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Buddismo e Societ n.

105 luglio agosto 2004 Principi fondamentali

I dieci fattori e ichinen sanzen


a cura di Luca Pouchain Se la teoria dei dieci mondi e del loro mutuo possesso (vedi questa stessa rubrica in Buddismo e societ n. 103) descrive gli stati vitali possibili e la loro esistenza, il principio dei dieci fattori spiega la realt e il suo divenire. Perch attraverso i dieci fattori che ciascuno dei dieci mondi e dei cento mondi si manifesta nella realt dei tre regni dell'esistenza (vedi n. 104): tremila mondi in un singolo istane di vita, e questo ichinen sanzen.

Lo scopo della vita costruire e consolidare uno stato di assoluta felicit, in cui si gode del solo fatto di essere vivi scrive Daisaku Ikeda (I capitoli Hoben e Juryo, Esperia, p. 77). Parole semplici e comprensibili per descrivere ci che il Sutra del Loto sostiene essere una saggezza che pu essere compresa e condivisa solo tra Budda, l'esperienza del risveglio alla vera entit di tutti i fenomeni (shoho jisso), la percezione della vera entit della nostra vita e di quella dell'universo. Ottenere la Buddit significa percepire la natura profonda della propria vita, che una cosa sola con tutti i fenomeni che compongono la realt. Se vuoi liberarti dalle sofferenze di nascita e morte che sopporti dall'eternit e raggiungere sicuramente la suprema Illuminazione in questa esistenza, devi risvegliarti alla mistica verit che sempre esistita nella vita degli esseri umani - scrive Nichiren, ma spiega anche che - la padronanza degli insegnamenti buddisti non ti sollever affatto dalle sofferenze di nascita e morte fino a che non percepirai la natura della tua vita. Se cerchi l'Illuminazione al di fuori della tua mente, qualsiasi disciplina o buona azione sar priva di significato (Gli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 4, p. 3). Cosa vuol dire percepire la natura della propria vita? Quando ci alziamo la mattina, ci immergiamo nella realt fenomenica che compone la nostra vita quotidiana, "armati" semplicemente della nostra consapevolezza. Entriamo in relazione con l'ambiente, che sia la nostra casa, il luogo di lavoro o di studio, e con diverse persone, siano esse familiari, amici o estranei. Secondo la teoria buddista l'esistenza individuale si manifesta concretamente nei tre regni, rispettivamente delle cinque componenti (il corpo e la mente), dell'ambiente sociale e di quello fisico (Buddismo e societ n. 104, pp. 58-65). Tra l'individuo e il suo ambiente

esiste un'influenza reciproca, che si manifesta in modo differente a seconda dello "stato vitale", o consapevolezza individuale. Uno "stato vitale" debole fa s che l'influenza dell'ambiente prevalga su di noi, relegandoci negli stati vitali pi bassi, i sei sentieri di Inferno, Avidit, Animalit, Collera, Umanit o Estasi, che a loro volta si riflettono nel nostro ambiente. Cos la nostra vita appare come una foglia trasportata dal vento, oscillante tra la gioia e il dolore. Come scegliere, allora, che tipo di vita vivere? Come cambiare il proprio destino? Come si pu capire il meccanismo in base al quale la vita funziona, e farla funzionare come vorremmo? Come si pu percepire il senso profondo della vita al di l dei fenomeni mutevoli che la riempiono? La risposta a queste domande viene dal principio di shoho jisso, la Legge che governa tutti i fenomeni che, nella pratica buddista, rappresenta la base per la trasformazione della realt. Come scrive Ikeda, una vita basata sulla vera entit di tutti i fenomeni una vita in cui si sperimenta uno stato di felicit assoluta: Rallegrandoci di qualsiasi cosa succeda, siamo felici e fiduciosi del futuro. Come l'oceano che, anche quando in superficie infuria la tempesta, nelle sue profondit sempre calmo, come il sole che continua a splendere al di sopra di un cielo coperto di nuvole scure, da qualsiasi circostanza noi possiamo creare valore e sviluppare il nostro stato vitale, godendo della nostra esistenza, nella sofferenza come nella gioia (D. Ikeda, I capitoli Hoben e Juryo, p. 77). Nell'insegnamento del Daishonin possibile attingere alla saggezza di shoho jisso credendo nel Gohonzon. La fede, che si concretizza nella pratica di recitare Daimoku, ci permette di attuare uno scambio di energia tra la nostra vita e quella dell'universo. Ottenere la Buddit vuol dire stabilire uno "stato vitale" grande quanto l'universo, grazie al quale potremo vivere ogni fenomeno, ogni avvenimento della vita come un beneficio. L'effetto della fede e della pratica la consapevolezza di shoho jisso, attraverso la quale potremo costruire una vita piena di libert interiore e compassione. Una vita illuminata.

