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Così come non sappiamo come si chiamassero realmente gli abitanti di creta, allo stesso modo non
sappiamo quale fosse il nome degli abitanti di Micene. I nomi di Minoici e micenei sono stati
assegnati arbitrariamente dagli storici. I micenei vivevano in vari centri organizzati intorno a un
palazzo. Non sappiamo se ci fosse uno stato miceneo unitario, con una capitale. Schliemann
pensava questo facendo riferimento alla figura di Agamennone come capo della spedizione greca a
troia. Più probabilmente i centri erano più di uno: Tebe, Sparta, Atene, Micene. Ognuno doveva
essere autonomo. A differenza del palazzo minoico, quello miceneo è un po' meno sviluppato, è un
po' più piccolo e meno articolato. Era accompagnato dal centro abitato ed era fortificato.
A creta non c’era questo tipo di fortificazioni. I centri micenei potevano essere dunque autonomi e
anche in conflitto fra di loro. Il palazzo miceneo ha al suo vertice un re: il re miceneo esisteva. Il
fantasioso re Minosse (di cui non si è trovata traccia) poteva essere null’altro che la proiezione a
Creta di un re miceneo.
I greci, nel primo millennio avanti cristo (mille anni dopo questi fatti) avevano un vago ricordo di
com’era stata prima la Grecia e chiamavano il re Minosse. Probabilmente non avevano percezione
di una differenza tra minoici e micenei. Schliemann aveva rinvenuto le tombe a Micene, con i corpi
dei sovrani del 1600 a.C. (periodo molto anteriore a quella della guerra di troia). Schliemann ha
trovato su questi corpi delle maschere d’oro che coprivano i volti. All’inizio si pensava che queste
maschere raffigurassero i tratti somatici dei volti dei morti, ma oggi non è più così. Si tratta solo di
maschere rituali. La maschera più famosa è quella di Agamennone, l’ha definita così perché era
abituato a leggere tutto con gli occhi di Omero. Queste tombe risalgono al 1550-1600 a.C., quindi
Schliemann ha attribuito a questo oggetto l’appartenenza a un personaggio collocato da omero nel
XIII secolo a.C. (3 secoli prima). Sicuramente il proprietario di questa maschera non era
Agamennone. Questa maschera è stata ritenuta da alcuni un falso creato da Schliemann per rendere
più sensazionale la sua scoperta. Oggi si ritiene un ritrovamento autentico che tuttavia appartiene ad
un’altra epoca rispetto a quella ritenuta da Schliemann. Appartiene a un periodo neo-palaziale, in
cui la civiltà micenea era già sviluppata (le tombe sono molto ricche e trasmettono l’idea di una
famiglia reale potente). Risalgono a prima della conquista micenea di creta. Le due civiltà
procedevano ancora in parallelo. La porta dei leoni è un altro elemento famoso di Micene, era
l’ingresso principale alla città. Superata la porta, sulla destra, si trovavano le tombe. Dà l’idea delle
massicce fortificazioni che circondavano la città. Il palazzo aveva funzione politica ed economica.
Serviva a coordinare l’attività lavorativa prelevava delle tasse alla popolazione e permetteva la
coesistenza di artigiani, sacerdoti, soldati ecc. Questo lo sappiamo perché abbiamo alcuni
documenti scritti risalenti a questo periodo. Il problema è che non sono narrazioni storiche o testi
poetici. Non raccontano i fatti di quel periodo, ma si tratta di registrazioni d’archivio su transazioni.
Il palazzo prelevava quote dalla produzione agricola e dall’allevamento. Da questi documenti
possiamo avere idea di come era strutturata la civiltà micenea, ma non possiamo sapere nulla sulla
storia (i personaggi più importanti, i nomi dei re ecc.). In questo periodo non esisteva ancora la
scrittura alfabetica, che compare solo a partire dal I millennio a.C. Nella scrittura alfabetica ogni
segno scritto corrisponde a un suono; in quella sillabica ogni segno corrisponde a una sillaba, quindi
a due suoni. Ci vogliono molti più segni sillabici per scrivere un testo. Questi documenti si
presentano sotto due forme di scrittura. Si tratta di scritture sillabiche, che utilizzavano un sistema
di linee: - Lineare A: è quella più antica, attestata a partire da poco dopo il 1800 a.C. È stata trovata
soprattutto a Creta e nelle isole adiacenti dove i cretesi avevano affermato la loro egemonia
culturale. Qualcosa si trova anche nella Grecia continentale ma poco. Abbiamo poche testimonianze
di questa scrittura e non è mai stata decifrata. Non sappiamo cosa ci sia scritto sopra alle tavolette
rinvenute. - Lineare B: è leggermente più recente rispetto al lineare A ed è attestata per un periodo
più ampio di tempo. Le prime testimonianze risalgono al 1500 a.C., più o meno quando si
interrompono quelle della lineare A, e vanno avanti fino alla fine del XIII secolo a.C. È stata trovata
nella Grecia continentale (Micene, pilo, Tebe) ma anche a Cnosso (Creta). Il passaggio dal lineare
A a quello B è un indizio che, insieme ai palazzi cretesi distrutti e le sepolture che sono cambiate, ci
dice che Creta fu conquistata dai micenei, i quali hanno portato con loro la loro scrittura. Abbiamo
più testimonianze di questa scrittura (soprattutto a Cnosso e pilo) ed è stata decifrata nel 1953 da
Chadwick e Ventris. Le tavolette erano ancora testi d’archivio e non testi storici. Le scritture di
Cnosso sono quelle più antiche (fine XV/inizio XIV secolo a.C. e arrivano fino al 1370 a.C.),
mentre quelle di pilo sono vicine al 1200 a.C. Si sono conservate perché gli incendi che hanno
distrutto gli archivi dei palazzi hanno creato temperature tali da cuocere le tavolette. Esse sono state
rese indistruttibili. La lineare B esprime una lingua proto-greca. I termini sono greci ma primitivi.
Possiamo dire che i micenei erano proto-greci perché parlavano una lingua greca anche se non
venivano definiti greci (omero li chiamava achei, danai ecc.). I minoici quasi certamente non erano
greci non parlavano una lingua greca (non ne siamo certi perché la lineare A non è ancora stata
decifrata). Gli studiosi sono convinti che sia una lingua appartenente all’area orientale del
mediterraneo antico oppure una lingua indoeuropea imparentata col greco ma legata all’ittito. Gli
ittiti erano una popolazione indoeuropea che agli inizi del II millennio a.C. si era instaurata in asia
minore (zona dell’odierna Turchia). I cretesi potrebbero appartenere a questa cultura. Il lineare B dà
delle informazioni sull’organizzazione, amministrativa e sociale della civiltà micenea. Non
possiamo conoscere gli eventi della storia micenea se non per ciò che ci raccontano i poemi omerici
(la guerra di troia è però solo l’ultimo evento in ordine cronologico).
Organizzazione burocratica e gerarchia della civiltà micenea
1. Wanax = re 2. Lawaghetas = comandante militare 3. Telestai = dignitari di corte (sacerdoti o
funzionari) 4. Lawoi = aristocrazia militare e fondiaria, esercitavano anche la funzione di guerrieri
per la difesa del palazzo 5. Damos = popolo (contadini e artigiani) 6. Doero = schiavi. In greco
classico il re era l’anax, mentre il popolo era il demos. Da questo possiamo capire che si trattava di
un proto-greco. La civiltà micenea è finita nel 1200 a.C. circa con la guerra di troia. Invasione di un
popolo proveniente dai balcani: i dori. Sono arrivati da nord e hanno attaccato e distrutto i palazzi
micenei, sostituendosi alla popolazione micenea. Infatti intorno al 1200 a.C. possiamo vedere tracce
di distruzione violenta dei palazzi micenei (Micene, Tebe, pilo ecc.). Si nota una continuità solo ad
Atene, non sembra ci sia stata una distruzione violenta. Questo potrebbe aver contribuito ad
alimentare il mito degli ateniesi di essere gli unici abitanti sempre rimasti in attica. Tutti gli altri
greci erano frutto di migrazioni di popolazioni arrivate da fuori, mentre gli ateniesi erano convinti di
essere autonomi. Questo è un mito, ma dietro a questo potrebbe nascondersi il fatto che la regione
dell’attica è stata risparmiata dalla distruzione. Gli studiosi moderni non sono convinti che
l’invasione dorica sia attendibile perché a livello archeologico non c’è traccia di popoli estranei a
quello miceneo, di solito quando un popolo si sostituisce a un altro porta la propria cultura. A
livello archeologico dovrebbe essere visibile nelle tombe, nei corredi funerari ecc. Invece non ci
sono segni di un cambiamento radicale di popolazione. L’ipotesi più probabile è quella di rivolte
interne: i damos/sudditi durante una ribellione avrebbero distrutto i palazzi e si sarebbero sostituiti
alla classe dominante micenea. Questo spiegherebbe perché a livello archeologico non abbiamo
cambiamenti (i damos erano già micenei). Per spiegare le rivolte interne si è fatta un’altra ipotesi,
ovvero quella del cambiamento climatico violento che avrebbe portato siccità, carestie, mancanza di
cibo e poi le rivolte. Altri studiosi hanno negato la presenza di tracce di cambiamenti climatici in
questo periodo. Un ulteriore ipotesi fatta negli ultimi decenni prende in considerazione tutte le
precedenti i Dori non arrivavano dall’esterno, ma erano un popolo minore già presente in Grecia
nel 2° millennio. Si trattava di un popolo forse escluso dall’elitè dominante e che quindi non ha
lasciato grandi segni di cambiamento nell’archeologia in quanto essa trasmetteva soprattutto le
immagini della società dominante, che aveva risorse per costruire palazzi e tombe ricche, oltre che
per gestire il potere. I dori si sono ribellati e hanno spazzato via la classe dominante micenea.
Questo spiegherebbe l’assenza di tracce di un popolo esterno e anche la distruzione violenta dei
palazzi micenei. Quello che possiamo dire con certezza è che il periodo tra il XIII e il XII secolo
a.C. è stato caratterizzato da forte instabilità nel mediterraneo orientale. È il periodo che
conosciamo come “periodo delle invasioni dei popoli del mare”.
La definizione di ‘popoli del mare’ è stata coniata dal faraone egiziano Ramesse III, che all’inizio
del 12esimo secolo ha affrontato e sconfitto gli invasori che cercavano di attaccare l’Egitto dal
mare. Ha poi inciso su una parete di un tempio un’iscrizione in cui racconta di questa vittoria. I
popoli del mare erano un insieme di popoli che potevano parlare lingue diverse e provenire da
diversi luoghi. Avevano la caratteristica di essere in movimento in tutto il mediterraneo orientale e
di attaccare le civiltà che lo popolavano. In quest’epoca, sotto l’urto di questi popoli, sono
scomparsi gli ittiti. Anche la città stato di Ugarit (nell’odierna Siria) è stata distrutta da queste
invasioni. Abbiamo traccia di questa città grazie a delle tavolette di comunicazione epistolare tra il
sovrano di Ugarit e altri sovrani in quanto erano richieste di aiuto contro i popoli del mare. L’Egitto
è riuscito a sconfiggere i popoli del mare, ma non senza perdite: ha perso il controllo della
Palestina. In Palestina si instaurano in questo periodo i filistei. Secondo la Bibbia erano i
discendenti degli ebrei, che in questo periodo sarebbero scappati dall’Egitto sotto la guida di Mosè
per giungere in Palestina.
I filistei secondo la bibbia venivano dall’isola di Cafto, che era Creta. Quindi è probabile che i
filistei fossero in realtà micenei. Nell’iscrizione del faraone Ramesse III, dove menziona
chiaramente alcuni popoli che hanno partecipato all’invasione dell’Egitto, vengono citati anche i
Danunu. Gli studiosi sono convinti che i danunu siano i danai (nome usato da omero per definire i
greci). Molto probabilmente i greci parteciparono a queste invasioni dei popoli del mare
(attaccarono Egitto, Palestina e la città di troia). La città di troia apparteneva all’area culturale degli
ittiti, che vengono appunto travolti da queste invasioni. La guerra di troia si colloca quindi quasi
certamente in un periodo di instabilità per l’egeo. Si trattava di un’epoca di invasioni, rivolte interne
e distruzione delle città. Non esistono popoli sempre invasori e altri sempre invasi: i micenei
possono aver partecipato a queste invasioni e poi essere invasi a loro volta. Questo periodo di
instabilità può aver portato a una situazione di incertezza all’interno della società micenea, fino a
provocare ribellioni. L’iliade racconta la guerra di troia; l’odissea racconta il ritorno a casa di
Ulisse. Quando torna trova casa sua invasa dai proci (pretendenti che vogliono sposare sua moglie).
Nel mito potrebbe nascondersi una realtà storica: i micenei hanno partecipato a queste invasioni
distruggendo troia, ma a casa loro la situazione si è deteriorata e il potere era minacciato. Nessuna
civiltà del mediterraneo è uscita da questo periodo rafforzata, sono state tutte in qualche modo
travolte. L’invasione dorica come motivo del crollo della civiltà micenea non è più accettata dagli
storici perché non ci sono tracce dell’arrivo di una popolazione nuova. Con la scomparsa della
civiltà micenea scompare la scrittura lineare B che aveva un collegamento con il palazzo, serviva
per l’amministrazione, a gestire le entrate e le uscite (dopo il 1200 a.C. non è più attestata). Quando
il palazzo viene distrutto e si disarticola il centro di potere dell’amministrazione, la scrittura non
serve più per gli scopi per cui è stata creata. Scompare anche la pittura monumentale. I
sopravvissuti vanno a vivere in centri minori, che non hanno più la monumentalità di prima, che
sono difficili da individuare a livello archeologico e non si interessano di tutto questo città stato.
Scompare l’artigianato di pregio, che ha a che fare con i gioielli, gli oggetti pregiati ecc. che
venivano usati nelle sepolture. Era tutto legato all’amministrazione palaziale. Quando i greci re-
costituiscono la civiltà organizzata, lo fanno su basi totalmente diverse. La città stato sarà un nuovo
inizio per la civiltà greca, con una scrittura alfabetica e non più sillabica, senza sovrano.
La formazione della civiltà greca nel primo millennio a.C.
Periodizzazione della storia greca:
1) Età minoico-micenea (XX-XII sec a.C.)
