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SALVATORE CANTONE

CENNI STORICI
DI POMIGLIANO DARCO

Introduzione
di
GIROLAMO SIBILIO

con 14 illustrazioni

ADRIANO GALLINA EDITORE

NOLA Stab. Tipografico D.co Basilicata & Figli 1923

PREFAZIONE

I cittadini di Pomigliano dArco devono esser assai grati a Salvatore


Cantone, perch finalmente s deciso a sfruttare in questi Cenni il materiale raccolto, con lungo studio e grande amore, nella sua giovinezza.
Egli non pubblica una delle solite monografie, nelle quali, salvo nobili
eccezioni, lo storiografo, per affetto al suo paese, spesso non fa che della
cattiva poesia in una pi o meno brutta prosa. Il suo, invece, pur senza pretese, un accurato e serio lavoro, scritto in uno schietto italiano, e condotto
direttamente sulle fonti, come provano la documentazione e la ricca bibliografia richiamate nelle note. Gli avvenimenti pi degni di rilievo, del pari
che le piccole e molteplici curiosit storiche del luogo dalle origini agli
ultimi tempi , avvalorati talvolta da opportune illustrazioni, vi sono trattati
con tocchi maestri, in una sintesi mirabile, scevra di pose, col solo scopo di
offrire ai lettori, nel modo pi acconcio e veritiero, lo sviluppo della vita
dun modesto Comune dItalia, che tuttavia ha dato alla nazione frequenti e
notevoli contributi dingegno e di sangue, e che sincammina, per virt
duomini illuminati, verso un avvenire sempre migliore. La mole del materiale storico racchiuso nelle fitte note, per s sole opera degnissima e di
grande utilit per gli studiosi, d la nozione della nobile fatica compiuta,
ispirata certo da quel disinteressato affetto pel natio borgo, che Salvatore
Cantone ed i suoi (basti soprattutto il fulgido esempio di suo padre) sentono
vivissimo.
Lamicizia veramente fraterna che mi lega allAutore, tessuta su affinit innumerevoli e stima reciproca, mha spinto a scrivere queste poche
parole, le quali perci vogliono essere per me soltanto il compimento dun
rito, e non anche una vera e propria prefazione. Di questa, in fondo, non c

bisogno, perch il libro,in veste decorosissima, si presenta bene da s, e


mantiene pi che non prometta.
Auguriamoci che il Cantone si determini a pubblicare altri pregevoli
lavori come questo.
Pomigliano dArco, agosto 1923.
Luigi Di Monda

I. LE ORIGINI

SOMMARIO 1. Cenni geologici della nostra regione. 2. Questa nei primi tempi storici. 3. Il Campo romano. 4. Linvasioni barbariche. 5.Condizioni, che favorirono il formarsi di villaggi. 6. Come sorsero Pomigliano e Pacciano: toponomastica
pomiglianese di allora. 7. Pomigliano non fu il Pompejanum di Cicerone. 8. Non fu
nemmeno villa di G. Pompeo. 9. Lo stemma. 10. La gens Pomlia ed i nomi derivati
da gentilizi. 11. Pacciano non da pace, ma dalla gens Pccia. 12. Lacquedotto
Claudio e laggiunto dArco.

1. Se volessi iniziare questa mia scorribanda, risalendo, come altri


pur suole, alluovo primigenio, io tufferei il lettore, fino ai capelli, in piena
geologia, e gli mostrerei come in quellepoca dellra cenozica, ch
detta eocne la penisola italica, materiando il futuro mito di Venere anadiomene, prendesse a sorgere, dai vasti flutti, qua e l, con poche isole ignivomi, primo abbozzo delle Alpi e degli Appennini. Lo farei assistere, in
seguito attraverso le successive et miocnica e pliocnica alla quasi
totale emersione del giardino dEuropa, e nellra quaternria al romper su, dal mare, con violenti esplosioni, del Somma-Vesuvio, che, poscia,
congiungendosi, lentamente nei secoli, merc i suoi materiali eruttivi, coi
monti di Cancello e di Nola, compose una delle pi fertili e ridenti parti
della Campania felice1 E ci, in vero, gli spiegherebbe talune caratteristiche di questa regione: il tufo a Casalnuovo e ad Afragola; le cave di piperno a Castel-Cisterna ed a Brusciano; le lave vulcaniche, che il volgo
chiama antonomasticamente la pietra, e che si rinvengono, talvolta, nel
cavare i pozzi; i larghi strati di lapilli, nel sottosuolo; lesistenza, a grande
profondit, di conchiglie fossili.2 Ma riconosco, che uscirei meledettamente
di carreggiata, perch tutto questo, a stretto rigore, non storia, e tanto me1

) Per tutto cfr. la Geologia di G. Mercalli.

) Vd. PRECCHIA, Breve cenno st. di Castel-Cisterna.

no storia pomiglianese, ed, in ogni modo, riguarda avvenimenti, svoltisi


prima della comparsa, in hac lacrimarum valle, di quel bipede implume,
che Linneo appell homo sapiens

2. E uopo chio mi rifaccia, quindi, pi da vicino, e che mi tenga,


altres, il minimo possibile, sulle generali. Epper, non mi si sentir neppure parlare di Oschi od Opici, primi abitatori della Campania, i cui ricordi,
pochi ed incerti, toccano la densa caligine dei tempi; n minduger a dire
delle immigrazioni dei Greci di Clcide, o di Ertria, che furono i quali,
circa il 1000 a. Cr., fondarono Cuma, onde nacque, poi, la pi bella citt
delle marine; n accenner ad Etruschi, che, fusisi, qui, cogli aborigeni,
contrastarono, per lungo ordine danni, la prevalenza ellenica; n, infine,
farneticher, col Turboli e col Corcia,3 sul settimo libro dellEneide, dun
Btulo e del suo castello Rufras, conquistati dal favoloso balo, re dei Serrasti, e che sarebbero sorti l, dove ora si vedono Brusciano e Cisterna. No;
perch navigherei, tuttavia, in alto mare, correndo anche il rischio di miraggi pericolosi, e di abusare troppo ci che, al postutto, pi monta della infinita cortesia del lettore.

3. E gitter lncora (tanto per continuare la metafora), in porto


prossimo e sicuro; e mi soffermer a poco dopo la seconda guerra punica,
dai cui travagli Roma sembr, che uscisse ingigantita, perch, difatti, la sua
egemonia safferm nettamente, su tutta Italia.
Ai forti non si osa attraversare comunque la via: Che giova nelle fata
dar di cozzo?. Per tanto, allorch Q. Fabio Labeone nel 560/185, secon-

) TURBOLI, Ricerche st. su Marigliano e Pomigliano dArco; CORCIA, St.


delle due Sicilie, vol.II Per altro, vd. HOLM, Ricerche sulla Camp., in Arch. st. per le
province napolitane An. XI.

do lHase4 spedito, sul luogo, dal senato romano, quale arbitro, in una
controversia di confini, tra Napoli e Nola, devolse, con atto iniquo, alla repubblica, il territorio conteso, i defraudati sopportarono in pace lingiuria.
Ora, senza dubbio, in tale usurpazione, furon comprese queste nostre
campagne, come quelle, che giacciono, ad uguale distanza, tra le due citt
contendenti. E, se Cicerone e Valerio Massimo,5 nel narrare la cosa, parlano concordemente di aliquantum agri, ed il secondo aggiunge anche, che
lentrate dellUrbe ne furono accresciute, la zona, di cui trattasi, dovette essere ben ampia. Essa sebbe, per questa sua appartenenza, la denominazione di Campo romano, dove dice Giovanni Villano nasce lo
bonissimo greco, e sul cui limite orientale fu edificato il nobile castello
di Somma, mentre, dal lato opposto, incominciava foris flubeum, ossia
di qua dal Sebeto e da Massa.6 Quivi, penso, che, come costumava Roma,
furon messi a guardia coloni, tra cui, naturalmente, il terreno fu diviso in
lotti, e si trovaron, forse, i Marili, i Fabi, i Prosi, i Pomili, i Pacci, i Licini,
come inducono a credere circostanze, che ci occuperanno pi oltre. Qui,
limperatore Claudio dalle radici del monte, ov la Preziosa, e per le
Tufarelle e per i Chiavettieri f alla taverna de Casale nuovo ala via
per la quale se va da Napoli ad Acerra, a Capodichino, ai ponti rossi,
che ne sono esemplari superstiti eresse gli archi laterizi dellacquedotto,
descritto anche dal Boccacci, ed il quale, da Serino, e per Aiello, Forino,
Contrada, Montoro, Sarno, piano di Palma, s.Maria del pozzo, proseguiva a

) Nelle sue note a Valerio Massimo, di cui nella nota seg. - ROMANO, La citt
di Somma attraverso la st., dice che lo arbitro fu un Labieno, ma non lo prova. Eppure,
contrasta allopinione comune.
5

) CICERONE, de Off. I, 10; VAL. MASSIMO, de Factis dictisq. memor.,

VII, 3.
6

) VILLANO, Cronica di Partenope, I, 10. Vd. anche CAPASSO, Monumenta


ad neapol. ducatus historiam pertinentia v. II, par.I, pagg. 248 e 249. Flubius, silba,
caba, etc., per fluvius, silva, cava, alla greca. Qui trattasi del Sebeto, che nei tempi medi, appunto, absolute et per antonomasiam fluvius, vel flubeus appellabatur. Cfr.
CAPASSO, op. e v. cit., par. II, pag. 177.

versarsi, col suo ramo principale, a Baia, nella Piscina mirabile, immenso serbatoio dacqua, per i bisogni della flotta romana.7

4. Poi, sopraggiunse la caduta dellimpero. Gi, con Onorio, la


Campania intera era stata trovata squallida e deserta, per 52842 iugeri,
giacch era grande il numero dei vectigalia: si pagava per tutto, pei cavalli
dellimperatore, per lesercito svernante, sulle aree edilizie, sulle nozze,
sulla prostituzione, sui contratti, sul fimo, pel libero esercizio del traffico e
dei mestieri.8 E lo squallore e la miseria aumentarono colle seguite invasioni barbariche; ed il dominio bizantino, per la rapacit propria degli orientali, non li allevi, di certo.9 I Longobardi, quindi, completarono la rovina.
Da Linterno a Cuma ad Atella, da questa ad Acerra al Clanio a Napoli,
macchie di pruni e sterpi (fractae), boschi, e sodaglie (gualdi, terrae exaudae, campi), pantani e paludi (fossati), argini e mucchi di sassi ammassati a
difesa (cesae, grumi)

10

ingombrarono la maggior parte dei nostri terreni.

Quasi un lago, formato dallacque, colanti dai monti nolani, mescolate e

) Vd. Lettiero (presso GIUSTINIANI, Dizionario st. geog. del regno di Napoli,
alla voce Napoli), che, per ordine del vicere Pietro di Toledo, ne rintracci il corso, allo
scopo di riattarlo. Vd. anche PONTANO, de Magnif. c. 9; BOCCACCI, de Fluminibus etc., che erroneamente dice, che conduceva il Sarno; CAPACCIO, Antiq. et hist.
Camp. fel.. c. XXI, e Vera antichit di Pozzuoli pagg. 221 e 222, che descrive minutamente la piscina; CHIARITO, Commento sulla costituz. di Federico II, par. III, c.1;
PARRINO, Teatro de vicere; SASSO, St. dei monum. di Nap.; e via dicendo. LO
SCHERILLO, Della venuta di s. Pietro ap. nella citt di Nap., pag. 106, crede, a torto,
che fosse posteriore ai tempi di Tito. NellAcquedotto di Nap. (per cura della Soc. ven.
impr. pubbl.) detto, che proveniva dalle sorgenti Aquaro, le stesse che alimentano il
moderno acquedotto del Serino. La Preziosa appartenne, prima, al re Federico
dAragona (cfr. Arch. st. per le prov. nap., an. VIII, pag. 535), e, poi, al monastero dei
ss. Severino e Sossio di Napoli (cf. Lettiero, presso GIUSTINIANI, loc. cit.). Anche
oggi la localit Tufarelle si dice Arcora, ed , forse, quella indicata nellOnciario
(cit. a nota 12) fol. 241 e at., 250 t., ecc. Vd. nota 68, in seg.
8

) PAGANO, Ist. del regno di Nap., t. I, ed il Codex Theodosianus, l. XI, 7, 12,


de indulgentia debitorum.
9

) PAGANO, op. e loc. cit., ed il Codex Theod., I, 2, 3, de vectigalibus.

10

) CAPASSO, nella pref. alla Cronica di Frattamaggiore del de Spenis, in


Arch. st. per le prov. nap., an. II.

confuse colle vive del Mefito, del Gorgone o Riullo, e del Clanio stesso,
fiumicelli oramai senza propria sede, invadeva, da Nola, le campagne, tra
Acerra e lestreme pendici del Somma, fin quasi ad Aversa.11 Un immenso
bosco, detto Calabrcito era di l dAcerra; un altro famoso trovavasi
presso Marigliano; una selva si stendeva nei dintorni di Pacciano; abbiamo
notizia dunaltra a Massa; unaltra ancora era di qua dal Sebeto; altre coprivano il monte, od intricavansi pei luoghi circonvicini.12 Di tal che, ben
poca terra rimaneva libera allagricoltura. E due secoli, il VII e lVIII, videro tanto verno-de la barbarie.

5. Le popolazioni, ridotte a numero esiguo, vivevano sparse, famiglia per famiglia, qua e l, per i terreni sgombri, in povere abitazioni (casae), con davanti uno spiazzo (curtis, o cortis, o cors), difeso, alla meglio, da
palatie, da fascinate, da moricce, da siepi vive, da chiuse qualsiasi. Esercitate dalla miseria, lungamente, di generazione in generazione, avevano ridotto, ai pi indispensabili, i loro bisogni, oramai quasi abbrutite. Erano
homines, che avevano guidrigildo, e potevano stare in giudizio, e possedere, ma dipendevano (fideles) da chiese, conventi, o signori, cui li legavano
prestazioni (exenia), o servizi personali (operae); eran tertiatores, che un
terzo dei prodotti dovevano al padrone longobardo, un terzo a quello romano, ed un terzo ritenevan per s, ond che, da noi, dicesi ancora terza la rata di fitto, ed i contraenti, nelle locazioni, chiamansi tuttora parzunari,
11

) CAPORALE, Mem. storico-diplom. di Acerra, pag.48, nota3. Il Mefito, il


Riullo, ed il Clanio sono nel territorio acerrano. Il Clanio (lat. Clanius, nel medioevo
Laneum, donde Lagno, passato a significare ogni piccolo fiume, o torrente) il pi
grande, e, nei tempi di mezzo, delimit la Liburia cisclania dei napoletani, e la Liburia
transclania dei longobardi di Benevento. Cfr. PEREGRINO-PRATILLI, Hist. princ.
long. t. III pag. 242.
12

) Cfr. CAPORALE, op. cit. RICCIARDI, Marigliano ed i comuni del suo


Mandamento, CAPASSO, Monum. cit., v. II, pagg. 248, 269, 428, ecc. Ad una contrada del nostro agro rimasto ancora il nome di Bosco-piccolo; nel 700 ce nera
unaltra detta la Foresta, come dallOnciario del general catasto della terra di Pomigl.
dA. 1753-54, fol. 246 t. e 248, esistente nellARCH. MUNICIP.

10

alterazione evidente di partionarii, e, per esso, portionarii, da portio - portionis; eran hospites, ossia barbari, o discendenti di barbari, che occupavano quote parti deglimmobili, appartenenti ai vinti; eran servi della gleba,
infine, addetti ai fondi di propriet pubblica o privata, ovvero eran uomini
liberi, che possedevano, a livello perpetuo, vitalizio, o temporaneo, le terre,
ridotte a cos vil prezzo, che un oliveto, od un giardino eran cambiati con
un cavallo, od una spada.13 A mano a mano, questa popolazione crebbe; la
famiglia divenne pi numerosa; colla famiglia aumentarono i bisogni; la vita trogloditica cominci a pesare. Si prese a dissodare altra terra, ad abbatter boschi, per porne a cultura lo spazio di risulta, ad erigere qualche rozza
chiesa, per le pratiche di religione. Poscia, poco per volta, sabbandonarono
le misere casupole di prima; altre migliori furon costruite, intorno alle chiese: si gitt il seme dei futuri villaggi. Curtis non fu pi detto il solo spiazzo
davanti, ma tutta la casa, e, poi, tutto laggregato dabitazioni; si segu, per
tanto, luso romano, per cui est autem cortis seu cors villa, quia pluribus
terris conjungitur: vi saggiunse, per, cum plebe, vale a dire colla
parrocchia, col complesso di parrocchiani.14
Formatosi il primo gruppo, nuovi coloni saggregavano ad esso, in
numero pi o meno grande, a seconda le braccia, occorrenti alle necessit
agricole locali, ed i patti a cui i proprietari concedevan le terre. Questi coloni aggiunti, o eran ex comparati, servi riscattati, e venivan chiamati dai
proprietari del villaggio, ove si stabilivano; od erano recommendati, cio
persone, che di propria volont, chiedevano la protezione dei ricchi, cui,
per quella (defensaticum), si assoggettavano con prestazioni ed operae; od,
infine, erano revocati, uomini, liberi o servi, spettanti al demonio, i quali,

13

) Cfr. CAPASSO, pref. cit.; PAGANO, op. e t. cit.; SALVIOLI, St. del diritto it.; III, . 118, e IV, . 169.
14

) PECCHIA, St. civ. e polit. del regno di Napoli, v. II, diss. 1, par. XVIII.

11

popolazione fluttuante, venivan chiamati allantico domicilio, dal luogo,


doverano stati inviati gi prima.15

6. Tale fu lorigine di quasi tutti i comui, posti nella regione, detta


allora Libria (donde, poi, il nome di Terra di Lavoro), tra i montes super Suessulam, come dice Livio, lagro nolano ed il fossatum pubblicum,
a Grumo, Melito, Casandrino;16 e tale, naturalmente, senza piet del natio
loco, fu anche la modesta origine di Pomigliano dArco.
I nostri primi padri si raccolsero, nel luogo gi, o tuttavia, della gens
Pomlia, e, perci detto Pomelianum, intorno ad una chiesa di s. Felice, in
cui, nel 1073, Giovanni qui nominatur Lunicte, e Simeone, e Sergio, suoi
figli, tutti del posto, dipinsero bultura sanctorum, que sunt ad onore Domini et Salvatoris nostri Jesu Christi et B. Maria Matris eius, et b.mi Iohannis Baptiste, ricevendo, in compenso, corrigiam de terra.17 Il villaggio
nellangolo orientale, risultante dallinnesto della via que nominatur
sommese, o que ad summam ducebat18 (quasi certamente costituita dalle
attuali Vittorio Imbriani, gi Pigna,19 Vittorio Emanuele II, gi Terra,20Trieste e Vesuviana), collaltra, da s. Paolino detta ppia (ora Nazionale delle Puglie, gi via Regia o Reale, volgarmente Chiazza)21 occup il

15

) CAPASSO, pref. cit.

16

) CAPASSO, ivi, e Monum. cit. II, 2, pag. 187 e segg. LIVIO, XXIII.

17

) CAPASSO, Monum. cit., II, 1, pag. 311, reg. 517.

18

) CAPASSO, IVI, IVI, pag. 177.

19

) Senza dubbio, detta cos per esservi stato qualche pino. denominazone, che
ricorre anche nellOnciario cit. (1753).
20
21

) Vd. in seguito, IV, n. 9.

) S.Paolino epist. X; ma non era propriamente la Appia (che passava per Calatia,Caudium, Beneventum, ecc., e conduceva, da Roma,a Brundisium), sibbene una diramazione, che, per Napoli, andava a Nola, cfr. DE LAURENTIIS, Universae Camp.
fel.antiquitates, par. II, pagg. 228 e 229. Essa (nel medioevo, detta Arenarum) fu migliorata una volta, nel 1592; unaltra, dopo leruzione vesuviana del 1631. cfr. PARRINO, op. cit. Da Carlo III di Borbone fu portata, da Nola a Bovino (cfr. COLLETTA,

12

presente rione Spedale, che la parte pi antica del paese, ed intorno a cui
sorsero le mura ed i baluardi, che ancora erano visibili, sulla fine del sec.
XVIII.22
Fuori il circuito delle mura, a sud-est della cortis, fu eretta unaltra
chiesa, sub bocabulo sancte crucis,23 alla quale sun un ciuffo di case,
che, per essere domorum congregatio, quae muro non claudebatur,24 fu
detto borgo, e, dalla chiesa vicina, borgo s.Croce, denominazione durata
sin a quasi tutta la prima met del secolo scorso, e data alla parte centrale
dellattuale rione Carmine.25 Quivi, crediamo, che sorse il monastero dei
padri greci di s. Basilio (dipendente da quello dei ss. Sergio e Bacco di Napoli), del quale sha menzione, in un documento del 1028, come esistente
in memorato loco Pumilianum.26
Di l dalla sommese, nellangolo sud-ovest tra questa e lAppia, addentro nei campi, sand formando, contemporaneamente, il nostro Pacciano,27 che, per la sua lontananza dalle maggiori arterie di comunicazione,

St. del reame di Napoli, I, 4), e prese allora i nomi di Via (o Cammino) reale, o Regia,
ed, in seguito, strada delle Puglie.
22

) Cfr. lanonima ed inedita relazione storica di Pomigliano, senza titolo, non


numerata nei fogli scritti alla spagnuola, da me posseduta, e che, menzionando il nostro
comune come terra dei Cattaneo (vd. in seguito, c. II, n. 9), della seconda met del
700. In essa i baluardi sono detti tre. La denominazione Ospedale non so dire donde
proceda ed a che epoca rimonti; trovo che ivi lUniversit possedeva delle case. cfr. Onciario cit., fol. 202 t.
23

) CAPASSO, Monum. cit., II, 1, pag. 219, reg. 320.

24

) Cos s. Isidoro, in generale; difatti, in Napoli, ci sono o buvero (= borgo) e


s. Andonio,e Lureto, de Virgene, e, anticamente, e Chiaia.
25

) Vd. in seguito, IV, n. 9.

26

) CAPASSO, Monum. e loc. cit., pag. 264, reg. 420, dov detto, che Giovanni
qui nominatur Tertiatores filio q(ondam)de Punticelum ottiene la concessione, dal
monastero dei ss. Sergio e Bacco, dun campo, in Pomigliano, col diritto di ritenerne la
met di frutti, e lobbligo di dare laltra met al concedente, e, per esso, portarla ad illa
obedientia monasterii de memorato loco Pumilianum. Vd. anche in seguito, IV, n. 8.
27

) CAPASSO, Monum. e loc. cit., pag. 428, reg. 674.

13

prosper meno, divenne, quindi, nostro casale, ed, infine, frazione nostra.
Una gens Paccia aveva posseduto il suo luogo, ed esso ne deriv il nome.28
I campi coltivati, intorno a Pomigliano, avevano, allora, denominazioni varie: cera prtora29 (plurale volgare di pratum, come rcora, rmora,
bltora, e quelli del contrasto di Ciullo, cio fcora e schintora), che vive
tuttora in Prtola, a nord-ovest del Passo; cera tribeum,30 per trivium,
ossia punto dincrocio di tre vie; cera karictura31 da carectum, contrazione di caricetum = luogo pieno di crici, pianta questa di palude, detta
anche sala o scialino (in botanica carex acuta), la quale testimonia del
pantano su mentovato; cera cesina,32 lo stesso che bosco ceduo, o terreno gi boscoso, ed dal supino caesum di caedere = tagliare (ricordate
Cesa dAversa, e Cesinale presso Atripalda?): appellativo di localit pomiglianese questo, che, con Cesinella, si trova tuttavia nellOnciario, o catasto nostro, campilato nel 1753-5433; e cera anche at illa cruce,34 che
suppongo presso la chiesa omonima vista; e biniale, 35 da vinealis = messo
a vigna, vigneto; e moscarellum,36 e s.Paulinum,37 menzionati ugualmente
28

) Vd. in seguito, questo stesso cap., nn. 10 e segg.

29

) CAPASSO, Monum. e loc. cit., pagg. 49, 126, 255, reg. 51, 200, 405. E
questa la localit, che, nel 1832, trovo detta Lavanaro ? (vd. oltre, IV, 9) Sembra, perch ad essa confluiscono le lave del paese, donde il nome.
30

) Lo stesso, ivi, ivi, pag. 49, reg. 51. Forse, dove o Passo, perch per
quanto pare lunico punto, in cui sincontrano tre vie: lAppia, quella proveniente da
Acerra e la sommese.
31

) Lo stesso, ivi, ivi, pag. 134, reg. 217. Dov essere verso Acerra.

32

) Lo stesso, ivi, ivi, pag. 150, reg. 237.

33

) fol. 51., 100 t., 147, 179 t., 203, ecc. per Cesina; fol. 167 t. per Cesinella.
La localit Cesina esiste ancora, presso la masseria Masardo. Il CASTALDO,
Memorie st. del comune dAfragola, cap. II, nota 16, scrive: Cesine da nostri agronomi
chiamansi i terreni gi boscosi,e quindi resi alla cultura col tagliarvi gli alberi e bruciare le
ceppaie, ed i tronchi de medesimi, quale operazione appellasi cesinazione.
34

) CAPASSO, Monum. cit., II, 1, pag. 255. reg. 405.

35

) Lo stesso, ivi, ivi, pagg. 203, e 238, reg. 332 e 382.

36

) Lo stesso, ivi, ivi, pagg. 208, 264 e 282, reg. 342, 420, e 457.

37

) Lo stesso, ivi, ivi, pagg. 293, reg. 481.

14

nel cennato onciario;38 e, poi, trasversus,39 che non esito a identificare


colla contrada le vie traverse, ricordata nellonciario suddetto;40 e
cerano caba,41 per cava, e campo maiore,42 e trentamiliacca,43 sianellum
pictulum,44 ed altre denominazioni.
Ecco schizzato, alla peggio, laspetto di Pomigliano nascente e bambino.

7. Di esso i documenti conosciuti non vanno pi in l del 912, e


scrittori anteriori non fanno comunque parola.
Erra, quindi, chi lo ravvisa nel Pompejanum, celebre villa di Cicerone.45 Questa, invece, (e lo dice il nome) trovavasi, nel territorio di Pompei,
come lArpinatum, il Tusculanum, il Cumanum, il Puteolanum, il Neapolitanum, altre ville del grande oratore, in quelli dArpino, Tuscoli, Cuma,
Pozzuoli e Napoli. E Pompei non pot, certo, allargarsi fin qui, oltrepassando Nola, e quando noi eravamo alla diretta dipendenza di Roma. Non
senza rilevare, che il Pompejanum era posto sul mare, come appare da Cicerone stesso: e Pompejano navi advectus sum in Luculli nostri hospitium ed anche: haec scripsi navigans, cum Pompejanum accederem.46
Ora, dovera il mare, qui, nei tempi storici? Livio,47gi nel periodo anniba38

fol. 142 t., 153, 203, 217, t., 225 t., 227 t., ecc. per Moscariello; fol. 28 t.,
per s. Paolino.
39

) CAPASSO, Monum. cit., II, 2, pag. 177.

40

) fol. 227 e t., 228.

41

) CAPASSO, Monum. cit., II, 2, pag. 177.

42

) Lo stesso, ivi, II, 1, pag. 245, 311, 219, reg. 392, 517, 320.

43

) Lo stesso, ivi, ivi, pag. 280, reg. 452.

44

) Lo stesso, ivi, ivi, pag. 138, reg. 225.

45

) Cfr. LEONE, de urbe Nola; FERRARI, Lexicon geograficum; PASINIO,


Voc. lat.-it; RICCIARDI, op. cit., pag. 3.
46

) CICERONE, ad Attic. XIV, 20, e XVI, 7; vd. anche, ivi, XVI, 16 (per
paucis diebus in Pompejanum: post in haec Puteolana, et Cumana regna renavigaro),
e in Acad, 2, 3, 8, (si ventus esset, Lucullo in Neapolitanum, mihi in Pompejanum navigare), ecc.
47

) XXIII, 22 e 24.

15

lico (cio prima di Cicerone), parla di Nola, come di citt interna: Expugnate Nolam campestrem urbem, non flumine, non mari septam; ed oltre:
sunt omnia campi circa Nolam.

8. Ed erra, del pari, chi vuole, che Pomigliano derivi dal gentilizio
Pompeo, e, secondo qualcuno, propriamente da Gneo Pompeo, suocero ed
emulo di Cesare.48 Imperocch, nulla c, che autorizzi a ricollegarci al vinto di Farsaglia, da un lato; e, dallaltro , la prova, che sadduce, dun Pompejano, menzionato, da Cicerone, collaggettivo nolano, per distinguerlo
da quello , test toccato, evidentemente poggia, su di una lezione inesatta
del passo relativo: non bisogna leggere fundus numquis in Pompejano nolano venalis sit, ma come avvert il Lupoli49 in pompejano nolanove, ossia nellagro di Pompei o di Nola. Ci a parte, che savrebbe, qui,
unetimologia addirittura assurda, giacch quandanche fosse da preferir
la forma Pompigliano (cos scrisse il dott. Castorani, professore
doftalmologia nellUniversit di Napoli) deriverebbe da Pompilio e non
da Pompeo.50

9. Altri vuol, che il nome venga da pomi e llano (leggi gliano),


vocabolo spagnuolo, quasi: pianura de Pomi; e le armi parlanti del paese lo stemma sono appunto un pomo, e talvolta due, posto su dun
arco; ed in mezzo al mercato c una colonna con sopra una cestella di
pomi in marmo. Ma il paese non niente affatto celebre per le frutta ed
pi antico della dominazione spagnuola, n la formazione possibile,
dice il compianto Vittorio Imbriani.51 A me sembra, che lo stemma dovette
48

) REMONDINI, Della nolana ecclesiastica st. e lanonima relazione storica di


Pomigliano cit.
49

) Iter venusinum, pag. 9.

50

) IMBRIANI, XII conti pomiglianesi, prefaz., nota 2.

51

) Lo stesso, ivi, ivi.

