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Antico Egitto
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Con antico Egitto si intende la civiltà sviluppatasi Antica civiltà egizia


lungo il fiume Nilo, dal delta nel Mar Mediterraneo a
nord fino alle cateratte a sud, presso l'attuale confine
tra Egitto e Sudan,[N 1] per un'estensione totale di circa
1000 km.

Benché il territorio fosse molto più vasto,


comprendendo gran parte anche del deserto libico-
nubiano, gli insediamenti umani, fin dai tempi più
remoti, si svilupparono solo nella stretta fascia
verdeggiante a ridosso delle rive del fiume larga, in
alcuni punti, anche solo poche centinaia di metri.

Fin dal 3500 a.C., di pari passo con l'avvento


dell'agricoltura, in particolare la coltivazione del grano,
dell'orzo e del lino, si ha contezza di insediamenti
umani specie lungo le rive del Nilo.[1] Le piene annuali
del fiume, infatti, favorivano la coltivazione anche con
più raccolti annui grazie ai sedimenti, particolarmente Mappa dell'antico Egitto, con le città
fertili (limo), che il fiume, nel suo ritirarsi, lasciava sul più importanti e i siti del periodo
terreno. Ciò comportò, fin dai tempi più remoti, dinastico (3150 - 30 a.C.).
conseguentemente, la necessità di controllare,
Regione Egitto e Sudan
incanalare e conservare le acque onde garantire il
costante approvvigionamento, vuoi per il Sito tipo Necropoli di Giza
sostentamento umano, vuoi per quello del bestiame e
delle piantagioni. Altri siti Necropoli di Tebe
Seguita da Civiltà romana
Non è da escludersi che proprio la complessa necessità
di dover far fronte alle esigenze connesse con la
gestione dell'agricoltura e, segnatamente, delle
acque nilotiche, abbia favorito proprio il formarsi
delle prime comunità su territori parziali tuttavia
ben differenziati e politicamente e
geograficamente individuabili. Tali entità,
normalmente individuate con il termine greco di
nomi, ben presto si costituirono in due distinte
entità geo-politiche più complesse. Tale
l'importanza del fiume Nilo, che attraversava
tutto il paese, che anche le denominazioni di tali
due macro-aree fanno riferimento al fiume:
considerando che le sorgenti del Nilo, benché
all'epoca non note, dovevano essere a sud, tale
La Grande Sfinge e la Piramide di Chefren a
sarà l'Alto Egitto, mentre, di converso, l'area del
Giza.
delta, verso il Mediterraneo, sarà indicato come
Basso Egitto.[2]

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Varie culture si susseguirono nella valle nilotica fin dal 3800 a.C. in quello che viene definito
periodo predinastico. Un'entità embrionale di stato può riconoscersi, invece, a partire dal 3200-
3100 a.C. con la I dinastia e l'unificazione delle due macro-aree che resteranno, tuttavia, sempre
distinte, tanto che per tutta la storia del Paese i regnanti annovereranno tra i loro titoli quello di
Signore delle Due Terre.

La storia dell'antico Egitto copre, complessivamente, circa quattromila anni, dal 3900 a.C. (con il
periodo predinastico) al 342 a.C. (con il periodo tardo) e comprende, dal 3200 a.C., trenta dinastie
regnanti riconosciute archeo-storicamente. A queste debbono esserne aggiunte altre, dette di
comodo, giacché riferite, di fatto, non a governi autoctoni, bensì frutto di invasioni o di
raggiungimento del potere da parte di regnanti stranieri. Avremo perciò una XXXI dinastia,
costituita da re persiani, una XXXII dinastia macedone, che annovera un solo sovrano, Alessandro
Magno, e una XXXIII dinastia, meglio nota come dinastia tolemaica, nata dallo smembramento
dell'impero di Alessandro.

Anche molti imperatori romani, occupato l'Egitto, non disdegnarono di assumere il titolo di
faraone con titolatura geroglifica.

Indice
Storia
Periodo predinastico
Periodo arcaico (ca. 3050 - 2686 a.C.)
Antico Regno (2686 - 2181 a.C.)
Primo periodo intermedio (2181 - 2050 a.C.)
Medio Regno (2050 - 1690 a.C.)
Secondo periodo intermedio (1690 - 1549 a.C.) e gli Hyksos
Nuovo Regno (1549 - 1069 a.C.)
Terzo periodo intermedio (1069 - 653 a.C.)
Periodo tardo (653 - 332 a.C.)
Periodo tolemaico (332 - 30 a.C.)
Periodo romano (30 a.C. - IV secolo d.C.)
Arte
Piramidi
La Valle dei Re
I grandi templi
Scultura
Società
Il faraone
La burocrazia e gli scribi
Le donne
La casta sacerdotale
Clero maschile
Clero femminile
L'esercito
Funzionari di stato
Il popolo
Agricoltura
Allevamento
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Caccia
La casa egizia
Commercio e monete
I pasti e le bevande
L'abbigliamento
Le pettinature
Il trucco
Lingua
Sviluppo storico
Letteratura
Cultura
Matematica
Medicina
Astronomia
Arte
Musica
Religione
Gruppi di divinità
Cosmogonia
Vita dopo la morte
Religione funeraria
Leggende
Leggenda di Ra
Leggenda di Osiride
Culto
Templi
Note
Annotazioni
Fonti
Bibliografia
Fonti storiche
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni
Musei egizi

Storia
Lo stesso argomento in dettaglio: Storia dell'antico Egitto.

Il fiume Nilo è stato il fulcro della civiltà egizia per la grande maggioranza della sua storia.[3] La
fertile valle del Nilo diede ai suoi abitanti la possibilità di sviluppare un'economia stanziale basata
sull'agricoltura e una società sempre più sofisticata e centralizzata che si rivelò uno dei
fondamentali punti di partenza della storia della civiltà umana.[4] I primi cacciatori-raccoglitori

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nomadi si stanziarono nella valle del Nilo verso la fine del Medio Pleistocene, circa 120 000 anni
fa. Intorno alla fine del Paleolitico, infatti, l'arido clima nordafricano cominciò a divenire sempre
più caldo e secco, costringendo le popolazioni a stabilirsi lungo le coste.

Periodo predinastico
Lo stesso argomento in dettaglio: Periodo predinastico dell'Egitto.

In epoca predinastica e arcaica, il clima in Egitto era molto meno


arido rispetto a oggi. Ampie regioni del territorio erano occupate da
una savana boscosa e attraversate da mandrie di ungulati che
pascolavano liberamente. La flora e la fauna erano di gran lunga più
rigogliose e prolifiche in ogni porzione del territorio; doveva esserci
una folta popolazione di uccelli acquatici. La caccia era destinata a
diventare una pratica molto comune fra gli Egizi ed è questo il
periodo in cui la maggior parte degli animali fu addomesticata per la
prima volta.[5] Intorno al 5500 a.C. una serie di popolazioni stanziate
lungo il corso del Nilo andò sviluppandosi in una serie di culture
perfettamente in grado di padroneggiare l'agricoltura e l'allevamento
e distinguibili l'una dall'altra grazie alla lavorazione della ceramica e
di effetti personali come pettini, braccialetti e perline. La più grande
di queste culture, nell'Alto Egitto (la parte meridionale), fu la Cultura
di Badari, originatasi probabilmente nel deserto occidentale; è
specialmente nota per l'alta qualità delle sue ceramiche e dei suoi
utensili in pietra, e per l'uso del rame[6].
Statuetta di falco
appollaiato risalente al Alla Cultura di Badari seguirono
Periodo predinastico le Culture di Naqada I (anche
dell'Egitto. Altes Museum, "Amraziana") e Naqada II (anche
Berlino. "Gerzeana"),[7] le quali portarono
una serie di innovazioni
tecnologiche. Fu all'epoca della
Cultura di Naqada I che gli Egizi predinastici importarono per
la prima volta l'ossidiana - utilizzata per fabbricare lame -
dall'Etiopia[8]. All'epoca della Cultura di Naqada II, invece,
Statuetta di un anonimo
risalgono le prime tracce di contatti con il Vicino Oriente
faraone arcaico, in avorio. British
antico, in particolare con la Cananea e la costa di Biblo.[9] Nel
Museum, Londra.
giro di un millennio, la Cultura di Naqada si sviluppò e crebbe:
fu così che da piccole comunità agricole ebbe origine una
potente civiltà i cui capi detenevano il pieno controllo della
popolazione e delle risorse della valle del Nilo[10]. Stabilendo il potere centrale a Ieracompoli, poi
ad Abido, i sovrani della Cultura di Naqada III espansero il loro dominio a settentrione lungo il
corso del fiume[11]; strinsero rapporti commerciali a meridione con la Nubia, a occidente con le
oasi del Deserto occidentale e a oriente con le Culture del Mediterraneo orientale e del Vicino
Oriente[11]. Le sepolture regali nubiane a Qustul hanno restituito manufatti recanti i primi esempi
conosciuti di simboli dinastici egizi come la corona bianca (hedjet) e il falco.[12][13] Le Culture di
Naqada produssero diversi tipi di manufatti e di beni materiali, il che indica il potere e la ricchezza
crescenti dell'élite, così come effetti personali quali pettini, statuette, ceramiche dipinte, vasi in
pietra con decorazioni d'alta qualità, tavolette a uso cosmetico e gioielli in oro, lapis e avorio; si
ebbe inoltre la creazione di una ceramica smaltata nota come faience, ancora in uso 5000 anni

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dopo, durante la dominazione romana dell'Egitto, per decorare coppe, amuleti e statuette.[14] Verso
la fine della fase predinastica, la Cultura di Naqada si servì di simboli scritti destinati a originare il
completo sistema geroglifico e, di conseguenza, la antica letteratura egizia.[15]

Periodo arcaico (ca. 3050 - 2686 a.C.)


Lo stesso argomento in dettaglio: Periodo arcaico dell'Egitto.

Il periodo arcaico dell'Egitto coincise, all'incirca, con l'inizio


della civiltà sumero-accadica in Mesopotamia e con la civiltà di
Elam. Manetone, sacerdote e storico egizio d'epoca ellenistica
(III secolo a.C.), raggruppò la lunghissima serie dei faraoni, a
partire dall'arcaico Narmer (anche Menes), in trenta dinastie;
il suo sistema è tuttora in uso.[17] Manetone scelse di far
coincidere l'inizio della storia faraonica con il re chiamato
"Meni" (Μήνης, Menes in greco[18]), ritenuto il primo
riunificatore dei due regni dell'Alto e del Basso Egitto intorno
La Tavoletta di Narmer
al 3100 a.C.[19]
rappresenta l'unificazione dell'Alto
e del Basso Egitto[16]. Museo La transizione verso un
egizio del Cairo. unico Stato unitario
avvenne, nella realtà,
molto più gradualmente di
quanto credevano gli antichi scrittori egizi; non esistono prove
archeologiche coeve dell'esistenza di un re di nome "Meni".
Alcuni studiosi ritengono, però, di poter identificare il
leggendario "Meni" con il faraone arcaico Narmer, che
compare rivestito dei regalia su una celebre tavoletta
cerimoniale, in un simbolico atto di unificazione[20]. Ancora in
epoca predinastica, intorno al 3150 a.C., il primo faraone La Targhetta MacGregor, in
dinastico stabilì il proprio controllo sul Basso Egitto ponendo
avorio, raffigurante l'arcaico
la propria capitale a Menfi, da dove avrebbe potuto
faraone Den che abbatte un
supervisionare la forza-lavoro e l'agricoltura nel fertile Delta
nemico. British Museum, Londra.
del Nilo, così come le redditizie ma rischiose rotte commerciali
verso il Levante. L'autorità e il potere sempre crescenti dei
faraoni del Periodo arcaico si riflettono nelle loro elaborate
mastabe sepolcrali e nelle altre architetture funerarie ad Abido, ove i re erano oggetto di un culto
divino dopo la loro morte[21]. La forte istituzione monarchica sviluppata da vari faraoni servì a
legittimare il controllo dello Stato sulla terra, le opere pubbliche e le risorse necessarie per la
sussistenza e la crescita dell'antica civiltà egizia[22].

Antico Regno (2686 - 2181 a.C.)


Lo stesso argomento in dettaglio: Antico Regno.

Enormi progressi nell'architettura, nell'arte e nella tecnologia si ebbero durante l'Antico Regno,
come risultato di un sensibile incremento della produzione agricola e del conseguente aumento
demografico - il tutto controllato da un'amministrazione centrale sofisticata[23]. Alcuni dei più
notevoli e celebri monumenti della civiltà egizia, come le Piramidi di Giza, la Grande Sfinge di Giza
e la Statua di Chefren in trono, risalgono a questo periodo. Sotto la direzione del visir, gli
amministratori statali raccoglievano le tasse, coordinavano i piani d'irrigazione necessari
all'aumento della resa agricola, arruolavano i sudditi destinati alla costruzione delle opere
pubbliche e presiedevano la giustizia[24].
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Unitamente all'accresciuto prestigio del governo centrale, si affermò una nuova classe di scribi e
funzionari altamente qualificati cui il faraone assegnava possedimenti in cambio dei loro servigi. I
faraoni facevano inoltre concessioni terriere ai propri culti funerari e ai templi locali, con il fine di
assicurare a queste istituzioni le risorse necessarie al culto post-mortem del sovrano stesso. Gli
egittologi ritengono che tale pratica, continuata per ben cinque secoli, abbia lentamente
consumato il potere economico e la ricchezza della casa reale, al punto di non poter più reggere
efficientemente il peso di un'amministrazione centrale a tal punto sviluppata[25]. I governatori
locali, chiamati nomarchi, cominciarono a sfidare l'autorità del faraone, la cui potenza stava
gradualmente diminuendo. Questa crisi interna, tra il 2200 a.C. e il 2150 a.C., unita a gravi siccità
ed eventi climatici disastrosi[26], gettò l'Egitto in centocinquant'anni di carestia e guerre civili: il
cosiddetto Primo periodo intermedio[27].

Le Piramidi di Giza, La Grande Sfinge di Statuetta di Cheope Busto del principe


risalenti alla IV Giza, risalente alla in trono, in avorio, Ankhhaf, figlio di
dinastia egizia. IV dinastia egizia. risalente, forse[28], Cheope. Museum of
alla IV dinastia Fine Arts, Boston.
egizia. Museo egizio
del Cairo.

Dettaglio della Probabile testa di


Statua di Chefren in Pepi II Neferkara,
trono (JE 10062), in ultimo grande
diorite, risalente alla faraone dell'Antico
IV dinastia egizia. Egitto. Metropolitan
Museo egizio del Museum of Art, New
Cairo. York.

Primo periodo intermedio (2181 - 2050 a.C.)


Lo stesso argomento in dettaglio: Primo periodo intermedio dell'Egitto.

Dopo il collasso del governo centrale egizio e la fine dell'Antico Regno, l'amministrazione non poté
più supportare o stabilizzare l'economia del Paese, né i governatori locali poterono più contare sul
faraone per un supporto in tempo di crisi: la carenza di generi alimentari, così come le
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controversie politiche, degenerarono presto in carestie e guerre civili


su minuscola scala. Tuttavia, a dispetto della grave situazione
interna, i capi locali, che non dovevano più tributi al faraone, si
servirono della loro effettiva indipendenza per dare vita a una
fiorente cultura provinciale. Disponendo ora del completo controllo
delle proprie risorse, le province si arricchirono sensibilmente -
come dimostrano le opulente sepolture della élite e quelle via via più
pregiate degli esponenti delle altre classi sociali[29]. In un fiorire di
creatività, gli artigiani provinciali adottarono e adattarono motivi
culturali precedentemente limitati al faraone dell'Antico Regno e
alla sua stretta cerchia e gli scribi svilupparono temi, idee e stili
letterari che andarono a esprimere l'originalità e l'ottimismo del Rilievo degli dei Geb e
periodo[30]. Upuaut, risalente al Primo
periodo intermedio. Walters
Slegati, all'atto pratico, da ogni vincolo di fedeltà al faraone, i
Art Museum, Baltimora.
governanti locali finirono col competere l'uno con l'altro per il
controllo territoriale e il potere politico. Intorno al 2160 a.C., i
signori di Ieracompoli potevano vantare un'egemonia sul Basso
Egitto (il nord del Paese), mentre la rivale famiglia di Antef I, cioè l'XI dinastia, assunse il controllo
dell'Alto Egitto governando, di fatto, da Tebe. I discendenti di Antef I, Antef II e Antef III
accrebbero il proprio potere e la propria autorità, e lo scontro fra le due dinastie che si spartivano
il Paese divenne inevitabile. Nel 2055 a.C. circa le forze tebane guidate dal faraone Nebhepetra
Mentuhotep II sbaragliarono definitivamente la dinastia eracleopolitana, riunificando le Due
Terre. Si inaugurò un periodo di rinascenza economica e culturale noto come Medio Regno[31].

