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PREFAZIONE
Paramahansa Yogananda chiamava Babaji lo 'Yoghi-Cristo dell'India
moderna'. Nelle funzioni devozionali di Herakhan, Babaji viene descritto
come 'Guru Supremo, Signore di Misericordia, Re dei Saggi e Signore
dell'Universo'.
Questo libro parla di Babaji, una grande manifestazione del Divino che,
fin dai primordi dell'umanit, appare in un corpo fisico per aiutare gli
esseri umani a comprendere, sperimentare e realizzare il Divino. La
tradizione vuole che Babaji si manifesti di tempo in tempo in luoghi
remoti - in special modo quando il genere umano si trova ad affrontare
trasformazioni profonde e grandi sfide, potenzialmente in grado di
purificare la coscienza dell'intero pianeta - e, tramite l'esempio e
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ponendo l'accento su quello di cui gli uomini del loro tempo avevano
maggiormente bisogno per progredire sulla Via della realizzazione di
Dio. Ognuno di questi sentieri stato percorso con successo da persone
che hanno conseguito la realizzazione suprema e ha prodotto grandi santi
che hanno dato prova delle verit in essi contenute.
La cosa veramente importante scegliere e praticare la via spirituale che
uno sente pi congeniale alla sua natura. Vagabondare senza una
direzione precisa, assaggiando i frutti di questa o quella filosofia, non
produce risultati duraturi. La disciplina della mente e del corpo un
elemento essenziale dell'insegnamento di Babaji. Senza disciplina e duro
lavoro non possibile conseguire alcun risultato.
Per gli uomini dei nostri giorni, affascinati dal richiamo di molti piaceri,
seguire un sentiero di disciplina non facile. Nella Bhagavad Gita, uno
scritto divinamente ispirato dell'India antica, la mente e i sensi vengono
descritti come un cocchio trainato da dodici cavalli focosi. Se l'auriga
(l'anima individuale) non riesce a domarli, destinato a una corsa
selvaggia attraverso la vita, mentre quando in grado di controllarli
raggiunge un grande potere e la capacit di agire con estrema rapidit. Il
fattore pi importante della vita di un uomo , senza ombra di dubbio,
costituito dalla religione o dalla filosofia di vita che egli decide di
adottare, ma se rimane sterile o non produce effetti concreti anche il pi
nobile degli ideali diventa inutile. Oltre a favorire il processo di crescita
interiore delle persone, Babaji mostrava un grande interesse per quello
che ciascuno di noi faceva nella sua vita. Da noi si aspettava - e ancora si
aspetta - delle azioni benefiche eseguite in armonia con la volont divina
e l'insieme della Creazione.
Gli uomini hanno la tendenza a diventare simili a coloro che scelgono
come modelli e che frequentano. Per questo, come la maggior parte dei
Maestri, Babaji raccomandava ai Suoi devoti di 'andare dai saggi per
imparare'. Nel Katha Upanishad, un altro antico testo sacro dell'India,
del saggio viene data la seguente definizione:
"Il buono una cosa, il piacevole un'altra. Entrambi, pur differendo nei
loro fini, sollecitano all'azione. Benedetti sono coloro che scelgono il
buono; quelli che scelgono il piacevole falliscono l'obbiettivo.
"Il buono e il piacevole coesistono nell'uomo. Il saggio, avendoli
esaminati, sa distinguerli uno dall'altro e preferisce il buono al piacevole;
lo sciocco, spinto dai desideri della carne, preferisce il piacevole al
buono."
Babaji insegnava tramite l'esempio personale, guidando le persone nelle
esperienze delle quali maggiormente avevano bisogno per evolversi.
Faceva letteralmente vedere come fosse possibile vivere in armonia con
il Divino e la Creazione. Metteva i devoti in situazioni che, sia pur per
un breve periodo, davano loro l'opportunit di sperimentare
concretamente il Divino. Dalla gente voleva solo una cosa: dei risultati
tangibili anche quando il lavoro di purificazione e di crescita era ancora
in corso. Un giorno, in uno dei Suoi pochi discorsi pubblici, lanci
questo ammonimento: "Voi, scimmie e orsi! Agitare la coda non basta!
Dovete fare qualcosa di concreto, qualcosa di utile! Babaji dice che
dovete lavorare duro e praticare [l'insegnamento]... prima, trovate
l'ispirazione in voi stessi, poi ispirate gli altri con il messaggio del karma
(azione, lavoro)." Spesso, Babaji invitava i devoti a trascorrere un certo
periodo di tempo in uno dei Suoi ashram in India, dove veniva seguita
una disciplina monastica e si praticava una vita di purezza e
concentrazione, in armonia con la Natura e il Divino, per poi tornare a
servire nel mondo di tutti i giorni, rispondendo ai bisogni del proprio
paese e creando degli ashram che fossero 'come isole nel mare del
materialismo'.
L'esistenza e l'insegnamento di Babaji si basano su un punto di vista
diametralmente opposto al 'si vive solo una volta' di noi occidentali. Egli
parte dal presupposto che l'anima dell'uomo, come la Sua fonte e meta,
sia eterna e che l'essenza e le esperienze (acquisite in milioni di vite in
forme diverse) di un'anima si trasmettano in un continuum di rinascite.
Ogni vita in forma umana rappresenta per l'anima un'opportunit e una
sfida a procedere lungo il cammino che la condurr alla riunificazione
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rispose: "... che tu ami il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, tutta la
tua mente e tutta la forza tua: questo il primo comandamento. E il
secondo che tu ami il prossimo tuo come te stesso." Gli insegnamenti
di Babaji, pi che sull'adorazione del Divino in questa o quella forma, si
concentrano sul vivere in armonia con il Divino, amando la Creazione
tutta come il proprio s. Egli avrebbe certamente condiviso la seguente
affermazione, attribuita al Suo vecchio amico Nimkaroli Baba: "
meglio vedere Dio in ogni cosa che cercare di immaginarseLo."
Dopo aver trasmesso il Suo Messaggio con la forza dell'esempio e
dell'esperienza diretta, Babaji se n' andato, costringendo i devoti a
interiorizzare gli insegnamenti e a mettere in pratica i principi di Verit,
Semplicit e Amore, invece di seguire ciecamente, come tante pecore, il
fascino della Sua meravigliosa Presenza.
Questo libro una raccolta di esperienze, una specie di biografia di
Babaji basata sulle storie e i ricordi di persone della cui veridicit non ho
motivo di dubitare.
In realt, nessun essere umano e nessun libro sarebbero in grado di
catturare con le parole l'essenza della Sua natura: il Divino manifestato
va al di l delle limitate capacit di comprensione della mente umana.
Tuttavia, mi auguro che troverete piacevole la lettura di questo libro, che
parla di Babaji cos come io e altri Lo abbiamo conosciuto. Egli non
venuto per fondare una nuova religione o per stabilire un 'nuovo Dio',
bens per ricordare all'umanit l'armonia del vivere che essa ha scordato.
Sia che consideriate Babaji una manifestazione del Divino oppure
semplicemente un personaggio inusuale e stimolante, la Sua vita e il Suo
messaggio (che sono sempre stati una e la stessa cosa) hanno molto da
offrire all'uomo di questa era di grandi cambiamenti e di grandi
potenzialit evolutive.
"L'acqua scintillante che scorre nei fiumi e nei torrenti non semplice
acqua, ma il sangue dei nostri antenati. Se vi vendiamo la terra, dovete
ricordare che sacra, dovete insegnare ai vostri figli che sacra e che
ogni pallido riflesso nell'acqua limpida dei suoi laghi racconta gli eventi
e le memorie della vita della mia gente. Il mormorio dell'acqua la voce
del padre di mio padre.
"I fiumi sono nostri fratelli; essi spengono la nostra sete. I fiumi
trasportano le nostre canoe e nutrono i nostri bambini. Se vi vendiamo la
nostra terra, dovete ricordare e insegnare ai vostri figli che i fiumi sono
nostri fratelli... e vostri; dovete quindi trattare i fiumi con la gentilezza
che avreste per un fratello.
"L'uomo rosso sempre fuggito davanti all'uomo bianco, come la
mutevole bruma dei monti fugge davanti al bagliore del sole. Ma le
ceneri dei nostri padri sono sacre. Le loro tombe sono suolo consacrato e
allo stesso modo ci sono sacri queste colline, questi alberi, questa
porzione di terra. "Noi sappiamo che l'uomo bianco non capisce il nostro
modo di sentire. Per lui un pezzo di terra uguale all'altro, perch egli
uno straniero che viene nella notte e prende dalla terra quello di cui ha
bisogno. La terra non suo fratello, ma il suo nemico e, dopo averla
conquistata, la abbandona.
"L'uomo bianco si lascia dietro le tombe dei suoi padri e non se ne cura.
Ruba la terra ai suoi figli e non se ne cura. La tomba del padre e il diritto
di nascita del figlio vengono dimenticati. Egli tratta sua madre, la terra, e
suo fratello, il cielo, alla stregua di cose da comprare, saccheggiare e
vendere, come pecore e perline luccicanti. La sua fame divora la terra e
la rende un deserto. Io non so. Il nostro modo di sentire diverso dal
vostro. La vista delle vostre citt ferisce gli occhi dell'uomo rosso. Ma,
forse, l'uomo rosso un selvaggio e non capisce.
"Nelle citt dell'uomo bianco non c' un posto tranquillo, un posto dove
ascoltare le foglie che si schiudono in primavera o il frinire delle ali di
un insetto.
"Ma, forse, perch sono un selvaggio e non capisco.
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"Il frastuono delle vostre citt ferisce le nostre orecchie. Cosa rimane
della vita di un uomo se non pu ascoltare il richiamo solitario del
succiacapre o le discussioni notturne delle rane attorno a uno stagno? Io
sono un uomo rosso e non capisco.
"Gli indiani preferiscono il soffice sospiro del vento sulla superficie
dello stagno e l'odore di quel vento, lavato dalla pioggia di mezzogiorno
o profumato dalla resina dei pini.
"Per l'uomo rosso l'aria preziosa, perch tutte le cose dividono il
medesimo respiro; l'animale, l'albero, l'uomo... dividono tutti lo stesso
respiro. L'uomo bianco non sembra fare caso all'aria che respira. Come
l'uomo che agonizza, non si accorge del proprio fetore.
"Ma se vi vendiamo la nostra terra, dovete ricordare che per noi l'aria
preziosa, che lo spirito dell'aria lo stesso della vita che essa sostiene. Il
vento che ha dato a mio nonno il primo respiro ha raccolto anche il suo
ultimo sospiro.
"E se vi vendiamo la nostra terra, dovete mantenerla separata e sacra, un
posto dove persino l'uomo bianco possa assaporare la brezza addolcita
dalla fragranza dei fiori.
"Prenderemo in considerazione la vostra proposta di acquistare la nostra
terra. Se decideremo di accettarla, io porr un'altra condizione: l'uomo
bianco deve trattare gli animali di questa terra come fratelli. Io sono un
selvaggio e non capisco nessun altro modo di vivere. Ho visto i bufali
marcire a migliaia nelle praterie, uccisi dall'uomo bianco che passava sul
treno. Io sono un selvaggio e non capisco come il cavallo di ferro
fumante possa essere pi importante del bufalo che noi uccidiamo solo
per sopravvivere.
"Cos' l'uomo senza gli animali? Se tutti gli animali sparissero, l'uomo
morrebbe di una grande solitudine dello spirito. Perch tutto quello che
accade agli animali presto accade all'uomo. Tutte le cose sono collegate.
"Dovete insegnare ai vostri bambini che il terreno sul quale camminano
formato dalle ceneri dei vostri nonni. Affinch rispettino la terra, dite
loro che ricca delle vite della vostra gente. Insegnate ai vostri bambini
quel che noi abbiamo insegnato ai nostri, che la terra nostra madre.
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Quel che avviene alla terra, avviene ai figli della terra. Se gli uomini
sputano sulla terra, sputano su loro stessi.
"Questo noi sappiamo: non la terra che appartiene all'uomo, ma l'uomo
alla terra. Questo sappiamo.
"Tutte le cose sono collegate, come il sangue che unisce i membri di una
stessa famiglia. Tutte le cose sono collegate. Quel che avviene alla terra,
avviene ai figli della terra. L'uomo non tesse la trama della vita, ne
semplicemente uno dei fili. Qualsiasi cosa fa alla tela, la fa a se stesso.
"Ma noi prenderemo in considerazione l'offerta di andare nella riserva
che avete pronta per la mia gente. Vivremo separati e in pace. Ha poco
importanza dove trascorreremo i giorni che ci restano: non sono molti. I
nostri figli hanno visto i loro padri umiliati nella sconfitta. I nostri
guerrieri hanno conosciuto la vergogna, e da dopo la sconfitta
trascorrono le giornate nella pigrizia, ubriacandosi. Ancora qualche ora,
ancora qualche inverno e nessuno dei bambini delle grandi trib, che un
tempo abitavano questa vasta terra e che ora si aggirano in piccole bande
fra i boschi, sar lasciato a piangere sulle tombe di una gente una volta
potente e piena di speranza come la vostra. "Ma perch dovrei
addolorarmi per la scomparsa della mia gente? Le trib sono fatte di
individui, e non sono di loro migliori. Gli uomini vengono e vanno,
come onde del mare. l'ordine della Natura. Perfino l'uomo bianco, che
ha parlato e camminato a fianco del suo Dio come un amico, non pu
essere esentato da questo destino. Potremmo essere fratelli, dopotutto.
Staremo a vedere.
"Una cosa sappiamo, che forse un giorno l'uomo bianco scoprir... il
nostro Dio lo stesso Dio. Ora voi pensate di possederlo, come volete
possedere la nostra terra, ma non potete. Egli il Dio degli uomini, e la
sua compassione uguale per l'uomo rosso e per l'uomo bianco. Questa
terra gli preziosa e offendere la terra significa mancare di rispetto al
suo Creatore.
"Anche i bianchi passeranno; forse prima di tutte le altre trib.
Contamina il tuo letto e una notte soffocherai nei tuoi stessi rifiuti.
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"Ma nel vostro perire, scintillerete vivamente, infiammati dalla forza del
Dio che vi ha portati qui e, per qualche speciale motivo, vi ha dato
dominio su questa terra e sull'uomo rosso. Un destino che ci misterioso
perch noi non comprendiamo tutti i bufali uccisi, i cavalli selvaggi
domati, gli angoli segreti delle foreste pieni dell'odore di molti uomini e
il profilo delle fertili colline deturpato dai fili parlanti.
"Dov' il boschetto? Sparito.
"Dov' l'aquila? Sparita.
"La fine della vita l'inizio della sopravvivenza.
"Cos prenderemo in considerazione la vostra offerta di comprare la
nostra terra. Se acconsentiremo, sar solo per assicurarci la riserva che
promettete. L, forse, potremo finire di vivere i nostri brevi giorni come
desideriamo. Quando l'ultimo uomo rosso se ne sar andato dalla faccia
della terra, quando la sua memoria fra gli uomini bianchi sar diventata
un mito, queste rive brulicheranno degli invisibili morti della mia trib.
Loro amano questa terra come un neonato ama il battito del cuore della
madre.
"L'uomo bianco non sar mai solo. Fate che sia giusto e gentile nel
trattare la mia gente, perch i morti non sono privi di potere.
"Morte, ho detto? La morte non esiste. Solo un cambiamento di mondi!
"Se vi venderemo la nostra terra, amatela come noi l'abbiamo amata.
Curatela come noi l'abbiamo curata. Conservate nella mente il ricordo di
questa terra, cos com', quando la prendete.
"E con tutta la vostra forza, con tutta la vostra mente, con tutto il vostro
cuore, preservatela per i vostri bambini e amatela... come Dio ama noi.
Una cosa noi sappiamo: il nostro Dio lo stesso Dio. Questa terra Gli
preziosa."
Sono passati centotrentacinque anni e le nostre societ 'civili' non sono
ancora riuscite a imparare il rispetto della natura dalle cosiddette
popolazioni primitive, anzi, persino oggi continuiamo a distruggere
queste genti e le loro culture ovunque nel mondo. Nella loro inarrestabile
corsa ad avere sempre pi e pi belle cose, le societ occidentali stanno
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Poi, con i figli a loro volta sposati e gi ben avviati nella professione
prescelta, i genitori erano pronti a entrare nel terzo stadio della vita,
durante il quale si concentravano sul rapporto con il Divino,
distaccandosi gradualmente dagli affari della famiglia e dalla ricerca di
fama e ricchezza. Di solito, andavano ad abitare in qualche ashram dove
con maggiore facilit potevano occuparsi delle faccende dello spirito e
servire il prossimo.
Per coloro che si sentivano ispirati e avevano bastante coraggio e forza,
c'era, inoltre, un quarto stadio, quello della 'rinuncia', che comportava
l'abbandono di ogni sostegno delle comunit nelle quali erano fino ad
allora vissuti. Queste persone erravano per le strade e le foreste
dell'India, spostandosi di luogo in luogo (la tradizione voleva che un
sadhu non si soffermasse pi di tre giorni nello stesso posto), vivendo
delle carit delle persone che li avvicinavano per imparare dalla loro
saggezza o chiedere consiglio riguardo alle questioni spirituali.
Di recente, alcuni segni fanno sperare che le societ occidentali abbiano
cominciato a pentirsi degli eccessi compiuti nel corso degli ultimi trenta,
quaranta anni. La ricerca del benessere non ci ha resi pi felici, pacifici o
sicuri, n come individui, n come nazioni e se la rivoluzione sessuale ha
spazzato via i silenzi, le reticenze e le ipocrisie dell'epoca vittoriana, ha
anche portato nelle nostre camere da letto e nelle nostre vite, grazie alla
TV e al cinema, un sesso magnificato, commercializzato e
disumanizzato. Spinte da questi modelli, le donne spendono ogni anno
miliardi di dollari in cosmetici, chirurgia estetica e vestiti che coprono
sempre di meno ed espongono sempre di pi, salvo poi domandarsi
perch gli uomini continuano a trattarle come oggetti sessuali dopo quasi
vent'anni di lotte femministe. Esperienze sessuali sempre pi estreme e
diffusione delle droghe hanno riportato a uno stato endemico malattie
quasi debellate come blenorragia e sifilide e, mentre l'AIDS minaccia di
diventare la 'peste' del ventunesimo secolo, i giovani, vedendo gli
anziani che vagano alla deriva e con la prospettiva di un futuro incerto,
vanno a caccia di sensazioni forti per sfuggire alla noia e all'inquietudine
delle loro futili esistenze.
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Negli ultimi anni, per, persone di tutte le et, hanno iniziato a reagire e
si sono messe in cerca di nuove motivazioni di vita e di nuovi modelli di
societ, riscoprendo attivit e valori dimenticati. in atto un positivo e
cosciente rafforzamento dei legami familiari. Gli yuppy trascorrono pi
a tempo a casa con i loro figli e le imprese a carattere familiare
aumentano di numero pi rapidamente di tutte le altre forme di societ
imprenditoriali. Individui, organizzazioni e governi stanno finalmente
tentando di fare qualcosa per risolvere il vergognoso problema dei senza
casa. La gente si decisa ad espellere violenza e pornografia da schermi
televisivi e librerie, e lotta per liberare i propri quartieri dalla morsa della
droga.
