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L’offerta del riso

LA “SINCERA DETERMINAZIONE” DISCHIUDE UNA SPERANZA INFINITA


E UNA FORZA SENZA LIMITI

Niente è più meraviglioso della mente umana. È una fonte di speranza infinita, una riserva
di fortuna e di benefici illimitati. Può manifestare un potere e una forza senza confini.
La trasformazione del karma, la realizzazione della felicità dell’umanità, la creazione di
una società pacifica: tutto dipende da un cambiamento della nostra mente, del nostro cuore
(cfr. nota 7).
Nichiren Daishonin parla del «meraviglioso funzionamento di una sola mente» (Raccolta
degli insegnamenti orali, BS, 110, 56). Il funzionamento del cuore e della mente è davvero
misterioso.
«Questa mente che è al di là della comprensione costituisce l’insegnamento centrale dei
sutra e dei trattati» (La dichiarazione unanime dei Budda delle tre esistenze, RSND, 2,
794) afferma il Daishonin. Il Buddismo di Nichiren è un insegnamento per la creazione di
valore che ci permette di schiudere la riserva infinita dei tesori della mente e del cuore.
L’intenzione del nostro cuore determina tutto, come dice il Daishonin: «È il cuore che è
importante» (La strategia del Sutra del Loto, RSND, 1, 889).
Possiamo ottenere risultati completamente diversi a seconda di come la nostra mente
percepisce la realtà, di cosa decide e cosa ci spinge a fare in ogni momento. Questa è
l’essenza della fede nella Legge mistica e il principio dei tremila regni in un singolo istante
di vita. La nostra vera capacità come esseri umani è determinata da quello che c’è nel
nostro cuore e nella nostra mente.

Un semplice attestato di frequenza

Da giovane ho avuto la fortuna di ricevere lezioni sul Sutra del Loto e sugli scritti di
Nichiren Daishonin direttamente dal mio maestro, il secondo presidente della Soka Gakkai
Josei Toda. Erano lezioni intense, che richiedevano molto impegno, come l’addestramento
di un abile spadaccino. Alla fine di una di queste serie di lezioni Toda mi scrisse un
attestato di frequenza su un semplice pezzo di carta e me lo diede. Poteva sembrare un
dono modesto, ma per me fu il più grande dei tesori.
Con Toda non studiai solo il Buddismo ma anche tante altre materie. Grazie all’istruzione
ricevuta all’“Università Toda” sono stato in grado di intrattenere dialoghi per la pace con
personaggi influenti in vari campi a livello internazionale.
Tutte le mie azioni sono motivate dalla determinazione di ripagare il mio debito di
gratitudine verso Toda. So che la vittoria del discepolo è la vittoria del maestro e per questo
ho dedicato la mia vita a far conoscere in tutto il mondo la figura del mio grande maestro,
il modo in cui ha vissuto e le sue realizzazioni.
Diventare felici o meno non dipende dal prossimo o dall’ambiente, ma dalla nostra
determinazione interiore. Alla luce degli insegnamenti del Daishonin, un cuore che
apprezza la sincerità degli altri e dimostra loro gratitudine è forte. Avere un simile cuore
ci rende fortunati e costruisce la strada che conduce all’autentico trionfo.
Studiando L’offerta del riso impariamo l’atteggiamento necessario a condurre una vita
felice e vittoriosa.

«Gli esseri umani vivono grazie al cibo e considerano il cibo il loro tesoro. Il primo di
tutti i tesori è la vita stessa. È scritto che nemmeno i tesori dell’intero sistema maggiore
di mondi possono uguagliare il valore del proprio corpo e della propria vita. 1 Persino
tutti i tesori di un intero sistema maggiore di mondi non possono sostituire la vita. La
vita è come una lampada e il cibo come l’olio. Quando l’olio è finito la fiamma si spegne,
e senza cibo la vita si interrompe. […] Per questo motivo gli uomini del passato che
furono chiamati santi e saggi offrirono la loro vita al Budda, e in seguito divennero
Budda».

«Il primo di tutti i tesori è la vita stessa»

