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VIRGILIO - CONTESTO STORICO

150 anni di differenza da Apollonio.


1. ELLENIZZAZIONE CULTURA ROMANA, tra il 323 a.C. e il 31 a.C.
Contatti fra Grecia e Roma, collegamento con i vari regni ellenistici →
GUERRE MACEDONICHE (prima: 205 a.C.; seconda: 197 a.C.,).
● contrapposizione tra Roma e il regno ellenistico di Macedonia (che comprende
Grecia), ma storicamente sono due Stati diversi e spesso in conflitto.
● Influenza cultura greca su Macedonia, es. Alessandro Magno educato da Aristotele e
grande ammiratore dell’Iliade. Alcuni greci volevano allearsi in un’ottica antipersiana,
altri non volevano (es. Demostene, Filippiche)
Intervento di Roma dell'inimicizia tra Grecia e Macedonia → liberare la Grecia dal dominio
macedone durante Seconda Guerra Macedonica → l’anno successivo console Tito Quinto
Flaminino proclama la libertà della Grecia dalla Macedonia.

168 a.C. BATTAGLIA DI PIDNA: console Lucio Emilio Paolo sconfigge Pèrseo > il regno
ellenistico di Macedonia viene suddiviso in 4 regni indipendenti soggetti al pagamenti dei
tributi a Roma. → sentimenti antiromani.

Lucio Emilio Paolo: tendenze ellenistiche. Quando sconfigge il regno di Macedonia, non
chiede per sé il bottino ma vuole che la biblioteca del re Perseo gli venga affidata.
Il figlio di Lucio Emilio Paolo, Scipione l’Emiliano, viene adottato da Scipione l’Africano.

momento chiave per il contatto tra le due culture: la CADUTA DEL REGNO ELLENISTICO
DI MACEDONIA non viene accettata dai Greci > ribellione.
Nella prima metà del II sec. a.C. si sviluppano sentimenti antiromani + ribellioni dei Greci
contro il nuovo potere straniero.
PRESA DI CORINTO (146 a.C.) > La Grecia diventa provincia romana, Acaia + 4 regni
macedoni.
● perdita ufficiale della libertà dei greci, che Tito Quinto Flaminio aveva promesso
durante la Seconda Guerra Macedonica
Antologia palatina: raccolta di epigrammi greci, tra cui epigramma che compiange la città di
Corinto caduta e distrutta (“Compianto a Corinto distrutta”).

Passaggio dalle polis greche ai regni ellenistici → Alessandria: centro propulsorio


Caduta del regno di Macedonia = annessione Grecia a Roma → Roma: centro culturale.

DIFFUSIONE DELLA CULTURA GRECA → esigenza personale di conoscenza greco


● per scopi pratici su campo politico, commerciale, militare, amministrativo → dialogo
con province assoggettate
● per scopi letterari: fruire dei prodotti dell’arte e del pensiero ellenici
come: attraverso afflusso di prigionieri di guerra dalla Grecia: schiavi e maestri
● schiavi > liberti (schiavi affrancati)
● precettori, tutori privati di famiglie romane
es. Polibio fu il maestro di Scipione Emiliano. Polibio viene a Roma al seguito dei vincitori
romani: lavora come storico ed entra al contatto dell’aristocrazia.

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Conseguenza dell’apprendimento del greco sin da piccoli: bilinguismo della classe
dirigente romana fino alla caduta Impero Romano Occidente. Es. Imperatore Marco Aurelio
scrive in greco precetti a sé stesso.
SCUOLE «PUBBLICHE»: luoghi che hanno favorito il bilinguismo
● dalla metà del III sec. a.C.
● aperte a tutti quelli che vogliono mandarvi a lezione previo pagamento
dell’insegnante.
● Il primo grammaticus, insegnante di scuola superiore: Livio Andronìco, liberto di
Taranto (colonia greca dell’Italia meridionale, proveniente da Magna Grecia: lingua
greca e cultura ellenica).

primo contatto romano con cultura greca: MAGNA GRECIA

PROCESSO DI ELLENIZZAZIONE: controverso → pulsioni di apertura e diffidenza


1) FILOELLENISMO: «circolo» degli Scipioni:
● apertura entusiasta verso la cultura greca.
● tra cui Lucio Emilio Paolo, vincitore della battaglia di Pidna, e Scipione Emiliano, suo
figlio naturale adottato da Scipione l’Africano
● centro culturale più importante di Roma per la diffusione della cultura ellenistica e
greca.
Scipione Emiliano eredita tendenze filellenica del padre e formazione culturale inclusiva e
attenta al greco.

2) ANTI ELLENISMO: TRADIZIONALISTI (Catone il Censore)


● difesa dei mores (costumi) romani prima che venissero corrotti dai Greci;
● Grecia come latrice di corruzione dei mores su cui si fondava la cultura romana
frammento di Catone contro i medici greci. I medici ellenistici avevano conoscenza del corpo
umano e anatomia molto avanzata. La scuola medica più famosa è quella di Ippocrate.
“Vite Parallele” di Plutarco: fonte di vari aneddoti per ricostruire le azioni e pensiero e
formazione dei principali personaggi dell’Antichità.
Nel libro su Catone, nei rapporti tra Grecia e Roma (II sec. a.C.) si crea la necessità di
entrare in rapporti diplomatici. Gli ateniesi inviarono a Roma come ambasciatori tre filosofici.
Mentre aspettano tengono discorsi pubblici in attesa di essere ricevuti dal Senato. Tra di loro
c’è Carneade che tiene oratio in umtramquem partem (pro e contro la medesima tesi),
discorso che un giorno teneva su esistenza giustizia naturale e il giorno dopo contro questa
teoria.
→ L’Abilità retorica può essere messa a servizio dalla stessa persona per argomenti opposti
e di qualsiasi convinzione: posso parlare di una cosa e del suo contrario.
Catone capisce che la retorica è slegata da esigenze didattiche reali e dunque discute col
Senato per farli parlare e mandarli via il prima possibile.

HUMANITAS: corrispondente di filantropia = solidarietà tra esseri umani che si esprime in


cordialità, benevolenza e tolleranza.

PRIMA COMMISTIONE TRA MONDO GRECO E LATINO: POLIBIO: storico greco che si
occupa di Roma → ruolo importante in sviluppo storiografia latina.
Definisce la forma di governo romana (costituzione della res publica) come la migliore
possibile perché mescola:
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● elementi monarchici (consoli)
● elementi aristocratici (senato)
● elementi democratici (comizi popolari, tribuni della plebe)
→ Questi elementi si controllano a vicenda.
elaborazione pensiero storiografico greco e storia romana.

LETTERATURA LATINA:
● epica → grazie a traduzione dell’Odissea da parte di Livio Andronìco
● commedia e tragedia → legati ai modelli greci
● oratoria + storiografia → legate a politica e elaborati da classe dirigente
● trattatistica

INIZIO DELLA LETTERATURA LATINA:


240 a.C. LIVIO ANDRONICO mette in scena una fabula →
● non sappiamo se sia una tragedia o commedia
● fonti: rappresentazione di opera di un autore greco tradotta in latino
ODUSÌA: traduzione in latino dell’Odissea:
● libero adattamento dal greco con intento di romanizzare il testo
● scritto in saturnio, antico verso italico
Non abbiamo quasi nulla della traduzione. Indicava Odisseo come versutum perché si
sposta e viaggia per tanti luoghi e in riferimento alla sua astuzia.
● nascita letteratura latina sotto segno del teatro

epica greca: tradizione orale; in esametri; carattere narrativo; formularità; composizione


improvvisata, memorizzazione e trasmissione dei testi.
epica eroica: Iliade e Odissea + Eneide → filone eroico dell’epos; collocazione dei fatti
narrati in passato remoto, trasfigurato in chiave mitica attraverso il racconto.
epica storica: racconto di vicende della storia più recente, con intento celebrativo → Nevio
e Ennio.
caratteristiche comuni tra epica eroica e storica:
● impostazione narrativa
● voce narrante esterna
● materia mitico-storica
● grandezza dei personaggi → eroi con qualità eccezionali
● forma poetica e stile altro
● formularità, uso di epiteti e patronimici
● uso similitudine e descrizione di personaggi e luoghi (in epica omerica: funzione di
enciclopedia tribale)
● uso di topoi: situazioni, temi e motivi ricorrenti (es. catalogo)
epica mitologica: filone cosmogonico e mitologico → Esiodo e Teogonìa.
epica didascalica: a carattere espositivo (e non narrativo) e con intento di insegnamento.

ORAZIO, EPISTULAE II 156-157: Graecia capta ferum victorem cepit et artes intulit agresti
Latio («La Grecia conquistata conquistò a sua volta il rozzo vincitore e introdusse le arti nel
Lazio contadino»)
● il soggetto conquistato dimostra superiorità tanto da influenzare il soggetto
dominante

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● giudizio parziale: non tiene conto dell'elemento italico indigeno fondamentale per
sviluppo cultura romana, es. civiltà etrusca indigena. → influenza totalizzante e
generalizzante della letteratura greca ma bisogna sottolineare importanza cultura
italica
● apporto decisivo dell’elemento ellenico per dar vita alla civiltà letteraria latina

PLAUTO E TERENZIO: commediografi


Plauto: amato dal pubblico romano (commedia del riso) → diffusi atteggiamenti polemici
contro i Greci, lontanissimi dal mos maiorum = complesso di valori tradizionali che
dovevano regolare la vita pubblica e privata e che costituivano l’identità romana (pietas,
fides, sacrificio per la patria, operosità, parsimonia…).
Terenzio: meno apprezzato, umorismo più raffinato di matrice greca (commedia del sorriso);
commedie prendono aspetti della commedia nuova greca, quella di Menandro; attenzione
alla psicologia e temi borghesi.
● prologo Hecyra: la prima volta non era riuscito a mettere in scena la
rappresentazione perché il pubblico era distratto da altri giochi

2. ETÀ AUGUSTEA
Crisi politica interna (Pompeo, Silla ecc.) durante età repubblicana > guerra civile.
BATTAGLIA DI AZIO 31 a.C. in collegamento con la parabola di Ottaviano = fine rapporto
Roma - regni ellenistici.

EREDITÀ DI CESARE (Idi di marzo 44 a.C.) = contrapposizione fra Marco Antonio, console
in quell'anno, e il pronipote gaio Ottavio, diventato Gaio Giulio Cesare Ottaviano a seguito
dell’adozione.

2° TRIUMVIRATO (43 a.C.): Marco Antonio, Ottaviano e Lèpido →


● riformare ordinamento dello Stato
● risolvere conflitto con i Cesaricidi (battaglie di Tapso 46 a.C. e di Filippo 42 a.C.)
● eliminazione resistenza repubblicana (suicidio di Catone Uticense per tutelare la
propria libertà)
● accordo di Brindisi (40 a.C.)
○ Lepido: estromesso
○ Marco Antonio: riorganizzazione province orientali → grande consenso
personale grazie a guerre contro Parti e Armeni fra il 37 e 34 a.C. senza
consultare il Senato > viene dichiarato nemico pubblico > sconfitto ad Azio
(suicidio)
○ Ottaviano: riorganizzazione Italia e distribuzione terre a veterani
Ottaviano combatte contro Marco Antonio nella battaglia di Azio del 31 a.C. → suicidio di
Marco Antonio.

PRINCIPATO AUGUSTEO: pieno controllo dello Stato nel rispetto formale delle istituzioni
repubblicane
● princeps senatus: il più autorevole dei senatori
● Augustus: autorevolezza personale
● imperium maius et infinitum : controllo perenne delle forze militari
● tribunicia potestas: diritto di veto e inviolabilità della sua persona
● pontifex maximus: regola questioni religiose; intermediario tra uomo e dio
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○ divinizzazione postuma di Giulio Cesare
○ culto pubblico dei Lares Augusti e del Genius Augusti: capofamiglia i tutti i
Romani
● pater patriae: padre della patria

TRATTI CULTURALI:
ASPIRAZIONE ALLA PACE, dopo guerre civili con primo e secondo triumvirato
● costruzione dell’Ara Pacis, tempio alla dea Pace
Il Senato romano nell'anno 13 a.C. decise di costruire un altare in segno di gratitudine
all'imperatore Augusto. L’Ara Pacis Augustae (= altare della Pace di Augusto) è stata aperta
4 anni più tardi, nel 9 a.C. → splendido monumento dedicato alla pace e alla prosperità che
il regno di Augusto aveva portato a Roma.
Questo monumento fatto di marmo, celebra la pace nell’area mediterranea istituita
dall'imperatore dopo le sue campagne vittoriose in Hispania e Galia. Si trovava nel Campo
Marzio, una vasta area al di fuori delle mura della città da dove si poteva entrare a Roma da
nord attraverso la via Flaminia, attualmente Via del Corso. Qui, le legioni praticavano i riti di
purificazione al ritorno da una battaglia.

ESALTAZIONE valori tradizionali del MOS MAIORUM → risanamento morale


● le donne della sua famiglia non aderiscono a questi valori di sobrietà morale.
→ Poeta augusteo Ovidio fu condannato alla relegatio per aver composto componimenti su
amore tratteggiato in modo lussurioso e rapporti con Giulia, nipote dell’imperatore
● rinnovo degli antichi culti + restaurazione degli antichi templi
● rinnovazione del calendario (con inizio marzo), rinominandolo in onore di Giulio
Cesare il quinto mese «Iulius» e il sesto «Augustus».
● cambiamento istituzionale necessita di propaganda per essere accettato dal popolo

PIENO APPOGGIO DEGLI INTELLETTUALI in consonanza con i temi della sua


propaganda:
● pace dopo conflitti civili
● esaltazione del principato come apportatore di concordia, felicità e benessere;
● celebrazione vita rurale e valori a essa connessi (parsimonia, laboriosità);
● culto patria;
● difesa delle tradizioni italiche vs corruzione orientaleggiante;
● celebrazione della missione civilizzatrice svolta dall’impero romano;
● omaggio ai grandi romani dell’età repubblicana

figura centrale: MECENATE


● famiglia nobile etrusca
● promotore culturale e consigliere di Augusto (cf. «mecenatismo»)
frammento di Marziale del I d.C.: nella letteratura contemporanea a lui mancano personaggi
di spicco come Virgilio perché i letterati non hanno le stesse condizioni favorevoli
economicamente per impegnarsi → Sint Maecenates; non deerunt, Flacce, Marones: «Ci
siano dei Mecenati e non mancheranno, Flacco, dei Virgili!»
● circolo di artisti aiutati anche con sostegno economico, es. Orazio ottiene podere in
campagna

poesia non è riflesso meccanico della PROPAGANDA AUGUSTEA: esempi


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1. NEOTEROI (poeti) rifiuto impegno politico + temi lontani dai dettami di Augusto (es.
amore, dolore).
2. adesione graduale della prima generazione di artisti (Virgilio), con abbandono del
disimpegno letterario, perché hanno vissuto le guerre civili.
3. momenti di disagio e contraddizione, es. Bucoliche I, Titiro è stato «salvato» da Ottaviano,
giovane deus, ma Melibeo è stato colpito dalla espropriazione delle terre da ridistribuire ai
veterani: dolore, solidarietà, non solo celebrazione di Augusto

strumento celebrativo privilegiato = grande POEMA EPICO → per:


● mettere la tradizione del mito a servizio della storia contemporanea
● celebrare le radici dell’impero
RECUSATIONES = si rifiutano Orazio e Properzio.
Virgilio accetta e scrive l’Eneide su Enea, il cui figlio Ascanio Iulo è eponimo della gens Iulia.

RIFUNZIONALIZZAZIONE DEL MITO = tradizione alternative di Enea


● già accennato in Iliade XIII 458-468 in toni negativi → accordo con il nemico, fuga
con la complicità avversaria; personaggio in parte anche controverso.
● in Virgilio diventa simbolo di pietas e amor di patria

Virgilio non è il primo a parlare di Enea: precedenti letteratura latina, noti in modo
frammentario. Per questo è difficile capire rapporto tra Eneide e questi frammenti.

MODELLI:
● poemi omerici e Argonautiche;
● nella letteratura latina due poemi epici di argomento storico:

1) NEVIO: cittadino romano, plebeo di origine campana.


Nel 218 a.C. scoppia la Seconda Guerra Punica. Nevio contribuisce alla causa nazionale
esaltando i valori della romanità e la vittoria romana.
BELLUM POENICUM (220-210 a.C.): poema epico di storia contemporanea.
materia: Prima guerra punica (264-241 a.C.) → argomento di storia recente
● fonde storia e archeologia = rievocazione origini di Roma con arrivo nel Lazio di
Enea esule da Troia.
● ideale ore patriottico romano: sacrificio di sé per il bene comune
● materia incentrata su un singolo evento
● allusioni a polemiche dell’attuale politica
stile:
● scritto in saturnio, verso italico, e non in esametro (della tradizione greca)
● rimangono 60 frammenti, nessuno dei quali superiore a 3 versi
○ mogli di Enea e Anchise scappano con il capo velato
○ tempesta sta per travolgere la nave → intervento di Venere presso Giove
○ tema della promessa della gloria futura
○ Sibilla
○ «chiede con astuta lusinga in che modo Enea avesse lasciato la città di
Troia» è Didone? o re del Lazio (tipo Alcinoo in Odissea)
■ teoria di Didone permetterebbe legame diretto tra le due Didoni +
poema su guerra punica contro Cartagine
Influenza su Eneide:
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● fusione mito e storia: Nevio inserisce nella guerra punica l’”archeologia” =
rievocazione origini leggendarie di Roma
● presenza di Didone, regina fenicia fondatrice di Cartagine

2) ENNIO: origine straniera (Lecce, Magna Grecia) ma gode della protezione di influenti
famiglie romane.
Combatte nella 2° guerra punica e viene a Roma al seguito di Catone il Censore che lo
conduce a Roma nel 204 a.C.
Conquista il favore di persone con posizioni diverse da quelle di Catone, es. persone
filoelleniche (amicizia con Scipione l’Africano).
ANNALES: poema epico-storico di argomento romano, ispirato a modelli greci.
→ epica storica in esametri di impostazione annalistica
materia: celebrazione imprese di Scipione l’Africano, eroe della Seconda Guerra Punica
● inizio: caduta di Troia e arrivo di Enea nel Lazio
● libro II e III: monarchia
● fino al libro XVIII: età repubblicana fino al 171 a.C., due anni prima della morte di
Ennio
struttura: 8 libri in esametri ma restano 600 vv in totale
titolo: ripresa di
1) documenti ufficiali dei pontefici
2) prime opere storiografiche
matrice latina: racconto annalistico: anno dopo anno della storia di Romana
matrice greca:
1) scritto in esametri
2) temi tradizionali epica greca:
○ invocazione alle muse
○ sogno investitura poetica (Esiodo, Callimaco)
stile:
● elevato e solenne
● sperimentazione stilistica → es. onomatopee
● gusto del macabro
● celebrazione romanità: valori politici e morali
Si conservano solo alcuni frammenti.

Virgilio conosce letteratura greca grazie ai Neotori, come Catullo, non impegnati
politicamente.
Virgilio rispetto a Apollonio e precedenti è più impegnato politicamente.

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ENEIDE
Odissea più lungo di Argonautiche ma più breve di Iliade ed Eneide:
Argonautiche: 4 libri, rispetto unità di lunghezza di Aristotele
Eneide: 12 libri, poema simmetrico diviso in due esadi, due gruppi da sei libri
1) Primo èsade: modello Odissea, intrecciato con Argonautiche
● viaggio di Enea da fuga di Troia fino a arrivo coste d'Italia (destino: fondazione
nuova città)
● impianto narrativo: inizio in medias res (nel centro della storia, nel mezzo delle
cose): Odissea inizia a storia già avviata: Proci a Itaca, Odisseo ospite da Calipso.
Eneide inizia con la flotta di Enea in navigazione, prossimo arrivo in Sicilia bloccato
da tempesta.
● parte precedente dei viaggi di Enea come Odisseo: narrazione attraverso
flashback (da Troia fino alla tempesta in vista della Sicilia che causa naufragio
presso coste di Cartagine) attraverso narrazione di Enea a Didone
● ripresa temi viaggio e motivi avventurosi
2) Seconda esade, più direttamente legata a Iliade → guerra (temi, motivi e scene
tipiche trattate in Iliade)

Libro I
● proemio breve, ma significativo per doppia impostazione
● narrazione in medias res con tempesta scatenata da Giunone contro Troiani.
● Flotta di Enea di 7 navi scampa al naufragio e arriva sulle coste africane a
Cartagine.
● Richiesta di ospitalità a Didone accettata. Durante un banchetto Didone chiede a
Enea – di cui, per intervento di Venere, si sta innamorando – di narrare le sue
vicissitudini.
Libro II
● inizio APOLOGOI di Enea: racconto notte della caduta di Troia → finale che non
viene raccontato in Iliade (termina con giochi funebri a Ettore), estremo termine del
ciclo troiano; presupposto degli apologhi
● rievocazione caduta di Troia: inganno di Troia (in Od. Demodoco canta l’inganno dal
pov dei vincitori); resistenza inutile e disperata dei Troiani; morte della 1° moglie di
Enea, Creusa; decisione dell’eroe di partire secondo il volere degli dei per cercare
una nuova terra al di là del mare (fondazione nuova città che dominerà sul mondo:
Roma > impero romano)
○ vedovanza: ruolo importante in 1 e 2 esade → proposte matrimoniali di
Didone e Lavinia (fondamentali in 2° parte per definire posizione dinastica in
Italia
○ riletture di Guidorizzi sui Penates (dèi famigliari), eredità troiana di Enea viene
messa in primo piano
Libro III
● libro più avventuroso e odisseico
● racconto peripezie da Troia (lungo 7 anni) a Cartagine. Momento decisivo: Sicilia,
ultima tappa prima di Cartagine, perdita del padre di Anchise, morto dalla
stanchezza lascia il ruolo a Enea di pater (patriae), guida morale degli esuli
fuggiaschi (importante in canto V e VI)
○ riscrittura di Guidorizzi: stranieri si è sempre; Troiani vanno in luoghi diversi
presentandosi sempre come stranieri, no ancora integrazione
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Libro IV
● libro che riprende più Argonautiche → tema amore-morte di Didone
● ritorno personaggio Didone: protagonista assoluta (come Medea in libro III
Argonautiche)
● finale: suicidio → non compare in Libro V ma appare in Libro VI negli Inferi
● presupposti amore già evidenti in Libro I (già innamorata a conclusione del libro a
causa di Venere, come Afrodite e Amore con Medea?)
● passione folle (dimentica i doveri di regina nei confronti dei concittadini; al contrario
di Enea che segue il suo fato); suicidio → maledizione contro Romani (rivalità
Cartagine e Roma > Guerre Puniche)
○ Guidorizzi: Fatum, un amore → fatum: volere del destino a cui Enea si piega
> rinuncia di Enea all’amore di Didone
Libro V
● appendice del Libro IV
● dopo Cartagine arrivo in Sicilia, celebrazione dei giochi funebri per Anchise →
modello iliadico: giochi funebri per Patroclo
Libro VI
● lettura in parallelo con XI Od. → discesa nel Regno dei Morti
● Sbarco a Cuma, sede della Sibilla Cumana, che fornisce a Enea info utili per
Discesa
● incontri con fantasmi del passato:
○ Palinuro (timoniere)
○ Didone (aspetto privato e personale)
○ Deifobo (dopo morte Ettore, diventa capo dei Troiani), cfr incontro
Agamennone e Odisseo. Importante: passato troiano e sofferenze come
strumento per fondazione di Roma (visione strumentale)
● nei Campi Elisi, incontro con Anchise (come Anticlea e Odisseo), che si presenta
come profeta (funzione narrativa di Tiresia). Mostra a Enea anime che sono destinate
a reincarnarsi, futuri discendenti = rassegna dei più illustri personaggi della storia di
Roma
○ metempsicosi, reincarnazione, pov escatologico
○ Guidorizzi: Sacer (aspetto antropologico del rituale per Discesa, ramo d’oro a
Proserpina), Manes, il prato di asfodeli (sulla profezia di Anchise)

