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CENNI STORICI
DI POMIGLIANO DARCO
Introduzione
di
GIROLAMO SIBILIO
con 14 illustrazioni
PREFAZIONE
I. LE ORIGINI
SOMMARIO 1. Cenni geologici della nostra regione. 2. Questa nei primi tempi storici. 3. Il Campo romano. 4. Linvasioni barbariche. 5.Condizioni, che favorirono il formarsi di villaggi. 6. Come sorsero Pomigliano e Pacciano: toponomastica
pomiglianese di allora. 7. Pomigliano non fu il Pompejanum di Cicerone. 8. Non fu
nemmeno villa di G. Pompeo. 9. Lo stemma. 10. La gens Pomlia ed i nomi derivati
da gentilizi. 11. Pacciano non da pace, ma dalla gens Pccia. 12. Lacquedotto
Claudio e laggiunto dArco.
do lHase4 spedito, sul luogo, dal senato romano, quale arbitro, in una
controversia di confini, tra Napoli e Nola, devolse, con atto iniquo, alla repubblica, il territorio conteso, i defraudati sopportarono in pace lingiuria.
Ora, senza dubbio, in tale usurpazione, furon comprese queste nostre
campagne, come quelle, che giacciono, ad uguale distanza, tra le due citt
contendenti. E, se Cicerone e Valerio Massimo,5 nel narrare la cosa, parlano concordemente di aliquantum agri, ed il secondo aggiunge anche, che
lentrate dellUrbe ne furono accresciute, la zona, di cui trattasi, dovette essere ben ampia. Essa sebbe, per questa sua appartenenza, la denominazione di Campo romano, dove dice Giovanni Villano nasce lo
bonissimo greco, e sul cui limite orientale fu edificato il nobile castello
di Somma, mentre, dal lato opposto, incominciava foris flubeum, ossia
di qua dal Sebeto e da Massa.6 Quivi, penso, che, come costumava Roma,
furon messi a guardia coloni, tra cui, naturalmente, il terreno fu diviso in
lotti, e si trovaron, forse, i Marili, i Fabi, i Prosi, i Pomili, i Pacci, i Licini,
come inducono a credere circostanze, che ci occuperanno pi oltre. Qui,
limperatore Claudio dalle radici del monte, ov la Preziosa, e per le
Tufarelle e per i Chiavettieri f alla taverna de Casale nuovo ala via
per la quale se va da Napoli ad Acerra, a Capodichino, ai ponti rossi,
che ne sono esemplari superstiti eresse gli archi laterizi dellacquedotto,
descritto anche dal Boccacci, ed il quale, da Serino, e per Aiello, Forino,
Contrada, Montoro, Sarno, piano di Palma, s.Maria del pozzo, proseguiva a
) Nelle sue note a Valerio Massimo, di cui nella nota seg. - ROMANO, La citt
di Somma attraverso la st., dice che lo arbitro fu un Labieno, ma non lo prova. Eppure,
contrasta allopinione comune.
5
VII, 3.
6
versarsi, col suo ramo principale, a Baia, nella Piscina mirabile, immenso serbatoio dacqua, per i bisogni della flotta romana.7
10
) Vd. Lettiero (presso GIUSTINIANI, Dizionario st. geog. del regno di Napoli,
alla voce Napoli), che, per ordine del vicere Pietro di Toledo, ne rintracci il corso, allo
scopo di riattarlo. Vd. anche PONTANO, de Magnif. c. 9; BOCCACCI, de Fluminibus etc., che erroneamente dice, che conduceva il Sarno; CAPACCIO, Antiq. et hist.
Camp. fel.. c. XXI, e Vera antichit di Pozzuoli pagg. 221 e 222, che descrive minutamente la piscina; CHIARITO, Commento sulla costituz. di Federico II, par. III, c.1;
PARRINO, Teatro de vicere; SASSO, St. dei monum. di Nap.; e via dicendo. LO
SCHERILLO, Della venuta di s. Pietro ap. nella citt di Nap., pag. 106, crede, a torto,
che fosse posteriore ai tempi di Tito. NellAcquedotto di Nap. (per cura della Soc. ven.
impr. pubbl.) detto, che proveniva dalle sorgenti Aquaro, le stesse che alimentano il
moderno acquedotto del Serino. La Preziosa appartenne, prima, al re Federico
dAragona (cfr. Arch. st. per le prov. nap., an. VIII, pag. 535), e, poi, al monastero dei
ss. Severino e Sossio di Napoli (cf. Lettiero, presso GIUSTINIANI, loc. cit.). Anche
oggi la localit Tufarelle si dice Arcora, ed , forse, quella indicata nellOnciario
(cit. a nota 12) fol. 241 e at., 250 t., ecc. Vd. nota 68, in seg.
8
10
confuse colle vive del Mefito, del Gorgone o Riullo, e del Clanio stesso,
fiumicelli oramai senza propria sede, invadeva, da Nola, le campagne, tra
Acerra e lestreme pendici del Somma, fin quasi ad Aversa.11 Un immenso
bosco, detto Calabrcito era di l dAcerra; un altro famoso trovavasi
presso Marigliano; una selva si stendeva nei dintorni di Pacciano; abbiamo
notizia dunaltra a Massa; unaltra ancora era di qua dal Sebeto; altre coprivano il monte, od intricavansi pei luoghi circonvicini.12 Di tal che, ben
poca terra rimaneva libera allagricoltura. E due secoli, il VII e lVIII, videro tanto verno-de la barbarie.
5. Le popolazioni, ridotte a numero esiguo, vivevano sparse, famiglia per famiglia, qua e l, per i terreni sgombri, in povere abitazioni (casae), con davanti uno spiazzo (curtis, o cortis, o cors), difeso, alla meglio, da
palatie, da fascinate, da moricce, da siepi vive, da chiuse qualsiasi. Esercitate dalla miseria, lungamente, di generazione in generazione, avevano ridotto, ai pi indispensabili, i loro bisogni, oramai quasi abbrutite. Erano
homines, che avevano guidrigildo, e potevano stare in giudizio, e possedere, ma dipendevano (fideles) da chiese, conventi, o signori, cui li legavano
prestazioni (exenia), o servizi personali (operae); eran tertiatores, che un
terzo dei prodotti dovevano al padrone longobardo, un terzo a quello romano, ed un terzo ritenevan per s, ond che, da noi, dicesi ancora terza la rata di fitto, ed i contraenti, nelle locazioni, chiamansi tuttora parzunari,
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alterazione evidente di partionarii, e, per esso, portionarii, da portio - portionis; eran hospites, ossia barbari, o discendenti di barbari, che occupavano quote parti deglimmobili, appartenenti ai vinti; eran servi della gleba,
infine, addetti ai fondi di propriet pubblica o privata, ovvero eran uomini
liberi, che possedevano, a livello perpetuo, vitalizio, o temporaneo, le terre,
ridotte a cos vil prezzo, che un oliveto, od un giardino eran cambiati con
un cavallo, od una spada.13 A mano a mano, questa popolazione crebbe; la
famiglia divenne pi numerosa; colla famiglia aumentarono i bisogni; la vita trogloditica cominci a pesare. Si prese a dissodare altra terra, ad abbatter boschi, per porne a cultura lo spazio di risulta, ad erigere qualche rozza
chiesa, per le pratiche di religione. Poscia, poco per volta, sabbandonarono
le misere casupole di prima; altre migliori furon costruite, intorno alle chiese: si gitt il seme dei futuri villaggi. Curtis non fu pi detto il solo spiazzo
davanti, ma tutta la casa, e, poi, tutto laggregato dabitazioni; si segu, per
tanto, luso romano, per cui est autem cortis seu cors villa, quia pluribus
terris conjungitur: vi saggiunse, per, cum plebe, vale a dire colla
parrocchia, col complesso di parrocchiani.14
Formatosi il primo gruppo, nuovi coloni saggregavano ad esso, in
numero pi o meno grande, a seconda le braccia, occorrenti alle necessit
agricole locali, ed i patti a cui i proprietari concedevan le terre. Questi coloni aggiunti, o eran ex comparati, servi riscattati, e venivan chiamati dai
proprietari del villaggio, ove si stabilivano; od erano recommendati, cio
persone, che di propria volont, chiedevano la protezione dei ricchi, cui,
per quella (defensaticum), si assoggettavano con prestazioni ed operae; od,
infine, erano revocati, uomini, liberi o servi, spettanti al demonio, i quali,
13
) Cfr. CAPASSO, pref. cit.; PAGANO, op. e t. cit.; SALVIOLI, St. del diritto it.; III, . 118, e IV, . 169.
14
) PECCHIA, St. civ. e polit. del regno di Napoli, v. II, diss. 1, par. XVIII.
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16
) CAPASSO, ivi, e Monum. cit. II, 2, pag. 187 e segg. LIVIO, XXIII.
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) Senza dubbio, detta cos per esservi stato qualche pino. denominazone, che
ricorre anche nellOnciario cit. (1753).
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21
) S.Paolino epist. X; ma non era propriamente la Appia (che passava per Calatia,Caudium, Beneventum, ecc., e conduceva, da Roma,a Brundisium), sibbene una diramazione, che, per Napoli, andava a Nola, cfr. DE LAURENTIIS, Universae Camp.
fel.antiquitates, par. II, pagg. 228 e 229. Essa (nel medioevo, detta Arenarum) fu migliorata una volta, nel 1592; unaltra, dopo leruzione vesuviana del 1631. cfr. PARRINO, op. cit. Da Carlo III di Borbone fu portata, da Nola a Bovino (cfr. COLLETTA,
12
presente rione Spedale, che la parte pi antica del paese, ed intorno a cui
sorsero le mura ed i baluardi, che ancora erano visibili, sulla fine del sec.
XVIII.22
Fuori il circuito delle mura, a sud-est della cortis, fu eretta unaltra
chiesa, sub bocabulo sancte crucis,23 alla quale sun un ciuffo di case,
che, per essere domorum congregatio, quae muro non claudebatur,24 fu
detto borgo, e, dalla chiesa vicina, borgo s.Croce, denominazione durata
sin a quasi tutta la prima met del secolo scorso, e data alla parte centrale
dellattuale rione Carmine.25 Quivi, crediamo, che sorse il monastero dei
padri greci di s. Basilio (dipendente da quello dei ss. Sergio e Bacco di Napoli), del quale sha menzione, in un documento del 1028, come esistente
in memorato loco Pumilianum.26
Di l dalla sommese, nellangolo sud-ovest tra questa e lAppia, addentro nei campi, sand formando, contemporaneamente, il nostro Pacciano,27 che, per la sua lontananza dalle maggiori arterie di comunicazione,
St. del reame di Napoli, I, 4), e prese allora i nomi di Via (o Cammino) reale, o Regia,
ed, in seguito, strada delle Puglie.
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26
) CAPASSO, Monum. e loc. cit., pag. 264, reg. 420, dov detto, che Giovanni
qui nominatur Tertiatores filio q(ondam)de Punticelum ottiene la concessione, dal
monastero dei ss. Sergio e Bacco, dun campo, in Pomigliano, col diritto di ritenerne la
met di frutti, e lobbligo di dare laltra met al concedente, e, per esso, portarla ad illa
obedientia monasterii de memorato loco Pumilianum. Vd. anche in seguito, IV, n. 8.
27
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prosper meno, divenne, quindi, nostro casale, ed, infine, frazione nostra.
Una gens Paccia aveva posseduto il suo luogo, ed esso ne deriv il nome.28
I campi coltivati, intorno a Pomigliano, avevano, allora, denominazioni varie: cera prtora29 (plurale volgare di pratum, come rcora, rmora,
bltora, e quelli del contrasto di Ciullo, cio fcora e schintora), che vive
tuttora in Prtola, a nord-ovest del Passo; cera tribeum,30 per trivium,
ossia punto dincrocio di tre vie; cera karictura31 da carectum, contrazione di caricetum = luogo pieno di crici, pianta questa di palude, detta
anche sala o scialino (in botanica carex acuta), la quale testimonia del
pantano su mentovato; cera cesina,32 lo stesso che bosco ceduo, o terreno gi boscoso, ed dal supino caesum di caedere = tagliare (ricordate
Cesa dAversa, e Cesinale presso Atripalda?): appellativo di localit pomiglianese questo, che, con Cesinella, si trova tuttavia nellOnciario, o catasto nostro, campilato nel 1753-5433; e cera anche at illa cruce,34 che
suppongo presso la chiesa omonima vista; e biniale, 35 da vinealis = messo
a vigna, vigneto; e moscarellum,36 e s.Paulinum,37 menzionati ugualmente
28
29
) CAPASSO, Monum. e loc. cit., pagg. 49, 126, 255, reg. 51, 200, 405. E
questa la localit, che, nel 1832, trovo detta Lavanaro ? (vd. oltre, IV, 9) Sembra, perch ad essa confluiscono le lave del paese, donde il nome.
30
) Lo stesso, ivi, ivi, pag. 49, reg. 51. Forse, dove o Passo, perch per
quanto pare lunico punto, in cui sincontrano tre vie: lAppia, quella proveniente da
Acerra e la sommese.
31
) Lo stesso, ivi, ivi, pag. 134, reg. 217. Dov essere verso Acerra.
32
33
) fol. 51., 100 t., 147, 179 t., 203, ecc. per Cesina; fol. 167 t. per Cesinella.
La localit Cesina esiste ancora, presso la masseria Masardo. Il CASTALDO,
Memorie st. del comune dAfragola, cap. II, nota 16, scrive: Cesine da nostri agronomi
chiamansi i terreni gi boscosi,e quindi resi alla cultura col tagliarvi gli alberi e bruciare le
ceppaie, ed i tronchi de medesimi, quale operazione appellasi cesinazione.
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36
) Lo stesso, ivi, ivi, pagg. 208, 264 e 282, reg. 342, 420, e 457.
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fol. 142 t., 153, 203, 217, t., 225 t., 227 t., ecc. per Moscariello; fol. 28 t.,
per s. Paolino.
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) Lo stesso, ivi, II, 1, pag. 245, 311, 219, reg. 392, 517, 320.
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) CICERONE, ad Attic. XIV, 20, e XVI, 7; vd. anche, ivi, XVI, 16 (per
paucis diebus in Pompejanum: post in haec Puteolana, et Cumana regna renavigaro),
e in Acad, 2, 3, 8, (si ventus esset, Lucullo in Neapolitanum, mihi in Pompejanum navigare), ecc.
47
) XXIII, 22 e 24.
15
lico (cio prima di Cicerone), parla di Nola, come di citt interna: Expugnate Nolam campestrem urbem, non flumine, non mari septam; ed oltre:
sunt omnia campi circa Nolam.
