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“Prima lezione di archeologia orientale” Paolo Matthiae

1 DALL’OBLIO ALLA RISCOPERTA DELL’ORIENTE PRECLASSICO


Tradizione interpretative del Medioevo arabo: la presenza di grandiose rovine nel Vicino Oriente interessò
anche gli studi islamici nei loro confronti, per quanto riguarda infatti la cultura islamica del Medioevo è
importante sottolineare come queste rovine venissero legate strettamente ai ricordi della storia sacra e dei
posti in cui è avvenuta la rivelazione del Dio unico a partire da Abramo, passando per tutte le figure che
sono proprie anche della tradizione biblica come Noè e Mosè, fino a Muhammad, il “Sigillo dei profeti”;
questi divennero i protagonisti di una reinterpretazione pseudo storica ebraico- islamica delle rovine che
aveva il suo fondamento soprattutto nel testo dell’Antico Testamento rovine come le “ziqqurat” o le torri
templari della Mesopotamia meridionale vennero interpretate da dotti e viaggiatori cristiani ed islamici come
quelli della Torre di Babele, descritta dai racconti biblici. Il legame delle saghe bibliche: abbiamo appena
visto quindi come sia fondamentale nel Medioevo per interpretare le rovine presenti in Oriente il legame con
il testo e con i racconti biblici, infatti data la perdita di tracce delle antichissime civiltà orientali
preellenistiche, proprio i testi dell’Antico Testamento sono stati a lungo (fino gli anni della Controriforma)
un forte legame che collegava gli abitanti dell’Occidente al mondo scomparso di quelle civiltà che la storia
biblica aveva messo in relazione con la fede del popolo di Israele. L’epopea dei primi scavi in Assiria:
proprio seguendo il legame con l’Antico Testamento molti viaggiatori europei a partire dal XII secolo
esplorarono il Vicino Oriente e la Mesopotamia andando alla ricerca di quelle città assire e babilonesi alle
quali la Bibbia fa riferimento. (es. Beniamino di Tudela nel 1170; John Cartwright nell’XVII secolo).
Progressi molto grandi si ebbero con le importanti osservazioni del danese Karsten Neibuhr, che diede il suo
contributo teorico maggiore negli anni 60 del ‘700. L’occasione che però diede inizio in maniera clamorosa
all’esplorazione archeologica della Mesopotamia fu l’apertura da parte della Francia di una sede consolare a
Mossul, dove venne inviato anche il diplomatico Paul-Emile Botta, egli lavorò a Khorsabad fra l’1843 e il
1844 riportando alla luce una serie di resti monumentali che furono poi riconosciuti come un settore del
palazzo neoassiro di Sargon II; dopo la nomina francese allora anche il Ministero degli Esteri dell’Impero
Britannico decise di inviare un suo funzionario a Mossul, così iniziò una forte competizione in quest’ambito
fra Francia ed Inghilterra. Austen Henry Layard sarà il secondo grande protagonista di questa stagione di
scavi in oriente, egli si impegnò a Nimrud dove scoprì (anni 540 dell’800) il Palazzo Nord-Ovest di
Assurnasirpal II. Succesivamente i francesi allora organizzarono una seconda campagna Khorsabad affidata
a Victor Place, mentre Layard ne fece un’altra a Nimrud e a Quyunjiq. Un episodio particolare si ebbe
quando Rassam, un collaboratore di Layard, violò di notte un accordo fatto con Place al quale era stato dato
il diritto di scavare il settore settentrionale di Quyunjiq, questa zona fu quindi scavata da Rassam che trovò il
Palazzo Nord fatto costruire da Assurbanirpal: qui vi erano rilievi e la Biblioteca dell’ultimo re d’Assiria
Rawlinson che era all’epoca console britannico a Baghdad e uno dei decifratori della scrittura cuneiforme,
invitò Place ad accettare l’accaduto dandogli una serie di rilievi da donare al museo parigino, La rivelazione
dei Sumeri in Babilonia: il primo periodo di esplorazioni in Mesopotamia si concludeva nel 1855 con due
eventi importanti:
1- la perdita dei reperti della spedizione di Place per l’affondamento delle chiatte che li trasportavano;
2- l’annuncio della definitiva decifrazione del sistema di scrittura cuneiforme.
Da qui in poi l’archeologia mesopotamica entrò in una fase disordinata e incontrollata a causa di una politica
di vera e propria caccia alle antichità di Assiria e Babilonia, questo comportò veri e propri saccheggi dei
luoghi in questione: A- uno dei principali saccheggiatori fu Rassam a Ninive, Kalkhu, Assur, Babilonia e
Lasra per esempio; B- in questa fase però ci fu una scoperta molto importante soprattutto da parte di Ernest
de Sarzec a Telloh (Lagash), egli scoprì le prime tavolette sumeriche e portò a quella che è stata definita la
“rivelazione dei Sumeri”, una lingua, cultura e storia che risaliva alla seconda metà del III millenio a.C (di
cui neanche la Bibbia conservava più ricordo) Questo portò anche tedeschi ed americani a spingersi in
ricerche in Bassa Mesopotamia, furono importanti soprattutto il contributo di Robert Koldewey e la
Missione americana di Philadelphia a Nuffar. Al di là della Mesopotamia, dalla Siria all’Iran: negli ultimi
decenni dell’800 anche altre regioni del Vicino Oriente, oltre la Mesopotamia, iniziarono ad interessare gli
studiosi delle potenze europee: - Fenicia: Napoleone III inviò un corpo di spedizione francese nel 1859 a
protezione delle comunità cristiane in Libano, ma chiese anche ad Ernest Renan (illustre semitista) di
compiere una serie di studi. – Siria: il primo scavo qui fu fatto dal tedesco Felix von Luschan a Zincirli dove
rivelò soprattutto l’architettura monumentale e una serie di sculture che fanno parte della cultura neosiriana
dell’Età del Ferro, più tardi Mav von Oppenheim scoperse in Mesopotamia sculture dello stesso tipo; nei
grandi centri della Siria settentrionale i primi scavi vennero fatti da Leonard Woolley e Thomas Lawrence a
Karkemish. – Iran occidentale: primo scavi ad opera di un importante preistorico francese Jacques de
Morgan, che esplorò il centro di Susa. –Palestina: la prima esplorazione qui venne fatta a Tell el-Hesi ad
opera di William Flinders Petrie.
2- FASI, METODI, SVILUPPI DELL’ARCHEOLOGIA ORIENTALE
L’archeologia orientale si può dire che sia passata attraverso 3 fasi fondamentali: 1- periodo che va dal
1842 al 1903, che sarebbe quello dell’archeologia di ispirazione biblica; 2- periodo che va dal 1903 al 1968,
periodo che finisce con le affermazioni delle prime correnti di metodo derivanti da mondo britannico e
americano, questo è il periodo dell’archeologia scientifica di impostazione storica; 3- dal 1968 ai giorni
d’oggi, segnato dalle esperienze dall’esperienza dell’ “archeologia processuale” e che si arricchisce di
riflessioni “post-processuali” , periodo dell’archeologia globale a prospettiva integrata. E’ importante
sottolineare come una svolta decisiva infatti si ebbe agli inizi del ‘900, grazie soprattutto a scavi tedeschi in
Mesopotamia guidati da R. Koldewey e Walter Andrae, che misero i fondamenti per un’archeologia
scientificamente concepita (inizi 2° periodo). Aspetti negativi: in queste tre fasi gli aspetti negativi e
fuorvianti derivano soprattutto dai condizionamenti politici delle indagini e nel pregiudizio
dell’interpretazione biblica. Archeologia orientali e condizionamenti politici: l’importanza strategica per le
grandi potenze occidentali delle aree sottoposte a ricerche archeologiche è all’origine dei primi scavi in
Mesopotamia di Francia ed Impero britannico, successivamente proprio per motivi strategici si impegnarono
in queste operazioni anche Impero germanico e USA si voleva che i Musei Statali di Berlino arrivassero a
competere con il Louvre e con il Museo Britannico. - Primo dopoguerra: in questo periodo lo spartirsi le
terre ( anche del Vicino Oriente: Iraq e Palestina alla Gran Bretagna; Libano e Siria alla Francia) attraverso
l’utilizzo dei protettorati portò le G.B. e Francia ad avere un ruolo privilegiato nel contesto degli scavi
archeologici, è in questo periodo che inizia anche un’intensissima fasi di scavi in Palestina dovuta
soprattutto al diffondersi nel periodo fra le due guerre della diffusione dell’ideologia del movimento sionista.