16

esser ricavato dal nome, proprio durante il dominio iberico, merc una soluzione in etimi arbitrari; processo questo, usualmente seguito, prima dei
moderni studi, che riusciva, spesso, a risultati enormi, e perfino risevoli. E
sulla falsa riga dellarmi parlanti, credo, che i pomiglianesi intesero tenersi,
quando, il 3 gennaio 1735, offrirono, secondo il cronista, alcune spase di
fiori, e fresche frutte, a Carlo III di Borbone, che, qui, di passaggio, sera
fermato a pranzare.52

10. Di fronte a tutte queste opinioni, per lo meno insicure, non resta
seria, se non quella, cui ho gi accennato, e che riattacca il nome Pomigliano alla gens Pomelia. Difatti, il gruppo gli di Pomigliano non pu
essere, se non lindurimento dellaltro latino li seguito da vocale; cos, da
familia, da filius e derivati, da cordolium, battualia o battalia, milium, melius e derivati, cilium, exilium, solium, mulier, tilia, spolium, lolium, lilium,
e via dicendo, si avuto famiglia, figlio, cordoglio, battaglia, miglio, meglio, ciglio, esiglio, soglio, moglie, tiglio, spoglia, loglio, giglio. Ed
unantica iscrizione, riportata dal Mommsen,53 ci assicura, appunto,
dellesistenza della gens in discorso; v menzionato, cio, un Publius
Pomelianus, gentilizio il secondo, che sta a Pomelius, quale p. e i gentilizj Curtianus a Curtius, Flavianus a Flavius, Marianus a Marius, Nerianus
a Nerius,54 o, per attenermi a cose pi vicine ed interessanti, come Marilius sta a Marilianus, donde Marigliano; Fabius a Fabianus, donde colla
metatesi delli Faibano; Prosius a Prosianus, donde collindurimento
52

) SENATORE, Giornale st. di quanto avvenne nei due reami di Nap. e Sic. Il
1734-1735, sotto la data cit.
53

) Inscriptiones regni neapolitani latinae. Liscrizione la seguente:


P. POMELIANUS.
LUC. F. FELICIANUS.
ET. RECIVI. SIBI. ET.
SUOIS.

54

) FLECCHIA, Nomi locali del Napolitano derivati da gentilizj italici.

17

della labbiale, e lattenuazione della sibilante Brosciano, e, quindi, Brusciano; Licinius a Licinianus, donde, schiacciata ln, Licignano; Paccius a
Paccianus, donde il nostro Pacciano. Inoltre, in un istrumento di permuta
del 3 maggio 1026, troviamo ancora esistente, qui, il gentilizio, che ci riguarda: un Gallitula commutat et tradit Sparano germano suo filio
q[ondam] Pumiliani un suo terreno.55 Del resto tuttora c il cognome
Pomilio, ed io ho conosciuto un ingegnere, che lo portava.56
Il gentilizio, appoggiato a fundus, ager, campus, praedium, o simile,
per indicarne lappartenenza, si fece aggettivo; ed, in vero, nel Digesto si
rinvengono, di frequente, i fundus Cornelianus, Satrianus, Geronianus, Botrianus, Maevianus, e ci simbatte nelle aedes Seianae, Sempronianae, e
c il lacus Sabatenis per Sabatianensis.57 Caduto, poi, il sostantivo
dappoggio, indic il locus, in generale, senza valore geografico, come nome encorio, fissato, per lo pi, al neutro; nome, che, in seguito, fu assunto
dalla cortis. Gli esempi, al riguardo, in tutta la Campania, oltre i visti innanzi, sono innumerevoli: Cicciano, Scisciano, Ottaiano, Saviano, Comignano, Secondigliano, Gragnano hanno siffatta origine di denominazione.58

11. Pacciano, adunque, non da pace. Difatti, se cos fosse, dovrebbessere, veramente, Paciano, laddove lo troviamo sempre scritto
con due c, e con due c lo pronunzia il popolo. Di pi, la pace, che volgar55

) CAPASSO, Monum. cit., II, 1, pag. 255, reg. 405. Il capostipite della gens
Pomelia dovettessere di piccola statura, giacch pumilius vale nano; anzi, AULO
GELLIO, XIX, 13, dice che, presso il volgo, il pumilius chiamavasi, appunto, nanus.
ROMANO, op. cit., pag. 33, afferma ma, come al solito, non prova, che Pomigliano,
prima, si chiamava Fazzano. Evidentemente, ha letto Fazzano, invece di Pacciano. Pur
cos, falso, come risulta da tutto questo cap. I.
56

) In questanno, un Pomilio risultato non in buona posizione, dallinchiesta


sulla guerra.
57

) Vd. lib. VIII, tit. IV, 35, e tit. V, 4; lib. XVIII, tit. I, 69; lib. XXI, tit.III, 73;
lib. VII, tit. I, 36; lib. XXIII, tit. V, 9; etc.
58

) Cfr. FLECHIA, op. cit., REMONDINI, op. cit.; MUSCO, La vita di


Tommaso Vitale, pag. 95; ecc.

18

mente si crede celebrata, in esso, con francesi,59 e quella annunziatavi, come qualcuno fantastica,60 tra Sanniti, Palepolitani e Nolani, restano
senzombra di prova; ed, intanto, sta al contrario, che Pacciano pi antico
delle due invasioni francesi del 1495 e del 1799,61 e che non c la menoma
traccia della sua esistenza, prima dei tempi medi, per cui non pu esser ritenuto anteriore, o coevo di Palepoli.
Altre due iscrizioni, comunque, anchesse riferite dal Mommsen,62 attestano della gens Paccia.

12. Consegue da ci, che laltra met del nome Pomigliano, cio
laggiunto dArco, non pu venire, come stato affermato,63 da un arco, eretto in memoria della seconda delle due immaginarie paci suddette.
Un arco, vero, di vetusta costruzione, fu visto, fin nel secolo XVIII, poco
lungi da Pacciano, verso la masseria Palmese, e da esso trovo, che la
59

) Vd. in seguito, c. III, n. 4.

60

) Vd. lanonima relazione st. di Pomigl. cit.

61

) Vd. in seguito, c. III, e nn. 2 e 4.

62

) Op. cit. Una :


D. M. S.
Tito. STATORIO. GE.
MINO. COL. F. PAC
CIANI. HOMINI. SANC
TISSIMO. ANIMAE.
INNOCENTISSIMAE.
NUMISIA. AUG. N. SER
CONIUGI. CUM. Q. V. A.
XIII. SINE. QUAE. RELL
CAPRIOLUS. FILIUS.
NATURALIS. PATRI.
KARISSIMO.
B. M. F.

Laltra :
D. M. S.
IULIAE. PAcCIanae.
P. AELIUS. HERME
CONIUGI. BENEMeritae.
63

) Vd. lanonima relazione st. di Pomigl. cit.

19

contrada intorno fu denominata;64 ma, pi che un arco di pace (od anche un


tempio sacro a Diana, come suppone il Turboli),65 esso era un superstite
avventuroso dei molti dellacquedotto Claudio mentovato, alla stregua dei
quali, durante il ducato napoletano, sindicavano i luoghi di questo versante
del Somma, colle frasi intus arcora, e foris arcora, a seconda che, in riguardo alla capitale, si trovavano di qua o di l dallacquedotto stesso.66
Cos, Pomigliano e Pacciano venivan detti foris arcora, quasi sempre completandone lubicazione, con dudum aqueductus,67 ossia presso, vicino
allacquedotto, e, qualche volta, addirittura si dissero soltanto ad arcora,68
che, in fondo, la forma sintetica, di passaggio alle successive, e pi recenti di ad arcum,69 ad Arco,70 de Arco,71 fino allattuale dArco, che il nostro
paese ebbe comune con Mariglianella, e che gli rimasto, per distinguerlo
da Pomigliano dAtella, da poco mutato in Frattaminore.

64

) Vd. Onciario cit., fol.77, t. ecc. Il luogo fu detto larco di Pacciano. Vd.
in seguito, c. IV, nota 91.
65

) Op. cit.

66

) CAPASSO, Monum. cit., II, 2, pag. 177.

67

) Cfr. tutti i loc. cit. nelle prec. note 17, 23, 26, 27, 29, ecc.

68

) CAPASSO, Monum. cit., II, 1, pag. 280, reg. 452. Dagli archi in discorso
fu detto Arcora, non solo una localit del nostro agro (vd. innanzi, nota 7) ma un villaggio, che sorgeva, ai tempi del ducato, dov ora Casalnuovo. Resosi disabitato, Ferdinando I dAragona lo concesse ad Angelo Como, che lo ricostru, donde poi il nome di
Casalnuovo. Al Como fu conteso da Cesare Bozzuto, feudatario dAfragola: la causa fu
compromessa a Pietro Severino e Paolino de Golino, che decisero appartenersi davvero
ad Afragola il territorio di Casalnuovo, ed il Como dover pagare, perci, al Bozzuto, 30
once annue. Cfr. CHIARITO, op. cit., III, cap. II pag. 157, che cita il registro di Ferd. I
segn. 1463-1492. n. 30, fol. 131, ed assume che Casalnuovo, nel medioevo, fu detto Arcus pintus.
69

) Come scrive DE LAURENTIIS, op. e loc. cit.

70

) Come dice il LUPOLI, op. e loc. cit.

71

) Come nel Lettiero, di cui alla nota 7.

II. NEL PERIODO FEUDALE

SOMMARIO 1. Profilo del feudo in generale. 2. Il feudo di Pomigliano. 3. Condizioni di vita del nostro paese in questo periodo. 4. I primi feudatari di Pomigliano;
Riccardo Filangieri; la famiglia Stendardo. 5. Gli Angioini. 6. I di Tocco e gli Origlia. 7. I Carafa di Maddaloni. 8. I dEboli, i del Balzo, gli Strambone. 9. I Cattaneo. 10. Allabolizione del feudalismo. 11. Sviluppo demografico di Pomigliano in
questo periodo.

1. Sorto nella maniera esposta, e dipendente dal ducato napoletano,


Pomigliano segu le sorti di questultimo, e con esso fu assorbito nel regno,
costituito dalla costanza e dal valore dei Normanni.
Questi introdussero, nellItalia meridionale, quel regime feudale, che
contrastato da Federico II, ma favorito, poi, dagli angioini e dagli aragonesi, e, per avidit di danaro, dagli spagnuoli dur fino a quando i francesi,
colle leggi del 1799, 1806 e 1809, non lo soppressero, definitavamente.1
Il feudo (basso latino feudum, feodum, feidum) necessario
premetterlo fu, da prima, una concessione del sovrano, a titolo precario di
fitto quinquennale, di terre del fisco, fatta a seniores, per gli obblighi
militari. In seguito, perduto il carattere di precariet e di temporaneit, la
concessione import lesercizio di diritti, devoluti propriamente alla
corona, ossia delle cosidette regalie, tra cui, massima, la amministrazione
della giustizia.2 Il concessionario, originariamente chiamato miles, ebbe, in
prosieguo, presso di noi, i nomi di feudatario, utile signore, o barone, e fu,
per tanto, un piccolo re, che, poco per volta, us del feudo, oltre i corpi
feudali, cio oltre i diritti effettivamente concessi, dando luogo, cos, agli
1

) SALVIOLI, Manuale di storia del diritto it., par. III c. 11.

) Lo stesso, op. e par. cit., c. 5.

21

diritti effettivamente concessi, dando luogo, cos, agli abusi feudali,3 gravezze talvolta infami, che furon moltiplicate, sempre pi, e tutto toccarono:
le persone, le cose, gli atti, i contratti, i prodotti, i lavori delluomo. I soggetti, detti vassalli, nerano veramente oppressi, perch non avevano mezzi
dinfrenare il padrone, spesso potente in corte, e che sopponeva, in ogni
guisa, a qualunque esame legale della fondatezza giuridica delle sue pretese.
Questa la ragione, per cui, allabolizione del feudalismo, la commissione
feudale, incaricata di sciogliere i vincoli baronali, trov che, nel regno, erano
stati creati ed esercitati ben 1500 di tali abusi, sotto nomi spesso strani!4

2. Pomigliano fu, anchesso, costituito in feudo. Al suo utile signore,


spettarono, come corpi feudali:5 il bancum justitiae, o mero e misto imperio
con podest della spada, ossia la cognizione delle primarie e secondarie
cause civili, criminali e miste, col diritto di tormentare e punire; lesazione
dei provventi fiscali delle pene transatte, vale a dire il diritto di convertire
la corporale, in pena pecuniaria, e dintascarne limporto; la mastrodattia,
qualche cosa come gli odierni provventi di cancelleria, ma limitatamente
alla redazione degli atti processuali; la bagliva, giurisdizione minima, riguardante i piccoli furti, il danneggiamento, la materie contravvenzionale
in genere, le cause civili per lievi somme; il jus marchii, o zecca di pesi e
misure, cio il diritto di convalidare, periodicamente, le misure ed i pesi,
collimprimervi un segno, esigendo alluopo una tassa, e proibendo dusare
i non marchiati.

) RICCIARDI, Marigliano ed i comuni del suo mandamento, pag. 233.

) SALVIOLI, op. e par. cit., c. 11.

) Vd. Onciario del general catasto di Pomigl. 1753-1754, fol. 251 e a t. Nelle
prime concessioni, fino al 27 maggio 1495 (vd. in seguito, n.7, nota 70), dei corpi feudali, specificamente, non sono menzionati, se non la bagliva ed il mero e misto imperio;
gli altri ricorrono, in via generale, come entrate e dogane.

22

Ora, ascoltate quali furono, di contra, gli abusi feudali:6 la nomina del
sindaco e dei due eletti, costituenti il corpo municipale dellUniversit, adesso Comune; la nomina dei due parrochi di s. Felice, tra persone, aventi i
requisiti, e proposte dallUniversit; il jus prohibendi della caccia, che implicava la concessione di licenze, dietro pagamento; il passo ed il passetiello, divieti di circolazione, a permetter la quale si percepiva una tassa; la
colta della chiesa di s. Maria, seu paglia dagosto, ed erano 24 ducati
allanno, pagati dallUniversit; i monopoli per dirla con parola moderna
della taverna, del forno, e dei molini, seu centimoli.
Meno il bancum justitiae, che il feudatario esercitava, mediante giudici, da lui deputati, tutte le altre ragioni feudali venivano arrendate, ossia
date in affitto,7 ed , quindi, intuitivo, che esse saggravavano, per la rapacit degli arrendatori, i quali miravano, non solo a corrispondere i prezzi,
abbastanza alti, ma soprattutto ad arricchire.

3. Nel feudo, il barone aveva suoi ufficiali, per la esazione dei suoi
diritti, quando non li locava. Il suo rappresentante maggiore era il castellano, poi detto governatore, che risiedeva nel castello, o palazzo baronale, e
che interveniva, nellassemblea dei vassalli, o pubblico parlamento, il quale si radunava, a suon di campana,8 nella chiesa parrocchiale di s. Felice, e
decideva sugli affari eccedenti lordinaria amministrazione.9 Per questa,
provvedevano il sindaco e i due eletti, assistiti da un cancelliere, unico impiegato municipale, funzionante da segretario e da archivista:10 nominati
6

) Vd. lOnciario cit., fol. 251e a t.

) Lo stesso Onciario cit., ivi. Arrendare spagnuolo.

) RICCIARDI, op. cit., pag. 329 e segg., e 340; SALVIOLI, op. e par. cit., c. 11.

) Vd. in seguito, c. IV, nn. 5, 7 e 8, e le note ad essi. Si radunava, tra laltro,


anche per la nomina del medico. ARCH. MUNICIP., Conclusioni decurionali 18131824, fol. 44.
10

) RICCIARDI, op. cit., pag. 329 e segg. E risaputo, che i parlamenti si riunivano nelle chiese parrocchiali, e da noi la parrocchia era proprio s. Felice.

23

dal feudatario, erano naturalmente, persone a lui ligie, e duravano, in carica, un anno, a capo di cui il sindaco rendeva i conti della sua gestione.11
LUniversit si manteneva su poche entrate:12 il jus del pane a vendere
senza gabella, in cui si trasmut il monopolio della vendita del pane, e che
consistette nellesigere, dai panettieri, un tanto sulla merce venduta, e, contemporaneamente, nel far loro concorrenza, collo smerciare il pane, esente
da gabella, e, perci, a prezzo minore; il jus macellandi, o scanaggio, o
quartuccio, su ogni capo di bestiame ammazzato; le due botteghe della salsume e vino senza gabella, cio spacci municipali di olio, salumi, strutto, e
simili, luno nel quartiere della Terra, (e lasci il nome di Puteca ranna al
luogo, dovera), laltro nel quartiere della Chiazza, entrambi intesi anche a
mantenere giusti prezzi, pei generi cennati, su la cui vendita gli altri eran
tenuti a dazio; lesazione di censi vari, che, gravando su fondi, fanno pensare ad un preesistente demanio comunale, alienato colla forma dellenfiteusi,
ma del quale non ho notizia certa; gli utili sul fitto del forno, del molino, del
territorio adiacente a questo e dei diritti inerenti, fitto, che si stipulava
collutile signore.
Solitamente, tutte queste entrate si davano in locazione, con capitoli,
che determinavano le tariffe, ed altre modalit del caso.13 Il catapano, nominato dal corpo municipale, sorvegliava gli affittatori, ed aveva giurisdizione su chi violava i bandi, o gli editti annonari, di polizia urbana e rurale,
o simile. Tale sorveglianza spettava, altres, al portolano, anche di nomina
municipale, che, per, conosceva, pi particolarmente, delle invadenze di
suolo pubblico.14
11

) Come dallelenco dei sindaci in Appendice, e dal fol. 14 e segg. del Libro
delle Conclusioni decurionali della Comune di Pomigl. dA., an. 1808, in ARCH. MUNICIP.
12

) Onciario cit., fol. 252 e a t.

13

) Vd. ivi, ivi.

14

) Vd. Libro delle Concl. dec. cit., delib. 17 nov. 1811. Vd. anche Archivio st.
per le provin. napol., an. VII, pag. 791.

24

4. Pare, che, al suo inizio, il feudo di Pomigliano sia stato tuttuno


con quello dAcerra; per tanto, nostri signori dovettero essere Roberto de
Medania, che, nato dal normanno Trogisio, fu suocero dellillustre principe
Tancredi, immortalato dal Tasso; e suo figlio Riccardo, nel 1197, da Arrigo
VI fatto, prima, trascinare, per le vie di Capua, e, poscia, impiccare, allin
gi, col capo; e quel Diopoldo, detto Alemanno, uomo turbolento e triste,
ribellatosi a Federico II, legittimo successore di chi laveva beneficato.15
Ma il primo feudatario pomiglianese, assolutamente cercerto, Riccardo Filangieri, da non confondere coi suoi due omonimi e contemporanei, conte di Striano luno, e di Marsico laltro.16 Caro a re Manfredi, serb
immacolata la sua bella fede alla casa di Svevia, oltre la sventura ed il crollo finale, oltre le disfatte di Benevento e di Tagliacozzo, e dopo che la fosca mannaia del carnefice, in Napoli, sulla piazza del mercato, stronc il
capo, biondo e giovinetto, dellinfelice nipote a superbi imperatori, la cui
sentenza di morte una jena, violatrice di sepolcri, che calunniava la tiara ed
il nome di Clemente, ridusse supremo inconsapevole oltraggio in un
amaro bisticcio: Mors Corradini vita Caroli, vita Corradini mors Caroli.
Questo nostro costante, naturalmente, fu travolto dai vincitori, e spodestato,
e fatto segno ad odio, che non si plac, neppure colla fine di lui, perch ne

15

) CAPORALE, Memorie storico-diplomatiche dAcerra, che, sullunicit del


feudo dAcerra e Pomigliano, cita due pergamene del 1328, le quali, per, sono in contrasto con quanto detto, in questo n., immediatamente in seguito. Il nostro feudo, a
stare alle sue vicende, fu jure longobardorum (cio, divisibile tra i figli del barone), mere ereditarium (non trasmissibile ad estranei), proprio (perch importava servizio militare, cui fu sostituito ladoa pagamento di soma in corrispettivo prima in linea
provvisoria, poi in via definitiva), e retto (ossia, trasmissibile ai soli maschi). Cfr.
SALVIOLI, op. cit., par., IV, pag. 508 e segg., dove si parla anche del suffeudo chera la
concessione ad un terzo di tutto il feudo, o di parte, fatta dal feudatario, previo consenso
sovrano. E suffeudo, in Pomigliano, era una abitazione da far maccaroni, annessa alla
taverna e fore. Vd. in seguito, c. IV, n. 12, e lanonima relaz. st. di Pomigl. cit., in
ultimo. ROMANO, La citt di Somma attraverso la storia, pag. 33, afferma ma al
solito, non prova, che, nel medioevo, Pomigliano fu alla dipendenza annonaria e militare di Somma. Ci in contrasto con quanto detto in questo c. II.
16

) DEL GIUDICE, Riccardo Filangieri, ed. Nap. 1893.

25

colp la vedova, Giacoma Cutone, cui, da Carlo I, furon tolte le case, da lei
possedute, nella capitale, presso la chiesa di s. Giorgio maggiore.17
I suoi feudi furono Pomigliano, Arienzo, Arpaia, Ponticchio, Pipone,
s. Antimo, Friano, Quadrapane, s. Maria della fossa, e, dallangioino, furon
dati al francese Guglielmo, detto Stendardo, perch, nella battaglia di Benevento, aveva portato linsegna dellesercito invasore. Nella concessione
relativa, Pomigliano fu valutato, al nuovo feudatario, per 50 once annue di
rendita, pari a ducati 240, ed a 1020 lire.18
Uomo di sommo valore, questo Stendardo si distinse soprattutto
nellimpresa di Sicilia, contro Corrado, principe dAntiochia, e nella giornata di Tagliacozzo, dove senza arme vinse il vecchio Alardo.19 Fu
gran conestabile, gran marescalco del regno, capitan generale di Terra di
Lavoro, governatore della Provenza.
Mor nel 1271.20
La signoria di Pomigliano pass, allora, al suo primogenito,21 come lui
di nome Guglielmo, come lui fatto, poi, gran marescalco, e gran conestabile,22 come lui insigne nellarmi, ed onorato dal principe. Buon sangue non
traligna. E lo seppe, nel 1291, don Blasco in Calabria, che, di fronte al
secondo
Guglielmo Stendardo, dov ben frenare il suo impeto guerriero; e
17

) Lo stesso, ivi CAPASSO, La Vicaria vecchia, nello Arch. st. per le prov. napol.. an. XV, pag. 402. Questo Filangieri fu podest di Napoli, e sua moglie era figlia di
Pietro Cutone o Cottone, conte di Lettere. SCHIPA, Contese sociali napol. nel medio evo,
in Arch. st. per le prov. napol.. an. XXXI, pag. 600. Forse, la contrada pomiglianese
detta o Cutone deve il suo nome alla moglie di questo nostro feudatario.
18

) CAPECELATRO, Dellist. della citt e regno di Nap., ed. Sibilla 1834, t. II,
pagg. 175 e 252; MAZZELLA, Descrittione del regno di Nap., pag. 633; SUMMONTE, Hist. della citt e regno di Nap.,1. III. c. 1.
19

) DANTE, Inferno, XXVIII, 17. Vd. COSTANZO, St. del regno di Nap., ed.
Borel e Bompard 1839, pag. 41, 42, e 38.
20

) ALDIMARI, Memorie hist. di diverse famiglie nob., pag. 478; MINIERIRICCIO, Genealogia di Carlo I dAngi, pag. 198, ed. 1857.
21

) ALDIMARI, op. e loc. cit.; ARCH. DI STATO DI NAP. Reg. Ang. 1271,
A, fol. 136.
22

) DELLA MARRA, Discorso delle famiglie estinte, forestiere, ecc., pag. 401
Qualcuno lo confonde col precedente, come fa CANDIDA-CONZAGA, Famiglie nobili, v. V., pag. 201.

26

condo Guglielmo Stendardo, dov ben frenare il suo impeto guerriero; e lo


speriment anche il celebre Ruggiero di Lauria, che, a Castella, molto ebbe
a fare, per superarlo;23 e nebbe chiara coscienza Carlo II, che, il 12 febbraio 1295, dovendosi assentare, lo nomin del consiglio di reggenza, posto
accanto a Carlo Martello, e lo volle, poi, suo esecutore testamentario:24 cos, Carlo I, nel 1278, laveva fatto governatore della Provenza e del Piemonte; e, nel 1298, lo avevano eletto senatore di Roma.25
A lui, deceduto nel 1308,26 segu il suo quartogenito, Tommaso,27 a
sua volta, regio consigliere, ciamberlano di corte, e, ripetutamente, capitano
a guerra,28 il quale sebbe un unico figlio, Filippo, che, succedutogli,29 trapass, senza eredi, nel 1343,30 anno in cui i feudi degli Standardo ritornarono nel patrimonio regio.

5. Nel 1343 stesso, il 15 dottobre, Giovanna I li diede a Sancia di


Maiorca, vedova e seconda moglie di Roberto dAngi, il re da sermone,
che Dante ebbe a disdegno.31
Sancia, donna virtuosa e pia, devota di s. Chiara, eresse, in Napoli,
quella chiesa e quel convento di clarisse, ove non solo vi si pu invidiare
il duca di Rodi che dorme nel sarcofago pagano di Protesilao e Laodamia,
23

) COSTANZO, op. cit., pag. 74 e 75.

24

) MINIERI-RICCIO, Genealogia di Carlo II dAngi, nellArch. st. per le


prov. napol., an. VII, pag. 16, e 28.; Lo stesso, Genealogia di Carlo I dAngi, pag.
198 cit.
25

) DELLA MARRA, op. e pag. cit.; ALDIMARI, op. e pag. cit.

26

) DELLA MARRA,op. e pag. cit.

27

) ALDIMARI, op. e pag. cit.

28

) MINIERI-RICCIO, Genealogia di Carlo II dAngi, nellArch. st cit., an.


VII, pag. 239, 491, e 663; ALDIMARI, op. e pag. cit.
29

) DELLA MARRA, op. e pag. cit.

30

) Lo stesso, op. cit. pag. 404.

31

) MINIERI-RICCIO, Genealogia di Carlo II, dAngi, nellArch. st cit., an.


VII, pag. 59.

27

ma anche chiudendo gli occhi vi si pu assaporare la poesia diffusavi da


qualche bel nome di donna morta.32 E clarissa ella fin, il 28 luglio 1345,
con fama grandissima di santit, in s. Croce di Napoli, bonis suis omnibus in alimosinam pauperum distributis, come informava il discreto latino della sua diffusa epigrafe sepolcrale.33
I feudi, quindi, ripassarono al demanio. E furono Petrella e Montalbano in Basilicata, Policore in terra dOtranto, il Pantano Versantino in Capitanata, la met della baronia di Bagnuolo, Castelluccio, Acquaburrona,
Raccasassone, Pomigliano, e Pizzone, tra Terra di Lavoro e Contado di
Molise.34 E, forse, dalla regina Giovanna I medesima, furon donati al fiero
Roberto dAngi, principe di Taranto, suo congiunto, dalla barba tonduta
e piena, di bel volto35 il quale, sospinto da grossa ambizione, tratt valorosamente le armi, sognando conquistate, come fece, Corf, Cefalonia e la
Morea di cingersi della imperiale corona di Costantinopoli,36 ma che ricorse puranco allintrigo callido, e persuase s ed il fratello allincesto, e
tenne mano alla strage dAndrea dUngheria onde fu tratto prigione, e adrop il veleno col nemico caduto, Ludovico di Durazzo: dietro ebbe, ispiratrice ed istigatrice, una ben triste femmina, una Valois, Caterina sua
madre.37

32

) DANNUNZIO, Vergini delle rocce, pag. 311 e 312.

33

) COSTANZO, op. cit., pag. 141.

34

) MINIERI-RICCIO, Geneal. di Carlo II, cit. nellArch. st cit., an. VII, pag. 39.

35

) CAPASSO, La Vicaria vecchia, nellArch. st. per le prov. napol., an. XIV,
pag. 127. Le parole riferite tra virgolette sono dun poemetto contemporaneo in onore
di esso Roberto. Questi era primogenito di Filippo, figlio di Carlo II dAngi. Cfr.
RICCIARDI, op. cit., pag. 71.
36
37

) COSTANZO, op. cit., pag. 142.

) CAPASSO, op. cit., in Arch. st. cit. an. XIV, pag. 124 e segg.; COSTANZO, op. cit., pag.144. Il primo lo dice nato verso il 1320; mor il 17 sett. 1364: sepolto
in San Giorgio maggiore, in luogo oscuro, solo nel 1470, dal rettore Andrea Agnese,
ebbe onor di degno sepolcro. Cfr. CAPASSO, op. e loc. cit., pag. 127.

28

6. Ho detto, che a lui, forse, gli antichi possessi degli Stendardo furon donati; giacch trovo che, nel 1353, egli concesse Pomigliano a Pietro
di Tocco, poi conte di Martina, suo compagno nellimpresa doriente.38
Ora, roba dei Goti la famiglia Tocco, dice Ianacchini,39 ed il Borrello40 precisa essere opinione di vari storici che la famiglia dei Tocco
tragga origine da Totila.
Sogno! Ma stirpe illustre essa fu, senza dubbio; e Leonardo, figlio del
nostro Pietro, fatto conte di Cefalonia dallo stesso Roberto, fond la dinastia dei di Tocco, despoti della Romania e dellEpiro, durata fino al 1481.41
Pietro lasci i suoi stati a suo figlio Guglielmo, secondo conte di Martina,42 e primo di Montemiletto,43 sospettato ribelle a Ladislao, e da questo,
nel 1408, assediato e catturato:44 per riscattarsi, dov vendere, e consegnare
il prezzo al tesoriere del re.45 Ed udite lo inusitato sfregio inflittogli, allora.
Nobile e barone, congiunto di potenti, grave danni, incolpevole forse, egli
fu incatenato su duna mula, e, da Napoli, cos, sotto custodia di pari, fu costretto a girare i suoi feudi, e consegnarne le castella al conte di Montederiso,
e, ritornato, ad assistere, dinanzi alla chiesa di s. Caterina a Formiello, alla

38

) SUMMONTE, op. cit., 1. III, c. 4.

39

) IANNACCHINI, Topografia storica dellIrpinia, pag. 148.

40

) BORRELLO, Difesa della nobilt napol., pag. 136.

41

) SPADOGNINO, Storia di Napoli, cos, senzaltro, riferito da MARCARELLI, Loriente del Taburno, pag. 130 e 131.
42

) ALDIMARI, op. cit., pag. 489.

