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JB.: Dobbiamo stare molto attenti perch ci sono due forme di fisica ben distinte.
Nella fisica classica, il tempo qualcosa come un invisibile filo per stendere i panni.
In ciascun punto lungo quel filo, luniverso ha una qualche sistemazione delle sue
parti, qualche struttura particolare. Si pu immaginare di fare unistantanea di
quella particolare configurazione di come luniverso si presenta, poi si pu
appenderla al filo del tempo che gli corrisponde. Un minuto pi tardi si pu fare
unaltra istantanea e molte cose nelluniverso si saranno mosse in qualche modo.
Perci si otterr unistantanea leggermente diversa da appendere al filo un minuto
pi tardi. Allora si avrebbero molte istantanee appese al filo della biancheria, tutte
con la loro corretta spaziatura. Questo esattamente quello che Isaac Newton
pensava del tempo ed ancora il modo in cui la gente pensa al tempo tuttoggi.
Ora, per ci che riguarda la fisica classica, al punto iniziale del mio lavoro molto
semplice dire: beh, guarda, in effetti, il filo dei panni non serve assolutamente a
niente. Luniverso non ha una struttura esterna di questo tipo. Mi sono messo a
descrivere, secondo la fisica classica, come le cose cambiano la loro posizione nel
mondo, ma buttando via quel filo.
Sono riuscito a farlo, e penso che la gente riconosca sempre pi che quello un
modo interessante e possibile di guardare le cose. Nella fisica classica, io non
cambio lidea che esista una sequenza unica di eventi. Sto solo dicendo che non c
bisogno di un filo su cui stenderli.
Supponiamo di avere un universo composto da solo tre particelle. Potremmo fare
delle istantanee di quelle tre particelle creando la storia di questo universo. Potrebbe
esserci unintera successione di queste tre particelle che formerebbero dei triangoli.
Si potrebbero immaginare triangoli appesi al filo dei panni.
Luniverso newtoniano di tre particelle sarebbe solo una successione di triangoli.
La meccanica quantistica tutta unaltra storia. Presume che non ci sia una singola
successione di stati. C ogni possibile successione di stati.
La meccanica quantistica presume che tutti i triangoli siano presenti allo stesso
tempo ed alquanto sbagliato pensare ai triangoli allineati su un filo. Formano come
uno spazio multidimensionale. Si potrebbero anche immaginarli in un grande
mucchio. Ritornando alla foto newtoniana, poich mi sono sbarazzato del filo dei
panni , si potrebbe chiamare ogni triangolo individuale, che sto descrivendo in
questo modellino, un istante di tempo. Non c un filo dei panni, non c nessuna
linea del tempo, ma ci sono istanti individuali di tempo ed essi sono come delle
istantanee delluniverso. Sono appunto quelli che formano luniverso in ogni dato
istante. Per avere unimmagine appropriata della meccanica quantistica, si deve
ampliare la propria visione e pensare che tutti gli istanti possibili di tempo, tutte le
forme possibili delluniverso sono presenti nello stesso momento. La meccanica
quantistica molto, molto diversa e le mie idee non cominciano ad avere
implicazioni entusiasmanti finch non si assume la possibilit che possano esserci
tutte contemporaneamente. Questo un grosso cambiamento. La meccanica
D.: Gli scienziati pi convenzionali al di fuori della fisica, pensano ancora in termini
di fisica classica, in termini di una visione lineare e materialista. Lei sta dicendo che
molti fisici pensano ancora in quel modo?
JB.: S, penso sia vero.
D.: Come si pu apportare un cambiamento di pensiero?
JB.: Per prima cosa, non facile cambiare il modo in cui la gente pensa. Questo
un processo che richiede molto tempo, per usare il linguaggio convenzionale. Ci
vollero qualcosa come 150 anni perch la proposta di Copernico fosse generalmente
accettata. La meccanica quantistica ha uninterpretazione notevole e radicale, detta
interpretazione dei mondi multipli.
Allinizio poche persone la presero seriamente. Circa dieci anni fa un piccolo gruppo
di studiosi che cercavano di dare un senso alla cosmologia e alla meccanica
quantistica, cercarono di creare quella che si potrebbe definire cosmologia quantica.
La maggioranza di queste persone favorirono linterpretazione dei mondi multipli
perch si trovarono nellassoluta impossibilit di dare un senso alla meccanica
quantistica. Penso che sia una prova chiara che molri ricercatori prendono
seriamente in considerazione linterpretazione dei mondi multipli.
Se diventa lopinione di maggioranza tra i fisici allora lidea che ho proposto nel mio
libro sar molto pi facile da accettare per la gente.
La cosa migliore che mi potrebbe succedere sarebbe che gli scienziati cominciassero
seriamente a cercare di smentire la mia teoria.
Se non ce la fanno, allora viene fuori il meglio.
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LUniverso Ingenuo
di Elena Gabbiani.
Il mito una spiegazione velata della verit,
lapertura segreta attraverso cui le inesauribili energie del cosmo
traboccano nelle manifestazioni culturali umane. Joseph Campbell
Introduzione.
La parola fisica, come ben noto, deriva dal greco e significa natura.
Letimologia fornisce due indizi: il primo che lorigine della fisica, intesa come
scienza razionale, si fa risalire ai filosofi naturalisti greci, i primi ad avere a
disposizione un potente strumento, la geometria deduttiva euclidea, per poter
sistematizzare le loro osservazioni; il secondo che tale scienza, fin dai suoi
primordi, ha avuto come ultimo e massimo scopo quello di riuscire a fornire risposte
alle domande umane riguardanti lestremamente varia molteplicit dei fenomeni
naturali. Se con inizio della fisica si volesse intendere linizio di quella passione
delluomo per la conoscenza della natura che da sempre lo spinge a porsi domande e
a cercare risposte, lincipit avrebbe allora una data di molto precedente al VI sec.
a.C.; in questo caso si potrebbe infatti affermare che la fisica nata con il primo
uomo, quando si pose la prima domanda. Di queste domande, la maggior parte sono
state formulate guardando verso lalto: la contemplazione dei cieli stata e rimane
una delle pi lunghe e affascinanti avventure della mente umana. La suggestione, il
fascino e lo sgomento che tali osservazioni hanno provocato, in passato fecero s che
astronomia e cosmologia permeassero ogni attivit umana. Luomo primitivo viveva
immerso nellUniverso circostante con una compartecipazione ben pi totalizzante,
anche se ovviamente meno consapevole, delluomo moderno. Chi possedeva le
chiavi per leggere e interpretare il cosmo suscitava rispetto e timore nelle proprie
genti. Le inevitabili lacune della conoscenza umana si prestarono spesso ad essere
riempite da credenze irrazionali (cos almeno come oggi ci appaiono) che portarono
a miti e a dogmi religiosi.
Anche la cosmologia, complesso di dottrine scientifiche o filosofiche che studiano
lordine, i fenomeni e le leggi delluniverso, e la cosmogonia, cio quella unione di
miti e di teorie che ogni popolo ha elaborato per rendersi ragione dellorigine
dellUniverso, sono state campo di battaglia di un conflitto che ancora oggi si
combatte su diversi fronti: quello tra comprensione e ignoranza.
Il termine cosmologia entrato nel linguaggio filosofico soprattutto per opera di
Emmanuel Kant, che indic col nome di cosmologia razionale quella scienza
delloggetto la quale, volendo intendere il mondo nella sua assoluta totalit e
universalit, esce di fatto dai limiti della possibile esperienza, e cade quindi nelle
antinomie; oggi il termine cosmogonia, in molti testi, usato con il significato di
mito della creazione, mentre con cosmologia si intende la spiegazione figurativa
delluniverso e della causa dei suoi moti; le due parole sono divenute comunque,
anche se in modo non propriamente esatto, equivalenti.
Per questo motivo in questo breve saggio si useranno i due termini come sinonimi,
visto che lo studio dellorigine delluniverso imprescindibile dalla sua attuale
forma, e viceversa.
Va tenuto presente comunque che per un gran numero di secoli le parole
cosmogonia e cosmologia sono state riferite prevalentemente alla nascita della
nostra terra e non delluniverso inteso modernamente.
Le cosmologie pi antiche potranno apparirci ingenue: le nostre attuali conoscenze
sono in grado di confutare pienamente lasserzione che, per esempio, sia una
lucertola a circondare e tenere unito il nostro mondo.
Esemplifichiamo la questione con una analogia: nel passaggio da due a tre
dimensioni, quello che sembrava un piano su cui giacciono due circonferenze
completamente separate, ci appare come un anello tagliato orizzontalmente dal
piano su cui ci sembrava giacessero le circonferenze.
Fig.1.
La nostra conoscenza attuale ha, per cos dire, aggiunto una dimensione in pi al
nostro punto di vista scientifico, rendendolo pi completo e in grado di smascherare
alcuni miti e dogmi. Questo gap ci rende, in molti casi, indubbiamente pi
tranquilli e fiduciosi nelle nostre capacit di comprensione rispetto a quelle dei
nostri predecessori. Ma per apprendere in quale direzione si sviluppi la fisica, c
solo un mezzo: confrontare il suo stato attuale con quello di unepoca anteriore (M.
Planck, La conoscenza del mondo fisico).
Studiando il passato si diventa pi consapevoli del cammino delluomo in quella che
si pu definire proto scienza e quindi delle basi su cui poggiano le nostre attuali
conoscenze scientifiche.
Non si pu inoltre negare la bellezza e il fascino ancestrale racchiuse nelle storie del
mondo; gli uomini che ci hanno preceduto le hanno raccontate nel tentativo di
rispondere alle stesse domande che ancora oggi sono la spinta di ogni ricerca
umana, sia interiore che scientifica.
Le domande, comuni agli uomini di ogni cultura e civilt, trovano quindi una prima
risposta nelle cosmologie primitive, se con questo termine intendiamo i sistemi non
scientifici nel senso moderno del termine sviluppatisi prima delle teorie greche a
tutti note o parallelamente ad esse, ma senza subirne le influenze.
La lettura delle cosmogonie antiche porta a unulteriore riflessione: baster molto
meno di qualche migliaio di anni a trasformare la nostra scienza in proto scienza.
Oggi con il termine energia oscura si intende quel fluido cosmico dalle propriet
peculiari (come una pressione negativa, capace di produrre una forma di repulsione
gravitazionale) che stato ipotizzato per l'auto consistenza dello schema attuale
delluniverso: esso appare infatti piatto, ma manca la materia, anche oscura, che
potrebbe renderlo tale; per di pi appare in espansione accelerata.
Se qualcuno sostenesse che un tale fluido (curioso e inquietante il nome che stato
scelto per descriverlo: quintessenza), non altro che il nutrimento di quella enorme
lucertola che racchiude luniverso, espandendosi con esso, nessuno scienziato
attuale potrebbe dimostrare il contrario.
Le cosmologie mesopotamiche.
Le prime idee sui fenomeni celesti aventi un qualche carattere scientifico, ricavate da
osservazioni compiute a scopo di indagine, si trovano, assieme a una cultura gi
molto avanzata, presso gli antichi popoli orientali dellAsia Minore. Una tavoletta
cuneiforme proveniente da una regione babilonese e databile IX-VIII sec. a.C.,
[fig. 2],fornisce la pi antica rappresentazione grafica dellintera superficie terrestre,
nei limiti delle conoscenze dellepoca. Il disegno, inciso con lo stilo sullargilla fresca,
localizza una serie di citt (Babilonia, Der, Susa, ecc.), paesi stranieri (Assiria,
Uratru) e strutture topografiche (montagna, palude, canale, citt) visualizzate da un
punto di vista centrale: la citt di Babilonia, posta, in modo corretto, a cavallo delle
rive destra e sinistra dellEufrate.A parte lorientamento geografico
sorprendentemente corrispondente alle moderne convenzioni geografiche, risulta
molto interessante la loro rappresentazione dellignoto. Due cerchi concentrici,
allinterno dei quali collocato loceano, circondano interamente il continente. Al di
l delloceano sono disegnate varie aree triangolari, disposte come raggi di stella e
definite distretto, regione, che probabilmente alludono a isole o regioni remote,
situate oltre il mondo conosciuto. Spazi vuoti, privi di segni grafici e di didascalie,
segnano gli intervalli fra i vari triangoli: lignoto assoluto. Vale la pena di
sottolineare il notevole livello di astrazione figurativa che caratterizza la stesura della
mappa babilonese: la corona circolare (loceano), i triangoli isosceli (regioni o isole
remote), la sagoma rettangolare dello stampo di un mattone dargilla (la citt di
Babilonia), il profilo ovoidale dellocchio di un bue (le montagne del Nord), le due
linee parallele (il corso dellEufrate), i vari cerchietti disposti a raggiera entro il limite
interno delloceano (citt e paesi vari): una sofisticata combinazione di realt
concrete al servizio di precisi paradigmi mentali.
Fig.2
Fig.3
Le cosmologie egiziane.
La cosmologia egiziana si basa su coerenti principi scientifici e filosofici dell'universo
come un tutto. La totalit della civilt egiziana fu costruita su una tensione alla
comprensione completa e precisa delle leggi universali. Questa tendenza alla
comprensione profonda si manifest in un sistema concreto, coerente e correlato,
dove arte, scienza, filosofia e religione erano intrecciate e impiegate
simultaneamente in una singola ed organica Unit. Le prime immagini delluniverso
bambino (a soli 300.000 anni dal Big Bang), mappe ad alta risoluzione della
Radiazione di Fondo a Microonde diffuse dal progetto Boomerang, confermano lo
scenario del cosiddetto universo piatto, descritto dal modello inflazionistico. In un
sofisticato modello cosmologico che descrive luniverso come un funambolo sapiente,
che rester sempre in bilico sul filo che separa leterna espansione dal ripiegamento
che porterebbe al collasso finale, stupisce scoprire leco di quella idea di equilibrio
precario ma non statico che domin le concezioni egiziane delluniverso.
E necessario parlare di concezioni, al plurale, perch quello che ci pervenuto non
ununica opera, ma le domande e i tentativi di risposte che uomini diversi, in
luoghi diversi, nellarco di circa tremila anni hanno formulato. Tutti questi modelli
(ovviamente non matematici) hanno in comune la consapevolezza della fragilit
dellordine naturale.
Nellantico Egitto la creazione delluniverso non data una volta per tutte: quel
momento zero indicato nei testi come la Prima Volta, ma ogni attimo trascorso
dopo il momento iniziale ripete la creazione, e sottolinea la tensione perenne tra
esistente e non esistente. In ognuna delle diverse cosmogonie che ci sono giunte, a
partire dai testi incisi sulle piramidi nel III millennio a.C., la Prima Volta ha come
scenario una distesa liquida illuminata, immersa nelle tenebre: il Nun. Le riflessioni
egiziane attorno a questa entit o a questo stato della materia, sono quanto di pi
simile ad una teoria scientifica e laica che lEgitto abbia prodotto.
Il Nun non divent mai unentit divina ma fu il vero protagonista delle varie
cosmologie.
Il Nun non acqua, bench il termine sia imparentato con flutti e contrassegnato
con il geroglifico caratteristico dei liquidi ; la lingua egiziana us infatti un altro
simbolo per indicare lacqua, visto che essa uno degli elementi creati, mentre il
Nun anteriore. Inoltre esso il non esistente, in esso non vi spazio n tempo,
non vi movimento n luce.
Il non esistente per gli antichi Egiziani non coincide dunque con il nulla, ma con la
materia sottratta alle leggi delluniverso spazio temporale e aggregata in ununica
unit compatta.
Materia e energia: tutto gi presente da sempre, ma in uno stato di sonnolenza.
Questo il quadro, immobile, del non-tempo che precedette la Prima Volta.
Il Cielo e la Terra.
Nella riproduzione sopra, luccello con la stella sul capo Venere; proseguendo
verso destra abbiamo Saturno e Giove in piedi su delle barche; poi troviamo Iside e,
accanto, Orione con le tre stelle delta , epsilon e zeta, o Mintaka, Alnilam e Alnitak,
cio le stelle della "Cintura di Orione". La natura dellevento che interviene a spezzare
la staticit di quellequilibrio uno dei punti critici di tutte le cosmologie, e quelle
egiziane non fanno eccezione: del resto questo un perch che non ha risposte
chiare nemmeno nei modelli cosmologici moderni. Le cosmogonie riguardanti pi
strettamente la creazione della terra e degli uomini sono di vario tipo, e molte di
queste sono comuni ad altre culture. La concezione egiziana delluniverso era
sostanzialmente molto simile a quella babilonese. Luniverso era rappresentato come
una scatola rettangolare, con il lato maggiore diretto da nord a sud e con un fondo
leggermente concavo, al centro del quale stava lEgitto. Il cielo era un soffitto piano o
arcuato, sostenuto da quattro colonne o picchi montuosi e le stelle erano lampade
appese al cielo per mezzo di funi. Attorno allorlo della scatola correva un grande
fiume, sul quale navigava una barca che portava il Sole. Il Nilo era una diramazione
di questa corrente. Ma ci che veramente peculiare alla cultura egiziana, o che
almeno essa espresse con straordinaria chiarezza e coerenza, lidea che la
creazione non la trasformazione totale e irreversibile del non essere allessere. Il
mondo creato solo una nicchia scavata nellinfinit del non essere che, proprio
perch infinito, non pu essere interamente trasformato: al di l dellessere, del
mondo creato e visibile, si estende senza fine la liquida distesa del non esistente, in
cui le leggi del cosmo cessano di essere valide. Cos come i loro dei, che sono
destinati a incontrare la morte, anche luniverso non durer in eterno per gli
Egiziani: un giorno esso torner alla sua unit originaria.
Le cosmologie dellAmerica precolombiana.
Siamo solo un sogno, emergiamo da un sogno: tutto come un sogno.
Questo frammento di canto azteco racchiude perfettamente tutta lessenza delle
civilt precolombiana, dallAlaska alla Terra del Fuoco. Gli abitanti di queste terre
sapevano benissimo che la realt che ci circonda solo lombra del mondo reale,
riflesso del mondo celeste. Un mondo in cui i confini tra uomo e natura, tra soggetto
e oggetto, sono assolutamente indefiniti. I termini pi comuni per descrivere
luniverso precolombiano, in particolare quello delle culture maya e aztechi, sono
stupore e meraviglia. E un mondo fatato creato da persone dotate di una fantasia
senza briglie, in cui luminosi viaggiatori stellari convivono con la presenza di forze
extraterrestri; un palcoscenico dove nel corso del tempo si sono susseguite a
ondate civilt sublimi, sbucate dal nulla e l sparite, assorbite o sostituite da altre,
in cui troviamo piramidi e citt che riportano messaggi galattici codificati e saggi di
arcane e inquietanti conoscenze mistico scientifiche. Nella cosmogonia azteca il
mondo ha conosciuto quattro ere, quattro soli, prima di quello attuale. Ogni periodo
era controllato da una divinit che aveva il compito di reggere il sole. Dopo qualche
tempo questo dio veniva sconfitto da un altro e cadeva sulla terra, diventando
lartefice della sua distruzione attraverso un uso deviato della sua forza. In ogni era
luomo condizionato dal potere di un elemento primario e subisce una
trasformazione: un processo alchemico per passare dal mondo della materia a
quello dello spirito. Si susseguono cos il periodo Terra, il periodo Vento, il periodo
Pioggia e il periodo Acqua. Ogni era si chiude con un fallimento e la materia ritorna
inerte: gli dei con i loro poteri non sono capaci di creare un ordine stabile.
L'universo degli aztechi era quindi un universo fragile, continuamente minacciato
dalla imminente distruzione, nel quale gli uomini svolgevano un ruolo insignificante:
il loro unico dovere era quello di combattere e di morire per gli di e per la
conservazione del mondo, fornendo il sangue dei sacrifici.
I mexicas rappresentavano il mondo come una croce di Malta: l'oriente, regione della
luce e della fertilit, in alto; il nord, regione delle tenebre e dell'aridit, a destra;
l'occidente, regione delle nebbie e dell'origine dell'uomo, in basso; il sud, regione del
sole di mezzogiorno, a sinistra. Lo spazio cos suddiviso in diverse aree e messo in
relazione col tempo: il giorno o l'anno assumono quindi le caratteristiche assegnate a
ogni punto cardinale. Tutta la cosmologia azteca era dominata dall'immagine delle
quattro direzioni, a cui si deve aggiungere una quinta, il centro: tale concetto si
trova in tutte le manifestazioni religiose del popolo azteco. Il geroglifico pi familiare
una figura che, pur con infinite varianti (di cui la pi famosa la Pietra del Sole),
formata sempre da quattro punti unificati da un centro, disposizione chiamata
quicunce. Il cinque la cifra del centro, il quale a sua volta costituisce il punto di
contatto fra il cielo e la terra. La Pietra composta da 8 cerchi concentrici che
formano delle corone circolari. Nel cerchio esterno che circonda il tutto, due serpenti
si congiungono, la testa in basso, e rappresentano il giorno e la notte (TonatiuhXiutecutli) ma sono solamente due aspetti di una stessa cosa. La distribuzione
concentrica si adatta alla funzione dei pianeti. I due serpenti sono divisi in 13
segmenti (13 cieli) che sono l'immagine dell'universo contenente tutto. Sono lo yin e
lo yang, il giorno e la notte che ci avvolgono. Sono anche la Via lattea, la galassia che
contiene il nostro sistema solare. Per gli Aztechi, la Via lattea rappresenta la pi
grande forza di espansione rispetto all'uomo, prima di arrivare alla Totalit assoluta.
Quando venne incisa la famosa Pietra del Sole nella quale gli aztechi registrarono la
storia delle precedente creazioni, il pianeta si trovava nel quinto esperimento
cosmico, il periodo del Quinto Sole. In questo periodo Quetzalcolt il Serpente
Piumato, una delle poche divinit azteche non truculente in cui si congiungono i
poteri antitetici del cielo e della terra, rinasce sotto spoglie umane e, dopo varie
vicende che portano anche alla nascita della rappresentazione magica dei 4 angoli
della terra, si costruisce unimbarcazione fatta di serpenti e parte verso il luogo in
cui nasce il sole. Prima di andarsene per avverte che ritorner nel suo regno in una
data che corrisponde al 1519 d. C. : esattamente lanno in cui Hernn Corts giunge
in quelle terre, con una croce come insegna. La storia ci insegna come and a finire.
Oltre allo sviluppo di scienze esatte come lastronomia e la matematica e di arti come
larchitettura, i Maya diedero una loro spiegazione allorigine del mondo, alla forma
delluniverso e alle divinit che lo abitano. Il modo di interpret are il cosmo e di
vincolarsi ad esso influenzava la vita quotidiana e forniva risposte agli interrogativi
mistici e religiosi della comunit. Definiva, allo stesso tempo, il sacro e il profano, il
passato, il presente, il futuro e il ruolo di ogni persona. Siamo in presenza di una
cosmogonia che attribuiva alle divinit la chiave interpretativa di tutto. Le antiche
popolazioni andine dividevano il mondo in tre livelli: quello superiore abitato dagli
Dei, il livello terrestre, sede degli umani, ed il livello inferiore ove sta il regno dei
morti. I documenti maya pi interessanti, come quelli che si ricavano dal Codice
Rios, evidenziano come essi fossero, tra tutti i popoli precolombiani, quello pi
avanzato nello studio del cielo. Graficamente luniverso maya un quadrato piatto
delimitato da una lucertola il cui corpo ricoperto da simboli planetari.
Dentro questo quadrato si dispongono i tre livelli cosmici: il cielo, Caan; la terra,
Cab; e linframundo, Xibalba. I Maya ponevano la Terra al centro del cosmo. Per
loro la Terra era una superficie piatta, quadrata, il cui asse principale era il percorso
del Sole. Del centro della terra nasce una enorme pianta (ceiba), il cui tronco e i cui
rami sostengono il cielo e le cui radici penetrano nellinframundo. Ogni spigolo del
quadrato rappresenta un punto cardinale, con colori diversi: al nord corrisponde il
bianco; al sud, il giallo; allest (punto pi importante per questa civilit), il rosso e
allovest il nero. I maya, come gli aztechi, introducono un quinto punto cardinale, il
centro, a cui si assegna il colore verde. In ognuna delle prime quattro direzioni,
esattamente negli angoli, abita un Bacab dio caricatore, la cui missione sostenere
con le mani una parte delluniverso. Grazie ai bacabes le stelle, i pianeti e i
rimanenti corpi celesti rimarranno in eterno nelle proprie posizioni. Come nei miti
cosmogonici propri di altre culture, anche i maya ritenevano che l'universo avesse
avuto origine dal silenzio e dalle tenebre primordiali. Fu la parola a dar vita al
creato, grazie ai progenitori Gucumatz, Ixpiyacoc e Ixmucan, i quali plasmarono
anche il genere umano, per il quale tentarono vari materiali non soddisfacenti,
finch ricavarono l'uomo ideale dal mais. Secondo i maya, tre cieli, retti da divinit
chiamate Oxlahuntiku, erano disposti sopra la Terra, la quale stava poggiata sulla
coda di un enorme coccodrillo che nuotava nell'oceano; quando questo mostro si
muoveva sulla Terra si manifestavano i terremoti. La volta celeste era formata da 13
strati o cieli, ognuno dei quali era abitato da un Dio. Nel primo livello si trovava la
Terra; nel secondo le nubi e la Luna; nel terzo le stelle fisse; nel quarto si muoveva il
Sole e nel quinto c'era Venere. Salendo ancora si trovavano le comete, i venti e le
tempeste, la polvere, fino ad arrivare all'ultimo cielo in cui abitava il creatore dello
spazio, del tempo e degli Dei stessi. Sotto la Terra c'era invece il regno degli inferi,
anch'esso diviso in livelli ciascuno abitato da un Dio della notte; il primo era anche
in questo caso il livello della Terra. Poich gli astri, dopo essere spariti all'orizzonte,
attraversavano il regno umano sotto forma di scheletri, era necessario offrire agli Dei
degli inferi dei sacrifici di sangue per permettere agli astri, primo tra tutti il Sole, di
tornare a sorgere sulla Terra. Altre divinit, chiamate Bolontiku, reggevano i nove
mondi sotterranei. Il tempo era considerato una serie di cicli senza principio n fine,
interrotti da cataclismi che segnavano il ritorno al caos primordiale: i Libri di Chilam
Balam riportano predizioni e profezie riguardanti questi momenti catastrofici, nei
quali gli dei inferi si sarebbero sollevati contro gli dei celesti, il firmamento sarebbe
crollato sulla Terra e invasori stranieri avrebbero conquistato le terre dei Maya; il
regno degli dei inferi era comunque destinato a finire in battaglie sanguinose che
avrebbero visto gli dei celesti come nuovi vincitori, in un ciclo di eterni ritorni. La
cosmologia Incas ci stata trasmessa dagli scritti dei conquistadores spagnoli. La
loro visione del mondo era molto pi semplice di quella maya: mettevano al centro
del mondo la loro capitale Cuzco. La Terra era piatta e divisa in quattro parti,
ciascuna delle quali aveva come centro Cuzco. Inoltre dalla capitale si irradiava un
Universo Maya
la terra e poi si immerge ancora una volta nel mare per completare il suo corso
dentro l'oceano. L'atmosfera sopra la montagna della terra spessa e nuvolosa, ma
pi in alto rischiarata dalle stelle. Secondo lIliade la coppia primordiale sarebbe
stata quella di Oceano (acqua) e Teti (Terra), che avrebbero dato origine a Crono,
Rea, Zeus ed Era.
Cosmologia Omerica
Le cosmologie indiane.
La cosmologia indiana estremamente complicata; ci dipende dal fatto che essa
in gran parte rimasta un settore della mitologia, perlomeno fino ai primi contatti con
l'Occidente. Inoltre, le conoscenze astronomiche si trovano tutte inserite in testi
religiosi, per di pi scritti in versi per essere imparati a memoria, cosa che
certamente non ha facilitato la precisione del loro linguaggio. L'enormit e la
complessit della cosmologia di questa civilt rispecchiano il suo complesso sistema
sociale e sono un esempio della tendenza indiana di porre i nuovi elementi culturali
accanto a quelli vecchi, in ordine gerarchico, anzich operare delle nette sostituzioni.
Nei tempi pi antichi in India lo studio dell'astronomia era fermo alle nozioni pi
generali. Si aveva qualche idea dei periodi del Sole, della Luna e del pianeta Giove
(Vrihaspatis). Queste conoscenze venivano utilizzate a scopi calendariali e il moto
della Luna era collegato particolarmente alla determinazione dell'epoca pi propizia
per atti sacrificali. Se si prescinde da ci, pare accertato che l'antica astronomia
indiana si riducesse principalmente ad astrologia e non c' traccia di una
conoscenza accurata dei moti planetari prima del III secolo d.C. L'astronomia
indiana si complica anche per via della presenza di varie cosmologie: vedica, jaina e
buddhista. In ognuna di esse l'universo trapassato da un'enorme montagna
assiale, il monte Meru, attorno alla quale sono sistemati a diversi livelli i continenti
del nostro mondo, nonch gli strati del Paradiso e dell'Inferno secondo le esigenze
della dottrina indiana della reincarnazione.
Cosmologia Vedica.
I testi di base della tradizione induista sono i Veda la cui origine risale per le parti
pi antiche dai quattromila ai seimila anni fa: il loro nome deriva dalla radice
sanscrita "vid" che significa "conoscere", "sapere". Dagli scritti pi antichi di
cosmologia vedica (seconda met del II millenio a.C.), si desumono due ipotesi sulla
struttura dell'universo: un universo bipartito, formato da terra e cielo, ed un
universo tripartito formato da terra, atmosfera e cielo. Probabilmente la prima
ipotesi la pi antica sulla quale in seguito si innestata la seconda senza per
cancellarla; in questa prima ipotesi terra e cielo vengono paragonate a due ciotole,
facendo supporre cos che si avesse un concetto di terra concava, ma anche questo
non certo perch in altri passi le similitudini fanno pensare ad una terra piatta. In
testi di poco posteriori si propongono altre idee dell'Universo non pi coerenti delle
precedenti. Si allude sempre alla bipartizione: il mondo paragonato alle due met
di un guscio d'uovo, di cui quella del cielo d'oro, quella della terra d'argento;
l'universo viene anche descritto come una tartaruga : il suo guscio arcuato il
mondo, la sua parte piatta la terra. In altri testi compare lHimalaya , la grande
Montagna, che avrebbe diviso la Terra in Europa ed Asia. Attorno ad essa avrebbero
ruotato tutti gli astri, Sole compreso, che avrebbe illuminato a turno, ora lEuropa,
ora lAsia. In questa ipotesi, ripresa poi dai Sumeri e dagli Assiro Babilonesi c gi
lidea che, mentre in una parte del mondo giorno, nellaltra notte. Non meno
complicate e fantasiose sono le ipotesi relative al sole; in alcuni scritti esplicitata
lipotesi che il sole irradi luce verso l'alto di notte e verso il basso di giorno. In un
altro testo dello stesso periodo si trova anche che sarebbero i destrieri del sole a
trascinare sia la luce bianca del giorno che la luce nera della notte. Troviamo anche i
primi tentativi, molto fantasiosi, per misurare le dimensioni del mondo: la terra e il
cielo distano mille giornate di viaggio a cavallo oppure, pi modestamente, l'altezza
di mille vacche messe una sopra l'altra.
Con la corazza tonda in alto, simile alla volta celeste e piatta sotto, come sembra
essere la Terra, la tartaruga un simbolo cosmico. In questa rappresentazione il dio
Visnu incarnato nella tartaruga.
Cosmologia Jaina.
La cosmologia jaina, invece, presenta l'idea che il mondo sia un uomo enorme a volte
rappresentato come una clessidra stretta nella parte centrale che viene misurato
attraverso un'unit speciale, il rajju, definito come lo spazio che un dio percorre in
sei mesi volando alla velocit di 2.057.152 yojana al giorno (Il yojana ununit di
misura usata nellantica India, pari alla distanza che si pensava potesse percorrere
in un giorno lesercito reale. Un yojana considerato equivalente a 7 chilometri).
Cosmologia Buddista.
Per i buddisti l'Universo costituito da tre strati orizzontali: il mondo del desiderio
in cui si trova la nostra terra, sovrastato dal mondo della forma e successivamente
dal mondo misterioso della non forma, che si libra al di sopra della vetta della
montagna assiale; questa visione probabilmente una traduzione spaziale dei
diversi stati mistici della coscienza.
Le cosmologie cinesi.
Nella classicit cinese, la comparsa di teorie sulla struttura delluniverso avvenne
principalmente nel periodo storico compreso tra il 1122 a.C. e il 313 d.C. La
cosmologia Kai Thien (teoria dellemisfero celeste che copre la terra), con una
struttura a cupola in cui si collocavano i cieli e la terra, ricorda alquanto quella
babilonese; anche se priva di fondamento scientifico, ebbe una vasta influenza nella
storia cinese, soprattutto perch si adattava bene alle dottrine diffuse da Confucio
secondo il quale il cielo superiore e la Terra inferiore. Queste affermazioni
consentirono a Confucio di imporre nella societ le stesse relazioni di superiorit e
sottomissione esistenti tra cielo e Terra. Le popolazioni antiche dedite allagricoltura
associavano la forma del cielo a quella di un enorme coperchio emisferico simile ad
una "tenda mongola" In questo sistema la forma della Terra era quadrata mentre il
cielo era un emisfero che combaciava perfettamente con i quattro lati della terra
"la Terra il carro e il cielo il suo coperchio". La Terra era costituita da nove
continenti, ognuno di essi circondato da un "piccolo mare" e da un "grande mare", il
quale andava a congiungersi con il cielo sui quattro lati della Terra. La volta celeste
presentava un punto limite di altezza (il polo dell'asse di rotazione della Terra, che
anche l'estremo fisso del moto apparente degli astri), intorno al quale girava il
firmamento senza fermarsi, alla stregua della ruota di un carro attorno al suo asse.
La teoria scomparve dalla scena poich era minata alla base da una palese
contraddizione: una Terra quadrata non pu combaciare perfettamente con il cielo
problema: il Sole, la Luna e le stelle nel compiere il loro giro intorno alla Terra nel
momento in cui superavano la linea dellorizzonte attraversavano la distesa dacqua.
