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Buddismo e Società n.

145 marzo aprile 2011


Il Gosho del mese di marzo
La scelta del tempo
spiegazione di Daisaku Ikeda

Quarta parte
(brani scelti, testo integrale RSND, 1, 479-528)
Titolo originale: Senji Sho, GZ, 256
Scritto nel 1275, a 54 anni, da Minobu
destinato a Yui Nishuyama

Vedrai cosa accadrà! Quando decine di migliaia di navi da guerra verranno dal grande
impero dei mongoli ad attaccare il Giappone, tutti, dal governante alle persone comuni,
volteranno le spalle ai templi buddisti e ai santuari degli dèi e leveranno in coro le loro voci
invocando: «Nam-myoho-renge-kyo, Nam-myoho-renge-kyo» e giungendo le mani
grideranno: «Prete Nichiren, prete Nichiren, salvaci!». [...] E ben presto anche gli eminenti
preti del Giappone cercheranno di gridare: «Namu Nichiren Shonin [devozione al santo
Nichiren]!», ma quasi certamente potranno pronunciare solo la parola «Namu!». Che pena
mi fanno!
Nei testi secolari è scritto: «Un santo è colui che conosce le cose che non sono ancora
accadute».1 E i testi buddisti dicono: «Un santo è colui che conosce le tre esistenze della
vita: il passato, il presente e il futuro».2
Io mi sono distinto tre volte per questo genere di conoscenza. (RSND, 1, 519) [...]
La terza volta [...] [Hei no Saemon-no-jo] Yoritsuna chiese allora: «Quando credete che i
mongoli ci attaccheranno?».
Io risposi: «Le sacre scritture non indicano il tempo. Ma poiché i presagi mostrano che il
cielo è estremamente adirato, l'attacco dovrebbe essere imminente, probabilmente
avverrà entro la fine dell'anno».
Tuttavia non fui io, Nichiren, a fare queste tre importanti dichiarazioni, ma esclusivamente
lo spirito del Tathagata Shakyamuni che aveva preso possesso del mio corpo. E avendo
sperimentato ciò personalmente, sento un'immensa gioia.
Questa è l'importantissima dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita insegnata
nel Sutra del Loto.
[...] I ruscelli si riuniscono per formare il grande mare e i granelli di polvere si accumulano
per formare il monte Sumeru.3 Quando all'inizio io, Nichiren, presi fede nel Sutra del Loto,
ero come un'unica goccia d'acqua o un singolo granello di polvere in tutto il Giappone. Ma
poi, quando due, tre, dieci, cento, mille, diecimila, un milione di persone reciteranno il
Sutra del Loto e lo insegneranno ad altri, formeranno un monte Sumeru di perfetta
Illuminazione,4 un grande mare di grande nirvana! 5 Non cercare nessun'altra via per
conseguire la Buddità! (RSND, 1, 520-521)
[...] L'ottavo volume del Sutra del Loto afferma: «Nelle epoche future, coloro che
accetteranno, sosterranno, leggeranno e reciteranno questo sutra [...] i loro desideri
saranno appagati e nell'esistenza presente saranno ricompensati con la fortuna». Dice
anche: «Ma chi farà loro offerte e li loderà, nell'esistenza presente otterrà una ricompensa
visibile per queste azioni».6
In questi due passi troviamo otto caratteri [che significano] «nell'esistenza presente
saranno ricompensati con la fortuna» e otto caratteri [che significano] «nell'esistenza
presente otterrà una ricompensa visibile per queste azioni». Se questi sedici caratteri
fossero privi di senso e se Nichiren non ricevesse una grande ricompensa nella sua vita
attuale, le auree parole del Tathagata sarebbero uguali alle vane bugie di Devadatta e la
testimonianza del Budda Molti Tesori non sarebbe differente dalle infondate asserzioni di
Kokalika. In tal caso nessuno di coloro che offendono l'insegnamento corretto verrebbe
mai condannato all'inferno Avichi? E i Budda delle tre esistenze non esisterebbero?!
Perciò vi dico, miei discepoli, cercate di praticare come insegna il Sutra del Loto,
sforzandovi senza risparmiare la vostra vita! Mettete alla prova la verità del Buddismo
adesso! (RSND, 1, 524-525)

Note

1) L'espressione "testi secolari" qui indica probabilmente l'opera cinese Shuo Yuan (Il
giardino delle spiegazioni). Lo stesso brano è citato anche nel trattato cinese Zhenguan
Zhengyao (Fondamenti di governo dell'era Chen-uan).
2) Questo passo è contenuto in Grande concentrazione e visione profonda di T'ien-t'ai e in
altre opere buddiste.
3) Nella cosmologia indiana il monte Sumeru è il centro del mondo.
4) La perfetta Illuminazione è l'ultimo e il supremo dei cinquantadue stadi della pratica di
bodhisattva: la Buddità. È lo stadio in cui una persona sradica l'oscurità fondamentale.
5) Il grande nirvana rappresenta il sublime stato d'Illuminazione del Budda, assolutamente
calmo e imperturbabile, dotato di profonda compassione e saggezza.
6) SDL, 435.

