Memorie
109 (2011)
Le Marche e loltre Marche tra levo
antico e il moderno.
Rapporti di varia natura alla luce
della documentazione numismatica
ATTI E MEMORIE
DELLA
ATTI E MEMORIE
109 (2011)
Le Marche e loltre Marche tra levo antico e il moderno.
Rapporti di varia natura
alla luce della documentazione numismatica
2o Convegno di Studi numismatici marchigiani
(Ancona 13-14 maggio 2011)
a cura di
Roberto Rossi
ANCONA
PRESSO LA DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LE MARCHE
PIAZZA BENVENUTO STRACCA, 1
2013
PRESIDENTE
DELLA
DEPUTAZIONE
Gilberto Piccinini
COMITATO
DI
REDAZIONE
DI
REDAZIONE
Stefano Graziosi
Il volume stato realizzato con il contributo della Fondazione della Cassa di Risparmio di Verona Vicenza Belluno e Ancona.
DIRETTORE
RESPONSABILE DI
ATTI
E MEMORIE
Gilberto Piccinini
Reg. n. 10 del Tribunale di Ancona, del 3 aprile 1974.
Iscritto al Registro Nazionale della Stampa con il n. 01818 vol. 19 fg. 137 del 28
gennaio 1986.
ISSN: 1128-2509
N.B. Gli scritti firmati rispecchiano le opinioni degli autori; la pubblicazione non
implica adesione, da parte della rivista, alle tesi sostenute.
Fiorenzo Catalli
LE MONETE ANTICHE DEL PICENUM
E LA LORO DIVERSA METROLOGIA
Nella generale riorganizzazione amministrativa dellItalia intrapresa dallimperatore Augusto nella V Regio, il Picenum, sono compresi
solamente i centri, tra quelli che hanno emesso moneta, di Ankon,
Firmum e Hatria (fig. 1).
I confini della regione antica non coincidono con lattuale regione
delle Marche e dunque questa nota dovr, per completezza, superare
FIG. 1
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FIORENZO CATALLI
FIG. 2
i confini antichi ed occuparsi anche di altri centri della VI Regio augustea, lUmbria, in particolare di Ariminum e della costa adriatica
pi a sud, dove altri centri (Hatria e quello dei Vestini) hanno avuto
esperienze monetali con alcune caratteristiche simili.
il caso di iniziare proprio con la citt che ospita questo convegno, Ancona, o meglio con Ankon quale era il nome greco della citt, la cui esistenza sicuramente da collegare alla presenza dei Siracusani nellAdriatico (Strabone, V, 4.2). Per la zecca di Ancona greca
nota una sola serie (fig. 2) coniata in bronzo con la testa laureata
(probabilmente di mirto) di Afrodite, al diritto, con orecchini e capelli raccolti a nodo sul collo (dietro la testa una lettera, forse un
sigma a 4 tratti) mentre al rovescio un intero braccio destro nudo
che tiene un ramo di palma. Due astri ad otto raggi sono posti sopra
il braccio; in basso, nel giro, presente la legenda in caratteri greci,
1
Ankon .
Afrodite sembra essere stata la dea tutelare della citt secondo la
testimonianza di Catullo (36, 12-14) e di Giovenale (4, 40) ben comprovata dai rinvenimenti dei ruderi del tempio della dea, Afrodite
Euplea, protettrice dei naviganti, posti sotto il tempio cristiano di S.
Lorenzo, primo destinatario delledificio di culto, sostituito poi da S.
Ciriaco nellattuale duomo.
Ankon il gomito (dalla radice greca ank = curvare) e dunque il
tipo potrebbe ben rappresentare il tipo parlante se, come fanno notare altri studiosi, non deve essere riferito in primis alla conformazione
del promontorio sul quale fu collocato il pi antico centro greco. Gli
1
HN, Italy, p. 17; CAMPANA, CNAI, pp. 11-13; M. DUBBINI-G. MANCINELLI,
Storia delle monete di Ancona, Ancona, 2009, pp. 13-24.
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astri ad otto raggi (ma anche con 7) sono stati riferiti ai Dioscuri (i
gemelli Castore e Polluce) protettori della navigazione e dei marinai,
in linea con la prerogativa dellAfrodite Euplea.
2
Diversi sono i casi di rinvenimenti di questa moneta esclusivamente nellambito urbano della citt moderna e nel territorio immediatamente limitrofo.