43

) DE LELLIS Famiglie nobili, v. I pag. 121. Egli compr Montemiletto, nel


1383, da Carlo III di Durazzo. cfr. VINCENTI, La contea di Nola, pag. 17; e MARCARELLI op. cit., pag. 133, che cita il 1 vol., fol. 225, dei Quinternioni di Princip. Ultra.
44

) RICCA, La nobilt delle due Sicilie, v. III, pag. 276; DE LELLIS, op. cit.,
vol. II, pag. 298 e 299.
45

) DE LELLIS, op. e v. cit., pag. 300. ... sopra la suddetta vendita il Re prest lassenso a 22 del medesimo mese et anno (= marzo 1408), dice il GITTIO, Genealogie e notizie di parecchie famiglie e case diverse, fol. 507 t., manoscritto segnato IV.
D. 1,della Biblioteca Brancacciana di Napoli.

29

pubblica redazione dellatto di vendita, presente lingeneroso Ladislao.46 Liberato alla fine, a patto dandare in esilio, non sopravvisse allonta, e, di l a
poco, quandera per imbarcarsi in Manfredonia diretto in Epiro, egli trov
pace nella morte.47
Gorello Origlia, od Auriglia, gran protonotario del regno, che ebbe
voce davere istigato il re allenorme vendetta, si rese acquirente di Pomigliano, per 6000 fiorini di oro.48
I tempi tumultuosi avevano trasmutato questo Gorello, da uomo di toga, in un uomo di spada, ed egli, accorto, dintelletto e prode, riusc ad avvincersi la cieca fortuna: fu conte dAcerra, e pot contare, tra i suoi
possedimenti, pi di 60 citt e castella.49 Sotto il titolo della Purificazione,
edific, in Napoli, la chiesa di s. Anna de Lombardi o di Monteoliveto, col
monastero vicino, ed in essa, dal 1412, nellabside, dorme il suo ultimo
sonno.50
Suo erede, nei feudi di Pomigliano, Ottaiano, Mariglianella e Casal
dArnone, fu il figlio Giovanni,51 che, nel 1420, ne venne spogliato da Giovanna II: nei disegni di Sergianni Caracciolo, favorito dellimpudica regina,
dovevano essere, e furon infatti, il lauto regalo di nozze alla sorella sposata
a Raimondo Orsini, conte di Nola.52
46

) DE LELLIS, op. e v. cit., pag. 299 e 300.

47

) RICCA, op. e v. cit., pag.276 e 277; DE LELLIS, op. v. e pag. cit.

48

) DE LELLIS, op e v. cit., pag. 298 a 300; RICCA, op. e v. cit., pag. 276.

49

) COSTANZO, op. cit., pag. 230 Incominci la carriera delle alte cariche,
collessere maestro razionale della regia zecca. Cfr. INCERTO AUTORE, St. di Nap.,
lib. VI, pag. 73. Si distinse per al presa di Echia (= Pizzofalcone), che determin la
vittoria di Ladislao, sul pretendente Luigi II dAngi. COSTANZO. op. cit., pag. 198.
Dtte in imprestito alla corte. BARONE, Notiz. raccolte dai registri angioini di cancelleria di re Ladis., pag. 499, an. XII nellArch. st. per le prov. napol.
50

) CELANO, Delle notizie del bello, dellant. e del curioso della citt di Nap.,
giornata III; CAPORALE, op. cit., pag. 283 e 284.
51
52

) DE LELLIS, op. cit., v. II. pag. 298.

) CAPORALE, op. cit., pag. 290. Vd. anche in seguito, c. III, n. 1. La donazione allOrsini nel Registro ang. 1420, fol. 172 a 174, ARCH. DI ST. DI NAP.

30

Solo nel 1437, per intercessione dAlfonso I dAragona, che volle, cos, compiacere a Giacomo della Leonessa, cognato di Giovanni Origlia,
lOrsini sindusse a restituire, al figlio di questultimo Galeazzo, Pomigliano e Mariglianella, Cmpora, Pannarano e s. Martino.53
Ma Algiase o Giase, o Giacomo di Tocco, dello sventurato Guglielmo, ritolse, armata mano, prima Montemiletto, ad Andrea Francesco
Caracciolo, collaiuto del suo parente Filippo Filangieri, conte dAvellino,
soprannominato il Prete, e, poscia, a Galeazzo, Pomigliano,54 per il quale
invano Troilo Origlia, succeduto al fratello, ottenne lodo di restituzione,
perch, quando sand ad eseguire, il castellano violentemente soppose.55
Ne deriv, per tanto, un possesso precario, che, nel 1448, fu legittimato dal
re, colla ratifica dello stato di fatto, ed il riconoscimento, nellaudace, delle
signorie di Montemiletto, Cerreto, baronia di Tocco, Pomigliano, e Casale
di Torre in quel di Montefusco.56 E, poich, nel relativo atto dinvestitura,
sera detto, che il concessionario assumeva di possedere ex successione

Per lOrsini, vd. VINCENTI, op. cit., pag. 19 a 23. La sorella di Sergianni chiamavasi
Isabella. LOrsini parteggi, per Renato di Angi, contro Alfonso I dAragona, fin
quando il cugino Ramondello del Balzo-Orsini, principe di Taranto e conte di Acerra,
non lo rappacific col secondo (1436), che, per meglio avvincerselo, a lui vedovo, diede
in moglie sua cugina Eleonora del conte dUrgel, col principato di Salerno (1437). Restaur il convento di s. Francesco in Nola, ed in Nola stessa edific la chiesa di S. Angelo, dove fu sepolto. Mor nel luglio 1459. Giovanni Origlia ebbe per moglie
Giovannella della Leonessa, ed i figli furono Galeazzo e Troilo: fu conte dAlife, e mor
nello stesso anno, in cui fu spodestato. Cfr. DE LELLIS, op. cit., v. II, pag. 298. Galeazzo Origlia mor celibe. DE LELLIS op. e v. cit., pag. 300.
53

) DE LELLIS., op. e loc. cit.; COSTANZO, op. cit., pag. 300.

54

) RICCA, op. cit., v. V. pag.256. La parentela, tra Algiase e Filippo, derivava dallavere Guglielmo di Tocco sposato, in seconde nozze, Costanza Filangieri. DE
LELLIS, op. cit., v. I pag. 121. Perch Filippo Filangieri sia stato detto il Prete veramente non so. Al suo agnome, forse, va riportata la denominazione, tuttora esistente nel
napoletano, per una specie di castagne, chiamate appunto castagne do prvete; difatti, anche oggi, lavellinese rinomato per la produzione di castagne.
55

) RICCA, op. v. e pag. cit.; DE LELLIS, op. cit., v. II, pag. 298 e 299;
TUTINO, Supplemento allApologia del Terminio (appendice al Dellorigine e fundatione dei Seggi di Nap., ed. 1644), pag. 9.
56

) RICCA, op. cit., v. III, pag. 267.

31

paterna57 la qual cosa, essendo falsa, viziava la concessione , Algiase


richiese, dieci anni dopo, di provare, con testimoni, la precariet, a sua volta, del possesso originario degli Origlia, e propriamente, che Gorello aveva
istigato Ladislao, contro Guglielmo di Tocco, perch questi sera rifiutato
dimparentar seco. Ma la prova fall, ed un solo, un villano pomiglianese,
tal Nicola Palladino, depose secondo lassunto del producente.58
Ad Algiase successe il figlio Niccol,59 che, da Ferdinando I
dAragona, fu spodestato, per ribellione, avendo seguito le parti di Giovanni dAngi, pretendente al trono.60

7. L 8 settembre 1466, Diomede Carafa, sesto figlio dAntonio detto Malizia, per aver aiutato il re a recuperare il regno, a manibus rebellium
et fautorum illustris ducis Joannis ducis quidem Lotharingiae, sebbe, tra
laltro, Pomigliano, allora tenuto dalla regia curia.61
Cos, sinizi, su noi, il dominio di quellillustre ramo di casa Carafa,
inteso della Stadera, conti di Cerreto, e prima conti, e poi duchi di Madda57

) Lo stesso, ivi, ivi.

58

) DE LELLIS, op. cit., v. II, pag. 299. Vd. anche il manoscritto segnato IV, D,
1 (cit. a nota 45), secondo cui (fol. 510 e 511), il Palladino rifer che stando lui alla porta
della Camera di Guglielmo (di Tocco) un nobile, del quale non disse il nome, mandato dal
Protonotario (Gorello Origlia) a Guglielmo per dimandarlo di parentado, e che lui intese
che Guglielmo disse che non voleva apparentarsi, che dopo andato a stare co Gurello
havesse inteso che il Protonotario diceva che nel haverebbe fatto pentire.
59

) Una figlia di costui Carmosina spos Gian Nicola Origlia, nipote di Gorello. Tanto, per dimostrare, che i discendenti di Guglielmo di Tocco, se mai, non furon
dello stesso parere di lui, e conclusero parentati cogli Origlia. DE LELLIS, op., v. e pag.
cit. Niccol di Tocco spos Diana Carafa, nipote di Diomede, di cui parlasi al n. seguente. Cfr. PERSICO, Diomede Carafa uomo di stato e scrittore del sec. XV, pag. 328.
60

) Per Pomigliano, lo spodestamento in parola menzionato nel testamento di


Diomede Carafa: Item asseruit Dominus Testator pro Rebellione Nicolai de Tocchi per
Regiam Mayestatem eidem Testatori gratiose fuisse donatum castrum Pumigliani
quando de Iure ad Regiam Curiam devolutum erat pro ribellionem predictam. Cfr.
PERSICO, op. e loc. cit.
61

) RICCIARDI, op. cit., pag. 92 in nota 2; DE SIVO, Storia di Galazia


Campana e Maddaloni, pag. 177 e 178. Entrambi questi scrittori citano il Quinternione, num. antico Quarto, e moderno III, fol. 219 a 225, dellARCH: DI STATO DI NAP.

32

loni, il quale fu potente e ricco; e si suddivise nei principi di Colubrano e di


Stigliano e di Chiusano, e nei duchi dAndria, e nei conti di Ruvo, ed in
quelli di Nocera, ed in quelli di Montorio:62 e diede Paolo IV, il pontefice
ambizioso, che ruppe guerra alla Spagna, perch aveva sognato un regno
pei suoi; e quel Mostaccio, fiero oppositore della plebe, durante la rivoluzione di Masaniello;63 ed il grande spadaccino Tommaso, caro a Prospero
Colonna, che, in duello, uccise Giovannantonio Caldora, e fu ucciso da Fabrizio Maramaldo;64 e quella Roberta, dal maschio ingegno, cui naufrag la
prudenza, che sempre laveva distinta, nellamore di Iacopuccio Scondito,
maestro di spinetta, bel giovine, di dolci maniere, fatto sopprimere, violentemente, dal marito offeso.65
Il nostro Diomede, vero fondatore della grandezza di questa propaggine dei Carafa, fu, a sua volta, storico insigne ed antiquario appassionato:
spese ben 17000 scudi, somma favolosa pei suoi tempi, in medaglie, statue
ed oggetti antichi, di cui adorn il suntuoso palazzo, da lui costruito, in Napoli, nella regione di Nido, ed ora dei principi di Colubrano. Precettore di
Ferdinando I fanciullo, scrivano di razione, conservatore del real patrimonio, consigliere di stato, castellano dei castelli Normando, dAmantea e
dellOvo, da lui, in Napoli stessa, si disse Orto del conte una contrada presso il mercato, dovera un suo delizioso giarino. E fama, che la sua gelosia
abbia perduti il conte di Sarno ed Antonello Petrucci, capi della famosa
congiura dei baroni, narrata tanto mirabilmente dal Porzio. Fu scrittore di
62

) Cfr., per tutti gli scrittori, che hanno parlato dei Carafa, e per quanto qui
detto, MAZZACANE, Memorie di Cerreto Sannita, pag. 44.
63

) Cfr. Relazione dei tumulti napol. del 1647, nellan. XV dellArch. st. per le
prov. napol.; DE SANTIS, St. del tumulto di Nap.
64

) ALDIMARI, Hist. genealogica della famiglia Carafa, v. II, pag. 175;


PASSARO, Giornali, pag. 305; FILONICO, Vita di Prospero Colonna, manoscritto
della Biblioteca Nazionale di Nap.; DE BLASIIS, Fabrizio Maramaldo e i suoi antenati, in Arch. st. per le prov. napol., an. II, pag. 323. Il duello col Maramaldo avvenne
alla fine di giugno 1523.
65

) CORONA, Successi tragici et amorosi, manoscritto, gnato X, C, 21, della


Biblioteca Nazionale di Napoli.

33

cose militari e morali, e di politica: su richiesta di Eleonora dAragona,


sposa dErcole dEste duca di Ferrara, scrisse il pregevole trattato Doveri
del Principe, in volgare; ed, in occasione delle nozze di Beatrice dAragona
con Mattia Corvino, re dUngheria, compil il memoriale Doveri della moglie; ed altro memoriale sulla Vita del cortigiano diresse a suo figlio Giantommaso. Data la sua cultura, strano, che, chiesta ed avuta
lautorizzazione

di

re

Ferdinando,

abbia

demolito

molti

archi

dellacquedotto Claudio, per rifare, col materiale di risulta, il castello di


Pomigliano, distrutto da un incendio.66
Mor, vecchio d80 anni, illustre ed onorato, il 7 maggio 1487.67
Il suo primogenito, Giantommaso, gli subentr nelle signorie di Maddaloni, baronia di Formicola, Sasso, Sesto, Roccapipirozzi, Cerreto, Guardia Sanframondo, s. Lorenzo, Limata, Pontelandolfo, Pietrrvia, Zungoli,
Casalduni, s. Lupo, Pomigliano e feudo di Colle.68
Nellinvasione di Carlo VIII, Giantommaso era capitan generale delle
forze aragonesi; ma fu disfatto a Ievoli, perch aveva un esercito disorganizzato e tumultuante.69 Ci non gli imped daderire al nuovo padrone,
66

) Vd., per tutto, PERSICO, op. cit.; ALDIMARI, Hist. geneal., v. cit. pag.
75, 80 e segg.; CAMPANILE, Notizie di nobilt napol., pag. 456; ZAZZERA, Nobilt dIt., v. II, pagina 70; CELANO, op. cit., gior. III; FILANGIERI, La testa del
cavallo di bronzo gi di casa Maddaloni, nellArch. st. per le prov. napol., an. VII, pag.
416; DE SIVO op. cit.; MAZZACANE, op. cit.; PORZIO, Congiura dei baroni,
ed. Sansone 1889, pag. 19 e 38; ecc.
67

) FUSCOLILLO, Le croniche de li antiqui Ri del regno di Nap.,nellArch. st.


per le prov. napol., an. I, pag. 57.
68

) Il diploma dinvestitura di Ferdinando I dAragona, e porta la data del 25


maggio 1487. Cfr. DE SIVO, op. cit. Vd. pure ALDIMARI, Hist. geneal., v. II, pag.
164. Fu Giantommaso, che tolse ad impresa la stadera col motto hoc fac et vives, distinguendo i due rami principali dei Carafa in quello della Stadera, e nellaltro della Spina. ALDIMARI, ivi, ivi, pag. 167. Il padre, col suo testamento, dispose che egli, in
cambio di Pomigliano, avesse dato a Nicola di Tocco (vd. n.6 di questo cap., nota 60),
marito di Diana Carafa, sua nipote, Zungoli, vel aliquam aliam rem ad arbitrium, et voluntatem ipsius Domini Joannis Thome sui fili Primogeniti. PERSICO, op. cit., pag. 329.
69

) ALDIMARI, Hist. geneal., v. cit., pag. 165. Il Comandante delle forze


francesi era Pery (vd. in seguito, cap. III, n. 2), che, dopo la rotta, motteggi limpresa
dellavversario (vd. nota preced.), dicendo: Par ma foi, que mon ennemi na pas fait ce

34

tanto che, il 27 maggio 1495, quegli lo conferm nei suoi possedimenti,70


creandolo, in seguito, anche cavaliere dellordine di s. Michele. Stabilitisi,
poi, gli spagnuoli nel regno, egli mut ancora casacca, e restitu, al re di
Francia, le insegne dellonorificenza avuta.
Gli successe suo figlio Diomede II.71
Ma non valgo a precisare fino a quando Pomigliano rest in potere di
casa Carafa.

8. Lo rinvengo feudo dei Grimaldo, duchi dEboli, che furono anche


principi di Salerno. Difatti, nel 1593, Aurelio dEboli, con regio assenso e
per ducati 45000, lo vend a Vespasiano del Balzo.72
Pass, poi, al regio demanio, e, quindi, al Pio Monte della Misericordia, da cui lacquist, il 1 marzo 1627, con contratto, ratificato il 21 luglio
dellanno seguente da Filippo IV, Giovanvincenzo Strambone, insieme con
Salza, Volturara, Parolisi e Montemarano.73
Gli Strambone, fino allora, erano stati nobili, s, ed una delle sei antiche famiglie Aquarie, ascritte al sedile di Porto in Napoli, ma non avevan

quil a crit lentour de son penson, parce quil na pas bien pes ses forces avec les
miennes. La solita iattanza gallica! Vd. ALDIMARI, ivi, ivi.
70

) ARCH: DI STATO DI NAP., Reg. Esecut. n. 9, fol. 69 e 70, dove la conferma fatta coi castelli, le entrate e le dogane, la bagliva, il mero e misto imperio, la potest della spada e delle primarie cause civili, criminali e miste, e collobbligo del servizio
militare od odoa.
71

) ALDIMARI, Hist. geneal., v. cit., pag. 166 e 168; GIANNONE, op. cit., l.
XXIX, 1 e 2. Per notizie su Diomede II, cfr. ALDIMARI, ivi, ivi, pag. 173; CAMPANILE, op. cit. pag. 457; SANTORO, Il sacco di Roma e la guerra di Lautrec, pag.
128 e segg.; DE BLASIIS, Processo contro Cesare Carafa, nellArch. st. per le prov.
napol., an.II, pag. 759 e 760; ecc.
72

) GIUSTINIANI, Diz. st. cit., voce Pomigliano dArco: il lettore v rimandato al Quinternione XII, fol. 293, dello ARCH. DI STATO DI NAP.
73

) La notizia, su mia richiesta, mi fu fornita cos, senza indicazione di fonte, per


iscritto, dallora defunto on. Michele Capozzi, che sinteressava di ricerche storiche su
Salza e Volturara. Andrebbe, quindi, controllata. Ma, in gran parte, confermata dal
RICCA, op. cit., v. IV, pag. 83.

35

titoli;74 divennero, poi, duchi di Salza e principi di Volturara, e linizio della loro fortuna risale, appunto, al nostro Gianvincenzo, se mal non
mappongo.
Fu egli preside di Lucera,75 e, nel 1636, sindaco della capitale,76 e preside e governatore dellarmi in provincia di Principato Ultra.77 Parteggiando per gli spagnuoli, contro i popolari ribelli e seguenti il duca di Guisa, fu
sorpreso, colla sua truppa, dagli arianesi, sul ponte della loro citt, arrestato, e fucilato, nel marzo 1648, senza conforti di religione. I suoi due figli
gemelli, Andrea e Camillo, cheran con lui, furono risparmiati.78
Ed Andrea nebbe gli stati, e fu anchegli sindaco di Napoli. Nella terribile pestilenza del 1656, rifugiatosi in Somma, vi perdette la moglie, e tutta la sua prole. Ripass a matrimonio, e gli nacquero altri due figli,
Gianvincenzo e Girolamo. Il primo, sordo dalla nascita, non gli pot succedere, quando egli mor il 28 luglio 1861; epper, con decreto di preambolo
come si diceva del 30 agosto successivo, fu dichiarato erede laltro.79

74

) Difatti, mancano dalla Relatione di tutti i signori del Regno di Nap., contenuta nel vol. 4145 del principato mediceo nellArch. di stato di Firenze, rimontante alla fine del sec. XVI, e riportata nellArch. st. per le prov. nap., an. XXVI, pag. 124 a 138.
Mancano, altres, dalla Descrizione della citt di Napoli e statistica del Regno nel 1444,
riportata nello stesso Arch. st. per le prov. napol. an. II, pag. 731 a 757. Per la loro appartenenza al seggio di Porto, vd. Napoli descritta ne principii del sec. XVII da Giulio
Cesare Capaccio, nello Arch. st. per le prov. napol., an. VII, pag. 533; REMONDINI,
Della nolana ecclesiastica storia, vol. I, c. LIII pag. 312.
75

) Cfr. Aggionta ai diurnali di Scipione Guerra, nello Arch. st. per le prov. napol. an. XXXVI, pag. 158.
76

) DE LELLIS, op. cit., v. II, pag. 314, che soggiunge, che, in tale qualit, egli
presied il parlamento generale, nel quale si votarono 7 milioni di duc. per donativo al
re; nebbe, in ricompensa, la nomina a consigliere di stato.
77

) DE LELLIS, ivi, ivi.

78

) PARRINO, Teatro dei vicere (duca dArcos e conte dOnatte); DE LELLIS, op. e v. cit., pag. 314 e 315; DE SANTIS, op. cit., v. II, pag. 195; Relazione
della guerra di Nap. successa nella 3 rivoluzione, nell Arch. st. per le prov. napol. an.
II, pag. 89; ecc.
79

) RICCA, op. cit., vol. III, pag. 261; DE LELLIS, op.e loc cit.; ecc.

36

Nato dopo il 1660, Girolamo Strambone ebbe ununica figlia, Teresa,


sposata al principe dElbusso, la quale gli premor, di 59 anni, il 5 dicembre
1744, in Napoli, e che egli fece trasportare in Pomigliano, collocandola nella chiesa del Carmine,80 in quel pregevole sarcofago di bei marmi variegati,
ancora esistente a destra dellaltare maggiore, con epigrafe latina di Matteo
Egizio.81
Solo al mondo, ultimo ed inutile rudero, quasi novantenne, il 27 febbraio 1749, trapass lui, ed i suoi feudi, con decreto 3 marzo dellanno seguente, furon devoluti alla corona.82

9. Siamo, cos, arrivati agli ultimi feudatari nostri: i Cattaneo, principi di s. Nicandro, che, con istrumento 21 agosto 1751 per notar Ranucci
Giovanni, convalidato con regio assenso del 25 settembre successivo, comprarono, dal demanio, tutti gli stati degli Strambone, per il prezzo di
237706 ducati.83

80

) Tutto quanto precede si racava dallepigrafe, di cui nella nota seguente.

81

) REMONDINI, op. e loc. cit. Lepigrafe ;


D.O.M.
THERESIA STRAMBONE HEIC SITA EST
EMMANUELIS MAURITII A LOHARING. ELBOVIAN. PRINC. CONIUGIO
IMMO PIETATIS COSTANTIA PRUDENTIA IN PRIMIS CLARA
QUEM HIERONIMO STRAMBONE SALSAE DUCI VOLTURAR. PRINCIPI
HUIUSQ. OPPIDI DOMINO
CRISTINA OLIM CARAFA EX CHIUSANI PRINC. UNICAM PEPERIT
HUIC PATER EHEU INFELICISSIMUS OCTUAGENARIO MAIOR
EX FAMILIA SUA AQUARIA SEDILIS PORTU VIX RELIQUUS
LAPIDEM QUEM SIBI A FILIA PONENDAM SPERAVERAT
VTQ. PRO EIUS REQUIE QUOTANNIS PIACULARIA SACRA CL.
PRAETER ANNIVERSARIUM A FRATIB. HUIUS COENOBII CELEBRANTUR
PUBBLICIS EA DE RE CONFECTIS TABULIS CAVIT
VIXIT ANN. LIX. OBIIT DIE V. DEC. AN. S. MDCCXLIV.

82

) RICCA, op. e v. cit., pag. 261. Nel Libro dei priori (non numerato), esistente nellARCH. DELLA CONFR. SS. SACR. di Pomigliano, detto che lasci un
legato di 18 duc., per un maritaggio, da estrarre a sorte, ogni anno, tra le consorelle e le
figlie dei confrati.
83

) RICCA, op e v. cit., pag. 262, che riferisce il Quinternione 361 (olim 288),
fol. 1 a 111.

37

Lacquirente fu Domenico Cattaneo, sposato alla principessa di Roccaromana e duchessa di Termoli, Giulia di Capua.84 Udite come parla di lui
Pietro Colletta85: Aio del Re (Ferdinando IV, poi I di Borbone), onesto
di costume, ignorante delle scienze o lettere, unicamente voglioso di piacere allallievo, e persuaso dal Tanucci (il primo ministro) a non alzare
lingegno del giovine principe, meglio convenendo a Re di piccolo stato
godere in mediocrit di concetti le delizie della signoria, non provvide, se
non quasi soltanto al fisico del suo affidato, il quale nato con felicit di
robustezza e dedito agli esercizi della persona, acquistando tuttod gagliardia, inchinava alle pruove di forze, secondato dal precettore, che andava
superbo di quella corporale valitudine.
Il 25 gennaio 1759, don Salza, Parolisi e Montemarano, a Francesco,
suo unigenito, che gli successe, poi, alla sua morte, in tutti gli altri possedimenti,86 e che, come lui, fu grande di Spagna, cavaliere del Toson doro e
di s. Gennaro, e, pi colto ed evoluto, ambasciatore a Vienna, nel 1773.87
A Francesco segu il figlio Augusto, spodestato collabolizione del
feudalismo, a cui non sopravvisse, poich mor nel 1810:88 era stato gran
siniscalco del regno, consigliere di stato, e ministro plenipotenziario in
Spagna ed in Francia.89
84

) Lo stesso, ivi, ivi; CANDIDA-GONZAGA, Memorie delle famiglie nobili


delle province merid., vol. III, pag. 78.
85

) Storia del reame di Nap., 1. II, c. I, 1 e 5.

86

) RICCA, op. e loc. cit., che riferisce il Quinternione 430 (olim refutationum),
fol. 191 a 215.
87

) CANDIDA-GONZAGA, op. e loc. cit.

88

) ARCH. NOT. DI NAP., schede del not. Felice Terracciano da Pomigl., an.
1830, giorno 22 apr.
89

) CANDIDA-GONZAGA, op. e loc. cit. NellOnciario cit., a fol. 251 e a t.,


e 252, oltre i corpi e gli abusi visti, sono elencati questi altri cespiti feudali: a) un terraneo per uso di bottega di ferraro, accosto al Passo; b) il Palazzo, di cui in seguito, c.
IV, n. 9; c) due giardini murati, accosto al Palazzo; d) il forno; e) il molino, con
tom.a cinque di terr. attaccato; f) un moggio di territorio detto Chiazzolella; g)
13 moggia di terreno nel luogo detto la Via di Napoli; h) 11 moggia nel luogo detto Valdomenico; i) 3 moggia del territorio detto la Lenza; l) 8 moggia del territo-

38

10. Abolito il feudo, il bancum justitiae suprema regalia si rifuse


colla sovranit, in uno coi diritti accessori, quali la mastrodattia e
lesazione dei provventi fiscali di pene transatte. Altrettanto da dirsi del
jus prohibendi della caccia, mentre il passo e passetiello ovunque insopportabile impaccio al commercio caddero completamente nel nulla.90
Ma la bagliva and allUniversit, che, il 17 novembre 1811, soccup
delle norme regolamentari inerenti.91 Ed allUniversit fu devoluta, altres,
la zecca dei pesi e misure, dietro un corrispettivo di 194 ducati allanno, agli eredi dellex feudatario.92 Lo stesso avvenne del monopolio della taverna, e, soltanto per la cosiddetta Taverna e fore, si dettero 100 ducati annui.
In quanto ai molini, abolitone il monopolio, lUniversit continu la
locazione, che riguardava anche 4 moggia di territorio adiacente, ma il
locatore, adesso, era un privato qualsiasi, e non pi lutile signore del
93
paese.Come
si vede, furono soppressi, senza compenso, i diritti proibitivi, in

linea di massima; senonch, avendo statuito che, in riguardo, era dovuto


compenso, allantico barone, il quale avesse provato, o concessione onorosa, ovvero come poterono dimostrare i Cattaneo compra fatta dal fisco,
od anche giudicato, le gravezze mutarono, per buona parte, soltanto aspetto, in quanto si tradussero in somme di denaro, a carico del comune, ma restarono.94

rio detto Lenzacavallo; m) 22 moggia di territorio detto Nocellito; n) la met


del terreno di 10 moggia nel luogo detto Boscopiccolo: le altre 5 moggia, pure del
feudatario, son dette di diritto burgensatico; o) i due terzi del territorio detto Madama
Dianora di moggi trentaquattro.
90

) SALVIOLI, op. cit. par. III, c. 11. Veramente, labolizione dei passi avvenne nei primi anni del regno di Ferdinando IV (poi I) di Borbone. SCHIPA, Il regno
di Nap. sotto i Borboni, pag. 32.
91

) ARCH. MUNICIP. di Pomigl., Conclusioni decurionali 1808-1812, non nu-

merato.
92

) Ivi, ivi, delib. 12 sett. 1809.

93

) Ivi, ivi, delib. 28 nov. 1809.

94

) SALVIOLI, op. e loc. cit.

39

11. Comunque, un bel passo fu fatto: un triste periodo si chiuse.


Ho detto triste, e sta, l, tutta la sua storia, a provarlo; triste, per la
misera condizione dei cittadini, non appartenenti al clero od alla nobilt, ed
erano la gran maggioranza: poveri, ignoranti, poco men che schiavi, fatti a
simiglianza duomini, non gi uomini; triste, per delitti, turbolenze, od,
guerre soprattutto intestine.
Se ne avevano effetti demografici addirittura disastrosi.
Guardiamo, difatti, lo sviluppo di Pomigliano, in questo periodo: fu
lentissimo. Nel 1345, era di fuochi, o famiglie, 144, ossia 720 abitanti, calcolando 5 persone a fuoco. A 155 anni di distanza, contava 28 fuochi in
meno, cio 116, vale a dire 580 persone; diminuzione dovuta precipuamente allinvasione francese del 1495, che toccheremo pi innanzi. Nel 1561,
fu trovato di 164 famiglie, cio 820 cittadini, con lieve aumento in 61 anno;
in compenso, lincremento suo fu sensibile, nei 34 anni successivi, giacch,
nel 1595, cont 295 fuochi, e 1475 anime. Ma, nel 1648, gli abitanti eran
diminuiti a 1225, ed i fuochi a 245; e, per la peste del 1656, erano scesi ulteriormente, nel 1669, a 1080 abitanti, e 216 famiglie. Colla numerazione
del 1737, i fuochi furono 225, pari a 1125 persone; con quella del 1753, salirono a 611, di cui 143 di forestieri abitanti, epper i cittadini, in complesso, eran circa 3000, e divennero 3300, nella seconda met del settecento, e
4632, quanti ne calcola il Sacco, sulla fine di detto secolo.95

95

) Per tutti i dati citati, vd. GIUSTINIANI, op. e loc. cit.; SACCO, Dizion.
geogr. st. fisico del regno di Nap., voce Pomigliano dArco; Anonima relaz. st. cit., in
ultimo; Onciario cit. Per il numero dabitanti nel 1832, vd. in seguito, c. IV, n. 9.
Nel 1843, gli abitanti erano 7000. ARCH. MUNICIP. di Pomigl. Conclusioni decur.
1840-1847, fol. 52 t.