SPIEGAZIONE

UNA GRANDE CORRENTE DI KOSEN-RUFU PER UN'EPOCA DELLA GENTE

Il Buddismo è un insegnamento umanistico che permette di trovare dentro di noi


un'immensa speranza, rappresentata dall'infinita nobiltà della nostra vita. E quando
riusciamo a trovare questa suprema speranza nella nostra vita, la troviamo, luminosa,
anche in quella degli altri. Possiamo risvegliarci alla missione di costruire un mondo nuovo
e migliore caratterizzato dal rispetto per la vita e per la dignità umana, basato sullo spirito
fondamentale di empatia e di cura degli altri. E possiamo iniziare a camminare sul sentiero
della trasformazione in senso positivo e della creazione di valore, affrontando con
coraggio anche le realtà più difficili.
È questo lo spirito di cui diedero prova i Bodhisattva della Terra descritti nel Sutra del Loto.
Una trasformazione interiore nella vita di una sola persona può portare un cambiamento in
quella di innumerevoli altre e alla fine trasformare il mondo intero. La missione dei
Bodhisattva della Terra è mettere in moto e diffondere questa corrente di valori positivi e di
speranza che si espande sempre di più. In questo processo è di cruciale importanza la
prima persona che si risveglia e comincia ad agire.
L'Ultimo giorno della Legge è un'epoca di conflitti in cui la pura Legge del Budda
Shakyamuni è stata oscurata ed è caduta in declino. Fu proprio in quest'epoca che
Nichiren Daishonin si levò intrepido, da persona saggia in grado di riconoscere che l'offesa
alla Legge era la causa alla radice delle calamità e dei problemi che affliggevano il suo
paese. Il Daishonin era un grande saggio che rischiò la vita per protestare contro le
autorità governative dei suoi tempi, ammonendole che se tale offesa non fosse stata
corretta le due restanti calamità predette nei sutra - la lotta intestina e l'invasione straniera
- si sarebbero senz'altro verificate. E, soprattutto, era un devoto del Sutra del Loto che
combatté tenacemente per liberare la gente dalla sofferenza e trasformare quell'epoca
malvagia propagando ampiamente l'insegnamento di Nam-myoho-renge-kyo, la grande e
benefica medicina in grado di curare radicalmente la malattia dell'offesa alla Legge.
Qui, in La scelta del tempo, il Daishonin proclama con forza che, poiché sta dedicandosi
altruisticamente a diffondere il Sutra del Loto come insegna il Budda, egli è «il più
importante devoto del Sutra del Loto dell'intero continente di Jambudvipa [il mondo
intero]» (RSND, 1, 492) e un precursore dell'ampia propagazione della Legge mistica in
tutto il globo. Questo scritto rivela chiaramente che il Daishonin, poiché comprese e
incarnò l'insegnamento corretto del Buddismo, è il grande maestro o il Budda dell'Ultimo
giorno che apre la strada all'Illuminazione di tutte le persone in quest'epoca travagliata.
Veramente degni di rispetto e ammirazione non sono gli studiosi presuntuosi, le autorità
religiose o gli influenti esponenti politici, ma gli individui di autentica saggezza e coraggio
che si dedicano strenuamente all'insegnamento e alla trasmissione dei veri mezzi con i
quali si può vincere la sofferenza. La scelta del tempo spiega qual è la vera dimensione di
un essere umano.
Dal momento in cui fondò il suo insegnamento (all'età di trentadue anni), il Daishonin si
sforzò continuamente di trasformare il Giappone, affollato da preti dalle idee distorte che
avevano ceduto all'influenza delle funzioni demoniache - o, per usare le parole del Sutra
del Loto, «posseduti dai demoni malvagi»1 - e avevano spinto tutto il paese a commettere
una grave offesa alla Legge. Nichiren ingaggiò una lotta senza quartiere contro gli attacchi
dei tre potenti nemici che cominciavano ad abbattersi su di lui in rapida successione, e ne
emerse sempre vittorioso.
All'epoca della stesura di questo scritto (1275) le profezie del Daishonin di lotte intestine e
invasione straniera si erano realizzate e ciò aveva condotto al suo rilascio dall'ingiusto
esilio sull'isola di Sado. Le autorità, pur attaccate alle loro visioni distorte, nutrivano
chiaramente una sorta di timore reverenziale nei confronti del Daishonin e cercavano di
assumere un atteggiamento conciliante verso di lui. Ma non comprendendo il cuore della
Legge mistica, che insegna il rispetto per la sacralità della vita e la dignità umana, non
riuscivano ad abbracciare l'ideale del Daishonin di "adottare l'insegnamento corretto per la
pace nel paese". Così ignorarono le sincere rimostranze di Nichiren, che offriva una
visione in cui i sovrani mettono al primo posto il benessere e gli interessi della gente e
aprono la strada alla realizzazione di una società prospera e pacifica. Le autorità del
tempo erano interessate soltanto a escogitare misure temporanee per fronteggiare la
minaccia incombente dell'invasione mongola. Stavano freneticamente approntando un
piano di difesa nazionale, per il quale cercavano anche di assicurarsi il sostegno dei preti
delle scuole buddiste ufficiali. E siccome il Daishonin continuava a fare rimostranze alle
autorità, denunciando il loro operato, le persecuzioni nei confronti dei suoi seguaci si
intensificarono.
In La scelta del tempo si percepisce intensamente il forte desiderio del Daishonin di
comunicare ai discepoli rimasti fedeli al suo fianco in quei difficili momenti la missione alla
quale egli si era risvegliato come Bodhisattva della Terra e la lotta incessante che stava
conducendo contro i tre potenti nemici senza risparmiare la propria vita.
Solo portando avanti l'impresa altruistica del Daishonin per propagare la Legge mistica
possiamo trovare la strada della nostra rivoluzione umana individuale e della
trasformazione radicale di una società dominata dal male e dalla sofferenza. In ciò risiede
anche il sentiero per la trasformazione del karma dell'umanità, che avviene permettendo
alle persone in ogni luogo di aprire un varco nell'oscurità fondamentale inerente alla vita e
realizzare un mondo in cui tutti, noi e gli altri, possiamo condurre insieme vite felici.

«Vedrai cosa accadrà! Quando decine di migliaia di navi da guerra verranno dal grande
impero dei mongoli ad attaccare il Giappone, tutti, dal governante alle persone comuni,
volteranno le spalle ai templi buddisti e ai santuari degli dèi e leveranno in coro le loro voci
invocando: "Nam-myoho-renge-kyo, Nam-myoho-renge-kyo" e giungendo le mani
grideranno: "Prete Nichiren, prete Nichiren, salvaci!". [...] E ben presto anche gli eminenti
preti del Giappone cercheranno di gridare: "Namu Nichiren Shonin [devozione al santo
Nichiren]!", ma quasi certamente potranno pronunciare solo la parola "Namu!". Che pena
mi fanno!

