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Archeologia Medievale
XXVI, 1999, pp. 369-375

Antonio Alberti – Monica Baldassarri


Per la storia dell’insediamento longobardo a Pisa: nuovi materiali dall’area cimiteriale di
piazza del Duomo

1. La piazza del Duomo di Pisa continua a restituire materiali archeologici di grande interesse e a dimostrarsi una delle aree
privilegiate dell’insediamento di età etrusca e romana, nonché, in qualità di sede dell’insula episcopalis fino dall’epoca tardo-
antica, zona complessa di sepolcreto 1.
Alcune escavazioni, effettuate nell’area del cantiere permanente intorno alla torre di Pisa al fine di consolidare la rete
fognaria circostante (marzo 1998), hanno messo in luce nuove strutture di epoca antica e medievale, che hanno richiesto
l’intervento della Soprintendenza Archeologica con l’apertura di un area di scavo 2.
L’indagine stratigrafica condotta dalla Soprintendenza Archeologica della Toscana e seguita sul campo dagli scriventi 3 ha
interessato una superficie di 125 mq circa, nella zona compresa tra l’abside della cattedrale, a occidente, e la torre pendente a
meridione.
Il deposito archeologico ha restituito materiali ed informazioni riferibili a periodi di insediamento di un arco cronologico
molto ampio, comprendente un’area cultuale di epoca etrusca, alcuni livelli abitativi d’età romana, un cimitero tardoantico ed
uno altomedievale, ed, infine, le fasi medievali connesse con le frequentazioni intorno alla cattedrale di XI e XII secolo.
Tali dati hanno confermato, così, l’interesse e la centralità della zona nel tessuto insediativo della città, spesso con connot a-
zione di genere cultuale e religiosa, almeno fino dal V sec. a.C. 4.
In questa sede saranno presentati i dati preliminari riguardanti esclusivamente il periodo VII della sequenza indagata,
ovvero il momento in cui l’area assunse definitivamente la connotazione di zona cimiteriale, a discapito di quella abitativa di
età imperiale.
Tale periodo è contrassegnato dal ritrovamento di due tombe in pezzame litoide, contenenti due inumati in connessione e
uno scheletro scomposto nell’ultimo strato di copertura di una delle deposizioni, i cui corredi sono databili tra gli inizi e la fine
del secolo VII ed ascrivibili all’orizzonte culturale longobardo.
Il precedente periodo della sequenza stratigrafica ha indicato l’utilizzazione della zona per la collocazione di alcune sepol-
ture in fossa terragna, realizzate fino dal VI secolo per i materiali ceramici rinvenuti insieme ai reperti scheletrici e per la
posizione stratigrafica, senza dubbio anteriore a quella delle inumazioni in cassa litica.
Mentre nel periodo di V-VI secolo la zona indagata mostra ancora tracce di strutture a carattere residenziale, che convivono
con l’uso funerario di alcuni spazi, il periodo longobardo è testimoniato essenzialmente dalla necropoli. L’unica altra attività
registrata nel periodo VII è, invece, la ricerca di materiali edilizi, evidenziata da almeno due grandi buche situate al centro e a
sud dell’area di scavo.
In questa sede sono illustrati i primi dati archeologici scaturiti dallo studio delle strutture e dei materiali delle due inumazio-
ni longobarde, per permettere una rapida circolazione delle informazioni più recenti riguardo a questa fase di vita della Piazza
dei Miracoli, in attesa dei risultati derivanti dall’analisi dei resti antropologici, ancora in corso da parte del Prof. Mallegni
dell’Università di Pisa, e dell’edizione completa della sequenza di scavo.
A.A.-M.B.

