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161 O ALTRIMENTI CONTRASSEGNATO),È DA CONSIDERARSI COPIA DI SAGGIO - CAMPIONE GRATUITO,
FUORI COMMERCIO (VENDITA E ALTRI ATTI DI DISPOSIZIONE VIETATI:
Marzia Mortarino, Mauro Reali, Gisella Turazza
M
O
ART. 17, C. 2 L. 633/1941). ESENTE DA IVA (DPR 26.10.1972, N. 633, ART. 2, LETT. D).
RT
ESENTE DA DOCUMENTO DI TRASPORTO (DPR 26.10.1972, N. 633, ART. 74).
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In copertina: Testa di Meleagro, (copia dall‘originale greco in bronzo di Skopas), Roma, Villa Medici © 1990, Foto Scala, Firenze
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LOCI SCRIPTORUM
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VI
Loci scriptorum: un’antologia modulare che, grazie a volumi monografici dedicati ai singoli autori
della letteratura latina, permette di gestire con grande flessibilità la programmazione didattica.
Ciascun volumetto si compone di una sintetica ed esaustiva trattazione del profilo dell’autore
VIRGILIO
e di una ricca scelta antologica organizzata in percorsi. Ciascun testo antologico è corredato da
annotazione grammaticale, linguistica, stilistica con traduzione dei costrutti complessi; opportu-
ne Analisi del testo scandiscono i livelli di lettura.
Le opere Bucoliche
Georgiche
Eneide
I percorsi antologici Le Bucoliche
Le Georgiche
LOCI SCRIPTORUM
L’Eneide: la guerra e l’avventura
L’Eneide: la missione di Enea, la missione di Roma
L’Eneide: la tragedia di Didone
Le schede Il punto su Omero
Virgilio sui muri e negli epitaffi: testimonianze concrete della sua popolarità
Il Laocoonte dei Musei Vaticani, Virgilio e Winckelmann
L’Ara Pacis Augustae
Lavinium, fine del viaggio di Enea
L’aldilà di Omero, l’aldilà di Virgilio
Il lessico Le parole dei campi
Le parole della geografia
Le parole della parentela
Le parole dell’amore e del matrimonio
Figure, temi, motivi L’età dell’oro: dal mito alla storia
Il punto su Mecenate
VIRGILIO
Didone e il suo «mito»
Oltre Virgilio Virgilio nell’opera di Dante
Echi virgiliani nella letteratura italiana: i «casi» di Poliziano, Tasso,
Metastasio
Il Virgilio di Sebastiano Vassalli: un inquieto personaggio letterario
I Laboratori verifiche dei percorsi
lavoro sul testo latino e traduzione italiana
Virgilio è indicato per il I anno del liceo classico e il II anno del liceo scientifico.
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MORTARINO, REALI, TURAZZA
LOCI SCRIPTORUM
VIRGILIO
PREZZO AL PUBBLICO
NELL’ELENCO DEI LIBRI DI TESTO
INDICARE L’INTERO CODICE ISBN
€ 6,90
VALIDO PER IL 2010
Loci scriptorum
Antologia modulare di autori latini
Virgilio
LOESCHER EDITORE
Ristampe
Referenze iconografiche
6 5 4 3 2 1 N
p. 5: 2010. Foto Scala, Firenze/Fotografica Foglia - su concessio-
2015 2014 2013 2012 2011 2010 ne Ministero Beni e Attività Culturali; p. 7: Museo Archeologico
Nazionale, Napoli/Federico Motta Editore, Milano, 2002; p. 9:
ISBN 9788820131616 U.D.F. - La Phototéque, 1985 Museo Archeologico, Cherchel;
p. 11: SEAT/Museo Archeologico Nazionale, Napoli; p. 12:
A.Mondadori, 1978; p. 16: Biblioteca Apostolica Vaticana, Città
Nonostante la passione e la competenza delle persone coinvolte nella realizzazione del Vaticano; p. 17: Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Va-
ticano; p. 21: «Archeo», n.9, settembre 2001; p. 24: Antmoose
di quest’opera, è possibile che in essa siano riscontrabili errori o imprecisioni.
2005/Flickr; p. 26: 1990, Scala, Firenze/su concessione Ministero
Ce ne scusiamo fin d’ora con i lettori e ringraziamo coloro che, contribuendo
Beni e Attività Culturali; p. 27: Pete Reed, 25 novembre 2007/
al miglioramento dell’opera stessa, vorranno segnalarceli al seguente indirizzo: Flickr; p. 29: Museo Archeologico di Villa Adriana, Tivoli; p. 30:
Stefano Castellani, Civita Servizi/Marsilio, Venezia, 2002; p. 32:
Museo Archeologico Nazionale, Napoli; p. 33: Centro Audiovi-
Loescher Editore s.r.l. sivi del Credito Italiano, 1990/Nuovo Museo Capitolino, Roma;
Via Vittorio Amedeo II, 18 p. 34: Giovanni Dall’Orto, 30 marzo 2008/Wikimedia; p. 35:
10121 Torino Museo della Civiltà Romana, Roma/«Archeo», n.12, 2002;
Fax 011 5654200 p. 36: Biblioteca Comunale, Imola; p. 41: FMR, 10, 1983; p. 42:
clienti@loescher.it Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano; p. 45: 1990.
Foto Scala, Firenze; p. 46: Credito Italiano/Museo Nazionale in
Palazzo Barberini, Roma; p. 50: Universal Fotomarket/Museo Ci-
Loescher Editore S.r.l. opera con sistema qualità vico, Sulmona; p. 53: Staatliche Museen, Berlino; p. 54: Antiken-
certificato CERMET n. 1679-A museum, Monaco; p. 57: Archeologico Nazionale, Napoli/FMR,
secondo la norma UNI EN ISO 9001-2008 163; p. 59: Bibliothèque Municipale, Lione/«Medioevo», n. 6,
53, giugno 2001; p. 60: Norton Simon Foundation, Pasadena
Loci scriptorum è un progetto nato dal lavoro comune degli autori. (California); p. 64: Biblioteca dell’Università, Heidelberg; p. 67:
Jastrow 2007/Wikimedia (Creative Commons); p. 71: Musei Va-
In particolare, il presente volume è stato curato da Mauro Reali e Gisella Turazza. ticani, Città del Vaticano, Roma, 1999; p. 72: 1989/Argora Exca-
Mauro Reali ha scritto il Profilo dell’autore, le schede Arte, Luoghi, Storia, civiltà, vations, American School of Classical Studies at Athens; p. 74:
cultura, le sezioni Oltre Virgilio e Figure, temi, motivi. Gisella Turazza ha invece Musei Vaticani, Città del Vaticano; p. 77: Museo Faina, Orvieto;
scritto I contenuti delle opere, le schede Letteratura, i Percorsi antologici e annotato p. 78: British Museum, Londra; p. 81: Biblioteca dell’Universi-
i testi latini. All’annotazione dei testi hanno contribuito Emanuela Antozzi e Mirjam tà, Heidelberg; p. 85: British Museum, Londra; p. 86: Museo di
Patanè. Paola Tropia ha redatto la scheda L’aldilà di Omero, l’aldilà di Virgilio. Villa Giulia, Roma; p. 87: Museo Gregoriano Etrusco, Città del
Vaticano; p. 88: Museo Archeologico, Arezzo/ Einaudi, 1989;
Coordinamento editoriale e redazione: Milena Lant p. 92 (in alto): jrm_tomburg, 27 dicembre 2006/Flickr; (in basso):
Theodosius (Lucian), 15 luglio 2005; p. 95: University of Toronto
Realizzazione editoriale e tecnica: Rubber Band - Torino Wenceslaus Hollar Digital Collection; p. 97: The British Library,
- redazione: Matteo Boero Londra/Rizzoli, Milano, 1993; p. 100 (in alto): Credito Italiano;
(in basso): Galleria Estense, Modena / © 2009. Foto Scala, Firen-
- progetto grafico e impaginazione: Silvia Ceratto, Sara Keller
ze - su concessione Ministero Beni e Attività Culturali; p. 103:
Ricerca iconografica: Emanuela Mazzucchetti Centro Audiovisivi del Credito Italiano, 1990; p. 107: Musée des
Beaux-Arts, Bordeaux; p. 108: Sailko/Wikipedia; p. 112: Whi-
Copertina: Elio Vigna Design - Torino te Images/Scala, Firenze; p. 114: Biblioteca Apostolica Vatica-
na, Città del Vaticano; p. 118: S. Bolognini/Wikimedia; p. 119
Stampa: Sograte - Città di Castello (PG) (in alto): Archivio Lessing/Contrasto; (in basso): Rizzoli, 1970;
p. 120: Museo Nazionale di Villa Giulia, Roma.
Le Bucoliche
Virgilio e la poesia pastorale di Teocrito
Le Bucoliche (anche dette Eclogae, da ecloga «poesia scelta, raffinata»), segnano l’esordio
poetico di Virgilio. Si tratta di dieci componimenti in esametri di argomento pastorale,
scritti tra il 42 e il 39 a.C. (D I contenuti delle opere, p. 16). Il termine bucolica deriva dal
greco boukólos («bovaro») e indica il tentativo di trasferire in ambito romano il genere della
poesia bucolica ellenistica, in particolare di Teocrito (iii sec. a.C.). Nelle Bucoliche di Virgi-
lio l’imitazione di Teocrito e la ripresa del suo genere letterario sono evidenti non solo
nell’ispirazione generale, ma anche nelle situazioni, che rimandano a singoli idilli, e nei
nomi greci dei pastori. Inoltre sono apertamente dichiarate dal poeta romano con diversi
riferimenti a Siracusa e alla Sicilia, patria di Teocrito, come ad esempio in 4,1 (D TESTO 1.2)
con l’invocazione alle Sicelides Musae (cioè «Muse siciliane»). A differenza di Teocrito, in-
fluenzato dal caldo e vivo paesaggio della Sicilia, Virgilio descrive tuttavia una campagna
dai colori tenui, sfumati, ricca di nebbie e di ombre, come quelle che «scendono dagli
alti tetti» nell’ecloga 1,83 (D TESTO 1.1): un paesaggio che ricorda la «sua» campagna italica
mantovana. Non mancano infine riferimenti geografici a quella regione del Peloponneso,
l’Arcadia, che sarà poi considerata dalla letteratura d’ogni tempo come sede naturale della
poesia pastorale. La campagna di Virgilio è insomma un luogo ideale, un locus amoenus
nel quale molti hanno visto – probabilmente a ragione – una resa poetica di quel mondo
semplice e appartato verso il quale gli epicurei, con la loro massima «vivi nascosto»,
orientavano i cittadini romani sconvolti dalle guerre civili.
Partecipazione e autobiografismo
A questo sfondo fortemente idealizzato non corrisponde tuttavia un distacco dalle vi-
cende dei «suoi» pastori, alle quali Virgilio sembra anzi partecipare con profonda uma-
nità, tramite l’inserzione di elementi autobiografici. Il dramma individuale dell’esproprio
delle terre subito nel 41 a.C. fornisce il più evidente riferimento autobiografico delle
Bucoliche, offrendo lo spunto all’ecloga i (D TESTO 1.1) e alla ix (D Lavorare sul testo, p. 38).
Ma Virgilio va oltre e nelle Bucoliche compare la menzione di importanti personaggi del
tempo come Ottaviano (i D TESTO 1.1), il console Asinio Pollione (iv D TESTO 1.2; viii), e
non manca un’allusione allegorica alla morte di Giulio Cesare (ecloga v), a conferma che
il «vivi nascosto» epicureo e il disinteresse totale per gli echi della politica non erano del
tutto possibili nel mondo romano.