2) Età oscura -alto arcaismo (XI-IX sec a.C.) dark age: è un periodo di alcuni secoli in cui non
abbiamo documenti scritti e neanche fonti letterarie che raccontino i fatti di questo periodo. Le fonti
archeologiche diminuiscono perché viene meno la società palaziale che era costituita dalla civiltà
micenea. I centri abitati diventano più piccoli e quindi più difficili da individuare. Gli studiosi sono
convinti che sia un periodo di vivacità in cui si andava formando la civiltà greca del primo
millennio a.C. Il termine età oscura è oggi scartato da alcuni studiosi, ma ancora non si sono
accordati per raggiungere un nuovo nome. Domenico Musti in Italia ha proposto di definire questo
periodo come Alto arcaismo. Alto = cronologia più lontana da noi Basso = cronologia più vicina a
noi
3) Età arcaica (VIII-VI sec a.C.) sono maturati dei fenomeni sicuramente a partire dall’età
oscura. È un’epoca visibile, conosciamo dei personaggi che l’hanno caratterizzata. È un periodo di
sviluppo.
4) Età classica (V-IV sec a.C.); la civiltà greca raggiunge il massimo sviluppo con le polis (città
stato) e a livello culturale.
5) Età ellenistica che nasce con Alessandro magno che conquista molti territori e si chiude con la
conquista romana, quando l’impero di Magno viene conquistato dai romani.
Colonizzazione
Queste colonie non hanno niente a che fare con il colonialismo dell’800-900 (in questo periodo le
colonie erano governate direttamente dalla madrepatria). La colonia greca è una fondazione di esuli
partiti da una polis, che vanno a fondare una nuova polis indipendente da quella di partenza. I nuovi
territori non sono sotto il controllo politico della polis di prima. La prima colonizzazione greca è
quella dell’asia minore e risale all’età oscura. Non sappiamo quasi nulla di preciso (motivi, anni
precisi, quali zone). I greci avevano ricordi tramandati oralmente di questa colonizzazione. È
avvenuta troppo indietro nel tempo.
COLONIZZAZIONE DEL VIII-VI sec a.C. - Provocata dalle tensioni sociali all’interno delle
nascenti poleis in seguito a un aumento della popolazione nell’ VIII sec. Ce lo dice anche Platone. I
possedimenti dei genitori devono essere divisi tra tanti figli; dai contrasti c’è una parte che vince e
una che perde. Chi perde deve abbandonare la polis e cercare terra in altri luoghi e quindi nascono
le colonie. - Le aree principali di partenza sono Eubea, Acaia, Corinto, Rodi, Creta… - Le zone di
arrivo sono Italia meridionale (magna Grecia) che non va confusa con la Sicilia, egeo settentrionale,
mar Nero, Libia, Francia meridionale, catalogna. Apoikia = nome delle colonie che significa
‘allontanamento da casa’. I rapporti tra le colonie e la patria non sono buoni, perché i coloni sono
stati cacciati dalla patria e i rancori sono forti. I coloni hanno però gli stessi tratti culturali dei
concittadini che sono rimasti a casa. Vi è quindi un’estensione culturale, e nel corso dei secoli le
colonie riallacciano i rapporti con la madrepatria: con il passare delle generazioni si sopiscono i
rancori e rimangono le somiglianze culturali. Molto spesso le colonie chiederanno l’aiuto della
patria in caso di bisogno. Rapporti conflittuali con gli indigeni (siculi, sicani, lucani ecc.). I corinzi
sbarcano in Sicilia e fondano Siracusa, cacciando poi i siculi. A volte ci sono anche dei rapporti
amichevoli con gli indigeni re iblone che ha concesso la terra per costruire la colonia (megara
iblea). In Sicilia c’erano i fenici mentre in centro Italia c’erano gli etruschi; quindi, i greci non
riescono a colonizzare tutto. Lasciano il centro Italia agli indigeni e si interessano alle coste (sono
come rane attorno a uno stagno). Subcolonie = colonie fondate da altre colonie.
TIRANNIDE (metà VII- inizio V sec a.C.) Fenomeno che nasce dalla crisi dell’aristocrazia,
lacerata da lotte interne. Il potere è fondato sulla forza, ed è conquistato da un aristocratico con
l’appoggio dei soldati (opliti) e del popolo contro altri aristocratici. È un potere difficile da
trasmettere agli eredi per più di una generazione (i figli non hanno il merito di aver portato pace o di
aver preso il potere, solitamente i figli non vengono accettati al potere. Spesso sono più violenti dei
padri perché devono farsi accettare, rispettare, devono fronteggiare una maggiore opposizione. Ci
sono alleanze matrimoniali tra tiranni per rafforzare il loro potere. Solitamente la popolazione
accetta di sottostare al tiranno perché il tiranno garantisce la pace. Il suo potere ha messo fine a un
periodo di guerra, e quindi è anche benvisto dal popolo. Il tiranno non è un sovrano legittimo,
quindi è diverso da un re. Solitamente i tiranni non modificano l’organizzazione della città. I tiranni
al massimo resistono per 3 generazioni. - Corinto era governata da famiglie aristocratiche che si
sposavano tra di loro. Uno di questi personaggi, cipselo, si oppose a sposare una donna e con la
forza riuscì a cacciare gli oligarchi (tra cui la sua stessa famiglia). Cipselo ha fatto cose buone e non
ha usato la violenza. Ha trasmesso il suo potere al figlio Periandro, che è descritto come sanguinario
ed è riuscito a trasmettere nuovamente il potere al figlio Psammetico (cacciato perché senza
carisma). - Samo: Policrate (537-522 a.C.) - Mittilene: nel 600 a.C. circa vi era tensione
nell’aristocrazia, che ha deciso di eleggere un tiranno a tempo per porre fine agli screzi che c’erano
per evitare un conflitto. Non tutta l’aristocrazia ha accettato questa soluzione e quindi ha
combattuto per stare al potere. La parte aristocratica contro di lui ha perso e quindi è stata cacciata.
SPARTA E ATENE
Conosciamo la storia greca sulla base dei racconti che ci hanno trasmesso gli ateniesi, autori
stranieri vissuti ad Atene o autori non ateniesi vissuti anche dopo (Plutarco). Su sparta tutto quello
che sappiamo è di derivazione ateniese; perciò, i racconti sono per forza di cosa distorti. Nell’età
arcaica esisteva già la scrittura, ma non esistevano ancora gli storici. Gli scrittori che narrano
dell’età arcaica vivono nel IV/V secolo a.C. Tutto quello che si legge sull’età arcaica può essere sia
realtà storica sia deformazione/falsificazione. Alcuni autori per ignoranza o per modificare i fatti
hanno raccontato cose non vere. È un periodo documentato certamente più rispetto all’età oscura,
ma non ancora ai livelli delle età successive. Sia sparta che Atene hanno partecipato poco al
fenomeno della colonizzazione. La figura di Licurgo domina la sparta arcaica = semi-leggendario
primo legislatore della città. Già gli autori antichi erano incerti sul periodo in cui sarebbe vissuto
Licurgo. Senofonte, vissuto nel IV secolo a.C. lo colloca nel 1100 a.C. circa. Erodoto lo colloca
poco dopo il 1000; Plutarco ha scritto le vite parallele di molti personaggi e dice che su Licurgo non
c’era nulla di certo tutto quello che si sapeva era frutto di elaborazione successiva. Egli riteneva
che Licurgo avesse conosciuto omero e lo colloca nel 870. Tucidide, Aristotele e Eratostene lo
collocano nell’800, mentre Platone e nel 650. Abbiamo dei motivi per credere che sia vissuto
realmente. Licurgo aveva elaborato la costituzione di sparta = insieme di norme che stabilivano
l’organizzazione politica e sociale della città. Si tratta di una costituzione oligarchica ispirata
dall’oracolo di Delfi. La costituzione, detta Rhetra ha stabilito per prima cosa la tripartizione della
popolazione:
- Spartiati = cittadini di pieno diritto. Erano gli unici che costituivano la polis. Gli unici autentici
cittadini spartani.
Vivevano a Sparta anche persone che non facevano parte della polis come:
- Perieci = abitanti liberi della Laconia, ma non cittadini (sono esclusi dalla vita politica). Non
facevano parte della polis, ma dividevano solo il territorio con gli spartiati.
- Iloti = schiavi autoctoni della Laconia. Costituivano una comunità compatta e per questo erano
diversi dagli schiavi provenienti dall’esterno. Gli iloti erano una minaccia perché, potendo
comunicare, potevano formare alleanze e ribellarsi. Non erano liberi e non erano cittadini. Non si
sa bene da dove provenissero, si pensa abitassero la Loconia e poi fossero stati sottomessi dai Dori.
Quando Omero descrive Sparta nell’odissea non c’è traccia degli Spartani, dei Perieci e degli Iloti.
Oligarchia= governo di pochi. Sparta rimarrà sempre oligarchica. È l’unica città ad avere due re. (si
usava spesso il termine basileia).
Il basileio era il sovrano o il re di Sparta.
Sparta aveva due re (diarchia) appartenenti a due case reali diverse; euripontidi e agiadi. Avevano
dei ruoli di comandanti militari; se uno fosse andato in guerra, l’altro sarebbe rimasto a esercitare il
potere. Non erano re assoluti, ma semplicemente pari agli altri cittadini con più prestigio. Vi era un
consiglio degli anziani (28 spartiati con + di 60 anni e i 2 re); prendeva decisioni riguardanti la
comunità e sottoponevano le decisioni all’assemblea dei cittadini (apella = insieme degli spartiati).
L’apella poteva solo accettare o negare una decisione. Non poteva modificare i provvedimenti o
discuterli. Magistratura degli efori che erano 5 e dovevano sorvegliare sul rispetto della
costituzione. Nessun spartiata doveva elevarsi sugli altri o ispirare alla tirannide. Sparta non ha mai
conosciuto la tirannide.
Nella Rhetra erano previste norme rigide che regolavano la vita degli spartiati dalla culla alla morte.
La collettività era molto forte e l’individuo era costretto dentro rigide norme. Per gli ateniesi che
raccontano queste norme, sparta era misteriosa e ce ne lasciano descrizioni pittoresche. Sparta era
una città molto chiusa che non accetta la figura dello straniero. Non vi erano stranieri residenti a
sparta. Questo ha favorito l’elaborazione di racconti molto coloriti sugli spartani.
Educazione spartana:
- Esposizione dei neonati fisicamente più delicati. Venivano abbandonati - Plutarco racconta che i
bambini venissero lavati dalle madri nel vino perché crescessero più forti. Se un neonato fosse
apparito debole sarebbe stato abbandonato perché Sparta non voleva farsi carico di cittadini fragili.
- Educazione militare a partire dai 7 anni (unica forma di educazione). I bambini venivano prelevati
dalle famiglie. Non si dedicavano alle altre attività, che venivano lasciate agli iloti solitamente
(agricoltura, artigianato, allevamento ecc.).
- Gli spartiati dovevano mangiare tutti assieme, con pasti in comune (sissizi).
- guerra rituale agli Iloti. Tra i compiti degli spartiati c’era, durante il servizio militare, quello di
fare una guerra rituale agli iloti. Ogni spartiata doveva uccidere almeno una volta nella vita un ilota.
Questo serviva per mantenere il timore negli iloti, ma anche per far coalizzare gli iloti e farli
ribellare.
Sparta aveva un’oligarchia perché gli spartiati erano pochi, dopo oligantropia (carenza di uomini).
All’epoca di Licurgo erano circa 9000; nel 480 erano 5000 e nel 371 erano 1000. Questa scesa degli
spartiati ha avuto incidenza sulla rilevanza della città e sulla sua possibilità di scendere in guerra
con un vasto esercito. Sparta è rimasta un’oligarchia ma con un numero di cittadini di molto minore.
- A sparta i soldati lo erano di professione; nelle altre città, come ad Atene, i cittadini avevano altre
professioni e diventavano soldati in tempo di guerra. Sparta aveva una società militaristica.
Nell’età arcaica sparta ha combattuto contro gli iloti ma anche contro altre polis per i territori:
Guerre messeniche: sparta ha combattuto per sottomettere la Messenia (zona confinante con
la Laconia, che è la regione tipica di sparta). La guerra messenica (VIII sec a.C.); II guerra
messenica (VII sec a.C.); dopo queste due guerre la Messenia fu conquistata. Sparta era la
polis con il più ampio territorio sotto il suo controllo. Anche Atene aveva un vasto territorio,
il più grande dopo sparta.
Guerre contro la città di Argo (sempre la più importante rivale di Sparta nel Peloponneso),
che dominava la regione Pargolide. Fu l’unica città che riuscì a tenere abbastanza testa a
sparta. Guerra tra il VII e il V sec a.C. Gli uomini d queste due zone conquistate
diventavano iloti. Nelle altre zone invece mantenevano le loro posizioni, vivendo però in
zone sottomesse a sparta. Erano gli spartani a pensare che Licurgo fosse l’artefice della
costituzione. La costituzione spartana deve essersi però creata nei secoli. Abbiamo notizie di
una sparta più aperta. Da scrittori e poeti spartani. Probabilmente era una polis normale, poi
combattendo queste guerre ha dovuto assumere un carattere ostile verso l’esterno e
refrattario rispetto alle manifestazioni culturali.
Formazione della Lega Peloponnesiaca (metà del VI secolo a.C.).
Atene
Nel VII secolo a.C. vi era un’aristocrazia terriera (eupatridi) e il popolo, formato soprattutto da
contadini. Essi sono descritti con due nomi: hektemoroi e pelatai. Si trattava di contadini liberi, ma
alle dipendenze degli eupatridi. Dovevano coltivare i loro terreni ma anche alcuni per conto degli
aristocratici. Hektemoroi (sesta parte) = dovevano 1/6 del raccolto agli aristocratici; Pelatai =
significa vicino, fanno parte della cittadinanza ma subordinati agli aristocratici. I contadini avevano
un debito nei confronti dell’aristocrazia, se non riuscivano a versare quanto dovuto pagavano col
corpo, diventando schiavi degli aristocratici.
Attica = regione di Atene.
In questo periodo abbiamo le prime leggi scritte (prima erano tramandate oralmente) attribuite a
Draconte (624 a.C.) = erano leggi severissime e si diceva che Draconte le avesse scritte col sangue,
da qui l’aggettivo Draconiano ovvero molto severe.
Gli arconti erano supremi magistrati ateniesi. Gli anni venivano contati sulla base dell’arconte. Ogni
città aveva il modo per numerare gli anni, il proprio dialetto, la sua moneta ecc. erano refrattarie
all’omologazione. A sparta invece gli anni venivano calcolati in base all’eforo. - Arconte eponimo
= dava il nome all’anno, nelle adozioni era colui che verificava - Arconte re = si occupava di
questioni religiose - Arconte polemarco = comandava l’esercito, comanda in guerra. Con il tempo il
polemarco iniziò ad occuparsi degli stranieri (nemico= straniero) - 6 tesmoteti = aggiuntisi
successivamente con funzioni giudiziarie.