Dappertutto nella societ cresce l'interesse per l'etica morale, le
responsabilit collettive e le opere di beneficenza e di servizio. Abbiamo
iniziato a pretendere dai nostri leader politici degli standard morali
elevati e non soltanto la squallida compravendita di favori da parte dei
potentati economici alla quale ci eravamo abituati. Possiamo persino
cominciare ad insistere affinch il mondo degli affari, il Big Business,
operi con una maggiore consapevolezza del bisogno di sincerit e
armonia nel trattare con dipendenti, collaboratori e clienti, e, soprattutto,
con il pianeta che tutti ci sostenta. Molte piccole imprese si stanno gi
espandendo sulle basi di un rapporto di onest e verit con i clienti, e ci
sono ora 'compagnie di investimento sociale' che uniscono gli investitori
intenzionati a usare le loro quote azionarie per spingere le grandi
corporation ad affrontare in modo nuovo i problemi economici ed
ambientali delle nostre societ. I difensori dell'ambiente, come
Greenpeace e organizzazioni similari, sono sempre pi attivi e le loro
iniziative incontrano un crescente sostegno in ogni parte del mondo.
Genitori consapevoli ed amorevoli, sicuri di loro stessi, possono
incoraggiare i figli ad allargare le conoscenze apprese sui banchi di
scuola, ad aprirsi a nuove esperienze e a prendersi cura di tutti gli esseri
che vivono attorno a loro. Se da piccoli imparassimo a trattare il
prossimo con la stessa attenzione e rispetto che vorremmo per noi stessi,
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benedicente della Sua mano. Quando venne il mio turno, provai un po' di
imbarazzo all'idea di inginocchiarmi toccando il pavimento con la
fronte, ma comunque lo feci e poi Lo guardai. Babaji sembrava pi
vecchio - aveva l'aspetto di un uomo da poco entrato nella trentina - e
pi 'in carne' rispetto a quello visto nelle fotografie che mi erano state
mostrate. I Suoi occhi neri mi fissarono intensamente mentre Gli
porgevo l'astuccio con dentro il medaglione e la catenina. Babaji prese
l'astuccio, lo osserv con aria perplessa e me lo ridiede affinch lo
aprissi. Io esegui l'operazione, ma, quando ebbe di nuovo in mano il, per
me, prezioso medaglione, Lui - evidentemente molto meno
impressionato - lo degn appena di un'occhiata casuale e lo pass subito
al devoto alla Sua sinistra, che metteva da parte i regali che non
venivano immediatamente riciclati.
Mi alzai per andarmene, ma Babaji mi fece cenno di sistemarmi alla Sua
destra, vicino alla pedana. Io sedetti a gambe incrociate sul pavimento e,
per una decina di minuti, non feci altro che guardarlo. Un attimo, era l
che riceveva i devoti con la mano sollevata in gesto benedicente, per un
altro, aveva un sorriso, una risata, un breve scambio di battute in hindi,
ma, una frazione di secondo dopo, potevi vederlo lanciare, con un
sorriso diabolico, mele, arance e manciate di dolci alle donne e ai
bambini sorridenti delle prime file. Attorno, dovunque, c'era un costante
vortice di rumorosa attivit e al tempo stesso un'atmosfera pacifica e
serena. Ricordai i tanti 'piccoli miracoli' occorsimi durante la tratta
europea del mio viaggio e, ridacchiando fra me, pensai: "E questo
dovrebbe essere Dio in Terra??'
Dopo qualche minuto, il devoto indiano dagli spropositati baffoni, che
accatastava ordinatamente le offerte su un angolo della pedana, mi venne
vicino e disse che Babaji lo aveva incaricato di accompagnarmi da un
certo 'Swamiji' che avrebbe potuto rispondere alle mie domande in
inglese. Speculando sulla possibilit che Babaji fosse veramente capace
di leggere nella mente delle persone, come sosteneva Margaret, seguii il
mio interlocutore attraverso l'affollatissimo tempio fino all'angolo dove
Swami Fakiranand, il devoto settantenne che curava l'amministrazione
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Dopo due giorni, dovetti tornare a Delhi per incontrarmi con il Ministro
degli Affari Esteri. Margaret mi accompagn e, appena concluso il
colloquio, ripartimmo alla volta di Vrindavan. Arrivammo a destinazione
a tarda sera; il tempio, scarsamente illuminato, era quasi vuoto. Per un
attimo ebbi paura che Babaji si fosse gi messo in viaggio per Bombay,
poi Lui apparve fra le ombre del tempio e, tramite un interprete, ci disse
di unirci a Swamiji e alla maggioranza dei devoti occidentali, che quella
notte partivano per Herakhan.
Viaggiammo tutta la notte su un treno a scartamento ridotto e il mattino
seguente ci ritrovammo alla stazione di Haldwani, l'ultima citt di
pianura ai piedi delle colline himalayane. Rickshaw a pedali ci
trasportarono, due alla volta con i bagagli dietro, attraverso un intrico di
stradine molto trafficate fino al negozio di Trilok Singh, titolare di un
commercio di vegetali e granaglie, e grande devoto di Babaji, che
fungeva da punto di raccolta prima dell'ultima tappa del viaggio di
avvicinamento a Herakhan. Una jeep port Swamiji, noi e altre due
persone fin dove arrivava la strada che costeggiava il greto di un fiume,
in un posto che i locali chiamavano 'Dam'.
Mentre superavamo i larghi tornanti che seguivano il profilo delle
colline, io non potei fare a meno di ammirare la straordinaria bellezza
del paesaggio naturale. Sui fianchi boscosi della valle - c'erano molti
pini - nei punti meglio esposti, famiglie di contadini avevano ricavato,
nel corso degli anni, larghe terrazze di terreno coltivabile, che in quella
stagione esplodevano del verde del mais, del grano e degli ortaggi. Sul
margine di un campo a pochi metri dal sentiero, sorgevano delle graziose
casette di pietra con i tetti di metallo rosso, e poco lontano, davanti a una
baracca adibita a stalla e fienile, sonnecchiavano una coppia di mucche e
dei bufali. In alto nel cielo, i lenti cerchi delle aquile; una famiglia di
scimmie fugg sugli alberi al passaggio della jeep. In basso, in un letto
cosparso di grandi macigni, scorrevano i due o tre bracci nei quali
quasi sempre diviso un fiume che, da luglio a settembre, durante il
monsone, si trasforma in una furia ruggente che blocca la pi agevole
via di accesso a Herakhan.
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chiesi di sposarmi. Lei non disse s ma rimase a vivere in casa mia e ben
presto salt fuori che al pari di Jackie e me anche Margaret aveva letto
Autobiografia di uno Yoghi di Paramahansa Yogananda, restando
particolarmente colpita dalla figura e dalle storie concernenti il
Mahavatar Babaji. Di conseguenza nell'estate del 1979 quando apprese
della presenza di Babaji a Herakhan decise immediatamente di partire
assieme a Leonard Orr e a un gruppetto di praticanti di 'rebirthing' che
avevano stabilito di recarsi in India nel gennaio dell'anno successivo. Io
stavo per andare in pensione e avevo in mente di fondare un'agenzia di
consulenza internazionale. Alla fine, contribuii a rendere possibile il
viaggio di Margaret e ci demmo appuntamento a febbraio a Londra
prima tappa del viaggio esplorativo che avrebbe dovuto portarmi in
Israele.
A Londra per invece di Margaret di ritorno dall'india trovai una sua
lettera nella quale mi comunicava che ormai tutto quello che desiderava
nella vita era di restare ai piedi di Babaji, e tante grazie per tutto. Dopo
una notte di ponderose riflessioni estesi il mio biglietto aereo da Tel Aviv
a New Delhi e telegrafai per chiedere di venir ricevuto dal Ministro degli
Affari Esteri indiano. Fu grazie a queste circostanze che giunsi da Babaji
con breve anticipo rispetto alla data che con capricornino senso della
programmazione avevo precedentemente fissato.
A New Delhi, Vrindavan e durante i dieci giorni trascorsi a Herakhan
cercai di convincere Margaret a tornare negli Stati Uniti per sposarmi ma
lei era irremovibile nel suo desiderio di restare con Babaji mentre io ero
ancora convinto di voler diventare un consulente internazionale. Alla
fine al termine di un breve travaglio decisi di fare i bagagli: Margaret mi
accompagn a Delhi per vedermi partire ma si rifiut ostinatamente di
salire sull'aereo con me.
Arrivato a casa a Washington mi lanciai subito nell'impresa di stendere
un rapporto del viaggio per i potenziali clienti futuri ma non mi venne
fuori niente. Per giorni, non feci che sedere nello studio a spremermi le
meningi solo per scoprire che non ero in grado di concentrarmi su
niente: una situazione di stallo che mi sbalordiva.
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America per lavorare sul mio nuovo progetto e Gli spiegai le difficolt
che avevo incontrato confessandoGli anche il motivo che mi aveva
spinto a venire. Babaji ascolt senza fare commenti e dopo qualche
minuto si alz per accompagnarmi ai piedi della scale che conducevano
al primo piano del dormitorio principale dove mi assegn una stanza.
Quando ridiscesi i residenti dell'ashram stavano prendendo posto per il
pranzo. Margaret si mosse per sistemarsi lontana da me ma Babaji chiese
alle persone che ci dividevano di spostarsi e ci fece sedere vicini. Poi mi
disse: "Puoi averla in camera con te se vuoi," e si allontan. Margaret era
sconvolta e infastidita (nell'ashram uomini e donne dormono
rigorosamente separati) ma prima che avesse il tempo di raccomandarmi
di non azzardarmi a desiderare nulla del genere Babaji ripiomb nelle
vicinanze e disse: "Se vuoi, puoi sposarla" per poi sparire
definitivamente nella stanzetta dove assaggiava frugalmente qualche
boccone del cibo che Gli veniva offerto.
Margaret era indignata ma non al punto da non riconoscere che in caso
estremo avrebbe dovuto arrendersi al volere del Maestro. Alla fine
dichiar che avrebbe fatto tutto quel che Lui le ordinava ma subito dopo
avendo astutamente notato che Baba aveva lasciato la faccenda alla mia
discrezione inizi una formidabile campagna di dissuasione volta ad
assicurarsi che rinunciassi ad usare ora e sempre la mia opzione.
Babaji continu a giocare cos con noi per settimane. Occupavamo due
camere vicine nel dormitorio e mangiavamo lavoravamo e andavamo a
parlare sempre rigorosamente assieme.
Una volta davanti ai templi sull'altra sponda del fiume mentre ci
inginocchiavamo ai Suoi piedi Babaji prese le nostre due mani destre fra
le Sue le strinse forte e ridendo esclam: "Siete sposati! Siete sposati!"
Poi se la fil immediatamente lasciandoci in preda a mille dubbi sulla
seriet di quel che aveva detto. Sapevamo che Babaji insegnava
mettendo le persone in situazioni che le costringevano ad affrontare i
loro problemi e i loro desideri ma non si poteva nemmeno negare
l'eventualit che Lui volesse veramente che ci sposassimo. Iniziammo a
domandarGli se quel matrimonio era la Sua volont oppure
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semplicemente come simbolo di resa alla volont del Guru. E nel mio
caso furono sicuramente motivazioni di quest'ultima categoria quelle che
mi spinsero a richiedere i servigi di Moti Bhagwan, il barbiere
dell'ashram.
Nel tardo pomeriggio, quando Margaret e io scendemmo nel giardino
dove si stavano svolgendo dei lavori di bonifica del terreno Babaji
teneramente ci fece sedere in un punto da dove potevamo godere il
magnifico panorama della valle. Qualche giorno prima aveva
ribattezzato Margaret 'Sita Rami'. Nella mitologia indiana Rama la
prima grande incarnazione di Dio in forma umana e Sita la sua consorte
perfetta nella sua devozione per il Dio-marito viene ancor oggi
considerata modello ideale di femminilit dalle ragazze dell'India rurale.
Nel nome Sita Rami sono combinate le qualit maschili e femminili del
Divino. Babaji mi chiese se avevo ancora qualche desiderio e ridendo io
risposi che adesso che avevo una nuova moglie e la testa rasata mi
sarebbe piaciuto avere anche un nuovo nome. Senza pensarci su
nemmeno una frazione di secondo Babaji mi chiam Radhe Shyam (o
Radheyshyam) e un devoto presente alla scena mi spieg che Shyam
uno dei molti nomi del Dio Krishna mentre Radha quello della sua pi
devota seguace femminile; nelle immagini tradizionali Krishna e Radha
vengono sempre raffigurati assieme. Babaji ci aveva dato due nomi di
potere che indicavano la polarit delle energie nelle quali il Divino si
manifesta.
Dopo il matrimonio ci trattenemmo a Herakhan ancora per una settimana
durante la quale Babaji ci riemp di benedizioni fino a stordirci. Ci
sembrava di essere in paradiso. Eravamo fatti l'uno per l'altra. Gli dei
sorridevano alle nostre nozze, perfino gli uccelli della valle sembravano
partecipare alla nostra gioia. Babaji non aveva mai visto una coppia
meglio assortita e noi cominciammo a credere che questo matrimonio
fosse una cosa molto seria.
Ai primi di maggio, Babaji ci risped negli Stati Uniti. Noi chiedemmo
subito quando saremmo potuti tornare, e Lui ci incaric di raccogliere il
denaro necessario a costruire altri tre templi sulla riva destra del fiume:
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CAPITOLO 3
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perch era impossibile che quell'uomo fosse entrato senza che loro lo
vedessero. Sorridendo Babaji lo invit a toccare la solida carne del Suo
corpo e quando l'altro si convinse della realt di quello che stava
accadendo tutti si prostrarono. Babaji chiese se c'era del halva (un dolce
a base di semola) e chiacchier amabilmente con loro mentre aspettava
che Gli venisse portato. Poi dopo averne mangiato un boccone benedisse
ciascuno dei presenti e spar in un lampo di luce.
Lahiri Mahasaya divent un grande santo e un maestro di altissima
realizzazione spirituale al quale testimonianze attendibili attribuiscono
molti miracoli. La capacit di ridare la vita ai morti, di guarire i ciechi,
di apparire simultaneamente in due luoghi diversi e lontani fra loro.
Inoltre il giorno successivo alla sua morte si present con il corpo fisico
a casa di tre devoti che abitavano in tre differenti localit dell'india.
Dopo l'iniziazione, Lahiri Mahasaya continu a incontrare Babaji a volte
in circostanze del tutto impreviste. Uno di questi episodi illustra un
punto che ricorre costantemente nelle manifestazioni di Babaji. Durante
un khumba-mela ad Allahabad, Lahiri scorse all'improvviso Babaji
inginocchiato davanti a un sadhu (monaco errante riconoscibile dai
lunghissimi capelli). Sbalordito Gli chiese cosa stesse facendo e Babaji
rispose che era venuto per lavare i piedi di quell'anziano rinunciante e
che poi gli avrebbe lavato anche le pentole: un modo di praticare la virt
dell'umilt.
Shri Yukteswar, il Guru di Yogananda fu uno dei principali discepoli di
Lahiri Mahasaya. Anche lui dotato di grandi siddhi, incontr Babaji tre
volte nel corso della vita e in una di queste ricevette l'incarico di
scrivere un libro che mettesse in evidenza i punti di contatto fra le
scritture cristiane e quelle indiane, poich secondo Babaji era venuto il
momento di fondere le grandi correnti dell'Oriente e dell'Occidente in
una giusta via di mezzo fra spiritualit e azione. L'India aveva molto da
imparare dallo sviluppo materiale dell'Occidente e molto da insegnare
per quel che riguardava un approccio scientifico alle verit dello yoga.
Inoltre, sono sempre parole di Babaji, in Occidente vivevano molti santi
inconsapevoli che aspettavano solo di essere risvegliati.
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Vishnu Datt Shastri fece pubblicare nel 1959. Nel primo capitolo
contenuto il resoconto di una conversazione occorsa fra il mitico saggio
Narada e gli dei, tutti concordi sulla necessit di inviare sulla terra un
essere in grado di aiutare e guidare l'umanit. Raggiunta la conclusione
che l'unico adatto a tale compito fosse Samba Sadashiv (una forma
sottile di Shiva che si ritiene influisca nel processo creativo sin
dall'inizio dei tempi), Narada e gli dei si recarono al cospetto del Dio
Supremo e Lo pregarono di liberare il mondo dalla sofferenza. Samba
Sadashiv rispose con queste parole:
"Verr nel mondo molto presto. Durante il Treta Yuga verr con Rama
come brahmacari e purificher il mondo della non-conoscenza. Nel
Dwapara Yuga dar conoscenza a quelli che apriranno il loro cuore.
Allora Vishnu entrer in me con la forma di un cigno e le genti del
Kumaon cominceranno a chiamarmi Paramahansa [Cigno Supremo
simbolo di conoscenza] e Brahmacari [yoghi che pratica la castit]".
Vishnu Datt Shastri convinto che questa profezia si riferisca a Babaji,
la manifestazione del Dio Senza Forma (il Verbo del Vangelo di
Giovanni) legata in apparizioni sia antiche che recenti alla regione del
Kumaon, dove molto conosciuto con il nome di Brahmacari Baba.
Lo Shrisadashiv Charitamrit parla anche di altre manifestazioni di
Babaji. Il quinto e sesto capitolo trattano dell'incarnazione di Rama che
Shiva rivolgendosi a Vishnu glorifica con queste parole: "Il mio cuore
sempre pieno della gloria di Ram. Ram incarnazione di devozione
presente in ogni cosa.
Pi avanti si parla della venuta di Samba Sadashiv sulla terra all'epoca di
Krishna del suo incontro con Krishna bambino e di come da adulto
Krishna avesse preso ad adorare il Divino proprio nella forma di Shiva.
In un paio di occasioni nel corso della Sua ultima manifestazione Shri
Babaji dichiar di essere stato uno dei maestri di Ges Cristo nel periodo
che questi trascorse in India fra i dodici e trent'anni durante il buco
cronologico dei Vangeli che ha sempre sollecitato l'interesse e la
curiosit di storici e fedeli. Inoltre, come gi stato detto, si ritiene che
Egli abbia iniziato allo yoga sia Shri Shankar che il grande poeta Kabir.
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"Jaukshu Lama fin il suo racconto con le parole: 'Fu allora che feci il
ritratto che tu hai visto.'
"In seguito, sempre nel 1973 - mentre Babaji era a Herakhan - un gruppo
di cinque o sei lama venne a ricevere il Suo darshan. Babaji convers
con loro in tibetano e disse di essere stato un lama in Tibet. Era la prima
volta che faceva riferimento a un fatto del genere e alla fine i lama lo
salutarono al grido: 'Lama Baha ki Jai! ' (Vittoria al Padre Lama! )
"Questa circostanza stata confermata anche da un famoso santo
contemporaneo, Gangotri Baba, noto anche con il nome di Swami
Akhananda, il quale, obbedendo a un ordine di Bhagwan Herakhan, vive
da eremita nel Himalaya da pi di cinquant'anni, un arco di tempo che
copre il periodo intercorso dalla scomparsa di Bhagwan Herakhan,
avvenuta nel 1922.