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Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Le Georgiche
Un poema didascalico
La seconda opera virgiliana, le Georgiche (dal termine greco gheorgós, «contadino»), fu
composta verosimilmente fra il 38 e 29 a.C., e comunque dopo che il poeta entrò a far
parte del circolo di Mecenate. Si tratta di un poema didascalico in esametri di 4 libri (D I
contenuti delle opere, p. 16), che trattano dell’agricoltura (libri i-ii) e dell’allevamento (iii-
iv). Il poema è dedicato a Mecenate, ricordato in tutti e quattro i libri come dedicatario
(D TESTO 2.1) e vero ispiratore dell’opera. Se in 3,41 Virgilio fa riferimento ai suoi haud
mollia iussa («comandi non leggeri»), il poeta dovette ricevere da lui delle sollecitazioni
a comporre qualcosa che convergesse, dal punto di vista ideologico, con la politica di
Ottaviano. Agricoltura e allevamento, se accompagnati da una profonda religiosità, evo-
cavano quella pacifica prosperità di vita che Ottaviano aveva promesso al mondo romano
e che, vincendo ad Azio nel 31 a.C., intendeva garantire.
Risulta evidente come un’opera con tali e profonde implicazioni morali, politiche e religio-
se non potesse avere come reali destinatari gli agricoltori e gli allevatori, ma si indirizzasse
a quel pubblico colto e raffinato che Ottaviano voleva guadagnare del tutto alla propria
causa e alla proprie idee. Virgilio riecheggia dunque «parole d’ordine», orientamenti ide-
ologici, atteggiamenti del princeps: già nel proemio (1,24 e sgg. D TESTO 2.1) Ottaviano è
ammantato da un alone di divinità del tutto estraneo alla tradizione della poesia romana.
La lunga gestazione del poema, dunque, fa trasparire al suo interno i segni del dinamico
adeguamento a una realtà storica, politica, culturale in rapida evoluzione.
L’Eneide
Il rinnovamento del genere epico
L’Eneide è un poema epico in esametri in 12 libri, cui Virgilio si dedicò a partire dal 29 a.C.
(D I contenuti delle opere, p. 17). Alla sua morte, avvenuta nel 19 a.C., l’opera, priva della
revisione finale, fu pubblicata nonostante le insistenze dell’autore, che ne auspicava la di-
struzione. Nel poema confluiscono numerose esperienze precedenti, come l’epica omerica
(D Il punto su Omero, p. 63), quella di età ellenistica e l’epos nazionale romano: con esso
Virgilio intese dare, attraverso il racconto delle imprese di Enea, una celebrazione tanto
indiretta quanto profonda di Roma e di Augusto. Vi si narrano infatti la fondazione da
parte di Enea di una città del Lazio antico, Lavinio, dalla quale derivò la colonia di Alba
Longa, patria della stirpe di re che diede i natali a Romolo, fondatore di Roma, nonché
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Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
la discendenza da Iulo-Ascanio, figlio di Enea, della gens Iulia, cui Ottaviano si vantava
di appartenere: una celebrazione indiretta, poco cortigiana del princeps, che lo sollevava
dalla storia presente per riagganciarne la figura a un passato mitico. Mito e storia dunque
si mescolano e si confondono nell’Eneide, e oggi si riesce perfino a dare concretezza topo-
grafica alla più antica fondazione di Enea (D Lavinium, fine del viaggio di Enea, p. 93).
La materia e i modelli
La materia dell’Eneide è legata al ciclo troiano. Enea è personaggio omerico le cui vicende
seguono cronologicamente la caduta di Troia: in una dimensione mitica si possono dunque
considerare contemporanee a quelle dell’avventuroso ritorno in patria di Odisseo. L’intento
dichiarato (D TESTO 3.1) di narrare sia le vicende del viaggio avventuroso dell’eroe (virum)
Enea verso il Lazio, sia le sue guerre per conquistarlo (arma), riconduce ai due modelli epici:
l’Odissea per i primi sei libri e l’Iliade per i sei successivi. La riduzione delle dimensioni
rispetto a Omero (i cui poemi in tutto sono costituiti da 48 libri) è conforme ai princìpi della
poetica alessandrina e neoterica, che esaltavano la brevità e l’eleganza formale. Innumerevo-
li sono le situazioni tipiche o gli episodi che Virgilio riprende da Omero, con una raffinata
operazione di arte allusiva. Duelli – come quello tra Enea e Turno (D TESTO 3.5), modella-
to sul duello tra Ettore e Achille –, battaglie, concili divini sono di derivazione omerica; il
viaggio di Enea negli Inferi (D TESTI 3.7-9; 3.13) è ispirato a quello di Odisseo (Odissea xi),
così come la narrazione delle peripezie tramite flashback che l’eroe fa a Didone è parallela a
quella fatta da Odisseo al re dei Feaci (Odissea vii-xii). Ma se l’aemulatio omerica in questi
casi si configura come omaggio al modello, essa è anche orgoglioso tentativo di eguagliar-
lo o superarlo. Dalla letteratura di età ellenistica e d’ambiente alessandrino Virgilio deriva
il gusto per la raffinatezza formale e il rifiuto dell’eccessiva lunghezza dei poemi: si pensi
soprattutto alle Argonautiche di Apollonio Rodio, dove le vicende mitiche degli Argonauti
si associano al patetico episodio dell’amore tra Giasone e Medea, largamente ripreso nella
narrazione virgiliana dell’amore tra Enea e Didone, conclusosi tragicamente con il suicidio
di quest’ultima (D TESTI 3.10-13; Didone e il suo «mito», p. 117). D’altra parte, è impossibile
sottovalutare l’influsso che ha sull’Eneide l’epica latina d’epoca arcaica: in primo luogo Ne-
vio, che nel Bellum Poenicum racconta il viaggio di Enea, il suo arrivo nel Lazio e la fondazio-
ne di Roma da parte di Romolo, che di Enea era creduto nipote. Ma importanti sono pure gli
Annales di Ennio, dove Enea è citato spesso, specie nel celebre episodio del «sogno di Ilia»
(qui creduta figlia di Enea). Dall’epos latino di Nevio ed Ennio Virgilio derivò l’importanza
della figura e del mito di Enea in chiave patriottica e nazionalistica.
Il soggettivismo virgiliano
Ciò che rende il poema davvero innovativo è l’introduzione della soggettività, intesa sia
come «punto di vista» dell’autore rispetto alla materia, sia come «punto di vista» dei vari
personaggi. Nel proemio dell’opera (D TESTO 3.1) Virgilio utilizza con orgoglio la prima
persona (cano, «canto») riservando alla Musa solo un accenno (v. 8), e di fatto conferendole
un ruolo nella composizione del poema per certi versi secondario. Ma Virgilio è anche
colui che partecipa soggettivamente alle sventure dei suoi personaggi, prima fra tutti Di-
done, alla quale ai vv. 409-412 del iv libro si rivolge direttamente con parole commosse:
e già nel I libro aveva fatto dire a Enea: sunt lacrimae rerum, et mentem mortalia tangunt (v.
462, «si compiangono le sventure, e gli eventi umani commuovono l’animo», trad. L. Ca-
nali). Virgilio introduce insomma nell’epos un importante elemento di novità: l’attenzione
al punto di vista dei personaggi, e anche dei cosiddetti «vinti». Così, se da una parte non
sembra negare le ragioni del dolore e del suicidio di Didone (D TESTO 3.11), o la legittimità
della preghiera di Turno, che chiede invano a Enea di salvargli la vita (D TESTO 3.5), nondi-
meno piange la morte prematura di Eurialo e Niso, di Camilla (D TESTO 3.4) e quella – solo
Il cavallo di Troia viene portato entro le mura, particolare da un affresco del i secolo d.C. (Napoli, Museo Archeologico Nazionale).
profetizzata – del giovane Marcello (D TESTO 3.9). Lo stesso Enea, protagonista dell’opera,
emerge come figura complessa, tormentata, lontana dall’eroica rigidità dei personaggi
omerici. Virgilio sa che vi è una provvidenza (un Fato) che governa e indirizza la storia,
che ha voluto che l’eroe troiano Enea fosse un suo strumento, facendone il capostipite dei
Romani, destinati poi a dominare il mondo. Ma per compiere il suo destino Enea deve
affrontare anche la sua personale sofferenza: perde la moglie Creusa e poi il padre Anchi-
se, rinuncia all’amata Didone, assiste alle morte prematura di Palinuro e di Miseno. Enea
prova in prima persona la sofferenza di chi si interroga con inquietudine sulle ragioni del
male e delle cose, senza trovare sempre le sue certezze.
I temi dell’Eneide
Schematicamente, i temi dell’Eneide si possono ricondurre a tre ambiti, che spesso Virgilio
mescola e rende inscindibili: quello di derivazione omerica della guerra e dell’avventura,
quello squisitamente nazionale dell’esaltazione di Roma e di Augusto, quello di ascen-
denza ellenistica delle umane passioni e angosce.
Per quanto riguarda il primo filone, si possono ricordare l’episodio del cavallo di Troia,
con le sue conseguenze (tra le quali la vicenda tragica di Laocoonte e dei suoi figli, resa
celebre anche dal gruppo scultoreo dei Musei Vaticani D TESTO 3.2; Il Laocoonte dei Musei
Vaticani, Virgilio e Winckelmann, p. 72), le avventure fantastiche di Enea per mare (tra
le quali il drammatico incontro con Polidoro D TESTO 3.3), l’arrivo nel Lazio, le eroiche
imprese dei protagonisti delle guerre in Italia (come Eurialo e Niso e Camilla, D TESTO 3.4),
fino al duello tra Enea e Turno (D TESTO 3.5), che riconducono l’Eneide nel solco più auten-
tico della tradizione epica. D’altra parte, già si è detto dei tanti riferimenti omerici presenti
nell’opera, a partire dalla natura odissiaca dei primi sei libri e iliadica dei restanti sei,
fino alla ripresa di singole situazioni ed episodi.
Guardando alla componente patetico-sentimentale del poema, il vertice è senz’altro rap-
presentato dall’episodio delle vicende amorose di Enea e Didone. Qui, se da un lato Vir-
gilio ci presenta la lacerazione di Enea, diviso tra le oggettive necessità di adempiere a
un dovere assegnatogli dal Fato e la soggettività dei suoi sentimenti, dall’altro tratteggia
l’umanissima e tragica figura femminile della regina Didone, di cui costruisce un ritratto
psicologicamente approfondito, narrandone gli angosciati colloqui con la sorella Anna
(D TESTO 3.10) e con lo stesso Enea (D TESTO 3.11), e infine il solenne quanto folle suicidio e
l’incontro nell’aldilà con l’uomo che l’aveva abbandonata (D TESTO 3.13).
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Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
L’esaltazione di Roma e di Augusto, infine, è presente talora in modo esplicito, più sovente
in modo indiretto nel contesto mitologico del poema. Da un parte, l’affermazione di Roma
come potenza egemone del mondo è voluta in modo inesorabile dal Fato. Da qui la vicenda
mitica di Enea, che del Fato è strumento; da qui la certezza che questa storia gloriosa già
sia stata scritta, come appare a Enea nel mondo dei morti, dove può vedere il catalogo dei
futuri eroi (6,752-846); da qui l’insistenza sul fatto che gli dèi siano consapevoli e garanti
di questo destino, come confermato dalla promessa di Giove a Venere, madre dell’eroe
(D TESTO 3.6). Lo stesso Augusto, che discende dalla stirpe di Enea, è stato in qualche modo
«previsto»: la storia che accade al tempo di Virgilio non è nient’altro, insomma, che la con-
seguenza di ciò che il poeta narrava con i suoi versi. Ma le guerre di Enea nel Lazio antico
offrono a Virgilio anche l’occasione di rileggere in una prospettiva ideologica la storia più
antica di Roma e dell’Italia. Il poeta sa che il «miracolo» di Roma è la fusione – non sempre
facile e incruenta – di etnie, culture, identità diverse che hanno dato origine a una sola iden-
tità, quella romana. L’esito vittorioso della guerra non spinge dunque Enea a infierire sui
vinti, bensì a stringere una pace proficua con tutti i vecchi nemici. Si tratta, in altre parole, di
una storia mitica o leggendaria riletta alla luce delle vicende presenti e dell’ideologia del
princeps: richiamare al superamento dei contrasti, alla ricerca della concordia, alla condi-
visione di valori comuni, era ciò che Augusto, nel nome della pax che intendeva garantire,
chiedeva ai Romani dopo le divisioni delle guerre civili.
