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CULTURA DELLA GRECIA ANTICA

LEZIONE 1

Coordinate generali:Si sa che i greci hanno dato tanto al nostro pensiero, civiltà,
letteratura (basti pensare a tragedie, commedie, epica, lirica, storiografia… che
hanno avuto con i greci un impulso importante). Alle volte però si è quasi santificata
la cultura perdendo di vista la dimensione storica/concreta. La Grecia è un territorio
molto più ampio, non è una nazione ma tante “πολεις” che sono state in conflitto tra
loro ma unite da un patrimonio di valori e pensieri culturali, religiosi. Ad es. il MITO
per i Greci è un patrimonio sentito come storia che consente loro di dare delle
coordinate al mondo, di interpretare la realtà. È il tentativo ,attraverso un racconto, di
dare giustificazione a qualcosa che è effettivamente successo. Non esiste un’unica
lingua greca,i greci avevano dei dialetti diversi a seconda della provenienza, che
caratterizzavano la parlata di una determinata zona. Dialetto = marchio di fabbrica di
ciascun genere letterario. Ogni genere letterario infatti ha un dialetto di riferimento.
Dunque i poeti che componevano in quel genere letterario erano quasi costretti ad
adoperare quel dialetto. Non abbiamo tutto della letteratura greca, ma solo una parte
minima,dei grandi nomi della tragedia (Eschilo, Sofocle, Euripide) noi possediamo
poche tragedie (Es e S = 7 tragedie) nonostante probabilmente ne abbiano scritte
almeno un centinaio. Quindi noi parliamo di un patrimonio figlio di una selezione che
in parte è legata al caso,infatti molte opere si trovavano su pergamene/papiri e
quindi sono andate perdute, a causa del materiale facilmente deteriorabile.La forma
preferita però era l’ORALITÀ. Molte opere inoltre furono CENSURATE,ciò avvenne
soprattutto con l’avvento del Cristianesimo.Quando si è affermato il Cristianesimo
con la nascita di Gesù Cristo, questa cultura è andata in contrasto/in rotta di
collisione con la cultura precedente (greca e latina).C’è stata la censura di alcuni
temi quali la sessualità, l’omosessualità (per la cultura cristiana era inconcepibile che
ci potesse essere forma di amore emotivo tra persone dello stesso sesso).Molti testi
greci,per una questione culturale, davano per scontato questo tema, al contrario del
Cristiaesimo che lo riteneva immorale.Questo ci fa capire come le opere letterarie ci
sono giunte per una sorta di SELEZIONE.

Concetto di letteratura = per noi è qualcosa di scritto, che viene composto in maniera
mirata. Per i greci è diverso:essi non hanno familiarità con il testo scritto. La cultura
greca in una prima fase si muove attraverso l’ORALITÀ e i testi venivano resi
pubblici, tramandati e conservati oralmente. Il concetto di scrittura e di libro scritto
NON esiste: la letteratura per i Greci è un fatto di COMUNICAZIONE. Il pubblico dei
Greci è costituito da persone fisicamente presente: può essere più ristretto o più
ampio ma ha sempre una funzione.La letteratura greca è definita come una poesia
d’ OCCASIONE, poiché legata ad un’occasione concreta/possibilità di incontro (se
non c’è occasione, non c’è poesia). La poesia è quella che si scrive; per i Greci non
esiste poesia senza accompagnamento musicale, a quel tempo la musica e la parola
non avevano “divorziato”, ma andavano d’accordo. Purtroppo ci manca una buona
parte della bellezza di quella poesia, perché la musica si è persa.

LEZIONE 2: IL GENERE EPICO

Coordinate storiche- la civiltà micenea è una civiltà che si sviluppa nella 2 metà del 2
millennio a.c (1500-1100 a.c) periodo in cui vi sono le prime tracce della civiltà greca.
Civiltà fiorente che si sviluppa nella città di Micene, centro più fiorente. Si sviluppa
anche una forma di scrittura, la lineare B, utilizzata per gli archivi e la contabilità.
Questa civiltà ad un certo punto ha un'interruzione, l'ipotesi più probabile è che sia
stata offuscata dall'invasione della popolazione dei Dori che scendevano dal nord
della Grecia al sud (intorno al 1100 a.c). Tale invasione causò un regresso della
cultura della civiltà, anche la scrittura ha avuto una regressione. Questa invasione
causa un avvenimento: gran parte della popolazione micenea iniziò a migrare verso
il mare raggiungendo le coste dell'Asia minore (attuale Turchia) fondando delle
POLEIS, colonie. Le isole dell'Asia minore diventeranno territorio greco, zona che
diventerà fiorentissima di cultura greca (la filosofia nasce infatti a Micene).

Le zone colonizzate assumono anche il dialetto dei colonizzatori, dunque abbiamo


un'area dorica, ionica e eonica. Inizia l'età arcaica: intorno alla fine dell'.8 sec a.c-
fino all’inizio del 5 sec a.C (guerre persiane)., in questo periodo nasce l'alfabeto
greco che nasce a sua volta grazie all'alfabeto fenicio. Inoltre altro fenomeno sociale
è la tirannide,TIRANNO: figura negativa,aristocratica che veniva portata al potere dai
ceti più bassi con l'auspicio che l'uomo forte al potere potessero governare bene.
Guidavano queste città in maniera lungimirante ma erano anche crudeli e spietati.
Questo fenomeno avrà grande sviluppo, e determinerà anche tante conseguenze a
livello culturale e letterario (sarà presente . Ciò causa instabilità politica perché non
tutti erano protetti dal tiranno, molti quindi emigravano via per scappare dalla
tirannide. Così tali persone colonizzarono e fondarono nuove città, sulle coste della
Puglia, della Basilicata, della Sicilia diffondendo la cultura e la civiltà greca. (MAGNA
GRECIA).

L'ETÀ arcaica ha poi come secondo momento interiore, l'età classica: comincia con
le guerre persiane e si prolunga fino alla morte di Alessandro Magno (323 a.C- 2
metà del 4 secolo). In questo periodo succedono molti avvenimenti: all'inizio del 5
secolo c'è la rivolta ionica: i persiani arrivano nelle zone dell'Asia minore. Le poleis si
oppongono al tentativo di sottomissione dei Persiani, quindi si ribellano e hanno
l'appoggio di alcune città della Grecia continentale tra cui la stessa Atene. I Persiani
decidono di organizzare una spedizione punitiva: ciò porta ad uno scontro tra
Persiani e Ateniesi, rimasto nella storia: battaglia di Maratona (490 a.C). Vede
vincere i Greci sui persiani, che erano di gran lunga superiori e numerosi. Così i
persiani 10 anni dopo fanno un'altra spedizione, non più guidata da re Dario, ma da
Serse,suo figlio, che si scontra in una battaglia chiamata Salamina (battaglia
navale)- la flotta ateniese riesce a prevalere sui persiani ancora una volta(Davide
sconfigge Golia). Chi trae maggiore beneficio da tale vittoria è proprio la città di
Atene che inizia la sua ascesa politica), non sarà mai un impero ma avrà forze
economiche e militari notevolissime, creando la lega medio attica (navale) forza
militare di Atene, risorse umane straordinarie. Negli anni successivi Atene cresce,
sono anni d'oro e di benessere in cui la letteratura raggiunge i suoi livelli più ampi.
Durante la metà del 5 secolo si scontrano i Greci stessi: Sparta. Scoppia una guerra
che avrà luogo per 27 anni (431-404 a.c).= Guerra del Peloponneso. Molti poeti
sono vissuti in questo periodo. Alla fine di questo scontro Atene perde e viene
sconfitta da Sparta che ora ha l'egemonia. Atene inizia un declino inesorabile: dopo
la sconfitta (404)torneranno ad esserci conflitti come la guerra di Corinto(dal 395 al
377-4 secolo), Sparta vs. le altre poleis che volevano combattere contro Sparta.
Però Sparta non era così forte così si ha una pace con le poleis, con la stessa
Atene. Infatti ad Atene nasce una nuova lega navale, ma dopo il 377 sulla scena
politico militare vi sarà un nuovo personaggio che veniva dalla Macedonia, Filippo II
che si infiltra con le vicende che riguardano le poleis, scontrandosi con Atene stessa
e la sconfiggerà nel 338. Filippo però poi muore e il potere passa a suo figlio
Alessandro Magno. Lui decide di portare avanti il progetto di attaccare la Persia e
restituire la libertà alle città dell’Asia minore e altre, che erano state conquistate dai
persiani, progetto che va a buon fine. Libera queste città e arriva fino all'attuale India
e Africa, nel giro di pochissimi anni. Nel 323 muore e si sospetta un complotto. Con
la sua morte si chiude l'età classica e inizia una nuova fase: età alessandrina o
ellenistica. Alessandro non ha un successore, così i suoi generali si spartiscono
l'impero che egli aveva conquistato, lottando anche tra loro per contendersi il regno.
Vi sono 3 grandi regni: Macedonia, Asia e Egitto (gestito dalla dinastia dei Tolomei).
Nel 30 a.c però i romani conquistano l'Egitto che diventa una provincia romana.
Termina il periodo alessandrino. Dopo l'età alessandrina abbiamo l'età imperiale e
romana (dal 30a.c al 476 a.c che è la fine dell'impero romano d'Occidente). In
questo arco di tempo si assiste al fenomeno dell'incontro tra mondo greco e romano,
gli oratori e scrittori latini guarderanno sempre alla cultura e letteratura greca come
l’imperatore Adriano. Nasce la cultura greco-romana. L'ultima fase che arriva fino
all'anno mille è l'età bizantina, (Bisanzio, Costantinopoli, attuale Istanbul)che
diventerà il centro della cultura e che continuerà a generare testi ma sarà
completamente diverso rispetto all'età classica. (Ricorda che le letterature e le
culture sono figlie del loro tempo).

1 genere letterario= poesia epica, da ÈPOS, (Parola, racconto) due grandi esponenti
sono Omero(forse mai esistito) e Esiodo. Siamo nell'8 secolo. Dal nulla vengono
fuori due giganti della letteratura di troppi tempi: Iliade ed Odissea. Caratteristiche
genere epico: 1 caratteristica: poesia destinata all'ascolto, i poeti erano in realtà dei
cantori o anche chiamati rapsodi quando “cucivano” cioè mettevano insieme canti
che già esistevano, che cantavano i loro versi con l'accompagnamento musicale.
Sono canti eseguiti di fronte alla corte, in una società chiamata "face to face society",
dove ci si conosce, c'è una condivisione di valori, il cantore sa a chi si sta rivolgendo.
Ciò che cantano è basato sul mito, il repertorio utilizzato sono storie considerate per
i greci il loro patrimonio, eroi storici in cui si identificavano anche se appartenevano
ad altre poleis.

Iliade ed Odissea nascono durante il 6 secolo a.c, in cui il tiranno era Pisistrato il
quale stabilì di mettere per iscritto i poemi omerici perché i rapsodi iniziavano a
cambiare oralmente i poemi omerici a seconda delle situazioni politiche o alla
propaganda, sono allora in forma scritta. Continueranno comunque a circolare
oralmente fino alla nascita della filologia classica, nel periodo di Alessandro Magno
(che fonda la biblioteca di Alessandria).

Iliade e Odissea= temi e trama.

Iliade= poema, canto di Ilio(Troia). Ciò che leggiamo nel poema è di una guerra che
scoppia perché Elena, moglie del re di Sparta Menelao, è stata rapita da Paride, un
barbaro troiano. Così si organizza una spedizione in cui le poleis greche partecipano
per riprendere Elena e punire Paride per il suo gesto. Ciò che noi leggiamo è un
concentrato di alcuni giorni finali della guerra in cui tutto poggia sulla METIS - cioè
IRA. Achille (guerriero più forte)è su tutte le furie con Agamennone (comandante
supremo della spedizione) perché Agamennone chiede che la concubina, Briseide
,di Achille venga data a lui perché lui doveva restituire la sua. Achille si rifiuta di
combattere, va dalla mamma e dice di far vincere i troiani, quindi la mamma deve
andare da Zeus e chiedere questa cosa. Patroclo amico fidato di Achille, vedendo
tutte queste sconfitte, chiede di prestargli le armi così da confondersi con lui perché
pensava che così facendo i troiani si sarebbero spaventati e sarebbero tornati
indietro. Patroclo verrà ucciso da Ettore, spogliato dalle armi di Achille. A questo
punto Achille decide di tornare in battaglia e vendicare Patroclo, diventa una furia,
Massacra tutti senza alcuna pietà. Scontro tra due leader: Ettore e Achille in cui
Ettore muore, facendo girare il suo corpo attorno alle mura. Nel 23 canto vi sono i
giochi funebri che Achille fa per ricordare Patroclo. Nell’ultimo canto, Priamo vecchio
padre di Ettore, va da Achille gli prende le mani e chiede di restituirgli il corpo di
Ettore per dargli una degna sepoltura. Così Achille commosso lo farà.

L'Odissea invece (Odisseo, Ulisse) racconta il NOSTROS- ritorno. L'Odissea è il


ritorno di Odisseo, che impiega 20 anni per tornare ad Itaca. È più moderna rispetto
all'Iliade. Il 1 blocco tematico è formato da 4 libri in cui il protagonista è assente,
perché si pensava fosse morto. Telemaco suo figlio decide di andare in giro a
cercarlo, sperando sia ancora vivo. Ad Itaca nel frattempo vi sono i pretendenti
(proci), ricchi nobili che si autoinvitano nella reggia di Odisseo e fanno pressione su
Penelope perché scelga uno di loro per sposarlo, affinché qualcuno diventi re di
Itaca. Nel 5 canto dell'Odissea appare Odisseo dove viene descritto nel punto in cui
si trova, ad Ogigia dove è ospite della ninfa Calipso che lo tiene bloccato da lei
perché innamorato, ma gli dei decidono di far ripartire Ulisse. Dal 6 a 8 canto viene
narrato il viaggio di Ulisse, che naufraga con la sua nave a cause delle ostilità degli
dei. Lui arriva sull'isola dei Feaci e viene trovato dalla figlia del re, Nausica. Viene
ospitato dandogli vestiti e cibo, solo dopo lui dirà chi è, e inizierà a raccontare dal 9 a
12 canto tutte le sue peripezie dopo la partenza da Troia fino al suo arrivo da Calipso
e poi gli altri viaggi(racconto in flashback).