– Secondo dopoguerra: quando ormai dovunque nelle aree geografiche dell’archeologia orientale tutti i paesi
raggiunsero la piena indipendenza continuarono ad esserci condizionamenti politici nella ricerca
archeologica, soprattutto sulla base del fatto che si voleva conservare rapporti privilegiati nelle regioni dei
passati protettorati per aver una posizione di maggior controllo in quei paesi che stavano emergendo
economicamente.
3-LUOGHI E TEMPI DELLE CIVILTA’ ANTICHE
Fondamenti della cronologia assoluta: il problema della ricostruzione cronologica assoluta, fondata ed
attendibile delle civiltà dell’Oriente antico per i tre millenni di storia che hanno preceduto le imprese di
Alessandro Magno è una questione fondamentale e molto dibattuta. Vi sono 3 fattori fondamentali che
hanno portato all’utilizzo delle cronologie contemporanee: 1- i fenomeni astronomici osservati dagli antichi
e citati nei testi contemporanei agli eventi, questi possono essere analizzati sulla base delle conoscenze
astronomiche moderne e ciò ci permette di collocarli in una scala del tempo assoluta. 2- liste antiche di
sovrani e funzionari spesso con menzione esplicita delle durate dei regni. Le liste dei funzionari in particolar
modo sono importanti in quanto ci permettono di collegare fra loro gli anni dei regni dei diversi sovrani con
le datazioni scollegate proprie degli eventi astronomici: in questo riusciremo a ricostruire serie intere di
datazioni assolute connesse a figure di sovrani storici. 3- i sincronismi fra i personaggi storici delle diverse
regioni dell’area considerata che sono tramandati da testimonianze testuali antiche, possono essere “dirette”:
quando ad esempio in una lettere scritta da un re si fa menzione ad altri sovrani contemporanei di altre zone;
mentre “indirette”: quando è un terzo personaggio che fa riferimento al fatto che due o più sovrani siano
contemporanei fra di loro anche questa terza tipologia di fonte è molto importante in quanto permettono di
estendere i dati della cronologia assoluta ad aree meno privilegiate da ritrovamenti epigrafici. Altri 2 tipi di
fonti hanno notevole importanza: 4- datazioni di manufatti di certi materiali. 5- datazioni derivanti da
considerazioni deduttive di carattere strettamente archeologico risultati da molteplici esami combinatori e
comparativi. Per quanto riguarda il punto 4 il metodo più diffuso è quello del carbonio 14 scoperto da Libby
nel 1949, è interessante notare come le datazioni al C14 possono essere ottenute fino 80.000/50.000 anni fa e
non per periodi più antichi Cronologia alta, media, bassa: progressi decisivi per quanto riguarda l’ambito
dell’elaborazione della cronologia progressi decisivi vennero fatti dal 1936 al 1939, portando alla
formulazione di tre cronologie assolute solidamente fondate della Mesopotamia: “alta”, “media”, “bassa”.
Venne accolta con maggior favore però la “cronologia media”. I fondamenti astronomici delle cronologie
assolute della Mesopotamia sono costituiti essenzialmente da due ordini di dati: osservazioni relative al
sorgere del sole e al tramonto eliaco di Venere durante il regno del decimo sovrano della I dinastia di
Babilonia. 2- si basa sul fatto che la caduta di Ibbi-Suen, ultimo sovrano della III dinastia di Ur al tempo
dell’invasione elamita era coinciso con la presenza di un eclissi lunare. È sulla base di questi dati che nel
corso del tempo si è affermata con maggior favore rispetto la altre la “cronologia media”.
Cronologie storiche ed archeologiche: per le aree del Vicino Oriente antico si usa una cronologia che fa
riferimento ad una evoluzione dei metalli, questa cronologia fu ideata da Thomsen nel 1819 per la preistoria
europea: età della pietra, età del bronzo, età del ferro, le quali a loro volta sono divise in sottoperiodi fra i
quali non vi sono corrispondenze di date iniziali e finali per quanto riguarda le diverse aree. – Bisogna
escludere la prima età in quanto questa fa riferimento soprattutto a periodi pienamente preistorici. – Età del
Bronzo: sono i secoli tra formazione della civiltà urbana e l’ellenizzazione di Alessandro Magno. Questa età
si divide in Bronzo Antico: ultimi secoli del IV secolo a.C. e fine del III millennio a.C., ed è l’età in cui
vengono fatto molteplici sperimentazioni della innovativa lega del bronzo che finirà poi per stabilizzarsi,
mentre per quanto riguarda gli insediamenti è il periodo della crisi del modello della città-stato; Bronzo
Medio:è la prima metà del II millennio a.C., non vi sono particolari progressi nella lavorazione del bronzo,
mentre vi è l’affermarsi dei primi stati territoriali: Bronzo Tardo: seconda metà del II millennio fino ad un
periodo compreso fra 1200 e 1100 a.C. quando finisce Età del Bronzo, non ci sono particolari progressi, ma
emergono i primi manufatti in ferro, mentre è l’età della costituzione e del conflitto dei primi imperi (es i
Mittani nella Mesopotamia settentrionale). – Età del Ferro: all’inizio appaiono i primi manufatti in bronzo,
ma solo nei periodi più avanzati si arriverà al suo utilizzo per le armi, in quest’età si ha anche lo scontro fra
nuovi stati nazionali, fondati su una comunanza di valori linguistici, etnici, culturali e religiosi (es Aram in
Siria meridionale)
4- LA CULTURA DEI PROTAGONISTI: LE SCRITTURE, LE LINGUE, I TESTI
La decifrazione delle scritture in cui erano espresse le lingue delle civiltà preclassiche dell’Asia Occidentale
ebbe inizio alla metà del Settecento, quando Swinton e Barthelemy decifrarono la scrittura lineare fenicia.
