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Egittologia

L’egittologia è una disciplina omnicomprensiva, che si occupa della cultura, dell’archeologia, della
lingua, della storia ecc. della civiltà sorta sul Nilo per un arco di tempo che va dalla fine del IV
millennio fino alla conquista tolemaica (Alessandro Magno) 332 a.C. e alla conquista romana
dell’Egitto, dopo Azio nel 30 a.C.
C’è chi dice che l’egittologia nasca con l’invasione dell’Egitto da parte di Napoleone e chi dice che
nasca con la prima decifrazione dei geroglifici, ha comunque 200/250 come disciplina.
Del periodo tolemaico-romano si occupano anche i papirologi, in quanto sono stati trovati in Egitto
molti papiri in latino e in greco. Di questo periodo anche gli archeologi classici se ne occupano in
quanto ci sono edifici e monumenti greci e romani in Egitto. Ma anche gli egittologi in quanto sono
presenti templi in stile faraonico (File, Kon Ombo, Esna, Edfu, Dendera...) tutti costruiti in questo
periodo, cosi come si occupano delle necropoli, in quanto nelle tombe sono stati ritrovati oggetti
di tipo faraonico (necropoli di Aga Khan ad Assuan)
La storia egizia si ferma definitivamente con l’invasione dell’Egitto del generale Amr nel 639-641
d.C. da qui l’Egitto diventa un paese arabo a tutti gli effetti e non si mantiene più nulla della cultura
egizia.
Direttore generale delle antichità dell’alto Egitto, quindi del sud dell’Egitto.
La nascita dell’interesse per l’Egitto: l’interesse per l’Egitto non si è mai veramente spento, il
legame stretto con l’Europa non si è mai spento

I romani portarono gli obelischi nella città di Roma per mostrare al loro popolo che avevano
vinto la grande potenza dell’antichità, l’Egitto. Quando i romani arrivano in Egitto si rendono conto
che dovevano in qualche modo adattarsi a questo paese; infatti, gli imperatori si fanno
rappresentare come faraoni, i loro nomi sono presenti in un cartiglio scritti in geroglifico. Adottano
anche dei corredi funerari nelle loro tombe che sono chiaramente egiziani.
Il legame con l’Egitto si rafforza al punto tale che vengono importati dall’Egitto statuette e oggetti
egiziani, ma vengono anche prodotti localmente come a Roma e Pompei, questi oggetti si
chiamano aegitiaca, sono prodotti della penisola italica ma hanno la forma aegitiaca.

Nel medioevo ci fu un breve intervallo fra l’Europa e l’Egitto ma in realtà continuarono i viaggi di
monaci e pellegrini in Egitto soprattutto a partire dall’800. In questo periodo fra il 641 (conquista
araba) e il medioevo, in Egitto gli arabi continuano ad interessarsi alle antichità faraoniche.
XVI sec.  a Roma vi è da parte dei papi vi è un interesse per rinnovare la città e in questo
progetto di rinnovo liberano le piazze e dissotterrano gli obelischi; quindi, si rinnalzano a Roma gli
obelischi e sulle cime viene posta la croce come simbolo della vittoria della fede cristiana sul
paganesimo. A partire dal XVI e ancor più nel XVII ci sono molti studiosi che vedendo questi
obelischi cominciano a tentare di dare una spiegazione a questi segni geroglifici, e nella maggior
parte dei casi questa spiegazione è simbolica e per noi oggi fantasiosa.
Tra le persone che si occupano nel tentativo di decifrazione c’è Athanasius Kircher, per lui i
geroglifici erano esclusivamente simbolici, siamo nella metà del 1600, questa sua interpretazione
influenza molto coloro che proveranno poi a spiegarli.
All’inizio del XVI sec. viene rinvenuta a Roma la mensa isiaca, una lastra in metallo sulla quale
sono incise delle divinità all’epoca, si pensa che sia un oggetto egiziano ma in realtà era un oggetto
di produzione romana. Ebbe molta fortuna perché alla fine venne trasferita a Torino, visto
l’interesse dei Savoia nel 1630. Questo fatto segnò l’interesse dei Savoia per l’Egitto e quindi
diede luogo a quella volontà di costituire una collezione di antichità egizie che diventerà poi il
museo egizio
Metà del XVIII sec. I Savoia nella decidono di inviare uno studioso, Italiano Donati, in Egitto per
studiare e catalogare i reperti botanici dell’Egitto, ma allo stesso tempo vide le antichità egiziane, e
riportò a Torino due statue una di Ator e una di Iside.
In questi anni si diffonde questa pre-egittomania, in questi anni Gian Batista Piranesi userà dei
motivi egiziani per decorare delle tavole per adornare i camini.
Sempre in questo periodo arrivano in Italia altre antichità che hanno costruito la base delle grandi
collezioni egizie in Italia, non solo a Torino ma anche a Bologna e Napoli.

1798-99 spedizione di Bonaparte in Egitto il suo obiettivo è quello di interrompere il commercio


dell’Inghilterra con le Indie, oltre alle forze militari nella spedizione c’era un’equipe di studiosi che
erano naturalisti, botanici, zoologi, architetti, orientalisti…
Quando la spedizione parte solo 5 o 6 conoscono la destinazione della flotta, questo è stato tenuto
segreto perché nessuno dicesse nulla agli inglesi; quindi, anche i giovani che facevano parte degli
studiosi (160 studenti i più bravi delle scuole francesi) non sanno dove stanno andando.
La destinazione finale verrà risa pubblica soltanto arrivati a Malta; questa spedizione ebbe un
grandissimo merito, questi studiosi avevano avuto da Bonaparte l’incarico di fare l’inventario della
valle del Nilo, Bonaparte pensava a tre aspetti: quello cartografico, quello relativo alle risorse
naturali e quello relativo alla situazione moderna cioè come si presentava l’Egitto in quel
momento, gli usi, i costumi, i monumenti ecc.
Soltanto grazie a Denon, un grande studioso, conservatore al Louvre, che realizza disegni di
monumenti antichi, che porterà con sé al suo rientro in Francia, Bonaparte si convince che deve
occuparsi anche delle antichità. Gli studiosi continuano in questa opera di scoperta e alla fine
quando nel 1801 gli inglesi avranno la meglio sui francesi, si troveranno ad Alessandria e avranno
uno scontro con gli inglesi che volevano tutte le loro carte, i loro disegni. Alla fine, gli inglesi di
arrivare a un compromesso: i francesi potevano portare vie i disegni e anche gli oggetti antichi che
avevano scoperto che potevano essere trasportati da un solo uomo; quindi, gli inglesi prendono le
cose più grandi.
La stele di rosetta venne presa dagli inglesi, trovata da Bouchard, si capì subito che quella sarebbe
stata la chiave per capire come tradurre i geroglifici.
Quando arrivarono in Francia all’inizio dell’800 i francesi pubblicarono un’opera enciclopedica
chiamata “La descrizione dell’Egitto”, quest’opera venne divisa in tre parti: antichità, stato
moderno e storia naturale. C’erano numerosi volumi di tavole con anche carte geografiche e
anche volumi di testo. Quest’opera può considerarsi un’opera fondante della disciplina
egittologica, le tavole della descrizione dell’Egitto sono ancora oggi molti utili, molte di esse
mostrano alcuni monumenti che non sono più visibili oggi in Egitto, templi che sono stati distrutti o
dalla mano dell’uomo o per eventi naturali.
Altri però sostengono che l’egittologia nasce un po’ dopo: quando viene decifrata la scrittura
geroglifica nel 1822 grazie alla stele di rosetta, questa decifrazione si deve a Champollion.
Champollion, contrariamente a quello che è scritto certe volte, non partecipa alla spedizione di
Napoleone perché all’epoca era un bambino di otto anni. Nemmeno il fratello maggiore di
Champollion perché avrebbe potuto partecipare ma non è stato scelto.
La spedizione di Bonaparte segna la nascita dell’egittologia perché a partire da questa scoperta
si può accedere ai monumenti per via diretta.
Con il 1822, decifrazione dei geroglifici, l’egittologia nasce al 100%, abbiamo finalmente la chiave
per accedere alle fonti in modo diretto.
Subito dopo il 1822 si intensificano le spedizioni in Egitto, diventano spedizioni scientifiche ma
anche dovute ad avventurieri che vanno nel paese alla ricerca di antichità; questo periodo è anche
noto come l’età dei consoli, cioè dal 1822 fino al 1830 ca.; in Egitto, che è parte dell’impero
ottomano, c’era un viceré, Muhammad Ali; quindi, in Egitto non ci sono gli ambasciatori dei vari
paesi del mondo ma ci sono i consoli. Questi consoli giocheranno un ruolo fondamentale nel
commercio delle antichità perché dato l’interesse tutti i paesi occidentali desiderano avere
antichità egiziane nei loro musei. Tutti questi archeologi e ricercatori si appoggiano quindi a questi
consoli.
Giovan Battista Belzoni un padovano, che vive gran parte della sua vita in Inghilterra, andrà a
servizio del console inglese Salt in Egitto arriva in Egitto per fare fortuna in tutt’altro ambito,
lavorava a una pompa idraulica che voleva vendere al viceré; invece, grazie alla sua grande forza e
al suo modo di imporsi iniziò a scavare e a portare in Inghilterra delle antichità. Di lui ci rimane una
descrizione delle sue operazioni in Egitto, in queste memorie, comprensive di tavole vengono
rappresentati i suoi maggiori successi in ambito di scoperte e scavi:
 Il rammesseo il tempio dei milioni di anni di Ramesse II a Tebe ovest; in questi templi il
sovrano che ne era titolare veniva adorato già durante la vita, non è solo un tempio funerario,
continuerà ad essere adorato anche dopo la morte. Da questo tempio Belzoni porta via un
colosso e questo approderà al British di Londra.
 Il tempio di Abu Simbel uno dei tanti templi di Ramesse II, si trova nell’estrema parte
meridionale dell’Egitto, nella bassa Nubia, questo tempio è rimasto celebre anche per il fatto
che venne salvato dalle acque del lago Nass.
 Piramide di Chefren a Giza, è una piramide della IV dinastia il nome di questo faraone è il
nome greco mentre il nome egiziano è Khaefra o Rakhaef. Questa piramide viene aperta da
Belzoni con la dinamite; all’interno Belzoni lascia una iscrizione in cui dice che l’ha scoperta lui,
non è stata tolta perché fa parte della storia, anche se in negativo.
 Tomba di Sethi I è la numero 17 nella valle dei re, che si torva sulla riva occidentale di Tebe
quindi a ovest della moderna Luxor, in essa sono sepolti i faraoni del nuovo regno; è una delle
più belle della valle dei re, è un sovrano importantissimo nel nuovo regno, è una delle tombe
che più subì furti questa tomba fu visitata anche da Champollion e da Rossellini, i quali
asportarono delle pitture ora presenti a Parigi e a Firenze. Gli egiziani lo permettevano perché
questi stranieri davano in cambio delle tecnologie al viceré. Queste violenze hanno però
permesso a tutto il mondo di conoscere le antichità di questo paese.
 Tombe KV 19, 21, 16, 30 e 31 e nella WV la 23 e 25  Le tombe 30 e 31 sappiamo che le ha
scoperte grazie a taccuini che abbiamo nell’archivio qui a Milano. KV sta per Kings Valley
mentre WV sta per west Valley; la valle dei re si divide in due rami, il principale la valle dei re
mentre il secondo ramo è chiamato west Valley. Le tombe sono numerate in modo progressivo
secondo la loro scoperta. La KV 62 che è quella di Tutankhamon per moltissimo tempo era
l’ultima tomba scoperta ma intorno al 2008 è stata scoperta la KV63 una piccola tomba usata
come deposito per l’imbalsamazione. La classificazione delle tombe entra in uso nel 1826
grazie a Wilkinson che effettua una prima numerazione delle tombe da 1 a 25 e in. Seguito
Loret nel 1898 numera da 26 a 41. È una numerazione antica, i quaderni di Loret che noi
abbiamo trovato nel nostro archivio abbiamo potuto capire chi avesse scavato quale tomba.

In questi anni ci sono anche numerosi nobili o persone abbienti che vanno in Egitto, per spirito
d’avventura di scoperta o anche d’interesse, uno di questi è Carlo Ignazio Busca Arconati Visconti,
a un certo punto decide di recarsi in Egitto nel 1826 dove si appoggia al console austriaco, lui
porterà in Italia alcune novità che oggi sono conservate qua a Milano. Busca andò fino al sud
dell’Egitto ma le sue antichità vennero raccolte nel nord dell’Egitto. È così che arrivano piano piano
le antichità in Europa e nell’occidente.
Bernardino DrovettiTra gli italiani in Egitto ci fu anche il console d’Austria, fu molto attivo nella
sua ricerca in Egitto; il suo desiderio era creare grandi collezioni che poi metterà in vendita, la
parte più consistente di queste collezioni andrà ai Savoia, l’altra parte in Francia. Questa sua
collezione creerà il nucleo del museo di Torino. Il museo di Torino viene ufficialmente creato nel
1824-26; alcuni pezzi forti della collezione Drovetti:
 Statua di Ramesse II in trono oggi è il simbolo del museo di Torino
 Lista dei re detto anche papiro dei re di Torino, questa lista dei re è un documento molto
importante perché ci da un elenco, anche se incompleto di nomi dei re e dei faraoni che hanno
governato l’Egitto

Altro grande collezionista, che non va in Egitto ma acquista, è Pelagio Palagi era un pittore che
viveva a Milano, grande collezionista, comprerà moltissime antichità egiziane, compra raccolte
dall’addetto consolare austriaco in Egitto Nizzoli, che ha una collezione straordinaria, di questa fa
parte un bassorilievo di Horembheb dalla tomba di Saqqara. Horembheb era un generale della
fase finale della XVIII dinastia e diventa a un faraone in seguito a un colpo di stato, ma quando era
generale si fece costruire una tomba a Saqqara, necropoli che si trova vicino al Cairo. Quando
Horembheb diventa faraone la sua tomba verrà scavata nella valle dei re il suo corpo verrà sepolto
nella valle dei re, Horembheb da faraone fa incidere nella tomba di Saqqara sulla sua immagine il
simbolo di regalità il cobra reale. Questi bassorilievi e tutta la collezione Palagi, alla morte di
questo, venne lasciata alla sua città natale, Bologna.

Giuseppe Acerbi personaggio di spicco negli anni 20/30/40 dell’800 egli creò una grande
collezione che poi lasciò in gran parte a Mantova a Palazzo te, altre cose vennero qui a Milano.

Altre collezioni minorila collezione Morando arriva per altri tramiti a Milano, oggi è visibile al
museo di Milano a palazzo Morando.
In questi anni ci sono anche numerosi nobili o persone abbienti che vanno in Egitto, per spirito
d’avventura di scoperta o anche d’interesse, uno di questi è Carlo Ignazio Busca Arconati Visconti,
a un certo punto decide di recarsi in Egitto nel 1826 dove si appoggia al console austriaco, lui
porterà in Italia alcune novità che oggi sono conservate qua a Milano. Busca andò fino al sud
dell’Egitto ma le sue antichità vennero raccolte nel nord dell’Egitto. È così che arrivano piano piano
le antichità in Europa e nell’occidente.

Spedizione in Egitto di Champollion e del suo allievo e amico toscano Ippolito Rosellini viene
fatta nel 1828-29, Rosellini era professore di lingue orientali a Pisa, iniziò per volontà di Leopoldo II
un corso di Egittologia, ed è la prima cattedra di egittologia in Italia, il testo della prima lezione di
Rosellini a Pisa è conservato qui a Milano alla Biblioteca Braidense. I due parto per l’Egitto e fanno
questa spedizione per trovare il maggior numero di antichità iscritte per mettere alla prova il loro
sistema di decifrazione. Entrambi tornarono con una massa enorme di testi che tuttavia
pubblicarono separatamente perché Champollion morì nel 32, il fratello maggiore di Champollion
decise di pubblicare i testi separatamente da Rossellini

Luigi Vassalli andrà in Egitto un po’ dopo e come molti europei andò in Egitto per ragioni
politiche, in Italia non era accettato per le sue idee politiche anarchiche, quindi, andò in Egitto; era
un disegnatore quindi si mette al servizio dell’allora viceré del paese e piano piano inizia a lavorare
anche per il Servizio delle antichità che era nato nel frattempo. Andrà a lavorare anche sul campo,
a lui si devono moltissimi scavi e la fondazione del Museè de Boulaq, il primo museo delle
antichità in Egitto al Cairo
Servizio delle antichità nel 1858 il francese Auguste Mariette fonda il servizio delle antichità in
accordo con le autorità egiziane. Questo ministero delle antichità è stato nelle mani dei francesi
dal 1858 fino al 1952 quando in seguito alla prima rivoluzione egiziana, quando l’Egitto passa da
monarchia a repubblica, a questo punto tutte le grosse società vengono nazionalizzate quindi
anche il servizio delle antichità.

Anche moltissimi fotografi iniziano a operare in Egitto, nasce la fotografia nella metà dell’800,
l’accademia delle scienze di Parigi decide di inviare le prime missioni fotografiche in Egitto.
Antonio Beato il più noto fotografo italiano, attivo in Egitto dal 1860 fino ai primi anni del 900,
queste foto sono utili per conoscere lo stato dei monumenti all’epoca. Fotografa tutti i monumenti
dell’Egitto e della Nubia. Nel nostro archivio c’è una grandissima collezione di fotografia di
monumenti egiziani.

Gaetano Lodi Nella nostra collezione sono presenti degli acquerelli realizzati da lui, affrescò il
palazzo di Giza, palazzo usato come seconda sede del museo di antichità egiziane dal 1890/1900.
La terza sede sarà il museo del Cairo che verrà aperto nel 1902. A Gaetano Lodi venne
commissionata la decorazione del servizio da tavola in stile egizianeggiante, servizio di stato
egiziano, gli acquerelli di questo servizio sono nel nostro archivio.

Giuseppe Botti vero e proprio egittologo e archeologo, studioso che si forma a Bologna, andrà
in Egitto una prima volta subito dopo la laurea con la scusa di fare il precettore del figlio di un ricco
commerciante italiano, e continua i suoi studi con grandi maestri come Masperò, torna poi in
Egitto e sarà una figura chiave perché lui porterà avanti l’istanza presso il ministero egiziano per
creare un museo greco romano ad Alessandria d’Egitto. Doveva ospitare le antichità del periodo
tolemaico e romano, e riuscirà nella sua impresa facendo aprire questo museo alla fine dell’800’.
Il suo archivio privato ci è stato donato una quindicina di anni fa ed è qui nei nostri archivi: si tratta
di un epistolario, lettere che lui ha scritto alla sua famiglia in Italia dalle quali possiamo sapere la
storia della creazione di questo museo e anche la storia di numerosi scavi nella parte greco
romana. In tempi recenti ad Alessandria è stato trovato un archivio riguardo alla gestione del
museo. Il museo greco romano rimarrà nelle mani degli italiani fino al 1952, il primo direttore fu
Botti, il suo successore sarà Evaristo Breccia, archeologo classico che continuerà gli scavi ad
Alessandria, ed infine lo succederà Achille Adriani. Quest’ultimo è l’ultimo direttore, nel 52 c’è la
prima rivoluzione d’Egitto e quindi tutti gli enti vengono nazionalizzati. In anni recenti anche la
ristrutturazione del museo è stata coordinata da italiani; Alessandria è sempre stata un luogo di
accoglienza per moltissimi italiani, era un paese molto ricco in cui si andava a cercare lavoro, ci
furono inoltre moltissimi rifugiati politici.

Gaston Masperò francese di origini italiani, diventerà uno dei più importanti egittologi della
fine dell’800 e degli inizi del 900; a lui si deve anche un grosso lavoro nei musei egiziani sia a quello
di Alessandria sia quello di Boulaq, amplia entrambi i musei, fino a quando non si renderà conto
che non sarà più adatto nemmeno quello a contenere le antichità e deciderà lo spostamento
prima a Giza e poi al centro del Cairo; fu per due volte direttore del Servizio delle antichità in
Egitto.

Un altro italiano nato in Egitto ma di famiglia toscana era Alessandro Barsanti lavorerà su
numerosi scavi, anche di Barsanti possediamo una buona parte del suo archivio; Barsanti
collaborerà con Morgan per la decifrazione dei testi geroglifici trovati nell’alto Egitto.
Uibell possediamo un suo fondo che contiene numerose sue fotografie che sono per la maggior
parte inedite, in questo suo lavoro partecipò anche Barsanti.
Trasferimento del museo dal palazzo di Giza al Cairo il vecchio edificio era inadatto ad un
museo, al nuovo edificio costruito appositamente; viene fatto un concorso internazionale per il
progetto del museo, sarà un francese a vincere la gara Marcelle Dourgnon, ma sarà un’impresa
italiana che lo realizzerà tra il 1897 e il 1901. Il museo verrà aperto al pubblico nel 1901/02.
Museo del Cairo aperto nel 900 e piano piano si riempie di oltre 100 mila oggetti, molti di essi
erano nei magazzini, molti accatastati nei corridoi; quindi, verso la fine del 900 si inizia a pensare
alla costruzione di nuovi musei. In effetti al Cairo è stato aperto già da qualche anno nel quartiere
di Fustat il museo N.M.E.C. che sta per national museum of egyptian civilization. In questo museo
ci sono sia oggetti che vanno dalla preistoria egiziana sia all’epoca contemporanea, ma qualche
mese fa venne fatta un’imponente parata per il trasferimento delle mummie dei faraoni dal
vecchio museo al N.M.E.C.
Non è stato trasferito però il tesoro id Tutankhamon, perché è stato fatto un altro museo, che è in
fase di costruzione, il G.E.M. grand egyptian museum, si trova ai piedi delle piramidi di Giza,
questo museo ospiterà la maggior parte dei capolavori del vecchio museo, tra cui il tesoro di
Tutankhamon che sarà esposto nella sua interezza.

Francesco Ballerini collabora con Ernesto Schiaparelli che fu per un certo periodo direttore del
museo di Firenze e poi diventerà direttore del museo egizio di Torino. Con loro due inizia una
nuova fase dell’archeologia e del collezionismo italiani in Egitto: Schiaparelli inizia gli scavi in Egitto
per conto della missione archeologica italiana, per conto del museo di Torino, in quest’epoca era
ancora possibile esercitare il partage: le missioni straniere che lavoravano in Egitto potevano
esportare nei loro paesi d’origine la metà degli oggetti ritrovati, in questa spartizione non
rientravano oggetti o monumenti di valore straordinario, quindi oggetti d’oro, papiri, statue di un
certo valore. Spesso stava a direttore della missione discutere che cosa portarsi via e che cosa no,
c’è un caso famoso di oggetto che non doveva essere esplorato: il busto di Nefertiti, statua ancora
policroma, trovata da un tedesco, venne trafugata e camuffata e venne esportata in Germania, da
subito quando ci si rese conto di questo fatto le autorità egiziane cercarono in tutti i modi di
riprenderla ma non riuscirono.
Schiaparelli che fa scoperte molto importanti, soprattutto nel sud, trova la tomba di Nefertari,
moglie di Ramesse II, tomba interamente dipinta, Schiaparelli non taglia via pareti della tomba, ma
trova anche una tomba intatta dell’architetto Kha della prima metà del nuovo regno, quindi di un
funzionario subalterno, questa tomba viene interamente trasportata a Torino.
Una delle cose che veniva rubata di più, oltre all’oro, erano le stoffe; nella tomba di Kha ci sono
ancora i vestiti.
Altre missioni italiane:
 Scavi Tebtynis e Bakhias nel Fayyum egli anni 30’, comincia in accordo con l’università di
Padova, ma si concentra poi su Milano. È Achille Vogliano, papirologo professore all’università
di Milano che fa portare numerose antichità a Milano, oggi stanno al Castello Sforzesco. In
particolare, uno dei pezzi di questo scavo è una statua del faraone Amenemhat III (medio
regno), uno degli oggetti più importanti della collezione milanese.
 Scavi a Gebelein oltre agli scavi nel sud gli italiani scavano anche nei pressi di Luxor e
Gebelein, dove vengono trovati papiri molto antichi, risalenti alla IV dinastia. Sono papiri
amministrativi, relativi alla gestione delle terre, fino a poso tempo fa erano considerati i più
antichi papiri mai rinvenuti, nel senso di archivio di papiri. Negli ultimi 10 anni è stato trovato
un altro archivio di papiro più antico.
 Scavi ad Antinoe una missione nell’Egitto centrale, il più celebre egittologo italiano Sergio
Donadoni scavò moltissimo partendo da Antinoe, lavorando molto in Sudan. Partecipò anche al
salvataggio dei monumenti della Nubia, in particolare, del tempio di Abu Simbel; in cambio
della partecipazione al salvataggio dei monumenti l’Italia ricevette in dono un piccolo tempio
rupestre, il tempietto di Ellesija, del Nuovo regno (epoca di Thutmosi III) che venne donato
dall’Egitto nel 1968. È stato tagliato e trasportato in Italia, oggi visibile al museo di Torino.

 Salvataggio del tempio di File nelle immediate vicinanza di Assuan, li venne aperta nel
1901 una diga che doveva aiutare il paese a produrre più elettricità. Questa diga però fece
si che da una parte non ci fosse più la fuoriuscita delle acque del Nilo ad irrigare i terreni,
dall’altra cominciò a creare problemi per i monumenti di Assuan. Il tempio che soffriva di
questa sommersione periodica era il tempio di File, a ridosso della diga. Nel periodo
dell’inondazione, in estate, il tempio veniva regolarmente sommerso dalle acque. Ciò̀ portò
alla perdita di colore del tempio e a danneggiamenti nei bassorilievi. Nel 1960 si realizzò,
inoltre, la grande diga di Assuan, che avrebbe portato alla creazione del lago Nasser e alla
distruzione dei grandi templi della Nubia. Il problema per File, a quel punto, peggiorò,
trovandosi tra la piccola e la nuova grande diga. Negli anni ’70 si decise quindi di salvare il
tempio: ancora una volta, fu l’Italia la protagonista di questa operazione di salvataggio. Il
lavoro venne coordinato dall’egittologo Alessandro Roccati. Il salvataggio di File viene
condotto, da un punto di vista tecnico, dalla società Condotte Mazzi; venne smontato
blocco per blocco e rimontato su un isolotto vicino. Durante questo lavoro di smontaggio e
spostamento, fu possibile accedere a livelli inferiori del tempio, e vennero quindi alla luce
anche nuovi reperti. Nel dicembre 2020, l’università ha ricevuto dalla società Condotte
tutto l’archivio relativo allo spostamento di File.
 Scavi a Medinat Madi iniziati negli anni 30 si sono da poco conclusi, per molto tempo vi
hanno lavorato Edda Bresciani, egittologa che ha condotto lo scavo prima per conto
dell’università di Milano poi Pisa.
 Scavi di Bakhias scavi importanti ma interrotti, la prof dirigeva lo scavo nel 1992, il
direttore della missione era il professore Sergio Pernigotti, lo scavo della città e anche
scavo di nuovi templi