Ma in che modo? La risposta a questo problema fu la seguente: il cielo pu
sollevarsi e affondare nellacqua come i draghi. A causa di questo improbabile
movimento del cielo nellacqua, la teoria venne gradualmente modificata ed emerse
un nuovo concetto, secondo il quale la Terra era una sorta di pallone immerso nel
vapore. Zhang Cai riconduceva la causa del moto della terra allalzarsi e
allabbassarsi del vapore: destate il vapore sale, e di conseguenza anche la Terra
sinnalza fluttuando, la sua distanza dal sole in quel momento minore, per cui la
temperatura si alza; dinverno il vapore piuttosto fluido, di conseguenza la Terra si
abbassa e la temperatura scende. Questa teoria quindi caratterizzata da due
scoperte fondamentali: la sospensione nello spazio ed il costante movimento della
Terra; lalternarsi delle stagioni, non per cause esterne, ma dovuto al movimento
della Terra stessa. Si afferm infine la cosmologia Hsan Yeh; essa sosteneva che le
stelle erano luci dorigine incerta, fluttuanti in uno spazio oscuro da qualche tipo di
vento. Dato che la geometria deduttiva euclidea non era disponibile, non si elabor
alcun modello geometrico di tipo tolemaico e nel corso dei tempi i calcoli relativi al
calendario furono compiuti con metodi algebrici, trascurando cos di occuparsi della
reale struttura geometrica e meccanica del sistema solare. Forse in questa
impostazione si risente dellinfluenza babilonese, come gi successo nella teoria Kai
Thien. In ogni caso la cosmologia Hsan Yeh era piuttosto moderna e molto in
anticipo sui tempi. Si potrebbe anche dire che, essendo privi della geometria
euclidea, i Cinesi non ebbero nemmeno sfere celesti cristalline e quindi non ebbero
la necessit di infrangerle nel Rinascimento; e pu anche essere che la conoscenza
delle concezioni cinesi abbia aiutato Giordano Bruno, William Gilbert e Francis
Godwin a fare le loro scelte fondamentali. La teoria del Hsan Yeh tratta soltanto
della natura e del moto del cielo: in questo senso tale concezione ha tracciato una
mappa estremamente viva e realistica del cosmo. Essa nega lesistenza di un cielo
con forma e sostanza; il colore stesso del cielo non una sua propriet intrinseca
ma dipende dai limiti della pupilla umana, che non pu riuscire a vedere oltre a una
certa distanza. Ne segue che il chiarore e loscurit del cielo, essendo esso
sconfinato, non sono altro che fenomeni apparenti: il cielo risulta essere privo di
sostanza e di colore; da ci consegue una visione dello spazio senza limiti n
dimensioni. Lidea delluniverso limitato presente persino nel rivoluzionario
sistema copernicano: i cinesi furono tra i primi a concepire luniverso come infinito.
Per quanto riguarda gli astri, non si riteneva che essi fossero fissati ad alcuna base,
che si muovessero nello spazio vuoto fluttuando nel vapore, per cui i movimenti di
ciascuno di essi potevano variare sensibilmente, secondo regole diverse. Studiando il
moto degli astri deve essere quindi condotta unindagine pi particolareggiata:
lanalogia della rotazione con la ruota di un carro che gira attorno al proprio asse
non pi sufficiente. La teoria sostiene inoltre che, non soltanto la Terra, ma tutto
avevano intuito il continuum spazio temporale per cui spazio e tempo non sono due
categorie, ma un insieme, perch il movimento nello spazio esige la durata, e il
motivo di questo spiegato in prima e dopo; inoltre prima e dopo (tempo)
sottintendono vicino e lontano (spazio). Luniverso, perci, concepito come spazio
temporalizzato, che presuppone un incessante movimento in cui, il generatore non
generato, lenergia trasformatrice non soggetta a trasformazioni, porta alla
cognizione della realt come mutamento, e questo il risultato dellazione costante e
alterna di yin e yang. Universo quindi mutamento armonico (dove la mutazione
movimento ordinato). I Cinesi si accorsero che nel movimento del sole, nel tempo di
uno spazio percorso, non c arresto, ma solo punti di riferimento. Perci ci fu
bisogno di orientarsi, cos nacquero, come in molte altre culture, i quattro punti
cardinali (gli angoli del mondo). Per, essendo le direzioni solo un mezzo, come molte
altre differenti culture, essi trovarono un quinto punto cardinale, il punto di
riferimento simbolizzante il centro, probabilmente rappresentativo anche della
ricerca di un orientamento psicologico. Nellambito delle cosmologie cinesi non si
pu non menzionare lantico libro cinese de I Ching o Libro dei Mutamenti
(IV sec. a.C.), uno dei classici del confucianesimo, testo cosmologico, divinatorio,
filosofico e morale basato su 64 esagrammi simbolici consistenti ciascuno in una
coppia di trigrammi costituiti da tre linee parallele. Le linee possono essere rette
(rappresentano lo yang, il principio attivo) o spezzate (rappresentano lo yin, il
principio passivo), secondo l'antica cosmologia cinese che considerava i fenomeni
un'alternanza di yin e yang. Nell'I Ching ciascuno degli otto trigrammi di base
riferito a un fenomeno naturale e il loro insieme esaurisce tutte le possibili
combinazioni delle sei linee. I 64 esagrammi, che vanno in successione dal n. 1
(Chien = il creativo) al n. 64 (Wei Chi = prima del compimento), rinviano
incessantemente luno allaltro, e luniverso contrassegnato dal carattere illimitato
delle loro combinazioni. Sotto questo aspetto, I Ching disegnano un cosmo che,
come quello di Riemann, insieme finito (visto che i suoi moduli sono solo 64) e
illimitato. Questo cosmo sapiente altres relativo, poich, come nel modello
delluniverso di Eistein-De Sitter, tutti i processi sono riconducibili al gioco di
costanti; infine come limmagine cosmologica delle trame della complessit,
studiate dalla scienza moderna, in cui tracciata la transizione continua dal
disordine allordine. E tuttavia come quello di Riemann, di Einstein e delle moderne
dottrine della complessit ma non quello configurato da Einstein, Riemann e da
quelle teorie. Non lo , ne lo pu essere, perch, al di l della totale assenza di
evidenze osservazionali, il libro che lo pone in evidenza tenuto lontano, da una
moltitudine di secoli e di esperienze conoscitive, dagli assunti di base della scienza
moderna. Cionondimeno la sua dimensione scientifica , in qualche modo,
inconfutabile, poich contiene il seme, gettato da un immaginario collettivo, delle
fantasie che avrebbero dato luogo alla scienza propriamente detta. I Ching sono una
delle dimostrazioni che le radici della sapienza e della stessa scienza stanno nel
punto di vista ingenuo del cosiddetto uomo comune e che, pertanto, la stessa
scienza ha continuamente bisogno dei grandi miti della specie cui deve far ricorso ai
fini del progresso conoscitivo. Questo ricorso implicherebbe, nel nostro sofisticato
Occidente, una pi intensa comunicazione tra scienza e pensiero comune. Per
quanto detto, lastronomia cinese non pu essere trascurata da chi cerchi una
spiegazione complessiva dello sviluppo della conoscenza umana delluniverso e del
posto che noi occupiamo in esso. Essa tanto pi importante quanto pi il suo
apporto originale, con piccole influenze babilonesi e indiane, ma diversamente
dalla civilt indiana, nettamente indipendente dalle scoperte greche ed ellenistiche
che ebbero s vasta eco in ogni paese occidentale.
giorno, nascosta in una cassetta, quando ancora tutto era buio. Nella stessa
cassetta egli trov anche la luna, che fiss in cielo. Interessante notare che in molte
leggende si trovano riferimenti che ricordano la narrazione della Genesi, e
dappertutto c linflusso delle leggende del diluvio universale.
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deterministico. King individua due livelli di spiegazione della coscienza. Nel primo
livello, linformazione si trasferisce dalla mente al cervello, attraverso le scelte
operate esercitando il libero arbitrio; nel secondo livello, linformazione passa dal
cervello alla mente, grazie alla selezione e allamplificazione dei segnali ad esempio i
segnali sensoriali ricevuti dai recettori periferici, ma anche i segnali interni, operata
dalle dinamiche caotiche del cervello come le strutture frattali.
2.15. Il modello di Matti Pitknen: TGD, Topological Geometro Dynamics (1990).
Il modello TGD della coscienza si basa sullipotesi di salti quantici che coinvolgono
momenti diversi del tempo (quantum jumps between quantum histories) e sul
concetto che tutto coscienza. In base a questo modello si parte da uno stadio
iniziale di massima coscienza che diminuisce progressivamente via via che le
particelle sviluppano interconnessioni tra di loro (entanglement). In altre parole, il S
rimarrebbe cosciente finch non entangled e la coscienza pu solo essere persa.
2.16. Il modello di Karl Pribram: Modello Olonomico della mente (1991).
Nel suo modello, Karl Pribram propone una ipotesi olografica della memoria e della
mente. Un ologramma una fotografia tridimensionale prodotta con l'aiuto di un
laser. Per creare un ologramma, l'oggetto da fotografare prima immerso nella luce
di un raggio laser, poi un secondo raggio viene fatto rimbalzare sulla luce riflessa del
primo e lo schema risultante dalla zona di interferenza dove i due raggi si incontrano
viene impresso sulla pellicola fotografica. Quando la pellicola viene sviluppata risulta
visibile solo un intrico di linee chiare e scure che, illuminato da un altro raggio laser,
lascia emergere il soggetto originale. La tridimensionalit di tali immagini non
l'unica caratteristica interessante degli ologrammi; infatti, se ad esempio
l'ologramma di una rosa viene tagliato a met e poi illuminato da un laser, si
scoprir che ciascuna met contiene ancora l'immagine intera della rosa. Anche
continuando a dividere le due met, vedremo che ogni minuscolo frammento di
pellicola conterr sempre una versione pi piccola, ma intatta, della stessa
immagine. Diversamente dalle normali fotografie, ogni parte di un ologramma
contiene tutte le informazioni possedute dall'ologramma integro. Secondo la visione
di Pribram, i ricordi non sono immagazzinati in qualche area del cervello, ma si
celano negli schemi degli impulsi nervosi che si intersecano attraverso tutto il
cervello, proprio come gli schemi dei raggi laser che si intersecano su tutta larea del
frammento di pellicola che contiene limmagine olografica.
Secondo questo modello, inoltre, ogni sensazione viene trasformata dal cervello in
unonda, e tutte le onde interferiscono tra loro generando cos gli ologrammi. Le
stesse equazioni utilizzate per analizzare gli ologrammi (le trasformazioni di Fourier)
sono utilizzate, secondo lautore, dal cervello per analizzare i dati sensoriali.
2.17. Il modello di Henry Stapp: Quantum State Reduction and Conscious Acts
(1993).
Il modello di Stapp si basa sul concetto che la coscienza crea la realt
(interpretazione di Copenhagen). Stapp parte dallaffermazione di Von Neumann
secondo la quale luniverso il risultato oggettivo di atti soggettivi di osservazione
per giungere allaffermazione che ci che esiste lesperienza soggettiva, e che
lunica cosa che possiamo conoscere sono le nostre stesse percezioni. Il modello
della coscienza di Stapp tripartito:
1. La realt una sequenza di eventi finiti nel cervello.
2. Ogni evento si traduce in un aumento di conoscenza.
3. La conoscenza la conseguenza di sistemi che osservano.
2.18. Il modello di Kunio Yasue: Quantum Brain Dynamics (1995).
Yasue Kunio e Jibu Mari partono dal modello di Umezawa per sviluppare una
neurofisica quantistica nella quale le onde cerebrali vengono rappresentate per
mezzo dellequazione di Schrdinger. Il cervello diventa cos un sistema quantistico
macroscopico. Yasue ipotizza che la coscienza emerga dallinterazione tra i campi
elettromagnetici e i campi molecolari dellacqua nelle proteine. Levoluzione della
funzione donda neurale non sarebbe random, probabilistica, ma sarebbe funzionale
allottimizzazione dellazione dei neuroni, giungendo cos ad un modello cibernetico
della coscienza non basato su reti neurali fisiche, ma sul concetto delle interazioni
tra onde.
2.19. Il modello di Giuseppe Vitiello: modello dissipativo della coscienza (1995).
Il modello proposto da Vitiello si fonda sulla QFT (Quantum Field Theory) e riprende
il lavoro di Umezawa, nel quale i vacuum states erano considerati come unit di
memoria. Lautore parte dalla considerazione che un problema lasciato aperto da
Umezawa quello della capacit di memoria. Infatti, nel modello di questultimo, le
nuove informazioni sovrascrivono quelle precedenti. Nel tentativo di ovviare a questo
limite, Vitiello propone un modello dissipativo della coscienza, nel quale i sistemi
viventi si comportano come sistemi dissipativi proprio allo scopo di abbassare le
temperature interne e permettere la formazione di vacuum states che richiedono
temperature molto pi basse di quelle corporee.
Quando si considera il cervello come un sistema dissipativo, necessario tener
presente, nel formalismo matematico della QFT, lambiente, il cui ruolo appunto
quello di assorbire lenergia dissipata dal sistema.
Vitiello giunge, dal punto di vista del formalismo matematico della QFT, ad affermare
che lambiente, per poter espletare la propria funzione assorbitrice, debba avere il
verso del tempo orientato in direzione opposta rispetto al cervello. Poich la funzione
cognitiva che Vitiello tenta di spiegare con la QFT la memoria che, per definizione,
un processo irreversibile che si muove dal passato verso il futuro, lambiente deve
necessariamente muoversi indietro nel tempo, dal futuro verso il passato.
Il modello di Vitiello consente di aumentare i gradi di libert del sistema e, di
conseguenza, le dimensioni della memoria, risolvendo in questo modo il problema
della sovrascrittura.
Infine, lautore ipotizza che la coscienza nasca nel processo continuo di interazione
del cervello con il suo doppio, rappresentato dallambiente.
2.20. Il modello di Alex Kaivarainen: modello gerarchico della coscienza (1996).
Il modello gerarchico di Kaivarainen parte dal presupposto che leccitazione neurale
dipenda da un insieme di onde:
termiche (onde di de Broglie onde B)
elettromagnetiche (onde IR)
acustiche (onde tr)
gravitazionali (onde lb).
A tal fine vengono inseriti 4 nuovi tipi di particelle:
1. Effectons (per le onde tr e lb);
2. Convertons (per linterazione tra one tr e lb);
3. Transitons (per gli stati tr e lb);
4. Deformons (superposizioni di transitions e convertons).
Questo modello porterebbe, secondo lautore, a giustificare condensati di materia
nelle cellule.
2.21. Il modello di Massimo Bondi: giunzioni sinaptiche e coscienza (1998).
Bondi parte dallanalisi delle situazioni in cui la coscienza svanisce, come ad
esempio il sonno, le anestesie e le situazioni patologiche. Questi tre momenti
(fisiologici, farmacologici e patologici), dimostrerebbero la natura globale della
coscienza che si accende e spegne quando le strutture neurali, le giunzioni
sinaitiche, perdono le loro propriet computazionali di natura quantica.
Il modello proposto da Bondi prevede lesistenza di canali a spirale che si propagano
nelle strutture labirintiche della corteccia cerebrale portando alla costituzione di
strutture anatomiche e istologiche nelle quali il flusso delle particelle determina uno
stato costante di coscienza.
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Il Concetto di Spazio
di Andrea Beghini.
Il percorso interdisciplinare
Introduzione alle questioni filosofiche. Analisi terminologica.
Alcuni aspetti teoretici:
Dallo Spazio relativo allo Spazio assoluto
Dallo Spazio assoluto allo Spazio come campo
Alcuni aspetti storici:
Il concetto di Spazio nella filosofia classica: Platone e Arist otele.
Il concetto di Spazio nella filosofia moderna:
- Descartes,
non esiste uno Spazio senza campo. Lidea di Spazio in s e per s, di fatto, non
esiste.
La dimensione classica.
Nel mondo greco la riflessione sullo Spazio pu essere considerata molto precoce
visto che gi i Pitagorici lavevano sollevata nellambito della spazialit numerica,
mentre gli atomisti di Democrito e, successivamente, gli epicurei la associavano allo
Spazio vuoto, ovvero alla condizione necessaria di assenza di materia ove gli
potessero muoversi e combinarsi liberamente. Anche gli eleati rifletterono sullo
Spazio ma su posizioni diametralmente opposte rispetto a quelle degli atomisti: in
coerenza con linsegnamento del loro maestro, il venerando e terribile Parmenide,
essi vedevano luniverso come un tutto continuo e di conseguenza limitato e chiuso,
tale da portare alla negazione del vuoto, in quanto il vuoto coincide con il nulla e il
nulla non pu esistere. La teoria eleatica, che incarn appieno il sentimento di
horror vacui degli Elleni, ebbe la meglio su quella corpuscolare democritea, tanto
da influenzare le successive riflessioni di Platone e di Aristotele che pure tentarono
di risolvere le parmenidee.
Platone sviluppa una teoria sullo spazio molto importante in uno dei suoi dialoghi
pi complessi, il Timeo. Precisamente egli introduce la nozione di Spazio nel
tentativo di spiegare il rapporto tra mondo sensibile e mondo intelligibile rispetto alle
due specie ( ) che compongono luniverso quella di ci che sempre ma che
non ha unorigine e quella di ci che diviene sempre ma non mai, ovvero la prima
posta come modello, intelligibile e immutabile e la seconda come riproduzione del
modello, in divenire e visibile.
Lo Spazio considerato una terza specie nuova per la quale Platone usa aggettivi
come difficile e confusa; si tratta di una sorta di natura ibrida, intermedia tra
mondo reale e sensibile. Lo Spazio viene illustrato con linguaggio metaforico come il
ricettacolo e quasi la nutrice di ogni divenire, per poi passare allesposizione di una
concezione della realt che presuppone lesistenza di una dialettica tra mondo
intelligibile e mondo sensibile. Stando cos le cose, bisogna ammettere che esiste una
sola specie immutabile, ingenerata e immortale, che in s non riceve nullaltro da altre
parti n si muta mai in altro, invisibile e anche impercettibile, che solo lintelletto ha la
ventura di contemplare; ma c unaltra specie omonima, simile a quella, sensibile,
generata, sempre in movimento, che nasce in un luogo e poi da l sparisce, ed
percepibile con lopinione fondata sulla sensazione. Il terzo genere quello dello
spazio, che non ammette deperimento e procura una sede a tutto quanto nasce, e si
pu afferrare senza la sensazione con un ragionamento illegittimo, a stento credibile,
tenendo conto del quale noi vendiamo sogni e diciamo che necessariamente lessere
deve stare tutto in un luogo e possedere uno spazio, mentre questo non possibile che
si trovi n sulla terra n in cielo.
Dal passo emerge che la funzione del terzo genere, ovvero dello Spazio, quella di
sede delle cose che nascono, che si pongono, che si danno nellevidenza includente.
Lo Spazio, pur essendo il genere in cui si diviene, pur avendo la possibilit di
ricevere le cose, tuttavia non coincide con esse e le loro forme. Se, infatti, la matrice
che accoglie la materia assumesse la forma di ci che viene accolto, ebbene non
potrebbe ricevere pi nulla che non fosse quella stessa cosa, o comunque
riprodurrebbe male la sembianza delle altre cose. Lo Spazio si limita a piegarsi in
funzione delle forme conservando la possibilit di trascendere le forme stesse
rimanendone estraneo: infatti non perde nulla della propria potenza, anzi accoglie in
s tutte le cose, e non assume assolutamente nessuna forma simile a nessuna delle
cose che entrano in lei; per natura uno stampo di ogni cosa, modificato e conformato
da ci che vi entra, e, a causa loro, appare ora in un modo ora in un altro: le cose che
entrano e quelle che escono sono imitazioni di quelle che sempre sono, e portano la
loro impronta in un modo quasi indicibile e mirabile.
Si arriva cos alla definizione platonica suggestiva ma problematica: Perci la madre
e nutrice di ci che stato creato visibile e insomma sensibile non dobbiamo definirla
n terra n aria n fuoco n acqua n i loro derivati o le loro cause; mentre non
sbaglieremo a chiamare tale una forma invisibile e senza contorni, capace di
accogliere ogni cosa, partecipe dellintelligibile in maniera molto oscura e difficile da
comprendersi. Nella visione platonica lo Spazio, pur trascendendo le singole
dimensioni sensibili, esiste solo in relazione alla materia, in quanto esso esiste
esclusivamente in qualit di dove fisico rispetto alla presenza materiale degli
oggetti, imitazioni dei modelli perfetti. Per cui il filosofo esprime la negazione della
possibilit che lo Spazio possa estendersi al di l delluniverso materiale, ovvero nega
assolutamente lesistenza del vuoto.
Aristotele, affrontando nel quarto libro della Fisica la nozione di movimento,
incontra, oltre ai concetti di Spazio e vuoto, anche quello di luogo: necessario che
lo studioso di fisica faccia luce anche sul luogo, come sullinfinito: se esiste o no, e che
cos. Come per Platone gli oggetti non sono del non essere che scandaloso a
pensarsi e che non ha possibilit di esistere, ma sono in un dove, in un luogo.
Tutti infatti suppongono che gli enti siano in un certo luogo(), e la specie
massimamente comune e pi importante del movimento, che chiamiamo traslazione,
secondo il luogo. Il luogo, dunque, esiste ed una realt chiara in relazione al
movimento per spostamento dei corpi che si spostano reciprocamente e non possono
contemporaneamente occupare un medesimo luogo gi occupato ( necessaria una
sostituzione, sempre e comunque, come laria sostituisce lacqua che esce dal vaso).
Ora che il luogo esista sembra essere chiaro dallo spostamento reciproco. Ch, dove
ora vi acqua, qui, qui quando sia uscita come da un vaso, vi di nuovo aria. E
quando qualcun altro dei corpi occupa questo stesso luogo, ebbene questa cosa, ad
avviso unanime, diversa da tutte quelle che sopraggiungono e che mutano.
Questa identificazione dei corpi con il luogo dimostra che il luogo esiste realmente
indipendentemente dagli oggetti e lo Spazio da considerare come il luogo in cui si
muovono gli oggetti stessi.
In questo senso Aristotele parla di luogo naturale.
Secondo il filosofo, lesperienza mostra che per ciascun corpo esiste un sito naturale:
ciascuno infatti, se non impedito, si porta nel suo luogo, luno in alto, laltro in
basso. Queste sono, infatti, le parti e le specie del luogo: lalto, il basso e le altre sei
dimensioni. Ma le determinazioni di questo tipo: lalto, il basso, la destra e la sinistra,
non sono soltanto in rapporto a noi: giacch per noi non sono sempre identiche, ma si
costituiscono secondo la posizione, nel modo in cui ci volgiamo; ond che sovente la
medesima cosa a destra e sinistra, in alto e in basso, davanti e dietro. Invece nella
natura ciascuna di queste determinazioni si definisce in modo assoluto. Ch lalto non
qualunque cosa, ma dove si portano il fuoco e il leggero; similmente anche il basso
non qualunque cosa, ma dove si portano le cose che hanno pesantezza e quelle
terrose, poich non differiscono soltanto per la posizione, ma pure per la potenza.
Questa propriet si trasforma in una vera e propria dottrina del luogo naturale e il
luogo viene fatto oggetto di differenze qualitative in contrapposizione netta con la
teoria corpuscolare. In forza di queste osservazioni si pu dunque comprendere che il
luogo alcunch al di l dei corpi, e che ogni corpo sensibile in un luogo; in verit la
concezione realistica dello Spazio come luogo non porta Aristotele alla concezione del
luogo come realt che prescinda dai corpi o allidentificazione del luogo con i corpi
stessi. Aristotele definisce il luogo come limite del corpo.
Poich una cosa si dice per s, unaltra per altro, anche il luogo in un senso comune:
quello nel quale sono tutti i corpi, in un altro proprio: quello nel quale un corpo come
nel luogo primo() se il luogo la cosa prima che contiene ciascuno dei corpi, sar un
limite; per cui il luogo sembrer essere la forma e la sagoma di ciascuna cosa, con la
quale si determinano la grandezza e la materia della grandezza() Se il luogo non
n la forma, n la materia, n un certo intervallo sempre sussistente come diverso da
quello della cosa che si sposta, necessario che il luogo sia () il limite del corpo
contenente, secondo il quale esso contiguo al corpo contenuto .
La nozione di luogo come limite non da confondere con il luogo come recipiente:
infatti, mentre il vaso sempre mobile, il luogo una specie di vaso non
trasportabile, immobile ed pertanto definito come primo immobile limite del
contenente, si pu dire, cio, che esso un involucro a patto che sia unico con la
cosa, perch il limite insieme con il limitato.
Aristotele, in definitiva, giunge alla conclusione che non pensabile uno spazio
infinito, cio un luogo fuori dellUniverso, n un luogo in cui sia collocabile
lUniverso.
R. Descartes.
Il principale riferimento per quanto concerne let moderna va alla riflessione di
Cartesio, colui che pose linsanabile scissione tra il soggetto conoscente e loggetto
conosciuto, tra pensiero ed essere, tra mente e corpo, tra res cogitans e res extensa,
dove il soggetto pensante acquisisce un ruolo di preponderante importanza nella
determinazione del mondo fuori da s. Cartesio riflette il mutato atteggiamento
culturale che si ebbe con laffermazione della scienza moderna tanto che egli arriv
a fondare il metodo matematico e lalgebra moderna, e nello stesso tempo manifesta
nella sua riflessione un riferimento costante, autobiografico, alla sua personale
esperienza vissuta, tanto che Paul Valery ha parlato, a proposito del Discours de la
Methode, dell avventura intellettuale di un magnifico e memorabile Io.
La riflessione di Cartesio nasce da un grande dubbio metafisico, un dubbio
iperbolico che porta il filosofo a domandarsi se la realt davanti a s non sia altro
che il frutto di una mera illusione, se loggetto sia effettivamente tale o piuttosto
qualcosaltro, se un demone maligno non stenda un velo di sogno e di illusione sul
mondo che luomo crede di conoscere. Il dubbio tuttavia, secondo una tradizione che
si rif alla polemica con gli scettici di santAgostino, porta allaffermazione di
unevidenza incontrovertibile: io non posso dubitare dellesercizio del mio dubbio e,
siccome il dubitare unattivit del pensiero, non posso dubitare di pensare. Ma ci
che non esiste non pu pensare e dunque io esisto (cogito ergo sum) ed esisto come
sostanza pensante, come res cogitans, giacch so di esistere ma non so ancora nulla
circa lesistenza dei corpi che mi circondano.
Scrive Cartesio: Io sono, io esisto: questo certo; ma per quanto tempo? Invero, per
tanto tempo quanto penso; perch forse mi potrebbe accadere, se cessassi di pensare,
di cessare in pari tempo d essere o desistere. Io non ammetto adesso nulla che non
sia necessariamente vero: io non sono, dunque, per parlare con precisione, se non una
cosa che pensa, e cio uno spirito, un intelletto o una ragione, i quali sono termini il cui
significato mera per lo innanzi ignoto.() Ma che cosa, dunque, sono io? Una cosa che
pensa. E che cos una cosa che pensa? una cosa che dubita, che concepisce, che
afferma, che nega, che vuole, che non vuole, che immagina anche, che sente.
Accertate, secondo le regole del metodo, lesistenza e le determinazioni della
sostanza pensante, resta da verificare o meno lesistenza del mondo che sta di fronte
a noi. Questo reso possibile solo dopo essere giunti alla dimostrazione
dellesistenza di Dio, terzo termine ed unico garante dellesistenza del mondo. Tutto
ci che non res cogitans res extensa, la realt sempre piena ed estesa che si
contrappone al soggetto pensante, e che da questultimo conosciuta. una realt
omogenea ed immediata, priva di qualsiasi caratterizzazione qualitativa, bens
perfettamente riconducibile entro caratteri matematici, quantitativi e meccanicistici.
La res extensa dunque la materia, non intesa in senso aristotelico, ma in generale
come lobiectum che pu essere ridotto ai parametri formali della geometria
rappresentazioni nel soggetto le cose, di cui non esisterebbe nessun oggetto concreto
corrispondente, Kant sostiene che le cose fuori di noi soggetti pensanti esistono
realmente. Il problema da lui sollevato non si fonda tanto sulla dignit ontologica
delle cose del mondo, ma sullaspetto gnoseologico, ovvero sulla conoscenza intorno
agli oggetti. Egli sostiene che, attraverso i nostri sensi, non possiamo percepire altro
che i fenomeni delle cose e nulla di ci che possano essere in se stesse; ne
consegue che tutte le propriet che siamo soliti riconoscere in un corpo, come il
colore o lodore, non sono altro che propriet del fenomeno, mentre lunghezza,
altezza e profondit del corpo restano, cartesianamente, le tre dimensioni su cui si
fonda lo spazio e dunque non sono n propriet del fenomeno, n, tanto meno,
propriet intrinseche alle cose stesse, ma i parametri dellintuizione pura a priori
dello spazio. Parimenti, Kant deve difendersi anche dallobiezione che la sua filosofia
riduce il mondo a pura apparenza; egli afferma che lapparenza non va messa sul
conto dei sensi, bens dellintelletto, al quale soltanto spetta ricavare dalla parvenza
un giudizio obiettivo, ovvero sostiene che loperazione da lui eseguita, nel parlare di
rappresentazioni delle cose come intuizioni sensibili, non porta affatto
allammissione di unapparenza universale delle cose ma soltanto a constatarne il
valore di parvenza, giacch stabilire ci che realt e ci che apparenza spetta
soltanto a una successiva operazione dellintelletto che riconosce a tutti gli effetti
lesistenza degli oggetti in s e per s.
Chiedersi come sia possibile la fisica pura significa domandarsi se esistano e, di
conseguenza, se siano conoscibili e come siano conoscibili, le leggi universali della
natura. Kant premette che per natura si intende lesistenza delle cose in quanto
determinate da leggi generali e non tanto lesistenza delle cose in s e per s che
del tutto indipendente dallintelletto e che pertanto non pu essere conosciuta n
analiticamente, n sinteticamente, n a priori, n a posteriori. Lo dimostra il fatto
che lesperienza mi apprende bene che una cosa esiste e come essa esiste, ma non
mai che ci debba essere necessariamente cos e non altrimenti. Quindi essa non pu
mai apprendermi la natura delle cose in s. Tuttavia la fisica pura non si fonda su
una semplice conoscenza di leggi generali, ma su una conoscenza di principi
universalmente e soprattutto necessariamente validi, come la proposizione che la
sostanza permane e non si distrugge; per quanto alcuni concetti fisici, come quello
del movimento, necessitino di una verifica empirica. Quindi la domanda iniziale pu
benissimo essere sostituita con la seguente: come possibile conoscere a priori la
necessaria regolarit delle cose come oggetti dellesperienza? Oppure: come possibile
conoscere a priori la necessaria regolarit dellesperienza in riguardo a tutti i suoi
oggetti in genere?. Nel rispondere a questa domanda Kant stabilisce una radicale
distinzione tra giudizio percettivo e giudizio empirico vero e proprio e quindi tra
giudizio soggettivo e giudizio oggettivo. In generale, per giudizio, Kant intende un
collegamento delle rappresentazioni in una coscienza; quindi latto del giudicare
equiparabile allattivit del pensiero in quanto, sul piano logico, si estrinseca
a priori (secondo la forma) lesperienza, per effetto di che tutto quanto viene conosciuto
per via di esperienza necessariamente soggetto alle leggi dellintelletto.
Bibliografia
N. ABBAGNANO, Dizionario di filosofia. Terza edizione aggiornata e ampliata da G.Fornero, Utet, To.
J. GREY, Ideas of Space, Oxford 1989.
M. JAMMER, Concepts of Space, 1954.
PLATONE, Timeo, 28a; tr. di G. Lozza, Oscar Mondadori, Milano 1994.
ARISTOTELE, Fisica, libro IV, 208 a; a cura di M. Zanatta, Utet, Torino 1999. R.DESCARTES,
Meditazioni metafisiche II, in Opere a cura di E. Garin, Laterza, Bari 1967.
G. W. LEIBNIZ, Epistolario Leibniz-CIarke (1715-1716), in Saggi filosofici e lettere.T. HOBBES, De
corpore, Bari Laterza.
J. LOCKE, Saggio sullintelletto umano, cap. II, Bari Laterza, 1972.
D. HUME, Trattato sulla natura umana, Bari Laterza, 1971.
I. KANT, Prolegomeni ad ogni metafisica futura. Parte prima del problema trascendentale. Come
possibile la matematica pura?, a cura di P.Martinetti e M.Roncoroni, Rusconi Libri, Milano, 1995.
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Vogliamo qui ricordare Luigi Fantappi, ed i suoi numerosi contributi alla scienza,
con particolare riguardo ad un tema di rinnovato interesse, la ricerca di una teoria
unificata del mondo fisico e biologico.
1) La Teoria Sintropica.
Nel 1942 Luigi Fantappi era uno dei pi famosi matematici italiani. La sua teoria
dei Funzionali Analitici, che estendeva i concetti dell' analisi funzionale in campo
complesso, sviluppata sin dal 1925, lo aveva reso celebre in tutto il mondo.
Ricopriva la cattedra di Alta Analisi all'Istituto Nazionale di Alta Matematica, fondato
da Severi nel 1939. Eppure non fu mai un accademico chiuso nella sua torre
d'avorio, compiaciuto dei suoi successi. Uomo colto ed autenticamente curioso,
stoffa da filosofo naturale, era un convinto assertore della necessit del dialogo
interdisciplinare ed ebbe un ruolo chiave nella creazione del Centro Internazionale di
Comparazione e Sintesi a Roma, che fu un luogo deccellenza in quello che oggi
chiameremmo crossing disciplinare. In quel periodo Fantappi si pose un problema
ancora lontano dalle preoccupazioni degli specialisti: quello della convergenza e della
conciliazione tra fisica e biologia. Si era ancora lontani dalla scoperta del codice
genetico ed i biologi cercavano una base molecolare per la teoria darwiniana, il cui
status culturale era ancora al centro di vivaci polemiche, scientifiche ed
ideologiche. D'altra parte le preoccupazioni dei fisici erano intensamente rivolte
allesplorazione del nuovo mondo sub-nucleare. Nei loro principi di base le due
scienze erano praticamente senza contatti. Questo contrastava laspirazione del
pensiero scientifico verso una visione unitaria della Natura, operando una
separazione contraddittoria tra aree di conoscenza. Una delle acquisizioni pi solide
della fisica infatti il secondo principio della termodinamica, che ci insegna a
calcolare, per ogni processo fisico, l'aumento di entropia, ovvero la dissipazione
denergia ed il consumo della macchina-mondo.
Si tratta di fenomeni evidenti a livello perfino di esperienza quotidiana:
il logoramento per attrito, l'irreversibilit dei processi di combustione,
l'invecchiamento... Ma all'interno del mare dell'entropia deve esistere la possibilit di
isole di ordine ed organizzazione.
Infatti in biologia e nelle scienze cognitive assistiamo alla creazione ed allo sviluppo
di forme sempre pi complesse e differenziate, la cui organizzazione rende il sistema
in grado di accrescere il proprio ordine e modificarlo in risposta agli stimoli
dell'ambiente esterno. Fantappi pens che la soluzione di questo enigma andasse
ricercata nei principi fondamentali della fisica.
La teoria della sintropia, scelto come termine opposto ad entropia, e pi radicale del
gi diffuso neghentropia, parte da una considerazione sulla struttura delle equazioni
della fisica quanto relativistica. Un'equazione chiave l'equazione di D'Alembert, che
descrive i processi ondulatori.