Medio Regno (2050 - 1690 a.C.)


Lo stesso argomento in dettaglio: Medio Regno.

I faraoni del Medio Regno ristabilirono la prosperità e la stabilità dell'Egitto, stimolando inoltre
una rinascenza delle arti, della letteratura e dell'architettura di carattere monumentale[32].
Mentuhotep II e i suoi successori (XI dinastia) regnarono da Tebe, ma il visir Amenmehmat
assunse il potere intorno al 1985 a.C. divenendo faraone come Amenemhat I e dando origine alla
XII dinastia egizia, una delle più gloriose della storia egizia. Amenemhat I spostò la capitale a Ity
Tawy (per intero Amenmehmat-Ity-Tawy, che significa "Amenemhat Dominatore delle Due
Terre"[33]), nella regione del Fayyum[34]. Da Ity Tawy i sovrani della XII dinastia presiedettero alla
sottrazione al mare di diverse terre e alla progettazione di diversi piani di irrigazione per
incrementare la resa agricola della zona. L'esercito riconquistò i territori della Nubia, ricchi di
miniere d'oro e d'altre materie preziose, mentre nella zona orientale del Delta furono edificate
strutture difensive a tutela delle frontiere[35].

Con la situazione socio-politica e militare stabilizzata dal potere faraonico e con l'afflusso di
ricchezza dai giacimenti d'oro nubiani e dalle coltivazioni del Paese, la popolazione, l'arte e la
cultura egizie andarono incontro a una fioritura. In contrasto con l'atteggiamento elitario
dell'Antico Regno nei confronti della religione, il Medio Regno vide un incremento delle
espressioni di pietà personale, oltre a una sorta di "democratizzazione" dell'aldilà (Duat): si
riteneva ora che ogni individuo possedesse uno spirito destinato, dopo la morte, alla vita eterna
nella compagnia degli dèi[36]. La letteratura del Medio Regno sviluppò tematiche sofisticate
espresse in uno stile eloquente o intimistico[30]. I rilievi e la ritrattistica scultorea del periodo
furono in grado di catturare dettagli sottili e individuali, raggiungendo nuove vette di perfezione
tecnica[37].

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L'ultimo grande faraone del Medio Regno, Amenemhat III, permise ad alcune popolazioni cananee
d'origine semitica di stanziarsi nella zona orientale del Delta del Nilo: reclutò così una nuova
ingente forza-lavoro per le attività minerarie e per i progetti architettonici del proprio regno. Tali
imprese ambiziose, tuttavia, coincisero, verso la fine del regno di Amenemhat III, con gravi
straripamenti del Nilo che provarono l'economia del Paese e avviarono un lento declino destinato a
sfociare, all'epoca della XIII e XIV dinastia, nel Secondo periodo intermedio. Sfruttando tale
decadenza, i Cananei stabilitisi nel Delta del Nilo presero il controllo della regione, per poi imporre
la propria egemonia su gran parte del territorio egizio; furono in seguito indicati con il termine
"Hyksos"[38].

Maschera funeraria Statua osiriforme di Statua di Sesostri Busto di Nefrusobek


del funzionario Mentuhotep II della III, il più potente della XII dinastia
Gemniemhat, attivo XII dinastia egizia, in sovrano del Medio egizia, in grovacca,
tra la XI e XII arenaria dipinta. Regno, in granito. distrutta durante la
dinastia egizia. Ny Museo egizio del British Museum, Seconda guerra
Carlsberg Glyptotek, Cairo. Londra. mondiale. Già
Copenaghen. all'Altes Museum,
Berlino

Busto di Statua del ka di Hor


Amenemhat V della I della XIII dinastia
XIII dinastia egizia in egizia, in legno,
scisto - una delle cristallo di rocca e
migliori creazioni quarzo. Museo
artistiche del egizio del Cairo.
[39]
periodo .
Kunsthistorisches
Museum, Vienna.

Secondo periodo intermedio (1690 - 1549 a.C.) e gli Hyksos


Lo stesso argomento in dettaglio: Secondo periodo intermedio dell'Egitto e Hyksos.

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Quando, intorno al 1785 a.C., il potere faraonico andò incontro a un


nuovo periodo di crisi, una popolazione asiatica, gli Hyksos, si era già
stabilita nella città nord-orientale di Avaris; gli Hyksos estesero il
proprio dominio su gran parte dell'Egitto, occupandolo, e
costringendo il potere centrale a ritirarsi a Tebe. Il faraone cominciò a
essere trattato come un vassallo a cui era richiesto il pagamento di un
tributo[40]. Gli Hyksos ("Sovrani stranieri") si appropriarono del
modello di governo egizio e i loro re pretesero il trattamento di
faraoni, mescolando la propria cultura con elementi egizi; come altri
invasori, introdussero nella valle del Nilo nuove tecniche militari, fra
cui l'arco composito e il carro da guerra[41].

Dopo l'arretramento, la dinastia


di Tebe si sentì intrappolata fra gli
occupanti Hyksos a settentrione e
i loro alleati nubiani, i Kushiti, a
meridione. Dopo anni di
vassallaggio, Tebe dispose di forze
sufficienti per sfidare gli Hyksos
in un conflitto che durò più di La grave situazione
trent'anni, terminando solamente politica del Secondo
Sigillo cilindrico attribuito al re [40]
intorno al 1550 a.C. I faraoni periodo intermedio (ca.
hyksos Khamudi, ultimo
Seqenenra Ta'o e Kamose 1650 - 1550 a.C.).
occupante del Basso Egitto,
riuscirono a sconfiggere i
sconfitto da Ahmose I. Museo
Nubiani, ma non gli Hyksos -
egizio del Cairo. impresa che riuscì al successore di Kamose, Ahmose I, abile
condottiero di una serie di campagne vittoriose che
debellarono definitivamente la presenza degli Hyksos dal suolo
egizio. Ahmose I diede origine a una nuova dinastia, la XVIII. Nel Nuovo Regno così inauguratosi,
la guerra divenne una delle principali occupazioni dei faraoni, i quali espansero enormemente i
confini dell'Egitto nel tentativo di imporre la propria supremazia sul Vicino Oriente antico[42].

Nuovo Regno (1549 - 1069 a.C.)


Lo stesso argomento in dettaglio: Nuovo Regno (Egitto).

I faraoni del Nuovo Regno diedero vita a un'epoca di ineguagliato splendore rendendo sicuri i
confini e intessendo fervide relazioni diplomatiche con potenze vicine quali l'Impero mitannico,
l'Assiria e la Cananea. Le campagne militari guidate da Thutmose I e dal nipote Thutmose III
estesero l'autorità faraonica sul più vasto impero che l'Egitto avesse mai posseduto; fra i loro regni,
il controverso interludio della regina Hatshepsut si rivolse alla pace e restaurò le relazioni
commerciali interrotte dall'occupazione degli Hyksos (tuttavia anche con lei si ebbero espansioni
territoriali)[43].

Alla morte di Thutmose III, nel 1425 a.C., l'Egitto si estendeva dalla Siria nord-orientale alla
quarta cateratta del Nilo in Nubia (odierno Sudan) ed era aperto a importazioni di ogni genere, fra
cui il bronzo e il legname[44]. I faraoni del Nuovo Regno intrapresero monumentali campagne
edilizie, soprattutto in onore del dio nazionale Amon, il cui culto si basava sulla capitale Tebe.
Eressero inoltre architetture per esaltare le proprie imprese, sia reali che immaginarie. Quello di
Karnak, a Tebe, è il più grande tempio egizio mai costruito[45]. Lo stesso regno di Hatshepsut,
durato ventidue anni, fu uno dei vertici della grandeur dell'epoca[46]. Il suo regno fu segnato da
successi memorabili: una lunga pace, ricchi progetti edilizi, una spedizione commerciale nel Paese
di Punt, la ricostituzione dei traffici commerciali dopo la fine del Secondo periodo intermedio,

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ricchi progetti edilizi come il elegante Tempio funerario, una coppia di giganteschi obelischi e una
cappella a Karnak. A dispetto di tali traguardi, il pronipote Amenofi II operò una manomissione di
molti suoi monumenti[47][48][49].

Intorno al 1350 a.C. la stabilità del Nuovo Regno andò incontro a una grave crisi quando Amenofi
IV salì al trono e promulgò una serie di riforme radicali e caotiche[50]. Cambiando il proprio nome
in "Akhenaton", il re propagò il culto di un dio secondario, Aton, quale divinità suprema,
abbandonò le divinità tradizionali e si rivolse polemicamente contro il Tempio di Amon - il cui
strapotere poteva rivaleggiare con l'autorità faraonica[50]. Spostando la capitale nella nuova città di
Akhetaton, da lui fondata ex-novo, Akhenaton voltò negligentemente le spalle alla situazione
politica dei domìni levantini del Paese. Avviò inoltre un nuovo stile artistico. Il culto di Aton fu
abbandonato negli anni successivi alla morte di Akhenaton: il clero di Amon riacquisì il proprio
potere e riportò a Tebe la capitale. I successori Tutankhamon, Ay e Horemheb cercarono di
eliminare ogni riferimento al turbolento regno di Akhenaton[51].

Nel 1279 a.C. fu incoronato Ramses II "il Grande", destinato a edificare più templi, erigere più
colossi, monumenti e obelischi e generare più figli di ogni altro sovrano egizio[52]. Valente
condottiero, Ramses II guidò il proprio esercito contro gli Ittiti nella gigantesca battaglia di Qadeš,
per poi firmare il primo trattato di pace della storia[53]. Le armate Egizie ed Ittite non furono mai in
grado di prevalere una sull'altra ed entrambi gli eserciti temevano l'aggressività del Medio Impero
assiro: così gli Egizi abbandonarono il Vicino Oriente mentre gli Ittiti furono lasciati a confrontarsi
con gli Assiri e con i Frigi.

La ricchezza dell'Egitto persuase varie popolazioni a cercare d'invaderlo, in particolare i Berberi da


ovest e i Popoli del Mare, una presunta confederazione di predoni del mare, particolarmente
agguerriti, provenienti dall'Europa meridionale, specialmente dal Mar Egeo[54]. Le forze egizie
furono in grado di respingerne l'invasione, ma l'Egitto perse i territori della Cananea meridionale,
che caddero in mano assira. La tensione provocata da una situazione estera tanto turbolenta fu
esacerbata da problemi interni come la corruzione, la razzia delle tombe e il malcontento popolare.
Dopo aver ristabilito il proprio potere con la restaurazione seguita alla morte di Akhenaton, i
Sommi sacerdoti del Tempio di Amon a Tebe accumularono terre e ricchezza oltre ogni limite
precedente; la loro potenza, contrapposta all'autorità del faraone, portò alla divisione del Paese
durante il Terzo periodo intermedio[55].

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Testa colossale di Colossi di Amenofi Busto di Nefertiti, Maschera funeraria


Amenofi III in granito III, della XVIII "Grande sposa di Tutankhamon,
rosso, della XVIII dinastia egizia, reale" di Akhenaton, della XVIII dinastia
dinastia egizia. soprannominati della XVIII dinastia egizia. Museo egizio
British Museum, "Colossi di egizia. Ägyptisches del Cairo.
Londra. Memnone", in una Museum und
fotografia del 1858. Papyrussammlung,
Neues Museum,
Berlino.

Frammento di un Facciata colossale


colosso di Ramses del Tempio
II, della XIX dinastia maggiore di Ramses
egizia, II ad Abu Simbel.
soprannominato
"Giovane
Memnone". British
Museum, Londra.

Terzo periodo intermedio (1069 - 653 a.C.)


Lo stesso argomento in dettaglio: Terzo periodo intermedio dell'Egitto.

Alla morte di Ramses XI, nel 1078 a.C., Smendes I assunse il controllo dell'Egitto settentrionale,
governando dalla città di Tanis[57]; la parte meridionale era invece sotto l'effettivo governo del
Sommo sacerdote di Amon, residente a Tebe, che riconobbe l'autorità di Smendes I solo
nominalmente[58]. Durante tale epoca alcune tribù berbere si stanziarono nella zona occidentale
del Delta del Nilo, divenendo gradualmente più indipendenti. I prìncipi libici presero il controllo
del Delta con Sheshonq I, nel 945 a.C., e fondando la XXII dinastia egizia (detta anche "dinastia
bubastita" poiché i suoi faraoni governavano dalla città di Bubasti), che regnò per due secoli[59][60].
Sheshonq I riuscì a esercitare la propria influenza anche sull'Alto Egitto collocando propri
famigliari in eminenti posizioni sacerdotali. Alla metà del IX secolo a.C. l'Egitto fallì un ulteriore
tentativo espansionistico nel Vicino Oriente. Il faraone Osorkon II, affiancato da numerosi alleati

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come la Persia, Israele, Hama, Fenicia, Cananea, gli Arabi, gli Aramei
e i Neo-Ittiti, combatté nella battaglia di Qarqar contro il potente re
assiro Salmanassar III (853 a.C.). La coalizione fu sconfitta e l'Impero
assiro continuò a dominare il Levante[61].

La dinastia bubastita si avviò al


declino con l'avvento di una
dinastia rivale a Leontopoli; i
Nubiani di Kush cominciarono a
minacciare, nel frattempo, il sud
dell'Egitto[62]. Attingendo a
millenni di iterazioni (commercio,
scambi culturali, occupazione,
sincretismo, guerre) con Pendente raffigurante
Statua di Amon come ariete [63]
l'Egitto , il re nubiano Pianki Horus, Osiride e Iside, in
che protegge re Taharqa, British
lasciò la propria capitale Napata e oro massiccio e
Museum, Londra. invase l'Egitto nel 727 a.C., lapislazzuli, con il cartiglio
imponendo facilmente il proprio di Osorkon II della XXII
dominio su Tebe, nel Medio dinastia egizia[56]. Museo
[64]
Egitto, e infine sul Delta del Nilo . Immortalò i propri successi del Louvre, Parigi.
facendoli incidere sulla "Stele della vittoria"[65]. Pianki diede origine
alla XXV dinastia egizia, i cui faraoni riunificarono le Due Terre
riportando l'Egitto alla medesima espansione territoriale del Nuovo Regno. La XXV dinastia, o
"dinastia nubiana", inaugurò un periodo di rinascita per l'Egitto[66]. Monarchi come Taharqa
costruirono e restaurarono templi e monumenti lungo l'intera valle del Nilo: a Menfi, Kawa, Gebel
Barkal ecc. Fu durante la XXV dinastia egizia che, dalla fine del Medio Regno, si ricominciarono a
costruire piramidi (molte nell'odierno Sudan)[62][67]. Pianki tentò più volte, senza successo, di
estendere il domino egizio del Vicino Oriente, opponendosi all'egemonia assira. Nel 720 a.C.
mandò l'esercito in supporto a una ribellione, nella Filistea e a Gaza, contro l'Assiria: l'armata
egizia fu sconfitta da Sargon II e la sollevazione fallì; la stessa cosa fece nel 711 a.C., venendo
nuovamente sconfitto da Sargon II.