1 racconto= scontro con i ciclopi. I compagni di Odisseo e lui vogliono saccheggiare,


ma i ciclopi reagiscono e ci sono parecchi morti; vanno via e arrivano su un'altra
isola, quella dei lotofagi. Lotos= pianta della dimenticanza. I 3 esploratori mangiano il
Lotos e non vogliono più tornare in terra perché dimenticano tutto. Ulisse li trascina
per farli tornare (Odisseo spicca per la sua intelligenza rispetto ai suoi compagni).
Ripreso il mare c'è un episodio fondamentale= incontro con Ciclope Polifemo che
mangia alcuni compagni di Ulisse ma lui fugge. Questo terribile incontro porta ad
una nuova fuga e un nuovo incontro con Eolo, re dei venti che lo accoglie. Eolo gli
dà un otre che contiene tutti i venti sfavorevoli così che Ulisse possa continuare a
navigare senza venti ma i suoi amici aprono l'otre scatenando la tempesta e questi
vengono rispediti verso Eolo. Altro incontro con i giganti chiamati lestrigoni e quando
Odisseo scappa lanciano dei massi che fanno affondare la flotta di Ulisse, che vanno
tutte a picco tranne quella di Odisseo. Incontra la maga Circe, che suggerisce ad
Odisseo di andare in un luogo sperduto, il paese dei Cimmeri in cui Enea può fare
un rito, evocazione dei morti (nekyia) ed evoca il fantasma di Tiresia(indovina) che
emerge. Serviva a sapere il futuro di Odisseo. Lui incontra anche altri fantasmi tra
cui il fantasma della mamma, che non sapeva nemmeno fosse morta. Circe da nuovi
suggerimenti per il viaggio per affrontare le sirene, per poter affrontare Scilla e
Cariddi nel mare. Lui arriva nelle isole delle sirene in cui rischia la pelle. Superato il
rischio tocca affrontare Scilla il mostro, che viveva in una grotta sul mare, con 6
tentacoli e rapiva coloro che passavano tra i mari. Gli sottrae 6 compagni. L'altro
ostacolo è la mandria del Dio Sole a Trinacria (Sicilia) in cui vi è un ammasso di
buoi che non potevano toccare perché sacri. Ma gli amici affamati durante la notte li
uccidono per mangiarli. Il sole così sarà ostile con loro. Cariddi nuovo mostro
sott'acqua che risucchiava l'acqua del mare e le navi, accade che la nave viene
risucchiata e distrutta. I compagni muoiono, l'unico che riesce a sopravvivere è
Odisseo che si aggrappa ai pezzi di legno della nave. Dopo arriva da Calipso. La
narrazione ha ora un nuovo blocco tematico = i Feaci danno ad Ulisse una nave per
tornare ad Itaca. I libri successivi raccontano del suo ritorno ad Itaca in cui si veste
da mendicante. L'unico che lo riconosce è il suo cane Argo, che subito dopo averlo
riconosciuto muore. Assistiamo poi alle vicende di Odisseo che entra a casa sua
nella reggia come uno straniero, maltrattato dai pretendenti. Costruisce il suo piano
di vendetta, la moglie Penelope non lo riconosce. Lo riconosce invece la sua
vecchia nutrice e scorge una vecchia cicatrice che lei conosceva e capisce che lui
sia Odisseo ma lei dice di tacere prima della vendetta. Dal 20 al 24 canto= viene
istituita da Penelope una gara dell'arco. Solo chi riesce a tendere l'arco con la freccia
diventerà marito di Penelope (ma l'unico a poterlo usare al meglio era proprio
Ulisse). Un pretendente dopo l'altro usano l'arco senza risultato perché non riescono
a tendere l'arco. Odisseo tende l'arco e si dimostra superiore, l'arco uccide ogni
pretendente, e anche la servitù infedele. Nel 23 canto Odisseo si fa riconoscere
attraverso la prova del letto nuziale, costruito all'interno di un altro. Dopo questa
vicenda lui lo riconosce, vi è una lunga notte d'amore e di racconto. L'ultimo canto
parla della discesa nell'oltretomba delle anime dei pretendenti.

LEZIONE 3

QUESTIONE OMERICA

La domanda degli antichi riguarda la paternità dell'Iliade e dell’Odissea, chi ha scritto


realmente questi testi e come sia avvenuta questa scrittura. Ancora oggi non c'è una
risposta ma ci sono state varie ipotesi:

● Gli studiosi e antichi del terzo secolo a. C. di fronte a questi testi si sono
chiesti chi fosse l’autore, i CORIZONTI separatori erano una corrente di
filologi alessandrini che pensano a due autori distinti dell'Iliade e dell’Odissea.
● Altri dicevano che fosse un’opera unitaria.
● Quella che ha avuto molta fortuna si trova nel trattato sublimi che ritiene che
l’autore si omera ma che ha scritto questi testi in epoche diverse.
● Altri studiosi ritengono che fossero tanti canti sparsi di vari poeti e poi messi
insieme e curati da Pisistrato.

Queste ipotesi si sono susseguite. Poi si pensò che fosse esistito un poeta Omero;
Leopardi pensò fosse il poeta principe. Intorno al 700 si ripensò alla questione
Omerica e i primi studiosi sono vissuti in epoche distanti tra loro che hanno esposto
varie teorie ma accomunati da un’idea cioè che Omero non sia mai esistito, si tratta
di un’ipostasi e i poemi omerici erano frutto di una cultura orale. Infatti nell’epoca in
cui Omero è vissuto la scrittura ancora non c’era e dunque non può essere esistito
questo poeta.

Queste teorie poi sono state superate da altre che forse hanno portato indietro il
dibattito. Nella parte del Novecento ci sono due filoni:

1 FILONE DEI PLURALISTI: ANALITICI→erano signori accomunati dall'idea che i


poemi omerici fossero scritti e fossero opera di più poeti e di questi poeti si cercava
di enucleare, cioè di capire chi aveva scritto cosa, cioè indagare e cercare l’autore.

TEORIA DI HERMANN →Sostiene che i poemi omerici si sviluppano a partire da un


nucleo originario.

TEORIA DI LACKMAN →che pensa che l’iliade era composta da un numero tra 16 e
18 canti indipendenti tra loro e poi fusi in un unico poema e autore.

TEORIA DI KIRCHHOFF→ si è occupato maggiormente dell' odissea e ha affermato


che un compilatore abbia unito vari componimenti , originariamente autonomie,
come la TELEMACHIA.
TEORIA DI WILAMOWITZ→ ha accentuato l'idea che questa unificazione di canti
autonomi sia stata condotta da un poeta con capacità straordinarie come Omero e
questo poeta avrebbe rielaborato questi testi.

2. FILONE DEGLI UNITARI →Intento unico e generale che ha allestito il poema, se


ci sono delle contraddizioni non è strano. Queste due scuole di pensiero sono state
di fatto superate negli anni 30 del secolo scorso da uno studioso americano Milman
Parry, studioso giovane , che ha introdotto una novità nello studio della questione
omerica: la FORMULARITÀ→nei due testi ci sono delle porzioni di narrazione che si
ripetono e queste formule sono la soglia di una produzione che avveniva oralmente,
perché tanto il poeta quanto il pubblico avevano bisogno di formule ricorrenti per
orientarsi nella comprensione e lui rende forte questa teoria con una indagine tipo
competitivo : si reca nella Jugoslavia e con i primi legislatori registra i canti dei
guslari, dei cantori nomadi , spesso si esibivano con il violino, ed erano analfabeti
ma avevano la capacità di memorizzare versi e a ripetere contenuti che non
cambiavano nel corso del tempo. Un allievo di Milman Parry circa venti anni dopo
andò a registrare gli stessi guslari e si accorse che i canti erano rimasti identici
tranne alcune variazioni. Ma la base era la stessa. Queste teorie di Perri hanno
completamente cambiato la prospettiva e svuotato il tema della discussione non si
parla più di un'opera con un autore da riconoscere ma un prodotto che è figlio di una
civiltà che si basa sull’oralità ,che non ha un diritto d’autore, non è un'opera unitaria
di un singolo poeta. Lui non risolve la questione omerica, ma aggiorna un tipo di
studio che bisogna avere. Questo concetto dell' oralità e della rilevanza del poeta era
ben evidente nella coscienza del poeta.Quello che faceva l’aedo principale viene
incarnato dal protagonista del canto e il cantore non venga una sua specifica
competenza , sarà presentato come colui che viene ispirato dalla musa.

PRIMO PASSO LETTERA A DI FENIO Mentre i pretendenti mangiano e bevono,


l'Aedo Fenio che canta loro qualcosa ossia il ritorno da Troia di Odisseo. Penelope
era nel gineceo e sente questa canzone, discese la lunga scala per andare verso
questo gruppo di uomini e sta piangendo. ● Penelope dice di stare in lutto per suo
marito e riconosce il valore di Fenio ma gli dice di cambiare repertorio , perché il
cantore era anche sensibile a quello che il pubblico chiede. ● Telemaco però quasi
rimprovera la madre e gli dice che gli aedi non hanno colpe e Zeus che distribuisce
le sorti di ognuno. Non bisogna dunque adirarsi con lui se canta il triste destino degli
eroi. Fenio qui sembrerebbe al servizio dei pretendenti, sta cantando per loro ma
quando Odisseo ucciderà anche i servi e le serve, fenio lo risparmierà, non lo
ucciderà perché l’aedo era considerato al servizio di chi comandava nella casa, in
quel momento i pretendenti, ma soprattutto Odisseo sa che la parola, che il canto
dell'aedo, non è un intrattenimento, ma era un canto che consentiva la
sopravvivenza del ricordo, per una cultura che non aveva una vita terrena , dunque
la memoria poetica era l'unico modo per garantirsi la sopravvivenza. SCHERIA
L'ISOLA DEI FEACI Odisseo è stato curato e per lui si tiene un banchetto.
Demodoco arriva accompagnato, perché cieco. Sia il cantore che l'indovino sono
due figure cieche perché la loro crescita fisica è compensata da una capacità di
vedere ben superiore. Inizia questo banchetto e la musa indusse demodoco a
cantare la gloria degli uomini. Il tema era la lite di Odisseo e di Achille. Questa lite
non è attestata da nessuna parte ma i filologi antichi dicono che secondo il mito ci
sarebbe stata questa discussione tra Achille che diceva di conquistare Troia con la
forza invece l'altro diceva di conquistarla con l’astuzia. Agamennone sapeva di un
oracolo, secondo la quale il giorno in cui i due avrebbero litigato quel giorno indicava
che la conquistava stava per avvenire. Odisseo non vuole sentire questo canti
perché gli ricorda quando c'era la guerra, adesso è un povero straniero che non sa
se riuscirà a tornare a Itaca. CONCETTO DELLA VERGOGNA →Tante volte gli eroi
dell' iliade si vergognano di fare qualcosa, questo sentimento ha un valore sacro
(Ulisse si vergogna di piangere accanto ai FEACI). Abbiamo poi un secondo
momento un cui interviene Demodoco e un terzo intervento (punto C del testo) in cui
vediamo l'abilità di Odisseo , siamo sempre nel contesto del banchetto. Odisseo si
rivolge al cantore e fa una richiesta ben precisa, dopo aver fatto anche un
apprezzamento al cantore, chiede di cambiare e cantare del cavallo di legno, di quel
certo Odisseo che ebbe l'idea geniale di costruire un cavallo e se il cantore lo avesse
fatto sarebbe stato lui il testimone della sua bravura. Così il cantore inizio a cantare.
Il pubblico è quasi un coautore perché indirizza il canto. Quindi gli aedi avevano dei
loro repertorio ma cantavano anche su richiesta. Penelope dice di non cantare ma
non fa una proposta alternativa al cantore , qui invece Odisseo comanda di cambiare
il canto. Questa che può sembrare quasi una passività del cantore. In realtà non era
considerato così nella civiltà arcaica , anzi il poeta aveva la necessità prima di
iniziare il suo canto di rivolgersi alla musa. Il poeta di fatto fa da anello di
congiunzione tra questa verità del sapere della musa e il pubblico che ascolta. Lui
non ritiene di essere bravo e dotato, il suo privilegio è quello di essere stato
individuato dalla musa per trasmettere il vero.L'invocazione alla musa serviva per
fare capire a chi ascoltava che cosa stava per sentire. Era un modo per stabilire il
contatto con il pubblico.

CONTRASTO TRA EROI E GLI DEI Loro sono i protagonisti dei due poemi. L’EROE
→uno stadio intermedio tra l'uomo e la divinità in genere sono figli di una divinità, ma
non hanno l'immortalità.Forse è questa l'unica cosa che distingue gli eroi dagli
uomini. Tuttavia dopo la morte spesso si sono creati dei culti degli eroi, più l'eroe era
celebre (ad esempio Eracle) più questa figura veniva venerata. Ma soprattutto
dobbiamo uscire da una visione che ci caratterizza perché è della nostra stessa
società,ossia il fatto che per noi l’eroe è un personaggio positivo, tutti vogliono
essere eroi , perché abbiamo l’idea che l’eroe è connotato da valori moralmente
positivi (esempio il paladino ). Ci sono invece casi in cui gli eroi greci sono delle
bestie , sanguinari e spietati. Noi superficialmente diremmo che sono immorali , non
può essere definito eroe uno che fa così,ma dobbiamo uscire da questa prospettiva.
Gli eroi dell' epoca più che immorali sono pre morali cioè vivono in una dimensione
in cui la moralità è diversa da quella che noi intendiamo. “La diversità culturale è una
delle opinioni, non deve essere il primo punto per dare un giudizio che spesso è una
condanna, ma deve essere ciò che ci spinge a conoscere la diversità. “ M.Andreassi
Sono figure soprattutto che esprimono un io fortissimo che si deve necessariamente
affermare e manifestare. Gli eroi diventano anche PARADIGMI DI
COMPORTAMENTO. Un esempio testo n.3. Ettore è nel 22esimo canto dell' iliade in
cui avviene la battaglia tra Ettore e Achille. C'è un bel paragone all'inizio di questo
brano e dice che Ettore aspettava Achille così come un serpente gonfio nella sua
tana aspetta che venga il nemico per colpirlo. Ettore ha paura però. Monologo che
Omero mette sulle labbra di Ettore. Monologo che ci fa pensare a una introspezione
psicologica ma in realtà fa capire al pubblico quella che deve essere la maniera
corretta di comportarsi se si è un eroe! Ettore fa una serie di ipotesi, se passo la
porta Polidamante mi deriderà per questo mio ripensamento. Immagina il giudizio
degli altri, qui riemerge un meccanismo analizzato da uno studioso Erickson , ovvero
la CIVILTÀ DELLA VERGOGNA, si ha timore del giudizio degli altri e viviamo la
nostra identità come il risultato di un giudizio altrui. A questo tipo di società si oppone
la visione attuale del punto di vista antropologico cioè le CIVILTÀ DELLA COLPA,
ossia io mi giudico responsabile perché nella mia coscienza so di aver sbagliato. Ma
per i greci l'idea che qualcuno aveva di sé non era rilevante. Infatti si dava anche
tanto peso alla derisione. Ettore ha paura del giudizio degli altri, lui è un leader , tutto
il popolo sta nelle sue mani e c'è anche un attimo in cui lui merita la resa. Ma poi si
rende conto che è meglio lo scontro per vedere chi dei due Zeus desidera la gloria.
In realtà poco dopo Ettore si mette a scappare di fronte ad Achille che sta per
affrontarlo. C'è anche chi è l’opposto di Ettore , un personaggio bizzarro che fa
capire come non bisogna essere è TERSITE, un personaggio fuori dal canone.
Infatti tutti gli eroi dell' iliade sono tutti infinitamente belli e perfetti, lui invece è di una
bruttezza spaventosa , ma questo personaggio è l'opposto di quello che bisogna
essere. Siamo nel secondo canto dell'Iliade , Tersite interviene e parla in assemblea
come parlavano i più nobili. Personaggio che contesta il potere. Era zoppo con le
spalle curve. C’è un concetto che di chiama KALOKAGATHIA , kalos=bello
agathos=buono in senso morale, quindi l'esser bello e buono, vuol dire che in questa
cultura la mia nobiltà interiore non è un dato che rimane all'interno di me,ma si
manifesta con la bellezza esteriore , per questo gli dei e gli eroi sono sempre belli.
Questo personaggio è brutto esteriormente perché è brutto anche interiormente,
quindi riflette la sua meschinità interiore. Lui mette in discussione il potere dicendo
che Agamennone sta sbagliando tutto, fa un discorso che noi potremmo applaudire.
Gli eroi devono combattere e vincere il nemico, quindi se arriva questo pacifista,
questo personaggio non è idoneo e compatibile con quella cultura. Si rivolge ai suoi
compagni insultandoli di essere delle donne, lui prende anche le parti di Achille.Ma
dopo questo discorso non gli arriva l'applauso anzi si avvicinò il glorioso Ulisse e lo
stracciò. Gli altri scoppiarono a ridere di lui , benché afflitti. Non c'è solo la violenza
fisica subito dal contestatore ma viene coperto anche di risate e di derisione. La
risata è un modo per dire che la comunità ti ha messo da parte. Anche questo è un
modello da non seguire ma che serviva a fare comprendere quali erano i valori nei
quali identificarsi. MOMENTO DI RIFLESSIONE, momento in cui stanno parlando
Sarpedone e Glauco, si stanno scambiando delle idee e il primo dice “perché ci
considerano dei?” Noi siamo ammirati ma non per grazia ricevuta, ma perché ci
impegniamo in battaglia… Poi dice che “noi dobbiamo combattere e impegnarci in
battaglia perché dopo c'è solo la morte, quindi se vogliamo sopravvivere alla morte
fisica e garantire immortalità alla nostra gloria, l'unica cosa da fare e combattere,
morire e fare morire.” PRIMO BRANO CHE RIGUARDA ACHILLE TESTO NUMERO
6 Achille definisce Agamennone come uomo senza vergogna, di non aver pudore.
GERAS DONO→ durante le battaglia si spartivano il bottino, normalmente ripartito in
base al prestigio di ogni guerriero: comandanti avevano di più e i soldati semplici di
meno. C'era però un privilegio riservato a pochi: quello di ricevere un dono, la
comunità riteneva che il suo comandante si era talmente distinto che meritava di
avere un premio tutto suo, non spartito. Briseide era il dono che Achille aveva
ricevuto. Chiedere briseide non ha niente a che fare quindi dall' affetto ma è come se
la comunità toglie quella gloria e quel riconoscimento pubblico e priva di una parte di
identità il guerriero. Questo per Achille è inaccettabile. Ecco perché si oppone, non
c'entra dunque il legame sessuale tra l'eroe e la concubina.

