Sei sulla pagina 1di 10

PROCEEDINGS OF THE

XIV th INTERNATIONAL NUMISMATIC CONGRESS

GLASGOW 2009

II
PROCEEDINGS OF THE

XIV th INTERNATIONAL NUMISMATIC CONGRESS

GLASGOW 2009

Edited by
Nicholas Holmes

GLASGOW 2011
International Numismatic Council

British Academy

All rights reserved by


The International Numismatic Council

ISBN 978-1-907427-17-6

Distributed by Spink & Son Ltd, 69 Southampton Row, London WC1B 4ET
Printed and bound in Malta by Gutenberg Press Ltd.
NOTE SULLA CIRCOLAZIONE MONETARIA
TARDOANTICA NEL LAZIO MERIDIONALE:
I REPERTI DI S. ILARIO AD BIVIUM *

FLAVIA MARANI

Le indagini archeologiche condotte dalla Pontificia Commissione di Archeologia Sacra nell’area


prospiciente la catacomba rurale di S. Ilario (nell’attuale territorio comunale di Valmontone, a
circa 60 chilometri a sud di Roma), hanno messo in luce una piccola struttura di culto mononave,
in uso dal VII-VIII secolo d.C. fino al XIV, edificata al di sopra di un’area cimiteriale subdiale
in funzione dalla seconda metà del IV al VII secolo. Il sepolcreto, di notevoli dimensioni, è stato
messo in relazione all’abitato posto sull’altura di Colle Maiorana, nei cui pressi venne installata,
fra III e IV secolo d.C., la Statio ad bivium, ricordata nella Tabula Peutingeriana al XXX miglio
della via Latina, nel punto di raccordo con la via Labicana.1
Lo scavo ha restituito duecentotrentatrè monete bronzee che rappresentano i nominali minori
di ciascun periodo, come è solitamente attestato nelle stratigrafie archeologiche. I reperti numis-
matici, malgrado la prolungata frequentazione del sito, dal IV al XIV secolo, si distribuiscono
prevalentemente fra la metà del IV e la seconda metà del VI secolo. Oltre il 97% delle monete,
dunque, risulta coprire un arco cronologico esiguo, limitato alle fasi di utilizzo del sepolcreto sub
divo.2 Per circa duecento anni non risultano evidenti cesure nella presenza di numerario, a testi-
monianza della protratta circolazione monetaria in età tardoantica. In particolare balza agli occhi
la preponderante attestazione di esemplari di V e V-VI secolo (Fig. 1).
Appare opportuno puntualizzare, però, come dei circa novanta pezzi attribuiti al V secolo
solamente tredici sembrano, al momento, riconducibili ad un’autorità certa.
In linea generale, difatti, l’indice di leggibilità del materiale numismatico risulta essere
piuttosto variabile, decrescendo progressivamente fino al V ed al VI secolo. Se per altri periodi
tale fenomeno sarebbe da imputare alla corrosione cui è soggetto il bronzo, o all’usura, in età
tardo romana tale circostanza è evidente riflesso anche della scarsa cura rivolta alla produzione
dei nominali minori. Probabilmente le reiterate svalutazioni, che portarono a ripetute e frettolose
coniazioni, sono alla base della cospicua presenza di tondelli di difficile lettura, dai bordi irregolari
ed in cui il conio risulta essere più grande del tondello, o il colpo di martello mal distribuito.3
Proprio per questo aspetto, comune a tutto l’impero, molti esemplari sono stati inseriti in archi
cronologici generici in base al peso, al modulo, alle tracce del conio percepibili.
* In questo contributo sono presentati i dati emersi nel corso delle ricerche 1
Lo scavo, effettuato fra il 1987 ed il 1990, si è svolto sotto la direzione
svolte in occasione della Tesi di Laurea, dal titolo Reperti numismatici dal del Prof. V. Fiocchi Nicolai. Per il riconoscimento del sito ed il resoconto
cimitero di S. Ilario ad bivium. Aspetti della circolazione monetaria in età delle campagne di scavo, v. Fiocchi Nicolai 1988-1989; Fiocchi Nicolai /
tardoantica nel Lazio meridionale, da me discussa presso l’Università degli De Maria / Luttazzi 1990, con bibl. prec.
Studi della Tuscia nell’a.a. 2005-06. Desidero esprimere la mia riconoscenza 2
Non sono giunte testimonianze numismatiche coeve al lungo periodo
alla Prof.ssa A. Rovelli, sotto la cui supervisione si sono svolte le ricerche, di vita dell’edificio cultuale, dall’VIII al XIV secolo, se non quella, un
per il sostegno e per i proficui colloqui. Ringrazio il prof. V. Fiocchi Nicolai, quattrino di Carlo d’Angiò, che ci consente di datarne il definitivo
per la generosità nel mettere a mia disposizione la relazione stratigrafica abbandono. In linea generale i reperti numismatici raccolti in un contesto
dello scavo, ed il Dott. A. Luttazzi, direttore dell’Antiquarium Comunale di cimiteriale, per potersi considerare un valido supporto all’analisi della
Colleferro, dove attualmente sono depositate le monete, per la disponibilità circolazione monetaria di un determinato periodo e territorio, necessitano
nel consentire l’accesso al materiale. di essere valutati con alcune cautele. Nel caso del cimitero di S. Ilario ad
Lo studio è ancora in corso, al momento quindi sono esposte alcune bivium lo studio è affrontato, al momento, a prescindere dall’eventualità di
considerazioni preliminari, suscettibili di modifiche ed approfondimenti. una selezione dei pezzi in base a criteri quali l’eccessiva usura o l’essere
La bibliografia riportata in questo contributo, per ragioni di spazio, è fuori corso. Sembra, fra l’altro, che le monete confluite nelle sepolture di S.
limitata ai testi essenziali. Ove possibile, per le abbreviazioni, si sono Ilario, o utilizzate come offerta nelle pratiche rituali, siano sostanzialmente
utilizzati i criteri dell’Archäologische Bibliographie. coeve al resto del corredo, quindi specchio fedele del circolante.
1536 FLAVIA MARANI

