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Deposizioni metalliche del Bronzo finale (XIII-VIII secolo a.C.

) nel Portogallo
settentrionale. Il ripostiglio di Viatodos (Barcelos, Braga)
Carlo Bottaini
Dottorando presso l’Università di Coimbra (Portogallo); ricercatore del CEAUCP/CAM (Coimbra,
Portogallo); keret18@yahoo.it

Riassunto – I ripostigli sono realtà archeologiche fondamentali per lo studio della metallurgia del Bronzo finale
dell’Occidente Iberico. La maggior parte dei ritrovamenti di oggetti metallici, infatti, proviene da depositi, diffusi in
tutta la regione nordoccidentale della Penisola Iberica (Portogallo settentrionale e Galizia).
Questo articolo prende in considerazione il ripostiglio di Viatodos (Barcelos, Portogallo settentrionale), in origine
composto da quindici asce a tallone con doppio anello, tre lingotti piano-convessi e altri frammenti metallici.
Una parte di questa interessante collezione, costituita da otto asce e due lingotti, è stata studiata attraverso un approccio
multidisciplinare che integra i risultati ottenuti attraverso XRF in dispersione di energia con gli aspetti tipologici del
materiale.
Parole chiave: ripostigli, Bronzo finale, Portogallo settentrionale, analisi ED-XRF, composizione leghe.

Abstract – Metal hoards are a basic evidence to study Final Bronze Age metallurgy in Western Iberian Peninsula: most
of the metal findings comes from hoards, that are spread all over the northwestern of Iberian Peninsula (Northern
Portugal and Galicia).
This paper deals with the Viatodos hoard (Barcelos, Northern Portugal), originally composed by fifteen double-looped
palstaves, three plano-convex ingots and other metal fragments.
Part of this intriguing complex, consisting in eight palstaves and two ingots, has been studied using a multi-disciplinary
approach, that takes into account the results obtained by energy dispersive XRF and the typological aspects of the
objects.
Key-words: hoards, Final Bronze Age, Northern Portugal, ED-XRF analysis, alloys composition.

1. Introduzione
Il Bronzo finale (ca. XIII-VIII secolo a.C.), nell'occidente iberico, corrisponde a una fase
caratterizzata da un notevole rinnovamento del repertorio metallico, nel cui ambito si affermano
produzioni regionali specifiche (tra cui, per esempio, modelli particolari di asce a tallone, falci di
tipo Rocanes, pugnali di tipo Porto de Mós), seppur vincolate a modelli atlantici [1].
Questa crescente variabilità tipologica si materializza in un numero considerevole di ripostigli che
rappresentano uno dei caratteri marcanti del Bronzo finale nella regione compresa fra i fiumi Tago a
sud e Minho a nord [2].
Generalmente, la deposizione di oggetti metallici si manifesta come una pratica poliedrica e
multiforme, sia per quanto riguarda la variabilità tipologica degli oggetti depositati, sia in relazione
alla diversità dei contesti di deposizione. Tuttavia, come è stato dimostrato in altre regioni europee,
la varietà di questo fenomeno non è il risultato di scelte arbitrarie e aleatorie, ma si inquadra
nell’ambito di pratiche sociali strutturate e ben definite [3], [4].
In questo lavoro, si presentano i risultati delle analisi chimiche realizzate mediante misure XRF su
una collezione metallica formata da otto asce a tallone e due lingotti piano-convessi che fanno parte
di un ripostiglio proveniente dalla provincia di Braga, nel nord del Portogallo.

