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STORIA GRECA

Marco Bettalli

1. INTRODUZIONE: DEFINIZIONI, CRONOLOGIA E GEOGRAFIE

1.1 PROBLEMI DI IDENTITA’


I Greci non sono arrivati in Grecia tramite invasioni. Si sono formati in Grecia in un lungo processo storico.
Come i Greci si autodefiniscono?
Sono Greci coloro che condividono la lingua, i costumi e la religione (praticano gli stessi rituali).
Grecità = sono Greci coloro che a partire da un sostrato linguistico comune sono giunti a condividere una
serie di usi, costumi, credenze religiose.

1.2 I CONFINI DELLA STORIA GRECA


Storia greca ha confini vaghi.
I limiti che le sono imposti sono frutto di convenzioni.
Inizio: quando ci si basava solo sulle fonti letterarie la storia greca iniziava con Omero. Con il progredire
delle ricerche archeologiche 🡪 scoperta della civiltà micenea e minoica considerate parte della storia greca.
Fine: nel passato alcuni hanno posto la fine della storia greca quando le poleis perdono autonomia
(battaglia di Cheronea 338, Filippo di Macedonia vince su Atene e Tebe). Posizione ormai insostenibile. Poi
viene scoperto l’Ellenismo (vicende politiche e culturali degli stati sorti dalle conquiste di Alessandro dotati
di matrice greca).
Ellenismo collega le radici della civiltà greca al Cristianesimo.
Possibili date termine della storia greca:
- 217: pace di Naupatto 🡪 ultima vicenda che coinvolge solo protagonisti greci
- 146: distruzione di Corinto dopo ultima rivolta greca al dominio romano
- 31: battaglia di Azio 🡪 ultimo regno ellenistico cade in mano romana
- 529: chiusura delle scuole filosofiche di Atene da parte di Giustiano.

Periodi della storia greca:

III-II millennio Età del Bronzo


1200-700 Dark Ages
800-479 Età arcaica
479-336 Età classica
336-31 Età ellenistica

1.3 IL MIRACOLO GRECO E LE FONTI DELLA STORIA GRECA


Perché dare ampio spazio a tutta la storia greca:
● Importanza della storia greca non sta nel miracolo greco (elaborazione dal nulla di tutto ciò che
costituisce la nostra attuale civiltà). È importante per le interazioni con le altre civiltà (soprattutto
orientali) da cui sono nate le novità. I greci sapevano di erre gli ultimi arrivati fra le civiltà.
Prima e dopo l’età classica: incontro dei greci con altri popoli.
Età classica: arroccamento in se stessi.

● A lungo sono state privilegiate le opere storiche. Storia antica era solo parafrasi dei testi dei grandi
storici dell’antichità. Storiografia antica è fondamentale per la storia degli avvenimenti.ma la storia
economica, sociale e culturale serve per comprendere meglio le vicende politiche. Quindi dobbiamo
considerare le fonti archeologiche.

1.4 APPUNTI GEOGRAFICI


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Grecia = parte terminale della penisola balcanica.
Era divisa in molte regioni. Da sud a nord:
- Penisola del Peloponneso divisa in 6
- Est: penisola dell’Attica
- Nord: regioni della Grecia centrale
- Grecia settentrionale
+ molte isole.
Zona geografica con poche risorse naturali, montagnosa. La frammentazione è favorita dalla conformazione
geografica. In più i Greci si sparpagliano su tutto il Mediterraneo.
Mare: rapporto con il mare era ambiguo: era difficile da navigare e molte comunità greche non erano
marinare. Mare percepito più come pericolo che come una via di comunicazione.

Storia greca si svolge in uno spazio ampio che comprende tutte le zone che si affacciano sul Mediterraneo. A
causa delle risorse scarse i Greci si spostavano molto 🡪 così entrarono in contatto con le civiltà orientali,
Egiziani, Cartaginesi, etruschi, Romani, popoli barbari.

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PARTE PRIMA
IL II MILLENNIO E LE DARK AGES

2. IL PROBLEMA DELLE ORIGINI

2.1 STORIA GRECA: DA QUANDO INIZIARE?


I limiti cronologici della storia greca sono difficili da indicare.
Ipotesi che la Grecia fosse stata invasa è tramontata perché non sostenuta da alcuna evidenza. L’idea di
grecità (quindi la nascita dell’identità culturale ellenica) nasce della civiltà arcaica e classica.
Dove sono le fondamenta dell’età arcaica e classica?
Nella seconda metà del II millennio in Grecia è attestata una lingua greca 🡪 Lineare B nei documenti dei
palazzi micenei.
Civiltà micenea è caratterizzata dal sistema palaziale (forma arcaica di stato) che si riscontra anche nella
civiltà minoica che la precedette.
Quindi L’Età del Bronzo è il serbatoio culturale che sta alle spalle della civiltà greca.
Storia del mondo greco può iniziare dalla civiltà minoica che segna la nascita di entità statali.
Fonte principale per ricostruire le fasi più antiche della storia greca provengono dalla ricerca archeologica.

2.2 I GRECI E IL LORO PASSATO


C’è una differenza fra la ricostruzione che noi facciamo della storia antica e la percezione che i Greci ebbero
del loro passato.
La Grecia rimase per secoli una società orale.
Iliade e Odissea contengono una serie di storie tradizionali tramandate in forma orale. Per questo non
possono essere considerate delle fonti storiche. Esempio: guerra di Troia è un’invenzione poetica con
personaggi verosimili in un luogo storicamente esistito.
Le storie a carattere individuale, familiare o comunitario si sono formate in seguito a selezioni dovute a vari
fattori e non sono fonti attendibili. Esempio: era abitudine inserire nell’albero genealogico personaggi del
mito perché da essi si credeva dipendessero qualità morali e destino della discendenza.
Quindi la tradizione orale della Grecia antica non può essere adoperata per la ricostruzione del passato.
È importante però per capire i valori della società.
Altre fonti di conoscenza che i Greci avevano del proprio passato.
Oggetti antichi in circolazione (sigilli tramandati nella stessa famiglia).
Rovine di edifici monumentali (es. tombe minoiche).
Rapporto con le rovine ebbe un ruolo fondamentale nella formazione dell’identità.
Appropriazione di monumenti del passato attraverso il riuso in senso culturale divenne lo strumento
simbolico per legittimare l’occupazione di uno specifico territorio.
Greci ebbero conoscenza del loro passato glorioso ma non ne colsero con esattezza l’articolazione culturale
né la profondità cronologica.

2.3 IL CONTESTO GEOGRAFICO E CULTURALE


Diversità delle singole regioni del Mediterraneo rende necessaria la mobilità umana per sfruttare le
potenzialità delle singole terre.
Elementi caratterizzanti l’ambiente mediterranea: mobilità, interazione culturale e mescolanze etniche.
Modi attraverso cui l’interazione ebbe luogo: commercio, scambio, matrimoni, circolazione di idee,
occupazione militare, saccheggio.
Nessuna cultura si trova compiuta in tutti i suoi elementi.
Ogni cultura è il risultato di un’elaborazione interna più il contributo di apporti esterni.
Quindi non esiste nessun miracolo greco.
Durante l’Età del Bronzo in Medio Oriente erano già presenti organizzazioni statali e imperiali che avevano
dato luogo a un sistema di relazioni e alleanze che includevano l’interno del Mediterraneo.

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Nel II millennio entrano a far parte di questo sistema prima Creta (civiltà minoica) poi il continente greco
(civiltà micenea). L’appartenenza a questo contesto è segnata dall’adozione del palazzo, gestione delle
risorse e far parte di rapporti internazionali.

3. CRETA MINOICA: LA FORMAZIONE DELLO STATO IN EGEO

3.1 LA GRECIA NELL’ANTICA ETA’ DEL BRONZO


Inizio dell’Età del Bronzo: 3000.
Antica età del Bronzo 🡪 3100-2000: periodo di grandi innovazioni.
Si formano nuovi insediamenti quindi crescita demografica.
Centri di potere: Manika, Lerna, Micene, Tirinto, Cnosso e Troia.
Si verifica intensificazione degli scambi.
Spiegazioni possibili di queste trasformazioni.
- Introduzione della policoltura mediterranea: aggiunta di vite e olivo che rivoluziona l’economia della
regione.
- Trasformazioni sono legate all’introduzione dell’aratro che sviluppa la pastorizia e i prodotti da essa
derivati.
Ma non è ancora chiaro quale combinazione di fattori spieghi il mutamento che si è verificato.
All’inizio le trasformazioni interessano tutta l’area. Nell’ultima fase però la storia delle regioni diverge.
Distruzioni interessano la Grecia centrale e meridionale (ma non Creta) e il Vicino Oriente. A cosa si devono
queste distruzioni?
- Invasione di popolazioni (I Greci appunto)?
- Degrado del territorio a causa dell’eccessivo sfruttamento?
- Avvento di un clima arido che può aver riguardato un’area vasta con conseguenze catastrofiche?
Comunque solo a Creta la complessità sociale evolve nella formazione dei primi palazzi.
3.2 LA FORMAZIONE DELLO STATO A CRETA NELLA MEDIA ETA’ DEL BRONZO: LA FASE
PROTOPALAZIALE (1900-1700)
Il palazzo: attraverso quali processi si è verificata a Creta la comparsa di edifici monumentali a più piani
organizzati intorno a una corte centrale?
Arthur Evans adotta i termini palazzo e minoico (da mitico re Minosse che governava su Creta prima della
guerra di Troia).
- Evans: i palazzi cretesi erano la residenza dinastica del re-sacerdote.
- Palazzo minoico: centro redistributivo dei beni (a supporto di questa tesi ci sono ritrovamenti di
resti, documenti e possibili vani per l’immagazzinamento).
Oggi il palazzo è considerato un luogo finalizzato alla performance di cerimonie a carattere sia collettivo che
esclusivo. Insomma le attività di rappresentanza legate al mantenimento del potere superavano le attività
legate all’amministrazione.
Per documenti amministrativi due tipi di scritture:
- Una basata su caratteri geroglifici
- Una sillabica: la Lineare A.
Aree di culto della fase protopalaziale: i santuari delle vette, collocati su picchi di difficile accesso ma di
grande visibilità. Hanno avuto un ruolo importante nella formazione di identità condivisa.
L’assenza a Creta di fortificazioni indica che nell’isola si era formata una comunità unitaria.
Creta dei primi palazzi: società evoluta e florida. Molti contatti con l’Egitto.
Edifici protopalaziali non esercitavano reale controllo sul territorio circostante.
Presenza di più edifici di prestigio 🡪 organizzazione del potere usava modelli diversi da quelli palaziali.
Esempio di Mallia: accanto al palazzo vi era una serie di edifici in cui venivano svolte attività sociali ed
economiche.
Funzione primaria del palazzo non era la centralizzazione delle attività economiche e sociali ma
l’espletamento di attività di tipo comunitario.
Gestione del potere a Creta non era accentrata nelle mani di un unico gruppo ma in più gruppi in
competizione (manca iconografia reale)

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Manca evidenza a supporto dell’esistenza di un potere individuale di tipo dinastico.

Cnosso, Mallia e Festòs: la primaria funzione dei palazzi non fu residenziale. Essi appaiono come strutture
polimorfe che risultano dall’assemblaggio di aree polifunzionali (funzioni sociali, economiche e politiche).
Palazzo era una struttura gestita dai gruppi dominanti ma anche aperta alla comunità.
Caratteristiche comuni dei palazzi di Cnosso, Mallia e Festòs:
- Due grandi cortili finalizzati all’assembramento di molti individui 🡪 servivano per le feste e
cerimonie periodiche
- Grandi contenitori circolari nei cortili 🡪 dove potevano essere conservate granaglie.
Palazzo di Cnosso è il più grande dell’isola (probabilmente aveva una forte funzione religiosa).
I tre palazzi cretesi furono distrutti (probabilmente da terremoti).
Iniziò un periodo di instabilità che fece approdare alla fase neopalaziale.

3.3 LO STATO A CRETA NELLA TARDA ETA’ DEL BRONZO: LA FASE NEOPALAZIALE (1700-1425)
I nuovi palazzi: fase protopalaziale e neopalaziale hanno differenze nell’organizzazione delle entità politiche.
Ricostruzione dei palazzi già esistenti, edificazione di nuovi palazzi e proliferazione in tutta l’isola di edifici
monumentali.
Elementi distintivi della fase neopalaziale:
- Alta omogeneità culturale
- Sviluppo civile molto avanzato
- Diffusione della Lineare A
- Partecipazione a un commercio internazionale
Capacità dei gruppi dirigenti di manipolare l’attività religiosa diede un gran contributo nel mantenimento
dell’ordine sociale.
Influenza di Cnosso nella cultura materiale è evidente. È una fase di relazioni internazionali (si vede dal
ritrovamento di prodotti dell’artigianato minoico in tutto l’Egeo).
Come spiegare l’omogeneità culturale raggiunta a Creta?
- Egemonia di Cnosso
- Esistenza di molte entità politiche animate da spirito di emulazione
Raggio di espansione della civiltà cretese sull’Egeo fu ampio.
È reso evidente dall’adozione di elementi minoici in vari aspetti della cultura locale.
Ipotesi non evidente: vera e propria dominazione minoica sull’Egeo orientale (talassocrazia).
Distruzioni a Creta alla fine della fase neopalaziale sono dovute a fattori umani.

Esplosione di Santorino: eruzione del vulcano Santorino nell’isola di Tera avviene durante la fase
neopalaziale.
Ipotesi che il cataclisma fosse anche responsabile delle distruzioni dei siti cretesi è infondata.
Esplosione del vulcano di Santorino e la fine della civiltà minoica non possono essere considerate
collegate in modo diretto.
Però la catastrofe di Tera deve aver indebolito alcuni dei siti neopalaziali cretesi favorendone la successiva
distruzione.
Due ipotesi:
- Micenei hanno distrutti i siti cretesi
- Rivolte interne a Creta
Comunque è difficile disgiungere il declino di Creta dalla parallela ascesa dei Micenei.
Creta muta la sua fisionomia culturale: perde il livello artistico e culturale acquisito e prende caratteri
micenei.

4. LA GRECIA MICENEA: FORMAZIONE, SOCIETA’ ORGANIZZAZIONE


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4.1 LA MEDIA ETA’ DEL BRONZO E LA FORMAZIONE DELLA CIVILTA’ MICENEA
Media Età del Bronzo è un periodo di stagnazione culturale.
Alla fine di questo periodo: formazione di elites locali e di una società complessa.
Transizione tra Media e Tarda Età del Bronzo: fenomeno delle tombe a fossa di Micene. Corrisponde all’atto
di nascita della civiltà micenea.
Unica eccezione della Media età del Bronzo: Kolonna nell’isola di Egina.
Kolonna possiede fortificazioni. Inoltre c’è una tomba con caratteristiche che anticipano quelle delle
tombe a fossa.
La tomba contiene resti di un maschio probabilmente ricco guerriero che ha nel corredo oggetti
provenienti da Creta.
Interessante il fatto che nel continente fossero presenti elementi che riportano a Creta.
Inoltre emerge a livello sociale un singolo individuo.
Egina potrebbe essere stata il modello sociale imitato dalle più antiche elites dell’Argolide.
Civiltà “micenea” 🡪 civiltà che fiorì sul continente greco nella Tarda Età del Bronzo tra 1600 e 1070.
Schliemann convinto della veridicità delle leggende narrate nell’epica omerica si dedicò allo scavo dei
principali siti dei poemi.
Scoprì le tombe a fossa a Micene. Le tombe sono di due gruppi.
- circolo A più recente
- circolo B più antico
Le tombe hanno restituito un’enorme quantità di ricchezze.
Le tombe a fossa di Micene sono costituite da pozzetti rettangolari. Sul fondo sono sepolti i defunti
accompagnati da molti oggetti di straordinario livello artigianale.
Inoltre sono state trovate anche tombe a tholos (cupola) nel Peloponneso meridionale.
La società micenea comincia quindi con un’esplosione di ricchezza.
Emergono gruppi dirigenti che si connotano tramite caratteristiche guerriere e ostentazione di ricchezza.
Questi gruppi mostrano la capacità di acquisire materie prime da un’area geografica molto vasta. Le tombe
a fossa di Micene sono tombe reali.
L’uso del termine miceneo ha favorito l’idea che fosse arrivato nel paese un gruppo etnico ben definito.
Invece vi furono numerosi stimoli che favorirono la formazione della cultura materiale micenea (tra questi
l’apporto della Creta minoica).
Come si sono formate le elites delle tombe a fossa?
Ipotesi più probabile: furono capaci di accaparrarsi il controllo del flusso di materie prime. Su questa
capacità svilupparono il loro potere politico.
Il legame con i palazzi cretesi diede la capacità di accedere alle risorse umane controllate da Creta.
Rete d rapporti che gli stati micenei riuscirono a creare nel Mediterraneo fu ampia.

4.2 LA CIVILTA’ MICENEA: ECONOMIA E SOCIETA’


Civiltà micenea non può essere intesa come una realtà monolitica a causa delle varianti nell’assetto
territoriale. Il regionalismo però si sviluppa all’interno di una grande omogeneità culturale.
Il Peloponneso nord-orientale è l’area più significativa.
Tavolette in Lineare B (a Micene, Tebe, Pilo, Cnosso, Chania) sono la fonte primaria per la ricostruzione del
sistema amministrativo miceneo.
Lineare B è una scrittura di tipo sillabico derivata dalla Lineare A minoica. È una forma arcaica del greco.
I siti in cui sono state trovate tavolette in Lineare B sono visti come capitali di stati indipendenti 🡪 quindi la
Grecia micenea era organizzata in piccoli stati territoriali che ruotavano attorno a un complesso palaziale.
Resta oggetto di discussione se ci fosse o no una gerarchia tra i singoli stati.

Economia palaziale: sistema palaziale è un’organizzazione economica fondata sulla centralizzazione delle
risorse.

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Secondo Polanyi il funzionamento economico dello stato è fondato sulla distribuzione di beni di carattere
primario in cambio di prestazioni lavorative.
Altra ipotesi di Renfrew: il ruolo redistributivo dei palazzi è finalizzato alla circolazione e diffusione di beni
non dappertutto disponibili.
Come venivano accentrate le risorse dai palazzi?
Rapporto istituzionale tra palazzi e singole comunità è poco definito:
- Palazzi erano istituzioni di riferimento per le comunità rurali intorno
- Accentramento della ricchezza: siti palaziali si trovavano su nodi delle rotte di percorrenza del
Mediterraneo, soprattutto a Rodi e Creta. Questo serviva per l’approvvigionamento di beni di
prestigio.
Come le elites mantenevano il controllo delle risorse?
Redistribuzioni in forma di elargizione.
Monopolio della sfera religiosa 🡪 controllo dell’apparato legato alle offerte alle divinità.
Acquisizione di beni di prestigio e monopolio della loro distribuzione erano basilari per il funzionamento del
sistema palaziale: mantenevano salda l’immagine del potere e permettevano di competere con stati rivali.

Strutture tipiche della civiltà micenea:


- Palazzo: centro amministrativo e residenziale dell’elite al potere
- Cittadella: luogo posto in posizione dominante e circondato da mura. Sito fortificato che non
include necessariamente un palazzo.
Strutture palaziali sono state messe in luce a Micene, Tirinto, Pilo e Menelaion (Sparta).
Nucleo del palazzo: megaron = struttura tripartita isolata dal resto del complesso architettonico.
Nel vano centrale c’era un trono e un focolare, segno che era il luogo in cui l’autorità amministrativa
ostentava il suo potere.
Intorno al megaron: magazzini, quartieri residenziali, edifici per il culto…
Ispirati alla cultura minoica:
- Palazzo come centro amministrativo
- Tomba a tholos a pianta circolare preceduta da un lungo corridoio di accesso 🡪 struttura funeraria
tipica delle elites.
Differenze con la cultura minoica:
- Palazzo miceneo è più piccolo e modesto e più compatto di un palazzo minoico.
- Funzione soprattutto amministrativa.
Intorno al palazzo si sviluppava la città. Esso controllava un territorio piccolo.

La gerarchia sociale:
- Wanaka = re
- Rawakeda = capo guerriero
- Qasireu = capo di un piccolo gruppo di persone
- Hequetas = schiavi, compagni del re. Gruppo guerriero strettamente legato al wanax
- Kerosija = consiglio degli anziani
- Doero = schiavi di proprietà di singoli individui e di divinità
C’erano almeno 30 divinità.

4.3 CRETA NELLA TARDA ETA’ DEL BRONZO


Crisi del sistema palaziale cretese e distruzione di Cnosso corrispondono a momenti di espansione delle
nuove entità politiche del continente.
Ruolo di Creta è cruciale per delineare la storia della civiltà micenea.
Distruzione dei palazzi minoici associata all’arrivo a Creta di un gruppo continentale che occupa Cnosso 🡪
verosimile perché Cnosso unico palazzo attivo dopo la distruzione dei palazzi cretesi e compaiono nel sito
caratteristiche tipiche micenee.

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Questione dibattuta: datazione delle tavolette in Lineare B di Cnosso. Questione legata alla diffusione della
lingua greca a Creta e quindi alla possibile conquista di Creta da parte dei Micenei.
Quando e come Creta divenne micenea?
Ipotesi di un’invasione dal continente non ha riscontro archeologico.
Con livelli di intensità differenti, elementi micenei vennero acquisiti all’interno di uno schema di fondo
minoico.
Distruzione del palazzo di Cnosso: svolta epocale.
È irrisolto il problema della possibile subordinazione dell’isola a qualche stato continentale (Micene).
L’evidenza materiale non risolve la questione.
Rimane aperta la possibilità che qualche stato continentale dominasse Creta.

5. LA GRECIA MICENEA: ESPANSIONE E CROLLO

5.1 L’ESPANSIONE MICENEA E LA TERRA DI AHHIYAWA


XIV e XIII secoli: massima espansione culturale e commerciale micenea.
Ricerca delle materie prime è alla base di questo interesse.
Quali prodotti esportavano i Micenei? Anfora a staffa è il tipico contenitore da trasporto miceneo.
Conteneva olio e vino.
Vasi micenei erano apprezzati di per sé.
Tra i beni trasportati non si può dire molto di quelli deperibili.
I relitti di navi mostrano quali beni circolavano lungo le rotte egee.
Sulla natura del commercio due ipotesi divergenti:
1. Controllo strettissimo delle elites palaziali sull’economia e sul commercio
2. Ruolo meno significativo delle elites. Il coinvolgimento nelle rotte orientali era più legato alla
posizione geografica dei siti che non al peso delle elites micenee.
Gli stati micenei non hanno restituito tracce degli scambi epistolari che hanno contraddistinto i rapporti
degli stati del Vicino Oriente.
Dai testi orientali sappiamo che esisteva un commercio palaziale tra le potenze dell’epoca, ma da questo
sono esclusi gli stati micenei.

Problema della localizzazione della terra degli Ahhiyawa citati in alcuni testi ittiti.
Era uno stato costiero a ovest dell’impero ittita e con esso aveva rapporti commerciali.
Ahhiyawa = Achei? Alcuni hanno riconosciuto in questa popolazione i micenei.
Due opzioni:
1. Micene in Argolide o Tebe in Beozia.
2. Una popolazione anatolica acculturata in senso miceneo.
Seconda metà del XIII secolo 🡪 i rapporti fra il continente greco e le aree circostanti si affievoliscono.
La civiltà micenea finisce all’improvviso come era iniziata.

5.2 IL CROLLO DELLA CIVILTA’ MICENEA


Una delle conseguenze del crollo della civiltà micenea: fine della rete internazionale di scambi nel
Mediterraneo.
Si verificano anche distruzioni dei palazzi micenei, crollo dell’impero ittita e di altri stati del Vicino Oriente.
L’Egitto riporta di essere stato attaccato dai cosiddetti Popoli del Mare.
Ipotesi delle cause del crollo della civiltà micenea:
● Invasione da nord (improbabile) 🡪 evidenza archeologica non reca traccia dell’arrivo di nuovi gruppi
● Siccità 🡪 catastrofe climatica che potrebbe aver creato le basi per rivolte interne
● Truppe di mercenari 🡪 creazione di eserciti in tutto il Mediterraneo dediti al saccheggio. La loro
supremazia sarebbe dovuta all’adozione di una nuova tecnica bellica basata sulla fanteria leggera.
In generale il repentino collasso di società complesse spesso non può essere ricondotto a un’unica causa.

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Bisogna invece considerare la concomitanza di più fattori, compresa una possibile debolezza della struttura
del sistema. Infatti l’eccessiva centralizzazione avrebbe potuto portare a un sistema debole e facile da
distruggere.
Molteplicità di fattori esterni e debolezza interna del sistema.

6. LE DARK AGES: TRASFORMAZIONI E CONTINUITA’ (XII-IX SECOLO)

6.1 UN’ETA’ STORICA, UN’ETA’ EROICA O ALTRO?


Fase di regresso: inizio XII secolo – fine VIII secolo (momento di formazione della polis) 🡪 Dark Ages.
Le età oscure segnavano la fine dell’età micenea e l’inizio di un periodo senza storia.
Questi secoli vennero unificati in un’unica fase di povertà, ristagno e isolamento culturale.
Nel Novecento la visione delle Dark Ages cominciò a cambiare.
- Moses Finley: un’età eroica.
Leggendo in chiave economico-sociale l’Iliade e l’Odissea, ipotizzò che dopo il crollo miceneo si
fosse formata in Grecia una società fondata sul rango individuale, dominata dagli eroi omerici.
Questa società stratificata sarebbe esistita realmente in Grecia nel X e IX secolo. Era una società
gerarchicamente organizzata.
🡺 Posizione condivisa dagli archeologi
- Serie di mutamenti nel XI secolo: abbandono della sepoltura multipla, uso del ferro e passaggio a
un’economia pastorale. Area centrale del continente greco aveva una posizione prevalente.
Nel VIII secolo una massiccia esplosione demografica avrebbe portato a una centralizzazione politica
e alla formazione della polis.
Dark Ages: società egalitaria fino al momento della nascita della polis
🡺 Posizione condivisa dagli storici.

I mutamenti del XI secolo sono stati collegati all’arrivo da nord della popolazione dei Dori.
I Dori sarebbero migrati in Peloponneso dopo la presa di Troia.
Gli elementi propri del nuovo gruppo etnico sarebbero la sepoltura individuale e adozione dello spillone sul
peplo. Quella dell’invasione dorica è un’ipotesi poco accettabile perché le cause delle novità in Grecia
possono essere diverse.
Le fonti letterarie greche che fanno riferimento all’invasione dorica mostrano che non esisteva una
tradizione unitaria.
Si diffonde una visione meno drastica delle Dark Ages e sulla nascita della polis.
La polis sarebbe stata preceduta da forme di organizzazione sociale di varia complessità.
Si riconosce che le Dark Ages non sono state un fenomeno unitario ma un periodo caratterizzato da
diversità e forme di regionalismo.

