TRASTEVERE
UNANALISI DI LUNGO PERIODO
I
a cura di
LETIZIA ERMINI PANI e CARLO TRAVAGLINI
CONVEGNO DI STUDI
miscellanea
della societ romana di storia patria
LV
Trastevere
unanalisi di lungo periodo
I
a cura di
Letizia Ermini Pani e Carlo Travaglini
convegno di studi
roma
PRESSO LA SOCIET
ALLA BIBLIOTECA VALLICELLIANA
2010
Giovanni Azzena
Il Trastevere in et romana
Il Trastevere gode di una straordinaria concentrazione di informazioni provenienti dalla Forma Urbis severiana(1): la pi alta di Roma,
per copertura complessiva, nonch la meno precaria, dal punto di vista della frammentazione delle lastre. A ci si aggiunge lapporto,
come sempre a Roma quantitativamente rilevante, delle fonti letterarie ed epigrafiche, dei rendiconti di attivit archeologiche dislocate nel
tempo e nello spazio e delle informazioni derivanti dallo spoglio degli
archivi(2). Per converso si tratta di un settore urbano certamente meno
(1)
Giovanni Azzena
ricco di altri per evidenze archeologiche conservate: agevole interpretare, quali concause di questo stato di fatto, da un lato lalta probabilit che fosse gi in origine meno monumentalizzato, dallaltro levenienza che sia stato anche meno fortunato, se cos si pu dire, dal
punto di vista della conservazione a vista dei ruderi. Fatto sta che,
ad oggi, per il Rione XIII si deve constatare quantomeno una rarefazione di quella moltitudine di contributi di puntualizzazione filologica
cui la citt di Roma, nel suo insieme, ci ha abituati. E, soprattutto,
manca unopera di sintesi topografica finalizzata alla creazione della
Carta Archeologica(3).
Occorre daltra parte sottolineare che la peculiare connotazione
popolare del quartiere, tuttora evidente malgrado la progressiva
metamorfosi sociale ed economica che lo ha investito a far data dal
secondo dopoguerra, deve aver qualificato la zona fin dalle origini,
generando un inquadramento demografico ed un preponderante tipo
dimesso di edilizia che ne hanno costituito nel tempo segno vitale e
distintivo. Un elemento di tenace caratterizzazione, che insieme al
senso di estraneit fisica e sociale al complesso urbano di l dal
Tevere, pu avere inciso anche sulla sua storia urbanistica, dunque
sul suo assetto monumentale: una condizione marginale di lungo
periodo di una porzione di territorio che, dallarcaica memoria giuriUniversit degli Studi di Roma La Sapienza, Scuola di Specializzazione in
Archeologia, a.a. 2000-2001.
(3)
Il Trastevere in et romana
Cfr. I. Insolera, Roma, Roma-Bari 1980 (Le citt nella storia dItalia), pp.
276-286.
(6)
Si v. S.M. Savage, The cults of ancient Trastevere, in Memoirs of the American
Academy in Rome, 17 (1949) pp. 26-56. Cfr. inoltre Coarelli, Roma cit., p. 340;
S.Fogagnolo, s.v. Bona Dea Aed[es, -icula], in Lexicon I, p. 199; Coarelli, Aedes cit.,
passim.; J. Aronen, s.v. Fons/Fontus ara, aedes, in Lexicon II, p. 256: il sacello scavato nel 1914 sotto il Ministero della Pubblica Istruzion (cfr. Notizie degli Scavi di
Giovanni Azzena
Azzena, Trastevere cit., p. 955; cfr. Coarelli, Roma. Guide cit., pp. 339.