La tirannide era un fenomeno tipico dell’età arcaica ed è stata conosciuta da Atene anche se un po'
dopo rispetto alle altre città. All’inizio del VI secolo hanno deciso di eleggere Solone per fare da
mediatore tra aristocratici e popolo. Doveva smussare le varie tensioni e scongiurare un conflitto.
Le riforme di Solone risalgono al 594/593 a.C. Solone era anche un poeta. Ci ha lasciato delle
poesie in cui racconta i provvedimenti che ha preso. Altri provvedimenti sono attribuiti da storici
successivi o da Plutarco. I provvedimenti più tardi possono appartenere davvero a solone o essere
frutto di altri (poi attribuiti dai greci successivi a solone). Solone abolisce la schiavitù per debiti
(quello che accadeva ai contadini) e di conseguenza ha demolito anche i debiti, non si poteva
estinguere il debito col proprio corpo (seisachtheia, liberati dai pesi).
Questo ha gettato le basi per la democrazia che nasce un secolo dopo solone. Egli ha aperto la via
agli schiavi importati dall’estero (non vi erano più gli autoctoni). Atene non conobbe ribellioni di
schiavi difficoltà di comunicazione. Solone ha abolito i debiti (scuotimento dei pesi = ceppi di
pietra con cui gli aristocratici indicavano che la terra non era più dei proprietari, ma loro) ha
restituito le terre confiscate al popolo, dopo che erano state prese dall’aristocrazia. Libera le terre.
Questi sono i provvedimenti che sicuro furono attuati da solone. Non sono così attendibili:
- Istituzione delle classi censitarie = divisione della popolazione sulla base della ricchezza:
pentacosiomedimmi (produzione di più di 500 medimni di grano); cavalieri (più di 300 medimni di
grano sfamare un cavallo); zeugiti (più di 200 medimni di grano due buoi); teti (nullatenenti).
Si pagavano i contributi sulla base del reddito e poi la divisione serviva per regolare la vita politica
= solo le prime due classi potevano diventare arconte e quindi accedere alle massime cariche.
Questo serviva a mantenere intatta l’oligarchia.
- Istituzione della boulè dei 400 = un consiglio con 100 consiglieri per ognuna delle 4 tribù in cui si
dividevano gli ateniesi. Tutte le poleis greche erano divise in tribù. Ad Atene erano divise in gruppi
di famiglie imparentate tra di loro. La boule era un organo politico. Le tribù erano ripartizioni
ufficiali della polis. Gli ioni erano abituati a suddividere la popolazione in quattro tribù, i dori in tre.
- Istituzione del tribunale popolare (eliea) = il popolo sedeva a giudicare i casi. Gli arconti si
occupavano di raccogliere denunce, si verificare gli estremi per fare un processo, indagavano ecc.
(furti, violenza)
- Riforme legislative = Solone avrebbe modificato tutte le leggi Draconte rendendole più flessibili
(tranne quelle sull’omicidio). In età classica gli ateniesi attribuivano quasi tutte le loro leggi a
Solone. L’anno attico iniziava col solstizio d’estate e andava avanti fino al solstizio estivo
successivo nostro anno solare. Ecco il perché delle doppie date.
Nonostante ciò, le tensioni continuarono a persistere… ed è quindi che Atene conosce la tirannide.
Solo a metà del VI secolo arriva il tiranno Pisistrato che prende il potere, ma lo fa a più fasi perché
non gli riesce subito semplice. Le riforme di solone non hanno raggiunto lo scopo di mantenere la
pace internamente. Ad Atene la tirannide si afferma con difficoltà perché è una città che si ribella.
Nelle altre città i tiranni hanno preso il potere con più facilità, mentre Atene resiste. Pisitrato era un
aristocratico e comandante militare che prevale sugli altri grazie all’aiuto dei soldati e del popolo.
Aveva acquisito prestigio e stima conquistando l’isola di salamina di fronte all’attica, allora contesa
tra Atene e Megara. A metà del VI secolo esistevano 3 gruppi di potere informali ad Atene (non
normati dalla costituzione). Sono legati alla localizzazione geografica, ripartizioni di fatto, non
ufficiali:
1. Pediaci: abitanti della pianura capeggiati dall’aristocratico Licurgo (omonimo del legislatore
spartano). I pediaci erano aristocratici latifondisti che fondavano il loro potere sulla proprietà
terriera estesa.
2. Parali: abitanti della costa capeggiati da Megacle (capo della famiglia aristocratica degli
alcmeonidi).
3. Diacri: abitanti della montagna capeggiati da Pisistrato. In montagna non c’era una grande
proprietà terriera, ma boscaioli, tagliapietre ecc.
Pisistrato prevale sugli altri e dopo tre tentativi si è fatto tiranno: Erodoto ci racconta un secolo
dopo che un giorno Pisistrato si è presentato all’assemblea pieno di ferite autoinflitte, facendo finta
che gliele avessero fatte i suoi nemici fino quasi a ucciderlo. Chiese ai cittadini che gli dessero una
scorta armata per proteggerlo. I cittadini gli concessero 300 guardie armate, che pisistrato usò per
occupare l’acropoli di Atene e prendere il potere, perché era l’unico ad avere così tante persone al
suo servizio. Durò poco perché gli aristocratici si coalizzarono e in poco tempo lo cacciarono da
Atene. Dopo pochi anni pisistrato stringe un’alleanza con megacle per tornare al potere. Insieme
riuscirono a cacciare i loro nemici e presero il potere. L’accordo era che pisistrato dovesse andare al
potere come tiranno con l’appoggio di megacle. L’accordo si ruppe dopo poco tempo e megacle
cacciò pisistrato. Pisistrato viene mandato in esilio e riesce a stringere alleanze con altri tiranni
greci. Ottiene l’appoggio di personaggi che in seguito, grazie al suo aiuto, sarebbero diventati a loro
volta tiranni (policrato di Samo, principi della Tessaglia, gorgilo di argo). Crea un’alleanza militare
con cui nel 546 a.C. sbarca in attica, sconfigge l’esercito ateniese, caccia in esilio gli aristocratici
suoi nemici e si instaura come tiranno fino al 528 a.C.
I tiranni, soprattutto quelli di prima generazione non sono ricordati come comandanti crudeli, come
vorrebbe il cliche del tiranno. Sono ricordati come buoni governanti che solitamente prendono il
potere ponendo fine a una guerra civile. Parte della comunità, in particolare il popolo, era
riconoscente verso il tiranno per aver portato la pace. Anche parte dell’aristocrazia si schierava con
il tiranno vincitore. Solo gli aristocratici irriducibili venivano cacciati in esilio. È ricordato come un
buon comandante e non ha alterato la vita politica di Atene, che ha continuato ad eleggere gli
arconti. Semplicemente pisistrato, grazie alle guardie armate di cui disponeva poteva imporre il suo
volere, e far eleggere come arconte persone di fiducia. È ricordato anche per aver promosso
l’agricoltura che crea un fondo per sovvenzionare i contadini, per dissodare i terreni. Egli crea la
figura dei giudici itineranti, che andavano in giro per le campagne a giudicare le diatribe tra i
contadini. In questo modo i contadini non dovevano spostarsi fino al centro urbano. Questo aveva lo
scopo di tenere lontano la popolazione dal centro urbano/di potere in modo tale che fosse più
difficile per la gente comunicare, organizzarsi per eventuali ribellioni e cospirazioni. Tenendoli
lontani dal centro di potere rafforzava la propria posizione. Pisistrato è rimasto al governo per 18
anni e ha trasmesso il potere ai suoi figli Ippia e Ipparco (528-510 a.C.).
La tirannide greca difficilmente riusciva a superare la II generazione. Vi è un inasprimento della
tirannide nel passaggio alla seconda generazione. Non si ereditava con il potere anche il carisma, il
prestigio e l’appoggio della comunità. Il tiranno solitamente arrivava al potere per meriti suoi e gli
si riconosceva per questo il diritto di governare. L’alternativa al tiranno era la ripresa della guerra
civile. Ma quando subentrano i figli, essi non hanno i meriti del padre. Governavano solo per
parentela, il loro carisma era anche minore. La loro legittimità messa in discussione, e questo faceva
aumentare le congiure per rovesciarli dal potere. Aumentava quindi per loro l’esigenza di reprimere
le congiure anche con il sangue. Questo inaspriva la tirannide, che nelle seconde generazioni
diventava più violenta.
Ippia e ipparco nel corso degli anni devono affrontare un’opposizione crescente al loro governo,
finché 2 cittadini ateniesi, Armodio e Aristogitone nel 514 a.C. (data certa, perché Erodoto che ce lo
racconta è nato 30 anni dopo quel fatto, la distanza temporale è breve), tentano di uccidere i due
tiranni. Muore solo Ipparco. I due vengono messi a morte e Ippia da quel momento governa
guardandosi continuamente le spalle
Questo fatto rappresenta un po' una svolta.
Il governo diventa dispotico e iniziano anche i tentativi dall’esterno di rovesciarlo. Gli alcmeonidi
(famiglia di megacle) tentano di rientrare con la forza in attica ma vengono sconfitti nella battaglia
di lipsidrio (513 a.C.).
A quel punto si cerca di chiedere l’aiuto di Sparta attraverso l’oracolo di Delfi, che era molto legato
alla città. Sparta spesso seguiva le indicazioni dell’oracolo. Il tempio di Delfi era stato bruciato in
un incendio accidentale alcuni anni prima e gli alcmeonidi finanziarono la sua ricostruzione. Per
riconoscenza chiesero all’oracolo di convincere gli spartani a tornare ad Atene per rovesciare la
tirannide.
Gli spartani intervennero nel 510 a.C. con il re Cleomene I, Ippia fugge in esilio. Ippia tenterà in
seguito di tornare senza successo. La tirannide della famiglia di pisistrato termina non riuscendo a
passare alla terza generazione. Nasce quindi la democrazia ateniese secondo una procedura
difficoltosa.
Erodoto e Tucidide due storici dell’età classica, hanno cercato di minimizzare il contributo della
popolazione. Ma in realtà quello dei due cittadini è un
motivo strettamente passionale. Ipparco occhi si ammodio.
Ma volevano uccidere entrambi, ma riuscirono solo ad
uccidere Ipparco.
Le guerre persiane
Delle guerre persiani abbiamo il racconto di
Erodoto, abbiamo un racconto preciso e abbastanza attendibile.
Costituiscono l’ultimo evento della guerra arcaica.
Segnano il passaggio dall’età arcaica a quella classica. L’età classica (V-IV sec a.C.) è l’epoca in
cui sono più abbondanti le fonti in nostro possesso. Atene sviluppa un primato culturale: la maggior
parte degli intellettuali dell’epoca nasce/vive ad Atene. Chi non è ateniese si trasferisce lì. Atene
produce cultura e storia; gli autori scrivono i fatti del loro periodo o dell’epoca immediatamente
precedente. Siamo ben informati sull’età classica, possiamo scendere più nel dettaglio. Guerre
persiane = conflitto che vide opporsi, all’inizio del V secolo a.C. i greci e i persiani. L’impero
persiano si era costruito nel corso del VI secolo a.C. e nel corso di quel secolo era entrato in
contatto con i greci sulla costa egea dell’asia minore (area dell’odierna Turchia). I greci erano
presenti in asia minore in particolare in 3 zone:
- Eolia (lesbo, Smirne, Cuma)
- Ionia (Efeso, Mileto, Samo, chio)
- Doride (Alicarnasso, cnido, coo, rodi)
Inizialmente greci e persiani erano abbastanza pacifici poi la situazione cambiò.
Questo è l’imperio persiano (molto esteso).
L’asia minore era abitata da regni indigeni, in particolare quello di Lidia. Dall’età arcaica inizia ad
avere contatti con i greci, in particolare gli Ioni (i contatti erano sia positivi che negativi). Poi a
metà del VI secolo a.C. viene sottomessa dei persiani. I greci chiamavano il sovrano persiano ‘gran
re’
perché era il re che dominava sul più grande territorio allora esistente. La conquista persiana
dell’asia minore occidentale avviene per mano del gran re Ciro il grande, che nel 546 a.C.
sottomette il regno di Lidia e quindi entra in contatto con i greci. Questo è anche l’anno in cui
Pisistrato diventa tiranno per la terza volta ad Atene. L’impero persiano era enorme se rapportato
alla grandezza delle poleis greche. L’impero aveva il proprio centro nella regione della persia e
nella capitale Persepoli. Le conquiste di Ciro il grande: 1. Media nel 550 a.C. 2. Lidia nel 546 a.C.
3. Babilonia nel 538 a.C. 4. Siria e Fenicia Conquiste di Cambise, figlio di Ciro: 1. Egitto nel 525
a.C.
Conquiste di Dario I (detto il Gran re), ha completato la costruzione dell’impero, conquistando tutte
le province orientali fino all’india (odierno Pakistan). 1. Oriente nel 518 a.C. 2. Tracia nel 513 a.C.;
prima e unica satrapia in Europa.
L’impero persiano si è costituito nella seconda metà del sesto secolo e solo alla fine del secolo i
greci vi entrano in conflitto. Le satrapie erano le provincie persiane governate da un satrapo; la
Lidia diventa una satrapia. È un impero in piena espansione quando entra in contatto con i greci,
che si sentivano minacciati. I greci sono stati i primi a fermare la loro espansione. Nel V secolo, il
primo storico greco a lasciarci un racconto ampio su questi eventi è Erodoto. Egli non era ateniese,
ma originario di Alicarnasso (in asia minore). È uno storico che ha dovuto abbandonare la sua patria
di giovane per conflitti politici ed è andato a stabilirsi ad Atene. Pur non essendo ateniese, ci
racconta la storia degli ateniesi. Ha viaggiato moltissimo tra Italia, fenicia ed Egitto. Nelle sue storie
racconta la guerra tra greci e persiani, che per lui era un evento appartenente alla sua infanzia: era
nato durante questa guerra. Non l’ha vissuta di persona, ma ne ha scritto pochi decenni dopo,
quando erano ancora vivi i protagonisti. Il ricordo non era così lontano da favorire alterazioni e
abbellimenti della realtà storica che erano tipici della ricostruzione dei moderni rispetto all’età
arcaica. Erodoto parla anche dell’età arcaica, ma appartenendo al secolo precedente era più lontana
nel tempo. L’elemento scatenante delle guerre persiane è la rivolta degli ioni, ovvero gli abitanti
della fascia centrale dell’asia minore occidentale.