2. LE SEPOLTURE
Le due sepolture di epoca longobarda sono entrambe costituite da casse in pezzame litoide, prive di copertura, ma utilizzate
per singoli individui, interamente riempite di terra e frammenti laterizi e ceramici. La tomba n.7 aveva nello strato di copert ura
superficiale e sopra la struttura i resti di un inumato non in connessione (identificabili come sepoltura 6) concentrati nella
parte occidentale della cassa. Non si trattava di un riutilizzo della tomba, ma molto probabilmente di una sepoltura vicina e
relativo corredo, forse sconvolti per l’alloggiamento di una qualche tubatura. Le due casse si differenziano dalle inumazioni d i
epoca precedente tutte in fossa terragna, di cui solo una con un cordolo di delimitazione di piccole pietre (sepoltura 1).
Le tombe di seguito presentate sono le prime sepolture longobarde di Pisa recuperate in contesto stratigrafico: altre due
tombe a cassa databili al VII secolo furono identificate negli scavi del Sanpaolesi effettuati nel 1949 a nord della cattedrale, le
quali restituirono numeroso materiale di corredo 5; solo materiale di corredo è stato raccolto da Maggiani nell’area di fronte
agli Uffici della Primaziale e altri oggetti longobardi provengono da altra area imprecisata della piazza, come mostrano i resti
raccolti nell’atrio dell’Hotel Kinzica in Piazza Arcivescovado 6.
In tutti questi casi i rinvenimenti furono poco o affatto documentati e, comunque, non collocabili stratigraficamente in una
sequenza cronologica. È anche per questo precedente che il rinvenimento delle due sepolture nella campagna di scavo 1998
diventa rilevante, contribuendo ad aggiungere un altro dato importante alla localizzazione della necropoli longobarda di
Piazza dei Miracoli.
L’indagine stratigrafica rende possibile percepire in modo più chiaro la relazione con le sepolture precedenti: di varia
tipologia (alla cappuccina e in fossa terragna), senza corredo, ma con materiali spesso di recupero dai depositi sottostanti.
Infatti, almeno nell’area indagata nel 1998, le inumazioni di V-VI secolo sembrano convivere con l’utilizzo residenziale, parzia-
le o temporaneo, di alcune strutture tardo romane.
Le tombe di cultura longobarda, invece, definiscono una cesura con qualsiasi altro utilizzo delle abitazioni romane, che non
sia il recupero di materiale edilizio. Parte di questo materiale è stato forse utilizzato per la costruzione delle stesse tombe in
cassa litica.
Riprendendo in considerazione l’ubicazione delle inumazioni longobarde scavate dal Sanpaolesi e la collocazione topogra-
fica delle tombe in questione, appare evidente la relazione con la posizione dell’antica cattedrale altomedievale, molto proba-
bilmente situata sotto a quella attuale.
Guardando i corredi di tipo diverso rinvenuti nella totalità delle sepolture longobarde, invece, sembra rilevante sottolineare
il tipo di oggetti e la composizione differente tra l’area scavata nel 1949 e quella indagata nel 1998. Le inumazioni con corredo
maschile di tipo principesco risultano collocate in un’area più strettamente adiacente all’ecclesia maior altomedievale, mentre
le sepolture rinvenute dietro l’abside attuale presentano un corredo minimo, ridotto a pochi elementi di uso personale.
SEPOLTURA 4
Tomba a cassa in pezzame litico, priva di copertura, di 185 cm di lunghezza e 60 cm di larghezza media. La cassa era
composta da filari regolari di pietre di medie dimensioni, alcune sicuramente di reimpiego. Il fondo della cassa risultava
costituito da grosse parti di laterizi romani.
L’inumato si presentava supino, in connessione anatomica, in posizione est-ovest, con la testa rivolta verso destra. Le
braccia erano leggermente piegate con le mani appoggiate ai fianchi.
SEPOLTURA 7
Tomba in pezzame litoide, priva di copertura e completamente riempita di terra e piccolo pietrame. La cassa era costituita
da filari regolari di pietre di medie dimensioni. Il fondo della cassa era in terra, con alcune pietre in piano al disotto del cranio.
L’inumato si presentava supino, in connessione anatomica, in posizione est-ovest, con la testa rivolta verso destra e con gli
avambracci incrociati sul bacino.
A.A.