8. Ed erra, del pari, chi vuole, che Pomigliano derivi dal gentilizio
Pompeo, e, secondo qualcuno, propriamente da Gneo Pompeo, suocero ed
emulo di Cesare.48 Imperocch, nulla c, che autorizzi a ricollegarci al vinto di Farsaglia, da un lato; e, dallaltro , la prova, che sadduce, dun Pompejano, menzionato, da Cicerone, collaggettivo nolano, per distinguerlo
da quello , test toccato, evidentemente poggia, su di una lezione inesatta
del passo relativo: non bisogna leggere fundus numquis in Pompejano nolano venalis sit, ma come avvert il Lupoli49 in pompejano nolanove, ossia nellagro di Pompei o di Nola. Ci a parte, che savrebbe, qui,
unetimologia addirittura assurda, giacch quandanche fosse da preferir
la forma Pompigliano (cos scrisse il dott. Castorani, professore
doftalmologia nellUniversit di Napoli) deriverebbe da Pompilio e non
da Pompeo.50
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esser ricavato dal nome, proprio durante il dominio iberico, merc una soluzione in etimi arbitrari; processo questo, usualmente seguito, prima dei
moderni studi, che riusciva, spesso, a risultati enormi, e perfino risevoli. E
sulla falsa riga dellarmi parlanti, credo, che i pomiglianesi intesero tenersi,
quando, il 3 gennaio 1735, offrirono, secondo il cronista, alcune spase di
fiori, e fresche frutte, a Carlo III di Borbone, che, qui, di passaggio, sera
fermato a pranzare.52
10. Di fronte a tutte queste opinioni, per lo meno insicure, non resta
seria, se non quella, cui ho gi accennato, e che riattacca il nome Pomigliano alla gens Pomelia. Difatti, il gruppo gli di Pomigliano non pu
essere, se non lindurimento dellaltro latino li seguito da vocale; cos, da
familia, da filius e derivati, da cordolium, battualia o battalia, milium, melius e derivati, cilium, exilium, solium, mulier, tilia, spolium, lolium, lilium,
e via dicendo, si avuto famiglia, figlio, cordoglio, battaglia, miglio, meglio, ciglio, esiglio, soglio, moglie, tiglio, spoglia, loglio, giglio. Ed
unantica iscrizione, riportata dal Mommsen,53 ci assicura, appunto,
dellesistenza della gens in discorso; v menzionato, cio, un Publius
Pomelianus, gentilizio il secondo, che sta a Pomelius, quale p. e i gentilizj Curtianus a Curtius, Flavianus a Flavius, Marianus a Marius, Nerianus
a Nerius,54 o, per attenermi a cose pi vicine ed interessanti, come Marilius sta a Marilianus, donde Marigliano; Fabius a Fabianus, donde colla
metatesi delli Faibano; Prosius a Prosianus, donde collindurimento
52
) SENATORE, Giornale st. di quanto avvenne nei due reami di Nap. e Sic. Il
1734-1735, sotto la data cit.
53
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della labbiale, e lattenuazione della sibilante Brosciano, e, quindi, Brusciano; Licinius a Licinianus, donde, schiacciata ln, Licignano; Paccius a
Paccianus, donde il nostro Pacciano. Inoltre, in un istrumento di permuta
del 3 maggio 1026, troviamo ancora esistente, qui, il gentilizio, che ci riguarda: un Gallitula commutat et tradit Sparano germano suo filio
q[ondam] Pumiliani un suo terreno.55 Del resto tuttora c il cognome
Pomilio, ed io ho conosciuto un ingegnere, che lo portava.56
Il gentilizio, appoggiato a fundus, ager, campus, praedium, o simile,
per indicarne lappartenenza, si fece aggettivo; ed, in vero, nel Digesto si
rinvengono, di frequente, i fundus Cornelianus, Satrianus, Geronianus, Botrianus, Maevianus, e ci simbatte nelle aedes Seianae, Sempronianae, e
c il lacus Sabatenis per Sabatianensis.57 Caduto, poi, il sostantivo
dappoggio, indic il locus, in generale, senza valore geografico, come nome encorio, fissato, per lo pi, al neutro; nome, che, in seguito, fu assunto
dalla cortis. Gli esempi, al riguardo, in tutta la Campania, oltre i visti innanzi, sono innumerevoli: Cicciano, Scisciano, Ottaiano, Saviano, Comignano, Secondigliano, Gragnano hanno siffatta origine di denominazione.58
11. Pacciano, adunque, non da pace. Difatti, se cos fosse, dovrebbessere, veramente, Paciano, laddove lo troviamo sempre scritto
con due c, e con due c lo pronunzia il popolo. Di pi, la pace, che volgar55
) CAPASSO, Monum. cit., II, 1, pag. 255, reg. 405. Il capostipite della gens
Pomelia dovettessere di piccola statura, giacch pumilius vale nano; anzi, AULO
GELLIO, XIX, 13, dice che, presso il volgo, il pumilius chiamavasi, appunto, nanus.
ROMANO, op. cit., pag. 33, afferma ma, come al solito, non prova, che Pomigliano,
prima, si chiamava Fazzano. Evidentemente, ha letto Fazzano, invece di Pacciano. Pur
cos, falso, come risulta da tutto questo cap. I.
56
) Vd. lib. VIII, tit. IV, 35, e tit. V, 4; lib. XVIII, tit. I, 69; lib. XXI, tit.III, 73;
lib. VII, tit. I, 36; lib. XXIII, tit. V, 9; etc.
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mente si crede celebrata, in esso, con francesi,59 e quella annunziatavi, come qualcuno fantastica,60 tra Sanniti, Palepolitani e Nolani, restano
senzombra di prova; ed, intanto, sta al contrario, che Pacciano pi antico
delle due invasioni francesi del 1495 e del 1799,61 e che non c la menoma
traccia della sua esistenza, prima dei tempi medi, per cui non pu esser ritenuto anteriore, o coevo di Palepoli.
Altre due iscrizioni, comunque, anchesse riferite dal Mommsen,62 attestano della gens Paccia.
12. Consegue da ci, che laltra met del nome Pomigliano, cio
laggiunto dArco, non pu venire, come stato affermato,63 da un arco, eretto in memoria della seconda delle due immaginarie paci suddette.
Un arco, vero, di vetusta costruzione, fu visto, fin nel secolo XVIII, poco
lungi da Pacciano, verso la masseria Palmese, e da esso trovo, che la
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60
61
62
Laltra :
D. M. S.
IULIAE. PAcCIanae.
P. AELIUS. HERME
CONIUGI. BENEMeritae.
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64
) Vd. Onciario cit., fol.77, t. ecc. Il luogo fu detto larco di Pacciano. Vd.
in seguito, c. IV, nota 91.
65
) Op. cit.
66
67
) Cfr. tutti i loc. cit. nelle prec. note 17, 23, 26, 27, 29, ecc.
68
) CAPASSO, Monum. cit., II, 1, pag. 280, reg. 452. Dagli archi in discorso
fu detto Arcora, non solo una localit del nostro agro (vd. innanzi, nota 7) ma un villaggio, che sorgeva, ai tempi del ducato, dov ora Casalnuovo. Resosi disabitato, Ferdinando I dAragona lo concesse ad Angelo Como, che lo ricostru, donde poi il nome di
Casalnuovo. Al Como fu conteso da Cesare Bozzuto, feudatario dAfragola: la causa fu
compromessa a Pietro Severino e Paolino de Golino, che decisero appartenersi davvero
ad Afragola il territorio di Casalnuovo, ed il Como dover pagare, perci, al Bozzuto, 30
once annue. Cfr. CHIARITO, op. cit., III, cap. II pag. 157, che cita il registro di Ferd. I
segn. 1463-1492. n. 30, fol. 131, ed assume che Casalnuovo, nel medioevo, fu detto Arcus pintus.
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71
SOMMARIO 1. Profilo del feudo in generale. 2. Il feudo di Pomigliano. 3. Condizioni di vita del nostro paese in questo periodo. 4. I primi feudatari di Pomigliano;
Riccardo Filangieri; la famiglia Stendardo. 5. Gli Angioini. 6. I di Tocco e gli Origlia. 7. I Carafa di Maddaloni. 8. I dEboli, i del Balzo, gli Strambone. 9. I Cattaneo. 10. Allabolizione del feudalismo. 11. Sviluppo demografico di Pomigliano in
questo periodo.
21
diritti effettivamente concessi, dando luogo, cos, agli abusi feudali,3 gravezze talvolta infami, che furon moltiplicate, sempre pi, e tutto toccarono:
le persone, le cose, gli atti, i contratti, i prodotti, i lavori delluomo. I soggetti, detti vassalli, nerano veramente oppressi, perch non avevano mezzi
dinfrenare il padrone, spesso potente in corte, e che sopponeva, in ogni
guisa, a qualunque esame legale della fondatezza giuridica delle sue pretese.
Questa la ragione, per cui, allabolizione del feudalismo, la commissione
feudale, incaricata di sciogliere i vincoli baronali, trov che, nel regno, erano
stati creati ed esercitati ben 1500 di tali abusi, sotto nomi spesso strani!4
) Vd. Onciario del general catasto di Pomigl. 1753-1754, fol. 251 e a t. Nelle
prime concessioni, fino al 27 maggio 1495 (vd. in seguito, n.7, nota 70), dei corpi feudali, specificamente, non sono menzionati, se non la bagliva ed il mero e misto imperio;
gli altri ricorrono, in via generale, come entrate e dogane.
22
Ora, ascoltate quali furono, di contra, gli abusi feudali:6 la nomina del
sindaco e dei due eletti, costituenti il corpo municipale dellUniversit, adesso Comune; la nomina dei due parrochi di s. Felice, tra persone, aventi i
requisiti, e proposte dallUniversit; il jus prohibendi della caccia, che implicava la concessione di licenze, dietro pagamento; il passo ed il passetiello, divieti di circolazione, a permetter la quale si percepiva una tassa; la
colta della chiesa di s. Maria, seu paglia dagosto, ed erano 24 ducati
allanno, pagati dallUniversit; i monopoli per dirla con parola moderna
della taverna, del forno, e dei molini, seu centimoli.
Meno il bancum justitiae, che il feudatario esercitava, mediante giudici, da lui deputati, tutte le altre ragioni feudali venivano arrendate, ossia
date in affitto,7 ed , quindi, intuitivo, che esse saggravavano, per la rapacit degli arrendatori, i quali miravano, non solo a corrispondere i prezzi,
abbastanza alti, ma soprattutto ad arricchire.
3. Nel feudo, il barone aveva suoi ufficiali, per la esazione dei suoi
diritti, quando non li locava. Il suo rappresentante maggiore era il castellano, poi detto governatore, che risiedeva nel castello, o palazzo baronale, e
che interveniva, nellassemblea dei vassalli, o pubblico parlamento, il quale si radunava, a suon di campana,8 nella chiesa parrocchiale di s. Felice, e
decideva sugli affari eccedenti lordinaria amministrazione.9 Per questa,
provvedevano il sindaco e i due eletti, assistiti da un cancelliere, unico impiegato municipale, funzionante da segretario e da archivista:10 nominati
6
) RICCIARDI, op. cit., pag. 329 e segg., e 340; SALVIOLI, op. e par. cit., c. 11.
) RICCIARDI, op. cit., pag. 329 e segg. E risaputo, che i parlamenti si riunivano nelle chiese parrocchiali, e da noi la parrocchia era proprio s. Felice.
23
dal feudatario, erano naturalmente, persone a lui ligie, e duravano, in carica, un anno, a capo di cui il sindaco rendeva i conti della sua gestione.11
LUniversit si manteneva su poche entrate:12 il jus del pane a vendere
senza gabella, in cui si trasmut il monopolio della vendita del pane, e che
consistette nellesigere, dai panettieri, un tanto sulla merce venduta, e, contemporaneamente, nel far loro concorrenza, collo smerciare il pane, esente
da gabella, e, perci, a prezzo minore; il jus macellandi, o scanaggio, o
quartuccio, su ogni capo di bestiame ammazzato; le due botteghe della salsume e vino senza gabella, cio spacci municipali di olio, salumi, strutto, e
simili, luno nel quartiere della Terra, (e lasci il nome di Puteca ranna al
luogo, dovera), laltro nel quartiere della Chiazza, entrambi intesi anche a
mantenere giusti prezzi, pei generi cennati, su la cui vendita gli altri eran
tenuti a dazio; lesazione di censi vari, che, gravando su fondi, fanno pensare ad un preesistente demanio comunale, alienato colla forma dellenfiteusi,
ma del quale non ho notizia certa; gli utili sul fitto del forno, del molino, del
territorio adiacente a questo e dei diritti inerenti, fitto, che si stipulava
collutile signore.
Solitamente, tutte queste entrate si davano in locazione, con capitoli,
che determinavano le tariffe, ed altre modalit del caso.13 Il catapano, nominato dal corpo municipale, sorvegliava gli affittatori, ed aveva giurisdizione su chi violava i bandi, o gli editti annonari, di polizia urbana e rurale,
o simile. Tale sorveglianza spettava, altres, al portolano, anche di nomina
municipale, che, per, conosceva, pi particolarmente, delle invadenze di
suolo pubblico.14
11
) Come dallelenco dei sindaci in Appendice, e dal fol. 14 e segg. del Libro
delle Conclusioni decurionali della Comune di Pomigl. dA., an. 1808, in ARCH. MUNICIP.
12
13
14
) Vd. Libro delle Concl. dec. cit., delib. 17 nov. 1811. Vd. anche Archivio st.
per le provin. napol., an. VII, pag. 791.
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15
25
colp la vedova, Giacoma Cutone, cui, da Carlo I, furon tolte le case, da lei
possedute, nella capitale, presso la chiesa di s. Giorgio maggiore.17
I suoi feudi furono Pomigliano, Arienzo, Arpaia, Ponticchio, Pipone,
s. Antimo, Friano, Quadrapane, s. Maria della fossa, e, dallangioino, furon
dati al francese Guglielmo, detto Stendardo, perch, nella battaglia di Benevento, aveva portato linsegna dellesercito invasore. Nella concessione
relativa, Pomigliano fu valutato, al nuovo feudatario, per 50 once annue di
rendita, pari a ducati 240, ed a 1020 lire.18
Uomo di sommo valore, questo Stendardo si distinse soprattutto
nellimpresa di Sicilia, contro Corrado, principe dAntiochia, e nella giornata di Tagliacozzo, dove senza arme vinse il vecchio Alardo.19 Fu
gran conestabile, gran marescalco del regno, capitan generale di Terra di
Lavoro, governatore della Provenza.
Mor nel 1271.20
La signoria di Pomigliano pass, allora, al suo primogenito,21 come lui
di nome Guglielmo, come lui fatto, poi, gran marescalco, e gran conestabile,22 come lui insigne nellarmi, ed onorato dal principe. Buon sangue non
traligna. E lo seppe, nel 1291, don Blasco in Calabria, che, di fronte al
secondo
Guglielmo Stendardo, dov ben frenare il suo impeto guerriero; e
17
) Lo stesso, ivi CAPASSO, La Vicaria vecchia, nello Arch. st. per le prov. napol.. an. XV, pag. 402. Questo Filangieri fu podest di Napoli, e sua moglie era figlia di
Pietro Cutone o Cottone, conte di Lettere. SCHIPA, Contese sociali napol. nel medio evo,
in Arch. st. per le prov. napol.. an. XXXI, pag. 600. Forse, la contrada pomiglianese
detta o Cutone deve il suo nome alla moglie di questo nostro feudatario.
18
) CAPECELATRO, Dellist. della citt e regno di Nap., ed. Sibilla 1834, t. II,
pagg. 175 e 252; MAZZELLA, Descrittione del regno di Nap., pag. 633; SUMMONTE, Hist. della citt e regno di Nap.,1. III. c. 1.
19
) DANTE, Inferno, XXVIII, 17. Vd. COSTANZO, St. del regno di Nap., ed.
Borel e Bompard 1839, pag. 41, 42, e 38.
20
) ALDIMARI, Memorie hist. di diverse famiglie nob., pag. 478; MINIERIRICCIO, Genealogia di Carlo I dAngi, pag. 198, ed. 1857.
21
) ALDIMARI, op. e loc. cit.; ARCH. DI STATO DI NAP. Reg. Ang. 1271,
A, fol. 136.
22
) DELLA MARRA, Discorso delle famiglie estinte, forestiere, ecc., pag. 401
Qualcuno lo confonde col precedente, come fa CANDIDA-CONZAGA, Famiglie nobili, v. V., pag. 201.
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26
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34
) MINIERI-RICCIO, Geneal. di Carlo II, cit. nellArch. st cit., an. VII, pag. 39.