La grande stagione delle decifrazioni dei tipi di scritture più complessi di questa zona fu quella che ha
previsto lo studio del geroglifico egiziano e del cuneiforme mesopotamico, essa temporalmente si colloca
nella prima metà del XIX secolo. 1822  Champollion risolse il dilemma della decifrazione dell’antica
scrittura geroglifica attraverso una duplice intuizione: 1- capì che esso era un sistema composito, cioè non
soltanto composito, ma anche fonetico e logora fico; 2-il copto era connesso all’egiziano antico. La
decifrazione del cuneiforme invece fu più lenta, che si rivelò essere: l’antico persiano, l’elamita recente e
l’akkadico babilonese, 1802 Grotefend identificò l’antico persiano e capì il valore di diversi segni e parole;
poi Hincks e Rawlinson riconobbero il valore sillabico di molti segni cuneiformi, così il cuneiforme si
considerò decifrato. Scrittura cuneiforme, il sumero e l’akkadico: la scrittura cuneiforme è la scrittura più
antica dell’umanità, essa è stata creata dai sumeri poco dopo la metà del IV secolo a.C. e condivide con altri
6 sistemi di scrittura il carattere di sistema misto logografico e sillabico, in esso venivano usati 3 segni: 1-
logografici: esprimevano attraverso immagini le parole della lingua; 2-sillabici: che davano vita a suoni di
sillabe aperte, chiuse o multiple; 3- segni ausiliari: ebbero origine come aiuti per comprendere i segni
logografici, ma divennero presti elementi non pronunciati che facilitavano la lettura. Il sistema cuneiforme
ebbe ampia fortuna in tutto il Vicino Oriente (es in Babilonia settentrionale per l’akkadico; Iran sud-
occidentale per l’elamita). Breve storia: nella seconda metà del III millennio a.C. il cuneiforme
mesopotamico si sviluppò nella Babilonia meridionale, era studiato e compreso solo in centri politici con
scuole scribali ma iniziò a diffondersi a partire dalla metà del II millennio a.C. soprattutto grazie alla
diffusione dell’akkadico che aveva sostituito il sumerico come lingua parlata in tutta l’area con qualche
variante dialettale, ma era anche la lingua internazionale di comunicazione fra le corti o fra i grandi regni.
Nella sua versione regionale chiamata “neoassiro” conobbe un ultimo periodo di diffusione finchè poi non
venne sostituita dalla lingua aramaica o dalla scrittura lineare fenicia  Nella Mesopotamia meridionale
l’akkadico però continuò ad essere scritto negli ambienti colti e templari. Le scritture alfabetiche ed il
fenicio: le scritture che si considerano alfabetiche sono una scoperta innovativa dell’Età del Ferro, un
sistema di scrittura presenti in numerosi documenti risalenti al XIV- XV secolo a.C. e il “cuneiforme
ugaritico”, esso è composto da 30 segni, non ha elementi in comune con il mesopotamico e soprattutto è
ritenuto il primo alfabeto della storia si è affermato che però probabilmente questo non è un vero e proprio
sistema alfabetico ma è un sistema sillabico molto sintetico questa linea interpretativa è stata proposta anche
per lo studio dell’alfabeto lineare fenicio successivamente però quando l’alfabeto lineare fenicio venne
trasmesso al mondo greco e venne utilizzato appunto per scrivere il greco e poi il latino, esso divenne
compiutamente alfabetico. Testimonianze scritte e cultura materiale: i testi scritti i testi dell’antico oriente
sono in buona parte andati perduti nel corso tempo a causa del periodo di dominazione romana ed
ellenistica, questi testi hanno potuto cominciare ad essere recuperati con gli sviluppi dell’archeologia di
metà Ottocento, per poi essere interpretati solo dopo le decifrazioni, vi è solo un testo fra questi che è giunto
a noi, ovvero il corpus di libri ebraici che formano il testo biblico, ovvero i testi dell’Antico Testamento. I
testi che invece sono stati recuperati dall’archeologia e che sono propri del Vicino Oriente antico sono di un
enorme varietà, in particolare il mondo archeologico da maggiore importanza a quei testi che ci parlano
della cultura materiale e che permettono di raccogliere dati sulla letteratura artistica dell’antica
Mesopotamia, sono quindi fondamentali: - la iscrizioni ufficiali reali che hanno estese sezioni edili; - “nomi
d’anno”, datazioni di ogni singolo anno di regno redatte dalle cancellerie reali con riferimento ad un’impresa
di particolare rilievo (frequenti anni che prendevano nome da ricostruzioni o restauri); - testi economici,
importante per capire organizzazione del lavoro e delle produzioni antiche; - lettere scambiate fra sovrani e
dignitari, hanno dati soprattutto sull’attività edilizia. N.B. al di fuori della Mesopotamia però le
testimonianze che fanno riferimento alla cultura materiale di un luogo sono rare e occasionali, ma al
contrario la straordinaria presenza di queste testimonianze in Mesopotamia ha consentito di ricostruire in
maniera fondata molti aspetti della vita delle civiltà preclassiche orientali storicizzando a loro volta i
materiali archeologici trovati qui.
5- VALORE E SIGNIFICATO DELLE CIVILTA’ ORIENTALI ANTICHE
Nella formazione degli insediamenti vi sono stati due momenti particolarmente importanti: 1-rivoluzione
neolitica: che prevede l’inizio di addomesticamento di vegetali ed animali che ha portato alla nascita dei
primi insediamenti stabili; 2- rivoluzione urbana: (IV millenio a.C.) che ha portato alla costituzione delle
prime città, prima in ambienti alluvionali dove era possibile praticare un’agricoltura intensiva, dopo in
ambienti più secchi idonei ad un’agricoltura estensiva momento fondamentale per l’umanità, perché la città
è sempre stata considerata sinonimo di civiltà. L’Oriente Antico come precedente dell’Occidente: Prima
degli sviluppi dell’archeologia l’epoca preellenistica del Vicino Oriente era sempre stata vista come
caratterizzata da idolatria, dissolutezza e dispotismo finché non si è iniziato a studiare i resti di quell’epoca.
Dopo gli inizi delle esplorazioni archeologiche (metà 800) iniziò ad affermarsi una corrente interpretativa
che vedeva positivamente queste civiltà in virtù del loro rapporto con:
A- il mondo ebraico-cristiano: quelle terre erano il contesto storico in cui maturò il monoteismo ebraico
e lo scenario dell’annuncio della rivelazione cristiana, questo infatti era il contesto in cui vi è la
contraddizione fra le idolatria di Egitto, Assiria e Babilonia e il popolo eletto di Israele, ma in non
pochi aspetti di quelle culture, comunque, si vedevano positivamente precedenti e preannunci della
rivelazione ebraica e cristiana.
B- B- mondo greco romano: infatti quelle civiltà sono sempre state viste come i predecessori della
civiltà greca e romana, si pensava ad esse come civiltà che avevano avuto in maniera imperfetta una
serie di sviluppi che solo nel mondo greco-romano avrebbero avuto il loro sommo compimento
(concezione radicalmente evoluzionistica).Sotto entrambi i punti di vista queste civiltà sono state
interpretate come caratterizzate nei loro sviluppi da lampi di positività che hanno preceduto la venuta
della storia vera e propria, quindi ogni loro tratto positivo non veniva valutato in quanto tale ma solo
in funzione delle religioni ebraico-cristiana e del mondo greco e romano.
Solo dalla metà del 900 le civiltà antiche del Vicino Oriente sono state studiate comparativamente e
paratatticamente senza condizionamenti storico-religiosi e storico-culturali. Originalità delle civiltà
dell’Antico Oriente: nello sviluppo storico dell’umanità queste civiltà invece hanno avuto un importanza
enorme e sono state caratterizzate da momenti pieni di significato per sottolineare come la struttura unitaria
della cultura paleo siriana corrisponde probabilmente alla natura sociopolitica degli stati territoriali che
controllavano all’epoca l’intera area fra la catena del Tauro e Damasco.