(9)
Il Trastevere in et romana
(12)
Cfr. P. Gros - M. Torelli, Storia dellUrbanistica. Il mondo romano, RomaBari 1988, p. 107; F. Coarelli, s.v. Pons Sublicius, in Lexicon IV, pp. 112-113 (cfr.
anche Lexicon II, figg. 123-124) ritiene probabile che fosse situato in prossimit del
ponte Emilio e non, secondo lipotesi tradizionale, molto pi a valle, ove, fino al 1878,
affioravano dei ruderi in asse con S. Cecilia, poco pi a Sud di S. Maria in Cappella,
riportati nella pianta di G.B. Nolli (cfr. P.A. Frutaz, Le piante di Roma, I-III, Roma
1962: III, tav. 407) con cartiglio Vestigie del Ponte Sublicio, pi verosimilmente
attribuibili al Pons Probi, citato dalla Graphia Aurea Urbis Romae (ValentiniZucchetti III, p. 84) come Pons Probi in Risparmea (da leggersi Ripa Romea, cio
Ripa Grande), dove Theodosii si riferisce forse ad un restauro. R. Lanciani, Forma
Urbis Romae, Roma 1990, tav. 34) lo pone invece in corrispondenza con lAemilius.
Cfr. anche J. Le Gall, Le Tibre fleuve dans lantiquit, Paris 1953, pp. 80-86; 268.
(13)
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tra. Proprio la convergenza di due direttrici strategicamente ed economicamente molto vitali starebbe a comprovare la localizzazione del
pi antico transito pontato in questo punto, e non, come pensano alcuni, pi a valle(14); ipotesi sostenibile anche in ragione del rallentamento del corso del Tevere causato dallampia ansa che precede lisola
Tiberina, e dallingombro della stessa. Ma, prescindendo dalle perduranti incertezze sulla posizione del Sublicio, assodato che, almeno a
partire dal II sec. a.C.(15), il ponte Emilio viene a costituire il polo di
gravitazione, storicamente e archeologicamente attestato, delle due
direttrici extraurbane che, attraversato il Tevere, da qui si dipartono
in direzione Sud-Ovest e Ovest. Come si vedr in seguito, i loro tracciati dovrebbero coincidere con le attuali percorrenze di Via della
Lungaretta (via Aurelia), e via dei Vascellari-di S. Cecilia-di S. Michele
(via Campana). Le due strade moderne vengono anchesse ad incontrarsi allaltezza del ponte Rotto, oggi funzionalmente sostituito dal
ponte Palatino: il punto di congiunzione, fisicamente non pi percepibile per le profonde modifiche apportate sul tessuto edilizio ripario
dalla realizzazione dei muraglioni dargine e dei Lungotevere, si ravvisa ancora nel disegno del catasto Pio-Gregoriano, concretizzato nella
piccola piazza triangolare del Ponte Rotto (Fig. 2), punto di incontro
tra via dei Vascellari, allora fiancheggiata dalla chiesetta di S. Salvatore,
e via della Lungaretta (qui via della Lungarina).
La progressiva espansione edilizia oltre il Tevere dovette comunque subire, in un momento non precisato, una regolarizzazione, poich lestesa maglia ortogonale attestata per let severiana dalla Forma
Urbis, ed evidentemente derivante da uno o pi atti di pianificazioporti, le rive, i muraglioni, i ponti di Roma, Roma 1980, pp. 141-164; Le Gall, Le
Tibre cit., pp. 75-80. Sotto la pavimentazione allora in uso, nel 1885 fu rinvenuto un
ampio tratto di basolato antico costeggiato da marciapiedi: NSA 1885, p. 157.
(14)
R. Lanciani, Forma cit., tav. 34, designa con il toponimo liviano via quae a
Sublicio ponte ducit ad Ianiculum la ricostruzione grafica di una strada antica che fa
muovere in direzione del Gianicolo a partire dalle rovine (che, evidentemente, attribuisce al Sublicio) del ponte davanti a S. Maria in Cappella. Allasse della via Aurelia/
via della Lungaretta ascrive invece il toponimo Vicus Tiberini, documentato nella
Base dei Vicomagistri (Valentini-Zucchetti I, p. 45).
(15)
La data di costruzione finora ipotizzata (tra il 179 e il 142 a.C.) stata recentemente posta in discussione da F. Coarelli, s.v. Pons Aemilius, in Lexicon IV, pp.