Il Daishonin compose questa lettera per rispondere alla sincera offerta di cibo ricevuta da
uno dei suoi discepoli. Non conosciamo la data e il nome del destinatario.
Nello scritto Nichiren spiega attentamente che donare del prezioso riso brillato, che
sostiene la vita, equivale a offrire la propria vita. Tale azione, dice, porta grandi benefici
e garantisce il conseguimento della Buddità.
Egli inizia la lettera elencando gli articoli che il discepolo gli aveva inviato: «Ho ricevuto
il sacco di riso brillato, il sacco di igname e il canestro di alghe di fiume che ti sei preso il
disturbo di mandarmi tramite il tuo messaggero» (RSND, 1, 997).
Questi doni esprimevano il desiderio sincero del discepolo di sostenere e allietare il
maestro. Il Daishonin loda tale sincerità chiarendo quanto sia infinitamente nobile secondo
la prospettiva del Buddismo.
Afferma che due cose sono considerate da tutti come tesori: il cibo e il vestiario, perché
entrambe sostengono il supremo tesoro della vita. Poi spiega che la vita è «il primo di tutti
i tesori», più prezioso di tutti gli altri tesori dell’universo. Non è il primo in relazione a
qualcos’altro: lo è in senso assoluto. In tutto il mondo non esiste un tesoro altrettanto
prezioso della vita di un singolo individuo.
Il Daishonin paragona poi la vita a una lampada e il cibo all’olio. Così come la lampada
senza olio si spegne, questa vita preziosa senza il cibo si estingue. Perciò, dice il
Daishonin, fare un’offerta di cibo, che sostiene la vita, equivale a offrire la propria vita.
Per chiarire ulteriormente questo punto spiega cosa significhi offrire al Budda cose che si
considerano preziose in segno di riverenza: «Nel venerare tutte le divinità e i Budda, si fa
precedere la parola namu ai loro nomi. Ma qual è il significato di namu? Namu è una
parola che viene dall’India e che in Cina e in Giappone si traduce con [lo stesso carattere
che si pronuncia] kuei-ming in cinese e kimyo in giapponese. Cosa significa kimyo?
Significa dedicare la propria vita al Budda. [….] Niente è più prezioso del tesoro che
chiamiamo vita. Per questo motivo gli uomini del passato che furono chiamati santi e saggi
offrirono la loro vita al Budda, e in seguito divennero Budda» (RSND, 1, 997).
Come esempi di coloro che fecero offerte del genere, il Daishonin cita il ragazzo delle
Montagne Nevose,2 il Bodhisattva Re della Medicina,3 il principe Shotoku4 e l’imperatore
Tenji.5 I primi due appartengono alla categoria dei “santi” che si dedicarono
completamente alla pratica buddista, mentre gli altri rientrano nella categoria dei “saggi”,
cioè persone meritevoli che proteggono e trasmettono il Buddismo.
Offrire la propria preziosissima vita al Budda o alla Legge, afferma il Daishonin, apre la
strada per il conseguimento della Buddità. Tuttavia egli ammette che «tali pratiche sono
per i santi e i saggi, ma per noi sono impossibili» (RSND, 1, 998). Chiedere alle persone
comuni dell’Ultimo giorno della Legge di compiere sacrifici simili significherebbe
chiedere l’impossibile.
Questo vuol dire allora che non potremo mai conseguire la Buddità? No, assolutamente
no. L’argomento di questa lettera riguarda proprio la fondazione di un Buddismo che apre
la strada della Buddità a tutte le persone dell’Ultimo giorno della Legge.

«Tuttavia, per quanto riguarda il conseguimento della Buddità, le persone comuni,


tenendo bene in mente le parole “determinazione sincera”,6 diventano Budda. A cosa si
riferisce precisamente “determinazione sincera”? Alla dottrina dell’osservazione della
mente.7 E cosa significa precisamente la dottrina dell’osservazione della mente? Vuol
dire che offrire la propria unica veste al Sutra del Loto equivale a strapparsi la pelle e,
in tempo di carestia, offrire al Budda l’unica ciotola di riso, da cui dipende il proprio
sostentamento quel giorno, significa offrire la propria vita al Budda».

La “determinazione sincera” è la chiave che consente alle persone comuni di accedere


