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Se Dio sono IO

Letture per una Coscienza integrata


a cura di Ugo Pennacino Torino-Italy 2017.

Un fatto ora limpido e chiaro: n futuro n passato esistono.


inesatto dire che i tempi sono tre: passato, presente e futuro.
Forse sarebbe esatto dire che i tempi sono tre:
presente del passato, presente del presente, presente del futuro.
Queste tre specie di tempi esistono in qualche modo nell'animo
e non le vedo altrove: il presente del passato la memoria,
il presente del presente la visione, il presente del futuro l'attesa.
SantAgostino

Argomenti
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Krishnamurti e la diretta percezione della Verit di P. Krishna.


La definizione del Tempo di Julian Barbour.
LUniverso Ingenuo di Elena Gabbiani.
Modelli quantistici della coscienza di Antonella Vannini.
Il Concetto di Spazio di Andrea Beghini.
Teoria degli universi e Sintropia di Ignazio Licata.
Sintropia ed energia radiale di Salvatore Arcidiacono.
Il Paradigma olografico di Luca Bertolotti.
Confronto fra la teoria olografica del cervello di K.P. ed
alcuni modelli di reti neurali di Jeff Prideaux.
La Matrice di Punti di Luce di Corrado Malanga.
Medicina del 3Millennio del dott.Paolo Lissoni.
Tecniche di induzione del sogno lucido di Paolo Parciasepe.
Triade color Test Dinamico Flash di Corrado Malanga.

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KRISHNAMURTI e la diretta percezione della Verit


di P. Krishna.
Krishnamurti stato uno dei pi originali pensatori del nostro tempo, investig le
fondamentali questioni della vita, il vero significato dell'amore, della religione, del
tempo e della morte senza cercarne le risposte nei libri, nelle Sacre Scritture, senza
accettarne alcuna credenza, n alcuna religione organizzata, n alcun sistema di
pensiero.
Come il Buddha, Krishnamurti cercava la risposta a queste domande mediante
l'osservazione, la ricerca e la conoscenza di s, giungendo a una percezione diretta
della verit che va oltre i concetti individuali, alle teorie e alle descrizioni.
Egli non era n un erudito n un intellettuale; non si occupava n di teorie n di
concetti, parlava soprattutto delle sue ricerche e delle sue indagini.
Ci che lui ha detto pu essere stato detto prima da altri, ma Krishnamurti giunse
alla verit da se stesso. In un'epoca dominata dalla scienza e dall'intelletto, egli ha
indicato i limiti del pensiero e della conoscenza come mezzo di vero cambiamento.
In questo articolo propongo di riflettere su alcuni aspetti essenziali del suo
insegnamento come pure delle grandi verit da lui esposte.
La fonte di tutti i problemi umani, grossi e piccoli, si trova nella psiche
dell'individuo. L'uomo esiste su questo pianeta da oltre un milione di anni, la sua
conoscenza del mondo esterno molto progredita e sono aumentati e accresciuti il
suo potere e la sua abilit nel fronteggiare le calamit naturali ma, interiormente,
nella sua coscienza, l'uomo non molto evoluto. E' ancora assai simile all'uomo
primitivo: pauroso, insicuro, forma gruppi (religiosi e laici), combatte e prepara la
guerra, cerca vantaggi propri e biasima gli altri.
E' capace di viaggiare sulla luna e di comunicare con tutto il globo in pochi minuti,
ma non riesce ad amare i suoi simili e a vivere in pace.
L'uomo moderno ancora brutale, egoista, violento e possessivo come l'uomo
primitivo, anche se ora si nasconde dietro parole e pensieri nobili.
Questo disarmonico sviluppo dell'essere umano lo ha portato all'annullamento di se
stesso. L'uomo sull'orlo della guerra nucleare, prossimo alla totale estinzione.
Questi suoi accresciuti poteri e conoscenze non sono uniti alla giusta intelligenza e
alla giusta visione che sono invece necessari. Perch? Perch non ci siamo evoluti
psicologicamente? Perch non abbiamo mai diretto la nostra attenzione
interiormente, per comprendere i nostri pensieri e i nostri sentimenti? Siamo cos
soddisfatti, cos abbagliati dal nostro "progresso" nel mondo esteriore che abbiamo
trascurato completamente il mondo interiore della nostra coscienza.
L'ostilit dell'uomo primitivo poteva fare solo poco danno ma quella dell'uomo
moderno,con tutto il suo potere, molto pi devastante e ne stiamo subendo le
disastrose conseguenze.
Crediamo di poter risolvere il problema organizzando meglio la societ ma una
radicata illusione realizzare una societ produttiva e non violenta, con milioni di
individui violenti e aggressivi.
Anche se possibile contenere la violenza in una direzione essa si esprimer in altri
modi. Le rivoluzioni vanno e vengono, il dispotismo dell'uomo contro l'uomo non
ancora superato, ha soltanto assunto altre forme.

Una societ veramente non violenta e pacifica possibile soltanto se l'individuo si


trasforma nel suo essere.
Qualsiasi altro cambiamento insignificante, temporaneo, non risolver mai i
problemi definitivamente.
Le caratteristiche di una societ sono determinate da quelle degli individui.
Tutti i problemi che si manifestano oggi nella societ riflettono i problemi della
psiche dellindividuo.
Quindi dobbiamo soprattutto occuparci della trasformazione interiore dell'uomo e
non semplicemente di come organizzare la societ.
L'individuo cambia soltanto quando cambia la coscienza. La virt non pu essere
imposta: tutte le religioni hanno tentato di cambiare l'uomo ma non ci sono riuscite.
Se ci fossero riuscite, non avremmo tanta crudelt, guerre e odio.
Dobbiamo quindi prendere in considerazione come mai le religioni non sono riuscite
a trasformare l'uomo e imparare da questo.
Tutte le religioni hanno indicato un sentiero, una serie di virt da praticare, dei vizi
da evitare. Mettere in pratica le virt non altera di per s la coscienza dell'uomo.
Praticare deliberatamente, intenzionalmente azioni buone non produce la gentilezza
della propria coscienza, diventa un'altra acquisizione, un'altra meta nella vita, un
altro metodo per ricercare la propria soddisfazione.
La gentilezza del cuore invece si esprime spontaneamente in ogni pensiero, in ogni
parola e in ogni azione. Similmente non si pu praticare la non violenza finch si
aggressivi, finch si odia o si violenti interiormente.
La non violenza diventa solo una facciata, un'esteriorit ipocrita, una fredda e
calcolata commedia.
E' soltanto osservando le cause della violenza ed eliminandole che la violenza finir.
Cos la virt non pu essere n praticata n coltivata.
E' uno stato mentale, uno stato della coscienza che sopraggiunge quando c' la
conoscenza di s, la comprensione, la chiarezza e la visione intuitiva.
Non pu essere acquisita con uno sforzo di volont, richiede insight. E l'insight
giunge con l'osservazione, con la riflessione e con la consapevolezza sensibile.
E' la percezione della verit che libera la coscienza dalla sua ignoranza e dalle sue
illusioni; l'ignoranza che genera il disordine della psiche.
La bont deve essere spontanea, altrimenti non bont.
Qualsiasi cambiamento nella condotta esteriore dell'uomo, generato dalla paura,
dall'imposizione, dal conformismo, dall'imitazione e dalla propaganda, non
costituisce un vero cambiamento nella nostra coscienza.
Ed perci superficiale e contrastante.
La Verit, la liberazione e l'illuminazione non possono dipendere da un altro.
Da tempo immemorabile l'uomo dipende da un Guru, da una religione o da un libro
per conoscere il proprio cammino.
Krishnamurti mette in rilievo che la verit una terra senza sentiero:
"Dovete essere luce a voi stessi e non cercare la luce da un altro ".
Il ruolo di un Guru solo quello d'indicare la via: l'individuo stesso che deve
imparare. Saper imparare molto pi importante che sapere insegnare e nessuno
pu insegnare agli altri se non conosce se stesso. Ognuno deve pervenire alla verit
da se stesso. Le nostre esperienze, le tradizioni della nostra cultura e della nostra
religione non forniscono la vera risposta.

Le nostre credenze, le nostre opinioni, conclusioni e pregiudizi, ci impediscono di


vedere le cose nella loro vera prospettiva poich colorano la nostra visione.
Dobbiamo renderci conto di ci e dubitare di qualsiasi opinione, qualsiasi
conclusione che ci venga alla mente poich ci non rappresenta la verit.
E quando si indaga in se stessi per ricercare la verit e non semplicemente per
ricercare soddisfazioni che potremo apprendere.
Quel che possiamo ricevere da un altro un pensiero, una domanda, ma
l'esplorazione deve essere personale.
Finch da voi stessi non pervenite alla verit, la verit soltanto una descrizione.
C' differenza tra il Buddha e il professore di filosofia buddista; il primo ha il vero
insight, la coscienza, l'altro ne ha soltanto una descrizione.
L'uomo spesso confonde il simbolo, la parola e il concetto con la cosa reale.
Vero cristiano colui che vive secondo il sermone della montagna (e voi potete farlo
se avete la coscienza del Cristo) e non l'uomo che va in chiesa e ne adempie i riti.
Tutte le chiese, tutte le religioni organizzate sono solamente riuscite a ridurre la
grande verit semplicemente a un sistema, a un simbolo, a un rito.
Ci che importa non l'abito, l'etichetta ma il contenuto della coscienza interiore.
Il ruolo dell'insegnante, del Guru, quello di fare luce lungo la via. Non si resta ad
adorare la lampada che risplende, ma si percorre la strada fino allilluminazione.
Krishnamurti ripetutamente enfatizzava che aveva poco significato accettare o
respingere quello che lui diceva. Ha valore soltanto quando indaghiamo e scopriamo
personalmente. Qualsiasi organizzazione che tenta di propagare la verit con la fede,
ortodossia o propaganda, serve soltanto a condizionare ulteriormente la mente
dell'individuo e a renderlo schiavo.
Una significativa ricerca richiede libert dalle credenze, dai pregiudizi, dalle
conclusioni e dai condizionamenti. Ci richiede una profonda conoscenza di se
stessi. La verit non pu essere organizzata e diffusa, le organizzazioni che cercano
di fare questo non hanno valore.
La comprensione intellettuale non vera comprensione.
Spesso una risposta intellettuale soddisfa le nostre domande e ci pone fine alla
nostra ricerca.
Quando ci accade, la comprensione intellettuale un ostacolo alla scoperta della
verit. La verit molto pi profonda della logica e della ragione e la risposta
intellettuale non una risposta completa.
La comprensione intellettuale pu servire soprattutto a qualcosa di superficiale.
La comprensione pu essere confermata dai libri o da parte di altri, ma solo un
modello di pensiero, parte della memoria, da non confondere con la realizzazione
della verit. Cos, se la comprensione intellettuale limitata, allora cos' che rivela la
verit? Si deve osservare noi stessi come fa uno scienziato quando osserva un
fenomeno che gli interessa; non vuol cambiarlo, l'osserva senza influenzarlo, senza
far s che le sue scelte interferiscano con quello che osserva.
Quando osserviamo noi stessi in questo modo, con passiva consapevolezza, senza
formare una frettolosa opinione o una precipitosa conclusione, agendo con pazienza
e con scetticismo, soltanto allora potremo scoprire cosa vero e cosa falso e il falso
cadr da solo senza alcuno sforzo di volont.
Allora l'ignoranza si dissolver alla luce della comprensione.

Senza questo obiettivo e senza l'appassionata, autentica ricerca, ha poco significato


identificarsi in un gruppo, credere a una teoria, a una fede.
E' una tragedia della nostra vita non essere stati educati a guardare nel modo
giusto. Ci occupiamo solo del mondo esterno e non sappiamo se il piacere porta
felicit, se il desiderio e l'attaccamento sono la stessa cosa dell'amore e perch le
diversit fra gli uomini si trasformano in diseguaglianze.
Se vediamo con chiarezza che perseguire il piacere non porta la felicit, allora la
nostra prospettiva verso la vita si trasforma e il perseguimento del piacere cade
senza alcuno sforzo o sacrificio.
Allora si raggiunger una naturale austerit, totalmente diversa dalla pratica auto
imposta. E colui che realmente realizzato che si rende conto che non diverso da
un altro essere umano: facciamo parte della stessa Coscienza!
Se, per ipotesi, togliamo a un uomo i suoi averi, la sua conoscenza, le sue credenze,
e guardiamo nella sua coscienza, veramente diversa da quella di un altro essere
umano? Come la casta, il colore, la fede di un essere umano non mutano la
composizione del suo sangue, le sue qualit sia mentali che fisiche non alterano la
sua coscienza. E' la mancanza di consapevolezza che ci divide.
Conclusione.
L'umanit presa da una grande illusione, crede di poter risolvere i suoi problemi
legiferando riforme politiche e sociali, aumentando il progresso scientifico e
tecnologico per una maggiore conoscenza, una grande ricchezza, un grande potere e
un grande controllo. Ma sono come l'aspirina e non curano la malattia.
Non resta molto tempo perch la malattia si aggrava rapidamente e sta per
estinguere l'"Uomo".
Se l'uomo non si trasforma interiormente, mutando nella sua psiche, presto far
parte di quelle sfortunate creature che sono vissute su questo pianeta e poi si sono
estinte perch non hanno saputo adattarsi.
Traduzione a cura del Gruppo Teosofico Roberto Hack di Firenze.
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La definizione del Tempo


di Julian Barbour.
Julian Barbour inglese ed un teorico di astrofisica e del tempo. La sua teoria
che lUniverso quantico sia statico, esistente come un set di stati indipendenti dal
tempo, governato solo dalla loro probabilit. La nostra nozione di tempo deriva
dallosservazione di questi stati. Dice Barbour: ... Il tempo una illusione. I fenomeni
dai quali deduciamo la sua esistenza sono reali, ma li interpretiamo in modo sbagliato.
I miei argomenti sono presentati in The End of Time (La fine del tempo - n.d.T.)
D.: Qual la sua definizione di tempo?

JB.: Dobbiamo stare molto attenti perch ci sono due forme di fisica ben distinte.
Nella fisica classica, il tempo qualcosa come un invisibile filo per stendere i panni.
In ciascun punto lungo quel filo, luniverso ha una qualche sistemazione delle sue
parti, qualche struttura particolare. Si pu immaginare di fare unistantanea di
quella particolare configurazione di come luniverso si presenta, poi si pu
appenderla al filo del tempo che gli corrisponde. Un minuto pi tardi si pu fare
unaltra istantanea e molte cose nelluniverso si saranno mosse in qualche modo.
Perci si otterr unistantanea leggermente diversa da appendere al filo un minuto
pi tardi. Allora si avrebbero molte istantanee appese al filo della biancheria, tutte
con la loro corretta spaziatura. Questo esattamente quello che Isaac Newton
pensava del tempo ed ancora il modo in cui la gente pensa al tempo tuttoggi.
Ora, per ci che riguarda la fisica classica, al punto iniziale del mio lavoro molto
semplice dire: beh, guarda, in effetti, il filo dei panni non serve assolutamente a
niente. Luniverso non ha una struttura esterna di questo tipo. Mi sono messo a
descrivere, secondo la fisica classica, come le cose cambiano la loro posizione nel
mondo, ma buttando via quel filo.
Sono riuscito a farlo, e penso che la gente riconosca sempre pi che quello un
modo interessante e possibile di guardare le cose. Nella fisica classica, io non
cambio lidea che esista una sequenza unica di eventi. Sto solo dicendo che non c
bisogno di un filo su cui stenderli.
Supponiamo di avere un universo composto da solo tre particelle. Potremmo fare
delle istantanee di quelle tre particelle creando la storia di questo universo. Potrebbe
esserci unintera successione di queste tre particelle che formerebbero dei triangoli.
Si potrebbero immaginare triangoli appesi al filo dei panni.
Luniverso newtoniano di tre particelle sarebbe solo una successione di triangoli.
La meccanica quantistica tutta unaltra storia. Presume che non ci sia una singola
successione di stati. C ogni possibile successione di stati.
La meccanica quantistica presume che tutti i triangoli siano presenti allo stesso
tempo ed alquanto sbagliato pensare ai triangoli allineati su un filo. Formano come
uno spazio multidimensionale. Si potrebbero anche immaginarli in un grande
mucchio. Ritornando alla foto newtoniana, poich mi sono sbarazzato del filo dei
panni , si potrebbe chiamare ogni triangolo individuale, che sto descrivendo in
questo modellino, un istante di tempo. Non c un filo dei panni, non c nessuna
linea del tempo, ma ci sono istanti individuali di tempo ed essi sono come delle
istantanee delluniverso. Sono appunto quelli che formano luniverso in ogni dato
istante. Per avere unimmagine appropriata della meccanica quantistica, si deve
ampliare la propria visione e pensare che tutti gli istanti possibili di tempo, tutte le
forme possibili delluniverso sono presenti nello stesso momento. La meccanica
quantistica molto, molto diversa e le mie idee non cominciano ad avere
implicazioni entusiasmanti finch non si assume la possibilit che possano esserci
tutte contemporaneamente. Questo un grosso cambiamento. La meccanica

quantistica molto misteriosa. Sembrano esserci delle probabilit ed ora ci


addentriamo in acque molto profonde. La meccanica quantistica, quando si cerca di
interpretarla, molto profonda. In un modo o nellaltro ci sono delle probabilit per
questi possibili istanti di tempo, i triangoli del mio modello o istantanee dellintero
universo e se siamo realisti, in qualche modo ognuna di esse ha una probabilit, che
determinata con una regola ben definita. Questa la figura matematica che
emerge, o almeno emersa da quello che sto facendo e proponendo. E molto, molto
diverso dal metodo ortodosso in cui uno pensa al tempo.
D.: Qual la grande implicazione della meccanica quantistica nel cambiare la
definizione del tempo da parte sua?
JB.: La cosa veramente interessante la legge che determina quali probabilit ha
ogni istante di tempo - ogni possibile configurazione delluniverso - e come funziona.
Questo ha grandi implicazioni potenziali per la causalit, la predeterminazione e
molte altre cose, perch presuppone che luniverso funzioni in un modo molto
diverso. Nel vecchio modo di vedere ed il modo in cui praticamente tutti i miei
colleghi fisici ancora pensano quando leggo un articolo di fisica in cui ci sono
condizioni iniziali e poi ci sono leggi come luniverso si evolve.
Per qualche ragione vengono create le condizioni iniziali, sia da Dio o
spontaneamente, e poi le leggi prendono il sopravvento e luniverso si evolve da solo
Perci quello che troviamo intorno a noi ora la conseguenza di quello che stato
creato in un passato molto lontano o nel big-bang. Non credo affatto che la legge
funzioni cos. Penso che sia una legge che funzioni tutta dun colpo e scelga delle
probabilit e tutte in modo olistico. In un certo senso, dico che gli istanti di tempo
stanno competendo o collaborando uno con laltro per avere pi probabilit possibili.
Suona tutto molto astratto e difficile. E una congettura da parte mia, ma penso che
sia cos.
D.: Il cambiamento diventa qualcosa di molto pi reale in ogni momento, piuttosto
che nel modo passato di vedere le cose, anche se a volte gli scienziati descrivono
qualcosa in termini di fisica quantistica ancora con un modo di pensare lineare.
JB.: Quello che veramente conta ora, non il cambiamento ma la differenza. Due
cose, che sono pi o meno le stesse ma non esattamente le stesse, possono avere
diverse probabilit. Questo tutto determinato, a mio avviso, da unenorme legge,
che in qualche modo determina tutte le probabilit nello stesso momento. Sono tutte
in risonanza luna con laltra. Se le cose sono fortemente in sintonia le une con le
altre, allora questo le aiuta ad avere una maggiore probabilit. E proprio un bel
modo olistico di pensare. Non stato programmato in quel modo ma piace alla gente
con inclinazioni religiose e filosofiche perch uno pu vedere tutta la creazione
contemporaneamente. Da parte mia non provengo da nessuna corrente religiosa.
Penso che abbia pi a che fare con il fatto che la scienza lavora con leggi e in un
certo senso, le leggi sono qualcosa di eterno.
Questo introduce la visione teista delle cose.

D.: Gli scienziati pi convenzionali al di fuori della fisica, pensano ancora in termini
di fisica classica, in termini di una visione lineare e materialista. Lei sta dicendo che
molti fisici pensano ancora in quel modo?
JB.: S, penso sia vero.
D.: Come si pu apportare un cambiamento di pensiero?
JB.: Per prima cosa, non facile cambiare il modo in cui la gente pensa. Questo
un processo che richiede molto tempo, per usare il linguaggio convenzionale. Ci
vollero qualcosa come 150 anni perch la proposta di Copernico fosse generalmente
accettata. La meccanica quantistica ha uninterpretazione notevole e radicale, detta
interpretazione dei mondi multipli.
Allinizio poche persone la presero seriamente. Circa dieci anni fa un piccolo gruppo
di studiosi che cercavano di dare un senso alla cosmologia e alla meccanica
quantistica, cercarono di creare quella che si potrebbe definire cosmologia quantica.
La maggioranza di queste persone favorirono linterpretazione dei mondi multipli
perch si trovarono nellassoluta impossibilit di dare un senso alla meccanica
quantistica. Penso che sia una prova chiara che molri ricercatori prendono
seriamente in considerazione linterpretazione dei mondi multipli.
Se diventa lopinione di maggioranza tra i fisici allora lidea che ho proposto nel mio
libro sar molto pi facile da accettare per la gente.
La cosa migliore che mi potrebbe succedere sarebbe che gli scienziati cominciassero
seriamente a cercare di smentire la mia teoria.
Se non ce la fanno, allora viene fuori il meglio.
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LUniverso Ingenuo
di Elena Gabbiani.
Il mito una spiegazione velata della verit,
lapertura segreta attraverso cui le inesauribili energie del cosmo
traboccano nelle manifestazioni culturali umane. Joseph Campbell

Introduzione.
La parola fisica, come ben noto, deriva dal greco e significa natura.
Letimologia fornisce due indizi: il primo che lorigine della fisica, intesa come
scienza razionale, si fa risalire ai filosofi naturalisti greci, i primi ad avere a
disposizione un potente strumento, la geometria deduttiva euclidea, per poter
sistematizzare le loro osservazioni; il secondo che tale scienza, fin dai suoi
primordi, ha avuto come ultimo e massimo scopo quello di riuscire a fornire risposte
alle domande umane riguardanti lestremamente varia molteplicit dei fenomeni

naturali. Se con inizio della fisica si volesse intendere linizio di quella passione
delluomo per la conoscenza della natura che da sempre lo spinge a porsi domande e
a cercare risposte, lincipit avrebbe allora una data di molto precedente al VI sec.
a.C.; in questo caso si potrebbe infatti affermare che la fisica nata con il primo
uomo, quando si pose la prima domanda. Di queste domande, la maggior parte sono
state formulate guardando verso lalto: la contemplazione dei cieli stata e rimane
una delle pi lunghe e affascinanti avventure della mente umana. La suggestione, il
fascino e lo sgomento che tali osservazioni hanno provocato, in passato fecero s che
astronomia e cosmologia permeassero ogni attivit umana. Luomo primitivo viveva
immerso nellUniverso circostante con una compartecipazione ben pi totalizzante,
anche se ovviamente meno consapevole, delluomo moderno. Chi possedeva le
chiavi per leggere e interpretare il cosmo suscitava rispetto e timore nelle proprie
genti. Le inevitabili lacune della conoscenza umana si prestarono spesso ad essere
riempite da credenze irrazionali (cos almeno come oggi ci appaiono) che portarono
a miti e a dogmi religiosi.
Anche la cosmologia, complesso di dottrine scientifiche o filosofiche che studiano
lordine, i fenomeni e le leggi delluniverso, e la cosmogonia, cio quella unione di
miti e di teorie che ogni popolo ha elaborato per rendersi ragione dellorigine
dellUniverso, sono state campo di battaglia di un conflitto che ancora oggi si
combatte su diversi fronti: quello tra comprensione e ignoranza.
Il termine cosmologia entrato nel linguaggio filosofico soprattutto per opera di
Emmanuel Kant, che indic col nome di cosmologia razionale quella scienza
delloggetto la quale, volendo intendere il mondo nella sua assoluta totalit e
universalit, esce di fatto dai limiti della possibile esperienza, e cade quindi nelle
antinomie; oggi il termine cosmogonia, in molti testi, usato con il significato di
mito della creazione, mentre con cosmologia si intende la spiegazione figurativa
delluniverso e della causa dei suoi moti; le due parole sono divenute comunque,
anche se in modo non propriamente esatto, equivalenti.
Per questo motivo in questo breve saggio si useranno i due termini come sinonimi,
visto che lo studio dellorigine delluniverso imprescindibile dalla sua attuale
forma, e viceversa.
Va tenuto presente comunque che per un gran numero di secoli le parole
cosmogonia e cosmologia sono state riferite prevalentemente alla nascita della
nostra terra e non delluniverso inteso modernamente.
Le cosmologie pi antiche potranno apparirci ingenue: le nostre attuali conoscenze
sono in grado di confutare pienamente lasserzione che, per esempio, sia una
lucertola a circondare e tenere unito il nostro mondo.
Esemplifichiamo la questione con una analogia: nel passaggio da due a tre
dimensioni, quello che sembrava un piano su cui giacciono due circonferenze
completamente separate, ci appare come un anello tagliato orizzontalmente dal
piano su cui ci sembrava giacessero le circonferenze.

Fig.1.
La nostra conoscenza attuale ha, per cos dire, aggiunto una dimensione in pi al
nostro punto di vista scientifico, rendendolo pi completo e in grado di smascherare
alcuni miti e dogmi. Questo gap ci rende, in molti casi, indubbiamente pi
tranquilli e fiduciosi nelle nostre capacit di comprensione rispetto a quelle dei
nostri predecessori. Ma per apprendere in quale direzione si sviluppi la fisica, c
solo un mezzo: confrontare il suo stato attuale con quello di unepoca anteriore (M.
Planck, La conoscenza del mondo fisico).
Studiando il passato si diventa pi consapevoli del cammino delluomo in quella che
si pu definire proto scienza e quindi delle basi su cui poggiano le nostre attuali
conoscenze scientifiche.
Non si pu inoltre negare la bellezza e il fascino ancestrale racchiuse nelle storie del
mondo; gli uomini che ci hanno preceduto le hanno raccontate nel tentativo di
rispondere alle stesse domande che ancora oggi sono la spinta di ogni ricerca
umana, sia interiore che scientifica.
Le domande, comuni agli uomini di ogni cultura e civilt, trovano quindi una prima
risposta nelle cosmologie primitive, se con questo termine intendiamo i sistemi non
scientifici nel senso moderno del termine sviluppatisi prima delle teorie greche a
tutti note o parallelamente ad esse, ma senza subirne le influenze.
La lettura delle cosmogonie antiche porta a unulteriore riflessione: baster molto
meno di qualche migliaio di anni a trasformare la nostra scienza in proto scienza.
Oggi con il termine energia oscura si intende quel fluido cosmico dalle propriet
peculiari (come una pressione negativa, capace di produrre una forma di repulsione
gravitazionale) che stato ipotizzato per l'auto consistenza dello schema attuale
delluniverso: esso appare infatti piatto, ma manca la materia, anche oscura, che
potrebbe renderlo tale; per di pi appare in espansione accelerata.
Se qualcuno sostenesse che un tale fluido (curioso e inquietante il nome che stato
scelto per descriverlo: quintessenza), non altro che il nutrimento di quella enorme
lucertola che racchiude luniverso, espandendosi con esso, nessuno scienziato
attuale potrebbe dimostrare il contrario.

Le cosmologie mesopotamiche.
Le prime idee sui fenomeni celesti aventi un qualche carattere scientifico, ricavate da
osservazioni compiute a scopo di indagine, si trovano, assieme a una cultura gi
molto avanzata, presso gli antichi popoli orientali dellAsia Minore. Una tavoletta
cuneiforme proveniente da una regione babilonese e databile IX-VIII sec. a.C.,
[fig. 2],fornisce la pi antica rappresentazione grafica dellintera superficie terrestre,
nei limiti delle conoscenze dellepoca. Il disegno, inciso con lo stilo sullargilla fresca,
localizza una serie di citt (Babilonia, Der, Susa, ecc.), paesi stranieri (Assiria,
Uratru) e strutture topografiche (montagna, palude, canale, citt) visualizzate da un
punto di vista centrale: la citt di Babilonia, posta, in modo corretto, a cavallo delle
rive destra e sinistra dellEufrate.A parte lorientamento geografico
sorprendentemente corrispondente alle moderne convenzioni geografiche, risulta
molto interessante la loro rappresentazione dellignoto. Due cerchi concentrici,
allinterno dei quali collocato loceano, circondano interamente il continente. Al di
l delloceano sono disegnate varie aree triangolari, disposte come raggi di stella e
definite distretto, regione, che probabilmente alludono a isole o regioni remote,
situate oltre il mondo conosciuto. Spazi vuoti, privi di segni grafici e di didascalie,
segnano gli intervalli fra i vari triangoli: lignoto assoluto. Vale la pena di
sottolineare il notevole livello di astrazione figurativa che caratterizza la stesura della
mappa babilonese: la corona circolare (loceano), i triangoli isosceli (regioni o isole
remote), la sagoma rettangolare dello stampo di un mattone dargilla (la citt di
Babilonia), il profilo ovoidale dellocchio di un bue (le montagne del Nord), le due
linee parallele (il corso dellEufrate), i vari cerchietti disposti a raggiera entro il limite
interno delloceano (citt e paesi vari): una sofisticata combinazione di realt
concrete al servizio di precisi paradigmi mentali.

Fig.2

Fig.3

La visione orizzontale del mondo, schematicamente rappresentata in forma radiale,


trova il suo complemento in una visione verticale che comprende, in sequenza, il
cielo, la superficie terrestre e il mondo sotterraneo [fig. 3]. Questa ripartizione su un
asse verticale dei tre settori corrisponde a una rigida collocazione dei soggetti che
operano nellinsieme cosmico: gli dei immortali nel cielo; gli esseri umani, mortali,
sulla superficie terrestre; i defunti nel mondo sotterraneo. Alcuni studiosi
sostengono che l'universo babilonese fosse concepito come una montagna appuntita,
suddiviso in strati sovrapposti di uguale dimensione e forma, separati dallo
spazio.La famosa torre a sette piani eretta dal biblico Nabocodonosor (604 a.C. ) in
Borsippa, sobborgo della citt di Babilonia, essendo a sette piani, si pu vedere
come un monumento astronomico per i sette astri: sole, luna, e i cinque maggiori
pianeti che percorrono lo zodiaco. Alcuni critici pensano che essendo la torre
chiamata "tempio dei sette compartimenti del cielo e della terra" simboleggi piuttosto
le sette divisioni dell'universo, cio la terra abitata, circondata da quattro regioni
corrispondenti ai quattro punti cardinali, al di sopra il cielo e al di sotto il regno dei
morti. Cielo, terra e abisso sono il risultato di una originaria creazione, operata dalla
divinit attraverso fasi successive di separazione e ordinamento, a partire da una
realt caotica e informe. I numerosi miti cosmogonici tramandati dalla letteratura
mesopotamica trovano ampio riscontro nella narrazione biblica del primo capitolo
della Genesi. I Babilonesi recuperarono le idee dei Sumeri dell'universo a livelli. Per i
Sumeri l'universo non aveva limiti, n nel tempo n nello spazio, ma era eterno ed
infinito. Essi lo chiamavano il mare primordiale; in un indefinito punto di esso era
sospesa una sfera divisa nettamente in due parti. Quella superiore era il cielo,
chiamato AN, sul quale si muovevano tutti gli astri. La parte inferiore della semisfera
era il mondo sotterraneo, che non si poteva vedere, e nel quale erano collocati gli
inferi, KUR. Tra le due semisfere vi era un disco piatto, la Terra, chiamata KI. La
Terra galleggiava su un disco pi grande, chiamato APSU, da cui si alimentavano
tutte le fonti della terra, che era composto da acqua dolce e circondato da un oceano
immenso e da alte montagne. La genesi dell'universo dei Sumeri pone all'inizio del
tempo solo il mare primordiale, rappresentato dalla dea madre NAMMU; da essa
presero origine AN e KI, strettamente uniti in un'unica sostanza, chiamata la
montagna cosmica, dalla quale ebbero origine gli ANNUNAKI, gli dei principali, che
rappresentavano le varie forze della natura ma anche gli attrezzi di uso quotidiano.
I Sumeri ritenevano inoltre che i movimenti dei corpi celesti, in modo particolare del
sole, rivelavano che il disco piatto della terra era limitato in estensione. Ogni notte il
sole calava sull'orizzonte occidentale e il mattino seguente si alzava da quello
orientale: era chiaro che durante la notte andava a finire sotto la terra, cos come
faceva la luna in determinati periodi. Le culture mesopotamiche elaborarono un'altra
idea importante, quella della lotta e della vittoria delle potenze della luce su quelle
delle tenebre. Il mito babilonese della creazione (Enuma elish) infatti
completamente diverso da quello sumero: la calma, la linearit, la semplicit del

modello dei Sumeri si contrappongono nettamente alla nascita dell'universo


babilonese, fin dall'inizio caratterizzato da scontri sanguinosi. Nel mito babilonese
Marduk, il dio ordinatore del mondo, vinse ed uccise Tiamat, il dio delle tenebre e
del caos, e dal suo corpo spaccato in due ebbe origine sia la calotta del cielo, nella
quale furono fissati i percorsi del Sole, della Luna e delle stelle, che quella della
terra. Marduk cre inoltre le stazioni degli dei, dei quali le stelle erano immagine e
rappresentazione ; determin l'anno e, per ognuno dei dodici mesi, fiss tre stelle,
quindi stabil il tempo attraverso le costellazioni. Il mutare delle costellazioni era
visto come un mezzo necessario per il mantenimento dei contatti tra il cielo e la
terra: l'osservare il cielo era perci un continuo dialogo tra dei e uomini. Alcuni
studiosi parlano di fallimento scientifico nell'area mesopotamico mediterranea che,
quanto a presenza di civilt e a contatti fra le diverse civilt, non seconda a
nessuno. In questa area geografica, Sumeri, Babilonesi, Assiri, Persiani, Greci e
Arabi costituirono un caso interessante di successione di culture in cui avvenuto
un enorme passaggio di conoscenze, ma senza che in nessuna di esse si verifichi la
nascita di qualcosa che assomigli alla attuale concezione di scienza. L'analisi del
caso babilonese ha dimostrato, per alcuni studiosi, che la concezione del cosmo e
della sua origine la causa del fallimento scientifico: gli uomini che non riescono a
rendersi ragione del cosmo perdono progressivamente la fiducia nelle proprie
capacit di indagine.
Le scoperte archeologiche relative alla civilt babilonese rivelano elevatissime
conoscenze in campo matematico, astronomico e chimico. Le celebri tavolette di
creta ritrovate a partire dal secolo scorso mostrano che i babilonesi conoscevano
strutture algebriche riconducibili alle equazioni di secondo grado, elenchi di
centinaia di piante e composti chimici accompagnati da descrizioni delle loro
propriet, ed elenchi lunghissimi di posizioni planetarie. Queste ultime rivelano che
Ipparco si bas sui dati astronomici babilonesi per scoprire la precessione degli
equinozi, una delle pi grandi scoperte scientifiche di tutti i tempi. La stessa
scrittura, non geroglifica, indice di una straordinaria capacit di astrazione. In altri
termini, gi presso i Babilonesi, sono presenti molte delle condizioni che possono
portare alla nascita della scienza, nel significato moderno del termine.
Tuttavia altre tavolette di creta rivelano che, accanto a questi fatti, convivono
credenze mitico religiose elementari e violente.
Il fallimento dell'impresa scientifica nelle culture antiche pu quindi trovare una
spiegazione estendendo ad esse il giudizio che John Needham formul riguardo alla
Cina: quelle culture persero il coraggio intellettuale di investigare fenomeni di piccola
scala dopo avere perduto fiducia nella loro razionalit sulla scala pi grande possibile
(cio il cosmo).
Resta da chiarire se il punto di vista moderno riguardo alle conoscenze scientifiche
lunico punto di vista possibile.

Le cosmologie egiziane.
La cosmologia egiziana si basa su coerenti principi scientifici e filosofici dell'universo
come un tutto. La totalit della civilt egiziana fu costruita su una tensione alla
comprensione completa e precisa delle leggi universali. Questa tendenza alla
comprensione profonda si manifest in un sistema concreto, coerente e correlato,
dove arte, scienza, filosofia e religione erano intrecciate e impiegate
simultaneamente in una singola ed organica Unit. Le prime immagini delluniverso
bambino (a soli 300.000 anni dal Big Bang), mappe ad alta risoluzione della
Radiazione di Fondo a Microonde diffuse dal progetto Boomerang, confermano lo
scenario del cosiddetto universo piatto, descritto dal modello inflazionistico. In un
sofisticato modello cosmologico che descrive luniverso come un funambolo sapiente,
che rester sempre in bilico sul filo che separa leterna espansione dal ripiegamento
che porterebbe al collasso finale, stupisce scoprire leco di quella idea di equilibrio
precario ma non statico che domin le concezioni egiziane delluniverso.
E necessario parlare di concezioni, al plurale, perch quello che ci pervenuto non
ununica opera, ma le domande e i tentativi di risposte che uomini diversi, in
luoghi diversi, nellarco di circa tremila anni hanno formulato. Tutti questi modelli
(ovviamente non matematici) hanno in comune la consapevolezza della fragilit
dellordine naturale.
Nellantico Egitto la creazione delluniverso non data una volta per tutte: quel
momento zero indicato nei testi come la Prima Volta, ma ogni attimo trascorso
dopo il momento iniziale ripete la creazione, e sottolinea la tensione perenne tra
esistente e non esistente. In ognuna delle diverse cosmogonie che ci sono giunte, a
partire dai testi incisi sulle piramidi nel III millennio a.C., la Prima Volta ha come
scenario una distesa liquida illuminata, immersa nelle tenebre: il Nun. Le riflessioni
egiziane attorno a questa entit o a questo stato della materia, sono quanto di pi
simile ad una teoria scientifica e laica che lEgitto abbia prodotto.
Il Nun non divent mai unentit divina ma fu il vero protagonista delle varie
cosmologie.
Il Nun non acqua, bench il termine sia imparentato con flutti e contrassegnato
con il geroglifico caratteristico dei liquidi ; la lingua egiziana us infatti un altro
simbolo per indicare lacqua, visto che essa uno degli elementi creati, mentre il
Nun anteriore. Inoltre esso il non esistente, in esso non vi spazio n tempo,
non vi movimento n luce.
Il non esistente per gli antichi Egiziani non coincide dunque con il nulla, ma con la
materia sottratta alle leggi delluniverso spazio temporale e aggregata in ununica
unit compatta.
Materia e energia: tutto gi presente da sempre, ma in uno stato di sonnolenza.
Questo il quadro, immobile, del non-tempo che precedette la Prima Volta.

Il Cielo e la Terra.

Nella riproduzione sopra, luccello con la stella sul capo Venere; proseguendo
verso destra abbiamo Saturno e Giove in piedi su delle barche; poi troviamo Iside e,
accanto, Orione con le tre stelle delta , epsilon e zeta, o Mintaka, Alnilam e Alnitak,
cio le stelle della "Cintura di Orione". La natura dellevento che interviene a spezzare
la staticit di quellequilibrio uno dei punti critici di tutte le cosmologie, e quelle
egiziane non fanno eccezione: del resto questo un perch che non ha risposte
chiare nemmeno nei modelli cosmologici moderni. Le cosmogonie riguardanti pi
strettamente la creazione della terra e degli uomini sono di vario tipo, e molte di
queste sono comuni ad altre culture. La concezione egiziana delluniverso era
sostanzialmente molto simile a quella babilonese. Luniverso era rappresentato come
una scatola rettangolare, con il lato maggiore diretto da nord a sud e con un fondo
leggermente concavo, al centro del quale stava lEgitto. Il cielo era un soffitto piano o
arcuato, sostenuto da quattro colonne o picchi montuosi e le stelle erano lampade
appese al cielo per mezzo di funi. Attorno allorlo della scatola correva un grande

fiume, sul quale navigava una barca che portava il Sole. Il Nilo era una diramazione
di questa corrente. Ma ci che veramente peculiare alla cultura egiziana, o che
almeno essa espresse con straordinaria chiarezza e coerenza, lidea che la
creazione non la trasformazione totale e irreversibile del non essere allessere. Il
mondo creato solo una nicchia scavata nellinfinit del non essere che, proprio
perch infinito, non pu essere interamente trasformato: al di l dellessere, del
mondo creato e visibile, si estende senza fine la liquida distesa del non esistente, in
cui le leggi del cosmo cessano di essere valide. Cos come i loro dei, che sono
destinati a incontrare la morte, anche luniverso non durer in eterno per gli
Egiziani: un giorno esso torner alla sua unit originaria.
Le cosmologie dellAmerica precolombiana.
Siamo solo un sogno, emergiamo da un sogno: tutto come un sogno.
Questo frammento di canto azteco racchiude perfettamente tutta lessenza delle
civilt precolombiana, dallAlaska alla Terra del Fuoco. Gli abitanti di queste terre
sapevano benissimo che la realt che ci circonda solo lombra del mondo reale,
riflesso del mondo celeste. Un mondo in cui i confini tra uomo e natura, tra soggetto
e oggetto, sono assolutamente indefiniti. I termini pi comuni per descrivere
luniverso precolombiano, in particolare quello delle culture maya e aztechi, sono
stupore e meraviglia. E un mondo fatato creato da persone dotate di una fantasia
senza briglie, in cui luminosi viaggiatori stellari convivono con la presenza di forze
extraterrestri; un palcoscenico dove nel corso del tempo si sono susseguite a
ondate civilt sublimi, sbucate dal nulla e l sparite, assorbite o sostituite da altre,
in cui troviamo piramidi e citt che riportano messaggi galattici codificati e saggi di
arcane e inquietanti conoscenze mistico scientifiche. Nella cosmogonia azteca il
mondo ha conosciuto quattro ere, quattro soli, prima di quello attuale. Ogni periodo
era controllato da una divinit che aveva il compito di reggere il sole. Dopo qualche
tempo questo dio veniva sconfitto da un altro e cadeva sulla terra, diventando
lartefice della sua distruzione attraverso un uso deviato della sua forza. In ogni era
luomo condizionato dal potere di un elemento primario e subisce una
trasformazione: un processo alchemico per passare dal mondo della materia a
quello dello spirito. Si susseguono cos il periodo Terra, il periodo Vento, il periodo
Pioggia e il periodo Acqua. Ogni era si chiude con un fallimento e la materia ritorna
inerte: gli dei con i loro poteri non sono capaci di creare un ordine stabile.
L'universo degli aztechi era quindi un universo fragile, continuamente minacciato
dalla imminente distruzione, nel quale gli uomini svolgevano un ruolo insignificante:
il loro unico dovere era quello di combattere e di morire per gli di e per la
conservazione del mondo, fornendo il sangue dei sacrifici.
I mexicas rappresentavano il mondo come una croce di Malta: l'oriente, regione della
luce e della fertilit, in alto; il nord, regione delle tenebre e dell'aridit, a destra;

l'occidente, regione delle nebbie e dell'origine dell'uomo, in basso; il sud, regione del
sole di mezzogiorno, a sinistra. Lo spazio cos suddiviso in diverse aree e messo in
relazione col tempo: il giorno o l'anno assumono quindi le caratteristiche assegnate a
ogni punto cardinale. Tutta la cosmologia azteca era dominata dall'immagine delle
quattro direzioni, a cui si deve aggiungere una quinta, il centro: tale concetto si
trova in tutte le manifestazioni religiose del popolo azteco. Il geroglifico pi familiare
una figura che, pur con infinite varianti (di cui la pi famosa la Pietra del Sole),
formata sempre da quattro punti unificati da un centro, disposizione chiamata
quicunce. Il cinque la cifra del centro, il quale a sua volta costituisce il punto di
contatto fra il cielo e la terra. La Pietra composta da 8 cerchi concentrici che
formano delle corone circolari. Nel cerchio esterno che circonda il tutto, due serpenti
si congiungono, la testa in basso, e rappresentano il giorno e la notte (TonatiuhXiutecutli) ma sono solamente due aspetti di una stessa cosa. La distribuzione
concentrica si adatta alla funzione dei pianeti. I due serpenti sono divisi in 13
segmenti (13 cieli) che sono l'immagine dell'universo contenente tutto. Sono lo yin e
lo yang, il giorno e la notte che ci avvolgono. Sono anche la Via lattea, la galassia che
contiene il nostro sistema solare. Per gli Aztechi, la Via lattea rappresenta la pi
grande forza di espansione rispetto all'uomo, prima di arrivare alla Totalit assoluta.
Quando venne incisa la famosa Pietra del Sole nella quale gli aztechi registrarono la
storia delle precedente creazioni, il pianeta si trovava nel quinto esperimento
cosmico, il periodo del Quinto Sole. In questo periodo Quetzalcolt il Serpente
Piumato, una delle poche divinit azteche non truculente in cui si congiungono i
poteri antitetici del cielo e della terra, rinasce sotto spoglie umane e, dopo varie
vicende che portano anche alla nascita della rappresentazione magica dei 4 angoli
della terra, si costruisce unimbarcazione fatta di serpenti e parte verso il luogo in
cui nasce il sole. Prima di andarsene per avverte che ritorner nel suo regno in una
data che corrisponde al 1519 d. C. : esattamente lanno in cui Hernn Corts giunge
in quelle terre, con una croce come insegna. La storia ci insegna come and a finire.
Oltre allo sviluppo di scienze esatte come lastronomia e la matematica e di arti come
larchitettura, i Maya diedero una loro spiegazione allorigine del mondo, alla forma
delluniverso e alle divinit che lo abitano. Il modo di interpret are il cosmo e di
vincolarsi ad esso influenzava la vita quotidiana e forniva risposte agli interrogativi
mistici e religiosi della comunit. Definiva, allo stesso tempo, il sacro e il profano, il
passato, il presente, il futuro e il ruolo di ogni persona. Siamo in presenza di una
cosmogonia che attribuiva alle divinit la chiave interpretativa di tutto. Le antiche
popolazioni andine dividevano il mondo in tre livelli: quello superiore abitato dagli
Dei, il livello terrestre, sede degli umani, ed il livello inferiore ove sta il regno dei
morti. I documenti maya pi interessanti, come quelli che si ricavano dal Codice
Rios, evidenziano come essi fossero, tra tutti i popoli precolombiani, quello pi
avanzato nello studio del cielo. Graficamente luniverso maya un quadrato piatto
delimitato da una lucertola il cui corpo ricoperto da simboli planetari.

Dentro questo quadrato si dispongono i tre livelli cosmici: il cielo, Caan; la terra,
Cab; e linframundo, Xibalba. I Maya ponevano la Terra al centro del cosmo. Per
loro la Terra era una superficie piatta, quadrata, il cui asse principale era il percorso
del Sole. Del centro della terra nasce una enorme pianta (ceiba), il cui tronco e i cui
rami sostengono il cielo e le cui radici penetrano nellinframundo. Ogni spigolo del
quadrato rappresenta un punto cardinale, con colori diversi: al nord corrisponde il
bianco; al sud, il giallo; allest (punto pi importante per questa civilit), il rosso e
allovest il nero. I maya, come gli aztechi, introducono un quinto punto cardinale, il
centro, a cui si assegna il colore verde. In ognuna delle prime quattro direzioni,
esattamente negli angoli, abita un Bacab dio caricatore, la cui missione sostenere
con le mani una parte delluniverso. Grazie ai bacabes le stelle, i pianeti e i
rimanenti corpi celesti rimarranno in eterno nelle proprie posizioni. Come nei miti
cosmogonici propri di altre culture, anche i maya ritenevano che l'universo avesse
avuto origine dal silenzio e dalle tenebre primordiali. Fu la parola a dar vita al
creato, grazie ai progenitori Gucumatz, Ixpiyacoc e Ixmucan, i quali plasmarono
anche il genere umano, per il quale tentarono vari materiali non soddisfacenti,
finch ricavarono l'uomo ideale dal mais. Secondo i maya, tre cieli, retti da divinit
chiamate Oxlahuntiku, erano disposti sopra la Terra, la quale stava poggiata sulla
coda di un enorme coccodrillo che nuotava nell'oceano; quando questo mostro si
muoveva sulla Terra si manifestavano i terremoti. La volta celeste era formata da 13
strati o cieli, ognuno dei quali era abitato da un Dio. Nel primo livello si trovava la
Terra; nel secondo le nubi e la Luna; nel terzo le stelle fisse; nel quarto si muoveva il
Sole e nel quinto c'era Venere. Salendo ancora si trovavano le comete, i venti e le
tempeste, la polvere, fino ad arrivare all'ultimo cielo in cui abitava il creatore dello
spazio, del tempo e degli Dei stessi. Sotto la Terra c'era invece il regno degli inferi,
anch'esso diviso in livelli ciascuno abitato da un Dio della notte; il primo era anche
in questo caso il livello della Terra. Poich gli astri, dopo essere spariti all'orizzonte,
attraversavano il regno umano sotto forma di scheletri, era necessario offrire agli Dei
degli inferi dei sacrifici di sangue per permettere agli astri, primo tra tutti il Sole, di
tornare a sorgere sulla Terra. Altre divinit, chiamate Bolontiku, reggevano i nove
mondi sotterranei. Il tempo era considerato una serie di cicli senza principio n fine,
interrotti da cataclismi che segnavano il ritorno al caos primordiale: i Libri di Chilam
Balam riportano predizioni e profezie riguardanti questi momenti catastrofici, nei
quali gli dei inferi si sarebbero sollevati contro gli dei celesti, il firmamento sarebbe
crollato sulla Terra e invasori stranieri avrebbero conquistato le terre dei Maya; il
regno degli dei inferi era comunque destinato a finire in battaglie sanguinose che
avrebbero visto gli dei celesti come nuovi vincitori, in un ciclo di eterni ritorni. La
cosmologia Incas ci stata trasmessa dagli scritti dei conquistadores spagnoli. La
loro visione del mondo era molto pi semplice di quella maya: mettevano al centro
del mondo la loro capitale Cuzco. La Terra era piatta e divisa in quattro parti,
ciascuna delle quali aveva come centro Cuzco. Inoltre dalla capitale si irradiava un

complesso sistema di Ceques: erano fondamentalmente delle direzioni particolari


legate all'astronomia; una di queste era infatti quella che indicava il punto in cui
sorgeva eliacamente la costellazione delle Pleiadi, un'altra indicava il sorgere del Sole
nel giorno in cui l'astro sarebbe passato allo zenit, e cos via. Queste direzioni erano
individuate da palazzi, templi e pietre disposti in modo tale da creare una linea
continua che, partendo da Cuzco, arrivava fino all'orizzonte ed oltre. In alto nel cielo
si trovavano il Sole, la Luna e Venere, gli astri fondamentali nella vita degli Incas; la
Via Lattea con le sue costellazioni circondava il tutto.

Pietra del sole

Universo Maya

Le cosmologie del mondo classico arcaico.


Presso i Greci la cosmogonia congiunta, almeno nellambito dei miti, alla teogonia,
data la grande inclinazione che i Greci avevano a divinizzare gli elementi naturali. I
primi greci ritenevano che la Terra fosse costituita da un disco circolare circondato
dal grande Fiume Oceano in perpetuo corso e sormontato dalla conca emisferica del
cielo. Nelle opere di Omero appare chiaramente questo modello cosmologico ed
probabile che esso sia stato accettato fino al VI secolo a.C. Questa rappresentazione
del mondo pone immediatamente il problema di cosa accade alle stelle, al Sole e agli
altri pianeti quando spariscono all'orizzonte occidentale. Anticamente i greci
ritenevano che tutti i corpi celesti, dopo aver compiuto il loro percorso sulla
semisfera del cielo, si immergessero nei flutti di Oceano e girassero in qualche modo
intorno all'orizzonte verso nord, riapparendo pi tardi ad est al momento del loro
sorgere. Anche per Omero il mondo piano, un disco circolare di terra circondata da
un infinito oceano. Il piano del mondo giace sulla cima di una montagna, dentro la
quale, racchiusa dalla superficie della terra, si trova la casa di Ade, il Tartaro, il
regno dei morti e delle tenebre eterne. Il piatto della terra circondato dall'oceano e
alla periferia di questo mare sorge la cupola fissa del cielo. Il sole, la luna e le stelle
sorgono dalle acque alle estremit della cupola, la quale si sposta su un arco sopra

la terra e poi si immerge ancora una volta nel mare per completare il suo corso
dentro l'oceano. L'atmosfera sopra la montagna della terra spessa e nuvolosa, ma
pi in alto rischiarata dalle stelle. Secondo lIliade la coppia primordiale sarebbe
stata quella di Oceano (acqua) e Teti (Terra), che avrebbero dato origine a Crono,
Rea, Zeus ed Era.

Cosmologia Grecia arcaica

Cosmologia Omerica

Le cosmologie indiane.
La cosmologia indiana estremamente complicata; ci dipende dal fatto che essa
in gran parte rimasta un settore della mitologia, perlomeno fino ai primi contatti con
l'Occidente. Inoltre, le conoscenze astronomiche si trovano tutte inserite in testi
religiosi, per di pi scritti in versi per essere imparati a memoria, cosa che
certamente non ha facilitato la precisione del loro linguaggio. L'enormit e la
complessit della cosmologia di questa civilt rispecchiano il suo complesso sistema
sociale e sono un esempio della tendenza indiana di porre i nuovi elementi culturali
accanto a quelli vecchi, in ordine gerarchico, anzich operare delle nette sostituzioni.
Nei tempi pi antichi in India lo studio dell'astronomia era fermo alle nozioni pi
generali. Si aveva qualche idea dei periodi del Sole, della Luna e del pianeta Giove
(Vrihaspatis). Queste conoscenze venivano utilizzate a scopi calendariali e il moto
della Luna era collegato particolarmente alla determinazione dell'epoca pi propizia
per atti sacrificali. Se si prescinde da ci, pare accertato che l'antica astronomia
indiana si riducesse principalmente ad astrologia e non c' traccia di una
conoscenza accurata dei moti planetari prima del III secolo d.C. L'astronomia
indiana si complica anche per via della presenza di varie cosmologie: vedica, jaina e
buddhista. In ognuna di esse l'universo trapassato da un'enorme montagna
assiale, il monte Meru, attorno alla quale sono sistemati a diversi livelli i continenti

del nostro mondo, nonch gli strati del Paradiso e dell'Inferno secondo le esigenze
della dottrina indiana della reincarnazione.
Cosmologia Vedica.
I testi di base della tradizione induista sono i Veda la cui origine risale per le parti
pi antiche dai quattromila ai seimila anni fa: il loro nome deriva dalla radice
sanscrita "vid" che significa "conoscere", "sapere". Dagli scritti pi antichi di
cosmologia vedica (seconda met del II millenio a.C.), si desumono due ipotesi sulla
struttura dell'universo: un universo bipartito, formato da terra e cielo, ed un
universo tripartito formato da terra, atmosfera e cielo. Probabilmente la prima
ipotesi la pi antica sulla quale in seguito si innestata la seconda senza per
cancellarla; in questa prima ipotesi terra e cielo vengono paragonate a due ciotole,
facendo supporre cos che si avesse un concetto di terra concava, ma anche questo
non certo perch in altri passi le similitudini fanno pensare ad una terra piatta. In
testi di poco posteriori si propongono altre idee dell'Universo non pi coerenti delle
precedenti. Si allude sempre alla bipartizione: il mondo paragonato alle due met
di un guscio d'uovo, di cui quella del cielo d'oro, quella della terra d'argento;
l'universo viene anche descritto come una tartaruga : il suo guscio arcuato il
mondo, la sua parte piatta la terra. In altri testi compare lHimalaya , la grande
Montagna, che avrebbe diviso la Terra in Europa ed Asia. Attorno ad essa avrebbero
ruotato tutti gli astri, Sole compreso, che avrebbe illuminato a turno, ora lEuropa,
ora lAsia. In questa ipotesi, ripresa poi dai Sumeri e dagli Assiro Babilonesi c gi
lidea che, mentre in una parte del mondo giorno, nellaltra notte. Non meno
complicate e fantasiose sono le ipotesi relative al sole; in alcuni scritti esplicitata
lipotesi che il sole irradi luce verso l'alto di notte e verso il basso di giorno. In un
altro testo dello stesso periodo si trova anche che sarebbero i destrieri del sole a
trascinare sia la luce bianca del giorno che la luce nera della notte. Troviamo anche i
primi tentativi, molto fantasiosi, per misurare le dimensioni del mondo: la terra e il
cielo distano mille giornate di viaggio a cavallo oppure, pi modestamente, l'altezza
di mille vacche messe una sopra l'altra.

Con la corazza tonda in alto, simile alla volta celeste e piatta sotto, come sembra
essere la Terra, la tartaruga un simbolo cosmico. In questa rappresentazione il dio
Visnu incarnato nella tartaruga.
Cosmologia Jaina.
La cosmologia jaina, invece, presenta l'idea che il mondo sia un uomo enorme a volte
rappresentato come una clessidra stretta nella parte centrale che viene misurato
attraverso un'unit speciale, il rajju, definito come lo spazio che un dio percorre in
sei mesi volando alla velocit di 2.057.152 yojana al giorno (Il yojana ununit di
misura usata nellantica India, pari alla distanza che si pensava potesse percorrere
in un giorno lesercito reale. Un yojana considerato equivalente a 7 chilometri).
Cosmologia Buddista.
Per i buddisti l'Universo costituito da tre strati orizzontali: il mondo del desiderio
in cui si trova la nostra terra, sovrastato dal mondo della forma e successivamente
dal mondo misterioso della non forma, che si libra al di sopra della vetta della
montagna assiale; questa visione probabilmente una traduzione spaziale dei
diversi stati mistici della coscienza.
Le cosmologie cinesi.
Nella classicit cinese, la comparsa di teorie sulla struttura delluniverso avvenne
principalmente nel periodo storico compreso tra il 1122 a.C. e il 313 d.C. La
cosmologia Kai Thien (teoria dellemisfero celeste che copre la terra), con una
struttura a cupola in cui si collocavano i cieli e la terra, ricorda alquanto quella
babilonese; anche se priva di fondamento scientifico, ebbe una vasta influenza nella
storia cinese, soprattutto perch si adattava bene alle dottrine diffuse da Confucio
secondo il quale il cielo superiore e la Terra inferiore. Queste affermazioni
consentirono a Confucio di imporre nella societ le stesse relazioni di superiorit e
sottomissione esistenti tra cielo e Terra. Le popolazioni antiche dedite allagricoltura
associavano la forma del cielo a quella di un enorme coperchio emisferico simile ad
una "tenda mongola" In questo sistema la forma della Terra era quadrata mentre il
cielo era un emisfero che combaciava perfettamente con i quattro lati della terra
"la Terra il carro e il cielo il suo coperchio". La Terra era costituita da nove
continenti, ognuno di essi circondato da un "piccolo mare" e da un "grande mare", il
quale andava a congiungersi con il cielo sui quattro lati della Terra. La volta celeste
presentava un punto limite di altezza (il polo dell'asse di rotazione della Terra, che
anche l'estremo fisso del moto apparente degli astri), intorno al quale girava il
firmamento senza fermarsi, alla stregua della ruota di un carro attorno al suo asse.
La teoria scomparve dalla scena poich era minata alla base da una palese
contraddizione: una Terra quadrata non pu combaciare perfettamente con il cielo

emisferico. Successivamente la teoria venne rivista; la Terra non venne pi


considerata piatta, ma vista anchessa come una cupola emisferica. La rotondit
della Terra fu intuita anche attraverso losservazione della stella polare che, nel caso
di una Terra piatta, si sarebbe dovuta trovare sempre alla stessa altezza,
contrariamente a quanto si osserva: la stella infatti andando verso nord si alza,
mentre dirigendosi verso sud, si abbassa. Per scoprire questa incoerenza i cinesi
hanno unito allosservazione dei corpi celesti luso di calcoli trigonometrici. La teoria,
anche se corretta in alcuni punti, non dava tuttavia una spiegazione soddisfacente
del moto degli astri. Essa infatti sosteneva che il Sole, la Luna e le stelle in realt
non sorgevano n tramontavano: la loro comparsa e scomparsa dalla visuale
dipendeva unicamente dal punto di osservazione. La cosmologia Kai Thien era
ovviamente molto primitiva e non ebbe un ruolo importante in Cina dopo i periodi
Chhin e Han (terzo secolo a.C.). A quel tempo fu messa a punto la cosmologia Hun
Thien (teoria della sfera celeste) che era in realt una ricognizione dei grandi circoli
celesti. Visto che la teoria del Kai Thien non dava una corretta spiegazione del moto
del Sole, non ebbe un grande valore pratico, poich non contribu in alcun modo alla
compilazione del calendario, scopo principale dellastronomia cinese. Si cerc quindi
una teoria che meglio corrispondesse a questa esigenza pratica. Il punto essenziale
della teoria della "sfera celeste" che se si considera il cielo sferico, ne segue che
anche la Terra deve essere necessariamente sferica. Queste riflessioni sono dovute a
Shen Dao (IV sec. a.C.) e da esse scaturisce la parit tra cielo e Terra,
in contrapposizione alle teorie confuciane. I principi su cui si fonda questa teoria
sono stati fondamentali nella costruzione delle sfere armillari (strumenti per
losservazione diretta dei fenomeni celesti, costruiti in epoca Han (104 a.C.) e
utilizzata per misurare la posizione dei corpi celesti. Lo strumento dotato di vari
cerchi per la lettura e di una composizione di tubi per losservazione degli astri.
Costruito in bronzo, ha un diametro di 4 m ed estremamente preciso).
Di fondamentale importanza nella formulazione di questa teoria fu anche lopera di
Zhang Heng che, nel suo Hun Thien Yi Tu Zhu commentario sulla sfera celeste,
spiegava: Il cielo come un uovo di gallina, ed rotondo come una pallottola di
balestra; la Terra come il tuorlo di questuovo, e giace da sola nel suo centro. Il cielo
grande e la Terra piccola. Nella parte inferiore del cielo c lacqua. Il cielo
sostenuto da qi (vapore), mentre la Terra galleggia in queste acque. Il concetto
fondamentale che scaturisce da questo brano che la Terra vista come una sfera
sospesa nello spazio. Si ipotizza che Zhang Heng abbia scoperto la sfericit dell a
Terra osservando le eclissi lunari, nel momento in cui la Terra oscura con la sua
ombra la Luna. La scoperta del fatto che la Terra fosse sferica comportava un nuovo
problema: in che modo questa sfera resta sospesa nello spazio? La Terra era vista
nello spazio come una nave galleggiante, con la possibilit di fluttuare galleggiando
sullacqua e quindi non completamente immobile: in questo la teoria del Hun Thien
dimostra la sua superiorit rispetto al sistema tolemaico. Sorse per un nuovo

problema: il Sole, la Luna e le stelle nel compiere il loro giro intorno alla Terra nel
momento in cui superavano la linea dellorizzonte attraversavano la distesa dacqua.
Ma in che modo? La risposta a questo problema fu la seguente: il cielo pu
sollevarsi e affondare nellacqua come i draghi. A causa di questo improbabile
movimento del cielo nellacqua, la teoria venne gradualmente modificata ed emerse
un nuovo concetto, secondo il quale la Terra era una sorta di pallone immerso nel
vapore. Zhang Cai riconduceva la causa del moto della terra allalzarsi e
allabbassarsi del vapore: destate il vapore sale, e di conseguenza anche la Terra
sinnalza fluttuando, la sua distanza dal sole in quel momento minore, per cui la
temperatura si alza; dinverno il vapore piuttosto fluido, di conseguenza la Terra si
abbassa e la temperatura scende. Questa teoria quindi caratterizzata da due
scoperte fondamentali: la sospensione nello spazio ed il costante movimento della
Terra; lalternarsi delle stagioni, non per cause esterne, ma dovuto al movimento
della Terra stessa. Si afferm infine la cosmologia Hsan Yeh; essa sosteneva che le
stelle erano luci dorigine incerta, fluttuanti in uno spazio oscuro da qualche tipo di
vento. Dato che la geometria deduttiva euclidea non era disponibile, non si elabor
alcun modello geometrico di tipo tolemaico e nel corso dei tempi i calcoli relativi al
calendario furono compiuti con metodi algebrici, trascurando cos di occuparsi della
reale struttura geometrica e meccanica del sistema solare. Forse in questa
impostazione si risente dellinfluenza babilonese, come gi successo nella teoria Kai
Thien. In ogni caso la cosmologia Hsan Yeh era piuttosto moderna e molto in
anticipo sui tempi. Si potrebbe anche dire che, essendo privi della geometria
euclidea, i Cinesi non ebbero nemmeno sfere celesti cristalline e quindi non ebbero
la necessit di infrangerle nel Rinascimento; e pu anche essere che la conoscenza
delle concezioni cinesi abbia aiutato Giordano Bruno, William Gilbert e Francis
Godwin a fare le loro scelte fondamentali. La teoria del Hsan Yeh tratta soltanto
della natura e del moto del cielo: in questo senso tale concezione ha tracciato una
mappa estremamente viva e realistica del cosmo. Essa nega lesistenza di un cielo
con forma e sostanza; il colore stesso del cielo non una sua propriet intrinseca
ma dipende dai limiti della pupilla umana, che non pu riuscire a vedere oltre a una
certa distanza. Ne segue che il chiarore e loscurit del cielo, essendo esso
sconfinato, non sono altro che fenomeni apparenti: il cielo risulta essere privo di
sostanza e di colore; da ci consegue una visione dello spazio senza limiti n
dimensioni. Lidea delluniverso limitato presente persino nel rivoluzionario
sistema copernicano: i cinesi furono tra i primi a concepire luniverso come infinito.
Per quanto riguarda gli astri, non si riteneva che essi fossero fissati ad alcuna base,
che si muovessero nello spazio vuoto fluttuando nel vapore, per cui i movimenti di
ciascuno di essi potevano variare sensibilmente, secondo regole diverse. Studiando il
moto degli astri deve essere quindi condotta unindagine pi particolareggiata:
lanalogia della rotazione con la ruota di un carro che gira attorno al proprio asse
non pi sufficiente. La teoria sostiene inoltre che, non soltanto la Terra, ma tutto

lo spazio cosmico pieno di vapori che costituiscono luniverso infinito: il cielo


fatto di vapore, tutto fatto di vapore, non c altra cosa che questa la Terra ha
una forma mentre il cielo non ha corpo. Dal punto di vista dellosservazione
astronomica, la teoria del Hsan Yeh non raggiunse il grande valore della teoria del
Hun Thien . Mentre questultima riusc a dare una spiegazione molto vicina al vero
del moto del Sole e della Luna, mentre la teoria del Hsan Yeh non riusc a compiere
gli approfondimenti (di cui peraltro intu la necessit) sulle regole del loro moto.
Perci al momento della revisione del calendario fu la teoria del Hun Thien ad avere
unenorme valore pratico, mentre la teoria del Hsan Yeh ebbe un valore puramente
teorico; questa la ragione per cui storicamente questultima teoria non esercit
uninfluenza paragonabile alla prima. In epoche pi recenti venne elaborata anche
una cosmologia Taoista.
Secondo la cosmogonia dal Tao nascono Yin e Yang, le due qualit energetiche
primordiali, e da questi si genera la triade Cielo-Uomo-Terra che racchiude in s
tutto il vivente: l'Uomo compreso tra il Cielo e la Terra ed originato da essi.
La triade Cielo, Uomo e Terra presente anche nell'uomo stesso: la Terra,
simboleggiata da un quadrato o cubo, possiamo collocarla nell'area di addome e
bacino ed legata alle funzioni riproduttive, digestive, di stabilit e di radicamento;
l'Uomo, che possiamo raffigurare con un triangolo o piramide collocabile a livello
toracico, presiede alle funzioni emotive, respiratoria e circolatoria, cio a funzioni di
scambio e distribuzione delle energie; il Cielo, simboleggiato dal cerchio o sfera,
collocabile a livello del cranio e presiede alle funzioni intellettive. Il concetto
fondamentale che nella vita e nella storia c' un movimento continuo che porta a
un alternarsi degli opposti, che per sono in perfetto equilibrio nell'universo. Nella
visione cosmologica cinese derivata dal filosofo Chu Shi (11301200) c un comune
credo in un ordine umano simile a quello cosmico, in un mondo come insieme
ordinato derivato dal particolare processo di conoscenza attraverso lapprendimento
dellesperienza, con il metodo analogico (rapporti, relazioni, corrispondenze). Questo
metodo porta alla nozione di un tutto concreto. Si arriva cos allintuizione dell unit
di cielo-terra-uomo, per cui lo studio di un caso particolare dellesperienza
sufficiente per scoprire la verit generatrice di tutti i casi reali o possibili
delluniverso. Lintuizione diventa nozione sia sperimentando lalternanza giorno e
notte e delle stagioni, sia col pensiero analogico, ordinando la propria struttura
mentale in concordanza al ritmo vitale universale: fu riconosciuta una legge insita
nelle cose, poich il lavoro dei Cinesi seguiva un ritmo simile a quello annuale.
Luomo doveva seguire i corsi ed i ritmi del cosmo e rifletterli in s, attraverso i
complementari Yin e Yang, temi fondamentali della loro filosofia, concepiti come
tempi opposti ed alternati di riposo ed azione dellattivit umana, concatenati
dalla loro successione armonica che la legge universale o Dao. Il termine
Universo, in cinese (Yuzhou), composto dei due caratteri spazio-tempo. Gi i
Moisti, unantica scuola filosofica, sorta quattro secoli prima della nostra era,

avevano intuito il continuum spazio temporale per cui spazio e tempo non sono due
categorie, ma un insieme, perch il movimento nello spazio esige la durata, e il
motivo di questo spiegato in prima e dopo; inoltre prima e dopo (tempo)
sottintendono vicino e lontano (spazio). Luniverso, perci, concepito come spazio
temporalizzato, che presuppone un incessante movimento in cui, il generatore non
generato, lenergia trasformatrice non soggetta a trasformazioni, porta alla
cognizione della realt come mutamento, e questo il risultato dellazione costante e
alterna di yin e yang. Universo quindi mutamento armonico (dove la mutazione
movimento ordinato). I Cinesi si accorsero che nel movimento del sole, nel tempo di
uno spazio percorso, non c arresto, ma solo punti di riferimento. Perci ci fu
bisogno di orientarsi, cos nacquero, come in molte altre culture, i quattro punti
cardinali (gli angoli del mondo). Per, essendo le direzioni solo un mezzo, come molte
altre differenti culture, essi trovarono un quinto punto cardinale, il punto di
riferimento simbolizzante il centro, probabilmente rappresentativo anche della
ricerca di un orientamento psicologico. Nellambito delle cosmologie cinesi non si
pu non menzionare lantico libro cinese de I Ching o Libro dei Mutamenti
(IV sec. a.C.), uno dei classici del confucianesimo, testo cosmologico, divinatorio,
filosofico e morale basato su 64 esagrammi simbolici consistenti ciascuno in una
coppia di trigrammi costituiti da tre linee parallele. Le linee possono essere rette
(rappresentano lo yang, il principio attivo) o spezzate (rappresentano lo yin, il
principio passivo), secondo l'antica cosmologia cinese che considerava i fenomeni
un'alternanza di yin e yang. Nell'I Ching ciascuno degli otto trigrammi di base
riferito a un fenomeno naturale e il loro insieme esaurisce tutte le possibili
combinazioni delle sei linee. I 64 esagrammi, che vanno in successione dal n. 1
(Chien = il creativo) al n. 64 (Wei Chi = prima del compimento), rinviano
incessantemente luno allaltro, e luniverso contrassegnato dal carattere illimitato
delle loro combinazioni. Sotto questo aspetto, I Ching disegnano un cosmo che,
come quello di Riemann, insieme finito (visto che i suoi moduli sono solo 64) e
illimitato. Questo cosmo sapiente altres relativo, poich, come nel modello
delluniverso di Eistein-De Sitter, tutti i processi sono riconducibili al gioco di
costanti; infine come limmagine cosmologica delle trame della complessit,
studiate dalla scienza moderna, in cui tracciata la transizione continua dal
disordine allordine. E tuttavia come quello di Riemann, di Einstein e delle moderne
dottrine della complessit ma non quello configurato da Einstein, Riemann e da
quelle teorie. Non lo , ne lo pu essere, perch, al di l della totale assenza di
evidenze osservazionali, il libro che lo pone in evidenza tenuto lontano, da una
moltitudine di secoli e di esperienze conoscitive, dagli assunti di base della scienza
moderna. Cionondimeno la sua dimensione scientifica , in qualche modo,
inconfutabile, poich contiene il seme, gettato da un immaginario collettivo, delle
fantasie che avrebbero dato luogo alla scienza propriamente detta. I Ching sono una
delle dimostrazioni che le radici della sapienza e della stessa scienza stanno nel

punto di vista ingenuo del cosiddetto uomo comune e che, pertanto, la stessa
scienza ha continuamente bisogno dei grandi miti della specie cui deve far ricorso ai
fini del progresso conoscitivo. Questo ricorso implicherebbe, nel nostro sofisticato
Occidente, una pi intensa comunicazione tra scienza e pensiero comune. Per
quanto detto, lastronomia cinese non pu essere trascurata da chi cerchi una
spiegazione complessiva dello sviluppo della conoscenza umana delluniverso e del
posto che noi occupiamo in esso. Essa tanto pi importante quanto pi il suo
apporto originale, con piccole influenze babilonesi e indiane, ma diversamente
dalla civilt indiana, nettamente indipendente dalle scoperte greche ed ellenistiche
che ebbero s vasta eco in ogni paese occidentale.

Le cosmogonie dei popoli altri.


Nel nostro secolo l'antropologia ha cambiato completamente idea sulla natura dei
popoli diversi da noi: si capito che non c' un'unica storia dell'umanit, con tappe
evolutive che portano inevitabilmente al punto d'arrivo della societ occidentale. Ci
sono tante storie, con percorsi diversi e le varie culture entrano a far parte di storie
diverse; quella che per molto tempo abbiamo ritenuto sbrigativamente essere l'unica
storia dell'umanit solo la nostra, la storia del mondo occidentale (come ben dice
Cl. Levi-Strauss). Di conseguenza l'idea che ci sia un'unica evoluzione storica
dell'umanit stata definitivamente abbandonata, perch abbandonata
nell'antropologia contemporanea la concezione etnocentrica della civilt. Non pi
primitivi n selvaggi, ma popoli diversi da noi. In questa nuova ottica interessante
aggiungere allanalisi di cosmogonie antiche anche un breve cenno a quelle
formulate da popolazioni altre, proprio perch il loro percorso culturale tanto
diverso dal nostro da aver condotto a un complesso delle abitudini condivise
completamente diverse e per sottolineare nuovamente, se ce ne fosse ancora
bisogno, che il punto di vista occidentale non lunico possibile. Largomento
richiederebbe ovviamente una trattazione ben pi ampia di quella qui svolta; le
teorie (solo accennate) sono prevalentemente di tipo cosmogonico, pi che

cosmologico. E molto difficile isolare le concezioni cosmogoniche dei popoli altri da


tutti gli influssi culturali arrivati fino a loro, come nel caso degli Jacuti della Siberia,
che parlano di sette cieli (il che potrebbe indicare uninfluenza babilonese) o in
quello dei Polinesiani, che dispongono di una vera e propria epopea sulla creazione
del mondo, in cui sono evidenti le influenze dellIndia. Un indice che permette di
riconoscere la mancanza di contaminazione di una concezione il basarsi sullidea
di un creatore di tutte le cose: questa idea infatti la pi consueta nei primitivi, in
quanto considerano tutto lesistente come qualcosa di creato e perci si aspettano
che infinite altre cose possano sorgere dal nulla ad opera del creatore. Non mancano
ovviamente i miti ingenuamente fantastici: un dio avrebbe pescato dal mare il
mondo, lo avrebbe plasmato nellargilla, gli avrebbe dato la forma di una tartaruga.
Quello che non manca nelle cosmologie primitive, che come principio viene posto
un caos o mare. Per esempio per gli indigeni delle isole Marshall in principio tutto
era mare, al disopra del quale scorreva la divinit. Da quella posizione la divinit
ordin la creazione del mondo ordinando la nascita del primo scoglio, quindi della
sabbia e poi delle piante, degli uccelli e cos via. La cosmogonia di Nauru (Pleasant
Island, Indonesia) ha invece aspetti pi strettamente primitivi: tutto ha origine da
un grosso ragno, che volteggia al di sopra del mare infinito. Esso trova una
conchiglia, e dopo vari tentativi, riesce ad aprirla ma non pu tenere separate le due
valve. Finalmente scopre una lumaca in grado di farlo: il cielo viene cos separato
dalla terra e la lumaca, luminosa, viene posta in cielo e diventa la luna. Il sole
invece una lucciola a cui toccata la stessa sorte della lumaca. In questa
cosmogonia la traccia arcaica data dalle due valve della conchiglia, che formano il
cielo e la terra; questa specie di uovo cosmico si ritrova in altre isole dellOceania,
nella cosmologia indiana e in quella semitica occidentale. Un altro tratto che rende
veramente primitivo il mito di Nauru lidea che il cielo e la terra si possano
separare solo con una grande fatica: questo motivo si ritrova nella cosmologia
egiziana e in quella greca del mito di Crono; lo stesso motivo che Andrew Lang trov
presso i Maori della Nuova Zelanda, secondo cui il giovane Intenganahan separ a
forza i suoi genitori, la Terra e il Cielo, per fornire laria agli uomini. Lidea di una
evoluzione autonoma dal caos si ritrova nei Polinesiani: In principio vi era solo Po, il
caos, senza luce, senza calore, senza suono, senza movimento. Poi si mosse e fece un
gemito nelloscurit; cominci lalba, apparve la luce e venne il primo giorno. Il calore si
mescol con lumidit e si formarono delle sostanze e delle forme sempre pi distinte,
fino a che nacquero la solida terra e la volta celeste e divennero la madre Terra e il
padre Cielo. Queste generarono poi tutte le altre creature e gli dei. I Melanesiani delle
Isole Banks (Nuove Ebridi), pi primitivi, narrano, al contrario, che in principio tutto
era giorno e luce, fino a che leroe Quat navig fino alle Isole del Nord dove gli
uomini avevano la notte, e se la port con s. Per gli indiani dAmerica Settentrionale
il protagonista dei miti cosmogonici comunemente un eroe civilizzatore o un
animale-totem. Per gli indiani Chimchian lattore il corvo, che rub la luce del

giorno, nascosta in una cassetta, quando ancora tutto era buio. Nella stessa
cassetta egli trov anche la luna, che fiss in cielo. Interessante notare che in molte
leggende si trovano riferimenti che ricordano la narrazione della Genesi, e
dappertutto c linflusso delle leggende del diluvio universale.
Bibliografia
Planck M., La conoscenza del mondo fisico, Edizioni Scientifiche Einaudi, Torino,
1954 Reichen C. A., Storia dellastronomia, Mursia Editore, Milano, 1964
Barbieri L., Storia della Cosmologia, Editrice CLUEB Bologna, 1992
AA.VV., Prospettive cosmiche, Franco Muzzio Editore, Padova, 1991
AA.VV. Cosmogonie. Miti della creazione dellUniverso, Manifestolibri, Roma, 2001
Dampier W. C., Storia della scienza, Edizioni Scientifiche Einaudi, Torino, 1953
Papasso I., Cosmologia. Dalle origini ad Einstein. Ulrico Hoepli Editore, Mi., 1983
Lukas F., Die Grundbegriffe der Kosmogonien der alten Vlker, Lipsia, 1893
Bastian A., Vorgeschichtliche Schpfungslieder, Berlino, 1893
F. Capra, Il tao della fisica, Adelphi, Milano, 1982.
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Modelli Quantistici della Coscienza


di Antonella Vannini
Syntropy 2007, 1, pag. 29-48 ISSN 1825-7968
In questo articolo viene presentata una breve rassegna dei modelli quantistici della
coscienza rinvenuti in letteratura. Nella parte conclusiva vengono forniti due criteri
di classificazione giungendo cos a selezionare unicamente quei modelli che nascono
dallunione della meccanica quantistica con la relativit ristretta.
1. Premessa
Fino a pochi decenni fa, la sfera dei contenuti e degli stati coscienti non era reputata
un oggetto adeguato di indagine scientifica. Essa appariva troppo sfuggente, troppo
imparentata con concetti metafisici per poter essere ricondotta al modello
naturalistico delle leggi universali e al rigore dei metodi e delle procedure di controllo
in uso nella scienza. A partire dagli anni '80, tuttavia, il vertiginoso progresso delle
neuroscienze ha portato conferme sperimentali sempre pi numerose sul legame
esistente tra fenomeni cerebrali e processi mentali.
Acquisita in tal modo una solida base fisiologica di riferimento, l'indagine sulla
mente e sulla coscienza ha cessato di essere considerata un argomento di pura
speculazione filosofica, per entrare a pieno titolo nel campo della ricerca scientifica.

Gli autori scienziati e filosofi che attualmente si interessano al problema della


coscienza e degli stati mentali sono moltissimi, ed estremamente variegata la
gamma delle loro posizioni. Le teorie sulla coscienza proposte negli ultimi decenni
vanno dai modelli fondati sulla fisica classica ad esempio i modelli avanzati da Paul
Churchland, Antonio Damasio, Daniel Dennett, Gerald Edelman, Francisco Varela e
John Searle, ai modelli di ultima generazione che tentano di fondare una spiegazione
delle dinamiche coscienti sui principi della Meccanica Quantistica (MQ), quali i
concetti fondamentali di dualismo onda particella, collasso della funzione donda,
retrocausalit, non localit e campo unificato (ad esempio i modelli proposti da John
Eccles, Stuart Hameroff, Roger Penrose e Chris King).
Malgrado i progressi finora ottenuti, una autentica comprensione dei fenomeni
mentali appare ancor oggi un traguardo piuttosto lontano.
2. I modelli quantistici della coscienza: una cronologia.
Verranno descritti brevemente, in ordine cronologico a partire dallanno 1924, i
modelli quantistici della coscienza rinvenuti in letteratura.
2.1. Il modello di Alfred Lotka: la costante di Planck come linea di confine tra mondo
oggettivo e mondo soggettivo (1924).
Il modello di Lotka, proposto prima della scoperta del principio di indeterminazione
di Heisenberg e della formulazione dellinterpretazione di Copenhagen, pu essere
considerato il primo modello quantistico della coscienza. Lotka ipotizza due tipi di
coscienza.
La prima, da lui chiamata deterministica, corrisponde al mondo esterno dei fatti
oggettivi. La seconda, da lui chiamata soggettiva, corrisponde al mondo interiore.
Secondo Lotka, la coscienza del primo tipo deterministica, relativa a tutti quei
fenomeni che si manifestano al di sopra della costante di Planck.
A questo livello si ipotizzava che vigessero le leggi deterministiche della fisica
newtoniana. La coscienza del secondo tipo soggettiva, avrebbe invece luogo al di
sotto della costante di Planck, dove le leggi della fisica newtoniana non hanno pi
modo di operare.
2.2. Il modello di Niels Bohr: la coscienza crea la realt attraverso il collasso della
funzione donda (1930).
Linterpretazione di Copenhagen, proposta da Niels Bohr e Werner Heisenberg,
ipotizza un collegamento diretto tra coscienza e propriet della Meccanica
Quantistica. Infatti, la CI riconosce esplicitamente alla coscienza, tramite lesercizio
dellosservazione o misurazione del sistema, la capacit di far collassare la funzi one
donda determinando, in questo modo, la manifestazione della realt stessa.
Secondo il modello proposto da Bohr e Heisenberg, la coscienza sarebbe una

propriet immanente della realt che precede e determina, attraverso losservazione


ed il conseguente collasso della funzione donda, tutta la realt esistente.
2.3. Il modello di Lugi Fantappi: onde anticipate e coscienza (1941).
Il punto di partenza del modello di Fantappi , dal punto di vista fisico-matematico,
loperatore di dAlembert. Tale operatore fu ottenuto da Klein e Gordon nel 1927,
quando riscrissero lequazione donda di Schrdinger al fine di renderla compatibile
con gli assunti della relativit ristretta.
Loperatore di dAlembert prevede due tipi di onde: onde ritardate che divergono dal
passato verso il futuro e onde anticipate che divergono a ritroso nel tempo, dal
futuro al passato e che, per noi che ci muoviamo avanti nel tempo, corrispondono ad
onde convergenti.
Studiando le propriet matematiche di queste onde Fantappi scopr che le onde
divergenti sono governate dalla legge dellentropia, mentre le onde convergenti sono
governate da una legge simmetrica, che porta alla creazione di differenziazione e
ordine e che Fantappi chiam la legge della sintropia.
In particolare, Fantappi identific nellorganizzazione dei sistemi viventi la
manifestazione della sintropia, ossia delle onde anticipate.
Partendo dalle propriet matematiche della sintropia e dellentropia, Fantappi
giunse a formulare un modello della coscienza articolato sui seguenti punti:
Libero arbitrio: elemento costitutivo della coscienza, viene visto da Fantappi come
conseguenza di uno stato costante di scelta tra informazioni provenienti dal passato
e sollecitazioni provenienti dal futuro.
Sentimento di vita: altro elemento costitutivo della coscienza , secondo Fantappi,
il sentimento di vita, quale diretta conseguenza delle onde convergenti, che si
muovono a ritroso nel tempo, dal futuro verso il passato.
Fantappi sostiene questa affermazione argomentando che, nel momento in cui i
sensi del mondo esterno oggettivo si affievoliscono, come negli stati di meditazione
profonda, le persone sperimentano forme di coscienza in cui passato, presente e
futuro coesistono.
La coesistenza di passato, presente e futuro discende direttamente dai principi della
relativit ristretta e dalla loro applicazione nellequazione di Klein-Gordon.
Memoria non locale: Fantappi ipotizza, come conseguenza del principio della
sintropia, lesistenza di collegamenti non locali nelluniverso.
Ad esempio, la memoria dei sistemi viventi potrebbe manifestarsi come collegamenti
non locali con eventi passati che, in base allequazione di Klein -Gordon, sono tuttora
presenti. Limpostazione di Fantappi pu essere oggi ritrovata nellInterpretazione
Transazionale della MQ (TI) e nel modello della coscienza proposto da Chris King.