Fig. 1. Distribuzione dei reperti numismatici in fasce cronologiche.

Per dirimere, dunque, la questione della collocazione cronologica del materiale, si è scelto di
valutare i tondelli bronzei in base a caratteri intrinseci, quali peso e modulo, e si è visto come,
anche in tondelli integri ed in buono stato di conservazione, i pesi e le misure tendano ad oscillare
fino a discostarsi anche molto dal peso teorico o dal peso medio di riferimento. L’analisi pon-
derale4 della monetazione di modulo minore dello scavo di S. Ilario rivela che il peso medio degli
esemplari in esame è di g. 0,837, e l’istogramma che ne deriva, per cui si è adottata una scansione
di g. 0,05, mostra un picco considerevole di attestazioni nell’intervallo di g. 0,68-0,79, che scen-
dono mantenendosi sostanzialmente costanti fra g. 0,86 e 1,09 per poi risalire lievemente fra g.
1,10 e 1,21, ovvero il punto esatto in cui si collocherebbe, secondo le fonti, il peso del nummus di
riferimento, di g. 1,13.5 (Fig. 2).
Dalle stratigrafie di S. Ilario sono emersi almeno ventisette tondelli volontariamente tagliati ab
antiquo in porzioni grosso modo equivalenti a metà o ad un quarto del diametro originario, oltre a
quattro pezzi sicuramente tosati.6 Questi nel nostro sito rappresentano il 24% dei materiali ascrivi-
bili alla circolazione di V e V-VI secolo. In generale gli esemplari meccanicamente alterati sem-
brano mostrare un’elevata incidenza nella composizione dei ripostigli tardoantichi, mentre sono at-
testati in quantità meno rilevanti negli strati di frequentazione.7 Appare difficile pensare, però, che
3
‘Bronze, however, is abundant […], it is of couse little understood rinvenuti in buono stato di conservazione). Per il secondo quarto del secolo
and frequently unrecognized or taken to be ‘imitative’, for specimens are si ipotizza un peso medio delle emissioni di AE4 della zecca di Roma, a
generally in a very poor style, ill-struck, badly preserved, and banal in nome di Valentiniano III, di g. 1,10 (cfr. Asolati 2005, p. 60 e nota 183, con
typology’, cfr. Kent 1994, p. viii. bibl. prec.).
4
Per l’analisi statistica si sono presi in esame i tondelli dal profilo 6
In vista di analisi più approfondite, e considerata l’incertezza nel
integro, di modulo AE4. determinare l’effettiva intenzionalità del frazionamento di alcuni tondelli
5
Il peso ipotetico del nominale minore di V secolo è stato calcolato in assai sottili, che potrebbero essersi spezzati naturalmente, o della rasatura
base al rapporto oro/bronzo (un solido corrisponde a venticinque libbre di di altri, in queste pagine sono stati presi in esame solamente quegli
bronzo), stabilito nel 396 d.C. (CTh, XI, 21, 2), comparato con il cambio esemplari che, con un discreto margine di sicurezza, appaiono alterati
massimo tra un solido e 7200 nummi, stabilito nel 445 d.C. (Nov.Val,16,1). meccanicamente.
All’inizio del V secolo il peso delle emissioni di AE4 doveva aggirarsi 7
Cfr. Asolati 2005, pp. 19-22, con bibl. prec.
intorno ai g. 1,26-1,13 (calcolo effettuato su campioni di salus reipublicae
NOTE SULLA CIRCOLAZIONE MONETARIA TARDOANTICA NEL
LAZIO MERIDIONALE: I REPERTI DI S. ILARIO AD BIVIUM 1537
tondelli di tanto ridotte dimensioni non fossero soggetti ad essere smarriti abbondantemente nel
terreno, come comunemente accade per gli esemplari integri di piccolo modulo. È verosimile che
l’inferiore apporto documentario da contesti stratificati sia dovuto alla ridotta visibilità nel terreno
di tali sottomultipli della moneta (minuscoli spicchi di tondello), quindi dispersi nel corso dello
scavo, perché effettivamente non visti, o perché non interpretati, da chi scava, come monete (è
dunque probabile supporre che, al contrario, le condizioni di un rinvenimento associato permettano
il recupero integrale di tutti i pezzi ed il riconoscimento di questi per la loro funzione monetale).

Fig. 2. Istogramma dei pesi di tondelli di V e V-VI secolo.