3. CATALOGO
SEPOLTURA 4
1) Pettine
Pettine in osso, ad una sola fila di denti, non conservati ma di sezioni a grandezza diversa, inseriti in una doppia costola di forma
rettangolare, a sezione quadrata, fissata almeno da cinque perni in ferro. Il cattivo stato di conservazione impedisce di leggere bene la
decorazione, che doveva essere comunque molto semplice (gruppi irregolari di occhi di dado). Fine VI-primi decenni VII secolo.
L’oggetto era posizionato alla sinistra della testa ed ha una lunghezza 13,3 cm; larghezza massima della costola 2,4 cm, minima 1,4 cm.
HESSEN 1971, n. 533, tav. 50; GIOVANNINI 1989, p. 66, tav. XII, n. 4, var.
2) Fibbia di cintura
Fibbia in ferro con placca fissa di forma quadrangolare, anello di forma all’incirca ovale, ardiglione completamente ossidato. Sul retro
della placca due magliette per il fissaggio alla cintura. Prima metà VII secolo.
La fibbia era posizionata nella zona bassa dell’addome.
HESSEN 1971, n. 8 p. 28, tav. 2, 2, p. 47, tav. 16,1; TORCELLAN 1989, pp. 25-27, tav. 2, 5.
3) Frammento in ferro, tipo barretta, posizionato sulla bocca, di cui non si è compreso l’uso
SEPOLTURA 6
1) Fibbia
Fibbia in bronzo, con placca fissa sagomata a scudetto, di tipo bizantino, con anello di forma ovale, privo di ardiglione. Sul retro della
placca due magliette per il fissaggio della cintura di cuoio. Tra primo e secondo terzo del VII secolo.
La fibbia è lunga 4,3 cm, mentre la larghezza massima è di 2,9 cm.
HESSEN 1975, p. 56, n. 5, tav. 14, n. 9; GIOVANNINI 1989, p. 68, tav XIII, n. 2; TAGLIAFERRI, p. 459, X. 158.
2) Puntale o linguetta di cintura
Puntale o linguetta di cintura in bronzo, con forma a becco d’anatra, con decorazione punzonata lungo il bordo e nel cerchio centrale.
Presenta la base a forcella e tre fori circolari all’altezza dell’innesto nella cintura. Prima metà VII secolo.
L’oggetto è lungo 6 cm e largo 2,2 cm.
HESSEN 1975, p. 75, n. 5, tav. 21, n. 17; DE MENIS 1990, fig. IV.78, p. 198.
3) Moneta?: posizionata nel primo strato di riempimento della cassa
Tipo Giustiniano I (538-610)
Nummus
Bronzo
D/ Busto dell’imperatore
R/ Illeggibile (segni di appiattimento, lisciatura e fusio ne con altro elemento metallico)
0,650 g; 10×9 mm
GRIERSON 1982, pp. 70-71, 354 e pl. 12 n. 201.

SEPOLTURA 7
1) Moneta: incastonata in una pietra della tomba, presso il capo dell’inumato
Costantino IV, Roma
Mezzo follis, Classe 2a (674-685)
Bronzo
D/ Busto dell’imperatore, frontale, con lancia
R/ Eraclio e Tiberio coronati, separati da tre piccole croci; nell’esergo ROM
3, 94 g; 15×14 mm
GRIERSON 1982, pp. 142-143, 363 e pl. 33, n. 608.
A.A.-M.B.