"Quando Gangotri Baba venne a Vrindavan nel febbraio del 1973, ebbi
con lui un satsang (discussione religiosa) e, fra le altre cose, mi disse che
Jaukshu Lama, lui stesso ed io eravamo stati tutti devoti di Babaji nella
forma di Lama Baba in Tibet, e che eravamo Suoi discepoli da molte
vite... "
STORIE SUL VECCHIO HERAKHAN BABA
La manifestazione di Babaji a cavallo fra il diciannovesimo e il
ventesimo secolo ben documentata. Oltre alla testimonianza di persone
ancora viventi, esistono diversi libri (per lo pi in hindi) che raccolgono
episodi e aneddoti riguardanti la vita e le gesta di quello che, per
comodit, i devoti dell'ultimo Babaji chiamano il 'Vecchio Herakhan
Baba'. Mahendra Baba e Baba Hari Das hanno scritto che Babaji si
manifestato nella regione del Kumaon attorno al 1890, in un villaggio
senza nome fra le colline a Est di Naini Tal. Per diversi giorni di seguito,
gli abitanti di quel villaggio videro apparire una brillante luce bianca
sulla sommit di una vicina altura. La luce restava visibile per un certo
periodo di tempo, poi spariva. La gente interpret quel fenomeno come
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dove sorge il Siddhashram, rimase con Babaji per un periodo di sei mesi
e non lo vide mai assumere n cibo, n acqua. Inoltre, non sono riportate
testimonianze di persone che, recandosi da Lui durante la notte, Lo
abbiano trovato addormentato.
"Un giorno di febbraio, alcuni santi che avevano sentito parlare di Shri
Munindra Baba [uno dei nomi di Herakhan Baba] vennero a incontrarlo.
Mentre conversavano con Lui, il discorso cadde su un particolare frutto,
chiamato kephal. Un montanaro del posto osserv che nella loro zona,
fra le colline, quel frutto si poteva trovare solo fra maggio e giugno, mai
in inverno, e nelle menti dei presenti si form il desiderio di mangiare
dei kephal. A un certo punto, rispondendo ai loro pensieri inespressi,
Babaji si allontan di qualche decina di metri e, quando ritorn, portava,
preso non si sa da dove, un ramo colmo di frutti di kephal, che, dopo
aver benedetto, distribu."
Ogni giorno, Babaji celebrava lo yaghia o havan, cerimonia del fuoco
durante la quale alle fiamme, simbolicamente considerate la 'bocca' di
Dio, vengono offerti prodotti della munificenza della Natura. Quando il
ghi (burro chiarificato), che brucia molto bene, non era disponibile,
Babaji era solito usare l'acqua. Una volta, nella citt di Ranikhet, il figlio
di un certo Shri Ram Datt raccont al preside della sua scuola, un
cristiano, di aver visto Babaji compiere quel prodigio e l'uomo,
incuriosito, decise di andare a investigare. Il mattino seguente, Babaji
celebr la cerimonia del fuoco sul tetto della casa di un devoto, e tutte le
volte che vers l'acqua sulla legna, si alzarono fiammate di otto, dieci
metri. Ovviamente, quel preside divent Suo ardente devoto.
Babaji diede dimostrazione dei Suoi poteri anche sedendo per ore, a
volte addirittura giorni, in mezzo a quattro fuochi costantemente
alimentati, col viso rivolto verso il sole. Ancor oggi, a Herakhan vi sono
alcuni anziani che raccontano ai loro nipotini di aver visto Babaji restare
incredibilmente immobile in mezzo all'insopportabile calore dei quattro
fal ravvicinati. Riguardo a questa forma di austerit, di tapas, Giridhari
Lal Mishra scrive: "Non si mai visto un altro santo, un'altra
incarnazione dotata di un pi completo ed evidente controllo dei cinque
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paterna. Birshan Singh si rec diverse volte dal suocero per farle
cambiare idea, ma venne sempre trattato con estrema rudezza e a un
certo punto, stanco di quella faccenda, decise di lasciar perdere tutto e si
mise a seguire Babaji nei Suoi pellegrinaggi attraverso l'Himalaya.
Birshan Singh viaggi con Babaji per sette anni, toccando Nepal, Tibet e
Cina, ma un bel giorno, mentre erano ad Haldwani, Babaji gli disse che
per lui era giunto il momento di tornare a casa e di mettere al mondo dei
bambini. Il vecchio protest che aveva gi provato a far funzionare il
matrimonio e che era sempre stato mandato via a male parole e
beffeggiato, ma Babaji ribatt che doveva tentare ancora. Birshan
impieg cinque giorni per raggiungere a piedi il suo villaggio natio e,
appena arriv, gli amici gli raccontarono che da tre giorni sua moglie si
era messa a pulire il corredo: tutto lasciava supporre che adesso fosse
disposta a seguire il marito nella sua nuova casa. Birshan ricevette la pi
calorosa delle accoglienze dalla famiglia della sposa e fu felice di
prenderla a vivere con s. Quando comp la gi rispettabile et di
settantacinque anni, la loro unione venne benedetta da una bambina, alla
quale seguirono, in rapida successione, due maschi (il primo era il padre
del nostro Yoghiji) e sua moglie, che divenne anch'essa molto devota a
Babaji, ebbe fin dall'inizio la convinzione che quei figli fossero un dono
del Signore.
Pur gravato dalla responsabilit della nuova famiglia, il vecchio Birshan
continu a trascorrere molto del suo tempo con Babaji, servendoLo
quando veniva allo Shakteswar Mahadev Temple e accompagnandoLo in
qualcuno dei Suoi viaggi, ma un'estate, dopo aver arato e seminato i
campi, Birshan non riusc a tornare in tempo per irrigare la giovani
piantine, condannando le sue messi a una sicura rovina. I vicini, fieri dei
loro campi rigogliosi, cominciarono a mormorare: "Vediamo cosa
mangeranno i bambini di Birshan questo inverno... "
Poco dopo, Babaji arriv allo Shakteshwar Temple e, cogliendo al volo
la situazione, chiese a Birshan cosa andavano dicendo in giro di lui i
vicini. Birshan cerc di eludere la domanda, ma Babaji insistette e alla
fine il vecchio Gli raccont che erano sicuri che quell'inverno la sua
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famiglia avrebbe sofferto la fame perch lui aveva perso tempo dietro a
Babaji invece di curare i suoi campi.
Babaji gli disse di non preoccuparsi e continu a parlare del pi e del
meno. Mentre chiacchieravano, il cielo si rannuvol e ben presto sulla
valle scoppi un violento acquazzone. Babaji comment che era una
'bella pioggia' e, dopo una mezz'ora, quando cominci a spiovere, sped
Birshan nei campi per controllare la situazione. Con suo enorme stupore,
l'anziano contadino trov i campi dei vicini perfettamente asciutti e due
palmi d'acqua nel suo!
Alla stagione della mietitura, la famiglia di Birshan raccolse riso in
quantit molte volte superiore al normale, cos tanto da bastare per due
anni.
Un giorno, Birshan Singh rimase vittima di un drammatico incidente:
cadde da grande altezza, si ruppe la schiena e rimase al suolo privo di
conoscenza, perdendo sangue da molte ferite. Alcuni compaesani lo
trasportarono a casa, dove tutti lo dettero per morente, se non addirittura
gi morto. Sua moglie, disperata, cominci a piangere e a lamentarsi.
Per tutta la notte, Birshan giacque esanime sul letto, senza riprendere
conoscenza e senza muovere un muscolo. La moglie, in preda
all'angoscia, croll addormentata su una stuoia nella stanza, ma si
svegli di soprassalto alle tre del mattino e, obbedendo a un improvviso
impulso, and ad aprire la porta d'ingresso. In piedi sulla soglia c'era
Babaji. La povera donna scoppi in lacrime e, fra i singhiozzi, Gli
raccont quel che era successo, dicendo che temeva che suo marito fosse
condannato a morire.
Fattosi condurre al capezzale di Birshan, Babaji le disse di non
preoccuparsi e la mand nei campi a cercare una speciale erba, con la
quale fece una pasta che applic sulle fratture del vecchio devoto. Poi,
passata qualche ora, lo sollev in posizione seduta. Birshan Singh riprese
conoscenza mentre veniva mosso. Apr gli occhi e, deliziato alla vista
del Maestro, si alz e Gli fece pranam senza accusare alcun dolore. Poi,
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chiedendo cosa fosse successo, disse alla moglie di portare del latte
fresco per Babaji.
Babaji rispose che non aveva tempo di prendere nulla, perch era venuto
apposta da Jaganath, dove doveva celebrare il solito yaghia del mattino.
La gente Lo aspettava e non poteva fare altro che rimettersi subito in
cammino (Jaganath dista diciotto chilometri dallo Shakteswar Temple,
troppi per arrivare in orario per una cerimonia che si svolge al levar del
sole). Nel frattempo, la moglie di Birshan era tornata dalla cucina con un
piatto sul quale aveva disposto farina, riso, zucchero e altri prodotti che
tradizionalmente si offrono ai santi nel Kumaon. Per dovere di ospitalit,
Babaji prese un po' di tutto, lo mise nella borsa da viaggio e, mentre la
moglie di Birshan si affrettava verso la stalla per prendere il latte, disse
che doveva veramente andare, ma che prima si sarebbe fermato un
attimo al tempio. Birshan Singh Gli fece pranam e Babaji si allontan.
La moglie di Birshan, che tornava di corsa con il latte, Lo vide mentre
attraversava il campo in direzione del tempio, a circa duecento metri di
distanza. Per un momento lo perse di vista, ma sent suonare la
conchiglia e le campane. Quando giunse al tempio, trov il lingam
bagnato, ma di Babaji non c'era traccia, n l, n nei dintorni.
Il dottor Hem Chand Joshi era uno studioso noto per la sua capacit di
leggere, scrivere e parlare ben cinquantadue lingue. Grande devoto di
Babaji, raccolse numerosi episodi della vita di Herakhan Baba con l'idea
di ricavarne un libro, ma il suo lavoro venne interrotto dalla morte e il
manoscritto, messo da parte in attesa del ritorno del Maestro, venne
trovato e fatto pubblicare da sua moglie, su consiglio del Babaji attuale
dopo il 1970. Quella che segue una storia tratta da quel libro.
"Il genero del dott. Joshi, Shri G.N. Joshi, mor di tubercolosi dopo tre o
quattro anni di sofferenze, lasciandosi dietro la giovane moglie. Il dolore
della famiglia fu enorme e per molto tempo la casa risuon dei pianti
disperati di parenti e amici. In accordo alla tradizione, le spoglie del
defunto vennero trasportate all'aperto ed esposte sotto un albero di
limone.
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non crescevano. Non dormiva mai. Shiromanji visse con lui per sei mesi
di fila e non Lo vide dormire mai... Se qualcuno voleva vestirlo, si
lasciava vestire, ma non chiedeva vestiti e, anche se erano disponibili,
non li usava. I devoti Gli portavano in dono abiti costosi, monete d'oro e
altri oggetti preziosi, ma Lui nemmeno li guardava. A volte, per divertire
la gente, giocava con le cose per qualche minuto, poi, come appunto
potrebbe fare un bambino, se ne stancava e le lasciava da parte senza
dare istruzioni sul loro uso finale: chiunque era libero di prenderle. Per
Lui, un sasso o un gioiello erano la stessa cosa. Per Lui, amico o nemico,
ammiratore o detrattore, santo o peccatore, tutti erano egualmente degni
della Sua grazia e della Sua compassione.
"[Shiromani] mi raccont molti episodi stupendi, a proposito dei molti
miracoli compiuti da Bhagwan, ai quali lui aveva personalmente assistito
e, quando io, che sono scettico per natura, mi mostravo dubbioso, si
metteva a giurare su tutto quello che aveva, sulla sua fede e sulla testa
sua e dei figli, dicendo che ogni parola che gli usciva di bocca
corrispondeva a verit.
"Dopo qualche tempo, per, anche se nel mio cuore non c'era abbastanza
fede, mi sentii quasi costretto a credere a questi accadimenti miracolosi.
Parlavamo per ore, e io, che pur non avevo una particolare inclinazione
per le preghiere, la ripetizione di versi sacri e le discussioni religiose, ero
affascinato dai suoi discorsi! Mi attiravano irresistibilmente. I racconti di
Shiromani implicavano che Shri Bhagwan Herakhan fosse Ishwara in
Persona, la straordinaria manifestazione del Signore Supremo...
''Shiromani giurava di aver visto morti che venivano resuscitati,
ignoranti che di colpo iniziavano a parlare come letterati eruditi, coppie
sterili che mettevano al mondo figli, poveri che di punto in bianco si
ritrovavano in possesso di grandi ricchezze. I devoti in cerca delle
realizzazioni divine vedevano istantaneamente esauditi tutti i loro
desideri e conquistavano il mondo dei fenomeni occulti... Coloro che
cercavano la salvezza, non solo indiani, ma anche monaci tibetani ed
europei, ottenevano l'illuminazione semplicemente prendendo rifugio ai
piedi di loto del Signore. Persone di vedute diverse, appartenenti a
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suoi amici a togliersi gli abiti invernali. Il santo sopport la loro curiosit
ancora per qualche istante, poi grid: "Non mettete mai alla prova i
poteri di uno yoghi!", e i giovani, temendo la sua collera, corsero via.
Mahendra complet la sua educazione formale con una laurea in
filosofia presso la Bhagalpur University in Bihar, raggiungendo un alto
grado di istruzione, come testimoniano i suoi scritti, talmente pieni di
citazioni sanscrite e di richiami alle Scritture da renderne difficoltosa la
traduzione e persino la lettura. In quel periodo, Mahendra Maharaj si
avvicin al movimento politico del Mahatma Gandhi e visit diverse
citt per attivit connesse a questo lavoro.
La svolta decisiva della sua vita avvenne nel 1928. Un giorno, mentre
era fuori a passeggiare, decise di non tornare a casa e di andare a
Benares. Cos, semplicemente continu a camminare... per oltre
duecento miglia! Giunto nella citt sacra a moltitudini di indiani, visse
per un po' nel tempio di Kashi Vishwanath e quindi si mise ad insegnare.
Nel frattempo, la sua famiglia, che non aveva mai smesso di cercarlo,
scopr dove abitava e suo nonno gli invi del denaro e una lettera nella
quale diceva che presto sarebbe venuto a trovarLo. Sentendo questo,
Mahendra utilizz i soldi per trasferirsi a Vrindavan e, una volta l,
'cadde ai piedi della Madre Radhaji'.
Successivamente, in cerca di un posto dove stabilirsi per compiere una
lunga sadhana (pratica spirituale), prese residenza a Lohban, un villaggio
a met strada fraVrindavan e Mathura, dove rimase per quasi vent'anni.
In quell'arco di tempo, Mahendra viaggi molto e trascorse lunghi
periodi nel Gujarat, nei pressi di Ambaji, una cittadina nel distretto di
Datta che la tradizione vuole associata alla Dea Amba, un altro aspetto
della Madre Divina. Non torn mai in Bihar per visitare i suoi familiari.
Mentre si trovava a Lohban, Mahendra organizz frequenti sessioni di
jap (ripetizione di un nome di Dio), di canti devozionali e di letture di
testi sacri, come il Ramayana. La sua fama si sparse e molte persone
vennero a vederlo per godere degli influssi benefici della sua presenza.
Ancor oggi, la gente di Lohban lo ricorda con venerazione e, nel 1984,
su un terreno di propriet del comune, stata iniziata la costruzione di
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provava la stessa gioia che prova una mucca gonfia di latte alla vista del
suo gracile, vacillante vitellino! La bellezza del Suo corpo venerato, la
Sua fragranza, la delicatezza della Sua pelle e la Sua gentilezza
andavano al di l di tutto quel che avevo visto e conoscevo. Poi,
mettendomi le mani sul capo, chiese di nuovo: 'Baba, cosa vuoi?'
"Sentendo la Sua forma simile al loto profferire queste parole,
affascinato dai Suoi piedi di loto, provai nel cuore lo stesso sentimento
che prova un figlio accorgendosi che il suo regale padre, mosso a
compassione dalla sua condizione miseranda, pronto a sacrificare tutto
pur di liberarlo dalla sofferenza. Allo stesso modo, Shri Bhagwan era
pronto ad aiutarmi, rovesciando su di me la gloria di tutti i poteri
mondani e soprannaturali. Shri Bhagwan, Sambasadashiv, Signore dei
Tre Mondi e di tutte le creature viventi, mi elargiva il dono della
salvezza!
"Ero colmo di gioia estatica! Apparire al Suo bambino a quel modo!
Esaudire il mio desiderio con la Sua Grazia! In preda a una grande
felicit e a una perfetta letizia, le mani premute sui Suoi santi piedi, a
voce bassa, risposi: 'La Tua benedizione.' Gli occhi del Signore si
riempirono di lacrime di compassione e il Suo forte cuore si sciolse.
Pos entrambe le mani sul mio capo e, dicendo, 'Questa via stata
chiusa, Baba,' spar." Mahendra, sconvolto, impieg parecchio tempo a
calmarsi, poi usc sulla veranda e si guard attorno nella speranza di
vedere di nuovo il Signore Shiva. Quando vide il sacerdote del tempio,
lo preg di andare a chiamare Shiromani e di dirgli di portare delle
provviste, ma non appena quello stato di esaltazione scem venne
aggredito dai dubbi.
"... C'erano molte ragioni che mi spingevano a dubitare. Prima di tutto, la
mia inclinazione naturale e, secondariamente, il fatto che Maharaj era
apparso senza il cappello e la tunica che era solito portare, vestito solo di
un corto pezzo di stoffa vivacemente colorato. Al tempo stesso, per,
quasi inconsciamente, ricordavo la Sua compassione, la Sua potenza e
venivo di nuovo investito dalla gioia della Sua Presenza.
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che accade altro non che il Lila di Bhagwan (attivit, gioco di Dio). Io
ero soltanto il Suo messaggero e sentivo di dover diffondere la lieta
novella della Sua benedetta Presenza nel mondo. Cos sia!"
Quando lasci Siddhashram, Mahendra Maharaj si rec subito - per la
prima di molte visite future a Herakhan, e trascorse una settimana nella
caverna dove, un tempo, aveva vissuto il 'Vecchio Herakhan Baba'. Nel
bel mezzo della quarta notte, venne svegliato da un suono battente che si
ripet due o tre volte. Si riaddorment, ma il fenomeno si ripet,
facendolo saltare fuori dal letto in preda al panico. Aveva dormito da
solo nel cuore della jungla, ma nemmeno l aveva provato una paura
simile. Comunque, sostenuto dal ricordo delle sue recenti esperienze,
Mahendra pens che qualunque cosa il Signore mandasse doveva essere
per forza buona e, 'non per fede o per terrore, ma solo per passare il
tempo', si mise a recitare le preghiere. All'improvviso, perse coscienza di
s e in questo stato compose degli inni in onore di Shri Munindra (uno
dei nomi del Divino). Ripetere quei versi gli dava una grande gioia, ma
si accorse che, dopo averli cantati per un po', tendeva a dimenticarli. Alla
fine, si disse che, se erano veramente ispirati dal Signore, gli sarebbero
sicuramente tornati in mente il mattino dopo, mentre se erano farina del
suo misero sacco tanto valeva che li dimenticasse subito, e, rasserenato,
riprese placidamente a dormire.