L'insidiosa influenza dell'offesa alla Legge

Lo scopo del Buddismo di Nichiren Daishonin è l'adozione dell'insegnamento corretto per


la pace nel paese, cioè l'affermazione dell'ideale di rispetto per la sacralità della vita e per
la dignità umana sulla cui base realizzare la felicità di tutte le persone e la fioritura di una
società pacifica.
Il Budda desidera condurre tutti gli esseri viventi al bene supremo e aiutarli a ottenere la
sua stessa condizione indistruttibile di felicità assoluta. Nel Sutra del Loto questo profondo
desiderio è espresso in modo chiaro ed esplicito. Abbracciare e sostenere questo sutra
significa entrare in azione colmi dello stesso vibrante spirito del Budda, mentre offendere il
Sutra del Loto significa ripudiare il desiderio del Budda di condurre tutte le persone
all'Illuminazione.
Agire così significa essere influenzati dalle funzioni negative intrinseche nella vita, o
"demoni malvagi", che cercano di distruggere la bontà innata nell'individuo e infine la sua
felicità. Questa offesa inquina la vita delle persone, accrescendone gli impulsi e i desideri
illusori, spingendole a preoccuparsi egoisticamente soltanto di ricercare la fama, la fortuna
e la posizione sociale personale. Ciò dà origine a sua volta a un clima generale in cui
nessuno ha il minimo scrupolo nel sacrificare la felicità degli altri a beneficio della propria.
In una società priva di umanità, in cui domina la mancanza di rispetto per la vita, non ci
saranno soltanto disordini e conflitti interni, ma anche conflitti continui con le altre società.
Questa intuizione è sintetizzata in vari passi dei sutra, dove si evidenzia che la causa
fondamentale di ogni calamità è l'offesa alla Legge e che, se non vi si pone rimedio, si
arriverà alla guerra e all'inevitabile distruzione della nazione.
Naturalmente l'ultima cosa che il Daishonin desiderava era che le sue profezie si
avverassero e scoppiasse davvero la guerra. Le sue predizioni avevano l'unico scopo di
ammonire il paese affinché cambiasse direzione prima che fosse troppo tardi, prima che le
persone sprofondassero in una condizione di atroce sofferenza. Per questa ragione egli fu
un "santo" che ammonì il mondo rispetto alle «cose che non sono ancora accadute»
(RSND, 1, 519).
Per risvegliare le persone avvelenate dall'offesa alla Legge, il Daishonin dichiara
esplicitamente di essere un "santo" la cui unica preoccupazione è salvare il paese dalla
distruzione. Inoltre afferma che, quando le persone si troveranno concretamente davanti al
rischio di perdere la vita e di vedere il loro paese distrutto, sicuramente giungeranno le
mani supplicando il devoto del Sutra del Loto che prima avevano deriso e disprezzato, e
reciteranno Nam-myoho-renge-kyo con un'unica voce. Ma osserva anche che, seppure i
preti eminenti che avevano capeggiato le persecuzioni nei suoi confronti - i cosiddetti falsi
santi arroganti che costituiscono il terzo tipo di potente nemico - avessero desiderato
chiedere il suo aiuto cercando di dire "Namu Nichiren Shonin (devozione al santo
Nichiren)!", probabilmente avrebbero avuto il tempo di dire solo "Namu", come era
accaduto a Devadatta che prima di esalare il suo ultimo respiro e cadere nell'inferno era
riuscito a pronunciare soltanto "Namu", ma non "Namu Budda". «Che pena mi fanno!»2
dice il Daishonin, che qui sta sottolineando quanto fosse grave la colpa dell'offesa alla
Legge commessa dai preti eminenti dei suoi giorni.
Allo stesso tempo, però, quei preti stavano creando con l'insegnamento corretto una
relazione inversa, detta anche del tamburo avvelenato.3 Proprio come coloro che
perseguitarono il Bodhisattva Mai Sprezzante nel Sutra del Loto, anche questi falsi santi
arroganti, dopo aver sperimentato grandi sofferenze per aver offeso la Legge, alla fine si
risveglieranno e comprenderanno la verità fondamentale dell'esistenza, l'insegnamento più
elevato e importante di tutti.
Dopo aver esposto questo principio il Daishonin prosegue spiegando che egli è un santo.
E, per avvalorare questa asserzione, enuncia le tre occasioni in cui si è distinto per aver
formulato profezie accurate nelle sue rimostranze al governo.

«Nei testi secolari è scritto: "Un santo è colui che conosce le cose che non sono ancora
accadute". E i testi buddisti dicono: "Un santo è colui che conosce le tre esistenze della
vita: il passato, il presente e il futuro". Io mi sono distinto tre volte per questo genere di
conoscenza. [...] La terza volta [...] [Hei no Saemon-no-jo] Yoritsuna chiese allora:
"Quando credete che i mongoli ci attaccheranno?".
Io risposi: "Le sacre scritture non indicano il tempo. Ma poiché i presagi mostrano che il
cielo è estremamente adirato, l'attacco dovrebbe essere imminente, probabilmente
avverrà entro la fine dell'anno". Tuttavia non fui io, Nichiren, a fare queste tre importanti
dichiarazioni, ma esclusivamente lo spirito del Tathagata Shakyamuni che aveva preso
possesso del mio corpo. E avendo sperimentato ciò personalmente, sento un'immensa
gioia.
Questa è l'importantissima dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita insegnata
nel Sutra del Loto».