alla Buddità

Il Daishonin scrive: «Le persone comuni, tenendo bene in mente le parole “determinazione
sincera”, diventano Budda».
Cosa significa esattamente “determinazione sincera”? Il Daishonin dice che è la «dottrina
dell’osservazione della mente», un insegnamento esposto dal Gran Maestro T’ien-t’ai
nella sua opera Grande concentrazione e visione profonda.88 Il termine “osservazione
della mente” viene usato in opposizione a “studio dottrinale dei sutra” ed è la pratica per
il conseguimento della Buddità. Il Daishonin spiega poi brevemente cosa significa in
termini concreti “osservare la mente” per noi persone comuni.
Dice che offrire l’unica veste che si possiede per il bene del Sutra del Loto equivale alla
pratica di un santo che si strappa la pelle (per usarla come carta su cui trascrivere gli
insegnamenti); oppure che offrire al Budda l’unico cibo che si possiede in un’epoca di
carestia equivale a offrire la propria vita. Tali offerte di vestiario e di cibo dunque sono
esattamente equivalenti a quelle che facevano i santi dei tempi antichi quando donavano
la loro vita, e il beneficio che ne deriva conduce al conseguimento della Buddità.
Il punto fondamentale di questa pratica, dice il Daishonin, è avere una “determinazione
sincera”. La causa fondamentale per il conseguimento della Buddità è la determinazione
sincera a ricercare il Sutra del Loto – un insegnamento che apre la strada all’Illuminazione
di tutti gli esseri viventi –, ad avere fede in esso, a proteggerlo e a fare tutto ciò anche nei
confronti del Budda che lo insegna. Per questo il Daishonin dichiara: «Le persone comuni,
tenendo bene in mente le parole “determinazione sincera”, diventano Budda».
Il presidente fondatore della Soka Gakkai Tsunesaburo Makiguchi sottolineò con forza
questo passo nella sua copia degli scritti di Nichiren Daishonin.
Recitare Nam-myoho-renge-kyo e compiere azioni per la Legge mistica e per il maestro
che la insegna e la diffonde è il sentiero diretto per il conseguimento della Buddità.
In giapponese la parola “missione” (shimei) si scrive con due caratteri che significano
“usare la propria vita”. Lo scopo per il quale usiamo la nostra preziosa vita è importante.
Adoperarsi per realizzare la missione di kosen-rufu – facendo proprio il cuore del maestro,
pregando e agendo per la felicità degli altri – è il comportamento più degno di rispetto che
possiamo tenere come esseri umani. Tale modo di essere è esemplificato dagli ammirevoli
membri della SGI: se vedono qualcuno in difficoltà o che sta male, mettono da parte le
proprie esigenze per aiutarlo; se sentono che qualcuno ha un problema, si precipitano ad
aiutarlo. Non importa quanto abbiano da fare o quanta strada debbano percorrere,
partecipano con entusiasmo alle riunioni di discussione.
La vita dei membri della SGI, che dedicano senza riserve il proprio tempo alla felicità
degli altri e a kosen-rufu, risplende di quella determinazione sincera nella fede che
Nichiren Daishonin sicuramente loda al massimo grado.
Perciò coloro che si impegnano costantemente nelle attività della SGI stanno percorrendo
il sentiero che conduce immancabilmente alla felicità e alla vittoria.

Mai sconfitti nello spirito!

“Determinazione sincera” significa anche indirizzare la propria mente, il proprio cuore,


verso qualcosa. Ciò verso cui indirizziamo la mente è importante, chiarire e stabilire lo
scopo fondamentale delle nostre azioni è cruciale.
Come membri della SGI noi indirizziamo la mente al Gohonzon e a kosen-rufu. La
determinazione sincera non si vede, ma grazie al suo potere possiamo orientarci nella
direzione della vittoria e della felicità.
La vita non è sempre tranquilla e piacevole. Alcuni di voi dovranno lottare o soffriranno
perché non riescono a partecipare quanto vorrebbero alle attività della SGI a causa del
lavoro, di qualche malattia o per altri motivi. Quando vi trovate in una situazione del
genere, quello è il momento di indirizzare la vostra mente verso il Gohonzon. Coloro che
scappano dalle attività evitano direttamente questa battaglia interiore. Il fatto che stiate
lottando con questo problema è di per sé una prova che vi state sfidando sulla base della
fede. Dover lottare con i problemi ci rende più forti; non c’è da preoccuparsi.
La chiave consiste nel fare un passo, o anche mezzo, in avanti, continuare ad agire con
determinazione sincera e tenere viva questa determinazione. Questo è il significato per noi
di tenere «bene in mente le parole “determinazione sincera”».

«Il vero sentiero consiste negli affari di questo mondo. Nel Sutra della Luce dorata si
legge: “Avere una profonda conoscenza di questo mondo è di per sé Buddismo”. Il Sutra
del Nirvana afferma: “Tutte le scritture non buddiste e i testi della società sono
insegnamenti buddisti. Non sono insegnamenti non buddisti”.
Quando il Gran Maestro Miao-lo raffrontò questi passi con quello del sesto volume del
Sutra del Loto “Nessuna cosa che riguardi la vita o il lavoro contrasta in alcun modo
con la vera realtà”,9 rivelò il loro significato e mise in luce che anche se i primi due
sutra sono profondi, poiché il loro significato è ancora superficiale e non è paragonabile
a quello del Sutra del Loto, essi considerano le cose del mondo in termini buddisti,
mentre il Sutra del Loto spiega che in fin dei conti le cose del mondo sono la totalità del
Buddismo».