Alle otto del mattino del giorno seguente, il maestro del villaggio, che
aveva preso l'abitudine di portargli del latte, pass dalla grotta e lo
svegli dicendo: "Mi avete dato l'impressione di essere una persona
istruita: tenete questo pezzo di carta e questa matita nel caso vi venisse
voglia di scrivere qualcosa."
Prima di toccare il latte, Mahendra sedette su una roccia sul letto del
fiume, di fronte all'imboccatura della grotta e, mormorata a fior di labbra
una preghiera, prese a scrivere i versi che aveva composto durante la
notte. "Aaah... ogni singola parola mi parve risplendere di luce propria!
In preda a una violenta gioia, con mano tremante, scrissi i mantra
illuminati che mi venivano suggeriti. Alla fine, rendendo lode a Dio per
la sua sconfinata grazia, bevvi il latte che mi era stato portato in dono.''
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"La Luce era sospesa a tre, quattro metri dalla gente e l rimase per un
lungo periodo, muovendosi in linea retta per circa 40 metri a breve
distanza dal suolo.
"Tutti videro quella Luce miracolosa, la cui natura viene spiegata nei
testi di qualsiasi tradizione religiosa. Nel grande mantra vedico in onore
della Dea Gayatri, il termine 'Bharg' significa infatti 'luce', e nel Nuovo
Testamento si menziona una Luce che non diversa da quella della
quale si parla nelle scritture dell'India, nel Buddismo, nell'Islam, nel
Jainismo e cos via. Ma un simile avvenimento, verificatosi in pubblico
di fronte a migliaia di persone, rimane eccezionalmente raro anche
volendo consultare gli annali storici di tutte le popolazioni del mondo."
Alcuni dei presenti dichiarano di aver distinto all'interno di quella luce la
forma del 'Vecchio Herakhan Baba' in kurta e topa, Vishnu Datt Shastriji,
che se la vide sfilare a tre metri di distanza, sostiene di avervi
riconosciuto la forma giovane di Shri Babaji, mentre Shri Laxmi
Narayan Mittal di Gwalior dice che la Luce era troppo forte, troppo
abbagliante per poterla fissare a lungo.
Pi tardi quello stesso anno, Mahendra Maharaj scrisse l'Anupam Kripa,
un libro che contiene il resoconto delle apparizioni di Shri Babaji, di cui
lui e altri erano stati testimoni. Nel 1958, Mahendra compose un'altra
raccolta di versi, il Divya Kathamrit, concepito, come molti testi
puranici, nella forma di una discussione fra gli dei, durante la quale,
oltre a precetti spirituali di carattere generale, vengono formulate precise
profezie a proposito della venuta e delle attivit future di Shri Babaji.
Sempre nel 1958, dal momento che trascorreva sempre pi tempo a
Vrindavan, Mahendra Baba convinse i suoi devoti della necessit di
fondare un ashram in citt. Vennero raccolte circa 55.000 rupie, (in
prevalenza fra i devoti di Bombay) e, con quei soldi, si procedette
all'acquisto di un lotto di terreno sul quale venne costruito il primo piano
dell'ashram attuale. Mahendra aveva in mente anche il disegno di un
tempio in marmo bianco da innalzare all'interno dell'ashram, ma non lo
vide realizzato nel corso della sua vita. Fu lui, per, non appena le prime
camere furono completate, a trasportare nell'ashram, dove oggi ancora
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prendono rifugio nel Nome del Signore. Simili devoti risiedono per
sempre nel Mio Cuore." Pi avanti, a proposito delle attivit ed
aspirazioni di coloro che cercano la realizzazione di Dio, scritto:
"Senza conoscenza, il karma [attivit, lavoro] inutile. Senza devozione
e amore, il karma inutile. Il semplice karma porta alla miseria. Karma,
jap e conoscenza assieme portano semplicit e gioia. Un buon carattere e
il distacco sono necessari alla realizzazione del Divino.
"Nel ventre materno, voi fate voto di non attaccarvi a nulla, ma appena
ne
uscite rimanete invischiati nel velo di Maya. Abbandonate gli
attaccamenti! Tutte
le cose di questo mondo compreso il desiderio della liberazione - sono
ostacoli ai
quali vi aggrappate. Se volete la pace divina, lasciate da parte i karma
dell'ignoranza."
LA DIPARTITA Dl MAHENDRA MAHARAJ
Mentre Vishnu Datt Mishra lavorava sullo Shrisadashiv Charitamrit, suo
fratello Giridhari Lala - che aveva a sua volta avuto delle visioni del
'Vecchio Herakhan Baba' - raccolse diversi aneddoti concernenti la Sua
vita e li pubblic in un libro intitolato Bhagwan Shri Heriakhandi Wale
Baba. Sulla base delle loro ricerche e grazie a quanto avevano intuito
durante le loro visioni, sia Mahendra Baba che i fratelli Mishra erano
giunti alla conclusione che il 'Vecchio Herakhan Baba', il Babaji del
quale parlano Yogananda e Yukteswar e l'imminente, profetizzata venuta
di Herakhan Babaji nella sua manifestazione pi recente, altro non erano
che forme diverse della medesima Entit, il Signore Shiva.
Dopo le sue esperienze a Siddhashram, per pi di vent'anni, Mahendra
Maharaj diffuse fra la gente la notizia dell'esistenza di Babaji, un fra
loro i gruppi di devoti e si prese cura degli ashram. Inoltre, allo scopo di
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Baba, dopo aver dato un'occhiata a quel che aveva fatto fino a quel
momento, lo incoraggi a continuare perch 'era un buon progetto'.
Il mattino del nono giorno dopo il loro arrivo, Nantin chiese di essere
portato al tempio di Suria Devi, che sorge a poche miglia da Okhaldunga
in un punto dove la foresta molto fitta. All'ultimo momento, sette altre
persone decisero di accompagnarli, attratti dall'idea di farsi quella che, di
solito, era una piacevole camminata. Arrivarono al tempio nel tardo
pomeriggio e vi trovarono Suria Devi Baba, l'anziano rinunciante che,
fra un pellegrinaggio e l'altro, si prende cura del posto. A causa della sua
presenza o forse per un altro motivo, Nantin non volle passare la notte al
tempio e la comitiva riprese la marcia.
Nella jungla la vegetazione impedisce il passaggio della luce e ben
presto fu troppo buio per proseguire. Quando arrivarono in una radura
nella quale cresceva un grande albero secolare, Nantin Baba si ferm e si
sedette, appoggiando la schiena al tronco. I suoi compagni, che avevano
molta paura degli animali selvatici, si misero subito a raccogliere della
legna per accendere un fuoco in modo da tenerli lontani. Mentre calava
la notte, Nantin Baba disse a Ram Singh di andare a prendere dell'acqua
al ruscello che si sentiva scorrere nelle vicinanze, ma proprio in quel
momento dal folto della foresta giunsero i tonfi e i fruscii di 'qualcosa di
grosso' che si muoveva. Nantin gli racco mand di stare attento alle tigri
e il povero Ram Singh, pi terrorizzato che mai, cerc di svegliare un
amico che si era gi addormentato per avere un compagno in quella
pericolosa missione. Irritato, Nantin Baba gli intim di non disturbare la
gente che riposava e Ram Singh, chiamando a raccolta tutto il suo
coraggio, si inoltr fra gli alberi. Dopo aver percorso una ventina di
metri, venne raggiunto da un altro membro del gruppo, mandato da
Nantin apposta per scortarlo. Assieme, i due uomini attinsero l'acqua e
tornarono sani e salvi al bivacco accanto al fuoco, dove il Baba cucin
del kitchori (una specie di risotto con lenticchie o verdure) per tutti.
Erano nel bel mezzo di una placida digestione quando una tigre balz fra
di loro, spaventandoli a morte. Alcuni impugnarono delle pietre per
scacciarla, ma Nantin Baba, l'unico che aveva mantenuto la calma,
102
visto con una certa frequenza per le strade di Haldwani. Shri Trilok
Singh, titolare di un commercio di prodotti agricoli al l'ingrosso, ebbe
modo di incontrarlo in due occasioni. La prima volta, il giovane
rinunciante entr nel suo ufficio [due stanze affacciate su una piazzetta
del bazar vecchio della citt; n.d.t.] e, dopo esserci rimasto seduto per
qualche minuto, se ne and senza aprir bocca. La seconda, si present
direttamente a casa di Shri Trilok Singh, dov'era in corso una cerimonia
religiosa, e si un al canto dell'Hanuman Chalisa, un inno di lode ad
Hanuman, il Dio dal volto di scimmia famoso per la sua grande
devozione per Sita e Rama, che viene tradizionalmente considerato una
manifestazione di Shiva.
Durante il monsone del 1969 (la stagione delle piogge dura
generalmente da giugno a settembre), Suria Devi Baba il rinunciante che
abitava nel tempio di Suria Devi - contrasse una malattia dalla quale non
sembrava riuscire a riprendersi. Dopo qualche settimana, il giovane
sconosciuto si present al tempio e vi rimase per diversi mesi,
prendendosi amorevolmente cura del vecchio monaco malato. Oltre a
tenere pulito il tempio, a cucinare i suoi pasti e a lavare i suoi vestiti, il
giovane andava nella foresta in cerca di erbe medicinali con le quali, poi,
preparava delle pozioni per il Baba. Suria Devi Baba si riprese e,
convinto di avere a che fare con un 'vagabondo' in cerca di un posto
dove vivere e ricevere istruzione spirituale, decise di prenderlo con s
come discepolo. Dopo qualche mese, il 'discepolo' espresse il desiderio
di andare a Herakhan e l'anziano rinunciante che in seguito raccont di
aver avuto per un attimo il sospetto che in lui ci fosse qualcosa di
'veramente speciale' - gli accord il permesso di partire.
Stando a quel che risulta dalle mie indagini, sembrerebbe che da Suria
Devi il giovane sadhu scese nel villaggio di Kalichora (vicino a
Katghodam, a monte di Haldwani) dove si trattenne per quasi tre mesi,
abitando in un tempio che in passato era stato frequentato dal 'Vecchio
Herakhan Baba' e da molti altri santi. Una notte, vennero dei ladri e
uccisero il vecchio rinunciante che viveva l da molto. Un abitante del
villaggio, temendo per l'incolumit del ragazzo, lo tenne in casa sua e
106
che tutto sarebbe finito bene. Poi gli batt la mano sulla spalla e Pantji
torn 'normale'.
Pantji afferma che, nelle Sue prime settimane di permanenza a Herakhan
Babaji non mangi mai. Beveva grandi quantit di ciai, ma nessuno lo
vedeva alzarsi per andare a urinare e, in accordo alla tradizione
himalayana, fumava molto charas... un'abitudine che mantenne fin
quando sal sul Kailash nel periodo di Novaratri e che, poi, sembr
abbandonare completamente.
Un abitante di Herakhan racconta che nel giugno o luglio di quell'anno
(la gente delle colline adotta un calendario lunare diverso da quello
solare ufficialmente in uso in India e di solito non si cura molto n
dell'uno, n dell'altro) and con Babaji e altri due o tre amici a un tempio
abbandonato sul monte Siddheshwar, che sorge a poche miglia
dall'ashram risalendo il corso del fiume.
Arrivati al tempio di Shiva, lo aprirono e, dopo averlo ripulito, sedettero
a cantare degli inni religiosi, ma a un certo punto uno degli uomini inizi
a lamentarsi per la fame, dicendo che erano trentasei ore che non
mangiava e che non sapeva quanto avrebbe potuto resistere. Subito,
Babaji tir fuori della pannocchie di granturco non si sa bene dove se le
fosse procurate e le arrost sulle braci, distribuendone in abbondanza a
tutti. Visto che ormai era troppo tardi per tornare indietro (il
Siddheshwar ha fama di essere una montagna molto pericolosa), venne
deciso di fermarsi per la notte e, mentre calava la sera, gli uomini
ripresero a cantare nello spiazzo davanti al tempio. Quando si fece buio,
si scaten un violento temporale e, pur sentendo la pioggia che
scrosciava con forza sulla vegetazione circostante, il nostro gruppo
venne raggiunto solo da qualche rado gocciolone. Verso le tre di notte,
Babaji ordin a tutti di andare a dormire, perch l'indomani avrebbero
dovuto rimettersi in cammino di buon'ora, e gli uomini si coricarono
attorno al fuoco, a eccezione di uno, che rimase seduto per fare un po' di
jap. A un certo punto, costui si accorse che Babaji stava riattizzando il
fuoco e, volendo risparmiarGli quel lavoro, chiam un amico per dirgli
di aiutarLo. L'amico stupito, ribatt che non sapeva di che diavolo stesse
111
parlando, dal momento che Babaji era sdraiato vicino a lui e dormiva. I
due si misero in allarme e, dopo qualche minuto di attenta osservazione,
si convinsero che c'erano due Babaji presenti sul posto: uno che
alimentava il fuoco e l'altro che dormiva placidamente avvolto nella Sua
coperta!
Un giorno di giugno, due altri amici incontrarono Babaji in una viuzza
del villaggio e si trattennero a chiacchierare con Lui. Pi tardi, riferendo
a una terza persona di quel colloquio, rimasero sbalorditi nel constatare
che, mentre uno di loro aveva visto Babaji come un vecchio dalla lunga
barba bianca, l'altro era sicuro di aver parlato con un giovane imberbe
che non aveva nemmeno un pelo sul viso.
RAM SINGH INCONTRA BABAJI
Il 10 luglio Ram Singh part da Okhaldunga diretto a un villaggio oltre il
fiume dopo Herakhan per comprare una mucca. Quando arriv a
Herakhan, la gente radunata nel 'ciai shop' gli disse che al tempio c'era
un giovane sadhu che non mangiava e non beveva mai. Incuriosito, Ram
Singh acquist un pacchetto di incenso, scese al tempio e vide che il
sadhu altri non era che il 'suo' Babaji, il ragazzino che si aggirava fra le
montagne della zona da quasi otto anni. Ram Singh si prostr davanti a
Lui e Babaji lo accolse con un sorriso... e un 'chillum'! Dal momento che
la scuola del suo villaggio era stata chiusa, Ram Singh, ora disoccupato,
pot restare con Babaji quasi ininterrottamente per nove mesi,
trattenendosi tre o quattro giorni a Herakhan per poi correre a
Okhaldunga ad occuparsi, per qualche ora, degli affari della famiglia. In
quel periodo, Ram Singh godette di una straordinaria intimit con
Babaji: i due scherzavano assieme, dormivano vicini sulla stessa stuoia
e, anche se Babaji restava sempre il Maestro, con lui si comportava
come se fossero 'grandi amici'.
Un giorno, Babaji condusse un gruppo di persone, fra le quali Ram
Singh, in cima al Siddheshwar e ritorno. Quando furono di nuovo a
112
una religione sola. Molta gente sarebbe venuta da ogni parte del mondo,
dall'America, dalla Germania, dall'Africa... Ram Singh annuiva e diceva:
"S, s... certo, certo...", ma in cuor suo non credeva a quelle sconcertanti
affermazioni.
Babaji parlava raramente e Ram Singh, che era solito trascorrere delle
ore con Lui in assoluto silenzio, racconta che nei Suoi discorsi non vi era
mai stato nulla di 'infantile', neppure quando era arrivato la prima volta
con la forma di un ragazzino dodicenne. Un giorno, rompendo uno di
questi Suoi profondi silenzi, Babaji, sommessamente, disse: "Nel 1984
lascer questo posto." Ram Singh, sorpreso, non fece commenti e, solo
dopo che Babaji ebbe ripetuto quella frase due volte, mormor: "Tu sei il
Maestro e puoi fare quel che meglio desideri." Succedeva spesso che la
gente capisse solo con molto ritardo il reale significato delle parole di
Babaji. Alcuni abitanti del villaggio che avevano iniziato a prendere nota
dei fatti straordinari che si verificavano in presenza di questo giovane
sadhu, notarono che in un paio di occasioni egli aveva distribuito frutta e
vegetali fuori stagione, come usava fare il 'Vecchio Herakhan Baba', e
una sparuta minoranza di persone cominci a prendere seriamente in
considerazione l'ipotesi che Lui fosse proprio la reincarnazione di
Herakhan Baba. Dhan Singh mi ha raccontato di essersi convinto della
Sua identit perch Mahendra Baba aveva detto che sarebbe venuto
'presto' e anche perch questo Baba e il 'Vecchio Herakhan Baba', che lui
aveva avuto modo di vedere da giovane, si assomigliavano moltissimo.
Dhan Singh non ricevette alcuna conferma sotto forma di un 'miracolo' o
di qualche altro evento fuori dalla norma, ma ogni volta che incontrava
Babaji il suo cuore si gonfiava di un'inspiegabile, sconosciuta
commozione.
Cos, pian piano, quasi in sordina, la voce del ritorno di Babaji inizi a
diffondersi.
SULLA CIMA DEL KAILASH
114
rimase con Lui in quel ruolo per quasi tre anni finch sua madre non
implor Babaji di rimandarglielo a casa.
I devoti a Bandikui avevano preparato con grande cura la visita di Shri
Babaji, distribuendo fra l'altro, non solo in citt ma anche in tutto il
distretto un volantino nel quale si preannunciavano grandi distruzioni e
ingenti perdite di vite umane in un futuro non lontano. "Come un
contadino diserba i campi per salvare il raccolto dalla rovina, cos Dio
ripulir dalle erbacce le sue messi di esseri viventi; l'incapacit degli
uomini di vivere una vita basata sui principi di verit, semplicit e amore
sar la causa di una distruzione totale. Il Santo di Herakhan
l'incarnazione di Shiva. Shiva onnipresente nelle Sue molte forme.
Siate benedetti dalla devozione e godete della Sua vista." Il mattino del
primo giorno di Babaji a Bandikui ci fu una grande parata di benvenuto.
In tutta la citt la gente cantava "Om Namah Shivay" annunciando a
gran voce l'arrivo del Maharaj e gridando altri slogan in onore di
Herakhan Baba.
La trionfale processione accompagn Babaji ad una casa situata a circa
due km. dalla citt, dove avrebbe soggiornato durante il periodo della
Sua permanenza, ma nel corso del pomeriggio, le stesse persone che Lo
avevano cos calorosamente accolto iniziarono a porsi delle domande.
Un piccolo incidente innesc una catena di dubbi e di ostilit che
sfociarono in un tumulto. Un rispettato santo della zona si avvicin alla
residenza di Babaji con una sigaretta accesa in mano, ma poich fumare
attorno a Babaji era proibito venne fermato da uno dei devoti. Infuriato,
l'uomo chiese ad alta voce per quale motivo si mostrasse tanto rispetto
ad un santo e non a un altro. Poi si sedette fuori dalla casa e si mise ad
attizzare focolai di discordia fra la gente. Ben presto la folla si divise in
due fazioni e dopo non molto qualcuno cominci a tirare pietre. Babaji
sedeva sulla veranda davanti alla Sua stanza, circondato dai devoti che
erano rimasti con Lui in attesa della sera. Stavano seduti l mentre le
pietre volavano e bench molti avessero paura nessuno venne colpito.
Gli aggressori temevano i poteri che si attribuivano a Babaji e quindi
rimasero fuori dal perimetro del giardino a scagliare i loro proiettili.
125
"Non lo so."
"Quanto tempo ha trascorso con lui?"
"Due o tre mesi."
"Il baba era malato?"