LEZIONE 4

6 (B)9 canto dell’iliade: il rifiuto dei doni ‘riparatori’: qui troviamo un Achille che dice
cose molto belle, parole di chi ha deciso di rompere con il suo esercito, compagni,
con i valori. Personaggi che sono andati da Achille a portare i doni di Agamennone
anche una delle sue figlie. Egli risponde che i suoi doni sono odiosi e non li vuole; fa
un elogio alla vita dicendo che niente vale la vita per lui perché tutto si può avere,
conquistare ecc.. ma la vita se va via non si può riprendere ed è per questo che non
vuole più combattere. Achille quindi sceglie di tornare a casa, ma è una
provocazione. Dice poi qualcosa che assomiglia a ciò che disse Tersite cioè di
tornare a casa. Negazione del combattimento è la negazione del suo status di eroe.

6(C) 21 canto dell’iliade: l’uccisione dei Licaone: lui è il figlio di Priamo e Laotoe. Per
non essere ucciso va a supplicare Achille dicendo: ti scongiuro, abbi pietà, so che
Zeus mi odia e mi ha riconsegnato a te. Dice che non è proprio imparentato con
Ettore(ha ucciso il suo amico Patroclo), per salvarsi, ma Achille è spietato e gli dice
che non salverà nessuno e gli chiede perché piange se alla fine morire è il destino di
tutti quanti, anche di Achille. Achille quindi lo uccide spietatamente e essendo molto
arrabbiato, lo disonora e non lo seppellisce.

6(D)22 canto dell’iliade: l’uccisione di Ettore: Si parlano, Achille dice che ora è
tornato e lo ucciderà e Ettore lo supplica di restituire poi il suo corpo per far si che
sia seppellito dalla sua famiglia e dai Troiani. La risposta di Achille è terribile e dice
che lui mangerebbe la sua carne cruda(nella cultura greca il consumo del cibo non
cucinato era diventato un tratto caratteristico dei barbari, dei mostri). Quindi Achille
sta dicendo che è tornato in uno stato animalesco e non gli basta ucciderlo ma lo
divorerebbe, continua tornando dal tema dei cani e degli uccelli dicendo che gli
divoreranno il corpo. Allora Ettore capisce che non può più far niente e che niente
poteva piegare Achille perchè ha un cuore di ferro (espressione detta da achille a
Priamo perché egli è andato a chiedere il corpo di Ettore), Ettore prova anche a
spaventarlo dicendogli che si vendicherà da morto(ultime parole), Achille non si
spaventa e dice al suo cadavere ‘tu muori, accoglierò il mio destino quando sarà il
mio momento, ora è il tuo momento e sono fiero di essere io l'autore della tua morte’.
Dopodiché Achille strappa dal cadavere la lancia, gli tolse le armi insanguinate( chi
vince spoglia il nemico di tutte le armi). Poi tutti gli achei si avvicinarono e
ammirarono il cadavere, dalla sua bellezza, poi lo colpiscono. Momento più toccante:
Achille un po’ diverso, più civile e umanizzato, si pensa che questa parte sia scritta
dopo. Questo è il momento in cui Priamo arriva nella terra di Achille senza essere
visto dai Greci. Dialogo tra Achille e Priamo: quando Priamo fu accanto ad Achille gli
baciò le mani e Achille restò stupefatto. Priamo gli parla del fatto che lui è suo padre
e poi del padre di Achille e quindi Achille piange perchè vede nell’altro il suo dolore
(piange per il padre che è lontano da lui e anche per Priamo). Dopo fece alzare
Priamo e gli fa un discorso dicendogli che ha patito tante sventure e si è presentato
solo davanti all’uomo che ha ucciso tuo figlio e gli dice che ha il cuore di ferro. Poi
dice che non serve piangere perchè sono gli dei che hanno deciso che gli uomini
devono soffrire. Poi gli parla dicendogli che nella dimora di Zeus ci sono due orci che
danno ad ognuno di loro sia beni che mali e infatti a suo padre hanno dato tanti doni
ma poi gli hanno dato la sventura di un figlio, che è lui, che non è destinato a
regnare e a stare con lui ma a combattere ed avere una vita breve.E continua
dicendo che anche a Priamo erano capitate tante cose belle e tante ricchezze, ma
ora la sua sventura era di vedere le battaglie attorno alla sua città e suo figlio orto.
conclude dicendo che piangere su suo figlio non lo farà tornare il vita. Dietro questa
ultima frase c’è il principio della consapevolezza che solo gli dei possono essere
felici e della sopportazione che è quella capacità di non piegarsi sotto la sventura,
ma di fare un trampolino per risalire.

7. Ettore: il commiato da Andromaca e Astianatte [Iliade, 6.405-502] :Incontro con


sua moglie e suo figlio sulle mure di troia. Dialogo che sembra fatto da sordi perché lui
Ettore insiste sul dovere di combattere, sull’opinione che hanno gli altri, sulla necessità di
morire se c'è ne bisogno, mentre a lei non importa niente di questi valori e tocca le corde
della sensibilità. Si parlano ma raccontano due mondi diversi. 1 scena: Andromaca va ad
ettore piangendo, gli prende la mano e gli dice che presto resterà vedova e non ha pietà
del figlio piccolo, gli dice che Achille ha ucciso tutti e vuole che Ettore resti con lei perchè
per lei è tutto. Ma Ettore essendo un eroe non può rifiutare perché per lui l’opinione degli
altri conta di più della sua esistenza (paradosso) e quindi deve combattere per forza anche
se sa che morirà. Lui dice che pensa solo a lei fatta prigioniera e pensa a quello che
diranno i vincitori cioè che lei è sua moglie, dice che lui comunque lotterà fino alla fine.
Ettore si avvicina verso il figlio, ma il bambino si spaventa perchè non lo riconosce con
l’armatura addosso; questo è un momento dolce, poi lui si toglie l'elmo e prende suo figlio
in braccio e fa una preghiera a Zeus chiedendo che suo figlio fosse più forte di lui
cosicché gli altri possano dire che c’era qualcuno più forte di ettore ed era suo figlio. Poi si
rivolge alla moglie dicendo che la morte ci sarà ma lui si opporrà per sfuggire al destino.
Poi le dice di tornare alla tela e alla casa e che invece sono gli uomini che si devono
occupare della guerra. Lei lo fece, ma ogni volta si girava e piangeva e quando tornò a
casa vide le ancelle e in tutte suscitò il pianto, quindi tutte piangevano Ettore perché
sapevano sarebbe morto.

Dopo Ettore, un altro eroe è Odisseo che è meno eroico e prestante, non è
particolarmente alto, il suo corpo era leggermente tozzo, ma diversamente da altri
personaggi dell’Iliade persi nel mito ha una caratteristica cioè un tatto un po’ più stretto
con la storia e si vede quando deve scegliere tra la ninfa Calipso e Penelope.

8. Calipso e Penelope [Odissea, 5.148-227] : Il messaggero degli dei, Hermes, ha


appena comunicato a Calipso che deve lasciar partire Odisseo, e lei va da lui per
dargli la notizia e lo trova sulla riva a piangere e sembra quasi un’ombra. Calipso gli
dice di non piangere e che lo lascerà partire allora loro tornano indietro, consumano
il loro solito pasto; dopo Calipso provoca quasi Odisseo dicendogli che se voleva
subito tornare può farlo, ma dovrà passare anche tanti ostacoli prima di tornare da
lei; se invece resta con lei sarà immortale e poi dice che comunque lei è meglio di
Penelope. Lui gli risponde che sa tutto questo ma vuole tornare a casa sopportando
tutto quello che deve ancora passare perché ha un cuore paziente. Questo è un
Odisseo che mostra fedeltà e amore verso Penelope ai nostri occhi, ma non è
l’amore che in realtà lo fa tornare perché in realtà Calipso e Odisseo fanno
l’amore.Penelope e Clipso rappresentano due mondi: quello di Calipso è un mondo
di fantasia, mentre quello di Penelope è quello della storia e Odisseo ha scelto la
storia. Appartiene fortemente alla storia.

La métis di Odìsseo (a) Il Ciclope [Odissea, 9.362-414] : La qualità maggiore di


Odisseo è la METIS cioè la capacità con cui ti misuri alla storia. Comprende
l’intelligenza, la bellezza, la furbizia, l'esperienza, doni che solo Odisseo poteva avere.
Ci saranno momenti di pericolo o altri in cui non c’è dove la métis è fondamentale.
Esempio: Odisseo e l'incontro con il Ciclope ed è prigioniero e ha elaborato un
piano grazie alla sua métis, la sua intelligenza, cioè di accecare il ciclope e di
scappare. Odisseo stava raccontando ad Alcinoo ciò che gli successe col ciclope:
Odisseo dice al ciclope che lui si chiamava Nessuno e il ciclope dice che per ultimo
mangerà nessuno, il ciclope era ubriaco e ad un certo punto cade atterra, quindi lui
prende il palo d’ulivo, lo infuoca e dice che spinto da un dio, incoraggia i suoi
compagni e insieme lo conficcano nell’occhio del ciclope. Il ciclope si sveglia
gridando e si toglie il palo dall’occhio, poi chiama gli altri ciclopi che gli chiedono
cosa fosse successo Polifemo risponde che era stato Nessuno a fare questo e quindi
gli altri pensano che, siccome non era stato nessuno, egli avrebbe dovuto prendersela
col padre Posidone. Intanto Odisseo rideva perché la sua astuzia e il suo nome
l’avevano ingannato. In questo episodio la métis salva Odisseo da una situazione
pericolosa.
(b) Nausicaa [Odissea, 6.137-185] : altro episodio dove Odisseo si trova davanti una
ragazza tranquilla che è Nausicaa, la figlia di Alcinoo. Egli arriva su un’altra isola,
sta uscendo da un cespuglio e si trova davanti Nausicaa e le sue ancelle che
stanno giocando a palla. Esse vedono Odisseo,si spaventano e fuggono tranne
Nausicaa; Atena le mise coraggio e le tolse il terrore. Odisseo non seppe che fare:
se implorare la ragazza e prenderla dalle ginocchia o pregarla con dolci parole; egli
decide di rivolgersi a lei da lontano, quindi non c’è il contatto fisico perciò lui
dev’essere bravo a costruire un discorso e le chiese se è un dio o una donna e le
dice che assomiglia ad Artemide e dice beato colui che la sposerà. Dopo le chiede
di avere pietà perché non ha nessuno tranne lei. Odisseo con questo discorso
riesce a convincerla e viene ospitato da Alcinoo. (Lei alla fine si innamora di
Odisseo)

(c) Circe [Odissea, 10.210-243, 275-347]: incontro con la maga Circe più pericoloso e
inquietante. Racconta ad Alcinoo che arrivato in quest’isola manda i suoi amici a vedere
se ci fosse qualcuno e c’erano le case di Circe e attorno lupi e leoni stregati da lei e
dentro c’era lei che cantava; poi uscì e li fece accomodare, offrì loro tanto cibo e vino di
Pramno, ma all’interno aveva messo qualche filtro che fece perdere loro la memoria e
dopodichè con la sua bacchetta li trasformò in porci. Poi uno di loro cioè Euriloco era
riuscito a tornare da lui e quando stava andando dalla maga circe, incontra Hermes e gli
chiede se fosse venuto a salvare i suoi compagni, gli dice di sì e lui gli da un’erba che
l’avrebbe protetto dalla magia di Circe. (quindi viene aiutato) Dopo Odisseo si reca alla
casa della maga Circe, lei lo sente e anche qui lo invita ad entrare, gli prepara una
bevanda con un farmaco e glielo fa bere. Non lo stregò e dice che Circe prova a colpirlo
con la bacchetta e gli dice di andare nel porcile con i suoi compagni, ma non succede
niente; quindi Odisseo estrae una lama e la colpisce. Circe chiede come fa e capisce che è
Odisseo perche solo lui può resistere alla sua magia; allora ci prova con il sesso, ma
Odisseo non ci casca e gli dice che se vuole che vada con lei, doveva fare il gran
giuramento di non far altre cose maligne su di lui, lei giura e quindi Odisseo va con lei.
Questo istituisce un rapporto di fiducia tra loro

(d) Le Sirene [Odissea, 12.166-200]; le sirene per i Greci erano donne uccello, erano
minacciose e il loro canto era vitale, il saper riprodurre le voci degli uccelli era
fondamentale. Odisseo si imbatte in questa isola dove ci sono le sirene che con il loro
canto avvicinano i naviganti; quindi Odisseo chiede aiuto a Circe un modo per non
essere attratto dal canto delle sirene.

20/10/2022

Le sirene erano figure molto pericolose, donne uccello. Vivevano su un’isola. Attiravano
attraverso il canto melodioso tutti i naviganti.
Odisseo seguendo i consigli di Circe sa come deve comportarsi. Racconta al re Alcinoo che
aveva preparato una cera da spalmare sulle orecchie dei suoi compagni, mentre lui si fa
legare. Poi c’è il canto delle sirene, Odisseo parla del loro repertorio. Le sirene si presentano
come delle muse, vanno a sollecitare il suo punto debole. Lo invitano a venire lì, iniziandolo
a incensare. Viene sottolineata la dimensione della conoscenza, loro si presentano come
depositarie del sapere. Odisseo, infatti, dice che era terribilmente attratto da questo canto.
Odisseo con i suoi compagni è l’unico equipaggio che riesce a resistere alle Sirene.
Psicologia omerica. I personaggi omerici hanno tutti un ego smisurato, ma non hanno un
concetto ben definito di coscienza, di altro da sé, sembrano avere le idee molto più confuse.
La consapevolezza della propria coscienza li porta a ritenere che ciò che fanno non è l’esito
di un pensiero autonomo, ma è la spinta di un organo interno (tumòs) o da parte degli dèi.
10 (a) c’è l’ambasceria da Achille che lo vuole convincere a tornare a combattere. Sta
parlando Fenice, il più anziano dei 3. Gli dice di piegare il suo cuore (tumòs) agli dèi.
(b) Patroclo, nonostante Achille gli avesse detto di non battersi contro i Troiani, lui lo fa. Non
è Patroclo che decide, ma è Zeus che gli da il coraggio e lo fa combattere. Volontà divina che
piega il volere umano.
(c) Agamennone fa la sua apologia, chiede scusa quasi, ai suoi compagni per avere litigato
con Achille. Dice ad Achille e agli compagni di comprendere bene le sue parole, dice di non
essere lui il colpevole, ma sono delle forze occulte che lo hanno spinto. Ate, personificazione
dell’accecamento (dal verbo ao), è figlia di Zeus.

Gli dèi di Omero sono molto umani, detti antropomorfi. Ciò che li distingue dagli uomini è
l’immortalità. Gli dèi non sono propriamente onnipotenti.
11 (a) gli eserciti si confrontano. Zeus prende una bilancia d’oro e pasa i destini dei due
eserciti. La bilancia decreta che i Danai perderanno. Scaglia un lampo infuocato.
(b) stessa azione di Zeus. Ma in questo caso pesa i destini di Ettore e Achille. Zeus certifica
soltanto ciò che è stato deciso da una forza superiore anche agli dèi.

