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DOMANDE STORIA GRECA

Geogra a e Date
1^ esame
- periodizzazione società micenea
- Periodizzazione società minoica
- An zione a Del
- Prima guerra sacra
- Seconda guerra sacra
- Policrate di Samo (tirannide)
- Colonizzazione focese —> della Focea= a Elea e Massalía
- Guerra di lelanto (quando e dove)
- Dove si trova lelanto
- Partiti territoriali (cosa sono, quando si fanno, dove si collocano)
- Seisachteia
- Mistoforia
- chi è il grande rivale di Pericle? —> Tucidide di Melesia (ostracizzato nel 443)
- Cimone
- Battaglia dell Eurimedonte —> (469 o 466) acme di Cimone
- Storiogra a = Trecento
- Storiogra a = Triade parigina
2^ esame
- Kolonna
- Dori
- Tombe
- Lelanto
- Eurimedonte
- Epimenide—>FRA ORIENTE E OCCIDENTE DI SANTO MAZZARINO
- Colonizzazione corinzia —> Siracusa, Potidea, Apollonia, Corcira
- Potidea
- Eubulo e guerra sociale
- Conone
- Samo
- Ellenes
- Epaminonda
- Storiogra a= Ciccotti
- Storiogra a = Gillies
- Storiogra a = Mitford
3^ esame
- Storiogra a = Evans
- Da dove venivano Milziade e Cimone
- Origine di Lisandro (forse motace, glio di spartiata e donna di origine servile)
- Battaglia di Cunassa
- Storiogra a = Carlo Sigonio
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- Storiogra a = Carlsten Niebuhr
- Storiogra a = Droysen
4^ esame
- Minoico e miceneo (periodizzazione e ne della civiltà)
- Costituzione ateniese
- Arginuse
- Teramene
- Storiogra a = Niebuhr

5^ esame
-scritture egee (lineare A, scrittura a caratteri gerogli ci e lineare B)
-la guerra lelantina
-Epimenide da Creta
-Epaminonda
-George Grothe
-Gernier
-analizzare verbi Tucidide
-Tessaglia nel VII secolo
-Cipro insieme a Iolco che resiste nonostante la caduta dei palazzi micenei nel XII secolo
-chi erano gli accusatori di Socrate
-Frinico
-città dell’ arcadia

6^ esame
- De nizione termine Hellas
- Differenza tra Xenos e barbaros
- Coordinate geogra che civiltà minoica e micenea
- Sistema di scrittura minoica
- Differenza tra leghe e an zionie
- A cosa fanno riferimento le anabasi di Senofonte
- Città più importanti della Persia
- Quando nasce egemonia tebana e chi ne sono i maggiori esponenti
- Dinastia persiana

Domande
- Cos’è l’ apella? —> assemblea degli spartiati, che si radunava una volta al mese
- Cos’è la lineare B?
- Cos’è il medioevo Greco e perché si chiama così?
- Nascita della polis
- Solone e leggi
- Licurgo
- Oplitismo
- Diarchia di Sparta, da cosa deriva?
- Cosa sono le guerre sacre? Cosa è il santuario di Del ?
- Chi è il successore di Dario? Chi sono i persiani?
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- Rivolta ionica. Che ne fa Aristagora?
- Temistocle, che riforme fa in merito all’arcontato?
- Lega delio attica
- Spedizione ateniese in Sicilia, motivi
- Cause guerra del Peloponneso
- Descrivi la fase deceleico-ionica, che personaggio ha la scena? Quale personaggio
ateniese passa dalla parte degli spartani (Alcibiade)
- Fine guerra del Peloponneso
- Nel IV secolo a. C. ci sono 2 grandi personaggi. Cos’è l’egemonia Tebana? Perché
emerge questa città?