III. AVVENIMENTI NOTEVOLI

SOMMARIO 1. Pomigliano occupata da Sforza. Questi vi conduce, per un giorno, la


regina Giovanna II. Alfonso I dAragona ha facilmente la resa di Pomigliano. 2. I soldati di Carlo VIII assaltano il nostro paese, e vi fanno strage. 3. Pomigliano teatro di
gesta ladresche, e nelleruzione vesuviana del 1631. Il Carmignano (vulgo o Lagno).
Uninondazione a Pacciano. Carlo III a Pomigliano. 4. Il 20 gennaio 1799. 5 Il colera del 1836-37. Il cimitero. 6 Nel 1848. 7. Lamministrazione comunale allinizio
del sec. XVIII.

1. Com facile rilevare, meno che pel secolo scorso, la storia di


Pomigliano sidentifica con quella dei suoi baroni.
Tuttavia, rinvengo menzionato il nostro paese, durante il periodo feudale, anche per avvenimenti a s, dimportanza locale.
Cos, leggo ne I diurnali del duca di Monteleone, sotto lanno 1418:1
Alli 11 di ottobre Sforza torn alla Fragola e la trov abbondante di tutte
le cose, e di l faceva correre a Napoli da nemico con fare danno grandissimo; e li conti di Caiazzo e dellAcerra per disperazione vedendo il mal
animo del gran Senescalco verso di loro si diedero a Sforza; ed in questo
modo Sforza ebbe lAcerra, e Pomigliano, ed Ottaviano, e tutti li luoghi,
quali avevano signoreggiato li figli del Protonotario Auriglia.
Sforza, di cui qui si narra, Muzio Attendolo da Codignola, famoso
capitano di ventura, assoldato da Luigi dAngi, pretendente al trono, contro Giovanna II e lerede di lei Alfonso dAragona; il gran Siniscalco
Sergianni Caracciolo, imperante, sulla regina, per ragioni di senso; tra i figli del protonotario Gorello Origlia, cera Giovanni, nostro feudatario.2

) pag. 51.

) Vd. avanti, c. II, n. 6.

41

Successivamente, nel 1423, quando Alfonso la ruppe con Giovanna


e Sergianni, e li strinse in Castelcapuano Sforza, che ora militava per la
regina, accorse, da Aversa, a liberarli, ed, a stento, riusc a far montare
Giovanna in un cocchio, e condurla in Pomigliano, ed, il giorno seguente, a
Nola.3
Nel 1439, lo stesso Alfonso dAragona, presso Caivano e postovi presidio, rivolse le armi contro il nostro paese, che subito gli sarrese.4

2. Dobbiamo giungere, in seguito, fino al 12 ottobre 1495, per trovare Pomigliano ricordato, unaltra volta, nella storia.
Carlo VIII, nel partire, aveva affidato il regno, facilmente avuto, nelle
mani di poca sua truppa, agli ordini di monsignor di Pery, contro cui usc
in campo re Ferdinando II dAragona, detto Ferrantino per al sua giovinezza. I francesi, perduta la capitale e ridotti male in arnesi, si limitarono, allora, a piccola guerriglia,5 durante la quale, appunto nel giorno indicato,
assaltarono Pomigliano. Dal cronista Gallo,6 lavvenimento ricordato cos: A di 12 dottobre 1495, et fu luned li nemici ammazzarono trecento
persone a Pomigliano; ma, soggiunge, che, tre giorni dopo, i nostri furon
vendicati da quelli di Lauro e Forino, ed i francesi lassaro tutti li carriaggi,
robbe et cavalli; et questi villani ne rimasero ricchi, quanto quelli di Pumigliano ne rimasero sfatti tutti. In riguardo pi preciso il Giovio7 lo
3

) COSTANZO, St. del regno di Nap., ed. cit., lib. XV. Presso mio zio, Angelantonio Cantone, consigliere della Cassazione di Roma, c unantica stampa, che riproduce la scena della fuga in cocchio. Vd. fig. 3.
4

) Lo stesso, op. cit., lib. XVII. Fu per questo fatto, che Alfonso, il 12 sett.
1444, concesse a Pomigliano privilegio desenzione da contributi? Altro privilegio del
10 gennaio 1522, dato dalla regina Giovanna, figlia di Ferdinando il Cattolico, vedova
di Filippo arciduca dAustria, e madre di Carlo V; esso una conferma del precedente.
Cfr. lAnonima relazione st. gi ripetutamente cit.
5

) GIANNONE, Ist. civ. del regno di Nap., l. XXIX, I.

) I diurnali, sotto le date, di cui appresso.

) Hist., l. III.

42

storicone altissimo di Pietro Aretino , il cui latino tradurr alla meglio:


Pery giunge a Pomigliano. I francesi perch i suoi abitanti, di parte
aragonese, ne avevan chiuse le porte la espugnano, e facilmente, debole,
com, sottogni riguardo, e, soprattutto, per mancanza di chi consigliasse;
e passano a fil di spada tutti gli abitanti, non risparmiando n donne, n
bambini; e la loro crudelt arriva a tale raffinata barbarie, che, per cercare
le cose nascoste, frugando con diligenza ogni nascondiglio, scoprono e
bruciano, nei forni, ove metton fuoco, alcuni che, per paura, vi seran appiattati; e scoprono ed uccidono altri, nascosti nelle latrine, sommergendoveli colle aste e con pietre, schifosissima specie di morte. Diroccata ed
incendiata Pomigliano, Pery si mette in marcia verso Nola.8

3. Dopo questo fatto darmi, il nostro comune non ricorre mentovato, se non nel 1546, quando, il 1. agosto, suoi cittadini furono in Frattamaggiore, a godersi le feste, celebrate per la prima messa dun de Spenis.9
Riappare ne Il Candelajo di Gioradno Bruno, come il luogo, in cui una
buona lana di malandrino Barro gioca un tiro birbone al tavernaio.10
E, quale teatro di gesta ladresche, ricordato, durante il viceregno di
don Pietrantonio dAragona, perch nel suo territorio fu svaligiato monsignor Foppa, arcivescovo di Benevento, che sebbe salva la pelle, per miracolo.11 In quel tempo, la campagna era piena di banditi; i vassalli erano
spinti al brigantaggio, dalla disperazione e dalla miseria. Tutto il peso della
8

) Il SACCO, Dizion. geogr. st. fisico del regno di Nap., voce Pomigl. dArco,
accenna allavvenimento cos: Questa terra fu saccheggiata, e bruciata da Francesi
sotto il Re Carlo VIII. Re di Francia per avere i suoi abitanti voluti essere costanti, e fedeli verso il Sovrano Alfonso (?-sic) dAragona. Finalmente collandar del tempo fu
nuovamente riedificata, ed oggi (1794) divenuta una Terra molto popolata, e commoda ad albergarsi.
9

) DE SPENIS, Breve cronica dai 2 giugno 1543 ai 25 maggio 1547, nellArch.


st. per le prov. napol, an. II, pag. 530.
10

) Atto III, sc. VIII.

11

) GIANNONE, op. cit., l. XXXIII, c. 2.

43

macchina statale e della tirannide gravava sul povero contadino, che solo
nelle malattie estreme toccava pan di grano, ma, di solito, si nutriva di pane
di frumentone, e derbe scarsamente condite: era come la bestia, che non
gusta mai il cibo, che someggia. Nel delitto, perci, ad onta dogni pericolo, egli trovava lunico rimedio ai suoi infiniti mali.12
E chiudo la digressione.
Pomigliano fu gravemente danneggiata dalleruzione vesuviana del
1631, e non tanto per la caduta di detriti (cenere e lapilli), quanto da torrenti di fango, che guastarono, in vari punti, perfino la via delle Puglie, e
lacquedotto del Carmignano.13 Questo, costruito, a loro spese, da Alessandro Ciminelli e Cesare Carmignano, due anni prima, percorreva, allora, una
diversa via, e, da s. Agata dei Goti, per Arienzo, scendeva a Marigliano, e,
per Pomigliano e Licignano, conduceva, come porta tuttavia, lacque
dellIsclero, in Napoli, per i cui bisogni sera rivelata insufficiente la Bolla. Dopo, fu rifatto, col percorso attuale.14 Lunghesso, al tramonto, Paolo
Emilio Imbriani amava passeggiare:
Io spesso in sullincerta
Sera lungo le tue fiorenti rive,
Onda di Carmignano, i corsi tempi
Vivo, spirando i vespertini fiati
De zeffiri fragranti. Entro le ispane
Acque frattanto linfiammato raggio

12

) Lo stesso, ivi, ivi; Il regno di Nap. descritto nel 1713 da P. M. Doria,


nellArch. st. per le prov. napol., an. XXIV, pag. 59 e 335.
13

) PARAGALLO, Istoria naturale del monte Vesuvio, l. I, c. 15; PARRINO,


Teatro de vicere; SASSO, St. dei monumenti di Nap.; lan. XXXVI, fasc. 4,
dellArch. st. per le prov. napol.; ecc.
14

) SASSO, op. cit. Per documenti sul Carmignano e sulla Bolla, vd. Relazione
sui docum. relativi allacqued. della Bolla esistenti nel Grande Arch. Munic., a cura del
municipio di Napoli, pag.95 a 98. Sulla Bolla (vulgo a Volla), vd. anche Nap. descritta ne principii del sec. XVII da Giulio Cesare Capaccio, nellArch. st. per le prov.
napol., an. VII, pag. 550 e 551.

44

Stride del giorno, e lultimo saluto


Di Vsbio enosigo manda alla vetta.

Cos, egli cantava. E soggiungeva:

Oh quante allora placide sembianze,


Limpide fantasie, dorate larve,
Memorie infrante dellet mia nova,
Riedono a me!15

Per concluderla sul Carmignano, dir che le sue anguille ebbero fama
di squisite, come assecura il Giustiniani,16 che scriveva allinizio dello
scorso secolo.
Ritornando, quindi, ai torrenti di fango, che scendono dal Somma, in
seguito ad eruzioni, ricorder, che uno dessi allag Pacciano, l8 ottobre
1727, dopo una copiosa caduta di cenere. Il parroco del tempo ne tramand
memoria:17 scese d.a lava di giorno verso le ore 19, ch altrim.te sarebbero morti tutti lAbitanti; e perch d.a lava f poco prima di scendere
prevista, per tal causa si son la campana grande di s. Felice per dar segno
alle genti, come infatti accorse tutto il Paese, e con zappe ed altri stromenti
per riparare d.a lava, e si repar con fascine, e legnami, bench le case
erano piene dAcque, e rese per molto tempo inabitabili, stante tutte le genti serano risparmiate nelle camere; la lava sboccava alla Nuntiatella, dividendosi in quel luogo per la via di Licignano, e via di Napoli.

15

) IMBRIANI P. E., Versi, ed. 1863, pag. 188.

16

) Dizionario st. geog. del regno di Nap., voce Pomigl. dArco.

17

) ARCH. VESCOV. di Nola, Libri parrocchiali di s. Felice di Pomigl., vol.


Battezzati 1685-1692. Il parroco un don Antonio Romagnini, cognome non pomiglianese.

45

Lo stesso avvenne il 13 settembre 1848,18 e nellaprile 1906.


Il 3 gennaio 1735, come gi ho accennato, Carlo III si ferm a pranzare in Pomigliano, con tuttil suo nobile seguito, ammettendo, poi, gli eletti al bacio della sua Regal mano, e proseguendo, infine, verso la citt
di Nola.19

4. Ed, eccoci, agli sgoccioli del sec. XVIII.


Vittorio Imbriani20 scrisse, che, nel M.DCC.XCIX, Pomigliano
dArcoebbe a soffrire stragi ed incend per opera de franzesi, a quali
volle opporsi con pi animo che senno. Egli, evidentemente, non indicando fonti, attinse la notizia, allancor viva tradizione popolare
dellavvenimento, la quale narra di francesi, accampati in Acerra, e che
vennero alle mani con pomiglianesi; della sconfitta, da costoro subita; del
paese preso dassalto, e messo a sacco e fuoco, quando fu ucciso il comandante nemico, Parigi (?); della ferocia dei vincitori, che fucilarono chiunque fu trovato colle mani odoranti di polvere. Si canta tuttora una strofetta
doccasione:
Acerra a quatto porte
nu facette nisciuna botta;
Pummigliano piccerillo
naccerette cchi de mille.

Pi fortunato dellImbriani, ho rinvenuto del fatto parecchie testimonianze, edite ed inedite. Tra le prime, c quella dun ufficiale francese, il

18

) ARCH. MUNICIP. di Pomigl., Conclusioni decurionali 1849-1853, fol. 15

t., e 31.
19

) SENATORE, Giornale st. di quanto avvenne nei due reami di Nap. e Sic. il
1734-1735, sotto la data cit. Vd. avanti, c. I, n. 9.
20

) XII conti pomiglianesi, pref. pag. VIII.

46

Thibault,21 delle truppe operanti. Traduco le sue parole: In quanto alla sinistra (dellesercito francese), essa dov combattere per passare i fossati
dei Regi Lagni, ed impadronirsi di Pomigliano dArco, che, preso a passo
di carica, fu incendiato, ed i suoi abitanti passati per le armi. Della cosa
parl, cos, il generale in capo, Championnet, al Direttorio di Parigi: La
dodicesima divisione traduco sempre , comandata dal generale Duhesme, prende posizione (contro Napoli), dopo daver battuto, in diversi
scontri, masse di paesani e bruciato un villaggio22, cio Pomigliano.
C, poi, la testimonianza del Drusco23: LAcerra e Casalnuovo hanno ricevuto quietamente le truppe Francesi, che son passate da l, e che
hanno fatta la divisione Porta Capuana. Per lopposto molti abitatori di
Pomigliano dArco, condotti da un prode lor Capitano paesano osarono nel
d 20 di gennaio di andare ad attaccare i posti avanzati dei Francesi, sino
allAcerra. Il generale Francese, indispettito da tale ardire, a 24 ore dello
stesso giorno mand un distaccamento di Cacciatori a cavallo, per occupare
Pomigliano dArco; si fece gran fuoco dalle case, quindi si esegu il saccheggio e lincendio di esse nella stessa notte, lasciandosi intatte le case
pacifiche, ed il Monistero dei padri Carmelitani, bench vuoto. Diciassette
paesani perderono la vita, dopo che 25 cacciatori Francesi si videro al suolo, e gli altri paesani si salvarono colla fuga.
Ora, udite il parroco del tempo (e la sua testimonianza inedita)24:
Avviso ai Posteri. A di 20 Gennaro 1799 = la Truppa Francese diede un
assalto a questa Terra saccheggi quasi tutto il paese; pose fuoco a moltissime case Dissonerarono molte Donne Zitelle, e maritate = Furono

21

) Mmoires, nellArch. st. per le prov. napol., an. XXIV, pag. 200.

22

) Vd. Rapporto al Direttorio, 5 piovoso, an. VII, dello Championnet.

23

) Anarchia popol. di Nap. dal 1. dic. 1798 al 23 gennaio 1799.

24

) ARCH. VESCOV. di Nola, Libri parrocchiali di s. Felice di Pomigl., vol.


Morti 1783-1800, fol. 1. Il parroco Nicola Terracciano, che si qualifica Vicario Foraneo.

47

ammazzati da 30 Paesani, che sono notati in detto libro (voleva dir questo,
cio il libro in cui scriveva) a fol. 101 La perdita che ebbe questa Terra
tra lincendio, e saccheggio fu da circa centomila docati Dei Francesi per
furono ammazzati da trecento e pi. E al foglio 101 indicato, invece di 30,
egli elenca 31 pomiglianese morti.25
Ma, fra tutti, il pi dettagliato, su questo episodio, il notar Carmine
de Falco,26 la cui narrazione anchessa vede, ora, per la prima volta, la luce:
Le dette Truppe si accamparono in diversi luoghi, e specialmente in Acerra, per indi entrare nella Citt di Napoli. Alcuni male intenzionati dei nostri
paesani (egli era di Pomigliano) andarono ad inquietare le Guardie Francesi, che stavano in Acerra, e poi ogni giorno sonavano le campane a martello
a sollevare il popolo contro de Francesi, li quali finalmente nella sera del
20 Gennaro di questanno si portarono in truppa a fare vendetta contro li
detti Birboni; circondarono il paese, e poi vi entrarono; ma avendo trovata
qualche resistenza de paesani, che da dentro le case tirarono molti colpi di
fucile, contra la Truppa Francese, finalmente superati dal numero maggiore, si posero in fuga ed intanto il povero paese f posto, a sacco, ed a fuoco.

25

) Ecco lelenco dei morti: Aniello Terracciano marito di Anastasia Cecere =


Santolo Barretta marito di Eugenia dIsca = Domenico Toscano marito di Emerenziana
(?) Sposito = Michele Tranchese q.m Mattia = Antonio Consalvo marito di Teresa Addato = Ignazio dAuria marito di Teresa Sposito = Pietro Sposito marito di Angela Frattolillo = Domenico Cataneo marito di Rosa di Cicco = Matteo Fico marito di Carmina
Iasevoli = Antonio dAscoli marito di Rosa Sanno = Gennaro Pirozzi marito di Rosalina
Sposito =Sabato Tranchese marito di Antonia Pipola = Carmine Tranchese marito di
Lucrezia Manna = Antonio Fiore di Ambrogio = Baldassarre Toscano marito di Maria
Sposito = Pascale Auriemma marito di Lucrezia Ricci = Antonio di Cicco marito di
Gelsomina Sposito = Marcello de Luce di Nicola = Michele Avino marito di Anna Menechino di Ottajano = D. Pietro Capasso marito di D. Anna Tiene = D. Rosa Ravasco =
Francesco Annunziata marito di Rosa Salvati di Ottajano = Domenico Romano marito
di Domenica Piscicello = Elena di Cicco q.m Giuseppe = Domenico Sposito di Antonio
= Maddalena Rea vedova di Martino di Falco = Aniello di Cicco marito di Giovanna
Piccolo = Marzia Fasano moglie di Giuseppe Tranchese = Diana del Giudice moglie di
Pietro Montanino = Angela Frattolillo vedova di Pietro Sposito = Domenica Fico vedova di Donato Ricci.
26

fol. 1.

) ARCH: NOTAR. di Nap., Schede 1799 not. Carmine de Falco di Pomigl.,

48

Furono brugiate circa 50 case, molti pagliaj; furono saccheggiate le Chiese,


tolti i vasi sacri, li calici, ostensorj, e pissidi col SS.mo Sacram.to, e gittate
le sacre particole per terra fuori la Chiesa Parrocchiale di S. Felice, le quali
la mattina seguente furono raccolte dal Parroco e riposte nella Custodia. Vi
perirono quella notte 32 paesani quasi tutti innocenti, a riserba di 4, o 5. che
furono rei, cio che fecero resistenza alle truppe. In tutta la notte si sentirono solo colpi di schioppi, urli, incendji, rotture di porte delle case, rubberie,
lamenti, ed altri orribbili flagelli; Tutti i paesani fuggirono per le campagne
per tutta la notte, e nella mattina seguente; essendo rimasto il paese totalmente spopolato, le case aperte; cadaveri estinti immezzo le strade, e nelle
vicine campagne, ed una puzza intollerabile. Nella stessa mattina seguente,
subito fatto giorno, la Truppa Francese part alla volta di Napoli.
In margine alla notizia, il buon notaio avverte, che, tra le case incendiate, vi fu quella del cancelliere della nostra Universit, notar Antonio Caruso,27 e che, con essa, fu distrutto larchivio comunale, tenuto, appunto,
dal cancelliere.
Sul diario del Drusco citato, si pu fissare, che il 20 gennaio 1799 fu
una domenica.

27

Vd. anche ARCH. MUNICIP. di Pomigl., Conclusioni decurionali 18131824, fol. 74. Questo Caruso fu sindaco nel 1798, e decurione nel 1808. Nacque, nel
1757, da Paolo e Diana (o Andreana) di Donato; mor il 4 feb. 1825. Il padre (unico di
cognome Caruso, in Pomigliano, a suo tempo, la qual cosa lo fa supporre forestiere),
nellOnciario 1753-1754, fol. 147, qualificato magnifico, e nobile vivente, nato
circa il 1710. Il nostro spos Anna Sorrentino, da cui ebbe, tra gli altri, Pietro, notaio
(n. 1785; ammogliatosi con Antonia de Falco); di questo furono figli Felice (n. 1812),
Antonio (n. 1811), e Luigi (n. 1827): il secondo, anche notaio, procre, in prime nozze,
i notai Camillo e Luigi, ed, in seconde nozze, Pietro e Federico. Vd. Stato delle anime
appartenenti alla parrocchia di s. Felice di Pomigl. dAr. 1832, fol. 78 t., in ARCH. S.
FELICE. Lo stesso de Falco (sempre in margine) dice che, collarch. com., bruciarono
anche le schede del not. Carmine Cosentino, detenute dal Caruso.

49

5. La lezione frutt, giacch i pomiglianesi stettero quieti, durante i


torbidi tempi della repubblica partenopea, e del decennio.28 Di tal che, posteriormente, Pomigliano non pu ricordare fatti, che eccedano lordinario
svolgimento della vita,29 fino al colera del 1836-37.
Lepidemia scoppi sui primi del novembre 1836; ma, in tutto
linverno, fece soltanto 13 vittime. Rincrud nel maggio successivo, e, fino
allagosto, colp pi di mille persone, con 330 decessi. I primi morti furon
seppelliti in un pianterreno del convento del Carmine, a sinistra; poi, vennero mandati, parte nel camposanto di Napoli, parte in quello dAfragola;
infine, furono inumati, in 4 quarte e 3 none dun territorio, appartenente ad
Agata Terracciano.30 Ivi, allora, si stabil di costruire il nostro cimitero, di
28

) ROMANO, La citt di Somma attraverso la st., pagina 59, dice che Pomigliano fu saccheggiata dalla colonna Schipani (repubblica partenopea 1799); ma come
al solito non prova. Di contra rilevo, che, in riguardo, tutti gli scrittori sincroni tacciono; e tacciono, altres, i nostri libri parrocchiali, i quali pur consacrano lavvenimento
del 20 gen. stesso anno.
29

) Nelle Conclusioni decurionali 1813-1814, fol. 19, ARCH. MUNIC. di Pomigl., vi , in data 12 nov. 1814, un tentativo dindirizzo gratulatorio al re Ferdinando
IV (poi I, detto Nasone), pel suo ritorno sul trono di Napoli, caduto Gioacchino Murat.
Ho detto tentativo perch porta soltanto le firme del sindaco Gioacchino Cutinelli, e
del decurione Pietro Antonio de Falco.
30

) ARCH. S. FELICE di Pomigl., Morti 1812-1850. Per lappartenenza e


lestensione del terreno, vd. ARCH. MUNIC., Conto 1838, fol. 240. Agata Terracciano, di cui qui si parla, nacque verso il 1748, dal not. Francesco e da Candida Nastaro;
mor, nubile, doltre 90 anni. Il padre fu due volte sindaco, nel 1738 e nel 1744. Il suo
primo fratello, Giovanni (studente nel 1753, n. circa il 1753), tra gli altri figli, ebbe
Domenico (n. verso il 1778, ammogliato con Irene Tuorto), a sua volta sindaco nel
1801-1802, e padre di altro Giovanni, avvocato (n. intorno al 1802, m. il 1863, ammogliato con Maria Tramontano), anche lui sindaco nel 1844-1847, ed avo del vivente sac.
Giovanni Terracciano. Gli altri figli di Domenico furono Rocco, Luigi morto canonico
della collegiata di Somma, Antonia maritata a Romano Raffaele e mia nonna materna,
Maria, Fortunata, Giuseppa e Raffaele. Da un fratello del detto Giovanni seniore e
dellAgata, chiamato Vincenzo (n. 1737, studente anche lui nel 1753), nacque Carmine,
di cui furono figli il dott. Camillo (n. 1785, marito di M.a Felicia Panico) e Vincenzo
(n.1800, marito di Carmela Terracciano): da queso secondo venne Salvatore, donde il
colonnello del genio Tommaso Vincenzo, vivente. Fratello del not. Francesco era Lorenzo (n. 1684, marito di Geronima Panico), ugualmente sindaco nel 1747, il quale procre Giovanni (n. 1729), e Donato (n.1719), da cui provengono gli altri rami dei
Terracciano, nei quali ricorrono tali nomi. Da un Carlo Terracciano nacque (intorno al
1697) Nicola massaro, e da questo (ammogliato con Felicia Cozzolino), nel 1727, un
altro Carlo speziale manuale, donde Raffaele (n. 1783, sposato con Maria de Falco),

50

cui Paolo Emilio Imbriani fe cenno, mentre sorgeva: A un miglio da Pomigliano nella via delle Rose si sta costruendo il Camposanto. Una bella
cerchia di mura racchiude un capace terreno, la cui parte posteriore (quella
verso la provinciale di s. Anastasia, aperta in seguito) che gi serv di luogo di tumulazione ai colerici, former un vaghissimo giardino, diviso dalla
parte anteriore (dove seguir linumazione per lavvenire) per un basso muro nel cui centro si leva una chiesetta. Il sole gitta i suoi ultimi raggi sul
luogo, e lo rende atto alle pi gentili e profonde commozioni sul cader del
giorno31. Ed, in forti endecasillabi, cos ne parla32:
Nella solinga
Ed ascndita via che dalle rose,
Dilettanza di vergini si noma,
Levasi a manca, ahi, delle rose invece
Il funereo cipresso; e il cimitero
Adombra. Io riposarmi ebbi in costume
Sotto il rezzo de pampini e de pioppi,
Quando affannato in giovanili corse
Dal cammino avea requie. Or requie ancora

da cui vennero la madre dei viventi Santostefano, e lavv. Carlo Alfonso (n. 1832;
m.1903, celibe). Unaltra propaggine dei Terracciano s spenta in Aniello fu Giacinto. Questo Giacinto (n.1778, ammogliato con Teresa Terracciano) era figlio di
quellAniello (n. 1745, marito di Anastasia Cecere), caduto vittima dei francesi nel
1799, e del quale fu padre un altro Giacinto (n. 1714), ammogliato con Angela Bonavolont. M difficile, come pur vorrei, dar notizie precise degli altri virgulti di questo
antico e numeroso ceppo dei Terracciano; ricorder eletto, nel 1566, un Antonio, nome che si ripete, in alcune famiglie di tale stirpe, insieme con quello di Felice. Dir anche, che Terracciano sta per Terrazzano, cio natio od abitatore di terra murata o
castello, ossia campagnuolo, paesano. Cfr. per tutto, ARCH: MUNIC. di Pomigl., Onciario cit., fol. 97, 117 t., 125, e 140; Conclusioni decurionali 1840-1847,
fol. 93 t.; ARCH. CHIESA S. FELICE, Stato delle anime cit., fol. 9 t., 10, 12 e t., e
56; TRAMATER, Vocabolario universale it., vol. VII, pag. 98, colonna 1.;
PETROCCHI, Novo dizionario universale della lingua it., vol. II, pag. 1119, colonna
2.; ARCH. NOTAR. di Nap., Schede 1566-1572 not. Mauro Toscano di Pomigl., fol.
7 t. 31
) Op. cit., pag. 191.
32

) Ivi, ivi, pag.185.

51

Appresta il loco a quei che stanchi sono


Dun cammin pi difficile e diserto
La vita. E pace avrommi io l, negata
Altrove
Il nostro camposanto fu inaugurato, solennemente, il 1 agosto 1840:
benedisse il vicario foraneo don Nicola Terracciano, rappresentante il vescovo di Nola, assistito da tutto il clero, colla presenza del regio giudice,
del sindaco, dellispettore dei camposanti, del decurionato, del capo e sottocapo urbani e dipendenti, e di tutto il popolo. Vi si and, alluopo, processionalmente, dal paese.33 E, per chi ama i dettagli e le curiosit, dir che
i lavori in muratura costarono duc. 3800;34 lo spiazzo dinanzi allingresso,
coi sedili di pietra in semicerchio, e con un tronco di colonna sorreggente
una croce, duc.176,35 i due affreschi, eseguiti dal prof. Serafino Giovanni,
nelle cappellette, sui muri di cinta, a settentrione e mezzogiorno, e raffiguranti la deposizione dalla croce e la resurrezione, duc. 70;36 le campane della chiesa, duc. 36 e gr.90.37

6. E passiamo al 1848.
I moti di quellanno non rimasero senza eco, in Pomigliano.
Di qui mi pesa sommamente il dirlo part la falsa accusa contro
Carlo Poerio; qui, furon trovati i falsi testimoni, che lo perderono. Tra questi, spicc un Mauro Colella, ex-frate, processato per ladrocin commessi

33

) ARCH. CHIESA S. FEL. di Pomigl., Morti 1812-1850.

34

) ARCH: MUNIC. di Pomigl., Conto 1851, fol. 106.

35

) Ivi, Conto 1840, fol. 232; Conclusioni decurionali 1840-1847, delib. 1. nov.
1840 il costruttore fu Cristoforo Russo, pomiglianese
36
37

) Ivi, Conto 1840, fol. 184; Conto 1841, fol. 107.

) Ivi, Conto 1840, fol. 187. Il fornitore fu Pasquale Danisi. Il conduttore


del fondo, Felice de Falco, ebbe 13 duc. per calorie, vulgo maiese. Conto 1838, fol.
321. Il primo custode fu Elia Terracciano. Conto 1840, fol. 205. La cappella va sotto
il titolo della Madonna della Piet. ARCH. S. FELICE, Morti 1812-1850 cit.