12 ) le divinità a questo potere, a questa forza devono soccombere. Siamo nel 16° canto
dell’Iliade. Scena di Patroclo che si sta scontrando con Sarpèdone. Era deciso già che
Sarpèdone doveva morire. Zeus assiste alla sua morte, soffre perché è suo figlio. Vorrebbe
salvarlo. Era lo distoglie. Gli dice che Sarpèdone è un mortale ed è già destinato a morire.
Quindi Zeus non può nulla, perché già una forza ha deciso per lui. E poi non sarebbe
neanche corretto salvarlo nei confronti delle altre divinità, in quanto anche loro hanno dei
cari che vorrebbero salvare, e si creerebbe un precedente. Gli dice di lasciare che il destino si
compia, e di mandare Thanatos, per avere una degna sepoltura. Questo è il loro potere.

13) siamo all’inizio dell’Iliade, Achille è stato disonorato, gli è stata tolta Briseide. Teti va da
Zeus per chiedere di ostacolare l’esercito dei Greci. Lo inizia a implorare, gli abbraccia le
ginocchia. Zeus rimane stranamente zitto. Diventa una scena quasi imbarazzante. Zeus allora
le parla. Teme che Era possa arrabbiarsi con lui, perché lei protegge i Greci. Zeus torna a
casa. Ad Era non sfugge quello che è successo, lo rimprovera. Zeus gli dice che non può
prevedere tutti i suoi pensieri. Era ha capito che Teti ha cercato di convincerlo. Però poi alla
fine subisce il maschilismo del marito. Sembra un quadretto di vita quotidiana.

14) Era e Zeus fanno l’amore. Diòs apàte (l’inganno del dio). Era vuole manovrare Zeus per
difendere i Greci. Per ingannarlo, lo seduce, per poi farlo addormentare. Assistiamo alla
toilette di Era. Era va a chiamare Afrodite per chiederle aiuto. Afrodite si rende disponibile.
Le chiede l’amore, il desiderio. Afrodite le da la sua fascia che ha un potere di seduzione
straordinario.

La lingua dei poemi omerici non si è mai parlata, ma è basata soprattutto sul dialetto dorico.
È presente la formularietà. Molti flashback. Sono presenti delle scene tipiche che si ripetono
nel corso dell’opera omerica. Una delle scene tipiche è quella della vestizione dell’eroe. In
tutte e 4 le scene 15 (a-b-c-d) si ripetono le stesse azioni. Può variare nella dilatazione del
racconto in base all’importanza dell’eroe e al valore dimostrato.
Un altro meccanismo narrativo nei poemi omerici sono le similitudini. Sono molto presenti
perché servivano a rendere più comprensibile il contenuto della narrazione. La similitudine
era con qualcosa che doveva essere molto familiare al pubblico.
16 (a) Odisseo che si avvicina a Nausicaa, similitudine con un leone. Ci fa capire anche la
regressione di Odisseo che è diventato come un animale.
(b) i troiani simili alle gru, che fanno rumore quando volano. Gli Achei invece arrivano in
silenzio, come il vento fa scendere la nebbia.

Le descrizioni (ècfrasis) molto dettagliate servono a far conoscere dei dati culturali, a
trasmettere dei saperi.
17 Efesto costruisce nuove armi per Achille. Grande descrizione dello scudo. Da informazioni
culturali. Sullo scudo sono raffigurate due città, una che vive in pace, una che vive in guerra.
Su quella che vive in pace ci sono banchetti, ed è rappresentato un processo (ci da l’idea di
giustizia) in cui c’è stato un omicidio. La giustizia consisteva nella vendetta personale nell’età
arcaica. In una fase intermedia invece, chi aveva sbagliato, doveva pagare un indennizzo alla
famiglia. Probabilmente quello narrato, è il primo processo della storia. Sullo scudo di Achille
viene raffigurata anche una scena di vita campestre.

ESIODO
È un nome storico, realmente esistito. Abbiamo anche notizie biografiche. È vissuto nella
prima metà dell’8° secolo, in una località in Beozia, Ascra. Suo padre veniva da Cuma, sulle
coste dell’Asia Minore, poi si è spostato ad Ascra. Dunque Esiodo è figlio di migranti, periodo
della seconda colonizzazione (alcuni come il padre si Esiodo si fermavano a metà strada).
Esiodo è un cantore, che canta due valori nuovi: la giustizia e il lavoro. Valori nuovi rispetto al
mondo omerico. Giustizia che viene dagli dèi, Zeus è il garante. Il lavoro non era ben visto
nella società aristocratica. Esiodo utilizza la forma del genere epico, per inserire contenuti
diversi da quelli di Omero. Ciò che lui dice di sé potrebbe essere anche inventato, un gioco
letterario, un topos. Poeta che si basa sull’oralità.
1) Appello al fratello Perse. Ci da un orientamento sociologico ben definito. Perse voleva
di più dell’eredità. I re mangiatori di doni, in quella società, erano figure
aristocratiche che gestivano il patrimonio, tramandandosi nella loro casta il sapere
sulla giustizia. Questi re sono facilmente corruttibili. Esiodo pur condannando questa
casta, non chiede una rivoluzione, pretende solo il rispetto della giustizia. Perse cerca
di corrompere i giudici.
2) Si parla delle origini di Esiodo. Da al fratello dei consigli sulla navigazione. Il padre di
Eiodo si stabilì ad Ascra
3) Racconta al fratello di aver fatto un unico viaggio per mare, da Aulide a Calcide. In
un’epoca precedente c’era stato un conflitto tra le due città, uno degli eroi più bravi
fu Anfidamante. In suo onore furono istituite delle gare. Esiodo andò per questa gara,
ottenne un premio che dedica alle Muse che gli hanno dato il sapere. La sua poesia
ha una funzione importante, trasmettere i valori etici a chi ascolta.

TEOGONIA
Teogonia significa nascita degli dèi. È molto breve rispetto ai poemi omerici. Non è un’opera
religiosa. I Greci non hanno un loro testo di rivelazione, come nel mondo cristiano può
essere la Bibbia. Omero spesso racconta la genealogia degli eroi, Esiodo racconta quella degli
dèi. Racconta, descrive, non vuole spiegare. Ha una prima parte, un proemio, che ha circa
cento versi. Poi c’è la teogonia, che arriva al verso 900. Gli ultimi versi sono dedicati alle
spose di Zeus.

4) Inizio della teogonia e investitura poetica. Il poeta menziona sé stesso in terza


persona. Omero non si è mai menzionato. Questo fa capire la soggettività di questa
poesia. Poeta che si trova a portare le pecore al pascolo, non si trova in una corte. Le
Muse dicono di poter dire anche menzogne. Qui viene la bravura dell’aedo, nel saper
distinguere il vero, dalla menzogna simile al vero. Il poeta inizia a diventare
consapevole del suo ruolo. Lo scettro è quello che conferisce il diritto di parola.

25/10/2022

Teogonia: rilevante per il ruolo del poeta diverso rispetto che in Omero.

Testo 5: invocazione alle Muse: introdotto il tema del canto del poeta. “Cantatemi, o
Muse, che abitate le olimpie dimore, fin dal principio, e ditemi quale per primo
nacque di loro”: affermazione che permette al racconto di cominciare (testo 6) Testo
che ha risentito di influssi culturali che veniva anche da fuori della Grecia, ha subito
sicuramente l'influsso di teogonie o cosmogonie formate nel vicino Oriente; il padre
era originario dell’Asia Minore. Nel suo discorso cosmogonico e teogorico Esiodo
inserisce dati tipicamente greci, come il ruolo della "Gaia" la terra non presente nelle
altre teogonie. Soprattutto è molto greco il principio del caos (sta leggendo il testo
6): primo fra tutti ci fu il caos, poi viene nominata Gaia ed Eros(divinità fortissima),
che rompe le membra cioè distrugge il corpo (malattia). Il concetto di caos è
tipicamente greco e viene dal verbo "casco= stare con la bocca aperta,inghiottire" ,
indica l'elemento da cui tutto deriva, ma non perché il caos ha generato qualcosa,
bensì rappresenta il vuoto, il nulla che fa da linea di partenza del momento in cui si
inizia a manifestare la creazione del cosmo: il primo elemento che si manifesta dopo
questo vuoto totale, il caos, è "Gaia", la terra. Ciò che accade (lo vedremo nel 7)
dopo è una successione dinastica, inquietante per certi aspetti, con violenza e azioni
sanguinarie, che porterà alla fine di questa successione, ad avere un equilibrio
garantito da Zeus, che diventa il garante dell’ordine, di un ordine che non esiste da
sempre, come potrebbe essere per molte religioni monoteistiche (come quella
cristiana). È un ordine a cui si arriva, che non esiste da sempre ma che durerà per
sempre, garantito per sempre da Zeus. Presuppone un processo di violenza.

7: Esiodo narra che GAIA, generata dal nulla, per prima generò simile a sé il cielo
(Urano stellato)senza nessun incontro, e poi una serie di elementi menzionati subito
dopo. Dopo giacendo con Urano generò Oceano (altri elementi naturali che nascono
dall'incontro tra Gaia e Urano),nomica altri nomi, figure che sono i Titani: la prima
generazione degli dei. L'ultimo dei titani è Crono, il più tremendo dei figli di Urano.
Lui prende in odio i suoi figli, infatti appena uno di loro nasceva, lui lo affondava
sotto terra, dentro Gaia che si doleva stipata (figli rinchiusi dentro lei). Allora Gaia
escogitò un artificio malvagio e astuto(ruolo della figura femminile): fabbricò una
grande falce e si rivolse ai suoi figli chiedendo aiuto, nessuno si schiera con lei tranne
Crono, l’ultimo nato che prende coraggio e si offre di aiutarla. Gaia gioì e lo pose
nascosto in agguato, gli diede in mano la falce dai denti aguzzi e ordinò l'inganno. Il
cielo, Urano,portò la notte e si stese (accoppiamento) su tutta la terra, Gaia, in cerca
di amore→ MOMENTO FATALE PER URANO. Allora il figlio Crono si sporse
dall’agguato con la mano sinistra e con la mano destra prese la falce e taglió con
forza i genitali del padre e li buttò via. Da questo momento in poi non c'è più
fertilità da parte sua, non c’è più accoppiamento tra Urano e Gaia. Gaia però non
perde tutte le gocce che sprizzano da questa mutilazione, conserva i semi di questi
genitali, e col tempo genera Erinni potenti e i grandi Giganti, le Ninfe. Dopo averli
tagliati furono gettati nel mare e portati al largo, si crea una spuma e da questa
nacque Afrodite (in greco vuol dire "schiuma"). (b) Passa il tempo e Rea, sorella di
Crono, si unisce a lui e partì illustri figli (gli dei più famosi,Istie, Demetra, Era,Ade,
Poseidone, Zeus che è il più importante- padre degli dei e degli uomini). Ma il
grande Crono li divorava appena Afrodite partoriva(natura sanguinaria da parte di
Crono o Saturno)e escogitò ciò così che nessuno dei discendenti di Urano avesse il
potere regale-non voleva perdere il suo potere. Sempre in sospetto divorava i suoi
figli e Rea soffre come soffriva Gaia, si rivolge a sua madre e suo padre, Gaia e
Urano, quando sta per partorire Zeus e chiede un consiglio per poter nascondere il
suo parto. Loro rivelano quanto era fissato dal fato circa Crono; la mandano a Lieto,
nel paese di Creta, affinché potesse partorire il suo ultimo figlio, Zeus. Rea diede a
Crono, figlio di Urano, una pietra avvolta in fasce, come se fosse un neonato, che la
inghiottì e suo figlio continuò a crescere, Zeus. Così Zeus crebbe e obbligò Crono a
risputare i figli che aveva ingoiato, per prima uscì la pietra che aveva inghiottito.
Questa pietra si trova a Pito, a Delfi, ed è meraviglia degli immortali. Nel dente di
Apollo c’era questa pietra considerata l’ombelico del mondo, che secondo il mito era
la pietra inghiottita da Crono.

Una volta che Zeus ha liberato i suoi fratelli, ha preso il potere, ha spodestato suo
padre, fa delle operazioni per ristabilire giustizia. Tra queste operazioni vi è la
punizione di Prometeo che è quella che ha avuto più fortuna nella letteratura: figlio
di Giapeto, titano, che aveva rubato il fuoco che Zeus aveva sottratto agli uomini,
dandolo di nuovo agli uomini. Questo gesto, filantropia di Prometeo, gli costò caro:
fu legato nell’estremo nord, ad una roccia su una montagna e un rapace ogni giorno
gli mangiava il fegato che gli cresceva di notte→ supplizio a cui fu condannato e che
poi fu salvato da Era, eroe per antonomasia. Questa vicenda ha inizio con un
episodio narrato nella Teogonia. testo 8: si parla di una contesa tra dei e uomini,
unico passo in cui si menziona l'uomo, la teogonia è priva di umanità, tranne in
questo episodio. Gli dei e gli uomini decidevano una contesa a Mecone e Prometeo
aveva diviso un bue di notevoli dimensioni (sacrificio) e cercando di ingannare Zeus,
aveva messo sotto la pelle dell’animale, che probabilmente non aveva molto valore,
le carni e le viscere piene di grasso; mentre per gli dei aveva preparato delle ossa
coperte da grasso, quindi apparentemente sembrava un boccone prelibato, ma in
realtà erano ossa coperte da un po’ di grasso. Zeus dice a Prometeo che aveva diviso
iniquamente le parti dell’animale. Allora Prometeo, che voleva ingannarlo, disse a
Zeus di scegliere quale parte preferisse, Zeus riconobbe l'inganno e prese proprio la
porzione più scadente. Accortosi dell’inganno, sottrasse agli uomini il fuoco, ma
Prometeo lo ingannò ancora rubando una scintilla di fuoco. Zeus soffrì molto per
questo furto, e causò un malanno per gli uomini. Da qui si salda la storia di Pandora
che diventa la punizione per gli uomini, i quali saranno puniti con l'invio della prima
donna (Pandora).

La teogonia prosegue dopo queste azioni e dopo che Zeus ha ristabilito l’ordine; c'è
uno scontro (fig 12), vi è lo scontro tra prima(titani e Crono) e seconda( Zeus con
tutti suoi alleati) generazione di Titani (titanomachia); lo scontro è apocalittico, è
caotico, uno scontro tra elementi del mondo che si confondono; vince Zeus. La
teogonia fa il catalogo delle spose di Zeus. Il primo è quello con
Metis(personificazione della saggezza, cortezza): la quale è incinta di Atena, ma Zeus
ha un'idea che è quasi un ricordo ancestrale di quello che faceva suo padre: pensa
bene di inghiottire Metis ma lo fa perchè vuole che la saggezza-Metis- sia parte di sé
stesso. (Come Achille che dice ad Ettore “ti odio al punto tale che ti mangerei"- Atto
crudele). Atena che era nel corpo di Metis nasce ugualmente, ma dalla testa di
Zeus(figura 13).Atena sarà sempre dalla parte del padre perché appunto generata da
lui. Altro matrimonio è quello con Temi, personificazione del diritto e della giustizia
nel senso più elevato del termine. Da questo matrimonio Zeus genera altre figure
simboliche come Dike ( giustizia più terrena del tribunali),Eunomia(disciplina)
Eirene(pace). L'ultima delle spose sarà Era. Questo è l’ordine finale destinato a
durare per sempre; Zeus diventa il garante della giustizia.

9.Le opere e i giorni: Opera particolare, in cui il tema della giustizia si salda con il
tema del lavoro, anche nei campi, cosa nuova per il genere epico, gli uomini di
Omero non lavoravano la terra, ci pensavano gli schiavi. Esiodo valorizza invece
l'attività nei campi, che si stava diffondendo nella società, attraverso le forme
poetiche dell'epica, forma aristocratica. Le opere e i giorni sono brevi rispetto alla
teogonia, 800 versi, si spiega le origini della necessità di lavorare nella prima parte
mentre nella 2 parte tecnicamente si spiega come lavorare e i giorni sconsigliati per
fare e non determinate attività. Il poemetto si apre con l'invocazione alle muse, (di
Pieria= regione a nord dell'olimpo tra Tessaglia e Macedonia, e non vengono
invocate quelle del monte di Elicona-questo perchè è diverso il pubblico a cui
Esiodo si rivolge. Uno studioso dice di aver trovato in un tempio dedicato alle muse,
vicino al monte Elicona, una copia delle opere e i giorni priva del proemio, il che ci
fa pensare che questo fosse una parte mobile cioè poteva variare a seconda delle
occasioni del pubblico che Esiodo aveva.) Sembra che il tema delle opere e dei giorni
sia Zeus e non il lavoro;questa esaltazione è funzionale per indicare Zeus come
garante della giustizia, far capire fin da subito che tutto discende da lui. Perse è il
fratello a cui vuole spiegare come bisogna comportarsi.