"S . "
"Chi lo ha curato?"
"Non lo so."
"In qualche occasione, lei mai venuto ad Haldwani per prendergli delle
medicine?"
"No."
" mai venuto qualche dottore da Haldwani?"
"S. "
"Come si chiama?"
"Non lo so."
"Dove si trova il suo ambulatorio?"
"Non lo so."
"Se questo dottore fosse chiamato qui, saprebbe riconoscerlo?" "S. "
"Quante volte andato al suo ambulatorio per prendere delle medicine?"
"Non ci sono andato."
"Ha mai sentito nominare Baba Mahendra Nath?"
"S. "
"Lo ha incontrato?"
"No."
"Quando arrivato ad Haldwani?"
"Il 28 agosto."
"E prima di quella data dov'era?"
"A Indrapuri, Delhi."
"Dove a Indrapuri?"
"Con un 'gruppo di satsang' di Herakhan."
"Quando ha avuto inizio questo gruppo?"
"Quest'anno. "
"Chi lo ha iniziato?"
"I bhakta (devoti) di l."
135
"C' ancora qualcuno dei suoi vecchi devoti nella citt di Haldwani?"
"Shri Anand Singh."
"Chi l'amministratore della terra a Kathgaria e da quando?"
"La terra da quarant'anni nelle mani di Shri Govardhan."
"L'associazione venne costituita con il suo permesso?"
"No, venne formata pi tardi."
"Risponde a verit che lei Herakhan Baba?"
"S, sono Herakhan Baba."
"Non un discepolo di Herakhan Baba?"
"No."
"Alcune persone sospettano che lei non sia Herakhan Baba."
"Questo lo credono loro. La gente che pensa che io non sia Herakhan
Baba si sbaglia."
" vero che lei Herakhan Baba?"
"S. "
Babaji firm la Sua deposizione come 'Shri Yoghi Raj 108 Baba
Herakhan", ma sembra che il Sub-Magistrato distrettuale abbia fatto in
modo di omettere dagli atti la sentenza e la sua firma; o almeno, sulla
trascrizione che mi venne tradotta non vi era traccia di entrambi. Vijay
Gupta racconta che la decisione del magistrato fu favorevole a Babaji e
che la corte credette che Lui fosse veramente Herakhan Baba, invitando
coloro che erano di parere contrario a produrre prove in tal senso.
Secondo altri, la corte trov pi comodo evitare qualsiasi
pronunciamento.
Gli oppositori e gli increduli erano ancora molti. Fra le loro fila vi era
Shri Padma Datt Pant, l'editore del Sandesh Sagar, che, commentando
l'esito del processo sull'edizione del 20 settembre 1971, scrisse quanto
segue:
"... Quel giorno l'aula era stracolma e tutti aspettavano che Babaji
facesse qualche miracolo per rimuovere ogni dubbio dalle loro menti.
Invece, non avvenne nulla. Babaji si limit semplicemente a rispondere
alle domande che Gli venivano poste. Nella Sua testimonianza non c'era
nulla di disonesto o di falso.
138
periodo, lasci la stanza che Gli avevano messo a disposizione solo per
il bagno, che faceva assistito da membri
della famiglia. In tre giorni, non mangi nemmeno di che nutrire un
bambino: piccoli pezzi di patata o di frutta e pochi sorsi di latte o di
spremuta, dando l'impressione di farlo pi per benedire il cibo che Gli
veniva offerto che per reale bisogno di sfamarsi. Inoltre, sembrava privo
dei normali stimoli corporali e parlava rarissimamente. A quei tempi, la
gente non aveva l'abitudine di toccarLo o di spalmarGli olii profumati
sulla pelle (come avvenne in seguito), eppure il Suo corpo emanava una
fragranza squisita.
Quando la famiglia Bhasin and in pellegrinaggio a Herakhan in
dicembre, trov Babaji seduto all'interno di una capanna di pietre e
fango che aveva uno spazio di un metro fra la sommit dei muri e il tetto
di frasche e paglia. Sebbene la temperatura fosse alquanto rigida,
soprattutto la notte, Babaji indossava solo una kurta di cotone leggero.
Anche l, non mangiava quasi nulla e non si appartava mai per
soddisfare i suoi bisogni corporali. Per la gran parte del tempo, sedeva in
profonda meditazione nella capanna, sia a occhi chiusi che aperti,
restando in perfetta posizione meditativa, con la schiena ben diritta, per
tutta la notte. Di tanto in tanto, portava i devoti a camminare fra le
montagne o lungo il fiume. Parlava di rado, ma quando lo faceva, le Sue
parole erano piene di significato.
NANTIN BABA RICONOSCE BABAJI
Il 12 gennaio del 1972, Shri Nantin Baba arriv ad Haldwani e disse ai
suoi seguaci che voleva andare al tempio di Surya Devi per incontrare
Babaji in occasione della festivit di Sankranti, il 14 gennaio, quando si
celebra l'inizio del ritorno del sole nell'emisfero settentrionale. Il giorno
dopo, alla vigilia della partenza per Surya Devi, parlando con alcuni
giornalisti del posto, Nantin Baba disse che Herakhan Baba aveva
raccolto in S l'intera Energia Cosmica ed era apparso nel mondo per
142
dare Luce. Ora che molte persone Lo avevano visto, era venuto
finalmente anche il suo turno.
Shri Nantin Baba raggiunse il tempio di Surya Devi diverse ore prima di
Shri Babaji. Quando Babaji entr nel recinto del tempio, era quasi sera, e
tutti i presenti Lo accolsero con alte grida di benvenuto. Babaji pass
accanto a Nantin Baba senza degnarlo di un'occhiata e questi rimase
seduto, dandoGli la schiena mentre giocherellava con dei fiori. I due
baba continuarono quel gioco per parecchio tempo e i loro devoti,
perplessi, non fecero molti tentativi di affrettare l'incontro. Babaji disse
ai Suoi di dar da mangiare all'ospite e Nantin Baba accett il cibo che gli
veniva offerto. Pi tardi quella notte, dopo la cena, Pantaji, l'editore del
Sandesh Sagar, chiese a Nantin Baba quando pensava di recarsi in
presenza di Herakhan Baba, e l'anziano rinunciante rispose: "Mi
piacerebbe farlo, solo che non so dov'."
Pantaji scrisse nel suo giornale che, dopo essere stato condotto per mano
davanti a Babaji, Shri Nantin Baba fece delle offerte ai Suoi piedi e Li
decor con una ghirlanda di fiori. I due santi non si scambiarono
neppure mezza parola, ma tutti ebbero l'impressione che comunicassero
in uno stato di profonda meditazione. Successivamente, rispondendo alla
domanda di una donna, Nantin Baba dichiar di aver visto Babaji come
un uomo molto, molto vecchio. Quelli che gli stavano attorno
scoppiarono a ridere e dissero: "Il vecchio sei tu! Babaji ha l'aspetto di
un ragazzino!" Le cronache narrano che Nantin Baba abbia risposto nel
modo che segue: "Io non sono che un bambino e Babaji un vecchio.
Egli l'Immortale Controllore dell'Universo." Poi aggiunse che nel giro
di qualche anno Babaji avrebbe lasciato il mondo per riapparire nella
forma di un bambino di cinque anni.
RITORNA UNA MALA DEL VECCHIO HERAKHAN BABA
Un giorno, nei primi mesi del 1972, mentre Babaji era di nuovo
nell'ashram di Vrindavan, arriv un uomo molto vecchio con i vestiti
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tutti stracciati. La vedova del Dott. Hem Chand Joshi, Durga Devi, si
trovava sul posto e, appena lo vide, si prostern ai suoi piedi. Era
Gangotri Baba, che, ubbidendo a un'ispirazione, aveva lasciato
l'Himalaya per avere il darshan di Shri Babaji. Qualcuno corse a
chiamare Swami Fakiranand, l'amministratore dell'ashram, il quale
accolse Gangotri Baba con il dovuto rispetto e, dopo avergli offerto un
posto dove sedere, torn nella stanza che usava come ufficio. In quella,
Shri Babaji usc dalla Sua camera e, dopo aver sussurrato a Swamiji che
avevano ricevuto la visita di un grande santo himalayano, gli ordin di
fargli pranam. Swamiji obbed e, sempre su istruzione di Babaji, gli
port un bicchiere di latte e della frutta. Poi Babaji and a sedersi sul suo
trono e quel pomeriggio Lui e Gangotri Baba non si parlarono.
Il mattino seguente, Gangotri Baba torn al tempio. Trascorsi alcuni
minuti, Babaji chiam Swami Fakirananda e disse: "Fatti ridare la mia
mala da Gangotri Baba." Pensando che il giorno precedente Babaji
avesse dato una mala al santo dell'Himalaya, Swamiji gli si avvicin e
disse. "Babaji rivuole la Sua mala." Gangotri Baba sorrise e raccont a
Swamiji la storia della mala che gli era stata consegnata dal 'Vecchio
Herakhan Baba', spiegando che l'aveva portata con s nella sua originale
custodia di cotone e che era pronto ad andare al posto dove dormiva per
prenderla. Informato di questo, Babaji rispose che poteva aspettare fino
al darshan del pomeriggio.
Pi tardi quel pomeriggio, Gangotri Baba fece ritorno all'ashram e disse
che la mala non era stata toccata da quando Herakhan Baba gliela aveva
data nel 1922. "Ora, dopo quasi cinquant'anni, la restituisco a Babaji,
Cui essa appartiene."
Swamiji la port a Shri Babaji, notando che la custodia era sporca e lisa
e che il filo della mala, indebolito dall'usura del tempo, riusciva a
malapena a tenere assieme i semi. Dopo due o tre giorni, Babaji la fece
montare su un nuovo filo, la tenne per un po' e infine la regal a un
devoto.
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gli alberi erano compatibili, la cosa era senz'altro possibile e, come se gli
avesse letto nella mente, Babaji gli pos una mano sul ginocchio
dicendo: "Solo determinati alberi possono venir innestati in un certo
tronco... non funzionerebbe con tutti." E, dopo una pausa, aggiunse: "In
questo mondo, in questo Yuga (Era) possibile trasportare l'elettricit da
un luogo all'altro e persino immagazzinarla. Queste cose accadono nella
stessa maniera."
A Bombay, Babaji venne ospitato nella casa di Manherlal K. Vora, dove
anche Mahendra Maharaj aveva soggiornato quando aveva avuto
bisogno di pace e tranquillit per risolvere i suoi problemi e i suoi dubbi.
I Vora, che avevano ormai accettato Babaji come Herakhan Baba e
Mahavatar, erano ovviamente incuriositi dal loro inusuale ospite, che
aveva ancora l'abitudine di mangiare pochissimo, piccoli morsi di frutta
o di verdura che, messi assieme, in una giornata non avrebbero riempito
nemmeno un cucchiaio da tavola. A dispetto della ridotta assunzione di
cibo, Babaji disponeva di scorte illimitate di energia. Saliva al terzo
piano della loro casa volando sui gradini 'come una scimmia' e, nei dieci
giorni della Sua permanenza, non us mai il gabinetto. Passava molto
tempo seduto in meditazione, parlava raramente, ma emanava pace e
amore. Partecip ai nove giorni di yaghia scanditi dalle cerimonie del
fuoco e dalle letture di testi sacri, e molta gente venne a prendere il Suo
darshan... vecchi devoti di Mahendra Baba, ma anche un numero
considerevole di nuovi devoti.
I LAL INCONTRANO BABAJI IN DUE FORME DIVERSE
Vimla Lal lesse la autobiografia di Yogananda nei primi mesi del 1960 e,
pur restando particolarmente affascinata dalla figura del Mahavatar
Babaji, non si sent di discuterne con il marito, scienziato e medico di
grande successo che dirigeva un laboratorio di patologia a New Delhi ed
era ben conosciuto nei circoli scientifici di India e America, convinta che
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lui avesse una mente forse troppo razionale per aprirsi a racconti di guru
miracolosi e di devozione struggente.
A forza di leggere e rileggere i capitoli che parlavano di Babaji sul libro
di Yogananda, Vimla Lal credette alla Sua esistenza e si convinse che, se
fosse riuscita ad arrivare al Monte Dronaghiri, dove Lahiri Mahasaya
aveva ricevuto l'iniziazione al Kriya Yoga, avrebbe potuto incontrarLo
anche lei. Il problema era: come andarci?
Nel 1966, il Dott. Lal chiese a Vimla se le sarebbe piaciuto fargli
compagnia durante un congresso medico a Nainital e, vedendo balenare
la tanto desiderata occasione, lei rispose che lo avrebbe seguito
volentieri, a patto che, dopo il congresso, lui la accompagnasse a
Ranikhet, la cittadina cinquanta miglia a Nord di Nainital dove il
Mahavatar Babaji aveva attirato Lahiri Mahasaya.
Una volta a Ranikhet, mentre il Dott. Lal giocava a golf, Vimla
trascorreva le sue giornate leggendo le storie di Babaji, pregando e
chiedendo in giro dove fosse il Monte Dronaghiri, cosa che nessuno
sembrava per in grado di dirle. Il momento del ritorno a Delhi si
avvicinava e Vimla cominci ad agitarsi. Per un'intera notte, preg e
pianse, pensando che, dal momento che aveva reso possibile quel
viaggio, Dio dovesse avere per forza qualche piano su di lei... non
poteva essere tanto crudele da farla rientrare a Delhi senza aver visto
Babaji!
Il mattino seguente, tornando in albergo al termine della solita partita a
golf, il Dott. Lal le chiese cosa avesse fatto e lei rispose che aveva letto
tutto il giorno, ma che adesso i suoi occhi erano stanchi: sarebbe stato
cos gentile da leggerle ancora un capitolo. Il Dott. Lal acconsent e
Vimla gli porse il libro di Yogananda aperto sul passo che narrava
l'episodio del palazzo incantato a Dronaghiri. Leggendolo, lui si
incurios e decise che, visto che si trovavano nella zona, valeva la pena
di indagare su quei fenomeni... per verificare se esistessero veramente
dei grandi yoghi immortali. Cos, salirono in macchina e si misero alla
ricerca del Monte Dronaghiri.
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sopra; fatto sta che a un certo punto si ritrovarono dall'altra parte senza
nessuno sforzo cosciente da parte sua.
Quando raggiunsero il tempio, Babaji disse alla signora Lal di fare una
puja, il tradizionale rito di adorazione praticato in India. Ma lei non
aveva con s il necessario e, intuendo il suo imbarazzo, Babaji aggiunse
che aveva saputo del suo arrivo e che tutto era gi pronto. Vimla entr
nel tempio e, disposti su un piatto, vide dei fiori, dell'incenso, un pezzo
di stoffa, un'offerta di cibo e la lampada dell'arati. Malgrado tutto questo,
Vimla esit ancora perch non conosceva l'esatta procedura da seguire
per compie re la puja alla Madre Divina e allora, mettendosi al suo
fianco, Babaji la guid passo dopo passo nel complesso rituale vedico.
Conclusa la puja, uscirono dal tempio, passando sotto a una grossa
campana che la signora Lal, a causa della sua bassa statura, non era in
grado di raggiungere. Poich in India la tradizione vuole che si suoni
sempre una campana entrando e uscendo da un tempio, Vimla pens: "Se
fossi pi alta, riuscirei a suonarla." Contemporaneamente, Babaji disse:
"Ce la puoi fare! Suonala!" La signora Lal allung la mano verso la
campana e cominci a suonarla, rendendosi conto che i suoi piedi non
toccavano pi il pavimento. Dopo qualche secondo, Babaji disse: "Torna
gi adesso; tardi e voi avete molta strada da fare."
Nuovamente a contatto con il terreno, Vimla Lal si prostern per
toccarGli i piedi e chiese: "Baba, quando potr rivederTi?" E Lui
rispose: "Bambina mia, mi vedrai tutte le volte che verrai qui con fede e
devozione."
Il Dott. Lal, che era stato tutto il tempo a scattare fotografie, li raggiunse
e si un alla moglie in un altro, rispettoso inchino, ma... quando
rialzarono la testa, Babaji era sparito. A quel punto, anche il Dott. Lal si
rese conto che quel vecchio sadhu non poteva essere una persona
qualunque e, pur non avendo la certezza di aver incontrato 'l'Immortale
Babaji', non si sent nemmeno di poterlo escludere categoricamente.
Gli anni passarono e, nel 1974, i Lal sentirono dire che un Avatar di
Shiva si era manifestato nella forma di Shri Herakhan Wale Baba, pi
semplicemente noto come Babaji. Il Dott. Lal non prest molta fede a
150
quella notizia finch un amico di Amritsar non gli rifer di aver letto su
un libro sacro una profezia sulla manifestazione di Shiva come Herakhan
Baba: questo Babaji avrebbe potuto benissimo essere lo stesso Babaji
che avevano incontrato a Dronaghiri. Cos, quando appresero che Babaji
si trovava a Mathura, a poco pi di due ore di macchina da Delhi, i Lal
partirono per incontrarLo.
Il Babaji che si trovarono davanti era molto diverso dal vecchio in cui si
erano imbattuti a Dronaghiri. Questo baba dimostrava all'incirca
vent'anni e scoppiava di salute e di forza. Non assomigliava nemmeno
alle tradizionali immagini di Shiva, ma sembrava felice di vederli.
I Lal trascorsero qualche giorno con Babaji a Mathura, poi, dal momento
che l c'era troppa folla e troppa confusione per avvicinarlo con un
minimo di riservatezza e di tranquillit, lo seguirono a Vrindavan. Il
Dott. Lal continuava a sollecitare la moglie a chiedere a Babaji se li
conosceva, ma fu solo al quarto o quinto giorno della loro permanenza a
Vrindavan che i due coniugi ebbero la fortuna di trovarLo circondato
solo da poche persone. Vimla Lal fece pranam e chiese: "Baba, sei mai
stato a Dronaghiri?" "E tu?" rispose Lui. "Non lo sai?" ribatt lei, e Baba
disse: "Certo che lo so." Poi si volt verso il Dott. Lal e chiese: "Quando
ci tornerete?" Vimla, per, insistette: "Baba, quando ci tornerai Tu?" E
Babaji rispose: "Bambina mia, ogni volta che tu verrai con fede e
devozione, io sar l."
Quella risposta prov alla signora Lal che questo Babaji e l'anziano
sadhu della montagna erano la stessa persona, ma suo marito non aveva
sentito le parole del vecchio sulla montagna, e allora, rivolgendosi a lui,
Babaji disse: "Dottore, l'ultima volta che siete andati a Dronaghiri, sono
rimasto con voi tre ore; adesso che siete venuti qui, star con voi per tre
giorni." Quell'affermazione convinse il Dott. Lal, anche perch nessuno
sapeva che fosse un medico. Inoltre, dopo aver fatto un breve calcolo
assieme alla moglie, si rese conto che avevano effettivamente passato tre
ore con il 'vecchio Baba' sul Monte Dronaghiri. Il Dott. Lal tocc i piedi
di Shri Babaji e, da quel momento in poi, finch ebbe vita, fu un Suo
ardente devoto.
151
un Tempo senza inizio). Poi, dopo una pausa, aggiunse che, pur avendo
l'aspetto di un giovane, nessuno poteva immaginare quanto fosse
vecchio. "Non fidatevi delle apparenze."