106-107, che pensa piuttosto al momento dellapertura dellAurelia, alla met del III
sec. a.C., ad opera di un M Aemilius, decemviro sacris faciundo tra il 236 e il 211 a.C.
Il Trastevere in et romana
(17)
Cic., ad Att. XIII, 20, 1; XIII, 33, 4; XIII, 35, 1; Suet., Caes., 44, 1-4; Cass.
Dio, XLIII, 49. Per lindividuazione delle aree comprese nel vasto programma urbanistico cesariano si v. E. Tortorici, Argiletum. Commercio, speculazione edilizia e lotta
politica dallanalisi topografica di un quartiere di Roma di et repubblicana, Roma 1991;
P. Sommella, Premessa, in Tortorici, Argiletum cit., pp. 5-6; P. Sommella-L.Migliorati
Il segno urbano, in Storia di Roma. Limpero mediterraneo. I principi e il mondo, II, 2,
Torino 1991, pp. 287-309: 287-291. da ricordare lipotesi del Palmer (The
Topography cit.) in merito ad un primo intervento edilizio di Cesare in Trastevere
costituito da una Basilica Iulia Aquilana (Vitr. 5,1,4) costruita nel terreno dei suoi orti,
presso il tempio di Fors Fortuna. Secondo questa ipotesi il nome della Basilica sarebbe
da porsi in relazione con lappellativo Longi Aquilae (cfr. C. Lega, s.v. Vicus Longi
Aquilae, in Lexicon V, p. 174; Ead., s.v. Aquilenses, ibidem I, p. 74) di un vicus della
XIV Regio, che lo stesso Palmer (ma contra si v. D. Palombi, s.v. Basilica Iulia
Aquiliana, in Lexicon I, p. 179) riconosce nel tratto urbano della via Campana. Per la
localizzazione degli orti di Cesare presso il tempio di Fors Fortuna si v. Tac. Ann., II,
41, 1: cfr. da ultimo, Coarelli, Aedes cit., passim.
(18)
Mon.Ancyr, 43-44; Pl., n.h. XVI, 190, 200; Tac., Ann. XIV, 15. Sulla posizione della Naumachia si v. A.M. Liberati, s.v. Naumachia Augusti, in Lexicon III, p. 337,
ma resta in merito fondamentale il contributo di Coarelli, Aedes cit. Cfr. ora
P. Mazzei, Una nuova epigrafe da San Cosimato in Mica Aurea. Traiano restaura la
Naumachia di Augusto?, in Bullettino dellIstituto Archeologico Germanico. Sezione
romana, 113 (2007), pp. 147-173: 157-162; Ead., Mica Aurea cit. Sul Nemus Caesarum
cfr. E. Papi, s.v., in Lexicon III, p. 340.
Giovanni Azzena
Lattestazione di una comunit ebraica a Roma in Val.Max. 1,3,3, a proposito della loro cacciata per una supposta contaminazione dei culti romani. In generale
si v. E.M. Smallwood, The Jews under Roman Rule from Pompey to Diocletian, Leiden
1976 e, pi recentemente, C. Vismara, I cimiteri ebraici di Roma, in Societ romana e
impero tardoantico, II. Roma: politica economia e paesaggio urbano, a cura A. Giardina,
Roma-Bari 1986, pp. 351-392, 490-503. Per la localizzazione di queste comunit nei
quartieri dellantica Roma cfr. P. Romanelli, I quartieri giudaici dellantica Roma, in
Bollettino dellAssociazione Archeologica romana, II,6 (1912), pp. 132-139; S. Collon,
Remarques sur les quartiers juifs de la Rome antique, in Melanges de lcole Franaise
de Rome. Antiquit, 57 (1940), pp. 79-94.
(20)
Cic., Flacc., 28, 66, lamenta le interferenze della forte comunit giudaica
nella vita politica, specie tra i populares.