Gli ioni nei primi tempi avevano accettato la dominazione persiana e quindi tra i due popoli vi
erano buoni rapporti. La dominazione persiana all’inizio non era così pesante come divenne sotto il
regno di Dario I. Dario I sale al trono circa 25 anni dopo la conquista della Lidia. Egli è il sovrano
che organizza il sistema tributario dell’impero persiano; quindi, stabilisce dei precisi tributi che tutte
le provincie persiane devono versare a governo centrale. Anche le città greche dell’asia minore,
quindi, iniziano a essere sottoposte a una pressione fiscale a cui non erano abituate. Cominciano a
maturare un sentimento di insofferenza nei confronti della dominazione persiana, che all’inizio
sembrava solamente formale (le città greche) dovevano solo riconoscere la supremazia del re di
persia, potendo continuare a governarsi autonomamente). Dario I istituisce invece questo sistema di
tributi che impone alle città di versare annualmente una certa somma di denaro all’impero. Nel 499
a.C. gli ioni si ribellano alla dominazione persiana. Il fomentatore della rivolta è stato Aristagora, il
tiranno di Mileto. Policrate, tiranno di Samo, era riuscito a sottrarsi alla dominazione persiana
grazie alla sua potente flotta e al fatto che Samo era un’isola. Tuttavia Policrate viene assassinato
dai persiani, e i tiranni successivi erano diventati garanti della sottomissione di Samo e di tutte le
altre città greche nell’asia minore rispetto all’impero persiano. Era più facile per i persiani garantirsi
la fedeltà di singoli uomini (tiranni) piuttosto che di tutta la popolazione delle singole poleis. Il
tiranno, sostenuto dall’impero persiano, faceva sì che le città stessero in condizione di sottomissione
rispetto all’impero. Aristagora si ribella: nel 500 a.C. guida una spedizione militare con l’appoggio
persiano contro l’isola di Nasso nell’egeo. La spedizione fallisce e Aristagora ottiene per questo di
essere punito (ha condotto i persiani in una spedizione fallimentare). Egli decide di prevenire una
possibile punizione ribellandosi e deponendo la carica di tiranno, in quanto simbolo dell’alleanza
con i persiani (garante della sottomissione all’impero persiano delle città greche). Dopo aver
deposto la carica, chiama alla ribellione gli ioni (da tiranno sarebbe stato difficile chiedere
l’appoggio della popolazione d’asia minore). Gli ioni rispondono al suo appello: tutte le città
ioniche insorgono contro i persiani approfittando dell’elemento sorpresa. L’impero persiano era
immenso e poteva radunare grandi eserciti, ma ci voleva tempo per organizzarsi. Mentre i persiani
preparano la reazione, nel 498 a.C. gli ioni incendiano la città di Sardi, capitale della lidia e
capoluogo amministrativo persiano.
Prevedendo la forte reazione persiana, chiedono aiuto alle varie poleis greche. Aristagora va in
missione sia a sparta che ad Atene: a sparta ottiene un rifiuto; il re Cleomene I rifiuta di intervenire
aldilà dell’egeo per soccorrere gli ioni perché non ha interesse, inoltre gli spartani non erano
specializzati nei combattimenti via mare e non si trattava di una città ionica, ma dorica; -Atene
decide invece di rispondere all’appello inviando delle navi, così come fa la piccola città di Eretria
sull’isola Eubea a est di Atene.
Esse accettano perché città ioniche. La battaglia navale decisiva avviene nel 494 a.C. nell’isolotto di
Lade (era antistante Mileto e oggi non esiste più perché è stato interrato dal flusso costante dei
sedimenti). Il gran re Dario I manda un esercito di terra e una flotta. La flotta persiana è composta
prevalentemente da navi fenicie (i territori fenici erano satrapie dell’impero persiano). - La flotta
greca è stata sconfitta e Mileto è stata conquistata e rasa al suolo.
La rivolta ionica finisce con un fallimento, ma nonostante questo ha dato origine alle guerre
persiane, Dario I non poteva tollerare che le città greche portassero aiuti ai greci ribelli suoi sudditi.
Erodoto ci dà un giudizio negativo della rivolta ionica: innanzitutto essendo un dorico aveva una
rivalità pregressa nei confronti degli ioni; in più ci dice che non solo la rivolta è stata fallimentare al
fine di ottenere l’indipendenza, ma è stata deleteria per l’intera Grecia, scintilla che ha fatto
esplodere un conflitto che ha interessato tutta la Grecia per 20 anni. La Grecia è uscita vincitrice ma
scontando un prezzo molto alto. Erodoto dà quindi un giudizio su un evento a lui recente.
La prima guerra persiana (chiamavano le guerre secondo il nome del popolo con cui
combattevano) (492/490 a.C.) è la prosecuzione della repressione persiana della rivolta ionica. È
una guerra contro le due città che avevano aiutato gli ioni. Nel 492 a.C., morto Aristagora, Dario I
avvia una spedizione con esercito e flotta guidata dal generale Mardonio. Questa spedizione si avvia
attraverso l’Ellesponto (zona di stretti), ma fallisce perché la flotta incappa in una tempesta e fa
naufragio. Senza la flotta che portava tutti i rifornimenti dell’esercito, esso si spinge in macedonia e
ne ottiene il vassallaggio. Poi però deve tornare indietro.
Due anni dopo, nel 490 a.C. Dario I non demorde e avvia una seconda spedizione solo navale agli
ordini del generale Dati, che distrugge Eretria e sbarca a Maratona in attica. La popolazione di
Eretria viene deportata in persia. Ciò che impensierisce gli ateniesi è il fatto che tra i persiani ci sia
anche Ippia, che approfitta della spedizione contro Atene nella speranza che i persiani vincessero e
che egli potesse tornare in patria.
Ippia era stato l’ultimo tiranno di Atene, cacciato con l’aiuto degli spartani, che aveva annunciato
20 anni prima il suo ipotetico ritorno nella città. Il progetto persiano era quello di vincere,
sottomettere Atene e mettere ippia al potere per garantire così il dominio persiano in Grecia.
Cercavano quindi di replicare ciò che avevano fatto in asia minore con i tiranni garanti dell’ordine
persiano. Gli ateniesi chiedono aiuto agli altri greci, ma nessuna città risponde all’appello tranne
Platea (città alleata di Atene da 30 anni). Sparta promette aiuto ma arriva tardi, a battaglia
praticamente finita.
Vengono schierati circa 11 mila soldati contro circa 30 mila persiani. Nell’agosto del 490 a.C.
avviene la battaglia nella piana di maratona. È una battaglia che vede prevalere i greci nonostante
l’inferiorità numerica. I greci avevano armamenti più pesanti (corazza, scudo, elmo, gambali ecc.). I
persiani invece avevano un esercito variegato: egiziani, babilonesi e altre popolazioni, ogni
popolazione aveva i propri armamenti e non tutti avevano le corazze. Era un esercito estremamente
disomogeneo che puntava molto sulla superiorità numerica. Il protagonista di questa battaglia è lo
stratego. Stratega = termine generico che indica chi elabora una strategia. C’è lo stratega di una
guerra ma anche quello di una campagna elettorale o pubblicitaria. Lo stratego era il nome ufficiale
del magistrato che ad Atene guidava l’esercito. Il comandante dell’esercito era l’arconte polemarco;
la battaglia di maratona è l’ultima occasione in cui l’arconte polemarco è presente sul campo di
battaglia. Dopo le riforme di Clistene nascono 10 comandanti per le 10 tribù. Ogni tribù arruolava
un reggimento per combattere e a capo di ciascun reggimento vi era uno stratego. Milziade è il
protagonista di questa battaglia, ed era lo stratego di una delle tribù ateniesi. L’arconte polemarco
era Callimaco, ma non giocava un ruolo fondamentale. Gli ateniesi per giorni fronteggiano i
persiani a maratona, indecisi se attaccare o aspettare. Alla fine Milziade prende l’iniziativa e
convince gli ateniesi che conviene attaccare. È lui che guida l’attacco e costringe i persiani a
ritirarsi sulle navi e abbandonare l’attica. Milziade acquisisce un prestigio enorme: da quel
momento il polemarco continua a esistere come figura, ma svolgerà solo più incarichi giudiziari e
sedentari ad Atene, riguardanti soprattutto gli stranieri. La guerra verrà affidata sempre agli
strateghi. I persiani decidono di cercare di attaccare Atene a sorpresa contando sul fatto che l’intero
esercito ateniese si trovasse a maratona. Circumnavigano con le navi l’attica e cercano di arrivare in
città prima dell’esercito. Maratona dista 42 km da Atene, ci sarebbero voluti 2 giorni all’esercito per
tornare. Milziade invia un messo per avvertire Atene che i persiani stanno arrivando dal mare.
Il messo Filippide corre da maratona ad Atene per avvertire l’esercito dell’imminente attacco. La
corsa rimane celebre, tant’è che ancora oggi alle olimpiadi si corre la maratona di 42 km. Quando la
flotta persiana arriva, trova la città in allerta e rinuncia all’attacco. Il bilancio della prima guerra
persiana è la distruzione di Eretria, ma il fallimento della spedizione contro Atene.
La prima guerra finisce con una vittoria a metà. I persiani volevano una rivincita perché Atene non
era ancora stata punita per aver aiutato gli ioni e aveva inflitto anche una sconfitta umiliante ai
persiani.
Tra la prima e la seconda guerra persiana (490-480 a.C.) …
Prima della seconda guerra passano dieci anni in cui:
1. Viene esercitato per la prima volta l’ostracismo ad Atene (488 a.C.). La vittima è Ipparco
figlio di Carmo, che era parente con i tiranni pisistratici. Viene usato l’ostracismo perché Ippia al
tempo della prima guerra persiana era già molto anziano e probabilmente è morto poco dopo. Morto
ippia, gli ateniesi iniziano a usare l’arma dell’ostracismo contro i parenti dei tiranni che avrebbero
potuto cercare di seguire le loro orme. La parola ostracismo derivava dal greco Ostrakon (coccio,
che veniva usato come materiale scrittorio durante le votazioni).
2. I persiani tardano a tornare perché Dario I muore nel 485 a.C. e ribellione dell’Egitto
contro il nuovo Gran Re Serse, prima di riuscire a organizzare la seconda spedizione. Il suo
successore, il figlio Serse, non può immediatamente attaccare per vendicare la sconfitta del padre
perché si ribella l’Egitto. Nell’impero persiano capitava spesso che in seguito alla morte del sovrano
nascessero delle ribellioni (erano i momenti migliori per le rivolte, il passaggio di potere era un
momento delicato). Il nuovo sovrano poteva essere o non abbastanza abile o non abbastanza forte
per stare al trono. L’Egitto, sottomesso 40 anni prima, era una delle province più rivoltose.
3. creazione della flotta Ateniese su iniziativa di Temistocle (483/2 a.C.). Temistocle ha convinto
gli Ateniesi a non spartirsi l’argento trovato, ma a costruire una flotta diventando così una potenza
navale.
4.Ostracismo di Aristide, rivale di Temistocle (483/2 a.C.). Ad Atene nel 483/2 a.C. furono
scoperte delle miniere di argento. Improvvisamente Atene dispone di molte risorse. La prima idea
che venne agli ateniesi fu quella di distribuire questo argento alla popolazione. Temistocle propone
di usare l’argento per costruire una flotta da guerra per tutta la polis. Voleva creare una flotta
composta da centinaia di navi, a fronte di una flotta iniziale modesta comprendente una/qualche
decina di navi. Riesce a far prevalere la sua proposta in assemblea; Atene alla vigilia della seconda
guerra persiana si dota di una grande flotta da guerra.
Temistocle, per far passare questa sua proposta, ostracizza il suo rivale Aristide nel 483/2 a.C., qui
l’ostracismo è usato da un capo aristocratico come strumento di lotta politica per disfarsi di un
rivale. Serve per mobilitare il popolo (il potere è suo), ma sono ancora gli aristocratici a esercitare
un ruolo fondamentale. Aristide non mirava a farsi tiranno, anzi le fonti lo ricordano come ‘Aristide
il giusto’, una persona incorruttibile. Plutarco ha anche dedicato una sua vita ad Aristide.
L’ostracismo di Aristide durò meno di 10 anni perché nel 480 a.C. i persiani invasero la Grecia, che
era nuovamente in pericolo. Il primo provvedimento che fecero gli ateniesi consisteva nel
richiamare tutti i concittadini per combattere il nemico comune, anche quelli ostracizzati (tra cui
Aristide). Dopo l’ostracismo di Aristide inizia la seconda guerra persiana, che ebbe dimensioni
molto maggiori. Serse aveva progetti più ambiziosi del padre Dario. Dario voleva solo punire le
città greche; Serse invece voleva punire la Grecia per aver sconfitto il padre e sottometterla per
renderla una satrapia o lasciarla autonoma sotto il governo di un tiranno (vassallaggio come in
macedonia, obbedienza all’impero persiano e fornire aiuto in caso di necessità).
La spedizione di Dario era solo per mare (30 000 soldati), mentre la spedizione di Serse è via terra e
via mare. Erodoto parla di milioni di soldati provenienti da tutto l’impero, oggi si pensa a 100 000
uomini. Era un numero spropositato per i greci, che ragionavano per singole polis. L’esercito
persiano era qualcosa di mai visto. Vi erano circa 1500 navi e anche gli ioni (greci dell’asia minore
che partecipavano alla guerra contro altri greci nelle fila dei persiani).
Serse colpì molto i greci creando due ponti di barche sullo stretto dell’Ellesponto per fare passare i
soldati (punto in cui asia ed Europa erano più vicine). Il ponte di barche era il modo più semplice e
veloce per passare; costruire un ponte vero e proprio avrebbe richiesto degli anni. Ha affiancato
centinaia di barche e poi ha messo una pedana in modo che l’esercito potesse passare. Serse arriva
così in Europa. I greci hanno formato una coalizione di polis per fermare la minaccia persiana (era
una questione che riguardava tutta la Grecia). Questo scontro è stato dipinto nel passato come
un’immane battaglia per la libertà tra Grecia e l’oriente. In realtà nell’esercito di Serse vi erano
anche greci. Anche in Grecia ci furono poleis che non si opposero all’invasione persiana, anzi che
parteggiavano per loro; medismo = medizzare = passare dalla parte dei persiani. La media era la
prima zona conquistata dai persiani. I medi non erano molto distinguibili dai persiani (affinità
culturale), tant’è che i greci parlano anche di guerre mediche, contro i medi. Il medismo era un
tradimento per i greci.
Chi ha medizzato: macedonia, greca fino ad un certo punto, territorio vassallo dell’impero persiano;
Tessaglia, si trova vicino alla macedonia ma in una posizione geograficamente indifendibile (grande
pianura). I tessali erano greci che volevano opporsi ai persiani, ma la coalizione guidata da sparta
aveva ritenuto che la Tessaglia non fosse difendibile perché caratterizzata da spazi troppo ampi.). I
tessali si sono sentiti abbandonati e hanno deciso di passare dalla parte dei persiani. I greci decisero
di ritirarsi verso sud e di sbarrare la strada ai persiani sul passo delle Termopili (stretto che separa la
Tessaglia dalla Beozia). I tessali secondo Erodoto avrebbero resistito all’avanzata persiana, ma non
da soli. Si aggregano all’esercito persiano. Anche a sud delle Termopili ci furono polis greche che
medizzarono: Tebe tradì. Era una città tra le Termopili e Atene, da sempre ostile ad Atene.