Il primo strumento per misurare il tempo era il cielo per gli egiziani.
Cronologia dell’antico Egitto:
 Periodo predinastico (5300-3000 a.C.) non è ancora nata la prima dinastia che avrebbe
unificato l’Egitto quindi abbiamo una monarchia divisa.
 Periodo protodinastico (I-II dinastia; 2686-2125 a.C.) abbiamo l’unione dell’alto e del basso
Egitto, grazie al sovrano Menes (forse Narmer) che unificando il paese indossa per la prima
volta la doppia corona
 Antico regno (III-VI dinastia; 2686-2125 a.C.) il primo dei grandi periodi di fulgore dell’Antico
Egitto (seconda metà del III millennio a.C. dalla III alla VI dinastia) è il periodo delle grandi
piramidi solo in questo periodo vengono costruite.
 Primo periodo intermedio (VII-XI dinastia; 2160-2055 a.C.) l’Egitto torna a dividersi, dinastie
Eracleopolitane a nord, mentre a sud l’XI dinastia tebana; a metà dell’XI dinastia il sovrano
Mentuhotep II unifica nuovamente il paese.
 Medio regno (XI-XII dinastia; 2055-1650 a.C.) un principe della dinastia tebana unifica le due
dinastie Mhontuhotep, a livello monumentale ci ha lasciato poco come regno, è l’epoca della
classicità sia nell’arte che nella lingua, la lingua che parlavano era il medio egiziano questa
lingua era avvertita dagli egiziani stessi come la loro lingua classica, in questa lingua vennero
prodotti i loro più importanti testi, anche più avanti quando bisognava scrivere testi
monumentali si ricorreva al medio egiziano.
 Secondo periodo intermedio (XIII-XVII dinastia; 1650-1550 a.C.) il paese si divide di nuovo, in
questo periodo gli Hyksos invadono l’Egitto; regnarono nel nord durante la XV e XVI dinastia.
Contemporaneamente ci erano due dinastie regnanti a nord-sud (l’idea delle dinastie che si
succedono è errata per i periodi intermedi). A sud regnava la XVII dinastia; il primo sovrano
della XVIII dinastia Amose I, riconquista il paese unificandolo.
 Nuovo regno (XVIII-XX dinastia; 1550-1069 a.C.) il faraone Amose I riconquista il paese; è
l’ultimo grande periodo di splendore e di unità dell’Egitto; in questo periodo vengono fatti i
grandi templi (Luxor, Amon, Karnak), i templi faraonici e le tombe ipogee della Valle dei Re.
 Terzo periodo intermedio (XXI-XXV dinastia; 1069-664 a.C.) si torna di nuovo a una separazione
del paese che finisce nel 664 a.C. quando il paese torna unito per un po’ con la XXVI dinastia
Saita.
 Epoca tarda (XXVI-XXX dinastia; 664-332 a.C.) il paese torna unito con la XXVI dinastia Saita,
fino a quanto nel 332 a.C. Alessandro Magno conquista l’Egitto e fonda Alessandria. Quando
muore lascia uno sterminato impero ai suoi successori, i diadochi. L’Egitto passa a Tolomeo
Lago, capostipite della dinastia dei Lagidi/tolomei.
 Periodo tolemaico (332-30 a.C.) l’Egitto passa sotto i tolemei, che sono macedoni che parlano
greco; arriva fino al periodo romano, con Marco Antonio; questo è il periodo di grandi templi,
con la morte di Cleopatra VII e la conquista romana nel 30 a.C. l’Egitto diventa provincia
romana.
 Periodo romano (30 a.C.-640 d.C.) con la battaglia di Azio l’Egitto diventa una provincia romana
con la morte di Cleopatra; il periodo romano finisce quando il generale arabo conquista
l’Egitto; l’Egitto arabo dura fino ai giorni nostri.
Questa suddivisione è stata fatta nel 1800 e tiene conto della suddivisione del paese tra sud Egitto
e nord Egitto, quando le due parti vengono unite sotto la stessa corona si hanno i regni (Antico,
Medio e Nuovo). Nei periodi intermedi si torna invece alla disunione del paese. Accanto a questa
marco-divisione abbiamo una micro-divisione in dinastie, che si rifà a un antico sacerdote egiziano;
questa dinastie sono 30 case regnanti, accomunate di solito da uno stesso luogo di provenienza
(dinastie tebane, menfite ecc.). molte dinastie hanno in comune anche il nome (come le dinastie
Ramessidi, perché quasi tutti i sovrani della dinastia si chiamavano Ramesse).
Conosciamo grazie a Manetone questa successione di dinastie, per Manetone erano 31, poi sono
state ridotte a 30, dopo gli scavi hanno permesso di capire che c’era una dinastia precedente che
era la dinastia 0. Il cambio di dinastia avviene per varie ragioni: in certi casi le dinastie si
susseguono per via di sangue, tra la II e la III e tra la III e la IV dinastia non sembra ci sia stato un
cambiamento di sangue, secondo molti studiosi queste dinastie sono cambiate a causa del
cambiamento di capitale. Tra la 0 e la V sappiamo per certo che per gli egiziani era tutto un
periodo; quindi, noi per tradizione degli studi seguiamo Manetone, ma in realtà per gli egiziani è
un blocco unico, il vero cambiamento avviene tra la V e la VI dinastia in quanto ci sono grosse
riforme amministrative. Ma la vera cesura avviene dopo l’VIII, quindi dalla I all’VIII è un periodo
unico, le famiglie sembrano legate le une alle altre; dopo l’VIII abbiamo infatti il primo periodo
intermedio.
Corona bianca alto Egitto Hdjet
Corona rossabasso Egitto dashret
Corona bianca e rossa Egitto unito Pschent
Aiuptiaka”Storia dell’Egitto”, scritta dal sacerdote Manetone, sotto richiesta del regnante
tolemaico, siamo nel III sec. a.C.; è Manetone che ha diviso l’Egitto in 30 dinastie. A parte qualche
aggiustamento le 30 dinastie di Manetone sono quelle che ancora utilizziamo; questo testo lo
conosciamo per tradizione indiretta: il testo è stato citato e riassunto nelle epitomi di autori
posteriori. Ciò nonostante, continuiamo a utilizzare Manetone come una fonte particolarmente
importante, in quanto fonte egiziana. Tuttavia, utilizzava fonti a lui contemporanee, quindi non è
una fonte utile per le epoche precedenti; per tali epoche gli egittologi usano altre fonti:
 La pietra di Palermoper il periodo pre e protodinastico, è una stele in frammenti il cui più
grande si trova a Palermo; non sappiamo da dove provenga, contiene delle griglie con i nomi
dei sovrani del periodo protodinastico e antico regno, si interrompe alla V dinastia.
 Canone di Torino/papiro dei re è un papiro con un elenco di nomi reali, molto utile perché
ci dice anche alcune somme di regni; questo ci fa capire anche che gli egiziani avvertivano certi
periodi come principali. Mettendo il re uno dopo l’altro, però, ci da l’idea di una continuità
nell’unificazione del paese che sappiamo non esserci stata. Si interrompe alla V dinastia.
 Le lista reale di Karnak come quella del tempio di Karnak, è una lista di nomi reali
all’interno di cartigli (sono ovali all’interno dei quali vi è scritto il nome del faraone,
rappresenta una corda intrecciata, che indica l’eternità del tempo ciclico dell’Egitto). Anche
questa lista ha un problema perché vi sono solo i nomi dei sovrani che avevano una statua a
Karnak.
 Lista reale di Abido chiamata anche lista dei re di Saqqara, queste liste hanno dei problemi:
sono semplici nomi, senza gli anni di regno; sono liste contemporanee all’Egitto Faraonico,
quindi sono politicamente schierate, certi sovrani scomodi non vengono menzionati perché
condannati alla damnatio memoriae

Astronomia
Stella Sirio: la stella più luminosa della costellazione del cane maggiore e del cielo notturno, gli
egiziani usavano la levata eliaca per marcare più o meno l’inizio dell’anno, la levata eliaca di una
stella ogni notte le stelle sorgono 4 minuti prima della notte precedente, una stella che sorge
subito dopo il tramonto la notte successiva sorge durante il giorno e quindi non si vede; quindi, il
sorgere di una stella di girono è invisibile, il periodo di invisibilità dura 70 giorni. Torna a essere
visibile quando sorge appena prima della fine dell’alba, questa è la levata eliaca (levata prima del
sole o all’alba).
La levata eliaca di Sirio avveniva a sud verso luglio, avveniva ogni tanto che coincidesse con l’inizio
del calendario civile, questa ricorrenza avveniva ogni 1456 anni; quindi, questo lasso di tempo è
chiamato ciclo sotiaco, ovvero è il ciclo di Sirio.
Nel 139 d.C. sotto il regno di Antonino Pio, avvenne la coincidenza; sappiamo inoltre che la
coincidenza avvenne durante l’ottavo anno di regno del faraone X. Quindi basta sottrarre 1456 a
139 per capire in che anno il faraone regnava. Bisogna però stare attenti da dove viene osservato
un fenomeno celeste: la levata eliaca di Sirio non avviene allo stesso momento se osservata da
diversi punti dell’Egitto, noi ipotizziamo siano avvenuti a Tebe o Luxor, le città più importanti, ma
non ne siamo certi; abbiamo quindi un margine di errore di qualche anno.
Per gli egizi, l’astronomia era integrata alla loro identità; avevano come divinità identità celesti.
La loro astronomia era molto avanzata, con risultati notevoli, come il calendario con l’anno diviso
in 365 giorni e la notte in dodici segmenti uguali, ovvero le ore. Oppure il calendario religioso
lunare che serviva per orientarsi per capire quando festeggiare alcune ricorrenze religiose.
Con l’evoluzione dello stato e l’avanzare dell’economia più fiorente si sviluppò un calendario
basato sulle piene del Nilo: diviso in 3 stagioni (Akhet; Peret; Shemu) ciascuna di 4 mesi composti
da 30 giorni, ognuna delle quali corrispondeva al ritmo agricolo determinato dalla piena. Ai 365 ne
mancavano 5, che sono stati aggiunti (giorni epagomeni), questa è la versione più antica di
calendario simile al nostro.
L’astronomia si basava su due nuclei principali: il mito di Nut, dea del cielo che partoriva il dio solo,
Ra, e una serie di leggende che garantivano il viaggio sicuro di Ra attraverso l’oltretomba; queste
leggende vengono denominate Libro delle porte.
Mito di Nut la dea veniva raffigurata come una donna arcuata, teneva le mani fisse a terra e
anche i piedi, facendo così un arco con il corpo, come la volta celeste; infatti, gli egiziani la
individuavano con la Via Lattea. Ogni sera Nut ingoiava il sole, Ra, che morva e percorreva il suo
corpo per rinascere ed essere ripartorito ogni mattina.
Se rapportiamo il mito alla realtà: la testa di Nut la si individua in un’espansione di stelle nella
costellazione dei gemelli, mentre nella particolare forma della costellazione del cigno possiamo
vedere i genitali di Nut da cui nasce il sole. La costellazione del cigno è a forma di croce e al centro
di questa croce c’è una stella più luminosa delle altre, quella doveva essere l’organo genitale di
Nut, per questo il cielo in Egitto era femmina. Dopo il tramonto dell’equinozio di primavera, la
costellazione gemelli appariva subito dopo al sole che tramontava, questo agli egiziani doveva
sembrare Nut che ingoia Ra; mentre subito prima del solstizio d’inverno sorgeva la costellazione
del cigno e quindi sembrava che Nut avesse partorito il dio Ra. Tra questi due venti passano 9
mesi, ovvero il tempo di gestazione umana: il sole aveva il tempo di essere concepito (oralmente)
e dopo 9 mesi veniva partorito.
Libro delle porte ogni porta corrispondeva a un’ora e ognuna di esse aveva un guardiano
principale e degli assistenti che la custodivano; il dio Ra o il faraone, ogni notte doveva
pronunciare in una formula l’esatto nome della porta, del guardiano e degli assistenti per poterla
attraversare e arrivare alla porta successiva. Le stelle più luminose corrispondono ai guardiani,
mentre le stelle più deboli agli assistenti, mentre la porta era l’orizzonte; poiché ogni notte ci sono
12 gruppi di stelle che sorgono dall’orizzonte orientale queste erano le 12 porte, nonché le 12 ore
della notte.
La storia dell’astronomia egiziana
Inizia nella preistoria con i primi monumenti con significato astronomico, appartenenti al medio
e tardo neolitico, 7000-3000 a.C.: si tratta di monoliti che si allineano perfettamente con la linea
dell’alba-tramonto del solstizio.
Antico regno le osservazioni di sole, luna e stelle avevano condotto a un sofisticato sistema di
calcolo del tempo, con implicazioni religiose; ciò raggiunse l’apice con le piramidi e i templi solari
della IV e V dinastia. Le piramidi sono infatti percorsi che l’anima del faraone deve attraversare
per raggiungere gli dèi immortali; le piramidi di Giza avevano infatti tutte un ingresso a nord verso
le stelle che non tramontano mai, e anche la loro disposizione obliqua era tale da non coprire l’una
la facciata dell’altra verso nord.
Nella V dinastia nove faraoni costruirono grandi templi solari per onorare Ra, questi faraoni
incorporarono al loro nome “sa-Ra” che significa figlio di Ra. I templi a valle sono orientati
ciascuno verso una separata serie di stelle nell’orizzonte orientale; quindi, i soffitti potevano
essere utilizzati come piattaforme per osservare le stelle.
Medio regno prima fonte astronomica sono i sarcofagi lignei della IX e XII dinastia con coperchi
raffiguranti una tabella di 36 stelle, che con la loro levata indicavano l’ora; funzionavano per 10
giorni, la tabella infatti era divisa in decadi, queste stelle erano quindi chiamate decani. Questi
“orologi” di questi sarcofagi sono chiamati “orologi stellari diagonali” per il modo in cui si legge la
tabella. Tutti questi decani avevano un nome egiziano: solo uno lo riusciamo a identificare con una
stella attuale, ovvero Sirio (Sopdet, donna in basso a destra). Un altro elemento celeste che
sappiamo identificare è il gruppo di Orione (Sah), ma non sappiamo le singole stelle a quali stelle
corrispondano. Un’altra costellazione che conosciamo è il grande carro, rappresentato dagli
egiziani come una coscia di bue. In questi sarcofagi abbiamo i corpi celesti principali rappresentati
che riusciamo a identificare, l’ultima donna è Nut, ci sono poi il sole la luna e i 5 pianeti visibili ad
occhio nudo, questi sono gli unici corpi celesti che riusciamo a identificare nell’antico Egitto, gli
altri non li sappiamo.
Nuovo regno abbiamo dei nuovi elementi: uomini seduti dietro alle griglie contenenti stelle e i
nomi delle stelle di lato; la rappresentazione delle costellazioni settentrionali (le stelle
circumpolari) possiamo identificarne alcune, come l’Orsa Maggiore, che era prima rappresentata
dalla zampa di toro ora è un toro intero.
Periodo tolemaico l’astronomia cambia molto, i greci portarono delle conoscenze acquisite
altrove, come quelle babilonesi; in Egitto entrano per la prima volta gli zodiaci. Nelle
rappresentazioni, troviamo i segni zodiacali accanto alle costellazioni egiziane, i decani che non
avevano più un significato astronomico servivano solo per segnare i segni zodiacali. Si passa quindi
dall’astronomia, una scienza esatta che misura le stelle, all’astrologia, ovvero il fatto che le stelle
potessero avere un’influenza sulla vita delle persone. Muore così l’astronomia dell’antico Egitto.

Geografia dell’Egitto (chiesta sempre all’esame):


l’Egitto è un paese africano, si trova nell’angolo nord-est del continente e confina:
 Nord con il Mar Mediterraneo
 Est con la penisola del Sinai, che però è parte integrante del territorio egiziano, al di là del Sinai
con i paesi del vicino oriente, verso sud sul lato orientale confina con il Mar Rosso;
 Ovest il confine del paese è il deserto libico, questo confine era già esistente dall’antichità.
 Sud l’ultima grande città dell’Egitto è Assuan, il confine odierno tra Egitto e Sudan è dato dalla
seconda cateratta del Nilo e dagli anni 70 nel 900 dal lago Nasser. Il lago Nasser in parte è in
Egitto e in parte è in Sudan.

Il paese è percorso tutto dal fiume Nilo che caratterizza questo paese e che porta la vita a un
paese che altrimenti sarebbe solo deserto; la regolamentazione del Nilo iniziò alla fine del IV
millennio a.C. Il Nilo scorre da sud verso nord, ha le sue sorgenti nell’Africa subtropicale, il Nilo è
interrotto da cataratte: sono formazioni rocciose che interrompono il corso del Nilo,
interrompono la navigazione, queste cataratte sono numerate da 1 a 6. Quando le spedizioni
fluviali arrivavano all’altezza di una cataratta si procedeva il viaggio su terra.
La prima cataratta del Nilo si trova a sud di Assuan, mentre la seconda cataratta segna il confine
tra l’Egitto e il Sudan. Vista la natura del fiume che scorre da sud verso nord già gli egiziani antichi
e ancora oggi la parte meridionale si chiama alto Egitto mentre la parte settentrionale la
chiamano Basso Egitto. Il confine tra alto e basso Egitto: a partire dalla fine del III millennio c’è
una parte centrale el Nilo chiamata medio Egitto, il basso Egitto era solo il delta del Nilo quindi
l’alto Egitto andava dalla sorgente al delta.
La parte settentrionale si affaccia sul mediterraneo, era già occupata nell’antichità c’erano
villaggi e fortezze egiziane lungo tutta la costa, la città più nota è Alessandria, che venne fondata
da Alessandro Magno. È importante il Sinai che si torva al confine orientale, nell’antichità non era
diviso dall’Africa dal canale di Suez, ci furono dei tentativi da parte dei faraoni di creare dei canali.
Sinai sempre molto conteso perché molto ricco di materie prime, molte miniere di rame e di
turchese, usato per la fabbricazione dei gioielli, oggi è sfruttato anche per il petrolio, per questo è
sempre stata terra di conflitti, è sempre stato un corridoio tra l’Asia e l’Africa, nel corso del
ventesimo secolo c’è stato uno scontro tra Egitto e Israele.
Del Sinai antico possiamo ricordare al centro delle montagne la zona di Serabit el Khadin, non
lontano dal monastero di santa Caterina, era un luogo di miniere di turchese, lungo invece il mar
Rosso ci sono varie località minerarie da cui si estraeva il rame. Gli insediamenti vennero fatti nella
zona di Sek, qui venne trovato un tempio dedicato alla dea Athor, era adorata come signora del
turchese, era messa anche a protezione dei minatori. A Sek lasciarono numerose stele e graffiti
che ricordavano le loro spedizioni nel Sinai, sono importanti perché ci fanno conoscere i sovrani
che mandarono queste spedizioni.
Al di la del Sinai c’è la zona siro-palestinese, l’Egitto ebbe contatti con questa zona sin da epoca
antichissima, nell’antico regno i contatti si intensificano, nel terzo millennio sono stati trovati dei
manufatti egiziani nel sito di Ebla, una delle grandi scoperte archeologiche italiane si trova tra
Damasco e Aleppo, in Siria, scavata da Paolo Matthie, trovò una città intera, venne trovato anche
un archivio di tavolette e oltre a questo furono trovati anche materiali che datavano alla sesta
dinastia egiziana quindi al pieno antico regno. Altro sito archeologico è Qadesh, venne fatta una
battaglia fra ittiti e Ramesse II, siamo nel pieno nuovo regno, seconda metà del secondo millennio
a.C. si trova in Siria.
Altre località sulla costa, quindi nell’attuale libano, è la città di Biblo ebbe contatti anche lei con
l’Egitto per tutta la storia, il periodo di maggior contatti è stato il medio regno, a Biblo c’è il tempio
degli obelischi.
Andando ancora più a est possiamo dire che durante il regno di Thutmosi III nella diciottesima
dinastia il faraone si spinse con le sue conquiste fino a passare il fiume Eufrate, fu il momento di
massima espansione degli egiziani in Asia. I contatti in realtà andavano ancora più a est perché gli
egiziani si rifornivano di lapislazzuli dall’Afghanistan, però sono contatti indiretti.
Rimanendo a est vediamo il confine del territorio africano con il Mar Rosso: c’è questo deserto
orientale, un deserto roccioso fatto di montagne alte, che dividono la costa del mar Rosso dalla
valle del Nilo, in questa zona ci sono molte località archeologiche ma quelle più importanti sono
alcune zone portuali che sono stati scavati in questi ultimi anni:
 il porto di Ain Sukna da cui provengono numerosi papiri della IV dinastia che provengono
vicino c’è il sito portuale di Wadi el-Jarf e da qui provengono i papiri della IV dinastia, è un
porto intermittente (secondo Pierre Tallet) cioè che è un porto usato solo per brevi periodi
durante l’anno, un fenomeno molto tipico dei porti del Mar Rosso.
 porto di Marsa Gawasiss altro porto importante che è usato più tardi soprattutto durante il
medio e il nuovo regno, stato scavato in gran parte da una missione italoamericana, il
professore che scavava era il professor Fattovich. Hanno trovato parti di barche, da qui
partivano spedizioni verso sud, il Corno d’Africa, e verso il mitico paese di Punt, localizzato in
varie parti dell’Africa (oggi si tende a pensare nelle zone del Corno d’Africa a sud). Da Punt
provenivano materiali preziosi, come il legno di ebano, uova di struzzo, pelli di leopardo,
materiali molto preziosi per gli egiziani. Gli scavi in questa località hanno permesso di istituire
un parallelo tra le barche trovate e quelle rappresentate nei rilievi che rappresentavano ritorni
da Punt, quindi si ipotizza partissero da lì.

Tra il Mar Rosso e la valle, per attraversare quindi le montagne, c’erano degli widan, al singolare
wadi: dei letti di fiumi che si erano già prosciugati che poi vennero usati come piste carovaniere.
Tra tutti questi passaggi dobbiamo ricordare questo che si trova a sud: wadi Hammamat, uno dei
passaggi più importanti tra il Mar Rosso e la valle, venne percorso da centinaia di spedizioni che
hanno lasciato lungo le pareti dei graffiti che ci dicono il regno del faraone, le composizioni ecc.
Le montagne erano ricche di materie prime e in particolare c’erano miniere di smeraldi, mentre
più a sud c’erano miniere d’oro.

Deserto libico/occidentale era il confine nell’antichità: c’erano due confini uno era la valle il
secondo erano le oasi, c’erano 5 oasi nel deserto occidentale e da nord a sud:
1. l’oasi di Siwa, oggi al confine con la Libia, caratterizzata da vari monumenti antichi tra cui un
grande tempio di Hamon dove anche lo stesso Alessandro magno andò arrivando in Egitto per
legittimare il proprio potere di fronte al dio Hamon;
2. l’oasi di Bahariya che venne occupata soprattutto in epoca tarda era importante per la
produzione vinicola, qui sono state trovate alla fine del 900 una necropoli molto ricca di epoca
tolemaico-romana, denominata la valle delle mummie d’oro;
3. l’oasi di Farafra, occupata fin da epoca preistorica;
4. l’oasi di Dakhla e l’oasi di Kharga, sono state occupate a partire dal III millennio a.C. fino
all’epoca romana, ci troviamo sia insediamenti della sesta dinastia sia monumenti romani.
5. semi-oasi è il Fayyum, l’oasi è solitamente alimentata da falde sotterranee, questa è una semi-
oasi perché oltre alle falde sotterranee è alimentata da un ramo del Nilo, che dal medio Egitto
arriva fino all’oasi del Fayyum, questo ramo si chiama Bahr Yusef, semi oasi fertile, nel III
millennio era una zona di paludi e verrà bonificata nel medio regno. è presenta anche un
grande lago, il lago Karun, che è un lago salato e per questa ragione è un lago che viene
utilizzato per la pesca. Sito di Dush che è un’altra oasi, ha dei collegamenti molto stretti con
Assuan.

Capitali dell’Egitto
cambiano nel corso del tempo a seconda delle epoche, delle dinastie che non sono regolarmente
dinastie di sangue, a volte il passaggio da dinastia a dinastia avviene anche per spostamento della
capitale, una famiglia di una zona prende il sopravvento su un’altra famiglia di un’altra zona.
Periodo protodinastico La prima capitale dell’Egitto unificato si trova nei pressi di Abydos in
alto Egitto, qui c’era un villaggio chiamato This e questo fu la prima capitale dell’Egitto unificato i
sovrani regnavano da This e si facevano seppellire ad Abydos. Le prime due dinastie prendono il
nome di Thinite, periodo thinita sono le dinastie che governano da This e sono le primissime
dinastie egiziane che governano nel periodo protostorico
Antico regno partire dalla terza dinastia, quindi dall’antico regno, periodo centrale del III
millennio a.C. la capitale si sposta a Menfi, non lontana dalla odierna Cairo. Menfi si trova quasi al
punto di contatto tra Basso Egitto e Alto Egitto, una posizione strategica, e quando arrivano gli
arabi in Egitto (639-641 è il periodo che gli arabi impiegano a conquistare tutto l’Egitto) da est
pongono la capitale ad Akira, cioè al Cairo che è all’inizio del delta. Di questa città ci rimane molto
poco a causa della continuità di abitazione, distruzioni delle struttura delle popolazioni precedenti.
Menfi rimane per tutta la durata della storia faraonica la città più importante dal punto di vista
economico, è il cuore economico del paese, anche quando le capitali saranno altrove. Anche
quando arriveranno i greci con la capitale ad Alessandria, Menfi rimarrà comunque il cuore
economico. Le necropoli di Menfi: si trovano a ovest del Nilo in quelle che chiamiamo le necropoli
menfite, in queste necropoli ci sono dei siti importanti, sono da nord verso sud
 Abu Roash
 Giza,
 Abusir
 Saqqara,
 Dashur,
 Meidum
in tutte queste zone ci sono delle piramidi. In Egitto ci sono oltre 100 piramidi e non tutte sono
state ancora scoperte, le piramidi sono attestate in Egitto dal 2700 a.C. fino al 1700 a.C. quindi
per 1000 anni gli egizi costruiscono piramidi.
Primo periodo intermedio (2200-2000 a.C.) c’è un decentramento sempre più forte del potere,
e i governatori acquistano sempre più potere; assumono molta importanza i principi di
Heracleopolis che è in medio Egitto, questi principi hanno un’importanza sostanziale durante
questo periodo.
Tuttavia, la riunificazione del paese, la riaffermazione del potere centrale che si era affievolito,
riparte da sud, saranno i principi di Tebe, nell’attuale Luxor, che daranno lustro alla monarchia e
riportando ad altissimi livelli il potere; a partire dall’inizio del II millennio Tebe inizia ad avere
molta importanza nel paese.
Medio Regno sovrani della XII dinastia, erano originari del nord e pongono la capitale nei pressi
della semi-oasi del Fayyum e in particolare a El-Lisht, rimane la sede di questi sovrani e il nome
egiziano della capitale è Amenemhat itji-tawy che vuole dire che Amenemhat ha riunito le due
terre.
Altre città importanti durante il medio regno le città di Hawara e di El Lahun quest’ultima è
nota anche come Kahun, qui si trova anche un villaggio pianificato, una sorta di vera e propria
città, che è uno dei rari esempi di villaggio dell’antico Egitto, è un esempio molto chiaro di città,
anche se ne rimane la base. Entrambe queste città si trovano nei pressi del Fayyum, qui ci sono
anche le priamidi in cui furono seppelliti i sovrani del medio regno. Quindi per il medio regno le
città più importanti sono: Tebe a sud, El-Licht, El Lahun e Hawara in Medio Egitto.

In questo periodo avvengono delle infiltrazioni sempre più massicce, delle immigrazioni di
popolazioni semitiche, che arrivano dall’Asia occidentale; questa cosa è abbastanza comune, sia
ora sia allora, queste popolazioni beduine, meno ricche emigrano in Egitto e vengono in cerca di
lavoro. Durante il medio regno conosciamo moltissimi servitori e moltissimo personale che è
asiatico; in egiziano la parola “ahm” è molto diffusa, essa significa servitore, ma in realtà vuole dire
asiatico.
Secondo periodo intermedio  1640 a.C. gli asiatici prendono il controllo dell’Egitto, è la prima
dominazione straniera in Egitto. Questi asiatici pongono la loro capitale nel delta orientale ad
Avaris, questo nome è il nome antico di una località dove si è scavato in modo estensivo, ed è la
moderna Tell El-Daba. Ed è la capitale di questi asiatici che però assumono un nome particolare
per gli egiziani Heqae En Khaswt in egiziano (gruppo di parole molto antico che significa capi dei
paesi stranieri) mentre in greco uksoV.
Metà del II millennio siamo nel delta orientale e anche in questo caso avviene una vera e
propria guerra di liberazione da sud verso nord, sono quindi sempre i principi tebani
Nuovo regno la capitale viene definitivamente posta a Tebe, è proprio qui che nel corso del
nuovo regno vengono costruiti i grandi templi che noi oggi conosciamo come il tempio di Luxor e il
tempio di Karnak, che si trovano sulla riva orientale del Nilo proprio nelle attuali città di Luxor e
Karnak; tra i due templi c’è un viale monumentale che li collega di circa 3 km.
A Tebe lungo la riva orientale (la città dei vivi) ci sono soprattutto templi di culto del dio Amon.
Riva occidentale di Tebe zona di necropoli:
 La Valle dei Re, dove sono sepolti i faraoni e i funzionari del Nuovo regno, essa si divide in
ramo orientale e ramo occidentale
 La Valle delle Regine, in cui sono sepolte alcune regine, mogli di faraoni e di principi del nuovo
regno
 La necropoli di Qurna, dove ci sono le cosiddette tombe dei nobili, non usiamo questa parola
perché in realtà non erano nobili ma erano alti funzionari dello stato; quindi, non erano
persone di sangue reale.

Sempre a Tebe ovest ci sono i Templi dei milioni di anni o templi funerari:
 Il Ramesseo, tempio di Ramesse II è il più famoso
 Il Medinet Habu, tempio di Ramesse III
 Il tempio di Amenhotep III, dove sono in corso scavi che hanno portato alla luce le
fondamenta del tempio e tanti colossi che si pensavano perduti; questo tempio è famoso
perché l’unica parte visibile fino a 30 anni fa erano i colossi di Menone
 I templi di Mhontuhotep II della XI dinastia, di Thutmosi III della XVIII dinastia e di Hatshepsut,
che si trovano tutti e tre nel sito di Deir el-Bahri.

Ci sono anche delle zone residenziali:


 La cittadina di Deir el-Medina, era il villaggio pianificato degli artisti e degli artigiani che
lavoravano alla preparazione delle tombe della Valle dei Re, ne conosciamo molto bene la vita
delle persone perché abbiamo moltissimi documenti, papiri e ostraka, che erano dei cocci di
terracotta o scagli di calcare su cui gli egiziani scrivevano messaggi personali o lettere.
 Poi ci sono sicuramente delle zone abitative anche intorno ai templi, un abitato che sta
venendo alla luce, molto piccolo, è interno al Ramesseo
Assuan durante tutto questo periodo, dall’epoca preistorica fino all’epoca tarda è una città
molto importante per quanto riguarda il commercio e si trova a sud di Luxor; molto importante in
quanto città di frontiera, era la frontiera naturale dell’Egitto. Era una città di incontro fra le
carovane che vanno verso sud, nord, deserto orientale e occidentale e poi era zona importante per
le cave di granito.
Metà della XVIII dinastia siamo all’inizio del XIV sec. a.C. nel Nuovo Regno, in medio Egitto, c’è
un periodo di eresia, in cui il faraone Amenhotep IV prende il nome di Akhenaton, il cosiddetto
“faraone eretico”; diede avvio a una riforma religiosa, ideologica. Cambiando il nome pone al
centro del culto non più il dio Amon ma pone al centro del culto e quasi arriva al monoteismo il
dio Aton, il disco solare. Durante il suo regno la capitale viene temporaneamente spostata da
Tebe al medio Egitto in una zona desertica, viene costruita dal nulla la città di Akhetaton, che
significa l’orizzonte di Aton, in onore del dio. Questa città oggi si chiama Tel El Amann, questa città
rimane in uso soltanto vent’anni e poi si tornerà a Tebe, qui i templi e le necropoli sono sulla riva
orientale.