(21)
Filone, nella Legatio ad Gaium (Ph., Leg., 23, 155), afferma che tutto il vasto
quartiere di Trastevere era abitato da ebrei. La loro presenza trova pi tarda conferma
nella grande catacomba della via Portuense (cfr. Vismara, I cimiteri cit., pp. 357 e 361367) e nella iscrizione con la menzione di un dis archon (CIJ 289) che ha fatto pensare
allesistenza in zona di una sinagoga (Vismara, I cimiteri cit., p. 357).
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(22)
Tac. Ann. 15,43. Sulla disciplina urbanistica e gli interventi neroniani cfr.
P.Sommella, Note sullaspetto urbanistico di Roma nellet Neroniana, in Atti Conv.
Int. Bimillenario della nascita di Seneca, (Roma-Cassino 1998), Roma 2001, pp. 123134; Gros-Torelli, Storia dellurbanistica cit., pp. 183, 202. Una particolare chiave di
lettura dellideologia urbanistica neroniana ora offerta da D. Musti, Lo scudo di
Achille, Roma-Bari 2008, pp. 34-48.
(23)
Per il viadotto sullAurelia cfr. G. Gatti, Il viadotto della via Aurelia nel
Trastevere, in BCom, LXVIII (1940), pp. 129-141; ibid. (Notiziario), p. 235;
F.Coarelli, s.v. Roma; Reg. XIV. Viadotto della via Aurelia, in Enciclopedia dellArte
Antica Classica e Orientale, Suppl. 1970, Roma 1973, p. 664. Per i rendiconti degli
scavi: BCom 1889, pp. 362, 475-476; 1890, pp. 6-8, 57-65 (tavv. V-VI); 1897, p. 166;
NSA 1897, p. 60.
(25)
CIL VI 31538c. Cfr. M. Andreussi, s.v. Pomerium, in Lexicon IV, pp. 96105: 103-104, con bibliografia precedente.
(26)
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(32)
Vicino alla villa di Agrippina, presso il sepolcro dei Platorini, erano i magazzini vinari identificati come Cellae Vinariae Nova et Arruntiana (CIL VI 8826; cfr.
E.Rodriguez Almeida, s.v., in Lexicon I, p. 259); presso il S. Michele si rinvennero
alcune costruzioni in laterizio (NSA 1913, p. 117; BCom 1913, pp. 76-77; 1934, pp.
177-178), identificate, in base ad unepigrafe ritrovata in situ, con la Cella Civiciana
(cfr. L. Chioffi, s.v., in Lexicon I, p. 256). Ancora pi a Sud doveva essere la Cella
Saeniana (cfr. Id. ibid., p. 257). Cfr. in generale Le Gall, Le Tibre cit.; G.F. Rickman,
Roman Granaries and Store Buildings, Cambridge 1971; F. Castagnoli, Installazioni
portuali a Roma, in Memoirs of the American Academy in Rome, 36 (1980), pp. 35-42;
C. Moccheggiani Carpano, Sito 7, in Saggio di Pianta archeologica del Tevere: tav. I,
in Bollettino di Numismatica, 5 (1985), pp. 9-162: 61-64, tav. I; C. Pavolini, Il fiume e
i porti, in Storia di Roma dallantichit ad oggi. Roma antica, a cura A. Giardina,
Roma-Bari 2000, pp. 163-181
(33)
Valentini-Zucchetti I, p. 63 ss.
(34)
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raffigurati sulla Forma Urbis: [B]alineum Ampeli[dis] (cfr. FUR 1980, p. 151, tav.
XXXIV, 47; Valentini-Zucchetti I, p. 59,6; III, p. 3; E. Rodriguez Almeida, s.v.
Balneum Ampelidis (Prisci) et Dianae, in Lexicon I, p. 156) e le terme minori raffigurate nella lastra 33 (sulla destinazione di questo impianto per le esigenze del personale portuale si v. FUR 1960, p. 95; cfr. inoltre R.A. Staccioli, Terme minori e balnea
nella documentazione della Forma Urbis, in Archeologia Classica, XIII (1961), pp. 92102: 97-98). Per quanto riguarda le locande da ricordare la leggenda della taberna
meritoria, sorta di pensione per militari emeriti, dove un fenomeno naturale (presumibilmente una breve fuoriuscita di liquidi petroleosi) diede luogo alla famosa leggenda della Fonte dellolio (cfr. G. De Spirito, s.v. Fons Olei, in Lexicon II, p. 260).