Questa equazione ammette due tipi di soluzioni: (a) onde divergenti, descritte da
potenziali ritardati, che si diramano dalla sorgente causa del fenomeno ondulatorio
e (b) onde convergenti, descritte da potenziali anticipati, che convergono in un
punto. Le onde divergenti ci sono ben note.
Ad esempio: le onde emanate da un trasmettitore radio. Nei problemi tradizionali
della fisica non si tiene conto del secondo tipo di soluzioni semplicemente perch in
apparente contrasto con le condizioni di simmetria relativistica, nessuno ha mai
osservato onde dal futuro. L'idea di Fantappi fu di considerare alla stessa stregua
le due soluzioni, assegnando ad ognuna un ruolo di tipo termodinamico.
Alle prime, le onde divergenti, sono legati i fenomeni entropici, con livellamento e
degrado dell' energia.
Il fisico teorico Olivier Costa De Beauregard ha dimostrato in maniera elegante nel
1957 1a connessione tra entropia e potenziali ritardati utilizzando considerazioni di
meccanica statistica.
Invece i potenziali anticipati, concentrando l'energia in un punto, creano le
condizioni iniziali per lo sviluppo di una diversa classe di fenomeni, i fenomeni
sintropici, tipici della vita, caratterizzati da un "surplus di energia in un ristretto
volume spaziotemporale.
In pratica lazione dei potenziali anticipati su un sistema di particelle sarebbe visto
da un osservatore come un fenomeno di coerenza tra i costituenti del sistema.
I due tipi di fenomeni possono essere studiati tramite un principio duale essendo gli
uni l'inverso degli altri.
In effetti le propriet dell'operatore di D'Alembert e i due tipi di potenziali sono
strettamente connesse al cono-luce della geometria di Minkowski, usata in relativit
per connettere con segnali a velocit della luce osservatori inerziali che si muovono
nello spazio-tempo a velocit uniformi diverse (vedi fig 1 e 2).
Potenziali anticipati e ritardati nello Spazio-Tempo di Minkowski
Entropia e Sintropia.
Fig.2 - Unonda convergente nel punto S (fine) genera unonda divergente dal punto
S (causa). Ogni fenomeno sintropico quindi causa di un fenomeno entropico
successivo.
La simmetria passato-futuro del cono-luce si riflette nella complementarit duale dei
due tipi di potenziali.
Nella costruzione della teoria Fantappi utilizz uninterpretazione statica dello
spazio-tempo, comune ad altri studiosi, come H. Weyl. In breve passato-presentefuturo, formano una struttura globale interconnessa e coesistente.
Fantappi defin infatti su base relativistica il concetto di esistenza totale ed
introduceva con i potenziali anticipati un finalismo intrinseco della natura, mentre i
potenziali ritardati erano legati all' entropia ed alla causalit. In altre parole
lesistente globale contiene in s le condizioni al contorno per lemergenza della
vita.
Emerge in questa concezione di filosofia naturale unambizione metafisica intesa
come necessit di inserire l'indagine della natura in un pi ampio quadro filosofico
ed esistenziale.
Fantappi, spirito profondamente religioso, non nascose mai che lo strumento della
scienza era per lui una componente della ricerca di Dio.
Scriveva infatti nel 1954 (in La Scienza testimone di Dio, Tabor, VIII,3):
... solo se si abbandonano i veri fini della scienza (conoscenza razionale della realt),
sostituendo questi fini con mezzi occasionali di una certa epoca (metodo, tecnica),
elevati a fine ultimo dai ricercatori miopi, si pu nella scienza mettere da parte l'idea di
Dio. Altrimenti Dio naturalmente al centro della scienza, essendone il motore ed il
fine, come provato dagli stessi grandi scienziati di tutte le epoche, da Galileo a
Newton, da Platone a Picard, da Linneo a Pasteur, nonostante le opposte
equazioni di campo non determinava univocamente la scelta tra diversi modelli. Per
di pi, era ormai evidente che una teoria di campo continua non potesse rendere
conto dei valori discreti, quantizzati, delle grandezze microfisiche.
Scriveva Einstein nel 1955: Questo non sembra essere in accordo con una teoria del
continuo, e deve condurre al tentativo di trovare una teoria puramente algebrica per la
descrizione della realt. Tuttavia nessuno sa in che modo ottenere le basi di una tale
teoria.
Il terzo grande contributo di Fantappi alla scienza riguarda proprio questo
argomento. A partire dal 1952, con una bellissima serie di lavori, indic il metodo
per la costruzione rigorosa su basi algebriche di modelli d'universo. Fantappi
osserv che per concepire lo stesso concetto di legge fisica necessario che questa
sia valida senza eccezioni, in ogni zona dello spazio-tempo. Questa validit implica
che i cambiamenti di coordinate spaziali e temporali nell'espressione matematica
della legge siano tali da lasciarla invariata in forma. Queste trasformazioni di
coordinate devono perci presentare delle particolari simmetrie, esprimibili
attraverso una struttura matematica detta gruppo. Nel corso dello sviluppo storico
della fisica accaduto che si sono fatti degli esperimenti, scritte delle equazioni e poi
si osservato che queste equazioni erano invarianti in forma sotto certe
trasformazioni gruppali. Fantappi, convinto assertore della capacit della
matematica di cogliere il reale, propose il metodo inverso, cio di utilizzare i gruppi
per arrivare alle leggi, idea audacissima che anticipa di due anni il lavoro
fondamentale di C.N. Yang e R. Mills.
Naturalmente le strutture gruppali possibili matematicamente sono moltissime, ma
il punto di partenza univoco individuato dai due gruppi gi da tempo noti in fisica,
le leggi della meccanica newtoniana sono infatti invarianti per trasformazioni di
Galilei, mentre le leggi dell'elettromagnetismo e della meccanica relativistica sono
invarianti per il gruppo di Lorentz.
Da notare che la meccanica classica contenuta come caso particolare di quella
relativistica quando si considerano interazioni a velocit infinita e non alla v elocit
limite della luce; in modo analogo il gruppo di Galilei un caso particolare di quello
di Lorentz.
Fantappi cominci a sviluppare il suo programma mostrando come le leggi di ogni
modello d'universo fisico erano effettivamente individuate dalla sua struttura
gruppale. In una bella memoria del 1955, ad esempio, mostr come il gruppo di
Galilei permettesse di dedurre la forma della legge di gravitazione di Newton. Altri
risultati importanti riguardano la meccanica quantistica. Egli fece vedere come la
forma degli operatori quantici, che determinano le grandezze osservabili, fosse
interamente determinata dal gruppo. In campo cosmologico dimostr che il modello
relativistico di Minkowski individuato dal gruppo di Lorentz pu essere perfezionato
passando ad un gruppo pi ampio in modo unico ed ottenendo cos il modello di De
Sitter, con curvatura spaziotemporale globale, con conseguenze di estrema
forme di energia, una psichica e laltra fisica da lui dette rispettivamente energia
radiale ed energia tangenziale.
Metteremo poi a confronto questa ardita concezione con quella che possibile
ottenere utilizzando le ricerche del grande matematico italiano Luigi Fantappi.
1. Il dedans ed il dehors delle cose.
Teilhard mette giustamente in evidenza che una interpretazione, anche positivista,
delluniverso, deve considerare non solo la materia, ma anche lo spirito e pertanto
ammette che luniverso presenta simultaneamente due aspetti, l uno esterno e
l altro interno, che egli chiama il dehors ed il dedans delle cose, e a cui si possono
fare corrispondere due forme di energia, una fisica e laltra psichica.
Per spiegare prima la invisibilit, poi lapparizione ed infine la graduale dominanza
del dedans rispetto al dehors (della coscienza e dello spirito, rispetto alla materia) il
Teilhard ammette che la materia obbedisce ad un processo evolutivo di complessit
crescente, per cui passa da forme semplici a dedans povero, a forme sempre pi
organizzate a dedans pi ricco.
Termine ultimo e supremo di questa continua evoluzione sarebbe luomo.
Le cose hanno, dice Teilhard, un loro intrieur, un loro dedans, che si presenta in
relazioni definite, sia qualitative che quantitative, con il loro dehors, e di esso ci si
deve occupare se si vuole andare pi a fondo nella interpretazione della Natura,
mentre la scienza ha sino ad ora studiato lesterno delle cose e le loro azioni
esteriori.
Cerchiamo di approfondire il significato dei concetti di dehors e di dedans. Il dehors
linsieme dei determinismi esterni, che giocano sugli esseri ed in essi; laspetto
quantitativo delle strutture e in definitiva tutto ci che saggiano le scienze fisiche
con i loro metodi di indagine.
Il dedans rappresenta invece il grado di organizzazione e di complessit unificata,
che in effetti corrisponde nellessere materiale al suo grado di evoluzione verso la
pienezza della coscienza. Secondo Teilhard infatti, tutti gli esseri relativamente
unificati debbono possedere un certo grado di coscienza (intendendo con questo
termine tutte le specie di psichismo), che costituisce il loro dedans.
Ogni essere sarebbe quindi costruito sul piano fenomenico, come unellisse, su due
fuochi coniugati: un fuoco di organizzazione materiale ed un fuoco di centrazione
psichica.
2. Lenergia radiale e lenergia tangenziale.
In stretta relazione con lesistenza del dehors e del dedans delle cose, il problema
delle due energie, quella fisica e quella psichica, distribuite rispettivamente sulle due
facce esterna ed interna del mondo. Esse sono costantemente associate e, secondo il
crescente sia sotto la sua forma radiale che sotto quella tangenziale (poich la
tensione tra gli elementi aumenta con la loro complessit), il che sembra
apertamente contraddire il principio di conservazione dellenergia, sebbene questo
accrescimento dellenergia tangenziale (la sola interessante per la fisica) non diviene
sensibile che per valori molto alti dellenergia radiale. In definitiva, Teilhard ritiene
che in una concezione capace di incorporare i fenomeni della vita, deve costruirsi
una energetica generale su due direzioni coniugate, luna di pi grande probabilit e
laltra di pi grande complessit. Pertanto, per una completa comprensione
dellenergia evolutiva delluniverso, si deve aggiungere ai due principi gi ammessi
della conservazione e della degradazione dellenergia, un terzo principio, quello della
Riflessione dellenergia.
4. La teoria unitaria del Fantappi.
Fatte queste premesse, vedremo come possibile dare un fondamento logico
matematico alla concezione teilhardiana delle due energie, concezione che allo stato
attuale della scienza impossibile sostenere.
Sin dal 1942 il Fantappi ha condotto una vasta indagine epistemologica sui
presupposti della scienza moderna ed ha osservato che le equazioni della Fisica
relativistica e quantistica, che esprimono le leggi del nostro universo, presentano
due grandi classi di soluzioni. Nel caso di onde originate da sorgenti si trovato che
il primo tipo di soluzioni rappresenta onde divergenti dalla sorgente, che si fanno
quindi risentire con un certo ritardo rispetto alla sorgente che le ha generate.
Il secondo tipo di soluzioni rappresenta invece onde convergenti verso la sorgente,
che si fanno sentire prima di confluire alla sorgente, la quale perci le assorbe,
invece di emetterle. Per tali motivi queste due soluzioni sono state chiamate
rispettivamente dei potenziali ritardati e dei potenziali anticipati. Poich ogni
fenomeno naturale retto da leggi di questo tipo, il Fantappi giunto alla
conclusione che debbono esistere in natura due grandi classi di fenomeni
corrispondenti alle soluzioni dei due tipi. Sino ad ora per i fisici hanno considerato
come reali soltanto le soluzioni dei potenziali ritardati, in quanto traducono
lesistenza di una causalit di tipo ordinario, esercitatesi cio dal passato verso il
futuro. Essi hanno rigettato come estranee e prive di significato fisico le soluzioni dei
potenziali anticipati, in quanto rappresenterebbero una causalit inversa,
esercitatesi cio dal futuro verso il Passato; pertanto, per i fisici esisterebbero solo
fenomeni del primo tipo. Il Fantappi si chiesto invece se le soluzioni dei potenziali
anticipati corrispondano a fenomeni osservabili ed ha rilevato che esse sono state
accettate in campo microfisico: hanno condotto alla scoperta dellelettrone positivo e
delle antiparticelle. Egli si allora proposto di stabilire per via matematica le
propriet macroscopiche di questi fenomeni per vedere se fenomeni del genere
esistono effettivamente in natura.
per il fatto stesso che si sottraggono del tutto alla causalit, debbono considerarsi
indipendenti, avulsi dal resto del mondo e quindi possibili, ma non reali. Alla morte
del Fantappi ho ripreso la Teoria unitaria ed ho proposto di superare le varie
critiche interpretando lesistenza delle doppie soluzioni nelle equazioni, non come
due classi distinte di fenomeni, ma come esistenza in ogni fenomeno, sia fisico che
biologico, di due componenti, una entropica e 1altra sintropica.
Dal punto di vista matematico la soluzione proposta sarebbe giustificata dal fatto
che le onde piane convergenti e divergenti non costituiscono da sole un sistema
completo di funzioni: per avere un sistema completo bisogna considerarle entrambe.
Le due componenti entropica e sintropica di ogni fenomeno sarebbero allora
inscindibili, allo stesso modo che, con la relativit, la massa e lenergia non sono pi
separabili ma formano ununica entit fisica. Ogni fenomeno viene allora concepito
come soggetto allinfluenza di un doppio campo di onde, le une divergenti o
entropiche, provenienti dal passato e le altre convergenti o sintropiche, determinate
dal futuro. I fenomeni naturali obbediscono allora a questi tre Principi generalizzati:
a) Principio di causalit parziale, secondo il quale ogni fenomeno dipende non dalle
cause passate soltanto, ma anche da quelle future, o in altri termini, dallo stato
iniziale e da quello finale;
b) Principio di riproducibilit, in base al quale possiamo riprodurre i fenomeni
agendo sulla loro componente causale;
c) Il principio generalizzato, per il quale in ogni fenomeno vi una componente
entropica soggetta al livellamento e una componente sintropica, che genera
differenziazione e tende a dare stati di maggiore complessit.
In questa nuova concezione esisteranno allora tre tipi di fenomeni:
a) Fenomeni entro-sintropici, nei quali prevale la componente entropica ed in cui si
passa da stati pi complessi a stati pi semplici (fusione,combustione, respirazione);
b) Fenomeni sintro-entropici, in cui prevale la componente sintropica e che tendono
a realizzare stati pi complessi (es. cristallizzazione, sintesi chimiche, fotosintesi...);
c) Fenomeni isotropici, in cui si avr lequilibrio tra le due componenti e pertanto
non si osserver n livellamento, n differenziazione (equilibri chimici, anabiosi).
Ne segue che ad ogni fenomeno si pu far corrispondere un anti-fenomeno: cos la
cristallizzazione una antisoluzione; la fotosintesi una anti-respirazione, ad ogni
reazione chimica si pu far corrispondere una anti-reazione inversa. Inoltre, le due
fasi anabolica e catabolica del metabolismo possono essere considerate come le
componenti sintropica ed entropica del fenomeno globale.
6. La sintropizzazione dellenergia.
La Teoria del Fantappi ci permette di impostare in maniera nuova il problema
dellenergia. Mentre nella fisica classica si ammetteva una sola forma di energia, che
tende e livellarsi ed a degradarsi in conformit al II principio della termodinamica,
Bibliografia
1 Cfr. edizione Queriana, Brescia 1995, pp. 58-61.
2 J.D. Barrow F.J. Tipler, Il principio antropico, Adelphi, Milano 2002, p. 205.
3 http://www.amazon.co.uk/Teilhard-Fantappi%C3%A8-lEvoluzione-convergenteebook/dp/B006WCA89S
4 P. Teilhard de Chardin, Le Phnomne Humain, ed.du Seuil, 1955, Paris, cfr. anche C.
D'Armagnac, Philosophie de
la nature et mthode chez le pre Teilhard de Chardin, Archives de Philosophie, Gen-Marzo 1957.
5 Luigi Fantappi, Principi di una teoria unitaria del mondo fisico e biologico, Humanitas nova,
Roma, 1944.
6 Salvatore Arcidiacono, Ordine e Sintropia, ed. Studium Christi, Roma, 1975.
7 Erwin Schrdinger, What is Life?, trad. it.Sansoni,1947.
8 Lon Brllouin, Vie, Matire et Observation, Albin Michel, Paris, 1959.
9 Franois Meyer, Problmatique de l'volution, Pr.Univ.Fr., 1954.
**********************
Il Paradigma olografico
di Luca Bertolotti.
Sulla scia delle nuove rivelazioni della fisica quantistica si sono sviluppati nuovi
paradigmi di interpretazione della realt e del modo in cui lessere umano in grado
di percepirla. Uno di questi il modello introdotto da due eminenti scienziati: il fisico
quantistico David Bohm, presso la University of London, e il neurofisiologo Karl
Pribram, di Stanford. Entrambi, dopo anni di studi e sperimentazioni nei rispettivi
settori, sono giunti alla medesima conclusione sulla natura olografica della realt,
sostenendo che tale presupposto in grado di chiarire in modo soddisfacente gli
enigmi insoluti dei processi fisici e psichici e della relativa interazione mente-corpo.
Secondo il loro pensiero, la caratteristica pi interessante dei processi quantici la
non localit, cio il fatto che parti lontane di uno stesso sistema interagiscono tra
loro istantaneamente. Fu il fisico irlandese John Stewart Bell nel 1964 a confutare
matematicamente lipotesi secondo cui il mondo intrinsecamente localizzato.
Secondo tale teorema, chiamato appunto Teorema di Bell, se i principi della
meccanica quantistica sono validi, le misurazioni eseguite su due particelle saranno
sempre correlate, indipendentemente dalla distanza che le separa; ipotesi
confermata successivamente da diversi esperimenti effettuati da Clauser e Freeman
nel 1972 negli Stati Uniti, da Aspect e Roger nel 1981 al CERN di Ginevra, e infine
da Rarity e Tapster negli anni 90. A quel punto, il grande ostacolo che la scienza si
trov ad affrontare fu quello di integrare il Teorema di Bell con un modello di realt
compatibile, in grado di risolvere il problema di come possa una particella alterare
istantaneamente lo stato di unaltra, considerando che la velocit della luce
innegabilmente una costante universale. Gli stessi padri della fisica quantistica, tra
cui Niels Bohr, Werner Heisenberg ed Albert Einstein, non sono mai riusciti a fornire
soddisfacenti spiegazioni a questo fenomeno, lasciando aperta la questione. Proprio
da questo profondo quesito si sono mossi gli studi di Bohm e Pribram.
La non localizzazione dei ricordi: la memoria distribuita.
Lenigma che dapprima spinse Pribram, agli inizi degli anni 40, sulla strada verso la
formulazione del suo modello olografico fu il quesito su come e dove i ricordi fossero
conservati nel cervello, considerando che in quel periodo si credeva fossero
localizzati. Il precursore di questi interrogativi fu proprio il suo maestro Karl
Lashley, che intorno agli anni 20 condusse numerosi esperimenti dimostrando che
le funzioni cerebrali non risultano confinate in determinate zone del cervello. Egli
addestr dei ratti ad eseguire una variet di compiti (come quello di districarsi da un
labirinto), ne rimosse poi chirurgicamente varie porzioni di cervello e li test
nuovamente, constatando con sorpresa che a prescindere dalle sue asportazioni non
era in grado di eliminare i ricordi. Spesso le abilit motorie dei ratti erano
compromesse, sbilanciate e maldestre, ma le loro memorie sul percorso da compiere
o le attivit da svolgere erano tenacemente intatte. Tali scoperte aprirono la strada
ad una moltitudine di quesiti e Pribram individu come unica risposta possibile che
i ricordi non siano localizzati in punti specifici del cervello, ma che siano in qualche
modo sparsi o distribuiti per tutto il cervello nel suo insieme. Il vero problema era
riuscire ad individuare quale meccanismo o processo potesse spiegare questo stato
di cose. Successivamente, egli inizi a compiere osservazioni su pazienti ai quali
erano state asportate porzioni di cervello per ragioni mediche, e constat che
nonostante uno stato di foschia generale della memoria, nessuno subiva una perdita
selettiva dei ricordi. In modo analogo, anche i pazienti lesionati da incidenti stradali
non dimenticavano mai del tutto la storia della propria famiglia e riuscivano
addirittura a ricordarsi la trama di alcuni romanzi letti prima dellincidente. Solo
verso la met degli anni 60, Pribram venne casualmente a conoscenza della prima
costruzione di un ologramma descritta su una rivista scientifica e intu che il
concetto olografico poteva fornire una soluzione allenigma a cui stava lavorando.
Secondo la sua visione i ricordi non sono immagazzinati nei singoli neuroni o in
piccoli gruppi di neuroni, ma negli schemi degli impulsi nervosi che si intersecano
attraverso tutto il cervello, proprio come gli schemi dei raggi laser che si intersecano
su tutta larea del frammento di pellicola che contiene limmagine olografica. Quindi
il cervello sembra funzionare proprio come un ologramma: questo spiegherebbe
anche come riesca a contenere una grande quantit di ricordi, circa 280 miliardi di
miliardi di porzioni di informazione, in uno spazio cos limitato, al pari di una
piccola pellicola olografica nella quale possibile accumulare enormi quantit di dati
semplicemente cambiando langolazione in cui i due raggi la colpiscono. Pribram
mise in luce come lessere umano costruisca in continuazione un mondo l fuori a
bens una totalit o un insieme celato attraverso lintero spazio: quando uno
strumento ne percepisce la presenza, ci che si osserva solo un singolo aspetto
dellinsieme dellelettrone che si rivelato, mentre il suo apparente movimento
dovuto a una serie continua di questo continuo movimento. Analogicamente, nei
fenomeni olografici una porzione di pellicola rappresenta un ordine implicito, dato
che limmagine codificata nei suoi schemi di interferenza una totalit nascosta,
mentre lologramma proiettato un ordine esplicito, poich rappresenta la versione
svelata e percettibile dellimmagine. Poich il termine ologramma si riferisce
solitamente a unimmagine statica che non trasmette la natura sempre attiva e
dinamica di questo continuo svelarsi e celarsi universale, Bohm prefer coniare il
termine di olomovimento per descrivere il cosmo.
Lesistenza di questo ordine profondo e organizzato olograficamente d infine una
spiegazione al motivo per cui la realt diventi non locale a livello sub quantistico.
Dire che ogni parte di una porzione di pellicola olografica contiene la totalit
dellinformazione contenuta dallintero, equivale a dire che linformazione
distribuita non localmente. In un universo organizzato secondo principi olografici
sottintesa la propriet non locale.
Ogni cosa nel cosmo quindi costituita dal materiale ininterrotto dellordine
implicito: un elettrone non realmente una particella elementare, ma solo un
nome dato ad un certo aspetto dellolomovimento.
La comune abitudine di dividere la realt in parti per poi distinguerle con nomi
differenti un sistema totalmente arbitrario e deve essere considerato come tale,
ossia come un prodotto della convenzione sociale, poich le particelle subatomiche
che compongono luniverso non sono separate le une dalle altre pi di quanto non lo
possano essere i motivi decorativi allinterno di uno stesso tappeto.
Anche i fenomeni espliciti ed impliciti appaiono nella realt profonda come fusi luno
nellaltro.
Accettare lunit universale non significa credere al cosmo come ad una gigantesca
massa indifferenziata, ma riconoscere in ogni suo componente determinate qualit
individuali, seppur inserite in una continuit indissolubile e inseparabile.
Bohm sottolinea limportanza di diventare consapevoli che la costante suddivisione
dei vari aspetti dellolomovimento in cose sempre unastrazione, e tent di ovviare a
questa illusione definendo ogni fenomeno od oggetto con il termine di sub totalit
relativamente indipendente.
La tendenza dellessere umano a frammentare il mondo ignorandone la reale
interconnessione dinamica di tutte le cose responsabile, secondo Bohm, di quasi
tutti i problemi che gravano sulluomo, dai rapporti sociali fino allapplicazione
medico-psicologica nella cura dei pazienti.
Sulla base delle nuove rivelazioni scientifiche risulta insensato, o perlomeno
pesantemente limitativo, ritenere di poter trattare singole parti del corpo o della
psiche senza considerarne la totalit.
L'interconnessione coscienza-materia.
A differenza delle prime interpretazioni della fisica quantistica, Bohm super lidea
secondo cui le particelle subatomiche non esistano finch non sono osservate.
Egli ritenne che questo non fosse il modo corretto di unire il concetto di coscienza
con quello di materia, dato che porta inevitabilmente a ricadere nellerrore di
frammentare la realt, per cui una cosa separata, la coscienza, interagisce con
unaltra cosa separata, una particella. Se il presupposto fondamentale che tutto
un aspetto dellolomovimento, se ne deduce che insignificante parlare ancora una
volta di due cose interagenti. Nel paradigma olografico losservatore coincide con
losservato, anche se la mente non comunemente in grado di comprenderlo.
La coscienza non altro che una forma pi sottile di materia e la base
dell'interconnessione fra coscienza e materia, superficialmente nascosta ai nostri
occhi, risiede nellordine implicito della realt. Bohm ritiene quindi che la coscienza
sia presente nelle diverse gradazioni del celarsi e svelarsi in tutta la materia.
Un individuo non solo un osservatore, ma anche il luogo in cui osserva, ci che
osserva, ed la conclusione che ne trarr. Tutte le ricerche della fisica moderna
suggeriscono che linterpretazione di Bohm sia attualmente la pi attendibile.
riconosciuto ufficialmente che lo spazio colmo di luce e altri tipi di onde
elettromagnetiche che si intersecano e interferiscono fra loro costantemente e, dato
che le onde sono anche particelle, ci significa che gli oggetti materiali e tutto quello
che percepiamo composto in realt da una fittissima rete di schemi di interferenza.
Ma laspetto pi interessante del paradigma olografico dato dallunione delle teoria
di Bohm con il modello cerebrale olografico di Pribram, che lo studioso Michael
Talbot cos sintetizza: I nostri cervelli costruiscono matematicamente la realt
oggettiva, interpretando frequenze che sono in definitiva proiezioni provenienti da
unaltra dimensione, un ordine di esistenza pi profondo al di l dello spazio e del
tempo: il cervello un ologramma celato in un universo olografico. [Michael Talbot,
1997, pag. 70] La realt fondamentalmente unillusione, nel senso che tutto ci
che esiste, noi inclusi, ununica sinfonia di infinite forme donda che si
trasformano nel mondo concreto solo dopo essere entrate nei nostri sensi.
Lessere umano crede di essere unentit fisica che si muove in un mondo fisico, ma,
alla luce delle nuove teorie, sarebbe pi corretto considerarlo come una sorta di
ricevitore che galleggia in un mare caleidoscopico di frequenze da cui estrae la sua
personale realt, una fra le tante possibili esistenti nel super-ologramma.
In unintervista tratta dalla rivista scientifica Psychology Today, Pribram afferm:
Non che il mondo delle apparenze sia errato; non che non esistano oggetti l fuori,
a un certo livello della realt. che se lo attraversate e osservate luniverso con un
sistema olografico, giungete a una visione differente, una diversa realt. E questaltra
realt pu chiarire cose che sono finora rimaste scientificamente inesplicabili:
individuale (ed egli stesso vi crede), mentre non si tratta che di una parte
rappresentata in teatro, nella quale parla la psiche collettiva. [...] Tutto sommato, la
Persona non nulla di reale. un compromesso fra lindividuo e la societ su ci
che uno appare. [Carl Gustav Jung, 1983, pag. 155; citazione in Aldo Carotenuto,
1991, pag. 219]
Qual quindi il motivo per cui ogni essere umano si sente cos individuale e
localizzato nel proprio corpo, avvertendo un profondo senso di limitazione allo spazio
e al tempo presente? Margenau afferma che il senso della nostra universalit
indebolito dalle limitazioni fisiche del corpo, dalle costrizioni organiche del cervello.
Eppure queste limitazioni non sembrerebbero assolute, ed probabile che molte
persone nellintero corso della storia, come i mistici, siano riuscite a superarle.
Margenau individua quindi tre principali ostacoli, o limitatori biologici, che si
oppongono a tale ampliamento di consapevolezza con la precisa funzione di filtrare e
ridimensionare, o meglio tri dimensionare, la proiezione olografica della realt:
La Fessura Tempo. Una delle pi opprimenti limitazioni la rigidit con cui viene
percepito il tempo. Lessere umano in grado di vedere solo una fetta piccolissima
dellintero panorama temporale; per questo motivo Margenau utilizza la metafora
della fessura tempo. Cos come possiamo vedere solo una banda ristretta dellintero
spettro elettromagnetico che chiamiamo luce, analogamente possiamo percepire sol o
un esiguo frammento del tempo, che chiamiamo presente. Tutto ci conduce alla
sensazione, quantisticamente illusoria, di essere limitati in un breve arco di vita e di
essere disperatamente mortali. Queste sensazioni opprimenti portate agli eccessi
possono ritrovarsi spesso alla base di profonde angosce o problematiche psichiche.
Il Muro Personale. Unaltra influente limitazione che impedisce di comprendere la
mente nella sua realt universale e non localistica ci che Margenau chiama il
muro personale. Esso produce il senso prevalente e costante di isolamento
individuale, creando unidentit e formando il proprio Ego. Portato al limite, il muro
personale conduce ad un senso di profonda solitudine, che pu essere totalmente
oppressivo e morboso. In certi casi di psicosi, invece, il muro personale si dissolve in
modo drammatico, a un punto tale che il paziente non riesce pi a distinguere se
stesso da altre persone o da altri oggetti, perdendo anche il senso del passato, del
presente e del futuro.
Il Muro Stocastico. Un ultimo ostacolo che inibisce la diretta comprensione della
Mente Universale e influenza in modo cruciale il carattere della condizione umana
il muro stocastico, che significa obiettivo o scopo. Questo esprime il fatto che
nellessere umano sono insite casualit e incertezze; nessuno vive la propria vita
come se fosse fissa e determinata. Il motivo per cui la vita permeata dallincertezza
che il mondo a livello invisibile, subatomico, per lessere umano sconosciuto o
incomprensibile. proprio questa incertezza a creare nelluomo il senso del libero
Il mitologo Joseph Campbell intravide questo pericolo gi molti anni fa, quando
afferm: La differenza che la persona che non si regge a galla annega nellacqua in
cui il mistico nuota. necessario essere preparati per questa esperienza. [citazione
nellarticolo di Stefano Calamita] comunque importante sottolineare che sia la
fessura tempo sia il muro personale, anche se limitano la nostra consapevolezza,
aiutano a mantenerci integri finch non siamo pronti a intraprendere una ricerca
pi approfondita della realt interiore. La loro specifica e, apparentemente,
paradossale funzione quindi quella di proteggere da unimprovvisa comprensione
della realt, che potrebbe sconvolgere la nostra esistenza. Nonostante questi pericoli
inconfutabili, sempre pi scienziati iniziano a riconoscere lo scopo ultimo dellessere
umano come il superamento di tali restrizioni fino alla piena comprensione della
realt, nella quale possibile ritrovare la spiegazione di molti fenomeni rimasti
ancora insoluti. Lo stesso Einstein era giunto a tale conclusione, come chiaramente
evidenziano le sue parole: Un essere umano parte di un tutto chiamato Universo.
Egli sperimenta i suoi pensieri e i suoi sentimenti come qualche cosa di separato dal
resto: una specie di illusione ottica della coscienza. Questa illusione una specie di
prigione. Il nostro compito deve essere quello di liberare noi stessi da questa prigione
attraverso lallargamento del nostro circolo di conoscenza e di comprensione, sino a
includervi tutte le creature viventi e lintera natura, nella sua bellezza.[citazione in
Nader Butto, 2001, pag. 9] Accettando questa visione della vita ci si ritrova non alla
fine, bens allinizio di un cammino, il cui obiettivo deve mirare al raggiungimento di
tale comprensione universale tramite un percorso guidato e calibrato secondo le
possibilit di ciascun individuo. La psicologia in particolare sembra rivelarsi come il
punto di unione in grado di porre fine al conflitto tra scienza e ricerca spirituale.
I campi Morfogeni.
Gli scienziati che lavorano sul mondo microscopico non si curano in genere della
forma degli organismi su cui lavorano, in quanto il loro oggetto di interesse la
chimica e la fisiologia, ma per coloro che studiano gli organismi viventi nel loro
insieme impossibile comprendere la vita senza tenere conto della sua forma.
Il grande interrogativo che per molto tempo rimasto senza risposta il perch e il
come gli esseri viventi riescano ad assumere una determinata forma fisica propria
della loro specie, un ambito di studio che assume il nome di morfogenesi. Fino ad
oggi il problema della forma rimasto un problema centrale in biologia. Come scrive
Calamita: Nessuno sa perch, per esempio, una cellula maturi in una cellula di foglia
e unaltra in una cellula di gambo, quando entrambe appartengono alla stessa pianta
e hanno un DNA identico, o perch in un particolare essere umano una cellula diventi
una cellula epiteliale e unaltra una cellula epatica quando il DNA di ciascuno lo
stesso. Con la scoperta del DNA i biologi molecolari si illusero, infatti, di aver risolto
il problema, dato che esso costituito da molecole direttrici che contengono tutte le
Organizzazione e struttura.
Mentre lorganizzazione linsieme dei rapporti che devono esistere fra i componenti
di un qualcosa affinch questo possa essere considerato come appartenente ad una
classe particolare, la struttura linsieme dei componenti e dei rapporti che
costituiscono ununit particolare nella realizzazione della sua organizzazione.
La conseguenza del considerare in questo modo ununit vivente che essa pu
cambiare struttura senza perdere lidentit, a condizione che sia mantenuta
lorganizzazione. Un esempio esaustivo pu essere compiuto immaginando i lavori
del pittore seicentesco Arcimboldo, il quale disegnava delle facce costruite con frutta,
verdura ed altri oggetti: la sua curiosa tecnica rappresenta il mantenimento di una
chiara organizzazione, quella del viso umano, pur nella variazione dei suoi tipici
componenti strutturali. Ecco dunque lidea centrale di Maturana e Varela
sullorganizzazione del vivente, ossia che: la circolarit della sua organizzazione
che rende un sistema vivente ununit di interazioni, ed questa circolarit che esso
deve mantenere per rimanere un sistema vivente. [Humberto Maturana, 1985]
Questa definizione apparentemente semplice dei sistemi viventi contiene
unintuizione profonda, che ha portato Maturana ad osservare che se
lorganizzazione di un sistema vivente circolare, allora si tratta di
unorganizzazione chiusa. E il fatto che un sistema vivente sia chiuso a livello di
organizzazione implica direttamente che esso autonomo. Ogni sistema vivente ha
cos la propria individualit autonoma, poich la natura della sua struttura
determina interamente come il sistema si comporter in tutte le sue interazioni.