2.4 Il modello di David Bohm: lordine implicato (1950).


Bohm introduce i concetti di ordine implicato e ordine esplicato. Nellordine
implicato non vi differenza tra mente e materia, mentre nellordine esplicato la
mente e la materia si separano. Quando ci muoviamo allinterno della materia, ossia
nel mondo quantistico del microcosmo, lordine implicato emerge, mentre quando ci
muoviamo al di sopra del livello di azione della MQ, ossia nel macrocosmo, lordine
esplicato prende il sopravvento. Secondo Bohm la coscienza coincide con lordine
implicato. Nellordine implicato le particelle prendono forma, si in-formano
attraverso il collasso della funzione donda, e quindi lordine implicato coincide con il
processo di in-formazione (prendere forma). Bohm era solito spiegare lordine
implicato riportando lesempio della musica. Quando ascoltiamo un brano musicale,
infatti, percepiamo lordine implicato nel suono (cio linformazione associata al
suono come esperienza soggettiva dellascolto del brano musicale) e non solo lordine
esplicato dal suono (parametri fisici del suono, come la frequenza e lampiezza delle
onde sonore). Secondo Bohm, ogni particella materiale dotata di una rudimentale
qualit mentale. Il processo dellinformazione, cio del prendere forma da parte della
materia, costituisce il ponte tra le qualit mentali e le qualit materiali delle
particelle. Al livello pi basso della realt, cio al livello della MQ, i processi mentali
coscienti e quelli fisici sarebbero essenzialmente la stessa cosa.
2.5 Il modello di Herbert Frhlich: lordine dei condensati di Bose-Einstein (1968).
I condensati di Bose-Einstein sono uno stato della materia che si raggiunge a
temperature estremamente basse. Questi condensati si manifestano come strutture
estremamente ordinate, e lordine raggiunto tale che tutte le particelle, che
compongono il condensato, si comportano come se fossero ununica particella.
Nel 1960 Frhlich mostr che durante la digestione tutti i dipoli si allineano e
oscillano in modo perfettamente coordinato. Di conseguenza, Frhlich ipotizz che
ci potesse portare, nelle membrane cellulari a temperatura ambiente, alla
formazione di condensati di Bose-Einstein. Una propriet dei condensati di BoseEinstein che essi consentono di amplificare i segnali e di codificare le informazioni,
elementi che, secondo Frhlich, sono alla base della coscienza. Il lavoro di Frhlich
venne ripreso e ampliato nel modello QBD (Quantum Brain Dynamics) della
coscienza, proposto da Umezawa e Ricciardi.
2.6. Il modello di Evan Walker: il tunneling sinaptico (1970).
Nella meccanica quantistica, con il termine effetto tunneling si indica il fenomeno
per cui una particella viola i principi della meccanica classica oltrepassando una
barriera (ad esempio una differenza di potenziale) pi forte dellenergia cinetica della
particella stessa. Secondo Walker, grazie alleffetto tunneling gli elettroni possono
passare da una neurone adiacente allaltro, creando cos un network neurale

virtuale e parallelo a quello macroscopico o reale a cui sarebbe associata la


coscienza. Il sistema nervoso reale opera attraverso messaggi sinaptici, mentre il
sistema nervoso virtuale opererebbe attraverso effetti di tunneling quantico. Il
sistema nervoso reale seguirebbe le leggi della fisica classica, mentre il sistema
nervoso virtuale seguirebbe le leggi della meccanica quantistica. La coscienza
sarebbe perci il prodotto delle leggi della meccanica quantistica, anche se il
comportamento del cervello pu essere descritto in base alle leggi della fisica
classica.
2.7. Il modello di Umezawa e Ricciardi: Quantum Field Theory e Quantum Brain
Dynamics (1980).
Nel 1967 Luigi Maria Ricciardi e Horoomi Umezawa proposero un modello della
coscienza basato sulla Teoria Quantistica dei Campi (QFT, Quantum Field Theory).
Questo modello un ampliamento del modello proposto da Frhlich sui condensati
di Bose-Einstein. Le funzioni pi elevate ed evolute del cervello vengono viste come
conseguenza di fenomeni quantici di ordine collettivo. In particolare, la memoria
viene associata ai vacuum states. Nella QFT i vacuum states sono i livelli pi bassi
di energia in cui, per definizione, non sono contenute particelle. La stabilit dei
vacuum states li rende ideali come unit di memoria. Umezawa e Ricciardi
sottolineano che una delle propriet dei vacuum states quella di consentire
correlazioni e forme di ordine che possono estendersi fino al livello macroscopico,
producendo campi che interagiscono con il sistema neurale. Secondo Umezawa, la
coscienza sarebbe il risultato della totalit dei processi fisici di tipo quantistico,
mentre il sistema nervoso sarebbe relegato alla sola funzione di trasmissione dei
segnali macroscopici. Il modello di Umezawa stato ripreso e sviluppato
ulteriormente da Giuseppe Vitiello.
2.8. Il modello di John Carew Eccles: gli psiconi (1986).
John Carew Eccles, premio Nobel per la fisiologia nel 1963, scopr che in tutti i tipi
di sinapsi a trasmissione chimica gli impulsi che invadono un reticolo vescicolare
presinaptico determinano al massimo una sola esocitosi. Esiste un principio di
conservazione al livello del trasmettitore sinaptico, attraverso un processo ancora
sconosciuto di complessit superiore. Lesocitosi lattivit unitaria fondamentale
della corteccia cerebrale. Con i principi della meccanica quantistica possibile
spiegare la bassa probabilit di emissioni quantiche (esocitosi) in risposta agli
impulsi nervosi. Eccles introduce gli psiconi, particelle di coscienza, che ipotizza
abbiano la capacit di connettersi insieme per offrire unesperienza unificata.
Prove sempre pi numerose, secondo Eccles, indicano che il complesso processo
dellesocitosi e la sua natura probabilistica sono governati da transizioni
quantistiche fra stati molecolari metastabili. Per Eccles, la mente un campo non

materiale; lanalogo pi simile forse un campo di probabilit. La coscienza


appartiene ed evocata dallattenzione che agisce su aree selezionate della corteccia
cerebrale determinandone leccitazione.
2.9. Il modello di Nick Herbert: la coscienza pervasiva (1987).
Secondo Herbert la coscienza una propriet che pervade tutta la natura, ed una
componente fondamentale delluniverso come lo sono le forze e le particelle. Herbert
giunge a questa affermazione analizzando i principi di probabilit, di assenza di
materia (gli oggetti si formano solo quando vengono osservati) e di interconnessione
(entenglement). Secondo Herbert, questi tre principi sono direttamente collegati alle
tre caratteristiche fondamentali della coscienza: libero arbitrio, ambiguit di fondo e
interconnessione psichica.
2.10. Il modello James Culbertson: lo psicospazio (1987).
Secondo Culbertson la memoria alla base della coscienza, e nasce nel momento in
cui la materia cambia il suo stato nel tempo. In altre parole, la memoria non altro
che il risultato di connessioni che si stabiliscono tra stati distinti dello spazio-tempo.
La memoria non quindi il frutto di dati che vengono immagazzinati nel cervello, ma
di collegamenti tra momenti distinti dello spazio-tempo. Di conseguenza, Culberston
afferma che la coscienza non risiede nel cervello, ma nello spazio-tempo dove risiede
la memoria stessa.
Per descrivere questo concetto, Culberston conia il termine di psico-spazio. Dal
momento che tutti gli oggetti della natura cambiano il proprio stato nel tempo,
Culberston arriva alla conclusione che tutti gli oggetti della natura potrebbero essere
dotati di coscienza.
2.11. Il modello di Ian Marshall: Quantum Self Theory (1989).
Il lavoro di Marshall prende le mosse dalla proposta di Frhlich e collega le propriet
olistiche della coscienza con leccitazione dei condensati di Bose-Einstein.
Quando i condensati vengono eccitati da un campo elettrico, si ha unesperienza
cosciente. Marshall ipotizza che il collasso della funzione donda vada sempre verso
la formazione di condensati Bose-Einstein e che vi sia quindi una tendenza
universale verso la creazione di vita e coscienza (principio antropico).
Le mutazioni non avverrebbero quindi in modo casuale, ma tenderebbero verso la
formazione di vita e coscienza.
Il mondo mentale, lesperienza conscia, coinciderebbe con i bosoni (particelle
attrattive come i gravitoni e i gluoni che stabiliscono relazioni e possono
condividere gli stessi stati, mentre il mondo materiale coinciderebbe con i fermioni
elettroni, protoni, neutroni, in cui non vi condivisione degli stessi stati.

2.12. Il modello di Michael Lockwood: linterpretazione Many Minds (1989).


Il modello di Lockwood si riferisce esplicitamente allinterpretazione della MQ
denominata Many Worlds. Secondo Lockwood, le sensazioni sono attributi
intrinsechi degli stati fisici del cervello e sussisterebbero tutte contemporaneamente,
creando un sistema a tante menti quante sono le combinazioni di tutti gli stati
mentali possibili. La coscienza andrebbe poi a selezionare nel cervello le
sensazioni, estraendole da tutte le possibili, ma non le creerebbe.
2.13. Il modello di Roger Penrose e Stuart Hameroff: ORCH-OR, Orchestrated
Objective Reduction (1989).
Il modello di Hameroff e Penrose parte dal presupposto che la realt sia composta da
3 mondi: il mondo platonico, il mondo fisico e il mondo mentale.
Mentre nellinterpretazione di Copenhagen il mondo fisico viene determinato dal
mondo mentale o dallosservazione, attraverso il collasso della funzione donda, nel
modello di Penrose e Hameroff questi mondi sono separati e interagiscono tra loro
attraverso il collasso della funzione donda. Penrose e Hameroff suggeriscono che nei
microtubuli, strutture di tubulina che formano il citoscheletro dei neuroni, abbia
luogo, ogni 25 msec, il collasso della funzione donda (OR), producendo cos
unesperienza cosciente, cio portando il mondo mentale ad entrare in contatto con
il mondo fisico. Secondo gli autori linsieme dei collassi della funzione donda
darebbe origine al flusso della coscienza e ad una orchestrazione, cio a processi di
computazione quantica che si auto organizzano.
2.14. Il modello di Chris King: Supercausalit e coscienza (1989).
Il matematico Chris King propone un modello fondato sullinterpretazione
transazionale (TI) della MQ che, come abbiamo visto, prevede una duplice soluzion e
dellequazione donda relativizzata (equazione di Klein-Gordon). Nel modello
proposto, King afferma che gli oggetti quantici si trovano costantemente di fronte
a biforcazioni (sollecitazioni provenienti dal passato e sollecitazioni provenienti dal
futuro) che possono essere superate unicamente operando scelte. King ricorda i
lavori di Eccles, Penrose e Hameroff che dimostrano lesistenza di strutture
quantiche nei sistemi viventi e giunge cos ad ipotizzare che i sistemi viventi stessi
siano influenzati non solo dalla causalit ma anche dalla retro causalit
(supercausalit). Ci porrebbe i sistemi viventi in uno stato costante di scelta che,
secondo King, una caratteristica comune a tutti i livelli dellorganizzazione
biologica, dalle molecole fino alle macrostrutture. Dal momento che le unit
fondamentali di un organismo biologico agirebbero ognuna in base al libero arbitrio
e, dal momento che gli esiti di questo libero processo di scelta non sono
determinabili a priori, il sistema stesso dovrebbe manifestare costantemente
dinamiche caotiche e sfuggire cos ad un approccio di studio puramente

deterministico. King individua due livelli di spiegazione della coscienza. Nel primo
livello, linformazione si trasferisce dalla mente al cervello, attraverso le scelte
operate esercitando il libero arbitrio; nel secondo livello, linformazione passa dal
cervello alla mente, grazie alla selezione e allamplificazione dei segnali ad esempio i
segnali sensoriali ricevuti dai recettori periferici, ma anche i segnali interni, operata
dalle dinamiche caotiche del cervello come le strutture frattali.
2.15. Il modello di Matti Pitknen: TGD, Topological Geometro Dynamics (1990).
Il modello TGD della coscienza si basa sullipotesi di salti quantici che coinvolgono
momenti diversi del tempo (quantum jumps between quantum histories) e sul
concetto che tutto coscienza. In base a questo modello si parte da uno stadio
iniziale di massima coscienza che diminuisce progressivamente via via che le
particelle sviluppano interconnessioni tra di loro (entanglement). In altre parole, il S
rimarrebbe cosciente finch non entangled e la coscienza pu solo essere persa.
2.16. Il modello di Karl Pribram: Modello Olonomico della mente (1991).
Nel suo modello, Karl Pribram propone una ipotesi olografica della memoria e della
mente. Un ologramma una fotografia tridimensionale prodotta con l'aiuto di un
laser. Per creare un ologramma, l'oggetto da fotografare prima immerso nella luce
di un raggio laser, poi un secondo raggio viene fatto rimbalzare sulla luce riflessa del
primo e lo schema risultante dalla zona di interferenza dove i due raggi si incontrano
viene impresso sulla pellicola fotografica. Quando la pellicola viene sviluppata risulta
visibile solo un intrico di linee chiare e scure che, illuminato da un altro raggio laser,
lascia emergere il soggetto originale. La tridimensionalit di tali immagini non
l'unica caratteristica interessante degli ologrammi; infatti, se ad esempio
l'ologramma di una rosa viene tagliato a met e poi illuminato da un laser, si
scoprir che ciascuna met contiene ancora l'immagine intera della rosa. Anche
continuando a dividere le due met, vedremo che ogni minuscolo frammento di
pellicola conterr sempre una versione pi piccola, ma intatta, della stessa
immagine. Diversamente dalle normali fotografie, ogni parte di un ologramma
contiene tutte le informazioni possedute dall'ologramma integro. Secondo la visione
di Pribram, i ricordi non sono immagazzinati in qualche area del cervello, ma si
celano negli schemi degli impulsi nervosi che si intersecano attraverso tutto il
cervello, proprio come gli schemi dei raggi laser che si intersecano su tutta larea del
frammento di pellicola che contiene limmagine olografica.
Secondo questo modello, inoltre, ogni sensazione viene trasformata dal cervello in
unonda, e tutte le onde interferiscono tra loro generando cos gli ologrammi. Le
stesse equazioni utilizzate per analizzare gli ologrammi (le trasformazioni di Fourier)
sono utilizzate, secondo lautore, dal cervello per analizzare i dati sensoriali.

2.17. Il modello di Henry Stapp: Quantum State Reduction and Conscious Acts
(1993).
Il modello di Stapp si basa sul concetto che la coscienza crea la realt
(interpretazione di Copenhagen). Stapp parte dallaffermazione di Von Neumann
secondo la quale luniverso il risultato oggettivo di atti soggettivi di osservazione
per giungere allaffermazione che ci che esiste lesperienza soggettiva, e che
lunica cosa che possiamo conoscere sono le nostre stesse percezioni. Il modello
della coscienza di Stapp tripartito:
1. La realt una sequenza di eventi finiti nel cervello.
2. Ogni evento si traduce in un aumento di conoscenza.
3. La conoscenza la conseguenza di sistemi che osservano.
2.18. Il modello di Kunio Yasue: Quantum Brain Dynamics (1995).
Yasue Kunio e Jibu Mari partono dal modello di Umezawa per sviluppare una
neurofisica quantistica nella quale le onde cerebrali vengono rappresentate per
mezzo dellequazione di Schrdinger. Il cervello diventa cos un sistema quantistico
macroscopico. Yasue ipotizza che la coscienza emerga dallinterazione tra i campi
elettromagnetici e i campi molecolari dellacqua nelle proteine. Levoluzione della
funzione donda neurale non sarebbe random, probabilistica, ma sarebbe funzionale
allottimizzazione dellazione dei neuroni, giungendo cos ad un modello cibernetico
della coscienza non basato su reti neurali fisiche, ma sul concetto delle interazioni
tra onde.
2.19. Il modello di Giuseppe Vitiello: modello dissipativo della coscienza (1995).
Il modello proposto da Vitiello si fonda sulla QFT (Quantum Field Theory) e riprende
il lavoro di Umezawa, nel quale i vacuum states erano considerati come unit di
memoria. Lautore parte dalla considerazione che un problema lasciato aperto da
Umezawa quello della capacit di memoria. Infatti, nel modello di questultimo, le
nuove informazioni sovrascrivono quelle precedenti. Nel tentativo di ovviare a questo
limite, Vitiello propone un modello dissipativo della coscienza, nel quale i sistemi
viventi si comportano come sistemi dissipativi proprio allo scopo di abbassare le
temperature interne e permettere la formazione di vacuum states che richiedono
temperature molto pi basse di quelle corporee.
Quando si considera il cervello come un sistema dissipativo, necessario tener
presente, nel formalismo matematico della QFT, lambiente, il cui ruolo appunto
quello di assorbire lenergia dissipata dal sistema.
Vitiello giunge, dal punto di vista del formalismo matematico della QFT, ad affermare
che lambiente, per poter espletare la propria funzione assorbitrice, debba avere il
verso del tempo orientato in direzione opposta rispetto al cervello. Poich la funzione

cognitiva che Vitiello tenta di spiegare con la QFT la memoria che, per definizione,
un processo irreversibile che si muove dal passato verso il futuro, lambiente deve
necessariamente muoversi indietro nel tempo, dal futuro verso il passato.
Il modello di Vitiello consente di aumentare i gradi di libert del sistema e, di
conseguenza, le dimensioni della memoria, risolvendo in questo modo il problema
della sovrascrittura.
Infine, lautore ipotizza che la coscienza nasca nel processo continuo di interazione
del cervello con il suo doppio, rappresentato dallambiente.
2.20. Il modello di Alex Kaivarainen: modello gerarchico della coscienza (1996).
Il modello gerarchico di Kaivarainen parte dal presupposto che leccitazione neurale
dipenda da un insieme di onde:
termiche (onde di de Broglie onde B)
elettromagnetiche (onde IR)
acustiche (onde tr)
gravitazionali (onde lb).
A tal fine vengono inseriti 4 nuovi tipi di particelle:
1. Effectons (per le onde tr e lb);
2. Convertons (per linterazione tra one tr e lb);
3. Transitons (per gli stati tr e lb);
4. Deformons (superposizioni di transitions e convertons).
Questo modello porterebbe, secondo lautore, a giustificare condensati di materia
nelle cellule.
2.21. Il modello di Massimo Bondi: giunzioni sinaptiche e coscienza (1998).
Bondi parte dallanalisi delle situazioni in cui la coscienza svanisce, come ad
esempio il sonno, le anestesie e le situazioni patologiche. Questi tre momenti
(fisiologici, farmacologici e patologici), dimostrerebbero la natura globale della
coscienza che si accende e spegne quando le strutture neurali, le giunzioni
sinaitiche, perdono le loro propriet computazionali di natura quantica.
Il modello proposto da Bondi prevede lesistenza di canali a spirale che si propagano
nelle strutture labirintiche della corteccia cerebrale portando alla costituzione di
strutture anatomiche e istologiche nelle quali il flusso delle particelle determina uno
stato costante di coscienza.

2.22. Il modello di Hupping Hu: la coscienza mediata dallo spin (2002).


Hu sottolinea che lo spin sta emergendo come lelemento fondamentale della
meccanica quantistica. Hu associa gli spin ai pixel, in questo caso pixel mentali.
Il modello della coscienza che ne consegue ha quindi propriet non locali e non
computabili.
3. Classificazione dei modelli quantistici della coscienza e prospettive per la
Ricerca.
I modelli della coscienza fin qui rinvenuti in letteratura possono essere suddivisi in
tre grandi categorie:
1. modelli che collocano la coscienza nella posizione di un principio primo dal quale
discende la realt.
2. modelli che fanno discendere la coscienza dalle propriet indeterministiche e
probabilistiche del mondo quantistico.
3. modelli che individuano nella MQ un principio dordine dal quale discendono e si
organizzano le propriet della coscienza.
Analizzando i modelli quantistici della coscienza qui descritti, possibile rinvenire
una tendenza alla deriva mistica principalmente nei modelli che rientrano nella
prima categoria e che si rifanno, in modo pi o meno esplicito, allinterpretazione di
Copenhagen della MQ. Tali modelli sfuggono, per definizione, alla verifica
sperimentale, in quanto fanno discendere le loro assunzioni dal fatto che la
coscienza stessa si pone a monte della realt osservata e la determina. In questo
senso, i modelli che rientrano nella prima categoria potrebbero essere considerati
non tanto dei modelli della coscienza, quanto piuttosto dei modelli che cercano di
spiegare lemergere della realt osservabile da processi pan psichici.
Non a caso, questi autori fanno esplicito riferimento al concetto di pan psichicismo.
Per quanto riguarda la seconda categoria di modelli, anchessi si pongono al di l
della falsificabilit, in quanto partono dallassunto che la coscienza risieda in un
dominio non osservabile con le attuali tecnologie della ricerca, come ad esempio i
processi che avvengono a scale di misura al di sotto della costante di Planck.
1) La coscienza crea la realt.
2) Determinismo vs indeterminismo.
3) Lordine crea la coscienza.
Infine, i modelli che rientrano nella terza categoria e che si basano sulla ricerca, in
natura, di un principio di ordine che possa giustificare le propriet della coscienza,
si richiamano prevalentemente a principi e fenomeni che hanno gi portato alla

realizzazione di interessanti applicazioni in campo fisico come, ad esempio, i


condensati di Bose-Einstein, i superconduttori e il laser. Questo fa in modo che tali
modelli possano essere pi facilmente tradotti in ipotesi operative da verificare in
campo sperimentale. Al criterio della falsificabilit scientifica, appena discusso, va
aggiunto, per, un secondo criterio relativo alla compatibilit del modello con le
caratteristiche tipiche dei sistemi biologici. Ci in quanto i principi di ordine
rinvenuti nella terza categoria propongono soluzioni spesso palesemente
incompatibili con le caratteristiche dei sistemi biologici, come, ad esempio, i
condensati di Bose-Einstein che richiedono, per manifestarsi, temperature prossime
allo zero assoluto (-273 C). Applicando questo secondo criterio di selezione vengono
progressivamente esclusi tutti i modelli ad eccezione del modello di Luigi Fantappi e
di Chris King. A tal proposito necessario sottolineare che il modello proposto da
Fantappi ed il modello di King possono essere considerati degli ibridi tra
meccanica quantistica e relativit ristretta, in quanto partono dallunione
dellequazione di Schrdinger (meccanica quantistica) con lequazione energia,
momento, massa (relativit ristretta).Si giunge cos alla conclusione che tutti i
modelli della coscienza proposti nellambito della meccanica quantistica non sono
traducibili in proposte sperimentali perch sono o incompatibili con il criterio della
falsificabilit e/o incompatibili con le caratteristiche dei sistemi biologici. Gli unici
due modelli che superano il vaglio di questa prima rassegna sono quelli che
uniscono la meccanica quantistica con la relativit ristretta.
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Il Concetto di Spazio
di Andrea Beghini.
Il percorso interdisciplinare
Introduzione alle questioni filosofiche. Analisi terminologica.
Alcuni aspetti teoretici:
Dallo Spazio relativo allo Spazio assoluto
Dallo Spazio assoluto allo Spazio come campo
Alcuni aspetti storici:
Il concetto di Spazio nella filosofia classica: Platone e Arist otele.
Il concetto di Spazio nella filosofia moderna:
- Descartes,

- Leibniz e gli empiristi,


- Kant (Prolegomeni ad ogni futura metafisica che voglia presentarsi come scienza)
Introduzione
Come si pu impostare lidea di Spazio?
Prima di tentare una definizione opportuno, per non dire necessario, affermare la
complessit della riflessione epistemologica sullo Spazio. Come si pu enucleare
dalle considerazioni di Grey, il concetto di Spazio come nozione filosofica permette di
prendere atto dellorigine arcaica del problema e del fatto che sempre oggetto di
nuovi orientamenti epistemologici.
Questo significa che non si pu proporre ununica via interpretativa, bens una
pluralit di definizioni e di accezioni concettuali spesso tra loro in relazione, talvolta
in contraddizione o quantomeno contrapposte. Infatti, del concetto di Spazio si parla
da molti punti di vista nellambito delle singole scienze, pertanto non si pu definire
in modo generico lo Spazio senza incorrere in equivoci tra le varie materie. Alcune
espressioni scientifiche, ad esempio, possono creare problemi in campo filosofico e
nello stesso tempo produrre un discorso unitario sullo spazio significa intrecciare
tutte le differenti posizioni e le loro rispettive problematiche di natura psicologica,
cosmologica, metafisica e teologica. Per fare chiarezza circa la definizione
terminologica si pu leggere quanto scrive Nicola Abbagnano nel Dizionario di
filosofia alla voce Spazio:
La nozione di S. ha dato origine a tre problemi diversi o meglio a tre ordini di
problemi: 1 quello circa la natura dello S.; 2 quello circa la realt dello S.;3 quello
circa la struttura metrica dello S. Una risposta a questultimo problema non che una
geometria e le diverse risposte a d esso costituiscono le differenti geometrie. ()
Il primo problema concerne il vero e proprio concetto di S. ed il problema circa la
natura dellesteriorit in generale cio di ci che rende possibile il rapporto estrinseco
tra gli oggetti. Einstein nella prefazione ad un libro storico sul concetto di Spazio (M.
JAMMER, Concepts of Space, 1954) ha distinto due fondamentali teorie dello Spazio,
cio:
a) lo S. come la qualit posizionale degli oggetti materiali nel mondo;
b) lo S. come contenente di tutti gli oggetti materiali.
A questi due concetti si pu aggiungere laltro che lo stesso Einstein ha fondato:
c) quello dello S. come campo.
Jammer sostiene che la teoria dello Spazio assoluto, che a sua volta fonda tutta la
meccanica newtoniana, deriva dal confluire di due modelli fondamentali:
lemancipazione dello Spazio dal modello aristotelico sostanza- accidente e lo Spazio
come attributo di Dio. Il primo capitolo del saggio di Jammer dedicato al concetto
di Spazio nella dimensione antica e classica, il secondo alle influenze teologiche,

soprattutto giudaico cristiane, fino a H. Moore, il terzo allemancipazione del


concetto di Spazio dallaristotelismo, il quarto a Newton e alle critiche di Leibniz, il
quinto alla modernit.
Questa riflessione, prendendo le mosse dalla lettura della prefazione di Albert
Einstein al saggio di Jammer, intende appurare come le due teorie a e b del concetto
di Spazio si siano alternate nel corso della storia del pensiero e come tale alternanza
abbia influito sulle filosofie di alcuni tra i maggiori pensatori di ogni tempo.
Levoluzione del concetto di Spazio, infatti, rappresenta indirettamente levoluzione
del nostro modo di porci nei confronti della realt, del nostro modo di comprenderla
ed interpretarla e, di conseguenza, del nostro modo di pensare e di vivere nella realt
che comprendiamo.
Dallo Spazio relativo allo Spazio assoluto.
Lattenzione dello scienziato si concentra sui fenomeni osservabili. Ci sono tuttavia
dei concetti che sembrano del tutto innati come il concetto di Spazio o il principio di
non contraddizione, quasi che siano un assorbimento biologico se non addirittura
genetico. Dunque, lo scienziato abituato a sfruttare questi strumenti concettuali
del pensiero come qualcosa di ovvio, di evidente, di incontrovertibile. Eppure la
scienza deve impegnarsi nella critica ai principi fondamentali onde evitare di essere
dominata da essi senza saperlo. Il concetto di Spazio fu preceduto da quello pi
semplice di luogo inteso come una piccola porzione della superficie terrestre con un
nome specificato. La cosa il cui luogo viene specificato un oggetto materiale o
corpo. Una semplice analisi mostra che per luogo si pu anche intendere un gruppo
di oggetti materiali. A questo punto legittimo chiedersi se il luogo abbia significato
indipendente dalloggetto materiale. Se cos non fosse il luogo sarebbe emplicemente
un ordine di oggetti materiali e non avrebbe senso parlare di Spazio vuoto. Si pu
pensare, tuttavia, in modo diverso e a questo proposito Einstein propone il seguente
esempio. In una data scatola si possono mettere dei grani o dei chicchi di riso,
quindi la propriet della scatola si associa alla scatola stessa, si tratta di una
possibilit di o di potenza, come direbbe Aristotele. Si pu parlare, dunque, di
spazio della scatola come propriet della scatola.
In tal modo il concetto di Spazio assume la libert dalloggetto materiale tanto da
assurgere a dimensione universale, infatti tutte le scatole hanno la stessa propriet
che pu essere a sua volta estesa ad una scatola di dimensioni infinite. Si pu cos
pensare ad uno Spazio illimitato e assoluto. Questa riflessione porta ad abbracciare
la seconda teoria dello Spazio per cui esso contenente di tutti gli oggetti materiali,
in quanto lo Spazio appare come una realt che in un certo senso superiore al
mondo materiale. Tuttavia, entrambi i concetti di spazio (a e b) non sono altro che
libere creazioni della mente umana, mezzi progettati per una pi facile

comprensione della nostra esperienza sensibile e in tal senso lo Spazio pu essere


inteso come Spazio della percezione.
Le definizioni a e b attengono alla natura dello Spazio rispettivamente dal punto di
vista geometrico e dal punto di vista cinematico. Essi vengono, per, conciliati
dallintroduzione del sistema di coordinate, sebbene esso gi presupponga il concetto
b, da parte di Cartesio. Successivamente il concetto di Spazio fu arricchito da Galilei
e Newton soprattutto in relazione al significato del principio classico di inerzia, terzo
principio della dinamica.
Dallo Spazio assoluto allo Spazio come campo.
Se su un corpo agiscono pi forze la cui somma vettoriale il vettore nullo, allora
tale corpo si muove in moto rettilineo uniforme, ovvero il corpo si muove su una
retta con velocit di modulo costante. A questo punto si deve introdurre lo Spazio
come causa indipendente del comportamento inerziale dei corpi e questa fu la
massima conquista di Newton che in questo super Galileo. In opposizione a
Huygens e Leibniz, Newton ebbe chiaro che il concetto a di Spazio non serviva
sufficientemente alla fondazione del principio di inerzia perch, in caso contrario,
sarebbe venuto meno laspetto cinematico. Newton giunse a questa conclusione
arrivando ad assegnare allo Spazio un ruolo non solo indipendente dagli oggetti
materiali, ma anche assoluto nellintera struttura causale della teoria del
movimento. Questo ruolo assoluto nel senso che lo Spazio, in quanto sistema di
riferimento in cui vale il principio di inerzia, ovvero in quanto sistema inerziale,
agisce su tutti gli oggetti materiali mentre questi non intervengono in alcun modo
sullo Spazio. La conclusione di Newton era la sola utile e possibile nella sua epoca,
ma il successivo sviluppo dei problemi, procedendo in modo obliquo, ha fatto ritorno
alle intuizioni di Leibniz e Huygens, che a loro volta erano ben fondate, ma si
trovavano senza strumenti adeguati per poter essere giustificate. Si richiese,
dunque, uno sforzo per superare il concetto di Spazio indipendente e assoluto.
Jammer propende a dire che il concetto b di Spazio non fu sviluppato fino al
Rinascimento, mentre per Einstein gi Democrito poteva aver intuito lo Spazio come
contenente degli oggetti materiali, diversamente da Aristotele che escluse lo Spazio
assoluto e indipendente. La vittoria sul concetto di Spazio assoluto o di sistema
inerziale stata possibile perch il concetto materiale stato sostituito in fisica dal
concetto di campo. Sotto le idee di Faraday e di Maxwell si sviluppata la nozione
che lintera realt fisica potrebbe essere sviluppata come un campo dipendente dalle
quattro dimensioni spazio- temporali. Se le leggi di questo campo sono
generalmente covarianti, ovvero non dipendono da un particolare sistema di
coordinate, lintroduzione di uno Spazio indipendente e assoluto non necessaria.
Ci che pertanto costituisce il carattere spaziale della realt semplicemente la
tetra dimensionalit del campo. Allora non esiste nessuno Spazio vuoto, ovvero

non esiste uno Spazio senza campo. Lidea di Spazio in s e per s, di fatto, non
esiste.
La dimensione classica.
Nel mondo greco la riflessione sullo Spazio pu essere considerata molto precoce
visto che gi i Pitagorici lavevano sollevata nellambito della spazialit numerica,
mentre gli atomisti di Democrito e, successivamente, gli epicurei la associavano allo
Spazio vuoto, ovvero alla condizione necessaria di assenza di materia ove gli
potessero muoversi e combinarsi liberamente. Anche gli eleati rifletterono sullo
Spazio ma su posizioni diametralmente opposte rispetto a quelle degli atomisti: in
coerenza con linsegnamento del loro maestro, il venerando e terribile Parmenide,
essi vedevano luniverso come un tutto continuo e di conseguenza limitato e chiuso,
tale da portare alla negazione del vuoto, in quanto il vuoto coincide con il nulla e il
nulla non pu esistere. La teoria eleatica, che incarn appieno il sentimento di
horror vacui degli Elleni, ebbe la meglio su quella corpuscolare democritea, tanto
da influenzare le successive riflessioni di Platone e di Aristotele che pure tentarono
di risolvere le parmenidee.
Platone sviluppa una teoria sullo spazio molto importante in uno dei suoi dialoghi
pi complessi, il Timeo. Precisamente egli introduce la nozione di Spazio nel
tentativo di spiegare il rapporto tra mondo sensibile e mondo intelligibile rispetto alle
due specie ( ) che compongono luniverso quella di ci che sempre ma che
non ha unorigine e quella di ci che diviene sempre ma non mai, ovvero la prima
posta come modello, intelligibile e immutabile e la seconda come riproduzione del
modello, in divenire e visibile.
Lo Spazio considerato una terza specie nuova per la quale Platone usa aggettivi
come difficile e confusa; si tratta di una sorta di natura ibrida, intermedia tra
mondo reale e sensibile. Lo Spazio viene illustrato con linguaggio metaforico come il
ricettacolo e quasi la nutrice di ogni divenire, per poi passare allesposizione di una
concezione della realt che presuppone lesistenza di una dialettica tra mondo
intelligibile e mondo sensibile. Stando cos le cose, bisogna ammettere che esiste una
sola specie immutabile, ingenerata e immortale, che in s non riceve nullaltro da altre
parti n si muta mai in altro, invisibile e anche impercettibile, che solo lintelletto ha la
ventura di contemplare; ma c unaltra specie omonima, simile a quella, sensibile,
generata, sempre in movimento, che nasce in un luogo e poi da l sparisce, ed
percepibile con lopinione fondata sulla sensazione. Il terzo genere quello dello
spazio, che non ammette deperimento e procura una sede a tutto quanto nasce, e si
pu afferrare senza la sensazione con un ragionamento illegittimo, a stento credibile,
tenendo conto del quale noi vendiamo sogni e diciamo che necessariamente lessere
deve stare tutto in un luogo e possedere uno spazio, mentre questo non possibile che
si trovi n sulla terra n in cielo.

Dal passo emerge che la funzione del terzo genere, ovvero dello Spazio, quella di
sede delle cose che nascono, che si pongono, che si danno nellevidenza includente.
Lo Spazio, pur essendo il genere in cui si diviene, pur avendo la possibilit di
ricevere le cose, tuttavia non coincide con esse e le loro forme. Se, infatti, la matrice
che accoglie la materia assumesse la forma di ci che viene accolto, ebbene non
potrebbe ricevere pi nulla che non fosse quella stessa cosa, o comunque
riprodurrebbe male la sembianza delle altre cose. Lo Spazio si limita a piegarsi in
funzione delle forme conservando la possibilit di trascendere le forme stesse
rimanendone estraneo: infatti non perde nulla della propria potenza, anzi accoglie in
s tutte le cose, e non assume assolutamente nessuna forma simile a nessuna delle
cose che entrano in lei; per natura uno stampo di ogni cosa, modificato e conformato
da ci che vi entra, e, a causa loro, appare ora in un modo ora in un altro: le cose che
entrano e quelle che escono sono imitazioni di quelle che sempre sono, e portano la
loro impronta in un modo quasi indicibile e mirabile.
Si arriva cos alla definizione platonica suggestiva ma problematica: Perci la madre
e nutrice di ci che stato creato visibile e insomma sensibile non dobbiamo definirla
n terra n aria n fuoco n acqua n i loro derivati o le loro cause; mentre non
sbaglieremo a chiamare tale una forma invisibile e senza contorni, capace di
accogliere ogni cosa, partecipe dellintelligibile in maniera molto oscura e difficile da
comprendersi. Nella visione platonica lo Spazio, pur trascendendo le singole
dimensioni sensibili, esiste solo in relazione alla materia, in quanto esso esiste
esclusivamente in qualit di dove fisico rispetto alla presenza materiale degli
oggetti, imitazioni dei modelli perfetti. Per cui il filosofo esprime la negazione della
possibilit che lo Spazio possa estendersi al di l delluniverso materiale, ovvero nega
assolutamente lesistenza del vuoto.
Aristotele, affrontando nel quarto libro della Fisica la nozione di movimento,
incontra, oltre ai concetti di Spazio e vuoto, anche quello di luogo: necessario che
lo studioso di fisica faccia luce anche sul luogo, come sullinfinito: se esiste o no, e che
cos. Come per Platone gli oggetti non sono del non essere che scandaloso a
pensarsi e che non ha possibilit di esistere, ma sono in un dove, in un luogo.
Tutti infatti suppongono che gli enti siano in un certo luogo(), e la specie
massimamente comune e pi importante del movimento, che chiamiamo traslazione,
secondo il luogo. Il luogo, dunque, esiste ed una realt chiara in relazione al
movimento per spostamento dei corpi che si spostano reciprocamente e non possono
contemporaneamente occupare un medesimo luogo gi occupato ( necessaria una
sostituzione, sempre e comunque, come laria sostituisce lacqua che esce dal vaso).
Ora che il luogo esista sembra essere chiaro dallo spostamento reciproco. Ch, dove
ora vi acqua, qui, qui quando sia uscita come da un vaso, vi di nuovo aria. E
quando qualcun altro dei corpi occupa questo stesso luogo, ebbene questa cosa, ad
avviso unanime, diversa da tutte quelle che sopraggiungono e che mutano.

Questa identificazione dei corpi con il luogo dimostra che il luogo esiste realmente
indipendentemente dagli oggetti e lo Spazio da considerare come il luogo in cui si
muovono gli oggetti stessi.
In questo senso Aristotele parla di luogo naturale.
Secondo il filosofo, lesperienza mostra che per ciascun corpo esiste un sito naturale:
ciascuno infatti, se non impedito, si porta nel suo luogo, luno in alto, laltro in
basso. Queste sono, infatti, le parti e le specie del luogo: lalto, il basso e le altre sei
dimensioni. Ma le determinazioni di questo tipo: lalto, il basso, la destra e la sinistra,
non sono soltanto in rapporto a noi: giacch per noi non sono sempre identiche, ma si
costituiscono secondo la posizione, nel modo in cui ci volgiamo; ond che sovente la
medesima cosa a destra e sinistra, in alto e in basso, davanti e dietro. Invece nella
natura ciascuna di queste determinazioni si definisce in modo assoluto. Ch lalto non
qualunque cosa, ma dove si portano il fuoco e il leggero; similmente anche il basso
non qualunque cosa, ma dove si portano le cose che hanno pesantezza e quelle
terrose, poich non differiscono soltanto per la posizione, ma pure per la potenza.
Questa propriet si trasforma in una vera e propria dottrina del luogo naturale e il
luogo viene fatto oggetto di differenze qualitative in contrapposizione netta con la
teoria corpuscolare. In forza di queste osservazioni si pu dunque comprendere che il
luogo alcunch al di l dei corpi, e che ogni corpo sensibile in un luogo; in verit la
concezione realistica dello Spazio come luogo non porta Aristotele alla concezione del
luogo come realt che prescinda dai corpi o allidentificazione del luogo con i corpi
stessi. Aristotele definisce il luogo come limite del corpo.
Poich una cosa si dice per s, unaltra per altro, anche il luogo in un senso comune:
quello nel quale sono tutti i corpi, in un altro proprio: quello nel quale un corpo come
nel luogo primo() se il luogo la cosa prima che contiene ciascuno dei corpi, sar un
limite; per cui il luogo sembrer essere la forma e la sagoma di ciascuna cosa, con la
quale si determinano la grandezza e la materia della grandezza() Se il luogo non
n la forma, n la materia, n un certo intervallo sempre sussistente come diverso da
quello della cosa che si sposta, necessario che il luogo sia () il limite del corpo
contenente, secondo il quale esso contiguo al corpo contenuto .
La nozione di luogo come limite non da confondere con il luogo come recipiente:
infatti, mentre il vaso sempre mobile, il luogo una specie di vaso non
trasportabile, immobile ed pertanto definito come primo immobile limite del
contenente, si pu dire, cio, che esso un involucro a patto che sia unico con la
cosa, perch il limite insieme con il limitato.
Aristotele, in definitiva, giunge alla conclusione che non pensabile uno spazio
infinito, cio un luogo fuori dellUniverso, n un luogo in cui sia collocabile
lUniverso.

R. Descartes.
Il principale riferimento per quanto concerne let moderna va alla riflessione di
Cartesio, colui che pose linsanabile scissione tra il soggetto conoscente e loggetto
conosciuto, tra pensiero ed essere, tra mente e corpo, tra res cogitans e res extensa,
dove il soggetto pensante acquisisce un ruolo di preponderante importanza nella
determinazione del mondo fuori da s. Cartesio riflette il mutato atteggiamento
culturale che si ebbe con laffermazione della scienza moderna tanto che egli arriv
a fondare il metodo matematico e lalgebra moderna, e nello stesso tempo manifesta
nella sua riflessione un riferimento costante, autobiografico, alla sua personale
esperienza vissuta, tanto che Paul Valery ha parlato, a proposito del Discours de la
Methode, dell avventura intellettuale di un magnifico e memorabile Io.
La riflessione di Cartesio nasce da un grande dubbio metafisico, un dubbio
iperbolico che porta il filosofo a domandarsi se la realt davanti a s non sia altro
che il frutto di una mera illusione, se loggetto sia effettivamente tale o piuttosto
qualcosaltro, se un demone maligno non stenda un velo di sogno e di illusione sul
mondo che luomo crede di conoscere. Il dubbio tuttavia, secondo una tradizione che
si rif alla polemica con gli scettici di santAgostino, porta allaffermazione di
unevidenza incontrovertibile: io non posso dubitare dellesercizio del mio dubbio e,
siccome il dubitare unattivit del pensiero, non posso dubitare di pensare. Ma ci
che non esiste non pu pensare e dunque io esisto (cogito ergo sum) ed esisto come
sostanza pensante, come res cogitans, giacch so di esistere ma non so ancora nulla
circa lesistenza dei corpi che mi circondano.
Scrive Cartesio: Io sono, io esisto: questo certo; ma per quanto tempo? Invero, per
tanto tempo quanto penso; perch forse mi potrebbe accadere, se cessassi di pensare,
di cessare in pari tempo d essere o desistere. Io non ammetto adesso nulla che non
sia necessariamente vero: io non sono, dunque, per parlare con precisione, se non una
cosa che pensa, e cio uno spirito, un intelletto o una ragione, i quali sono termini il cui
significato mera per lo innanzi ignoto.() Ma che cosa, dunque, sono io? Una cosa che
pensa. E che cos una cosa che pensa? una cosa che dubita, che concepisce, che
afferma, che nega, che vuole, che non vuole, che immagina anche, che sente.
Accertate, secondo le regole del metodo, lesistenza e le determinazioni della
sostanza pensante, resta da verificare o meno lesistenza del mondo che sta di fronte
a noi. Questo reso possibile solo dopo essere giunti alla dimostrazione
dellesistenza di Dio, terzo termine ed unico garante dellesistenza del mondo. Tutto
ci che non res cogitans res extensa, la realt sempre piena ed estesa che si
contrappone al soggetto pensante, e che da questultimo conosciuta. una realt
omogenea ed immediata, priva di qualsiasi caratterizzazione qualitativa, bens
perfettamente riconducibile entro caratteri matematici, quantitativi e meccanicistici.
La res extensa dunque la materia, non intesa in senso aristotelico, ma in generale
come lobiectum che pu essere ridotto ai parametri formali della geometria

(lunghezza, profondit, altezza). Il mondo materiale diventa cos il mondo delle


propriet spaziali: viene a crearsi un rapporto di equivalenza tra materia, estensione
e Spazio. Ci che materiale e quindi sostanziale necessariamente esteso e ci che
ha estensione nello Spazio non pu essere altro che materia o sostanza, tanto che
lestensione diventa attributo primo della sostanza. Ma lestensione spaziale una
determinazione di tipo quantitativo, quindi la certezza della conoscenza della
sostanza in quanto res extensa si limita ai caratteri quantitativi e perci oggettivi.
Per Cartesio, anche quando si parla di vuoto, in realt si parla di sostanza, poich
anche il vuoto sottende unidea di pieno; infatti il vuoto potrebbe esistere solo se
esistesse un luogo senza estensione, ma questo impensabile perch non vi luogo
al mondo che possa essere separato dallestensione e, a sua volta lestensione non
pu essere pensata se non come propriet di un corpo materiale, ne deriva che non
c luogo che non sia pieno di sostanza e, quindi, che sia vuoto. Un esempio
particolarmente efficace quello del vaso vuoto: se Dio togliesse il contenuto del
vaso i suoi confini si restringerebbero fino a toccarsi, poich la distanza una
propriet dellestensione e come tale non potrebbe sussistere senza qualcosa di
esteso.
Leibniz e gli empiristi inglesi.
Decisamente diversa da quella cartesiana la visione di Leibniz che si impegna a
definire lo Spazio in contrapposizione al meccanicismo di Cartesio prima e di Newton
poi riportando al centro della questione la riflessione sulla sostanza.
Leibniz, scrivendo a Samuel Clarke, fedele discepolo di Newton, sostiene che lo
Spazio non una realt per s stante, una sostanza, un attributo divino, ma una
mera relazione di disposizione e coesistenza fra i corpi. Parafrasando le parole del
filosofo, lo Spazio non risulta altro che un ordine dellesistenza delle cose.
Di conseguenza, per avere lidea di luogo e quindi, successivamente, lidea di Spazio
sufficiente considerare il rapporto e le regole del mutamento delle cose, senza
bisogno di immaginare alcuna realt assoluta allinfuori delle cose stesse di cui si
considera la situazione.
Leibniz mette in evidenza laspetto relazionale del concetto di Spazio privandolo di
qualsiasi giustificazione ontologica ed orientamento teologico. Egli scrisse:
Ho osservato pi duna volta che considero lo Spazio come qualcosa di puramente
relativo, cos come il Tempo: un ordine delle coesistenze, al pari del Tempo che un
ordine delle successioni. Infatti lo Spazio segna in termini di possibilit un ordine di
quelle cose che esistono nello stesso Tempo, in quanto esistono insieme senza
entrare nei loro modi particolari desistenza e quando si vedono pi cose insieme, si
percepisce questo ordine di cose tra loro. C una percezione di un ordine spaziale
che deriva dalla coesistenza delle monadi, punti metafisici chiusi.

Lempirismo moderno di Hume e Hobbes difende invece la soggettivit assoluta


della dimensione psicologica dello Spazio. Per Hobbes lo Spazio un immagine
soggettiva, un fantasma di una cosa che esiste in quanto esiste, come lo definisce
nellVIII capitolo del De corpore, mentre per Locke lo Spazio unidea derivata
dallesperienza sensibile, unidea semplice dataci dalla percezione della distanza fra
due oggetti o tra due punti di uno stesso oggetto.
Il processo de-costruttivo dell idea Spazio continua con Berkeley e Hume.
In particolar modo anche Hume afferma che sono i sensi a produrre limpressione
originaria da cui deriva lidea di Spazio e di Tempo. Essa deriva dalla disposizione
degli oggetti visibili e tangibili. Per cui le idee di spazio e di Tempo non hanno
unesistenza separata e distinta ma sono semplicemente le idee della maniera e
dellordine con cui esistono gli oggetti. Ne consegue che la visione di Hume porta alla
dissoluzione della dimensione ontologica e metafisica del concetto di Spazio.
I. Kant.
Il fondamentale contributo che Kant diede alla riflessione sul concetto di Spazio
richiede unanalisi pi approfondita e perspicua intorno alla cosiddetta rivoluzione
copernicana del pensiero. Il criticismo kantiano stabilisce la centralit del soggetto
conoscente in ogni campo: in quello gnoseologico, in quello morale e in quello
estetico. La conoscenza, la morale e la bellezza sono possibili non tanto perch il
mondo degli oggetti le ha in s come propriet intrinseche, ma perch esse si
esprimono solo ed esclusivamente in funzione di un soggetto che ne fa esperienza: se
una cosa conoscibile o morale o bella, lo solo in funzione del soggetto; questo
non vuol dire che sia impossibile luniversalit del giudizio, poich, com e sar
illustrato in seguito, la mente umana strutturata secondo parametri di sensibilit
e di giudizio assolutamente universali.
Lo Spazio, per Kant, uno di questi parametri tali da rendere universalmente
comprensibile alla mente umana la complessit del reale. In un certo senso lo
Spazio non pi una propriet del mondo e degli oggetti ma la lente attraverso cui
noi leggiamo il mondo. Per soffermarsi meglio sia sulla particolare interpretazione
kantiana del concetto di Spazio, sia, pi genericamente, sui tratti essenziali della
gnoseologia kantiana, come la definizione delle categorie, viene qui riportata
unanalisi dei primi due problemi trascendentali dei Prolegomeni ad ogni metafisica
futura: accertare la dignit di scienze della matematica e della fisica (problemi pi
diffusamente affrontati nella Critica della Ragion pura).
La matematica pura possibile come conoscenza sintetica a priori solo in quanto non
si riferisce ad altri oggetti che agli oggetti dei sensi ed in quanto lintuizione empirica
di questi fondata a priori sopra unintuizione pura (dello spazio e del tempo) la quale
non altro che la pura forma della sensibilit che preesiste alla reale apparizione
degli oggetti anzi che sola la rende possibile.

possibile constatare da questa affermazione come per Kant la matematica pura


deve necessariamente essere fondata su intuizioni pure, ovvero su rappresentazioni
delloggetto quali si avrebbero dalla sua immediata presenza, ma che anticipano la
reale impressione delloggetto stesso e che quindi si dicono a priori. Questo
dimostrato dal fatto che la matematica pura si fonda su verit universali, assolute e
necessarie, non su verit affidate esclusivamente alla mutevolezza delle impressioni
empiriche. Daltra parte, la matematica pura non avrebbe senso se non avesse come
oggetto le cose del mondo. Di queste cose, per, essa non conosce lessenza, ovvero
come sono le cose in s, ma solo la loro rappresentazione, ovvero il fenomeno, in
rapporto alla sensibilit dei nostri sensi.
Si detto che la matematica pura fondata, per Kant, su intuizioni pure; tali
intuizioni pure a priori consistono nella forma delle intuizioni sensibili, ovvero nello
spazio e nel tempo. Quando Kant parla di forma intende le regole universali e
necessarie che ordinano la materia sensibile, intende la determinazione del
determinabile, laddove il determinabile in generale consiste nella materia.
Dunque lo spazio e il tempo si presentano come condizioni, come principi
fondamentali della nostra percezione e della nostra comprensione del mondo e delle
cose; essi precedono le cose in quanto esse possono essere intuite solo in un dato
tempo e in un dato spazio, non altrimenti; quindi, senza queste universali
costruzioni formali dello spirito conoscente, che sono lo spazio e il tempo,
oltremodo impensabile lintuizione empirica dei corpi.
Con ci, non si deve cadere nellequivoco che lo spazio e il tempo siano propriet
reali inerenti alle cose in s, dal momento che delle cose in s nulla pu essere
intuito tramite i sensi (la rappresentazione delle cose come sono in se stesse di
pertinenza dellintelletto puro). Gli oggetti, di cui spazio e tempo sono intuizioni pure
a priori, sono intuizioni sensibili, ovvero semplici fenomeni delle cose, laddove per
fenomeni Kant intende le rappresentazioni delle cose che colpiscono i nostri sensi e
non le loro propriet intrinseche. A questo proposito, Kant propone lefficace
esempio della mano osservata allo specchio: la nostra mano e quella riflessa sono
identiche in ogni loro parte, eppure l una non pu essere sostituita allaltra, il
guanto dell una non pu essere indossato dallaltra, in quanto i loro rispettivi
confini spaziali sono diversi. La nostra mano e quella che vediamo riflessa allo
specchio non sono intuizioni pure quali potrebbe avere lintelletto puro ma solo
rappresentazioni delle cose, ovvero intuizioni sensibili.
dunque lecito dire che, nello specifico, lo spazio la forma dellintuizione esterna
in quanto determina il disporsi delle cose le une accanto alle altre, mentre il tempo
la forma dell intuizione interna, in quanto determina lordine intrinseco di
successione degli oggetti.
Kant conclude il capitolo con una tirata polemica contro lidealismo, o meglio, contro
quanti accusano la sua dottrina filosofica di idealismo. Mentre gli idealisti negano la
realt di ogni cosa al di fuori del soggetto pensante e conoscente e riducono a mere

rappresentazioni nel soggetto le cose, di cui non esisterebbe nessun oggetto concreto
corrispondente, Kant sostiene che le cose fuori di noi soggetti pensanti esistono
realmente. Il problema da lui sollevato non si fonda tanto sulla dignit ontologica
delle cose del mondo, ma sullaspetto gnoseologico, ovvero sulla conoscenza intorno
agli oggetti. Egli sostiene che, attraverso i nostri sensi, non possiamo percepire altro
che i fenomeni delle cose e nulla di ci che possano essere in se stesse; ne
consegue che tutte le propriet che siamo soliti riconoscere in un corpo, come il
colore o lodore, non sono altro che propriet del fenomeno, mentre lunghezza,
altezza e profondit del corpo restano, cartesianamente, le tre dimensioni su cui si
fonda lo spazio e dunque non sono n propriet del fenomeno, n, tanto meno,
propriet intrinseche alle cose stesse, ma i parametri dellintuizione pura a priori
dello spazio. Parimenti, Kant deve difendersi anche dallobiezione che la sua filosofia
riduce il mondo a pura apparenza; egli afferma che lapparenza non va messa sul
conto dei sensi, bens dellintelletto, al quale soltanto spetta ricavare dalla parvenza
un giudizio obiettivo, ovvero sostiene che loperazione da lui eseguita, nel parlare di
rappresentazioni delle cose come intuizioni sensibili, non porta affatto
allammissione di unapparenza universale delle cose ma soltanto a constatarne il
valore di parvenza, giacch stabilire ci che realt e ci che apparenza spetta
soltanto a una successiva operazione dellintelletto che riconosce a tutti gli effetti
lesistenza degli oggetti in s e per s.
Chiedersi come sia possibile la fisica pura significa domandarsi se esistano e, di
conseguenza, se siano conoscibili e come siano conoscibili, le leggi universali della
natura. Kant premette che per natura si intende lesistenza delle cose in quanto
determinate da leggi generali e non tanto lesistenza delle cose in s e per s che
del tutto indipendente dallintelletto e che pertanto non pu essere conosciuta n
analiticamente, n sinteticamente, n a priori, n a posteriori. Lo dimostra il fatto
che lesperienza mi apprende bene che una cosa esiste e come essa esiste, ma non
mai che ci debba essere necessariamente cos e non altrimenti. Quindi essa non pu
mai apprendermi la natura delle cose in s. Tuttavia la fisica pura non si fonda su
una semplice conoscenza di leggi generali, ma su una conoscenza di principi
universalmente e soprattutto necessariamente validi, come la proposizione che la
sostanza permane e non si distrugge; per quanto alcuni concetti fisici, come quello
del movimento, necessitino di una verifica empirica. Quindi la domanda iniziale pu
benissimo essere sostituita con la seguente: come possibile conoscere a priori la
necessaria regolarit delle cose come oggetti dellesperienza? Oppure: come possibile
conoscere a priori la necessaria regolarit dellesperienza in riguardo a tutti i suoi
oggetti in genere?. Nel rispondere a questa domanda Kant stabilisce una radicale
distinzione tra giudizio percettivo e giudizio empirico vero e proprio e quindi tra
giudizio soggettivo e giudizio oggettivo. In generale, per giudizio, Kant intende un
collegamento delle rappresentazioni in una coscienza; quindi latto del giudicare
equiparabile allattivit del pensiero in quanto, sul piano logico, si estrinseca

nellattribuzione di un predicato ad un soggetto. Laddove i giudizi percettivi, che


derivano dalla perceptio, ovvero dallintuizione sensibile, si limitano ad essere il
frutto di un collegamento logico in una coscienza soggettiva individuale, i giudizi
empirici assumono un valore universale, obbiettivo e necessario. Essi infatti, pur
attingendo sempre alle intuizioni dei sensi, che sono delle affezioni e quindi
implicano passivit, tuttavia le subordinano allattivit ordinatrice e unificatrice di
certi particolari concetti, i quali hanno la loro origine del tutto a priori nellintelletto
puro ai quali deve prima venire subordinata ogni percezione per essere trasformata in
esperienza. a questi concetti intellettivi puri, intellettivi in quanto sono funzioni
dellintelletto, puri in quanto sono presenti in noi a priori ovvero non derivano da
altre regole, che si deve attribuire il valore obbiettivo e necessario dei giudizi
empirici, anzi sono questi concetti che determinano il giudizio sintetico, ovvero
attribuiscono una certa forma di giudizio piuttosto che unaltra all intuizione.
Tali concetti puri vengono classificati da Kant nel sistema delle categorie, quei
concetti basilari della mente che rappresentano le supreme funzioni unificatrici
dell intelletto e che, logicamente, corrispondono ai predicati primi. Se il termine
direttamente ripreso dalla metafisica aristotelica, tuttavia Kant intende le categorie
in modo diverso rispetto ad Aristotele: mentre per lo Stagirita esse corrispondevano
ad una classificazione ontologico- gnoseologica, per Kant si limitano ad essere
principi gnoseologico- trascendentali, mentre per Aristotele erano leges mentis atque
entis, per Kant sono soltanto leges mentis. Dunque, per ricapitolare, il giudizio
empirico, che si pone come obbiettivo e necessario, deriva dalla subordinazione
dellattivit dei sensi, che appunto intuire, a quella dellintelletto, che pensare, e
in questo caso pensare genericamente o assolutamente, ovvero non in riferimento ad
un'unica coscienza individuale. A tutti gli effetti lesperienza resa possibile solo ed
esclusivamente nel suo rapporto con lintelletto in quanto essa determinata dai
concetti intellettivi puri. Resta sempre valido quanto affermato in precedenza, ovvero
che lesperienza non ci dice assolutamente nulla delle cose in s, di come, ad
esempio, le cose esistano in quanto sostanze o agiscano come cause, ma si riferisce
esclusivamente ai fenomeni. Questa impossibilit di conoscere le cose in s e per s
deriva dalla facolt stessa del nostro intelletto che non quella di intuire ma di
collegare intuizioni in una coscienza. Siccome la nostra conoscenza del mondo
fondata sullesperienza e cio su giudizi empirici, ecco che a Kant non resta altro che
affermare che i principi dellesperienza possibile sono ad un tempo leggi universali
della natura conoscibili a prioridal momento che lintelletto, nella formulazione del
giudizio, attinge dallesperienza esclusivamente lintuizione e non i concetti, i quali si
trovano a priori nellintelletto. Quindi la realt e la natura vengono lette e giudicate
secondo quei parametri a priori che sono appunto le categorie, che da una parte
rappresentano i principi del giudizio, dallaltra le leggi universali della natura. Scrive
Kant: lintelletto la sorgente dellordine universale della natura in quanto abbraccia
tutti i fenomeni sotto le sue proprie leggi e per questo mezzo primieramente costituisce

a priori (secondo la forma) lesperienza, per effetto di che tutto quanto viene conosciuto
per via di esperienza necessariamente soggetto alle leggi dellintelletto.
Bibliografia
N. ABBAGNANO, Dizionario di filosofia. Terza edizione aggiornata e ampliata da G.Fornero, Utet, To.
J. GREY, Ideas of Space, Oxford 1989.
M. JAMMER, Concepts of Space, 1954.
PLATONE, Timeo, 28a; tr. di G. Lozza, Oscar Mondadori, Milano 1994.
ARISTOTELE, Fisica, libro IV, 208 a; a cura di M. Zanatta, Utet, Torino 1999. R.DESCARTES,
Meditazioni metafisiche II, in Opere a cura di E. Garin, Laterza, Bari 1967.
G. W. LEIBNIZ, Epistolario Leibniz-CIarke (1715-1716), in Saggi filosofici e lettere.T. HOBBES, De
corpore, Bari Laterza.
J. LOCKE, Saggio sullintelletto umano, cap. II, Bari Laterza, 1972.
D. HUME, Trattato sulla natura umana, Bari Laterza, 1971.
I. KANT, Prolegomeni ad ogni metafisica futura. Parte prima del problema trascendentale. Come
possibile la matematica pura?, a cura di P.Martinetti e M.Roncoroni, Rusconi Libri, Milano, 1995.
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Teoria degli Universi e Sintropia.


Luigi Fantappi, ricordo di un matematico.
di Ignazio Licata.
Introduzione.
Come per tutte le attivit creatrici cos anche per la matematica possibile
individuare periodi floridi, in cui pensieri nuovi danno l'avvio scuole e correnti
rigogliose che arricchiscono una disciplina. In Italia il coraggio e la forza della
generazione del risorgimento avevano segnato tutte le scienze e le arti. In special
modo la matematica. Con i loro lavori Brioschi, Betti, Cremona, Beltrami e Casorati
posero le basi, a livello internazionale di un nuovo aspetto dell' algebra, della
geometria e delle loro relazioni, dell'analisi in campo complesso e delle applicazioni
di questa alla fisica-matematica. Inaugurarono inoltre nel nostro paese la tradizione
dei politecnici e Betti ebbe un ruolo chiave nella creazione della Scuola Normale di
Pisa. A questa generazione succedette quella non meno prolifica di Severi, Volterra,
Bianchi, Krall. A Palermo, nell' epoca dei Florio, G. B.Guccia, allievo di Cremona,
crea il Circolo Matematico di Palermo, che per diversi decenni sar uno dei pi
importanti centri internazionali per la matematica. in questo contesto, ricco di
idee e di grandi maestri che alla Scuola Normale di Pisa, nel 1922, si laureano un
fisico ed un matematico. Il fisico Enrico Fermi. Il matematico Luigi Fantappi
(Viterbo 1901-Roma 1956). La matematica ha un grande impatto su tutte le attivit
umane. Ma spesso i suoi concetti ed i suoi nomi non arrivano al grande pubblico.

Vogliamo qui ricordare Luigi Fantappi, ed i suoi numerosi contributi alla scienza,
con particolare riguardo ad un tema di rinnovato interesse, la ricerca di una teoria
unificata del mondo fisico e biologico.
1) La Teoria Sintropica.
Nel 1942 Luigi Fantappi era uno dei pi famosi matematici italiani. La sua teoria
dei Funzionali Analitici, che estendeva i concetti dell' analisi funzionale in campo
complesso, sviluppata sin dal 1925, lo aveva reso celebre in tutto il mondo.
Ricopriva la cattedra di Alta Analisi all'Istituto Nazionale di Alta Matematica, fondato
da Severi nel 1939. Eppure non fu mai un accademico chiuso nella sua torre
d'avorio, compiaciuto dei suoi successi. Uomo colto ed autenticamente curioso,
stoffa da filosofo naturale, era un convinto assertore della necessit del dialogo
interdisciplinare ed ebbe un ruolo chiave nella creazione del Centro Internazionale di
Comparazione e Sintesi a Roma, che fu un luogo deccellenza in quello che oggi
chiameremmo crossing disciplinare. In quel periodo Fantappi si pose un problema
ancora lontano dalle preoccupazioni degli specialisti: quello della convergenza e della
conciliazione tra fisica e biologia. Si era ancora lontani dalla scoperta del codice
genetico ed i biologi cercavano una base molecolare per la teoria darwiniana, il cui
status culturale era ancora al centro di vivaci polemiche, scientifiche ed
ideologiche. D'altra parte le preoccupazioni dei fisici erano intensamente rivolte
allesplorazione del nuovo mondo sub-nucleare. Nei loro principi di base le due
scienze erano praticamente senza contatti. Questo contrastava laspirazione del
pensiero scientifico verso una visione unitaria della Natura, operando una
separazione contraddittoria tra aree di conoscenza. Una delle acquisizioni pi solide
della fisica infatti il secondo principio della termodinamica, che ci insegna a
calcolare, per ogni processo fisico, l'aumento di entropia, ovvero la dissipazione
denergia ed il consumo della macchina-mondo.
Si tratta di fenomeni evidenti a livello perfino di esperienza quotidiana:
il logoramento per attrito, l'irreversibilit dei processi di combustione,
l'invecchiamento... Ma all'interno del mare dell'entropia deve esistere la possibilit di
isole di ordine ed organizzazione.
Infatti in biologia e nelle scienze cognitive assistiamo alla creazione ed allo sviluppo
di forme sempre pi complesse e differenziate, la cui organizzazione rende il sistema
in grado di accrescere il proprio ordine e modificarlo in risposta agli stimoli
dell'ambiente esterno. Fantappi pens che la soluzione di questo enigma andasse
ricercata nei principi fondamentali della fisica.
La teoria della sintropia, scelto come termine opposto ad entropia, e pi radicale del
gi diffuso neghentropia, parte da una considerazione sulla struttura delle equazioni
della fisica quanto relativistica. Un'equazione chiave l'equazione di D'Alembert, che
descrive i processi ondulatori.

Questa equazione ammette due tipi di soluzioni: (a) onde divergenti, descritte da
potenziali ritardati, che si diramano dalla sorgente causa del fenomeno ondulatorio
e (b) onde convergenti, descritte da potenziali anticipati, che convergono in un
punto. Le onde divergenti ci sono ben note.
Ad esempio: le onde emanate da un trasmettitore radio. Nei problemi tradizionali
della fisica non si tiene conto del secondo tipo di soluzioni semplicemente perch in
apparente contrasto con le condizioni di simmetria relativistica, nessuno ha mai
osservato onde dal futuro. L'idea di Fantappi fu di considerare alla stessa stregua
le due soluzioni, assegnando ad ognuna un ruolo di tipo termodinamico.
Alle prime, le onde divergenti, sono legati i fenomeni entropici, con livellamento e
degrado dell' energia.
Il fisico teorico Olivier Costa De Beauregard ha dimostrato in maniera elegante nel
1957 1a connessione tra entropia e potenziali ritardati utilizzando considerazioni di
meccanica statistica.
Invece i potenziali anticipati, concentrando l'energia in un punto, creano le
condizioni iniziali per lo sviluppo di una diversa classe di fenomeni, i fenomeni
sintropici, tipici della vita, caratterizzati da un "surplus di energia in un ristretto
volume spaziotemporale.
In pratica lazione dei potenziali anticipati su un sistema di particelle sarebbe visto
da un osservatore come un fenomeno di coerenza tra i costituenti del sistema.
I due tipi di fenomeni possono essere studiati tramite un principio duale essendo gli
uni l'inverso degli altri.
In effetti le propriet dell'operatore di D'Alembert e i due tipi di potenziali sono
strettamente connesse al cono-luce della geometria di Minkowski, usata in relativit
per connettere con segnali a velocit della luce osservatori inerziali che si muovono
nello spazio-tempo a velocit uniformi diverse (vedi fig 1 e 2).
Potenziali anticipati e ritardati nello Spazio-Tempo di Minkowski

Fig. 1 I due coni con vertici S' ed S rappresentano nello spazio-tempo


rispettivamente onde divergenti da S(causa) ed onde convergenti in S(fine).

Entropia e Sintropia.

Fig.2 - Unonda convergente nel punto S (fine) genera unonda divergente dal punto
S (causa). Ogni fenomeno sintropico quindi causa di un fenomeno entropico
successivo.
La simmetria passato-futuro del cono-luce si riflette nella complementarit duale dei
due tipi di potenziali.
Nella costruzione della teoria Fantappi utilizz uninterpretazione statica dello
spazio-tempo, comune ad altri studiosi, come H. Weyl. In breve passato-presentefuturo, formano una struttura globale interconnessa e coesistente.
Fantappi defin infatti su base relativistica il concetto di esistenza totale ed
introduceva con i potenziali anticipati un finalismo intrinseco della natura, mentre i
potenziali ritardati erano legati all' entropia ed alla causalit. In altre parole
lesistente globale contiene in s le condizioni al contorno per lemergenza della
vita.
Emerge in questa concezione di filosofia naturale unambizione metafisica intesa
come necessit di inserire l'indagine della natura in un pi ampio quadro filosofico
ed esistenziale.
Fantappi, spirito profondamente religioso, non nascose mai che lo strumento della
scienza era per lui una componente della ricerca di Dio.
Scriveva infatti nel 1954 (in La Scienza testimone di Dio, Tabor, VIII,3):
... solo se si abbandonano i veri fini della scienza (conoscenza razionale della realt),
sostituendo questi fini con mezzi occasionali di una certa epoca (metodo, tecnica),
elevati a fine ultimo dai ricercatori miopi, si pu nella scienza mettere da parte l'idea di
Dio. Altrimenti Dio naturalmente al centro della scienza, essendone il motore ed il
fine, come provato dagli stessi grandi scienziati di tutte le epoche, da Galileo a
Newton, da Platone a Picard, da Linneo a Pasteur, nonostante le opposte

opinioni dei loro pi meschini seguaci.


facile comprendere come nellItalia del dopoguerra, divisa dalle lotte ideologiche
tra cattolici e marxisti, queste posizioni finaliste e religiose gli procurarono ostilit ed
incomprensioni.
Per gli scienziati di orientamento cristiano le sue posizioni erano eccentriche e
scomode, per quelli marxisti idealistiche.
Queste polemiche non gli tolsero mai la serenit e l'apertura al confronto.
Ritornando alla teoria, Fantappi considerava i fenomeni sintropici finalistici al di
fuori delle possibilit del metodo galileiano, poich l'indagine sperimentale pu
riprodurre in laboratorio soltanto i fenomeni causali entropici.
Questo equivale a dire che le onde convergenti sono certamente pi difficili da
rivelare sperimentalmente di quelle divergenti.
possibile rendersi conto di ci con una considerazione fisica semplice.
Consideriamo un recipiente con dentro un fluido perfetto ed in esso un oscillatore,
sorgente di onde (Vasca di Fantappi).
Consideriamo il sistema isolato in equilibrio termico.
Saranno presenti tutti i moti ondulatori possibili, in modo caotico; come si dice in
gergo, saranno presenti tutti i possibili gradi di libert.
Ora l'oscillatore emetter un'onda divergente, ora ne assorbir una convergente. Se
si fornisce un'energia all'oscillatore in modo da rompere l'equilibrio termico, la
tendenza a restaurare questo equilibrio far s che sar maggiore l'energia versata
dalla sorgente nel fluido (onde divergenti) che quella che la sorgente assorbir dal
mezzo (onde convergenti).
In questo caso avremo che la tendenza entropica legata alle onde divergenti avr
globalmente la supremazia, mentre la presenza sintropica pi sottile ma
ugualmente presente, delicata come i fenomeni a cui presiede.
Consideriamo adesso, al posto del recipiente, l'universo fisico nella sua totalit e ne
concludiamo che in esso sono presenti, anche se con intensit diversa, sia la
componente entropica che quella sintropica.
Una versione della teoria che contempla anche i casi intermedi tra entropia e
sintropia stata proposta nel 1950 da Giuseppe Arcidiacono, matematico e
cosmologo, e dal fratello, il biochimico salvatore Arcidiacono (vedi fig.3).
Fig.3- In un universo ipersferico (tipo De Sitter) unonda divergente da A , raggiunto
il raggio massimo, si trasforma in unonda convergente in B.
Non dunque possibile separare i fenomeni entropici da quelli sintropici.

Entropia e Sintropia in un Universo Ipersferico.