1538 FLAVIA MARANI
Significativamente la percentuale dei tondelli meccanicamente alterati si rivela abbondante nel
sito di S. Ilario, dove la terra delle unità stratigrafiche più rilevanti è stata sottoposta a flottazione.
L’uso di frammentare o tosare, comune a tutto l’impero nel V secolo, si rese evidentemente
necessario non solo per ovviare a carenze di circolante in territori lontani dalla zecca produttrice, poiché
tale pratica è documentata anche nell’immediato suburbio e a Roma stessa. Fra l’altro la zecca capitolina
diminuì considerevolmente il volume delle emissioni negli ultimi anni di regno di Valentiniano III,
e la conseguente penuria di circolante minuto dovette essere in parte causa di tale consuetudine,
probabilmente ben tollerata dalle autorità, anche per adeguare esemplari di modulo maggiore, mai
ritirati dalla circolazione, al resto della massa monetaria di V-VI secolo. Appaiono coinvolti nel processo
di riduzione meccanica anche minuti esemplari emessi ben oltre la metà del V secolo.
Le produzioni della zecca di Roma, praticamente l’unica attiva in occidente, mantennero un
peso tutto sommato elevato, intorno al grammo, fino agli anni ’70 del secolo. Successivamente il
peso teorico del nummus scese vertiginosamente.
I reperti non altrimenti classificabili raccolti a S. Ilario ad bivium, fra cui i numerosi minuti
tondelli di peso ridotto e quelli frazionati meccanicamente, potrebbero quindi essere inquadrati
cronologicamente a partire dall’ultimo quarto del V secolo. In particolare la maggior parte di
questi ultimi si collocano all’interno dell’intervallo ponderale di g. 0,32-0,43. Il peso medio che si
viene a riscontrare è di g. 0,41 (Fig 3).
In conclusione, dunque, tutte le emissioni minute di S. Ilario, compresi i tondelli alterati e di
peso calante, si potrebbero considerare circolanti fra gli ultimi anni del V secolo ed il principio
del successivo. Questi esemplari potrebbero essere in accordo anche con le emissioni bizantine,
riconosciute in almeno cinque pezzi a nome di Giustiniano I e Giustino II, e ostrogote, queste
ultime rappresentate da due decanummi di Baduela, anch’esse coniate su uno standard ponderale
che utilizza un nummus di riferimento dal peso ridotto.8 Quest’affermazione è suffragata anche dal
confronto con i dati di alcuni ripostigli rinvenuti in Italia centro-meridionale, ad esempio quelli di
Castro dei Volsci, Fontana Liri, Cuma e Sessa Aurunca, il cui occultamento si data agli anni finali
del conflitto greco-gotico.9
Sembra, quindi, che nonostante il rarefarsi delle produzioni della zecca di Roma, verosimil-
mente incapace di approvvigionare adeguatamente i residui territori dell’Impero occidentale, nella
seconda metà del secolo V e fino alla metà del VI la circolazione monetaria non sia mai venuta
meno nell’abitato di Colle Maiorana.
Anzi, proprio questo materiale malamente coniato, forse poco leggibile addirittura in antico,