6.2 IL CONTINENTE GRECO DAL XII AL IX SECOLO


La società del XII secolo è una società diversa. Non si fa più uso della scrittura e non ci si organizza più
intorno a un palazzo.
Si registra una diminuzione del numero di insediamenti, popolazione si concentra in alcuni siti.
Fase di grande instabilità: spostamenti all’interno del continente greco.
In Grecia centrale una serie di centri mostrano come si sia formata una società stratificata.
Il comando militare era socialmente importante.
Ci sono indizi precisi per ritenere che nel XII secolo elementi propri del sistema palaziale si sono mantenuti.
Alcune regioni che prima avevano un ruolo marginale, iniziano ad avere esplosione demografica e rapporti
commerciali con l’Adriatico.
Nonostante le radicali trasformazioni è possibile seguire una linea di continuità che affiora nel
comportamento sociale di una elite che ha dei legami con quella che l’ha preceduta.
Momento di ulteriore rottura: XI secolo 🡪 adozione del ferro e nuova tecnologia legata ad esso. I giacimenti
di ferro erano molto diffusi in Grecia.
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Non è possibile individuare uno sviluppo unitario nell’Egeo: alcune aree decollano altre seguono un netto
declino.
Organizzazione sociale delle Dark Ages era difforme fra i singoli stati:
- Organizzazione sociale gerarchizzata 🡪 Atene, Argo, Cnosso. Prenderanno la forma di città.
Atene: ci sono segni di espansione, vi convergeva la popolazione in fuga. Area abitata si concentra
sull’acropoli. La società articolata è riflessa nell’organizzazione funeraria (abbandonata la sepoltura
multipla in favore di quella individuale).
- Organizzazione basata sulla presenza di un solo uomo di grande prestigio (big man) 🡪 Lefkandì in
Eubea. Siti occupati da poco e politicamente instabili.

X e XI secolo: prima colonizzazione 🡪 migrazione dall’Attica all’Anatolia con conseguente fondazione di città
(Mileto, Smirne, Cuma).
La documentazione archeologica però non permette di sostenere l’idea di uno spostamento di massa.
Dal IX secolo la Grecia mostra di riprendere il contatto con le aree circostanti.

6.3 CRETA DAL XII AL IX SECOLO


Il XII secolo a Creta è segnato da grandi mutamenti: abbandono di molti centri, spostamenti interni di
popolazione.
Però inizio della ripresa economica e culturale dell’isola.
La popolazione confluisce in siti di nuova fondazione e si formano nuclei abitati di grandi dimensioni.
Scompare l’insediamento diffuso. Ci si sposta verso luoghi elevati e si abbandona la fascia costiera.
Anche a Creta sopravvivono elementi della civiltà palaziale, viene ricreato un sistema culturale fondato sul
retaggio minoico.
L’isola appare organizzata in entità politiche indipendenti, ma il grado di omogeneità culturale mostra che è
ripresa la comunicazione fra le singole aree.
Fenomeno delle fosse di Thronos: fosse in cui sono stati rinvenuti resti di pasti. Perché conservarli?
L’insediamento di Thronos era di nuova fondazione. Nelle nuove comunità l’organizzazione andava definita
ex novo quindi si formulavano strategie di organizzazione sociale, tra cui la pratica fondata sui pasti comuni.
I resti del pasto venivano conservati a memoria di un evento eccezionale
🡺 Prima formulazione di una pratica comunitaria che avrebbe trovato a Creta molta fortuna.

Come erano organizzati i centri abitati cretesi nelle Dark Ages?


● Cnosso: simile ad Atene per continuità dell’insediamento e organizzazione sociale articolata. Abitato
organizzato in villaggi. Continuo rifarsi alla tradizione minoica. Sistema funerario era il risultato di
una forte competizione individuale: non c’erano regole, anzi sembrava vigesse una gara
nell’ostentare la propria ricchezza.
Poca importanza alle sepolture femminili, tanta a quella dei guerrieri.
Diffusione di oggetti importanti dall’Oriente: porti di Creta erano meta dei Fenici.
● Eleftherna: abitato organizzato per villaggi. Nel megaron si svolgeva l’amministrazione del centro.
Esistenza di una potente aristocrazia. Comuni le importazioni dall’Oriente. A differenza di Cnosso, le
tipologie sepolcrali sono organizzate per fasce d’età (importanza ai guerrieri).
Interessante delle Dark Ages cretesi il rapporto instaurato dall’isola con il proprio passato: venivano usate le
rovine a fini culturali, probabilmente perché l’appropriazione del passato sentito come glorioso legittimava
l’occupazione del territorio da parte di comunità in competizione.
Santuario di Kato Symi 🡪 importante documentazione sull’organizzazione del culto e sull’appartenenza
sociale di chi lo frequentava: usato soprattutto da giovani cretesi delle elites dominanti.
Molte istituzioni che diventeranno quelle tipiche della polis cretese.

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PARTE SECONDA
L’ETA’ ARCAICA

7. UN’EPOCA DI GRANDI CAMBIAMENTI: IL MONDO GRECO NELL’VIII SECOLO

7.1 LA GRANDE TRASFORMAZIONE


VIII secolo 🡪 formazione di comunità stabili con organizzazione fondata su norme condivise., acquisizione
dell’alfabeto e diffusione dei Greci oltre il mare.
Segni di questa trasformazione si colgono già nelle Dark Ages.
VIII secolo: punto di arrivo di processi avviati nel corso delle Dark Ages.
Tra i motivi delle trasformazioni:
- Contatto con le aree circostanti (Oriente)
- Sviluppo straordinario, anche demografico di singole comunità.
Ad Atene scompaiono le ricche sepolture 🡪 esito del freno posto dalla comunità al potere di singoli
individui.
Stile figurativo sui vasi va in questa direzione: si pone l’accento più sulla comunità che sull’individuo.
Formazione di uno dei simboli della civiltà greca: il tempio = luogo di residenza della divinità. Diventa
essenziale per la vita della comunità. Fuori dall’area abitata era il mezzo per marcare il territorio di
pertinenza.
La funzione politica assegnata alla sfera religiosa si coglie in alcuni santuari (Olimpia, Delfi, Istimia).
I santuari allargano la loro sfera d’azione e si aprono a un pubblico supra-regionale.
Decollo del santuario di Olimpia si deve all’istituzione dei giochi olimpici fondati da Eracle. Riceve ricche
offerte da una regione più ampia di quella di appartenenza.
La necessità di esibizione di ricchezza si trasferisce dalla sfera sepolcrale al santuario.
Ambito religioso ritorna ad avere un ruolo importante nella realizzazione dell’ordine sociale.

7.2 L’ALFABETO IN GRECIA


In un luogo del Mediterraneo in cui i Greci erano a contatto con i Fenici venne inventato l’alfabeto greco
traendo spunto da quello fenicio. Alcune delle lettere fenicie inutilizzate vennero usate come vocali (perché
i Fenici non avevano le vocali).
Alfabeto rivelò le sue potenzialità: facilità nell’essere appreso innalzò i livelli di alfabetizzazione.
Si è pensato a lungo che fosse stato inventato per facilitare il commercio. In realtà i numerali sono stati
introdotti tempo dopo.
Probabilmente allora è stato inventato per trascrivere poemi epici come l’Iliade e l’Odissea.

7.3 IL MONDO DI OMERO E ESIODO


Omero: Negli ultimi anni del VIII secolo: composizione dei due grandi poemi fondamentali per l’educazione
di ogni cittadino e la formazione della loro identità collettiva.
Non abbiamo certezza dell’esistenza storica di Omero.
Furono recitati a lungo oralmente.
I poemi hanno come argomento eventi di oltre 4 secoli prima (guerra di Troia e ritorno in patria di uno degli
eroi). Di questi eventi il poeta sapeva ben poco.
Omero inserisce nella narrazione molti anacronismi.
Forse le due opere non sono opera dello stesso autore.
Per questi motivi è difficile utilizzare Omero come fonte storica.

Esiodo: Esiodo è autore della Teogonia e di Le opere e i giorni.


È difficile usarlo come fonte storica ma il quadro è più chiaro e ci dà un’idea della piccola comunità della
Beozia dominata da un’elite aristocratica.

11
7.4 LA POLIS
Nel corso dell’VIII secolo si realizza un nuovo modello di comunità: comunità di uomini di limitate
dimensioni che sceglie in piena libertà e indipendenza l’ordinamento politico e le leggi che regolano la
convivenza.
Questa è l’essenza della polis.
La traduzione con “città” è fuorviante perché implica l’esistenza di un centro abitato. Invece l’impianto
urbanistico era di scarsa importanza.
La polis erano i suoi cittadini.
Le poleis di solito erano molto piccole.
Nell’ordinamento della polis era centrale la terra:
- Perché l’agricoltura era la risorsa economica più importante
- Perché ogni cittadino per essere definito tale doveva avere un lotto di terra. Così godeva dei
privilegi e dei doveri

Le origini della polis: un falso problema? Difficile individuare un momento di nascita perché le comunità di
uomini che cercano di organizzarsi sono sempre esistite. Possiamo però fissare i seguenti punti:
● Polis si sviluppò quando i cittadini decisero di mettere in comune le prerogative conservate da
singoli individui. Nacque così una sfera pubblica che limitò il potere delle elites dominanti.
● Necessità di organizzare comunità ex novo spinge a rafforzare le strutture pubbliche.
● Luoghi di culto: centri di aggregazione
● Polis esclude una grande massa di persone. I cittadini sono una minoranza della popolazione.
Donne, stranieri e schiavi sono esclusi. Ci sono due modelli:
o Sparta e alcune città coloniali 🡪 c’è un numero fisso di cittadini e parte della popolazione è
asservita. La massa di schiavi è proprietà dello stato. La comunità organizzata così si evolve
in senso militarista.
o Atene 🡪 non c’è un corpo fisso di cittadini, il numero tende ad allargarsi. La manodopera è
assicurata dagli schiavi acquistati.

Società della polis nell’VIII secolo: quale ordinamento politico si danno le poleis nell’VII secolo?
Il potere è detenuto da una ristretta cerchia di famiglie aristocratiche.
Il re ha un potere controverso. Omero ce ne parla ma non è sufficiente a parlare di periodo monarchico
perché i re hanno potere condizionato dal controllo degli aristocratici.
Probabilmente gli aristocratici sceglievano al loro interno un leader che esercitava il comando senza mai
raggiunger il potere assoluto.
Problema: definire lo status di quelli che si trovavano sotto agli aristocratici. 2 ipotesi:
- La condizione di cittadino esisteva già 🡪 il confine passa tra chi è cittadino e chi non lo è. Quindi gli
aristocratici sono solo cittadini ricchi.
- La polis non ha ancora elaborato il concetto di cittadino 🡪 il confine è fra chi è aristocratico e chi
non lo è.

7.5 UN’ALTERNATIVA ALLA POLIS: L’ETHNOS


I Greci non realizzarono mai uno stato nazionale.
Un’alternativa alla polis fu l’ethnos (popolo, stirpe).
Gli abitanti di alcune zone della Grecia erano accomunati da una comunanza etnica. Si ritrovavano a volte
insieme sotto la guida di un capo per intraprendere azioni di guerra o per partecipare a culti comuni.

12
8. I GRECI SUI MARI: LA MOBILITA’ ARCAICA

8.1 IL MEDITERRANEO, LUOGO DI SCAMBIO E DI INCONTRO


L’età arcaica è un’età in cui la mobilità orizzontale è notevole.
Odissea è il poema del viaggio.
Ne abbiamo testimonianze dai ritrovamenti archeologici che ci parlano degli scambi di beni tra popoli
diversi. Fenici, Etruschi e Romani hanno contribuito a rendere più ricca la civiltà greca.
Il Mediterraneo è stato un ruolo di scambio e incontro con funzione unificante.

8.2 COME RANE INTORNO A UNO STAGNO


I Greci durante l’età arcaica diedero vita a 150 poleis sparse in tutto il Mediterraneo: Italia meridionale e
Sicilia, coste francesi e africane, costa settentrionale del mar Egeo, Bosforo, Mar Nero.
È stato un fenomeno che ha avuto tantissime conseguenze.

Colonizzazione? A questo fenomeno è stato dato il nome di “colonizzazione”.


- Colonizzazione moderna: aveva lo scopo di occupare territori non civilizzati per sfruttarli; venne
gestita dai governi degli stati. C’era un legame fortissimo tra madrepatria e colonia.
- Colonizzazione greca: portò alla creazione di poleis indipendenti, fu a volte il frutto di iniziative
private senza intervento di una polis.

Cause: Cosa spinse un gran numero di uomini ad allontanarsi dalla propria casa?
Sembra che molte poleis non fossero in grado di assicurare un’accettabile condizione di vita a una parte
dei cittadini.
Alcuni restavano senza una porzione di terra sufficiente per vivere, altri erano sconfitti in lotte interne
all’aristocrazia e quindi costretti ad allontanarsi.
Alcune fondazioni grazie alla loro posizione dedicarono attenzione al commercio, ma la maggioranza dei
coloni ha continuato a fare quello che faceva in patria: dedicarsi all’agricoltura.

La spedizione e l’atto di fondazione: modello ideale di fondazione 🡪 al comando della spedizione c’era
l’ecista, un aristocratico la cui permanenza in patria si era fatta difficile. È il fondatore ufficiale della polis. Gli
uomini erano circa 200 in 2/3 navi. Nessuna donna fra essi: erano reperite in loco. La consultazione
dell’oracolo di Delfi era tappa obbligata prima della partenza.
Il sito doveva rispondere a 3 requisiti:
1. Facile all’attracco
2. Ben difendibile
3. Non privo di acqua
Fondazione della nuova polis. Tributo agli dei e distribuzione in parti uguali di lotti di terreno.

Gli indigeni: storia delle fondazioni è una storia di violenze e sopraffazioni nei confronti delle popolazioni
indigene.
Ci sono varie tipologie di rapporti in funzione di una serie di fattori: tipo di fondazione impiantato, forza
degli indigeni, tipo di rapporot instaurato.
A volte era possibile instaurare un rapporto di amicizia e collaborazione, ma la tipologia più comune era la
conquista militare con conseguente asservimento degli indigeni.

Decolonizzazione: la conflittualità fra coloni e indigeni produsse spesso la decolonizzazione 🡪 processo


attraverso cui le fondazioni greche si barbarizzavano riacquisendo caratteri indigeni,
ma anche gli indigeni subivano una ellenizzazione.

8.3 I GRECI IN ITALIA MERIDIONALE E IN SICILIA


Molte fondazioni erano subcolonie, cioè create dalle colonie primarie.

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Pitecusa/Cuma: prima fondazione d’Occidente. L’ipotesi tradizionale vuole che prima sia stato creato un
emporio sull’isola di Pitecusa (Ischia) e poi la fondazione della colonia a Cuma. Ma probabilmente i due siti
sono lo stesso luogo. Le fondazioni sono state rivolte alla ricerca di materie prime e Pitecusa ha avuto una
spiccata vocazione commerciale 8per questo la scelta del luogo più settentrionale).

Taranto: è l’unica fondazione spartana. Zona fertile caratterizzata da agguerrita presenza di indigeni. Nata
probabilmente per allontanare la presenza di cittadini dalla nascita non limpida da Sparta.
Rientra nella casistica di fondazioni nate per prevenire il rischio di guerre civili.
Taranto è la più florida tra le città dell’Italia meridionale.

Sibari e Crotone: vennero fondate dai coloni provenienti dall’Acaia, a nord del Peloponneso. Zona molto
fertile che assicura un insuperato livello di ricchezza.
I rapporti fra le poleis della costa ionica si contraddistinsero per le forti rivalità che portarono anche allo
scontro fra Sibari e Crotone.

Siracusa: fondata nel 733 da coloni corinzi guidati da Archia, costretto a emigrare. In una prima fase è sorto
un abitato nell’isola di Ortigia, poi lo sbarco sulla terraferma.
Furono violenti i rapporti con gli indigeni siculi che furono ridotti in uno stato di semi schiavitù.
Siracusa venne retta a lungo da un’oligarchia. Divenne la polis più fiorente del mondo greco.

Megara Iblea: caso di collaborazione fra coloni e indigeni. Il re siculo donò ai Greci le terre necessarie per
fondare la polis. Poche generazioni dopo venne creata l’agorà e alcuni templi, segno dell’accrescimento di
importanza degli spazi pubblici.

8.4 VERSO IL FAR WEST: LE FONDAZIONI COLONIALI COME LABORATORIO


In età classica i circoli pitagorici denominarono l’Italia meridionale Magna Grecia.
Alcune poleis (Taranto e Siracusa) superavano in splendore le città del continente greco.
Influenza delle città greche in Italia sui popoli italici fu decisiva.
Fondare una polis favorì la riflessione su aspetti fondamentali:
- Impianto urbanistico da dare alla polis
- Eventuale necessità di provvedersi di mura difensive
- Ripartizione delle terre in parti uguali
- Concetto di uguaglianza all’interno di un gruppo di privilegiati
- Regole di convivenza.
Il processo di evoluzione della polis non parte dalla Grecia continentale per irradiarsi all’esterno, ma
piuttosto rimbalza da una parte all’altra.
Tratti unificanti d realtà complesse durante l’età arcaica:
● Grande rigoglio culturale: poleis della Magna Grecia sono all’avanguardia in poesia, architettura,
filosofia.
● Notevole capacità di innovazione e precarietà delle strutture comunitarie. L’instabilità è cronica: ci si
arricchisce e impoverisce con molta facilità.

8.5 I GRECI NEL RESTO DEL MEDITERRANEO

Massalia: futura Marsiglia, fondazione degli abitanti di Focea, polis dell’Asia minore.
Fondata intorno al 600. Buon rapporto con gli indigeni. Citta destinata a grande prosperità potendo
commerciare con l’entroterra senza rivali pericolosi.

Cirene: nell’odierna Libia. La più notevole fra le poleis fondate in Africa.


Abbiamo molte informazioni legate al suo atto di fondazione.
Ci fu un pesante intervento statale nella spedizione.

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Naucrati: sul delta del Nilo. Nacque con uno statuto speciale: i faraoni egiziani avevano rapporti privilegiati
con i Greci. Convogliarono a Naucrati tutte le attività commerciali con i Greci.
Decadde con la conquista persiana dell’Egitto.

9. OPLITI, LEGISLATORI, TIRANNI: LA POLIS ARISTOCRATICA NEL VII SECOLO

9.1 L’EVOLUZIONE DELLA POLIS


La democrazia non va considerata il fine e il compimento della polis: i Greci pensavano che fosse una
bizzarria temporanea in un lungo periodo di storia che vedeva al potere gli aristocratici.
La storia della polis si può vedere come la storia della progressiva conquista di spazio delle istituzioni
pubbliche.
A questo si accompagna un allargamento del numero di quanti sono ammessi alla gestione del potere fino a
comprendere la democrazia oplitica, cioè tutti i proprietari terrieri in grado di comprarsi un’armatura (circa
1/3 dei maschi adulti).

9.2 LA POLIS E LA GUERRA


Riforma oplitica: Nell’Iliade il peso maggiore della guerra ricadeva sugli eroi, i comandanti dei singoli
contingenti.
Tra la metà e la fine del VII secolo la situazione è cambiata.
Vi è stato un riequilibrio dell’importanza dei combattenti. I comandanti sono quasi scomparsi. La massa ha
fatto grandi progressi: ogni fante ha un’armatura di bronzo, uno scudo rotondo di legno e bronzo per la
mano sinistra, una lancia lunga 2 m e una spada corta per il corpo a corpo.
Poca mobilità, poca autonomia, ma grande forza d’urto, moltiplicata dalla coesione dei fanti che marciavano
uniti.
È nato l’oplita da cui deriverà il più efficace strumento di guerra fino all’avvento dei Romani: la falange
oplitica.
Conseguenze sociali di questo mutamento: identificazione del cittadino con il soldato, allargamento dei
cittadini di pieno diritto.
Ideologia egualitaria che si accompagna a questi mutamenti non è una novità: le comunità greche sono
sempre state egualitarie all’interno di quanti detengono il potere.
Essere cittadini significa far parte di un gruppo privilegiato, il problema è quanto grande debba essere il
gruppo.

La guerra lelantina: modo di combattere degli opliti si prestava alle guerre stagionali tra poleis confinanti. I
combattenti erano dilettanti.
Tra la fine del VIII secolo e i primi decenni del VII una guerra tra le due città dell’Eubea, Calcide e Eretria
coinvolse molte entità politiche anche distanti.
Una specie di guerra mondiale tra Greci: la guerra lelantina. Era in palio la pianura di Lelanto.
È una guerra di cui non sappiamo quasi nulla.

9.3 LA POLIS E LA GIUSTIZIA: I LEGISLATORI ARCAICI


La giustizia nelle comunità venne a lungo amministrata seguendo consuetudini non scritte, richiamate alla
mente tramite mezzi della cultura orale per ricordare: canto e ritmo.
Oralità delle norme permetteva adeguamento al mondo che cambiava.
Appartengono a questo quadro alcuni legislatori leggendari: spartano Licurgo.
Licurgo diede alla sua città un quadro normativo destinato a durare in eterno.
Introduzione dell’alfabeto ebbe conseguenze sul piano normativo.
Improbabile che i primi codici scritti siano stati introdotti per maggiore trasparenza e per tutelare i più
deboli.
Probabilmente i primi codici sono apparsi:

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- in comunità miste, dove erano presenti greci e stranieri abituati a leggi scritte per la loro origine
orientale
- nelle nuove fondazioni d’oltremare libere dal peso del passato dove era necessario armonizzare le
consuetudini di greci provenienti da zone diverse.
Ad esempio isola di Creta, crocevia di culture, e fondazioni coloniali.
Fra i legislatori greci Zaleuco, Caronda e Dracone (codice trascritto su pietra).
Un tratto che contraddistingue i codici: timore del mutamento. Il mutamento era percepito come un
pericolo di interpretazione personale delle leggi date dal legislatore.

9.4 LA POLIS E IL POTERE: LE TIRANNIDI


Dal 650 molte poleis sono sottoposte a potere arbitrario e assoluto di un solo uomo: il tiranno.
Termine tiranno acquisisce una connotazione negative che originariamente non aveva.
Alcuni punti fermi:
● Tiranno è sempre un aristocratico, emarginato o in conflitto con i suoi pari
● Nonostante si appoggi al popolo, il suo comportamento e la sua visione del mondo sono tipici
dell’aristocrazia
● Legame di amicizia fra tiranni che creano una specie di società di mutuo soccorso tra di loro
● Tiranno instaura un regime ereditario, però spesso di breve durata
● Instaurarsi delle tirannidi avviene nelle poleis più avanzate della Grecia dal punto di vista
economico e sociale 🡪 maggior afflusso di ricchezze, maggiori ambizioni, relazioni sociali più
elastiche e quindi maggiori tensioni che potevano favorire l’ascesa di uomini senza scrupoli.
● Tiranni protettori delle arti e della cultura
● Figura del tiranno è stata tipizzata ricorrendo a luoghi comuni fino a perdere la verità storica.
● Legame fra tirannidi e riforma oplitica non molto convincente. Relazione ipotizzata per Fidone di
Argo (re fatto tiranno)
Singoli casi delle città sono molto diversi tra loro.
La tirannide rappresenta un momento di crisi delle aristocrazie.

9.5 STORIE DI TIRANNI

Corinto 🡪 Cipselo e Periandro: Metà del VIII secolo, Corinto era sotto il potere dei Bacchiadi, ricchissimo
clan familiare.
Sotto la loro guida la città divenne la più prospera della Grecia.
Un secolo dopo una Bacchiade si legò a uno straniero e dalla loro unione nacque un figlio, Cipselo, che
l’oracolo di Delfi annunciò come futuro governatore di Corinto.
I Bacchiadi cercarono di eliminare il bambino, ma senza successo.
Cipselo si impadronì del potere e fece strage dei Bacchiadi. Trasmise il potere a suo figlio Periandro che
accentuò gli aspetti violenti della tirannide ma riuscì a far tramandare il suo nome insieme a quello dei Sette
Sapienti.
Il figlio di Periandro non riuscì a mantenere a lungo il potere e Corinto divenne un’oligarchia moderata.
La storiella ha una struttura favolistica che si ripete spesso quando si vuole narrare l’ascesa al potere di un
outsider.
Quali sono state le cause della caduta del potere dei Bacchiadi?
Spiegazione di tipo militare: probabilmente Cipselo era divenuto polemarco, cioè comandante dell’esercito
e si era fatto benvolere dalla popolazione. Quindi è giunto al potere grazie al potere degli opliti.

Sicione 🡪 Ortagora e Clistene: Clistene, nipote di Ortagora e nonno del Clistene che instaurò la democrazia
ad Atene. Clistene raggiunse l’apice del potere con il matrimonio della figlia.
Dopo il suo governo a Sicione venne instaurata una oligarchia moderata.
Esistono tradizioni che legano Ortagora e la sua presa di potere alla carica di polemarco.
Invece Clistene pare avere i tratti spettacoli tipici delle tirannidi, volti ad ottenere un facile consenso
popolare.

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Alceo narra le vicende a Mitilene: Mitilene era la principale città dell’isola di Lesbo.
Segnata da violente lotte politiche fra aristocratici che vengono narrate dal poeta Alceo.
Dopo che i Pentilidi vennero deposti iniziarono lotte tra le famiglie aristocratiche da cui emerse un outsider,
Pittaco.
Pare che sia stato eletto come esimneta, termine che indica una tirannide elettiva: affidamento dei pieni
poteri a un uomo che godeva della fiducia di tutti per ristabilire la pace.
Pittaco si comportò bene e venne inserito fra i Sette Sapienti.
Alceo ci descrive un mondo omerico, maschile e dominato dall’etica guerriera e dalla passione per la
partecipazione politica.
La tirannide appare ancora come uno strumento di transizione verso nuovi equilibri.

Samo 🡪 Policrate: tiranno di Samo dal 540 al 520 circa.


Si impadronì dell’isola con un colpo di mano.
Eccezionale per la sua larghezza di vedute in politica 🡪 sfruttò la posizione geografica dell’isola per farne il
punto di incontro tra Oriente e Occidente. Intrattenne rapporti con Egitto e impero persiano. Costruì una
delle più grandi flotte del Mediterraneo.
Samo nel VI secolo raggiunse una notevole prosperità.
Policrate venne ucciso a tradimento e Samo cadde sotto il controllo del re persiano Dario.

10. UN MONDO A PARTE: SPARTA IN ETA’ ARCAICA

10.1 LA SUBORDINAZIONE DELL’INDIVIDUO ALLO STATO


La comunità spartana è quella che ha effettuato il tentativo più duraturo e consapevole mai conosciuto nella
storia di subordinare l’individuo allo stato.
Sparta è divenuta un mito.

10.2 DALLA CONQUISTA DELLA MESSENIA ALL’EGEMONIA SULLA GRECA


Sparta sorse dall’unione di alcuni villaggi della pianura della Laconia, a sud del Peloponneso.
Alle origini della sua storia ci sono le guerre, in particolare quelle contro la Messenia, regione vicina alla
Laconia, separata dal monte Taigeto.
- Prima guerra messenica (730-710) 🡪 permise assoggettamento della regione e scahivitù dei suoi
abitanti
- Seconda guerra messenica (seconda metà del VII secolo?) 🡪 causata da una rivolta dei Messeni
schiavizzati e fu durissima.
La conquista della Messenia fornì a Sparta una enorme base agraria e quindi rese non indispensabile
l’esperienza coloniale.
Causa della militarizzazione di Sparta: necessità di tenere a bada una massa di uomini in condizione servile
più numerosa del corpo dei cittadini.
Fine del VII secolo Sparta era ancora una città aperta agli influssi esterni e ricca di manifestazioni artistiche.
550 (magistratura di Chilone) 🡪 chiusura di Sparta verso l’esterno e austerità della sua società.
Sparta continua la sua espansione con una politica di alleanze: ingloba una serie di comunità nella Lega del
Peloponneso.
Le poleis alleate mantenevano autonomia ma si impegnavano a condividere amici e nemici di Sparta.
Nella seconda metà del VI secolo Sparta divenne la polis più potente del mondo greco.
Il re Cleomene (520-490) fu il responsabile del principale insuccesso spartano: l’incapacità di includere nella
lega Atene.

