Sei sulla pagina 1di 9

L’INIZIO DELLA STORIA GRECA: MINOICI E MICENEI

I MINOICI (O CRETESI) 2000- 1450 a.C.

La civiltà minoica( che prende il nome da Minosse, sovrano di Creta) fiorisce nell’isola di
Creta, isola del mar Egeo considerata un ponte naturale tra Grecia e Oriente e quindi al
centro di rotte commerciali. Grazie alla sua posizione Creta potè ricevere l’influenza delle
antiche civiltà del vicino Oriente e dell’Egitto e inoltre era caratterizzata da un suolo
abbastanza fertile da poter permettere lo sviluppo di una civiltà evoluta.

La civiltà minoica è considerata la prima civiltà “europea” complessa. Era una civiltà
urbana governata da re-sacerdoti, che conosceva la scrittura e viveva di artigianato e
commercio grazie a una flotta che garantiva rapporti commerciali su lunghe distanze. La
scrittura usata dai minoici era la LINEARE A, fatta di simboli che non sono ancora stati
decifrati, per cui la conoscenza di questa civiltà la dobbiamo ai reperti archeologici che ci
hanno permesso di conoscerne le caratteristiche in modo abbastanza completo.

Grazie alle influenza delle civiltà orientali, i Cretesi, già abili artigiani e agricoltori,
divennero particolarmente abili nell’agricoltura tanto da riuscire a produrre in maniera
consistente e quindi poter commerciare le eccedenze. Così nacque la fiorente attività
commerciale. La popolazione aumentò grazie a questo stato di benessere e quelli che
erano piccoli villaggi si trasformarono in città raggruppate intorno al palazzo del sovrano.

Tra i palazzi più imponenti ricordiamo quello di Cnosso (poi abbiamo Festo, Mallia etc.)
sede del re Minosse. I palazzi si estendevano su un’area piuttosto ampia e
comprendevano diversi ambienti adibiti a funzioni specifiche: sale reali, magazzini, dimora
del sovrano, sale riunioni. Il tutto si articolava intorno a un grande giardino in cui molto
spesso si svolgevano riti religiosi e riunioni di grande importanza. L’organizzazione
labirintica di questi palazzi ha dato probabilmente origine al mito del Minotauro.

I Minoici erano un popolo pacifico e infatti i palazzi sono privi di mura e altre strutture
difensive.

La storia della civiltà minoica è divisibile in due fasi:

 Periodo dei primi palazzi

 Periodo dei secondi palazzi

Il periodo dei primi palazzi (Cnosso, Mallia, Festo) coincide con la fioritura della civiltà. Il
fatto che la distruzione dei palazzi avvenne in modo simultaneo in tutte le località dell’isola
ci fa pensare che a un evento naturale, forse un terremoto.

La ricostruzione di palazzi ancora più sontuosi segna l’avvio del periodo dei secondi
palazzi e quindi il culmine della civiltà minoica. Iniziano anche importanti rapporti
commerciali con le Cicladi e l’Egitto. Tuttavia un secondo movimento sismico mise fine
anche a questo periodo. Seguì lo spopolamento e una serie di lotte interne a cui seguì
l’invasione micenea. La civiltà minoica non si risollevò più e nessun palazzo venne
ricostruito ad eccezione di quello di Cnosso che divenne sede del re miceneo.

Per quanto riguarda l’arte minoica, essa era caratterizzata da vasi dipinti con motivi astratti
e naturalistici, affreschi variopinti ed esaltava la gioia e il culto della bellezza. Era
particolarmente raffinata anche la tecnica di lavorazione dei metalli.

A differenza delle civiltà vicine e successive, i minoici non costruirono santuari, ma si


dedicarano al culto della natura e i riti religiosi avvenivano all’aperto. L’unica divinità che
conosciamo è una dea, protettrice degli animali e della fertilità della terra e il culto era
officiato da sacerdotesse. Il culto della dea e l’importanza delle sacerdotesse ha fatto
pensare che i minoici riconoscessero alla donna un ruolo di rilievo.

Accanto a questa dea si venerava il toro, che raffigurava Zeus che, secondo il mito, rapì
una fanciulla, Europa, e la porto a Creta dove partorì Minosse.

Il passaggio dalla civiltà minoica a quella micenea. La Grecia era divisa in aree
culturali diverse e i popoli che vi appartenevano che vivevano separati a causa della
presenza di catene montuose. Il fatto che il terreno di alcune zone non fosse fertile, spinse
alcune di queste popolazioni a spostarsi in zone più fertili, conquistandole e insediandole.
Le tre aree culturali in questione erano la civiltà elladica(Peloponneso), cicladica (isole
Cicladi) e minoica (isola di Creta), tutte probabilmente non indoeuropee.