35
) CAPASSO, La Vicaria vecchia, nellArch. st. per le prov. napol., an. XIV,
pag. 127. Le parole riferite tra virgolette sono dun poemetto contemporaneo in onore
di esso Roberto. Questi era primogenito di Filippo, figlio di Carlo II dAngi. Cfr.
RICCIARDI, op. cit., pag. 71.
36
37
) CAPASSO, op. cit., in Arch. st. cit. an. XIV, pag. 124 e segg.; COSTANZO, op. cit., pag.144. Il primo lo dice nato verso il 1320; mor il 17 sett. 1364: sepolto
in San Giorgio maggiore, in luogo oscuro, solo nel 1470, dal rettore Andrea Agnese,
ebbe onor di degno sepolcro. Cfr. CAPASSO, op. e loc. cit., pag. 127.
28
6. Ho detto, che a lui, forse, gli antichi possessi degli Stendardo furon donati; giacch trovo che, nel 1353, egli concesse Pomigliano a Pietro
di Tocco, poi conte di Martina, suo compagno nellimpresa doriente.38
Ora, roba dei Goti la famiglia Tocco, dice Ianacchini,39 ed il Borrello40 precisa essere opinione di vari storici che la famiglia dei Tocco
tragga origine da Totila.
Sogno! Ma stirpe illustre essa fu, senza dubbio; e Leonardo, figlio del
nostro Pietro, fatto conte di Cefalonia dallo stesso Roberto, fond la dinastia dei di Tocco, despoti della Romania e dellEpiro, durata fino al 1481.41
Pietro lasci i suoi stati a suo figlio Guglielmo, secondo conte di Martina,42 e primo di Montemiletto,43 sospettato ribelle a Ladislao, e da questo,
nel 1408, assediato e catturato:44 per riscattarsi, dov vendere, e consegnare
il prezzo al tesoriere del re.45 Ed udite lo inusitato sfregio inflittogli, allora.
Nobile e barone, congiunto di potenti, grave danni, incolpevole forse, egli
fu incatenato su duna mula, e, da Napoli, cos, sotto custodia di pari, fu costretto a girare i suoi feudi, e consegnarne le castella al conte di Montederiso,
e, ritornato, ad assistere, dinanzi alla chiesa di s. Caterina a Formiello, alla
38
39
40
41
) SPADOGNINO, Storia di Napoli, cos, senzaltro, riferito da MARCARELLI, Loriente del Taburno, pag. 130 e 131.
42
43
) RICCA, La nobilt delle due Sicilie, v. III, pag. 276; DE LELLIS, op. cit.,
vol. II, pag. 298 e 299.
45
) DE LELLIS, op. e v. cit., pag. 300. ... sopra la suddetta vendita il Re prest lassenso a 22 del medesimo mese et anno (= marzo 1408), dice il GITTIO, Genealogie e notizie di parecchie famiglie e case diverse, fol. 507 t., manoscritto segnato IV.
D. 1,della Biblioteca Brancacciana di Napoli.
29
pubblica redazione dellatto di vendita, presente lingeneroso Ladislao.46 Liberato alla fine, a patto dandare in esilio, non sopravvisse allonta, e, di l a
poco, quandera per imbarcarsi in Manfredonia diretto in Epiro, egli trov
pace nella morte.47
Gorello Origlia, od Auriglia, gran protonotario del regno, che ebbe
voce davere istigato il re allenorme vendetta, si rese acquirente di Pomigliano, per 6000 fiorini di oro.48
I tempi tumultuosi avevano trasmutato questo Gorello, da uomo di toga, in un uomo di spada, ed egli, accorto, dintelletto e prode, riusc ad avvincersi la cieca fortuna: fu conte dAcerra, e pot contare, tra i suoi
possedimenti, pi di 60 citt e castella.49 Sotto il titolo della Purificazione,
edific, in Napoli, la chiesa di s. Anna de Lombardi o di Monteoliveto, col
monastero vicino, ed in essa, dal 1412, nellabside, dorme il suo ultimo
sonno.50
Suo erede, nei feudi di Pomigliano, Ottaiano, Mariglianella e Casal
dArnone, fu il figlio Giovanni,51 che, nel 1420, ne venne spogliato da Giovanna II: nei disegni di Sergianni Caracciolo, favorito dellimpudica regina,
dovevano essere, e furon infatti, il lauto regalo di nozze alla sorella sposata
a Raimondo Orsini, conte di Nola.52
46
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48
) DE LELLIS, op e v. cit., pag. 298 a 300; RICCA, op. e v. cit., pag. 276.
49
) COSTANZO, op. cit., pag. 230 Incominci la carriera delle alte cariche,
collessere maestro razionale della regia zecca. Cfr. INCERTO AUTORE, St. di Nap.,
lib. VI, pag. 73. Si distinse per al presa di Echia (= Pizzofalcone), che determin la
vittoria di Ladislao, sul pretendente Luigi II dAngi. COSTANZO. op. cit., pag. 198.
Dtte in imprestito alla corte. BARONE, Notiz. raccolte dai registri angioini di cancelleria di re Ladis., pag. 499, an. XII nellArch. st. per le prov. napol.
50
) CELANO, Delle notizie del bello, dellant. e del curioso della citt di Nap.,
giornata III; CAPORALE, op. cit., pag. 283 e 284.
51
52
) CAPORALE, op. cit., pag. 290. Vd. anche in seguito, c. III, n. 1. La donazione allOrsini nel Registro ang. 1420, fol. 172 a 174, ARCH. DI ST. DI NAP.
30
Solo nel 1437, per intercessione dAlfonso I dAragona, che volle, cos, compiacere a Giacomo della Leonessa, cognato di Giovanni Origlia,
lOrsini sindusse a restituire, al figlio di questultimo Galeazzo, Pomigliano e Mariglianella, Cmpora, Pannarano e s. Martino.53
Ma Algiase o Giase, o Giacomo di Tocco, dello sventurato Guglielmo, ritolse, armata mano, prima Montemiletto, ad Andrea Francesco
Caracciolo, collaiuto del suo parente Filippo Filangieri, conte dAvellino,
soprannominato il Prete, e, poscia, a Galeazzo, Pomigliano,54 per il quale
invano Troilo Origlia, succeduto al fratello, ottenne lodo di restituzione,
perch, quando sand ad eseguire, il castellano violentemente soppose.55
Ne deriv, per tanto, un possesso precario, che, nel 1448, fu legittimato dal
re, colla ratifica dello stato di fatto, ed il riconoscimento, nellaudace, delle
signorie di Montemiletto, Cerreto, baronia di Tocco, Pomigliano, e Casale
di Torre in quel di Montefusco.56 E, poich, nel relativo atto dinvestitura,
sera detto, che il concessionario assumeva di possedere ex successione
Per lOrsini, vd. VINCENTI, op. cit., pag. 19 a 23. La sorella di Sergianni chiamavasi
Isabella. LOrsini parteggi, per Renato di Angi, contro Alfonso I dAragona, fin
quando il cugino Ramondello del Balzo-Orsini, principe di Taranto e conte di Acerra,
non lo rappacific col secondo (1436), che, per meglio avvincerselo, a lui vedovo, diede
in moglie sua cugina Eleonora del conte dUrgel, col principato di Salerno (1437). Restaur il convento di s. Francesco in Nola, ed in Nola stessa edific la chiesa di S. Angelo, dove fu sepolto. Mor nel luglio 1459. Giovanni Origlia ebbe per moglie
Giovannella della Leonessa, ed i figli furono Galeazzo e Troilo: fu conte dAlife, e mor
nello stesso anno, in cui fu spodestato. Cfr. DE LELLIS, op. cit., v. II, pag. 298. Galeazzo Origlia mor celibe. DE LELLIS op. e v. cit., pag. 300.
53
54
) RICCA, op. cit., v. V. pag.256. La parentela, tra Algiase e Filippo, derivava dallavere Guglielmo di Tocco sposato, in seconde nozze, Costanza Filangieri. DE
LELLIS, op. cit., v. I pag. 121. Perch Filippo Filangieri sia stato detto il Prete veramente non so. Al suo agnome, forse, va riportata la denominazione, tuttora esistente nel
napoletano, per una specie di castagne, chiamate appunto castagne do prvete; difatti, anche oggi, lavellinese rinomato per la produzione di castagne.
55
) RICCA, op. v. e pag. cit.; DE LELLIS, op. cit., v. II, pag. 298 e 299;
TUTINO, Supplemento allApologia del Terminio (appendice al Dellorigine e fundatione dei Seggi di Nap., ed. 1644), pag. 9.
56
31
7. L 8 settembre 1466, Diomede Carafa, sesto figlio dAntonio detto Malizia, per aver aiutato il re a recuperare il regno, a manibus rebellium
et fautorum illustris ducis Joannis ducis quidem Lotharingiae, sebbe, tra
laltro, Pomigliano, allora tenuto dalla regia curia.61
Cos, sinizi, su noi, il dominio di quellillustre ramo di casa Carafa,
inteso della Stadera, conti di Cerreto, e prima conti, e poi duchi di Madda57
58
) DE LELLIS, op. cit., v. II, pag. 299. Vd. anche il manoscritto segnato IV, D,
1 (cit. a nota 45), secondo cui (fol. 510 e 511), il Palladino rifer che stando lui alla porta
della Camera di Guglielmo (di Tocco) un nobile, del quale non disse il nome, mandato dal
Protonotario (Gorello Origlia) a Guglielmo per dimandarlo di parentado, e che lui intese
che Guglielmo disse che non voleva apparentarsi, che dopo andato a stare co Gurello
havesse inteso che il Protonotario diceva che nel haverebbe fatto pentire.
59
) Una figlia di costui Carmosina spos Gian Nicola Origlia, nipote di Gorello. Tanto, per dimostrare, che i discendenti di Guglielmo di Tocco, se mai, non furon
dello stesso parere di lui, e conclusero parentati cogli Origlia. DE LELLIS, op., v. e pag.
cit. Niccol di Tocco spos Diana Carafa, nipote di Diomede, di cui parlasi al n. seguente. Cfr. PERSICO, Diomede Carafa uomo di stato e scrittore del sec. XV, pag. 328.
60
32
) Cfr., per tutti gli scrittori, che hanno parlato dei Carafa, e per quanto qui
detto, MAZZACANE, Memorie di Cerreto Sannita, pag. 44.
63
) Cfr. Relazione dei tumulti napol. del 1647, nellan. XV dellArch. st. per le
prov. napol.; DE SANTIS, St. del tumulto di Nap.
64
33
di
re
Ferdinando,
abbia
demolito
molti
archi
) Vd., per tutto, PERSICO, op. cit.; ALDIMARI, Hist. geneal., v. cit. pag.
75, 80 e segg.; CAMPANILE, Notizie di nobilt napol., pag. 456; ZAZZERA, Nobilt dIt., v. II, pagina 70; CELANO, op. cit., gior. III; FILANGIERI, La testa del
cavallo di bronzo gi di casa Maddaloni, nellArch. st. per le prov. napol., an. VII, pag.
416; DE SIVO op. cit.; MAZZACANE, op. cit.; PORZIO, Congiura dei baroni,
ed. Sansone 1889, pag. 19 e 38; ecc.
67
34
quil a crit lentour de son penson, parce quil na pas bien pes ses forces avec les
miennes. La solita iattanza gallica! Vd. ALDIMARI, ivi, ivi.
70
) ARCH: DI STATO DI NAP., Reg. Esecut. n. 9, fol. 69 e 70, dove la conferma fatta coi castelli, le entrate e le dogane, la bagliva, il mero e misto imperio, la potest della spada e delle primarie cause civili, criminali e miste, e collobbligo del servizio
militare od odoa.
71
) ALDIMARI, Hist. geneal., v. cit., pag. 166 e 168; GIANNONE, op. cit., l.
XXIX, 1 e 2. Per notizie su Diomede II, cfr. ALDIMARI, ivi, ivi, pag. 173; CAMPANILE, op. cit. pag. 457; SANTORO, Il sacco di Roma e la guerra di Lautrec, pag.
128 e segg.; DE BLASIIS, Processo contro Cesare Carafa, nellArch. st. per le prov.
napol., an.II, pag. 759 e 760; ecc.
72
) GIUSTINIANI, Diz. st. cit., voce Pomigliano dArco: il lettore v rimandato al Quinternione XII, fol. 293, dello ARCH. DI STATO DI NAP.
73
35
titoli;74 divennero, poi, duchi di Salza e principi di Volturara, e linizio della loro fortuna risale, appunto, al nostro Gianvincenzo, se mal non
mappongo.
Fu egli preside di Lucera,75 e, nel 1636, sindaco della capitale,76 e preside e governatore dellarmi in provincia di Principato Ultra.77 Parteggiando per gli spagnuoli, contro i popolari ribelli e seguenti il duca di Guisa, fu
sorpreso, colla sua truppa, dagli arianesi, sul ponte della loro citt, arrestato, e fucilato, nel marzo 1648, senza conforti di religione. I suoi due figli
gemelli, Andrea e Camillo, cheran con lui, furono risparmiati.78
Ed Andrea nebbe gli stati, e fu anchegli sindaco di Napoli. Nella terribile pestilenza del 1656, rifugiatosi in Somma, vi perdette la moglie, e tutta la sua prole. Ripass a matrimonio, e gli nacquero altri due figli,
Gianvincenzo e Girolamo. Il primo, sordo dalla nascita, non gli pot succedere, quando egli mor il 28 luglio 1861; epper, con decreto di preambolo
come si diceva del 30 agosto successivo, fu dichiarato erede laltro.79
74
) Difatti, mancano dalla Relatione di tutti i signori del Regno di Nap., contenuta nel vol. 4145 del principato mediceo nellArch. di stato di Firenze, rimontante alla fine del sec. XVI, e riportata nellArch. st. per le prov. nap., an. XXVI, pag. 124 a 138.
Mancano, altres, dalla Descrizione della citt di Napoli e statistica del Regno nel 1444,
riportata nello stesso Arch. st. per le prov. napol. an. II, pag. 731 a 757. Per la loro appartenenza al seggio di Porto, vd. Napoli descritta ne principii del sec. XVII da Giulio
Cesare Capaccio, nello Arch. st. per le prov. napol., an. VII, pag. 533; REMONDINI,
Della nolana ecclesiastica storia, vol. I, c. LIII pag. 312.
75
) Cfr. Aggionta ai diurnali di Scipione Guerra, nello Arch. st. per le prov. napol. an. XXXVI, pag. 158.
76
) DE LELLIS, op. cit., v. II, pag. 314, che soggiunge, che, in tale qualit, egli
presied il parlamento generale, nel quale si votarono 7 milioni di duc. per donativo al
re; nebbe, in ricompensa, la nomina a consigliere di stato.
77
78
) PARRINO, Teatro dei vicere (duca dArcos e conte dOnatte); DE LELLIS, op. e v. cit., pag. 314 e 315; DE SANTIS, op. cit., v. II, pag. 195; Relazione
della guerra di Nap. successa nella 3 rivoluzione, nell Arch. st. per le prov. napol. an.
II, pag. 89; ecc.
79
) RICCA, op. cit., vol. III, pag. 261; DE LELLIS, op.e loc cit.; ecc.
36
9. Siamo, cos, arrivati agli ultimi feudatari nostri: i Cattaneo, principi di s. Nicandro, che, con istrumento 21 agosto 1751 per notar Ranucci
Giovanni, convalidato con regio assenso del 25 settembre successivo, comprarono, dal demanio, tutti gli stati degli Strambone, per il prezzo di
237706 ducati.83
80
81
82
) RICCA, op. e v. cit., pag. 261. Nel Libro dei priori (non numerato), esistente nellARCH. DELLA CONFR. SS. SACR. di Pomigliano, detto che lasci un
legato di 18 duc., per un maritaggio, da estrarre a sorte, ogni anno, tra le consorelle e le
figlie dei confrati.