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10.3 POLITIA E SOCIETA’ A SPARTA
Organizzazione politica e sociale spartana è frutto di un’evoluzione tra il VIII e il VI secolo.
Momento di grande importanza ci è riportato nel documento Grande Rhetra = legge costituzionale che
contempla la divisione della comunità in tribù, istituzione di un consiglio di anziani e dell’assemblea del
popolo.
Grande Rhetra risale a dopo la prima guerra messenica.
Ordinamento dell’età classica risale alla metà del VI secolo:

Istituzioni politiche:
- Diarchia (due re appartenenti a diverse famiglie, si dicevano discendenti di Eracle)
Avevano potere limitato alla sfera militare: erano i comandanti dell’esercito.
- Gherusia: 28 membri di almeno 60 anni + 2 re.
Attività legislativa e giudiziaria.
- Efori: magistratura. Erano 5, eletti fra tutti i cittadini, carica durava 1 anno. Avevano poteri molto
estesi, tra cui quello di sindacare l’operato dei re.
- Assemblea del popolo: tutti i cittadini di diritto. Eleggeva gli efori e la gherusia.
Il suo peso reale è controverso, probabilmente aveva solo un ruolo consultivo.

Struttura sociale:
- Spartiati (Uguali): avevano pieni diritti civili.
Ciascuno possedeva un appezzamento di terra curato dagli iloti.
Si dedicavano a tempo pieno all’attività politica e all’allenamento militare.
- Perieci: vivevano in comunità separate e autonome. Si dedicavano alla coltivazione della terra e ad
attività commerciali e artigianali.
Combattevano nell’esercito ma non avevano nessun diritto politico.
- Iloti: condizione di semi schiavitù.
Dovevano coltivare le terre degli spartiati. Erano privi di diritti. Si emancipavano dalla loro
condizioni solo quando in momenti di difficoltà erano utilizzati in guerra.
Una parte di loro era costituita dai Messeni.
Erano molto superiori in numero agli spartiati, per questo lo stato era militarizzato.
Alcuni problemi fondamentali irrisolti:
- Esistenza di gradi intermedi dati dagli spartiati decaduti e dall’esistenza di figli nati da unioni “miste”
(fra gradi gerarchici diversi)
- Esistenza o no di una aristocrazia all’interno del gruppo degli spartiati.

10.4 LA GRANDE CASERMA: IL SISTEMA EDUCATIVO SPARTANO


Il sistema educativo (agoghè) è un esperimento straordinario.
● Dagli 8 anni 🡪 spartiati sopravvissuti alla selezione naturale che la polis prescriveva (venivano
eliminati quelli con costituzione gracile e con imperfezioni fisiche) venivano affidati allo stato e
cresciuti divisi per gruppi d’età.
L’educazione era soprattutto fisica e abituava alle privazioni e alla fatica.
Inoltre la preparazione psicologica era volta a favorire la competizione, controllare la paura,
obbedire.
Il fine era la formazione di soldati eccellenti.
● A 18 anni 🡪 prove di iniziazione. Superate, lo spartiata continuava il percorso di formazione che si
concludeva a 30 anni.
● Cittadini a pieno titolo prendevano parte ai sissizi, gruppi di uomini che prendevano i pasti in
comune. Si creavano legami di tipo omosessuale con i più anziani.
● Il ruolo della famiglia era molto limitato: dopo l’infanzia non aveva più nessuna funzione. La donna
spartana godeva di una certa libertà. Era un soggetto giuridico, ma non politico: poteva ereditare
senza la tutela di un uomo.

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10.5 L’ESERCITO SPARTANO
Esercito era il fulcro e il fine della società spartana.
Vi militavano tutti gli spartiati dai 18 ai 60 anni.
La falange spartana si muoveva in modo armonico e coeso. I soldati erano professionisti che combattevano
contro dilettanti.
Il problema principale di Sparta: la scarsezza di spartiati che diminuirono.
Poiché i terreni potevano essere venduti, alcuni spartiati si arricchivano, mentre altri perdevano la terra e
quindi decadevano dallo status privilegiato di cittadino a pieno diritto.
L’esercito era guidato da uno dei re che combatteva al pari degli altri.
Esistevano gerarchie di comando ma i segni per distinguerle erano ridotti al minimo.
Sparta e il suo esercito erano l’incarnazione dell’ideologia oplitica egualitaria che tendeva a privilegiare la
forza della falange unica piuttosto che le performance dei singoli.
L’esercito spartano rimase imbattuto fino alla battaglia di Leuttra del 371.
L’eunomia (buon governo) spartana durò a lungo: circa 5 secoli.

11. LA NASCITA DI UNA GRANDE POTENZA: ATENE IN ETA’ ARCAICA

11.1 L’ATENOCENTRISMO DELLE FONTI


Sparta e Atene: città più potenti del mondo greco. Punti di riferimento ideologico e culturale.
Altre poleis (Corinto e Mileto) si contesero il primato.
Ma Atene, grazie al periodo di rigoglio culturale dell’età classica, ebbe il monopolio dell’informazione 🡪 la
maggior parte delle fonti a nostra disposizione hanno a che fare con Atene.
Per questo si ha il rischio di scrivere una storia atenocentrica, in cui Sparta è nominata solo come modello
alternativo.

11.2 GLI OSCURI INIZI


Atene durante l’età micenea fu un centro evoluto.
Dopo l’aumento demografico del VIII secolo, periodo di stagnazione nel VII secolo.
Una tradizione letteraria inaffidabile elabora un’evoluzione costituzionale della polis ateniese a tavolino
(fase monarchica, governo degli arconti).
Momento fondamentale della storia arcaica di Atene: creazione di una sola polis e unificazione dei centri
dell’Attica.
Gli ateniesi dell’età classica attribuivano a Teseo, re miceneo (eroe ionico, contrapposto all’eroe dorico
Eracle) questa unificazione. In realtà l’unificazione avvenne molto più tardi: VIII secolo-

Cilone e Dracone: momento di crisi di Atene durante il VII secolo.


L’aristocratico Cilone cerca di impossessarsi del potere diventando tiranno.
Il tentativo fallisce perché gli Alcmeonidi, grande famiglia ateniese, sventano la congiura.
Si vede qui all’opera una specie di internazionale dell’aristocrazia che riunisce gli esponenti delle maggiori
famiglie delle varie poleis.
621 🡪 Dracone promulga un codice di leggi. Forse tentativo di pacificare le fazioni della città.

11.3 SOLONE IL MEDIATORE


Crisi agraria dell’Attica della seconda metà del VII secolo.
Le terre erano concentrate nelle mani degli Eupatridi mentre quelli che le coltivavano come affittuari erano
ridotti quasi in schiavitù non potendo restituire i debiti.
I rapporti fra famiglie aristocratiche e massa dei contadini erano critici.
Per uscire dalle difficoltà, la città decide di affidarsi a un uomo scelto all’interno della comunità a cui
vengono affidati pieni poteri: Solone.
Era aristocratico. Mediatore fra ricchi e poveri.

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Aveva acquistato notorietà grazie al ruolo svolto nella guerra contro Megara per il possesso dell’isola di
Salamina e grazie alle sue composizioni poetiche che descrivevano la situazione politica e sociale della polis.
594: venne eletto arconte.

Solone pensatore politico: alcuni punti fermi della riflessione politica:


- Problemi della comunità possono essere risolti all’interno della stessa senza ricorrere a spiegazioni
divine
- Esiste un legame di causa-effetto tra il comportamento di un singolo individuo e il benessere della
collettività
- Ciascuno deve rinunciare alle eccessive ambizioni personali nell’interesse della collettività
Sono principi che vanno verso la progressiva erosione dello spazio privato a favore dello spazio pubblico.
I concetti di giustizia sociale e responsabilità collettiva fecero grandi passi avanti con lui.

La seisachteia: Solone intervenne soprattutto nei confronti del regime fondiario.


Estinse i debiti contratti dagli ateniesi verso ogni concittadino e restituì a ognuno le terre che aveva coltivato
in precedenza.
Suscitò il malcontento degli Eupatridi e della parte più povera della città che sperava nella redistribuzione
delle terre.
Solone riteneva che gli aristocratici dovessero mantenere i loro privilegi, ma in un regime di maggiore
equità.

Riforme costituzionali: le classi censitarie: Solone divise la cittadinanza ateniese in 4 classi basate sulla
produzione agricola:
- Pentacosiomedimni
- Cavalieri
- Zeugiti
- Teti
L’accesso alla vita politica fu scandito dall’appartenenza a una di queste classi: potevano accedere alle
magistrature solo gli appartenenti alle prime due classi.
Per la prima volta viene introdotto un regime basato sulla ricchezza e non sulla nascita.
Il regime censitario di Solone rimase in vigore fino al IV secolo.
Sul suo significato però restano dei dubbi.

Solone legislatore: Solone fu autore di un codice di leggi che avrebbe riguardato ogni aspetto della vita
quotidiana dei cittadini.
Molte leggi sono rielaborazioni successive che venivano firmate con il nome di Solone per dare loro lustro.
Ad esempio non sono originali le leggi che prevedono pene pecuniarie perché ancora non era usata la
moneta.
Leggi notevoli:
- Obbligo del cittadino a schiararsi in caso di contese civili
- Diritto di ogni cittadino a intraprendere un’azione giudiziaria contro chiunque
Queste prescrizioni vanno nella direzione di una partecipazione del cittadino alla vita politica.

11.4 PISISTRATO
Atene era di nuovo preda delle lotte fra famiglie aristocratiche che volevano prendere il potere tramite
eserciti privati.
Approfittò della crisi Pisistrato, aristocratico.
Intraprese una politica volta a ingraziarsi i meno abbienti.
560: Pisistrato diventa tiranno per la prima volta.
Viene cacciato ma rientra ad Atene dopo un’alleanza con la famiglia degli Alcmeonidi.
Rompe l’accordo ed è costretto a fuggire.

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546: riesce a sconfiggere un piccolo esercito mandato contro di lui e prende possesso della città. Lo
mantiene fino al 528, quando muore.
Governò rispettando l’assetto istituzionale e migliorò la città.
Atene con lui conobbe un periodo di splendore culturale ed economico.
- Sviluppo edilizio della città
- Attenzione per la campagna: migliorò le vie di comunicazione, concesse aiuti ai piccoli proprietari
terrieri e istituì giudici itineranti. Scopo 🡪 rendere meno marcate le differenze tra città e
campagna.
Dopo la sua morte il potere passò ai suoi figli: Ippia e Ipparco.
514: Armodio e Aristogitone uccisero Ipparco per una faccenda privata.
Il governo di Ippia divenne sospettoso e i suoi rapporti con la popolazione si deteriorarono.
510: gli Spartani assediarono la città e costrinsero Ippia ad allontanarsi.
Il potere privato della famiglia dei Pisistratidi però diede gli ateniesi la consapevolezza della possibilità di
creare un apparato statale capace di tenere testa alle iniziative dei singoli aristocratici.

11.5 LE RIFORME DI CLISTENE


Gli Spartani volevano instaurare ad Atene un regime aristocratico, ma non avvenne.
508: Clistene operò una riforma delle istituzioni ateniesi dando inizio al regime democratico.

10 tribù, 30 trittie: il fondamento della vita politica ad Atene con la riforma erano le tribù.
Erano 10 e prendevano il nome da eroi del mito. Erano determinanti nella composizione dei collegi dei
magistrati e nell’attribuzione dei posti nel consiglio dei Cinquecento. Inoltre avevano un ruolo ai fini della
divisione dei reparti dell’esercito.
Ogni tribù era una creazione formata su base territoriale.
Il territorio dell’Attica era stato diviso in 3 zone: fascia costiera, interno e città di Atene.
In ogni parte erano individuate 10 trittie.
Ogni tribù era formata da 3 trittie (1 costa, 1 interno, 1 Atene).
La tribù quindi garantiva la rappresentanza di tutte le zone dell’Attica.

Demi: il territorio dell’Attica fu anche diviso in demi.


Demo = quartiere di una città/piccolo villaggio/paese.
Un cittadino acquisiva il suo status iscrivendosi ai registri del proprio demo.
Da quel momento il nome era accompagnato dal demotico (indicazione del demo di provenienza) e non
solo dal patronimico.

Assemblea e ostracismo: tutti i cittadini potevano partecipare all’assemblea che si svolgeva 40 volte l’anno
ed era sovrana in questioni come la pace o la guerra.
Era di competenza dell’assemblea l’ostracismo.
Assemblea si riuniva 1 volta all’anno per decidere se liberarsi di qualche membro della comunità. Se la
risposta era positiva ogni cittadino doveva scrivere su un pezzo di coccio il nome dell’esiliato.
Chi veniva colpito subiva l’esilio per 10 anni.
Ostracismo venne applicato dal 487 al 417.
Era nato dal desiderio di liberarsi dei personaggi ingombranti, ma presto divenne uno strumento di lotta
politica: gli attivisti delle fazioni distribuivano cocci già scritti per colpire gli esponenti delle fazioni nemiche.

Consiglio dei Cinquecento: in esso sedevano 50 cittadini per ogni tribù, estratti a sorte annualmente.
Rappresentavano i demi in maniera proporzionale alle dimensioni demografiche.
Questo organismo doveva preparare l’ordine del giorno dell’assemblea ed era in grado di gestire l’ordinaria
amministrazione e garantire quotidianamente la presenza dello stato: 50 consiglieri a turno assicuravano la
presenza costante nella sede del consiglio e eleggevano ogni giorno fra loro un presidente (circa un
presidente della repubblica).

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Magistrature: i magistrati erano esecutori delle decisioni dell’assemblea e del consiglio.
Le cariche erano:
- Distribuite per sorteggio
- Collegiali (10 per ogni magistratura, un magistrato per ogni tribù)
- Della durata di un anno.

Interrogativi sull’operato di Clistene: si può parlare di una vera democrazia?


No perché il potere delle famiglie aristocratiche non venne molto compromesso. Restava il vecchio
ordinamento costituzionale basato sul collegio degli arconti e sul consiglio dell’Aeropago.
Aeropago era formato da 300 uomini ed era il centro di potere più importante: controllava le leggi e la
condotta dei cittadini.
L’opera di Clistene è caratterizzata dalla miscela fra tradizione e innovazione.
Vengono innovate le strutture politiche ma rimangono quelle preesistenti.

12. GRECIA E PERSIA: LA RIVOLTA IONICA E LE GUERRE PERSIANE (499-479)

12.1 ORIENTE E OCCIDENTE


Delle guerre persiane conosciamo solo la versione dei vincitori greci.
La vittoria fu decisiva per trasmettere alle poleis fiducia in se stesse.
Rifiutiamo la prospettiva che vede le guerre persiane come scontro fra dispotismo e libertà.
Preferiamo la prospettiva di Erodoto fiducioso nella collaborazione fra civiltà, Oriente e Occidente.

12.2 L’IMPERO PERSIANO


VI secolo: geografia politica del mondo cambiò radicalmente.
I 4 grandi regni orientali furono abbattuti (Lidia, Media, Babilonia e Egitto) e il territorio venne unificato
nell’impero persiano (il più grande conosciuto fino ad allora).
Autore di questa impresa: Ciro il Grande (559-530) 🡪 prese Media, Lidia e Babilonia.
Il figlio Cambise (530-522) prese l’Egitto.
Dario I (521-486) iniziò un’opera di rafforzamento e sistemazione delle conquiste.
I persiani erano un popolo di lingua indoeuropea, originaria dell’altipiano iranico.
Praticavano il culto di Ahura-Mazda, il cui fondatore era il sacerdote-filosofo Zarathustra.
La religione contribuì a consolidare l’identità persiana ma non fu mai il movente delle conquiste: i Persiani
erano molto tolleranti riguardo le altre religioni dell’impero.
Seppero dare un’organizzazione efficiente alle aree conquistate.
Divisero l’impero in regioni (satrapie governate da un satrapo) dotate di grande autonomia.
L’unità dell’impero era garantita dal Gran Re, dall’unificazione di misure e moneta, dall’adozione di una
lingua comune (aramaico) e dalla costruzione di molte strade.
I Greci d’Asia entrarono in contatto con l’impero persiano quando Ciro si impadronì della Lidia.
I Greci avevano avuto intesi rapporti con la Lidia da cui avevano guadagnato molto.
12.3 LA RIVOLTA IONICA
All’inizio la situazione non sembrava disastrosa: i Persiani non erano interessati a penetrare nelle realtà
politiche e sociali del mondo greco.
Poi con la riorganizzazione dell’impero di Dario la situazione cambiò: i tributi diventarono più duri e gli spazi
di libertà diminuirono.
499: rivolta ionica = ribellione dei Greci d’Asia contro il potere persiano. Guidata da Aristagora di Mileto, che
Erodoto critica perché mosso da ambizione personale.
Aristagora chiese aiuto a Sparta (scarsi risultati) e ad Atene che inviò 20 navi in aiuto dei ribelli.
All’inizio gli insorti conseguirono qualche successo.
494: battaglia di Lade 🡪 battaglia navale vicino a Samo in cui i Greci vengono sbaragliati.
I Persiani punirono Mileto radendola al suolo.

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12.4 LA PRIMA GUERRA PERSIANA

Maratona: i Persiani decisero di punire Sparta e Atene per aver interferito nei loro affari.
490: una flotta persiana si presentò in Eubea. La città di Eretria presto cedette all’assedio e patì la stessa
sorte di Mileto.
Poi i Persiani sbarcarono a Maratona, guidati da Ippia che sperava di riprendere il controllo della città di
Atene.
Gli Ateniesi decisero di sfidarli in campo aperto e chiesero aiuto a Sparta perché i Persiani avevano un
esercito molto più numeroso.
Gli Spartani però arrivarono tardi per motivi religiosi.
Siccome nessuno degli eserciti prendeva l’iniziativa, gli Ateniesi si affidarono a Milziade che aveva grande
conoscenza dei Persiani e decise l’attacco.
Gli opliti ateniesi riportarono una vittoria schiacciante.
Ma con il re Serse (486) la guerra in Grecia riprese.

Tra le due guerre: ad Atene nel 483 Temistocle riuscì a convincere gli Ateniesi a destinare i fondi alla
costruzione di una grande flotta.
La flotta doveva servire per lo stato di guerra con l’isola di Egina, ma si rivelò decisiva nella guerra contro i
Persiani.

12.5 LA SECONDA GUERRA PERSIANA

L’alleanza e i medizzanti: l’esercito persiano che si mise in marcia contro la Grecia era più numeroso e
agguerrito di quello di Maratona.
Lo scopo della spedizione ora era sottomettere i greci al volere di Serse.
La decisione delle poleis era molto difficile.
Molte città si medizzarono, cioè decisero di riconoscere la superiorità spartana senza combattere (Tebe).
481: molte città crearono un’alleanza antipersiana, fra cui Atene e Sparta che guidava l’esercito.
Per la prima volta veniva riconosciuto qualcosa che legava i Greci.
Sparta e gli alleati del Peloponneso erano inclini a difendere il Peloponneso e lasciare il resto della Grecia ai
Persiani.
Atene e gli alleati della Grecia centrale e settentrionale invece non potevano accettare questa soluzione.
Compromesso: creazione di una linea di difesa alle Termopili, il passo della Grecia centrale via di accesso
verso sud.
Termopili: i Persiani giunsero alla linea difensiva senza incontrare resistenza.
Alle Termopili il contingente greco era insufficiente.
Un disertore indicò ai Persiani la via per aggirare l’esercito greco. A questo punto tutti i Greci scapparono, a
eccezione dei 300 spartiati guidati dal re Leonida che sacrificarono le loro vite per ritardare l’avanzata dei
Persiani.
L’esempio di disciplina degli Spartani destò ammirazione in tutti.

Salamina: gli Ateniesi decisero di abbandonare la città e rifugiarsi nell’isola di Salamina. La difesa della città
venne lasciata a pochi uomini. Vennero incendiati i templi dell’acropoli.
Intanto la flotta persiana era posizionata presso Salamina.
La flotta greca, di cui il contingente più numeroso era quello ateniese guidato da Temistocle, la aspettava.
Temistocle riuscì a provocare lo scontro: aveva calcolato che lo stretto spazio di mare non avrebbe permesso
ai Persiani di far valere la superiorità numerica.
La flotta greca vinse.

Platea e Micale. La conclusione della guerra: l’esercito persiano di terra guidato da Mardonio era rimasto in
Grecia.
Gli Ateniesi non potevano tornare nelle loro case.

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479: un enorme contingente spartano guidato da Pausania si unì al contingente ateniese e presso Platea
sconfisse i Persiani mostrando la superiorità dell’esercito greco su quello persiano.
La flotta greca inseguì quella persiana e incendiò tutte le sue navi presso Capo Micale.
Le città ioniche si rivoltarono contro il dominio persiano e le isole di Samo, Chio e Lesbo entrarono nella lega
dgli alleati.
Si concludeva con il successo dei Greci il tentativo persiano di espandersi a Occidente.

13. L’UNIVERSO ARISTOCRATICO: ECONOMIA, SOCIETA’, CULTURA NELL’ETA’ ARCAICA

13.1 ARCAICHE: DIFFERENZE E ANALOGIE


Non esiste un unico mondo arcaico greco.
Minimi comuni denominatori per dare unità all’età arcaica:
1. Alcuni tratti dell’economia
2. Carattere innovativo della cultura all’interno di un modo di comunicazione orale
3. Predominio dei migliori (aristoi)

13.2 L’ECONOMIA
Agricoltura: è l’attività più diffusa nel mondo greco.
Una parte dei terreni è nelle mani di pochi grandi proprietari che hanno il controllo politico della comunità.
La maggioranza dei campi è coltivata da piccoli proprietari rimasti a un’economia di sostentamento che per
questo cercano di limitare i componenti del nucleo famigliare.
Storia politica della Grecia arcaica 🡪 storia del passaggio dei piccoli proprietari dalla dipendenza dai grandi
proprietari aristocratici a uno stadio di sicurezza economica con la possibilità di creare un surplus di prodotti
da vendere.
Allevamento: per i pascoli venivano utilizzati terreni incolti in zone montuose.
Alla prevalenza dell’agricoltura si accompagna un’ideologia: il lavoro dei campi è l’unico degno dell’uomo
perché segue il ritmo della natura e non persegue guadagni illeciti.
All’origine di questa idee c’è l’identità tra il proprietario della terra e il cittadino.
Artigianato: praticato da una minoranza. Praticato soprattutto nei grandi centri come Atene e Corinto.
Gli artigiani non costituiscono una forza economica rilevante tale da esercitare influenza sulla vita politica e
sociale della polis.
A livello ideologico resteranno sempre pregiudizi sugli artigiani che non seguono il ritmo naturale delle
stagioni.

Commercio: c’erano un gran numero di commercianti.


Corinto era il centro di questi traffici per la sua posizione sull’istmo.
Venne però poi superata da Atene.
Questioni relative al commercio:
● Dimensioni del fenomeno 🡪 bisogna tenere presente una serie di fattori che ridimensionano il
fenomeno tipo che la navigazione si svolgeva su navi piccoli, lente, poco sicure che dovevano fare i
conti con molti pirati.
● Atteggiamento delle poleis nei confronti dei commerci 🡪 i mercanti non viaggiavano per conto di
una polis. Non c’erano barriere rigide tra popoli, anche se le poleis ricavavano guadagni dai
commerci grazie alle tasse portuali.
● Status dei mercanti 🡪 i mercanti non espressero mai una nuova ideologia del guadagno
contrapposta al valore della terra. I mercanti che facevano fortuna si trasformavano in proprietari
terrieri: non esiste nessuna classe mercantile che si faceva spazio nella vita politica della polis.

Invenzione della moneta coniata è avvenuta alla fine del VII secolo in Lidia e nelle comunità greche dell’Asia
Minore. Si è poi diffusa nella Grecia occidentale.

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13.3 ASPETTI DELLA SOCIETA’ ARCAICA

Aristocrazia: ad essa era riservato il ruolo più importante nella società della polis arcaica
Chi sono gli aristocratici?
Non esisteva nessuna norma che stabilisse l’appartenenza di una famiglia all’aristocrazia.
Esisteva una aristocrazia di sangue che giustificava questa definizione con la costruzione di alberi
genealogici che comprendevano eroi e divinità.
Spesso alcune di queste famiglie erano le più ricche ma la mobilità verticale in Grecia era presente (alcuni
individui cadevano in rovina, altri si arricchivano) e suscitava ansie nella nobiltà di sangue.
L’aristocrazia si andava allargando.
L’uomo aristocratico si dedica soprattutto all’attività militare (la guerra fa risaltare le doti fisiche e morali e
giustifica la superiorità degli aristocratici).
L’aristocratico non lavora. La sua ricchezza è costituita da terre che fa lavorare ad altri.
Il suo vivere in società è scandito da rituali, fra cui il più importante è il simposio.
Simposio = pasto in comune delle associazioni guerriere maschili. Occasione d’incontro che vede un gruppo
limitato trascorrere molte ore in lunghe conversazioni.
Dall’Oriente veniva il lusso di questi banchetti.
Le donne erano escluse e si sviluppavano pratiche omosessuali fra i partecipanti.
Nel corso dei simposi si formarono le principali forme poetiche della letteratura greca arcaica.

L’aristocratico è un uomo agonale, cioè che predilige la competizione per misurare le proprie capacità e
confrontarle.
La passione del confronto si estese anche alle attività culturali facendo nascere le gare poetiche e musicali.
Alle competizioni in occasione di onoranze funebri si aggiunsero quelle che si accompagnavano alle feste
religiose.
Le feste più importanti (prime manifestazioni di coscienza da parte dei Greci di costituire un unico popolo
perché per parteciparvi bisognava essere greci):
▪ Giochi olimpici 🡪 dal 776 ogni 4 anni. Presso il santuario di Zeus a Olimpia

▪ Giochi istmici 🡪 ogni 2 anni sull’istmo di Corinto

▪ Giochi nemei 🡪 ogni 2 anni presso il santuario di Zeus a Nemea

▪ Giochi pitici 🡪 ogni 4 anni presso il santuario di Apollo a Delfi.


Ad esse si aggiungono le manifestazioni locali fra cui le Panatenee ad Atene.
Sono diverse dalle Olimpiadi moderne per la connotazione religiosa ma sono simili perché i vincitori
ottenevano onori e vantaggi economici tanto che si sviluppò una forma di professionismo.

13.4 I GRECI E I LORO DEI


Ogni atto pubblico era scandito da cerimonie religiose: prima di intraprendere le guerre si consultavano gli
oracoli, in caso di sconfitte di praticavano purificazioni rituali, si celebravano le vittorie con offerte agli dei.
Gli dei erano molto presenti anche nel privato: nei momenti importanti della vita di ognuno e nelle
situazioni più quotidiane.
Gli dei facevano parte della vita di ogni giorno.
Differenze della religione politeistica greca con le religioni monoteistiche:
- Religioni monoteistiche: sono rivelate da Dio, hanno una verità da diffondere per raggiungere la
salvezza, la verità è costudita in un libro la cui esegesi è affidata alla casta sacerdotale.
- Religione politeista greca: non vi è alcuna rivelazione, nessuna verità né salvezza promessa, non c’è
nessun testo sacro.
La religione greca è pratica, si manifesta in rituali fra cui il sacrificio.
Il sacrificio veniva eseguito secondo procedure che comportavano l’interrogazione delle viscere degli
animali per conoscere la volontà degli dei.
L’arte della divinazione era molto praticata e aveva degli interpreti specializzati: gli indovini.
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La consumazione delle carni delle vittime era uno dei pochi casi in cui la maggior parte delle persone poteva
mangiare carne.
Oltre al momento del rituale ci sono le narrazioni dei miti (racconti che hanno come protagonisti eroi e dei).
Quella mitica era una produzione molto vasta legata alla tradizione orale.
Gli dei greci erano esseri immortali privi dell’onniscienza e dell’onnipotenza del Dio monoteista.
I 12 dei maggiori:
Zeus, Era, Poseidone, Atena, Apollo, Artemide, Demetra, afrodite, Hermes, Efesto, Ares, Dioniso (dio dei
luoghi oscuri dell’uomo sentito come pericoloso per la comunità).

