più complesso fare delle distinzioni. sempre con un certo grado di soggettività. Questa caratteristica dello
Ho dovuto dunque cercare una serie di principi che mi aiutassero studio può essere vista come un pregio o come un limite, a seconda
a distinguere le aree, che sono stati soprattutto una scusa per delle visioni.
approfondire l’argomento. In questo contesto si parlerà di “agenzia”, L’agenzia si differenzia perché si propone a completo servizio
con questo termine si intende comprendere agenzie di branding del cliente e si impone di tralasciare decisioni arbitrarie. Il processo
e consultancy. Si parla quindi di “studio” nell’accezione classica di design deriva da studi di mercato precisi e metodologici. Analisi,
di studio grafico e di comunicazione, e di “agenzia” per tutto il resto. strategia e marketing sono la base per poi produrre una forma
La differenza fra studio e agenzia è assodata nel linguaggio e il suo sistema, che trasmettano e rappresentino i valori della marca.
dei graphic designer, ma nello stilare le caratteristiche discriminanti La fase di disegno arriva dopo alcune decisioni e osservazioni
dei due gruppi ci si rende conto che non sono cristalline e sono preliminari basate su dati estratti dal mondo reale dal team degli
complesse da definire. La mia ricerca nasce come votata all’area analisti, non è il punto di partenza del ragionamento. Il graphic design
del graphic design e degli studi grafici. I contatti tra i due mondi è una componente, un linguaggio per forza necessario, all’interno
però sono tanti, basti pensare a tutti i grafici che fanno consulenza, di un piano molto più vasto che considera aspetti che vanno oltre
collaborano o iniziano a lavorare con le agenzie dopo esperienze quelli visuali. Con questo, non si vuole negare che anche uno studio
lontane da questo mondo. In generale, l’agenzia non è più un grafico si occupi di considerazioni strategiche legate al mondo
ambiente snobbato da chi ha un’alta formazione in design. È risultato commerciale. Ma gli obiettivi del cliente dell’agenzia sono fortemente
dunque necessario sia dedicare un approfondimento al contesto legati al business, che eventualmente può utilizzare la grafica
dell’agenzia, dato il peso crescente che ha nella professione, sia di alta qualità per raggiungerli. In generale, l’agenzia è più propensa
trovare alcuni principi che differenziassero gli studi appartenenti a fare compromessi con il cliente. Uno studio può essere scelto
all’area di interesse di questa indagine. da un committente proprio perché al suo interno i progetti
La semplice descrizione che i componenti fanno della loro possederanno la sua firma. È questa intrinseca qualità che lo studio
struttura poteva essere un termine di selezione, ovvero il definirsi cercherà di difendere, perché è il suo valore più importante.
“studio” piuttosto che “agenzia”. In realtà è risultato che alcuni In conclusione, per “studio” qui si intende una struttura diretta
preferiscono la parola “agenzia” pur essendo quello che chiameremmo da designer, all’interno della quale il design è al centro dell’attenzione
“studio”, oppure usano entrambe le parole. È impossibile dunque e dell’offerta, con clienti dal piccolo al grande e che pone una sua
considerare solo questo aspetto. “firma” al progetto. Alcune strutture “ibride” sono state incluse, anche
Il lavoro delle agenzie incide moltissimo sul panorama se non soddisfavano tutte e quattro le caratteristiche.
visivo italiano, probabilmente più degli studi grafici professionali,
grazie a quelli che genericamente sono committenti molto grossi
e mainstream. L’impatto del progetto che esce dalle agenzie è per
questo in genere maggiore rispetto a quello degli studi. L’agenzia
possiede grandi clienti, è spesso dislocata su diverse sedi, costa
di più e solitamente non è fondata o diretta da designer. La struttura
delle agenzie è qualcosa di molto diverso rispetto a uno studio.
All’interno di un’agenzia l’organico è grande e complesso
e comprende figure con formazione diversa da quella del designer.
Spesso l’agenzia fa parte di un network con sedi sparse per il mondo.
Non solo la direzione è sotto la responsabilità di figure legate al
mondo del business, ma internamente vi sono diversi team (analisi,
62 INDAGINE
3 94/95 numero degli studi che hanno risposto
Provenienza degli studi
alla domanda su un totale di 95
TITOLO
15 maggio – 15 luglio
CAMPIONE
63
1 95/95 2 82/95 (selezione)
Studi che hanno partecipato all’indagine Perché avete scelto la città in cui lavorate?
0–9
100km studio
H Heads Collective
R
RovaiWeber design
Nascita, posizione
strategia, qualità
della vita, conoscenze,
opportunità.