Subito dopo questi versi introduce una figura, la contesa, la Eris, che forse ci può
aiutare a farci capire quale tra Teogonie e Opere e i Giorni è stato composto prima.

10. c’è sia il passo della teogonia(A)e sia quello delle opere e i giorni(B). In entrambi
i passi si parla della ERIS, cioè la DISCORDIA, CONTESA:nella teogonia si dice
che la eris è una sola,piuttosto negativa, è un elenco di tutte le varie figure generate
dalla notte, la vecchiaia,l’amore,l’inganno, la contesa. Ma nel secondo passo Esiodo
parlerà di due erides e quindi precisa questa cosa in un secondo momento, questo
passo è successivo a quello della teogonia. Dunque si pensa che la Teogonia sia stata
scritta prima, e dopo nelle opere e i giorni abbia spiegato meglio il concetto della
eris. Dice nelle opere e i giorni che ci sono due erides(contese) che hanno due
indole diverse: una è crudele,favorisce guerra cattiva e discordia; l’altra è migliore
perché risveglia al lavoro anche chi è pigro, è una contesa funzionale a migliorare
sempre di più nell'attività dei campi.

Subito dopo questa precisazione e ad indicare a Perse quello che doveva seguire,c’è
l’apostrofe a Perse:’è l’invito a Perse ad accettare la necessità del lavoro e porta
Esiodo a raccontare il mito di Pandora: ricorda quello di Eva nella cultura cristiana,
ma mentre Eva è la causa del male.In Esiodo Pandora è l'effetto del male, non la
causa: è la punizione degli uomini. (creazione della donna in una società misogina).

11.Passo della teogonia e passo delle opere e i giorni. Testo Pandora:(precisione: in


ottica civile, può sembrare persino fastidioso per il risentimento contro il genere
femminile. Oggi non è stata accantonata, ma mediamente siamo andati avanti.
Invece in questa società contadina la donna è un male necessario, non ha una sua
collocazione nella società. Era una bocca da sfamare, era un costante rischio di
scredito per gli uomini, era una società che si basava sul giudizio degli altri, quindi la
donna era pericolosa. Vi era una netta separazione culturale di genere tra uomo e
donna, persino nella stessa casa. Ricordiamo la dimensione storico sociale).Nella
teogonia Esiodo dice che da Pandora, plasmata da Prometeo, provengono le nefaste,
la stirpe e la razza della donna, sono viste come parassita perché stanno vicine non
nel momento del bisogno ma solo nella ricchezza, nel benessere. È stato un malanno
di Zeus, se qualcuno decide di non sposarsi giunge alla vecchiaia non avrà nessuno
che lo cura (cioè non ci sarà la donna, vista come una sorta di badante), inoltre non
avendo moglie non può avere figli ereditari e la ricchezza viene data a parenti lontani.
Se ha un buon carattere alla fine il male della donna è compensato dal bene. La
figura della donna è vista in termini casi negativi non tanto per il risentimento verso
il genere femminile, ma perché la donna rappresenta la punizione di Zeus, quindi
l'oggetto è spietato, quindi la figura è decisamente negativa. Passo B: descritto il
processo di creazione di Pandora, come se fosse uscita da un laboratorio. Gli dei
convocati da Zeus si riuniscono, Mefesto formò dalla terra un’immagine simile a
vergine casta, venne plasmata. La dea Atena la cinse e l’adornò, ecc...La creano e la
rendono bella; l’ultimo tocco è che nel suo petto il dio Hermes pone parole
ingannevoli, bugie e scaltri costumi come voleva Zeus, egli le da la voce e la chiama
Pandora perché fu data come dono dagli dei agli uomini; vuol dire dono di tutti
oppure inteso come tutti i doni cioè migliori qualità. Questa donna deve essere
consegnata da Epimeteo, è il fratello "stupido" di Prometeo (Metis: pensiero. Epi: È
colui che pensa dopo, troppo tardi). Zeus manda ad Epimeteo questa creatura
tramite Hermes. Epimeteo non fece attenzione alle parole di Prometeo, il quale lo
avvisò di rimandare indietro i doni di Zeus, ma egli accolse Pandora ma capì tardi di
ciò che aveva ricevuto. Prima la stirpe degli uomini era una condizione paradisiaca,
ma la donna arriva e solleva il coperchio di questo orcio che nel racconto di Esiodo
sembra essere spuntato dal nulla; gli studiosi dicono che il mito era così noto che
non c'era bisogno di spiegarlo. Nell’orcio rimase solo la speranza =si pensa che sia
rimasta dentro perchè Pandora ha chiuso il coperchio; secondo alcuni è un bene
poiché gli uomini circondati dal male possono ancora sperare. Mentre per altri è
negativa, perché è una speranza che non riceverà mai risultato, ci illude solo che le
cose possano migliorare, ma non migliorano. Tutta la storia di Pandora è ricondotta
alla punizione che Zeus manda agli uomini.

12.Altro mito che ha avuto molta fortuna letteraria: spiega le origini dell'infelicità
umana e lo fa immaginando una successione di età, stirpi, generazioni che va sempre
verso il peggio. Si parte dall'età dell'oro per poi scendere di livello, fino alla stirpe del
ferro, quella peggiore. Questo è interessante perché nella teogonia si ha uno sviluppo
progressivo (dalla violenza alla giustizia di Zeus), qui invece c’è un ordine regressivo,
da età splendida a regressione umana. C'è una fase intermedia chiamata stirpe
dell’età degli eroi in cui la regressione si ferma quindi la fase è positiva. dopo la 3
stirpe Zeus fece la stirpe divina degli eroi (la quarta), molti di loro furono uccisi ma
quelli sopravvissuti Zeus li portò nelle isole dei beati, lontano dagli affanni. Esiodo
salva quindi il patrimonio mitologico e storico della civiltà greca:dice che c’è stato un
degrado, una parentesi, ma adesso c’è la stirpe degli eroi. B: dopo di loro ci siamo
noi, l'età del ferro che(5 stirpe) è la peggiore.Queste età si succedono in maniera
ciclica. Zeus distruggerà anche questa stirpe quando nascendo avranno già bianche
le tempie e allora i padri e i figli non si assomiglieranno più; ci sarà sempre più
degrado e sarà allora che gli uomini saranno abbandonati a loro stessi. Questo mito
spiega come l’umanità arriva al degrado che è cominciato con Pandora e con il
lavoro.

Da questo mito, Esiodo si sposta con una tecnica associativa cioè associando
un’immagine all’altra, sul tema della giustizia e dell'ingiustizia presenti nella
descrizione della stirpe del ferro, si passa ad una favola: Ainos.

13. Troviamo la prima favola della letteratura occidentale, quella dello sparviero e
dell'usignolo. Interpretata in varie maniere, ma sicuramente Esiodo manda un
messaggio al fratello e al pubblico sul tema della giustizia. Questa favola parla di uno
sparviero che aveva catturato un usignolo(secondo alcuni è Esiodo che ha dovuto
affrontare i soprusi e i giudici corrotti) lo tiene stretto, questo si dispera e lo
sparviero lo rimprovera dicendo che lui lo tiene forte e questo usignolo o verrà
mangiato oppure lo lascerà andare ed è stupido chi pensa di poter contrapporsi ad
uno più forte→ logica del più forte, criminale di soppraffazione a cui Esiodo si
vuole opporre con la giistizia. Infatti dice a Perse di ascoltare la giustizia e non la
violenza che è dannosa al mortale; la giustizia riesce a sopraffare la violenza e i tempi
della giustizia ha tempi diversi e più lunghi da quelli che noi speriamo quindi bisogna
aspettare. Chi riflette e attende ha maggiori benefici, rispetto a chi non lo fa e ha
tentato.

Dopo questa favola che sostiene l’importanza della giustizia e i suoi tempi, Esiodo
descrive due città: una che vive nella giustizia e l'altra nell'ingiustizia.

Poi cominciano le descrizioni delle attività nei campi che comportano anche delle
descrizioni suggestive della natura. P.14- racconta la natura in inverno, animali
infreddoliti, uomini che soffrono e trovano riparo nelle case, ecc..E’ una descrizione
poeticamente bella ma che serve ad Esiodo per parlare di una cultura che definisce il
suo tempo non secondo il calendario, ,ma in base alle attività, per organizzare il
lavoro.

15. Descrizione dell'estate mediterraneo: il caldo che fiorisce nella stagione d'estate.
Ripresa poi da Alcèo nel simposio nel punto b.

16.Ci sono consigli concreti per suo fratello per evitare la cattiva reputazione (ancora
una volta torna la mentalitá misogina). Dice "devi sposare una donna vergine perché
tu possa insegnarle buoni costumi", una bambina che deve essere educata. "Sposa
quella che abita vicino a te" cioè della tua città "per non sposare lo scherno dei
vicini"una donna del posto conosce il comportamento del posto, mentre una che
viene da fuori potrebbe rovinarti la reputazione.

17. dedicata ai giorni più adatti. Nel 6 giorno del mese, è adatto per generare un
figlio maschio, figlio che però nascerebbe menzognero.

CAMBIO ARGOMENTO: LIRICA GRECA

Altro ambito letterario: lirica greca, prevede dei sottogeneri(Poesia giambica..).


Differenze tra lirica antica e moderna e contemporanea:

Funzione: la poesia lirica arcaica ha funzione pragmatica cioè funzionale a qualcosa


di concreto. Il poeta contemporaneo ha bisogno personale di esprimere un pensiero
personale, una visione del mondo. Mentre i poeti antichi non sono "poeti di
professione", quando compongono i loro versi, vogliono spingere qualcuno a fare
qualcosa, progettare qualcosa; c'è sempre uno scopo preciso. Il pubblico: il poeta
moderno ha un pubblico di lettori sconosciuto, non saprà mai chi leggerà i suoi testi.
Il poeta greco invece ha un pubblico fisicamente presente davanti al poeta. Per la
poesia lirica è molto ristretto, quasi sempre è il pubblico del simposio; quindi è una
poesia dal vivo. Oggi somigliano a questi autori i cantautori, che hanno un pubblico
con cui interagire. Altra differenza: la presenza della musica. La nostra società è figlia
di questo divorzio tra parola e musica, oggi il testo poetico è scritto e recitato, senza
musica. Mentre nell'antica Grecia la poesia era strettamente collegata con la musica,
non esiste poesia senza musica. Purtroppo a noi è giunto solo il testo. Abbiamo testi
straordinari ma non la musica. (Ci sono degli studi che si occupano di recuperare la
musica ma è un'impresa ardua). È una poesia che viaggia sui binari dell’oralità: non
c'è forma scritta e non c'è neppure il principio del "copyright" , diritto d'autore. Non
esiste paternità delle liriche. La poesia moderna è una poesia in cui l'Io coincide col
poeta, questo vale anche con la poesia greca antica ma con delle differenze. A volte
c'è la strategia della "persona loquens"cioè l'autore interpreta il ruolo di un'altra
persona all'interno del gioco poetico, cioè è come se l'io diventa un "noi", parla a
nome della collettività. Dunque è sbagliato pensare che l'autore voglia manifestare il
suo ego: Quasimodo ad esempio fece una traduzione errata di molte liriche, seppur
bellissime e premiate, greche in modo errato pensando che questo io, ego, fosse un
"noi", o un "io" diverso dall' io" del poeta.

GIAMBO- ricordiamo che il giambo ed epica coesistono. Non rappresentano due


epoche diverse ma si sovrappongono, infatti il giambo spesso riprende molti versi
epici. Il contesto del giambo è il Simposio: "momento in cui si beveva insieme"-
momento successivo ai pasti lunghi, in cui si riuniva un gruppo ristretto di persone
maschi la maggior parte delle volte e dello stesso ceto sociale, meno di 10 persone.
Era una situazione ritualizzata in cui si facevano anche offerte agli dei. I simposiasti,
(sdraiati sui "crinali", divanetti) in quel contesto del simposio facevano giochi e
cantavano. Era un canto ben preciso che seguiva regole a seconda del contesto:
poteva essere più violento, come il giambo, o più celebrativo ed elevato come l'elegia.
Tutti cantavano: quindi anche colui che compone faceva parte del simposio e
cantava assieme agli altri. Il canto, la musica, l’Amore (eros) e il vino (ebbrezza)
avevano un ruolo importante, spesso si mescolavano : le uniche presenze femminili
erano le Tere che suonavano strumenti (es. Flauto), e avevano anche un ruolo di
prostitute. La dimensione amorosa sia in senso fisico ed emotivo aveva un ruolo
importante. C'era una forte componente omosessuale nel simposio, nella cultura
greca i rapporti non erano disciplinati dalla differenza di genere ma dalla differenza
di ruolo sia in termini sessuali (dominazione/dominante) legati ad esempio in
termini di età, di estrazione sociale (es. Uomo domina il ragazzo, il ricco domina il
povero). L'adulto che corteggiava il ragazzo per avere il suo favore, nel corteggiare il
giovane mostrava lui tutti i valori e qualità del ceto aristocratico. Quanto più il
ragazzino rifiutava, l'adulto si impegnava per poterlo conquistare. Era occasione per
trasmettere dei valori in cui ci si riconosceva: valori culturali. Dato oggettivo: quando
il ragazzo superava una certa età, diventa un adulto e se un adulto lo corteggiava in
quel momento le sue avance erano trasgressione perché se prima era un ragazzino
che soccombeva, ora essendo adulto poteva "ribellarsi" essendo al suo stesso livello.
Il Simposio: luogo in cui la poesia giambica ha sede. Lingua: Dialetto ionico che è lo
spesso dell’epica, metro: tetrametro trocaico. Esecuzione canti: un cantare
cantilenando come nelle opere epiche, parti cantate con accompagnamento di
strumenti a corda. Tema di fondo: è l'attacco, l'inventiva che è perfettamente
coerente con una cultura che condanna tutto ciò che è negativo, comportamenti
sbagliati, azioni scorrette, gruppi sociali diversi rispetto all'elite del Simposio (noi
contro loro: nemici politici, donne o comunque qualunque cosa diversa da quel
gruppo). Ciò serviva a prendere le distanze e compattare il gruppo(ciò che può
accadere in uno stadio dove i tifosi, anche se non si conoscono si sentono uniti
soprattutto dal risentimento verso chi non la pensa come noi).

27/10/2022

Poesia giambica, fortemente aggressiva che si concretizza nel simposio e questo


sottogenere della poesia lirica è contemporaneamente a quella epica.