Praticare la via del conseguimento della Buddità nel mondo reale

Il “vero sentiero” di cui parla il Daishonin in questo passo si riferisce al vero sentiero del
conseguimento della Buddità per le persone comuni. Dove si trova? Il Daishonin afferma
che «consiste negli affari di questo mondo». Per noi persone comuni dell’Ultimo giorno
della Legge, il sentiero del conseguimento della Buddità consiste nell’impegnarsi con
determinazione sincera nella nostra pratica buddista in mezzo alla società, nel mondo
reale.
Qui, citando passi di sutra e di un commentario del Gran Maestro Miao-lo, il Daishonin
discute delle varie visioni della relazione fra il Buddismo e le cose del mondo esposte nel
Sutra del Loto e negli altri sutra. Ne conclude che, mentre i sutra diversi da quello del Loto
riconoscono che le faccende secolari sono in accordo con i princìpi buddisti, il Sutra del
Loto afferma che le varie questioni della vita e della società rappresentano la totalità del
Buddismo.
Nei sutra diversi da quello del Loto, gli affari del mondo sono visti come ostacoli alla
pratica per il conseguimento della Buddità. Nel migliore dei casi si ritiene che essi abbiano
una relazione con la pratica del Buddismo, nel senso che gli insegnamenti secolari più
avanzati sono in accordo con il Buddismo. Questo è un modo di pensare nel quale gli affari
del mondo vengono considerati dal punto di vista del Buddismo. Al contrario, il Sutra del
Loto insegna che gli affari del mondo non sono né diversi né in contrapposizione alla
verità del Buddismo; sono il Buddismo stesso, così come sono.
In realtà un aspetto fondamentale degli sforzi di tutta la vita del Daishonin fu la sua lotta
insieme ai discepoli in mezzo agli “affari del mondo” per diffondere il Buddismo e
condurre le persone comuni alla felicità.
Per esempio, anche l’intrepido Shijo Kingo una volta si sentì così turbato dai dissidi nella
sua vita secolare che considerò di entrare nel clero buddista. Ma in quell’occasione il
Daishonin lo incoraggiò: «Vivi in modo che tutte le persone di Kamakura lodino
Nakatsukasa Saburo Saemon-no-jo per la devozione al suo signore, al Buddismo e per il
suo rispetto e attenzione nei confronti degli altri» (I tre tipi di tesori, RSND, 1, 755).
Il Buddismo non esiste separato dalla nostra vita e dalle nostre circostanze concrete. La
SGI è cresciuta fino a questo punto perché ha dimostrato la prova della vittoria del
Buddismo nella vita quotidiana, proprio come insegna il Daishonin.

Un insegnamento per la felicità delle persone

Il Buddismo di Nichiren è un insegnamento per la felicità delle persone. Esso permette a


chiunque stia lottando in mezzo alla dura realtà della vita di ottenere uno stato di felicità
incrollabile.
Ciò contrasta totalmente con gli insegnamenti precedenti al Sutra del Loto, per i quali
erano necessari innumerevoli kalpa di pratica per ottenere l’Illuminazione. Essi
sostenevano che una condizione di felicità incrollabile si poteva ottenere solo dopo essere
diventati santi o saggi, allenando il corpo e la mente per un periodo di innumerevoli vite
con una serie di pratiche lontane e separate dalle realtà della vita quotidiana.
Tali insegnamenti consideravano la vita presente nient’altro che un mezzo per un fine
religioso, il che non è molto lontano dall’affermare che le persone esistono per il bene
della religione. Invece la pratica del Sutra del Loto [cioè il Buddismo di Nichiren] implica
una lotta in mezzo alla realtà della vita quotidiana. È la pratica buddista per dischiudere lo
stato vitale di Buddità dentro di noi, in altre parole per rivelare e manifestare uno stato di
felicità incrollabile. È una religione per gente reale, una religione di rivoluzione umana.
È la vera pratica, secondo l’insegnamento di Nichiren Daishonin per il quale «il vero
sentiero consiste negli affari di questo mondo». Josei Toda diceva molto severamente:
«Asserisco che una persona che non si dedica con tutto il cuore al suo lavoro sta
offendendo la Legge. Non provare gioia nel proprio lavoro equivale a non provare gioia
nella fede. Non importa quanto Daimoku stiate recitando, non riuscirete nella società».
Sin dall’epoca di Makiguchi la Soka Gakkai è avanzata dritta sul “vero sentiero”
dell’applicazione dell’insegnamento buddista alla vita quotidiana e si è impegnata nel
portare avanti azioni per il bene basate sulla Legge mistica, per la creazione di valore che
reca beneficio a noi e alla società.
Nel Faust Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832) scrive: «Questa è l’ultima
conclusione della sapienza: merita la libertà e la vita unicamente colui che la deve
conquistare ogni giorno».10
Il “vero sentiero” comprende gli sforzi sinceri per contribuire alla comunità, i dialoghi
mirati a realizzare l’ideale del Daishonin di “adottare l’insegnamento corretto per la pace
nel paese” e le attività per la pace mondiale.
Noi della SGI ci impegniamo per rivelare la nostra Buddità e per aiutare gli altri a fare lo
stesso. Il nostro movimento è il “vero sentiero” che consiste nel recare beneficio a se stessi
e agli altri.