Ma qual è questa identità di Roma che emerge dalle pagine dell’Eneide? Raffigurato
nell’Ara Pacis Augustae eretta nel 9 a.C. (L’Ara Pacis Augustae, p. 92), Enea incarna in sé
anzitutto valori cardine del mos maiorum quali la fides, il rispetto per la parola data, e la
pietas, la devozione verso gli dèi, la patria e la famiglia. Pilastri della Roma repubblicana,
tali valori erano centrali nella propaganda di Augusto, che spesso li aveva associati alla
sua persona: non sbaglia, quindi, chi ha parlato di Enea come «prototipo» di Augusto.
Con non minore evidenza, tuttavia, la prospettiva virgiliana emerge in un celebre passo
Enea sacrifica agli dèi Penati, particolare dai rilievi dell’Ara Pacis.
dell’Eneide che sembra riassumere la quintessenza e l’identità del popolo romano. Siamo
nel VI libro e parla – con tono profetico – l’anima di Anchise: «Foggeranno gli altri con
maggiore eleganza spirante bronzo, / credo di certo, e trarranno dal marmo vivi volti, /
patrocineranno meglio le cause, e seguiranno con il compasso / i percorsi del cielo e pre-
diranno il corso degli astri: / tu ricorda, o romano, di dominare le genti; / queste saranno
le tue arti, stabilire norme alla pace, / risparmiare i sottomessi e debellare i superbi» (vv.
847-853; trad. L. Canali; D TESTO 3.9). La vera e propria missione di Roma è vista qui nel
dominio politico-militare. I valori del mos maiorum, gli dèi di Roma, uno Stato che sappia
garantire regole pacifiche, sono realtà civilizzatrici che si debbono affermare con la guerra,
ma anche con la necessaria clementia per chi le accolga spontaneamente. Roma lo face-
va da secoli; Augusto ne aveva fatto le «parole d’ordine» del suo regime: la prospettiva
nazionalistica e augustea, dunque, emerge nell’Eneide con la forza universalizzante del
mito che allude alla storia. Certo, in tale prospettiva non mancano alcune «zone d’ombra»,
e il critico Antonio La Penna ha acutamente parlato per Virgilio di una «giustificazione
impossibile della storia». Nel poema virgiliano convivono realtà tra loro assai lontane:
l’esaltazione di Roma «guerriera» e il dolore per i lutti della guerra, la fiducia nella provvi-
denza divina e lo strazio per le misteriose, incomprensibili morti dei giovani eroi (non solo
Eurialo e Niso, Camilla D TESTO 3.4, ma anche il destino funesto di Marcello, giovane ni-
pote dell’imperatore D TESTO 3.9); e ancora l’esaltazione dei vincitori e la pietà verso i vinti.
Forse è proprio questo che ne preserva intatto il gran fascino: la capacità, tipica della vera
poesia, di contaminare anche i valori e le certezze più solide (come la fede nella missione
di Roma e Augusto) con le inquietudini «soggettive» del poeta.
Lingua e stile
Nel Medioevo le opere virgiliane vennero indicate come esempio dei registri stilistici in-
dividuati dalla teoria dei genera dicendi, che godette anche in seguito di grande fortuna. Le
Bucoliche dello stile basso (humilis), le Georgiche dello stile medio (mediocris), l’Eneide di
quello elevato (gravis).
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Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
al lettore» con lo scopo di tenerne costantemente desta l’attenzione, uso di vocaboli tecni-
ci (spesso di origine greca) propri del mondo dell’agricoltura e dell’allevamento. Rispetto
a quello delle Bucoliche, lo stile delle Georgiche è più complesso, elaborato e ricercato. Le
parti espositive e descrittive, dallo stile impersonalmente didascalico, si alternano a quel-
le di carattere prevalentemente narrativo, dai toni talora patetici, caratterizzate invece
da uno stile più mosso e da una maggior presenza del poeta. Particolarmente sviluppata
nelle Georgiche è l’arte allusiva, soprattutto nei confronti di autori greci o latini che ave-
vano trattato precedentemente gli stessi temi, come Esiodo, Arato, Lucrezio (D TESTO 2.2,
vv. 174-176, dove Virgilio rivendica con orgoglio il suo richiamo al modello esiodeo). La
sintassi delle Georgiche presenta infine una struttura più articolata e complessa rispetto a
quella delle Bucoliche, con periodi ampi che spesso travalicano la misura del verso, e un
uso sapiente dell’enjambement (D TESTO 2.3, con la sequenza di inarcature ai vv. 458-461).
Indicazioni bibliografiche
Bucoliche L. Canali, Milano, Rizzoli, 1977; M. Geymo-
Edizioni e traduzioni nat, Milano, Garzanti, 1981; M. Cescon, Milano, Mur-
Edizioni critiche: O. Ribbeck, Lipsia, Teubner, 1859-68; F. sia, 1986; M. Cavalli, Milano, Mondadori, 1990.
A. Hirzel, Oxford, Clarendon Press, 1900; H. Goelzer Georgiche A. Barchiesi, Milano, Mondadori, 1980; M.
- R. Durand - A. Bellesort, Parigi, Les Belles Lettres, Ramous, Milano, Garzanti, 1982; L. Canali, Milano,
1925-36; W. Janell, Lipsia, Teubner, 19302; R. Sabbadini, Rizzoli, 1983.
Roma, Regia Officina Tipografica, 1930-31 (rivista da L. Eneide C. Vivaldi, Parma, Guanda, 1962; R. Calzecchi
Castiglioni, Torino, Paravia, 1945); R. A. B. Mynors, Ox- Onesti, Torino, Einaudi, 1967; F. Della Corte, Milano,
ford, Clarendon Press, 1969; M. Geymonat, Torino, Pa- Mursia, 1967; L. Canali, Milano, Mondadori, Fonda-
ravia, 1973. Traduzioni italiane: fra le traduzioni italiane zione Lorenzo Valla, 1978-83; M. Geymonat, Eneide
più recenti dell’intera opera virgiliana (con testo a fron- con episodi significativi di Iliade e Odissea, Bologna, Za-
te) vi sono quelle curate da E. Cetrangolo, Firenze, San- nichelli, 1987; E. Oddone, Milano, Feltrinelli, 1995; M.
soni, 1966 e C. Carena, Torino, UTET, 1971. Per quanto Ramous, Venezia, Marsilio, 1998. Ricordiamo infine la
riguarda le traduzioni delle singole opere virgiliane ripubblicazione della storica traduzione del 1563 di A.
qui sotto menzionate, si ricordi che – data la popolarità Caro (Milano, Rusconi, 2006), e la recente versione di
dell’autore – vengono costantemente ristampate. V. Sermonti, L’Eneide di Virgilio, Milano, Rizzoli, 2008.
Virgilio dopo Virgilio, Quaderni del «Sarpi», Azzano University cit., pp. 551-609; R. Heinze, La tecnica epica
San Paolo, Edizioni Junior, 2008. di Virgilio, Bologna, il Mulino, 1996; A. Perrutelli,
Bucoliche B. Snell, L’Arcadia. Scoperta di un paesaggio L’epica latina. Dalle origini all’età dei Flavi, Roma, Ca-
spirituale, in Id., La cultura greca e le origini del pensiero rocci, 2000, pp. 83-114; W. Clausen, Virgil’s Aeneid:
europeo, Torino, Einaudi, 1963; A. Grillo, Poetica e cri- Decorum, Allusion, and Ideology, München-Leipzig,
tica letteraria nelle Bucoliche di Virgilio, Napoli, Libreria Saur, 2002; A. La Penna, Prima lezione di letteratura
Scientifica, 1971; J. Van Sickle, The design of Virgil’s latina, Roma-Bari, Laterza, 2003; G. B. Conte, Virgilio:
Bucolics, Roma, Ateneo & Bizzarri, 1978; F. Cupaiuo- l’epica del sentimento, Torino, Einaudi, 2007; J. D. Reed,
lo, Trama poetica delle Bucoliche di Virgilio, Napoli, So- Virgil’s Gaze: Nation and Poetry in the Aeneid, Prince-
cietà Editrice Napoletana, 1982; J. Van Sickle, Poesia ton, Princeton University Press, 2007.
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Le Georgiche
Libro I (514 versi) Dopo la dedi- Libro III (567 versi) Dopo un’invocazione agli dèi e un
ca a Mecenate, l’invocazione a elogio di Ottaviano, Virgilio accenna alla sua intenzione
Ottaviano e alle divinità agresti, di celebrare Ottaviano e le sue gesta in un poema di ar-
il libro tratta della coltivazione gomento storico. Il poeta passa poi a trattare dell’alle-
dei campi: le diverse qualità vamento del bestiame. Apre una digressione sugli effetti
dei terreni, le tecniche e gli dell’amore sia tra gli animali sia tra gli uomini. Il libro si
strumenti della coltivazione, i chiude con la celebre descrizione della peste del Norico,
fenomeni atmosferici e i pro- in cui si possono cogliere echi lucreziani.
nostici in base ai quali il conta- Libro IV (566 versi) Dopo la dedica a Mecenate e ad Apollo, il
dino deve organizzare il suo lavoro. Due sono le digressioni libro tratta dell’apicoltura. Virgilio esamina i compiti del buon
importanti: quella sulla legge del lavoro voluta da Giove, e apicoltore, le abitudini delle api e la loro organizzazione so-
quella sui prodigi che si verificarono in concomitanza con ciale. Due le digressioni del libro: la prima riguarda la descri-
la morte di Cesare. Nella parte conclusiva Virgilio deplora lo zione del giardino del «vecchio di Corico», la seconda è co-
stato di abbandono delle campagne devastate dalle guerre stituita dall’epillio di Aristeo, che chiede alla madre, la ninfa
civili ed esprime l’augurio che Ottaviano riporti la pace. Cirene, la ragione della moria del suo sciame di api: la madre
Libro II (542 versi) Dopo un’invocazione a Bacco e una lo invita a consultare il dio marino Proteo che gli racconta
dedica a Mecenate, Virgilio parla della coltivazione delle che è stato punito poiché ha causato la morte di Euridice,
piante, in particolare della vite, dell’olivo e degli alberi da la moglie di Orfeo. Secondo quanto tramandato da Servio,
frutta. Due le digressioni: la prima un elogio dell’Italia, questo «racconto nel racconto» sostituì le lodi di Cornelio
l’altra un’esaltazione della vita dei campi. Gallo, caduto in disgrazia presso Augusto nel 26 a.C.