Poeta giambico: Archiloco→ prima poeta giambico e lirico. C’è una tradizione che
parla male di lui dicendo che è figlio di una schiava Enipo che vuol dire biasimo che
in realtà non è così, piuttosto doveva essere un personaggio di livello alto (il suo
nome significa comandante di una guarigione→nome che indica un certo livello).
1.E’ capace di amare chi lo ama e di essere nemico del nemico e fargli del male
(caratteristica di un personaggio alto) Nasce in un'isola a Paro, poi si sposta in
un'isola a nord, Taso dovuto ad una colonizzazione condotta dagli abitanti di Paro a
Taso. 2. Si parla male di Taso. Muore nell'isola di Nasso giovane. E’ vissuto nella
prima metà del 7 secolo a.c. Riferimenti, ci forniscono delle coordinate cronologiche:
3 a: chi parla dice che non gli interessa una vita come Gige, re della Lidia ( si
suppone che lo conoscesse, arco di tempo che coincide nella prima metà del 7
secolo; altro dato è che Archiloco rivendica la sua indipendenza, non vuole essere
ricco, ma in realtà questi versi ci sono stati tramandati da Aristotele ed egli ci dice
che qui Archiloco sta facendo parlare un carpentiere (persona loquens) di nome
Catone, quindi queste parole diventano umoristiche perché un falegname non
potrebbe mai essere come Gige cioè ricchissimo, quindi quella che sembra una scelta
è una necessità perché non può esserlo→ toglie da questi versi che sia
un’affermazione soggettiva, personale). Non è un'affermazione personale,
soggettiva. 3 b : si sta parlando di un eclissi di sole che da mezzogiorno è diventato
improvvisamente notte, da allora tutto è possibile, tutto si può credere tipo se gli
animali della terra andrebbero a vivere nel mare e viceversa (figura retorica che si
chiama adynaton e che significa cosa impossibile): due riflessione→ eclissi di sole
sarebbe avvenuta il 6 aprile 648, anche in questo caso abbiamo la fortuna di avere
notizie su questi versi avuti da Aristotele; chi parla è il padre della ragazza che non si
sposa più o che è stata piantata in asso prima di sposarsi; il padre dice che dopo
quello che è successo, può succedere tutto.

Abbiamo altre notizie biografiche che ci interessano, perché sappiamo che Archiloco
ebbe una notevole fortuna letteraria, soprattutto a Paro infatti è stato ritrovato un
marmo che risale alla fine del sesto secolo, oltre un secolo dopo la sua vita, che
raffigura un personaggio seduto su un lettino che secondo gli storici è proprio
Archiloco con la moglie, un bambino, un vaso tipico del simposio, una lira, una
spada, uno scudo, che fanno pensare o ad un soldato o appunto ad un poeta.
Abbiamo altri testi, delle iscrizioni e c'è una biografia che è stata fatta incidere da
Sostene dell'opera di Archiloco, riportata per una sua ammirazione a distanza di
mezzo millennio (500), l’altra iscrizione (4) è databile alla metà del 3 secolo. Ci dà
notizie biografiche e ci racconta l'investitura poetica di Archiloco. C’è un luogo sacro
chiamato Archilocheion, è una divinizzazione del poeta. Il testo racconta il percorso
che ha condotto Archiloco per diventare poeta. Archiloco fa mandato dal padre,
Telesicle, in campagna a vendere una vacca, incontra un gruppo di donne che
cominciano a prenderlo in giro e gli chiedono se portasse la vacca al mercato;
Archiloco dice di sì e le donne vogliono dargli un degno compenso, detto ciò queste
e la vacca spariscono lasciando atterra una lira. Archiloco capisce solo dopo che
quelle erano le muse e va a raccontare tutto al padre. Poesia di scherzo, di presa in
giro, tipica del giambico. Diversamente da Esiodo, le muse non gli dicono niente,
non cantano nulla. Parrebbe che il contenuto del canto di Archiloco derivi da lui
stesso, sembra un percorso di emancipazione, lui decide che cosa cantare.

Archiloco è messo sempre in connessione con la realtà militare. C'è stata però una
tradizione dei manuali di letteratura greca che fa di lui un mercenario 5. ci sono delle
affermazioni di Archiloco che fanno pensare ad una vita da mercenario; frammenti
che farebbero credere questo. Si rivolge a Glauco e dice che un mercenario è caro
finché combatte. Altro frammento: Mercenario, come un Cario, sarò chiamato. Egli
ha avuto un ruolo militare nella sua vita, ma non si sa se fu militare, ma piuttosto
partecipò a quelle lotte tra bande di piccoli eserciti che ci furono durante le
colonizzazioni. Il suo Simposio, a volte, sarebbe la nave.

6 testo tramandato da Eraclito e ci dice che Archiloco si riferisce a Glauco, sembra la


comunicazione tra il poeta e Glauco a cui dice che si potrebbero trovare in una
tempesta, ma in realtà sta facendo un allegoria con riferimento alle lotte che c'erano
in quel momento, questo è un ulteriore dato per pensare che egli fosse impegnato in
questi scontri della colonizzazione, Glauco era un suo compagno di simposio.

7 testo in cui egli stesso mette insieme la competenza di poeta e soldato. Questo
testo ha una metrica elegiaca. Affermazione soggettiva. Esperto è colui che conosce,
che sa. Ha una lucidissima coscienza delle sue competenze come soldato e poeta.
Questa consapevolezza duplice si manifesta in alcuni frammenti dove emerge un
etica guerriera che ci sembra essere quasi una provocazione per l’etica guerriera di
Omero; strano perchè gli antichi dicono che Archiloco era omericissimo. Archiloco è
omerico perché il suo lessico prende tanto dall’etica ma nello stesso tempo egli
rappresenta la fascia sociale di chi colonizza territori→ la prospettiva sociale è
diversa.

8 frammenti che sembrano fare il verso ad Omero. Uno è quello dello scudo
abbandonato e l’altro è quello del generale A Sai era una popolazione che viveva
sulle coste della Francia, scontri della colonizzazione. Amometos: privo di diaspro
(arma senza difetto). Se lo interpretiamo in chiave Omerica sembrano le parole di un
eroe meschino, vile, disertore; anche Achille, ritirato dalla guerra e i suoi compagni
gli avevano chiesto di tornare, egli aveva risposto che non gliene importava perchè la
vita è solo una; ma quella era una provocazione perché poi torna a combattere. Qui
invece abbiamo un guerriero che ha perso lo scudo , ma non gliene importa perché è
vivo. Potremmo pensare che Archiloco sia un pacifista, ma non è così. Egli dice che
ha abbandonato lo scudo, non volendo, ma se ne recupererà un altro e tornerà a
combattere. Ci sono state due ipotesi: 1 versi autoironici cioè la battaglia gli è andata
male e si vantano della fuga 2 testo che vuole ironizzare sul nemico che adesso ha lo
scudo di archiloco ì, ma che non ha fatto niente per conquistarlo, non ha nessun
merito. Ancora una volta ci manca il contesto. B sembra un altra provocazione ad
Omero. Archiloco dice che non gli piace un comandante bello, alto,ecc.. che però è
incapace (noi saremmo d’accordo perchè preferiamo uno brutto che però fa il suo
lavoro e non uno bello che non ne è in grado, ma ricordiamoci che nell’etica vale il
dello Kalos kai agathos→ se uno è bello fuori è anche bello dentro). Si è pensato che
qui ci potesse essere un attacco a qualche generale “fanfarone” che si vanta di essere
bravo ma in realtà non fa niente. Anche qua ci manca il contesto.

9. A. Altro frammento che rinviano a simposi militari con dei tratti goliardici. Si fa
riferimento su un simposio che è la nave, si parla e si lotta per il pane e non per la
gloria come Omero: prospettiva diversa. B. Ennesimo simposio all’interno di una
nave nel quale si invita all'eccesso, anche a bere di più rispetto alla norma; alcuni
studiosi hanno detto che qui non è un simposio fatto sulla nave, ma è immaginario, è
un gioco in cui si fa finta di stare sulla nave, si immagina, ma in realtà è un simposio
normale. Conosciamo questi versi grazie a una miniera straordinaria di citazioni di
poemi; in questo caso ci ha tramandato questi versi perché vuole spiegare cosa sia il
cotton cioè la brocca che utilizzavano i soldati spartani e non si usava nel simposio.
Quindi questi versi ci sono giunti grazie a questa spiegazione, per puro caso. C. Due
interpretazioni:1 soldati che si vantano di aver ucciso 7 uomini e loro sono in mille,
tutti vantano l’impresa militare; 2 si fa riferimento ad una rappresaglia violenta per
cui un pochi uomini sono stati attaccati da un gruppo di molte più persone. D.
Ultimo frammento interessante perché sembra una provocazione rispetto all'etica
Omerica:per l’eroe dell'iliade era importante o vincere oppure, se non si riusciva a
vincere, morire con onore; qui invece sembra uno schiaffo all’etica perche si dice che
alla fine è meglio pensare ai vivi→ discorso di una prospettiva di un gruppo che si
sta impegnando per lottare e colonizzare dei territori.

10, 11 e 12 frammenti fuori dall'ottica militare e che ci fanno capire aspetti più
profondi di Archiloco condivise a simposio. 10 considerata la prima consolatio, testo
consolatorio. C'era stato un naufragio e alcuni erano morti. Archiloco si rivolge a
Pericle (non il padre fondatore di Atene) e dice che non si sarà più festa e dice che
quelli morti hanno i polmoni gonfi di acqua, quelli vivi hanno i polmoni gonfi di
dolore: condivisione di destini. Nella cultura greca il lutto era un modo di
condivisione anche con la città. Archiloco da una visione importante della
sopportazione, che non è una forma di rassegnazione, ma è la capacità di resistere,
dote che consente all'individuo che è consapevole della sventura ma reagisce. Forma
dinamica e non di passività. Consapevolezza della morte e forza di combatterla.
Nella cultura greca il lutto era fortemente organizzato e il pianto era un "compito"
femminile, alcune donne erano pagate per piangere. Archiloco si trova in un
contesto dove le donne non ci sono, cioè il simposio. Quindi sta dicendo che non
piangono perché lì non ci sono donne e non è compito dei maschi piangere (non è
maschilista). Nella cultura greca c’era una forte divisione dei compiti e il panto
spettava alle donne. E’ un testo che non attacca nessuno anzi è un momento di
ripiegamento e di invito a conoscere questa sopportazione.

11 Tetrametro trocaico, esprime un concetto più forte. Frammento in cui gli dei
tutto possono. Gli uomini devono essere pronti a queste situazioni che possono
capitare.

12 A: ritmo: flusso degli eventi, inarrestabile rispetto al quale gli uomini non
possono opporsi; loro possono solo gioire in un evento positivo o piangere in un
evento negativo, in maniera equilibrata. Questo invito al cuore non è nuovo. B:
Odisseo dice al cuore di sopportare che ha affrontato il ciclope quindi può
sopportare le risate delle ancelle che tanto pagheranno. C: Leopardi si rivolge al
proprio cuore che è distrutto e non spera più (1830 periodo in cui non ebbe mai
sviluppo l’amore per Fanny), costata che è morto tutto, persino l'amore che era
l'ultima illusione, non resta che la morte e il nulla perchè tutto è un illusione.
Discorso disperato. Non ha più nulla a cui credere, affidarsi. Contenuto molto
diverso da Archiloco che sopporta, però il modello è simile perché entrambi i poeti
si rivolgono al proprio cuore, sembra un monologo perchè in realtà c’è un abisso tra
i due poeti. Archiloco quando compone questi versi si trova nel simposio, sta con i
suoi amici e condivide un momento di gioia e il suo invito al proprio cuore è
un'operazione poetica per cui il cuore diventa quasi un altro personaggio del
simposio, infatti dice al cuore di mettere il petto davanti (immagine barocca) perchè
appunto il cuore è diventato un nuovo simposiasta; quello che dice, lo dice ai suoi
compagni, serve per condividere l'etica corretta di comportamento. Mentre Leopardi
sta esprimendo il dolore lancinante di una persona che non trova più il senso alla
vita.Entrambi parlano a se stessi, ma c’è una diversità tra lirica classica e
contemporanea.

Altra sfera dell’autore è la CRONACA ROSA, GOSSIP: c’è una tradizione molto
radicale per cui lui avrebbe avuto un arcinemico (tutti i poeti giambici hanno uno o
più arcinemici) Licambe. La colpa di questo è che aveva promesso in sposa sua figlia
Neobule, per poi cambiare idea; questo ha provocato ad Archiloco rabbia,
risentimento che ha rivoluto gesti violenti contro Licambe, Neobule e sorelle, che
alla fine si sarebbero tutti suicidati, ma non si pensa sia vero. Neobule significa
nuova decisione. Dietro c’è qualche storia di amicizia tradita o di famiglie che poi per
un qualche motivo hanno litigato e nel simposio viene sanzionato il comportamento
scorretto.

13: attacco rivolto a Licambe ma non si sa se sia presente o meno nel simposio, si
pensa di no e questo è un modo per compattare il gruppo di amici e condividere gli
ideali del gruppo: Archiloco mette a verbale che Licambe si è comportato male, a
dirlo è la collettività, (tu ti sei comportato male e ti devi vergognare per
questo)questo è diventato oggetto di risata, si deve vergognare.

14 a: favola a simposio. Favola che serviva a sottolineare il comportamento di


qualcuno che era stato scorretto in amicizia(probabilmente Licambe). Si condivide
nel simposio questa condanna. Ci sono due animali, un’aquila e una volpe che fanno
amicizia e decidono di far nascere i loro figli vicini, accade che ad un certo punto
l’aquila non ha cibo e decide di prendere i cuccioli della volpe; questa soffre sia per i
cuccioli uccisi che per il fatto che è un animale terrestre e non si può vendicare, può
solo mandare maledizioni. Interviene allora la giustizia divina: un giorno l’aquila
prende queste viscere ancora infiammate, le porta al nido che si incendia e cade giù e
la volpe si mangia i suoi cuccioli; si è vendicata. B. frammenti in cui Archiloco parla
di questa favola.

15 rapporto con la sfera erotica (amorosa e non pornografica).Frammenti in cui si


capisce cosa fosse l’eros per i poeti giambici. Eros molto esplicito, carnale, sessuale.
La poesia giambica era esplicita nei modi, nei toni e anche quando parlava di vicende
amorose lasciava poco all'immaginazione, diceva tutto in maniera molto esplicita. Le
espressioni che usa, per noi sembrano dolci, ma per loro hanno un altro significato.
La protagonista di questi versi è una prostituta, ha in mano un ramo di mirto e rosa
che sono piante strettamente legate della dea Afrodite (sessualità). Una ragazza con
queste piante in mano si sta dichiarando di essere pronta ad un rapporto sessuale.
Anche il toccare la mano della ragazza è la richiesta esplicita di un rapporto sessuale
e di lì a poco quel rapporto si verificava; quel desiderio è quello di portarla a letto.
Frammento 3 è una descrizione di un rapporto sessuale che si sta verificando Altro
testo:amore che fa male, che fa soffrire e che da dolore, descritto con grande
intensità (sono senza animo, svuotato), eros inteso come carnal, forza che produce
quasi un dolore fisico(fiacca le membra). Ultimo testo è la descrizione di un
rapporto orale. Nella poesia giambica l’uso della sessualità era costitutivo, descrivere
un rapporto fisico era nell’ottica delle cose, a volte serviva per gettare fango su
qualche figura femminile oppure per vantare l’impresa sessuale.

16 Si è ipotizzato che possa essere contro Neobule: ragazza che sarebbe dovuta
essere data in sposa ad Archiloco. Dice che ormai non è più buona, è un attacco
esplicito contro la ragazza che non è più sua e si sottolinea il fatto che adesso ha
perso ogni fascino. Il frammento dopo è molto esplicito, metafora.

17A. Archiloco valorizza il tema dell'eros che fa male.Dietro questo versi c’è un
mondo. Parla di un desiderio sessuale che appanna i sensi,la vista e si aggrappa sotto
il cuore: questa è un’immagine ricalcata nell'odissea (b). Odisseo che fugge dalla
grotta del ciclope e si aggrappa sotto la pancia del montone per uscire dalla grotta
senza che il ciclope possa toccarlo. Archiloco dice che un desiderio amoroso è
avviluppato sotto il cuore, Odisseo dice che giace sotto il ventre del montone
avviluppato a lui→ stessa immagine. . Nella poesia giambica è il desiderio amoroso
che si aggrappa sotto il cuore, mentre nell’epica era l’eroe che si aggrappava sotto al
montone. C.Si parla di una delle tante scene di uccisione: Merione uccide Acamante.
Appannamento della vista (epica= morte che arriva; lirica giambica: desiderio
amoroso). È una rifunzionalizzazione di un modello epico che viene riletto dal poeta
giambico.

