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➢ I metodi di ricerca
Le teorie ci forniscono le lenti attraverso cui interpretare il comportamento. La ricerca
è invece lo strumento che utilizziamo per scoprire le verità scientifiche.
➢ Due strategie di ricerca fondamentali: gli esperimenti e gli studi di correlazione
Per rispondere a qualsiasi domanda circa gli effetti che una data condizione od entità
(definita variabile) produce su un’altra, gli studiosi si servono di due strategie di
ricerca: gli studi di correlazione e gli esperimenti.
In uno studio di correlazione si traccia l’andamento delle correlazioni tra le variabili,
indagando su come si verifichino nella realtà. Per procedere alla ricerca è necessario
formare un campione rappresentativo, ovvero un gruppo di soggetti che riflette le
caratteristiche della popolazione complessiva e che in modo volontario aderiscano alla
ricerca. Una possibile tecnica in questo tipo di ricerca è l’osservazione naturalistica,
che permette di osservare i comportamenti dei soggetti partecipanti nel momento stesso
in cui avviene in “natura”, cioè nella vita reale. Tuttavia, questo approccio non è facile
da mettere in pratica, dovendo spostarsi di luogo in luogo per osservare ogni singolo
soggetto e, inoltre, quando le persone vengono osservate cercano sempre di
comportarsi al meglio. Un’altra strategia è quella dell’autodescrizione, ovvero un
questionario autovalutativo da compilare in forma anonima -eppure anche questo
metodo è soggetto ad errori sistematici. Un altro approccio applicabile allo studio di
correlazioni potrebbe dunque essere la valutazione di un osservatore, dove una
persona di competenza classifica le prestazioni del soggetto attraverso scale valutative,
eppure anche qui è possibile ricavare dati non oggettivi, magari a causa di un
preconcetto dell’osservatore.
La correlazione può portarci a confondere le cause con gli effetti. La correlazione può
implicare un’altra variabile alla quale si devono tali effetti.
Per escludere qualsiasi incertezza, la soluzione consiste nel condurre un esperimento.
Dopo aver isolato la variabile che porta ad una data condizione (detta variabile
indipendente), i ricercatori assegnano casualmente le persone selezionate in gruppi
differenti, uno dei quali riceva il trattamento mentre l’altro è sottoposto ad un’azione
di controllo (ovvero non gli viene sottoposto il trattamento). La strategia
dell’assegnazione casuale è fondamentale, assicurandoci l’eliminazione di qualsiasi
differenza che potrebbe intaccare i risultati. Se il gruppo sottoposto al trattamento
differisce da quello di controllo, allora si può dedurre che il trattamento ha causato il
risultato ottenuto.
Gli esperimenti rappresentano il metodo di ricerca ideale per determinare le cause del
comportamento, ma per affrontare questioni riguardanti lo sviluppo spesso è necessario
lo studio di correlazioni.
➢ Gli strumenti per lo studio dello sviluppo: studi trasversali e studi longitudinali
Per scoprire come cambiano le persone nel tempo, i ricercatori utilizzano due tecniche
di ricerca: gli studi trasversali e longitudinali.
➢ Gli studi trasversali
Poiché relativamente facili da condurre, gli studiosi ricorrono spesso all’utilizzo di
questa tecnica per analizzare lunghi periodi di vita. In uno studio trasversale, i
ricercatori mettono a confronto gruppi di età differenti nello stesso momento rispetto
alla caratteristica che interessa esaminare (es. atteggiamento politico, personalità,
salute fisica). Questi studi ci forniscono un’istantanea delle attuali differenze tre coorti,
ma non sono in grado di rilevarci reali cambiamenti che intervengono con
l’invecchiamento. Essi misurano quindi le differenze tra i gruppi, non permettendoci
di rilevare quelle individuali.
Per capire come si sviluppino gli individui è bene condurre uno studio longitudinale.
➢ Gli studi longitudinali
Negli studi longitudinali in genere si seleziona un gruppo di soggetti di una particolare
età e li si sottopone a test ad intervalli regolari nell’arco di molti anni (il termine
“longitudinale” fa riferimento quindi alla lunghezza del tempo).
Gli scienziati hanno scoperto un tratto della personalità chiamato coscienziosità che
misurato durante la fase dell’adultità emergente, indica se le persone adotteranno
abitudini salutari mentre si approssimano alla mezza età.