Fino alla fine del nuovo regno la capitale rimane sempre a Tebe, con una piccola eccezione: infatti,
i sovrani della XIX dinastia, in particolare Sethi I e Ramses II crearono una nuova capitale nel Delta
orientale, non lontano da Avaris, questa nuova capitale è l’attuale Qantir, il nome egiziano è Pi-
Ramesse.
Terzo periodo intermedio XXI dinastia, viene spostata non solo la capitale ma anche la necropoli
a Tanis, nel delta orientale. Viene creato un culto per il dio Amon che si ispira al tempio di Amon a
Karnak ed è per questo che la città è nota anche come la Tebe del nord. Questa città venne
scoperta nel 1945, l’archeologo a cui dobbiamo lo scavo estensivo Pierre Montet. La sua scoperta
fu clamorosa perché in queste tombe scoprì i tesori pressoché intatti di questi faraoni, ma questa
scoperta rimase poco nota perché venne effettuata negli anni della Seconda guerra mondiale. Il
tesoro di Tanis rimane sconosciuto ai più, invece al museo del Cairo è stato esposto questo tesoro.
Il fatto che i sarcofagi fossero per lo più in argento vuole dire moto, perché per gli egiziani era più
raro, l’oro era molto diffuso.
Nacque un problema archeologico relativo ai siti di Avaris Pi-Ramesse e Tanis: in quest’ultima
città vennero riutilizzati molti monumenti e pietre che venivano da Pi-Ramesse, per cui sugli
obelischi compariva molto spesso il nome di Ramesse; quindi, quando furono scoperte ci fu
confusione. Il fatto che venissero riutilizzati dei materiali da una città all’altra era una pratica molto
comune. Gli scavi della seconda metà del 900’, che continuano ancora oggi, confermano il fatto
che si trattasse di tre città diverse, utilizzate in tre periodi diversi: Avaris dal Medio Regno al
periodo Hyksos (attuale Tell el-Daba), Pi-Ramesse XIX dinastia (attuale Qantir) e Tanis XXI-XXII
dinastia (attuale Tell san el-Hagar).
Questa ricerca intorno a queste città era dovuto anche a un motivo religioso perché con ogni
probabilità la città di Pi-Ramesse potrebbe essere la città alla cui costruzione parteciparono gli
ebrei, cosa citata nella bibbia, nelle fonti egiziane però non c’è menzione dell’esodo. È molto
probabile che per la costruzione di questa città fossero utilizzate delle popolazioni semitiche,
quindi non è escluso. Quando però si trovarono a Tanis tutti questi materiali provenienti dall’altra
città si pensò che la città menzionata nella bibbia fosse Tanis, ma dal punto di vista cronologico è
più probabile che fosse Pi-Ramesse. Diversamente da come appare spesso nella letteratura
popolare, gli ebrei non lavorarono alle grandi piramidi, che furono costruite nel 3000 a.C.
È probabile che queste popolazioni uscirono progressivamente dal paese, quello che
coinciderebbe con l’esodo della Bibbia.
Unico documento egiziano che fa allusione a Israele, a una popolazione stanziata, è una stele che
risale alla fine del Nuovo Regno la cosiddetta Stele di Israele e in questa grande stele si
menzionano vari paesi stranieri con cui l’Egitto ha avuto contatto, fra cui Israele. Non ci sono fonti
riguardo a un esodo o a qualche conflitto con gli ebrei e nemmeno fonti effettive sulla schiavitù
degli ebrei; poteva trattarsi di prigionieri acquisiti come bottini di guerra.

Epoca tarda siamo nel VII sec. a.C. nel Periodo Saitico, varie città assumono importanza grazie
anche alla provenienza di sovrani in determinate: una di questa è la città di Sais, nel delta centro
orientale, è moto importante nella XXVI dinastia in quanto diventa capitale (sempre con Tebe e
Menfi). Era la città dalla quale erano originari i faraoni della XXVI dinastia che erano faraoni
importanti perché fanno seguito a un periodo difficile la XXV dinastia durante il quale salirono i
cosiddetti faraoni neri che venivano dall’antica Nubia (attuale Sudan), e in Nubia fanno costruire le
loro tombe che sono delle piramidi ma molto acute. L’Egitto a sud della prima cataratta si estende
a sud verso il Sudan, dove gli egiziani creano una colonia, la loro presenza qui risale al III millennio
a.C. già da questo periodo realizzano delle fortezze lungo il Nilo che verranno ampliate durante il
medio e nuovo regno. Ancora oggi si trovano delle zone archeologiche in cui sono presenti templi
fatti dagli egiziani, di Amenhotep III.
La XXVI dinastia prende il potere riporta l’Egitto al suo antico splendore e per fare questo, siamo
nel VII sec., recuperano dei motivi artistici, linguistici, amministrativi, delle epoche d’oro
dell’Egitto in particolare dell’antico e del medio regno. Questo periodo dal nome della città di Saiz
prende il nome di Periodo Saitico e si caratterizza come una sorta di rinascimento egiziano perché
come nel nostro rinascimento si recuperano molti motivi del periodo classico dell’antico regno e
medio regno.
In seguito, l’Egitto sarà sottoposto ad altre invasioni, la più importante è l’invasione persiana, ma
anche questa volta alla fine c’è di nuovo un periodo di rinascita egiziana che sarà la XXX dinastia,
che è l’ultima dinastia autoctona egiziana; il faraone più importante di questa dinastia fu
Nectanebo.
Periodo Tolemaico Ancora una volta l’Egitto verrà invaso dai persiani ma arriva Alessandro
Magno, che viene visto un po’ come un liberatore dalla minaccia persiana, a lui dobbiamo la
fondazione di Alessandria che si trova nel delta occidentale, città che diventerà cosmopolita,
importantissima in epoca tolemaica e romana, tutt’ora è la seconda città dell’Egitto dopo il Cairo.
Tra le città da ricordare c’è Rosetta, che si trova anche lei nel delta occidentale, è diventata famosa
inseguito alla scoperta della stele di Rosetta.
Negli anni 80 e 90 ci fu un grande dibattito sulla etnia degli egiziani e anche sul colore della loro
pelle, a partire dall’università di Dakar, il professor Diop, seguito poi da una corrente di africanisti,
sostenne che gli egiziani erano di pelle nera, questa corrente africanista voleva e vuole far propria
la civiltà egiziana, quindi una civiltà di scrittura. Questo dibattito è smentito dalle fonti egiziane e
soprattutto dalle fonti iconografiche:
 Bassorilievisi vede molto bene che gli egiziani rappresentano l’altro; quindi, colui che viene
dai paesi vicini, in un modo molto specifico: l’egiziano ha la pelle rossastra, gli abitanti delle
regioni a sud della prima cataratta sono rappresentati con la pelle nera con il naso
schiacciato e i capelli ricci e con abbigliamenti con pelli di animali e piume. Quindi già solo
questo che gli egiziani vedono i loro vicini del sud diversi, quindi gli egiziani non sono neri. Ci
sono altre due popolazioni rappresentate diversamente: il semita (dietro l’egiziano) ha il naso
adunco, la barba appuntita, la pelle chiara; mentre l’ultimo è un libico del deserto
occidentale. In epoca faraonica abbiamo quindi rappresentati, insieme agli egiziani, i popoli
confinanti: asiatici (est), nubiani (sud) e libici (ovest).
 Sandali faraonici essi ci dimostrano che il faraone in qualunque epoca era sempre vincitore
sui suoi nemici, anche quando in realtà abbiamo prove di periodi di pace e alleanze. Infatti, su
questi sandali da una parte è rappresentato un africano sub-tropicale, dall’altra un asiatico
insieme a nove archi, ovvero la definizione di tutti i popoli stranieri su cui il faraone aveva
vinto e che quindi calpestava.
 Modellino in legno tra il primo periodo intermedio e il medio regno, rappresenta un
esercito nubiano che molto presto entrano a far parte della polizia egiziana; gli egiziani a un
certo punto arruolano le popolazioni meridionali per svolgere ruoli di polizia.
 Maiherperi era un giovane uomo, la sua tomba venne scoperta nella Valle dei Re, qui infatti
non erano sepolti solo i faraoni del Nuovo Regno, ma anche persone molto importanti e vicine
in qualche modo ai sovrani e alle loro mogli, addirittura anche gli animali dei faraoni. Nella
tomba KV 36 della Valle dei Re scoperta da Loret, c’era sepolto questo giovane uomo era
molto legato a sovrani del nuovo regno, metà del XVIII dinastia, del periodo dei Thutmosi.
Sappiamo che era di pelle nera sia per il suo papiro, ma anche per la sua mummia.
 Serie di statue scoperte a Kerma vediamo rappresentati i faraoni con tratti negroidi, se
possedessimo della statua solo il corpo e non la testa faremmo difficoltà a definire se sono
rappresentati egiziani o no. Tuttavia, il loro gonnellino e le loro corone sono tipicamente
egiziani, nonostante siano neri; sul capo hanno il doppio cobra, simbolo di regalità, ma le
caratteristiche fisiognomiche sono tipiche di quelle dell’Africa sub-tropicale.

Fonti per la storia dell’Egitto


Le fonti si distinguono in dirette, quelle scritte dagli egiziani, e indirette, quelle fatte da altri popoli;
per l’Egitto le fonti scritte dirette sono state lette solo dal 1822, anno della decifrazione pressoché
completa dei geroglifici. Vi erano, prima di allora, solo fonti scritte indirette:
 Dagli autori classici: Erodoto, Strabone, Giuseppe Flavio, Diodoro Siculo, Plinio il Vecchio ecc.
 Le fonti arabe: spesso sottovalutate in passato, ma che sono molto utili; tra gli autori arabi che
si sono occupati dell’argomento c’è Makrisi, un intellettuale medievale.
 Alcuni testi cuneiformi in arcadico: un esempio importante sono le lettere di Amarna, scoperte
nella città di Akhetaton (oggi Amarna) e che sono un vero e proprio archivio di corrispondenze
tra il faraone, in particolare Amenhotep III e IV e i grandi re del vicino oriente
 Fonti materiali e archeologiche
 Fonti iconografiche, ovvero pitture e bassorilievi che non vanno sempre interpretati alla lettera
ma costituiscono comunque una fonte essenziale.
 I resti umani sono un’altra fonte importante, con tutto lo studio antropologico che ne
consegue, essenziali per comprendere come vivevano, come morivano, cosa mangiavano ecc.

Il vantaggio della civiltà egizia rispetto alle altre antiche è che c’è un enorme quantità di fonti
scritte, anche se non sono sempre esplicite: in Egitto, infatti, non vi era l’abitudine di scrivere
manuali, ci sono degli onomastica, cioè liste di nomi, di città e oggetti, ma rimangono un fatto
isolato e piuttosto raro.
Ci sono anche fonti archeologiche, che sono costituite da oggetti e monumenti, tutto ciò che viene
fabbricato. Dai papiri medici, ad esempio, possiamo dedurre ricette per curare determinate
malattie questi papiri si avvicinano più alla forma di manuale; il resto dobbiamo dedurlo dai testi
documentari e religiosi.
Non abbiamo testi che descrivano come era fatta l’amministrazione e quindi per ricostruire come
era fatta hanno usato le liste dei titoli dei funzionari, studiando questi titoli si è potuta ricostruire
lentamente la struttura amministrativa.
Fonti iconografiche:
 Pittura su mattone crudo trovata nella tomba 100 di Hierakompolissiamo nel sud
dell’Egitto, questo dipinto, molto danneggiato venne copiato prima di essere strappato dalle
pareti, oggi c’è in corso un progetto di restauro. Siamo introno alla fine del IV inizio III
millennio a.C. siamo un po’ prima dell’epoca Predinastica. In questo dipinto notiamo degli
elementi che saranno tipici dell’Egitto protodinastico e dinastico, la civiltà è ancora fatta di
tribù che piano piano si aggregano. Il primo elemento in comune è l’importanza della
navigazione, la navigazione e le scene con le barche noi le troviamo sempre, ma anche i tipi di
barche sono gli stessi che ritroveremo per millenni. L’altro elemento è che ci sono delle scene
di caccia, queste stesse scene le ritroviamo per millenni. Si vedono in basso delle scene di
combattimento e anche qui gli strumenti, le armi che hanno in mano sono simili a quelle che
ritroveremo nel III millennio e il bastone con cima uncinata è quello che diventerà un simbolo
della regalità, è il bastone che si chiama Heqa/Heka.
 Tavolozza delle città o del tributo libico altra fonte che ci fa capire come si stava
organizzando il territorio egiziano, siamo nella dinastia 0 tra la fine del IV e l’inizio del III
millennio in questo periodo sono molto diffuse tavolozze di pietra in forma animale, usate per
sminuzzare la malachite e dalla polvere ottenuta si ricavava una sorta di ombretto usato per
gli occhi e si pensava che avesse un valore protettivo; in realtà ancora oggi le persone più
povere mettono questa polvere intorno agli occhi perché sembra che difenda da una malattia
molto diffusa che viene portata dalle mosche. Questa non è una tavolozza effettivamente
usata, ma è una tavolozza cerimoniale, essa riportava un fatto che doveva essere
effettivamente avvenuto. Essa è divisa in registri, questa divisione delle varie scene diventerà
una costante nell’arte egiziana. Vediamo una processione di animali e delle piante, i segni in
basso vicino alle piante sono geroglifici che potrebbero leggersi come “cehenu” parola che
indica i libici. Dall’altra parte ci sono una serie di villaggi fortificati, il segno rettangolare (o
rotondo) con intorno delle mura merlate è un segno usato anche nel sistema geroglifico per
indicare la fortezza. In Egitto nella dinastia 0 sta comparendo la scrittura, molto spesso la
scrittura e l’arte sono complementari, molto spesso si vedono delle scene che noi possiamo
leggere. Sopra al luogo fortificato ci sono vari animali o stendardi che indicano delle divinità di
determinate regioni, ma in un caso c’è il falco con in mano una marra e il falco è l’ipostasi del
dio Horus, che si identifica con il sovrano. Si tratta della fondazione o della distruzione di
città, abbiamo due interpretazioni. È molto probabile che il documento, sebbene cerimoniale,
rifletta una realtà storica, che non possiamo collocare nel regno di un sovrano in particolare, a
che ci indica come andava formandosi lo stato egiziano, come si era già formato un canone
figurativo, e ci dice anche che la scrittura si stava formando. La scrittura geroglifica è attestata
con certezza dal 3250 a.C.
 Mazza del re Scorpionealtro documento molto importante è una testa di mazza anche lei
proveniente da Hierakompolis, del 3100 a.C. è molto importante perché è rappresentato un
re che ha in mano la marra e sta scavando dei canali, intorno c’è il paesaggio tipico
dell’Egitto, e sotto tutti gli uomini che stanno aiutando il sovrano che sta scavando i canali. La
piena del Nilo era fondamentale per gli egiziani, ma poteva essere anche un fatto devastante,
gli egiziani lo sapevano che bisogna controllare i fiumi e bisogna fare dei canali di scolo, ed era
importante costruire degli argini. C’erano dei funzionari che erano soprintendenti degli argini,
in Egitto era un fatto vitale. Vediamo su questa testa di marra che il sovrano è già
rappresentato secondo il canone figurativo egiziano: il viso è di profilo, l’occhio è frontale, le
spalle sono difronte, il bacino è di tre quarti con l’ombelico visibile, le gambe sono di profilo,
ma il ginocchio è in genere visibile. Questa composizione veniva usata per mettere in
evidenza le parti del corpo che erano più riconoscibili. Un altro dato importante è la corona
che indossa questo personaggio: corona bianca è la corona dell’alto Egitto questo non ci
stupisce perché Hierakompolis è nell’alto Egitto. Davanti al sovrano abbiamo questa specie di
rosetta che sta a indicare la regalità, al di sotto c’è uno scorpione, per questa ragione questo
sovrano viene chiamato il re scorpione. In realtà sono stati trovati altri documenti (compresa
una tomba ad Abido) in cui è spesso ripetuto lo scorpione quindi si è pensato che fossero due
sovrani diversi, spesso citati come Scorpione I e Scorpione II; secondo altri invece è una
definizione generica di sovrano.
 Tavolozza della civiltà di Narmerdocumento fondante della civiltà faraonica, questa
tavolozza proviene da Hierakompolis (alto Egitto) e si trova oggi al museo del Cairo; non è di
grandi dimensioni, è una tavolozza cerimoniale ma ricorda le tavolozze sulle quali si
sminuzzava la malachite. Al centro c’è un incavo dato dall’intreccio dei colli dei due animali
mitologici, ma ovviamente non è mai stata usata. Siamo intorno al 3000 a.C. e a questo punto
siamo nel momento di passaggio tra la dinastia 0 e la dinastia 1 e tutti i canoni figurativi e
ideologici sono qui riassunti e saranno ripetuti nei millenni con poche variazioni. Lato A, la
scena è suddivisa in registri:
 In alto c’è la rappresentazione ripetuta di una divinità che ha il viso di donna ma corna
e orecchie bovine, è un’antica divinità che si chiamava Bat che è l’antesignana della dea
Ator; la si può trovare anche rappresentata completamente come vacca.
 In alto c’è un elemento rettangolare che c’è da entrambe le parti, questa è la
rappresentazione schematica del palazzo reale, vuole dire che i palazzi reali egiziani e a
volte anche le mura presentavano delle rientranze e delle sporgenze che vengono
stilizzate in questo modo, questo segno è usato nelle epoche più antiche fino al III
millennio, per scrivere all’interno il nome del sovrano e lo possiamo leggere come un
rebus, il sovrano tal dei tali è nel suo palazzi. In questo caso il nome del sovrano è
scritto con due geroglifici: il segno del pesce (nar) e il segno del cesello (mer). Quindi
all’interno di questo segno c’è il nome del sovrano Narmer. Questa rappresentazione
del palazzo si chiama in egiziano serekh. Normalmente si dice che il nome del sovrano
si scrive all’interno del cartiglio, ma all’inizio della storia egiziana i nomi dei sovrani si
scrivono nel serekh, ma a partire dalla IV dinastia il nome del sovrano è scritto
all’interno del cartiglio. Ma nell’antico regno noi abbiamo ancora sia il serekh che il
cartiglio. Secondo un’ipotesi di alcuni ci sarebbe un caso di un sigillo con il nome di un
sovrano della II dinastia all’interno di un cartiglio (la prof non è d’accordo).
 Nel secondo registro vediamo il sovrano che è presentato come sovrano dell’alto
Egitto, corona bianca, ha una barba posticcia, è rappresentato secondo il canone solito,
indossa un gonnellino tipico degli egiziani in particolare dei sovrani (shendit); sta
colpendo con una mazza un nemico asiatico, questo gesto del faraone che tiene per i
capelli un nemico e lo colpisce è una scena che noi troviamo dall’inizio fino all’epoca
romana, scena tipica della rappresentazione della monarchia, iconografia della
monarchia. Che sia asiatico lo capiamo anche dal fatto che in alto c’è un’altra
rappresentazione che ci da un’indicazione geografica falco che è il dio Horus, che è il
faraone vivente. Il falco sta tenendo con una corda un personaggio asiatico e questo
asiatico si trova nella paludi del delta. Quindi, il faraone stava già combattendo e
sconfiggendo il nemico asiatico, i beduini che dal levante arrivavano in Egitto nelle
paludi del delta e costituivano già una minaccia. Il segno rettangolare con gli angoli
arrotondati è un segno che indica una zona d’acqua, un lago, la palude. Dietro al
sovrano abbiamo un omino, un funzionario, rappresentato più piccolo rispetto al
sovrano, questo personaggio è molto importante perché ha in mano i sandali del
sovrano, si tratta del porta sandali, ci fa riflettere sul fatto che portare un indumento
che apparteneva al sovrano, che per gli egiziani era un dio, era un fatto molto
importante.
 Nell’ultimo registro, c’è un luogo fortificato e da questa fortezza stanno scappando o
sono stati uccisi due asiatici, il cui corpo è tutto scomposto; quindi, il sovrano fa tutta
questa lotta vincitrice contro gli asiatici.
Lato B, sempre suddiviso in registri:
 In alto è sempre presente Bat ripetuta due volte, con al centro il Serekh con il nome del
sovrano.
 Nel secondo registro il sovrano indossa la corona rossa del basso Egitto, ha il suo porta
sandali e ha una mazza in mano; sappiamo che è Narmer perché c’è il nome accanto
alla figura del sovrano quindi questo documento è un documento fondante perché
segna l’unificazione dell’alto e del basso Egitto. Il sovrano è sovrano di tutto il paese, ci
sono anche documenti anteriori che provano che l’Egitto era unificato ma alcuni
studiosi dicono che l’Egitto venne unificato, poi ebbe dei problemi e poi venne
riunificato da Narmer. Davanti a Narmer c’è un funzionario che ha due geroglifici
davanti a lui che si leggono Chat, che significa primo ministro, capo
dell’amministrazione, i primi archeologi lo chiamarono visir, lui accompagna una
processione di porta insegne, che sono i capi delle varie regioni dell’Egitto. Queste
persone stanno andando a vedere dei nemici che hanno la testa mozzata e in mezzo
alle gambe.
 Nel registro inferiore i sono due asiatici che tengono per il collo due animali mitologici
forse di origine mesopotamica.
 Infine, abbiamo di nuovo una fortezza a pianta ovoidale e vediamo un toro che sta
schiacciando un nemico, il toro possente, ka-nekhet, è uno dei modi con cui si definisce
il faraone.

 Etichette eponime erano etichette in avorio o legno, Queste etichette che portavano il
nome del sovrano avevano uno scopo economico commerciale, venivano indicati i beni
raccolti in una determinata regione in un determinato anno; le stesse etichette possono
essere usate come documentazione.
 Tomba 100 di Hierakompolis nel serekh è scritto il nome del sovrano, Then, anche qui ci
sono caratteristiche che già avevamo notato, sopra la facciata di palazzo c’è i falco oro, che è
la rappresentazione del sovrano; quindi, ancora una volta possiamo leggere questo disegno
come il sovrano Then è nel suo palazzo. Abbiamo anche una scena in cui il sovrano porta sulla
fronte il cobra, simbolo di divinità, mentre colpisce con una mazza il nemico asiatico.
 Altra placca sempre il falco sulla facciata, e in una scena accanto il sovrano è rappresentato
all’interno di un padiglione su un trono e porta l’abito giubilare, era un grande mantello che
veniva indossato al giubileo, una manifestazione fatta ogni 30 anni, serviva a confermare il
potere del sovrano e durante questa cerimonia il sovrano doveva dimostrare di avere ancor
ala forza di governare il paese; Il giubileo viene chiamato anche festa sed. La corona che
indossa then è la corona di un paese ormai unito, insieme è la doppia corona, la bianca e la
rossa insieme. Questa corona la troviamo molto spesso da quando l’Egitto è un paese unito.
Queste placchette sono le prime testimonianze di scritture, non queste due in particolare, ne
sono state trovate altre nella necropoli di Abido, nella tomba UJ di Abido, in questa tomba
sono state trovate numerose etichette che riportavano i primi segni di scrittura geroglifica,
scoperte alla fine degli anni 80 e hanno permesso di retrodatare la nascita della scrittura, dal
3000 a.C. datate al 3250 a.C.
 Vasisono un’altra fonte molto importante, migliaia di vasi trovati dall’egittologo Pierre Laqy
scavando la piramide di Djoser a Saqqara, trova migliaia di vasi in molte pietre diverse, in
alabastro, in altre pietre, molti di questi vasi portavano delle iscrizioni con nomi di sovrani
della I e della II dinastia, quasi come se Djoser sovrano della III dinastia, avesse voluto portare
con sé nell’aldilà i nomi dei suoi predecessori, per gli egiziani far vivere il nome di una persona
significa farla vivere per l’eternità.
 Cretule sono delle impronte di sigilli in argilla, sono le impronte che lasciano i sigilli. Su
questa cretula da Abido abbiamo il nome di Narmer e abbiamo anche il nome di suo figlio
nonché successore Hah che significa il combattente. C’è stato un lungo dibattito su chi fosse il
faraone che ha unificato l’Egitto, se Narmer o suo figlio, è difficile dire se fosse l’uno o l’altor, è
chiaro che Narmer governa su un paese unito, anche Hah, ma infondo questo dibattito è
vanificato dal fatto che dagli studi più recenti è stata introdotta dagli storici una dinastia 0,
durante la quale c’erano già dei fenomeni di unificazione. Con il procedere degli scavi ci si è
resi conto che nelle fonti comparivano sempre di più dei sovrani che con ogni probabilità
avevano contribuito alla unificazione del paese. La dinastia 0 comprende i primissimi sovrani
che governarono in un paese in via di formazione o gi unificato, in pratica e dinastie in Egitto
sono 31, dalla dinastia 0 alla dinastia 30.
 Pietra di Palermo fonte molto importante, deve il suo nome dalla città in cui è conservata,
questa pietra è costituita da un grande frammento e da altri frammenti che sono conservati al
Cairo e a Londra all’University college, questi altri frammenti non sono tutti pertinenti alla
stessa stele, ma contengono esattamente gli stessi testi. È importante perché contiene i nomi
dei sovrani delle prime cinque dinastie e oltre ai nomi riporta notizie essenziali, possiamo
chiamare questo documento un’annale. Riporta essenzialmente l’altezza della piena dal Nilo e
riporta il nome o la ricorrenza di feste particolari avvenute durante il regno di un determinato
sovrano. Nella parte finale ci sono dati più precisi, è la parte più estesa in cui ci sono più
dettagli, è la parte sul faraone Snefru della IV dinastia, più ci si avvicina al momento in cu
questo documento viene redatto più i documenti sono noti. Si parla infatti di una spedizione.
Non è da escludersi che se ne possano trovare altri frammenti.
 Wadi Hammamat uno di quegli antichi corsi d’acqua trasformato in pista carovaniere ci
sono delle iscrizioni che commemoravano le spedizioni fatte dai sovrani, oppure ci sono
iscrizioni con i nomi dei sovrani e dei principi della IV dinastia. Il graffito dello Wadi
Hammamat risale al medio regno, ci sono nomi di sovrani che hanno effettivamente regnato,
come per esempio Radjedef, Rakhaef, ma ci sono anche dei principi che in realtà non hanno
mai regnato.
 Sarcofago dell’antico regno Al museo del Cairo era presente ormai da molto un, con un
coperchio che era stato riutilizzato e inciso, ma nessuno era mai stato in grado di leggerlo, alla
fine degli anni 90 due egittologi, Michelle Bouve e Bastille Dovvreb, andarono a vedere questi
monumenti e riesaminando questo sarcofago si resero conto che c’erano iscrizioni che
potevano essere lette. Sono riusciti a leggere a hanno capito che si trattava di annali della VI
dinastia, una sorta di continuazione della pietra di Palermo, questi annali prendono il nome di
Annali di Saqqara sud.
 Canone dei re di Torino o papiro di Torino tra le liste regali che ci sono pervenute, è arrivata
molto danneggiata a noi, oggi è conservata nella collezione del museo egizio di Torino; non è
scritto in geroglifico ma in quella scrittura in corsivo o aniconica che chiamiamo ieratico, molto
spesso i papiri vengono scritti in ieratico. È datata alla seconda metà del II millennio, nella XIX
dinastia; grazie a vari studi e strumenti è stato possibile capire che scrive dalla dinastia 0 alla
XIX dinastia.
 Lista di re di Karnaktrovata nel tempio di Karnak che si torva sulla riva orientale del Nilo nei
pressi di Luxor, quindi nell’antica Tebe. Questa lista oggi è al Louvre, è una lista molto
particolare perché vi sono nominati non i faraoni in ordine corologico, con una volontà storica
ma si tratta di una lista di statue di faraoni che erano presenti nel tempio di Luxor.
 Lista dei re di Abido si trova in un lungo corridoio del tempio di Sethi I ad Abido della XIX
dinastia, su una parete vediamo il faraone Sethi I davanti a lui c’è il figlio giovane, che è
Ramesse II e Sethi primo mostra al figlio quelli che sono i suoi antenati, dalle origini fino alla
loro dinastia, c’è tutta una serie di cartigli su cui sono scritti i nomi degli antenati. Su queste
liste ci sono praticamente tutti i nomi ma vengono eliminati dei sovrani scomodi, in
particolare i sovrani come Akhenaton e i suoi immediati successori, prima di loro vengono
eliminati anche i nomi dei faraoni Hyksos, Ramesse II è ancora caratterizzato dalla treccia, i
bambini sono caratterizzati dal cranio rasato ma una treccia sul lato. Vicino al tempio di Sethi I
c’è un altor piccolo tempio, ma un frammento della parete di questo tempio è stato asportato
e si trova oggi al British, questa lista del tempio di Ramesse II, contiene la lista dei re di Abido.
 Lista della tomba di un privato a Saqqara Alcune liste di re compaiono anche nelle tombe
privati, , prende il nome di lista di Saqqara; anche in questo caso la parete venne trasportata al
museo del Cairo.
 Lista di Al-Masudi sono molto importanti anche le fonti arabe, una di queste fonti
importanti è la lista scritta da Al-Masudi, uno dei più importanti storici arabi del tardo
medioevo.
 Autobiografia di Harkhuf siamo nella VI dinastia, è in una tomba rupestre, cioè scavata
nella roccia e si trova ad Assuan sulla riva sinistra del Nilo. È l’autobiografia di un carovaniere
che racconta le spedizioni che compì nell’Africa sub-tropicale. È anche presente la lettere del
sovrano Pepi II che scrisse ad Harkhuf
 Decreti reali questi, erano posti fuori dai templi e contenevano esenzioni di pagamento a
determinate persone, ad esempio sacerdoti; questi hanno permesso di capire la gestione
amministrativa e della giustizia dello stato. Il decreto più famoso è la stele di Rosetta.
 Autobiografia di Uni dalla sua tomba ad Abido, della prima metà della VI dinastia, racconta
della vita, gli eventi che compì sotto i faraoni Sethi, Pepi e Mnenra.
 Tomba privata tomba del III millennio, sulle pareti abbiamo scene agricole e pastorali,
questa è la rappresentazione dell’élite che vuole dare di sé stessa, non è la vita quotidiana che
faceva veramente; lo si nota dai vestiti, dalle capigliature, dai gesti e da altri dettegli.
 Testi delle piramidi sono testi religiosi trovati nelle piramidi, soltanto alcune presentano
questi testi, che appaiono alla fine della V dinastia; un dettaglio di questi testi è che
contengono ripetizioni di formule e norme che servono ad aiutare il defunto nel proseguire la
sua vita nell’aldilà.