1. Al termine del processo di sedentarizzazione, quale periodo ebbe inizio?


L’epoca in cui è possibile porre le prime manifestazioni tangibili (in quanto
archeologicamente documentabili) di forme organizzate di vita sociale è il Neolitico (6000 -
3000 a.C. circa). L’età della cosiddetta pietra recente fu caratterizzata da una graduale
diffusione della sedentarietà (forme stabili di insediamento umano e abitazioni di forma
rettangolare), dall’abbandono di una agricoltura itinerante, dall’introduzione dell’aratro e di
tecniche come la concimazione e la rotazione delle colture, dall’intensi cazione
dell’allevamento e di attività artigianali, come la lavorazione della ceramica e la tessitura
(dapprima lavorazione del lino e, successivamente, della lana). Ebbero poi inizio i primi
scambi con l’Europa centrale e l’Egeo orientale. In questa fase i centri di maggiore sviluppo
erano localizzati soprattutto a sud: Peloponneso, Cicladi, Creta (dove sarebbe orita la
civiltà minoica). Tra il VI e gli inizi del V millennio a.C. iniziò la cosiddetta età dei metalli,
durante la quale fu scoperta l’estrazione dei minerali. Di qui l’introduzione della
metallurgia. Tale epoca viene ulteriormente divisa in: età del rame (5000 - 3000 a.C.);
età del bronzo (3000 - 1000 a.C.); età del ferro (XII - VI-V secolo a.C.). L’età del bronzo in
Grecia va, all’incirca, dal 2800 a.C. al 1100 a.C. e caratteristica precipua di questa fase è la
ceramica a vernice lucida (Ur rnis).

2. Per quale motivo la periodizzazione può essere considerata una operazione


convenzionale?
La storia si sviluppa nel tempo, pertanto qualsivoglia ricerca storica necessita, in primo
luogo, di un tentativo di periodizzazione, ossia di un principio guida che consenta di
collocare e di ordinare gli avvenimenti secondo una successione temporale e causale. A ben
vedere, tale operazione è alquanto complessa e non sempre - è bene sottolinearlo - ha
trovato, negli anni, l’accordo degli studiosi. La cronologia, de nita a buon diritto anche
«occhio della storia», è la scienza del computo del tempo e si pone essenzialmente due
obiettivi: indicare la distanza di un avvenimento storico dal punto di vista dell’osservatore
(cronologia assoluta); de nire i legami temporali tra fatti storici (cronologia relativa). Per
determinare la cronologia assoluta ci si serve del computo temporale basato su giorni, mesi
e anni.
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3. In base alle caratteristiche dei palazzi, quante fasi vengono distinte nella storia
della civiltà minoica?
In base alla struttura urbanistica dei palazzi, viene seguita una differente scansione
cronologica: Fase prepalaziale ( no al 2000 a.C.). Fase protopalaziale ( no al 1700 a.C.) -
segnata dalla comparsa dei primi edi ci monumentali e conclusasi con la distruzione di
molti palazzi a causa di calamità naturali o lotte intestine. Fase neopalaziale (1700 - 1450
a.C.) - conclusasi con la de nitiva scomparsa dei principali centri dell’isola, forse a seguito
di devastanti eventi naturali (come l’esplosione nel 1600 a.C. del vulcano di Thera,
oggi Santorini. Questo è stato il periodo in cui la civiltà minoica ha raggiunto il suo apogeo.
Fase postpalaziale (dal 1450 a.C.) - declino per effetto del dominio miceneo.

4. Come era organizzato il palazzo di Cnosso, in base alle testimonianze pervenuteci?


Dell’urbanistica cretese si conosce poco. A riguardo, Arias ipotizza che i tre maggiori centri
: Cnosso, Festo e Mallia - abbiano avuto muri di recinzione. Più certa appare l’ipotesi di
edi ci a piccoli gruppi e di ville separate dal palazzo centrale di Cnosso, lungo la valle di
Isopata ). Dallo studio della struttura dei palazzi cretesi, sono emerse af nità con i palazzi
delle civiltà mesopotamica ed egizia per quanto concerne l’uso dei materiali e l’adozione di
determinati principi architettonici. Nello speci co, per il palazzo di Cnosso va anzitutto
notata la ricerca di adattamento dei diversi piani dell’edi cio alla topogra a del terreno.
Nella parte principale, a occidente, vi era un muro rappresentato da un basamento di blocchi
calcarei su cui si innestava la rimanente parte in gesso alabastrino. Sulla facciata vi erano
rientranze e sporgenze riproposte su tutti i lati. L’ingresso era dato da un portico con una
colonna in mezzo. In corrispondenza con la strada di età minoica che giungeva sino al
portico, sorgevano le porte principali, a nord e a sud. Inoltre, sul lato settentrionale si
trovava una magni ca gradinata che, con ogni probabilità, veniva impiegata per cerimonie
e processioni. A ovest erano collocati i magazzini. Per quanto riguarda l’interno, esistono
numerosi dubbi soprattutto per la ricostruzione del piano superiore. Mediante una grande
scala, nella parte orientale del cortile, era possibile accedere alla sala delle doppie asce
(dalle pitture rinvenute) e al megaron della regina. Intorno ai megara con portici si
sviluppavano ulteriori portici, pozzi di luce e ambienti. Di qui la leggenda del
celeberrimo «labirinto di Cnosso». A ben vedere, ogni palazzo cretese prevedeva di norma
uno o più cortili rettangolari intorno ai quali si trovano locali, magazzini, laboratori
artigianali, aree residenziali destinate ai sovrani e ai loro cortigiani più importanti, spazi per
rappresentazioni e giochi, luoghi di culto. A seguito della ricostruzione, avvenuta dopo il
XVI secolo a.C., il palazzo venne arricchito di pitture dai colori molto intensi che, allo stato
attuale delle nostre conoscenze, dovevano essere molto af ni alle decorazioni della
ceramica cretese. Tra i soggetti dipinti ricordiamo esseri fantastici, con code di felino e
muso di uccello, paesaggi di ori liliali, del ni fra seppie, polipi e conchiglie. Oltre a
elementi della natura, va citato anche un corteo di personaggi lungo le pareti dei propilei a
sud, il cosiddetto «principe dai ori di giglio» cinto nel capo da una corona liliale sulla
parete di un corridoio a sud e, da ultimo, una scena di spettacolo alla presenza di numerosi
personaggi realizzati in miniatura che evoca, stando ad Arias, la pittura compendiaria di
epoca successiva.