2 – Viatodos. Caratterizzazione e storia conservativa del ripostiglio


Il ripostiglio fu rinvenuto casualmente nel giugno del 1904, in un terreno incolto, nei pressi della
località di Fonte Velha (comune di Barcelos, Braga)1 (figura 1.1): circa la composizione del
deposito e le circostanze di ritrovamento esistono dati discordanti. Secondo una prima ricostruzione,
il ripostiglio era costituito da quindici asce a tallone, tre lingotti piano-convessi e da un numero
indeterminato di frammenti metallici dalla morfologia indefinita [5]. L’autore dell’articolo si limita
ad elencare il materiale ritrovato e non fa alcun riferimento alla disposizione degli oggetti né
all’organizzazione interna del ripostiglio.
Quasi mezzo secolo più tardi, una seconda pubblicazione attribuisce al ripostiglio diciannove asce,
riferendo che il materiale metallico era stato rinvenuto in associazione ad un recipiente ceramico,
dato come scomparso [6]. Infine, Russel Cortez [7], in un catalogo sui bronzi protostorici del Museu
Nacional de Soares dos Reis (Porto), dove una parte del materiale di Viatodos fu conservato per un
breve periodo, riferisce quindici asce a tallone e quattro lingotti del tipo piano convesso, invece dei
tre inizialmente riportati da Fortes [5]. Di questo quarto esemplare non si ha però notizia: nello
stesso articolo, l’autore pubblica una fotografia del ripostiglio in cui compaiono appena tre lingotti.

1
Nella letteratura, il ripostiglio di Viatodos è anche conosciuto con i toponimi di Viatodos, Fonte Velha o Quinta da
Fonte Velha.
Figura 1 - Localizzazione dei ripostigli citati nel testo: 1. Veatodos (Barcelos); 2. Quinta do Ervedal (Fundão); 3. Viçosa (Melgaço);
4. Vilela Seca (Chaves); 5. Freixianda (Ourém); 6. Porto de Mós; 7. Cota da Pena.

La discordanza di questi dati si deve alla mancanza di controllo archeologico al momento del
ritrovamento e alle vicissitudini a cui i materiali sono andati incontro subito dopo la loro scoperta.
La collezione metallica venne infatti divisa in diverse parti: dieci asce e tre lingotti furono annesse
alle collezioni del Museo Municipale di Porto, altri materiali finirono in possesso di collezionisti
privati, ad eccezione di un’ascia che fu donata all'allora Museu Ethnologico Portuguez, oggi Museu
Nacional de Arqueologia di Lisbona, dove attualmente ancora si trova (n. inv. 11080).
I metalli conservati presso il Museo Municipale di Porto, in seguito a successivi rimodellamenti
della rete museale della città, intorno alla metà del XX secolo, vennero integrati nel Museu de
Etnologia e História do Douro Litoral do Porto (MEHP) e lì rimasero fino alla definitiva chiusura
di questa istituzione museale, all’inizio degli anni ’90 dello scorso secolo.
Da allora, i metalli sono rimasti inaccessibili al pubblico. Recentemente, nell’ambito del nostro
progetto di dottorato, otto asce e due lingotti sono stati recuperati e si trovano attualmente in fase di
restauro presso il Museu D. Diogo de Sousa di Braga.

2.2 – Le asce
Gli otto esemplari recuperati appartengono al tipo delle asce a tallone, bifacciali e con due anelli: tre
di queste presentano ancora il cono di fusione, più accentuato in due esemplari, di minori dimensioni
nel terzo (figura 2).

Figura 2 - Dodici delle asce del ripostiglio (secondo Kalb 1980).


Nella Penisola Iberica, le asce a tallone si distribuiscono in due regioni distinte, corrispondenti al
nord-ovest iberico (nord del Portogallo e Galizia) e alla regione atlantica spagnola (Asturie e
Cantabria): il primo gruppo, al cui interno rientrano le asce di Viatodos, è generalmente
caratterizzato da un modello con un aspetto piuttosto robusto, un tallone sviluppato, i margini della
lama tendenzialmente paralleli o lievemente arcuati e un filo breve, in alcuni casi, rettilineo. In
generale, le asce a tallone conosciute nel nord-ovest iberico presentano una marcata
standardizzazione morfologica [8]. Da rilevare, inoltre, che alcuni esemplari di asce a tallone
raggiungono anche il Mediterraneo centrale, con attestazioni in alcuni ripostigli della Sicilia e della
Sardegna attribuiti al X secolo a.C. [9].
La cronologia di questa produzione è compresa entro limiti piuttosto ampi, giustificati dalla
mancanza di asce tipologicamente affini provenienti da contesti archeologici sicuri e datati: su base
morfologica, questa tipologia viene generalmente attribuita ad un periodo compreso fra 1000 e il
700 a.C., ovvero tra la fine del Bronzo Finale II e il Bronzo Finale III, potendo giungere, in alcuni
casi, fino al Ferro iniziale [1, 10].
La maggior parte di questi oggetti si distribuisce all’interno di ripostigli che, di rado, superano i
venti pezzi e che si concentrano soprattutto nella regione costiera compresa fra i fiumi Duero e
Minho (Portogallo settentrionale).