L’Eneide
Libro I Dopo il proemio in Sicilia le donne, i bambini e i vecchi; il padre Anchise gli
e l’esposizione della vi- appare in sogno e lo esorta a compiere un viaggio negli
cenda, ha inizio la nar- Inferi. Enea parte alla volta di Cuma; durante il tragitto,
razione in medias res: muore il nocchiero Palinuro.
l’eroe troiano Enea,
Libro VI Enea giunge a Cuma dove, guidato dalla Sibilla,
scampato alla distru-
profetessa di Apollo, visita il regno dei morti. Incontra pri-
zione della sua città in-
ma Palinuro e poi nell’antinferno Didone, che non gli ri-
sieme a pochi compa-
volge neppure la parola. Dopo aver oltrepassato il Tartaro,
gni, si dirige dalla Sicilia
giunge nei Campi Elisi dove incontra il padre Anchise che,
verso l’Italia alla ricerca
mostrandogli le anime destinate a reincarnarsi nei suoi
di una nuova patria. Giunone, ostile ai Troiani, convince il
discendenti, gli rivela la grandezza cui è destinata Roma.
dio dei venti Eolo a scatenare una tempesta che causa la
Enea esce dagli Inferi e riprende la navigazione.
perdita di alcune navi. Enea approda sulle coste dell’Afri-
ca settentrionale, vicino a Cartagine, dove viene accolto Libro VII Enea arriva alla foce del Tevere e comprende
dalla regina Didone. Durante un banchetto, l’eroe raccon- di essere giunto nella terra destinatagli dal Fato. L’eroe
ta la distruzione di Troia e le sue avventure. invia un’ambasceria al re del luogo, Latino, che, memore
Libro II Enea racconta le ultime vicende di Troia (la par- di un vaticinio che gli prediceva un genero straniero, lo
tenza simulata dei Greci, l’inganno del cavallo di legno, accoglie benevolmente promettendogli in sposa la figlia
la morte di Laocoonte). Dopo aver assistito alla morte di Lavinia. Giunone invia la furia Aletto da Amata, moglie
Priamo per mano di Pirro, figlio di Achille, Enea obbedisce di Latino, e da Turno, re dei Rutuli e promesso sposo di
all’ordine della madre Venere e si mette in salvo portando Lavinia, per scatenare una guerra fra Latini e Troiani. Giu-
con sé il padre Anchise, il figlio Ascanio-Iulo, la moglie none stessa spalanca le porte del tempio di Giano e ha
Creusa e i Penati. La moglie Creusa però scompare miste- inizio la guerra.
riosamente durante la fuga dalla città. Libro VIII Enea è in difficoltà e, su suggerimento del dio
Tiberino, risale il Tevere per chiedere l’aiuto del re arca-
Libro III Enea e i compagni abbandonano Troia alla ricerca
de Evandro, nemico dei Latini, che abita dove sorgerà
di una nuova patria. Dapprima approdano in Tracia, dove
Roma. Evandro accoglie Enea, si allea con lui e gli affi-
vengono a conoscenza dell’infelice sorte di Polidoro, fi-
da un contingente di soldati guidato dal figlio Pallante.
glio di Priamo, poi si recano a Delo dall’oracolo di Apollo,
che li esorta a «cercare l’antica madre». Si dirigono quin- Su suggerimento di Evandro, Enea si allea anche con gli
di a Creta, da dove proveniva la stirpe di Dardano, ma Etruschi, ostili a Turno. Venere consegna a Enea delle
dopo aver fondato una città sono costretti a riprendere nuove armi forgiate da Vulcano, fra cui spicca uno scu-
il viaggio a causa di una pestilenza. Enea ha una visione do su cui sono raffigurati episodi significativi della futura
dalla quale apprende che la terra destinatagli dal Fato è storia di Roma.
l’Ausonia. Una tempesta li spinge verso le Strofadi, isole Libro IX Mentre Enea è lontano, il campo troiano è asse-
abitate dalle Arpie. Dopo una sosta a Butroto, in Epiro, diato da Turno e dai suoi alleati. Turno incendia le navi
dove incontrano Andromaca, ora sposa di Eleno, si diri- troiane che vengono salvate dall’intervento di Cibele, che
gono in Sicilia e approdano ai piedi dell’Etna nella terra le trasforma in ninfe. Di notte, Eurialo e Niso cercano di
dei Ciclopi. Anchise muore in Sicilia. I Troiani riprendono raggiungere Enea per avvertirlo della situazione, ma ven-
a navigare, ma vengono sorpresi da una tempesta scate- gono uccisi.
nata da Eolo. Libro X Si apre con il concilio degli dèi invitati alla concor-
Libro IV Il racconto di Enea è terminato e la regina Dido- dia da Giove. Enea, informato dalle ninfe della situazione,
ne, innamoratasi dell’eroe, si confida con la sorella Anna. giunge in aiuto ai suoi. Pallante viene ucciso da Turno,
Grazie anche all’accordo fra Venere e Giunone, durante che lo spoglia delle sue armi; Enea a sua volta uccide Me-
una battuta di caccia si consuma l’unione fra i due. Enea, zenzio e il suo giovane figlio Lauso, alleati di Turno.
dimentico della sua missione, viene sollecitato da Mercu- Libro XI Un solenne corteo funebre riporta il cadavere di
rio, inviato da Giove, a riprendere il mare e a dirigersi in Pallante a Evandro, il quale concede una tregua ai Latini.
Italia a fondare una nuova città. Didone, informata dei Tuttavia la guerra riprende e muoiono molti guerrieri, fra
preparativi della partenza, cerca di trattenere Enea, che i quali la giovane Camilla, alleata di Turno.
però decide di partire. La regina, disperata, mentre Enea
Libro XII Si stabilisce che la guerra venga decisa da un
salpa, si uccide con la spada dell’eroe.
duello fra Turno ed Enea. Nel frattempo Giove si rivolge
Libro V Enea si dirige in Sicilia presso Erice dove, ospitato a Giunone, implacabile nemica dei Troiani, e la persuade
da Aceste, celebra i giochi funebri in memoria del padre. a deporre il suo odio. Turno, ferito da Enea, lo dichiara
Le donne troiane, stanche delle peregrinazioni e istigate vincitore e lo supplica di non ucciderlo; Enea dapprima
da Giunone, incendiano le navi che vengono salvate da esita, poi, non appena vede che Turno indossa le armi di
un temporale scatenato da Giove. Enea decide di lasciare Pallante, lo uccide.
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L’Appendix Vergiliana
A Virgilio furono attribuiti recide il capello che tiene in vita il genitore, ma Minosse la
alcuni componimenti poetici respinge e la lega alla prua della sua nave. La dea marina
raccolti in età umanistica col Anfitrite prova pietà per la sua sorte e la trasforma in un
titolo di Appendix Vergilia- airone bianco.
na: oggi si tende, con l’ecce-
Aetna Poemetto scientifico-didascalico (646 esametri) che
zione di due epigrammi (Ca-
tratta dei fenomeni vulcanici.
taleptón 5 e 8), a metterne in
discussione l’autenticità. Copa («L’ostessa») Poemetto che ha come protagonista
Cataleptón (il termine greco significa «versi alla rinfusa, un’ostessa siriaca che, danzando davanti alla sua taverna,
alla spicciolata») È una raccolta di 14 componimenti in invita i passanti a entrare.
versi elegiaci e giambici che hanno per argomento la vita Moretum («La torta rustica») Un breve componimento
di Virgilio. La critica considera con grande probabilità au- (122 esametri) in cui si descrive la colazione del contadino
tentici il quinto (sulla partenza di Virgilio per Napoli e la Similo, che comprende anche una focaccia rustica.
scelta di abbandonare la retorica poiché poco congeniale) Dira («Le maledizioni») e Lydia Il primo (103 esametri)
e l’ottavo (in cui il poeta saluta la villetta del filosofo epi-
parla delle maledizioni che un contadino, costretto ad ab-
cureo Sirone).
bandonare i suoi campi, rivolge al nuovo padrone; il se-
Culex («La zanzara») È un epillio (414 esametri) in cui condo (80 esametri) racconta la sofferenza d’amore di un
si racconta come una zanzara abbia salvato la vita a un pastore per Lidia, la donna amata che è lontana da lui.
pastore che, addormentatosi, stava per essere morso da
un serpente. La zanzara, pungendolo, lo sveglia ed egli Elegiae in Maecenatem Due componimenti in distici ele-
istintivamente la uccide: l’insetto gli appare in sogno la- giaci dedicati a Mecenate. Il primo è un elogio funebre;
mentandosi di non aver ricevuto un’adeguata sepoltura; il secondo conserva le parole che Mecenate disse prima
il giorno successivo il pastore innalza dunque un tumulo di morire. Dal momento che Mecenate morì nell’8 a.C., è
in onore della zanzara. impossibile attribuire questi testi a Virgilio, deceduto nel
Ciris («L’airone bianco») È un epillio mitologico (541 esa- 19 a.C.
metri) in cui si narra la storia d’amore fra Scilla, figlia di Priapea Tre componimenti dedicati alla celebrazione di
Niso, re di Megara, e Minosse, nemico del padre. Scilla Priapo, divinità agreste.
percorso Le Bucoliche
1.1 Tra finzione pastorale e realtà storica: l’esproprio dei campi
(Bucoliche 1)
La I ecloga della raccolta è ricca di allusioni alla tradizione letteraria, alla cultura filo-
sofica e alla realtà contemporanea, e dà subito la misura della complessità della poesia
virgiliana, seppure celata sotto un’apparente semplicità. La dipendenza dagli Idilli di Teo-
crito è evidente e sovente il poeta latino si richiama al suo modello: come nell’immagine
iniziale del pastore seduto sotto l’ombra di un albero (vv. 1-2), o nei nomi delle donne
amate dai protagonisti (Amarillide e Galatea, v. 30). L’aspirazione alla felicità di una vita
appartata (gli otia del v. 6) e al godimento di piccole cose materiali (i frutti dell’agricoltura
e della pastorizia) e spirituali (l’amicizia, l’amore, il canto bucolico), così come emerge
nella conversazione tra i protagonisti Titiro e Melibeo, sembra però andare oltre la mera
dimensione letteraria, per accogliere in sé gli insegnamenti della filosofia epicurea: quel
«vivi nascosto» o quell’«astieniti» che il giovane Virgilio aveva appreso a Napoli alla scuola
del maestro Sirone. Ma il vero cuore dell’ecloga è il dramma di Melibeo, che perde i suoi
terreni, contrapposto alla fortunata sorte di Titiro che li conserva per i buoni uffici di
un giovane personaggio che egli non esita a chiamare «un dio» (cfr. vv. 6, 41). Impossibile
non vedervi un’eco della situazione storica contemporanea, quando, dopo la battaglia di
Filippi (42 a.C.), i triumviri espropriarono terreni per ricompensare i loro veterani.
L’esproprio colpì anche Virgilio, che solo in un primo momento riuscì a evitarlo grazie
all’interessamento del protettore Asinio Pollione e dello stesso Ottaviano, per poi perdere
anch’egli i beni fondiari di famiglia. Che lo sfondo dell’ecloga sia tutt’altro che sereno,
d’altra parte, lo dimostrano i cenni espliciti alle discordie civili dei vv. 11-12 e 70-72. Sia
Titiro sia Melibeo, dunque, si sovrappongono alla figura di Virgilio e rappresenta-
no allegoricamente due momenti diversi della sua vita; il giovane deus che per ora ha
salvato Titiro è una probabile allusione a Ottaviano. Sarebbe però sbagliato andare
alla ricerca di riferimenti autobiografici troppo minuti. Poesia e realtà sono qui armo-
niosamente fuse; i confini che le separano sono crollati così come, nel mondo bucolico,
sono crollati i confini tra il mondo umano, animale e vegetale: un mondo dove gli arbusti
possono «invocare» gli uomini (v. 39) e la felicità o l’infelicità dei pastori identificarsi con
quella delle loro greggi.