Le tre occasioni in cui il Daishonin si distinse: la vittoria della verità


sull'oppressione

La frase: «Io mi sono distinto tre volte» si riferisce alle predizioni esatte che il Daishonin
formulò durante le sue tre rimostranze alle autorità governative. Egli "si distinse" grazie
alla sua penetrante saggezza, che originava da una profonda compassione e dal senso di
responsabilità di alleviare le sofferenze degli abitanti del paese. Personalmente, questi
episodi mi trasmettono il senso di profonda dignità spirituale di una persona, il Daishonin,
decisa a dire apertamente e senza paura ciò che riteneva giusto, senza servilismi o
tentativi di ingraziarsi i potenti.
Le tre occasioni nelle quali il Daishonin si distinse, cioè le sue tre dichiarazioni, si possono
sintetizzare brevemente come segue.
La prima dichiarazione fu al tempo in cui sottopose (nel 1260) il suo trattato Adottare
l'insegnamento corretto per la pace nel paese all'ancora potente ex reggente Hojo
Tokiyori.4 Il Daishonin inoltrò formalmente il documento tramite il prete laico Yadoya
Saemon Mitsunori, un funzionario del governo militare di Kamakura molto vicino a
Tokiyori, al quale disse: «Per favore, renda noto a Sua Signoria che la devozione alle
scuole Nembutsu e Zen dovrebbe essere abbandonata. Se questo ammonimento non
verrà ascoltato, scoppieranno disordini all'interno del clan reggente e il paese sarà
attaccato da una potenza straniera» (RSND, 1, 520).
La seconda dichiarazione fu durante la rimostranza che il Daishonin fece al tempo della
persecuzione di Tatsunokuchi (nel 1271). Quando Hei no Saemon, vice capo della polizia
e degli affari militari arrivò alla testa di un ampio drappello di guerrieri armati per arrestarlo,
il Daishonin dichiarò con calma imperturbabile: «Nichiren è il pilastro e la trave del
Giappone! Sbarazzarvi di me significa far crollare il pilastro del Giappone!
Immediatamente ci sarà il "disastro della rivolta all'interno del proprio dominio", o lotte
intestine, e anche "il disastro dell'invasione da parte di paesi stranieri". Non soltanto il
popolo del nostro paese troverà la morte per mano degli stranieri invasori, ma molte
persone verranno fatte prigioniere. Tutti i templi nembutsu e zen come il Kencho-ji, il
Jufuku-ji, il Gokuraku-ji, il Daibutsu-den e il Choraku-ji dovrebbero essere rasi al suolo, e i
loro preti dovrebbero essere portati alla spiaggia di Yui per essere decapitati. Se ciò non
verrà fatto, il Giappone sarà sicuramente distrutto!» (RSND, 1, 520).
Egli denunciò la follia che Hei no Saemon stava commettendo come governante, perché
giustiziare lui, il Daishonin, significava far crollare il pilastro del Giappone. E aggiunge che,
se c'era qualcuno da decapitare per una grave colpa, erano i preti nembutsu, zen e delle
altre scuole, che con i loro insegnamenti errati stavano conducendo il paese alla rovina,
piuttosto che lui, che stava cercando con tutte le sue forze di salvare la nazione basandosi
sull'insegnamento corretto.
In realtà l'invito del Daishonin a decapitare gli altri preti va interpretato come una metafora
per l'assoluta proibizione dell'offesa alla Legge. Infatti in Adottare l'insegnamento corretto
per la pace nel paese il Daishonin scrive che bisognerebbe cessare di dare elemosine ai
preti che offendono la Legge.5
A quel tempo Hei no Saemon era un fidato consigliere del giovane reggente Hojo
Tokimune. Come vice capo della polizia e degli affari militari (il capo era il reggente
stesso) di fatto si trovava al comando del governo militare. Con il suo coraggio di fare
rimostranze esplicite a questa potente figura il Daishonin dà prova dei suoi sforzi altruistici,
di quanto fosse disposto a dare la vita per ciò in cui credeva.
La terza e ultima dichiarazione del Daishonin avvenne dopo il suo ritorno a Kamakura
dall'esilio di Sado (1274), quando fu convocato per un incontro con Hei no Saemon. Con
un totale voltafaccia rispetto ai loro precedenti incontri, Hei no Saemon mostrò deferenza
nei confronti del Daishonin e fece anche un palese tentativo di portarlo dalla sua parte,
offrendosi di costruirgli un tempio se fosse stato disposto a pregare a nome del governo
per la sconfitta dell'esercito mongolo. Questa offerta veniva proprio dall'uomo che fino a
quell'istante era stato il principale responsabile delle persecuzioni nei confronti del
Daishonin e dei suoi seguaci. Dietro la parvenza di rispetto da parte di Hei no Saemon
sicuramente traspariva la velata minaccia di gravi conseguenze se il Daishonin avesse
rifiutato la proposta. Non c'è dubbio che la natura fondamentale di quel despota non fosse
minimamente cambiata.
Il Daishonin si limitò a declinare l'offerta dicendo: «Anche se, poiché sono nato nel
dominio del governante, sembra che io lo segua nelle azioni, non lo seguirò mai nel mio
cuore» (RSND, 1, 520). Queste parole famose, fra l'altro, sono state inserite nella
pubblicazione dell'UNESCO dal titolo Birthright of Man (Diritto di nascita dell'uomo), una
raccolta di aforismi sui diritti umani realizzata in occasione del ventesimo anniversario
della Dichiarazione universale dei diritti umani (nel 1968).6
Questo indomito proclama di libertà spirituale simboleggia il cuore stesso del Daishonin
che combatté instancabilmente per la felicità delle persone contro la natura demoniaca
delle autorità.
Il Daishonin rifiutò di capitolare di fronte alle autorità repressive del suo tempo e, anzi, osò
affermare senz'ombra di equivoco che se il governo avesse continuato ad affidarsi alle
preghiere della scuola della Vera parola per sconfiggere i mongoli avrebbe condotto il
paese alla rovina, secondo il principio buddista per il quale «le maledizioni ricadranno su
chi le aveva lanciate».7
Il cuore di coloro che sono illuminati alla suprema verità della Legge mistica non può
essere controllato nemmeno dalla più potente autorità secolare. Anche se per un certo
periodo può sembrare che il loro spirito sia incatenato e oppresso dal potere, essi
continuano l'incessante battaglia interiore che alla fine spezzerà tutte le catene e
permetterà loro di conseguire una brillante vittoria spirituale in questo mondo. Questo
trionfo della dignità umana e della sacralità della vita è ciò che condurrà alla realizzazione
di una terra prospera e pacifica basata sull'insegnamento corretto.