5. Cosa si intende per talassocrazia


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Il termine talassocrazia indica, letteralmente, il dominio sul mare. Come acutamente osserva
Musti, si tratta anzitutto di un dominio militare da parte di una speci ca entità politica, e
non della semplice navigazione e pratica del mare. È un dominio quasi territoriale, in quanto
presenta un tratto di continuità su un determinato spazio marittimo e naturalmente sui
territori in esso contenuti (isole) oppure che su di esso si affacciano.

6. Da dove deriva il quali cativo minoica con cui si è soliti indicare la civiltà
cretese?
Il quali cativo minoico deriva dal nome della gura, a tratti leggendaria, del re Minosse
che, stando alla testimonianza di Tucidide (Guerra del Peloponneso I 4), fu il principale
arte ce della talassocrazia cretese. Lo storico spiega, infatti, che Minosse dominò le Cicladi
e il mare tutt’intorno, per liberarle dai pirati e per avere un sicuro af usso di entrate.

7. Da dove deriva il quali cativo miceneo e da chi venne, per la prima volta,
utilizzato?

8. Quali furono le principali aree di diffusione della cultura micenea?


E’ possibile affermare che, nel corso del XIV secolo a.C. (quindi all’inizio del
mediomiceneo), il centro di gravità del mondo egeo si spostò de nitivamente in Argolide. In
tale area vennero prodotti importantissimi capolavori dell’arte micenea, come testimoniano
le tombe a cupola ancora più ricche e suntuose rispetto a quelle dell’epoca precedente. Gli
aspetti più importanti di tale periodo sarebbero proseguiti nella fase del tardo-minoico. Le
aree di maggiore diffusione della cultura micenea furono concentrate, in prevalenza, nella
Grecia centrale e nel Peloponneso. Oltre a Micene, importanti centri furono: Tirinto
(Argolide), Pilo (Messenia), Tebe e Orcomeno (Beozia), Atene (Attica), Iolco (Tessaglia).
Nel corso dei secoli XIII e XII a.C. la diffusione degli Achei micenei si estese anche alle
coste opposte del Mediterraneo, ossia in Siria, in Asia Minore, in Tracia.

9. Come era strutturata la società micenea?


La società micenea presentava una struttura centralizzata, fondata in modo preminente
sull’esistenza di una casta di nobili guerrieri che combattevano su carri da guerra. Il
guerriero combatteva protetto da un enorme scudo a torre, armato di una lancia e di una
spada corta, scendeva dal carro e combatteva il nemico, attaccandolo a piedi. Al suo anco
combattevano gli «etairoi», i compagni, nei confronti dei quali il signore
aveva un vincolo di ospitalità e si impegnava a distribuire il bottino di guerra. Il dominio era
af dato al wanax, il signore, al cui anco era un comandante militare, denominato
lawaghétas. Le tavolette rinvenute a Pilo e a Cnosso hanno inoltre confermato l’esistenza di
douloi, schiavi o servi, ma anche di ieroduli o teoduli, uomini e donne.