2° èsade sul modello dell’Iliade: tema bellico, guerra e conquista progressiva dei Troiani
del territorio su cui sorge Roma.
Cambiamento prospettico favorevole a Troiani: da assediati e vinti, a assedianti e vincitori.
● nemico non sconfitto o cancellato ma intenzione di creazione di popolo unico
● matrice italica (innesto elemento troiano in terra italica) in Humilis Italia La gente del
fiume e del bosco, e Gens una sumus, Un popolo solo, di Guidorizzi
● guerre contro re mitici del Lazio
Libro VII
● conclusione viaggio: approdo foce del Tevere
● Giunone suscita dei nuovi ostacoli (sia nel primo libro 1 esade). Enea sbarca in
territorio non vergine, ma in Lazio dove regna re Latino. Figlia di Latino: Lavinia.
Successore di Latino: colui che sposi di Lavinia, a cui ambisce Turno, re dei Rùtuli.
● Turno sospetta che Enea si rivale suo per nozze con Lavinia e per successione Lazio
→ guerra
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● rifunzionalizzazione del catalogo delle navi in Iliade→ catalogo degli eserciti che
combattono per la supremazia del territorio del Lazio
Libro VII
● Enea cerca alleati → arriva da Evandro (risalendo il Tevere), re del territorio su cui
sorgerà Roma, per chiedere la sua alleanza. Evandro affida il figlio Pallante che
combatterà al fianco di Enea contro Turno
○ Evandro e Latino come Priamo
○ guerra intestina tra latini
● preparazione della guerra + intervento di Venere, madre di Enea: si reca da
Vulcano per chiedergli di forgiare armatura per Enea: sullo scudo sono effigiati vari
episodi della futura storia di Roma, tra cui la battaglia di Azio e il trionfo di Ottaviano
→ Il. Canto XVIII, Patroclo morto, sue armi prese come spoglia dai troiani. Achille senza
armi, sua madre Teti chiede a Efesto nuova armatura (dettaglio dello scudo: ecfrasis,
descrizione di un oggetto d’arte; per raffigurare scene di vita quotidiana sullo scudo di
Achille, scene di vita non bellica; modello ripreso da Virgilio)
Libro IX:
● descrizione eventi della guerra
● episodio di due amici troiani, Eurialo e Niso, sorpresi in accampamento nemico e
uccisi.
→ cf. Iliade X, Dolone: ucciso da Achille, Odisseo e Diomede vanno in accampamento
nemici e si accaniscono contro Dolone, re alleato dei Troiani.
○ impresa di Odisseo e Diomede ha buon esito
○ rovesciamento virgilio: Eurialo e Niso → sorpresi e uccisi
● descrizione guerra in termini di dolore, non di gloria e onore → cambio pov
dell’autore
○ in Iliade: guerra violenta ma senza commento che depreca la guerra
○ in Eneide (Virgilio ha patito le guerre civili), partecipazione ai lutti, dolori che
affligge → Enea come victor tristis, vincitore triste → vittoria: massima
manifestazione del suo eroismo ma che porta tratti tristi di sofferenza
Libro X
● morte di due guerrieri giovani durante il combattimento: Pallante e Lauso
○ Pallante figlio di Evandro: ucciso da Turno
○ Lauso: figlio di Mezenzio, alleato dei Latini (Turno): Lauso aveva sfidato
arditamente Enea, che era stato costretto a ucciderlo, pur commiserandone la
fine prematura. Mezenzio, disperato e deciso a seguire il figlio nella morte,
soccombe nello scontro con l’eroe troiano.
= errori della guerra cadono sia su nemici che vincitori
○ comportamento eroico di Enea non associato a gusto per crudeltà e per
proprie uccisioni
Libro XI
● compianto per Pallante, cfr Il. XXIV compianto per Priamo sul cadavere di Ettore.
Evandro chiede a Enea di rivendicare il figlio uccidendo Turno (qui cf. Il. vendetta di
Achille dopo morte Patroclo)→ necessità duello decisivo tra i due condottieri degli
schieramenti opposti
○ Evandro racchiude più suggestioni: Priamo e Achille
○ Evandro chiede a Enea di farsi Achille
● tregua tra le due parti per seppellire i morti

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● medaglione a vergine guerriera Camilla, che fa strage di Troiani finché cade, colpita
a morte da una freccia nemica
Libro XII
● fine arco narrativo: duello decisivo tra Turno e Enea
○ Enea eroico: vince il duello ferendo Turno, ancora in vita
○ Turno supplica Enea di graziarlo → tema della grazia non presente in Iliade
○ Enea esita (novità) → concederebbe la grazia ma scaglia colpo mortale per
rispetto della parola data a Evandro
○ no trionfo o celebrazione del valore della violenza
○ Enea vincitore triste perché no gioia nell’aver ucciso Turno → diverso a
Achille contro Ettore
● celebrazione della fides, parola data, rispetto dell’impegno preso → critica a
Cartaginesi (perfidia: mentire, venire meno ai patti stipulati)
○ caratterizza Enea: rispetto volere degli dèi e degli alleati (Evandro)
● ripresa toni finale Iliade: no scena epica vittoriosa gloriosa, ma costruita su esitazione
e su azioni compiute per dovere

LIBRO I
PROEMIO (vv.1-11)
Movenze che ricordano Odissea (virum, niente nome proprio), con distinzione tra protasi
e proemio vero e proprio che passerà poi nella tradizione epica cavalleresca italiana
● canto di uomo virum che ha combattuto → armi, riferimento a Iliade
● Troia → uomo (retardatio nominis, fino al v 92; protagonista per antonomasia, si
sottolinea la vastità della sua fama; attesa) che ha raggiunto Roma per il volere del
fato
● carattere di esule + carattere provvidenziale (fatum)
● ha patito pene per terra e per mare a causa dell’avversità di Giunone; ha molto patito
in guerra → strumentali per fondazione di Roma (nome espresso a v7)
→ protasi: esposizione della materia del canto
invocazione alla Musa
● richiesta a fonte della poesia (Musa) le ragioni dell’ostilità di Giunone verso un uomo
di insigne pietate (dote principale di Enea: pietas)
● domanda posta nel proemio, risposta in versi successivi → riconduce a Cartagine
l’ira di Giunone nei confronti di Enea

IRA DI GIUNONE (12-124)


àition legato a Cartagine: Cartagine era la città più cara a Giunone, ma la dea sapeva che
dalla stirpe dei Troiani esuli avrebbe avuto origine una nuova stirpe capace di abbatterla →
riflessioni di Enea su morte ingloriosa per mare cfr. Odissea V, Odisseo sulla zattera
● Cartagine: città prediletta da Giunone, consapevole che una stirpe nuova
proveniente dagli esuli di Troiani avrebbe potuto sterminare la città di Cartagine
○ come legame Odisseo e Poseidone → differenza: Odisseo ha peccato di
hybris nei confronti di Polifemo (responsabilità personale di Od. per ira di
Poseidone)
○ qui Enea non colpevole dell’ira di Giunone → disegno del fato a cui Giunone
si oppone: città di Roma fondata da Enea che sconfiggerà Cartagine (Guerre
Puniche)

11
● paragone con Minerva (Atena) che rende difficile i nostoi degli eroi iliadici a causa
della “piccola” empietà di Aiace verso la sacerdotessa nel tempio → Giunone,
essendo regina degli dèi, deve ostacolare il ritorno di conseguenza.
COLLOQUIO GIUNONE E EOLO: chiede aiuto a Eolo promettendole ninfa Deiopea
● promessa di una donna bellissima→ allusione nascita guerra di Troia a causa di
amore che Paride promette a Elena
● allusione a tempeste varie in Argonautiche e Odissea.
○ Canto V in Od di Poseidone contro Odisseo che ha accecato Polifemo.
○ Canto IX Od tempesta di Capo Malea vero Lotofagi.
○ Tempesta del Canto XII Od: ultima nave di Od. approda naufrago da Calipso.
○ Argonautiche, tempesta che dirotta sulle coste africane (la Grande Sirte)
descrizione tempesta: sembra si faccia notte;
prima comparsa del nome di Enea, in scena non eroica, ma in cui ha molta paura
● emulazione Odissea → riflessioni come Odisseo su zattera prima di naufragio a
Scheria; onorevole morire gloriosamente;
● morire in mare non gloriosa (no sepoltura): presente anche in Argonautiche in Libia
● navi affondate (v 115), come Od XII (Odisseo si isola dai compagni nell’isola del
Sole)

INTERVENTO DI NETTUNO (vv. 125-179)


● tempesta si placa per volere di Nettuno (Poseidone) perché la tempesta è stata
scatenata senza il suo volere e consenso (scatenata da Eolo per volere di Giunone)
● Quos ego… ! = i quali (i venti) io = “Io a voi!”→ reticenza: rabbia di Nettuno è tale
che non pronuncia il suo rimprovero perché i venti hanno già capito
→ similitudine dell’uomo autorevole che placa una sommossa popolare irata (che si
colpisce con armi di fortuna: pietre e tizzoni ardenti) con la sua sola apparizione
→ come Nettuno placa le acque e i venti + Sole ricompare il cielo > ripristino ordine naturale
del cosmo.
Sono salvate 7 navi che fanno vela verso l’Africa.

SBARCO A CARTAGINE (180-228)


sbarco: scena tipica in Odissea → compagni malconci approdano in terra nuova si mettono
a mangiare.
Enea si allontana dai compagni e procura cibo ai compagni → come Odisseo in disparte
nell’isola del Sole;
● cervi di Enea = motivo rovesciato delle vacche del Sole. Enea sale su altura per
vedere se avvista altre navi
○ vacche del Sole: obbligo ai compagni di non toccarle
● cervi: gesto di eroico altruismo verso i compagni
Notte passata sulla riva: rievocazione dei viaggi passati e a compiangere i compagni
● atmosfera tipica in Odissea + presente in sosta in Libia degli Argonauti

Cartagine: Qart Hadasht (nome fenicio = “Città Nuova”)

VENERE E GIOVE (vv. 229-304)


intervento divinità che scioglie situazioni (come tre eroine di Libia): colloquio tra Venere e
Giove = colloquio tra madre preoccupata e padre degli dèi
● cfr Iliade, colloquio tra Teti e Zeus in I Iliade, momento fondamentale
12
● cfr Argonautiche, colloquio tra Era e Teti per guidare Argonauti tra Sirene, Scilla e
Cariddi e Plancte

Venere =
● ricorda vecchia promessa (da stirpe di Enea nascerà gloriosa città) e si domanda
come mai a un altro esule troiano sia stato concesso di arrivare in terra italica →
riporta esempio di Antenore
○ figlio di Dardano
○ uno degli anziani troiani, tra i vecchi consiglieri più importanti (tradizione
antica)
○ in tradizione medievale, traditore per eccellenza: responsabile di aver
consegnato la statua di Atena Palladio agli Achei (simbolo sconfitta) per poter
fuggire (motivo per cui riesce ad arrivare in Italia e fondare Padova)
■ supportata da Tito Livio (originario di Padova): Antenore graziato da
Achei perché aveva sempre presentato posizione moderata; può
andare a fondare Padova
Giove =
● garantisce a Venere di non aver cambiato idea
● flash forward (proiezione futura di grandezza di Roma): → regno di Enea, Ascanio
Iulo e discendenti Eneadi + menzione di Caesar [...] Iulius
○ Enea vincerà guerra contro le popolazioni del Lazio (2° esade)
○ regno di Enea: dura 3 anni
○ trasferirà sede del regno dalla sede di Latino ad Albalonga
○ figlio Ascanio (di Enea e Creusa), cui ora si aggiunge il nome di Iulo, regnerà
30 anni su Albalonga → nome Ascanio Ilio (doppio nome), rimane Ilio finché
c’é Troia, dopo Ascanio Iulo, richiamo a Iulius (gens a cui appartiene Caio
Giulio Cesare).
○ regno per 334 anni fino a quando Rea Silva partorirà Romolo e Remo →
nascita popolo dei Romani
→ delineazione storia di Roma
○ menzione dominio di Roma sulla Grecia + ai Romani assegnato dominio
infinito = rivincita dei Troiani (stirpe di Enea) dopo sconfitta guerra di Troia
○ nascita Cesare → dominio dell’oceano
Caesar + Iulius → discussione dei critici: se fosse Giulio Cesare sarebbe strano invertire i
due nomi; l’inversione sarebbe spiegabile per mettere in risalto Iulius. Ma Virgilio nelle sue
opere non sembra avere una buona opinione su Giulio Cesare (per V. responsabile delle
guerre civili). Per i critici il Caesar Iulius è Ottaviano.
■ Caesar Iulius qualificato come Troiano
■ v 288 Iulius all’inizio del verso → particolare risalto; discendente della
gens Iulia (qui Iulius da intendere come aggettivo gentilizio), disceso
dal grande nome di Iulo
○ divinizzazione dell’imperatore (apoteosi: accolto in cielo tra le divinità):
ricordato nelle preghiere
○ spoglie di Oriente: identificazione con Ottaviano → profetizzare in modo
scoperto all’inizio del poema l’apoteosi di Ottaviano: rischioso perché è
appena iniziato il principato
■ apoteosi: omaggio a Cesare e famiglia di Ottaviano

13

fatti storici che rimandano direttamente a Ottaviano: spoglie di Oriente
→ armistizio con i Parti da parte di Ottaviano (non eccellente impresa
militare)
→ mescolanza di Cesare e Ottaviano + ambiguità tra i due forse voluta

Venere sa che Didone è ben disposta ad accogliere i Troiani ma per sicurezza chiede a
Giove di mandare Mercurio a controllare su Didone, ignara del fato (v 299: della missione
provvidenziale di Enea; è molto informata su guerra di Troia).
Fa poi innamorare Didone di Enea → decisione a doppio taglio: Didone si suicida quando
Enea parte.

VENERE ED ENEA (vv. 305-417)


Venere nei primi libri accompagna Enea nel viaggio da Troia a Cartagine.
Nella II parte del poema, quando Enea è convinto del suo destino, Venere compare di meno
● Venere non è associata alla guerra e 2° esade è tutta sulla guerra
● non più necessità di guida materna celeste per realizzazione del suo percorso e arco
narrativo
● discesa nell’Ade: psicanalitico → fare i conti coi fantasmi del passato per affrontare il
presente

Enea (v.307) decide di uscire e esplorare i dintorni con un gruppo di compagni; modello
Odisseo: parte in esplorazione per vedere chi abita le terre in cui è approdato.

incontro tra madre e figlio → come incontro tra Odisseo e Nausicaa


● Venere appare sotto spoglie di giovane cacciatrice spartana, simile a Diana, dea
della caccia (Nausicaa spicca per bellezza e grazia come Artemide tra le ninfe a
caccia) → rifunzionalizzazione del modello
○ poemi epici successivi a Odissea e Eneide: rimodellazioni dei poemi originari,
pochi punti innovativi e originali; originalità come valore estetico è un concetto
moderno, mentre in Antichità non era un valore
● Enea pone domanda alla madre: dea o mortale? → no vero complimento
● Venere racconta storia di Didone: profuga anche lei, originaria di Tiro, dove sposa
Sicheo (a cui Didone è ancora molto legata, nonostante sia morto; grande
sollecitudine di Sicheo per Didone che mostra anche nell’Ade). Sicheo fu ucciso a
tradimento da Pigmalione (fratello di Didone), perché Pigmalione voleva diventare re
di Tiro. Pigmalione inganna la sorella dicendo che gli dispiace e partecipa al lutto di
Sicheo. Sicheo appare in sogno a Didone, le racconta la verità e le rivela di essere
insepolto (Patroclo ad Achille), e le mostra dei tesori sepolti. Didone deve
disseppellire i tesori e scappare.
Didone e Enea: esuli entrambi e fondano una nuova città. Didone fonda Cartagine. Quando
i Troiani arrivano a Cartagine vedono il proprio futuro con Roma (flashforward fondazione di
Roma). Troiani ammirati di arrivare a Cartagine.
Venere chiede identità dei profughi.
● Enea: sono il pio Enea (insigne per pietà), porta con sé sulla nave i Penati (traslare
la patria altrove); noto per fama alle stelle (fama delle sue imprese; della guerra di
Troia); cerco la patria Italia e la culla della sua discendenza, così per il volere di
Giove (Italia è già la sua patria)
● Venere: evidentemente non c’è volere avverso degli dei;
14
prodigio: 12 cigni, tanti cigni quante navi della flotta (ma prima le navi erano 7), simbolo
che le navi saranno accolte bene. Può proseguire pure.
● Venere si fa riconoscere dal figlio: odore, veste, ambrosia, atteggiamento autorevole
→ Enea riconosce la madre
● Venere (come Atena nei confronti di Odisseo a fine libro VI) copre Enea e compagni
di nebbia per evitare che un Cartaginese li riconosca prima del necessario.

ENEA A CARTAGINE (vv.418-494)


ingresso a Cartagine avvolti dalla nebbia mandata da Venere: cfr. Od. V, Odisseo entra nella
città dei Feaci nascosto dalla nube mandata da Atena e si sofferma ad ammirare la città +
proiezione futura del destino dei Troiani, qui già realizzato nell’opera di costruzione di
Cartagine (similitudine delle api – cfr., Georgiche IV)
Odisseo si ferma a guardare Scheria prima di entrare in città: Scheria come modello di città
perfetta → Cartagine come locus amoenus per i Troiani.
→ ripresa del modello Cartagine (in realtà) ancora in costruzione: capanni > edifici in
muratura; ampie strade lastricate; luoghi di aggregazione civile: proprietà privata recintata,
leggi, magistrati e Senato (riferimento a ordinamento romano); cultura: teatro adornato con
colonne di marmo
● sogno dei Troiani che si realizza davanti a loro, esuli e profughi
● similitudine delle api per laboriosità dei Cartaginesi che costruiscono la città
→ Georgiche di Virgilio: api presentate come società degna di ammirazione per la sua
organizzazione e laboriosità → paragone lusinghiero nei confronti dei Cartaginesi
● giardino/ bosco rigoglioso (come giardino di Alcinoo), dove viene scavato un tempio
a Giunone + simbolo del teschio di cavallo da guerra = riferimento a leggenda su
origini di Cartagine
→ Ecista: fondatore Cartagine, da oichizo = abito → l’Ecista doveva parlare con oracolo e
poi doveva scegliere il posto esatto dove fondare la città. Inizialmente trovarono le ossa di
un bue (animale servile) → prodigio non gradito. Scavano ancora e trovano il teschio di un
cavallo da guerra (animale regale di potenza e forza), fanno sorgere lì il tempio → città
famosa in guerra e prospera in pace.
ecfrasis (descrizione di opera d’arte): dentro palazzo reale meravigliosi affreschi → scene
di argomenti iliadico (guerra di Troia famosa da essere raffigurata in affreschi); eroi greci e
Troiani;
○ allusione a VIII Odissea, Demodoco canta argomenti troiani (lite tra Achille e
Odisseo)

PRIMA APPARIZIONE DI DIDONE (495-519)


apparizione della regina Didone: raramente viene connotata come donna bellissima,
pulcherrima (v. 496)
● riferimento a incontro Nausicaa e Odisseo (Od. VI 102 ss.) → bellissima come Diana
● epiteto tipico: infelix Dido
Didone osserva i lavori di costruzione; è accompagnata da giovani, da cui lei spicca come
Diana (Latona: madre di Diana, gioisce per la bellezza della figlia). Si siede sul trono =
riprende ruolo di Alcinoo: regola la giustizia e suddivide tra i suoi sudditi i compiti e lavori in
modo equo o giusto (estrazione a sorte).

DIDONE E ILIONEO (VV. 520-585)

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Enea vorrebbe parlarle per chiedere ospitalità ma scorge Ilioneo: Troiano naufragato per
altre vie, arriva prima lui a Cartagine.
colloquio tra Ilioneo e Enea come preparazione tra Didone e Enea:
● Ilioneo chiede a Didone accoglienza perché respinti sulle coste italiche → ora
potrebbero essere accolti da Didone, che sarà ricompensata nel caso in cui arrivi
ancora vivo il suo condottiero Enea, l’eroe più pietoso e più valoroso di tutti (la sua
ospitalità sarebbe vista come primo tassello dell’impresa gloriosa cui Enea e
compagni sono destinati)
● se invece il destino non vuole più che i Troiani sbarchino in Italia, potranno stabilirsi
presso di lei
○ bruciare le navi = accoglienza non benevole
○ vengono in pace = portano con sé i Penati
○ fuggiaschi e vinti, sconfitti in fuga: non hanno né audacia né superbia
○ ospitalità di Enea da parte di Didone: primo tassello e aiuto che favorisce
l’impresa gloriosa cui Enea e compagni sono destinati → come Nausicaa: 1°
aiutante di Odisseo
○ ironia tragica: Cartagine sarà poi nemica di Roma a causa della maledizione
di Didone, che dalle sue ceneri nascerà un vendicatore (Annibale)
○ se Enea non c’è più, Ilioneo e altri non andranno più in Italia e chiedono di
poter restare a Cartagine
Didone (v. 563) dimostra di conoscere la vicenda di Enea e dei suoi compagni, e accoglie
benevolmente Ilioneo sia che vogliano fermarsi sia che questa sia solo una sosta
intermedia. Conclude dicendo che manderà un contingente alla ricerca di Enea ai confini
della Libia.
altro da sé
● i Cartaginesi sono per i Troiani non altro da sé ma il loro futuro
● per Didone i Cartaginesi e i Troiani potrebbero unirsi → si uniscono per il loro
passato e condizione di profughi
● inizialmente max inclusione e accoglienza, no alterità

DIDONE ED ENEA (vv. 586-657)


apparizione fulminea di Enea e compagni, una volta che si è diradata la nebbia di Venere
(similitudine dei metalli preziosi)
● Od. VI Odisseo in condizione orripilante poi trasformato da Atena in uomo bellissimo
→ Venere come scultrice con l’avorio o che scultrice che lavora argento e marmo e lo placca
d’oro (aumenta lo splendore) con Enea
Enea si presenta immediatamente e promette che si ricorderà per sempre benevolmente di
Didone e della sua ospitalità, anche se renderle grazie non è in mano sua ma degli dèi
● differenza con Odisseo con i Feaci → risponde in modo vago, svela poco a poco, è
costretto a parlare quando piange durante il banchetto
apostrofe a Didone: sola pietosa = unica ad aver avuto pietà di loro.
Enea promette che si ricorderà per sempre benevolmente e con estrema gratitudine di
Didone e della sua ospitalità, anche se renderle grazie non è in mano sua ma degli dei
● previsione di futuro di alleanza e benevolenza tra Didone e Enea senza
innamoramento tra i due
Didone ribadisce di conoscere Enea, la sua stirpe e la sua storia, e conclude affermando
che ospiterà i Troiani volentieri perché condivide il loro destino di fuggiaschi: v. 630 Non
ignara mali miseris succurrere disco.
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Seguono preparativi per accoglienza e cena a palazzo
● come Odisseo a palazzo dei Feaci → no intervento rovinoso di amore
● doni ospitali portati dai Troiani a Didone: mantello intessuto d’oro + velo (oggetti di
Elena) → introduzione tema di amore
○ donati a Elena da mamma Leda, portati da Micene a Troia
○ amore che porta a rovina → rovina di Troia causata da amore di Elena e
Paride = amore che nasce sotto cattiva stella
Enea vedovo (Creusa già morta) e orfano (morte di Anchise), accompagnato solo dal figlio
Ascanio. Ascanio viene mandato a chiamare dal padre.