A partire dal X secolo a.C. l'Assiria dovette continuamente lottare per


mantenere la propria influenza sul Levante meridionale: era normale
che città e regni della regione si appellassero ai faraoni egizi per
ottenere aiuto contro l'egemonia assira[68]. Il faraone Taharqa godette
di alcuni successi nelle sue campagne mediorientali: accorse in aiuto
al re giudeo Ezechia quando questi si ritrovò assediato a
Gerusalemme dalle armate del re assiro Sennacherib[68]. Gli storici
non sono concordi sul motivo dell'abbandono dell'assedio da parte di
Sennacherib: tra le ipotesi figurano una epidemia, una vera e propria
arresa e perfino un intervento divino[69]. Sennacherib fu in seguito
assassinato dai propri figli per aver distrutto Babilonia, città sacra a
tutti i Mesopotamici. Nel 674 a.C. re Esarhaddon tentò di invadere Khnemibra Ahmose II,
l'Egitto ma fu respinto dal faraone Taharqa[69]; il tentativo fu reiterato della XXVI dinastia egizia,
nel 671 a.C. con maggiore impegno, l'assiro occupò Menfi e Tebe e al cospetto del dio Sopdu.
Taharqa, duramente sconfitto, fu respinto nella sua Nubia. La Museo del Louvre, Parigi.
conquista di Esarhaddon segnò il declino della dinastia nubiana[68].
Tuttavia, il dominio del re assiro sull'Egitto fu breve e incompleto.
Taharqa ne approfittò per impadronirsi nuovamente dell'Alto Egitto: Esarhaddon morì a Ninive
prima di ultimare i preparativi per una spedizione punitiva. La spedizione assira non fu però
annullata, bensì, guidata dal generale Shanabushu, travolse Taharqa e lo ricacciò definitivamente
in Nubia[68]. Il nipote di Taharqa, Tanutamani, riuscì a sbaragliare Necao I, sovrano-fantoccio degli
Assiri, e a prendere Tebe - solo per poi essere sconfitto a sua volta dalle forze assire, le quali si
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abbandonarono a un tale saccheggio di Tebe che la città non si riprese mai pienamente[68]. La
dinastia nubiana ebbe definitivamente fine, e un sovrano nativo, Psammetico I, fu collocato sul
trono d'Egitto come vassallo di Assurbanipal d'Assiria[70].

Periodo tardo (653 - 332 a.C.)


Lo stesso argomento in dettaglio: Periodo tardo dell'Egitto.

Privi di un piano permanente di occupazione da far seguire alla


conquista, gli Assiri delegarono il governo dell'Egitto a una serie di
vassalli destinati a diventare i faraoni "saiti" (ossia regnanti dalla città
di Sais) della XXVI dinastia egizia[71]. Intorno al 653 a.C. il re saita
Psammetico I, "raffinato e sottile uomo di corte"[70], approfittando del
coinvolgimento dell'Assiria in un'impegnativa guerra per la conquista
di Elam, riuscì abbastanza facilmente a liberare l'Egitto dal giogo
assiro con l'aiuto di mercenari della Lidia e della Grecia[70].

D'altra parte, Psammetico I e i suoi successori furono abili nel


mantenere relazioni pacifiche con l'Assiria, mentre l'influenza greca si
espanse nella colonia di Naucrati, situata nel Delta del Nilo[72]. Nel
609 a.C. Necao II, figlio di Psammetico I, scese in guerra contro
Babilonia, i Caldei, i Medi e gli Sciti nel tentativo di salvare l'Assiria,
che dopo una brutale guerra civile stava per essere invasa da una
coalizione di questi ultimi[73], ma il tentativo egizio di salvare gli
antichi padroni fallì: il faraone differì di troppo l'intervento e nel
frattempo Ninive era già caduta e re Sin-shar-ishkun già morto.
D'altra parte, Necao II riuscì facilmente a travolgere l'esercito del
Regno d'Israele e del suo re Giosia, per poi essere, però, sconfitto con
Statua Dattari (52.89),
gli Assiri da parte di Babilonesi, Medi e Scizi. Necao II e Assur-uballit
in diorite, risalente alla
II d'Assiria furono definitivamente sconfitti a Karkemiš, in Aramea
XXX dinastia egizia.
(corrispondente all'odierna Siria), nel 605 a.C.[73].
Brooklyn Museum, New
York. Gli Egizi rimasero nella regione per
decenni, in continua lotta con i sovrani
babilonesi Nabopolassar e
Nabucodonosor II per il comando su porzioni del defunto Impero
assiro; Nabucodonosor II invase brevemente l'Egitto nel 567 a.C.
Nella loro capitale di Sais, i faraoni della XXVI dinastia patrocinarono
una rinascenza artistica effimera ma non "priva di grandiosità, né di
raffinatezza, né di un certo fascino melanconico"[71]. Nel 525 a.C. i
potenti Persiani dell'Impero achemenide, guidati da Cambise II,
intrapresero la conquista dell'Egitto e catturarono il faraone
Psammetico III nella battaglia di Pelusio[74]. Cambise II assunse il
titolo di faraone, continuando però a governare dalle capitali del suo
impero, come Susa nell'odierno Iran; il governo dell'Egitto fu affidato
a un satrapo. Il V secolo a.C. fu segnato da effimere rivolte anti- Il Sarcofago di
persiane, senza che queste riuscissero ad abbattere il dominio Horkhebit, funzionario
achemenide[75]. della XXVI dinastia egizia,
in grovacca, capolavoro
L'Egitto rientrava, con Cipro e la Fenicia, nella sesta satrapia del periodo. Metropolitan
dell'Impero achemenide, i cui sovrani persiani sono noti, nell'ambito Museum of Art, New York.
della storia egizia, come XXVII dinastia egizia; il periodo dei "faraoni"
persiani terminò più di un secolo dopo, nel 402 a.C. Infatti, dopo
alcuni regni piuttosto effimeri di faraoni nativi, dal 380 a.C. al 343 a.C. governò la XXX dinastia,
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ultima casa reale nativa dell'Egitto dinastico, la quale ebbe fine con il regno di Nectanebo II, a cui
seguì una breve ripresa del potere persiano (XXXI dinastia). Nel 332 a.C., il governatore persiano
Mazace cedette l'Egitto ad Alessandro Magno senza combattere[76].

Periodo tolemaico (332 - 30 a.C.)


Lo stesso argomento in dettaglio: Egitto tolemaico e Dinastia tolemaica.

Nel 332 a.C., incontrando una minima resistenza da parte dei


Persiani, Alessandro Magno conquistò l'Egitto, che inglobò nel
proprio impero. Gli Egizi accolsero il condottiero macedone come un
liberatore. La suddivisione amministrativa stabilita dopo lunghe
guerre dai successori di Alessandro portò all'instaurazione del Regno
tolemaico, che preservò l'antica cultura egizia pur avendo una capitale
di cultura fondamentalmente ellenistica, Alessandria d'Egitto[77].

La città, opulenta e cosmopolita, divenne il simbolo del potere e del


prestigio dei faraoni ellenistici, i Tolomei, evolvendosi in un centro
culturale di primaria importanza[78]; ad Alessandria aveva sede la
Biblioteca di Alessandria, la più importante del mondo antico[79]. Il
Dettaglio del prezioso Faro di Alessandria, una delle Sette meraviglie del mondo, facilitava
sarcofago del sacerdote
la navigazione delle flotte mercantili dirette verso la città: i re
Hornedjitef, vissuto in tolemaici patrocinarono la vita commerciale ed economica del Paese
con spirito imprenditoriale e industrie fondamentali, come la
epoca tolemaica. British
produzione del papiro, fiorirono[80].
Museum, Londra.
La cultura ellenistica non soppiantò la
nativa cultura egizia: i sovrani tolemaici
assecondarono tutte le antiche tradizioni per rafforzare il proprio
legame con il popolo, costruirono nuovi templi in stile pienamente
egizio (Dendera, Edfu, Esna, File, Kôm Ombo[77]), supportarono il
culto delle divinità egizie e si fecero effigiare come faraoni. Nuove
espressioni culturali, come il culto di Serapide, nacquero dal
sincretismo tra divinità greche ed egizie, mentre gli stilemi della
statuaria greca classica influenzarono l'arte egizia. Nonostante i
continui sforzi di regnare pacificamente sul popolo dell'Egitto, la
dinastia tolemaica fu sovente scossa da inquietudini sociali, da
Testa colossale di
cruente rivalità familiari e da sollevazioni come quella che seguì la
Tolomeo XV Cesare, figlio
morte di re Tolomeo IV[81].
di Cleopatra VII e Gaio
Inoltre, man mano che Roma cominciava a dipendere sempre più dal Giulio Cesare.
grano importato dall'Egitto, l'ingerenza dei Romani nei confronti
della politica egizia divenne determinante: continue rivolte, ambizioni
politiche e pesanti pressioni dal Vicino Oriente portarono a una situazione instabile, gettando le
basi della conquista romana del Regno tolemaico d'Egitto[82].

Periodo romano (30 a.C. - IV secolo d.C.)


Lo stesso argomento in dettaglio: Egitto (provincia romana).

L'Egitto divenne una provincia dell'Impero romano nel 30 a.C., a seguito della sconfitta, nella
battaglia di Azio, di Marco Antonio e dell'ultima regina tolemaica Cleopatra VII da parte del
generale romano Ottaviano (poi imperatore con il nome di Augusto)[77]. Roma cominciò ad

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approvvigionarsi prelevando quantità enormi di grano dalla fertile


valle del Nilo, mentre l'esercito romano, con la supervisione di un
prefetto incaricato dall'imperatore, si trovava di frequente impegnato
a sedare rivolte, salvaguardare l'aumento della pressione fiscale e
prevenire attacchi di banditi (le cui scorribande erano ormai
endemiche in Egitto)[83].

Alessandria d'Egitto rimase un


fondamentale scalo commerciale
per gli scambi con l'Oriente - in
un'epoca in cui i beni di lusso
orientali erano fortemente
richiesti da Roma[84]. Benché i
Romani si siano comportati con
maggiore ostilità verso gli Egizi
rispetto ai Greci, pratiche quali la
Rilievo raffigurante Hathor e Ra
mummificazione e la venerazione
Rilievo raffigurante omaggiati da Traiano, imperatore
degli dei tradizionali
Augusto, imperatore romano e faraone. Tempio di
continuarono indisturbate[85]. La
romano e faraone. Tempio pratica di realizzare ritratti da Dendera.
di Nuova Kalabsha.
applicare alle mummie raggiunse
l'apogeo artistico con i "Ritratti
del Fayyum" e alcuni imperatori romani furono raffigurati come
faraoni, anche se la situazione era molto mutata dal tempo dei Tolomei: il princeps romano viveva
lontano dall'Egitto e non svolgeva alcuna funzione connessa alla regalità egizia. L'amministrazione
della provincia d'Egitto divenne totalmente romana nello stile e fu preclusa ai nativi Egizi[85].

Il cristianesimo cominciò a espandersi in Egitto fin dalla metà del I secolo, venendo inizialmente
accettato come uno dei tanti culti praticati all'interno dell'Impero - finché la sua chiusura a ogni
tentativo di sincretismo con la religione egizia e greco-romana e il rifiuto della tradizione religiosa
popolare non cominciarono a rivelarsi problematici. Si ebbero varie persecuzioni contro i cristiani:
su tutte la grande purga voluta da Diocleziano a partire dal 303, che tuttavia non riuscì ad
indebolire il Cristianesimo[86]. Nell'anno 391 l'imperatore cristiano Teodosio I emanò leggi che
bandivano i riti pagani e disponevano la chiusura dei templi[87]. Ciò contribuì al deciso declino
della nativa cultura egizia. Mentre gli Egizi continuarono certamente a parlare il proprio antico
idioma, ma la capacità di scrivere i geroglifici scomparve unitamente alla progressiva sparizione
dei sacerdoti e delle sacerdotesse dei templi tradizionali. I templi stessi furono sporadicamente
convertiti in chiese o abbandonati alle sabbie del deserto[88].

Arte
Lo stesso argomento in dettaglio: Arte egizia.

Piramidi
Lo stesso argomento in dettaglio: Piramidi egizie.

Le tombe che i faraoni delle prime due dinastie avevano utilizzato come sepolcri furono sostituite
da un nuovo edificio durante il regno del faraone Zoser: la piramide. La costruzione di questa
prima opera derivò dalla sovrapposizione di mastabe, tombe generalmente a forma di piramide
tronca, di grandezza decrescente via via che aumentava l'altezza. La figura "a gradoni"
simboleggiava la scala attraverso la quale il faraone saliva al cielo. A essa ne seguirono altre e,
durante la IV dinastia, apparve la prima piramide perfetta.
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La prima fase della costruzione consisteva nello scegliere il


luogo adatto all'ubicazione; poi si disegnavano le piante e si
decideva la quantità di materiale e di personale necessaria.
Allora venivano convocati i sacerdoti, per determinare i punti
cardinali che avrebbero orientato le facce delle piramidi,
delimitare le basi e procedere alla cerimonia del livellamento
del terreno. Il faraone doveva eseguire il rituale dell'inizio della
costruzione e la cerimonia dell'allungamento della corda, che
consisteva nel verificare l'orientamento, nel piantare un piolo Le piramidi di Giza: da sinistra,
in ciascun angolo, nell'iniziare lo scavo di una piccola parte
in secondo piano, Micerino,
della fossa, nel modellare un mattone e nel porre la prima
Chefren e Cheope; in primo piano
pietra. Cominciava così la costruzione vera e propria. La
tre piramidi "delle regine" del
durata dei lavori dipendeva dalla grandezza del complesso
complesso di Micerino
funerario, che doveva essere pronto al momento della morte
del faraone.

Dopo aver inaugurato ufficialmente la costruzione si iniziava il


primo gradino della piramide. Il lavoro veniva svolto da
squadre di operai che ricevevano un salario dallo Stato. Una
volta stabiliti i gruppi di lavoro, si procedeva all'estrazione
dalle cave della pietra necessaria per innalzare la piramide. Il
metodo di estrazione dipendeva dalla durezza. Le rocce molto
dure venivano sottoposte a un brusco cambiamento di
temperatura. Perciò, prima veniva riscaldata la superficie e poi
veniva rapidamente raffreddata, incrinando la massa e
Piramide di Djoser
permettendo di tagliare la pietra con semplici strumenti dello
stesso materiale, o di legno oppure di rame. Un altro metodo
consisteva nell'abbassare il terreno, tracciando una rete di
piccole trincee fino a raggiungere la profondità adatta all'estrazione.

Dopo averli separati, i blocchi della parete della cava venivano deposti sul piano per poi essere
trainati ai piedi della piramide. Per evitare che rimanessero incagliati, si spargeva a terra del fango,
che permetteva un migliore scorrimento delle slitte. Intanto, altre squadre di operai provvedevano
a sollevare i blocchi di pietra, completando così i diversi piani. Come gli Egizi riuscirono a sollevare
pietre tanto grandi e pesanti è una questione ancora aperta. Molto probabilmente, come
testimoniano i resti trovati nel tempio di Setibtawy, utilizzarono un articolato sistema di rampe,
permettendo alle squadre di lavorare senza ostacolarsi. Gli spazi che restavano tra i vari piani
venivano riempiti con materiali vari e il tutto veniva ricoperto con pietra calcarea bianca, infine
veniva innalzata una punta per la piramide completamente in oro massiccio che probabilmente
serviva per vedere la piramidi da molto lontano, ma anche simboleggiava un aiuto per il faraone
nell'ascesa al cielo, concludendo così la lavorazione e permettendo al sovrano di riposare nella
propria, gigantesca, sepoltura.

La Valle dei Re
Lo stesso argomento in dettaglio: Valle dei Re.