«L’essenza dei sutra predicati prima del Sutra del Loto è che tutti i fenomeni sorgono
dalla mente. Per spiegare, la mente è come la grande terra, e tutti i fenomeni sono come
le erbe e gli alberi. Ma il Sutra del Loto non dice così. Insegna che la mente stessa è la
grande terra, e che la grande terra stessa è le erbe e gli alberi. I sutra provvisori dicono
che una mente chiara è come la luna e che una mente pura è come un fiore. Ma il Sutra
del Loto non dice così. Insegna che la luna stessa è la mente e che il fiore stesso è la
mente. Da ciò si comprende che il riso brillato non è riso brillato: è la vita stessa».

Se la nostra mente cambia, il mondo cambia

Quando esaminiamo tutti i diversi fenomeni del mondo nella loro varietà in base alla
visione della pratica del Sutra del Loto e del conseguimento della Buddità, cosa vediamo?
Ancora una volta il Daishonin paragona il Sutra del Loto agli insegnamenti precedenti a
esso.
Primo, egli afferma, l’insegnamento basilare delle scritture precedenti al Sutra del Loto è
che «tutti i fenomeni sorgono dalla mente»; in altre parole, tutti i fenomeni che
costituiscono la nostra vita e tutte le cose nel nostro ambiente sono prodotti della nostra
mente. Questo è ciò che si intende con l’espressione “ciò che semini raccogli”, le cose che
ci accadono sono il risultato delle nostre azioni. Ma tali scritture insegnano che per
trasformare il risultato delle nostre azioni dobbiamo trascorrere lunghi eoni a eliminare gli
effetti del karma negativo e ad accumulare una grande quantità di karma positivo, in altre
parole, dobbiamo impegnarci per “innumerevoli kalpadi pratica”.
Sarebbe come, per esempio, pagare un enorme prestito poco alla volta, senza vederne mai
la fine, cercando di risparmiare con cura il proprio denaro fino al raggiungimento
dell’obiettivo, ignorando che per tutto questo tempo si possedeva un «cumulo di gioielli
inestimabili» (SDLPE, 141 [SDL, 112]), cioè la Buddità dentro di noi.
Il Sutra del Loto è diverso. Il Daishonin dice che «la mente stessa è la grande terra, e che
la grande terra stessa è le erbe e gli alberi».
Il Sutra del Loto insegna che lo stato vitale illuminato del Budda, cioè il mondo di Buddità,
è originariamente inerente a tutti gli esseri viventi.
Avendo fede nel Sutra del Loto [Nam-myoho-renge-kyo] che rivela questa verità della
vita, e praticandolo, chiunque può far emergere la Buddità. Tutti possiamo diventare
Budda in questa vita, così come siamo. La vita delle persone comuni può manifestare la
Buddità istantaneamente.
Quando la nostra mente cambia, anche il nostro mondo cambia. Il Sutra del Loto si
riferisce a ciò come al «meraviglioso funzionamento di una sola mente» (III:Raccolta degli
insegnamenti orali:II-, BS, 110, 56) e a «questa mente che è al di là della comprensione»
(La dichiarazione unanime dei Budda delle tre esistenze, RSND, 2, 794).
La nostra mente, l’ambito più intimo della vita, è vasta e illimitata; ed è dinamica.
Esplorando e analizzando «questa mente che è al di là della comprensione» nella sua
opera Grande concentrazione e visione profonda, il Gran Maestro T’ien-t’ai formulò il
principio dei “tremila regni in un singolo istante di vita”.
Tutti i fenomeni dei tremila regni, cioè tutte le cose dell’universo, sono contenute in un
singolo istante di vita, o mente, di noi comuni esseri umani. Allo stesso modo un singolo
istante di vita, o mente, pervade i tremila regni.
Quando cambia lo stato della nostra mente, noi cambiamo. O meglio, cambiando
l’orientamento più profondo della nostra mente, possiamo cambiare noi stessi e il nostro
mondo. Questo è il Buddismo dei “tremila regni in un singolo istante di vita”.
Tutto dipende dalla direzione in cui la nostra “determinazione sincera” orienta la nostra
mente. Quando concentriamo la nostra “determinazione sincera” sulla nostra pratica
buddista, credendo nella Legge mistica che permette a tutte le persone di ottenere
l’Illuminazione e praticandola, la nostra Buddità interiore si rivela e pervade la nostra vita
e il nostro ambiente.