I dieci fattori
Nel capitolo Hoben del Sutra del Loto c' un brano, che leggiamo durante la pratica quotidiana, in cui Shakyamuni descrive la vera entit di tutti i fenomeni (shoho jisso) attraverso i dieci fattori. T'ien-t'ai elabor la fondamentale dottrina di ichinen sanzen (tremila mondi in un solo istante di vita) basandosi sulla parola shoho jisso, sui dieci fattori e sul mutuo possesso dei dieci mondi (ibidem, p. 70). Se la teoria dei dieci mondi e del mutuo possesso descrive gli stati vitali possibili e spiega la loro esistenza, anche se allo stato latente, nella vita che pulsa in un singolo istante, il principio dei dieci fattori spiega la realt e il suo divenire, il movimento da uno stato vitale all'altro e la loro natura comune. In altre parole, ciascuno dei dieci mondi e dei cento mondi si manifesta

nella realt dei tre regni dell'esistenza attraverso i dieci fattori. Tutto questo avviene nel singolo istante presente, questo ichinen sanzen. I dieci fattori descrivono gli elementi che compongono la realt. I primi tre fattori sono "statici", in quanto descrivono la realt della vita, cio l'essere, mentre i successivi sei fattori sono "dinamici", cio descrivono il cambiamento della realt, il divenire. Il decimo, la "coerenza dall'inizio alla fine", il "collante" che unifica gli altri nove, i quali non sono in alcun modo scollegati o autonomi uno dall'altro. Se paragonassimo la vita a un motore, i primi tre fattori rappresenterebbero i "pezzi" che lo compongono, la realt della vita cos come , mentre i successivi sei rappresenterebbero il suo funzionamento dinamico e la sua capacit di produrre lavoro. Il decimo fattore rappresenta il fatto che i pezzi del motore e la loro capacit di funzionare dipendono dal montaggio corretto, "coerente", dell'intero sistema.

I fattori "statici"
Il primo dei fattori "statici" l'aspetto (so), la parte fisica e tangibile della realt. Come scrive Nichiren nella Scelta del tempo L'aspetto, il primo dei dieci fattori, il pi importante di tutti (Gli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 2, p. 98). La sua importanza dipende dal fatto che l'aspetto, che comprende anche il comportamento, la manifestazione della condizione interiore dell'individuo, e il progredire della sua rivoluzione umana si manifesta inevitabilmente attraverso un cambiamento nelle azioni concrete che egli compie. Il secondo fattore la natura (sho), la parte non visibile e non tangibile, costituita da quel complesso di pensieri ed emozioni chiamato "mente". Nichiren afferma: La natura interiore la mente, e anche: Il secondo volume dell'Hokke gengi afferma: la natura interiore eterna e inalterabile (cfr. Il Buddismo di Nichiren Daishonin, Esperia, p. 118). Infatti, anche se vero che la mente e lo spirito di una persona cambiano in base a vari fattori (lo scorrere del tempo, l'influenza dell'ambiente, le esperienze), per altrettanto vero che nella persona c' qualcosa che rimane costante e inalterabile e che costituito dalla sua personalit, dalla sua specifica individualit o natura. Il terzo fattore l'entit (tai), l'insieme dei primi due, in quanto racchiude sia l'aspetto fisico che spirituale come un foglio di carta che composto da due facce. Nichiren definisce l'entit come la combinazione del nostro corpo e della nostra mente. Attraverso questo fattore viene pertanto superato il dualismo tipico della cultura occidentale che separa corpo e mente creando spesso tra le due parti un rapporto antitetico e conflittuale. Questo fattore la "via di mezzo", l'entit profonda che solo un Budda pu percepire e di cui i comuni mortali possono solo cogliere le manifestazioni fenomeniche costituite dai primi due fattori (aspetto e natura).