Periodo Predinastico e Protodinastico


Con il termine predinastico intendiamo tutta a parte della preistoria egiziana, mentre con
protodinastico si intende la parte finale di questo periodo; l’evento fondamentale che caratterizza
il corso del IV millennio a.C. è la creazione e la formazione dello stato egiziano: questo è stato un
evento che ha coperto un periodo di quasi mille anni, per poi accelerarsi nella parte finale, in
corrispondenza della dinastia 0. A questo proposito sarebbe meglio parlare al plurale, di dinastie 0,
perché prima dell’unificazione dello stato, vi erano varie dinastie nelle città principali.
La formazione della civiltà nilotica è legata ad un processo di desertificazione che spinse molte
popolazioni, anche di etnie diverse, a spostarsi dal deserto verso la valle del Nilo. All’inizio questi
gruppi erano autonomi e tra loro separati, questo portò alla formazione di culture diverse che si
svilupparono indipendentemente le une dalle altre. Quindi, come si è passati da questa situazione
multiculturale iniziale all’uniformità culturale tipica dell’Egitto? Ci sono due teorie:
1. Teorie di Sir William Matthew Flinders Petrie ipotizza la fondazione dell’Egitto o da
popolazioni esterne; o la nascita del paese a seguito di una lotta tra cacciatori e agricoltori; o la
nascita dell’Egitto a causa di migrazioni per mancanza di spazio. Tutte e tre le teorie sono state
scartate
2. Processo centrifugo e centripeto è una teoria più recente e viene descritta, appunto come
l’insieme di un processo centrifugo e centripeto, di natura essenzialmente economica; i vari
gruppi che vivevano nella valle del Nilo avevano una struttura basata su un capo, il quale però
non poteva trasmettere il potere per via ereditaria. Ad un certo punto, tra questi gruppi
comincia ad emergere un’élite, la quale probabilmente esercitava un controllo sul surplus
agricolo del gruppo. Questa élite inizia così a detenere un potere all’interno delle proprie città
e mira ad ottenere beni di aree esterne. Pertanto, iniziano a spostarsi, entrando in contatto con
altri gruppi, espandendo il loro dominio insieme alla loro cultura: così abbiamo le fondamenta
di quella che sarà l’unificazione dello stato egiziano.
Quest’ultima teoria la ricaviamo soprattutto grazie alla città di Abido, nelle necropoli di Abido, con
Umm el-Qaab intendiamo il luogo di sepoltura predinastico e protodinastico, vediamo che la
tomba comincia ad assomigliare sempre di più ad una casa, nel caso dei sovrani al palazzo.
Inizialmente, le tombe erano divise in due parti: una parte per la sepoltura e una parte per il
magazzino; i magazzini poi aumentarono di numero.
Dinastie 0-II
Le tombe dei sovrani si trovano ad Abydos, siamo a nord di Luxor, nell’Alto Egitto; le tombe regali
di Abido sono tutte a base quadrata. Per tutta la I dinastia è attestato che tutta l’élite legata al
sovrano venisse sepolta in tombe vicine (questo poi non accadrà più). Inizialmente si pensava che
tutta l’élite venisse uccisa insieme alla morte del sovrano; questa ipotesi è stata corretta
soprattutto perché è impensabile che ogni volta l’élite venisse ricomposta da capo, in particolare
quando alcuni sovrani regnavano da poco.
Tomba egiziana sempre divisa in due parti: una parte interrata per la sepoltura e una parte
superiore per il culto, ciò che cambia nel tempo è la forma ma la struttura rimane sempre la
stessa. Ad Abido il luogo di sepoltura e il luogo di culto sono in luoghi diversi, questo avverrà anche
più tardi, quando i templi saranno in un luogo diverso rispetto alla Valle dei Re per la sepoltura.
Per gli egiziani il mondo dei morti doveva essere a ovest; quindi, la riva occidentale era la riva dei
morti, ma in certe zone dell’Egitto, soprattutto in medio Egitto, la zona a ovest è la zona più
coltivabile; quindi, gli egiziani nelle zone dove a est non si può coltivare mettono le necropoli a est
ma orientano le tombe a ovest. Il numero di necropoli a ovest e a est è praticamente equivalente
La tomba B17/18, è la tomba di Narmer.

 Tomba UJ tomba di Re Scorpione; è una tomba con 12 stanze, qui abbiamo due cose
importantissime: i primi segni di regalità (è stato trovato uno scettro) e le prime testimonianze
di scrittura egizia. Questa tomba è stata scavata da un egittologo francese molto discusso,
Emile Amelineau, per poi essere stata scavata nuovamente tra gli anni 70 e 80 dai tedeschi, che
vi trovarono queste forme di prima scrittura egiziana. Prima di allora infatti si credeva che la
scrittura fosse stata importata dalla Mesopotamia, mentre ora si sa che,
contemporaneamente, esisteva anche una scrittura indipendente e autonoma in Egitto. Nello
specifico, si tratta di alcune etichette di osso, attaccate a vari beni ed oggetti, dove se ne
appuntavano le caratteristiche principali (il tipo di bene, il suo contenuto, il periodo ecc.). è
interessante vedere che questa scrittura non nasce come discorso comunicativo, ma come
pratica di identificazione di un oggetto.
 Tomba di Qa’a tomba dell’ultimo re della I dinastia, qui si osserva meglio la struttura della
tomba, fatta dalla camera sepolcrale e circondata da magazzini e sepolture sussidiarie.

La forma e la sovrastruttura delle tombe di Abido è ancor oggi un problema, la Stele in calcare del
re Hdjet è la testimonianza della presenza di una sovrastruttura esterna, di cui ad oggi non
abbiamo traccia; non sappiamo esattamente quale e come fosse la sovrastruttura, ma sono state
fatte varie teorie, probabilmente queste stele erano a coppia e si trovavano all’ingresso delle
tombe ma non è ancora chiara quel fosse la loro posizione. Si è pensato a strutture in legno di
cedro ipotizzando una loro postuma distruzione a causa dell’azione delle formiche bianche, ma
non si è certi perché la prima testimonianza di legno di cedro in Egitto l’abbiamo nella Pietra di
Palermo, quando si racconta che Snefru lo aveva importato per la costruzione di imbarcazioni.
Della I dinastia abbiamo documenti molto interessanti, come i sigilli, dei quali però abbiamo solo le
impronte e quindi sono solo ricostruibili; in un sigillo, ad esempio, che risale alla fine della I
dinastia, abbiamo scritti tutti i nomi di tutta la dinastia e per questo è una testimonianza della
nascita di un principio dinastico. C’è un altro sigillo simile a questo, di metà dinastia, in cui
compare anche il nome della regina Neithotep e che quindi suggerisce l’idea di una co-reggenza o
di una reggenza momentanea da parte della madre di un faraone

 Barche ad Abido Un’altra scoperta molto importante he avvenne alla fine del 900, fu fatta da
un egittologo americano; ad Abido vennero trovate delle basi per la sepoltura di barche, che
non erano conosciute prima ad Abido e che furono la prova definitiva che ad Abido ci fossero
delle sepolture di sovrani. Queste barche le ritroveremo anche a Saqqara a Giza accanto alle
sepolture dei sovrani. I primi archeologi che scavarono ad Abido e Saqqara trovando tombe
molto antiche molti sostenevano che le tombe dei sovrani erano a Saqqara mentre ad Abido ci
fossero dei cenotafi, quindi tombe vuote.

Nonostante non ci fu una frattura tra la I e la II dinastia il centro del potere si spostò verso Nord,
con la II dinastia il centro politico e la necropoli si spostano a Saqqara; rispetto alla I dinastia
cambia anche la tomba, perché a Saqqara sono scavate direttamente nella roccia.

 Tomba di Htepsekemui strutturata in lunghi corridoi, dove si aprono corridoi laterali come
magazzini; il concetto della tomba come casa viene ad accentuarsi: sono costruite anche delle
latrine, idea di vita post-morte.
 Tomba di Khasekemui era un sovrano importante perché dovette affrontare dei dissidi
interni che portarono forse a una sorta di frammentazione del paese; inizialmente il suo nome
era Khasekem (il potente incoronato), nome singolare, mentre dopo cambia in Khasekemui (i
due potenti sono incoronati), nome duale che rimanda anche alla pacificazione di due divinità
Horus e Seth, il falco e il cane. La sua tomba si trova ad Abido, è l’ultima tomba regale ad
essere costruita nella prima necropoli regale, presenta una camera funeraria in pietra, al di
fuori è recintata da un recinto funerario: realizzato in mattoni crudi e presenta questo muro a
rientranze e sporgenze che verrà successivamente realizzato in pietra per rimanere per
l’eternità

Le tombe i Saqqara delle dinastie 0, 1 e 2 erano tombe di alti funzionari che in quest’epoca così
antica si identificano con i membri della famiglia regale, sarà dopo che in Egitto si potrà fare
carriera anche senza essere di sangue regale.

 Tomba di Hemaka tomba che si trova a Saqqara nord tomba che fino alla seconda metà del
900 era considerata da alcuni studiosi come un tomba regale, in realtà era un membro della
famiglia regale, la tomba presenta anche i contrafforti oltre al muro di cinta. In questa tomba è
stato trovato un disco con scena di caccia, c’erano moltissimi oggetti di pregio, tra cui questo
disco, che è una trottola, ci sono una serie di animali del deserto e mentre di faceva girare la
trottola gli animali era come se si animassero. Poteva essere un gioco ma anche un segno di
potere.

Oggetti del corredo funerario all’inizio della storia egiziana i defunti venivano sepolti in fosse
scavate nel deserto ed erano accompagnati da alcuni oggetti di corredo, gioielli e ceramiche; i
corpi deposti direttamente nella sabbia a causa el clima caldo e secco si disseccavano
naturalmente, si mummificavano naturalmente. Questo portò gli egiziani a elaborare una teoria
sulla sopravvivenza del corpo: per sopravvivere nell’aldilà il corpo doveva rimanere intatto.
Quando però si iniziarono a mettere i corpi in tombe costruite, i corpi si decomponevano, fu
questa constatazione che portò gli egiziani a usare delle tecniche di imbalsamazione, noi quando
parliamo delle mummie egiziane parliamo di mummificazione ma il termine corretto sarebbe
imbalsamazione (la mummificazione è quella naturale mentre l’imbalsamazione è quella fatta
dall’uomo). I sarcofagi erano molto piccoli all’inizio perché i corpi erano messi in posizione fetale,
sarà soltanto nella IV dinastia che i copri verranno sepolti distesi.

Statua di Hotep-djef, statua di un funzionario che ha i nomi dei sovrani sotto cui ha lavorato.
Abbiamo vasi con incisi i nomi dei sovrani, trovati soprattutto nella piramide di Djoser, il sovrano
ha la doppia corona.

Sigillo di Peribsen Nella I e nella II dinastia e anche fino alla III i nomi dei sovrani sono scritti
all’interno del serekh, c’è un unico caso noto che è questo sigillo a nome di Peribsen, questo sigillo
è un unicum, è stato comprato sul mercato antiquario e si trova oggi nelle collezioni milanesi.
Quando venne acquistato molti espressero dubbi sull’autenticità di questo sigillo perché il nome di
Peribsen è scritto nel cartiglio e non nel serekh, e anche la grafia è assolutamente perfetta per la II
dinastia. Ci mostra che questo sovrano avesse scelto come nome tutelare Seth: spesso ciò, in virtù
della contrapposizione tra le due divinità, viene letto come frattura politica.

Iniziano a comparire dei nuovi motivi sema-tauy che significa unione delle due terre.
Universo egiziano come un universo di dualità alto e basso Egitto (le due terre), abbiamo poi le
due rive, est e ovest, con opposizione di dashret e khemet, deserto e la terra egiziana, poi
abbiamo Horus e Seth, cioè forze del bene e forze del male. Dualità che devono trovare la loro
unità nel sovrano, che fa rispettare la Maat che è la giustizia, la verità, il buon ordine cosmico e
sociale. Il sovrano si fa chiamare il signore delle due terre (Neb-Taui) o anche Nebty cioè le due
signore che sono due divinità che sono a protezione della regalità, sono rappresentate come il
cobra e l’avvoltoio, Uaget e Nekhbet.

Statue con Khasekemui  ormai l’Egitto sta entrando nel pieno della sa fase storica, vediamo il
sovrano rappresentato in due statue e vediamo il sovrano che indossa la corona bianca, avvolto in
un mantello, questo è il mantello giubilare che veniva indossato sopra al gonnellino classico del
sovrano durante il giubileo. Durante il giubileo il sovrano doveva, oltre a compiere vari riti, fare
una corsa rituale all’interno di un grande recinto e intorno a una sorte di base, questa capacità del
sovrano era la prova che era ancora in forze per governare. La base della statua ha dei corpi uccisi,
evidentemente ci furono battaglie violente alla fine del suo regno, ci sono anche numeri che
indicano quanti furono gli uccisi e i prigionieri.

Importante anche in questo periodo una grande produzione vascolare, sia in terracotta sia in altri
tipi di pietra, che mostrano una grande abilità degli egiziani a lavorare sia la pietra che i metalli.
Quando gli egiziani arriveranno a fare le grandi costruzioni in pietra la loro abilità a lavorare al
pietra non esce dal niente, questa loro capacità risale a secoli e secoli prima.
Ma c’è anche una produzione di gioielli molto vasta e importante, sono in conchiglia in turchese o
in lapislazzuli, i lapislazzuli ci dicono che il commercio con l’Asia c’è già. Tra i vari motivi che
vediamo in questi gioielli antichi c’è il motivo della facciata di palazzo con sopra il falco.

Stele ceilingAlla fine della II dinastia c’è un tipo di stele molto diffuso nelle sepolture, ne
abbiamo molti esempli a Heluan, località vicino al Cairo, c’è una grande necropoli pre e
protodinastica, sono state trovate tombe sul cui soffitto sono state trovate questo tipo di stele. Il
defunto è seduto davanti a una tavola di offerte e c’è anche l’elenco delle offerte. Questo
impianto grafico, defunto seduto difronte la tavola delle offerte, è molto comune mentre lo stile in
cui sono realizzati i vari defunti cambiano nel corso del tempo questo di permette di datarli, sono
quindi criteri stilistici di datazione. Fino alla IV dinastia i pani sulla tavola per offerte non superano
il gomito dell’offerente, più avanti i pani delle offerte si alzano (assomigliano più a delle baguette,
e questo è un elemento di datazione). Queste stele sono un’altra testimonianza del rapporto di
complementarietà tra immagini e scrittura in Egitto.

Antico regno
Si parla di re o sovrano perché la parola faraone dovrebbe essere utilizzata soltanto a partire dalla
XVIII dinastia: la parola faraone deriva dall’egiziano per-aha che significa la grande casa, cioè il
palazzo del faraone, noi non sappiamo esattamente come si pronunciasse l’egiziano quindi da
questa parola deriva la parola faro che troviamo nella bibbia e nei testi greci. Questo uso di
identificare il sovrano con il termine per-aha è in uso dalla XVIII dinastia; quindi, in teoria tutti i
sovrani che vengono prima non potremmo chiamarli faraoni. Tuttavia, come scrisse Gardiner nella
sua opera “la città egizia” la definizione di faraone è entrato talmente nell’uso che noi possiamo
usarlo per tradizione storica in riferimento ai sovrani precedenti.

III dinastiail sovrano più importante di questa dinastia è il sovrano Djoser, abbiamo molte fonti
su di lui; sovrano ricordato come giusto e pio. Le fonti:
 Iscrizione di Shel si trova sulle rocce dell’isola di Shel, alla prima cateratta del Nilo nei pressi
di Assuan, nella parte meridionale ci sono molte iscrizioni nelle quali i sovrani di tutte le epoche
rendono omaggio agli dèi della cataratta Khnum, Satet e Anuket sono detti anche la triade
della prima cateratta. In questa zona si invocavano perché favorissero una buona piena del
Nilo, in questa lunga iscrizione, molto più lunga delle altre, si ricorda il sovrano Djoser come
colui che, grazie alle offerte fatte alla triade, ha salvato il paese dalla carestia, questa
iscrizione è nota anche come la stele della carestia. In alto vediamo Djoser mentre fa offerte
alla triade; questa iscrizione è una sorta di falso storico perché è stata redatta in epoca
tolemaica, risale quindi a 2500 anni dopo il regno di Djoser; quindi, la memoria di Djoser è
perdurata in Egitto per quasi tre millenni.
 Statua di Djoser in abito giubilare conservata al museo del Cairo e venne trovata in una
piccola cella che si trovava immediatamente a nord della piramide; questa piccola cella prende
il nome di serdab, che in arabo moderno significa cella/cantina, piccolo ambiente chiuso entro
il quale si trovava la statua del defunto. Era un piccolo edificio chiuso ma aveva due aperture
all’altezza degli occhi della statua in modo tale che la statua poteva vedere chi veniva a
portargli le offerte e così gli offerenti potevano vedere negli occhi il defunto. La statua
prendeva vita attraverso il nome che era presente sulla statua stessa, in certi casi poteva
essere la sua rappresentazione i suoi tratti distintivi. Attualmente all’interno del serdab c’è una
copia della statua. Nel piedistallo della statua ci sono scritti i titoli del faraone e il suo nome:
“Nesu-biti (colui che appartiene al giunco e all’ape, cioè alto e basso Egitto) Nebty (le due
signore, dee dell’alto e basso Egitto)” il nome che compare tanto sulla statua tanto sulla stele
della carestia è Netjery Khet è il nome più antico di questo sovrano, successivamente si trova il
nome Djoser, ma non sappiamo perché a un certo punto si cambi il nome.

Questa sua fama è data dal fatto che Djoser fu il primo a realizzare nella pietra quelle struttura
funerarie e di culto che prima erano realizzate in mattoni crudi e legno, in materiali facilmente
distruttibili. Fece realizzare un’opera monumentale in pietra, ci rimane la piramide a gradoni di
Djoser, essa è la più antica realizzazione colossale in pietra dell’umanità. Era il suo complesso
funerario, composto da una piramide a gradoni da un grane muro di cinta e da una serie di edifici
sacri che dovevano servire al culto di Djoser per l’eternità, siamo a Saqqara. È la necropoli più
importante e grande delle necropoli menfite.
Il grande cortile al centro con una sorta di altare al centro è il cortile del giubileo, all’interno di
questo cortile che il sovrano in occasione del giubileo faceva la corsa rituale.

Complesso di Djoser a Saqqara la piramide è a gradoni, le tombe dei primi sovrani erano
parallelepipedi piatti, l’architetto di Djoser ebbe l’idea di sovrapporre questi parallelepipedi in
modo che l’edificio fosse visibile anche da molto lontano e quindi anche a tutto il popolo che non
poteva accedere all’area funeraria. Da qui in poi si fanno queste piramidi. Questo tronco di
piramide si chiama in archeologia egiziana si chiama Mastaba è un termine arabo che significa
panca e con questo termine si indicano in particolare quelle panche in mattone crudo che si
trovano al di fuori delle case popolari o di campagna. Quando i primi operai videro queste
costruzioni le chiamarono mastabe. Nella piramide di Djoser vennero quindi sovrapposte più
mastabe e l’effetto finale è quello di una serie di gradoni sovrapposto l’uno sull’altro.
L’architetto di questo complesso che è rimasto nella storia e per tutta la storia egiziana ed è
diventato addirittura un semidio si chiama Imhotep (significa colui che è venuto in pace).
In aggiunta alla piramide ci sono molti edifici cultuali alcuni dei quali erano pieni, non si poteva
entrare all’interno perché dovevano agire per l’eternità per forza di magia, erano luoghi di culto
per sempre. Al di sotto c’era tutto intorno una serie di statue del sovrano alcune realizzate e
scolpite integralmente altre allo stato di bozza.
C’è anche il muro a rientranze e sporgenze, Imhotep realizza in pietra quello che era il palazzo
reale, all’interno sulla sommità c’è una serie di cobra, simbolo di regalità, questa forma a
rientranze ricorda un altro elemento che poi sarà costante cioè la falsa porta, è costituita da due
montanti in pietra un architravi e al centro una parte sempre in pietra una sorta di cilindro che
rappresenta nella pietra quella che nella realtà era una stuoia arrotolata. La falsa porta serviva a
far si che lo spirito del defunto potesse passare dal mondo dei vivi al modo dei morti e viceversa,
essa non è solo un elemento regale, ma al contrario diventa un elemento costitutivo dell’élite
egiziana. Davanti ad essa i parenti mettevano le offerte e il defunto poteva venire a cibarsene.

Interno della piramide sotto alla priamide c’erano numerosissimi ambienti definiti
appartamenti funerari, il caveau con la tomba del defunto che si trovava sotto ai blocchi, mentre
nelle stanze venivano stipate delle offerte, erano dei magazzini, c’erano anche delle tombe
sussidiarie. Tutte le pareti erano ricoperte di faience, erano piccole piastrelle in faience che
ricoprivano interamente le pareti, quindi, erano tutte blu e azzurre. Qualcosa rimane nella
piramide: nella falsa porta è rappresentato Djoser che sta correndo; quindi, sta facendo il rituale
del giubileo, sulla testa ha la corona bianca dell’alto Egitto, in mano ha un altro oggetto che è un
flagello (in egiziano Neheh) che era uno scacciamosche. Sui montanti della falsa porta e davanti a
lui c’è il serekh con il falco Horus che indossa la doppia corona, all’interno del serekh c’è scritto
Netjery Khet. Il giubileo viene chiamato anche festa sed.
Questa piramide venne riutilizzata nella XXVI dinastia come luogo di sepoltura e venne fatto anche
un accesso secondario per accedere alle altre tombe. La necropoli è molto grande, la parte
centrale è il complesso funerario di Djoser.

Imhotep fu l’architetto di Djoser, era un grandissimo funzionario di corte, sicuramente membro


della famiglia regale, aveva molti altri titoli oltre a quello di architetto, c’era l’intercambiabilità
delle cariche. Sulla base di una statua al museo del Cairo troviamo il nome id Imhotep vicino al
nome di Netjery Khet. Imhotep venne anche divinizzato, ci sono luoghi di culto a suo nome e
curiosamente era anche medico, ma anche protettore degli scribi, era lo scriba per eccellenza, lo
scriba è colui che sa scrivere e leggere, ma anche è un titolo per entrare nell’amministrazione. A
Imhotep gli scribi prima di iniziare una pratica importante versavano gocce di inchiostro in suo
onore. Lui venne però anche adorato come dio della medicina, infatti i greci quando arrivano lo
identificano con il dio della medicina Asclepio, molto spesso troviamo statuette in bronzo che
rappresentano Imhotep seduto con il cranio rasato e con sulle gambe un rotolo di papiro e sulla
base c’è scritto il suo nome dì alla vita per l’eternità dell’eternità.

Pannelli di legno dalla tomba di Hezyra risalgono alla III dinastia, Hezyra era un grande
funzionario, era mastro degli scribi reali, sono interessanti non solo per i titoli di questo alto
funzionario ma anche perché è una rappresentazione rara quella di vedere un funzionario che è
scriba con in mano gli oggetti da scriba che sono una tavolozza, una corda che tiene insieme il
tutto, un astuccio con dentro i pennelli e un sacchetto dentro i quali c’erano i pani di inchiostro
rosso e nero. La tomba venne scoperta due volte, prima volta nel 1860 l’archeologo Mariette
asporta al museo del Cairo i pannelli meglio conservati, poi la tomba viene perduta, agli inizi del
1900 viene riscoperta e viene fatto uno scavo sistematico, vengono asportati anche i pezzi più
danneggiati.
Graffiti dello Wadi Magara numerosi graffiti che ritraggono Djoser, il faraone con alcuni
attributi caratteristici, tiene in mano una mazza e tiene per i capelli un asiatico nemico e sta per
colpirlo, ci ricorda molto la tavoletta di Narmer. Anche i successori di Djoser sono attestati nei
graffiti dei vari Wadi, la cosa interessante delle immagini è che vediamo il serekh in modo
completo. Uno dei successori di Djoser, Sekhemkhet è raffigurato prima con la corona bianca e poi
con la corona rossa, il suo nome è nel serekh, rappresentato ancora nel gesto di far soccombere il
nemico, sono tutti degli elementi di continuità e costanti che troviamo in queste raffigurazioni.
Gli altri sovrani della III dinastia erano anche loro sepolti in piramidi a Saqqara; abbiamo di questi
sovrani piramidi incompiute e anche altre fonti.

Piramide a gradoni di Sekhemkhet è una piramide incompiuta, il complesso ha anche questo il


recinto rettangolare mentre la piramide resta innalzata solo per i primi livelli base, incompiute
sono anche le gallerie funerarie.

Piramide di Khaba altra piramide incompiuta della III dinastia e nord di Saqqara; apparteneva
al re Khaba nel sito di Zawet el Aryan. Da queste due piramidi incompiute possiamo dire che i
successori di Djoser iniziarono a costruire grandiosi complessi piramidali ma non riuscirono a
completarli, secondo le liste regali Djoser ebbe un regno molto lungo rispetto ai suoi successori,
riuscendo così a terminare il grandioso progetto edilizio per il suo complesso, ma sembrerebbe che
abbia avuto maggiore controllo sulle risorse sia materiali che umane per la costruzione rispetto ai
suoi successori

Piccole piramidi  siamo alla fine della III dinastia e all’inizio della IV dinastia, in questo periodo
troviamo in Egitto una seria di piccole piramidi a gradoni, ma sono più piccole rispetto alle altre;
esse sono situate in zone molto particolari dell’Egitto: o in zone di frontiera o in località
particolarmente importanti dal punto di vista religioso e politico. Sono piramidi non funerarie,
ma sono come dei monumenti segnacoli che il sovrano faceva erigere in zone importanti. Queste
piramidi servivano a marcare il territorio, tipo funzione propagandistica; alcune di queste piramidi
possiamo datarle a un sovrano particolare altre no, ma siamo comunque fra la fine della III e
l’inizio della IV dinastia. Queste piccole piramidi sono:
 Piramide di Hierakompolis (siamo nel medio Egitto) era un luogo sacro agli dèi.
 Piramide di Zawiet el-Mayetin, era una piramide di frontiera, dove c’era una necropoli
particolarmente importante sulla riva est del Nilo, essa è considerata anche zona di frontiera
orientale dell’Egitto.
 Piramide di Elefantina, al confine sud, alla prima cataratta del Nilo, datata a Qahedjet Huni che
era l’ultimo sovrano della III dinastia
 Piramide di Seila, piramide di confine, in questo caso occidentale, che si torva nei pressi del
Fayyum, questa è datata a Snefru, che era il primo sovrano della IV dinastia, conosciuto per
essere un grandissimo costruttore, a lui sono attribuite ben quattro piramidi, tra cui questa che
è l’ultima piccola piramide conosciuta, qui ci sono anche delle stele di Snefru, grazie alle quali
sappiamo da chi era stata fatta.

Diga di Heluan sempre appartenente alla III dinastia nei pressi di Heluan, periferia del Cairo
attuale, si trova la più antica diga del mondo, piuttosto rovinata; questa diga si inseriva nel
programma di controllo delle acque del Nilo. Sicuramente anche prima vi erano delle tecniche di
gestione del Nilo, ma la diga più antica che conosciamo è questa.
Cave a Umm es-Swan siamo sempre della III dinastia, nella zona del Fayyum nord ci sono cave
di calcite, che era l’alabastro egiziano molto usato per il vasellame, sempre qui ci sono anche delle
grandi cave di basalto, queste cave sono usate durante tutto l’antico regno e anche
successivamente, il Fayyum diventerà molto importante tanto per le cave, quanto poi per
l’agricoltura nell’oasi.