Da questi conclusioni si decise di definire i sistemi viventi come auto poietici, ossia
caratterizzati da unorganizzazione auto poietica, dal greco poiesis che significa
creazione. La caratteristica pi peculiare di un sistema auto poietico che si
mantiene con i suoi stessi mezzi e si costituisce come distinto dallambiente circostante
mediante la sua stessa dinamica, in modo tale che le due cose sono inscindibili. [H.
Maturana e F. Varela,1987, pag. 62] Nei sistemi auto poietici non sono le interazioni
a determinarne il comportamento futuro, ma il comportamento autodeterminato
dal sistema stesso, pi propriamente la sua struttura che ne determiner il
comportamento. Essendo chiusi operativamente, tali sistemi non possono ricevere
informazioni, dunque linformazione di per s non esiste. Ogni sistema si comporter
sempre in modo conforme alla propria struttura, e linformazione corrisponde
unicamente ad un ente di interazione. Ecco il motivo per cui i sistemi viventi
possono essere considerati deterministici.
Il determinismo strutturale.
Partendo dal presupposto che lessere umano una organizzazione chiusa, le
interazioni non possono determinare come egli si comporter, ma sar il sistema
altro sistema vivente. Gli studi di Maturana e Varela, a detta degli stessi autori,
portano con s un obbligo morale, ossia il ricordarsi sempre che la certezza di
unobiettivit e di unoggettivit una tentazione cui non bisogna indulgere e che
quindi il mondo che ciascuno di noi vede non il mondo ma solo un mondo con cui
veniamo a contatto insieme ad altri: [] farsi veramente carico della struttura
biologica e sociale dellessere umano [] ammettere che il nostro punto di vista il
risultato di un accoppiamento strutturale in un dominio di esperienza valido tanto
quanto quelli del nostro interlocutore, anche se il suo ci appare meno desiderabile. []
guardare laltro come uno uguale a noi, in un atto che generalmente chiamiamo di
amore. [H. Maturana e F. Varela, 1987, pagg. 203-204] Il contributo che la teoria di
Maturana e Varela hanno dato alla psicoterapia ampiamente riconosciuto. I teorici
e gli psicoterapeuti Vittorio Guidano e Gianpiero Arciero, nel fare riferimento
specifico alla visione autopoietica, hanno dato vita ad una nuova scuola denominata
la Scuola Cilena.
La prospettiva costruttivista.
Ripercorrendo la storia della filosofia, si possono delineare le origini storiche del
pensiero innovativo attuale nelle teorie degli empiristi inglesi Locke, Berkeley, Hume
e di Giambattista Vico, i quali fanno corrispondere la conoscenza razionale alla
costruzione della mente che organizza lesperienza.
Successivamente stato Kant a intendere i concetti come principi regolatori
dellesperienza (precursori di ci che oggi viene chiamato schema o costrutto); essi
non sono dunque uno specchio fedele della realt, ma funzionano come una sorta di
guida funzionale nellinteragire col mondo. Ritornando poi alla nostra epoca, sulla
scia delle recenti rivelazioni scientifiche si sono mossi diversi ricercatori, tra cui
spiccano in maggior rilievo Gregory Bateson, Paul Watzlawick, Heinz von Foerster e
Ernst von Glaserfeld (oltre ai gi citati Maturana e Varela), i quali hanno cercato di
considerare i possibili risvolti che tali innovazioni possono comportare sulla
concezione dellessere umano. Essi hanno cos dato vita ad una nuova prospettiva
psicologica, denominata appunto costruttivismo. Con questo termine si indica un
orientamento, condiviso da diverse altre discipline, secondo il quale la realt non
pu essere considerata come un qualcosa di oggettivo, indipendente dal soggetto che
la esperisce, perch il soggetto stesso che crea, costruisce, inventa ci che crede
esistere. La prospettiva costruttivista nata dalla necessit di superare il concetto
classico di metodoscientifico, che poggia fondamentalmente al di sopra di due
pilastri:
Il principio della conservazione delle regole, per cui le regole osservate in passato
debbono essere osservate anche in futuro.
Il principio della causa necessaria e sufficiente, per cui quasi tutto ci che
nelluniverso deve essere considerato irrilevante.
essere una costruzione interna fatta con materiale interno.[Ernst von Glasersfeld,
1999, su www.oikos.org/vonit.htm]
Ecco quindi che tale processo di costruzione della conoscenza allo stesso tempo
permesso e condizionato dal linguaggio, culturalmente, socialmente e storicamente
contestualizzato. Ne consegue che le cosiddette leggi di natura non vengono scoperte
bens inventate, mentre il concetto di verit come termine assoluto perde di
significato. Seguendo questa linea di pensiero, Bateson ha sostenuto con forza che
la patologia umana, fonte di ogni degrado psichico e conseguentemente fisico,
essenzialmente basata su tre errori epistemologici di base:
La fiducia nellobiettivit.
Lintraprendere azioni che ignorano la circolarit del sistema.
Il tentativo di controllare una parte del sistema a cui apparteniamo.
Consenso comune e malattia.
I diversi settori della scienza moderna hanno dunque rivelato che la realt non
oggettiva ma soggettiva: ne esistono infinite manifestazioni ed ogni individuo in
grado di percepirne solo una per volta, quella che sceglie o meglio costruisce
inconsapevolmente sulla base dei suoi pregiudizi di fondo. Infatti, nel drastico
passaggio da unepistemologia della rappresentazione ad unepistemologia della
costruzione, i pregiudizi non appaiono pi come limiti, ossia limitazioni alla
conoscenza, ma divengono vere e proprie matrici costruttive della conoscenza. A tal
proposito assume un ruolo di fondamentale importanza il principio di codificazione
indifferenziata proposto da Maturana. Poich la natura fisica dello stimolo la sua
qualit non codificata nellattivit nervosa, nasce spontanea la domanda di come
riesca il nostro cervello a creare la straordinaria variet del mondo multicolore che
quotidianamente sperimentiamo e di come sia quindi possibile che la maggior parte
degli esseri umani percepiscano in modo simile, con pi o meno lievi sfumature, il
mondo circostante, se si parte proprio dal presupposto cha la realt una
percezione soggettiva. In definitiva, occorre comprendere la natura della realt di
primo ordine. Come afferm Schrdinger: Ci hanno detto che vi un albero l fuori
dalla mia finestra ma io non vedo in realt l'albero. Per mezzo di un qualche sottile
procedimento di cui solo i tratti iniziali relativamente semplici sono stati esplorati
l'albero reale proietta un'immagine di se stesso nella mia coscienza e questo ci ch'io
percepisco. Se voi siete al mio fianco e guardate lo stesso albero quest'ultimo riesce a
proiettare un'immagine anche nella vostra anima. Io vedo il mio albero e voi vedete il
vostro (notevolmente simile al mio) ma ci che l'albero in se stesso noi non lo
sappiamo. [citazione tratta dal sito http://risveglio.freeservers.com/capitolo9.htm]
Se, come riconosciuto anche dalle neuroscienze, noi non conosciamo nulla se non
attraverso i sensi, per quale motivo non esiste un mondo diverso per ciascun
cervello? Non esistendo in natura cervelli identici (nemmeno fra gemelli monozigoti),
in linea di principio uno stesso cervello potrebbe percepire gli stessi stimoli in modo
completamente diverso, ed elaborare una diversa visione del mondo. Considerando
quanto potrebbero essere radicalmente differenti le immagini create da cervelli
diversi, sorprendente constatare che la visione del mondo comune si rivela tanto
coerente. La soluzione risiede probabilmente nellesistenza di una proiezione
olografica sociale che accomuna tutti gli esseri umani nella loro visione del mondo,
ossia una condivisione inconscia collettiva del modo di percepire, anche se, occorre
ricordare, la visione che ciascun individuo possiede della realt non precisamente
identica, come ampiamente documentato da decenni di esperimenti di psicologia
della percezione; esiste comunque unampia approssimazione comune del modo di
vedere il mondo. Si potrebbe dunque affermare che lessere umano condivide
collettivamente una visione coerente del mondo. Come afferma Margenau:
Dopo che introiettiamo stimoli, alla fine, essi vengono trascritti [...] in una realt fisica,
essenzialmente uguale per tutti [...] Questa unit del tutto, se ricordiamo che la
materia una costruzione della mente, implica luniversalit della mente
stessa.[citazione nellarticolo di Stefano Calamita]
Per Margenau la spiegazione non risiede quindi in una similitudine di
funzionamento, ma nel fatto che tutte le menti sono in realt una.
Solo una singola coscienza in grado di comporre una visione singola del mondo,
specie se tale visione viene assemblata da quasi sei miliardi di cervelli esistenti sul
pianeta. da tali considerazioni che viene ipotizzata lesistenza di una Mente Una
che, per poter agire in questo modo, dovrebbe essere non localizzata, al di l del
limite imposto apparentemente dal cervello biologico. Lo stesso Jung giunse alle
medesime conclusioni dopo anni di studi e osservazioni terapeutiche:
Giacch tutte le distinzioni svaniscono nella condizione inconscia logico che anche la
distinzione fra menti separate dovrebbe scomparire. Dovunque c un abbassamento
del livello conscio, riscontriamo casi didentit inconscia. [citazione nellarticolo di
Stefano Calamita] Se la Mente Una non elaborasse lenorme mole di dati sensoriali
percepiti ogni attimo dalloceano di cervelli esistenti sulla terra, potremmo aspettarci
la formazione di immagini del mondo talmente diverse da essere incomunicabili.
perci sensato supporre la presenza di una condivisione inconscia a livello
collettivo della medesima proiezione olografica della realt, dalla quale ci si pu
discostare solo in minima parte. Lipotesi della Mente Una (denominata Memoria
Collettiva da Sheldrake o Ordine Implicito da Bohm e Pribram) non in definitiva
nientaltro che la convalidazione scientifica, per mezzo della fisica non localistica,
della teoria dellinconscio collettivo sostenuta da Jung. Utilizzando le parole di Aldo
Carotenuto: Per sostenere la teoria dellinconscio collettivo, Jung utilizz il metodo dei
parallelismi culturali, dimostrando che ogni gruppo etnico, di fronte a eventi universali
quali la nascita, la morte, lamore e cos via, risponde con modalit comportamentali
ed espressive simili, come si pu riscontrare dal confronto di diverse mitologie e
sistemi religiosi, o di diverse creazioni artistiche, nonch dal confronto di questi con il
materiale psichico emergente dai sogni, dalle fantasie e dai deliri dei malati di mente.
[...] Secondo Jung, linconscio collettivo ha la funzione di attivare delle risposte di
adattamento che consentono alla specie umana di sopravvivere. [Aldo Carotenuto,
1991, pag. 205]
La realt composta da livelli distinti: quello esplicito o evidente, cio osservabile e
misurabile, nel cui ambito si verificano i fenomeni fisici, e quello implicito, nascosto
e inosservabile, che ne costituisce laspetto pi profondo e immutabile. Per questo
motivo supponibile lesistenza di un fattore di tipo volitivo organizzante che
connette continuamente questi due livelli di realt secondo uno schema di natura
prettamente psichica. La realt quindi non solo composta in modo esclusivo di
materia ed energia ma soprattutto da forma, o informazione, inconsciamente gestita
a livello di coscienza collettiva. chiaro che questa prospettiva pu offrire
interessantissimi spunti di riflessione nello studio dei disagi psichici, delle malattie
organiche e della loro reciproca interazione.
La realt abitudinaria.
Secondo tutte le ipotesi che considerano ununica realt mentale sottostante, la
percezione della materia cos come appare ai nostri occhi e le relative leggi
scientifiche sono conseguenza di una sorta di abitudine costruitasi gradualmente
nel tempo ed ormai radicata in una memoria collettiva dellintera specie umana;
proprio come in una nevrosi si tende a ripetere lo stesso schema nella propria vita. A
tal proposito von Foerster considera lessere umano il prigioniero di un simulatore di
realt da lui stesso creato nel corso dei secoli e tuttora perpetuato attraverso il
dominio culturale. Chiarificatrici sono le sue parole: Il quadro filosofico chiamato
costruttivismo rappresenta la posizione integrata delluomo, parte delluniverso e
coinvolto nel processo di osservazione. Si tratta di quella posizione che alla domanda:
Che cosa sono le leggi di natura, sono scoperte o invenzioni?, risponde: Sono
invenzioni. [Heinz von Foerster, 1987, pag. 49]
La visione della realt che ci circonda un insieme di abitudini collettive
profondamente radicate nellolomovimento. Ci non significa che lessere umano non
abbia possibilit di evoluzione o di involuzione (e quindi di cambiamento), anzi. Il
campo morfico umano, e la sua relativa percezione della realt, perfettamente in
grado di ampliarsi o restringersi; esso non fissato in eterno da unequazione
matematica non modificabile. La sua struttura dipende da ci che accaduto in
precedenza, ma, attraverso la ripetizione, i modelli che organizza divengono sempre
pi probabili, sempre pi abituali. Infatti, una volta che un campo morfico, sia esso
una nuova struttura molecolare di un minerale o un nuovo modo di pensare della
specie umana, prende vita grazie ad un salto di creativit, si rafforza attraverso la
ripetizione. Scrive Sheldrake: Quanto pi spesso un modello si ripete tanto pi
Lorganismo Uomo.
Tutti i modelli interpretativi della realt non localistica precedentemente esposti
condividono lo stesso principio fondamentale: ogni individuo il tassello di un
puzzle universale senza il quale non avrebbe ragione di esistere, in altre parole una
cellula con una determinata funzione da svolgere allinterno dellorganismo Uomo.
Esaminando ad esempio una cellula del fegato al microscopio ed osservando il suo
comportamento, possibile trarre lapparente conclusione che essa sia un essere
vivente autonomo ed indipendente, senza alcun legame effettivo con le altre cellule
n tanto meno con lorgano entro la quale inserita. Eppure un fatto assodato che
le cellule sono un aggregato di unit interdipendenti e, in quanto tali, non
possibile studiarne le funzioni estrapolandole dal contesto in cui vivono. Allo stesso
modo non possibile conoscere il fegato senza considerare lintero corpo di cui fa
parte e, aumentando ancora il raggio di studio, non possibile conoscere un
individuo senza considerare la specie a cui appartiene. In unottica analoga, la
mente universale proprio linsieme di ogni singola mente individuale, cos come le
singole cellule sono i mattoni fondamentali che costituiscono un unico organismo.
Ci che accomuna e guida le singole parti di un sistema vivente sono i campi
quantistici, o campi morfici, sottostanti a quel determinato sistema; i quali
dispongono di tutte le informazioni necessarie per la sua organizzazione e per la sua
evoluzione. Come scrive Sheldrake a proposito dellipotesi di causalit formativa:
In questa ipotesi suggerisco che gli organismi autoadattanti, a tutti i livelli di
complessit, sono un tutto dipendente da uno specifico campo organizzatore di quel
sistema che il suo campo morfico. Questo tutto composto di parti, le quali sono a
loro volta un tutto a un livello pi basso. A ciascun livello, il campo morfico d a
ciascun tutto le proprie caratteristiche e fa s che esso ammonti a pi della somma
delle proprie parti. [Rupert Sheldrake, 1999, pag. 285] Ogni insieme di piccoli
sistemi viventi d vita ad un unico e pi grande sistema vivente, le cui
caratteristiche saranno superiori alla somma dei singoli sistemi che lo compongono.
A sua volta lo stesso sistema vivente che ne risulta si unir con altri suoi simili per
formare un sistema ancora pi elevato, e cos via. Lessere umano cos un
aggregato di una moltitudine di singoli sistemi chiamati cellule, le quali danno vita a
un essere vivente con caratteristiche superiori alla loro somma; e linsieme di tutte le
persone presenti sulla terra costituisce lentit Uomo, di cui la Mente Una la
coscienza collettiva alla base. Si ritrovano a questo punto evidenti similitudini con la
teoria di campo di Lewin, il quale si avvalse dei principi della dinamica introdotti da
Maxwell con la teoria dei campi elettromagnetici. Il concetto di campo, ossia la
totalit dei fatti coesistenti nella loro interdipendenza, permette di ragionare non in
base alle caratteristiche dei singoli corpi, ma in base alla configurazione del sistema
globale in cui i corpi sono compresi e che essi stessi contribuiscono a formare col
loro sistema di relazioni. Anche per quanto riguardava lo studio dei gruppi, Lewin
osserv che esso non una somma di parti ma ununit, ossia una totalit
dinamica, con due caratteristiche: oltre alla gi citata interdipendenza, vi la
diversit dalla somma delle parti, in quanto il gruppo dimostra competenze
specifiche diverse da quelle dei suoi singoli membri. Come scrisse lui stesso:
Il gruppo qualcosa di pi o, per meglio dire, qualcosa di diverso dalla somma dei
suoi membri: ha struttura propria, fini peculiari, e relazioni particolari con gli altri
gruppi. Quel che ne costituisce lessenza non la somiglianza o la dissomiglianza
riscontrabile tra i suoi membri, bens la loro interdipendenza. Esso pu definirsi come
una totalit dinamica. Ci significa che un cambiamento di stato di una sua parte o
frazione qualsiasi interessa lo stato di tutte le altre. [citazione in Piero Amerio, 1995,
pag. 109] A questo punto lanalogia individuo-cellula e gruppo-organo
incontestabile. Gi nel 1935 Lewin aveva intuito lestrema importanza dei campi
costruendo intorno ad essi tutta la sua struttura teorica.
Oggi, grazie alla fisica quantistica, il concetto di campo stato particolarmente
approfondito fino a rivelare i suoi aspetti energetici pi sottili ed impercettibili.
Da questo punto di vista, non sarebbe azzardato considerare la teoria dei campi
morfogeni di Sheldrake come levoluzione della teoria di campo di Lewin e
dellinconscio collettivo di Jung. Come scrive Sheldrake: Il veicolo attraverso il quale
le informazioni o i modelli di attivit vengono trasmessi da un sistema precedente a
uno successivo dello stesso tipo, viene definito risonanza morfica: la risonanza morfica
contiene in s la possibilit che unentit influisca su di unaltra simile, che modelli di
attivit influiscano su altri modelli di attivit successivi e analoghi; e questi influssi
passano attraverso, e dentro, lo spazio e il tempo, senza per questo affievolirsi [...] La
risonanza morfica il fondamento di tutta la memoria intrinseca ai campi, a tutti i
livelli di complessit. [...] Parlando delluomo, questo tipo di memoria collettiva
strettamente affine a quello che lo psicologo C.G. Jung chiamava linconscio collettivo.
[Rupert Sheldrake,1999, pag. 287]
Lorigine delle malattie.
Proseguendo nellanalogia tra cellula ed essere umano, si pu facilmente dedurre
come ogni comportamento ed azione individuale modifichino la configurazione
dellintero organismo. Una persona subisce costantemente linflusso di ci che fanno
tutte le altre persone, sia direttamente sia indirettamente, e a sua volta influisce su
di loro attraverso ogni suo piccolo gesto, movimento o suono che emette.
Considerando questo processo alla luce dei campi morfogeni, si pu estendere lo
stesso discorso anche ai pensieri, in quanto la loro propagazione avviene ad un
livello energetico pi sottile ed impercettibile, ma non per questo con unintensit e
una ripercussione minore. Come scrive Sheldrake: Come gli atomi e le molecole,
anche i membri di un gruppo sociale fanno parte di uno stesso sistema. Condividono il
cibo, respirano la stessa aria, sono in relazione gli uni con gli altri attraverso la mente
Ci che viene percepito come malessere, dolore fisico o dolore psichico, sensazione di
disagio, ecc., sono probabilmente tutte forme di espressione di una disarmonia in
atto tra il proprio modo di essere e lequilibrio dellorganismo Uomo che la propria
realt pi profonda, o inconscia, cerca di portare in superficie. interessante
rilevare unanalogia con la principale legge spirituale tramandata da millenni dalle
pi antiche tradizioni filosofico religiose del mondo, individuabile nel concetto
orientale di karma ed in quello occidentale di semina e raccolta. La malattia non
quindi uno sgradito turbamento del normale stato di salute ma un sistema di
regolazione universale, previsto allinterno e al servizio dellevoluzione. Utilizzando le
parole di due psicoterapeuti tedeschi, Thorwald Dethlefsen e Rdiger Dahlke:
La malattia rende luomo sanabile. La malattia il punto chiave, quello in cui
possibile trasformare lo stato di non-salute in stato di salute. Perch questo possa
accadere, luomo deve smettere di lottare e imparare invece che cosa ha da dirgli la
malattia. Il paziente deve entrare dentro di s ed entrare in comunicazione coi propri
sintomi, se proprio vuole conoscerne il messaggio. Deve essere pronto a mettere in
discussione tutto quello che il sintomo cerca di fargli capire a livello fisico.
La guarigione sempre collegata ad una dilatazione di coscienza e ad una
maturazione. [Thorwald Dethlefsen e Rdiger Dahlke, 2001, pag. 71]
In definitiva la fisica quantistica riconduce ad una visione analogica della vita.
in tale visione che la malattia fisica di un individuo rispecchia la medesima
situazione in cui si trova una cellula tumorale; entrambi, allontanandosi dalla
propria autorealizzazione, e quindi non mettendo le proprie potenzialit al servizio
dei propri simili, faranno in modo che la coscienza collettiva cui appartengono si
attivi per ricondurli sulla corretta strada. Spesso i messaggi correttivi provenienti da
una realt energetica molto sottile sono per la maggior parte delle persone
difficilmente comprensibili per colpa dei rigidi e limitati filtri percettivi, e finiscono
per manifestarsi inesorabilmente sul piano pi materiale, sotto forma di ci che
comunemente viene inteso come malattia, ossia lallontanamento da uno stato di
benessere psico-fisico.
Interconnessione mente/cervello/corpo.
Il principale quesito da esaminare per approfondire linterazione mente/corpo
rimanda necessariamente al modo in cui la coscienza struttura la realt. Secondo
Bohm il significato che viene dato alle cose o agli eventi che serve come ponte di
congiunzione fra i due aspetti della realt soggettiva, i pensieri, e quella oggettiva, il
mondo fisico. Come egli afferma a tale proposito: [...] pu quindi servire come
congiunzione o ponte fra questi due aspetti della realt. Questo legame indivisibile,
nel senso che linformazione contenuta nel pensiero, che percepiamo essere nel lato
mentale, al tempo stesso unattivit neurofisiologica, chimica e fisica, che
chiaramente ci che questo pensiero pone nel lato materiale. [citazione in Michael
modi di pensare negli individui. Molti ricerche condotte sui malati terminali di
cancro hanno verificato che tramite training di visualizzazione, in grado di favorire
una modificazione nel modo di pensare e di affrontare la vita, la maggior parte dei
casi sopravvissuta molto tempo oltre le aspettative, in alcuni casi presentando
anche regressioni nella propria malattia. La Achterberg rafforza le sue asserzioni
sullimportanza del modello olografico osservando come i ritardati mentali e le
persone emotivamente disturbate (individui che non sono in grado di comprendere
la condanna a morte che la societ associa al cancro) hanno un incidenza di cancro
considerevolmente pi bassa delle maggior parte delle persone considerate normali.
chiaro che gli individui mentalmente disturbati vivono la propria vita in uno stato
di coscienza differente da quello comune e per questo motivo risulta olograficamente
comprensibile la statistica secondo cui non ne condividono nemmeno le
ripercussioni fisiche dovute alle aspettative. In un esperimento, lo psicologo Shlomo
Breznitz alla Hebrew University di Gerusalemme fece marciare parecchi gruppi di
soldati israeliani per quaranta chilometri, dando a ciascun gruppo informazioni
differenti. Fece marciare una met dei gruppi per trenta chilometri e disse poi loro
che ne avevano ancora dieci da percorrere. Allaltra met disse invece che avrebbero
marciato per sessanta chilometri, ma in realt li fece marciare soltanto per
quaranta. Losservazione immediata dimostrava che, nonostante avessero percorso
in definitiva tutti quaranta chilometri, la prima met dei gruppi risultava essere
discretamente riposata, mentre la seconda met appariva eccessivamente affaticata.
Breznitz approfond lesperimento con unanalisi biochimica e constat anche una
sostanziale differenza tra il livello degli ormoni dello stress nel sangue dei soldati;
esso rifletteva le loro supposizioni e non leffettiva distanza che avevano percorso.
In altre parole, i loro corpi rispondevano non alla realt, bens a ci che
immaginavano essere la realt. Il ricercatore Bernie Siegel ha constatato che le
immagini mentali utilizzate dalle persone per descrivere se stesse o la propria vita
sembrano giocare un ruolo fondamentale nella formazione delle loro condizioni di
vita. Cos come determinate creazioni di immagini o pensieri negativi possono
causare, o perlomeno facilitare, la formazione di degenerazioni organiche, allo stesso
modo la creazione di differenti tipi di immagini o pensieri positivi possono risultare
in grado di ripristinare uno stato di salute equilibrato. Secondo il modello olografico
la mente/corpo non fondamentalmente in grado di distinguere la differenza fra gli
ologrammi neurali che il cervello usa per sperimentare la realt e quelli che evoca
quando immagina la realt. Entrambi hanno uno straordinario effetto
sullorganismo umano, talmente potente da modulare il sistema immunitario,
modificare gli effetti delle droghe, guarire malattie e cos via. Quindi il primo
messaggio che ciascun individuo possiede la capacit di influenzare la propria
salute. Il secondo messaggio che gli elementi che sono impegnati a formare questi
ologrammi neurali sono molti e sottili: essi includono le immagini sulle quali
meditiamo, le speranze, le paure, le aspettative di chi ci circonda, la convinzioni o le
libera decisione, o libero arbitrio, non sia quindi illusorio. Studi successivi hanno
rivelato che 1,5 secondi prima che un individuo decida di muovere uno dei suoi
muscoli (come il sollevare un dito) il cervello ha gi iniziato a generare i segnali
necessari a compiere il movimento. La ricercatrice Valerie Hunt ha arricchito queste
scoperte verificando che il campo energetico umano risponde agli stimoli prima
ancora del cervello: ha eseguito letture di elettromiogrammi del campo energetico e
letture di EEG del cervello simultaneamente e ha scoperto che quando emetteva un
forte suono o faceva lampeggiare una forte luce, lelettromiogramma del campo
energetico registrava lo stimolo prima che comparisse sullEEG.
La conclusione che la mente non il cervello, n un suo prodotto, ma ne il
campo energetico alla base. Il cervello stato decisamente sopravvalutato come il
principale ingrediente attivo nella relazione di un essere umano con il mondo, ma ne
in realt solo lespressione organica; il vero contatto vitale con ci che ci circonda
si svolge ad un livello energetico quantistico. Come sottolinea Rupert Sheldrake:
Nella psicologia umana, le attivit della mente si possono interpretare come campi
morfici che interagiscono con le attivit fisiochimiche del cervello. Non si tratta di
campi limitati al cervello, bens tendenti ad uscire dal corpo e a penetrare
nellambiente. Questi campi mentali estesi sono il veicolo della percezione e del
comportamento. [Rupert Sheldrake, 1999, pag. 298]
La natura delle malattie.
Le ricerche e i modelli proposti fino a questo punto sono avvalorati dal fatto che,
nonostante levoluzione scientifica e tecnologica, le malattie non riescono ad essere
debellate dalla specie umana n tanto meno diminuiscono; quando se ne sconfigge
una se ne evidenzia almeno una nuova. Lanalisi storica della malattia dimostra con
ineluttabile evidenza che essa continua a persistere, solo che i suoi sintomi si sono
trasformati: le forme tumorali e i contagi da HIV hanno preso oggi il posto delle
epidemie di colera e peste. Questo perch la malattia un normale e necessario
sistema di autocorrezione insito nella natura umana. Utilizzando le parole di
Thorwald Dethlefsen: Malattia significa dunque la sparizione dellarmonia o la messa
in discussione di un ordine che fino a questo momento era stato in equilibrio.
Il turbamento dellarmonia avviene per nella coscienza sul piano dellinformazione e
si limita a mostrarsi nel corpo. Il corpo quindi il piano di espressione realizzazione
della coscienza e quindi anche di tutti i processi e i mutamenti che avvengono nella
coscienza. [...] Come un corpo senza coscienza non pu vivere, allo stesso modo senza
coscienza non pu ammalarsi. [Thorwald Dethlefsen e Rdiger Dahlke, 2001, pag.
19] La tendenza comune quella di considerare la malattia come qualcosa di
esterno allessere umano, di cattivo e di ostile, qualcosa che proviene dal di fuori per
assalirlo e disturbarlo. Questo modo di vedere e vivere la malattia, piuttosto che
riconoscerla come parte di se stessi, come la parte di un insieme pi ampio che
comprende i propri comportamenti, dieta, sonno e altre varie relazioni con il mondo
in generale, non ne migliora quasi mai le condizioni, ma ne aumenta il timore e la
non comprensione. qui che il nuovo punto di vista energetico della natura umana,
stimolato dalla fisica quantistica, diviene oggi estremamente prezioso ed importante
per superare i limiti imposti dalla vecchia concezione scientifica. Questo ci che
afferma in modo chiaro e conciso anche Nader Butto: Lobiettivit del paradigma di
energia viene dimostrata nei diversi stadi di sviluppo della storia della medicina
occidentale che va Mesmer fino a Wilhelm Reich e Alexander Lowen, passando per
Freud e Jung. [...] Esso ci permette di aver un approccio olistico al malato, secondo il
quale lindividuo e non la malattia e si suoi sintomi a essere curato: si prender in
considerazione la sua costituzione, il suo aspetto energetico, psicologico, psicosociale,
socio-economico e spirituale, il suo ambiente e la sua alimentazione. [Nader Butto,
2001, pag. 12] Osservazioni etologiche dimostrano come anche in natura, in
particolare nel mondo animale, ogni patologia interviene come un regolatore di
sopravvivenza indispensabile. Prendendo ad esempio in esame la vita di un lupo,
pu capitare che mentre si sta nutrendo della sua preda, ingoi inavvertitamente un
pezzo di osso troppo grosso per poter essere digerito. Tale situazione di emergenza
potrebbe causarne la morte; per questo motivo il cervello dellanimale mette in
azione una strategia che ordina al corpo di attivare una proliferazione cellulare nello
stomaco in cui si trova losso; si tratta di un tumore. Ma ci che appare come una
malattia inesorabile si rivela invece la soluzione perfetta per la sopravvivenza del
lupo. stato infatti dimostrato in laboratorio che le cellule tumorali dello stomaco
secernono una quantit di acido cloridrico che ha un potere digestivo da 3 a 10 volte
superiore a quello normale; in tal modo losso potr essere digerito pi velocemente
ed il lupo sopravvivere. Cessato il pericolo, si verifica una situazione di regressione
tumorale che riporter gradualmente il lupo alla sua condizione di salute
precedente. Nelle osservazioni effettuate invece nei branchi di cervi, si potuto
constatare che quando il capo branco viene costantemente minacciato da un altro
maschio, si ulcera le coronarie. Cos facendo lorganismo ne ingrandisce il calibro
interno in modo da apportare pi sangue allorganismo ed avere cos pi forze
immediate per scacciare lavversario. Purtroppo esistono ancora poche ricerche
relative allargomento, ma gli studi comparativi delle patologie dellessere umano con
quelle degli animali (osservati rigorosamente nel loro ambiente naturale) promettono
importanti rivelazioni.
La specificit dorgano.
La natura tende inevitabilmente a riportare tutti gli esseri viventi verso lequilibrio e i
mezzi che utilizza nel tentativo di correggerli si manifesta in ci che noi chiamiamo
malattia. Ma se lanimale segue istintivamente uno stile di vita in armonia con la
natura che lo circonda, facendo affidamento unicamente sui suoi impulsi, lessere
energetica che contribuisce alle normali funzioni degli organi, cio rivitalizzano ed
equilibrano il funzionamento cellulare.
Continua Butto:Lemozione provocata dalla creazione di un campo elettromagnetico
di una concreta frequenza donda che non localizzata nel corpo fisico, ma nel campo
energetico, ovvero l dove si trovano altre emozioni rappresentate da altre frequenze
donda. Per creare una particolare emozione occorre attivare una certa zona nel
cervello che consuma una determinata quantit di energia. Tale energia viene fornita
dallorgano che contiene la stessa frequenza di quella particolare zona del cervello, e
che creer unonda elettromagnetica che fa parte del campo elettromagnetico totale del
corpo. [Nader Butto, 2001, pag. 63] Se questa emozione non sar utilizzata in modo
corretto (emozione negativa), lorgano corrispondente allemozione pagher il proprio
prezzo energetico; comincer cos a svilupparsi un processo degenerativo che potr
gradualmente manifestarsi anche come un tumore. Ovviamente prima di arrivare a
questo stadio vi sono infiniti segnali di una disarmonia interiore che si possono
avvertire inizialmente come insoddisfazione, depressione, irascibilit, paure
inspiegabili, ecc., e che possono protrarsi anche per diversi anni. Se lindividuo ne
diviene tempestivamente cosciente e riesce ad affrontarli e superarli, gradualmente
lintero sistema organismo/cervello/mente ristabilisce un flusso energetico
equilibrato. Il processo degenerativo e linsorgere di una malattia dipendono
dallintensit e dalla durata del conflitto emozionale mentale e dal grado di
espressione del conflitto. Pi intenso il conflitto, pi rapido il processo
degenerativo; in modo analogo, pi si cerca di non riconoscerlo e non affrontarlo, pi
velocemente si manifester sul piano fisico per obbligarne una risoluzione. Se forse
possibile partire da uno schema generale di associazione emozione-organo, in realt
tale corrispondenza pu difficilmente rientrare in una categorizzazione precisa.
Se alcune associazioni possono risultare palesi anche da una statistica medica, altre
sono piuttosto confuse e incerte, variando considerevolmente da individuo a
individuo. La motivazione risiede nel fatto che sia i processi mentali sia gli organi
hanno frequenze energetiche inclassificabili in rigidi termini numerici, ma possono
variare da individuo a individuo, pur mantenendosi allinterno di determinati limiti.
Non infatti possibile equiparare esattamente lespressione di uno stesso tipo di
emozione in due persone distinte; per quanto possano apparire simili, ognuna di
esse presenter inevitabilmente delle sfumature caratteristiche. Sono proprio tali
sfumature a rappresentare diverse frequenze donda che possono alla fine causare
una manifestazione fisica in modalit leggermente differenti. Ci che certo che
lintero corpo e le sue componenti sono interconnesse ai processi mentali. Solo qui,
nella mente, possibile ritrovare la causa prima di una patologia organica; ed essa
non pu che essere ritrovata in un graduale percorso guidato di introspezione, alla
ricerca del profondo significato che la patologia assume per chi ne portatore.
interessante notare che molti modi di dire quotidiani, facenti parte da tempo
immemorabile della nostra cultura, testimoniano in modo sorprendente questa
Freud (1920), similmente la vita psichica non nasce con la comparsa delle sue
funzioni, ma queste sono suscitate da quella. Togliere il fondamento biologico ai
processi psichici non vuol dire togliere il supporto biologico al dato psichico, ma vuol
dire riconoscere nellevento psichico un principio irriducibile al mero dato biologico,
come irriducibili a loro volta sono i processi biologici ai meri processi chimici. [Rocco
Quaglia, 2000, pag. 22] Lesistenza del potenziale quantistico apre le porte verso una
realt energetica molto pi sottile della materia e allo stesso tempo molto pi
influente di essa. Che tale potenziale venga chiamato con lappellativo di campo
morfico, ordine implicito o Mente Universale, la sua natura praticamente la stessa.