(35)
Il distaccamento dei classiari ravennati collocato nel Trastevere dallHorum Brebiarum (cfr. Valentini-Zuccheti I, p. 163, n. 3; III, p. 3 ss.): si v. C. Lega, s.v.
Castra Ravennatium, in Lexicon I, pp. 254-255; Giorgetti, Castra cit..
(36)
Le figlinae Brutianae, ad esempio, localizzate alle pendici del Gianicolo: cfr.
E.N. Steinby, La cronologia delle figlinae doliari urbane, in BCom 84 (1974-75), p. 27
ss.; D. Palombi, s.v. Campus Bruttianus, in Lexicon I, pp. 217-218.
(37)
Tra via in Piscinula e vicolo della Scarpetta furono ritrovate tre iscrizioni
(CIL VI, 1117, 1118, 1682) attestanti il corpus coriarorum (sic), magnariorum, solatariorum. Sulle funzioni industriali e commerciali del Trastevere cfr. H.J. Loane,
Industry and Commerce of the city of Roma (50 B.C.-200 A.D), Baltimore 1938;
J.P. Morel, La topographie de lartisanat et du commerce dans la Rome antique, in
LUrbs. Espace urbain et historie, (Collection de lcole Franaise de Rome, 98), Rome
1987, pp. 127-155.
(38)
Si deve a J.P. Morel, La topographie cit., p. 138, la lettura eborarii (intagliatori davorio) in luogo di coriarii (conciaioli: cos invece gli scopritori, in BCom
1887, pp. 3-7; 1891, pp. 161-165; 1912, p. 211) nel testo dellepigrafe (CIL VI, 33885)
rinvenuta presso piazza S. Callisto nel 1887. Cfr. ora C. Bianchi, Strumenti e tecniche
di lavorazione dellavorio e dellosso, in Aeburnea Dypthica. I dittici davorio tra
Antichit e Medioevo, a cura M. David, Bari 2007, pp. 354-355, anche per lattivit dei
citrarii, artigiani specializzati nella costruzione di mobili in legno di citrus.
(39)
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13
R. Krautheimer, Roma. Profilo di una citt, Roma 1981, pp. 320, 341.
(44)
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male, sembrerebbe comunque che il sistema di pendenze antico dovesse in qualche modo corrispondere allattuale. Mentre la via Campana si
manteneva in quota sul versante della collinetta dellansa, la direttrice
dellAurelia, dopo poche centinaia di metri, attraversava la sella tra i
due sistemi di pendenza, dove andava plausibilmente soggetta a frequenti impantanamenti: in unepoca che gli scavatori del primo 900
non sono riusciti a determinare, ma che tecnica edilizia e ragioni pratiche oltrech storiche portano a connettere con linizio del funzionamento ufficiale della strada, a superamento del difficile tratto viene
costruito un imponente viadotto in opera quadrata: la materializzazione monumentale dellantica percorrenza etrusca immobilizza definitivamente il tracciato della nuova via. Le percorrenze degli assi-matrice delledificazione trasteverina sono dunque ambedue, per ragioni
diverse, costrette e difficilmente mutabili.
La giustapposizione delle due differenti declinazioni derivanti
dalla divergenza di questi assi non solo documentata archeologicamente, ma risulta tuttora percepibile nella stretta maglia dei vicoli trasteverini. Lorientamento coerente alla via Campana (tra i 40 e i 45)
riscontrabile nelle vie attuali comprese tra il Tevere e viale Trastevere
e nelle strutture antiche della stessa zona: nelle aree archeologiche di
S. Cecilia(45) e del conservatorio di San Pasquale(46), nel basolato stradale ancora visibile in piazza di S. Cecilia n. 19 e, come sembra, anche
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15
La documentazione sui risultati dello scavo (messi in ombra dal ritrovamento della famosa lastra di via Anicia) davvero esigua: M. Conticello de Spagnolis,
Il tempio dei Disocuri in Circo Flaminio, Roma 1984, p. 9, n. 1; P. Di Manzano, Via
Anicia, in BCom, XCIII,1, n.s. II (1989-90), pp. 112-114.