2.3 – I lingotti
Oltre ai pezzi metallici informi che Fortes [5] definisce come possibili lingotti, il ripostiglio era
formato anche da tre lingotti del tipo piano-convesso: due sono stati recuperati e analizzati (figura
3).
Figura 3 - I due lingotti analizzati (© Manuel Santos, Museu D. Diogo de Sousa)

Su un piano archeologico, la presenza di questo tipo di elementi testimonia, da un lato, una


produzione maggiormente specializzata con una chiara divisione tra le operazioni di estrazione e
quelle di manifattura; dall’altro, l’esistenza di reti di scambio, non necessariamente di tipo
mercantile, nel cui ambito la materia prima circolava.
I lingotti piano-convessi sono elementi rari nel Bronzo finale dell’occidente iberico [11], [12]:
l’unico altro parallelo disponibile per il territorio portoghese proviene dal ripostiglio di Quinta do
Ervedal (Fundão, Portogallo centrale) [13] (figura 1.2), formato da un totale di quarantatre pezzi
(asce, spada, pugnale, possibile martello, lingotti e braccialetti) e con un peso complessivo di oltre
16,5 kg.
I lingotti di Quinta do Ervedal, molti dei quali frammentati, sono, in totale, ventiquattro: di
particolare interesse è un esemplare del tipo piano-convesso il cui peso oltrepassa i 3800 g., contro i
1000 e i 1300 g. dei due lingotti di Viatodos.
Ammassi di metallo informi, da alcuni autori interpretati come lingotti [11], provengono anche dai
ripostigli di Vilela Seca (Montalegre) [14] (figura 1.4), Viçosa (Viana do Castelo) [15] (figura 1.3) e
Freixianda (Ourém) (figura 1.5) [16], a cui vanno aggiunti, per completezza, altri due esemplari
rinvenuti a Porto de Mós (figura 1.6) [17] e Cota da Pena (figura 1.7), quest’ultimo composto di
stagno [18].
Per quanto riguarda la distribuzione geografica, i lingotti si concentrano sostanzialmente nel centro e
nel nord del Portogallo, mentre allo stato attuale delle conoscenze, ne va rilevata l’assoluta assenza a
sud del fiume Tago, regione ricca di minerali di rame ma priva di ripostigli metallici significativi2.

3 – Le analisi
3.1 – Tecnica analitica
Per ciascuno degli oggetti analizzati si è proceduto alla rimozione di un unico campione di circa 3
mm2: nelle asce, la rimozione del metallo è avvenuta nella zona della lama; i lingotti sono stati
invece campionati lungo il margine esterno. In una fase successiva, il materiale è stato oggetto di
restauro presso i laboratori del Museo D. Diogo de Sousa di Braga.
La caratterizzazione chimica dei metalli di Viatodos è stata effettuata mediante uno Spettrometro di
Florescenza di raggi-X portatile, Innov-X Systems modello Alpha, equipaggiato con tubo di raggi
X, anodo Ag, che opera a 10-40 kV, 10-50 µA, e da un rilevatore con diodo Si PiN, <230 eV
FWHM a 5.95 keV Mn K-alpha line [20, 21, 22], nelle seguenti condizioni di lavoro: 35Kv, 5µA,
con filtro di alluminio di 2 mm, tempo di acquisizione di 40 secondi. La strumentazione è in
dotazione al Museu Arqueológico Nacional di Madrid.