I Micenei erano invece un popolo indoeuropeo che discese in Grecia e che si insediò
mettendo fine alla civiltà minoica.

N.B.: il popolo minoico non smette di esistere, semplicemente la sua supremazia e il suo
splendore declinano.

I MICENEI (17° e 16° secolo a.C.)

La civiltà micenea deve il suo nome a Micene, la città sede del regno più potente del
periodo e prende il posto della civiltà minoica, tuttavia inglobandola. La società era
caratterizzata da una divisione in classi e, diversamente dai minoici, i Micenei erano dei
guerrieri e incominciarono a espandersi anche fuori dalla Grecia continentale intorno al
16° secolo.

I Micenei usavano la scrittura lineare B.

Alla fioritura della civiltà micenea la Grecia era divisa in tanti regni, tra cui i più importanti
erano Micene, Argo, Pilo, Tebe e Atene. A Creta il regno miceneo più importante era
Cnosso mentre la restante parte orientale dell’isola rimase nelle mani dei minoici
superstiti.I vari regni erano spesso in lotta tra loro tuttavia la civiltà micenea aveva
comunque dei caratteri molto omogenei.

La civiltà micenea è oggi nota per via della costruzione di opere monumentali: tutte le città
avevano una rocca fortificata costruita su una collina, sulle cui pendici si disponevano le
case del popolo e i laboratori degli artigiani. All’interno della fortezza si trovava il palazzo,
molto più piccolo di quelli minoici e che si articolava intorno a una grande sala
rettangolare.

Alla fine del 16° sec. Apparve un altro tipo di costruzione monumentale per le sepolture
regali che soppiantò la tipologia precedente: il thòlos. I thòloi erano grandi tombe a cupola
costruite con pietre squadrate e si trovavano nei pressi della città. Nella cupola si trovava
la tomba del sovrano insieme a grandi tesori. La thòlos più famosa è il Tesoro di Atreo nei
pressi di Micene.

L’organizzazione sociale ed economica micenea è stata scoperta grazie alla decifrazione


delle tavolette in lineare B. All’apice della piramide gerarchica c’era il re che deteneva
supremo potere politico e religioso affiancato dal capo dell’esercito. Al di sotto c’erano i
funzionari che amministravano il regno. Le comunità locali erano amministrate da un
governatore affiancato da un basilèus,che era comunque un esponente di una famiglia
nobile. Il popolo era composto da contadini e artigiani e in fondo alla scala c’erano i servi,
per lo più prigionieri di guerra. Una casta a parte era costituita dagli scribi che erano gli
unici che conoscevano la scrittura e quindi godevano di particolari privilegi.

L’economia micenea si basava su allevamento, artigianato, agricoltura e commercio. In più


i Micenei erano dei grandi produttori di armi di elevata qualità.

Grazie alle tavolette in lineare B rinvenute, oggi sappiamo che i Micenei adoravano le
tipiche divinità greche. Tuttavia, il mancato ritrovamento di templi, fa pensare che le
cerimonie religiose, importantissime per questo popolo, si svolgessero all’aperto o in
piccoli santuari.

Legata alla civiltà micenea è la storia della città di Troia (Ilo da cui Iliade).

Il crollo della civiltà micenea avvenuta intorno al 13° sec. Fu un processo rapido e violento
che portò a un veloce spopolamento, alla scomparsa della scrittura lineare B e
all’impoverimento della Grecia.

Anche in questo caso non si esclude che l’inizio del declino della civiltà micenea sia
dovuta a un terremoto, ma si parla anche di lotte interne che hanno creato una situazione
favorevole per alcuni popoli bellicosi interessati alla conquista dei regni micenei.

In particolare si parla dei Dori, popolazione proveniente dalla Grecia settentrionale.

L’ETA’ BUIA DELLA GRECIA (12°-9° secolo a.C.)


Questo periodo è così chiamato perché caratterizzato da povertà materiale, arretratezza e
spopolamento.

Nell’età buia la Grecia era divisa in tante piccole comunità indipendenti rette da un
monarca o da un gruppo ristretto di famiglie aristocratiche; erano comunità per lo più
contadine e che non conoscevano la scrittura.