13.5 LA CULTURA DELL’ETA’ ARCAICA


Il periodo arcaico è considerato eccezionale dal punto di vista culturale.
Questo sviluppo non sarebbe stato possibile senza un continuo rapporto di scambio con l’Oriente.
Vero centro culturale dell’arcaismo fu Mileto (per la sua posizione).
Letteratura: la scrittura era impiegata per la composizione di un’opera ma la modalità con cui il testo era
diffuso e conosciuto era orale e restava legata a occasioni comunitarie di recitazione.
La poesia era un veicolo di comunicazione all’interno della società: dibattiti politici, odi fra fazioni, visione
della società venivano veicolati dalla poesia.
Per questo la letteratura arcaica fa parte della storia politica e sociale delle comunità.

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PARTE TERZA
L’ETA’ CLASSICA: IL V SECOLO

14. TIRANNIDI D’OCCIDENTE (FINE VI-META’ V SECOLO)

14.1 COMUNITA’ DI FRONTIERA


Siracusa e le fondazioni greche d’Occidente avevano raggiunto enorme importanza nel V secolo.
Probabile che Siracusa avesse superato le poleis della Grecia continentale come numero di abitanti e
disponibilità di risorse.
Esse sono comunità di frontiera, influenzate da rapporti con le popolazioni indigene e potenze esterne.
Avevano una predilezione per il ricorso al dominio assoluto di un tiranno per arginare i conflitti interni ed
esterni.

14.2 LOTTE INTERNE E CONFLITTI CON L’ESTERNO NELLA MAGNA GRECIA

Sibari e Crotone: VI secolo: Sibari (in Calabria) diventa la più importante delle città della Magna Grecia.
Viene chiamata la polis dell’eccesso.
Mentre era guidata da un tiranno di tendenze filopopolari, Crotone, con governo oligarchico, le dichiara
guerra.
Pitagora giocò un ruolo importante: si era rifugiato a Crotone per fuggire alla tirannide di Policrate a Samo
ed era diventato un protagonista della vita della città.
510: Crotone vince e Sibari viene distrutta. È la fine dell’accordo fra Pitagora e gli aristocratici di Crotone.
Pitagora era portatore di ideali comunitari sul piano sociale e di valori che puntavano alla crescita della
persona tramite rinunce. Fu costretto ad emigrare e venne accolto a Metaponto.
Da quel momento si rafforza la fama e l’influenza dei circoli pitagorici in molte poleis della Magna Grecia.

Cuma (Aristodemo) e Taranto: inizio V secolo poleis della Magna Grecia hanno difficoltà a difendere i loro
territori.
Cuma (Campania) deve difendersi dall’espansionismo etrusco. Vi riesce grazie ad Aristodemo che instaura
una tirannide dai connotati antiaristocratici.
Alla sua morte la minaccia degli Etruschi si farà di nuovo sentire.
474: il tiranno di siracusa Ierone interviene.
Taranto nel 470 subisce un terribile sconfitta da parte degli Iapigi (popolazione locale). Erodoto nel parla
come del più grande massacro di Greci.
Anticipazione della grande riscossa indigena.

Fondazione di Turi: i Sibariti avevano tentato spesso di ricostruire la loro città.


Chiedono aiuto a Sparta e Atene. Pericle si mostra interessato e, dopo un tentativo fallito, fonda una nuova
città senza la partecipazione dei Sibariti.
444: viene fondaa Turi, panellenica perché vi confluiscono uomini da tutta la Grecia.

14.3 LE TIRANNIDI DI SICILIA


Le poleis di Sicilia era dominate da oligarchie terriere.
Fattori che favorirono l’insorgenza di tirannidi:
Conflitti con le popolazioni indigene - Minaccia di Cartagine - Situazione sociale sempre esposta a rivolte.
● Agrigento: tirannide di Falaride
● Eraclea: 510 🡪Dorico, fratello del re spartano Cleomene, cerca di stanziarsi ma viene respinto dai
Cartaginesi
● Gela: 505 🡪 Cleandro rovesciò l’oligarchia al potere e instaurò la tirannide.

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498 🡪 potere passò a Ippocrate che rivoluzionò la geografia politica della Sicilia orientale
conquistando molte poleis.
● Zancle e Reggio: furono unificate dal tiranno Anassila
Ippocrate impiegò nel suo esercito indigeni e mercenari.
Impiego dei mercenari nell’esercito prefigura il comportamento di grandi tirannidi successive.

Gelone e Terone: Gelone succedette a Ippocrate dopo la sua morte.


487: Terone prende il potere ad Agrigento e stabilisce un’alleanza con Gelone.
485: Gelone occupa Siracusa e ne fa la sua capitale. Siracusa conosce uno straordinario accrescimento di
popolazione perché vengono trasferiti abitanti da altre città.
Gelone concede la cittadinanza ai mercenari.
Questi provvedimenti danno il senso di distacco delle Sicilia dalle tradizioni della polis.
482: Terone si impadronì di Imera scacciando il tiranno filocartaginese.
Cartaginesi decidono di invadere l’isola per difendere i loro interessi.
480: Amilcare si scontra con Gelone e Terone e perde.
Gelone diventa l’uomo più potente e ammirato di tutta la grecità (un nemico esterno cementa il regime
autoritario).

Ierone: succede a suo fratello Gelone. Riesce a tenere unito il potente stato territoriale.
Rifondò Catania. Rivolse la sua attenzione non più ai Cartaginesi ma verso lo Stretto e la Magna Grecia 🡪
risponde alla richiesta di aiuto di Cuma e sconfigge gli etruschi nel 474 mettendo fine all’espansionismo
etrusco verso sud.
Gli succede Trasibulo che è presto costretto alla fuga.

Ci sono stati 40 anni di sorgere e decadere di tirannidi in Sicilia.


Paragone con le tirannidi continentali:
cammino simile delle poleis siciliane e di quelle continentali: aristocrazie di sangue 🡪 periodi di tirannide 🡪
forme più o meno allargate di partecipazione democratica.
Le condizioni in cui le esperienze maturarono però sono molto diverse:
- Città siciliane erano a contatto con un vasto entroterra indigeno, fonte di tensioni e di ricchezza.
- Struttura della cittadinanza delle varie poleis era molto più instabile che in Grecia continentale.
Difficile ragionare di aristocrazia opposta al demos.
- La grecità di Sicilia conviveva con i Cartaginesi che servivano a compattare il fronte interno.
- La grande ricchezza culturale delle corti dei tiranni è il tentativo dei tiranni siculi di legittimarsi.

14.4 DUCEZIO NELLA SICILIA SENZA TIRANNIDI


Dopo la caduta di Trasibulo in tutte le città della Sicilia vengono istaurate delle oligarchie moderate.
La situazione era difficile a causa delle ribellioni dei mercenari a cui i nuovi governi non volevano
confermare i privilegi ottenuti sotto le tirannidi.
Ai problemi strutturali non è data alcuna soluzione.

Ducezio e i siculi: primo problema è il rapporto con i Siculi. Ducezio esponente di una nobile famiglia sicula
si mette alla testa di un movimento che giunse a fondare uno stato federale nel 453. Venne sconfitto, si
rifugiò a Siracusa come supplice e poi venne esiliato a Corinto.
448: tornò in Sicilia e fondò Calatte. Poi morì.
La vicenda di Ducezio mostra che l’aristocrazia indigene aveva subito un processo profondo di ellenizzazione
perché Ducezio agisce sempre con mentalità greca e ha uno stretto rapporto con l’aristocrazia siracusana
che non lo contrasta fino in fondo.

Siracusa democratica: a Siracusa dopo la cacciata di Trasibulo si instaura una democrazia simile a quella
ateniese (viene introdotto l’ostracismo).

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Differenza rispetto al regime di Pericle: magistratura non erano assegnate per sorteggio e retribuite, ma
erano elettive e gratuite 🡪 così il demos ne era escluso.
In questi anni Atene è interessata a Siracusa.
L’aristocratico Ermocrate riesce a riconciliare le poleis siciliane nel congresso di Gela (424) per opporsi
all’espansionismo ateniese.

15. IL SECOLO BREVE DI ATENE: IL MONDO GRECO TRA IL 478 E IL 431

15.1 LA PENTECONTETIA
Pentecontetia = periodo di 50 anni che passa tra le guerre persiane e la guerra del Peloponneso.
Periodo 478-431: Atene costruisce il suo impero e sotto la guida di Pericle afferma la sua leadership
culturale.
Ad Atene si realizza una democrazia radicale.

15.2 L’EGEMONIA SULLA GRECIA PASSA AD ATENE


L’anno dopo la fine delle guerre persiane, il ruolo di potenza egemone passò da Sparta ad Atene.
Cause di questo sconvolgimento:
● Sparta aveva difficoltà a mantenere la sua egemonia. Aveva una crisi nelle strutture di comando:
l’uomo di maggior spicco, Pausania, mostrò grande ambizione personale e si sospettava avesse
un’intesa clandestina con i persiani.
Gli spartani erano terrorizzati dal mondo esterno che temevano potesse corrompere la loro purezza.
Avevano paura di impiegare le loro esigue forze in azioni militari non indispensabili. Avevano buoni
rapporti con Atene.
● Atene invece era entusiasta e piena di energia dopo le vittorie di Salamina e Platea.
Poche famiglie aristocratiche mantenevano il potere e nessuno era contrario a una politica di
espansionismo.

15.3 L’IMPERO ATENIESE: LA LEGA DI DELO


Sparta si disinteressò della guerra ancora in corso e Atene si mise a capo dell’alleanza antipersiana.
477: Atene crea la lega di Delo, lega navale. Aristide ispira i termini dell’alleanza.
Nell’isola di Delo gli alleati tenevano le riunioni e veniva conservato il tesoro.
La partecipazione all’alleanza era libera e formalmente le città alleate erano tutte sullo stesso piano. In
realtà c’era una differenza di status fra le poleis in grado di fornire navi e quelle che si limitavano a pagare
un tributo.
La leadership di Atene andava oltre il comando delle operazioni militari: stabiliva a quanto ammontasse il
tributo da pagare e decideva quali azioni intraprendere.
Uscire dall’alleanza era impossibile.
454: il tesoro della lega viene trasportato ad Atene (e diventa quasi suo possesso esclusivo).
L’alleanza divenne quindi lo strumento del dominio imperiale di Atene.
Venne annullata l’autonomia delle altre poleis e vennero imposti regimi democratici.
Atene imponeva pesi, misure e moneta e controllava l’amministrazione della giustizia.
469: battaglia dell’Eurimedonte. I Persiani vengono definitivamente sconfitti.
Non per questo la lega venne sciolta.

15.4 L’EVOLUZIONE COSTITUZIONALE AD ATENE


Cimone, figlio di Milziade, fu il vincitore dell’Eurimedonte.
Cimone rappresenta l’equilibrio raggiunto dalle varie istanze della società ateniese: ricco e aristocratico è
leale nei confronti del regime democratico moderato.
Aveva ottimi rapporti con Sparta. Si impegnò a reprimere i tentativi di defezione dalla lega di alcune poleis.
464: gli iloti di Sparta si erano ribellati e la rivolta che durò 10 anni mise in pericolo lo stato spartano.
Cimone accolse la richiesta di aiuto di Sparta.

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Dopo un po’ le truppe ateniesi che non stavano dando nessun contributo per sedare la rivolta, vennero
congedate dagli spartani.
La decisione segnava una grave sconfitta politica per Cimone.
Di questo approfittarono i suoi avversari.
Efialte riuscì a far votare all’assemblea la cancellazione di gran parte dei poteri dell’Aeropago (potere
aristocratico) e l’ostracismo di Cimone.
Si instaura ad Atene una democrazia radicale (non ci sono limiti al potere del popolo) guidata da Pericle, che
era vicino a Efialte.

15.5 L’AGGRESSIVITA’ DELL’IMPERIALISMO ATENIESE


L’espansionismo ateniese molto aggressivo era legato al consolidarsi della democrazia radicale.
Atene continua una lotta su grande scala contro i Persiani combattendo in Egitto, Cipro e Fenicia.
Poi combatte contro Egina
Le guerre contro Megara e in Argolide mostrano come fosse mutata la politica estera che ora ha un
atteggiamento aggressivo contro Sparta.

15.6 IL CONSOLIDAMENTO DELL’IMPERO


Negli anni quaranta del V secolo inizia l’età periclea.
Rapporti con l’esterno:
449: pace di Callia stabilisce la non belligeranza con la Persia e divide le sfere di influenza.
- Ad Atene: controllo dell’Egeo e delle città dell’Asia minore
- Alla Persia: dominio sul resto dell’Asia
446: momento di crisi per l’espansionismo ateniese 🡪 dopo la sconfitta in Grecia centrale l’Eubea si ribellò.
Anche Sparta invase l’Attica.
Il re spartano fu corrotto da Pericle e lasciò l’Attica subito e l’Eubea fu riportata alla ragione.
Pericle venne rieletto stratego per 15 anni di fila.
Continuava la politica di durezza nei confronti dei sudditi della lega: la rivolta di Samo (440) fu sedata da una
spedizione militare guidata da Pericle.

16. ATENE DEMOCRATICA: ALLA RICERCA DI UN NUOVO MODELLO DI CONVIVENZA

16.1 LA DEMOCRAZIA DEGLI ANTICHI E DEI MODERNI


La Costituzione europea contiene una citazione dell’Epitafio di Pericle, discorso in onore dei caduti tenuto
nel primo anno di guerra del Peloponneso (431) che ci è stato riportato da Tucidide.
È il manifesto della democrazia ateniese.
Nonostante le differenze non si può negare il debito che abbiamo nei confronti dell’esperienza democratica
greca.

16.2 LA DEMOCRAZIA RADICALE


461: abolizione della maggior parte delle prerogative dell’Aeropago 🡪 ad Atene il potere è nelle mani del
popolo, le decisioni vengono prese rispettando la volontà della maggioranza espressa tramite votazioni.
Tasso della partecipazione alla vita politica nel V e IV secolo è elevato.
Per un ateniese quello che conta di più è la partecipazione attiva alla vita politica della città.
Organi principali della democrazia rimangono quelli della riforma di Clistene.
Le principali istituzioni democratiche della democrazia radicale:

Sorteggio: quasi tutte le magistrature erano attribuite per sorteggio.


Facevano eccezione il collegio dei 10 strateghi (operazioni militari) e poche magistrature finanziarie che
venivano eletti dall’assemblea popolare.
Il sorteggio era il criterio più democratico che si potesse adottare.
Venivano abolite le limitazioni di censo (tranne per l’arcontato), così tutti i cittadini potevano accedere alle
cariche.

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Le operazioni di sorteggio avvenivano dopo che era stata stilata una lista di volontari.

Retribuzione delle cariche pubbliche: il cittadino che partecipa alla vita pubblica viene pagato per questa
attività a compensazione del tempo sottratto al lavoro.
All’inizio erano remunerati i giudici popolari dei tribunali, poi i vari magistrati, e infine l’assemblea.
Questa misura suscita lo scandalo tra gli aristocratici perché con essa cade l’ideologia che identificava
l’uomo dabbene con colui che aveva tempo per dedicarsi alla politica.

Legge sulla cittadinanza: Pericle promulga una legge nel 451 secondo cui sarebbe stato cittadino solo chi
avesse avuto padre e madre ateniesi.
Era un provvedimento molto restrittivo e non di facile applicazione perché la cittadinanza ateniese delle
donne era oggetto di controversie: qual era il suo significato politico?
I cittadini ateniesi erano molto gelosi dei loro privilegi e non volevano allargare la cerchia degli aventi diritto.

Democrazia e impero: esiste un rapporto causa-effetto tra l’instaurazione della democrazia radicale e
l’evoluzione aggressiva dell’impero ateniese. I motivi di questo nesso sono due:
▪ Potenza ateniese era basata sulla flotta.
Nella flotta servivano come rematori molti poveri ateniesi. Il servizio nella flotta consentiva di
guadagnare.
Quindi più guerra = più impiego della flotta = più paghe per i rematori.
Inoltre i meno abbienti ricavavano una legittimazione a partecipare alla vita politica dal momento
che chi difendeva la patria in armi aveva diritto a occuparsi delle faccende pubbliche.
▪ Progetto politico della retribuzione delle cariche pubbliche era molto costoso. Solo i proventi
dell’impero potevano assicurare ad Atene le risorse per rispettarlo.

16.3 I TRIBUNALI
Dal V secolo i tribunali divennero il simbolo della città.
La giustizia veniva amministrata direttamente dai cittadini: ogni anno ne venivano sorteggiati 6000 chiamati
a far parte delle giurie popolari.
Non esistevano professionisti: i magistrati mantenevano l’ordine, gli imputati e gli accusatori dovevano
parlare in prima persona davanti ai concittadini.
I tribunali erano importanti perché le decisioni dell’assemblea e le leggi promulgate potevano essere
discusse in tribunale, mentre la sentenza di quest’ultimo era inappellabile.
I tribunali divennero la più grande istituzione retribuita.

16.4 PERICLE E LA DEMOCRAZIA ATENIESE


La letteratura antica, scritta soprattutto da aristocratici, giudicò severamente la democrazia radicale che
aveva interrotto il predominio dei migliori.
Invece il giudizio su Pericle fu più variegato.
Padre: Santippo, protagonista delle guerre persiane.
Madre: Agariste, famiglia degli Alcmeonidi, nipote di Clistene.
Pericle era coltissimo, aveva grandi capacità oratorie e molto carisma. Si fece eleggere solo nel collegio degli
strateghi.
Nel IV secolo fu visto spesso come colui che aveva spinto Atene in una guerra senza senso.
Godeva dell’ammirazione di Tucidide, suo contemporaneo.
Tucidide: Atene di nome era una democrazia, in realtà il potere era nelle mani di Pericle. Quelli che vennero
dopo di lui invece era su un piano di parità fra loro ma miravano al primato e compiacevano il popolo. Così
facendo iniziarono a sbagliare.

16.5 CONTRO LA DEMOCRAZIA: LE RIVOLUZIONI DEL 411 E DEL 404

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L’impero aveva portato vantaggi anche agli aristocratici: non avevano obblighi finanziari verso la città, le loro
proprietà erano intatte.
Nessuno si opponeva apertamente, al massimo non partecipavano alla vita pubblica.
Il dibattito politico continuava nei simposi e nelle eterie.
Alcuni sceglievano la collaborazione con il nuovo regime: Pericle, Alcibiade.
Ci furono solo due casi in cui l’opposizione oligarchica cercò di prendere il potere.
L’iniziativa nacque in momenti di difficoltà di Atene e le rivoluzioni si arenarono quando il fronte si divise tra
oligarchi estremisti e fautori della democrazia oplitica moderata.
Le rivoluzioni durarono poco, segno di quanto il regime democratico fosse radicato.

Rivoluzione del 411: Atene era indebolita dall’esito della spedizione in Sicilia. Oligarchici decisero di
organizzare un colpo di stato.
Capo degli oligarchici: Antifonte, oratore e intellettuale.
Si trattò di un colpo di stato in parte legale perché l’assemblea, terrorizzata dalle intimidazioni, decise di
votare i provvedimenti che le toglievano potere.
Il governo passò a 400 membri di un consiglio scelto dagli oligarchi.
Fu abolita la retribuzione delle cariche pubbliche.
Il nuovo regime era poco saldo a causa della rivolta dell’Eubea e della reazione durissima dei marinai della
flotta.
Dopo 4 mesi il potere passò ai fautori della democrazia moderata, guidati da Teramene.
Poi grazie ai successi della flotta ateniese si tornò alla democrazia piena.

Trenta Tiranni: alla fine della guerra del Peloponneso Atene doveva darsi un ordinamento oligarchico in
linea con la vincitrice Sparta.
Gli Ateniesi quindi nominarono 30 cittadini che dovevano redigere la nuova costituzione.
Erano tutti oligarchici ma fra loro c’erano delle differenze:
- Crizia: fautore di una oligarchia stretta e animato da spirito di vendetta verso la democrazia radicale.
- Teramene: favorevole a una costituzione oplitica che avrebbe dato la cittadinanza agli opliti.
Vinse la fazione di Crizia. Venne stilata una lista di 3000 persone che avrebbero avuto i diritti di cittadini. Gli
altri vennero cercati e molti uccisi.
Gli avversari dei Trenta Tiranni si radunarono al Pireo.
Trasibulo, che aveva già contribuito al ripristino della democrazia durante la rivoluzione precedente, rientra
da Tebe e ottiene i primi successi militari.
I Trenta cadono e Crizia muore. La democrazia è ripristinata.
Spartani chiedono e ottengono una amnistia per quelli che erano stati coinvolti nel regime, tranne i Trenta
Tiranni.

17. ECONOMIA, SOCIETA’, CULTURA AD ATENE E NEL MONDO GRECO NEL V SECOLO

17.1 UNA GRANDE CITTA’


Atene raggiunse nel V secolo dimensioni inusitate.
In campo intellettuale si pone come modello di educazione per il resto della Grecia.
Invece dal punto di vista sociale ed economico aveva ancora spetti primitivi.

17.2 LA SOCIETA’ ATENIESE


L’Attica era la più popolata delle regioni greche.
C’erano tra i 40 e 60.000 cittadini maschi adulti.
Se contiamo anche stranieri, schiavi, donne e bambini gli abitanti erano 300.000, una cifra molto alta per
l’antichità.

La società era divisa in 3 fasce: cittadini – meteci – schiavi.

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- Meteci 🡪 stranieri residenti. Erano obbligati al pagamento annuale del metoikion, una tassa per
regolarizzare la loro posizione. Dovevano avere un cittadino che li rappresentasse e ne curasse gli
interessi. Avevano il divieto di acquistare proprietà in territorio ateniese.
- Schiavi 🡪 società ateniese era schiavistica perché utilizzava un grande numero di uomini ritenuti
inferiori per natura come forza lavoro.
Gli schiavi non costituivano un gruppo compatto. Venivano acquistati nei mercati. C’erano profonde
differenze fra loro a seconda della mansione che svolgevano: quelli che lavoravano in miniera erano
in condizioni disumane, gli schiavi domestici avevano un’esistenza quasi normale e avevano la
possibilità di riscattarsi diventando liberi.
Gli Ateniesi però concedevano la libertà con molta parsimonia.
La società ateniese era maschilista perchè riservava pochissimo spazio alle donne. La donna era un essere
inferiore non capace di intendere e volere. La vita delle donne si svolgeva in casa sotto la tutela di un uomo.
L’incapacità della donna si estende anche in ambito affettivo, tanto che non erano punibili in caso di
adulterio.

17.3 L’ECONOMIA
L’agricoltura era ancora l’attività più importante.
La maggioranza dei cittadini era proprietaria di almeno un appezzamento di terra in Attica.
La realtà economica era ancora di tipo primitivo: nessuna attività manifatturiera sviluppata, no mentalità
dell’investimento.
Le attività economiche non hanno l’indipendenza e l’importanza che hanno in età moderna.
I più ricchi quindi non erano propensi a ostentare il proprio status e le differenze fra ricchi e poveri non
erano così marcate.
La maggior parte dei cittadini aveva un tenore di vita modesto.
Anche l’economia pubblica è a un livello elementare: le entrate di una potenza come Atene derivavano dalle
tasse portuali, dalla riscossione degli affitti delle proprietà dello stato e di multe e del metoikion. Il budget
complessivo era di poche centinaia di talenti.
La maggioranza delle entrate era destinata alle forze armate.
Grazie alle entrate dell’impero ateniese fu possibile realizzare i templi.
Per molte cose si contava sulla disponibilità volontaria dei più abbienti che contribuivano con liturgie.
Liturgia = contributo destinato a opere utili per la collettività.
Le liturgie erano un atto necessario per chi voleva conservare rispetto e stima dei cittadini.

17.4 DEMOCRAZIA E TEATRO


Attività artistica del V secolo fu di un livello straordinario.
Contribuì alla nascita del concetto di classico come sinonimo di equilibrato.
Il committente era la comunità di cittadini, lo stato e non più i singoli cittadini che avevano i mezzi.
L’attività teatrale fu una manifestazione sostenuta dallo stato.
Fu prodotto un enorme numero di commedie e tragedie che venivano messe in scena durante i festival
principali: le Grandi Dionisie e le Lenee.
Le rappresentazioni venivano scelte fra un gran numero di opere presentate a una commissione di cittadini
che dovevano selezionare sulla base della trama e della notorietà dell’autore.
Esse poi partecipavano alla gara e venivano determinati primo, secondo e terzo classificato.
386 🡪 anno in cui i grandi tragici Sofocle, Eschilo, Euripide diventano classici perché viene permessa la
replica delle loro opere.
A ogni rappresentazione assisteva una percentuale elevatissima di popolazione ateniese.
Lo stato destinava fondi per comprare il biglietto ai meno abbienti.
Di tutto questo ci resta poco: sappiamo che gli attori erano maschi, al massimo 3, recitavano con maschere.
● Commedia: più immediatamente comprensibile. Mette in scene personaggi famosi ridicolizzandoli
● Tragedia: i personaggi dei drammi sono mitologici o eroi e rivivono scene già note al pubblico. Ma
quello che era importante non era la trama ma il modo in cui la storia veniva rappresentata.
Attraverso queste storie il popolo di Atene viveva i grandi temi che la comunità doveva affrontare.

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La comunità grazie al teatro diveniva più consapevole. Non a caso il teatro ebbe il suo massimo sviluppo
durante il periodo d’oro della democrazia, nel V secolo, e decade nel IV secolo.

17.5 LA RIVOLUZIONE CULTURALE DELLA SOFISTICA


Nella seconda metà del V secolo compaiono i maestri di sapienza, dediti all’insegnamento di varie discipline,
fra cui l’arte della parola.
Li unisce fra loro il fatto di farsi pagare e l’atteggiamento critico verso il sapere tradizionale.
I sofisti sono oggetto dell’attacco di Platone che vuole difendere il suo maestro Socrate dall’accusa di essere
sofista.
Insegnamento della dialettica e della retorica erano centrali nella vita politica della polis in cui i luoghi del
potere (assemblea e tribunali) richiedevano di sapere parlare e convincere l’auditorio.
Le critiche nascevano dal momento che queste pratiche erano oggetto di insegnamento accessibile a
chiunque potesse pagare.
Inoltre si temeva che la eristica (arte di avere comunque la meglio nella discussione) portasse a una
degenerazione morale.
I sofisti però permisero a un nuovo gruppo di persone di sfidare il predominio dell’aristocrazia nel campo
della cultura.
La loro opera segnò l’affermazione del sapere come fatto primario nella valutazione del valore di un uomo.

Condanna di Socrate: nel 399 un tribunale ateniese condannò a morte Socrate per reati di opinione: era
accusato di corrompere i giovani e di non riconoscere gli dei della città.
Socrate era concepito come un potenziale eversore dell’ordine costituito.
L’avversione dei suoi cittadini verso di lui fu esasperata dagli eventi tragici di Atene: la città era stata
sconfitta e aveva perso il suo impero e c’era bisogno di un capro espiatorio.
Inoltre Socrate era stato maestro di Alcibiade e dell’odiato Crizia.
In generale la condanna mostra una mentalità per cui era lecito intervenire anche sulla condotta privata e
sulle idee dei cittadini.
Nessun settore era precluso allo stato. I sofisti rischiavano di mettere in pericolo l’impalcatura sociale della
polis.