6-DAL VILLAGGIO ALL’IMPERO: DIALETTICA E DIACRONIA DELLE SOCIETA’
Le regioni del Vicino Oriente antico, in ambienti certo ecologicamente assai differenziati, sono state, come si
è visto, in tempi precoci rispetto ad altre aree del pianeta, lo scenario di quegli straordinari sviluppi della
storia dell’umanità che, non certo per indicarne una presunta improvvisa comparsa e rapida affermazione
quanto piuttosto per marcarne l’eccezionale spinta innovativa, sono stati definiti la «rivoluzione neolitica» e
la «rivoluzione urbana». Il passaggio dalle società egualitarie e autosufficienti dei primi insediamenti
stanziali stabili dei villaggi neolitici, cui si deve l’addomesticamento delle specie vegetali ed animali che
contrassegnano la vita rurale, alle società segmentate dei primi centri urbani dominati da ristrette élite che
sono il portato di una grande complessità e articolazione della società, è un fenomeno socio-economico
epocale che investì precocemente – nella seconda metà del IV millennio a. Il diffondersi del modello urbano
nelle condizioni ecologicamente più differenziate, dalle aree alluvionali della cosiddetta Grande
Mesopotamia – Babilonia e Susiana – agli ondulati tavolati dell`Alta Siria e dell`Alta Mesopotamia, alle
regioni collinari della Palestina, a fertili valli dell`Iran orientale e a regioni anche estese degli altopiani
dell`Anatolia centrale e dell`Iran sud-occidentale, determina in tempi successivi progressive concentrazioni
di popolazione che nelle città (talora di diverse decine di ettari di superficie) trovano uno dei poli di
dimorfismi strutturali che oppongono i centri urbani agli insediamenti rurali, da un lato, e agli ambienti
pastorali, dall`altro. I villaggi stanziali del retroterra agricolo delle città (che ovviamente lasciano orme
chiare e rintracciabili nel terreno dell`esplorazione archeologica) per un verso, e gli accampamenti dei
pastori allevatori di ampie greggi di caprovini nelle estese aree steppose e di più limitati armenti di bovini
nelle regioni collinari (assai più difficili da individuare e da indagare attraverso gli scavi) per l`altro,
costituiscono complementi basilari per l`integrazione alimentare fondamentale per l`economia delle città in
condizioni normali, ma rappresentano anche i luoghi strutturali del riflusso demografico dalle stesse città nei
non rari e comunque ricorrenti periodi di crisi delle società urbane. Benché l’archeologia orientale sia, come
si è detto, un`archeologia storica di civiltà urbane, centri urbani, villaggi rurali e accampamenti pastorali
sono strutture insediamenti pienamente attive e presenti, pur se in dimensioni e proporzioni molto diverse
secondo i tempi e gli spazi, durante tutto il lungo periodo dalla metà del IV millennio a. Se sono le realtà
urbane a risultare in larga prevalenza dagli scavi, ciò dipende dalle strategie delle esplorazioni archeologiche
che (pur in qualche modo comprensibilmente) hanno spesso privilegiato nella ricerca le strutture urbane, in
quanto luoghi d’elezione della «macrostoria», rispetto a villaggi e accampamenti, considerati, per dir così,
luoghi tipici della «microstoria». Come – nell`ambito delle realtà urbanistiche dell`Oriente antico – quanto
spesso si afferma a proposito della pretesa assenza di piazze nelle città orientali antiche dipende solo dal
fatto che l`archeologia moderna assai raramente ha indugiato a scavare i «vuoti» delle piazze o dei giardini,
preferendo i «pieni» delle abitazioni e, meglio ancora, degli edifici pubblici, secolari e religiosi, così nelle
realtà insediamenti del territorio molte nostre presunte deduzioni dipendono dagli orientamenti e dalle
predilezioni delle esplorazioni archeologiche.
Modi e tempi dell’urbanizzazione primaria in Mesopotamia: L`analisi insediamentale realizzata attraverso lo
strumento delle prospezioni di superficie, senza l`integrazione di interventi di scavo, è stata applicata con
grande efficacia per illuminare i processi della formazione, degli sviluppi e delle crisi dei centri urbani
nell`area dell`urbanizzazione primaria – l`alluvio mesopotamico – dei paesi di Sumer e di Akkad, tra gli
inizi del IV e gli inizi del II millennio a. Nell`alluvio della Babilonia la situazione insediamentale delle fasi
tarde del periodo di Ubayd – che può essere considerata la premessa storica degli sviluppi urbani dell`Età
Protostorica – sembra essere stata caratterizzata, per quanto concerne gli insediamenti, dall`omogeneità nelle
dimensioni (di norma inferiori ai 10 ettari) e dall`uniformità nelle dislocazioni. Ma questo abbandono
dell`area rurale circostante Uruk in un periodo in cui non c`è indizio di un`ulteriore crescita urbana della
città protostorica è da interpretare veramente come un fenomeno di inurbamento o non piuttosto come un
sintomo di una crisi del sistema centro urbano/retroterra agricolo? Sembra invece corretto interpretare il
fatto che durante l`Età Protodinastica l`omogeneità dimensionale degli insediamenti nell`area di Uruk si
alteri decisamente in direzione di una gerarchizzazione come una qualificazione del territorio nel senso di
un`articolazione di strutture amministrative distribuite nello spazio controllato dalla città-stato secondo un
sistema sempre più sofisticato, e quindi progressivamente gerarchizzato. L`urbanizzazione di queste nuove
città si sarebbe realizzata attraverso il processo classico dell`inurbamento, l`afflusso di popolazione dalle
campagne alla città, alle cui origini possono essere fattori sia di carattere economico (l`attrazione delle
forme specializzate del lavoro) sia di natura sociale cui può non esser stata estranea la sicurezza in situazioni
di crescente conflittualità tra città-stato, ben documentate – soprattutto nell`area di Lagash e di Umma – dai
testi dei periodi precedenti l`avvento di Sargon di Akkad poco dopo il 2350 a. La dinamica
dell`urbanizzazione deve esser stata differenziata nelle varie regioni della stessa Babilonia, se l`intensa
colonizzazione rurale calcolitica di Ubayd nell`estrema area meridionale di Eridu e di Ur, in realtà, fece
emergere precocemente il primo di questi centri – secondo quanto era noto anche alla tradizione
storiografica sumerica – e non consentì al secondo che un lento sviluppo, iniziato soltanto nel periodo di
Gemdet Nasr e maturatosi, senza particolari alterazioni della situazione insediamentale del retroterra rurale,
nelle fasi centrali dell`Età Protodinastica. È possibile che connessa a queste linee particolari di sviluppo sia –
rispetto ad altre città anche meno importanti – la dimensione topografica non certo eccezionale di Ur, che,
peraltro, ebbe un ruolo politico di rilievo primario, un ruolo forse dovuto tra l`altro a un`equilibrata
situazione demografica tra centro urbano e area rurale. Una dinamica comune – in termini ovviamente molto
generali –, verificatasi apparentemente dovunque nei paesi di Sumer e di Akkad, con differenze solo di
proporzioni del fenomeno, è la rarefazione degli insediamenti agricoli nelle fasi iniziali e centrali dell`Età
Protodinastica, indubbiamente da mettere in relazione con l`affermarsi dei centri urbani protodinastici
appunto, tutti sostanzialmente costituiti nei decenni attorno o subito dopo il 2700 a. Una situazione che,
piuttosto che diversa, potrebbe definirsi inversa si constata nell`area della Diyalah, a nord-est della periferia
settentrionale del paese di Akkad, dove, a differenza che nel Sumer, gli insediamenti agricoli di Ubayd
nell`Età Protostorica e poi ancora per parte dell`Età Protodinastica aumentano di numero e di estensione
lungo linee costanti di canalizzazioni e a distanze approssimativamente regolari: l`incremento topografico è
molto probabile che sia dipeso dall`assunzione di funzioni amministrative, probabilmente coordinate nel
quadro di formazioni politiche minori, che avevano le capitali in centri urbani raramente più estesi di 30
ettari.