Dato che la spedizione persiana era rivolta in primis contro Atene, Tebe parteggia per i persiani.
Anche argo, che per secoli aveva combattuto contro sparta per l’egemonia sul Peloponneso,
perdendo. Argo medizzò, non dando aiuto ai greci. Mentre Tebe per la sua collocazione geografica
contribuirà attivamente al progetto dell’impero persiano, argo, che si trovava nel Peloponneso (non
toccato dalla spedizione persiana) si limitò a non partecipare alla resistenza contro i persiani.
Agli occhi dei greci queste erano tutte città traditrici. La Grecia si caratterizza per il suo esasperato
particolarismo; ogni città si considera uno stato a parte, si condivideva la lingua, la cultura ma non
l’appartenenza statale. Le rivalità tra città erano più forti che la paura del nemico comune. Alcune
città preferirono accordarsi col nemico piuttosto che con i rivali della porta accanto. I greci erano un
popolo con poca unitarietà. La coalizione greca è guidata da sparta e riunisce un po' tutte le
popolazioni del Peloponneso (tranne argo), Atene e altre popolazioni greche. Dato che la minaccia
era grande, la coalizione chiede anche aiuto alla Sicilia (zona di colonizzazione). In particolare la
richiesta d’aiuto arriva al tiranno di Siracusa Gelone. Mentre in Grecia in questo periodo le tirannidi
sono già terminate, in Sicilia sono in ritardo con l’evoluzione politica. Gelone poco tempo prima era
riuscito a respingere i cartaginesi; quindi, era diventato un personaggio politico importante in
Sicilia. Gelone chiede di poter avere il comando supremo dell’esercito greco, cosa che gli spartani e
gli ateniesi non gli permettono perché gelone non aveva un interesse diretto. Gelone rifiuta di dare
aiuto. L’appartenenza al popolo greco ancora una volta non riesce a superare il particolarismo
politico. Nel secolo successivo la vittoria di gelone contro i cartaginesi e la vittoria dei greci contro
Serse, saranno viste come due grandi vittorie della grecità contro i barbari. Es. gli spartani si
sentivano prima spartani e poi
greci, e così tutti gli altri
abitanti. Serse, a differenza del
padre Dario, partecipa di
persona alla spedizione.
Quest’ultima era portata avanti
un po' per terra e un po' per
mare. La flotta questa volta
riesce a superare il monte Athos
senza fare naufragio e si arriva
al primo scontro delle
Termopili (480 a.C.).
Si trattava di uno stretto
passaggio tra montagna e mare
che era obbligato. Dato che lo spazio era
stretto, un piccolo contingente greco
sarebbe stato in grado di sbarrare il
passo all’esercito persiano. L’esercito
greco, guidato dagli spartani e in
particolare dal re Leonida, tiene testa ai
persiani. Serse riesce con un tranello ad
aggirare il blocco greco: un indigeno
greco tradisce la causa greca per
parteggiare per i persiani (in questo
periodo non esiste il concetto di
nazionalismo in Grecia, quello che
conta prima di tutto è l’appartenenza
alla polis) indicando ai persiani un sentiero di montagna che permette loro di aggirare i greci e
arrivare alle loro spalle. A quel punto Leonida rischia l’accerchiamento: manda indietro l’esercito
greco ordinando la ritirata e rimane solo con la retroguardia, composta da 300 spartani. Per 3 giorni
riesce ancora a sbarrare il passo ai persiani mentre l’esercito greco si ritira verso sud. In questo
modo gli spartani vengono sterminati fino all’ultimo uomo, ma permetto al resto dell’esercito di
salvarsi e riorganizzarsi per il prossimo attacco. La flotta greca era riuscita a fermare quella persiana
a Capo artemisio, ma in seguito alla sconfitta dell’esercito greco alle Termopili è costretta a ritirarsi
verso sud. La flotta appoggiava ed era appoggiata all’esercito greco. Serse avanza in Beozia e a quel
punto Atene era spacciata. I greci non potevano organizzare una nuova linea difensiva. L’unica
possibilità era combattere in attica, tra Tebe e Atene. La battaglia in attica indicava una sconfitta
assicurata poiché su campo aperto l’esercito persiano era troppo numeroso. I greci decidono di
ritirarsi nel Peloponneso, che era separato dall’attica da un istmo. Contano qui di organizzare una
nuova linea difensiva: costruiscono una muraglia da una sponda del mare all’altra per fermare
l’invasione persiana.
Atene viene dunque abbandonata nella speranza di salvare almeno il Peloponneso. Gli ateniesi si
ritirano in parte nel Peloponneso, in parte nell’isola di Egina e in parte sull’isola di salamina.
Contavano che quella parte di mare potesse essere difesa dalla flotta ateniese. I persiani invadono
l’attica e trovando Atene deserta, la radono al suolo. In questo modo Serse si vendica della sconfitta
inflitta al padre. Per i greci la polis non era costituita dalle case e dalle costruzioni, ma dai cittadini.
Agli occhi degli ateniesi, la polis continua a esistere in quanto il popolo non è ancora stato
sottomesso. Hanno ancora la flotta, Erodoto racconta che Temistocle cerca di convincere gli
spartani a difendere Atene sebbene siano già tutti d’accordo per la ritirata nel Peloponneso. Un
comandante corinzio dice a Temistocle che non può permettersi di dire agli altri greci cosa fare dal
momento che Atene è stata distrutta e che non ha quindi più una polis. Temistocle risponde che la
polis di Atene è ancora salda perché ci sono ancora più di 300 navi da guerra ateniesi pronte a
combattere. Temistocle decide di giocare d’astuzia, l’unico modo per sconfiggere i persiani era
costringerli a una battaglia navale nel braccio di mare che separava salamina dall’attica. Lo scontro
sarebbe stato tra 300 navi greche e 1200 navi persiane. In mare aperto non ci sarebbe stato scampo
per i greci, mentre in uno spazio stretto c’era qualche speranza. Temistocle manda un suo servo a
Serse, che gli riporta la notizia secondo cui Temistocle ha deciso di medizzare. È diventato
falsamente un disertore. Come prova della sua fede al re di persia, gli comunica che i greci si stanno
per ritirare e che, se vuole sconfiggere i greci e distruggere la loro flotta deve attaccare subito nel
braccio di mare di salamina. Serse ordina l’attacco, le 300 navi greche, molto più piccole, agili e
veloci di quelle persiane hanno la meglio. Riescono ad affondare molte navi persiane (fenicie) che
erano grandi e avevano difficoltà a muoversi negli spazi stretti. Temistocle è diventato un eroe dopo
questo giorno e sarebbe stato ricordato per la sua astuzia ed estrema intelligenza. Dopo la battaglia
di salamina i persiani avevano la supremazia sulla terra ma avevano perso quella sul mare.
Serse, impaurito che le navi veloci greche potessero arrivare a distruggere i suoi ponti di navi
intrappolandolo in Europa, torna in asia e lascia al comando Mardonio (generale che aveva già
guidato la spedizione persiana nella prima guerra contro i greci naufragio) per completare la
conquista della Grecia. La spedizione continua solo via terra. Mardonio passa l’inverno a Tebe con
quello che resta dell’esercito persiano.
Nel 479 a.C. Mardonio invade di nuovo l’attica, i greci non possono far nulla per evitare
l’invasione e Atene viene distrutta per la seconda volta. Gli ateniesi si ritirano di nuovo sulle isole e
si preparano questa volta per una battaglia terrestre. I greci, nel frattempo, mettono in piedi un
grande esercito che arriva a contare circa 50 mila uomini (il più grande che abbiano mai costituito).
Il divario numerico si era quasi annullato dopo le varie battaglie (i persiani dovevano essere ancora
circa 70/80 mila). L’esercito greco è sempre sotto la guida di Sparta, con Pausania (reggente nipote
di Leonida perché suo figlio era un bambino).
A Platea nel 479 a.C. avviene un grande scontro in cui Mardonio rimane ucciso. L’esercito
persiano rimane senza comando e viene sconfitto, ritirandosi verso nord. Con questa battaglia si
sancisce la fine dell’invasione persiana della Grecia, rivelandosi fallimentare. I greci seguono i
persiani durante la ritirata e li espellono dalla macedonia e dalla tracia. I persiani perdono la loro
unica satrapia europea. Poco dopo Platea la flotta greca guidata dall’altro re di sparta (ce n’erano
due = Leotichida) sconfigge ciò che resta della flotta persiana a Micale, in ionia (asia minore). A
quel punto l’Egeo diventa zona di dominazione greca la flotta persiana non è più in grado di
esercitare alcun potere.
L’atto che chiude il racconto di Erodoto è la caduta di Sesto = città greca sull’Ellesponto che era
stata conquistata dai persiani. Da questo momento i Persiani non controllarono più nessun territorio
Europeo. Si trattava della zona in cui furono costruiti i ponti di barche. Sesto nel 478 a.C. viene
occupata dagli ateniesi con Santippo (padre di Pericle). Santippo caccia l’ultima guarnigione
persiana in Europa e finiscono così le guerre persiane. Serse ha vendicato il padre radendo al suolo
Atene, ma non è riuscito a sottometterla. Le guerre rappresentano il momento in cui l Grecia ha
rischiato di essere annessa all’impero persiano. L’impero sarebbe rimasto in vita per 150 anni
ancora prima di essere distrutto da Alessandro Magno, ma non tentò più l’invasione della Grecia.
L’impero dopo queste guerre non ha più tentato l’espansione verso occidente, ha perso la spinta
propulsiva. La prima metà dell’opera di Erodoto è dedicata al racconto della formazione
dell’impero persiano. La seconda metà è dedicata alle guerre persiane. Le guerre persiane sono per
Erodoto l’esito naturale dell’espansione dell’impero. Segnano il passaggio dall’età arcaica
(importanza di tante città greche) a quella classica (emergono come vere protagoniste le città
vincitrici, Atene e sparta). Erodoto è stato il primo storico. Nell’età classica ci sarà una
polarizzazione tra i sostenitori di Atene e quelli di sparta.
La pentecontetia
È un termine greco che significa ‘periodo di 50 anni’, anche se indica un lasso di tempo di 47 anni.
È un termine che è stato coniato dallo storico ateniese Tucidide. È il periodo compreso tra la fine
delle guerre persiane (478 a.C., conquista della città di Sesto, che era l’ultima città greca ancora in
mano ai persiani) e lo scoppio della guerra nel Peloponneso nel 431 a.C. (il più grande conflitto
combattuto dai greci). Tucidide è il più grande storico dell’antichità. Egli è diverso da Erodoto, il
quale ci ha raccontato le guerre persiane. Erodoto andava in giro e ascoltava i racconti delle persone
che incontrava. Egli si era limitato a riportare questi racconti che descrivevano il periodo tra la
costruzione dell’impero persiano e le guerre tra persiani e greci. Tucidide invece si concentra in
particolar modo sulla storia politico-militare; quindi, non si occupa di aspetti sociali, culturali e
geografici. Erodoto dava notizie sulle varie civiltà e raccontava cose interne a queste civiltà, non
strettamente legate alla politica. Tucidide invece va alla ricerca delle cause degli eventi. Mentre
Erodoto dà molto spazio alla dimensione del mito e degli dèi, Tucidide si occupa solo della
dimensione umana delle vicende. Tucidide è nato durante la pentecontori, intorno al 460 a.C. ed è
morto alla fine del secolo. Ha vissuto parte di questo periodo e dunque è verosimile che le
informazioni che ci dà siano attendibili.
La pentecontetia si divide in due sottoperiodi:
1. Sparta e Atene collaborano ancora, come avevano fatto contro i persiani (478-461 a.C.)
2. Periodo di rivalità tra Atene e sparta (461-432 a.C.). Nel 461 si rompe l’alleanza tra le due città,
che iniziano a farsi la guerra (che è alternata da periodi di pace). Le città si contendono l’egemonia
assoluta sulla Grecia.
La guerra del Peloponneso sarà il conflitto epocale tra di loro. La pentecontetia è un periodo
relativamente poco documentato rispetto alle guerre persiane e alla guerra del Peloponneso. Le
guerre persiane le conosciamo grazie a Erodoto; quella del Peloponneso lo conosciamo ancora
meglio con Tucidide. Il periodo nel mezzo è stato un po' scoperto di informazioni. Tucidide fa solo
un breve riassunto della pentecontetia, in cui si occupa solo di vicende che hanno visto coinvolta
Atene solo nei confronti di altre città greche. Tucidide dice qualcosa sulla storia estera di Atene.
Aristotele, filosofo vissuto nel secolo successivo, ci racconta le vicende politiche e istituzionali di
questo periodo (storia interna). Non abbiamo notizie che derivano dall’esterno di Atene. Il primo
fatto degno di nota della Pentecontetia è che sparta (città principale nell’epoca dei conflitti contro i
greci), passata l’emergenza legata ai persiani, rinuncia a guidare la coalizione greca contro i
persiani. Sparta lascia il comando ad Atene. Questo accade perché sparta era una polis molto forte
militarmente sulla terra, però il presidio politico era limitato al Peloponneso. Agli spartani
interessava preservare l’egemonia sul Peloponneso. Non era interessata ad avventure aldilà del
mare, alla politica estera. Sparta aveva una cittadinanza molto ristretta (in questo periodo circa 5000
spartiati contro i 30 mila ateniesi). Sparta doveva difendersi dal pericolo continuo delle ribellioni
degli iloti (schiavi), che secondo Erodoto erano in questo periodo in un rapporto 7:1 con gli
spartiati. Sparta era interessata a mantenere i soldati in patria per proteggerla dalle insurrezioni degli
iloti o dai nemici interni al Peloponneso (città di Argo). L’abbandono della guida della coalizione
greca è dovuto anche al fatto che a un certo punto gli alleati si lamentano del comportamento del
comandante supremo spartano (Pausania). Pausania si comportava secondo i greci in maniera
tirannica e dispotica. Pausania fu immediatamente richiamato in patria e dovette abbandonare il
comando supremo. Gli spartani, dunque, lasciarono che il comando della lega greca andasse agli
ateniesi. Atene era la polis subito sotto sparta che aveva avuto un ruolo fondamentale nella guerra
del mare contro i persiani.