(48)
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to allallineamento, comunque da considerarsi non antico se ha tagliato limpianto termale ritrovato negli scavi del 1849(51).
c) Via Anicia. Lantichit dellasse (oggi non pi rettilineo a causa
della progressiva invasione della sede stradale da parte dei complessi
di S. Cecilia e S. Maria dellOrto), ipotizzabile per congruenza metrologica, confermata dal ritrovamento di un lungo tratto di basolato
tra S. Maria e S. Francesco(52) e ora anche dagli scavi di S. Cecilia dove
stato messo in luce un tratto di circa tre metri di pavimentazione
stradale, dietro labside della chiesa.
d) Via della Luce (nominata nel Catasto Pio-Gregoriano via dei
Morticelli e via delle Rimesse). Il Lanciani ne caratterizza tutto il corso
con la solita simbologia lineare a basoli, ma lunica attestazione archeologica viene dagli scavi del 1861 nellorto di S. Maria(53), ove erano basolati coincidenti con via dei Morticelli. Da ricordare lipotesi
che vi riconosce la percorrenza del Vicus Longi Aquilae, citato nella
base dei Vicomagistri(54)
Nel settore occidentale del quartiere, oltre viale Trastevere e limitatamente al meglio conservato quadrante settentrionale, alcune stra(51)
NSA 1882, p. 413; 1883, p. 209: muro in mattoni allaltezza dei nn. 18-19 di
vicolo dellAtleta. Qualche anno pi tardi, L. Canina (Sulle recenti scoperte fatte nel
vicolo delle Palme, in Bullettino dellInstituto di corrispondenza archeologica, 1890, pp.
108-112) scav in prossimit del precedente rinvenimento un edificio che si estendeva
sui due lati del vicolo e che interpret come termale, datandone le strutture allet
traianea: cfr. G. Sacchi Lodispoto, Gli scavi archeologici del vicolo delle Palme in
Trastevere, in Bollettino dei Musei Comunali di Roma, XXXVI (1984), pp. 3-22. Si
tratta evidentemente di un complesso piuttosto consistente, anche in considerazione
del pregevole materiale statuario rinvenuto in situ, che comprende tra laltro il famoso
Apoxyomenos vaticano (cfr. P. Liverani, in Lisippo. Larte e la fortuna, Catalogo della
Mostra, Milano 1995, p. 304). Da ricordare lipotesi del Canina che vi riconosceva il
balneum Ampelidis (cfr. supra), per il quale per si v. la nuova proposta di identificazione con gli ambienti termali scoperti sotto San Cosimato: cfr. P. Mazzei, Una nuova
epigrafe cit., pp. 150-151 con bibliografia precedente (in particolare J. Barklay Lloyd
-K. Bull-Simonsen Einaudi, SS. Cosma e Damiano in Mica Aurea. Architettura, storia
e storiografia di un monastero romano soppresso, Miscellanea della Societ Romana di
Storia Patria XXXVIII,Roma, 1998, pp. 34-41).
(52)
(53)
Bullettino dellInstituto di corrispondenza archeologica, 1861, pp. 48-63; 7478; 177-179; ibid., 1862, pp. 35-37.
(54)
Valentini-Zucchetti I, 45; lipotesi in Giorgetti, Castra cit., ma contra v.
Lega, s.v. Vicus Longi Aquilae cit., p. 174.
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(55)
Giudice, Trastevere cit. scheda 75. Sono grato alla dott.ssa Giudice per
avermi concesso di consultare la sua tesi di Laurea.
(56)
(57)
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(62)
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FUR 1980, p. 142. Cfr. ora Mazzei, Una nuova epigrafe cit., p. 171.