Purtroppo per, nonostante lopera pionieristica degli scienziati contemporanei,
lapproccio medico verso gli individui bisognosi di cura continua in molti casi a non
considerare i principali aspetti emotivi ed affettivi interiori, continuando ad operare
unicamente sul piano fisico-sintomatologico. Lo psicoanalista argentino Luis
Chiozza tenta di dare una spiegazione a questo enorme ostacolo che il mondo
scientifico attuale, pur avendolo ormai riconosciuto, sembra non riuscire a superare:
La formazione intellettuale che come medici abbiamo ricevuto, fondata
sostanzialmente sui metodi delle scienze naturali, ci ha abituato allidea che la
materia una realt primaria, unevidenza, mentre lo psichico, invece, si origina dalla
materia, come una realt che deve essere inferita, secondariamente, a partire dalle
sue manifestazioni. Questa idea impregna i testi su cui studiamo le nozioni della
nostra disciplina. [Louis A. Chiozza, 1988, pag. 27] La difficolt risiede nel fatto di
riuscire a scardinare le vecchie concezioni meccaniciste per avvicinarsi in un ottica
scientificamente pi umana alle problematiche di un individuo. Come afferma John
Eccles: Gli scienziati si sono in gran parte formati alla scuola del materialismo. una
matrice estremamente rigida composta da un insieme di dogmi che non sono
necessariamente spiegati scientificamente! Ad esempio, affermare che la nostra
esistenza non altro che un intreccio biologico senza cercare di comprendere tutto ci
che non rientra in questo insieme - col pretesto che non scientifico - non solo un
dogma: peggio, una superstizione! La scienza piena di superstizioni, di credenze di
ogni genere. [...] Ma ci che pi sconcerta, che la gente persuasa che la scienza
abbia una risposta a tutto. [citazione in Giorgio Mambretti e Jean Sraphin, 1999,
pag. 49]
La comunicazione inconscia.
Le principali terminologie psicologiche come transfert (il trasferimento sulla persona
dellanalista delle rappresentazioni inconsce proprie del paziente), controtransfert
(il vissuto globale emotivo dellanalista nei confronti del paziente), empatia, simpatia,
compassione, tele (proiezioni affettive bidirezionali mediante le quali le coscienze di
due o pi individui si compenetrano), ecc. risentono dei forti limiti dellidea di
scientificit di cui dovrebbero essere esse stesse portatrici. Tutti questi concetti
delineano determinati fenomeni nelle relazioni tra esseri umani che vengono
osservati, studiati ed approfonditi esclusivamente nel loro aspetto funzionale e
manifesto, non disponendo di nessuna strumentazione fisica in grado di
approfondirne leffettiva natura. ormai un dato di fatto che tra due individui che
interagiscono, anche senza contatto fisico, si verifichi inevitabilmente uno scambio
di sensazioni ed emozioni. Scrive Andrea Seganti nel libro La memoria sensoriale
delle relazioni: La psicoanalisi dovrebbe quindi essere quella scienza che ha come
punto centrale lo studio della condivisione delle narrazioni. Il fatto poi che tale
condivisione passa, come ormai si comincia a sapere, oltre che attraverso le parole,
anche attraverso la produzione di sottili sintonizzazioni non verbali (acustiche, visive,
olfattive, ecc.) che danno luogo ad altrettanto sottili e organizzate procedure di
allineamento e non-allineamento interpersonale, non pu non avere un effetto
osservabile [...]. [Andrea Seganti, 1995, pag. 13]
La comunicazione non ha soltanto un aspetto verbale (secondo gli studi della PNL ne
occupa approssimativamente solo il 7%), ma fortemente caratterizzata da una
moltitudine di altri aspetti, molto spesso messi in atto e percepiti a livello inconscio.
opportuno ricordare che gi Sndor Ferenczi aveva intuito questa profonda verit
sulla natura della comunicazione interpersonale; si legge infatti nel suo libro
Anomalie psicogene del timbro della voce: In definitiva, intendevo dire che quando
due persone conversano fra loro, si tratta in realt di un dialogo non soltanto del
conscio, ma anche dei due inconsci. In altre parole: accanto o parallelamente alla
conversazione che impegna lattenzione, si svolge un dialogo rilassato. [citazione in
Carlo Bonomi e Franco Borgogno, 2001, pag. 193]
Nello stesso libro Ferenczi prende in considerazione lipotesi di una trasmissione del
pensiero, non riuscendo a spiegarsi in altri termini questo fenomeno. Pi tardi si
preferito parlare in modo pi ragionevole di una comunicazione non verbale che si
concretizza a livello di tono di voce, movimenti gestuali, postura e mimica del viso;
eppure lanalisi di tutti questi aspetti non sembra fino ad oggi ancora
sufficientemente completa per fornire una spiegazione dellenorme mole di
informazioni che due individui riescono a scambiarsi istantaneamente durante
uninterazione. I nuovi modelli di interpretazione della realt considerano la
comunicazione inconscia come una normale situazione in cui si trovano
potenzialmente inseriti tutti gli esseri umani, in una costante sintonizzazione non
localistica gli uni con gli altri; essi non negano gli aspetti comunicativi a livello
acustico, visivo ed olfattivo, ma semplicemente li considerano una manifestazione
superficiale. Ci che Ferenczi chiamava trasmissione del pensiero, oggi si potrebbe
chiamare pensiero non localizzato. Quando due individui interagiscono, aumenta in
modo spontaneo, anche se in misura differente, la loro naturale capacit di
allinearsi alla sintonizzazione olografica del proprio interlocutore, riuscendo in tal
modo a condividere le emozioni e i sentimenti altrui. Ci che permette di accedere
alle sensazioni di unaltra persona, senza perdersi nel mare di una moltitudine di
sempre tener presente questa relazione indissolubile tra uomo e ambiente, questa
confluenza tra uomo e mondo. [Georg Groddeck, 1986, pag. 9]
Un approccio terapeutico completo dovrebbe tenere in considerazione ogni aspetto
della vita del paziente con estrema attenzione. Se una forma di malessere spinge
una persona a richiedere un aiuto, perch qualcosa nel suo modo di condurre
lesistenza lo ha progressivamente allontanato da uno stato di equilibrio con ci che
lo circonda e in questo qualcosa possono confluire molti fattori diversi (cattive
abitudini, errata alimentazione, difetti caratteriali, situazione familiare, condizioni
ambientali, traumi, ecc.).
Una terapia incentrata sulla sola eliminazione del sintomo non potr considerarsi
una terapia completa, dato che presto o tardi la disfunzione energetica si
manifester di nuovo in unaltra forma o nella stessa forma ma in modo pi
accentuato, in quanto le condizioni che hanno portato ad essa rimarranno invariate.
Viceversa, anche una terapia che ricerchi unicamente le cause senza preoccuparsi di
curare lespressione organica degenerativa ormai in atto non potr considerarsi
completa, dato che una volta attivato il processo patologico a livello fisico sar
necessaria anche una cura propriamente fisica.
Un individuo deve dunque essere curato nella sua globalit, e per fare questo
opportuno regolarne in modo equilibrato ogni aspetto, in una sorta di dieta
multilivello.
Non ad esempio raro che, nellaffrontare la tendenza depressiva di un individuo, si
scopra che nella sua vita quotidiana egli sia abituato a nutrirsi di determinati tipi di
musica, spettacoli televisivi, letture e ambienti che promuovono, palesemente o
meno, una visione depressiva della vita e che, oltretutto, in una sorta di
tossicodipendenza, egli continui a nutrirsene senza accorgersi delle inevitabili
conseguenze.
In tal caso sar quindi opportuno accompagnare il paziente verso una spontanea
trasformazione delle abitudini di vita cui ancorato, orientandolo possibilmente
verso unalimentazione energetica pi sana, equilibrata e possibilmente positiva.
Secondo quanto esposto fin qui, un approccio terapeutico completo dovr quindi
rivolgersi sia alla cura dei sintomi sia, in particolar modo, alla comprensione delle
cause profonde che li hanno scatenati e nel fare questo sar opportuno prendere in
esame ogni aspetto della vita del paziente senza escluderne nessuno. Ma ci che
contraddistingue principalmente la nuova ottica complessa dalla tradizionale visione
semplicistica la primaria importanza che assume il rapporto umano col paziente, il
quale non viene pi visto come una macchina da cui prelevare informazioni
necessarie a riparare il guasto, bens come un essere vivente in interconnessione
(non solo quindi in relazione) con un altro essere vivente che il terapeuta, in un
certo qual modo due parti di uno stesso sistema.
Come si pu leggere chiaramente nel testo Psicosomatica:
***********************
nell'atto visivo potrebbe essere che le cellule corticali rispondono alle frequenze
spaziali dello stimolo visivo.
2. La teoria pi tradizionale che particolarmente caratterizzata da stimoli
sensoriali non-trasformati allocati in settori separati del cervello. Un esempio
significativo potrebbe essere che le cellule corticali rispondono alle ampiezze di barre
e bordi nello stimolo visivo. Sar anzitutto necessario in questo articolo spiegare i
concetti di ologramma e trasformata di Fourier prima che gli esperimenti fisiologici
possano essere compresi. Tenendo a mente che il discorso dentro quegli altri campi
serve ad un altro fine del presente articolo. La teoria olografica di Karl Pribram prova
che i processi ramificati dendritici, fungono da trasformatori spettrali" degli episodi
di percezione. Questa informazione spettrale "trasformata" memorizzata e
distribuita su un gran numero di neuroni. Quando l'episodio viene ricordato, avviene
una trasformazione opposta che anche il risultato di processi ramificati.
Questo processo di trasformazione ci fornisce conscia consapevolezza.
Il Capitolo 2 descriver il concetto base di ologramma, iniziando ad introdurre la
teoria olografica del cervello di Pribram. Il Capitolo 3 discuter brevemente la
convenzionale tesi della via di elaborazione neurale con particolare attenzione sul
sistema visivo. Il principale evento di calcolo in questo capitolo la generazione del
potenziale di azione.
Il Capitolo 4 descriver le prove per la tesi olografica alternativa. La teoria olografica
basata sull'assunto che il principale evento computazionale di neuroni la
polarizzazione e la iper-polarizzazione sulle membrane ramificate di neuroni. La
prova che supporta l'idea che quei processi dendritici hanno qualcosa a che fare con
la trasformata di Fourier verr di seguito esposta.
Ologrammi
Cos' l'olografia?
La parola olografia derivata da radici greche e significa "scrittura completa".
L'idea che ogni parte della scrittura contiene informazioni sul tutto.
Un ologramma (la manifestazione materiale di un olografo) un'emulsione
fotografica nella quale le informazioni su una scena sono registrate in maniera molto
speciale.
Quando l'ologramma illuminato, si pu vedere una realistica e tridimensionale
rappresentazione della scena.
Se poi si taglia verso l'alto la fotografia olografica in piccole parti, l'intera immagine
potr ancora essere visibile in ognuna delle parti
(sebbene con una piccola perdita di chiarezza).
Pribram usa il termine "olonomia" per indicare un ologramma dinamico.
La figura di sopra non esprime l'aspetto di trasformazione degli obiettivi. Tale figura
molto pi indicativa di uno stenoscopio.
La figura 4 (visibile pi tardi nel presente articolo) ci offre invece una migliore
rappresentazione di ci che accade alle "lenti dell'occhio".
Matematicamente (in una implementazione) una trasformata di Fourier converte una
funzione di tempo f(t) in una funzione di frequenza F(jw) dove la "j" indica che essa
una complessa funzione di frequenza.
In altre parole, una trasformata di Fourier pu convertire un segnale dal campo di
tempo allo spazio di frequenza. Pu anche essere utilizzata per convertire qualcosa
da un campo di posizione spaziale (ad esempio le coordinate spaziali) ad un campo
di frequenza.
L'idea della trasformata di Fourier indipendente da cosa rappresentano le serie di
informazioni.
Sar possibile arguire che se il cervello fornisce una trasformata di Fourier per
stimoli visivi, far lo stesso per le altre facolt sensoriali, come il tatto, l'udito, ecc.
Lo stesso principio pu essere mostrato nel campo dell'ottica.
Si consideri, ad esempio, che grandi obiettivi di un telescopio possono analizzare
due distinte immagini (per esempio due stelle che hanno solo un piccolo angolo che
le separa da noi.
Delle piccole lenti di un telescopio (o uno specchio) non sono in grado di separare
queste due stelle.
Allo stesso modo, piccole parti di un ologramma, sebbene contengano informazioni
sul tutto, soffriranno di una piccola perdita di risoluzione.
Fig. 3
Nel caso della fotografia (vedi fig. 3), la luce distribuita fuori dalla fotografia (che
adesso si trova nel campo olografico) e che si riflette sull'occhio che effettua una
trasformazione(focalizzazione)e che forma un'immagine sulla retina. La natura
olografica del riflesso della luce rappresentata nella figura 4.
Fig. 4
La luce che si propaga dal punto A arriva d ogni punto della lente (come per la luce
che parte da B). La lente opera per trasformare questo dominio olografico in un
immagine di A e B alla retina. La discussione finora ci ha solo mostrato l'immagine
formata sulla retina. La parte interessante della teoria olografica del cervello cosa
accadr dopo. Il punto centrale della suddetta discussione che un'obiettivo compie
un'effettiva ed inversa trasfomata di Fourier sulla luce che gli arriva sopra.
E la trasformazione inversa:
Dove "x" e "y" rappresentano le coordinate spaziali mentre "a" e "b" sono le frequenze
orizzontali e verticali.
Una realizzazione della trasformata di fourier senz'altro il principio della
diffrazione. Se si riflette la luce "aderente" attraverso un punto apparir l una
grande macchia bianca sullo schermo. Se la luce aderente viene riflessa attraverso
due punti separati, sebbene, un modello di diffrazione apparir (vedi figura 5).
Fig. 5
L'orientamento della grata causato dall'orientamento relativo dei due punti.
In ogni coppia di figure, la luce aderente riflessa attraverso il/i punto/i sulla sinistra
creerebbe il modello di diffrazione visto sulla destra.
Il lato destro di ogni figura rappresenta la trasformata di Fourier del lato sinistro di
"una figura". Riprodotto da Taylor, immagini, 1978, pagina 27.
Matematicamente, i modelli di diffrazione visti sono dimostrati prendendo una
trasformazione bidimensionale di Fourier dei due punti.
Il lato destro di ogni figura rappresenta la trasformata di Fourier sul lato sinistro.
Se la luce "aderente" (o che scaturisce da un punto) riflessa attraverso due fessure,
un modello di diffrazione pu essere spiegato come si nota nella figura 6.
Da notare una larga macchia nel mezzo e macchie pi piccole che diminuiscono
gradualmente fuori da entrambi i lati.
La separazione e la posizione angolare della macchia spettrale dipendente
dall'orientamento e dalla separazione delle fessure
F.6
Il lato sinistro di ogni figura indica la geometria delle fessure. Mentre la parte destra
mostra il modello di diffrazione ottica. Riprodotto da (Taylor, Immagini, 1978, pagine
42-43). La figura 7 mostra la trasformata matematica di Fourier di tre differenti
modelli (Reticolo a barre, scacchiera e plaid...) nei loro rispettivi domini spaziali di
frequenza.
Lo spettro del reticolo a barre ha sinusoidi numerate dispari che diminuiscono per
ampiezza ad ogni lato. Si noti che la figura a "plaid" composta dall'aggiunta del
reticolo a barre.
In modo simile, la rappresentazione spettrale del plaid la sovrapposizione della
rappresentazione spettrale del reticolo a barre verticale e cosa lo spettro potrebbe
essere (non indicato) per un reticolo a barre orizzontale. Si ponga particolare
attenzione alla dominazione dei quattro componenti dello spettro del plaid (i quattro
puntini pi pesanti verso il centro).
Ora si confrontino quei puntini dominati con quelli corrispondenti presenti nello
spettro della scacchiera. Si noti che sussiste una rotazione di circa 45.
Questo fatto pu essere facilmente compreso perch noi possiamo percepire le file
bianche o nere dei quadrati che girano su un orientamento di 45 nel caso della
scacchiera.
Questo fatto diverr molto importante nell'esperimento fisiologico che
sar esposto alcune righe pi avanti in questo documento.
Fig.7
Gli stimoli e il loro spettro di Fourier corrispondente. (A) Reticolo a barre. (B)
Scacchiera con quadrati. (C) Scacchiera con rettangoli pi ampi che alti. (D) Plaid.
Riprodotto da De Valois et. al., 1979, pagina 485.
Prima di continuare, una coppia di esempi saranno mostrati sul possibile effetto nel
caso in cui non si usi l'intero dominio spettrale durante una trasformata inversa di
Fourier.
Ci dimostra la teoria olografica del "tutto" che si trova in ognuna delle singole parti
e mostra inoltre che le immagini "ragionevolemente buone" possono essere realizzate
senza effettuare la completa trasformata teorica.
Questo essenziale perch il processo neurale non infinito nell'estensione. Il
cervello (per la sua natura limitata) sarebbe solamente capace di "rendere" una
trasformata di Fourier troncata.
Quando una trasformata di Fourier viene realizzata di sempre pi piccole parti di un
campo spettrale. Il "tutto" sempre catturato, ma la risoluzione peggiora.
Fig. 8
corticali possano rispondere a stimoli visivi. Usando grate e scacchiere come stimoli
visivi, De Valois ed altri potevano distinguere tra queste due possibilit. La figura 7
mostra differenti modelli (che possono essere presentati come stimoli visivi) e il
corrispondente spettro di frequenza. Qui ogni spettro tracciato in forma polare
dove la distanza dal centro rappresenta la frequenza spaziale dello stimolo e l'angolo
(da 0) rappresenta le informazioni di fase o l'orientamento della frequenza spaziale
dello stimolo. La forma dei punti rappresenta l'ampiezza. Nelle coordinate
rettangolari lo spettro sarebbe interpretato come un componente di frequenza in
direzione verticale ed orizzontale. Per esempio, il reticolo a barre verticali (vedi figura
7) manifester una frequenza che ripete il modello, in direzione orizzontale.
La rappresentazione spettrale di questa immagine sarebbe scomposta nei vari
componenti di frequenza tutti in direzione orizzontale. Ci sarebbe tracciato (nella
rappresentazione usata qui) come punti lungo l'asse orizzontale. Una trama
spettrale di un reticolo a barre orizzontali consister invece di punti lungo l'asse
verticale. Quando un animale viene presentato con il campo visivo spaziale (la parte
sinistra di ogni figura) la domanda pu essere formulata in questo modo: "le cellule
corticali stanno rispondendo alle informazioni nel dominio spaziale originale oppure
alle informazioni nello spettro di frequenza?". In quale rappresentazione si trova
l'informazione che arriva alle cellule corticali? Pu essere inventato un esperimento
per verificare una giusta soluzione tra le due possibilit esaminate? Per esempio, c'
una particolare cellula corticale che risponde alla presenza di una linea nel campo
visivo oppure al componente fondamentale di Fourier (a un certo orientamento) dello
spettro? Questo problema stato risolto confrontando la risposta della stessa cellula
a differenti campi visuali (De Valois, 1979). Una serie di esperimenti stata
effettuata su gatti e scimmie (De Valois 1979) per verificare se le cellule corticali
rispondessero a differenze nello spettro di Fourier. Il primo degli esperimenti stato
elaborato sull'osservazione che i principi dello spettro di Fourier per la scacchiera
erano ruotati di 45 rispetto ai principi di Fourier sia del reticolo a barre che del
plaid (vedi figura 7). Il reticolo a barre verticali, i plaid e la scacchiera hanno
ciascuno bordi verticali nella stessa posizione. Perci, se una cellula di corteccia
stesse funzionando come un rivelatore del bordo, la cellula avrebbe risposto
ottimamente al reticolo a barre, ai plaid e alla scacchiera ciascuna allo stesso
orientamento. Se, tuttavia, le cellule corticali stessero rispondendo ai principi dello
spettro, esse avrebbero risposto ottimamente ad un modello di scacchiera che
ruotato di 45 rispetto agli altri modelli (del plaid o del reticolo) e che orientato per
produrre una risposta ottimale. In entrambi i gatti e le scimmie la procedura
sarebbe come segue. Un piccolo elettrodo verrebbe inserito in una cellula della
corteccia visiva per misurare il numero di potenziali di azione al secondo.
I parametri ottimali dello stimolo sono stati in primo luogo determinati per la cellula.
E' stato individuato il campo ricettivo e l'animale stato posizionato in modo che il
dominio ricettivo fosse concentrato "sull'esposizione di portata".
Fig.9
Riprodotta da De Valois 1979, pagina 489.
In un altro esperimento, gli stimoli di scacchiere con differenti dimensioni dei motivi
(1/1, 2/1. 0.5/1) vengono presentati agli animali per il confronto con lo stimolo
visivo del reticolo a barre. La dimensione ortogonale alterata, dei motivi della
scacchiera non dovrebbe compromettere l'ipotetica attivit delle cellule corticali
visive di rispondere ai bordi invariati. Se, d'altra parte, le cellule visive stanno
rispondendo ai principi di frequenza di Fourier, i diversi modelli di scacchiera
dovrebbero essere ruotati in modo da prendere il massimo numero di punti al
secondo dalle cellule. Da notare come, confrontando la figura 7B con la 7C, i
principi di Fourier (i puntini pi grandi) sono situati ad un angolo differente dal
centro. Fu scoperto infatti che i modelli differenti di scacchiere dovevano essere
ruotati di un importo che si abbinava esattamente a cosa avrebbe previsto la
matematica della trasformata di Fourier (la posizione dei principi di Fourier).
Quando i dati furono tracciati nuovamente con i punti ruotati in accordo alla
posizione matematicamente prevista dei principi di Fourier, fu scoperto che esisteva
un abbinamento considerevole. Ci era un'ulteriore prova che la cellula corticale
visiva stava rispondendo alla posizione angolare dei principi di Fourier e non ai bordi
dei quadrati visti nel modello non trasformato.
Fig.10
Fig.11
Un sistema isolato pu essere diviso in un sottosistema che aperto al flusso di
energia ed all'ambiente del sottosistema (vedi figura 11). Come tale, l'intero e isolato
sistema obbedisce ancora alla seconda legge della termodinamica, ma possibile
che il sottosistema possa sperimentare una diminuzione dell'entropia a scapito del
relativo ambiente. E' garantito l'aumento di entropia nell'ambiente del sottosistema
(dalla seconda legge della termodinamica) pi della diminuzione. Si noti inoltre che il
sottosistema pu solo essere mantenuto estraneo dall'equilibrio fino a che sussiste
energia utilizzabile nel suo ambiente. Quando l'entropia dell'ambiente al massimo
(nessuna energia utilizzata), garantito che tale sistema proceder verso l'equilibrio.
Esiste una classe speciale di questi sottosistemi dove l'organizzazione di essi
proviene esclusivamente dai processi che avvengono entro i suoi limiti. Questi
sottosistemi vennero identificati da I. Prigogine nel 1984 (che vinse il Nobel per il suo
lavoro) come "strutture dissipative". Pribram crede che il cervello sia simile ad una
struttura dissipativa. Un modo per modellare una struttura che va verso l'equilibrio
quello di minimizzare una espressione matematica per l'energia interna che
uguale a massimizzare un'espressione per l'entropia. Questo viene chiamato il
principio di azione minima. Sebbene ci non sarebbe appropriato per una struttura
dissipativa, poich non sta andando verso l'equilibrio. Le strutture dissipative si
auto-organizzano intorno a differenti "principi di minima azione".
Nella teoria olografica del cervello, Pribram ha minimizzato l'entropia che
massimizza il numero di informazione che possibile immagazzinare, come
"il principio di azione minima". Cos, il sistema cervello organizza se stesso in modo
che pi informazioni possano essere memorizzate. Nelle reti di Hopfield e nel motore
di Boltzmann che sono simulazioni al computer di processi neurali, i calcoli
procedono in termini di raggiungimento di un minimo di energia. Nella teoria
olografica, i calcoli procedono invece verso il raggiungimento di una quantit minima
di entropia e perci una massima quantit di informazione.
Nella formula di Boltzmann il principio di minima azione conduce ad una condizione
di equilibrio spazio-temporale di minima energia. Nella sua teoria, Pribram descrive
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Tradotto dall'originale ( http://www.acsa2000.net/bcngroup/jponkp/ ) da Dige | http://www.kuht.it
| dige@kuht.i.
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dicendo: sono luce nella luce ma tu non la puoi vedere. Sono passati da allora molti
anni, non ci occupiamo pi direttamente dei problemi degli adotti ma ad anni di
distanza da quella seduta ipnotica abbiamo la possibilit di comprendere ci che la
parte animica di quella donna volesse dire. Questo articolo mette in risalto gli ultimi
risultati che abbiamo ottenuto verificando alcuni dati della fisica e della astrofisica
moderna in relazione a quanto precedentemente esposto nei tre articoli che
prendono il nome di Evideon che precedentemente ho pubblicato.
Negli articoli precedenti, abbiamo descritto la natura dell'universo utilizzando una
chiave di lettura che faceva perno sulla reale esistenza dell'anti fotone. In quella
occasione avevamo dimostrato come nell'universo non esiste la materia se non come
differenti Stati di aggregazione dei fotoni e degli anti fotoni. Sia la materia che lanti
materia, in differenti stati di aggregazione, fornivano tutte le particelle subatomiche
che noi oggi conosciamo. Avevamo inoltre messo in evidenza, come fosse la luce a
creare la materia, avevamo in particolare sostenuto che la materia ci appare non
perch sia toccata, colpita, dai fotoni che come particelle di luce, la illuminano ma
bens siano le particelle di luce opportunamente aggregate tra loro, a creare la
materia stessa. Avevamo inoltre messo in evidenza come tutto ci che appare ed
registrato dai nostri sensi in realt non esista in quanto tale ma solamente come
ipotesi interpretativa del nostro cervello che, come sostieni Karl Pribram, altro non
sarebbe che un lettore di ologrammi. Dunque percepiremmo la realt che ci circonda
come noi crediamo che essa sia. In questo contesto, sostenevamo anche che noi
stessi eravamo i creatori di questa realt virtuale che ci appariva come noi la
creavamo. In altre parole noi crediamo che un oggetto debba essere fatto in un certo
modo perch lo creiamo cos con la consapevolezza di essere noi stessi i creatori
dell'universo. Non esisterebbe dunque nessun principio fisico di indeterminazione se
non nella misura in cui noi stessi crediamo che una indeterminazione debba
esistere. Se noi, quali i creatori della realt virtuale, non siamo consapevoli di quello
che stiamo creando ecco che allora le cose create ci appariranno come noi abbiamo
creduto che esse debbano apparire. Il credere per esempio che esista un Dio esterno
a questo universo che lo abbia creato, ci porrebbe nella situazione in cui noi
potremmo supporre di avere delle limitazioni nel guardare l'universo e, il credere in
queste limitazioni, provocherebbe inconsapevolmente la creazione di un universo
indeterminato; ma se invece si avesse la consapevolezza che noi stessi fossimo i
creatori dell'universo, ecco che allora esso non ci apparirebbe indeterminato ma
totalmente chiaro e misurabile in ogni suo contesto.
Partendo da queste osservazioni, abbiamo voluto indagare sulle nostre potenziali
capacit di accorgerci che tutto ci che appare al di fuori di noi e in realt una
nostra creazione. Ci che crea la realt virtuale nella sua terza dimensione la
mente e non lo spirito o l'anima, come abbiamo gi sottolineato nei lavori precedenti.
Analizzeremo perci le nostre capacit di osservare il nostro mondo esterno per
verificare se le osservazioni che abbiamo fatto in precedenza, possano rientrare nei
sostenere che l'occhio del daltonico funzioni male rispetto all'occhio di una persona
non daltonica.
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Colore, http://server1.fisica.unige.it/~tuccio/SSIS/visione.html
http://www.lescienze.it/news/2014/03/04/news/categorizzare_colori_sfumature_cromatiche2035217/.
Analizzando i dati raccolti, alcuni autori, hanno concluso che la categorizzazione dei
colori associata a un'attivazione del giro frontale mediale, e in misura minore, del
cervelletto. In queste regioni infatti si registrava un'attivazione in risposta alla
percezione di colori di differenti categorie maggiore che nel caso di colori della stessa
categoria. Queste stesse regioni sono implicate nella categorizzazione anche di altri
tipi d'informazione, per esempio i suoni. Ci indica che la categorizzazione non
dipende dalle rappresentazioni linguistiche n da quelle visive, ma da processi
cognitivi, e in particolare, dal tipo di attenzione selettiva denominata top-down, che
riguarda tutti gli input sensoriali selezionati in modo volontario dalla mente.
Dunque sarebbe il cervello a decidere se un certo colore debba essere interpretato
come tale. http://www.oliverio.it/ao/didattica/Cervello.htm/Visione/visione.htm .
Ci che il nostro occhio vede diverso da ci che la nostra mente percepisce: quella
qui sotto una figura "assurda", anche se ci rendiamo conto del trucco, facciamo
fatica a correlare le nostre percezioni esterne con la razionalit di un processo
mentale che si basa sull'idea di dover sistemare logicamente, attraverso le
informazioni che il nostro cervello possiede, la posizione degli oggetti nello spazio.
In altre parole, il nostro cervello si attende per convenzione di avere una certa
proiezione spaziale di alcuni oggetti ma non trova, a prima vista, conferma di questa
serie di percezioni convenzionalmente attese. Questa dissonanza percettiva tra
quello che il cervello si aspetta di comprendere e quello che sta in realt
comprendendo, e la rappresentazione della differenza che esiste tra l'applicazione di
un modello mentale, costruito attraverso la sperimentazione della vita ed un modello
percettivo che non segue nessuna regola se non l'abitudine ad accettare regole
imposte dalla esperienza stessa. Il nostro cervello vedrebbe dunque gli oggetti come
penserebbe che essi dovessero essere e non come in realt essi sono. Quando questa
dissonanza cognitiva e percettiva viene prepotentemente messa in evidenza, ecco che
il nostro cervello non sa pi a chi dar retta: alle regole della percezione, che sono
Dalla osservazione di queste due immagini, possiamo facilmente notare come sia
possibile percepire il disegno di una coppa a forma di calice oppure, in alternativa,
l'immagine di due profili di volti contrapposti. Si potr altres notare che il nostro
cervello non prende come punto di riferimento principale il colore bianco o nero. La
nostra percezione non sceglie quale delle due ipotesi percettive sar quella corretta
guardando il bianco o il nero. La scelta finale deriva da un altro aspetto e cio
dall'idea della percezione stessa. Se noi crediamo di dover percepire due volti ecco
che il nostro cervello percepir due volti ma, se noi crediamo di dover percepire un
calice, ecco che ci apparir il calice. Il nostro cervello sceglie dunque attraverso non
una gerarchia di colori o una ipotesi di forme ma bens attraverso una idea di cosa
percepire. Quando un soggetto ha percepito immediatamente una delle due ipotesi,
per esempio il profilo di due volti, egli si fa notare che la sua percezione pu avere
un'altra soluzione visiva, ecco che il suo cervello si sforzer nel immaginare l'altra
ipotesi percettiva, fino a poterla percepire. In realt, non esiste n una coppia di volti
contrapposti n la forma di un calice ma esiste solamente quello che noi vogliamo
che appaia. In altre parole ed in un senso pi ampio, siamo noi ad accendere nel
nostro cervello quel pixel che creeranno il senso alla realt virtuale che stiamo
osservando. L'espressione accendere i pixel, rappresenta nella realt virtuale, la
vera essenza della percezione. In altre parole potremmo sostenere, a livello
percettivo, che l'universo che ci circonda costituito solo da fotoni, che
rappresentano l'informazione della realt virtuale. Noi, quali creatori di essa,
accendiamo e spegniamo cio diamo vita alla percezione che noi stessi,
inconsapevolmente, creiamo. In questo modello percettivo ancora il nostro cervello
subordinato a quei modelli mentali che abbiamo costruito dentro di noi, attraverso
lo strumento della esperienza. Stabilire se una cosa pi lontana o pi vicina da
noi, pi lunga o pi corta, pi profonda o pi alta, dipende solo ed esclusivamente
da alcuni parametri che fanno in modo di far credere, alla nostra percezione, che
stiamo osservando proprio quello che ci attendiamo di osservare.
Dalla osservazione di queste due figure ci rendiamo conto che la nostra percezione ci
fa credere che alcune frecce siano pi lunghe di altre mentre, in realt, hanno tutte
la stessa lunghezza.
Come si pu facilmente notare, la nostra percezione, non solo non influenzata
dalla posizione verticale od orizzontale delle frecce, ma neanche dal colore bianco o
nero.
Se da un lato i nostri occhi forniscono al cervello uno stimolo elettrico, esso
totalmente indipendente dall'interpretazione che il cervello ne far. Se un soggetto
convinto di vederci benissimo lo far ma se un soggetto convinto di essere miope lo
diverr.
La mente, in quel contesto, alterer la parte virtuale dell'universo, delegata alla
visione, adattandola al nostro stimolo. In altre parole, potremmo dire che diventi
cieco se credi di doverlo essere cos come guarisci dalla tua cecit se credi di dover
vedere benissimo.
Dunque non il fenomeno percettivo in s che inganna i nostri sensi ma sono i
nostri sensi che credono di dover vedere qualcosa che non esiste ad essere
inconsapevolmente ingannati dalla loro stessa credenza.
L'inganno avviene sulle tre dimensioni spaziali, sul tempo e sull'energia che sono i
tre aspetti fondamentali dell'universo virtuale, come possiamo osservare degli
esempi qui di seguito riportati:
Questo esempio ci dimostra come il nostro cervello stia tentando di vedere qualcosa
a cui da una forma sensata, che rientri nei canoni delle attese della percezione ma
che in realt, non corrispondono minimamente all'oggettivit di essa.
Cos come l'idea di destra o sinistra, avanti o dietro, di alto o basso, pu essere
soggettivamente interpretata, cos percezioni auditive e cenestesiche possono fornire
risposte personalizzate, accettabili dalla nostra consapevolezza.
Il colore in movimento.
Se un corpo in movimento esso apparir totalmente diverso da come apparirebbe
se stesse fermo. Questo banale concetto che legato alla fisica della relativit, ci fa
comprendere come il colore, la forma e le dimensioni di un corpo, subiscono delle
variazioni interpretative a seconda del moto che il corpo stesso mostra.