VENERE E CUPIDO (vv. 658-709)


Venere chiama Cupido e fa innamorare Didone di Enea → modello Libro III Argonautiche
(medaglione)
Venere teme che l’ira di Giunone faccia cambiare atteggiamento a Didone, dunque domanda
a Cupido di intervenire assumendo le sembianze di Ascanio e ispirando così l’amore nella
regina → Medea, Nausicaa; amore come fuoco e amore come veleno → passione distruttiva

BANCHETTO (vv. 710-756)


Infelix Dido, pesti devota futurae (votata alla futura rovina; come la vittima sacrificale,
offerta agli dei) → infelicità incombente
● infelix diventa quasi un suo epiteto caratterizzante
Momento iniziale dell’innamoramento → stringe Ascanio/Cupido tra le braccia e inizia a
dimenticarsi di Sicheo = il suo cuore prima inerte si sta aprendo nuovamente
● mentem → non può soddisfare la sua mente
● ardescit → fuoco che brucia
● movetur → commossa dal fanciullo Ascanio/Cupido e dai doni
nuovo tema della maternità → Nausicaa e Medea non accennano al volere figli dal proprio
amato.
pathos diverso da quello delle Argonautiche (epillio) → qui fin da subito viene evidenziata la
rovina prossima.

Libagioni e banchetto:
● cantore Iopa
● riferimento all’intermezzo (Od. XI)
Notte allungata dai racconti (cfr. «intermezzo» in Od. XI) e amore che progredisce (Didone
lo «beve» come una pozione magica, cfr. 754, di nuovo infelix)
Conclusione = richiesta di raccontare le insidie tese dai Danai, le sventure patite dai
Troiani, e il viaggio da Troia fino a Cartagine (7 anni), chiaramente sul modello del finale di
Odissea VII, con domanda di Alcinoo

LIBRO II
INIZIO RACCONTI (vv. 1-13)
cfr «intermezzo» in Od XI: nel silenzio generale, Odisseo inizia a parlare.
infandum cfr. Od. VII, Odisseo dà una prima risposta ad Arete e Alcinoo usando argalèon,
«difficile da raccontare» → episodio del cavallo e notte della caduta della città

IL CAVALLO - SULLA SPIAGGIA (14-56)


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→ grande attenzione per risvolti psicologici e sottoinganni
I Troiani si svegliano e non trovano più l’esercito dei Greci, che hanno fatto finta di partire: si
sono in realtà ritirati nell’isola di Tenedo e hanno lasciato un enorme cavallo sulla spiaggia.
● sollievo dei Troiani: padroni nuovamente del loro territorio; girano per
l’accampamento nemico pr individuare le tende degli eroi Achei
● discussione su come gestire lo strano oggetto:
1) accoglierlo dentro le mura
2) bruciarlo sulla spiaggia
3) portarlo sulla rocca di Piramo e gettarlo in mare
Maggioranza: accoglierlo dentro le mura; si levano due voci discordanti → legati ad Enea
● Capi (futuro compagno di Enea e fondatore di Capua)
● Laocoonte (fratello di Anchise; anziano sacerdote di Apollo): non crede che gli Achei
siano onesti (es. sic notus Ulixes? così vi è noto Ulisse [privo di inganni]?). Supplica i
troiani di non credere al cavallo + Timeo Danaos et dona ferentes (Temo i Danai
anche quando portano i doni) → capisce che è un inganno. Prende un’asta e la
scaglia contro il ventre del cavallo e si sente un gemito di un Acheo dentro nascosto
+ rumore di metallo.
Enea: Se gli dei non fossero stati contrari e non avessero fatto loro impazzire, il gesto di
Laocoonte avrebbe fatto capire a tutti l’inganno.
Apostrofe a città di Troia su modulo patetico: “oggi Troia si ergerebbe e la rocca di Priamo
durerebbe ancora” → libro II ancora proiettato sul passato

IL CAVALLO - SINONE (57-195)


Compare Sinone, personaggio presentato in termini negativi
● prigioniero ignoto, catturato dai Troiani
● inganni ab uno disce omnes → tutti gli Achei sono ingannevoli, impara a riconoscerli
come tali
Sinone fa finta di professare la verità (tranello congegnato dai greci su cui i troiani
cadranno): gioco di inganni in serie, marchingegno di astuzia e perfidia machiavellico
● si presenta come Sineo + non nega di essere greco
● per sorte è sventurato → sorte è malvagia ma non aggiungerà al suo essere
sfortunato il suo essere ingannevole
● vecchio compagno di Palamede, che aveva rivelato l’inganno di Ulisse per non
partecipare alla guerra di Troia (arare spargendo sale per fingersi pazzo; Palamede
mette Telemaco davanti all’aratro e Odisseo obv lo salva) e che era stato ingannato a
sua volta da Ulisse stesso per vendetta: per questo Ulisse gli è ostile.
Ulisse aveva scritto una lettera fingendosi Priamo in cui ringrazia Palamede e ricompensa
Palamede con dell’oro per aver fatto la spia. Nasconde gli oggetti d’oro nella tenda di
Palamede. Fa leggere la lettera a voce alta, gli Achei si scagliano contro Palamede, Ulisse
fa finta di aiutarlo e chiede di perquisire la tenda per trovare l’oro (che Ulisse aveva messo).
> fine Palamede.
Ulisse ostile a Palamede e compagni, tra cui Sineo. Convince Calcante profetizza contro
Sineo → inizio spedizione = vittima sacrificale (Ifigenia); nello stesso modo va marcata la
fine della spedizione.
Sinone è il «prescelto» (rielaborazione di tradizione del ciclo epico per cui, interpretando
segnali che si levavano dalla tomba di Achille, prima di partire per i rispettivi ritorni gli Achei
sacrificano Polissèna, giovane figli di Priamo ed Ecuba, come vittima a lui dovuta).

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Sinone decide però di fuggire e ora chiede solennemente a Priamo, con ampi riferimenti alla
fides di essere accolto: vv. 141-144

Priamo chiede a Sinone di spiegargli cosa è il cavallo (v.150)


Sinone risponde ingannando e insinua che possa essere Priamo a mentire e ingannare lui.
modulo espressivo tipico dei Troiani (es. Enea) → S. indica Troia come se fosse un organo
vivente → rende le sue parole ancora più convincenti come se fosse un Troiani.
Sinone: Atena, dopo che è stato rubato il Palladio da Ulisse e Aiace (empietà), ha mandato
ai Greci un presagio che indica che dovevano andare a chiedere aiuto e armi in patria e poi
tornare a Troia (allontanamento spiega l’assenza dei Greci sulla spiaggia).
Il cavallo (v.183) sarebbe un compenso del Palladio → sottrarre il Palladio = offesa che
suscita ira della dea da calmare con la costruzione del cavallo.
I troiani:
● se violano il cavallo (buttarlo dalla rocca o bruciarlo) → destinati a peggiori rovine
● se accolgono il cavallo dentro la città → destinati a onore e gloria
scelta aggettivi:
● Vostra città per mano vostra (Pov di Sinone da greco), questi fatti toccheranno ai
nostri nipoti (pov di Sinone da Troiano)
Le persone non ammazzate nei 10 anni di guerra (es. Achille e Diomede il Tidide, figlio di
Tideo), ora sono prese con l’inganno.

IL CAVALLI - LAOCOONTE (196-233)


Prima che i Troiani accettino definitivamente l’inganno, 2° intervento di Laocoonte (contro
accoglienza cavallo) → emergono dall’acqua due serpenti, provenienti da Tenedo, che si
dirigono alla riva, con occhi iniettati di sangue. I serpenti avvinghiano i figli di Laocoonte, che
cerca di salvarli, e poi Laocoonte stesso.
sforzo di Laocoonte → similitudine del toro ferite che cerca di togliere la lama dal suo
corpo scuotendosi.
● morte di Laocoonte e figli + i serpenti in volo vanno al tempio di Atena sulla rocca di
Troia.
reazione dei Troiani: Laocoonte ha pagato giustamente, perché ha violato con la lancia il
corpo del cavallo

IL CAVALLO - ACCOGLIENZA IN CITTA’ (234-267)


Cavallo accolto in città → atmosfera festante: i Troiani credono di ricevere gloria
presagi negativi e sfavorevoli
1) INCIAMPO SULLA PORTA mentre il cavallo varca le porte Scee, il macchinario di
rulli si inceppa, come se il cavallo inciampasse → se si inciampa su una porta,
destino sfavorevole (superstizione antica);
2) QUATTRO come numero legato al culto dei morti → presagio di morte
cavallo cavo con dentro armi e soldati greci → se il cavallo inciampa, risuonano le armi.
Se avessero avuto più senno, se ne sarebbero accorti (accecati dalla follia).
Riferimento a Cassandra, che si pronuncia e come sempre non viene ascoltata
→ patetismo di Virgilio

ultima notte inizia festosamente, ma cala poi il silenzio.


i Greci si avvicinano grazie a segnale luminoso → chi dà il segnale?
Dentro Eneide, due versioni in conflitto
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● tradizione dei mitografi, è Sinone ad accendere la fiaccola sulle mura. I greci da
Tenedo capiscono che è pronto tutto per assedio finale
● in Libro VI Eneide (Deifobo, 3° marito di Elena, durante intervento di biasimo
generale sulle donne, evidenziare le colpe di Elena), è Elena
● in Libro II, è Agamennone da Teledo che lancia il segnale
Sinone esce di casa e apre il ventre del cavallo, da cui escono i guerrieri.
● non si prende responsabilità finale di avviare operazioni perché è Agamennone a
accendere la traccia luminosa.
guerrieri:
● Epigoni: i figli dei 7 x<pi che combatterono, capeggiati da Polinice, contro la città di
Tebe
● eroi omerici: Odisseo, Macaone e Menelao
● Neottolemo (quando Odisseo è nell’Ade, racconta le gesta del figlio di Achille durante
il giorno finale della caduta di Troia)
● Epeo: artigiano che ha fabbricato il cavallo
Gli eroi uccidono le sentinelle e spalancano da interno le porte e fanno entrare i Greci,
mentre i Troiani dopo aver festeggiato e banchettato dormono.

ETTORE IN SOGNO (vv. 268-295)


Inizio del riposo notturno, Enea dorme → apparizione in sogno di Ettore
● ripresa modello Patroclo in sogno ad Achille + Giasone ed eroine di Libia
● descrizione realistica del sogno: carattere confuso, indefinito del sogno + risveglio
brusco
● Ettore torna come se fosse vivo e parla ma ha l’aspetto ferito e martoriato del
cadavere che Achille aveva trascinato attorno a mura di Troia (aspetto da cadavere)
● reazione di Enea di stupore: immagine del difensore di Troia, quantum mutatus ab
illo (quanto sei mutato, cambiato)
domanda di Enea: ragioni di questa apparizione, quali sono i motivi di preoccupazione che
segnano il suo viso
risposta di Ettore:
● ordina di fuggire: ormai capisce che non ci sono possibilità di salvezza tramite le armi
(non è valso a nulla il suo braccio),
● non gli resta che affidare a Enea i Penati: («investitura») lo incorona come nuovo
erede, prendendo simboli della loro Patria e portarli nella nuova patria al di là del
mare
carattere indefinito e confuso della visione: tratti di Ettore, da quale tempio estrae i Lari e
i Penati (immaginette sacre delle divinità familiari), immagine di Vesta nei templi romani non
c’è, solo fuoco eterno;
conclusione brusca (tratto realistico nella descrizione dell’esperienza onirica) con
risveglio ed Enea che, pur dalla casa in posizione appartata, sente il rumore del pianto che
dilaga per la città. Enea non esegue immediatamente il compito di Ettore.

elementi culturali importanti:


piano privato: Penati
● spiriti tutelari dei viveri della dispensa
● in seguito diventano si associano ai Lari (divinità di culto domestico, protettrici della
famiglia), divinità venerate dai Romani = vegliano su ricchezza, prosperità e fortuna
di una casa. La famiglia rende culto quotidiano ai lari e Penati.
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piano pubblico: Vesta
● versione latina di Estia (greco) = focolare, divinità del focolare dello Stato
● sacerdotesse di Vesta: vergini vestali
● feste Vestalia, durante prima metà di giugno
● calamità pubbliche > si prega Vesta, così come il pater familias prega i Penati
divinità dei Romani e dei Latini, cui era strettamente associato il culto del focolare domestico
e pubblico; il suo culto privato non ebbe mai grande importanza e presto fu superato da
quello dei Penati e dei Lari, mentre furono grandissimi lo sviluppo e l’importanza che ebbe il
culto pubblico
→ esso aveva luogo presso il focolare dello Stato, nella rotonda aedes Vestae del Foro,
dove la dea era venerata come Vesta publica populi Romani. Le sacerdotesse di Vesta
erano le vergini «vestali»: le feste Vestalia duravano dal 7 al 15 giugno, culminando nel
giorno 9. Come patrona del focolare dello Stato Vesta era invocata in caso di pubbliche
calamità e si attribuiva grande efficacia alle preghiere delle vestali. Augusto, quando divenne
pontefice massimo (12 a.C.), fondò sul Palatino presso la sua abitazione un nuovo tempio di
Vesta. Il culto pubblico della dea rimase inalterato fino alla fine del paganesimo.

→ divinità tipicamente romane che vengono proiettate indietro nel tempo come se fossero
troiane.

ENEA IN BATTAGLIA (296-437)


risveglio e immediato stupore (similitudine dell’atteggiamento di chi osserva elementi
naturali) di fronte all’infuriare della battaglia.
Enea vuole dare prova di essere eroe → determinazione di Enea oscilla tra
● obbedienza a segnali di Ettore, Panto, che lo esortano ad abbandonare la città;
obbedire ai presagi
● rimanere a combattere e dare prova del suo eroismo
→desiderio di contribuire alla difesa, eroica ma vana («unica salvezza ai vinti non
sperare salvezza» è conclusione di una perorazione in cui Enea dà prova eroica di sé)

Crollo casa Deifobo.

Incontro con Panto (sacerdote di Apollo) che ripete gli stessi gesti di Ettore (lari, penati etc.).
Quando vede Panto, chiede quale sia la rocca da difendere.
Panto: giunta l'ora della fine di Troia: «Fummo Troiani» → fine dominio troiani, adesso inizio
dominio greco. Panto spiega l’inganno: dal ventre del cavallo escono guerrieri armati uno
dopo l’altro. Sinone lancia i segnali su dove appiccare incendi. Arrivano nuovi guerrieri da
fuori le mura. Le sentinelle cercano disperata resistenza.

Enea si getta tra le armi e combatte.

Troiani possono soccorrere la città incendiata e morire tra le armi dei nemici.
Per i vinti c’è unica possibilità di salvezza, consapevoli che tutto è perduto.
similitudine del branco di lupi predatori: lupi abbandonano i cuccioli affamati; si scannano
contro frecce dei nemici; attraversano la città nella nera notte.
interrogativa indiretta → aumento pathos.

21
scena di Andrògeo: scontro con contingente acheo (tra cui c’è Androgeo, condottiero
acheo). Andrògeo pensa che Enea e compagni siano achei, quindi esorta loro a distruggere
Troia. Quando capisce l’errore, è troppo tardi e viene ucciso da Enea e Corebo.
inganno delle armi nemiche indossate: Corebo lo spoglia delle sue armi e le indossa.

Cassandra e Corebo: confusione per armi scambiate, furia degli Achei.


Troiani si travestono da Greci per potersi avvicinare a loro, evitando le frecce, e combattere
corpo a corpo. Falso Androgeo (Corebo) e falsi compagni arrivano dai Greci e ne
ammazzano un po’ → inganno funziona per un po’
Corebo vede la donna che ama, Cassandra, trascinata via dal tempio. Non riesce a fingere
di essere greco. Si avvicina a Cassandra per aiutarla. Alcuni Troiani scagliano frecce.
Achei attaccano con maggior vigore (Agamennone, Menelao) come i venti che infuriano in
una pianura.
Enea ribadisce il proprio eroismo chiamando in causa come dirette testimoni le ceneri di Ilio:
vergogna per la sopravvivenza?

AL PALAZZO DI PRIAMO (vv. 438-559)


centro della battaglia = palazzo del re → assedio romano: i Greci tentano di scalare le mura
del palazzo con vari macchinari, i Troiani si difendono scagliando tutto quello che possono
(confusione; realismo)
caos della guerra ≠ serenità domestica di prima

protagonisti = Pirro/Neottolemo (cfr. Od. XI, dialogo fra Achille e Neottolemo), la sua
violenza fa da contrasto ai gesti patetici delle donne, straborda come un fiume in piena vs
Priamo «carico d’anni», nonostante questo si arma per morire da eroe
→ contrasto pregnante e ricco di pathos nelle due figure contrapposte in tutto

Neottolemo/Pirro: violento → similitudine fiume in piena; in contrasto con gesti patetici delle
donne; baciano gli stipiti delle porte di casa

le donne di famiglia (nascoste nell’altare) provano a fermarlo, ma lo convince l’uccisione di


Polite (uno dei suoi figli) per mano di Neottolemo = peggio del padre, almeno Achille ebbe
pudore e pietà del corpo di Ettore.

morte di Priamo: Neottolemo lo trascina fino alla pozza di sangue di Polite e lo ferisce con la
spada.
Quando Enea vede Priamo morire, ripensa al caro padre Anchise, alla moglie Creusa
abbandonata, alla casa devastata e al figlioletto Iulo; medita di andare a soccorrerli.
● come Achille in Il XIV: Priamo va supplice da Achille ricordandogli che Priamo
potrebbe essere suo padre

ELENA E VENERE (vv. 567-633)


Enea scorge Elena in posizione defilata (nascosta perché ha paura di entrambi gli
schieramenti), «comune erinni di Troia e della patria», e medita di ucciderla, sebbene una
donna non sia generalmente spoglia di cui vantarsi.

I suoi propositi sono modificati da apparizione di Venere, luminosa come mai prima =
● invito a non cedere all’ira indomabile;
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● in qualche modo «difesa» di Elena → non è per colpa sua che Troia sta cadendo,
ma per volere ostile degli dèi:
● squarcia il velo che impedisce ai mortali di vedere gli dèi, e Enea osserva le azioni
ostili di Nettuno (scuote le mura e le fondamenta), Giunone (fa entrare i nemici dalle
porte Scee) e Pallade (dalle rocca fa guardia alla città e incita i Danai)
● ultime parole = «prendi la fuga» + similitudine dell’albero abbattuto per significare
caduta di Troia

ANCHISE, CREUSA E IULO (vv. 634-720)


Enea giunge dunque presso la casa di Anchise = esorta il figlio a fuggire ed è intenzionato
a morire a Troia, anche se insepolto (problema critico: «perdita lieve, la tomba»?), perché ha
già patito troppe sofferenze → riferimento a primo sacco di Troia (Eracle, Poseidone,
Laomedonte) e a fulmine di Zeus.
Enea rifiuta questa prospettiva empia = scapperanno insieme, o resterà a combattere =
continua oscillazione nella sua determinazione

apparizione di Creusa e Iulo (cfr. Ettore, Andromaca e Astianatte in Il. VI) = supplica perché
difenda la propria casa
prodigio divino favorevole: appare aureola attorno la testa di Iulo = futuro radioso e
luminoso + conferma (tuono e meteora mandata dagli dèi), a seguito della quale si convince
anche Anchise
● per i Romani: tuono da sinistra: favorevole + meteora che si dirige verso Italia

Organizzano la fuga: Enea con Anchise sulle spalle, che porta i lari e i Penati; Iulo; Creusa
dietro al figlio; i servi. Raggiungeranno separatamente il tempio di Cerere, subito fuori le
mura.

CREUSA (vv. 721-800)


A un certo punto, non si capisce come, Creusa svanisce, ed Enea si avvede di averla persa
solo una volta arrivati al tempio di Cerere; torna indietro a cercarla = ultimo sguardo alla
patria conquistata dal nemico (Fenice e Ulisse a palazzo)
disattenzione di Enea
● Creusa svanisce nel nulla, non si sa cosa le sia successo
● Creusa: personaggio secondario → Anchise più rilevante: motore azione di Enea;
Iulo è strumentale; Creusa: non entità
● «non le prestai attenzione»
● Enea quando se ne accorge, torna indietro a cercarla e cerca di capire cosa le sia
successo
caduta di Troia: sentinelle greche sulle mura.