Atene nel 477 a.C. fonda una lega (alleanza di poleis greche) che devono fornirsi reciprocamente
sostegno contro un eventuale ritorno dei persiani. All’epoca i greci non potevano escludere che ci
potesse essere una terza spedizione persiana; quindi, volevano prepararsi con una coalizione
militare stabile e non organizzata sul momento per fronteggiarli. Atene fonda la lega e quindi ne
prende anche il comando. La lega che si chiama delio-attica perché il suo centro (luogo in cui ogni
anno tutti i membri depositavano i contributi finanziari al mantenimento dell’alleanza) era Delo. Era
la città in cui veniva conservato il denaro. A Delo c’era il secondo santuario più importante dedicato
ad apollo: Delfi era il più importante, ma legato al mondo dorico (sparta), mentre Delo era legato al
mondo ionico. L’alleanza ha a capo Atene e vede al suo interno prevalentemente città ioniche;
quindi, preferisce appoggiarsi al santuario ionico di Delo. L’alleanza si chiama anche ‘attica’ perché
la città più importante era Atene, successivamente il tesoro viene spostato ad Atene. Il contributo da
versare è stabilito da Atene con Temistocle. La lega era formata da città prevalentemente sulle coste
o sulle isole è una lega marittima che ha il compito di armare una flotta per tener fuori dall’egeo
un’eventuale flotta persiana. Tucidide e gli altri storici che ci parlano di questa lega non la
definiscono come noi, ma dicendo ‘Atene e i suoi alleati’ oppure ‘l’impero ateniese’ perché con il
tempo Atene passò dall’essere una città guida a una città dominante. Pausania (spartano) e
Temistocle (ateniese) erano stati a guida dei
greci durante le guerre persiane. Appena
scompare la minaccia persiana, i due assumono
un atteggiamento ostile nei confronti della
continuazione dell’alleanza tra Atene e sparta.
Essi capiscono che una volta sconfitta la persia,
i persiani non erano più il nemico principale dei
greci immaginavano che i persiani non
sarebbero più tornati o che almeno non lo
avrebbero fatto con un esercito di così grandi
dimensioni. Essi capiscono che dopo i persiani
la grande rivalità sarebbe stata tra Atene e
sparta, ovvero le due potenze vincitrici. Portano avanti una politica rivolta contro la città rivale:
Pausania propone una politica anti-ateniese (voleva rompere l’alleanza con Atene e far sì che sparta
contenesse l’espansionismo ateniese); Temistocle invece propone una politica antispartana che
arginasse l’espansionismo spartano. Es. USA e URSS che prima erano alleate contro i nazisti e
dopo la vittoria, rivali per la supremazia. Pausania e Temistocle non sono immediatamente seguiti
dai rispettivi concittadini; infatti, all’inizio c’è un periodo di collaborazione tra sparta e Atene.
Pausania viene richiamato a sparta con l’accusa di aspirare a diventare tiranno. Egli aveva cercato
effettivamente di prendere il potere a sparta con una congiura. Questa gli avrebbe permesso, pur
non essendo re, ma membro della famiglia reale, di avere il potere che non gli spettava. Gli efori
(magistrati che sorvegliavano sulla conservazione della costituzione spartana) scoprono l’esistenza
di questa congiura e Pausania viene condannato a morte. Per sfuggire al suo destino scappa in un
tempio (dove tutti avevano diritto d’asilo). Gli spartani non potevano ucciderlo in un luogo sacro,
allora murano le porte del tempio per farlo morire di fame. Non era nemmeno lecito morire in un
luogo sacro, così poco prima di morire lo tirano fuori e muore. Temistocle, dopo aver proposto una
politica antispartana viene messo in minoranza dai suoi rivali (Aristide). Verso il 471 a.C.
Temistocle viene ostracizzato dai suoi oppositori. Ancora una volta l’ostracismo è stato usato come
strumento di lotta politica. Temistocle si rifugia inizialmente ad argo e qui cerca di fomentare la
diffusione della democrazia. Cerca di fomentarla anche nel resto del Peloponneso. Questo
significava minacciare l’egemonia spartana, perché sparta era un’oligarchia, quando gli spartani
vedono che ad argo si instaura una democrazia e che in altre città ci sono persone favorevoli ad
essa, fanno pressione su Atene (ancora alleata di sparta) per condannare a morte Temistocle. Gli
ateniesi condannano Temistocle: il suo ostracismo si trasforma in un esilio vero e proprio. Egli è
costretto a fuggire perché braccato dai sicari spartani e ateniesi. Dopo una serie di peregrinazioni
arriva in persia, presso i suoi vecchi nemici. Qui aspetta che muoia Serse (assassinato nell’estate del
465 a.C.) perché Temistocle era colui che aveva ingannato il gran re, e difficilmente avrebbe
ricevuto asilo da lui. Il successore di Serse, Artaserse I è favorevole ad accoglierlo. Temistocle
muore pochi anni dopo nell’impero persiano, Plutarco ci dice che Artaserse stava preparando una
guerra contro i greci, chiedendo a Temistocle di prenderne la guida. Egli si rifiutò di partecipare alla
guerra e si suicidò bevendo sangue di toro. I Greci ci raccontano le circostanze della morte solo
quando muoiono di morte violente.
La lega delio-attica gradualmente diventa un’alleanza di guida ateniese, che non vede la
partecipazione di sparta.
In questo periodo di collaborazione tra Atene e
sparta, la figura di spicco ad Atene è Cimone.
Egli era un alleato di Aristide (e quindi rivale di
Temistocle), che ne prende il testimone durante
la sua vecchiaia diventando l’uomo più influente
ad Atene. Egli era un aristocratico molto ricco e
il fautore della collaborazione tra Atene e sparta.
Cimone riteneva che le due città dovessero
continuare a collaborare per continuare la guerra
contro i persiani, sebbene sparta non facesse
parte della lega delio-attica. La guerra non doveva più avere il fine di difendere la Grecia dai
persiani, ma quello di allontanare la minaccia persiana dalla Grecia, in questo modo non sarebbero
potuti più tornare a invadere la Grecia. L’adesione alla lega delio-attica era facoltativa, quindi la
polis era libera di decidere se farne parte. Tuttavia le città aderenti non potevano uscirne a loro
piacimento, perché questo avrebbe indebolito la lega. Cimonio fa una politica mirata a costringere
le poleis che volevano uscire dalla lega, a rimanere. Quando la lega viene fondata, nel 477, c’era
ancora possibilità di un ritorno dei persiani; quindi, l’adesione alla lega era massiccia; con il passare
degli anni, quando la minaccia non si concretizza, alcune poleis cercano di sottrarsi alla lega
(perché la lega implicava il versamento annuo di un tributo in denaro (sessantesima parte), il quale
gravava soprattutto sulle piccole città che non erano in grado di armare la flotta). Ci sono alcune
città, soprattutto isole, che erano abbastanza forti da poter sostenere da sole l’armamento delle navi
(Lesbo, Chio, Samo, Nasso ecc.). queste città davano come contributo alla lega delle navi armate.
Le altre poleis, che non erano in grado di armare delle navi, si limitavano a contribuire con del
denaro in proporzione alla loro ricchezza. Questo denaro era a disposizione della lega per armare le
navi al loro posto. Atene armava navi per suo conto e aveva il comando generale della flotta. Già
negli anni 70 del 400 a.C. alcune poleis cercano di uscire dalla lega perché non ne vedono più i
benefici iniziali. Cimone guida la flotta della lega contro queste isole che si sottraggono alla lega.
Sciro è un’isola che nel 476 a.C. viene sottomessa da Cimone e diventa un possedimento ateniese.
Nasso viene sottomessa da Cimone nel 475 a.C., mentre Taso (città ricca per le numerose miniere di
oro e argento) si ribella nel 465 a.C. Lesbo Chio e salmo erano le isole che fornivano più flotte.
Essa viene assediata per due anni dalla flotta di Cimone e nel 463 a.C. deve arrendersi e tornare ad
accettare il dominio della lega. La punizione per i ribelli era l’abbattimento delle mura affinché la
città non potesse più difendersi. Queste città
non potevano neanche più ribellarsi. Le città
venivano anche private della flotta e
sottoposte al pagamento di un tributo per la
costruzione di altre navi.
Il punto più alto della politica cimoniana
(antipersiana) è rappresentato dalla battaglia
del fiume Eurimedonte nel 466 a.C. (data
non certa). Cimone guida la flotta della lega
lungo le coste dell’asia minore (impero
persiano) e affronta la flotta persiana alla
foce di questo fiume. Si trattò di una battaglia sia per terra che per mare. La flotta greca si fa avanti
per evitare che quella persiana arrivi in Grecia.
Cimone sconfisse la flotta persiana e sbarcò sconfiggendo anche l’esercito persiano di terra. Le
dimensioni della sconfitta persiana furono probabilmente il motivo della congiura dell’anno
seguente nei confronti di Serse. La battaglia dell’Eurimedonte avviene subito prima della ribellione
di Taso e poi avvenne un episodio imprevedibile: il
terremoto che distrusse sparta nel 464 a.C. Fu un
terremoto devastante, la città di sparta fu quasi rasa al
suolo e perse molti abitanti. In un momento
particolarmente difficile per la città, gli iloti ne
approfittarono per una grande ribellione. Questa
interessò la Messenia (regione confinante con la
Laconia, che gli spartani avevano conquistato dopo
un lungo conflitto – guerre messeniche – e la cui
popolazione era formata per la maggior parte da
iloti).
Sparta chiese aiuto alla Grecia per reprimere questa rivolta. Atene, sotto consiglio di Cimone, inviò
un contingente militare guidato dallo stesso Cimone. La rivolta fu molto lunga: i ribelli si
rifugiarono sulle montagne e furono assediati dagli spartani. Solo dopo 10 anni, nel 455 a.C. gli
spartani riuscirono a stabilire un accordo secondo cui gli iloti ribelli sarebbero stati espulsi dalla
Messenia, andarono poi a colonizzare una regione nella Grecia centrale con l’aiuto degli ateniesi.
Passato il primo momento di timore, gli spartani si resero conto di poter riuscire a contenere la
rivolta sulle montagne con le loro sole forze. Quindi non si aveva più la paura che questa rivolta
potesse arrivare fino a sparta. Per questo minor timore degli iloti, gli spartani dissero agli ateniesi di
tornare a casa perché non avevano più bisogno di loro. Probabilmente c’era anche la paura che gli
ateniesi, avendo una democrazia e stando troppo tempo nel Peloponneso, potessero diffondere i loro
ideali democratici come aveva fatto pochi anni prima Temistocle ad argo. Tucidide non ci spiega
bene cosa sia accaduto, ma si limita a dire che gli spartani avevano timore che gli ateniesi
provocassero sconvolgimenti politici.
Questo fu un atto di offesa per Atene: i cittadini ateniesi che erano favorevoli a una rottura
dell’alleanza con sparta e all’inizio di una politica aggressiva nei loro confronti ebbero la meglio su
Cimone. Essi volevano la supremazia di Atene. Questi ateniesi misero in minoranza Cimone, che,
quando tornò in patria si trovò accusato della sua politica fallimentare, era stato lui a voler aiutare
sparta. Cimone, per convincere gli ateniesi ad accorrere in aiuto aveva detto che non si poteva fare
zoppa la Grecia. La Grecia, secondo lui, aveva bisogno di entrambe le poleis (Atene e sparta).
Rinunciare a sparta per cercare l’egemonia assoluta di Atene significava rendere zoppa la Grecia.
La politica di Cimone non aveva più la maggioranza dopo che gli ateniesi furono mandati via
bruscamente, senza tante spiegazioni, dagli spartani. Nel 462/1 a.C. Cimone fu ostracizzato. Egli
non voleva farsi tiranno, ma i suoi oppositori riuscirono a far convergere i voti dei cittadini contro
di lui. Fu esiliato per 10 anni da Atene e il suo esilio segna la fine della collaborazione tra Atene e
sparta. Questo primo macro-periodo della pentacontetia è anche chiamato ‘età cimoniana’ epoca
in cui Cimone era l’uomo più in vista ad Atene. Sparta aveva la supremazia nella battaglia su terra,
mentre Atene era superiore nelle battaglie navali (talassocrazia = DOMINIO DEL MARE). La
flotta di Atene si identificava con quella della lega, perché tolte le poche navi fornite da Lesbo,
Samo e Chio, le altre erano costruite con i soldi versati dagli alleati, ma erano comandate da Atene.
Era Atene a decidere quando e se andare in guerra, e contro chi. Era Atene anche a decidere chi
dovesse essere il comandante della flotta. La nave greca si chiamava TRIREME perché ogni fila di
remi copriva tre remi ad altezze diverse. A bordo vi erano circa 180 rematori più l’equipaggio e i
soldati. Servivano poco più di 200 persone per armare una nave. Era una spesa enorme, per questo
non tutte le polis potevano permettersi una flotta. La seconda parte della pentecontetia vede Atene
cercare di affermare la sua egemonia sulla Grecia. Politica estera, ce ne parla Tucidide. Quando
Atene rompe l’alleanza con sparta e manda in esilio Cimone compie un atto rivoluzionario. Essa
stringe alleanza con quei greci che avevano meditato (parteggiato per i persiani – Tebe, Tessaglia,
argo). Tebe era una rivale storica di Atene fin dall’età arcaica, quindi non si unì alla città. Invece
argo e i tessali strinsero alleanza con la città = rivoluzione perché, dopo la sconfitta dell’impero
persiano le poleis medizzanti erano viste con sospetto dagli altri greci. Sparta aveva anche proposto
di punirle allo stesso modo di Tebe, che aveva dovuto sciogliere la lega boetica (alleanza delle città
della Beozia), riducendosi a una polis come le altre perché non poteva più contare sul sostegno
militare delle altre città della Beozia. Atene si era opposta a queste punizioni. Atene si allea con le
città medizzanti per contrastare anche sulla terra gli spartani. Atene dimostra un grande dinamismo
in questo periodo: poteva contare su un numero di cittadini molto più alto di sparta e aveva risorse
finanziarie inesauribili (poteva disporre delle risorse della lega delio-attica). Gli ateniesi compiono
inizialmente una spedizione in Egitto, che prosegue la politica antipersiana propugnata da Cimone.
Questo serve a rendere Atene padrona dei mari. Poco dopo l’ostracismo di Cimone, Atene manda
una grande flotta in soccorso dell’Egitto che si era ribellato ad Artaserse I. L’Egitto era la provincia
più ribelle dell’impero persiano perché dotata di una sua identità storica e culturale molto spiccata.
Nel V secolo l’Egitto si ribella a ogni morte di sovrano persiano. Alla fine del secolo l’Egitto
riuscirà a sottrarsi al dominio persiano. Nel 465 a.C. muore Serse agli succede al trono Artaserse I
che accoglie Temistocle come esule. La prima cosa che deve fare come re è quella di fronteggiare la
rivolta dell’Egitto.