SHRI SHRI SITARAM DAS ONKARNATHJI INCONTRA BABAJI
Esistono numerosissime testimonianze sulla divinit di Shri Babaji.
Quando i Suoi devoti si radunano in occasione di qualche festivit
religiosa, si scambiano racconti di aneddoti ed esperienze che
comprendono non solo gli inizi della Sua missione, ma anche gli ultimi
istanti della Sua permanenza fisica sulla terra. A dispetto delle 'cortine
fumogene' dietro le quali Egli amava nascondersi, molte persone hanno
colto per un breve attimo qualche aspetto della Sua essenza divina.
Indiani e occidentali, giovani e vecchi, uomini e donne, santi e peccatori
possono tutti testimoniare di aver sperimentato, all'improvviso o in
modo comunque inusuale, la realt di Babaji come Dio.
Nel febbraio del 1981, dopo aver completato uno yaghia di nove giorni a
Bombay, Shri Babaji, accompagnato da un gruppo ristretto di devoti,
part in aereo alla volta di Calcutta per rispondere a un'urgente chiamata
di Shri Sib Narayan Nandi. 'Nandi Baba', cos era chiamato Shri Nandi,
non desiderava soltanto che Shri Babaji benedicesse la sua casa, la sua
famiglia e i devoti di Calcutta, ma anche che desse il Suo darshan a Shri
Shri Sitaram Das Onkarnathji, il guru a cui la sua famiglia era legata da
moltissimi anni. Shri Shri Onkarnathji aveva pi di novant'anni e veniva
considerato un grande santo. Aveva compiuto molti miracoli e contava
decine, forse centinaia di migliaia di devoti, sia indiani che occidentali,
oltre a diversi ashram (fra quarantacinque e sessanta), dislocati nei
principali luoghi sacri dell'India.
Il giorno successivo all'arrivo di Shri Babaji a Calcutta, venne
approntato un grande salone affinch tutti potessero incontrarLo. Shri
Shri Onkarnathji venne portato in spalla da uno dei suoi devoti fino alla
porta del salone e a quel punto tutti i presenti ammutolirono, curiosi di
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154
CAPITOLO 7
Fra quelle persone, vi era una giovane italiana venuta in Oriente alla
ricerca di una guida spirituale. Aveva viaggiato in India e Nepal senza
avere un'idea ben precisa di quel che voleva, ma era attratta
dall'Himalaya e, assieme ad alcuni amici, si era stabilita ad Almora con
l'intenzione di soggiornarvi a lungo. Un giorno, consultando l'I Ching, il
famoso oracolo cinese, a proposito del suo desiderio di trovare un guru,
ottenne una risposta propizia e l'indomani, grazie all'iniziativa di Tara
Devi, incontr Babaji. Quando Tara Devi le aveva detto che Babaji stava
cercando un suo vecchio discepolo, aveva sentito di poter essere quella
persona e, in seguito, Babaji le conferm tale circostanza, aggiungendo
che nella sua vita passata aveva vissuto proprio ad Almora. Babaji la
chiam Gora Devi, uno dei molti nomi della consorte di Shiva.
Gora Devi ha ricostruito il suo primo incontro con Babaji con queste
parole:
"Automaticamente, mi sedetti ai Suoi piedi. Nella mia mente, Gli posi
tutte le domande che mi avevano tormentato in quegli anni e sentii che
ricevevano risposta. Per la prima volta in vita mia, avevo incontrato
qualcuno che aveva interiorizzato la verit e la saggezza. In silenzio, Lo
pregai di farmi partecipe della Sua conoscenza, di aiutarmi a trovare la
Verit. Alla fine, quando mi alzai per salutarLo, una voce interiore
all'improvviso disse: 'Ci rivedremo.'
"Quella notte feci un sogno. Babaji camminava in una foresta buia con
pochi discepoli. In mano aveva un bastone. Emerse dall'oscurit del
bosco avvolto di luce e disse: 'S, sar il tuo guru.' 'Cosa mi insegnerai'
chiesi io, e Lui rispose: 'Ti insegner a lavare bene i piatti.'
"Lavare i piatti un simbolo dei lavori umili. Prima di venire in India,
vivevo in una comune in Italia e a nessuno, me inclusa, piaceva lavare i
piatti. Infatti,
arrivata all'ashram di Babaji, fui costretta a lavare piatti per pi di due
anni."
UN VENDITORE DI T IMPARA UN MESTIERE PI ELEVATO
162
sensazione che Babaji conoscesse esattamente ogni moto del suo cuore.
Giunto in fondo alle scale, Jaimal lo super e Gli tocc i piedi,
decidendo che da quel momento in poi non avrebbe fatto nulla senza
prima ottenere il Suo consenso.
Due o tre giorni pi tardi, mentre erano radunati per il darshan all'interno
della capanna che sorgeva vicino al tempio, Jaimal vide un fascio di luce
abbagliante uscire dall'orecchio destro di Babaji e propagarsi in linea
retta verso occidente. Convinto che
fosse una manifestazione del potere distruttivo di Shiva impegnato a
combattere le forze del male, Jaimal pens: "Baba, perch Ti carichi di
tutti questi problemi? Se dessi a me il Tuo potere, farei il lavoro al posto
Tuo." E, alzatosi, mosse quattro o cinque passi nella sua direzione, ma
Babaji si gir verso di lui e grid: "Perch vieni qui? Vattene a dormire!"
Jaimal visse ininterrottamente nell'ashram di Herakhan, con l'eccezione
di un periodo di quasi un anno a cavallo fra il 1974 e il 1975, e Babaji gli
insegn molte cose utili alla sopravvivenza fra le montagne: quali delle
piante selvatiche erano commestibili e quali medicinali, come piantare
alberi, verdure e cos via. Jaimal abbandon le sue paranoie sulla
possibile appartenenza di Babaji alla CIA e Lo speriment come il
Potere Supremo incarnato in forma umana. Fedele alla parola data,
grazie alla benedizione e agli insegnamenti di Babaji, Jaimal si occup
di tantissime cose a Herakhan, servendo instancabilmente Babaji e i Suoi
ospiti anno dopo anno, dalle prime ore del mattino fino a tarda sera.
UNA STELLA DEL CINEMA INCONTRA BABAJI
Dopo aver incontrato Babaji assieme ai suoi familiari nella casa dei Vora
a Bombay nel 1972, Shila Devi ebbe una serie di frequenti, accese
discussioni a proposito di Shri Babaji con il cognato. Lei era convinta
che Babaji avesse come minimo duemila anni e Shammi la prendeva in
giro dicendo che era un'idea ridicola. Fra la met degli anni '50 e la fine
degli anni '60, Shammi Kapoor era stato uno degli attori pi famosi del
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coma! Per oggi le riprese sono finite! Puoi andare a vedere il tuo
maledetto baba!"
Cos Shammiji corse in macchina alla casa del Colonnello e, quando si
trov davanti Babaji, scopr di essere terribilmente nervoso. Dopo aver
fatto pranam al giovane baba, si ritir nell'angolo pi lontano del salone,
nascondendosi persino dietro una tenda per osservare Babaji attraverso
le lenti telescopiche della sua macchina fotografica. Ogni volta che
metteva a fuoco l'obbiettivo sul viso di Babaji, si vedeva lanciare delle
penetranti occhiate ai raggi X. In una delle foto che Shammiji scatt quel
giorno, sulla fronte di Babaji chiaramente visibile un Om.
UN SACERDOTE DUBBIOSO RICEVE UNA SCOSSA
Din Dayal, noto anche come Mahantji, era il primo sacerdote (mahant)
di un importante tempio dedicato al Dio Hanuman, che sorge al centro di
New Delhi, a pochi passi da Connaught Place. La tradizione vuole che
quel tempio sia vecchio di 2500 anni e che anche Krishna lo abbia
visitato per avere il 'darshan di Hanuman'. Da 32 generazioni e pi di
ottocento anni, un membro della famiglia di Dan Dayal era chiamato ad
occupare la prestigiosa posizione di 'mahant' in seno alla comunit del
tempio.
Nel 1971, la figlia sposata di Mahantji, che viveva a Jaipur, cerc di
convincere il padre a incontrare Babaji, che in quel periodo si trovava di
passaggio nella capitale. Il giorno stabilito, Mahantji fece il bagno rituale
e si vest di tutto punto, pronto a recarsi nella casa dove soggiornava
Babaji, ma l'arrivo di un vecchio amico con l'annuncio che lui e altri
avevano organizzato una cena in suo onore, mand all'aria i suoi piani.
Mahantji prefer andare alla cena e dimentic Babaji.
Tre anni dopo, un conoscente di Mahantji, un pilota dell'aviazione
militare in pensione che rispondeva al nome di Srivastava, inizi a dirgli
con insistenza che doveva incontrare Babaji e alla fine, cedendo alle sue
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"Appena entrata, vidi appesi alle pareti lunghi festoni di foglie ed ebbi
l'impressione di essere trasportata indietro di duemila anni, ai tempi della
venuta del Cristo in Palestina.
"Quando finalmente mi ritrovai faccia a faccia con Babaji, sentii
intensamente la divinit del Suo essere. 'Sono Lisetta' dissi, e Lui rispose
subito: 'Sei Janki Rani.' L'amore di Babaji era molto forte ed ebbi la
sensazione di essere stata attesa.
"Dopo un po', mentre ero seduta, mi si avvicin un indiano che disse:
'Babaji mi ha mandato da te, devi indicarmi il cammino per arrivare a
Dio.' Spontaneamente, risposi: 'Dio amore.' L'uomo torn a riferire a
Babaji, e Lui parve soddisfatto della mia risposta.
"Poi mi venne chiesto di fare un discorso. Per qualche minuto fui in
grado di riflettere su quel che dicevo, ma alla fine non feci che esprimere
pensieri e sentimenti cos come mi passavano per la testa. Dissi a tutti i
presenti che erano fortunati a poter godere della presenza di Babaji ogni
volta che volevano, mentre gli stranieri come me dovevano sobbarcarsi
lunghi viaggi per avere il Suo darshan...
"Per me, il sentiero che conduceva a Babaji fu facile; nessun dubbio
concernente la Sua divinit entr mai nella mia mente. Dal primo istante,
riconobbi Dio in Lui."
UN AMERICANO INCONTRA BABAJI NEL SUO FRUTTETO
Fin da bambino, Michael Reynolds aveva avuto la sensazione che ci
fosse 'qualcuno' che lo proteggeva. Dopo aver conseguito il diploma di
scuola superiore, Michael avvi una piccola fattoria nello stato di
Washington per realizzare il suo sogno di 'vivere dalla terra'. A diciotto o
diciannove anni, lesse Autobiografia di uno Yoghi, di Yogananda e si
apr a un genere completamente diverso di esperienze religiose. La sua
vita sub un cambiamento sostanziale che lo spinse, fra le altre cose, a
diventare vegetariano.
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Quella sera, Michael trov la sua ragazza nella tenda dell'ISKON (il
movimento degli Hare Krishna), intenta a parlare con un altro americano
che sosteneva di essere appena stato con il Babaji descritto da
Yogananda nella sua autobiografia, eventualit che Michael si rifiut
persino di prendere in considerazione, assumendo un atteggiamento
talmente scortese e incredulo da indurre il suo connazionale ad
andarsene. Quella notte, per, non riusc a dormire e, sia pur senza
stabilire una connessione cosciente fra il Babaji di Yogananda e il guru
delle sue visioni, pass lunghe ore sveglio a domandarsi cosa potesse
esserci di vero nei racconti di quell'uomo.
Il terzo giorno, sempre impegnato nel suo digiuno, Michael setacci di
nuovo il gigantesco accampamento, aumentando il raggio d'azione e
l'accuratezza della sua ricerca. La sua ragazza, attirata dalla prospettiva
del trekking in Nepal, stava diventando irrequieta e, verso l'una, Michael
decise che, dopo essere tornato a prenderla alla tenda dell'ISKON,
sarebbero partiti. Era deluso, ma al tempo stesso distaccato. Si sentiva
completamente vuoto.
Si misero in cammino alla volta della stazione ferroviaria, ma, giunti
sulla strada che portava al centro del terreno del mela, Michael ebbe
l'impulso di fare ancora un tentativo, l'ultimo, e la sua ragazza lo
accontent. Andarono avanti fra quel mare di folla, guardando in posti
dove lui era gi stato, quando all'improvviso il fiume di gente si apr e, a
cinque sei metri da loro, videro l'americano che diceva di essere stato
con Babaji. Questa volta Michael prov un'emozione molto intensa e
corse ad abbracciarlo. L'uomo gli disse che sentiva di doverlo portare da
Babaji e che era tornato indietro apposta per trovarlo. Se gli avessero
lasciato il tempo di bagnarsi nel Gange, li avrebbe accompagnati da Lui.
Andarono assieme ad Allahabad, nella casa dove avrebbe soggiornato
Shri Babaji, ma scoprirono che non era ancora arrivato. Michael, il suo
nuovo amico americano e il padrone di casa, l'ex-pilota da guerra S.P.
Srivastava, si misero a parlare nel giardino di fronte alla stanza della
puja, e a un certo punto, in modo del tutto casuale, Srivastava apr una
persiana della finestra. Lanciando un'occhiata all'interno, Michael
173
riconobbe in una fotografia il guru della visione che aveva avuto nel
frutteto. Non potevano esserci dubbi: si trattava della stessa persona,
persino i vestiti erano gli stessi.
Dopo quella scoperta, Michael decise che non si sarebbe pi mosso di l
senza prima incontrare Babaji. Trascorse la notte battendo i denti dal
freddo perch aveva dimenticato il sacco a pelo nella camera della sua
guida americana e, il mattino seguente, con la convinzione di aver
portato a termine la sua missione, ruppe il digiuno, anche se, per vedere
Babaji, fu costretto ad attendere ancora un altro giorno.
Babaji arriv di mattina, entr nel giardino e si diresse subito verso il
grande tendone che era stato allestito per i darshan. Giunto a sei, sette
metri da Michael, si ferm e, sollevando la mano in gesto benedicente,
disse: "You come." (letteralmente: "Tu,
vieni." n.d.t.) Michael, pensando che volesse dirgli: "You have come at
last," (letteralmente: "Finalmente sei venuto." n.d.t.), rispose: "S, Baba,
sono venuto." Poi lo segu all'interno del tendone e si sedette con la
certezza che la sua ricerca fosse conclusa.
A quei tempi, Michael portava i capelli lunghi e ne era piuttosto
orgoglioso. Dopo pochi minuti, Babaji gli fece cenno di avvicinarsi e gli
disse di fare la mundan, ovverosia di rasarsi a zero. Sapendo che gli
ordini del guru vanno eseguiti senza discutere, Michael usc e si fece
rasare, tornando poi sotto il tendone dove, assieme agli altri devoti, cant
inni devozionali e mantra per tutta la notte.
Michael e la sua ragazza restarono con Babaji ad Allahabad per tre o
quattro giorni, poi Babaji disse che potevano andare a Herakhan. Ma
prima loro dovevano recuperare i bagagli a Benares e, siccome in quei
giorni milioni di pellegrini lasciavano Allahabad, autobus e treni erano
stracolmi. Mentre si guardavano attorno in cerca di un qualsiasi mezzo
di trasporto, nella testa di Michael inizi a risuonare, dando il via a un
fenomeno destinato a durare tre giorni, Un concerto di musiche celestiali
nel quale veniva incessantemente ripetuto il mantra Om Namah Shivay.
Il primo tentativo di partire fall e quella notte furono costretti a fare
ritorno alla casa di Srivastava, ma il giorno successivo, mentre
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carta e penna, ma... cosa scrivere? Come ci si doveva rivolgere a uno che
apparentemente era in grado di vedere e sentire tutto, e che veniva
considerato Dio in forma umana? Alla fine, con mano tremante, buttai
gi quattro parole, attanagliata dalla paura di esprimermi in modo
inadeguato e offensivo: non ero una persona religiosa e non avevo la
minima idea sul come parlare a Dio.
"Quando portai a termine la mia fatica, andai a letto contenta di essere
riuscita a fare almeno quello e, dal momento che avevo sonno, mi
addormentai quasi subito. Poi mi svegliai di soprassalto con la netta
sensazione di non essere pi sola. Pensai immediatamente a Babaji, a
tutte quelle storie di visioni... e venni presa dal panico. A spaventarmi
non era tanto la possibilit che Babaji mi apparisse, quanto la prospettiva
che questo accadesse sul serio. Se lui fosse apparso, avrebbe significato
che stavo avendo le allucinazioni e che probabilmente ero impazzita. Mi
si rizzarono i capelli e cominciai a battere i denti. Ero sull'orlo del terrore
totale. Mi tirai le coperte sopra la testa e cercai di pensare a qualcosa di
razionale da fare, quando improvvisamente mi riaddormentai, come se
qualcuno avesse aperto una porta che dava su un altro mondo. Ero
cosciente di dormire e di aver ricominciato a sognare. Nel sogno, Babaji
era in piedi nella mia stanza, ma io ero calma e potevo guardarlo senza
provare alcuna paura. Lui venne a sedersi sul letto e mi fiss a lungo
negli occhi, come per sapere esattamente cosa mi succedeva dentro. Il
fatto che fosse solo un sogno mi tranquillizzava, quindi non entrai in
agitazione.
"Caddi in un sonno pi profondo, poi mi svegliai di nuovo. Era ancora
notte o molto presto la mattina. La luce era debole, consentiva appena di
distinguere il profilo del paesaggio che mi circondava. Alla mia sinistra
ardeva un fuoco. Potevo sentire l'odore del fumo e il crepitio delle
fiamme. Pi che vedere, percepivo la presenza di altre persone sedute
attorno al fuoco. Dal lato opposto, mi giungeva un suono di acqua che
scorreva e, in lontananza, scorsi il baluginio di un riflesso. Avevo
l'impressione di trovarmi su una roccia ai piedi della quale scorreva
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Herakhan. Feci fatica a credere che sulla terra potesse esistere un luogo
cos paradisiaco e ebbi immediatamente il desiderio di restarci per
sempre, solo a godere del fatto di essere viva e a trascorrervi in pace il
resto dei miei giorni.
"Mentre salivamo i 108 gradini che conducono all'ashram, fummo
raggiunti da un indiano che ci disse di sbrigarci perch Babaji voleva
vederci subito. Al pensiero di rivederlo, io sperimentai un po' della mia
antica paura, ma non ebbi il tempo materiale di preoccuparmene pi che
tanto. Contagiata dalla fretta dell'uomo, non mi rest che mollare i
bagagli e corrergli dietro. Fummo fatti entrare in una stanza piena di
gente in mezzo alla quale c'era Babaji. L'indiano che ci aveva
accompagnati ci sospinse gentilmente in avanti, facendoci cenno di
salutare Shri Babaji con il tradizionale inchino. Eseguimmo l'operazione
uno dopo l'altro, e Babaji diede a ciascuno di noi delle caramelle,
dicendoci di considerare l'ashram la nostra casa. Il tutto era durato meno
di un minuto...