Una galassia che si allontana da noi apparir di colore rosso mentre una galassia
che si avvicina a noi apparir di colore blu ma non sar n rossa nel blu. In questo
contesto, l'idea che un oggetto si cerebralmente collegato con l'idea del suo
movimento, attraverso un'immagine colorata, appare assolutamente relativistica.
Secondo la fisica quantistica dell'universo non locale, non esiste il movimento in
questo universo, poich non esiste n lo spazio, n il tempo. Dunque se il nostro
cervello si fa l'idea che un corpo si stia allontanando da noi, emettendo luce, questa
ci apparir virare verso il rosso cos come un'ambulanza che corre verso di noi ci
apparir emettere un suono molto acuto, ben diverso da quello percepito da chi
sente l'ambulanza allontanarsi da s. L'idea del suono modificato o della luce
modificata e apparentemente legato alla modifica della lunghezza d'onda intrinseca a
questi fenomeni. Ma essendo che nulla si sposta in questo universo olografico e
virtuale, ecco che la spiegazione diventa pi complessa. Quando il nostro cervello
crede che un oggetto si allontani da s, ecco che esso verr percepito di un
particolare colore e, ad esso, verr associato un particolare suono. Inoltre, nel nostro
cervello, l'idea che questo oggetto modifichi la distanza che ci separa da noi, lo far
percepire con dimensioni variabili. In realt, nella Matrix in cui siamo immersi, nulla
si sposta ma il nostro cervello crea l'idea dello spostamento, creando sistemi
interpretativi della realt virtuale, che, attraverso modelli mentali sperimentati fin
dalla nascita, ci daranno l'idea del movimento, che in realt totalmente assente.
In altre parole, possiamo sostenere che siamo noi i creatori del film che stiamo
guardando, che stiamo percependo. Noi dunque non siamo soggetti ad una realt
ma siamo i creatori della realt a cui crediamo di essere sottoposti, per mancanza di
consapevolezza di essa. Quando due colori come il giallo e il blu si alternano alla
nostra visione con rapidit, ecco che noi percepiamo un colore verde non avendo
minimamente idea che tale colore in realt non c'.
http://www.teachingtreasures.com.au/teaching-tools/art/art4-5/colour-mix-discs.htm.
questo contesto, alcune teorie suppongono che l'universo si espanda alla velocit
della luce, o meglio: i limiti dell'universo si espanderebbero a quella velocit ma,
all'interno, l'universo avrebbe velocit di espansione localmente differenziata. Alcune
ultime osservazioni hanno posto in luce il fatto sperimentale che l'universo, o meglio
alcune parti di esso, stiano accelerando. Dal nostro punto di vista se noi dividiamo
la lunghezza dell'universo per il tempo totale dell'universo otteniamo un risultato
interessante. Infatti12.941027/4.3221017 fornisce un valore pari a 2995370
chilometri al secondo. Questo valore rappresenta una approssimazione della velocit
della luce, che vale 299.762 m/s, moltiplicata per un fattore 10. Per ottenere un
valore pari a 10c, basta partire da 13.92 biliardi di anni, come valore del tempo per
quanto riguarda la durata del nostro universo.
Tutto ci significa fondamentalmente due cose: la prima delle quali che il valore
della durata dell'universo appare, dai calcoli sempre pi corretti, attualmente
sempre in crescita ed il valore di 13.92 biliardi di anni, da noi teoricamente calcolato
per ottenere un corretto valore della velocit della luce, compreso nell'attuale
errore sperimentale calcolato dagli astronomi. D'altro canto l'utilizzo della lunghezza
e del tempo di Planck come effettive misure del fotone, sembrano fornire una
corretta misura delle dimensioni dell'universo, mettendo in relazione lastrofisica con
la fisica quantistica. Inoltre il rapporto tra la lunghezza dell'attuale universo diviso la
misura della sua durata forniscono un valore che rappresenta una velocit di circa
10 volte la velocit della luce. Ci potrebbe avere un significato fisico preciso. Questo
valore infatti potrebbe rappresentare la velocit media con cui l'universo si
espanso dal suo inizio a questo istante: una velocit media pari a 10 volte la velocit
della luce. Ma cosa dice la scienza ufficiale a proposito di questo ultimo dato?
Analizzando i lavori scientifici pubblicati in questo settore dagli astrofisici,
scopriamo che esistono differenti tipi di approcci che conducono a differenti valori
finali di velocit di espansione dell'universo. In particolare alcuni autori, dichiarano
di aver effettuato la pi precise misura della velocit di espansione dell'universo e
che essa attualmente si aggira sui 68 chilometri al secondo, con un errore massimo
di circa un chilometro al secondo.
http://gaianews.it/scienza-e-tecnologia/spazio/ecco-la-piu-accurata-misura-della-velocita-diespansione-delluniverso-di-sempre-28156.html#.Vd2aM8RoarV.
Questi autori sembrano sostenere che tali valori rappresentino una velocit costante
dell'universo e che essa era anche quella che avremmo potuto osservare qualche
milione di anni fa. In realt la teoria del Big Bang prevede che all'inizio l'universo si
sia espanso ad una velocit estremamente elevata, che attualmente, nessuno
conosce. Sostenere dunque che la velocit totale media dell'universo si potesse
rappresentare con un valore uguale a 10c, non sembra essere un discorso fuori
luogo. Continuando a supporre per un istante che esista uno spazio-tempo locale e
cio che esista lo scorrere del tempo, potremmo moltiplicare il valore della velocit di
espansione dell'universo 74,3 chilometri al secondo, per la durata dell'universo
linea spazio temporale che ancora un concetto duale, dove esiste il prima ed il
dopo, il qui ed il l.
Universo non locale.
Ma c' ancora un altro dato interessante che abbiamo preso dai calcoli dei fisici
quantistici. I fisici infatti si sono chiesti che tipo di vita media avrebbe avuto un
fotone. Ogni particella subatomica ha infatti una vita media debitamente calcolate
ma calcolare la vita media di un fotone, prevedrebbe che il fotone avesse massa
restante non nulla. Se da un lato la fisica moderna prevede che il fotone non abbia
massa, alcuni scienziati hanno calcolato che la massa del fotone dovrebbe aggirarsi
su un valore di circa 10-54chili. Questo valore per la massa restante del fotone non
nulla permette di calcolare, per il fotone stesso, un tempo di vita media pari a 1018
anni che, se raffrontato alla attuale et dell'universo, ci farebbe comprendere come
questo ultimo abbia ancora davanti a se, molto tempo prima di spegnersi.
http://physicsworld.com/cws/article/news/2013/jul/24/what-is-the-lifetime-of-a-photon .
D'altro canto, gli scienziati hanno calcolato il numero totale approssimativo di fotoni
che il nostro universo contiene e lo hanno stimato attorno ad un valore di 1089. Un
valore approssimato per difetto, poich non tiene conto dei fotoni che costituiscono
quel poco di materia all'interno dell'universo stesso. La stima del numero dei fotoni
effettuata da noi, prevede che sul piano spaziotemporale esistano 81060 fotoni.
Ci vuol dire che esisterebbero 221030 fotoni da disporre sull'asse dello spazio ed
altrettanti da disporre sull'asse del tempo, non considerando l'asse delle energie
(vedi nota 1). Ci farebbe pensare che anche sull'asse delle energie potenziali, il
numero di fotoni fosse lo stesso. In questo contesto, nell'ottante spazio temporale di
esistenza della nostra parte di universo, immaginata come un cubo od un
parallelepipedo a base quadrata (il piano spaziotemporale), il numero di fotoni totale
sarebbe dato da (22)3 1090 , in accordo con le stime seppur approssimative, della
scienza classica (vedi nota 1).
Va sottolineato come il nostro valore per il numero di fotoni, risulti in accordo: sia
con la misura della lunghezza, che con la misura del tempo di Planck, che, con le
dimensioni reali dell'universo, mentre il valore analogo, calcolato dagli scienziati,
non trova nessun tipo di conferma dalle osservazioni sperimentali effettuate, che si
basano sulla teoria del Big Bang e sulla affermazione che la radiazione di fondo
dell'universo abbia una et precisa, probabilmente stimata in modo errato. Infatti,
non essendoci stato nessun Big Bang, le relative ipotesi sul numero di fotoni appare
assai probabilmente errata. http://www.quora.com/How-many-photons-are-there-in-theuniverse http://www.cnet.com/news/universes-missing-photons-baffle-scientists/#!
L'universo dunque non sarebbe altro che un blocco unico di fotoni intimamente
legati tra loro in una matrice di punti di luce che appaiono ai nostri sensi solo
quando noi vogliamo che essi lo facciano. Ancora una volta appare chiaro che noi
siamo i creatori della apparente virtualit. Ognuno di noi modella la stessa porzione
di virtualit che dunque soggettiva. Se due persone osservano un fotone esso pu
apparire blu al primo osservatore e rosso al secondo poich ognuno di loro agisce
diversamente sull'asse delle energie del fotone in oggetto.
Il movimento e la matrice.
Ma se non esiste la possibilit di muoversi in un universo non locale, come
possibile che noi si percepisca il movimento, per esempio, del nostro corpo? In
realt, in questa visione olografica dell'universo, tutta la matrice di fotoni, sarebbe
ferma in un unico blocco di fotoni fatto a forma di fotone ed ogni singolo fotone di
questo blocco sarebbe un'informazione, un pixel che si pu illuminare o pu
rimanere spento su di uno schermo tridimensionale, che costruirebbe le immagini
tridimensionali del nostro stesso corpo. Noi dunque non ci muoveremo affatto dentro
questa matrice di punti di luce: Sarebbe invece la nostra informazione a muoversi,
spegnendo i fotoni che sono dietro di noi ed accendendo i fotoni che sono posti
davanti a noi, dando cos origine all'idea del movimento, n pi n meno di come
potremmo osservare una scritta fatta di LED luminosi che si accendono e si
spengono in rapida successione, dando la falsa idea che la scritta si stia muovendo.
L'intero universo sarebbe fermo: magari l'idea del movimento sarebbe informazione,
come uno sprite di computer che si sposta all'interno della CPU del computer stesso.
Il movimento sarebbe dunque prodotto solo dalla nostra Coscienza che accende e
spegne parti della sua creazione, dove ogni fotone consapevole di avere le stesse
caratteristiche, e quindi di essere, come l'intero universo fotonico.
http://www.amazon.it/Why-Single-Photon-Theory-The/dp/148362532X
Al centro del doppio cono sarebbe collocato Brahma, sotto di esso la entropia
crescente e sopra l'entropia decrescente. Non ci pu sfuggire l'analogia simbolico
archetipica, che esiste con la costruzione all'interno della Divina Commedia di
Dante, con la posizione del Paradiso (il punto centrale della nostra clessidra,
l'Inferno ed il Purgatorio, i 2 coni simmetricamente opposti. E' infatti ben noto fra gli
esoteristi, che l'opera del sommo poeta possa essere interpretata in chiave gnostica.
In realt Dante, secondo la nostra chiave interpretativa, avrebbe semplicemente
avuto visioni interiori, in cui la sua parte coscenziale, gli avrebbe fornito immagini
archetipiche di un universo evideonico, che interpretate in chiave trecentesca,
avrebbero dato origine alle visioni che, i disegnatori alchimisti in tempi successivi, si
sarebbero divertiti a reinterpretare. La gnosi dunque sarebbe dentro di noi e non ci
sarebbe bisogno n di preti ne di channeler n tanto meno di Dei, Demoni o Alieni
dai quali attingere, quali maestri di verit, le informazioni per ottenere le chiavi della
verit. http://www.anticorpi.info/2011/04/la-divina-commedia-e-la-grande-era.html
http://lamisticadellanima.blogspot.it/2014/01/il-segreto-di-dante-e-le-quattrochiavi.
Ciascun uomo dunque vive in un cubo che costituisce uno spazio interno in cui egli
stesso bloccato. L'analisi che nel testo antico si fa di questo tubo si esplica in una
serie di grafici che questo autore sapientemente propone nei suoi studi. In questi
due grafici si possono notare le forti analogie con la struttura dell'Evideon. In
particolare l'asse della esperienza che si pone avanti dietro all'essere umano,
rappresenta il fare, il movimento nello spazio, l'andare verso o il ritirarsi in se stessi.
L'asse dell'esistenza, posto in verticale, rappresenta l'asse della energia in Evideon
poich senza energia l'ologramma tridimensionale non esisterebbe e non esisterebbe
la Manifestazione della virtualit. Si noter come l'aspetto inferiore di questo asse
viene definito il se (self) che nel sistema evideonico corrisponde ad una personalit
introversa, cenestesicamente parlando, e l'inverso ovviamente legato
all'estroversione (alto valore della energia). Come si nota dal grafico posto sulla
destra di chi osserva, l'asse del tempo che scorre nel senso riportato da una freccia,
rappresenta la vita, cio nella virtualit, lo scorrere di essa nel tempo. Si potr
notare come tale scorrimento per pone il passato a destra del soggetto ed il futuro a
sinistra di esso, al contrario di come viene posto in Evideon. Il fatto che la freccia del
tempo per il Sefer Yetsir sia opposta a quella dell'Evideon non deve coglierci d
sorpresa. Va sottolineato infatti che la cultura ebraica pone l'uomo del presente, teso
a tornare al suo glorioso passato (alla ricostruzione della Gerusalemme Celeste, che
risiede nel passato). Non a caso grafologicamente parlando, la cultura ebraica fa uso
di una scrittura che, come quella araba, si sposta da destra a sinistra, al contrario
della scrittura indoeuropea che vede l'uomo proiettato nel futuro. Il popolo ebraico,
nel mito sostanzialmente legato alla figura del dio che considera il suo popolo
quello eletto fra tutti. Il popolo ebraico l'emanazione del dio che, come abbiamo
avuto modo di descrivere in altri lavori (Genesi, Ed. Spazio Interiore, Roma, 2013),
prettamente maschilista, basato sulla esaltazione della parte spirituale del S,
incapace di evolvere: un dio ed un popolo che rifiuta il futuro, l'esperienza della vita
di cui ha terrore, incapace di accettare la parte femminile di s di cui ha paura di
rimanerne assoggettato. Una copia perfetta del carattere dell'alieno che da origine al
mito di Jeowah o dell'Angelo della New Age: il primo che si manifesta in guisa di
falso Dio ma vero alieno ed il secondo che si mostra come falso Dio buono,
manipolatore, difensore dell'umanit ma in realt vero mentitore, vero manipolatore
subdolo.
La Cosmologia all'interno di Evideon.
Che lo spazio-tempo sia descritto inoltre dal piano orizzontale evidente dalla
descrizione di esso nell'antico testo, che colloca i quattro punti cardinali agli estremi
degli opportuni assi. Suars, tenta di mettere in relazione le lettere dell'alfabeto
ebraico con la posizione dei pianeti, all'interno della orientazione degli assi del cubo
(http://www.psyche.com/psyche/cube/cube_planets.html), cos come, sulla base della
traduzione del testo originale, tenta di correlare i tubi che collegano le Sefiroth
della Kabbalah con gli assi e i lati del cubo stesso. Ma va sottolineato che, se da un
lato, questa idea ha sicuramente un senso, la intraducibilit del testo, come sostiene
lo stesso studioso, e la mania di complicarsi le cose semplici (Gematria) dall'altro,
rendono questo approccio decisamente poco credibile. Esistono infatti molti tentativi
effettuati da altri studiosi che cercano di sistemare la cosmologia solare all'interno
della struttura geometrica del cubo del Sefer Yetsir, come si pu notare dalla
tabella di seguito riportata e, se da un lato tale tentativo appare del tutto lecito,
basandosi sul fatto che il cubo un oggetto geometrico che descrive la realt virtuale
in modo del tutto simbolico archetipico ideico e frattalico, d'altro canto il modello
espresso da Evideon semplice e vede in questo tipo di approccio approssimazioni
grossolane e forzature incongruenti.
In molte occasioni ci hanno chiesto di esprimere un parere sulla validit scientifica
dell'Oroscopo. Come abbiamo gi sottolineato in altri lavori, nel Mito scritto e
descritto tutto e dunque anche la natura Evideonica del Cosmo. Va anche
sottolineato come, essendo l'universo un frattale costituito solo da matrici di fotoni,
ecco che possiamo sostenere, senza pericolo di essere smentiti da nessuno, che in
qualsiasi oggetto che osserviamo esiste tutto il cosmo. Dunque quando osserviamo
un aspetto della Manifestazione, in realt , attraverso di essa, stiamo osservando noi
stessi. In qualsiasi manifestazione esistono i presupposti per la comprensione della
Totalit. C' dunque chi vede l'universo attraverso la manipolazione della Fisica
Moderna, chi invece attraverso la divinazione con i Tarocchi e chi invece usa la
posizione degli astri. Non esiste nessuna differenza tra i diversi approcci poich in
ogni cosa c' il tutto. Va sottolineato che il Tutto dentro di noi e non all'esterno. In
altre parole, noi non stiamo studiando l'esterno attraverso una osservazione della
natura ma stiamo cercando di ricordare come la abbiamo creata. La natura
dunque dentro di noi prima che fuori e il fuori solo lo specchio di quello che
abbiamo dentro. In quel contesto il fisico quantistico che usa le sue formule crede di
fare un esperimento che gli dimostrer qualcosa sulla struttura della materia mentre
invece crea semplicemente, attraverso l'esperimento, quello che inconsapevolmente
sta creando. La natura della creazione dipender solo dalla consapevolezza del
soggetto che sta inconsapevolmente creando. Cos se desidero vedere come fatto il
mondo guardando i fondi di caff lo potr fare e avr la possibilit di ottenere gli
stessi risultati del fisico quantistico che vede il mondo manipolando le sue formule.
Chi attratto da alcuni fenomeni come il movimento dei pianeti studier quelli e in
essi vedr le stesse cose che uno sciamano orientale potrebbe comprendere gettando
un pugno di conchiglie sulla spiaggia. Vanno dunque sottolineati differenti aspetti di
questa virtualit.
1. I fisici non sono meno precisi degli sciamani.
2. L'astrologia non meno utile della astronomia per comprendere l'universo n
meno valida.
3. L'astrologia come l'astronomia dipendono dalla struttura dell'Evideon e non il
contrario poich in Evideon c' la descrizione del tutto.
Studiare le stelle per dire cosa accadr domani dunque una grande fesseria,
mentre l'atteggiamento corretto sarebbe, osservare il movimento degli astri,
comprendere archetipicamente che posizione occupano nel contesto del cubo
evideonico e trasformare posizioni e movimenti in significati simbolico ideici,
essendo che gli archetipi sono operatori geometrici. Cos come la grafologia assume
un significato calzante all'interno dell'Evideon oppure la meta comunicazione della
PNL, nello stesso modo, l'interpretazione del movimento degli astri pu essere uno
strumento frattalicamente utilizzabile. Nell'osservare infatti qualsiasi cosa, come il
movimento degli astri, noi stiamo inconsapevolmente osservando la nostra stessa
creazione e poich noi siamo quello che facciamo, stiamo in realt osservando noi
stessi. E' chiaro dunque che, se la nostra osservazione condotta con
consapevolezza essa ci dar l'informazione su noi stessi che cerchiamo, dove la
divinazione altro non sarebbe che il guardarsi allo specchio.
La natura evideonica del Tema Natale.
Per far comprendere come sia possibile rielaborare una valida, generica, reale
struttura del tema natale, stiamo per applicare gli spazi dell'Evideon alla costruzione
degli astrologi usa questa, del tutto archetipica simbologia, che troviamo calzante sia
utilizzando l'idea che l'Acquario sia un segno d'aria, sia che uno dei punti di
riferimento del Leone sia il Sole. Il Blu e il giallo sono la rappresentazione dell'asse
del tempo. Sull'asse posto a novanta gradi, cadono cos il Toro e dalla parte opposta,
lo Scorpione. Al Toro, sulla base della spettroscopia nel visibile competer il colore
rosso mentre allo Scorpione il ciano. In questo contesto bisogna notare come
archetipicamente, il Toro sia sempre assegnato al colore rosso colore dal quale tenta
sempre di fuggire. Vedremo meglio il significato della parola fuggire in questo
contesto. Tutti gli altri segni zodiacali verranno posti di conseguenza sul piano
spazio temporale e ognuno avr il colore che, a scalare nella scala cromatica, e
rispettando le proprie lunghezze d'onda, essi devono possedere.
Questa che riportiamo a sinistra, la carta dei colori dei segni zodiacali che pi si
avvicina alla nostra correlazione, anche se alcune tonalit non sono propriamente
corrette, come invece mostrato a destra, dove lo Scorpione associato al ciano
puro,senza tonalit di verde, come erroneamente appare a sinistra. Possiamo ora
orientare definitivamente l'Evideon nel mondo della astrologia.
Interpretazione simbolica dei temi natale.
Il Mito e l'astrologia hanno in comune l'archetipo che origina tutti e due. Per questo
motivo possibile correlare l'uno all'altro aspetto della realt virtuale, non perch
uno dipenda dall'altro ma perch essi sono due espressioni della stessa identica
virtualit (Roberto Sicuteri, Astrologia e Mito Simboli e miti dello zodiaco nella
psicologia del profondo, Ed Astrolabio ,1978, Roma). Scopriamo cos che nel mito la
croce di Evideon rappresenta la croce fissa Acquario Leone e Scorpione Toro
(http://www.scienze-astratte.it/acquario.html).
Cos , sia nel Mito che in Evideon in quanto il mito compreso in Evideon e
quest'ultimo non potrebbe mai dare interpretazioni differenti. Dunque se ora
proviamo ad abbozzare una interpretazione del carattere dell'Acquario per esempio,
ecco che esso ci appare vincolato all'asse del tempo non avendo componenti
vettoriali lungo l'asse dello spazio. Questo fa dell'Acquario , un segno che non vive
nello spazio presente, non nel mondo se non nel tempo. Inoltre esso, come tutti i
segni attorno al centro di gravit che rappresenta da un lato il centro della croce ma
dall'altro l'acquisizione della consapevolezza (la Coscienza al centro di Evideon),
esso tender a fuggire dal passato per proiettarsi nel futuro alla ricerca del suo
mondo felice, sovente immaginato. Egli tende a costruire il mondo felice
immaginandolo e creandolo con il pensiero per cui sembra essere un teorico ben
poco pratico nella realt di tutti i giorni. Con questa chiave di lettura, se per esempio
interpretiamo il Leone esso ci apparir anche esso, legato all'asse del tempo ma
proiettato verso il passato verso la tradizione, verso le regole della societ antica. Al
contrario dell'Acquario che rivoluzionario (si allontana dal passato), il Leone vuole
rimanere legato alla famiglia tradizionale. Il Leone come l'Acquario sono sedentari
nel senso che non si spostano dall'asse del tempo poich non hanno componenti
spaziali. Il Toro invece vive nello spazio futuro e per questo rifugge il dove sar
domani per tornare al dove ero ieri. Far cambiare posto di lavoro a un Toro pu
essere una impresa piuttosto complicata. Il Toro lento, infatti non ha possibilit di
muoversi lungo l'asse del tempo che per lui fisso e se per lui fosse immutabile,
sarebbe meglio. Lo Scorpione rifugge dal passato ed invece colui che fa, che corre
verso l'altro ma non fa tesoro degli errori del passato o non pensa a cosa accadr in
futuro poich non ha l'asse del tempo. Le unioni zodiacali di coppia trovano in
questo schema ampio riscontro. L'Acquario per esempio se si accoppia con un
Leone, avr accanto a s, una persona opposta di tendenza lungo l'asse del tempo
mentre sar probabilmente in accordo sulle operazioni spaziali. Se l'Acquario si
accoppia con uno Scorpione ecco che i due caratteri tenderanno a compensare uno
le mancanze che l'altro ha sull'altro asse. Lo Scorpione si muove nel fare, nella
quotidianit, dove l'Acquario progetter il futuro meticolosamente. Inoltre l'asse
Acquario-Leone un asse prettamente femminino (auditivo) mentre al contrario
prettamente maschile l'asse Toro-Scorpione.
Una unione Acquario-Scorpione, vede lo Scorpione recitare il ruolo maschile (Visivo)
lasciando all'Acquario il ruolo femminino, a prescindere dal sesso. E' evidente che
non possibile trarre dal tema natale zodiacale informazioni di tipo energetico ma
solo spazio-temporale, su quello che sar l'idea del carattere del soggetto che vedr,
nella posizione degli astri, solo l'immagine di se stesso proiettata al di fuori di s.
Non l'oroscopo che fa l'uomo ma l'uomo che crea la posizione astrale quando
decide di nascere.
Il contrario prevede l'annichilazione del libero arbitrio contro ogni previsione anche
di tipo fisico quantistico moderno. Informazioni energetiche possono essere ricavate
da due fattori importanti, il primo dei quali la posizione intesa come vicinanza del
nostro pianeta al Sole o alla Luna all'atto della nascita (per il tema natale) e dalla
posizione del pianeta Plutone che non risiede sul piano orbitale di tutti gli altri
pianeti e che dunque si alza e si abbassa occupando sempre il piano spazio
temporale ma in posizione via via differente da quella di tutti gli altri pianeti, come
risulta da questa chiara immagine.
7. Nota (1):Il numero da noi calcolato che esprime la totalit dei fotoni pari ad 8x1060
deve essere inteso come il numero totale di fotoni residenti sul piano spazio
temporale in un universo in cui lo spazio e il tempo esistono. In questo contesto tali
fotoni, sono tutti i fotoni del cubo che rappresenta il nostro ottante universale, a
prescindere dalla loro energia. In un contesto evideonico dunque questi fotoni vanno
posti in fila sull'asse dello spazio e sull'asse del tempo esistendo solo gli assi di
spazio e tempo, collegati fra loro dal vincolo del valore della velocit della luce. In un
contesto tridimensionale dove gli assi dell'Evideon simulino le tre dimensioni del
frattale, si comprende come tale numero di fotoni stabilisce che circa 1030 fotoni siano
collegati su ogni asse di spazio, tempo ed energia. In altre parole questi fotoni si
accomodano lungo una figura tridimensionale cubica solo se esiste il terzo asse della
energia che abbia valore non nullo. Se tale valore nullo, tutti i fotoni esistono solo
nel piano spaziotemporale. Dunque la differenza nei 2 approcci che porta a 2 misure
differenti della quantit totale di fotoni dell'universo dipende dal considerare tutti i
fotoni virtualmente senza asse verticale della energia cio senza massa apparente,
oppure considerarli non virtuali e cio dotati di massa o anti massa. In questo caso
essi si manifestano anche sull'asse evideonico della energia potenziale.
8. Nota (2) Il frattale fotonico fatto di fotoni ha una caratteristica numerica
interessante. Se infatti applichiamo alla forma dell'universo i numeri espressi dagli
opportuni vettori considerati per l'Evideon, ecco che possiamo subito fare 2
considerazioni. In primo luogo, la somma dei 3 vettori dell'asse delle energie
moltiplicato o diviso per qualsiasi numero fornir sempre un numero la cui somma
delle cifre che lo compongono, dar sempre, come risultato finale, il numero 9.
(peresempio396x15 =5940,dove5+9+4+0 =18,dove1+8 =9). Ricordando che questi
numeri sono rappresentativi di vettori, essi non possono mai superare il valore di 9
per la conservazione delle energie potenziali ma soprattutto non si pu ottenere un
numero superiore a 9 poich, nella geometria evideonica, i numeri sono sollo 9.
Riducendo od espandendo quindi le misure del fotone, esso dar sempre un fotone
che possiede sempre la stessa energia del fotone di partenza. Ci sta a significare
che questo frattale costituito sempre da mattoni identici sia per forma che per
valori numerici che, lo ricordiamo ancora una volta, sono espressione di vettori
geometrici. Se il fotone nella fisica quantistica, pu essere espresso come una onda,
il potenziale di questa onda dato dalla forma dell'onda e non dalla sua ampiezza,
secondo i calcoli espressi da Bohm. Tutto ci significa che un singolo fotone o tutti i
fotoni dell'universo hanno la stessa energia poich sono sostanzialmente una sola
cosa. Una seconda osservazione legata al fatto che questa particolarit che
esclusiva solamente del numero 9, fra tutti i numeri dell'universo, legata anche ai
numeri evideonici che caratterizzano l'asse dello spazio e del tempo, se considerati
assieme. Va infatti ricordato che l'asse del tempo ha valori numerici la cui somma
delle cifre vale sempre 3, mentre per l'asse dello spazio, questo valore sempre 6.
Il 3 del tempo ed il 6 dello spazio vanno dunque fatti operare assieme perch nel
frattale, essi abbiano la stessa geometria dell'asse delle energie.
Questo significa che non esiste lo spazio ed il tempo ma lo spazio-tempo che in
equilibrio matematico con l'asse delle energie e tutto ci appare in accordo con la
constatazione che sebbene gli scienziati stiano da tempo cercando di collegare
spazio, tempo ed energia con una unica versione delle cose, nessuna teoria fino ad
oggi, in grado di unificare quesiti vettori, a meno di non considerare l'energia
svincolata da un campo spazio-temporale dove le 2 grandezze di tempo e spazio sono
intimamente collegate tra loro da far dire ai fisici che esse sono un campo.
http://youtu.be/Stw316T0nQg .
Per questo se si sommano i valori delle cifre dei numeri corrispondenti all'asse della
energia (per esempio il 3, il 6 ed il 9) otteniamo lo stesso valore che otteniamo
sommando gli altri valori per tempo e spazio (per esempio il 5, il 2, l'8, l'1, il 7, ed il
4) le cui rispettive somme danno sempre 9.
Ci significa anche che l'energia e lo spazio-tempo si sviluppano nel frattale
universale con le stesse propriet geometriche, dove lo spazio non pu essere
svincolato dal tempo ma tutt'uno con esso.
9. Nota (3). Molti astronomi seri stanno dimostrando che il cielo, lo spazio vuoto
non soddisfa affatto questo principio, ma esso avrebbe struttura cellulare che si
ripeterebbe con forme simili su tutte le scale, da quelle piccole a quelle grandi.
Come riporto in Baby Sun Revelation, studi compiuti sui dati delle sonde WMAP, il
vuoto ha una geometria dodecaedrica, definita da H. Poincar (I vertici dell'Evideon
sono 12). E la scuola francese che ha cercato in varie occasioni, di dimostrare la
sostanziale diversit tra la Relativit Generale di Einstein e quella di H. Poincar,
che riconosceva il ruolo cruciale delletere.
Una simile struttura rende lo spazio vuoto una sala di specchi che riflettono
infinite immagini di ogni singolo corpo celeste.
Se cos , la magnetosfera solare o eliosfera, una caverna reale e non platonica nel
senso usuale del termine.
E una bolla magnetica con una struttura cellulare o frattale, cio con pareti
disseminate nello spazio-tempo vuoto, sulle quali si proiettano le ombre,come
dicevano Platone e Giordano Bruno, le tante possibili immagini di uno stesso corpo
celeste. Il sistema solare reale pu non essere quello disegnato dallastronomia
copernicana, ma essere un video, proiettato sulle pareti della caverna, che
amplificano e moltiplicano un unico Corpo sui tanti specchi che permeano lo spazio
vuoto. Ma questa sarebbe la descrizione d un frattale olografico.
http://fuoridimatrix.blogspot.it/2013/07/caverna-platonica-ritrovata.html.
*************************
La nuova scienza medica fonder se stessa non pi sulla dottrina del caso, bens
sulla consapevolezza dell'esistenza di archetipi in biologia, cos come nella
dimensione psichica.
La natura, cio, costruisce se stessa secondo sequenze armoniche analogicocabalistiche:
La trascrizione genetica dal DNA richiede tre tipi di RNA, come tre sono gli aspetti
dei divino;
Quattro sono le basi genetiche nucleotidiche, come quattro sono gli elementi
dell'essere (terra, acqua, aria, fuoco);
dodici sono i nervi cranici, come dodici sono le costellazioni zodiacali;
ventidue sono gli aminoacidi come ventidue sono gli archetipi dei Tarocchi;
Sette sono le principali ghiandole endocrine, come sette sono i centri maggiori
dell'energia vitale (o Chakra).
Con questa chiave di lettura analogica, la biologia dei terzo millennio verr
ritrascritta ex novo e solo allora apparir nel suo aspetto di sublime bellezza.
L'evoluzione della medicina ovviamente uno degli aspetti dell'evoluzione dell'umana
coscienza e della sua fisicit. Fenotipicamente, l'uomo del futuro sar molto simile
come immagine fisica all'uomo del presente (e non certo con una testa gigantesca
come alcuni isterici futurologi hanno preteso di vedere anzitempo).
Profondamente diversa sar invece la sua neurobiochimica.
In particolare si stabiliranno nuove interazioni endocrine (specialmente fra ipofisi e
pineale che, da antagoniste, sempre pi diverranno sinergiche, come pure fra
pineale e timo) e nuove relazioni fra attivit endocrina cardiaca e ghiandole
endocrine, soprattutto fra cuore e ghiandola pineale.
1) Il primo millennio appartenne allo spirito;
2) Il secondo millennio appartenne alla materia;
Il terzo millennio apparterr in eguale modo ad entrambi, alla fusione fra spirito e
materia quale alchemico sposalizio fra chimica e spiritualit.
Queste saranno le caratteristiche della medicina del terzo millennio:
1) Fusione fra scienza e spiritualit, non pi opposizione o al massimo, come ora
avviene, tediosa tolleranza, sterile assemblaggio fra nozioni fisico-chimiche e realt
divine.
2) Fusione fra medicina ufficiale e medicine alternative, non nel senso di
unanacronistica rivalutazione di antiche conoscenze medico-esoteriche, bens
comprensione scientifica dell'energia vitale, psichica e spirituale.
3) Conoscenza biochimica di ogni stato di coscienza, sia inconscio che
sovrasensibile, come pure dei meccanismi chimici indotti da ogni tipo di terapia, ivi
compresa la pranoterapia e le altre terapie bio-psico-magnetiche.
4) possibilit di indagare scientificamente e strumentalmente i corpi sottili
dell'uomo, da quello bioenergetico sino alla stessa realt dell'anima, con i suoi
meravigliosi colori.
La medicina del futuro non si limiter pi alla cura dell'ammalato o alla prevenzione
delle malattie, bens agir nel senso di migliorare la chimica stessa della vita: questo
sulla base di una precedente e perfetta conoscenza della natura, non per sostituire
ad essa una logica meccanicistica, bens per pilotarne favorevolmente i limiti,
secondo l'antico detto alchemico natura naturam adiuvat.
Sui tempi della configurazione e della realizzazione di una tale medicina futura, ci
dipende solo dalla dedizione e dall'amorevole servizio al genere umano da parte degli
scienziati illuminati, nel momento in cui, opponendosi ad una civilt che nega sia lo
spirito sia la materia, assumeranno in s i destini del genere umano quali nuovi ed
eterni servitori del mondo.
Anatomia Energetica umana.