La popolazione era divisa in gruppi etnici, che abbracciavano differenti comunità, diversi
per cultura e dialetto e che occupavano diverse regioni della Grecia:

 Ioni (Attica ed Eubea)

 Dori (Peloponneso)

 Eoli (coste dell’Asia Minore, Chio, Samo,Lesbo)

RICORDA: l’Attica è la regione della Grecia settentrionale in cui si trova Atene, mentre Sparta si trova nella
Laconia che è una regione del Peloponneso.

L’evento storico più importante dell’età buia è la colonizzazione delle coste dell’Asia
minore da parte dei diversi gruppi etnici. Questo evento, noto come prima colonizzazione,
non avvenne immediatamente, ma ad ondate successive e le cause vanno ricercate nella
situazione di instabilità in cui si trovava la Grecia dopo il crollo della civiltà micenea.

Tra la fine del 9° e l’inizio dell’8° secolo il quadro di arretratezza tipico dell’età buia
comincia a cambiare. Si registra una grande ripresa che segna la nascita di una nuova
civiltà, molto diversa da quella micenea, destinata a sfociare nell’organizzazione della
pòlis.

Questa rinascita si deve probabilmente a un miglioramento dell’economia e dei commerci,


all’attenuazione dei conflitti interni, all’incremento della popolazione e della ricchezza
materiale e, non ultimo, all’introduzione dell’alfabeto mutuato da quello fenicio.

RICORDA: si pensa che intorno alla metà dell’8° secolo siano stati scritti i poemi omerici, anche se la
“questione omerica” è ancora aperta. Per l’approfondimento di questo tema ti rimando all’appendice “cultura”
(punto 1) che ti scrivo a fine riassunto per non confonderti le idee. Mi raccomando, studiala, perché sai bene
che la prof. te la chiede!!!!
LE ORIGINI DELLA PòLIS E LA DIFFUSIONE DELLA CIVILTA’ GRECA
(8° secolo a.C.)

La Pòlis o Città Stato è la forma più antica di organizzazione statale, un’unità politica
autonoma caratterizzata da un centro urbano che esercitava il governo su un territorio
disseminato di villaggi. Aldilà della “conformazione” fisica, nella mentalità greca, la polis
era soprattutto la comunità dei suoi cittadini, in quanto non sono gli edifici a costituire la
città ma gli individui che la popolano. Infatti la polis identifica un’organizzazione politica
fondata su un sistema di governo al quale i cittadini partecipano direttamente.

Lo stesso Aristotele (6° sec. a.C.) definisce l’uomo “animale politico” in quanto da sempre,
a differenza delle bestie, l’uomo tende a vivere in comunità e i Greci, nello specifico, si
identificavano pienamente nella polis e concepivano la loro vita solo al suo interno,
ritenendo che fosse la sola istituzione degna di uomini liberi.

Ogni polis era costituita da una città principale e da un territorio immediatamente


circostante, con villaggi sparsi. Molte città greche erano costruite su una collina, sulla cui
sommità sorgeva l’acropoli, dove anticamente risiedeva il re; successivamente
sull’acropoli comparvero i templi dedicati alla divinità protettrice della polis. Nella città
bassa si trovavano invece le abitazioni del popolo, essa si ingrandì sempre più e divenne
sede di commerci e vita politica e sociale. Al centro della città bassa si trovava l’agorà,
cuore della vita cittadina.

Avevano diritto di cittadinanza e quindi pieni diritti di partecipazione alla vita della polis, gli
uomini liberi nati nel territorio della città. Erano perciò esclusi gli stranieri, gli schiavi. Le
donne libere erano considerate cittadine ma non godevano di diritti pari a quelli degli
uomini.

Seppur divisi in tante poleis, i Greci ebbero sempre la consapevolezza di appartenere a un


unico popolo in quanti tutti discendenti dal mitico re Elleno i cui figli e nipoti sarebbero stati
capostipiti delle varie stirpi degli Eoli, Ioni, Achei, Dori etc che differivano per dialetto,
usanze e costumi.

La lingua, tuttavia costituiva un elemento di identità (infatti i dialetti, per quanto diversi, non
erano incomprensibili alle diverse stirpi) e di distinzione dagli altri popoli che venivano
definiti “barbari”.

Pur nella loro autonomia, le poleis avevano legami tra loro: in determinati casi si riunivano
in leghe. Speciali Leghe erano le Anfizionie che venivano strette tra popolazioni e città
limitrofe per provvedere al culto e alla difesa di un santuario particolarmente importante
(anfizionia delfica preposta al santuario di Apollo a Delfi).

