Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Il poema epico babilonese della Creazione Enuma elish è scritto su sette tavolette,
ciascuna tra le 115 e le 170 linee di lunghezza. Esso era recitato alla festa dell'Anno
Nuovo in Babilonia e racconta del successo dell'eroe-dio Marduk, il dio della città di
Babilonia: come Marduk è divenuto la divinità suprema, re al di sopra tutti gli dei di cielo e
terra.
L'epopea è scritta in uno stile che è diverso dal parlato di tutti i giorni di quel tempo. Usa
una variante estesa delle parole con parole letterarie che non erano normalmente molto
frequenti. Questa è una caratteristica della poesia. Nei testi di prosa non c'è alcuna
inclinazione a usare formulazioni alternative, come nella Genesi biblica: ''E Dio ha visto...,
e Dio ha visto..., e Dio ha creato..., e Dio ha creato...'' con piccole variazioni.
Il testo è costruito da versi di due linee (unità della frase). Un concetto è spiegato in due
linee, un distich (dal greco di 'due' e stichos "versi"). I due membri mantengono una
relazione che si potrebbe chiamare ''rima in senso astratto" sul livello del significato. Il
significato contenuto in ciascun verso appare in due formulazioni parallele spesso
separate per lasciare un spazio bianco, il così chiamato parallelismus membrorum. La
seconda parte o enfatizza la prima parte con una diversa enunciazione e perciò
estendendone il significato, o la seconda parte è un'asserzione opposta, contrastante la
prima parte. Compariamo il verso di apertura:
In senso stretto, il metro col quale è composta la letteratura greca e latina (gruppi di sillabe
lunghe e corte) non è usato, ma una linea spesso ha da tre a quattro (raramente cinque)
stress/colpi. La rima finale non è allitterata.
Apsu, il secondo essere primevo esistito prima della creazione di cielo e terra, è la
personificazione maschile delle acque sotterranee. La personificazione di Apsu (come
qualcuno che agisce e parla) è unica nel poema epico della creazione, probabilmente
indotto dalla personificazione di Tiamat. In altri testi Apsu è usato in senso oggettivo/
impersonale come 'acque sotterranee', e rappresenta il deposito delle precipitazioni e
l'acqua minerale, qualche cosa che può essere raggiunta scavando un buco. È il dominio
del dio dell'acqua Ea, che controlla questo approvvigionamento d'acqua. L'Apsu alimenta i
fiumi riguardo al loro continuo approvvigionamento d'acqua. I cambi stagionali e le
precipitazioni sono il dominio del dio del tempo Adad; Ea ed Adad sono ambedue
responsabili della fertilità dei campi. Su un sigillo cilindrico si vede l'Apsu come un sacrario
con Ea seduto sul suo trono con acqua corrente ai lati.
L'Apsu delimita l'underworld, la residenza dei defunti, il dominio dal quale nessun ritorno è
possibile. In altri contesti Apsu qualche volta è equivalente all'underworld.
Tiamat ed Apsu creano i loro discendenti. Apsu è chiamato il generatore dei grandi dei
nella linea 29 della tavoletta I. Il primo paio di bambini è
I.1
e-nu-ma e-lish la na-bu-ú shá-ma-mu
enüma elish lä nabû shamämü
'quando cielo sopra non era ancora chiamato'
Uso ï, ä, ü per indicare vocali lunghe per mancanza di qualche cosa di migliore. Di solito
sono scritti con una macron sulla cima della vocale.
elish è un avverbio formato con il finale -ish ed associato con elû che è (come verbo)
'essere alto', come aggettivo 'alto'.
nabû< nabiu è un verbo nella congiunzione stativa 'essere chiamato', qui in 3rd persona
singolare 'è/era chiamato' che risulta essere identico all'infinito.
shamämü è una forma letterario del plurale shamä'ü o shamû 'cielo,' 'paradiso'
I.2
shap-lish am-ma-tum shu-ma la zak-rat
shaplish ammatum shuma lä zakrat
'(e) in basso la terra non era pronunciata per nome'
shaplish 'in basso' è un avverbio formato con la finale -ish da shaplu 'sotto,' 'lato basso'.
ammatum è una (rara) parola letteraria per 'terra'; la finale -atum è nominativo femminile.