83
) RICCA, op e v. cit., pag. 262, che riferisce il Quinternione 361 (olim 288),
fol. 1 a 111.
37
Lacquirente fu Domenico Cattaneo, sposato alla principessa di Roccaromana e duchessa di Termoli, Giulia di Capua.84 Udite come parla di lui
Pietro Colletta85: Aio del Re (Ferdinando IV, poi I di Borbone), onesto
di costume, ignorante delle scienze o lettere, unicamente voglioso di piacere allallievo, e persuaso dal Tanucci (il primo ministro) a non alzare
lingegno del giovine principe, meglio convenendo a Re di piccolo stato
godere in mediocrit di concetti le delizie della signoria, non provvide, se
non quasi soltanto al fisico del suo affidato, il quale nato con felicit di
robustezza e dedito agli esercizi della persona, acquistando tuttod gagliardia, inchinava alle pruove di forze, secondato dal precettore, che andava
superbo di quella corporale valitudine.
Il 25 gennaio 1759, don Salza, Parolisi e Montemarano, a Francesco,
suo unigenito, che gli successe, poi, alla sua morte, in tutti gli altri possedimenti,86 e che, come lui, fu grande di Spagna, cavaliere del Toson doro e
di s. Gennaro, e, pi colto ed evoluto, ambasciatore a Vienna, nel 1773.87
A Francesco segu il figlio Augusto, spodestato collabolizione del
feudalismo, a cui non sopravvisse, poich mor nel 1810:88 era stato gran
siniscalco del regno, consigliere di stato, e ministro plenipotenziario in
Spagna ed in Francia.89
84
86
) RICCA, op. e loc. cit., che riferisce il Quinternione 430 (olim refutationum),
fol. 191 a 215.
87
88
) ARCH. NOT. DI NAP., schede del not. Felice Terracciano da Pomigl., an.
1830, giorno 22 apr.
89
38
) SALVIOLI, op. cit. par. III, c. 11. Veramente, labolizione dei passi avvenne nei primi anni del regno di Ferdinando IV (poi I) di Borbone. SCHIPA, Il regno
di Nap. sotto i Borboni, pag. 32.
91
merato.
92
93
94
39
95
) Per tutti i dati citati, vd. GIUSTINIANI, op. e loc. cit.; SACCO, Dizion.
geogr. st. fisico del regno di Nap., voce Pomigliano dArco; Anonima relaz. st. cit., in
ultimo; Onciario cit. Per il numero dabitanti nel 1832, vd. in seguito, c. IV, n. 9.
Nel 1843, gli abitanti erano 7000. ARCH. MUNICIP. di Pomigl. Conclusioni decur.
1840-1847, fol. 52 t.
) pag. 51.
41
2. Dobbiamo giungere, in seguito, fino al 12 ottobre 1495, per trovare Pomigliano ricordato, unaltra volta, nella storia.
Carlo VIII, nel partire, aveva affidato il regno, facilmente avuto, nelle
mani di poca sua truppa, agli ordini di monsignor di Pery, contro cui usc
in campo re Ferdinando II dAragona, detto Ferrantino per al sua giovinezza. I francesi, perduta la capitale e ridotti male in arnesi, si limitarono, allora, a piccola guerriglia,5 durante la quale, appunto nel giorno indicato,
assaltarono Pomigliano. Dal cronista Gallo,6 lavvenimento ricordato cos: A di 12 dottobre 1495, et fu luned li nemici ammazzarono trecento
persone a Pomigliano; ma, soggiunge, che, tre giorni dopo, i nostri furon
vendicati da quelli di Lauro e Forino, ed i francesi lassaro tutti li carriaggi,
robbe et cavalli; et questi villani ne rimasero ricchi, quanto quelli di Pumigliano ne rimasero sfatti tutti. In riguardo pi preciso il Giovio7 lo
3
) COSTANZO, St. del regno di Nap., ed. cit., lib. XV. Presso mio zio, Angelantonio Cantone, consigliere della Cassazione di Roma, c unantica stampa, che riproduce la scena della fuga in cocchio. Vd. fig. 3.
4
) Lo stesso, op. cit., lib. XVII. Fu per questo fatto, che Alfonso, il 12 sett.
1444, concesse a Pomigliano privilegio desenzione da contributi? Altro privilegio del
10 gennaio 1522, dato dalla regina Giovanna, figlia di Ferdinando il Cattolico, vedova
di Filippo arciduca dAustria, e madre di Carlo V; esso una conferma del precedente.
Cfr. lAnonima relazione st. gi ripetutamente cit.
5
) Hist., l. III.
42
3. Dopo questo fatto darmi, il nostro comune non ricorre mentovato, se non nel 1546, quando, il 1. agosto, suoi cittadini furono in Frattamaggiore, a godersi le feste, celebrate per la prima messa dun de Spenis.9
Riappare ne Il Candelajo di Gioradno Bruno, come il luogo, in cui una
buona lana di malandrino Barro gioca un tiro birbone al tavernaio.10
E, quale teatro di gesta ladresche, ricordato, durante il viceregno di
don Pietrantonio dAragona, perch nel suo territorio fu svaligiato monsignor Foppa, arcivescovo di Benevento, che sebbe salva la pelle, per miracolo.11 In quel tempo, la campagna era piena di banditi; i vassalli erano
spinti al brigantaggio, dalla disperazione e dalla miseria. Tutto il peso della
8
) Il SACCO, Dizion. geogr. st. fisico del regno di Nap., voce Pomigl. dArco,
accenna allavvenimento cos: Questa terra fu saccheggiata, e bruciata da Francesi
sotto il Re Carlo VIII. Re di Francia per avere i suoi abitanti voluti essere costanti, e fedeli verso il Sovrano Alfonso (?-sic) dAragona. Finalmente collandar del tempo fu
nuovamente riedificata, ed oggi (1794) divenuta una Terra molto popolata, e commoda ad albergarsi.
9
11
43
macchina statale e della tirannide gravava sul povero contadino, che solo
nelle malattie estreme toccava pan di grano, ma, di solito, si nutriva di pane
di frumentone, e derbe scarsamente condite: era come la bestia, che non
gusta mai il cibo, che someggia. Nel delitto, perci, ad onta dogni pericolo, egli trovava lunico rimedio ai suoi infiniti mali.12
E chiudo la digressione.
Pomigliano fu gravemente danneggiata dalleruzione vesuviana del
1631, e non tanto per la caduta di detriti (cenere e lapilli), quanto da torrenti di fango, che guastarono, in vari punti, perfino la via delle Puglie, e
lacquedotto del Carmignano.13 Questo, costruito, a loro spese, da Alessandro Ciminelli e Cesare Carmignano, due anni prima, percorreva, allora, una
diversa via, e, da s. Agata dei Goti, per Arienzo, scendeva a Marigliano, e,
per Pomigliano e Licignano, conduceva, come porta tuttavia, lacque
dellIsclero, in Napoli, per i cui bisogni sera rivelata insufficiente la Bolla. Dopo, fu rifatto, col percorso attuale.14 Lunghesso, al tramonto, Paolo
Emilio Imbriani amava passeggiare:
Io spesso in sullincerta
Sera lungo le tue fiorenti rive,
Onda di Carmignano, i corsi tempi
Vivo, spirando i vespertini fiati
De zeffiri fragranti. Entro le ispane
Acque frattanto linfiammato raggio
12
) SASSO, op. cit. Per documenti sul Carmignano e sulla Bolla, vd. Relazione
sui docum. relativi allacqued. della Bolla esistenti nel Grande Arch. Munic., a cura del
municipio di Napoli, pag.95 a 98. Sulla Bolla (vulgo a Volla), vd. anche Nap. descritta ne principii del sec. XVII da Giulio Cesare Capaccio, nellArch. st. per le prov.
napol., an. VII, pag. 550 e 551.
44
Per concluderla sul Carmignano, dir che le sue anguille ebbero fama
di squisite, come assecura il Giustiniani,16 che scriveva allinizio dello
scorso secolo.
Ritornando, quindi, ai torrenti di fango, che scendono dal Somma, in
seguito ad eruzioni, ricorder, che uno dessi allag Pacciano, l8 ottobre
1727, dopo una copiosa caduta di cenere. Il parroco del tempo ne tramand
memoria:17 scese d.a lava di giorno verso le ore 19, ch altrim.te sarebbero morti tutti lAbitanti; e perch d.a lava f poco prima di scendere
prevista, per tal causa si son la campana grande di s. Felice per dar segno
alle genti, come infatti accorse tutto il Paese, e con zappe ed altri stromenti
per riparare d.a lava, e si repar con fascine, e legnami, bench le case
erano piene dAcque, e rese per molto tempo inabitabili, stante tutte le genti serano risparmiate nelle camere; la lava sboccava alla Nuntiatella, dividendosi in quel luogo per la via di Licignano, e via di Napoli.
15
16
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45
Pi fortunato dellImbriani, ho rinvenuto del fatto parecchie testimonianze, edite ed inedite. Tra le prime, c quella dun ufficiale francese, il
18
t., e 31.
19
) SENATORE, Giornale st. di quanto avvenne nei due reami di Nap. e Sic. il
1734-1735, sotto la data cit. Vd. avanti, c. I, n. 9.
20
46
Thibault,21 delle truppe operanti. Traduco le sue parole: In quanto alla sinistra (dellesercito francese), essa dov combattere per passare i fossati
dei Regi Lagni, ed impadronirsi di Pomigliano dArco, che, preso a passo
di carica, fu incendiato, ed i suoi abitanti passati per le armi. Della cosa
parl, cos, il generale in capo, Championnet, al Direttorio di Parigi: La
dodicesima divisione traduco sempre , comandata dal generale Duhesme, prende posizione (contro Napoli), dopo daver battuto, in diversi
scontri, masse di paesani e bruciato un villaggio22, cio Pomigliano.
C, poi, la testimonianza del Drusco23: LAcerra e Casalnuovo hanno ricevuto quietamente le truppe Francesi, che son passate da l, e che
hanno fatta la divisione Porta Capuana. Per lopposto molti abitatori di
Pomigliano dArco, condotti da un prode lor Capitano paesano osarono nel
d 20 di gennaio di andare ad attaccare i posti avanzati dei Francesi, sino
allAcerra. Il generale Francese, indispettito da tale ardire, a 24 ore dello
stesso giorno mand un distaccamento di Cacciatori a cavallo, per occupare
Pomigliano dArco; si fece gran fuoco dalle case, quindi si esegu il saccheggio e lincendio di esse nella stessa notte, lasciandosi intatte le case
pacifiche, ed il Monistero dei padri Carmelitani, bench vuoto. Diciassette
paesani perderono la vita, dopo che 25 cacciatori Francesi si videro al suolo, e gli altri paesani si salvarono colla fuga.
Ora, udite il parroco del tempo (e la sua testimonianza inedita)24:
Avviso ai Posteri. A di 20 Gennaro 1799 = la Truppa Francese diede un
assalto a questa Terra saccheggi quasi tutto il paese; pose fuoco a moltissime case Dissonerarono molte Donne Zitelle, e maritate = Furono
21
) Mmoires, nellArch. st. per le prov. napol., an. XXIV, pag. 200.
22
23
24
47
ammazzati da 30 Paesani, che sono notati in detto libro (voleva dir questo,
cio il libro in cui scriveva) a fol. 101 La perdita che ebbe questa Terra
tra lincendio, e saccheggio fu da circa centomila docati Dei Francesi per
furono ammazzati da trecento e pi. E al foglio 101 indicato, invece di 30,
egli elenca 31 pomiglianese morti.25
Ma, fra tutti, il pi dettagliato, su questo episodio, il notar Carmine
de Falco,26 la cui narrazione anchessa vede, ora, per la prima volta, la luce:
Le dette Truppe si accamparono in diversi luoghi, e specialmente in Acerra, per indi entrare nella Citt di Napoli. Alcuni male intenzionati dei nostri
paesani (egli era di Pomigliano) andarono ad inquietare le Guardie Francesi, che stavano in Acerra, e poi ogni giorno sonavano le campane a martello
a sollevare il popolo contro de Francesi, li quali finalmente nella sera del
20 Gennaro di questanno si portarono in truppa a fare vendetta contro li
detti Birboni; circondarono il paese, e poi vi entrarono; ma avendo trovata
qualche resistenza de paesani, che da dentro le case tirarono molti colpi di
fucile, contra la Truppa Francese, finalmente superati dal numero maggiore, si posero in fuga ed intanto il povero paese f posto, a sacco, ed a fuoco.
25
fol. 1.
48
27
Vd. anche ARCH. MUNICIP. di Pomigl., Conclusioni decurionali 18131824, fol. 74. Questo Caruso fu sindaco nel 1798, e decurione nel 1808. Nacque, nel
1757, da Paolo e Diana (o Andreana) di Donato; mor il 4 feb. 1825. Il padre (unico di
cognome Caruso, in Pomigliano, a suo tempo, la qual cosa lo fa supporre forestiere),
nellOnciario 1753-1754, fol. 147, qualificato magnifico, e nobile vivente, nato
circa il 1710. Il nostro spos Anna Sorrentino, da cui ebbe, tra gli altri, Pietro, notaio
(n. 1785; ammogliatosi con Antonia de Falco); di questo furono figli Felice (n. 1812),
Antonio (n. 1811), e Luigi (n. 1827): il secondo, anche notaio, procre, in prime nozze,
i notai Camillo e Luigi, ed, in seconde nozze, Pietro e Federico. Vd. Stato delle anime
appartenenti alla parrocchia di s. Felice di Pomigl. dAr. 1832, fol. 78 t., in ARCH. S.
FELICE. Lo stesso de Falco (sempre in margine) dice che, collarch. com., bruciarono
anche le schede del not. Carmine Cosentino, detenute dal Caruso.
49
) ROMANO, La citt di Somma attraverso la st., pagina 59, dice che Pomigliano fu saccheggiata dalla colonna Schipani (repubblica partenopea 1799); ma come
al solito non prova. Di contra rilevo, che, in riguardo, tutti gli scrittori sincroni tacciono; e tacciono, altres, i nostri libri parrocchiali, i quali pur consacrano lavvenimento
del 20 gen. stesso anno.
29
) Nelle Conclusioni decurionali 1813-1814, fol. 19, ARCH. MUNIC. di Pomigl., vi , in data 12 nov. 1814, un tentativo dindirizzo gratulatorio al re Ferdinando
IV (poi I, detto Nasone), pel suo ritorno sul trono di Napoli, caduto Gioacchino Murat.
Ho detto tentativo perch porta soltanto le firme del sindaco Gioacchino Cutinelli, e
del decurione Pietro Antonio de Falco.