52

nel suo convento, per ispergiuri, truffa al gioco, per bestemmie, e, quando
si svolse il dibattimento, stava in prigione per ratto violento informa il
Ruffini.38 Carit di patria mha sempre rattenuto dal ricercare ulteriormente
di lui, per bene individuarlo; ma, nella mia giovinezza, ricordo che qualche
vecchio ripeteva, sul perfido dalla delinquenza multiforme, una certa canzone, di cui serbo memoria soltanto della prima strofe:
E Mauro Culella
nu figli e zappatore,
curnut e senzannore,
co monech jett a fa.
Il reverendo Salvatore Mingione, anche pomiglianese e del discarico,
rifer che il Colella, stando a pranzo da lui nella settimana di Pasqua, gli
aveva confidato che una denuncia unaccusa falsa doveva essere intentata contro il cognato dImbriani (Paolo Emilio), spiegando, che alludeva a
Carlo Poerio; depose pure, che, in seguito, lo stesso Colella gli narr
larresto del Poerio, e disse che avevano ravvolto questo galantuomo in una
rete tale , che ci avrebbe perduta immancabilmente la testa; inform, infine
che il delatore gli aveva confessato dessersi indotto a tanto, perch aveva
ricevuto promessa dun impiego di Polizia di dodici ducati al mese!
La deposizione del Mingione fu confermata, da quelle della madre e
della sorella di lui.39
38
39

) Il dottore Antonio, c. XXV, e seg.

RUFFINI, op. e loc. cit. Sul Colella dir solo, chera figlio di Sabato, ed aveva 34 anni. Il prete Mingione nacque il 18 apr. 1816 da Felice ed Antignano Costanza. La sorella si chiam Faustina (n. 1818), ed il fratello Luigi (n. 1821), donde i
viventi prof. Eugenio ed ebanista Errico, ed il defunto Francesco. Questo ramo dei
Mingione mette capo, in un certo punto, ad Aniello (n. 1693, sposato con Aurelia Guadagno), da cui venne Salvatore (n. 1729, marito di Antonia del Giudice). Altro figlio fu
Tommaso, sacerdote (n. 1728), e sacerdote era il fratello Carlo, titolare del beneficio di
s. Giuliano, eretto in s. Felice, ed appartenente alla famiglia. Suo congiunto dov essere
Sabatino (n. 1705, ammogliato con Nunzia Esposito, da cui ebbe Vincenzo, Giovanni,
Francesco, Pasquale, Marcantonio, e Pietro), perch aveva con lui comune la casa, nel
luogo detto la Terra, e propriamente al largo del palazzo (ora Mercato, dove nel
1832, Costanza Antignano abitava coi figli orfani), ed i fondi rustici rispettivi erano ac-

53

Altre simili denuncie furon mosse, allora, contro cittadini di Pomigliano stessa: il dott. Carmine Guadagno,40 zio materno del prof. Felice Toscano, uomo di non comune dottrina e di forte ingegno, che mor in
carcere; il barbiere Barretta Luigi fu Santolo,41 compagno di prigionia del

costo, in contrada Estaurita. Vd. Onciario cit., fol. 31 e t., 157 e t., 178, 192, e 193;
Stato delle anime cit., fol. 39.
40

) Il padre si chiam Salvatore, la madre Stella Napolitano. Spos, il 21 ag.


1832, Brigida Russo di Giuseppe, da cui ebbe Eugenio, medico ancora vivente, Arsinoe,
e Florestano, questi trapiantatosi in Resina, dove domicilia il figlio Fausto. Nacque verso il 1805. Lavo fu Francesco (n. 1725, marito di Nunzia Panico); il bisavo fu un altro
Salvatore (n. 1696); ed il trisavo un Domenico: da essi, e dai loro congiunti, uscirono
tutti Guadagno, che imposero il loro cognome alla contrada, ove originariamente si fissarono, ed ove tuttavia son numerosi; difatti, lattuale masseria Guadagno, nel 700,
si chiamava il Pizzone, che trovo menzionato, allora, ogni volta con un Guadagno,
che vi risiedeva, laddove non c traccia della denominazione odierna. Pare, che i Guadagno siano venuti a noi da Tufino, com tradizione fra loro, giusta la testimonianza,
che me ne rendeva il compianto avv. Guadagno Giovanni. N valgo a precisare se essi
abbian relazione, o meno, coi loro omonimi di Firenze, tra cui uno Bernardo fu gonfaloniere della repubblica fiorentina, ed, in tale sua carica, istigato da Rinaldo degli Albizzi, perseguit Cosimo de Medici, che lo rabbon con danaro (1433). Vd. Onciario
cit., fol. 36, 76 e t.,163 t., 178, ecc.; Stato delle anime cit., fol. 36 t.; MACHIAVELLI, Le istorie fiorentine, lib. IV, cap. XXVIII e seg.
41

) La madre ebbe nome Angela Iasevoli. Era nato nel 1827. Vd. Stato delle
anime cit., fol. 10. I Barretta sono di s. Eramo, e si trovano qui, evidentemente per via
dei Caracciolo, marchesi, appunto, di s. Eramo, che in Pomigliano avevano beni, e cio
il caseggiato in Pacciano, dietro la torre e la cappella, col territorio contiguo. Il primo fu
un Antonio, nato intorno al 1704, marito di Margherita Antignano, che gli gener Felice
(n. 1744), Saverio (n. 1746), Santolo (n. 1748), e Gennaro (n. 1750): tutti nomi, che si
ripetono interrottamente, nei vari rami dei Barretta. Il Santolo, ora accennato, appare tra
i caduti del 1799: era ammogliato con Eugenia dIsca. Vd. innanzi, nota 25; Onciario cit., fol. 197 t., e 230. = Come i Barretta, sono venute, in Pomigliano, nella prima
met del 700 le seguenti famiglie: da Casalnuovo, Barone, Cantone, Coppola, La Montagna, Lionetti, Maione, Manna, Mattiello, Pandolfo, Rea, Tufano, Visone; da s. Anastasia, Cennamo, Ciccarelli, dAgostino, dAuria, Montanino, Palmese, Piccolo,
Pignatiello, alcuni Terracciano, Testa; da Napoli, Crispo, dAcunzo, altri dAuria, alcuni de Falco, altri Terracciano, Violante; da Somma, Sepe, altri Piccolo, altri Coppola; da
Acerra, Castaldo e Tondi; da Montefalcione (in prov. dAvellino), di Giovanni e Fusco;
da Licignano, Velleca; da Marigliano, Cosentino; da s. Sebastiano, Grieco; da Camposano, Scotto; da Palma, Sorrentino; da Salza (in prov. dAvellino), Colaiacovo; da Foggia, Vanzanella; ecc. Vd. Onciario cit., da fol. 193 a fol. 226. = Importazioni
posteriori sono: Allocca, Apuzzo, Benedetto, Beneduce, Busiello, Capuano, Carpino,
Cerchia, Cervone, Cirillo, Cuccurullo, Cutinelli, del Giudice, di Mauro, del Prete, Foria,
Intoccia, Iossa, Malfi, Manfrellotti, Maresca, Minichino, parte dei Mocerino (originariamente Nocerino, venuti da Marigliano, e rappresentati da Pasquale e dal dott. Angelantonio), Mormile, Municin, Provenzano, Quercia, Santostefano, Sbrescia, Scarpati,
Sibilia, Spalice, Span, Spiezio, Trocchia, Violetta, Zito, ecc. I cognomi pi antichi

54

Settembrini, e, poscia, pensionato dallattuale regime, quale danneggiato


politico; il sig. Santolo Romano,42 capitano della locale guardia nazionale;
il farmacista Felice Cantone fu Domenico,43 il dott. Rocco Persico; e se
orgoglio non , da parte mia il mio avo paterno, Cantone Domenico fu
Salvatore.44
sono: Antignano, Antrisano (ora col d), Basile, Caiazzo, Capone, Carlera (ora Carrera),
Cerullo, Colella, Colombrino, Cozzolino, dAievoli (ora solo Aievola), della Gatta o la
Gatta, di Cicco (con grafia moderna de Cicco), di Falco (ora de Falco), di Monna (ora
di Monda), dOnofrio, Fico, Fiore, Gesuele, Giampaolino, Granato, Guadagno, Iasevoli,
Iorio, Leone, Maiello, Maietta, Marino, Mazzocca, Mingione, Nocerino (ora Mocerino),
Palladino, Panico, Papcciolo (poi accorciato in Papaccio), Passariello (ripulito in Passarelli), Perrotta, Persico, Pipola, Pirozzi, Parascndolo, Pugliese, Pulcrano o Purcaro
(promiscuamente), Riccio, Romano, Russo, Savelli, Sgammato (ora anche sotto la forma di Sgambato), Siciliano, Sodano, Terracciano, Toscano, Tranchese, ecc. Cognome
antichissimo Caputo, che trovo menzionato nel 1073: vd. CAPASSO, Monumenta pi
volte cit., vol. I, par. I, pag. 311. Tra le antiche famiglie scomparse noto: Barrile, Capasso, Consalvo, dAscoli, delli Paoli, del Tufo, de Palma, di Meo, dIsca, Ferraro, Figliola, Frattolillo, Gauditano, Giordano, Ingrattiniello, Maisto, Marzella, Nastaro,
Petrillo, Pino, Pisciciello, Prisco, Salvi, Sommese, Sorice, Todisco, ecc. Per tutto, cfr.
lOnciario cit.
42

) Il padre, Salvatore (n. verso il 1780), spos Antonia Romano. Ebbe nome
dallavo (n. 1751); il bisavo si chiam Felice (n. 1721, marito di Teresa Piccolo); il trisavo fu un altro Santolo: un ramo dei Romano questo, che ha sempre risieduto in Pacciano. Vd. Onciario cit., fol. 74 t.; Stato delle anime, fol. 104. Perch il nostro fu
capitano della guardia nazionale, era chiamato o capitnio e Pacciano, senzaltro. In
tutta la nostra regione, i Romano sono numerosissimi, ed alcuni li identificano coi coloni, mandati da Roma a tenere il Campo romano. Vd. ROMANO, La citt di Somma
cit., pag. 22, il quale si riporta a VIOLA, I miei ricordi.
43

) La madre fu Francesca Russo di Giuseppe. Egli nacque il 1813; mor il 1876.


Sposo Lucia Toscano, da cui ebbe due maschi, Romeo stato amanuense del Guerrazzi,
e passato, colla famiglia, a Corf ed Emilio, pure emigrato. Vd. nota seg.
44

) Nato il 1817, morto il 1901. La madre fu Grazia Russo. Spos, nel 1841,
Stella, sorella del prof. Felice Toscano, di cui al c. V, n. 2. I figli maschi sono: Salvatore, ingegnere (n. 1844; m. 1901), Antonino Pio, sindaco dal 1895 al 1906 (n. 1846; m.
1911), Vincenzo finito bambino, ed Angelantonio, primo presidente di corte dappello,
vivente. Il padre (n. 1792; m. 1874) era il secondogenito di primo letto di altro Domenico (n. 1755; m. 1824), che spos, in prime nozze, Grazia Pulcrano, ed, in seconde, a 56
anni, Francesca Russo (vd. not. preced.), chera di 33 anni pi giovane di lui: laltro figlio, avuto dal primo matrimonio, fu Luigi (ammogliato con Maria Zanfardino, vedova
de Cicco), donde il parroco Vito; quelli di secondo letto furono Felice (vd nota preced.),
Giuseppe, Giovanni, e Nicola. Il bisavo del nostro fu un altro Salvatore (n. 1726), germano di Santolo (n. 1730), Vito (n. 1734), Saverio (n. 1740), Crescenzo (n. 1744), ed
Antonio (n. 1749); da Santolo e Crescenzo procedono gli altri Cantone di Pomigliano:
tutti nacquero da un primo Domenico (venuto qui, da Casalnuovo), e da Antonia Esposito. Vd. Onciario cit., fol. 162 t.; Stato delle anime cit., fol. 2, 21 t., e 22; ARCH.

55

7. Di avvenimenti posteriori, come quelli del 1860, non oso tener discorso: son cose a noi troppo vicine.
Preferisco dare, a sguazzo, se mi riuscir, un po landamento amministrativo del nostro Comune, nei primi passi liberi da impacci padronali.
Lamministrazione fu affidata ad un decurionato di 10 membri, o decurioni, scelti a sorte, tra i possidenti doltre ventun anno, e rinnovantisi,
annualmente, per un quarto. Dalla medesima lista deligibili, il decurionato
stesso formava tre terne, pel sindaco, pel primo eletto, e pel secondo eletto,
ed in esse sceglieva lautorit tutoria, od invitava a rifarle.45
Il sindaco convocava e presiedeva il decurionato, in sua casa, perch
mancava la sede municipale;46 ordinava i pagamenti, e rendeva il conto, a
gestione compiuta. In assenza sua, o suo impedimento, funzionava il primo
eletto, e, se anche questi era impedito od assente, il secondo eletto; tutti e
tre costituivano, quasi la moderna giunta, lamministrazione comunale, e
restavano in carica un anno solo.47
Pomigliano fu capoluogo di circondario, e dipendeva dal dipartimento
di Terra di Lavoro, dalla provincia di Capua, e dal distretto di Casoria, come risulta da tutti gli atti del tempo.
Quando la legge 20 maggio 1808 statu lobbligo, pei Comuni,
dabolire le privative, e mantenersi con dazi e tasse, accordando, alluopo,
un periodo transitorio, i nostri amministratori decisero, il 7 agosto 1809, di
passare immediatamente al nuovo sistema, avendo, per la bisogna, gi
formato il nuovo stato cos chiamavasi, allora, il bilancio , in cui
lintroito pur riusciva minore dellesito.48 E questamore di libert, ad onor
NOTAR. di Nap., Schede 1824 not. Pipola Pasquale di Pomigl., testamento di Dom.
Cantone.
45

) SCHIPA, Il regno di Nap. sotto i Borboni, pag. 73.

46

) ARCH. MUNIC. di Pomigl., Conclusioni decurionali 1808-1812.

47

) SCHIPA, op. e loc. cit.

48

) ARCH. MUNIC. di Pomigl., Conclusioni dec. cit., deliberazione 7 ag. 1809.

56

loro, essi lavevano sentito, gi prima, perch, un anno innanzi il 21 agosto 1808 , avevan deliberato di farsi la Publica Panizzazione a Forno aperto.49 Istituirono, anche, le due prime scuole municipali, luna maschile,
laltra femminile, esentando gli alunni da qualsiasi contribuzione, bench
prevista dal decreto 14 settembre 1810: per lavanti, non sha memoria di
pubbliche scuole, in Pomigliano.50
Da uno che era, si portarono a due i catapani, pel quartiere della Terra luno, e per quello della Piazza laltro. Si nominarono tre guardiani
rurali. Fu istituita la Commissione di beneficenza, divenuta, poi, Congrega di Carit.51
In questo tempo, soltanto tre vie interne eran selciate, ma argomentando da un tratto superstite duna di esse con ciottoli: la Pigna, quella
di s. Antonio abbate, e laltra del Cammino Reale, oggi via Nazionale. Quella del Torrione diveniva tutta una pozzanghera, in inverno, per
cui pens ad un fosso laterale di scolo.52 Lattuale Carmine Guadagno
era del tutto campestre, e dicevasi o Paccianese, e, poich lungo essa
vera un fondo della famiglia Tassodoro, fu chiamata prima della presente
denominazione, via Tassodoro.53

49

) Ivi, ivi, delib. 21 ag. 1808.

50

) Ivi, ivi, delib. 28 mag. 1809, e 15 gen. 1811. Nel 1812, la scuola femminile
contava 44 allieve, e quella maschile 52 alunni. Lo stipendio della maestra, incaricata
dellinsegnamento degli uni e delle altre, era di annui ducati 24 (= L. 102!). Vd. ivi, ivi,
delib. 12 ap. 1812.
51

) Ivi, ivi, delib. 17 nov. 1811, 15 lug. 1811, e 18 nov. 1811.

52

) Ivi, ivi, delib. 8 lug. 1809.

53

) Vd. Onciario cit., fol. 230.

IV. CHIESE, VIE, EDIFICI ED ALTRO

SOMMARIO 1. Chiesa di s. Paolino ed attuale s. Felice. 2. Liti per la spettanza di s. Felice. 3. Il beneficio e le cappelle dellAssunta. 4. Origine del nome Piazza e la famiglia Primicile. 5. Le cappelle della chiesa di s. Felice. La famiglia de
Falco ed il beneficio di s. Francesco Saverio. La confraternita del Sacramento. 6. Il
governatore di s. Felice. Rifazioni a tale chiesa, chebbe giurisdizione in Licignano. 7.
Fondazione della parrocchia di s. Maria, e notizie della chiesa, in cui eretta. 8. Monastero del Carmine. Il municipio. 9. Il borgo s. Croce, e lo stato delle anime nel
1832. La Terra. O Palazzo. Il Mercato. Cappella di s. Antonio ab. Il giardino.
La via nova. 10. La chiesa di s. Rocco. Lorologio. 11. La cappella di s. Francesco. A Castellina. O Passo. I regi Lagni. 12. Tavernanova. Pacciano e cappella di s. Pietro. La torre di Pacciano. Il Lagno mezzano e l antico territorio di
Pomigliano. Gli altri benefic laici. Il Monte de Vitti.

1. Vi parler, ora, della storia ecclesiastica pomiglianese, a rompere


la monotonia della quale, mi consentir dinnestarvi, di tratto in tratto, secondo che mi verr in acconcio, altre notizie interessanti.
La chiesa di s. Felice, che raccolse, intorno a s, i primi abitanti di
Pomigliano, non lattuale: quella, per condizioni di tempi, dov trovarsi
nel periplo delle mura, e, quindi, nel rione Spedale; questa, invece, sorge
di l alquanto lontano, e, nel 1483, la rinveniamo sine cura sub vocabulo
sancti Paulini. In quellanno, il vescovo Orsini di Nola, venuto, qui, in
santa visita, rinvenne la chiesa retta dal prete Giovan Pirro di Costanzo, e
totaliter ruinata et ad terram prostata, di guisa che, in eadem missam
celebrare non potest. Aveva accosto (intus loco juxta ipsam ecclesiam),
e di sua pertinenza, un territorio di circa 26 moggia, la cui rendita era insufficiente ai riattamenti necessari: senza dubbio, quella contrada, alle sue
spalle, e ad occidente di essa, che, evidentemente, perci, appellasi Campo de Santi, e, corrottamente, Campo di sangue. Si offr, allora, a racconciarla, suis sumptibus, il nobile Galeazzo di Costanzo di Napoli,

58

congiunto, forse, del rettore mentovato, ed il quale ebbe, per tanto, per s e
suoi successori, il diritto di patronato laico sulla chiesa, che trovo nominata, in una bolla di papa Gregorio XI del 1373.1
Ora, mi si consenta una supposizione, che vale a superare la zona oscura, distesa a questo punto; supposizione, del resto, affatto logica, e suggeritami da molteplici rilievi, come vi mostrer, rapidamente, tra poco.
Sembra, che, dopo la restaurazione della s. Paolino, lantica s. Felice,
divenuta inadatta e diruta, sia stata abbandonata, e che il culto del patrono,
e la cura delle anime, ad essa congiunti, siano stati traslocati, perci, altrove, e, propriamente (e, dapprima, con intenzione di provvisoriet, forse),
nella chiesa di s. Paolino. Sembra, inoltre, che lospite, perch dignior
come dicono i canoni atque praeminens, abbia finito, un po alla volta,
col mutarsi in padron di casa, al punto da imporre, inizialmente in concorso, e, poscia, da far prevalere addirittura, il suo titolo, rimasto, in ultimo, da
solo ed esclusivo.

2. Si riesce, cos, a spiegare lunificazione delle due chiese. Ed per


questo, che, fino al 1854, vi furono due parrochi in s. Felice, entrambi con
giurisdizione piena, e nei quali bisogna riconoscere quello della vecchia
chiesa omonima, ed il rettore della s. Paolino.2 Ed pure per questo, che, in
un certo momento, troviamo una triplice denominazione della restaurata dal
di Costanzo, ed il diritto di costui trasformato in un beneficiatum Ecclesiarum Sancti Paolini, Sancti Angeli, Sancti Felicis de jure patronatus Caesaris de Costantio.3

) La bolla dellOrsini, che conservasi nellARCH. VESCOV. di Nola, vol. II,


pag.22 e 23 delle bolle, , in antica copia, presso di me; quella di papa Gregorio presso
il REMONDINI, Della nolana ecclesiastica st., vol. III, pag.656.
2
3

) Vd., in seguito, questo stesso cap., n. 7.

) La notizia contenuta in unalligazione, per Siniscalchi, contro il Comune di


Pomigl. ed il parroco G. Palmese, nella lite, di cui al num. seg.; e tale alligazione, quan-

59

Ma la prova migliore si , che, nel 1740, un Antonio di Costanzo dov


rivendicare, dinanzi alla curia di Nola, e contro la nostra Universit, i diritti
della sua famiglia, sulla chiesa, che, avuti difatti, lasci, in testamento, ai
figli di primo letto della sorella Margherita, signore Anna e Nicoletta Siniscalchi4. Non so se la sentenza sia stata mai eseguita; per certo, che
lUniversit, ad onta di essa, seguit ad esercitare il patronato, di modo che,
ad undici anni dalla morte del rivendicatore avvenuta nel febbraio 1742 ,
la venerabile Parrocchia di s. Felice in Pincis and in catasto, come governata, ed amministrata da questa magnifica Universit; laddove, per s.
Paolino, saccatast un semplice beneficio, tenuto dal sacerdote don Giuseppe Siscara di Napoli, con un territorio arbustato e vitato di moggia ventiquattro,5 cio di due moggia in meno, di fronte allestensione del 1483,
differenza, forse, soltanto apparente, perch ben pu trattarsi, una volta, di
moggio napoletano, pi piccolo, ed unaltra, di moggio nolano, pi grande.
E, dopo altri undici anni, il 19 febbraio 1764, solo il jus di nominare
il beneficiato del semplice beneficio di s. Paolino eretto nella Chiesa Parrocchiale si limit a donare, al sig. Pietrantonio de Falco, la Nicoletta Siniscalchi, erede anche della sorella, e la quale pattu, allora, che, in caso di
vacanza del beneficio donato, trovandosi prete qualche figlio, legittimo o
naturale, duna delle sue quattro figliuole, il donatario lavrebbe dovuto eleggere, in preferenza.6
Da tutto questo, balza, limpidamente, con quanta poca fondatezza, dopo il 1860, un Siniscalchi, sacerdote, convenne dinanzi ai tribunali ordinari, ed invano il Comune ed il parroco Gabriele Palmese, rivendicando a
do nebbi visione, era in possesso del test defunto parroco Minichino, tra le cui carte,
quindi, deve trovarsi. Essa rimanda allARCH. VESCOV. di Nola, vol. III, pag. 60.
4

) Alligaz. cit., ed. ARCH. NOTAR. di Nap., Schede 1742 not. Arienzo: il testamento del 22 feb. 1742, e fu aperto il 28 stesso mese.
5

) ARCH. MUNICIP. di Pomigl., Libro dellOnciario 1753 1754, fol. 201, 202
t., 191.
6

) ARCH. NOTAR. di S. Maria C. V., Schede 1764 not. Ruopoli.

60

s il patronato laicale su s. Felice, egli che, al massimo (ed era pur dubbio),
avrebbe potuto pretendere allinvestitura del beneficio semplice di s. Paolino, del resto, gi decaduto e dissipato.

3. Nella chiesa in discorso, Leonardo Primicile fu Fabrizio, coi fratelli Nicola e Luigi, fond una Cappella, e Beneficio, intitolati
allAssunta, ed in detta Cappella in memoria della fondazione, ed erezione
della medesima e Beneficio suddetto f apposta nel 1645 una lapide, ed iscrizione con impresa (dei Primicile), e statua di mezzo busto di detto
Leonardo. Tali busto, stemma ed epigrafe, e finanche il quadro
dellAssunta furono rimossi a causa della rifazione, che f stimata farsi
in detta Chiesa Parrocchiale di s. Felice nel 1727. In quel tempo, erano
assenti li Sig.ri Primicile Carafa da Pomigliano, che immersi in molte
liti avevano il sequestro a loro beni, epper tutte quelle cose furono portate in casa di don Francesco Permicino, il quale equivoc sulla somiglianza dei cognomi, per introdursi a prendere il jus in detta Cappella.
Ma avendo li Primicili Carafa ripigliato il possesso di loro beni, e tolto il
sequestro appostovi, e mantenuto per lungo tempo dal Sacro Consiglio, informatisi dello spoglio, come sopra patito, lo stesso don Francesco Permicino restitu alla Casa Primicile Carafa, come ad essa appartenenti, gli
oggetti mal presi. Ci non valse a trattenere, verso il 1757, altri Permicino,
dal ripetere il tentativo dusurpazione, giacch, in occasione di vacanza del
beneficio in discorso, essi proposero, alla Curia di Nola, la nomina del sacerdote Nicola Formicola, in concorrenza dei Primicile, che esibivano don
Tommaso Vespoli dottore delluna, e laltra legge, sacerdote napoletano,
procuratore fiscale della Curia metropolitana di Napoli. Si dov, quindi,
agitare analogo giudizio,7 definito a favore dei Primicile; difatti, certo che

) Per tutto, vd. la richiesta di prova testimoniale, avanzata dai sigg. Primicile, il
21 maggio 1757, alla Curia; richiesta da me posseduta in antica copia.

61

dichiarato laicale, nel 1776, dalla regia Camera di s. Chiara, il beneficio


di cui parliamo i tre germani di quella famiglia, Francesco, Girolamo e
Giacinto fu Giuseppe, con atto 26 aprile 1792 per notar Tommaso Salemme
di Napoli, se ne divisero i beni, consistenti in 5 moggia di territorio nel
luogo detto Papacciolo, altre 4 nel luogo detto Boscopiccolo (forse, le
stesse donate dal fondatore Leonardo Primicile, bench si rinvenga diversamente denominata la localit, doveran poste, ch quella appellavasi, allora, lo Greco), 3 nel luogo detto Chiazzolella, seu Madonna Dianora,
e 3, infine, nel luogo detto la Chiusa.8
Prima dellerezione, in s. Felice, della cappella e beneficio visti, i
Primicile avevano altra cappella, a s, autonoma, con annesso altro beneficio, costruita dai loro antichi, ugualmente sotto il titolo di s. Maria di
mezzoagosto, o sia s. Maria dellAssunta, per la quale presentavano il
Rettore, e Beneficiato in ogni caso di vacanza. Evidentemente, allorch
sebbe la fondazione della nuova, essa non fu pi oggetto di cure, epper si
malridusse, finch, discoperta, e quasi destrutta, le fu tolto il beneficio,
che venne trasferito allaltra, in epoca imprecisa, ma non oltre glinizi del
XVIII secolo. Essa, cos, abbandonata e cadente, esisteva ancora, nel 1757,
nel luogo detto la Piazza delli Primicile.9

4. Fermiamoci un poco, su questo appellativo: Piazza dei Primicile.


Qui, lorigine palese del nome Chiazza, dato ad uno dei due quartieri, in cui si suole concepir diviso Pomigliano. Difatti, non c chi non
veda la semplicit della trasformazione, quando fogni il complemento
dappartenenza del sostantivo Piazza, sostantivo contenuto nella prima
denominazione, e che lequivalente aulico, appunto, del vernacolo
Chiazza. Ed il processo soppressivo logico e naturale, sia perch
8

) Vd. Onciario cit., fol. 191 e t.

) Vd. la richiesta di prova cit. a nota 7.

62

nellindole popolare la semplificazione, specie in toponomastica; sia perch


superflua sappalesa una specificazione, se non v omonimia; sia perch,
infine, talvolta, pu anchessere consigliato da preminenza della cosa, ed ,
allora, antonomastico. Da Chiazza de Primmicile (forma dialettale
schietta, di cui laltra addotta un ripulimento), s avuto, adunque, semplicemente Chiazza, e con siffatti nomi sindic, da principio, soltanto il
luogo pubblico, prossimo alla casa dei Primicile, e la casa stessa; usanza
questa praticata, in antico, generalmente, per le famiglie nobili, come prova, per esempio, lesistenza in Napoli, nei tempi scorsi, delle piazze, o
seggi, o sedili dei Rocco, Cimbro, Pistaso, Mamolo, Canuto, Francone, Ferraro, Calando, Carmignano, Griffo.10 In seguito, la denominazione
sallarg, prima, al tratto di strada adiacente, e, quindi, a tutte le prossimit
di questo, a tutto il quartiere.
In riguardo, se qualcuno mobbiettasse, che il palazzo Primicile (o,
meglio inteso, di Montejasi) trovasi al Mercato, cio ben lungi dalla
Chiazza, risponderei, che i Primicile possedevano altre case di pi e diversi membri, di cui una nel luogo detto la Bottega, unaltra nel luogo
detto s. Croce, ed unaltra, appunto, nel luogo detto Piazza, la quale ultima dovettessere la pi antica.11 In oltre, pel passato, le vicinanze del palazzo Montejasi ebbero nomi, chescludono la possibilit didentificarlo
collabitazione originaria dei Primicile, perch, tra essi, non c quello di
Piazza delli Primicile: su due lati mezzogiorno ed oriente , cera la
strada Torrione, perch, forse, vi saffacciava la pi grande torre del castello; a settentrione, la via s. Antonio abbate, su cui sapriva; e, ad occidente, il largo della Terra, attuale Piazza Mercato.12

10

) CAPACCIO, Descriz. di Nap. in Arch. st. per le prov. napol. an. VII, pag. 531.

11

) Vd. Onciario cit., fol. 200, e 231.

12

) Ivi, ivi, fol. 124, 146 t., 162 t., 210 t., 216, 231, 232 t., 263, 264 t., ecc.