Compare l’infelice simulacro e l'ombra di Creusa → morta


● «infelice simulacro», «ombra» che lo discolpa, lo esorta a non abbandonarsi al
dolore e lo rassicura che tutto è capitato per volere divino
● scena che in qualche modo anticipa quelle di Aen. VI
● Creusa offre assoluzione piena a Enea → ciò che è successo è per volere divino
● destino di Enea = regno e sposa reale (Lavinia),
● Creusa «nuora di Venere», non sarà schiava come le altre Troiane;

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● scena del mancato abbraccio = caso di formularità interna, ricorrono identici nella
scena di Anchise
● saluto finale + mancato abbraccio (cfr Odisseo e Anticlea) tra Enea e Creusa: scena
di freddezza + accettazione del proprio destino

ultima scena = sorge il giorno, Enea si mette in cammino verso i monti → inizio viaggio

lun 28/03
LIBRO III

«canto strutturale»:
● termine ambiguo per indicare canto non poetico/bello/patetico (pathos)
(coinvolgimento emotivo e raffinatezza psicologica)
● importante per economia del poema: collega tra loro due eventi capitali nella storia di
Enea, cioè la caduta di Troia e sosta a Cartagine
→ forse doveva essere rimaneggiato (ma Virgilio muore prima): finale breve
1) incontro con anima di Polidoro sotto forma di arbusto sanguinante
2) finale del canto, morte di Anchise e passaggio per isola dei Feaci: episodi raccontati
in modo riassuntivo → sono episodi riassuntivi di parti da spiegare o canovacci da
ampliare?
«canto odissiaco»: riprende tema avventuroso e luoghi tipici dell'Odissea, in racconto che
omaggia i viaggi del poema omerico riproponendoli sintetizzati, sulla scorta dell’episodio
corrispondente delle Argonautiche.
● omaggio a poema omerico attraverso citazioni poetiche, eccetto episodio di Polifemo
(rapporto di variatio in limitando, emulazione), e proposte sintetiche; ripresa dei
luoghi e personaggi che in Odissea occupano IV libri → ripresi in citazione attraverso
concetto in medidas ellenistico di Apollonio
Libro I Eneide =
● canto V Odissea (tempesta) - tema tempesta e ospitalità

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● canto VI Odissea - naufragio in terra mirabile, sguardo ammirato su terra ospite,
parallelismi tra descrizione città del palazzo di Alcinoo a Scheria e Cartagine;
ingresso in scena di un importante personaggio autorevole femminile
(Alcinoo/Didone)
● canti VII-VIII Odissea: canti dell’ospitalità e banchetto verso naufraghi stranieri
○ Enea si presenta subito
○ disvelamento identità di Odisseo: percorso lungo e graduale
Libro II Eneide =
● flashback + struttura apologoi di Odissea IX-XII
● per contenuto è sequel a fine Iliade («XXV canto Iliade»)
● Creusa: apparizione in sogno, allucinazione del marito → Libro VI Eneide, Enea in
Ade; cfr Odissea XI (necromanzia)
○ commiato postumo, oltremondano: tentativo abbraccio 3 volte, Enea a
Creusa e poi Enea a Anchise (traduzione versi Odisseo abbraccia la madre
Anticlea)
Libro III Eneide =
● apologoi: peregrinazioni perché Enea non sa la direzione in cui andare, pensa che
la destinazione finale sia Creta. Ritorno a Delo (oracolo di Apollo) per ottenere
oracolo. Comparsa dei Penati in sogno ad Enea. Interpretazione corretta di Anchise:
la meta è Italia. 2° profezia a Butroto. Luoghi Odissea. Arrivo a Drepano (Feaci),
tempesta e approdo a Cartagine. Sosta e innamoramento. Giove tramite Mercurio gli
ricorda il suo dovere. Sosta presso Sibilla Cumana
Il flashback sembra suddiviso in due parti simmetriche, quella «iliadica» nel libro II e quella
«odissiaca» nel libro III
Libro IV Eneide = (amore di Didone)
● suggestione Nausicaa (Odissea VI) ma specialmente Argonautiche III, amore di
Medea e Giasone → medaglione ellenistico, con collegamento al tema politico
dell’Eneide perché offre aition mitologico a guerre puniche.
Libro V Eneide =
● giochi funebri ad Anchise → XXIII Iliade, giochi funebri per Patroclo
● morte di Palinuro (timoniere) = morte Elpenore a fine Odissea X → svolgono stesso
ruolo e funzione narrativa in Ade = personaggio insepolto che aspetta alle porte
dell’Ade e che incontra per primo il capitano per chiedere degna sepoltura
○ Elpenore: giovane sciocco che cade dal tetto perché ubriaco
○ Palinuro: timoniere della flotta, vittima sacrificale che per il bene di tutti si
immola
○ la morte dei due personaggi: in racconto sincronico a fine libro dal narratore e
nel libro successivo (In Ade) viene raccontato in prima persona dal morto
■ racconto sincronico ≠ diverso dal racconto in prima persona del morto
Libro VI Eneide
● catabasi, come Odissea XI
● Sibilla cumana riprende ruolo di Circe

obiettivo complessivo del libro III: collegare presenza di Enea e discendenti in tutte e zone
del Mediterraneo dove la tradizione poneva alcune loro tracce → «archeologia virgiliana»
● cfr Argonautiche
● tradizione del tradimento (a cui non si fanno cenni)

25
ANTANDRO E TRACIA (1-68)
tappa in Troade (1 anno di sosta), presso Antandro, regione dove tradizionalmente era
collocato il dominio degli Eneadi
per tradizione Enea e la sua famiglia (avi e discendenti) dominavano sulla Troade → famiglia
di Enea legata alla regione della città (Troade), non alla città stessa di Troia.

Anchise: in questo libro è il vero capo spedizione del contingente troiano → interpreta
presagi, dà ordini (salpare); partenza avviene per suo impulso

arrivo in Tracia
● archeologia virgiliana: regno del re Licurgo (antico ospite dei Troiani)
● fondazione città Eneada da parte di Enea
● no sosta presso Tracia → ricevono prodigio negativo: Polidoro come arbusto
incantato
costruzione accurata e simmetrica:
→ tradizione: Polidoro, il più giovane dei figli di Priamo ed Ecuba, andò come ospite presso
il re tracio Polimestore (alleato di Priamo) affinché si salvasse dalla rovina della guerra di
Troia. Polimestore tradì l’ospitalità quando vide i Troiani perdere la guerra di Troia: si
impadronisce dei doni di Polidoro e lo abbandona in città dove viene ucciso.
→ versione di Virgilio: perdita dei Troiani, Polimestore sommerge Polidoro di frecce. Polidoro
muore in Tracia (senza sepoltura) > trasformato in arbusto incantato da cui sgorgano
gocce di sangue
● Cfr Dante, Pier della Vigna in Inferno XIII (suicidi)
Enea prova a strappare per tre volte i rami → tre volte: fallimento
● topos epico per incredulità ed emozione
Polidoro parla e si presenta → per far capire ai Troiani che la Tracia è terra sciagurata e
infame e bisogna partire in fretta.
No reazione di Enea o vero dialogo tra Enea: punto problematico →
Polidoro = i rami sono nati dalle frecce e dalle lance che hanno ucciso Polidoro, che
continua a sanguinare perché lasciato insepolto.
Il racconto serve
● a mettere in guardia Enea da Polimestore e a far ripartire il contingente troiano
● auri sacra fames (v. 56) = avidità di ricchezze è tema per suscitare solidarietà di
Didone → marito Sicheo ucciso dal fratello di Didone (Pigmalione) per avidità di
potere e ricchezza
nel complesso è prodigio a forte drammaticità, anche se costruito attorno a persona amica
di Enea;
● es. incontro con fantasma fuori dall’Ade, cf. Creusa libro II
tono elegiaco = pianto, offerte votive sulla tomba e immediata partenza per allontanarsi da
terra abitata da persone empie e scellerate

tappa a DELO (vv. 68-128)


Delo: isola sacra ad Apollo, dove nascono Apollo e Artemide, figli di Latona e Zeus.
Era è avversa a Latona, dunque fa muovere le isole di Delo per non dare un luogo dove farla
nascere →
● Delo considerata isola semovente e vagante
● anche nome Ortigia da ortyx «quaglia», animale in cui Zeus avrebbe mutato Latona,
futura madre di Apollo e Artemide, per farla arrivare nell’Isola
26
arrivo al santuario di Delo a cui Enea si rivolge.

incontro con Anio: re dei Deli e sacerdote di Apollo (figlio di Dioniso e Arianna). Anio
riconosce in Anchise un vecchio ospite e pronuncia profezia per dirigere il cammino dei
fuggiaschi.
profezia: cercare l’antica madre (la prima terra da cui derivano i primissimi antenati dei
Troiani) e tornare in quel posto → «tornare all’antica madre»
obiettivo = tornare alla terra che è stata la prima matrice della stirpe troiana (vv. 94-98)
→ Qual è l’antica madre?
1° interpretazione di Anchise del vaticinio: Creta (località più vicina) =
1) terra originaria di Teucro, che da lì è sbarcato in Troade (sembra rispondere bene
alle caratteristiche tracciate da Anio); motivo per cui i Troiani sono spesso chiamati
Teucri
2) Idomeneo (re di Creta) non regna più lì (tema del nostos sfortunato a causa di Atena
= per scampare alla tempesta aveva promesso che avrebbe sacrificato la prima
persona in cui si fosse imbattuto una volta rientrato in patria. Per primo incontra il
figlio e deve immolarlo come vittima sacrificale = azione sacrilega. Su Creta si
abbatte pestilenza, punizione divina, che costringe Idomeneo a fuggire → c’è spazio
per insediamento da parte di Enea

CRETA (vv. 129-191)


desiderio di stabilità condensato in pochi versi in cui è descritta fondazione della nuova
Pergamo (costruzione, istituzione leggi… cfr Cartagine nel libro I) → nuovo gesto fondativo
dopo Eneade in Tracia; Enea come Didone nelle vesti del buon re, in una città che sta
nascendo.
quadro positivo subito interrotto da prodigio negativo = pestilenza
○ compagni morti
○ compagni malati non lavorano i campi che inaridiscono
inospitalità della terra → no vera patria (la patria accoglie con prodigi favorevoli)
ipotesi di Anchise: tornare a Delo a chiedere un nuovo oracolo, ma compaiono a Enea in
apparizione in sogno dei Penati →
● presagio che avrebbe annunciato Apollo se fosse rimasti a Ortigia (Delo)
● profezia favorevole: tra tragedia passata e futuro glorioso
● terra a ovest (Esperia), chiamata «Italia» dalle popolazioni locali, da cui hanno avuto
origine Dardano e Iasio, variamente imparentati con Corito = eroe etrusco eponimo
della città di Cortona, indicano matrice italica all’origine di stirpe troiana
○ espera = sera (“vespro”) > Esperia → Italia sta a ovest rispetto a Esperia →
Italia terra della sera, a ovest, dove il sole tramonta
○ terra abitata da uomini Enotri
○ «antica madre» non è capostipite Teucro, ma capostipite Dardano, che
proviene dall’Italia, città di Cortona, dominio etrusco
meta del viaggio: «Corito e terre ausonie»
● «Giove ti nega i campi dittei»: monte Ditte su Creta = non andare a Creta
● riferimento a figlio di Ulisse e Circe → «lotta» tra due eroi (Odisseo ed Enea) per
essere progenitore del popolo romano (Livio Andronico/Nevio)
○ Odisseo in Italia meridionale per la tradizione → rivendicazione stirpe
Odisseo-Ausonio
Letteratura latina III secolo
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Livio Andronico: traduzione Odissea in latino (non arrivata a noi).
Scelta Odissea per voler tradurre in lingua latina le gesta del capostipite delle genti italiche
(Odisseo)
Nevio Bellum Penicum: sbarco a Cartagine di Enea → protagonista Enea

CRETA (vv.129-191)
riflessioni di Anchise:
1) finché Anchise vive, è lui il vero capo dei Troiani, non Enea
2) Cassandra ha spesso menzionato che il suo destino lo avrebbe portato l’esperia
3) in effetti i progenitori della stirpe troiana sono due, Teucro e Dardano, che si sono
fusi in un’unica città → Teucro, da Creta, è stato il primo re della Troade in generale,
e ha dato sua figlia in sposa al suo successore Dardano; Dardano, dalla città etrusca
di Corito, ha costruito le città vera e propria di Troia e le mura mura (in effetti nella
tradizione epica abbiamo entrambe le denominazioni per i Troiani, sia «Teucri» sia
«Dardani» o «Dardanidi»)
Segue ripresa del viaggio con tempesta (3 gio che dà avvio alla parte più avventurosa (cf.
sempre capo Malea)

ISOLE STROFADI (vv. 209-277)


approdo in queste isole funestate dalle Arpie
Enea e compagni trovano buoi incustoditi, le cacciano per mangiarle. Le Arpie coprono di
escrementi il cibo. Tra le Arpie, c’è Celeno → profezia negativa
● dà voce a profezia di Apollo = a causa della strage dei buoi, patiranno così tanto la
fame che saranno ridotti a mangiare anche le mensae (focacce che servivano da
piatto; mangiarle = segno di estrema povertà), a causa dell’offesa di aver assalito le
Arpie
sgomento dei Troiani, Anchise suggerisce di partire

AZIO (vv. 278-293)


questo approdo è omaggio a Ottaviano, con riferimento alla battaglia decisiva del 31 a.C.
(riferimento a sconfitta di Antonio e Cleopatra) → episodio positivo
● sosta di un anno
● purificazione per uccisione dei buoi
● celebrazione dei giochi (compiacere committente per vittoria di Ottaviano)

BUTROTO (vv. 294-505)


qui ora regna Eleno, sposo di Andromaca, succeduto a Neottolemo (secondo tradizione
Neottolemo pretende Andromaca come schiava dopo la guerra di Troia)
→ anche qui tradizione ambigua che non esclude accordi e tradimenti
Eleno, figlio di Priamo: indovino che si trova a Butroto, nella zona di Achille e Mirmidoni.

mar 29/03
Enea:
● fuggiva da Troia come traditore facendo accordi con Achei → per questo si salva
○ 1° momento, della fuga da Troia
● fuggiva e si fermava in altri luoghi, come in Tracia o ad Antandro
○ meta del viaggio; 1° luogo di sosta Antandro, altre tradizioni si ferma in Tracia
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○ Virgilio prende tutte le tradizioni ma non sono definitive, sono tappe in cui
Enea si sosta ma poi prosegue il viaggio verso Roma

Andromaca appare in scena che compie sacrifici al suo Ettore


● no menzionata in libro precedente
● dolore e patetismo che proseguono VI e XXIV Iliade
○ VI addio allo sposo, commiato
○ XXIV rito funebre sul corpo di Ettore
● vedova + figlio ucciso, sposata con acheo (Neottolemo), ora sposa di un conterraneo
troiano (Eleno)
considerazioni negative della sorte di Polisena come l’unica unica donna troiana con buona
sorte: sposa di Achille, uccisa prima di diventare schiava e di dover giacere con un acheo
● cognata di Andromaca, sorella più piccola di Ettore (figlia di Priamo ed Ecuba)

ciclo epico vengono descritte diverse trattative di pace tra Achei e Troiani
1) in Iliade, duello tra Paride e Menelao che si contendono Elena
2) figura di Polissena, doveva andare in sposa ad Achille per creare tregua tra le parti
→ MATRIMONIO
CELEBRATO (mossa ingannevole dei Troiani): poichè Achille si reca disarmato (perché
sposo) = occasione per Paride per colpirlo al tallone e ucciderlo OPPURE
NON CELEBRATO ma postumo → Polissena sacrificata sulla tomba di Achille (la sposa
deve seguirlo nell’Ade)
● libro II, Sinone accenna Ifigenia come vittima sacrificale iniziale, così alla fine della
spedizione per propiziare il ritorno (tradizione: ultima vittima sacrificale è Polissena,
nei racconti di Sinone è lui)

racconto di Andromaca = sposa di Eleno dopo che Neottolemo, che voleva sposare
Ermione, è stato ucciso da Oreste
● Eleno regna e chiama la terra Caonia (< Caone, eroe troiano)
Andromaca chiede della sorte del piccolo Ascanio + destino di Enea: Ascanio = immagine
di quello che sarebbe stato Astianatte
● cugini coetanei perché Creusa sorella di Ettore
● Ascanio ancora vivo, Andromaca immagina la vita del suo figlio Astianatte ucciso
episodio positivo con nota dolente: Andromaca
profezie positive di Eleno + fantasmi del passato e dolori della caduta di Troia

Pergamo: città di Eleno, costruita su imitazione e modello di Troia


● accoglienza favorevole di Eleno: ricevono doni e profezia
● motivazione per Enea ad andare avanti → Pergamo: realizzazione concreta del
proprio futuro
● futuro di fondare nuova città non viene realizzato da regina esule (Didone) ma da
esule troiano (Eleno)
Eleno nei panni del profeta → profezia dettagliata sul futuro dei suoi compagni troiani
● cfr ruolo di Tiresia e Circe in Odissea
profezia più dettagliata di quella di Tiresia in Od. XI: sulla prima esade dell’Eneide
● futuro di Enea sarà migliore + spiegazione nel dettaglio delle tappe per raggiungere
la terra Ausonia (Ausonia: eco di Ulisse come progenitore mitico dei Romani) →

29
prima di arrivare in Italia dovrà passare per il mar di Trinacria (Scilla e Cariddi), il lago
degli Inferi e l’Isola di Circe
rassicurazione di Enea e compagni + auspici per il futuro:
● la vostra sede sarà dove vedrete una scrofa con 30 cuccioli sgravata
● non dovranno temere la fame (Arpie)
● tappe del viaggio: no Italia meridionale, vi abitano i Greci
● indicazioni su come superare Scilla e Cariddi
● sacrifici a Giunone
● tappa in Sicilia → no menzione di Didone
● tappa fondamentale: Cuma per la Sibilla, decisiva per spiegare futuro
○ Sibilla scrive vaticini prendendo foglie e scrivendo sopra parole. Il vento
scompiglia le foglie e si disordinano e danno oracolo in forma sibillina (in
modo oscuro, non trasparente di significato)
○ Enea deve costringere la Sibilla a pronunciare oralmente la profezia per
avere un significato immediato, non scriverlo sulle foglie
○ Sibilla profezia sulla 2° parte del viaggio di Enea (2° esade) → popoli di
Italia e le guerre future
va’ e fa’ gloriosa Troia: missione di riscatto per tutta la stirpe

ipotesi su mancata revisione finale dell’Eneide


● versi a metà
● revisione finale complessiva al poema
→ revisione concentrata su 3 aspetti:
1) conferire struttura simmetrica al poema: rifinita a posteriori
○ la maggioranza dei canti si conclude con morte di qualcuno
■ morte di Creusa + apparizione Libro II
■ libro III riferita morte di Anchise → segnata velocemente ma descritta
in pochi versi (punto di revisione)
■ libro IV morte di Didone
■ libro V morte di Palinuro
2) sviluppare in modo organico e sistematico i rimandi al modello omerico
● libro V giochi funebri: aggiunta a posteriori per celebrare Anchise e per
riferimento a modello omerico (giochi funebri a Patroclo)
3) eliminare piccole incongruenze
● Eleno pronuncia profezia dettagliata sulle successive tappe del viaggio, ma in
libro II non entra in scena e tace davanti a vicenda del cavallo

doni ospitali di commiato, anche per Anchise e Ascanio = ultimo medaglione su


Andromaca, inconsolabile perché vedova e privata del figlio, anche in episodio nel
complesso lieto
Anchise: ancora personaggio più autorevole in contingente troiano
Ascanio: rappresentazione del futuro e Roma (Iulio > capostipite gens Iulia) + importante in
quanto immagine di qualcos’altro
● per Didone: riflesso del padre Enea
● per Andromaca: riflesso di Astianatte
● no personaggio realmente importante per Enea, ma è simbolo gens Iulia; no vero
rapporto padre-figlio Enea-Ascanio

30
promessa di Enea = futura alleanza fra le due città di Eleno e Enea (che fonderà se tutto va
bene)

APPRODO IN ITALIA: TARANTO (vv. 520-547)


arrivo a tempio di Minerva
entusiasmo al profilarsi delle coste italiane: preghiera di ringraziamento levata da Anchise;
● presagio dei 4 cavalli = futuro di guerra e pace
○ guerra: durante la guerra si armano i cavalli
○ pace: i cavalli sono soliti piegarsi a un carro e portare con il giogo →
speranza
● sacrificio a Giunone e a Pallade, su suggerimento di Eleno (alcune tradizioni
collocano qui la restituzione del Palladio da parte di Diomede a Enea) +
thaumastòn, cioè descrizione di elemento naturale che suscita ammirazione e
stupore (Etna: terra aspra e selvaggia, sede officina Vulcano, simbolo di potenza
distruttrice della natura)
passaggio attraverso Scilla e Cariddi (vv. 548-567): «citazione» dell’episodio odisseico

CICLOPI (vv. 548-691)


è l’unico episodio ripreso per esteso, ma presentato da punto di vista totalmente differente =
Achemenide, compagno di Odisseo lasciato per errore nella grotta di Polifemo, ora chiede
accoglienza e salvezza
● riferisce i fatti narrati in Odissea IX, con inedita ammirazione verso la scaltrezza di
Odisseo;
● racconta la vita attuale del Ciclope = bastone per camminare, detersione dell’orrida
ferita in mare e urla di dolore terrorizzando tutta l’isola
● scambio all’insegna della pietas, con accoglienza concessa da Anchise
● sale a bordo, si immagina che ripercorra «a ritroso» la via fatta all’andata con
Odisseo, ma è inesattezza (Odisseo arriva ai Ciclopi direttamente dalle coste dei
Lotofagi, non da sud Italia)

SIRACUSA E ORTIGIA (vv. 692-702)


excursus su fonte Aretusa, praticamente in riva al mare: è ninfa amata dal dio del fiume
Alfeo, che in una sorta di matrimonio unisce le sua acque a quelle della fonte

FINALE (VV. 703-718)


passaggio cursorio presso Drepano che qui viene solo accennata, come omaggio
letterario)
● terra dei Feaci per Apollonio, in Argonautiche
● in Odissea è tappa fondamentale
morte di Anchise → vicino al Monte Erice (Venere ericina)
● extremus = ultimo? più grande? → si ha impressione di stesura «provvisoria»
coincidenza con l'inizio del poema: tempesta, la stessa di Aen. I, e fine degli apòlogoi

mar 29/03
LIBRO IV
epillio ellenistico:
● amore (Medea e Giasone, Nausicaa),

31
● àition mitologico guerre puniche nella maledizione lanciata da Didone contro Enea
→ 3 guerre tra Roma e Cartagine che segnano l’egemonia di Roma nel Mediterraneo
I Guerra Punica = 264-241 a.C., scontro in terra siciliana, Cartagine perde Sicilia, Corsica e
Sardegna;
II Guerra Punica = 219-201 a.C., Annibale dalla Spagna progetta invasione Roma, cui
infligge pesanti sconfitte (Ticino, Trebbia, Trasimeno; 216 Canne; Quinto Fabio Massimo «il
Temporeggiatore»; riscatto romano da 209 con Scipione, sconfitte per Cartagine che alla
fine deve rinunciare alla Spagna, ai territori non punici d’Africa e alla flotta
III Guerra Punica = 149-146 a.C., Scipione Emiliano espugna Cartagine

2° generazione poeti augustei: Ovidio


● scrittore di componimenti di argomento amoroso e di impostazione licenziosa
● ideologia/etica delle sue opere lontana da quella promossa da Augusto (no mos
maiorum) → condannato alla relegatio a seguito di scandalo con figlia imperatore
○ relegatio: no esilio (perdita di beni) → relegato in parte periferica dell’impero,
sulle rive del Mar Nero, lontano da centro culturale e amministrativo
dell’impero = estromissione da vita pubblica per inadeguatezza e sovversione
● relegatio a causa di carmen e error
○ carmen: poesia elegiaca in cui amore è gioco di seduzione (poesia lasciva)
○ error: scandalo che coinvolge famiglia di Augusto
Nei componimenti spiega le sue ragioni per ottenere sospensione della pena. Discute della
fortuna del libro IV Aen in raccolta Tristia (=le tristezze)
● componimenti scritti a Tomi in contesto di disagio
● obiettivo: difesa da accusa di essere maestro di immoralità → se accusa è vera,
allora le matrone romane non dovrebbero leggere nulla perché la letteratura romana
include scene che deviano le persone (10 componimento del II Libro dei Tristia)
Difesa di accusa: non essere l’unico colpevole perché anche altri hanno commesso il suo
crimine→ in parte ammissione di colpa. La matrona romana legge:
1) Annali di Ennio (poema epico precedente all’Eneide; poema nazionale dei latini; stile
arcaico; ispirato a mos maiorum) da parte di una matrona romana
→ stupro di Marte ai danni di Ilia, figlia di Enea, da cui nascono Romolo e Remo
2) De rerum Natura di Lucrezio (argomento elevato)
● Inno a Venere, salutata come madre degli Eneadi, discendenti di Enea. Nascita di
Enea: figlio di Anchise e Venere (sposata legittimamente a Vulcano)
→ adulterio di Venere con Anchise sul monte Ida
3) «la tua» Eneide di Virgilio
→ profondo legame tra circolo mecenate, poetica Augustea e Eneide. Eneide rispecchia
principi propaganda augustea. L’unica parte del poema che si legge con coinvolgimento e
compassione sono
● armi e uomo: arma e virumque
● letto fenicio: letto di Didone
La parte che interessa è quella privata in cui Enea è attore secondario mentre Didone è
protagonista, Non la parte gloriosa delle battaglie (fondazione di Roma).
Il canto IV viene condotto dal pov di Didone.
→ ottime ragioni di difesa di Ovidio + argomentazione capziosa: Eneide apprezzato in toto,
non solo per il libro IV; capzioso: inteso a trarre in inganno, però il Libro IV come epillio
riceve fama e apprezzamento superiore.