30
50
cui Paolo Emilio Imbriani fe cenno, mentre sorgeva: A un miglio da Pomigliano nella via delle Rose si sta costruendo il Camposanto. Una bella
cerchia di mura racchiude un capace terreno, la cui parte posteriore (quella
verso la provinciale di s. Anastasia, aperta in seguito) che gi serv di luogo di tumulazione ai colerici, former un vaghissimo giardino, diviso dalla
parte anteriore (dove seguir linumazione per lavvenire) per un basso muro nel cui centro si leva una chiesetta. Il sole gitta i suoi ultimi raggi sul
luogo, e lo rende atto alle pi gentili e profonde commozioni sul cader del
giorno31. Ed, in forti endecasillabi, cos ne parla32:
Nella solinga
Ed ascndita via che dalle rose,
Dilettanza di vergini si noma,
Levasi a manca, ahi, delle rose invece
Il funereo cipresso; e il cimitero
Adombra. Io riposarmi ebbi in costume
Sotto il rezzo de pampini e de pioppi,
Quando affannato in giovanili corse
Dal cammino avea requie. Or requie ancora
da cui vennero la madre dei viventi Santostefano, e lavv. Carlo Alfonso (n. 1832;
m.1903, celibe). Unaltra propaggine dei Terracciano s spenta in Aniello fu Giacinto. Questo Giacinto (n.1778, ammogliato con Teresa Terracciano) era figlio di
quellAniello (n. 1745, marito di Anastasia Cecere), caduto vittima dei francesi nel
1799, e del quale fu padre un altro Giacinto (n. 1714), ammogliato con Angela Bonavolont. M difficile, come pur vorrei, dar notizie precise degli altri virgulti di questo
antico e numeroso ceppo dei Terracciano; ricorder eletto, nel 1566, un Antonio, nome che si ripete, in alcune famiglie di tale stirpe, insieme con quello di Felice. Dir anche, che Terracciano sta per Terrazzano, cio natio od abitatore di terra murata o
castello, ossia campagnuolo, paesano. Cfr. per tutto, ARCH: MUNIC. di Pomigl., Onciario cit., fol. 97, 117 t., 125, e 140; Conclusioni decurionali 1840-1847,
fol. 93 t.; ARCH. CHIESA S. FELICE, Stato delle anime cit., fol. 9 t., 10, 12 e t., e
56; TRAMATER, Vocabolario universale it., vol. VII, pag. 98, colonna 1.;
PETROCCHI, Novo dizionario universale della lingua it., vol. II, pag. 1119, colonna
2.; ARCH. NOTAR. di Nap., Schede 1566-1572 not. Mauro Toscano di Pomigl., fol.
7 t. 31
) Op. cit., pag. 191.
32
51
6. E passiamo al 1848.
I moti di quellanno non rimasero senza eco, in Pomigliano.
Di qui mi pesa sommamente il dirlo part la falsa accusa contro
Carlo Poerio; qui, furon trovati i falsi testimoni, che lo perderono. Tra questi, spicc un Mauro Colella, ex-frate, processato per ladrocin commessi
33
34
35
) Ivi, Conto 1840, fol. 232; Conclusioni decurionali 1840-1847, delib. 1. nov.
1840 il costruttore fu Cristoforo Russo, pomiglianese
36
37
52
nel suo convento, per ispergiuri, truffa al gioco, per bestemmie, e, quando
si svolse il dibattimento, stava in prigione per ratto violento informa il
Ruffini.38 Carit di patria mha sempre rattenuto dal ricercare ulteriormente
di lui, per bene individuarlo; ma, nella mia giovinezza, ricordo che qualche
vecchio ripeteva, sul perfido dalla delinquenza multiforme, una certa canzone, di cui serbo memoria soltanto della prima strofe:
E Mauro Culella
nu figli e zappatore,
curnut e senzannore,
co monech jett a fa.
Il reverendo Salvatore Mingione, anche pomiglianese e del discarico,
rifer che il Colella, stando a pranzo da lui nella settimana di Pasqua, gli
aveva confidato che una denuncia unaccusa falsa doveva essere intentata contro il cognato dImbriani (Paolo Emilio), spiegando, che alludeva a
Carlo Poerio; depose pure, che, in seguito, lo stesso Colella gli narr
larresto del Poerio, e disse che avevano ravvolto questo galantuomo in una
rete tale , che ci avrebbe perduta immancabilmente la testa; inform, infine
che il delatore gli aveva confessato dessersi indotto a tanto, perch aveva
ricevuto promessa dun impiego di Polizia di dodici ducati al mese!
La deposizione del Mingione fu confermata, da quelle della madre e
della sorella di lui.39
38
39
RUFFINI, op. e loc. cit. Sul Colella dir solo, chera figlio di Sabato, ed aveva 34 anni. Il prete Mingione nacque il 18 apr. 1816 da Felice ed Antignano Costanza. La sorella si chiam Faustina (n. 1818), ed il fratello Luigi (n. 1821), donde i
viventi prof. Eugenio ed ebanista Errico, ed il defunto Francesco. Questo ramo dei
Mingione mette capo, in un certo punto, ad Aniello (n. 1693, sposato con Aurelia Guadagno), da cui venne Salvatore (n. 1729, marito di Antonia del Giudice). Altro figlio fu
Tommaso, sacerdote (n. 1728), e sacerdote era il fratello Carlo, titolare del beneficio di
s. Giuliano, eretto in s. Felice, ed appartenente alla famiglia. Suo congiunto dov essere
Sabatino (n. 1705, ammogliato con Nunzia Esposito, da cui ebbe Vincenzo, Giovanni,
Francesco, Pasquale, Marcantonio, e Pietro), perch aveva con lui comune la casa, nel
luogo detto la Terra, e propriamente al largo del palazzo (ora Mercato, dove nel
1832, Costanza Antignano abitava coi figli orfani), ed i fondi rustici rispettivi erano ac-
53
Altre simili denuncie furon mosse, allora, contro cittadini di Pomigliano stessa: il dott. Carmine Guadagno,40 zio materno del prof. Felice Toscano, uomo di non comune dottrina e di forte ingegno, che mor in
carcere; il barbiere Barretta Luigi fu Santolo,41 compagno di prigionia del
costo, in contrada Estaurita. Vd. Onciario cit., fol. 31 e t., 157 e t., 178, 192, e 193;
Stato delle anime cit., fol. 39.
40
) La madre ebbe nome Angela Iasevoli. Era nato nel 1827. Vd. Stato delle
anime cit., fol. 10. I Barretta sono di s. Eramo, e si trovano qui, evidentemente per via
dei Caracciolo, marchesi, appunto, di s. Eramo, che in Pomigliano avevano beni, e cio
il caseggiato in Pacciano, dietro la torre e la cappella, col territorio contiguo. Il primo fu
un Antonio, nato intorno al 1704, marito di Margherita Antignano, che gli gener Felice
(n. 1744), Saverio (n. 1746), Santolo (n. 1748), e Gennaro (n. 1750): tutti nomi, che si
ripetono interrottamente, nei vari rami dei Barretta. Il Santolo, ora accennato, appare tra
i caduti del 1799: era ammogliato con Eugenia dIsca. Vd. innanzi, nota 25; Onciario cit., fol. 197 t., e 230. = Come i Barretta, sono venute, in Pomigliano, nella prima
met del 700 le seguenti famiglie: da Casalnuovo, Barone, Cantone, Coppola, La Montagna, Lionetti, Maione, Manna, Mattiello, Pandolfo, Rea, Tufano, Visone; da s. Anastasia, Cennamo, Ciccarelli, dAgostino, dAuria, Montanino, Palmese, Piccolo,
Pignatiello, alcuni Terracciano, Testa; da Napoli, Crispo, dAcunzo, altri dAuria, alcuni de Falco, altri Terracciano, Violante; da Somma, Sepe, altri Piccolo, altri Coppola; da
Acerra, Castaldo e Tondi; da Montefalcione (in prov. dAvellino), di Giovanni e Fusco;
da Licignano, Velleca; da Marigliano, Cosentino; da s. Sebastiano, Grieco; da Camposano, Scotto; da Palma, Sorrentino; da Salza (in prov. dAvellino), Colaiacovo; da Foggia, Vanzanella; ecc. Vd. Onciario cit., da fol. 193 a fol. 226. = Importazioni
posteriori sono: Allocca, Apuzzo, Benedetto, Beneduce, Busiello, Capuano, Carpino,
Cerchia, Cervone, Cirillo, Cuccurullo, Cutinelli, del Giudice, di Mauro, del Prete, Foria,
Intoccia, Iossa, Malfi, Manfrellotti, Maresca, Minichino, parte dei Mocerino (originariamente Nocerino, venuti da Marigliano, e rappresentati da Pasquale e dal dott. Angelantonio), Mormile, Municin, Provenzano, Quercia, Santostefano, Sbrescia, Scarpati,
Sibilia, Spalice, Span, Spiezio, Trocchia, Violetta, Zito, ecc. I cognomi pi antichi
54
) Il padre, Salvatore (n. verso il 1780), spos Antonia Romano. Ebbe nome
dallavo (n. 1751); il bisavo si chiam Felice (n. 1721, marito di Teresa Piccolo); il trisavo fu un altro Santolo: un ramo dei Romano questo, che ha sempre risieduto in Pacciano. Vd. Onciario cit., fol. 74 t.; Stato delle anime, fol. 104. Perch il nostro fu
capitano della guardia nazionale, era chiamato o capitnio e Pacciano, senzaltro. In
tutta la nostra regione, i Romano sono numerosissimi, ed alcuni li identificano coi coloni, mandati da Roma a tenere il Campo romano. Vd. ROMANO, La citt di Somma
cit., pag. 22, il quale si riporta a VIOLA, I miei ricordi.
43
) Nato il 1817, morto il 1901. La madre fu Grazia Russo. Spos, nel 1841,
Stella, sorella del prof. Felice Toscano, di cui al c. V, n. 2. I figli maschi sono: Salvatore, ingegnere (n. 1844; m. 1901), Antonino Pio, sindaco dal 1895 al 1906 (n. 1846; m.
1911), Vincenzo finito bambino, ed Angelantonio, primo presidente di corte dappello,
vivente. Il padre (n. 1792; m. 1874) era il secondogenito di primo letto di altro Domenico (n. 1755; m. 1824), che spos, in prime nozze, Grazia Pulcrano, ed, in seconde, a 56
anni, Francesca Russo (vd. not. preced.), chera di 33 anni pi giovane di lui: laltro figlio, avuto dal primo matrimonio, fu Luigi (ammogliato con Maria Zanfardino, vedova
de Cicco), donde il parroco Vito; quelli di secondo letto furono Felice (vd nota preced.),
Giuseppe, Giovanni, e Nicola. Il bisavo del nostro fu un altro Salvatore (n. 1726), germano di Santolo (n. 1730), Vito (n. 1734), Saverio (n. 1740), Crescenzo (n. 1744), ed
Antonio (n. 1749); da Santolo e Crescenzo procedono gli altri Cantone di Pomigliano:
tutti nacquero da un primo Domenico (venuto qui, da Casalnuovo), e da Antonia Esposito. Vd. Onciario cit., fol. 162 t.; Stato delle anime cit., fol. 2, 21 t., e 22; ARCH.
55
7. Di avvenimenti posteriori, come quelli del 1860, non oso tener discorso: son cose a noi troppo vicine.
Preferisco dare, a sguazzo, se mi riuscir, un po landamento amministrativo del nostro Comune, nei primi passi liberi da impacci padronali.
Lamministrazione fu affidata ad un decurionato di 10 membri, o decurioni, scelti a sorte, tra i possidenti doltre ventun anno, e rinnovantisi,
annualmente, per un quarto. Dalla medesima lista deligibili, il decurionato
stesso formava tre terne, pel sindaco, pel primo eletto, e pel secondo eletto,
ed in esse sceglieva lautorit tutoria, od invitava a rifarle.45
Il sindaco convocava e presiedeva il decurionato, in sua casa, perch
mancava la sede municipale;46 ordinava i pagamenti, e rendeva il conto, a
gestione compiuta. In assenza sua, o suo impedimento, funzionava il primo
eletto, e, se anche questi era impedito od assente, il secondo eletto; tutti e
tre costituivano, quasi la moderna giunta, lamministrazione comunale, e
restavano in carica un anno solo.47
Pomigliano fu capoluogo di circondario, e dipendeva dal dipartimento
di Terra di Lavoro, dalla provincia di Capua, e dal distretto di Casoria, come risulta da tutti gli atti del tempo.
Quando la legge 20 maggio 1808 statu lobbligo, pei Comuni,
dabolire le privative, e mantenersi con dazi e tasse, accordando, alluopo,
un periodo transitorio, i nostri amministratori decisero, il 7 agosto 1809, di
passare immediatamente al nuovo sistema, avendo, per la bisogna, gi
formato il nuovo stato cos chiamavasi, allora, il bilancio , in cui
lintroito pur riusciva minore dellesito.48 E questamore di libert, ad onor
NOTAR. di Nap., Schede 1824 not. Pipola Pasquale di Pomigl., testamento di Dom.
Cantone.
45
46
47
48
56
loro, essi lavevano sentito, gi prima, perch, un anno innanzi il 21 agosto 1808 , avevan deliberato di farsi la Publica Panizzazione a Forno aperto.49 Istituirono, anche, le due prime scuole municipali, luna maschile,
laltra femminile, esentando gli alunni da qualsiasi contribuzione, bench
prevista dal decreto 14 settembre 1810: per lavanti, non sha memoria di
pubbliche scuole, in Pomigliano.50
Da uno che era, si portarono a due i catapani, pel quartiere della Terra luno, e per quello della Piazza laltro. Si nominarono tre guardiani
rurali. Fu istituita la Commissione di beneficenza, divenuta, poi, Congrega di Carit.51
In questo tempo, soltanto tre vie interne eran selciate, ma argomentando da un tratto superstite duna di esse con ciottoli: la Pigna, quella
di s. Antonio abbate, e laltra del Cammino Reale, oggi via Nazionale. Quella del Torrione diveniva tutta una pozzanghera, in inverno, per
cui pens ad un fosso laterale di scolo.52 Lattuale Carmine Guadagno
era del tutto campestre, e dicevasi o Paccianese, e, poich lungo essa
vera un fondo della famiglia Tassodoro, fu chiamata prima della presente
denominazione, via Tassodoro.53
49
50
) Ivi, ivi, delib. 28 mag. 1809, e 15 gen. 1811. Nel 1812, la scuola femminile
contava 44 allieve, e quella maschile 52 alunni. Lo stipendio della maestra, incaricata
dellinsegnamento degli uni e delle altre, era di annui ducati 24 (= L. 102!). Vd. ivi, ivi,
delib. 12 ap. 1812.
51
52
53
SOMMARIO 1. Chiesa di s. Paolino ed attuale s. Felice. 2. Liti per la spettanza di s. Felice. 3. Il beneficio e le cappelle dellAssunta. 4. Origine del nome Piazza e la famiglia Primicile. 5. Le cappelle della chiesa di s. Felice. La famiglia de
Falco ed il beneficio di s. Francesco Saverio. La confraternita del Sacramento. 6. Il
governatore di s. Felice. Rifazioni a tale chiesa, chebbe giurisdizione in Licignano. 7.
Fondazione della parrocchia di s. Maria, e notizie della chiesa, in cui eretta. 8. Monastero del Carmine. Il municipio. 9. Il borgo s. Croce, e lo stato delle anime nel
1832. La Terra. O Palazzo. Il Mercato. Cappella di s. Antonio ab. Il giardino.
La via nova. 10. La chiesa di s. Rocco. Lorologio. 11. La cappella di s. Francesco. A Castellina. O Passo. I regi Lagni. 12. Tavernanova. Pacciano e cappella di s. Pietro. La torre di Pacciano. Il Lagno mezzano e l antico territorio di
Pomigliano. Gli altri benefic laici. Il Monte de Vitti.
58
congiunto, forse, del rettore mentovato, ed il quale ebbe, per tanto, per s e
suoi successori, il diritto di patronato laico sulla chiesa, che trovo nominata, in una bolla di papa Gregorio XI del 1373.1
Ora, mi si consenta una supposizione, che vale a superare la zona oscura, distesa a questo punto; supposizione, del resto, affatto logica, e suggeritami da molteplici rilievi, come vi mostrer, rapidamente, tra poco.
Sembra, che, dopo la restaurazione della s. Paolino, lantica s. Felice,
divenuta inadatta e diruta, sia stata abbandonata, e che il culto del patrono,
e la cura delle anime, ad essa congiunti, siano stati traslocati, perci, altrove, e, propriamente (e, dapprima, con intenzione di provvisoriet, forse),
nella chiesa di s. Paolino. Sembra, inoltre, che lospite, perch dignior
come dicono i canoni atque praeminens, abbia finito, un po alla volta,
col mutarsi in padron di casa, al punto da imporre, inizialmente in concorso, e, poscia, da far prevalere addirittura, il suo titolo, rimasto, in ultimo, da
solo ed esclusivo.