Il riso brillato «è la vita stessa»

Spiegando l’essenza dell’insegnamento del Sutra del Loto riguardo alla mente, il
Daishonin afferma che «la luna stessa è la mente e che il fiore stesso è la mente». È un
bellissimo modo di esprimere questa verità. Il Daishonin vedeva il Budda nella luna che
risplende dietro il velo delle nuvole, nel fiore che sopporta il freddo invernale per poi
sbocciare meravigliosamente in primavera. Vedeva lo stato vitale di Buddità nella forma
naturale di tutte le cose, così come sono. Ogni volta che leggo questo passo sono
profondamente colpito dalla grande compassione del Daishonin che cercava di aprire la
strada per la felicità a tutte le persone.
Egli lodava costantemente i discepoli che lottavano in mezzo alle varie realtà del mondo,
assicurando loro che erano dei Budda.
La “mente chiara” e la “mente pura” di cui si parla nelle scritture precedenti al Sutra del
Loto apparentemente possono sembrare belle idee, ma non sono paragonabili all’idea della
vita che incarna il mutuo possesso dei dieci mondi11 [insegnata nel Sutra del Loto].
Il vero conseguimento della Buddità non consiste nell’allontanarsi da questo mondo
di saha pieno di sofferenza per diventare una sorta di essere trascendente o superumano.
Come afferma il Daishonin, «il Sutra del Loto non dice così». I Budda sono persone,
persone pienamente impegnate nelle attività della vita quotidiana che non si fanno
sconfiggere dalle difficoltà della realtà ma fanno risplendere al massimo la propria
umanità. Anche se sembrano assalite dalle onde impetuose del karma, ardono della
determinazione sincera della loro fede e continuano a sforzarsi al massimo: questa è la
manifestazione dello stato supremamente nobile della Buddità.
In L’offerta del riso il Daishonin scrive: «Il riso brillato non è riso brillato: è la vita stessa».
In altre parole l’offerta non è di semplice riso ma della vita stessa del discepolo. Il
Daishonin qui assicura al discepolo che dimostrando la determinazione sincera di sforzarsi
al suo fianco egli o ella conseguirà certamente la Buddità come i santi e i saggi del passato
che diedero la vita per il Buddismo.

Un mazzo di rose che non sfioriscono mai

Mi viene in mente un episodio della vita di Helen Keller (1880-1968), scrittrice e attivista
americana. Pur essendo cieca e sorda, continuò a dedicarsi al benessere degli altri, dando
speranza a tutta l’umanità. Helen Keller ricordò sempre con grande apprezzamento una
donazione in denaro per una delle sue iniziative benefiche che arrivò insieme a un mazzo
di rose; li aveva inviati un adolescente disabile. Ricordando quel gesto sincero ella scrisse:
«Le rose sono appassite da tanto tempo e il giovane cuore che ha generato quel bel gesto
ha cessato di battere, ma quell’atto di amore fiorirà per sempre nel giardino della mia
anima».12
Anche nel nostro movimento è così. Tutto parte dall’apprezzare la vera intenzione, la
determinazione sincera, della persona che abbiamo davanti.
La determinazione sincera degli individui comuni è sempre la forza trainante della storia.

“Determinazione sincera” è sinonimo di “voto”

Tutti gli sforzi, tutto il duro lavoro che i membri della SGI compiono per kosen-rufu non
sono solo attività, sono la vita stessa. I Budda delle dieci direzioni e delle tre esistenze di
certo ci loderanno e le divinità celesti non mancheranno di proteggerci.
Nella terza cerimonia in memoria di Makiguchi (nel secondo anniversario della morte, nel
novembre 1946), Toda, come suo vero discepolo, dichiarò: «Sono determinato a portare
avanti la tua decisione di adempiere la missione della Gakkai in modo da meritare la tua
lode quando ti rivedrò sul Picco dell’Aquila».
La determinazione sincera che i maestri e i discepoli Soka condividono è sinonimo del
voto per kosen-rufu.
La parola giapponese per “compagno di fede” (doshi) si può leggere anche come
“determinazione condivisa”; indica persone che condividono la stessa determinazione, lo
stesso impegno. La SGI è un’assemblea di compagni di fede che condividono lo stesso
scopo e la stessa determinazione.
Nessuno ha una determinazione più forte di noi, membri della SGI, che ci sforziamo
intensamente per kosen-rufu uniti nello spirito di “diversi corpi, stessa mente”,
incoraggiandoci e dimostrandoci empatia reciproca. Perciò siamo riusciti a diffondere il
Buddismo di Nichiren in tutto il globo.
I membri della SGI, che coltivano la determinazione sincera di aiutare tutte le persone,
sono i tesori del mondo. I membri della SGI, che hanno la determinazione di realizzare la
pace, sono i tesori dell’umanità. L’espansione della nostra rete di determinazione
condivisa trasformerà il pianeta in una bella terra preziosa.