metro: esametro
Meliboeus – Tityrus
Me. Tityre, tu patulae recubans sub tegmine fagi
silvestrem tenui Musam meditaris avena;
1-5. Tityre: l’ecloga, priva di introduzione, inizia subito pre- in cui regna l’atarassia (cfr. Lucrezio, De rerum natura 2,29);
sentando il dialogo in cui emerge la differente sorte dei due recubans: «mentre sei disteso»; participio presente con valore
pastori: Titiro continuerà a vivere nei suoi campi e a comporre congiunto; sub tegmine: «sotto la copertura»; tegmine è voce
canti, Melibeo sarà invece costretto ad abbandonare le sue ter- poetica. – silvestrem … Musam: «canto silvestre», iperbato;
re. Si noti l’attenta scelta dei suoni i e u, che con l’allitterazio- il termine Musa è metonimia, già propria della poesia greca,
ne della dentale t evocano il suono del flauto; Tityre: il nome, per «canto, poesia»; l’aggettivo silvestris indica il contenuto del
come di frequente nelle Bucoliche ripreso dagli Idilli di Teocrito canto. – tenui … avena: «con un’umile zampogna», ablativo di
(3,2), è comunemente ritenuto forma dorica per Sátyros. – tu: il mezzo in iperbato; avena è una metonimia per indicare il flau-
pronome personale posto in rilievo si contrappone al nos (plu- to, strumento tipico del canto pastorale formato da steli cavi
rale poetico) del v. 3. – patulae … fagi: iperbato; l’aggettivo di avena di lunghezza diversa, saldati con la cera. L’aggettivo
patulae (da pateo) significa «frondoso». Titiro è sdraiato all’om- tenuis è polisemico: allude sia alla fragilità dello stelo sia al
bra di un faggio, secondo una classica immagine della poe- carattere «leggero», semplice della poesia pastorale, contrap-
sia bucolica (cfr. Teocrito, Idilli 1,1-3; 7,88-89) che suggerisce ponendo, secondo l’uso alessandrino, la poesia colta, leggera,
l’aspirazione a una vita dominata dall’otium, immersa nella raffinata a quella magniloquente, prolissa e solenne. – medi-
pace campestre. L’immagine è stata fatta propria anche dalla taris: il verbo deponente meditor, il cui significato principale
tradizione epicurea come rappresentazione di una vita calma, è «riflettere», assume in questo passo il valore di «comporre
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una melodia», equivalente al greco meletán. – nos: il pronome – ille: si noti l’enfasi retorica data dal poliptoto (illius, v. 7) e
di prima persona è contrapposto al tu del v. 1 e ripreso ana- dall’anafora (ille, v. 9). – tener … agnus: iperbato; nostris ab
foricamente al verso successivo; probabilmente si tratta di un ovilibus: anastrofe della proposizione, si tratta di un ablativo di
plurale maiestatis, ma potrebbe anche riferirsi alla sorte di altri provenienza; imbuet: è sottinteso l’ablativo sanguine.
pastori che hanno subito le stesse sventure di Melibeo. – finis: 9-10. Ille … agresti: «Lui ha permesso che le mie giovenche
accusativo plurale arcaico per fines (D Le parole dei campi, pascolino, come vedi, e che io canti ciò che volevo con il flauto
vedi sotto). – dulcia … arva: l’espressione ha un tono patetico agreste»; meas ... boves: soggetto della prima oggettiva; errare:
in quanto indica i campi che Melibeo è abituato a coltivare e è retto eccezionalmente da permisit (perfetto di permittere), che
a cui è affettivamente legato; per il termine arva D Le parole di solito si costruisce con ut e il congiuntivo; ut cernis: inciden-
dei campi, vedi sotto; linquimus: «abbandoniamo»; la forma tale; ipsum: sottinteso me, soggetto della seconda oggettiva il
semplice è di uso poetico, nella prosa si utilizza normalmente cui verbo è ludere. Attraverso le due proposizioni, dalla strut-
il composto relinquere. – patriam: poliptoto con il precedente tura parallela, Titiro indica chiaramente quali siano i privilegi
patriae. – fugimus: il verbo (usato transitivamente) costituisce che il deus gli ha concesso di mantenere; quae vellem: «ciò che
una climax con il precedente linquimus. – tu, Tytire: in posi- volevo», relativa propria con sfumatura eventuale; calamo …
zione chiastica rispetto al v. 1. – lentus in umbra: «rilassato agresti: variatio per tenui … avena, si tratta di una sineddoche,
all’ombra»; l’espressione riprende il v. 1, accentuando il senso poiché calamus indica lo stelo della singola canna e non l’insie-
di riposo e di ozio. L’aggettivo lentus, che significa propria- me delle canne del flauto.
mente «flessibile», in senso figurato assume il valore di «tran-
11-15. Non … invideo: sebbene i due pastori abbiano sorti di-
quillo, rilassato». – formosam … Amaryllida: «insegni ai bo-
verse, la conversazione è amichevole. – miror magis: «piutto-
schi a riecheggiare (il nome) della bella Amarillide»; formosam
sto provo meraviglia»; magis sta per potius, secondo un uso già
… Amaryllida: iperbato; resonare … Amaryllida: costrutto bra-
attestato in Lucrezio e Catullo. – totis … agris: complemen-
chilogico per resonare nomen Amarillidis; il verbo resonare è usa- to di stato in luogo senza in. La collocazione in fine di verso
to transitivamente e ha come oggetto non il suono o il canto di dell’aggettivo totis legato al sostantivo dall’enjambement, e la
Titiro, ma il nome che viene cantato, cioè Amaryllida; Amarylli- presenza dell’avverbio undique rendono bene l’idea della gene-
da è accusativo con desinenza greca di Amaryllides, nome della rale desolazione dei campi (per il termine ager D Le parole dei
fanciulla amata da Titiro, di derivazione teocritea (Idilli 3 e 4); campi, vedi sotto); turbatur: il passivo impersonale contribui-
doces: il verbo doceo è costruito con il doppio accusativo della sce a sottolineare il carattere generale della situazione, segnata
persona a cui si insegna e della cosa insegnata (silvas svolge la da sofferenze e dolori, senza attribuire precise responsabilità
prima funzione, l’infinito resonare la seconda). o indicarne le cause. – En: unito ai pronomi dimostrativi ha
6-8. O Meliboee … facit: «O Melibeo, un dio ci ha dato que- valore deittico. – capellas: diminutivo affettuoso. – protinus
sta pace»; Meliboee: vocativo parallelo al Tytire dell’incipit, … ago: «spingo innanzi»; altri intendono protinus come «senza
anch’esso di origine greca, che significa «colui che ha cura dei sosta». – aeger: «sfinito, affranto», predicativo del soggetto che
buoi»; deus: in posizione di rilievo e ripreso anaforicamente esprime il dolore di chi è costretto a lasciare i suoi campi. Si
nel verso successivo. Virgilio allude a Ottaviano, che avrebbe noti l’allitterazione con ago. – duco: il verbo, intensivo rispetto
revocato l’esproprio delle sue terre; nobis: dativo di vantaggio. ad ago, allude alla fatica con cui Melibeo porta con sé la capret-
ta che ha appena partorito. – inter densas corylos: il termine verso inizia enfaticamente con il termine urbem, poi determi-
corylus, «nocciolo», è un grecismo da kórilos. – modo: «poco nato da Romam, in posizione centrale; quam dicunt: proposizio-
fa». – gemellos: si tratta del diminutivo con valore affettivo di ne relativa; stultus: predicativo del soggetto ego posposto; huic
geminus. – spem: apposizione di gemellos. – a!: esclamazione di nostrae: sottinteso urbi. Titiro credeva che Roma fosse simile
dolore. – silice in nuda: «sulla nuda pietra»; anastrofe; silex è alla città a lui nota, probabilmente Mantova. – quo: avverbio
per lo più maschile, anche se da Virgilio in poi si trova usato di moto a luogo. – ovium teneros … fetus: perifrasi per agnos,
anche al femminile. – conixa: il participio perfetto da conitor, «agnelli»; depellere: «spingere», per vendere.
invece del consueto enitor, «partorire», accentua il senso di 22-23. Sic … sic … sic: l’anafora del sic introduce tre cóla
sforzo e dolore del parto. simmetrici. – similis = similes. – noram: forma sincopata per
16-17. si mens … fuisset: «se la mente non fosse stata stolta»; noveram, piuccheperfetto logico del verbo difettivo novi. – sic
protasi del periodo ipotetico dell’irrealtà con un’apodosi impli- parvis … solebam: «così ero solito paragonare le cose grandi
cita («ne avrei tenuto conto»). Si tratta di una brachilogia propria alle piccole»; parvis: neutro; componere: l’espressione si trova
della lingua parlata. L’aggettivo laevus (lett. «sinistro», riferito anche in Georgiche 4,176 (si parva licet componere magnis).
alla mano) vale «maldestro, stolto», ma fa anche riferimento alla 24-25. Verum: avversativo. – haec: sottinteso urbs. – tantum:
natura infausta del presagio. – de caelo … quercus: «ricordo che in correlazione con quantum. – alias inter … urbes: iperbato
la predissero le querce colpite da un fulmine»; de caelo … tactas: e anastrofe per inter alias, nel senso di ceteras; extulit: perfetto
«colpite da un fulmine»; si tratta di una formula proveniente logico, sottolinea che la città ormai ha acquisito la supremazia
dalla sfera religiosa. In particolare, si credeva che quando un su tutte le altre. – lenta … inter viburna: si ripete la medesi-
luogo o un oggetto veniva colpito da un fulmine, si sarebbero ma struttura del verso precedente. Anche in questo caso Titiro
verificate sciagure; memini: il verbo di memoria è costruito con fa riferimento al suo mondo agreste: la città di Roma è infatti
l’infinito presente quando chi ricorda ha assistito al fatto. paragonata ai cipressi che svettano sui «flessibili viburni». Il
18. Sed tamen: le due avversative segnano il passaggio alla termine viburnum indica probabilmente degli arbusti sempre-
domanda. – iste … sit: proposizione interrogativa indiretta verdi rampicanti per noi di non facile identificazione; solent:
con anastrofe del soggetto; qui è utilizzato al posto di qualis. sottinteso capita efferre.
– da … nobis: «dicci»; da (imperativo da do), usato in luogo 26. Et quae … videndi: «E quale motivo tanto importante hai
dell’imperativo dic (da dico), è proprio del parlato. Titiro non avuto di vedere Roma?»; la congiunzione et introduce, con tono
risponderà immediatamente alla domanda di Melibeo, ma tipico del linguaggio parlato, la domanda di Melibeo, che chie-
solo dopo il v. 40; nobis: è plurale maiestatis. de quale motivo abbia spinto Titiro ad affrontare un viaggio
19-21. Urbem … similem: «La città che chiamano Roma, o tanto impegnativo; fuit ... tibi: costrutto del dativo di possesso;
Melibeo, da stolto credetti che fosse simile a questa nostra»; Romam: si noti la posizione enfatica, al centro del verso (cfr. v.
Urbem … Romam: la risposta di Titiro ha un tono solenne: il 19); videndi: genitivo del gerundio in dipendenza da causa.
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27-30. Libertas: il sostantivo astratto in posizione rilevata in- recipienti. – non unquam … redibat: «la mano non tornava
dica il motivo del viaggio di Titiro a Roma. – sera: predicativo mai a casa ricolma di denaro»; gravis aere: «ricolma di denaro»;
del soggetto libertas, con valore concessivo («anche se tardi»). l’espressione è da riferire a dextra (sott. manus); aere è ablativo
Titiro era stato uno schiavo; tuttavia era possibile riscattarsi, di abbondanza, mentre gravis è predicativo del soggetto; mihi:
pagando la libertà con i propri risparmi. Titiro non lo poté dativo di vantaggio o etico.
fare finché era legato a Galatea, donna per cui spendeva tutti 36-39. quid = cur: introduce l’interrogativa indiretta retta dal
i suoi pochi averi; solo ora che si è innamorato di Amarillide verbo mirabar, da miror, che viene utilizzato anche in altri due
è riuscito a riscattarsi. – inertem: sottinteso me. – candidior … punti (v. 11 e v. 69) a indicare lo stupore di Melibeo. – maesta:
cadebat: «dopoché la barba, quando mi radevo, cadeva più predicativo del soggetto, riferito a un tu sottinteso. – Ama-
bianca»; candidior, predicativo di barba, può essere o compa- rylli: Melibeo si rivolge direttamente ad Amarillide come se
rativo assoluto o un semplice comparativo. Si insiste anche fosse presente. – cui … patereris: «per chi lasciassi pendere»;
attraverso questa perifrasi sull’età di Titiro. L’espressione si interrogativa indiretta; cui è pronome interrogativo e dativo
riferisce al fatto che era frequente che lo schiavo, dopo essere di vantaggio. Amarillide non raccoglie i frutti: si può pensare
stato affrancato, si tagliasse la barba; postquam: in anastrofe, che li lasci sulla pianta per conservarli per Titiro o perché,
introduce una proposizione temporale; tondenti: participio triste per l’assenza di Titiro, trascura il suo lavoro. – Tityrus
congiunto al pronome mihi sottinteso. – respexit tamen: ri- … aberat: Melibeo comprende che la ragione della tristezza
presa chiastica del v. 27. – longo post tempore: «dopo lungo di Amarillide era la lontananza di Titiro. – Ipsae … pinus: la
tempo»; ablativo di tempo determinato. – postquam … habet: triplice anafora con poliptoto del pronome ipse sottolinea la
proposizione temporale. Il verbo habeo (come il tenere del verso tristezza della natura che partecipa al dolore di Amarillide,
successivo) è comunemente utilizzato nella poesia erotica; nos secondo un motivo tipico della poesia ellenistica. In questo
= me, plurale maiestatis. Amaryllis: cfr. v. 5. – Galatea: si tratta senso è da notare anche l’uso del verbo vocabant (general-
della prima donna amata da Titiro, che però, non dandogli mente riferito agli esseri umani) che accentua questa «uma-
la possibilità di risparmiare, gli impediva il riscatto; il nome, nizzazione» della natura.