L essere umano, cos come ogni altra forma vivente, non solo una struttura fisica,
costituita da molecole, bens formato anche da un insieme di campi energetici, di
differente natura, biofisica, psichica e mentale, secondo il grado di vibrazione
dell'energia stessa. Le energie inerenti la regolazione della vita costituiscono il corpo
eterico o corpo bioplasmico o campo energetico umano, detto anche campo
morfogenetico, poich costituisce la matrice della forma fisico-molecolare. Il corpo
eterico ha una sua vera e propria anatomia. Esso costituito da linee di energia
(dette nadi), costituite da particelle atomiche e sub-atomiche (ioni, protoni, elettroni,
neutroni). Nei punti ove tali linee di energia si incontrano, si formano centri di
energia. Nei punti in cui sono numerose le linee di energia che si incontrano, si
vengono a formare centri di maggior dimensione ed importanza nell'anatomia del
flusso delle energie di un organismo. Nel punto in cui si incontrano le principali
correnti di energia, rappresentate dalle correnti che circolano lungo la colonna
vertebrale, si hanno i sette centri maggiori (detti chakra o fiori di loto).
Esistono poi 21 centri minori (o secondari).
Ne esistono poi 49 di valore ancora minore (o terziari).
A loro volta, i centri maggiori e minori sono uniti fra di loro da correnti preferenziali
di forza, le quali vengono a costituire i "triangoli di forza".
Ad ogni chakra corrisponde a livello fisico una ghiandola endocrina.
Le ghiandole endocrine, pertanto, non costituiscono altro che il precipitato fisico di
un importante campo di energia. Cos come gli organi fisici, se non stimolati o inibiti
dai vari ormoni prodotti dalle ghiandole endocrine, non sarebbero in grado di
modificare la loro funzione in rapporto al mutare di eventi fisici, elettromagnetici,
psichici o mentali, analogamente il flusso delle energie all'interno del corpo eterico
dipende dallo stato di attivit funzionale dei sette centri maggiori, cio dei chakra.
Ad un differente stato funzionale dei chakra corrisponde una variazione nell'attivit
della ghiandola endocrina corrispettiva. Tale interazione, assieme all'attivit del
Le principali relazioni esistenti fra i vari Chakra maggiori sono le seguenti: ogni
Chakra sottodiaframmatico omologicamente collegato ad un Chakra
sopradiaframmatico secondo tre flussi di energia ruotanti attorno al centro
frontale.
Le coppie polari di Chakra sono:
coronale -basale
gola -sacrale
cuore -plesso solare
il Chakra del plesso solare fonda in s sacrale e basale
il Chakra frontale fonda in s i centri sotto e sopra-diaframmatici
il Chakra basale fonda in s gli altri sei Chakra
il Chakra coronale fonda in s tutte le forze e le energie dei Chakra.
Il muscolo diaframma pu venire immaginato come quel piano che separa la parte
cielo (sovradiaframmatica) dalla parte terra (sottodiaframmatica) del corpo umano.
I VENTUNO CENTRI MINORI
I ventuno centri minori sono:
Centro sito nell'angolo ove la mascella si unisce all'orecchio (n due)
Centro sito subito sopra il seno (n 2)
Centro sotto la tiroide, ove si uniscono clavicole e sterno (n 1)
Centro presso il palmo della mano (n2)
Centro presso la pianta dei piedi (n2)
Centro dietro gli occhi (n2)
Centro connesso alle ghiandole interstiziali (o cellule del Leydig) o alle ovaie (n2)
Centro a livello dei fegato (n 1)
Centro connesso al plesso solare (diverso da esso) in rapporto allo stomaco (n1)
Due centri a livello splenico (uno sovrapposto all'altro) (n2)
Centro presso il cavo delle ginocchia (centro popliteo) (n2)
Centro presso il timo (tale centro connesso al nervo vago) (n 1)
Centro presso il plesso solare (n 1)
Il diametro dei centri minori di circa 7 cm e sono siti a circa 2 cm. dal corpo fisico.
I Chakra maggiori corrispondono ad aree ove le correnti di energia si intersecano per
21 volte.
Quelli minori ad aree ove le correnti di energia si intersecano per 14 volte.
Ulteriori piccoli centri di incontro delle energie sarebbero i punti sui quali agisce
l'agopuntura.
Aspetto:
1) Sui centri minori agirebbe la pranoterapia.
2) Sui centri maggiori pu agire solo il guaritore spirituale.
RELAZIONI FRA CHAKRA MAGGIORI E CENTRI MINORI
I centri minori rientrano sotto l'influenza del Chakra maggiore che presiede a quella
determinata area corporea in cui sono posti, secondo tale schema:
5) ARTI INFERIORI
La percezione cosciente delle mille analogie fra i vari aspetti fisico-animico-spirituali
dell'uomo fonte di illuminazione nell'opera di guarigione. Se le ghiandole endocrine
funzionano in modo perfetto ed in perfetta sincronia (segno questo di analogo
armonico rapporto fra i vari Chakra), la malattia non pu stabilirsi in un corpo.
In realt, solo l'illuminato ha tutti i Chakra attivi e funzionanti in perfetta armonia.
Lo stato dei Chakra il marker dell'evoluzione di un uomo:
Nell'uomo primitivo: tutti i Chakra sono ipoattivi (tranne il sacrale) e ci il motivo
della loro buona salute.
Nell'uomo normale i tre Chakra pi attivi sono: frontale, plesso, sacrale.
Nell'uomo evoluto i tre Chakra pi attivi sono: coronale, cuore e basale.
Nell'uomo istintivo l'energia prodotta a livello del plesso solare.
Nell'uomo di medio sviluppo sono attivi il plesso ed ancor pi il frontale ed il centro
della gola.
Nel discepolo sono attivi: frontale, cuore e plesso. Lo sviluppo del Chakra
completo a 21 anni, et in cui essi raggiungono l'esatto sviluppo conseguito nelle
precedenti incarnazioni.
Nel neonato attivo pressoch solo il basale.
Le cause delle malattie che possono portare a morte sono sintetizzabili in cinque
tipi:
1) Malattie veneree (sifilide, AIDS).
2) Cancro.
3) Tubercolosi (TBC).
4) Cardiopatie (malattie cardiache, ischerniche e aritmiche).
5) Malattie nervose e mentali.
Le prime tre malattie (veneree, cancro, TBC) colpiscono l'uomo di evoluzione media.
Le restanti due (cardiopatie e malattie mentali) colpiscono gli uomini pi evoluti.
La persona del tutto istintiva e il maestro di saggezza, che costituiscono i due
estremi della storia evolutiva umana, non sono soggetti a malattia e questo per il
fatto che in entrambi i casi non vi dualit fra anima e personalit, n fra impulsi e
concezione morale, nel primo caso perch ancora l'anima non si esprime, nel
secondo caso perch la dualit stata trascesa.
SVILUPPO DEI CHAKRA
L'azione sui Chakra pu variare in base all'et dell'ammalato, dal momento che essi
si sviluppano gradatamente lungo il corso degli anni. Nel neonato, il solo Chakra
attraverso cui giunge dalla terra la vita al nuovo essere il basale. I centri si
sviluppano poi d'epoca della vita in epoca in senso ascendente:
nei primi anni di vita si sviluppa il sacrale nella prima-seconda infanzia si sviluppa
il plesso solare.
alla pubert il centro del cuore, cos l'uomo conosce il primo innamoramento. Lo
stato di salute determinato dall'armonica attivit delle sette ghiandole endocrine.
REAZIONE A TIPO FRECCE VERBALI: Le parole vengono usate come frecciate, per
suscitare ira negli altri, cos da avere una scusa per sfogare la propria rabbia
repressa. Dietro alle parole vi sono vere e proprie onde di energia eterica, capaci di
provocare dolore negli altri.
REAZIONE A TIPO RIMUGINARE IN SILENZIO: Si manifesta con la tendenza a
rimuginare in s i propri pensieri, nell'intento di attirare l'attenzione degli altri ed
ottenere una richiesta di aiuto.
REAZIONE A TIPO ISTERICO: Si manifesta con la tendenza ad esplodere sotto
forma di sfogo violento in risposta alle frecciate delle altre persone, nell'intento di
intimorirle.
REAZIONE A TIPO ISOLAMENTO: Consiste in un irrigidirsi dei bordi del corpo
eterico cos da isolarsi dal mondo esterno e da estraniarsi da una data situazione.
REAZIONE A TIPO IMPOSIZIONE DI VOLONTA: Si manifesta con la tendenza ad
affermare la propria supremazia volitiva sugli altri. Vari tipi di sistemi difensivi
possono coesistere nelle personalit umane. A secondo del tipo di struttura di
carattere, tuttavia, prevale in genere un determinato meccanismo difensivo:
-STRUTTURA SCHIZOIDE: reazione a tipo riccio ed a tipo fuga.
-STRUTTURA ORALE: reazione a tipo vampirismo, negazione verbale, frecce verbali.
-STRUTTURA PSICOPATICA: reazione ad uncino, a tipo negazione verbale o isterico.
-STRUTTURA MASOCHISTICA: frecce verbali, rimuginare in silenzio, tipo
tentacolare.
-STRUTTURA RIGIDA: reazione isterica, isolamento e imposizione di volont.
LE ANALOGIE DEL CORPO UMANO
Ogni parte del corpo umano riflette analogicamente l'intero corpo e nella sua singola
parte pu essere decifrato il tutto. In particolare, l'intero organismo si riflette nelle 3
seguenti aree corporee:
1) Pianta dei piedi.
2) Padiglione auricolare.
3) Iride dell'occhio.
LE CAUSE DI MALATTIA
LE 10 LEGGI DELLE CAUSE DELLE MALATTIE
LEGGE I
La malattia effetto di inibizione della vita dell'anima, e ci vale per qualsiasi forma
di ogni regno. L'arte del guaritore sta nel liberare le energie dell'anima, cos che la
sua vita scorra e fluisca nell'aggregato di organi che compongono la forma.
LEGGE II
La malattia causata e dipende da 3 influssi:
1) il passato, e con ci l'uomo sconta i suoi vecchi errori.
2) Leredit, per cui il singolo uomo condivide con tutti gli uomini energie infette che
hanno natura collettiva.
3) ci che il Signore della Vita impone al proprio corpo, cui l'uomo partecipa con
tutte le forme naturali.
Questi 3 influssi sono chiamati legge antica di partecipazione al Male".
LEGGE III
Le malattie dipendono dall'accentramento di base dell'energia vitale. Dal livello ove
essa focalizzata, discendono quelle condizioni che si risolvono o come malattia o
come liberazione della medesima.
LEGGE IV
La malattia, sia fisica che psicologica, radicata nel bene, nel bello e nel vero. E' la
distorsione di possibilit divine, L'anima, quando cerca di esprimere in pienezza un
aspetto divino o una realt spirituale interiore e ne viene impedita, determina nella
sostanza dei suoi veicoli un punto di attrito. Qui si affigge lo sguardo della
personalit e ne consegue la malattia. L'arte del guaritore sta nell'elevare gli
sguardi, dapprima rivolti in basso, a contemplare l'anima, che il vero Guaritore
entro la forma.
LEGGE V
Non esiste altro che energia. Nell'uomo si incrociano due energie e altre cinque sono
presenti. Ciascuna ha il suo centro di contatto. Il conflitto fra queste energie e le
forze e fra le forze stesse, causa tutte le malattie fisiche.
LEGGE VI
Quando nel corpo agiscono le energie costruttrici dell'anima, vi sono salute, scambi
perfetti, giusta attivit. Se costruiscono invece i signori lunari e quelli che operano
sotto l'influsso della luna e ai comandi del s personale, si hanno cattiva salute,
malattia e morte.
LEGGE VII
Quando l'energia della Vita scorre libera e ben diretta nella sua precipitazione fisica
(che corrisponde ad una ghiandola endocrina), la forma reagisce e la malattia
debellata.
LEGGE VIII
Malattia e morte sono effetti di due forze attive. La prima la volont dell'anima di
dire al suo strumento: "Ritraggo l'essenza". La seconda il potere magnetico della
Vita planetaria, che dice alla vita racchiusa nella struttura atomica: "E' l'ora del
riassorbimento, ritorna a me". Cos avviene per tutte le forme, con legge periodica.
LEGGE IX
La perfezione fa affiorare le imperfezioni. Il bene espelle sempre il male dalla forma
umana, nel tempo e nello spazio. Il metodo usato dall'Essere Perfetto l'innocuit, la
quale non passivit, bens calma perfetta, visione globale e comprensione divina.
LEGGE X
"Ascolta, discepolo, l'appello del figlio alla Madre e obbedisci. E ora annuncia che la
forma ha assolto il suo compito". La forma in attesa risponde e si distacca.
L'anima libera.
delle energie dell'anima, causato a sua volta da forme pensiero tabuistiche elaborate
dallo stesso individuo. Tali malattie comprendono: patologie cardiache,
turbe nervose, cancro.
B) MALATTIE DEL DISCEPOLO OCCULTISTA: sono dovute all'eccessivo flusso di
energia proveniente dall'io spirituale, con conseguente iperstimolazione dei chakra.
Comprendono: patologie cardiache e nervose. Nell'occultista la dualit fra io
personale ed io divino va progressivamente ad estinguersi. Il discepolo occultista (o
alchimista) che percorre la via magica inizia, cio, a percepire di essere uno con
l'Uno.
II) CAUSE DERIVANTI DALLA VITA COLLETTIVA
1) INCIDENTI
2) INFEZIONI EPIDEMICHE
3 MAL-NUTRIZIONE
4) EREDITARIETA: Il termine di "ereditariet" non va tanto inteso in senso genetico
classico, bens nel senso di tara ereditata dalla storia passata dell'uomo.
VI RIENTRANO:
A) MALATTIE DOVUTE Al MALI DEL PIANETA: sono in rapporto ai cicli periodici di
retroazione della vita dalla materia atomica, la cui sequenza sconosciuta all'uomo.
Tali cicli regolano la morte delle specie animali, delle piante ed il decadimento
radioattivo nei minerali.
B) MALATTIE EREDITATE DAL PASSATO DELLA STORIA UMANA
MALATTIE VENEREE (SIFILIDE, AIDS), TUMORI.
TUBERCOLOSI (TBC) E MICOBATTERIOSI ATIPICHE.
L'archetipo di queste 3 malattie presente in essenza in ogni patologia umana, in
quanto esse riflettono l'intera storia dell'uomo.
Nell'antica Lemuria, continente sito fra Australia e Madagascar e risalente a circa 15
milioni di anni fa, si verificarono gravi malattie mortali a trasmissione sessuale, in
conseguenza del fatto che l'aumentato flusso di energia provocato dall'espressione
dell'io spirituale (ego) nell'uomo provoc una amplificazione dell'attivit dei chakra
attivi nei corpi degli uomini di allora, cio a livello del chakra sacrale, con
conseguente impulso sessuale incontrollabile.
Si configur allora nella mente dell'uomo il binomio sesso-morte e l'uomo fu indotto
a reprimere il proprio impulso sessuale essendosi rivelato il sesso quale veicolo
potenziale di trasmissione di morte,
La repressione del sesso determin nel periodo successivo, cio nell'epoca dell'antica
Atlantide, esistita circa 12 milioni di anni fa l ove ora si trova l'oceano Atlantico, la
comparsa della patologia tumorale.
L'impulso sessuale fu sostituito in tale periodo da unesasperazione della cupidigia,
della bramosia del possesso e del furto. La tendenza abnorme all'accumulo dei beni
materiali cre le premesse per la comparsa di un'altra malattia nell'epoca seguente,
cio quellattuale, l'Ariana: la TBC.
CANCRO: presente una lacerazione a carico del chakra che presiede alla regione
corporea ove insorge il tumore; una tale condizione pu precedere anche di anni la
manifestazione clinica della neoplasia. Ne risulta pertanto il concetto che solo una
diagnostica a livello eterico potr realmente essere preventiva nella terapia dei
tumori. Il chakra che irrora la regione corporea in cui ha sede il tumore iperattivo,
mentre si avr una concomitante carenza di energia nel chakra ad esso relato.
L'iperattivit di un dato chakra sarebbe in questo caso la conseguenza della
soppressione, operata dalla mente su quello stesso chakra, sul flusso delle energie,
con conseguente suo blocco ed accumulo di energia in quel dato centro.
La soppressione imposta in pratica relata alla repressione delle emozioni, o alla
condanna delle stesse per limiti tabuistico-morali. Il blocco dell'impulso sessuale
condurr ad iperattivit del chakra sacrale, il blocco delle emozioni in senso generale
induce iperattivit del plesso solare.
Il cancro effetto della mente inferiore (analitica, logica, concreta) e dello stimolo che
essa imprime al corpo eterico.
MALATTIE NEUROLOGICHE-PSICHIATRICHE
PAZZIA (FOLLIA): riconosce Esotericamente 5 cause:
1) Pazzia dovuta a cause organiche (deterioramento del tessuto cerebrale).
2) Pazzia dovuta ad eccessivo stimolo energetico sul neuroni cerebrali.
3) Pazzia dovuta a labilit del legame fra corpo eterico e corpo fisico, condizione
questa che espone in modo particolare alle ossessioni.
4) Pazzia dovuta a squilibri mentali di natura ereditaria: essa dovuta a eventi
verificatisi in vite precedenti.
5) Pazzia dovuta a condizione statica della mente, ad esempio per presenza di idee
fisse, con conseguenti manifestazioni quali fissazioni mentali, fanatismo, mania
religiosa, deliri, sadismo e crudelt.
DEMENZA PRECOCE: dovuta alla prima causa (cause organiche) o alla quarta
causa (cause ereditarie) delle follie intese in senso generale.
DEPRESSIONE: si riconoscono 9 motivazioni:
FRUSTRAZIONI E GRAVE INSUCCESSO NELLA VITA.
TENDENZA A DRAMMATIZZARE E A VOLER FIGURARE BENE NELLA VITA.
DEVITALITA DEL CORPO ETERICO.
DANNI ORGANICI NEURONALI.
PAURA DELLA FOLLIA E DELLA MORTE.
ECCESSIVA SINTONIA CON LE SOFFERENZE MONDIALI.
FORZE DI OSSESSIONE LEGATE A DETERMINATE ENTITA VAMPIRICHE DELLA
TERRA.
SINTONIA CON CONDIZIONI COLLETTIVE DI DEPRESSIONE.
DEPRESSIONE IN MALATTIE FISICHE.
Durante il plenilunio, in cui l'energia lunare massimale, le psicosi vengono
amplificate, come analogamente avviene per la meditazione occulta.
MALATTIE CARDIOVASCOLARI
EMBOLIA: dovuta ad eccesso di energia vitale, a causa di un eccessivo
attaccamento alla vita. Tale eccesso di energia agisce sul centro del cuore,
inducendo una modificazione nel moto pulsatorio del cuore, con conseguente
conferimento al sangue di differenti caratteristiche cinetiche e fisico-chimiche.
STASI EMATICA NEI VARI ORGANI: (congestione epatica, congestione polmonare):
dovuta a stasi nel flusso delle energie eteriche.
PRINCIPI ESOTERICI DI TERAPIA
LE 6 REGOLE PER LA GUARIGIONE ESOTERICA
REGOLA I (o III)
Il guaritore collega:
1) anima
2) cuore
3) cervello
4) mani.
Cos riversa forza vitale sanatrice sul paziente.
QUESTA E L'OPERA MAGNETICA.
Il guaritore collega:
1) anima
2) cervello
3) cuore
4) aura
Cos la sua presenza alimenta la vita egoica del paziente.
QUESTA E L'OPERA RADIANTE.
Le mani non servono. L'anima dispiega i suoi Poteri. Quella del paziente reagisce,
tramite l'aura, alla radiazione aurica dell'operatore, pervasa di energia dell'anima.
REGOLA II
Il guaritore si conquista la purit magnetica con la purezza di vita. Egli deve
acquistare quella radianza espulsiva propria di chiunque abbia collegato fra di loro i
vari chakra della testa. Stabilito che sia quel dato campo magnetico, si irradia.
REGOLA III (o V)
Il guaritore impari a riconoscere lo stato interno mentale o emotivo del paziente. Cos
accerta la fonte del male.
Pone allora in rapporto causa ed effetto, e stabilisce il punto esatto da cui pu trarre
sollievo.
REGOLA IV (o VI)
Il guaritore ed il suo gruppo devono tenere a freno la volont. Non la volont che
deve essere usata, bens l'Amore.
REGOLA V (o I)
Il guaritore concentra l'energia nel proprio centro opportuno.
Questo centro deve corrispondere al centro dei paziente che versa in difficolt.
Sincronia fra i due centri (del guaritore e del paziente), che assieme crescono di
forza.
Cos la forma in attesa potr trovare il giusto equilibrio.
REGOLA VI (o IV)
La diagnosi accurata della malattia, basata sull'accertamento dei sintomi esterni,
sar semplificata poich, una volta individuato l'organo colpito e isolato, si curer
occultamente il centro eterico (chakra) che presiede alla regione corporea ove sito
l'organo ammalato, pur senza trascurare i metodi ordinari medici e chirurgici.
La lettura delle 6 regole nei due differenti ordini numerici produce due differenti tipi
di illuminazione sul modo di procedere nella terapeutica pranoterapica occulta.
COMMENTO ALLE REGOLE DI GUARIGIONE
Tutti gli iniziati alla Saggezza eterna sono necessariamente dei guaritori spirituali,
poich tutte le anime che hanno conquistato un certo grado di libert trasmettono
energia spirituale. L'effetto terapeutico pari a ci che si .
Il fine della guarigione spirituale far s che un uomo muoia quando l'anima lo
vuole, cio far s che la malattia non debba pi essere la causa della morte.
L'opera del pranoterapeuta spirituale opera d'Amore.
Il terapeuta deve amorevolmente accettare l'individuo ammalato; quando pratica
l'imposizione delle mani non deve formulare alcun giudizio, bens solo limitarsi ad
Amare, essere Uno con il paziente e risvegliare in lui il ricordo di chi in verit, cio
una divina scintilla dell'unico lo. Le energie che servono per guarire passano
attraverso il chakra del cuore del guaritore, che trasforma Spirito in Materia e
Materia in Spirito.Non bisogna mai avere il timore di mettere con Amore una mano
sul corpo del paziente. Le malattie sono dovute a disequilibri energetici e psicoenergetici, o per carenza o per eccesso di energia.
Prima che un organo si ammali, occorre che vi sia un disequilibrio nelle energie
dell'individuo, evento questo che a sua volta secondario ad una alterazione nelle
attivit dei chakra, la quale dipende infine da disarmonie psichiche nel mondo
interiore del paziente. La comprensione della struttura fondamentale di carattere dei
vari pazienti consente di impostare una pranoterapia pi mirata sul singolo
individuo. In prima istanza, lattenzione del guaritore sar rivolta al punto ove
l'alterazione patologica prevale, tale punto corrisponder etericamente al chakra che
presiede a quella data regione ove la malattia si configura principalmente. E' cio da
ritenere alterato in prima istanza quel chakra che presiede alla regione corporea ove
sito l'organo ammalato. Esempio: un'alterata attivit del chakra cardiaco potr
determinare patologie cardiache aritmiche o ischerniche. Un accumulo di energia
elettronegativa a livello del chakra dei plesso solare pu dare ulcera peptica.
Il pranoterapeuta non discepolo, cio il pranoterapeuta nel senso corrente di colui
che ha il fluido", in genere non opera con Amore, non ha la conoscenza del corpo
energetico nella sua intima anatomia ed in genere attraversato solo da un eccesso
di energia vitale animale, che passa mediante il centro minore della milza e non
attraverso, invece, i 7 chakra maggiori, come avviene nel guaritore spirituale. Inoltre,
mosso da emozioni, il pranoterapeuta tradizionale non discepolo pu proiettare sul
paziente le sue emozioni ed i suoi desideri, cos facendo inquinando ulteriormente
l'astrale del paziente, anche qualora sappia trasmettere ad esso un reale beneficio
sintomatologico: in questo caso, guaritore ed ammalato rimangono due realt
separate. Il guaritore nero, che usa magia nera, opera solo con i raggi della
personalit, ma a livello fisico spesso pi potente del guaritore spirituale, il quale
usa sia i raggi della personalit che dell'anima, ma a livello fisico in genere non
ottiene mai una sconfitta drastica ed immediata della malattia e quando ci avviene,
configurandosi il cosiddetto "miracolo", perch tale il volere del Karma
dell'ammalato, oppure perch l'anima dell'ammalato lo vuole o perch infine il
guaritore riuscito a ridestare completamente l'anima del paziente, riportandola al
ricordo della propria realt divina incarnata nel mondo.
Il guaritore nero , tuttavia, incapace di agire su di un malato che sia orientato
anche solo in minima misura verso lo Spirito e stia per gravitare nella sfera
dell'Anima; se tenta di farlo, si scontrer contro l'energia della Loggia dei Servitori
del genere umano o Loggia Bianca.
Il campo magnetico del guaritore si forma quando le energie dell'ipofisi (che in
rapporto alla personalit) e della pineale (che in rapporto all'Anima) entrano in
contatto, effetto questo di una nuova interazione a livello dei chakra.
Il guaritore spirituale deve aiutare il paziente a distogliere lo sguardo da s, ad
elevare le sue energie, in modo che il punto di attenzione del paziente non sia pi il
punto di attrito, cio il conflitto responsabile della malattia stessa. Il guaritore deve
in sintesi aiutare il paziente a far s che la sua coscienza sia il pi possibile a
contatto con l'Anima, cos da mantenere aperto il canale fra anima e personalit.
Occorre comprendere bene quale sia la differenza esistente fra psicologia ed azione
magica. Fondamentalmente, psicologia e psichiatria non ammettono l'esistenza
dell'Anima, la realt nell'uomo di un Principio Spirituale. La psicanalisi cura le turbe
nevrotiche indagando nel profondo, cos da far affiorare alla coscienza i traumi e le
paure vissuti nel passato, cio durante l'infanzia, che condizionano la vita attuale
dei paziente. La tecnica spirituale totalmente diversa.
Essa ignora i problemi personali e non si sofferma su di essi, non esplora il
subconscio, bens ritiene che il disturbo di cui l'ammalato soffre sia l'effetto di un
mancato contatto con l'Anima.
Il paziente viene educato a distogliere lo sguardo ed il pensiero da s e dal suoi
complessi psichici o tab, per concentrarsi invece sull'essenza divina di s, che in
se stessi. L'energia dell'Amore dissiper secondo giusti ed armonici ritmi i limiti
psichici del paziente, portando ad una reale ed integrale liberazione dell'Anima, che
in presenza di una sofferenza psicofisica come se venisse a trovarsi prigioniera nel
corpo, da divina quale essa .
Per ogni infinitesima parte dei propri limiti inconsci che viene liberata, grande
l'energia psico-spirituale che si genera, simile all'energia che si sprigiona dalla
fissione dell'atomo. Ogni guaritore deve creare una forma pensiero risanatrice, da
usare nella sua opera. La volont personale distruggerebbe tale forma pensiero, cio
il Proposito di essere un canale puro dell'energia risanante, con Il conseguente
venire a formarsi di una barriera fra guaritore ed ammalato, con il potenziale rischio
che il guaritore venga ad assorbirsi il male del paziente.
Il guaritore deve usare l'Amore e deve invece tenere a freno la volont.
La volont da tenere a freno non ovviamente la Volont di Bene, bens quella
personale. Variabili importanti da tenere presenti nel processo di guarigione
esoterica sono le possibili differenze fra i Raggi del guaritore ed i Raggi del paziente,
sia il Raggio dell'Anima (o egoico) che quello della Personalit, il quale ultimo a sua
volta comprende i Raggi mentale, astrale e fisico-eterico.
Vi pu essere:
1) Differenza sia nei Raggi dell'Anima che della personalit.
2) Uguaglianza nei Raggi dell'Anima e differenza in quelli della personalit.
3) Uguaglianza nei Raggi della personalit ma differenza in quelli dell'Anima.
4) Uguaglianza sia nei Raggi dell'Anima che della personalit.
E' pi facile conoscere di un individuo quale sia il Raggio dell'Anima che quello della
personalit. Inoltre, per un guaritore pi facile conoscere quali siano i suoi Raggi
che non quelli dell'ammalato. L'Amore energia, in sostanza, reale come la materia
fisica. Nella guarigione spirituale, il rapporto fra guaritore ed ammalato un
rapporto d'Amore fra Anime. Se il rapporto guaritore/paziente fosse da personalit a
personalit, il guaritore non potrebbe riversare sull'ammalato che il Prana
planetario, del quale fare da canale. Se il rapporto fra guaritore e paziente fra
Anima del guaritore e personalit dell'ammalato, il guaritore riverser la sua energia
nel chakra dell'ammalato sede dell'alterazione, chakra che corrisponde a quello
irradiante la regione corporea ove la malattia ha sede.
Se il rapporto guaritore e paziente , infine, fra Anima ed Anima, il che presuppone
che il paziente sia sufficientemente evoluto in senso spirituale, le due energie
Animiche potranno allora fondersi assieme in una opera sola. L'opera dei guaritore
spirituale espressione di una coscienza cosmica. Coscienza cosmica il percepire
le cose, pietre, fiori, animali, uomini, donne, non pi come coscienze separate, bens
come rispondenti ad un solo Volere, voci e messaggi di una sola Verit.
I guaritori spirituali operano fisicamente isolati, ma interiormente formano una sola
catena d'Amore. Il guaritore si pone in sintonia con la propria Anima, stabilisce con
l'ammalato un contatto d'Amore ed opera percependosi semplicemente solo come un
conduttore di forza spirituale.
Tratto da Introduzione alla medicina del 3 millennio.
********************************
1. L'aspetto fenomenico e funzionale connesso con le esperienze percettivosensoriali, con la loro focalizzazione selettiva e con la loro rappresentazione, in un
processo continuo che coinvolge le informazioni memorizzate. Questo aspetto
costituisce un'attivit cognitiva costruttiva caratterizzata da uno svolgimento sempre
attuale e un orientamento definito ed accompagnata dal vissuto fenomenico
di sentirsi come immersi nella realt sensoriale.
2. L'esperienza di s, nel senso di consapevolezza soggettiva.
Il primo (coscienza primaria) implica la presenza obbligata di un "oggetto" di
coscienza e la direzione su tale oggetto ("essere coscienti di..."), condizione che, da
Brentano in poi, si traduce nella nozione di "intenzionalit" (concetto che alcuni
autori anglosassoni traducono con il termine aboutness). Il secondo, come in un
gioco di specchi che tuttavia non risolve ci che i filosofi chiamano scotoma
cognitivo, si rivela allorch la coscienza stessa intesa nel primo aspetto a essere
"oggetto di coscienza"; oggetto cio di una attivit sovraordinata,
di pi alto livello (coscienza riflessiva).
Durante la veglia questi aspetti sono praticamente indistinguibili: la consapevolezza
di s implicita nell'esperienza fenomenica della coscienza primaria che risulta
pertanto "intenzionata", cio diretta verso un oggetto e, nel contempo,
riflessivamente diretta verso se stessa. Il risultato quello di essere coscienti non
solo dell'oggetto ma "coscienti di essere coscienti di quell'oggetto".
In altre parole questo corrisponde non soltanto all'essere semplicemente presenti
alle proprie percezioni e alle proprie sensazioni relative all'oggetto, ma al "sapere" di
essere a esse presenti. Ci coinvolge naturalmente non soltanto funzioni di controllo
volontario e di decisione, ma soprattutto funzioni metacognitive come quella di
valutazione e di giudizio sulla natura e sullo stato di rappresentazione
dell'esperienza stessa, compresa la funzione di esame di realt. Nel sogno lucido si
crea una coscienza molto simile a quella della vita di veglia che abbiamo appena
descritto. Sperimentare un sogno coscientemente vuole allora dire essere coscienti
dell'oggetto sogno nel senso di esserne in completo contatto cos come, durante la
veglia, si sente di essere in diretto contatto con l'esperienza percettiva e sensoriale
(c. primaria) e nello stesso tempo "essere coscienti di essere coscienti dell'oggetto
sogno", cio sapere che ci che si sta vivendo un sogno e non la realt
(c. riflessiva). proprio questo aspetto meta procedurale la caratteristica che
qualifica nel nostro caso il sogno lucido come tale.
LaBerge sostiene che nel peculiare vissuto fenomenologico del sogno lucido vi siano
contemporaneamente due prospettive:
1. una coincide con "l'osservatore onirico", un punto di osservazione impersonale e
non figurato situato al di fuori del sogno,
2. mentre l'altra si identifica con "l'ego onirico" o "attore del sogno", che rappresenta
in tutti i sogni il se stesso del sognatore.
che ha nei comuni sogni non lucidi (dovuto all'impossibilit di controllare o evocare
volontariamente le immagini oniriche), acquistando una diversa prospettiva di
immedesimazione con la quale possibile sentirsi protagonisti non coatti del proprio
sogno. Se questo stato, soggiunge LaBerge, viene mantenuto per un tempo
ragionevolmente lungo, una durata tale da permettere lo svolgimento di una
sequenza di fatti onirici, il sogno lucido perde il suo improvviso, confuso e
fugace bagliore acquistando spessore e realismo. La possibilit di azione e di
decisione offerta dalla paradossale consapevolezza di poter, pur dormendo, essere
"svegli" dentro un vero sogno consente esperienze altrimenti impossibili,
una sorta di realt virtuale naturale. La coscienza offre, negli stati di sogno, gli
stessi vantaggi che offre durante la vita di veglia e di conseguenza quando ci
svegliamo in sogno, siamo in una posizione unica per rispondere creativamente
alle situazioni inattese che possiamo incontrare in quello stato. Questo controllo
flessibile, caratteristico dei sogni lucidi ci porta a raggiungere una notevole serie di
possibilit.... La diversa esperienza della coscienza nel sogno non lucido e nel sogno
lucido descritta con efficacia anche da Michel Jouvet:
Ho sognato di volare. Ero sicuro che non stavo sognando.
Ero sicuro di essere sveglio ed ero sorpreso di non avere mai tentato prima di volare,
tanto era facile... Ho sognato di volare. In quel momento ero sicuro di sognare, ma non
mi sono mosso. Ho assistito meravigliato alle mie evoluzioni in volo, senza sapere cosa
sarebbe successo. una sensazione straordinaria.
Sono questi i due tipi di coscienza onirica che si possono ottenere risvegliando dei
soggetti che stanno sognando. Tutti, perlomeno coloro che ricordano i propri sogni,
conservano il ricordo di un sogno di tipo A, il cui archetipo pi celebre il sogno di
Chuang-Tzu che sogna di essere una farfalla... La nostra coscienza onirica reagisce
come se fosse vigile. Pensiamo che non stiamo sognando... I sogni di tipo B sono
molto pi rari (1-2% dei ricordi dei sogni). Si convenuto di chiamarli "sogni lucidi"...