I fattori "dinamici"
Descrivono il meccanismo che genera il flusso degli eventi, illustrano la formazione e il funzionamento del karma, la causa e l'effetto dei fenomeni materiali e spirituali della vita, cio l'evoluzione dell'entit nel tempo. Consideriamo ad esempio il "fenomeno" della nostra vita. Ikeda spiega il collegamento tra questi fattori: La vita ha poi varie capacit (potere) che agiscono all'esterno (azione) creando una causa nel profondo della vita (causa), la quale, quando viene attivata da condizioni esterne (relazione o causa esterna), produce un cambiamento (effetto) sempre nel profondo della vita, che alla fine si manifesta all'esterno (retribuzione o effetto manifesto) (D. Ikeda, op. cit., p. 64). In effetti ogni fenomeno possiede un potenziale latente ed espresso (potere e azione) e un'apertura al cambiamento (causa, effetto, relazione, retribuzione). Vediamo adesso questi fattori separatamente. Il potere (riki) indica l'energia potenziale della vita, che varia secondo lo stato vitale. T'ient'ai spiega che il potere opera della perseveranza, cio si accumula o varia in ogni istante, quindi nel tempo. Nichikan sostiene che il potere la capacit di agire in ognuno dei dieci mondi (Il Buddismo di Nichiren Daishonin, p. 124). Fondamentalmente esso indica le capacit latenti dell'aspetto fisico e spirituale dei fenomeni, e quindi della loro entit. Definisce quindi la capacit di agire, l'energia inerente alla vita per conseguire i suoi scopi. Indica anche la direzione di ogni cambiamento dei fenomeni. Ad esempio il potere dell'Inferno l'autodistruzione, quello dell'Avidit il desiderio, quello dell'Animalit l'istinto e quello della Collera l'autoaffermazione, intesa come volont di sopraffazione. La Tranquillit ha il potere del buon senso, dell'autocontrollo, mentre l'Estasi quello della gioia. Il potere dei tre veicoli rappresentato dalla sapienza e dalla compassione. Quando recitiamo davanti al Gohonzon, in cui sono riprodotti i dieci mondi, osserviamo la nostra mente (kanjin) e impariamo a riconoscere i dieci mondi nella nostra vita. Questo vuol dire imparare a riconoscere il nostro potere, cio il potenziale consentito da ogni stato vitale. Il potere della Buddit illimitato. Il potere la forza (o la debolezza) che stimola la vita di una persona, di ogni fenomeno, rappresenta la sua energia vitale innata, sia fisica che immateriale. Quando lottiamo per elevare il nostro stato vitale, stiamo cambiando il potere della nostra vita, stiamo imparando a

scegliere il potenziale della nostra entit. Quando incoraggiamo o insegniamo il Buddismo a qualcuno, stiamo influendo sul suo potere. Quando il potere si concretizza si trasforma in azione (sa), il quinto fattore. Secondo Nichikan l'azione l'uso del pensiero, delle parole e del corpo per creare il bene o il male (ibidem). L'azione si definisce in coppia con il potere, in quanto il rapporto tra questi due fattori sincronico, cio procedono di pari passo condizionandosi nella stessa unit di tempo. L'azione in effetti la manifestazione concreta del potere. importante diventare consapevoli che grazie all'azione, cio tramite pensieri, parole e azioni, si crea la causa karmica. Non sempre tutte le potenzialit si trasformano in azione, perch le azioni dei fenomeni sono interconnesse a quelle degli altri fenomeni. Da questo possiamo dedurre due conseguenze pratiche. Innanzitutto, il potere di uno stato vitale basso esprimer un'azione conseguente, che potr essere deviata, o influenzata, dall'ambiente in cui si esprime. Il potere di uno stato vitale pi elevato esprimer un'azione pi forte, in grado di influenzare l'ambiente. Questi due fattori spiegano anche, da un punto di vista teorico, la strategia del Sutra del Loto. Se un effetto negativo porta nella mia vita uno stato vitale di sofferenza, il mio potere e le mie azioni lo rispecchieranno. Ma se io prima di reagire a quest'effetto applico la strategia del Sutra del Loto, cio se prima recito Daimoku, sia il mio potere che le mie azioni rispecchieranno il mondo di Buddit. Quando recito, pensiero, parole e azioni sono Nammyoho-renge-kyo, e se lo sono le mie azioni lo diventa il mio potere, che influenzer positivamente anche le azioni successive.