I faraoni del Nuovo Regno scelsero come luogo del loro eterno riposo una valle collocata
all'estremità occidentale di Tebe. Fu Jean-François Champollion, nel XIX secolo, a dare per la
prima volta a questa valle, conosciuta fino ad allora come la Grande Prateria, il nome di Valle dei
Re. La scelta di questo luogo non fu casuale: qui l'occidente indicava infatti, secondo le credenze
religiose dell'epoca, il regno dei morti. Questa caratteristica funeraria era esaltata dalla presenza di
una montagna a forma di piramide che dominava la valle e richiamava alla mente le tombe dei
faraoni dell'Antico Regno.
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La Valle dei Re è un letto prosciugato di un fiume, scavato tra


le montagne tebane, il cui corso si biforca in due diramazioni:
quella secondaria, occidentale, o "Valle delle Scimmie", in cui
sono state rinvenute quattro tombe, tra cui quella di Ay e
Amenofi III, e quella principale, che appunto forma la Valle dei
Re, nella quale sono state scoperte più di 58 tombe. Questa
valle appartata garantiva ai re un riposo tranquillo, assicurato
inoltre dalla vigilanza di un corpo speciale di polizia e dalla
protezione della dea cobra Meretseger che vegliava sulla Tomba del faraone Ay
sicurezza della necropoli.

Il primo faraone che utilizzò questa valle per costruirvi il


proprio sepolcro fu Amenofi I. Durante il suo regno il concetto di complesso funerario cambiò
radicalmente; la tomba fu infatti separata dal tempio, costruito vicino alla sponda del fiume o in
un'altra valle. Anche la struttura degli ipogei subì delle modifiche nel corso dei secoli. Le piante
delle costruzioni funerarie seguivano in genere due modelli: quello della XVIII dinastia, a forma di
angolo retto, e quello della XX dinastia, di tipo rettilineo. In entrambi i casi, il sarcofago veniva
posto nella sala più profonda e le pareti erano riccamente decorate.

La Valle delle Regine sorge nelle vicinanze della Valle dei Re, fra le rocce che sovrastano la piana
occidentale di Tebe. In lingua araba si chiama Bībān al-Ḥarīm, "le porte dell'harem". Nella valle
sono state individuate un'ottantina di tombe, molte mai portate a termine, altre molto rovinate,
tutte più o meno delle due ultime dinastie del Regno nuovo, XIX e XX. In essa riposavano, oltre a
regine e concubine, anche alcuni importanti funzionari quali ad esempio il già citato Imhotep,
Amon-her-khepshef, primogenito di Ramesse II e molti dei suoi figli.

La tomba che però più di ogni altra spicca per bellezza è quella appartenuta a una delle più famose
regine dell'antico Egitto, Nefertari, la Grande Sposa Reale di Ramesse II. Questa vasta tomba
scoperta nel 1904 dall'egittologo Ernesto Schiaparelli, è collocata nel versante settentrionale della
Valle delle Regine e presenta una pianta molto articolata. E infatti diversa rispetto a quella delle
tombe di tutte le altre regine (solitamente più semplici e dotate di un'unica camera funeraria) e si
ispira piuttosto alle sepolture faraoniche della vicina Valle dei Re. Nelle pareti della seconda scala
discendente, la decorazione è anche a rilievo. Al termine del ciclo pittorico, Nefertari si tramuta in
Osiride, con il conseguente, auspicato raggiungimento dell'immortalità e della pace eterna.

I grandi templi

Il tempio in Egitto era la "casa del dio"; come in una dimora


umana, vi era una parte aperta anche agli estranei, una
destinata agli intimi e infine la parte più segreta, dove solo il
signore della casa aveva diritto di stare, così lo schema classico
di un tempio egiziano, comprendeva un cortile, pubblico, con
porticati a colonne, dove poteva accedere anche la folla dei
fedeli, mediante un portale monumentale inquadrato da due
piloni, aperto nel muro di cinta che proteggeva il tempio; poi,
Complesso templare di Karnak
la sala ipostila, dove avevano accesso il clero e gli alti dignitari:
qui la luce era scarsa, il soffitto era sostenuto da altissime
colonne; dalla semioscurità della sala ipostila si passava
all'oscurità assoluta del santuario, la parte più intima e misteriosa, dove, nel suo naos sigillato,
abitava il dio, nell'aspetto di una statua preziosa, e dove solo il faraone e i sacerdoti potevano
entrare, quando venivano eseguite sulla statua divina le cerimonie del culto giornaliero. Solo in
eccezionali ricorrenze e feste la statua del dio lasciava il suo oscuro ricetto, per essere portata in
processione, sulla barca sacra (nella quale vi era sistemata una cappella).

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I templi in miglior stato di conservazione si trovano oggi maggiormente nella zona di Tebe, la
"città" per eccellenza. Qui si trova il complesso templare di Karnak, sito architettonico
estremamente complicato: nella cinta dei grandi templi era il gran santuario di Amon, la cui
grandiosa sala ipostila fu iniziata da Seti I e continuata da Ramses II, il tempio di Ptah, quello di
Khonsu, anch'esso di età ramesside; numerosi blocchi sono rimasti del tempio del sole, dedicato
ad Aton, edificato dal faraone Akhenaton prima di abbandonare Tebe; a Karnak vi è anche il
"Padiglione delle Feste" di Thutmose III, ritenuto uno dei monumenti più originali
dell'architettura templare.

A Luxor, nel santuario eretto da Amenofi III, si ammira una


fra le più belle sale ipostile dei templi egiziani. A Menfi,
capitale dell'Antico Regno, non è rimasto altro se non povere
rovine di templi, come il santuario di Ptah. Ad Abido, nella
zona meridionale dell'Egitto, è conservato in ottimo stato il
magnifico tempio di Osiride, costruito da Seti I e terminato dal
figlio di questi, Ramses II; il tempio ha due sale ipostile e un
santuario settuplo.
Il tempio maggiore di Abu
Menzione a parte meritano i due magnifici templi di Abu
Simbel
Simbel, ad opera dell'instancabile Ramses II, uno dedicato a
Ra e al faraone divinizzato, uno dedicato ad Hathor e alla
regina Nefertari, adattati magnificamente alla topografia del
luogo, un terreno montuoso, e alla natura del materiale scavato, la roccia.

Quattro grandi statue sedute del sovrano, alte quasi 21 metri, a gruppi di due, dominano la facciata
del primo tempio, il maggiore. Sull'entrata del tempio venne posta una statua di Ra mentre afferra
gli altri simboli che compongono uno dei nomi del faraone: una figura di maat e uno scettro. Il
tempio presenta una sala ipostila, dalla quale si accede alla camera che precede il santuario, e un
numero elevato di sale secondarie laterali.

La facciata orientale del tempio dedicato ad Hathor e Nefertari consta invece di sei statue alte circa
10 metri. Quattro di queste rappresentano il faraone e due la sposa Nefertari, cui spettò l'inusuale
onore di essere raffigurata della stessa grandezza del re. Scolpite all'interno di nicchie, le sculture
hanno la gamba sinistra in avanti; ai lati di ciascuna sono rappresentati principi e principesse. La
decorazione interna di entrambi i templi ricorda episodi della celebre Battaglia di Qadeš,
combattuta da Ramesse II contro gli ittiti.

Scultura

La grande abbondanza di materiale lapideo in Egitto determinò fin dalle origini una notevole
ricchezza di opere scultoree. Nella scultura a tutto tondo o ad altorilievo le figure sono presentate
in maniera rigidamente frontale, e sebbene siano talvolta inscenati dei movimenti di braccia e
gambe, il risultato è sempre sostanzialmente statico. Grande attenzione viene di solito posta nei
volti, con una maggiore delicatezza nella resa del modellato e dei lineamenti.

Società

Il faraone
Lo stesso argomento in dettaglio: Faraone.

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Il faraone è il sovrano potente e incontrastato, apice della piramide


sociale che regge l'Egitto. Più dio che uomo, incarnazione di Horus,
figlio di Osiride, colui che sconfisse il male, rappresentato da Seth, il
faraone nasce con l'avvento di Narmer e l'unificazione delle Due Terre
sotto un unico scettro.

La parola faraone, desunta dalla Bibbia, è però anacronistica per gran


parte della storia egiziana. Il termine originario pr-‘3 (pronuncia
convenzionale: per-aa) significa "grande casa" e indicava la residenza
reale e venne usato per indicare il monarca a partire da Thutmose III.
Per quanto riguarda i nomi personali sono indicati da una titolatura
con cinque nomi, che spesso comprendono lunghi epiteti riferiti ad un
programma o ad una realizzazione del re, ad esempio: "Colui che tiene
Statuetta di Akhenaton unite le Due Terre".
con la corona blu
khepresh. Museo egizio, Il I sovrani dell'Egitto unito portano la corona sekhemty, che vuol dire
Cairo. "le due potenti", unione della corona Deshret, la rossa, simbolo del
Basso Egitto, e della bianca, hedjet, simbolo dell'Alto Egitto, poiché
signori delle Due Terre Unite. Nel Nuovo Regno e principalmente
durante l'epoca del faraone Ramses II, grande guerriero, il faraone era solito portare il cosiddetto
khepresh, la corona di guerra, un casco blu con piccole decorazioni circolari. Queste corone erano
tutte accomunate dall'ureo, la dea cobra, protettrice dei faraoni.

La burocrazia e gli scribi


Lo stesso argomento in dettaglio: Visir (antico Egitto) e Scriba.

L'Egitto ebbe la più articolata amministrazione dell'antichità. Agli


ordini diretti del faraone c'era una specie di primo ministro, il visir,
cui faceva capo l'intero apparato amministrativo: egli controllava la
gestione della giustizia, il tesoro e le entrate fiscali, sovrintendeva ai
lavori pubblici. Il visir aveva al proprio servizio numerosi funzionari,
distribuiti in ordine gerarchico negli uffici centrali e in tutti i distretti
del paese.

Dato che tutti gli atti pubblici venivano accuratamente registrati e


archiviati, gli scribi formavano l'ossatura della burocrazia egiziana,
presenti a corte come nei più lontani uffici periferici, nelle esattorie
delle imposte, nei campi e censire il bestiame o a misurare i raccolti,
avevano un ruolo primario e insostituibile, che garantiva loro
prestigio e privilegi. La complessità della scrittura geroglifica
richiedeva del resto lunghi anni di studio, e solo pochi la
apprendevano.
Il visir Kagemni - V e VI
Il faraone, come possiamo vedere sia nelle pitture murali che nei
dinastia (dalla tomba
sarcofagi, regge due scettri: il pastorale, hekat, simbolo del sovrano
LS10 di Saqqara)
"pastore del gregge", e dunque guida, e il nekhekh, simbolo di potere

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e fonte di timore per nemici e ribelli. Durante le cerimonie ufficiale si soleva reggere anche il uas,
lo scettro degli dèi, un lungo bastone la cui parte superiore aveva la forma di animale mitico.

Le donne
Lo stesso argomento in dettaglio: Donne nell'antico Egitto.

Nonostante siano noti pochi esempi di donne egizie del ceto medio
giunte a ricoprire ruoli importanti nella vita pubblica, la condizione
femminile nell'antico Egitto era generalmente migliore rispetto a
quella della donna in Grecia o nell'antica Roma. Spesso, in assenza
dei loro mariti, gestivano direttamente le piccole aziende o imprese
dei loro consorti, anche se ovviamente il loro ruolo preminente era
legato soprattutto alla vita familiare come mogli e madri. Nell'ambito
della vita domestica a loro era affidata la gestione della casa e della
servitù oltre che il compito di educare i figli. Al di fuori della vita
domestica le posizioni più comuni erano quelle di ballerina, prefica o
accompagnatrice musicale, mentre per le donne abbastanza ricche da
poter avere alle loro dipendenze serve che si occupassero dei figli non
La principessa era infrequente l'impiego come profumiere, cantanti, musiciste o
Nefertiabet (2590-2565 come sacerdotesse di rango minore al servizio di qualche divinità.
a.C.), museo del Louvre
Per quel che riguarda le donne di
estrazione nobile o di sangue reale si
conoscono svariate donne assai influenti:
una delle più note fu Nitocris, che intorno al 2218 a.C. regnò al posto
del marito deceduto. Ci fu poi tra il 1600 e il 1200 a.C. una
discendenza politica femminile: la regina Tetisheri, che ebbe tre figlie
(Ahhotep I, Ahmose Meritamon e Ahmose-Sitkamose, che sposarono
Amenofi I. Ahhotep I intraprese delle campagne contro gli Hyksos e
diede alla luce la regina Thothmes, sposa di Amose. La quarta
generazione fu rappresentata da Hatshepsut, che avviò molte opere di
ricostruzione. Tra le donne più fortunate c'erano le sacerdotesse, che
Musiciste dell'antico
ricevevano educazione artistica e musicale e che, dalla diciottesima
Egitto
dinastia, costituirono un ceto elevato ma accessibile a tutte.

Le donne avevano autonomia sociale-giuridica e potevano ereditare,


tra i ceti medio-bassi capitava spesso che lavorassero a fianco degli uomini (come dimostrano le
pitture tombali) affiancandoli nei lavori agricoli. Si ha notizia poi di donne a capo di un'azienda di
loro proprietà (Nenofer, durante il Nuovo Regno) e di donne giunte a svolgere la professione
medica (Peseshet durante la IV dinastia). Questa elevata autonomia sociale delle donne egizie
influenzò anche i diritti di quelle greche e romane (quando i suddetti popoli conquistarono
l'Egitto).[89]

La casta sacerdotale

Come per gli esseri umani, anche gli dei dell'Egitto avevano una loro casa “terrena”, il tempio; ciò
comportava che a tale casa fossero annessi possedimenti fondiari, coltivazioni, bestiame, e che il
personale che si interessava di mantenere e far prosperare tali possedimenti fosse alle dipendenze
del dio. Non solo contadini, perciò, ma anche tutti gli artigiani specializzati come, ad esempio,
orafi, guardiani di bestiame, scalpellini e scultori, pittori. Responsabili di tutte le attività connesse
al lavoro di questo personale erano i funzionari il cui compito principale era servire il dio nella sua
casa, tenerla in ordine e badare al buon andamento di ogni attività tra cui, ovviamente, anche il
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controllo delle maestranze dedicate alle proprietà del tempio. Tra le varie incombenze c'erano
anche quelle di tipo rituale, spesso molto complesse. Questi funzionari, che non avevano il compito
di fare proseliti per il dio, o di arringare i fedeli, erano i sacerdoti che costituivano una vera e
propria casta giacché anche la loro struttura si basava su rigide gerarchie.[90]

La carica di sacerdote, salvo per i gradi più alti, era temporanea e normalmente svolta per turni
durante i quali dovevano essere seguite regole di purezza fisica (con frequenti abluzioni e
purificazioni anche estetiche come la rasatura dei capelli o della peluria corporea) e morale, tra cui
l'astensione dai contatti sessuali, per poi tornare, al termine del turno, alle normali attività svolte
precedentemente, sia pure con l'eventuale alto rango raggiunto.[91]

Clero maschile

Dal livello più basso i sacerdoti erano normalmente inquadrati in[91]:

sacerdote uab (il puro): poiché le attività connesse a tale rango erano specialmente di tipo
manuale, dovendo tra l'altro maneggiare gli oggetti del culto, dovevano essere particolarmente
puri di mani. A loro competeva, inoltre, il trasporto del simulacro del dio o il precederne la
barca sacra per ripulirne il cammino. Benché posti al gradino più basso della gerarchia
sacerdotale, non mancavano, in tali ranghi, scribi, scultori, pittori. Sono noti preti uabu (plurale
di uab) direttori dei laboratori artigianali e, all'interno del livello, esisteva una sorta di sotto-
gerarchia che prevedeva un grande uab che poteva avere eccezionalmente accesso al
simulacro del dio. Il servizio veniva svolto in turni.
sacerdote "lettore" o "ritualista" (kher-heb: colui che è sotto il rituale): compito dei lettori era il
portare i rotoli dei rituali che avevano il compito di leggere con "voce giusta" e far rispettare.
Nella gerarchia sacerdotale erano allo stesso livello dei preti uabu, ma all'interno della
categoria esisteva una ripartizione tra "primo", "secondo" e "terzo" ritualista. Il servizio
prevedeva turni.
sacerdote setem o sem: incarico specificatamente previsto per il culto di Ra ad Eliopoli e di
Ptah a Menfi. Particolare importanza aveva il prete setem durante i rituali funerari quando,
indossando una pelle di leopardo, aspergeva con acqua sacra la bara e il suo contenuto.
All'atto della morte di un sovrano il successore (vedi i dipinti della KV62 di Tutankhamon),
vestendo i panni di sacerdote sem eseguiva la Cerimonia di apertura della bocca e degli occhi
del defunto re.
sacerdote "orologo" (il vegliante): aveva il compito di sovrintendere allo scorrere del tempo
perché i rituali fossero officiati nei giusti momenti.
il "Padre del dio" (it-neter: padre divino): di rango superiore a quelli sin qui visti, affiancava nei
rituali il superiore diretto.
il "Servo del dio" (hem-neter): noto anche come "profeta". Il livello prevedeva quattro gradi: il
primo, secondo, terzo e quarto profeta (o servo) del dio. Rivestiva funzioni massime di
comando e coordinamento su tutti gli altri ranghi sacerdotali. Non tragga in inganno, tuttavia, il
termine "profeta" giacché, al contrario di quel che si potrebbe credere, non implicava funzioni
divinatorie o profetiche giacché deriva, di fatto, dalla traduzione greca del termine Hem-Netjer,
ovvero "Servo del dio". In tal senso esistevano, perciò, "profeti" per ogni divinità; normalmente
affiancato dal numero ordinale (Primo, Secondo, Terzo etc.) ad indicare l'ordine gerarchico
all'interno del tempio, esistevano profeti anche per il culto funerario dei re presso i Templi del
Milione di Anni destinati al loro culto. La carica era particolarmente importante presso il tempio
di Amon (dio dinastico della XVIII dinastia) a Karnak al punto che alcuni "Primi Profeti"
ricoprirono contestualmente anche cariche politiche di preminente livello come quella di
visir[N 2][N 3].