È apparentemente una parola femminile ed è il caso nominativo perché è soggetto.
zakrat è una forma stativa del verbo zakäru(m) 'parlare'. Nel senso statico è tradotto come
un passivo: 'è pronounciato'. La forma del verbo è 3rd persona femminile, perché il
soggetto 'terra' è femminile. In Akkadico alcune coniugazioni del verbo discriminano tra
maschile e femminile.
'Sopra' e 'in basso' sono usati spesso per indicare 'paradiso' e 'terra,' ma qualche volta
anche 'terra' (o 'il mondo dei viventi') e 'underworld' (o 'il mondo della morte') come una
coppia contrapposta. In combinazione potrebbe volere dire 'ovunque.'
I.3
zu.ab-ma resh-tu-ú za-ru-shu-un
abzu-ma rështû zärûshun
'e Apsu, il primo/l'antico Apsu, il loro generatore'
il logogramma zu.ab, sumerico Abzu, akkadico Apsu è esteso con una particella enclitica
-ma. Questa particella ha più funzioni, ma qui ha la forza connettiva 'e,' che (diversamente
dalla semplice congiunzione coordinante u 'e') implica una sequenza temporale o logica
tra due clausole. Spesso può essere tradotto 'e,' 'e allora', ma altre traduzioni possono
essere richieste dal contesto.
rështû< rështiu 'figlio maggiore ,' 'primo nato', 'antico'; la -t- non è una ''-t- feminile'' ma
parte di un finale -tiu che è qui un aggettivo fuori dal gambo di un nome. Il significato è
imparentato con rëshu 'testa,' ' parte della fronte', 'parte superiore', 'iniziante'.
La contrazione e perciò vocale lunga al termine è sillabata qui esplicitamente con una ú
addizionale come resh-tu-ú.
I pronomi possessivi 'mio,' 'tuo', 'suo'... 'loro' sono espressi in akkadico come un suffisso.
La 3rd persona singolare 'suo' nei vecchi testi babilonesi di solito è -shu, ma in tempi
più tardi come qui in questo testo spesso si scrive come shú (shu2).
La 3° persona plurale 'loro' è -shunu spesso sillabato come shu-nu o shú-nu, ma qui
vediamo la forma corta (apocope) -shun, sillabata come -shu-un.
I.4
mu-um-mu ti-amat mu-al-li-da-at gim-ri-shú-un
Mummu Tiämat mu(w)allidat gimrishun
'(e) il costruttore di Tiamat, che disturbò loro tutti'
logogramma per amtu 'vergine', che ha solo nella combinazione con ti il valore
fonetico amat per formare il nome proprio Ti-amat.
Mummu 'persona intelligente', 'una persona di genio'; è un nome proprio, il dio degli
artigiani, il [vizier] di Apsu, di solito usato come un epiteto del dio saggio Ea/ Enki (più tardi
nel testo è spiegato perchè). La parola è usata qui come qualche cosa simile a
'costruttore'.
mu(w)allidat è un participio nel cosidetto gambo-D del verbo. L'infinitivo nel gambo di base
è (w)alädu (il w in Babilonese antico cade più tardi via). Vuole dire (in ambedue i gambi)
'nascere'. Il gambo-D spesso indica il factitive (espresso con 'fare...', p. es. il gambo-D di
'essere dio' è 'fare dio').