(64)
(65)
NSA 1907, p. 460. Incerta invece lattribuzione a questa strada di un basolato rinvenuto nei pressi della Fabbrica dei Tabacchi (NSA 1906, p. 96): potrebbe
infatti essere altrimenti pertinente allasse d (via della Luce).
(66)
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nare lassetto urbano, come sembrerebbe dimostrare anche lorientamento delledificio a due corti rappresentato nella lastra 33 (fr. b)
della Forma Urbis.
Non restano tracce di regolarizzazione a Sud delle mura papali:
vero che, per larea esterna al circuito papale, la Forma Urbis documenta la continuit dellortogonalit viaria, come anche oltre il recinto Aureliano, ma gi nella pianta del Bufalini la situazione appare
completamente mutata (Fig. 5). Lasse di via della Luce (d), in una
zona completamente libera da costruzioni, converge infatti in direzione della porta. In un disegno attribuito a Marcantonio De Rossi(67),
posteriore alla costruzione delle mura papali, chiaramente delineata
una forchetta di tre vie, corrispondenti ai prolungamenti di via della
Luce, via Anicia e via di S. Michele, tutte convergenti a carrobbio
sulla porta. Qualche anno dopo, nella pianta del Nolli, il loro tracciato
ancora percepibile, ma ormai solo come linea di confine tra lorto
Galli, la vigna Mendes e lortaccio degli Ebrei. Labbandono precoce
del settore meridionale del quartiere era gi documentato dagli scavi
di via Anicia, dove le ultime fasi di vita, segnate dalla presenza di una
grande discarica, risalgono al IV secolo d.C. Analoghi segni di abbandono sono attestati anche per le strutture conservate sotto il
Conservatorio di San Pasquale, e attribuiti alla prima met del V sec.
d.C.: dunque presumibile che per la zona pi meridionale la fase di
dismissione sia iniziata prima, in un momento comunque precedente
alla costruzione delle mura aureliane, che esclusero buona parte
delledificato attestato nella Forma Urbis marmorea. Se, come recentemente ipotizzato dal Coarelli(68), nella grande zona libera e recintata
rappresentata nel margine basso della lastre 28 della Forma Urbis, da
riconoscersi la Naumachia di Augusto, la notizia(69) del suo abbandono fin dallepoca di Settimio Severo costituirebbe un ulteriore elemento per la definizione cronologica dei primi sintomi della decadenza di questo settore.
(67)
Riprodotto in L. Cozza, Mura Aureliane, 2. Trastevere, il braccio meridionale: dal Tevere a Porta Aurelia - S. Pancrazio, in BCom, XCII (1987-88), pp. 137-174:
148, fig. 22 con rimando bibliografico in nota 46.
(68)
(69)
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(72)
(73)
Mazzei, Mica Aurea, cit.: secondo questa lettura si tratterebbe di una sorta
di lussuoso padiglione da convivio di propriet di Marziale (da lui stesso definita cenatio parva: Mart., II, 59), situato sul tetto a terrazza di un sepolcro monumentale,
quale sembra essere ledificio in questione.
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(76)
In particolare dal Marliano: cfr. G. Azzena, Lindagine topografica e la cartografia archeologica, in Il Mondo dellArcheologia, Roma 2001, pp. 149-152.
(77)
(78)
BCom 1934, p. 177; Gigli, Guide cit., IV, p. 186: si tratta di resti di un edificio di et imperiale, identificato come termale anche per la presenza di un mosaico
b/n con figure marine e di un ambiente con praefurnium.
(79)
La datazione allet severiana supportata dal rinvenimento di bipedali bollati (CIL XV, 1090a, 163, 194).
(80)
Coarelli, Aedes cit., pp. 51-52. Per lidentificazione con una caserma
delledificio a due corti si v. gi FUR 1980, p. 119.
(81)
Cos Giorgetti, Castra cit., pp. 237-239; cfr. ora G. De Spirito, s.v. Domus
Pontiani, in Lexicon IV, p. 162.
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questultima lettura, resterebbe comunque la possibilit che nel caratteristico edificio siano da riconoscere i castra Lecticariorum.