Le profezie del Daishonin: un'espressione della saggezza del Budda

Lo scopo delle profezie del Daishonin era soprattutto illuminare la realtà presente alla luce
delle sagge parole del Budda, le parole dei sutra, perché basandosi su di esse è possibile
attingere alla profonda saggezza che contengono.
Nel Poscritto ad "Adottare l'insegnamento corretto per la pace nel paese" il Daishonin
scrive: «Ciò che ho scritto nella mia opera è stato ora comprovato da questi segni. Tutto
ciò non è dovuto meramente al potere di Nichiren, ma è dovuto al fatto che in me
riecheggiano le vere parole del Sutra del Loto» (RSND, 1, 28). Egli sostiene che
l'accuratezza delle sue predizioni contenute in questo trattato è dovuta semplicemente al
fatto che si basano sulle "vere parole" del Sutra del Loto, al potere delle parole di autentica
saggezza espresse dal Budda. Non è esagerato affermare dunque che le profezie
formulate dal Daishonin sono un'espressione della saggezza del Budda.
Infatti, dopo aver brevemente descritto le tre occasioni in cui egli si era distinto a questo
proposito, il Daishonin afferma che queste profezie non venivano da lui, ma che egli si era
limitato a dar voce allo «spirito del Tathagata Shakyamuni» che abitava nel suo cuore. Qui
lo spirito del Tathagata Shakyamuni si può interpretare come lo stato vitale di Buddità che
è una sola cosa con la Legge mistica, la fonte dell'Illuminazione di Shakyamuni e di tutti i
Budda delle dieci direzioni. In altre parole il Daishonin poté distinguersi nella capacità di
predire correttamente il futuro perché aveva abbondantemente attinto alla propria Buddità,
manifestandola con parole e azioni pervase dalla compassione, dalla saggezza e dal
coraggio di guidare tutte le persone alla felicità. Egli esclama: «E avendo sperimentato ciò
personalmente, sento un'immensa gioia».
Inoltre, a proposito dello stato vitale di Buddità che ha fatto emergere, dice: «Questa è
l'importantissima dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita insegnata nel Sutra
del Loto». Alla luce di ciò lo spirito del Tathagata Shakyamuni può essere interpretato
anche come la compassione di preoccuparsi della felicità e del benessere di tutti gli esseri
viventi, insegnato e incarnato dal Budda.
Nel Sutra del Loto c'è un passo che recita: «Tuttavia questo triplice mondo costituisce il
mio dominio e gli esseri che ci vivono sono tutti miei figli. Questo luogo adesso è pieno di
dolore e sofferenza. Io sono l'unica persona che può salvarli e proteggerli».8
Il Budda Shakyamuni desiderava la felicità e la sicurezza di ogni persona e di ogni terra.
Perciò espose il Sutra del Loto, un insegnamento d'Illuminazione universale. I devoti o
praticanti del Sutra del Loto si sforzano di far proprio lo spirito del Budda e di tradurlo in
azioni. Il Daishonin visse in accordo con l'essenza del Sutra del Loto, il cuore stesso del
Budda, e incarnò le tre virtù di sovrano, maestro e genitore per proteggere, guidare e
prendersi cura delle persone. Per questo è venerato come il Budda dell'Ultimo giorno della
Legge.

«I ruscelli si riuniscono per formare il grande mare e i granelli di polvere si accumulano per
formare il monte Sumeru. Quando all'inizio io, Nichiren, presi fede nel Sutra del Loto, ero
come un'unica goccia d'acqua o un singolo granello di polvere in tutto il Giappone. Ma poi,
quando due, tre, dieci, cento, mille, diecimila, un milione di persone reciteranno il Sutra del
Loto e lo insegneranno ad altri, formeranno un monte Sumeru di perfetta Illuminazione, un
grande mare di grande nirvana! Non cercare nessun'altra via per conseguire la Buddità!».

Lottare per kosen-rufu è il modo di conseguire la Buddità

Il processo di vasta propagazione della Legge mistica, chiamato kosen-rufu, si mette in


moto quando una singola persona coraggiosa, risvegliata al corretto insegnamento, decide
di alzarsi e trionfare su ogni ostacolo per realizzare questo scopo.
Come possiamo vedere dalla lotta del Daishonin, «il più importante devoto del Sutra del
Loto dell'intero continente di Jambudvipa», e dal suo comportamento da santo e saggio, la
creazione di una terra di pace e prosperità basata sull'insegnamento corretto del
Buddismo inizia da una trasformazione interiore nella vita di un singolo individuo.
Così come miriadi di gocce d'acqua si riuniscono per formare un grande mare o minuscoli
granelli di terra si accumulano per formare una grande montagna, innumerevoli individui
riuniti insieme possono formare un grande movimento, un'immensa ondata. Tutto comincia
da una singola persona, la cui passione e dedizione ne ispirerà un'altra e poi un'altra
ancora a unirsi con la stessa determinazione e lo stesso sogno. Esse a loro volta ne
ispireranno molte altre e le loro schiere cresceranno costantemente di dimensione e di
forza.
Il Sutra del Loto è un insegnamento che persegue l'Illuminazione di tutti gli esseri, è in
grado di aprire con forza un varco nelle illusioni delle persone risvegliandole alla loro
intrinseca natura di Budda. Quando i praticanti del Sutra del Loto agiscono per diffondere
la Legge, illuminano l'oscurità intorno a loro, proprio come il sole. Di conseguenza, come
scrive il Daishonin, essi risveglieranno «due, tre, dieci, cento, mille, diecimila, un milione di
persone» che si uniranno ai loro sforzi e continueranno a risvegliarne innumerevoli altre. E
insieme, come tanti granelli di polvere o gocce d'acqua, «formeranno un monte Sumeru di
perfetta Illuminazione, un grande mare di grande nirvana!». Poi, quando la saggezza e la
compassione della Legge mistica si diffonderanno in tutto il mondo e i principi umanistici
del Sutra del Loto saranno abbracciati come valori umani universali, vedremo la
costruzione di società in cui prevarrà un pace duratura.
Il Daishonin insegna che «un monte Sumeru di perfetta Illuminazione» e un «grande mare
di grande nirvana» si formeranno sicuramente grazie all'apparizione di nobili individui che
si sforzano con lo stesso invincibile spirito del primo devoto che, da pioniere, ha aperto
questa via. E ci insegna anche a non cercare un modo di conseguire la Buddità diverso
dal creare una grande corrente di kosen-rufu che inizi dalla rivoluzione umana di ogni
singola persona, perché solo sforzandoci di realizzare concretamente il grande voto del
Budda della felicità umana e della pace mondiale possiamo far emergere la natura di
Budda che esiste dentro di noi.
Per questo in La scelta del tempo il Daishonin esorta i suoi discepoli a unirsi a lui nella
battaglia per kosen-rufu, che permette di conseguire tale elevata condizione vitale.

«L'ottavo volume del Sutra del Loto afferma: "Nelle epoche future, coloro che
accetteranno, sosterranno, leggeranno e reciteranno questo sutra [...] i loro desideri
saranno appagati e nell'esistenza presente saranno ricompensati con la fortuna". Dice
anche: "Ma chi farà loro offerte e li loderà, nell'esistenza presente otterrà una ricompensa
visibile per queste azioni".
In questi due passi troviamo otto caratteri [che significano] "nell'esistenza presente
saranno ricompensati con la fortuna" e otto caratteri [che significano] "nell'esistenza
presente otterrà una ricompensa visibile per queste azioni". Se questi sedici caratteri
fossero privi di senso e se Nichiren non ricevesse una grande ricompensa nella sua vita
attuale, le auree parole del Tathagata sarebbero uguali alle vane bugie di Devadatta e la
testimonianza del Budda Molti Tesori non sarebbe differente dalle infondate asserzioni di
Kokalika. In tal caso nessuno di coloro che offendono l'insegnamento corretto verrebbe
mai condannato all'inferno Avichi? E i Budda delle tre esistenze non esisterebbero?!
Perciò vi dico, miei discepoli, cercate di praticare come insegna il Sutra del Loto,
sforzandovi senza risparmiare la vostra vita! Mettete alla prova la verità del Buddismo
adesso! ».