Di fatto, mentre l'incarico di Terzo e Quarto Profeta erano di tipo generalmente onorifico, il Primo
e Secondo Profeta si alternavano nei riti con turni settimanali[91]. Era concesso al Primo Profeta di
affiancare la barca sacra processionale immediatamente dietro il re ed era il principale
responsabile di tutti i riti. Quando occupato per incarichi politici o amministrativi, o quando non
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di turno, poteva essere sostituito dal Secondo Profeta che, in quel caso, aveva le stesse prerogative.
Di fatto appartenevano al Secondo Profeta le incombenze più operative e a lui, specie nel periodi
di maggior potere del dio Amon, competeva l'incarico di Sovrintendente del tesoro di Amon
nonché la supervisione e la sorveglianza su tutti i laboratori e sui terreni di proprietà del dio. A lui
infine competeva la ricezione dei tributi che provenivano dai paesi assoggettati all'Egitto, o con cui
il Paese aveva rapporti commerciali o diplomatici. Come tutti i funzionari dell'entourage reale,
competeva al Primo e Secondo Profeta personale preposto alla loro specifica funzione e
agevolazioni devolute alla carica[92][N 4].

Clero femminile

Considerando anche la forte partecipazione della donna nella società dell'Antico Egitto, esisteva
anche una nutrita componente clericale femminile[93]:

"cantatrici" e "musicanti": come per i preti uabu, il livello più basso della gerarchia femminile
era occupato dalle "cantatrici" e dalle "musicanti", il cui compito era quello sottolineare con
musiche e canti i rituali più importanti. L'incarico, svolto in turni, veniva usualmente ricoperto
da donne dell'entourage regale (figlie, sorelle, madri di funzionari di Palazzo).
"dame o concubine dell'harem divino (hn-rwt)": anche questo incarico veniva svolto per turni,
sotto la supervisione di una superiora. Venivano probabilmente prescelte tra le "cantatrici" di
rango sociale più elevato esclusa la moglie del Primo Profeta del dio.
"Serve del dio" (hemet-neter): è la controparte femminile del Servo del dio (hem-neter) e
servivano, normalmente dee come Hathor, Neith, Mut, ma anche divinità maschili come Thot,
Ptah o Amon. Destinata a dame di rango sociale ancora più alto, la carica sfociò in quella di
"Moglie del dio".
"Moglie del dio": massimo livello sacerdotale femminile, seconda solo all'"Adoratrice del dio",
partecipava ai rituali nel tempio e aveva la direzione di tutto il clero femminile e la supervisione
dei laboratori e dei magazzini del tempio. Disponeva di una casa propria e di personale,
nonché rendite in cereali e mandrie dei possedimenti templari e di un tesoro privato.
"Adoratrice del dio": appannaggio delle donne di sangue reale, si fondeva spesso con la carica
di Mano del dio e assimilata alla dea Tefnut. Stando agli epiteti che le competevano, doveva
essere di particolare bellezza, dotata di bel portamento, essere dolce e avere una bella voce
nel canto. Nei rituali affiancava il Padre del dio, nonché altri alti officianti in casi particolari.
Aveva una dotazione propria di personale e mezzi che comprendeva, tra l'altro, un
maggiordomo, uno scriba del tesoro, un capo delle campagne, un capo delle mandrie e uno
dei battelli, oltre artigiani, scribi e personale addetto alle colture[94][95].

L'esercito
Lo stesso argomento in dettaglio: Esercito egizio.

Durante l'Antico Regno non vi fu necessità di un esercito permanente. Quando vi era bisogno di
affrontare un'incursione beduina o la necessità di un bottino, si organizzava una leva; venivano
dunque reclutati giovani che, una volta terminata la guerra, tornavano al loro lavoro abituale.
Molto più comune era però il reclutamento di mercenari, in particolare Libici e Nubiani. Questi
ultimi erano molto apprezzati come arcieri. L'esercito assunse un ruolo importante a partire dal
Medio Regno, giungendo al proprio apice nel Nuovo Regno, periodo di grandi spedizioni militari.

L'esercito egizio era perfettamente organizzato, e alla guida delle truppe stava sempre il faraone,
sul quale ricadeva il comando assoluto. Malgrado questa concentrazione di potere, egli, come
avveniva col suo potere religioso, delegava le sue funzioni ai generali. Vi sono però molti faraoni,
primo fra tutti Ramesse II, che accompagnavano le truppe in battaglia e spesso combattevano al
loro fianco. Le truppe erano composte da corpi di arcieri, di fanteria e di cavalleria, o per meglio
dire "carreria", quest'ultima riservata principalmente agli aristocratici.
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Spessissimo nelle armate egiziane la truppa sui carri era la più numerosa. Erano carri leggeri,
differenti (per esempio) da quelli ittiti, e veloci. Erano spesso usati come truppa di sfondamento
negli eserciti egiziani. Sul carro c'era un arciere ma soprattutto un soldato armato di una lunga
lancia da guerra. Dei carri egiziani si può dire che costituivano la "cavalleria leggera" dell'armata,
appunto perché erano veloci e versatili. Gli Egizi avevano conosciuto il carro da guerra dal popolo
invasore Hyksos.

Funzionari di stato

Per amministrare l'Egitto il faraone ricorreva all'aiuto di suoi


rappresentanti, con un ampio sistema di funzionari, dei quali il più
elevato era il "visir". Fino alla XVIII dinastia vi fu un solo visir per
tutto l'Egitto, ma nel regno di Thutmose III la funzione si sdoppiò e vi
fu un visir del sud che risiedeva a Tebe e un visir del nord che aveva la
sua sede a Eliopoli. Al visir facevano capo tutte le branche
amministrative dell'Egitto ed era inoltre quel che oggi chiameremo
ministro della guerra, ministro degli interni, capo della polizia
egiziana, ministro dell'agricoltura e ministro di grazia e giustizia. Vi
erano comunque molti altri tipi di funzionari come ad esempio i
"grandi maggiordomi", dediti ad amministrare le terre di proprietà
del faraone, comandanti militari, architetti reali, come ad esempio il
Statua di scriba famoso Imhotep che venne divinizzato dopo la morte e, tra i
funzionari meno conosciuti, i sementi, addetti alla ricerca dell'oro e
pietre preziose.

L'Egitto riusciva inoltre a conservare la propria economia grazie all'aiuto di funzionari, trascrittori
di tutte le derrate alimentari, delle importazioni e delle esportazioni, del numero di capi di
bestiame, di vino o altri prodotti che entravano nei magazzini: erano gli scribi. Chiunque poteva
diventare scriba, sebbene generalmente fosse un mestiere che veniva tramandato di padre in figlio.
Durante l'Antico Regno era lo scriba a insegnare personalmente al proprio figlio; tuttavia, a partire
dal Medio Regno, in alcune città comparvero le prime scuole degli scribi dette "case della vita". I
bambini vi entravano all'età di quattro anni e il loro apprendistato finiva verso i dodici. Iniziavano
copiando frammenti di calce o ceramica, o di legno ricoperto di gesso, dato che il papiro era un
materiale molto costoso. Oltre a saper scrivere dovevano anche conoscere le leggi e avere nozioni
di aritmetica per calcolare le imposte. Questa casta era talmente importante da avere una propria
divinità tutelatrice: il dio Thot. Questi, rappresentato sia come babbuino che come ibis, nel
poemetto imprecatorio scritto da Ovidio, era ritenuto inventore della scrittura e del calendario,
scriba supremo, presenziava personalmente alla cerimonia del giudizio dell'anima, trascrivendo le
dichiarazioni come in un qualsiasi processo.

Il popolo

La massa della popolazione era formata principalmente da contadini che lavoravano per i privati, o
per i domini regi o i templi, con un contratto di lavoro, registrato in un ufficio statale, che definiva
esattamente le prestazioni cui i lavoratori si impegnavano e alle quali i datori di lavoro dovevano
attenersi, a rischio di essere citati ai tribunali locali; c'erano inoltre gli affittuari, che prendevano a
lavorare, con un contratto scritto, una certa terra pagando un tanto.

C'erano poi gli operai dello stato, addetti alle cave e alle miniere. C'era anche la classe artigiana,
essenzialmente urbana, formata da gente libera: falegnami, lavandai, fornai, vasai, muratori.
C'erano i commercianti e, soprattutto nelle città del Delta, c'erano i marinai, che esercitavano il
commercio marittimo verso Creta, Cipro, il Libano, esportando e importando.

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C'era anche un'altra classe, la più bassa, formata da persone


che appartenevano al re o ai templi, o ai privati: uomini addetti
soprattutto al lavoro dei campi e donne addette specialmente
alle case.

Agricoltura
Lo stesso argomento in dettaglio: Agricoltura
dell'antico Egitto. Rilievo di competizione
sportiva (JE 30191). Museo egizio
Il contadino egizio dedicava gran parte della giornata a curare i
del Cairo.
campi e a difenderli dalla siccità e dalle calamità. Arava e
seminava il terreno in autunno, quando non era ancora
impregnato d'acqua, in modo da poter utilizzare al meglio i primitivi strumenti di cui disponeva. Il
successivo compito era quello di curare l'irrigazione dei vari appezzamenti, dal momento che
l'abbondanza del raccolto dipendeva dall'acqua che vi arrivava; doveva quindi sorvegliare che le
dighe e i canali portassero regolarmente acqua ai campi. Nei luoghi dove non era possibile far
arrivare l'acqua con i canali, utilizzava altri sistemi di trasporto o stoccaggio come le cisterne.

Le coltivazioni più importanti erano quelle del lino e dei cereali, dalle quali si ricavavano due
raccolti: il principale avveniva alla fine dell'inverno e l'altro, meno abbondante, in estate. Una volta
cresciute le spighe, era necessario mieterle. Il lavoro del contadino era controllato dagli scribi, che
curavano di riscuotere le tasse a seconda del rendimento ottenuto e di punire chi non rispettava le
prescrizioni. Il grano era custodito in silos e nei magazzini i quali dipendevano, per la maggior
parte, dallo Stato e dai templi. I granai dovevano essere pieni per far fronte ai periodi di cattivo
raccolto e per approvvigionare l'esercito e i funzionari.

Allevamento

L'allevamento del bestiame rivestiva una notevole importanza.


Sin dai tempi del neolitico veniva praticato nel territorio, come
testimoniano le varie decorazioni delle tombe dell'Antico
Regno, che ne mostrano alcune scene.

Venivano allevati soprattutto bovini, sia caratteristici della


zona come il bue che altri. Si allevavano anche asini, capre,
Scena di allevamento bovino,
pecore, diversi tipi di uccelli e maiali, in seguito i cavalli, i
Museo del Cairo
dromedari e i gallinacei. Gli Egizi riuscirono anche ad
addomesticare alcuni animali solitamente selvatici come
antilopi e carnivori.

Molti furono semplicemente animali da compagnia, che potevano dimostrare il rango sociale del
loro padrone.

Altri animali come l'ibis, le gazzelle e i leoni, potevano costituire animali da compagnia, per
dimostrare l'elevato stato sociale di chi possedeva tale rarità. Lo stesso faraone Ramesse II ne
possedeva uno.[96] Altri furono usati nella caccia, come nel caso delle iene.

Caccia

A partire dal neolitico la caccia assunse un ruolo sempre più importante; anche se si hanno pochi
reperti di queste epoche antiche, dalle varie rappresentazioni si comprende come gli animali
cacciati con lance, arpioni e boomerang erano leoni, leopardi e ippopotami. Durante l'epoca
faraonica, la caccia divenne anche un'attività per classi privilegiate. Era un mezzo per dimostrare
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la loro forza e spesso arrivavano a farsi rappresentare in tale guisa nelle loro tombe; prove di
questo sono state rinvenute proprio grazie alle pitture funerarie. Si narra delle imprese di Amenofi
III, che aveva catturato 200 leoni in 10 anni[N 5] e di Seti I alle prese con un'unica arma, una lancia,
contro un leone.

Era uno sport individuale ma i potenti avevano una compagnia che gli era utile nel trasporto sia di
armi che di prede. La caccia rimaneva comunque un mezzo per procurarsi del cibo e si utilizzavano
trappole con rete e buche scavate dal terreno. Alla fine della caccia una parte delle prede veniva
sacrificata come ringraziamento.

Si cacciavano soprattutto ippopotami; durante la caccia veniva inizialmente lanciato un arpione,


fatto di legno con un gancio metallico e una corda, che veniva lanciato per colpire l'animale.

Nel deserto dai tempi di Thutmose IV, si cominciò ad utilizzare un carro trainato da cavalli; un
uomo appostato sopra al carro armato di frecce colpiva la preda. In egual modo venivano catturati
i tori selvatici.

La casa egizia

La casa del funzionario era costituita da 3 piani: il piano terra per le attività commerciali, il primo
piano per ricevere eventuali ospiti mentre al secondo piano si trovavano le stanze da letto e gli
alloggi per le donne. Tutti i piani erano collegati da scale.

Grazie a scavi archeologici ad Amarna, si sono ritrovate prove di abitazioni con vasti cortili e con
piscine non per nuotarvi ma come abbellimento, piene di pesci e piante acquatiche galleggianti.

L'arredamento della casa egiziana, anche quella signorile, mirava all'essenziale. Nella cucina si
ritrovavano bracieri, forni in muratura e ceste che contenevano vivande; si preferiva mangiare
seduti su stuoie. Nelle sale addette alle udienze vi erano sedili pieghevoli senza spalliera e troni,
anche con rifiniture in oro e pietre preziose, con spalliera e braccioli.

Cofanetti e bauli venivano utilizzati per depositare e contenere abiti e oggetti da toilette. Per far
luce si utilizzavano delle ciotole di ceramica: esse venivano riempite di olio e ci si immergeva uno
stoppino solitamente di fibra vegetale che galleggiava.

Commercio e monete

Al mercato era frequente il baratto: le eccedenze agrarie venivano scambiate con manufatti degli
artigiani liberi, compreso l'oro.

Durante l'Antico Regno iniziò la diffusione delle monete: si trattava di pezzi metallici (d'oro,
argento o rame) con nomi e valori diversi, a seconda della quantità di metallo utilizzato per
coniarli. I valori equivalenti erano stabiliti ponendo come base un lingotto o una moneta di calcolo,
chiamata shat, di 7,5 grammi d'oro, peraltro poco utilizzata dal popolo.

A tutto veniva dato un valore espresso in shat, e la vendita avveniva o in oro o tramite baratto ma
in tal caso i vari prodotti venivano stimati in shat.