"Circa mezz'ora dopo, quando avevamo gi disfatto i bagagli ed eravamo
tornati a sederci sui gradini fuori dalla stanza del nostro ospite, venni
folgorata da una scoperta: conoscevo quel posto. Era lo stesso che avevo
visto 'svegliandomi' nel bel mezzo del mio strano sogno. Anche se il
fuoco era spento e non c'era nessuno, fui in grado di localizzare il punto
esatto in cui mi trovavo quella notte. Nei giorni successivi, ricevetti poi
un'ulteriore conferma della realt dei miei sogni, perch quello il posto
in cui, ogni mattina prima dell'alba, Babaji celebra la cerimonia del
fuoco...
"... Ancora oggi, non sento di poter veramente spiegare cosa mi abbia
spinto a intraprendere quella straordinaria serie di viaggi e neppure di
aver compreso il reale significato delle cose che mi sono accadute
durante quel periodo. Era come se, fin dal giorno in cui vidi la prima
foto di Babaji, una parte di me di cui sino a quel momento avevo
ignorato l'esistenza avesse assunto il controllo della situazione
prendendo decisioni al posto mio.
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"Che questo sia accaduto non mi spaventa pi. Adesso ho piena fiducia
nella mia sanit di mente e continuo a sentire la presenza di Shri Babaji.
Sono ancora lontana dalla comprensione di Dio... ma posso descriverlo,
e per me Shri Babaji rappresenta Dio. Attraverso di lui, ho imparato
qualcosa sull'amore illimitato, sperimentando stati di pace e di felicit
che prima avrei creduto impossibile raggiungere. Ho imparato a
conoscermi meglio, a piacermi di pi e a farmi piacere di pi gli altri,
avvicinandomi al significato dell'unione con il tutto.
"Per tutto questo, io sono riconoscente e questo tutto quello che posso
dire.
"Bhole Baba ki Jai!" (Vittoria al Semplice Padre! )
Alcuni Lila di Babaji
CAPITOLO 8
Lila un termine che, in sanscrito e in hindi, indica l'attivit o il 'gioco'
del Divino nel corso delle Sue manifestazioni in forma fisica all'interno
dell'universo creato. Viene di solito usato per descrivere gli straordinari,
umanamente inesplicabili comportamenti di Dio, ma non soltanto quelli;
dopotutto, la stessa apparizione di Dio in forma umana in seno alla
Creazione da considerarsi, in s e per s, un lila.
LA SORPRESA DI SHAMMI KAPOOR.
Shammi Kapoor, il noto attore cinematografico, aveva avuto, al suo
primo incontro con Babaji, un'esperienza decisamente forte e inusuale,
ma, orgogliosamente fiero della sua razionalit, non si sent subito
disposto ad 'abbandonarsi' alla Sua guida. Sua moglie e i suoi figli
avrebbero voluto invitare Babaji a visitare la loro casa e Shammiji su
questo non aveva niente da obiettare. Ma la tradizione esigeva che
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Un giorno, mentre Babaji scorreva la posta arrivata per Lui e gli altri
residenti dell'ashram, sollev una lettera e, mostrandola a Sheila Devi,
chiese: "Questa per chi ?" Sheila riconobbe la scrittura di sua madre e
rispose che era per lei. Con espressione intenta, Babaji si rigir
lentamente la busta fra le mani, poi, senza aprirla, gliela diede e pass a
quella successiva. Sheila si port la lettera in camera per leggerla con
calma prima di coricarsi per il sonnellino pomeridiano. La lettera era
scritta in lingua Gujrati e in quel periodo Sheila era l'unica persona
presente all'ashram in grado di capirla.
Pi tardi nel pomeriggio, quando incontr di nuovo Babaji, Lui si mise
subito a parlare di quella lettera, dimostrando di conoscerne il contenuto
fin nei minimi dettagli, e, di fronte alla sorpresa di Sheila, disse che era
in grado di farlo ogni volta che voleva. Dopo essere tornata a Bombay,
Sheila lesse un libro su Shri Aurobindo nel quale si diceva che anche il
grande santo di Pondicherry usava spesso quel potere.
Gora Devi, una devota italiana, in grado di fornire molte testimonianze
in tal senso poich per molti anni stata la persona incaricata di sbrigare
la corrispondenza di Babaji con l'estero. Quando Babaji le consegnava le
lettere che Gli mandavano gli stranieri, lei se le portava in camera e le
leggeva, scrivendo poche parole di nota su ogni busta per ricordarsi la
natura della richiesta in esse contenuta. Successivamente, tornava da
Babaji e Gli leggeva queste note, aspettando il Suo consiglio sul modo di
formulare le varie risposte. Di solito, questa operazione aveva luogo
durante il darshan, e non di rado Shri Babaji le faceva notare come lei,
nelle sue note, avesse trascurato dei passaggi importanti di una certa
lettera, citandole parola per parola le frasi che Gli sembravano pi degne
di interesse.
A circa un anno di distanza dal suo primo incontro con Shri Babaji,
Vimla Lal sogn che Babaji veniva a trovarla nella sua casa di New
Delhi. Nel sogno, particolarmente chiaro e nitido, Babaji si affacciava
alla porta del salotto nel quale Vimla era seduta e le chiedeva dell'acqua.
Consapevole del fatto che Babaji beveva solo da bicchieri di acciaio
inossidabile puliti con le ceneri del fuoco sacro, Vimla si alz dal divano
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e and a cercarne uno in cucina. Quando si rese conto che non ne aveva,
prese una tazza di porcellana e, sempre nel sogno, si chiese con cosa
avrebbe potuto lavarla. Alla fine, in mancanza di meglio, us un
detersivo in polvere e, dopo aver riempito la tazza con acqua di
rubinetto, torn nel salotto. Babaji diede un'occhiata alla tazza e, pur
facendo una smorfia di dispiacere, bevve. Il sogno era stato talmente
realistico che Vimla ne parl con il marito (ma solo con lui) e, dopo
averne discusso per qualche minuto, i due coniugi uscirono a comprare
un intero servizio di bicchieri in acciaio, in modo da essere pronti a
ricevere Babaji il giorno che Questi fosse venuto ospite nella loro casa.
Una settimana pi tardi, i Lal andarono a Herakhan e, quando si
avvicinarono a Shri Babaji per farGli pranam, lui guard il Dott. Lal e,
'arrabbiandosi', disse: "Che razza di donna mai questa se non
nemmeno capace di offrire un bicchiere d'acqua al suo guru?"
Ci sono molti devoti che possono riferire i commenti di Babaji sui sogni
nei quali Lui era in qualche modo coinvolto. Interrogato in proposito,
Babaji disse frequentemente che i sogni erano doni di Dio.
TRASFORMAZIONI FISICHE
Babaji era in grado di cambiare forma fisica a Suo piacimento. Vi sono
parecchie persone che hanno visto il Suo volto trasformarsi... in quello
del Cristo, di divinit indiane o di altri noti santi... nel giro di pochi
minuti mentre sedevano ai Suoi piedi.
Durante le festivit natalizie del 1983, un devoto italiano scatt, nell'arco
di cinque minuti, quattro fotografie di Babaji in piedi accanto a quattro
uomini diversi, di altezza variabile fra il metro e sessantotto e il metro e
ottanta. In ogni fotografia, Babaji sembra alto esattamente come la
persona che Gli era vicina.
Alcuni anni prima, all'ashram era arrivato un medico americano alto un
metro e novantasette e tutti rimasero impressionati dalla sua statura. Un
giorno, Major Bhupindra Sharma e un altro devoto si misero a cercare
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se fino a quel momento ero stato convinto che Lui avesse voluto
semplicemente mettere alla prova la mia robustezza premendomi la
schiena con un piede.
BABAJI GUARISCE UNA DONNA
Esistono numerose testimonianze delle guarigioni inusuali, se non
addirittura miracolose, operate da Babaji. Bhupindra Sharma, un
capitano dell'esercito indiano che all'epoca dei fatti aveva una quarantina
d'anni, mi ha raccontato questo lila connesso alla malattia di sua moglie.
"Sono nato in una famiglia di forti tradizioni religiose. I miei genitori
praticavano quotidianamente gli antichi rituali vedici, cantavano inni
devozionali e avevano l'abitudine di offrire ospitalit a tutti i monaci
erranti che si avvicinavano alla nostra casa. Per quel che mi riguarda, ho
sempre creduto nell'esistenza di Dio, ma in forma astratta... finch, nel
1976, mia moglie non si ammal." In quell'anno, Shakuntala, la moglie
di Bhupindra, si sottopose a un'operazione di rimozione della cistifellea.
Sebbene i medici e il chirurgo fossero fra i migliori di Delhi, insorsero
complicazioni e, nell'arco di soli venti giorni, Shakuntala si trov a
lottare con la morte.
"Mia madre e mia zia, grandi devote di Babaji, ci avevano parlato spesso
di Lui, ma senza riuscire a incrinare il mio scetticismo. Quando le
condizioni di mia moglie si aggravarono, le due donne cominciarono a
pregare con tanta intensit che, a un certo punto, Babaji invit mia
madre a recarsi da Lui a Herakhan. Lei vi rimase a lungo, ma la salute di
mia moglie non accennava a migliorare.
"Alla fine, si rese necessario operare di nuovo. L'intervento dur quattro
ore e mezzo... Il suo ventre era pieno di pus perch, nel frattempo, era
sopraggiunta una peritonite. Come se questo non bastasse, mia moglie
soffriva di itterizia, aveva la febbre molta alta e dimagriva a vista
d'occhio. Gli antibiotici non avevano effetto, e ben presto i medici
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"In seguito, la prima volta che tornai a Herakhan, Gli chiesi se era stato
in ospedale da mia moglie e Babaji, pur senza negare il fatto, rispose:
'Perch non lo domandi a Swamiji? Forse c' andato lui.'
"Circa un anno dopo... nel corso di una conversazione con un altro
devoto, Babaji ammise di essersi recato a far visita a mia moglie ." A un
mese di distanza dall'apparizione di Babaji nella sua camera d'ospedale,
Shakuntala era completamente ristabilita.
Hukam Singh che nella vita di tutti i giorni era un fotografo di fama
internazionale - si trattenne per un paio di minuti, poi non resse pi e, a
mani giunte, implor Babaji di fare qualcosa.
Apparentemente rabbonito, Babaji ordin a John di andare al negozio di
Chandan Singh a prendere del ghi (burro depurato), aggiungendo che se
lo avesse usato per frizionare la testa di Prem Baba, tutto sarebbe andato
bene. Il giovane canadese part come un razzo, attraversando e
riattraversando il letto del fiume in meno di dieci minuti, ma quando
torn con il ghi Babaji se n'era gi andato.
Nel frattempo, Prem Baba aveva cominciato a perdere i fluidi vitali e un
liquido biancastro gli scendeva dalla bocca, dal naso, dalle orecchie e
dagli occhi. Ci nonostante, John fece quello che Babaji aveva detto e,
dopo circa cinque minuti di frenetici frizionamenti a base di ghi, il
vecchio sadhu si rizz a sedere di scatto, dicendo che voleva un chillum
(una speciale pipa di terracotta). Hurak Singh, l'inglese che gestiva il
ristorante, press una mistura di tabacco e charas nel chillum e, dopo
averlo acceso, glielo pass.
Dopo aver aspirato una lunga boccata, Prem Baba parve riprendersi e
cominci a ricoprire di insulti il sempre pi sbigottito John. "Ma come?"
gridava furibondo, "ero finalmente 'libero', la mia anima era fuori dal
corpo e osservava la scena senza il minimo coinvolgimento; mi sentivo
leggero, felice, in pace col mondo intero... ma poi arrivato Babaji e, a
causa dei tuoi piagnistei, mi ha costretto a tornare nel corpo! Stupido
imbecille, perch ti sei intromesso?!" Al culmine della collera, l'anziano
rinunciante colp John con un pugno e, trascinato dallo slancio si
rovesci a terra.
Prem Baba dorm per tre giorni di fila, svegliandosi solo per bere un po'
di latte ogni tanto, poi, la mattina del quarto giorno, si alz e riprese a
lavorare.
BABAJI MANDA UN REGALO A OKLAHOMA
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ACQUA MIRACOLOSA
Nell'ottobre del 1981, durante uno yatra (pellegrinaggio spirituale) Shri
Babaji condusse un gruppo di devoti a Benares (la Kashi delle antiche
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che, come il Cristo, era Uno con Dio gi al tempo della Creazione, e
molte dichiarazioni di Babaji sembrano sostenere quest'ultima tesi.
In ogni caso, quali che siano le Sue origini, in entrambe le
manifestazioni delle quali abbiamo riscontri storici (quella degli anni '70
e '80 e quella precedente, avvenuta fra il 1890 e 1922 come Herakhan
Baba), Shri Babaji ha evidenziato ed esemplificato le tradizionali
caratteristiche del guru. Egli un maestro di altissima conoscenza e
saggezza, che ha sempre insegnato gli stessi grandi principi di verit, ma
adattandoli ai tempi in cui viveva e al livello delle persone che aveva
davanti momento per momento, in perfetta sintonia con le loro
realizzazioni, bisogni e aspirazioni. Nel far questo, Babaji ha dimostrato
di possedere straordinari poteri spirituali e, come la figura del guru
nella pi pura tradizione indiana, non ha mai cercato di attirare su di S
l'attenzione della gente. Giungere ai Suoi ashram e in Sua presenza era
sempre difficile e se qualcuno veniva senza fede... per deridere, mettere
alla prova o vedere cosa c'era da guadagnare... Lui si nascondeva,
recitando la parte del giovane montanaro illetterato con tanta abilit da
far s che molti se ne andassero convinti che fosse proprio cos.
Nel 1976, da Babaji arriv un'americana piena di dubbi e di sospetti su
di Lui e su tutta la storia che Gli ruotava attorno. A un certo punto, agli
inizi di quella che sarebbe stata una permanenza di otto mesi, Babaji le
disse:
"Se vieni con il dubbio, ti dar ogni ragione per dubitare. Se vieni con il
sospetto, ti dar ogni ragione per essere sospettosa. Ma se vieni in cerca
di amore,
ti mostrer pi amore di quanto tu abbia mai conosciuto'."
A coloro che venivano per arrendersi, Babaji dava tutto.
Babaji insegnava continuamente. La Sua stessa vita 'mortale' fu un
insegnamento, poich Lui viveva quello che insegnava. Durante i primi
anni della Sua missione, parlava molto di rado. A volte capitava che, in
un'intera giornata, dicesse al massimo quattro o cinque frasi essenziali,
ma in seguito, pur tenendo pochissimi discorsi pubblici, inizi a
conversare con piccoli gruppi di devoti in modo quasi normale. La
207
maestro di vita per tutti coloro che giunsero alla Sua presenza.
All'interno dell'antichissima tradizione spirituale dell'India, faceva notare
Babaji, "senza Guru, non c' Conoscenza." Le persone che vanno da un
maestro in cerca di conoscenza devono essere pronte ad abbandonarsi
totalmente al Guru, allo stesso modo in cui uno si deve abbandonare
totalmente a Dio per realizzare il S Superiore. proprio la necessit di
tale resa interiore e la completa fiducia nel guru che essa richiede, a
rendere estremamente delicato e importante, per entrambe le parti in
causa, lo stabilirsi di una corretta relazione guru discepolo. Nelle
letteratura induista e buddista... ma, a dir il vero, nella letteratura di tutte
le religioni... esistono molte storie che narrano delle enormi difficolt
superate dai discepoli impegnati in questo processo di abbandono
interiore. Una delle pi conosciute , senza dubbio, la vita del grande
santo tibetano Milarepa: un impressionante esempio di devozione e di
servizio al Guru.
Il resoconto di una conversazione svoltasi fra Shri Babaji e un ardente
devoto occidentale illustra con molta chiarezza alcuni degli elementi che
caratterizzano la tradizionale relazione guru discepolo alla quale, in certi
casi, Babaji si conformava. Il devoto in questione, che aveva l'incarico di
celebrare gli antichi rituali vedici nel tempio principale di Herakhan,
avvicin Babaji per chiedergli se, mentre era in patria avrebbe potuto
presentare una domanda per un visto a lungo termine all'ambasciata
indiana, infatti il giovane aveva intenzione di vendere tutte le sue
propriet e di donare il ricavato a Babaji. Inoltre, poich di recente un
altro devoto di Babaji si era offerto di iniziarlo allo yoga, voleva sapere
se avrebbe fatto bene ad accettare tale iniziazione.
Babaji rispose che era liberissimo di ricevere l'iniziazione, ma che poi
sarebbe dovuto tornare al suo paese e restarci.
"Vieni mandato via" spieg in tono dolce e al tempo stesso
inflessibile,
"perch hai perso la fede. Se tu fossi un vero devoto, avresti una fede
incrollabile e
211
una mente stabile. Come pensi che un uomo che non nemmeno uno
yoghi possa
iniziarti allo yoga? Questo non mi piace.
"Assegnandoti la cura del tempio, ti ho accettato come devoto e ai
devoti io
do lo Abhaya Dhan... la benedizione della Mia protezione, grazie alla
quale tu sarai sempre al sicuro e che dovrebbe renderti senza paura. Io
sono personalmente
responsabile di te e della tua liberazione! Se avrai bisogno di
un'iniziazione, te la dar. Perch dubiti e cerchi altrove?"
L'occidentale ammise di essere stato motivato dall'avidit spirituale e
Babaji continu :
"Temi forse di non ricevere abbastanza da me? La tua fede deve
diventare immensa, come il Monte Meru. Se anche il Sole e la Luna
deviassero dal loro corso celeste, la fede del devoto non deve vacillare. Il
vero devoto deve essere pronto a dare la vita per Dio e dovr avere fede
fino al suo ultimo respiro. Non lasciarti turbare dalle false dottrine! Tu
sei costantemente sotto la Mia protezione." Sebbene a volte i devoti
pensassero di essere capitati 'nelle grinfie' di un insegnante molto duro,
Babaji aveva la mano leggera, anche se abitudini mentali e
condizionamenti esterni non si modificano da un giorno all'altro, e le
situazioni necessarie a rompere gli schemi acquisiti erano spesso
dolorose sul piano emotivo e molto impegnative su quello fisico. In
un'occasione, Babaji disse:
"Il sentiero che conduce alla realizzazione di Dio molto difficile da
percorrere. Sono pochi quelli che lo seguiranno fino in fondo. difficile
come camminare sulla lama di un rasoio. La grazia del guru tutto.
Senza guru, non vi conoscenza."
E come Guru Supremo, in un'altra circostanza, Egli parl cos: "Sono
venuto per liberare tutti. Sono venuto per dare Luce."
212
scottatura e spieg al discepolo che era stato appena liberato da una fine
dolorosa. Grazie all'intercessione di Babaji, quella piccola bruciatura
aveva compensato i suoi debiti karmici.
Terra hanno effetti molto concreti sullo svolgersi degli eventi quotidiani
e sulla direzione che prenderanno quelli futuri. Babaji ha ripetuto pi
volte in modo estremamente chiaro che i nostri pensieri e le nostre azioni
si riflettono sull'intero universo. In un'occasione disse: "In questo
momento, a essere in pericolo non soltanto l'umanit, ma anche tutti gli
esseri senzienti e insenzienti dell'universo." Pensieri e azioni hanno
effetti che vanno ben al di l delle limitate sfere di influenza dei nostri
corpi fisici.
Consapevoli dell'importanza della mente, le genti dell'india hanno
studiato per millenni (almeno da prima dell'invasione ariana, che si
ritiene anteriore al 2000 a.c.) modi e tecniche per arrivare a controllarla.