Apriamo la grande strada di kosen-rufu senza risparmiare la nostra vita

Nella conclusione di La scelta del tempo il Daishonin esorta i suoi discepoli ad alzarsi con
lui e a dedicarsi senza egoismo alla propagazione della Legge, realizzando il mandato del
Budda. Vuole che i suoi discepoli condividano l'esperienza dell'illimitato stato vitale che si
acquisisce abbracciando il Sutra del Loto.
Prima il Daishonin cita il passo del sutra: «Una persona che è in grado di abbracciare e
sostenere questo sutra, allo stesso modo, è la prima tra tutti gli esseri viventi» (SDL, 283).
Sta dicendo che se ci sforziamo coraggiosamente nella nostra pratica buddista, orgogliosi
delle parole di lode del Budda, otterremo una grande ricompensa nella vita presente e cioè
lo stato vitale di Buddità, proprio come insegna il sutra. E ci spinge a impegnarci
assiduamente e vederne la prova con i nostri stessi occhi.
Il Daishonin ingaggiò personalmente un'indomita battaglia per dimostrare che il Sutra del
Loto era veramente il supremo insegnamento del Budda. Egli, «un figlio del popolo»
(Lettera al prete laico Nakaoki, RSND, 1, 893), continuò a battersi con coraggio in mezzo
a innumerevoli persecuzioni unicamente per la felicità delle persone. Leggendo il Sutra del
Loto con la sua vita rivelò la propria Buddità intrinseca, un indistruttibile stato di felicità
assoluta, e desiderò ardentemente che anche tutti i suoi discepoli conseguissero la stessa
condizione vitale vasta come l'universo e godessero di fortuna e benefici illimitati,
esortandoli a ottenere personalmente tutto questo.
In chiusura il Daishonin cita il seguente passo del Sutra del Loto: «Nell'esistenza presente
[i praticanti del Sutra del Loto] saranno ricompensati con la fortuna [...] chi farà loro offerte
e li loderà, nell'esistenza presente otterrà una ricompensa visibile per queste azioni» (SDL,
435). Afferma inoltre che, se egli non fosse riuscito a ottenere la grande ricompensa del
conseguimento della Buddità, Shakyamuni e gli altri Budda che nell'assemblea del Sutra
del Loto avevano dichiarato che tutti potevano ottenerla sarebbero stati ancor più bugiardi
di Devadatta, e ovviamente non poteva essere così. Scrive dunque: «Perciò vi dico, miei
discepoli, cercate di praticare come insegna il Sutra del Loto, sforzandovi senza
risparmiare la vostra vita! Mettete alla prova la verità del Buddismo adesso!».
Nel superare ogni sorta di avversità e persecuzioni il Daishonin dimostrò una saggezza e
una compassione senza eguali e stabilì veramente dentro di sé l'immenso stato vitale del
Budda dell'Ultimo giorno della Legge. Come dimostrò con il suo stesso esempio, chi
pratica il Sutra del Loto riceve immancabilmente grandi benefici e fortuna. Perciò esorta i
suoi discepoli a sforzarsi con la sua stessa dedizione. È come se stesse dicendo: «Miei
discepoli, praticate il Sutra del Loto così come insegna il Budda, conseguite un'elevata
condizione vitale e adornate la vostra vita di vittorie!».
Perché è importante che il devoto del Sutra del Loto si sforzi con lo spirito di non
risparmiare la propria vita? Perché l'Ultimo giorno della Legge è un'epoca malvagia in cui
domina l'offesa alla Legge e perché la propagazione dell'insegnamento corretto, come
ammonisce il sutra, implica la battaglia contro i tre potenti nemici e in particolare contro il
terzo e più potente, i falsi santi arroganti. Il Daishonin parla di «monaci eminenti che
apparentemente sembrano uomini sapienti e che osservano i precetti» (RSND, 1, 525). In
altre parole, i falsi santi arroganti sono preti di alto rango dalla condotta apparentemente
irreprensibile che sembrano saggi e riscuotono ampio rispetto nella società ma che in
realtà stanno offendendo l'insegnamento corretto e ne perseguitano i praticanti.
Al contrario il devoto del Sutra del Loto, Nichiren Daishonin, è «una persona di umile
condizione e scarsa erudizione» (RSND, 1, 526). Per questa ragione in quel periodo le
autorità governative e la popolazione riponevano erroneamente la loro fiducia in quelli che
in realtà erano falsi santi arroganti e disprezzavano l'autentico devoto del Sutra del Loto.
Non solo non prestavano ascolto alle sue asserzioni qualitativamente superiori, ma
cercavano addirittura di sbarazzarsi di lui.
Senza una dedizione totale non si riesce a perseverare nella battaglia per propagare
l'insegnamento corretto nell'Ultimo giorno. Ma senza questa lotta l'insegnamento del Sutra
del Loto finirà oscurato e perduto e l'Ultimo giorno rimarrà per sempre avvolto nell'oscurità.
Allo stesso modo, se ci si limita a sforzarsi a metà, e alla fine si viene sconfitti, l'oscurità
dell'epoca si intensificherà ancor di più.
Durante la vita del Daishonin apparvero discepoli che cercarono di rispondere
sinceramente al suo appello di dedicarsi alla diffusione della Legge senza risparmiare la
vita. Samurai suoi seguaci, come Shijo Kingo9 e i fratelli Ikegami,10 combatterono contro
l'insidiosa influenza dei falsi santi arroganti e svilupparono una forte fede in grado di
fronteggiare le tempeste di ostacoli che si abbattevano su di loro. Persino fra i contadini
credenti, che lottavano contro le persecuzioni del governo insieme a Nikko Shonin,
discepolo diretto del Daishonin, emersero praticanti profondamente determinati come i tre
martiri di Atsuhara,11 che rifiutarono di farsi sconfiggere da qualsiasi avversità e
persecuzione. La loro lotta mette in evidenza che il Buddismo del Daishonin è un
insegnamento basato sull'impegno condiviso di maestro e discepolo.