alterato e dalle forme irregolari, prodotto verosimilmente anche in officine imprecisate che imita-
no i prototipi romani, rinvenuto a S. Ilario e variamente attestato nei ripostigli bronzei, si potrebbe
considerare riflesso di una circolazione monetaria vitale ai livelli più bassi dello scambio.
Le attestazioni di circolante del sito di S. Ilario sembrano interrompersi bruscamente nella seconda
metà del VI secolo, con un pentanummo di Giustino II, nonostante la frequentazione del sito a scopo
funerario e poi cultuale appaia intensa ancora fino all’VIII secolo, e prosegua senza soluzione di
8
Il valore medio degli esemplari alterati di S. Ilario trova corrispondenza della moneta enea nel corso degli ultimi decenni del V secolo, fino alla
con il peso del nummus dell’ultimo decennio del V secolo (g. 0,40-0,45), seconda metà del successivo, si sono espressi da ultimo Arslan 1991, pp.
al cui standard ponderale dovette far riferimento Teodorico quando 85-91; Arslan 2001; Arslan 2003; Asolati 2005, pp. 56-65; Callegher 2006.
introdusse il follis, dal valore dichiarato di 40 nummi, il cui nummus La questione della produzione e circolazione, nel V e nel VI secolo, degli
relativo peserebbe g. 0,39. Il processo di svalutazione in corso alla fine del esemplari bronzei di piccolo modulo, ha suscitato di recente un dibattito,
V secolo portò, in oriente, alla coniazione di un follis ‘leggero’ battuto ad per il quale cfr. Arslan 2007 ed Asolati 2008.
1/36 di libbra (il cui nummus di riferimento è di g. 0,22). Nel 512, e poi nel 9
Cfr. Cesano 1913, pp. 511-51 (Castro dei Volsci); Arslan 1983, pp.
538, due provvedimenti di Anastasio e Giustiniano diedero corso a folles 213-28 (Fontana Liri); Miraglia 1986, pp. 235-52 (Cuma); Levi 1919, pp.
più pesanti, rispettivamente battuti ad 1/18 e ad 1/14 di libbra (il nummus 356-68 (Sessa Aurunca).
di riferimento è di g. 0,45 e g. 0,58 ca.). In merito al decremento ponderale
NOTE SULLA CIRCOLAZIONE MONETARIA TARDOANTICA NEL
LAZIO MERIDIONALE: I REPERTI DI S. ILARIO AD BIVIUM 1539
continuità fino al XIV secolo. Questa cesura, apparentemente inspiegabile, è stata confrontata con
i dati noti provenienti dal territorio. Risulta praticamente assente (sia fra i materiali da scavo, che
nei ripostigli o nei rinvenimenti erratici) numerario degli anni finali del VI secolo ed oltre, persino
della vicina zecca di Roma. Difatti oltre al cospicuo numero di gruzzoli, sostanzialmente omogeneo
per composizione, che si chiude con le ultime emissioni di Baduela e Giustiniano I, i rinvenimenti
associati (ripostigli, necropoli, depositi) e non solo, presentano il medesimo limite cronologico.
È interessante notare, dunque, come tutte le evidenze numismatiche tardoantiche dal territorio,
recuperate sia in contesti di accumulo che erratiche, si concludano con monete di Giustiniano I o
Giustino II, talvolta in associazione a circolante eterogeneo, più antico anche di quasi due secoli.10