Il problema dei potenziali anticipati, formalmente necessari alla teoria eppure senza
riscontro sperimentale, era in quegli anni oggetto di intense ricerche. J. A. Wheeler e
R .P .Feynman (1945;1949) e poi F. Hoyle e J. Narlikar (1964; 1969;1971),
studiarono le condizioni cosmologiche per lassorbitore; in altre parole, definirono
matematicamente perch il gioco di interferenze allinterno della scatola universo
sono tali da permettere di osservare soltanto i potenziali ritardati, concordando
sostanzialmente con lapproccio di Fantappi. Va osservato che linteresse per il
problema dei potenziali anticipati in cosmologia praticamente fermo a questa
grande trilogia. Uno sviluppo interessante si avuto nellambito della teoria
quantistica dei campi. Nei processi quantistici ci che noi osserviamo sono sempre
transizioni elementari, come i processi di emissione-assorbimento di particelle.La
simmetria relativistica ci impone di considerare transizioni forward e backward
(J. Cramer). Ma questo equivale a considerare il ben noto fenomeno della nonlocalit quantistica, ossia la possibilit degli oggetti quantistici di scambiarsi
informazione attiva (D. Bohm) senza scambio di energia in particolari stati di
coerenza. Ritroviamo quindi in un contesto diverso lantica suggestione di Fantappi.
Non a caso diversi fisici e biologi hanno suggerito recentemente la possibilit di un
ruolo dellentangled quantistico nel garantire le condizioni necessarie per la
complessit di alcuni processi biologici (H. Frolich; G. Preparata).
2) La Teoria degli Universi.
Abbiamo visto come la teoria unitaria del mondo fisico e biologico aveva portato
Fantappi ad interessarsi della struttura dell'universo nella sua globalit. Come
noto, la teoria della relativit generale di Einstein permise di impostare il problema
cosmologico su basi rigorosamente fisico-matematiche, ma la struttura delle

equazioni di campo non determinava univocamente la scelta tra diversi modelli. Per
di pi, era ormai evidente che una teoria di campo continua non potesse rendere
conto dei valori discreti, quantizzati, delle grandezze microfisiche.
Scriveva Einstein nel 1955: Questo non sembra essere in accordo con una teoria del
continuo, e deve condurre al tentativo di trovare una teoria puramente algebrica per la
descrizione della realt. Tuttavia nessuno sa in che modo ottenere le basi di una tale
teoria.
Il terzo grande contributo di Fantappi alla scienza riguarda proprio questo
argomento. A partire dal 1952, con una bellissima serie di lavori, indic il metodo
per la costruzione rigorosa su basi algebriche di modelli d'universo. Fantappi
osserv che per concepire lo stesso concetto di legge fisica necessario che questa
sia valida senza eccezioni, in ogni zona dello spazio-tempo. Questa validit implica
che i cambiamenti di coordinate spaziali e temporali nell'espressione matematica
della legge siano tali da lasciarla invariata in forma. Queste trasformazioni di
coordinate devono perci presentare delle particolari simmetrie, esprimibili
attraverso una struttura matematica detta gruppo. Nel corso dello sviluppo storico
della fisica accaduto che si sono fatti degli esperimenti, scritte delle equazioni e poi
si osservato che queste equazioni erano invarianti in forma sotto certe
trasformazioni gruppali. Fantappi, convinto assertore della capacit della
matematica di cogliere il reale, propose il metodo inverso, cio di utilizzare i gruppi
per arrivare alle leggi, idea audacissima che anticipa di due anni il lavoro
fondamentale di C.N. Yang e R. Mills.
Naturalmente le strutture gruppali possibili matematicamente sono moltissime, ma
il punto di partenza univoco individuato dai due gruppi gi da tempo noti in fisica,
le leggi della meccanica newtoniana sono infatti invarianti per trasformazioni di
Galilei, mentre le leggi dell'elettromagnetismo e della meccanica relativistica sono
invarianti per il gruppo di Lorentz.
Da notare che la meccanica classica contenuta come caso particolare di quella
relativistica quando si considerano interazioni a velocit infinita e non alla v elocit
limite della luce; in modo analogo il gruppo di Galilei un caso particolare di quello
di Lorentz.
Fantappi cominci a sviluppare il suo programma mostrando come le leggi di ogni
modello d'universo fisico erano effettivamente individuate dalla sua struttura
gruppale. In una bella memoria del 1955, ad esempio, mostr come il gruppo di
Galilei permettesse di dedurre la forma della legge di gravitazione di Newton. Altri
risultati importanti riguardano la meccanica quantistica. Egli fece vedere come la
forma degli operatori quantici, che determinano le grandezze osservabili, fosse
interamente determinata dal gruppo. In campo cosmologico dimostr che il modello
relativistico di Minkowski individuato dal gruppo di Lorentz pu essere perfezionato
passando ad un gruppo pi ampio in modo unico ed ottenendo cos il modello di De
Sitter, con curvatura spaziotemporale globale, con conseguenze di estrema

importanza per le teorie gravitazionali e cosmologiche. Continuando a sviluppare


questo metodo dell' estensione gruppale si ottiene una successione di Universi
Ipersferici, che rappresentano matematicamente i vari livelli descrittivi del mondo
fisico, ognuno dei quali contiene l'altro, come in una matrioska. Laspetto
interessante del lavoro di Fantappi, continuato da Giuseppe Arcidiacono, che
indica limportanza delluniverso di De Sitter utilizzando un metodo rigoroso, e non
considerazioni fisiche ad hoc. In pratica, luniverso di De Sitter(ed il gruppo di De
Sitter-Fantappi-Arcidiacono che lo caratterizza) viene individuato univocamente a
partire da una catena logico-matematica che include il gruppo di Galilei ed il gruppo
di Lorentz, un p come una retta viene individuata su un piano da due punti. La
cosa davvero sorprendente che questi lavori anticipano linteresse recente che a
questo modello duniverso viene dato dalla cosmologia quantistica. Infatti il termine
cosmologico che il gruppo impone alle equazioni gravitazionali di Einstein
corrisponde proprio ad una descrizione metrica classica del vuoto quantistico.
In questo modo, come lautore di questa nota ha mostrato, possibile ritrovare la
condizione di Hartle-Hawking per luniverso senza bordi con un nuovo significato
fisico.Si ancora ben lontani dall'aver esplorato tutte le possibilit di questo metodo
in cosmologia ed in microfisica.
Luigi Fantappi muore il 28 luglio 1956. Fermi, il suo amico dei tempi studenteschi,
ed campione di un altro stile nella scienza, lo aveva preceduto l'anno prima. Poco
prima della morte Fantappi aveva scritto: Quanto sembra inesplicabile in un
universo pu invece trovare la sua logica sistemazione in un altro universo associato
ad un numero maggiore di gradi di libert... Grazie al nostro io spirituale
apparteniamo a tutta la catena degli universi... Vero che alcuni limitano con
pregiudizi i propri gradi di libert ritenendo di non possederne altri allinfuori di quelli
della mobilit materiale.
3) LEredit di Fantappi.
La teoria della relativit finale di Fantappi stata sviluppata dal suo pi caro e
fecondo allievo, Giuseppe Arcidiacono (1927-1997) nella pi generale teoria degli
universi ipersferici. Il risultato filosoficamente pi interessante che lo spazio-tempo
della nostra esperienza puramente fenomenico, in quanto altro non che una
rappresentazione proiettiva del vero universo, a struttura iperspaziale ed a tempo
immaginario.In perfetto accordo, aggiungiamo, con le richieste di una cosmologia
quantistica, ed in contrasto con lidea del big- bang come palloncino termodinamico.
La teoria sintropica trova il suo limite pi forte nellosservazione che la
concentrazione di energia non sufficiente per la vita. Occorre energia informata,
ossia sistemi ad apertura logica in grado di usare il flusso denergia disponibile.
Lidea della coerenza quantistica estremamente affascinante, ed stata adottata da
R. Penrose e R. Hameroff per unambiziosa teoria della coscienza ma, proprio come i

potenziali anticipati, molto fragile: i pi recenti risultati sperimentali indicano che


estremamente improbabile che uno stato di coerenza possa permanere per un
tempo superiore a qualche microsecondo ad una temperatura di 10 microKelvin.
Questo non esclude per la possibilit di un ruolo cruciale nei fenomeni biologici per
la coerenza. Il biofisico Mario Ageno notava infatti limportanza dei domini di
indifferenza nei processi bio-molecolari: con lo stesso dispendio denergia le cose
sarebbero potute andare diversamente. Studiando la vita noi studiamo un romanzo
in parte gi scritto, che per arrivare fino a noi ha attraversato un numero
imprecisato ed altissimo di possibilit equivalenti. Non dobbiamo dunque aspettarci
necessariamente una ricetta facile ed unica per comprendere lorigine della vita, ma
piuttosto una serie di eventi diversi, tutti compatibili con le leggi della fisica.
Lestrema improbabilit della formazione di una proteina da un brodo di
amminoacidi pu essere resa pi comprensibile in tanti modi.
Ad esempio, non soltanto con il tradizionale ricorso al tempo ed al caso che
appare pi una petizione di principio che una spiegazione! Ma anche tenendo in
conto la possibilit di rarissimi ma decisivi eventi di coerenza (H. Frolich; T. M. Wu
& S. Austin).
Ricordiamoci inoltre che esistono anche processi pi robusti che si presentano come
candidati ideali per studiare i meccanismi fini dellevoluzione: i sistemi dissipativi di
Prigogine, i processi non-lineari, la criticit auto organizzata.
possibile che la vita e linformazione abbiano tratto vantaggio, in momenti diversi
ed in range diversi, da ognuno di questi processi.
Quello che di essenziale resta nella lezione di Fantappi lidea che fisica e biologia,
luniverso e la molecola, devono incontrarsi ad un livello profondo. Forte dei suoi
successi, secondo J.A.Wheeler, la fisica oggi pu non limitarsi a chiedere soltanto
come, ma deve cominciare a domandarsi perch? Un esempio di questa nuova
tendenza il dibattito sul principio antropico, inizialmente utilizzato dal cosmologo
R.H.Dicke come criterio di selezione tra i diversi modelli cosmologi e ripreso in
seguito da J. Barrow e F. Tipler, S. Hawking e L. Smolin.
La vita soltanto compatibile con le leggi della fisica o, in qualche modo pi
profondo, scritta nelle stesse condizioni iniziali delluniverso? La questione
aperta, ed difficile porla in termini rigorosamente scientifici. Freeman Dyson fa
appello alla sua sensibilit pi che al suo formidabile rigore quando osserva che
lUniverso sembra favorevole alla vita. questa tensione verso una comprensione
sempre pi ampia del Reale che lega sottilmente le domande della scienza moderna
alla visione unitaria di Luigi Fantappi.
Nota bibliografica.
Un pensiero affettuoso va al Prof. Giuseppe Arcidiacono, che in lunghe chiacchierate
in giro per Roma ci mise a parte dei suoi ricordi di allievo e collaboratore di

Fantappi. Un racconto dellavventura intellettuale di Fantappi pu trovarsi nel suo


libro: Fantappi e gli Universi. Nuove vie della scienza, Di Renzo Editore, 2005, da
cui sono tratte le figure che compaiono in questo articolo.
Le Opere Scelte di Fantappi sono state edite dall' Unione Matematica Italiana, Ed. Pitagora, in 2
voll., Bologna 1973.
Luigi Fantappi Principi di una teoria unitaria del mondo fisico e biologico, Di Renzo Editore.
Luigi Fantappi Conferenze scelte, Di Renzo Editore.
Giuseppe Arcidiacono Spazio, iperspazi, frattali, Di Renzo Editore.
Giuseppe Arcidiacono La relativit dopo Einstein, Di Renzo Editore.
Giuseppe Arcidiacono Zero, infinito, immaginario, Di Renzo Editore.
Giuseppe Arcidiacono La teoria degli universi, 2 voll., Di Renzo Editore.
Giuseppe Arcidiacono Esercizi di meccanica razionale, Di Renzo Editore.
Giuseppe Arcidiacono Luomo, la vita, il cosmo, Di Renzo Editore.
Salvatore Arcidiacono Levoluzione dopo Darwin, Di Renzo Editore.
Salvatore Arcidiacono Problemi e dibattiti di biologia teorica, Di Renzo Editore.
Giuseppe e Salvatore Arcidiacono Sintropia, entropia, informazione, Di Renzo E.
Olivier Costa de Beauregard Irreversibilit, entropia, informazione, Di Renzo E.
Olivier Costa De Beauregard Il corpo sottile della evanescente realt, Di Renzo E.
Leonardo Chiatti Le strutture archetipali del mondo fisico, Di Renzo Editore.
Ilya Prigogine Il futuro gi determinato?, Di Renzo Editore.
Ignazio Licata Osservando la sfinge. La realt virtuale della fisica quantistica, Di Renzo Editore.
Vedi anche:
Prigogine & G. Nicolis Le Strutture Dissipative, Sansoni, 1982.
F. Hoyle L' Universo Intelligente, Mondadori, 1984.
P. Davies Il Cosmo Intelligente, Mondadori, 1989.
D. Bohm & B. Hiley The Undivided Universe, Routledge, NY, 1993.
G. Preparata Dai quark ai cristalli, Bollati-Boringhieri, 2002.
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Sintropia ed Energia Radiale


di Salvatore Arcidiacono.
Con la celebre opera Le Phnomne Humain il gesuita Pierre Teilhard de Chardin si
proposto di sviluppare una concezione omogenea e coerente delluniverso, tratta
dalla nostra esperienza generale e tutta volta a sanare la pi pericolosa frattura che
abbia diviso luomo da s medesimo e dai suoi simili: quella tra materia e spirito.
Questopera ha sollevato pertanto numerosi problemi scientifici, filosofici ed anche
teologici, cui si sono interessati molti studiosi ed ammiratori del grande paleontologo
francese.
Ci proponiamo in questo lavoro di studiare in maniera approfondita un aspetto
particolare della concezione del Teilhard, quello di avere prospettato lesistenza di un
dedans delle cose coestensivo al loro dehors, cui dovrebbero corrispondere due

forme di energia, una psichica e laltra fisica da lui dette rispettivamente energia
radiale ed energia tangenziale.
Metteremo poi a confronto questa ardita concezione con quella che possibile
ottenere utilizzando le ricerche del grande matematico italiano Luigi Fantappi.
1. Il dedans ed il dehors delle cose.
Teilhard mette giustamente in evidenza che una interpretazione, anche positivista,
delluniverso, deve considerare non solo la materia, ma anche lo spirito e pertanto
ammette che luniverso presenta simultaneamente due aspetti, l uno esterno e
l altro interno, che egli chiama il dehors ed il dedans delle cose, e a cui si possono
fare corrispondere due forme di energia, una fisica e laltra psichica.
Per spiegare prima la invisibilit, poi lapparizione ed infine la graduale dominanza
del dedans rispetto al dehors (della coscienza e dello spirito, rispetto alla materia) il
Teilhard ammette che la materia obbedisce ad un processo evolutivo di complessit
crescente, per cui passa da forme semplici a dedans povero, a forme sempre pi
organizzate a dedans pi ricco.
Termine ultimo e supremo di questa continua evoluzione sarebbe luomo.
Le cose hanno, dice Teilhard, un loro intrieur, un loro dedans, che si presenta in
relazioni definite, sia qualitative che quantitative, con il loro dehors, e di esso ci si
deve occupare se si vuole andare pi a fondo nella interpretazione della Natura,
mentre la scienza ha sino ad ora studiato lesterno delle cose e le loro azioni
esteriori.
Cerchiamo di approfondire il significato dei concetti di dehors e di dedans. Il dehors
linsieme dei determinismi esterni, che giocano sugli esseri ed in essi; laspetto
quantitativo delle strutture e in definitiva tutto ci che saggiano le scienze fisiche
con i loro metodi di indagine.
Il dedans rappresenta invece il grado di organizzazione e di complessit unificata,
che in effetti corrisponde nellessere materiale al suo grado di evoluzione verso la
pienezza della coscienza. Secondo Teilhard infatti, tutti gli esseri relativamente
unificati debbono possedere un certo grado di coscienza (intendendo con questo
termine tutte le specie di psichismo), che costituisce il loro dedans.
Ogni essere sarebbe quindi costruito sul piano fenomenico, come unellisse, su due
fuochi coniugati: un fuoco di organizzazione materiale ed un fuoco di centrazione
psichica.
2. Lenergia radiale e lenergia tangenziale.
In stretta relazione con lesistenza del dehors e del dedans delle cose, il problema
delle due energie, quella fisica e quella psichica, distribuite rispettivamente sulle due
facce esterna ed interna del mondo. Esse sono costantemente associate e, secondo il

Teilhard, si trasformano in qualche modo luna nellaltra. Le dipendenze energetiche


tra dehors e dedans, egli dice, sono incontestabili, ma non possono senza dubbio
tradursi in un formalismo complesso, dove figurano termini di ordine differente, dato
che una frazione minima di energia fisica si trova utilizzata per gli sviluppi pi
elevati di energia psichica. Per sfuggire ad un insostenibile ed antiscientifico
dualismo di fondo e per salvaguardare la naturale complessit della stoffa
delluniverso, il Teilhard per ammette che tutta lenergia sia di natura psichica; in
ogni elemento particolare questa energia fondamentale si divide in due componenti
distinte, che egli chiama nergie tangentielle ed nergie radiale.
Lenergia tangenziale, che sarebbe la comune energia fisica, rende lelemento solidale
con tutti gli elementi dello stesso ordine, cio della stessa complessit delluniverso;
lenergia radiale, invece, attira le unit materiali nella direzione di uno stato sempre
pi complesso e centrato verso lavanti. Si tratterebbe quindi, nel caso dellenergia
radiale, di una specie di anti-entropia, di una tendenza verso lorganizzazione
crescente, immanente alle unit materiali, che spiegherebbe il loro progresso
costante verso le forme superiori, in contrasto con la degradazione dellenergia fisica
tangenziale. Meno un elemento centrato (cio pi debole la sua energia radiale),
pi la sua energia tangenziale si manifesta con effetti meccanici possenti. Tra
particelle fortemente centrate (cio ad alta energia radiale), lenergia sembra
interiorizzarsi e sparire agli occhi della fisica. A partire da uno stato iniziale con una
data energia tangenziale libera, le particelle cercano di aumentare la loro
complessit interna, associandosi con le particelle vicine, aumentando in tal modo la
loro energia radiale e dando luogo ad una nuova disposizione dellenergia
tangenziale e cos via.
3. La riflessione dellenergia.
Luniverso in evoluzione viene allora concepito dal Teilhard, come passante da uno
stato A (caratterizzato da un gran numero di elementi materiali semplici ed a dedans
molto povero) ad uno stato B (definito da un numero minore di gruppi pi complessi
ed a dedans pi ricco). Nello stato A, i centri di coscienza non si manifestano che per
effetti dinsieme, sottoposti alle leggi statistiche; essi obbediscono collettivamente a
leggi matematiche. questo il dominio della Chimico-fisica.
Nello stato B, al contrario, questi elementi (meno numerosi e nello stesso tempo
meglio individualizzati) sfuggono alla schiavit dei grandi numeri e lasciano
trasparire la loro fondamentale e non misurabile spontaneit. Entriamo allora nel
campo della Biologia, dove la materia obbedisce alla grande legge biologica della
complexification. In questa concezione, la trasformazione dellenergia radiale in
energia tangenziale dovrebbe avvenire per mezzo di un arrangement tale che ad un
valore molto grande della prima dovrebbe essere legato un valore molto piccolo della
seconda. Inoltre, bisogna ammettere che lenergia cosmica sia costantemente

crescente sia sotto la sua forma radiale che sotto quella tangenziale (poich la
tensione tra gli elementi aumenta con la loro complessit), il che sembra
apertamente contraddire il principio di conservazione dellenergia, sebbene questo
accrescimento dellenergia tangenziale (la sola interessante per la fisica) non diviene
sensibile che per valori molto alti dellenergia radiale. In definitiva, Teilhard ritiene
che in una concezione capace di incorporare i fenomeni della vita, deve costruirsi
una energetica generale su due direzioni coniugate, luna di pi grande probabilit e
laltra di pi grande complessit. Pertanto, per una completa comprensione
dellenergia evolutiva delluniverso, si deve aggiungere ai due principi gi ammessi
della conservazione e della degradazione dellenergia, un terzo principio, quello della
Riflessione dellenergia.
4. La teoria unitaria del Fantappi.
Fatte queste premesse, vedremo come possibile dare un fondamento logico
matematico alla concezione teilhardiana delle due energie, concezione che allo stato
attuale della scienza impossibile sostenere.
Sin dal 1942 il Fantappi ha condotto una vasta indagine epistemologica sui
presupposti della scienza moderna ed ha osservato che le equazioni della Fisica
relativistica e quantistica, che esprimono le leggi del nostro universo, presentano
due grandi classi di soluzioni. Nel caso di onde originate da sorgenti si trovato che
il primo tipo di soluzioni rappresenta onde divergenti dalla sorgente, che si fanno
quindi risentire con un certo ritardo rispetto alla sorgente che le ha generate.
Il secondo tipo di soluzioni rappresenta invece onde convergenti verso la sorgente,
che si fanno sentire prima di confluire alla sorgente, la quale perci le assorbe,
invece di emetterle. Per tali motivi queste due soluzioni sono state chiamate
rispettivamente dei potenziali ritardati e dei potenziali anticipati. Poich ogni
fenomeno naturale retto da leggi di questo tipo, il Fantappi giunto alla
conclusione che debbono esistere in natura due grandi classi di fenomeni
corrispondenti alle soluzioni dei due tipi. Sino ad ora per i fisici hanno considerato
come reali soltanto le soluzioni dei potenziali ritardati, in quanto traducono
lesistenza di una causalit di tipo ordinario, esercitatesi cio dal passato verso il
futuro. Essi hanno rigettato come estranee e prive di significato fisico le soluzioni dei
potenziali anticipati, in quanto rappresenterebbero una causalit inversa,
esercitatesi cio dal futuro verso il Passato; pertanto, per i fisici esisterebbero solo
fenomeni del primo tipo. Il Fantappi si chiesto invece se le soluzioni dei potenziali
anticipati corrispondano a fenomeni osservabili ed ha rilevato che esse sono state
accettate in campo microfisico: hanno condotto alla scoperta dellelettrone positivo e
delle antiparticelle. Egli si allora proposto di stabilire per via matematica le
propriet macroscopiche di questi fenomeni per vedere se fenomeni del genere
esistono effettivamente in natura.

I fenomeni del tipo potenziali ritardati" obbediscono ai seguenti tre principi


fondamentali:
a) Principio di causalit, espresso analiticamente dal fatto che la sorgente si
presenta prima del fenomeno e si pu considerare la causa in senso fisico del
fenomeno stesso;
b) Principio di riproducibilit, conseguenza del precedente ed in base al quale tali
fenomeni sono riproducibili sperimentalmente;
c) Principio del livellamento, per il quale in questi fenomeni si tende da stati pi
complessi a stati pi semplici, il che dovuto al fatto che le onde divergenti tendono,
con il passare del tempo, a livellarsi ed a mescolarsi sempre pi.
Poich questo ultimo principio si pu identificare con il secondo principio della
termodinamica (o Principio dellaumento dellentropia), il Fantappi ha chiamato
questi fenomeni con il nome di Fenomeni entropici e li ha identificati con quelli
comunemente studiati dalla Fisica.
Le propriet dei fenomeni del tipo potenziali anticipati, possono essere dedotti da
quelli del primo tipo, immaginando che il "tempo scorra a ritroso" (Principio di dualit
o dellinversione del tempo).
Questi nuovi Fenomeni sintropici, per il loro comportamento anti-entropico,
obbediscono allora ai seguenti tre principi, opposti ai precedenti:
a) Principio di finalit, espresso dal fatto che la sorgente si presenta dopo il
fenomeno, come una causalit inversa (o anti-causalit) che attrae i fenomeni
a fronte, invece di sospingerli a tergo, come accadeva invece nei fenomeni
entropici;
b)Principio di non riproducibilit, poich adesso i fenomeni, essendo determinati da
cause future, si sottraggono alla nostra azione causale e risultano quindi
spontanei;
c) Principio di differenziazione, in base al quale tali fenomeni tendono a passare dal
semplice al complesso e dallomogeneo al differenziato.
Il Fantappi ha identificato tali fenomeni con quelli pi tipici e misteriosi della vita.
Nei viventi infatti si ha un anelito verso il futuro, uno slancio vitale", che spinge gli
esseri a muoversi e ad agire non in conseguenza del passato, ma in funzione del
futuro.
Questa in sintesi la Teoria unitaria del Fantappi, che ci offre per la prima volta una
rigorosa sistemazione logica dei fenomeni sia fisici che biologici, la cui esistenza
scaturisce dalle leggi stesse della Fisica.
5. La nuova teoria unitaria.
La Teoria del Fantappi, se ad una prima analisi si presenta altamente suggestiva, si
prestava per a gravi critiche. Infatti, se possibile ammettere lesistenza dei
fenomeni entropici, la stessa cosa non si pu dire per i fenomeni sintropici, i quali,

per il fatto stesso che si sottraggono del tutto alla causalit, debbono considerarsi
indipendenti, avulsi dal resto del mondo e quindi possibili, ma non reali. Alla morte
del Fantappi ho ripreso la Teoria unitaria ed ho proposto di superare le varie
critiche interpretando lesistenza delle doppie soluzioni nelle equazioni, non come
due classi distinte di fenomeni, ma come esistenza in ogni fenomeno, sia fisico che
biologico, di due componenti, una entropica e 1altra sintropica.
Dal punto di vista matematico la soluzione proposta sarebbe giustificata dal fatto
che le onde piane convergenti e divergenti non costituiscono da sole un sistema
completo di funzioni: per avere un sistema completo bisogna considerarle entrambe.
Le due componenti entropica e sintropica di ogni fenomeno sarebbero allora
inscindibili, allo stesso modo che, con la relativit, la massa e lenergia non sono pi
separabili ma formano ununica entit fisica. Ogni fenomeno viene allora concepito
come soggetto allinfluenza di un doppio campo di onde, le une divergenti o
entropiche, provenienti dal passato e le altre convergenti o sintropiche, determinate
dal futuro. I fenomeni naturali obbediscono allora a questi tre Principi generalizzati:
a) Principio di causalit parziale, secondo il quale ogni fenomeno dipende non dalle
cause passate soltanto, ma anche da quelle future, o in altri termini, dallo stato
iniziale e da quello finale;
b) Principio di riproducibilit, in base al quale possiamo riprodurre i fenomeni
agendo sulla loro componente causale;
c) Il principio generalizzato, per il quale in ogni fenomeno vi una componente
entropica soggetta al livellamento e una componente sintropica, che genera
differenziazione e tende a dare stati di maggiore complessit.
In questa nuova concezione esisteranno allora tre tipi di fenomeni:
a) Fenomeni entro-sintropici, nei quali prevale la componente entropica ed in cui si
passa da stati pi complessi a stati pi semplici (fusione,combustione, respirazione);
b) Fenomeni sintro-entropici, in cui prevale la componente sintropica e che tendono
a realizzare stati pi complessi (es. cristallizzazione, sintesi chimiche, fotosintesi...);
c) Fenomeni isotropici, in cui si avr lequilibrio tra le due componenti e pertanto
non si osserver n livellamento, n differenziazione (equilibri chimici, anabiosi).
Ne segue che ad ogni fenomeno si pu far corrispondere un anti-fenomeno: cos la
cristallizzazione una antisoluzione; la fotosintesi una anti-respirazione, ad ogni
reazione chimica si pu far corrispondere una anti-reazione inversa. Inoltre, le due
fasi anabolica e catabolica del metabolismo possono essere considerate come le
componenti sintropica ed entropica del fenomeno globale.
6. La sintropizzazione dellenergia.
La Teoria del Fantappi ci permette di impostare in maniera nuova il problema
dellenergia. Mentre nella fisica classica si ammetteva una sola forma di energia, che
tende e livellarsi ed a degradarsi in conformit al II principio della termodinamica,

lequazione di Dirac della fisica quantistica permette di prevedere per lelettrone


lesistenza di stati ad energia positiva e di stati ad energia negativa. Con la Teoria del
Fantappi si devono allora ammettere in campo macroscopico due forme di energia:
una energia fisica ed una energia antifisica (o negativa o vitale), capace di portarsi a
livelli pi elevati e quindi di concentrarsi in conformit con il Principio di
differenziazione. Con le modifiche da noi apportate alla Teoria unitaria possibile
adesso ammettere una sola forma di energia a due componenti distinte, una con
caratteristiche dispersive od entropiche e laltra con caratteristiche anti-dispersive o
sintropiche. Cos, durante lo svolgimento di un fenomeno, mentre la quota entropica
dellenergia tende a disperdersi e a degradarsi, laltra quota scompare agli occhi dei
fisici, per diventare energia di struttura, energia interna, energia chimica, energia
nucleare etc. e restare immagazzinata, come energia potenziale per tempo indefinito,
allinterno della materia.
Chiameremo questo fenomeno sintropizzazione dellenergia e questo fatto ci spiega il
mantenimento sotto forma strutturale di tutte le riserve di energia (come i
combustibili), come se ci fossero delle barriere di energia potenziale, dei muri, che
impediscono a tutte queste energie di disperdersi. La soluzione proposta allora
analoga a quella ottenuta per via intuitiva da Teilhard de Chardin, il quale ammette,
come si visto, ununica energia a due componenti, una radiale e laltra tangenziale
e propone che accanto ai due principi gi ammessi della conservazione e della
degradazione dellenergia se ne aggiunga un altro, quello della Riflessione
dellenergia, che si traduce in una tendenza dellenergia allevoluzione crescente,
fenomeno che sarebbe alla radice dellevoluzione delluniverso.
7. Sintropia e cosmologia.
La scienza del XIX secolo ammetteva lesistenza di ununica ed incontrastata
tendenza verso la omogeneizzazione ed il livellamento, espressa dalla legge
dellentropia. Pertanto veniva respinta come antiscientifica la tendenza opposta a
questa entropia (tendenza che la Natura cos prodigalmente ci mostra) e le leggi del
mondo fisico s consideravano le uniche che reggevano luniverso.
Oggi, invece, con lintroduzione della sintropia, capace di dominare e di opporsi alle
leggi fisiche, viene adeguatamente espressa e rappresentata la tendenza
antientropica, assolutamente indispensabile perch la vita possa esistere.
Questa tendenza era gi stata intravista da diversi scienziati: per esempio Erwin
Schrdinger, uno dei creatori della meccanica ondulatoria, ha messo in evidenza la
grande importanza che hanno nel metabolismo degli organismi, piuttosto che gli
scambi energetici, le variazioni di entropia. Questa osservazione lo portava ad
introdurre il nuovo concetto di entropia negativa, che pu essere collegata al
concetto di ordine, cos come lentropia legata al disordine di un sistema. Lon
Brillouin parla di neghentropia, che rappresenterebbe la qualit dellenergia o anche

limprobabilit ed il valore funzionale di un sistema, come nel caso degli organismi


viventi. Ma limportanza del concetto di sintropia deriva dal fatto che esso non
stato introdotto con ipotesi pi o meno arbitrarie, poich viene ricavato
rigorosamente come conseguenza della struttura delle leggi fisiche che reggono
i fenomeni delluniverso. La sintropia ci indica la tendenza alla costruzione ordinata
e differenziata, che deve verificarsi nelluniverso prima ancora che compaia la vita.
Infatti nelluniverso si ha un movimento continuo, dalle pi insignificanti particelle
(fotoni, protoni, elettroni...) alle pi gigantesche galassie, ma tutti questi fenomeni
sono retti da una fisica unica, che pu svolgersi in due direzioni fondamentali:
costruire, a partire da queste particelle, edifici di maggiore complessit, o, al
contrario, distruggere un tutto complicato ed organico nelle particelle elementari.
Lentropia e la sintropia sono quindi due tendenze opposte ed antagoniste, capaci di
distruggere o di costruire, che debbono avere la stessa ampiezza e che si riscontano
entrambe sia nel mondo fisico che in quello biologico.
La concezione del Fantappi stata infatti estesa in campo cosmologico da F. Meyer
il quale ha osservato che il fenomeno dellespansione delluniverso si potrebbe
collegare a quello dellesistenza di unonda divergente di dimensioni cosmiche e cio
alla soluzione entropica delle equazioni della fisica relativistica e quantistica.
La possibile esistenza di unonda convergente d tipo sintropico, delle stesse
dimensioni, ci indicherebbe unevoluzione inversa delluniverso verso stati di
concentrazione crescente e di probabilit decrescenti. Pertanto anche su scala
cosmica i fenomeni di accrescimento di probabilit devono necessariamente
accompagnarsi ad antifenomeni di diminuzione di probabilit. Si arriverebbe cos
alla conclusione che due principi duali legano luniverso in un grandioso equilibrio
di fenomeni e di antifenomeni, tendenti gli uni a degradare sempre pi la materia e
lenergia verso linerzia, gli altri a dare alla materia e allenergia una potenzialit
sempre maggiore.
Questo mostra che luniverso non si evolverebbe affatto fatalmente verso la
soppressione di ogni attivit, ma apre nuove ed insospettate prospettive.
Tali prospettive potrebbero essere quelle indicate da Teilhard, con la sua ardita
indagine non solo scientifica, ma anche filosofica e teologica.
Egli infatti si chiede quale possa essere lenergia speciale che spinge luniverso nel
suo asse primario verso forme pi alte di complessit e di centreit, cio in direzioni
meno probabili ed antientropiche, essendo laumento dellentropia espressione di un
principio del procedere verso il probabile. Per Teilhard questa energia viene da un
Centro, un punto terminale verso cui tende lintero processo di convergenza, che
potrebbe essere la sorgente dellonda sintropica, di dimensioni cosmiche, indicata
da Fantappi.
Questo Centro viene definito da Teilhard Punto Omega, punto di convergenza
naturale dellintero cosmo, misterioso focolaio psichico di universale unificazione ed
anche Dio, culmine metafisico della ricerca fenomenologica di Teilhard.

Bibliografia
1 Cfr. edizione Queriana, Brescia 1995, pp. 58-61.
2 J.D. Barrow F.J. Tipler, Il principio antropico, Adelphi, Milano 2002, p. 205.
3 http://www.amazon.co.uk/Teilhard-Fantappi%C3%A8-lEvoluzione-convergenteebook/dp/B006WCA89S
4 P. Teilhard de Chardin, Le Phnomne Humain, ed.du Seuil, 1955, Paris, cfr. anche C.
D'Armagnac, Philosophie de
la nature et mthode chez le pre Teilhard de Chardin, Archives de Philosophie, Gen-Marzo 1957.
5 Luigi Fantappi, Principi di una teoria unitaria del mondo fisico e biologico, Humanitas nova,
Roma, 1944.
6 Salvatore Arcidiacono, Ordine e Sintropia, ed. Studium Christi, Roma, 1975.
7 Erwin Schrdinger, What is Life?, trad. it.Sansoni,1947.
8 Lon Brllouin, Vie, Matire et Observation, Albin Michel, Paris, 1959.
9 Franois Meyer, Problmatique de l'volution, Pr.Univ.Fr., 1954.
**********************

Il Paradigma olografico
di Luca Bertolotti.
Sulla scia delle nuove rivelazioni della fisica quantistica si sono sviluppati nuovi
paradigmi di interpretazione della realt e del modo in cui lessere umano in grado
di percepirla. Uno di questi il modello introdotto da due eminenti scienziati: il fisico
quantistico David Bohm, presso la University of London, e il neurofisiologo Karl
Pribram, di Stanford. Entrambi, dopo anni di studi e sperimentazioni nei rispettivi
settori, sono giunti alla medesima conclusione sulla natura olografica della realt,
sostenendo che tale presupposto in grado di chiarire in modo soddisfacente gli
enigmi insoluti dei processi fisici e psichici e della relativa interazione mente-corpo.
Secondo il loro pensiero, la caratteristica pi interessante dei processi quantici la
non localit, cio il fatto che parti lontane di uno stesso sistema interagiscono tra
loro istantaneamente. Fu il fisico irlandese John Stewart Bell nel 1964 a confutare
matematicamente lipotesi secondo cui il mondo intrinsecamente localizzato.
Secondo tale teorema, chiamato appunto Teorema di Bell, se i principi della
meccanica quantistica sono validi, le misurazioni eseguite su due particelle saranno
sempre correlate, indipendentemente dalla distanza che le separa; ipotesi
confermata successivamente da diversi esperimenti effettuati da Clauser e Freeman
nel 1972 negli Stati Uniti, da Aspect e Roger nel 1981 al CERN di Ginevra, e infine
da Rarity e Tapster negli anni 90. A quel punto, il grande ostacolo che la scienza si
trov ad affrontare fu quello di integrare il Teorema di Bell con un modello di realt
compatibile, in grado di risolvere il problema di come possa una particella alterare
istantaneamente lo stato di unaltra, considerando che la velocit della luce
innegabilmente una costante universale. Gli stessi padri della fisica quantistica, tra

cui Niels Bohr, Werner Heisenberg ed Albert Einstein, non sono mai riusciti a fornire
soddisfacenti spiegazioni a questo fenomeno, lasciando aperta la questione. Proprio
da questo profondo quesito si sono mossi gli studi di Bohm e Pribram.
La non localizzazione dei ricordi: la memoria distribuita.
Lenigma che dapprima spinse Pribram, agli inizi degli anni 40, sulla strada verso la
formulazione del suo modello olografico fu il quesito su come e dove i ricordi fossero
conservati nel cervello, considerando che in quel periodo si credeva fossero
localizzati. Il precursore di questi interrogativi fu proprio il suo maestro Karl
Lashley, che intorno agli anni 20 condusse numerosi esperimenti dimostrando che
le funzioni cerebrali non risultano confinate in determinate zone del cervello. Egli
addestr dei ratti ad eseguire una variet di compiti (come quello di districarsi da un
labirinto), ne rimosse poi chirurgicamente varie porzioni di cervello e li test
nuovamente, constatando con sorpresa che a prescindere dalle sue asportazioni non
era in grado di eliminare i ricordi. Spesso le abilit motorie dei ratti erano
compromesse, sbilanciate e maldestre, ma le loro memorie sul percorso da compiere
o le attivit da svolgere erano tenacemente intatte. Tali scoperte aprirono la strada
ad una moltitudine di quesiti e Pribram individu come unica risposta possibile che
i ricordi non siano localizzati in punti specifici del cervello, ma che siano in qualche
modo sparsi o distribuiti per tutto il cervello nel suo insieme. Il vero problema era
riuscire ad individuare quale meccanismo o processo potesse spiegare questo stato
di cose. Successivamente, egli inizi a compiere osservazioni su pazienti ai quali
erano state asportate porzioni di cervello per ragioni mediche, e constat che
nonostante uno stato di foschia generale della memoria, nessuno subiva una perdita
selettiva dei ricordi. In modo analogo, anche i pazienti lesionati da incidenti stradali
non dimenticavano mai del tutto la storia della propria famiglia e riuscivano
addirittura a ricordarsi la trama di alcuni romanzi letti prima dellincidente. Solo
verso la met degli anni 60, Pribram venne casualmente a conoscenza della prima
costruzione di un ologramma descritta su una rivista scientifica e intu che il
concetto olografico poteva fornire una soluzione allenigma a cui stava lavorando.
Secondo la sua visione i ricordi non sono immagazzinati nei singoli neuroni o in
piccoli gruppi di neuroni, ma negli schemi degli impulsi nervosi che si intersecano
attraverso tutto il cervello, proprio come gli schemi dei raggi laser che si intersecano
su tutta larea del frammento di pellicola che contiene limmagine olografica. Quindi
il cervello sembra funzionare proprio come un ologramma: questo spiegherebbe
anche come riesca a contenere una grande quantit di ricordi, circa 280 miliardi di
miliardi di porzioni di informazione, in uno spazio cos limitato, al pari di una
piccola pellicola olografica nella quale possibile accumulare enormi quantit di dati
semplicemente cambiando langolazione in cui i due raggi la colpiscono. Pribram
mise in luce come lessere umano costruisca in continuazione un mondo l fuori a

partire da sensazioni rigorosamente interne. Questo accade sia nella percezione


visiva di un oggetto, la cui immagine, pur fissandosi sulla superficie della retina,
viene percepita come esterna, sia nella sensazione di dolore che si prova in una zona
del corpo urtandola contro qualcosa, nonostante il dolore non sia realmente nel
corpo, ma in una zona del cervello in cui si attua un processo neurofisiologico.
Creare lillusione che le cose siano localizzate dove realmente non lo sono la
caratteristica principale che caratterizza un ologramma. Tale processo quindi in
grado di spiegare il fenomeno degli arti fantasma negli individui che provano spesso
crampi, dolori e pruriti misteriosamente realistici nelle appendici amputate.
Le sensazioni sperimentate da questi pazienti potrebbe essere la memoria olografica
dellarto che ancora registrata negli schemi di interferenza nel loro cervello.
Il cosmo come ologramma.
Intorno agli anni settanta si erano gi accumulate diverse prove sperimentali che
confermavano la correttezza della teoria di Pribram. A questo punto sorse per la
necessit di rispondere ad un quesito fondamentale: se limmagine della realt nel
cervello non realmente unimmagine, ma un ologramma, un ologramma di che
cosa? Pribram si rese conto di non poter trovare una risposta allinterno della
scienza neurofisiologica ed allarg le sue ricerche entrando nel campo della fisica.
I suoi studi lo portarono ad approfondire il lavoro del fisico David Bohm, il quale era
giunto alla conclusione che lintero universo fosse un ologramma. La strada che
condusse Bohm verso questa convinzione ebbe inizio con lo studio dei nuovi
paradossi che la fisica quantistica stava proponendo al mondo scientifico, in
particolare il principio di non localit. Laspetto della realt quantica che pi lo
attraeva era proprio lo stato di interconnessione che sembrava esistere fra eventi
subatomici apparentemente privi di relazione, ma lo turbava il fatto che non fosse
ancora stata fornita uninterpretazione soddisfacente per concepire la struttura di
base delluniverso in linea con le nuove scoperte. Riconsiderando lesperimento delle
particelle gemelle, in cui le particelle subatomiche, sottoposte a determinate
condizioni, risultano capaci di comunicare istantaneamente luna con laltra, se ne
potevano tratte due sole possibili conclusioni: o la teoria di Einstein, che esclude la
possibilit di una comunicazione pi veloce della luce, era da considerarsi errata, o
le particelle subatomiche sono connesse non localmente. Il fisico Bohr escluse la
prima ipotesi (cosa che equivarrebbe a rompere la barriera del tempo dando vita a
uninfinit di paradossi inaccettabili, come fece notare lo stesso Einstein) ed offr
come spiegazione il fatto che le particelle subatomiche non esistano se non quando
vengono osservate: quindi non possono essere considerate separatamente, ma come
un unico sistema indivisibile. In sostanza la realt che ci circonda dovrebbe
considerarsi come un brodo quantico radicalmente ambiguo in un continuo fluire,
che assume un preciso aspetto materiale solo con la comparsa di un osservatore;

lunico momento in cui i quanta (ibrido paradossale, n onda n particella) si


manifestano come particelle quando noi li guardiamo. Bohm non riusc ad
accettare pienamente questa interpretazione della teoria quantistica, e nel 1952
decise di pubblicare una nuova versione. Diversamente da Bohr, inizi supponendo
che le particelle esistessero in qualche forma in assenza di osservatori e che
esistesse quindi una realt ancora pi profonda sotto il muro inviolabile subatomico
di Bohr. Propose cos lesistenza di un nuovo genere di campo, denominato
potenziale quantistico, che pervadeva lintero spazio e la cui influenza non diminuiva
con la distanza, ma era a un livello sottile e ugualmente potente ovunque. Laspetto
non locale ed unitario del potenziale quantistico permise a Bohm di spiegare
definitivamente la connessione fra particelle gemelle, senza violare lo speciale veto
della relativit contro il fatto che qualcosa possa viaggiare pi velocemente della
luce. Per illustrare come ci accada, egli offr unanalogia prendendo come esempio
un acquario contenente un pesce. Occorre immaginare che lacquario non sia
visibile direttamente ma solo attraverso due telecamere, posizionate una
frontalmente e laltra lateralmente rispetto ad esso. Guardando i corrispettivi
monitor televisivi sar probabile pensare che i pesci siano in realt due entit
distinte (considerando che la differente angolazione della telecamere trasmetter
posizioni lievemente diverse) ma, continuando ad osservare con attenzione, ci si
accorger di una particolare simultaneit di movimenti dei due pesci (quando uno si
gira, si gira anche laltro; quando uno guarda di fronte a s, laltro guarda
lateralmente). Essendo alloscuro dello scopo reale dellesperimento, si potr credere
che i due pesci comunichino tra loro istantaneamente e misteriosamente. Secondo
Bohm la medesima situazione si ripropone fra le particelle gemelle agli occhi di un
osservatore: esse appaiono separate perch lessere umano in grado di vedere solo
una porzione della realt, ossia diverse sfaccettature di ununit pi profonda e
basilare. Sebbene le particelle sembrino separate luna dallaltra, a un livello pi
profondo della realt esse sono solo aspetti differenti di ununit cosmica pi
profonda della quale non siamo direttamente consapevoli. Lessere umano in grado
di percepire solo una porzione di tale realt, una serie continua di immagini
illusoriamente isolate luna dallaltra, provenienti da un unico livello di realt a noi
attualmente inaccessibile. In analogia con i fenomeni olografici, la realt tangibile
delluniverso paragonabile allillusione delle immagini olografiche; al di sotto di
esso vi sarebbe quindi un ordine di esistenza pi profondo e fondamentale, ossia il
potenziale quantistico, in cui tutto perfettamente codificato in schemi di
interferenza che danno origine allapparenza del mondo fisico, cos come una
pellicola olografica d origine allologramma. La non-esistenza della realt oggettiva
dimostrata dalla fisica quantistica, nonostante lapparente solidit, dimostra che
luniverso un immenso super ologramma infinitamente dettagliato nel quale il
passato, il presente e il futuro coesistono simultaneamente: un magazzino cosmico
di Tutto ci che esiste dal quale noi estrapoliamo limitatamente una serie di

immagini in sequenza. Contemporaneamente a Bohm, molti altri fisici sono giunti


alla conclusione dellesistenza di un livello soggiacente a quello particellare:
lisraeliano Gerald Schroeder ha ipotizzato che questa nuova realt energetica possa
essere rappresentata da pura informazione onnipresente (ipotesi strettamente legata
allidea olografica). Come egli stesso scrive nel suo libro LUniverso Sapiente:
Esistono buone probabilit che alla base di questa struttura scopriremo che tutte le
particelle sono manifestazioni differenziate di unenergia sottostante, che a sua volta
potrebbe essere la manifestazione di qualcosa di ancor pi etereo. Chiamiamola
intelligenza, idea, informazione. [...] Quelle che sembrano particelle diverse sono in
effetti aspetti della stessa entit, i fotoni, che si manifestano a differenti livelli di
energia. Ancora una volta sotto lapparente natura frammentaria dellesistenza si cela
un concetto pi profondo e potente: quello di un ordine unificato. [Gerald L.
Schroeder, 2002, pagg. 54 e 49]
Lordine di realt e lolomovimento.
Bohm cerc di approfondire attentamente lordine della realt. La scienza classica
divide generalmente tutti i fenomeni in due categorie: quelli che possiedono ordine
nella disposizione delle loro parti (ad esempio i fiocchi di neve, gli organismi
biologici) e quelli le cui parti sono disordinate o disposte casualmente (le macerie di
un'esplosione, i numeri generati da una roulette). Penetrando pi in profondit nella
materia si pu per osservare che alcuni fenomeni sono molto pi ordinati di altri, e
questo implicava la possibilit che non vi sia limite alle gerarchie di ordine esistenti
nelluniverso. Approfondendo tali osservazioni, Bohm si rese conto che i fenomeni
che appaiono disordinati non lo sono realmente, bens il loro ordine si trova ad un
livello cos indefinitamente alto da farli apparire ai nostri occhi come casuali; ci
troverebbe conferma nel fatto che la matematica stessa incapace di dimostrare la
casualit, ma considera la classificazione casuale di alcune sequenze numeriche
semplicemente unipotesi. Appena Bohm inizi a riflettere sullologramma, vide che
anchesso forniva un nuovo modo di comprendere lordine. Ad unosservazione
superficiale anche gli schemi dinterferenza registrati su una porzione di pellicola
olografica sembravano disordinati, ma in realt essi possiedono ordini che sono
nascosti e celati. Il funzionamento olografico divenne quindi lunico paradigma in
grado di comprendere tutti i paradossi che la fisica quantistica aveva portato alla
luce. Luniverso impiega effettivamente principi olografici nelle sue operazioni; esso
stesso una sorta di gigantesco ologramma. La realt tangibile della vita quotidiana
in effetti una sorta di illusione, cos come lo unimmagine olografica. Bohm
definisce questo livello di realt pi profondo come ordine implicito, o celato, e si
riferisce al nostro livello di esistenza come allordine esplicito, o svelato.
La manifestazione di tutte le cose nelluniverso il risultato di un infinito celarsi e
svelarsi fra questi due ordini. Questo dimostra che un elettrone non una cosa,

bens una totalit o un insieme celato attraverso lintero spazio: quando uno
strumento ne percepisce la presenza, ci che si osserva solo un singolo aspetto
dellinsieme dellelettrone che si rivelato, mentre il suo apparente movimento
dovuto a una serie continua di questo continuo movimento. Analogicamente, nei
fenomeni olografici una porzione di pellicola rappresenta un ordine implicito, dato
che limmagine codificata nei suoi schemi di interferenza una totalit nascosta,
mentre lologramma proiettato un ordine esplicito, poich rappresenta la versione
svelata e percettibile dellimmagine. Poich il termine ologramma si riferisce
solitamente a unimmagine statica che non trasmette la natura sempre attiva e
dinamica di questo continuo svelarsi e celarsi universale, Bohm prefer coniare il
termine di olomovimento per descrivere il cosmo.
Lesistenza di questo ordine profondo e organizzato olograficamente d infine una
spiegazione al motivo per cui la realt diventi non locale a livello sub quantistico.
Dire che ogni parte di una porzione di pellicola olografica contiene la totalit
dellinformazione contenuta dallintero, equivale a dire che linformazione
distribuita non localmente. In un universo organizzato secondo principi olografici
sottintesa la propriet non locale.
Ogni cosa nel cosmo quindi costituita dal materiale ininterrotto dellordine
implicito: un elettrone non realmente una particella elementare, ma solo un
nome dato ad un certo aspetto dellolomovimento.
La comune abitudine di dividere la realt in parti per poi distinguerle con nomi
differenti un sistema totalmente arbitrario e deve essere considerato come tale,
ossia come un prodotto della convenzione sociale, poich le particelle subatomiche
che compongono luniverso non sono separate le une dalle altre pi di quanto non lo
possano essere i motivi decorativi allinterno di uno stesso tappeto.
Anche i fenomeni espliciti ed impliciti appaiono nella realt profonda come fusi luno
nellaltro.
Accettare lunit universale non significa credere al cosmo come ad una gigantesca
massa indifferenziata, ma riconoscere in ogni suo componente determinate qualit
individuali, seppur inserite in una continuit indissolubile e inseparabile.
Bohm sottolinea limportanza di diventare consapevoli che la costante suddivisione
dei vari aspetti dellolomovimento in cose sempre unastrazione, e tent di ovviare a
questa illusione definendo ogni fenomeno od oggetto con il termine di sub totalit
relativamente indipendente.
La tendenza dellessere umano a frammentare il mondo ignorandone la reale
interconnessione dinamica di tutte le cose responsabile, secondo Bohm, di quasi
tutti i problemi che gravano sulluomo, dai rapporti sociali fino allapplicazione
medico-psicologica nella cura dei pazienti.
Sulla base delle nuove rivelazioni scientifiche risulta insensato, o perlomeno
pesantemente limitativo, ritenere di poter trattare singole parti del corpo o della
psiche senza considerarne la totalit.

L'interconnessione coscienza-materia.
A differenza delle prime interpretazioni della fisica quantistica, Bohm super lidea
secondo cui le particelle subatomiche non esistano finch non sono osservate.
Egli ritenne che questo non fosse il modo corretto di unire il concetto di coscienza
con quello di materia, dato che porta inevitabilmente a ricadere nellerrore di
frammentare la realt, per cui una cosa separata, la coscienza, interagisce con
unaltra cosa separata, una particella. Se il presupposto fondamentale che tutto
un aspetto dellolomovimento, se ne deduce che insignificante parlare ancora una
volta di due cose interagenti. Nel paradigma olografico losservatore coincide con
losservato, anche se la mente non comunemente in grado di comprenderlo.
La coscienza non altro che una forma pi sottile di materia e la base
dell'interconnessione fra coscienza e materia, superficialmente nascosta ai nostri
occhi, risiede nellordine implicito della realt. Bohm ritiene quindi che la coscienza
sia presente nelle diverse gradazioni del celarsi e svelarsi in tutta la materia.
Un individuo non solo un osservatore, ma anche il luogo in cui osserva, ci che
osserva, ed la conclusione che ne trarr. Tutte le ricerche della fisica moderna
suggeriscono che linterpretazione di Bohm sia attualmente la pi attendibile.
riconosciuto ufficialmente che lo spazio colmo di luce e altri tipi di onde
elettromagnetiche che si intersecano e interferiscono fra loro costantemente e, dato
che le onde sono anche particelle, ci significa che gli oggetti materiali e tutto quello
che percepiamo composto in realt da una fittissima rete di schemi di interferenza.
Ma laspetto pi interessante del paradigma olografico dato dallunione delle teoria
di Bohm con il modello cerebrale olografico di Pribram, che lo studioso Michael
Talbot cos sintetizza: I nostri cervelli costruiscono matematicamente la realt
oggettiva, interpretando frequenze che sono in definitiva proiezioni provenienti da
unaltra dimensione, un ordine di esistenza pi profondo al di l dello spazio e del
tempo: il cervello un ologramma celato in un universo olografico. [Michael Talbot,
1997, pag. 70] La realt fondamentalmente unillusione, nel senso che tutto ci
che esiste, noi inclusi, ununica sinfonia di infinite forme donda che si
trasformano nel mondo concreto solo dopo essere entrate nei nostri sensi.
Lessere umano crede di essere unentit fisica che si muove in un mondo fisico, ma,
alla luce delle nuove teorie, sarebbe pi corretto considerarlo come una sorta di
ricevitore che galleggia in un mare caleidoscopico di frequenze da cui estrae la sua
personale realt, una fra le tante possibili esistenti nel super-ologramma.
In unintervista tratta dalla rivista scientifica Psychology Today, Pribram afferm:
Non che il mondo delle apparenze sia errato; non che non esistano oggetti l fuori,
a un certo livello della realt. che se lo attraversate e osservate luniverso con un
sistema olografico, giungete a una visione differente, una diversa realt. E questaltra
realt pu chiarire cose che sono finora rimaste scientificamente inesplicabili:

fenomeni paranormali, sincronicit, la coincidenza apparentemente significativa degli


eventi. [in Michael Talbot, 1997, pag. 21]
Il cervello registra le percezioni provenienti dal mondo esterno attraverso
meccanismi elettromagnetici: la vista, lolfatto, il tatto, il gusto, ludito. Tutte queste
funzioni sono riconducibili alla natura fisica e chimica della materia, che risulta
appunto composta di onde/particelle, dimostrandone la profonda irrealt oggettiva a
cui siamo abituati credere. Il processo di traduzione delle frequenze, che si attua
nella nostra mente, coincide perfettamente con la funzione base di un ologramma,
ossia codificare prima e decodificare dopo. Espresso in altre parole, nella scatola
mentre entrano da un lato onde elettromagnetiche escono dall'altro immagini di
oggetti, pensieri, emozioni e la sensazione stessa di tempo. Da queste semplici
considerazioni si potrebbe giungere ad una conclusione sorprendente e in perfetta
armonia con i principi quantistici, che Schroeder delinea in modo chiaro e sintetico:
Ogni particella, ogni corpo, ogni aspetto dellesistenza sembra essere espressione
dellinformazione, informazione che, attraverso il cervello o la mente, interpretiamo
come il mondo fisico. [...] Gli organi fisici del cervello potrebbero essere solamente i
circuiti che rendono la mente percettibile agli esseri umani. In tal caso una forma di
coscienza potrebbe rimanere intatta. Se rompete una radio non potrete pi ascoltare la
musica, ma le onde radio continueranno a esistere. Viene a mancarci solo
lapparecchiatura che trasforma la radiazione elettromagnetica in onde sonore
meccaniche. Il cervello svolge lo stesso ruolo che la radio svolge nei confronti della
musica. [Gerald L. Schroeder, 2002, pagg. 20 e 180]
La scienza potrebbe quindi assistere ad un capovolgimento di prospettiva, passando
dallidea di un cervello creatore di una mente a quella di un cervello trasformatore di
una mente, la cui vera natura si ritrova in un pi profondo livello energetico,
impercettibile con le attuali strumentazioni, il potenziale quantistico. I limiti
dellessere umano sono tali da non permettergli di cogliere la vera realt di ci che lo
circonda, ma solamente una minima parte di essa, una manifestazione
caratterizzata dalla percezione di piccoli pezzi di realt illusoriamente separati luno
dallaltro che si presentano in una sequenza chiamata tempo. Continua Pribram
nellintervista: [...] il pensiero crea le cose affettando la realt in piccoli pezzetti che
pu facilmente afferrare. Cos se stai pensando stai creando cose. Il pensiero non fa
un rapporto, distorce la realt per creare cose.
[in Michael Talbot, 1997, pag. 21]
Probabilmente il cervello assume una funzione di filtro protettivo per una realt
troppo immensa e complessa perch possa essere compresa nella sua interezza. Il
sistema nervoso organizzato in modo tale da computare una realt stabile e
comprensibile; Talbot afferma che se si dovesse improvvisamente scoprire che la
massa dellintero spazio-tempo delluniverso finemente tenuta in equilibrio nella
propria mente, probabilmente si diventerebbe pazzi. Il problema risiede nel fatto che
la conseguenza di tale limitazione percettiva non solo quella di difenderci da una

realt incomprensibile, ma di condurci allillusione di credere ciecamente


alloggettivit di ci che si vede e si sente. Il paradigma olografico quindi in grado
di comprendere numerosi fenomeni inspiegabili che si possono osservare negli
individui sottoposti ad un trattamento ipnotico. largamente riconosciuto e
sperimentato che in questo particolare stato di coscienza possibile alterare il
comune funzionamento dellorganismo, modificandone ad esempio il battito cardiaco
o aumentandone considerevolmente la forza e la resistenza fisica. Lipnosi si inoltre
dimostrata un anestetico estremamente efficace in grado di portare un individuo ad
una quasi totale insensibilit al dolore. Considerando uno dei fenomeni pi
sorprendenti che si verificano sotto ipnosi, si potuto osservare che se un
ipnotizzatore tocca il soggetto con un qualsiasi oggetto, ad esempio una penna, non
succeder niente; ma se, facendolo, gli dice che la penna inoffensiva in realt un
ferro rovente, si potr osservare entro pochi secondi la formazione di una vescica nel
punto esatto del contatto. chiaro che in un caso simile la parte del corpo che ha
subito unustione non mai entrata realmente a contatto con un oggetto rovente;
lunico modo per spiegare questo paradosso che sia proprio la proiezione olografica
che la mente associa allevento a renderlo tale. Tutti questi fenomeni sono un
ulteriore conferma del paradigma olografico, secondo cui il sistema nervoso che
struttura la realt: le vibrazioni che si percepiscono come materia sono
interpretazioni della mente.
La Mente Unica.
Nei diversi esperimenti in cui viene dimostrata linequivocabile influenza dello
sperimentatore sui soggetti sotto osservazione, siano essi animali o esseri umani, si
potuto verificare che i dati numerici ottenuti variavano nella stessa direzione delle
predizioni mentali e delle aspettative degli sperimentatori. Basta pensare al noto
fenomeno della profezia che si auto-adempie, per cui si constatato che le
aspettative verso una persona possono dirigere le interazioni sociali che questa avr,
portandola a comportarsi in modo da realizzare una conferma comportamentale di
tali aspettative. Ovunque si verifichino interscambi emotivi tra sperimentatore e
soggetto, si pu essere certi che tali fattori ne influenzeranno i risultati. Fino a pochi
anni fa si ipotizzava che questo fenomeno fosse dovuto a interazioni basate
unicamente su scambi verbali, tattili o visivi; attualmente per il problema si
rivelato pi complesso. Come fa notare lo psicoterapeuta e ricercatore Paul
Watzlawick, nessuna teoria scientifica classica in grado di comprendere linfluenza
del pensiero sugli eventi che si determinano al di fuori del cervello: solo attraverso la
realt non localistica si pu comprendere il funzionamento di tale fenomeno
apparentemente inspiegabile. La comunicazione tra esseri umani si sta rivelando, da
un punto di vista scientifico, una capacit interattiva molto pi sottile di quanto
finora ammesso da molte teorie, e la sua vera essenza pu essere ricercata solo nel

potenziale quantistico. Nelle scienze che studiano la vita, come la biologia e la


medicina, gli scienziati non sono abituati a trattare con entit non materiali, ma
nella fisica moderna la situazione diversa. In questo settore vi sono concetti che si
applicano a molte entit non materiali, denominate campi, che, pur non essendo di
natura tangibile, sono tuttavia strettamente correlati alla materia. La scienza
moderna rivela che la mente non fisicamente dipendente dal cervello e dal corpo e
non pu essere compresa completamente in termini di chimica del cervello o di
anatomia. Si ipotizza quindi che la vera mente potrebbe essere un campo non
materiale in grado di produrre mutamenti fisici nella propria realt. Sulla base di
questa visione pi corretto considerare il cervello come il substrato organico di
unentit energetica pi sottile, chiamata appunto mente. Il grande quesito come
possa unentit totalmente indipendente dalla materia provocare un qualsiasi effetto
sugli eventi fisici. Come possono cose non materiali agire su cose materiali? Anche
se apparentemente questa possibilit appare irragionevole e metafisica, in realt con
i nuovi sviluppi della fisica quantistica lirrazionale ha finito per essere ammesso e le
interazioni tra il non materiale e il materiale sono ormai date per scontate. Ci che
viene chiamata mente potrebbe coincidere con un potenziale quantistico situato a
un livello energetico pi sottile del cervello biologico, e per questo da esso stesso
filtrato e limitato. Il fisico statunitense Henry Margenau ipotizza cos lesistenza di
ununica grande mente collettiva che si manifesta individualmente tramite ogni
essere umano, comprendendo una buona parte di caratteristiche comuni ed alcune
peculiarit individuali. Egli denomina questa realt con il semplice appellativo di
Mente Universale, non trovando nessun termine pi adeguato in grado di renderne
lidea, e ne delinea cos le principali caratteristiche: La sua conoscenza comprende
non solo lintero presente ma anche tutti gli eventi passati. Pi o meno come il nostro
pensiero pu esplorare lintero spazio e giungere a conoscerlo, cos la Mente Universale
pu viaggiare avanti e indietro attraverso il tempo a volont. [Henry Margenau,2001].
Se la natura della Mente Universale non localizzata ed atemporale, la conseguente
deduzione che anche ciascuna singola mente che la compone possiede tali
caratteristiche, e ci perfettamente in linea con quanto la fisica quantistica ha
svelato. Anche in ambito psicologico si pu tracciare un parallelismo con lInconscio
Collettivo individuato da Carl Gustav Jung; le sue stesse parole rivelano una visione
della realt umana sorprendentemente simile a quella del fisico Margenau: (Se)
vogliamo arrischiarci a distinguere esattamente quale parte del materiale psichico va
riguardata come personale e quale come impersonale, ci troviamo subito in un
gravissimo imbarazzo, perch anche del contenuto della Persona dobbiamo dire, tutto
sommato, quanto dicemmo dellinconscio collettivo; cio, che universale. Solo perch
la Persona un segmento pi o meno accidentale o arbitrario della psiche collettiva,
possiamo cadere nellerrore di considerarla, anche in toto, come qualcosa di
individuale; ma, come dice il nome, essa solo una maschera della psiche collettiva,
una maschera che simula lindividualit, che fa credere agli altri che chi la porta sia

individuale (ed egli stesso vi crede), mentre non si tratta che di una parte
rappresentata in teatro, nella quale parla la psiche collettiva. [...] Tutto sommato, la
Persona non nulla di reale. un compromesso fra lindividuo e la societ su ci
che uno appare. [Carl Gustav Jung, 1983, pag. 155; citazione in Aldo Carotenuto,
1991, pag. 219]
Qual quindi il motivo per cui ogni essere umano si sente cos individuale e
localizzato nel proprio corpo, avvertendo un profondo senso di limitazione allo spazio
e al tempo presente? Margenau afferma che il senso della nostra universalit
indebolito dalle limitazioni fisiche del corpo, dalle costrizioni organiche del cervello.
Eppure queste limitazioni non sembrerebbero assolute, ed probabile che molte
persone nellintero corso della storia, come i mistici, siano riuscite a superarle.
Margenau individua quindi tre principali ostacoli, o limitatori biologici, che si
oppongono a tale ampliamento di consapevolezza con la precisa funzione di filtrare e
ridimensionare, o meglio tri dimensionare, la proiezione olografica della realt:
La Fessura Tempo. Una delle pi opprimenti limitazioni la rigidit con cui viene
percepito il tempo. Lessere umano in grado di vedere solo una fetta piccolissima
dellintero panorama temporale; per questo motivo Margenau utilizza la metafora
della fessura tempo. Cos come possiamo vedere solo una banda ristretta dellintero
spettro elettromagnetico che chiamiamo luce, analogamente possiamo percepire sol o
un esiguo frammento del tempo, che chiamiamo presente. Tutto ci conduce alla
sensazione, quantisticamente illusoria, di essere limitati in un breve arco di vita e di
essere disperatamente mortali. Queste sensazioni opprimenti portate agli eccessi
possono ritrovarsi spesso alla base di profonde angosce o problematiche psichiche.
Il Muro Personale. Unaltra influente limitazione che impedisce di comprendere la
mente nella sua realt universale e non localistica ci che Margenau chiama il
muro personale. Esso produce il senso prevalente e costante di isolamento
individuale, creando unidentit e formando il proprio Ego. Portato al limite, il muro
personale conduce ad un senso di profonda solitudine, che pu essere totalmente
oppressivo e morboso. In certi casi di psicosi, invece, il muro personale si dissolve in
modo drammatico, a un punto tale che il paziente non riesce pi a distinguere se
stesso da altre persone o da altri oggetti, perdendo anche il senso del passato, del
presente e del futuro.
Il Muro Stocastico. Un ultimo ostacolo che inibisce la diretta comprensione della
Mente Universale e influenza in modo cruciale il carattere della condizione umana
il muro stocastico, che significa obiettivo o scopo. Questo esprime il fatto che
nellessere umano sono insite casualit e incertezze; nessuno vive la propria vita
come se fosse fissa e determinata. Il motivo per cui la vita permeata dallincertezza
che il mondo a livello invisibile, subatomico, per lessere umano sconosciuto o
incomprensibile. proprio questa incertezza a creare nelluomo il senso del libero

arbitrio. Anche il muro stocastico pu crollare e il senso di scelta e libert pu


divenire distorto. Un individuo pu pensare di avere un controllo totale di tutti gli
eventi con allucinazioni messianiche o credendo di essere Dio; oppure il muro
stocastico pu diventare ipertrofico, reso pi spesso e pi alto, tanto da portare la
persona a sentirsi completamente paralizzata, incapace di scegliere e agire anche nei
modi pi semplici.
Il funzionamento dei limitatori biologici.
I tre limitatori biologici possono essere interpretati come i responsabili di molte
malattie psichiche e psichiatriche, dai deficit della memoria alle schizofrenie. Tutto
questo accade probabilmente nelle condizioni in cui tali limitazioni vengono superate
improvvisamente o comunque senza un processo di graduale comprensione e con
laiuto di supporti esterni. Variazioni di queste limitazioni in forma pi attenuata si
ritrovano per anche nella vita quotidiana. I fenomeni di intuizione o precognizione
di un determinato evento possono essere la conferma di un leggero ampliamento
della fessura tempo; oppure il muro personale pu abbassarsi leggermente fino al
punto di consentire una sana empatia con altre persone o esseri viventi. Come scrive
Margenau a proposito dellabbassamento del muro personale:
[...] accresce la nostra identit con gli altri. Questo abbassamento del muro pu
avvenire in casi di straordinaria simpatia e amore per gli altri, di empatia spontanea
attraverso lattenzione concentrata, in meditazioni, in sogni, in esperienze personali
che rivelano realt alternative. Pu avvenire nella preghiera, quando un individuo si
fonde con la Mente Universale. Labbassamento del muro personale pu permettere la
percezione extrasensoriale sotto forma di incontro di informazioni, magari sotto forma
di lettura del pensiero. quindi errato enfatizzare soltanto la natura negativa delle
fluttuazioni della fessura di tempo e dei muri personale e stocastico, perch molte
persone giudicano queste condizioni genuinamente spiritualizzanti e appaganti.
[citazione nellarticolo di Stefano Calamita] Da millenni le grandi tradizioni spirituali
del mondo hanno fornito indicazioni che, se seguite gradualmente ma con costanza,
con la supervisione di un maestro o di una guida, avrebbero lo scopo di portare ad
una radicale modificazione dellampiezza della fessura tempo e del muro personale.
I veri problemi sorgono quando tali dilatazioni avvengono senza nessun controllo e
improvvisamente, causando effetti disastrosi. Il confronto inatteso con la realt non
localizzata pu essere sconvolgente e totalmente devastante. Forse la pi
tumultuosa espressione di questa esperienza si determina attraverso luso di droghe;
in questo caso la fessura tempo pu essere squarciata e il muro personale demolito
in pochi attimi. A seconda di molti e complessi fattori, un soggetto pu descrivere
questa esperienza come estasi, consapevolezza superiore o puro e semplice terrore;
alcuni individui sono giunti al punto di suicidarsi per aver preso un contatto
improvviso e inatteso con la realt non localizzata tramite lassunzione di droghe.

Il mitologo Joseph Campbell intravide questo pericolo gi molti anni fa, quando
afferm: La differenza che la persona che non si regge a galla annega nellacqua in
cui il mistico nuota. necessario essere preparati per questa esperienza. [citazione
nellarticolo di Stefano Calamita] comunque importante sottolineare che sia la
fessura tempo sia il muro personale, anche se limitano la nostra consapevolezza,
aiutano a mantenerci integri finch non siamo pronti a intraprendere una ricerca
pi approfondita della realt interiore. La loro specifica e, apparentemente,
paradossale funzione quindi quella di proteggere da unimprovvisa comprensione
della realt, che potrebbe sconvolgere la nostra esistenza. Nonostante questi pericoli
inconfutabili, sempre pi scienziati iniziano a riconoscere lo scopo ultimo dellessere
umano come il superamento di tali restrizioni fino alla piena comprensione della
realt, nella quale possibile ritrovare la spiegazione di molti fenomeni rimasti
ancora insoluti. Lo stesso Einstein era giunto a tale conclusione, come chiaramente
evidenziano le sue parole: Un essere umano parte di un tutto chiamato Universo.
Egli sperimenta i suoi pensieri e i suoi sentimenti come qualche cosa di separato dal
resto: una specie di illusione ottica della coscienza. Questa illusione una specie di
prigione. Il nostro compito deve essere quello di liberare noi stessi da questa prigione
attraverso lallargamento del nostro circolo di conoscenza e di comprensione, sino a
includervi tutte le creature viventi e lintera natura, nella sua bellezza.[citazione in
Nader Butto, 2001, pag. 9] Accettando questa visione della vita ci si ritrova non alla
fine, bens allinizio di un cammino, il cui obiettivo deve mirare al raggiungimento di
tale comprensione universale tramite un percorso guidato e calibrato secondo le
possibilit di ciascun individuo. La psicologia in particolare sembra rivelarsi come il
punto di unione in grado di porre fine al conflitto tra scienza e ricerca spirituale.
I campi Morfogeni.
Gli scienziati che lavorano sul mondo microscopico non si curano in genere della
forma degli organismi su cui lavorano, in quanto il loro oggetto di interesse la
chimica e la fisiologia, ma per coloro che studiano gli organismi viventi nel loro
insieme impossibile comprendere la vita senza tenere conto della sua forma.
Il grande interrogativo che per molto tempo rimasto senza risposta il perch e il
come gli esseri viventi riescano ad assumere una determinata forma fisica propria
della loro specie, un ambito di studio che assume il nome di morfogenesi. Fino ad
oggi il problema della forma rimasto un problema centrale in biologia. Come scrive
Calamita: Nessuno sa perch, per esempio, una cellula maturi in una cellula di foglia
e unaltra in una cellula di gambo, quando entrambe appartengono alla stessa pianta
e hanno un DNA identico, o perch in un particolare essere umano una cellula diventi
una cellula epiteliale e unaltra una cellula epatica quando il DNA di ciascuno lo
stesso. Con la scoperta del DNA i biologi molecolari si illusero, infatti, di aver risolto
il problema, dato che esso costituito da molecole direttrici che contengono tutte le

informazioni grazie alle quali un intero organismo pu essere costruito. Ma se il DNA


viene considerato come il programma completo di ogni organismo vivente, alcuni
scienziati si sono chiesti allora che cosa pu invece controllare la forma di oggetti
non viventi come i cristalli o le rocce. In tali materie, prive di DNA, devono
intervenire necessariamente altri fattori. La soluzione cui molti ricercatori sono
giunti che tali fattori si ritrovano nelle forze subatomiche alla base delle molecole
che le compongono, che contribuiscono non solo alla configurazione interna ma
anche alla forma esterna. Ma se tali forze governano le molecole degli oggetti
inanimati, deducibile che governino anche le molecole degli esseri viventi, quindi il
DNA. Ancora una volta ci si ritrova davanti ad una realt pi profonda che si cela
dietro lapparenza. Non solo, ma dato che nel DNA contenuto il codice genetico che
si suppone avere il compito di governare tutto quello che avviene negli esseri viventi
in via di sviluppo, e dato che tutti i tipi di cellula delle diverse parti organiche del
corpo umano contengono il medesimo DNA, deve esserci necessariamente qualcosa
al di sopra di esso in grado di spiegarne il loro differente esito. Risulta quindi
evidente che deve esistere qualcosa di ancora pi profondo del DNA che ne regola il
funzionamento; e questo qualcosa pu essere ricercato nellordine implicito, nel
potenziale quantistico. Tutto il compito del DNA si pu sintetizzare nel suo fornire la
sequenza degli aminoacidi in modo da permettere alla cellula di produrre
determinate proteine. Il problema posto dalla morfogenesi non si ferma per alla
questione di fornire le proteine giuste alle cellule giuste al momento giusto, ma
consiste nel cercare di capire come possano le cellule organizzarsi in forme
particolari fino a svilupparsi in differenti organismi. In definitiva, il DNA aiuta a
comprendere come si ottengono le proteine che forniscono i mattoni e il cemento con
cui lorganismo viene costruito, ma non spiega il modo in cui questi elementi
assumono determinate forme. Nel quadro della scienza classica, tutte le domande
rimaste senza risposta a proposito dellereditariet e delle propriet degli organismi
viventi vengono attribuite a probabili funzioni del DNA ancora sconosciute. per
importante sottolineare che lunica teoria rigorosa e definita riguarda il modo in cui
il DNA codifica il RNA e questultimo codifica le proteine: tutte le altre funzioni che
vengono ipoteticamente attribuite al DNA non possono assolutamente essere
specificate in termini molecolari. a questo punto, dove la scienza classica di ferma,
che il biologo inglese Rupert Sheldrake propone, in linea con la fisica ontemporanea,
la teoria dei campi morfogeni: la reale guida del programma genetico organizzato dal
DNA risiederebbe sotto forma di informazione a livelli energetici molto pi sottili di
quelli considerati fino ad ora. A sostegno della teoria di Sheldrake, importante
considerare i recenti studi di due scienziati russi, Peter Gariaev e Vladimir Poponin
(ed il loro gruppo di collaboratori dellIstituto di Fisica Biochimica dellAccademia
Russa delle Scienze), i quali hanno osservato un nuovo fenomeno di accoppiamento
elettromagnetico tra il campo di un raggio laser ed un campione di DNA in
soluzione. Durante alcuni esperimenti effettuati a partire dal 1991 e riguardanti la

misurazione dei moti vibrazionali di campioni di DNA, essi hanno assistito ad un


effetto del tutto inaspettato: il campo elettromagnetico del DNA, sottoposto a
irradiazione laser, persiste a lungo (fino ad un mese) anche dopo la rimozione del
campione stesso di DNA fisico dalla camera di osservazione. Questa osservazione
consiste nella misurazione diretta di un nuovo campo nella sub-struttura del vuoto
mai osservato in precedenza ed in grado di fornire informazioni qualitative e
quantitative circa le propriet del campo elettromagnetico del DNA. I due scienziati
hanno chiamato questo fenomeno effetto del DNA fantasma in vitro. A riprova di
queste sconcertanti osservazioni, Poponin ha successivamente ripetuto
lesperimento negli Stati Uniti, presso il Centro di ricerche dellInstitute of Heart
Math in California, ottenendo il medesimo risultato. I due ricercatori hanno cos
annunciato lesistenza di una nuova sub-struttura fisica del vuoto precedentemente
ignorata, suggerendo inoltre che essa sia solo un esempio possibile di una pi
generale categoria di effetti elettromagnetici che rappresentano la base sperimentale
di importanti percorsi di ricerca per la biologia quantistica, le dinamiche non-lineari
del DNA e le interazioni di campi elettromagnetici deboli con i sistemi biologici.
La causalit formativa.
Agli inizi degli anni ottanta Sheldrake, lavorando sullenigma della forma, ha
introdotto lipotesi che sia la struttura sia i comportamenti caratteristici di tutti i
sistemi chimici, fisici e biologici esistenti in natura siano guidati e plasmati da
campi organizzativi, da lui chiamati appunto campi morfogeni, che, come una mano
invisibile, agiscono attraverso lo spazio e il tempo. I campi morfogeni di ogni sistema
esercitano la loro influenza sui sistemi successivi mediante un processo chiamato
risonanza morfica. Per fare un esempio, si pu affermare che il motivo per cui la
cellula di una pianta diventa una cellula di foglia e non di radice perch si
sintonizza, per cos dire, attraverso la risonanza morfica con i campi morfogeni di
tutte le foglie precedenti della stessa specie. Questo processo si determina per tutti i
sistemi riscontrabili in natura ed stato denominato da Sheldrake col termine di
causalit formativa. Anche se le concezioni biologiche ortodosse divergono da questa
visione, lesistenza e lo studio dei campi invisibili rappresenta un punto cardine
della fisica contemporanea (come i campi elettromagnetici e gravitazionali). Questo
il motivo per cui lazione a distanza tra due entit differenti, ossia il passaggio di
informazioni non osservabile a livello fisico, risulta non solo possibile, ma un dato di
fatto scientifico. Nel suo libro I poteri straordinari degli animali, Sheldrake scrive:
I campi morfici, cos come i campi della fisica gi noti, sono regioni dinfluenza
allinterno dello spazio-tempo, localizzati dentro e intorno ai sistemi che organizzano.
Il loro funzionamento probabilistico. Essi si limitano ovvero impongono un ordine
allindeterminismo intrinseco dei sistemi cui presiedono. Comprendono in s, e
connettono, le varie parti del sistema che sono preposti a organizzare. Cos un campo

cristallino organizza i modi secondo cui molecole e atomi si ordinano allinterno di un


cristallo. [...] Un campo sociale organizza e coordina il comportamento degli individui
che lo compongono, per esempio il modo in cui ciascun uccello vola allinterno dello
stormo. [Rupert Sheldrake, 1999, pag. 285]
Mentre la scienza biologica classica non riesce ancora ad accettare pienamente un
nuovo punto di vista da cui studiare i fenomeni naturali, in altre scienze, come la
cosmologia, lesistenza di forze impercettibili che danno vita a tutti i fenomeni
universali un caposaldo; basti pensare allattrazione gravitazionale della luna sugli
oceani terrestri che crea la formazione delle maree. Il lavoro dei campi morfogeni si
compie a livello subatomico, funzionando come restrizioni schematizzate sulla
moltitudine di eventi probabili e indeterminati che si verificano ai livelli pi profondi
dei sistemi fisici. qui, nelle conformazioni pi interne assunte dagli atomi e dalle
molecole, che i campi morfogeni si possono avvertire. Questo processo si attua
allinterno dei sistemi per poi dispiegarsi allesterno, manifestandosi alla fine nelle
forme visibili. Lipotesi della morfogenesi e della causa formativa estremamente
compatibile con la concezione non localistica. Come sostiene lo stesso Sheldrake,
riferendo di una discussione con David Bohm, egli ritiene che la sua teoria molto
simile a quella di Bohm: C una grande similitudine tra lidea di campo morfico e la
teoria dellordine implicato di Bohm, lordine avviluppato dentro quello esplicato
cio svelato, di cui facciamo esperienza. La teoria di Bohm che si fonda sulla non
separabilit dei sistemi quantistici, si rivel straordinariamente affine alle mie
proposte.[in Cogliani Eaco] In particolare, Sheldrake suggerisce che la mente, oltre
ad essere non localizzata nello spazio e nel tempo, non localizzata sotto un altro
importante aspetto: non ristretta e limitata realmente nel cervello, n viene
prodotta da esso, ma agisce utilizzandolo come uno strumento di ricezione e
trasformazione. Secondo la sua ipotesi, i campi morfogeni che presiedono
allevoluzione dellessere umano possono essere considerati come un grande
serbatoio che d vita e alimenta tutti gli individui; in esso sono contenuti tutti i
pensieri e i comportamenti passati e presenti. I campi morfogeni si sviluppano con il
passare del tempo, sono modificati dalle configurazioni e dalle forme di tutti i sistemi
successivi, e si trasmettono attraverso il tempo influenzando futuri sistemi. Uno dei
grandi punti di corrispondenza fra lipotesi della causazione formativa e la mente
non localizzata il processo a due sensi che collega fra loro passato e presente.
Il passato in un certo senso il presente, perch il presente d forma al passato
alimentandosene in modo retroattivo e modificando i campi morfogeni preesistenti.
Applicando un linguaggio psicologico e parlando di pensieri anzich di eventi
materiali possibile immaginare lo stesso processo. C un processo a due sensi che
collega fra loro presente e passato: pensieri passati influiscono su pensieri presenti
mediante i campi morfogeni e pensieri presenti si aggiungono ai campi o li
modificano. Il presente non viene in essere soltanto per morire; viene preservato in
uninvisibile registrazione morfogena che apporter in seguito un contributo a eventi

futuri. In questo modo i pensieri vengono nuovamente immessi nelluniverso, in una


sorta di banca cosmica, per cui una sorta di Mente Universale prende forma.
Lipotesi di Sheldrake corrobora quindi lidea di una coscienza collettiva in modo
analogo al pensiero di Margenau: ogni singola mente in realt lespressione
individuale di ununica grande mente collettiva che la prigionia cerebrale impedisce
di comprendere.
Lanalogia cervello-apparecchio televisivo.
Anche le emozioni e i pensieri possono essere influenzati da questi campi, cos come
il nostro chimismo interno pu influire sui nostri sentimenti. Il modo pi semplice
per comprendere la risonanza morfica attraverso unanalogia con un apparecchio
televisivo. Nella televisione, i fili, i transistor e le altre componenti agiscono insieme
come un apparecchio ricevente che capta i segnali emessi dalla stazione televisiva.
Limmagine finale che compare dipende dagli elementi interni dellapparecchio, che
deve essere sintonizzato correttamente sulla trasmissione. Se si cambiano le
componenti, si pu cambiare la sintonizzazione e interferire con limmagine; questo
pu causare distorsioni dellimmagine, ma anche la sua perdita completa.
Analogamente, in un uovo che si sviluppa, il DNA e le altre sostanze chimiche in
esso contenute danno origine alle caratteristiche di sintonizzazione di quella
particolare specie, esattamente come un apparecchio TV pu captare una certa
banda di segnali e non altri. Luovo nel suo processo di sviluppo pu sintonizzarsi
con certi campi morfogeni che sono stati creati da uova sviluppatesi in modo
analogo in passato. Ci fa s che quelluovo particolare diventi un uovo di gallina, per
esempio, e non un uovo di pernice o daquila. Similmente il cervello ha le sue parti
componenti: i suoi neuroni, vasi sanguigni, strutture di sostegno e cos via. Esso
produce immagini mentali, pensieri, emozioni, e determina molti eventi motori, ma
non crea questi eventi pi di quanto lapparecchio TV non produca la propria
immagine. Lanalogia con la TV si pu spingere anche oltre. Immaginando un
individuo che vede per la prima volta un apparecchio televisivo, la prima cosa che si
chieder da dove provengano le immagini. Potr pensare che abbiano origine
dentro lapparecchio stesso e ricercarle quindi al suo interno. Spostando poi alcuni
pezzi e cambiando qualche collegamento nella sua curiosa ricerca, si accorger che
le immagini diverranno confuse, fino a svanire del tutto nel momento in cui
dannegger inconsapevolmente una parte fondamentale. In tal caso arriver alla
comprensibile conclusione che lorigine delle immagini si trovava proprio l dentro,
nellultima componente da lui esaminata prima della rottura. Anche se tale
conclusione appare ridicola per qualunque persona che abbia un minimo di
conoscenza tecnologica, la logica dei meccanismi del cervello si basa in pratica sullo
stesso tipo di ragionamento, avvalendosi della prova che un danno cerebrale
dimostri come il cervello sia lorigine della mente. Alle medesime conclusioni giunto

il fisico israeliano Gerald Schroeder, che afferma: La mente il nostro collegamento


con lunit che pervade tutta lesistenza. Sebbene sia necessario il cervello per avere
accesso alla mente, n la singola sinapsi n lintero cervello presentano una traccia
della mente. Eppure la coscienza della mente ci che ci rende consapevoli di essere
umani; che io sono io e tu sei tu. [...] Distruggete il cervello e anche la mente seguir la
stessa sorte. Ma gli organi fisici del cervello potrebbero essere solamente i circuiti che
rendono la mente percettibile agli esseri umani. In tal caso una forma di coscienza
potrebbe rimanere intatta. Se rompete una radio non potrete pi ascoltare la musica,
ma le onde radio continueranno a esistere. Viene a mancarci solo lapparecchiatura
che trasforma la radiazione elettromagnetica in onde sonore meccaniche. Il cervello
svolge lo stesso ruolo che la radio svolge nei confronti della musica.
[Gerald L. Schroeder, 2002, pag. 174]
Risonanza ed apprendimento.
La risonanza morfica ha molte implicazioni per quanto riguarda lapprendimento
umano, inclusa lacquisizione delle lingue. Attraverso la risonanza con la memoria
collettiva, cui ogni individuo attinge e contribuisce, dovrebbe essere pi facile
imparare ci che altri hanno imparato in precedenza. Ci in linea con il linguista
Noam Chomsky, per il quale lapprendimento di una lingua in un bambino avviene
con tale rapidit e creativit che la semplice imitazione non sufficiente a spiegarne
il processo. Infatti: Lo studio del linguaggio mostra chiaramente che le teorie
empiriste sullapprendimento sono inadeguate. Le prove a nostra disposizione
confermano lipotesi per cui tutte le lingue umane condividono le stesse radicate
propriet strutturali e organizzative. Si pu plausibilmente ritenere che tali propriet,
gli universali linguistici, siano un corredo mentale innato, e non lesito di un
apprendimento. Se ci vero, lo studio del linguaggio getta luce su certe questioni
annose di teoria della conoscenza. Devo ribadire che non vedo ragioni per dubitare che
quanto vero per le lingue non lo sia per la conoscenza umana. A questo punto occorre
chiarire unaltra questione. Come fa la mente ad avere tali propriet innate soggiacenti
allacquisizione del linguaggio? In questo caso, le prove linguistiche non possono
ovviamente fornire alcuna risposta. Il processo con cui la mente ha raggiunto lattuale
stato di complessit e la sua specifica forma di organizzazione connaturata sono un
mistero insondabile []. Ci si pu salvare attribuendo ci allevoluzione, purch si
ricordi che questa ipotesi non ha alcunch di sostanziale: essa non altro che la
credenza per cui ci devessere sicuramente una spiegazione naturalistica per i
fenomeni descritti. [Noam Chomsky, Psychology Today, Agosto 1976, pag. 51]
Anche il linguista Steven Pinker condivide lidea secondo cui la struttura del
linguaggio sembra essere ereditaria, ed insieme a Chomsky ha ipotizzano che la
capacit di apprendere il linguaggio potrebbe dipendere da informazioni fornite dal
DNA e preposte alle strutture generali comuni a tutte le lingue. Secondo i due

studiosi, i bambini possiedono uno schema innato comune a tutte le lingue, la


grammatica universale, attraverso il quale i bambini di qualsiasi gruppo etnico sono
in grado di imparare qualsiasi lingua. Secondo la risonanza morfica il bambino
potrebbe risuonare con coloro che parlano una lingua intorno a lui e con tutti coloro
che lhanno parlata in passato, il che faciliterebbe enormemente la sua velocit di
apprendimento. Gli effetti della risonanza morfica si possono anche osservare
attraverso i dati relativi ai progressi compiuti negli anni dalluomo. Uno dei pochi
settori in cui esiste una grande quantit di dati raccolti nel corso di diversi decenni
il QI (quoziente intellettivo). Se la risonanza morfica una realt, la media dei
risultati nei test del QI dovrebbe aumentare, non perch gli uomini siano diventati
pi intelligenti, ma perch i test dovrebbero risultare loro pi facili per effetto della
risonanza di tutti coloro che li hanno svolti in precedenza. E proprio in uno studio
effettuato nel 1984 sui test del QI eseguiti dalle autorit militari statunitensi, James
Flynn riscontr che le reclute considerate di intelligenze media rispetto ai coetanei,
erano invece superiori alla media se paragonati ai ragazzi di una generazione
precedente sottoposti allo stesso test. Ulteriori approfondimenti in questo ambito
potrebbero rivelare interessanti sorprese.
La teoria del caos e la complessit.
La teoria del caos nata per ovviare ai limiti che la scienza classica si trovata ad
affrontare nella spiegazione degli aspetti irregolari ed incostanti della natura: la linea
frastagliata delle coste, i ritmi della fibrillazione cardiaca, levoluzione delle
condizioni meteorologiche, gli errori dei computer, le oscillazioni dei prezzi, e cos
via. Tutti questi fenomeni sono stati considerati da sempre come appartenenti al
regno dellimprevedibile, ossia al caos. Ma da due decenni, scienziati di diverse
discipline stanno scoprendo che dietro il caos c in realt un ordine nascosto, che
d origine a fenomeni estremamente complessi a partire da regole molto semplici;
ecco dunque che il concetto di disordine viene sostituito dal concetto di complessit.
Infatti, mentre nella scienza classica il caos era per definizione assenza di ordine,
oggi considerato una dimensione retta da leggi non definibili. Questa nuova
prospettiva innanzitutto una teoria scientifica, nata su sperimentazioni fisich e,
biologiche, matematiche, socio-economiche, che ha cambiato la prospettiva sul
mondo e i fenomeni naturali apparentemente inspiegabili. Il caos cessa dunque di
essere visto come casualit e mancanza di ordine, ma diviene, a tutti gli effetti, un
ordine cos complesso da sfuggire alla percezione e alla comprensione umana.
I sistemi caotici, alla luce della comprensione attuale, sono sistemi dinamici
comunque prevedibili a breve termine e, quindi, riconducibili ad una certa logica,
per quanto complessa. Si pu dunque paradossalmente affermare che nel caos c
ordine. Alla luce di questo, la natura si presenta sempre pi come una realt
difficilmente definibile e determinabile, predisposta ad assumere sempre nuove ed

inedite possibilit di sintesi che prendono inevitabilmente corpo qualora si


verifichino certe circostanze. Luniverso in continua trasformazione ed evoluzione
per le sue intrinseche possibilit ed appare resistere ad ogni intento conoscitivo per i
limiti insiti nel metodo scientifico. In tal modo non trovano pi posto tutti i modelli
riduzionisti di spiegazione e ci restituisce un valore positivo alluomo che, senza
sentirsi schiacciato dalla natura, vi si pu avvicinare per trascenderla. Le nostre
conoscenze scientifiche attuali sulla natura sono, infatti, sempre linguisticamente
confinate dentro mappe o modelli, che ovviamente non corrispondono alla realt,
bens solo ad aspetti particolari e limitati di essa. Il sapere ereditato dalla scienza
tradizionale, per poter sopravvivere, deve poter mettere in discussione i suoi
fondamenti, ma soprattutto deve scoprirsi ancora capace di calarsi nella vita reale, e
rispondere alle domande sempre pi pressanti che essa gli pone. Il caos diventato
per questo non solo teoria ma anche metodo, un modo di fare scienza; infatti gli
studiosi hanno osservato che il comportamento disordinato di sistemi caotici agisce
come un processo creativo. Il contesto entro cui la scienza moderna parla di una
scoperta della complessit si individua cos nella scoperta del carattere imprevedibile
di alcuni fenomeni, e nella compressione del fatto che:
Nella scienza non esistono oggetti semplici, cio la ricostruzione di un evento
osservato sembra rispondere solo apparentemente e superficialmente a leggi
deterministiche, ma va ben oltre ad esse.
La previsione dello stato futuro di un sistema pu sembrare possibile, ma a costo
di ridurre qualitativamente la portata del fenomeno studiato.
Le qualit riscontrate in un oggetto studiato non sono proprie di quelloggetto, ma
sono la risposta della sua interazione con losservatore, cio il suo modo di vederle e
percepirle.
Leffetto farfalla.
Dietro il caos c un ordine nascosto che d origine a fenomeni estremamente
complessi a partire da regole molto semplici. Si pu infatti verificare come piccole
differenze in ingresso possono generare rapidamente grandissime differenze in
uscita: un fenomeno che prende il nome di dipendenza sensibile alle condizioni
iniziali. Il 29 dicembre 1979, il fisico Edward Lorenz present alla Conferenza
annuale della American Association for the Advancement of Science una relazione in
cui ipotizzava come il battito delle ali di una farfalla in Brasile, a sguito di una
catena di eventi, potesse provocare una tromba daria nel Texas. Lorenz, nel corso di
un programma di simulazione del clima che si basava su dodici variabili, fece infatti
uninaspettata quanto importante scoperta: ripetendo la stessa simulazione con
valori leggermente diversi, levoluzione del clima elaborata dal computer si
discostava nettamente dai risultati precedenti. A quella che si configurava

inizialmente come una piccola perturbazione, si sostituiva un modello climatico


completamente diverso. Queste osservazioni hanno portato alleffettivo sviluppo della
teoria del caos, che pone limiti definiti alla prevedibilit dellevoluzione dei sistemi
complessi non lineari. Infatti, mentre nei sistemi lineari una piccola variazione nello
stato iniziale di un sistema provoca una variazione corrispondentemente piccola nel
suo stato finale (ad esempio colpendo leggermente pi forte una palla da biliardo,
questa andr leggermente pi lontano), nei sistemi non lineari piccole differenze
nelle condizioni iniziali producono differenze non prevedibili nel comportamento
successivo. Un sistema pu anche comportarsi in modo caotico in certi casi e in
modo non caotico in altri. Per esempio, da un rubinetto non chiuso le gocce cadono
in una sequenza regolare, ma variando leggermente lapertura del rubinetto, pu
accadere che le gocce cadano in modo irregolare, cio caotico. Questo significa che
per poter conoscere perfettamente lo sviluppo di un sistema caotico, i dati relativi
alle condizioni iniziali dovrebbero essere misurati con unaccuratezza teoricamente
infinita, e ci praticamente impossibile. Ecco perch le previsioni meteorologiche,
descritte con equazioni fisiche deterministiche della fisica ed elaborate con raffinate
tecniche di calcolo eseguite da super-computer, producono risultati molto
approssimativi.
Imprevedibilit ed incertezza.
La teoria del caos sottolinea dunque come nella maggior parte dei sistemi biologici,
chimici, fisici, economici e sociali esistano degli elementi che, apparentemente
insignificanti, sono in grado interagendo fra loro, di propagarsi ed amplificarsi
provocando effetti catastrofici. Sono proprio questi elementi imprevedibili,
volontariamente trascurati o non individuabili, a condurre spesso a situazioni
impensate e apparentemente inspiegabili, costituendo ad oggi il principale dilemma
che la scienza si trova ad affrontare. Le radici di questa incertezza attuale sono da
ricercarsi nel disfacimento del modello di scienza cartesiano, newtoniano e
galileiano. La distanza fra uomo e natura nata proprio dalla delineazione del
cosiddetto metodo sperimentale, grazie al quale, dietro alla maschera del dialogo con
la natura, lo scienziato nascondeva il bisogno di ritrovare confermati i propri schemi
mentali trasformandoli in leggi indiscutibili. Ma oggi si arrivati a comprendere
come questo gioco a due giocatori, osservatore e fenomeno, pi che liberare e svelare
i segreti della natura, in realt un ostacolo alla libera comprensione di una
moltitudine di fattori irriducibili alle teorie delluomo. Le leggi non dicono nulla di
preciso ed affidabile riguardo il verificarsi di un fenomeno nello spazio e nel tempo,
sono solo una descrizione di possibilit che le cose accadano, cosicch ogni
esperimento assume la caratteristica di un adeguamento della realt ad una teoria
pi che unapertura al mistero senza preconcetti. La rivoluzione scientifica in atto
nel nostro secolo caratterizzato dalla scoperta che la scienza non onnisciente,

che la sua pretesa di conoscere il mondo senza errori soltanto un mito, o al


massimo una confortante ipotesi di lavoro. Siamo dunque passati da unimmagine
della scienza come epistme sicurezza, certezza, raggiungimento della verit alla
scienza come doxa sapere fallibile, ipotetico, opinione, un discorso intorno alle
cose.
Sistemi auto poietici.
Quando sul finire della sua vita chiesero a Gregory Bateson, il principale ispiratore
della teoria sistemica in ambito sociale e psicologico, chi avrebbe potuto continuare i
suoi studi e le sue ricerche nel mondo degli esseri viventi, egli afferm che il centro
di queste analisi era a Santiago del Cile, a capo del quale c un uomo chiamato
Humberto Maturana. Lorigine del lavoro di Maturana si pu far risalire agli anni
60, quando, come biologo, inizi a concepire i sistemi viventi attraverso il processo
che li realizza, invece di spiegarli come consuetudine attraverso il rapporto con il
loro ambiente.
I suoi contributi alle scienze della complessit non solo gli hanno valso nel 1994 il
Premio Nazionale delle Scienze Biologiche, ma influenzano ancora oggi il pensiero
scientifico tracciandone profondamente le linee di ricerca. Ai suoi studi si un anche
Francisco Varela, con il quale inizi una lunga e proficua collaborazione, fino alla
piena delineazione di una nuova teoria biologica. La loro ottica impone di passare da
una concezione della conoscenza come rappresentazione del mondo, ad una come
produzione di un mondo.
Nelle loro pubblicazioni i due scienziati sollecitano infatti palesemente i lettori
affinch: [] abbandonino le loro abitudinarie certezze e in tal modo pervengano a
unaltra visuale di quello che costituisce lumano.
[H. Maturana e F. Varela, 1987, pag. 33.]
Il problema dellessere umano infatti quello di cedere spesso alla tentazione della
certezza, propenso a vivere in un mondo di solidit percettiva priva di dubbi, in cui
le sue convinzioni lo portano continuamente a credere che le cose sono come le vede,
senza alcuna alternativa.
Purtroppo, questa visione preconcetta delle cose anche lassunzione a priori del
metodo della scienza attuale, la quale postula lesistenza di una conoscenza
oggettiva delluniverso, e da l procede per cercarla.
Alla luce di questo opportuno prendere atto del fatto che gli stati di attivit
neuronale innescati dalle diverse perturbazioni sono determinati in ciascuna
persona dalla sua struttura individuale e non dalle caratteristiche dellagente
perturbatore; tutto ci valido per qualsiasi tipo di esperienza percettiva: in altre
parole non vediamo lo spazio del mondo ma vediamo il nostro campo visivo; non
vediamo i colori del mondo ma vediamo il nostro spazio cromatico.
Questi sono i motivi per cui losservatore diviene il concetto chiave in questa teoria.