10. Che cosa si intende per Xenia nel mondo omerico?


Lo stretto legame tra hostis e hospes evoca, di necessità, i concetti greci di ξένος (Xenos) e
di ξενία (Xenia) che, come è ben noto, alludono a un rapporto di ospitalità marcato da uno
scambio di doni tra i contraenti posti sotto la protezione di Zeus Xenios. L’ospitalità era una
pratica sottoposta all’egida di Zeus, dunque sacra, e andava applicata nei confronti sia di
poveri sia di mendicanti.
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11. Quando è attestato, per la prima volta, il termine basileus?
A partire dall’analisi della documentazione scritta di tale civiltà si è iniziato a parlare di
«monarchia omerica». Le città omeriche, infatti, erano rette da un basileus, le cui
caratteristiche e prerogative sono ancora al centro di discussioni e di dibattiti presso la
critica. A ben vedere, il termine basileus è attestato dopo il crollo della civiltà minoica, vale
a dire intorno al 1470-1450 a.C., dovuto - come già rilevato - a fattori sia ambientali (uno
spaventoso cataclisma di origine vulcanica) sia a migrazioni di popoli indoeuropee.

12. Quali sono le prospettive esegetiche dominanti riguardo alla de nizione della
regalità omerica?

13. Quali personaggi dell’Iliade e dell’Odissea consentono di gettare luce


supplementare sulle caratteristiche del basileus omerico?

14. Attraverso quali azioni Telemaco può essere considerato un leader per la
comunità di Itaca ma non un principe ereditario?

15. Quando avvenne la prima grande migrazione indoeuropea?


La prima grande migrazione indoeuropea nell’Ellade è da porre prima della invasione dorica
(XII secolo a.C.) e della oritura della cultura micenea (XVI secolo a.C.), dunque con ogni
probabilità intorno al 1900 a.C., sul nire dell’Antico Elladico. Tale migrazione ebbe tra i
vari effetti anche la distruzione di numerosi insediamenti del continente greco sino
all’Argolide. La civiltà preindoeuropea in Grecia era caratterizzata da una cultura
marcatamente contadina che ha lasciato tracce soprattutto nella lingua. Fu, in sintesi, intorno
al II millennio a.C. che, dalla commistione antropologica e culturale di caratteri antico
mediterranei e indoeuropei, ebbe origine il popolo greco.

16. Come vengono spiegate mitologicamente le migrazioni indoeuropee?


Le prime stirpi discendenti da Elleno a emigrare furono gli Eoli e gli Ioni, dal 2.000 al 1.100
a.C. circa. Alla civiltà che ne derivò si suole dare il nome di achea o micenea. Intorno
all’anno 1.000 a.C. si ebbe una terza invasione, quella dei Dori, che i Greci tras gurarono
mitologicamente nel cosiddetto «ritorno degli Eraclidi». Tale invasione segnò, secondo
le prospettive esegetiche preminenti, il crollo dell’impero miceneo e l’inizio delle Dark
Ages, il Medioevo ellenico.

17. Quali conseguenze ebbe nel mondo antico la cosiddetta «migrazione dorica» del
1200 a.C.?
la cosiddetta «migrazione dorica», che segnò la ne del processo di indoeuropeizzazione
della Grecia e, a un tempo, l’inizio di una nuova fase della storia greca. A seguito della
migrazione dorica:
• Vi fu una trasformazione totale dei gruppi e dei ceppi di discendenza nella Grecia
continentale.
• Elemento dominante a est e a sud del Peloponneso, in particolar modo in Argolide e in
Laconia, fu quello dorico.
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• Si ebbe la graduale fusione tra la popolazione achea e quella dorica.
• I Tessali allontanarono la popolazione eolica della regione, che ridussero in schiavitù.
• In Beozia tra gli antichi Eoli e il nuovo elemento greco nord-occidentale si arrivò a una
paci ca fusione.
• I Dori si spinsero no al continente microasiatico, travolgendo il regno ittita.
In sintesi, la migrazione dorica del XII secolo a.C. fu all’origine di una profonda e
irreversibile trasformazione della dimensione etnologica del mondo antico, segnando la ne
della protostoria greca e ilpassaggio dall’età del Bronzo all’età del Ferro. • Da un punto di
vista politico, si ebbe il declino di forme di potere accentrato, di tipo monarchico o
palaziale.