Causa ed effetto
I prossimi quattro fattori spiegano la legge di causa ed effetto (renge). Il Buddismo insegna che ogni cosa nell'universo manifesta la Legge di causa ed effetto, di conseguenza nega non soltanto l'esistenza di un essere supremo, ma anche quella del caso. [...] In altre parole, il Buddismo afferma che non esiste effetto senza causa, e anche che ogni causa deve avere un effetto, indipendentemente dal tempo che esso impiega per manifestarsi (R. Causton, DuemilaUno n. 78, p. 34). Si distinguono due tipi di cause (interna ed esterna) e due tipi di effetto (latente e manifesto). L'interazione tra questi fattori spiega come si forma il karma e la possibilit di

cambiarlo. Come chiarisce Ikeda, questi quattro fattori spiegano in che modo le azioni di quest'io causano il cambiamento della sua condizione vitale dall'uno all'altro dei dieci mondi ( D. Ikeda, I misteri di nascita e morte, Esperia, p. 143) Il sesto fattore la causa interna (in). Ogni azione (pensiero, parola o azione fisica) resta incisa nella profondit della vita (ottava coscienza) sotto forma di causa latente, che a sua volta produce un effetto latente dello stesso segno (positivo o negativo), coerente con lo stato vitale. come un seme piantato nella vita, che sar fatto maturare quando entra in relazione con una causa esterna Il settimo fattore, la relazione, o causa esterna (en), cos definita in quanto esprime la relazione tra causa esterna ed effetto latente. la funzione che collega la vita al suo ambiente e che permette all'effetto di divenire manifesto, di realizzarsi, cos come consente la produzione di un nuovo effetto. Si pu vedere come la connessione tra la vita e le influenze esterne. L'ottavo fattore l'effetto latente (ka). All'interno della vita (ottava coscienza) ogni volta che si produce o si modifica una causa, simultaneamente si manifesta un effetto latente. Cosa distingue l'effetto latente dalla causa interna? La causa interna la tendenza che si costruita dentro di noi fino al momento attuale, mentre l'effetto latente la direzione futura della nostra vita considerata in questo stesso momento (D. Ikeda, La vita mistero prezioso, p. 171). Rispetto alla causa interna, l'effetto latente rappresenta l'altra faccia di una stessa medaglia, e il fatto che sia successiva va inteso da un punto di vista logico, non temporale. Nichikan spiega che ci che la mente ha prodotto la causa interna, ci che produrr l'effetto latente. In realt entrambe dimorano simultaneamente nella nostra vita (Il Buddismo di Nichiren Daishonin, p. 126). Il nono fattore la retribuzione, o effetto manifesto (ho). La causa interna, imbattendosi in una causa esterna, fa s che l'effetto latente si manifesti in una retribuzione karmica. L'effetto manifesto rappresenta l'evento positivo o negativo che si manifesta nella vita. Secondo T'ien-t'ai l'effetto manifesto, che sia buono o cattivo, una reazione visibile alla causa interna e all'effetto latente (ibidem). Questo fattore si esprime nel mondo fisico, mentre il principio di causalit descritto dagli altri tre fattori legato al mondo spirituale. In pratica sono comunque concatenati, e la retribuzione nasce insieme alle cause, anche se viene percepita realmente in un momento successivo nel tempo. Questo vuol dire che la manifestazione dei fenomeni e il modo in cui li percepiamo non sono altro che il prodotto del karma, come l'immagine del nostro volto riflessa in uno specchio. Il principio di causa ed effetto, o legge del karma, non deve tuttavia indurci al fatalismo. Se vero, infatti, che le retribuzioni che sperimenteremo nella vita sono in gran parte gi presenti nell'ottava coscienza come cause interne ed effetti latenti, anche vero che esse non sono di