150UP Humus Design RPTR Collective
Vicina a Milano, • BOLZANO
Comodità.
A S
non troppo.
I
Si lavora bene, • GORIZIA
• BUSTO Unica possibilità, opportunità,
alto livello. Nascita, opportunità,
ARSIZIO amicizia, nascita, case editrici, Comodità, vicina • UDINE
circostanze, non scelta, stimolante, ad altre città, conoscenze, qualità
Artiva Design Ida. Identity Atlas Sartoria comunicazione
avanzata, fare, incontri, lavoro, relativamente della vita, flessibilità,
Ascionemagro IFIX Sebastiano Girardi Studio
Atelier790 obbligatorio, studio, accogliente. economica. non grande centro.
iknstudio SMV Studio Moretti Visani Nascita, caso, Nascita, ancora • TRIESTE
solid studio sperimentazione,
• MILANO • BRESCIA Nascita, per
Caso, vicinanza
B
molto da dire.
J
SPA! visual design non espatriare.
lavoro, affinità, qualità • VICENZA Comodità, • TREVISO
Studio Blanco • VERONA
Studio Fludd di vita, fermento, studio. nascita, Piccola, vita culturale di una
• TORINO
Basiq Brand Design studio FM milano connessioni, grande metropoli, nascita,
jekyll & hyde Nascita,
BCV associati Studio Iknoki vergine. contatti, la più bella del mondo.
Studio Kmzero nessuno come noi.
L
Bellissimo • PADOVA • VENEZIA
Nascita,
Studio Laura Moretti • MANTOVA
Burro Studio convenienza.
Studio Mango Tabula rasa.
• PIACENZA
C
Studio Over •ROVIGO
La Tigre Sugosugo Studio
lcd Sunday Büro
Leftloft Sūqrepubliq
Calibro Livrea Nascita.
• REGGIO EMILIA
Lavoro, dinamicità,
T
CamuffoLab LLdesign aperta, nascita. Nascita, comodità,
Capotondicomunicazione.com Lupo Burtscher • BOLOGNA motivi affettivi.
Carmi e Ubertis • RAVENNA
M
CH RO MO
Costariol Tassinari/Vetta Nascita.
Teikna design Mare. Nascita, qualità di vita, • FAENZA
Creativi Riuniti VIAREGGIO Ritmo di vita differente
The Visual Agency •
studio, a misura d’uomo,
Mauro Pispoli immagine The World of DOT da quello lavorativo. aperta, ricca di storia
D e comunicazione • LUCCA
Think Work Observe e arte, è bellissimo
Metodo studio Thomas Manss & Company passeggiare, si sta bene,
Mezzopieno Studio Serenità,
Tomomot famiglia, tranquillità.
D’Apostrophe Milleunomiglia Collective Tonidigrigio posizione centrale.
• FIRENZE • SENIGALLIA
DALLAS Multiplo tuta
Munari Design typeklang Amore, non c’è bisogno
E
muschi&licheni della grande città,
V
costa meno, qualità
eee
elyron
Emmaboshi studio
N NASONERO
Vertigo Design
VZNstudio
di vita, stimolante.
• JESI
Nerdo
F W
Nicola Miulli Creations Relazioni costruite,
nascita, non per
O
scelta, non lasciarla.
Factory42 • ROMA
We Meet Brands
ferrariodesign
Z
FF3300 Officemilano
Filippo Nostri
P
FIONDA
Friends Make Books
Frush, Design studio Zetalab
PANAMA Ottimismo, ritmi,
G
Parcodiyellowstone spazi, legami, affetti,
Pitis e Associati il cane è più contento. Mare, collegata bene,
Polystudio • ARIANO IRPINO
costa poco, clima
G&R associati
Q
mite, c’è tanto spazio
Giga Design Studio
[metaforicamente].
Giotto Creative Studio
• BARI
Graphic Opera
Gregorietti Associati QQO
gumdesign QZR srl
Città principale
del territorio.
• PALERMO
64 INDAGINE
3 94/95
Provenienza degli studi
31 Milano
1 Brescia 3 Venezia 3 Bologna
1 Busto Arsizio 3 Padova 1 Faenza
1 Mantova 1 Genova 2 Treviso 1 Modena
1 Rovigo 1 Piacenza
1 Verona 1 Ravenna
1 Vicenza 1 Reggio Emilia
1 Bari
8 Firenze
1 Crespina
1 Lucca
1 Valdarno
1 Viareggio
3 Jesi
2 Senigallia
1 Pesaro
3 Trieste
2 Udine
1 Gorizia
6 Roma
65
4 95/95 5 95/95
Anno di fondazione dello studio Quanti uomini/donne hanno fondato lo studio?