Egitto e Nubia
Il Sudan è un territorio prevalentemente desertico, si trova al sud dell’Egitto, a nord est del Sudan
c’è il Mar Rosso, a sud est ci sono l’Etiopia e l’Eritrea. È un territorio caratterizzato da “due Nili”, il
Nilo all’altezza della capitale Khartoum si divide in due, la capitale è nella parte meridionale del
Sudan: Abbiamo il Nilo Bianco e il Nilo Azzurro.
In Sudan ci sono ben più piramidi che in Egitto, le piramidi sono diverse, sono più acute, meno
maestose. Era un territorio strategico, soprattutto per la comunicazione con l’Africa centrale da
dove venivano materiali preziosi come l’oro; la Nubia, nonostante la sua importanza, non vive il
medesimo processo di unificazione dell’Egitto a causa del territorio particolarmente
problematico: il Nilo qui è poco navigabile a causa della presenza delle cataratte.
Disciplina Lo studio delle antichità nubiane è più recente rispetto all’Egittologia, l’istituzione di
una disciplina scientifica in Italia si ha inizialmente alla Sapienza e a Napoli negli anni 80, però
l’interesse del mondo egittologico di questi territori nasce negli anni 60 del 900 in seguito alla
campagna internazionale dell’UNESCO per il salvataggio dei templi della Nubia che si trovavano
al limite tra Egitto e Nubia. Questa zona era oggetto di lavori idraulici per modificare il corso nel
Nilo per fare la diga di Assuan, questo fece si che i monumenti che si trovavano in quell’area tra la
prima e la seconda cataratta del Nilo fossero a rischio. L’UNESCO organizza una campagna di
salvataggio che porterà alla salvaguardia e anche allo spostamento di alcuni di questi templi, a
questa missione partecipano anche italiani. La costruzione della diga di Assuan è quella che dà il
via il progetto più grande, viene fondata la società internazionale per gli studi della Nubia nel
1972 a Varsavia. Già alla fine dell’800’ c’erano state delle spedizioni importanti per lo studio di
questa regione: Lepsius nel 1849 scrive e pubblica il volume “I monumenti dell’Egitto e della
Nubia”; Reisner, lavorò nei siti principali del Sudan e scrisse il volume “Scavi a Kerma” nel 1923; ed
Emery , lavorò e viaggiò in maniera meno scientifica nelle aree di Ballana e Qustul. La storia degli
studi si può tracciare anche attraverso i titoli dei volumi:
1965 Emery: Egitto in Nubia
1977 Trigger: la Nubia sotto i faraoni
1978 Adams: Nubia il corridoio per l’Africa
1997 Torok: il regno di Kush
2004 Edwards: il passato della Nubia. Archeologia del Sudan
2007 Manzo: Introduzione alle antichità nubiane
2022 Manzo: Antico Egitto nel contesto africano

Gli studi nubiani si distinguono dall’Egittologia soprattutto per una maggiore attenzione data agli
scavi archeologici, perché la Nubia è stata a lungo popolata da popolazioni che usavano
pochissimo la scrittura.
L’origine del nome Nubia è ancora oggi poco chiaro: secondo alcuni il termine sarebbe collegato
alla popolazione dei Nuba, che ancora oggi vivono in Sudan nell’attuale Kordofan; secondo altri,
invece, il nome deriva da un termine meroitico Nob che significa schiavo, per questa ragione molti
non vogliono più usare questo termine perché potrebbe risultare offensivo; infine un’ultima
ipotesi è quella secondo cui il termine deriva da Nebu, geroglifico che indicava l’oro, ciò
spiegherebbe anche le motivazioni delle prime spedizioni egizie in Nubia.
Gruppo A
Il cosiddetto Gruppo A (3650-2950 a.C.) della storia nubiana corrisponde al periodo centrale el
periodo Naqada egiziano, dal 4000 a.C. al 2700 a.C.; questo gruppo viene localizzato in
corrispondenza delle aree di Ballana e Qustul, dove sono stati fatti importanti scavi archeologici.
Tomba a Qustul qui è stato rinvenuto un brucia-incenso con una decorazione molto dettagliata:
vediamo tre barche, su quella centrale è seduto il sovrano con la barba posticcia e la corona
bianca del Basso Egitto, la tipica facciata di palazzo egiziano e la figura del falco. Sull’altra barca
abbiamo dei prigionieri, sembra l’immagine di una processione che va verso il serekh. La
decorazione è tipicamente egiziana mentre l’incensiere è un oggetto tipicamente nubiano. Ciò
testimonia la presenza di relazioni molto strette tra l’élite dell’alta Nubia e i sovrani d’Egitto; si
trattava di rapporti, in genere, più a favore dell’Egitto che incominciava a sentirsi minacciato dalla
crescente potenza dell’élite nubiana.
Disegni rupestri attesterebbero una politica di espansione dell’Egitto in Nubia, poiché sempre
più consapevoli dei beni presenti in questa terra e sempre più richieste dalla corte. In questi
disegni abbiamo a sinistra il falco Horo che tiene legato un prigioniero, identificato come
Nubiano, in quanto tiene in mano un arco; la conquista è resa più evidente dalla barca regale alla
quale è attaccato un prigioniero per il collo, mentre alti sono rappresentati schiacciati dalla barca.

Durante l’età dinastica il gruppo A sempre scomparire, non abbiamo più evidenze archeologiche
che testimoniano il gruppo in Nubia; le motivazioni possono essere due: o l’avanzata degli egiziani
oppure il passaggio a uno stile di vita meno sedentario, più nomade; la seconda motivazione può
essere la conseguenza della prima motivazione.
Durante l’Antico Regno le informazioni a nostra disposizione aumentano
Stele di Khasekemui attesta per la prima volta il nome “terra dell’Arco” per la Nubia,
testimoniando anche le sue spedizioni effettuate in questa terra; sulla stele c’è un nubiano
sottomesso.
Pietra di Palermo durante un anno di regno di Snefru sappiamo che conduce una campagna
militare nel paese dei nubiani, questo paese non viene più chiamato terra dell’arco, ma “terra di
persone di pelle nera”, le fonti scritte egiziane cominciano a fornirci cose interessanti per lo meno
come gli egiziani chiamavano i nubiani. Ci dice anche che vennero catturati 7000 prigionieri e 2600
capi di bestiame: nonostante l’esagerazione ovvia, ciò potrebbe testimoniare che fosse una
spedizione diretta verso la Nubia, in quanto quest’area era particolarmente ricca di pastori.

Elefantina si trova sopra ad Assuan, prima della prima cateratta, era considerata il punto limite
dell’Egitto, era il luogo di ingresso della Nubia; Elefantina è percepita come paese al di fuori
dell’Egitto o meglio come punto limite.
Tempio della dea Satis è una nicchia dedicata alla dea, al suo interno abbiamo dei graffiti su
Pepi II, in cui si fa riferimento all’azione di “sottomettere i capi dei paese stranieri”
Testi delle piramidi testi scritti tra la fine della V e la VI dinastia, questi testi sono a carattere
religioso, testi che in realtà sono funerari che accompagnano il defunto, non abbiamo descrizioni
in questi testi però leggendoli qualcosa si può ricavare: Pepi II ricevi quest’acqua pura che esce da
Elefantina. La tua acqua è da Elefantina; il tuo natron da Iru; il tuo incenso dalla terra dell’arco.
Tomba di Harkhuf tomba della VI dinastia, sulla quale il defunto fece scrive la sua autobiografia
narra delle sue spedizioni verso il sud: ci da informazioni su tutti i luoghi che lui attraversa nella
sua spedizione verso sud, il sovrano, Pepi II, lo manda due volte a sud, parla anche dei beni che
doveva portare al sovrano tra cui incenso, ebano, avorio e bastoni da lancio, quest’ultimo è incerta
come traduzione perché è una grafia trovata anche in territorio nubiano.
Figurine di esecrazione ci danno testimonianza dei rapporti in negativo tra i due paesi, esse
servivano per fare rituali che hanno lo scopo di rendere il nemico inoffensivo; rappresentavano
prigionieri poi venivano distrutte per “annientare” il popolo o la persona che rappresentavano. Nel
complesso funerario di Pepi I sono state rinvenuto delle statuine di prigionieri, che
rappresentavano intere etnie, tipici nemici dell’Egitto.

Gruppo C
Alla fine dell’Antico Regno, 2345-1500 a.C., compare un altro gruppo, detto Gruppo C, derivato
probabilmente dal Gruppo A, poiché i due gruppi rappresentano alcune similitudini. Nei siti
funebri nubiani relativi al Gruppo C sono stati rinvenuti oggetti egiziani, che ci testimoniano i
contatti con l’Egitto; oltre a questo, la presenza di questi oggetti può anche significare che i
nubiani in questo periodo si recavano come mercenari in Egitto e forse venivano pagati con
oggetti di questo tipo. Il Gruppo C ha una vita lunga, arriverà fino al Nuovo Regno.
Sembra che nella prima fase del Medio Regno l’egemonia egiziana si sia di nuovo instaurata in
Nubia e contestualmente potrebbe anche essere stato ripreso lo sfruttamento minerario: queste
informazioni sono attestate anche da alcune iscrizioni:
Wadi Hammamat Mentuhotep III, iscrizione di Henenu, costruire un battello per raggiungere
Punt e reperire incenso dai “capi dalla Terra Rossa”
Graffito a Korosko Amenemhat I fa una campagna militare contro Wawat
Stele di Mentuhotep trovata a Buhen Sesostri I fa una campagna condotta in Nubia dal
“generale” Mentuhotep; in questa stele compare il sovrano mentre dona al dio Horo un insieme di
simboli che indicano le aree conquistate durante la spedizione: compare, primo fa tutti, il termine
Kush che indica l’area immediatamente a meridione dell’Egitto e corrisponde al nord della Nubia.

La cronologia dell’Alta Nubia, Kush, viene basata sui rinvenimenti fatti in tre siti archeologici:
Kerma, Napata e Meroe.
 Kerma 2600-1600; che si divide in Antico, Medio e Classico.
 Napata 900-300
 Meroe 300 a.C.-300 d.C.
Il sito di Kerma era già stato segnalato da Lepsius nell’800 e poi studiato anche da Reisner, che
condusse scavi intensivi. Sulla base dello studio della ceramica e dei contesti funerari sono stati
identificati i tre periodi: antico, medio e classico; studi svizzeri, che da tempo lavorano in questa
missione, hanno aggiunto un ulteriore periodo corrispondente al Nuovo Regno egizio.
Durante il periodo 1700-1500 a.C. la maggior parte delle abitazioni erano disposte attorno ad una
struttura chiamata Deffufa Occidentale e che è stata scavata da Reisner, il quale l’ha descritta
come una sorta di fortezza. Oggi invece non è più messa in discussione la sua natura templare:
Bonnet ha scavato per moltissimo tempo in quest’area, studiandone le modifiche apportate di
volta in volta alle mura e ha supposto che si trattasse del tempio più importante di Kerma.
Le abitazioni private avevano in genere una struttura quadrangolare e sono dette abitazioni a
lumaca: sempre nel Kerma Medio abbiamo anche elementi circolari, mentre nel Kerma Classico le
case si ampliano e diventano più monumentali.
L’evidenza archeologica di questi siti suggerisce che in questo periodo, in Alta Nubia, fosse uno
stato sviluppato e importante, con capitale Kerma e che gli egiziani chiamavano Regno di Kush.
L’espansionismo dei sovrani di Kush di questo periodo è testimoniato da un’iscrizione nei dintorni
di Luxor, datata intorno all’inizio del II millennio e ci fornisce nomi di alleati di Kush: ciò testimonia
una pressione da parte di questo stato di Kush sull’Egitto.
Durante il periodo corrispondente al Secondo Periodo Intermedio egiziano, aumentano i contatti
tra Egitto e Nubia, avvenuti lungo le vie carovaniere nella pista delle oasi. Alcune biografie ci
forniscono testimonianze del dominio egizio della XVIII dinastia sulla Nubia, in cui si comincia a
dichiarare più chiaramente l’obiettivo delle spedizioni: obiettivo principale era Kush.

Napata e Gebel Barkal si trovano nei pressi della IV cataratta: è un luogo particolare perché
l’area è dominata da un masso in arenaria chiamato proprio Gebel Barkal; in egiziano antico era
indicato come “montagna pura” oppure “i troni delle due terre”. La montagna è piuttosto
caratteristica: un pinnacolo sembra ricordare un ureo con la corona bianca del Basso Egitto.
Thutmosi III passa in quest’area che finirà per essere considerata il luogo di nascita del dio Amon;
in particolare la divinità venerata nei templi di quest’area è un Amon con la testa di ariete,
sempre accompagnato dalla presenza di un cobra che richiamerebbe l’ureo della montagna. Ciò
testimonierebbe che Amon vivrebbe proprio all’interno della montagna sacra. Ancor più
interessante è la presenza di un’iscrizione: Napat, ovvero proprio la città di Napata.
L’area che si estende sotto la montagna è caratterizzata da una zona di templi a sinistra, che
hanno inizio con Thutmosi III e che vengono poi ingranditi successivamente, mentre a destra c’è
una zona con edifici o palazzi. Va premesso che durante la XVIII dinastia quest’area di Napata e
tutta la terra di Kush vengono sottoposti direttamente al faraone egiziano: l’area viene gestita da
funzionari inviati dall’Egitto. Quest’area ha goduto particolarmente di prestigio anche per la sua
posizione, trovandosi ad un importante crocevia di carovaniere. Caratteristica di questo sito è la
posizione dei templi: ad esempio, il tempio più grande, dedicato ad Amon, ha la parte più
interna, corrispondente alla cella principale, costruita all’interno della montagna.
Ogni volta che i sovrani d’Egitto intervenivano nei templi di Tebe, intervenivano anche nel tempio
di Napata; i vari colori ci indicano i vari interventi effettuati nel tempo: il colore verde risale ad
ampliamenti effettuati sotto Amenhotep IV, il colore viola sotto Tutankhamon, il colore blu sotto
Ramesse . le varie fasi sono state dedotte dei diversi mezzi di costruzione.
Sia a Napata che a Tebe si venera il dio Amon, a Napata viene rappresentato spesso con la testa
di ariete, mentre a Tebe con la testa umana: questa stretta correlazione tra le due città è
interessante perché anche ad Abu Simbel è raffigurato l’Amon nubiano: la divinità rappresentata
sappiamo essere l’Amon nubiano perché sembra essere rappresentato all’interno di una
montagna.

Probabilmente con la fine del Nuovo Regno la Nubia comincia ad acquisire autonomia rispetto
all’Egitto, proprio a Gebel Barkal si stanzia una famiglia importante: le prime fasi di sviluppo di
questa famiglia vanno ricercate in una necropoli a sud di Gebel Barkal. è una necropoli nobiliare,
fatta di tombe ipogee sotterranee e riccamente decorate anche con testi mutuati dalla tradizione
egiziana.
In Nubia, dunque, nasce una uova dinastia sotta la figura di Piankhi: quest’ultimo riuscirà a
organizzare una spedizione in Egitto, riuscendo a conquistarlo e dando vita alla famosa XV
dinastia dei faraoni neri, con l’unificazione di Nubia ed Egitto.
La stabilità politica che deriva dalla spedizione di Piankhi favorisce una particolare fioritura e
splendore culturale nel regno di Kush soprattutto nella zona di Napata che diventa il centro
principale di questo periodo. Viene infatti ampliato il tempio principale di Napata e vengono anche
costruiti nuovi templi; a testimonianza dell’importanza di Napata è anche la costruzione di una
nuova necropoli, Nuri, che viene costruita sul modello tebano (ovvero con i templi da una parte
del fiume e con le tombe dall’altro lato). Con questa dinastia vengono effettuati ulteriori lavori
presso il tempio di Amon, finalizzati anche al mantenimento del potere e della presenza del
sovrano in quest’area. Piankhi amplia il tempio e ne adorna l’ingrasso con sei statue di ariete; oggi
il tempio di Napata è in fase di restauro e grand parte deve ancora essere rinvenuto dalle sabbie.
IV dinastia
Il sovrano Huni è considerato l’ultimo sovrano della III dinastia, c’è stata discussione tra gli
egittologi per sapere dove fosse sepolto questo sovrano, molti hanno supposto che fosse sepolto a
Meidum, marine meridionale delle necropoli menfite. Quest’ipotesi adesso è messa in discussione.
Se mai Huni ha costruito la sua tomba a Meidum, questa piramide fu ultimata dal suo successore
Snefru. Tra Huni e Snefru c’è sicuramente un legame di parentela; tuttavia, per Manetone c’è il
passaggio dalla III alla IV dinastia, non sappiamo perché Manetone ha segnato questa cesura fra
queste dinastie.
L’iniziatore della IV dinastia è il faraone Snefru, papà di Cheope, fu un grande costruttore, gli si
attribuiscono 4 piramidi e numerose spedizioni al difuori del paese, spedizioni vittoriose in
particolare in Nubia, queste cose le sappiamo grazie alla pietra di Palermo.
Piramide di Meidum in passato si diceva che fosse attribuita a Huni e completata da Snefru; si
discute ancora perché questa piramide è ancora a grandi gradoni, ma è una piramide di passaggio,
non è del tutto escluso che fosse stata concepita da Huni e poi realizzata da Snefru. È una
piramide a grandissimi gradoni, molto più grandi di quelli di Djoser, è una piramide “tronca” in
quanto il progetto iniziale prevedeva 8 gradoni, ad essa sono collegati anche i templi e i luoghi di
culto; luogo importante tra la fine della III e l’inizio della IV dinastia. Qui vengono sepolti altissimi
funzionari dello stato, tra cui Rahotep

Piramide a Dashur la piramide a doppia pendenza o piramide romboidale, anche su questo è


stato scritto tantissimo, molto spesso si dice che gli architetti di Snefru avevano fatto un errore di
calcolo per l’inclinazione e poi si erano aggiustati cambiando angolazione. Ma ora si dice che in
un’epoca di grandi costruzioni come quella di Snefru era difficile che si sbagliassero; quindi, questa
non è una piramide ma un monumento solare, il culto del sole si stava affermando sempre di più.
Questa forma a doppia pendenza ricorda molto la forma dei primi obelischi che erano molto tozzi
e avevano questa forma, si chiamavano Benben essi rappresentavano la collina primordiale che
era emersa dal Nun, cioè l’oceano primordiale, e da questa collina era nata la vita. Questa
concezione cosmologica è data dal fatto che dalle piene del Nilo nasce poi la vita, grazie al limo;
quindi, loro pensavano appunto a questa collina piena di vita che nasce dall’acqua. Quindi che
questa piramide possa essere un monumento solare non è escluso, anzi.
Architetto di questa piramide è Rahotep.
Statua di Rahotep e sua moglie venne trovata in una mastaba a nord della piramide di Meidum,
situata al museo del Cairo; il nome di Rahotep è scritto sopra la spalla destra, a sinistra sono scritti
i suoi incarichi; l’uomo ha la pelle bruna, mentre la donna ha la pelle chiara. Molto spesso i gioielli
che portano sono stati ritrovati anche archeologicamente; guardando le gambe dell’uomo
notiamo che sono molto massicce e muscolose, questa caratteristica della IV dinastia. Siamo
difronte a un personaggio di altissimo livello; è probabile che Rahotep sia stato anche l’architetto
della piramide di Meidum, a sua tomba si trova nella necropoli di Meidum

Queste località delle piramidi fanno parte tutte delle necropoli menfite, le principali sono da nord
a sud: Abu Roash, Giza, Abusir, Saqqara nord e sud, Dashur nord e sud, e Meidum.
Piramide rossa  fatta costruire da Snefru una cosa interessante è che c’è un angolo rovinato e
che ci fa capire come erano costruite esattamente le priamidi, all’interno c’erano dei blocchi non
ben scolpiti, mattoni grezzi e a incastro erano posti al di sopra dei blocchi scolpiti in modo
obliquo; quindi, noi vediamo solo la parte liscia; la piramide, quindi, era completamente rivestita si
calcare bianco. È la prima piramide lisca che conosciamo.
È la tomba di Snefru, prima piramide vera e propria, il resto del rivestimento non c’è più, un po’
per l’usura del tempo, ma soprattutto a causa degli arabi che hanno usato come materiale da
costruzione le pietre che trovavano vicino ma anche prima degli arabi si riutilizzavano le pietre.
Intorno a questa piramide si trova una grande necropoli dell’antico regno.

Il successore di Snefru sarà Khufu (Cheope), la stele di Khufu è stata trovata in Nubia, il suo nome
viene scolpito all’interno del cartiglio, il suo nome è stato grecizzato in ceopV, da noi poi è
diventato Cheope, a lui dobbiamo la grande piramide di Giza.
Statuetta di Khufu unica immagine che conoscevamo di Khufu fino a pochi anni fa, venne
scoperta ad Abido, è in avorio, alla base di fianco alle gambe che sono piuttosto tozze e
muscolose, abbiamo il serekh con il nome del sovrano e dall’altra parte abbiamo il nome
all’interno del cartiglio. È interessante vedere che ha dei tratti fisiognomici abbastanza particolari
che hanno permesso di individuare altre statue che lo rappresentavano.
Altre statue di Khufu, gli sono state attribuite su base stilistica; c’è un’altra statua appartenente a
Khufu che è un frammento di sfinge.

Piramidi di Giza
Oggi questa zona è parte integrante della città del Cairo, le tre piramidi sono su un’altura
desertica, la Piramide di Cheope, di Rakhaef e di Menkaura. Le piccole piramidi che ci sono intorno
sono delle piramidi satelliti in cui erano sepolti i parenti più stretti del sovrano. La zona di questa
grande necropoli è stata scavata sistematicamente e la sigla che diamo alle tombe di Giza è la
lettera G, ma ci sono anche altre sigle che dipendono dall’archeologo che le aveva scavate.

 Complesso funerario di Cheope al centro abbiamo la piramide, abbiamo un tempio, che è


il “tempio Alto”, abbiamo la rampa d’accesso o corridoio monumentale e infine il tempio in
valle dove arrivava il corteo funebre del faraone. Intorno a questo complesso c’era un muro
di cinta che in questo caso è praticamente scomparso; oltre a questi elementi c’erano le
piramidi satelliti e le fosse per le barche (le barche rappresentavano il ciclo del sole, erano le
barche usate per il funerale del sovrano o erano solo simboliche). Intorno a questo complesso
c’erano le tombe dei funzionari, più un funzionario era importante più aveva l’onore di
ricevere la tomba vicino a quella del faraone. Questo schema verrà ripetuto per secoli, la
sepoltura a piramide verrà usata per mille anni, questa struttura viene proposta durante la V
dinastia anche per i templi solari. Davanti alla piramide vediamo il tempio alto di Cheope che è
stato riscavato e sistemato nel 1996 e quindi oggi è ben visibile; il tempio basso è sepolto
sotto a delle case che si trovano davanti al sito. Rimane il corridoio monumentale, varie fosse
delle barche, le piramidi satelliti, il tempio alto e la piramide.
 Piramide di Cheope la priamide più grande mai costruita in Egitto, All’interno al
piramide: abbiamo una camera sotterranea, una serie di corridoi per arrivare alla
grande galleria che risale al 2600 a.C. abbiamo al camera funeraria e sopra una serie di
camere che sono considerate delle camere di scarico per il peso. Altro aspetto è che in
questa piramide c’erano questi corridoi di aereazione, sembra che questi corridoi siano
orientati con le stelle. Abbiamo vari ingressi della piramide, uno più antico, c’è
un’apertura da dove si entra oggi che venne effettuata dagli arabi.
 Camera di Campbell in questa ci sono dei graffiti che in realtà sono dei dipinti, sono
iscrizioni fatte a inchiostro. L’iscrizione è di fondamentale importanza per due ragioni, si
tratta di una iscrizione fatta da una squadra di lavoro, c'è scritto la squadra di lavoro il
nome della squadra e il cartiglio con il nome di Khufu; questo a permesso di attribuire
senza alcun dubbio che questa piramide è stata costruita per Khufu. L’iscrizione è in
geroglifico corsivo, ieratico, è una via di mezzo tra il geroglifico vero e proprio che è
iconico e lo ieratico che è la forma aniconica o corsiva della scrittura egiziana. Il corsivo
è studiabile anche dal punto di vista paleografico, cioè il tipo di scrittura lo si può
attribuire a una determinata epoca, abbiamo papiri in corsivo della IV dinastia molto
simili a questo; quindi, possiamo dire che questa iscrizione è all’incirca del 2600 a.C.
 Prove per la datazione la prima prova è l’iscrizione nella Camera di Campbell; la
seconda prova è che nella costruzione della piramide venivano usate delle rampe in
mattoni crudi, cioè fango e paglia, quest’ultima è materiale organico, quindi, può essere
datato al carbonio 14, tra blocco e blocco sono stati fatti carotaggi e il materiale è stato
esaminato al carbonio perché c’era della paglia. La datazione ha portato all’incirca al
2600 a.C. Una terza prova è data dal ritrovamento di una necropoli che è a sud
dell’area delle piramidi, in questa necropoli sono state trovate numerose tombe di
persone molto modeste, solo alcune di esse erano tombe iscritte, erano quindi tombe
di mastri costruttori. Questa zona abitativa veniva chiamata Città delle piramidi.
C’erano i corpi, questi corpi presentavano in molti casi delle tracce di conseguenze di
lavori pesanti, fratture, schiena inarcata, non erano schiavi erano persone semplici che
durante i periodi in cui non si potevano lavorare i campi, avevano l’obbligo di lavorare
per la tomba del loro faraone. L’analisi di questi corpi ha portato più o meno ala metà
del III millennio.
 Bassorilievi dal corridoio e dal complesso funerario di Cheope questi bassorilievi
furono trovati riutilizzati nelle piramidi di el-Licht, due piramidi dell’inizio del Medio
Regno; quindi le piramidi erano già state violate.

Teorie sulla costruzione delle piramidi Queste costruzioni implicavano un’organizzazione


rigorosissima, di questo abbiamo informazioni archeologiche, noi conosciamo l’organizzazione
delle squadre che lavoravano alla costruzione delle piramidi. A sud c’era una zona abitativa,
chiamata la città delle piramidi, dove c’erano gli alloggi dei lavoratori, c’era una divisione in
squadre. Calcolando le persone che abitavano nel villaggio delle piramidi, calcolando il tempo per
spostare un blocco, siamo arrivati a dire che per una piramide si impiegavano 10/20 anni di
costruzione. Altro dato da tenere presente è che la mano d’opera era gratuita, aldilà del
mantenimento. Un aspetto è la tecnica di costruzione: le teorie avanzate sulla tecnica di
costruzione sono molte, le tre teorie che alla fine si sono più affermate sono state stabilite intorno
agli anni 50 del 900:
1. C’era un’unica rampa in pendenza che dal lato orientale saliva e i blocchi si sarebbero fatti
rotolare su tronchi e poi sarebbero stati montati via a via, questa teoria non sembra
assolutamente verosimile perché la rampa avrebbe dovuto essere estremamente lunga e
avrebbe coperto delle tombe che c’erano in quel periodo.
2. Una rampa elicoidale esterna, una rampa in mattoni crudi che veniva costruita intorno a
quello che sarebbe poi stato il periodo della piramide, salendo poi lungo i quattro lati. Ci
sarebbero state delle aree in cui gli operai potevano montare anche le pietre più lisce. A
comprova di questa teoria c’è il fatto che non lontano da una piramide sono stati trovati
dei resti in mattone crude che potrebbero ricollegarsi a queste rampe di costruzione.
3. Teoria che suppone che la rampa fosse interna alla piramide e che funzionasse come la
precedente.
Il nostro grande problema è che dal momento che gli egiziani scrivevano moltissimo ma non
avevano l’abitudine di scrivere manuali, per quel che riguarda le piramidi non abbiamo nessuna
nota che ci parli di come costruivano le piramidi, ad oggi.
Tutti i corridoi erano sigillati con sistemi di chiusure anche interne, una volta usciti gli ultimi operai
chiudevano definitivamente la piramide. I ladri di tombe c’erano già nel nuovo regno, molto
spesso erano gli stessi operai che avevano costruito le piramidi a profanare le piramidi.

 Complesso funerario di Cheope Intorno alla zona del complesso della piramide ci sono delle
piramidi satelliti che sono delle vere e proprie sepolture, nel caso di Cheope ci sono sepolte le
mogli e la madre di Cheope. E tutt’intorno ci sono le mastabe, tombe delle persone che erano
più vicine al sovrano, più le mastabe erano vicine alla piramide e più erano importanti.
La madre di Cheope era sepolta in una delle piccole piramidi, ma la sua tomba venne violata
poco tempo dopo che la tomba venne fatta; venne quindi creata una tomba a mastaba,
sepolta in questa tomba “normale” per nasconderla, il suo corredo era particolarmente ricco,
era fatto di mobili e molti gioielli. Dato che venne spostata, il corredo venne accatastato; la
madre di Cheope si chiamava Hetepheres. Il corredo venne scoperto dall’archeologo Reisner,
che lavorava per l’università di Boston, per questo motivo il corredo venne diviso tra il Cairo e
il museo di Boston. Il suo corredo è straordinario, c’è un letto in legno dorato, un baldacchino,
gioielli, poltrone e cassette.

Sfinge colossale di Giza c’è un dibattito aperto tra gli studiosi sull’attribuzione a Khufu o a
Chefren, la piramide è più vicina alla piramide di quest’ultimo; non c’è tutt’ora una chiara
attribuzione. In realtà gli studi di un archeologo avrebbero dimostrato che la sfinge fu realizzata
durante il regno di Khufu e il suo viso avrebbe rappresentato Khufu e non Rakhaef. La sfinge
doveva esistere già prima del monumentale di Chefren perché il corridoio è obliquo, quasi come
per evitare la sfinge; per un certo periodo si era dato molto credito a questa teoria ma ora molti
archeologi dicono che la sfinge è di Rakhaef.
La sfinge è un tipo di rappresentazione molto tipico dell’Egitto in tutti i periodi storici:
rappresenta il faraone con corpo di leone e testa umana. Ci sono altre sfingi che hanno altre
rappresentazioni e che servono a rappresentare delle divinità. Questa sfinge ha il corpo che è
ricavato da un residuo di cava, la roccia che stava tutta intorno venne via a via usata, rimaneva
quindi un blocco che non si poteva usare per fare dei blocchi. Si decise quindi di modellarlo,
ricavandone il corpo della sfinge; sopra venne posta la testa del faraone con in testa il nemes. Il
corpo è molto danneggiato, è stato danneggiato dall’erosione della sabbia e del vento; la sfinge è
stata per molti secoli coperta dalla sabbia, ne emergeva solo la testa. Il primo disinsabbiamento
della sfinge avvenne già nel XV sec. a.C. lo sappiamo grazie a una stele posta tra le zampe della
sfinge, la stele del sogno, che riale a Thutmosi IV della XVIII dinastia, siamo intorno al 1400 a.C.
su questa stele si legge che il faraone era accovacciato ai piedi della sfinge, e la sfinge gli avrebbe
detto che se lui l’avesse dissabbiata lui sarebbe diventato faraone.
Quando i soldati di Napoleone arrivano in Egitto la trovano completamente insabbiata; i grossi
lavori di disinsabbiamento e di restauro avvengono nella seconda metà dell’800, un archeologo
che si impegna molto nel restauro della sfinge è Baraize. Tutti gli interventi successivi sulla sfinge,
tutti questi restauri hanno provocato più danni che altro, la sfinge ha subito questi restauri. In
tempi recenti il restauro sembra abbastanza definitivo, ma è comunque un monumento che è
sotto costante osservazione.