Il sogno lucido sicuramente un sogno autentico: alcuni sognatori lucidi sono stati
sottoposti a registrazione per tutta la notte con degli elettrodi posti sullo scalpo,
sulle orbite oculari e sui muscoli. possibile, con queste procedure, verificare senza
alcuna ambiguit la comparsa dei segni classici del sonno paradossale che
impossibile da simulare. Prima che si addormenti, si richiede al soggetto di
segnalare che sta sognando muovendo per esempio un dito in modo concordato per
esempio 3 volte, 2 volte, 1 volta. Questo segnale pu essere registrato sul poligrafo.
cos che, grazie ai lavori di LaBerge, possediamo qualche registrazione di sogni
lucidi in cui appare un segnale concordato. Il sogno lucido dunque un sogno
autentico. Come tutti gli altri sogni si sperimenta e si riscontra prevalentemente
nella fase REM del sonno. Ci risponde all'interrogativo posto inizialmente:
i fenomeni onirici appaiono peculiari della condizione di sonno (gli altri costituiscono
fenomeni oniro-simili che avvengono in condizioni differenti), mentre la coscienza
(coscienza riflessiva) che sembra invece non essere prerogativa esclusiva dello stato
di veglia, costituendo in vari gradi un denominatore comune forse non continuo, tra
diversi stati neurofisiologici. L'irrompere nel sogno di una coscienza riflessiva quale
viene esperita in stato di veglia determina due fatti:
da un lato modifica in un certo senso il sogno stesso, concorrendo senz'altro alla
costruzione di un impianto onirico in parte strutturalmente atipico,
dall'altro trasforma il rapporto tra sognatore e sogno.
Il sogno lucido diventa cos fenomeno a s stante e nel contempo strumento di
esplorazione del mondo onirico in generale. Il fatto che i sognatori lucidi sanno di
essere addormentati, possono ricordare di compiere azioni previamente concordate e
possono inviare segnali al mondo sveglio, rende possibile un approcciointeramente
nuovo alla ricerca sul sogno. Gli "onironauti" particolarmente addestrati possono
condurre ogni genere di compiti sperimentali, funzionando come soggetti sperimentali
in stato di sogno. In questo modo l'equipe di LaBerge ha potuto realizzare una serie
di esperimenti riguardanti alcune relazioni tra mondo onirico e realt fisicofisiologica. I parametri fisiologici dei sognatori lucidi sperimentali sono stati cos
rilevati attraverso tracciati polisonnografici e incrociati tra loro. Rilevazioni oggettive
fondamentali come l'elettroencefalogramma (EEG), l'elettrooculogramma (EOG),
l'elettromiogramma (EMG), hanno permesso a LaBerge e ad altri ricercatori di
stabilire con una certa sicurezza anzitutto che il sogno lucido avviene
prevalentemente nella fase REM del sonno, in particolare durante le ultime ore di
sonno, quando cio la fase REM pi lunga. In secondo luogo, non meno
importante, hanno fornito la prova evidente dell'esistenza stessa del sogno lucido,
grazie alle segnalazioni extraipniche con intenzione comunicativa sull'inizio
e la fine della lucidit onirica precedentemente concordate tra sognatore
sperimentale e operatori di laboratorio ed effettuate durante il sonno (sequenze di
movimenti oculari, evidentemente sotto parziale controllo del sognatore, e particolari
contrazioni muscolari, soprattutto della muscolatura distale).
In terzo luogo hanno messo in evidenza, molto probabilmente in relazione al compito
stesso di segnalazione extraipnica ma anche a un maggiore aumento delle funzioni
cognitive coinvolte, come il passaggio alla lucidit onirica sia contrassegnato da una
particolare attivazione fisiologica, rilevabile per esempio nell'aumento di parametri
quali la frequenza cardiaca, la frequenza respiratoria, la risposta elettrodermica e
naturalmente la densit dei movimenti oculari. Una prima conclusione sperimentale
attendibile sul vissuto onirico concerne il rapporto tra la durata presunta di un
sogno e la sua durata reale: secondo LaBerge il tempo onirico sembra non
discostarsi molto da quello reale della vita di veglia. I due tempi appaiono
proporzionali e un'azione sognata, perci, avrebbe una durata in ragione della
durata dell'azione reale corrispondente. Questa conclusione contraddice la classica e
tuttavia controversa ipotesi di Alfred Maury, secondo il quale la durata di un sogno
apparirebbe enormemente dilatata rispetto alla sua vera durata. A sostegno delle
osservazioni sperimentali effettuate con sognatori lucidi, LaBerge avanza a questo
proposito una spiegazione, suggerendo che i sogni non possono essere istantanei o
di brevissima durata per il semplice motivo che il cervello ha bisogno di tempo per
sognarli, ossia per "rappresentarli" secondo caratteristiche e modalit non cos
diversamente strutturate rispetto a quelle della coscienza di veglia che, secondo il
paradigma cognitivo-computazionale, un sistema che esige un'operativit di tipo
seriale, tale da escludere processi per l'appunto "istantanei".
Un'altra conclusione a cui giunto LaBerge e la sua equipe riguarda la relazione tra
azioni sognate e corrispondenti variazioni fisiologico-muscolari. In altre parole
sembra che vi sia una precisa corrispondenza tra il corpo "sognato" e il corpo fisico,
reale del sognatore. In particolare, per quanto riguarda la respirazione,
sembra molto probabile che: Il controllo volontario dell'immagine mentale del
respiro durante il sogno lucido si rifletta in cambiamenti corrispondenti alla nostra
effettiva respirazione. Tuttavia LaBerge precisa che: Questo non significa che ogni
variazione nel respiro durante il sonno REM sia correlata al contenuto del sogno.
Per esempio, una pausa nel respiro su di un polisonnogramma non implica
necessariamente che il sognatore stia trattenendo il respiro nel sogno. Ma se il
sognatore lo trattenesse per esempio se sognasse di immergersi in apnea,
dovremmo aspettarci di vedere una pausa del respiro nella registrazione.
Quanto detto si presta, sia pure cautamente, a una certa generalizzazione:
La stessa relazione si presenterebbe probabilmente vera per il camminare, il parlare o
qualsiasi altra forma di comportamento se non per il fatto che la maggior parte dei
nostri muscoli sono paralizzati durante il sonno REM. Sempre sulla corrispondenza
tra attivit sognate e variazioni fisiologiche, un ulteriore risultato conseguito
dal gruppo di LaBerge riguarda la sessualit femminile e maschile. A questo scopo
l'attrezzatura messa a punto dall'equipe in particolare una speciale sonda vaginale e
un estensimetro penieno ha reso possibile un controllo accurato dei parametri
corporei dei sognatori lucidi di entrambi i sessi attraverso 16 canali di dati
fisiologici. Lo studio dei dati fisiologici e dei resoconti soggettivi dei sognatori lucidi
ha dato conto di esiti secondo i quali, in generale l'attivit sessuale e l'esperienza
dell'orgasmo in sogno lucido appare associata a cambiamenti fisiologici che sono
molto simili a quelli che avvengono durante le corrispondenti attivit in stato di
veglia. Un'importante eccezione a questa conclusione il fatto che solo leggeri
aumenti del battito cardiaco hanno accompagnato l'attivit sessuale in questi sogni
lucidi. (LaBerge S., "Sogni coscienti")E altres, se ...l'impatto di certi comportamenti
di sogno sul cervello e sul corpo pu essere del tutto equivalente all'impatto prodotto
dai comportamenti corrispondenti nella realt ne segue che il sogno lucido, in
particolare, costituisce un fenomeno molto interessante dal punto di vista del
rapporto Mente-Corpo, con intuibili ripercussioni sul piano della ricerca clinicoterapeutica. Gli esperimenti di LaBerge dimostrano che ...il sogno lucido, e per
estensione il sogno in generale, molto pi simile al fatto reale che al fatto
semplicemente immaginato. Il fatto, l'evento o l'oggetto immaginato costituiscono, in
costituito dal fatto da chiunque sperimentato almeno una volta nella vita di
svegliarsi a un'ora prestabilita senza alcun ausilio esterno (sveglia, telefono, etc.).
Al di l di fattori che in qualche modo creano una certa tensione che investe e
influenza sia la qualit del sonno e della veglia precedente sia la qualit del
successivo risveglio (la vigilia di un esame, di un concorso, di un viaggio
desiderato, di un appuntamento importante, etc.) resta appunto il fatto,
apparentemente sorprendente, che l'elemento memorizzato ossia il desiderio o la
necessit, ribaditi mentalmente a se stessi, di svegliarsi a una certa ora faccia la sua
comparsa puntualmente il caso di dirlo, procurando cos il risveglio.
Questo non significa certo l'aver fatto un sogno lucido, bench la capacit di
svegliarci nei nostri sogni pu essere considerata come una sorta di perfezionamento
della capacit di svegliarci dai nostri sogni. L'esempio utile per capire che il
materiale memorizzato se da una parte pu coinvolgere, influenzare e attraversare
pi o meno direttamente qualunque stato mentale sperimentabile nel corso delle
ventiquattro ore, dall'altra pu rispondere a gerarchie dipendenti da una decisione
espressa in un certo momento e in un determinato stato mentale; decisione che a
sua volta resta fissata nella memoria quale priorit attiva associata a quel
determinato materiale. Ritornando al nostro esempio, da segnalare l'elevata
corrispondenza tra l'ora di risveglio desiderata e quella in cui effettivamente avviene.
Probabilmente il SNC, che controlla automaticamente i ritmi fisiologici
dell'organismo soprattutto in rapporto alle variazioni climatico-ambientali in base
alle quali, bene ribadirlo, stabiliamo razionalmente la misura e la scansione del
tempo, crea una associazione tra questi ritmi e il contenuto mentale
intenzionale-intenzionato, costituito dal desiderio di svegliarsi a un'ora determinata
e dalla corrispondente rappresentazione della situazione di risveglio.
Svegliarsi "in" un sogno potrebbe davvero essere una capacit analoga alla capacit
di svegliarsi "da" un sogno, cio dal sonno, dal momento che esisterebbe una
periodicit ultradiana propria del sogno, del sonno REM, durante tutta la durata
globale del sonno; periodicit che caratteristica della specie ed ...collegata
abbastanza strettamente al logaritmo del peso corporeo, e quindi al metabolismo
dell'organismo. Il periodo del "sogno" di un topo di 10 minuti, quello del gatto di 25
minuti, dell'uomo di 90 minuti e dell'elefante di 180 minuti. D'altro canto anche la
durata media di ogni episodio di "sogno" correlata con la specie, 2 minuti nel topo, 6
minuti nel gatto, 20 minuti nell'uomo. Cos il generatore periodico del sogno nel corso
del sonno obbedisce a una legge relativamente semplice.
Nella maggioranza delle specie il sogno occupa all'incirca un quarto del suo
periodo (6/24 nel gatto, 20/90 nell'uomo). Tuttavia decidere di svegliarsi in un
sogno, supponendo che il deciderlo possa bastare, potrebbe essere un'intenzione per
cos dire un po' troppo generica per il nostro cervello, se vero che il fenomeno
onirico non esclusivo della fase REM. In questo caso tale intenzione potrebbe non
risultare vincolata alla periodicit ultradiana del sonno REM, e pertanto non si
potrebbe escludere la comparsa di lucidit in fase di sonno a onde lente NREM,
in cui resterebbe associata a fenomeni onirici in corso in quella fase. bene
comunque attenersi alle ricerche che sono state fatte e che hanno individuato la
possibilit di sviluppare coscienza nel sogno della fase REM, oppure nei
fenomeni onirici dell'addormentamento, ipnagogismo. La lucidit onirica, allora,
sopraggiungerebbe nel sonno REM o verrebbe mantenuta a partire da una
condizione di coscienza di veglia, nelle prime fasi dell'addormentamento
e in questo caso darebbe luogo a un sogno lucido di tipo ipnagogico, ossia nello
stadio 1 del sonno caratterizzato da movimenti oculari lenti (SEM). Secondo LaBerge
i sogni lucidi ipnagogici non sono veri e propri sogni lucidi per il fatto che non sono
veri e propri sogni; lo stesso si potrebbe dire dei sogni fatti in sonno a onde lente.
Secondo alcuni autori questi ultimi sarebbero pi simili ai pensieri, quantunque
altre ricerche non abbiano evidenziato in modo significativo delle differenze
qualitative tra produzione REM e NREM.
Questa puntualizzazione utile per capire innanzitutto la difficolt ad attribuire
categorie e definizioni a fenomeni molto complessi quali i sogni. A seconda dei due
casi le tecniche che aiutano a sviluppare la lucidit onirica si suddividono in
altrettanti gruppi:
Un gruppo di tecniche aiuta il sognatore a ottenere consapevolezza quando gi in
stato di sogno.
L'altro gruppo prevede dei metodi di mantenimento della coscienza di veglia a
partire dalle fasi iniziali dell'addormentamento .
Sebbene questi ultimi metodi sfruttino in generale proprio la fase di
addormentamento, non necessariamente inducono sogni lucidi di tipo ipnagogico.
Un terzo gruppo comprende le tecniche per intervenire sui sogni lucidi e
manipolarli, almeno in parte.
La capacit di sognare lucidamente implica un approccio preliminare ai propri sogni.
Tutti sognano, ma non tutti infatti riescono a fissare il ricordo dei propri sogni,
nonostante che per la stragrande maggioranza delle persone vi sia una buona
probabilit di risveglio nell'ultima fase REM, quella mediamente pi lunga; fatto che
da solo potrebbe comportare una certa probabilit di ricordare i sogni data la
maggiore quantit di immagini oniriche prodotte.
Fissare immediatamente il ricordo del sogno nel momento del risveglio tuttavia
soprattutto un'abitudine, che consente al soggetto un avvicinamento al proprio
mondo onirico; primo passo per riuscire successivamente a sognare in modo lucido
attraverso l'acquisizione di una delle tecniche che descriveremo, o una variante
personalizzata di queste.
La conferma del fatto che l'allenamento al ricordo del sogno sia in qualche modo
anche un allenamento alla consapevolezza del sogno proviene dagli stessi sognatori
lucidi, i quali riferiscono che tra le tecniche spontanee di induzione pi
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nuova ottica non duale, legato alla consapevolezza della coscienza e non ad
inafferrabili parametri nascosti, tanto cercati e mai trovati della fisica moderna.
Lassunzione che luniverso virtuale non duale, ci faceva comprendere che
qualcosa aveva tentato di farcelo credere. Si scopriva che la dualit un sistema per
categorizzare luomo, per fargli credere di essere responsabile di un fronte che si
contrappone ad un altro fronte. Il dualismo era il sistema con il quale alieni ed
alienati tentavano di costringere luomo a fare battaglie che non erano proprie.
Lidea del duale prevedeva che i fronti si scontrassero in eterno e la formula del
divide et impera, avrebbe funzionato fino allistante in cui qualcuno non si fosse
accorto dellinganno. Alcune osservazioni nel campo della fisica quantistica ci
avevano permesso di comprendere come la dualit non esisteva se non come forma
falsa percettiva. Capivamo che il secondo principio della termodinamica era da
rivedere dove lentropia delluniverso doveva essere messa in relazione, non tanto
allenergia del sistema, ma alla consapevolezza del sistema che peraltro legata alla
sua energia. Ma la conclusione di tutte queste osservazioni portavano in una sola
direzione. Se non esiste la dualit, luniverso non diviso in due sottouniversi ma
una unica scatola in cui esistono tanti esseri viventi con gradi di consapevolezza
differente, in una vasta gamma di sfumature. Tale percezione differente delluniverso
veniva scambiata per visione duale dello stesso. Luniverso non duale in s ma
diviene duale perch percepito come tale da consapevolezze non integrate. Dunque,
se non esistevano barriere categorizzanti, non potevamo, nel TCTD, erigere una
barriera che teneva laddotto chiuso in una gabbia da lui stesso costruita. Non
potevamo sperare che la gabbia fosse realmente protettiva in quanto lesistenza della
gabbia stessa, ideicamente, era la rappresentazione della possibilit di abbatterne i
confini. Se non ci sono confini non possibile abbatterli. Laddotto non doveva
difendersi dallalieno con una barriera; cos non si poteva tenere anima, mente e
spirito separati, seppur uniti, in una somma di tre sfere che potevano sempre essere
riportate in una posizione originale, ripristinando la separazione tra esse.
Non esisteva separazione tra i componenti della triade poich essi erano stati
separati, allInizio, dagli stessi costruttori della dualit. La Coscienza delluomo cio
la Creazione, non pu essere manipolata da nessuno e per ottenere la manipolazione
bisogna separare la coscienza in tre sottocoscienze categorizzandole. In realt si
scopriva che anima, mente e spirito, esistono solo nella nostra percezione duale ma
esse sono tre parti di una unica parte originale, la coscienza. Essa di tutti i colori
perch anima, mente e spirito, sono di tutti i colori. Ogni colore rappresenta
ideicamente una possibilit di manifestarsi e siccome la coscienza pu essere tutto
ecco che le sue tre componenti non esistono pi quando riacquisiscono la
consapevolezza di essere state divise a monte. La somma di anima, mente e spirito,
non poteva essere una sfera ideicamente bianca perch il bianco la somma
algebrica delle tre frequenze, proprie della manifestazione della triade, ma non una
completa integrazione di esse. Il bianco pu essere ricomposto nei tre colori originali,
rendendo ripristinabile anche la separazione e con essa ladduzione aliena.
La somma totale dei colori prevede che la sfera finale della coscienza integrata
nelluniverso virtuale sia di tutti i colori non sovrapposti ma integrati in un colore
somma totale. Tale colore il non colore. Ideicamente il nessun colore viene
percepito dalla mente umana, come il tutto ed il nulla, che hanno, secondo la fisica
dello Zero Point Energy, lo stesso identico significato. Infatti se riteniamo che un
punto dello spazio sia vuoto dobbiamo chiederci se vuoto perch non c nulla
oppure vuoto perch in quel punto c il tutto ed il contrario del tutto che si
annichiliscono a vicenda. Ed ecco che il tutto ed il nulla divengono la stessa cosa.
La sfera trasparente il nulla che ideicamente tutto. Ma essendo che la sfera
trasparente non ha nessun tipo di consistenza, ad essa, nulla si pu agganciare.
La sfera trasparente evoca la rappresentazione ideica dellonda quantica. Il concetto
di onda e particella viene agganciato al concetto di consapevole inconsapevole.
Quando la coscienza onda essa si presenta come inconsapevolezza. Si sa che esiste
ma non si sa dove localizzata nello spazio tempo. In parole povere invisibile
perch dappertutto contemporaneamente. Al contrario, la particella la
rappresentazione ideica della consapevolezza totale. La coscienza integrata sa di
poter essere sia onda che particella ed a deciderlo lei stessa. Presentarsi allalieno
come onda vuol dire essere, di fronte allalieno, completamente trasparente ed
invisibile ma, da un punto di vista quantico, assume il significato di rifiuto
dellesperienza aliena, con conseguente assenza di interazione. Il fenomeno fisico
diviene cos percepibile solo come onda e non localizzato come particella. Essere
particella vuol dire accettare lesperienza della interferenza. Questo concetto pu
essere insegnato alla coscienza integrata ideicamente e tale coscienza acquisisce la
consapevolezza di saper fare una cosa sola, decidere, milioni di volte al giorno, di
fronte a tutto luniverso, se partecipare ad una esperienza, ed essere particella di
fronte ad essa, o rifiutare lesperienza e non farsi trovare da essa, assumendo
laspetto di onda. Essere onda significa che so che ci sei ma non so n dove n
quando. In termini pi semplici, la coscienza integrata, sapeva ora come divenire
invisibile allesperienza aliena. La nuova parte sperimentale del triade color test
dinamico flash (TCTDF), che dura non pi di quindici minuti, in una sola
applicazione, rende irreversibile la fusione della triade, insegna alla coscienza
integrata i concetti virtuali della fisica quantistica, in un modo a lei comprensibile e
rende chiunque effettui correttamente questo esercizio, integrato con s stesso.
La procedura non costruita per salvare lUomo dallalieno ma per far s che lUomo
acquisisca consapevolezza del proprio s. In quellistante, se il soggetto che pratica
la tecnica fosse addotto, si libererebbe immediatamente e per sempre dal suo
problema. Se il soggetto non mai stato addotto, si libera comunque dal suo
aggancio con la creazione dei falsi Dei o Demoni che, su di lui, non avranno
comunque mai pi potere.
componenti della triade che la coscienza integrata, sono assimilabili, in tutto e per
tutto, alle componenti microscopiche della fisica quantistica bohmiana.
Non esistono fallimenti della tecnica.
Bisogna sottolineare che ogni tecnica ha dei punti deboli o comunque bisogna
conoscerne i limiti. Il TCTDF non ha nessun difetto ma questo non vuol dire che il
soggetto non verr pi ripreso se addotto. Il soggetto verr ripreso se la sua
coscienza integrata lo desiderer. Esistono molte pulsioni che possono influire in
questa direzione. Un soggetto addotto e liberato dal problema da pi di un anno,
viene ripreso o meglio viene nuovamente a contatto con specie aliene, durante una
notte particolare. Il giorno dopo alcune ecchimosi fanno bella mostra di s sul corpo
dellex addotto. La ricostruzione dellepisodio, mediante la tecnica delle ancore (PNL),
mette in evidenza due fattori importanti. Durante la notte gli alieni erano entrati in
casa del soggetto ma questo li descrive come se non lo avessero visto.
Gli alieni infatti lo evitano e dalla camera delladdotto finiscono in quella di suo
fratello, anchegli nel problema. Il soggetto ex addotto liberato pensa che deve
difendere il fratello ed in quel momento inconsciamente, decide di riaccettare
linterferenza aliena, ritornando visibile. Ne nascer una vera e propria colluttazione
con gli alieni, i cui effetti saranno visibili il giorno dopo, al risveglio.
Il secondo effetto fu constatare che comunque il nostro ex addotto non veniva pi
sottoposto ad interferenza aliena perch non possibile separare la coscienza
quando integrata con il Triade Color Test Dinamico Flash.
Qualche altro caso in cui il contenitore viene ripreso sembra sia dovuto al fatto che
lex addotto decide di vendicarsi e cova un profondo rancore verso i suoi adduttori
che vengono considerati coloro che gli hanno rovinato lesistenza.
In quella situazione il soggetto inconsciamente si predispone a vendicarsi e dunque
riaccetta il confronto con lalieno che torner ad infastidire laddotto, incapace di
liberarsi del suo problema non risolto a livello psicologico.
Questa tecnica pu essere applicata anche a persone che non hanno avuto problemi
di adduzione o che non ne hanno coscienza. Dopo il trattamento, la Coscienza
Integrata, in casi specifici, pu decidere di ricordare le esperienze di cui ha
consapevolezza ma non pi il vivo ricordo ed in questa sitazione sembra che
laddotto si ponga in bella vista di fronte allalieno per farsi riprendere e per giocare
un gioco che pu anche essere pericoloso ma che comunque non porta pi alla
sottomissione della sfera trasparente allalieno.
La sfera trasparente non viene mai pi ripresa.
In questa fase importante integrare la sfera trasparente con il proprio corpo,
altrimenti laddotto verr comunque ripreso anche se la sfera trasparente non potr
pi essere manipolata. Questo fatto, porta il soggetto, soprattutto se femmina, ad
essere ancora utilizzato come fattrice aliena. Insegnare alla Coscienza Integrata ad
integrarsi con il proprio contenitore lunica via di uscita da questo inconveniente.
Cosa la Coscienza Integrata.
Per Coscienza Integrata si intende quella parte di coscienza primordiale che ha
creato luniverso virtuale, che per integrata nella virtualit, avendo
consapevolezza di Spazio, Tempo ed Energia. Si tratta di una coscienza che, essendo
la somma delle sue tre componenti, con caratteristiche anche virtuali, sa che
luniverso una sua creazione, sa cosa vuol dire spazio e tempo ed energia, parla al
neutro e non al femminile come la vecchia parte animica; domina lo spazio, il tempo
e lenergia, potenzialmente in grado di esprimersi con poteri paranormali ed usa il
contenitore per fare esperienza.
Fare lesperienza del TCTDF rende luomo integrato e non pi diviso nelle sue tre
componenti Anima, Spirito, Mente, riportandolo alla condizione Originale che per
non comprende lesperienza prefissata o Vita con il contenitore o corpo che deve
ancora essere compiuta. Quando lesperienza del TCTDF stata effettuata, la mappa
del territorio di ognuno cambia ed appaiono i veri problemi della virtualit che ha
deciso di affrontare e sovente tutto ci crea attimi di smarrimento che, allestremo,
potrebbero sfociare ipoteticamente anche nellatto decisionale, da parte della
Coscienza Integrata di un rifiuto. Sono meglio gli alieni o le difficolt della vita
quotidiana? La Coscienza Integrata che deve fare esperienza ha libero arbitrio e pu
scegliere sempre ma la scelta eventuale e rarissima di tornare indietro non
rappresentativa del fallimento della tecnica ma anzi ne un'evidente prova di
successo, rimarcando che in questo universo, il libero arbitrio rimane totale e
assoluto. Nei casi da noi trattati, nessuna Coscienza Integrata si fatta pi
riprendere, alcuni contenitori hanno avuto qualche piccolo e fastidioso problema con
la tendenza alla risoluzione totale nel tempo.
La Coscienza Integrata, da un punto di vista quantistico, possiede i tre vettori di
Spazio, Tempo ed Energia che gli permettono di esprimersi nella sua realt virtuale
mentre i tre vettori di consapevolezza che, come abbiamo detto in Genesi III,
rappresentano lunico modo di misurare indirettamente la coscienza stessa, si sono
perfettamente sovrapposti, divenendo un unico vettore di consapevolezza (agente in
tutte le direzioni come multi versore N.d.A.).
Va ricordato che i tre vettori della consapevolezza Anima, Mente e Spirito, quali
prodotti vettoriali delle due componenti che caratterizzano ciascuno dei tre elementi,
sono non commutabili tra loro. Cio sono posti a novanta gradi tra loro e non sono
sovrapponibili in quella che era la sfera bianca che ottenevamo alla fine del TCTD
classico. La sfera trasparente, una volta che viene ridotta ad un punto, nella
procedura che vedremo in seguito, produce la sovrapposizione finale dei tre vettori di
consapevolezza, distruggendo fino in fondo, la separazione schizoide tra Anima,
ma potrebbero anche essere gi accese. Se non lo sono le accenderete una alla volta.
Le vostre tre lampade sono: la Mente, che accenderete per prima, lo Spirito che
accenderete per seconda e lAnima che si accender per terza.
Osservate queste tre lampade che sono nella vostra stanza mentale, il vostro Io, la
vostra essenza. Osservatene la posizione, il colore, la grandezza, la distanza da voi e
laltezza dal pavimento della stanza. Le uniche fonti di luce, nella vostra stanza, sono
le tre lampade. Potreste vedere solo una lampada come somma delle tre ma, se ne
vedete tre individuate la lampada che rappresenta la vostra parte animica e
metteteci un braccio dentro. Ascoltate e percepite che sensazione tattile avete.
Cosa si sente dentro la lampada di Anima? Caldo o freddo, denso o solido, liquido o
gassoso? Si sente qualche odore particolare o qualche suono particolare?
Mentre state percependo la vostra Anima che si mostra a voi come sfera luminosa,
chiedete a lei se si ricorda quando, allinizio del Tempo, unita alle altre due sfere di
Mente e Spirito che, in quellistante, ancora non esistono, prima della separazione
attuale. Chiedete alla vostra Anima di tornare in quel punto, quando Anima, Mente e
Spirito sono una cosa sola e non esistono tre coscienze ma una sola. Pian piano
arriveranno sensazioni ed immagini di quellistante. Chiedete ora ad Anima se vuole
tornare in quello stato primordiale. Osservate e fate osservare alla vostra sfera
animica cosa accade e perch la sfera della Coscienza si sia separata in tre
sottosfere. E bene prendere consapevolezza del tutto. Quando Anima decide, se
decide, di tornare come in quellistante ad essere una cosa sola e non pi divisa con
Mente e Spirito, chiedetegli di unirsi alle altre due sfere, facendo notare che non
esiste un colore specifico per Anima, Mente e Spirito ma che, essendo parti di un
tuttuno, esse in realt possono assumere qualsiasi colore desiderano.
Se Anima vuol provare a cambiare colore, cos come Mente e Spirito, essi noteranno
che possono acquisirne qualsiasi essendo essi tutto ed ogni colore rappresenta
qualunque cosa si voglia essere.
Procediamo ora alla fusione delle tre lampade in una sola lampada che avr
dapprima tutti i colori. Una lampada in cui ogni puntino luminoso sar di un colore
differente, tanto che, se si osserva la lampada da lontano, essa apparir
inesorabilmente bianca ma, da vicino, potrebbe assumere tutti i colori delluniverso.
A questo punto dite mentalmente alla sfera luminosa, somma delle tre sfere originali
che per fare la fusione, non basta sommarsi ma bisogna fondersi irreversibilmente in
una sola, una sfera che abbia un solo colore, il colore che rappresenta tutti i colori,
il colore trasparente.
Quando la sfera si trasformer in sfera totalmente invisibile (senza nemmeno poter
distinguerne i bordi), in quellistante, la Coscienza Integrata torner ad Essere.
Si dovr dire alla Coscienza Integrata che il niente ed il tutto sono la stessa cosa e
che attaccato al nulla non pu esserci nulla. Se in quellistante la sfera diviene
trasparente, non ci sono pi interferenze aliene che la possono disturbare, perch se
ci fossero allinterno di una struttura trasparente, essi si vedrebbero e cadrebbero a
terra. In quellistante si far notare alla sfera della Coscienza Integrata che non ci
sono pi barriere tra Anima, Spirito e Mente. Che hanno cessato di esisere e che non
sono mai esistite poich il passato stato modificato e nessuno ha potuto utilizzare
le sfere originarie separate perch esse non lo sono mai state ed ora sono tornate ad
unirsi. Ora, nella stanza mentale, con il vostro corpo, entrate nella sfera trasparente.
Essa e voi siete uniti. Lei prende la vostra forma e si adagia nel vostro contenitore,
facendolo diventare un immagine di s stessa. Tu diventi sfera trasparente. Non
esistono pi barriere: le pareti, il pavimento ed il soffitto della stanza non hanno pi
ragione di essere. La Coscienza Integrata abbatte le barriere, da lei stessa create
della stanza mentale, che ora si affaccia sullinfinito. Attendi qualche istante e
osserva linfinito cos come ti appare. Contempla il luogo dove esisti. Dopo qualche
istante, chiedi alla tua sfera trasparente di ascoltare luniverso divenendo luniverso
tu stesso. Per fare questo, chiedi alla sfera di espandersi lentamente. Ti espandi
lentamente fino ai confini delluniverso, senza fretta, piano piano. E mentre ti
espandi tocchi luniverso che tu stesso hai creato, fino in fondo, fino allattuale
limite. La tua sfera trasparente ha respirato in un unico grande respiro, inglobando
in esso tutto luniverso, assorbendolo dentro di s.
Come in un grande respiro. Per un istante, che dura una eternit, ascolta il tuo
universo, dove tu sei tutto.
Prendi consapevolezza del tuo corpo perch come prendere consapevolezza
dellintero universo. Poi, espira e contraendoti diventa pi piccolo. Fai in modo che
la tua sfera trasparente, incollata al tuo corpo fisico, diventi una sfera sempre pi
piccola e nel fare questo portati dentro tutto luniverso facendolo diventare molto
piccolo, pian piano, sempre pi piccolo, senza fretta, fino a diventare un puntino
infinitesimale con tutto luniverso dentro.
Assapora per qualche istante questa sensazione molto particolare e torna ora della
tua dimensione originaria. Ora, la tua Coscienza Integrata sa che pu respirare e
divenire una grande onda, una grande sfera o un puntino minuscolo.
Quando una grande onda dappertutto e perci in nessun luogo in particolare.
In quella condizione completamente invisibile. Quando invece una piccola
particella, visibile e pronta ad interagire con il tutto.
Parla a te stesso, quale sfera integrata e spiega alla tua sfera integrata che pu
sempre esistere in questi due stati e mostrarsi come onda o come particella, essendo
invisibile o visibile di fronte a qualsiasi esperienza della realt virtuale.
Ricorda, alla fine di tutto questo, che la Coscienza Integrata usa il proprio
contenitore (il corpo), per fare lesperienza che essa venuta a fare in questo
contesto virtuale e che non bene che il proprio contenitore venga preso da altri e
che bisogna proteggerlo come un vestito della Coscienza Integrata.
State per qualche istante ad ascoltare voi stessi, come non lo avete mai fatto prima
ed osservate luniverso attorno a voi.
Conclusioni.
Lesercizio, se effettuato senza trascurare nessun parametro di quelli descritti, non
deve essere rifatto perch la fusione delle sfere in una unica sfera trasparente
irreversibile.
Le successive esperienze che il soggetto vorr condurre, lo porteranno a viaggiare
nelluniverso senza pi bisogno di visualizzare la sua sfera trasparente esterna a s
perch egli la sua sfera trasparente.
Se la sfera viene vista dallesterno o opaca significa che in uneventuale adduzione, il
corpo stato ripreso.
Si deve sottolineare come, nella stanza mentale, allinizio, si possano trovare meno di
tre sfere sia perch esse potrebbero gi essere fuse in una sola sfera trasparente, sia
perch alcune sfere potrebbero assumere il colore nero ed essendo la stanza mentale
buia, potrebbero non essere palesemente visibili.
Se si presenta questa evenienza bisogna unire le sfere ugualmente anche se alcune
di esse non risultano visibili e procedere come descritto sopra.
Nella stanza mentale ci potrebbero essere pi di tre sfere ed in questo caso occorre
individuare le tre sfere di Anima, Mente e Spirito e lavorare con esse, trascurando le
altre, che spariranno dopo lavvenuta fusione della Coscienza Integrata.
Coloro che lo desiderano, possono effettuare, su se stessi, la simulazione mentale,
avendo accuratamente studiato tutta la teoria che esiste dietro questa applicazione.
Alcuni soggetti potranno essere aiutati da altri ad effettuare questa simulazione
mentale ma si consiglia caldamente di effettuare da soli tutto il percorso.
Solitamente riteniamo sia necessario sottolineare che i soggetti che sostengono di
non essere capaci di effettuare questa simulazione, in modo indipendente, nella
maggioranza dei casi, desiderano solo mettere nelle mani degli altri la responsabilit
della loro esistenza.
Sarebbe inutile aiutarli.
A tutti coloro che non comprendono il tipo di approccio che abbiamo intrapreso,
suggerisco, prima di esprimere un qualsiasi giudizio nel merito, di fare questa
semplice esperienza e di comprenderla a fondo in quanto non possibile parlare di
qualcosa che non si conosce e che bisogna aver vissuto.
Non si deve mai avere paura perch non c niente nelluniverso di cui aver timore
tranne della propria ignoranza.
Buon viaggio!
Tutti gli articoli che compaiono in questa antologia sono a disposizione sul Web.
Ugo P. Il Redattore