63

La famiglia Primicile antica, e nobile al punto, che pot imparentare


coi Carafa,13 donde il suo secondo cognome. E suppongo, che essa venne in
Pomigliano, proprio quando e perch i Carafa erano nostri signori. Comunque, trovo la sua presenza, qu, fin dal 1566, allorch un Carlo Primicile vi
era giudice ai contratti, ed il nobile Primicile Sebastiano vi era sindaco.14
Fu ascritta alla nobilt di Trani, di cui i suoi membri, per tanto, furon patrizi, ed ebbe i titoli di marchese di Cicerale e Corbella, e di duca di Montejasi. Per arma fa unAquila a due teste in campo azzurro e sostenuta da
tre monti, e tre gigli sopra di quella; impresa, che si vede esistente nel
Portone del suo Palazzo e Masserie site in Pomigliano dArco.15

5. Ma maccorgo daver fatto una lunga digressione, e dessermi,


quindi, troppo allontanato dal mio obbietto principale: la chiesa di s. Felice.
Maffretto, perci, a ritornare a questa.
Oltre la mentovata dellAssunta, cerano in essa altre cinque cappelle,
disposte tre per lato, in modo che le due pi grandi formavano i bracci della
croce latina, il cui aspetto assumeva, ed ha tuttavia, la chiesa. Ognuna aveva, davanti, un cancello si ferro, che la separava dalla nave.Tutte sei, nel
1753-54, furono accatastate, colle loro ricche dotazioni, rispettivamente intitolate a s. Francesco Saverio, s. Maria della Stella o Nome di Ges, s. Anna, s. Antonio di Padova, Anime del Purgatorio, e s. Lucia.16 A quella di s.
Francesco Saverio, di patronato dellUniversit, era aggregato il beneficio
omonimo spettante alla famiglia de Falco, discendente dal nobile Domenico, venuto a fissarsi, qui, da Napoli, nel secondo quarto del 700, e del

13

) CANDIDA-GONZAGA, Memorie delle fam. nob. merid., dove parla de

Carafa.
14

) ARCH. NOTAR. di Nap., Schede 1566-1572 not. Toscano di Pomigl.

15

) Vd. la richiesta di prova cit. a nota 7.

16

) Onciario cit., fol. 184 t., 185, 186, 187 t., 188 t., ecc.

64

quale fu primogenito Gennaro,17 padre di Caterina, a sua volta, sposa di


Matteo Imbriani seniore, genitrice di Paolo Emilio Imbriani, e seppellita
nella nostra chiesa madre.
Anche di patronato dellUniversit era la cappella di s. Lucia,18 come
pure quella grande, a sinistra di chi guarda laltare maggiore. Questultima,
nel 1704, dedicata al ss. Corpo di Cristo ed alla Concezione, lUniversit
stessa, in seguito a pubblico parlamento del 25 febbraio, nemine discrepante, concesse in uso, con ragguardevoli rendite e vari utensili sacri,
allallora costituita confraternita del Sacramento. La concessione in parola
approvata superiormente il 3 aprile, e stipulata il 18 maggio per notar Nicola Pulcrano statuisce diversi obblighi per la cessionaria, tra cui caratteristico quello di offrire, a mezzo del suo priore, ogni anno, la mattina del
Corpusdomini, allora della messa, pubblicamente, in chiesa, al sindaco pro
tempore, un mazzetto, seu gramaglietto, per segno di divoto onore19.

17

) Ivi, fol. 202 t. Gli altri figli di detto Domenico (n. 1696, ammogliato con
Teresa Cappuccio) furono Giovan Battista (n. 1732), Aniello (n. 1735), Vincenzo (n.
1739), e Saverio (n. 1742). Dallultimo venne altro Domenico, sindaco nel 1811-1812,
sposato a Grazia Giannotti, che gli procre Pietrantonio (n. 1786), anche lui sindaco nel
1814-1819, Saverio (n. 1791), e Carlo (n. 1794, marito di Rosa Puzio, da cui furon Camillo, morto giovane, e Caterina, sposata al dott. Raffaele Guadagno fu Nicola e madre
del generale Guadagno Camillo). Il secondo sammogli con Maddalena de Cicco, ed i
suoi figli furono un altro Domenico (n. 1820, marito di Carolina Romano, donde i viventi dott. Saverio ed avv. Gennaro, ed il defunto Pietrantonio), Aniello sacerdote (n.
1820), gennaro morto celibe (n. 1824). Il Pietrantonio, cui Nicoletta Siniscalchi don il
beneficio di s. Paolino (vd. innanzi, questo stesso cap., n. 2), era fratello del primo Domenico, col quale convisse, perch rimasto celibe: era nato nel 1697. Da questo medesimo ceppo usc de Falco Pasquale, medico-chirurgo, sindaco nel 1871-1875. Gli altri
de Falco di Pomigliano (cui appartenne Maurizio, sindaco nel 1802-1803) sono nostri
da pi antico tempo; ma non escludo, che tra i due gruppi lorigine sia comune, tanto
pi che mi risulta cognome spagnuolo, venuto nel napoletano al seguito degli Aragonesi
(sec. XV): difatti, un Rodrigo de Falco fa parte della serie di spagnuoli, che tennero la
carica di presidente del Sacro Regio Consiglio. In Germania esiste il cognome De
Flke. Per tuttto, cfr. Onciario cit., fol. 202 t. in ispecie; Stato delle anime cit. fol. 62
t., e 70 t.; Conclusioni decurionali 1840-1847, fol. 93 t. e 94; CROCE, La Spagna
nella vita it. durante la rinascenza, ed. 1917, pag.40; MELZI, Dizionario it., parte
scientifica, 221-225 migliaio, pag. 301, colonna 1.
18

) Onciario cit., fol. 188.

19

) CONFR. SS. SACR. di Pomigl., Liber instrumentorum, fol. 1 e segg.

65

Nella cappella del Corpo di Cristo, per, la confraternita del Sacramento


non ebbe sede a lungo: sviluppatasi, in breve, notevolmente (nel 1753, aveva di rendita 858 once annue, di cui rimanevano nette tolti due maritaggi,
e 457 messe once 553,11 2/3),20 costru lattuale sua sede, ampia quanto
un tempio e con terrasanta, certamente prima del 1753,21 anno in cui il sacerdote Giuseppe Nasta, forse suo padre spirituale, cur di fare lorgano,
come testimonia lepigrafe su questo intagliata.

6. La chiesa di s. Felice aveva un Signor Governatore, seu Mastro,


di nomina dellUniversit, al quale incombeva lamministrazione delle rendite, ed, in generale, di provvedere alla piccola manutenzione delle fabbriche.22 A lui spettava portare la quinta asta del pallio, nella processione del
Corpusdomini, cio dopo il feudatario, o chi per esso, e dopo il sindaco, ed
i due eletti.23
Anteriormente al 1580, questa parrocchia somministrava i sacramenti
anche in Licignano, dove, allinizio del secolo scorso, aveva ancora giurisdizione, in una delle strade del paese.24
Nel 1727, ebbe, come gi ho accennato, una rifazione, che dov essere
abbastanza radicale, se bisogn sgombrare, per essa, la chiesa, fin nelle
cappelle laterali. Nel 1793,25 ne fu rifatta la cupola, ed lattuale, che sub,
nel 1915, una vasta racconciatura, a causa di profonde lesioni; pochi anni
innanzi, occorse riparare la volta della sacrestia. Nel 1842, il decurionato
20

) Onciario cit., fol. 183 t.

21

) E dopo il 1742, quando si costru lattuale altare della cappella del Corpo di
Cristo, giusta liscrizione alla base di esso.
22

) Vd. il Liber instrumentorum, cit. a nota 19. La nomina di questo governatore continu a farsi, insieme con quello di s. Maria, anche nei primi decenni del sec.
scorso. Cfr. Conclusioni decurionali 1813-1824.
23

) Liber instrumentorum cit.

24

) GIUSTINIANI, Diz. geogr. del regno di Nap., voce Licignano.

25

) Come da uniscrizione appostavi, collo stemma del paese, al lato sud-est, esternamente, ed indicante sindaco dellepoca Giovanni Pipola.

66

ne vot il prolungamento, con 2000 ducati, ma non se ne fece niente26; nel


1851, vot 640 ducati, per restauri, su progetto delling. Orazio Dentice,
ma collo stesso esito,27 tanto che torn, sullo stesso progetto, sei anni dopo,
ed anche invano.28 Finalmente, sotto la direzione delling. Cassitti Giuseppe, imprenditore Fasano Pasquale, si proced a trasformare la chiesa in tre
navate, aprendo comunicazioni tra le cappelle laterali, da cui furon tolti i
cancelli: i lavori relativi, compresavi la modifica della facciata, che venne
fatta qualoggi si vede, furono deliberati durante il sindacato del dott. de
Falco Pasquale (1872-1875), e consegnati il 22 maggio 1876.29
Il campanile antichissimo, come provano il suo stile, e la sua vecchia
costruzione.
Questa era lunica parrocchia del paese, ed il suo parroco anziano aveva il titolo di arciprete,30 e, ad intervalli, quello di vicario foraneo.31

7. Tale ampiezza di ottina, ed il fatto, che due parrochi in una sola


chiesa, entrambi con giurisdizione piena ed indipendenti, era cosa strana, e
fomite di dissidi e dinconvenienze, indussero il vescovo di Nola, monsignor Pasca, a proporre, nel 1853, o di attribuire definitivamente, e non in
26

) Conclusioni decurionali 1840-1847, delib. 23. agosto 1842.

27

) Conclusioni decurionali 1849-1853, fol. 193.

28

) Conclusioni decurionali 1855-1857, fol. 109.

29

) ARCH. MUNICIP.di Pomigl., an. 1876, categ. 8, fasc. 7.

30

) SACCO, Diz. geogr. st fis. del regno di Nap., alla voce Pomigliano dArco
La cosa confermata dal seg. passo di pubblico testamento: docati cinquanta (di messe) si debbono celebrare dal Reverendo Arciprete, altri docati cinquanta dal Parroco, e
docati cento da tutti i sacerdoti di questo Comune. Vd. ARCH. NOTAR. di Nap.,
Schede 1824 not. Pipola Pasquale di Pomigl. test. 26 mar.
31

) Come risulta dalle firme dei curati nei libri parrocchiali. Laltare maggiore
di questa chiesa fu fatto, nel 1748, a spese di Michele Crispo, come dalliscrizione alla
base; la campana grande fu fusa il 7 ap. 1881, la mezzana nel 1876, e la piccola nel
1782. Il battistero antichissimo, e porta impresso uno stemma gentilizio, mezzo cancellato. Nellabside sepolto un arciprete Terracciano del sec. XVIII. Prima
dellultima trasformazione, terminata nel 1876, cera una sola grossa pila per lacqua
santa, al centro, presso la porta. Nella facciata della chiesa cera lorologio pubblico,
da antico tempo, come dir in seguito, n. 10, nota 72.

67

via di provvisoriet, come sera dovuto fare, per lesigenze del culto ,
alleconomo di s. Maria delle Grazie, la cura delle anime di parte del paese,
o di mettere i due parrochi uno per chiesa, dividendo in due lunica parrocchia.32 Il decurionato prescelse la seconda soluzione,33 per cui, il 27 giugno
1854, furono fissati i confini delle ottine, riserbando a s. Felice la preminenza, in quanto avrebbe esercitato le primarie funzioni sacre (ed, in effetti, oggi, le esercita), ed il suo parroco avrebbe assunto un titolo di
distinzione, da assegnarsi dal vescovo.34 Il deliberato relativo fu reso da
una commissione composta dal giudice regio, dal rappresentante della curia, dal sindaco, dal parroco don Gabriele Palmese (laltro posto di curato
vacava), e da don Modestino Terracciano, economo di s. Maria. Ad esso fu
dato il regio assenso il 27 luglio 1855,35 per modo che, con bolla vescovile
del 29 agosto successivo, la nuova parrocchia venne istituita, di diritto e di
fatto, nella chiesa di s. Maria delle Grazie.36
Di questa ho rintracciato ben poche memorie. Ed, invero, altro non so,
se non che in essa, nel 1727, durante la rifazione dallora di s. Felice, si
conserv il SS. Sacramento, e si esercitarono tutte le funzioni parrocchiali; che era sotto il governo di un Economo, il quale seliggeva
dallUniversit in pubblico Parlamento; che, nella seconda met del sec.
XVIII, fu interamente abbellita di finissimo stucco dordine jonico;37 che
32

) ARCH. DI STATO di Nap., an. 1855, categ. II, n. 1668, fol. 12. La sottointendenza di Casoria, prima di vistare la deliberazione 13 marzo 1853, con cui si proponeva la terna per la nomina del parroco, in sostituzione duno dei due defunto, consigli di
sopprimere questo secondo parroco, come sera suggerito anche nel 1823; ma il decurionato rifiut, perch, tra laltro, sarebbe stato dannoso derogare ad immemorabili consuetudini. Vd. ARCH. MUNICIP. di Pomigl., Conclusioni decurionali 1849-1853, fol. 273.
33

) ARCH. DI STATO di Nap., an. 1855, categ. II, n.1668, fol. 13.

34

) ARCH. MUNICIP di Pomigl., an. 1854, categ. 8.

35

) Ivi, ivi, Conclusioni decurionali 1855-1857, fol. 102.

36

) Ci rilevo da un borro desposto, al vescovo, del parroco Vito Cantone; borro


che, attualmente, deve trovarsi tra le carte lasciate dal parroco Angelo Minichino.
Primo parroco di s. Maria fu don Modestino Terracciano.
37

) Vd. lanonima ed inedita relazione storica di Pomigl., cit. nella nota 22 al c. I.

68

era, ed , di diritto patronato del Comune, e sua estaurita; che, per essa,
lUniversit pagava, al feudatario, 24 ducati annui; che sorteggiava due maritaggi, allanno, ognuno di 11 ducati e 4 tarini, aveva molti beni e rendite,38 ed il suo bilancio, sulla fine del secolo succennato, presentava un
introito di 250 ducati, ed un esito di 150; che, infine, in essa, era eretto un
beneficio dello stesso suo nome, posseduto dalla famiglia Mautone, napoletana, antica, rispettabile per aver avuto un gran numero de Dottori
delluna, e laltra legge, la quale aveva, poco lontano, le sue case, in cui
risiederono, stabilmente, due suoi membri, lavv. Antonio ed il fratello rev.
Nicola fu Giovampaolo, per molti anni, nel 700.39
La chiesa di s. Maria aveva un modesto campanile, attaccato alla facciata, a sinistra della porta dingresso; nel 1886,40 fu costruito lattuale, a
destra della sacrestia, appaltatore Domenico Cosentino fu Felice.

8. Maggior quantit di notizie posso fornire, invece, sulla chiesa e


monastero del Carmine, che, come gi abbiamo visto,41 esistevano sotto il
nome di s. Croce, e con altro aspetto ,nei primordi di Pomigliano.
In una bolla del 1373 di papa Gregorio XI,42 la chiesa S. Crucis de
casali Pumiliani menzionata tra quelle, della diocesi di Nola, cheran
deserte, o per la tenuit delle loro rendite, o etiam propter absentiam di
chi le possedeva. Epper, c da congetturare di lieve, che, allora, non
veran pi monaci. Comunque, in seguito, troviamo chiesa e convento
non so per quali vicende in potere dellUniversit, che li cedette ai padri

38

) Onciario cit., fol. 180, 192.

39

) Vd. lanonima ed inedita relazione storica di Pomigl., citata nella nota 22 al


c. I; Onciario cit., fol. 226 t., 198, ecc.
40

) Come dallepigrafe latina, che v apposta.

41

) Vd. c. I, n. 6.

42

) REMONDINI, op. cit., vol. III, pag. 656.

69

carmelitani, con atto 15 agosto 1566 per notar Mauro Toscano,43 in uno con
tutte le rendite e gli arredi, alle seguenti condizioni: a) che i frati dovevan
fornire il proprio ministero, per lassistenza spirituale dei cittadini, mantenendo 4 sacerdoti regolari, e 2 diaconi frati; b) che nel sindaco rimaneva la
facolt di eleggere, ogni anno, nel giorno della s. Croce (3 maggio), due
mastri, per lamministrazione delle cose cedute; c) che il priore doveva
tenere un lucido conto dellintroito e dellesito, da esibire ai detti mastri, senza il consenso dei quali, niente i monaci potevano alienare; d) che
lentrate, non ancora esatte, ammontanti a 110 ducati, dovevan servire, per
un terzo, a riparare le fabbriche, per un terzo per vitto ai frati, e per laltro
terzo in maritaggi; e) che i terreni, di propriet della chiesa e del convento,
gi dati in uso, non potevan esser tolti a chi li aveva, e gli altri, che, in prosieguo, eventualmente si fossero acquistati, per lasciti od in diversa guisa,
dovevan esser concessi, in preferenza, a pomiglianesi: f) che, non volendo i
frati pi rimanere qui, tutto sarebbe dovuto ritornare allUniversit, compresi gli ulteriori eventuali acquisti; g) che i cessionari avevano la facolt di
costruire un migliore convento, accosto alla chiesa.
Come prova la diversa et delle fabbriche della chiesa e del monastero, per cui anche un profano vede, di primocchio, che questo molto pi
recente di quella, i padri carmelitani savvalsero, certamente, dellultima
clausola. E, se ci non bastasse, resta il fatto, che la presente grandezza del
secondo, e la sua uniforme costruzione impediscono di ravvisare, in esso,
lhospitale di case, menzionato dal rogito di concessione riassunto.
Nel 1753, trovo accatastato il solo Venerabile Monastero di s. Maria
del Carmine sotto il titolo di s. Croce, con 6 sacerdoti e 4 frati, e con 1027
once di rendita, delle quali rimanevano nette 605.3 1/6.44 Nello stesso tem-

43

) ARCH. NOTAR. di Nap., Schede 1566-1572 not. Toscano Mauro di Pomigl.


La chiesa v detta estaurita dellUniversit.
44

) Onciario cit., fol. 188 t.

70

po, bonatenente in Brusciano; nel 1746, lo si ha tale in Scisciano, e nel


1767, in s. Vitaliano.45
I carmelitani rimasero fino al 1806, anno in cui furon soppressi, la
prima volta, gli ordini religiosi, nel regno di Napoli. La chiesa, il convento,
ed i loro beni furon devoluti, allora, al demanio, che, il 29 dicembre 1814,
restitu, al Comune, soltanto i primi, a condizione, che il locale dei convento fosse adibito a casa municipale,46 del tutto mancante, come s visto, ed
a procurarsi la quale, qualche anno prima, sera pensato dacquistare un
fabbricato, alla strada detto Mercato, da Tommaso e Francesco Scotto.47
Sebbe, cos, finalmente, una sede comunale, per quanto non si fosse,
alluopo, occupato tutto il monastero, di cui una parte fu data in locazione.48 Ma, per la nostalgia dei frati, la cosa non dur troppo a lungo. Difatti,
il 6 luglio 1823,49 si richiese, al re, il ritorno dei carmelitani, e, poich non
riusc possibile, si brig ancora, e, nel 1840, sottenne la venuta dei padri
della congregazione del beato Pietro da Pisa, detti volgarmente pisani o
bottizzelli,50 i quali, per accreditarsi, nel 1843, ottennero, dal pontefice ,
e qui trasportarono, la lapide sepolcrale e le ossa di s. Afrodite, vergine e
martire, facendo elevare la chiesa a dignit di santuario51, e ritrarre, sotto la
volta di essa, in affresco, scene della vita e del martirio della santa. Colla
legge di soppressione generale di qualsiasi ordine religioso, datata il 7 lu45

) RICCIARDI, Marigliano ed i comuni del suo mandamento, pagg. 430, 434,

e 438.
46

) ARCH. MUNICIP., Conclusioni decurionali 1813-1824, fol. 32 t., e 33


Successivamente, il Comune fu in lite col demanio, circa la spettanza del locale in discorso. Cfr. le stesse Conclusioni, fol. 59.
47

) Vd. avanti, c. III, n. 7; ARCH. MUNICIP., Conclusioni decurionali 18081812, delib. 26 mag. 1812. La casa Scotto fu acquistata, difatti; ma venne adibita a caserma della gendarmeria ausiliaria.
48

) ARCH. COM. di Pomigl. Conclusioni decurionali 1813-1824; tutti i Conti


dal 1807 al 1823.
49

) Ivi, ivi, Conclusioni decurionali 1813-1824, fol. 202.

50

) Ivi, ivi, Conto 1842, fol. 2.

51

) Dalla bolla relativa conservata nella sacrestia della chiesa.

71

glio 1866 n. 3096, questi frati doverono sgombrare anchessi, e la chiesa ed


il convento ritornarono al Comune, che in questo ricolloc la sua sede, tenuta, fino allora, nella casa di fronte a s. Felice, di propriet Guadagno, e
tolta in fitto per la bisogna.52 Alla chiesa fu preposto un rettore.
A pianterreno, nellala occidentale del convento, fu fondata, nel
1696,53 la confraternita di s. Maria del Carmine, che, con laltra posteriore
del ss. Sacramento, ebbe questioni pel diritto di precedenza,54 e che, nel
1753, aveva di introito once 234.6 lorde, e nette 177.28 1/2.55

9. Intorno a questo monastero, sorse, come abbiamo gi detto, un


aggregato di case, che, da esso, sappell borgo di s. Croce prima, e, poi,
in tempo relativamente prossimo, o Crmene. Nel 1832, era il rione pi
popolato del paese, come appare dallo Stato delle anime appartenenti alla
parrocchia di s. Felice, compilato, in quelanno, dalleconomo rev. Nicola
Pranzataro,56 ed il cui riassunto il seguente: strada Parrocchia anime 124,
vicolo delle Rose 331, strada Terra 453, borgo s. Croce 968, strada Mercato
287, strada s. Antonio Abbate 358, strada Torrione 203, strada s. Maria
375, strada s. Benedetto 172, strada Piazza 883, strada Ferrari 385, strada
Giardino 344, strada Pigna 466, Pacciano 602, masseria Palmese ed altre
171, Lavanaro ed altre masserie 138, masseria Tommasone ed altre 198,
masseria Visone, ed altre, con Tavernanova 377; in uno, 6834 abitanti.
La piazza Municipio, su cui escono il convento e la chiesa del Carmine, era solcata, in antico, da un alveo, poi arginato con muraglioni, in cui
52

) ARCH. MUNICIP. di Pomigl., Conto 1867, fasc. 2. Fu prima del sac. Michele Guadagno, da cui pass alla nipote Giuseppa, e poi al figlio di questa, prof. Felice
Toscano, che in essa fond lasilo infantile, trasportato, in seguito, nel rione Spedale.
Ora, propriet degli eredi di Minichino Luigi.
53

) Come dalla data, che leggevasi sulla porta.

54

) Vd. i libri della confraternita del Sacramento.

55

) Onciario cit., fol. 183 t.

56

) Trovasi nellARCH. S. FELICE, e non numerato.

72

saprivano piccole scale, pel passaggio dalluna allaltra ripa. E cera, qui,
una colonna con sopra una croce; colonna, che fu trasportata, in piazza
Mercato, mettendovi, su, un cestello pieno di pomi in marmo bianco, a
simboleggiare lo stemma del paese.57
La via, tra il borgo di s. Croce e la chiesa di s. Felice, era campestre,
con qualche casa isolata lungo essa, e solo durante il secolo scorso, poco
per volta, ha preso la fisionomia presente. E fu per tale sua condizione peculiare, che si disse Terra, nome estesosi, in seguito, a tutto il quartiere.
Venne lastricata, nel 1847, sotto la direzione delling. Catalano e Ricgler,
imprenditore Giuseppe Amalfitani, e cost 5000 ducati.58
Tra essa e piazza Mercato, sorse anticamente il castello, sostituito, sulla fine del 1600 ed il principio del 1700, dal palazzo baronale, tuttora
esistente, ed antonomasticamente detto o Palazzo, passato ai duchi Riario-Sforza, come cespiste dotale di Maria Cattaneo, figlia del nostro ultimo
feudatario.59 NellOnciario del 1753-54,60 detto casa palazziata consistente in pi e diversi membri superiori, ed inferiori, ed in esso il cardinale

57

) IMBRIANI V, XII conti pomiglianesi, pref., pag. XXI, nota 2.

58

) ARCH. MUNICIP. di Pomigl. Conclusioni decurionali 1840-1847, fol. 23.


La necessit di riattarla fu avvertita, alquanto tempo prima, reiteratamente. Cfr. Conclusioni cit., fol. 66 t., 82 t.,84 t., ecc. Nella delib. 2 maggio 1844 (fol. 66 t., ivi) detto:
la strada in preferenza (da) riattarsi appunto quella denominata la Terra principiando dal punto del Carmine e propriamente dellancolo della propriet di Ferdinando
de Falco fino alla Casa di D. Matteo Imbriani per essere la med. in pessimo stato, in
modo, che non pu traficarsi avendo perduto il declivio e le acque interamente non pi
fluiscono. Nella delib. 6 marzo 1845 essa gi indicata come la strada principale di
questo Comune (fol. 82 t., ivi).
59

) Vd. lanonima relazione storica di Pomigl., citata nella nota 22 al c. I;


ARCH. MUNICIP. di Pomigl. Catasto provvisorio, v. II, n. 543. La data della costruzione del Palazzo largomento dal fatto, che la rifazione del castello, operata da Diomede Carafa durante il regno di Ferdinando I dAragona (vd. avanti, c. II, n. 7), dov
valere a tenere in piedi il castello stesso, almeno per centanni. La cosa confermata
dallet, relativamente recente, delle fabbriche, come rilevasi anche ad una prima sommaria ispezione.
60

) fol. 22l t.

73

di Napoli Sisto Riario-Sforza am passare qualche tempo dellanno, e vi


tenne, quasi relegato, il fratello, scapestrato alquanto, che vi mor.61
Dalla casa baronale in discorso, lo spiazzo interposto tra essa ed il
corpo centrale della Terra (cos denominavasi, allora, ogni villaggio), fu
detto, nel 700, largo del Palazzo.62 Si disse anche, come abbiamo visto,
largo della Terra.63 Il nome di o Marcato lo prese, ai primi albori del
secolo scorso, od, al massimo, agli sgoccioli dellaltro secolo, quando si
tradusse in atto quello, chera stato, a lungo, soltanto nel desiderio dei cittadini,64 e lo si adib a farvi, ogni gioved, il mercato pubblico.
Poco lontano, nellattuale via Pompeo, cera una cappelletta, ora ridotta a celliere, intitolata a s. Antonio di Vienna, dalla quale tutta la strada
Pompeo, e quella dellOspedale, fino al palazzo Montejasi, si chiamarono via s. Antonio abbate. Nel 1753,65 questa cappelletta era beneficiata
dei Mautone, con due territori, luno di 14 moggia, nel luogo detto s. Martino, laltro di moggia 4, nel luogo detto Frasso: celebrava 52 messe
allanno, cio una per domenica.
Ad occidente, si stendeva uno ed il pi grande dei due giardini
murati, beni feudali dellutile signore66 (laltro stava tra il Palazzo e la
via della Terra ), e da esso fu detta strada Giardino lattuale via XX
settembre, volgarmente intesa, ora, per vico e Miano, corruzione di

61

) E nel ricordo dei nostri vecchi. Il duca si chiam Nicola; i suoi resti furono
trasportati a Napoli.
62

) Onciario cit., fol 31 t.

63

) Ivi, ivi, fol. 231.

64

) Vd. lanonima ed inedita relazione storica di Pomigl., citata nella nota 22, c. I.

65

) Onciario cit., fol. 192 t.

66

) Ivi, ivi, fol. 221 t., ed il Catasto provvisorio cit. v. III, n. 797.

74

Damiano, dal trisavo paterno dei viventi sigg. Cucciolito, che


vabitava.67
La via parallela alla XX settembre, ufficialmente denominata corso Umberto I (gi strada dei Pomi), fu costruita, per gran parte, verso la
met del secolo passato; prima, vera solo il tratto, sboccante di fronte a s.
Felice, e si chiamava strada Ferrari,68 per le botteghe di fabbri, in essa
aperte. Volgarmente detta via nova, nome chebbe alla sua costruzione,
e che l rimasto, presso il popolo.

10. Ma torniamo alla storia ecclesiastica.


Gianstefano Remondini, nel suo Della nolana ecclesiastica storia,69
edito nel 1747, parlando di Pomigliano, scrive: Son qua pi Chiese: veggiendo ci nullostante questUniversit, che niuna di essa o piccola per la
fabbrica essendo, o malmenata dal tempo uguagliar si poteva a quelle di
moltissime altre Terre di questa s fiorita Diocesi, si accinse da pi anni con
grandissima spesa a farne da fondamenti una molto magnifica per
lampiezza, ed altrettanto pregevole per gli ornamenti di finissimo stucco
da i migliori Artefici Napolitani con bel disegno lavorato, e per gli altari di
coloriti marmi ond nobilmente arricchita.
Ora, qual questa chiesa, se le pi grandi sono tutte anteriori al 1747?
O (e mi sembra azzardato, per lapposizione, che segue al suo complemento oggetto una), o il verbo farne va letto rifarne, nel qual caso
sallude a s. Felice, ed alla rifazione da essa avuta verso il 1727? Ovvero,
qui, sintende parlare della chiesa di s. Rocco?

67

) Vd. Stato delle anime appartenenti alla parrocchia di s. Felice nel 1832 (citato al n. 9 di questo cap.), fol. 90. Nei Cucciolito, il nome Damiano fu, poi, ridotto
in Mariano, e, quindi in Mario.
68

) Vd. Stato delle anime cit., fol. 77 a 85. La denominazione resta ancora
presso il popolo; riguardava anche la via Giorgio Imbriani.
69

) vol. I, pag. 312.

75

Lultima congettura e la pi plausibile, ad onta che la s. Rocco non sia


dellampiezza decantata, e risulti, anzi, di gran lunga pi piccola di s. Felice. Difatti, tutta la magnificenza ed altro simile, descritti dal Remondini,
ben possono essere una gonfiatura di chi linformava. Il certo si che,
nellonciario del 1753-54,70 oltre le chiese viste, la s. Rocco accatastata
come di diritto patronato proprio dellUniversit, e, quello che pi rileva,
non v qualificata estaurita, diversamente dalle altre, la qual cosa la denunzia recente. Conferma ci la tradizione popolare, che assume questa
chiesa mai completata, e consacrata; ed, invero, nellonciario citato, pur essendo detta sotto il governo di un economo, non la si elenca con pesi da
dedursi dalle scarsissime rendite, nemmeno per messe, o per lampade votive: quindi, non vi sofficiava.
Suppongo in contrasto col Remondini , che la sua costruzione sia
stata lo scioglimento, ritardato, dun voto, fatto a s. Rocco, in occasione di
qualche epidemia, se non addirittura della pestilenza del 1656.
Essa fu adibita a forno pubblico (donde la sua denominazione di o
Furno, riverberata sui luoghi circonvicini: ngopp oFurno, aret o
Furno),71 e, con progetto 19 ottobre 1844, appaltatore Giuseppe Amalfitano, vi si costru, sopra, lorologio, che cost, compresa la macchina, 1450
ducati, oltre ducati 700.50, per la scala in fabbrica, da accedervi.72

70

) fol. 187 t.