Gli studi longitudinali non sono comunque esenti dai problemi. In primo luogo,
richiedono un enorme lasso di tempo, energie e fondi. In più è importante sottolineare
la difficoltà di far tornare le persone per sottoporsi ai test. Persone meno motivate, che
magari provano vergogna o qualsiasi altro sentimento verso sé stessi, proveranno meno
desiderio di proseguire la ricerca, confrontati con partecipanti più motivati di loro.
➢ Tendenze emergenti della ricerca
Accanto alla tendenza a divenire più globale, nel campo della psicologia dello sviluppo,
la ricerca sta assumendo anche un taglio più ristretto e personale.
Le tecniche della ricerca quantitativa – ovvero le strategie finora descritte-
costituiscono l’approccio principale usato nella psicologia dello sviluppo per studiare
il comportamento umano. Questo tipo di ricerca ci permette di studiare gruppi di
persone e raccogliere dati in scale numeriche o statistiche, facilmente registrabili e
confrontabili.
Gli studiosi che conducono ricerche qualitative invece vogliono indagare l’unicità della
vita delle persone, sottoponendole ad interviste profonde.
Capitolo 2 – Sviluppo prenatale, gravidanza e nascita
➢ Il primo passo: la fecondazione
Quali sono le strutture anatomiche coinvolte nel concepimento di un bambino? Cosa
avviene al livello genetico quando uno spermatozoo e un uovo si uniscono per dare
origine a un essere umano?
➢ Gli apparati riproduttivi
L’apparato riproduttivo femminile è composto da vari organi:
• Utero – si trova in posizione centrale ed è l’organo muscolare piriforme che
ospita il feto fino al termine dello sviluppo. L’utero è rivestito internamente di
tessuto morbido, l’endometrio, che si inspessisce preparandosi ad una possibile
gravidanza e si sfalda se questa non si verifica durante la mestruazione.
• Cervice uterina – si trova in una posizione inferiore all’utero. Durante la
gravidanza questo collo dell’utero deve ispessirsi per resistere alle pressioni
dell’utero che va espandendosi, per diventare poi flessibile al momento del parto.
• Tube di Falloppio – dalle estremità superiori dell’utero si espandono queste due
strutture, sottili condotti tra utero ed ovaie.
• Ovaie – le estremità sfrangiate delle Tube di Falloppio circondano le ovaie,
organi a forma di mandorla al cui interno si trovano gli ovuli, le cellule uovo
della madre.
➢ Il processo di fecondazione
Il processo che culmina nella fecondazione -l’unione tra uovo e spermatozoo- ha inizio
con l’ovulazione. È questo il momento -che corrisponde alla 14° giorno del ciclo
mestruale- in cui l’ovulo maturo viene espulso dalla parete ovarica. Al momento
dell’ovulazione una delle tube di Falloppio aspirano l’ovulo, contraendosi
vigorosamente, spingendo l’ovulo verso l’utero in un viaggio che dura sui tre giorni.
È a questo punto che entra in gioco il contributo maschile alla creazione di una nuova
vita. Al contrario di quanto accade nelle donne, nei testicoli la produzione di
spermatozoi è continua. Un maschio adulto produce centinaia di milioni di spermatozoi
al giorno. Durante il rapporto sessuale queste cellule vengono espulse nella vagina, ma
solo una piccola parte riesce a entrare nell’utero e risalire le tube.
A questo punto si ha un assalto in massa: gli spermatozoi perforano lo strato esterno
dell’ovulo dirigendosi verso il centro. Quando uno di essi raggiunge la parte più
interna, la composizione chimica della cellula uovo si modifica non permettendo
l’ingresso ad altri spermatozoi. Quando la cellula maschie e femminile si avvicinano
l’una all’altra e si fondono, avviene la fecondazione.
Per facilitare il concepimento, il periodo migliore per avere rapporti è il periodo
dell’ovulazione. Gli spermatozoi sono in grado di sopravvivere una settimana
nell’utero; perciò, un rapporto sessuale avvenuto pochi giorni prima dell’ovulazione
potrebbe comunque portare come risultato la fecondazione.
➢ La genetica della fecondazione
Possiamo scoprire cosa accade, da un punto di vista genetico, quando un ovulo ed uno
spermatozoo si uniscono grazie all’osservazione dei cromosomi, le strutture composte
da proteine e lunghi filamenti di materiale genetico, ovvero il DNA, simili ad una scala
avvolta su se stessa. Disposti lungo ogni cromosoma ci sono i geni, segmenti di DNA
che fungono da stampo per la sintesi delle proteine responsabili di tutti i processi fisici
coinvolti nella vita. Ogni cellula del nostro corpo contiene 46 cromosomi, ad eccezione
degli ovuli e degli spermatozoi che ne contengono solo 23, ovvero la metà. Quando i
nuclei di queste due cellule, detti gameti, si uniscono al momento della fecondazione,
i loro cromosomi si allineano formando delle coppie il cui numero complessivo è
appunto 46.