I dati ponderali raccolti dallesame dei pesi di 63 esemplari (su
un totale di 69 esemplari noti, in Dubbini-Mancinelli, 2009, tabella
1) mostrano una oscillazione da un massimo di g 9,99 ad un minimo
di g 4,17 con un peso medio attestato a g 6,89. Occorre comunque
precisare che il picco maggiore di attestazioni ponderali relativo ai
g 7,00-7,95. Rispetto al valore, nel caso in cui la lettera che compare
al diritto dietro la nuca di Afrodite dovesse essere identificata con un
sigma, come proposto da alcuni studiosi, vi potremmo ipotizzare
come nominale la semuncia, o piuttosto una litra?, con evidenti confronti nel mondo magnogreco. Altri hanno, invece, evidenziato la vicinanza tra i pesi di questa serie e quelli della serie parimenti coniata
di Ariminum, che per, non mostra di avere maggiori certezze rispetto alla serie anconetana.
Genericamente, ma senza associazioni certe, lesperienza monetale
di Ancona riferita alla fase che ha preceduto larrivo degli interessi
romani nella regione e, dunque non oltre i primi decenni del III secolo a.C.
Il secondo centro del Picenum augusteo al quale si attribuisce,
fin dai primi studi specifici, una serie monetale in bronzo fuso
Hatria (figg. 3-4), colonia latina nel 289 a.C., identificata nel 1911
3
dal Sorricchio con lattuale Atri in provincia di Teramo .
La serie di peso librale attribuita a questo centro a divisione
decimale, ed composta da sette diversi nominali che, sulla base
dellanalisi ponderale, possiamo definire come asse, quincuncia,
quatruncia, teruncia, biuncia, uncia e semuncia. Levidenza maggiore nella quincuncia che reca il segno di cinque globetti, invece delliniziale S del semisse, come nella divisione duodecimale. Su
2
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FIORENZO CATALLI
FIG. 3
FIG. 4
4
ra Marveggio che ha affrontato i temi ancora aperti sulla monetazione di questo centro. Anzitutto il materiale censito si incrementato
4
C. MARVEGGIO, Alle origini della moneta, la serie di Hatria, in Il Giornale
della Numismatica, 4, aprile 2012, pp. 22-28.
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FIORENZO CATALLI
di oltre 200 esemplari rispetto al catalogo dello Haeberlin, cui si possono subito aggiungere altri dieci esemplari conservati nel monetiere
5
del Museo Archeologico Nazionale di Firenze , in corso di edizione,
per un totale di 619 esemplari.
Il sistema ponderale, ben evidente dalle analisi dei pesi, si basa su
una libbra corrispondente ad un peso teorico ricostruito di g 379,00:
la pi pesante nota tra le libbre utilizzate nellItalia antica, con la
divisione interna decimale di cui si gi fatto cenno.
Tra i nominali merita una particolare attenzione lasse, il nominale maggiore, di cui noto un numero notevole di esemplari, soprattutto se messi in relazione ai sottomultipli. Lesistenza di un numero
consistente di varianti tipologiche ed epigrafiche tra questi assi noti
ha fatto sorgere il dubbio che buona parte degli stessi sia il risultato
di falsificazioni ottocentesche e secoli precedenti (anche in considerazione della facilit di esecuzione, la fusione), o addirittura che il nominale coinvolto sia stato completamente inventato, vista lassenza di
esso in altre serie. Per la soluzione del problema solamente una analisi estesa del metallo a quanti pi esemplari possibili potrebbe dare
risposte concrete.
I pochi dati disponibili per valutare lestensione del territorio in
cui la moneta atriana circolava ed era accettata, indicano il rinvenimento di un ripostiglio monetale a Citt S. Angelo (CH), scoperto
nel 1925 e la stipe di Basciano nel Teramano, rinvenuta nel 1916. Ma
il Garrucci attesta che questa moneta frequente nelle terre atriane, mentre Delfino afferma che le semunce di Hatria furono trovate frequentemente ... in queste contrade e che in generale nelle vicinanze e citt stessa frequenti si trovano e si rinvennero e pure nel
mio tempo molte ne ho vedute uscite dal sottosuolo del circondario
di Atri e sue vicinanze. La collezione Sorricchio era composta da
ben 60 esemplari tutti rinvenuti nella citt e nellagro di Atri. Anche
il territorio riminese sembra sia stato interessato da rinvenimenti della moneta atriana, come attesta il Gennarelli, nel 1843, riferendosi ad
una testimonianza precedente del Borghesi.
Riguardo alla cronologia oggi si tende a preferire una datazione
subito dopo il 289 a.C., anno della deduzione della colonia latina e,
5
Il volume III della Sylloge Nummorum Graecorum del Monetiere di Firenze
che comprende le emissioni del Picenum in corso di stampa mentre, in tempi pi
ristretti, gli stessi materiali saranno disponibili alla consultazione nel catalogo on line
di cui allindirizzo http://medagliere-firenze.lamoneta.it.