La crisi della urbanizzazione arcaica in Palestina: Anche se la dinamica concreta è lontana dall`essere
comprensibile, è indubbio che l`urbanizzazione arcaica del Bronzo Antico II fu conseguenza della crisi, che
è stata definita socio-spaziale, degli insediamenti del Bronzo Antico Ib, i quali, anche quando estesi come a
Megiddo, si disintegrarono e produssero una almeno parziale e temporanea nomadizzazione della
popolazione, con immigrazioni e movimenti intraregionali nell`area palestinese. Il tipo di relazione tra la
crisi degli insediamenti preurbani della fine del Bronzo Antico Ib e la formazione degli insediamenti
protourbani del Bronzo Antico II è difficile da definire, ma sembra che non siano fondate né l`ipotesi
dell`espansione verso nord del modello urbano formatosi precedentemente a sud in relazione ad un`iniziale
influenza dell`Egitto, né quella di un`origine settentrionale del fenomeno successivamente diffusosi verso
sud. L`indubbia continuità della cultura materiale tra Bronzo Antico Ib e II fa ritenere, in realtà, che le stesse
popolazioni che abbandonarono gli insediamenti più antichi siano stati i protagonisti del processo di
edificazione dei centri urbani fortificati della fase successiva, i quali in più di un caso – come a Megiddo a
nord e ad Arad a sud – furono costruiti sulle rovine di quegli stessi villaggi abbandonati. Le vicende dei
centri urbani arcaici del Bronzo Antico II e III non sembrano essere state segnate da una sorte comune a
tutti, ma essere per lo più dipese da situazioni locali, con cessazioni parziali e limitate a certe regioni, sì che
sembra ragionevole ritenere che in queste vicende abbia avuto un rilievo decisivo la competizione
intraregionale tra cittàstato. Del tutto diversa è la situazione che si determina alla fine del Bronzo Antico III,
quando una crisi generale deve aver investito tutti i centri della cultura urbana arcaica della Palestina, che
sembra aver subìto non tanto una regressione quanto un vero collasso, segnato – nei decenni attorno al 2200
a. La realtà insediamentale del cosiddetto Bronzo Antico IV di Palestina è assai elusiva, ma non v`è dubbio
che sembra essere caratterizzata, quasi senza eccezioni (che paiono ricorrere solo in Transgiordania dove si
possono individuare insediamenti di piccoli centri nei quali forse persistono tracce della vita urbana), da una
totale assenza di architettura monumentale, dall`estrema rarità di strutture che possano essere definite
propriamente domestiche, dalla presenza documentata solo di capanne o ripari: di conseguenza gli
insediamenti sembrano riflettere, come è stato sostenuto, una società pastorale nomadica di villaggi non
pienamente sedentari, ma in maggioranza stagionali, privi di ogni gerarchizzazione, con un`economia
essenzialmente di allevatori di caprovini, un`agricoltura stagionale assai limitata e un commercio soltanto
locale. Mentre nelle regioni mesopotamiche meridionali una dialettica così estrema è rara e non sembra mai
aver investito territori così estesi e comunque non pare mai aver coinvolto la vita urbana nel suo complesso,
quanto piuttosto aver provocato concentrazioni topografiche e riduzioni quantitative di insediamenti urbani
senza che abbia comportato l`eclissarsi della vita urbana, questo della Palestina degli ultimi secoli del III
millennio a.Infatti, si può ritenere che una simile radicale recessione della complessità socio-economica, che
genera una vera eclissi temporanea della vita urbana, sia una forma di strategia adattiva delle società
complesse, che contraendosi drasticamente, ma non annullandosi in modo integrale, pongono le basi per la
rinascita della cultura urbana su più solide basi, come in effetti avvenne con la straordinaria urbanizzazione
della Palestina del Bronzo Medio I-III, che sarà il periodo di massima fioritura urbana della storia della
Palestina preromana.
Lineamenti socioeconomici della Palestina israelita: L`intensità delle esplorazioni archeologiche nella
Palestina dell`Età del Ferro – determinata dall`accanita ricerca della realtà storica della cultura israelitica dei
periodi che nell`archeologia di ispirazione biblica si definiscono della Monarchia unita e della Monarchia
separata, rispettivamente nella fase finale del Ferro I e in tutto il corso del Ferro II – permette una
ricostruzione adeguata, anche se non pienamente articolata, della struttura sociale di quella cultura. Si è
calcolato che i centri maggiori del Ferro II in tutta l`area della Palestina israelitica e filistea, che superassero
i 10 ettari di superficie e contassero più di circa 2000 abitanti, con ogni verosimiglianza non erano più di sei,
annoverando Gerusalemme, Gezer e Lakish nel regno di Giuda, Dan e Hazor nel regno di Israele e Ekron
nell`area filistea; il che mostra con chiarezza l`entità assai notevole di quella che è stata definita
un`importante «differenza di scala», in negativo, rispetto alla realtà urbana del mondo mesopotamico di ogni
epoca. La specificità della cultura israelitica della Palestina del Ferro II emerge, per dir così a livello di
sistema, dalla presenza non di singole particolarità, non di rado comuni ad altre culture confinanti, ma di un
complesso di elementi, che in particolare comprendono: un corpus omogeneo di tipi e forme ceramiche in
cui, tra l`altro, è caratteristica l`ingubbiatura rossa lustrata; le porte urbiche a forte sviluppo longitudinale e
due o tre vani trasversali; le fortificazioni a casematte e a cortina compatta; l`architettura monumentale con
una particolare tecnica edilizia con blocchi lapidei squadrati messi in opera di lato e di testa; l`utilizzazione
di specifici dispositivi architettonici come le serie di pilastri con larghi e massicci capitelli a volute; le unità
domestiche di struttura canonicamente concepita con corte e tre o quattro vani; le tombe usualmente ricavate
nella roccia con arcosoli centrali, diversi vani e ingressi regolari; i sigilli a stampo derivati dalla tipologia
degli scaraboidi con iconografie dipendenti per lo più da modelli fenici; le figurine d`argilla del tipo
cosiddetto della Asherah; e gli ostraca con iscrizioni ebraiche spesso emessi da ambienti
dell`amministrazione centrale o periferica. Limitate alle capitali dei regni separati di Israele e di Giuda, Dan
e poi Samaria a nord e Gerusalemme a sud, sembrano esser state le strutture religiose monumentali –
chiaramente collegate a caste sacerdotali dalla forte organizzazione burocratica – e le opere artistiche in
avorio di raffinatissima produzione, note soprattutto a Samaria, cui fa certo riferimento il passaggio biblico
di I Re 22: 39 che menziona una «casa d`avorio», considerata significativamente con dura riprovazione
come segno di lusso, socialmente peccaminoso e colpevole, dalla denuncia del profeta Amos (3: 15). Se da
una considerazione statica dei caratteri della società della Palestina del Ferro II, si passa a tentare di cogliere
nella documentazione archeologica elementi che possano fornire dati sulla dinamica della società israelitica
tra la fine del Ferro I e gli inizi del Ferro II, si possono osservare dati di indubbio interesse. Così, ad
esempio, mentre nel Ferro I gli insediamenti rivelano una sostanziale uniformità non solo nel tipo di
abitazioni, ma anche nelle dimensioni e nelle estensioni per quanto concerne le strutture domestiche, con
indicazioni equivalenti per tipi e quantità di giare da provvista, alla fine del periodo e agli inizi del Ferro II
soprattutto i silos per l`immagazzinamento dei cereali divengono straordinariamente frequenti e si
moltiplicano attorno a certe unità domestiche di dimensioni maggiori, come si nota particolarmente a Izbet
Sartah III-II e a Tell Beyt Mirsim B1-2. È stato osservato che – al passaggio tra la fine del Ferro I e l`inizio
del Ferro II, cioè, facendo riferimento alle vicende narrate nelle storie bibliche, nei decenni tra gli ultimi
tempi del regno di David e gli inizi dei regni di Giuda e di Israele – nella società israelitica si potrebbe esser
verificata una situazione caratterizzata da sproporzioni di ricchezze piuttosto che propriamente da distinzioni
di classe. Questa situazione, potenzialmente rischiosa in una società non regolata da controlli sociali tipici di
una forma statale urbana a rilevante complessità fortemente gerarchizzata, avrebbe determinato il passaggio,
eloquentemente illustrato dai racconti dei cosiddetti libri storici biblici, da forme di organizzazione fondate
sui consigli degli anziani a forme dominate da figure di capi carismatici di sempre maggiore autorità militare
e prestigio personale, che, alla fine del processo, instaurano forme statali caratterizzate dall`istituzione
monarchica: Saul e il primo David sarebbero appunto questo genere di figure, mentre l`ultimo David e
soprattutto Salomone rappresenterebbero il definitivo compiersi del processo di formazione dello stato
nazionale.