71

) La costruzione del forno fu deliberata il 4 nov. 1818, e cost naturalmente,


colle necessarie opere di adattamento del locale duc. 1300. ARCH. MUNICIP. di Pomigl., Conclusioni decurionali 1813-1824, fol. 77 e 104 t. Prima, la chiesa era stata
adibita per seppellirvi i poveri. Ci fece ritenere, al popolino, non buona lacqua del
pozzo apertovi, e colla quale si intrideva la farina. Si dov, pertanto, costruire esternamente il pozzo attuale. Vd. ivi, ivi, fol, 104 t. cit.
72

) ARCH. MUNICIP., Conclusioni decurionali 1840-1847, fol. 88 t. e 106.


Prima, il pubblico orologio era nella fabbrica della chiesa di s. Felice, in luogo remoto e basso, ed era molto antico e malridotto, mancante lindice, ossia quadrante. In un certo momento, lo si voleva passare sul lato destro della facciata di s. Felice.
Vd. per tutto, ivi, fol. 1, 132 t., e 187 delle Conclusioni decurionali 1813-1824.

76

11. E vengo alla cappella dedicata a s. Francesco dAssisi.


Su di essa si narra, che Ferdinando II di Borbone, passando per Pomigliano, avendola vista ridotta a canova, facesse chiamare a s il sindaco
Gennaro Coppola, cui propose dingrandirla, promettendo il suo personale
concorso; ma, avendo avuto, da quello, la risposta, che bisognava informarne lintendente (una specie di prefetto), si sia seccato, e, perci, non ne
abbia fatto pi nulla. Intanto, checch sia stato, sta di fatto, che il 24 ottobre
1842, sindaco proprio Gennaro Coppola, il sottointendente comunic
lordine superiore di restituire al culto questa cappella, per desiderio sovrano; per tanto, il 1 novembre successivo, sciolta la locazione, relativa ad essa, tra il Comune ed il cav. Emanuele Suarez, fu restaurata ed affidata ad un
rettore.73
Nel 1753,74 era un beneficio dei dAlessandro, con un assegno di 50
ducati, gravanti su 93 moggia di terreno, in pi appezzamenti, posti nei
luoghi detti Chiancone, Giardino, Chiaccone, Foresta, Pratola, S. Paolina
ed altri, venduti, da Andrea dAlessandro, al monastero di s. Gregorio
Armeno (vulgo s. Liguoro) di Napoli.
Di fronte, c un antico fabbricato in forma di castello, detto, appunto,
a Castellina, ma non gi pel suo aspetto, sibbene perch sappartenne ai
dAlessandro mentovati, nobile famiglia napoletana, proprio duchi della
Castellina, ascritti al seggio di Porto.75
Poco pi in l, verso occidente, trovasi o Passo, o taverna do
Passo, vasto ed imponente edificio, appartenuto al nostro feudatario, e nel
quale seserciva il monopolio della taverna, e si riscuoteva il passo, don73

) ARCH. MUNICIP., Conclusioni decurionali 1840-1847, fol. 39; Conto


1842, fol. 4 e 5.
74
75

) Onciario cit., fol. 191 e 248.

) Ivi, ivi; CAPACCIO, Descriz. cit., in Arch. st., cit., an. VII, pag. 532.
Soppressi gli ordini religiosi, i beni di s. Liguoro, dei quali cenno, compreso questo
fabbricato, passarono al demanio, da cui li acquistarono Gioacchino Cutinelli, con atto
12 luglio 1819 per not. Sorvillo Raffaele, ed il signor Suarez mentovato: questultimo
con testamento, diede i suoi, allospedale dei Pellegrini di Napoli.

77

de il nome. Alle sue spalle, sulla via per Acerra, una localit sappella ancora o Passetiello, perch vi si esigeva, dagli agenti del barone, il pedaggio, da chi vi transitava proveniente da Acerra: il diminutivo
soriginava dallintroito minore di tale cespite feudale, in paragone di quello, dato dallaltro, esercitato sulla via Reale.76
Proseguendo oltre, verso Acerra, sincontrarono i regi Lagni, volgarmente i tre Lagni. Essi sono una grandiosa opera di bonifica, fatta per
togliere limmenso pantano, altrove ricordato,77 il quale, fin dal medioevo,
era fomite di malaria, nellest, anche per la capitale. Iniziati da don Pietro
di Toledo, vicere spagnuolo, furon completati da un suo successore, il conte di Lamos (sec.XVI).78 Ma gi prima, sera tentato di fare qualche cosa,
per rimuovere il grave inconveniente; difatti, il 3 settembre 1311, re Roberto dAngi ordin di espurgare un vecchio alveo (il fossatum pubblicum,
dellepoca ducale?), per la bisogna.79

12. Oltre quella del Passo, esistevano, in Pomigliano, altre due taverne. Una era detta e fore, pi in l della chiesa di s. Maria, ed appartenne, puressa, fino al terzo quarto del 700 circa, al feudatario, che la
fittava colla maccaronia compresavi, e che vi pagava un censo di due ducati annui, alla chiesa di s. Felice80. Laltra trovavasi in Tavernanova, cui
dtte nome, con annesso pubblico macello ed il jus di panizzare (onde
corrispondeva, allUniversit, alcune somme), nonch una maccaronia,

76

) Onciario cit., fol. 251. La contrada Passetiello ora detta anche Lenza.
Vd. ARCH. NOTAR. di Nap., Schede 1824 not. Pipola Pasquale, atto 26 mar. 1824.
77

) Vd. avanti, cap. I, n. 4.

78

) CAPORALE, Memorie storico-diplomatiche di Acerra, pag. 48, nota 3;


PARRINO, Teatro de vicere; GIANNONE, Ist. civ. del regno di Nap., l. XXXII; ecc.
79

) MINIERI-RICCI, Genealogia di Carlo II dAngi, nellArch. st. per le prov.


napol., an. VII, pag. 226. Per il fossatum pubblicum, vd. CAPASSO, Monumenta ad
neapol. ducatus hist. pertinentia, vol. II, par. 2, pag. 187 e seg.
80

) Onciario cit., fol. 262, e 253 t.

78

ed era di propriet del monastero benedettino dei ss. Severino e Sossio di


Napoli, cui apparteneva, altres, la cappella di rimpetto, dedicata a s. Maria
della neve, colle case circonvicine.81
Ora, Taverna Nova una borgata, che va in parte col comune di Pomigliano dArco, in parte con quello di Casalnuovo di Napoli, ed in parte
con quello dAfragola.
Dice una canzone popolare:
Taverna nova, aria gentile,
A chi no masto, e a chi na nnamurata!
[Var. a chi no vaso, e a chi na massaria]
Quanno la mano mpietto mme calaste,
Io te dicietti: Fa chello, che buoie!
....
Per obbedire a li comanne tuoje.82

Laltra borgata nostra ed interamente, ed, oramai, a noi, quasi del


tutto congiunta lantica Pacciano. Di essa, nel 1863, Paolo Emilio Imbriani scriveva:83 giace lungo lalveo dun torrente che discende impetuoso nel verno dalle falde del monte di Somma ed composto di diverse
piccole correnti di acque piovane. Tanto il limo e larena cui il torrente
trae seco, che ha sozzopra sotterrato le basse case di Pacciano: per il che
stato gioco-forza murar gli usci che davan sullalveo. E lo stesso alveo
forma la via principale del luogo, appena che il corso delle acque finisce
insieme colle piogge che lhan generato. E, nel 1836, aveva cantato:84
Io spesso quando
Dalle vsbie giogaje impetuoso
Precipitava lautunnal torrente
Fra le trepide case, in cui sasconde
81

) Vd. lanonima relaz. st. di Pomigl., cit. a nota 22, cap. I.

82

) Onciario cit., fol. 250 t., e 251, e lanonima relaz. st. cit.

83

) IMBRIANI V., XII conti pomiglianese, pref. pag. XXIV, nota 1.

84

) Versi cit., pag. 191, nota 2.

79
Lumil Pacciano, desiai nel gorgo
Cessar la vita, desiai la morte
Dogni speranza e mia.

Lalveo, adesso, corre ad occidente della borgata, dove fu trasportato,


per evitare le inondazioni lamentate: esso ha il nome di alveo Spiritosanto, e dal volgo vien detto Lagno mezzano, perch passa, a mezza via, tra
Pomigliano e s. Anastasia.
In Pacciano, c una cappelletta, dedicata a s. Pietro. Essa non appare
accatastata, nel 1753; ma esisteva, e, difatti, un anonimo dallora la menziona come pubblica e povera, ed i poveri non pagano tasse, e non vanno,
quindi, nei ruoli. Questa sua indigenza la condusse, addirittura, in seguito,
ad un totale abbandono, per cui Ferdinando II, con rescritto 5 dicembre
1855, comunicato il 27 luglio seguente, obblig il Comune a preporvi un
economo (e fu don Salvatore Passarelli), rimproverando, che ci non fosse
stato fatto prima.85
A sud-est di essa, c un vecchio fabbricato, dallaspetto di maniero,
che, nel sec. XVIII, apparteneva ai Caracciolo, marchesi di s. Eramo.86 Ad
oriente, poi, si vedono, ancora, gli avanzi dunantica torre, che lanonimo,
test ricordato, descrive in buono stato, alta, quadrata, in forma di scarpa
alla base, con forti muraglie, e crede non troppo vetusta.87 Si vuole, che
comunicasse, mediante un cunicolo, con il castello di Pomigliano; il certo
, che, da essa, parte davvero una via sotterranea, con direzione nord-est,
esplorata, per buon tratto, anni or sono.
Lagglomerato di case, tra Pacciano ed il nuovo alveo, nellonciario pi
volte citato, detto di propriet del sig. Ascanio Centomani di Potenza.88

85

) Ivi, ivi, pag. 186 e 187.

86

) ARCH. MUNICIP. di Pomigl., an. 1856; categoria 11, fasc. 1.

87

) Onciario cit., fol. 230, e lanonima relaz. st. cit.

88

) Vd. lanonima relaz. st. cit.

80

13. Lalveo Spiritosanto, per gran parte del suo percorso, fungeva
da confine, tra i territori di s. Anastasia e Pomigliano. Il nostro agro giungeva, difatti, alle masserie di s. Chiara delle Cammarelle, della Campece, o Campese, o Capece, del duca di Siano o solo del Duca, della
Starza, di Marciano89. Anzi, soggiungo, che, nel catasto 1753-54, parecchie volte ricordata la via mezzana, con terreni nostri giacentivi accosto,90 ed, in essa, non c dubbio, che si debba vedere il torrente, detto
ancora come abbiamo rilevato Lagno mezzano. Ed, in vero, questo
non sebbe, se non arginando la via, nel 1828, giusta una pianta di Pomigliano, di quel tempo, conservata dal Genio Civile di Napoli.91 Del resto, in

89

) Onciario cit., fol. 239.

90

) Ivi, ivi, fol. 147, 234 e t., 236, 243, 244, 246, 238 t., 239 e t., ecc. Starza
dice MAZZACANE, Memorie st. di Cerreto Sannita, pag. 66, nota 4 voce napoletana che denota una specie di vigneto, del quale le viti sono appoggiate ad alberi, per
lo pi pioppi. E dal greco trsos = graticcio (da tars = secco, asciugo), attraverso tarsi, con lindurimento della sigma in z, lo spostamento dellaccento, e laggiunta
dells iniziale, prettamente eufonica, dappoggio; epper, il significato originale di vigneto colle viti a tralciaie (= ndenncchie; questa voce , poi, dal latino tendicela =
fune per sciorinar panni: la forma intermedia tendicla), e non affantocciate, a campana, o simile. Marciano cognome, come Capece (donde Capecelatro, Capeceminutolo ecc.
91

) Ivi, ivi, fol. 47 t., 232 t., 235, 236 e t., 237, 254 t., ecc. In detta epoca, le
contrade del nostro territorio, oltre quelle viste erano: a) le conservanti tuttavia lantico
nome, e cio: Cesina, la Chiusa, Corradino (vulgo Carravino), Estaurita, Campo de
Santi, Papacciolo, Macedogna o Macedonia (vulgo Mangiarnia), Tavolone, Tavola, i
Chiavettieri, Maturanzio, Nunziatella, Ponte Masullo, il Monte (detto, allora, anche Spina), Frasso, s. Angelo, s. Martino, Maiula, Cotone, Lenza de cavalli, Percoche, Pratola,
Casapulcrano (oggi massaria e Purcaro), Villanova , Pietro Nastaro (ora ridotta in
massaria e Nastsio), Boscopiccolo, Peschiera, Castello, madonna Dianora (detta, allora, anche Chiazzulella, ed oggi intesa, dai pi, per masseria e Iasevoli), Padula, (allora,
anche Cerquapanna); b) quelle, che hanno mutato nome, e cio: il Pizzone (divenuto
massaria e Uaragno), larco di Pacciano (ora massaria e Parmese), la via di Napoli
(oggi frastagliata in massaria e Visone, massaria e Mattiello, massaria e Cerino,
ecc.), lOliva (fattasi massaria e Ciccarella), Ponticiello (ora ponte e Musso, o massaria Contaldo), Lenza (ora solo Passetiello); c) le altre con denominazione scomparsa,
e, per lo pi, non individuabili, e cio: Nocellito, Pescarulo, Foresta (presso Pacciano?),
Valdomenio, Cavallaro, la Cappella, la Noce, Frassetiello, Montuto, Vie traverse, Paccianese, Scampa, Ammnole, le Mele, s. Croce, Tndola, Zafaraccio, Frateluccio,
Chiancone, le Mandre, la Maina, la Macina, lArena, Cesinella, Pretaluce, Crocella, s.
Stefano, Moscariello, Polliero, Sorbo, Egeziaca, Ficucella, i Fossi, le Rose, ecc. Per
ci, che assumo alla lettera b), ho ragionato come per il Pizzone, a nota 40, c. III.

81

antico, la via campestre era sempre il luogo, per cui correvano le acque, e il
solo di ragion pubblica.
Lagro pomiglianese risultava, prima, di circa moggia 3400;92 ora ne
conta 2800. Dicono, che la riduzione si sia avuta sotto uno dei sindacati di
Gioacchino Cutinelli, e pare che ci sia vero, giacch, con Pomigliano, sono aggregate 40 moggia, sul Lagno mezzano, formanti come unoasi, in
pieno territorio di s. Anastasia, le quali eran di propriet proprio del Cutinelli, e, adesso, in gran parte, dei suoi discendenti, od eredi.
Checch sia, non ci resta, se non deplorare la dannosa amputazione, ed
accingerci a concludere questa parte della nostra rassegna storica.
Non so precisare in quale delle nostre chiese ciascuno si trovasse eretto; ma, oltre i visti, certo che vi sono stati altri benefici ecclesiastici, e
precisamente: quello di s. Giovanni Battista della famiglia Pipola;93quello
di s. Giacomo apostolo della famiglia Abbate, principi di Calabria;94 laltro
di s. Giovanni appartenente ai Passatelli;95 laltro della ss. Annunziata di
patronato dei Palladino;96 ed, infine, quello di s. Giuliano della famiglia
Mingione.97

92

) Esaminata dalling. Luigi Silvestri, che me ne ha riferito.

93

) Come ho accertato, contando nellOnciario cit. Il taglio sebbe anche a


sud-ovest: difatti, la Madonna delle Grazie (od Orto del Conte: detta cos, perch apparteneva alla chiesa di s. Maria delle grazie allorto del Conte, in Napoli Onciario,
fol. 247), pi in l della masseria Guadagni, veniva con noi. E sebbe verso CastelCisterna, perch la contrada Camporotondo, ora appartenente a quel Comune, era
compresa nel nostro agro. Vd. Onciario cit., fol. 229, 247 e t., 249, ecc.
94

) Onciario cit., fol. 190 t. Possedeva un pianterreno a s. Croce, ed un terreno di 2 moggia a Pratola, col peso duna messa cantata il 24 giugno.
95

) Ivi, ivi, fol. 192.

96

) Ivi, ivi, fol. 192 t. Aveva un moggio di terreno a s. Martino, ed un moggio e mezzo alla Chiusa.
97

) Ivi, ivi, fol. 192 t. Aveva 6 moggia di territorio, nel luogo detto appunto
lAnnunziata (o Nunziatella, presso o Ponte), col peso di 52 messe lette ed una
cantata: questa da celebrarsi nel giorno della santa titolare.

82

Nel XVIII secolo, esisteva unopera pia, intitolata Monte de Vitti,


con una rendita di once 37,20, nel 1753.98 A stare al nome, si dovrebbe ritenere, che fosse intesa a far funzionare cucine economiche; ma, invece,
esauriva le sue entrate, distribuendo maritaggi.

98

) Ivi, ivi, fol. 192 t., e 193. Possedeva un terreno di 2 moggia, nel luogo detto
il Beneficio, un altro di 5 in contrada Moscariello, ed un altro ancora di 2 moggia a
Frasso, pi un canone di 5 duc. infisso su dun territorio a s. Croce; di contra, aveva di peso 52 messe lette ed una cantata: questa da celebrarsi nel giorno di s. Giuliano.

V. UOMINI EGREGI

SOMMARIO 1. Agnello Antignano. Il musicista Michelangelo Cantone. 2. Il filosofo Felice Toscano. 3. Il botanico Vincenzo Semmola. 4. GlImbriani. Conclusione.

1. Eccomi giunto alla fine della mia scorribanda.


Il Minieri-Ricci1 ricorda, nato in Pomigliano dArco, Antignano Agnello, eletto priore del Carmine Maggiore di Napoli, nel 1620, ed autore
dun volume di Canzoni sacre per musica, volume, che ho ricercato, a lungo, per le pubbliche biblioteche, inutilmente. Mor il 17 gennaio 1639.
A me piace ricordare una giovine speranza, immaturamente stroncata,
che qui vide la luce il 23 febbraio 1837: Michelangelo Cantone di Raffaele
e Rosa Barretta.2 Studi musica, nel conservatorio di s. Pietro a Maiella, diretto, allora, dal celebre Saverio Mercadante. Ancora alunno, scrisse Il
Ciabattino, opera comica in due atti, rappresentata, dai suoi condiscepoli
(tra cui i due fratelli Mugnone, Ferdinando e linsigne Leopoldo vivente),
nel teatrino della scuola, in presenza dei professori, e dun pubblico elettissimo dinvitati e di critici: piacque, e fu applaudita, per loriginalit della
frase, sempre spigliata e deffetto, per la tecnica corretta, per il buon gusto,
che la informa. Le battute iniziali somigliano stranamente a quelle della
Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni. E una partitura, insomma, che lasciava bene sperare dellautore. Il manoscritto si trova nella biblioteca del

) Memorie st. degli scrittori nati nel regno di Nap., ed. 1844: alfabetico;
IMBRIANI. V., XII conti pomiglianesi, pref. pag. XVII. Vd. in seguito, nota 15
allapp.
2

) Il padre nacque, nel 1804, da un altro Michelangelo (n. 1768) e da Maria Esposito; la madre, nel 1808, da Saverio (n. 1774) ed Orsola Palladino. La casa, di propriet della sua famiglia, era quella, ancora esistente in via Vitt. Eman., a sinistra,
entrando nel Palazzo. ARCH. S. FELICE di Pomig., Stato delle anime della parrocchia ecc. del 1832, fol. 13.

84

conservatorio, dove fu studiato dal mio amico, maestro Marino Vincenzo,


che mha fornito il giudizio e le notizie riportate.
Il Cantone si spense, qui, di tubercolosi, a 25 anni appena, il 30 dicembre 1862.3

2. Ma una pi completa gloria pomiglianese Felice Toscano di


Angelantonio e Guadagno Giuseppa, nato il 14 ottobre 1819.4 Entrato seminario di Nola, subito vi si distinse, specialmente nello studio delle scienze, e, diacono, vi dtte un pubblico saggio, sulle matematiche pure e miste,
innanzi ai pi illustri professori dellepoca, invitati, alluopo, dal vescovo
Pasca: nebbe, in premio, la dispensa dallet canonica, per ordinarsi sacerdote. Recatosi in Napoli, volle rifare, col Palmieri, lo studio della fisica, e,
nel 1846, vapr scuola privata di filosofia e matematiche, presto fattasi fiorentissima, e come tale menzionata dal De Cesare nel La fine dun regno.5
Egli faceva ogni opera, perch le menti si fossero elevate a comprendere il
vero, mediante la discussione delle pi alte quistioni filosofiche: il che trattava, con una chiarezza ed economia didee, che valsero a render popolare
lontologia.6 Seguace del Gioberti, ne propugn la dottrina in tutti i modi,
ed il suo Corso elementare di filosofia, pubblicato nel 1875, egregiamente
3

) E sepolto nel nostro cimitero, nel muro di cui parla P.E. Imbriani (vd. cap. III,
n. 5), a destra della cappella municipale, nel loculo superiore, dalla parte doriente, senza
onore di lapide. Le notizie date su Il Ciabattino si ricavano dal manoscritto stesso.
4

) Il padre (decurione del Comune) nacque da Francesco, nel 1783 (m. 1858).
Toscano cognome antichissimo, in Pomigliano dArco: un Mauro notaio nella seconda met del 500, ed e il suo nome si protasse, nei suoi discendenti, per oltre due secoli;
un altro Mauro (n. 1723, ammogliato con Atonia Palladino) fu sindaco nel 1759; trovo un
Giambattista fu Mauro maestro di scola (n. 1698, marito di Francesca Porcaro); un Pasquale fu nominato parroco di s. Felice il 20 aprile 1791 dal vescovo di Nola Lopez y Royo; Gioacchino (n. 1807, sposato a Maria Paola Cucca) fu sindaco nel 1860-1861.
Fratello del detto Francesco fu Diodato, donde Felice e Nicola, rispettivamente avo e padre dellavv. comm. Carlo.- Vd. Onciario cit., fol. 92 t., e 134 t.; Stato delle anime cit.,
fol. 9 t., e 15. Per il lato materno del prof. Toscano, vd. avanti, cap. III, nota 40.
5

) pag. 42, vol. II, della 3a ed. 1909.

) PRUDENZANO, St.della letteratura it. del sec. XIX, pag. 90.

85

la espone. Nel 1861, diede alle stampe il Corso elementare di filosofia del
diritto, che consacr a Giuseppe Garibaldi, con una dedica, singolare per
concetto e forma, che testimonia del suo alto patriottismo, di cui aveva dato
prove non dubbie, per il passato, fiso lo sguardo nel fulgido esempio dello
zio materno, Carmine Guadagno, caduto per la libert. Dal nuovo governo,
fu nominato professore titolare di filosofia razionale e morale, nel r. Liceo
Vittorio Emanuele II di Napoli, e, poscia, cavaliere dellordine dei ss. Maurizio e Lazzaro. Ebbe, ivi, alunni, tra gli altri, Francesco dOvidio e Baldassare Labanca, e, per necessit della sua cattedra, pubblic il Compendio di
filosofia razionale e morale. Nel 1867, fu promosso preside del Liceo Mario Pagano di Campobasso; ma, per le condizioni non buone della sua salute, non pat raggiungere la residenza, e ritorn al privato insegnamento.
Lintolleranza scientifica caratteristica dei filosofi, epper i seguaci imperanti della scuola hegeliana glimpedirono, con guerra occulta, di salire le
cattedre di Filosofia del diritto, nelle Universit di Roma e di Napoli, cui
concorse, riuscendo sempre approvato. Fin dal 1861, ottenne il pareggiamento in Filosofia del diritto a Napoli, e, con Paolo Emilio Imbriani, fece
parte della commissione, e fu relatore spartano e obbiettivo, per il pareggiamento di Giovanni Bovio. Fu socio presidente dellAccademia Pontaniana, nella sezione delle scienze morali e giuridiche; dal 1869 al 1879, fu
consigliere provinciale pel nostro mandamento, e, durante tale carica, per
sei anni, deputato provinciale: ottenne, allora, la costruzione della strada
Pomigliano s. Anastasia. Fond, con suo danaro e con un piccolo concorso della provincia, il nostro asilo dinfanzia duchessa dAosta, inaugurato con un elegante discorso di Paolo Emilio Imbriani. Sulla fine del 1878,
quasi cieco, si ritir in patria, e vi tenne il seggio sindacale, per un anno.
Rimessosi un poco, ritorn in Napoli, dove mor, in via conte di Mola, in
casa del fratello Francesco (che fu ispettore superiore del genio civile), il

86

12 marzo 1886. Seppellito nel nostro cimitero, sulla sua tomba si legge una
sobria epigrafe, dettata da Vito Fornari.7

3. Un altro pomiglianese insigne Vincenzo Semmola, nato, il 25


febbraio 1794, da Giuseppe ed Andreana Gauditano. Suo padre, che appartenne al nostro decurionato,8 qui trapiantatosi dalla vicina Brusciano,9 fu
chimico di non comune valore, e fratello di Mariano Semmola, ordinario di
filosofia nellUniversit di Napoli. Egli, laureatosi avvocato, pratic nello
studio di Nicola Semmola, altro su ozio, e si distinse tra i pi valenti professionisti del foro partenopeo. Fu socio corrispondente del r. Istituto
dIncoraggiamento di Napoli, e membro di varie accademie, tra cui quelle
delle Scienze della stessa citt. Studi botanica con Michele Tenore, e di
tale disciplina coltiv, con passione, la parte inerente allagricoltura, cos
che scrisse Della caprificazione nel 1843, Della natura e genesi del moscherino del caprifico nel 1847, Delle variet di vitigni del Vesuvio e del
Somma nel 1855, Del baco delluva nel 1851. La prima di queste monografie, in materia allora inesplorata, egli invi al concorso, bandito
dallAccademia delle Scienze suddetta, e ne riport laccessit, e la pubblicazione negli Atti: non ebbe il primo premio, perch un colosso glielo contese, il celebre Guglielmo Gasparrini, di cui era amico, comera amico del
Gussone e dei maggiori scienziati napoletani di quel tempo. Liberale, soffr, dal 20 al 48, continue persecuzioni, e, solo nel 1862, perci, bench
7

) Per tutto, vd. Ferrari, Il r. Liceo Vitt. Em. II di Nap. allesposizione universale
di Parigi del 1900, fuori comm., pag. CXXVII a CXXXVI. Lepigrafe :
FELICE TOSCANO
SACERDOTE E CITTADINO OSSERVANTE DEI SUOI DOVERI
DOTTO MODESTO OPEROSO
MANTENNE IN ONORE COGLI SCRITTI E COLLINSEGNAMENTO A VOCE
LA TRADIZIONE DELLA SANA FILOSOFIA
8
9

) ARCH. MUNICIP., di Pomigl. Conclusioni decurionali 1802-1812.

) Per via, forse, del suo matrimonio, giacch la moglie od era pomiglianese, nata da Nicola Gauditano, od era figlia di Carmine Gauditano, di Castel-Cisterna, ma qui
bonatenente. Onciario cit., fol. 139 t., e 227.

87

due volte propostovi, pot avere la nomina di socio ordinario dellIstituto


dIncoraggiamento ricordato. Fu padre del compianto onorevole prof. Giuseppe Semmola, e mor, in Napoli, il 25 febbraio 1873.10

4. Con rammarico, devo tacere deglImbriani, giacch nessun dessi


nato in Pomigliano, e due soltanto vi son morti: Giuseppe Caterino (n.
11 marzo 1839 m. 20 maggio 1868), e Caterina (n. 6 giugno 1842 m. 2
ottobre 1860), ambo di Paolo Emilio (n. 31dicembre 1808 m. 3 febbraio
1877), cognato di Alessando e Carlo Poerio, patriota fervente, deputato al
parlamento napoletano nel 1848, esule da quellanno fino al 1860, deputato
e senatore del regno, ministro della pubblica istruzione, rettore
dellUniversit (dovera professore di diritto), e sindaco di Napoli. Ma
pur vero, che essi molto lamarono, questo nostro paese, e vi risiedettero,
ad intervalli, nel loro casino, in via della Pigna; e tutti sono sepolti, ora, nel nostro cimitero, nella loro cappella gentilizia, Paolo Emilio ed i figli:
Vittorio (n. 27 ottobre 1840 m. 1 gennaio 1886), il dottissimo spirito
bizzarro, linsigne critico, professore destetica allUniversit, garibaldino
nel 66 e caduto prigioniero a Bezzeca, il quale, qui, pens e scrisse parecchie delle sue opere, e partecip alle lotte locali, e fu nostro sindaco (1876),
e, nel nostro consiglio, pronunzi (10 dicembre 1878) la celebre filippica
E galantuomo il Carioli?;11 Matteo Renato (n. 28 novembre 1843 m.
nel settembre 1902), il cavaliere dellideale e della libert, come Baiardo
senza macchia e senza paura, il garibaldino di Castel-Morrone, impetuoso
deputato repubblicano per la Puglia sitibonda dacqua e di giustizia, rivendicatore implacato dei nostri confini naturali; e Giorgio Pio (n. 28 aprile

10

) Per tutto, cfr SAVASTANO, Gli scritti agrari di Vincenzo Semmola, ed. Acireale, 1918.
11

) Nel verbale della tornata consiliare relativa non c, naturalmente, se non un


riassunto, e non troppo largo.

88

1848 m. 21 gennaio 1871), giovine dalto ingegno e di molte speranze,


immolatosi a Digione, per la Francia sopraffatta.12

Ed ho finito.
Su Pomigliano, lanonimo settecentesco, pi volte accennato, compose i
seguenti otto mediocri esametri:
Est Regia distans aeque Parthenope Nola
Pompei quondam Rus, nunc Cattanea Tellus:
In medio posita, ullo non circumdata luco
Oceanique sinu, crassas aquilone paludes
Aspicit; adversa prostat Vesuvius atrox
In coelum lapides jaciens cum turbine flammas.
A priscis pariter procul non distat Acerris,
Defluit hoc Clanius, Nolae qui terminat agros.
Il Giustiniani13 la dice situata in luogo piano, daria mediocre, ed il giudizio, nella seconda parte, non certo lusinghiero.
Ma non del pari pensano i nativi, di cui una canzone testimonia
laffetto per la loro terra:
Nu mme piace laria de la Cerra,
e manco laria de le massarie;
a mme mme piace Pummigliano bello:
addo so nato ll voglio murire!14

12

) Per molte delle date addotte innanzi, vd. IMBRIANI V., Alessandro Poerio a
Venezia, pag. 360 e 455, note 29, 30, e 280. Nella cappella gentilizia deglImbriani,
nel nostro cimitero, v sepolto anche Carlo Poerio.
13

) Dizion. stor. geogr. del regno di Napoli, alla voce Pomigliano dArco.