18. LA GUERRA DEL PELOPONNESO (431-404)

18.1 TUCIDIDE E LA GUERRA


Scontro tra le due grandi potenze greche, portatrici di ideologie diverse.
La guerra durò 27 anni. Viene divisa in 3 parti:
- Guerra archidamica (431-421)
- Fase intermedia (421-413)
- Guerra ionica (413-404)
Il narratore delle vicende di guerra è Tucidide.
Difficile però liberarsi dal suo modo di vedere gli eventi.

18.2 LE CAUSE E I PRIMI SCONTRI


Tucidide distingue per la prima volta tra:
- Causa più vera: Spartani temevano la crescita di potenza di Atene
- Cause dichiarate: avvenimenti che fecero precipitare la situazione (434-432)
o Atene stringe un’allenza difensiva con Corcira che era allora in guerra con Corinto. Corcira
era retta da un governo oligarchico ed era legata a Corinto perché sua colonia. Questa era
una mossa per indebolire Corinto poiché Corcira aveva una flotta grandissima.
Battaglia navale alle isole Sibota.

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o Potidea, fondata dai Corinzi con cui aveva stretti rapporti, ma facente parte della lega di
Delo, a cui pagava il tributo. Atene chiese a Potidea di allontanare i magistrati corinzi, ed
essa non poté opporsi.
o Decreto ateniese impose a Megara di non frequentare l’agorà ateniese e di non attraccare le
navi in tutti i porti. Motivazioni di carattere religoso. Questo comportava grandi
conseguenze per i Megaresi, Corinzi e Spartani che erano alleati.
431: attacco di Tebe alla città di Platea. Poi prima invasione spartana dell’Attica.

18.3 IL PRIMO DECENNIO DI GUERRA


La guerra fu totale perché coinvolse tutta la Grecia e si svolse su molti fronti.
Sul piano ideologico: contrapposizione democrazia/oligarchia e origine etnica dorica/ionica.
Fu una guerra di logoramento caratterizzata da molti piccoli episodi che cambiavano l’assetto interno o le
alleanze.
È un conflitto diverso dalle guerre del passato che erano brevi e caratterizzate da una unica battaglia in
campo aperto.

Strategia periclea: Atene aveva il controllo del mare 🡪 numero di navi maggiore e tecniche di
combattimento sofisticate.
Invece i Peloponnesiaci avevano la superiorità deli eserciti di terra.
Quindi Pericle decise che Atene non avrebbe mai dovuto accettare lo scontro a terra.
Questa strategia richiedeva sacrifici: gli Ateniesi abbandonarono i campi quando gli Spartani invasero l’Attica
per saccheggiarli. Il controllo del mare comunque garantiva loro ogni tipo di merce.

Pericle morì durante un’epidemia di peste nel 430.


Sotto la guida di Cleone Atene si fece più aggressiva.
Demostene sbarcò sulla costa occidentale del Peloponneso e occupò l’isola di Sfacteria catturando 300
Spartani.
Sparta presa dal panico propose, ma non ottenne, la fine delle ostilità.
424: battaglia di Delio 🡪 ateniesi vengono sconfitti in campo aperto da Tebe. Finiscono le mire ateniesi sulla
Grecia centrale.
Brasida, generale spartano, riuscì a strappare ad Atene la città di Anfipoli nella Grecia settentrionale.
A causa della morte sia di Braside che di Cleone, in entrambe le città si cominciò a desiderare la pace 🡪 421:
pace di Nicia:
- Pace cinquantennale
- Stipulazione di un’alleanza tra Sparta e Atene
Erano insoddisfatti gli alleati di Sparta: Corinto, Tebe e Megara.

18.4 LA FASE INTERMEDIA

420-416: la pace stipulata era poco salda.


Ad Atene si scontravano due visioni:
1. Fautori di un’egemonia bipolare di Sparta/Atene. Buoni rapporti fra le due potenze e politica dura
verso i sudditi della lega di Delo.
Posizione sostenuta da Nicia.
2. Egemonia globale sul mondo greco e continuazione del conflitto.
Posizione di Alcibiade.
Alcibiade promosse un’alleanza con Argo, nemica storia di Sparta. La coalizione però finì male con la disfatta
a Mantinea nel 418, contro gli spartani.
Nicia si dedicò all’asservimento dell’isola di Melo nel 416.
Alcibiade sostenne una spedizione in Sicilia che si trasformò in una enorme sconfitta.

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Spedizione in Sicilia (415-413): la spedizione non era frutto di improvvisazione perché gli ateniesi avevano
da sempre mire sulla Sicilia.
Pretesto per intervenire fu dato da una richiesta di aiuto dell’alleata Segesta.
Alcibiade fu al comando della spedizione, affiancato da Nicia.
Possibili motivi degli Ateniesi per decidere questo passo:
- Importanza della Sicilia per approvvigionamento di grano
- Desiderio di non far cadere l’isola sotto controllo spartano
- Spinta imperialistica che mirava a dominare tutto l’Occidente
Prima della partenza: mutilazione delle statue di Hermes.
Gesto sacrilego di cui venne incolpato Alcibiade. Fu lasciato partire ma poi richiamato in patria per un
processo. Alcibiade preferì scappare.
Nicia iniziò l’assedio di Siracusa.
414: fu inviato da Sparta il generale Gilippo che risollevò i Siracusani.
Dopo la sconfitta della flotta Nicia e Demostene tentarono la fuga via terra ma gli ateniesi vennero
massacrati sul fiume Assinaro nel 413.
La sconfitta pose fine alle ambizioni verso l’Occidente di Atene.

18.5 GLI ULTIMI ANNI DI GUERRA E LA VITTORIA DI SPARTA


Alcibiade raggiunge Sparta dove fornisce due consigli eccellenti:
- Invio di Gilippo a Siracusa
- Occupazione stabile del territorio dell’Attica
Poi si reca in Asia Minore e inizia un gioco diplomatico con i Persiani: i Periani forniranno a Sparta le risorse
finanziarie per armare molte flotte e vincere.
Questo è il primo caso di ingerenza persiana negli affari della Grecia.
L’ingerenza ha lo scopo di mantenere uno stato di equilibrio favorendo quella fra le poleis che al momento
sembra più debole.
Alcibiade riesce ad entrare ad Atene favorendo prima la rivoluzione oligarchica, poi la democrazia.
Atene sembra sconfitta a si risolleva: Alcibiade consegue una grande vittoria a Cizico nel 410 e torna
ufficialmente in patria accolto come un re.
Per cacciare di nuovo Alcibiade basta una piccola sconfitta. Egli verrà poi assassinato a tradimento dai
Persiani.
Si fa strada grazie alla vittoria il generale spartano Lisandro, protagonista del trionfo finale.
406: Ateniesi riportano una vittoria alle isole Arginuse (episodio degli strateghi mandati a morte per non
aver soccorso i naufraghi).
405: Lisandro distrugge la flotta ateniese a Egospotami. Poi prende possesso di Atene.
Condizioni degli Spartani:
1. Distruzione della flotta tranne 12 navi
2. Abbattimento delle mura
3. Instaurazione del regime oligarchico.

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PARTE QUARTA
L’ETA’ CLASSICA: IL IV SECOLO

19. LA SICILIA E LA MAGNA GRECIA NEL IV SECOLO (405-337)

19.1 SIRACUSA, TARANTO E I POPOLI NON GRECI


Vicende della Magna Grecia nel IV secolo sono segnate dal rapporto tra fondazioni greche e popolazioni che
circondano le poleis.
In Sicilia i Greci riescono a mantenere lo status quo verso i Cartaginesi. Per espellere i Cartaginesi bisogna
aspettare l’intervento romano.
Durante il governo di Dionisio I 🡪 realizzazione di un vasto stato territoriale che propone soluzioni che
saranno poi adottate nel mondo greco in età ellenistica.
In Magna Grecia invece i Greci perdono il controllo di gran parte delle città.
A Taranto e Siracusa: tentativi di interazione tra potere politico e teorie filosofiche.

19.2 DIONISIO I
Dionisio stabilì un record di durata del potere personale (40 anni).
Personalità difficile da ricostruire perché le fonti che abbiamo gli sono avverse a causa delle vicende siciliane
che coinvolsero Platone.
Primi anni: I Cartaginesi compirono un’altra spedizione conquistando Selinunte, Imera e Agrigento.
La situazione a Siracusa era drammatica. Dionisio ne approfittò e si fece nominare comandante dell’esercito
con pieni poteri.
I Cartaginesi accettarono di interrompere la guerra a causa di una pestilenza.
Il loro controllo su gran parte della Sicilia venne confermato da un trattato di pace, ma fu riconosciuto il
dominio di Dionisio su Siracusa.
400: Dionisio iniziò i preparativi per una guerra contro Cartagine.
397: il conflitto riprende. Dionisio conquista Mozia.
Cartaginesi reagirono assediando Siracusa ma una pestilenza li costrinse ancora a tornare in Africa.
393-392: altra fase del conflitto con successo di Dionisio.

Espansone in Italia: Dionisio si dedicò all’espansione del suo dominio in Italia.


Centro d’irradiazione fu Locri, città di una delle sue mogli.
388: vittoria sul fiume Elleporo.
386: conquista di Reggio.
Dionisio arrivò fino all’Italia settentrionale con la colonizzazione adriatica e l’attacco a Pirgi.

Dionisio I, “signore della guerra”: nel 367 viene intrapreso un nuovo conflitto contro Cartagine che si
conclude con la morte del tiranno e viene lasciato in eredità al figlio.
Dionisio è stato un signore della guerra perché il fondamento del suo dominio è stata la continua
mobilitazione contro nemici esterni, tentativo di allargare le terre conquistate.
Caratteristiche del dominio di Dionisio I:
- Dominio personale 🡪 solo alcune funzioni venivano gestite da una ristretta cerchia di amici. Inoltre
mise in atto strategie matrimoniali (2 mogli a Siracusa e Locri).
- Era appoggiato dall’elemento popolare della cittadinanza e dai diseredati (mercenari e esuli) che
dovevano a lui il reinserimento nella comunità.

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- Atteggiamento paranoide di sospetto
- Grande interesse per la cultura 🡪 attraeva grandi personaggi a corte e partecipava con le sue opere
agli agoni teatrali ateniesi.
L’opera di Dionisio I è una prefigurazione degli stati ellenistici.
Si definiva “arconte di Sicilia”.

19.3 DIONISIO II, DIONE, PLATONE E GLI ALTRI

Platone e la Sicilia: 353 è un periodo buio per la storia siracusana.


È stato da poco ucciso Dione che aveva convinto Platone a recarsi più volte a Siracusa impegnandosi per
sedare i contrasti fra Dione e Dionisio II e di avviare Dionisio alla filosofia e al buon governo.
(viaggi di Platone a Siracusa: 388, 367, 361)
Platone cerca inutilmente di riportare la pace in città. Ma Siracusa si rivela un pessimo banco di prova per
realizzare il governo dei filosofi.

Dionisio II e Dione: Dionisio II ereditò il potere dopo la morte di Dionisio I.


Nei primi atti di governi fu assai prudente: firmò una pace con Cartagine e in politica interna mitigò la
durezza del potere tirannico.
Sorsero però contrasti con Dione, aristocratico che gode del favore di Platone.
Dione, costretto in esilio ad Atene, decise nel 357 di condurre una spedizione a Siracusa per detronizzare
Dionisio.
Dione riuscì a entrare in città e a farsi proclamare stratega. Dionisio scappò a Locri.
“Balcanizzazione” della Sicilia e ritorno di Dionisio II: l’arrivo di Dione aprì un periodo di grande confusione.
Si successero 5 tiranni in 10 anni.
Dione tenne un comportamento dispotico e violento.
I suoi principali attriti furono con Eracide, capo della flotta, amato dai Siracusani perché più ben disposto
verso il popolo.
Alla fine venne eliminato Eraclide ma Dione non riuscì a realizzare la monarchia illuminata che aveva in
mente per metter in pratica l’utopia platonica.
354: Dione fu ucciso in una congiura organizzata da Calippo.
Il potere passa ai due figli di Dionisio I, Ipparino e Niseo.
346: Dionisio II riesce a rientrare a Siracusa.
Nodi conflittuali del periodo:
- Discendenza siracusana (Dione) vs. discendenza di Locri (Dionisio II)
- Non incline a rispettare i voleri del demos (Dione) vs. chi era più attento alle esigenze popolari
(Eraclide).
Il ritorno di Dionisio non portò la pace.
I Siracusani si ricordarono della madrepatria Corinto e le chiesero aiuto.

19.4 TIMOLEONTE
I Corinzi mandarono a Siracusa dei mercenari guidati da Timoleonte.
Probabilmente il governo oligarchico di Corinto desiderava liberarsi di lui.
344: Timoleonte sbarcò in una Sicilia piena di tirannidi improvvisate, spopolata e minacciata dai Cartaginesi.
Dionisio II abbandonò Siracusa.
A Siracusa fu data una costituzione moderata. Venne formata poi un’alleanza di città greche sicule in
funzione anticartaginese.
Timoleonte riuscì a occupare molti territori controllati dai Punici.
341: esercito cartaginese venne sconfitto su fiume Crimiso.
Fu lanciata una campagna per fa affluire in Sicilia coloni da tutto il mondo greco per mettere a coltura i
territori e rafforzare i centri abitati.
337: Timoleonte si ritirò a vita privata.

38
19.5 TARANTO E LA MAGNA GRECIA NEL IV SECOLO
In Italia meridionale il problema principale fra la seconda metà del V secolo e la metà del IV era la reazione
delle popolazioni locali contro gli occupanti greci.
Questo fenomeno produce una decolonizzazione.
L’unica città che non ha conosciuto una dominazione indigena è stata Taranto.
367: l’uomo più influente della città è Archita. Il suo governo mostra che non sempre il connubio tra potere
e filosofia era destinato a una brutta fine.
Dopo la morte di Archita, Taranto per difendersi dalle popolazioni indigene fa ricorso a 4 condottieri
stranieri:
- Archidamo (341-338) 🡪 figlio del re spartano Agesilao. Combattè i Lucani senza successo
- Alessandro il Molosso (334-330) 🡪 zio di Alessandro Magno. Sbarcò in Italia come sovrano in cerca
di conquiste. A causa delle sue ambizioni Taranto rompe l’alleanza.
Muore nel 330 ucciso da un mercenario.
La sua impresa è la prima in cui l’Occidente greco diventa territorio di conquista di potenze orientali
(Epiro).
- Cleonimo
- Pirro

20. GLI ANNI DI SPARTA (404-379)

20.1 LA GUERRA COME SISTEMA


La guerra del Peloponneso non aveva risolto le controversie tra poleis.
La storia successiva è fatta di scontri continui ma mai risolutivi.
In realtà l’equilibrio c’era: comprendeva il ricorso continuo alla guerra come mezzo per risolvere le
controversie e per decidere i rapporti di forza fra fazioni interne alle città.
Si cerca invece di incoraggiare la guerra contro altri popoli non greci.
Soprattutto contro i Persiani che in questi anni raggiungono la massima influenza sulla Grecia, sfruttandone
le divisioni interne.

20.2 I PROTAGONISTI: SPARTA, ATENE, LA PERSIA E GLI ALTRI

Sparta: aveva dei problemi gravissimi.


▪ Gli spartiati erano pochissimi. La città doveva contare sulla coesione della classe dirigente (data da
rispetto delle tradizioni e chiusura verso l’esterno).
L’afflusso di denaro del dopoguerra aveva portato ad arricchimenti personali che crearono tensioni
e resero gli spartiati meno compatti.
Lisandro (vincitore di Egospotami) metteva a repentaglio il vecchio ordinamento perché
insofferente alla vecchia austerità e prudenza.
▪ Malcontento delle classi inferiori prive di gratificazioni.
399: congiura di Cinadone che promuove una rivolta.
Il tentativo fu sventato ma fu un campanello d’allarme perché era Sparta non aveva mai conosciuto
guerre civili.
▪ Agesilao sul trono: il suo regno fu caratterizzato dalla conservazione delle virtù tradizionali di Sparta
e dalla difficoltà di adeguarsi alla nuova realtà ed evitare la decadenza della città.
▪ Il Re di Persia in cambio dell’aiuto fornito per sconfiggere Atene aveva voluto il riconoscimento del
potere assoluto sull’Asia, quindi anche sulle città greche.

39
Per Sparta era impossibile rispettare questo patto e presentarsi anche come salvatrice di tutta la
grecità.
▪ Corinto e Tebe erano insoddisfatte di come era stata gestita la vittoria da parte di Sparta.
Loro non avevano ricevuto vantaggi e Atene non era stata punita in modo abbastanza duro.
Con loro si alleò Argo, nemica storica di Sparta.

Atene: aveva ricostruito le Lunghe Mure che collegavano la città al Pireo, aveva una discreta flotta e alcuni
politici parlavano di restaurare l’impero perduto.
Era stato reintrodotto il regime democratico.
L’odio per il governo autocratico e per Crizia univa sia i democratici moderati che quelli radicali.
In questo clima maturò la condanna a morte di Socrate.
Protagonisti della vita cittadina, a parte Trasibulo e Conone, sono personaggi mediocri.

Persia: impero persiano è il burattinaio della politica greca nel IV secolo.


Esso dà il via alla guerra di Corinto e Artaserse favorisce prima Atene, poi Sparta fino a dettare la pace nel
386.

20.3 LA GUERRA IN ASIA MINORE

Ciro fratello di Artaserse: la guerra del Peloponneso terminava, moriva il Gran Re Dario II e gli succedeva il
figlio Artaserse II.
Il fratello minore Ciro decise di rovesciare Artaserse.
Arruolò moltissimi mercenari.
Fra i greci che parteciparono all’impresa c’è Senofonte che assicurò fama eterna all’impresa scrivendo
l’Anabasi.
In essa si racconta lo scontro fra i due fratelli a Cunaxa con la morte di Ciro e la lunga marcia di ritorno dei
mercenari. Ciro, amico di Sparta, le aveva chiesto aiuto ed essa aveva inviato un piccolo contingente.
La morte di Ciro peggiorò i rapporti tra Spartani e Persiani.

Sparta e l’impossibile liberazione delle città greche dell’Asia minore: Sparta mantenne tra il 400 e il 395 un
piccolo esercito in Asia Minore con la missione impossibile di sconfiggere i Persiani e ridare la libertà alle
poleis sulla costa.
Lisandro venne escluso dalla partecipazione alle operazioni 🡪 Sparta si privava in questo modo dell’unico
uomo in grado di risolvere la situazione.
Gli spartani non ottennero nessun risultato.
La guerra scoppiata in Grecia costrinse Agesilao a tornare in patria.

Conone e la guerra per mare: Sparta aveva ancora la flotta che i Persiani le avevano fornito per sconfiggere
Atene. A capo della flotta persiana c’era Conone.
394: a Cnido la flotta persiana distrusse quella spartana ponendo fine alle ambizioni marittime di Sparta.
La collaborazione tra Conone e la Persia sarà fondamentale per la rinascita di Atene.

20.4 LA GUERRA DI CORINTO

L’inizio del conflitto


395: Persiani distribuirono 50 talenti a esponenti politici antispartani nelle 4 principali città della Grecia:
Corinto, Argo, Atene e Tebe.
Esse così si coalizzarono e dichiararono guerra a Sparta.
395-386: Guerra di Corinto.
394: morì Lisandro.
Gli spartani sbaragliarono le città alleate in due battaglie (Nemea, Coronea).
Le battaglie però non furono risolutive sul piano militare perché le perdite degli alleati furono contenute.
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La guerra quindi si trascinò. Due episodi: uno politico, l’altro militare.

L’unione Argo-Corinto: gli aristocratici filospartani di Corinto vennero eliminati.


Questo testimonia che l’odio per il nemico interno era più violento di quello per i nemici esterni.
Il risultato fu che Corinto si fuse con Argo dando vita a un’unica polis.
I cittadini delle due poleis erano rappresentati da un’unica assemblea e da un unico governo.
Corinto fu assorbita da Argo perché essa rinunciò alle proprie magistrature e assemblee e il regime politico
instaurato fu una democrazia (Corinto era sempre stata di tendenze oligarchiche).
Questo può essere visto come un primo tentativo di superare il localismo più rigido per sperimentare nuove
forme di aggregazione.

Peltasti di Ificrate e le innovazioni nell’arte della guerra: il fatto che la guerra si protraesse per anni fece si
che non potessero essere solo i cittadini a combatterla.
Si ricorreva quindi a forze mercenarie.
Questo rompeva l’equilibrio della polis che vedeva la coincidenza fra figura del cittadino e soldato.
Inoltre portava all’aumento delle spese militari.
L’impiego dei mercenari è l’innovazione più importante.
Un reparto dell’esercito spartano fu sconfitto da un’armata di peltasti dell’ateniese Ificrate.
Peltasti = soldati armati alla leggera.
Novità: soldati considerati di rango inferiore che basavano la loro efficienza sulla velocità, la sorpresa e la
mobilità. Erano utili soprattutto su terreni accidentati dove la falange oplitica poteva difficilmente mostrare
la propria potenza.

20.5 LA PACE DEL RE


Conone aveva concepito un piano che prevedeva lo sbarco nel Peloponneso e un attacco diretto alla città.
Non si concretizzò ma venne occupata l’isola di Citera, situazione potenzialmente molto pericolosa per
Sparta. Conone rientrava ad Atene portando il denaro utile per ricostruire le Lunghe Mura.
Gli spartani trovarono in Antalcida un uomo capace di dialogare con il Gran Re.
Egli fece una proposta che andava incontro a tutte le richieste persiane e che fu accolta con qualche
difficoltà dalle altre città greche.
386: congresso di pace a Sparta con i rappresentanti di tutte le poleis. L’inviato di Artaserse dettò le
condizioni della pace:
- Gran Re ribadiva il suo potere assoluto su tutto il territorio asiatico (quindi anche le città greche
d’Asia a cui era concesso di mantenere il proprio governo a patto che pagassero un tributo)
- Tutte le altre polis in Grecia dovevano essere libere e autonome. Vietata qualsiasi alleanza.
Eccezioni: isole di Lemno, Imbro e Sciro ad Atene e lega peloponnesiaca a Sparta.
A Sparta era chiesto di vigilare sul rispetto delle clausole di pace.
Così essa mantenne il ruolo di egemone del mondo greco.

Dopo la pace: Corinto e Argo scioglievano la loro unione.


382: un comandante spartano si impadronì dell’acropoli di Tebe insediando un governo filo-spartano.
Era un atto privo di qualsiasi giustificazione formale.

21. L’ASCESA DI TEBE E LA RICERCA DI UN IMPOSSIBILE EQUILIBRIO (379-356)

21.1 LA FINE DEL BIPOLARISMO SPARTA-ATENE


Tebe esercita il predominio sul mondo greco tra le due battaglie di Leuttra (371) e Mantinea (362).
Si tratta di un’egemonia debole che mostra l’impossibilità di una poleis di superare in potenza le altre.
Sono anni instabili di cambi di alleanze.
La vitalità culturale del mondo greco rimane straordinaria.
Emergono nuove forme di aggregazione federale.
L’unica potenza sconfitta in questi anni è Sparta.

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21.2 NUOVI ASSETTI POLITICI: LE CONFEDERAZIONI BEOTICA E TESSALA

Tebe e il progetto federale: l’ingresso forzato di Tebe in orbita spartana ebbe vita breve.
379: Pelopida riconquista la città.
Da quel momento inizia il periodo più florido della città che culmina con l’egemonia su tutta la Grecia e
finisce con la distruzione di Alessandro della città nel 335.
Il progetto politico di Tebe prevedeva.
- Adozione di ordinamenti democratici
- Unificazione della Beozia in una confederazione 🡪 nel IV secolo il ruolo egemonico di Tebe non
viene più messo in discussione. Gli altri centri della Beozia godevano di larga autonomia negli affari
interni. Concorrevano nel formare l’esercito federale e il consiglio della Confederazione.
Due personaggi tebani: Pelopida ed Epaminonda.
Il governo federale avrebbe dovuto realizzarsi in modo pacifico ma così non fu.

Giasone di Fere: la Tessaglia (nord della Grecia) era semore stata ai margini della storia.
Mentre Tebe raggiungeva la sua massima forza però venne eletto il tago (monarchia elettiva, massima carica
della confederazione tessala) Giasone di Fere.
Egli riuscì nell’impresa di unificare la Tessaglia.
L’ambizione di Giasone suscitò l’interesse e la preoccupazione del mondo greco.
L’esercito era dei più potenti.
Questo finì nel 370 quando Giasone venne assassinato in una congiura.
Le vicende di Giasone mostrano la debolezza del modello della polis tradizionale e la facilità di realizzare
una forza militare in grado di intervenire nelle lotte del tempo.
Il modello di unificazione regionale di Giasone conoscerà importanti sviluppi nel futuro.
Il progetto di Giasone verrà realizzato da Filippo di Macedonia.

21.3 ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO: LA II LEGA ATENIESE


Atene mostrava il suo attivismo nell’antagonismo con Sparta.
378: Sfodria, comandante spartano, partì con l’intenzione di impadronirsi del Pireo. Venne però colto in
territorio attico e se ne tornò indietro. Probabilmente si trattava di un atto di intimidazione spartano.
377: fondazione della II lega ateniese.
Alla lega aderì anche Tebe.
L’intendimento della lega era in funzione anti-spartana, ma nel rispetto dell’autonomia e della libertà di ogni
polis (come prevedeva la pace del Re).
Atene rinunciava al ruolo egemonico.
Ma si inimicò parte dei confederati.
Motivo del fallimento di Atene: mancanza di mezzi. Atene doveva rispettare le condizioni della pace e nello
stesso tempo imporre tributi per recuperare il ruolo di potenza. Impossibile.

21.4 IL FALLIMENTO DELLA PACE COMUNE E LA BREVE EGEMONIA TEBANA


La pace del Re era stato il primo tentativo di pace comune 🡪 tentativo di pacificazione esteso a tutti i Greci.
Ma il periodo successivo alla pace è ricco di guerre, segno che nessuna polis era in grado di far rispettare la
pace. Per questo era necessario ricorrere a un garante esterno: il Gran Re di Persia.
337: dominio macedone con la pace di Filippo.
Uno degli ostacoli a una pace duratura: pretesa di Tebe di rappresentare la confederazione beotica, in
contraddizione con i dettami della pace del re.
Anche il dominio spartano sulla lega peloponnesiaca e sulla Messenia violava la pace.

Leuttra: rifiuto tebano di rinunciare a rappresentare la confederazione portò all’intervento spartano.


371: esercito beotico di Epaminonda sconfisse l’esercito di Cleombroto.

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Questa battaglia mostra il grande equivoco di una polis che comandava sulle altre con un corpo di appena
3000 cittadini.
La battaglia fu sentita come un avvenimento eccezionale, anche a causa delle innovazioni militari di
Epaminonda.

Egemonia tebana: dopo la battaglia di Leuttra 🡪 egemonia tebana (371-362).


La città agì su più fronti:
- Interno per la confederazione
- Settentrionale con Pelopida
- Meridionale con Epaminonda
- Marittimo: costruzione di una flotta
Risultati furono però modesti.
Motivi: Tebe e la Beozia erano entità troppo piccole e povere per esercitare un primato durevole.
Anche Sparta era piccola ma il suo dominio si era retto su una forte connotazione ideologica che l’aveva resa
il referente di tutte le oligarchie.
Tebe non aveva queste attrattive, anzi si era schierata con i Persiani durante la loro invasione della Grecia.
L’azione di Tebe però era stata efficace nella distruzione del potere di Sparta.
Tutto avvenne nella prima e nella seconda discesa nel Peloponneso (370).
Presenza dei Tebani consentì alla lega arcadica di svilupparsi, fu fondata la capitale della lega a Megalopoli.
Epaminonda promosse la liberazione della Messenia.
Prima venne anche invasa la Laconia, prima volta in cui il suolo spartano viene calpestato dai nemici.
Crolla il sistema spartano basato sulla schiavitù degli iloti messeni.