Fig. 3. Istogramma comparativo dei pesi di tondelli di V e V-VI secolo e di tondelli alterati mec-
canicamente.
10
Solo per citare alcuni contesti, cfr. Picozzi 1972, pp. 99-130;
Martorelli 1992, pp. 88-97. Al panorama sin qui delineato si aggiungono
ora i dati dello scavo di Castro dei Volsci, in cui sono stati raccolti sedici
pentanummi ed un decanummo di Giustino II, cfr. Catalli 2009, pp. 84-90.
1540 FLAVIA MARANI
Alla luce di quanto esposto, nonostante una percepibile flessione della vitalità del territorio,
immediatamente successiva alle ultime fasi del conflitto, il Lazio meridionale interno appare tutto
sommato abbondantemente raggiunto dal circolante minore ostrogoto e bizantino (anche da quello
in metallo prezioso, attestato in alcuni ripostigli), fino alla metà del VI secolo.
Per il periodo successivo, dagli ultimi anni del VI secolo in poi, appaiono ancora da definire
le cause di un così netto vuoto documentale. In particolare le consistenti emissioni della zecca di
Roma, rinvenute numerose in scavi recenti nel centro dell’Urbe, non sono altrettanto ben attestate
nel resto del Lazio, anche a poca distanza dalla città.11 Tali lacune non sono per il momento im-
putabili ad un determinato evento. L’esigua evidenza archeologica corrisponde probabilmente ad
una flessione del popolamento, ma non in forme drammatiche rispetto ai secoli precedenti, altri-
menti non si spiegherebbe la costellazione di piccoli edifici ecclesiastici sorti numerosi sin dall’età
tardoantica per tutto l’altomedioevo.
I dati negativi dal territorio potrebbero essere determinati piuttosto dal mutare delle tipologie
insediative, non più piccoli centri urbani, quindi, ma un abitato “parcellizzato”, contraddistinto
da villae, casae e casalia distribuiti nelle campagne (e le cui produzioni dovevano essere in gran
parte finalizzate al consumo interno), non individuati (o eventualmente non indagati), afferenti ai
luoghi di culto.12
Allo stato attuale delle conoscenze non si può stabilire se l’evidente assenza di moneta di VII
secolo sia giustificata dalla ridotta necessità di numerario minuto, quindi da un decremento degli
scambi utilizzanti lo strumento monetale eneo, nella circostanza di un abitato diradato e spopo-
lato, o piuttosto dall’impossibilità, per la moneta della zecca di Roma, di penetrare nel territorio.
Tali considerazioni al momento si rivelano semplicemente speculative, non essendo suffragate da
notizie relative a scavi di contesti altomedievali, ma legate solamente a segnalazioni spesso non
ancorate a dati stratigrafici.

BIBLIOGRAFIA

Arslan, E.A. (1983), ‘Goti, bizantini e vandali: a proposito di ripostigli enei di VI secolo in Italia
centrale’, NumAntCl XII, pp. 213-28.