Organizzazione e struttura.
Mentre lorganizzazione linsieme dei rapporti che devono esistere fra i componenti
di un qualcosa affinch questo possa essere considerato come appartenente ad una
classe particolare, la struttura linsieme dei componenti e dei rapporti che
costituiscono ununit particolare nella realizzazione della sua organizzazione.
La conseguenza del considerare in questo modo ununit vivente che essa pu
cambiare struttura senza perdere lidentit, a condizione che sia mantenuta
lorganizzazione. Un esempio esaustivo pu essere compiuto immaginando i lavori
del pittore seicentesco Arcimboldo, il quale disegnava delle facce costruite con frutta,
verdura ed altri oggetti: la sua curiosa tecnica rappresenta il mantenimento di una
chiara organizzazione, quella del viso umano, pur nella variazione dei suoi tipici
componenti strutturali. Ecco dunque lidea centrale di Maturana e Varela
sullorganizzazione del vivente, ossia che: la circolarit della sua organizzazione
che rende un sistema vivente ununit di interazioni, ed questa circolarit che esso
deve mantenere per rimanere un sistema vivente. [Humberto Maturana, 1985]
Questa definizione apparentemente semplice dei sistemi viventi contiene
unintuizione profonda, che ha portato Maturana ad osservare che se
lorganizzazione di un sistema vivente circolare, allora si tratta di
unorganizzazione chiusa. E il fatto che un sistema vivente sia chiuso a livello di
organizzazione implica direttamente che esso autonomo. Ogni sistema vivente ha
cos la propria individualit autonoma, poich la natura della sua struttura
determina interamente come il sistema si comporter in tutte le sue interazioni.
Da questi conclusioni si decise di definire i sistemi viventi come auto poietici, ossia
caratterizzati da unorganizzazione auto poietica, dal greco poiesis che significa
creazione. La caratteristica pi peculiare di un sistema auto poietico che si
mantiene con i suoi stessi mezzi e si costituisce come distinto dallambiente circostante
mediante la sua stessa dinamica, in modo tale che le due cose sono inscindibili. [H.
Maturana e F. Varela,1987, pag. 62] Nei sistemi auto poietici non sono le interazioni
a determinarne il comportamento futuro, ma il comportamento autodeterminato
dal sistema stesso, pi propriamente la sua struttura che ne determiner il
comportamento. Essendo chiusi operativamente, tali sistemi non possono ricevere
informazioni, dunque linformazione di per s non esiste. Ogni sistema si comporter
sempre in modo conforme alla propria struttura, e linformazione corrisponde
unicamente ad un ente di interazione. Ecco il motivo per cui i sistemi viventi
possono essere considerati deterministici.
Il determinismo strutturale.
Partendo dal presupposto che lessere umano una organizzazione chiusa, le
interazioni non possono determinare come egli si comporter, ma sar il sistema

stesso a determinare il proprio comportamento. Pi precisamente, la struttura del


sistema determina come esso si comporter. dunque il sistema secondo Maturana
e Varela a determinare il comportamento, non linformazione. Essa, infatti, non ha
esistenza o significato se non quello che le attribuisce il sistema con cui interagisce.
Scrive Maturana: Interazioni comunicative e linguistiche sono intrinsecamente non
informative; lorganismo A non determina e non pu determinare la condotta
dellorganismo B perch, data la natura dellorganizzazione stessa auto poietica ogni
cambiamento che un organismo subisce necessariamente e inevitabilmente
determinato dalla sua propria organizzazione. [H. Maturana e F. Varela, 1985, pag.
180] Linformazione non pu avere unesistenza oggettiva, e poich il concetto di
oggettivit intrinseco al significato convenzionale del termine informazione,
Maturana afferma che non esiste una cosa come linformazione. Se essa fosse reale,
un organismo dovrebbe essere in grado di determinare unilateralmente e in modo
identico altri organismi; ad esempio una lezione tenuta da un professore dovrebbe
determinare in tutti gli studenti un identico livello di comprensione, facendo s che
essi diano agli esami risposte identiche, oppure un terapista dovrebbe stimol are
sempre la stessa reazione in qualunque paziente, e cos via. Ma noi sappiamo che
non cos. Seguendo queste osservazioni, Maturana ha concluso che la causalit
impossibile, intendendo dire che la lezione di un professore non determina le
risposte degli studenti sar la loro struttura a farlo bens le seleziona, dove il
selezionare un processo simile a quello di premere il pulsante di un distributore
automatico. La pressione del pulsante seleziona la risposta della macchina che
fornisce il prodotto desiderato, ma non determina il fatto che la macchina riesca
effettivamente a restituire il prodotto quando il pulsante viene premuto. La causalit
sempre solo un processo di selezione. Dunque non esiste una realt
deterministica, ma sono i sistemi viventi ad essere deterministici. Lasserzione di
Maturana che il mondo strutturalmente determinato, intendendo dire che il
comportamento di tutte le unit composte, sia che si tratti di sistemi viventi o di
oggetti inanimati, interamente determinato dalla loro struttura, cio dalle
componenti dellunit e dalle relazioni tra queste componenti. La struttura di un
sistema ne determina il comportamento stabilendo quali sono le interazioni a cui
esso pu partecipare e il tipo di risposta che esso pu offrire, determinando inoltre
gli eventi con cui esso potr interagire e il modo di comportarsi in ciascuna di queste
interazioni. bene precisare che, ovviamente, la struttura di cui parla Maturana
non qualcosa di statico, ma un qualcosa che si pu potenzialmente modificare
attraverso le interazioni cui partecipa. La geniale intuizione del determinismo
strutturale permette di comprendere e di integrare la visione newtoniana di universo
meccanicistico con la visione moderna quantico relativistica. Ogni sistema vivente
vive infatti la propria esistenza in modo deterministico, ma non secondo prestabilite
e rigide leggi di natura imposte dallesterno, bens secondo le sue proprie leggi
strutturali che, consciamente o inconsciamente, lo conducono costantemente a

ricreare e mantenere in piedi la propria realt. Ogni modificazione strutturale del


sistema gli permetterebbe quindi di modificare il corso della sua vita secondo un
altro binario deterministico apparentemente incongruente con il precedente.
Allinterno di un universo non deterministico, esistono infatti infinite possibilit
deterministiche. In tale prospettiva, lessere umano pu essere definito come un
sistema autonomo deterministico e relativistico: autonomo perch un sistema
chiuso, deterministico perch strutturalmente determinato ed relativistico
perch vive in un mondo di descrizioni e certezze da lui stesso generate e antenute.
La vita di un uomo, secondo Maturana, acquisisce la sua peculiare dimensione
dessere nellauto-coscienza di s, in altri termini, attraverso la comprensione del
proprio determinismo.
Accoppiamento strutturale e Multiverso.
Il determinismo strutturale implica direttamente un fenomeno che Maturana chiama
accoppiamento strutturale, termine con il quale egli indica la relazione esistente fra
unentit strutturalmente determinata e il medium in cui essa esiste.
Laccoppiamento strutturale rappresenta il fenomeno fondamentale del
determinismo strutturale in quanto il processo da cui scaturito luniverso
organizzato in cui viviamo. Quando le interazioni fra due o pi unit auto poetiche
acquisiscono infatti un carattere ricorrente o molto stabile, le medesime unit si
troveranno accoppiate nella loro ontogenesi. Il risultato sar cos una storia di muti
cambiamenti strutturali concordanti finch non si disintegreranno. Laccoppiamento
strutturale tra un organismo ed il suo ambiente ci conduce al concetto pi specifico
di adattamento: esso si riferisce allinsieme dei cambiamenti di stato che permettono
il mantenimento dellorganizzazione interna. Di fronte ad uninterazione distruttiva
un organismo perde invece il suo carattere di unit, dando vita ad una perdita di
adattamento. Maturana ha evidenziato come laccoppiamento strutturale dei sistemi
umani avviene allinterno dei domini linguistici, intesi come linsieme di tutti i
comportamenti linguistici di un organismo. attraverso questa elaborazione
dellaccoppiamento strutturale che diviene possibile fare distinzioni e dar forma a
vita agli oggetti. Dunque, le osservazioni compiute da un individuo (ogni organismo
capace di fare distinzioni un osservatore) non possono cogliere verit oggettive sul
mondo, perch esse sono sempre soltanto interazioni fra la struttura dellorganismo
osservatore e il suo medium. Ci che per Maturana e Varela diviene importante
capire che la percezione non e non pu mai essere oggettiva, quindi tutte le
osservazioni hanno uguale validit, anche gli elefanti rosa che lalcolista vede nelle
sue allucinazioni. Ne consegue che, in quanto essere umani, abitiamo in un
Multiverso pi che in un universo. Cio, ognuna delle molteplici distinzioni che
creiamo nella nostra interazione strutturale con lambiente assolutamente
legittima e non in contraddizione con altre distinzioni tracciate dallo stesso o da un

altro sistema vivente. Gli studi di Maturana e Varela, a detta degli stessi autori,
portano con s un obbligo morale, ossia il ricordarsi sempre che la certezza di
unobiettivit e di unoggettivit una tentazione cui non bisogna indulgere e che
quindi il mondo che ciascuno di noi vede non il mondo ma solo un mondo con cui
veniamo a contatto insieme ad altri: [] farsi veramente carico della struttura
biologica e sociale dellessere umano [] ammettere che il nostro punto di vista il
risultato di un accoppiamento strutturale in un dominio di esperienza valido tanto
quanto quelli del nostro interlocutore, anche se il suo ci appare meno desiderabile. []
guardare laltro come uno uguale a noi, in un atto che generalmente chiamiamo di
amore. [H. Maturana e F. Varela, 1987, pagg. 203-204] Il contributo che la teoria di
Maturana e Varela hanno dato alla psicoterapia ampiamente riconosciuto. I teorici
e gli psicoterapeuti Vittorio Guidano e Gianpiero Arciero, nel fare riferimento
specifico alla visione autopoietica, hanno dato vita ad una nuova scuola denominata
la Scuola Cilena.
La prospettiva costruttivista.
Ripercorrendo la storia della filosofia, si possono delineare le origini storiche del
pensiero innovativo attuale nelle teorie degli empiristi inglesi Locke, Berkeley, Hume
e di Giambattista Vico, i quali fanno corrispondere la conoscenza razionale alla
costruzione della mente che organizza lesperienza.
Successivamente stato Kant a intendere i concetti come principi regolatori
dellesperienza (precursori di ci che oggi viene chiamato schema o costrutto); essi
non sono dunque uno specchio fedele della realt, ma funzionano come una sorta di
guida funzionale nellinteragire col mondo. Ritornando poi alla nostra epoca, sulla
scia delle recenti rivelazioni scientifiche si sono mossi diversi ricercatori, tra cui
spiccano in maggior rilievo Gregory Bateson, Paul Watzlawick, Heinz von Foerster e
Ernst von Glaserfeld (oltre ai gi citati Maturana e Varela), i quali hanno cercato di
considerare i possibili risvolti che tali innovazioni possono comportare sulla
concezione dellessere umano. Essi hanno cos dato vita ad una nuova prospettiva
psicologica, denominata appunto costruttivismo. Con questo termine si indica un
orientamento, condiviso da diverse altre discipline, secondo il quale la realt non
pu essere considerata come un qualcosa di oggettivo, indipendente dal soggetto che
la esperisce, perch il soggetto stesso che crea, costruisce, inventa ci che crede
esistere. La prospettiva costruttivista nata dalla necessit di superare il concetto
classico di metodoscientifico, che poggia fondamentalmente al di sopra di due
pilastri:
Il principio della conservazione delle regole, per cui le regole osservate in passato
debbono essere osservate anche in futuro.
Il principio della causa necessaria e sufficiente, per cui quasi tutto ci che
nelluniverso deve essere considerato irrilevante.

Infatti la rilevanza ci che mette in relazione un primo insieme di proposizioni con


un secondo insieme di proposizioni nella mente di qualcuno che desidera stabilire la
relazione stessa. Tale principio prevede che nella ricerca delle cause degli effetti
percepiti, occorrer restringere progressivamente la propria percezione degli effetti
finch non ci si imbatta nella causa necessaria e sufficiente a dare luogo alleffetto
desiderato: tutti gli altri fattori presenti delluniverso dovranno quindi essere
considerati irrilevanti.
La rivoluzione scientifica dellultimo secolo ha per visto vacillare questi pilastri. A
tal proposito si pronuncia il fisico von Foerster: facile dimostrare che basare le
proprie funzioni cognitive su questi due pilastri controproducente per lo studio di
qualsiasi processo evolutivo, che si tratti della crescita di un individuo o di una societ
in transizione. [Heinz von Foerster, 1987, pag. 125]
Nellultimo secolo divenne infatti sempre pi evidente il fatto che il concetto classico
di una scienza definitiva, ossia di una descrizione oggettiva del mondo, conteneva
delle contraddizioni, e proprio per ovviare a queste contraddizioni si inizi a
prendere in considerazione losservatore:
Le osservazioni non sono assolute ma relative al punto di vista dellosservatore,
cio al suo sistema di coordinate (teoria della relativit di Einstein).
Latto dellosservare influisce sulloggetto osservato cos da annullare ogni speranza
di previsione da parte dellosservatore. Lincertezza, lindeterminazione, diviene
assoluta (principio di indeterminazione di Heisenberg).
In sintesi, il costruttivismo, termine spesso associato unicamente ad unevoluzione
della corrente psicologica cognitivista, non si riduce ad essa, ma individua un vero e
proprio modo di fare scienza, le cui implicazioni si possono estendere in qualsiasi
altro ambito del sapere. Al pari della teoria del caos e della complessit tanto che
in alcune circostanze quasi impossibile coglierne le differenze concettuali per il
costruttivismo non possibile una distinzione netta tra colui che osserva e loggetto
osservato, poich entrambi si definiscono come tali attraverso la reciproca
interazione. Ci che si definisce conoscenza non pu dunque essere considerato una
rappresentazione del mondo esterno ricavata dal mondo reale, ma una costruzione
fatta dal soggetto con materiali presi al proprio interno.
La realt di primo e secondo ordine.
Nella sua revisione alla scienza cibernetica che ha comportato lintroduzione
dellosservatore come fattore attivo nel processo di studio dei sistemi, von Foerster
scrive: Una descrizione (delluniverso) implica colui che lo descrive o, in altri termini,
ci occorre una teoria dellosservatore. Poich gli osservatori sono organismi viventi
questo compito spetta al biologo. Ma lui pure un organismo vivente, il che vuol dire
che, nella sua teoria, egli deve non solo rendere conto di se stesso, ma ugualmente

della formulazione di questa teoria. [Heinz von Foester, Cibernetica ed


epistemologia: storia e prospettive [in Bocchi G.L., Ceruti M., (a cura di), 1985]
In questo drastico passaggio da unepistemologia della rappresentazione ad
unepistemologia della costruzione, i pregiudizi non appaiono pi come limiti, ossia
ostacoli alla conoscenza, ma divengono vere e proprie matrici costruttive della
conoscenza. Non sono infatti i nostri giudizi a costituire il nostro essere, quanto
piuttosto i nostri pregiudizi; essi sono infatti predisposizioni della nostra apertura
verso il mondo. La complessit nasce dal fatto che ogni individuo possiede una
propria struttura profonda, la mente, che organizza a proprio modo le
rappresentazioni della realt. E questo lavoro di costruzione quotidiana comune
anche agli scienziati. Per il costruttivismo diviene a questo punto necessario
tracciare una distinzione tra due livelli di percezione della realt che generalmente
non vengono distinti luno dallaltro: limmagine della realt, che percepiamo
attraverso i nostri sensi e il significato, che attribuiamo a queste percezioni.
Per esempio, una persona neurologicamente sana pu vedere, toccare e odorare un
mazzo di fiori; questa realt viene definita del primo ordine (per semplicit, si
trascurer il fatto che queste percezioni sono a loro volta anche il risultato di
costruzioni neurologiche complesse). La nostra percezione non si ferma per a
questo punto, ma ad essa viene costantemente attribuito un significato e un valore;
questo livello prende il nome di realt di secondo ordine. La differenza sostanziale
tra questi due livelli di percezione della realt bene espressa dalla vecchia battuta
secondo la quale ci che distingue un ottimista da un pessimista che, di fronte a
una bottiglia contenente una determinata quantit di vino, il primo afferma che
mezza piena, il secondo che mezza vuota. La realt di primo ordine infatti - una
bottiglia con una determinata quantit di vino - la stessa per entrambi. Sono per
diverse le rispettive realt di secondo ordine, e sarebbe totalmente inutile cercare di
stabilire chi ha ragione e chi ha torto. Bateson ha evidenziato che ogni cultura porta
con s una codifica di simboli e segni che costituiscono una guida, stabilendo regole
e leggi che creano il contesto entro cui possibile cercare il significato. Sono le
teorie, infatti, che creano la visione del mondo e definiscono la realt; organizzare i
dati in un modo o in un altro equivale a definire realt differenti. Si viene cos a
creare un sistema ricorsivo nella visione del mondo e delle strutture teoriche cui si
fa riferimento, ed proprio questo stesso sistema a darci la dimensione del reale.
Inoltre, sono questi presupposti che guidano le singole azioni ed la nostra modalit
di conoscenza a determinare ci che vedremo in futuro ed il nostro modo di
comportarci. Determinante diviene a questo punto conoscere le proprie convinzioni,
le premesse di base, la teoria a cui ci si riferisce e sforzarsi di metterle in
discussione per accogliere nuove e pi ampie visioni. Trovarsi dinanzi ad altri modi
di pensare generalmente unesperienza traumatica, in quanto la verit istituita
messa in discussione e luniverso intero sembra vacillare; in tali situazioni la
reazione pi comune quella di arroccarsi sulle vecchie posizioni. Ogni un modello

statico e conservativo per inconciliabile col divenire irrefrenabile della prospettiva


costruttivista, per la quale il soggetto osservatore e i suoi valori sono considerati
parte integrante del processo di osservazione.
La patologia della percezione.
Secondo il principio di codificazione indifferenziata di Maturana, la risposta di una
cellula nervosa non codifica la natura fisica degli agenti che ne hanno causato la
risposta: codificato soltanto quanto ha avuto luogo in un dato punto del corpo, ma
non che cosa. Si provi ad esempio a considerare un recettore fotosensibile della
retina, un bastoncello, il quale assorbe la radiazione elettromagnetica proveniente da
una fonte esterna. Tale assorbimento provoca un mutamento nel potenziale
elettrochimico del bastoncello, che alla fine dar luogo a una scarica elettrica
periodica da parte di alcune cellule che si trovano a un livello superiore della rete
post-retinale; il periodo di tale scarica proporzionale allintensit della radiazione
assorbita, ma senza alcuna indicazione del fatto che sia stata proprio una radiazione
elettromagnetica a provocare quella scarica da parte del bastoncello. Lo stesso vale
per qualsiasi altro recettore sensitivo, che si tratti delle papille gustative, dei
recettori cutanei sensibili alla pressione, o di tutti gli altri recettori associati alle
sensazioni olfattive, termiche, auditive, ecc. Tutti quanti sono ciechi riguardo alla
qualit della stimolazione, e reagiscono soltanto alla sua quantit. Per quanto
sorprendenti possano apparire queste osservazioni, esse non dovrebbe costituire
una sorpresa, dato che fuori non c realmente n luce n colore, ma esistono
soltanto onde elettromagnetiche; non ci sono n suoni n musica, ma solo variazioni
periodiche della pressione dellaria; non ci sono n caldo n freddo, ma solo molecole
in movimento provviste di maggiore o minore energia cinetica. Inoltre, fuori non c
dolore. Ecco perch per lepistemologia costruttivista tutta la conoscenza umana non
altro che una finzione, nel senso etimologico del termine latino fingo, ossia
plasmare, creare, rappresentare, costruire nellimmaginazione. Tra le tante finzioni
saranno utili quelle che riescono a rispondere meglio delle altre alle esigenze
pratiche; pertanto qualsiasi credenza pu avere un suo valore di utilit e pu essere
utilizzata come se fosse una verit. Da questo punto di vista non esiste una
sostanziale differenza tra teorie scientifiche e conoscenza comune, dato che si tratta
in entrambi i casi di finzioni che possono convivere in virt della loro utilit. Diviene
infatti sempre pi lontana lidea di una verit assoluta da poter raggiungere e
definire. Scrive von Glesersfeld: Per dimostrare tale verit sarebbe necessario
confrontare ogni conoscenza con quella parte della realt che essa dovrebbe
rappresentare; ma per fare questo confronto, si dovrebbe avere un accesso alla realt
cos comera prima di passare attraverso le operazioni del soggetto osservatore. [...] Ci
si rende conto che la conoscenza non pu essere una rappresentazione del mondo
esterno fatta di pezzettini o informazioni asportati a quel mondo reale, ma deve

essere una costruzione interna fatta con materiale interno.[Ernst von Glasersfeld,
1999, su www.oikos.org/vonit.htm]
Ecco quindi che tale processo di costruzione della conoscenza allo stesso tempo
permesso e condizionato dal linguaggio, culturalmente, socialmente e storicamente
contestualizzato. Ne consegue che le cosiddette leggi di natura non vengono scoperte
bens inventate, mentre il concetto di verit come termine assoluto perde di
significato. Seguendo questa linea di pensiero, Bateson ha sostenuto con forza che
la patologia umana, fonte di ogni degrado psichico e conseguentemente fisico,
essenzialmente basata su tre errori epistemologici di base:
La fiducia nellobiettivit.
Lintraprendere azioni che ignorano la circolarit del sistema.
Il tentativo di controllare una parte del sistema a cui apparteniamo.
Consenso comune e malattia.
I diversi settori della scienza moderna hanno dunque rivelato che la realt non
oggettiva ma soggettiva: ne esistono infinite manifestazioni ed ogni individuo in
grado di percepirne solo una per volta, quella che sceglie o meglio costruisce
inconsapevolmente sulla base dei suoi pregiudizi di fondo. Infatti, nel drastico
passaggio da unepistemologia della rappresentazione ad unepistemologia della
costruzione, i pregiudizi non appaiono pi come limiti, ossia limitazioni alla
conoscenza, ma divengono vere e proprie matrici costruttive della conoscenza. A tal
proposito assume un ruolo di fondamentale importanza il principio di codificazione
indifferenziata proposto da Maturana. Poich la natura fisica dello stimolo la sua
qualit non codificata nellattivit nervosa, nasce spontanea la domanda di come
riesca il nostro cervello a creare la straordinaria variet del mondo multicolore che
quotidianamente sperimentiamo e di come sia quindi possibile che la maggior parte
degli esseri umani percepiscano in modo simile, con pi o meno lievi sfumature, il
mondo circostante, se si parte proprio dal presupposto cha la realt una
percezione soggettiva. In definitiva, occorre comprendere la natura della realt di
primo ordine. Come afferm Schrdinger: Ci hanno detto che vi un albero l fuori
dalla mia finestra ma io non vedo in realt l'albero. Per mezzo di un qualche sottile
procedimento di cui solo i tratti iniziali relativamente semplici sono stati esplorati
l'albero reale proietta un'immagine di se stesso nella mia coscienza e questo ci ch'io
percepisco. Se voi siete al mio fianco e guardate lo stesso albero quest'ultimo riesce a
proiettare un'immagine anche nella vostra anima. Io vedo il mio albero e voi vedete il
vostro (notevolmente simile al mio) ma ci che l'albero in se stesso noi non lo
sappiamo. [citazione tratta dal sito http://risveglio.freeservers.com/capitolo9.htm]
Se, come riconosciuto anche dalle neuroscienze, noi non conosciamo nulla se non
attraverso i sensi, per quale motivo non esiste un mondo diverso per ciascun

cervello? Non esistendo in natura cervelli identici (nemmeno fra gemelli monozigoti),
in linea di principio uno stesso cervello potrebbe percepire gli stessi stimoli in modo
completamente diverso, ed elaborare una diversa visione del mondo. Considerando
quanto potrebbero essere radicalmente differenti le immagini create da cervelli
diversi, sorprendente constatare che la visione del mondo comune si rivela tanto
coerente. La soluzione risiede probabilmente nellesistenza di una proiezione
olografica sociale che accomuna tutti gli esseri umani nella loro visione del mondo,
ossia una condivisione inconscia collettiva del modo di percepire, anche se, occorre
ricordare, la visione che ciascun individuo possiede della realt non precisamente
identica, come ampiamente documentato da decenni di esperimenti di psicologia
della percezione; esiste comunque unampia approssimazione comune del modo di
vedere il mondo. Si potrebbe dunque affermare che lessere umano condivide
collettivamente una visione coerente del mondo. Come afferma Margenau:
Dopo che introiettiamo stimoli, alla fine, essi vengono trascritti [...] in una realt fisica,
essenzialmente uguale per tutti [...] Questa unit del tutto, se ricordiamo che la
materia una costruzione della mente, implica luniversalit della mente
stessa.[citazione nellarticolo di Stefano Calamita]
Per Margenau la spiegazione non risiede quindi in una similitudine di
funzionamento, ma nel fatto che tutte le menti sono in realt una.
Solo una singola coscienza in grado di comporre una visione singola del mondo,
specie se tale visione viene assemblata da quasi sei miliardi di cervelli esistenti sul
pianeta. da tali considerazioni che viene ipotizzata lesistenza di una Mente Una
che, per poter agire in questo modo, dovrebbe essere non localizzata, al di l del
limite imposto apparentemente dal cervello biologico. Lo stesso Jung giunse alle
medesime conclusioni dopo anni di studi e osservazioni terapeutiche:
Giacch tutte le distinzioni svaniscono nella condizione inconscia logico che anche la
distinzione fra menti separate dovrebbe scomparire. Dovunque c un abbassamento
del livello conscio, riscontriamo casi didentit inconscia. [citazione nellarticolo di
Stefano Calamita] Se la Mente Una non elaborasse lenorme mole di dati sensoriali
percepiti ogni attimo dalloceano di cervelli esistenti sulla terra, potremmo aspettarci
la formazione di immagini del mondo talmente diverse da essere incomunicabili.
perci sensato supporre la presenza di una condivisione inconscia a livello
collettivo della medesima proiezione olografica della realt, dalla quale ci si pu
discostare solo in minima parte. Lipotesi della Mente Una (denominata Memoria
Collettiva da Sheldrake o Ordine Implicito da Bohm e Pribram) non in definitiva
nientaltro che la convalidazione scientifica, per mezzo della fisica non localistica,
della teoria dellinconscio collettivo sostenuta da Jung. Utilizzando le parole di Aldo
Carotenuto: Per sostenere la teoria dellinconscio collettivo, Jung utilizz il metodo dei
parallelismi culturali, dimostrando che ogni gruppo etnico, di fronte a eventi universali
quali la nascita, la morte, lamore e cos via, risponde con modalit comportamentali
ed espressive simili, come si pu riscontrare dal confronto di diverse mitologie e

sistemi religiosi, o di diverse creazioni artistiche, nonch dal confronto di questi con il
materiale psichico emergente dai sogni, dalle fantasie e dai deliri dei malati di mente.
[...] Secondo Jung, linconscio collettivo ha la funzione di attivare delle risposte di
adattamento che consentono alla specie umana di sopravvivere. [Aldo Carotenuto,
1991, pag. 205]
La realt composta da livelli distinti: quello esplicito o evidente, cio osservabile e
misurabile, nel cui ambito si verificano i fenomeni fisici, e quello implicito, nascosto
e inosservabile, che ne costituisce laspetto pi profondo e immutabile. Per questo
motivo supponibile lesistenza di un fattore di tipo volitivo organizzante che
connette continuamente questi due livelli di realt secondo uno schema di natura
prettamente psichica. La realt quindi non solo composta in modo esclusivo di
materia ed energia ma soprattutto da forma, o informazione, inconsciamente gestita
a livello di coscienza collettiva. chiaro che questa prospettiva pu offrire
interessantissimi spunti di riflessione nello studio dei disagi psichici, delle malattie
organiche e della loro reciproca interazione.
La realt abitudinaria.
Secondo tutte le ipotesi che considerano ununica realt mentale sottostante, la
percezione della materia cos come appare ai nostri occhi e le relative leggi
scientifiche sono conseguenza di una sorta di abitudine costruitasi gradualmente
nel tempo ed ormai radicata in una memoria collettiva dellintera specie umana;
proprio come in una nevrosi si tende a ripetere lo stesso schema nella propria vita. A
tal proposito von Foerster considera lessere umano il prigioniero di un simulatore di
realt da lui stesso creato nel corso dei secoli e tuttora perpetuato attraverso il
dominio culturale. Chiarificatrici sono le sue parole: Il quadro filosofico chiamato
costruttivismo rappresenta la posizione integrata delluomo, parte delluniverso e
coinvolto nel processo di osservazione. Si tratta di quella posizione che alla domanda:
Che cosa sono le leggi di natura, sono scoperte o invenzioni?, risponde: Sono
invenzioni. [Heinz von Foerster, 1987, pag. 49]
La visione della realt che ci circonda un insieme di abitudini collettive
profondamente radicate nellolomovimento. Ci non significa che lessere umano non
abbia possibilit di evoluzione o di involuzione (e quindi di cambiamento), anzi. Il
campo morfico umano, e la sua relativa percezione della realt, perfettamente in
grado di ampliarsi o restringersi; esso non fissato in eterno da unequazione
matematica non modificabile. La sua struttura dipende da ci che accaduto in
precedenza, ma, attraverso la ripetizione, i modelli che organizza divengono sempre
pi probabili, sempre pi abituali. Infatti, una volta che un campo morfico, sia esso
una nuova struttura molecolare di un minerale o un nuovo modo di pensare della
specie umana, prende vita grazie ad un salto di creativit, si rafforza attraverso la
ripetizione. Scrive Sheldrake: Quanto pi spesso un modello si ripete tanto pi

probabile diventa; i campi contengono una sorta di memoria cumulativa, divengono a


mano a mano sempre pi abituali, evolvendosi nel tempo, e sono alla base della
formazione delle abitudini. Da questo punto di vista la natura per lo pi abitudinaria.
possibile che perfino le cosiddette leggi naturali altro non siano che abitudini. [...]
Tuttavia, sistemi di antica formazione come gli atomi di idrogeno, i cristalli salini e le
molecole di emoglobina sono governati da campi morfici talmente potenti, da abitudini
talmente radicate, che difficile osservarvi il pi piccolo cambiamento. Si comportano
come se fossero governati da leggi immutabili. [Rupert Sheldrake, 1999, pag. 287]
A questo proposito importante ricordare che proprio recentemente la fisica ha
dimostrato che la velocit della luce si modificata nel corso del tempo, anche se
apparentemente in modo quasi impercettibile. Ci comunque sufficiente per
causare il crollo del principale dogma scientifico sulla costanza delle costanti:
luniverso non rimane sempre uguale a se stesso, ma si modifica, secondo un
principio ancora sconosciuto. quindi labitudine collettiva a percepire il mondo
entro determinati parametri ad impedirne una percezione pi ampia e profonda.
Ogni singolo individuo per cos dire un prigioniero inconsapevole dentro una
prigione percettiva che la sua stessa specie ha collettivamente costruito e che
continuamente si sforza di mantenere in piedi.
Stati non ordinari di coscienza.
Per comprendere pi a fondo la natura della mente necessario superare il concetto
di normalit. Fenomeni come gli stati non ordinari di coscienza non sarebbero
realmente dovuti a un distacco o ad un allontanamento da una salute mentale
oggettiva e standard, bens ad una non comune sintonizzazione con la realt non
localizzata. In altre parole, un individuo viene considerato anormale quando non
condivide pi, o non ha mai condiviso fin dalla nascita, il consenso implicito
collettivo. la sintonizzazione condivisa dalla maggior parte degli esseri umani a
definire automaticamente le regole e i limiti entro i quali si pu definire il concetto di
normalit, ma opportuno comprendere che la comune visione del mondo non in
effetti pi reale di quanto lo sia una visione del mondo considerata anomala.
Lo psichiatra americano Montague Ullman ritiene che molti aspetti della psicosi
possano essere spiegati in questa prospettiva attraverso il paradigma olografico.
Gli psicotici riescono in qualche modo a sperimentare aspetti diversi della realt
olografica condivisa comunemente; il problema che, trovandosi impreparati, non
sono in grado di riordinare le loro esperienze e non riescono pi a distinguere ed
integrare le diverse realt. Anche Stanislav Grof, il precursore della Psicologia Trans
personale, fu influenzato dal paradigma olografico dopo anni di sperimentazioni
psichiatriche con lallucinogeno LSD (utilizzato in ambiti sperimentali per modificare
gli stati di coscienza). Grazie al nuovo modello di realt, riusc successivamente ad
ideare una tecnica di respirazione, detta respirazione olotropica, in grado di portare

alla stessa alterazione di coscienza senza il bisogno di assumere alcuna sostanza.


Pu rivelarsi interessante esaminare alcuni tra i diversi stati di coscienza alterati in
cui vengono in qualche modo superate momentaneamente le barriere ordinarie
comuni.
Molte sostanze stupefacenti influenzano il sistema nervoso centrale alterando la
percezione, lumore e il comportamento; tra queste sostanze la pi sorprendente, in
termini di alterazione della percezione, lallucinogeno.
Gli allucinogeni sono sostanze in grado di produrre, come dice la parola stessa, le
allucinazioni, alterando le sensazioni e le percezioni fino a modificare completamente
il modo in cui appare il mondo esterno e il mondo interno.
Trascorsa circa unora dallingestione della sostanza iniziano a presentarsi le prime
forme di allucinazione: oggetti inanimati si muovono e cambiano forma, forme
geometriche in rapido movimento appaiono e scompaiono, la percezione del tempo
diventa rallentata o dilatata.
Ma il fenomeno pi sorprendente rimane senza dubbio la sinestesia, cio un incrocio
di sensazioni in cui possibile vedere i suoni e udire i colori; in altre parole un
completo rovesciamento di prospettiva nella percezione della realt.
Anche le diverse forme di meditazione conducono a stati non ordinari di coscienza.
Nel testo Fondamenti di psicologia si pu leggere la seguente definizione di
meditazione trascendentale:
Ognuna delle varie forme di meditazione (lo zen, lo yoga, il sufismo e la meditazione
trascendentale sono tra le pi note) provoca la focalizzazione dellattenzione in un
modo caratteristico. Loggetto dellattenzione pu essere un suono ripetuto
mentalmente (mantra), il respiro o qualcosaltro che focalizzi lattenzione. Quando
lattenzione comincia a vagare, la persona che medita deve riportarla sulloggetto
prescelto in modo piano e senza forzature. Questa semplice procedura stata messa
in pratica, nella storia, in numerose culture, allo
scopo di alterare la coscienza in un modo profondamente benefico. [John M. Darley,
Sam Glucksberg e Ronald A. Kinchla, 1998, pag. 129]
La meditazione pu essere vista come la ricerca graduale, e spesso guidata, di una
sintonizzazione con un livello di realt pi profondo.
A giudicare dalle descrizioni delle esperienze mistiche, riportate da personaggi
provenienti da diverse parti del mondo, il tema comune il raggiungimento della
consapevolezza dei ristretti limiti in cui rinchiusa la comune visione della realt
condivisa ed accettata dalla maggior parte degli esseri umani.
Negli stati meditativi profondi la realt non appare pi come qualcosa che si pu
vedere con gli occhi; essa viene letta, o estratta, fuori da un vasto campo di
frequenze a cui viene associata una forma e un significato.
Lesperienza trascendentale suggerisce che ci possono essere degli accessi al
dominio delle frequenze, alla realt primaria.

Lorganismo Uomo.
Tutti i modelli interpretativi della realt non localistica precedentemente esposti
condividono lo stesso principio fondamentale: ogni individuo il tassello di un
puzzle universale senza il quale non avrebbe ragione di esistere, in altre parole una
cellula con una determinata funzione da svolgere allinterno dellorganismo Uomo.
Esaminando ad esempio una cellula del fegato al microscopio ed osservando il suo
comportamento, possibile trarre lapparente conclusione che essa sia un essere
vivente autonomo ed indipendente, senza alcun legame effettivo con le altre cellule
n tanto meno con lorgano entro la quale inserita. Eppure un fatto assodato che
le cellule sono un aggregato di unit interdipendenti e, in quanto tali, non
possibile studiarne le funzioni estrapolandole dal contesto in cui vivono. Allo stesso
modo non possibile conoscere il fegato senza considerare lintero corpo di cui fa
parte e, aumentando ancora il raggio di studio, non possibile conoscere un
individuo senza considerare la specie a cui appartiene. In unottica analoga, la
mente universale proprio linsieme di ogni singola mente individuale, cos come le
singole cellule sono i mattoni fondamentali che costituiscono un unico organismo.
Ci che accomuna e guida le singole parti di un sistema vivente sono i campi
quantistici, o campi morfici, sottostanti a quel determinato sistema; i quali
dispongono di tutte le informazioni necessarie per la sua organizzazione e per la sua
evoluzione. Come scrive Sheldrake a proposito dellipotesi di causalit formativa:
In questa ipotesi suggerisco che gli organismi autoadattanti, a tutti i livelli di
complessit, sono un tutto dipendente da uno specifico campo organizzatore di quel
sistema che il suo campo morfico. Questo tutto composto di parti, le quali sono a
loro volta un tutto a un livello pi basso. A ciascun livello, il campo morfico d a
ciascun tutto le proprie caratteristiche e fa s che esso ammonti a pi della somma
delle proprie parti. [Rupert Sheldrake, 1999, pag. 285] Ogni insieme di piccoli
sistemi viventi d vita ad un unico e pi grande sistema vivente, le cui
caratteristiche saranno superiori alla somma dei singoli sistemi che lo compongono.
A sua volta lo stesso sistema vivente che ne risulta si unir con altri suoi simili per
formare un sistema ancora pi elevato, e cos via. Lessere umano cos un
aggregato di una moltitudine di singoli sistemi chiamati cellule, le quali danno vita a
un essere vivente con caratteristiche superiori alla loro somma; e linsieme di tutte le
persone presenti sulla terra costituisce lentit Uomo, di cui la Mente Una la
coscienza collettiva alla base. Si ritrovano a questo punto evidenti similitudini con la
teoria di campo di Lewin, il quale si avvalse dei principi della dinamica introdotti da
Maxwell con la teoria dei campi elettromagnetici. Il concetto di campo, ossia la
totalit dei fatti coesistenti nella loro interdipendenza, permette di ragionare non in
base alle caratteristiche dei singoli corpi, ma in base alla configurazione del sistema
globale in cui i corpi sono compresi e che essi stessi contribuiscono a formare col
loro sistema di relazioni. Anche per quanto riguardava lo studio dei gruppi, Lewin

osserv che esso non una somma di parti ma ununit, ossia una totalit
dinamica, con due caratteristiche: oltre alla gi citata interdipendenza, vi la
diversit dalla somma delle parti, in quanto il gruppo dimostra competenze
specifiche diverse da quelle dei suoi singoli membri. Come scrisse lui stesso:
Il gruppo qualcosa di pi o, per meglio dire, qualcosa di diverso dalla somma dei
suoi membri: ha struttura propria, fini peculiari, e relazioni particolari con gli altri
gruppi. Quel che ne costituisce lessenza non la somiglianza o la dissomiglianza
riscontrabile tra i suoi membri, bens la loro interdipendenza. Esso pu definirsi come
una totalit dinamica. Ci significa che un cambiamento di stato di una sua parte o
frazione qualsiasi interessa lo stato di tutte le altre. [citazione in Piero Amerio, 1995,
pag. 109] A questo punto lanalogia individuo-cellula e gruppo-organo
incontestabile. Gi nel 1935 Lewin aveva intuito lestrema importanza dei campi
costruendo intorno ad essi tutta la sua struttura teorica.
Oggi, grazie alla fisica quantistica, il concetto di campo stato particolarmente
approfondito fino a rivelare i suoi aspetti energetici pi sottili ed impercettibili.
Da questo punto di vista, non sarebbe azzardato considerare la teoria dei campi
morfogeni di Sheldrake come levoluzione della teoria di campo di Lewin e
dellinconscio collettivo di Jung. Come scrive Sheldrake: Il veicolo attraverso il quale
le informazioni o i modelli di attivit vengono trasmessi da un sistema precedente a
uno successivo dello stesso tipo, viene definito risonanza morfica: la risonanza morfica
contiene in s la possibilit che unentit influisca su di unaltra simile, che modelli di
attivit influiscano su altri modelli di attivit successivi e analoghi; e questi influssi
passano attraverso, e dentro, lo spazio e il tempo, senza per questo affievolirsi [...] La
risonanza morfica il fondamento di tutta la memoria intrinseca ai campi, a tutti i
livelli di complessit. [...] Parlando delluomo, questo tipo di memoria collettiva
strettamente affine a quello che lo psicologo C.G. Jung chiamava linconscio collettivo.
[Rupert Sheldrake,1999, pag. 287]
Lorigine delle malattie.
Proseguendo nellanalogia tra cellula ed essere umano, si pu facilmente dedurre
come ogni comportamento ed azione individuale modifichino la configurazione
dellintero organismo. Una persona subisce costantemente linflusso di ci che fanno
tutte le altre persone, sia direttamente sia indirettamente, e a sua volta influisce su
di loro attraverso ogni suo piccolo gesto, movimento o suono che emette.
Considerando questo processo alla luce dei campi morfogeni, si pu estendere lo
stesso discorso anche ai pensieri, in quanto la loro propagazione avviene ad un
livello energetico pi sottile ed impercettibile, ma non per questo con unintensit e
una ripercussione minore. Come scrive Sheldrake: Come gli atomi e le molecole,
anche i membri di un gruppo sociale fanno parte di uno stesso sistema. Condividono il
cibo, respirano la stessa aria, sono in relazione gli uni con gli altri attraverso la mente

e i sensi e interagiscono in continuazione. possibile che, quando sono separate, le


parti di quel sistema sociale mantengano un collegamento analogo alla non
localizzazione riscontrata nella fisica quantistica. [Rupert Sheldrake, 1999, pag. 289]
La realt impercettibile che lega ogni essere umano allinterno di un unico grande
organismo si ritrova quindi nella mente universale. Se ogni azione (o pensiero)
comporta delle conseguenze nella vita degli altri individui, e se ogni individuo la
parte di un tutto, inevitabile che tali conseguenze si ripercuotano a loro volta sulla
vita di colui che ha compiuto lazione, essendo inserito egli stesso nel sistema nel
quale ha agito. Da questo punto di vista, qualsiasi movimento energetico si pu
muovere unicamente verso due direzioni, una tendente allequilibrio
dellorganismo e laltra tendente verso il suo disequilibrio; non esiste nulla di neutro
in natura. Cos come pu concorrere al corretto funzionamento del fegato, il lavoro
di una cellula epatica pu per ostacolarlo nello svolgimento del suo compito,
divenendo ad esempio una cellula tumorale. Lessere umano si trova in una
situazione analoga: se il suo atteggiamento e il suo comportamento lo allontanano
da una situazione di equilibrio con le persone che lo circondano, egli diventa per cos
dire una cellula tumorale allinterno dellorganismo Uomo. La Mente Una il sistema
energetico alla base della specie umana, lentit non localizzata che
contraddistingue lunicit fondamentale di tutti gli individui; al pari di ogni sistema
anchessa tende a modificarsi, o trasformarsi, per il mantenimento di uno stato di
equilibrio, di salute. Gli stessi studi di Jean Piaget evidenziano unimportanza
primaria al processo di autoregolazione insito negli organismi viventi, ed in
particolare ne approfondiscono il funzionamento nelluomo. Come scrive Valente
Torre nel saggio Levoluzione dellintelligenza in Jean Piaget: Il concetto di
trasformazione per autoregolazione porta al concetto di struttura: il divenire non pu
essere costituito da una stratificazione caotica di variazioni, in varie direzioni casuali,
ma un processo di crescita organizzato dallinterno, intrinsecamente, esprimibile
come una piramide capovolta, o meglio ancora come una spirale con volute sempre pi
grandi. [...] Equilibrazione tra due momenti: quello tendente alla trasformazione e
quello tendente alla conservazione. La vita stata interpretata da Piaget come
equilibrio fra tali tendenze: nellontogenesi a livello strutturale corrisponde un
equilibrio tra informazioni acquisite e informazioni genetiche, tra la conservazione
della struttura e la sua trasformazione, a livello funzionale corrisponde un equilibrio
tra assimilazione e accomodamento. [Liana Valente Torre,1993, pag. 19]
Le medesime caratteristiche individuali si possono estendere alla Mente Una, la
quale tende ad autoregolarsi come qualsiasi altro organismo vivente. La ricerca di
questo equilibrio avviene attraverso la risonanza morfica, che fornisce ad ogni
singolo essere umano delle precise prescrizioni riguardo alle funzioni che egli dovr
svolgere allinterno dellorganismo nel quale inserito. Molto brevemente, si pu
anticipare lipotesi secondo cui pi un individuo si allontana dalle prescrizioni

della risonanza morfica pi si avvicina ad uno stato di malessere: viceversa, la


salute indice di una buona sintonizzazione con la risonanza morfica.
Auto-realizzazione.
Secondo la definizione che compare sul Dizionario di Psicologia di Galimberti,
lautorealizzazione la tendenza, insita in ogni individuo, a realizzare
compiutamente le proprie potenzialit, sia dal punto di vista della maturazione
psichica ed emotiva sia dal punto di vista del comportamento esteriore.
Lautorealizzazione vede nel suo raggiungimento la massima aspirazione di un
essere umano; essa presente sia nei soggetti sani sia in quelli malati, dove risulta
maggiormente impedita dai conflitti emozionali o da una distorta immagine di s.
Lo scopo di ogni psicoterapia quello di rimuovere questi ostacoli. Il concetto di
autorealizzazione deriva dalla teoria junghiana del processo di individuazione, ed ha
il suo equivalente nel concetto di autoattualizzazione impiegato da Maslow
nellambito della psicologia umanista. per opportuno specificare il profondo
significato dellobiettivo proposto da Jung, per evitare fraintendimenti terminologici,
utilizzando le sue stesse parole: Per evitare equivoci bisogna distinguere tra
individualismo e individuazione. Lindividualismo un mettere intenzionalmente in
rilievo le proprie presunte caratteristiche in contrasto coi riguardi e gli obblighi
collettivi. Lindividuazione invece un migliore e pi completo adempimento delle
finalit collettive delluomo, in quanto il tener sufficiente mente conto delle
caratteristiche dellindividuo lascia sperare una funzione sociale migliore che se le
caratteristiche vengono trascurate o represse. [...] Individuandosi, luomo non diventa
egoista nel senso usuale della parola, ma si conforma unicamente a una sua
peculiarit: il che, come ho detto, ben diverso dallegoismo o dallindividualismo.
[Carl Gustav Jung, 1983, pag. 173.]
Colui che riesce a realizzare la sue vere potenzialit in perfetta sintonia con ci che
la risonanza morfica prescrive per lui; il risultato corrisponde ad un ottimale
equilibrio psico-fisico, da cui trae beneficio non solo chi lo raggiunge, ovviamente,
ma anche coloro che gli stanno intorno. Lindividuo realizzato corrisponde alla
cellula che svolge perfettamente la sua funzione allinterno dellorganismo in cui
vive, in totale armonia con tutte le altre cellule che la circondano. Il tumore che si
sviluppa allinterno di un organismo biologico causato da cellule che hanno perso
almeno in parte la loro specializzazione; in questo caso il sistema immunitario
dellorganismo si attiver nel tentativo di ripristinare lequilibrio. In modo analogo
lorganismo Uomo, attraverso la risonanza morfica, cercher di compensare gli
squilibri provocati da qualsiasi individuo che si allontana dalla sua specializzazione,
che in termini psicologici abbiamo visto coincidere con autorealizzazione. Il processo
di compensazione si pu attualizzare in diversi modi a seconda del soggetto su cui
agisce e in ogni caso avr sempre una funzione prettamente correttiva, mai punitiva.

Ci che viene percepito come malessere, dolore fisico o dolore psichico, sensazione di
disagio, ecc., sono probabilmente tutte forme di espressione di una disarmonia in
atto tra il proprio modo di essere e lequilibrio dellorganismo Uomo che la propria
realt pi profonda, o inconscia, cerca di portare in superficie. interessante
rilevare unanalogia con la principale legge spirituale tramandata da millenni dalle
pi antiche tradizioni filosofico religiose del mondo, individuabile nel concetto
orientale di karma ed in quello occidentale di semina e raccolta. La malattia non
quindi uno sgradito turbamento del normale stato di salute ma un sistema di
regolazione universale, previsto allinterno e al servizio dellevoluzione. Utilizzando le
parole di due psicoterapeuti tedeschi, Thorwald Dethlefsen e Rdiger Dahlke:
La malattia rende luomo sanabile. La malattia il punto chiave, quello in cui
possibile trasformare lo stato di non-salute in stato di salute. Perch questo possa
accadere, luomo deve smettere di lottare e imparare invece che cosa ha da dirgli la
malattia. Il paziente deve entrare dentro di s ed entrare in comunicazione coi propri
sintomi, se proprio vuole conoscerne il messaggio. Deve essere pronto a mettere in
discussione tutto quello che il sintomo cerca di fargli capire a livello fisico.
La guarigione sempre collegata ad una dilatazione di coscienza e ad una
maturazione. [Thorwald Dethlefsen e Rdiger Dahlke, 2001, pag. 71]
In definitiva la fisica quantistica riconduce ad una visione analogica della vita.
in tale visione che la malattia fisica di un individuo rispecchia la medesima
situazione in cui si trova una cellula tumorale; entrambi, allontanandosi dalla
propria autorealizzazione, e quindi non mettendo le proprie potenzialit al servizio
dei propri simili, faranno in modo che la coscienza collettiva cui appartengono si
attivi per ricondurli sulla corretta strada. Spesso i messaggi correttivi provenienti da
una realt energetica molto sottile sono per la maggior parte delle persone
difficilmente comprensibili per colpa dei rigidi e limitati filtri percettivi, e finiscono
per manifestarsi inesorabilmente sul piano pi materiale, sotto forma di ci che
comunemente viene inteso come malattia, ossia lallontanamento da uno stato di
benessere psico-fisico.
Interconnessione mente/cervello/corpo.
Il principale quesito da esaminare per approfondire linterazione mente/corpo
rimanda necessariamente al modo in cui la coscienza struttura la realt. Secondo
Bohm il significato che viene dato alle cose o agli eventi che serve come ponte di
congiunzione fra i due aspetti della realt soggettiva, i pensieri, e quella oggettiva, il
mondo fisico. Come egli afferma a tale proposito: [...] pu quindi servire come
congiunzione o ponte fra questi due aspetti della realt. Questo legame indivisibile,
nel senso che linformazione contenuta nel pensiero, che percepiamo essere nel lato
mentale, al tempo stesso unattivit neurofisiologica, chimica e fisica, che
chiaramente ci che questo pensiero pone nel lato materiale. [citazione in Michael

Talbot, 1997, pag. 150] Ci si pu facilmente constatare quando ci si spaventa per


qualcosa di ignoto come unombra o un boato improvviso che, anche se si scopre
successivamente non corrispondere a niente di minaccioso, ha nel frattempo
provocato inevitabilmente unalterazione cardiaca e ormonale istantanea.
Ma linfluenza della coscienza non si estende solo sul piano fisico-organico, bens
anche sul piano pi strettamente materiale. Un ricercatore che ha approfondito
maggiormente questo argomento Robert Jahn, professore di scienze aereo spaziali
e preside della School of Engineering and Applied Science alla Princeton University,
nonch consulente della NASA e del Dipartimento della Difesa. Attratto dalle nuove
frontiere della fisica e dai sorprendenti risultati in materia di influenza del pensiero
sulla materia, decise di fondare nel 1979 il laboratorio Princeton Engineering
Anomalies Research (PEAR). In una serie di esperimenti Jahn e i suoi ricercatori si
servirono di un dispositivo chiamato generatore di eventi casuali, o REG, il quale fa
assegnamento a un processo naturale e imprevedibile come quello del decadimento
radioattivo, in grado di produrre una sequenza casuale di numeri binari (1, 0, 1, 1,
0, 0, 0, 1, 1, 0 , ecc.). In altre parole il REG una sorta di lancia-moneta automatico
capace di produrre moltissimi lanci in brevissimo tempo, con una probabilit di
risultato pari al 50 percento per ogni lancio. I ricercatori posero alcuni volontari di
fronte al REG e li fecero concentrare affinch le loro aspettative fossero tutte
incentrate sulla fuoriuscita di uno stesso risultato. Nel corso di numerose
osservazioni scoprirono che la sola concentrazione dei volontari era capace di
provocare un effetto statisticamente significativo sullemissione del REG: ci
dimostrava che le aspettative non influivano solo sul comportamento degli esseri
viventi, ma anche sulla realt inanimata. Jahn e gli altri ricercatori conclusero
quindi che la realt leffetto dellinterconnessione fra gli aspetti della coscienza,
simili a onde, e le configurazioni donda della materia.
La realt uninterpenetrazione tra coscienza e materia, in cui viene coinvolto uno
scambio di informazione fra la coscienza e la realt fisica, uno scambio che
andrebbe considerato non tanto come un flusso fra mente e materia quanto come
una risonanza fra i due. La similitudine con la teoria dei campi morfici di Sheldrake
evidente, come possibile confermare dalle sue stesse parole: Secondo lipotesi
della causalit formativa, i campi morfici si estendono oltre il cervello, fin nellambiente
circostante, legandoci agli oggetti che cadono sotto la nostra percezione e rendendoci
capaci di agire su di essi attraverso le intenzioni e lattenzione. [Rupert Sheldrake,
1999, pag. 290] Jahn e collaboratori ritengono quindi che le particelle subatomiche
non posseggano una distinta realt fino a quando la coscienza non entra in gioco.
Secondo la loro visione i fisici non hanno realmente scoperto le particelle, ma le
stanno piuttosto creando. A testimonianza di questo, esistono delle prove relative ad
una particella di recente scoperta, chiamata anomalone, le cui propriet variano da
laboratorio a laboratorio; ci equivale a possedere un automobile di diverso colore e
differenti caratteristiche a seconda di chi la guida. Il punto cardine condiviso da

buona parte degli scienziati contemporanei, anche appartenenti a discipline


differenti, che la percezione della realt indissolubilmente legata, o prodotta,
dalla memoria collettiva della razza umana, che relative convinzioni e aspettative
concorrono a mantenere in piedi. Al contrario di quello che si credeva fino ad ora,
potrebbe non essere il cervello a produrre la coscienza, ma piuttosto la coscienza a
creare la sembianze del cervello, la materia, lo spazio, il tempo e ogni altra cosa che
abbiamo il piacere di interpretare come universo fisico. Il fondatore della
Programmazione Neurolinguistica (PNL), Steve Lankton, giunto alle medesime
conclusioni. Egli sintetizza in questo modo le sue scoperte:
Luomo dotato di una mente che gli permette qualunque tipo di attivit e di
procedimento. Luomo inventa lesistenza del tempo, dello spazio, inventa persino
lesistenza stessa, e poi proietta i suoi ricordi di queste categorie nella situazione in cui
si trova. Vi attribuisce significato e si convince che, in certa misura, non si tratta
affatto di una sua creazione. In realt luomo un attore su un palcoscenico da lui
stesso costruito, completo di tutti gli accessori e le scene. [citazione in Giulio
Granata, 2001, pagina dapertura]
Effetti organici della realt psichica.
stato finora esaminato come la percezione e la strutturazione della realt fisica
siano profondamente influenzate da una realt energetica pi sottile e nascosta.
Linfluenza dei pensieri o delle immagini mentali sulla realt fisica di unintensit
non molto dissimile da qualsiasi altra forza proveniente dallesterno. Secondo il
modello olografico il motivo per cui alcune entit (ad esempio le emozioni) vengono
sperimentate come realt interne mentre altre (ad esempio il canto degli uccelli)
come realt esterne, perch l che il cervello le localizza quando crea lologramma
che viene percepito come realt. In altre parole in un cervello che funziona
olograficamente, limmagine memorizzata di una cosa pu avere altrettanto impatto
sulla propria vita quanto lo pu avere la cosa stessa, in alcuni casi anche in misura
maggiore. Secondo quanto afferm Bohm in unintervista nel 1988:
Ogni azione parte da unintenzione nellordine implicito. Limmaginazione gi la
creazione della forma; possiede gi lintenzione e il principio di tutti i movimenti
necessari per metterla in atto. E questo influenza il corpo e tutto il resto, cosicch
mentre la creazione si verifica in quel modo, originando dai livelli pi sottili dellordine
implicito, li attraversa finch si manifesta nellesplicito. [citazione in Michael Talbot,
1997, pag. 104] Per il cervello la realt interna e la realt esterna sono
fondamentalmente inscindibili e non dovrebbe quindi sorprendere se i propri
pensieri, le proprie idee e le proprie convinzioni possono alla fine manifestarsi come
realt organica nel corpo fisico. Di conseguenza, risulta evidente lestrema
importanza che assume il consenso comune collettivo nella genesi di un malessere,
in quanto sar proprio esso a facilitare linstaurazione di determinati atteggiamenti e

modi di pensare negli individui. Molti ricerche condotte sui malati terminali di
cancro hanno verificato che tramite training di visualizzazione, in grado di favorire
una modificazione nel modo di pensare e di affrontare la vita, la maggior parte dei
casi sopravvissuta molto tempo oltre le aspettative, in alcuni casi presentando
anche regressioni nella propria malattia. La Achterberg rafforza le sue asserzioni
sullimportanza del modello olografico osservando come i ritardati mentali e le
persone emotivamente disturbate (individui che non sono in grado di comprendere
la condanna a morte che la societ associa al cancro) hanno un incidenza di cancro
considerevolmente pi bassa delle maggior parte delle persone considerate normali.
chiaro che gli individui mentalmente disturbati vivono la propria vita in uno stato
di coscienza differente da quello comune e per questo motivo risulta olograficamente
comprensibile la statistica secondo cui non ne condividono nemmeno le
ripercussioni fisiche dovute alle aspettative. In un esperimento, lo psicologo Shlomo
Breznitz alla Hebrew University di Gerusalemme fece marciare parecchi gruppi di
soldati israeliani per quaranta chilometri, dando a ciascun gruppo informazioni
differenti. Fece marciare una met dei gruppi per trenta chilometri e disse poi loro
che ne avevano ancora dieci da percorrere. Allaltra met disse invece che avrebbero
marciato per sessanta chilometri, ma in realt li fece marciare soltanto per
quaranta. Losservazione immediata dimostrava che, nonostante avessero percorso
in definitiva tutti quaranta chilometri, la prima met dei gruppi risultava essere
discretamente riposata, mentre la seconda met appariva eccessivamente affaticata.
Breznitz approfond lesperimento con unanalisi biochimica e constat anche una
sostanziale differenza tra il livello degli ormoni dello stress nel sangue dei soldati;
esso rifletteva le loro supposizioni e non leffettiva distanza che avevano percorso.
In altre parole, i loro corpi rispondevano non alla realt, bens a ci che
immaginavano essere la realt. Il ricercatore Bernie Siegel ha constatato che le
immagini mentali utilizzate dalle persone per descrivere se stesse o la propria vita
sembrano giocare un ruolo fondamentale nella formazione delle loro condizioni di
vita. Cos come determinate creazioni di immagini o pensieri negativi possono
causare, o perlomeno facilitare, la formazione di degenerazioni organiche, allo stesso
modo la creazione di differenti tipi di immagini o pensieri positivi possono risultare
in grado di ripristinare uno stato di salute equilibrato. Secondo il modello olografico
la mente/corpo non fondamentalmente in grado di distinguere la differenza fra gli
ologrammi neurali che il cervello usa per sperimentare la realt e quelli che evoca
quando immagina la realt. Entrambi hanno uno straordinario effetto
sullorganismo umano, talmente potente da modulare il sistema immunitario,
modificare gli effetti delle droghe, guarire malattie e cos via. Quindi il primo
messaggio che ciascun individuo possiede la capacit di influenzare la propria
salute. Il secondo messaggio che gli elementi che sono impegnati a formare questi
ologrammi neurali sono molti e sottili: essi includono le immagini sulle quali
meditiamo, le speranze, le paure, le aspettative di chi ci circonda, la convinzioni o le

credenze culturali, la fede, le convinzioni consce e inconsce. Di estremo interesse si


rivelano i recenti studi relativi al fenomeno placebo e alle persone affette da
personalit multipla:
Effetto placebo. Un fenomeno medico molto interessante che permette di
approfondire il controllo che la mente esercita sul corpo leffetto placebo. Un
placebo un trattamento medico privo di azione specifica sul corpo, che viene
somministrato per compiacere un paziente o come controllo in un esperimento a
doppio cieco. Oltre a molti studi effettuati su pazienti affetti da moltissimi tipi diversi
di malesseri, passando dal raffreddore fino addirittura a forme tumorali, perfino la
chirurgia stata utilizzata come effetto placebo. Negli anni 50, ad esempio, langina
pectoris, un dolore ricorrente nel torace e nel braccio sinistro dovuto a una
diminuzione di flusso sanguigno al cuore, era comunemente curata
chirurgicamente. Unequipe di medici dellInstitute of Noetic Sciences decise di
intraprendere un esperimento che prevedeva una finta operazione chirurgica in cui,
anzich eseguire la consueta esclusione dellarteria mammaria, i pazienti venivano
semplicemente aperti e ricuciti. Incredibilmente, coloro che subirono la falsa
operazione riportarono altrettanto sollievo di quelli che erano stati sottoposti
allintervento completo: risult quindi che lintervento reale produceva soltanto un
effetto placebo. Il successo della falsa operazione chirurgica, riportata
dettagliatamente nella saggio Healing, Remission and Miracle Cures, dimostra
chiaramente che nel profondo di ogni essere umano esiste la capacit di guarire
langina pectoris, e come questa molte altre malattie. Un altro fattore importante da
considerare lattitudine che il medico trasmette quando prescrive il placebo.
In alcuni studi stato osservato che quando i medici somministravano
inconsapevolmente un placebo ai loro pazienti ottenevano con altissima probabilit
risultati positivi, mentre se ne erano consapevoli i loro stessi pazienti ottenevano
difficilmente qualche risultato. Evidentemente anche le aspettative dei medici, oltre
a quelle dei pazienti, incidono profondamente nel risultato della cura. Tutto ci, dal
punto di vista olografico, conferma nuovamente lincapacit della mente/corpo di
distinguere fra una realt immaginata e una reale. Anche se la scienza medica
ortodossa non mai riuscita a spiegare in modo soddisfacente leffetto placebo, tutte
le osservazioni sperimentali confermano che lefficacia dei farmaci legata pi alle
aspettative che producono che non ai reali principi attivi che contengono. La storia
medica degli ultimi anni costellata da eventi significativi. La scoperta dellagente
chemio terapeutico chiamato Cis-platinum, ad esempio, lo vide inizialmente
pubblicizzato come medicina miracolosa infondendo forti speranze a molti malati di
cancro; infatti il 75 % delle persone a cui venne somministrato ne beneficiarono.
Ma dopo la prima onda di entusiasmo, alcuni ricercatori cominciarono a criticare le
effettive qualit della sua attivit anti-cancerogena, abbassando quindi
pubblicamente la sua fama; in poco tempo il suo tasso di efficacia scese tra il 25 e il
30 % circa. Se ne poteva quindi dedurre che la maggior parte del beneficio ottenuto

precedentemente dal Cis-platinum fosse in realt causato principalmente dalle


aspettative che si nutrivano nei suoi confronti piuttosto che alle sue reali qualit.
A tale proposito il Federal Office of Technology Assessment ha stimato che pi del
75 % di tutte le cure mediche attuali non sono state sottoposte a un sufficiente
scrutinio scientifico, un dato che suggerisce che i medici potrebbero stare tuttora
somministrando placebo senza rendersene conto, probabilmente ottenendo anche
buoni risultati.
Implicazioni della personalit multipla sulla salute. Unaltra condizione che
permette di osservare in modo ottimale linflusso della mente sul corpo il disturbo
della personalit multipla. Oltre a possedere schemi di sequenza delle onde cerebrali
differenti, le sub-personalit presentano una marcata scissione psicologica luna
dallaltra: ciascuna ha il proprio nome, et, ricordi, identit sessuale, origine
culturale, quoziente di intelligenza e addirittura stile di calligrafia. Ma la cosa pi
sorprendente sono i mutamenti fisici-biologici che si verificano nel corpo di questi
soggetti quando cambiano personalit. Spesso un problema di salute appartenente
ad una personalit svanisce misteriosamente quando unaltra prende il sopravvento.
Uno studioso di questo disturbo, il dottor Bennet Braun dellInternational Society for
the Study of Multiple Personality di Chicago ha documentato ad esempio il caso di
un paziente in cui alcune sub-personalit erano allergiche al succo darancia mentre
altre non lo erano. Se luomo beveva succo darancia quando una personalit
allergica aveva il controllo veniva afflitto da una terribile irritazione, se invece
subentrava quella non allergica, anche improvvisamente, non accadeva pi nulla.
Diverse personalit reagiscono in modo differente non solo alle allergie, ma anche ai
farmaci, alle droghe, ai disturbi del linguaggio, ai disturbi fisiologici e in alcuni casi
anche allepilessia.
Il corpo come rete di informazioni sensoriali: la PNEI.
Uno dei maggiori contributi alla riunificazione della dicotomia umana mente/corpo
in medicina dovuto al lavoro e alla visione pionieristica di Candace Perth, primario
di biochimica cerebrale al National Institute of Mental Health, la quale ha dato vita
ad una nuova scienza che studia il modo in cui la mente e il sistema nervoso e
immunitario interagiscono: da qui il nome Psico neuro endocrino immunologia,
abbreviato con PNEI. La Perth ha scoperto che le cellule immunitarie possiedono un
vasto numero di neuro peptidi, ossia molecole che trasmettono le informazioni nel
sistema nervoso; in particolare ha evidenziato che tali neuro peptidi non sono solo i
mediatori delle informazioni, ma anche delle emozioni e che sono attivi praticamente
in tutte le cellule del corpo: nel sistema nervoso, nel sistema immunitario,
nellintestino e soprattutto nel sangue (queste scoperte lhanno candidata al Nobel
per la medicina). Fino a poco tempo fa si credeva che i neuro peptidi si potessero
trovare solo nel cervello, ma lesistenza di ricettori nelle cellule del nostro sistema

immunitario implica il fatto che esso non separato dal cervello, ma ne


unestensione. Ci ha costretto la Perth ad ammettere di non essere pi in grado di
dire dove finisce il cervello e inizia il corpo. In una relazione al Symposium on
Consciousness and Survival, scrive: [...] i neuro peptidi e i loro recettori formano una
rete per le informazioni all'interno del corpo. Potrebbe sembrarvi unipotesi di poca
importanza, ma le sue implicazioni sono tuttavia vastissime. Io credo che i neuro
peptidi e i loro recettori siano la chiave per capire come la mente e il corpo sono
interconnessi e come le emozioni si manifestino nel corpo. In effetti pi conosciamo i
neuro peptidi pi diventa difficile pensare a corpo e mente in modo tradizionale,
risulta sempre pi evidente che bisogna parlare di mente/corpo co me un'unica entit
integrata. In neurofisiologia si riteneva che il cervello producesse il pensiero e che il
suo funzionamento fosse quello di un computer; la scoperta dei primi mediatori
sembrava avvalorare questa concezione meccanicistica. Oggi, con la s coperta sui
neuro peptidi, questo modello stato scardinato completamente. I neuro peptidi
devono essere considerati delle molecole psichiche, in quanto non trasmettono solo
informazioni ormonali e metaboliche ma emozioni e segnali psicofisici: ogni stato
emotivo (amore, paura, piacere, dolore, ansia, ira, ecc.), con le sue complesse
sfumature, veicolato nel corpo da queste specifiche molecole. Ogni stato danimo
quindi fedelmente riflesso da uno stato fisiologico del sistema immunitario. Anche la
vecchia divisione tra neurotrasmettitori e ormoni diventata obsoleta, in quanto
entrambi sono da considerarsi categorie di neuro peptidi, rintracciabili in ogni parte
del corpo. Questo significa che lintero corpo pensa, che ogni cellula o parte del corpo
sente e prova emozioni, elabora le proprie informazione psicofisiche e le trasmette ad
ogni altra parte attraverso una fittissima rete di comunicazioni di estrema variet
comunicativa. Tutto il corpo vivo, intelligente e cosciente; ogni cellula prova piace re e
dolore ed elabora strategie metaboliche per il benessere collettivo. Finalmente la
medicina scopre che il corpo non una macchina.
Su queste basi teoriche e sperimentali, Candace Perth parla dellessere umano come
di una complessa rete di informazioni e dichiara che lantica divisione tra mente e
corpo non ha pi ragioni di sussistere.
La psico neuro endocrino immunologia, ossia lo studio di come la psiche, il sistema
nervoso centrale, il sistema endocrino e il sistema immunitario si influenzino
vicendevolmente, sta diventando una delle branche pi interessanti e in rapido
sviluppo dell'intera medicina moderna. Le emozioni e le sensazioni non solo
sarebbero alla base del processo di memorizzazione delle esperienze, ma sarebbero
anche responsabili della maggior parte dei meccanismi neurofisiologici che regolano
o bloccano il funzionamento dellintero organismo vivente, da cui ogni sorta di
malattia nella quale un individuo pu incorrere. Tutto ci dimostra che i recettori
neuro peptidi sono il substrato organico di un livello energetico pi sottile che opera
in ogni essere umano, deducibile fino poco tempo fa solo dalle sue manifestazioni
somatiche. Tali recettori sono la chiave biochimica per la comprensione di come il

pensiero agisca sullorganismo; in altri termini, di come lordine implicito si riveli


nellordine esplicito.
Campo energetico umano.
Lessere umano un aggregato di energia, un continuum energetico di intensit
differenti che si manifesta dal suo livello pi sottile, la mente, fino al suo livello pi
solido, il corpo. Come afferma il fisico Itzhak Bentov: Noi esseri umani ci
consideriamo fatti di materia solida. In realt, il corpo fisico il risultato, per cos
dire, dei sottili campi di informazione che foggiano il nostro corpo fisico come pure tutta
la materia fisica. Questi campi sono ologrammi che mutano col tempo, (e sono) al di
fuori della portata dei nostri normali sensi. [citazione in Michael Talbot, 1997, pag.
199] Il fatto che il corpo fisico sia il pi basso livello di densit nel campo energetico
umano, e sia esso stesso una sorta di ologramma che si concretizzato emergendo
dalle configurazioni di interferenza, spiega lenorme controllo che la mente esercita
sul corpo in generale. Ci suggerisce che il campo energetico in qualche modo
primario rispetto al corpo fisico e funziona come una specie di mappa dalla quale il
corpo riceve i propri riferimenti strutturali. Esiste quindi una connessione dinamica
fra le immagini mentali, il campo energetico e il corpo fisico. Modificando i propri
schemi mentali (credenze, idee, convinzioni, ecc.) si pu modificare la propria vita.
Ogni individuo crea la sua realt, poich proprio la sua realt interiore, inconscia,
a condurlo verso determinate situazioni. I neurofisiologi Libet e Feinstein hanno
recentemente misurato il tempo che uno stimolo tattile sulla cute di un paziente
necessitava per raggiungere il cervello sotto forma di segnale elettrico. Al paziente
venne anche richiesto di spingere un pulsante quando fosse divenuto consapevole di
essere toccato. I due scienziati trovarono che il cervello registrava lo stimolo 0,0001
secondi dopo che si era verificato, mentre il paziente spingeva il pulsante dopo 0,1
secondi dallo stimolo. Ma straordinariamente, il paziente non riferiva di essere
consciamente consapevole n dello stimolo n di aver premuto il pulsante per quasi
0,5 secondi. Questo significa che la decisione di reagire era gi stata presa dal lato
inconscio della sua mente. La consapevolezza del paziente riguardo allazi one era
equiparabile al fanalino di coda in una gara. Ma ci che si rivel ancora pi
inquietante fu che nessuno dei pazienti testati si rendeva conto che il suo inconscio
gli aveva gi fatto premere il pulsante prima che avesse consciamente deciso di farlo.
In qualche modo i loro cervelli creavano lillusione confortante di avere consciamente
controllato lazione, nonostante non lavessero fatto. Anche attraverso gli effetti
post-ipnotici di molti esperimenti, in cui i soggetti compiono nello stato di veglia
azioni ordinate loro sotto ipnosi, convinti di averle liberamente scelte, si arrivati
alla conclusione che il cervello non ammette buchi di significato, ossia lavora
costantemente per dare motivazioni o giustificazioni razionali per ogni azione che
lindividuo compie. Questo ha fatto s che alcuni ricercatori si domandassero se la

libera decisione, o libero arbitrio, non sia quindi illusorio. Studi successivi hanno
rivelato che 1,5 secondi prima che un individuo decida di muovere uno dei suoi
muscoli (come il sollevare un dito) il cervello ha gi iniziato a generare i segnali
necessari a compiere il movimento. La ricercatrice Valerie Hunt ha arricchito queste
scoperte verificando che il campo energetico umano risponde agli stimoli prima
ancora del cervello: ha eseguito letture di elettromiogrammi del campo energetico e
letture di EEG del cervello simultaneamente e ha scoperto che quando emetteva un
forte suono o faceva lampeggiare una forte luce, lelettromiogramma del campo
energetico registrava lo stimolo prima che comparisse sullEEG.
La conclusione che la mente non il cervello, n un suo prodotto, ma ne il
campo energetico alla base. Il cervello stato decisamente sopravvalutato come il
principale ingrediente attivo nella relazione di un essere umano con il mondo, ma ne
in realt solo lespressione organica; il vero contatto vitale con ci che ci circonda
si svolge ad un livello energetico quantistico. Come sottolinea Rupert Sheldrake:
Nella psicologia umana, le attivit della mente si possono interpretare come campi
morfici che interagiscono con le attivit fisiochimiche del cervello. Non si tratta di
campi limitati al cervello, bens tendenti ad uscire dal corpo e a penetrare
nellambiente. Questi campi mentali estesi sono il veicolo della percezione e del
comportamento. [Rupert Sheldrake, 1999, pag. 298]
La natura delle malattie.
Le ricerche e i modelli proposti fino a questo punto sono avvalorati dal fatto che,
nonostante levoluzione scientifica e tecnologica, le malattie non riescono ad essere
debellate dalla specie umana n tanto meno diminuiscono; quando se ne sconfigge
una se ne evidenzia almeno una nuova. Lanalisi storica della malattia dimostra con
ineluttabile evidenza che essa continua a persistere, solo che i suoi sintomi si sono
trasformati: le forme tumorali e i contagi da HIV hanno preso oggi il posto delle
epidemie di colera e peste. Questo perch la malattia un normale e necessario
sistema di autocorrezione insito nella natura umana. Utilizzando le parole di
Thorwald Dethlefsen: Malattia significa dunque la sparizione dellarmonia o la messa
in discussione di un ordine che fino a questo momento era stato in equilibrio.
Il turbamento dellarmonia avviene per nella coscienza sul piano dellinformazione e
si limita a mostrarsi nel corpo. Il corpo quindi il piano di espressione realizzazione
della coscienza e quindi anche di tutti i processi e i mutamenti che avvengono nella
coscienza. [...] Come un corpo senza coscienza non pu vivere, allo stesso modo senza
coscienza non pu ammalarsi. [Thorwald Dethlefsen e Rdiger Dahlke, 2001, pag.
19] La tendenza comune quella di considerare la malattia come qualcosa di
esterno allessere umano, di cattivo e di ostile, qualcosa che proviene dal di fuori per
assalirlo e disturbarlo. Questo modo di vedere e vivere la malattia, piuttosto che
riconoscerla come parte di se stessi, come la parte di un insieme pi ampio che

comprende i propri comportamenti, dieta, sonno e altre varie relazioni con il mondo
in generale, non ne migliora quasi mai le condizioni, ma ne aumenta il timore e la
non comprensione. qui che il nuovo punto di vista energetico della natura umana,
stimolato dalla fisica quantistica, diviene oggi estremamente prezioso ed importante
per superare i limiti imposti dalla vecchia concezione scientifica. Questo ci che
afferma in modo chiaro e conciso anche Nader Butto: Lobiettivit del paradigma di
energia viene dimostrata nei diversi stadi di sviluppo della storia della medicina
occidentale che va Mesmer fino a Wilhelm Reich e Alexander Lowen, passando per
Freud e Jung. [...] Esso ci permette di aver un approccio olistico al malato, secondo il
quale lindividuo e non la malattia e si suoi sintomi a essere curato: si prender in
considerazione la sua costituzione, il suo aspetto energetico, psicologico, psicosociale,
socio-economico e spirituale, il suo ambiente e la sua alimentazione. [Nader Butto,
2001, pag. 12] Osservazioni etologiche dimostrano come anche in natura, in
particolare nel mondo animale, ogni patologia interviene come un regolatore di
sopravvivenza indispensabile. Prendendo ad esempio in esame la vita di un lupo,
pu capitare che mentre si sta nutrendo della sua preda, ingoi inavvertitamente un
pezzo di osso troppo grosso per poter essere digerito. Tale situazione di emergenza
potrebbe causarne la morte; per questo motivo il cervello dellanimale mette in
azione una strategia che ordina al corpo di attivare una proliferazione cellulare nello
stomaco in cui si trova losso; si tratta di un tumore. Ma ci che appare come una
malattia inesorabile si rivela invece la soluzione perfetta per la sopravvivenza del
lupo. stato infatti dimostrato in laboratorio che le cellule tumorali dello stomaco
secernono una quantit di acido cloridrico che ha un potere digestivo da 3 a 10 volte
superiore a quello normale; in tal modo losso potr essere digerito pi velocemente
ed il lupo sopravvivere. Cessato il pericolo, si verifica una situazione di regressione
tumorale che riporter gradualmente il lupo alla sua condizione di salute
precedente. Nelle osservazioni effettuate invece nei branchi di cervi, si potuto
constatare che quando il capo branco viene costantemente minacciato da un altro
maschio, si ulcera le coronarie. Cos facendo lorganismo ne ingrandisce il calibro
interno in modo da apportare pi sangue allorganismo ed avere cos pi forze
immediate per scacciare lavversario. Purtroppo esistono ancora poche ricerche
relative allargomento, ma gli studi comparativi delle patologie dellessere umano con
quelle degli animali (osservati rigorosamente nel loro ambiente naturale) promettono
importanti rivelazioni.
La specificit dorgano.
La natura tende inevitabilmente a riportare tutti gli esseri viventi verso lequilibrio e i
mezzi che utilizza nel tentativo di correggerli si manifesta in ci che noi chiamiamo
malattia. Ma se lanimale segue istintivamente uno stile di vita in armonia con la
natura che lo circonda, facendo affidamento unicamente sui suoi impulsi, lessere

umano fornito di un aspetto pi complesso che ne guida lesistenza, ossia la


psiche. Quindi, mentre nellanimale intervengono ostacoli di natura prevalentemente
fisica (come accidenti naturali o conflitti gerarchici allinterno del gruppo),
nellessere umano vi sono una moltitudine di sfaccettature in pi: pensieri,
emozioni, convinzioni morali, credenze culturali, ecc. Proprio queste caratteristiche,
cos come possono facilitargli ed arricchirgli lesistenza se utilizzate nel modo
corretto, possono dallaltra parte anche complicargliela ed impoverirgliela. Non sar
pi quindi solo una sostanza velenosa a causargli ad esempio una disfunzione
epatica, ma anche un profondo e duraturo sentimento di invidia o di rabbia,
esistente inizialmente ad un livello pi sottile, che potrebbe alla fine manifestarsi
fisicamente nel fegato. Tutte queste situazioni concorrono a portare un individuo
verso una disarmonia con ci che lo circonda: non esiste quindi fondamentalmente
una reale differenza tra di esse. Cos come esiste una sottile interconnessione tra
tutti gli esseri umani, esiste anche un sottile collegamento energetico allinterno del
singolo individuo, tra lorganismo, il cervello e la mente; anche se bene ricordare
che per la fisica quantistica teoricamente errato parlare di interazione, dato che
queste tre entit sono in realt ununica entit che si manifesta in differenti
intensit vibratorie. Tenendo presente questa precisazione, viene genericamente
utilizzato il termine di interazione per comodit espositiva e concettuale, mentre la
rappresentazione pi corretta esprimibile graficamente attraverso un continuum.
La specificit dorgano da un punto di vista energetico, viene esemplificato da Nader
Butto: Il rapporto tra il conflitto psicologico e un organo specifico del corpo, proviene
principalmente dal legame esistente tra la funzione fisiologica di quellorgano e il suo
valore vitale nella funzione energetica. [...] Ogni organo costituito da un insieme di
sostanze chimiche e minerali in concentrazione diversa a seconda degli organi e zone
del corpo. Sappiamo inoltre che ogni sostanza ha una determinata frequenza e che
linsieme di sostanze costituenti un organo ha anche una determinata gamma di
frequenze caratteristiche dellorgano. [...] A livello cerebrale esiste una correlazione
funzionale e anatomica fra determinate zone del cervello e organi specifici. Ogni
gruppo di neuroni associato a un certo organo risponde a una gamma di frequenza
donda che identica a quella dellorgano collegato. In altre parole, lorgano e la zona
del cervello corrispondente a quellorgano hanno la stessa gamma di frequenze
donda. [...] proprio da ci che discende lassociazione fra gli organi, i diversi tipi di
emozioni e una determinata zona del cervello. [Nader Butto, 2001, pagg. 59 e 62]
Ogni organo possiede quindi una propria caratteristica frequenza energetica che pu
trovare il suo corrispettivo in un determinato stato emotivo o pensiero; questa
osservazione chiarisce meglio come un tipo di umore e di comportamento andr ad
agire inevitabilmente nella configurazione energetica di uno o pi organi con una
vibrazione affine, sia in modo equilibrato che dis equilibrato. Le emozioni hanno di
per s un effetto positivo sugli organi e sul corpo, giacch creano una dinamica

energetica che contribuisce alle normali funzioni degli organi, cio rivitalizzano ed
equilibrano il funzionamento cellulare.
Continua Butto:Lemozione provocata dalla creazione di un campo elettromagnetico
di una concreta frequenza donda che non localizzata nel corpo fisico, ma nel campo
energetico, ovvero l dove si trovano altre emozioni rappresentate da altre frequenze
donda. Per creare una particolare emozione occorre attivare una certa zona nel
cervello che consuma una determinata quantit di energia. Tale energia viene fornita
dallorgano che contiene la stessa frequenza di quella particolare zona del cervello, e
che creer unonda elettromagnetica che fa parte del campo elettromagnetico totale del
corpo. [Nader Butto, 2001, pag. 63] Se questa emozione non sar utilizzata in modo
corretto (emozione negativa), lorgano corrispondente allemozione pagher il proprio
prezzo energetico; comincer cos a svilupparsi un processo degenerativo che potr
gradualmente manifestarsi anche come un tumore. Ovviamente prima di arrivare a
questo stadio vi sono infiniti segnali di una disarmonia interiore che si possono
avvertire inizialmente come insoddisfazione, depressione, irascibilit, paure
inspiegabili, ecc., e che possono protrarsi anche per diversi anni. Se lindividuo ne
diviene tempestivamente cosciente e riesce ad affrontarli e superarli, gradualmente
lintero sistema organismo/cervello/mente ristabilisce un flusso energetico
equilibrato. Il processo degenerativo e linsorgere di una malattia dipendono
dallintensit e dalla durata del conflitto emozionale mentale e dal grado di
espressione del conflitto. Pi intenso il conflitto, pi rapido il processo
degenerativo; in modo analogo, pi si cerca di non riconoscerlo e non affrontarlo, pi
velocemente si manifester sul piano fisico per obbligarne una risoluzione. Se forse
possibile partire da uno schema generale di associazione emozione-organo, in realt
tale corrispondenza pu difficilmente rientrare in una categorizzazione precisa.
Se alcune associazioni possono risultare palesi anche da una statistica medica, altre
sono piuttosto confuse e incerte, variando considerevolmente da individuo a
individuo. La motivazione risiede nel fatto che sia i processi mentali sia gli organi
hanno frequenze energetiche inclassificabili in rigidi termini numerici, ma possono
variare da individuo a individuo, pur mantenendosi allinterno di determinati limiti.
Non infatti possibile equiparare esattamente lespressione di uno stesso tipo di
emozione in due persone distinte; per quanto possano apparire simili, ognuna di
esse presenter inevitabilmente delle sfumature caratteristiche. Sono proprio tali
sfumature a rappresentare diverse frequenze donda che possono alla fine causare
una manifestazione fisica in modalit leggermente differenti. Ci che certo che
lintero corpo e le sue componenti sono interconnesse ai processi mentali. Solo qui,
nella mente, possibile ritrovare la causa prima di una patologia organica; ed essa
non pu che essere ritrovata in un graduale percorso guidato di introspezione, alla
ricerca del profondo significato che la patologia assume per chi ne portatore.
interessante notare che molti modi di dire quotidiani, facenti parte da tempo
immemorabile della nostra cultura, testimoniano in modo sorprendente questa

profonda ma velata consapevolezza di una specificit dorgano collegata alle


malattie. Espressioni come: rodersi il fegato dallinvidia, diventare verde dalla rabbia
(colore che assume la pelle quando presente un cattivo funzionamento della bile),
avere un peso sullo stomaco, sentirsi irritati da una persona o da una situazione,
ecc., individuano tutte caratteristici tipi di somatizzazione molto comuni che
possono riscontrarsi anche in forme patologiche gravi. Se analizzati in questottica,
tali detti popolari delineano sia un cattivo funzionamento energetico che la specifica
zona del corpo in cui si manifesta; nellordine in cui sono elencati vi il fegato per
linvidia, la bile per la rabbia, lo stomaco per gli stati dansia, la pelle per gli stati di
nervosismo.
Applicazioni terapeutiche.
Gli attuali modelli interpretativi della realt quantistica in campo medico-psicologico
hanno unapparente scarsa applicazione terapeutica e sembrano essere difficilmente
conciliabili con unabitudinaria idea di scientificit. Eppure, se si esamina
attentamente la maggior parte dei concetti utilizzati dalla psicologia e dalle scienze
naturali nellultimo secolo, non si pu non riconoscere in esse una terminologia
effettivamente poco razionale e poco concreta nella descrizione di molti fenomeni.
Come ben evidenzia Rocco Quaglia nel libro Immagini delluomo:
La scienza ha voluto sostituire alla spiegazione magica degli eventi sia fisici che
psichici una spiegazione di tipo causale o comunque razionale; di tanto in tanto,
tuttavia, conia e conserva nel suo lessico scientifico parole aventi un significato
magico; ad esse ricorre quando non in grado di comprendere o interpretare un
qualsivoglia fenomeno. Ecco alcune di queste magiche parole: istinto, schema fisso
dazione, pulsione, inconscio, archetipo, caso, natura, evoluzione, ecc. [Rocco
Quaglia, 2000, pag. 20] A tuttoggi la scienza classica non ancora riuscita a fornire
spiegazioni accettabili sulla realt effettiva di una buona parte dei fenomeni da essa
studiati e si cos limitata ad approfondirne il funzionamento per poterne cos
gestire il pi possibile gli effetti pratici e tangibili. Utilizzando la terminologia di
Kant, si pu facilmente constatare come, in questo modo, vengano trascurati i
noumeni degli eventi osservati per focalizzarsi unicamente sui loro aspetti manifesti,
ossia i fenomeni, lasciando cos molte domande aperte e questioni irrisolte. La fisica
moderna ed i suoi complementari modelli di realt potrebbero essere in grado di
ovviare a queste problematiche e far luce sulle zone dombra di determinati
fenomeni. I nuovi paradigmi sono in grado di spingere la comprensione della realt
oltre la spiegazione del come avvengono i fenomeni per giungere al lato pi
enigmatico del perch avvengono. Unaltra osservazione di Quaglia delinea bene
anche questo aspetto:La vita, la sua origine, il suo fine, restano un mistero per
luomo, cos la vita psichica. E come la vita non stata creata dagli esseri viventi ma
gli esseri viventi sono stati creati dalla vita o dalla pulsione di vita, per dirla con