21.5 UN MONDO IN DIFFICOLTA’


In Grecia regnava la confusione perché era impossibile applicare le vecchie categorie alla realtà presente.
Nessuna polis esercitava più l’egemonia.
Ogni città aveva un limitato potere regionale: Sparta su Laconia, lega arcadica su parte del Peloponneso,
Tebe su Beozia.
Atene era a capo della lega navale ma molti alleati avevano defezionato nella guerra “sociale” (357-355).
Atene reagì inviando i suoi migliori generali che però vennero sconfitti nella battaglia di Embata.
Lega continuò formalmente a esistere fino al 337 ma perse di importanza.
Ad Atene si iniziò a pensare di rinunciare a una politica estera aggressiva per realizzare un programma di
rafforzamento economico in un quadro di pacificazione.
Sostenitore principale di questa idea: Eubulo.
Progetto realizzato solo in parte perché emerse Filippo di Macedonia.

22. FILIPPO II DI MACEDONIA: LA CONQUISTA DELLA GRECIA (359-336)

22.1 UNA PERSONALITA’ ECCEZIONALE


Filippo, salito giovane sul trono di un regno marginale e arretrato, acquisì il controllo di tutta la Grecia e
pose le basi per la spedizione in Oriente.
Le fonti su Filippo ci vengono da Demostene e Eschine, ma sono inaffidabili perché discorsi politici
appassionati e la verità dei fatti è messa in disparte.

22.2 LA MACEDONIA PRIMA DI FILIPPO


Macedoni = “montanari”.
Abitanti delle zone montuose che coronano la zona posta all’estremità settentrionale della penisola greca.
Era la tipica società guerriera: sovrano primus inter pares, divideva l’autorità con l’assemblea dei soldati.
Primo sovrano rilevante: Alessandro I nel V secolo.
I Macedoni possono essere considerati Greci?
La tradizione vedeva Argo come la loro terra d’origine ed erano stati accettati a partecipare ai giochi
olimpici.

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Però Alessandro I era soprannominato “Filelleno” e questo dimostra che la sua grecità fosse dubbia.
La Macedonia era un regno attardato e attira l’attenzione di Atene per il legname e come pedina per i giochi
politici.
Parametri per affrontare la questione della grecità dei Macedoni:
- Criterio linguistico
- Criterio culturale: l’elite macedone si dava un’educazione in larga misura greca, il pantheon degli dei
era lo stesso.

22.3 DALL’ASCESA AL TRONO ALLA PACE DI FILOCRATE (359-346)


Filippo salì al trono nel 359.
Opere svolte al governo:
- Consolidamento dei confini settentrionali del regno
- Riorganizzazione dell’esercito che lo trasformerà in una macchina bellica insuperata fino all’arrivo
dei romani 🡪 aumento dei soldati, professionalizzazione e riforma dell’armamento che rese la
falange oplitica più leggera. Venne mantenuta l’importanza della cavalleria.

Anfipoli: fu conquistata nel 357, sulla costa settentrionale della Tracia.


Seguì la conquista di altre città della Tracia.
Gli Ateniesi non apprezzarono i movimenti di Filippo ma non potevano intervenire perché erano impegnati
nella guerra con gli ex alleati della lega navale.

La guerra sacra: la III guerra sacra durò dal 356 al 346.


Sacra perché riguardava il controllo dell’Anfizionia di Delfi, organismo di 24 membri che deteneva il controllo
del santuario di Apollo.
Fattore scatenante: Tebe accusa gli abitanti della Focide di aver coltivato le terre sacre del tempio.
I Focidesi decisero nel 356 di occupare il santuario scatenando la guerra.
Focidesi impiegarono le infinite ricchezze del santuario per vincere la guerra e controllarono buona parte
della Grecia centrale.
I Tessali erano divisi al loro interno. Una parte chiede e ottiene l’aiuto di Filippo.
Filippo riportò una grande vittoria contro i Focidesi.

Olinto: Filippo smantellò l’ultimo centro di potere autonomo nella Grecia del Nord: confederazione delle
città della penisola calcidica, capitale Olinto.
348: caduta di Olinto.
Demostene prese coscienza della pericolosità di Filippo scrivendo la prima delle sue Filippiche.

La fine della guerra: Filippo mostrò anche le sue doti diplomatiche e concluse le ostilità.
Ci furono incontri con re e politici (fra cui Eschine) e si giunse alla pace di Filocrate nel 346.
La pace poneva fine alla guerra sacra e stabiliva una alleanza fra Atene e Filippo.

22.4 IL TRIONFO E LA MORTE (346-336)

Guerra fredda: gli anni successivi alla pace di Filocrate sono molto tesi.
Prende il sopravvento ad Atene il partito della guerra, guidato da Demostene.
Il terreno di frizione fra Filippo e Atene è la costa settentrionale dell’Egeo.
340: Filippo assale Perinto e Bisanzio, alleate di Atene.
339: viene dichiarata guerra perché Filippo aveva fatto sequestrare delle navi ateniesi.

La ripresa della guerra: Cheronea: 339 🡪 guerra di Anfissa.


Altra guerra sacra perché vengono accusati gli Anfissei di aver coltivato terra sacra.

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Filippo ne approfitta per giungere in Grecia centrale da dove minaccia di attraversare le Termopili e invadere
l’Attica.
Tebe si allea con Atene per respingerlo.
338: Cheronea 🡪 i Tebani vengono sconfitti da Alessandro e Ateniesi da Filippo.

La lega di Corinto: Ateniesi temevano l’invasione dell’Attica da parte di Filippo, ma non successe nulla.
337: Filippo organizzò un congresso di tutti i greci (tranne Sparta) unendoli nella lega di Corinto che aveva
come scopo la spedizione contro la Persia.
Filippo non potè guidare la spedizione in Asia perché morì nel 336.

22.5 PER UN’INTERPRETAZIONE DEL PERIODO


Questo periodo ha tante interpretazioni diverse:
- Storiografica del passato è solidale con Demostene: Filippo è un barbaro invasore.
Con il suo prevalere a Cheronea finisce la storia delle poleis libere.
- Durante l’Ottocento: identificazione tra Prussia e Macedonia 🡪 sono stati piccoli che sono riusciti a
compiere grandi processi di unificazione.
Filippo è visto con favore in questo contesto in cui il compimento degli stati nazionali è il fine della
storia. Viene invece accusato Demostene di opporsi a un processo inevitabile.
Alcuni punti fermi di qualsiasi interpretazione:
● La storia greca si trasforma. Con spazi di indipendenza ridotti ma senza che venga meno
l’appassionata vita politica.
● Giudizio positivo su Filippo per la sua intelligenza politica e le sue capacità diplomatiche.
● Più difficile il giudizio su Demostene.
Alcune sue caratteristiche negative sono tipiche della democrazia ateniese in cui agiva nella quale i
dibattiti erano violenti.
È stato lungimirante per quanto riguarda la pericolosità di Filippo perché ha intuito la sua potenza.
Ma la sua politica era anacronistica. Però non poteva prevedere il futuro e il suo tradizionalismo è
sempre lucido.
È un uomo ricco che ha a cuore gli interessi dei suoi pari.
In questo caso non è stato così preveggente perché la Macedonia si ergerà in difesa delle classi
possidenti.

23. ECONOMIA, SOCIETA’ CULTURA NEL IV SECOLO

23.1 CRISI DEL IV SECOLO?


Secolo breve: 404-336 🡪 periodo che va dalla fine della guerra del Peloponneso alla morte di Filippo.
Il mondo delle poleis affronta un ridimensionamento politico.
Non è un’età di crisi perché è difficile definire i contorni della crisi economica e non si può parlare di crisi
culturale.

23.2 ATENE. POLITICI E MILITARI: LO SVILUPPO DEL PROFESSIONISMO


Atene non riuscì più a recuperare il suo ruolo egemonico del V secolo.
Mantenne però il primato culturale che nel IV secolo si scinde dal primato politico.
Si sviluppa il professionalismo, soprattutto in politica, che diventa un mestiere.
Gli uomini politici vengono chiamati rhetores, alludendo all’importanza della parola.
Anche il comando delle spedizioni militari diventa un’attività da affidare a professionisti.
La professionalizzazione del comando militare è spesso stata associata a una maggiore complessità della
guerra.
In realtà è più il mondo della politica che si professionalizza e si separa dal mondo militare, non viceversa.
La partecipazione attiva degli Ateniesi alla vita politica però resta.
Si diffonde il mercenariato, ma come fenomeno complementare alla partecipazione dei cittadini alla guerra,
non come fenomeno sostitutivo.

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23.3 LE TENSIONI SOCIALI
Nella prima metà del IV secolo ci sono molte staseis = guerre civili.
I Greci ne avevano paura perché sapevano che i conflitti interni erano più violenti di quelli esterni.
La divisione del corpo sociale è in genere descritta come opposizione ricchi/poveri.
- Ricchi: proprietari terrieri
- Poveri: non-proprietari 🡪 rivendicazioni principali sono la redistribuzione delle terre e l’azzeramento
dei debiti
Questo era il gioco politico di un’entità debole come la polis.
La polis era debole perché era basata su un equilibrio precario.
Per i Greci si è parlato di patriottismo per bande perché l’amore per la propria fazione superava quello per la
propria polis.
Sparta e Atene conobbero pochissime guerre civili.
Durante il IV secolo vengono evidenziate le debolezze delle poleis, anche se probabilmente quelle
contraddizioni esistevano anche prima.

23.4 ASPETTI DELL’ECONOMIA GRECA NEL IV SECOLO


In campo economico si è parlato di crisi a causa dei continui conflitti.
Le guerre antiche però avevano ripercussioni più a breve termine di quelle moderne.
Ad Atene la documentazione a questo proposito è ricca.

La realtà ateniese: ad Atene nulla indica una crisi. La campagna dell’Attica non sembra soffrire nessuna
recessione. Il porto del Pireo sviluppa un’attività straordinaria grazie alla diffusione del commercio a lungo
raggio. In relazione a queste attività commerciali nascono le prime attività bancarie.
Riprende lo sfruttamento delle miniere d’argento del Laurio quando Atene, deluse nelle sue aspettative
imperialistiche, ripiega su una politica di consolidamento interno.
Una delle poche opere economiche: Entrate di Senofonte. Nomina le miniere come una delle risorse più
importanti per Atene.
Quando Demostene parla di difficoltà economiche si riferisce alla fatica del bilancio pubblico nel
sovvenzionare una politica imperialistica.

23.5 UNA CULTURA IN TRASFORMAZIONE

Platone e Aristotele: IV secolo è caratterizzato dalla nascita ad Atene di due scuole filosofiche molto
importanti:
- Accademia di Platone (diretta da lui nel periodo 387-347)
- Liceo di Aristotele (335-322)
Esse hanno un ruolo fondamentale nella storia dello sviluppo culturale dell’Occidente.
Filosofia platonica ha gettato le basi per la filosofia occidentale.
Filosofia aristotelica ha fatto uno sforzo di sistematizzazione e raccolta dell’intero sapere umano, gettando
le basi per lo sviluppo della scienza ellenistica.
- Platone: cittadino ateniese
- Aristotele: meteco di Stagira. Fu legato ai Macedoni nemici di Atene (fu precettore di Alessandro)
Entrambi furono ostili verso la democrazia ateniese.
Queste scuole filosofiche erano riservate a ricchi privilegiati.
Atene divenne una grande città universitaria.

Isocrate: figlio di un ricco ateniese, lavorò come logografo (= scrittore di discorsi giudiziari).
Fondò una scuola di retorica che ebbe enorme successo. Costosissima, raccolse la classe dirigente di tutta la
Grecia.
Diffuse anche idee politiche, lanciando l’idea di una crociata panellenica contro i Persiani. In politica interna
privilegiava l’idea di una democrazia moderata.

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Ebbe grande importanza nel campo dell’educazione: i suoi metodi di insegnamento sono incentrati sulla
retorica.

Peso del passato: nel 387 vennero rappresentate ad Atene le tragedie di tre grandi autori del V secolo
(Euripide, Eschilo e Sofocle). Questi testi erano diventati classici cioè si ammetteva l’impossibilità di crearne
altri così validi e significativi.
Questo è un esempio del peso del passato sulla vita ateniese.
La storia della grandezza di Atene era stata mitizzata.
Anche a Sparta è successo qualcosa di simile: Agesilao cerca di riprodurre l’antico stile di vita.

PARTE QUINTA
L’ETA’ ELLENISTICA

24. ALESSANDRO MAGNO (336-323)

24.1 IL MITO DI ALESSANDRO


Azione di conquista che riunì nelle mani di un solo uomo il controllo di un territorio immenso (dalla Grecia al
bacino dell’Indo).
Si assiste al crollo dell’impero persiano che era stato il principale interlocutore delle città greche e il termine
di confronto politico e ideologico.
La Grecia delle poleis sperimenta l’autorità di un monarca assoluto la cui volontà è legge in virtù della sua
forza militare.
La libertà e l’autonomia soffrono delle limitazioni ma questo non implica la morte delle poleis.
Nasce un modo nuovo di concepire la politica internazionale: la diplomazia avrà un ruolo fondamentale e il
rapporto con il sovrano sarà uno scambio vantaggioso reciprocamente.
Alessandro:
- Razionalità che ne guidò le azioni
- Pothos, componente irrazionale, daimon che lo avvicinò alle culture orientali

24.2 LA SUCCESSIONE
336: morte di Filippo II.
Alessandro ebbe come precettore Aristotele che gli trasmise l’amore per il sapere e l’amore per la cultura
greca, soprattutto per Omero (Achille ispirò sempre le sue azioni).
Alessandro rivendicò subito il regno eliminando gli altri pretendenti.
Ottenne dal mondo greco gli stessi riconoscimenti che aveva ricevuto Filippo e i pieni poteri nella guerra
contro la Persia.
Operazioni militari in Macedonia, dove la scomparsa di Filippo aveva acceso il fermento.
335: rapida campagna che portò Alessandro fino all’Illiria.
Si diffuse in Grecia la notizia della sua morte 🡪 riprese la resistenza antimacedone, sostenuta dal Gran Re
che voleva trattenere Alessandro in Grecia.
I centri della rivolta furono Atene e Sparta.
Ad Atene vennero fatti uccidere i capi del partito filomacedone.
Argo, Elide e Arcadia si unirono alla rivolta.
335: Tebe cadde. Alessandro fece distruggere la città vendendo come schiavi i superstiti e dividendo il
territorio tra le poleis vicine.
Fu una punizione esemplare perché la rivolta si spense.
Invece Alessandro fu mite nei confronti di Atene: i politici vennero processati dai tribunali cittadini.
Sparta invece divenne antimacedone solo più tardi, quando Alessandro era già in Asia.
331: scoppiò una rivolta.
Agide assediò Megalopoli ma fu sconfitto dalle forze macedoni.

24.3 LA TERRA CONQUISTATA CON LA LANCIA: LA GUERRA CONTRO LA PERSIA

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Filippo II aveva inteso la guerra contro la Persia come una campagna punitiva e un’impresa di liberazione
delle città greche dell’Asia Minore. Alessandro ereditò il compito.
334: l’esercito passò l’Ellesponto.
La guerra si sarebbe svolta soprattutto sulla terraferma.
Insieme al re viaggiavano anche molti storici, geografi, naturalisti e interpreti.

Fasi della conquista: primo scontro fu presso il fiume Granico nel 334.
L’esercito avanzò lungo le coste dell’Asia Minore portando sotto il suo controllo le città greche.
Fu opposta resistenza soprattutto ad Alicarnasso dove c’era il comandante Memnone.
Alessandro poi stabilì a Gordio gli accampamenti invernali.
Memnone morì improvvisamente e i piani di Alessandro furono agevolati.
333: scontro a Isso. Dario III fugge a Babilonia.
332: assedio di Tiro. Poi anche di Gaza.
Il satrapo in Egitto consegnò ad Alessandro la regione.
331: fu fondata Alessandria (destinata a diventare uno dei porti più importanti e un centro di cultura).
Esercito macedone si diresse poi verso l’Asia interna.
331: scontro a Gaugamela che spiana la strada alla conquista di Babilonia, Susa, Persepoli e Pasargade.
Palazzo di Persepoli venne dato alle fiamme.

Organizzazione del territorio sottomesso: Alessandro è signore di un territorio vastissimo abitato da popoli
molto diversi, legati alle proprie tradizioni e che avevano mal sopportato il controllo dei satrapi del Gran Re.
Alessandro fece valere il diritto delle armi: i territori conquistati diventarono sua proprietà e avrebbero
versato a lui il tributo.
All’inizio assegnò l’amministrazione delle satrapie a ufficiali macedoni.
Poi inizia a servirsi di satrapi macedoni affiancati da macedoni.
L’amministrazione finanziaria ebbe una gestione separata, anche come suddivisione territoriale: i distretti
finanziari coprivano più di una satrapia.

La liberazione delle città greche d’Asia Minore: il tema della liberazione delle poleis d’Asia Minore era
centrale nel dibattito politico greco.
Liberare le poleis greche significò eliminare il controllo persiano e sostituire i governi oligarchici con altri
democratici.
Vennero però posizionate guarnigioni macedoni per prevenire il ritorno dei Persiani e per fare prelievi fiscali
per le spese dell’esercito.
L’autonomia fu concessa, purchè non andasse contro il proseguimento della guerra.
Non furono stipulati contratti, trattati da pari a pari. Era il re a stabilire lo status delle città.
Le città “liberate” non entrarono neanche nella lega ellenica.
La libertà fu per loro sempre un dono concesso dall’alto.

24.4 NUOVE PROSPETTIVE: LA RICOSTRUZIONE DEL GRANDE IMPERO PERSIANO


L’obiettivo di Alessandro era sostituirsi a Dario come legittimo re dell’Asia.
Questo poteva avvenire solo se Dario veniva sconfitto.
Quindi Alessandro lo inseguì fino a Ecbatana.
Dario aveva poi trovato rifugio presso il satrapo Besso.
Besso lo fece uccidere e si proclamò re con il nome di Artaserse IV.
Ora la guerra di Alessandro era contro un usurpatore e lo scopo era la vendetta del sovrano legittimo di cui
Alessandro si sentiva erede.
Ci furono tre anni di campagne durissime in cui Alessandro dovette cambiare l’assetto dell’esercito e
organizzarlo in unità più piccole e agili.
Besso tradito dai suoi, venne consegnato al generale macedone Tolomeo.
329: Besso fu giustiziato a Ecbatana.

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Scontri con le popolazioni locali durarono fino al 327 quando il matrimonio con Rossane, figlia dell’ultimo
capo della resistenza, segnò la pacificazione con la provincia.

Confine orientale: ultima impresa di Alessandro Magno 🡪 ricostituzione della frontiera orientale dell’impero
al bacino dell’Indo.
Il principe indiano di Tassila chiese aiuto ad Alessandro perché minacciato dal vicino Poro.
Alessandro varcò l’Indo fino al fiume Idaspe dove avvenne l’ultima battaglia.
Sul confine fondò Nicea e Bucefala.
Decise di tornare indietro.
La spedizione organizzata per il ritorno aveva l’esigenza di assicurare e consolidare la frontiera.
Una parte dell’esercito si imbarcò su una colossale flotta guidata da Nearco. Gli altri contingenti
proseguivano via terra assoggettando le popolazioni locali.
324: Alessandro rientrava a Pasargade dopo aver riunito nelle sue mani tutto l’impero di Ciro il grande e di
Dario.

24.5 L’UNIFICAZIONE INCOMPIUTA


con la lontananza di Alessandro gli episodi di insubordinazione si erano moltiplicati: satrapi e comandanti
macedoni avevano cominciato a gestire il potere autonomamente.
Fra questi Arpalo fuggì in Grecia.
Responsabili vennero puniti ma restava il problema della creazione di un sistema politico stabile in grado di
dare unità all’impero.
Alessandro quindi si mosse in due direzioni:
- Rafforzamento autoritario del proprio potere
- Fusione delle componenti principali del regno (persiano e greco-macedone)

Frattura con l’esercito macedone: mutamento più grande si verificò nell’idea che Alessandro aveva della
propria regalità.
L’assimilazione al modello del monarca orientale finì per compromettere i rapporti con la nobiltà macedone.
Ci sono una serie di episodi che segnalano il malcontento.
330: viene progettata una congiura in reazione alla decisione di introdurre a corte il cerimoniale persiano.
Alessandro reagì mandando a morte Filota, che non aveva denunciato i responsabili, Parmenione e Clito.
327: tensioni quando Alessandro volle introdurre per i Macedoni l’obbligo della proskynesis (inchino davanti
al sovrano). Callistene si oppose e morì.
Alla base delle tensioni fra re e nobili ci sono anche le trasformazioni dell’esercito.
Alessandro aveva arruolato molti soldati indigeni addestrati alla greca.
Questo processo indeboliva l’elemento macedone e svuotava i vincoli che legavano il re all’esercito e ai
Compagni.
Alessandro però aveva compreso che l’integrazione fra l’elemento indigeno e quello greco-macedone era
l’unica strada per la governabilità di un dominio così vasto.
324: nozze di Susa 🡪 Alessandro e alcuni suoi ufficiali sposano delle donne persiane.
Questo fu in realtà il preludio di una nuova frattura.

Il monarca assoluto e il mondo greco: 324 🡪 decreto degli esuli. Il re concedeva il ritorno in patria agli esuli.
Questo era un provvedimento autoritario che violava la libertà e l’autonomia delle poleis.
Questo fu per Alessandro un modo per comporre le tensioni interne alla Grecia e per assicurarsi dei
sostenitori in Grecia.
Ad Atene grande preoccupazione per il ritorno di Arpalo.
Altra manifestazione del cambiamento fu la richiesta al mondo greco di onori divini a Efestione morto a
Ecbatana.
Questa era un tratto della regalità estraneo al mondo greco, che però acconsentì.

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I progetti occidentali e la morte: Alessandro trascorse gli ultimi tempi a Babilonia probabilmente
progettando l’espansione a Occidente.
Furono avviati i preparativi per una spedizione in Arabia che avrebbe dovuto consolidare il confine
meridionale dell’impero.
Ma Alessandro morì il 10 giugno 323.

25. L’EREDITA’ DI ALESSANDRO (323-281)

25.1 I DIADOCHI
Periodo di 50 anni fra morte di Alessandro e la battaglia di Curupedio nel 281, che segna l’estinguersi della
prima generazione di diadochi (successori del re macedone)
La fine di questo processo è la frammentazione dell’impero e la costituzione dei nuovi regni ellenistici.
Elementi determinanti di questo processo:
- Debolezza della casa regnante, mancanza di un erede in grado di riprendere l’opera di Alessandro
- Sorti dell’impero rimasero nelle mani dei generali 🡪 l’ufficializzazione della spartizione avvenne nel
306 quando tutti i diadochi assunsero il titolo di re.
La legittimazione per i diadochi veniva dalla forza delle armi.
Dopo aver stabilito il proprio diritto su un territorio, costituivano una dinastia.

25.2 UNA SOLUZIONE TEMPORANEA


Alessandro non aveva avuto il tempo di dare al suo dominio una struttura organizzativa stabile.
I generali macedoni si trovarono a dover gestire la successione al trono.
Due possibili eredi:
- Figlio di Alessandro che sarebbe nato da lì a poco: Alessandro IV
- Fratellastro ritardato di Alessandro: Filippo III
Il vero potere era in altre mani:
● Antipatro 🡪 controllo su tutte le regioni europee e la Grecia e la lega ellenica
● Perdicca 🡪 in Asia
● Cratero 🡪 si occupava degli affari della corona e del controllo sulle finanze dell’impero.
Quando si passò all’assegnazione delle satrapie si arrivò alla disgregazione dell’impero.
▪ Antigono 🡪 Anatolia occidentale

▪ Lisimaco 🡪 Tracia

▪ Tolomeo 🡪 Egitto

▪ Eumene 🡪 Paflagonia e Cappadocia


I tentativi di fondere l’elemento greco macedone con quello persiano furono abbandonati.
I conquistatori rivendicarono il completo controllo del potere.

25.3 LA REAZIONE IN GRECIA: LA GUERRA LAMIACA


Reazione in Grecia alla notizia della morte di Alessandro: i popoli greci pensarono di potersi liberare dallo
stato di sottomissione.
Questo fu l’ultimo moto d’orgoglio delle città greche contro la dominazione macedone.
La rivolta partì da Atene con Iperide e Leostene.
La lega ellenica fu sciolta e venne costituita una nuova alleanza con a capo Atene. Ne facevano parte anche
gli Etoli, potenza nascente.
Il conflitto con Antipatro prese il nome di “guerra lamiaca” perché Antipatro si era rifugiato a Lamia.

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322: flotta ateniese venne sconfitta ad Amorgo. La vittoria decisiva la ottennero i Macedoni a Crannone.
Atene perdeva la sua libertà e la democrazia era sostituita con un regime oligarchico.

25.4 VERSO UNA DEFINIZIONE DEI NUOVI ASSETTI


Le lotte fra i successori di Alessandro riflettono due visioni del modo in cui doveva evolversi l’impero:
- Visione unitaria della monarchia che doveva salvaguardare i diritti dei legittimi sovrani
- Tendenze particolaristiche che puntavano a creare centri di potere autonomi 🡪 questa posizione
prevale e si consolidano i regni ellenistici.

Accordi di Triparadiso (321): Cratero lasciò l’Asia per aiutare Antipatro a Lamia.
Perdicca ne approfittò per aumentare il potere e trascinò con sé Eumene.
Perdicca attaccò l’Egitto ma morì.
Cratero morì combattendo contro Eumene.
Restano Eumene e Antipatro. Bisogna ridefinire gli assetti del potere. Avvenne un incontro a Triparadiso.
- Antipatro 🡪 unico reggente
- Antigono 🡪 stratego dell’Asia che doveva continuare la guerra contro Eumene
- Tolomeo 🡪 controllo sull’Egitto
- Seleuco 🡪 satrapia di Babilonia

Morte di Antipatro (319): Antipatro muore e lascia la carica in eredità a Poliperconte.


Questo suscita l’ira del figlio di Antipatro, Cassandro che scatena una guerra.
Atene sta dalla parte di Cassandro. Viene stabilito un limite di censo alla partecipazione alla vita politica.
317-307: Atene conosce un periodo di prosperità sotto la guida di Demetrio del Falero.
Egli combattè gli sperperi, riassestò le finanze e promosse un censimento della popolazione.
Quando fu costretto a lasciare Atene venne accolto da Tolomeo in Egitto dove contribuì alla fondazione
della biblioteca di Alessandria.
Poliperconte trova l’appoggio della madre di Alessandro Magno che riesce a far uccidere Filippo III lasciando
Alessando IV unico erede.
316: morì Eumene, ucciso da Antigono che quindi controlla anche l’Asia dal Mediterraneo fino all’Iran.

Pace del 311: Antigono investe se stesso della carica di reggente e proclama che le città greche dovevano
essere libere e autonome.
Questo diverrà un tema centrale nella propaganda dei re ellenistici e di Roma.
Era un modo per attirare le simpatie delle città sottomesse a Cassandro e mobilitarle contro di lui.
Antigono combatteva su due fronti:
- Vs. Cassandro
- Vs. Tolomeo 🡪 contro di lui perse il figlio di Antigono, Demetrio. Viene tratta la pace
o Antigono stratega dell’Asia, ma non reggente
o Tolomeo: Egitto
o Lisimaco: Tracia
o Cassandro: Macedonia.
Viene assassinato Alessandro IV e così finisce la stirpe di Alessandro Magno.