per s n positive, n negative, in quanto tutto dipende dallo stato vitale con il quale le affrontiamo. Quando si diventa consapevoli del principio di responsabilit contenuto nella legge del karma, questo si tramuta in un decisivo principio di speranza. Infatti, se tutto ci che mi capita dipende soltanto da me stesso, ci vero sia in negativo che in positivo. Per questo la via maestra all'Illuminazione e alla pace del mondo corrisponde nel Buddismo a un profondo cambiamento interiore, che produrr invariabilmente un cambiamento del destino personale e di quello del proprio ambiente. [Sulla trasformazione del karma vedi anche Il Mondo del Gosho, Il Nuovo Rinascimento nn. 303-305, e Buddismo e Societ n. 102] Il decimo e ultimo fattore la coerenza dall'inizio alla fine (honmatsu kukyo to), e sta a indicare che il complesso dei vari fattori coerente e organico. Un aspetto infernale, ad esempio, ha una natura sofferente, un potere distruttivo e manifesta un karma negativo, mentre un aspetto di Budda ha una natura saggia, un potere illimitato e manifesta un karma positivo. A un livello pi profondo, tutti i fattori sono manifestazioni della Legge mistica. Considerare ogni cosa come manifestazione di Myoho-renge-kyo percepire la vera entit di tutti i fenomeni; questa la saggezza del Budda. In un altro Gosho il Daishonin scrive: "I dieci fattori della vita sono Myoho-renge-kyo". Nam-myoho renge-kyo la Legge fondamentale dell'universo [la vera entit] che incessantemente si manifesta come vita nei dieci mondi [tutti i fenomeni]. Chi si illumina alla Legge fondamentale dell'universo un Budda e il suo stato illuminato espresso nel Gohonzon: pertanto i dieci fattori indicano il Gohonzon (D. Ikeda, I capitoli Hoben e Juryo, p. 68). Quando preghiamo davanti al Gohonzon con fede, e la nostra saggezza si fonde con la realt della Legge, la nostra vita quotidiana, illuminata da Nam-myoho-renge-kyo, rivela la vera entit di tutti i fenomeni. La vita dell'individuo, cos come , pu manifestare Nam-myoho-renge-kyo, senza bisogno di fuggire dall'ambiente in cui si vive o di diventare diversi da ci che si . Ovunque noi siamo, comunque siamo fatti, abbiamo i dieci fattori nella nostra vita. Attraverso un'ardente preghiera diventiamo Budda della vera entit di tutti i fenomeni, capaci di realizzare pienamente la nostra missione.

Ichinen sanzen
I dieci mondi e il loro mutuo possesso, i tre regni e i dieci fattori costituiscono i principali elementi del sistema di ichinen sanzen, la dottrina dei tremila mondi in un singolo istante di vita che costituisce l'essenza del Sutra del Loto secondo la sistematizzazione fatta da T'ient'ai, maestro cinese del VI secolo d.C. Ichinen tradotto letteralmente significa "una mente" o " un pensiero", e sta a indicare il vero aspetto della vita, la realt fondamentale che si manifesta in un singolo istante. Sanzen

significa "tremila", e indica i fenomeni dell'universo, dal punto di vista dell'insieme delle leggi invariabili in base alle quali la realt fondamentale si manifesta. I due termini sono un altro modo di indicare shoho jisso, e riassumono una complessa e affascinante visione del mondo che spiega la mutua compenetrazione e interdipendenza tra tutti i fenomeni dell'esistenza e la realt fondamentale della vita. Tuttavia il Buddismo di T'ien-t'ai corre il rischio di preservare la purezza del Dharma a scapito della sua praticit. In altri termini, la sua pur corretta interpretazione di difficile sperimentazione: e senza salvezza dalla sofferenza per tutti gli esseri umani, lo scopo originale del Buddismo, esemplificato dal voto del Budda di "rendere tutti gli esseri uguali a lui", perde significato. Nel Buddismo di T'ien-t'ai lo scopo della pratica era quello di cogliere la vera entit di tutti i fenomeni nella propria vita osservando la propria mente (kanjin). Anche per questo possiamo parlare di ichinen sanzen teorico. Nell'ultimo giorno della Legge il Buddismo di Nichiren Daishonin, che materializz nel Gohonzon l'ichinen sanzen concreto, non ci insegna solo la contemplazione della vera entit, ma recupera la forza originale del messaggio di speranza e trasformazione, rivelandosi come una filosofia di riforma e di progresso che mira a far risplendere in tutti i fenomeni della vita individuale e della societ l'entit della mistica Legge (Nam-myoho-renge-kyo). Nelle parole di Nichiren: Vi sono due modi di percepire ichinen sanzen, uno teorico, l'altro reale: quello dei tempi di T'ien-t'ai e Dengyo era teorico, quello che io pratico adesso reale, e, poich questo modo di praticare di per s superiore, anche le difficolt sono maggiori. Quello era l'ichinen sanzen di shakumon [insegnamento teorico], questo l'ichinen sanzen di honmon [insegnamento concreto]; vi fra i due una differenza di gran lunga maggiore di quella tra la terra e il cielo (Gli Scritti di Nichiren Daishonin, vol. 5, pp. 82-83). Nichiren riconosce che la dottrina di ichinen sanzen deriva dai dieci fattori contenuti nel primo volume [secondo capitolo] del Sutra del Loto. Questa dottrina, che si riassume nei quattro caratteri di shoho jisso, in ultima analisi indica il Gohonzon. Come Nichiren spiega nel Vero aspetto del Gohonzon, questo mandala non in alcun modo un'invenzione di Nichiren. l'oggetto di culto che riproduce perfettamente il Budda Shakyamuni nella Torre preziosa e tutti gli altri Budda che erano presenti, cos fedelmente come la stampa riproduce la matrice. [...] Questo il vero oggetto di culto. Questa manifestazione quello che indica il Sutra [del Loto] con la frase "tutti i fenomeni rivelano la vera entit" [shoho jisso]" (op. cit., vol. 4, pp. 202-203). Come il Gohonzon materializza la Legge della vita (Nam-myoho-renge-kyo), anche il principio di ichinen sanzen (concreto) rappresenta l'interazione continua tra il mondo dei fenomeni e la realt fondamentale della vita, rivelando che ogni fenomeno esiste in un singolo istante di una vita individuale, e che perci in ogni istante di vita racchiuso un potenziale infinito.