Per quanto riguarda la religione, i Greci erano politeisti e veneravano molte divinità (Zeus,
Era, Afrodite, Ermes etc) a cui erano attribuiti aspetti, comportamento e abitudini umane;
quindi la religione greca era caratterizzata dall’antropomorfismo. Per quanto immortali e
possenti, gli Dei greci erano soggetti a passioni e sottomessi al Fato, forza misteriosa
invisibile alla quale tutti sottostavano. La dimora degli dei era il monte Olimpo, la più alta
cima della Grecia, situato in Tessaglia.

Ad ogni divinità erano riconosciute speciali competenze e alcune ne avevano più di una
(es: Atena dea della saggezza, della guerra e protettrice di Atene).

Differentemente da quanto accadeva in Mesopotamia e in Egitto, il culto non era


appannaggio di una casta sacerdotale, ma tutti potevano offrire doni per propiziarsi gli dei.

I santuari non erano solo luoghi sacri dedicati al culto degli dei, ma si praticavano anche
cerimonie, riti di purificazione e gare atletiche. I più famosi santuari furono quelli di Delfi e
di Olimpia. I santuari erano quindi centri politici, oltre che religiosi, in quanto i “responsi”
degli dei avvaloravano molto spesso scelte d’importanza pubblica.

Presso il santuario di Zeus, a Olimpia si tenevano feste con gare e giochi che attraevano
spettatori da tutta la Grecia e dalle colonie d’oltremare (erano infatti dette feste
panelleniche). Nel periodo delle feste e dei giochi doveva cessare qualsiasi ostilità o
guerra tra le città che vi partecipavano e veniva dichiarata una tregua sacra.

La seconda colonizzazione greca. Tra il 750 e il 550 a.C. si ebbe un nuovo straordinario
movimento di espansione dei Greci lungo le coste del Mediterraneo(Italia Meridionale,
Cirene, Libia) e del Mar Nero, detta seconda colonizzazione per distinguerla da quella del
1000 a.C.sulle coste dell’Asia Minore, che non ebbe scopo commerciale, ma solo di
“popolamento” .

Di fatto la necessità di fondare nuove colonie derivava spesso dall’infertilità della terra di
origine, ma i movimenti che hanno portato alla fondazione delle colonie venivano
comunque pianificati opportunamente dalla “città madre”. La fondazione di una colonia
avveniva secondo modalità costanti: un nobile, appartenente a una potente famiglia della
città madre, veniva nominato come guida di un numero di coloni scelti tra maschi in grado
di portare le armi. I luoghi dove fondare nuove colonie venivano scelti in base alla facile
difendibilità, alla presenza di un comodo ormeggio e di una buona terra da coltivare. Prima
di partire veniva consultato l’oracolo, in genere quello di Apollo a Delfi e poi si partiva per
la spedizione. Una volta giunti alla meta, il fondatore della colonia (ecista) soprintendeva
alla costruzione del nuovo insediamento, stabiliva le norme giuridiche, politiche e religiose
e ridistribuiva dei lotti di terra tra i coloni. La colonia diventava una polis indipendente ma
manteneva comunque buoni rapporti con la città madre.

Le mete più “gettonate” erano le terre dell’Italia Meridionale per la fertilità del territorio e la
scarsa capacità di difendersi dei popoli indigeni. Le colonie dell’Italia Meridionale, ad
eccezione della Sicilia, presero ben presto il nome “Grande Grecia”, più nota con il termine
latino di Magna Grecia.

Chiaramente l’insediamento dei coloni non fu sempre pacifico. Molto spesso si sfociava in
lotte sanguinose e comunque la colonizzazione produsse dei grandi cambiamenti nella
vita dei popoli mediterranei, condizionandone la religione, la lingua e le usanze.
Dalla polis aristocratica alla tirannide. Le comunità descritte da Omero erano
caratterizzate dal dominio dell’aristocrazia e regolate da istituzioni essenziali: il re,
l’assemblea e il consiglio del popolo. Ben presto la figura del re scomparve e l’aristocrazia
(capi delle famiglie nobili) divenne l’organo principale di governo. Atene tra l’8à e il 7à sec.
era governata dall’aristocrazia. Il centro del potere cittadino era l’Aeropago che ogni anno
eleggeva un arconte che aveva il compito di governare. L’elezione avveniva a sorteggio
tra diversi candidati proposti dalle famiglie aristocratiche in modo da consentire a ognuna
di esse a turno di esercitare il poterepiù prestigioso evitando il risorgere di un regime
monarchico. Successivamente, col crescere della polis, sorse l’esigenza di differenziare i
poteri e quindi i compiti assegnati all’arconte, introducendo l’elezione di altri arconti.
L’importanza di questa organizzazione risiede nel fatto che i governatori venivano eletti dal
popolo e non nominati dal re come avveniva negli Stati del vicino Oriente.