18. Stando alle testimonianze letterarie, chi erano i Dori?


gli storici preferiscono parlare più genericamente di Popoli del Mare. Stando ai testi
egiziani, a partire dalla metà del XIII secolo a.C. sino agli inizi del XII secolo a.C. i
cosiddetti «Popoli del Mare» avrebbero tentato una serie di invasioni da parte libica sino
all’Oriente anatolico e siropalestinese per poi arrestarsi contro la difesa posta dai faraoni
egiziani (Ramses II, Merneptah, Ramses III). Si può concludere che, a partire dal XIII
secolo a.C., l’area mediterranea fu scenario di un processo di trasformazione che riguardò,
in primo luogo, l’uso dei metalli. Di qui il passaggio dall’età del Bronzo all’età del Ferro.
Con ogni probabilità, i Dori furono semplicemente rappresentanti - e non, di necessità, gli
inventori oppure i fruitori - di tale cultura che si avvaleva di un nuovo di metallo e di nuove
armi.

19. Che cosa si intende per «età di transizione»?


A seguito della grande migrazione del secolo XII a.C. per il mondo greco ebbe inizio un
periodo di cui molto si sottrae alle nostre conoscenze a causa dell’assenza di qualsivoglia
notizia storica. Nell’Ellade si ebbe un generale impoverimento di carattere materiale, mentre
da un punto di vista culturale si registrò un notevole regresso. Interessante è notare, sotto il
pro lo del gusto artistico, il passaggio dallo stile submiceneo allo stile protogeometrico e,
ancora, a partire dal 900 a.C. a quello geometrico. Ma non solo. Tale mutamento è specchio
del nuovo rapporto tra uomo e ambiente. Come osserva Bengtson (Storia greca, 103): «La
linea e il cerchio celebrano il loro trionfo, e l’immagine umana, nelle allungate gure
angolose in cui compare, si dissolve in una certa astrazione. È questa un’arte che è specchio
di un duro periodo - i temi prevalenti sono la guerra e la lotta -, espressione di un presente
colmo di ansie e di minacce». Eppure, proprio in questo periodo è possibile collocare
l’invenzione della scrittura alfabetica e la gestazione dell’epos omerico
20. Quali furono gli aspetti culturali più rilevanti della cosiddetta «età di
transizione»?
Fu dall’incontro con i Fenici che gli Elleni derivarono la scrittura alfabetica. Con ogni
probabilità, il processo di ricezione della scrittura ebbe inizio nel corso dei secoli X - IX
a.C. in Asia Minore. Eppure, a ben vedere, i Fenici non furono arte ci, strictu sensu, della
scrittura in quanto, a loro volta, ricevettero impulsi in tal senso dalla cultura egizia. A partire
dalla ricezione e dalla piena conoscenza della scrittura alfabetica fenicia, i Greci
svilupparono autonomamente una completa gra a fonetica. L’alfabeto greco è attestato in
Grecia a partire dall’VIII secolo a.C. Occorre ricordare, in ogni caso, che di tale alfabeto
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esistevano numerose varianti, in quanto le differenti città greche utilizzavano diversi alfabeti
almeno no al V secolo a.C. Tra i molteplici alfabeti greci, quello che ebbe maggiore
fortuna fu quello di Calcide in Eubea, peraltro diffusosi anche in Italia per il tramite della
colonia greca di Cuma, all’origine di tutti i sistemi alfabetici italici, etrusco
compreso. L’attuale scrittura alfabetica greca deriva dall’alfabeto ionico, che divenne
uf ciale ad Atene e nell’Attica a seguito di un editto del 403-402 a.C., durante l’arcontato di
Euclide ad Atene. Va da sé che tale discorso vale per le lettere maiuscole, in quanto fu solo a
partire dall’età ellenistica che si svilupparono differenti gra e e scritture corsive. L’alfabeto
greco si compone di 24 lettere (7 vocali e 17 consonanti). Dell’alfabeto fenicio quello greco
prese 22 caratteri. L’epos greco. Legata all’introduzione della scrittura alfabetica è la
creazione dell’epos omerico, alla base della letteratura occidentale. Procedendo oltre la
cosiddetta questione omerica, è possibile immaginare un lungo periodo di gestazione sia per
l’Iliade sia per l’Odissea. In ogni caso, ambedue i poemi - benché con le evidenti differenze
- derivano da un medesimo orizzonte aristocratico e guerriero i cui ideali si sostanziavano
nella guerra, nella vittoria e nella gloria. Ma non solo. Come osserva Marrou, «l’educazione
letteraria greca conservò durante tutta la sua storia, Omero come testo base, come centro di
tutti gli studi».