25.5 LA NUOVA GEOGRAFIA POLITICA


L’impero di Alessandro era ormai diviso in 5 regioni:
- Egitto di Tolomeo
- Macedonia e Grecia di Cassandro
- Tracia di Lisimaco
- Asia occidentale di Antigono
- Satrapia di Babilonia di Seleuco
Antigono aveva però ancora il sogno di ricreare l’impero di Alessandro sotto il suo controllo.

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Campagne di Antigono fino alla battaglia di Ipso (307-301): Antigono si rivolse verso il Mediterrano.
Suo figlio Demetrio si assicurò il controllo di Atene. Atene recuperava la democrazia.
Demetrio strappò a Tolomeo l’isola di Cipro, base per controllare le coste della Siria.
Antigono per primo si proclamò re.
Mosse contro l’Egitto ma la spedizione fu un insuccesso.
Tolomeo mantenne l’Egitto e si proclamò re.
304: Antigono assedia Rodi ma si conclude con un nulla di fatto. Per l’isola inizia un periodo di prosperità e
l’assunzione di un ruolo di primo piano.
303: Demetrio rientra in Grecia e si assicura il controllo di Corinto.
Nasce la lega ellenistica come punto di partenza per dare l’assalto al trono macedone di Cassandro.
Con Cassandro si schierarono Lisimaco, Tolomeo e Seleuco.
301: a Ipso si ebbe lo scontro decisivo che sconfisse Antigono che morì.

Si estingue la generazione dei diadochi: Asia Minore 🡪 a Lisimaco tranne alcune zone a Tolomeo.
Tolomeo 🡪 Siria, anche se gli accordi di pace prevedevano che passasse a Seleuco. Nascono i presupposti per
le guerre tra Tolomei e Seleucidi.
Cassandro 🡪 Grecia, dove però Demetrio manteneva il controllo di alcune città (Corinto).
Demetrio era padrone del mare. Con la morte di Cassandro riuscì a eliminare i pretendenti al trono e a farsi
incoronare re di Macedonia nel 294. Sarà un regno di breve durata.
Lisimaco e Pirro invasero la Macedonia.
Demetrio cadde prigioniero nelle mani di Seleuco tentando di riguadagnare l’Asia Minore nel 286. E morì.
Muore anche Tolomeo I.
281: battaglia di Curupendio 🡪 Lisimaco vs. Seleuco. Lisimaco muore.
Con la morte di Seleuco poi finisce la generazione dei diadochi.

26. UN POTERE DA CONSERVARE E TRAMANDARE: I REGNI ELLENISTICI NEL III SECOLO

26.1 L’AFFERMAZIONE DELLE DINASTI ELLENISTICHE


Con la nuova generazione di re si affermano le dinastie ellenistiche.
Comune a tutti i sovrani: esigenza di tramandare il proprio regno.
- Macedonia 🡪 coinvolta nelle tensioni in Grecia
- Regno dei Seleucidi 🡪 difficoltà nel mantenere il controllo sulle lontane regioni orientali e sull’Asia
Minore.
- Lagidi (Egitto) 🡪 mantenere il controllo sulla Siria (contesa con i Seleucidi) e su Grecia e Asia
Minore.
Tutti i regni dovettero fare i conti con disordini interni che portarono a volte alla costituzione di poteri
autonomi.

26.2 LA MACEDONIA
Dopo la morte di Seleuco alcuni anni di incertezza.
Si insediò poi la dinastia degli Antigonidi.

Il lungo regno di Antigono Gonata: conflitto per il trono tra Tolomeo Cerauno e Antigono Gonata.
Con l’invasione dei Celti nella penisola morì Tolomeo.
277: Lisimachia: Celti vennero sconfitti da Antigono che si fece poi riconoscere re.
Con Antigono la Macedonia conobbe un periodo di prosperità e rafforzò il controllo sulla Grecia.
A Corinto, Calcide e Demetriade vennero stanziate delle guarnigioni macedoni.
Antigono tentò di riguadagnare la supremazia sull’Egeo.
Tolomeo II allarmato riuscì a coalizzare contro la Macedonia Atene e Sparta 🡪 guerra cremonidea.
Il rapporto Macedonia-Egitto si fece più aspro.
260-253: seconda guerra siriaca Tolomei vs. Seleucidi.

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Antigono dovette affrontare la minaccia degli Etoli e degli Achei 🡪 due grandi leghe future protagoniste della
storia della penisola.
Achei ottennero Corinto.

Rinascita sotto il regno di Antigono Dosone: Dosone, macedone, si alleò con gli Achei e ricostituì una
alleanza di stati greci sotto l’egemonia macedone.
Ultimo grande momento della storia di Macedonia.
Poi Antigono Dosone morì e lasciò il trono a Filippo V che perse lo scontro con Roma.

26.3 L’EGITTO DEI TOLOMEI


Tolomeo I riuscì a mantenere la sua autorità sull’Egitto contro le interferenze esterne.
L’Egitto rimase immutato anche sotto i suoi eredi.
Ci furono invece dei cambiamenti nelle aree in cui i Tolomei cercarono di stabilire la loro influenza: Egeo,
Asia Minore e Siria (Celesiria a sud).
I Tolomei erano interessati alla Siria perché:
- era una protezione contro l’accesso militare via terra al Nilo
- forniva all’Egitto i beni di cui era povero.
per la Siria ci furono sei guerre siriache. L’ultima si concluse nel 168 con l’intervento di Roma.
La terza guerra siriaca fu innescata da problemi di successione all’interno della casa seleucide e vide il
successo di Tolomeo III; i territori controllati dall’Egitto raggiunsero la loro massima estensione (ma già nel
221, con l’ascesa al trono di Tolomeo IV, l’ascesa lagide si avvia al declino).
La quarta guerra siriaca mise a rischio il regno stesso di Tolomeo IV, salvato solo dalla decisiva
vittoria ottenuta a Rafia nel 217. L’Egitto conservò la Celesiria, ma la sua stabilità interna risultò indebolita.

Schema delle guerre siriache


- I siriaca: 274-270, Tolomeo II e Antioco I;
- II siriaca: 260-253, Tolomeo II e Antioco II;
- III siriaca (detta laodicea): 246-241, Tolomeo III e Seleuco II;
- IV siriaca: 219-217, Tolomeo IV e Antioco III;
- V siriaca: 202-200, Tolomeo V e Antioco III;
- VI siriaca: 170-168, Tolomeo VI e Antioco IV.

I Tolomei fino a Tolomeo V


- Tolomeo I Sotere: 305-283:
- Tolomeo II Filadelfo: 285-246:
- Tolomeo III Evergete: 246-221;
- Tolomeo IV Filopatore: 221-204;
- Tolomeo V Epifane: 204-180.

26.4 I SELEUCIDI
La vittoria di Curupedio (281) ha consegnato a Seleuco l’intero regno di Lisimaco, anche se poco dopo, egli
stesso cadde sotto il pugnale di Tolomeo Cerauno; la sua eredità fu raccolta dal figlio Antioco I. Lui e i
seguenti sovrani saranno “condannati” alla difesa, alla conservazione e alla riconquista dei territori del loro
regno.
Il primo pericolo venne dai Celti, chiamati in Asia dal re Nicomede di Bitinia; su di loro Antioco I
ottenne una decisiva vittoria nella battaglia “degli elefanti” e li confinò nella Frigia settentrionale (la
Galazia).
Antioco I affrontò anche la prima guerra siriaca e nel 263 subì la secessione di Eumene di Pergamo.

4.1 Gli anni difficili di Antioco II e Seleuco II


Antioco II reagì con vigore agli attacchi di Tolomeo II, uscendo con successo dalla seconda guerra
siriaca. Alla sua morte, nel 246, Berenice, la seconda moglie di Antioco, chiamò in aiuto il fratello Tolomeo III

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perché difendesse i diritti del figlio contro Seleuco II (nato dalle prime nozze di Antioco e Laodice). La
spedizione di Tolomeo fu un successo, ma Berenice e il figlio vennero assassinati prima del suo arrivo a
Babilonia. Seleuco II riuscì a mantenere il regno, ma la guerra laodicea ebbe pesanti conseguenze.
La debolezza della causa seleucide favorì le iniziative autonomistiche nelle parti più orientali del
regno; fu così che le satrapie di Partia e Battriana si resero indipendenti. Intanto in Asia Minore, Antioco
Ierace (lo “Sparviero”) fratello minore di Seleuco II aveva trasformato la regione sotto il suo controllo in un
regno autonomo, che resterà tale fino alla sua conquista da parte di Attalo di Pergamo nel 227.

4.2 Antioco III Il Grande


Antioco III (Ὁ Μέγας) sarà l’ultimo grande sovrano della dinastia; salito al trono giovanissimo, riuscì
a realizzare in parte l’ambizioso progetto di ricostruire il grande regno dei suoi antenati:
- Consolidò i confini meridionali con l’Egitto (anche se non conquisterà la Siria);
- Ristabilì il controllo sull’Asia Minore;
- Riportò i possessi seleucidi fino all’India.

I Seleucidi fino a Seleuco IV


- Seleuco I Nicatore: 312-281;
- Antioco I Sotere: 281-261;
- Antioco II Theos: 261-246;
- Seleuco II Callinico: 246-225;
- Seleuco III Sotere: 225-223;
- Antioco III il Grande: 223-187;
- Seleuco IV Filopatore: 187-175.

26.5 LA COMPARSA DEI REGNI MINORI


Nel III secolo si formarono all’interno del regno di Seleuco I una serie di stati “minori”, che comunque rivestiranno un
ruolo importante nel determinare la politica dei sovrani seleucidi e successivamente nei rapporti con Roma:
- Nell’Anatolia settentrionale si consolida il regno di Bitinia, ricorre il nome di Nicomede;
- Sul Ponto acquisterà un controllo autonomo la stirpe di Mitridate;
- In Cappadocia, una dinastia iranica costituisce un regno indipendente sotto Ariarate III;
- In Galazia si stanziano i Galati;
- In Asia Minore si formò il regno di Pergamo, grazie a Eumene I, e raggiunse la sua massima espansione sotto
Attalo I (suo nipote). A causa delle numerose minacce (soprattutto dei Galati e dei Seleucidi) la politica estera
del regno di Pergamo sarà contraddistinta dalla necessità di Intrecciare alleanze.

Gli Attalidi
- Filetero: 283-263;
- Eumene: 263-241:
- Attalo I Sotere: 241-197;
- Eumene II Sotere: 197-159;
- Attalo II: 159-138;
- Attalo III: 138-133.

● Consolidamento del trono macedone sotto la dinastia antigonide e rapporti con il mondo greco.
● Conflitti fra Lagidi e Seleucidi per il possesso della Celesiria.
● I problemi interni allo stato seleucide fino alla ripresa durante il regno di Antioco III il Grande.
● Formazione di regni minori; il regno di Pergamo.

27. VECCHI E NUOVI PROTAGONISTI NELLA GRECIA DEL III SECOLO

27.1 NUOVI EQUILIBRI NELLA GRECIA CENTRALE


1.1 La lega etolica
I Celti, che avanzarono fino alla Grecia centrale, incontrarono la resistenza di forse beote, focidesi e
soprattutto etoliche, che riuscì a respingerli verso nord; è da questo momento che gli Etoli cominciano ad emergere
come stato-guida nella Grecia centrale.

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Il κοινόν (koinon) etolico aveva il suo centro nel santuario federale do Termo, dove si teneva una delle due riunioni
all’anno dell’assemblea generale della lega (cui partecipavano tutti i cittadini delle πόλεις federate che avessero età e
censo stabilito). L’assemblea deliberava con voto nominale sulla guerra e sui rapporti da intraprendere con le altre
πόλεις. Il potere esecutivo era affidato allo stratego, eletto ogni anno. Gli stati membri (che deliberavano
autonomamente per le questioni interne) erano legati da un vincolo di ἰσοπολιτεία (isopoliteia), vale a dire di parità di
diritti fra tutti i cittadini.
Gli Etoli riuscirono ad acquisire una posizione egemone all’interno dell’Anfizionia delfica, mentre verso il 270,
il territorio sotto il controllo etolico si estendeva dal mar Ionio a ovest, fino al golfo maliaco e al canale dell’Euripo a
est.

1.2 La “guerra cremonidea”


Un ulteriore passo in avanti della confederazione fu favorito dal conflitto che scosse i Greci nel decennio
successivo e che fu innescato dalle ambizioni del Gonata. Per arginare le azioni di Antigono e facendo leva sul timore di
un ritorno dell’egemonia macedone, Tolomeo II riuscì a coalizzare Areo I di Sparta, Atene e alcuni stati peloponnesiaci,
tuttavia si dimostrò poco attivo nel sostenere la coalizione nella guerra cremonidea (da Cremonide che nel 267 fece
votare a favore dell’alleanza antimacedone), che vide vincitore Antigono.

1.3 I mari non sono più sicuri: la pirateria


Un effetto secondario dei conflitti fra i diadochi fu il venire meno di un potere forte che garantisse la sicurezza
dei mari; l’assenza di controlli favorì in poco tempo il risorgere della pirateria (in alcuni casi i sovrani si sono serviti della
pirateria per potenziare la propria flotta).
L’Illiria, Creta e la Cilicia erano note da tempo come basi di pirati, ma furono gli Etoli a sfruttare il fenomeno a
proprio vantaggio, istituzionalizzandola. I numerosi trattati di ἀσυλία (asylia, di rinuncia ad atti di pirateria) conclusi
con numerose città, hanno evidenziato il loro vasto raggio d’azione.

27.2 LE TENSIONI NEL PELOPONNESO: L’AVANZATA DEGLI ACHEI, LA CRISI DI SPARTA


Nella seconda metà del III secolo, anche lo scenario politico all’interno del Peloponneso muta: la lega delle città achee
esce dall’anonimato e si impone come nuova potenza al fianco della Macedonia e degli Etoli.

2.1 La lega achea


La confederazione achea fu rifondata nel 281 in funzione antimacedone; la sua trasformazione ebbe inizio
quando Arato (di Sicione) riuscì a liberare la sua patria dal tiranno, facendola entrare nella lega. Nel giro di qualche
anno si unirono anche Corinto, Argo, Epidauro, Megara, e grazie alla politica di Arato, venne introdotto un unico
sistema di misure e moneta.
L'assemblea generale della lega achea si riuniva nel santuario di Zeus Hamarios (in Acaia) e votava per città.
Nel 217 l’assemblea perse importanza a vantaggio del consiglio federale (βουλή, boulè) in cui sedevano i
rappresentanti degli stati membri, mentre la guida della lega venne affidata allo stratego, eletto annualmente (Arato fu
eletto 17 volte).
Nella lega achea, rispetto alla confederazione etolica, hanno maggior peso le classi abbienti, che perseguono una
politica conservatrice.
A causa del successo degli Achei nel Peloponneso, i Macedoni e gli Etoli si strinsero in alleanza, determinando
di conseguenza un accordo tra Achei, Tolomeo III e Sparta (con a capo Tolomeo).

2.2 La crisi di Sparta e il “ritorno alla costituzione di Licurgo”


Sparta si trovava da anni in una drammatica crisi, il numero degli spartiati diminuiva progressivamente mentre
il potere era ormai accentrato nelle mani di pochi, che governavano su una massa di contadini priva di terre. Presero
vita così numerose tensioni sociali, il primo a farne le spese fu Agide IV, sostenitore di una riforma e della
redistribuzione delle terre, che fu ucciso dai suoi avversari politici.
Il successore, re Cleomene III, figlio di un re avverso alle iniziative di Agide IV, sposò la moglie di Agide, che lo
avvicinò alle sue idee politiche. I progetti di Cleomene III si articolavano su due piani, uno di politica estera e uno di
politica interna, che doveva restituire alla città la forza necessaria a imporsi come potenza egemone. Fece esiliare gli
oppositori politici e uccidere tutti gli efori, in seguito ricostituì il corpo civico immettendo nel numero dei cittadini
qualche migliaio di perieci (Sparta tornò ad avere circa 4.000 spartiati) e a ciascuno venne assegnato un lotto di terra.
La rinascita interna di Sparta fu accompagnata anche da una serie di successi nel Peloponneso.

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27.3 L’ALLEANZA CON LA MACEDONIA E IL NUOVO CORSO DELLA POLITICA ACHEA
In questi anni le due grandi leghe avevano raggiunto l’apice della loro potenza, soprattutto a spese della Macedonia di
Demetrio II, contro cui si erano alleate nella guerra demetriaca. Gli Etoli avevano sotto il loro controllo buona parte
della Grecia centrale, mentre gli Achei rappresentavano la potenza egemone del Peloponneso, basti considerare le
città di Corinto, Argo, Sicione, Megara, Megalopoli ed erano alleati di Sparta (per il momento).
I successi di Cleomene III, che rischiavano di sgretolare la lega achea, spinsero Arato all’azione; si fece
nominare στρατηγός αὐτοκράτωρ (strategos autokrator, poteva così prendere qualsiasi decisione senza
l’approvazione del consiglio federale) e cercò l’alleanza della Macedonia.

3.1 Nasce la nuova lega ellenica sotto la guida di Antigono Dosone


Le forze congiunte acheo-macedoni recuperarono le posizioni perdute nel Peloponneso e costrinsero
Cleomene III a rientrare a Sparta, fu così che Antigono Dosone riuscì a costruire una nuova lega di stati greci (224)
sotto l’egemonia macedone, ne facevano parte; gli Achei, i Focesi, i Beoti, gli Acarnani, i Locresi Opunzi, gli Epiroti, i
Tessali e la città di Eubea. I membri non sono più singole città, ma confederazioni di popoli; ogni membro inviava
rappresentanti al consiglio federale che si occupava solo di politica estera (era una struttura più fragile, però meno
oppressiva).
La coalizione affrontò Sparta nell’estate del 222 a Sellasia e la vittoria degli alleati fu schiacciante; Cleomene si
rifugiò da Tolomeo, mentre per la prima volta un esercito nemico entrò a Sparta. La tradizionale regalità venne abolita
e alla città furono imposti un governatore macedone (ἐπιστάτης, epistates) e una guarnigione.

27.4 I PRIMI ANNI DEL REGNO DI FILIPPO V: LA “GUERRA SOCIALE”


I successi della lega misero in allarme gli Etoli; ne seguirono alcune operazioni militari nel Peloponneso, che miravano a
indebolire gli Achei e che scatenarono la guerra sociale (degli alleati, si trattava infatti della confederazione etolica e la
lega ellenica). Arato chiese l’intervento del re macedone, Filippo V, salito sul trono nel 221.
Dopo una serie di operazioni militari, si giunse alla pace stipulata a Naupatto nel 217. L’evento è importante
per il suo significato storico; si tratta dell’ultimo accordo concluso fra soli Greci, di lì a poco prenderanno il
sopravvento i Romani.

● Il nuovo ruolo della lega etolica nella Grecia centrale.


● La pirateria nel Mediterraneo.
● La figura di Arato di Sicione e l’affermarsi della lega achea nel Peloponneso.
● La “lega ellenica” di Antigono Dosone.
● Il conflitto fra Achei ed Etoli: la guerra sociale.

28. FRA CARTAGINE E ROMA: I GRECI D’OCCIDENTE IN ETA’ ELLENISTICA

28.1 LE DIFFICOLTA’ DELLE POLEIS D’OCCIDENTE


Le grandi imprese di Alessandro Magno non ebbero alcun impatto sulle colonie dell’Italia meridionale e della Sicilia; in
Occidente permane il sistema delle πόλεις, come anche le debolezze interne del passato. Nell’Italia meridionale il
pericolo è costituito sia dalla crescente potenza di Roma, sia dalle popolazioni locali. L’incapacità di organizzare una
difesa autonoma sarà alla base di richieste di aiuto che porteranno nella penisola italica Agatocle (signore di Siracusa,
la cui ascesa è stata favorita dai tradizionali conflitti tra città siciliane) e Pirro, re dell’Epiro.
L’ultimo grande esponente della grecità di Sicilia sarà Ierone II, in grado di garantire al regno di Siracusa una breve
autonomia.

28.2 DA AVVENTURIERO A RE: LA PARABOLA DI AGATOCLE


L’ascesa di Agatocle avrebbe le sue radici nelle tensioni fra democratici e oligarchici che riesplosero nella città dopo la
morte di Timoleonte. Agatocle, di umili origini, divenne un esponente della fazione democratica. Riuscì a crearsi solide
postazioni a Morgantina e Leontini e a negoziare un vantaggioso accordo con la debole fazione oligarchica al governo; i
patti gli conferivano controllo su tutte le piazzeforti extraurbane di Siracusa, ma presto trasformò questa posizione in
un potere totale sulla πόλις.

2.1 L’egemonia sulla Sicilia orientale e la guerra contro Cartagine


Il primo obiettivo di Agatocle fu il ripristino dell’egemonia sulla Sicilia orientale, ne nacque così lo scontro con
Agrigento, Gela e Messina. Le ambizioni di Agatocle non finirono qui e nel 311 giunse al conflitto con Cartagine.

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Le prime fasi del conflitto non furono favorevoli ad Agatocle, che venne sconfitto presso Agrigento e costretto a trovare
riparo a Siracusa; fu così che egli decise di forzare il blocco navale cartaginese e portare la guerra in Africa. Agatocle
ottenne alcuni importanti successi, ma non riuscì a espugnare Cartagine.
Concluse un patto con Ofella (che controllava Cirene); il patto prevedeva (in caso di vittoria):
- Il passaggio a Siracusa delle postazioni che Cartagine ancora deteneva nella Sicilia occidentale;
- A Ofella i possessi africani.
L’accordo non ebbe mai un seguito a causa dei dissensi scoppiati tra i due e dalla morte di Ofella.
Agatocle venne richiamato in patria, perse a poco a poco i possedimenti in Africa, fino al 306, quando fu costretto a
trattare la pace:
- Cartagine: manteneva il controllo sulla Sicilia occidentale fino al fiume Alico;
- Agatocle: conservava l’egemonia sulla Sicilia orientale.
Grazie al matrimonio con Teossena (figlia di Tolomeo I) ha assunto il titolo di re.

2.2 Le spedizioni in Italia meridionale


Taranto, per paura delle pressioni dei popoli italici, offrì ad Agatocle la possibilità di intervenire nelle questioni
dell’Italia meridionale. Agatocle entrò due volte in Italia meridionale, ottenendo significativi ma effimeri successi sui
Bruzi.
Secondo la tradizione, nell’ultimo anno di vita (289), Agatocle avrebbe restituito a Siracusa la democrazia.

28.3 L’INTERVENTO DI PIRRO IN OCCIDENTE


Nel corso del IV secolo si era progressivamente affermata nella penisola la potenza di Roma, vittoriosa contro Etruschi,
Celti e Sanniti. Quando Turi nel 282 chiese l’appoggio dei Romani contro i Lucani e molte città greche sembravano
favorevoli al loro intervento, Taranto pensò che il suo ruolo egemone nella regione fosse in pericolo. Taranto ordinò il
sequestro di una flotta romana in transito nello Ionio; quest’azione scatenò la guerra.

3.1 Lo scontro fra Pirro e Roma


I Tarantini si rivolsero all’Epiro, in cerca di sostegno, e Pirro vide nell’Italia meridionale un’ottima occasione di
conquista (come genero di Agatocle, e puntava alla Sicilia, pensava di riuscire a conquistarla passando per l’Italia
meridionale).
La campagna si aprì con una vittoria ad Eraclea sul Siri (280), in seguito Pirro si portò fino al cuore del Lazio,
ma le trattative di pace si risolsero in un nulla di fatto. Riportò un’altra vittoria ad Ascoli Satriano (279), ma ancora una
volta le trattative di pace furono senza esito (Roma non avrebbe mai rinunciato al controllo sull’Italia centrale).

3.2 Pirro in Sicilia


Pirro sbarcò in Sicilia nel 278, chiamato da Siracusa, Agrigento e Leontini (con la morte di Agatocle si erano
riaccesi i vecchi contrasti). In breve tempo la parte orientale si schierò al suo fianco e contribuì alla guerra contro
Cartagine. I successi non tardarono a giungere e conquistò tutta la Sicilia occidentale (ad eccezione di Lilibeo). Pirro
volle proseguire la guerra in Africa, ma i Greci avevano ormai ottenuto ciò che desideravano; la riaffermazione della
propria autonomia e ristabilimento della pace.

3.3 La lotta per il trono macedone e la fine di Pirro


Nel frattempo la situazione in Italia si era deteriorata; approfittando della lontananza di Pirro, Roma aveva
riacquistato terreno. Il ritorno di Pirro non fu facile, ostacolato anche dalla flotta cartaginese, ma lo scontro con Roma
ebbe esiti ancora peggiori; nel 275 a Maleventum (ribattezzata in seguito Beneventum) il console Manilo Curio
Dentato ottenne una vittoria decisiva.
L’ultima speranza di Pirro era rappresentata dalla Macedonia; nel 274 la invase e si abbandonò a saccheggi.
Sceso nel Peloponneso, assediò invano Sparta, ma non riuscendo a sconfiggerli, si spostò ad Argo, dove morì
combattendo per le strade della città nel 272 (e la tegola?).

28.4 ROMA E I GRECI D’OCCIDENTE. IL REGNO DI IERONE II A SIRACUSA


Vista la crescente potenza di Roma, le città greche cominciarono a considerarla con un potenziale alleato contro la
minaccia dei popoli italici. Molte città, tra cui Taranto, dovettero arrendersi alla presenza romana, altre, come Locri,
scelsero volontariamente l’alleanza.

4.1 Ierone II a Siracusa


In Sicilia si faceva intanto strada Ierone II (ex ufficiale di Pirro); riuscì a farsi nominare stratego di Siracusa
sfruttando i conflitti interni causati dalla presenza a Messina dei Mamertini (mercenari di origine campana). Ierone II li

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sconfisse nella battaglia presso il fiume Longano (269), non riuscì però a prendere Messina (i Mamertini avevano
chiesto l’appoggio di Cartagine).
Tornato in patria, Ierone assunse il titolo di re e governerà Siracusa fino alla sua morte nel 215. Ierone non
cercò mai di estendere i propri possedimenti, ma pose l’attenzione sul rafforzamento economico del regno (tra i suoi
consiglieri vi era anche Archimede).
In questo periodo la Sicilia vide l’epocale cambiamento dei suoi equilibri basati sul rapporto tra πόλεις greche
e Cartagine; i Romani riusciranno nell'intento di liberare la Sicilia dalla presenza cartaginese (prima guerra punica;
264-241). Ierone stesso decise di sostenere i Romani nel conflitto (in precedenza dalla parte dei Cartaginesi) e si rivelò
un utilissimo alleato.

● L’ascesa di Agatocle a Siracusa.


● La conquista della Sicilia orientale.
● La guerra con Cartagine e la spedizione in Africa.
● Il passaggio di Pirro in Italia e la guerra con Roma.
● Ierone II e la conquista romana della Sicilia.