4. NOTE SUGLI ELEMENTI DI CORREDO

Tra gli elementi illustrati è da segnalare la presenza del pettine all’interno della sepoltura 4, la cui cronologia, per quanto di
arco piuttosto ampio, è una delle più alte. Si tratta di uno degli oggetti più diffusi tra i corredi delle tombe di fine VI-inizi VII
e viene deposto in sepolture sia maschili che femminili, con significato magico e apotropaico 7. In questo caso è associata ad un
elemento di guarnizione della cintura maschile, in ferro, la cui datazione sembra, comunque, da potersi circoscrivere entro la
prima metà del VII secolo.
Anche la fibbia ed il puntale della sepoltura 6 dovevano fare parte di una cintura in cuoio, tipica del costume maschile 8.
Entrambi sono ascrivibili al tipo cosiddetto bizantino, molto spesso presenti nei corredi delle tombe longobarde della metà del
VII secolo. In particolare la fibbia a placca fissa è datata agli anni 630-660, ed anche la decorazione a punzonatura del puntale
rimanda ad una identica cronologia. Tale genere di materiali trova, inoltre, confronto diretto in alcuni elementi dei corredi già
recuperati nella piazza dal Sanpaolesi 9. In questi ultimi erano presenti anche le armi, probabilmente sospese alle cinture, delle
quali non è stata ritrovata traccia alcuna nelle tombe recuperate sotto la torre. Per la sepoltura n. 6, il cui corredo è stato
rinvenuto in giacitura secondaria, non è possibile dire quale fosse l’associazione originaria, mentre per la tomba n. 4 la man-
canza della spatha è certa e la presenza della cintura sembra da riferirsi all’abbigliamento d’uso quotidiano.
Per quanto riguarda i reperti di tipo numismatico riferibili alle sepolture 6 e 7 è interessante sottolineare in primo luogo il
dato cronologico.
Il primo oggetto (n. 3), è stata rinvenuto insieme con la fibbia in bronzo nello strato di copertura dell’inumato n.7 e, quindi,
è stata riferito ad una tomba non precisamente identificata, ma sicuramente collocata nell’area adiacente, la sepoltura n.6. Tale
reperto presenta notevole difficoltà di lettura, soprattutto sul rovescio, dove sembra riportare segni di lisciatura e di innesto
con altro oggetto metallico. Per il tipo percepibile al dritto sembra, tuttavia, assimilabile ai nummi circolanti in Italia nella
seconda metà VI-primi anni del VII secolo. La sua deposizione nella tomba, forse incastonata o inserita in altro oggetto
ornamentale, confermerebbe, così, la deposizione della sepoltura n. 6 verso la metà del VII secolo.
Anche l’altra moneta n. 1, tomba 7, si presenta come elemento importante per stabilire la cronologia della seconda inuma-
zione, altrimenti priva di corredo, alla fine del VII secolo.
La sua collocazione all’interno di un foro praticato nella pietra della cassa litica, all’altezza del lato sinistro del cranio
dell’inumato, in mancanza di più precisi dati antropometrici, può essere indizio sia dei nuovi costumi assunti dalle popolazioni
longobarde dopo lo stanziamento definitivo nella Tuscia, sia della possibilità di una sepoltura di un individuo di cultura
romanza.
Tale uso della singola moneta in bronzo, non riutilizzata come ornamento o monile ed associata alla mancanza di corredo,
difatti, sembra rimandare alla tipologia dell’obolo di Caronte, frequente in contesti tombali a partire dall’età imperiale e tipica
delle culture romanze o romanizzate 10. La sua collocazione vicina al cranio dell’individuo sepolto è piuttosto comune, mentre
affatto originale è l’incastonatura della moneta in un alveolo appositamente creato in una delle pietre costituenti la cassa litica
11
.
Altro indizio di un certo interesse è costituito dal fatto che si tratti di un nominale bizantino emesso dalla zecca di Roma e
in qualche modo circolante in zona longobarda ancora nel VII secolo inoltrato. In attesa di ritrovamenti più consistenti,
tuttavia, la sua presenza in territorio lontano dalla cittadina papale sembra da dovere essere legata al personaggio sepolto nella
tomba, che potrebbe essere stato residente a Pisa, ma anche un pellegrino passato in città nel cammino di ritorno da Roma 12.
Che si tratti di una singola moneta posseduta dallo stesso individuo, forse deceduto appena giunto dall’area laziale, o di un
nummo effettivamente circolante nella Pisa longobarda, il suo rinvenimento induce a riflettere circa il grado di permeabilità
sussistente tra le aree monetarie bizantine e le zone di influenza longobarda, soprattutto per i nominali in bronzo, anche dopo
Eraclio 13.
Allo stadio attuale delle ricerche questo costituisce il pezzo numismatico più recente proveniente da tutti gli scavi condotti
in Piazza dei Miracoli ed anche l’unico sicuramente attribuibile tra quelli rinvenuti dentro le sepolture di età longobarda 14.
Dopo lo studio critico di Stefano Bruni, che ha fatto chiarezza sulla reale provenienza delle tre monete in bronzo, in un
primo momento tutte associate alle inumazioni indagate da Sanpaolesi, è risultato evidente che solo una di esse era stata
effettivamente trovata nella tomba svuotata il 15 aprile 1949 15. In questo caso si tratta di un piccolo nummo in bronzo del
tutto illeggibile, il cui recupero dal terreno di riempimento della cassa è stato effettuato per semplice vagliatura del sedimento,
senza alcuna registrazione dell’ubicazione del reperto nei confronti dei resti scheletrici inumati. Non è pertanto possibile
sapere se si tratta effettivamente di un “obolo di Caronte” o di una moneta persa durante le operazioni del seppellimento o,
ancora, di un oggetto presente solamente come sporadico nella parte superiore del sedimento al colmo della tomba.
Visti i dati della sequenza stratigrafica e gli elementi datanti “interni” alle inumazioni, le tre sepolture esaminate sono
riconducibili ad orizzonti cronologici successivi, secondo una sequenza che vede la deposizione n. 4 realizzata tra fine VI e inizi
VII secolo, la sepoltura n. 6 risalente alla metà del VII secolo e la n. 7 tra l’ultimo quarto e la fine dello stesso.
Tali dati, se da un lato confermano l’inizio dell’utilizzo dell’area cimiteriale da parte dei longobardi alla fine del VI secolo,
dall’altro ne testimoniano la continuità d’uso durante tutto il secolo successivo, con una complessità nello sviluppo culturale ed
economico dei diversi gruppi etnici, che richiede ulteriori indagini a carattere stratigrafico e sistematico, che rendano final-
mente giustizia al potenziale informativo sepolto nell’area della Piazza dei Miracoli.
M.B.