21. Da che cosa ebbe origine l’alfabeto greco?


Fu dall’incontro con i Fenici che gli Elleni derivarono la scrittura alfabetica. Con ogni
probabilità, il processo di ricezione della scrittura ebbe inizio nel corso dei secoli X - IX
a.C. in Asia Minore. Eppure, a ben vedere, i Fenici non furono arte ci, strictu sensu, della
scrittura in quanto, a loro volta, ricevettero impulsi in tal senso dalla cultura egizia. A partire
dalla ricezione e dalla piena conoscenza della scrittura alfabetica fenicia, i Greci
svilupparono autonomamente una completa gra a fonetica. L’alfabeto greco è attestato in
Grecia a partire dall’VIII secolo a.C. Occorre ricordare, in ogni caso, che di tale alfabeto
esistevano numerose varianti, in quanto le differenti città greche utilizzavano diversi
alfabeti almeno no al V secolo a.C. Tra i molteplici alfabeti greci, quello che ebbe
maggiore fortuna fu quello di Calcide in Eubea, peraltro diffusosi anche in Italia per il
tramite della colonia greca di Cuma, all’origine di tutti i sistemi alfabetici italici, etrusco
compreso. L’attuale scrittura alfabetica greca deriva dall’alfabeto ionico, che divenne
uf ciale ad Atene e nell’Attica a seguito di un editto del 403-402 a.C., durante l’arcontato di
Euclide ad Atene. Va da sé che tale discorso vale per le lettere maiuscole, in quanto fu
solo a partire dall’età ellenistica che si svilupparono differenti gra e e scritture corsive.
L’alfabeto greco si compone di 24 lettere (7 vocali e 17 consonanti). Dell’alfabeto fenicio
quello greco prese 22 caratteri.

22. È corretto affermare che i poemi omerici abbiano avuto ruolo preminente nel
processo educativo dell’uomo greco? Perché?

23. Perché si è soliti parlare di «seconda colonizzazione» greca?


Intorno alla metà del secolo VIII a.C. ebbe inizio la seconda fase della colonizzazione greca
nel Mediterraneo, dopo l’espansione achea dei secoli XIII e XII a.C. Rispetto alla prima,
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questa ebbe dimensioni molto più vaste. Essa fu un processo lungo e, come ricorda
Bengtson, fu «la somma di innumerevoli e incontrollabili iniziative individuali, progetti e
tentativi più o meno felici»

24. Quali furono le cause della colonizzazione del secolo VIII a.C.?
Le condizioni che resero possibile l’espansione greca furono legate, in buona sostanza, alla
presenza di genti italiche, in contrasto fra di loro, che tuttavia mostravano segnali di
apertura al commercio con il mondo greco. Ulteriori condizioni favorevoli alla seconda
colonizzazione furono il progresso nautico (costruzioni di navi sempre più capaci e
af dabili) e il perfezionamento delle conoscenze geogra che. Cause della cosiddetta
«grande migrazione» furono:
- Sovrappopolamento dell’Ellade;
- Contrasti sociali (contrapposizione interne in città come Megara, Corinto, Atene e
Mitilene);
- Contrasti socio-politici tra gruppi di cittadini e tiranni locali;
- Desiderio di reperire terre coltivabili, dunque considerazioni di politica commerciale. Ma
questa espansione nel Mediterraneo fu, soprattutto, espressione di un nuovo modo di sentire
la vita: allo spirito dell’uomo greco di età arcaica i con ni della madrepatria erano, oramai,
divenuti troppo stretti.

25. Chi furono i protagonisti e quali le aree geogra che coinvolte?


primi colonizzatori furono i Calcidesi che in Campania fondarono verso la metà dell’VIII
secolo a.C. la città di Kyme (Cuma), da cui si diffuse la conoscenza dell’alfabeto e del
pantheon greco. Aree di colonizzazione furono: la Sicilia, l’Italia Meridionale, le coste della
Spagna, della Francia, del Mar Nero e l’Africa settentrionale.