59
) Alligaz. cit., ed. ARCH. NOTAR. di Nap., Schede 1742 not. Arienzo: il testamento del 22 feb. 1742, e fu aperto il 28 stesso mese.
5
) ARCH. MUNICIP. di Pomigl., Libro dellOnciario 1753 1754, fol. 201, 202
t., 191.
6
60
s il patronato laicale su s. Felice, egli che, al massimo (ed era pur dubbio),
avrebbe potuto pretendere allinvestitura del beneficio semplice di s. Paolino, del resto, gi decaduto e dissipato.
3. Nella chiesa in discorso, Leonardo Primicile fu Fabrizio, coi fratelli Nicola e Luigi, fond una Cappella, e Beneficio, intitolati
allAssunta, ed in detta Cappella in memoria della fondazione, ed erezione
della medesima e Beneficio suddetto f apposta nel 1645 una lapide, ed iscrizione con impresa (dei Primicile), e statua di mezzo busto di detto
Leonardo. Tali busto, stemma ed epigrafe, e finanche il quadro
dellAssunta furono rimossi a causa della rifazione, che f stimata farsi
in detta Chiesa Parrocchiale di s. Felice nel 1727. In quel tempo, erano
assenti li Sig.ri Primicile Carafa da Pomigliano, che immersi in molte
liti avevano il sequestro a loro beni, epper tutte quelle cose furono portate in casa di don Francesco Permicino, il quale equivoc sulla somiglianza dei cognomi, per introdursi a prendere il jus in detta Cappella.
Ma avendo li Primicili Carafa ripigliato il possesso di loro beni, e tolto il
sequestro appostovi, e mantenuto per lungo tempo dal Sacro Consiglio, informatisi dello spoglio, come sopra patito, lo stesso don Francesco Permicino restitu alla Casa Primicile Carafa, come ad essa appartenenti, gli
oggetti mal presi. Ci non valse a trattenere, verso il 1757, altri Permicino,
dal ripetere il tentativo dusurpazione, giacch, in occasione di vacanza del
beneficio in discorso, essi proposero, alla Curia di Nola, la nomina del sacerdote Nicola Formicola, in concorrenza dei Primicile, che esibivano don
Tommaso Vespoli dottore delluna, e laltra legge, sacerdote napoletano,
procuratore fiscale della Curia metropolitana di Napoli. Si dov, quindi,
agitare analogo giudizio,7 definito a favore dei Primicile; difatti, certo che
) Per tutto, vd. la richiesta di prova testimoniale, avanzata dai sigg. Primicile, il
21 maggio 1757, alla Curia; richiesta da me posseduta in antica copia.
61
62
10
) CAPACCIO, Descriz. di Nap. in Arch. st. per le prov. napol. an. VII, pag. 531.
11
12
) Ivi, ivi, fol. 124, 146 t., 162 t., 210 t., 216, 231, 232 t., 263, 264 t., ecc.
63
13
Carafa.
14
15
16
) Onciario cit., fol. 184 t., 185, 186, 187 t., 188 t., ecc.
64
17
) Ivi, fol. 202 t. Gli altri figli di detto Domenico (n. 1696, ammogliato con
Teresa Cappuccio) furono Giovan Battista (n. 1732), Aniello (n. 1735), Vincenzo (n.
1739), e Saverio (n. 1742). Dallultimo venne altro Domenico, sindaco nel 1811-1812,
sposato a Grazia Giannotti, che gli procre Pietrantonio (n. 1786), anche lui sindaco nel
1814-1819, Saverio (n. 1791), e Carlo (n. 1794, marito di Rosa Puzio, da cui furon Camillo, morto giovane, e Caterina, sposata al dott. Raffaele Guadagno fu Nicola e madre
del generale Guadagno Camillo). Il secondo sammogli con Maddalena de Cicco, ed i
suoi figli furono un altro Domenico (n. 1820, marito di Carolina Romano, donde i viventi dott. Saverio ed avv. Gennaro, ed il defunto Pietrantonio), Aniello sacerdote (n.
1820), gennaro morto celibe (n. 1824). Il Pietrantonio, cui Nicoletta Siniscalchi don il
beneficio di s. Paolino (vd. innanzi, questo stesso cap., n. 2), era fratello del primo Domenico, col quale convisse, perch rimasto celibe: era nato nel 1697. Da questo medesimo ceppo usc de Falco Pasquale, medico-chirurgo, sindaco nel 1871-1875. Gli altri
de Falco di Pomigliano (cui appartenne Maurizio, sindaco nel 1802-1803) sono nostri
da pi antico tempo; ma non escludo, che tra i due gruppi lorigine sia comune, tanto
pi che mi risulta cognome spagnuolo, venuto nel napoletano al seguito degli Aragonesi
(sec. XV): difatti, un Rodrigo de Falco fa parte della serie di spagnuoli, che tennero la
carica di presidente del Sacro Regio Consiglio. In Germania esiste il cognome De
Flke. Per tuttto, cfr. Onciario cit., fol. 202 t. in ispecie; Stato delle anime cit. fol. 62
t., e 70 t.; Conclusioni decurionali 1840-1847, fol. 93 t. e 94; CROCE, La Spagna
nella vita it. durante la rinascenza, ed. 1917, pag.40; MELZI, Dizionario it., parte
scientifica, 221-225 migliaio, pag. 301, colonna 1.
18
19
65
21
) E dopo il 1742, quando si costru lattuale altare della cappella del Corpo di
Cristo, giusta liscrizione alla base di esso.
22
) Vd. il Liber instrumentorum, cit. a nota 19. La nomina di questo governatore continu a farsi, insieme con quello di s. Maria, anche nei primi decenni del sec.
scorso. Cfr. Conclusioni decurionali 1813-1824.
23
24
25
) Come da uniscrizione appostavi, collo stemma del paese, al lato sud-est, esternamente, ed indicante sindaco dellepoca Giovanni Pipola.
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29
30
) SACCO, Diz. geogr. st fis. del regno di Nap., alla voce Pomigliano dArco
La cosa confermata dal seg. passo di pubblico testamento: docati cinquanta (di messe) si debbono celebrare dal Reverendo Arciprete, altri docati cinquanta dal Parroco, e
docati cento da tutti i sacerdoti di questo Comune. Vd. ARCH. NOTAR. di Nap.,
Schede 1824 not. Pipola Pasquale di Pomigl. test. 26 mar.
31
) Come risulta dalle firme dei curati nei libri parrocchiali. Laltare maggiore
di questa chiesa fu fatto, nel 1748, a spese di Michele Crispo, come dalliscrizione alla
base; la campana grande fu fusa il 7 ap. 1881, la mezzana nel 1876, e la piccola nel
1782. Il battistero antichissimo, e porta impresso uno stemma gentilizio, mezzo cancellato. Nellabside sepolto un arciprete Terracciano del sec. XVIII. Prima
dellultima trasformazione, terminata nel 1876, cera una sola grossa pila per lacqua
santa, al centro, presso la porta. Nella facciata della chiesa cera lorologio pubblico,
da antico tempo, come dir in seguito, n. 10, nota 72.
67
via di provvisoriet, come sera dovuto fare, per lesigenze del culto ,
alleconomo di s. Maria delle Grazie, la cura delle anime di parte del paese,
o di mettere i due parrochi uno per chiesa, dividendo in due lunica parrocchia.32 Il decurionato prescelse la seconda soluzione,33 per cui, il 27 giugno
1854, furono fissati i confini delle ottine, riserbando a s. Felice la preminenza, in quanto avrebbe esercitato le primarie funzioni sacre (ed, in effetti, oggi, le esercita), ed il suo parroco avrebbe assunto un titolo di
distinzione, da assegnarsi dal vescovo.34 Il deliberato relativo fu reso da
una commissione composta dal giudice regio, dal rappresentante della curia, dal sindaco, dal parroco don Gabriele Palmese (laltro posto di curato
vacava), e da don Modestino Terracciano, economo di s. Maria. Ad esso fu
dato il regio assenso il 27 luglio 1855,35 per modo che, con bolla vescovile
del 29 agosto successivo, la nuova parrocchia venne istituita, di diritto e di
fatto, nella chiesa di s. Maria delle Grazie.36
Di questa ho rintracciato ben poche memorie. Ed, invero, altro non so,
se non che in essa, nel 1727, durante la rifazione dallora di s. Felice, si
conserv il SS. Sacramento, e si esercitarono tutte le funzioni parrocchiali; che era sotto il governo di un Economo, il quale seliggeva
dallUniversit in pubblico Parlamento; che, nella seconda met del sec.
XVIII, fu interamente abbellita di finissimo stucco dordine jonico;37 che
32
) ARCH. DI STATO di Nap., an. 1855, categ. II, n. 1668, fol. 12. La sottointendenza di Casoria, prima di vistare la deliberazione 13 marzo 1853, con cui si proponeva la terna per la nomina del parroco, in sostituzione duno dei due defunto, consigli di
sopprimere questo secondo parroco, come sera suggerito anche nel 1823; ma il decurionato rifiut, perch, tra laltro, sarebbe stato dannoso derogare ad immemorabili consuetudini. Vd. ARCH. MUNICIP. di Pomigl., Conclusioni decurionali 1849-1853, fol. 273.
33
) ARCH. DI STATO di Nap., an. 1855, categ. II, n.1668, fol. 13.
34
35
36
68
era, ed , di diritto patronato del Comune, e sua estaurita; che, per essa,
lUniversit pagava, al feudatario, 24 ducati annui; che sorteggiava due maritaggi, allanno, ognuno di 11 ducati e 4 tarini, aveva molti beni e rendite,38 ed il suo bilancio, sulla fine del secolo succennato, presentava un
introito di 250 ducati, ed un esito di 150; che, infine, in essa, era eretto un
beneficio dello stesso suo nome, posseduto dalla famiglia Mautone, napoletana, antica, rispettabile per aver avuto un gran numero de Dottori
delluna, e laltra legge, la quale aveva, poco lontano, le sue case, in cui
risiederono, stabilmente, due suoi membri, lavv. Antonio ed il fratello rev.
Nicola fu Giovampaolo, per molti anni, nel 700.39
La chiesa di s. Maria aveva un modesto campanile, attaccato alla facciata, a sinistra della porta dingresso; nel 1886,40 fu costruito lattuale, a
destra della sacrestia, appaltatore Domenico Cosentino fu Felice.
38
39
41
) Vd. c. I, n. 6.
42
69
carmelitani, con atto 15 agosto 1566 per notar Mauro Toscano,43 in uno con
tutte le rendite e gli arredi, alle seguenti condizioni: a) che i frati dovevan
fornire il proprio ministero, per lassistenza spirituale dei cittadini, mantenendo 4 sacerdoti regolari, e 2 diaconi frati; b) che nel sindaco rimaneva la
facolt di eleggere, ogni anno, nel giorno della s. Croce (3 maggio), due
mastri, per lamministrazione delle cose cedute; c) che il priore doveva
tenere un lucido conto dellintroito e dellesito, da esibire ai detti mastri, senza il consenso dei quali, niente i monaci potevano alienare; d) che
lentrate, non ancora esatte, ammontanti a 110 ducati, dovevan servire, per
un terzo, a riparare le fabbriche, per un terzo per vitto ai frati, e per laltro
terzo in maritaggi; e) che i terreni, di propriet della chiesa e del convento,
gi dati in uso, non potevan esser tolti a chi li aveva, e gli altri, che, in prosieguo, eventualmente si fossero acquistati, per lasciti od in diversa guisa,
dovevan esser concessi, in preferenza, a pomiglianesi: f) che, non volendo i
frati pi rimanere qui, tutto sarebbe dovuto ritornare allUniversit, compresi gli ulteriori eventuali acquisti; g) che i cessionari avevano la facolt di
costruire un migliore convento, accosto alla chiesa.
Come prova la diversa et delle fabbriche della chiesa e del monastero, per cui anche un profano vede, di primocchio, che questo molto pi
recente di quella, i padri carmelitani savvalsero, certamente, dellultima
clausola. E, se ci non bastasse, resta il fatto, che la presente grandezza del
secondo, e la sua uniforme costruzione impediscono di ravvisare, in esso,
lhospitale di case, menzionato dal rogito di concessione riassunto.
Nel 1753, trovo accatastato il solo Venerabile Monastero di s. Maria
del Carmine sotto il titolo di s. Croce, con 6 sacerdoti e 4 frati, e con 1027
once di rendita, delle quali rimanevano nette 605.3 1/6.44 Nello stesso tem-
43
70
e 438.
46
) Vd. avanti, c. III, n. 7; ARCH. MUNICIP., Conclusioni decurionali 18081812, delib. 26 mag. 1812. La casa Scotto fu acquistata, difatti; ma venne adibita a caserma della gendarmeria ausiliaria.
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51
71
) ARCH. MUNICIP. di Pomigl., Conto 1867, fasc. 2. Fu prima del sac. Michele Guadagno, da cui pass alla nipote Giuseppa, e poi al figlio di questa, prof. Felice
Toscano, che in essa fond lasilo infantile, trasportato, in seguito, nel rione Spedale.
Ora, propriet degli eredi di Minichino Luigi.
53
54
55
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72
saprivano piccole scale, pel passaggio dalluna allaltra ripa. E cera, qui,
una colonna con sopra una croce; colonna, che fu trasportata, in piazza
Mercato, mettendovi, su, un cestello pieno di pomi in marmo bianco, a
simboleggiare lo stemma del paese.57
La via, tra il borgo di s. Croce e la chiesa di s. Felice, era campestre,
con qualche casa isolata lungo essa, e solo durante il secolo scorso, poco
per volta, ha preso la fisionomia presente. E fu per tale sua condizione peculiare, che si disse Terra, nome estesosi, in seguito, a tutto il quartiere.
Venne lastricata, nel 1847, sotto la direzione delling. Catalano e Ricgler,
imprenditore Giuseppe Amalfitani, e cost 5000 ducati.58
Tra essa e piazza Mercato, sorse anticamente il castello, sostituito, sulla fine del 1600 ed il principio del 1700, dal palazzo baronale, tuttora
esistente, ed antonomasticamente detto o Palazzo, passato ai duchi Riario-Sforza, come cespiste dotale di Maria Cattaneo, figlia del nostro ultimo
feudatario.59 NellOnciario del 1753-54,60 detto casa palazziata consistente in pi e diversi membri superiori, ed inferiori, ed in esso il cardinale
57
58
) fol. 22l t.
73
61
) E nel ricordo dei nostri vecchi. Il duca si chiam Nicola; i suoi resti furono
trasportati a Napoli.
62
63
64
) Vd. lanonima ed inedita relazione storica di Pomigl., citata nella nota 22, c. I.
65
66
) Ivi, ivi, fol. 221 t., ed il Catasto provvisorio cit. v. III, n. 797.
74
67
) Vd. Stato delle anime appartenenti alla parrocchia di s. Felice nel 1832 (citato al n. 9 di questo cap.), fol. 90. Nei Cucciolito, il nome Damiano fu, poi, ridotto
in Mariano, e, quindi in Mario.
68
) Vd. Stato delle anime cit., fol. 77 a 85. La denominazione resta ancora
presso il popolo; riguardava anche la via Giorgio Imbriani.
69
75
70
) fol. 187 t.
71
76
) Ivi, ivi; CAPACCIO, Descriz. cit., in Arch. st., cit., an. VII, pag. 532.