In ogni coppia cromosomica gli elementi sono perfettamente abbinati. L’unica
eccezione si trova nel cromosoma sessuale, Il cromosoma X è più lungo e pesante di
quello Y. Poiché ogni cellula uovo porta un cromosoma X, è il contributo genetico
paterno a determinare il sesso del nascituro, a seconda del cromosoma portato dallo
spermatozoo. Se viene portato un cromosoma Y, nascerà un maschio (XY), se invece
verrà portato un altro cromosoma X, nascerà una femmina (XX).
Dal punto di vista statistico gli spermatozoi Y sono avvantaggiati (20% in più), ma il
periodo prenatale è particolarmente duro per gli embrioni di sesso maschile (la
differenza alla nascita si riduce al 5%). Il sesso maschile, in più, è meno forte di quello
femminile ed è più soggetto a disturbi del neurosviluppo, dell’autismo e all’ADHD.
➢ Lo sviluppo prenatale
Lo sviluppo prenatale si distingue in tre fasi distinte: periodo germinale, periodo
embrionale, periodo fetale.
➢ Le prime due settimane: il periodo germinale
Il periodo nel quale la massa di cellule non si è ancora completamente impiantata nella
parete dell’utero è definito periodo germinale. A 36 ore dalla fecondazione l’ovulo,
diventata un’unica cellula detta zigote, compie la prima divisione. La massa continua
a dividersi ogni 12-15 ore, mentre scende lungo la tuba di Falloppio; quando entra
nell’utero si differenzia in vari strati di cui alcuni destinati a formare il nascituro. La
piccola massa composta da un centinaio di cellule è detta blastocisti, che deve
affrontare una sfida detta impianto, il processo durante il quale si attacca alle pareti
superiori dell’utero. Dalla zona dell’impianto si sviluppano i vasi sanguigni che
daranno poi origine alla placenta, la struttura attraverso la quale avvengono gli scambi
nutritivi fra madre e bambino.
➢ Dalla terza all’ottava settimana: il periodo embrionale
Benché la durata sia di sole sei settimane, il periodo embrionale è quello in cui lo
sviluppo avviene a ritmo più rapido. In questo periodo avviene la costruzione di tutti
gli organi principali. Al termine di questo periodo, quello che in precedenza appariva
come un semplice ammasso di cellule, prende una forma umana riconoscibile.
Dopo che l’embrione si è collegato al circolo sanguigno materno, i nutrienti devono
raggiungere ogni sua cellula: così nella terza settimana dopo la fecondazione si forma
il sistema circolatorio (il sistema di trasporto dei fluidi del nostro corpo) e la sua pompa,
il cuore, inizia a battere.
Nello stesso tempo iniziano ad apparire i primi cenni del sistema nervoso. Circa venti
giorni dopo la fecondazione, lungo la superficie dorsale dell’embrione si va formandosi
un infossamento, che da origine al tubo neurale. La parte superiore di questa struttura
diventerà il cervello, quella inferiore il midollo spinale. Nonostante la crescita di nuove
cellule cerebrali possa avvenire lungo tutto l’intera esistenza, quasi tutte le strutture
ramificate (dette neuroni) che ci permettono di pensare, rispondere a stimoli ed
elaborare informazioni, prendono origine dalle cellule formatesi nel tubo neurale nei
primissimi mesi dello sviluppo intrauterino.
In questa fase si vanno a sviluppare gli abbozzi delle braccia, delle gambe e poco dopo
un mese dalla fecondazione anche quelli dei piedi, dei gomiti, i polsi e le dita. Al
termine dell’ottava settimana in genere gli organi interni sono già tutti formati.
L’embrione inizia quindi a prendere l’aspetto di un essere umano.
➢ I principi dello sviluppo prenatale
Quella che inizialmente assomiglia ad una struttura cilindrica, ha una crescita che
avviene secondo una sequenza prossimale-distale, cioè a partire dalla parte più
interna del corpo (prossimale) a quella più esterna (distale).