32
Storia di Enea e Didone ripreso in opera lirica e letteratura moderna:
tardo antico, Macrobio (fine IV d.C.): gli amori di Didone ed Enea volano sulla bocca di tutti
e Sant’Agostino da adulto ricordava come lettura più commovente dei suoi anni di scuola la
lettura del Libro IV dell'Eneide

continuazione del Libro I: innamoramento Didone per Enea


canto IV: non si chiarisce la questione se l’amore sia bidirezionale
● aspettative culturali diverse; romanità e contemporaneità /con tradizione della poesia
amorosa)
● Enea: eroe romano, dovrebbe innamorarsi?
Didone fonda Cartagine → episodio già noto negli storici greci.
1) Testimonianza più antica: IV e III sec. a.C. Timeo, storico greco. fondazione di
Cartagine di Didone ma non cita incontro tra Didone ed Enea → fondamentale
perché unisce mito a realtà.
Timeo = Didone è fuggita a seguito dell’assassinio di Sicheo > fondazione Cartagine. I re
locali la prendono d'assalto per sposarla e impadronirsi del regno che sta costruendo.
Didone decide di ammazzarsi (versione del mito riprende suicidio) → suicidio per sfuggire ad
avances e per non comprettersi con i re locali, ma mantenere vincolo di fedeltà al defunto
marito Sicheo → fedeltà a Sicheo: fondamentale in libro IV. Sicheo sta accanto a Didone
nell'oltretomba.
2) No menzione anello di Nevio Bellum penicum: un personaggio vuole sapere
pellegrinazioni di Enea, ma versi max lunghi 3 versi → controversie:
● non si sa determinazioni di luogo specifiche
● non si sa identità del personaggio che pone la domanda → interpreti pensano sia
Didone (come in I e IV libro Eneide, quindi Virgilio riprende alla lettera Nevio); altri
pensano sia un re italico (tipo Alcinoo, quindi Nevio riprende Odissea)
Letteratura italiana: testimonianze della fortuna della variante della storia di Dione non legata
a enea
● Donne illustri di Boccaccio e Lettera V a Federico Aretino di Petrarca

DIDONE FERITA DA AMORE (vv. 1-30)


amore come sentimento negativo divorante =
● tormento di profondo affanno
● ferita nelle vene
● cieco fuoco che la divora → cieco perché passione folle: allucinazione + follia
● fiamma
campi semantici di amore di Didone → connotazione negativa
Non riesce a dormire dopo banchetto (libro I e III) perché pensa a parole e volto di Enea:
«pensiero assiduo è il gran assiduo è il grande valore d’uomo, la grande/ gloria della sua
gente: stan fissi in cuore il volto, la voce»
All’alba si sveglia più perturbata: stato di angoscia e tormento a causa di sogni sullo
straniero.
Si confida con la sorella Anna: discorso
● Didone tormentata dagli incubi e da Enea: «quale il suo sospetto; quale fermezza di
cuore e d’armi»
● tema delle fedeltà verso lo sposo, che è decisione irremovibile anche se riconosce
«i segni dell’antica fiamma» → cfr Dante a Beatrice in Purgatorio)

33
Dopo che Sicheo viene ucciso da Pigmalione (fratello di Didone), Didone prende decisione
fissa, irremovibile nel suo cuore, di non volersi unire più a nessuno
● primo amore per Sicheo ingannevole: si aspettava lunga vita felice con lui ma viene
ucciso → Didone pensa che l’Amore conduca a rovina e disastro per esperienza
negativa.
Soltanto per Enea potrebbe venire meno alle sue risoluzioni. Infatti dopo la morte di Sicheo,
solo Enea le ha fatto vacillare l’animo e scosso i suoi sentimenti.
Didone preferirebbe morire che rompere il vincolo di fedeltà a Sicheo → rispetto delle leggi
di pudor (ritegno che si prova davanti allo sguardo degli altri; valore fondamentale per le
donne romane)
contrapposizione amore per Enea e decisione ferma e risoluta.

ANNA (vv. 31-53)


esorta la sorella a cedere → tema dei figli + dell’amore gradito («doni Afrodite»: tipico
della lirica amorosa romana) riportando ragioni non solo personali, ma anche politiche =
● amore per Enea come occasione per avere figli: non rimanere sola e intristita
● per Didone sarebbe conveniente avere un re al suo fianco, come protezione nei
confronti delle popolazioni circostanti.
● creare regno unico dei Cartaginesi e Troiani
Suggerisce astuzie = prolungare ospitalità, individuare ragioni di indugio e pretesti per
allungare permanenza di Enea e compagni a Cartagine

in alcune varianti: Anna innamorata di Enea → favorisce innamoramento di Didone per Enea
● fonti: consiglio di Anna a Didone e «doni di venere» di cui Didone non dovrebbe
privarsi → non negarsi l’Amore: espressione tipica della lirica romana per indicare
amore
Anna non esorta Didone a mantenere saldi i propositi ma ricorda che non ha figli da Sicheo
→ tema dei figli: Venere quando fa innamorare Didone di Enea usa l’escamotage di
Ascanio → connotazione profonda delle aspettative di Didone: possibilità di famiglia e figli.
Massimo vanto della sposa romana era generare figli maschi che assomigliassero al padre
(per non mettere in discussione la legittimità del pater familias).
Catullo in componimento: si rivolge a un amico appena sposato. Catullo augura alla coppia
che la moglie possa generare presto un piccolo simile all’amico.
→ Venere usa questo per favorire innamoramento attraverso Ascanio.

ragioni politiche: conflitto tra ruolo pubblico e ruolo privato + opportune per Anna per cedere
all’Amore
● Didone regina donna di città in fase di formazione → difficile resistenza lunga ai
pretendenti al trono dei re locali (come Penelope e Proci)
● sposare Enea per evitare conflitti con i re locali

REAZIONI DI DIDONE (vv. 53-89)


interesse per psicologia di Didone: di nuovo pulcherrima, Didone cerca vane profezie che
possano darle segnali favorevoli.

Didone cerca i segni dell’amore corrisposto di Enea: torna il motivo del fuoco d’amore
● = dolce fiamma, ferita segreta nel cuore: «tacitum vivit sub pectore vulnus»
● uritur infelix Dido: Didone infelice arde (d’amore)
34
● vagatur urbe furens: vaga per la città agitata, furente (sim. della cerva trafitta da
frecce da un pastore (frecce di Cupido); una freccia colpisce il fianco della cerva, che
fugge per i boschi impazzita per il dolore; scappa ma l’«asta mortale» non si stacca
dal suo fianco)
vv. 74-89 → psicologia dell’innamoramento:
● Conduce Enea in giro per la città e gli mostra la sua crescita → mostrare Cartagine e
le sue future ricchezze. I Troiani vedono in essa realizzato il suo destino. Didone
mostra il loro destino già realizzato
● Organizza banchetti ogni sera per chiedere a Enea di raccontare nuovamente dei
suoi viaggi.
● Parla e si arresta a metà discorso; desidera un nuovo banchetto in cui riascoltare il
racconto della caduta di Troia.
● Ogni sera si tormenta a letto perché pensa a lui
● Prende in braccio Ascanio→ allucinazione: vedere l’immagine del padre riflessa nel
figlio, = intuizione psicologica di Venere
focus su aspetto privato dell’amore di Didone.

versi finali: effetti pubblici dell’amore di Didone (anche se non è ancora iniziato)→ trascura
i suoi doveri di regina
trascuratezza della città:
● torri avviate non si alzano
● i giovani non si esercitano militarmente
● opere pubbliche rimangono incompiute e le costruzioni si bloccano

GIUNONE E VENERE (vv. 90-128)


intervento divino dopo che Giunone vede le conseguenze pubbliche negative dell’Amore di
Didone per Enea
rapporto tra Giunone e Venere: in conflitto sin dal giudizio di Paride.
L’Ira di Giunone rende difficile l’innamoramento tra Enea e Didone
Giunone protegge Cartagine e sa che dai Troiani sarebbe nata città che avrebbe distrutto
Cartagine.
● Giunone e Venere si accorgono della situazione e si alleano per un’eterna pace
attraverso un patto di nozze
● Venere non sa quali siano gli intendimenti di Giove, che indagherà Giunone
(consorte di Giove) → Venere spiega che nessuno rifiuterebbe la proposta, ma che il
volere di Giunone di un’alleanza deve essere compatibile con i piani del Fato =
chiedere a Giove l’approvazione dell’alleanza

piano:
● prevedere battuta di caccia (a cui andranno Enea e Didone il giorno seguente)
interrotta da tempesta che scoppia improvvisa
● riparo dei due amanti nella medesima grotta, dove si consumeranno le nozze e la
passione → piano che si attua concretamente

UNIONE (vv. 129-172)


descrizione lusinghiera e presentazione implicita di
● Didone come Diana (cfr. Nausicaa), con faretra d’oro, chioma d’oro e fibbia d’oro
che allaccia la veste porpora
35
● Enea come Apollo, acconciato con oro tra i capelli
○ Mario Lentano, Enea come eroe da salotto, non pronto alla guerra
→ splendore divino
● descrizione tempesta e unione nella grotta, come «Giunone pronuba» (Nell’antica
Roma, la matrona che assisteva la sposa nella cerimonia nuziale),
● Giunone pronuba e la Terra fanno prodigio: fuochi nell’etere; sono testimoni alle
nozze; si sentono i canti delle ninfe nelle montagne
● «primo giorno di nozze e prima causa di sventura» = previsione del futuro di morte
● Didone non si preoccupa né delle apparenze né della Fama: non vuole tenere
segreto il suo amore e chiama esplicitamente la loro unione matrimonio
● no descrizione esplicita dell’unione → quando giungono alla grotta, Giunone scatena
la tempesta
«Quello fu il primo giorno di morte e la causa di sventura» → no descrizione passione ma
previsione del destino di morte

situazione di stallo

LA FAMA PERSONIFICATA E IARBA (vv. 73-218)


Fama personificata diffonde la notizie del connubio =
● la Fama è la più veloce delle disgrazie
● essere orrendo, mostruoso con molteplici occhi, orecchie e bocche; da piccola
cresce a dismisura volando per la terra e per il cielo: passano tutto l’inverno in
«reciproche mollezze» e «turpe passione»

Si reca in particolare da Iarba


● re confinante che voleva sposarsi con Didone → lei rifiutò il suo amore per fedeltà a
Sicheo.
● Iarba aveva inoltre accolto Didone «femmina» e concesso delle terre su cui fondare
Cartagine
● Iarba ingannato due volte: Didone si concede a un altro uomo e in termini denigratori
La Fama stimola l’ira di Iarba→ prega Giove perché riscatti il popolo della Mauritania e lui
dall’offesa subita: «quel Paride» ora è signore del regno, mentre lui è stato rifiutato
● Enea, definito come «quel Paride» e i compagni «effemminato corteggio»/«mezzi
uomini»→ termini denigratori.
Per Iarba non ha senso continuare a donare terre e sacrifici a Giove.

GIOVE, MERCURIO E IL MESSAGGIO FATALE (vv. 219-237)


intervento divino di Giove: affida a Mercurio il compito di portare il messaggio
● parlare con il capo Dardanio
● ricordare a Enea del suo destino non è stare a Cartagine → destino: dominare l’Italia,
creare stirpe che piegherà l’intero mondo con le sue leggi
● se per Enea ciò non è sufficiente, deve seguire il suo destino per non sottrarre al
figlio Ascanio il SUO futuro glorioso a Roma
● quella che per Didone è un’unione legittima, è un ritardo per Enea per la sua meta
finale
Enea sa che il suo destino è arrivare sulle sponde italiane e non le coste africane, tuttavia
gode dell’ospitalità di Didone.
Ritardando l’arrivo in Italia, priva il figlio Ascanio del suo futuro glorioso
36
● Ascanio ha valore come progenitore della gens Iulia, non come figlio di Enea

vestizione Mercurio (calzari «talàri d’oro», verga del traghettatore di anime, vola come un
uccello verso la terra).
Trova Enea nelle vesti di marito premuroso «dimentico del regno e delle sorti»
● Enea: UXORIUS, schiavo di sua moglie, che gli regala mantelli e vesti (orientali)
come un docile marito
● spada ingioiellata, mantello rosso purpureo e intrecciato (dono di Didone) +
● se la gloria non smuove Enea a compiere grandi imprese, deve considerare Ascanio
= speranza e futuro

Mercurio ricorda aggressivamente a Enea il suo destino: paradosso


● Enea impegnato nella costruzione di città, ma è Cartagine e non Roma
● Enea deve farsi smuovere dal futuro del suo erede (Ascanio)

DILEMMA ENEA, PRESENTIMENTI DI DIDONE (vv. 278-395)


moti psicologici Enea:
● ammutolito e smarrito
● orrore + arde non per passione ma per fuggire le dolci terrore + arde per il terrore
dell’ammonimento degli dei
● tentativo di fuga
● terrore per reazione di Didone → delirio di Didone, amore come follia
● Enea pieno di esitazione
● intento di dissimulare → predispone che si facciano i preparativi di nascosto da
Didone (comunicare ai compagni di preparare la flotta per la partenza di nascosto), e
troverà il momento migliore per parlarle
Didone ignara, non teme che la loro unione così forte possa spezzarsi.
presentimenti di Didone: si rende conto che qualcosa non funziona, e coglie per prima gli
inganni perché «troppo sicura» e perché riceve informazioni dalla Fama → Enea sta
preparando la flotta alla partenza
reazione di Didone:
● paragonata Baccante sul Citerone; si infuria e vaga per la città agitata

Non è Enea a parlare con Didone ma è Didone ad affrontare Enea.


continuo cambiamento di approccio sentimentale: arrabbiata > supplice > rassegnata
● diversi toni e approcci
● confronto con Enea in difficoltà e turbato, biascica poche parole
Didone affronta Enea:
● furiosa: infamia di Enea + allude che la storia finirà male
● appello a razionalità: non partire in pieno inverno
● motivazioni pubbliche e private → Didone non può difendersi da sola dagli altri popoli
● suppliche in nome del loro sentimento
● equivoco su «connubio» e «imeneo»
○ connubio: unione matrimoniale o sessuale
○ imeneo: componimento poetico greco, che veniva eseguito durante il corteo
nuziale che accompagnava la sposa nella nuova casa
● menzione dell’odio dei popoli confinanti → Didone ha perso per l’amore per Enea:
1) alleanze politiche con i popoli confinanti
37
2) pudore
3) fama
● immagine finale = «piccolo Enea» → se avesse almeno un figlio di Enea per
mantenere viva la sua immagine

Enea risponde a Didone:


● ammette i meriti passati e il ricordo
● nega gli inganni (avrebbe rivelato la sua partenza) e la natura matrimoniale (dal
principio non voleva sposare Didone)
● pone in primo piano il tema della missione fatale (figure e interventi ad opera di
Anchise, Ascanio, Giove)
○ critica contemporanea, attenta alla pietas
○ se potesse essere padrone della sua vita, ricostruirebbe la sua Troia → Enea
burattino del fato; i Fati ordinano di raggiungere Italia
○ Anchise lo tormenta in sogno: Anchise ha seguito Enea per aiutarlo nella sua
missione, non affinché il figlio si fermasse a Cartagine
○ Ascanio → Enea deve continuare la sua missione per non negare al figlio il
suo futuro di gloria (Iulo)
○ intervento di Giove attraverso il messo divino Mercurio
Enea non cerca spontaneamente l’Italia, va lì non per sua volontà ma per destino.

Didone: parla dei sentimenti → piano privato, ruolo di amante


Enea: parla della sua missione fatale → piano pubblico, ruolo di condottiero
→ ragioni inconciliabili tra loro

DILEMMA ENEA, PRESENTIMENTI DI DIDONE (vv. 278-395)


ultima reazione Didone:
● accuse contro Enea (selvaggio, crudele)
● constatazione che ora gli dèi sono ostili a Cartagine
● lealtà mal riposta nei troiani
● augurio finale di sventure (anticipa la maledizione) → viaggio in Italia faticoso,
anticipa maledizione finale
parole violente: ti inseguirò da morta come un fantasma negli incubi→ anticipazione suicidio

reazione di Enea pius, accettazione rassegnata (pietas e amore, così Lentano)


● esegue comandi degli dei
● qui Enea viene qualificati come pius
no epiteti formulari omerici, ma epiteti sensati
● pius: compassionevole, pietoso, qui Enea non lo è → non consola Didone ma torna
muto alla flotta
● in realtà: pius = piegarsi al volere del fato, facendo prevalere ciò sui propri sentimenti
e ragioni personali → Enea qui è veramente pius
○ «uno che osserva minuziosamente tutti i riti che devono essere compiuti
verso gli dèi in modo che essi veglino sulla sua gente» (Guidorizzi)
● animo vacillante per il grande Amore → di Enea che vacilla perché innamorato di
Didone o vacilla per il grande amore di Didone per lui?

PREPARATIVI (vv. 398-449)


38
azioni dei Troiani intenti alla partenza = laboriosità delle formiche

reazione di Didone =
● cerca patteggiamento, spera che Enea si fermi ancora per assimilare meglio il
distacco tra i due
● l’amore la sospinge a nuove suppliche, che questa volta sono volte a ottenere più
tempo per assimilare il distacco
Anna si fa latrice del messaggio, ma le orecchie di Enea sono chiuse dai fati →
«guazzabuglio», pena nel cuore ma animo incrollabile, cfr. similitudine venti che lottano tra
loro con le raffiche qua e là per abbattere una quercia (conflitto interiore di Enea)
● sul possibile amore di Enea

PRESAGI DI MORTE (vv. 450-521)


introduzione tema della morte →
● presagi (vino trasformato in sangue; voci dal sepolcro di Sicheo; lugubre lamento del
gufo; sogni relativi a Enea)
● follia (come Penteo e Oreste, con riferimento a Baccanti di Euripide e Coefore e
Eumenidi di Eschilo)
○ Penteo: Baccanti di Euripide, in cui Penteo protagonista desidera vedere i riti
bacchici (riservati alle donne), Si fa travestire da Bacco da donna. Le
Baccanti lo scambiano per un animale e lo fanno a pezzi, tra cui la madre di
Penteo.
○ Coefore e Eumenidi di Eschilo, in cui Oreste viene perseguitato dalle Erinni
per aver ucciso Clitennestra e vendicato la morte del padre Agamennone
Follia lucida: finge con la sorella di voler allestire un incantesimo di una maga numida
affinché
● o le venga reso Enea → Enea rimane a Cartagine
● o finalmente sia liberata dal suo amore per Enea
= allestisce quello che in realtà è lo scenario di un sepolcro e del suo suicidio
rituale della maga (custode del giardino delle Esperidi; negromante)→ Didone diventa furens
= fuori di sé
● sciogliersi i capelli (affinché non rimangano nodi nel suo corpo)
● invocazione da parte della maga delle divinità più oscuramente legate agli
incantesimi (Erebo, Ecate)
● spargimento della farina
● invocazione divinità e testimoni a conoscenza del fato + divinità protettrice degli
amori non corrisposti
● bruciare oggetti di Enea

NOTTE (vv. 522-584)


Didone insonne si dibatte tra vari pensieri:
● alcuni sembrano riportarla a ipotesi di vita dopo partenza Enea
● riallacciare i rapporti con i pretendenti rifiutati in precedenza?
● supplicare di essere caricata schiava sulle navi?
● seguire i Troiani con tutti i Tirii?
● problema è non aver saputo vivere «senza nozze, senza colpa» → non aver saputo
rinunciare all’amore e aver violato la fedeltà a Sicheo
→ ripresa 1° versione: ripresa suicidio per mantenere fedeltà a Sicheo
39
Enea dorme quando gli appare in sogno Mercurio → viene incitato ad affrettare la fuga a
causa della follia di Didone, atterrito predispone partenza immediata

REAZIONE FINALE E SUICIDIO DI DIDONE (vv. 585-705)


partenza per Didone = insulto al suo regno, che ora verrà conteso fra i suoi pretendenti
(tema politico sotteso a tutto il canto, fin dalle prime considerazioni di Anna)
● accusa che la fides e la pietas di Enea sono solo apparenti
● desiderio di rivalsa, uccidere Enea e disperderlo in mare oppure imbandirgli le carni
di Iulo (cfr. Iti e figli di Tieste) → immagine di Ascanio da stringere diventa strumento
di vendetta del marito che la abbandona → come Medea
○ Iti: ucciso dalla propria madre (Procne) e fatto a pezzi per essere cucinato e
dato in pasto al padre come vendetta al fatto che quest'ultimo avesse privato
della lingua sua sorella Filomela dopo averla violentata
○ figli di Tieste: fatti uccidere dallo zio Atreo (re di Micene) e offerti durante il
banchetto al padre Tieste
● maledizione invocando Giunone ed Ecate: viaggio il più lungo possibile (radici in Od.
IX, Polifemo a Poseidone, ma molto amplificate)

fa allontanare la nutrice Barce con il pretesto di andare a chiamare Anna e compie il


suicidio (si pugnala), con commiato orgoglioso dei propri meriti (fondazione e cura per la
città, vendetta per lo sposo, punizione del fratello)
«bere fuoco con gli occhi» = anticipo di canto V con incendio osservato dalle navi in fuga

Fama diffonde la notizia, per tutta Cartagine si diffondono urla e sgomento: «Per la città che
allibisce va impazzando la Fama. Lamenti funebri e pianti e grida di donne invadono le case
e l’eco di vasto compianto l’etere rimanda.»
Anna accorre tardi = scena finale di agonia prolungata e commiserazione da parte di
Giove, che manda Iride a sciogliere la sua anima dal corpo (ter; morte anzi tempo)