Freud (1920), similmente la vita psichica non nasce con la comparsa delle sue
funzioni, ma queste sono suscitate da quella. Togliere il fondamento biologico ai
processi psichici non vuol dire togliere il supporto biologico al dato psichico, ma vuol
dire riconoscere nellevento psichico un principio irriducibile al mero dato biologico,
come irriducibili a loro volta sono i processi biologici ai meri processi chimici. [Rocco
Quaglia, 2000, pag. 22] Lesistenza del potenziale quantistico apre le porte verso una
realt energetica molto pi sottile della materia e allo stesso tempo molto pi
influente di essa. Che tale potenziale venga chiamato con lappellativo di campo
morfico, ordine implicito o Mente Universale, la sua natura praticamente la stessa.
Purtroppo per, nonostante lopera pionieristica degli scienziati contemporanei,
lapproccio medico verso gli individui bisognosi di cura continua in molti casi a non
considerare i principali aspetti emotivi ed affettivi interiori, continuando ad operare
unicamente sul piano fisico-sintomatologico. Lo psicoanalista argentino Luis
Chiozza tenta di dare una spiegazione a questo enorme ostacolo che il mondo
scientifico attuale, pur avendolo ormai riconosciuto, sembra non riuscire a superare:
La formazione intellettuale che come medici abbiamo ricevuto, fondata
sostanzialmente sui metodi delle scienze naturali, ci ha abituato allidea che la
materia una realt primaria, unevidenza, mentre lo psichico, invece, si origina dalla
materia, come una realt che deve essere inferita, secondariamente, a partire dalle
sue manifestazioni. Questa idea impregna i testi su cui studiamo le nozioni della
nostra disciplina. [Louis A. Chiozza, 1988, pag. 27] La difficolt risiede nel fatto di
riuscire a scardinare le vecchie concezioni meccaniciste per avvicinarsi in un ottica
scientificamente pi umana alle problematiche di un individuo. Come afferma John
Eccles: Gli scienziati si sono in gran parte formati alla scuola del materialismo. una
matrice estremamente rigida composta da un insieme di dogmi che non sono
necessariamente spiegati scientificamente! Ad esempio, affermare che la nostra
esistenza non altro che un intreccio biologico senza cercare di comprendere tutto ci
che non rientra in questo insieme - col pretesto che non scientifico - non solo un
dogma: peggio, una superstizione! La scienza piena di superstizioni, di credenze di
ogni genere. [...] Ma ci che pi sconcerta, che la gente persuasa che la scienza
abbia una risposta a tutto. [citazione in Giorgio Mambretti e Jean Sraphin, 1999,
pag. 49]
La comunicazione inconscia.
Le principali terminologie psicologiche come transfert (il trasferimento sulla persona
dellanalista delle rappresentazioni inconsce proprie del paziente), controtransfert
(il vissuto globale emotivo dellanalista nei confronti del paziente), empatia, simpatia,
compassione, tele (proiezioni affettive bidirezionali mediante le quali le coscienze di
due o pi individui si compenetrano), ecc. risentono dei forti limiti dellidea di
scientificit di cui dovrebbero essere esse stesse portatrici. Tutti questi concetti

delineano determinati fenomeni nelle relazioni tra esseri umani che vengono
osservati, studiati ed approfonditi esclusivamente nel loro aspetto funzionale e
manifesto, non disponendo di nessuna strumentazione fisica in grado di
approfondirne leffettiva natura. ormai un dato di fatto che tra due individui che
interagiscono, anche senza contatto fisico, si verifichi inevitabilmente uno scambio
di sensazioni ed emozioni. Scrive Andrea Seganti nel libro La memoria sensoriale
delle relazioni: La psicoanalisi dovrebbe quindi essere quella scienza che ha come
punto centrale lo studio della condivisione delle narrazioni. Il fatto poi che tale
condivisione passa, come ormai si comincia a sapere, oltre che attraverso le parole,
anche attraverso la produzione di sottili sintonizzazioni non verbali (acustiche, visive,
olfattive, ecc.) che danno luogo ad altrettanto sottili e organizzate procedure di
allineamento e non-allineamento interpersonale, non pu non avere un effetto
osservabile [...]. [Andrea Seganti, 1995, pag. 13]
La comunicazione non ha soltanto un aspetto verbale (secondo gli studi della PNL ne
occupa approssimativamente solo il 7%), ma fortemente caratterizzata da una
moltitudine di altri aspetti, molto spesso messi in atto e percepiti a livello inconscio.
opportuno ricordare che gi Sndor Ferenczi aveva intuito questa profonda verit
sulla natura della comunicazione interpersonale; si legge infatti nel suo libro
Anomalie psicogene del timbro della voce: In definitiva, intendevo dire che quando
due persone conversano fra loro, si tratta in realt di un dialogo non soltanto del
conscio, ma anche dei due inconsci. In altre parole: accanto o parallelamente alla
conversazione che impegna lattenzione, si svolge un dialogo rilassato. [citazione in
Carlo Bonomi e Franco Borgogno, 2001, pag. 193]
Nello stesso libro Ferenczi prende in considerazione lipotesi di una trasmissione del
pensiero, non riuscendo a spiegarsi in altri termini questo fenomeno. Pi tardi si
preferito parlare in modo pi ragionevole di una comunicazione non verbale che si
concretizza a livello di tono di voce, movimenti gestuali, postura e mimica del viso;
eppure lanalisi di tutti questi aspetti non sembra fino ad oggi ancora
sufficientemente completa per fornire una spiegazione dellenorme mole di
informazioni che due individui riescono a scambiarsi istantaneamente durante
uninterazione. I nuovi modelli di interpretazione della realt considerano la
comunicazione inconscia come una normale situazione in cui si trovano
potenzialmente inseriti tutti gli esseri umani, in una costante sintonizzazione non
localistica gli uni con gli altri; essi non negano gli aspetti comunicativi a livello
acustico, visivo ed olfattivo, ma semplicemente li considerano una manifestazione
superficiale. Ci che Ferenczi chiamava trasmissione del pensiero, oggi si potrebbe
chiamare pensiero non localizzato. Quando due individui interagiscono, aumenta in
modo spontaneo, anche se in misura differente, la loro naturale capacit di
allinearsi alla sintonizzazione olografica del proprio interlocutore, riuscendo in tal
modo a condividere le emozioni e i sentimenti altrui. Ci che permette di accedere
alle sensazioni di unaltra persona, senza perdersi nel mare di una moltitudine di

emozioni dellintera specie umana, sono i limitatori biologici personali. Partendo da


un altro punto di vista, gli studi e gli esperimenti effettuati da Libet e Feinstein e i
successivi approfondimenti della Hunt sono un'ulteriore conferma del fatto che ogni
individuo dotato di un campo energetico che trascende le limitazioni della
struttura fisica e che interagisce con altri campi a lui circostanti prima ancora che
lindividuo ne diventi cosciente a livello razionale, guidandone i pensieri, gli stati
danimo e i comportamenti. Anche in altri esperimenti considerati, come la profezia
che si autoadempie o linfluenza dellosservatore su ci che osserva si evidenziano le
sottili interazioni che modificano i risultati finali di un fenomeno. Mentre in alcuni
casi presente uninterazione bilaterale tra due o pi individui, per cui da
presupporsi una reciproca influenza acustica, visiva e olfattiva, in altri casi tale
interazione sembra essere esclusivamente unilaterale, come tra individuo e materia.
Sono proprio tali eccezioni a sospingere le ricerche verso la realt energetica, alla
base di ogni interazione, molto pi profonda di quanto finora si potesse imm aginare.
Anche in questo caso pu risultare interessante spostare brevemente il campo di
osservazione dallessere umano alle specie animali. risaputo che gli animali creano
gruppi sociali e che il gruppo collegato in maniera da funzionare come un
superorganismo. La manifestazione pi vistosa di questa organizzazione facilmente
osservabile in uno stormo di uccelli che si inclina per la virata in unazione
simultanea, senza che nessuno si scontri con laltro e mantenendo una distanza
inalterata e identica tra tutti i membri. Uno dei pi grandi naturalisti, Edward
Selous, dopo trentanni di studi sul comportamento degli stormi di uccelli, ha
definitivamente dedotto che non possibile trovare spiegazioni in termini di normale
comunicazione sensoriale; solo facendo ricorso a un processo di condivisione delle
informazioni collettiva e simultanea possibile comprenderne il funzionamento.
Analogamente si comporta un banco di pesci che nuota in formazione ravvicinata;
quando subisce un attacco da parte di un predatore si difende espandendosi a
bomba in modo istantaneo ed ordinato. Ciascun pesce guizza via dal centro del
banco ad altissima velocit in una direzione precisa e senza scontrarsi con altri
individui. Tale comportamento non pu dipendere da informazioni ricevute dal pesce
vicino grazie ai sensi, perch il processo avviene cos rapidamente da non permettere
agli impulsi nervosi di viaggiare dallocchio al cervello e dal cervello ai muscoli. Deve
necessariamente esistere unaltra modalit di comunicazione sottile ed istantanea.
I fili invisibili che legano i membri di un gruppo influiscono sui comportamenti
sociali e sono talmente concreti che continuano a tenere legati gli individui oltre la
portata dei sensi; sono tali legami a distanza ad aver lasciato aperti molti
interrogativi. qui che si inseriscono gli studi di Sheldrake con la teoria del campi
morfici; scrive infatti nel suo libro I poteri straordinari degli animali:
I legami fra gli animali si sviluppano allinterno di un campo sociale. Come quelli
della fisica, i campi sociali connettono elementi distanti fra loro, ma hanno la
particolarit di evolversi e di conservare una sorta di memoria. [...] Un campo morfico

unisce tutti i membri di un gruppo sociale, e contiene in s tutti gli appartenenti a


questo gruppo. Se un individuo si trasferisce in un luogo distante rimane ugualmente
legato al gruppo attraverso questo campo sociale, che ha la caratteristica
dellelasticit. [...] uno degli aspetti della biologia dei gruppi sociali e della
comunicazione, che permette ai membri di un gruppo di influenzare gli altri anche
quando si trovano al di fuori della portata dei mezzi di comunicazione sensoriali.
[Rupert Sheldrake, 1999, pag. 23]
Le capacit sensoriali, come lolfatto o ludito, non sono infatti sufficienti a spiegare
come facciano gli insetti e gli animali di gruppo a comunicare tra loro in modo cos
complesso, istantaneo e senza nessun limite imposto dallo spazio. Esperimenti
etologici hanno anche provato in numerose occasioni a separare gruppi di insetti
tramite una lastra di acciaio, che non permette scambi di messaggi olfattivi, sonori o
visivi, per osservarne successivamente il comportamento. Lattivit delle due parti
continuava a rimanere ugualmente coordinata senza minime variazioni. Anche in
questo ambito losservazione dei comportamenti animali evidenzia la misteriosa
capacit di comunicazione inconscia esistente allinterno delle varie specie. lecito
supporre che anche lessere umano, in quanto animale sociale, sia dotato di tali
facolt.
Cambiamento e guarigione.
Dopo aver esaminato la struttura dellessere umano e la genesi delle malattie
secondo i recenti modelli interpretativi della realt, opportuno volgere lattenzione
in modo analogo verso ci che interviene durante un processo terapeutico, in
particolare nelle psicoterapie. Il presupposto da cui si deve partire esposto molto
chiaramente da Andrea Seganti nel libro La memoria sensoriale delle relazioni:
Va considerato piuttosto, in modo pi esplicito di quanto sia stato fatto finora, che
laspetto principale della crisi che stiamo attraversando sta nella drammatica scoperta
che veramente nessuno sa spiegare esattamente perch un paziente si giovi di un
trattamento psicoterapeutico. Nessuno lo sa, perch, pur avendo ciascuno molte idee
in proposito, non abbiamo avuto finora a disposizione una teoria formulata in modo
tale da renderne conto in modo confrontabile.[Andrea Seganti, 1995, pag. 5]
Tale crisi sembra essere ulteriormente rafforzata dal fatto che tutte le analisi
statistiche concordano sul fatto che in ogni differente forma di psicoterapia
presente la stessa percentuale di risultati positivi (ossia terapie concluse con
successo), senza ovviamente entrare nel dettaglio di ogni singolo caso. Continua
infatti Seganti nel suo libro: Negli ultimi anni, molti sono stati gli studi comparativi
che hanno tentato di dimostrare gli effetti di forme diverse di psicoterapia e di
comparare labilit dei singoli psicoterapeuti. La metanalisi statistica dei risultati
ottenuti nei diversi studi [...] ha indicato che tali risultati positivi erano ottenuti
indifferentemente dalle forme teoriche e pratiche di trattamento prese in

considerazione. Tali risultati di ricerca potrebbero stare ad indicare che le varie


tecniche, apparentemente alternative, hanno in realt in comune dei processi simili,
tali da portare a risultati simili.[Andrea Seganti, 1995, pag. 115]
La domanda fondamentale una diretta conseguenza: a cosa quindi dovuto
realmente il cambiamento che si verifica durante una terapia? Il cambiamento di un
paziente realmente dovuto alla tecnica con la quale si conduce una terapia?
Secondo il paradigma olografico e la teoria dei campi morfogeni, ogni tecnica
equivale semplicemente ad un sistema simbolico di lettura di ci che accade,
nessuna potr quindi vantare una supremazia sullaltra, dato che ogni individuo
sar pi affine ad un tipo di teoria piuttosto che unaltra. Ma ci che ne determina il
funzionamento e la riuscita il grado di sintonizzazione che si riesce ad instaurare
con il paziente durante la relazione: una questione di risonanza. La maggior parte
degli psicoterapeuti che hanno raggiunto una considerevole esperienza e notoriet
nel loro settore sembrano in qualche modo riconoscere la limitatezza della tecnica in
favore dello sviluppo delle qualit personali come lonest, la disponibilit, il sincero
interesse ai problemi altrui, ecc. In un breve saggio di Bruno Bara, tratto dal libro
Storie di vita, lautore parla di un inevitabile imbarazzo nel trovarsi di fronte alla
richiesta di scrivere qualcosa a proposito della tecnica terapeutica:
Limbarazzo focalizzato sulla sensazione che io non possegga una modalit precisa
di raccolta della storia clinica, anche se certamente tendo a interagire con il paziente
in modo tale da avere una precisa nozione della sua storia di vita. Se lobiettivo di
conoscere la storia di vita del paziente chiaro, la strada che percorro non lo
altrettanto. [in Fabio Veglia, 1999, pag. 82]
Il modello olografico esclude la possibilit di schematizzare una modalit precisa di
sintonizzazione con la realt percepita da un altro individuo. Ci che conta
divenire padroni del proprio sistema per imparare a gestirlo. Ogni eccesso da
evitare: cos come una rigida chiusura verso le altre persone ne ostacola una
profonda comprensione, anche una totale apertura rischia di portare verso una
situazione in cui non diventer facile distinguere dove finiscono i confini del proprio
mondo interiore e dove iniziano quelli altrui. interessante riportare qui di seguito
la schematizzazione effettuata dallo stesso Bara per delineare la questione della
tecnica: La teoria della psicoterapia si esprime attraverso conoscenza dichiarativa,
ben verbalizzabile e quindi facilmente riportabile in un protocollo. [...] La tecnica della
psicoterapia si esprime attraverso conoscenza procedurale, agita e osservabile, ma
difficilmente riportabile in un protocollo. [...] Quelle che vengono denominate tecniche
sono normalmente un insieme di banalit, che diventano di moda con la stessa
rapidit con cui tramontano, e attraverso le quali gli psicoterapeuti da spettacolo
riescono ad attirare qualche sprovveduto allievo. [...] Un libro di tecnica
unimpossibilit pratica. I protocolli che vengono auspicati sono inesorabilmente
destinati a diventare una sorta di teoria della tecnica, cio un tentativo di descrivere
verbalmente non ci che si fa davvero, ma ci che si pensa di fare in psicoterapia. [...]

Come se si cercasse di congelare il mare per poter finalmente apprezzare la dinamica


delle singole onde, cos la tecnica vera e propria temo continui a sfuggire ai tentativi di
immobilizzarla, e abbiamo invece ogni volta una nuova soggettiva narrazione. [...] In
conclusione, chi desidera imparare la teoria deve leggere buoni libri [...]. Chi vuole
imparare la tecnica deve rivolgersi a un buon maestro [...]. [in Fabio Veglia, 1999,
pag. 83]
Un gruppo di ricercatori americani ritengono che lologramma sia un modello molto
valido per spiegare le intuizioni o i cambiamenti improvvisi che avvengono in
psicoterapia. Lo psichiatra psicoterapeuta Edgar Levenson ha fatto notare che questi
cambiamenti avvengono nellintera gamma delle diverse tecniche terapeutiche e che
quindi devono essere causate da qualcosa che trascende la tecnica specifica. Anche
secondo la sua visione la tecnica non nulla di pi che una serie di preparazioni
cerimoniali al cambiamento. I cambiamenti improvvisi, insidiosi o drammatici nel
corso di una terapia non avvengono per conseguenze di nessuna tecnica o
procedimento. Secondo Levenson c invece una forte sensazione che, quando la
terapia procede bene, emerga una configurazione centrale che diventa evidente
contemporaneamente a tutti i livelli: il terapeuta non sta dicendo niente di nuovo al
paziente, ma risuona con qualcosa che il paziente sa gi e comincia a mettere pi
chiaramente a fuoco. Il cambiamento risulta come conseguenza dellespansione di
strutture configurazionali organizzate nel tempo. La stessa interpretazione del
terapista non potrebbe produrre nessun cambiamento se non fosse in sintonia col
paziente, ma rimarrebbe una descrizione puramente intellettiva e di conseguenza di
scarso effetto. In un articolo nella rivista Contemporary Psychoanalysis, Levenson
cita il modello olografico dichiarando che il terapeuta ha successo non perch d
spiegazioni, ma perch espande la consapevolezza delle possibilit di creare o
riconoscere configurazioni pi appropriate della realt.
Non tanto che il terapista sia corretto nella formulazione della sua diagnosi quanto
che sia in armonia o risonanza con quello che accade al paziente.
come se una grande rappresentazione tridimensionale, codificata spazialmente,
dellesperienza del paziente, si sviluppi nella terapia scorrendo attraverso ogni
aspetto della sua vita, della sua storia e della sua partecipazione col terapista.
Il modello olografico suggerisce un paradigma radicalmente nuovo che apre le porte
ad un innovativo modo di percepire e connettere fenomeni clinici che sono sempre
stati considerati fondamentali ma che venivano relegati allarte della psicoterapia.
Levenson basa la sua conclusione sul fatto che i cambiamenti e i miglioramenti nel
corso delle psicoterapie si verificano in equal misura a prescindere dalla tecnica
utilizzata: tutti gli approcci psicoterapeutici sono quindi puramente cerimoniali,
necessari allo psicoterapeuta stesso, mentre il cambiamento dovuto in definitiva a
qualcosaltro. Anche secondo Talbot lologramma ci procura un valido modello per
capire quei cambiamenti repentini e trasformativi che gli individui sperimentano
durante la psicoterapia; questi cambiamenti si verificano a prescindere da

qualunque tecnica o sistema psicoanalitico il terapeuta segua. Tutti i metodi


psicoterapeutici possono essere equiparati semplicemente a dei rituali, e il
cambiamento dovuto a qualcosa di totalmente diverso: la risonanza. Cambiando
prospettiva, da un punto di vista psicologico, il terapeuta dovr essere in grado di
contenere langoscia, il dolore fisico e la devastazione psichica (che spesso procedono
di pari passo) del paziente con cui entrer a contatto, e di restituire e far
sperimentare il piacere, la fiducia nella vita, lapprezzamento di s e la ricerca della
creativit. Se tutto ci si potesse filmare con una strumentazione in grado di cogliere
i processi energetici sottostanti, si osserverebbe una compenetrazione energetica dei
due campi individuali fino a fondersi temporaneamente in un unico campo,
allinterno del quale per un principio omeostatico lenergia predominante (in questo
caso quella del terapeuta) tender a riportare in equilibrio lenergia del paziente.
Viceversa, se il terapeuta non riuscir ad accogliere londata di emozioni e
sofferenza, ne sar travolto e il suo campo energetico influenzato negativamente.
Il riscontro di queste modalit energetiche lo si ritrova nel corso di una terapia
anche durante gli sfoghi emotivi del paziente, delle crisi di pianto o esplosioni di
collera seguiti da una sensazione di leggerezza interiore, di distensione e maggiore
serenit ed ottimismo; tali momenti corrispondono alla manifestazione esteriore di
uno sblocco energetico che ne ostacolava un flusso corretto. In tutti i casi bene
ricordare che gli effetti che ne conseguono si riscontreranno su tutti i livelli, da
quello psichico a quello organico; per questo motivo difficile stabilire una reale
distinzione tra terapia psichica e terapia somatica, ma preferibile utilizzare in
modo pi generico il termine terapia senza ulteriori accezioni.
Dalla semplicit alla complessit.
La visione scientifica quantistica, in contrapposizione a quella classica, ha dato vita
ad una visione unitaria della realt, in luogo di una parcellizzata e separata, per cui
ogni cosa si rivela ora universalmente interconnessa e non possibile studi are un
fenomeno senza considerare la situazione in cui inserito, inclusa linfluenza dello
stesso osservatore. In questo modo il nuovo approccio scientifico deve
necessariamente abbandonare il concetto di semplicit, per il quale ogni oggetto o
fenomeno pu essere pensato come ununit elementare ed isolabile, per passare al
concetto di complessit, che fonda i suoi presupposti sullidea di relazione e
organizzazione. importante sottolineare che il temine complesso non sinonimo di
complicato, ma un tentativo per esprimere la necessit di superare i limiti
autoimposti dai rigidi confini dellidea classica di scientificit. La complessit
suggerisce da alcuni anni una nuova prospettiva di comprensione della realt, in
particolare della natura umana, ed una modalit di approccio scientifico a cui
aderiscono ormai moltissimi studiosi e pensatori provenienti dai pi disparati campi

come la psicologia, la sociologia, lantropologia, la biologia, la medicina, la fisica e la


filosofia. I fenomeni complessi hanno determinate caratteristiche:
Per avvicinarsi ad essi senza snaturarli necessario studiarli nel proprio ambiente.
Cos come la conoscenza del comportamento animale non sarebbe possibile al di
fuori dello specifico territorio naturale, anche la complessit dellessere umano non
pu essere rispettata da una ricerca in laboratorio, altrimenti i dati ottenuti
risulteranno distorti e di scarsa utilit pratica.
Essi dipendono sempre dal loro osservatore. La rappresentazione che lessere
umano si fa del mondo dipende dal suo punto di vista, perci la ricerca scientifica
non potr comportare la conoscenza di una realt assoluta e immutabile. Ogni
processo di conoscenza il prodotto di una mente umana la quale ha un proprio
retroterra sociale e culturale e una propria ideologia che influenza inevitabilmente
ogni cosa che percepisce e su cui teorizza.
Ogni fenomeno complesso per sua natura organizzato, quindi assume le
caratteristiche di un sistema. Ogni sistema complesso qualcosa di pi dellinsieme
delle singole parti da cui composto, ma anche qualcosa di meno, nel senso che
pone inevitabilmente dei limiti alle sue componenti cos che non possano esprimere
altri tipi di potenzialit.
Secondo la scienza della complessit, il modo pi utile per comprendere il mondo
attraverso una rete di teorie che permetta di allargare maggiormente il punto di
vista, da diverse angolazioni, nellosservazione di un fenomeno. In questo senso si
stanno verificando tentativi di applicare diverse teorie terapeutiche che valorizzano
sia il mondo intrapsichico che quello sociale, senza delineare una netta
demarcazione. I tentativi in questo senso si possono riconoscere chiaramente negli
Autori precedentemente elencati e appaiono in forma molto esplicita anche nel
modello bio psico-sociale proposto da Georg Engel, che considera lesistenza di
relazioni non solo tra sistemi diversi, come quelli genetico, endocrino, neurologico,
immunologico, psicologico e sociale, ma anche tra livelli di sistemi diversi, da quello
subcellulare a quello ambientale. Come si legge nel testo Psicosomatica:
Lorganismo umano, infatti, non solo un sistema costituito da cellule e organi, a loro
volta costituiti da atomi e molecole, ma anche un sistema individuale inserito
allinterno di un sistema sociale a propria volta facente parte di un ecosistema
naturale inserito nel sistema solare. Luniverso stesso pu quindi essere concepito
come una stupefacente architettura di sistemi. [...] Per esempio, unalterazione
cellulare conseguente a uninfezione virale pu essere valutata nei suoi effetti dannosi
sugli apparati corporei, sullintera persona, sulla famiglia e sulla societ. Allo stesso
modo un cambiamento sul piano interpersonale, come un divorzio, pu influenzare le
relazioni sociali, lo stato psicologico, le funzioni cerebrali, il sistema immunitario e la

vulnerabilit verso le malattie. [Giancarlo Trombini e Franco Baldoni, 1999, pag.


134] Assumere un punto di vista complesso non significa negare la validit del
proprio paradigma di riferimento n tanto meno considerare il proprio modello
equivalente a ogni altro; vi sono situazioni che si possono affrontare meglio
adottando una particolare prospettiva e situazioni in cui preferibile adottarne delle
altre, ma tutto ci tenendo sempre in considerazione la globalit dellindividuo.
In una concezione moderna la psicosomatica deve quindi tenere conto della
complessit delle esperienze umane e, rifiutando ogni estremismo, utilizzare ed
integrare i vari punti di vista tollerando contraddizioni e differenze. Solo in questo
modo lessere umano viene rispettato nella sua originalit e ricchezza.
Verso un benessere psico-fisico.
Lessere umano in grado di vedere e percepire solo una piccolissima parte dello
spettro elettromagnetico (o energetico) che compone luniverso, che conta miliardi e
miliardi di frequenze. Queste energie lo influenzano in molti modi, alcuni evidenti,
altri meno. In definitiva, come gi da migliaia di anni si tramandano le medicine
orientali, tutto cibo: la musica, gli spettacoli, i profumi, i rapporti sociali, ecc. sono
tutte componenti nutritive al pari di alimenti organici. Lessere umano non si nutre
quindi solo durante i consueti pasti della giornata, ma si nutre continuamente di
tutto ci che lo circonda. Come scrive Butto: Giacch il nostro corpo fa parte della
natura e ha origine in questa stessa natura, i diversi organi hanno una frequenza
d'onda simile o in sintonia con la frequenza d'onda di piante, fiori, cristalli, colori,
suoni, stagioni, ecc. [...] da questo fenomeno si deduce che noi umani siamo esposti a
una complessa influenza di fattori interni ed esterni. [Nader Butto, 2001, pag. 63]
Ad ogni fenomeno fisico, costituito da un particolare moto energetico, corrisponde
uno speciale fenomeno psichico costituito dalla sensazione suscitata dalla psiche,
dato che quei movimenti energetici incidono sui nostri organi di senso.
Da questo punto di vista lessere umano pu considerarsi dotato di pi sistemi
digerenti situati a differenti livelli energetici e tutto ci che tocca, sente, vede, odora
o ingoia un alimento energetico che entra a far parte della sua struttura globale
trasformandola e modificandola continuamente, sia in modo positivo sia in modo
negativo. Gi Georg Groddeck aveva colto questo profondo aspetto della natura
umana, infatti scrive nel suo libro La natura guarisce, il medico cura: [...] luomo
non mai un essere compiuto, ma sempre in divenire; si trasforma di secondo in
secondo, oggi diverso da quello che era ieri e domani sar un altro rispetto a quello
che oggi. Con il nutrimento, la respirazione, le sensazioni, i pensieri e il suo modo di
vivere, egli trasforma costantemente un pezzo di ambiente in un pezzo duomo.
Altrettanto ininterrottamente con le sue secrezioni, le sue manifestazioni, le sue azioni
viene trasformato da uomo in ambiente. Chi intende curare se stesso o gli altri deve

sempre tener presente questa relazione indissolubile tra uomo e ambiente, questa
confluenza tra uomo e mondo. [Georg Groddeck, 1986, pag. 9]
Un approccio terapeutico completo dovrebbe tenere in considerazione ogni aspetto
della vita del paziente con estrema attenzione. Se una forma di malessere spinge
una persona a richiedere un aiuto, perch qualcosa nel suo modo di condurre
lesistenza lo ha progressivamente allontanato da uno stato di equilibrio con ci che
lo circonda e in questo qualcosa possono confluire molti fattori diversi (cattive
abitudini, errata alimentazione, difetti caratteriali, situazione familiare, condizioni
ambientali, traumi, ecc.).
Una terapia incentrata sulla sola eliminazione del sintomo non potr considerarsi
una terapia completa, dato che presto o tardi la disfunzione energetica si
manifester di nuovo in unaltra forma o nella stessa forma ma in modo pi
accentuato, in quanto le condizioni che hanno portato ad essa rimarranno invariate.
Viceversa, anche una terapia che ricerchi unicamente le cause senza preoccuparsi di
curare lespressione organica degenerativa ormai in atto non potr considerarsi
completa, dato che una volta attivato il processo patologico a livello fisico sar
necessaria anche una cura propriamente fisica.
Un individuo deve dunque essere curato nella sua globalit, e per fare questo
opportuno regolarne in modo equilibrato ogni aspetto, in una sorta di dieta
multilivello.
Non ad esempio raro che, nellaffrontare la tendenza depressiva di un individuo, si
scopra che nella sua vita quotidiana egli sia abituato a nutrirsi di determinati tipi di
musica, spettacoli televisivi, letture e ambienti che promuovono, palesemente o
meno, una visione depressiva della vita e che, oltretutto, in una sorta di
tossicodipendenza, egli continui a nutrirsene senza accorgersi delle inevitabili
conseguenze.
In tal caso sar quindi opportuno accompagnare il paziente verso una spontanea
trasformazione delle abitudini di vita cui ancorato, orientandolo possibilmente
verso unalimentazione energetica pi sana, equilibrata e possibilmente positiva.
Secondo quanto esposto fin qui, un approccio terapeutico completo dovr quindi
rivolgersi sia alla cura dei sintomi sia, in particolar modo, alla comprensione delle
cause profonde che li hanno scatenati e nel fare questo sar opportuno prendere in
esame ogni aspetto della vita del paziente senza escluderne nessuno. Ma ci che
contraddistingue principalmente la nuova ottica complessa dalla tradizionale visione
semplicistica la primaria importanza che assume il rapporto umano col paziente, il
quale non viene pi visto come una macchina da cui prelevare informazioni
necessarie a riparare il guasto, bens come un essere vivente in interconnessione
(non solo quindi in relazione) con un altro essere vivente che il terapeuta, in un
certo qual modo due parti di uno stesso sistema.
Come si pu leggere chiaramente nel testo Psicosomatica:

Nella concezione tradizionale solo il modello basato sullosservazione, tipico della


medicina, viene riconosciuto come scientifico, mentre quello relazionale, considerato
caratteristico della psicologia, non lo . In realt nellattivit clinica pratica si opera
sempre in entrambi i modi allo stesso tempo: si osserva mentre si dialoga e viceversa.
I due processi non solo sono complementari, ma anche interdipendenti.
Non sufficiente conoscere e capire, ma anchesentire ci che si conosce e si capisce
e sentirsi capiti e conosciuti. evidente quindi che la relazione umana
fondamentale per il lavoro scientifico in ambito clinico.
[Giancarlo Trombini e Franco Baldoni, 1999, pag. 136]
Ci che in definitiva si pu riassumere in una parola sola: il grado di
sintonizzazione che il terapeuta riesce a raggiungere con il paziente a dar vita ad un
reale processo di cura e a consentire un effettivo cambiamento allinterno di una
terapia; a permettere quel salto di qualit senza il quale ogni tecnica medica e
psicologica non potr che rimanere sterile.
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Confronto tra la teoria olografica del cervello di Karl Pribram e


alcuni modelli di reti neurali.
By Jeff Prideaux
Virginia Commonwealth University.
Introduzione
Uno dei problemi che affronta la scienza neurale come spiegare la prova che le
lesioni locali nel cervello non alterano selettivamente l'una o l'altra traccia di
memoria. Si noti che in un ologramma i danni restrittivi non disturbano le
informazioni immagazzinate perch sono state distribuite. Le informazioni sono
diventate sfocate sopra l'intero limite della pellicola olografica, eccetto in un preciso
settore dove possono essere recuperate attraverso l'esecuzione di una procedura
inversa. Questo documento descriver nel dettaglio il concetto di olografo, le prove e
gli usi di Karl Pribram per sostenere la tesi secondo la quale il cervello effettua
trasformazioni olografiche che distribuiscono informazioni episodiche sopra le
regioni del cervello e dopo le rimette a fuoco in una forma nella quale noi le
ricordiamo. Particolare enfasi verr posta sul sistema visivo in quanto il pi
particolareggiato all'interno delle neuroscienze. Verranno esaminate le prove e le
responsabilit sulla validit della teoria di Pribram e le pi convenzionali tesi per le
quali le immagini vengono immagazzinate nel cervello nella forma di punti e bordi
senza alcuna trasformazione che distribuisce l'informazione sopra grandi regioni.
Dove possibile, la stessa prova per il sistema visivo sar utilizzata per valutare
entrambe le teorie.
1. La teoria olografica dove le trasformazioni di tipo "Fourier" incamerano le
informazioni delle modalit sensoriali nel campo di frequenza. Lo stimolo sensoriale
viene disteso o distribuito sopra una regione del cervello. Un particolare esempio

nell'atto visivo potrebbe essere che le cellule corticali rispondono alle frequenze
spaziali dello stimolo visivo.
2. La teoria pi tradizionale che particolarmente caratterizzata da stimoli
sensoriali non-trasformati allocati in settori separati del cervello. Un esempio
significativo potrebbe essere che le cellule corticali rispondono alle ampiezze di barre
e bordi nello stimolo visivo. Sar anzitutto necessario in questo articolo spiegare i
concetti di ologramma e trasformata di Fourier prima che gli esperimenti fisiologici
possano essere compresi. Tenendo a mente che il discorso dentro quegli altri campi
serve ad un altro fine del presente articolo. La teoria olografica di Karl Pribram prova
che i processi ramificati dendritici, fungono da trasformatori spettrali" degli episodi
di percezione. Questa informazione spettrale "trasformata" memorizzata e
distribuita su un gran numero di neuroni. Quando l'episodio viene ricordato, avviene
una trasformazione opposta che anche il risultato di processi ramificati.
Questo processo di trasformazione ci fornisce conscia consapevolezza.
Il Capitolo 2 descriver il concetto base di ologramma, iniziando ad introdurre la
teoria olografica del cervello di Pribram. Il Capitolo 3 discuter brevemente la
convenzionale tesi della via di elaborazione neurale con particolare attenzione sul
sistema visivo. Il principale evento di calcolo in questo capitolo la generazione del
potenziale di azione.
Il Capitolo 4 descriver le prove per la tesi olografica alternativa. La teoria olografica
basata sull'assunto che il principale evento computazionale di neuroni la
polarizzazione e la iper-polarizzazione sulle membrane ramificate di neuroni. La
prova che supporta l'idea che quei processi dendritici hanno qualcosa a che fare con
la trasformata di Fourier verr di seguito esposta.
Ologrammi
Cos' l'olografia?
La parola olografia derivata da radici greche e significa "scrittura completa".
L'idea che ogni parte della scrittura contiene informazioni sul tutto.
Un ologramma (la manifestazione materiale di un olografo) un'emulsione
fotografica nella quale le informazioni su una scena sono registrate in maniera molto
speciale.
Quando l'ologramma illuminato, si pu vedere una realistica e tridimensionale
rappresentazione della scena.
Se poi si taglia verso l'alto la fotografia olografica in piccole parti, l'intera immagine
potr ancora essere visibile in ognuna delle parti
(sebbene con una piccola perdita di chiarezza).
Pribram usa il termine "olonomia" per indicare un ologramma dinamico.

Il rapporto degli ologrammi.


L'idea di base di un ologramma pu persino essere compresa senza considerare gli
ologrammi trovati nei negozi di gadget. L'ipotesi semplicemente che ogni parte
contiene informazioni sul tutto. Oppure, detto in un altro modo, le informazioni non
sono localizzate ma distribuite. Per chiarire questo concetto si considerino i seguenti
esperimenti. Come sar dimostrato, la luce si trova nel dominio olografico prima di
essere trasformata dalle lenti.
Dimostrazione #1. Rimuovere le lenti convergenti in un proiettore di diapositive che
forma l'immagine. Situare un piano scorrevole nel proiettore e proiettare la luce sullo
schermo. Nessuna immagine si former. Tecnicamente, la luce che si proietta sullo
schermo in forma olografica. Ogni punto sullo schermo sta ricevendo informazioni
da ogni punto del piano. Se una lente "convergente" posta tra lo schermo ed il
proiettore di diapositive, si verr a formare un'immagine sullo schermo. Gli obiettivi
possono ora essere spostati verso nuove posizioni su un piano passante attraverso il
percorso della luce sullo schermo ed in ogni caso un'immagine completa verr
visualizzata (Taylor 1978).
Dimostrazione #2. Il suddetto principio pu essere dimostrato con una comune
macchina fotografica. Si consideri la possibilit di prendere immagini di un oggetto
per esempio una montagna lontana.
Una volta scattata la prima foto, si avanzi di qualche passo per scattare nuove
fotografie. Si proceda in questo modo per altre volte: quando si avranno le immagini
sviluppate si noter che tutte si somigliano. Ci dimostra che l'informazione
necessaria a formare l'immagine presente ad ogni punto di qualsiasi posizione si
utilizzi per scattare le foto.
Se si scruta un oggetto molto lontano e si inclina la propria testa verso un lato si
potr ancora vedere tutto l'oggetto: la luce che arriva agli occhi in entrambe le
posizioni sufficiente per formare l'immagine intera.
Dimostrazione #3. Si prenda un binocolo. Si guardi attraverso un obiettivo
focalizzando un oggetto lontano. Ora si poggino le dita davanti alle lenti in modo tale
che la luce passi attraverso le due dita ed entri nell'obiettivo. Si visualizzer
l'immagine intera. Se si uniscono le dita in modo da far passare la luce solo
attraverso delle piccole fessure, si noter che l'immagine principale sar ancora
presente con una piccola perdita di risoluzione. Se si ruotano poi le mani,
esponendo la luce in differenti parti delle lenti, si former ancora l'immagine
completa.
Questa l'ennesima dimostrazione che la luce che cade sulla superficie
su qualsiasi punto dell'obiettivo in forma olografica.
Dimostrazione #4. Uno stenoscopio rappresenta un caso speciale nel quale
un'immagine pu essere visualizzata senza l'uso di obiettivi e senza subire una
trasformazione. Da notare che se lo stenoscopio viene un po' mosso, l'immagine si

former comunque. Ci supporta l'idea rudimentale che il tutto incluso nella


singola parte, la parte un area dello stenoscopio.
Tutte le informazioni necessarie per formare l'immagine sono contenute nell'area
dello stenoscopio. Un obiettivo
funziona in modo da permettere alla luce riverberata sulla pi ampia area di essere
tutta trasformata per formare infine l'immagine. Ci migliora sia la risoluzione
dell'immagine che la capacit della luce di raccogliersi. E' forse sfavorevole che la
maggior parte dei manuali di fisiologia descrivano in modo simile a quello presentato
nella seguente immagine, l'operazione dell'occhio:

La figura di sopra non esprime l'aspetto di trasformazione degli obiettivi. Tale figura
molto pi indicativa di uno stenoscopio.
La figura 4 (visibile pi tardi nel presente articolo) ci offre invece una migliore
rappresentazione di ci che accade alle "lenti dell'occhio".
Matematicamente (in una implementazione) una trasformata di Fourier converte una
funzione di tempo f(t) in una funzione di frequenza F(jw) dove la "j" indica che essa
una complessa funzione di frequenza.
In altre parole, una trasformata di Fourier pu convertire un segnale dal campo di
tempo allo spazio di frequenza. Pu anche essere utilizzata per convertire qualcosa
da un campo di posizione spaziale (ad esempio le coordinate spaziali) ad un campo
di frequenza.
L'idea della trasformata di Fourier indipendente da cosa rappresentano le serie di
informazioni.
Sar possibile arguire che se il cervello fornisce una trasformata di Fourier per
stimoli visivi, far lo stesso per le altre facolt sensoriali, come il tatto, l'udito, ecc.
Lo stesso principio pu essere mostrato nel campo dell'ottica.
Si consideri, ad esempio, che grandi obiettivi di un telescopio possono analizzare
due distinte immagini (per esempio due stelle che hanno solo un piccolo angolo che
le separa da noi.
Delle piccole lenti di un telescopio (o uno specchio) non sono in grado di separare
queste due stelle.
Allo stesso modo, piccole parti di un ologramma, sebbene contengano informazioni
sul tutto, soffriranno di una piccola perdita di risoluzione.

La figura 2 stata riprodotta da Kasper e Feller, "The complete book of holograms",


1987, pp 4-5.
Come si vede nella figura 2, la piastra olografica registra un modello di interferenza
tra la luce diversa del laser e la luce sparsa del laser che rimbalza fuori dall'oggetto.
Il modello registrato sulla piastra olografica nel campo olografico.

Tutte le parti della piastra contengono informazioni sul tutto.


La luce rimbalzante fuori ogni punto dell'oggetto distribuita su ogni posizione della
piastra olografica.
In alternativa, il modello registrato su una fotografia un'immagine non olografica.
Le caratteristiche dell'immagine sono situate in una posizione particolare sulla
piastra fotografica.
La luce sparsa fuori dell'oggetto (ora nel campo olografico) trasformata nel campo
non olografico dagli obiettivi della macchina fotografica (che svolgono un'effettiva
trasformata inversa di Fourier) focalizzando l'immagine sulla pellicola fotografica.
Per la fotografia, vi un una corrispondenza fra la proiezione bidimensionale dei
punti sull'oggetto e le posizioni sulla piastra fotografica.
In modo analogo, la piastra fotografica avr corrispondenze con tutti gli altri punti.

Fig. 3
Nel caso della fotografia (vedi fig. 3), la luce distribuita fuori dalla fotografia (che
adesso si trova nel campo olografico) e che si riflette sull'occhio che effettua una
trasformazione(focalizzazione)e che forma un'immagine sulla retina. La natura
olografica del riflesso della luce rappresentata nella figura 4.

Fig. 4
La luce che si propaga dal punto A arriva d ogni punto della lente (come per la luce
che parte da B). La lente opera per trasformare questo dominio olografico in un
immagine di A e B alla retina. La discussione finora ci ha solo mostrato l'immagine
formata sulla retina. La parte interessante della teoria olografica del cervello cosa
accadr dopo. Il punto centrale della suddetta discussione che un'obiettivo compie
un'effettiva ed inversa trasfomata di Fourier sulla luce che gli arriva sopra.

La trasformata di Fourier (e anche quella inversa) consiste di circonvoluzioni


integrali che matematicamente "spalmano" o meno l'informazione. Per le funzioni
continue, la trasformata di Fourier e quella inversa sono come segue (per
trasformazioni tra il tempo ed il campo di frequenza):

La trasformata di Fourier ha inoltre significato tra il dominio spaziale (per esempio la


posizione nello spazio bidimensionale) la frequenza spaziale. Matematicamente la
trasformata bidimensionale spaziale

E la trasformazione inversa:

Dove "x" e "y" rappresentano le coordinate spaziali mentre "a" e "b" sono le frequenze
orizzontali e verticali.
Una realizzazione della trasformata di fourier senz'altro il principio della
diffrazione. Se si riflette la luce "aderente" attraverso un punto apparir l una
grande macchia bianca sullo schermo. Se la luce aderente viene riflessa attraverso
due punti separati, sebbene, un modello di diffrazione apparir (vedi figura 5).

Fig. 5
L'orientamento della grata causato dall'orientamento relativo dei due punti.
In ogni coppia di figure, la luce aderente riflessa attraverso il/i punto/i sulla sinistra
creerebbe il modello di diffrazione visto sulla destra.

Il lato destro di ogni figura rappresenta la trasformata di Fourier del lato sinistro di
"una figura". Riprodotto da Taylor, immagini, 1978, pagina 27.
Matematicamente, i modelli di diffrazione visti sono dimostrati prendendo una
trasformazione bidimensionale di Fourier dei due punti.
Il lato destro di ogni figura rappresenta la trasformata di Fourier sul lato sinistro.
Se la luce "aderente" (o che scaturisce da un punto) riflessa attraverso due fessure,
un modello di diffrazione pu essere spiegato come si nota nella figura 6.
Da notare una larga macchia nel mezzo e macchie pi piccole che diminuiscono
gradualmente fuori da entrambi i lati.
La separazione e la posizione angolare della macchia spettrale dipendente
dall'orientamento e dalla separazione delle fessure

F.6
Il lato sinistro di ogni figura indica la geometria delle fessure. Mentre la parte destra
mostra il modello di diffrazione ottica. Riprodotto da (Taylor, Immagini, 1978, pagine
42-43). La figura 7 mostra la trasformata matematica di Fourier di tre differenti
modelli (Reticolo a barre, scacchiera e plaid...) nei loro rispettivi domini spaziali di
frequenza.
Lo spettro del reticolo a barre ha sinusoidi numerate dispari che diminuiscono per
ampiezza ad ogni lato. Si noti che la figura a "plaid" composta dall'aggiunta del
reticolo a barre.
In modo simile, la rappresentazione spettrale del plaid la sovrapposizione della
rappresentazione spettrale del reticolo a barre verticale e cosa lo spettro potrebbe
essere (non indicato) per un reticolo a barre orizzontale. Si ponga particolare
attenzione alla dominazione dei quattro componenti dello spettro del plaid (i quattro
puntini pi pesanti verso il centro).
Ora si confrontino quei puntini dominati con quelli corrispondenti presenti nello
spettro della scacchiera. Si noti che sussiste una rotazione di circa 45.
Questo fatto pu essere facilmente compreso perch noi possiamo percepire le file
bianche o nere dei quadrati che girano su un orientamento di 45 nel caso della
scacchiera.
Questo fatto diverr molto importante nell'esperimento fisiologico che
sar esposto alcune righe pi avanti in questo documento.

Fig.7

Gli stimoli e il loro spettro di Fourier corrispondente. (A) Reticolo a barre. (B)
Scacchiera con quadrati. (C) Scacchiera con rettangoli pi ampi che alti. (D) Plaid.
Riprodotto da De Valois et. al., 1979, pagina 485.
Prima di continuare, una coppia di esempi saranno mostrati sul possibile effetto nel
caso in cui non si usi l'intero dominio spettrale durante una trasformata inversa di
Fourier.
Ci dimostra la teoria olografica del "tutto" che si trova in ognuna delle singole parti
e mostra inoltre che le immagini "ragionevolemente buone" possono essere realizzate
senza effettuare la completa trasformata teorica.
Questo essenziale perch il processo neurale non infinito nell'estensione. Il
cervello (per la sua natura limitata) sarebbe solamente capace di "rendere" una
trasformata di Fourier troncata.
Quando una trasformata di Fourier viene realizzata di sempre pi piccole parti di un
campo spettrale. Il "tutto" sempre catturato, ma la risoluzione peggiora.

Fig. 8

La parte destra di ogni immagine rappresenta lo spettro mentre la sinistra, lafigura


corrispondente. Riprodotto da (De Valois & De Valois, Spatial Vision, 1988, pagina
17).
Modello di base Geometria Euclidea.
La teoria convenzionale afferma che il principale evento computazionale nei neuroni
la generazione dell'azione potenziale. Il caricamento di quest'ultima per una
singola cellula o per una rete di cellule, indica l'innesco di una particolare
percezione. Nel caso pi remoto la cellula pi anziana, di prima generazione o il
caricamento di una singola cellula pu innescare una certa memoria di percezione.
Sebbene, pi tipicamente, sia il simultaneo caricamento di un'intera collezione di
cellule vicine in una rete, che innesca la percezione. Questa sar poi mediata dalla
propagazione dell'azione potenziale attraverso l'assone da altre parti del cervello.
Sarebbe la risposta emergente e integrante su "le altre parti del cervello" comprese
altre modalit sensitive che rendono la sensazione della percezione. Per la percezione
visiva, vi un flusso di informazioni ((Kendel, Principles of Neural Science, pag. 438)

Retina: le cellule rispondono a piccoli stimoli circolari.


Nucleo genicolato laterale: le cellule rispondono a stimoli circolari.
Corteccia visiva primaria: trasforma il campo ricettivo concentrico in almeno tre
sensi.
1. Campo visivo decomposto in brevi segmenti di linea di orientamento differente,
attraverso l'orientamento delle colonne. Distinzione iniziale di forma e movimento.
2. Le informazioni sul colore vengono processate attraverso macchie che difettano
dell'orientamento selettivo.
3. Gli input dei due occhi sono uniti attraverso le colonne oculari di dominanza (una
delle fasi necessarie nella "profonda" percezione).
Le connessioni centrali del sistema visivo sono notevolmente specifiche.
Le regioni separate della retina proiettano al nucleo genicolato laterale nel talamo in
modo che un completo campo visivo per ogni occhio rappresentato nel nucleo.
Tipi diversi di cellule nella retina proiettano a bersagli differenti nel tronco del
cervello.
Ogni assone genicolato termina nella corteccia visiva, soprattutto nel quarto strato.
Le cellule in ogni strato hanno un loro modello di connessioni con altre regioni
sottocorticali.
Le cellule nella corteccia visiva sono organizzate in colonne di specifico
orientamento, nelle colonne oculari di dominanza e in macchie.
Alcuni di questi neuroni possiedono connessioni orizzontali.
Le informazioni fluttuano sia tra gli strati che orizzontalmente attraverso ogni strato.
Le unit di colonna sembrano funzionare come moduli di calcolo elementari.
Ogni gruppo di cellule si comporta come un circuito dedicato a processare un input
e a trasmetterlo sopra.
Teoria Olografica del Cervello.
Prove sperimentali.
Hubel e Wiesel (1959, 1962) descrissero e classificarono cellule corticali semplici e
complesse. Essi conclusero che entrambe le specie rispondessero ottimamente a
barre e bordi di determinato orientamento. Un altro punto di vista era che ogni
cellula corticale poteva essere selettiva per ogni parte dello spettro bidimensionale di
Fourier (un certo componente di frequenza in un particolare orientamento) dello
stimolo visivo (Robson, 1975. De Valois, Albrecht & Thorell, 1977). E' stata sollevata
la questione che un vero rivelatore del bordo avrebbe bisogno di dinamiche non
lineari ed poco chiaro se le cellule corticali esibissero le dinamiche non lineari
necessarie. Le due idee differenti erano che le cellule corticali funzionassero come
rivelatori di bordi non lineari o come filtri lineari di frequenza spaziale. Ognuna di
queste due ipotesi possiede differenti previsioni a proposito di come le cellule

corticali possano rispondere a stimoli visivi. Usando grate e scacchiere come stimoli
visivi, De Valois ed altri potevano distinguere tra queste due possibilit. La figura 7
mostra differenti modelli (che possono essere presentati come stimoli visivi) e il
corrispondente spettro di frequenza. Qui ogni spettro tracciato in forma polare
dove la distanza dal centro rappresenta la frequenza spaziale dello stimolo e l'angolo
(da 0) rappresenta le informazioni di fase o l'orientamento della frequenza spaziale
dello stimolo. La forma dei punti rappresenta l'ampiezza. Nelle coordinate
rettangolari lo spettro sarebbe interpretato come un componente di frequenza in
direzione verticale ed orizzontale. Per esempio, il reticolo a barre verticali (vedi figura
7) manifester una frequenza che ripete il modello, in direzione orizzontale.
La rappresentazione spettrale di questa immagine sarebbe scomposta nei vari
componenti di frequenza tutti in direzione orizzontale. Ci sarebbe tracciato (nella
rappresentazione usata qui) come punti lungo l'asse orizzontale. Una trama
spettrale di un reticolo a barre orizzontali consister invece di punti lungo l'asse
verticale. Quando un animale viene presentato con il campo visivo spaziale (la parte
sinistra di ogni figura) la domanda pu essere formulata in questo modo: "le cellule
corticali stanno rispondendo alle informazioni nel dominio spaziale originale oppure
alle informazioni nello spettro di frequenza?". In quale rappresentazione si trova
l'informazione che arriva alle cellule corticali? Pu essere inventato un esperimento
per verificare una giusta soluzione tra le due possibilit esaminate? Per esempio, c'
una particolare cellula corticale che risponde alla presenza di una linea nel campo
visivo oppure al componente fondamentale di Fourier (a un certo orientamento) dello
spettro? Questo problema stato risolto confrontando la risposta della stessa cellula
a differenti campi visuali (De Valois, 1979). Una serie di esperimenti stata
effettuata su gatti e scimmie (De Valois 1979) per verificare se le cellule corticali
rispondessero a differenze nello spettro di Fourier. Il primo degli esperimenti stato
elaborato sull'osservazione che i principi dello spettro di Fourier per la scacchiera
erano ruotati di 45 rispetto ai principi di Fourier sia del reticolo a barre che del
plaid (vedi figura 7). Il reticolo a barre verticali, i plaid e la scacchiera hanno
ciascuno bordi verticali nella stessa posizione. Perci, se una cellula di corteccia
stesse funzionando come un rivelatore del bordo, la cellula avrebbe risposto
ottimamente al reticolo a barre, ai plaid e alla scacchiera ciascuna allo stesso
orientamento. Se, tuttavia, le cellule corticali stessero rispondendo ai principi dello
spettro, esse avrebbero risposto ottimamente ad un modello di scacchiera che
ruotato di 45 rispetto agli altri modelli (del plaid o del reticolo) e che orientato per
produrre una risposta ottimale. In entrambi i gatti e le scimmie la procedura
sarebbe come segue. Un piccolo elettrodo verrebbe inserito in una cellula della
corteccia visiva per misurare il numero di potenziali di azione al secondo.
I parametri ottimali dello stimolo sono stati in primo luogo determinati per la cellula.
E' stato individuato il campo ricettivo e l'animale stato posizionato in modo che il
dominio ricettivo fosse concentrato "sull'esposizione di portata".

Allora fu determinata la posizione e la frequenza spaziale ottimale per la cellula,


provando con differenti tipi di reticoli ad esempio a curva. La frequenza temporale
ottimale stata invece individuata lasciando alla deriva il modello pi dissonante
attraverso i passi del rispettivo campo. Se la cellula corticale funzionasse come un
rivelatore del bordo, si prevede che il reticolo a barre, il plaid e la scacchiera
inducano a tutti il massimo dei punti al secondo nella cellula alla stessa posizione.
La risposta della corteccia al reticolo a barre stata determinata con varie rotazioni
angolari. La cellula della corteccia visiva ha risposto in modo ottimale al modello di
scacchiera che era ruotato di 45 rispetto al reticolo a barre che era ruotato in modo
da produrre la risposta ottimale (vedi figura 9). Questa era una prova che la cellula
corticale visiva rispondesse ai principi di Fourier non come un rivelatore di bordi.

Fig.9
Riprodotta da De Valois 1979, pagina 489.
In un altro esperimento, gli stimoli di scacchiere con differenti dimensioni dei motivi
(1/1, 2/1. 0.5/1) vengono presentati agli animali per il confronto con lo stimolo
visivo del reticolo a barre. La dimensione ortogonale alterata, dei motivi della
scacchiera non dovrebbe compromettere l'ipotetica attivit delle cellule corticali
visive di rispondere ai bordi invariati. Se, d'altra parte, le cellule visive stanno
rispondendo ai principi di frequenza di Fourier, i diversi modelli di scacchiera
dovrebbero essere ruotati in modo da prendere il massimo numero di punti al
secondo dalle cellule. Da notare come, confrontando la figura 7B con la 7C, i
principi di Fourier (i puntini pi grandi) sono situati ad un angolo differente dal
centro. Fu scoperto infatti che i modelli differenti di scacchiere dovevano essere
ruotati di un importo che si abbinava esattamente a cosa avrebbe previsto la
matematica della trasformata di Fourier (la posizione dei principi di Fourier).
Quando i dati furono tracciati nuovamente con i punti ruotati in accordo alla
posizione matematicamente prevista dei principi di Fourier, fu scoperto che esisteva
un abbinamento considerevole. Ci era un'ulteriore prova che la cellula corticale
visiva stava rispondendo alla posizione angolare dei principi di Fourier e non ai bordi
dei quadrati visti nel modello non trasformato.

In un altro esperimento, i modelli delle scacchiere a plaid con medesime dimensioni


venivano presentati con rotazioni differenti, allo stimolo visivo degli animali. Ancora,
se la cellula corticale stava fungendo da rivelatore di bordi, sarebbe stato previsto
che la cellula avesse risposto ottimamente ai due modelli allo stesso orientamento
quando i bordi sono nella stessa posizione.
Fu appurato, invece, che la cellula corticale rispondesse ottimamente al modello di
scacchiera che era ruotato di 45 rispetto alla posizione del modello del plaid che era
stato orientato per consentire un migliore responso.
La prossima serie di esperimenti centrata sull'osservazione che i principi di Fourier
per la scacchiera con quadrati della stessa larghezza delle barre del reticolo erano
dislocati pi lontano dal centro che i fondamenti di Fourier del reticolo a barre.
Cos potrebbe essere effettuata una prova per verificare se le cellule corticali stavano
rispondendo alla larghezza, separazione tra linee o alla frequenza spaziale del
modello presentato. Se la cellula corticale stava rispondendo alla separazione tra
bordi, allora il miglior abbinamento per la scacchiera sarebbe stato con i quadrati
della stessa larghezza delle barre del reticolo. Se invece la cellula corticale stava
rispondendo ai principi di Fourier, allora una scacchiera con motivi differenti per
forma o per differente larghezza delle barre, indurrebbe la risposta ottimale.
La sensibilit del contrasto stata definita come il contrasto di un modello
necessario a rendere un certo numero di punti al secondo per la cellula corticale.
Il controllo era il reticolo con una larghezza di barre che produceva il massimo
responso delle cellule corticali. La larghezza sperimentale della barra rendendo la
migliore risposta per una posizione ottimale per la scacchiera, abbinava cosa era
previsto dalla matematica di Fourier (De Valois, 1979). Ci fornisce molte prove che
la cellula visiva stava rispondendo ai principi di Fourier e non ai bordi
dell'immagine.
In un ulteriore esperimento, le dimensioni relative ai motivi degli scacchi erano
cambiate per il modello di scacchiera (2/1, 1/1, 0.5/1 in proporzione).
Da notare dalla figura 7 che come una dimensione del motivo viene cambiata, la
distanza dal centro, dei principi di Fourier muta anch'essa. Potrebbe allora essere
determinato che la larghezza data ad un certo rapporto, fornisce il miglior risultato
se orientata correttamente. Se le cellule corticali stessero rispondendo alla larghezza
degli scacchi, allora la differente larghezza/altezza delle proporzioni non dovrebbe
influenzare la risposta della cellula. Se, invece, la cellula stesse rispondendo ai
principi di Fourier, allora dovrebbe rispondere ottimamente alle differenti larghezze
degli scacchi quando l'altezza e la larghezza del rapporto cambiano. E' stato scoperto
che la cellula di corteccia rispondeva ottimamente ai modelli di scacchiera di diverse
larghezze e che queste abbinavano cosa la matematica di Fourier avesse previsto (De
Valois, 1979). Quando i dati venivano tracciati in accordo alle previsioni teoretiche,
la cellula fu colta rispondere alla frequenza spaziale la distanza dal centro dei
principi di Fourier, per i modelli orientati in modo ottimale. Ci dimostrava che le

cellule corticali rispondessero alla trasformata di Fourier dello stimolo visivo


presentato. Tutti questi esperimenti sono stati ripetuti per le cellule visive multiple
dei gatti e delle scimmie che danno sempre risultati simili. La prossima serie di
esperimenti esaminer se le cellule di corteccia potrebbero essere sensibili ai pi alti
componenti dello spettro di Fourier. Se fosse cos, allora questa sarebbe una valida
prova che queste cellule corticali si comportano come filtri di frequenza spaziale e no
come bordi e rivelatori di barre. I pi alti spettri di sinusoidi del reticolo sono alla
stessa posizione della frequenza fondamentale ma le pi alte sinusoidi della
scacchiera sono posizionate ad orientamenti diversi (vedi figura 7). Se una cellula
corticale esibisce sufficientemente una sintonizzazione spaziale, pu potenzialmente
rispondere separatamente al principio e alla terza sinusoide dei modelli. Ad esempio,
si immagini un reticolo con le barre pi strette in modo che la frequenza del
principio cada su cosa era la terza sinusoide per un reticolo a barre pi ampie.
Una cellula visiva sensibile a questa posizione spettrale, risponderebbe ad entrambi
gli stimoli e gli stimoli verrebbero presentati nello stesso orientamento.
Per la scacchiera, la situazione sarebbe un po' diversa. Il pi piccolo modello
graduato della scacchiera sufficiente a produrre un principio di Fourier alla
medesima posizione di frequenza della terza sinusoide che produrrebbe un pi
ampio graduato modello di scacchiera, sarebbe ruotato leggermente per un responso
ottimale. E' stato dimostrato che una cellula corticale che risponde al reticolo a
barre ad una certa frequenza e ad un certo orientamento, risponderebbe anche
ottimamente al reticolo con le larghezze della barra tre volte superiori al formato che
sarebbe un terzo della frequenza spaziale con la stessa posizione. I principi di
Fourier del reticolo con le barre pi strette sono caduti sulla terza sinusoide della
"grata" con le barre pi ampie. E' stato inoltre dimostrato che la medesima cellula
che risponde ad una grata con un'onda a seno ad una certa frequenza e ad un certo
orientamento, non risponderebbe alla stessa onda di un terzo di quella frequenza
alla stessa posizione. Affinch la cellula risponda in maniera ottimale, un modello di
scacchiera con i motivi a scacchi di una certa grandezza deve essere ruotato verso la
posizione pi adeguata di una scacchiera con i motivi che sono tre volte pi larghi.
Questa rotazione si abbina a quella teoreticamente prevista dalla matematica di
Fourier. (De Valois 1979). Simili esperimenti sono stati effettuati con il sistema
senso motorio dei ratti (Pribram, 1994) dove sono inoltre state trovate delle cellule
corticali capaci di reagire alle informazioni dello spettro.
Altri aspetti della teoria olografica del cervello.
Pribram sostiene che sia il tempo che l'informazione spettrale vengono
simultaneamente immagazzinati nel cervello. Inoltre egli pone l'attenzione sul limite
con il quale sia i valori spettrali che temporali possono essere determinati
simultaneamente con qualsiasi misurazione (Pribram, 1991). Questa incertezza

descrive un principio di minimo definito da Gabor nel 1946 (l'inventore degli


ologrammi) come un quanto di informazione. La micro rielaborazione dendritica
concepita da Pribram per approfittare di questo rapporto di incertezza in modo da
realizzare l'elaborazione ottimale delle informazioni. Pribram afferma che il cervello
opera come una struttura dissipativa che continuamente si organizza per
minimizzare questa incertezza. I prossimi paragrafi tenteranno di spiegare i concetti
di "principio di incertezza" e di "strutture dissipative" che si auto-organizzano.
Il Principio di incertezza.
Nella fisica quantistica, il principio di incertezza pu essere definito nel modo
seguente (parafrasando Pagels, 1982): si consideri di avere un dispositivo in grado di
misurare simultaneamente la posizione e la quantit di moto di un elettrone. Ogni
volta che viene premuto un tasto, il dispositivo visualizza valori numerici che
indicano la posizione e la quantit di moto. Anche se, ogni volta che si spinge un
tasto, si otterranno misurazioni leggermente differenti per la posizione e la quantit
di moto. Se sono state effettuate abbastanza misurazioni, si potr procedere con
un'analisi statistica. Heisenberg utilizz il termine delta 'q' per indicare la diffusione
o l'incertezza delle misure di posizione intorno ad un certo valore medio ed il termine
delta 'p' per indicare invece la diffusione o l'incertezza delle misure di quantit di
moto intorno ad un valore medio (per la serie di misurazioni). Egli scopr cos che
(delta q) x (delta p) >= h dove 'h' indica la costante di Planck. Dopo una serie di
misurazioni, le posizioni possono essere espresse con una media di +/ -di una certa
incertezza. Ci vale anche per la quantit di moto. Non importa quanto preciso si
assembli un dispositivo di misurazione del quanto, perch i prodotti delle incertezze
non possono mai essere inferiori alla costante di Planck. Per esempio, se uno pu
costruire un dispositivo che determina esattamente la posizione (dove delta q = 0)
allora non potrebbe essere capace di determinare nulla circa la quantit di moto
(poich delta p = infinito). Sussiste una relazione simile (di incertezza) tra l'energia di
una particella e il tempo trascorso. Dopo una serie di misurazioni, il prodotto
dell'incertezza dell'energia (delta E) per l'incertezza del tempo trascorso sempre
maggiore o uguale alla costante di Planck. Si deduce quindi che (delta E) x (delta t)
>= h.
Teoria comunicativa.
Nella teoria della comunicazione, si sostiene inoltre una variazione del principio di
incertezza (Gabor, 1986).
La misurazione della frequenza pu essere svolta con una precisione arbitraria.
Idem, la misurazione del tempo dell'evento pu essere effettuata con la stessa
precisione. Ma esiste un limite alla precisione quando queste misurazioni sono prese

simultaneamente. Si pu misurare esattamente sia la frequenza per esempio di un


tono, sia del tempo di un evento, ma non entrambi nel
medesimo istante. Per esempio, se il tempo di un evento conosciuto ed indica una
funzione di impulso, ci sarebbero componenti di frequenza tutti sopra e sotto lo
spettro.
Se, d'altra parte, le informazioni di frequenza fossero conosciute esattamente, si
potrebbe sapere quando accadono.
Un singolo picco oppure una coppia di picchi se si considera la frequenza negativa
corrispondente nello spettro implica che un tono possiede limiti infiniti nel dominio
di tempo.
Analogamente al principio di incertezza del quanto, quando le misurazioni di
frequenza e di tempo vengono svolte simultaneamente, sussiste un limite alla
precisione possibile.
Pribram sostiene che il cervello funzioni come una struttura dissipativa che cerca di
diminuire questa incertezza nella direzione dei suoi limiti teoretici.
Strutture dissipative.
La seconda legge della termodinamica afferma che l'entropia aumenta sempre in
ogni sistema isolato (figura 10).
Questo significa semplicemente che se qualcosa lasciata da sola, essa si muover
verso l'equilibrio... si muover verso il disordine massimo... la sua relativa
condizione interna di energia tender ad essere minimizzata.
Non ci stata, finora, alcuna osservazione confermata scientificamente che questa
legge non sia valida.

Fig.10

Fig.11
Un sistema isolato pu essere diviso in un sottosistema che aperto al flusso di
energia ed all'ambiente del sottosistema (vedi figura 11). Come tale, l'intero e isolato
sistema obbedisce ancora alla seconda legge della termodinamica, ma possibile
che il sottosistema possa sperimentare una diminuzione dell'entropia a scapito del
relativo ambiente. E' garantito l'aumento di entropia nell'ambiente del sottosistema
(dalla seconda legge della termodinamica) pi della diminuzione. Si noti inoltre che il
sottosistema pu solo essere mantenuto estraneo dall'equilibrio fino a che sussiste
energia utilizzabile nel suo ambiente. Quando l'entropia dell'ambiente al massimo
(nessuna energia utilizzata), garantito che tale sistema proceder verso l'equilibrio.
Esiste una classe speciale di questi sottosistemi dove l'organizzazione di essi
proviene esclusivamente dai processi che avvengono entro i suoi limiti. Questi
sottosistemi vennero identificati da I. Prigogine nel 1984 (che vinse il Nobel per il suo
lavoro) come "strutture dissipative". Pribram crede che il cervello sia simile ad una
struttura dissipativa. Un modo per modellare una struttura che va verso l'equilibrio
quello di minimizzare una espressione matematica per l'energia interna che
uguale a massimizzare un'espressione per l'entropia. Questo viene chiamato il
principio di azione minima. Sebbene ci non sarebbe appropriato per una struttura
dissipativa, poich non sta andando verso l'equilibrio. Le strutture dissipative si
auto-organizzano intorno a differenti "principi di minima azione".
Nella teoria olografica del cervello, Pribram ha minimizzato l'entropia che
massimizza il numero di informazione che possibile immagazzinare, come
"il principio di azione minima". Cos, il sistema cervello organizza se stesso in modo
che pi informazioni possano essere memorizzate. Nelle reti di Hopfield e nel motore
di Boltzmann che sono simulazioni al computer di processi neurali, i calcoli
procedono in termini di raggiungimento di un minimo di energia. Nella teoria
olografica, i calcoli procedono invece verso il raggiungimento di una quantit minima
di entropia e perci una massima quantit di informazione.
Nella formula di Boltzmann il principio di minima azione conduce ad una condizione
di equilibrio spazio-temporale di minima energia. Nella sua teoria, Pribram descrive

il principio di azione minima come strumento capace di aumentare la quantit di


informazioni cio in grado di minimizzare l'entropia. Indipendentemente, in altri
esperimenti Schneider e Kay (1994) hanno proposto una variazione sulla seconda
legge della termodinamica che pu essere applicabile al paradigma olografico
elaborato da Pribram. Il principio di termodinamica che governa i sistemi afferma
che come questi vengono spostati dallo stato di equilibrio, essi utilizzeranno tutte
le vie disponibili per eseguire in senso inverso il gradiente applicato. Come
quest'ultimo aumenta, cos aumenta l'abilit del sistema di opporre il movimento
all'equilibrio. Sarebbe interessante verificare se sussiste una relazione tra il lavoro di
Schneider e di Kay con quello di Pribram.
La teoria olografica sostiene che il cervello continuamente nei processi di
correlazione. Questo chiarisce perch noi effettuiamo associazioni come i sensi sono
integrati. C' ovviamente un vantaggio di calcolo per un cervello che immagazzina le
informazioni sensoriali e le percezioni nel dominio olografico o spettrale in contrasto
con il modello di cervello che memorizza direttamente le singole caratteristiche.
Il paradigma olografico afferma che il ricordare o il pensare un'azione simultanea
simile alla trasformata di Fourier. La trasformata inversa invece, come il laser che
rifletteva nell'ologramma ottico, ci permette di avere una nuova esperienza, ad un
certo livello, di una percezione precedente. Questo quello checostituisce la
memoria.
Conclusioni.
Lo strumento dell'olografia ottica, i granuli d'argento sulla pellicola fotografica,
utilizza i coefficienti di Fourier. Nella teoria olografica, i coefficienti di Fourier sono
immagazzinati come i micro-processi di polarizzazione e depolarizzazione che
avvengono nelle ramificazioni dendritiche. Sia la teoria di Pribram che altre tesi
convenzionali hanno diviso il cervello nei vari moduli di comunicazione e
funzionamento. Una differenza principale in come le informazioni vengono
immagazzinate in questi moduli cerebrali. []
E' possibile che il cervello trascenda il comportamento di calcolo. Se davvero cos,
sar molto interessante vedere quali aspetti della teoria di Pribram sono in relazione
alle idee contrarie alle teorie computazionali applicate alla natura del cervello.
La teoria di Pribram che un cervello funziona olograficamente, non scevra da
alcune importanti considerazioni :
1. L'apparente frequenza spettrale che filtra gli aspetti delle cellule corticali.
2. Il rapporto tra le trasformate di Fourier e gli ologrammi.
3. La tesi che danni al cervello in alcune regioni non causano necessariamente la
perdita di specifiche memorie.

4. Il vantaggio elaborativo di effettuare correlazioni nel dominio spettrale.


5. L idea di Pribram dell'esperienza conscia che simultanea al cervello che effettua
queste trasformazioni simili a quelle di Fourier che contemporaneamente associano
una percezione con altre gi immagazzinate. Egli crede che l'esperienza conscia sia
l'atto di associazione stessa e tale correlazione avviene nelle strutture dendritiche
attraverso la somma delle polarizzazioni e depolarizzazioni tramite i processi nella
ramificazioni dendritiche.
6. Il cervello una struttura dissipativa e organizza se stessa intorno al principio di
azione minima e di minimizzazione di un rapporto di incertezza.
La maggior parte dei neurofisiologi sperimentali sono appena soddisfatti di
raccogliere dati neurologici indipendenti da qualsiasi teoria globale del cervello o
della mente, lasciando una tesi sul cervello alle generazioni future.
Cos, Karl Pribram non menzionato nei migliori libri di neurofisiologia come
"Principi di una scienza neurale" di Kandel, Schwartz, Jessel, 1991.
Ci sfavorevole perch egli pu aiutare ad avere una risposta alle innumerevoli
domande sperimentali.
Con una diversa teoria arrivano differenti domande che possono condurre ad
innovativi esperimenti capaci di portare nuove informazioni sul caso.
Eventualmente, le idee di Pribram o alcune variazioni su di esse troveranno la loro
strada nella consapevolezza dei maggiori neurofisiologi e potranno apparire nei loro
libri non appena l'attuale fascino per la biologia molecolare finir il suo corso.
Allora l'attenzione dei neurofisiologi potr ancora essere diretta verso lo studio di
un'organizzazione globale del sistema, lasciando in ombra la semplice analisi delle
parti.
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Tradotto dall'originale ( http://www.acsa2000.net/bcngroup/jponkp/ ) da Dige | http://www.kuht.it
| dige@kuht.i.
*************************

La matrice di punti di Luce


di Corrado Malanga.
Introduzione
Molti anni fa, quando usavamo le tecniche di ipnosi regressiva, in una di queste
sedute ipnotiche, una addotta si espresse parlando con la voce della sua anima nel
seguente modo: noi gli chiedemmo allora chi sei, e la sua parte animica rispose:
Sono una matrice di punti di luce. Allora non comprendemmo bene questa
espressione, non sapevamo cosa volesse dire. La parte animica di quella addotta si
esprimeva in un modo per noi inconsueto, strano, incomprensibile. Che cosa voleva
dire quando parlava di matrice di punti di luce? La sua parte animica continu

dicendo: sono luce nella luce ma tu non la puoi vedere. Sono passati da allora molti
anni, non ci occupiamo pi direttamente dei problemi degli adotti ma ad anni di
distanza da quella seduta ipnotica abbiamo la possibilit di comprendere ci che la
parte animica di quella donna volesse dire. Questo articolo mette in risalto gli ultimi
risultati che abbiamo ottenuto verificando alcuni dati della fisica e della astrofisica
moderna in relazione a quanto precedentemente esposto nei tre articoli che
prendono il nome di Evideon che precedentemente ho pubblicato.
Negli articoli precedenti, abbiamo descritto la natura dell'universo utilizzando una
chiave di lettura che faceva perno sulla reale esistenza dell'anti fotone. In quella
occasione avevamo dimostrato come nell'universo non esiste la materia se non come
differenti Stati di aggregazione dei fotoni e degli anti fotoni. Sia la materia che lanti
materia, in differenti stati di aggregazione, fornivano tutte le particelle subatomiche
che noi oggi conosciamo. Avevamo inoltre messo in evidenza, come fosse la luce a
creare la materia, avevamo in particolare sostenuto che la materia ci appare non
perch sia toccata, colpita, dai fotoni che come particelle di luce, la illuminano ma
bens siano le particelle di luce opportunamente aggregate tra loro, a creare la
materia stessa. Avevamo inoltre messo in evidenza come tutto ci che appare ed
registrato dai nostri sensi in realt non esista in quanto tale ma solamente come
ipotesi interpretativa del nostro cervello che, come sostieni Karl Pribram, altro non
sarebbe che un lettore di ologrammi. Dunque percepiremmo la realt che ci circonda
come noi crediamo che essa sia. In questo contesto, sostenevamo anche che noi
stessi eravamo i creatori di questa realt virtuale che ci appariva come noi la
creavamo. In altre parole noi crediamo che un oggetto debba essere fatto in un certo
modo perch lo creiamo cos con la consapevolezza di essere noi stessi i creatori
dell'universo. Non esisterebbe dunque nessun principio fisico di indeterminazione se
non nella misura in cui noi stessi crediamo che una indeterminazione debba
esistere. Se noi, quali i creatori della realt virtuale, non siamo consapevoli di quello
che stiamo creando ecco che allora le cose create ci appariranno come noi abbiamo
creduto che esse debbano apparire. Il credere per esempio che esista un Dio esterno
a questo universo che lo abbia creato, ci porrebbe nella situazione in cui noi
potremmo supporre di avere delle limitazioni nel guardare l'universo e, il credere in
queste limitazioni, provocherebbe inconsapevolmente la creazione di un universo
indeterminato; ma se invece si avesse la consapevolezza che noi stessi fossimo i
creatori dell'universo, ecco che allora esso non ci apparirebbe indeterminato ma
totalmente chiaro e misurabile in ogni suo contesto.
Partendo da queste osservazioni, abbiamo voluto indagare sulle nostre potenziali
capacit di accorgerci che tutto ci che appare al di fuori di noi e in realt una
nostra creazione. Ci che crea la realt virtuale nella sua terza dimensione la
mente e non lo spirito o l'anima, come abbiamo gi sottolineato nei lavori precedenti.
Analizzeremo perci le nostre capacit di osservare il nostro mondo esterno per
verificare se le osservazioni che abbiamo fatto in precedenza, possano rientrare nei

canoni di una chiave di lettura evideonica, attraverso lo studio dei fenomeni


percettivi, attraverso lo studio della fisica quantistica e della cosmologia, attraverso
lo studio dei mito.
Illusioni ottiche.
Se ognuno di noi il creatore del suo universo virtuale, coscenziale, come sarebbe
possibile pensare che l'oggetto che io ho davanti in questo istante e che io stesso sto
creando, sia lo stesso oggetto che un altro essere vivente sta guardando insieme a
me? Io sto osservando un albero insieme ad un mio amico: tutti e due stiamo
osservando lo stesso albero e crediamo di percepirlo nello stesso identico modo.
In realt ci non assolutamente vero. Io credo di percepire quell'albero nello stesso
modo con il quale lo percepisce il mio amico ma, ad un'attenta e profonda esamina
dell'albero, ci accorgiamo di vedere due cose completamente differenti. Le differenze
non sarebbero dovute alla diversa capacit di esaminare l'oggetto che abbiamo di
fronte, non sarebbero nemmeno dovute alle nostre soggettive capacit espressive,
bens al fatto che ognuno di noi due creerebbe il suo albero, nel suo personale
universo. I due alberi si assomiglierebbero molto ma non sarebbero lo stesso albero.
Come accorgersi di tutto ci? Innanzitutto dobbiamo verificare la capacit percettive
dei due osservatori chiedendogli di disegnare l'albero che hanno davanti. Ed ecco
che, aldil delle capacit espressive di ognuno dei due osservatori, ci apparirebbero
due disegni completamente differenti. Inoltre se facessimo delle misure fisiche molto
approfondite ci accorgeremmo che gli elettroni, i fotoni, la struttura subatomica dei
due alberi sarebbe totalmente differente. Nel mondo macroscopico le differenze
sarebbero piccole poich piccole sono le differenze osservabili in quella scala
coscenziale dei due osservatori che osservano i due alberi ma nei corrispondenti
microcosmi ecco che le piccole differenze verrebbero messe in grande evidenza,
mostrando due creazioni totalmente differenti. Abbiamo gi sottolineato nei
precedenti lavori come la fisica quantistica moderna abbia ormai compreso che non
lo strumento a fare la misura ma l'operatore che sta dietro lo strumento.
Non staremo qui a ripetere le citazioni bibliografiche che abbiamo gi sottolineato
nei precedenti articoli ai quali faccio riferimento ma assolutamente evidente che
fino ad oggi non ci siamo sufficientemente resi conto che la realt che un
osservatore percepisce sia solo la sua. In questo contesto l'occhio umano fa la sua
parte. Fino ha questo momento abbiamo creduto che se l'occhio umano ha una
percezione errata, tale errore dipenda da un mal funzionamento fisiologico
dell'organo della vista. Per esempio un daltonico vede colori sfasati rispetto ai colori
che un non daltonico percepisce. Fino ad oggi si pensato di poter giustificare
queste differenze su un malfunzionamento dei componenti dell'occhio. Purtroppo
per la neurofisiologia moderna tende a sostenere che i colori non vengono compresi
e captati dall'occhio umano bens costruiti nel cervello. Se cos fosse, sarebbe arduo

sostenere che l'occhio del daltonico funzioni male rispetto all'occhio di una persona
non daltonica.
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Colore, http://server1.fisica.unige.it/~tuccio/SSIS/visione.html
http://www.lescienze.it/news/2014/03/04/news/categorizzare_colori_sfumature_cromatiche2035217/.