A partire dalla XVIII dinastia, allo shat successe il deben (che pesava circa 91 grammi[97] ed era
completamente di metallo), equivalente a due shat circa. I due sistemi di compravendita, l'utilizzo
delle monete e il baratto vissero in sintonia fino al periodo persiano, per decisione del re Dario I.

I pasti e le bevande

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L'Egitto era un paese agricolo e offriva molti tipi di cibi: grano, orzo, farro, sesamo, aglio, fave,
lenticchie, cipolle, fichi, datteri, melagrane e uva. Il pane veniva impastato con farina di farro o di
orzo, che era l'alimento essenziale. Esso veniva consumato semplice o arricchito con grasso e uova,
oppure addolcito con miele e frutta. I contadini non mangiavano molta carne, ma i ricchi ne
consumavano in abbondanza, particolarmente lessa o allo spiedo, e i tagli migliori erano riservati
alle loro tavole. Il Nilo poi offriva un buon numero di pesci di fiume, molto consumati anch'essi.
Con l'orzo gli Egizi ottenevano la birra, che era la bevanda dei poveri, mentre il vino era riservato
ai ricchi; la produzione della birra era strettamente collegata alla panificazione, dal momento che
la birra egizia era prodotta sbriciolando nell'acqua del pane d'orzo cotto in bianco e lasciando
fermentare il tutto, che veniva poi filtrato ottenendo una bevanda molto nutriente rispetto a quella
attuale. Gli Egizi facevano tre pasti al giorno, di cui la cena era quello principale. A tavola non
usavano né coltello (che però esisteva) né forchetta (che era del tutto sconosciuta): il cibo si
portava alla bocca con le mani. Pentole e padelle erano di coccio, mentre piatti, ciotole e bicchieri
di terracotta.

L'abbigliamento

Dall'inizio del mesolitico e fino al Medio Regno il clima dell'Egitto era molto più caldo rispetto a
quello attuale e consentiva quindi di vestire poco e assai semplicemente. Nell'Antico Regno gli
uomini usavano un perizoma oppure un gonnellino dall'estremità sovrapposte che durante le
dinastie del Medio Regno si trasformò allungandosi fino alle caviglie e caratterizzato da pieghe e
trasparenze. Il torace era coperto con una stola di tessuto: molto usato era il colore bianco e il
tessuto di lino mentre la lana non era gradita per motivi religiosi, in quanto la pecora come
animale vivo era considerato impuro. I nobili usavano adornarsi con gioielli e usavano sandali in
papiro o legno di palma con lacci di cuoio, come quelli recentemente trovati nella tomba di Henu.
Le donne usavano tuniche aderenti lunghe con una o due bretelle. Successivamente divennero
ornate di complessi disegni e colorate ma la maggior caratteristica fu l'impiego del sottilissimo
trasparente lino, chiamato bisso, e delle cinture.

Sempre durante il Medio Regno si incrementò l'uso di gonne lunghe e di stoffa a pieghe sul busto
lasciando le braccia scoperte. Fu proprio durante il Medio Regno che l'abito, divenuto più
complesso, acquisiva svariate fogge atte ad individuare la classe sociale di appartenenza come si
evidenzia nelle immagini funebri. Le donne sono rappresentate sempre a piedi nudi al contrario
degli uomini che invece portano i sandali. Entrambi usavano nelle cerimonie un cono profumato
sulla testa e le donne si ornano con un fiore di loto. Anche il sovrano portava sia il gonnellino che
la gonna lunga ma di suo uso esclusivo era il copricapo nemes. Poteva portare pettorali in oro con
pietre e smalti, la corona e lo scettro.

I sacerdoti usavano una veste di lino e la caratteristica pelle di leopardo. La testa era rasata e
spesso coperta con copricapo di cuoio. I militari usavano un perizoma con una protezione
triangolare in cuoio pesante davanti all'addome. La testa era protetta dal sole con un copricapo di
stoffa e in caso di battaglie con semplici elmi di cuoio. Stavano generalmente a torso nudo ma per
proteggersi potevano indossare una camicia. Il popolo ovviamente si abbigliava in maniera diversa
dai nobili, sia per motivi economici che pratici. Semplici calzoni, gonnellini, quando addirittura
non lavorassero nudi, sia uomini che donne. I fanciulli del popolo andavano sempre
completamente nudi, e ciò era visto come assolutamente normale; nello specifico le bambine
coprivano il pube con un panno leggero, ma comunque le natiche restavano normalmente
scoperte. Invece i bambini non indossavano nulla, e giravano con i genitali e i glutei esposti.
Questa condizione di totale nudità durava finché i bambini non compivano dieci anni. È da notare
che la nudità, di adulti e bambini, era costume abituale come ancora oggi avviene in molte etnie.

Le pettinature

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Le donne portavano inizialmente i capelli molto corti, poi le


acconciature si allungarono sempre di più. I sacerdoti avevano
l'obbligo di radersi completamente testa e corpo: un segno di
purificazione necessaria per l'accesso ai sacri templi.

Venivano utilizzati oli e profumi per la cura dei capelli e tinture


per nascondere i capelli bianchi. Dai rilievi delle tombe
rinvenute si osserva come la caduta dei capelli fosse ritenuta
un problema. La perdita iniziava dalla zona frontale della testa
e con il passare del tempo si arrivava fino alla parte posteriore.

Come ipotetici trattamenti, rinvenuti nel papiro medico o


Papiro Ebers, venivano utilizzati i grassi di molte specie di Tipica acconciatura a
animali (leone, ippopotamo, coccodrillo, gatto, serpente e treccioline
stambecco) e provate diverse misture, come quella a base di
miele e dente d'asino.

L'utilizzo di parrucche semplici si diffuse a partire dalla V dinastia presso i dignitari e le loro
famiglie. In seguito divennero sempre più comuni, cambiando anche il modello; nel Medio Regno
ad esempio si portava un modello più lungo, con due ciuffi a ogni lato, di cui uno era lasciato
ricadere sulla spalla. Le parrucche divennero successivamente sempre più elaborate.

Erano composte o da sottili treccine di capelli veri, che venivano raccolte utilizzando spilloni di
vario materiale come legno, osso o avorio, oppure erano formate da fibre vegetali; vi si
aggiungevano poi degli ornamenti ed erano in ogni caso espressione del rango sociale di
appartenenza.

Anche la lametta per la barba cambiò materiale con il passare del tempo: inizialmente costituita da
una selce con manico in legno, divenne poi di bronzo.

Il trucco

La malachite verde del Sinai e la galena nera, erano utilizzate per il trucco, dopo averle impastate
con l'acqua.

Con un estratto dalle foglie di ligustro le donne si dipingevano unghie e capelli, mentre come
ombretto erano solite utilizzare il nero dell'essenza estratta dalla galena. Era diffusa l'arte di
truccarsi gli occhi e, grazie all'uso di particolari bastoncini o cucchiaini, potevano scurirsi
sopracciglia e ciglia

Lingua
Lo stesso argomento in dettaglio: Lingua egizia.

Sviluppo storico

La lingua egizia è una lingua afro-asiatica settentrionale


strettamente legata al berbero e alle lingue semitiche.[98] Dopo la
lingua sumera vanta la storia più lunga di qualsiasi altra lingua,
essendoci degli esempi scritti da circa il 3200 a.C. fino al Medioevo e r n kmt
rimanendo utilizzata come lingua parlata per un tempo più lungo. Le 'Lingua egizia'
fasi della lingua egizia si dividono in: antico egiziano, medio egiziano in geroglifici

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(o egiziano classico), tardo egiziano, demotico e copto.[99] Gli scritti egizi non mostrano differenze
dialettali prima della fase copta, ma probabilmente la lingua era parlata in varietà dialettali
regionali intorno a Menfi e successivamente a Tebe.[100]

La lingua della fase più antica era una lingua sintetico, che in seguito divenne più analitica. Il tardo
egiziano ha sviluppato articoli determinativi e indeterminativi, che sostituiscono i suffissi flessivi
più antichi. Vi è un cambiamento nell'ordine delle parole, dal più vecchio verbo-soggetto-oggetto
al più recente soggetto-verbo-oggetto.[101] Le scritture geroglifica, ieratica e demotica egizie sono
state poi sostituite dall'alfabeto copto (derivato da quello greco), più economico e semplice rispetto
alle scritture precedenti. Il copto è ancora usato nella liturgia della chiesa ortodossa copta e tracce
di esso si trovano nel moderno arabo egiziano.[102]

Letteratura

Il vastissimo patrimonio letterario dell'antico Egitto ci è pervenuto in gran parte su rotoli di


papiro, spesso conservati in anfore, ma anche grazie a iscrizioni monumentali e decorative che
abbellivano le tombe dei defunti. Di questo genere fanno parte opere come i Testi delle piramidi o
il Libro dei morti, al quale si pensava che si potesse far riferimento per dimostrare ad Osiride
l'innocenza del defunto, nel momento in cui la sua anima sarebbe stata pesata dal dio. Al di là di
queste opere di carattere funerario o religioso, hanno avuto grande successo testi come la Satira
dei mestieri, quindi una novella a sfondo satirico, nella quale si polemizza contro i privilegi dei
nobili e Le istruzioni di Ptahhotep, dove sono raccolti insegnamenti di tipo etico e filosofico da
tramandare ai posteri. Veri e propri romanzi possono essere considerati Il racconto del naufrago e
Le avventure di Sinuhe, che tanto influenzarono i successivi scrittori di racconti di avventure e di
viaggi. Non mancarono opere di carattere spiccatamente poetico, come i Canti d'amore e i Canti
dell'arpista; il primo è una raccolta di ritratti di coppie di innamorati, il secondo un vero e proprio
poema della malinconia, emblema di quella crisi sociale che ha caratterizzato il primo periodo
intermedio della storia dell'antico Egitto. Infine non è da trascurare l'apporto delle fiabe, come la
Storia dei due fratelli che risentono anche di elementi antichi trasmessi oralmente; nel caso
specifico la fiaba in questione tende addirittura a diventare un mito. Sono presenti anche
numerose fiabe sugli animali.[103]

Cultura

Matematica
Lo stesso argomento in dettaglio: Matematica egizia.

I primi esempi attestati di calcoli matematici risalgono al periodo predinastico dei Naqada, e
mostrano un sistema di numerazione completamente sviluppato.[104] L'importanza della
matematica nella popolazione egizia più istruita è suggerito da un'immaginaria lettera del Nuovo
Regno in cui lo scrittore propone una competizione scientifica tra se stesso e un altro scriba per
quanto riguarda le attività di calcolo di tutti i giorni, come la misura dei terreni, del lavoro e del
grano.[105] Alcuni testi, come il Papiro di Rhind e il Papiro di Mosca dimostrano che gli antichi
Egizi potevano eseguire la quattro operazioni matematiche di base, l'addizione, la sottrazione, la
moltiplicazione e la divisione con l'uso di frazioni, di calcolare i volumi di cubi e piramidi e
calcolare le superfici di rettangoli, triangoli e cerchi. Avevano capito i concetti di base dell'algebra e
della geometria e potrebbero essere stati capaci di risolvere semplici sistemi di equazioni.[106]

La notazione numerica era decimale e basata sui segni geroglifici per ciascuna
potenza di dieci fino a un milione. Ognuna di queste poteva essere scritta come il
numero di volte necessario per aggiungere fino al numero desiderato; ad esempio,
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per scrivere il numero ottanta o ottocento, il simbolo "per dieci" o "per cento" 2⁄
3
veniva scritto otto volte.[107] Poiché i loro metodi di calcolo non erano grado di in geroglifici
gestire la maggior parte delle frazioni con un numeratore maggiore di uno,
dovevano scrivere le frazioni come la somma di più frazioni. Ad esempio, loro
risolvevano la frazione due quinti nella somma di un terzo + un quindicesimo. Tabelle standard
dei valori facilitavano questo.[108] Alcune frazioni comuni, tuttavia, venivano scritte con uno
speciale glifo, l'equivalente del moderno due terzi è mostrato sulla destra.[109]

Gli antichi matematici egizi possedevano una comprensione dei principi alla base del teorema di
Pitagora, sapendo, per esempio, che un triangolo ha un angolo retto di fronte alla ipotenusa
quando i suoi lati sono in un rapporto 3-4-5.[110] Essi erano in grado di stimare l'area di un cerchio
sottraendo un nono dal suo diametro e elevando al quadrato il risultato:

Area ≈ [(8⁄9)D]2 = (256⁄81)r 2 ≈ 3.16r 2,

una ragionevole approssimazione della formula πr2.[110][111]

Il rapporto aureo sembra riflettersi in molte costruzioni egiziane, tra cui nelle piramidi, ma il suo
uso potrebbe essere stato una conseguenza involontaria della antica pratica egiziana di combinare
l'uso di corde annodate con un senso intuitivo di proporzione e armonia.[112]

Medicina
Lo stesso argomento in dettaglio: Medicina egizia.

I numerosi papiri che ci sono pervenuti e lo studio sistematico


delle mummie, con le moderne tecnologie mediche,
consentono di fare un quadro preciso sulle patologie degli
Egizi e le relative terapie.

Gli Egizi non identificavano le malattie bensì cercavano le


cause dei sintomi specifici, che secondo loro erano
addebitabili, per lo più, ad agenti esterni che le loro cure
tentavano di distruggere o di estromettere; questo modello
eziologico era legato sia alla concezione dell'origine del mondo
Papiro medico di Smith
sia alle credenze sulle influenze delle forze superiori.[113]
L'esame delle mummie ha rivelato malattie quali
arteriosclerosi, carie, artrite, vaiolo e tumore ma anche dalle
raffigurazioni è possibile dedurre alcune patologie, come per
esempio:

nello studio della figura del faraone Akhenaton si


evidenziano arti allungati, cranio dolicocèfalo (cioè
allungato nella parte posteriore), viso allungato, fianchi
larghi e adiposi, sintomi riconducibili alla sindrome genetica
di Marfan, escludendo così la prima ipotesi di Sindrome di
Fröhlich (Hera - n.97 - Una sindrome per Akhenaton);
anche le figlie di Akhenaton avevano crani deformati e
mentre in un primo momento si era ipotizzato che fosse una
convenzione artistica, oggi è più accreditata la teoria della
malattia genetica ereditaria (Hera- n.97 - Una sindrome per
Akhenaton);
il sacerdote Rensi, nella stele, è raffigurato con una
malformazione chiamata piede equino ed ha l'arto inferiore Papiro medico di Ebers

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atrofizzato, tanto che doveva usare il bastone per


camminare;
la regina Ity di Punt, raffigurata in un rilievo del tempio di
Hatshepsut, doveva soffrire di lipodistrofia o steatosi,
poiché era obesa e con i fianchi deformati.
è probabile che, in alcune ipotesi, Ramesse II sia morto,
più che per la vecchiaia, per un'infezione provocata dalla
scissione di un dente.
La mummia del faraone Siptah, appartenente alla XIX
Dinastia, presenta ancora evidenti tracce di vaiolo:
probabilmente la terribile malattia lo portò alla morte a soli
17 anni.

Le malattie più comuni erano:

cefalea e vene varicose, dovute spesso al clima caldo;


bilharziosi, per contatto con acqua infetta;
pneumoconiosi;
gobba, dovuta a tubercolosi vertebrale o malformazioni;
malnutrizione e rachitismo, patologie tipiche della
popolazione più povera;
lebbra; Strumentario medico e
chirurgico
obesità;
poliomielite;
malattie del tratto gastrointestinale.

La sabbia del deserto, se inalata, causava malattie respiratorie e se masticata, insieme con gli
alimenti, usurava i denti causando parecchie dolorose patologie. Anche gli occhi, tra sabbia e
acqua del Nilo, andavano soggetti a congiuntiviti e il tracoma era molto diffuso, viste le numerose
raffigurazioni di individui ciechi.

I medici egizi visitavano il malato accuratamente e una volta fatta la diagnosi prescrivevano la
terapia contro il dolore, come ci dice il testo del "Papiro Edwin Smith".