Avanziamo decisi verso la realizzazione di kosen-rufu

Toda disse: «Dovremmo concentrare i nostri sforzi nel far crescere un singolo nuovo
membro sincero, e poi un altro e un altro ancora. È questo che crea il tempo».
È necessario creare il tempo di un enorme sviluppo dinamico, facendo crescere e
incoraggiando sinceramente, uno dopo l’altro, gli amici che condividono la nostra
determinazione sincera.
Toda affermò: «Se decidete fermamente di dedicarvi con impegno a questo magnifico
movimento, è chiaro che riuscirete a conquistare una felicità vera e duratura».13
Mettiamoci in marcia con coraggio ed energia, insieme ai compagni di fede con cui
condividiamo una nobile determinazione sincera, verso un vittorioso sviluppo dinamico
per noi stessi, le nostre famiglie, il nostro lavoro e le nostre comunità.

I brani di Gosho utilizzati in questa lezione

(testo integrale RSND, 1, 997 e sul sito di Buddismo e società)

Gli esseri umani vivono grazie al cibo e considerano il cibo il loro tesoro.
Il primo di tutti i tesori è la vita stessa. È scritto che nemmeno i tesori dell’intero
sistema maggiore di mondi possono uguagliare il valore del proprio corpo e della
propria vita. Persino tutti i tesori di un intero sistema maggiore di mondi non
possono sostituire la vita. La vita è come una lampada e il cibo come l’olio. Quando
l’olio è finito la fiamma si spegne, e senza cibo la vita si interrompe. […]
Per questo motivo gli uomini del passato che furono chiamati santi e saggi offrirono
la loro vita al Budda, e in seguito divennero Budda. […]
Tuttavia, per quanto riguarda il conseguimento della Buddità, le persone comuni,
tenendo bene in mente le parole “determinazione sincera”, diventano Budda. A cosa
si riferisce precisamente “determinazione sincera”? Alla dottrina dell’osservazione
della mente. E cosa significa precisamente la dottrina dell’osservazione della mente?
Vuol dire che offrire la propria unica veste al Sutra del Loto equivale a strapparsi la
pelle e, in tempo di carestia, offrire al Budda l’unica ciotola di riso, da cui dipende il
proprio sostentamento quel giorno, significa offrire la propria vita al Budda. […]
Il vero sentiero consiste negli affari di questo mondo. Nel Sutra della Luce dorata si
legge: «Avere una profonda conoscenza di questo mondo è di per sé Buddismo». Il
Sutra del Nirvana afferma: «Tutte le scritture non buddiste e i testi della società sono
insegnamenti buddisti. Non sono insegnamenti non buddisti».
Quando il Gran Maestro Miao-lo raffrontò questi passi con quello del sesto volume
del Sutra del Loto «Nessuna cosa che riguardi la vita o il lavoro contrasta in alcun
modo con la vera realtà», rivelò il loro significato e mise in luce che anche se i primi
due sutra sono profondi, poiché il loro significato è ancora superficiale e non è
paragonabile a quello del Sutra del Loto, essi considerano le cose del mondo in
termini buddisti, mentre il Sutra del Loto spiega che in fin dei conti le cose del mondo
sono la totalità del Buddismo.
L’essenza dei sutra predicati prima del Sutra del Loto è che tutti i fenomeni sorgono
dalla mente. Per spiegare, la mente è come la grande terra, e tutti i fenomeni sono
come le erbe e gli alberi. Ma il Sutra del Loto non dice così. Insegna che la mente
stessa è la grande terra, e che la grande terra stessa è le erbe e gli alberi. I sutra
provvisori dicono che una mente chiara è come la luna e che una mente pura è come
un fiore. Ma il Sutra del Loto non dice così. Insegna che la luna stessa è la mente e
che il fiore stesso è la mente. Da ciò si comprende che il riso brillato non è riso
brillato: è la vita stessa.