Analizzando i dati raccolti, alcuni autori, hanno concluso che la categorizzazione dei
colori associata a un'attivazione del giro frontale mediale, e in misura minore, del
cervelletto. In queste regioni infatti si registrava un'attivazione in risposta alla
percezione di colori di differenti categorie maggiore che nel caso di colori della stessa
categoria. Queste stesse regioni sono implicate nella categorizzazione anche di altri
tipi d'informazione, per esempio i suoni. Ci indica che la categorizzazione non
dipende dalle rappresentazioni linguistiche n da quelle visive, ma da processi
cognitivi, e in particolare, dal tipo di attenzione selettiva denominata top-down, che
riguarda tutti gli input sensoriali selezionati in modo volontario dalla mente.
Dunque sarebbe il cervello a decidere se un certo colore debba essere interpretato
come tale. http://www.oliverio.it/ao/didattica/Cervello.htm/Visione/visione.htm .
Ci che il nostro occhio vede diverso da ci che la nostra mente percepisce: quella
qui sotto una figura "assurda", anche se ci rendiamo conto del trucco, facciamo
fatica a correlare le nostre percezioni esterne con la razionalit di un processo
mentale che si basa sull'idea di dover sistemare logicamente, attraverso le
informazioni che il nostro cervello possiede, la posizione degli oggetti nello spazio.

In altre parole, il nostro cervello si attende per convenzione di avere una certa
proiezione spaziale di alcuni oggetti ma non trova, a prima vista, conferma di questa
serie di percezioni convenzionalmente attese. Questa dissonanza percettiva tra
quello che il cervello si aspetta di comprendere e quello che sta in realt
comprendendo, e la rappresentazione della differenza che esiste tra l'applicazione di
un modello mentale, costruito attraverso la sperimentazione della vita ed un modello
percettivo che non segue nessuna regola se non l'abitudine ad accettare regole
imposte dalla esperienza stessa. Il nostro cervello vedrebbe dunque gli oggetti come
penserebbe che essi dovessero essere e non come in realt essi sono. Quando questa
dissonanza cognitiva e percettiva viene prepotentemente messa in evidenza, ecco che
il nostro cervello non sa pi a chi dar retta: alle regole della percezione, che sono

state imparate attraverso le esperienze fino ad oggi oppure abbandonando le


convenzioni mentali sotto forma di modelli pre impostati, affidandosi ad una
percezione personale che ti porta a pensare che la conclusione finale sia: io sono il
creatore dell'universo e lo percepisco come io credo che esso debba essere percepito?
Ingannare la mente.
Nei precedenti lavori, avevamo messo in evidenza come fosse la mente, quella parte
di noi, con la sua consapevolezza, che crea l'universo esterno. Se dunque la mente
a creare la forma tridimensionale della apparente realt virtuale, essa stessa a
creare l'inganno, attraverso una sua non perfetta consapevolezza di s. Prendiamo in
esame le seguenti immagini.

Dalla osservazione di queste due immagini, possiamo facilmente notare come sia
possibile percepire il disegno di una coppa a forma di calice oppure, in alternativa,
l'immagine di due profili di volti contrapposti. Si potr altres notare che il nostro
cervello non prende come punto di riferimento principale il colore bianco o nero. La
nostra percezione non sceglie quale delle due ipotesi percettive sar quella corretta
guardando il bianco o il nero. La scelta finale deriva da un altro aspetto e cio
dall'idea della percezione stessa. Se noi crediamo di dover percepire due volti ecco
che il nostro cervello percepir due volti ma, se noi crediamo di dover percepire un
calice, ecco che ci apparir il calice. Il nostro cervello sceglie dunque attraverso non
una gerarchia di colori o una ipotesi di forme ma bens attraverso una idea di cosa
percepire. Quando un soggetto ha percepito immediatamente una delle due ipotesi,
per esempio il profilo di due volti, egli si fa notare che la sua percezione pu avere
un'altra soluzione visiva, ecco che il suo cervello si sforzer nel immaginare l'altra
ipotesi percettiva, fino a poterla percepire. In realt, non esiste n una coppia di volti
contrapposti n la forma di un calice ma esiste solamente quello che noi vogliamo
che appaia. In altre parole ed in un senso pi ampio, siamo noi ad accendere nel
nostro cervello quel pixel che creeranno il senso alla realt virtuale che stiamo
osservando. L'espressione accendere i pixel, rappresenta nella realt virtuale, la
vera essenza della percezione. In altre parole potremmo sostenere, a livello
percettivo, che l'universo che ci circonda costituito solo da fotoni, che
rappresentano l'informazione della realt virtuale. Noi, quali creatori di essa,

accendiamo e spegniamo cio diamo vita alla percezione che noi stessi,
inconsapevolmente, creiamo. In questo modello percettivo ancora il nostro cervello
subordinato a quei modelli mentali che abbiamo costruito dentro di noi, attraverso
lo strumento della esperienza. Stabilire se una cosa pi lontana o pi vicina da
noi, pi lunga o pi corta, pi profonda o pi alta, dipende solo ed esclusivamente
da alcuni parametri che fanno in modo di far credere, alla nostra percezione, che
stiamo osservando proprio quello che ci attendiamo di osservare.

Dalla osservazione di queste due figure ci rendiamo conto che la nostra percezione ci
fa credere che alcune frecce siano pi lunghe di altre mentre, in realt, hanno tutte
la stessa lunghezza.
Come si pu facilmente notare, la nostra percezione, non solo non influenzata
dalla posizione verticale od orizzontale delle frecce, ma neanche dal colore bianco o
nero.
Se da un lato i nostri occhi forniscono al cervello uno stimolo elettrico, esso
totalmente indipendente dall'interpretazione che il cervello ne far. Se un soggetto
convinto di vederci benissimo lo far ma se un soggetto convinto di essere miope lo
diverr.
La mente, in quel contesto, alterer la parte virtuale dell'universo, delegata alla
visione, adattandola al nostro stimolo. In altre parole, potremmo dire che diventi
cieco se credi di doverlo essere cos come guarisci dalla tua cecit se credi di dover
vedere benissimo.
Dunque non il fenomeno percettivo in s che inganna i nostri sensi ma sono i
nostri sensi che credono di dover vedere qualcosa che non esiste ad essere
inconsapevolmente ingannati dalla loro stessa credenza.
L'inganno avviene sulle tre dimensioni spaziali, sul tempo e sull'energia che sono i
tre aspetti fondamentali dell'universo virtuale, come possiamo osservare degli
esempi qui di seguito riportati:

Questo esempio ci dimostra come il nostro cervello stia tentando di vedere qualcosa
a cui da una forma sensata, che rientri nei canoni delle attese della percezione ma
che in realt, non corrispondono minimamente all'oggettivit di essa.

A cosa credere dunque: a ci che percepiamo o a ci che crediamo di dover


percepire?

Cos come l'idea di destra o sinistra, avanti o dietro, di alto o basso, pu essere
soggettivamente interpretata, cos percezioni auditive e cenestesiche possono fornire
risposte personalizzate, accettabili dalla nostra consapevolezza.

Cosa ci fa credere che l'idea di grande o di piccolo sia reale?

Cosa ci fa credere che l'immagine sopra riportata rappresenti un cubo?

Quale sar la vera definizione di alto o basso?


In realt ci stiamo accorgendo che il nostro cervello decide di vedere tra due
possibilit quella che al lui fa pi comodo.
Ma quando tra le due possibilit il cervello non riesce facilmente a decidere, allora si
instaura un ulteriore processo mentale di controllo che produce, nel nostro cervello,
il tentativo di risolvere il dilemma.

Quando il sistema percettivo che passa attraverso le convenzioni cerebrali non


accettato dalla nostra consapevolezza, ecco che il cervello stesso cerca una nuova
strada interpretativa. In quell'istante egli comprende di essere stato ingannato da se
stesso ma ancora non comprende che l'origine dell'inganno proviene dalla propria

consapevolezza: in quell'istante la nostra consapevolezza comprende che noi stessi


siamo i creatori di ci che osserviamo e dunque possiamo manipolare la nostra
percezione per poter osservare quello che desideriamo vedere. Ma in questo contesto
non ci accorgiamo di creare, in quell'istante, quello che stiamo per osservare. In altre
parole la nostra percezione non sopraffatta da un cambiamento dei parametri
interni cerebrali che modificano l'idea della realt ma modificano la realt virtuale
stessa che dunque ci apparir non come noi crediamo che essa sia ma come noi
vorremmo che essa fosse. L'atto percettivo nella sua trasformazione si riduce ad
essere un atto di creazione inconsapevole e sovente contraria ai nostri desideri ma in
accordo con quello che ci attendiamo debba esistere. Se per esempio io credo di
essere malato ma desidero essere guarito, sar inconsapevolmente malato.
Ma se ho la consapevolezza che sono io il creatore della virtualit ecco che mi sentir
sano divenendolo.
L'idea di avanti e dietro.
L'idea della profondit viene espressa dal nostro occhio utilizzando diversi sistemi.
La profondit legata innanzitutto ad una visione stroboscopica determinata dalla
presenza di due strumenti, i bulbi oculari. Avere due occhi e non uno ci permette di
far elaborare al cervello alcuni processi automatici che danno idea della profondit.
Inoltre il nostro cervello comprende l'idea della profondit, utilizzando i toni di grigio.
Quando un oggetto tridimensionale ruota attorno al proprio asse verticale, alcune
sue parti assumono posizioni vicine o lontane, rispetto all'osservatore, durante la
rotazione. Se vengono a mancare le informazioni sui toni di grigio, come nell'esempio
della ballerina rotante, o nel caso della maschera rotante, i toni di grigio possono
essere interpretati attraverso un meccanismo duale; ecco che il nostro cervello perde
la possibilit di comprendere, attraverso la percezione del movimento degli oggetti,
che cosa egli stesso stia osservando.
http://www.recreoviral.com/wp-content/uploads/2015/07/Gifs-de-ilusiones-opticas-1.gif

Nell'esempio della ballerina rotante, osservando l'immagine in movimento e, in


particolare quella centrale, dove mancano totalmente i toni di grigio che darebbero
l'idea di profondit nel corpo della ballerina, ecco che la nostra percezione pu farci
pensare che essa, stia ruotando in senso orario o antiorario. Solo dopo aver avvisato
l'osservatore che egli pu essersi sbagliato, ecco che il suo cervello si sforzer di
verificare se pu percepire la ballerina che giri nel senso opposto rispetto alla sua
prima interpretazione del fenomeno. Con sforzi variabili, da soggetto a soggetto, ecco
che la ballerina apparir girare in senso orario o antiorario a nostra scelta.
La mente del soggetto che sta osservando tale fenomeno sceglier il suo modello
percettivo e lo modificher a piacimento, attraverso un meccanismo che non passa
dalla percezione diretta ma dalla consapevolezza che si pu percepire il fenomeno in
modo duale. La scelta del tipo di percezione equivale a creare quella realt virtuale
poich la dualit, in questo universo, costruita solo ed esclusivamente dalla nostra

mente. Se invece diamo pi elementi percettivi a disposizione del nostro cervello,


come nell'esempio della ballerina di destra o di sinistra, dove con alcuni sapienti
tratti bianchi aggiuntivi, abbiamo sottolineato i contorni dell'oggetto che si muove,
ecco che il nostro cervello avr gli elementi mancanti, per interpretare il fenomeno
della rotazione senza errori od incertezze. Ma non sempre noi scegliamo per lui e nei
casi in cui ci non accade il proprio cervello a decidere quale sia la migliore
interpretazione della realt, sulla base della consapevolezza che il soggetto stesso
possiede della sua realt virtuale. Cos, nel caso della maschera rotante, il nostro
cervello non comprende assolutamente se essa si stia muovendo da destra verso
sinistra o da sinistra verso destra:
http://www.recreoviral.com/wp-content/uploads/2015/07/Gifs-de-ilusiones-opticas.

Per altri interessanti esempi vedere


http://www.taringa.net/post/info/18855786/15Ilusiones-opticas-Explicadas.html?
http://www.taringa.net/buscar/? q=ilusiones+opticas

Il colore in movimento.
Se un corpo in movimento esso apparir totalmente diverso da come apparirebbe
se stesse fermo. Questo banale concetto che legato alla fisica della relativit, ci fa
comprendere come il colore, la forma e le dimensioni di un corpo, subiscono delle
variazioni interpretative a seconda del moto che il corpo stesso mostra.
Una galassia che si allontana da noi apparir di colore rosso mentre una galassia
che si avvicina a noi apparir di colore blu ma non sar n rossa nel blu. In questo
contesto, l'idea che un oggetto si cerebralmente collegato con l'idea del suo
movimento, attraverso un'immagine colorata, appare assolutamente relativistica.
Secondo la fisica quantistica dell'universo non locale, non esiste il movimento in
questo universo, poich non esiste n lo spazio, n il tempo. Dunque se il nostro
cervello si fa l'idea che un corpo si stia allontanando da noi, emettendo luce, questa
ci apparir virare verso il rosso cos come un'ambulanza che corre verso di noi ci
apparir emettere un suono molto acuto, ben diverso da quello percepito da chi
sente l'ambulanza allontanarsi da s. L'idea del suono modificato o della luce
modificata e apparentemente legato alla modifica della lunghezza d'onda intrinseca a
questi fenomeni. Ma essendo che nulla si sposta in questo universo olografico e
virtuale, ecco che la spiegazione diventa pi complessa. Quando il nostro cervello
crede che un oggetto si allontani da s, ecco che esso verr percepito di un
particolare colore e, ad esso, verr associato un particolare suono. Inoltre, nel nostro
cervello, l'idea che questo oggetto modifichi la distanza che ci separa da noi, lo far
percepire con dimensioni variabili. In realt, nella Matrix in cui siamo immersi, nulla
si sposta ma il nostro cervello crea l'idea dello spostamento, creando sistemi
interpretativi della realt virtuale, che, attraverso modelli mentali sperimentati fin
dalla nascita, ci daranno l'idea del movimento, che in realt totalmente assente.

In altre parole, possiamo sostenere che siamo noi i creatori del film che stiamo
guardando, che stiamo percependo. Noi dunque non siamo soggetti ad una realt
ma siamo i creatori della realt a cui crediamo di essere sottoposti, per mancanza di
consapevolezza di essa. Quando due colori come il giallo e il blu si alternano alla
nostra visione con rapidit, ecco che noi percepiamo un colore verde non avendo
minimamente idea che tale colore in realt non c'.
http://www.teachingtreasures.com.au/teaching-tools/art/art4-5/colour-mix-discs.htm.

Basterebbe munirsi di una cuffia collegata ad un computer che simula il movimento


di una sorgente sonora che ci gira attorno alla testa in senso orario. Se pieghiamo la
testa verso il basso scopriremo che il suono sembra girare in senso antiorario
attorno la nostra testa. In realt il suono appare muoversi perch appare muoversi
la sorgente sonora che in realt assolutamente ferma.
La conferma della fisica quantistica e della cosmologia moderna.
La fisica quantistica e la cosmologia moderna, forniscono alcuni punti di partenza
per poter verificare con una certa facilit, il modello di pensiero evideonico. Nel
modello a 3 assi che abbiamo proposto nei precedenti lavori, basato sull'asse
verticale dell'energia, dello spazio che va da avanti a dietro e del tempo che va da
sinistra a destra, possiamo collocare i fotoni contenuti nell'universo, tenendo
presente che essi potrebbero avere le dimensioni che Max Planck, calcola per
l'oggetto pi piccolo esistente. Se il fotone ha effettivamente quelle dimensioni e cio
lungo 10-33 centimetri, avente uno "spessore temporale" pari a 10-44 secondi, ed
ammettendo che si possano posizionare tutti i fotoni dell'universo uno accanto
all'altro, sull'asse dello spazio ed ovviamente anche sull'asse del tempo, si
potrebbero calcolare quanti fotoni ci sono sul piano spazio temporale cio nell'Intero
universo. La cosmologia moderna fornisce un importante dato di partenza. I dati
forniti dall'analisi della radiazione di fondo dell'universo indicherebbero che esso ha
una vita di13.82109 anni. Ma un anno equivale a ben 31536999 secondi che
moltiplicati per l'et dell'universo, forniscono un valore pari a 4.3581017 secondi.
Questo numero, che rappresenta l'et dell'universo in secondi, se diviso per la
misura del tempo di Planck, ci fornir il numero esatto di fotoni esistenti lungo
l'asse del tempo. Avremo quindi che 5.3910-44/4.3581017 forniscono un risultato
di 81060 fotoni. Questo numero di fotoni equivale agli stessi fotoni che vivono sia
sull'asse dello spazio che sull'asse del tempo. Possiamo ora calcolare quanto lungo
l'universo sapendo che ogni fotone ha la lunghezza di Planck. Dunque non ci resta
che moltiplicare il valore della lunghezza di Planck per questo risultato ed ottenere
un valore di 810601.61610-33 = 12.941027 metri.
A questo punto non resta che fare alcune osservazioni la prima delle quali legata
alla ipotizzata velocit di espansione dell'intero universo. La scienza ufficiale non ha
affatto le idee chiare su questo argomento. Poich non ha ancora deciso se l'universo
stia accelerando, rallentando ed in che modo e con quale legge esso lo faccia. In

questo contesto, alcune teorie suppongono che l'universo si espanda alla velocit
della luce, o meglio: i limiti dell'universo si espanderebbero a quella velocit ma,
all'interno, l'universo avrebbe velocit di espansione localmente differenziata. Alcune
ultime osservazioni hanno posto in luce il fatto sperimentale che l'universo, o meglio
alcune parti di esso, stiano accelerando. Dal nostro punto di vista se noi dividiamo
la lunghezza dell'universo per il tempo totale dell'universo otteniamo un risultato
interessante. Infatti12.941027/4.3221017 fornisce un valore pari a 2995370
chilometri al secondo. Questo valore rappresenta una approssimazione della velocit
della luce, che vale 299.762 m/s, moltiplicata per un fattore 10. Per ottenere un
valore pari a 10c, basta partire da 13.92 biliardi di anni, come valore del tempo per
quanto riguarda la durata del nostro universo.
Tutto ci significa fondamentalmente due cose: la prima delle quali che il valore
della durata dell'universo appare, dai calcoli sempre pi corretti, attualmente
sempre in crescita ed il valore di 13.92 biliardi di anni, da noi teoricamente calcolato
per ottenere un corretto valore della velocit della luce, compreso nell'attuale
errore sperimentale calcolato dagli astronomi. D'altro canto l'utilizzo della lunghezza
e del tempo di Planck come effettive misure del fotone, sembrano fornire una
corretta misura delle dimensioni dell'universo, mettendo in relazione lastrofisica con
la fisica quantistica. Inoltre il rapporto tra la lunghezza dell'attuale universo diviso la
misura della sua durata forniscono un valore che rappresenta una velocit di circa
10 volte la velocit della luce. Ci potrebbe avere un significato fisico preciso. Questo
valore infatti potrebbe rappresentare la velocit media con cui l'universo si
espanso dal suo inizio a questo istante: una velocit media pari a 10 volte la velocit
della luce. Ma cosa dice la scienza ufficiale a proposito di questo ultimo dato?
Analizzando i lavori scientifici pubblicati in questo settore dagli astrofisici,
scopriamo che esistono differenti tipi di approcci che conducono a differenti valori
finali di velocit di espansione dell'universo. In particolare alcuni autori, dichiarano
di aver effettuato la pi precise misura della velocit di espansione dell'universo e
che essa attualmente si aggira sui 68 chilometri al secondo, con un errore massimo
di circa un chilometro al secondo.
http://gaianews.it/scienza-e-tecnologia/spazio/ecco-la-piu-accurata-misura-della-velocita-diespansione-delluniverso-di-sempre-28156.html#.Vd2aM8RoarV.

Questi autori sembrano sostenere che tali valori rappresentino una velocit costante
dell'universo e che essa era anche quella che avremmo potuto osservare qualche
milione di anni fa. In realt la teoria del Big Bang prevede che all'inizio l'universo si
sia espanso ad una velocit estremamente elevata, che attualmente, nessuno
conosce. Sostenere dunque che la velocit totale media dell'universo si potesse
rappresentare con un valore uguale a 10c, non sembra essere un discorso fuori
luogo. Continuando a supporre per un istante che esista uno spazio-tempo locale e
cio che esista lo scorrere del tempo, potremmo moltiplicare il valore della velocit di
espansione dell'universo 74,3 chilometri al secondo, per la durata dell'universo

espresse in secondi che 4.32211017 ottenendo un valore in chilometri per la


lunghezza dell'universo pari a 321.12461017 km cio 3,211024 cm. Valore non cos
distante da quello calcolato da noi in precedenza pari a 12.941027 cm. In questa
strana accozzaglia di numeri va sottolineato come i dati ottenuti a partire dalla
struttura ipotizzata di uno spazio evideonico, rispetto ai dati sperimentali ottenuti
attraverso misurazioni di parametri cosmici, escludendo il dato misurato di partenza
rappresentato dal valore del tempo dell'universo, sarebbero pi precisi perch
meno soggetti ad errori sperimentali di misurazione. Va inoltre sottolineato come
l'universo sia in realt non locale cio assolutamente fermo, dove non esiste lo
spazio e il tempo se non nelle misure di Max Planck e parlare di universo in
espansione o di velocit di espansione dell'universo non avrebbe alcun senso per la
fisica quantistica. Tutti questi numeri dunque acquistano un senso solamente nella
accezione mentale che l'universo sia duale e che esista un tempo passato, presente e
futuro. Si potrebbe pi correttamente dire che l'universo non si espande a 74,3
chilometri al secondo ma che noi abbiamo una percezione errata e simbolica del
fatto che, se l'universo si dovesse espandere esso ci apparirebbe espandersi a quella
velocit. Da questo punto di vista questi numeri sono compresi nel modello
evideonico, del tutto statico e possono essere utilizzati per misurare, attraverso il
modello proposto, come virtualmente ci apparirebbe l'universo se esso fosse non
olografico. I numeri che otteniamo per le grandezze fisiche lunghezza e tempo sia
delle particelle subatomiche che noi conosciamo, che delle misure cosmiche,
calcolate attraverso il modello evideonico, rappresentano dunque l'immagine della
realt virtuale che sostanzialmente quella che noi siamo in grado di misurare ma
non rappresentano la realt virtuale che in realt un semplice ologramma
tridimensionale. In questa chiave di lettura si deve dire che l'universo ha una certa
et perch la sua et la somma delle et dei suoi fotoni; quindi un universo a 10
fotoni avr l'et data dal tempo di Planck moltiplicato 10 cos, in questo stesso
contesto, la lunghezza che mostrerebbe, sarebbe uguale alla lunghezza di Planck
moltiplicata per 10. Una ulteriore osservazione ci data dal fatto che, utilizzando il
valore del tempo di Planck all'interno della misura della durata dell'universo,
abbiamo calcolato con precisione le dimensioni dell'universo stesso, le cui misure
sembrano essere in accordo con il valore della velocit della luce. Tutto ci
rappresenta ancora una volta una conferma che, all'interno della chiave di lettura
evideonica, il fotone avrebbe effettivamente le dimensioni calcolate da Planck per
l'oggetto pi piccolo esistente in questo universo. Ovviamente dobbiamo sottolineare
che nello spazio e nel tempo, tra un fotone e l'altro, non ci sarebbe niente poich il
niente sarebbe non definibile matematicamente e quindi inesistente. Ma vedremo tra
un attimo che anche questo modo di vedere le cose rappresenta una
approssimazione dell'universo virtuale che, dobbiamo ricordarlo ancora una volta,
non locale. Da questo punto di vista non ha senso parlare di fotoni sparsi su una

linea spazio temporale che ancora un concetto duale, dove esiste il prima ed il
dopo, il qui ed il l.
Universo non locale.
Ma c' ancora un altro dato interessante che abbiamo preso dai calcoli dei fisici
quantistici. I fisici infatti si sono chiesti che tipo di vita media avrebbe avuto un
fotone. Ogni particella subatomica ha infatti una vita media debitamente calcolate
ma calcolare la vita media di un fotone, prevedrebbe che il fotone avesse massa
restante non nulla. Se da un lato la fisica moderna prevede che il fotone non abbia
massa, alcuni scienziati hanno calcolato che la massa del fotone dovrebbe aggirarsi
su un valore di circa 10-54chili. Questo valore per la massa restante del fotone non
nulla permette di calcolare, per il fotone stesso, un tempo di vita media pari a 1018
anni che, se raffrontato alla attuale et dell'universo, ci farebbe comprendere come
questo ultimo abbia ancora davanti a se, molto tempo prima di spegnersi.
http://physicsworld.com/cws/article/news/2013/jul/24/what-is-the-lifetime-of-a-photon .
D'altro canto, gli scienziati hanno calcolato il numero totale approssimativo di fotoni
che il nostro universo contiene e lo hanno stimato attorno ad un valore di 1089. Un
valore approssimato per difetto, poich non tiene conto dei fotoni che costituiscono
quel poco di materia all'interno dell'universo stesso. La stima del numero dei fotoni
effettuata da noi, prevede che sul piano spaziotemporale esistano 81060 fotoni.
Ci vuol dire che esisterebbero 221030 fotoni da disporre sull'asse dello spazio ed
altrettanti da disporre sull'asse del tempo, non considerando l'asse delle energie
(vedi nota 1). Ci farebbe pensare che anche sull'asse delle energie potenziali, il
numero di fotoni fosse lo stesso. In questo contesto, nell'ottante spazio temporale di
esistenza della nostra parte di universo, immaginata come un cubo od un
parallelepipedo a base quadrata (il piano spaziotemporale), il numero di fotoni totale
sarebbe dato da (22)3 1090 , in accordo con le stime seppur approssimative, della
scienza classica (vedi nota 1).
Va sottolineato come il nostro valore per il numero di fotoni, risulti in accordo: sia
con la misura della lunghezza, che con la misura del tempo di Planck, che, con le
dimensioni reali dell'universo, mentre il valore analogo, calcolato dagli scienziati,
non trova nessun tipo di conferma dalle osservazioni sperimentali effettuate, che si
basano sulla teoria del Big Bang e sulla affermazione che la radiazione di fondo
dell'universo abbia una et precisa, probabilmente stimata in modo errato. Infatti,
non essendoci stato nessun Big Bang, le relative ipotesi sul numero di fotoni appare
assai probabilmente errata. http://www.quora.com/How-many-photons-are-there-in-theuniverse http://www.cnet.com/news/universes-missing-photons-baffle-scientists/#!

Essendo inoltre la velocit di espansione dell'universo virtuale pari ad un valore di


74,3 chilometri al secondo, moltiplicando questo valore per il tempo dell'universo

espresso in secondi pari a 4.3221017 otteniamo un valore pari a 3.211024 cm da


relazionarsi al valore da noi precedentemente ottenuto di 12.941027 cm.
Il primo dei 2 valori deve essere considerato chiaramente in difetto poich l'universo
non si espanso, nella visione della cosmogonia del Big Bang, sempre alla stessa
velocit ma i primi istanti sarebbero stati caratterizzati da una velocit di
espansione ben pi elevata. Oggi tuttavia alcuni cosmologi dichiarano che l'universo
sarebbe in accelerazione. Non possibile confermare questo tipo di dato poich le
osservazioni effettuate da questi scienziati si limitano ad osservare una zona
particolare dell'universo ed i dati relativi alla velocit di allontanamento delle
galassie tra loro,non possono essere attribuiti a tutte le galassie dell'universo. Il
modello da noi proposto giunge a conclusioni assolute, dove le misure partono da
numeri precisi, costanti universali, e sono solo minimamente relazionabili ad errori
sperimentali. Sostenere infatti che l'universo un ologramma frattalico,
tridimensionale, non locale, esprimibile da un punto di vista simbolico, con delle
strutture archetipiche, prevede di concepire un universo nel quale l'idea del
movimento, l'idea del tempo legata a quella dello spazio, non abbiano alcun senso,
se non quello di rappresentare una misura della nostra percezione.
La vera natura del frattale.
Se dovessimo, a questo punto, avere un'immagine dell'universo frattalico con la
nostra chiave di lettura, lo vedremo evolversi nello spazio e nel tempo con le
caratteristiche numeriche espresse dall'equazione 13,5n= 137/(2),dove il numero
137 rappresenta l'inverso della costante di struttura fine dell'universo, il numero
13,5 rappresenta la natura della quantizzazione dell'universo, secondo il modello
evideonico, n un numero quantico intero che va da zero a infinito, il numero 2
rappresenta la costante di dualit dell'universo, la sezione aurea e Pi greco infine
rappresentano i due numeri su cui basata tutta la geometria della nostra chiave di
lettura. Volendo assegnare una immagine alla evoluzione dell'universo nello spazio e
nel tempo ecco che il valore della sezione aurea rappresenta l'espansione lungo
l'asse dello spazio mentre Pi greco rappresenta l'espansione lungo l'asse del tempo
che nell'universo evideonico circolare.

Si comprende ora, come questa particolare forma, rientra perfettamente nell'idea


frattalica dell'universo olografico, cos come noi la percepiamo a livello di forma e
sostanza.
Questa spirale, che dipende dalla sezione aurea infatti, la ritroviamo in tutte le
manifestazioni di forma universale. Dalle galassie alle conchiglie, dalla struttura
molecolare alla posizione degli elementi chimici lungo la tabella periodica degli
elementi.
Inoltre l'idea della forma a spirale e inconsciamente, ma simbolicamente,
rappresentata come il percorso coscenziale che l'essere umano sta compiendo.

Che la coscienza umana possa essere rappresentata attraverso la misura della


consapevolezza, come viene rappresentato matematicamente l'universo, non deve
stupire poich, essendo l'universo non locale e non esistendo lo spazio ed il tempo,
esso la rappresentazione di un oggetto le cui parti sono identiche all'oggetto stesso,
a causa della sua natura frattalica. Noi saremo dunque l'universo stesso, n
rappresenteremmo un'unit frattalica Dove il nostro percorso di consapevolezza nel
labirinto alchemico, altro non sarebbe che l'espressione stessa dell'espansione
dell'universo virtuale.
La geometria evideonica ed il frattale.
L'universo evideonico rappresentabile da una croce composta da 6 semiassi che
dividono la virtualit in 8 ottanti di cui solo uno sarebbe da noi abitato: quello
caratterizzato dai semiassi verde per l'energia, rosso per lo spazio, blu per il tempo.
Tale struttura verrebbe ripetuta all'infinito in ogni ottante, fornendo una struttura a
reticolo molto complessa. L'universo, in questa chiave di lettura, sarebbe
rappresentato da un immenso fotone costituito da miliardi di altri fotoni. Questa
struttura fotonica virtuale si manifesterebbe in continuazione sia sotto forma di
fotoni che sotto forma di anti fotoni, dando origine alla virtualit che noi crediamo di

osservare. In particolare, a modellare questa virtualit, sarebbero le infinite


variazioni dell'asse dell'energia di tutti i fotoni virtuali, che donerebbero,
all'immagine finale, l'aspetto del mondo attuale.

Tale matrice fotonica virtuale, che si costruirebbe attraverso le variazioni della


lunghezza dell'asse verticale delle energie potenziali delle singole unit frattaliche (i
singoli fotoni virtuali), darebbe luogo all'universo che noi percepiamo. In questo
universo noi saremmo gli inconsapevoli manipolatori dell'asse dell'energia cio i
creatori di quello che percepiamo. Dobbiamo tener presente che ogni fotone virtuale
sarebbe intimamente legato a tutti gli altri fotoni, sia del suo piano esistenziale che
dei piani superiori. In altre parole l'universo intero, espressione di un unico fotone,
risentirebbe in continuazione dell'esistenza di tutti gli altri fotoni, quali parti del suo
ologramma. Da un punto di vista entropico, i fotoni sono la rappresentazione di una
informazione ed dunque corretto presumere che, ogni fotone, abbia dentro di s,
tutte le informazioni dell'universo intero. Tutto ci sarebbe, in linea di principio,
possibile se un fotone si comportasse come 100.000 fotoni tutti messi assieme che,
a loro volta, si comportassero come tutti i fotoni dell'universo cio come l'unico
fotoni generatore di tutto il sistema frattalico. Ebbene ci proprio quello che
sembra accadere. Un recente esperimento di fisica quantistica ha potuto constatare
come un solo fotone si comporti esattamente come il gruppo di 100.000 fotoni a cui
appartiene. Non esisterebbe cio nessun tipo di separazione comportamentale e
fisiche tra un fotone componente di un insieme di fotoni e tutto l'insieme, che
diventerebbe un unico oggetto.
https://www.newscientist.com/article/mg20827884-000-sea-of-photons-made-to-actas-one-superphoton/. http://cosmometry.net/3d-hologram,-photon-field,-you-are-everywhere

L'universo dunque non sarebbe altro che un blocco unico di fotoni intimamente
legati tra loro in una matrice di punti di luce che appaiono ai nostri sensi solo
quando noi vogliamo che essi lo facciano. Ancora una volta appare chiaro che noi
siamo i creatori della apparente virtualit. Ognuno di noi modella la stessa porzione
di virtualit che dunque soggettiva. Se due persone osservano un fotone esso pu

apparire blu al primo osservatore e rosso al secondo poich ognuno di loro agisce
diversamente sull'asse delle energie del fotone in oggetto.
Il movimento e la matrice.
Ma se non esiste la possibilit di muoversi in un universo non locale, come
possibile che noi si percepisca il movimento, per esempio, del nostro corpo? In
realt, in questa visione olografica dell'universo, tutta la matrice di fotoni, sarebbe
ferma in un unico blocco di fotoni fatto a forma di fotone ed ogni singolo fotone di
questo blocco sarebbe un'informazione, un pixel che si pu illuminare o pu
rimanere spento su di uno schermo tridimensionale, che costruirebbe le immagini
tridimensionali del nostro stesso corpo. Noi dunque non ci muoveremo affatto dentro
questa matrice di punti di luce: Sarebbe invece la nostra informazione a muoversi,
spegnendo i fotoni che sono dietro di noi ed accendendo i fotoni che sono posti
davanti a noi, dando cos origine all'idea del movimento, n pi n meno di come
potremmo osservare una scritta fatta di LED luminosi che si accendono e si
spengono in rapida successione, dando la falsa idea che la scritta si stia muovendo.
L'intero universo sarebbe fermo: magari l'idea del movimento sarebbe informazione,
come uno sprite di computer che si sposta all'interno della CPU del computer stesso.
Il movimento sarebbe dunque prodotto solo dalla nostra Coscienza che accende e
spegne parti della sua creazione, dove ogni fotone consapevole di avere le stesse
caratteristiche, e quindi di essere, come l'intero universo fotonico.
http://www.amazon.it/Why-Single-Photon-Theory-The/dp/148362532X

Ed ora molte domande hanno una risposta.


Infatti alcuni autori recentemente, cominciano a porre ai loro lettori l'idea di un
mondo fatto da un unico fotone. Tale fotone non sarebbe cosciente, in quanto tale
ma sarebbe solo la creazione della coscienza che rappresenterebbe il vero motore di
tutto l'universo. Inoltre questo fotone, chiamato virtuale, sarebbe ancora una volta
la somma di 2 aspetti dell'universo, che rappresenterebbe l'essere e l'anti essere, la
materia e l'anti materia, l'energia e l'anti energia. Ed alla fine, possiamo concludere
che l'intero universo, l'intera creazione della Coscienza, semplicemente un unico
fotone virtuale.
Significato simbolico del frattale totale.
La matrice cubica di fotoni una rappresentazione tridimensionale del nostro
ottante universale, ma come possiamo immaginarci questo frattale estendendo la
nostra analisi agli altri ottanti sia di questo livello che degli altri livelli quantizzati
che compongono l'universo evideonico? Il frattale come una matriosca e, tenendo
presente che i livelli che ci procedono sono piazzati all'interno di una struttura
conica al cui vertice c' la quasi non separazione (Brahma, la mente imperante e
generatrice della dualit, che nel mondo evideonico rappresentata da anima e

spirito); dobbiamo allora immaginarci di poter collocare, in un grafico espanso


sull'asse delle energie altri gruppi di ottanti, quanti livelli energetici esistono.
Tali gruppi di ottanti, che in realt abitano uno dentro l'altro, come i gusci della
quantizzazione elettronica degli orbitali atomici, possono essere disegnati come
segue:

Ogni cubo rappresenta un fotone al cui interno esistono miliardi di strutture


cubiche che rappresentano altri ottanti pi piccoli, ognuno dei quali rappresentabile
come un singolo fotone (fatto a sua volta di altri fotoni virtuali).
L'Evideon, nello spazio pu essere rappresentato anche come 2 tetraedri ed facile
notare come, anche in questa rappresentazione geometrica, si finisca sempre per
ottenere una struttura frattalica cubica (Vedi Nota 3).
In una ulteriore rappresentazione simbolico geometrica, possibile descrivere i
diversi livelli energetici, come se fossero posti sulle diverse altezze di una struttura
conica, che vede nel suo vertice la quasi non separazione tra anima, mente e spirito.
Tale separazione si accentua sempre di pi scendendo nei livelli sottostanti fino ad
arrivare ad una completa separazione alla base del cono (il nostro livello esistenziale)
In questa simulazione in 3D , abbiamo mostrato la sezione del cono con le sfere blu,
rossa e verde che indicano la posizione e dunque la separazione tra esse.
Si nota come la parte mentale, che responsabile delle variazioni lungo l'asse delle
energie, rimanga sempre al centro, posta appunto sopra l'asse delle energie, mentre
anima e spirito si allontanino reciprocamente, abitando su una circonferenza
comune che va, via via, sempre pi dilatandosi.
A met percorso (lo stato attuale della umanit) ecco che la separazione tra anima e
spirito sarebbe massima.

Da questo punto in poi, inizia il processo di riavvicinamento per arrivare ad una


nuova fusione consapevole che, questa volta, passerebbe attraverso l'esperienza.
Non si torna dunque alla Fonte, in alto, ma si ri ottiene la fusione delle coscienze
della triade attraverso un percorso inverso si, ma anche speculare.
Il processo di discesa rappresentativo della acquisizione della consapevolezza cos
come lo il processo di avvicinamento tra la sfera blu e la rossa, lungo lo
spaziotempo.
Non pu sfuggire all'attento lettore, l'analogia che esiste tra questo modello e la
concezione della cosmologia moderna che tende ad identificare le grandezze di spazio
e tempo in una unica fusione spazio-temporale (il campo della relativit
einsteiniana), mentre l'energia rimane una grandezza a parte (non esiste a tutt'oggi
una teoria in grado di collocare l'energia e lo spazio-tempo in una unica matematica
visione coerente, a meno di non utilizzare la visione evideonica da noi suggerita nei
precedenti lavori).
A questo proposito, ricordiamo che la velocit pu essere descritta,
geometricamente, nel mondo evideonico, come una circonferenza, che anima e
spirito percorrerebbero sullo spazio-tempo per riunificarsi.
La visione alchemica.
Cos l'idea platonica dell'androgino (l'Adama) costituito da un essere per met
maschile e per met femminile uniti per la schiena, con quattro braccia e quattro
gambe, che viene separato dall'invidioso Creatore manipolatore, assume in questo
contesto, una pi moderna interpretazione. Anima e spirito son collegati assieme
all'Inizio e lo saranno anche alla Fine del loro percorso iniziatico (il Labirinto
Alchemico), dove la porta di entrata e di uscita, sono la stessa porta. Ma i 2 stati:
l'iniziale ed il finale, non sono identici poich, all'inizio, la Coscienza non

consapevole di s mentre alla Fine lo diviene perch le sue stesse componenti lo


divengono.

All'Inizio anima e spirito, il maschile ed il femminile, il duale in senso pi generale,


sono collegati tra loro di spalle, a voler significare che l'uno non consapevole
dell'altro, ma alla Fine del percorso circolare che li porta verso l'uscita dal labirinto
alchemico ecco che essi si incontrano di fronte.
Questa nuova unione dunque consapevole. In questo semplice grafico la mente
rimane costantemente al centro del cerchio della Esistenza.
Il concetto espresso nei lavori precedenti, in cui si sottolineava come, da un punto di
vista entropico, l'Inizio e la Fine, sembrano avere la stessa entropia nel conto totale
della energia dell'universo.
In realt in questo semi universo, essa aumentata fino al valore massimo di zero,
partendo dal valore di meno infinito. (Vedi Evideon 3, in particolare).
Queste immagini e questi grafici proposti finora, oltre ad avere un valore geometrico
e fisico, richiamano alla mente immagini ben pi antiche, costruite archetipalmente
da chi, sulla virtuale linea del tempo, ci ha preceduto.

In questa rappresentazione, per esempio, i 2 triangoli che rappresentano anche


anima con la punta verso il basso e spirito, con quella verso l'alto e che
archetipicamente sono una blu e l'altra rossa, simulano anche le 2 sezioni coniche
che abbiamo illustrato nelle immagini precedenti. La femmina a destra (lobo
destro) ed il maschio a sinistra (lobo sinistro), Il serpente la rappresentazione della
Mente (verde, al centro). L'albero il percorso della Vita ed il numero di stelle e
pianeti rappresenta i 7 livelli quantizzati energetici dell'universo, posti alle giuste
altezze, come riportato nel nostro precedente lavoro dal titolo Evideon 2.
Queste correlazioni sono possibili solo poich noi siamo i creatori dell'universo e, nel
creare gli inconsapevoli disegni che lo rappresentano, disegniamo la fisica moderna,
senza saperlo. La new age ci fa credere che l'unico percorso di consapevolezza
possibile sia dato dal tornare indietro, cio, arrivati al punto pi esteso di
separazione, corrispondente alla pi larga circonferenza del doppio cono, si debba
ascendere, risalire all'Uno. In quel contesto non esisterebbe la possibilit speculare
di scendere ancora pi in basso per riunire le sfere della triade.
Va sottolineato che, in effetti, tale seconda parte del percorso, una parte che noi
effettuiamo qui, in questo piano esistenziale e ci prevede che non ci sia bisogno di
descrivere il processo di ricongiungimento della sfera rossa e blu, attraverso una
ulteriore discesa dal piano esistenziale che attualmente occupiamo.
Tenendo presente che potremmo graficare per esteso anche la parte antifotonica con
energia di segno opposto alla nostra, sull'asse verticale, ecco che il nostro universo
prenderebbe la dimensione di un doppio cono, questa volta a forma di clessidra,
dove la parte inferiore sarebbe occupata dal mondo della materia e quella superiore
dalla antimateria. In questa pi semplice e diretta rappresentazione
archetipicamente simbolica ma anche geometricamente sensata, ci troveremmo di
fronte a questo doppio cono.

Al centro del doppio cono sarebbe collocato Brahma, sotto di esso la entropia
crescente e sopra l'entropia decrescente. Non ci pu sfuggire l'analogia simbolico
archetipica, che esiste con la costruzione all'interno della Divina Commedia di

Dante, con la posizione del Paradiso (il punto centrale della nostra clessidra,
l'Inferno ed il Purgatorio, i 2 coni simmetricamente opposti. E' infatti ben noto fra gli
esoteristi, che l'opera del sommo poeta possa essere interpretata in chiave gnostica.
In realt Dante, secondo la nostra chiave interpretativa, avrebbe semplicemente
avuto visioni interiori, in cui la sua parte coscenziale, gli avrebbe fornito immagini
archetipiche di un universo evideonico, che interpretate in chiave trecentesca,
avrebbero dato origine alle visioni che, i disegnatori alchimisti in tempi successivi, si
sarebbero divertiti a reinterpretare. La gnosi dunque sarebbe dentro di noi e non ci
sarebbe bisogno n di preti ne di channeler n tanto meno di Dei, Demoni o Alieni
dai quali attingere, quali maestri di verit, le informazioni per ottenere le chiavi della
verit. http://www.anticorpi.info/2011/04/la-divina-commedia-e-la-grande-era.html
http://lamisticadellanima.blogspot.it/2014/01/il-segreto-di-dante-e-le-quattrochiavi.

Essa, come si pu notare anche dalle pi svariate forme di espressione di questo


universo frattalico, in tutte le cose che osserviamo, cos come in una fotografia
della famosa galassia a forma di farfalla, dove 2 getti di energia, posti a 180 gradi fra
loro, mimano perfettamente il doppio cono dell'universo. evideonico.
http://www.eldia.com/informacion-general/captan-imagen-de-mariposa-interestelar-79668

Il Mondo archetipale della tradizione ebraica.


Se l'universo un oggetto frattalico e se noi ne siamo gli inconsapevoli creatori,
dobbiamo trovare tracce di esso nelle descrizioni che i nostri antichi avi hanno
lasciato nelle loro rispettive culture. Cos se da un lato nella tradizione massonico
egizia (Il libro dei morti di Toth), nella tradizione dell'Europa del nord (il mito di
Odino) e nella tradizione indiana (la civilt della valle dell'Indo) ed ancora nella
leggenda della creazione tibetana (attraverso lo studio delle Stanze di Dzyan,
condotto dalla Blavatzky), esistono interessanti descrizioni di tale mondo olografico,
cos non da meno la tradizione ebraica che esprime attraverso antichi testi il
meglio di s. Nei primi e pi antichi testi ebraici antecedenti alla Kabbalah, alla
Gematria ed al Talmud, abbiamo il Seder Yetsir, un antico testo che si fa risalire al
tempo del padre di Abramo o per alcuni ricercatori ad u periodo imprecisato tra il
terzo ed il sesto secolo avanti Cristo. Tale antico testo descrive scientificamente
l'universo e le sue caratteristiche. Ne esistono sostanzialmente tre versioni che si
differenziano tra loro per la lunghezza del testo ma sostanzialmente il contenuto
rimane identico. Uno degli studiosi che pi approfonditamente ha studiato questo
antico testo in Italia stato Mario Pincherle al quale dobbiamo la traduzione in
Italiano dall'Ebraico. In tempi pi attuali il testo stato studiato da Carlo Suars
(http://www.psyche.com/psyche/biblio.html), Lo studio approfondito di questo autore ha
condotto a comprendere la natura scientifica del testo antico che descrive l'universo
come segue: Thus everybody lives inside an enclosed and bounded cube locking
inner space in a package. Suares, SY, p.87

Ciascun uomo dunque vive in un cubo che costituisce uno spazio interno in cui egli
stesso bloccato. L'analisi che nel testo antico si fa di questo tubo si esplica in una
serie di grafici che questo autore sapientemente propone nei suoi studi. In questi
due grafici si possono notare le forti analogie con la struttura dell'Evideon. In
particolare l'asse della esperienza che si pone avanti dietro all'essere umano,
rappresenta il fare, il movimento nello spazio, l'andare verso o il ritirarsi in se stessi.
L'asse dell'esistenza, posto in verticale, rappresenta l'asse della energia in Evideon
poich senza energia l'ologramma tridimensionale non esisterebbe e non esisterebbe
la Manifestazione della virtualit. Si noter come l'aspetto inferiore di questo asse
viene definito il se (self) che nel sistema evideonico corrisponde ad una personalit
introversa, cenestesicamente parlando, e l'inverso ovviamente legato
all'estroversione (alto valore della energia). Come si nota dal grafico posto sulla
destra di chi osserva, l'asse del tempo che scorre nel senso riportato da una freccia,
rappresenta la vita, cio nella virtualit, lo scorrere di essa nel tempo. Si potr
notare come tale scorrimento per pone il passato a destra del soggetto ed il futuro a
sinistra di esso, al contrario di come viene posto in Evideon. Il fatto che la freccia del
tempo per il Sefer Yetsir sia opposta a quella dell'Evideon non deve coglierci d
sorpresa. Va sottolineato infatti che la cultura ebraica pone l'uomo del presente, teso
a tornare al suo glorioso passato (alla ricostruzione della Gerusalemme Celeste, che
risiede nel passato). Non a caso grafologicamente parlando, la cultura ebraica fa uso
di una scrittura che, come quella araba, si sposta da destra a sinistra, al contrario
della scrittura indoeuropea che vede l'uomo proiettato nel futuro. Il popolo ebraico,
nel mito sostanzialmente legato alla figura del dio che considera il suo popolo
quello eletto fra tutti. Il popolo ebraico l'emanazione del dio che, come abbiamo
avuto modo di descrivere in altri lavori (Genesi, Ed. Spazio Interiore, Roma, 2013),
prettamente maschilista, basato sulla esaltazione della parte spirituale del S,
incapace di evolvere: un dio ed un popolo che rifiuta il futuro, l'esperienza della vita
di cui ha terrore, incapace di accettare la parte femminile di s di cui ha paura di
rimanerne assoggettato. Una copia perfetta del carattere dell'alieno che da origine al
mito di Jeowah o dell'Angelo della New Age: il primo che si manifesta in guisa di

falso Dio ma vero alieno ed il secondo che si mostra come falso Dio buono,
manipolatore, difensore dell'umanit ma in realt vero mentitore, vero manipolatore
subdolo.
La Cosmologia all'interno di Evideon.

Che lo spazio-tempo sia descritto inoltre dal piano orizzontale evidente dalla
descrizione di esso nell'antico testo, che colloca i quattro punti cardinali agli estremi
degli opportuni assi. Suars, tenta di mettere in relazione le lettere dell'alfabeto
ebraico con la posizione dei pianeti, all'interno della orientazione degli assi del cubo
(http://www.psyche.com/psyche/cube/cube_planets.html), cos come, sulla base della
traduzione del testo originale, tenta di correlare i tubi che collegano le Sefiroth
della Kabbalah con gli assi e i lati del cubo stesso. Ma va sottolineato che, se da un
lato, questa idea ha sicuramente un senso, la intraducibilit del testo, come sostiene
lo stesso studioso, e la mania di complicarsi le cose semplici (Gematria) dall'altro,
rendono questo approccio decisamente poco credibile. Esistono infatti molti tentativi
effettuati da altri studiosi che cercano di sistemare la cosmologia solare all'interno
della struttura geometrica del cubo del Sefer Yetsir, come si pu notare dalla
tabella di seguito riportata e, se da un lato tale tentativo appare del tutto lecito,
basandosi sul fatto che il cubo un oggetto geometrico che descrive la realt virtuale
in modo del tutto simbolico archetipico ideico e frattalico, d'altro canto il modello
espresso da Evideon semplice e vede in questo tipo di approccio approssimazioni
grossolane e forzature incongruenti.
In molte occasioni ci hanno chiesto di esprimere un parere sulla validit scientifica
dell'Oroscopo. Come abbiamo gi sottolineato in altri lavori, nel Mito scritto e
descritto tutto e dunque anche la natura Evideonica del Cosmo. Va anche
sottolineato come, essendo l'universo un frattale costituito solo da matrici di fotoni,
ecco che possiamo sostenere, senza pericolo di essere smentiti da nessuno, che in
qualsiasi oggetto che osserviamo esiste tutto il cosmo. Dunque quando osserviamo
un aspetto della Manifestazione, in realt , attraverso di essa, stiamo osservando noi
stessi. In qualsiasi manifestazione esistono i presupposti per la comprensione della

Totalit. C' dunque chi vede l'universo attraverso la manipolazione della Fisica
Moderna, chi invece attraverso la divinazione con i Tarocchi e chi invece usa la
posizione degli astri. Non esiste nessuna differenza tra i diversi approcci poich in
ogni cosa c' il tutto. Va sottolineato che il Tutto dentro di noi e non all'esterno. In
altre parole, noi non stiamo studiando l'esterno attraverso una osservazione della
natura ma stiamo cercando di ricordare come la abbiamo creata. La natura
dunque dentro di noi prima che fuori e il fuori solo lo specchio di quello che
abbiamo dentro. In quel contesto il fisico quantistico che usa le sue formule crede di
fare un esperimento che gli dimostrer qualcosa sulla struttura della materia mentre
invece crea semplicemente, attraverso l'esperimento, quello che inconsapevolmente
sta creando. La natura della creazione dipender solo dalla consapevolezza del
soggetto che sta inconsapevolmente creando. Cos se desidero vedere come fatto il
mondo guardando i fondi di caff lo potr fare e avr la possibilit di ottenere gli
stessi risultati del fisico quantistico che vede il mondo manipolando le sue formule.
Chi attratto da alcuni fenomeni come il movimento dei pianeti studier quelli e in
essi vedr le stesse cose che uno sciamano orientale potrebbe comprendere gettando
un pugno di conchiglie sulla spiaggia. Vanno dunque sottolineati differenti aspetti di
questa virtualit.
1. I fisici non sono meno precisi degli sciamani.
2. L'astrologia non meno utile della astronomia per comprendere l'universo n
meno valida.
3. L'astrologia come l'astronomia dipendono dalla struttura dell'Evideon e non il
contrario poich in Evideon c' la descrizione del tutto.
Studiare le stelle per dire cosa accadr domani dunque una grande fesseria,
mentre l'atteggiamento corretto sarebbe, osservare il movimento degli astri,
comprendere archetipicamente che posizione occupano nel contesto del cubo
evideonico e trasformare posizioni e movimenti in significati simbolico ideici,
essendo che gli archetipi sono operatori geometrici. Cos come la grafologia assume
un significato calzante all'interno dell'Evideon oppure la meta comunicazione della
PNL, nello stesso modo, l'interpretazione del movimento degli astri pu essere uno
strumento frattalicamente utilizzabile. Nell'osservare infatti qualsiasi cosa, come il
movimento degli astri, noi stiamo inconsapevolmente osservando la nostra stessa
creazione e poich noi siamo quello che facciamo, stiamo in realt osservando noi
stessi. E' chiaro dunque che, se la nostra osservazione condotta con
consapevolezza essa ci dar l'informazione su noi stessi che cerchiamo, dove la
divinazione altro non sarebbe che il guardarsi allo specchio.
La natura evideonica del Tema Natale.
Per far comprendere come sia possibile rielaborare una valida, generica, reale
struttura del tema natale, stiamo per applicare gli spazi dell'Evideon alla costruzione

dell'oroscopo, con la stessa strategia che abbiamo utilizzato in un altro nostro


precedente lavoro, nel rianalizzare lo strumento dell'Enneagramma, storpiato dalla
poca consapevolezza che gli utilizzatori di questo sistema mostrano nel suo impiego
in svariati campi, dalla PNL alla Psicologia spicciola.
(http://www.corradomalanga.com/coma/documents/enneagrammaAllaSbarra.pdf).

Nell'utilizzare questo approccio dobbiamo innanzitutto esaminare come fatto


l'universo virtuale attorno al nostro pianeta o meglio come ci apparirebbe se
credessimo che esiste lo spazio ed il tempo.
La Terra ruota attorno al Sole ed attorno alla Terra ruota la Luna. I diversi pianeti
ruotano attorno al Sole.
Tutto il sistema solare si muove all'interno della Galassia (lo spazio vicino a noi,
quello che potrebbe in qualche modo pseudo influenzare il nostro tema natale).
La posizione delle costellazioni, rispetto alla nostra posizione, varia nel tempo.
Inoltre uno dei possibili punti di riferimento di tutto il sistema pu essere dato dalla
direzione che un ipotetico asse Terra-Sole ha rispetto alle costellazioni.
Infatti una persona nasce sotto un determinato segno se, per convenzione, in
quell'istante il prolungamento dell'asse Terra-Sole, andando oltre il Sole, va a colpire
una particolare costellazione.
Si deve far notare come la forza dell'archetipo Evideonico agisce sulla costruzione
dell'oroscopo.
Le costellazioni infatti sono dodici, il sistema utilizzato sessagesimale e tutti i
numeri dell'approccio sono angoli: tutto come nell'Evideon.
Infine possiamo collocare tutto il sistema Sole Terra Luna nel contesto della Galassia
andando a vedere dove sono le Costellazioni:
Appare evidente che tutte le costellazioni abitano un piano che quello dello
spaziotempo, all'interno del cubo dell'Evideon. Non dunque corretto posizionare
pianeti ed astri al di fuori di questo piano come effettuava Suars, nella sua
interpretazione del Sefer Yetsir.

Ora dobbiamo orientare gli assi dell'Evideon su questo piano e ci pu essere


correttamente effettuato utilizzando alcune osservazioni contenute nell'archetipo del
sistema solare. In questo contesto la posizione della Luna e del Sole, rappresentano
due estremi duali della energia maschile e femminile, del bianco e del nero, della
femmina e del maschio, del positivo e del negativo (invertiti a seconda della cultura
da cui proviene questa informazione). Analogamente a quanto parzialmente
sostenuto da Suars ecco che possiamo porre il sole in alto, sull'asse delle energie e
la Luna in basso sullo stesso asse. In questo contesto abbiamo effettuato anche una
seconda operazione geometrica: abbiamo assegnato il colore bianco al Sole e nero
alla Luna. (significato archetipico di giorno e notte, di Shiva e Vishnu eccetera).

La cosa appare importante poich archetipicamente, ai diversi segni zodiacali,


corrispondenti alle rispettive dodici costellazioni, sono stati correlati i colori. Nella
carta tridimensionale dei colori infatti, se poniamo il bianco in alto ed il nero in
basso otteniamo una versione dello spazio dei colori sia in versione cubica che
sferica estremamente utile per correlare ed orientare l'Evideon come posizione
all'interno della nostra Galassia. Nella versione cubica il bianco ed il nero sono
posizionati in due spigoli opposti, nella visione cilindrica o sferica essi sono
posizionati ai poli opposti. Una volta orientato l'asse delle energie bisogna assegnare
i colori ai diversi segni zodiacali che andranno ad occupare il piano spaziotemporale
del cubo evideonico, che corrisponde al piano della fascia zodiacale (vedi figure
precedenti). Vari esperti dello zodiaco, si sono cimentati nel tentare un approccio
correlazionale tra colori e costellazioni dello zodiaco. Quello che si pu notare in
letteratura, che esistono molteplici differenti versioni sovente decisamente dissimili
tra loro. Appoggiarsi al Mito in questa fase delle nostre osservazioni, decisamente
importante per orientare definitivamente la croce dell'Evideon nello spazio galattico.
Prendendo dunque quattro segni zodiacali posti a croce fra loro come l'Acquario
(segno d'aria) e il Leone (segno di fuoco), opposti tra loro possibile assegnare due
fondamentali colori che sono il Blu (Acquario) e il giallo (Leone). La maggior parte

degli astrologi usa questa, del tutto archetipica simbologia, che troviamo calzante sia
utilizzando l'idea che l'Acquario sia un segno d'aria, sia che uno dei punti di
riferimento del Leone sia il Sole. Il Blu e il giallo sono la rappresentazione dell'asse
del tempo. Sull'asse posto a novanta gradi, cadono cos il Toro e dalla parte opposta,
lo Scorpione. Al Toro, sulla base della spettroscopia nel visibile competer il colore
rosso mentre allo Scorpione il ciano. In questo contesto bisogna notare come
archetipicamente, il Toro sia sempre assegnato al colore rosso colore dal quale tenta
sempre di fuggire. Vedremo meglio il significato della parola fuggire in questo
contesto. Tutti gli altri segni zodiacali verranno posti di conseguenza sul piano
spazio temporale e ognuno avr il colore che, a scalare nella scala cromatica, e
rispettando le proprie lunghezze d'onda, essi devono possedere.

Questa che riportiamo a sinistra, la carta dei colori dei segni zodiacali che pi si
avvicina alla nostra correlazione, anche se alcune tonalit non sono propriamente
corrette, come invece mostrato a destra, dove lo Scorpione associato al ciano
puro,senza tonalit di verde, come erroneamente appare a sinistra. Possiamo ora
orientare definitivamente l'Evideon nel mondo della astrologia.
Interpretazione simbolica dei temi natale.
Il Mito e l'astrologia hanno in comune l'archetipo che origina tutti e due. Per questo
motivo possibile correlare l'uno all'altro aspetto della realt virtuale, non perch
uno dipenda dall'altro ma perch essi sono due espressioni della stessa identica
virtualit (Roberto Sicuteri, Astrologia e Mito Simboli e miti dello zodiaco nella

psicologia del profondo, Ed Astrolabio ,1978, Roma). Scopriamo cos che nel mito la
croce di Evideon rappresenta la croce fissa Acquario Leone e Scorpione Toro
(http://www.scienze-astratte.it/acquario.html).

Cos , sia nel Mito che in Evideon in quanto il mito compreso in Evideon e
quest'ultimo non potrebbe mai dare interpretazioni differenti. Dunque se ora
proviamo ad abbozzare una interpretazione del carattere dell'Acquario per esempio,
ecco che esso ci appare vincolato all'asse del tempo non avendo componenti
vettoriali lungo l'asse dello spazio. Questo fa dell'Acquario , un segno che non vive
nello spazio presente, non nel mondo se non nel tempo. Inoltre esso, come tutti i
segni attorno al centro di gravit che rappresenta da un lato il centro della croce ma
dall'altro l'acquisizione della consapevolezza (la Coscienza al centro di Evideon),
esso tender a fuggire dal passato per proiettarsi nel futuro alla ricerca del suo
mondo felice, sovente immaginato. Egli tende a costruire il mondo felice
immaginandolo e creandolo con il pensiero per cui sembra essere un teorico ben
poco pratico nella realt di tutti i giorni. Con questa chiave di lettura, se per esempio
interpretiamo il Leone esso ci apparir anche esso, legato all'asse del tempo ma
proiettato verso il passato verso la tradizione, verso le regole della societ antica. Al
contrario dell'Acquario che rivoluzionario (si allontana dal passato), il Leone vuole
rimanere legato alla famiglia tradizionale. Il Leone come l'Acquario sono sedentari
nel senso che non si spostano dall'asse del tempo poich non hanno componenti
spaziali. Il Toro invece vive nello spazio futuro e per questo rifugge il dove sar
domani per tornare al dove ero ieri. Far cambiare posto di lavoro a un Toro pu
essere una impresa piuttosto complicata. Il Toro lento, infatti non ha possibilit di
muoversi lungo l'asse del tempo che per lui fisso e se per lui fosse immutabile,

sarebbe meglio. Lo Scorpione rifugge dal passato ed invece colui che fa, che corre
verso l'altro ma non fa tesoro degli errori del passato o non pensa a cosa accadr in
futuro poich non ha l'asse del tempo. Le unioni zodiacali di coppia trovano in
questo schema ampio riscontro. L'Acquario per esempio se si accoppia con un
Leone, avr accanto a s, una persona opposta di tendenza lungo l'asse del tempo
mentre sar probabilmente in accordo sulle operazioni spaziali. Se l'Acquario si
accoppia con uno Scorpione ecco che i due caratteri tenderanno a compensare uno
le mancanze che l'altro ha sull'altro asse. Lo Scorpione si muove nel fare, nella
quotidianit, dove l'Acquario progetter il futuro meticolosamente. Inoltre l'asse
Acquario-Leone un asse prettamente femminino (auditivo) mentre al contrario
prettamente maschile l'asse Toro-Scorpione.
Una unione Acquario-Scorpione, vede lo Scorpione recitare il ruolo maschile (Visivo)
lasciando all'Acquario il ruolo femminino, a prescindere dal sesso. E' evidente che
non possibile trarre dal tema natale zodiacale informazioni di tipo energetico ma
solo spazio-temporale, su quello che sar l'idea del carattere del soggetto che vedr,
nella posizione degli astri, solo l'immagine di se stesso proiettata al di fuori di s.
Non l'oroscopo che fa l'uomo ma l'uomo che crea la posizione astrale quando
decide di nascere.
Il contrario prevede l'annichilazione del libero arbitrio contro ogni previsione anche
di tipo fisico quantistico moderno. Informazioni energetiche possono essere ricavate
da due fattori importanti, il primo dei quali la posizione intesa come vicinanza del
nostro pianeta al Sole o alla Luna all'atto della nascita (per il tema natale) e dalla
posizione del pianeta Plutone che non risiede sul piano orbitale di tutti gli altri
pianeti e che dunque si alza e si abbassa occupando sempre il piano spazio
temporale ma in posizione via via differente da quella di tutti gli altri pianeti, come
risulta da questa chiara immagine.

Anche Mercurio non si comporta bene e pu influenzare l'aspetto energetico,


uscendo dal piano spazio-temporale anche se in modo decisamente pi ininfluente.
http://www.astrogeo.va.it/astronom/pianeti/mercurio/transit.htm.

Inoltre a complicare il tutto si dovr considerare (cosa che in realt viene


considerata ma in modo sovente fuorviante), la posizione dei singoli pianeti attorno
ai quattro quadranti spazio-temporali. Ma non compito di questo articolo
determinare tutti i parametri del tema natale bens dobbiamo solo mostrare come
l'archetipo dello zodiaco sia in realt ben compreso in Evideon. Le conclusioni su
questo tema ci portano a sostenere che sebbene il tema natale abbia una certa
validit simbolico archetipica come specchio della nostra essenza proiettata
sull'esterno, essa viene quasi sempre misinterpretata poich chi si diletta a praticare
l'astrologia non ha consapevolezza della sua stessa natura e figuriamoci se pu cos
determinare quella delle altre parti di s che vanno al al suo consulto.
Conclusioni.
Nei nostri precedenti lavori, ed in particolare in Evideon 1 e 2, Enneagramma alla
sbarra, e in questo articolo abbiamo ricostruito il vero significato archetipico,
dell'ennagramma, dell'oroscopo, del bioritmo, della grafologia, della meta
comunicazione, della interpretazione dei sogni, concludendo da una parte che tutto
questo ha una validit ben pi importante di quella mai ammessa dalla scienza, che
una validit archetipica universale. D'altra parte abbiamo anche sottolineato come
i fruitori di queste tecniche non utilizzando un approccio evideonico, possono
giungere a conclusioni piuttosto lontane dalla descrizione della virtualit. La matrice
di punti di luce, espressa come il cubo della virtualit costituisce una chiave
interpretativa universale di qualsiasi fenomeno si voglia indagare e probabilmente
rappresenta la pi moderna chiave interpretativa del Tutto, inteso come nostra
creazione. E per terminare questa serie di articoli, che da anni avete la bont di
leggere, vorrei chiudere con una esortazione. Non abbiate bisogno di chiedere ad
altri chi siete. Siano essi maghi, demoni, Dei, maestri ascesi o discesi, medici e fisici
quantistici. Dentro di voi, lo sapete benissimo. Chiedetelo a voi stessi e non investite
altri di responsabilit che non possono avere.
Riferimenti e note
1. C. Malanga, Evideon 1, Ed. Spazio Interiore, Roma 2014
2. C. Malanga, Evideon 2, Ed. Spazio Interiore, Roma 2015
3. C. Malanga, Evideon 3, Ed. Spazio Interiore, Roma 2016
4. https://alienabductionsblog.files.wordpress.com/2014/03/evideon -3-ita.pdf
5. Malanga, Enneagramma alla sbarra,
6. https://alienabductionsblog.files.wordpress.com/2014/07/enneagramma-allasbarra.pdf

7. Nota (1):Il numero da noi calcolato che esprime la totalit dei fotoni pari ad 8x1060
deve essere inteso come il numero totale di fotoni residenti sul piano spazio
temporale in un universo in cui lo spazio e il tempo esistono. In questo contesto tali
fotoni, sono tutti i fotoni del cubo che rappresenta il nostro ottante universale, a
prescindere dalla loro energia. In un contesto evideonico dunque questi fotoni vanno
posti in fila sull'asse dello spazio e sull'asse del tempo esistendo solo gli assi di
spazio e tempo, collegati fra loro dal vincolo del valore della velocit della luce. In un
contesto tridimensionale dove gli assi dell'Evideon simulino le tre dimensioni del
frattale, si comprende come tale numero di fotoni stabilisce che circa 1030 fotoni siano
collegati su ogni asse di spazio, tempo ed energia. In altre parole questi fotoni si
accomodano lungo una figura tridimensionale cubica solo se esiste il terzo asse della
energia che abbia valore non nullo. Se tale valore nullo, tutti i fotoni esistono solo
nel piano spaziotemporale. Dunque la differenza nei 2 approcci che porta a 2 misure
differenti della quantit totale di fotoni dell'universo dipende dal considerare tutti i
fotoni virtualmente senza asse verticale della energia cio senza massa apparente,
oppure considerarli non virtuali e cio dotati di massa o anti massa. In questo caso
essi si manifestano anche sull'asse evideonico della energia potenziale.
8. Nota (2) Il frattale fotonico fatto di fotoni ha una caratteristica numerica
interessante. Se infatti applichiamo alla forma dell'universo i numeri espressi dagli
opportuni vettori considerati per l'Evideon, ecco che possiamo subito fare 2
considerazioni. In primo luogo, la somma dei 3 vettori dell'asse delle energie
moltiplicato o diviso per qualsiasi numero fornir sempre un numero la cui somma
delle cifre che lo compongono, dar sempre, come risultato finale, il numero 9.
(peresempio396x15 =5940,dove5+9+4+0 =18,dove1+8 =9). Ricordando che questi
numeri sono rappresentativi di vettori, essi non possono mai superare il valore di 9
per la conservazione delle energie potenziali ma soprattutto non si pu ottenere un
numero superiore a 9 poich, nella geometria evideonica, i numeri sono sollo 9.
Riducendo od espandendo quindi le misure del fotone, esso dar sempre un fotone
che possiede sempre la stessa energia del fotone di partenza. Ci sta a significare
che questo frattale costituito sempre da mattoni identici sia per forma che per
valori numerici che, lo ricordiamo ancora una volta, sono espressione di vettori
geometrici. Se il fotone nella fisica quantistica, pu essere espresso come una onda,
il potenziale di questa onda dato dalla forma dell'onda e non dalla sua ampiezza,
secondo i calcoli espressi da Bohm. Tutto ci significa che un singolo fotone o tutti i
fotoni dell'universo hanno la stessa energia poich sono sostanzialmente una sola
cosa. Una seconda osservazione legata al fatto che questa particolarit che
esclusiva solamente del numero 9, fra tutti i numeri dell'universo, legata anche ai
numeri evideonici che caratterizzano l'asse dello spazio e del tempo, se considerati
assieme. Va infatti ricordato che l'asse del tempo ha valori numerici la cui somma
delle cifre vale sempre 3, mentre per l'asse dello spazio, questo valore sempre 6.

Il 3 del tempo ed il 6 dello spazio vanno dunque fatti operare assieme perch nel
frattale, essi abbiano la stessa geometria dell'asse delle energie.
Questo significa che non esiste lo spazio ed il tempo ma lo spazio-tempo che in
equilibrio matematico con l'asse delle energie e tutto ci appare in accordo con la
constatazione che sebbene gli scienziati stiano da tempo cercando di collegare
spazio, tempo ed energia con una unica versione delle cose, nessuna teoria fino ad
oggi, in grado di unificare quesiti vettori, a meno di non considerare l'energia
svincolata da un campo spazio-temporale dove le 2 grandezze di tempo e spazio sono
intimamente collegate tra loro da far dire ai fisici che esse sono un campo.
http://youtu.be/Stw316T0nQg .
Per questo se si sommano i valori delle cifre dei numeri corrispondenti all'asse della
energia (per esempio il 3, il 6 ed il 9) otteniamo lo stesso valore che otteniamo
sommando gli altri valori per tempo e spazio (per esempio il 5, il 2, l'8, l'1, il 7, ed il
4) le cui rispettive somme danno sempre 9.
Ci significa anche che l'energia e lo spazio-tempo si sviluppano nel frattale
universale con le stesse propriet geometriche, dove lo spazio non pu essere
svincolato dal tempo ma tutt'uno con esso.
9. Nota (3). Molti astronomi seri stanno dimostrando che il cielo, lo spazio vuoto
non soddisfa affatto questo principio, ma esso avrebbe struttura cellulare che si
ripeterebbe con forme simili su tutte le scale, da quelle piccole a quelle grandi.
Come riporto in Baby Sun Revelation, studi compiuti sui dati delle sonde WMAP, il
vuoto ha una geometria dodecaedrica, definita da H. Poincar (I vertici dell'Evideon
sono 12). E la scuola francese che ha cercato in varie occasioni, di dimostrare la
sostanziale diversit tra la Relativit Generale di Einstein e quella di H. Poincar,
che riconosceva il ruolo cruciale delletere.
Una simile struttura rende lo spazio vuoto una sala di specchi che riflettono
infinite immagini di ogni singolo corpo celeste.
Se cos , la magnetosfera solare o eliosfera, una caverna reale e non platonica nel
senso usuale del termine.
E una bolla magnetica con una struttura cellulare o frattale, cio con pareti
disseminate nello spazio-tempo vuoto, sulle quali si proiettano le ombre,come
dicevano Platone e Giordano Bruno, le tante possibili immagini di uno stesso corpo
celeste. Il sistema solare reale pu non essere quello disegnato dallastronomia
copernicana, ma essere un video, proiettato sulle pareti della caverna, che
amplificano e moltiplicano un unico Corpo sui tanti specchi che permeano lo spazio
vuoto. Ma questa sarebbe la descrizione d un frattale olografico.
http://fuoridimatrix.blogspot.it/2013/07/caverna-platonica-ritrovata.html.
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Medicina del 3 Millennio.


del Dr. Paolo Lissoni.
Per secoli e secoli, filosofia materialistica ed idealistico-religiosa si sono combattute
sulla scena del mondo, pretendendo ognuna di rappresentare la verit.
Questa visione dualistica della vita, applicata alle scienze medico-biologiche, ha
provocato una netta opposizione fra visione fisico-chimica e psicologica della realt
della coscienza umana. La psicologia, in particolare nella sua caratterizzazione
psicoanalitica, ha da sempre rifiutato e negato la possibilit di conoscere le basi
chimiche delle emozioni e degli stati di coscienza, ravvisando in ci il timore dei
propri tramonti. All'opposto, la concezione organicistico-materialistica aveva
considerato l'elemento psico-mentale un semplice sottoprodotto dei cervelli fisici.
Anche la cosiddetta medicina psicosomatica, rimasta lontana dalla rapida evoluzione
del sapere biologico di questi ultimi anni, poco ha contribuito alla comprensione
dell'unicit bio-psico-spirituale dell'essere umano, limitandosi per lo pi alla sola
valutazione degli effetti nervosi e neurovegetativi quale chiave delle relazioni psichecorpo, trascurando invece pressoch del tutto le conoscenze derivanti dalla
moderna psiconeuroendocrinologia e psiconeuroendocrinoimmunologia.
La concezione magico-alchemica dei mondi ha, invece, da sempre sostenuto che sia
la psiche sia lautocoscienza sono corpi che esistono indipendentemente dal corpo
fisico quali realt di materia ed energia sottili, ma al contempo che esiste per ogni
stato emotivo e per ogni stato di coscienza un equivalente chimico, un sale nel senso
di precipitato fisico-chimico (ormone, neurormone, neurotrasmettitore,
neuropeptide, citochina), che media a livello fisico le realt sovrasensibili psichiche,
mentali e spirituali, senza il quale non sarebbe possibile provare a livello di
corporeit la gamma infinita degli stati emotivi e di coscienza dell'essere.
Secondo la concezione alchemica dei mondi, il cervello fisico simile ad uno
Zodiaco, ove ogni influsso celeste trova una sua precisa mediazione chimica di tipo
neuro-trasmettitoriale o neuromodulante.
Lalternanza di luce e di tenebre (primo atto creativo della Genesi) modula il cervello
attraverso la ghiandola pineale, ritenuta dagli antichi filosofi la sede dell'anima, ed
attraverso altri sistemi neurochimici, quali il sistema oppioide cerebrale, producente
endorfine, encefaline e dinorfine. Il sistema oppioide, che media i vari stati emotivi
della vita inconscia, raggiunge la sua massima attivit nelle ore diurne, mentre la
ghiandola pineale, attraverso la produzione dei suoi principali ormoni (la
melatonina), raggiunge l'acme della sua funzione durante le ore doscurit ed
relata agli stati di coscienza spirituale, vale a dire sovramentale.
Anche se l'oceano della conoscenza della mediazione chimica degli stati di coscienza
rimane ancora insondato, le ricerche condotte in questi ultimi anni, in particolare ad
opera della psiconeuroimmunologia, hanno consentito di raggiungere una sapienza
fino a pochi anni fa insperata. Possiamo cos riconoscere l'esistenza di due sistemi

neurochimici fondamentali, polari e complementari fra di loro: il primo connesso


alla vita inconscia e corrisponde al sistema oppioide, il secondo connesso agli stati
damplificazione della coscienza in senso spirituale.
IL sistema oppioide, che opera attraverso la produzione dendorfine ed enkefaline,
relato allo stress, al controllo del dolore ed ai meccanismi dadattamento fisico e
psichico; questo sistema media la condizione dimmunodepressione indotta dallo
stress. L'altro sistema costituito dalle interazioni fra ghiandola pineale, sistema
gabaergico e sistema cannabinergico endogeno, secernente quest'ultimo
anandamide, che rappresenta l'equivalente endogeno dei cannabinoidi.
Questo sistema connesso alla percezione del piacere, della gioia, della creativit,
dell'immaginazione ed alla possibilit damplificazione degli stati di coscienza.
L'attuale scienza medica, mai come ora non pi libera di esprimersi quale forza
illuminante a causa del suo pressoch totale asservimento alle programmazioni di
mercato, sembra voler rifiutare tutto ci che connesso al piacere ed ai processi
despansione di coscienza. Sono studiate le implicazioni chimiche dei dolori, ma non
quelle del piacere e dell'estasi spirituale. Sono studiati gli stati emotivi connessi alle
varie condizioni dimmunodepressione, quali ad esempio la depressione, l'ansia e lo
stress, mentre si finge che non esista l'amplificazione della funzione immunitaria
indotta dal piacere o dall'espressione spirituale. Si nega in pratica la possibilit da
parte dell'organismo umano di avere potenzialmente gi in s la chimica del
paradiso. A questa viziatura umana e scientifica ha contribuito il pensiero religioso,
come pure sta contribuendo la psicologia, che nega la realt dello spirito e della
chimica della gioia, per porsi a nuova religione.
Proprio per questa sua visione sintetica fra chimica e spiritualit viene oggi rifiutata
la concezione magico-alchemica del mondo. La conoscenza di alcuni organi stata
particolarmente penalizzata, deformata ed amputata dalla secolare dicotomia fra
spirito e materia.
Primo fra tutti il cuore, considerato una semplice pompa.
Oggi, invece, la scienza sa che il cuore in grado di modulare biologicamente la vita
dell'intero organismo, avendo esso attivit endocrina.
Il principale ormone prodotto dal cuore rappresentato dal peptide natriuretico
atriale (ANP); esso esercita non solo effetti metabolici e cardio-vascolari, bens anche
ormonali, in particolare di regolazione dell'attivit dell'ipofisi, ed azioni modulanti il
sistema immunitario, soprattutto l'attivazione dei linfociti T.
Non pi pertanto solo romanticismo il ritenere che il cuore influenzi perfino la
resistenza immunologica dell'organismo.
Fra le varie discipline mediche, oggi la pi perfetta senza dubbio lendocrinologia,
essendo l'unica che fonda se stessa non su vecchie ipotesi meccanicistiche, bens
sulla perfetta analisi delle infinite e meravigliose relazioni fra le varie sostanze
provviste di attivit ormonale o neurochimica.

La nuova scienza medica fonder se stessa non pi sulla dottrina del caso, bens
sulla consapevolezza dell'esistenza di archetipi in biologia, cos come nella
dimensione psichica.
La natura, cio, costruisce se stessa secondo sequenze armoniche analogicocabalistiche:
La trascrizione genetica dal DNA richiede tre tipi di RNA, come tre sono gli aspetti
dei divino;
Quattro sono le basi genetiche nucleotidiche, come quattro sono gli elementi
dell'essere (terra, acqua, aria, fuoco);
dodici sono i nervi cranici, come dodici sono le costellazioni zodiacali;
ventidue sono gli aminoacidi come ventidue sono gli archetipi dei Tarocchi;
Sette sono le principali ghiandole endocrine, come sette sono i centri maggiori
dell'energia vitale (o Chakra).
Con questa chiave di lettura analogica, la biologia dei terzo millennio verr
ritrascritta ex novo e solo allora apparir nel suo aspetto di sublime bellezza.
L'evoluzione della medicina ovviamente uno degli aspetti dell'evoluzione dell'umana
coscienza e della sua fisicit. Fenotipicamente, l'uomo del futuro sar molto simile
come immagine fisica all'uomo del presente (e non certo con una testa gigantesca
come alcuni isterici futurologi hanno preteso di vedere anzitempo).
Profondamente diversa sar invece la sua neurobiochimica.
In particolare si stabiliranno nuove interazioni endocrine (specialmente fra ipofisi e
pineale che, da antagoniste, sempre pi diverranno sinergiche, come pure fra
pineale e timo) e nuove relazioni fra attivit endocrina cardiaca e ghiandole
endocrine, soprattutto fra cuore e ghiandola pineale.
1) Il primo millennio appartenne allo spirito;
2) Il secondo millennio appartenne alla materia;
Il terzo millennio apparterr in eguale modo ad entrambi, alla fusione fra spirito e
materia quale alchemico sposalizio fra chimica e spiritualit.
Queste saranno le caratteristiche della medicina del terzo millennio:
1) Fusione fra scienza e spiritualit, non pi opposizione o al massimo, come ora
avviene, tediosa tolleranza, sterile assemblaggio fra nozioni fisico-chimiche e realt
divine.
2) Fusione fra medicina ufficiale e medicine alternative, non nel senso di
unanacronistica rivalutazione di antiche conoscenze medico-esoteriche, bens
comprensione scientifica dell'energia vitale, psichica e spirituale.
3) Conoscenza biochimica di ogni stato di coscienza, sia inconscio che
sovrasensibile, come pure dei meccanismi chimici indotti da ogni tipo di terapia, ivi
compresa la pranoterapia e le altre terapie bio-psico-magnetiche.
4) possibilit di indagare scientificamente e strumentalmente i corpi sottili
dell'uomo, da quello bioenergetico sino alla stessa realt dell'anima, con i suoi
meravigliosi colori.