14

) IMBRIANI V., XII conti pomiglianesi, pref., pag. VII.

APPENDICE
ELENCO DI SINDACI1

..
1566.

Primicile Sebastiano.2

..
1704.

Siciliano Giulio.3

..
1733.

Palladino Gioacchino.4

...
1

) E ricavato dai vari documenti consultati e citati, dal Libro dei priori della
confraternita del ss. Sacramento, dalle Conclusioni decurionali, dai registri dello Stato
Civile, ecc.
2

) Vd. innanzi, c. IV, n. 4.

) Forse, fu Gennaro, perch rinvengo un Siciliano di questo nome (n.


1710), ammogliato con Felicia Casalino, sindaco a sua volta nel 1758, il quale ebbe il
primogenito (n. 1745), cieco, chiamato appunto Giulio, ed il secondogenito, detto
Tommaso (n. 1750): di costui fu nipote il not. Siciliano Tommaso (marito di Matta Terracciano), sindaco nel 1800 (il fratello Francesco era dottor fisico), dal figlio del quale, di nome Gaspare (n. 1788; m. 1828), marito di Carmela Fontana, nacquero il
farmacista Tommaso (n. 1821: i figli maschi viventi, avuti da Letizia de Falco, sono il
cav. Giuseppe ed il can Gaspare), il dott. Francesco (n. 1825, sposato con Felicia Rapuano, che gli diede solo due donne, Rosa e Carmela), e Giacomo (n. 1828, sposato con
Antonia Cantone, il cui figlio Gaspare n. 1868; m.1922 stato sindaco nel 19131915). Vd. Onciario cit., fol. 72, 93 t., e 105 t.; Stato delle anime cit., fol. 92 t.;
Conclusioni decurionali 1802-1812.
4

) E fu Felice. Il padre (n. 1680) era eletto nel 1704. Suo figlio Felice (n.
1713, ammogliato con Geronima Sommese) fu giudice a contratti, ed ebbe Pasquale
(n. 1748), e Francesco (n. 1742), due nomi ricorrenti, di continuo, nei discendenti. Il fratello Simone era sacerdote. Egli ripeteva il nome dal nonno, nato nei primi decenni del
600, e che deve ricollegarsi, evidentemente, con anelli intermedi, a quel Nicola (nato
sulla fine del 300), rinvenuto testimone di Algiase di Tocco. Famiglia, dunque, antichissima, da cui un luogo del nostro abitato si disse Casapalladino. Ad essa appartenne Giuseppe, sindaco nel 1806-1807. Vd. Onciario cit., fol. 39 t., 85 t., e 179;
ARCH. CONFR. SACR. di Pomigl. Liber instrumentorum, fol. 1; vd. anche innanzi,
cap. II, n. 6.

90

1738.

Terracciano Francesco.5

1739.

Siciliano Francesco.6

1744.

Terracciano Francesco.

1745-1746. Sommese Giacomo.7


1747.

Terracciano Lorenzo.8

1748.

Pulcrano Domenico.9

1749.

Terracciano Franc..10

1750.

Pulcrano Ottavio.11

) Vd. avanti, c. III, nota 30.

) Nato circa il 1698, ammogliato con Felicia Sommese, da cui ebbe un figlio,
Giacomo (n. 1724). Vd. avanti, nota 3; Onciario cit., fol. 72.
7

) Ebbe, da Teresa Pipola, due figli: Carlo (n. 1722, ammogliato con Angela
Trocchia) sindaco, a sua volta, nel 1757, ed il sac. Nocol. Dal primo che trovo qualificato nobile nacque, nel 1752, altro Giacomo. I Sommese sestinsero nei Trocchia, loro congiunti; difatti, Domenico figlio del detto Carlo (n. 1768, ammogliato
con Felicia Terracciano), senza prole, adott Michelangelo Trocchia fu Vincenzo (n.
1801, ammogliato con Rosa Sodano), da cui il vivente not. Giovanni. Vd. Onciario
cit., fol. 50 t., e 179 t.; Stato delle anime cit., fol. 40 t.; Conclusioni decurionali
1840-1847, fol. 93 t.
8

) Vd. avanti, cap. III, nota 30.

) Vd. in seguito, nota 11.

10
11

) Vd. avanti, cap. III, nota 30.

) Professato in chirurgia, nato verso il 1702, ammogliato con Cecilia Coppola. Il padre Domenico (n. sulla fine del 600), fu anche sindaco nel 1748; il figlio (n.
1748) si chiam, naturalmente, Domenico, come lavo. Un Giovanni Carlo Pulcrano,
ammogliato con Vittoria Marotta, era dottor fisico a mezzo il 700, e pare che non
abbia avuto figli. Un altro Domenico (n. 1715, ammogliato con Anna Palmese, e padre di numerosa prole) fu, poi, sindaco nel 1761. Il fratello di lui, Cesare (n. 1708, marito di Orsola Pino), ebbe un figlio, Alessandro (n. 1748, sposato con Agnese de Cicco),
che fu pure sindaco nel 1806-1807, e dal quale venne un altro Cesare (n. 1768; m. 1828;
marito di Felicia Siciliano, donde Angelantonio, n. 1801, sposato ad Angela Maria Giovanna Russo vedova di Gennaro Palmese), bisavo dei viventi Antonio, Salvatore ed avv.
Vincenzo. Tutti venivano dallo stesso ceppo, e da essi si disse Casapolcrano
lattuale massaria Purcaro; epper, evidente, che Purcaro corruzione di Pulcrano, o, viceversa, questo un rimpanucciamento di quello. Un ramo esercit la professione di notaio; difatti, un Nicola fu notaio tra la fine del 600 e linizio del 700, e
suo figlio Onofrio ebbe la stessa qualit. Vd. Onciario cit., fol. 48 a 50, 78 t., 119 e t.,
e 146 t., Stato delle anime cit., fol. 32: Conclusioni decurionali 1840-1847, fol. 94 t.
ARCH. CONFR. SACR. di Pomigl., Liber instrumentorum, fol. 1 e segg.

91

1751.

Crispo Michele.12

1752.

Pipola Virgilio.13

1753.

Salvi Francesco.14

1754.

Antignano Nicola.15

12

) Era dottore (in leggi?), nobile e privilegiato della citt di Napoli (n.
1703). Suoi germani furono Ettore ed Antonio, minori di lui, morti celibi. Si stabil in
Pomigliano, a causa, forse, di sua moglie Antonia Terracciano. Dal terzogenito suo,
Giovanni (n. 1755, ammogliato con una Leonilda, di cui non so il cognome) venne un
altro Michele (n. 1805), e da costui un altro Giovanni, emigrato colla famiglia (il figlio
Michele padre agostiniano), Antonio, morto celibe, e Luigi, vivente, senza prole. Da
un altro figlio del nostro, Filippo (n. 1762, ammogliato con Francesca Barletta) nacque
Raffaele (1797; sposato a Carmela Venditti), da cui uscirono Filippo, Camillo, e Giuseppe: dallultimo (n. 1832, coniugato con Francesca Coppola) sono gli altri Crispo.
Chi volesse solleticare questa famiglia, potrebbe riattaccarla ai Crispo dellantica Roma;
ma non avrebbe prove. Vd. Onciario cit., fol. 217 e seg.; Stato delle anime, fol. 32, e
71; Conclusioni decurionali 1840-1847, fol. 93 t., e 94.
13

) Speziale di medicina nato verso il 1700, coniugato con Chiara Moccia.


Suo fratello, Giovanni, era prete, ed entrambi possedevano uno dei pi forti patrimoni
nostrali del tempo. Un Giuseppe massaro (n. 1683, sposato a Giovanna Toscano)
dov essere loro congiunto, come dimostra la contigua giacitura dei rispettivi immobili.
Il figlio di questo ultimo, Domenico, pare che sia stato il solo a continuare la stirpe: nato
il 1715, ammogliato con Maria de Felice, ebbe Giuseppe (n. 1741), Saverio (n. 1747),
Francesco (n. 1749), ed Antonio (n. 1751). Da questi vennero Giovanni, sindaco nel
1793 (donde il farmacista Luigi), e Gaetano (padre del not. Pasquale, sindaco nel 18271833). Vd. Onciario cit., fol. 53, 101, 165 t., 177; Stato delle anime, fol. 75; Conclusioni decurionali 1840-1847, fol. 93 t.
14

) Era fu Stefano. Nacque il 1712, e spos Antonia de Falco. Fu dottor fisico, ed abbastanza ricco: tra laltro, possedeva 18 moggia di terreno in contrada Arco
di Pacciano, dove poi si disse masseria Palmese. Ebbe due figlie: Maria Rosa, rimasta nubile, e Felicia, sposata a Gennaro Sandulli. Vd. Onciario cit., fol. 77 e segg., e
229 t.; Stato delle anime, cit., fol. 125.
15

) q(ondam) Domenico speziale manuale, nato circa il 1719, coniugato con


Carmina Marzano. Fu sindaco anche nel 1760. Ebbe, tra gli altri, Ferdinando (n. 1752),
Felice (n. 1762), e Federico (n. 1768; m. 1832). Dal primo, venne Giuseppe (n. 1784,
sposato a Giuseppa Terracciano), donde ancora Ferdinando (n. 1819), Angiolo (n.
1822), Nicola (n. 1824), Luigi (n. 1826), e Vincenzo (n. 1829): di tutti vivono la maggior parte dei figli. Da Felice (ammogliato con Pasquarosa Ranelli) nacquero Raffaele,
legale, Gaetano, il not. Domenico, e Ferdinando: il primo (m. 1850) procre, con Rosa
de Falco, in prime nozze (la seconda moglie fu Angela Terracciano), nel 1808, un altro
Ferdinando, farmacista, ammogliato con Terracciano Carmela, sindaco nel 1880-1884,
avo materno del vivente consigliere dappello avv. Span Ferdinando. Laltro figlio
del nostro, Federico, sindaco nel 1821-1827, spos Francesca Pipola, e nebbe Nicola
(n. 1812), di cui vivono i pronipoti. Vd. Onciario cit., fol. 134 t.; Stato delle anime,
fol. 3, 10 t., e 22 t.; Conclusioni decurionali 1840-1847, fol. 93 t., e 94 t.; vd. anche
innanzi, cap. V., n. 1, dove si parla di Agnello Antignano.

92

1755.

Nasta Andrea.16

1756.

Sgammato Tommaso.17

1757.

Sommese Carlo.18

1758.

Siciliano Gennaro.19

1759.

Toscano Mauro.20

1760.

Antignano Nicola.21

1761.

Pulcrano Domenico22

1793.

Pipola Giovanni.23

1798.

Caruso Antonio.24

1799.

Ricci Gennaro.25

1800.

Siciliano Tommaso.26

1801-1802. Terracciano Domenico.27


16

) Non m riuscito rinvenire alcunch, intorno a costui. Trovo, nello stesso


tempo, un Giuseppe Nasta prete, forse suo fratello. O si deve intendere Nastaro? Se
s, trattasi di un dottor fisico e privilegiato, nato il 1713, anche germano di un sacerdote, chiamato ugualmente Giuseppe. In ogni modo, i due cognomi, ora, sono scomparsi da Pomigliano. Vd. Onciario cit., fol. 33 t., e 179; ed innanzi, cap. IV, nota 91
e cap. III, n. 5 in fine.
17

) Massaro, nato verso il 1692 da Giovanni, e sposato con Maddalena Pulcrano. Senza prole, adott Giuseppe Provizante (o Provenzano?; nato nel 1729, ammogliato con Isabella Tranchese), un figlio del quale si chiam Giovanni. Vd. Onciario
cit., fol. 164 t.
18

) Vd. avanti, nota 7.

19

) Ivi, ivi, nota 3.

20

) -Ivi, ivi, cap. V, nota 4.

21

) Ivi, ivi, questapp., nota 15.

22

) Ivi, ivi, nota 11.

23

) Ivi, ivi, nota 13.

24

) Ivi, ivi, cap. III, nota 27.

25

) Nacque, posteriormente al 1753, da Nicola e Felicia Toscano. Si nom


dallavo paterno. Dal fratello minore, Giovanni, nacque il dottore Luigi (1755; marito di
Carmela Secaturelli). Vd. Onciario cit., fol. 145 t., Stato delle anime, fol. 21; Conclusioni decurionali 1840-1847, fol. 93 t.
26

) Vd. innanzi, nota 3.

93

1802-1803. de Falco Maurizio.28


1803-1804. Terracciano Giuseppe.29
1804-1806. Palladino Giuseppe.30
1806-1807. Pulcrano Alessandro.31
1807-1808. Palmese Pasquale.32
1808.

Terracciano Nicola.33

1809-1811. de Falco Carmine.34


1811-1812. de Falco Domenico.35
1812-1814. Cutinelli Gioacchino.36
27

) Ivi, ivi, cap. III, nota 30.

28

) Non sono riuscito a identificarlo.

29

) Nato, verso il 1749, da Gaspare speziale manuale (n. 1726), e da Orsola


Pellino. Vd. Onciario cit., fol. 104; ed innanzi, cap. III, nota 30, per quanto riguarda
i Terracciano, in generale.
30

) Vd. avanti, nota 4.

31

) Ivi, ivi, nota 11.

32

) Era medico, nato, nel 1746 (m. 1830), da Carmine, oriundo di S. Anastasia
(n. 1724, massaro di campi), e da Angela Trocchia. Il fratello primogenito si chiam
Vincenzo (n. 1745); i quattro minori di lui furono Giuseppe (n. 1751), Angelo (n. 1753),
il parroco Michele (n. 1769), e Felice (n. 1772). Da Vincenzo nacque, nel 1787, il sacerdote Gabriele; da Felice (sposato con Angiola dAvino), nel 1819, il parroco Gabriele (ucciso a coltellate, nel 1870, dal prete Michele Caiazzo), di cui furono germani
Domenico (n. 1821), Carlo Francesco (n. 1831), e Serafino: del secondo son figli i viventi Felice e sac. Gabriele Moglie del nostro fu Grazia dAuria. Tutti costoro son
riusciti ad imporre il loro cognome alla contrada, anticamente detta Arco di Pacciano.
Ma essi non han da vedere cogli eredi domini Petri Palmese, che, nel 1021, compaiono possessori dun fondo rustico nella localit campo majore di Pomigliano. Vd.
Onciario cit., fol. 201 t.; Stato delle anime, fol. 2 t, e 113; Conclusioni decurionali
1840-1847, fol. 95; CAPASSO, Monumenta ad neap. ducatus hist. pertinentia, vol. II,
par. 1, pag. 245.
33

) Era notaio, come risulta dalle Conclusioni decurionali, 1808-1812. Intorno a


lui non so altro. Per i Terracciano, in generale, vd. avanti, cap. III, nota 3.
34

) Ebbe nome dallavo, che fu marito di Anna Calvo. Il padre si chiam Francesco (n. 1723) ed era sarto; la madre si chiam Stella, ma ne ignoro il cognome. Nacque
verso il 1758, e mor celibe l11 giugno 1840. E il notaio citato al cap. III, n. 4. Vd.
Onciario cit., fol. 68; Stato delle anime, cit., fol. 2.
35
36

) Vd. avanti, cap. IV, nota 17.

) Era napoletano, nato verso il 1772, da Mattia. Fu di professione legale.


Spos Vittoria marchesa Salomone, e nebbe Mattia (n. 1801) e Domenico (n. 1808): il
primo spos, a sua volta, Laura Antonacci, donde proviene lammiraglio Vittorio. Suo

94

1814-1819. de Falco Pietrantonio.37


1819-1821. Cutinelli Gioacchino.38
1821-1827. Antignano Federico.39
1827-1833. Pipola Pasquale.40
1833-1838. Cutinelli Gioacchino.41
1838-1844. Coppola Gennaro.42
1844-1847. Terracciano Giovanni.43
1847-1849. Primicile Pasquale.44

fratello Saverio (n. 1795) si stabil anche lui, ma posteriormente (dopo il 1832), in Pomigliano, e vi spos Concetta Leone, da cui ebbe Eugenio (n. 1846; m. 1920), presidente di sezione della Cassazione di Napoli, padre del vivente giudice Saverio. Altro suo
fratello, e maggiore, fu padre Gennaro Maria (n. 1776), gesuita, intimo di Ferdinando II
di Borbone e degli arcivescovi di Napoli e Capua, confessore del ministro Murena, direttore delle carceri della capitale, fondatore dellistituto artistico a santAniello, e
santuomo. Vd. Conclusioni decurionali 1808-1812, e 1840-1847; Stato delle anime, fol. 98; DE CESARE, La fine dun regno, ed. 1909, vol. I, pag. 168, 240 e 241.
37

) Vd. innanzi, nota 17, cap. IV.

38

) Ivi, ivi nota 36.

39

) Ivi, ivi nota 15.

40

) Nacque, il 1785, da Gaetano. Era notaio, e sammogli con Carolina Sessa,


da cui ebbe Felice (n. 1819), Antonio (1824) e Raffaele (n. 1826). Vd. Stato delle anime cit., fol. 75; Conclusioni decurionali 1840-1847, fol. 93 t. Vd. anche avanti,
nota 13, per i Pipola, in generale.
41

) Vd. innanzi, nota 36.

42

) Nacque, il 1756, da Francesco (n. 1738), e spos Teresa Fasano, da cui ebbe
Luigi (n. 1809), Francesco sacerdote (n. 1802), e Vincenzo (n. 1822). I suoi discendenti
emigrarono. Lavo, Antonio (n. 1705, ammogliato con Rosa Pisciciello), si trapiant, da
Somma, in Pomigliano, a causa, forse, della moglie. Suoi zii furono Tommaso (n.
1736), Salvatore (n. 1744), e Biagio (n. 1753): dal secondo, attraverso due Santolo alternati con altro Salvatore, provenne il Salvatore, (la madre fu Rosa de Falco), tre volte
Sindaco, nel 1866-1871, 1876-1879, e 1844-1888 (n. 1833; m. 1892). Gli altri Coppola
sono propaggini di questunico ceppo, come prova la ricorrenza degli stessi nomi, in tutti i rami. Vd. Onciario cit., fol. 195 t., Stato delle anime cit., fol. 30 e t., 32 t., 33 35
t., 84 t., 85 ecc.
43
44

) Vd. avanti, cap. III, nota 30.

) Nato, intorno al 1796, in Napoli, da Salvatore. Il padre (n. 1759, sposato con
Maria Giuseppa Pandone) era marchese di Cicerale e duca di Montejasi. Il fratello maggiore e titolato fu Francesco, dal quale nacque (1815) laltro marchese e duca, Gioacchino, spentosi senza eredi maschi. Vd. Conclusioni decurionali 1840-1847, fol. 41.
Per i Primicile-Carafa, vd. innanzi cap. IV, n. 4.

95

1849-1852. dAscoli Tommaso.45


1852-1853. Mausoni Francesco.46
1853-1857. de Cicco Francesco.47
1857-1860. Sepe Francesco.48
1860.

Gaudiosi Pasquale.49

1860-1861. Toscano Gioacchino.50


1861-1863. Gaudiosi Pasquale.51
1863-1864. de Cicco Francesco.52
1864-1866. Primicile Pasquale.53

45

) Caffettiere, nato il 1797 da Antonio e da Rosa Sanno. Il padre fu tra le vittime del 1799, ed era figlio di altro Tommaso (n. 1736) e di Zaccano Teresa. Il bisavo si
chiam Nicola, ed era calzolaio. Egli spos Grazia Bellizzi, da cui ebbe Antonio (n.
1825), in cui s spenta la famiglia. Vd. Onciario cit., fol. 139; Stato delle anime
cit., fol. 76; Conclusioni decurionali 1840-1847, fol. 94.
46

) Nato il 1797, in Napoli, da famiglia ascritta al patriziato dAquila. Venne


qui, per aver sposato Maria Giuseppa Venditti di Camillo, che gli diede Carlo (n. 1817),
Francesco Saverio (n. 1824), Florido (n. 1828), ed Angelo (n. 1830). E stata una famiglia dir di transito, perch, da parecchio, nessun Mausoni esiste pi in Pomigliano.
Vd. Stato delle anime cit., fol. 36.
47

) Fu Baldassarre. Fratelli del padre (n. 1755, ammogliato con Rosa Sposito)
furono Alessio (1767, sposato a Maddalena Iazzetta), ed il sac. Rocco (n. 1772). Egli si
chiam dal nonno (n. 1721, marito di Antonia Iasevoli), figlio maschio unico di altro
Alesio massaro (n. 1699) e di Rosa Nocerino. Nacque nel 1816, e mor celibe. Dal
fratello Pietro (n. 1803), viene il vivente Baldassarre. Vd. Onciario cit., fol. 23 t., e
62; Stato delle anime cit., fol. 54; Conclusioni decurionali 1840-1847, fol. 94.
48

) Nacque, in Bitonto, il 1825 (m. 1890), da Giacinto (chera di Somma) e Marianna Mellone. Si fiss in Pomigliano, perch vi spos Raffaela Toscano, sorella del
prof. Felice, la quale gli procre Giacinto, Enrico e Federico: i due primi deceduti in
giovane et, laltro (da cui nacque Francesco, sottufficiale di marina, caduto per la patria
nellultima guerra) morto nel 1923. Ora, la famiglia s spenta. Il nostro era avvocato.
49

) Fu Antonio. Era avvocato, e nacque in Cosenza, nel 1807. Mor il 1874. Fu


anche il primo consigliere provinciale del nostro mandamento (gli seguirono, in tale carica, il prof. Toscano Felice, il comm. Fontana Nicola, il prof. Pirozzi Felice, il cav. De
Stefano Luigi, e, lattuale, comm. Ercole Cantone). Vive il figlio dott. Gaetano.
50

) Vd. innanzi, cap. V, nota 4. Lunico suo discendente, Felice, non ha avuto

51

) Vd. innanzi, nota 49.

52

) Ivi, ivi,, nota 44.

53

) Ivi, ivi,, nota 47.

figli.

96

1866-1871. Coppola Salvatore.54


1871-1875. de Falco Pasquale.55
1875-1876. Imbriani Vittorio.56
1876-1879. Coppola Salvatore.57
1879-1880. Toscano Felice.58
1880-1884. Antignano Ferd.do.59
1884-1888. Coppola Salvatore.60
1888-1892. Aracri Pasquale.61
1892-1895. Caruso Luigi.62
1895-1906. Cantone Antonino.63
1906-1913. Cantone Ercole.64
1913-1915. Siciliano Gaspare.65
1915-

Cantone Ercole.66

54

) Ivi, ivi,, nota 32.

55

) Ivi, ivi, nota 17, cap. IV.

56

) Ivi, ivi, cap. V, n. 4 e cap. IV, nota 17.

57

) Vd. avanti nota 32.

58

) Ivi, ivi, cap. V, n. 2.

59

) Vd. avanti, nota 15.

60

) Ivi, ivi, nota 32.

61

) Fu Beniamino. Napoletano, che si trov qui, per via della moglie Giovanna
Cutinelli, sorella dellammiraglio Vittorio. I figli sono Guido, colonnello, e Beniamino.
Mor il 1920.
62

) Vd. innanzi, cap. III, nota 27.

63

) Ivi, ivi, cap. cit., nota 44.

64

) Figlio del precedente, e di Angiola Romano; avvocato e nostro consigliere


provinciale dal 1902.
65

) Vd. innanzi, nota 3.

66

) Ivi, ivi, nota 64.

97

INDICE
Dedica

pag. 5

Prefazione ......

pag. 7

I. LE ORIGINI.

pag. 9

1. Cenni geologici della nostra regione. Pag. 9. 2. Questa nei primi


tempi storici. pag. 10. 3. Il Campo romano. pag. 11. 4.
Linvasioni barbariche. pag. 13. 5. Condizioni, che favorirono il
formarsi di villaggi. pag. 15. 6. Come sorsero Pomigliano e Pacciano: toponomastica pomiglianese di allora. pag. 16. 7. Pomigliano
non fu il Pompejanum di Cicerone, pag. 21. 8. Non fu nemmeno
villa di G. Pompeo. pag. 21. 9. Lo stemma. pag. 22. 10 La gens
Pomlia ed i nomi derivati da gentilizi. pag. 23. 11. Pacciano non
da pace, ma dalla gens Paccia. pag. 25. 12. Lacquedotto Claudio e
laggiunto dArco. pag. 26.
NELLE NOTE. Le masserie la Preziosa e Tufarelle. pag. 13. Il Clanio, o Lagno. pag. 14. La strada delle Puglie. pag. 17. Fondazione di Casalnuovo e controversia per la spettanza di esso. pag. 27.
II. NEL PERIODO FEUDALE.... pag. 29
1. Profilo del feudo in generale. pag. 29. 2. Il feudo di Pomigliano.
pag. 30. 3. Condizioni di vita del nostro paese in questo periodo.
pag. 32. 4. I primi feudatari di Pomigliano; Riccardo Filangieri; la
famiglia Stendardo. pag. 34. 5. Gli Angioini. pag. 37. .6. I di
Tocco e gli Origlia, pag. 39. 7. I Carafa di Maddaloni. pag. 44. 8.
I dEboli, i del Balzo, gli Strambone. pag. 49. 9. I Cattaneo. pag.
52. 10. allabolizione del feudalismo. pag. 53. 11. Sviluppo demografico di Pomigliano in questo periodo. pag. 54.
NELLE NOTE. Perch una specie di castagne detta do prvete. pag. 43.
Beni feudali in Pomigliano nella seconda met del 700. pag. 53.
III. AVVENIMENTI NOTEVOLI..
1. Pomigliano occupata da Sforza. Questi vi conduce, per un giorno,
la regina Giovanna II. Alfonso I dAragona ha facilmente la resa di

pag. 57

98
Pomigliano. pag. 57. 2. I soldati di Carlo VIII assaltano il nostro
paese, e vi fanno strage. pag. 59. 3. Pomigliano teatro di gesta ladresche, e nelleruzione vesuviana del 1631. Il Carmignano (vulgo
o Lagno). Un inondazione a Pacciano. Carlo III a Pomigliano. pag.
60. 4. Il 20 gennaio 1799. pag. 63. 5. Il colera del 1836-37. Il cimitero. pag. 68. 6. Nel 1848. pag. 72. 7. Lamministrazione comunale allinizio del sec. XVIII. pag. 77.
NELLE NOTE. I privilegi desenzione da contributi del nostro paese. pag.
58. Elenco dei morti nel 20 gen. 1799. pag. 65. Notizie sulla famiglia Caruso. pag. 67. Notizie dei Terracciano. pag. 69. Notizie
sui Mingione. pag. 73. Notizie dei Guadagno. pag. 74. Sul cognome Romano. pag. 76. Notizie dei Cantone. pag. 77.
IV. CHIESE, VIE, EDIFICI ED ALTRO ...
1. La chiesa di s. Paolino ed attuale s. Felice. pag. 81. 2. Liti per la
spettanza di s. Felice. pag. 83. 3. il beneficio e le cappelle
dellAssunta. pag. 85. 4. Origine del nome Piazza e la famiglia
Primicile. pag. 87. 5. Le cappelle della chiesa di s. Felice. La famiglia de Falco ed il beneficio di s. Francesco Saverio. La confraternita
del Sacramento. pag. 89. 6. Il governatore di s. Felice. Rifazioni a
tale chiesa, chebbe giurisdizione in Licignano. pag. 91. 7. Fondazione della parrocchia di s. Maria, e notizie della chiesa, in cui eretta. pag. 93. 8. Monastero del Carmine. Il municipio. pag. 96. 9.
Il borgo s. Croce, e lo stato delle anime nel 1832. La Terra. O
Palazzo. Il Mercato. Cappella di s. Antonio ab. Il giardino. La
via nova pag. 99. 10. La chiesa di s. Rocco. Lorologio. pag.
103. 11. La cappella di s. Francesco. A Castellina. O Passo.
I regi Lagni. pag. 105. 12. Tavernanova. Pacciano e cappella di
s. Pietro. La torre di Pacciano. pag. 107. 13. Il Lagno mezzano
e lantico territorio di Pomigliano. Gli altri benefici laici. Il Monte
de Vitti. pag. 110.
NELLE NOTE. La chiesa di s. Rocco cimitero dei poveri. pag. 105. Origine del nome Starza. pag. 110. Contrade pomiglianesi nel 700.
pag. 111.

pag. 81

99
V. UOMINI EGREGI ........

pag. 115

1. Agnello Antignano. Il musicista Michelangelo Cantone. pag. 115.


2. Il filosofo Felice Toscano. pag. 116. 3 Il botanico Vincenzo Semola. pag. 119. 4. GlImbriani. pag. 120. Conclusione. pag. 121.
NELLE NOTE. Cenni sul cognome Toscano. pag. 116.
APPENDICE (elenco dei sindaci) .
NELLE NOTE. I Siciliano. pag. 124. I Palladino. ivi. I Sommese. pag.
125. I Pulcrano. ivi. I Crispo. pag. 126. I Pipola. ivi. Gli Antignano. pag. 127. I Palmese. pag. 128. I Cutinelli. pag. 129. I
Coppola. pag. 130. I dAscoli. ivi. I Mausoni. ivi. Un ramo dei de
Cicco. pag. 131 I Sepe. ivi. I Gaudiosi. ivi. Gli Aracri. pag. 132.
ILLUSTRAZIONI
Il Campo romano Pomigliano nei primordi. Stampa antica rappresentante Sforza che fa salire la regina Giovanna II in un cocchio e
la conduce a Pomigliano. Il municipio prima del 1919. Lo stesso
dopo detto anno. O Palazzo. Chiesa di s. Rocco ed orologio.
La torre di Pacciano. Lab. Toscano Felice. Vincenzo Semmola.

pag. 123

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