7-STRUTTURA E IDENTITA’ DELLE CULTURE: IL SEGNO DELLA CULTURA MATERIALE
Cultura materiale delle civiltà antiche e la sua importanza nell'identificazione e definizione di un'identità
culturale. La cultura materiale comprende tutti gli aspetti della vita quotidiana di una civiltà, dalla
produzione di utensili e oggetti domestici e di lavoro, alle opere d'arte, all'architettura degli insediamenti e
alle produzioni deperibili. Tuttavia, non è possibile identificare un'identità culturale basandosi su singoli
elementi della cultura materiale, come una tipologia architettonica o una classe ceramica, poiché questi
elementi si dispongono sul territorio in modo non isolato, ma piuttosto come isoglosse che interferiscono tra
insiemi culturali adiacenti. Inoltre, le realizzazioni della cultura materiale sono strettamente legate alla
disponibilità delle materie prime e alla struttura delle società, che possono essere diverse a seconda delle
aree geografiche e delle condizioni ambientali, sociali, economiche e politiche. Pertanto, la cultura materiale
delle civiltà antiche deve essere considerata nella sua interezza e nella realtà dei contesti storici, in
connessione con tutti i fattori di produzione che hanno contribuito alla sua creazione e trasformazione nel
corso del tempo.
La cultura paleosiriana: unità e autonomia: Questa cultura, così geograficamente delimitata, presenta
caratteri di forte unità, che, mentre è certo che si dissolvono ad est dell’Eufrate, è probabile che
permanessero nell’area della Siria meridionale, attorno e a sud di Damasco, dove, tuttavia, l`esplorazione
archeologica è finora decisamente insufficiente. Si deve anche sottolineare che molti tratti di cultura
materiale sono comuni alla cultura paleosiriana della Siria centro-settentrionale e alla cultura della Palestina
contemporanea: questi elementi di identità, assai consistenti, sono spesso spiegati dai palestinologi con
l`origine settentrionale di non pochi aspetti della cultura della Palestina del Bronzo Medio I-III; ma non v`è
dubbio che un`interpretazione diversa, che consideri l`area siro-palestinese del Bronzo Medio dotata di una
sostanziale unità ampia, all`interno della quale si possano ovviamente distinguere specificità regionali
diversificate, ha basi di evidenza importanti. Tali specificità regionali dipendono da una grande varietà di
fattori: l`eredità di tempi precedenti, ossia le culture del Bronzo Antico II-III in Palestina e del Bronzo
Antico IV in Siria, che, pur avendo avuto contatti non trascurabili, non avevano certo alcuna unità di base; le
situazioni socio-economiche locali, assai differenziate sia per motivi di carattere ecologico che per ragioni
connesse alla vicinanza di vie commerciali diverse; le particolari condizioni politico-culturali determinate
dalla rilevanza di contatti e relazioni, certo assai più intense, frequenti e regolari di quanto comunemente si
pensi, con assai diverse aree culturali di grande rilievo, come è il caso, per la Palestina, dell`Egitto e, per la
Siria centro-settentrionale, dell`Alta Mesopotamia e dell`Anatolia. Nell`ambito della cultura materiale, alla
caratterizzazione della ceramica per la frequenza delle morfologie carenate e per la relativa rarità delle
forme ansate all`interno di una produzione in cui – tranne che nel repertorio da cucina – è ormai
generalizzato l`impiego della ruota veloce, corrisponde una produzione di utensili ed armi in bronzo
dominata da forme molto tipiche, tra le quali si ricordano le asce fenestrate, anche nel sottotipo tardo detto a
becco d`anatra, e le lance con immanicatura a cannone. Molto caratteristica e di altissimo livello qualitativo
è, tra le produzioni artistiche soprattutto di botteghe nord-siriane più che centro-siriane, la glittica
paleosiriana classica, che annovera in non pochi sigilli cilindrici – contraddistinti, sul piano iconografico, da
una grande varietà di figure divine e, su quello compositivo, da elaborate combinazioni di immagini regali e
divine – capolavori tra i maggiori della sfragistica orientale antica, soprattutto per le qualità formali, che da
una sorta di sfumato nel sobrio modellato dello «stile classico» arrivano alle forme molto piene di quello che
è stato definito lo «stile barocco». Anche nell`ambito dell`espressione simbolica, la cultura artistica
paleosiriana – abbastanza largamente documentata nei bacini rituali scolpiti a due vasche, nelle stele-
obelischi con scene mitiche, rituali, simboliche e nella statuaria votiva (unicamente ad Ebla nella fase
arcaica e ancora pochissimo attestata da rari resti scoperti ad Alalakh e Karkemish per la fase classica) –
presenta una connotazione forte, tecnica, iconografica e stilistica che, anche sul piano delle qualità formali,
pone le scuole della Siria settentrionale al livello delle contemporanee botteghe reali mesopotamiche di
Mari, di Eshnunna e di Babilonia. Nelle produzioni della cultura materiale, le quali determinano la
specificità delle culture – specificità che, se appare non di rado problematica, si rivela con maggiore
evidenza e con un più alto grado di plausibilità quando emerge ad una pluralità di livelli coinvolgendo tutti i
piani della vita sociale –, si verificano ovviamente serie di interferenze e intersezioni soprattutto con altre
culture di prestigio dominanti per potere politico, stabilità economica, rilievo intellettuale e efficacia
comunicativa. È questo, certo, il caso della cultura dell`Egitto del Medio Regno della XII e della XIII
dinastia: da essa vennero desunte nel mondo paleosiriano – nelle corti di certi centri urbani – forme
dell`espressione visuale, quasi certamente spogliate del loro originario valore semantico (pienamente
operante solo nel contesto culturale appunto medioegiziano), per esprimere, attraverso l`eccezionale
prestigio politico-culturale e la fascinosa attrazione stilistica del mondo egiziano, concetti propri del mondo
paleosiriano. Questi fenomeni, che parallelamente si verificano in Alta Mesopotamia per l`impatto della
contemporanea cultura della Babilonia, non incisero né alterarono, come si riteneva ancora pochi decenni fa,
la cultura materiale del mondo paleosiriano, né nelle forme della cultura architettonica, né nel linguaggio
delle espressioni artistiche, né nelle produzioni della cultura materiale nel loro insieme, bensì fornirono
semplicemente modi alternativi – circoscritti negli ambienti palatini quanto a fruizione – per esprimere
concezioni relative soprattutto alla regalità, che si affiancarono ai prevalenti modi della cultura artistica
paleosiriana. Le produzioni della cultura materiale, architettonica e artistica del mondo paleosiriano ebbero
certo un valore fondante nella creazione di una tradizione tipicamente siriana.È tuttavia ormai indubbio che
le radici forti di questa tradizione risalgono ancora più indietro nel tempo, in quella cultura protosiriana
matura della Ebla dell’età degli Archivi (nel Bronzo Antico).