Man mano che le poleis svilupparono la propria economia, alle tradizionali famiglie
aristocratiche si affiancarono, nella conduzione della polis, anche famiglie la cui ricchezza
era di origine più recente. Le poleis dominate da un ristretto numero di famiglie
aristocratiche e arricchite erano chiamate oligarchie. Nelle poleis oligarchiche il popolo era
escluso da qualsiasi partecipazione diretta al governo e questo promosse la nascita di
tensioni all’interno della comunità che spesso sfociavano in guerre civili. La polis
aristocratica cominciava a vacillare.

Nel 7° sec. a.C. una forte crescita economica coinvolse tutta la Grecia e in particolare le
città poste sul mare in virtù dell’instaurarsi di un fiorente commercio. Il fermento
economico e dei commerci fu ulteriormente rafforzato dall’introduzione della moneta.

Fino all’8° sec. solo i nobili avevano le risorse economiche necessarie al mantenimento di
un cavallo e all’acquisto di armi e corazze, perciò il fulcro dell’esercito era costituito dagli
aristocratici. Nel 7° secolo si assiste a un altro importante cambiamento (riforma oplitica),
quello della tattica di combattimento, favorito dal fatto che la ripresa economica
permettesse a un gran numero di cittadini di dotarsi di armatura completa. Il fante
equipaggiato con quest’armatura si chiamava oplita.

Grazie a questa disponibilità di fanti la pois adottò una nuova strategia di combattimento
basata sulla falange oplitica che avanzava in battaglia in un compatto schieramento di
fanti disposti su file serrate.

Gli opliti greci vennero anche assoldato spesso come mercenari nei regni orientali e in
Egitto e furono quelli grazie ai quali fu possibile fondare nuove colonie ai danni di popoli
non dotati di una pari forza militare.

Gli opliti, responsabili della difesa della polis, cominciarono ad avanzare richieste di avere
maggiori diritti nella vita della città e spesso diedero vita a movimenti che si opponevano
allo strapotere dei piccoli gruppi aristocratici.

Lo sviluppo economico e la riforma oplitica che portarono alla ribalta nuovi ceti sociali,
contribuì a creare uno stato di instabilità sociale e di tensione. A causa dell’ingovernabilità
delle poleis, le circostanze divennero favorevoli all’instaurarsi di soluzioni autoritarie: nel 7°
e 6° sec si assistette all’affermarsi di legislatori e tiranni il cui operato mise in crisi il potere
delle aristocrazie. Una delle esigenze maggiori del popolo era la giustizia: i tribunali erano
spesso presieduti da aristocratici che applicavano a proprio piacimento le leggi tramandate
oralmente. Un primo passo verso la soluzione del problema fu perciò la redazione di codici
di leggi scritte che venne affidata da alcune poleis a sapienti legislatori. Le leggi così
codificate tentavano di stabilire un modo di comportamento uguale per tutti e talvolta le
leggi furono incise su lastre di pietra ed esposte al pubblico.

Le prime leggi furono redatte nelle colonie della Magna Grecia.

Ad Atene il primo legislatore fu Dracone (621 a.C.), a Sparta Licurgo.

Lo stato di tensione che caratterizzava la vita interna della poleis aristocratiche creò in
alcuni casi le condizioni per l’ascesa di singoli individui che riuscirono ad impadronirsi del
potere sovrapponendosi al consiglio e all’assemblea. Questi uomini erano chiamati tiranni
ed erano generalmente personalità di spicco, che si appoggiavano alla parte di
popolazione scontenta e non tutelata dal regime politico in vigore e facendosi portavoce
degli interessi di costoro, si mettevano a capo della città.

Le tirannidi, ricorrenti nella Grecia del sec. 7° a.C., presentavano caratteri comuni:

 Il tiranno era un nobile

 Il tiranno conquistava e manteneva il potere attraverso la forza militare (in alcuni


casi assoldava mercenari)

 Il tiranno si alleava con le famiglie aristocratiche che temevano di perdere il potere o


metteva in atto una politica volta a conquistare il consenso del popolo

Furono diversi i tiranni che assoggettarono le poleis greche, ma il più famoso fu senz’altro
Pisistrato che insieme ai suoi successori fece conoscere la tirannide anche ad Atene.

Potrebbero piacerti anche