26. Polis
La polis greca si compone essenzialmente di due aree: la chora (il territorio circostante) e
l’asty (lo spazio urbano vero e proprio). Stando alla testimonianza di Omero, due sono i
momenti fondamentali del processo di costituzione della polis, e vale a dire:
1.la divisione della terra con conseguente assegnazione dei lotti ai cittadini;
2.ripartizione dello spazio urbano in pubblico (agorà), privato (case) e sacro (templi). A
partire dai risultati conseguiti mediante scavi archeologici, è possibile affermare la presenza
di circa un migliaio di poleis sul suolo greco in un arco di tempo compreso tra il secolo VIII
a.C. e l’epoca ellenistico-romana: in particolare, si stimano circa 700 centri nell’area
metropolitana e 300 nell’area mediterranea colonizzata. A ben vedere, esistevano notevoli
differenze tra le varie poleis, anzitutto in termini di estensione: Atene constava di circa 2400
kmq, Corinto 880 kmq, Sparta 8500 kmq. Anche Siracusa e Agrigento raggiungevano
dimensioni interessanti. Eppure, la maggior parte delle poleis non andava oltre i 100 kmq.
Riguardo alla popolazione, va speci cato che la polis, nel complesso, poteva ospitare sino a
centinaia di migliaia di individui, di cui alcune migliaia cittadini veri e propri. La rimanente
parte era formata, invece, da meteci, ossia stranieri, ma anche schiavi, artigiani, agricoltori e
perieci, ossia abitanti delle zone limitrofe. Sin dal suo primo apparire, la polis era centro
della vita politica e religiosa di una comunità. La partecipazione di tutta la collettività alla
sfera politica ne costituiva elemento di assoluta novità. Eppure, proprio tale partecipazione
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era, a un tempo, motivo di forte instabilità, in quanto le fazioni presenti al suo interno erano
spesso in lotta fra di loro per rivalità e interessi contrastanti. La polis era, pertanto, anche
sede della contrapposizione politica (stasis).

27. Qual valore assume il mito nel mondo greco?


Stando alla sintassi di Guidorizzi, «Mythos, in lingua greca, designa il concetto nei suoi
differenti livelli: la singola parola che esce dalle labbra di qualunque persona; una serie di
parole che si organizzano in un discorso che ha lo scopo di raccontare una storia; in ne un
particolare tipo di storia che racconta fatti avvenuti in un tempo lontano e che sono diventati
esemplari, La caratteristica del mito greco è quella di essere un racconto fatto di parole che,
non di segni scritti, trasmesso non da sacerdoti o sapienti, ma da specialisti della parola, vale
a dire i poeti, che ne fecero il soggetto fondamentale delle loro opere. Così, il mito ha
viaggiato attraverso il tempo: nei racconti dei cantori, nei versi di Omero, nelle sanguinose
vicende della tragedia, e più tardi nella poesia di Virgilio e di Ovidio. Quella che viene
de nita mitologia greca è in realtà un labirinto di racconti, storie nate in luoghi e tempi
diversi, leggende locali, opere letterarie: un organismo vivente che continua a riprodursi, li
che corrono paralleli tra loro o s’intrecciano in mille varianti.

28. Che cosa si intende per «sinecismo» di Atene?


“Sinecismo” di Atene, processo per cui i centri dell’Attica abbandonarono gradualmente la
loro autonomia a favore della leadership di Atene.

29. Quale ceto sociale fu protagonista delle vicende storiche di Atene e dell’Attica
nel tardo arcaismo?
Fino al VII secolo a.C., infatti, la storia di Atene e, più in generale, dell’Attica fu scritta da
famiglie aristocratiche quali, a esempio, gli Alcmeonidi, i Licomidi, i Filiadi, gli Eteobutadi.
Come le altre poleis elleniche, Atene inizialmente fu dominata dalle élites aristocratiche. In
buona sostanza, no al VII secolo a.C. inoltrato quella di Atene e, più in generale,
dell’Attica non fu tanto la storia di uno stato quanto, piuttosto, quella delle grandi famiglie
nobiliari che detenevano il potere e che esercitavano le funzioni politiche, ma
anche quelle religiose.Vanno ricordati Chilone che tentò inutilmente di instaurare ad Atene
una tirannide personale. Il fallimento di tale impresa fu determinato dall’intervento della
famiglia aristocratica degli Alcmeonidi. Draconte, legislatore particolarmente noto per la
crudeltà e per la severità delle norme proposte. Fu con la costituzione di Draconte che
iniziò a prender vita ad Atene la nozione di «stato».
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