Graffito dello Wadi Hammamat graffito che risale al Medio Regno, in questo cartiglio sono
annotati i nomi sia del sovrani che effettivamente regnarono sia dei principi che non andarono
mai al potere; in particolare ci sono i nomi di Khufu, Radjedef che è il successore di Cheope, il
primogenito di Cheope Gedefra, e poi abbiamo i nomi di Gedefhor e Baefra, fratellastri di Gedefra.
Gedefra si pensa che salì al trono per pochissimo tempo, Gedefhor invece non arrivò mai al trono
ma la tradizione fece di lui una figura di letterato e saggio, quindi anche per questo è scritto sul
graffito.
Statua di Hemiunu era a capo di tutti i lavori del re ed era legato alla famiglia regale, era un
nipote del faraone Khufu, ed era un celebre architetto, come suo padre; a lui viene attribuita
l’ideazione della piramide di Khufu. Questa statua è per noi particolare: ha dei dettagli che già
conosciamo, le gambe muscolose e il corpo grasso, questo è un fatto che dall’antico Egitto è
arrivato all’Egitto moderno, il fatto di essere molto robusti è considerato un segno di grande
benessere e ricchezza.

Papiri di Wadi el-Jarf scoperti nel 2013 da Tallet che aveva ripreso degli scavi che erano stati
iniziati negli anni 50 sul Mar Rosso che non avevano dato particolari risultati; invece, Tallet trovò
una serie di grotte in cui venivano depositate delle barche e dei materiali quando il porto era
inutilizzato, siamo nel porto di wadi el-Jarf, che viene definito, come altri porti analoghi, un porto
intermittente, usato solo in determinati periodi dell’anno. Tallet ha trovato dei papiri che a
tutt’oggi costituiscono il più antico archivio di documenti amministrativi che noi conosciamo,
questi papiri amministrativi sono per noi fondamentali. Sono scritti in griglie e danno delle liste di
persone che partecipavano alle spedizioni e di materiali che venivano recuperati; Tallet scoprì tra
questi papiri anche un diario, il diario di Merer, qui Merer annota le attività che venivano
compiute dalle sue squadre, in particolare annotava i modi e i tempi che le sue squadre
impiegavano per portare i blocchi alla piramide di Cheope. È una prova che effettivamente che la
piramide di Khufu venne costruita nel suo tempo.

Altre piramidi della IV dinastia, in Egitto ci sono quasi 100 piramidi note:
Piramide di Radjedef figlio di Cheope, si trova ad Abu Roash che è immediatamente a nord di
Giza, questa piramide è molto rovinata, rimangono alcune fila dei blocchi di pietra, e rimane la
parte sotterranea. La piramide è stata completamente distrutta fin dall’epoca romana, perché Abu
Roash era un luogo facilmente raggiungibile dal Nilo, quindi i blocchi vennero riusati. Grazie agli
scavi che sono stati effettuati si è potuto ricostruire bene il complesso piramidale, gran parte del
tempio funerario, la fossa per la barca, le piramidi satelliti e anche il corridoio monumentale.
All’inizio del 900 venne ritrovata la testa di Radjedef che appartiene in realtà a una sfinge; sempre
qui venne ritrovata una statua che rappresenta uno dei figli di Radjedef in posizione di scriba, è un
tipo id statua che noi dall’antico regno in poi troveremo in tutta la storia egiziana.

Dopo Radjedef il successore Chefren, si fa seppellire a Giza di fianco a suo padre;


 Complesso funerario di Chefren la piramide si trova a sud della piramide di Cheope, sembra
più grande di quella di Cheope perché è stata costruita su un altura. La si distingue facilmente
perché è rimasta pressoché intatta la parte superiore del rivestimento; all’interno della
camera funeraria del sovrano c’è un’iscrizione che dice “G. Belzoni” che è colui che entrò per
primo nella piramide. Abbiamo la piramide con il suo ingresso verso nord, il tempio funerario
ad est, il corridoio monumentale, il tempio in valle, la sfinge e poi il tempio della sfinge. La
sfinge era sicuramente già presente, ma è strano perché se la Sfinge fosse stata costruita da
Chefren allora lui avrebbe dovuto fare il corridoio dritto, che portava alla sfinge; invece, è
storto ed evita la sfinge. All’interno non abbiamo la grande galleria, i corridoi di areazione, le
camere di scarico.
 Il tempio in valle di Chefren è costituito da una successione di pilastri in granito e
anche il pavimento, all’interno di questo tempio si Mariette trovò molte statue del
sovrano, dovevano essere 24 corrispondenti alle ore del giorno e della notte, erano
fatte tutte in pietre diverse fra loro.
 Statua di Chefren Alla base della statua vediamo un motivo che è un motivo floreale
che si chiama sema-tauy, esso indica l’unione delle due terre e molto spesso noi
troveremo questo motivo ricorrente sulle statue e sui rilievi. Il sovrano ha il pugno
chiuso e al centro c’è una sorta di cilindro, dovrebbe essere il bastone del potere, ma
essendo che in pietra è difficile da fare gli egiziani realizzano soltanto la parte finale del
bastone del potere; quindi, ci immaginiamo che quello era un bastone più lungo ma che
viene ridotto alla sua essenza. Dietro alla statua più importante di Chefren vediamo
dietro alla testa del sovrano c’è un falco, questo falco Horo si identifica con il sovrano,
anzi il sovrano è l’espressione vivente del falco sulla terra; quindi, la rappresentazione
del falco dietro al sovrano simboleggia la protezione di Horo sul sovrano ma proprio al
sua identificazione. L’apparenza è l’essere umano che governa, ma la realtà è il dio
Horo che governa l’Egitto, il dio si presenta sotto le apparenze dell’essere umano.
Quando si scoprì questa statua si penso che fosse un unicum, poi si capì che era una
cosa ricorrente nell’arte egiziana: quando si scoprì la statua di Raneferef della V dinastia
si capì che era una cosa ricorrente, anche questo sovrano ha dietro alla testa il falco
Horo.
Dopo Chefren probabilmente regnò un sovrano per 4 anni, secondo alcuni questo sovrano
potrebbe essere il principe citato nel cartiglio del wadi Hammamat, gli si attribuisce la piramide di
Zawiet el-Aryan monumento molto danneggiato.
Si pensa che Cheope abbia governato almeno 26/27 anni, questo lo pensiamo anche grazie al
papiro di wadi el-Jarf .
Fino alla scoperta dei papiri di wadi el-Jarf si pensava che i papiri più antichi fossero quelli di
Gebelein, essi risalgono al regno di Menkaura, IV sovrano della IV dinastia; scoperti da un
archeologo italiano, questi papiri erano contenuti all’interno di una cassetta, anche lei aveva delle
iscrizioni e conteneva anche degli strumenti da scriba.
Wadi el Jarf sono i più antichi, poi quelli di Gebelein, per la V dinastia abbiamo i papiri di Abusir,
località delle necropoli menfite, sono molto importanti per la gestione dei templi e per capire
l’economia dell’antico regno.

 Complesso funerario di Menkaura faraone della terza piramide di Giza, la piramide è più
piccola di molto, la metà delle altre, sebbene sia più piccola, tuttavia, è costruita con
materiale e tecniche architettoniche molto eleganti e molto ricercati, quindi non è una
ragione economica ma è appunto la ricercatezza dei materiali e delle soluzioni architettoniche
la causa della sua dimensione. Il rivestimento di tutta la piramide era in granito, che
proveniva ad Assuan; quindi, c’era un trasporto molto lungo; la struttura è la solita che
conosciamo, ingresso a nord, il tempio funerario a est, il corridoio monumentale, il tempio in
valle e le piccole piramidi per le regine. Il sovrano morì prima del tempo per questa ragione il
tempio in valle non venne ultimato in pietra ma venne terminato rapidamente con mattoni
crudi dal successore di Menkaura Shepseskhaf. All’interno della piramide vediamo il soffitto
della camera funeraria a volta ribassata, che è un’innovazione mai vista prima in Egitto,
questo ci fa capire che c’è stata una ricerca di raffinatezza e di innovazione che ne fa un
monumento unico. In questa camera funeraria venne ritrovato negli anni 30 dell’800, un
sarcofago in granito a facciata di palazzo, questo sarcofago si decise di trasportarlo in
Inghilterra, questo sarcofago venne caricato su una nave ma la nave naufragò a largo di
Gibilterra, quindi il sarcofago è andato perduto. In compenso all’interno del sarcofago, che era
stato usurpato, era stato però deposto un sarcofago in legno di epoca tarda (XXVI) il nome
citato sul sarcofago è appunto Menkaura, ma non è il sarcofago originario ma di un ragazzo; la
forma del sarcofago è chiaramente di epoca tarda, anche se c’è scritto il nome di Menkaura sul
sarcofago.
 Tempio in vallequi vennero anche deposti in alcuni magazzini delle statue di Menkaura:
queste statue sono molto diverse da quelle di Chefren in quanto sono triadi o diadi, cioè
rappresentano il sovrano, con il suo nome scritto ai piedi, e di fianco a lui c’è la dea Aton e una
divinità che è una divinità di una provincia dell’Egitto. Abbiamo sempre la muscolatura molto
evidente, il cilindro stretto nel pugno, cioè la stilizzazione in pietra del bastone del comando.
Diade di Menkaura, in questo caso ha il nemes e non ha la corona bianca, ed è rappresentato
con la moglie, anche il gesto della moglie, il braccio che cinge il marito, è molto comune. Le
triadi e le diadi di Menkaura sono divise tra il Cairo e Boston.

Perché i faraoni non sono rappresentati grassi? Perché il faraone è già caratterizzato come
personaggio importante, da dio in terra ha già caratteristiche, come la corona, il bastone, quindi
non ha bisogno di mostrare la sua ricchezza facendosi ritrarre grasso.

Tomba di Shepseskhaf non si fa costruire una piramide, ma torna alla forma della mastaba, sarà
l’ultimo faraone della IV dinastia; il complesso funerario è simile, abbiamo l’edificio centrale, il
tempio funerario, il corridoio centrale; ma non sappiamo perché si sia deciso di tornare alla forma
di mastaba, una forma più arcaica. Questa mastaba è nota come “mastaba del faraone” e siamo
nella zona di Saqqara sud. Alcuni studiosi sostengono che con il rimpicciolirsi delle piramidi i
complessi templari si allargano, come testimoniato durante la fase finale dell’Antico Regno. Ciò
potrebbe riflettere un cambiamento ideologico connesso alla crescente importanza del culto del
Dio Sole, con un’effettiva meno attenzione posta sul culto del sovrano. Come è anche molto
probabile che siano sopraggiunte delle motivazioni di carattere più economico che
spiegherebbero le dimensioni minori di tutte le tombe regali dopo quelle di Khufu e Chefren.

Khentkaues donna che fa da ponte fra la IV e la V dinastia, ha la sua tomba a Giza. Era
probabilmente figlia di Menkaura o di Hordjedef, cioè uno dei figli di Khufu, era moglie o sorella di
Shepseskhaf, sarà la madre dei primi sovrani della V dinastia. Questa regina, nota dai testi come
madre id due re, viene rappresentata come re, evidentemente deve avere giocato il ruolo di
reggente quando i suoi figli stavano crescendo; ha addirittura la barba posticcia, una donna si fa
rappresentare come re, moglie e madre di re. Conosciamo anche una Khentkaues II sepolta ad
Abusir in una piramide, era la moglie di Neferikara (figlio della prima Khentkaues) un sovrano ed è
anche la madre di due sovrani della V dinastia. Anche lei è rappresentata con l’ureo sulla fronte. In
realtà qualche anno fa la missione archeologica che opera ad Abusir ha scoperto un’altra piramide
molto rovinata di un’altra Khentkaues, che chiamiamo Khentkaues III.
Questa presenza di queste tre donne, questa cosa così complicata per noi doveva essere così
complicata anche per gli egiziani antichi: nel papiro di Westcar si nomina una donna che si chiama
Radjedef e si dice che questa concepì tre re; quindi, fecero confusione e unirono le tre donne in
una, questa donna concepì i futuri re direttamente con il dio Ra.

Tra la IV e la V dinastia non c’è un reale cesura, ma al contrario ci sono dei legami di sangue tra le
due dinastie, d’altra parte per gli egiziani il periodo fino alla V dinastia è un continuum. Questo
cambiamento è fatto perché nella V dinastia ci sarà un trasferimento della necropoli, i sovrani
quasi tutti si faranno seppellire ad Abusir.
V dinastia
In questa dinastia come già nella IV il culto del sole Ra era già molto importante; vengono
innalzati per la prima volta, i Templi solari dedicati a Ra, a testimonianza della crescente
importanza del culto in tutto l’Egitto. Sei sovrani della V dinastia eressero di templi solari associati
strettamente alle fondazioni religiose delle loro piramidi, di questi oggi ne conosciamo solo due,
degli altri edifici non sappiamo l’ubicazione ma possediamo solo i nomi dei sacerdoti che ci
lavoravano tramite le fonti.

Complesso funerario di Userkaf fu il primo sovrano della V dinastia, sposa la propria tomba da
Giza a Saqqara vicino al complesso funerario di Djoser; il complesso è sempre lo stesso. Gli scavi
condotti sulla sua piramide hanno evidenziato la presenza nel complesso di statue colossali in
granito e dei bassorilievi che furono impiegati successivamente nella piramide di Amenemhat I a
El-Licht della XII dinastia. Delle statue colossali in granito abbiamo una testa, questa richiama
molto lo stile delle statue di Menkaura, siamo quasi a un livello manieristico della
rappresentazione della perfezione del sovrano. Uno di questi bassorilievi dal complesso funerario
di Userkaf a Saqqara, rappresenta una schiera di soldati in marcia, una scena piuttosto inusuale e
unica nell’antico regno, abbiamo delle scene di assedio ma mai scene di questo tipo. La cosa
interessante è che tra questi soldati si trovano anche degli scribi uno ha in mano un insieme di
oggetti da scriba, anche in basso uno scriba a una tavolozza in mano. Il motivo di questi due scribi
è perché loro avevano anche la funzione di gestire il personale, che poteva essere i personale dei
templi ma anche il personale militare; il rilievo oggi si trova a New York perché questa zona venne
scavata dagli americani.

Abbiamo quindi questo cambiamento di necropoli, il grosso dei sovrani della V dinastia si fa
seppellire ad Abusir, e qui innalzano i templi solari.
Templi solari questi templi hanno una struttura simile a quella dei complessi piramidali ma
invece della piramide al centro c’è un obelisco tozzo, il Benben che è l’antenato degli obelischi del
nuovo regno che noi conosciamo. Di questi templi noi ne conosciamo due/tre, conosciamo bene i
templi di Userkaf e di Niuserra, la cosa curiosa di Userkaf è che ha la tomba a Saqqara e il tempio
solare ad Abusir. Ci sono degli archeologi che da molto tempo lavorano ad Abusir alla ricerca di
questi templi solari e poco tempo fa è stato dato l’annuncio che al di sotto del tempio di Niuserra
sarebbero stati trovati i resti di un tempio precedente.

Complesso funerario di Sahura sappiamo che è di Sahura perché nel tempio in valle, molto ben
conservato, c’è il suo nome; ci rimane poco della sua piramide. Dal tempio di Sahura abbiamo un
rilievo che rappresenta dei beduini, sono scheletrici, prima si pensava che queste rappresentazioni
stessero a significare un periodo di carestia, in realtà recentemente la lettura di questi bassorilievi
è cambiata: i decori delle tombe dei funzionari vediamo molto spesso delle scene di vita
quotidiana qui invece vediamo i beduini scheletrici, in realtà letti a un livello ideologico le scene di
vita quotidiana sono il modo in cui l’élite si voleva far rappresentare, così questi beduini scheletrici
sono così magri perché vivono nelle zone dove in realtà dove vengono sepolti i morti, il deserto è
la zona dove si muore, il deserto ha sempre fatto paura.

Complesso funerario di Neferikarala piramide era stata concepita per essere una piramide a
gradoni poi è stata realizzata a pareti lisce, ma quando il sovrano morì il complesso non fu più
destinato a essere un luogo liturgico; infatti, il tempio venne finito in tuta fretta e venne usato nei
secoli seguenti come deposito e come archivio ed è da questo tempio che proviene la maggior
parte dei papiri di Abusir, fondamentali per capire il funzionamento dell’economia e dei templi
nell’antico regno. In Egitto non c’è divisione fra stato e chiesa, il tempio è spesso il luogo dove
vengono raccolte le imposte che gli abitanti pagavano, questi papiri ci dicono come venivano usate
e ridistribuite le imposte: ci sono i contadini che producono e le tasse, le imposte pagate in grano,
vengono poi redistribuite ai funzionari che non hanno delle terre e quindi devono essere pagati
dallo stato con dei beni di prima necessità. Questo sistema di produzione è ben documentato
anche ne Nuovo Regno.
Frammento di uno dei papiri di Abusir abbiamo sempre la struttura a caselle, questo è un
inventario del tempio, ci dice anche quando viene fatta l’ispezione del tempio; ci sono anche liste
di persone, sono dei veri e propri registri in questi papiri ci sono le rotazioni dei vari funzionari che
lavorano del tempio e l’elenco delle persone presenti quel giorno e sappiamo che quando le
persone più ricche non potevano andare al tempio mandavano un sostituto, lo sappiamo perché è
scritto sui papiri.

Complesso funerario di Raneferef da qui provengono dei papiri amministrativi e una statuetta
raffigurante il sovrano con alle spalle il dio horo, particolare è la resa dell’acconciatura corta e
riccia tipica della V dinastia. Nella piramide vennero trovate anche delle parti del corpo del
faraone, cosa abbastanza rara per l’Antico Regno.

Complesso funerario di Niuserra non poté allineare la sua piramide a quella de fratello
Raneferef, perché avrebbe significato costruire una piramide proprio in mezzo al deserto; scelse
quindi un sito vicino alla piramide del padre Neferikara, però la scelta di questo luogo comporta
una modifica dalla pianta classica del complesso funerario. Il corridoio monumentale doveva farsi
spazio tra gli edifici già esistenti di Neferikara. Un’altra novità di questo complesso sono le due
torri laterali a pareti inclinate, assenti nelle struttura precedenti.

Tempio solare di Niuserra di trova ad Abu Ghurob, da qui provengono i bassorilievi che
rappresentano il succedersi delle stagioni, sono un esempio eccellente anche per stato di
conservazione, tipo di scene del tutto inusuale. Le stagioni erano tre e si chiamavano Akhet, Peret
e Shemu; ogni stagione era composta da quattro mesi e ogni mese da 30 giorni.

Riforma amministrativa diventa sempre più importante l’amministrazione dello stato, durante
le prime dinastie questa amministrazione è per lo più nelle mani dei componenti della famiglia
regale; a partire dalla metà della V dinastia, c’è un allargamento della base dei funzionari, ci sono
riforme amministrative che portano al moltiplicarsi delle cariche e possono diventare funzionari
anche coloro che non sono componenti della famiglia regale, ovviamente erano parte dell’élite.

Ad Abusir vi sono, oltre alle piramidi, anche tante mastabe, tra queste grandi tombe dell’Antico
Regno c’è:
La tomba di Ptahshepses , era il genero del re, aveva il titolo di sovrintendente di tutti i lavori
del re; gestiva anche i cantieri della tomba del sovrano. Con lui era sepolta anche la moglie; la sua
mastaba è degna del suo rango, è una grandissima mastaba che aveva anche un ingresso
monumentale e all’interno aveva un grande cortile colonnato a pilastri. I pilastri erano decorati
con l’immagine del funzionario o della moglie, Ptahshepses raffigurato con il bastone del
comando in mano e nell’altra un rotolo di papiro; la muscolatura evidente delle gambe è tipica del
Medio Regno e la scomposizione del corpo serve a fare vedere tutte le parti importanti. Nel pozzo
funerario ci sono i sarcofagi del defunto e di sua moglie.
Un sovrano meno noto della V dinastia, personaggio che sicuramente ebbe una certa importanza
era Menkauhor, non siamo ancora sicuri della sua sepoltura, probabilmente è una sepoltura
trovata a Saqqara nord, nota come Lepsis XXIX; questo perché a Saqqara c’era un culto del
faraone Menkauhor che durò fino al Nuovo regno. Il suo tempio solare esisteva sicuramente, è
noto nei testi come Akhet-Ra che significa l’orizzonte di Ra, non è ancora stato scoperto. Di questo
sovrano non sappiamo moltissimo ma ci è giunta una sua statua che proveniva da Menfi.

Iscrizioni della tomba di Akhet-Hotep il suo ruolo è interessante perché ci mostra quanti titoli
poteva avere un funzionario, era soprintendente delle città delle piramidi di Djedkara. Le città
delle piramidi, le conosciamo a partire dalla IV dinastia, era il luogo in cui vivevano gli operai che
lavoravano alle piramidi, e ci vivevano anche i funzionari e gli scribi che si occupavano delle
piramidi, anche i sacerdoti ci vivevano.
Questo funzionario si occupava di questa città delle piramidi, luoghi annessi alle piramidi, e questo
funzionario si occupava addirittura di tre città delle piramidi.

Sempre ad Abusir è stata trovata una mastaba con una facciata con delle sculture ad alto rilievo,
delle rappresentazioni della titolare della tomba; all’interno c’erano ancora delle decorazioni e dei
colori.
Le statue da scriba a volte si trovano in tombe di personaggi che non portano il titolo di scriba: un
funzionario che è di alto livello può benissimo non riportare più il titolo di scriba ma può avere
nella sua tomba una statua che lo ritrae da scriba, perché appunto ha talmente altri titoli
importanti che non inserisce più il titolo di scriba.

Complesso funerario di Unis a Saqqara, è l’ultimo faraone della V dinasta, si trova a sud del
complesso funerario di Djoser e il complesso ricorda quello solito; il complesso si è conservato
interamente anche se non in perfette condizioni, alcuni bassorilievi si sono conservati e sono
ancora in posto. Alla fine del corridoio monumentale prima di accedere al tempio alto abbiamo i
pilastri e qui all’interno del cartiglio abbiamo il suo nome, Unis. Da un bassorilievo abbiamo il
trasporto di una colonna su una barca per il tempio di Unis; Unis va fino alla frontiera
meridionale, ad Elefantina ci sono delle iscrizioni a nome di Unis. Sempre dal corridoio
monumentale abbiamo un bassorilievo che ritrae i beduini scheletrici.
Intorno al tempio in valle si sviluppò nei primi secoli dell’era cristiana un monastero che in parte
ingloba il tempio, questo monastero è noto come Apa Geremia.
All’interno della piramide è stato trovato il suo sarcofago vuoto, la stanza è decorata a facciata di
palazzo con il cielo stellato, ma anche decorata con dei testi: questi testi compaiono per la prima
volta, sono testi delle piramidi, coprono gran parte delle pareti, si tratta della prima attestazione
di questi testi; erano un insieme di formule magiche religiose che servivano al defunto per
accedere all’aldilà.

Sillogi funerarie:
 Testi delle piramidi, durante l’Antico regno, III millennio a.C.
 Testi dei sarcofagi, durante il medio regno, I metà del II millennio a.C.
 Libro dei morti, durante il nuovo regno, II metà del II millennio a.C.
 Libro dell’aldilà, durante il nuovo regno, II metà del II millennio a.C.
 Libri de cielo, durante il nuovo regno, II metà del II millennio a.C.

I testi delle Piramidi compaiono nell’Antico Regno alla fine della V dinastia, si trovano nelle
piramidi di Unis, Pepi I, Merenra I, Pepi II e Idi; si trovano anche nelle piramidi delle regine
Wedjebten e Iput. Nell’Antico Regno sono quindi legati a un uso esclusivamente reale. Le
formule dei testi delle piramidi sono praticamente uguali, possiamo avere varianti di un testo, ma
il testo di base è lo stesso. In queste formule che sicuramente risalivano a un’epoca molto antica
e che erano state tramandate in forma orale, per renderle più efficaci viene ripetuto per molte
volte il nome del sovrano; quindi, il fatto di ripetere il suo nome serve a rinforzare il fatto che lui
continuava a vivere e che potesse accedere all’aldilà senza nessun problema.
Soprattutto a partire dalla VI dinastia i geroglifici presenti su questi testi presentano delle
mutilazioni: i geroglifici sono iconici, cioè rappresentano delle figure o degli oggetti che
appartengono all’universo egiziano, in questi testi certi animali pericolosi vengono mutilati in
modo tale che se una magia sbagliata viene fatta non possono nuocere al defunto. La vipera in
molti casi viene rappresentata senza la testa o con un coltello che la trafigge; il fatto delle
mutilazioni dei segni comincia ad essere attestato dai testi delle piramidi, per fare in modo che i
segni non scappino via o che non rechino danno al defunto.
Usati nelle tombe dei faraoni fino all’VII dinastia, in seguito dopo la VI dinastia, già da qui
abbiamo un faraone che regna per lungo tempo, forse 90 anni, alla fine di questo regno il paese
era in sofferenza, i grandi funzionari avevano acquisito molto potere, per questa ragione si arriva a
una devalorizzazione della monarchia, per vantaggiare i funzionari di alto livello che molto spesso
governano dalle loro province. Durante l’VIII dinastia sono sul trono ancora i numerosi figli di Pepi
II, poi segue un periodo di crisi generale del paese che viene chiamato il primo periodo
intermedio.
Durante questo periodo in realtà come tutti i medi evi, fu anche un periodo di creatività e di
cambiamenti e innovazioni; questi cambiamenti porteranno all’epoca classica del medio regno.
In questo periodo si applica una sorta di umanizzazione della religione: quelli che erano dei
privilegi solo del sovrano soprattutto farsi costruire la tomba, da questo periodo con
l’affermazione dei governanti locali, chi può permetterselo si fa la propria tomba e addirittura
arriva a usare non proprio i testi delle piramidi ma una trasformazione di questi testi, adattati alle
nuove esigenze el periodo e compaiono sui sarcofagi anche dei privati.

Testi dei Sarcofagi A differenza dei testi delle piramidi questi potevano essere usati da
qualunque defunto. La maggior parte di questi sarcofagi sono della XII dinastia e vengono
soprattutto da Deir-el-Bersha ma anche da altri luoghi come Asyût, Beni Hassan, El-Lisht e Meir.
Esistono delle attestazioni successive al Medio Regno, ma il periodo di massima fioritura dei testi
dei sarcofagi è il Medio Regno. Si tratta di testi che accompagnano il defunto, il numero di forme è
variabile e De Buck ne individua 1185.
Con i testi dei sarcofagi cambia la localizzazione dell’Aldilà, segno che nel Medio Regno ci fu una
rivoluzione ideologica per cui l’Aldilà non è più in cielo ma è sottoterra; il cielo è però ancora
presente perché il coperchio del sarcofago è decorato degli orologi stellari. Nei testi dei sarcofagi
ci sono pochissime immagini, la più importante è il Libro delle due Vie, una composizione a sé
stante inserita in questo corpus di testi che presenta un’immagine con due percorsi a zig-zag: il
percorso blu in alto è una via d’acqua e rappresenta il cielo, quello nero in basso è una via di
terra. Il Libro delle due Vie è la prima raffigurazione del cosmo egiziano di cui siamo in possesso.
In questi sarcofagi troviamo sul lato dei grandi occhi, questi permettevano al defunto di vedere ciò
che succedeva al di fuori; inoltre venivano spesso rappresentati degli oggetti che il defunto poteva
portare con sé nell’aldilà

Libro dei morti nel Nuovo Regno si da vita a un nuovo corpus, la sua prima attestazione si ha
nella XIII dinastia, nel sarcofago di una regina (ormai andato perduto) che si chiamava
Mantjuhotep. Le vere e proprie formule di questo corpus si datano alla fine della XVII dinastia e
soprattutto alla XVIII-XIX dinastia. Questi testi avevano una pluralità di supporti, potevano
trovarsi sulle bende delle mummie, sugli amuleti e sulle pareti, ma in particolare su alcuni oggetti
del corredo funerario come anche gli scarabei che venivano appoggiati sul cuore o i vasi canopi o
gli ushabti. il supporto principale era il papiro, enormi rotoli che contenevano in tutto o in parte le
formule; ci sono dei libri dei morti lunghi oltre 20m. Era un elemento fondamentale del corredo
funerario,
Anche il libro dei morti, quindi è inteso per tutti e non solo per i faraoni, anzi è proprio con i privati
che fiorisce.
Il termine Libro dei Morti viene da una formula araba “Kitâb el-Mayytûn” che era la dizione con
cui i violatori di tombe si riferivano a qualunque tipo di papiro che trovavano all’interno delle
tombe. Quando nel 1842 Lepsius studiò il lunghissimo libro dei morti che si trova all’interno del
papiro dei Morti di Torino, scelse la formula Todtenbuch, appunto Libro dei morti, per questo
specifico corpus testuale. Invece il nome originale d questo tipo di testi era “Formula del sortire al
giorno”, in egiziano “rw nu pret em heru”. Lepsius divise anche la composizione del papiro di
Torino in 165 capitoli, mentre gli egiziano parlavano di formule con il geroglifico della bocca:
questo significa che le formule venivano recitate dal defunto o dal sacerdote durante il funerale. È
quindi errato definirlo libro dei morti perché non è una composizione compatta con un preciso
ordine, ma una raccolta disordinata di formule; inoltre era considerato dagli egiziani come un
“uscire al giorno” e quindi alla vita. Queste formule vengono recensite e quindi messe in un ordine
standard solo a partire dalla XXVI dinastia.
Ha in comune con i testi dei sarcofagi il fatto che l’aldilà si trova ancora sottoterra, inizialmente vi
erano poche immagini ma con il passare del tempo le vignette diventano sempre più importanti.