La medicina del futuro non si limiter pi alla cura dell'ammalato o alla prevenzione
delle malattie, bens agir nel senso di migliorare la chimica stessa della vita: questo
sulla base di una precedente e perfetta conoscenza della natura, non per sostituire
ad essa una logica meccanicistica, bens per pilotarne favorevolmente i limiti,
secondo l'antico detto alchemico natura naturam adiuvat.
Sui tempi della configurazione e della realizzazione di una tale medicina futura, ci
dipende solo dalla dedizione e dall'amorevole servizio al genere umano da parte degli
scienziati illuminati, nel momento in cui, opponendosi ad una civilt che nega sia lo
spirito sia la materia, assumeranno in s i destini del genere umano quali nuovi ed
eterni servitori del mondo.
Anatomia Energetica umana.
L essere umano, cos come ogni altra forma vivente, non solo una struttura fisica,
costituita da molecole, bens formato anche da un insieme di campi energetici, di
differente natura, biofisica, psichica e mentale, secondo il grado di vibrazione
dell'energia stessa. Le energie inerenti la regolazione della vita costituiscono il corpo
eterico o corpo bioplasmico o campo energetico umano, detto anche campo
morfogenetico, poich costituisce la matrice della forma fisico-molecolare. Il corpo
eterico ha una sua vera e propria anatomia. Esso costituito da linee di energia
(dette nadi), costituite da particelle atomiche e sub-atomiche (ioni, protoni, elettroni,
neutroni). Nei punti ove tali linee di energia si incontrano, si formano centri di
energia. Nei punti in cui sono numerose le linee di energia che si incontrano, si
vengono a formare centri di maggior dimensione ed importanza nell'anatomia del
flusso delle energie di un organismo. Nel punto in cui si incontrano le principali
correnti di energia, rappresentate dalle correnti che circolano lungo la colonna
vertebrale, si hanno i sette centri maggiori (detti chakra o fiori di loto).
Esistono poi 21 centri minori (o secondari).
Ne esistono poi 49 di valore ancora minore (o terziari).
A loro volta, i centri maggiori e minori sono uniti fra di loro da correnti preferenziali
di forza, le quali vengono a costituire i "triangoli di forza".
Ad ogni chakra corrisponde a livello fisico una ghiandola endocrina.
Le ghiandole endocrine, pertanto, non costituiscono altro che il precipitato fisico di
un importante campo di energia. Cos come gli organi fisici, se non stimolati o inibiti
dai vari ormoni prodotti dalle ghiandole endocrine, non sarebbero in grado di
modificare la loro funzione in rapporto al mutare di eventi fisici, elettromagnetici,
psichici o mentali, analogamente il flusso delle energie all'interno del corpo eterico
dipende dallo stato di attivit funzionale dei sette centri maggiori, cio dei chakra.
Ad un differente stato funzionale dei chakra corrisponde una variazione nell'attivit
della ghiandola endocrina corrispettiva. Tale interazione, assieme all'attivit del

sangue, del sistema nervoso centrale e neurovegetativo e del sistema immunitario,


rappresenta la base razionale attraverso cui eventi mentali, psichici o energetici
possono condizionare lo stato di salute del corpo fisico.
Le particelle che compongono il corpo eterico si trovano in un differente stato
materia, diverso da quello solido, liquido ed aeriforme e definibile piuttosto come
condizione di "plasma".
In manifestazione non esiste altro che energia.
L'energia ha tre aspetti (triade dell'energia):
1) Fuoco per attrito (aspetto Attivit)
2) Fuoco solare (aspetto Amore)
3) Fuoco elettrico (aspetto Volont).
Prana il nome con cui si indica l'energia nel momento in cui essa, dalla
manifestazione universale, discende nel fisico.
Gli apparati fisici direttamente prodotti dall'attivit eterica, cio dall'attivit Chakra
e delle numerosissime correnti d'energia (nadi), sono tre:
1) Cuore
2) Sistema endocrino
3) Cervello.
Le nadi formano nel loro insieme un complessissimo disegno ad intreccio, d'aspetto
differente secondo quale sia il Raggio della personalit.
I Raggi, in numero di sette, sono in pratica le caratteristiche dell'Essere.
Per comprendere integralmente un essere umano, occorre sapere che per ognuno
degli aspetti che lo compongono (spirito, personalit, mentale, astrale e fisicoeterico) si ha l'appartenenza ad un determinato Raggio.
Ad ogni Chakra astrale o eterico corrisponde un dato Raggio.
Il Chakra astrale condiziona l'attivit del corrispettivo Chakra eterico, il quale a sua
volta condiziona lo stato funzionale della corrispettiva ghiandola endocrina.
Il substrato eterico-energetico dei nervi sono le nadi.
I nervi quindi, altro non sono se non la controparte fisica delle nadi.
I SETTE CHAKRA MAGGIORI
I centri maggiori (o chakram o chakra) sono disposti lungo la colonna vertebrale ed
hanno forma conica, con il vertice a partenza dalle correnti di energia lungo la
colonna stessa.
La base del cono ha un diametro di circa 15 cm. ed sita a circa 2 cm. dalla
superficie corporea.
Ogni Chakra sito anteriormente accoppiato alla sua controparte, sita
posteriormente.
La parte anteriore di un Chakra in rapporto alla sfera emotiva, quella posteriore
alla sfera volitiva.

Il primo Chakra (coronale) e l'ultimo Chakra (basale), corrispondenti alle due


estremit superiore e inferiore della corrente energetica che scorre lungo la colonna
possono invece ritenersi costituiti da un solo cono d'energia.
Dal momento che i Chakra compresi fra il 2 ed il 6 sono costituiti ognuno da due
coni di energia (un cono anteriore ed uno posteriore) mentre il 1 ed il 7 sono
formati da un cono singolo, avremo un totale di 12 centri energetici maggiori,
tenendo presente che centro anteriore e centro posteriore si uniscono con il loro
vertice (detto radice) a livello della colonna vertebrale.
Ogni Chakra ha come controparte fisica una ghiandola endocrina e presiede come
energia ad una determinata area corporea.
I Chakra hanno inoltre specifiche funzioni psicologiche ed esiste uno stretto
rapporto fra disturbi di un Chakra e turbe psicologiche.
Lo stato di salute presuppone che tutti i Chakra siano aperti, cio energeticamente
vibranti in senso orario (da sinistra a destra) ed in armonia energetica fra di loro.
Sinteticamente, si pu ritenere che la parte anteriore di un Chakra regoli la qualit
dell'energia psichica, mentre la parte posteriore moduli la quantit dell'energia
stessa. La colonna vertebrale va concepita come un infinitesimamente potente
conduttore d'energia, del quale il centro coronale rappresenta il polo superiore (o
polo positivo o polo dello spirito), mentre il basale costituisce il polo inferiore (o polo
negativo o polo della materia).
I due motori che regolano il flusso delle energie attraverso le endocrine sono la
pineale (in rapporto al coronale), che presiede al flusso delle energie dalla
dimensione fisica a quella spirituale, ed il surrene (in rapporto al centro basale), che
regola il passaggio delle energie dalla dimensione spirituale nel modo fisico.
La pineale opera mediante l'ipofisi (o ghiandola pituitaria), la quale influenza le altre
endocrine per legge di analogia, avendo in s un principio chimico affine ad ognuna
di esse. Ragion per cui Iesistenza di una perfetta sintonia fra pineale ed ipofisi (che
pu venire considerata come l'ancella della pineale) costituisce la condizione
essenziale perch si possa avere un'armonica funzione a livello di tutte le altre
ghiandole endocrine, come pure per poter agire in senso pranoterapeutico.
Lungo la colonna vertebrale scorrono poi tre canali d'energia, di differente polarit.
PINGALA: scorre a destra della colonna. E' il canale dell'energia positiva, in
rapporto all'Amore e all'Anima. Tale canale amplifica la sensibilit psichica ed in
rapporto al Chakra del cuore.
IDA: scorre a sinistra della colonna. E' il canale dell'energia negativa, in rapporto
all'Intelligenza-Attivit ed alla Materia. E' collegata al plesso solare.
SUSHUMNA: scorre al centro della colonna, fra gli altri due canali energetici. E' il
canale diretto, dell'energia neutra, in rapporto al Volere ed allo Spirito. Come
Chakra, in rapporto al coronale. In realt tale distinzione in destra (dx) e sinistra
(sx) solo schematica in senso spaziale di una dimensione che invece
quadrimensionale.

I 12 centri d'energia (formati appunto dai 1 e 7 Chakra e dalla parte anteriore e


posteriore dei Chakra 2 - 6) possono venire divisi in tre gruppi in base alla loro
funzione psichica:
CENTRI MENTALI: sono connessi all'attivit di pensiero e comprendono tre centri.
1) centro coronale
2) centro frontale anteriore
3) centro frontale posteriore
CENTRI EMOTIVI: sono in rapporto al sentire e comprendono quattro centri;
1) centro anteriore della gola
2) centro anteriore del cuore
3) centro anteriore del plesso solare
4) centro anteriore sacrale
CENTRI DELLA VOLONTA' sono connessi al volere e comprendono cinque centri
1) centro posteriore della gola
2) centro posteriore del cuore
3) centro posteriore del plesso solare
4) centro sacrale posteriore
5) centro basale.
Il centro posteriore della gola (o centro della nuca) sito a livello della nuca, quello
cardiaco posteriore fra le scapole, quello posteriore del plesso a livello del passaggio
fra vertebre dorsali e lombari, quello sacrale posteriore a livello del passaggio lombosacrale.
ANALOGIE FRA CRAKRA, GHIANDOLA ENDOCRINA, REGIONE CORPOREA E
FUNZIONE PSICHICA
1) CENTRO CORONALE. Ghiandola endocrina: pineale (o epifisi). Area corporea:
occhio dx, parte supero-anteriore del cervello. Funzione:
presiede all'integrazione dell'individuo nei suoi tre aspetti (fisico, psichico,
spirituale).
2) CENTRO FRONTALE. Ghiandola endocrina: ipofisi (o pituitaria). Area corporea:
occhio sx, parte inferiore del cervello, naso, orecchie, Sistema nervoso. Funzione:
frontale anteriore: regola la capacit di formulare concetti mentali e di
comprenderli.
frontale posteriore: regola la capacit di realizzare le proprie idee.
3) CENTRO DELLA GOLA. Ghiandola endocrina: tiroide, paratiroidi. Area corporea:
laringe, faringe, esofago, vie aeree superiori, arti superiori. Funzione:
gola anteriore: regola il senso di responsabilit e la capacit di apprendere dal
mondo esterno.
gola posteriore: regola il proprio inserimento sociale e professionale.
4) CENTRO DEL CUORE. Ghiandola endocrina: timo, attivit endocrina cardiaca
(produzione di ANP; ormone natriuretico atriale). Area corporea: cuore, polmoni,
sistema circolatorio, nervo vago, mammelle. Funzione:

cuore anteriore: determina la capacit di amare.


cuore posteriore: regola la capacit di imporsi nel mondo
5) CENTRO DEL PLESSO SOLARE. Ghiandola endocrina: sistema endocrino GEP
(gastro entero - pancreatico). Area corporea: pancreas (organo principale di tale
Chakra), fegato, vie biliari, stomaco (secondo organo per importanza di tale Chakra),
sistema nervoso simpatico, parte superiore dell'intestino tenue (duodeno-digiuno).
Funzione:
plesso anteriore: regola la capacit di provare piacere le bellezze della vita e di
provare simpatia per gli altri,
plesso posteriore: induce la volont di essere sani.
6) CENTRO SACRALE. Ghiandola endocrina: testicolo (cellule interstiziali del Leydig)
nel maschio ed ovaio nella femmina. Area corporea: apparato riproduttivo, intestino
tenue (in sinergismo con il Chakra basale). Funzione:
sacrale anteriore: regola la qualit dell'energia sessuale, l'attrazione per il sesso
opposto e la capacit di provare l'intensit del piacere sessuale (l'esperienza
dell'orgasmo richiede comunque l'apertura e l'armonica funzione di tutti i Chakra).
sacrale posteriore: regola l'aspetto quantitativo dell'energia sessuale.
7) CENTRO BASALE. Ghiandola endocrina: surrene, ghiandola coccigea del
Luschka. Area corporea: colonna vertebrale, reni e vie urinarie, arti inferiori, colonretto, midollo osseo. Funzione:
regola la quantit di energia fisica del corpo e la voglia di vivere. Tale Chakra
quindi la pompa dell'energia di un corpo.
Il Prana universale, cio l'energia vivente del cosmo, viene assorbita sotto forma di
globi di vitalit o quanti d'energia vivente dal plesso solare, in particolare con il
centro minore della milza, quindi distribuita agli altri Chakra secondo canali
d'energia ben prestabiliti.
Il canale d'energia che dal cuore va al centro del Chakra coronale esiste solo
nell'uomo evoluto e rende possibile la commutazione dell'Amore in illuminata
Sapienza. Ogni Chakra ha un suo colore ed un determinato numero di fasci
d'energia (o petali dei fiore di loto).
Coronale: 972 petali (960 periferici e 12 centrali collegati al cuore) - Colore: biancovioletto
Frontale: 96 petali (divisi in due parti, corrispondenti all'antero-ipofisi e neuroipofisi (o ipofisi posteriore) Colore: indaco
Gola: 16 petali Colore: azzurro
Cuore: 12 petali Colore: verde
Plesso solare: 10 petali Colore: giallo
Sacrale: sei petali Colore: arancione
Basale: quattro petali Colore: rosso
Il totale di 1104 petali.

Le principali relazioni esistenti fra i vari Chakra maggiori sono le seguenti: ogni
Chakra sottodiaframmatico omologicamente collegato ad un Chakra
sopradiaframmatico secondo tre flussi di energia ruotanti attorno al centro
frontale.
Le coppie polari di Chakra sono:
coronale -basale
gola -sacrale
cuore -plesso solare
il Chakra del plesso solare fonda in s sacrale e basale
il Chakra frontale fonda in s i centri sotto e sopra-diaframmatici
il Chakra basale fonda in s gli altri sei Chakra
il Chakra coronale fonda in s tutte le forze e le energie dei Chakra.
Il muscolo diaframma pu venire immaginato come quel piano che separa la parte
cielo (sovradiaframmatica) dalla parte terra (sottodiaframmatica) del corpo umano.
I VENTUNO CENTRI MINORI
I ventuno centri minori sono:
Centro sito nell'angolo ove la mascella si unisce all'orecchio (n due)
Centro sito subito sopra il seno (n 2)
Centro sotto la tiroide, ove si uniscono clavicole e sterno (n 1)
Centro presso il palmo della mano (n2)
Centro presso la pianta dei piedi (n2)
Centro dietro gli occhi (n2)
Centro connesso alle ghiandole interstiziali (o cellule del Leydig) o alle ovaie (n2)
Centro a livello dei fegato (n 1)
Centro connesso al plesso solare (diverso da esso) in rapporto allo stomaco (n1)
Due centri a livello splenico (uno sovrapposto all'altro) (n2)
Centro presso il cavo delle ginocchia (centro popliteo) (n2)
Centro presso il timo (tale centro connesso al nervo vago) (n 1)
Centro presso il plesso solare (n 1)
Il diametro dei centri minori di circa 7 cm e sono siti a circa 2 cm. dal corpo fisico.
I Chakra maggiori corrispondono ad aree ove le correnti di energia si intersecano per
21 volte.
Quelli minori ad aree ove le correnti di energia si intersecano per 14 volte.
Ulteriori piccoli centri di incontro delle energie sarebbero i punti sui quali agisce
l'agopuntura.
Aspetto:
1) Sui centri minori agirebbe la pranoterapia.
2) Sui centri maggiori pu agire solo il guaritore spirituale.
RELAZIONI FRA CHAKRA MAGGIORI E CENTRI MINORI
I centri minori rientrano sotto l'influenza del Chakra maggiore che presiede a quella
determinata area corporea in cui sono posti, secondo tale schema:

CORONALE: centro sito dietro l'occhio dx (1 centro).


FRONTALE : centro sito dietro l'occhio sx, centro temporo-mascellare dx e sx (3
centri)
GOLA: centro sotto-giugulare, centro del palmo della mano dx e sx (3 centri)
CUORE: centro sovramammario dx e sx, centro timico-vagale (3 centri).
PLESSO: centro connesso al plesso, centro presso il plesso, centro epatico, duplice
centro splenico (5 centri).
SACRALE: centro del testicolo o delle ovaie dx e sx (2 centri).
BASALE: centro popliteo dx e sx, centro della pianta dei piedi dx e sx (4 centri).
Lo stato funzionale dei centri minori va valutato in relazione al Chakra maggiore cui
fanno riferimento.
SISTEMA NERVOSO E CHAKRA
Il sistema nervoso centrale ricorda nella sua forma anatomica quella del serpente
piumato, con l'encefalo corrispondente alla testa del serpente, il midollo spinale al
corpo e la cauda equina, sfrangiatura con cui termina il midollo, alla coda piumata.
La parte superiore dell'encefalo irradiata dal coronale, quella inferiore dal frontale,
il midollo spinale regolato dal frontale e dal basale. Il sistema neurovegetativo
simpatico controllato dal frontale e dal plesso solare.
Il sistema neurovegetativo vagale (o parasimpatico) regolato dal Chakra del cuore e
dal centro minore timico. I gangli ed i plessi nervosi dei sistema neurovegetativo
fanno inoltre riferimento al Chakra che presiede all'area corporea in cui sono posti:
Gangli cervicali e plesso faringeo: centro della gola
Gangli toracici, plesso polmonare e cardiaco: centro del cuore
Plesso splenico e plesso solare: centro del plesso
Plesso pelvico: centro sacrale
Plesso coccigeo: centro basale.
KUNDALINI E FISIOANATOMIA OCCULTA
Per Kundalini si intende il fuoco della Materia, sita, solo parzialmente espressa,
(cosa che avviene durante l'orgasmo) presso la base della colonna.
La Kundalini non sale dal basso in alto per amplificare la potenza dei Chakra, bens
vero l'opposto, vale a dire la Kundalini sale naturalmente verso l'alto lungo la
Sushumna allorch i vari Chakra sono fra loro in perfetto allineamento, cio in
perfetto armonico equilibrio, ed i vari canali della colonna sono stati purificati.
Il nervo vago connesso ai Chakra basale e cardiaco.
Quando questi due Chakra sono fra di loro nel giusto rapporto armonico e sotto Il
controllo del coronale, si verifica la risalita della Kundalini, la qual e verr a vivificare
il nervo vago (mentre errato sostenere che il nervo vago a ridestare la Kundalini).
Una volta vivificato ed attivato in tutta la sua potenzialit, il nervo vago induce un
nuovo ritmo all'interno dell'intero sistema nervoso.
La trasformazione delle energie eteriche segue tale sequenza:
DAL PLESSO SOLARE AL CUORE

DAL SACRALE ALLA GOLA


DAL BASALE AL CORONALE
Tale trasferimento di energie pilotato dal centro frontale (ajna), centro sintesi delle
forze personali.
Ovviamente, il trasferimento delle energie da un centro all'altro non scevro da
fenomeni particolari, implicando esso una nuova e assoluta ridistribuzione delle
energie all'interno del corpo psicoeterico di un uomo e di una donna; il trasferimento
ad esempio dell'energia dal plesso solare al cuore pu essere causa di disturbi
cardiaci. Fra i vari Chakra disposti lungo la colonna stanno interposte delle
strutture di energia simili a dischi (dischi eterici).
Un risveglio precoce della Kundalini, in un individuo che ancora non abbia portato a
sufficiente purificazione il proprio io personale, quale appunto pu aversi per
pratiche volte alla ricerca personale del potere, determina un danno di tali dischi,
con conseguente comparsa di danni fisici-psichici di difficile risoluzione.
Il ponte che viene a porre in contatto come in un canale diretto la Monade e la
personalit di ogni uomo e ogni donna (o di un gruppo esoterico) viene definito
ANTAHKARANA, di cui simbolo fisico il nervo ottico. Tale canale va costruito
attraverso la realizzazione magico-spirituale.
L'altro canale, da cui dipende la vita stessa, detto SUTRATMA (o filo della vita) in
esso scorre la vita dallo spirito al corpo fisico. Tutto pu essere interpretato come
uno e trino nell'essere umano.
Il corpo eterico regolato dalla Luna ed strettamente collegalo a:
1) Sistema endocrino: regolato da Saturno. Lo stato delle ghiandole endocrine
dipende dallo stato funzionale dei Chakra.
2) Cuore: regolato da Nettuno. Regola il flusso del sangue.
3) Sistema nervoso: regolato da Venere.
L'uomo si manifesta in tre aspetti:
1) Volont: si manifesta nella respirazione e nel sonno.
2) Amore: si manifesta nel cuore, nel sangue e nel sistema nervoso.
3) Attivit: (intelligenza) si manifesta negli organi di assimilazione ed escrezione.
Etericamente sono tre i centri essenziali per la vita:
1) Cuore: ha sede lo Spirito Vitale. Nel cuore, Vita e Spirito sono Uno.
2) Cervello: ha sede la coscienza (anima).
3) Milza: ha sede la vita stessa della Materia
Funzionalmente a livello biolologico esiste una tripartizione dell'uomo:
1) Polo metabolico: comprende gli organi dell'apparato digerente, dell'apparato
riproduttivo e gli arti superiori ed inferiori. E' in rapporto al Volere. E' in rapporto al
regno animale. Nell'ambito di una pianta, in rapporto all'elemento fiore.
2) Polo ritmico: comprende il cuore ed i polmoni. E' in rapporto al Sentire. E' in
relazione al regno vegetale. Di una pianta, in rapporto all'elemento foglia.

3) Polo neuro-sensoriale: comprende il sistema nervoso e gli organi di senso, ivi


compresa la cute. E' in rapporto al regno minerale. Di una pianta, in relazione alla
radice. A livello della testa sono presenti tre importanti centri eterici:
1) Coronale: corrisponde all'Anima. Come ghiandola endocrina, alla pineale.
2) Frontale (ajna) corrisponde alla Personalit. Come endocrina, alla ipofisi.
3) Alta major: con tale termine ci si riferisce al midollo allungato (o bulbo rachideo),
sito circa a met della nuca. E' in rapporto al fisico. Come ghiandola a secrezione
interna corrisponde alla ghiandola carotidea (sita a livello della biforcazione della
carotide comune cio circa nel mezzo del collo lateralmente).
La ghiandola carotidea da considerarsi come l'esternazione dell'alta major.
E poi da considerare l'importanza degli occhi:
nell'uomo evoluto l'occhio destro in rapporto all'amore, l'occhio sinistro in
rapporto alla mente superiore (o pensiero sintetico-astratto).
nell'uomo normale: l'occhio destro in rapporto all'astrale-ernotivo, l'occhio
sinistro in rapporto al pensiero concreto. Dal punto di vista anatomico l'uomo pu
essere concepito come penta-partito nella costituzione del suo corpo fisico:
1) TESTA: corrisponde allo Spirito.
Comprende:
I cinque VENTRICOLI CEREBRALI: (ventricolo laterale dx. e sx. , 3 ventricolo, 4
ventricolo, canale cefalo-rachidiano): SONO IN RAPPORTO AL FISICO.
Le tre GHIANDOLE (PINEALE, IPOFISI, GHIANDOLA CAROTIDEA): SONO IN
RAPPORTO ALL'ANIMA.
I due OCCHI: SONO IN RAPPORTO ALLO SPIRITO.
2) TORACE (parte sovradiaframmatica): corrisponde all'anima.
Comprende:
GOLA: E IN RAPPORTO ALL'ATTIVITA-INTELLIGENZA.
POLMONE: E IN RAPPORTO ALLO SPIRITO.
CUORE: E IN RAPPORTO ALL'ANIMA,
3) ADDOME (parte sottodiaframmatica): corrisponde al corpo fisico.
Comprende:
MILZA: E IN RAPPORTO ALLO SPIRITO
STOMACO: E IN RAPPORTO ALL'ANIMA
ORGANI SESSUALI: SONO IN RAPPORTO AL FISICO.
La milza in rapporto alla vita dei pianeta, unisce cio la singola vita a quella del
pianeta.
Non risponde al controllo operato dal sistema nervoso autonomo del singolo
individuo, bens alla vita planetaria. La milza lo strumento pi importante della
forza vitale. Esiste anche una relazione milza/polmoni, essendo essi gli organi
relazionati allo spirito per quanto riguarda le aree corporee
sovra/sottodiaframmatiche.
4) ARTI SUPERIORI

5) ARTI INFERIORI
La percezione cosciente delle mille analogie fra i vari aspetti fisico-animico-spirituali
dell'uomo fonte di illuminazione nell'opera di guarigione. Se le ghiandole endocrine
funzionano in modo perfetto ed in perfetta sincronia (segno questo di analogo
armonico rapporto fra i vari Chakra), la malattia non pu stabilirsi in un corpo.
In realt, solo l'illuminato ha tutti i Chakra attivi e funzionanti in perfetta armonia.
Lo stato dei Chakra il marker dell'evoluzione di un uomo:
Nell'uomo primitivo: tutti i Chakra sono ipoattivi (tranne il sacrale) e ci il motivo
della loro buona salute.
Nell'uomo normale i tre Chakra pi attivi sono: frontale, plesso, sacrale.
Nell'uomo evoluto i tre Chakra pi attivi sono: coronale, cuore e basale.
Nell'uomo istintivo l'energia prodotta a livello del plesso solare.
Nell'uomo di medio sviluppo sono attivi il plesso ed ancor pi il frontale ed il centro
della gola.
Nel discepolo sono attivi: frontale, cuore e plesso. Lo sviluppo del Chakra
completo a 21 anni, et in cui essi raggiungono l'esatto sviluppo conseguito nelle
precedenti incarnazioni.
Nel neonato attivo pressoch solo il basale.
Le cause delle malattie che possono portare a morte sono sintetizzabili in cinque
tipi:
1) Malattie veneree (sifilide, AIDS).
2) Cancro.
3) Tubercolosi (TBC).
4) Cardiopatie (malattie cardiache, ischerniche e aritmiche).
5) Malattie nervose e mentali.
Le prime tre malattie (veneree, cancro, TBC) colpiscono l'uomo di evoluzione media.
Le restanti due (cardiopatie e malattie mentali) colpiscono gli uomini pi evoluti.
La persona del tutto istintiva e il maestro di saggezza, che costituiscono i due
estremi della storia evolutiva umana, non sono soggetti a malattia e questo per il
fatto che in entrambi i casi non vi dualit fra anima e personalit, n fra impulsi e
concezione morale, nel primo caso perch ancora l'anima non si esprime, nel
secondo caso perch la dualit stata trascesa.
SVILUPPO DEI CHAKRA
L'azione sui Chakra pu variare in base all'et dell'ammalato, dal momento che essi
si sviluppano gradatamente lungo il corso degli anni. Nel neonato, il solo Chakra
attraverso cui giunge dalla terra la vita al nuovo essere il basale. I centri si
sviluppano poi d'epoca della vita in epoca in senso ascendente:
nei primi anni di vita si sviluppa il sacrale nella prima-seconda infanzia si sviluppa
il plesso solare.
alla pubert il centro del cuore, cos l'uomo conosce il primo innamoramento. Lo
stato di salute determinato dall'armonica attivit delle sette ghiandole endocrine.

Normalmente, in nessun periodo della vita di un uomo si verifica un contemporaneo


funzionamento di tutte le sette endocrine; infatti, nell'infanzia sono iperattive la
pineale e il timo, mentre non ancora attiva la gonade (testicolo od ovaio).
Nell'adulto, a partire dalla pubert, diviene attiva la gonade, mentre si riduce
l'attivit sia del timo che della pineale.
Solo nell'Illuminato si verifica il contemporaneo funzionamento di tutte le endocrine:
pineale e timo tornano a funzionare come nell'infanzia, pur in presenza di una
attivit gonadica sviluppata.
VALUTAZIONE DELLO STATO FUNZIONALE DEI CHAKRA E LORO PATOLOGIA.
Ogni malattia in rapporto ad alterazioni a carico di un Chakra, della sua
funzionalit e/o del suo sviluppo. A sua volta, l'alterazione di un Chakra la
conseguenza e l'espressione di una causa psichico-spirituale.
Il corpo nella sua funzionalit , cio, l'espressione dei pensieri e delle emozioni.
Solo risolvendo la causa psico-spirituale che determina una malattia possibile
pervenire ad una vera e duratura guarigione. Ogni organo fisico in relazione ad un
determinato stato psichico-spirituale.
Tenendo presente la relazione esistente fra organo fisico, Chakra e stato psichico, si
potr comprendere la dinamica attraverso cui un determinato conflitto psicoemotivo
possa indurre una malattia interessante uno specifico organo. Di fronte ad ogni
malattia, come regola principale da ritenere che il Chakra alterato sia quello che
presiede all'organo o alla regione corporea in cui la malattia si sviluppa.
STATO FUNZIONALE DI UN CHAKRA
Lo stato energetico di un Chakra pu venire indagato in tre modi
1) Visione diretta: mediante la chiaroveggenza.
2) Percezione psichica diretta: il guaritore in questo caso sente mediante i propri
Chakra la condizione funzionale dei Chakra dell'ammalato.
3) Palpazione con le mani: si usa il palmo delle mani, della sola mano dx o di
entrambe le mani.
Lo stato d'attivit di un Chakra viene percepito passandovi lentamente sopra il
palmo della mano.
Si potr avvertire una sensazione di calore nel caso in cui il Chakra sia iper-attivo,
oppure di freddo se il Chakra ipo-attivo (o chiuso).
Oppure si potr avere il senso di un getto d'energia, intenso se il Chakra ben
funzionante, oppure debole se il Chakra chiuso. Vanno analizzati sia i Chakra
anteriore che posteriori.
Per percepire il senso del moto delle energie di un Chakra (se orario o anti-orario),
consigliabile porre il palmo della mano sul Chakra in esame, curvandolo
leggermente verso destra e sinistra.
Operativamente, la palpazione energetica dei Chakra viene effettuata passando il
palmo della mano dx o di entrambe le mani lungo la colonna vertebrale, dal basso

verso l'alto, prima anteriormente, quindi posteriormente, oppure, ponendo il


paziente in posizione seduta, si potr valutare simultaneamente con
la mano sx la Parte anteriore e con la dx la parte posteriore di ogni Chakra.
Di un Chakra occorre valutare i seguenti aspetti:
STATO DI ATTIVITA'
DIREZIONE DEL MOTO.
RAPPORTO FRA PARTE ANT. E POST. DI UN DATO CHAKRA
RAPPORTO FRA EMIPARTE SX. E DX DI OGNI CHAKRA.
CONDIZIONE DELLA MEMBRANA ETERICA.
STATO DI ATTIVITA'.
Un Chakra potr essere funzionante (aperto) oppure non attivo o ipo-attivo (chiuso).
In genere, se un determinato Chakra sottodiaframmatico iper-attivo, avremo una
ipo-attivit a carico dei corrispettivo Chakra sottodiaframmatico e viceversa, secondo
le seguenti corrispondenze:
BASALE-CORONALE,
SACRALE-GOLA, PLESSO SOLARE-CUORE.
DIREZIONE DEL MOTO: di norma un Chakra vibra in senso orario cio da sx. a dx.
E' da ritenere patologico un suo funzionamento in senso anti-orario
RAPPORTO FRA PARTE ANTERIORE E POSTERIORE DI UN DATO CHAKRKA:
lo stato di salute psicobiologico presuppone un armonico rapporto d'attivit fra parte
anteriore e Posteriore di un Chakra: una iperfunzione della parte anteriore dei
Chakra comporter una amplificazione dello stato emotivo, mentre il prevalere della
parte posteriore determiner un predominio dell'aspetto volitivo, con conseguente
tendenza ad una condizione di irrigidimento psichico per eccessivo controllo e
blocco della propria vita emotivo-sentimentale
RAPPORTO FRA EMIPARTE SINISTRA E DESTRA DI OGNI CHAKRA
La parte sx di un Chakra negativa (o passiva o jin).
La parte dx positiva (o attiva o yang).
Se la parte dx iper-attiva rispetto alla sx, si avr la tendenza a presentare un
atteggiamento attivo mentre il prevalere della parte sx determiner una tendenza
alla passivit.
CONDIZIONE DELLA MEMBRANA ETERICA:
ogni Chakra come rivestito da una sorta di membrana la cui funzione quella di
proteggere l'attivit stessa del Chakra. Una lacerazione di tale membrana, cio una
sua discontinuit energetica, comporta un'alterata attivit dei Chakra stesso.
Quando il Chakra funziona in senso orario attrae energia dall'universo, mentre
disperde energia se il suo moto anti-orario.
Deficit di energia, presenza di un moto anti-orario e lacerazione della membrana
eterica, sono le tre principali alterazioni cui pu andare incontro un dato Chakra.

PATOLOGIA DEI CHAKRA


Dal momento che ogni Chakra connesso sia ad una determinata regione corporea
sia ad un aspetto della vita psichica, l'alterata attivit di un Chakra comporter sia
una sintomatologia fisica che psicoemotiva. Dal punto di vista psicomentale, la
patologia di un Chakra dar origine ai seguenti sintomi:.
1) BASALE:
Una ipofunzione del basale determina assenza di potenza fisica e salute
cagionevole.
2) SACRALE.
Sacrale anteriore: una sua ridotta attivit comporta assenza di attrazione sessuale
e incapacit a provare piacere nel sesso.
Sacrale posteriore: una sua ipo-attivit determina ridotta potenza sessuale. Il
prevalere dell'attivit del Sacrale post. su quello ant. determina una tendenza al
sadismo.
3) PLESSO SOLARE:
Plesso ant.: la simpatia fra gli individui mediata dallo stabilirsi di correnti di
energia fra la parte anteriore del plesso dei due individui. Una ipo-attivit del plesso
ant. determina incapacit a provare emozioni e piacere per le bellezze della vita.
Una iper-attivit del plesso anteriore, specialmente se coesiste una lacerazione
della membrana eterica, determina instabilit emotiva ed amplificazione dell'ansia,
con senso di peso o addirittura dolore a livello del plesso solare stesso.
Una chiusura del plesso ant. associata ad apertura del sacrale ant. e del Chakra
cardiaco, determina dissociazione fra amore e sesso.
Plesso post.: una sua ipo-attivit induce scarsa volont di essere sani e ridotta
propensione a voler guarire.
4) CUORE:
Cuore ant.: una sua ipofunzione determina incapacit di amare. Lo stato di
innamoramento infatti indotto dal venirsi a stabilire di correnti di energia che
uniscono il centro cardiaco ant. dei due che si amano.
Cuore post.: una sua ipo-attivit comporta scarsa capacit di imporsi sugli eventi e
sul mondo. Iper-attivit del cuore post. associata a ridotta attivit del cuore ant. (o a
moto anti-orario di quest'ultimo) comporta presenza di forte volont di dominio non
mitigata dall'amore.
Iper-attivit del centro cuore post. ma in senso anti-orario comporta discordanza e
senso di conflitto fra il proprio volere e quello degli eventi o del mondo esterno.
5) GOLA:
Gola ant.: se ipo-attivo, avremo scarso senso di responsabilit e incapacit ad
assimilare dal mondo esterno. Se tale centro funziona in senso anti-orario, si avr
addirittura la percezione di ci che viene dal mondo esterno come ostile e violento
nei propri confronti.

Gola post.: una ipo-attivit di tale centro determina disadattamento sociale, in


particolare insoddisfazione nel proprio ambiente di lavoro, con tendenza a
colpevolizzare gli altri.
6) FRONTALE:
Frontale ant.: una sua ipo-attivit comporta incapacit a generare idee e
confusione nel proprio modo di pensare. Una sua funzione in senso anti-orario
determina tendenza ad elaborare idee negative.
Frontale post.: Una ipofunzione di tale centro determina incapacit o difficolt a
realizzare le proprie idee. Nel caso di iperfunzione del frontale anteriore associata a
chiusura o ipofunzione del frontale posteriore, si generer una condizione di estrema
frustrazione, dovuta al fatto di avere molte idee ma non sapere realizzarle, con
conseguente colpevolizzazione dei mondo esterno.
Frontale post. attivo, associato a frontale ant. attivo in senso anti-orario determina
realizzazione efficace ma di idee distorte.
7) CORONALE:
Una sua chiusura determina mancata integrazione di se stessi, con distacco dalla
spiritualit.
SVILUPPO DEI CHAKRA E STRUTTURE DI CARATTERE
I Chakra si sviluppano d'et in et della vita ed allo sviluppo di ogni Chakra si
associa la manifestazione delle caratteristiche sia psichiche che biologiche proprie di
quellet della vita. Analogamente ad un fiore che dischiude i suoi petali alla luce del
sole, lo sviluppo di un dato Chakra avviene solo per amore, in genere l'amore dei
genitori, come nella dinamica di un processo di magia naturale. Senza amore, i
Chakra non si sviluppano in modo armonico e adeguato.
Qualunque sofferenza animica, che consiste sempre fondamentalmente in una
mancanza d'amore in modo corretto, determiner un mancato sviluppo o comunque
uno sviluppo errato a carico di quel Chakra che in quella et della vita si sarebbe
dovuto esprimere. I genitori sono due ed ognuno di essi sar responsabile in
particolare dello sviluppo della parte anteriore (o emotiva) e di quella posteriore (o
volitiva) di un determinato Chakra, rispettivamente la madre ed il padre. Una
disarmonia di coppia comporter di conseguenza un non armonico sviluppo fra
parte anteriore e posteriore di un Chakra. Pertanto, a secondo dei periodo della vita
in cui si verifica un determinato trauma animico, la ferita psichica che ne consegue
determiner un blocco nell'armonica evoluzione della storia dell'anima stessa,
con conseguente mancato sviluppo del corrispettivo Chakra, la cui espressione
rappresenta appunto l'effetto di un determinato periodo dello sviluppo psicospirituale. I Chakra costituiscono quindi il tramite attraverso cui eventi psichici
possono arrivare ad indurre alterazioni biologiche nella funzionalit dei vari organi.
Verr colpito quell'organo irradiato dal Chakra sede dell'alterato sviluppo per traumi
psichici avvenuti in quellet della vita in cui quel Chakra si sarebbe dovuto
sviluppare, vale a dire:

il basale si sviluppa alla nascita e rappresenta il Chakra che rende possibile


l'incarnazione stessa dell'anima.
il sacrale si sviluppa nei primi periodi della vita (prima infanzia)
il plesso solare si sviluppa nella seconda infanzia.
il centro cardiaco si sviluppa alla pubert e rende possibile l'innamoramento.
Il mancato o errato sviluppo di un dato Chakra determiner il verificarsi di
determinati blocchi energetici e di una determinata struttura del carattere (o
personalit psicopatologica), la cui caratteristica dipender appunto dal periodo
della vita in cui un trauma animico, una ferita dell'anima, ha provocato l'errato
sviluppo dello stesso Chakra. Ogni blocco energetico ed ogni struttura di carattere
implicano pertanto un particolare tipo di disequilibrio nello stato di attivit dei vari
Chakra. Solo negli Illuminati presente una perfetta armonia nell'attivit dei vari
Chakra, che il risveglio della kundalini suggella poi come potenza spirituale e divina
corona. La sessualit di un uomo e di una donna, sia nel suo aspetto di carica
energetica che di tipo di fantasie erotiche eccitatorie, sessualit che scaturisce dallo
stato globale di attivit dei vari Chakra, l'aspetto dell'essere di un individuo che
pi di ogni altro riflette sinteticamente lo stato dei Chakra, quindi la stessa
sua storia animica.
Le principali strutture di carattere sono cinque:
STRUTTURA SCHIZOIDE.
STRUTTURA ORALE.
STRUTTURA PSICOPATICA.
STRUTTURA MASOCHISTICA.
STRUTTURA RIGIDA (O SADICA).
STRUTTURA SCHIZOIDE:
CAUSA: Rifiuto da parte di uno o entrambi i genitori sin dai primi giorni di vita o
durante la stessa vita fetale.
A tale rifiuto, l'anima dei bambino reagir retraendosi nel mondo spirituale e
rifiutando l'esperienza nel mondo fisico.
Il non amore sin dalla nascita determina un errato sviluppo del basale.
CARATTERISTICA: Tendenza a rifiutare l'esperienza del mondo fisico per ritirarsi in
quello soggettivo (atteggiamento cui l'individuo ricorrer ogni qual volta nella sua
vita si imbatter in una esperienza percepita come minacciosa), percezione del
mondo fisico come ostile, paura di non aver diritto ad esistere, quindi senso
di non esistere veramente.
Nel bambino si pu avere la tendenza alla masturbazione precoce, nell'intento di
sentirsi comunque collegato alla vita, mediante appunto la propria sessualit.
STATO DEI CHAKRA:
Prevalenza della parte posteriore su quella anteriore dei vari Chakra, disequilibrio
fra parte sx e dx di ogni Chakra, con prevalenza della parte dx e conseguente

tendenza all'aggressivit ed alla rabbia repressa. I Chakra pi attivi sono: coronale,


frontale ant., plesso ant., sacrale post.
A livello cerebrale, l'energia concentrata a livello occipitale, mentre ridotta a
livello frontale.
TERAPIA: Gli individui con struttura schizolde sono creativi; il loro limite consiste in
una sorta di rabbia repressa, tale da impedire la realizzazione stessa della propria
creativit. il senso della vita di questi individui consiste nel riuscire a realizzarsi nel
mondo fisico.
STRUTTURA ORALE
CAUSA: Assenza della madre nel primi mesi di vita, cio nel periodo
dell'allattamento. Ci implica un errato sviluppo del Chakra sacrale.
CARATTERISTICA: Tendenza ad aggrapparsi agli altri per paura di essere
abbandonati, utilizzo della propria sessualit per ricevere affetto dagli altri, timore di
chiedere ci di cui si ha bisogno per convinzione di non poterlo ricevere.
STATO DEI CHAKRA:
In genere i Chakra sono ipo-attivi. I pi funzionanti sono il coronale ed il frontale
anteriore, con conseguente spiccata chiarezza mentale. A livello cerebrale, l'energia
si accumula a livello frontale e laterale.
TERAPIA: Ci che essenziale per questi individui il liberarsi della paura
dell'abbandono ed il ritrovare fiducia nella vita.
STRUTTURA PSICOPATICA
CAUSA: Atteggiamento seduttivo, cio di complicit, da parte del genitore di sesso
opposto, associato ad assenza del genitore del proprio sesso, durante la prima
infanzia. Ci determina un errato sviluppo del sacrale, plesso e cuore.
CARATTERISTICA: Tendenza al bisogno di dominare gli altri.
STATO DEI CHAKRA:
Sono iper-attivi a livello post. i Chakra della gola e cuore.
A livello cerebrale, l'energia si accumula presso la regione frontale.
TERAPIA: Ci che salutare per questi individui l'apprendere ad abbandonarsi al
propri sentimenti ed alla propria sessualit.
Quando si parla di sessualit con questo tipo di individui, occorre molta delicatezza.
A livello pranoterapico, vanno aperti anteriormente il sacrale, il plesso, il cuore.
STRUTTURA MASOCHISTICA
CAUSA: Amore ossessivo durante la prima infanzia, in genere da parte della madre.
Ci determina un errato sviluppo del sacrale e del plesso.
CARATTERISTICA: Senso di colpa nell'affermare la propria individualit ed i propri
impulsi per timore di ricevere un'umiliazione. Tali individui sono provocatori nei
confronti degli altri, covano in s ostilit e paura di esplodere, sembrano
sottomettersi sempre ma in realt non si sottomettono mai. Vi tendenza alla
pornografia. Sessualmente, nel maschio vi spesso impotenza o eiaculazione

precoce, nella femmina incapacit a provare l'orgasmo, sentendo come sporca la


propria sessualit.
STATO DEI CHAKRA:
I Chakra pi attivi sono il frontale anteriore, il plesso solare anteriore ed a volte il
sacrale posteriore. A livello cerebrale, l'energia si concentra a livello frontale,
parietale e centro occipitale.
TERAPIA: Consiste nel liberarsi dall'aggressivit repressa e dalla paura di subire
umiliazioni. Tali individui sono predisposti a migliorare mediante un processo di
autoguarigione.
STRUTTURA RIGIDA (O SADICA)
CAUSA: Rifiuto e mancanza d'amore durante l'infanzia da parte del genitore di sesso
opposto. Si ha un errato sviluppo del Chakra del cuore.
CARATTERISTICA: Rigido controllo dei propri sentimenti ed eccessivo sviluppo
dell'orgoglio.
STATO DEI CHAKRA:
Gola, cuore, plesso e sacrale sono iper-attivi a livello posteriore. A livello cerebrale,
l'energia prevale a livello laterale.
TERAPIA:
Essa consiste nell'apprendere a manifestare i propri sentimenti ed in particolare nel
collegare amore e sesso. Pranoterapeuticamente, va aperto il centro del cuore,
anteriormente. In genere il danno nello sviluppo dei vari Chakra tanto maggiore
quanto pi precocemente nella vita si stabilita la mancanza d'amore. Un adeguato
colloquio psicologico consentir di analizzare quale sia stato il rapporto con i propri
genitori durante l'infanzia. Il tipo di personalit psicopatologica pu anche
venire dedotto dall'analisi dei Chakra e delle energie cerebrali. A livello cerebrale va
tenuto presente che il polo frontale in rapporto alla manifestazione nel m ondo
fisico, mentre il polo occipitale in rapporto al mondo spirituale .
Anche la valutazione della temperatura cutanea pu orientare verso il tipo di
carattere:
STRUTTURA SCHIZOIDE: Mani fredde e piedi freddi.
STRUTTURA ORALE: Torace freddo.
STRUTTURA PSICOPATICA: Gambe fredde e bacino freddo.
STRUTTURA MASOCHISTICA: Natiche fredde.
STRUTTURA RIGIDA: Bacino freddo.
La struttura del carattere pu venire sinteticamente analizzata semplicemente
chiedendo al paziente
cosa ricorda del rapporto con i propri genitori nell'infanzia.
BLOCCHI ENERGETICI
A secondo dei momento della vita in cui si verificata una determinata ferita
animica, oltre che un errato sviluppo dei chakra si avr l'instaurarsi di un
particolare tipo di blocco energetico, di alterazione cio nel libero fluire delle energie

psicoblologche. Il protrarsi a lungo di un dato blocco energetico diviene causa di


malattia fisica.Ogni aumento di energia psichica che si viene a determinare in un
individuo consente di scuotere e rimuovere i vari blocchi psico-energetici,
permettendo di rivivere a livello cosciente esperienze rimaste per anni sepolte
nell'inconscio, poich nel momento in cui erano state vissute superavano i
meccanismi di contenimento dell'io, risultando pertanto troppo dolorose e non
amalgamabili all'interno dell'unit psichica di un individuo. Alla rimozione di un
blocco energetico, corrisponde come effetto una amplificazione della coscienza. Ora,
nessuna energia pi potente dell'Amore nel ridare vita alle parti inconsce rimaste
bloccate in noi. I principali blocchi energetici sono sei:
a) BLOCCO DEPRESSIVO
b) BLOCCO DI TIPO COMPRESSIVO
c) BLOCCO DI TIPO ARMATURA A MAGLIA
d) BLOCCO DI TIPO ARMATURA A PIASTRE
e) BLOCCO DI TIPO ESAURIMENTO ENERGETICO
f) BLOCCO DI TIPO DISPERSIONE ENERGETICA
1)BLOCCO DEPRESSIVO: Il blocco dell'energia a livello della parte anteriore
dell'addome, della parte superiore della schiena e della regione sovramammaria.
Nelle sedi in cui vi il blocco, si ha tendenza ad accumulare liquidi e conseguente
gonfiore. Questo tipo di blocco si viene a determinare quando l'individuo mortifica la
sua emotivit e, sentendosi impotente, rinuncia ad una sua realizzazione intima. Le
malattie classiche del blocco depressivo sono: colon irritabile, angina pectoris.
2) BLOCCO DI TIPO COMPRESSIVO: Il blocco dell'energia interessa l'addome, il
bacino e la parte superiore delle cosce. In tali aree si ha tendenza all'accumulo di
adipe. Questo tipo di blocco si viene a determinare allorch l'individuo sopprime i
suoi sentimenti, in particolare la propria sessualit, in genere per una umiliazione
subita durante l'infanzia. Predispone ad infiammazioni pelviche.
L'individuo accumula una grande rabbia, che soffoca per timore di subire una
umiliazione.
3) BLOCCO DI TIPO ARMATURA A MAGLIA: Il blocco dell'energia interessa le spalle,
la parte supero-laterale delle cosce, la regione inguinale dx.. Si verifica quando
l'individuo mette in moto tutta una serie di strategie per sfuggire ai propri
sentimenti per paura degli stessi, con la conseguente incapacit di vivere sentimenti
profondi se non per un breve periodo di tempo. Nell'arco degli anni tale blocco tende
in genere a sfociare in un evento acuto, che pu consistere in una malattia grave,
un incidente o anche un'improvvisa avventura amorosa.
4) BLOCCO DI TIPO ARMATURA A PIASTRE: Il blocco energetico interessa spalle,
regione mammaria, epigastrio. regione laterale delle cosce. Si verifica quando
l'individuo soffoca completamente in s i suoi sentimenti, sviluppando un forte stato
di tensione che si estrinseca in una eccessiva contrattura muscolare. Un tale
individuo non conosce la gioia poich annulla i suoi sentimenti, trova difficolt nelle

relazioni umane e ritiene il suo comportamento essere perfetto. Le malattie a cui


predispone tale blocco sono le cardiopatie di tipo ischemico o aritmico e l'ulcera
peptica. Spesso un tale blocco sfocia in una malattia acuta, in genere l'infarto
miocardico.
5) BLOCCO DI TIPO ESAURIMENTO ENERGETICO: caratterizzato da un difetto di
energia a livello degli arti inferiori. Viene determinato dalla paura di non sapersi
reggere con le proprie forze e di fallire nella vita. Tale blocco predispone a patologie a
carico degli arti inferiori.
6) BLOCCO DI TIPO DISPERSIONE ENERGETICA: caratterizzato da una
dispersione di energia a livello delle giunture articolari degli arti inferiori (ginocchia,
caviglie). Viene indotto dalla presenza di uno stato cronico di rassegnazione e di
incapacit di reagire agli eventi.
SISTEMI ENERGETICI DI DIFESA
Consistono in meccanismi psicologici di difesa che un individuo adotta per un
periodo limitato di tempo (giorni o mesi) allorch si sente minacciato nella sua
integrit psicofisica.
Ad ogni tipo di reazione psichica difensiva corrisponde una particolare dinamica
delle energie eteriche, messa in atto al fine di proteggere la parte pi vulnerabile di
se stessi, tenuta nascosta agli altri e spesso anche a se stessi. Tali sistemi difensivi
si strutturano durante l'infanzia, nell'intento di spaventare gli altri o di attirare
su di s la loro attenzione. I principali sono:
REAZIONE A TIPO RICCIO: L'energia eterica si dispone a formare una sorta di
aculei. Tale reazione serve a far allontanare gli altri.
REAZIONE A TIPO FUGA: L'energia eterica si retrae dalla testa, perci lo sguardo
dell'individuo diverr assente. Si ricorre ad essa in condizioni di minaccia.
REAZIONE A TIPO ASSENZA: E' simile alla precedente, cio caratterizzata dal
fatto che una parte della coscienza come se fosse fuori del corpo, ma di durata
molto maggiore, perfino anni.
REAZIONE A TIPO NEGAZIONE VERBALE: E' caratterizzata da un eccesso di
energia a livello della testa, da un blocco d'energia a livello del collo e da un difetto di
energia nella parte inferiore del corpo. Si manifesta con la tendenza a parlare di
continuo senza sosta, al fine di sentirsi vivi.
REAZIONE A TIPO VAMPIRISMO: E' caratterizzata da una incapacit a
metabolizzare l'energia vivente, perci l'individuo l'assorbir avidamente dagli altri.
REAZIONE A TIPO UNCINO: L'energia si concentra alla sommit del capo,
assumendo una forma ad uncino, al fine di catturare gli altri con la propria forza
mentale.
REAZIONE A TIPO TENTACOLARE: L'energia protrude dall'aura e si dispone a
formare una sorta di tentacoli, con cui catturare energia dagli altri, agendo sul loro
plesso solare.

REAZIONE A TIPO FRECCE VERBALI: Le parole vengono usate come frecciate, per
suscitare ira negli altri, cos da avere una scusa per sfogare la propria rabbia
repressa. Dietro alle parole vi sono vere e proprie onde di energia eterica, capaci di
provocare dolore negli altri.
REAZIONE A TIPO RIMUGINARE IN SILENZIO: Si manifesta con la tendenza a
rimuginare in s i propri pensieri, nell'intento di attirare l'attenzione degli altri ed
ottenere una richiesta di aiuto.
REAZIONE A TIPO ISTERICO: Si manifesta con la tendenza ad esplodere sotto
forma di sfogo violento in risposta alle frecciate delle altre persone, nell'intento di
intimorirle.
REAZIONE A TIPO ISOLAMENTO: Consiste in un irrigidirsi dei bordi del corpo
eterico cos da isolarsi dal mondo esterno e da estraniarsi da una data situazione.
REAZIONE A TIPO IMPOSIZIONE DI VOLONTA: Si manifesta con la tendenza ad
affermare la propria supremazia volitiva sugli altri. Vari tipi di sistemi difensivi
possono coesistere nelle personalit umane. A secondo del tipo di struttura di
carattere, tuttavia, prevale in genere un determinato meccanismo difensivo:
-STRUTTURA SCHIZOIDE: reazione a tipo riccio ed a tipo fuga.
-STRUTTURA ORALE: reazione a tipo vampirismo, negazione verbale, frecce verbali.
-STRUTTURA PSICOPATICA: reazione ad uncino, a tipo negazione verbale o isterico.
-STRUTTURA MASOCHISTICA: frecce verbali, rimuginare in silenzio, tipo
tentacolare.
-STRUTTURA RIGIDA: reazione isterica, isolamento e imposizione di volont.
LE ANALOGIE DEL CORPO UMANO
Ogni parte del corpo umano riflette analogicamente l'intero corpo e nella sua singola
parte pu essere decifrato il tutto. In particolare, l'intero organismo si riflette nelle 3
seguenti aree corporee:
1) Pianta dei piedi.
2) Padiglione auricolare.
3) Iride dell'occhio.
LE CAUSE DI MALATTIA
LE 10 LEGGI DELLE CAUSE DELLE MALATTIE
LEGGE I
La malattia effetto di inibizione della vita dell'anima, e ci vale per qualsiasi forma
di ogni regno. L'arte del guaritore sta nel liberare le energie dell'anima, cos che la
sua vita scorra e fluisca nell'aggregato di organi che compongono la forma.
LEGGE II
La malattia causata e dipende da 3 influssi:
1) il passato, e con ci l'uomo sconta i suoi vecchi errori.
2) Leredit, per cui il singolo uomo condivide con tutti gli uomini energie infette che
hanno natura collettiva.

3) ci che il Signore della Vita impone al proprio corpo, cui l'uomo partecipa con
tutte le forme naturali.
Questi 3 influssi sono chiamati legge antica di partecipazione al Male".
LEGGE III
Le malattie dipendono dall'accentramento di base dell'energia vitale. Dal livello ove
essa focalizzata, discendono quelle condizioni che si risolvono o come malattia o
come liberazione della medesima.
LEGGE IV
La malattia, sia fisica che psicologica, radicata nel bene, nel bello e nel vero. E' la
distorsione di possibilit divine, L'anima, quando cerca di esprimere in pienezza un
aspetto divino o una realt spirituale interiore e ne viene impedita, determina nella
sostanza dei suoi veicoli un punto di attrito. Qui si affigge lo sguardo della
personalit e ne consegue la malattia. L'arte del guaritore sta nell'elevare gli
sguardi, dapprima rivolti in basso, a contemplare l'anima, che il vero Guaritore
entro la forma.
LEGGE V
Non esiste altro che energia. Nell'uomo si incrociano due energie e altre cinque sono
presenti. Ciascuna ha il suo centro di contatto. Il conflitto fra queste energie e le
forze e fra le forze stesse, causa tutte le malattie fisiche.
LEGGE VI
Quando nel corpo agiscono le energie costruttrici dell'anima, vi sono salute, scambi
perfetti, giusta attivit. Se costruiscono invece i signori lunari e quelli che operano
sotto l'influsso della luna e ai comandi del s personale, si hanno cattiva salute,
malattia e morte.
LEGGE VII
Quando l'energia della Vita scorre libera e ben diretta nella sua precipitazione fisica
(che corrisponde ad una ghiandola endocrina), la forma reagisce e la malattia
debellata.
LEGGE VIII
Malattia e morte sono effetti di due forze attive. La prima la volont dell'anima di
dire al suo strumento: "Ritraggo l'essenza". La seconda il potere magnetico della
Vita planetaria, che dice alla vita racchiusa nella struttura atomica: "E' l'ora del
riassorbimento, ritorna a me". Cos avviene per tutte le forme, con legge periodica.
LEGGE IX
La perfezione fa affiorare le imperfezioni. Il bene espelle sempre il male dalla forma
umana, nel tempo e nello spazio. Il metodo usato dall'Essere Perfetto l'innocuit, la
quale non passivit, bens calma perfetta, visione globale e comprensione divina.
LEGGE X
"Ascolta, discepolo, l'appello del figlio alla Madre e obbedisci. E ora annuncia che la
forma ha assolto il suo compito". La forma in attesa risponde e si distacca.
L'anima libera.

COMMENTO ALLE LEGGI DI MALATTIA E SALUTE


La causa principale delle malattie risiede nel conflitto che si stabilisce fra anima e
personalit, cio fra io superiore e io personale di ogni singolo uomo o donna. Il
Bene, esprimendosi nella forma materiale che ancora non adatta ad esprimere Il
divino, incontra una resistenza: l'attrito che ne risulta porta alla malattia. E' cos il
Bene a causare la malattia.
Con il termine di "signori lunari" si intendono i costruttori della forma fisica, astrale
e mentale. Questi 3 aspetti formano la personalit, controllata dalla luna, la cui
emanazione energetica mortifera. Nella comprensione della patologia umana,
importante distinguere fra forza ed energia. Con il termine di 'FORZA" si intende
l'energia quando essa racchiusa in una qualsiasi forma (un corpo, un organo, un
chakra). Con il termine di "ENERGIA" in senso proprio si vuole invece intendere una
corrente che provenga da una dimensione superiore o da una forma pi grande e
che agisca su di una forza racchiusa in una forma, mettendola in vibrazione. In altre
parole, l'energia energia libera, la forza energia racchiusa in una forma. L'energia
pi potente della forza, cos come la forza, essendo energia concentrata, pi
efficace dell'energia. Nell'uomo sono presenti 2 energie. (Volont e Amore, che sono i
due aspetti dell'Uno).
Ed altre 5 energie, cio:
1) Raggio della mente.
2) Raggio dell'astrale.
3) Raggio del fisico.
4) Raggio della personalit (che il frutto di diverse incarnazioni)
5) Raggio del Pianeta (quest'ultimo corrispondente sempre al 3 raggio, cio quello
della Intelligenza attiva, e condiziona l'intera Terra). Il conflitto fra le energie e le
forze rappresenta il primo conflitto. Il conflitto fra le forze stesse rappresenta il
secondo conflitto. Questi due conflitti causano malattia.
Il primo conflitto corrisponde a quello esistente fra anima e personalit. Il secondo
conflitto corrisponde a quello esistente fra le forze racchiuse nei centri maggiori e
minori. Questo secondo conflitto pu essere di 3 categorie
1) Conflitto fra centri sottodiaframmatici o fra centri sopradiaframmatici.
2) Passaggio di energia dai centri sotto a quelli sovradiaframmatici.
3) Pressione dell'energia dai centri sopra su quelli sottodiafirammatici.
La Legge che presiede al passaggio delle forze dai centri inferiori (o sottodiaframmatici) a quelli sopradiaframmatici (o superiori) detta:
CLASSIFICAZIONE ESOTERICA DELLE PATOLOGIE UMANE
Tutte le malattie sono effetto di disarmonia tra forma e vita.
Le malattie si verificano allorch spirito e materia non sono fra di loro in libero
rapporto.
La malattia non l'effetto di errato pensiero dell'uomo.
Esisteva gi in molte forme di vita prima ancora che l'uomo comparisse sulla terra.

Nonostante l'importanza del pensiero, occorre tenere sempre presente che la


malattia esiste in tutti i regni della natura e non il pensiero di per s a causare le
malattie. Il pensiero pu contribuire a determinarle, ma non l'elemento principale.
La malattia come causa di morte destinata a scomparire e questa la Promessa
del terzo millennio. La malattia come causa di morte scomparir quando l'anima
assumer il controllo integrale della vita dell'uomo ed il piccolo io, o io personale,
altro non sar che un automa dell'Anima, cos come il corpo fisico non che un
robot controllato dall'eterico.
La fisiologia, la psicologia e la cooperazione fra medici (in particolare endocrinologi e
psicoendocrinoimmunologi) riusciranno a risolvere molte malattie ora mortali.
Esotericamente, le cause delle malattie sono di tre tipi:
1) CAUSE PSICOLOGICHE: il corpo fisico non che un robot e gran parte delle
malattie hanno origine nei corpi sottili dell'uomo. Con il termine di "causa
psicologica" si vuole appunto intendere in origine da uno dei corpi sovrasensibili
dell'uomo, cio corpo emotivo (o astrale), corpo eterico e corpo mentale. Nella realt,
la maggior parte delle malattie umane dovuta a cause emotive, in origine cio
dal corpo astrale, mentre sono rare pi di quanto ci si immagini quelle in origine dal
mentale.
2) CAUSE DERIVANTI DALLA VITA COLLETTIVA (malattie di natura collettiva)
3) CAUSE KARMICHE.
Questi 3 tipi di causa di malattia vanno anche intesi nel senso che in ogni malattia
sono presenti 3 tipi di
causa:
fattori psicologici
fattori di natura collettiva
fattori Karmici.
I) CAUSE PSICOLOGICHE (o in origine dai corpi sottili)
1) MALATTIE CHE NASCONO DAL CORPO ASTRALE (nella natura emotiva del
desiderio)
A) EMOZIONI DISORDINATE:
Tendenza eccessiva alla critica e all'invidia (determina un passaggio d'energia dal
centro gola al plesso): espone a patologia gastrica.
Crisi acute di collera e di ansia (determinano un eccesso di energia a livello del
plesso solare): espongono a patologie del tubo digerente (ulcera peptica, litiasi
biliare, pancreatiti acute e croniche).
B) DESIDERI INIBITI O SFRENATI:
Malattie dovute alla repressione dei desideri: cancro, diabete mellito.
Malattie dovute alla soddisfazione eccessiva dei desideri fisici: malattie veneree,
perversioni, malattie articolari.
C) STATO CRONICO D'ANSIA E IRRITAZIONE:

Allo stato di irritazione cronica, alimentata dalla presunzione e dall'amor proprio,


corrisponde una tensione eccessiva del corpo astrale, con conseguenti effetti negativi
sul sistema nervoso.
L'irritazione cronica determina immuno-depressione (quindi maggior tendenza a
contrarre infezioni), dolori vaganti (poliartralgie), malattie ematologiche,
infiammazioni croniche, eruzioni cutanee.
2) MALATTIE CHE NASCONO DAL CORPO ETERICO
Ogni disequilibrio astrale-emotivo coinvolge inevitabilmente il corpo eterico.
Tuttavia, per malattie in origine dal corpo eterico si intendono quelle patologie
dovute primariamente a turbe nel flusso delle energie eteriche, cio:
A) CONGESTIONE ETERICA:
Per congestione eterica si intende la presenza di un blocco nella libera circolazione
della energia eterica:
Congestione allinterno di un chakra (al suo ingresso, con conseguente deficit
d'energia, o alla sua uscita, con conseguente eccesso d'energia).
Congestione nel flusso delle energie irradianti l'intero corpo, (ne esempio la stasi
di sangue nei vari organi, come la congestione polmonare e la congestione epatica).
B) ALTERAZIONE DEL LEGAME FRA CORPO ETERICO E CORPO FISICO.
Difetto delle connessioni fisico-eteriche riguardanti l'intero corpo, (ci induce una
aumentata tendenza alle malattie in generale).
Difetto delle connessioni eterico-fisiche in alcune regioni corporee.
Instabilit assoluta delle connessioni fisico-eteriche, (predispone all'epilessia o a
deliri ossessivi).
Legame eccessivo fra fisico ed eterico (meno grave della instabilit di legame,
induce iperfunzione a carico di uno o pi organi).
C) IPERSTIMOLAZIONE DEI CENTRI ETERICI:
Determina eccessiva stimolazione del sistema nervoso, con turbe quali cefalea,
squilibri mentali.
3) MALATTIE CHE NASCONO DAL CORPO MENTALE
A) ATTEGGIAMENTI MENTALI ERRATI, (in contrasto con i ritmi biologici).
B) FANATISMO MENTALE.
Uso eccessivo del pensiero logico concreto (in genere per attivit lavorativa
eccessiva, quindi malattie da stress).
Stato cronico di ribellione verso la vita.
Difetto del corpo fisico a sostenere quanto imposto dalla vita di pensiero.
C) IDEALISMI FRUSTRATI, (la mancata realizzazione di un progetto pensato pu
essere causa di malattia).
4) MALATTIE DEL DISCEPOLO
A) MALATT[E DEL MISTICO: Nel mistico permane il dualismo fra divino ed io
personale, l'essenza divina viene percepita ancora al di fuori di s, come se il divino
fosse un'altra realt rispetto a noi. Le malattie del mistico sono dovute ad un blocco

delle energie dell'anima, causato a sua volta da forme pensiero tabuistiche elaborate
dallo stesso individuo. Tali malattie comprendono: patologie cardiache,
turbe nervose, cancro.
B) MALATTIE DEL DISCEPOLO OCCULTISTA: sono dovute all'eccessivo flusso di
energia proveniente dall'io spirituale, con conseguente iperstimolazione dei chakra.
Comprendono: patologie cardiache e nervose. Nell'occultista la dualit fra io
personale ed io divino va progressivamente ad estinguersi. Il discepolo occultista (o
alchimista) che percorre la via magica inizia, cio, a percepire di essere uno con
l'Uno.
II) CAUSE DERIVANTI DALLA VITA COLLETTIVA
1) INCIDENTI
2) INFEZIONI EPIDEMICHE
3 MAL-NUTRIZIONE
4) EREDITARIETA: Il termine di "ereditariet" non va tanto inteso in senso genetico
classico, bens nel senso di tara ereditata dalla storia passata dell'uomo.
VI RIENTRANO:
A) MALATTIE DOVUTE Al MALI DEL PIANETA: sono in rapporto ai cicli periodici di
retroazione della vita dalla materia atomica, la cui sequenza sconosciuta all'uomo.
Tali cicli regolano la morte delle specie animali, delle piante ed il decadimento
radioattivo nei minerali.
B) MALATTIE EREDITATE DAL PASSATO DELLA STORIA UMANA
MALATTIE VENEREE (SIFILIDE, AIDS), TUMORI.
TUBERCOLOSI (TBC) E MICOBATTERIOSI ATIPICHE.
L'archetipo di queste 3 malattie presente in essenza in ogni patologia umana, in
quanto esse riflettono l'intera storia dell'uomo.
Nell'antica Lemuria, continente sito fra Australia e Madagascar e risalente a circa 15
milioni di anni fa, si verificarono gravi malattie mortali a trasmissione sessuale, in
conseguenza del fatto che l'aumentato flusso di energia provocato dall'espressione
dell'io spirituale (ego) nell'uomo provoc una amplificazione dell'attivit dei chakra
attivi nei corpi degli uomini di allora, cio a livello del chakra sacrale, con
conseguente impulso sessuale incontrollabile.
Si configur allora nella mente dell'uomo il binomio sesso-morte e l'uomo fu indotto
a reprimere il proprio impulso sessuale essendosi rivelato il sesso quale veicolo
potenziale di trasmissione di morte,
La repressione del sesso determin nel periodo successivo, cio nell'epoca dell'antica
Atlantide, esistita circa 12 milioni di anni fa l ove ora si trova l'oceano Atlantico, la
comparsa della patologia tumorale.
L'impulso sessuale fu sostituito in tale periodo da unesasperazione della cupidigia,
della bramosia del possesso e del furto. La tendenza abnorme all'accumulo dei beni
materiali cre le premesse per la comparsa di un'altra malattia nell'epoca seguente,
cio quellattuale, l'Ariana: la TBC.

La TBC pertanto la malattia tipica delle civilt post-atlantidea.


Nella TBC, che porta a morte per insufficienza respiratoria, si configura il distacco
dalla vita, la separazione dal suo atto principale, cio il respiro, effetto questo della
tendenza eccessiva alla bramosia dei beni materiali. L'uomo sar libero dalla morte
per cancro solo in seguito al raggiungimento della terza iniziazione, la quale
presuppone l'avere realizzato l'alchimia totale del corpo emotivo, cio l'estinzione
assoluta del proprio inconscio.
III) CAUSE KARMICHE
1) CAUSE KARMICHE INDIVIDUALI: sono in rapporto alle vite precedenti.
2) CAUSE KARMICHE DI RAGGIO: esistono delle imperfezioni nelle energie dogni
Raggio e ci comporta la potenziale insorgenza di malattie. Il cancro dovuto ad
eccesso delle energie di I Raggio, quello della volont, tale per cui determinate
cellule si opporranno all'unit dell'organismo per affermare la propria proliferazione
incontrollata, non pi responsiva al controllo dell'organismo, e portare alla
distruzione l'organismo stesso in cui si genera. La TBC dovuta ad eccesso delle
energie di Il Raggio. Le malattie veneree sono dovute ad eccessivo abuso delle
energie di III raggio.
3) CAUSE RAZZIALI
MALATTIE RELATE ALLA TERRA IN SE DI UNA DATA NAZIONE DEL MONDO.
MALATTIE LEGATE ALL'ANIMA DI UN POPOLO,
MALATTIE DOVUTE ALLE CONDIZIONI SOCIO-POLITICHE DI UN POPOLO.
Quello che emerge dallanalisi delle cause esoteriche delle malattie umane il fatto
che determinati vizi quali l'invidia, la presunzione e l'egoismo dal punto di vista
occulto non rappresentano solo incompletezze caratteriali di un dato individuo,
bens possono essere causa di malattia.
ANALISI ESOTERICA DELLE PRINCIPALI PATOLOGIE UMANE
EFFETTI ETERICI DEI TRATTAMENTI MEDICI CONVENZIONALI
I trattamenti medici e chirurgici possono influenzare non solo lo stato del corpo
fisico, bens anche quello del corpo eterico.
CHIRURGIA: la parte eterica dell'organo asportato rimane, ma venendo a mancare
l'organo corrispettivo che faceva da catalizzatore delle energie eteriche, si possono
determinare corto-circuiti energetici o grovigli eterici, oppure dei vuoti energetici o
lacerazioni nel corpo eterico, causa questa di dispersione di energia.
RADIOTERAPIA: pu lacerare la struttura del corpo eterico.
CHEMIOTERAPIA CITOTOSSICA: determina una irritazione del corpo eterico,
creando accumuli di energia di aspetto vischioso colore verde-bruno, in particolare a
livello epatico.
IMMUNOPATIE AIDS: inizialmente vi una stasi di energia nel chakra basale e
sacrale. Tale intasamento si estende poi a tutti i chakra con il progredire della
malattia.
ALLERGIE: vi una iperattivit della parte posteriore del chakra cardiaco.

CANCRO: presente una lacerazione a carico del chakra che presiede alla regione
corporea ove insorge il tumore; una tale condizione pu precedere anche di anni la
manifestazione clinica della neoplasia. Ne risulta pertanto il concetto che solo una
diagnostica a livello eterico potr realmente essere preventiva nella terapia dei
tumori. Il chakra che irrora la regione corporea in cui ha sede il tumore iperattivo,
mentre si avr una concomitante carenza di energia nel chakra ad esso relato.
L'iperattivit di un dato chakra sarebbe in questo caso la conseguenza della
soppressione, operata dalla mente su quello stesso chakra, sul flusso delle energie,
con conseguente suo blocco ed accumulo di energia in quel dato centro.
La soppressione imposta in pratica relata alla repressione delle emozioni, o alla
condanna delle stesse per limiti tabuistico-morali. Il blocco dell'impulso sessuale
condurr ad iperattivit del chakra sacrale, il blocco delle emozioni in senso generale
induce iperattivit del plesso solare.
Il cancro effetto della mente inferiore (analitica, logica, concreta) e dello stimolo che
essa imprime al corpo eterico.
MALATTIE NEUROLOGICHE-PSICHIATRICHE
PAZZIA (FOLLIA): riconosce Esotericamente 5 cause:
1) Pazzia dovuta a cause organiche (deterioramento del tessuto cerebrale).
2) Pazzia dovuta ad eccessivo stimolo energetico sul neuroni cerebrali.
3) Pazzia dovuta a labilit del legame fra corpo eterico e corpo fisico, condizione
questa che espone in modo particolare alle ossessioni.
4) Pazzia dovuta a squilibri mentali di natura ereditaria: essa dovuta a eventi
verificatisi in vite precedenti.
5) Pazzia dovuta a condizione statica della mente, ad esempio per presenza di idee
fisse, con conseguenti manifestazioni quali fissazioni mentali, fanatismo, mania
religiosa, deliri, sadismo e crudelt.
DEMENZA PRECOCE: dovuta alla prima causa (cause organiche) o alla quarta
causa (cause ereditarie) delle follie intese in senso generale.
DEPRESSIONE: si riconoscono 9 motivazioni:
FRUSTRAZIONI E GRAVE INSUCCESSO NELLA VITA.
TENDENZA A DRAMMATIZZARE E A VOLER FIGURARE BENE NELLA VITA.
DEVITALITA DEL CORPO ETERICO.
DANNI ORGANICI NEURONALI.
PAURA DELLA FOLLIA E DELLA MORTE.
ECCESSIVA SINTONIA CON LE SOFFERENZE MONDIALI.
FORZE DI OSSESSIONE LEGATE A DETERMINATE ENTITA VAMPIRICHE DELLA
TERRA.
SINTONIA CON CONDIZIONI COLLETTIVE DI DEPRESSIONE.
DEPRESSIONE IN MALATTIE FISICHE.
Durante il plenilunio, in cui l'energia lunare massimale, le psicosi vengono
amplificate, come analogamente avviene per la meditazione occulta.

MALATTIE CARDIOVASCOLARI
EMBOLIA: dovuta ad eccesso di energia vitale, a causa di un eccessivo
attaccamento alla vita. Tale eccesso di energia agisce sul centro del cuore,
inducendo una modificazione nel moto pulsatorio del cuore, con conseguente
conferimento al sangue di differenti caratteristiche cinetiche e fisico-chimiche.
STASI EMATICA NEI VARI ORGANI: (congestione epatica, congestione polmonare):
dovuta a stasi nel flusso delle energie eteriche.
PRINCIPI ESOTERICI DI TERAPIA
LE 6 REGOLE PER LA GUARIGIONE ESOTERICA
REGOLA I (o III)
Il guaritore collega:
1) anima
2) cuore
3) cervello
4) mani.
Cos riversa forza vitale sanatrice sul paziente.
QUESTA E L'OPERA MAGNETICA.
Il guaritore collega:
1) anima
2) cervello
3) cuore
4) aura
Cos la sua presenza alimenta la vita egoica del paziente.
QUESTA E L'OPERA RADIANTE.
Le mani non servono. L'anima dispiega i suoi Poteri. Quella del paziente reagisce,
tramite l'aura, alla radiazione aurica dell'operatore, pervasa di energia dell'anima.
REGOLA II
Il guaritore si conquista la purit magnetica con la purezza di vita. Egli deve
acquistare quella radianza espulsiva propria di chiunque abbia collegato fra di loro i
vari chakra della testa. Stabilito che sia quel dato campo magnetico, si irradia.
REGOLA III (o V)
Il guaritore impari a riconoscere lo stato interno mentale o emotivo del paziente. Cos
accerta la fonte del male.
Pone allora in rapporto causa ed effetto, e stabilisce il punto esatto da cui pu trarre
sollievo.
REGOLA IV (o VI)
Il guaritore ed il suo gruppo devono tenere a freno la volont. Non la volont che
deve essere usata, bens l'Amore.
REGOLA V (o I)
Il guaritore concentra l'energia nel proprio centro opportuno.

Questo centro deve corrispondere al centro dei paziente che versa in difficolt.
Sincronia fra i due centri (del guaritore e del paziente), che assieme crescono di
forza.
Cos la forma in attesa potr trovare il giusto equilibrio.
REGOLA VI (o IV)
La diagnosi accurata della malattia, basata sull'accertamento dei sintomi esterni,
sar semplificata poich, una volta individuato l'organo colpito e isolato, si curer
occultamente il centro eterico (chakra) che presiede alla regione corporea ove sito
l'organo ammalato, pur senza trascurare i metodi ordinari medici e chirurgici.
La lettura delle 6 regole nei due differenti ordini numerici produce due differenti tipi
di illuminazione sul modo di procedere nella terapeutica pranoterapica occulta.
COMMENTO ALLE REGOLE DI GUARIGIONE
Tutti gli iniziati alla Saggezza eterna sono necessariamente dei guaritori spirituali,
poich tutte le anime che hanno conquistato un certo grado di libert trasmettono
energia spirituale. L'effetto terapeutico pari a ci che si .
Il fine della guarigione spirituale far s che un uomo muoia quando l'anima lo
vuole, cio far s che la malattia non debba pi essere la causa della morte.
L'opera del pranoterapeuta spirituale opera d'Amore.
Il terapeuta deve amorevolmente accettare l'individuo ammalato; quando pratica
l'imposizione delle mani non deve formulare alcun giudizio, bens solo limitarsi ad
Amare, essere Uno con il paziente e risvegliare in lui il ricordo di chi in verit, cio
una divina scintilla dell'unico lo. Le energie che servono per guarire passano
attraverso il chakra del cuore del guaritore, che trasforma Spirito in Materia e
Materia in Spirito.Non bisogna mai avere il timore di mettere con Amore una mano
sul corpo del paziente. Le malattie sono dovute a disequilibri energetici e psicoenergetici, o per carenza o per eccesso di energia.
Prima che un organo si ammali, occorre che vi sia un disequilibrio nelle energie
dell'individuo, evento questo che a sua volta secondario ad una alterazione nelle
attivit dei chakra, la quale dipende infine da disarmonie psichiche nel mondo
interiore del paziente. La comprensione della struttura fondamentale di carattere dei
vari pazienti consente di impostare una pranoterapia pi mirata sul singolo
individuo. In prima istanza, lattenzione del guaritore sar rivolta al punto ove
l'alterazione patologica prevale, tale punto corrisponder etericamente al chakra che
presiede a quella data regione ove la malattia si configura principalmente. E' cio da
ritenere alterato in prima istanza quel chakra che presiede alla regione corporea ove
sito l'organo ammalato. Esempio: un'alterata attivit del chakra cardiaco potr
determinare patologie cardiache aritmiche o ischerniche. Un accumulo di energia
elettronegativa a livello del chakra dei plesso solare pu dare ulcera peptica.
Il pranoterapeuta non discepolo, cio il pranoterapeuta nel senso corrente di colui
che ha il fluido", in genere non opera con Amore, non ha la conoscenza del corpo
energetico nella sua intima anatomia ed in genere attraversato solo da un eccesso

di energia vitale animale, che passa mediante il centro minore della milza e non
attraverso, invece, i 7 chakra maggiori, come avviene nel guaritore spirituale. Inoltre,
mosso da emozioni, il pranoterapeuta tradizionale non discepolo pu proiettare sul
paziente le sue emozioni ed i suoi desideri, cos facendo inquinando ulteriormente
l'astrale del paziente, anche qualora sappia trasmettere ad esso un reale beneficio
sintomatologico: in questo caso, guaritore ed ammalato rimangono due realt
separate. Il guaritore nero, che usa magia nera, opera solo con i raggi della
personalit, ma a livello fisico spesso pi potente del guaritore spirituale, il quale
usa sia i raggi della personalit che dell'anima, ma a livello fisico in genere non
ottiene mai una sconfitta drastica ed immediata della malattia e quando ci avviene,
configurandosi il cosiddetto "miracolo", perch tale il volere del Karma
dell'ammalato, oppure perch l'anima dell'ammalato lo vuole o perch infine il
guaritore riuscito a ridestare completamente l'anima del paziente, riportandola al
ricordo della propria realt divina incarnata nel mondo.
Il guaritore nero , tuttavia, incapace di agire su di un malato che sia orientato
anche solo in minima misura verso lo Spirito e stia per gravitare nella sfera
dell'Anima; se tenta di farlo, si scontrer contro l'energia della Loggia dei Servitori
del genere umano o Loggia Bianca.
Il campo magnetico del guaritore si forma quando le energie dell'ipofisi (che in
rapporto alla personalit) e della pineale (che in rapporto all'Anima) entrano in
contatto, effetto questo di una nuova interazione a livello dei chakra.
Il guaritore spirituale deve aiutare il paziente a distogliere lo sguardo da s, ad
elevare le sue energie, in modo che il punto di attenzione del paziente non sia pi il
punto di attrito, cio il conflitto responsabile della malattia stessa. Il guaritore deve
in sintesi aiutare il paziente a far s che la sua coscienza sia il pi possibile a
contatto con l'Anima, cos da mantenere aperto il canale fra anima e personalit.
Occorre comprendere bene quale sia la differenza esistente fra psicologia ed azione
magica. Fondamentalmente, psicologia e psichiatria non ammettono l'esistenza
dell'Anima, la realt nell'uomo di un Principio Spirituale. La psicanalisi cura le turbe
nevrotiche indagando nel profondo, cos da far affiorare alla coscienza i traumi e le
paure vissuti nel passato, cio durante l'infanzia, che condizionano la vita attuale
dei paziente. La tecnica spirituale totalmente diversa.
Essa ignora i problemi personali e non si sofferma su di essi, non esplora il
subconscio, bens ritiene che il disturbo di cui l'ammalato soffre sia l'effetto di un
mancato contatto con l'Anima.
Il paziente viene educato a distogliere lo sguardo ed il pensiero da s e dal suoi
complessi psichici o tab, per concentrarsi invece sull'essenza divina di s, che in
se stessi. L'energia dell'Amore dissiper secondo giusti ed armonici ritmi i limiti
psichici del paziente, portando ad una reale ed integrale liberazione dell'Anima, che
in presenza di una sofferenza psicofisica come se venisse a trovarsi prigioniera nel
corpo, da divina quale essa .