che significa «candida come il latte», è di derivazione teocritea 40-41. Quid facerem?: «Che cosa avrei dovuto fare?»; con-
(Idilli 6 e 11). giuntivo dubitativo. – praesentis … divos: praesentis (= prae-
31-32. fatebor enim: inciso di tono colloquiale. – dum … te- sentes) è predicativo dell’oggetto. Con il termine divos Virgilio
nebat: proposizione temporale. – nec … erat: sottinteso mihi, allude o al solo Ottaviano oppure a Ottaviano e ai suoi amici.
dativo di possesso. – peculi: peculium era il risparmio che lo 42-45. Hic: avverbio di luogo, «Qui», cioè a Roma. Titiro rispon-
schiavo riusciva a mettere da parte per riscattare la sua liber- de solo ora alla domanda che Melibeo gli aveva rivolto al v. 18.
tà. – illum … iuvenem: è Ottaviano, allora ventitreenne (siamo nel
33-35. Quamvis … exiret: proposizione concessiva. – multa 40 a.C.), non ancora al potere ma già molto influente a Roma. In
… victima: «molte vittime», singolare collettivo in iperbato. quegli anni si occupava proprio dell’assegnazione delle terre ai
– meis … saeptis: «dai miei recinti», altro iperbato; si tratta veterani che avevano combattuto a Filippi (42 a.C.). – quotannis
di un ablativo di separazione. – pinguis et: anastrofe per et bis senos … fumant: «per il quale i nostri altari fumano ogni
pinguis; da unire a caseus, il formaggio che Titiro produceva. anno per dodici giorni (due volte sei)»; alcuni studiosi hanno
– ingratae … urbi: dativo di vantaggio. La città è definita in- pensato a una assimilazione del culto di Ottaviano con quello
grata non perché pagasse poco i prodotti del pastore, ma per- del Lar familiaris (divinità protettrice della casa), che si celebra-
ché Titiro vi spendeva tutti i soldi ricavati dalla vendita del va con un rito privato all’inizio di ogni mese, cioè dodici volte
formaggio in costosi regali per Galatea; premeretur: il formag- all’anno; solamente dopo il 27 a.C., tuttavia, il culto di Ottaviano
gio si otteneva attraverso la compressione del latte cagliato in fra i Lares pubblici verrà reso ufficiale; cui: dativo di vantaggio.
– hic: avverbio di luogo (cfr. v. 42), ripreso anaforicamente. – pri- no nuoceranno (loro)»; Non: la negazione all’inizio del verso è da
mus: predicativo del soggetto, con il significato di «per primo» o unire al verbo temptabunt, parola propria del linguaggio medico,
«spontaneamente». – petenti: participio congiunto a mihi. – Pasci- come il successivo contagia: il gregge di Titiro non riceverà danni
te: seconda persona plurale dell’imperativo, il cui uso si spiega con né da pascoli sconosciuti né da contagi dovuti a epidemie; insueta:
il fatto che probabilmente Titiro fa parte di una categoria particola- da riferire a pabula, in iperbato, così come gravis (= graves) è da
re di lavoratori (puer è infatti un appellativo per indicare gli schiavi riferire a fetas; per il termine pabulum D Le parole dei campi, vedi
a prescindere dalla loro età). Il giovane dio invita i pueri, fra i quali sotto; mala … contagia: Virgilio tratta delle epidemie di animali
c’è anche Titiro, a continuare a svolgere le loro consuete attività. – nel III libro delle Georgiche. L’aggettivo mala risulta pleonastico, in
summittite: il verbo allude alla riproduzione, «fate riprodurre». quanto il termine contagia ha già in sé una connotazione negativa.
46-48. Fortunate senex: con questa esclamazione (ripresa anafo- 51-58. Fortunate senex: ripresa anaforica del v. 46. Ha inizio una
ricamente al v. 51), Melibeo sottolinea la diversità dei loro desti- sorta di makarismós, un canto in cui si augura felicità a qualcuno
ni. – ergo … manebunt: «dunque i campi rimarranno tuoi»; tua o se ne esalta la sorte. – hic: avverbio di luogo. – inter flumina
può essere inteso come aggettivo con valore predicativo o come nota: il Mincio e probabilmente il Po. – fontis sacros: fontis (ar-
attributo di rura («i tuoi campi rimarranno nello stato in cui si caismo per fontes) è accusativo retto da inter. Le fonti vengono
trovano ora»); per il termine rus D Le parole dei campi, vedi sotto. definite «sacre» perché si credeva fossero abitate dalle Ninfe. –
– magna satis: anastrofe per satis magna; va sottinteso rura sunt. – frigus … opacum: «ombrosa frescura»; si riprende l’immagine
quamvis … iunco: «sebbene la nuda pietra e la palude ricoprano iniziale della frescura ombrosa che simboleggia la condizione
con il giunco fangoso tutti i pascoli»; quamvis … obducat: propo- fortunata di cui gode Titiro. – captabis: da captare, intensivo di
sizione concessiva; il verbo è al singolare concordato ad sensum capio. – hinc … susurro: «di qui, dal vicino confine, la siepe, i
con i due soggetti (lapis … nudus e palus); lapis … nudus … palus: cui fiori di salice sono succhiati dalle api iblee, che sempre (ti
la descrizione dell’ambiente sembra riflettere il paesaggio reale in persuase ad abbandonarti al sonno), spesso ti persuaderà ad
cui Virgilio nacque e in cui si trovavano le sue proprietà; si tratta- abbandonarti al sonno con il suo lieve sussurro»; hinc: avverbio
va come si vede di una terra povera, con rocce e paludi formate di moto a luogo; tibi: dativo retto da suadebit; quae semper: il ver-
dagli straripamenti dei fiumi (probabilmente il Mincio e il Po); bo di questa proposizione relativa incidentale (suasit) si deduce
omnia: da unire a pascua, in iperbato come nudus e limoso; per il da quello del verso seguente; vicino ab limite: complemento di
termine pascuum D Le parole dei campi, vedi sotto. moto da luogo con anastrofe della preposizione; per il termine
49-50. Non … laedent: «Pascoli sconosciuti non metteranno a limes D Le parole dei campi, vedi sotto; Hyblaeis apibus: dativo
repentaglio le pecore gravide, né i terribili morbi del gregge vici- d’agente. Le api sono dette «iblee» in riferimento ai monti Iblei
Lessico
rus: indica in senso generico la «campagna», contrapposta alla città, anche se (come al
v. 46) può talora assumere il valore di «podere».
pascua: come pabulum (v. 49) il termine (etimologicamente connesso al verbo pasco «fac-
cio pascolare»), indica un’area – ovviamente non coltivata – ove si portavano le greggi al
pascolo (v. 48).
limes: in origine una sorta di «linea di confine naturale» che delimitava i singoli campi, costitu-
ita da una striscia di terreno (di solito un piccolo sentiero) posta tra i diversi arva; il termine può
meno frequentemente indicare una pietra o una siepe di confine, solitamente resi con termi-
nus. Limes può anche assumere un’importante accezione tecnica: quando – dopo la deduzione
di colonie – i Romani suddividevano il terreno per assegnarlo ai coloni (pratica della cosiddetta
«centuriazione», detta anche limitatio), tracciavano linee ortogonali dette appunto limites. Da
ultimo, in età imperiale, il limes per eccellenza fu il «confine dell’impero», solidamente difeso
dalle legioni romane: ci si riferiva, in particolare, alle frontiere lungo il Reno e il Danubio.
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67-69. patrios … finis: oggetto insieme a culmen del participio rivolge a se stesso con tono ironico; in entrambi i casi, verbi
videns; patrios: l’aggettivo sottolinea il rimpianto di Melibeo appartenenti al lessico tecnico dell’agricoltura; vitis = vites.
per la propria terra; finis = fines. – pauperis et tuguri: anastro- 74. Ite … ite: imperativo di eo, ripetuto anaforicamente; felix
fe. – congestum … culmen: «tetto fatto di zolle ammucchiate»; quondam pecus: «gregge un tempo felice»; apposizione di capel-
congestum è participio perfetto da congero, congiunto a culmen; lae. Anche il gregge subisce la stessa sorte del padrone.
caespite: ablativo di abbondanza. – post … aristas: la tradu-
75-78. Non: da unire a videbo del v. 76 – viridi proiectus in
zione del passo è controversa: secondo alcuni post sarebbe
antro: «sdraiato in una verde grotta»; si riprende l’immagine
preposizione reggente aliquot aristas e l’espressione andrebbe
iniziale per negarla. Il termine antrum non è attestato prima
tradotta «dopo quanti anni», intendendo aristas (propriamente
di Virgilio. – carmina nulla: Melibeo non potrà neppure più
«spighe, raccolti») come metafora di «anni»; a giudizio di altri
cantare. Si notino l’allitterazione e la figura etimologica. – me
invece post è avverbio equivalente a posthac, e quindi il passo
pascente: «sotto al mia guida»; ablativo assoluto. – florentem
significherebbe «in futuro ammirerò qualche spiga?».
… amaras: chiasmo; cytisum: si tratta di un arbusto che serviva
70-72. Impius … miles: gli aggettivi impius e barbarus (v. 71), come cibo per il bestiame.
posti entrambi all’inizio del verso, sottolineano l’assurdità di
79-83. Hic: avverbio di tempo. – hanc … noctem: accusativo di
questa situazione in cui un veterano, per nulla esperto di agri-
tempo continuato. – poteras: «avresti potuto», falso condizio-
coltura, prenderà in mano i terreni di Melibeo; haec: polipto-
nale che regge requiscere («riposare»). Si tratta di una possibilità
to con has del verso successivo; tam culta novalia: il novale è il irrealizzabile: evidentemente Melibeo decide di incamminarsi
campo dissodato per la prima volta oppure lasciato riposare un verso l’esilio. – fronde super viridi: anastrofe. – sunt nobis: da-
anno e poi rimesso a coltura (D Le parole dei campi, vedi sotto). tivo di possesso. – mitia poma: «frutti maturi». – pressi copia
– quo … miseros: «a che punto la discordia ha spinto i miseri lactis: «abbondanza di formaggio»; la perifrasi pressi … lactis
cittadini»; quo: avverbio di moto a luogo; civis: arcaismo per ci- indica il formaggio, pressi è participio perfetto di premo. – et …
ves. – his … agros: «per costoro abbiamo seminato i campi!»; fumant: «e, di lontano, già fumano le cime dei tetti delle case»;
his: il pronome dimostrativo esprime con sarcasmo il disprezzo summa … culmina: «cime dei tetti». Si avvicina il tramonto, il
di Melibeo per i soldati che occuperanno le sue terre. Si noti momento in cui tutti tornano a casa dopo la giornata di lavo-
l’antitesi con il pronome personale nos; per il termine ager D Le ro, ma Melibeo deve abbandonare i suoi terreni; villarum: sono
parole dei campi, p. 20. le case di campagna. – maioresque … umbrae: «e più lunghe
73. Insere … vitis: «Innesta ora, Melibeo, i peri, disponi in fi- scendono dagli alti monti le ombre»; maioresque … umbrae: iper-
lari le viti!»; Insere … pone: si tratta di imperativi che Melibeo bato; altis de montibus: anastrofe della preposizione.