Note

1) Nel Commentario al Sutra della Rete di Brahma viene menzionato un passo simile
come citazione tratta dal Trattato sulla grande perfezione della saggezza. La frase
successiva è la trascrizione in giapponese della citazione cinese.
2) Il ragazzo delle Montagne Nevose era il nome del Budda Shakyamuni in una vita
precedente in cui praticava le austerità. Per metterlo alla prova, il dio Shakra gli apparve
sotto forma di un demone affamato e recitò la metà di un verso di un insegnamento
buddista. Il ragazzo implorò il demone di svelargli la seconda metà del verso e questi
acconsentì, ma chiese in cambio carne umana e sangue. Montagne Nevose promise con
gioia il suo corpo in pasto al demone che allora gli rivelò la seconda metà
dell’insegnamento. Quando il ragazzo si gettò fra le sue fauci per mantenere la promessa,
il demone si trasformò nuovamente in Shakra e lo raccolse, lodandolo per la sua volontà
di dare la vita per la Legge.
3) Il Bodhisattva Re della Medicina appare nel ventitreesimo capitolo del Sutra del Loto
Re della Medicina. In una vita precedente era un bodhisattva chiamato Visto con Gioia da
Tutti gli Esseri, che praticava varie austerità fra cui bruciarsi le braccia per illuminare il
Budda.
4) Principe Shotoku (574-622): secondo figlio del trentunesimo imperatore Yomei e
reggente sotto l’imperatrice Suiko. Era devoto al Buddismo e contribuì alla sua
affermazione in Giappone. Secondo la leggenda si strappò la pelle di una mano per
copiarvi una parte del Sutra del Loto (cfr. RSND, 1, 997).
5) Secondo Una breve storia del Giappone, l’imperatore Tenji (626-671), il trentottesimo
imperatore, si tagliò un dito della mano sinistra come offerta al Buddismo.
6) L’espressione giapponese è kokorozashi, che letteralmente significa “direzione del
cuore” e quindi, per estensione, cuore che crede, cuore orientato nella direzione corretta,
determinazione, volontà, sincerità, premura, sincera intenzione; sta a indicare anche la
sincerità dell’offerta e l’offerta stessa. Nichiren Daishonin usa spesso questa espressione
come sinonimo di “fede”.
7) Osservazione della mente (giapp. kanjin) è formato da due ideogrammi: kan che
significa osservare e jin che significa mente/cuore e corrisponde
a kokorodi kokorozashi(vedi nota precedente), anche se quest’ultimo è un unico
ideogramma. In L’oggetto di culto per l’osservazione della mente Nichiren Daishonin
spiega che “osservare la mente” significa basare la propria mente sul mondo di Buddità,
cioè “orientare il cuore nella direzione corretta”.
8) In un passo successivo di questa lettera il Daishonin scrive: «Questo è l’insegnamento
chiamato la paramitadella donazione per l’osservazione della mente, che è esposto nel
settimo volume di Grande concentrazione e visione profonda» (RSND, 1, 998). In Grande
concentrazione e visione profonda T’ien-t’ai insegna che quando si pratica
l’“osservazione della mente” sulla base della dottrina dei tremila regni in un singolo istante
di vita allo scopo di superare tutti gli ostacoli e aprire la porta per il conseguimento della
Buddità, occorre svolgere le sei paramita (sei pratiche richieste ai bodhisattva mahayana
per conseguire la Buddità). La prima è la paramitadell’elemosina, o offerta, perfezionando
la quale ci si libera dall’avidità e dall’avarizia. Vi sono due aspetti
della paramitadell’offerta, uno concreto e uno teorico. La pratica concreta consiste nel
donare il più grande dei propri tesori e cioè la vita, e la pratica teorica nello sradicare ogni
attaccamento alle cose materiali.
9) Vera realtà: lett. vero aspetto (giapp. jisso di shoho jisso, il vero aspetto di tutti i
fenomeni). Questa frase si trova in realtà nel Significato profondo del Sutra del Loto di
T’ien-t’ai come annotazione al seguente passo del capitolo Maestro della Legge: «Le
dottrine che essi predicheranno saranno conformi al significato dei princìpi e mai contrarie
alla vera realtà. Se capitasse loro di esporre qualche testo del mondo secolare o di parlare
di questioni di governo o legate al sostentamento della vita, saranno sempre in accordo
con la Legge corretta».
10) Johann Wolfgang von Goethe, Faust e Urfaust, Vol. II, trad. a c. di Giovanni V.
Amoretti, Feltrinelli, Torino, 2005, p. 639.
11) Mutuo possesso dei dieci mondi: principio secondo il quale ognuno dei dieci mondi
possiede in sé potenzialmente tutti i dieci mondi. “Mutuo possesso” significa che la vita
non rimane fissa in uno dei dieci mondi ma in ogni momento può manifestarne uno,
dall’Inferno alla Buddità. Il punto importante è che tutti gli esseri in ognuno dei nove
mondi possiedono la natura di Budda. Ciò significa che ogni persona ha il potenziale di
manifestare la Buddità, e che anche il Budda possiede i nove mondi e dunque non è
separato o differente dalle persone comuni.
12) Helen Keller, Midstream: My Later Life, Hodder and Stoughton Ltd., Londra, 1929,
p. 242.
13) Josei Toda, Toda Josei Zenshu (Opere complete di Josei Toda), Seikyo Shimbunsha,
Tokyo, 1984,

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