Libri dell’aldilà nel Nuovo Regno, parallelamente al Libro dei morti, si sviluppano altre
composizioni che si trovano in un monumento particolare ad Abido, l’Hosireion e soprattutto
nelle tombe della valle dei re. Gli egiziani chiamavano tutte queste composizioni con il titolo
generico di “Imy dwat”, che significa ciò che è nella dwat, cioè l’aldilà. Il tema di questi libri è il
periplo del sole nell’Aldilà, quindi in particolare il viaggio che faceva di notte. Essi si trovano nelle
tombe dei sovrani perché il Sole che tramonta è assimilato al sovrano che muore.
Questi libri sono:
 Amduat
 Libro delle porte
 Libro delle caverne
 Libro della terra
 Libri del cielo (Libro di Nut, Libro della Notte, Libro del Giorno)
 Altri (Litania di Ra, Libro della Vacca celeste, altre composizioni talvolta enigmatiche)
Le composizioni precedenti erano rivolte a tutti, mentre questi testi sono nuovamente rivolti solo
al faraone, sebbene anche in questo caso dopo il Nuovo Regno, vennero usati anche dai privati.
Lo scopo delle precedenti composizioni era proteggere il defunto e non descrivere l’Aldilà, che
veniva descritto indirettamente; lo scopo dei Libri dell’Aldilà è invece quello di descrivere l’Aldilà.
Sono delle vere e proprie mappe geografiche dell’Aldilà, non nascono con uno scopo funerario,
ma con la speculazione filosofica dei sacerdoti e in un secondo momento vengono adibiti a scopo
funerario e posti nelle tombe dei Re, proprio per l’assimilazione del sovrano con il Sole.
Le composizioni più antiche, Amduat e Libro delle porte, sono divise in 12 sezioni che
corrispondono alle 12 ore della notte, al centro sta la barca solare. Più avanti vengono divise in
sezioni più generiche e, anziché con la barca solare, il sole è indicato con un disco rosso.
Questi testi furono scoperti da Champollion nel 1829, durante la spedizione franco-toscana;
perciò, il primo tentativo di traduzione di queste composizioni si deve a Champollion, che aveva
capito che il senso generale era il percorso del Sole.
Per oltre un secolo invece, passarono sotto l’indifferenza generale, erano considerate astruse
fantasie sacerdotali, anche dopo la scoperta della tomba di Tutankhamon. Una svolta si ebbe negli
anni 30’ quando uno studioso, Piankoff, pubblico i primi studi su queste composizioni; da quel
momento i testi vennero studiati, il maggior studioso vivente è Hornung, professore all’Università
di Basilea.
 Amduat il titolo viene da “imy dwat” che significa ciò che sta nell’aldilà, titolo con cui gli
egiziani si riferivano a tutte le composizioni di questo genere. Il titolo originale di questa
composizione è “Libro della camera nascosta”. Le origini di questo testo sono discusse: non si
sa se i primi esemplari si hanno con Thutmosi I o con Hatshepsut. Questo testo si trova in
diverse tombe ed è diviso nelle 12 ore della notte. Ogni ore è a sua volta divisa in 3 registri:
quello superiore e quello inferiore mostrano il paesaggio dell’Aldilà, mentre quello centrale
mostra la processione della barca solare. Sono presenti delle raffigurazioni complesse con
delle didascalie, testi e immagini che costituiscono quindi, un’unità indissolubile. Introduzione
dell’Amduat: i ba sono le anime, gli akh sono gli spiriti; l’inizio è il tramonto e la fine l’alba.
Nell’introduzione è elencato lo scopo del testo: è fortemente ripetuto nel testo il verbo
conoscere, ricorre 9 volte; la conoscenza è il fulcro della composizione, lo scopo è una
conoscenza segreta; la camera segreta è proprio l’aldilà, che non è accessibile a tutti gli uomini,
non è per i privati, è accessibile al solo sovrano. In mezzo al viaggio avviene l’unione tra
l’anima del Sole e il suo cadavere (Ra è l’anima e Osiride il suo cadavere) e devono sconfiggere
il nomico del Sole: un serpente che si chiama Apofi.
Nella I ora c’è un regno interstiziale, ci sono vari esseri; nelle prime ore la barca del Sole
attraversa un paesaggio acquatico; nella IV ora invece, il paesaggio cambia e diventa
desertico, ci sono molti serpenti che indicano i pericoli dell’Aldilà e lo zig-zag è un percorso
di fuoco, la barca qui non può più navigare e deve essere trascinata a mano. Nella V ora c’è
la tomba di Osiride, al di sotto un lago di fuoco dove bruciano i dannati; nella VI ora
avviene la misteriosa unione tra Ra e Osiride, tra l’anima del sole e il corpo del sole. Nella
VII ora il sole torna a brillare ma è debole e deve essere separato dal resto del paesaggio
da una doppia linea; oltra a questa linea c’è il suo nemico, il serpente Apofi, che viene
rappresentato trafitto da dei coltelli (rappresentato neutralizzato) e c’è Iside che lo sta
incantando ed accoltellando. Nella XII ora c’è un serpente che si chiama “serpente
circondatore del mondo”, attraverso di lui passa il tempo (il serpente ingoia le ore dalla
bocca e le partorisce dalla coda) e la barca del sole deve passare attraverso questo
serpente. Il sole però deve entrare dalla coda e uscire dalla bocca, perché essendo appena
morto, per compiere il miracolo, deve invertire il tempo, deve ringiovanire, nascere
giovane. Lo scarabeo rappresenta la forma mattutina del sole, è il sole che si sta
preparando all’alba; la divinità con le braccia spalancate è Shu, il dio dell’aria, che deve
sollevare il sole con le braccia ed elevarlo in cielo. Il buco che si trova sotto al collo di Shu è
la porta dell’Aldilà e viene aperta per permettere il passaggio del sole: si tratta di un
momento molto pericoloso perché i due mondi, terreno e ultraterreno, sono in contatto;
ma appena il sole passa, Shu richiude subito la porta e tutti gli esseri della notte
ripiombano nell’Aldilà. Come il sole tramonta e risorge per sempre, così il faraone quando
muore, non muore realmente, ma sta perpetuando un ciclo naturale necessario per
l’equilibrio cosmico e che deve continuare nei secoli.
Corredo funerario papiro dei morti, vasellame, cibo, mobili, oggetti di vita quotidiana, vestiti,
modelli di barche, vasi canopi che erano i contenitori per gli organi del defunto.
I coperchi dei vasi canopi si trasformano nel corso del tempo: all’inizio hanno un coperchio
piatto, durante il medio regno hanno testa umana e poi a partire dal nuovo regno hanno 4 teste
diverse, i quattro figli di Horo, testa umana, testa di babbuino, testa di canide e testa di falco. Sui
vasi canopi possiamo trovare il nome di queste divinità, il nome del defunto e in qualche caso una
breve formula del libro dei morti.
Sul sarcofago possono trovarsi delle formule del libro dei morti, per esempio, soprattutto sui
sarcofagi di epoca tarda ci sono due bande verticali che contengono il capitolo 72 del libro dei
morti. Il corpo era avvolto nelle bende, se abbiamo fortuna le bende riportano anch’esse delle
iscrizioni. Quando facevano l’imbalsamazione e tiravano fuori gli organi interni, molto spesso il
cuore veniva lasciato dentro, ma sopra di esso veniva posto uno scarabeo, noto come lo scarabeo
del cuore. Da una parte riproduce lo scarabeo, ma sulla parte piatta troviamo il capitolo 30 del
libro dei morti.
Ushabti sono i servitori del morto, statuette che rappresentano degli esseri umani, con il corpo
bendato, hanno quasi sempre nelle mani degli oggetti agricoli e molto spesso sulla spalla è inciso
un sacco per le sementi. Questi dovevano animarsi magicamente nell’aldilà per servire il defunto e
svolgere al suo posto i lavoro dei campi. Erano uno per ogni giorno dell’anno più i capi squadra, in
qualche caso sono anche scribi. Questi ushabti sono in vario materiale, molto spesso sono in
faience. Su di essi c’è una formula del sesto capitolo del libro dei morti; questo testo dice: il nome
del defunto e poi c’è un’invocazione, quando io avrò bisogno di te nei campi tu risponderai “ci
sono”.

VI dinastia
Fondatore della VI dinastia è Teti I.
Complesso funerario di Teti I si trova immediatamente a nord-est della piramide di Djoser;
all’esterno è piuttosto rovinata, ma era anch’essa in pietra calcarea e molti dei blocchi di
rivestimento sono stati asportati nel corso dei secoli per costruire città come il Cario.
Tuttavia, è presenta ancora un tempio funerario in discreto stato di conservazione; nei pressi si
trovano anche le tombe delle sue mogli. Quest’area venne scavata per la prima volta nel 1897-99
dall’archeologo Victor Loret: nei suoi archivi vi è un ricco dossier proprio dedicato allo scavo della
piramide di Teti.
La struttura è quella tipica delle piramidi, la cosa interessante è che all’interno della camera
funeraria, come nella camera di Unis, sono conservati i Testi delle piramidi. Questi sono
particolarmente curati ed eleganti: vediamo il cartiglio con il nome Teti. Una caratteristica del
regno di Teti I è che nel suo tempio ci è molto materiale in calcite, una forma di alabastro, oggetti
molto curati ed eleganti, tipici di questo tempio

Il successore di Teti è un sovrano piuttosto sconosciuto, Userkara, il cui nome compare nella lista
dei re di Abido, ma di cui si conoscono pochissime attestazioni. C’è anche un’ipotesi sulla
localizzazione della sua sepoltura, ma questo sovrano rimane comunque misterioso, soprattutto
perché in importanti testi coevi, tra Teti e Pepi I, il suo nome non compare: forse regnò per poco
tempo o forse fu un usurpatore.

Complesso funerario di Pepi I si trova a Saqqara sud nonostante questo complesso venne
scoperto alla fine dell’800, è stato scavato soprattutto da una missione francese negli ultimi 50
anni, che ne ha studiato l’interno, ne ha ricostruito i blocchi perduti dei Testi delle piramidi, ha
scavato in dettaglio, portando a conoscere anche tanti costruttori di questa piramide, perché in
molti casi, soprattutto i capigruppo, avevano lasciato il proprio nome sui blocchi della piramide.
Inoltre, si è scavato a lungo intorno alla piramide stessa, dove sono stati rinvenuti resti di piramidi
delle molte mogli di Pepi; alcune di queste piramidi sono state completamente restaurate, anche
con alcuni casi di anastilosi, cioè evidenziando chiaramente il punto dove è avvenuto il restauro.
Anche i Testi delle piramidi sono stati restaurati nelle loro parti mancanti; molti frammenti erano
rovinati, altri crollati all’interno della camera funeraria, poi ricollocati in loco, avendo i Testi delle
piramidi precedenti come riferimento.
Ankhenespepi II stata la moglie più importante di Pepi I, madre del futuro re Pepi II; costei,
poiché Pepi I morì giovane, si risposò con il nipote Merenra I, divenuto faraone al suo fianco. Un
fatto importante è che nella sua camera funeraria vennero trovati nel 2000 i Testi delle piramidi:
è stato un fatto straordinario, perché era la prima volta che venivano trovati nella piramide di
una donna, a significare la sua importanza.

Autobiografia di Uni appartiene alla VI dinastia, qui Uni racconta la sua ascensione sociale
sotto Teti, Pepi I e Merenra; racconta che partecipò al processo di una delle mogli di Pepi I, che
compì spedizioni per la costruzione della tomba e del sarcofago della piramide del sovrano e
racconta anche come, i vari sovrani, lo abbiano ricompensato con gli elementi della sua tomba
personale. Egli compì anche spedizioni militari nella zona siro-palestinese, dove ci dice essere
tornato vincitore: interessante notare che questo rientro vittorioso dell’esercito, viene raccontato
a mo’ di lirica, con ritornelli ripetuti. Il fatto interessante è che la sua tomba venne scoperta nel
1860 da Mariette, il quale estrasse la lastra con l’autobiografia, insieme ad una statua e ad altri
materiali; la tomba venne poi ricoperta dalla sabbia. Intorno agli anni 2000, una missione
americana riscoprì la tomba e trovò all’interno altre statue di Uni e altre iscrizioni che
riportavano altri suoi titoli che non si conoscevano prima.

Nei pressi del tempio funerario di Pepi I sono state trovate numerose statue di prigionieri
inginocchiati e con le mani legate dietro la schiena e con la testa staccata. I loro lineamenti ci
dicono che appartenevano ai popoli nemici dell’Egitto, sono tra le prime rappresentazioni di
prigionieri in questo mondo, ma poi diverrà usuale.

Come nel regno di Teti, anche sotto Pepi I si ha la produzione di vasi in alabastro o calcite: la cosa
interessante è che alcuni di questi sono stati trovati anche al di fuori dell’Egitto, in particolare a
Ebla in Siria, segno dei contatti tra Egitto e area siro-palestinese; la città di Ebla si trova a metà
strada tra Damasco e Aleppo, area di pericolo a causa della guerra.

Statua in rame di Pepi I rinvenuta a Hierakompolis, oggi è stata completamente restaurata; si


tratta di una statua molto grande, con all’interno una seconda statuetta più piccola. Si è
ipotizzato che si trattasse di Merenra I, il suo successore, ma, più recentemente, si è pensato
essere Pepi I da giovane. Infatti, conosciamo altri casi in cui il faraone viene rappresentato in più
fasi della sua vita.

Piramide di Merenra oggi è molto rovinata, ma al suo interno sono conservati i Testi delle
piramidi; Masperò trovò al suo interno una mummia nel 1881, anche se non siamo certi si tratti
proprio del sovrano.

Statuetta di Ankhenespepi II probabilmente Pepi II salì al trono bambino; pertanto, la madre
svolse l’attività di reggente; questa statuetta è interessante perché la madre porta in braccio il
bambino-faraone Pepi II, che porta in fronte l’ureo, segno di regalità. Anche la madre-reggente è
rappresentata come una regina, poiché, dietro la testa c’era il simbolo dell’avvoltoio, ma forse
aveva anche l’ureo.

Primo periodo intermedio


Alla VI dinastia segue il Primo periodo intermedio: si tratta di una moderna costruzione
storiografica, sempre di più oggetto di studio, ricerche e convegni; è un periodo di passaggio,
pieno di innovazioni e cambiamenti, che porteranno l’Egitto al periodo di grandezza e splendore
del Medio Regno.
Durante l’Antico regno, in particolare a partire dalla metà della V dinastia, i faraoni si servivano di
funzionari per gestire gli affari nelle varie parti del paese, dove i sovrani stessi compivano spesso
missioni o viaggi a mo’ di ispezione. Tuttavia, già a partire dalla VI dinastia i funzionari provinciali
iniziano a trasmettere le cariche in modo ereditario ai figli: questa trasmissione ereditaria della
cariche fa si che queste grandi famiglia provinciali acquisiscano un potere sempre maggiore e
sempre più forte. Inoltre, queste famiglie iniziano ad avere accesso diretto alle risorse
economiche del territorio da loro gestito, vi è dunque anche un progressivo arricchimento di
queste famiglie.

La VII dinastia, che Manetone ricorda come una dinastia di 70 re in 70 giorni, fu probabilmente
inesistente; l’VIII dinastia, invece, è costituita prevalentemente da figli e nipoti di Pepi II. Questi
sovrani compaiono anche nella lista dei re di Abido; di questo periodo non sono ancora note le
sepolture di tutti i sovrani, ma è nota quella di Ibi, che si trova a Saqqara, nella quale sono attestati
per l’ultima volta i Testi delle piramidi.
Tempio di Coptos dedicato al dio della fertilità Min, all’ingresso c’erano decreti dei sovrani
dell’VIII dinastia che esentavano il clero di quel tempio al pagamento di determinate imposte,
molto importanti questi decreti perché fanno parte delle poche fonti cha abbiamo relative all’VIII
dinastia.

L’immagine negativa del Primo periodo intermedio è dovuta anche dalla presenza in Egitto di
testi letterari che gettano in cattiva luce questo periodo, tra cui le Lamentazioni di Ibuur e la
Profezia di Neferti: si tratta di testi probabilmente scritti con lo scopo di mettere in cattiva luce i
sovrani di questo periodo, per invece far risaltare i sovrani fondatori del Medio Regno.
nonostante questo, fu, senza dubbio, un periodo di crisi e cambiamenti, i sovrani menfiti
continuano ad esistere, anche se emergono soprattutto le figure dei principi di Heracleopolis, che
danno vita alla IX e X dinastia; saranno poi le dinastie tebane che si scontreranno con i principi di
Heracleopolis, che daranno origine al Medio Regno.

Di questo periodo sono da ricordare le produzioni letterarie, come le lamentazioni, che verranno
poi superate dai faraoni del Medio Regno, considerati portatori della Maat, dell’equilibrio,
dell’ordine e della giustizia. Abbiamo anche cambiamenti artistici, in questo periodo si sviluppa
l’arte provinciale: i funzionari realizzano opere molto più “naif”, in cui la perfezione formale
dell’Antico Regno viene meno, con figure sproporzionate e superamento delle regole fisse; grandi
cambiamenti che porteranno a cambiamenti sostanziali nel Medio Regno, quando, nonostante
sempre nell’ambito della continuità tipica dell’arte dell’Egitto antico, che fa si che l’arte egiziana
sia sempre molto riconoscibile, si va verso una sorta di umanizzazione del sovrano.
Questa umanizzazione avviene anche in ambito funerario: se durante l’Antico Regno era il
sovrano che autorizzava i suoi sudditi alla possibilità di sepolture e tombe, donando anche i
materiali atti alla costruzione, ora sempre di più i ricchi funzionari dello Stato si possono
permettere delle sepolture e soprattutto possono aver accesso più liberamente all’Aldilà. Questo
si traduce anche nel passaggio dei Testi delle piramidi ai Testi dei sarcofagi di inizio II millennio che
vengono scritti nei sarcofagi dei privati, eredi diretti di quei testi esclusivi del sovrano.
Medio Regno
Il sovrano che porta l’Egitto all’antico splendore e potenza è Mentuhotep II, da Tebe, proviene da
Deir el-Bahri, dalla riva occidentale tebana, era una conca naturale di una montagna di una vallata,
qui sono presenti 3 templi uno dell’XI dinastia e due della XVIII dinastia.
Statua di Mentuhotep II ricorda molto la statua del sovrano Djoser, le gambe sono grosse e
tozze, indossa la doppia corona; quindi, è visto come un sovrano unificatore.

XII dinastia
È il periodo classico della storia egiziana, il paese si afferma anche in zone limitrofe, sud ed est; i
sovrani si faranno seppellire in piramidi nei pressi della semi-oasi del Fayyum, anche in questo
periodo si fanno seppellire in piramidi.
Il fondatore di questa dinastia è Amenemhat I, sovrano ben noto dalle fonti, sappiamo che fu
ucciso in una congiura di palazzo.
Piramide di Amenemhat I la struttura è simile alle piramidi dell’Antico Regno, così come sono
simili le decorazioni e i bassorilievi che riprendono i temi classici.
In questo periodo avviene l’unione di Amon (dio di Tebe) e Ra (dio di Elipoli) che darà luogo ad
Amonra che diventerà una delle divinità del panteon egiziano.

Cappella bianca di Sesostri I si trova a Karnak, a nord i di Luxor; Karnak è un complesso


templare dell’inizio del III millennio e poi diventa molto importante in quanto apogeo nel Nuovo
Regno. la Cappella era stata costruita per ospitare la barca sacra di Amon in occasione del giubileo
del sovrano. Sui rilievi vediamo il dio Amonra dare al faraone il simbolo della vita, in molte
rappresentazioni le due corone sono fuse insieme. Le caselle che si trovano nella fascia che sta al
di sotto le finestre sono molto importanti dal punto di vista storico: è la lista dei distretti egiziani,
erano 22 distretti per l’Alto Egitto e 16 per il Basso Egitto.

Il medio regno è un periodo classico della storia egiziana, gli stessi egiziani lo considerano un
periodo classico, glorioso; durante questo periodo si propongono e confermano gli stilemi
dell’Antico regno, uno di questi è il sema-tauy: questo motivo si trovava già per esempio sulla
statua di Chefren, è il simbolo dell’unione delle due terre.

Semi-oasi del Fayyum ottiene grande importanza in questo periodo; sono stati trovati
insediamenti preistorici, ma durante il III millennio era stata più che altro una zona di
sperimentazione alimentare. Si erano sperimentate delle coltivazioni in modo sporadico. Durante
il Medio Regno il Fayyum viene bonificato e molte terre vengono acquisite all’agricoltura; l’oasi è
caratterizzata dalla presenza del Nilo e anche dalla presenza nella parte settentrionale di un lago
salato. Troviamo delle aree archeologiche ai margini; quest’oasi è stata abitata in modo
continuativo a partire dal Medio Regno, nel margine settentrionale dell’oasi, a nord del lago Karun,
c’è un tempio interessante.
Tempio di Qasr es-Sagha un tempo era considerato come databile all’Antico Regno, in quanto
ricordava molto da vicino il tempio di Chefren a Giza, con pilastri imponenti e una struttura molto
austera. È stato ridatato al Medio Regno a seguito di scavi nel tempio e nei dintorni, sebbene il
tempio sia anepigrafe, sono stati trovati dei frammenti e tracce con iscrizioni del Medio Regno.

Piramide di Amenemhat II il sovrano si fa seppellire un po’ più a nord del Fayyum a Dashur;
anche questa piramide è molto danneggiata a causa della particolare caratteristica costruttiva: i
costoloni in pietra sono rimasti, ma il resto essendo in mattoni crudi, si è ridotto in sabbia e
detriti.
Tomba di una figlia del sovrano non è lontano dalla piramide di Amenemhat II a Dashur; in
questa tomba vennero trovati dei gioielli straordinari che mostrano come l’arte orafa dell’inizio
del II millennio sia tra le più raffinate dell’arte egiziana.

El-Lahun è una località molto importante perché non è lontano dalla capitale, era un villaggio
diviso in 3 parti a seconda delle gerarchie che ci è molto ben conservato. Oltre alle abitazioni sono
stati trovati molti documenti in questa zona, sia di contenuto letterario sia scientifico e
amministrativo. Diventa il centro del potere durante il regno di Amenemhat II; qui si trova
un’altra piramide quella di Sesostri II. Abbiamo qui altre tombe di principesse che contengono
gioielli straordinari, sono pochi i tesori giunti a noi intatti perché queste tombe sono state tutte
depredate. Questi gioielli raggruppano una seria di simboli legati alla regalità e giocano con il
cartiglio del faraone; il corba, simbolo di regalità, il falco Horo con cui si identifica il sovrano,
abbiamo il segno della vita e altri motivi che fanno parte della mitologia egiziana. Avevano un uso
molto armonico anche delle pietre.

Pettorale con cartiglio di Sesostri II al centro abbiamo il cartiglio di Sesostri II e anche qui
troviamo il falco Horo, che indossa la doppia corona; la corona rossa è resa con una pietra rossa,
mentre la corona bianca è resa con l’azzurro dei lapislazzuli. Abbiamo il motivo della chiave della
vita; siamo davanti a una sorta di rebus presente su un gioiello.

Pettorale di Mereret era la figlia di Sesostri III e la sorella di Amenemhat III; ancora una volta
vediamo tanti emblemi della regalità, ma c’è un motivo che conosciamo bene: la scena del
sovrano che con una mazza colpisce il nemico asiatico; questo motivo che conoscevamo da
raffigurazioni sulla pietra o da bassorilievi lo vediamo addirittura in un gioiello.

Seconda metà della XII dinastia


Abbiamo un cambiamento graduale ma che diventa sempre più evidente in questo periodo; si
assiste a una sorta di umanizzazione del sovrano, sebbene sia sempre considerato onnipotente e
abbia caratteristiche di invincibilità, viene visto sempre di più come un uomo che può essere
ucciso (caso di Amenemhat I che venne ucciso in una congiura di palazzo) e anche un tratto più
umano del sovrano emerge dalle rappresentazioni, che non sono più puramente idealizzate
come avveniva nella prima parte della XII dinastia, ma presentano caratteri più realistici.
Il volto del sovrano viene realizzato sempre più al naturale e abbiamo anche un’altra caratteristica
che prima non avevamo, le grandi orecchie che caratterizzano le statue di questo periodo: il
sovrano è colui che ascolta il suo popolo, il sovrano è il “buon pastore”.

Complesso funerario di Amenemhat III si fa seppellire ad Hawara, siamo all’ingresso dell’oasi


più vicino alla Valle dove il corso d’acqua che si diramava dal Nilo entrava nell’oasi. Questa
piramide è molto rovinata e le cause sono la costruzione stessa della piramide e il fatto che si
trova vicino a corsi d’acqua, dove la falda acquifera è molto alta e infatti la piramide presentava
molte infiltrazioni. Un recentissimo lavoro di drenaggio all’interno della piramide ha permesso la
sua riapertura al pubblico. Inoltre, la piramide era stata parzialmente danneggiata con altra
costruzioni e da un forte terremoto che ci fu un Egitto nel 1992 il cui epicentro era nei pressi del
Fayyum. Il complesso funerario è caratterizzato da un enorme tempio funerario; era talmente
grande che quando fu visitato in epoca tarda da Erodoto lo chiamò “il labirinto”. Si fantasticò
molto su questo labirinto di Hawara, poi ci si rese conto che non era altro che un immenso tempio
funerario legato alla piramide di Hawara.

Doppia statua di Amenemhat III rappresentato come dio delle acque, per questo legame molto
stretto con il Fayyum è una divinità legata all’acqua, Dio Hapy divinità del Nilo; quello che ci
permette di datarla a questo sovrano non è solo la presenza del nome de sovrano, ma anche il
fatto che esaminando i tratti del viso del dio Hapy troviamo le caratteristiche di rappresentazione
della seconda metà della XII dinastia. Zigomi alti, viso stanco ecc. la barba posticcia è simbolo di
importanza

Piramide nera di Amenemhat III abbandonata a favore della piramide di Hawara, da questa
piramide proviene il Pyramidion: era la cuspide della piramide abbandonata.

Tempio di Medinet Madi si trova nella parte sud-occidentale dell’oasi; era dedicato a Sobek, la
dea del raccolto Renenutet e Amenemhat III, c’è questo stretto legame fra uomo e natura, le
divinità traducono questo legame. Il tempio è del Medio Regno ma poi viene ampliato in epoca
tolemaico-romana. Achille Vigliano scava in questo tempio e secondo alla pratica dell’epoca,
riesce a procurarsi la metà dei ritrovamenti e a portarla a Milano, queste antichità oggi sono
conservate ai civici musei archeologici di Milano.

Statua dello spirito del faraone Hor è una statua lignea ma gli occhi sono in pasta vitrea; la
statua venne trovata intatta in una tomba vicino alla piramide abbandonata di Dashur.

Necropoli di Beni Hasan anche durante il Medio Regno queste necropoli, cosiddette provinciali,
continuano ad essere utilizzate; in questa necropoli sono presenti tombe di governatori che
presentano ancora della pittura, delle scene figurate estremamente ben conservate e testi.
Ci sono vari tipi di tombe, tra questi abbiamo tombe scavate nella roccia: le strutture interne sono
ricavate all’interno della roccia che viene successivamente lisciata e poi dipinta. Tra queste scene
dipinte abbiamo una scena di lottatori e di assedio; sono tutte scene realistiche, cioè che
riproducono eventi in modo realistico, ma non sono necessariamente reali. Non è detto che una
scena riprodotta in una pittura abbia avuto come protagonista il titolare della tomba.

Tomba di Khnumhotep II proviene sempre dalla necropoli di Beni Hasan, qui abbiamo una
scena in cui vediamo una serie di stranieri che sono raffigurati con le tipiche caratteristiche degli
asiatici; si tratta di Aamu. Gli Aamu erano gli abitanti del deserto (beduini o asiatici in generale);
secondo alcuni si tratta dei predecessori degli Hyksos, che metteranno fine al Medio Regno.
questi asiatici a poco a poco arrivano in Egitto, inizialmente in modo pacifico, arrivano cercando
lavoro e fortuna. In certi casi riescono ad affermarsi con il loro lavoro e diventano proprietari di
beni. Lentamente salgono la scala sociale; per indebolimento del potere dei faraoni, gli asiatici
prendono sempre più potere per arrivare ad affermarsi come sovrani.

Statua di Ukh-hotep viene rappresentato con la sua famiglia, qui abbiamo un elemento
datante: il funzionario, come i suoi faraoni, è anche lui rappresentato con le grandi orecchie,
caratteristiche dei sovrani nel Medio Regno. i governatori locali riproducevano lo stile della
scultura regale del periodo. Altro elemento datante è questa grande gonna dell’uomo che parte
dalla vita e scende fino ai piedi, gonna tipica di questo periodo

Akhenaton con lui più che di vero e proprio monoteismo si parla di un dio principale che è Aton,
si parla ancora di altre divinità, viene chiamato enoteismo; dio Aton era il disco solare. I raggi solari
nel bassorilievo che proteggono il faraone e sua moglie, essi finiscono con le mani, non abbiamo
più la personificazione delle divinità, ma questo antropomorfismo non è dimenticato del tutto, è
un’entità più astratta ma ha comunque le mani. Anche qui non abbiamo una rottura definitiva.