Lessico
novalia: connesso etimologicamente all’aggettivo novus, indica «i campi che si coltivano
per la prima volta», o più in generale i «campi coltivati» (v. 70); è dunque un terreno nuovo
dissodato per la prima volta, oppure messo nuovamente a coltura dopo un anno di riposo
a maggese (e quindi particolarmente fertile). Il termine, tecnico, è stato introdotto in poesia
proprio da Virgilio.
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La lingua e lo stile
Dal punto di vista formale siamo di fronte a un componimento elegante e raffinato, la
cui struttura dialogica è piuttosto lontana dalla mimesi di un dialogo reale. Le scelte
retoriche e linguistiche sono assai oculate, e meritano particolare attenzione i modi
con i quali Virgilio rimarca la contrapposizione tra Titiro e Melibeo cui si è accennato
sopra. Ne è un buon esempio proprio l’inizio dell’ecloga, quando ai vv. 1-4 il poeta
incrocia a chiasmo i due pronomi (tu ... nos ... nos ... tu) in un contesto che a sua volta en-
fatizza, nell’uso di verbi e aggettivi di diversi campi semantici, la diversa sorte dei due:
Titiro (recubans, v. 1; lentus, v. 4) è destinato a una certa «stabilità», Melibeo, al contrario,
(come attestano i verbi linquimus e fugimus ai vv. 3-4) a un futuro «itinerante».
metro: esametro
Sicelides Musae, paulo maiora canamus!
Non omnis arbusta iuvant humilesque myricae;
si canimus silvas, silvae sint consule dignae.
1. Sicelides Musae: «O Muse di Sicilia»; Sicelides è grecismo 2-3. omnis: arcaismo per omnes, dipendente da iuvant, che ha in
per Sicilienses o Siculae. Le Muse della poesia bucolica sono questo caso il significato di «piacere, soddisfare». – humiles …
dette «siciliane» poiché in Sicilia era nato Teocrito, considerato myricae: «le umili tamerici»; le tamerici erano piante basse (l’ag-
il fondatore del genere. – paulo maiora: «argomenti un po’ gettivo humilis, legato etimologicamente a humus «terra», indica
più grandi»; maiora è oggetto di canamus; l’avverbio paulo, con una pianta che non svetta dal suolo), diffuse in Magna Grecia e
terminazione ablativale -o, ha valore rafforzativo davanti a un già cantate da Teocrito. Indicano per metonimia un tipo di poe-
comparativo (maiora) che sottintende come secondo termine sia «umile» di argomento bucolico. Proprio a questo verso si riferì
di paragone tutte le altre ecloghe di argomento più umile. Nei Giovanni Pascoli nel 1891, intitolando Myricae una sua raccolta di
primi tre versi, che costituiscono quasi una sorta di proemio, liriche, molte delle quali di ambientazione campestre. – si cani-
Virgilio chiede alle Muse di elevare il tono della sua poesia, mus: protasi di un periodo ipotetico della realtà la cui apodosi è il
poiché si accinge a trattare argomenti più alti rispetto ai con- congiuntivo esortativo sint. – silvas, silvae: poliptoto e allitterazio-
sueti temi del genere bucolico, che tuttavia non intende abban- ne con sint. Il termine silvae secondo alcuni si opporrebbe ad arbu-
donare. – canamus: congiuntivo esortativo; l’espressione può sta e myricae; per altri, invece, li riassumerebbe. – consule: ablativo
valere come plurale di modestia o come intenzione, da parte retto da dignae. Il console a cui Virgilio allude è Asinio Pollione,
di Virgilio, ad accomunare a sé le Muse. designato per l’anno 40 a.C., cui sarà dedicata anche l’VIII ecloga.
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4-7. Ultima … aetas: si noti il doppio iperbato e il chiasmo … Lucina: originariamente Lucina era una divinità italica che
con al centro il verbo e l’avverbio; aetas: ha il valore pregnante portava i bambini alla luce (lux), poi identificata con Giunone
di «epoca, generazione». – Cumaei … carminis: «dell’oraco- e con Diana (il che giustifica l’aggettivo casta, essendo Diana la
lo cumano»; l’aggettivo Cumaeus è forma grecizzante al posto dea vergine per eccellenza). – tuus … Apollo: il regno di Apol-
di Cumanus; si allude probabilmente alle profezie della Sibil- lo, fratello di Diana/Lucina, coinciderebbe con l’ultima fase
la cumana, citate anche nei libri III e VI dell’Eneide. Tuttavia, del magnus annus e precederebbe pertanto di poco la grande ri-
già nell’antichità, qualcuno ha voluto cogliere nell’espressio- nascita. Alcuni ravvisano nel passo anche un riferimento a Ot-
ne un riferimento al poema Le opere e giorni di Esiodo (viii-vii taviano, che ebbe sempre molto caro il culto del dio Apollo.
sec. a.C.), figlio di un cumano trasferitosi in Beozia. In questo
11-14. Teque … te consule: «Sotto il tuo consolato»; si noti
poema didascalico viene narrata la successione delle diverse
l’anafora del pronome personale te che accresce il tono solen-
fasi dell’umanità che, da una primitiva età dell’oro, decade
ne dell’apostrofe rivolta ad Asinio Pollione, il cui consolato
progressivamente fino a quella del ferro; venit: perfetto logico.
segnerà il passaggio alla nuova era; adeo: rafforza il pronome
– magnus … ordo: «nasce di nuovo il grande ordine dei seco-
personale; te consule: ablativo assoluto nominale con valore
li»; magnus … ordo: iperbato. Virgilio allude al magnus annus
temporale. – decus hoc aevi: soggetto di inibit; letteralmente
teorizzato dai pitagorici e da altre scuole filosofico-religiose,
«questo splendore di età»; aevi è genitivo epesegetico. – inibit
al termine del quale si ipotizzava ciclicamente una conflagra-
… incipient: verbi allitteranti che iniziano la serie dei futu-
zione universale seguita da una rigenerazione dell’universo;
ri, tipici della profezia. – magni … menses: le partizioni del
ab integro: espressione avverbiale; saeclorum: forma sincopata
grande anno. – te duce: «sotto i tuoi auspici»; ablativo assoluto
per saeculorum; il termine significa «generazioni». – iam …
nominale con valore temporale; si noti la climax fra consul e
iam: anafora dell’avverbio; redit ... redeunt: poliptoto; et Virgo:
dux. – si … manent: «se resta qualche traccia del nostro delit-
anastrofe; et = etiam. Virgo è Astrea, figlia di Giove e della Giu-
stizia, che disgustata dal comportamento degli uomini dell’età to»; si ... manent: protasi di un periodo ipotetico della realtà,
del ferro abbandonò per ultima fra gli dèi la terra. Fu assunta con l’apodosi al futuro (solvent). Virgilio ricorre a una conce-
in cielo dove c’è la costellazione della Vergine (Georgiche 2,473- zione piuttosto diffusa all’epoca, che ipotizzava vi fosse una
474). Il suo ritorno è pertanto prova del nascere di una nuova colpa originaria dell’uomo o, più specificamente, del popolo
era. Saturnia regna: plurale poetico. Nella mitologia latina il romano (ad esempio l’omicidio di Romolo); qua = aliqua, da
regno di Saturno coincideva con l’età dell’oro; Saturno, assi- unire a vestigia. Si allude forse agli ultimi episodi delle guerre
milato al greco Krónos, avrebbe regnato nell’età dell’oro; poi, civili all’epoca del secondo triumvirato (guerra di Modena del
scacciato dal figlio Giove, si sarebbe stabilito nel Lazio. – nova 43 a.C.; guerra di Perugia del 41-40 a.C.; blocco navale di Se-
progenies: si tratta della gens aurea. – caelo … alto: ablativo di sto Pompeo del 36 a.C.). – inrita: riferito a vestigia con valore
provenienza. predicativo. – perpetua … formidine: «dal continuo timore»;
ablativo di separazione in dipendenza da solvent.
8-10. Tu: il pronome di seconda persona in posizione rile-
vata è da collegare al vocativo Lucina (v. 10); viene utilizza- 15-17. Ille: il puer che torna ad essere protagonista delle parole
to frequentemente nelle formule delle preghiere. – modo: si di Virgilio – deum vitam accipiet: «ricevere la vita degli dèi»
può collegare a nascenti puero, «al bambino che sta or ora na- significa vivere senza preoccupazioni o dolori; deum: forma
scendo», o all’imperativo fave, «orsù sii propizia». – nascenti poetica per deorum. – divisque … heroas: «e vedrà gli eroi me-
puero: dativo retto da fave, imperativo di faveo. – quo: ablativo scolati agli dèi»; divisque: dativo in dipendenza da permixtos,
del relativo riferito a puer o con valore circostanziale («al cui participio perfetto da permisceo; heroas: accusativo plurale alla
apparire»). – ferrea: «la (generazione) del ferro»; sottinteso greca. Gli eroi e gli uomini dell’età dell’oro avevano il privile-
gens; è un richiamo (come il successivo gens aurea) al mito del- gio di vivere in comunione con gli dèi. – videbitur illis: «sarà
le età di derivazione esiodea. – primum: «per la prima volta» visto da loro», illis è dativo d’agente. – pacatumque … orbem:
o «finalmente». – desinet: «cesserà»; futuro di desino. – toto … «reggerà il mondo pacato dalle virtù del padre»; pacatum or-
mundo: «in tutto il mondo»; ablativo di stato in luogo senza la bem: iperbato; patriis virtutibus: ablativo di causa efficiente ret-
preposizione in (per la presenza dell’aggettivo totus). – casta to da pacatum; orbem: sottinteso terrarum.
18-20. At … acantho: «Allora per te, o fanciullo, la terra senza leones: iperbato; la convivenza di animali domestici con anima-
che nessuno la coltivi effonderà come primi doni edere erranti li feroci è tipica delle descrizioni dell’età dell’oro.
qua e là con l’elìcriso, e la colocasia mista con il ridente acan- 23. Ipsa … flores: «La culla spontaneamente spargerà per
to»; At: la congiunzione in questo caso non ha valore avver- te soavi fiori»; la posizione di questo verso è molto dibattu-
sativo, ma indica il passaggio a un’altra parte della profezia ta; alcuni filologi lo collocano dopo il v. 20, a completamento
in cui il poeta espone cronologicamente la vita del puer; tibi:
della descrizione dei doni offerti al fanciullo; altri ritengono
dativo di vantaggio da riferirsi al vocativo puer; prima … mu-
che Virgilio abbia voluto alternare i due temi e lo inseriscono
nuscula: complemento predicativo di hederas e colocasia; l’intera
dopo il v. 22; Ipsa: poliptoto con il precedente ipsae; il termine è
espressione è retta da tellus fundet. Il termine munuscula, dimi-
predicativo del soggetto cunabula, plurale poetico diminutivo
nutivo di munus («dono»), viene solitamente usato per indica-
di cunae; tibi: dativo di vantaggio.
re i doni destinati ai bambini; nullo … cultu: nell’età dell’oro la
terra fornisce i propri frutti senza bisogno di essere coltivata; 24-25. Occidet … occidet: «Scomparirà anche il serpente, an-
errantis hederas passim: errantis è arcaismo per errantes; passim che l’ingannevole erba velenosa scomparirà»; i versi presenta-
è avverbio che può essere unito a errantes (come nella tradu- no una raffinata elaborazione retorica: si notino l’anafora del
zione proposta) o a fundet («effonderà qua e là»); cum baccare: verbo iniziale in enjambement, l’anastrofe della congiunzione
è la prima occorrenza nella storia della letteratura di questa et (= etiam, anch’essa ripetuta) e il chiasmo occidet ... serpens ...
pianta, che ritorna anche nella VII ecloga (vv. 27-28), dove si herba ... occidet. Anche la scomparsa di serpenti e di erbe vele-
dice che serve contro il malocchio; mixta: participio congiunto nose è un motivo ricorrente nelle descrizioni dell’età dell’oro;
da misceo, da riferire a colocasia; ridenti … acantho: l’acanto è occidet è futuro da occidere; serpens: singolare con valore collet-
una pianta tipica dei paesi mediterranei con lungo stelo e fiore tivo; veneni: genitivo epesegetico. – Assyrium … amomum: «e
bianco; colocasia: neutro plurale; si tratta di una ninfea egiziana dovunque nascerà l’amòmo di Assiria»; è il cardamono, una
che cresceva nel Nilo. pianta orientale da cui si ricava un unguento prezioso, simbo-
21-22. Ipsae: predicativo del soggetto capellae. – lacte: ablati- lo in questo passo della ricchezza dell’età dell’oro che sta per
vo di causa efficiente, legato al participio perfetto distenta (da rinascere. L’aggettivo Assyrius nella letteratura latina indica
distendo). – domum: accusativo di moto a luogo. – magnos … genericamente l’Oriente; vulgo: avverbio; nascetur: futuro di
leones: «gli armenti non temeranno i grandi leoni»; magnos … nascor, contrapposto a occidet.