Tema del vendicatore = Annibale, ma quale legame ha con la storia presente, dato che le
Guerre puniche sono episodi ormai risolti del passato della Roma augustea?
● «Sorgi dalle ossa mie, chiunque tu sia, o vendicatore»

LIBRO V
RIPRESA DEL VIAGGIO E SOSTA IN SICILIA (vv. 1-60)
ultimo sguardo a Didone = rogo funebre leva le fiamme in alto e sono ben visibili anche di
lontano
● fiamme di Elissa (Didone) misera/infelix
● ignorano la causa dell’incendio → presagio sinistro; tempesta rende la nave
ingovernabile
è la stessa situazione di Aen. I: tracce di prima versione in cui gli eventi del libro V erano
narrati di seguito a quelli del libro I, poi c’è stato questo spostamento

approdo in Sicilia: la flotta di Enea viene intravista da Egeste/Aceste (re siciliano


mitologico) → accoglienza di Enea in terra amichevole → perché
● Sicilia retta dal troiano Aceste

40
● luogo della morte di Anchise → anniversario (1 anno esatto), occorre celebrare la
sua memoria con riti e giochi
○ = probabilmente nella prima stesura erano giochi più vicini alla morte (cf.
modello iliadico), forse occupavano il finale «monco» del libro III? risulta
comunque la parte più «spensierata» di tutto il poema, in aperto contrasto
con il finale del IV e con il finale del V stesso

BANCHETTO CON PRODIGI (vv. 61-103)


organizzazione banchetto segnala fratellanza tra i due gruppi:
● Aceste mette a disposizione due buoi per nave
● Enea sacrifica perché i venti siano propizi alla ripresa della navigazione
(collegamento con parte finale del libro)
anche Ascanio e i giovani Troiani partecipano = avranno ruolo importante nei giochi, anche
qui anticipazione
ricordo di Anchise = Enea non ha potuto cercare con lui il Tevere ausonio (solito conflitto di
tradizioni Enea vs Odisseo)
● prodigio = un serpente si avvolge in sette spire (probabilmente indica gli anni di
navigazione)
● sacrificio di due animali per tipo (buoi, maiali, giovenchi) e libagioni funebri (coppe di
vino, due di latte e due di sangue sacrificale + fiori purpurei)

GIOCHI FUNEBRI PER ANCHISE (vv. 104-544)


● premi per i vincitori: votivi tripodi, corone di fresche fronde e palme, armi e vesti tinte
di porpora grande peso d‘argento e d’oro
imitazione sistematica modello omerico: Iliade XXIII; è un proposito che prende forma
durante la stesura, con ripensamenti e spostamenti (problema della mancanza di revisione
finale)
Enea = arbitro dei giochi, decide le prove e mette in palio i premi dal suo ricco bottino =
Achille

ordine delle gare ripropone quello omerico, con importante cambiamento:


● Il. XXIII inizia con corsa con il carro (quadriga = competizione principale dei giochi
panellenici, vi prendevano parte i più importanti aristocratici e sovrani dell’antichità, a
questo evento sono dedicati gli epinici di Pindaro più articolati e complessi)
● Aen. V prende l’avvio con regata (allusione storica alla Prima guerra punica:
combattuta per mare proprio nelle acque siciliane, è il contesto in cui i Romani hanno
appreso dagli acerrimi nemici l’arte della navigazione rapida – che infatti è il tratto più
sottolineato: qui c’è àition mitologico)
gare successive sul modello omerico:
● corsa (con imitazione puntuale: cfr. scivolone, Aiace d’Oileo in Il. XXIII e qui Niso su
sangue viscido delle vittime sacrificate)
● pugilato
● gara con l’arco
N.B.: nella regata Sergesto, che si incaglia sugli scogli: figuraccia legata alla fama negativa
di Lucio Sergio Catilina?

ordine gare:
1) regata: sfida coi grevi remi quattro scafi
41
2) corsa
3) pugilato, «Allora il divino figlio di Anchise propose cesti uguali e ai pugni d’entrambi
avvolse le stesse fasce.»
4) gara con l’arco, «Enea invita chi mai voglia contendere con rapide frecce e i premi
annuncia»

PARATA DEI GIOVANI A CAVALLO (vv. 545-602)


I giovani troiani eseguono delle evoluzioni secondo percorsi paragonati al labirinto di Cnosso
(cfr. vv. 585 ss.), capitanati da Ascanio → passo significativo per implicazioni
propagandistiche:

● è delineato l’àition mitologico del lusus Troiae, di origine antichissima (cfr. oinochòe
etrusca di Tragliatella, ultimo quarto VII a.C.: 2 cavalieri, labirinto e scritta decifrabile
come «Troia») e istituiti da Augusto in forma regolare

fra i giovani hanno posizione di rilievo 3 personaggi chiave:


1) il «piccolo Priamo», figlio di quel Polite ucciso sotto gli occhi di Priamo in Aen. II la stirpe
di Priamo non si estingue, questo conferisce maggiore autorevolezza al comando di Enea e
dissipa i dubbi relativi al possibile tradimento
2) Ati, molto amico di Iulo = capostipite della gens Atia, da cui Ottaviano discendeva per
parte di madre
3) per ultimo e più bello (posizione di enfasi) Iulo, capostipite della gens adottiva di
Ottaviano

GIUNONE, IRIDE E L’INGANNO DELLA FALSA BEROE (vv. 604-697)


«Fin qui» = bipartizione netta, stacco forte come argomento e come tono del libro
Giunone «non sazia dell’antico dolore» vuole creare problemi ulteriori → chiaro legame con
Aen. I, solito problema della revisione

dialogo con Iride = la messaggera deve assumere le spoglie di Beroe, moglie di Doriclo, e
convincere le donne troiane a dar fuoco alle navi perché stufe di tanto vagare
«Destatevi, con me incendiate le infauste navi» / «Già volge la settima estate: per mari e
terre tante e barbare rupi e cieli vagando, siamo portate a forza, mentre sul mare vasto
l'Italia sfuggente cerchiamo e l’onde ci assalgono.»
→ modello: Iliade II → sogno ingannevole di Zeus ad Agamennone; Agamennone mette alla
prova la motivazione dell’esercito; tutti fuggono, e devono intervenire Era e Atena: opera di
convincimento da parte di Odisseo; scena di Tersite
● la falsa Beroe avanza una falsa proposta = fermarsi in Sicilia, così come aveva
suggerito Cassandra in sogno, «In sonno l’ombra della divina Cassandra io vidi
porgermi le fiaccole accese: ‘Qui, Troia cercate qui, [...] è la vostra casa’»
● intervento di Pirgo (regale nutrice di tanti figli di Priamo), che prova a smascherarla
→ notare in “Beroe”
○ le tracce della divina bellezza
○ occhi ardenti
○ altezzosità, superbia
○ volto, suono della voce e l’andamento del passo
● incertezza delle altre Troiane dubbiose e irresolute, combattute tra il «misero amore»
per la Sicilia vs regno destinato dal fato («richiamo fatale d’un regno»)
42
● prodigio di Iride: si alza nel cielo dispiegando le ali e compiendo un arco
● reazione delle donne Troiane al prodigio: stupore e follia > levano grida, prendono
fuoco, frasche e fiaccole e le scagliano contro la flotta
● scena finale del rogo della flotta
accorrono a controllare il disastro Ascanio prima e poi Enea.
Ascanio:
● contrapposizione tra lietezza e serenità con cui faceva la parata dei giovani a cavallo
vs foga con cui arriva al luogo dell’incendio
● frustrazione: getta ai piedi l’elmo inutile, con cui nel gioco muoveva finte battaglie
le donne troiane si disperdono per la spiaggia per la paura.
I soccorsi umani non sono sufficienti → Enea:
● preghiera a Giove: o salvare la flotta o uccidere tutti i Troiani e porre fine alle loro
peregrinazioni
● tempesta (questa volta positiva) mandata a spegnere l’incendio

Reazione di Enea al triste evento → indecisione: fermarsi in Sicilia (e non seguire il volere
del Fato e il proprio destino) oppure partire verso l’Italia.

proposta di Naute (qui nel ruolo di Nestore): dividere il contingente, e fare in modo che le
persone stufe del viaggio («vecchi tardi, madri del mare stanche, chi è inerte e ignavo)
possano fermarsi in Sicilia sotto la guida di Aceste, che sarà il fondatore e l’eponimo di
Acesta (= Segesta)

Giunge la notte → apparizione in sogno di Anchise (modello sempre Achille e Patroclo, Il.
XXIII):
● viene per ordine di Giove, che con la tempesta ha estinto il rogo
● il messaggio è obbedire ai consigli di Naute e poi di proseguire verso la zona
designata dal destino
○ portarsi solo giovani scelti e cuori saldissimi in Italia, dove lo aspettano genti
di guerra e d’austera vita da domare → futuro bellicoso
● prima di arrivare, dovrà però fare tappa presso la Sibilla (guida del viaggio infernale)
e poi nell’Ade (Tartaro, campi Elisi), dove apprenderà tutta la sua discendenza
dissoluzione del sogno: «tenue disparve, come fumo nell’aria» → è un problema di
traduzione? dissoluzione del sogno? Sogno ha consistenza materica?
Enea:
● dolore perché il padre si dilegua
● pronta risposta ai suoi ordini, e fondazione della nuova città con donne e quanti
hanno «gli animi indifferenti alla gloria»
→ dopo il sogno Enea
● chiama Aceste e spiega gli ordini di Giove, i consigli di Anchise e il suo progetto
● segna le mura con l’aratro
● distribuisce a sorte le abitazioni
● dichiara le leggi della nuova città
→ crea un luogo a immagine e somiglianza di Troia (continuità ideale con il passato), con
tempio a Venere e tumulo per Anchise

la cerimonia (9 giorni) si conclude con riti propiziatori per la partenza della flotta

43
VENERE E NETTUNO (vv. 779-826)
Venere costretta a scendere verso Nettuno a causa dell'ira di Giunone
● implacabile: «il non sazio furore», neanche dopo aver distrutto una città (Troia) e
disperso i suoi resti → tormenta «cenere e ossa dei morti»
● di cui non si conosce realmente una ragione: «la causa di tanto furore lei sola
conosce»
Venere vuole rassicurazione che Giunone non frapporrà altri ostacoli, mossa com’è da un
odio di cui non si comprendono le ragioni e che non risparmia nemmeno «le ceneri e l’ossa
di Troia» (sensibilità tipica virgiliana al compianto verso i morti)

Venere
1) stimola abilmente la vanità di Nettuno = ha osato suscitare tempesta terribile nel
«tuo» regno
● riferimento a tempesta sul mar di Libia del libro I, «poc’anzi» → solito tema della
revisione mancata)
2) esagera con cura materna i pericoli corsi da Enea:
● donne troiane spinte a commettere un delitto (bruciare le navi)
● Enea costretto a lasciare i suoi compagni «in una terra ignota» → definizione inedita
della Sicilia, sempre descritta come ospitale e amichevole
3) richiesta finale = approdare sicuro al Tevere (navigazione sicura e tranquilla)

Nettuno si presenta come da sempre favorevole a Enea anche se ostile alla «spergiura
Troia»
● riferimento a Iliade XX, lo salva dalla furia di Achille: «sottrassi Enea» anche se gli
altri dèi gli erano sfavorevoli
● aiuto di Nettuno nonostante ostilità alla «spergiura Troia»: compenso non corrisposto
da Laomedonte,
Nettuno garantisce che, in cambio di una vittima sacrificale per la salvezza di molti, il
viaggio non comporterà problemi → perdita di uno affogato in mare: tributo per salvare la
vita di tutti.

PALINURO (vv. 827-871)


flotta procede con i venti favorevoli e una scorta di divinità
● cetacei immani, il vecchio coro di Glauco (figlio di Nettuno; padre della Sibilla
Cumana), Palemone d’Ino, i Tritoni, Mèlite, Panopèa, Nisee, Spio, Talìa, Cimodoce
(una delle Nereidi)
● tra le divinità c’è Teti = probabile ricordo di Argonautiche IV, passaggio di Scilla e
Cariddi → esito un po’ stridente: Teti è la madre di Achille, nemico di Enea

la flotta procede sotto la guida di Palinuro princeps ante omnis: allusione ad Augusto?
lettura possibile del personaggio è specchio delle difficoltà iniziali incontrate da Ottaviano nel
cammino verso la fondazione del principato

Virgilio apostrofa direttamente Palinuro: «Il Sonno [...] cercando te, Palinuro, e a te
innocente recando sinistri sogni.»
inganno del Sonno: sotto le mentite spoglie di Forbante propone a Palinuro di cedergli il
timone per riposarsi.

44
Palinuro, pieno di sollecitudine verso il suo capitano, rifiuta, ma il Sonno lo sottopone a un
incantesimo
● scuote sulle tempie di Palinuro un «ramo di Lete, ipnotico per Stigio potere» → causa
insolita quiete
Nettuno fa precipitare Palinuro in mare → azione diretta del dio = estremo omaggio alla cura
con cui Palinuro svolge il proprio lavoro.

modelli molteplici di Palinuro:


● Tifi, timoniere degli Argonauti, a cui Atena insegnò l’arte della navigazione; muore a
causa di una misteriosa malattia nella terra del re Lico
● Fronti, timoniere di Menelao in Od. IV;
● anonimo timoniere della nave di Odisseo nella scena seguente all’episodio delle
vacche del Sole (Od. XII: in particolare morte come tuffo nel mare);
● in generale canto XII dell’Odissea è richiamato anche per il motivo del sonno
ingannevole

conclusione: Nettuno guida la nave anche senza timoniere. Enea si accorge di questa
assenza quando ormai si profilano all’orizzonte le Sirene → è lui a pilotare la nave e a
compiangere la sorte dell’amico «giacerai su un’ignota spiaggia; insepolto», previsione
smentita dalla Sibilla nel libro seguente.

doppia trattazione:
● sincronica → racconto in presa diretta nel Libro V
● e poi post mortem (quando Enea incontra Palinuro alle porte dell’Ade), con alcune
incongruenze
→ nel complesso modello di Elpenore, fra Od. X e XI (prima racconto da parte di Odisseo di
Elpenore che cade dal tetto perché ubriaco; in canto XI è l’ombra stessa di Elpenore che
racconta la sua morte).

LIBRO SESTO
INCONTRO CON LA SIBILLA (vv. 1-155)
discussione sui primi 2 versi:
● sono inizio del libro VI o finale del libro V?
● è il collegamento più stretto fra due libri consecutivi
● in molti manoscritti. sono alla fine del V e il VI è fatto iniziare dal nostro v. 3
→ mancanza di revisione finale, discussioni fin dai commenti antichi:
● Vario Rufo e Plozio Tucca = pongono il finale del V dove lo leggiamo
● Servio = pone il finale del V in corrispondenza del nostro VI v. 2)

Avvicinamento al tempio di Apollo: èkfrasis (descrizione opera d’arte) iniziale con vicende
cretesi per descrivere decorazioni in bassorilievo delle porte → rielaborazione poetica?
ispezione autoptica? (cf. soggiorno a Napoli)
● mito di Dedalo e Icaro: costruzione del labirinto da parte di Dedalo; tributo ogni anno
di 7 fanciulli al minotauro Minosse;
Antro:
● interamente scavato nel tufo
● andamento rettilineo e forma trapezoidale nella parte superiore (stratagemma
antisismico), rettangolare in quella inferiore
45
● la struttura è lunga centotrentuno metri, alta cinque e larga due.
● «Cento» = indicazione iperbolica per descrivere le aperture inserite per illuminare la
struttura → «cento porte [...] cento varchi spaziosi [...]»

La Sibilla: «è tempo di chiedere i fati: il dio, ecco, il dio!» → momento del vaticinio: petto
ansante, cuore violento per rabbia che si gonfia, voce inumana, invasata dall’impeto
presente del dio.
reazione dei troiani: tremito di paura.
preghiera di Enea ad Apollo:
1) ricorda passati meriti di Apollo verso i Troiani
● ha aiutato Paride a uccidere Achille (Eacide = discendente di Eaco, padre di Peleo,
quest’ultimo padre di Achille), cf. Ettore morente in Il. XXII
● ha guidato Enea nell’affrontare i mari
2) chiede alla Sibilla di concedere quanto legittimamente destinato ai Troiani → regno nel
Lazio = nuova Troia
3) meccanismo do ut des: promette che nella futura città di Roma onorerà Apollo (tempio +
giorni festivi ad Apollo) → riferimento a
● tempio di Apollo sul Palatino che Augusto aveva fatto erigere e in cui aveva stabilito
che fossero conservati i libri sibillini
● giorni di festa = ludi Apollinares, che Augusto progettava di restaurare (cf.
celebrazione nel 17, due anni dopo la morte di Virgilio) + riferimento ai libri sibillini
stessi (Tarquinio il Superbo li acquista dalla Sibilla stessa sotto mentite spoglie)
4) richiesta di non scrivere il vaticinio sulle foglie ma di pronunciarlo oralmente (cfr. istruzioni
di Eleno)

sintomi della presenza del Dio nella profetessa: donna non ancora domata, selvaggia, che
infuria; il dio le strazia la bocca rabbiosa, le doma il cuore ribelle e la piega con forza.

profezia della Sibilla:


preannunciata da Eleno nel libro III, ora viene pronunciata
● sono finiti i pericoli per mare, restano però quelli per terra, che saranno anche
maggiori: guerre tali da non far rimpiangere la situazione presso Troia → «a regnare
Lavinio verranno i Dardanidi ma pur vorranno non esser venuti», «guerre, guerre
orrende [...] il Tevere che schiuma per molto sangue»
● nuovo Achille = Turno (nella seconda esade l’eroe vincitore è piuttosto Enea, Achille
è immagine poli-funzionale); nato anche lui da una dea
● nuovamente nozze straniere con sposa straniera = Lavinia
reazione + nuova richiesta di Enea:
● pronto al futuro funesto che lo attende: già si aspettava mali e presagi dolorosi
● poter scendere nell’Ade per rivedere Anchise, come lui stesso lo ha pregato di
fare apparendogli in sogno;
● rievoca exempla dal mito di eroi che hanno compiuto con successo la catabasi:
○ Orfeo [scende nell’Ade per far tornare in vita Euridice],
○ Polluce [divide l’immortalità con il gemello Càstore, che era figlio di Tindaro],
○ Teseo [rapire Proserpina],
○ Eracle [liberare Teseo; fatica del cane Cerbero] (questi ultimi con preterizione)
risposta della Sibilla:
● è facile entrare negli Inferi, quasi impossibile uscirne;
46
Solo pochi furono in grado di uscire dagli Inferi perché protetti e favoriti da Giove
● se proprio nutre questo desiderio, dovrà però soddisfare due condizioni:
1) impossessarsi del ramo d’oro, che può essere divelto solo se gli dèi sono favorevoli alla
sua impresa («cederà spontaneo e lieve, se il fato ti chiama»)
● ramo d’oro che DEVE essere offerto a Proserpina
● simbolo filosofico e antropologico ricchissimo di contenuti (iniziazione, morte e
rinascita)
2) dare sepoltura a un compagno che, insepolto, contamina la flotta
● rito funebre che prevede offerte di pecore nere

FIGURA DELLA SIBILLA:


● tipo folkloristico dell’aiutante femminile (catalogazione di Aarne Thompson: T313,
The girl as helper in the hero’s quest);
● figura ad ampia diffusione nel bacino culturale mediterraneo: cfr. necromante nel I
libro di Samuele (Antico Testamento)
● figura che nell’epica riprende il ruolo della Circe omerica =
○ fornisce istruzioni per scendere nell’Ade MA
■ in Omero necromanzia, non catabasi;
■ in Virgilio catabasi con Sibilla che non si limita a spiegare come
procedere, ma guida i passi di Enea (cfr. poi Virgilio personaggio nella
Divina Commedia rispetto a Dante personaggio)

MISENO E IL RAMO D’ORO (vv. 156-242)


→ compagno da seppellire: Miseno
● il suo corpo perito di morte indegna, steso sulla spiaggia arida
● compagno fedele di Ettore; dopo la morte di Ettore si unisce ad Enea
● abile nel corno e nell’asta → trombettiere della spedizione (cf. Libro III, aveva
avvisato i compagni dell’arrivo delle Arpie)
● morte → per volere del dio Tritone, invidioso della sua arte (suonare il corno, la
conchiglia cava), lo travolge con un’onda durante una gara di musica col corno
reazione dei compagni di fronte alla morte di Miseno: compianto generale

dopo Palinuro, Miseno è la seconda vittima sacrificale richiesta da divinità del mare → è
stata ravvisata contraddizione con affermazione di Nettuno nel libro V (unum caput):
eziologia = da qui prende il nome capo Miseno, nel golfo di Pozzuoli.

taglio del bosco sacro dell’Averno: qui nell’Eneide per costruire l’«ara sepolcrale» Enea e
compagni abbattono il bosco nei pressi del tempio di Apollo
1) precedente mitico dell’operazione militare strategica condotta da Agrippa nella
guerra contro Sesto Pompeo (37-36 a.C.) per collegare due laghi (Averno e Lucrino)
con il porto di Miseno
2) espediente narrativo: mentre sono dediti alla costruzione del sepolcro di Miseno,
Enea chiede alla madre un segno per trovare il ramo d’oro in questa foresta
sterminata → apparizione delle due colombe («uccelli materni»), che lo conducono
al ramo; Enea lo strappa e lo porta alla Sibilla

cerimonia funebre: elementi romani commisti a elementi epico-eroici →


● rogo
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● porre cipressi (simbolo funebre) + ornare la tomba con le armi
● acqua calda per facilitare allontanamento dello spirito vitale dal corpo
● lamento + compianto del defunto
● deposizione del corpo nella tomba assieme a drappi color porpora e vesti del defunto
● fiaccole
● offerte al cadavere: incenso, vivande, crateri con olio
● lustratio: cerimonia di purificazione effettuata tramite il lavaggio con acqua o
l'aspersione di acqua mediante rami di lauro o di olivo o mediante uno strumento
chiamato aspergillum.
● raccolta ceneri + resti coperti di vino
● purificazione conclusiva + ossa raccolte dentro urna di bronzo
tratto eziologico: tumulo con remo e tromba (cf. Elpenore e Palinuro) sull’altura che da lui
prende il nome di «Miseno»:
● tema della durata, cf. aeternum e per saecula,
● il «monumento» è connesso con la «memoria» (cf. Orazio, Odi III 30: exegi
monumentum aere perennius, Ho eretto un monumento più durevole del bronzo)

INGRESSO NELL’ADE e CARONTE (vv. 243-294)


ingresso Ade =
● apertura rocciosa preceduta da lago nero e boschi tenebrosi in cui nessun uccello
poteva alzarsi in volo a causa dei vapori pestilenziali che si levavano (da cui
etimologia Aornum, dal greco alpha privativo e òrnis «uccello», ma è espunta perché
considerata glossa erudita posteriore)

esecuzione dei sacrifici secondo gli ordini della Sibilla = sacrificio di 4 giovenchi dal vello
nero, su cui viene versato in fronte del vino; vengono strappati ciuffi in mezzo alle corna che
vengono gettati nel fuoco; immolazione di agnella nera a Proserpina
● modello di Od. XI, poi le narrazioni divergono perché Enea e la Sibilla si
incamminano nell’Ade;
● passo decisivo è marcato da invocazione agli dèi inferi, es. Ècate, Erinni e
Proserpina (habitius epico prima di punti difficili:
○ cf. Il. II all’inizio del catalogo delle navi
○ le varie invocazioni che punteggiano il IV libro delle Argonautiche)

caratteristiche essenziali dell’Ade emergono in testo con dettato molto denso:


● luoghi silenziosi,
● tacentia è personificazione;
● obscuri: riferito a Enea e alla Sibilla, e per estensione a tutte le ombre nell’oscurità,
ma in realtà sono i luoghi a essere oscuri, non chi vi dimora o vi passa;
● sola nocte: la solitudine è da attribuirsi piuttosto a Enea e alla Sibilla, unici viventi fra
le ombre (sinestesie).
● Similitudine = il cammino è incerto e al buio come quello in una notte in cui la luna
sia coperta

vestibolo:
● ci sono i mali che affliggono gli uomini
○ fauci prime dell'Orco; Lutti e Rimorsi; pallidi Morbi e la desolata Vecchiaia;
Paura e Fame; Bisogno avvilente; Morte e Fatica; Sonno, fratello di Morte;
48
Piaceri insani del cuore; Guerra, che reca lutti; i talami delle Erinni; la folle
Discordia, che annoda cruente bende al capo irto di vipere
● un olmo oscuro dove risiedono i Sogni ingannevoli
● bestie infernali: Centauri, Scille, Briareo con cento braccia, Chimera, Gòrgoni, Arpie

→ terrore improvviso di Enea, che avrebbe sguainato la spada contro delle vane ombre se
la Sibilla non lo avesse avvisato che erano entità prive di consistenza.
1) docta comes
2) tenuis … vitas; sine corpore; cava imagine; formae
Le ombre sono impalpabili e incorporee proprio come quelle che sono descritte in Omero

via del Tartaro verso il fiume Acheronte (fiume del dolore)


Caronte: traghettatore delle anime dal vestibolo al luogo dell’Inferno che è loro
propriamente dedicato =
● è una figura che manca nell’epica greca
● Dante nella Commedia riprende puntualmente la descrizione, dalla canizie agli
«occhi di bragia», e anche l’apostrofe del nocchiero al vivente che osa attraversare lo
Stige (Enea e Dante personaggio rispettivamente), solo che nell’Eneide l’episodio è
interrotto dall’incontro con Palinuro

folla di anime che attende il proprio turno = uomini, donne, eroi, fanciulle, vergini, giovani
morti anzi tempo
● la quantità è resa con la similitudine delle foglie, cf. almeno Il. VI 146-149:
Diomede prima di combattere chiede a Glauco a quale stirpe appartenga, per
verificare che non sussistano vincoli di xenìa, e Glauco risponde: «Quale appunto la
stirpe delle foglie tale (è) anche (quella) degli uomini. / Le foglie alcune il vento a
terra le versa, altre invece la selva / rigogliosa fa nascere, e sopraggiunge la
stagione di primavera; così la stirpe degli uomini, l’una nasce, l’altra invece viene
meno».
Virgilio riprende la prima parte dei versi omerici (con elemento in comune del vento)
e poi per indicare la quantità passa a una seconda immagine, quella dello stormo di
uccelli che migrano

schema dell’episodio: ricorrente in tutto il libro =


● descrizione scena;
● Enea chiede alla Sibilla spiegazioni di quanto ha visto;
● segue spiegazioni → tema della conoscenza visionaria legata a profezie e/o visioni
oltremondane cf. epica babilonese (tavoletta 12 Gilgāmesh) + Antico Testamento:
Zaccaria; Apocalisse

Enea chiede la differenza tra le anime traghettate e quelle lasciate sulla riva
→ tema degli insepolti: sono le persone che Caronte scaccia dalla barca, e che per 100
anni devono aspettare nel vestibolo; questa menzione serve a introdurre l’episodio di
Palinuro

PALINURO (vv. 337-387)

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modello per la scena = incontro di Odisseo con Elpenore → di solito sono le ombre ad
apostrofare il vivente, qui è il contrario e c’è stupore per la sorte del compagno che era stato
lasciato vivo e che ora viene ritrovato alle porte dell’Ade
incongruenze: profezia di Apollo = forse era prima versione, poi sostituita da profezia di
Nettuno?
il resoconto di Palinuro è molto diverso dalla narrazione sincronica degli eventi
● caduto in mare non per inganno di Apollo o perché un dio lo avesse gettato in mare
● paura non del proprio destino e per sé ma per la nave rimasta senza pilota durante la
burrasca→ grande coraggio e senso del dovere di Palinuro
● 3 notti di tempesta + 4 giorno tentativo di approdo in Italia
● ucciso mentre tentava di approdare naufrago, poiché scambiato per una preda
tratto mantenuto invariato: la sollecitudine di Palinuro (qui è preoccupato che la nave senza
timone risulti ingovernabile)

richiesta finale: che Enea gli dia opportuna sepoltura una volta uscito dall’Ade, e che ora lo
faccia salire insieme a lui sull’imbarcazione di Caronte
intervento Sibilla:
● «empia brama» di varcare insepolto lo Stige,
● ma anche «conforto per la dura sorte» = il suo corpo verrà sepolto; tumulo a cui
verranno date offerte annuali; sarà eponimo di capo Palinuro → prospettiva scaccia
l’affanno e il dolore dal cuore di Palinuro
confronto conclusivo con Omero: Virgilio riprende puntualmente lo schema della scena
dell’Odissea ma la carica di toni più accorati, dovuti alla diversità dei rispettivi «insepolti» =
● Elpenore è un giovane non valente e non intelligente;
● Palinuro è un timoniere pieno di sollecitudine e la tragicità della sua sorte è
accresciuta dal suo presentarsi come vittima sacrificale

CARONTE (vv. 388-416)


dopo lo sviluppo sul tema dell’insepolto rappresentato dal medaglione su Palinuro, torna
protagonista Caronte
apostrofe a Enea: per un vivente è vietato penetrare nel luogo delle ombre, e in passato
non si è rallegrato di aver traghettato Eracle e Teseo (sono due degli exempla portati da
Enea alla Sibilla a inizio libro) perché entrambi hanno tentato di sottrarre qualcosa al regno
dei Morti (Cerbero, Proserpina)
intervento della Sibilla: qui non ci sono insegne; Enea è l’eroe della pietas e sta
scendendo dal padre; se non basta la pietas, Caronte dovrà comunque cedere al simbolo
del «ramo d’oro» → a questo punto accoglie Enea

CERBERO (vv. 388-416)


Cerbero: cane guardiano dell’Inferno, per Virgilio ha tre teste
● come nelle Trachinie di Sofocle, tragedia V sec. a.C.);
● diversamente Esiodo (50 teste) e Pindaro e Orazio (100);
● Dante riprenderà questa figura spostandola però a guardia del girone dei golosi
la Sibilla getta un’offa = focaccia con miele e farina, Cerbero la azzanna e quindi si placa,
finendo per addormentarsi e lasciando entrare Enea → ingresso nel «Limbo» virgiliano

«LIMBO» E MINOSSE (vv. 417-449)


le categorie di anime che si trovano in questo «limbo» sono cinque:
50
1) i bambini morti anzi tempo (vv. 426-429);
2) i condannati ingiustamente (vv. 430-433);
3) i suicidi (vv. 434-439): cenno alla durezza della condizione oltremondane cfr. Achille
in Od. XI;
4) le vittime di amore (Didone), nei cosiddetti Campi del Pianto;
5) i morti in guerra (Deifobo) [i gruppi 3 e 4 hanno confini piuttosto sfumati (ad esempio,
Didone è anche una suicida)]

ruolo di Minosse = sembra giudicare e rettificare le sentenze che hanno riguardato i


condannati per accusa ingiusta, il giudice infernale per eccellenze in Virgilio è Radamanto
● diversamente Platone, che nel Gorgia fa di Minosse un giudice di seconda istanza
dopo il verdetto emesso insieme da Radamanto ed Eaco)
● Dante lo ha trasformato nel giudice di tutti i morti, interpretando Virgilio in senso
estensivo
mer 20 aprile
LIMBO E MINOSSE (vv.417-449)
bipartizione:
● prima il protagonista risolve i problemi del passato incontrando i fantasmi del passato
○ incontro con Palinuro: simbolo dell’ultima tappa
○ incontro con Didone: simbolo sosta a cartagine
○ incontro con Deifobo: simbolo eventi più remoti, della caduta della città di
Troia
Palinuro alle porte d
Didone e Deifobo nel limbo → 5 categorie di morti
● Didone nelle eroine che hanno patito per amore anche se è suicida
● Deifobo nella schiera delle persone cadute in guerra
nel Tartaro, tra le anime punite, Enea vede personaggi del mito sottoposti a punizioni, come
in Od. Xii
nei Campi Elisi, anime beate, incontra il padre Anchise.

DIDONE (vv. 440-476)


incontro con Didone
● precedenti di Didone in tradizione epica di: Alcinoo, Arete, Medea
● Nell’incontro qui il modello è Aiace dell’Odissea XI → silenzio (Anonimo del Sublime
segnala questo passo come esempio il silenzio sublime perché esprime emozioni e
sentimenti nobili e potenti, qui è lo sdegno di Aiace per l’accaduto).
→ rifunzionalizzazione del passo omerico di Virgilio:
-catalogo dei compagni d’arme di Od. XII si mescola qui con il catalogo delle eroine, nello
stesso canto prima dell’intermezzo.
-inversione dell’ordine del modello omerico.
● Aiace alla fine del catalogo in senso negativo
● le eroine che hanno sofferto per amore appaiono appena varcate le porte e Didone è
la prima ombra che Enea incontra
parole di Enea
● tema amore e pietas e del volere del fato, a cui è da imputare la partenza (v. 460
ss.)
● Enea: invitus → parte controvoglia, contro la sua volontà; sono gli ordini degli dei ad
averlo costretto a scendere tra le ombre dell’Ade.
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● tentativo di deresponsabilizzarsi e discolparsi (volere ordine superiore) in comune tra
Enea e Didone con Odisseo ad Aiace.
○ quando Odisseo pronuncia una non scusa: no vere parole di scusa, ma viene
riferita la contesa delle armi e versione del mito in cui Odisseo non è
colpevole (ma per volontà di Zeus) → mancanza di esplicita ammissione della
colpa e dispiacere
Tema della pietas: fondamentale in Libro IV Aen. → partenza per rispetto della pietas =
obbedienza al proprio destino,
In Aen. c’è attenzione per i sentimenti dell’interlocutrice e dubitativa ammissione della
colpa•
● presenza aggettivo infelice (non epiteto): Didone infelice
● Enea ottiene la conferma di ciò che sospettava, ovvero che la regina si sarebbe
suicidata (partenza da Cartagine, a lui giunge solo la notizia e la verifica solo in
questo momento)
● ammissione della colpa (v. 458) «ahimè ho provato la tua morte»/«fui causa, ahimè,
della tua fine»
● giuramento solenne per le stelle e per gli dei, nel nome della fides (non venire meno
alla parola data) → tema della partenza a malincuore, contro la propria volontà
→ toni patetici, più coinvolti e più emotivi rispetto al modello omerico
● discorso di Odisseo ad Aiace = «non apology», tema del volere di Zeus per
scagionarsi; manca esplicita ammissione di responsabilità o dispiacere

Per la prima volta (studioso Lentano), nel Libro VI il sentimento viene riferito anche a Enea.
● nel Libro IV l’amore è solo riferito a Didone
● v. 455, Enea parla con dolce amore: vede l’amata di un tempo nell’Ade (si è
suicidata per colpa sua), scoppia a piangere e parla con amore.
● lacrime di Enea all’inizio del suo discorso con Didone e alla fine → composizione ad
anale (Ring Komposition) → aumento pathos

Uguaglianze con Omero: reazione della persona offesa → silenzio eloquentissimo di


sdegno (cf. giudizio dell’Anonimo).
consolazione di Didone: non è da sola nell’Ade ma è accompagnata dal primo marito
Sicheo.
Enea scosso da questa ingiusta sventura → commento dell'autore carica i toni di patetismo.

Cambio obiettivo del dialogo con la persona offesa:


● catalogo eroi, episodio Aiace: molto denso che rende il catalogo più vario
○ Agamennone e Achille ripetono lo stessa schema: vecchio compagno d’armi
parla con Odisseo, parla della sua attuale situazione nell’oltretomba, chiude
la scena chiedendo notizie del figlio (Neottolemo e Oreste)
○ Aiace dialogo negato non ha vera ragione
● dialogo negato di Didone è chiusura/chiosa di arco narrativo iniziato e concluso con il
suicidio in libro IV, rispetto a cui ci sono anche puntuali richiami testuali (Infelix, mene
fugis?) → rivisitazione in senso patetico

Sibilla dopo l’incontro fa riprendere il cammino assegnato → stile che ricorre, es. in Dante. Il
mortale esperisce momenti forti ma deve continuare a camminare nell’Ade.

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in Virgilio → tema del destino. Enea non fa nulla di propria volontà, ma segue solo il proprio
destino:
● oscillazione tra ciò che Enea vorrebbe fare e ciò che deve durante fuga
● Enea fonda varie città a immagine e somiglianza di Troia ma non sono mai quelli i
luoghi in cui stanziarsi
critici: divisi in due
● Enea in libro IV come bamboccio indegno di Didone
● Enea diviso internamente tra ciò che vorrebbe e ciò che deve fare

DEIFOBO (vv. 477-539)


comandante sfigurato: corrispettivo di Agamennone.
● in Od. XI Agamennone primo compagno d’arme che va incontro ad Odisseo nell’Ade
→ ruolo che gli spetta perché comandante dell’esercito degli Achei
● Deifobo qui arriva per ultimo perché rimanda al passato più remoto
● corpo straziato e sfigurato, devastate per taglio le orecchie, deturpante ferita sul naso
Deifobo subentra ad Ettore dopo che questi muore. Guida la città durante la sua caduta.
Qui scopriamo la sua morte durante la notte fatale della caduta (continuazione del racconto
in Libro II).
Enea a stento lo riconosce ì.
Ragione della sua morte: moglie Elena, che dopo morte di Paride viene assegnata ad un
altro figlio di Priamo: Deifobo.
● Elena avrebbe intessuto un inganno ai danni del marito.
● Deifobo: sfinito dagli affanni e gravato dal sonno torna a casa per riposare
● Deifobo cerca un sonno simile a placida morte → presagio di morte/sonno eterno
● mentre Deifobo dorme, Elena nasconde tutte le armi in casa.
● Elena chiama due guerrieri Achei: Menelao (primo marito) e Ulisse «Eolide» →
Elena regina degli inganni chiama la controparte achea, Odisseo re degli inganni
● Deifobo si sveglia con i due guerrieri achei armati mentre lui è disarmato
responsabilità morte di Deifobo: ricondotta a Elena, detta «la Spartana» (v. 511)
● «la Spartana» per antonomasia con riferimento al regno del marito Menelao
● in modo antifrastico e ironico «egregia sposa»
Ulisse «Eolide», figlio di Eolo → riferimento a versione secondo la quale la madre di Ulisse
Anticlea tradisce Laerte con Eolo. Ulisse non è legittimo figlio di Laerte ma la sua nascita è
collegata a inganno tradimento della moglie al marito,
→ Parole di Deifobo vogliono screditare i personaggi che lo hanno ingannato attraverso
antifrasi, antonomasie o versioni del mito poco lusinghiere.
Versione dei fatti molto contraria alla figura femminile di Elena: in comune con episodio di
Agamennone che lancia invettiva contro Clitennestra, che avrebbe ammazzato
Agamennone una volta tornato in patria.

punti in comune tra episodio di Agamennone e Deifobo: versione misogina della propria
fine + colpevolezza delle donne:
● in Omero è spunto per tirata contro le donne e per paragone Clitennestra (qualità
negative)/Penelope (qualità positive)
● in Virgilio la responsabilità dell’accaduto è ricondotta tutta a Elena («la Spartana»,
«l’egregia moglie»)
Differenze:
● Virgilio accentua patetismo della scena
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○ ombre senza fisicità corporea, descrizione retoricamente elaborata delle
mutilazioni inflitte al cadavere, ormai quasi irriconoscibile
○ tema della colpa: Enea nella sua domanda iniziale specifica di aver fatto il
possibile per dare sepoltura al commilitone, ma commiato assolve da ogni
sospetto («Va’, nostra gloria, va’; abbi migliori fati»)
● in Omero c’è generica affermazione sulla non-vitalità e sulla fisicità inesistente delle
ombre

Reazione di Enea: traspare il suo senso di colpa.


● domanda: chi ha voluto vendicarsi di te così crudelmente? chi ha fatto di te questo
scempio terribile? → compianto nei confronti dell’interlocutore
● passa a parlare di sé stesso: l’ultima notte gli era giunta voce che fosse morto e che
fosse un cadavere tra i tanti. Ma lui non l’ha visto e ha cercato di compiere un rito
funebre in assenza del cadavere (senza tutti gli onori funebri) per quello che gli è
stato possibile fare → Enea si sente in difetto.
○ complesso di Enea: sopravvissuti ai disastri che si sentono in colpa di
essere vissuti oltre la tragedia
○ altro da sé: Enea potrebbe essere Deifobo se non fosse per il volere del fato
(morto trucidato)
● si scusa subito con Deifobo (che non lo incolpa né chiede scusa), ha fatto il possibile
→ Confutazione da parte di Viriglio delle versioni che dipingono Enea come traditore
● Libro II apparizione di Ettore in sogno (orrendamente mutilato; prendere i penati e
fondare nuova Troia)
● Libro VI Deifobo dice che nei suoi confronti Enea non ha colpe → collegamento tra
Palinuro e Melisseno: tre figure insepolte

elemento che assolve Enea: la Sibilla interrompe il racconto e esorta a spicciarsi lol. Deifobo
interviene: non infierire grande sacerdotessa; commiato di Deifobo e passato di Enea si
congeda apostrofando Enea come nostra gloria (come apparizione sogno di Ettore in Libro
II).
La stirpe di Priamo però non è veramente estinta: Priamo Junior (figlio di Polite) → Enea
però supera in autorevolezza

TARTARO E CAMPI ELISI (vv. 539-678)


Il viaggio procede entrando sempre di più nelle profondità infernali → città di Dite
● città cinta da mura solide, che neppure gli dèi potrebbero distruggere
● circondata dal fiume Flegetonte
● personaggi:
○ città sorvegliata da una delle tre Erinni: Tisìfone, che colpisce i dannati
○ ruolo di Radamanto di Cnosso: giudice → ascolta le colpe e assegna
punizioni
○ Idra bestiale da 50 teste: sorveglia la porta
● divisa in due parti:
1) Tartaro: zona dei dannati; descrizione catalogica, che riprende i grandi peccatori
del mito sul finire di Od. XI
● i due Aloidi: Oto ed Efialte, due giganti
● Salmonèo: osò imitare Zeus (Giove)

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● Tizio, figlio di Terra, Gigante, ucciso da Apollo e Artemide perché figlio
illegittimo di Giove (non di Era)
● stirpe dei Làpiti: Issìone e Pirìtoo; il primo violò la XENÌA (legge dell’ospitalità)
e poi violò una donna; il secondo aiutò Teseo a rapire Proserpina
● Teseo: → contraddizione? viene citato da Enea come esempio di vivente che
è entrato e uscito vivo dall’Ade; i critici ravvisano una contraddizione ma in
realtà qui si parla di destino post mortem e di punizione per aver dato a fuoco
il tempio di Apollo dopo che il dio aveva usato violenza contro sua figlia
Coronide
2) Campi Elisi, zona dei beati, luogo felice dove le anime dei beati vagano per un locus
amoenus: rive, prati, ruscelli
● possibilità di esercizio del corpo (palestre erbose, giochi e lotta) e della mente →
Orfeo che suona la cetra; danze; canti; banchetti
● si trovano i discendenti e progenie di Troia: Dardano, fondatore
● bosco in cui scorre l’Eridano
● anime beate: → non hanno fissa dimora, ma vagano tra i boschi e prati dei Campi
○ morti in guerra per la patria
○ sacerdoti
○ casi
○ poeti e cantori: «sacri vai, degni di Febo nel canto» + artisti: «quanti la vita
abbellirono con la ricerca dell’arte»; i meritevoli
→ mentre le anime dannate sono bloccate nelle loro pene e punizioni, talvolta anche in
senso fisico e geografico.
La destinazione di Enea sono i Campi Elisi, dove scorge suo padre.

ANCHISE (vv. 695-901): incontro tra padre e figlio.


Anchise siede in una vallata, giardino verde, e osserva le anime che hanno compiuto il ciclo
di purificazione e pronte a reincarnarsi nei discendenti di Anchise (dopo aver bevuto le
acque del Lete, fiume dell’oblio).
→ osserva il futuro della sua stirpe. Pronto a mostrare i suoi discendenti ad Enea e il
risultato delle fatiche di Enea.

prima parte dell'incontro: modello Anticlea → affetto postumo; triplice tentativo di


abbraccio, patetismo e commozione nel rapporto padre/figlio
● Enea: piange di fronte al padre, che piange con lui.
● Anchise: incontro postumo molto desiderato dal padre sia per motivi dinastici che per
motivi di affetto familiare
○ vinto dalla commozione
○ sgrida il figlio: a Cartagine (Libia) Enea si trovava talmente bene da quasi
dimenticare la missione fatale; Quando Enea si scusa con Didone, dice che
continua a d apparire in sogno suo padre (senso del dovere)
abbraccio mancato: traduzione dei versi di Anticlea e Odisseo (usati anche in Libro II con
Enea e Creusa).

seconda parte: modello di Tiresia → personaggio dotato di facoltà profetiche mostra in


contesto oltremodo il destino ultimo che spetterà al mortale impegnato nel dialogo con lui.
● cf, Odissea XI, e cenni a che cosa capiterà a Odisseo dopo la fine dell’Odissea

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Anchise si dedica al destino ultimo dei successori del figlio: presenta tutti i futuri discendenti
di Enea, coloro che si reincarneranno e formeranno la gloria di Roma
● ripresa di vari cataloghi presenti in Odissea XI sottolineando il tema della vista
(visione profetica oltremondana)
● momento di adesione più esplicita all’ideologia augustea = sfilata dei futuri
discendenti di Enea (anime destinate a reincarnarsi nelle future glorie di Roma)

Anchise spiega la sua teoria della reincarnazione → Orfismo e pitagorismo (Simbolo del
ramo d’oro).
Dualismo: anima e corpo → anima: provenienza e origine del cerchio celeste del fuoco;
anima si incarna nel corpo, lo abita e si radica in esso; alla morte l’anima è “macchiata” del
corpo e si sottopone a pene e paga supplizi per i mali trascorsi in vita; quando viene
ammessa nei Campi Elisi deve aspettare un ciclo di 1000 anni in cui la macchia corporea si
pulisce e l’anima ritorna a essere fuoco dello spirito incorrotto; a quel punto l’anima
purificata può bere l’acqua del Lete e dimenticarsi della propria memoria e reincarnarsi in un
nuovo corpo.

discendenti di Enea definiti in doppia maniera = commistione ideale tra Troia/Roma


● prole Dardania
● italica stirpe

1) Silvio (v. 763), madre: Lavinia (terza moglie di Enea doppi Creusa e Didone), padre;
Enea; menzione che crea problemi:
a) nato «postumo» ma Enea «carico d’anni»
b) perché è nato nei boschi se Enea regnava ancora?
c) problema con Aen. I 265? sullo sfondo ostilità Ascanio/Lavinia, e problema
rispetto a gens Iulia → capostipite della gens Iulia non è Silvio, bensì Ascanio
Iulo, fratellastro di Silvio
tema antropologico e mitologico dei gemelli, fratelli e fratellastri, es. Romolo e Remo.
Alcune varianti del mito pongono Ascanio Iulo in luce negativo, dipingendolo come il cattivo,
Ascanio non va d’accordo con Lavinia, in particolare quando sta per generare un nuovo figlio
che avrebbe potuto essere l’erede legittimo,
contraddizione di Virgilio:
● Silvio nato postumo, dopo la morte di Enea
● Silvio generato quando Enea è molto vecchio e allevato nelle silve da Lavinia
Silvio nato quando Enea è morto o è molto vecchio?
Se Enea regna ancora, perché Lavinia partorisce l’erede legittimo nei boschi?

