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Georgiche
Le
Georgiche
sono
un
poema
didascalico,
diviso
in
quatro
libri,
ognuno
dei
quali
svolge
un
argomento
distinto:
1. coltura
dei
campi,
2. coltivazione
delle
piante,
3. allevamento
del
bestiame,
4. le
api.
Virgilio
vi
lavorò
per
sette
anni,
dal
37
al
30
a.C.,
quand'era
nel
pieno
della
sua
maturazione
di
uomo
e
di
artista,
dividendo
la
sua
giornata
in
due
distinte
parti:
al
mattino
dettava
di
getto
e
per
il
resto
della
giornata
riprendeva
il
lavoro
per
correggerlo
e
limarlo,
magari
anche
eliminando
versi
che
gli
sembravano
imperfetti
o
imprecisi
sul
piano
dell'espressione
e
dei
contenuti.
L'opera
fu
scritta
nella
Campania
e
a
Napoli
in
particolare,
dove
poteva
godere
di
un
clima
certamente
migliore
rispetto
alla
sua
Mantova
e
di
una
maggiore
tranquillità
sentendosi
certamente
più
a
proprio
agio
che
nella
caotica
Roma
che
viveva
anni
intricati
e
confusi
che
stavano
segnando
il
declino
dell'età
repubblicana.
Proprio
in
quegli
anni
da
Azio
giunse
ad
Atella,
un
borgo
tra
Capua
e
Napoli,
fermandosi
per
una
cura
alla
gola.
Qui,
dopo
essere
stato
presentato
al
pubblico
da
Mecenate,
il
suo
grande
protettore,
lesse
in
quattro
giorni
i
quattro
libri
dell'opera
ormai
terminata.
L'argomento
delle
Georgiche
era
assolutamente
nuovo
nella
poesia
romana.
A
farglielo
scegliere
contribuì
la
sua
stessa
inclinazione,
che
lo
portava
ad
amare
la
vita
dei
campi;
ma
anche
un
largo
intendimento
civile
ve
lo
spinse.
L'agricoltura,
rovinata
per
le
guerre
intestine,
gli
apparve
come
un
mezzo
efficace
per
fornire
un
esempio
si
attività
onesta,
salutare,
integerrima;
un’attività
che
potesse
arrestare
la
decadenza
dei
costumi
ed
a
rimettere
i
Romani
sul
cammino
tradizionale
della
loro
grandezza.
Lo
stesso
Mecenate
era
conscio
dei
vantaggi
universali
che
sarebbero
derivati
da
un
ritorno
ai
campi
e,
probabilmente,
condizionò
moltissimo
la
sua
scelta.
Il
poema,
benché
rimanga
all'interno
del
genere
didascalico,
non
vuole
solo
spiegare
il
lavoro
dei
campi
o
fornire
indicazioni
tecniche
sull’agricoltura:
mira
anche
a
esaltare
l'attività
agricola
come
palestra
di
virtù
civili
e
partecipazione
del
cittadino
a
vantaggio
della
collettività,
in
accordo
con
l'ideologia
augustea.
Virgilio,
in
alcuni
punti,
sembra
rifarsi
a
Lucrezio,
il
poeta
latino
autore
del
poema
didascalico
De
Rerum
Natura,
anche
se
non
condivide
pienamente
la
sua
visione
della
natura.
Sotto
certi
aspetti
preferisce
l’orientamento
stoico;
per
altri,
come
la
suddetta
esaltazione
del
mondo
agricolo
e
la
sua
minuziosa
descrizione,
il
poeta
latino
sembra
avvicinarsi
molto
al
greco
Esiodo,
con
le
sue
Opere
e
i
giorni.
Si
avverte
in
lui
la
volontà
di
costruire
intorno
all’uomo
un
mondo
“complice”:
il
mondo
della
natura
campestre
è
l’unico
adatto
ad
una
vita
sana
e
virtuosa
in
contrapposizione
alla
vita
cittadina
e
alla
sua
corruzione.