La letteratura del medio regno


Che cosa è la letteratura egiziana: civiltà molto antica, a loro appartengono alcuni testi più antichi
del mondo, Egitto pioniere nell’ambito delle arti e della letteratura; era una civiltà grafomane,
scriveva ovunque e qualsiasi cosa, è difficile capire che cosa è letteratura e cosa non lo è.
In passato ci sono state due tendenze nell’approccio alla scrittura egiziana: c’era chi pensava che la
letteratura egiziana non esistesse, perché tutta la letteratura egiziana ha un fine pratico, l’altra
tendenza invece è che tutto ciò che è stato scritto sia letteratura. Ovviamente la verità sta nel
mezzo, per capire cosa sia letteratura o no possiamo usare i criteri scelti da Antonio Loprieno:
secondo lui perché un testo egiziano sia un testo letterario deve soddisfare tre criteri
1. Finzione lo scrittore scrive un mondo simile ma non reale, il lettore lo vede come un mondo
possibile
2. Intertestualità dialogo interno fra testi appartenenti allo stesso genere,
3. Ricezione lo status di classico di testo, la sua funzione educativa nella sua formazione di
identità culturale
Nel Medio Regno si sviluppa una letteratura scritta in medio egiziano, si ha quindi uno stacco
rispetto all’antico regno; il genere dell’autobiografia nasce nell’Antico regno ma è solo nel primo
periodo intermedio che questo genere passa da un livello funzionale a un livello finzionale. Il
pubblico della letteratura del medio regno va ricercato nell’alta élite dei funzionari e degli scribi
che stava formando una classe media ormai indipendente dal sovrano.
Le varianti dei testi diminuiscono nella letteratura sacra, perché si temeva che quando della parole
sbagliate si producessero effetti opposti rispetto a quelli che si volevano produrre.
Del Medio Regno abbiamo solo 9 opere integre; per sapere l’autorevolezza di un testo dobbiamo
guardare il colofone cioè una nota di chiusura del testo, i colofoni non sono mai anteriori al
Medio regno: questo colofone nei testi egiziani alcune volte ci dice chi era lo scriba che aveva
scritto il testo, è il caso del “Racconto del naufrago”; Molto più spesso ci dice solo che l’opera è
stata copiata dall’inizio alla fine in maniera corretta, è il caso del “Racconto di Sinuhe”.
Il caso più celebre di colofone egiziano è quello di una copia del poema della battaglia di Kadesh in
cui lo scriba si firma con il nome di Pentaur, ancora oggi viene chiamato poema di Pentaur.
C’erte opere vengono a volte associate ad alcuni nomi, ma non sappiamo se questi nomi sono gli
autori dei testi, è il caso degli insegnamenti, oggi si pensa che ricorrere a nomi antichi fosse un
espediente per dare maggiore autorevolezza a un testo, è un fenomeno chiamato pseudepigrafia.
Alla mancanza di autori certi, si aggiunge la mancanza di datazione, ovviamente all’interno di
alcune opere degli eventi narrati possono aiutare alla datazione.
I titoli, abbiamo l’incipit del testo che funge qualche volta da titolo.

Gli egiziani distinguevano tre diversi generi letterari:


1. Insegnamento sebayt,
2. Inni seded-belu o duau o heqenu,
3. Lirica amorosa sekhekh ib.
C’era un teatro in Egitto, avveniva sottoforma di azioni mimate che accompagnavano i riti nei
templi, oppure anche spettacoli pubblici, sappiamo che c’erano degli attori ambulanti.

Luoghi di deposito dei testi:


 sala della documentazione, kha en sesuh,
 casa dei rotoli di papiro, per medjat,
 casa della vita, per ankh.
Tutti questi luoghi erano posti sotto la protezione di divinità.
I supporti della letteratura egiziana:
 Papiro, per la maggior parte
 Monumenti, vedi i testi delle piramidi
 Ostraka
 Tavolette scribali prima in legno poi in calcare.

Primo periodo intermedio


Durante i primo periodo intermedio la società da un’impronta a ogni stimolo artistico, avevamo
un grande accentramento politico nell’antico regno, quindi avevamo un’idea di solidità nella
società che si rifletteva in una solidità in letteratura, nel primo periodo intermedio il grande Egitto
si frammenta; quindi, viene meno la solidità morale e anche la cieca fiducia nella provvidenza e
nella giustizia. Quindi trovano posto i dubbi esistenziali (come la letteratura teatrale greca, da
Eschilo a Euripide) che danno vita al genere dei canti degli arpisti, questi canti sono sempre
accompagnati dalla rappresentazione di un musicista cieco o con gli occhi chiusi.

Canti degli arpisti ci parlano dell’incertezza dopo la morte, abbiamo sempre l’immagine di
arpisti con gli occhi chiusi che sembrano indicare la cecità, solo gli arpisti, le ipotesi avanzate:
 I musicisti appartenevano a ceti umili e quindi erano più soggetti alle menomazioni fisiche,
però non si capisce perché solo gli arpisti
 I membri dell’élite sceglievano solo artisti ciechi affinché non vedessero e seducessero le loro
mogli, ma perché solo gli arpisti
 La cecità è simbolo dell’emanazione divina sui musicisti, come gli aedi greci.
 I non vedenti sviluppano meglio il senso dell’udito e quindi sono più intonati e quindi
rappresentare un arpista cieco era come rappresentarlo nell’atto del canto. Nella tomba di
Raia il defunto è sempre rappresentato sano, ma quando è rappresentato mentre sta
suonando ha gli occhi chiusi.

Canto dell’arpista della tomba di Antef I nel primo periodo intermedio, e papiro nel nuovo
regno, ci è arrivato integrale: riflessioni sulla morte, il carpe diem, gioire del momento. Felice
finché dura, la distruzione a cui tutto è soggetto non è imputabile agli uomini, ma è una legge
assoluta. Dire che le tombe periscono e che tutto diventa polvere sfiora l’empietà; infatti, questi
canti molto spesso questi canti sono stati chiamati canti eretici. La malinconia di quegli antichi
saggi diventa la presa di posizione contro una cultura più antica, cambia il senso del tempo, da
tempo eterno diventa un tempo scandito da nascita e morti. Viene smontata tutta la morale e
l’etica dell’antico regno.

Generi del medio regno


Inni, insegnamenti, lamentazioni e racconti, si assiste a una vera e propria esplosione di generi,
questo perché abbiamo una maggiore stratificazione del ceto borghese; nasce il genere dei
racconti, bisogna dire che c’è un margine di incertezza nel datare queste opere soprattutto tra
primo periodo intermedio e medio regno. I racconti secondo alcuni il racconto di Sinuhe
deriverebbe proprio dalle autobiografie dell’antico regno.

Inno a Hapi tramandato da numerosi papiri e da ostraka, l’inno è diviso in 14 stanze il cui
incipit è rubricato cioè in inchiostro rosso che indicava l’inizio di una nuova stanza; si ipotizza che
venisse cantato in occasione dell’inondazione annuale.

Insegnamento di Ptahotep tramandato da alcuni papiri e anche dalla tavoletta Carnarvon, una
volta questo racconto si datava alla V dinastia, oggi si tende a credere che sia del medio regno;
Ptahotep è centenario ma il faraone vuole che suo figlio sia allievo di Ptahotep, quindi lui lascia
queto insegnamento, questa guida a tutti i giovani.

Lamentazioni, Dialogo di un uomo con la sua anima ci è giunto solo da papiri in ieratico dal
medio regno, la composizione è in forma lirica e tratta di un tema senza tempo cioè il suicidio, un
uomo stravolto da un tragedia personale decide di togliersi la vita e quindi in questa atmosfera
quest’uomo invoca la sua anima e quindi intesse un dialogo con questa sua anima ed evoca la
morte come unico rimedio al male.

Racconto di Sinuhe testo noto e molto letto, tramandato da molti papiri del medio regno e
numerosi ostraka, la storia è ambientata nel 1962 a.C. dopo un complotto di palazzo il faraone e
gli succede il figlio che era in missione all’estero, Sinuhe scappa dopo la morte del faraone va in
Asia. Sinuhe incontra in viaggio il principe … a cui narra la sua storia, il principe gli dà in sposa sua
figlia e si costruisce una famiglia. Anche quando è in Siria però Sinuhe chiede sempre dell’Egitto,
quindi il faraone gli manda un dispaccio con invito a tornare in Egitto, lui torna in Egitto, lascia la
sua famiglia in Siria, e viene ricoperto di onori.
Questo racconto riprende il topos delle autobiografie dell’antico regno per tanti motivi: narra in
prima persona, include all’interno del narrato delle lettere ufficiali, poi c’è il tema della donazione
della tomba, tutto ciò è tipico dell’antico regno. Gli elementi nuovi sono: la finzione e poi il
racconto all’interno del racconto e poi il tema della nostalgia dell’Egitto.

Racconto del naufrago il più favoloso dei racconti di avventura della letteratura egiziana; un
marinaio rincuora il suo capitano che è angosciato perché deve dire al faraone che la nave ha
naufragato, lo rincuora raccontandogli che anche lui è un naufrago e gli racconta la sua storia.
Abbiamo ancora il tema del ritorno nella terra natia.

Canti d’amore si sviluppano nel nuovo regno, che vengono tramandati da una serie di papiri, da
ostraka, la lingua è il neoegiziano ossia la lingua del popolo, quella parlata, i tami sono la
quotidianità, ma è una quotidianità apparente, perché è una letteratura aristocratica; infatti, i
poemi sono prodotto di giochi fonetici o letterari.

Decifrazione dei geroglifici


L’egittologia è una scienza che nasce come scienza filologica, la decifrazione dei geroglifici
rappresenta il momento ufficiale in cui nasce questa scienza.
I geroglifici in Egitto furono usati fino al IV sec. a.C. anche se il loro significato si stava perdendo,
questa lingua era progressivamente sostituita in Egitto da una nuova fase linguistica, il demotico,
era una corsivizzazione dei geroglifici, erano in realtà un corsivo del corsivo, era il corsivo dello
ieratico che era il corsivo del geroglifico. Già nel I sec. a.C. già negli scritti di Dieodoro Siculo si
stava facendo l’idea che i geroglifici avessero un significato simbolico; nei primi secoli dopo cristo i
geroglifici furono usati dai filosofi neoplatonici che credevano di avere a che fare con una
scrittura ispirata dalla divinità, quindi, nacque un corpus di scritture ermetiche e un genere di
letteratura dedicata alla spiegazione die geroglifici.
Geroglifici di Porapollo Il primo testo che si occupa dei geroglifici, scritto in greco da un
sacerdote egiziano, ogni capitolo tratta di un geroglifico e inizia prima descrivendolo e poi
interpretandolo, ovviamente in chiave allegorica, questo tipo di trattati furono trovati nel
rinascimento e influenzarono al visione occidentale incrementando l’idea che essi fossero simboli
esoterici che riassumevano la sapienza del popolo egiziano che a tratti era magica.

Athanasius Kircher nel rinascimento queste teorie presero piede, ma nel 600 Athanasius Kircher
scrisse L’edipo egiziaco, in questo testo ci si dedica interamente a decifrare i geroglifici in chiave
allegorica, e il modo in cui si approccia è brillante ma molto fantasioso. Questo trattato fino alla
decifrazione era visto in Europa come il maggior esperto di geroglifici; obelisco panfili sulla fontana
dei 4 fiumi, obelisco di Domiziano, nel 1644 Bernini iniziò a progettare la fontana e questa fontana
serviva fa base all’obelisco, dovendo creare questa fontana bisognava contestualizzare il
monumento, quindi, venne chiamato Kircher a Roma perché interpretasse i geroglifici
sull’obelisco.

Campagna di Napoleone in Egitto 1789-1801, la battagli di Abukir di fatto fu già l’evento che
mise fine alla riuscita della campagna napoleonica, al di là dell’esito militare Napoleone ha il
merito di aver portato con sé in Egitto un gruppo di studiosi.
Gli studiosi crearono un centro di ricerca al Cairo, ma molti di loro seguivano Napoleone lungo il
Nilo. Napoleone alla fine quasi prima della sconfitta tornò in Francia portandosi con si pochi
studiosi. Tutti i disegni e le note di questi studiosi confluirono nella monumentale Descrizione
dell’Egitto, un’opera enciclopedica che documentava tutto ciò che era stato visto e scoperto in
Egitto. Era suddivisa in 24 volumi con oltre 4000 illustrazioni, esse sono molto importanti perché
certi monumento oggi non ci sono più. È la prima volta che si mette mano all’Egitto con un fare
scientifico.
Stele di Rosetta trovata durante la campagna napoleonica, si chiama così per la località dove
venne rinvenuta, era una volta un importantissimo porto di mare, era il più importante porto
marittimo egiziano fino all’800. A circa 7 km da Rosetta c’era un forte medievale sul braccio del
Nilo e i francesi decisero di usare questo forte e lo ribattezzarono Fort Julian, il forte era stato
costruito dagli ottomani usando delle pietre provenienti da edifici antichi; un luogotenente di
Napoleone, Bouchard trovò una di queste pietre riusate che si presentò fin da subito particolare,
era la stele di Rosetta. Era una pietra in basalto nera, alta più di un metro e la sua faccia principale
era divisa in tre registri, contenenti tre scritture diverse: la parte alta era in geroglifici, la parte
centrale in demotico e la parte bassa in greco. Quest’ultima parte poteva essere letta
agevolmente dagli studiosi di napoleone, alla fine del testo si diceva che il decreto dovesse essere
scritto in caratteri sacri iero glifica, in caratteri nativi cioè la lingua del popolo demos. Tramite il
greco era possibile sapere cosa vi fosse scritto nelle parti superiori.
È una stele bilingue scritta in tre scritture; il testo era un decreto emesso in occasione di un
sinodo sacerdotale che si svolgeva a Menfi, che si era svolto il 27 marzo del 196 a.C. serviva a
celebrare l’anniversario dell’incoronazione di Tolomeo V Epifane.
Questo decreto è un catalogo di privilegi sacerdotali che il sovrano concedeva ai sacerdoti, in
cambio i sacerdoti si impegnavano a tributare una serie di onori sia in patria sia all’estero, questi
onori si impegnavano a scriverli su stele che venivano poste vicino al tempio funerario del faraone.
Dopo essere stata trovata la stelle venne portata al Cairo, ma la città era minacciata dall’avanzata
dell’esercito britannico; quindi, la stele venne portata ad Alessandria, ma alla fine dell’agosto
1801 anche Alessandria venne conquistata dagli inglesi, e quindi i francesi dovettero consegnare
la stele agli inglesi.
Arrivata in Inghilterra venne messa al British, bisogna dire che gli inglesi spedirono subito delle
copie del testo in tutti i centri principali d’Europa.
La decifrazione dei geroglifici con la stele era diventata da impossibile a possibile, ma non facile
questa stele presentava delle ovvie difficoltà; quindi, gli studiosi partirono dalle poche parole di cui
potevano intuire il suono, che erano i nomi die faraoni, ad esempio il nome di Tolemeo a cui era
dedicata la stele.
Inizialmente si concentrarono solo sulla parte demotica, si credeva che il demotico fosse una
scrittura alfabetica, non era così. De Sassi fu il primo studioso a leggere con successo un gruppo di
parole demotiche, che erano: Tolemeo e Alessandro.
Young progressi molto maggiori vennero fatti quando si occupò degli studi della stele, fu la sua
attitudine matematica a fare la differenza, lui procedeva trovando una parola nel testo greco che
si ripeteva un certo numero di volte e poi identificava una sequenza di segni demotici che si
ripeteva in numero uguale. Riuscì a identificare parole come Re o Egitto, e creò un vocabolario
greco demotico di circa 86 parole. Dopo il demotico passò ai geroglifici, li capì che il demotico era
una versione corsiva dei geroglifici e diede prova che all’interno dei cartigli erano contenuti i nomi
dei faraoni, non aveva prove di questo. Alla fine dei suoi studi pensava che il principio fonetico
potesse essere applicato solo a parole straniere.
Champollion conosceva perfettamente il copto, l’ultima fase della lingua egiziana, usava lettere
dell’alfabeto greco più alcuni caratteri demotici, fu parlata fino al XV sec. d.C. e rimase la lingua
liturgica. Dopo la decifrazione Champollion organizzò una nuova spedizione in Egitto, nota come
spedizione franco-toscana, per Champollion venne creata la prima cattedra di egittologia al
College de France. La grande intuizione fu quella di capire che i geroglifici erano una scrittura
fonetica. Ci furono altri monumenti che aiutarono la decifrazione: un obelisco trovato a File,
obelisco Benks, il proprietario aveva inviato delle copie dei geroglifici a molti studiosi e una copia
giunse anche a Champollion. Champollion poteva confrontare i cartigli dell’obelisco con quelli
della stele di Rosetta. Champollion ricevette la copia dei geroglifici del tempio di Ramesse II ad
Abu Simbel, quando vide il cartiglio e vide il segno del sole pensò a come si diceva sole in copto e si
diceva Re.

Lepsius La geniale intuizione di Champollion, aveva si portato a una decifrazione, ma non aveva
esaurito la comprensione dei geroglifici, oltre a segni fonetici ci sono segni ideografici; la
decifrazione poté dirsi compiuta con Lepsius, autore della spedizione prussiana in Egitto, lui fu in
grado di intuire che non tutti i geroglifici esprimevano un solo suono consonantico ma che alcuni
ne esprimevano due. Capì anche che alcuni segni potevano essere messi accanto ad altri per
aiutare a leggere meglio il segno precedente, si chiama complementazione fonetica.

Lingua
Abbiamo fasi linguistiche,
 l’antico egiziano 3200-2200
 il medio egiziano 2200-1700
 il neoegiziano 1700-1070 e dal 650 a.C.
 fino al 452 d.C. il demotico, in tutto questo tempo il medio egiziano veniva usato per scrivere
testi importanti, poi il
 copto fino al XV sec.
Scrittura: antico egiziano fino al neoegiziano si scriveva in geroglifico la scrittura monumentale
mentre quando scrivevano su supporti meno ufficiali scrivevano in corsivo, in ieratico; il demotico
è una fase linguistica ma anche una scrittura ed è il corsivo dello ieratico, viene introdotto sotto il
faraone Sammetico I della XXVI dinastia; anche il copto è sia una lingua sia una scrittura.
Le prime iscrizioni a carattere geroglifico conosciuto si trovano su delle etichette trovate ad Abido
e risalgono al 3250 a.C.
Poi abbiamo le scritture delle piramidi, siamo ancora nell’antico egiziano, nell’antico regno; si
leggono dal verso dei segni, in base a come sono orientati i segni.
Ultima iscrizione note in geroglifico viene dalla porta di Adriano a File, siamo nel 394.
Ieratico si legge solo da destra a sinistra anche il demotico.
Il copto prende sette segni in prestito dal demotico, per il resto il copto usa l’alfabeto greco.

Geroglifici
Principi fondamentali: il sistema geroglifico è fatto tanto di segni fonetici quanto di segni
ideografici, tutti i segni sono segni iconici essi rappresentano esseri umani, piante, oggetti
dell’universo egiziano, sono immagini.
Lo ieratico è una scrittura aniconica.
La calibratura i geroglifici sono calibrati nel senso che le proporzioni tra di loro non
corrispondono alle proporzioni reali esistenti in natura, tipo il segno del pulcino ha le stesse
dimensioni del segno che raffigura l’uomo. Sono calibrati per rientrare in linee e quadrati ideali.
L’orientamento può variare, la lettura naturale di questi segni va da destra verso sinistra, ma
un’iscrizione può essere scritta anche da sinistra a destra o in colonne e all’interno delle colonne
dall’alto verso il basso, i segni possono essere orientati da destra a sinistra o da sinistra a destra. I
segni geroglifici non si leggono dal basso verso l’alto. Sappiamo come orientare la scrittura grazie
al verso dei segni: si va incontro ai segni che hanno un verso, se il segno ha il verso verso destra,
noi leggiamo da destra a sinistra.
Densità di disposizione la scrittura geroglifica viene usata per lo più in iscrizioni monumentali, gli
scribi egiziani non lasciano spazi vuoti, ma soprattutto i segni sono disposti in modo molto
ordinato all’interno di righe o colonne e disposti in modo armonioso. Ogni segno può occupare un
intero quadrato oppure mezzo quadrato verticale o mezzo quadrato orizzontale o un quarto di
quadrato; scrivevano i loro segni all’interno di griglie rosse, e siamo sicuri di questa cosa perché in
tombe che sono rimaste incompiute noi vediamo ancora questo sistema di griglie,
le vocali non sono scritte.

I segni egiziani sono i fonogrammi, gli ideogrammi e i determinativi, la difficoltà dell’egiziano è che
questi tipi di segni possono essere usati tutti i insieme.
All’interno dei fonogrammi possiamo trovare dei segni monolitteri, bilitteri e trilitteri
Monolitteri: a un segno corrisponde un suono, questo è il cosiddetto “alfabeto” egiziano, non lo
chiamiamo alfabeto perché in realtà gli egiziani non usarono mai soltanto i segni monolitteri,
avrebbero potuto scrivere tutto con il monolitteri ma non lo hanno mai fatto.
Nella prima colonna abbiamo la traslitterazione
Avvoltoio egizio: aleph semiconsonante ma la leggiamo come una A
Giungo fiorito: iod leggiamo per convenzione I
Braccio con mano aperta: è una A aspirata
Molto spesso C e G dolce (tipo ciao o gelo); C trascritta TJ, G trascritta Dj.

Segni bilitteri: a un segno corrispondono due suoni, sono circa 80.


Segni trilitteri: a un segno corrispondo tre suoni, in certi casi possono confondersi con gli
ideogrammi.
Ideogrammi: esprimono l’idea che rappresentano, sono segni grafici raffiguranti esattamente ciò
che rappresentano; capiamo che è un ideogramma perché sono accompagnati quasi sempre da un
trattino verticale che è un determinativo che indica che quel segno che viene prima è un
ideogramma. Come facciamo a sapere come si legge un ideogramma, molto spesso gl’ideogrammi
sono accompagnati da segni monolitteri o bilitteri o trilitteri detti anche complementi fonetici. In
realtà in particolare il segno Ra, la stessa parola in egiziano copto si legge Ro.
Se sono accompagnati dai complementi fonetici molto spesso non hanno il trattino.

Complementi fonetici: sono segni monolitteri che possono accompagnare i bilitteri i trilitteri e gli
ideogrammi per facilitarne la lettura; nei bilitteri possiamo trovare zero complementi fonetici o un
complemento fonetico o due complementi; nei trilitteri possono essere accompagnati da zero,
uno, due o tre complementi. I complementi fonetici seguono o raramente precedono i segni
bilitteri e trilitteri, negli ideogrammi i complementi fonetici in genere li precedono.

Lettura dell’egiziano è in gran parte convenzionale, non sappiamo come si leggesse l’egiziano
antico, è una lingua morta; non ha vocali, solo struttura consonantica delle parole; ci sono delle
semiconsonanti che noi convenzionalmente leggiamo come vocali, A, I, U.
La lettura convenzionale che aggiunge una E tra le consonanti ed è per questa ragione che noi
possiamo avere una lettura diversa di una sola cosa.

Determinativi: sono segni che ci indicano il campo semantico a cui appartiene un determinato
segno o una determinata parola, per esempio dopo il nome di un Dio possiamo avere un
determinativo che può essere l’uomo seduto con una barba che indica divinità o persona
importante oppure possiamo avere il falco sul trespolo oppure la bandiera che indica il concetto di
Dio.
Dobbiamo notare che la scrittura e l’arte sono complementari nell’antico Egitto; quindi, il
determinativo può essere la statua stessa su cui è scritto il nome.

Morfologia dell’egiziano: jsesh programma per computer.


La radice delle parole egiziane è essenzialmente triconsonantica e poi ci sono le eventuali
desinenze, sebbene non ci siano desinenza specifiche per i casi, troviamo solo femminile, plurale
ecc.
Nome genere e numero
Il genere è maschile, femminile e neutro
Maschile non presenta nessuna desinenza specifica, la parola è uguale alla radice.
Femminile la desinenza è T, che è il segno del pane, in generale è scritto ma essendo una
consonante debole spesso cade e quindi ci aiuta il determinativo
neutro in egiziano si usa solitamente il femminile, ma nel neoegiziano ci sono vari cambiamenti
e viene usato anche il maschile per indicare il neutro.
Il determinativo di nemico è un uomo con le braccia legate dietro alla schiena

All’epoca quando si iniziava a scrivere si partiva dallo ieratico, dove i segni sono molto semplificati;
quindi, per la doppia iod è successo che il segno ieratico è entrato nei segni geroglifici.
Determinativo di serpente è un serpente.

Il numero è singolare, duale e plurale


Plurale maschile ha la desinenza W e il femminile WT; plurale arcaico si ripeteva più volte il
determinativo per indicare il plurale. Ma spesso il plurale diventa esso stesso un determinativo che
possono essere tre trattini in verticale o orizzontale oppure tre pallini verticali o orizzontali.
Duale uso limitato, in generale usato quando si indicano delle coppie di cose o di persone tipo le
due braccia; la desinenza del duale è UJ al maschile e TJ al femminile. Solitamente il segno viene
ripetuto due volte.

Nomi collettivi e astratti


rXyt rehit che indica la popolazione, in questo caso si tratta di un collettivo e i tre trattini non
vengono letti come un plurale e quindi come una W ma ci indicano solo che sono un gruppo di
persone.
nfrw neferw, significa perfezione come determinativo di astratto si una in genere il rotolo del
papiro, tipico determinativo di astratto.

Grammatica del nome


Apposizione e la congiunzione
In egiziano non c’è una parola specifica che indichi la E ma molto spesso la congiunzione viene
fatta semplicemente con l’apposizione: i due nomi vengono messo l’uno accostato all’altro; è
chiaro che sarà il contesto che ci farà capire che si tratta di una congiunzione.
A volte invece vengono usate delle preposizioni: viene usata la preposizione Hna che significa
assieme a, con; altra preposizione è Hr che vuole dire sopra.
Molto spesso in egiziano il titolo e il nome di una persona sono posti in apposizione, come in
italiano (dottor Mario Rossi). Nell’antico egiziano non c’è l’articolo, solo con il neoegiziano verrà
introdotto l’articolo determinativo (il, la, gli).

Disgiunzione
Anche la disgiunzione, che noi traduciamo con O/oppure, viene fatta apponendo i nomi gli uni agli
altri; oppure più essere indicata con l’espressione r-pw che significa letteralmente uno qualsiasi.

Genitivo
Due parole poste l’una accanto all’altra possono indicare anche il possesso, quindi il genitivo; in
egiziano esistono due tipi di genitivo: diretto e indiretto.
Diretto i due nomi sono semplicemente giustapposti
Indiretto si usa la preposizione/nisbe che indica il possesso che è en (N) per il maschile, net (NT)
per il femminile, nu (NW) per il plurale; letteralmente significa che appartiene a.
Tuttavia, già nel medio egiziano molto spesso questa preposizione è ridotta semplicemente a en
(N) che sarebbe il nostro DI.

Nel genitivo diretto il nome determinante segue il nome determinato, A è posseduto da B; molto
spesso il genitivo diretto viene usato quando il possesso, l’unità di due cose è molto stretta (Re
delle due terre)

Anticipazione di rispetto o onorifica


Ci sono delle parole che sono particolarmente importanti, il nome Dio (ntr) e il nome proprio di un
dio oppure il nome faraone (nswt) e il nome proprio del faraone.
Questi nomi vengono anticipati, ma nella lettura viene letto dopo; viene messo in prima sede
come anticipazione onorifica nella grafia ma nella lettura si legge dopo.
Epiteto (aggettivo qualificativo)
Noi per semplicità lo chiamiamo aggettivo.
L’epiteto si pone dopo il sostantivo a cui si riferisce e concorda con esso in genere e numero; si
pone dopo perché quando si pone prima ha un altro valore che vedremo.

Epiteto (quantificatore)
Il quantificatore in egiziano è nb che vuole dire ogni, ciascuno, tutto e si comporta esattamente
come l’aggettivo qualificativo; quindi, segue sempre il sostantivo a cui si riferisce e concorda in
genere e numero.

Pronomi personali
 Pronomi personali suffissi
 Pronomi personali indipendenti
 Pronomi personali dipendenti
Hanno forme e usi diversi

Pronomi personali suffissi


La prima persona singolare è J/I può essere scritta con una semplice yod o l’omino seduto o tutte e
due o con la donnina seduta se si riferisce a una donna, con il segno della divinità se si riferisce a
una divinità. Attenzione se si tratta in una frase se si tratta di un determinativo o se si tratta di un
pronome personale suffisso. Si scrivono allo stesso modo dei determinativi
Seconda persona singolare maschile è K che si scrive con la K
Seconda persona singolare femminile può essere sia TJ sia T
Terza persona singolare maschile è F la vipera con le corna
Terza persona singolare femminile è S/Z
Prima persona plurale N quindi il mare o con o senza il segno del plurale
Seconda plurale TJN o TN
Terza plurale SN
Quando i pronomi personali suffissi seguono il sostantivo indicano il possesso, è un altro modo per
indicare il possesso in questo caso pronominale (il tuo servo)
Quando il pronome personale suffisso segue una preposizione serve a formare dei complementi.
Quando il pronome personale suffisso segue una radice verbale o le sue espansioni permettono di
coniugare il verbo; in egiziano di solito il verbo che si usa per le coniugazioni è il verbo sDm che è il
verbo ascoltare. Per indicare il modo, il tempo e l’aspetto di un verbo si usa la terza persona
singolare.

Pronomi personali indipendenti


Non hanno bisogno di appoggiarsi ad un’altra parola; in egiziano esistono le frasi nominali in cui il
verbo essere non è espresso, non possiamo dire che sia sottinteso, in egiziano non si esprime il
verbo essere ma ovviamente traducendo noi lo dobbiamo inserire, i pronomi indipendenti servono
ad esprimere il soggetto.

Pronomi personali dipendenti


Usi: complemento oggetto pronominale (chi, che cosa)
Possono essere die soggetti di frasi introdotte da ausiliari di enunciazione, cioè quelle parole come
Ecco, Davvero, Cioè quelle parole che noi usiamo prima di iniziare una frase; in quel caso si usano
come soggetto della frase non gli indipendenti ma i dipendenti.
Ordine dei costituenti nel gruppo nominale
Nel gruppo nominale, cioè dove non vi sia un verbo, l’ordine dei costituenti, delle parole nella
frase, è regolato da una rigida gerarchia, è importante perché ci fa capire che cosa è cosa.
Al primo posto abbiamo il soggetto seguito da pronome personale suffisso con valore di
possessivo, quantificatore nb o numerale (un numero), dimostrativo, aggettivo qualificativo, marca
del genitivo indiretto, sostantivo in apposizione, nominalizzazioni in sostantivo o aggettivo
funzionanti come epiteti (i participi, le forme relative, altra forma verbale che è la forma sdm
ty.f.y., le proposizioni relative introdotte da nty o yuty e le nisbe preposizionali).
In certi casi ci può essere un’inversione sintattica,

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