Il participio è 'colui che nasce, 'generatore.' Il participio in tutti gli altri gambi eccetto il
gambo di base, è formato col prefisso mu-. Nel gambo-D (D da double, raddoppiare) il
radicale medio (la consonante media della radice) è raddoppiato (qui è l). La finale -at è un
participio femminile. È qui nel construct form (p. es. nessun caso finale come -um) perché
è seguito da un nome genitivo.
gimru è un nome che indica 'totalita', qui nel construct state genitivo gimri- seguito da un
suffisso possessivo -shun 'loro,' letteralmente: 'la loro totalita'. Le forme di gimru sono
tradotte spesso con parole simili a 'tutto', 'intero.'
I.5
a.mesh-shú-nu ish-te-nish i-hi-qu-ú-ma
mêshunu ishtënish ihïqüma
'(e quando loro) ebbero mischiato le loro acque insieme'
a.mesh è il logogramma per mû 'water' (una forma plurale, come indicata dal logogramma
mesh per plurale, qui nel caso accusativo (oggetto di 'miscelare') mê con un suffisso
aggiunto per il pronome possesivo -shunu 'il loro,' qui in forma non abbreviata.
ihïqü tempo presente (3rd persona plurale 'loro') del verbo con infinito hâqu< hiäqu
'miscelare, mischiare'
Il prefisso i- è caratteristico per la 3rd persona, la fine su -u lungo marca il plurale: 'loro' (il
soggetto è Tiamat ed Apsu). E il tempo presente dell'azione in corso 'mentre loro
mischiavano', così non è tradotto nel tempo presente.
Lo sfondo dell'espressione 'mischiare le loro acque' può essere segue come: Tiamat è la
personificazione del mare e del sale marino, mentre Apsu rappresenta l'acqua dolce. Il
mescolamento simboleggia il processo visto nelle paludi della parte meridionale della
Mesopotamia (l'area dove al momento sono nascoste le rimanenti paludi arabe e nel
passato la cultura sumerica aveva prosperato). Nel mescolio di queste acque crescono i
canneti. Dapprima si sono formate isole galleggianti, che si trasformano infine in terra
nuova e fertile, che porta prosperità.
I.6
gi-pa-ra la ki-isc-scu-ru scu-sca-a la she-'u-ú
gipa(r)ra lä kiscscurü scuscä lä she'û
'(ma quando) i pascoli non erano (ancora) formati, nè letti di canna erano fatti'
Denoto la lettera tsade come sc, l's enfatico; di solito è scritto con un punto sotto la s. Un
duplice tsade diviene scsc, un poco goffo, ammetto.
giparu o giparru è 'pascolo,' qui oggetto (in caso accusativo con finale -a)
kiscscurü <* kitscurü (il così chiamato t- infisso che marca un gambo speciale, il gambo-
Gt-stem, è assimilato qui al tsade seguente per formare un duplice tsade)
Questa coniugazione verbale è lo stative (o come 3rd persona plurale o come subjuntivo,
in una clausola relativa dipendente da enüma) nel gambo-Gt. L'infinito di base è kascäru
'torcere'. Il gambo-Gt spesso aggiunge significato iterativo all'azione descritta nel verbo.
Poichè 'torcere' è già un'azione iterativa, questo verbo spesso appare nel gambo-Gt.
'torcere un pascolo' nel senso di 'fare/formare/creare un pascolo'.
Uno stativo non dovrebbe apparire formalmente con un oggetto (come qui 'pascolo'). In
questo testo letterario comunque, uno spesso trova un tale stativo transitivo. Hanno il
significato di un tempo presente o preteritum.
she'û significa 'cercare', anche la 3° persona stative come congiuntivo o plurale: 'quando
le canne non erano cercabili'
I.7
e-nu-ma dingir.dingir la shu-pu-u ma-na-ma
enüma ilü lä shüpû manäma
'quando nessuno degli dei era (ancora) manifesto,
shüpû è la 3rd persona plurale del verbo stativo nel gambo-Shin (in gambo base) wapû
'manifestarsi', 'diventare visibile'; significante nel gambo-Shin: 'fare visible', 'glorificare';
stative: 'essere fatto visibile/ manifesto'