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FIG. 5
quindi, dei primi contatti con lUrbe, come suggerisce anche la legenda in evidenti caratteri latini. Potrebbe dunque trattarsi di una
emissione di prestigio della giovane colonia, senza scartare lipotesi di
un suo utilizzo per le esigenze pi immediate della stessa colonia, anche in relazione ad un territorio che proprio allora stava entrando
nellorbita romana.
Fuori del Picenum augusteo, ma immediatamente confinante con
il territorio di Hatria, era il popolo dei Vestini ai quali da attribuire
una analoga serie fusa in bronzo (fig. 5), ma di cui conosciamo solamente quattro nominali (teruncia, biuncia, uncia e semuncia) docu6
mentati da un numero assai ridotto di esemplari, poco pi di venti .
6
HN, Italy, p. 18-19; CAMPANA, CNAI, pp. 209-215; G.F. LA TORRE, La monetazione dei Vestini, in Ricerche sui materiali, pp. 31-46.
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Anche per questa serie la legenda abbreviata con il nome della popolazione appare in evidenti caratteri latini. Il calcolo dei pesi rinvia ad
un asse teorico di g 380,90 il che avvicina questa emissione allatriana
per il sistema ponderale e la relativa divisione decimale della libbra.
Le attestazioni di provenienza riferiscono di rinvenimenti delluncia di questa serie da Pinna (Marchi-Tessieri, p. 114) mentre il Lanzi
(Saggio di lingua etrusca, p. 517) ricorda il rinvenimento di una biuncia ad Ascoli Piceno.
Ancora ad un centro del Picenum augusteo, Firmum, corrispondente allattuale omonima citt, indiscussa colonia latina del 264 a.C.,
si attribuisce, ormai senza obiezioni, una serie monetale fusa di bron7
zo , composta al momento da soli due nominali ben identificati (fig.
6) per la presenza rispettivamente di tre e due globetti. Probabilmente, se lipotesi di una diffusione lungo tutta la costa adriatica della
divisione decimale della libbra valida, pur in assenza di un numero
consistente di esemplari da sottoporre ad analisi ponderale, in questi
due valori dobbiamo riconoscere una teruncia e una biuncia. Il valore pi alto, di cui sono noti quattro esemplari, mostra una testa giovanile a d. e, dietro, tre globetti, mentre al rovescio una testa di
bovide di prospetto con legenda FIR retrograda in caratteri latini. Il
valore inferiore, di cui sono noti quattro esemplari, mostra una bipenne e i due globetti al diritto, e una punta di lancia e la legenda
FIR retrograda in caratteri latini al rovescio. Non si conoscono dati
di rinvenimento di esemplari di questa serie.
Nonostante losservazione fatta gi ai tempi dello Haeberlin per
cui la scarsissima quantit di esemplari disponibile impediva di precisare, senza ombra di dubbio, lammontare del peso teorico dellasse e
il criterio di frazionamento della libbra, la tentazione di far quadrare
i conti stata pi forte e recentemente si proposta una libbra con
divisione duodecimale, come quella nota e diffusa in ambito romano,
etrusco ed italico, con un peso della libbra che non supererebbe il
valore di g 282,00. Questa ricostruzione evidentemente in contrasto
con il quadro ricostruito fin ad ora della monetazione fusa di bronzo
adriatica, tutta indirizzata nella scelta della divisione decimale della
libbra di bronzo. In attesa di dati pi cospicui, sembra pi credibile,
dunque, un inserimento dellesperienza produttiva di Firmum al tem-
7
N. PARISE, Firmum Piceni I, in L. POLVERINI et alii, Pisa 1987, pp. 77-85;
CAMPANA, CNAI, pp. 140-144; HN, Italy, p. 18.
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FIG. 6
po della colonia, 264 a.C., e nei decenni in cui altre realt locali, Hatria e Vestini, prossime quanto a posizione geografica, avevano da
poco sperimentata una produzione analoga, certamente limitata nei
quantitativi e circoscritta per quanto riguarda larea di circolazione.
Con un salto indietro torniamo a nord, oltre il Picenum, nella Regio VI, Umbria, dove il centro di Ariminum che ha emesso una
pari serie fusa in bronzo, composta da sei nominali attestati dalla
quincuncia alla semuncia, anche in questo caso secondo la divisione
8
decimale della libbra, ed una serie coniata in bronzo .
Per la serie fusa i nominali riconosciuti sono quincuncia, quatruncia, teruncia, biuncia, uncia e semuncia (figg. 7-8), mentre il nomina-
HN, Italy, pp. 17-18; CAMPANA, CNAI, pp. 17-31; M. BIORDI, La monetazione
di Ariminum nel Museo Civico di Rimini, in Culture figurative e materiali tra Emilia
e Marche. Studi in memoria di Mario Zuffa, Rimini 1984, pp. 251-273.
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