Soppressi gli ordini religiosi, i beni di s. Liguoro, dei quali cenno, compreso questo
fabbricato, passarono al demanio, da cui li acquistarono Gioacchino Cutinelli, con atto
12 luglio 1819 per not. Sorvillo Raffaele, ed il signor Suarez mentovato: questultimo
con testamento, diede i suoi, allospedale dei Pellegrini di Napoli.
77
de il nome. Alle sue spalle, sulla via per Acerra, una localit sappella ancora o Passetiello, perch vi si esigeva, dagli agenti del barone, il pedaggio, da chi vi transitava proveniente da Acerra: il diminutivo
soriginava dallintroito minore di tale cespite feudale, in paragone di quello, dato dallaltro, esercitato sulla via Reale.76
Proseguendo oltre, verso Acerra, sincontrarono i regi Lagni, volgarmente i tre Lagni. Essi sono una grandiosa opera di bonifica, fatta per
togliere limmenso pantano, altrove ricordato,77 il quale, fin dal medioevo,
era fomite di malaria, nellest, anche per la capitale. Iniziati da don Pietro
di Toledo, vicere spagnuolo, furon completati da un suo successore, il conte di Lamos (sec.XVI).78 Ma gi prima, sera tentato di fare qualche cosa,
per rimuovere il grave inconveniente; difatti, il 3 settembre 1311, re Roberto dAngi ordin di espurgare un vecchio alveo (il fossatum pubblicum,
dellepoca ducale?), per la bisogna.79
12. Oltre quella del Passo, esistevano, in Pomigliano, altre due taverne. Una era detta e fore, pi in l della chiesa di s. Maria, ed appartenne, puressa, fino al terzo quarto del 700 circa, al feudatario, che la
fittava colla maccaronia compresavi, e che vi pagava un censo di due ducati annui, alla chiesa di s. Felice80. Laltra trovavasi in Tavernanova, cui
dtte nome, con annesso pubblico macello ed il jus di panizzare (onde
corrispondeva, allUniversit, alcune somme), nonch una maccaronia,
76
) Onciario cit., fol. 251. La contrada Passetiello ora detta anche Lenza.
Vd. ARCH. NOTAR. di Nap., Schede 1824 not. Pipola Pasquale, atto 26 mar. 1824.
77
78
78
82
) Onciario cit., fol. 250 t., e 251, e lanonima relaz. st. cit.
83
84
79
Lumil Pacciano, desiai nel gorgo
Cessar la vita, desiai la morte
Dogni speranza e mia.
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86
87
88
80
13. Lalveo Spiritosanto, per gran parte del suo percorso, fungeva
da confine, tra i territori di s. Anastasia e Pomigliano. Il nostro agro giungeva, difatti, alle masserie di s. Chiara delle Cammarelle, della Campece, o Campese, o Capece, del duca di Siano o solo del Duca, della
Starza, di Marciano89. Anzi, soggiungo, che, nel catasto 1753-54, parecchie volte ricordata la via mezzana, con terreni nostri giacentivi accosto,90 ed, in essa, non c dubbio, che si debba vedere il torrente, detto
ancora come abbiamo rilevato Lagno mezzano. Ed, in vero, questo
non sebbe, se non arginando la via, nel 1828, giusta una pianta di Pomigliano, di quel tempo, conservata dal Genio Civile di Napoli.91 Del resto, in
89
90
) Ivi, ivi, fol. 147, 234 e t., 236, 243, 244, 246, 238 t., 239 e t., ecc. Starza
dice MAZZACANE, Memorie st. di Cerreto Sannita, pag. 66, nota 4 voce napoletana che denota una specie di vigneto, del quale le viti sono appoggiate ad alberi, per
lo pi pioppi. E dal greco trsos = graticcio (da tars = secco, asciugo), attraverso tarsi, con lindurimento della sigma in z, lo spostamento dellaccento, e laggiunta
dells iniziale, prettamente eufonica, dappoggio; epper, il significato originale di vigneto colle viti a tralciaie (= ndenncchie; questa voce , poi, dal latino tendicela =
fune per sciorinar panni: la forma intermedia tendicla), e non affantocciate, a campana, o simile. Marciano cognome, come Capece (donde Capecelatro, Capeceminutolo ecc.
91
) Ivi, ivi, fol. 47 t., 232 t., 235, 236 e t., 237, 254 t., ecc. In detta epoca, le
contrade del nostro territorio, oltre quelle viste erano: a) le conservanti tuttavia lantico
nome, e cio: Cesina, la Chiusa, Corradino (vulgo Carravino), Estaurita, Campo de
Santi, Papacciolo, Macedogna o Macedonia (vulgo Mangiarnia), Tavolone, Tavola, i
Chiavettieri, Maturanzio, Nunziatella, Ponte Masullo, il Monte (detto, allora, anche Spina), Frasso, s. Angelo, s. Martino, Maiula, Cotone, Lenza de cavalli, Percoche, Pratola,
Casapulcrano (oggi massaria e Purcaro), Villanova , Pietro Nastaro (ora ridotta in
massaria e Nastsio), Boscopiccolo, Peschiera, Castello, madonna Dianora (detta, allora, anche Chiazzulella, ed oggi intesa, dai pi, per masseria e Iasevoli), Padula, (allora,
anche Cerquapanna); b) quelle, che hanno mutato nome, e cio: il Pizzone (divenuto
massaria e Uaragno), larco di Pacciano (ora massaria e Parmese), la via di Napoli
(oggi frastagliata in massaria e Visone, massaria e Mattiello, massaria e Cerino,
ecc.), lOliva (fattasi massaria e Ciccarella), Ponticiello (ora ponte e Musso, o massaria Contaldo), Lenza (ora solo Passetiello); c) le altre con denominazione scomparsa,
e, per lo pi, non individuabili, e cio: Nocellito, Pescarulo, Foresta (presso Pacciano?),
Valdomenio, Cavallaro, la Cappella, la Noce, Frassetiello, Montuto, Vie traverse, Paccianese, Scampa, Ammnole, le Mele, s. Croce, Tndola, Zafaraccio, Frateluccio,
Chiancone, le Mandre, la Maina, la Macina, lArena, Cesinella, Pretaluce, Crocella, s.
Stefano, Moscariello, Polliero, Sorbo, Egeziaca, Ficucella, i Fossi, le Rose, ecc. Per
ci, che assumo alla lettera b), ho ragionato come per il Pizzone, a nota 40, c. III.
81
antico, la via campestre era sempre il luogo, per cui correvano le acque, e il
solo di ragion pubblica.
Lagro pomiglianese risultava, prima, di circa moggia 3400;92 ora ne
conta 2800. Dicono, che la riduzione si sia avuta sotto uno dei sindacati di
Gioacchino Cutinelli, e pare che ci sia vero, giacch, con Pomigliano, sono aggregate 40 moggia, sul Lagno mezzano, formanti come unoasi, in
pieno territorio di s. Anastasia, le quali eran di propriet proprio del Cutinelli, e, adesso, in gran parte, dei suoi discendenti, od eredi.
Checch sia, non ci resta, se non deplorare la dannosa amputazione, ed
accingerci a concludere questa parte della nostra rassegna storica.
Non so precisare in quale delle nostre chiese ciascuno si trovasse eretto; ma, oltre i visti, certo che vi sono stati altri benefici ecclesiastici, e
precisamente: quello di s. Giovanni Battista della famiglia Pipola;93quello
di s. Giacomo apostolo della famiglia Abbate, principi di Calabria;94 laltro
di s. Giovanni appartenente ai Passatelli;95 laltro della ss. Annunziata di
patronato dei Palladino;96 ed, infine, quello di s. Giuliano della famiglia
Mingione.97
92
93
) Onciario cit., fol. 190 t. Possedeva un pianterreno a s. Croce, ed un terreno di 2 moggia a Pratola, col peso duna messa cantata il 24 giugno.
95
96
) Ivi, ivi, fol. 192 t. Aveva un moggio di terreno a s. Martino, ed un moggio e mezzo alla Chiusa.
97
) Ivi, ivi, fol. 192 t. Aveva 6 moggia di territorio, nel luogo detto appunto
lAnnunziata (o Nunziatella, presso o Ponte), col peso di 52 messe lette ed una
cantata: questa da celebrarsi nel giorno della santa titolare.
82
98
) Ivi, ivi, fol. 192 t., e 193. Possedeva un terreno di 2 moggia, nel luogo detto
il Beneficio, un altro di 5 in contrada Moscariello, ed un altro ancora di 2 moggia a
Frasso, pi un canone di 5 duc. infisso su dun territorio a s. Croce; di contra, aveva di peso 52 messe lette ed una cantata: questa da celebrarsi nel giorno di s. Giuliano.
V. UOMINI EGREGI
SOMMARIO 1. Agnello Antignano. Il musicista Michelangelo Cantone. 2. Il filosofo Felice Toscano. 3. Il botanico Vincenzo Semmola. 4. GlImbriani. Conclusione.
) Memorie st. degli scrittori nati nel regno di Nap., ed. 1844: alfabetico;
IMBRIANI. V., XII conti pomiglianesi, pref. pag. XVII. Vd. in seguito, nota 15
allapp.
2
) Il padre nacque, nel 1804, da un altro Michelangelo (n. 1768) e da Maria Esposito; la madre, nel 1808, da Saverio (n. 1774) ed Orsola Palladino. La casa, di propriet della sua famiglia, era quella, ancora esistente in via Vitt. Eman., a sinistra,
entrando nel Palazzo. ARCH. S. FELICE di Pomig., Stato delle anime della parrocchia ecc. del 1832, fol. 13.
84
) E sepolto nel nostro cimitero, nel muro di cui parla P.E. Imbriani (vd. cap. III,
n. 5), a destra della cappella municipale, nel loculo superiore, dalla parte doriente, senza
onore di lapide. Le notizie date su Il Ciabattino si ricavano dal manoscritto stesso.
4
) Il padre (decurione del Comune) nacque da Francesco, nel 1783 (m. 1858).
Toscano cognome antichissimo, in Pomigliano dArco: un Mauro notaio nella seconda met del 500, ed e il suo nome si protasse, nei suoi discendenti, per oltre due secoli;
un altro Mauro (n. 1723, ammogliato con Atonia Palladino) fu sindaco nel 1759; trovo un
Giambattista fu Mauro maestro di scola (n. 1698, marito di Francesca Porcaro); un Pasquale fu nominato parroco di s. Felice il 20 aprile 1791 dal vescovo di Nola Lopez y Royo; Gioacchino (n. 1807, sposato a Maria Paola Cucca) fu sindaco nel 1860-1861.
Fratello del detto Francesco fu Diodato, donde Felice e Nicola, rispettivamente avo e padre dellavv. comm. Carlo.- Vd. Onciario cit., fol. 92 t., e 134 t.; Stato delle anime cit.,
fol. 9 t., e 15. Per il lato materno del prof. Toscano, vd. avanti, cap. III, nota 40.
5
85
la espone. Nel 1861, diede alle stampe il Corso elementare di filosofia del
diritto, che consacr a Giuseppe Garibaldi, con una dedica, singolare per
concetto e forma, che testimonia del suo alto patriottismo, di cui aveva dato
prove non dubbie, per il passato, fiso lo sguardo nel fulgido esempio dello
zio materno, Carmine Guadagno, caduto per la libert. Dal nuovo governo,
fu nominato professore titolare di filosofia razionale e morale, nel r. Liceo
Vittorio Emanuele II di Napoli, e, poscia, cavaliere dellordine dei ss. Maurizio e Lazzaro. Ebbe, ivi, alunni, tra gli altri, Francesco dOvidio e Baldassare Labanca, e, per necessit della sua cattedra, pubblic il Compendio di
filosofia razionale e morale. Nel 1867, fu promosso preside del Liceo Mario Pagano di Campobasso; ma, per le condizioni non buone della sua salute, non pat raggiungere la residenza, e ritorn al privato insegnamento.
Lintolleranza scientifica caratteristica dei filosofi, epper i seguaci imperanti della scuola hegeliana glimpedirono, con guerra occulta, di salire le
cattedre di Filosofia del diritto, nelle Universit di Roma e di Napoli, cui
concorse, riuscendo sempre approvato. Fin dal 1861, ottenne il pareggiamento in Filosofia del diritto a Napoli, e, con Paolo Emilio Imbriani, fece
parte della commissione, e fu relatore spartano e obbiettivo, per il pareggiamento di Giovanni Bovio. Fu socio presidente dellAccademia Pontaniana, nella sezione delle scienze morali e giuridiche; dal 1869 al 1879, fu
consigliere provinciale pel nostro mandamento, e, durante tale carica, per
sei anni, deputato provinciale: ottenne, allora, la costruzione della strada
Pomigliano s. Anastasia. Fond, con suo danaro e con un piccolo concorso della provincia, il nostro asilo dinfanzia duchessa dAosta, inaugurato con un elegante discorso di Paolo Emilio Imbriani. Sulla fine del 1878,
quasi cieco, si ritir in patria, e vi tenne il seggio sindacale, per un anno.
Rimessosi un poco, ritorn in Napoli, dove mor, in via conte di Mola, in
casa del fratello Francesco (che fu ispettore superiore del genio civile), il
86
12 marzo 1886. Seppellito nel nostro cimitero, sulla sua tomba si legge una
sobria epigrafe, dettata da Vito Fornari.7
) Per tutto, vd. Ferrari, Il r. Liceo Vitt. Em. II di Nap. allesposizione universale
di Parigi del 1900, fuori comm., pag. CXXVII a CXXXVI. Lepigrafe :
FELICE TOSCANO
SACERDOTE E CITTADINO OSSERVANTE DEI SUOI DOVERI
DOTTO MODESTO OPEROSO
MANTENNE IN ONORE COGLI SCRITTI E COLLINSEGNAMENTO A VOCE
LA TRADIZIONE DELLA SANA FILOSOFIA
8
9
) Per via, forse, del suo matrimonio, giacch la moglie od era pomiglianese, nata da Nicola Gauditano, od era figlia di Carmine Gauditano, di Castel-Cisterna, ma qui
bonatenente. Onciario cit., fol. 139 t., e 227.
87
10
) Per tutto, cfr SAVASTANO, Gli scritti agrari di Vincenzo Semmola, ed. Acireale, 1918.
11
88
Ed ho finito.
Su Pomigliano, lanonimo settecentesco, pi volte accennato, compose i
seguenti otto mediocri esametri:
Est Regia distans aeque Parthenope Nola
Pompei quondam Rus, nunc Cattanea Tellus:
In medio posita, ullo non circumdata luco
Oceanique sinu, crassas aquilone paludes
Aspicit; adversa prostat Vesuvius atrox
In coelum lapides jaciens cum turbine flammas.
A priscis pariter procul non distat Acerris,
Defluit hoc Clanius, Nolae qui terminat agros.
Il Giustiniani13 la dice situata in luogo piano, daria mediocre, ed il giudizio, nella seconda parte, non certo lusinghiero.
Ma non del pari pensano i nativi, di cui una canzone testimonia
laffetto per la loro terra:
Nu mme piace laria de la Cerra,
e manco laria de le massarie;
a mme mme piace Pummigliano bello:
addo so nato ll voglio murire!14
12
) Per molte delle date addotte innanzi, vd. IMBRIANI V., Alessandro Poerio a
Venezia, pag. 360 e 455, note 29, 30, e 280. Nella cappella gentilizia deglImbriani,
nel nostro cimitero, v sepolto anche Carlo Poerio.
13
) Dizion. stor. geogr. del regno di Napoli, alla voce Pomigliano dArco.
14
APPENDICE
ELENCO DI SINDACI1
..
1566.
Primicile Sebastiano.2
..
1704.
Siciliano Giulio.3
..
1733.
Palladino Gioacchino.4
...
1
) E ricavato dai vari documenti consultati e citati, dal Libro dei priori della
confraternita del ss. Sacramento, dalle Conclusioni decurionali, dai registri dello Stato
Civile, ecc.