Una grande lotta della gente, per la gente e al fianco della gente

I primi tre presidenti della Soka Gakkai, uniti dal legame di maestro e discepolo, nei tempi
moderni hanno portato avanti la grande lotta intrapresa dal Daishonin che vede al centro
le persone comuni, che ne sono le principali protagoniste.
Tsunesaburo Makiguchi, il fondatore della Soka Gakkai, colse con chiarezza che la
missione del Buddismo di Nichiren per l'umanità consiste nel mettere in grado le persone
di liberarsi dalla sofferenza e realizzare un'autentica felicità. Perciò prese fermamente
posizione senza risparmiare la propria vita e si dedicò altruisticamente a propagare la
Legge, fino a morire per difendere le proprie convinzioni. Egli disse: «Tutta l'umanità anela
alla Legge mistica dell'Illuminazione, la legge suprema della vita. Se, grazie ai nostri sforzi
[per dimostrarne la validità], questa Legge diverrà accessibile a tutti, le persone
desidereranno naturalmente condividerne i benefici con gli altri e dare il loro aiuto per
condurre ognuno alla suprema felicità».12
Inoltre disse: «Dobbiamo guidare il paese nella direzione del grande bene.13 È come
compiere un atterraggio proprio di fronte al nemico. Per come furono condotti gli sforzi di
propagazione nel passato, pur parlando a diverse migliaia di persone, nemmeno una si
univa a noi. Ma da dieci anni a questa parte, a partire da un unico compagno di fede il
nostro movimento è cresciuto in maniera fenomenale. La ragione è che ci basiamo
completamente sulla fede e ci diamo l'un l'altro la prova concreta dei benefici della nostra
pratica buddista. Osservando i progressi compiuti finora credo che nel futuro, grazie al
nostro assiduo impegno, potremo contribuire al benessere delle famiglie e della società e
anche realizzare kosen-rufu».14
E il secondo presidente della Soka Gakkai, Josei Toda, il discepolo e successore che
portò avanti la battaglia di Makiguchi, affermò: «Se sei un giovane che si preoccupa
davvero del proprio paese e desidera la felicità di tutte le persone, dovresti ricercare
anzitutto quella che è la massima essenza della rivoluzione umana [cioè adoperarsi per la
felicità di tutte le persone basandosi sulla fede nel Buddismo del Daishonin], dovresti
combattere e trionfare sui tre potenti nemici e anche sui tre ostacoli e i quattro demoni, e
continuare ad avanzare con coraggio e vigore».15
Toda osservò anche che «il Buddismo del Daishonin è il sole del mondo capace di
dissolvere l'oscurità che avvolge l'umanità».
Anch'io ho dedicato la vita a diffondere in tutto il pianeta questa battaglia spirituale senza
precedenti per propagare la Legge mistica. Dal primo periodo pionieristico del nostro
movimento, innumerevoli praticanti si sono coraggiosamente alzati con il mio stesso
profondo impegno e si sono uniti alla grande battaglia di kosen-rufu. Questa lotta della
gente, per la gente e con la gente iniziata dal Daishonin vive oggi solo nella Soka Gakkai.
Il Sutra del Loto descrive i Bodhisattva della Terra che emergono tutti nello stesso istante
dal suolo di migliaia di milioni di paesi del mondo di saha (cfr. SDL, 280). Adesso,
rispecchiando le parole del sutra, i Bodhisattva della Terra stanno apparendo
simultaneamente in tutti i paesi del mondo, in schiere sempre più folte di individui
coraggiosi che trasformeranno il karma dell'umanità. La predizione del Daishonin
dell'ampia propagazione della Legge nel mondo intero adesso è diventata realtà.
Facendo crescere immense montagne di persone in grado di contribuire positivamente
all'umanità, vasti oceani di singole persone comuni che lavorano insieme per la felicità di
ognuno, il Buddismo di Nichiren Daishonin diventerà veramente una filosofia che
illuminerà tutti gli esseri umani. E siamo noi, i devoti del Sutra del Loto, che creiamo
questa grande corrente di kosen-rufu mondiale.
I nostri membri sono cittadini del mondo che praticano e sostengono una filosofia per la
realizzazione dell'autentica felicità umana, realizzando sfere di fiducia e comprensione fra
esseri umani come loro e lavorando per unire ancora di più il mondo intero, prendendosi
cura al tempo stesso delle loro comunità locali. I campioni del nostro movimento Soka
sono persone di suprema umanità. Il tempo adesso è arrivato: i leader e i pensatori dei
campi più disparati di tutto il mondo stanno lodando la rete di cittadini globali della SGI ed
è nostra responsabilità per il XXI secolo espandere e consolidare ulteriormente il nostro
grande movimento. Voglio condividere con voi tutti, amici miei del Giappone e di tutto il
mondo, la gioia per avere la fortuna di vivere in questo tempo.
Adesso è il momento di dare una luminosa prova concreta di kosen-rufu mondiale
leggendo con la nostra vita le parole del Daishonin: «Cercate di praticare come insegna il
Sutra del Loto, sforzandovi senza risparmiare la vostra vita! Mettete alla prova la verità del
Buddismo adesso!».
Insieme intraprendiamo questa grande e altruistica battaglia per elevare lo stato vitale di
tutta l'umanità!
Con ciò si conclude questa lezione in quattro parti su La scelta del tempo

Affidando interamente il futuro di kosen-rufu mondiale


ai miei amati membri della divisione giovani
in questo cinquantesimo anniversario di kosen-rufu mondiale.