18 testo che più ha fatto discutere gli studiosi Archilochei. Colonia si trova in
Germania. Testo tramandato da un papiro che è conservato a Colonia e che ha
appassionato e ha fatto discutere gli studiosi perché è stato scoperto di recente e che
racconta un rapporto sessuale che è parziale (lui arriva all’orgasmo, lei non si sa). Il
motivo è quello di diffamare Licambe o la sua famiglia. Testo scoperto nel 1974.
Parla la sorella minore di Neobule la quale sta fronteggiando le avance di Archiloco,
dice che se Archiloco non si riesce a trattenere, più in là c’è Neobule. Poi parla
Archiloco che sta raccontando al simposio e dice “figlia di Anfimedò” che è la
madre quindi parla matronimico e non il patronimico come se il padre non potesse
essere nominato. Scena che avviene in prossimità di un tempio, corteggiamento e poi
rapporto sessuale che avviene vicino un luogo sacro, ma i giardini che sono vicino ai
luoghi sacri venivano frequentati con i primi flirt e per conoscersi → invito ad
appartarsi nei giardini. Ma ne canta anche quattro a Neobule dicendo che è troppo
vecchia per sposarsi e per avere rapporti. Dice alla sorella che vuole sposare la sorella
di Neobule e dopo aver detto ciò, la fa giacere e con un morbido mantello la copre
(il mantello rappresenta il rapporto sessuale che si sta verificando). La ragazza è
paragonata ad una cerbiatta che rinuncia alla fuga. Va avanti la descrizione sempre
più audace del rapporto sessuale. Chioma bionda: non si sa sia quella dei capelli o
altro)

19. Riferimento omerico. E’ il seguito della scena dell'inganno di Era a Zeus: Era era
andata da Afrodite e si era fatta prestare un reggiseno in cui erano rinchiusi tutti i
suoi incantesimi, poi va dal Sonno per convincerlo ad addormentare Zeus dopo aver
fatto l’amore con lei. Fanno l’amore, lui si addormenta e Poseidone può spronare gli
Achei alla resistenza. In questo testo c’è scritto che appunto Era e Zeus si vedono,
lei dice a Zeus che chi li vede potrebbe pensare male e lui risponde che la coprirà in
una nuvola d'oro che è equivalente al mantello di Archiloco. Dice che neanche il Sole
potrà vederli e c’è un tappeto di fiori e di erba che fa da letto come in Archiloco. E’
una scena che ha fatto da modella al racconto di Archiloco. Lui però vuole gettare
fango sulla famiglia di Licambe, una figlia vecchia e l'altra che è molto più graziosa
ma che si concede facilmente. E’ un modo per continuare ad attaccare.
ALTRO POETA GIAMBICO: SEMONIDE

Egli nasce a metà del 7 secolo, a Samo, isola. Si sposta per ragioni di colonizzazione
ad Amorgo, un'altra isola. Poeta che aveva un arcinemica dal nome incerto.
Possediamo testi riconducibili strettamente al simposio che etichettano Semonide
perchè hanno fatto di semonide il poeta pessimista e misogino, ma vanno studiate,
comprese e contestualizzate.

20 a: tratti tipicamente simposiani: apostrofe,appello al ragazzo amato Pari. In questa


apostrofe lui spiega come affrontare l'esistenza, si cerca di dare un antidoto al
dolore, la sofferenza.Dice al ragazzo che Zeus può fare tutto ciò che vuole e gli
uomini vivono di speranza, sono sempre in attesa di qualcosa, ma poi tutti muoiono
di motivazioni diverse. Dice che se gli dessero ascolto vivrebbero con
consapevolezza che gli dei possono tutto. B. Testo che piaceva molto a Leopardi che
lo traduce perché è pessimista, lo traduce non capendo bene il senso e in più fa
l’errore chiamandolo Simonide.

21 versi pessimisti non erano cantati o scritti durante una veglia funebre, ma cantati
al simposio, quando si stava bene con la mente; quindi la ragione è duplice: forma di
educazione, far capire come affrontare le difficoltà, di non piangersi addosso; far
apprezzare il momento del simposio, si deve godere della situazione attuale perché
fuori di qui c'è sofferenza, malattia.

22 frammento che potrebbe essere una favola ma è solo un'ipotesi. Serviva


probabilmente per introdurre un fatto da raccontare nel simposio

23 Il cibo è un punto fondamentale del simposio e della poesia giambica. Nel punto
tre chi parla non è Simonide, sta dando voce ad un cuoco che parla di come
bruciare, tagliare un maiale.

24 testo considerato misogino, da simposio che serviva a far capire ai più giovani
quale dovesse essere l'identikit della moglie ideale in una società che vedeva la donna
ai margini, che pensava alla casa e ai figli. Per i giovani la donna era un essere
misterioso che si trovavano in casa da un giorno all’altro e con cui dovevano fare
figli. Il simposio serviva a dare le istruzioni per l'uso: qual è la donna che dà meno
problemi delle altre. Nel simposio si faceva un gioco “ecaseri” che era quello di fare
similitudini e in questo testo le donne si paragonano ad un animale. Semonide dice
che Dio fece l’indole della donna diversa. L'animale serve a caratterizzare il carattere.
Vuol far capire le inadempienze che la donna può avere. Bisogna stare attenti alle
altre tipologie di donne che non sono come quella dell'identikit → donna che è
perfetta: quella che si occupa della casa, pensa a fare i figli. Si fa anche riferimento ad
Elena che ha fatto combattere gli uomini. Ultima riflessione è sulla fortuna di trovare
la donna perfetta.

25 A. la donna migliore è quella dell'ape tra tutte le altre. B: Umberto Saba scrive una
poesia a sua moglie con un linguaggio semplice e diretto. Paragona la moglie ad animali
domestici e alla fine c'è l'ape (Saba conosceva la letteratura greca quindi potrebbe aver
ripreso il finale di Semonide). Elogio alla donna attraverso gli animali.

ULTIMO POETA GIAMBICO: IPPONATTE→ 6 secolo. Nasce nella prima metà del 6
secolo ad Efeso, va poi a Clazomene forse perchè c’erano vicende legate ad una tirannide
che vedevano Ipponatte costretto a lasciare la sua città.. Egli era il più aggressivo.
Prototipo del poeta maledetto (Cecco Angioliero), un poeta dei bassifondi che
frequentava le prostitute e andava in posti malfamati, ma non è corretto perché lui era un
personaggio aristocratico (Ipponatte vuol dire signore dei cavalli), era molto raffinato
nella composizione e inventa anche un metro diverso, cambia il trimetro giambico che
diventa zoppo, ma forse subisce l'esilio perché impegnato nel lotto politico. E’ il più
violento e parolacciaro.

26 testi tramandati da un eremito bizzantino Zezzes che parlano del pharmakos che era il
nome di un rituale, simile al capro espiatorio, che mirava ad ottenere una purificazione
mediante l’espulsione dalla città di un individuo chiamato pharmakos (il maledetto) che
poi si passa ad un animale.Ipponatte usa questo per augurare il peggio a qualcuno.

27 A. 1.continuo lamentarsi nei confronti degli dei, cosa insolita perché gli dei sono
invocati per soccorso o per ringraziare. Si rivolge ad Hermes e gli dice Hermes, Cillenio
(monte su cui nasce), piccolino di Maia ( vezzeggiativo matronimico e non patronimico→
abbassamento di livello). Dopo questa invocazione, c’è un ennesimo abbassamento di
livello dove dice “batto i denti”, si copre con un mantello e chiede degli indumenti molto
ricercati e mezzo chilo d’oro, poi c’è una frase “da un'altra casa” per indicare che sono
soldi probabilmente rubati. Quindi c’è una lamentela ad un dio che non l’ha aiutato e gli
chiede anche cose molto costose e non il minimo. 2. ripresa di quello che diceva prima;
invoca un dio che è una protesta piuttosto forte. 3. chiama Hermes “compagno di ladri” e
gli dice di dargli una mano ad uscire da una situazione brutta (è come se gli facesse
l’occhiolino) B. Se la prende anche con Pluto, dio della ricchezza. Dio definito meschino
nell’animo. Dio taccagno, avido che si tiene tutto per sé. C. chiede a Zeus perché non l’ha
fatto diventare ricco.

28. frammenti dove si parla di persone che si sono impoverite; si parla probabilmente di
un uomo ex ricco che si trova a dover zappare e a mangiare cibo degli schiavi. L’altro
frammento parla di cibo.

Tutti questi frammenti parlano di una realtà di persone in difficoltà, di disagio economico,
di povertà. Per molti questa è la prova che Ipponatte fosse ridotto male e che scrivesse
tutto il suo disagio sociale, tutto il risentimento verso i ricchi. E’ un poeta che agisce
sempre nel simposio che può essere o aristocratico oppure un simposio di persone che
avevano lasciato la propria città ed erano riparati a Clazomene. Questi versi servivano a
fare dell’autoironia (parlo male di me prima che siano gli altri a farlo), ma è anche un
modo per mettere in ridicolo persone che vengono dai bassifondi e che cercano di scalare
i gradini della società. Di sicuro Ipponatte non è un naturalista, un verista, che racconta
tutta la verità, ma bisogna filtrare tutto tramite la poesia giambica.

29. Attacco alle donne. Fase ciclica che racchiude l’etica di quel tempo: è bello il giorno in
cui ci si sposa perchè posso assicurare a qualcuno il mio patrimonio; è bello anche quando
ci si seppellisce la donna perché è una bocca in meno da sfamare, un peso in meno.

30. Altro personaggio, oggetto di attacco, è un pittore di nome Minne che viene definito
“sfondato fino alle spalle”. Il suo errore era quello di aver sbagliato a dipingere un
serpente, un drago sulla nave, aveva dipinto a prua anziché a poppa che per il timoniere è
un elemento di mal augurio.

31. Altro destinatario di attacchi che in realtà non sappiamo chi sia. Propemptikon: è un
componimento che augura un buon viaggio. In questo caso l’invito a fare un buon viaggio
viene rovesciato, si augura di fare un brutto viaggio. Non è detto che sia di Ipponatte
questo testo, ma potrebbe essere di Archiloco. Ennesimo richiamo alla poesia
dell’Eneide(Odisseo quando approda verso Trace e che poi viene soccorso da Nausica).
Scrive ciò perché quest’uomo ha tradito, era con loro ed ha tradito, quindi spera che abbia
un naufragio.

Nemici di Ipponatte: Bupalo e Atenide (esponenti di una classe emergente, sono scultori,
ma socialmente sono un gradino più basso rispetto agli aristocratici quindi questi li
guardano un po’ con la puzza sotto il naso. Questa classe però stava emergendo sempre
più socialmente e stava mettendo a rischio il predominio). Bupalo avrebbe fatto un
ritratto di Ipponatte, già brutto di suo, rendendolo ancora più brutto e determinando un
risentimento da parte sua, che avrebbe rivolto dei versi così terribili a Bupalo che egli dalla
vergogna si sia ucciso. (TOPOS).

32. Testi che parlano di Bupalo. Viene chiamata in causa una figura femminile che era
andata a vivere con lui, si parla di maledizioni scagliate contro Bupalo, si dice che fosse il
concubino della madre (rapporti incestosi),desiderio di mandare alla malora Bupalo, si
immagina una rissa simposiasta che probabilmente non ci sia mai stata. Ipponatte faceva
valere le sue abilità atletiche di lottatore. Il primo frammento probabilmente è stato
pronunciato (cosa che chiede agli esami: dove dobbiamo immaginare che sia stato
pronunciato questo frammento) siamo in presenza di un ennesimo gioco, di finzione
simposiale;Ipponatte sta immaginando quello che lui o un accusatore potrebbe dire in un
contesto pubblico davanti agli abitanti di Clazomene per accusare Bupalo di aver ucciso.
E’ un modo per scaricare l’aggressività del gruppo (se lo trovo davanti faccio questo e
questo e poi non fai niente, è solo per scaricare la rabbia) ed è anche un modo per
compattare il gruppo, serviva a condividere un’idea con i compagni, già condivisa cioè che
Bupalo è un delinquente e si spera che sia condannato o punito. E’ tutto un gioco
simposiale, non possiamo pensare che Ipponatte sia storicamente davanti agli abitanti di
Clazomene a dirlo.

03/11/2022

La parodia è una modalità poetica che esiste ancora oggi. Il presupposto della parodia è :
1. Ho un testo da stravolgere, un testo a cui faccio il controcanto 2. Il pubblico sia in
condizione di capire quale sia il modello. Può essere aggressiva oppure più giocosa, può
essere anche limitata ad un determinato contesto o momento.
Ipponatte fu considerato il primo protos euretes della parodia cioè il primo inventore
della parodia.

33.a. frammento che sembra un'invocazione alla musa (contesto della poesia epica).
Questo testo ha una metrica in esametro trattrimico (metro della poesia epica) e non in
trimetro giambico. Chi lo sentiva cantilenare capiva che stava riprendendo la poesia epica,
facendo il verso. Ci sono dei dati testuali che riportano nella poesia epica.
Euromedontiade (figlio di Eurimedonte che non si sa chi sia, si pensa sia Bupalo). Da a
questo altri due soprannomi cioè “cariddi ingoia mare” e “il coltello dentro il vento”.
Cariddi è uno dei mostri che Odisseo incontra durante i suoi viaggi per risucchiare il mare
e tutte le navi che ci passavano sopra. Lo usa per dire che è uno che è uno che tracannava
ed era anche un grande mangione (coltello dentro il vento). Le parole sottolineate sono
tutte attaccate. Dice alla Musa “narrami” Anche nei versi b e c si canta alla musa.
Ipponatte utilizza il pronome relativo “che” che è un riflesso del modello epico. D.
Funesta sorte partirai: è una tessera di epica che viene inserita. E. Sulla riva del mare
infecondo: c'è spesso nei poemi omerici. Queste poche parole sono un concentrato di
poesia epica. Dov’è la parodia? Normalmente l'invocazione alla musa serviva per avere il
ruolo delegato della musa a cantare la verità. Omero che cantava era un canto che
celebrava un'impresa o di un intero esercito o del singolo eroe. Qui invece la musa viene
presa in causa perché deve cantare la condanna a morte del figlio di Eurimedonte che
viene celebrato per essere condannato, quindi in maniera negativa.

34. Ipponatte gioca con l'epica. A. Vanteria di un'impresa sessuale (Arete è una ragazza di
facili costumi). Ipponatte si vanta di essere andato nottetempo(sul far della sera) da questa
ragazza e dice che "vi piantai la tenda" cioè fece sesso. Questa affermazione fatta nel
simposio ha un riscontro nel mondo dell’epica: B. Viene narrata la missione notturna di
Odisseo e Diomede che vanno a spiare nel campo dei nemici. Nella cultura popolare del
tempo l'airone che volava da destra era un segno positivo e ai due eroi era stato inviato da
Atena e loro non lo videro a causa della notte tenebrosa. Questa impresa si concluderà
positivamente. Ipponatte fa una parodia giocosa e capovolge le atmosfere:Omero narrava
un'impresa eroica, mentre Ipponatte la fa diventare erotica perché racconta la sua impresa,
in realtà molto facile.

ELEGIA-ALTRA FORMA LIRICA

L'elegia ha qualcosa di nostalgico, funebre, oggi., mentre nel mondo greco assunse una
valenza funebre che arrivò molto più tardi , intorno al 5 secolo.Veniva eseguita nel
simposio con accompagnamento musicale con uno strumento a fiato, era cantilenato; il
metro è il distico elegiaco: due versi a coppie, ogni coppia aveva esametro e pentametro
che era un po’ più corto; il dialetto di riferimento è quello ionico e come nella poesia
giambica ci sono gli epicismi cioè parole che richiamano il mondo dell'epica. Il contenuto
è piuttosto vario: elegia tende a lodare, ci può essere un’elegia parenetica cioè esortativo,
che si associava talvolta ad un valore didascalico, di insegnamento; elegia amorosa,
sentimentale( non eros carnale e sessuale ma più delicato e romantico); elegia di tipo
politico e civile; elegia gnomica (gnome=frase sentenziosa, massima sapienziale, poesia
che tende a dare insegnamenti di saggezza).