In soccorso all’Egitto arriva Atene, che manda una potente flotta di 200 navi sostenendo i ribelli
egizi contro i persiani. Nel 454 a.C. i persiani riescono a isolare la flotta ateniese nel delta del Nilo e
a sterminarli (prima grande sconfitta di Atene dopo le guerre persiane).
È una sconfitta enorme per la lega delio-attica, ma che non impedisce ad Atene di continuare con la
sua politica di espansione nell’egeo. Questa sconfitta pone fine alla rivolta dell’Egitto, che torna a
essere sottomesso dall’impero persiano. In questo momento, a seguito della sconfitta ateniese (che
lascia presagire un’invasione persiana in Grecia), gli ateniesi spostano il tesoro della lega dall’isola
di Delo. Questo perché l’isola si trovava al centro dell’egeo e poteva essere molto esposta ad un
possibile attacco persiano. La lega aveva bisogno di mettere al sicuro le risorse al fine di ricostruire
una flotta a seguito della sconfitta. Il tesoro viene spostato nell’acropoli di Atene, che diventa la
città a capo della lega in modo indiscutibile, detenendo la ricchezza della lega. Atene inizierà a
usare il tesoro per scopi che nulla hanno a che fare con la difesa della Grecia. Il cambio di luogo del
tesoro della lega segna il passaggio da un’alleanza già pesantemente egemonizzata da Atene,
all’impero ateniese, Atene esercita un controllo assoluto sulla lega, sui fondi, sui fini e sui mezzi
militari della lega. Atene, mentre combatte i persiani in Egitto, combatte anche in Grecia contro gli
alleati di sparta.
A partire da 460 a.C., per circa 14 anni viene combattuta quella che i moderni chiamano ‘prima
guerra del Peloponneso’, serie di conflitti che scoppiano di anno in anno e che non hanno un nome
complessivo. Sono i moderni che la chiamano così. Si tratta di una guerra che vede scontrarsi Atene
contro alcuni alleati di sparta (a volte anche con sparta stessa). La rivalità più accesa è tra Atene e
Corinto. Corinto aveva avuto un ruolo importante nella Grecia arcaica. Era una città mercantile che
aveva fondato molte colonie. Non aveva mai avuto particolari diatribe con Atene, ma dopo
l’ostracismo di Cimone e la fine dell’alleanza Atene-sparta, Atene riesce ad attirare nella sua
influenza la città di Megara (separa Atene e Corinto). Megara era una città dorica che aveva buoni
rapporti con Corinto. Farla entrare Megara nella sfera di influenza ateniese suscitò in Corinto
dell’astio: Corinto diventò la prima oppositrice ad Atene. La lega delio-attica combatte contro
Corinto, Egina e Tebe. Riesce a sottomettere la Beozia. A partire dal 459 a.C. anche Tebe subisce la
dominazione ateniese. Questo duri vari anni, in cui Cimone rientra dall’esilio perché c’era bisogno
di lui.
Cimone muore durante una spedizione a Cipro contro i persiani di malattia nel 449 a.C.
Nel 449 PACE DI CALLIA ????
Dopo questa data non si combatte contro i persiani per un bel po'.
Atene continua il suo espansionismo, a cui sparta reagisce solo quando vede la sua posizione nel
Peloponneso a rischio. Nel 446 a.C.
sparta decide di affrontare gli
ateniesi e invade l’attica. Questa
spedizione suscita la rivolta di tutti i
greci che erano stati sottomessi da
Atene al di fuori della lega delio-
attica. Tebe era riuscita a liberarsi
dall’egemonia ateniese nel 447. Nel
446 si ribellano Megara ed Eubea.
In questa fase l’umo più in vista era
Pericle, che riesce, probabilmente
con la corruzione, a convincere i
persiani a ritirarsi dall’attica. Atene
perde l’egemonia su Megara e la
Beozia, ma mantiene il controllo
dell’Eubea (essendo un’isola era più
facile per una potenza marittima come Atene controllarla). Megara e la Beozia erano invece città
più vulnerabili ad attacchi spartani. Nella primavera del 445 a.C. Atene e sparta arrivano alla pace
dei 30 anni, durerà invece molto meno.
Con questa pace si stabilisce che: - Megara e la Beozia sono autonome al di fuori dell’alleanza con
Atene - L’Eubea rientra nella lega delio-attica. Questa pace pone fine al periodo di espansione di
Atene in Grecia. Negli anni successivi Atene si concentra a rafforzare il suo potere all’interno della
lega delio-attica. Nella vita politica interna ad Atene si vede emergere la figura di Pericle, rivale
principale di Cimone. Pericle è un nome legato ancora alla democrazia ateniese. Clistene aveva
fondato la democrazia, tuttavia essa non esprimeva ancora tutte le sue potenzialità. L’affermazione
di una democrazia piena si deve a Pericle, che introduce nuovi istituti e nuove norme che
favoriscono la partecipazione popolare alla vita politica. All’inizio di questo procedimento vediamo
un alleato di Pericle che si chiama Efialte.
Efialte, quando Cimone era ad Atene, durante la spedizione ateniese in Messenia, era riuscito a far
passare una riforma che aveva ridotto i poteri dell’Aeropago (consiglio in cui sedevano gli arconti,
magistrati di Atene che, quando terminavano la loro carica stavano a vita in questo consiglio).
L’Aeropago era il più importante consiglio di Atene perché vi sedevano i più importanti magistrati,
era una sorta di senato. Aveva dei poteri: giudicava i rei di omicidio volontario e supervisionava le
leggi (controllava che le leggi approvate dall’assemblea fossero conformi alla costituzione ateniese,
ruolo della Corte costituzionale in Italia). Efialte toglie potere all’Aeropago e lo dà all’assemblea
dei cittadini. Dopo questa riforma l’Efialte rimane solo una giuria che giudica i reati di sangue. Il
controllo delle leggi viene dato all’assemblea. Ad Atene qualunque cittadino poteva proporre una
legge, che doveva essere vagliata dalla boulè dei 500 per essere messa nell’ordine del giorno. Se
fosse entrato nell’ordine avrebbe potuta essere discussa dall’assemblea, la quale poteva approvarla
così o modificarla. Cimone provò a ripristinare il potere dell’areopago ma senza successo, perché fu
poi ostracizzato. La riforma di Efialte diede un enorme potere all’assemblea. Egli fu ucciso poco
dopo in circostanze poco chiare, probabilmente fu ucciso dagli aristocratici che non gli perdonavano
di aver privato l’aeropago di un potere importante. Non ci sono conferme, è un periodo di lacune
(può essere stato ucciso da un sicario, un una rissa in taverna o per ordine di Pericle, il quale ambiva
a prendere il suo posto alla guida della democrazia ateniese). Inizia lo sviluppo della democrazia
ateniese. Efialte è riuscito a far approvare la sua riforma perché 25 anni prima, nel 487 a.C. era stata
fatta una riforma che aveva coinvolto la modalità di elezione degli arconti. Fino a quell’anno gli
arconti venivano eletti (per elezione vengono scelte le persone più in vista, quelle ritenute più adatte
a ricoprire quell’incarico). Tradizionalmente erano le persone aristocratiche che venivano scelte,
erano più famose. Dal 487 invece l’elezione avviene tramite sorteggio il popolo non deve più
votare gli arconti in base al prestigio o alla visibilità. Chiunque poteva venire eletto. Questa misura
era democratica, l’elezione invece andava a favore solo dei ricchi. Il problema era che venivano
elette anche persone non all’altezza del ruolo. Quando gli arconti cessavano la carica entravano a
far parte dell’aeropago. Prima l’aeropago conteneva i migliori, gli eletti; dopo il 487 hanno
cominciato a sedere nell’aeropago persone anche di umile estrazione e non capaci. Il prestigio
dell’aeropago nel corso degli anni è venuto a mancare, per efialte il consiglio non godeva più per gli
ateniesi della stessa importanza. Pericle era un aristocratico nipote di clistene, apparteneva alla
famiglia degli Alcmeonidi (inizialmente alleati con Pisistrato e poi lo hanno cacciato). Pericle, per
emergere in politica decise di puntare sul popolo. Voleva sviluppare gli strumenti della democrazia
e usarli per la propria affermazione politica. Era un aristocratico che si è servito dell’appoggio del
popolo contro gli altri aristocratici, che è quello che ha fatto Clistene quando nella lotta contro
Isagora si è appellato al popolo. Pericle voleva il consenso del popolo per far sì che le sue proposte
avessero sempre la maggioranza in assemblea. Il primo rivale di Pericle era stato Cimone, sia prima
che dopo l’ostracismo. Cimone era molto più ricco di Pericle e poteva creare delle clientele nella
popolazione ateniese distribuendo ai più poveri, denaro di tasca propria. Pericle decise di basarsi
sulle risorse pubbliche per distribuire denaro al popolo e garantirsi il suo sostegno. Dopo aver fatto
ostracizzare Cimone, Pericle fa delle riforme: - Annette alla carica di arconte anche gli zeugiti
persone che potevano avere un reddito con cui erano in grado di mantenere una coppia di buoi per
tirare l’aratro. Si trattava di una popolazione umile. Essi poterono entrare negli ordini di governo
della democrazia. - Introduzione del salario (misthòs) per le persone che ricoprivano certi ruoli
pubblici. Non fu introdotto tutto di colpo: prima per coloro che sedevano in tribunale con il ruolo di
giuria, poi per gli arconti e poi per gli altri magistrati. Nel IV secolo (quello successivo) fu esteso
anche ai cittadini che prendevano parte all’assemblea. All’assemblea si andava gratuitamente: essa
si riuniva varie volte all’anno e la partecipazione era facoltativa. La partecipazione alla vita politica,
per i cittadini di estrazione popolare, era onerosa, dovevano rinunciare a una giornata di lavoro.
Prima delle riforme di Pericle partecipavano all’assemblea solo i cittadini che potevano perdere un
giorno di lavoro; dopo invece, essendo pagati, anche loro potevano perdere la giornata. Il denaro
usato per i pagamenti proveniva dal tributo che gli alleati di Atene versavano alle casse della lega, e
che la città usava anche per i suoi scopi interni oltre che per l’armata della flotta. Questo pagamento
faceva sì che i cittadini ateniesi fossero molto favorevoli alla preservazione dell’impero ateniese e
dell’egemonia di Atene sul mare, garantiva un flusso di denaro che andava a beneficio di tutta la
cittadinanza. Tutto garantiva il favore del popolo nei confronti di Pericle. - Pericle è il fautore
dell’invio di cleruchie (appezzamenti di terra). Le cleruchie erano degli insediamenti che si
trovavano in trovavano in territori aldilà del mare soggetti al controllo ateniese. Qui si insediavano
cittadini ateniesi di umile origine (gente che in patria non aveva terra), che venivano mandati in
queste regioni a coltivare. Veniva dato alla cleruchia il necessario per mantenersi. Non si trattava di
colonie perché queste nascevano dall’espulsione di parte della popolazione che fondava una nuova
polis non avente legami politici con la madrepatria (perdevano la cittadinanza della loro patria,
fondandone una nuova). I cleruchi rimanevano invece cittadini ateniesi: se fossero tornati ad Atene
avrebbero potuto partecipare all’assemblea, eleggere i magistrati ecc. La lontananza rendeva
difficile la partecipazione politica, però loro continuavano a essere membri della polis ateniese.
Erano un’antenna di Atene nei territori d’oltremare, servivano per presidiare dei territori (spesso
delle isole). Garantivano ad Atene il presidio dell’egeo. - Con le riforme di Pericle, l’essere
cittadino ateniese era un privilegio non da poco; si esercitava un potere politico nella città più
potente della Grecia, si aveva accesso a risorse finanziarie quasi illimitate. Pericle nel 451/0 a.C.
propose e fece approvare una riforma che restringeva la cittadinanza ateniese. La cittadinanza
rimase molto larga, però per essere cittadini ateniesi era necessario avere entrambi i genitori
ateniesi. Fino ad allora era necessario che solo un genitore lo fosse. Questa riforma: voleva limitare
i benefici della cittadinanza ateniese a un numero più ristretto di persone (più cittadini c’erano, più
denaro bisognava erogare); voleva indebolire l’aristocrazia. Gli aristocratici erano persone che
spesso nascevano da matrimoni misti (gli aristocratici tendevano a stringere alleanze tra membri di
poleis diverse attraverso i matrimoni). Es. Cimone era un aristocratico figlio di Milziade (eroe
battaglia di maratona) e una principessa della tracia; temistocle era figlio di un aristocratico ateniese
e di una donna straniera. La legge di Pericle non era retroattiva; tutti coloro che erano già nati,
anche da matrimoni misti, erano considerati cittadini. Cimone per esempio conservò la cittadinanza.
In questo modo Pericle costringe l’aristocrazia ateniese a fare una scelta: se vuole continuare a far
parte della vita politica ateniese deve rompere l’abitudine di stringere alleanze con aristocratici
stranieri; se vuole continuare a stringere legami con aristocrazie straniere deve rinunciare alla vita
politica. Pericle attua una chiusura della cittadinanza. In democrazia l’appartenenza alla polis
diventa qualcosa di più importante rispetto all’età arcaica. Il popolo non gradiva sapere che gli
aristocratici avessero alleanza che altri aristocratici di altre poleis. Quando Atene afferma la sua
egemonia, il popolo vuole che gli aristocratici combattano per Atene e che si siano fedeli solo ad
Atene senza stringere alleanze con potenze straniere. - Pericle è famoso anche per l’enorme
sviluppo edilizio di Atene. La città era stata rasa al suolo durante la seconda guerra persiana. In
seguito gli ateniesi avevano ricostruito tutto, ma l’acropoli era rimasta devastata (costruire
monumenti era molto costoso, alla pari di armare le flotte). Pericle grazie alle risorse finanziare che
arrivano dalla lega (che avanzavano dalla costruzione della flotta perché il pericolo di invasione
persiana era minore) finanzia la democrazia, costruisce templi e abbellisce l’acropoli. In 10 anni,
dal 448 al 438 a.C. fu costruito il partenone. Pericle voleva trasmettere ai greci un’immagine visiva
della potenza di Atene; l’acropoli divenne il luogo più monumentale della Grecia, visibile anche dal
mare. Fu costruita anche una grande statua di Atena con elmo e lancia in bronzo, che rifletteva i
raggi solari a km di distanza. Si dava ai greci che arrivavano ad Atene un’immagine di potenza.