Lastra 37A. Sono state verificate alcune coincidenze di assi stradali gi intuite dal Rodriguez-Almeida(82). Confermate - per costruzione
- quelle di via Bertani e via Manara con le due strade con percorrenza
Est-Ovest rappresentate nel fr. 37A-l, la trasformazione delle geometrie della Forma ha inoltre permesso di individuare:
- via della Cisterna, o meglio la sua direttrice ricostruita allinterno del complesso di S. Maria e S. Callisto, con la strada rappresentata
nei frr. 37A-g e 37A-d che va a confluire con un incrocio a T nella
strada Nord-Sud del frammento 37A-c;
- curva di via della Paglia, che potrebbe corrispondere alla strada
che converge in diagonale sul quadrivio leggibile nel fr. 37A-b;
- il complesso di S. Maria ha invece cancellato la lunga direttrice
intermedia con andamento Est-Ovest rappresentata nei frr. 37A- i, h,
e, c, a.
Si conferma in generale limpressione di una diffusa regolarit,
con isolati compresi in un modulo basato sul doppio actus, nel quale
sono ritagliati isolati pi stretti da strade intermedie a distanza di un
actus(83): anche se sembrano sopravvivere soprattutto gli assi principali, interessante notare come in tutti i pur rari casi di persistenza delle
vie minori (ad esempio il vicolo di S. Maria in Trastevere rispetto a
via della Lungaretta, ma anche via dellArco di S. Callisto o via Bertani
rispetto a via Manara), linterasse si attesti sempre intorno ai 35
metri.
(82)
(83)
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Giovanni Azzena
Fig. 2. La piazza di Ponte Rotto raffigurata dal Catasto Pio Gregoriano, nel confronto con lattuale situazione della viabilit (in grigio). Risultano evidenti le demolizioni
connesse allapertura del Lungotevere, con la scomparsa della chiesa di San Salvatore
de pede pontis.
Il Trastevere in et romana
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Fig. 3. La ricostruzione della maglia viaria antica in sovrapposizione alla raffigurazione, tratta dal
Catasto Gregoriano, degli impianti ecclesiali, dei quali evidente ladeguamento ai due sistemi di
declinazione delloriginaria pianificazione.
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Giovanni Azzena
Fig. 5. Il settore meridionale
del Trastevere, nel triangolo
compreso tra le fortificazioni aureliane e quelle papali:
nella rappresentazione del
Bufalini (1), in un disegno
attribuito a M. De Rossi (2)
e nella pianta del Nolli (3)
(per i riferimenti cfr. nota
67). Risulta evidente la confluenza delle strade a carrobbio verso la porta delle
mura imperiali; nellultima
raffigurazione, la forchetta di strade una volta importanti, ormai costituita
da stradelli di servizio, tra
vigne e orti.
Il Trastevere in et romana
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Fig. 6. La sovrapposizione delle lastre della Forma Urbis che assicurano la copertura della Regio XIV,
sulla topografia attuale (per la procedura di trasformazione delle geometrie cfr. Azzena, Topografia
cit., passim).
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Giovanni Azzena
Fig. 7. La posizione della Lastra 27 rispetto alla topografia attuale, secondo lipotesi tradizionale
(cfr. fig. 8).
Il Trastevere in et romana
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Fig. 8. La nuova proposta di posizionamento della Lastra 27 rispetto alla situazione topografica
attuale (cfr. fig. 7)
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Giovanni Azzena
Fig. 9. Particolare della sovrapposizione tra carta archeologica attuale (il n. 49, con simbolo), la carta archeologica del Bufalini (campitura scura) e il disegno della Forma Urbis, per levidenziazione
della posizione del c.d. tempio di Fors Fortuna.
Il Trastevere in et romana
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Fig. 11. Particolare della sovrapposizione tra carta archeologica attuale, e il disegno della Forma Urbis,
dove si evidenza la coincidenza tra limpianto termale rappresentato nella Forma e la posizione (purtroppo non meglio dettagliabile) delle terme di via Induno, scavate nel 1934 (il n. 48, con
simbolo).