La maggior parte dei testi è scritta in ieratico, come il "Papiro Chester Beatty"; altri in demotico e
alcuni sono scritti su ostraca. Molte medicine sono state identificate ed erano costituite per la
maggior parte da vegetali quali sicomoro, ginepro, incenso, uva, alloro, e cocomero. Anche il salice,
tkheret in egizio, secondo il "Papiro Ebers" era usato come analgesico mentre del loto veniva usato
sia il fiore che la radice ed era somministrato come sonnifero. I frutti della palma servivano per
curare le coliti, allora molto frequenti; con l'orzo, si faceva la birra che serviva come eccipiente, o
diluente, e con il grano veniva fatta la diagnosi di gravidanza. Gli Egizi usavano anche elementi
animali quali la carne per le ferite, il fegato e la bile per lenire il dolore agli occhi. Di quest'ultima è
stata attestata l'efficacia anche di recente. Il latte, sia di mucca, sia di asina che di donna, era
integrato come eccipiente e il principio attivo più usato era di sicuro il miele che per le sue tante
proprietà serviva per le patologie respiratorie, ulcere e ustioni, come recita il "Papiro medico di
Berlino".

Tra i minerali, usati in medicina, troviamo il natron, chiamato neteri cioè il puro, il sale comune e
la malachite che curava le infezioni agli occhi ed era usata sia come farmaco che come cosmetico
nella profilassi.

Sempre dal "Papiro Ebers" apprendiamo che, come droga, si usava l'oppio, chiamato shepen e
importato da Cipro, sia per il dolore che per il pianto dei bambini. In alcune raffigurazioni della
tomba di Sennedjem, è stata riconosciuta la mandragola, in egizio rermet, usata come sonnifero e
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per le punture d'insetto. Esisteva anche la cannabis, shenshenet, che veniva somministrata, in
particolare per via orale e per inalazione, ma anche per via rettale e vaginale, mentre l'elleboro era
usato come vero e proprio anestetico, ma in maniera empirica e con dosaggi errati tanto che spesso
il malato passava direttamente dalla narcosi alla morte.

Tra le terapie vi erano anche i massaggi, come rappresentato nella mastaba di Khnumhotep, che
venivano usati per vene varicose e per lenire numerose patologie il cui sintomo principale era il
dolore. Era conosciuta la tecnica delle inalazioni che erano composte da mirra, resine, datteri e
altri ingredienti. Ma per i morsi velenosi dei serpenti, gli Egizi, non avevano altra cura se non
quella di affidarsi alle dee Iside e Mertseger recitando le litanie magiche.

L'antico popolo della Valle del Nilo ci ha lasciato più di mille ricette ma di sicuro qualcuna è solo
molto fantasiosa come quella che, per combattere l'incanutimento consigliava l'uso di un topo
bollito nell'olio. Olio di palma, ovviamente, perché l'ulivo arriverà molto più tardi, con la dinastia
tolemaica.

Nel tempio di Kôm Ombo, nell'Alto Egitto, vicino ad Assuan, sono raffigurati, sulla parte nord del
recinto esterno, strumenti medici e chirurgici quali bendaggi, seghe, forbici, bisturi, forcipi e
contenitori vari per medicamenti. Ma recentemente si è ipotizzato che fossero solo attrezzi rituali
per cerimonie religiose. Accanto allo strumentario, vi sono alcune ricette mediche con tanto di
componenti e dosi. Ma la chirurgia, non si sviluppò come la medicina. Forse per scarse conoscenze
fisiologiche e per carenza di guerre. A conferma di ciò, sia il "Papiro Ebers" che il "papiro Smith",
detto anche "Libro delle ferite", citano solo dati clinici, pur molto precisi, ma non descrivono
interventi chirurgici. Vista la pratica religiosa di imbalsamare i morti, vi era scarsa conoscenza
dell'anatomia e della chirurgia specialistica. Gli Egizi, infatti, intervenivano chirurgicamente solo
in piccole patologie, come foruncoli o ascessi, o direttamente con l'amputazione di arti. Inoltre, pur
avendo un'apparente rigorosità, tutte le pratiche mediche dovevano essere accompagnate da
specifiche formule apotropaiche.

Gli Egizi avevano, comunque, capito l'importanza dell'igiene. Durante il giorno, si lavavano spesso
le mani, e facevano la doccia giornaliera, con acqua versata dalle brocche, che erano anche parte
integrante del corredo funerario. Non usavano mai acqua stagnante perché poteva contenere ogni
genere di larve. Curavano l'igiene di bocca e denti che veniva effettuata con bicarbonato. Anche
unghie e capelli erano lavati quotidianamente e poiché non esisteva il sapone venivano usati oli
profumati e complessi unguenti che rendendo la pelle integra, e quindi non screpolata,
impedivano l'introduzione, nell'organismo, di germi e batteri. Oltre alle brocche per la doccia, vi
erano anche le vaschette per pediluvi raffigurate anche, come geroglifico vero e proprio, nella
tomba di Rahotep.

Vi era l'usanza di togliere i sandali per entrare nei templi che nasceva dall'esigenza di non
introdurre impurità dall'esterno. Questa regola valeva anche per il sovrano e nella Tavolozza di
Narmer, un uomo porta in una mano i sandali del re e nell'altra una piccola brocca con acqua.
Aveva il titolo di "Sandalaio".

In Egizio il medico era detto sunu; il primo e più famoso fu di sicuro Imhotep e anche i sacerdoti
potevano occuparsi di medicina come Sabni, che godeva del titolo di "Medico capo e scriba della
parola del dio". Troviamo anche Hesyra, il primo medico dentista con il titolo di "Capo dei dentisti
e dei medici" nonché scriba, come scritto nella sua tomba a Saqqara.

E quando Ippocrate passeggiava con i suoi adepti nell'isola di Coo, disquisendo sui mali
dell'umanità, altro non faceva che trasmettere il sapere degli Egizi che, con i loro papiri, hanno
tramandato i primi fondamenti della medicina e chirurgia.

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Lo staff del docente di antropologia Brunetto Chiarelli svolse un'accurata indagine sulle mummie
per determinare il gruppo sanguigno e quindi una paleogenetica per gli antichi egizi, sfruttando il
metodo Pickworth che ha consentito di rilevare tracce di emazie; la conclusione è stata che il
sangue del 40 per cento delle mummie appartiene al gruppo A, mentre il 22 per cento al gruppo B
e al gruppo 0 e solo un 17 per cento al gruppo AB.[114]

Astronomia
Lo stesso argomento in dettaglio: Astronomia egiziana.

L'astronomia nell'antico Egitto ha rivestito un ruolo


importante per fissare le date delle feste religiose e per
determinare le ore della notte. Notevole importanza ebbero
anche i sacerdoti dei templi che osservavano le stelle, le
congiunzioni dei pianeti e del Sole, e le fasi della Luna.

Le conoscenze sull'astronomia egizia ci vengono soprattutto


dai coperchi di sarcofagi dell'Antico Regno (sui quali
compaiono i decani, stelle singole o costellazioni,
accompagnati da geroglifici di difficile decifrazione), del Medio
Regno (sui quali fanno la loro prima apparizione gli orologi
stellari diagonali, vere e proprie effemeridi delle stelle), dagli
Disco astrologico, dinastia orologi stellari (diversi dai precedenti in quanto erano indicate
Tolemaica. le culminazioni superiori delle stelle), orologi stellari
perfezionati (nella XX dinastia), due papiri risalenti circa al
144 d.C. (il primo per quanto riguarda i decani e l'altro per
quanto riguarda le fasi lunari), studi sull'orientazione delle piramidi e sviluppo degli strumenti
(come ad esempio la clessidra ad acqua, il merkhet e gli orologi solari), zodiaci egizio-babilonesi
(scolpiti sui soffitti dei templi a partire dal 300 a.C.)

Arte
Lo stesso argomento in dettaglio: Arte egizia.

L'arte egizia ha origini antichissime, precedenti al III millennio a.C., e


si intrecciò nei secoli con quella delle culture vicine (siro-palestinese e
fenicia). L'arte dell'antico Egitto si può suddividere in due grandi
periodi: l'arte predinastica o preistorica, e l'arte dinastica dell'Antico,
Medio e Nuovo Regno. L'arte decorativa era completata da vasi
costituiti inizialmente in terra del Nilo, in pietra e in un secondo
tempo in argilla, statuette in terracotta e in avorio raffiguranti uomini
e animali al lavoro, tavolette in scisto che col passare del tempo
assunsero carattere votivo, con i temi ormai in rilievo. Tra le tavolette
di questo periodo, conservate al Museo del Cairo, si annoverano la
Tavoletta della caccia, la Tavoletta della battaglia e la Tavoletta del re
Narmer, che segnò, per le sue caratteristiche artistiche e culturali, il
punto di passaggio fra il periodo preistorico e quello dinastico. In
tutta l'arte predinastica notevole furono gli influssi provenienti dalla
Un affresco della
tomba di Nefertari

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Mesopotamia. Complessivamente sono giunti sino ai nostri tempi pochi reperti artistici e
architettonici riguardanti il periodo predinastico.

Musica
Lo stesso argomento in dettaglio: Musica dell'Antico Egitto e Musica dell'Egitto.

La musica dell'antico Egitto ha origini molto remote. Fu tra le prime civiltà di cui si hanno
testimonianze musicali. Per gli Egizi la musica aveva un ruolo molto importante: si pensava che
avesse origine divina, infatti la leggenda vuole che sia stato il dio Thot a donarla agli uomini.

La musica era praticata a tutti i livelli della società egizia e utilizzata in molteplici situazioni. Non si
celebravano feste o banchetti senza la partecipazione attiva di musicisti e cantanti, ruoli molto
spesso riuniti nella stessa persona. Intorno al V millennio a.C. vennero introdotti i primi strumenti
musicali, quali bacchette, tavolette e sonagli, utilizzati in rituali totemici. Le danze erano
soprattutto propiziatorie alla caccia, a riti di magia, di fecondazione e di iniziazione. Nell'Antico
Regno si creò l'usanza di una formazione strumentale composita, comprendente vari flauti,
clarinetti e arpe arcuate, con un'ampia cassa armonica. Si trovano poi i crotali, il sistro, legato ad
Hathor, la tromba, utilizzata in guerra e sacra ad Osiride, i tamburi, il liuto e il flauto, sacro ad
Amon.

Durante il Medio Regno si introdussero il tamburo, la lira e


alla danza rituale si aggiunse quella definibile professionale ed
espressiva, in quanto aveva lo scopo di intrattenere lo
spettatore. Il tipico strumento egizio, il sistro, vide in questa
epoca un allargamento del suo utilizzo. Strumenti più
sofisticati dovettero attendere più a lungo. I primi ad apparire
dopo le percussioni furono gli strumenti a fiato (flauto) e a
corde (lira e cetra), di cui esistono testimonianze greche, egizie
Suonatrici di arpa, liuto e e mesopotamiche anteriori al X secolo a.C.; queste civiltà
percussioni conoscevano già i principali intervalli fra i suoni (quinte,
quarte, ottave) usati come base per alcuni sistemi di scale. Da
uno studio di Curt Sachs sull'accordatura delle arpe è emerso
che gli Egizi utilizzavano una scala pentafonica discendente e che conoscevano la scala
eptafonica.[115] Se per la tipologia degli strumenti i reperti rinvenuti nei siti archeologici e le
numerose raffigurazioni hanno fornito molte informazioni in merito, per quanto riguarda
l'esecuzione della musica e la teoria della stessa si hanno scarse notizie; non avendo trovato
nessuna notazione musicale, poco o nulla si sa sulle melodie dell'antichità egizia.

Religione
Lo stesso argomento in dettaglio: Religione egizia e Divinità egizia.

La religione dell'antico Egitto mostra un'estrema complessità di credenze e una moltitudine di


divinità, in un politeismo spesso confuso e contraddittorio. Questa complessità si spiega con le
molte generazioni che hanno fatto, per secoli, aggiunte alle primitive credenze. Ciò che appare
contraddittorio nelle concezioni teologiche e religiose si spiega con la singolare mentalità egiziana
che non rifuggiva dal contraddittorio e con la tendenza al sincretismo che assimilava divinità
diverse e spesso tra loro lontanissime. All'interno di questa pletora politeistica si distinguono
alcune correnti come quella del culto degli animali. Alcune divinità hanno maggiore importanza in
determinati periodi storici, altre vengono create di sana pianta e in seguito cancellate dalla storia

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08/01/2023 17:19 Antico Egitto - Wikipedia

egiziana (basta ricordare il dio di Akhenaton). Alcuni dèi vengono estrapolati da culture orientali,
in particolare quando l'Egitto ha rapporti e scambi personali con l'Asia minore, e fra di essi
bisogna ricordare Baal, Astarte e Anat.

Gruppi di divinità
L'Enneade - Una famiglia allargata di nove divinità prodotte da Atum durante la creazione del
mondo. L'Enneade solito consisteva di Atum, i suoi figli Shu e Tefnut, loro figli Geb e Nut, e
loro figli Osiride, Iside, Set e Nefti.
I quattro figli di Horo - Quattro dei che proteggevano il corpo mummificato, in particolare gli
organi interni in vasi canopi.
L'Ogdoade - Un insieme di otto divinità che personificava il Caos che esisteva prima della
creazione. L'Ogdoade era formata da Amon, Amaunet, Nun, Nunet, Huh, Huhet, Kuk, e Keket.
Le anime di Pe e Nekhen - Un insieme di divinità che personificano i mitici sovrani predinastici,
governanti dell'Alto e Basso Egitto.

Cosmogonia

Riguardo alle teorie sulle origini dell'universo esistono versioni differenti, a seconda della località
in cui sono nate e delle necessità del clero locale. La prima, nativa di Eliopoli, narra come Atum-
Ra, in seguito a masturbazione ed espettorazione, abbia generato una coppia primordiale, Shu
(l'aria) e Tefnet (l'umidità). Costoro generarono successivamente Geb (la terra) e Nut (il cielo) che,
decisi ad unirsi, vennero divisi dal padre Shu che, di conseguenza, riuscì a mantenere l'ordine
cosmico e a cancellare il Caos.

Un'altra versione della cosmogonia ha origine in Ermopoli dove all'origine esistevano otto entità,
quattro maschili e quattro femminili, quali Nun e Nunet (il caos delle acque primeve), Kuk e Keket
(l'oscurità), Huh e Huhet (l'illimitatezza), Amon e Amonet (l'aria e il vento), che generarono, tutti
insieme, dalla collina primordiale, un uovo dal quale sarebbe poi uscito il Sole, Atum, dando così
inizio alla creazione.

La terza teoria è desunta invece da frammenti provenienti da Menfi, la città il cui patrono era Ptah,
il demiurgo. Costui creò il mondo attraverso la voce e il cuore. In seguito diede vita agli uomini che
volle guidare come un gregge guidato da un pastore, creandoli tutti uguali. Essi però, in seguito
all'avvento del male, decisero di creare gerarchie e di divenire l'uno diverso dall'altro. Da quel
momento in poi Ptah e gli altri dei sarebbero rimasti nel cielo a osservare l'avvicendamento degli
eventi umani fino alla fine dei tempi.

L'ultima, detta cosmogonia tebana, aveva come unico dio creatore Amon, era la sintesi delle tre
precedenti teorie e divenne la più popolare a partire dalla XI dinastia.

Vita dopo la morte

Secondo gli Egizi, il corpo era costituito da diverse parti: il ba o anima, il ka o forza vitale, l'aj o
forza divina ispiratrice di vita. Per ottenere la vita dopo la morte, il ka aveva però bisogno del corpo
del defunto che doveva dunque rimanere intatto, e ciò era possibile solo grazie alla tecnica della
mummificazione.[N 6]

Il tipo di mummificazione variava secondo la classe sociale alla quale apparteneva il defunto. Vi
erano sacerdoti addetti a queste pratiche, conoscitori dell'anatomia umana, dovevano essere cauti
nell'estrazione degli organi del defunto poiché avrebbero potuto danneggiarli e quindi cancellare la

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vita ultraterrena del defunto. Durante il processo di


mummificazione, i sacerdoti collocavano una serie di amuleti
in mezzo alle bende, sulle quali erano scritte formule destinate
ad assicurare la sopravvivenza del defunto nell'aldilà.