La figura di Ascanio Iulo sembra scalzato come erede legittimo + varianti in cui Ascanio si
proclama re e caccia la matrigna → brutto dipinto del capostipite della gens Iulia.

2) successione dei re albani (Proca, Capi, Numitore, Silvio Enea: vv. 767 ss.)
3) Romolo (vv. 778)
4) Caesar (v. 789) + progenie di Iulo
ambiguità: Giulio Cesare o Caio Giulio Cesare Ottaviano Augusto?
qui certezza che sia Ottaviano Augusto → accostato in «dittico» a Romolo, come
rifondatore della città e del nuovo ordine: Secolo d’Oro (restaurazione della felicità dell’Età
dell’Oro)
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5) dopo il medaglione su Augusto, riprende l’elenco dei re di Roma: Numa Pompilio
(vv. 809 ss.), Tullo Ostilio (v. 814), Anco Marzio (v. 815) e «re Tarquinii» (v. 817)
6) personaggi della storia repubblicana:
a) Lucio Giunio Bruto (Bruto vendicatore) che depone Tarquinio il Superbo per
vendicare la pudicitia offesa di Lucrezia
b) gentes dei Deci e dei Drusi: riferimento a Livio Druso Salinatore →
protagonista 2° Guerra Punica sconfigge Annibale nella battaglia del Metauro
nel 297 a.C.
c) Tito Manlio Torquato, «inesorabile» perchè fa condannare a morte il figlio
per aver disobbedito a un suo ordine,
d) Camillo risolleva le sorti della guerra contro i Galli (389 a.C.)
e) Cesare e Pompeo, «quelle anime poi, che scorgi risplendere in armi uguali,
amiche adesso [...] quanta guerra fra loro.»
i) Cesare: «il suocero scendendo»
ii) Pompeo: «il genero con l’Oriente avverso schierato in battaglia»
● suocero e genero. Cesare ha solo figlia femmina Iulia, mandata in sposa a Pompeo
→ matrimonio politico: simbolo di perenne e solidissima alleanza tra Cesare e
Pompeo. Iulia rimane incinta (erede sommo di Cesare e Pompeo) ma muore prima di
partorire. I rapporti tra i due si deteriorano,
● suocero e genero: sottolineare immoralità del conflitto civile e tra due parenti.
conflitto civile rappresentato in toni foschi per mettere in evidenza l’operazione
riappacificatrice di Ottaviano.

Anchise apostrofa direttamente l’anima destinata a reincarnarsi in Giulio Cesare: gli si


chiede di perdonare → clementia di Cesare dopo la guerra civile: perdona i suoi nemici →
antecedente della pax augusta.

f) vari protagonisti delle guerre contro la Grecia:


i) Munnio = conquistatore di Corinto, v. 838
ii) Lucio Emilio Paolo, vittoria di Pidna del 168 a.C. → Argo e Micene =
simbolo per indicare la Grecia e la Macedonia; l’Eacide discendente di
Achille sarebbe Perseo → vendetta per presa di Troia
g) Catone il Censore (243-149 a.C.)
h) Cornelio Cosso (428 a.C., duello vittorioso contro il re dei Veienti);
i) Gracchi (probabilmente no Tiberio e Caio, tribuni della plebe, perché in età
augustea erano oggetto di critiche; verosimilmente Tiberio Sempronio
Gracco, console nel 215 e nel 213 a.C., e suo nipote, padre dei tribuni);
j) Scipioni (Publio Cornelio Scipione l’Africano, vincitore a Zama nel 202 a.C.,
e il Publio Cornelio Scipione Emiliano, distruttore di Cartagine nel 146 a.C.);
k) Fabrizio, vincitore su Pirro (280-275 a.C.);
l) gens Fabia (477 a.C., si sacrificano tutti nella guerra contro i Veienti, tranne
un solo superstite per garantire continuità alla stirpe);
m) Serrano, soprannome di Attilio Regolo (256 a.C., si riconsegna prigioniero a
Cartagine);
n) Quinto Fabio Massimo (Seconda guerra punica, logora Annibale con la sua
strategia attendistica);

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o) Marcello senior (222 a.C., sconfigge i Galli a Clastidium, e nel 212 espugna
Siracusa, da Nola 208 a.C. con le sue vittorie nella cavalleria romana inizia a
raddrizzare le sorti del conflitto e poi )
p) Marcello iunior, nipote e successore mancato di Augusto

chiusura rapida, quasi brusca:


● Enea offre un tributo a ciascuna ombra
● uscita per la porta delle apparizioni fallaci «le porte del Sonno» = spunto omerico
(Od. XIX 562): sogni escono verso i mortali da una doppia porta
○ da quella d’avorio se sono fallaci
○ da quella di corno se sono veritieri;
Enea non deve apparire in sogno a nessuno, è per questo che passa dalla porta d’avorio
→ alcuni critici hanno interpretato, proprio alla luce della chiusa, l’intera esperienza come un
sogno, ma è poco convincente rispetto all’imitazione del passo omerico in Od. XI

RIEPILOGO VIAGGI
rivisitazione del modello = «citazione» dei luoghi che costituiscono le tappe dei viaggi di
Odisseo e degli Argonauti (Drepano, Ciclopi, Sirene; tempesta distruttrice)

altro da sé = i Greci nella notte della caduta; Didone dopo l’innamoramento, che ribalterà
una situazione iniziale di accoglienza

altro sé stesso = i Cartaginesi nel momento iniziale dell’approdo di Enea e compagni, prima
dell’intervento di Venere; Eleno; Aceste

PROGRAMMA:
ODISSEA: 80 pagine di quaderno
ARGONAUTICHE + ENEIDE: circa 80 pagine su computer
Enea lo straniero:

ENEA LO STRANIERO
Prologo
Roma: mondo di stranieri unito sotto lo stesso ius, diritto comune

fondazione città di Roma:


1) responso degli indovini
2) scavare fossa circolare in cui si depositano offerte
3) ciascuno dei compagni di Romolo getta una manciata di terra da cui proviene
4) Romolo traccia un confine circolare con l’aratro
5) Le persone al seguito di Romolo spostano all’interno le zolle sollevate dall’aratro in
modo che nessuna rimanga fuori → rimescolamento delle zolle di terre diverse =
mescolamento di gente di provenienza diversa (gente autoctona e gente nuova)

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discendenza dei Romani: da un advena = sconosciuto, straniero che viene da fuori
Seneca: «L’impero romano ha come fondatore un esule, un profugo che aveva perso la
patria e si portava dietro un pugno di superstiti alla ricerca di una terra lontana… Farai fatica
a trovare ancora una terra abitata dagli indigeni: tutto è il risultato di commistioni e di innesti»
→ necessario perdere la propria patria (Troia) per fondarne una nuova (Roma)

discendenza dei Greci: dalla terra, come un albero. Es. Ateniesi: 1° re Cecrope sbucato
dalla terra come un serpente (parte inferiore del corpo coperta di scaglie).
Nonostante la xenìa (legge dell’ospitalità degli stranieri), rimane chiara e netta la distinzione
tra gli Ateniesi, figli del serpente, e l’altro → forte senso di identità autoctona.

Penates: La notte in cui Troia fu presa


Quando Enea fugge da Troia porta con sé i Penati, il padre Anchise, il figlio Ascanio, la
moglie Creusa e vari schiavi e servitori.
Penati:
● «le radici più profonde della casa, il segno che malgrado tutte le sventure resta
qualcosa che lega il passato al futuro, perché il futuro non avrà mai un senso senza
la memoria di quello che è stato.» (p.22)
● «da penus, la dispensa, la parte più riposta della casa, dove si tengono le provviste e
dove brucia il fuoco sacro di Vesta. Ogni casa ha i suoi dii Penates, compagni
invisibili del luogo dove la famiglia si raccoglie; se si cambia dimora i Penati seguono
la famiglia.»
● durante i pasti, venivano fatte delle offerte di cibo ai Penati e non si mangiava fino a
quando non veniva annunciato che i Penati erano soddisfatti dell’offerta
due tipi di Penati:
● pubblici (statue raffinate di materiali preziosi come oro e pietre), comuni al popolo
romano; luogo di culto: tempio di Vesta
● private (statuette di argilla piccole e rozze, collocate nell’altarino domestico che si
tramandano nelle generazioni), genî protettori della casa
→ Enea porta con sé da Troia le statuette dei Penati “privati”

Enea: eroe atipico rispetto alla tradizione epica → prova pietà per il padre (che vorrebbe
essere abbandonato a Troia per morire con essa) e lotta per la difesa dei deboli.
Perché Enea non abbandona il padre Anchise e lo porta con sé contro la sua volontà?
Anchise = memoria vivente della sua stirpe; «Enea sentì che non era giusto iniziare una
nuova storia abbandonando i vecchi al loro destino. In loro risiede la memoria delle famiglie
e della gente troiana» (p.21)

morte/dimenticanza di Creusa → necessità narrativa della vedovanza di Enea per


matrimonio politico con Lavinia.
Distruzione Troia: rottura definitiva dei rapporti familiari →
● Dovere di Enea è superiore ai rapporti affettivo-familiari personali.
● Porta con sé i Penati privati.
● Anchise viene portato non in quanto padre ma in quanto portatore della memoria dei
Troiani → perché rappresenta il Passato di Troia
● Ascanio viene portato in quanto rappresentazione del Futuro di Troia = Roma, non in
quanto figlio di Enea

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● concetto di Patria e Nazione troiana: superiore ai rapporti privati → unica tomba
comune
● necessità di ricostituire identità collettiva
Prima di salpare, alcuni troiani prendono dei ciottoli della riva del mare → portare frammenti
della patria perduta.

Pater: Stranieri si è sempre


Anchise: pater dei profughi troiani → durante il viaggio comanda senza imporre, tiene il
comportamento del perfetto leader e capo della spedizione.

Fatum: Un amore
sul libro IV Eneide: amore-morte di Didone
paura e timore per innamoramento verso Enea → pudor: ritegno che si prova davanti agli
altri; valore fondamentale per donne romane.
conflitto interiore di Didone tra:
● doveri pubblici da regina
● desideri personali

fatum: da fari, fare = ciò che è stato detto, una volta e per sempre
carmen: nenia magica, volontà filata dalle Parche che si spande per universo → è la parola
che crea il destino. Non sono le Parche a controllare il destino, si limitano a filarla.
fatum:
● Didone non avrà figli da Enea + morte di Didone
● fondazione di Roma da parte di Enea > Romolo e Remo
→ motivazioni partenza (Enea):
1) seguire il proprio destino
2) non negare il futuro glorioso del figlio Ascanio Iulo (che regnerà per 30 anni)

Didone: furens = fuori di sé


Enea: pius = uno che osserva minuziosamente tutti i riti che devono essere compiuti verso
gli dèi in modo che essi veglino sulla sua gente.

Sacer: Il re del bosco


SACER: “sacro” nel senso sia di maledetto che di divino.
Agli uomini è vietato toccare tutto ciò che è sacer.
«Sacer esto» (“che sia sacro”): detto della vittima innocente destinata agli dèi o alla
persona giudicata colpevole dai magistrati (condannato poi alle pene degli dèi inferi)

leggenda del rex nemorensis, il re del bosco: uomo selvaggio che si aggira per il bosco
sacro di Diana (Bosco di Nemi, vicino all’entrata per il regno dei morti).
● rituale già presente alle origini della società latina (pre-Eneide)
● titolo di rex, secondo il costume antico, quando una delle funzioni principali del re era
quella di rapportarsi con gli dèi in nome della comunità
● sacerdote di Diana → rex nemorensis = re di Diana
passaggio del potere: Il re del bosco deve uccidere il suo predecessore per conquistarsi il
titolo.
● il giovane che uccide il vecchio = il figlio che uccide il padre (come Edipo col padre
Laio)
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● sangue versato nel bosco di Diana: sacrificio umano → sacer = “sacro, intoccabile”,
vittima sacrificale votata agli dèi (“capro espiatorio”)
● strappare una fronda di un albero e sfidare il re del bosco
● sacerdote casto

numina:
● creature che vivono dentro il bosco di Nemi
● senza nome né forma precisa

Egeria: ninfa del fiume che scorre dentro al bosco e amante di Numa Pompilio. Lei rivelò
all’amante i sacra, le regole della vita religiosa. Numa Pompilio li fece trascrivere e
divennero i fondamenti del diritto sacro e civile dei Romani.

Virbio (o Ippolito): il primo re del bosco.


● Virbio: «l’uomo vissuto due volte»
● figlio di Teseo, re di Atene, e della matrigna Fedra
● la matrigna Fedra si innamora di lui perché era il ragazzo più bello della città.
Ippolito non se ne cura né gli interessa. Il suo disprezzo per l’amore infastidisce
Afrodite, che punisce Ippolito ispirando un amore folle della matrigna nei suoi
confronti. L’amore non corrisposto porta Fedra a impiccarsi.
● Teseo scopre dell’amore della moglie per il figlio attraverso una lettera che lei scrive
prima di morire. Teseo è convinto che l’amore fosse ricambiato e ciò gli provoca
disonore.
● Teseo manda in esilio il figlio e invoca Poseidone per maledire il figlio.
Antichi Greci: versione 1) Ippolito muore in mare.
Latini: versione 2) in punto di morte, Ippolito viene salvato da Diana/Artemide e portato nel
suo boschetto sacro. Gli viene cambiato il nome in Virbio e Diana rivela lui il segreto del
ramo d’oro (lasciapassare per gli Inferi).

Incontro con la Sibilla → istruzioni per discesa negli Inferi

Manes: il prato di asfodeli


Manes: anime dei morti
● forme minacciose fatte di vapore

mundus:
● passaggio tra mondo dei vivi e morti
● luogo concreto = pozzo scavato in terra nel punto si incrociano cardo e decumano
(assi della città)
● aperto 3 volte all’anno: feste sacre ai morti
lemures: vagano come pallidi spettri
1. insepolti senza onori funebri, es. sepoltura
2. morti prematuramente
3. morti con violenza

pompa funebris: cerimonie e cortei funebri che sfilano per la città → si esibiscono le
immagini degli antenati.
→ senso di collettività e pluralità nella celebrazione della morte.
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ramo d’oro: bussola luminosa che guida a orientarsi in Ade + lasciapassare + offerta da
fare a Proserpina.
1. offerte sacrificali: ariete nero
2. bere acqua della memoria per non dimenticare l’esperienza oltremondana
3. invocare i morti: i Mani dei morti, Ecate

creature che incontra:


● incubi dell’uomo: ombre mostruose
● Cerbero: cane a tre teste, custode dell’aldilà → focaccia di miele: pegno da dare a
Cerbero per far passare Enea (che è vivo)

discesa nell’oltretomba:
in Odissea: Odisseo cerca il suo destino personale
in Eneide: Enea desidera incontrare il padre per conoscere il futuro della stirpe.

Albero dei sogni: foglie = sogni che compaiono nelle menti di chi dorme.
Senza i sogni, il sonno è come la morte.
Sogno: dono degli dèi per rendere il sonno più “vitale”.

incontro con Anchise → indicazioni su fondazione patria; segno della scrofa bianca.

Labirinto della rinascita per la reincarnazione delle anime. Al centro del labirinto risiede
Orfeo che suona la cetra → musica delle sfere celesti, suono che produce l’Universo
(dottrina pitagorica)

Humilis Italia: La gente del fiume e del bosco


popolo degli Etruschi: proiettati verso il mare (dominio del mare)
Humilis Italia: pianura umile, terra di contadini.
Latini: gente della pianura, legati al fiume Tevere e alla terra circostante
● popolo di contadini
● rispetto delle regole e norme della religio per ottenere benevolenza degli dèi
● no tradizione magniloquente di eroi e miti
riferimento più antico dei Latini: personaggi di Agrio e Latino, figli di Circe e Ulisse, nella
Teogonia di Esiodo (8 sec. a.C.).

Latino: re di Laurento, la «città dell’alloro» (fondata da Pico).


● famiglia: moglie Amata e figlia Lavinia
Amata:
● regina rispettata dalle donne
● potere dello ius maternum: diritto di una madre di allevare la propria figlia secondo i
costumi della gente latina
Lavinia: promessa sposa di Turno (giovane anche lui), re dei Rutuli.

ascendenza di Latino:
Canente (ninfa) + Pico (trasformato in picchio) → Fauno → Latino
Fauno: creatura selvaggia che detiene il dominio sulla natura non colonizzata dalla civiltà,
non domata da agricoltura e non sottoposta alla necessità di produrre.
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Lupercalia: festa in onore di Fauno → due versioni su origine:
1. nata da collegio di sacerdoti, Luperci, che sacrificano capre sporcandosi le mani di
sangue e colpivano le matrone romane (inizialmente i ventri, poi solo le mani)
→ simbolo di purificazione e fecondità
2. problema di sterilità dopo il Ratto delle Sabine > necessità di purificazione. Il rituale viene
espresso da un responso divino che viene interpretato da un indovino etrusco: rituale di
sacrificio capre e colpire donne.

Prodigi strani:
● sciame di api che ronza furiosamente
● fuoco che lambisce i capelli di Lavinia senza bruciarli
→ padre Latino preoccupato invoca il padre Fauno.
responso divino: far sposare Lavinia a uno straniero (Enea).
Decisione non accettata dalla madre e da Turno (promesso sposo di Lavinia) → attacco
all’accampamento troiano.
● dare la figlia a uno straniero vecchio, senza patria, né casa, a capo di profughi
predoni
● i Latini non accetterebbero un re profugo, non latino
● Turno → rabbia a causa della rottura della fides, parola data

Gens una sumus: Un popolo solo


presentazione popoli antagonisti: Turno + Mesenzio , re di Agilla
Mesenzio: aspetto minaccioso, crudele e spregiatore degli dèi (contemptor divuum)
Camilla: alleata di Turno; guerriera vergine con aspetto di Amazzone (combatte a seno
scoperto, con lancia e arco).

Guerra tra Enea e tanti popoli italici alleati tra di loro.

Dio Giano: dio più antico della religione latina; a due teste: una rivolta verso il passato, una
rivolta verso il futuro → onniscienza: vede ovunque.
Tempio di Giano: si chiude solo in periodo di pace → es. Ottaviano Augusto lo “può
chiudere”: restaurazione della pace dopo lungo periodo di crisi e guerra (iniziata da tempo
dei Gracchi, poi guerra civile Cesare e Scilla, poi guerra Marco Antonio e Ottaviano).

Alleati di Enea: Etruschi, che Enea trova grazie a aiuto di Evandro (re di popolo pacifico).
Pallante, figlio di Evandro, molto giovane, che morirà ucciso da Turno.
Evandro: padre di Pallante, uomo saggio e anziano, ricorda la figura di Anchise; di origine
greca (dall’Arcadia), migra in Italia per sfuggire a gente violenta che voleva renderli schiavi.

medaglione su Caco: mostro/uomo malvagio che vive sul colle Aventino (dove risiede
Evandro), ucciso da Eracle/Ercole che libera il colle.

Quando Enea parte per cercare aiuto e alleati, affida il comando a Ilioneo.

medaglione su Eurialo e Niso: fanciulli fuggiti da Troia, crescono insieme e sono molto legati
(rapporto guerriero-amante tipo Patroclo e Achille). Fanno agguato di notte
all’accampamento di Turno. Riescono ad uccidere vari soldati latini nel sonno ma vengono
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scoperti da un altro soldato. Vengono uccisi brutalmente, i corpi decapitati e le teste ficcate
su due lance e messe davanti ad accampamento troiano come monito ai troiani.
→ tema della crudeltà vs innocenza + sofferenza e lutto in guerra.

Durante la strage muoiono molti giovani → nessuno di loro ha scelto di immolarsi per
ricevere gloria, come gli eroi omerici (che desiderano morire combattendo per ricevere
gloria).
Gli uomini che combattono in questa battaglia: gente semplice, anti-eroica, senza sete di
gloria, ma puro desiderio di sopravvivenza.
Morte dei combattenti (es. morte di Camilla): tributo da pagare al fatum → sacrificio iniziale
per realizzare il volere del fato = fondazione Roma.
Enea uccide Lauso, il figlio di Mezenzio, che tenta di proteggere il padre. Il padre allora si
reca da Enea e supplica di essere ucciso.
Gli Etruschi (ostili a Mezenzio) vorrebbero profanare i due cadaveri per vendicarsi. Enea si
rifiuta e ordina che i due corpi siano portati all’accampamento (rispetto dei morti e culto
funebre).
Morte di Pallante: per mano di Turno → desiderio di Enea di vendetta.
Ultima volontà di Turno: chiede a Enea di pensare al padre Dauno e di ricordarsi di Anchise.

Fine battaglia → ex combattenti tra di loro, un tempo nemici: Troiani, Etruschi e Latini =
diventano un unico popolo sotto il regno di Enea: gens una sumus.

Epilogo
Enea sposa Lavinia e fondano Lavinio.
morte di Enea: durante tempesta scompare mentre si trova al confine (vicino al fiume
Numicio) per risolvere un conflitto → annegato nel fiume? rapito dagli dèi?
costruzione di tempietto: Enea come pater indiges «padre capostipite».
Figlio di Lavinia: Silvio → discendenza che regnerà su Albalonga.

Ascanio Iulo fonda Albalonga 30 anni dopo (rispetto della profezia: aspettare tanti anni
quanti i maialini nati dalla scrofa bianca).
Albalonga = «la lunga» perché si estende lungo tutto il colle albano, «la bianca» in onore
della scrofa bianca.
Porta con sé i Penati, ma il giorno dopo scompaiono e ritornano a Lavinio (e così varie
volte).

Leggenda di Rea Silva, vestale (voto di castità), rimasta incinta del dio Marte. Il fratello di
Rea Silva, il re Amulio, ordina a un servo di uccidere i due figli nati e di murare viva la
sorella.
Romolo e Remo salvati dal pastore Faustolo.

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