(Traduzione di Marialuisa Cellerino)

Note

1) Riferimento al passo del tredicesimo capitolo del Sutra del Loto Esortazione alla
devozione: «Demoni malvagi si impossesseranno di altre persone» (SDL, 254). Significa
che quelle funzioni negative entreranno nella vita delle persone, inducendole a
disprezzare e denigrare coloro che abbracciano e proteggono il corretto insegnamento del
Buddismo e a ostacolarne la pratica. In La scelta del tempo il Daishonin scrive:
«[Nell'Ultimo giorno della Legge] ci saranno in tutto il paese preti eminenti posseduti da
demoni malvagi. A quel tempo apparirà un solo uomo saggio. I preti eminenti posseduti
dai demoni malvagi spingeranno con l'inganno il sovrano, i ministri e la gente comune a
calunniarlo e offenderlo, ad attaccarlo con verghe e bastoni, cocci e detriti e a condannarlo
a morte o all'esilio» (RSND, 1, 483).
2) Scrive il Daishonin nel testo che precede il brano riportato: «I monaci arroganti e
perversi descritti nel Sutra del Loto dapprima si armarono di mazze e bastoni per colpire il
Bodhisattva Mai Sprezzante, ma in seguito giunsero le mani e si pentirono dei loro errori.
Devadatta ingiuriò il Budda Shakyamuni e lo ferì, versandone il sangue, ma quando fu sul
punto di morire gridò: "Namu!". Se solo avesse pronunciato "Namu Budda [devozione al
Budda]!" si sarebbe salvato dall'inferno. Ma le sue colpe erano così gravi che riuscì a dire
soltanto "Namu" e non fu in grado di pronunciare la parola "Budda". E ben presto anche gli
eminenti preti del Giappone cercheranno di gridare: "Namu Nichiren Shonin [devozione al
santo Nichiren]!", ma quasi certamente potranno pronunciare solo la parola "Namu!". Che
pena mi fanno!» (RSND, 1, 519).
3) La relazione del tamburo avvelenato o relazione inversa è il legame che si stabilisce
con il Sutra del Loto offendendolo o contrastandolo. Il termine "tamburo avvelenato" deriva
dal Sutra del Nirvana e indica un tamburo cosparso di veleno. Il Sutra del Nirvana narra
che tutti coloro che udranno il suono del tamburo avvelenato moriranno, anche se non
avevano intenzione di ascoltarne il suono. Allo stesso modo, in seguito alla predicazione
del Sutra del Loto, sia le persone che lo accetteranno sia quelle che lo avverseranno
riceveranno ugualmente i semi della Buddità. In quest'analogia la "morte" che risulta
dall'udire l'insegnamento corretto è la morte delle illusioni e dei desideri. Questa metafora
è impiegata per illustrare i benefici che si ricevono dall'aver creato una relazione, anche
inversa, con il Buddismo.
4) Hojo Tokiyori (1227-1263), ex reggente del governo militare di Kamakura che ancora
deteneva le redini del potere nel 1260. Dopo essersi ritirato dalla carica diventò un prete
laico presso un tempio della scuola Zen Rinzai, il Saimyo-ji di Kamakura, che aveva fatto
costruire lui stesso.
5) Scrive il Daishonin: «Io non intendo affatto condannare i figli del Budda. Il mio odio è
rivolto solamente all'atto di offendere la Legge. Secondo gli insegnamenti buddisti, prima
di Shakyamuni [i monaci che agivano così] incorrevano nella pena di morte, ma nei sutra
predicati dal tempo di Shakyamuni, Colui che sa sopportare, era solo proibito fare loro
offerte. Ora, se tutti i quattro tipi di buddisti entro i quattro mari e le diecimila terre
cessassero di fare offerte ai preti malvagi e si schierassero dalla parte dei buoni, come
potrebbero i disastri susseguirsi e le calamità fare a gara per colpirci?» (RSND, 1, 23).
6) Birthright of Man: A Selection of Texts, a c. di Jeanne Hersch, Parigi, 1969, p. 127.
7) Nel Sutra del Loto si legge: «Immagina che con malefici ed erbe velenose qualcuno
cerchi di farti del male. Pensa al potere di quel Percettore dei Suoni e le maledizioni
ricadranno su chi le aveva lanciate» (SDL, 407).
8) SDL, 89. Questo passo significa anche che il Budda possiede le tre virtù di sovrano,
maestro e genitore: «Tuttavia questo triplice mondo costituisce il mio dominio»
rappresenta la virtù del sovrano. «Gli esseri che ci vivono sono tutti miei figli» rappresenta
la virtù del genitore. «Io sono l'unica persona che può salvarli e proteggerli» indica la virtù
del maestro.
9) Shijo Kingo (c. 1230-1300): samurai al servizio della famiglia Ema, ramo del clan di
governo Hojo, era assai abile nella medicina e nelle arti marziali. Si convertì agli
insegnamenti del Daishonin presumibilmente attorno al 1256 e, quando quest'ultimo fu
condotto a Tatsunokuchi nel 1271 per essere decapitato, lo accompagnò deciso a morire
al suo fianco.
10) Fratelli Ikegami: il maggiore, Munenaka, fu ripudiato per due volte dal padre, seguace
di Ryokan del tempio Gokuraku della scuola dei Precetti-Vera parola. Il padre cercò di
indurre il fratello minore, Munenaga, ad abbandonare la fede e a prendere il posto del
primogenito come capofamiglia. I fratelli perseverarono nella pratica buddista fino a che il
padre, dopo aver reintegrato Munenaka nei suoi diritti, decise di convertirsi agli
insegnamenti del Daishonin.
11) Tre martiri di Atsuhara: i fratelli Jinshiro, Yagoro e Yarokuro che furono arrestati e
decapitati durante la persecuzione di Atsuhara. Nel 1278 la propagazione degli
insegnamenti del Daishonin stava facendo grandi progressi nella zona del Fuji sotto la
guida di Nikko, il discepolo diretto del Daishonin. Quando si convertirono anche tre preti
del Ryusen-ji, il tempio locale della scuola Tendai, il vice capo dei preti del tempio, Gyochi,
si allarmò e iniziò a cospirare con le autorità per minacciare i credenti. Il 21 settembre
1279 venti contadini, tutti seguaci del Daishonin, furono arrestati sotto la falsa accusa di
aver rubato del riso. Di questi venti, i tre fratelli rifiutarono di abiurare la loro fede e furono
giustiziati.
12) Tsunesaburo Makiguchi, Makiguchi Tsunesaburo Zenshu (Opere complete di
Tsunesaburo Makiguchi), Tokyo, Daisanbunmei-sha, 1987, vol. 10, p. 27.
13) Il "grande bene" indica il valore supremo secondo la teoria del valore di Makiguchi,
basata su bellezza, bontà e guadagno.
14) Ibidem, pp. 147-148.
15) Josei Toda, Toda Josei Zenshu (Opere complete di Josei Toda), Tokyo, Seikyo
Shimbunsha, 1981, vol. 1, p. 267.7786912

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