Una volta preparato, il cadavere veniva deposto nel sarcofago,


quindi si formava il corteo che lo avrebbe condotto alla tomba.
Il sacerdote funerario era in testa, seguito da alcuni che
portavano gli oggetti appartenuti al defunto che gli avrebbero
garantito una confortevole vita ultraterrena. Il sarcofago era
Mummia conservata al Louvre
trainato da una slitta, mentre una seconda slitta trasportava i
di Parigi. vasi canopi.

Quando la processione arrivava alla tomba, il sacerdote


eseguiva il rito dell'apertura della bocca, per mezzo del quale, secondo la tradizione, la mummia
avrebbe ripreso vita. Tutto il corredo funebre, insieme al sarcofago e alle offerte, era depositato
nella tomba, che in seguito veniva sigillata affinché nessuno potesse turbare l'eterno riposo del
defunto.

Dunque questi iniziava un lungo viaggio attraverso il mondo dell'oltretomba. Il defunto veniva
condotto da Anubi, il dio dei morti, nella cosiddetta Sala delle Due Verità. A un'estremità c'era
Osiride, seduto su un trono e accompagnato da altre divinità e 42 giudici. Al centro della sala era
posta la bilancia, le cui assi erano misurate attentamente da Thot, dio degli scribi, sulla quale
veniva pesato il cuore del defunto. Davanti alla divinità e ai giudici, il defunto doveva pronunciare
la confessione negativa: la sua dichiarazione di innocenza. Dopodiché, se il piatto sul quale giaceva
il cuore si fosse inclinato più di quello sul quale giaceva la piuma, simbolo della giustizia, questi
sarebbe stato divorato da Ammit, un mostro metà ippopotamo e metà leonessa. In caso contrario il
defunto sarebbe potuto entrare nel regno di Osiride e raggiungere così i campi di Iaru, una sorta di
paradiso, dove gli ushabti, ometti di legno costruiti appositamente, avrebbero lavorato per
soddisfare le sue necessità.

Prima di raggiungere però la gradita meta, l'anima del defunto doveva superare diversi ostacoli.
Sulla barca del dio Ra, si doveva oltrepassare un lago infuocato, sorvegliato da quattro babbuini,
affrontare coccodrilli, serpenti e il perfido Apofi, gigantesco mostro condannato in eterno a
minacciare l'affondamento della barca di Ra. Unico aiuto per il defunto erano gli amuleti e le
formule posti dai sacerdoti durante la mummificazione. La religione egizia è l'insieme delle
credenze religiose, dei riti e delle relazioni con il sacro degli Egizi, fino all'avvento del
Cristianesimo e dell'Islam.

Religione funeraria
Lo stesso argomento in dettaglio: Anima nella religione dell'antico Egitto.

Gli Egiziani non consideravano la morte come estinzione completa dell'uomo, ma piuttosto la
negavano ritenendo che ci fosse una continuazione della vita nell'oltretomba, concepita come una
vera e propria immortalità. Per la concezione egizia nell'uomo vi sono degli elementi
soprannaturali, comuni alla divinità, che permettono una vita senza fine:

l'akh, la forza divina, rappresentata dal geroglifico dell'ibis;


il ba, l'anima, raffigurata come un uccello (il benu, la fenice egizia);

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il ka, lo spirito o la forza vitale.

Leggende
I miti egizi spesso risultano inseriti in cicli leggendari, che si sono sviluppati nel corso dei secoli
attraverso le rielaborazioni sacerdotali. Questi racconti leggendari vennero spesso inglobati nei
contesti dei vari gruppi divini, sia per giustificare l'origine del culto, sia per fornire una base
soprannaturale ai centri cultuali. Di questi cicli mitici ci sono pervenute numerose varianti,
relative a differenti tradizioni ed a varie localizzazioni. I principali cicli leggendari riguardano il dio
Sole ed il mito di Osiride.

Leggenda di Ra

Ra è senza dubbio una delle divinità più antiche e più venerate del pantheon egizio. Il culto del
Sole ha conosciuto nei secoli molte varianti locali, che lo hanno rappresentato in varie forme e
conosciuto mediante numerosi nomi. Tralasciando il suindicato Aton, il Sole venne adorato come
Ra, raffigurato in genere come un globo incandescente che varca il cielo del mattino sulla sua barca
e denominato Khepri ovvero “colui che viene al mondo”. Era rappresentato dallo scarabeo che fa
rotolare il disco solare Atum davanti a sé, dio-Sole di Eliopoli, ed Horo, l'occhio del cielo.

Probabilmente la leggenda più famosa delle tante riguardanti il Sole è quella che si legge nel testo
magico "La distruzione degli uomini". Ra dopo aver regnato a lungo sugli uomini e gli dei, si ritira.
Gli uomini approfittando della sua assenza si ribellano. Ra decide di inviare sulla terra il suo
occhio, alla vista del quale gli uomini si spaventano e fuggono nel deserto. In seguito, su consiglio
degli altri dei che vogliono la continuazione della persecuzione, Ra manda Sekhmet, la dea
leonessa. Ma non volendo la totale distruzione dell'umanità, versa sulla terra una birra rossa,
simile al sangue. Sekhmet beve il liquido, si ubriaca e, trasformandosi in Hathor, la dea-vacca, e
torna indietro senza aver compiuto il massacro. Ra, stanco e deluso, sale sul dorso di Nut, il cielo
nel quale naviga sulla sua barca solare.

Leggenda di Osiride

Il mito di Osiride, divenuto nel corso dei secoli la leggenda nazionale egizia, è il risultato della
fusione di molte varianti, appartenenti a vari luoghi ed epoche diverse. La stessa possibile
interpretazione del suo contenuto mitologico ha originato tesi differenti, dal raffronto delle quali si
può avere un quadro complessivo della leggenda.

1. Interpretazione evemeristica: già conosciuta da Erodoto, vede in Osiride un re assassinato ed


in seguito divinizzato.
2. Interpretazione naturalistica: il mito di Osiride simboleggerebbe il ciclo vegetativo (i colori nero
e verde con i quali è raffigurato il dio rappresenterebbero la morte e la rinascita della
vegetazione).
3. Interpretazione escatologica: la rinascita del dio viene vista come la possibilità di una vita dopo
la morte.

La leggenda di Osiride può essere così riassunta:

Osiride

Osiride portò la civiltà agli uomini, insegnò loro come coltivare la terra e produrre il vino e fu
molto amato dal popolo. Seth, invidioso del fratello, cospirò per ucciderlo. Egli costruì in segreto
una bara preziosa fatta appositamente per il fratello e poi tenne un banchetto, nel quale annunciò

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che ne avrebbe fatto dono a colui al quale si fosse adattata. Dopo che alcuni ebbero provato senza
successo, Seth incoraggiò il fratello a provarla. Appena Osiride vi si adagiò dentro il coperchio
venne chiuso e sigillato. Seth e i suoi amici gettarono la bara nel Nilo, facendo annegare Osiride.
Questo atto simboleggerebbe l'annuale inondazione del Nilo. Iside con l'aiuto della sorella Nefti
riportò Osiride alla vita usando i suoi poteri magici. Prima che si potesse vendicare, Seth uccise
Osiride, fece a pezzi il suo corpo e nascose le quattordici (secondo alcune fonti: tredici o quindici)
parti in vari luoghi. Iside e Nefti trovarono i pezzi (eccetto i genitali, che erano stati mangiati dal
pesce Ossirinco). Ra mandò Anubi e Thot ad imbalsamare Osiride, ma Iside lo riportò in vita.
Successivamente Osiride andò negli inferi per giudicare le anime dei morti, e così venne chiamato
Neb-er-tcher ("il signore del limite estremo"). Il figlio che Osiride ebbe da Iside, Horus, quando fu
abbastanza grande affrontò Seth in battaglia, per vendicare la morte del padre. Il combattimento
fu lungo e cruento, Horus perse un occhio nella battaglia e Seth un testicolo. Il conflitto fu
interrotto dagli altri dei, che decisero in favore di Horus e diedero a lui la sovranità del paese. Seth
fu condannato e bandito dalla regione. In altre versioni le due divinità si riconciliarono,
rappresentando l'unione dell'Alto e "Basso Egitto".

Culto
Il sacerdozio egizio era strutturato in una complessa gerarchia, al cui più alto grado c'era il
faraone. La decisione di costruire i templi e le relative cerimonie per la loro fondazione erano di
prerogativa reale. I grandi sacerdoti, residenti nei centri di culto, presiedevano alle operazioni
rituali in onore degli dei, come sostituti del re. Nel culto, la divinità era rappresentata da una
statua collocata nel sancta sanctorum. Nei servizi giornalieri, essa veniva purificata, vestita e le
veniva offerto il pasto quotidiano. Durante le feste annuali, il dio veniva portato trionfalmente in
processione, spesso su barche in navigazione sul Nilo, ed era fatto oggetto di offerte e donazioni.
Per l'occasione venivano organizzati banchetti sacri e rappresentazioni teatrali, che raccontavano
gli avvenimenti principali della vita del dio.

Templi
Lo stesso argomento in dettaglio: Tempio egizio.

Un tempio egizio poteva essere grande (ad esempio il tempio di Abu Simbel) o piccolo. Alcuni
templi sono: quello di Ptah a Menfi, l'Osireon (un tempio dedicato al dio Osiride), il tempio di
Dendera e Luxor; esiste anche il complesso di Karnak. Spesso vi erano raffigurazioni di dèi e
faraoni egizi, vicino a file di sfingi.

Note

Annotazioni
1. ^ Le presunte sorgenti del Nilo vennero scoperte solo nel 1937 dall'esploratore tedesco
Burkhart Waldecker (1902-1964) nella parte meridionale dell'altopiano del Burundi.
2. ^ Il termine visir viene anacronisticamente utilizzato per indicare, nell'antico Egitto, il più alto
funzionario dell'entourage faraonico.
3. ^ Proprio contro lo strapotere dei "preti" di Amon si scatenò la c.d. Eresia amarniana che
diminuiva grandemente il culto del pantheon egizio, e di Amon in particolare, a favore di un dio
unico, Aton, e costituendo, di fatto, una forma di monoteismo o in realtà, più esattamente, di
enoteismo. Con i successori di Amenofi IV/Akhenaton, con la restaurazione degli antichi culti
iniziata sotto Tutankhamon e portata a termine sotto Horemheb i "preti" di Amon ripresero il
sopravvento e i Profeti tornarono a ricoprire cariche così importanti che alla fine della XX
dinastia (regnante Ramses XI) Herihor, Primo Profeta di Amon, rese la carica ereditaria dando
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così vita ad una dinastia parallela che governò la regione tebana durante parte del Terzo
Periodo Intermedio, in concomitanza con le dinastie XXI e XXII.
4. ^ La dotazione (Kurt Sethe, Urk IV, pp. 1215 e segg.) del Primo Profeta prevedeva: abitazione,
maggiordomo, capo della casa, guardiano della camera, un attendente, un domestico, uno
schiavo nubiano, uno scriba, uno scriba della tavola, uno scriba della corrispondenza, un
acquaiolo, un battelliere, un capo dei marinai dell'imbarcazione e i relativi marinai. La
dotazione per il Secondo Profeta Amenhotep prevedeva: abitazione, uno scriba, un
maggiordomo segretario della corrispondenza, un segretario, servi, un coppiere, una guardia
del corpo, più attendenti, un pescatore.
5. ^ Si trattava dei suoi primi 10 anni di regno, in seguito smise tale pratica. (in Matthew
Firestone, Zora O'Neill, Anthony Sattin, Rafael Wlodarski, Dizionario Larousse della civiltà
egizia p. 36, Gremese, 2002, ISBN 978-88-8440-144-1.)
6. ^ Secondo Rudolf Steiner la tecnica della mummificazione egiziana avrebbe indotto l'anima dei
defunti, che si sarebbero poi reincarnati, a mantenere l'attenzione sul corpo rimasto sulla terra,
determinando poi un'influenza sul materialismo crescente delle epoche successive. (Steiner,
Universo, terra e uomo, edizione Antroposofica (2005).

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Bibliografia
Lo stesso argomento in dettaglio: Bibliografia sull'antico Egitto.

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Fonti storiche

Le fonti storiche delle dinastie egizie sono:

Papiro dei Re: elenco di tutti i sovrani, compresi quelli minori e quelli considerati usurpatori
(redatto durante il regno di Ramses II);
cronaca di Manetone: suddivisione della storia dell'Egitto in 30 dinastie, da Menes ad
Alessandro Magno (redatta durante il regno dei primi due Tolomei). Nessuna copia originale ci
è pervenuta e se ne conosce l'esistenza poiché riportata da scrittori e storici successivi quali
Sesto Giulio Africano (inizio del III secolo d.C.) ed Eusebio di Cesarea (inizio del IV secolo
d.C.);
Lista di Abido: elenco di 76 antenati di Seti I inciso sulle pareti del tempio della città;
Lista di Saqqara: riporta i cartigli di 57 sovrani omaggiati da Ramses II;
Sala degli antenati: elenco di 61 antenati di Thutmose III (rilievo nel tempio di Luxor);
Pietra di Palermo: lista dei re, dei nomi delle loro madri e, di anno in anno, del livello raggiunto
dalla piena del Nilo.

Voci correlate
Storia dell'antico Egitto
Collezioni egizie in Italia
Cronologia di Glasgow
Lista dei musei di antichità egizie
Necropoli di Tebe
Testi di esecrazione
Tombe dei Nobili
Valle dei Re

Altri progetti
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t_Egypt?uselang=it)

Collegamenti esterni

(EN) Antico Egitto, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.


Progetto di mappatura delle tombe della Valle dei re, su thebanmappingproject.com. URL
consultato il 19 aprile 2017 (archiviato dall'url originale il 25 luglio 2010).
Portale italiano dedicato all'Antico Egitto, su egittologia.net.
Portale dedicato all'Antico Egitto, su aton-ra.com.
https://it.wikipedia.org/wiki/Antico_Egitto 41/42
08/01/2023 17:20 Antico Egitto - Wikipedia

Piccolo glossario di Egittologia, su glossari.it. URL consultato il 10 dicembre 2004 (archiviato dall'url
originale il 5 dicembre 2004).
Approfondimento storico, su storiafilosofia.it. URL consultato il 2 gennaio 2006 (archiviato dall'url
originale il 22 dicembre 2015).
Cartigli e Faraoni d'Egitto, su cartigli.it.
(EN) Il sito dell'Antico Egitto, su ancient-egypt.org.
(EN) La storia antica del medio oriente, su ancientneareast.tripod.com.

Musei egizi
(EN) Museo Egizio de Il Cairo, su eternalegypt.org. URL consultato l'8 marzo 2021 (archiviato dall'url
originale il 1º gennaio 2021).
Museo Egizio di Torino, su museoegizio.it.
Museo egizio di Firenze, su polomusealetoscana.beniculturali.it.
Museo Archeologico Nazionale di Napoli - Sezione Egizia-, su museoarcheologiconapoli.it.
(EN) Museo Egizio di Berlino, su smb.museum.
(DE) Museo Egizio di Monaco di Baviera, su smaek.de.
Museo Gregoriano Egizio presso i Musei Vaticani, su museivaticani.va.
Museo del Louvre-Dipartimento Egizio-, su louvre.fr.
VIAF (EN) 106146462599127770328 (https://viaf.org/viaf/106146462599127770328) ·
Thesaurus BNCF 27925 (https://thes.bncf.firenze.sbn.it/termine.php?id=27925) ·
Controllo di GND (DE) 4068430-1 (https://d-nb.info/gnd/4068430-1) · NDL (EN, JA) 00562072 (http
autorità s://id.ndl.go.jp/auth/ndlna/00562072) · WorldCat Identities (EN) viaf-
106146462599127770328 (https://www.worldcat.org/identities/viaf-106146462599127
770328)

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