Tecnicamente sanzen (tremila) si ottiene moltiplicando i dieci mondi per se stessi, in base al principio del mutuo possesso (10 10 = 100), moltiplicandoli per i 10 fattori (100 10 = 1000) e infine per i tre regni dell'esistenza (1000 3 = 3000). Dobbiamo per tener conto che una mappa non coincide mai con la realt che descrive, e quindi questi elementi che abbiamo studiato separatamente, indicano alcuni aspetti del meccanismo di funzionamento della vita che servono a orientarsi "sul campo". Quindi non essenziale una perfetta comprensione intellettuale degli elementi di ichinen sanzen per poterne sperimentare la portata. La porta della Buddit la fede. Se la realt di shoho jisso e di ichinen sanzen pu essere compresa solo da un Budda, come afferma il Sutra del Loto, il Buddismo di Nichiren insegna il principio di sostituire la fede alla saggezza, in quanto una fede corretta diventa di per s saggezza. Una metafora dal Gosho paragona i princpi del Buddismo agli elementi necessari a costruire una nave, la nave che ci consente di attraversare il mare della sofferenza: Solamente la nave di Myoho-renge-kyo ci permette di attraversare il mare della sofferenza... [il Budda] var la nave sul mare della sofferenza. Spiegando le vele delle tremila condizioni sull'albero della dottrina della via di mezzo, il vascello, guidato dal vento favorevole di "tutti i fenomeni rivelano la vera entit", avanza sollevandosi sulle onde e trasporta tutti i credenti che, grazie alla loro fede pura, possono accedere alla Buddit (op. cit., vol. 4, pp. 262-3). Quindi, come spiega Nichiren, ichinen sanzen e shoho jisso sono le vele e il vento che fa navigare, ma la fede che ci permette di salire a bordo e goderne. Per questo il Daishonin non rivendica "meriti intellettuali", ma piuttosto la capacit di amare e la forza della fede nonostante gli ostacoli, come afferma nell'Apertura degli occhi: Per quanto riguarda la comprensione del Sutra del Loto, io ho solo una minima parte delle grandi capacit possedute da T'ien-t'ai e Dengyo, ma per la mia capacit di sopportare le persecuzioni e per la mia grande compassione, credo che li farei vergognare (op. cit., vol. 1, pp. 113-4). Lo stesso concetto ripreso anche nel Gosho Risposta al signore Shijo Kingo: Lasciando da parte per ora la questione della mia saggezza, ritengo che per le avversit che ho sopportato e le ferite che ho subto in quanto alleato del Sutra del Loto, ho sorpassato persino il Gran Maestro T'ien-t'ai della Cina e sono stato superiore addirittura al Gran Maestro Dengyo del Giappone (op. cit., vol. 8, p. 83). La stessa vita di Nichiren la dimostrazione di come la fede nel Gohonzon permetta di trasformare ogni veleno in medicina, e di quanto la pratica della vera entit possa rendere saldi nel trasformare la sofferenza. Una volta compreso shoho jisso, diventa chiaro che la verit si trova nella stessa realt. Questo punto di vista il cuore di ichinen sanzen, la via di mezzo del Buddismo tra una visione idealista e una materialista della realt che ci permette di percepire che ogni aspetto della vita si accorda con la Legge di Nam-myoho-renge-kyo. In pratica la vera entit della vita