TIRTEO: più giovane di Archiloco. Nato nella prima metà del 7 secolo cioè tra il 700 e
750, era spartano anche se la tradizione lo farebbe originario di Atene o di Mileto(città
della Ionia), ma non è così. Il dialetto adoperato da lui aveva diverse parole doriche (il
dialetto dorico si parlava a Sparta). Il dialetto di Tirteo era un ionico adattato al contesto
spartano, quindi continentale, oppure queste parole in dorico potevano essere un omaggio
al pubblico di Tirteo costituito da simposiani spartani. Un'altra ipotesi molto suggestiva è
che queste elegie siano nate in dialetto dorico ma col tempo, per farle aderire alla
tradizione, sono state tradotte in ionico. Tra queste due ci sono differenze minime.
L'ultima ipotesi è che lui abbia utilizzato il dialetto dorico laddove l’equivalente dialetto
ionico non arrivava.

Per capire Tirteo dobbiamo capire com’era in quel periodo Sparta. Sparta nasce intorno al
10 secolo a.C., quando arrivano i dori che riuniscono 4 borghi, paesi vicini e fanno il
sinecismo cioè li uniscono e fondano Sparta. Cresce e si sviluppa intorno alla metà dell'8
secolo. Sparta fonda poche colonie e cerca di espandersi non verso est dove c’era Argo
che era la sua nemica di sempre, ma verso occidente dove c’era la Messenia che era una
pianura molto fertile abitata dai messeni, e alla fine dell'8 secolo scoppia una guerra
messenica. 1. Di questa guerra ne parla anche Tirteo e mette in causa il re Teopompo,
grazie al quale conquistano Messene. Guerra che dura quasi 2 anni e vincono gli spartani.
Questa vittoria porta all'ulteriore espansione che poté godere di altre terre da coltivare
(inizio 7 secolo). La società spartana vede una prima classe che sono gli spartiati cioè
cittadini con pieno diritto,coloro che hanno fondato la città; la seconda classe sono i
perieci che erano cittadini liberi ma con meno diritti, erano coloro che abitavano nei
territori vicini e poi inglobati nella città; gli ultimi erano gli iloti cioè i discendenti delle
popolazioni più antiche conquistate dai dori . Accade che nel 7 secolo ci fu una seconda
guerra di messenica che Tirteo ha conosciuto e questo scontro, fomentato anche da Argo,
nemica storica di Sparta. Si conclude nella seconda metà del 7 secolo.

2. Frammenti che descrivono la sorte dei messeni nuovamente sconfitti e soggiogati dagli
spartani che dovevano pagare un tributo agli spartani (come asini). Nell’altro frammento
dice che questi erano costretti anche a condividere il lutto.

Sparta arriva al fatidico scontro epocale con Atene nella seconda metà del 5 secolo (431 a
404), sconfiggerà poi Atene→ contesto dove agisce Sparta: una città molto dinamica dal
punto di vista militare ed economica.

Di Tirteo ci è rimasto un raccolta di versi chiamati "iupotecai" cioè esortazioni; versi


esortativi in contesti militari o situazioni di scontro militare e i versi di Tirteo venivano
eseguiti in simposi militari.

3. Frammento in cui Tirteo ci dice qual era l'aretà cioè il valore secondo lui. Inizia con una
doppia figura retorica: la prima è la “priamel” che è una sorta di premessa di valori al
termine del quale il poeta mette il valore che preferisce al primo posto; l’altra figura
retorica dei recusatio cioè "rifiuto" e dice “io non faccio oggetto di canto→ fa l’elenco di
tanti valori. Tranne per il valore più importante per lui è l'ardore impetuoso.” Tirteo dice
che sono tutti importanti e apprezzati però lui ne preferisce l’ultimo. Per lui il “bene
comune della città” è quello che combatte in guerra in prima linea. Egli menziona la
falange cioè un gruppo di soldati che combattevano strettissimi, uno accanto
all'altro→Novità rispetto ad Omero dove si combatteva in singoli modelli, quindi cambia
la strategia. Tirteo insiste molto sulla vicinanza, solo stare stretti. Utilizza i valori dell’epica
ma con una tecnica militare diversa. Poi comincia a descrivere il destino sia di chi muore
in battaglia sia di chi sopravvive. Morendo in battaglia si conquista la gloria. Se si
sopravvive questo sarà un esempio per tutti e nessuno mai lo offenderà e in più avrà
sempre il posto riservato in tutte le riunioni ( diritto della proletria). Questi versi servivano
per mettere forza a chi andava a combattere.

4. Si parla della morte che avviene in battaglia. A. Si rivolge a soldati non molto giovani e
dice che per un uomo valoroso è bello morire in battaglia combattendo in prima fila per
proteggere la patria. Invece lasciare la propria città. dover scappare è la cosa più brutta,
disonora la stirpe (concetto dell’onore e disonore), smentisce il florido aspetto (non sarà
più bello dentro- Kalos kai agatos), disprezzo e sventura lo seguono (perde ogni valore) .
Poi si rivolge ai giovani e dice di mettere la loro vita a disposizione della patria, di
combattere e di non lasciare soli i più anziani fuggendo. Sconcio (qualcosa che non si
vorrebbe mai vedere, disonorevole) è vedere che davanti ai giovani, morto in prima fila,
c’è un anziano. Questa immagine così forte potrebbe essere dovuta al fatto che ha subito
una mutilazione; se un giovane muore in battaglia resta sempre bello mentre un anziano
no. Questa immagine così sentita e intensa ha un precedente omerico: punto B si prende
il modello epico ma con una valenza diversa. Questo è il dialogo che avviene tra Priamo e
suo figlio Ettore poco prima che va a combattere con A chille, è presente anche la
madre. Priamo dice che morire per i giovani è motivo di fama immortale, ma sconcio è
morire in prima fila per un anziano. Priamo utilizza questa immagine forte per dire ad
Ettore di non andare a combattere perché morirà, bello per Ettore, e se muore lui, muore
anche Priamo. Mentre Tirteo utilizza questa immagine per dire che siccome è brutto che
muoia un anziano, i giovani si devono impegnare per non far succedere ciò e incita quindi
lo scontro dei giovani. Nell’Iliade quindi serve a dissuadere dallo scontro, in Tirteo serve
ad incitare lo scontro.

MIMNERMO: Nato poco prima del 7 secolo. La tradizione fa di lui un flautista


professionista, ma difficilmente sarà stato così, sarà stato un aristocratico che frequentava
i simposi con una sensibilità per la musica. Nel periodo in cui è vissuto sicuramente ci
saranno stati scontri tra le città dell'Asia Minore e secondo gli studiosi egli avrebbe
composto delle elegie raccolte nell’opera Smirneide che narrava la conquista di Smirne;
questa è un'opera poetica definita elegia pre storiografica in cui si raccontava quando i
greci di Smirne avevano resistito ai Libi.

5. Parla della conquista di Smirne.

6. Parla di un suo antenato che aveva ereditato anche il suo nome(MIMNERMO=colui


che sta fermo e che resiste sul fiume Erno). Il suo valore era notevole. Era un guerriero
valido come Mimnermo suggeriva ai soldati spartani; quindi egli vanta il valore di questo
antenato.

Egli era famoso per essere un poeta d'amore. Ci sarebbe un'altra raccolta di elegie che si
chiamava Narnò dove, secondo la tradizione, lui avrebbe raccontato i testi dedicati ad una
flautista che appunto era da lui amata e si chiamava Narnò. Quindi era una raccolta di
canti simposiali dedicati a questa ragazza. Sono quindi frammenti d’amore. Il verso di
Mimnermo è migliore del verso di Omero, aveva quindi un grandissimo apprezzamento.
Noi leggiamo i suoi frammenti come quelli di un poeta decadente, pessimista,
malinconico, che si lamenta della vecchiaia e della malattia; in parte è così ma dobbiamo
capire perché.

7. La prima parte è il quadro della giovinezza e la seconda della vecchiaia. Tormentone:


Dice che di fronte alla bellezza si agita, suda→reazione fisica dell’innamoramento. Poi c'è
il contro canto cioè che dopo la gioventù, che è breve e bella,c'è la vecchiaia che è più
lunga e atroce. Altro frammento dove c’è sempre il precedente chiaroscuro: dice che non
c’è più gioia dopo la giovinezza; la vecchiaia è dolorosa. Sia l’eros eterosessuale e
omoerotico non a più possibilità di esistere. Alto frammento: La vecchiaia cambia anche il
valore sociale nelle persone, quando arriva la vecchiaia è quasi disconosciuto dai suoi figli.
Altro frammento che chiama in causa il mito celebre di Titono, fratello di Priamo ed era
di una bellezza straordinaria tanto che Aurora si innamorò di lui e chiese a Zeus
l'immortalità perché potessero sempre stare insieme, ma Aurora fece l'errore di chiedere
l’immortalità ma non la giovinezza, quindi questo invecchiava sempre più ma non moriva
mai). Il mito serve a sottolineare il tema caro a Mimnermo.

Perché questo poeta che si trova al simposio dove si sta bene, si beve e si cerca la letizia
perché ammorba i suoi compagni di simposio che c’è la malattia, la vecchiaia che è lunga,
mentre la gioventù è veloce, la morte? RISPOSTA: Mimnermo, come Semonide, aveva sì
sensibilità più pessimistica, ma aveva un intento ben preciso cioè quello di valorizzare per
contrasto lì’irripetibilità del momento del simposio: ricordare le cose negative della vita
serve per far capire che bisogna sfruttare fino alla fine quei momenti e apprezzare la
giovinezza e il simposio. Fuori dal simposio c’è tutto quello di cui lui ha appena parlato.

8. A. Testo che ha avuto molta fortuna e anche qui c’è Omero alle spalle. C'è prima
l'aspetto positivo e poi quello negativo. La giovinezza è una situazione di felice
incoscienza, non si sa nulla né del bene né del male. Le Chere sono dei demoni della
morte e del destino, uno è della vecchiaia e l’altro della morte. Il momento breve in cui da
notte si fa giorno, quel passaggio dal nero al bainco è brevessimo; quello è il tempo della
giovinezza. Quando si è passati oltre la giovinezza è meglio morire perché uno può sentire
la mancanza dei figli e quindi non può dare a nessuno il suo patrimonio. L'ossessione
degli aristocratici era perdere il patrimonio. Questo testo ci mostra una metafora cioè il
paragone tra le foglie e le stirpi degli uomini→ immagine poetica che nasce con Omero,
punto B. Due guerrieri che stanno per scontrarsi: Diomede e Glauco. Diomede chiede a
Glauco "ma tu chi sei?" : era funzionale nella civiltà dell'epica perché sapere chi si uccide
accresce la gloria in base a chi si uccide. Scopriranno poi di essere legati da un rapporto
Xenia (ospitalità), infatti alla fine si scambiano le armi e non si scontreranno più in
battaglia.Glauco chiede a Diomede "perché mi domandi chi sono? La generazione degli
uomini sono come le foglie..nota” Anche qui c’è uno scarto tra il modello e la rilettura:
immagine sempre la stessa ma cambia il motivo: ad Omero sta a cuore mettere in
evidenza la ciclicità(nasce, cresce, muore), mentre a Mimnermo interessa la
brevità(abbiamo una vita breve come le foglie) C. Si parla dei Ciconi (primo popolo con
cui si scontra Odisseo). Ad Omero interessa mettere in evidenza la quantità di Cicone
sono tanti, come lo sono le foglie. D.Anche Virgilio recepisce il tema della qualità e dice
che le anime arrivano di tutti i tipi, tante anime quante le foglie che cadono in autunno. E.
Dante, che conosceva molto bene Virgilio, Dante quando descrive le anime che stanno
sulla barca di Caronte utilizza la stessa immagine delle foglie, anime numerose come sono
le foglie quando il vento le butta giù. Caso curioso è al punto F testo greco che è la
biografia romanzata della vita di Esodo, non sappiamo chi l’ha scritto racconta che Esopo
aveva in tournée e faceva i suoi discorsi; arrivò anche a delfi e questi non lo pagarono
neanche e Esopo, vedendo il loro colore verdastro che questi avevano, citò loro, viene
citato per prendere in giro gli abitanti di delfi che sono verdastri come le foglie. G.
Ariosto, Orlando Furioso, utilizza questa similitudine per parlare della volubile femminile.
Sta parlando un cavaliere,Armonide, che è stato sconfitto da un altro cavaliere, Zerbino, e
gli racconta le malefatte della vecchia Gabrina che cambiò l'atteggiamento verso il marito
in autunno come le foglie cambiano direzione quando il vento le spazza. Altra immagine
H. Testo di Ungaretti composto mentre combatteva la guerra mondiale, il titolo è Soldati
che ci fa capire il senso profondo dei versi. I soldati vivono come vivono le foglie sugli
alberi in autunno perché hanno una vita che può finire da un momento all’altro, come le
foglie che possono essere spazzate via da un momento all’altro dal vento I. Francesco
Guccini nel 1994 :Storia d'amore che finisce che è guardata con gli occhi del poi, del
dopo, da adulto che non sono più quelli di un innamorato, pronto a fare tutto per amore.
È una storia che finisce. Precarietà che assomiglia alla fragilità di una coppia che fa i conti
con un amore finito e si rende conto che sono fragili come le foglie aggrappate su un
ramo, in attesa di cadere, mentre prima si sentivano invincibili, come le foglie.

SOLONE: Unico poeta lirico che è sempre stato ad Atene: dalla nascita alla morte. Fu un
politico e nello stesso tempo a simposio parla della vita politica, sono due aspetti che
coincidono. Nasce nel 640 e nei secoli successivi fu considerato un padre nobile della
democrazia, per noi è un abile mediatore. Solone non sapeva sempre cosa succedeva ma
riuscì a guardare ad un bene comune, cioè a quelle decisioni che servivano alla stabilità
della città, Atene in quegli anni viveva un periodo delicato, era sull'orlo di una guerra
civile. Solone dovette prendere decisioni importanti per evitare che questa lotta civile che
stava per scoppiare, scoppiasse. Solone era un aristocratico

9. Frammenti in cui egli evoca simboli dell'aristocrazia come ad esempio l'eros. Nel
simposio c'è sempre musica, eros, vino.

10. A. Il possesso di cavalli significava essere aristocratici. B.Pascoli riprende questo


frammento e immagina

Solone muore nel 560 e egli fu uno dei primi a valorizzare la vecchiaia come nel punto 11,
la morte giunge quando non abbiamo più voglia di imparare.

12. Solone propone una divisione in settenni (sette anni), ogni settennio corrisponde ad
un periodo di vita.

Gioco Metapoesis

13 a. Mimnermo vuole morire a sessanta anni e Solone si rivolge in maniera affettiva


dicendo di rifare questo testo, di togliere questa frase. I due probabilmente non si sono
mai visti sia per ragioni temporali che logistiche perché Solone è di Atene, Mimnermo è di
Corvaro. Probabilmente Solone aveva sentito cantare i versi di Mimnermo e fa la sua
correzione. Oppure lo canta facendo finta di avere lui davanti. Capiamo che al simposio
c'era la pratica di riprendere canti celebri e riproporli.
Salamina è un'isola che si trova a due passi dal porto di Atene, ma c'è un'altra città che si
chiama Megara che aveva sotto controllo Salamina. Atene ha provato a conquistarla, ma
ha sempre avuto la meglio Megara. Secondo un aneddoto Solone, proprio perché non si
poteva parlare di Salamina, aveva finto di essere pazzo e con questa libertà di poter parlare
perché pazzo, si sarebbe presentato in piazza e avrebbe pronunciato un elegia come un
discorso che fu talmente efficace che i suoi concittadini si animarono e andarono a
conquistare Salamina. Questo aneddoto probabilmente nasce con un fraintendimento.
Molto probabilmente egli dice tutte queste cose simulando all'interno del simposio quello
che si potrebbe dire in un assemblea per spronarli a conquistare Salamina.

15. Versi molto celebri in cui parla del Buongoverno. Sta dicendo ai suoi amici quali sono
i suoi valori a cui contrappone quelli avversari (portano il cattivo governo). Elegia
fortemente politica anche se sentiero a tratti il pensiero etico. Li ha composti
probabilmente quando ancora non aveva un ruolo politico. Rifiuterà la tirannide. Intorno
al 590 lasciò Atene per non mettere più mani alle riforme già create.

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