Per ogni infinitesima parte dei propri limiti inconsci che viene liberata, grande
l'energia psico-spirituale che si genera, simile all'energia che si sprigiona dalla
fissione dell'atomo. Ogni guaritore deve creare una forma pensiero risanatrice, da
usare nella sua opera. La volont personale distruggerebbe tale forma pensiero, cio
il Proposito di essere un canale puro dell'energia risanante, con Il conseguente
venire a formarsi di una barriera fra guaritore ed ammalato, con il potenziale rischio
che il guaritore venga ad assorbirsi il male del paziente.
Il guaritore deve usare l'Amore e deve invece tenere a freno la volont.
La volont da tenere a freno non ovviamente la Volont di Bene, bens quella
personale. Variabili importanti da tenere presenti nel processo di guarigione
esoterica sono le possibili differenze fra i Raggi del guaritore ed i Raggi del paziente,
sia il Raggio dell'Anima (o egoico) che quello della Personalit, il quale ultimo a sua
volta comprende i Raggi mentale, astrale e fisico-eterico.
Vi pu essere:
1) Differenza sia nei Raggi dell'Anima che della personalit.
2) Uguaglianza nei Raggi dell'Anima e differenza in quelli della personalit.
3) Uguaglianza nei Raggi della personalit ma differenza in quelli dell'Anima.
4) Uguaglianza sia nei Raggi dell'Anima che della personalit.
E' pi facile conoscere di un individuo quale sia il Raggio dell'Anima che quello della
personalit. Inoltre, per un guaritore pi facile conoscere quali siano i suoi Raggi
che non quelli dell'ammalato. L'Amore energia, in sostanza, reale come la materia
fisica. Nella guarigione spirituale, il rapporto fra guaritore ed ammalato un
rapporto d'Amore fra Anime. Se il rapporto guaritore/paziente fosse da personalit a
personalit, il guaritore non potrebbe riversare sull'ammalato che il Prana
planetario, del quale fare da canale. Se il rapporto fra guaritore e paziente fra
Anima del guaritore e personalit dell'ammalato, il guaritore riverser la sua energia
nel chakra dell'ammalato sede dell'alterazione, chakra che corrisponde a quello
irradiante la regione corporea ove la malattia ha sede.
Se il rapporto guaritore e paziente , infine, fra Anima ed Anima, il che presuppone
che il paziente sia sufficientemente evoluto in senso spirituale, le due energie
Animiche potranno allora fondersi assieme in una opera sola. L'opera dei guaritore
spirituale espressione di una coscienza cosmica. Coscienza cosmica il percepire
le cose, pietre, fiori, animali, uomini, donne, non pi come coscienze separate, bens
come rispondenti ad un solo Volere, voci e messaggi di una sola Verit.
I guaritori spirituali operano fisicamente isolati, ma interiormente formano una sola
catena d'Amore. Il guaritore si pone in sintonia con la propria Anima, stabilisce con
l'ammalato un contatto d'Amore ed opera percependosi semplicemente solo come un
conduttore di forza spirituale.
Tratto da Introduzione alla medicina del 3 millennio.
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Tecniche di induzione del sogno lucido.


di Paolo Parciasepe.
Il sogno lucido un "sogno cosciente", ossia un sogno vissuto con l'affascinante
particolarit, piuttosto rara e fugace come evento spontaneo, della consapevolezza.
Si cio consapevoli di stare sognando.
Com' immaginabile, il sogno lucido, per le sue caratteristiche, si presenta non solo
come un promettente strumento di comprensione fenomenologica del fenomeno
onirico nella sua generalit e come un modo costruttivo e creativo di vivere una
propria personale dimensione mentale, ma anche come un'occasione
particolarmente adatta alla sperimentazione terapeutica, alla quale offre spunti di
un certo interesse. Ma per rispondere pi esattamente alla domanda su che cos' un
sogno lucido bisogna anzitutto sapere cos' un sogno. I sogni costituiscono gli esiti
rappresentazionali mentali di particolari stimolazioni bioelettrochimiche
endogene sottocorticali in particolare i potenziali ponto-genicolo occipitali che, a
partire dal tronco encefalico, coinvolgono: la corteccia visiva e i depositi mnestici
delle aree associative ed elaborative da cui viene tratto il materiale rappresentato.
Questo processo avviene per lo pi in una fase del sonno detta REM in cui, in
concomitanza con una tipica risposta oculomotrice (i cosiddetti movimenti oculari
rapidi, da cui Rapid Eye Movement), vi , in virt della natura stessa del processo,
una particolare attivazione corticale con tracciato elettroencefalografico simile a
quello della veglia, un aumento generale dell'attivit metabolica del cervello,
un'inibizione attiva del tono muscolare (che di fatto, e per fortuna, impedisce la
partecipazione muscolare e corporea all'evento onirico) e una paradossale
disattivazione temporanea del meccanismo omeotermico. Quale sia la finalit di
questa fase del sonno in cui vengono prodotti la maggior parte dei sogni una
quantit di gran lunga superiore a quella dei sogni che riusciamo a ricordare al
risveglio non dato saperlo con certezza. Le ipotesi pi accreditate, come quella di
Michel Jouvet, dicono che essa sia il residuo di un momento necessario al
processamento ricorrente di informazioni filogeneticamente rilevanti come quelle
sensoriali e motorie destinate, a partire dall'evoluzione dei mammiferi,
all'adattamento e alle strategie di sopravvivenza; informazioni che nella specie
umana, in particolare, nel corso del tempo hanno subito una sostanziale
"complessificazione" in rapporto alla sorprendente evoluzione del cervello.
Il sonno REM-sogno ha nell'essere umano molto probabilmente un ruolo
nell'attivazione e nel mantenimento dei circuiti neurali delle memorie e
nell'elaborazione, perci di tutte le informazioni in rapporto alle stimolazioni
della vita di veglia. In effetti c' da chiedersi come una massa organica piuttosto
piccola come il cervello riesca a contenere cos tanta informazione. Una risposta
affascinante viene dal Neurofisiologo Karl Pribram secondo il quale il cervello agisce

come una macchina olografica che decodifica il "campo di frequenze" energetiche


costitutivo, in ultima analisi, della struttura della materia e della realt percepibile,
ricodificandolo all'interno della rete neurale secondo modelli di interferenza; proprio
come gli ologrammi creati dal laser, che ricostruiscono l'immagine dell'oggetto
trasferendovi, secondo un ordine frattale, un'enorme quantit di informazione.
La teoria olografica trova una spiegazione piuttosto semplice anche per il sogno
lucido, che altro non sarebbe che un ologramma onirico il quale contiene al suo
interno il punto di vista dell'osservatore.
Fenomenologicamente il sogno lucido proprio questo: un'esperienza sensoriale per
lo pi visiva in cui si contenuti e si sa di esserlo, come nella veglia.
Per questa ragione intrinseca viene in un certo senso a cadere la sensazione di una
soluzione di continuit tra la veglia e il sonno, tra l'esperienza mentale e la
percezione dello stato di veglia e l'esperienza onirica, tra due mondi considerati
incompatibili in mezzo ai quali comunemente si interpone la frattura del risveglio, la
quale sembrerebbe richiedere necessariamente un lavoro ricucitura, ovvero di
traduzione, di collegamento e di interpretazione.
I risultati delle ricerche sul sogno lucido insieme alle acquisizioni pi recenti della
Neurofisiologia degli stati di coscienza, entro le quali questi risultati vanno peraltro
contestualizzati suggeriscono almeno un critico ripensamento dell'ermeneutica, in
generale, del sogno.
Non tanto delle finalit che questa si propone, e che sono giustamente collocabili
entro un progetto psicologico di comprensione delle esperienze e dei vissuti del
singolo individuo, quanto piuttosto della convinzione che sia un fatto dovuto e della
consuetudine nell'applicarla, in rapporto ai contenuti figurali e iconici attraverso i
quali i sogni si manifestano, secondo modalit tradizionalmente piuttosto rigide.
Il sogno lucido sembra piuttosto essere una produzione che una rappresentazione.
Una produzione vitale e creativa della macchina desiderante dell'inconscio, come
avrebbero detto Gilles Deleuze e Flix Guattari nel loro indimenticabile
"Anti-Edipo".
La lucidit onirica sebbene sia una capacit che sembra essere pi
un fine che un mezzo (soprattutto se si pensa alle difficolt connesse al suo
apprendimento) rivela tuttavia risvolti applicativi di un certo rilievo, non come
fenomeno da interpretare, lo ripeto, ma come esperienza da vivere.
Su questo versante ho condiviso l'ottimismo di due autori che della lucidit onirica,
del suo apprendimento e delle sue implicazioni pratiche e terapeutiche mi sono
sembrati i principali fautori: Stephen La Berge e Paul Tholey.
Non ritengo particolarmente riduttivo l'essermi (ampiamente) riferito soprattutto a
loro: le ricerche di questi due Autori, bench non siano le uniche sul sogno lucido,
appaiono infatti tra le pi significative e complete.

Fenomenologia, coscienza e paradossi


Parlare di sogno lucido ossia di un sogno sperimentato con la piena consapevolezza
di stare sognando, pur nell'effettiva condizione di sonno pu apparire
contraddittorio: se si dorme non si coscienti, se si sogna si dorme, quindi se si
sogna non si coscienti. Ex vero non sequitur nisi verum. L'operazione logica
corretta e il ragionamento sembra ineccepibile. Entrambe le premesse del
ragionamento, tuttavia, non sarebbero del tutto vere: la condizione "sogno", nella pi
ampia accezione, non coinciderebbe esattamente con la condizione "sonno" ma,
soprattutto, la condizione "sonno" non escluderebbe completamente la condizione
"coscienza", nel significato che attribuiamo a questo termine in riferimento alla vita
di veglia. Pu accadere infatti che una persona pur dormendo sia cosciente, e
pertanto sia cosciente dell'unica cosa di cui pu esserlo in quel momento, cio di
sognare, ovvero di dormire. Stephen LaBerge cos presenta il paradosso:
L'eccezione avviene quando ci "svegliamo" entro il nostro sogno senza disturbare n
interrompere lo stato sognante, e impariamo a riconoscere che stiamo sognando
quando il sogno ancora in corso. Durante tali sogni lucidi, diventiamo e rimaniamo
pienamente consapevoli del fatto di sognare, e quindi del fatto di essere
addormentati. In questo modo siamo, in certo senso, simultaneamente "svegli" e
"addormentati"... I sogni lucidi sono eventi molto rari per la maggior parte di noi.
Per lo pi abbiamo sperimentato il sogno lucido almeno una volta nella nostra vita
per alcuni pu essere stato solo un rapido bagliore tuttavia per tutti noi, eccetto
pochi, il sogno lucido avviene cos di rado da mettere in questione l'utilit di questo
stato di coscienza innegabilmente interessante. Se questa situazione dovesse
dimostrarsi non solo usuale, ma anche inalterabile, l'applicazione del sogno lucido
su vasta scala rimarrebbe qualcosa d'impossibile. Se il sogno lucido dovesse
rimanere nient'altro che un'insignificante eccezione alla regola generale
dell'incoscienza del sogno, i sogni lucidi sarebbero condannati a restare una
semplice curiosit d'interesse teorico solo per gli studiosi del sogno e i filosofi.
Bench possa essere una condizione rara e piuttosto effimera, sembrerebbe dunque
che non sia vero che sognando pur essendo addormentati non si possa essere
coscienti di sognare. Tuttavia sorge spontaneo un interrogativo. Si pu essere del
tutto certi, per esempio, che la condizione in cui i fenomeni onirici non coincidono
con quella di sonno non sia in realt la stessa condizione in cui il sonno non esclude
completamente la coscienza? In tal caso l'eccezione di essere coscienti pur dormendo
risulterebbe falsa, poich non sarebbe vero, o non sarebbe del tutto vero che si
dorme. L'effetto allora sarebbe anzitutto quello di essere coscienti non di dormire ma
di non dormire, concludendo che i fenomeni onirici non sono strettamente legati
all'effettiva condizione di sonno. Inoltre, il termine coscienza esige quantomeno delle
precisazioni. Con questo termine in riferimento alla vita di veglia vengono
generalmente definiti due aspetti:

1. L'aspetto fenomenico e funzionale connesso con le esperienze percettivosensoriali, con la loro focalizzazione selettiva e con la loro rappresentazione, in un
processo continuo che coinvolge le informazioni memorizzate. Questo aspetto
costituisce un'attivit cognitiva costruttiva caratterizzata da uno svolgimento sempre
attuale e un orientamento definito ed accompagnata dal vissuto fenomenico
di sentirsi come immersi nella realt sensoriale.
2. L'esperienza di s, nel senso di consapevolezza soggettiva.
Il primo (coscienza primaria) implica la presenza obbligata di un "oggetto" di
coscienza e la direzione su tale oggetto ("essere coscienti di..."), condizione che, da
Brentano in poi, si traduce nella nozione di "intenzionalit" (concetto che alcuni
autori anglosassoni traducono con il termine aboutness). Il secondo, come in un
gioco di specchi che tuttavia non risolve ci che i filosofi chiamano scotoma
cognitivo, si rivela allorch la coscienza stessa intesa nel primo aspetto a essere
"oggetto di coscienza"; oggetto cio di una attivit sovraordinata,
di pi alto livello (coscienza riflessiva).
Durante la veglia questi aspetti sono praticamente indistinguibili: la consapevolezza
di s implicita nell'esperienza fenomenica della coscienza primaria che risulta
pertanto "intenzionata", cio diretta verso un oggetto e, nel contempo,
riflessivamente diretta verso se stessa. Il risultato quello di essere coscienti non
solo dell'oggetto ma "coscienti di essere coscienti di quell'oggetto".
In altre parole questo corrisponde non soltanto all'essere semplicemente presenti
alle proprie percezioni e alle proprie sensazioni relative all'oggetto, ma al "sapere" di
essere a esse presenti. Ci coinvolge naturalmente non soltanto funzioni di controllo
volontario e di decisione, ma soprattutto funzioni metacognitive come quella di
valutazione e di giudizio sulla natura e sullo stato di rappresentazione
dell'esperienza stessa, compresa la funzione di esame di realt. Nel sogno lucido si
crea una coscienza molto simile a quella della vita di veglia che abbiamo appena
descritto. Sperimentare un sogno coscientemente vuole allora dire essere coscienti
dell'oggetto sogno nel senso di esserne in completo contatto cos come, durante la
veglia, si sente di essere in diretto contatto con l'esperienza percettiva e sensoriale
(c. primaria) e nello stesso tempo "essere coscienti di essere coscienti dell'oggetto
sogno", cio sapere che ci che si sta vivendo un sogno e non la realt
(c. riflessiva). proprio questo aspetto meta procedurale la caratteristica che
qualifica nel nostro caso il sogno lucido come tale.
LaBerge sostiene che nel peculiare vissuto fenomenologico del sogno lucido vi siano
contemporaneamente due prospettive:
1. una coincide con "l'osservatore onirico", un punto di osservazione impersonale e
non figurato situato al di fuori del sogno,
2. mentre l'altra si identifica con "l'ego onirico" o "attore del sogno", che rappresenta
in tutti i sogni il se stesso del sognatore.

L'ego onirico chiamato pi o meno propriamente "coscienza onirica", poich


dentro il sogno e ne una sua parte, cos come durante la veglia si dentro
l'esperienza sensoriale.
Nel sogno lucido, la contemporanea identificazione del sognatore con l'ego onirico e
con un punto di osservazione esterno al sogno rappresenta l'emergere di una
coscienza riflessiva analoga a quella della veglia, ma con una "doppia localizzazione".
Questa nuova coscienza accompagnata da una constatazione di non-realt
del sogno, ovvero dal suo riconoscimento "questo un sogno!" e da una deduzione
sul fatto che in quel momento si sta dormendo. In un sogno vi di solito un
personaggio che il dormiente considera essere se stesso... Questo personaggio
onirico solamente una rappresentazione di noi stessi. Io chiamo questo
ersonaggio "l'attore del sogno" o "l'ego onirico". Il punto di vista dell'ego onirico
quello di un partecipante volente o nolente, apparentemente contenuto in un mondo
simile a quello con cui sperimentate la vostra esistenza in questo momento...
In altri casi, il sognatore pu non essere affatto presente al sogno... Io chiamo
"osservatore onirico" questa proiezione senza corpo.
L'osservatore onirico non presente nel sogno ma si trova fuori di esso.
Ogni sogno contiene almeno un punto di vista con il quale ci identifichiamo: la parte
che stiamo recitando nel teatro del nostro sogno. La natura della parte che recitiamo
o scegliamo di recitare nel nostro sogno ci permette di variare i gradi del nostro
coinvolgimento che vanno dalla completa partecipazione dell'attore al distacco
dell'osservatore. Cos la risposta alla domanda "chi il sognatore lucido?" sembra
essere una figura composita, in parte l'ego o attore onirico, e in parte l'osservatore di
sogno... Riassumendo, possiamo dire che l'ego onirico sperimentalmente dentro il
sogno e parte di esso, mentre l'osservatore onirico non n l'una n l'altra cosa. La
combinazione di queste due prospettive caratteristica del sogno lucido e permette
al sognatore lucido di essere "nel sogno ma non una parte di esso".
Il sognatore lucido sembra richiedere un equilibrio tra il distacco e la
partecipazione... Secondo la mia esperienza, la partecipazione sembra un fatto
essenziale perch avvenga un sogno lucido... In egual tempo un certo grado di
distacco sembra necessario per tornare indietro dalla parte dell'ego onirico e dire
"tutto questo un sogno"... Cos il divenire lucidi richiede anche la prospettiva
dell'osservatore e il sognatore lucido sembra possedere almeno due distinti livelli di
coscienza. Nei miei sogni lucidi ho trovato talora sconcertante l'emergere di questa
doppia coscienza. Il risultato onirico, finch non sopraggiunge il risveglio,
costituito sia dalla netta impressione di essere "nel" sogno, in virt
dell'identificazione con l'ego onirico, sia dalla sensazione di esserne al di fuori
(osservatore onirico), in un punto imprecisato dal quale vedere o percepire se stessi e
assistere alla scena, sorprendendosi nel constatare di stare sognando.
L'identificazione con l'ego onirico viene cos destituita del carattere coercitivo

che ha nei comuni sogni non lucidi (dovuto all'impossibilit di controllare o evocare
volontariamente le immagini oniriche), acquistando una diversa prospettiva di
immedesimazione con la quale possibile sentirsi protagonisti non coatti del proprio
sogno. Se questo stato, soggiunge LaBerge, viene mantenuto per un tempo
ragionevolmente lungo, una durata tale da permettere lo svolgimento di una
sequenza di fatti onirici, il sogno lucido perde il suo improvviso, confuso e
fugace bagliore acquistando spessore e realismo. La possibilit di azione e di
decisione offerta dalla paradossale consapevolezza di poter, pur dormendo, essere
"svegli" dentro un vero sogno consente esperienze altrimenti impossibili,
una sorta di realt virtuale naturale. La coscienza offre, negli stati di sogno, gli
stessi vantaggi che offre durante la vita di veglia e di conseguenza quando ci
svegliamo in sogno, siamo in una posizione unica per rispondere creativamente
alle situazioni inattese che possiamo incontrare in quello stato. Questo controllo
flessibile, caratteristico dei sogni lucidi ci porta a raggiungere una notevole serie di
possibilit.... La diversa esperienza della coscienza nel sogno non lucido e nel sogno
lucido descritta con efficacia anche da Michel Jouvet:
Ho sognato di volare. Ero sicuro che non stavo sognando.
Ero sicuro di essere sveglio ed ero sorpreso di non avere mai tentato prima di volare,
tanto era facile... Ho sognato di volare. In quel momento ero sicuro di sognare, ma non
mi sono mosso. Ho assistito meravigliato alle mie evoluzioni in volo, senza sapere cosa
sarebbe successo. una sensazione straordinaria.
Sono questi i due tipi di coscienza onirica che si possono ottenere risvegliando dei
soggetti che stanno sognando. Tutti, perlomeno coloro che ricordano i propri sogni,
conservano il ricordo di un sogno di tipo A, il cui archetipo pi celebre il sogno di
Chuang-Tzu che sogna di essere una farfalla... La nostra coscienza onirica reagisce
come se fosse vigile. Pensiamo che non stiamo sognando... I sogni di tipo B sono
molto pi rari (1-2% dei ricordi dei sogni). Si convenuto di chiamarli "sogni lucidi"...
Il sogno lucido sicuramente un sogno autentico: alcuni sognatori lucidi sono stati
sottoposti a registrazione per tutta la notte con degli elettrodi posti sullo scalpo,
sulle orbite oculari e sui muscoli. possibile, con queste procedure, verificare senza
alcuna ambiguit la comparsa dei segni classici del sonno paradossale che
impossibile da simulare. Prima che si addormenti, si richiede al soggetto di
segnalare che sta sognando muovendo per esempio un dito in modo concordato per
esempio 3 volte, 2 volte, 1 volta. Questo segnale pu essere registrato sul poligrafo.
cos che, grazie ai lavori di LaBerge, possediamo qualche registrazione di sogni
lucidi in cui appare un segnale concordato. Il sogno lucido dunque un sogno
autentico. Come tutti gli altri sogni si sperimenta e si riscontra prevalentemente
nella fase REM del sonno. Ci risponde all'interrogativo posto inizialmente:
i fenomeni onirici appaiono peculiari della condizione di sonno (gli altri costituiscono
fenomeni oniro-simili che avvengono in condizioni differenti), mentre la coscienza
(coscienza riflessiva) che sembra invece non essere prerogativa esclusiva dello stato

di veglia, costituendo in vari gradi un denominatore comune forse non continuo, tra
diversi stati neurofisiologici. L'irrompere nel sogno di una coscienza riflessiva quale
viene esperita in stato di veglia determina due fatti:
da un lato modifica in un certo senso il sogno stesso, concorrendo senz'altro alla
costruzione di un impianto onirico in parte strutturalmente atipico,
dall'altro trasforma il rapporto tra sognatore e sogno.
Il sogno lucido diventa cos fenomeno a s stante e nel contempo strumento di
esplorazione del mondo onirico in generale. Il fatto che i sognatori lucidi sanno di
essere addormentati, possono ricordare di compiere azioni previamente concordate e
possono inviare segnali al mondo sveglio, rende possibile un approcciointeramente
nuovo alla ricerca sul sogno. Gli "onironauti" particolarmente addestrati possono
condurre ogni genere di compiti sperimentali, funzionando come soggetti sperimentali
in stato di sogno. In questo modo l'equipe di LaBerge ha potuto realizzare una serie
di esperimenti riguardanti alcune relazioni tra mondo onirico e realt fisicofisiologica. I parametri fisiologici dei sognatori lucidi sperimentali sono stati cos
rilevati attraverso tracciati polisonnografici e incrociati tra loro. Rilevazioni oggettive
fondamentali come l'elettroencefalogramma (EEG), l'elettrooculogramma (EOG),
l'elettromiogramma (EMG), hanno permesso a LaBerge e ad altri ricercatori di
stabilire con una certa sicurezza anzitutto che il sogno lucido avviene
prevalentemente nella fase REM del sonno, in particolare durante le ultime ore di
sonno, quando cio la fase REM pi lunga. In secondo luogo, non meno
importante, hanno fornito la prova evidente dell'esistenza stessa del sogno lucido,
grazie alle segnalazioni extraipniche con intenzione comunicativa sull'inizio
e la fine della lucidit onirica precedentemente concordate tra sognatore
sperimentale e operatori di laboratorio ed effettuate durante il sonno (sequenze di
movimenti oculari, evidentemente sotto parziale controllo del sognatore, e particolari
contrazioni muscolari, soprattutto della muscolatura distale).
In terzo luogo hanno messo in evidenza, molto probabilmente in relazione al compito
stesso di segnalazione extraipnica ma anche a un maggiore aumento delle funzioni
cognitive coinvolte, come il passaggio alla lucidit onirica sia contrassegnato da una
particolare attivazione fisiologica, rilevabile per esempio nell'aumento di parametri
quali la frequenza cardiaca, la frequenza respiratoria, la risposta elettrodermica e
naturalmente la densit dei movimenti oculari. Una prima conclusione sperimentale
attendibile sul vissuto onirico concerne il rapporto tra la durata presunta di un
sogno e la sua durata reale: secondo LaBerge il tempo onirico sembra non
discostarsi molto da quello reale della vita di veglia. I due tempi appaiono
proporzionali e un'azione sognata, perci, avrebbe una durata in ragione della
durata dell'azione reale corrispondente. Questa conclusione contraddice la classica e
tuttavia controversa ipotesi di Alfred Maury, secondo il quale la durata di un sogno
apparirebbe enormemente dilatata rispetto alla sua vera durata. A sostegno delle
osservazioni sperimentali effettuate con sognatori lucidi, LaBerge avanza a questo

proposito una spiegazione, suggerendo che i sogni non possono essere istantanei o
di brevissima durata per il semplice motivo che il cervello ha bisogno di tempo per
sognarli, ossia per "rappresentarli" secondo caratteristiche e modalit non cos
diversamente strutturate rispetto a quelle della coscienza di veglia che, secondo il
paradigma cognitivo-computazionale, un sistema che esige un'operativit di tipo
seriale, tale da escludere processi per l'appunto "istantanei".
Un'altra conclusione a cui giunto LaBerge e la sua equipe riguarda la relazione tra
azioni sognate e corrispondenti variazioni fisiologico-muscolari. In altre parole
sembra che vi sia una precisa corrispondenza tra il corpo "sognato" e il corpo fisico,
reale del sognatore. In particolare, per quanto riguarda la respirazione,
sembra molto probabile che: Il controllo volontario dell'immagine mentale del
respiro durante il sogno lucido si rifletta in cambiamenti corrispondenti alla nostra
effettiva respirazione. Tuttavia LaBerge precisa che: Questo non significa che ogni
variazione nel respiro durante il sonno REM sia correlata al contenuto del sogno.
Per esempio, una pausa nel respiro su di un polisonnogramma non implica
necessariamente che il sognatore stia trattenendo il respiro nel sogno. Ma se il
sognatore lo trattenesse per esempio se sognasse di immergersi in apnea,
dovremmo aspettarci di vedere una pausa del respiro nella registrazione.
Quanto detto si presta, sia pure cautamente, a una certa generalizzazione:
La stessa relazione si presenterebbe probabilmente vera per il camminare, il parlare o
qualsiasi altra forma di comportamento se non per il fatto che la maggior parte dei
nostri muscoli sono paralizzati durante il sonno REM. Sempre sulla corrispondenza
tra attivit sognate e variazioni fisiologiche, un ulteriore risultato conseguito
dal gruppo di LaBerge riguarda la sessualit femminile e maschile. A questo scopo
l'attrezzatura messa a punto dall'equipe in particolare una speciale sonda vaginale e
un estensimetro penieno ha reso possibile un controllo accurato dei parametri
corporei dei sognatori lucidi di entrambi i sessi attraverso 16 canali di dati
fisiologici. Lo studio dei dati fisiologici e dei resoconti soggettivi dei sognatori lucidi
ha dato conto di esiti secondo i quali, in generale l'attivit sessuale e l'esperienza
dell'orgasmo in sogno lucido appare associata a cambiamenti fisiologici che sono
molto simili a quelli che avvengono durante le corrispondenti attivit in stato di
veglia. Un'importante eccezione a questa conclusione il fatto che solo leggeri
aumenti del battito cardiaco hanno accompagnato l'attivit sessuale in questi sogni
lucidi. (LaBerge S., "Sogni coscienti")E altres, se ...l'impatto di certi comportamenti
di sogno sul cervello e sul corpo pu essere del tutto equivalente all'impatto prodotto
dai comportamenti corrispondenti nella realt ne segue che il sogno lucido, in
particolare, costituisce un fenomeno molto interessante dal punto di vista del
rapporto Mente-Corpo, con intuibili ripercussioni sul piano della ricerca clinicoterapeutica. Gli esperimenti di LaBerge dimostrano che ...il sogno lucido, e per
estensione il sogno in generale, molto pi simile al fatto reale che al fatto
semplicemente immaginato. Il fatto, l'evento o l'oggetto immaginato costituiscono, in

stato di veglia, percetti distinguibili tranne le allucinazioni, da quelli determinati


dalle stimolazioni sensoriali. Il sogno lucido, che si caratterizza per la discernibilit
delle immagini oniriche rispetto alla realt cosa che non avviene nel sogno non
lucido, non perde tuttavia n consistenza fenomenica n vivacit percettiva e
nemmeno realismo, e si presenta pertanto come "il paradosso del sonno
paradossale". Il sognatore lucido, pur essendo consapevole che ci che visualizza
un sogno ossia riuscendo a operare una valutazione di realt sulle immagini
oniriche grazie all'intrusione di una coscienza riflessiva del tutto paragonabile a
quella dello stato di veglia vive il suo sogno con non diminuita vividezza e realistica
partecipazione, quando invece questo sogno dovrebbe avere per logica una
consistenza pi vicina a una situazione semplicemente immaginata.
Per quanto riguarda gli elementi soggettivi del sogno lucido, espressi attraverso il
resoconto onirico, una mia intervista condotta su un piccolo campione di sognatori
lucidi spontanei e abituali ha posto in evidenza sia pure senza alcuna pretesa
scientifica alcune caratteristiche comuni:
1. La consapevolezza del sogno descritta come un fenomeno transitorio, piuttosto
labile e incostante: il sognatore passa con una certa frequenza da una sit uazione di
lucidit, in cui avverte di essere contemporaneamente dentro il sogno e fuori dal
sogno, rendendosi conto che ci che sperimenta un sogno e non la realt, a una
situazione di non-lucidit in cui partecipa al sogno oppure lo "osserva", ma
scambiandolo per la realt. Secondo alcuni sognatori il mantenimento della lucidit
richiederebbe un certo impegno, descritto come analogo a quello per restare svegli
quando si ha sonno per esempio mentre si guida un'auto per evitare pericolosi colpi
di sonno, e in rapporto alla capacit di distacco emotivo dalla scena del sogno.
2. La durata dell'azione onirica, in accordo peraltro con le conclusioni delle ricerche
di LaBerge, sembra essere direttamente proporzionale alla durata della stessa azione
se venisse effettuata realmente, mentre il senso del tempo sembra essere in
relazione agli spostamenti onirici effettuati spesso in volo e alla consequenzialit
delle situazioni vissute.
3. Un livello troppo elevato di coscienza impedisce lo svolgersi naturale del sogno
procurando il risveglio del sognatore o, poco prima del risveglio, deprivando il sogno
della sua "oniricit" "dreamlikeness", trasformandolo cio in un sogno descritto come
"artificiale", "finto", "di plastica".
4. L'esperienza della propria immagine caratterizzata da una relativa difficolt a
vedere il proprio volto. I sognatori vedono se stessi di fronte ma con il loro volto poco
definito. Si vedono spesso da tergo, ossia da un punto situato alle spalle della loro
stessa figura. In altri casi, quando l'identificazione avvertita come pi "interna"
all'ego onirico la figura che rappresenta il sognatore e che pu avere le sue stesse
caratteristiche, vi difficolt anche a vedersi da tergo. Si in altre parole nella
stessa situazione della cinepresa o della telecamera in soggettiva; tuttavia si

avverte la sensazione di essere continuamente osservati e seguiti e


contemporaneamente di seguire e osservare se stessi. possibile che questi casi
non rappresentino situazioni di lucidit onirica, ma siano situazioni parziali definite
pre-lucide.
5. Le emozioni particolarmente spiacevoli vengono evitate, mentre quelle
particolarmente intense provocherebbero il risveglio. Vengono invece evocate e
costruite situazioni che si accompagnano a una certa eccitazione, descritta come un
mix di stupore, tensione, rischio, senso dell'inusualit, piacere fisico a volte
accompagnato da particolari esperienze estetiche, psicocinetiche e multisensoriali.
Il tono dell'umore naturalmente variabile da sognatore a sognatore, mentre sembra
abbastanza comune un certo senso di benessere, di appagamento, se non di gioia,
che si protrae al risveglio; momento in cui il ricordo del sogno appare persistente e
dotato di una notevole chiarezza e precisione di dettagli.
Da questa brevissima indagine, svolta prevalentemente sotto forma di colloqui
individuali emerge, sia pure come impressione personale, un altro dato che a
posteriori mi sembrato significativo: il vivo interesse introspettivo che nutrono
queste persone che si dicono sognatori lucidi frequenti. Sembrano infatti essere
accomunate dalla voglia e dalla curiosit di conoscere e capire se stesse,
dall'attenzione verso il proprio mondo psicologico e da alcuni tratti di introversione.
Questo dato pu essere associato con la buona capacit di ricordare i sogni infatti
alcune di queste persone tengono anche un diario dei sogni che in generale
mostrano di possedere.
Sulla base degli studi sui sognatori frequentemente lucidi hanno infatti evidenziato
alcune caratteristiche personologiche quali ad esempio un certo orientamento
intrapersonale, un locus of control tipicamente pi interno cui si accompagna una
particolare sensibilit all'ansia e una corrispondente maggiore indipendenza.
Mi auguro di poter svolgere in futuro una ricerca sulla storia personale e su altri
aspetti cognitivi e di personalit di coloro che posseggono naturaliter la capacit di
vivere coscientemente i propri sogni.
Sono infatti convinto che tale capacit abbia una corrispondenza, un'eco o degli
indizi anche nella vita di veglia: nei modi di pensare, costruire e valutare le proprie
possibilit, nei modi di percepire e di percepirsi in rapporto all'ambiente fisico e
sociale, nei modi infine di vivere e comunicare le proprie emozioni.
Pu essere tuttavia un'ipotesi senza alcun fondamento. Resta il fatto che i sognatori
lucidi, contrariamente alla gran parte delle persone che al risveglio neppure
ricordano i propri sogni, frequentemente possono durante il sonno estendere per un
po' il campo della loro vita cosciente, raggiungendo momenti di vera e propria
sperimentazione e integrazione psicologica e di profonda comprensione emotiva
grazie alla loro personalissima palestra onirica nella quale compiono,
contemporaneamente, processi di identificazione e di distanziamento.

La difficolt principale nel riconoscere oggettivamente e con una certa sicurezza il


momento del sogno lucido nel suo svolgersi data dal fatto che occorre un setting
sperimentale particolare tale per cui sia possibile verificare le condizioni fisiologiche
del sonno del sognatore mentre questi contemporaneamente comunica allo
sperimentatore, attraverso segnali extraipnici precedentemente concordati ed
evidentemente soggetti a un controllo volontario e quindi cosciente come dimostrano
gli esperimenti di LaBerge, l'inizio del suo sogno. Il resoconto onirico che il sognatore
sperimentale potr fornire immediatamente al suo risveglio, non sar per molti
aspetti dissimile da quello dei sogni che comunemente si fanno ogni notte; tuttavia
la vividezza delle immagini che risalta nella narrazione, l'abbondanza e la chiarezza
dei dettagli, precisi e minuziosi e soprattutto la descrizione di come si sia sentito
consapevole di stare sognando ed in grado, entro certi limiti, di agire a suo
piacimento costituiranno chiare indicazioni, oltre a quelle strumentali, per
riconoscere che il suo sogno stato un sogno lucido.
La conclusione che se ne potr trarre sar inequivocabile nella sua paradossalit: il
sognatore stava dormendo e stava sognando e tuttavia era cosciente come in stato di
veglia; pertanto la narrazione onirica fornita in seguito non pu riferirsi, molto
probabilmente, che a un sogno lucido.
Con la definizione di "sogno lucido" va intesa una condizione di consapevolezza del
soggetto durante lo stato sognante, pi che un riferimento al contenuto mentale,
riportato posteriormente, di tale stato. In altre parole il sogno lucido pone in rilievo il
momento in cui il sogno viene "prodotto" piuttosto che il momento in cui viene
ricordato e analizzato e quindi il suo essere esperienza. Appare perci relativamente
pi importante "come" il soggetto partecipi a quel momento che non il contenuto
partecipato. A ognuno di noi sar forse gi capitato di aver riconosciuto un proprio
sogno come un sogno cosciente, naturalmente senza averne una sufficiente certezza,
non avendo potuto del tutto escludere uno stato di impercettibile, brevissimo
risveglio, seguito o da un completo risveglio o dal riaddormentamento.
Le tecniche di induzione del sogno lucido sono state sviluppate cos come le tecniche
di comunicazione extraipnica, con il preciso scopo di addestrare dei soggetti
sperimentali selezionati a produrre sogni lucidi, per facilitarne cos lo studio e quindi
per consentire lo studio diretto del fenomeno onirico.
Nondimeno possono essere apprese da tutti per produrre sogni lucidi, diciamo, a
proprio uso e consumo. In questo caso il criterio per riconoscere un sogno lucido
resta comunque soggettivo, bench le ricerche che sono state fatte hanno permesso
di individuare aspetti ed effetti fenomenologici tipici con cui confrontare la propria
esperienza onirica con altre e valutarne cos la lucidit. In generale possiamo dire
che gli elementi in comune a queste tecniche consistono nell'utilizzazione di un
comando intenzionato, di una suggestione o di un particolare ragionamento
memorizzati in stato di veglia o in prossimit del sonno risveglio, addormentamento.
Un esempio di quanto la memoria interessi il sonno e di conseguenza il sogno

costituito dal fatto da chiunque sperimentato almeno una volta nella vita di
svegliarsi a un'ora prestabilita senza alcun ausilio esterno (sveglia, telefono, etc.).
Al di l di fattori che in qualche modo creano una certa tensione che investe e
influenza sia la qualit del sonno e della veglia precedente sia la qualit del
successivo risveglio (la vigilia di un esame, di un concorso, di un viaggio
desiderato, di un appuntamento importante, etc.) resta appunto il fatto,
apparentemente sorprendente, che l'elemento memorizzato ossia il desiderio o la
necessit, ribaditi mentalmente a se stessi, di svegliarsi a una certa ora faccia la sua
comparsa puntualmente il caso di dirlo, procurando cos il risveglio.
Questo non significa certo l'aver fatto un sogno lucido, bench la capacit di
svegliarci nei nostri sogni pu essere considerata come una sorta di perfezionamento
della capacit di svegliarci dai nostri sogni. L'esempio utile per capire che il
materiale memorizzato se da una parte pu coinvolgere, influenzare e attraversare
pi o meno direttamente qualunque stato mentale sperimentabile nel corso delle
ventiquattro ore, dall'altra pu rispondere a gerarchie dipendenti da una decisione
espressa in un certo momento e in un determinato stato mentale; decisione che a
sua volta resta fissata nella memoria quale priorit attiva associata a quel
determinato materiale. Ritornando al nostro esempio, da segnalare l'elevata
corrispondenza tra l'ora di risveglio desiderata e quella in cui effettivamente avviene.
Probabilmente il SNC, che controlla automaticamente i ritmi fisiologici
dell'organismo soprattutto in rapporto alle variazioni climatico-ambientali in base
alle quali, bene ribadirlo, stabiliamo razionalmente la misura e la scansione del
tempo, crea una associazione tra questi ritmi e il contenuto mentale
intenzionale-intenzionato, costituito dal desiderio di svegliarsi a un'ora determinata
e dalla corrispondente rappresentazione della situazione di risveglio.
Svegliarsi "in" un sogno potrebbe davvero essere una capacit analoga alla capacit
di svegliarsi "da" un sogno, cio dal sonno, dal momento che esisterebbe una
periodicit ultradiana propria del sogno, del sonno REM, durante tutta la durata
globale del sonno; periodicit che caratteristica della specie ed ...collegata
abbastanza strettamente al logaritmo del peso corporeo, e quindi al metabolismo
dell'organismo. Il periodo del "sogno" di un topo di 10 minuti, quello del gatto di 25
minuti, dell'uomo di 90 minuti e dell'elefante di 180 minuti. D'altro canto anche la
durata media di ogni episodio di "sogno" correlata con la specie, 2 minuti nel topo, 6
minuti nel gatto, 20 minuti nell'uomo. Cos il generatore periodico del sogno nel corso
del sonno obbedisce a una legge relativamente semplice.
Nella maggioranza delle specie il sogno occupa all'incirca un quarto del suo
periodo (6/24 nel gatto, 20/90 nell'uomo). Tuttavia decidere di svegliarsi in un
sogno, supponendo che il deciderlo possa bastare, potrebbe essere un'intenzione per
cos dire un po' troppo generica per il nostro cervello, se vero che il fenomeno
onirico non esclusivo della fase REM. In questo caso tale intenzione potrebbe non

risultare vincolata alla periodicit ultradiana del sonno REM, e pertanto non si
potrebbe escludere la comparsa di lucidit in fase di sonno a onde lente NREM,
in cui resterebbe associata a fenomeni onirici in corso in quella fase. bene
comunque attenersi alle ricerche che sono state fatte e che hanno individuato la
possibilit di sviluppare coscienza nel sogno della fase REM, oppure nei
fenomeni onirici dell'addormentamento, ipnagogismo. La lucidit onirica, allora,
sopraggiungerebbe nel sonno REM o verrebbe mantenuta a partire da una
condizione di coscienza di veglia, nelle prime fasi dell'addormentamento
e in questo caso darebbe luogo a un sogno lucido di tipo ipnagogico, ossia nello
stadio 1 del sonno caratterizzato da movimenti oculari lenti (SEM). Secondo LaBerge
i sogni lucidi ipnagogici non sono veri e propri sogni lucidi per il fatto che non sono
veri e propri sogni; lo stesso si potrebbe dire dei sogni fatti in sonno a onde lente.
Secondo alcuni autori questi ultimi sarebbero pi simili ai pensieri, quantunque
altre ricerche non abbiano evidenziato in modo significativo delle differenze
qualitative tra produzione REM e NREM.
Questa puntualizzazione utile per capire innanzitutto la difficolt ad attribuire
categorie e definizioni a fenomeni molto complessi quali i sogni. A seconda dei due
casi le tecniche che aiutano a sviluppare la lucidit onirica si suddividono in
altrettanti gruppi:
Un gruppo di tecniche aiuta il sognatore a ottenere consapevolezza quando gi in
stato di sogno.
L'altro gruppo prevede dei metodi di mantenimento della coscienza di veglia a
partire dalle fasi iniziali dell'addormentamento .
Sebbene questi ultimi metodi sfruttino in generale proprio la fase di
addormentamento, non necessariamente inducono sogni lucidi di tipo ipnagogico.
Un terzo gruppo comprende le tecniche per intervenire sui sogni lucidi e
manipolarli, almeno in parte.
La capacit di sognare lucidamente implica un approccio preliminare ai propri sogni.
Tutti sognano, ma non tutti infatti riescono a fissare il ricordo dei propri sogni,
nonostante che per la stragrande maggioranza delle persone vi sia una buona
probabilit di risveglio nell'ultima fase REM, quella mediamente pi lunga; fatto che
da solo potrebbe comportare una certa probabilit di ricordare i sogni data la
maggiore quantit di immagini oniriche prodotte.
Fissare immediatamente il ricordo del sogno nel momento del risveglio tuttavia
soprattutto un'abitudine, che consente al soggetto un avvicinamento al proprio
mondo onirico; primo passo per riuscire successivamente a sognare in modo lucido
attraverso l'acquisizione di una delle tecniche che descriveremo, o una variante
personalizzata di queste.
La conferma del fatto che l'allenamento al ricordo del sogno sia in qualche modo
anche un allenamento alla consapevolezza del sogno proviene dagli stessi sognatori
lucidi, i quali riferiscono che tra le tecniche spontanee di induzione pi

comunemente utilizzate per esempio la concentrazione e la meditazione prima


dell'addormentamento vi anche quella di tenere un diario personale dei sogni.
La consapevolezza del sogno ne implica il ricordo, tant' vero che la frequenza di
sogni lucidi costituisce una misura correlata al ricordo dei sogni.
Se i sogni lucidi possono essere indotti per mezzo di appropriate tecniche d'altra
parte possibile, come abbiamo detto, manipolarne almeno in parte i contenuti.
Questa possibilit ha senz'altro un'applicazione terapeutica, bench l'argomento sia
controverso e tutt'ora dibattuto.[]
Bibliografia
LaBerge S., "Lucid dreaming", traduzione italiana "Sogni coscienti", Armenia Editore, Milano, 1988
Cicogna P., Cavallero C., "Coscienza e sogno", "Rivista di Psicologia", Nuova serie (1, 2, 3), Gen.Dic.93
Zito A., Cicogna P., Cavallero C., "Dream Data Bank: una banca dati per la ricerca sulla
fenomenologia del sogno", Giornale Italiano di Psicologia, nr.5, Dicembre 1991.
Sartre J.P., "L'imaginaire. Psychologie phenomenologique de l'imagination", traduzione italiana,
"Immagine e coscienza", Einaudi, Torino, 1964.
Jouvet M., "Le sommeil et le reve", "Il sonno e il sogno", edito da Guanda, Parma, 1993.
Bertini M., Prospettive terapeutiche di una nuova tecnica per la rilevazione di contenuti mentali
durante il sonno, intervento al "Convegno Internazionale S.I.T.I.M.", Cortina, Luglio 1970; Bertini M.,
Il linguaggio del sogno attraverso il sonno e la veglia, in "Il linguaggio del sogno" a cura di V. Branca,
C. Ossola, S. Resnik, Quaderni di San Giorgio Sansoni Editore, Firenze, 1984
McEwan I., "The Daydreamer", traduzione italiana, "L'inventore dei sogni", Einaudi, Torino, 1994
Tiraboschi R., "Sonno", edizioni E/O, Roma, 2008, pagg. 250-253

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Triade Color Test Dinamico Flash


di Corrado Malanga.
Questo articolo descrive la procedura finale standard che permette, a chi la pratica,
di acquisire la potenziale capacit di accedere alla consapevolezza del proprio S.
In questo test, o procedura sperimentale, convogliano tutte le esperienze teorico
pratiche delle nostre ricerche nel campo della percezione umana, applicata allo
studio dei fenomeni esogeni al pianeta Terra. La precedente procedura, da cui
questa prende spunto, aveva come scopo il tentativo di porre rimedio al fenomeno
delle adduzioni aliene. Avevamo infatti individuato una procedura nominata
Triade Color Test Dinamico (TCTD), che aveva dato ottimi risultati.
La procedura del semplice TCT prevedeva una simulazione mentale molto
complessa, che veniva guidata da un operatore esterno, che faceva simulare
alladdotto una stanza mentale completamente buia, in cui erano presenti alcune
sfere che mimavano delle lampade spente. Queste lampade venivano accese (evocate)

mentalmente dal soggetto addotto, in un ordine ben preciso e ideicamente


simulavano le tre componenti del proprio s: mente, spirito ed anima. Attraverso un
semplice meccanismo archetipico, analizzando i colori delle tre lampade, si poteva
ottenere un quadro psicologico preciso del soggetto esaminato e delle sue
problematiche, sia che esse dipendessero dalla presenza dellinterferenza aliena, sia
che dipendessero da psichismi propri del soggetto, legati alle sue esperienze di vita
vissuta. Nel caso di soggetti addotti, i colori delle sfere luminose venivano fatti
correggere dalloperatore, facendo raggiungere lobiettivo di ottenere i colori
archetipali corretti, identificati su base ideico statistica in verde, per la mente, rosso
per lo spirito e blu o giallo per la parte animica. Per un approfondito studio del
meccanismo ideico cerebrale, leggere i precedenti lavori ed in particolare quelli che si
riferiscono al TCT (I colori dellanima, dello stesso autore). Si chiedeva in seguito al
soggetto di individuare la presenza di altre sfere luminose allinterno della sua
stanza mentale che corrispondevano ad intrusi di natura aliena. La mente del
soggetto archetipalmente, vede gli intrusi come sfere luminose di appropriati colori
ed, in quel contesto, era possibile identificare le memorie aliene attive, i lux, i
parassiti senza corpo e tutti i microimpianti eventualmente presenti nel corpo del
soggetto. La sfera animica veniva incoraggiata ad eliminare mentalmente tutti gli
oggetti ed i soggetti estranei alla stanza mentale con il proprio atto di volont. Si
eliminavano poi le connessioni di anima con i costruttori di questo universo virtuale
duale, con lUomo Primo, con il corrispondente soggetto dellantiuniverso e con la
parte ancora gerarchicamente pi alta di questa struttura, identificabile nel mito
indiano con le figure dei creatori Shiva e Vishnu (Leggere Genesi III, dello stesso
autore). Una volta che, il soggetto, si fosse differenziato dai suoi creatori
manipolatori, si chiedeva alla parte animica di visionare, attraverso un ideico
scanner, il corpo delladdotto, verificando la presenza di microimpianti alieni e
militari, distruggendone uno per uno, con il proprio atto di volont.
Successivamente si chiedeva alla parte animica di cercare nello spazio tempo tutti i
contenitori copia delladdotto, che venivano individuati ed eliminati attraverso latto
di volont. Lesame della time line, condotto dalla parte animica, verificava che nel
futuro e nel passato non esistessero pi scene di adduzione. Il soggetto veniva cos
completamente liberato dal problema adduttivo. In alcuni casi si faceva percorrere,
attraverso la consapevolezza della propria parte animica, un percorso che
chiamavamo album delle fotografie, dove si individuavano tutte le tipologie degli
alieni che erano venuti a disturbare lesistenza delladdotto, per far prendere
coscienza ad anima della situazione passata: gli alieni venivano cos riconosciuti ed
identificati, a livello conscio, per evitare ulteriori inconsapevoli adduzioni. Infine le
tre sfere venivano unite in una sola sfera di colore bianco o giallo, ideicamente
simboleggiante la somma del rosso, del verde e del blu o del giallo. La fusione delle
tre consapevolezze della triade veniva percepita ideicamente come la somma
algebrica delle tre frequenze nel visibile dei tre colori e la mente produceva

automaticamente il colore somma. I risultati di questa procedura, che durava in


media due ore e quaranta minuti, prevedeva di far acquisire alla triade la necessaria
consapevolezza per non farsi pi sottoporre a azioni di adduzione, sia da parte di
alieni, che da parte di militari, che da influenze di creatori cosmici di varia natura.
I risultati, anche se buoni, non erano ancora ottimali. Molti soggetti, dopo il
trattamento, acquisivano la capacit di difendersi dallalieno ma sovente, a causa di
gravi deficienze psicotiche pregresse, non erano in grado di mantenere questa
posizione nellarco di tutta la loro esistenza su questo pianeta. Erano perci
necessarie ulteriori applicazioni di questa metodologia che peraltro, se condotta con
sufficiente esperienza, conduceva comunque alla liberazione delladdotto che,
nellarco della propria vita, poteva accusare ancora qualche ricaduta, determinata
dal fatto che, nellagenda aliena, non sono previste strategie alternative alla classica
adduzione. Lutilizzo di questa lunga procedura portava con s una serie di
insuccessi totalmente determinati dalla mancanza di palese volont degli stessi
addotti, nel volersi realmente liberare dalla matrice aliena. Sorgevano infatti,
allinterno delladdotto, reazioni psicotiche di varia origine, che portavano il soggetto
stesso a concludere che la vita con lalieno era migliore di quella senza. La vecchia
procedura prevedeva anche la costruzione di una ideica campana protettiva che
avrebbe avvolto la stanza mentale delladdotto, facendo in modo che limmagine
ideica dellalieno rimanesse al di fuori di essa, non potendo pi invadere il
contenitore (il corpo) delladdotto. Questa barriera, veniva garantita dallenergia della
parte animica che veniva messa a guardia della triade, allinterno dello stesso
contenitore umano, reso cos inespugnabile. Ma anche cos facendo, notavamo che
tutte le volte che il Super-Io del soggetto, cio lautostima che al Super-Io legata,
veniva a mancare, la barriera mentale diveniva fragile e prima o poi cadeva sotto le
insistenti manovre aliene.
La nuova procedura.
Nellultimo anno, abbiamo potuto effettuare ulteriori osservazioni sperimentali che ci
hanno condotto ad individuare errori procedurali contenuti nel vecchio TCTD. Tali
nuove osservazioni sono emerse da uno studio, a livello quantistico, delluniverso.
In particolare la comprensione che luniverso non duale ci poneva di fronte allidea
che non esiste separazione. La dualit, come abbiamo avuto modo di descrivere
nella terza parte della trilogia dal titolo Genesi, che abbiamo pubblicato qualche
tempo fa, un inganno percettivo della mente umana. Luniverso viene
erroneamente vissuto come una sorta di doppia ipotesi duale, dove gli estremi
appartengono a due categorie differenti. Buoni e cattivi, acceso e spento, padroni e
schiavi, ricchi e poveri ma anche operatori hermitiani lineari di segno opposto, come
il + ed il od i versori di spazio, tempo ed energia potenziale, erano solo illusioni
percettive. In questo contesto, il dualismo onda-particella veniva ristrutturato in una

nuova ottica non duale, legato alla consapevolezza della coscienza e non ad
inafferrabili parametri nascosti, tanto cercati e mai trovati della fisica moderna.
Lassunzione che luniverso virtuale non duale, ci faceva comprendere che
qualcosa aveva tentato di farcelo credere. Si scopriva che la dualit un sistema per
categorizzare luomo, per fargli credere di essere responsabile di un fronte che si
contrappone ad un altro fronte. Il dualismo era il sistema con il quale alieni ed
alienati tentavano di costringere luomo a fare battaglie che non erano proprie.
Lidea del duale prevedeva che i fronti si scontrassero in eterno e la formula del
divide et impera, avrebbe funzionato fino allistante in cui qualcuno non si fosse
accorto dellinganno. Alcune osservazioni nel campo della fisica quantistica ci
avevano permesso di comprendere come la dualit non esisteva se non come forma
falsa percettiva. Capivamo che il secondo principio della termodinamica era da
rivedere dove lentropia delluniverso doveva essere messa in relazione, non tanto
allenergia del sistema, ma alla consapevolezza del sistema che peraltro legata alla
sua energia. Ma la conclusione di tutte queste osservazioni portavano in una sola
direzione. Se non esiste la dualit, luniverso non diviso in due sottouniversi ma
una unica scatola in cui esistono tanti esseri viventi con gradi di consapevolezza
differente, in una vasta gamma di sfumature. Tale percezione differente delluniverso
veniva scambiata per visione duale dello stesso. Luniverso non duale in s ma
diviene duale perch percepito come tale da consapevolezze non integrate. Dunque,
se non esistevano barriere categorizzanti, non potevamo, nel TCTD, erigere una
barriera che teneva laddotto chiuso in una gabbia da lui stesso costruita. Non
potevamo sperare che la gabbia fosse realmente protettiva in quanto lesistenza della
gabbia stessa, ideicamente, era la rappresentazione della possibilit di abbatterne i
confini. Se non ci sono confini non possibile abbatterli. Laddotto non doveva
difendersi dallalieno con una barriera; cos non si poteva tenere anima, mente e
spirito separati, seppur uniti, in una somma di tre sfere che potevano sempre essere
riportate in una posizione originale, ripristinando la separazione tra esse.
Non esisteva separazione tra i componenti della triade poich essi erano stati
separati, allInizio, dagli stessi costruttori della dualit. La Coscienza delluomo cio
la Creazione, non pu essere manipolata da nessuno e per ottenere la manipolazione
bisogna separare la coscienza in tre sottocoscienze categorizzandole. In realt si
scopriva che anima, mente e spirito, esistono solo nella nostra percezione duale ma
esse sono tre parti di una unica parte originale, la coscienza. Essa di tutti i colori
perch anima, mente e spirito, sono di tutti i colori. Ogni colore rappresenta
ideicamente una possibilit di manifestarsi e siccome la coscienza pu essere tutto
ecco che le sue tre componenti non esistono pi quando riacquisiscono la
consapevolezza di essere state divise a monte. La somma di anima, mente e spirito,
non poteva essere una sfera ideicamente bianca perch il bianco la somma
algebrica delle tre frequenze, proprie della manifestazione della triade, ma non una

completa integrazione di esse. Il bianco pu essere ricomposto nei tre colori originali,
rendendo ripristinabile anche la separazione e con essa ladduzione aliena.
La somma totale dei colori prevede che la sfera finale della coscienza integrata
nelluniverso virtuale sia di tutti i colori non sovrapposti ma integrati in un colore
somma totale. Tale colore il non colore. Ideicamente il nessun colore viene
percepito dalla mente umana, come il tutto ed il nulla, che hanno, secondo la fisica
dello Zero Point Energy, lo stesso identico significato. Infatti se riteniamo che un
punto dello spazio sia vuoto dobbiamo chiederci se vuoto perch non c nulla
oppure vuoto perch in quel punto c il tutto ed il contrario del tutto che si
annichiliscono a vicenda. Ed ecco che il tutto ed il nulla divengono la stessa cosa.
La sfera trasparente il nulla che ideicamente tutto. Ma essendo che la sfera
trasparente non ha nessun tipo di consistenza, ad essa, nulla si pu agganciare.
La sfera trasparente evoca la rappresentazione ideica dellonda quantica. Il concetto
di onda e particella viene agganciato al concetto di consapevole inconsapevole.
Quando la coscienza onda essa si presenta come inconsapevolezza. Si sa che esiste
ma non si sa dove localizzata nello spazio tempo. In parole povere invisibile
perch dappertutto contemporaneamente. Al contrario, la particella la
rappresentazione ideica della consapevolezza totale. La coscienza integrata sa di
poter essere sia onda che particella ed a deciderlo lei stessa. Presentarsi allalieno
come onda vuol dire essere, di fronte allalieno, completamente trasparente ed
invisibile ma, da un punto di vista quantico, assume il significato di rifiuto
dellesperienza aliena, con conseguente assenza di interazione. Il fenomeno fisico
diviene cos percepibile solo come onda e non localizzato come particella. Essere
particella vuol dire accettare lesperienza della interferenza. Questo concetto pu
essere insegnato alla coscienza integrata ideicamente e tale coscienza acquisisce la
consapevolezza di saper fare una cosa sola, decidere, milioni di volte al giorno, di
fronte a tutto luniverso, se partecipare ad una esperienza, ed essere particella di
fronte ad essa, o rifiutare lesperienza e non farsi trovare da essa, assumendo
laspetto di onda. Essere onda significa che so che ci sei ma non so n dove n
quando. In termini pi semplici, la coscienza integrata, sapeva ora come divenire
invisibile allesperienza aliena. La nuova parte sperimentale del triade color test
dinamico flash (TCTDF), che dura non pi di quindici minuti, in una sola
applicazione, rende irreversibile la fusione della triade, insegna alla coscienza
integrata i concetti virtuali della fisica quantistica, in un modo a lei comprensibile e
rende chiunque effettui correttamente questo esercizio, integrato con s stesso.
La procedura non costruita per salvare lUomo dallalieno ma per far s che lUomo
acquisisca consapevolezza del proprio s. In quellistante, se il soggetto che pratica
la tecnica fosse addotto, si libererebbe immediatamente e per sempre dal suo
problema. Se il soggetto non mai stato addotto, si libera comunque dal suo
aggancio con la creazione dei falsi Dei o Demoni che, su di lui, non avranno
comunque mai pi potere.

Luniverso non locale e lesperienza adduttiva.


Il TCTDF non prevede la distruzione di microchip, non prevede la distruzione e la
ricerca di copie, non evoca nessuna immagine di alieni, non evoca nessun tipo di
ricordo virtuale, non corregge i colori della triade e non perci traumatico. Prevede
stati di autoipnosi molto leggere, facilmente modificabili, a seconda delle esigenze.
Va sottolineato che essendo luniverso non locale e non esistendo il passato o il
futuro ma solo il presente, la procedura produce un effetto immediato sulla Time
Line della vecchia Programmazione Neuro Linguistica (PNL). Infatti, nello stesso
istante in cui le tre sfere della triade, qualunque colore abbiano, si uniscono e
raggiungono la perfetta trasparenza, esse non solo si sono integrate in una unica
essenza coscienziale irreversibile ma risultano come mai separate nellasse del
tempo. Le funzioni donda quantica del passato e del futuro collassano nel presente
dando realt solo ad esso. In questo contesto, se la coscienza totale viene ricostruita,
essa risulta come mai divisa. Ma, se la coscienza non mai stata divisa nessuno ha
mai potuto manipolarla. Questo provoca sperimentalmente leffetto che, nellattimo
della fusione, spariscono tutte le memorie delle adduzioni passate, spariscono tutti i
microchip che un addotto ha addosso, si eliminano in un sol colpo tutte le copie
delladdotto. Lesperienza adduttiva rimane come fatta ma non si ha pi ricordo,
visibile dalla mente, di un vissuto che, a quel punto, come se non ci fosse mai
stato perch apparterrebbe ad un passato modificato e quindi attualmente mai
esistito. La nuova procedura garantisce inoltre il totale libero arbitrio della coscienza
integrata. La sfera trasparente della C.I., pu decidere, in qualsiasi momento, di
essere onda (sfera trasparente) o particella, di essere visibile od invisibile, di voler
interagire o voler rifiutare lesperienza.
La nuova procedura non prevede leliminazione fisica dellalieno ma semplicemente
la trasformazione dellevento adduttivo in onda. In questo contesto la coscienza
integrata diviene invisibile allalieno che tecnicamente non ha pi la possibilit di
interagire con levento. In un'altra accezione, la coscienza integrata, rende lalieno,
quale onda. Lalieno non viene distrutto ma semplicemente, la probabilit di
trovarselo davanti, viene minimizzata ad un valore positivo ma piccolo a piacere.
La probabilit di un contatto alieno diventa talmente piccola che lalieno non pu
pi essere identificabile.
Questo il risultato che, in termini virtuali, si trasforma nel rifiuto, da parte della
coscienza integrata, dellesperienza ma in termini quantistici si legge come un
risultato probabilistico statistico che parte dallassunzione che noi siamo quelli che
costruiscono la virtualit e che interagiamo con essa. Non sono gli strumenti a fare
le misure ma noi a produrle, come recentemente dimostrato da alcuni esperimenti di
termodinamica quantistica (leggi Genesi III, dello stesso autore). Va altres
sottolineato che il trattamento quantistico degli eventi pu essere effettuato solo in
contesti microscopici (il mondo delle particelle fisiche elementari). Infatti, sia le

componenti della triade che la coscienza integrata, sono assimilabili, in tutto e per
tutto, alle componenti microscopiche della fisica quantistica bohmiana.
Non esistono fallimenti della tecnica.
Bisogna sottolineare che ogni tecnica ha dei punti deboli o comunque bisogna
conoscerne i limiti. Il TCTDF non ha nessun difetto ma questo non vuol dire che il
soggetto non verr pi ripreso se addotto. Il soggetto verr ripreso se la sua
coscienza integrata lo desiderer. Esistono molte pulsioni che possono influire in
questa direzione. Un soggetto addotto e liberato dal problema da pi di un anno,
viene ripreso o meglio viene nuovamente a contatto con specie aliene, durante una
notte particolare. Il giorno dopo alcune ecchimosi fanno bella mostra di s sul corpo
dellex addotto. La ricostruzione dellepisodio, mediante la tecnica delle ancore (PNL),
mette in evidenza due fattori importanti. Durante la notte gli alieni erano entrati in
casa del soggetto ma questo li descrive come se non lo avessero visto.
Gli alieni infatti lo evitano e dalla camera delladdotto finiscono in quella di suo
fratello, anchegli nel problema. Il soggetto ex addotto liberato pensa che deve
difendere il fratello ed in quel momento inconsciamente, decide di riaccettare
linterferenza aliena, ritornando visibile. Ne nascer una vera e propria colluttazione
con gli alieni, i cui effetti saranno visibili il giorno dopo, al risveglio.
Il secondo effetto fu constatare che comunque il nostro ex addotto non veniva pi
sottoposto ad interferenza aliena perch non possibile separare la coscienza
quando integrata con il Triade Color Test Dinamico Flash.
Qualche altro caso in cui il contenitore viene ripreso sembra sia dovuto al fatto che
lex addotto decide di vendicarsi e cova un profondo rancore verso i suoi adduttori
che vengono considerati coloro che gli hanno rovinato lesistenza.
In quella situazione il soggetto inconsciamente si predispone a vendicarsi e dunque
riaccetta il confronto con lalieno che torner ad infastidire laddotto, incapace di
liberarsi del suo problema non risolto a livello psicologico.
Questa tecnica pu essere applicata anche a persone che non hanno avuto problemi
di adduzione o che non ne hanno coscienza. Dopo il trattamento, la Coscienza
Integrata, in casi specifici, pu decidere di ricordare le esperienze di cui ha
consapevolezza ma non pi il vivo ricordo ed in questa sitazione sembra che
laddotto si ponga in bella vista di fronte allalieno per farsi riprendere e per giocare
un gioco che pu anche essere pericoloso ma che comunque non porta pi alla
sottomissione della sfera trasparente allalieno.
La sfera trasparente non viene mai pi ripresa.
In questa fase importante integrare la sfera trasparente con il proprio corpo,
altrimenti laddotto verr comunque ripreso anche se la sfera trasparente non potr
pi essere manipolata. Questo fatto, porta il soggetto, soprattutto se femmina, ad

essere ancora utilizzato come fattrice aliena. Insegnare alla Coscienza Integrata ad
integrarsi con il proprio contenitore lunica via di uscita da questo inconveniente.
Cosa la Coscienza Integrata.
Per Coscienza Integrata si intende quella parte di coscienza primordiale che ha
creato luniverso virtuale, che per integrata nella virtualit, avendo
consapevolezza di Spazio, Tempo ed Energia. Si tratta di una coscienza che, essendo
la somma delle sue tre componenti, con caratteristiche anche virtuali, sa che
luniverso una sua creazione, sa cosa vuol dire spazio e tempo ed energia, parla al
neutro e non al femminile come la vecchia parte animica; domina lo spazio, il tempo
e lenergia, potenzialmente in grado di esprimersi con poteri paranormali ed usa il
contenitore per fare esperienza.
Fare lesperienza del TCTDF rende luomo integrato e non pi diviso nelle sue tre
componenti Anima, Spirito, Mente, riportandolo alla condizione Originale che per
non comprende lesperienza prefissata o Vita con il contenitore o corpo che deve
ancora essere compiuta. Quando lesperienza del TCTDF stata effettuata, la mappa
del territorio di ognuno cambia ed appaiono i veri problemi della virtualit che ha
deciso di affrontare e sovente tutto ci crea attimi di smarrimento che, allestremo,
potrebbero sfociare ipoteticamente anche nellatto decisionale, da parte della
Coscienza Integrata di un rifiuto. Sono meglio gli alieni o le difficolt della vita
quotidiana? La Coscienza Integrata che deve fare esperienza ha libero arbitrio e pu
scegliere sempre ma la scelta eventuale e rarissima di tornare indietro non
rappresentativa del fallimento della tecnica ma anzi ne un'evidente prova di
successo, rimarcando che in questo universo, il libero arbitrio rimane totale e
assoluto. Nei casi da noi trattati, nessuna Coscienza Integrata si fatta pi
riprendere, alcuni contenitori hanno avuto qualche piccolo e fastidioso problema con
la tendenza alla risoluzione totale nel tempo.
La Coscienza Integrata, da un punto di vista quantistico, possiede i tre vettori di
Spazio, Tempo ed Energia che gli permettono di esprimersi nella sua realt virtuale
mentre i tre vettori di consapevolezza che, come abbiamo detto in Genesi III,
rappresentano lunico modo di misurare indirettamente la coscienza stessa, si sono
perfettamente sovrapposti, divenendo un unico vettore di consapevolezza (agente in
tutte le direzioni come multi versore N.d.A.).
Va ricordato che i tre vettori della consapevolezza Anima, Mente e Spirito, quali
prodotti vettoriali delle due componenti che caratterizzano ciascuno dei tre elementi,
sono non commutabili tra loro. Cio sono posti a novanta gradi tra loro e non sono
sovrapponibili in quella che era la sfera bianca che ottenevamo alla fine del TCTD
classico. La sfera trasparente, una volta che viene ridotta ad un punto, nella
procedura che vedremo in seguito, produce la sovrapposizione finale dei tre vettori di
consapevolezza, distruggendo fino in fondo, la separazione schizoide tra Anima,

Spirito e Mente che originava un essere imperfetto e soprattutto decisamente


vulnerabile per mancanza di integrazione.
Le caratteristiche della Coscienza Integrata pi evidenti, quando posta in ipnosi
profonda, sono le seguenti:
Il soggetto parla al maschile (neutro).
Il soggetto sa che ha costruito luniverso ma non sa perch lo ha fatto in questo
modo.
Il soggetto sostiene che lessere esiste perch si manifesta nel fare.
Il soggetto sostiene che il duale non esiste e se esisti perch fai, e per essere
tutto, devi fare tutto.
Il soggetto vede e percepisce luniverso in modo totalmente virtuale, come un costrutto
finto, senza solidit apparente.
La Coscienza Integrata vede luniverso anche in modo reale. Reale e/o virtuale
assieme. Impara ad essere osservatore di se stesso da infiniti punti che guardano
verso il suo centro e dal centro guardando verso infiniti punti. Attraverso la
realizzazione della Coscienza Integrata si pu viaggiare nella virtualit a visioni di
qualsiasi spazio e tempo mentre affiorano grazie alla nuova consapevolezza, aspetti
di natura paranormale sempre pi evidenti.
Il TCT classico prevedeva, per la sua complessit e durata, limpiego di un aiuto
esterno. Il conduttore guidava il soggetto nella simulazione mentale, facendogli
percorrere tutte le tappe necessarie fino al raggiungimento della sfera bianca della
coscienza. Durante la sperimentazione della nuova tecnica, ci siamo resi conto,
allinizio, di alcuni fallimenti parziali che si ottenevano e nellandare a cercarne le
cause, ci siamo imbattuti nella teoria delleffetto specchio. Luniverso, secondo le
nostre concezioni, di natura olistica, cio nulla separato dal tutto, come del resto
si suppone sia, verificando le equazioni della fisica di Bohm. In questo senso le
reazioni che un altro avr con me dipendono da me esclusivamente. Se qualcuno
litiga con me perch dentro di me io non ho raggiunto larmonia. Infatti se io per
esempio entro in una stanza dove c qualcuno antipatico anche se non lo faccio
notare, lui lo percepir e baster un qualsiasi pretesto per produrre una reazione
violenta attraverso un campo morfogenetico locale con il quale avrei comunicato il
mio disagio verso di lui.
Avevamo notato che per alcuni soggetti alcune parti del Test risultavano di difficile
comprensione e che se non ben capite, producevano successivamente delle
problematiche. Alcuni addotti non comprendevano gli effetti quantistici di onda e
particella e per questo motivo non riuscivano a rendersi invisibili allalieno che non
interferiva pi ma rimaneva presente nelle esperienze quotidiane. Altri addotti
facevano fatica a separarsi dalla figura dellalieno poich laddotto non comprendeva
lidea che il passato non esiste e quindi rimaneva vincolato ad esso. Da una analisi

pi approfondita che ho fatto sia su di me che su alcuni colleghi che praticavano il


TCTDF in fase sperimentale, potevo notare come durante la sua applicazione la
parola assumeva un importanza rilevante perch dietro alla parola esisteva un altro
tipo di meta comunicazione pi profonda ed efficace. Durante il test, il conduttore
crea una comunicazione in cui invia informazioni dalla propria coscienza a quella
delladdotto. Sempre che laddotto sia in grado di voler acquisire questa
comunicazione, ottiene tutte le informazioni che il conduttore gli invia.
In altre parole il TCTDF potrebbe essere condotto anche in totale silenzio e il
risultato sarebbe probabilmente lo stesso ma dato che gli esseri umani usano la
parola in questa virtualit per semplificare (non so fino a che punto: N.d.A.),
abbiamo usato il verbo per insegnare alla coscienza cosa sia la quantistica.
Ma se la mia coscienza ha qualche dissonanza, ecco che io la trasmetto allaltro
completamente. Facciamo un esempio semplice: se io ho qualche problema irrisolto
con il mio passato e conduco un TCTDF su un soggetto addotto, si liberer
dallalieno in modo totale ma magari continuer a vedere la sua immagine accanto al
letto di notte mentre cerca di dormire. L incapacit di liberarmi dal mio passato
stata trasmessa alladdotto che se non ha informazioni contrarie, non sa gestire
questa parte della virtualit e soffrir del mio stesso problema. In altre parole
ancora, se io vado dal medico con il raffreddore e voglio essere guarito, non devo
andare da un medico con il raffreddore perch egli non mi potr mai guarire, non
avendo lui stesso risolto il suo problema. Era chiaro che questo tipo di meta
informazione non solo agiva a livello di TCTDF ma costantemente in tutte le relazioni
giornaliere tra esseri viventi. Se non sei puro come un cristallo finisci per sporcare
anche il tuo paziente e questa poteva essere una delle ragioni per cui alcuni addotti
non si liberavano completamente dal problema, escludendo i casi in cui la volont
del soggetto fosse comunque contraria. Dunque, in linea teorica di principio,
nessuno pu effettuare un TCTDF su altri a meno che non sia perfetto dentro.
Va anche detto che non esistono, che io sappia, persone perfette ma devo
sottolineare come i TCTDF che il nostro gruppo ha effettuato nella sperimentazione
generale siano andati tutti a buon fine, anche se con leggere sbavature.
La cosa migliore da fare era costruire una parte sperimentale semplice che ognuno
potesse effettuare su se stesso, avendo cura di manifestare un forte atto di volont
nel voler raggiungere il risultato. Va in questa sede sottolineato come la percentuale
di successo del TCTDF strettamente legata alla comprensione delle cose che si
stanno facendo. Non si pu effettuare il test leggendo semplicemente la parte
sperimentale che segue come se fosse un rituale della chiesa cattolica o la ricetta di
un medico, ma si deve comprendere esattamente cosa significa ogni singolo
passaggio. Per questo chi vuole effettuare il test deve leggere, studiare, comprendere,
gli argomenti che ho trattato in precedenza. Deve aver chiaro il significato dei tre
lavori intitolati Genesi, deve comprendere come funzionano le simulazioni mentali e
studiare il funzionamento e la teoria del TCT classico. Errori interpretativi

potrebbero invalidare lintera procedura da una parte ma dallaltra sappiamo che le


informazioni importanti sono comunicabili a tutti come una griglia olografica,
attraverso il campo morfogenetico da sempre disponibile per ciascuno.
I soggetti a cui abbiamo praticato il TCTDF in fase sperimentale, devono
comprendere che se dopo lapplicazione del test avessero ancora dubbi ed incertezze
su alcune situazioni riguardanti la loro vita, perch il test li integra, abolendo la
dualit e permettendo alla coscienza di poter fare indisturbata, il suo lavoro nel
contenitore ma il sistema non aiuta a risolvere il proprio destino o cammino
esperienziale, che deve essere risolto individualmente.
In particolare, le persone che hanno effettuato il test non devono rivolgersi pi a me
o a i miei collaboratori per le loro questioni irrisolte ma chiederlo direttamente alla
loro Coscienza Integrata.
Larmonia finale il risultato da ottenere, non solo scacciare lalieno che non
rappresenta pi nessun serio pericolo. Chiedi dunque a te stesso, alla tua parte
divina e questa risponder sempre.
La malattia solo uno stato di incomprensione dovuta a una separazione mentre la
guarigione nella acquisizione di consapevolezza.
In questo contesto evidente come il TCTDF serva a tutti gli esseri umani perch
aiuta nella integrazione profonda con il S e libera dalla schiavit di falsi Dei e veri
Demoni che hanno, come il mito racconta, cercato di vivere in eterno senza sporcarsi
le mani, attraverso lesperienza del dolore vissuta dalluomo.
Luniverso duale prevede che lamore e lodio siano, in realt, ununica
manifestazione di una medaglia con due facce.
I nostri Dei, hanno deciso di truccare il gioco e far uscire sempre testa e mai croce,
facendo cos solo met esperienza ed essendo quindi solo per met s stessi.
Noi abbiamo deciso invece di essere tutto e per questo siamo stati usati nel tentativo
di rubarci la parte esperienziale che a Loro mancava.
Questo furto la rappresentazione di una scarsa consapevolezza determinata dalla
mancata comprensione che siamo tutti Uno. Quando si comprende questo si capisce
anche come funziona lo specchio. Gli umani vedevano negli alieni, cos spregevoli, la
parte spregevole di s stessi e gli alieni vedevano nella fragilit umana la loro.
Nellistante in cui il duale muore, ognuno di noi diventa consapevole di S e da quel
momento si specchier solo in se stesso perch nel profondo della Coscienza
Integrata c lUniverso intero con tutte le risposte.
TCTDF: parte sperimentale.
Accertatevi di non essere disturbati, rilassatevi normalmente e chiudete gli occhi.
Immergetevi, nel buio della vostra stanza mentale. Una stanza in cui voi siete al
centro e dove tutto buio. La vostra stanza mentale. Sapete che in questa stanza ci
saranno delle lampade che probabilmente non vedete perch di solito sono spente

ma potrebbero anche essere gi accese. Se non lo sono le accenderete una alla volta.
Le vostre tre lampade sono: la Mente, che accenderete per prima, lo Spirito che
accenderete per seconda e lAnima che si accender per terza.
Osservate queste tre lampade che sono nella vostra stanza mentale, il vostro Io, la
vostra essenza. Osservatene la posizione, il colore, la grandezza, la distanza da voi e
laltezza dal pavimento della stanza. Le uniche fonti di luce, nella vostra stanza, sono
le tre lampade. Potreste vedere solo una lampada come somma delle tre ma, se ne
vedete tre individuate la lampada che rappresenta la vostra parte animica e
metteteci un braccio dentro. Ascoltate e percepite che sensazione tattile avete.
Cosa si sente dentro la lampada di Anima? Caldo o freddo, denso o solido, liquido o
gassoso? Si sente qualche odore particolare o qualche suono particolare?
Mentre state percependo la vostra Anima che si mostra a voi come sfera luminosa,
chiedete a lei se si ricorda quando, allinizio del Tempo, unita alle altre due sfere di
Mente e Spirito che, in quellistante, ancora non esistono, prima della separazione
attuale. Chiedete alla vostra Anima di tornare in quel punto, quando Anima, Mente e
Spirito sono una cosa sola e non esistono tre coscienze ma una sola. Pian piano
arriveranno sensazioni ed immagini di quellistante. Chiedete ora ad Anima se vuole
tornare in quello stato primordiale. Osservate e fate osservare alla vostra sfera
animica cosa accade e perch la sfera della Coscienza si sia separata in tre
sottosfere. E bene prendere consapevolezza del tutto. Quando Anima decide, se
decide, di tornare come in quellistante ad essere una cosa sola e non pi divisa con
Mente e Spirito, chiedetegli di unirsi alle altre due sfere, facendo notare che non
esiste un colore specifico per Anima, Mente e Spirito ma che, essendo parti di un
tuttuno, esse in realt possono assumere qualsiasi colore desiderano.
Se Anima vuol provare a cambiare colore, cos come Mente e Spirito, essi noteranno
che possono acquisirne qualsiasi essendo essi tutto ed ogni colore rappresenta
qualunque cosa si voglia essere.
Procediamo ora alla fusione delle tre lampade in una sola lampada che avr
dapprima tutti i colori. Una lampada in cui ogni puntino luminoso sar di un colore
differente, tanto che, se si osserva la lampada da lontano, essa apparir
inesorabilmente bianca ma, da vicino, potrebbe assumere tutti i colori delluniverso.
A questo punto dite mentalmente alla sfera luminosa, somma delle tre sfere originali
che per fare la fusione, non basta sommarsi ma bisogna fondersi irreversibilmente in
una sola, una sfera che abbia un solo colore, il colore che rappresenta tutti i colori,
il colore trasparente.
Quando la sfera si trasformer in sfera totalmente invisibile (senza nemmeno poter
distinguerne i bordi), in quellistante, la Coscienza Integrata torner ad Essere.
Si dovr dire alla Coscienza Integrata che il niente ed il tutto sono la stessa cosa e
che attaccato al nulla non pu esserci nulla. Se in quellistante la sfera diviene
trasparente, non ci sono pi interferenze aliene che la possono disturbare, perch se
ci fossero allinterno di una struttura trasparente, essi si vedrebbero e cadrebbero a

terra. In quellistante si far notare alla sfera della Coscienza Integrata che non ci
sono pi barriere tra Anima, Spirito e Mente. Che hanno cessato di esisere e che non
sono mai esistite poich il passato stato modificato e nessuno ha potuto utilizzare
le sfere originarie separate perch esse non lo sono mai state ed ora sono tornate ad
unirsi. Ora, nella stanza mentale, con il vostro corpo, entrate nella sfera trasparente.
Essa e voi siete uniti. Lei prende la vostra forma e si adagia nel vostro contenitore,
facendolo diventare un immagine di s stessa. Tu diventi sfera trasparente. Non
esistono pi barriere: le pareti, il pavimento ed il soffitto della stanza non hanno pi
ragione di essere. La Coscienza Integrata abbatte le barriere, da lei stessa create
della stanza mentale, che ora si affaccia sullinfinito. Attendi qualche istante e
osserva linfinito cos come ti appare. Contempla il luogo dove esisti. Dopo qualche
istante, chiedi alla tua sfera trasparente di ascoltare luniverso divenendo luniverso
tu stesso. Per fare questo, chiedi alla sfera di espandersi lentamente. Ti espandi
lentamente fino ai confini delluniverso, senza fretta, piano piano. E mentre ti
espandi tocchi luniverso che tu stesso hai creato, fino in fondo, fino allattuale
limite. La tua sfera trasparente ha respirato in un unico grande respiro, inglobando
in esso tutto luniverso, assorbendolo dentro di s.
Come in un grande respiro. Per un istante, che dura una eternit, ascolta il tuo
universo, dove tu sei tutto.
Prendi consapevolezza del tuo corpo perch come prendere consapevolezza
dellintero universo. Poi, espira e contraendoti diventa pi piccolo. Fai in modo che
la tua sfera trasparente, incollata al tuo corpo fisico, diventi una sfera sempre pi
piccola e nel fare questo portati dentro tutto luniverso facendolo diventare molto
piccolo, pian piano, sempre pi piccolo, senza fretta, fino a diventare un puntino
infinitesimale con tutto luniverso dentro.
Assapora per qualche istante questa sensazione molto particolare e torna ora della
tua dimensione originaria. Ora, la tua Coscienza Integrata sa che pu respirare e
divenire una grande onda, una grande sfera o un puntino minuscolo.
Quando una grande onda dappertutto e perci in nessun luogo in particolare.
In quella condizione completamente invisibile. Quando invece una piccola
particella, visibile e pronta ad interagire con il tutto.
Parla a te stesso, quale sfera integrata e spiega alla tua sfera integrata che pu
sempre esistere in questi due stati e mostrarsi come onda o come particella, essendo
invisibile o visibile di fronte a qualsiasi esperienza della realt virtuale.
Ricorda, alla fine di tutto questo, che la Coscienza Integrata usa il proprio
contenitore (il corpo), per fare lesperienza che essa venuta a fare in questo
contesto virtuale e che non bene che il proprio contenitore venga preso da altri e
che bisogna proteggerlo come un vestito della Coscienza Integrata.
State per qualche istante ad ascoltare voi stessi, come non lo avete mai fatto prima
ed osservate luniverso attorno a voi.

Conclusioni.
Lesercizio, se effettuato senza trascurare nessun parametro di quelli descritti, non
deve essere rifatto perch la fusione delle sfere in una unica sfera trasparente
irreversibile.
Le successive esperienze che il soggetto vorr condurre, lo porteranno a viaggiare
nelluniverso senza pi bisogno di visualizzare la sua sfera trasparente esterna a s
perch egli la sua sfera trasparente.
Se la sfera viene vista dallesterno o opaca significa che in uneventuale adduzione, il
corpo stato ripreso.
Si deve sottolineare come, nella stanza mentale, allinizio, si possano trovare meno di
tre sfere sia perch esse potrebbero gi essere fuse in una sola sfera trasparente, sia
perch alcune sfere potrebbero assumere il colore nero ed essendo la stanza mentale
buia, potrebbero non essere palesemente visibili.
Se si presenta questa evenienza bisogna unire le sfere ugualmente anche se alcune
di esse non risultano visibili e procedere come descritto sopra.
Nella stanza mentale ci potrebbero essere pi di tre sfere ed in questo caso occorre
individuare le tre sfere di Anima, Mente e Spirito e lavorare con esse, trascurando le
altre, che spariranno dopo lavvenuta fusione della Coscienza Integrata.
Coloro che lo desiderano, possono effettuare, su se stessi, la simulazione mentale,
avendo accuratamente studiato tutta la teoria che esiste dietro questa applicazione.
Alcuni soggetti potranno essere aiutati da altri ad effettuare questa simulazione
mentale ma si consiglia caldamente di effettuare da soli tutto il percorso.
Solitamente riteniamo sia necessario sottolineare che i soggetti che sostengono di
non essere capaci di effettuare questa simulazione, in modo indipendente, nella
maggioranza dei casi, desiderano solo mettere nelle mani degli altri la responsabilit
della loro esistenza.
Sarebbe inutile aiutarli.
A tutti coloro che non comprendono il tipo di approccio che abbiamo intrapreso,
suggerisco, prima di esprimere un qualsiasi giudizio nel merito, di fare questa
semplice esperienza e di comprenderla a fondo in quanto non possibile parlare di
qualcosa che non si conosce e che bisogna aver vissuto.
Non si deve mai avere paura perch non c niente nelluniverso di cui aver timore
tranne della propria ignoranza.
Buon viaggio!

Tutti gli articoli che compaiono in questa antologia sono a disposizione sul Web.

Ugo P. Il Redattore

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