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26-30. At simul … virtus: «E quando potrai leggere le lodi degli relative al congiuntivo (iubeant) con valore consecutivo; temptare
eroi e le imprese del padre, e conoscere che cosa sia la virtù». Thetin ratibus: l’infinito temptare, come i successivi cingere e infin-
At: la congiunzione segna il passaggio all’adolescenza del puer; dere, dipende da iubeant: si tratta di un costrutto poetico usato
simul … poteris: proposizione temporale. Il verbo poteris regge da Virgilio in alternativa all’infinito passivo. Tutta l’espressione,
gli infiniti legere e cognoscere; heroum ... parentis: chiasmo; quae caratterizzata dall’allitterazione della dentale t, allude al duro
sit ... virtus: interrogativa indiretta dipendente da cognoscere; si mestiere della navigazione; ratibus è metonimia per «nave» e
noti la variatio rispetto agli accusativi laudes et facta, dipendenti Thetin (accusativo alla greca) è metonimia per «mare». Teti, una
da legere. – molli … arista: «a poco a poco la campagna imbion- delle cinquanta figlie del dio del mare Nereo, sposò Peleo da
dirà di tenere spighe»; molli … arista: singolare collettivo; è un cui generò l’eroe Achille; telluri infindere sulcos: la natura non dà
ablativo strumentale retto da flavescet. Riprende la descrizione spontaneamente i suoi frutti, ma è necessario ancora che l’uomo
dei fenomeni prodigiosi dell’età dell’oro; flavescet: il verbo ha ari la terra. Il verbo infindere, d’uso poetico, sottolinea il gesto
valore incoativo; campus: indica «l’aperta campagna» non col- quasi violento e di profanazione compiuto dall’uomo che colti-
tivata, in contrapposizione a arva o agri. – incultis … sentibus: va i campi; telluri è dativo di svantaggio.
«penderanno da selvaggi roseti rossi grappoli d’uva»; incultis ... 34-36. Alter … altera … altera: anafora con poliptoto. La pri-
sentibus: ablativo di allontanamento retto da pendebit; sentibus è sca fraus non è ancora scomparsa e dunque si verificheranno
un arcaismo. Si noti anche il doppio iperbato intrecciato (inculti- ancora guerre e si rinnoverà l’età degli eroi. Alter … Tiphis:
sque rubens ... sentibus uva). – roscida mella: «miele rugiadoso»; «Un secondo Tifi»; Tifi era il timoniere della nave Argo, citata
mella, accusativo dell’oggetto interno, è plurale poetico. Il miele subito dopo, che trasportò Giasone in Colchide alla ricerca del
viene definito rugiadoso: nelle Georgiche (4,1) lo stesso Virgilio vello d’oro. Sia questa spedizione sia le vicende della guerra
accenna a un’antica leggenda secondo cui il miele sarebbe ru- di Troia sono collocate da Esiodo nell’età degli eroi; quae vehat:
giada raccolta e trasformata dalle api. «che porti»; proposizione relativa impropria al congiuntivo
31-33. Pauca … sulcos: «Rimarranno tuttavia poche tracce con valore consecutivo. Argo: è nominativo singolare di un
dell’antica malvagità, che indurranno a affrontare il mare con nome femminile della declinazione greca; secondo la tradizio-
le navi, che (indurranno) a cingere di mura le città, che (indur- ne fu la prima nave costruita dagli uomini; heroas: accusativo
ranno) a incidere di solchi la terra»; dopo la descrizione dell’età alla greca, sono gli Argonauti; altera bella: l’uso di altera in luo-
dell’oro, riprendendo l’espressione sceleris vestigia nostri del v. go di alia indica che Virgilio intende riferirsi a una seconda
13, Virgilio accenna a una stato di imperfezione per così dire re- guerra di Troia. Alcuni critici hanno voluto vedere in questi
sidua. Permangono le fatiche del mare, della guerra e dell’agri- versi un riferimento a imprese che Ottaviano e Agrippa aveva-
coltura, segni dell’incivilimento; ma anche attività ignote du- no in mente di compiere in Oriente. – iterum: variatio rispetto
rante l’età dell’oro in cui l’uomo viveva in uno stato di completa al pronome alter; ad Troiam: si noti l’uso della preposizione con
serenità; priscae ... fraudis: si può pensare che Virgilio alluda, oltre il complemento di moto a luogo, inconsueto nella prosa. – ma-
che alle guerre civili, anche a una colpa più antica, «originaria» gnus … Achilles: l’aggettivo magnus in iperbato ricorre spes-
(prisca) che l’umanità è chiamata a scontare con il lavoro; quae so nell’ecloga, contribuendo a darle un tono epico e solenne e
... quae ... quae: anafora del pronome relativo che introduce tre meno bucolico; mittetur: «sarà mandato», futuro di mitto.
Schiavi impegnati
nella costruzione di
un’opera muraria,
particolare da
un rilievo di fine
i secolo a.C. (Roma,
Museo Nazionale
Romano).
37-41. Hinc: «In seguito», avverbio di tempo. – ubi … aetas: 46-47. «Talia saecla» … Parcae: «“Affrettate tali età”, hanno
proposizione temporale con futuro anteriore (fecerit) per la leg- detto ai loro fusi le Parche concordi nell’irremovibile volontà del
ge dell’anteriorità; si introduce la terza fase della vita del puer, Fato»; Virgilio riprende, dopo la descrizione dell’età dell’oro, la
l’età matura; virum: predicativo dell’oggetto te. – cedet … vector: profezia; in questi versi si può notare una reminiscenza catullia-
«il mercante da sé si allontanerà dal mare»; la navigazione non na: currite ducentes subtegmina, currite fusi («correte, traendo gli
sarà più necessaria; et = etiam; mari: è ablativo di allontanamento stami, correte o fusi», 64,327); saecla: sincope per saecula, è accu-
retto da cedet, futuro di cedo. – nec … mutabit merces: anche il sativo dell’oggetto interno dell’imperativo currite (da curro) usato
commercio, sinonimo di avidità, non esisterà più; nautica pinus: in senso transitivo; secondo un’altra interpretazione, talia saecla
sineddoche per «nave»; mutabit merces: «si dedicherà al commer- sarebbe vocativo, con talia nel senso di «tanto grandi», e pertanto
cio» – omnis … tellus: «ogni terra produrrà tutto»; l’espressio- curro avrebbe valore intransitivo («Affrettatevi, o età tanto gran-
ne conclusiva, quasi una sentenza, è caratterizzata dall’iperbato di»); concordes … Parcae: le tre Parche (Cloto, Lachesi, Atropo),
(omnis ... tellus) e dal poliptoto (omnis ... omnia) che rafforzano il figlie dell’Erebo e della Notte, presiedevano alla vita dell’uomo:
concetto espresso. – non … falcem: «la terra non sopporterà più Cloto filava le trame della vita, Lachesi le tesseva e Atropo taglia-
i rastrelli né la vigna la falce»; il verso è stilisticamente elaborato: va il filo nel momento stabilito dal destino. L’aggettivo concors è
si notino l’anafora della negazione non (con cui il poeta enumera costruito poeticamente con l’ablativo invece che con il dativo o
i «prodigi» della nuova età) e l’iperbato degli aggettivi che de- con cum e l’ablativo; concordes ... numine: doppio iperbato.
termina la disposizione a chiasmo dei sostantivi. – robustus … 48-49. Adgredere … honores: «Avvìati alle cariche pubbliche
arator: «anche il robusto aratore scioglierà i gioghi ai tori»; tauris: – ormai sarà tempo»; con l’imperativo (da adgredior) il poeta si
può essere dativo di vantaggio (come nella traduzione proposta) rivolge al puer invitandolo a intraprendere il cursus honorum;
o ablativo di allontanamento «scioglierà i gioghi dai tori». magnos ... honores: iperbato; si noti anche il poliptoto di magnos
42-45. Nec … colores: «Né la lana imparerà a fingere i diversi ... magnum (v. 49). – cara … incrementum: Virgilio elogia iperbo-
colori»; il verso propone la personificazione della lana che «inna- licamente il puer definendolo «cara prole degli dèi». L’esametro
turalmente» vede i suoi colori alterati. L’infinito mentiri assume spondaico (con il quinto piede costituito da uno spondeo) ha un
una connotazione negativa, sottolineando come la società attuale ritmo lento e solenne ed è diviso in due cóla simmetrici, ognuno
si allontani dalla condizione naturale alterando persino l’aspetto dei quali contiene un vocativo con cui si elogia il puer.
originario delle cose. – ipse … luto: «ma l’ariete da sé nei prati 50-52. Aspice … saeclo: «Guarda l’intero universo che oscilla nel-
muterà il colore del vello con la porpora che rosseggia soavemen- la sua mole convessa e le terre e le distese del mare e il cielo pro-
te, con il guado dal colore zafferano»; ipse sed: l’anastrofe consente fondo. Guarda come tutto si rallegra per l’età che sta per giunge-
di dare maggior rilievo all’immagine dell’ariete; ipse è riferito ad re». Aspice: imperativo di aspicio, ripetuto anaforicamente al v. 53;
aries; aries ... luto: è sorprendente l’immagine dell’ariete che mu- convexo ... pondere: ablativo di limitazione. Molte scuole filosofiche
terà da solo il colore del proprio vello; suave: accusativo neutro antiche concepivano l’universo come sferico; nutantem ... mundum:
avverbiale da unire a rubenti; rubenti murice: ablativo strumentale, nutantem (da nuto, frequentativo di nuo) è participio predicativo in
come anche croceo luto, retto da mutabit. Il murex è propriamente dipendenza dal verbo di percezione visiva aspicio. La presenza di
la conchiglia da cui si estrae la porpora; in questo caso si tratta suoni nasali e di numerosi spondei dà solennità al verso; terrasque
di una metonimia per indicare la porpora stessa; croceo ... luto: il tractusque ... caelumque: polisindeto; gli elementi della natura sono
lutum è una pianta palustre dai cui stigmi si traeva una tintura del partecipi della gioia che pervade tutta la natura; venturo ... saeclo:
colore dei fiori dello zafferano; vellera: plurale poetico. – sandyx: complemento di causa, con la consueta sincope in saeclo per sae-
il termine indica il colore scarlatto; sandyx indica propriamente il culo; laetantur ut: anastrofe della congiunzione; per alcuni si tratta
minio o ossido di piombo. – pascentis … agnos: gli agnelli «men- di una proposizione esclamativa, per altri di un’interrogativa in-
tre pascolano» cambieranno il colore del loro vello; pascentis è ar- diretta con il verbo all’indicativo (secondo un uso proprio della
caismo per pascentes, participio congiunto. lingua parlata), per altri ancora è una modale all’indicativo.
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