Inoltre, la crescita dell’embrione avviene in una sequenza cefalo-caudale, ovvero
partendo dalla testa (kefalè in greco) alla coda (dal latino cauda).
Infine, il terzo principio della crescita corporea è che essa avviene attraverso una
sequenza grosso-fine, ovvero le strutture più grandi si formano prima delle rifiniture
più minute.
➢ Dalla nona settimana alla nascita: il periodo fetale
Nel periodo fetale lo sviluppo avviene in modo più lento di quello del periodo
embrionale. Ci vogliono sette mesi prima che un embrione si trasformi in un bambino.
Verso la fine del periodo embrionale, una massa di cellule si accumula all’interno del
tubo neurale che finirà per produrre più di 100 miliardi di neuroni di cui si compone il
cervello umano. Verso la metà del periodo fetale, le cellule nervose si raccolgono
all’apice del tubo neurale, allungandosi e sviluppando lunghi collegamenti che gli
permettono di stabilire connessioni reciproche. Questo processo di connessione durerà
per tutto l’arco della vita umana.
Verso il sesto mese il feto è in grado di udire i suoni; al settimo mese è probabile che
abbia sviluppato la capacità di vedere.
L’età gestazionale minima, ovvero l’età minima in cui un bambino può essere partorito
avendo la possibilità di sopravvivere arriva a 22-23 settimane (38 settimane sono le
settimane che in genere un feto trascorre nel grembo materno). È di vitale importanza
che il bambino resti più al lungo possibile nel grembo materno il più allungo possibile,
in modo da minimizzare effetti negativi sulla salute per tutta la vita.
Le principali strutture di supporto di cui il bambino ha bisogno per crescere sono: la
placenta, che permette il passaggio delle sostanze nutritive dalla madre al feto; il
cordone ombelicale, ovvero il condotto attraverso cui passano i nutrienti; il sacco
amniotico, la camera piena di liquido che protegge il feto da infezioni e possibili danni.
➢ La gravidanza
Il periodo di gestazione (gravidanza) è in genere costituito da 266-277 giorni, suddivisi
in tre segmenti detti trimestri, all’incirca di tre mesi ciascuno.
➢ Il primo trimestre: sentirsi spesso stanca e “malata”
Dopo l’impianto della blastocisti nella parete dell’utero, la gravidanza segnala la
propria presenza attraverso alcuni sintomi come lo svenimento, la stanchezza,
l’indolenzimento delle mammelle. Questi sintomi vengono innescati dagli ormoni,
sostanze chimiche che provocano la modificazione di certi tessuti. Dopo l’impianto
avviene un aumento della produzione di progesterone, l’ormone responsabile del
mantenimento della gravidanza. La placenta produce un ormone specifico, la
gonadotropina corionica umana (HCG), che impedisce all’organismo di rigettare
l’embrione come se fosse un corpo esterno.
Le nausee mattutine colpiscono almeno due donne incinte su tre. A volte anche i
compagni sviluppano questo sintomo, entrando in empatia con loro: questo fenomeno
prende il nome di couvade (covata). Gli studiosi evoluzionistici ipotizzano che le
nausee mattutine possano aver avuto in passato la funzione di evitare che la madre
mangiasse carne avariata o piante tossiche durante il periodo embrionale.
Nel primo trimestre circa una gravidanza su dieci termina con un evento
traumatizzante: l’aborto spontaneo. Nelle donne al di sopra dei 35 la percentuale è
più alta. Gli aborti sono tipicamente causati da problemi dello sviluppo embrionale
tanto da non risultare compatibili con la vita.
➢ Il secondo trimestre: sentirsi molto meglio ed entrare emotivamente in contatto
con il bambino
Dalla 14esima settimana la dimensione dell’utero aumenta al punto da rendere
necessario l’acquisto di abito adeguati. Verso la 18esima si manifesta la prima
percezione del movimento fetale (quickening), che segnala che il bambino sta
scalciando dentro il ventre.
A cavallo tra il secondo e il terzo trimestre la donna inizia a rendersi conto che sta
mettere al mondo il proprio bambino, modificando notevolmente l’esperienza
emozionale della gravidanza.
➢ Il terzo trimestre: il corpo si ingrossa tantissimo e si attende con ansia la nascita
Mal di schiena, crampi, formicolii, intorpidimento alle gambe, l’utero che preme
sempre più contro i nervi degli arti inferiori, contrazioni uterine irregolari mentre il feto
si posiziona nel canale del parto e il momento della nascita si fa sempre più vicino. In
questo trimestre è consigliato concedersi momenti di riposo e servirsi dell’auto di
familiari ed amici per assolvere mansioni quotidiane.