BIBLIOGRAFIA
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GRIERSON Ph., 1982, Byzantine Coins, London.
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TORCELLAN M., 1986, Le tre necropoli altomedievali di Pinguente, (Ricerche di Archeologia altomedievale e medievale 11), Firenze.

1
Su questa zona di Pisa nel periodo etrusco si veda ora BRUNI 1998. Sull’insula episcopalis in età tardo-antica PANI ERMINI – STIAFFINI 1985; una sintesi dei
dati archeologici disponibili fino al medioevo ora in REDI 1996.
2
Le operazioni sono state svolte nell’ambito di un più ampio accordo tra la Soprintendenza Archeologica della Toscana e il Comitato per la Salvaguardia
della Torre di Pisa (presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri).
3
La direzione dello scavo è a cura di Stefano Bruni, Ispettore della Soprintendenza Archeologica della Toscana; la direzione del cantiere di Antonio
Alberti.
4
Cfr. l’ampia rassegna bibliografica sugli interventi nella piazza in BRUNI 1994, ID. 1998.
5
Cfr. BRUNI 1994; SANPAOLESI 1956-1957; SANPAOLESI 1975.
6
MAGGIANI 1990, ABELA 1994.
7
PAROLI 1979-1980, p. 61. Numerose le tombe con corredo formato dal solo pettine e dal coltello nella necropoli di Romans d’Isonzo: cfr. Longobardi
a Romans d’Isonzo, pp. 62-83. Un pettine in osso lavorato, per quanto di dimensioni e decorazioni assai diverse, è stato rinvenuto anche nella sepoltura
rimossa il 12 aprile 1949 da Sanpaolesi. Cfr. HESSEN 1975, p. 57, n. 18, tav. 16,5; BRUNI 1994, p. 671, d e fig. 3 p. 669.
8
HESSEN 1990.
9
HESSEN 1975, p. 53.
10
Sull’obolo di Caronte in contesti tardoantichi e medievali vedi A MANTE SIMONI 1990, D’ANGELA 1983. Sulle monete bizantine e longobarde, BROZZI
1974. Sui diversi significati della deposizione di monete in contesti tombali, oltre agli articoli citati, si veda anche PERASSI 1996 e bibliografia ivi menzionata.
11
Cfr. Ibidem, pp. 167-171.
12
Tale ipotesi sembra confermata da tenue grado di usura della moneta, che non dovrebbe avere circolato molto prima di essere deposta nella tomba. A
proposito di tale tipo di interpretazione per reperti numismatici di ambito altomedioevale si veda sempre A RSLAN 1994, p. 505.
13
Circa i difficili contatti con l’esterno sia della zecca di Roma con le altre aree bizantine e longobarde, sia della Tuscia con le altre aree dell’Italia centrale
e padana ARSLAN 1994, p. 505 e 507.
14
Le altre due monete trovate nello scavo del Sanpaolesi sono un sesterzio per Vespasiano (74 d.C.) ed un follis per Costantino (318-337 d.C.): MELUCCO
VACCARO 1971, p. 20, tav. V; BRUNI 1994 p. 672. Da altri scavi effettuati negli anni ’80 presso l’ingresso della Presidenza della Primaziale provengono
numerosi monete in bronzo di piccolo modulo, presumibilmente tardoantiche, mentre, nell’escavazione ottocentesca, compiuta per effettuare il consolida-
mento dell’invaso del Campanile, è stato rinvenuto un gruzzolo di 13 folles di Costantino. Cfr. MAGGIANI 1990, pp. 3-4. Altri reperti numismatici, scoperti
con gli ultimi scavi effettuati nell’area del Duomo (Porta del Leone, area adiacente ai Bagni Pubblici, stessa zona dentro il cantiere della Torre), il cui studio
è in corso ad opera della scrivente, rimandano tutti a cronologie anteriori alla metà del VII secolo.
15
Cfr. BRUNI 1994, pp. 671-672.

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