Le capitali imperiali, continuità nell’urbanistica: molte capitali imperiali sono esemplari in quanto ci
mostrano come abbiano lasciato una forte identità nell’urbanistica dalle culture anche quando vi è un forte
rinnovamento con il passaggio da strutture statali ad imperiali Assur: è la più antica delle capitali imperiali
ed ha le sue origini nell’età Protodinastica, a quei tempi risale la formazione dell’insediamento caratterizzato
da fabbriche monumentali, sia secolari che religiose dominate dall’imponente ziqqurat del Tempio di Assur.
B- Nel IX sec a.C. ci fu la rifondazione da parte di Assurnasirpal II di Kalkhu che impone un’immagine
nuova della città-capitale: l’idea di città doveva essere concepita come un’ampia area abitata con su uno dei
bordi la cittadella principale cinta da mura che comprendeva la residenza reale, edifici sacri e la ziqqurat e a
fianco un’altra cittadella minore fortificata. È evidente l’intento di voler creare una realtà urbana adeguata
alle nuove esigenze militari, amministrative e sociali ma soprattutto di voler celebrare (con l’ostentazione
delle grandi strutture palatine) la grandezza della regalità sacra di Assiria. C- Sargon II nel VIII sec a.C.
decise di abbandonare Kalkhu per Dur-Sharrukin, questa città ha come modello primario però la stessa
Kalkhu (es presenza delle due cittadelle fortificate; posizione opposta delle cittadelle fortificate con centro
urbano; si ripete situazione degli edifici templari dominati dalla ziqqurat), questa città potrebbe aver ripreso
anche il modello di Babilonia, la quale era considerata la città sacra della Mesopotamia, probabilmente con
l’intento di riunire in un’unica città universale la capitale religiosa e politica. D- Nel 704 a.C. Sennacherib
decise di trasferire la capitale a Ninive, in essa venne rinnovata soprattutto la sua città bassa senza alterare la
sua identità di antichissimo e veneratissimo centro urbano d’Assiria, essa infatti rimane sembrerebbe non
possedere la doppia cinta muraria tipica degli altri grandi centri imperiali. Ninive diventa la piena
realizzazione della capitale cosmopolita ed è concepita come la città ideale in cui realizzare l’unificazione
politica, religiosa e linguistica dell’impero. D- Dopo gli assedi di Medi e Babilonesi venne ristrutturata come
capitale Babilonia, essa fu caratterizzata da una polarizzazione tra un immenso centro urbano e un insieme
di insediamenti minori, essa tende ad essere il vero centro dell’Impero in quanto città santa del dio Marduk,
concepito come un Dio universale.
Le tombe delle regine d’Assiria, splendore e prestigio: in questo contesto è importante sottolineare il
rapporto fra gli spazi abitati dai vivi e quelli dove venivano deposti i defunti, in particolare una tipica
sepoltura dei sovrani in Mesopotamia prevedeva che venissero deposti in spazi sottostanti alle zone abitata;
infatti, sono stati fatti diversi ritrovamenti di sepolture di sovrani sotto i palazzi reali assiri. Una delle
maggiori scoperte archeologiche dello scorso secolo ha permesso di esplorare quattro tombe di regine Assire
che hanno portato a grandi sviluppi per quanto riguarda la conoscenza della cultura materiale dell’Assiria
del I millennio a.C., e come dimostrazione è giusto dire che queste tombe sono state trovate sotto il “Palazzo
di ginepro” di Kalkhu.
8- FORME STORICHE DELLO SPAZIO VISSUTO: ARCHITETTURE NEL TERRITORIO
Con l’affermarsi di culture urbane arcaiche iniziano anche a formarsi diverse tipologie architettoniche degli
edifici a funzione pubblica. A questo proposito è importante parlare di Uruk, definita la prima città della
storia, città protostorica del paese di Sumer nella quale vi fu una prima canonizzazione di strutture
architettoniche pubbliche monumentali, la cui elaborazione sta alla base di successive tipologie
architettoniche della Mesopotamia anche se probabilmente ai tempi di Uruk non vi erano ancora le categorie
tipologiche templari e palatine, le quali si definiranno in epoca Protodinastica la presenza di Uruk è segno
di un’espansione economica e politica che ha coinvolto l’intera Mesopotamia intorno al 3000 a.C.
Spazi palatini, templari, comunitari: nello sviluppo storico del mondo mesopotamico l’articolazione degli
spazi urbani sulla base di precise funzioni o alle sfere dei poteri (religiosi o politici), è un problema di
indagine generale proprio della stragrande maggioranza dei centri urbani scoperti. – Uruk: sembra non vi sia
distinzione particolare fra spazi comunitari, del sacerdozio e della regalità, distinzione che emergerà solo in
periodo Protodinastico. – Bronzo Medio: emergono differenze di organizzazione urbanistica fra mondo
siriano e mesopotamico, nel mondo mesopotamico sembrerebbe esserci una totale divisione fra strutture
religiose e politiche (Lasra), mentre nel mondo siriano spesso i palazzi del potere politico e quelli del potere
religioso sono affiancati (Ebla). – II millennio a.C., Hattusa:qui vi è rapporto diverso fra strutture del potere
politico e del potere religioso, qui infatti i luoghi sacri della città si trovano dispersi nell’articolato tessuto
urbano e sono nettamente separati dalle strutture amministrative e politiche. – VII e VIII secolo a.C. Ninive
e Khorsabad: a Ninive i luoghi del centro politico si dispongono intorno ai due santuari tradizionali che sono
il perno centrale dell’intera struttura urbanistica; Sargon II qui incentrò la struttura delle cittadelle sui due
rispettivi palazzi disponendovi a fianco le ziqqurat delle dee protettrici della città.
La canonizzazione neosumerica dell’architettura del potere a Ur: Ur-Namma intorno al 2100 a.C. fondò un
regno di ampio controllo territoriale, l’attività architettonica di questa dinastia questa dinastia seguì tre
direzioni: 1- si sviluppò sul piano dell’ideologia e della religiosità al recupero delle maggiori fabbriche sacre
di Sumer e Akkad; 2- sul piano socio-economico, si impegnarono nella manutenzione di una rete di canali;
3- sul piano del prestigio e della difesa si impegnarono nella costruzione di fortificazioni. Inoltre è giusto
dire che a Ur, cos’ come a Eridu, Uruk e Nippur vennero fatte enormi ziqqurat con una serie di
caratteristiche precise che sono state canonizzate e che ritroviamo in queste realtà urbane: il tempio era sulla
sommità della ziqqurat, mentre solo luoghi cultuali secondari erano nella corte interna al monumento;
sistema di accesso ai gradoni successivi costituito da una grande scalinata frontale centrale; anche nelle
dimensioni la ziqqurat neosumeriche di Ur riflettevano proporzioni costanti.  L’architettura sacra della III
dinastia di Ur ha avuto un valore fondante di un’intera tradizione che si è tramandata per secoli con un
principio innovatore preciso: scelta di un organismo spaziale a struttura assiale e a simmetria bilaterale.
Classicità della progettazione palaziale neoassira a Khorsabad: il palazzo reale di Khorsabad è rimasto
paradigmatico per quanto riguarda l’intera architettura palaziale dell’Oriente Antico. Influenze: ispirazione
da alcuni edifici palatini di Kalkhu, il “Palazzo di ginepro” e il “Forte Salmanassar”, dal primo palazzo
derivano per quanto riguarda la planimetria l’allineamento corte esterna, sala del trono principale e corte
interna; mentre per l’orientamento la disposizione del complesso con il prospetto anteriore verso oriente e il
posteriore verso occidente. Dal Forte Salmanassar di Nimrud deriva il prospetto posteriore che comprende
vaste sale da ricevimento. Vediamo come da una parte il Palazzo reale di Khorsabad si rifaccia ad una
tradizione ben precisa, ma d’altra parte si possono vedere anche elementi di innovazione: corti che sono il
vero punto di forza del programma spaziale della fabbrica, le due corti si presentano fuori asse, nella corte
esterna vi sono lesene irregolarmente ritmate dalle quali emerge una voluta ambiguità fra spazi interni ed
esterni ottenuta per l’abitudine degli osservatori mesopotamici a percepire i prospetti a nicchie e lesene
come le facciate esterne della struttura architettonica. Ultima caratteristica innovativa: successioni di portali
assiali che danno un contributo enorme alla percezione monumentale dello spazio che si contrappone al
tradizionale blocco dei disassamenti dei portali si dà così vita a visuali dilatate e profonde che mettono in
risalto la monumentalità degli spazi.