➢ La gravidanza non è un evento vissuto in solitaria
Esistono due forse in grado di plasmare la vita emotiva delle donne durante tutto l’arco
della gravidanza.
• Le preoccupazioni per il lavoro → Un fattore destinato a minare la gioia è l’ansia
per le preoccupazioni economiche. Il conflitto famiglia-lavoro è la questione più
importante da affrontare per i genitori che lavorano.
• I problemi relazionali → Il fattore più determinate sono proprio le relazioni
sociali. Se un dei partner sarà infelice durante la gravidanza, si ripercuoterà
anche sull’altro e anche dopo la nascita del bambino. L’atteggiamento di una
donna verso il proprio corpo durante la gravidanza dipende dalle relazioni con il
mondo.
➢ E i papà?
L’altro partner tradizionale della gravidanza, il papà, ha anch’esso un forte legame
con il futuro bambino, e quando la gravidanza non giunge al termine, può sentirsi
devastato al pari della madre.
Spesso gli uomini che vivono questa situazione devono portare un doppio fardello:
possono sentirsi obbligati a mettere da parte i propri sentimenti per concentrarsi
sulla propria compagna. Il mondo esterno stende a marginalizzare il dolore del
padre, ritenendolo solo femminile.
➢ Le minacce allo sviluppo prenatale
I difetti congeniti sono problemi di salute che si manifestano già alla nascita. Non tutti
questi difetti compromettono la capacità del bambino di vivere una vita soddisfacente.
Esistono due ordini di cause per questo genere di problema: le tossine e le malattie
genetiche.
➢ Le minacce dall’esterno: i teratogeni
Un teratogeno è qualsiasi sostanza in grado di attraversare la placenta e danneggiare
il feto. Una malattia infettiva può essere teratogena, come pure un farmaco e una
sostanza stupefacente; oppure un rischio ambientale, come le radiazioni o
l’inquinamento o, addirittura, gli ormoni rilasciati dalla madre in condizioni di stress
estremo.
➢ I principi fondamentali della teratogenicità
In genere le sostanze teratogene causano danni durante il periodo sensibile, quello in
cui un particolare organo o sistema giunge a maturazione.
• I teratogeni hanno maggior possibilità di causare danni gravi durante lo stadio
embrionale. C’è la possibilità che i teratogeni colpiscano la blastocisti prima
dell’impianto, ma è molto più alta la probabilità di un danno durante il periodo
in cui si formano gli organi.
• I teratogeni possono influenzare lo sviluppo del cervello per tutto il periodo della
gravidanza. Durante il secondo e terzo trimestre, nel quale il cervello va
sviluppandosi, la possibilità di un danno causato dai teratogeni può portare
disturbi dello sviluppo, ovvero qualsiasi condizione che compromette il
normale sviluppo, come un ritardo, problemi dell’apprendimento o iperattività.
• Con i teratogeni esiste un livello di guardia oltre il quale si verifica il danno. Per
esempio, assumere quantità eccessive di caffeina può portare ad un’esposizione
maggiore.
• L’azione nociva dei teratogeni è imprevedibile, in quanto dipende da
vulnerabilità insite nella madre e nel figlio.
L’effetto di un teratogeno in genere si manifesta durante l’infanzia, eppure non è detto
che non ci siano possibilità che si manifesti più avanti (anche sotto forma di cancro).
➢ L’impatto teratogeno dei farmaci e delle sostanze stupefacenti
Cosa può accadere al bambino se la madre fuma o consuma alcolici?
• Fumo → La nicotina provoca la costrizione dei vasi sanguigni, riducendo
l’afflusso di sangue al feto e impedendo il passaggio di molti nutrienti. Inoltre, i
bambini nati da madri fumatrici, sono meno capaci di regolare il proprio
comportamento e sono più inclini a sviluppare atteggiamenti antisociali.
• Alcol → Negli anni ’70 si ha la prova dell’esistenza del FAS, la sindrome
alcolica fetale, che prevede diverse caratteristiche presenti nel bambino in gradi
diversi, come una nascita sottopeso fino ad arrivare ai ritardi e alle crisi
epilettiche. Nel momento il cui l’alcol attraversa la placenta provoca alterazioni
genetiche in grado danneggiare lo sviluppo neurale. A seconda dei paesi, però,
il tema dell’alcol durante la gestazione varia notevolmente.