Tucidide dice che, se gli uomini del futuro avessero potuto giudicare la potenza di sparta dai suoi
monumenti, avrebbero fatto fatica a capire che si trattava di una delle città più potenti; i monumenti
di Atene invece facevano pensare a una potenza doppia rispetto a quella che effettivamente ebbe.
Pericle doveva fare i conti con la democrazia, e quindi con l’opposizione. Dopo la morte di cimone,
diventa molto forte l’opposizione dei suoi seguaci. Il nuovo capo di questi seguaci era un parente di
cimone, Tucidide di Melesia (diverso da Tucidide lo storico, che in questo periodo è solo un
bambino, ma che era anch’egli un parente di cimone). Tucidide si oppone a Pericle soprattutto
sull’utilizzo delle risorse finanziarie: egli sostiene che Pericle usi i fondi, finalizzati alla costruzione
della flotta per la difesa di tutta la lega, per scopi solo ateniesi. Nelle accuse c’è un obiettivo
politico: dato che con quei fondi Pericle conquista il consenso del popolo, cercare di impedire
l’utilizzo del denaro per fini politici era un modo per minare le basi del suo potere. Pericle lo
capisce e riesce a far convergere il voto dei suoi sostenitori per ostracizzare Tucidide di melesia nel
444/3 a.C. Ancora una volta l’ostracismo viene usato come strumento di lotta politica. Pericle
veniva accusato dagli oppositori di ambire alla tirannide; lo paragonavano a pisistrato, ritenendo che
ci fosse anche una somiglianza fisica tra i due. In realtà Pericle non ha mai esercitato la tirannide; è
sempre stato al vertice della democrazia ateniese contando sul consenso ottenuto in assemblea (le
sue proposte venivano votate, non ha imposto mai nulla con la forza). Dopo l’ostracismo di
Tucidide di melesia inizia un periodo di 15 anni in cui Pericle ha l’egemonia assoluta ad Atene.
Pericle per 15 anni viene sempre eletto stratego (comandante militare di un reggimento dell’esercito
ateniese), il popolo lo voleva tra i massimi magistrati della repubblica ateniese. Pericle non è
passato alla storia come grande condottiero. L’unica campagna militare che si ricordi, condotta da
lui con successo, è la guerra contro Samo. Samo era una delle 3 isole che non davano tributi ad
Atene, ma che fornivano direttamente le navi. Nel 441 a.C. Samo si ribella e la flotta ateniese
assedia l’isola per due anni. Nel 439 Samo si arrende; vengono distrutte le mura della città in modo
che non possa più ribellarsi e gli aristocratici (a capo dell’oligarchia di Samo, che Atene aveva
tollerato, vengono scacciati dal continente (diventano una popolazione di profughi). Atene, quindi,
ha rovesciato l’oligarchia e ha installato la democrazia. Al posto degli aristocratici viene messa una
cleruchia ateniese per controllare l’isola e garantire fedeltà ad Atene. Se Samo avesse dovuto
ribellarsi gli ateniesi della cleruchia sarebbero già stati in loco pronti a intervenire. Samo era
talmente potente che Tucidide ci dice che lì Pericle e Atene si sono giocati l’egemonia navale. Se
Atene avesse perso la guerra contro Samo, avrebbe perso il potere sul mare. Samo era la seconda
potenza navale all’interno della lega
delio-attica, per questo Pericle fu
particolarmente duro con essa. Negli anni
30 ci fu una crescente opposizione nei
confronti di Pericle, che non si
manifestava più tanto in assemblea, ma in
tribunale. Molti collaboratori di Pericle
furono accusati di vari crimini, processati
e spesso condannati. Con l’inizio della
guerra anche la presa di Pericle sul popolo
fu scossa.
Atene
Atene passa attraverso periodi di autonomia (democrazia) e altri di sottomissione ai macedoni
(oligarchia). Il momento cruciale è la guerra cremonidea (chiamata così perché voluta da un
cittadino di nome Cremonide). Nel 267 a.C. si allea con sparta e Tolemeo II per liberare la Grecia
dall’egemonia macedone. La guerra dura sei anni e vede la vittoria di Antigono II (re di
macedonia). Non ci sono ripercussioni sull’Egitto di Tolemeo. Sparta viene sconfitta in battaglia
mentre Atene viene assediata e conquistata. Nel 261 a.C. Atene finisce sotto la dominazione
macedone per il più lungo periodo della sua storia (32 anni, fino al 229 a.C.). Si ricostituisce in
Grecia una lega, la lega achea formata dai greci che vivono nel nord del Peloponneso. Questa lega è
guidata dal comandante Arato di Sicione, che cerca di limitare la potenza macedone in Grecia.
Prima riesce a liberare il Peloponneso, poi nel 229 riesce a cacciare la guarnigione macedone da
Atene, che recupera la sua libertà e restaura la democrazia (che non verrà più persa). Atene non
conosce più la dominazione macedone.
Sparta
Su sparta abbiamo qualche notizia in più.
È una storia che viene raccontata da Plutarco, il quale dedica una delle sue vite alla coppia di re
spartani Agide IV e Cleomene III (salgono al trono uno dopo l’altro). Questi re danno vita negli
anni 40 e 20 del III secolo a una politica riformista per rivoluzionare la costituzione spartana.
Plutarco li abbina a Tiberio e Caio Gracco. Le riforme che attuano sono interessanti perché
permettono di osservare degli elementi ricorrenti nella mentalità greca: per i greci non esiste la
rivoluzione come la intendiamo noi, ovvero il cambiamento radicale di qualcosa. Quando dovevano
cambiare qualcosa si appellavano sempre al passato, non cambiano radicalmente qualcosa creando
un mondo nuovo, ma proclamano di restaurare il passato, che è visto come ideale, come una sorta di
età dell’oro che era stata degenerata con il passare del tempo. Nelle riforme si diceva che si stesse
cercando di ripristinare un passato considerato come migliore, anche se non sempre lo era davvero.
Non siamo certi di alcune riforme attuate da solone perché ci vengono descritte da fonti molto
lontane rispetto alla sua epoca. Alcuni studiosi ritengono che la boule dei 400, attribuita a solone, in
realtà sia stata introdotta da 400 oligarchi che nel 411 a.C. avevano instaurato un regime oligarchico
ad Atene. Per giustificare quell’innovazione (ridurre il numero dei consiglieri) avevano detto di
voler ripristinare la boule dei 400 di solone. Alcune cose che vengono attribuite all’età arcaica in
realtà potrebbero essere proiezioni indietro nel tempo fatte da greci in età successiva. La stessa cosa
succede a sparta in questo periodo: nel III secolo la società spartana è caratterizzata da una
riduzione ai minimi termini della cittadinanza (sotto i 1000 cittadini). Era una città non più in grado
di armare eserciti agguerriti. C’erano pochi ricchi e tantissimi poveri, quindi esistono delle enormi
differenze economiche e sociali tra gli abitanti. Agide IV e Cleomene III attuano delle riforme per
ripristinare la costituzione originaria di Licurgo, che negli anni è degenerata ed andata persa. Fanno
delle riforme che proclamano come volte al ritorno al passato. In realtà sappiamo che la costituzione
di Licurgo ha richiesto secoli per giungere alla sua forma finale, e che dunque non era possibile
attribuirla interamente a Licurgo. È lo stesso Plutarco a dirci che ad esempio gli efori furono
aggiunti in un secondo momento. Agide IV prova inizialmente ad abolire i privilegi e a distribuire
la terra ai poveri per equilibrare la situazione economica, ma viene sconfessato dagli aristocratici
che volevano mantenere i loro possedimenti e poi arrestato e giustiziato. È il primo re di sparta a
essere ucciso dagli efori (magistrati che dovevano sorvegliare sul rispetto della costituzione
spartana). Cleomene III riprende la politica del suo predecessore e ha più fortuna, capisce che se
non vengono eliminati gli efori rischia di essere ucciso.
Nel 227 a.C. fa assassinare gli efori e giustifica la sua azione dicendo che nell’originale costituzione
di Licurgo non erano presenti gli efori. Gli efori gli avrebbero impedito di fare qualsiasi riforma
successiva: - Abolizione dei debiti e distribuzione della terra; - Immissione di perieci e iloti nella
cittadinanza spartana, è una decisione rivoluzionaria. La costituzione di Licurgo aveva suddiviso chi
era spartiata, chi perieco e chi ilota (era stata una costituzione rigida che aveva portato al declino
della popolazione di sparta). Viola quindi lo spirito della costituzione di Licurgo, ma si giustifica
dicendo di voler ripristinare la polis (comunità di spartiati) che sia numericamente significativa.
Anche i romani, ogni volta che devono rivoluzionare qualcosa fanno appello al passato. Magari lo
fanno in maniera fittizia, inventandosi soluzioni e riforme sul momento, ma attribuendole sempre al
passato. Cleomene III dà inizio a una politica di espansione nel Peloponneso e inizialmente ha
fortuna in questo. Riesce a mettere in difficoltà la lega achea guidata da Arato. Arato fa un gesto
discutibile, condannato da Plutarco: dopo aver liberato Atene dai macedoni, per combattere contro
sparta chiede aiuto proprio ai macedoni. I greci combattono sempre fra di loro senza impedire che
gli stranieri influiscano. Nel 222 a.C. a Sellasia achei guidati da Arato e macedoni guidati da
Antigono III sconfiggono gli spartani. Cleomene III fugge in Egitto sotto la protezione di Tolemeo e
muore in esilio. Cleomene III è l’ultimo re di sparta, dopo quella conquista sparta cade sotto il
controllo degli achei. Termina la storia della diarchia spartana. È l’ultima guerra che i greci
combattono tra di loro. Al massimo combattono con i macedoni, che sono quasi greci. Dopo le
guerre vedono sempre l’interferenza romana.
Quando finisce la storia greca è più difficile da dire. Le date sono varie, dipende dalla prospettiva:
- Conquista romana della Grecia nel 146 a.C., i greci continuano a esistere ma entrano a fare parte
della storia romana. Dopo questa data però esistono ancora dei regni ellenistici che per circa un
secolo hanno una storia autonoma.
- Conquista romana dell’Egitto nel 30 a.C., dopo questa data non esistono più regni ellenistici
autonomi rispetto all’Impero Romano. Solo una
parte dell’impero di Alessandro finisce all’interno
del regno dei Parti. Tutto l’impero di Alessandro fa
parte dell’Impero Romano.
- I greci continuano ad avere una storia all’interno
dell’Impero Romano. Un’altra data possibile è quella
della chiusura dell’accademia di Atene ordinata
dall’imperatore Giustiniano nel 529 d.c., l’accademia
era la scuola fondata da Platone nel IV secolo a.C. ed
era stata la maggiore istituzione culturale del mondo
greco per secoli. Tutti i grandi intellettuali greci e
romani avevano studiato all’accademia. Nel tardo
Impero Romano era rimasto l’ultimo baluardo dell’epoca classica di fronte all’avanzata del
cristianesimo. L’accademia era l’ultimo segno della cultura pagana. Finisce la cultura greca pagana.
- Anche dopo Giustiniano la cultura greca continua come cristiana. La storia greca può finire anche
nel 1453 d.c. quando Costantinopoli cade in mano ai turchi alla fine dell’impero bizantino (Impero
Romano d’oriente, che è di cultura greca perché
i bizantini parlavano greco). L’Impero Romano
era diviso in 2: la parte occidentale con spagna,
Francia, Italia ecc. che è di lingua latina, mentre
la sparta orientale con Grecia, Turchia, Siria,
Egitto ecc. è di lingua greca. Quando cade
l’Impero Romano d’occidente e rimane quello
bizantino, esso ha una cultura greca ma una
religione cristiana. I greci hanno continuato a
produrre cultura fino alla metà del XV secolo.
La storia greca ha confini enormi nel tempo e
nello spazio. L’età classica ha rappresentato il
massimo sviluppo della polis ed è l’età più
attuale per noi, c’è la democrazia (Atene), che torna in occidente solo con la Rivoluzione francese.
È un’epoca vicina idealmente.
I fatti storici scorrono continuamente, periodizzare la storia è importante.
Le fonti della storia greca
Dobbiamo distinguere storia e
storiografia:
Storia: l’insieme dei fatti
storici nella loro successione
cronologica
Storiografia: il racconto dei
fatti storici a opera degli storici
(che cercano di mettere ordine,
è difficile metterli in ordine se
è passato molto tempo e ce ne
sono tanti).
Quando si dice che la storia è passata e non può cambiare è vero, quella che può cambiare però è la
storiografia.
Ad esempio oggi c’è maggiore attenzione per gli aspetti economici nella storia… una volta si
basava soprattutto sulla storia politica.
Raccontare un fatto storico non è necessariamente storiografia:
Vuole solo celebrare la sua vittoria, trasmettere l’idea che lui era un vincitore.
Anche qui celebra solo le sue vittorie, nessun interesse sul perché.
Vediamo questo approccio anche nel Codice di Hammurabi.
In carattere cuneiforme ci sono scritte le leggi di Babilonia.
- Il mito greco parte dalla Nascita degli dèi: Zeus sommo dio dell’Olimpo. Nel pensiero greco
gli Dei non hanno creato il mondo, ma sono nati insieme al mondo. Per gli ebrei Dio è
eterno e ha creato il mondo.
- Diluvio universale: Deucalione come il Noé biblico
- Minosse: primo legislatore, primo dominatore dei mari (fatti che iniziano ad essere
ricondotti a fonti, c’è già un barlume di storiografia)
- Eracle: eroe culturale, colui che rende il mondo abitabile per gli uomini
- Edipo: il buon re perseguitato da un destino ineluttabile (profezia ucciso il padre e sposato la
madre); il racconto di Edipo ambientato prima della guerra di Troia. Nell’odissea i fatti di
questo racconto coincidono (ordine cronologico).
- Sette contro Tebe: guerra devastante e senza vincitori tra i due figli di Edipo
- Guerra di Troia: il primo conflitto che abbia coinvolto tutti i Greci (Tucidide)
Genealogie: critica razionale del mito. Possediamo solo un frammento (Frammento: parte di
opera che non possiamo più leggere, ma venivano letti nell’antichità.)
- «Ecateo di Mileto così racconta: scrivo queste cose come a me sembrano vere (cerca di
mettere ordine). Infatti i racconti dei Greci, come mi si presentano, sono molteplici e
ridicoli»
Nel mito lo stesso racconto viene raccontato in maniera diversa (hanno tante varianti). Ecco che
Ecateo cerca di fare ordine.
Primo testo del file:
(Cerca di spiegar Cerbero. Nell’odissea Omero non lo descrive. Serpente che provocava la morte rapide. Dice che il cane dell’Ade è
un modo per indicare una creatura mostruosa. Secondo Ecateo poi i Greci hanno interpretato in senso letterale (cane vero e proprio)).