2
) E fu Felice. Il padre (n. 1680) era eletto nel 1704. Suo figlio Felice (n.
1713, ammogliato con Geronima Sommese) fu giudice a contratti, ed ebbe Pasquale
(n. 1748), e Francesco (n. 1742), due nomi ricorrenti, di continuo, nei discendenti. Il fratello Simone era sacerdote. Egli ripeteva il nome dal nonno, nato nei primi decenni del
600, e che deve ricollegarsi, evidentemente, con anelli intermedi, a quel Nicola (nato
sulla fine del 300), rinvenuto testimone di Algiase di Tocco. Famiglia, dunque, antichissima, da cui un luogo del nostro abitato si disse Casapalladino. Ad essa appartenne Giuseppe, sindaco nel 1806-1807. Vd. Onciario cit., fol. 39 t., 85 t., e 179;
ARCH. CONFR. SACR. di Pomigl. Liber instrumentorum, fol. 1; vd. anche innanzi,
cap. II, n. 6.
90
1738.
Terracciano Francesco.5
1739.
Siciliano Francesco.6
1744.
Terracciano Francesco.
Terracciano Lorenzo.8
1748.
Pulcrano Domenico.9
1749.
Terracciano Franc..10
1750.
Pulcrano Ottavio.11
) Nato circa il 1698, ammogliato con Felicia Sommese, da cui ebbe un figlio,
Giacomo (n. 1724). Vd. avanti, nota 3; Onciario cit., fol. 72.
7
) Ebbe, da Teresa Pipola, due figli: Carlo (n. 1722, ammogliato con Angela
Trocchia) sindaco, a sua volta, nel 1757, ed il sac. Nocol. Dal primo che trovo qualificato nobile nacque, nel 1752, altro Giacomo. I Sommese sestinsero nei Trocchia, loro congiunti; difatti, Domenico figlio del detto Carlo (n. 1768, ammogliato
con Felicia Terracciano), senza prole, adott Michelangelo Trocchia fu Vincenzo (n.
1801, ammogliato con Rosa Sodano), da cui il vivente not. Giovanni. Vd. Onciario
cit., fol. 50 t., e 179 t.; Stato delle anime cit., fol. 40 t.; Conclusioni decurionali
1840-1847, fol. 93 t.
8
10
11
) Professato in chirurgia, nato verso il 1702, ammogliato con Cecilia Coppola. Il padre Domenico (n. sulla fine del 600), fu anche sindaco nel 1748; il figlio (n.
1748) si chiam, naturalmente, Domenico, come lavo. Un Giovanni Carlo Pulcrano,
ammogliato con Vittoria Marotta, era dottor fisico a mezzo il 700, e pare che non
abbia avuto figli. Un altro Domenico (n. 1715, ammogliato con Anna Palmese, e padre di numerosa prole) fu, poi, sindaco nel 1761. Il fratello di lui, Cesare (n. 1708, marito di Orsola Pino), ebbe un figlio, Alessandro (n. 1748, sposato con Agnese de Cicco),
che fu pure sindaco nel 1806-1807, e dal quale venne un altro Cesare (n. 1768; m. 1828;
marito di Felicia Siciliano, donde Angelantonio, n. 1801, sposato ad Angela Maria Giovanna Russo vedova di Gennaro Palmese), bisavo dei viventi Antonio, Salvatore ed avv.
Vincenzo. Tutti venivano dallo stesso ceppo, e da essi si disse Casapolcrano
lattuale massaria Purcaro; epper, evidente, che Purcaro corruzione di Pulcrano, o, viceversa, questo un rimpanucciamento di quello. Un ramo esercit la professione di notaio; difatti, un Nicola fu notaio tra la fine del 600 e linizio del 700, e
suo figlio Onofrio ebbe la stessa qualit. Vd. Onciario cit., fol. 48 a 50, 78 t., 119 e t.,
e 146 t., Stato delle anime cit., fol. 32: Conclusioni decurionali 1840-1847, fol. 94 t.
ARCH. CONFR. SACR. di Pomigl., Liber instrumentorum, fol. 1 e segg.
91
1751.
Crispo Michele.12
1752.
Pipola Virgilio.13
1753.
Salvi Francesco.14
1754.
Antignano Nicola.15
12
) Era dottore (in leggi?), nobile e privilegiato della citt di Napoli (n.
1703). Suoi germani furono Ettore ed Antonio, minori di lui, morti celibi. Si stabil in
Pomigliano, a causa, forse, di sua moglie Antonia Terracciano. Dal terzogenito suo,
Giovanni (n. 1755, ammogliato con una Leonilda, di cui non so il cognome) venne un
altro Michele (n. 1805), e da costui un altro Giovanni, emigrato colla famiglia (il figlio
Michele padre agostiniano), Antonio, morto celibe, e Luigi, vivente, senza prole. Da
un altro figlio del nostro, Filippo (n. 1762, ammogliato con Francesca Barletta) nacque
Raffaele (1797; sposato a Carmela Venditti), da cui uscirono Filippo, Camillo, e Giuseppe: dallultimo (n. 1832, coniugato con Francesca Coppola) sono gli altri Crispo.
Chi volesse solleticare questa famiglia, potrebbe riattaccarla ai Crispo dellantica Roma;
ma non avrebbe prove. Vd. Onciario cit., fol. 217 e seg.; Stato delle anime, fol. 32, e
71; Conclusioni decurionali 1840-1847, fol. 93 t., e 94.
13
) Era fu Stefano. Nacque il 1712, e spos Antonia de Falco. Fu dottor fisico, ed abbastanza ricco: tra laltro, possedeva 18 moggia di terreno in contrada Arco
di Pacciano, dove poi si disse masseria Palmese. Ebbe due figlie: Maria Rosa, rimasta nubile, e Felicia, sposata a Gennaro Sandulli. Vd. Onciario cit., fol. 77 e segg., e
229 t.; Stato delle anime, cit., fol. 125.
15
92
1755.
Nasta Andrea.16
1756.
Sgammato Tommaso.17
1757.
Sommese Carlo.18
1758.
Siciliano Gennaro.19
1759.
Toscano Mauro.20
1760.
Antignano Nicola.21
1761.
Pulcrano Domenico22
1793.
Pipola Giovanni.23
1798.
Caruso Antonio.24
1799.
Ricci Gennaro.25
1800.
Siciliano Tommaso.26
) Massaro, nato verso il 1692 da Giovanni, e sposato con Maddalena Pulcrano. Senza prole, adott Giuseppe Provizante (o Provenzano?; nato nel 1729, ammogliato con Isabella Tranchese), un figlio del quale si chiam Giovanni. Vd. Onciario
cit., fol. 164 t.
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Terracciano Nicola.33
28
29
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) Era medico, nato, nel 1746 (m. 1830), da Carmine, oriundo di S. Anastasia
(n. 1724, massaro di campi), e da Angela Trocchia. Il fratello primogenito si chiam
Vincenzo (n. 1745); i quattro minori di lui furono Giuseppe (n. 1751), Angelo (n. 1753),
il parroco Michele (n. 1769), e Felice (n. 1772). Da Vincenzo nacque, nel 1787, il sacerdote Gabriele; da Felice (sposato con Angiola dAvino), nel 1819, il parroco Gabriele (ucciso a coltellate, nel 1870, dal prete Michele Caiazzo), di cui furono germani
Domenico (n. 1821), Carlo Francesco (n. 1831), e Serafino: del secondo son figli i viventi Felice e sac. Gabriele Moglie del nostro fu Grazia dAuria. Tutti costoro son
riusciti ad imporre il loro cognome alla contrada, anticamente detta Arco di Pacciano.
Ma essi non han da vedere cogli eredi domini Petri Palmese, che, nel 1021, compaiono possessori dun fondo rustico nella localit campo majore di Pomigliano. Vd.
Onciario cit., fol. 201 t.; Stato delle anime, fol. 2 t, e 113; Conclusioni decurionali
1840-1847, fol. 95; CAPASSO, Monumenta ad neap. ducatus hist. pertinentia, vol. II,
par. 1, pag. 245.
33
) Ebbe nome dallavo, che fu marito di Anna Calvo. Il padre si chiam Francesco (n. 1723) ed era sarto; la madre si chiam Stella, ma ne ignoro il cognome. Nacque
verso il 1758, e mor celibe l11 giugno 1840. E il notaio citato al cap. III, n. 4. Vd.
Onciario cit., fol. 68; Stato delle anime, cit., fol. 2.
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fratello Saverio (n. 1795) si stabil anche lui, ma posteriormente (dopo il 1832), in Pomigliano, e vi spos Concetta Leone, da cui ebbe Eugenio (n. 1846; m. 1920), presidente di sezione della Cassazione di Napoli, padre del vivente giudice Saverio. Altro suo
fratello, e maggiore, fu padre Gennaro Maria (n. 1776), gesuita, intimo di Ferdinando II
di Borbone e degli arcivescovi di Napoli e Capua, confessore del ministro Murena, direttore delle carceri della capitale, fondatore dellistituto artistico a santAniello, e
santuomo. Vd. Conclusioni decurionali 1808-1812, e 1840-1847; Stato delle anime, fol. 98; DE CESARE, La fine dun regno, ed. 1909, vol. I, pag. 168, 240 e 241.
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) Nacque, il 1756, da Francesco (n. 1738), e spos Teresa Fasano, da cui ebbe
Luigi (n. 1809), Francesco sacerdote (n. 1802), e Vincenzo (n. 1822). I suoi discendenti
emigrarono. Lavo, Antonio (n. 1705, ammogliato con Rosa Pisciciello), si trapiant, da
Somma, in Pomigliano, a causa, forse, della moglie. Suoi zii furono Tommaso (n.
1736), Salvatore (n. 1744), e Biagio (n. 1753): dal secondo, attraverso due Santolo alternati con altro Salvatore, provenne il Salvatore, (la madre fu Rosa de Falco), tre volte
Sindaco, nel 1866-1871, 1876-1879, e 1844-1888 (n. 1833; m. 1892). Gli altri Coppola
sono propaggini di questunico ceppo, come prova la ricorrenza degli stessi nomi, in tutti i rami. Vd. Onciario cit., fol. 195 t., Stato delle anime cit., fol. 30 e t., 32 t., 33 35
t., 84 t., 85 ecc.
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) Nato, intorno al 1796, in Napoli, da Salvatore. Il padre (n. 1759, sposato con
Maria Giuseppa Pandone) era marchese di Cicerale e duca di Montejasi. Il fratello maggiore e titolato fu Francesco, dal quale nacque (1815) laltro marchese e duca, Gioacchino, spentosi senza eredi maschi. Vd. Conclusioni decurionali 1840-1847, fol. 41.
Per i Primicile-Carafa, vd. innanzi cap. IV, n. 4.
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Gaudiosi Pasquale.49
45
) Caffettiere, nato il 1797 da Antonio e da Rosa Sanno. Il padre fu tra le vittime del 1799, ed era figlio di altro Tommaso (n. 1736) e di Zaccano Teresa. Il bisavo si
chiam Nicola, ed era calzolaio. Egli spos Grazia Bellizzi, da cui ebbe Antonio (n.
1825), in cui s spenta la famiglia. Vd. Onciario cit., fol. 139; Stato delle anime
cit., fol. 76; Conclusioni decurionali 1840-1847, fol. 94.
46
) Fu Baldassarre. Fratelli del padre (n. 1755, ammogliato con Rosa Sposito)
furono Alessio (1767, sposato a Maddalena Iazzetta), ed il sac. Rocco (n. 1772). Egli si
chiam dal nonno (n. 1721, marito di Antonia Iasevoli), figlio maschio unico di altro
Alesio massaro (n. 1699) e di Rosa Nocerino. Nacque nel 1816, e mor celibe. Dal
fratello Pietro (n. 1803), viene il vivente Baldassarre. Vd. Onciario cit., fol. 23 t., e
62; Stato delle anime cit., fol. 54; Conclusioni decurionali 1840-1847, fol. 94.
48
) Nacque, in Bitonto, il 1825 (m. 1890), da Giacinto (chera di Somma) e Marianna Mellone. Si fiss in Pomigliano, perch vi spos Raffaela Toscano, sorella del
prof. Felice, la quale gli procre Giacinto, Enrico e Federico: i due primi deceduti in
giovane et, laltro (da cui nacque Francesco, sottufficiale di marina, caduto per la patria
nellultima guerra) morto nel 1923. Ora, la famiglia s spenta. Il nostro era avvocato.
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) Vd. innanzi, cap. V, nota 4. Lunico suo discendente, Felice, non ha avuto
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figli.
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Cantone Ercole.66
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) Fu Beniamino. Napoletano, che si trov qui, per via della moglie Giovanna
Cutinelli, sorella dellammiraglio Vittorio. I figli sono Guido, colonnello, e Beniamino.
Mor il 1920.
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97
INDICE
Dedica
pag. 5
Prefazione ......
pag. 7
I. LE ORIGINI.
pag. 9
pag. 57
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Pomigliano. pag. 57. 2. I soldati di Carlo VIII assaltano il nostro
paese, e vi fanno strage. pag. 59. 3. Pomigliano teatro di gesta ladresche, e nelleruzione vesuviana del 1631. Il Carmignano (vulgo
o Lagno). Un inondazione a Pacciano. Carlo III a Pomigliano. pag.
60. 4. Il 20 gennaio 1799. pag. 63. 5. Il colera del 1836-37. Il cimitero. pag. 68. 6. Nel 1848. pag. 72. 7. Lamministrazione comunale allinizio del sec. XVIII. pag. 77.
NELLE NOTE. I privilegi desenzione da contributi del nostro paese. pag.
58. Elenco dei morti nel 20 gen. 1799. pag. 65. Notizie sulla famiglia Caruso. pag. 67. Notizie dei Terracciano. pag. 69. Notizie
sui Mingione. pag. 73. Notizie dei Guadagno. pag. 74. Sul cognome Romano. pag. 76. Notizie dei Cantone. pag. 77.
IV. CHIESE, VIE, EDIFICI ED ALTRO ...
1. La chiesa di s. Paolino ed attuale s. Felice. pag. 81. 2. Liti per la
spettanza di s. Felice. pag. 83. 3. il beneficio e le cappelle
dellAssunta. pag. 85. 4. Origine del nome Piazza e la famiglia
Primicile. pag. 87. 5. Le cappelle della chiesa di s. Felice. La famiglia de Falco ed il beneficio di s. Francesco Saverio. La confraternita
del Sacramento. pag. 89. 6. Il governatore di s. Felice. Rifazioni a
tale chiesa, chebbe giurisdizione in Licignano. pag. 91. 7. Fondazione della parrocchia di s. Maria, e notizie della chiesa, in cui eretta. pag. 93. 8. Monastero del Carmine. Il municipio. pag. 96. 9.
Il borgo s. Croce, e lo stato delle anime nel 1832. La Terra. O
Palazzo. Il Mercato. Cappella di s. Antonio ab. Il giardino. La
via nova pag. 99. 10. La chiesa di s. Rocco. Lorologio. pag.
103. 11. La cappella di s. Francesco. A Castellina. O Passo.
I regi Lagni. pag. 105. 12. Tavernanova. Pacciano e cappella di
s. Pietro. La torre di Pacciano. pag. 107. 13. Il Lagno mezzano
e lantico territorio di Pomigliano. Gli altri benefici laici. Il Monte
de Vitti. pag. 110.
NELLE NOTE. La chiesa di s. Rocco cimitero dei poveri. pag. 105. Origine del nome Starza. pag. 110. Contrade pomiglianesi nel 700.
pag. 111.
pag. 81
99
V. UOMINI EGREGI ........
pag. 115
pag. 123