1969
152 uomini su 89 studi
1980
1983
1984
1986
50 donne su 43 studi
1989
1991
1992
1993
1994
1996
1997 26 2 uomini
1998
1999 26 1 uomo, 1 donna
2000
2001 26
17 1 uomo
2003
2004 5 4 uomini
4,2% 2005
2006 4 1 donna
2007
4,2% 2008 4 1 uomo, 2 donne
6,3% 2015
2016
4 uomini, 1 donna
7,4%
3 uomini, 1 donna
2017
2018
66 INDAGINE
6 95/95 7 90/95
Quanti uomini/donne lavorano nello studio? Età media
1 1+7
2+4
2%
3+0
32% 27% 24% 7% 4% 1% 1%1%
4+2
4+3
5+3
5+9
7+25
7+7
7+8
8+16
8+5
8+7
9+5
2 0+2
0+3
1+3
2+3
3+1
3+2
3+5
5+4
3 1+0 fasce di età
25 34 62
12 1+1
24 0
numero di studi configurazione genere dipendenti
67
8 94/95 9 94/95
Come vi definite singolarmente? Preferite il lavoro collettivo o individuale?
designer
8,3% 16,7% 75%
55,3%
grafico 7,4%
altro 37,2%
architetto
information designer
progettista
visual designer
excecutive producer
communication & interaction designer
operatore visivo
facilitatore Dipende (4)
esperto in sistemi di comunicazione Il lavoro è sempre collettivo (come minimo cliente + progettista)
design manager Entrambi senza distinzione
curatore Preferisco potermi confrontare con clienti e collaboratori
68 INDAGINE
studio
10 92/95 11 95/95
Come vi promuovete? Come vi definite come struttura?
84,2%
agenzia
35,1% Partecipazione a concorsi
14,7%
collettivo 8,4%
altro 12,6%
26,5% Workshop
32% Altro
Passaparola (11)
Contatto diretto (7)
In nessun modo (4)
Progetti spin-off
Mailing creativo
Invio calendario annuale
PR
Fiere di editoria
Accounting
Sito
Lavorando sull’affidabilità
Presentazioni dello studio studio di progettazione e consulenza
Facendo in modo che siano i nostri libri ad essere parola studio di design, comunicazione visiva e casa editrice
69
12 95/95 13 95/95
Di che tipo di lavori vi occupate? Di che tipologia sono i vostri clienti?
brand, identity
29,8% 47,6% 22,6%
editoria
93,6%
83,1%
packaging 60%
wayfinding 48,4%
allestimenti 46,3%
interfacce 41%
illustrazione 40%
type 35,7%
Piccoli Medi Grandi
70 INDAGINE
14 94/95 15 95/95
Lavorate con clienti non italiani? Di che area/settore fanno parte i vostri clienti?
79,8% 20,2%
editoria 62,1%
design, architettura,
arredamento 58,9%
educazione 34,7%
no-profit 33,6%
tecnologia 27,3%
spettacolo 25,2%
artigianato 18,9%
ospitalità e tempo libero 15,7%
immobiliare 13,6%
71
16 75/95 (selezione) 17 94/95
Che cosa caratterizza il lavoro del vostro studio? Avete un manifesto?
semantica
accessibilità funzione semiologia
63,7% 13,8% 6,3% 16,2%
analisi fusione
sensibilità
artigianalità geografia
senso del dovere
guidare
arte servizio
immediatezza
ascoltare sintesi
impatto
attenzione innovazione
intellettualismo
sistematicità
soluzioni
autorialità
sostenibilità
chiarezza interdisciplinarietà
sperimentazione
coding interpretazione No Altro Sì, ci riferiamo Sì, ne abbiamo
squadra
collaborazione linguaggi stampa
ad uno scritto uno
ricerca
equilibrio Una citazione di Albe Steiner
First Things First 1964
esigenze
First Thing First 2000
esperienza Carta del Progetto Grafico
riconoscibilità
estetica riflessione critica Canone di Massimo Vignelli
A further definition of synsemia
etica professionale rigore (Perondi, Romei)
forme rispetto
fotografia scientificità Abbiamo scritto un manifesto non ancora pubblicato.
Sono contrario ai manifesti.
In fase di definizione.
Più che manifesto, abbiamo scritto una lista
di capisaldi alla base della nostra metodologia progettuale.
Il manifes