29. ECONOMIA, SOCIETA’ CULTURA NEL MONDO ELLENISTICO

29.1 IL NUOVO DUALISMO


1.1 Le monarchie ellenistiche
Le monarchie ellenistiche costituiscono realtà profondamente diverse tra loro:
- Il regno di Macedonia: prosegue idealmente la tradizione macedone;
- Il regno dei Tolomei: costituisce un’unità compatta;
- Il regno dei Seleucidi: è difforme ed eterogeneo.
Alcuni tratti che accomunano queste realtà sono:
- La regalità: l’autorità del sovrano ha carattere personale e trova la sua legittimazione nel diritto di conquista,
e il re è in primo luogo il comandante delle sue truppe in battaglia. La tradizione greca inoltra attribuisce al
sovrano saggezza, giustizia, lungimiranza e a completare il quadro si aggiunge il ruolo di benefattore e
protettore delle città greche;
- Il culto: al re viene riconosciuto un carattere di sacralità che si traduce nell’istituzione di culti in onore di
singoli sovrani. Questi omaggi avevano un preciso significato politico: dimostrano disponibilità e fedeltà in
cambio di benevolenza e vantaggi. In Egitto invece esiste sia il culto dinastico, istituito da sovrano per
celebrare i propri antenati, sia il culto locale dei faraone;
­ L’apparato amministrativo: gli affari di governo (τὰ βασιλικά πράγματα) sono gli interessi del sovrano e la
loro cura è affidata direttamente a lui oppure a personaggi a lui vicini, parenti o fedeli amici (συγγενείς o
φίλοι): da questa cerchia provengono i membri del consiglio del re. Il governo centrale è assai ristretto, ne
fanno parte un primo ministro (ἐπὶ των πραγμάτων) e un amministratore generale delle finanze (διοικητής,
dioiketes). Nella capitale è sempre presente una cancelleria regia che redige i resoconti delle attività del
regno. L’amministrazione locale invece è basata su una divisione del territorio in distretti (in Asia: satrapie, in
Egitto: νομοί, nomoi, in Macedonia: μερίδες, merides) ai quali sono preposti funzionari civili e militari (tutti
gli alti funzionari sono greco-macedoni).

1.2 La πόλις
L’antica πόλις, in età ellenistica, si trasforma in un’entità amministrativa all’interno di un regno, questo
processo non si realizza ovunque contemporaneamente (in Asia Minore questo fenomeno è cominciato prima).
La presenza dei regni ellenistici con i loro apparati amministrativi, le guarnigioni a controllo del territorio e
l’imposizione di un tributo, segnano in maniera evidente la diversa condizione delle πόλις (ma questo non segna la
fine della πόλις).
La vita cittadina perdura in tutte le sue forme e le sue istituzioni interne continuano a operare. Perdurano le
relazioni con le altre πόλεις e anche nel rapporto con i monarchi esistono margini di conflittualità. Alla base della
diplomazia è presente la necessità del sovrano della fedeltà delle πόλεις, e il bisogno di protezione di quest’ultime. La
πόλις è per il sovrano un efficace strumento di controllo sul territorio, ma anche un motore per l’economia, rendendo
produttiva la popolazione (non a caso Alessandro fondò oltre 70 città).

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29.2 ASPETTI DELL’ECONOMIA ELLENISTICA
Il quadro della vita economica del mondo greco in età ellenistica è assai complesso, rispetto alle epoche precedenti; i
regni ellenistici possiedono patrimoni immensi (terre, palazzi, miniere, denaro) e si basano su sistemi di produzione e
tassazione che risiedono delle realtà locali preesistenti, mentre le πόλεις conservano in gran parte il loro sistema
economico tradizionale.

2.1 L’economia dei regni


Le maggiori entrate finanziarie dei regni ellenistici vengono dalla terra, sia in natura grazie al lavoro svolto dai
contadini, sia in denaro sotto forma di tasse applicate direttamente sui prodotti oppure di canoni d’affitto.
Per quanto riguarda l’Egitto (il clima arido ha permesso la conservazione di numerosi papiri), esisteva un
sistema di coordinamento e attento controllo sulla produzione e la vendita del grano e degli oli vegetali (mentre meno
rigido era il controllo in altri settori, ad esempio quello tessile).
Altre entrate provenivano dalle imposte sullo sfruttamento delle miniere e delle saline, le attività artigianali e i diritti
portuali.
Ulteriori proventi giungevano infine dalla guerra e comprendevano: bottino, confische, multe e indennità.
Le spese invece riguardavano la difesa e il mantenimento di un esercito (talvolta di mercenari), e queste
potevano avere costi ingenti. Costosi erano anche il mantenimento della corte e dell’apparato amministrativo, le
iniziative scientifiche e culturali, ma anche le celebrazioni per le vittorie ottenute.
Un regno ellenistico si presenta come un sistema economico che si autosostiene, ma pare che tutto questo abbia
avuto ripercussioni limitate sul benessere della collettività (i sistemi di produzione restano ancora legati a tecniche
tradizionali).

2.2 Il nuovo flusso dei commerci


Uno degli effetti più macroscopici della spedizione di Alessandro, fu lo straordinario impulso che venne dato
alle attività commerciali, inteso come una riscoperta e valorizzazione di contatti esistenti favorite da due fattori:
­ La grande quantità di denaro messa in circolazione da Alessandro e la massiccia monetizzazione basata sullo
statere attico;
­ La grande urbanizzazione: l’aumento della popolazione cittadina trasformava le esigenze e aumentava la
richiesta di beni.
Cambiarono le grandi rotte mercantili e Atene perse gran parte della sua importanza; il suo posto venne preso da
Alessandria e Rodi (Rodi in particolar modo, possedeva due porti, un’eccezionale posizione geografica e perseguiva una
politica di neutralità).
Lo spostamento degli assi commerciali favorì la fioritura dei centri costieri dell’Asia Minore, ma
contemporaneamente produsse un declino dei tradizionali mercati greci. La penisola ellenica sarà ancora per lungo
tempo caratterizzata da un’economia di sussistenza.

29.3 UNA SOCIETA’ COMPOSITA

3.1 Modelli diversi di società


La penisola greca sperimenta in questo periodo gli effetti di un sottopopolamento (ὀλιγανθρωπία,
oliganthropia) dovuto inizialmente alle spedizioni militari in Oriente, poi a un fenomeno di emigrazione alimentato
dalla speranza di trovare ricchezza in Asia. Nel Peloponneso in particolare si torna a parlare con insistenza di riforme
sociali e di redistribuzione delle terre; un chiaro sintomo di malessere che affligge la classe dei piccoli proprietari.
Diversa è la situazione nei entri portuali del Mediterraneo orientale; grandi patrimoni nascono dai traffici e la
stratificazione sociale si fa più complessa (si forma una nuova aristocrazia mercantile e si consolida il mondo della
piccola manifattura), in particolare ad Alessandria d’Egitto, capitale del regno tolemaico, punto nevralgico in cui
confluisce gran parte della ricchezza del paese.

3.2 Le nuove forme di ricchezza


A fianco dei patrimoni tradizionali che hanno una base fondiaria, in età ellenistica nasce una nuova classe, di
ricchi che accumulano il proprio patrimonio con attività mercantili e bancarie. Questi notabili vantano spesso forti
contatti politici con le corti ellenistiche e Roma, in molti casi possiedono più di una cittadinanza.
Tra questi, ce ne sono alcuni noti per la loro benevolenza; sono i nuovi evergeti (εὐεργέτης), personaggi
capaci di farsi carico (on prestiti o donazioni) dei bisogni cui la propria città non riesce a far fronte (alcuni esempi ne
sono Protogene di Olbia e Bulagora di Samo).

3.3 Le comunità rurali nei regni ellenistici e gli schiavi

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Nell’Egitto tolemaico sono le masse contadine locali a lavorare al servizio del sovrano; sono uomini liberi, ma
vincolati al re da un contratto, che prevede il regolare versamento di imposte al sovrano. Alloggiati in villaggi
poverissimi, l’unico modo che hanno per sottrarsi a questa condizione, è fuggire (ἀναχώρησις, anachoresis).
Una situazione simile si prospetta in Asia, anche se la documentazione è molto più scarsa. Il legame tra i contadini e la
terra è molto forte, ed essi continuano a viverci e a lavorarla anche quando viene ceduta dal re in dono ad amici o
funzionari.
Al di sotto di questa condizione vi è quella servile; nelle città greche gli schiavi continuano a venire impiegati per i
lavori domestici e per la coltivazione della terra, ma la loro presenza è attestata anche nelle campagne tolemaiche e
seleucidi.

29.4 LA CULTURA NELL’ETA’ ELLENISTICA


Con le conquiste di Alessandro, la cultura greca raggiunge una diffusione mai conosciuta prima, e si radica fino persino
in angoli remoti dell’Asia. Ma l’età ellenistica è anche un periodo di mutamento, dato sia dalla spinta di condizioni
politiche diverse, sia dal contatto con varie civiltà.

4.1 I nuovi centri della cultura


Anche se nuovi centri si affermano, Atene resta un punto di riferimento nel panorama culturale ellenistico;
alle grandi scuole filosofiche del passato, si affianca nuove scuole promotrici di messaggi diversi:
­ Il Portico (Στοά, Stoà) di Zenone;
­ Il Giardino (Κῆπος, Kepos) di Epicuro.
La produzione letteraria mostra un allontanamento dai temi della vita pubblica, per lasciare spazio alla dimensione
personale e introspettiva. Ciò si osserva anche nella commedia, Menandro infatti riserverà spazio specialmente alle
tematiche quotidiane.
Nuovi centri di vita culturale fuori dalla Grecia di affermano; ad Alessandria vennero costruiti la famosa
Biblioteca e il Museo. Finalizzata alla conservazione, ma anche alla fruizione dei libri, la Biblioteca conteneva migliaia
di opere (700.000 rotoli nel 47, quando venne devastata da un incendio). Ad Alessandria confluirono studiosi e
letterati; si deve ai filologi alessandrini la classificazione e sistemazione di numerosi testi, un lavoro immenso e
inestimabile.
In concorrenza furono Antiochia (fondata da Seleuco) e soprattutto Pergamo, dove fiorì un’importante scuola
filologica e grammaticale. Fra le città greche grande prestigio acquisì Rodi, grazie allo sviluppo della scuola filosofica
dove fu maestro Posidonio di Apamea. I sovrani ebbero un ruolo fondamentale nella promozione della cultura, così
come anche il fenomeno dell’evergetismo; le loro opere contribuivano alla diffusione di modelli urbanistici e
architettonici.

4.2 vecchi e nuovi valori


La mutata situazione politica e il senso di insicurezza dilagante, spingono a elaborare una morale nuova, che
ha per punto focale l’individuo in quanto tale e la sua felicità personale; una ricerca caratterizzata dall’indifferenza,
fatalismo, sospensione del giudizio e spesso in una rinuncia all’azione.
L’indagine scientifica conosce uno straordinario sviluppo, anche grazie al Museo di Alessandria. Gli studi
astronomici figurano importanti nomi: Aristarco di Samo, Euclide di Alessandria, Archimede di Siracusa (che si è
dedicato a vari campi del sapere). Si sviluppano anche discipline di origine orientale: astrologia, medicina oracolare,
magia a scopi terapeutici e alchimia.
Ma come in età classica, lo studio scientifico è appannaggio di pochi e resta una disciplina sostanzialmente
intellettuale; sono scarsissime le applicazioni pratiche dei suoi risultati.
La religione è il campo in cui risulta più chiaro l’influsso del mondo orientale; la religione tradizionale
continua a esistere, tuttavia si fanno strada anche forme di religiosità che favoriscono il contatto personale con il dio
(culto di Dioniso, Iside, Serapide).

4.3 L’orgoglio di essere greco


L’elemento greco si mantiene sempre profondamente consapevole della grandezza della propria civiltà e della
propria eredità culturale. Lo si coglie dall’urbanistica dei nuovi centri che ripropone i modelli della madrepatria;
fioriscono i ginnasi, simbolo di un sistema di formazione e di un preciso stile di vita, ma questo aspetto è testimoniato
anche dallo sviluppo della storiografia locale. Si elaborano miti e leggende di fondazione che inseriscono la comunità
in un intreccio di veri e propri rapporti di parentela con il resto del mondo greco.

● La monarchia ellenistica: ideologia e strutture amministrative.


● La posizione e la funzione della città all’interno dei regni ellenistici.
● L’economia dei regni.

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● Le diverse realtà sociali compresenti nel mondo ellenistico.
● Fioritura di nuovi centri culturali e ruolo dei sovrani ellenistici nella diffusione e nello sviluppo della cultura greca.
● Persistenze e trasformazioni nei valori del mondo greco.
● Il ruolo dell’identità ellenica.

30. LA CONQUISTA ROMANA DEL MONDO ELLENISTICO

30.1 “LE NUBI CHE PROVENGONO DA OCCIDENTE”


La politica seguita da Roma negli anni compresi fra la prima campagna in Illiria nel 229 e la caduta di Corinto nel 146
evolve e prende forma nel tempo, sotto la pressione di eventi anche esterni al mondo greco e del concomitante e
progressivo trasformarsi delle idee e delle esigenze della classe dirigente romana. Questa evoluzione difficile da
decifrare è da considerarsi di fatto un atteggiamento apertamente imperialistico.
Quanto al mondo degli stati ellenistici, la sua divisione in due blocchi:
­ Occidentale: Macedonia e penisola greca;
­ Orientale: regni di Siria, Egitto e Pergamo;
espose la monarchia macedone a sostenere da sola il primo urto contro Roma, contribuendo alla sua sconfitta.
Gli stati ellenistici coltivarono a lungo l’illusione di poter mantenere una certa autonomia nelle proprie scelte; piuttosto
tardi e a proprie spese raggiunsero la consapevolezza del pieno significato che poteva assumere l’amicizia con Roma.

30.2 LE CAMPAGNE ROMANE IN ILLIRIA: PRIMI PASSI VERSO ORIENTE?


L’intervento romano in Illiria riveste un’importanza particolare agli occhi dello storico moderno; le premesse della
spedizione romana sono da cercare nei successi che la Repubblica aveva colto in Italia durante il III secolo, portando
sotto il suo controllo l’intera penisola e persino la Sicilia. L’Adriatico e lo Ionio erano sempre più teatro di vivaci scambi
commerciali, ma anche ripetute azioni di pirateria illirica contro le navi da carico romane. I Romani dunque, si mossero
contro l’Illiria in primo luogo per difendere i propri interessi economici.
L’evento scatenante del conflitto fu la morte di un ambasciatore romano inviato presso la regina illirica Teuta,
a protestare contro i ripetuti attacchi dei pirati; secondo Polibio fu assassinato dalla regina stessa. C’erano le premesse
per una “guerra giusta” e l’azione militare che ne seguì (nel 229) segnò un rapido successo per Roma. La pace del 228
consegnava ai Romani il controllo su una fascia costiera che includeva le città di: Apollonia, Epidamno e Corcira. Nasce
così il cosiddetto “protettorato” romano.
Una seconda spedizione si rese necessaria nel 219, quando Demetrio di faro tradì l’amicizia con Roma e
riprese le attività di pirateria; Roma reagì con vigore e costrinse alla fuga Demetrio.

30.3 ROMA CONTRO LA MACEDONIA


3.1 La prima guerra macedonica (215-205)
Demetrio di Faro si rifugiò presso Filippo V, influenzando fortemente le scelte del giovane re macedone.
Demetrio alimentò l’interesse di Filippo per i territori dell’Illiria nella speranza di riconquistarli.
Una svolta nella politica macedone si ebbe nel 215, quando Filippo V stipulò un’alleanza antiromana con Annibale;
aprire un secondo fronte al di là dell’Adriatico, obbligando Roma a dividere le proprie forze, risultava vantaggioso
anche ai Cartaginesi.
Roma cercò dunque alleanze nel territorio greco; nel 211 un patto fu stipulato con gli Etoli, Spartani, Messeni, Elei e
con Attalo I di Pergamo.
La prima guerra macedonica fu caratterizzata da saccheggi e devastazioni, senza battaglie decisive (a parte
per gli Etoli che nel 206 furono costretti a chiedere una pace separata). Appena un anno dopo, la pace di Fenice,
chiudeva il conflitto.

3.2 Il patto “siro-macedone” e le sue conseguenze


La pace di Fenice precludeva qualsiasi iniziativa verso Occidente, perciò Filippo V rivolse la sua attenzione
all’Egeo con una serie di operazioni di pirateria. Una nuova prospettiva gli venne offerta anche nel 204 con la
prematura morte di Tolomeo IV; il regno venne lasciato nelle mani di cortigiani spregiudicati.
Nell’inverno del 203-202 Filippo V concluse con Antioco III un accordo segreto che prevedeva la spartizione
dei possessi lagidi, dividendosi le aree d’azione:
­ Filippo V: Asia Minore (conquistò Samo);
­ Antioco III: Celerisia (che conquistò nel 200 con la quinta guerra siriaca).
Le conquiste di Filippo V preoccuparono Rodi e Bisanzio, che decisero di costituire un’alleanza a cui si unì Attalo I.

3.3 La seconda guerra macedonica

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Le forze congiunte di Attalo I e Rodi pur avendo ottenuto qualche successo contro Filippo V, non potevano
resistere a lungo; fu per questo motivo he chiesero l’intervento romano (intervento che avrà conseguenze
determinanti per tutta la politica del mondo antico). Le ragioni dell’intervento romano non sono da ricollegarsi a
violazioni commesse da Filippo V, ma all’interno di Roma stessa; nella società si faceva sempre più vivo uno spirito
imperialistico.
I primi due anni di conflitto (200-199) non portarono a risultati significativi, ma la situazione mutò quando al
comando delle truppe romane fu posto Tito Quinzio Flaminino. Dopo aver respinto Filippo in Tessaglia, il console
ottenne un brillante successo sul piano diplomatico: la lega achea ruppe l’alleanza con la Macedonia, concludendone
in seguito uno con Roma stessa.
Le sorti della guerra si decisero nel 197 a Cinoscefale (Tessaglia); la falange macedone, imbattuta da secoli,
venne sopraffatta.

3.4 La “libertà della Grecia”


Filippo V dovette:
­ Evacuare tutti i possedimenti greci in Europa e in Asia;
­ Restituire i prigionieri e i vascelli catturati;
­ Risarcire Rodi e Attalo;
­ Consegnare la flotta e pagare una forte indennità di guerra.
Numerose furono le delegazioni giunte a Roma per avanzare richieste territoriali; il senato dunque inviò una
commissione, i decem legati, che insieme a Flaminino avrebbero dovuto sistemare la situazioni e garantire la libertà
delle città greche. Il tema della libertà è stato utilizzato dalla propaganda di Flaminino, e il “dono” della libertà che il
console fa, è stato consacrato da una proclamazione ufficiale e solenne avvenuta a Corinto durante i giochi istmici del
196. Nel 194, il senato ritirerà le guarnigioni rimaste di stanza a Corinto, Calcide e Demetriade.

30.4 MARE NOSTRUM


Gli accordi di pace successivi a Cinoscefale estendevano il principio della libertà delle città greche anche alle πόλεις
d’Asia Minore; è a questo principio che si appellarono le città di Smirne e Lampsaco minacciate da Antioco III. Inoltre,
le numerose tensioni operanti in Grecia, portarono nel giro di pochi anni Roma e Antioco III alla guerra.

4.1 Roma contro Antioco III


Ben presto gli Etoli ruppero l’alleanza con Roma, chiedendo l’intervento di Antioco III, che accolse l’appello, e
nel 192 sbarcò in Grecia con soli 10.000 uomini e sei elefanti (la spedizione riscosse pochi consensi all’interno del
mondo greco).
Lo scontro con il blocco compatto costituito da Roma, Filippo V e Achei avvenne nel 191 alle Termopili; il console
Manio Acilio Glabrione sbaragliò le truppe di Antioco.
La seconda parte del conflitto si giocò nell’Egeo e in Asia Minore, dove Roma poteva contare sull’appoggio delle flotte
di Rodi e Pergamo; l’esercito romani ottenne infatti il successo decisivo a Magnesia al Sipilo, sotto la guida di Lucio
Cornelio Scipione.
Il trattato di pace di Apamea nel 188, limitava al Tauro il territorio di Antioco III (privandolo dell’Asia Minore e
della Tracia). L’accordo favorì l’espansione di Pergamo e Rodi, liquidò le pretese occidentali di Antioco III e spostò verso
l’area siro-mesopotamica il baricentro del regno seleucide.

4.2 La caduta della Macedonia


Gli equilibri stabiliti da Roma si rivelarono presto instabili; la situazione nel Peloponneso fu messa a rischio
dalla condotta della lega achea, che sotto Filopemene, si espanse a danni dei Messeni e di Sparta. Ma la stessa
Macedonia, intraprese una politica che mirava alla rinascita, soprattutto durante il regno di Perseo, figlio di Filippo V.
Perseo si riguadagnò l’alleanza achea, l’amicizia di Rodi e della casa seleucide. Temendo l’isolamento, Eumene II di
Pergamo, inviò ambasciatori a Roma per denunciare i pericoli del nuovo espansionismo macedone.
La guerra scoppiò nel 171; dopo i primi anni infruttuosi, la situazione ebbe una svolta decisiva con l’arrivo di
Lucio Emilio Paolo nel 168. In poco tempo Perseo venne spinto verso nord, fino a Pidna, dove nel giugno del 168,
l’armata macedone fu annientata. La monarchia venne abolita e la Macedonia, privata di tutti i suoi possessi esterni, fu
divisa in quattro repubbliche autonome e indipendenti. Furono proibiti lo sfruttamento delle miniere e la costruzione
di navi, oltre all’imposizione di un tributo.

4.3 Il mondo greco dopo Pidna


Il successo romano a Pidna ebbe importanti ripercussioni sul mondo greco, ad esempio l’isola di Rodi, dopo la
terza guerra macedonica, ha visto il deterioramento dei suoi rapporti con Roma (soprattutto a causa dei buoni rapporti

62
che l’isola aveva stretto con Perseo). Roma decise di restituire Delo ad Atene e di crearvi un porto franco; una scelta
drastica che in breve tempo ridimensionò il peso economico e il ruolo politico di Rodi.
In Grecia dominava la decadenza economica e mancano dei centri di potere capaci di creare una politica
internazionale. È in questo scenario che, nel 149, matura la rivolta di Andrisco, un avventuriero che spacciandosi per il
figlio di Perseo, Filippo, riuscì a tenere in scacco l’esercito romano stringendo alleanze. Fu sconfitto da Quinto Cecilio
Metello nel 148, poco dopo la Macedonia divenne provincia romana.
L’ultimo atto della Grecia indipendente è la cosiddetta guerra d’Acaia; le sue origini si trovano nell’insofferenza
verso l’atteggiamento arrogante assunto da Roma dopo la terza guerra macedonica. L’occasione fu offerta dalle difficili
relazioni all’interno del Peloponneso fra la lega achea e Sparta (che aveva la protezione di Roma). Gli Achei
dichiararono guerra a Sparta, e Roma ben presto intervenì; seguì la distruzione di Corinto a opera di Lucio Mummio
(146), un gesto che doveva essere di monito per il resto del mondo greco. La lega fu sciolta e gli stati coinvolti nella
guerra divennero un’appendice della provincia della Macedonia.

4.4 Il declino dei regni ellenistici


All’ascesa di Roma nel Mediterraneo, corrisponde un declino dei regni ellenistici. La dimostrazione più
evidente dell’influenza romana nella politica internazionale viene dal modo autoritario con cui Roma troncò la sesta
guerra siriaca, che avrebbe quasi certamente consegnato ad Antioco IV l’Egitto. Popolio Lenate impose ad Antioco IV di
scegliere tra l’amicizia con Roma e la guerra, al re non rimase altro che obbedire.
Anche il peso strategico di Pergamo diminuì con la sconfitta di Antioco III e la caduta di Perseo.
Il sistema degli stati ellenistici si sfalda sotto l’urto progressivo della potenza romana; in poco più di un secolo i
regni superstiti verranno assorbiti nell’impero di Roma.

30.5 EPILOGO: IL MONDO GRECO IN ETA’ ROMANA


Questo è, a grandi linee, i processi che portarono Roma a trasformare in province i territori appartenuti ai discendenti
dei diadochi.

5.1 Il testamento di Attalo III


Il regno di Pergamo venne ceduto per testamento da Attalo III ai Romani nel 133; la transizione non fu
indolore. La resistenza a Roma fu guidata da Aristonico, figlio illegittimo di Eumene II, che rivendicò il trono di
Pergamo. Aristonico poté contare solo sulla popolazione delle campagne e sugli schiavi liberati, ma Roma riuscì ad
avere ragione su di lui dopo qualche anno, grazie alla vittoria di Manio Aquilio (129).

5.2 Il crollo del regno seleucide


Il declino del regno seleucide fu segnato da vari elementi; duro fu lo scontro con l’elemento giudaico, che in
seguitò, costituirà lo stato ebraico degli Asmonei, ma anche determinante fu anche la minaccia dei Parti. Quando nel
129 Antioco VII morì in battaglia, il regno di Siria precipitò nel caos.
Nel 63 una vittoriosa spedizione di Pompeo ridurrà la Siria a provincia romana.

5.3 La lunga agonia dell’Egitto


Il secondo secolo è per l’Egitto un periodo di lotte dinastiche ma anche di profonde tensioni sociali, dovute
alle popolazioni indigene, e già nella prima metà del secolo il regno venne smembrato in tre regioni autonome:
­ Egitto;
­ Cirenaica (che passerà sotto il dominio romano per prima, viene lasciata in eredità alla Repubblica da
Tolomeo Apione nel 96);
­ Isola di Cipro.
La fine dell’Egitto è giunta sotto il regno della regina Cleopatra VII, morta suicida nel 31, dopo la sconfitta subita da
Antonio ad Azio a opera di Ottaviano. L’Egitto divenne una provincia romana che dipendeva in forma diretta dal nuovo
principe.

5.4 Roma contro Mitridate VI re del Ponto


Fra i tre conflitti tra Roma e Mitridate VI, è il primo a rivestire maggiore interesse (89-85) per il favore che il
sovrano pontico incontrò presso le città greche d’Asia Minore, cui si presentò in veste di liberatore (a testimonianza
della grade ostilità che Roma aveva saputo suscitare).
Silla rinsaldò il potere della repubblica e in breve tempo nuove province fiorirono in Asia: Bitinia e lo stesso Ponto dopo
la morte di Mitridate nel 63.

5.5 I Greci nell’impero

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Con la caduta dell’Egitto, il mondo ellenistico costituiva ormai un dominio romano, saldamente organizzato in
province. Scomparsa l’autonomia politica, alla Grecia (dal 27 organizzata come provincia d’Acaia) rimase il primato
culturale e il prestigio delle tradizioni ereditate. Il rispetto per il mondo ellenico viene manifestato anche dall’uso di
redigere una traduzione in greco di documenti ufficiali destinati al bacino orientale del Mediterraneo.
Nerone nel 67 d.C. rinnovò a Corinto la proclamazione della libertà dei Greci fatta da Flaminino, e i Greci riconoscenti
gli tributarono omaggio invocandolo Ζεύς ἐλευθέριος (Zeus eleutherios, “liberatore”).
Con Adriano (117-138 d.C.) e con gli Antonini, si assiste all’ultima grande rinascita dell’ellenismo, rinascita
che riguarda specialmente Atene, dove Adriano si reca in ben tre occasioni.
Il declino della grecità antica e dei suoi valori giunse attraverso fasi successive a causa di eventi diversi:
­ Invasione dei barbari (III secolo d.C.);
­ Editto di Costantino (313 d.C.) che consacrò il cristianesimo religione dell’Impero;
­ Sospensione dei giochi olimpici (393 d.C.);
­ Chiusura delle scuole filosofiche di Atene per opera di Giustiniano (529 d.C.).

● Il protettorato romano in Illiria.


● Le guerre macedoniche e la proclamazione della “libertà dei Greci”.
● Lo scontro fra Roma e Antioco III.
● La guerra d’Acaia e la distruzione di Corinto.
● Roma controlla gli equilibri nel Mediterraneo.
● I regni ellenistici diventano province: il mondo greco in età romana.

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