3.2 – Risultati e discussione


n. laboratorio tipologia Cu Sn Pb Ni
PA20197 ascia a tallone 84,70 14,90 0,39
PA20199 ascia a tallone 86,00 13,10 0,84
PA20200 ascia a tallone 89,50 10,40
PA20196 ascia a tallone 87,70 11,20
PA20193 ascia a tallone 84,50 14,50 0,95
PA20202 ascia a tallone 82,70 16,20 1,05
PA20205 ascia a tallone 84,10 15,20 0,65 0,05
PA20195 ascia a tallone 86,90 12,40 0,54 0,06

2
L’unica eccezione sembra rappresentata dal ripostiglio di Baleizão (Beja) [19].
PA20635 lingotto piano-convesso 99,50 0,17
PA20662 lingotto piano-convesso 97,60 0,48
Tabella 1 - Composizione chimica del materiale di Viatodos secondo le analisi EDXRF (in %).

I risultati delle analisi EDXRF sono riportati nella tabella numero 1. Per ciascuna misura, si
considerino i seguenti margini di errore: <2% negli elementi principali (>5%); <5 % per valori
compresi fra 1 e 5 %; <10 % fra 0,5 e 1%; <50 % per tenori fra 0,1 e 0,5 %. Su ogni campione si è
proceduto ad un’unica misurazione, nella parte centrale della sezione campionata.
Le asce analizzate vengono riportate nella figura 2 e corrispondono ai numeri 1 (PA20199), 2
(PA20197), 4 (PA20195), 5 (PA20196), 7 (PA20199), 8 (PA20205), 10 (PA20200), 11 (PA20202),
12 (PA20193).
Per quanto riguarda le asce, i risultati appaiono piuttosto omogenei, trattandosi di leghe binarie di
Cu (85,7% di media) e di Sn (13,5% di media) (figura 4). Il Pb è, tra gli elementi secondari, quello
più ricorrente, presente in sei delle otto asce analizzate e con tenori compresi tra lo 0,04% e l’1,17%,
rimanendo pertanto ben al di sotto della soglia del 2%, valore generalmente indicato per considerare
il Pb come un’aggiunta volontaria [23]. Infine, tracce di Ni ricorrono in modo residuale in due
esemplari (tabella 1).

Figura 4 - Composizione chimica delle asce; il giallo corrisponde ai valori di Cu, l’arancione a quelli di Sn (le asce nell’immagine non
sono in scala)
I risultati ottenuti dalle analisi delle asce rientrano nel tipo di produzione caratteristica dell’occidente
iberico, la cui metallurgia del Bronzo finale, piuttosto monotona e ripetitiva, consiste in leghe
binarie (Cu e Sn), con valori medi di Sn oscillanti tra l’8 e il 15% e con basse concentrazioni di
elementi secondari [24]: tra questi, l’assenza o la presenza limitata di Fe viene generalmente
ricollegata a processi di smelting realizzati non in veri e propri forni di riduzione ma all’interno di
recipienti ceramici conosciuti nella letteratura come vasi di riduzione (crucible furnaces) [25], [26].
Questa tecnologia estrattiva, che nell’Occidente Iberico presenta una diacronia che va dai livelli
calcolitici di Horta do Albardão (S. Manços, Évora, Portogallo meridionale) [27] a quelli del Bronzo
finale di Castro da Senhora da Guia (S. Pedro do Sul, Portogallo centrale) [24], non permette infatti
di raggiungere temperature e condizioni sufficienti a provocare la riduzione delle impurità di ferro
presenti nei minerali di rame: ciò spiega pertanto la produzione di manufatti con bassi tenori di Fe,
generalmente sotto lo 0,5% [28].
Oltre a questa metallurgia binaria, a partire da una fase tarda del Bronzo finale (VIII sec. a.C.), in
alcune regioni del nord del Portogallo, si fabbricano oggetti in leghe ternarie (Cu, Sn e Pb): questo
tipo di produzione ricorre soprattutto nei modelli di asce a tallone con doppio anello,
tipologicamente affini agli esemplari documentati nel ripostiglio di Viatodos.
Infine, i lingotti sono fabbricati di rame, con tenori di impurezze insignificanti e limitate al solo Sn
(tabella 1). Una tale composizione appare in sintonia con i risultati ottenuti su cinque lingotti piano-
convessi di Quinta de Ervedal (Fundão, Portogallo centrale) [1]: questi ultimi, infatti, non
differiscono in modo significativo, nonostante mostrino una maggiore quantità di elementi secondari
che, complessivamente, si mantengono al di sotto dell’1% circa (tabella 2).