Arslan, E.A. (1991), ‘Le monete’, in: Caporusso, D. (a cura di), Scavi MM3. Ricerche di Archeolo-
gia urbana a Milano durante la costruzione della linea 3 della metropolitana, Milano, pp. 71-130.

Arslan, E.A. (2003), ‘Problemi ponderali di V secolo: verso la riforma del Nummus. Il deposito di
Cafarnao’, RNum 159, pp. 27-39.

Arslan, E.A. (2007), ‘Ancora sulla questione della cosiddetta “Moneta in rame nell’Italia longo-
barda”. Una replica e problemi di metodo’, RItNum CVIII, pp. 491-508.

Asolati, M. (2005), Il tesoro di Falerii Novi. Nuovi contributi sulla monetazione italica in bronzo
degli anni di Ricimero (457-472 d.C.), Padova.

Asolati, M. (2008), ‘Nota aggiuntiva all’edizione del ripostiglio di Camporegio (Gr). Quale me-
todo?’, RItNum CIX, pp. 525-46.

11
Cfr. Rovelli 2001, in particolare pp. 824-38.
12
Fiocchi Nicolai / De Maria / Luttazzi 1990, p. 280.
NOTE SULLA CIRCOLAZIONE MONETARIA TARDOANTICA NEL
LAZIO MERIDIONALE: I REPERTI DI S. ILARIO AD BIVIUM 1541
Callegher, B. (2006), ‘La riforma della moneta di rame del 538 (Giustiniano I) e il ruolo della c.d.
Legge di Gresham’, in: Asolati, M. / Gorini, G. (a cura di), I ritrovamenti monetali e la Legge di
Gresham (Atti del III Congresso Internazionale di Numismatica e di Storia Monetaria, Padova,
28-29 ottobre 2005), Padova, pp. 129-54.
Catalli, F. (2009), ‘Le monete’, in: Fenelli, M. / Pascucci, P. (a cura di), Il Museo Civico Archeo-
logico di Castro dei Volsci, Roma, pp. 84-90.
Cesano, L. (1913), ‘Della moneta enea corrente in Italia nell’ultima età imperiale romana e sotto i
re ostrogoti’, RItNum XXVI, pp. 511-51.
Fiocchi Nicolai, V. (1988-1989), ‘Scoperta della basilica di S. Ilario “Ad Bivium” presso Valmon-
tone’, RendPontAc LXI, pp. 71-102.
Fiocchi Nicolai, V. / De Maria, L. / Luttazzi, A.(1990), ‘Scavi nel cimitero e nella basilica di S.
Ilario Ad Bivium presso Valmontone’, Archeologia Laziale X, pp. 275-86.
Kent, J.P.C. (1994), The Roman Imperial Coinage, X. The Divided Empire and the Fall of the
Western Parts AD 395-491, London.
Levi, A. (1919), ‘Tesoretto di monetine di bronzo bizantine (follari o nummi)’, NSc XVI, pp. 356-58.
Martorelli, R. (1992), ‘Reperti numismatici’, in: Fiocchi Nicolai, V. (a cura di), Scavi nella cata-
comba di S. Senatore ad Albano Laziale, RACr LXVIII, pp. 88-97.
Miraglia, G. (1986), ‘Ricerche sulla tarda antichità nei Campi Flegrei. Un tesoretto monetale del
VI secolo d.C. da Cuma’, Il destino della Sibilla. Mito, scienza e storia dei Campi Flegrei, (Atti
del convegno internazionale di studi sui Campi Flegrei, Napoli 27-28 settembre1985), Napoli, pp.
235-52.
Picozzi, V. (1972), ‘Un ripostiglio di monete bizantine del VI secolo dal basso Lazio’, RItNum
XX, pp. 99-130.
Rovelli, A. (2001), ‘Emissione e uso della moneta: le testimonianze scritte e archeologiche’, Roma
nell’alto medioevo (Atti della XLVIII Settimana di studio del CISAM, Spoleto 2000), Spoleto, pp.
821-56.

Potrebbero piacerti anche