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GLASGOW 2009
II
PROCEEDINGS OF THE
GLASGOW 2009
Edited by
Nicholas Holmes
GLASGOW 2011
International Numismatic Council
British Academy
ISBN 978-1-907427-17-6
Distributed by Spink & Son Ltd, 69 Southampton Row, London WC1B 4ET
Printed and bound in Malta by Gutenberg Press Ltd.
NOTE SULLA CIRCOLAZIONE MONETARIA
TARDOANTICA NEL LAZIO MERIDIONALE:
I REPERTI DI S. ILARIO AD BIVIUM *
FLAVIA MARANI
Per dirimere, dunque, la questione della collocazione cronologica del materiale, si è scelto di
valutare i tondelli bronzei in base a caratteri intrinseci, quali peso e modulo, e si è visto come,
anche in tondelli integri ed in buono stato di conservazione, i pesi e le misure tendano ad oscillare
fino a discostarsi anche molto dal peso teorico o dal peso medio di riferimento. L’analisi pon-
derale4 della monetazione di modulo minore dello scavo di S. Ilario rivela che il peso medio degli
esemplari in esame è di g. 0,837, e l’istogramma che ne deriva, per cui si è adottata una scansione
di g. 0,05, mostra un picco considerevole di attestazioni nell’intervallo di g. 0,68-0,79, che scen-
dono mantenendosi sostanzialmente costanti fra g. 0,86 e 1,09 per poi risalire lievemente fra g.
1,10 e 1,21, ovvero il punto esatto in cui si collocherebbe, secondo le fonti, il peso del nummus di
riferimento, di g. 1,13.5 (Fig. 2).
Dalle stratigrafie di S. Ilario sono emersi almeno ventisette tondelli volontariamente tagliati ab
antiquo in porzioni grosso modo equivalenti a metà o ad un quarto del diametro originario, oltre a
quattro pezzi sicuramente tosati.6 Questi nel nostro sito rappresentano il 24% dei materiali ascrivi-
bili alla circolazione di V e V-VI secolo. In generale gli esemplari meccanicamente alterati sem-
brano mostrare un’elevata incidenza nella composizione dei ripostigli tardoantichi, mentre sono at-
testati in quantità meno rilevanti negli strati di frequentazione.7 Appare difficile pensare, però, che
3
‘Bronze, however, is abundant […], it is of couse little understood rinvenuti in buono stato di conservazione). Per il secondo quarto del secolo
and frequently unrecognized or taken to be ‘imitative’, for specimens are si ipotizza un peso medio delle emissioni di AE4 della zecca di Roma, a
generally in a very poor style, ill-struck, badly preserved, and banal in nome di Valentiniano III, di g. 1,10 (cfr. Asolati 2005, p. 60 e nota 183, con
typology’, cfr. Kent 1994, p. viii. bibl. prec.).
4
Per l’analisi statistica si sono presi in esame i tondelli dal profilo 6
In vista di analisi più approfondite, e considerata l’incertezza nel
integro, di modulo AE4. determinare l’effettiva intenzionalità del frazionamento di alcuni tondelli
5
Il peso ipotetico del nominale minore di V secolo è stato calcolato in assai sottili, che potrebbero essersi spezzati naturalmente, o della rasatura
base al rapporto oro/bronzo (un solido corrisponde a venticinque libbre di di altri, in queste pagine sono stati presi in esame solamente quegli
bronzo), stabilito nel 396 d.C. (CTh, XI, 21, 2), comparato con il cambio esemplari che, con un discreto margine di sicurezza, appaiono alterati
massimo tra un solido e 7200 nummi, stabilito nel 445 d.C. (Nov.Val,16,1). meccanicamente.
All’inizio del V secolo il peso delle emissioni di AE4 doveva aggirarsi 7
Cfr. Asolati 2005, pp. 19-22, con bibl. prec.
intorno ai g. 1,26-1,13 (calcolo effettuato su campioni di salus reipublicae
NOTE SULLA CIRCOLAZIONE MONETARIA TARDOANTICA NEL
LAZIO MERIDIONALE: I REPERTI DI S. ILARIO AD BIVIUM 1537
tondelli di tanto ridotte dimensioni non fossero soggetti ad essere smarriti abbondantemente nel
terreno, come comunemente accade per gli esemplari integri di piccolo modulo. È verosimile che
l’inferiore apporto documentario da contesti stratificati sia dovuto alla ridotta visibilità nel terreno
di tali sottomultipli della moneta (minuscoli spicchi di tondello), quindi dispersi nel corso dello
scavo, perché effettivamente non visti, o perché non interpretati, da chi scava, come monete (è
dunque probabile supporre che, al contrario, le condizioni di un rinvenimento associato permettano
il recupero integrale di tutti i pezzi ed il riconoscimento di questi per la loro funzione monetale).
Fig. 3. Istogramma comparativo dei pesi di tondelli di V e V-VI secolo e di tondelli alterati mec-
canicamente.
10
Solo per citare alcuni contesti, cfr. Picozzi 1972, pp. 99-130;
Martorelli 1992, pp. 88-97. Al panorama sin qui delineato si aggiungono
ora i dati dello scavo di Castro dei Volsci, in cui sono stati raccolti sedici
pentanummi ed un decanummo di Giustino II, cfr. Catalli 2009, pp. 84-90.
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Alla luce di quanto esposto, nonostante una percepibile flessione della vitalità del territorio,
immediatamente successiva alle ultime fasi del conflitto, il Lazio meridionale interno appare tutto
sommato abbondantemente raggiunto dal circolante minore ostrogoto e bizantino (anche da quello
in metallo prezioso, attestato in alcuni ripostigli), fino alla metà del VI secolo.
Per il periodo successivo, dagli ultimi anni del VI secolo in poi, appaiono ancora da definire
le cause di un così netto vuoto documentale. In particolare le consistenti emissioni della zecca di
Roma, rinvenute numerose in scavi recenti nel centro dell’Urbe, non sono altrettanto ben attestate
nel resto del Lazio, anche a poca distanza dalla città.11 Tali lacune non sono per il momento im-
putabili ad un determinato evento. L’esigua evidenza archeologica corrisponde probabilmente ad
una flessione del popolamento, ma non in forme drammatiche rispetto ai secoli precedenti, altri-
menti non si spiegherebbe la costellazione di piccoli edifici ecclesiastici sorti numerosi sin dall’età
tardoantica per tutto l’altomedioevo.
I dati negativi dal territorio potrebbero essere determinati piuttosto dal mutare delle tipologie
insediative, non più piccoli centri urbani, quindi, ma un abitato “parcellizzato”, contraddistinto
da villae, casae e casalia distribuiti nelle campagne (e le cui produzioni dovevano essere in gran
parte finalizzate al consumo interno), non individuati (o eventualmente non indagati), afferenti ai
luoghi di culto.12
Allo stato attuale delle conoscenze non si può stabilire se l’evidente assenza di moneta di VII
secolo sia giustificata dalla ridotta necessità di numerario minuto, quindi da un decremento degli
scambi utilizzanti lo strumento monetale eneo, nella circostanza di un abitato diradato e spopo-
lato, o piuttosto dall’impossibilità, per la moneta della zecca di Roma, di penetrare nel territorio.
Tali considerazioni al momento si rivelano semplicemente speculative, non essendo suffragate da
notizie relative a scavi di contesti altomedievali, ma legate solamente a segnalazioni spesso non
ancorate a dati stratigrafici.
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11
Cfr. Rovelli 2001, in particolare pp. 824-38.
12
Fiocchi Nicolai / De Maria / Luttazzi 1990, p. 280.
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