9- IDEOLOGIA E IMMAGINI: I VALORI NELL’ESPRESSIONE SIMBOLICA
L’espressione artistica è stata il più efficace strumento di comunicazione a disposizione dei gruppi sociali
dominanti ormai che si erano ormai canonizzati nella forma di regalità sumero-akkadica; le forme
dell’espressione simbolica del mondo mesopotamico si strutturano in un quadro di funzionalità sociale,
ideologica e politica si creano così una serie di stili di comunicazione visuale che vogliono rapportare la
regalità al divino e la regalità al mondo umano.
La funzione delle statue votive e cultuali: la statua del re venivano introdotte nei maggiori santuari di Sumer
e di Akkad con l’intento di “parlare” al Dio per mostrargli le grandi imprese del sovrano in ambito sociale,
militare, il mondo naturale o nei rapporti con gli dei. Queste, infatti, erano tutte prerogative proprie della
regalità mesopotamica, la quale essendo il tramite tra il mondo umano e divino aveva il compito di
conservare l’ordine imposto dagli dei fin dai tempi della creazione. – Sfera sociale: ruolo del re era di
garantire la giustizia nel mondo umano, per questo emersero i “codici”, che erano estese analogie di casi
giurisprudenziali (es Codice di Hammurabi). – Ambito militare: la regalità doveva proteggere il paese dalle
incursioni e invasioni di popoli stranieri, ma anche di compiere quelle spedizioni fuori dal paese che
garantissero la conservazione dell’ordine nelle terre, la statue votive in questo ambito mostravano agli dei gli
intenti del sovrano nella sfera bellica e i risultato delle imprese belliche. – Mondo naturale: compito di
conservare le condizioni favorevoli all’ambiente (es apertura e manutenzione canali), qui le statue regali
venivano erette anche per illustrare i meriti del sovrano ed in aggiunta a queste statue venivano anche create
apposite stele votive. – Rapporti con gli dei: il re era responsabile del benessere degli dei nelle loro case nel
paese (i tempi) e della regolarità delle offerte nei loro confronti; nel momento in cui gli dei diventassero
scontenti dei tempi o delle offerte a loro proposte vi sarebbe l’abbandono da parte del Dio che avrebbe
lasciato il centro urbano esposto alle peggiori sciagure (soprattutto invasioni nemiche), per questo qui la
statue o steli votive erano fatto per mettere in risalto come ciò che faceva il re fosse desiderio degli dei
stessi. Il sovrano è il custode terreno dell’ordine celeste dato dagli dei e per questo lui deve essere in
continuo rapporto con loro, questo rapporto si esplicita con una comunicazione simbolica che fa riferimento
all’ambito artistico: A- produzione e restauro di statue divine, tramite le quali è assicurata la presenza degli
dei nella comunità sociale; B- esecuzione di statue regali che hanno il compito di presentare agli dei i
progetti del sovrano sperando di ottenerne l’accettazione garantendosi sempre il favore degli dei. Il mondo
umano dei sudditi è partecipe di questa comunicazione, in quanto gli uomini sono rassicurati dal fatto che se
le immagini votive delle gesta del re sono accettate dagli dèi, egli sta operando conformemente al volere
degli dei e che quindi le sue opere sono giuste.
Immagini e valori nelle fonti scritte: la fonti scritte mesopotamiche gettano una luce particolare su alcuni
aspetti essenziali delle produzioni artistiche e anche sulla produzione e sul sistema di valori con cui le opere
stesse erano percepite: 1- riguardo al primo problema è fondamentale il contributo dei “nomi d’anno”, fonti
in cui gli anni prendevano nome da dediche nei santuari o da grandi opere fatte in quell’anno dal sovrano,
questa documentazione spesso integra alcuni ritrovamenti archeologici (soprattutto statue votive). 2- I tempi
che erano le più potenti opere architettoniche della Mesopotamia, erano considerate come costruite dal Dio
titolare del santuario nei tempi della creazione e le città su cui sorgevano i tempi erano state create con loro,
infatti ogni opera di restauro da parte del sovrano doveva essere un’opera di recupero assolutamente fedele
alle sembianze originali del tempio; riguardo alle tecniche di produzione di esse è interessante notare come
vi fosse una forte gerarchizzazione formulata in ambienti colti, in particolare si celebravano le opere in
bronzo e le opere d’argilla dipinta e invetriata. Perché? Queste opere erano realizzate attraverso la
Il rilievo neoassiro e la celebrazione dell’impero: A differenza delle statue e delle stele dei periodi più
antichi nella Babilonia, dedicate sempre nei templi, i rilievi parietali esibiti nelle sale e nelle corti dei palazzi
e gli obelischi eretti nelle piazze delle cittadelle reali non sono più rivolti agli dei, ma agli uomini: una
significativa e rivoluzionaria secolarizzazione dell`espressione simbolica di cui furono protagonisti – forse
già dall`età medioassira – i sovrani che furono i fondatori della prima formazione imperiale d`Assiria tra la
metà del XIII e l`inizio dell`XI secolo a.C. Vi sono indizi, infatti, che Tiglatpileser I sia stato il primo
sovrano d`Assiria ad utilizzare placche d`argilla dipinte ed invetriate per illustrare in uno dei suoi palazzi di
Ninive, come egli stesso afferma in una sua iscrizione, «la vittoria e la potenza che gli dei Assur e Ninurta,
gli dei che amano il mio sacerdozio, mi avevano concesso», cioè certamente le sue vittoriose imprese
belliche. Il più antico obelisco istoriato sulle quattro facce, l`«Obelisco bianco» di Ninive, molto
probabilmente eretto dallo stesso Assurnasirpal II (anche se da alcuni attribuito con minore fondamento ad
Assurnasirpal I), sembra esser stato la trasposizione su un monumento pubblico delle scene che con ogni
probabilità decoravano – forse in lastre fittili dipinte – la sala del trono di una minore residenza reale ninivita
del gran re. Già poco più tardi, tuttavia, gli obelischi reali che celebravano nelle piazze delle cittadelle le
imprese del re si differenziarono, come tematiche, dalle lastre fittili dipinte ed invetriate e dai rilievi scolpiti
e dipinti dei palazzi: infatti, su di essi, come nel celebre «Obelisco nero» di Salmanassar III, da Nimrud,
divenne norma che si raffigurassero solo le trionfali conseguenze delle vittorie e non gli eventi delle
campagne militari, dall`omaggio dei principi vinti alla consegna dei bottini e alla presentazione dei tributi.
Nel più antico ciclo di rilievi storici conservato, che decorava la sala del trono del Palazzo Nord-Ovest di
Assurnasirpal II a Nimrud, nella prima metà del IX secolo a. I programmi figurativi di Tiglatpileser III e di
Sargon II non sono tanto il riflesso della loro politica, quanto piuttosto esprimono eloquentemente con
compiuta consapevolezza per immagini il quadro ideologico in cui si attua il progetto politico dei due grandi
sovrani della seconda metà dell`VIII secolo a.C.

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