(jisso) e tutti i fenomeni nei quali si esprime (shoho) sono due ma non due, e non possono esistere separatamente. Si rivelano nei dieci fattori che spiegano, come abbiamo visto, gli aspetti statici e dinamici della vita. Poich i dieci fattori sono "coerenti dall'inizio alla fine" in ogni istante possono rispecchiare lo stato vitale di uno dei dieci mondi, e in base al principio del mutuo possesso, dei cento mondi. Infine il concetto dei tre regni spiega il motivo per cui non esistono due esseri viventi identici: non solo perch anche i tre regni rispecchiano i diversi stati vitali, ma anche perch esistono specificit che nascono nella vita di ogni individuo. Anche se siamo tutti un aggregato di cinque componenti, il funzionamento di queste ultime varia da individuo a individuo. Ikeda spiega che: La vera entit di tutti i fenomeni fondamentalmente un principio di trasformazione del presente. [...] la saggezza che ci permette di far scaturire lo stato di Buddit dalla nostra vita e di realizzare un mondo di pace e di tranquillit (D. Ikeda, La saggezza del Sutra del Loto, vol. 1, p. 135). Questo perch il punto centrale spiegato da ichinen sanzen che ogni vita contiene al suo interno il fondamentale potere alla base dei fenomeni dell'universo, che si rivela tramite il loro funzionamento.

Foto: M.Barozzi La pratica ci permette di sperimentare che la vita in ogni istante permea l'universo e si manifesta in tutti i fenomeni. Chi si risveglia a questa verit realizza la mutua compenetrazione tra la sua vita e tutti i fenomeni (Gli Scritti di Nichiren Daishonin, vol. 4, pp. 3-4). Ed quindi in grado di trasformare la realt della propria vita, del proprio destino, del proprio ambiente. La voce della Legge mistica, la nostra recitazione del Daimoku davanti a questo Gohonzon, richiama la natura di Budda che esiste in noi. Una volta risvegliata, la natura di Budda cerca di manifestarsi all'esterno e di conseguenza, che ne siamo consapevoli o meno, il sole dei dieci fattori del mondo di Budda sorge nel nostro cuore (D. Ikeda, La saggezza del Sutra del Loto, vol. 1, p. 137). Comprendere il principio di ichinen sanzen vuol dire non concepire pi la propria esistenza come separata, ma come entit interrelata armoniosamente con l'insieme della vita cosmica. Ma per vivere questo principio a fondo e poterlo usare per trasformare noi e il nostro ambiente serve sviluppare la nostra Buddit coltivando alti ideali, la massima determinazione e uno sforzo costante. Comprendendo la saggezza della vera entit di tutti i fenomeni ogni difficolt un'opportunit preziosa e irripetibile, ogni tipo di karma negativo pu essere trasformato in una missione splendida e luminosa. Quando avrete piena fiducia in questa verit sarete colmi di speranza. Ogni persona ed esperienza che incontrerete diventer un tesoro unico e prezioso (ibidem, p. 144).

BIBLIOGRAFIA

D. Ikeda, I misteri di nascita e morte, 1998, Esperia, pp. 141-146 D. Ikeda, I capitoli Hoben e Juryo, 1999, Esperia, pp. 63-67 D. Ikeda, La saggezza del Sutra del Loto, 1999, Esperia, pp. 124-145 D. Ikeda, La vita mistero prezioso, 1995, Sonzogno, pp. 163-175 D. Ikeda, La vera entit della vita, Esperia, pp.1-71 DuemilaUno n. 40, pp. 4-43 DuemilaUno n. 78, pp. 13-44 Il Buddismo di Nichiren Daishonin, 1997, Esperia, pp. 116-127

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