Cu Sn Pb As Pb Ag Ni Bi Fe Zn Mn
ling. 19 98,4 0,05 0,06 0,05 0,1 0,005 0,003 0,03 tr.
ling. 20 97,6 0,05 tr. 0,05 0,04 0,001 0,003 0,005 tr.
ling. 22 98,7 0,008 0,001 tr. 0,001
ling. 23 98,2 0,03 0,05 0,1 0,025 0,002 tr. 0,003 0,005
ling. 24 97 0,03 0,05 0,5 0,15 0,035 0,03 0,04 0,05 tr.

Tabella 2 - Risultati delle analisi spettrografiche realizzate sui lingotti piano convessi di Quinta do Ervedal (Fundão, Portogallo
centrale) [1]
Conclusioni
La collezione di oggetti metallici che forma il ripostiglio di Viatodos è interessante sotto vari punti
di vista: se, a livello tipologico, le asce costituiscono elementi comuni a gran parte dei ripostigli del
Bronzo finale/Ferro iniziale dei territori compresi fra i fiumi Duero e Minho, i lingotti piano-
convessi sono materiali già ben più rari.
L’associazione, all’interno di uno stesso ripostiglio, di asce a tallone, con e senza cono di fusione, e
di lingotti offre vari spunti di riflessione e alcune considerazioni che incidono sugli aspetti
tecnologici della manifattura (modalità di produzione delle leghe), su questioni legate
all’organizzazione del lavoro (separazione tra attività estrattive e di produzione) e su problematiche
connesse alla probabile esistenza di circuiti nel cui ambito il metallo circolava come semplice
materia prima.
A questo proposito, è necessario ricordare il carattere “multifunzionale” che alcuni autori
attribuiscono alle asce, considerate non solo come utensili da adoperare in attività agricole [29]: D.
Fontjin [3], per esempio, ammette l’impiego delle asce come “supporti” per la circolazione e lo
scambio di metallo nell’ambito di traffici di media o lunga portata. Secondo quest’autore,
determinati tipi di asce dovevano funzionare ed avere un ruolo analogo a quello dei lingotti
propriamente detti.
Sotto questa prospettiva, gli esemplari a tallone del nordovest iberico, caratterizzati da un’evidente
standardizzazione morfologica, spesso ancora con cono e bave di fusione e concentrati
prevalentemente alla foce del fiume Minho, potrebbero configurarsi come oggetti utilizzati per la
circolazione del metallo, possibilmente destinato al mercato mediterraneo [30].
In conclusione, la stessa tipologia dei metalli, così come i risultati delle analisi chimiche condotte
nell’ambito di questo studio, conferma che ci troviamo di fronte a tipiche produzioni locali: le leghe
sono binarie e presentano quantità limitate di elementi secondari, in accordo con quella che è la
produzione tipica del Bronzo finale dell’occidente iberico. L’assenza di Fe, infine, ci permette di
attribuire il ripostiglio ad una fase antecedente all’introduzione di forni per la riduzione che si
verifica con l’inizio della colonizzazione fenicia nel sud della Penisola Iberica.

Ringraziamenti
Ringrazio il Dr. Ignacio Montero-Ruiz (CCHS-CSIC, Madrid) per la realizzazione delle analisi; il
personale del Museu de Arqueologia D. Diogo de Sousa, Braga (http://mdds.imc-ip.pt/), in
particolare la direttrice, Dr.ssa Maria Isabel Cunha e Silva, i tecnici di laboratorio Isabel Maria
Rodrigues Marques, Vítor Hugo Coimbra Torres, Maria Clara Oliveira Rodrigues Lobo per il
trattamento e il restauro del materiale; Manuel da Cunha Santos, per la cessione delle foto dei due
lingotti. Un ringraziamento, infine, alla Fundação para a Ciência e a Tecnologia (Portogallo), per la
borsa di studio FCT SFRH/BD/36813/2007.

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