In una maniera o nell'altra, ogni essere umano deve imparare a
disciplinare, concentrare e controllare la mente. Una mente frammentata
e confusa non sar mai in grado di compiere progressi di alcun genere.
Lo scienziato di genio concentra la mente sulla sua ricerca, il grande
musicista sulla sua musica: chi vuole 'realizzare Dio' deve possedere la
stessa determinazione di pensiero. Babaji diceva: "Tutto viene dalla
mente ed creato dalla mente. Il controllo della mente la pratica
essenziale."
Pi e pi volte, in molti modi diversi, Babaji ci ha ricordato la
fondamentale impermanenza del creato. Tutte le cose create sono
soggette a un costante processo di trasformazione. L'unica realt
permanente il Divino.
"Il mondo transitorio, il nome di Dio la vera realt. In questo mondo
tutto deperibile, transitorio' impermanente...
"Il fatto che il mondo intero transitorio: perch lasciate che nelle
vostre menti alberghi la confusione? Dovete avere un solo obiettivo, un
solo scopo... servire tutte le creature viventi dell'universo."
E lo scopo pu essere solo uno perch Dio la realt immanente a tutte
le cose. Tutta la Creazione costruita con i mattoni dell'Energia Divina.
Possiamo dire che Dio , letteralmente, la sostanza di tutto ci che esiste.
Coloro che adorano il Divino dovrebbero adorarLo e rispettarLo in tutte
227
230
Nel corso della Sua missione, Babaji si fatto carico dei problemi di
molta gente. Alcuni ricevevano immediati benefici semplicemente
parlandoGli, ma Lui era sempre pronto a tirar fuori dai guai una persona
con doni, consigli o incaricando un altro devoto di vedere cosa poteva
essere fatto per aiutarla. La Sua disponibilit nei confronti del prossimo
sembrava illimitata.
Una volta, Babaji disse: "Non voglio che parliate di Verit, Semplicit e
Amore; voglio che la viviate." Egli stesso, invece di affrontare
direttamente il tema dell'amore, preferiva parlare dei modi di esprimerlo,
usando spesso termini diversi da 'amore'. In una sera di ottobre del 1983,
durante la Sua ultima visita all'ashram che sorge nei pressi del villaggio
di Manda nel Gujarat meridionale, Shri Babaji fece un discorso
incentrato sull'umanitarismo.
"Auguro a tutti, in questo paese e nel mondo intero, ogni bene possibile.
Oggigiorno l'umanitarismo morto e gli esseri umani sono diventati
come animali. Io voglio far rinascere l'umanitarismo nell'animo degli
uomini. A causa della mancanza di umanit, oggi le persone vivono nella
tensione e nella paura. Io voglio che tutti siano liberi da questo stato.
"I saggi del tempi antichi avevano concepito un mantra che suonava
cos:
'Sarve Bhavantu Sukhina
Sarve Santu Niraamayaa
Sarve Bhadraani Pashyantu
Maa Kashahid Dhukhbag Bhavet.'
(Possano tutte le creature essere felici
Possano tutte le creature essere libere alla malattia
Possano tutte le creature realizzare il buono
Possano tutte le creature essere libere dalla miseria.)
"Ma in tutte le epoche storiche, con la scusa di portare pace e felicit,
sono state combattute soltanto guerre... come quelle del Ramayana e del
233
del Samaj nell'aprile del 1983, Shri Babaji sugger a Vishnu Dutt
Shastriji queste parole:
"Lo scopo fondamentale del Samaj servire l'umanit. Il servizio
all'umanit il pi grande servizio che si possa offrire a Dio. Il nostro
motto : 'il lavoro adorazione'. Il dovere di coloro che fanno parte del
Samaj aiutare chi nel bisogno indicando il cammino, inspirando le
persone a vincere la letargia che causa dell'inazione nel mondo,
ispirandole a lavorare. Per questo, io voglio prima sradicare la pigrizia
che in voi. In questo Yuga, l'unico modo di ottenere delle
siddhi [poteri spirituali] e di diventare veramente forti il Karma,
l'Azione...
"Tutte le volte che nel mondo sono stati ottenuti dei progressi, stato
grazie al duro lavoro degli uomini che vivevano in quella particolare
epoca. Il nostro
compito, oggi, deve essere quello di andare dappertutto, di casa in
casa, per
diffondere la giustizia e portare ogni individuo sul sentiero del karma,
dando istruzioni ed essendo noi stessi di esempio. Potremo prosperare
solo attraverso
l'azione. Dobbiamo lavorare fino all'ultimo respiro."
Per dare una guida al Heriakhandi Samaj, Babaji pose all'attenzione
generale la figura e l'esempio di Shri Trilok Singh, un residente di
Haldwani che ricopre la carica di presidente del Samaj dall'anno della
sua fondazione nel 1979. Babaji chiamava Trilok Singh, Muniraj, Re dei
Saggi, e disse a molti dei devoti occidentali che lui era il loro guru. In
occasioni differenti e in un arco di tempo di parecchi anni, Babaji rivel
che Muniraj una manifestazione di Dio nella forma di Dattatreya,
Grande Maestro del Sanatan Dharma, che nella mitologia indiana viene
raffigurato come la sintesi della trinit Brahma, Vishnu, Shiva. Una
volta, parlando a un gruppo ristretto di persone, Babaji disse: "Il lavoro
di Muniraj comincer quando Io me ne andr."
244
"Sono contrario alla non-violenza che rende gli esseri umani dei
vigliacchi. Combattete per la verit! "
In questa epoca (Kali Yuga), quando indifferenza e disumanit sono cos
diffuse fra la gente, Shri Babaji era contrario all'idea di porgere l'altra
guancia a coloro che aggrediscono e sfruttano i loro confratelli. Lui
stesso non era contrario a usare la mano o il bastone sui devoti che non
volevano sentir ragione e non rispondevano alla gentilezza, e non
avrebbe saputo che farsene dei codardi o di quelli che accettano di essere
maltrattati per poi alzare alte grida per lamentarsi dell'ingiustizia di cui
sono vittime.
"La teoria della non violenza ha rovinato le menti delle persone e la ha
private del coraggio. Io sono per la lotta... bisogna lottare contro il male
e il crimine in ogni parte del mondo! Essi non possono pi venir
tollerati!"
"Voglio estirpare la non violenza che attualmente prevale nel mondo,
perch essa causa di apatia e pigrizia. Questa non violenza ha fatto
diventare il sangue degli uomini come acqua. Questa attitudine verso la
non-violenza riduce le capacit di discriminazione fra bene e male. Tutti
dovrebbero condurre una vita basata sull'ardimento e sul coraggio. Un
uomo senza coraggio come se fosse morto. Una vita priva di coraggio
non vita.
"Oggigiorno nel mondo vengono commesse molte atrocit. Nessuno ha
avuto il coraggio di opporsi e invece dovrebbero farlo tutti. Dovete avere
una
determinazione incrollabile ed essere coerenti al vostri principi di verit.
Siate costanti nell'agire e coltivate il senso del dovere."
Imparare ad opporsi alla disumanit e al male pu anche diventare un
importante processo di crescita per coloro che servono la giustizia. Non
sempre facile capire quando opporsi, quando resistere e quali mezzi
usare in una certa situazione. Il coraggio uno se lo costruisce proprio nei
momenti difficili, imparando a cercare e accettare il sostegno del Divino.
Per capire quando e come agire necessario mettersi costantemente alla
247
possano bere assieme dalla stessa fonte." Per coloro che sono
sinceramente non violenti nel pensiero e nell'azione, una volta disse: "Il
concetto di violenza dovrebbe essere compreso cos: coloro che non
sono violenti non dovrebbero partecipare in alcun modo alla violenza."
Per coloro che invece non hanno il coraggio o la forza per rimanere
completamente al di fuori della violenza, il messaggio invece questo:
"Io sono contrario alla non violenza che fa degli uomini dei vigliacchi.
Combattete per la verit! Per affrontare la vita, necessario avere, ogni
giorno, un grande coraggio."
DOVETE ASPIRARE ALL'ARMONIA IN TUTTO QUELLO CHE
FATE
Insegnando e vivendo nella consapevolezza che l'intero universo altro
non che un'unica manifestazione integrata dell'Energia Divina, Shri
Babaji sapeva che la Creazione deve ( richiesto dalle leggi universali)
operare in modo armonioso. Ogni volta che un elemento, anche
piccolissimo, della Creazione entra in disarmonia con la perfezione del
'ruolo' per lui concepito all'interno dello schema generale, l'intero
universo ne viene disturbato. Pensieri, azioni e avvenimenti naturali
hanno effetti vibrazionali che vanno ben al di l del luogo fisico nel
quale si manifestano, un po' come le onde concentriche che si formano
gettando un sasso nell'acqua. Ovviamente, le azioni di un singolo
individuo hanno un impatto molto limitato sull'immensit dell'universo,
ma i miliardi di pensieri e azioni che 'partono' ogni secondo dalla Terra
influiscono in modo molto sostanziale e concreto sul modellarsi degli
eventi futuri.
L'uomo ha cominciato ad accorgersi che l'incosciente egoismo dello stile
di vita che ha fin qui condotto sta avvelenando l'atmosfera, l'aria che
respiriamo, l'acqua che beviamo e che usiamo per irrigare i campi e
allevare gli animali, la terra stessa sulla quale camminiamo. Se non
svilupperemo in tempi rapidi un senso di rispetto e di protezione per
250
"Se voi siete in pace, io sono in pace; se voi siete preoccupati, io sono
preoccupato; se voi avete dei problemi, io ho dei problemi.
"Ci saranno sempre colline e montagne da superare lungo il cammino
che porta a Dio. Non fatevi turbare dalla montagna che frana bloccando
il sentiero: la montagna ha il dovere di franare, il soldato di liberare la
strada dai macigni.
"Dovete cercare l'armonia in tutto quello che fate. Io sono armonia.
Grazie per il vostro amore."
L'insegnamento di Babaji: Jap e Karma Yoga
CAPITOLO 11
LA PRATICA DEL JAP
Shri Babaji diede il Suo primo insegnamento pubblico sulla cima del
Kailash, la montagna che sorge di fronte al tempio costruito dal 'vecchio'
Herakhan Baba. Nel novembre del 1970, Babaji chiam a raduno sul
Kailash le genti dei villaggi della valle, nonch gli abitanti di Haldwani e
Nainital, e centinaia di persone risposero all'appello compiendo la
difficile ascensione. Il messaggio che ricevettero fu di ripetere
costantemente il mantra 'Om Namah Shivay', che si pu tradurre con 'mi
inchino a Shiva', oppure 'mi arrendo a, prendo rifugio in, Shiva [la
divinit interiore].' un'affermazione di resa a Dio; un voto di porre
sempre Dio al primo posto nella propria vita; l'impegno a percorrere il
sentiero che conduce alla realizzazione del Divino.
Questo mantra molto antico ed cos intimamente connesso a Shiva da
venire considerato uno dei Suoi nomi. Shri Babaji lo usava come firma.
Il mantra pu essere cantato su diverse melodie nella forma del kirtan,
oppure ripetuto, silenziosamente o a voce alta, facendo scorrere fra le
dita i grani di una mala, alla maniera del rosario dei cattolici e dei
mussulmani. Ma forse la pratica pi efficace consiste nel farselo danzare
252
Dopo una decina di minuti, senza alcun preavviso, Babaji fece cessare il
kirtan e ordin
a tutti di andare a bere il t. Il Dott. Tiwari, conscio del fatto che a
Herakhan l'uso del
t era proibito, non capiva il senso di quel che era successo e, vedendo la
sua espressione perplessa, Baba gli disse: "Come vuoi che possano
concentrarsi sul mantra quando
muoiono dalla voglia di andare a bersi il loro primo t della giornata?"
Nel 1980, Babaji chiese a Vishnu Dutt Shastri di aggiungere un capitolo
al suo libro sacro, lo Shri Sadashiv Charitamrit, allo scopo di raccontare
gli eventi e gli insegnamenti che avevano caratterizzato la Sua pi
recente manifestazione. Quelli che seguono sono dei versi ricavati da
una traduzione approssimativa di tale capitolo - per la precisione il nono
- nei quali Shastriji fa dire a Babaji queste parole:
"L'unico modo per avere successo nel controllo della mente consiste
nell'adorazione di Dio e nella ripetizione costante del Suo Nome. Nel
Nome di Dio racchiuso un potere insondabile. Tenendolo sempre nella
mente, il viandante in grado di superare qualsiasi ostacolo che si
presenta lungo il Sentiero.
"Quando il Nome del Signore con il Suo supremo potere entra nel cuore
di un uomo, comincia a pervaderlo di gioia. Ricordando il Suo Nome, il
devoto invita il Signore a prendere residenza nel suo cuore e raccoglie
immediatamente i frutti di tutti i suoi sforzi.
"Il piccolo s dell'uomo inizia allora a fondersi con il S Divino, e il
Signore, nella Sua infinita misericordia, lo libera dalla paura. Il ricordo
costante del Signore trasforma il s individuale nel S Supremo...
attraverso il ricordo costante di Dio, il s diventa uno con Lui."
In uno dei discorsi tenuti nel novembre del 1983, Shri Babaji dice:
" della massima importanza che la ripetizione del Nome di Dio cresca
giorno dopo giorno. In questo modo le vostre menti e i vostri cuori
verranno purificati; solo allora potrete trovare Dio in voi.
257
del karma yoga. Per karma yoga si intende qualsiasi attivit priva di
motivazioni egoistiche che viene svolta in armonia con il Creatore e la
totalit della Creazione. l'azione che si compie come espressione del
proprio dharma (dovere) nel mondo. Tutte le persone, politici,
governanti, madri, scrittori, contadini, artisti, medici, operai, ecc., hanno
un loro dovere da compiere. Quando questo dovere viene compiuto allo
scopo di aiutare la Creazione a funzionare armoniosamente, per esempio
contribuendo al benessere delle nostre famiglie e delle comunit nelle
quali viviamo, e viene svolto in sintonia con la Volont Divina invece
che per motivi egoistici o per interesse personale, allora forse potremo
dire di praticare il karma yoga. Ovviamente, le azioni dettate da odio,
gelosia, avidit, lussuria, vendetta e simili, anche pi sottili, stati mentali
non possono in alcun modo costituire esempi di karma yoga.
La routine quotidiana di Babaji durante i quattordici anni della Sua
missione a Herakhan fu uno straordinario, elevatissimo esempio di
pratica costante del Karma Yoga. La regola dell'ashram era incentrata sul
karma yoga e nei Suoi discorsi il termine karma yoga ricorreva con tanta
frequenza da spingere Babaji, pochi giorni prima della
fine del 1983, a pronunciare queste parole: "Shri Mahaprabhuji [Babaji
stesso, n.d.t.] dice: 'Non faccio che dirvi di lavorare duramente. A furia
di ripetere sempre la stessa cosa, la testa mi scotta!"' Come Shri Krishna
nella Bhagavad Gita, Babaji sosteneva che la vita umana
un'opportunit di progresso spirituale dell'anima e che pi facile
avanzare sul sentiero spirituale attraverso l'azione che attraverso la
rinuncia: rinunciare completamente all'azione fisicamente impossibile.
"Voi siete venuti al mondo per lavorare. Dovete sempre essere ansiosi di
lavorare. Le persone pigre sono come morte. Voi siete venuti al mondo
per vivere, non per morire."
"... questa Terra un campo del karma. Tutti devono essere attivi e
lavorare. I grandi del passato hanno prosperato grazie al Karma Yoga.
Anche oggi, a prosperare sono le persone che svolgono diligentemente il
loro lavoro... solo grazie al karma yoga possibile progredire...
259
265
"Non deludete Babaji. Non abbiate paura della morte, e nemmeno della
tempesta di acqua e fuoco. La vita stessa fatta di acqua e fuoco. Invece
di cercare di fermarla, diventate come leoni!"
"In qualsiasi condizione o posizione vi troviate, andate sempre avanti.
Avanzate! Avanzate! Progredite con coraggio!"
Per sua natura, l'uomo ha bisogno di stabilit e sicurezza. Le persone
cercano di raggiungere stabilit e sicurezza attraverso la famiglia, la
ricchezza materiale o costruendosi belle case robuste, e per i loro paesi
scelgono governi che garantiscano tali obiettivi su scala pi vasta. Shri
Babaji, che guarda alla Creazione nel suo complesso, vede tutte le cose
create sottoposte a un continuo processo di trasformazione. Le piante
nascono da un seme, si sviluppano, maturano, danno frutti e poi
muoiono, marcendo sul terreno. Gli edifici vanno in decadenza e
crollano. Grandi imperi e grandi fortune sono costruite, perdute e
dissipate nel corso degli anni. L'uomo cresce, diventa forte, invecchia e
muore. Perfino le pi alte montagne vengono erose dagli elementi e si
trasformano in colline. Dal Suo punto di vista, la Creazione transitoria:
viene creata, conservata - in uno stato di cambiamento costante per
miliardi di anni e infine si dissolve per tornare in essere a tempo debito.
Pur senza disapprovare in alcun modo il bisogno di pace, semplice
benessere e stabilit dell'uomo, Shri Babaji diceva che la vera sicurezza
pu essere conquistata solo con il karma yoga.
"Il mondo transitorio. Potete trovare stabilit solo sul sentiero del
karma yoga. Soltanto l'azione pu portare l'uomo a Dio e dargli la
liberazione. La legge del karma cos profonda che non esistono parole
in grado di descriverla. Il giorno nel quale sulla Terra non ci sar pi
karma, sar il giorno della sua dissoluzione [pralaya].
"Voi tutti, uomini di coraggio, continuate a lavorare! Solo attraverso il
karma possibile cambiare il mondo. Non vi sono altri modi.
"Oggi il mondo gioca col fuoco. Dobbiamo essere pronti ad affrontare le
fiamme, le acque e grandi tempeste senza esserne scossi. Dobbiamo
andare oltre la speranza della vita e la paura della morte: solo allora
267
Il 17 dicembre, per, alle sei di sera, quando ormai era buio, gli addetti
al servizio di 'accoglienza' decisero che non sarebbe venuto pi nessuno
e abbandonarono la posizione. Come sempre accade in questi casi,
quindici minuti dopo il camion di Amar Singh scaric sul greto del
fiume un gruppo di diciotto italiani. I nuovi arrivati salirono la scalinata
e trovarono Babaji che sedeva sulla panchina del terrazzo davanti al
cancello dell'ashram. Fatti i rituali pranam di saluto, Filippo chiese dove
dovevano andare per dormire e Babaji si mise a chiamare a gran voce i
nomi di Radhe Shyam e Lok Nath. Qualcuno piomb correndo
nell'ufficio e ci disse di sbrigarci: Babaji ci voleva e sembrava
arrabbiato.
Lok Nath pi giovane e pi svelto di me, cos, quando giunsi sul posto,
il poverino era gi in una stato di 'scortificazione' avanzata. Babaji
sapeva come annichilire l'ego delle persone e, non appena mi vide,
attacc con me. Nemmeno la misericordiosa traduzione di Om Shanti
riusc ad attenuare la sferzante ferocia dei Suoi rimproveri, che,
opportunamente edulcorati, suonavano pressappoco cos: "Allora non sei
proprio capace di combinare niente! Ti ho detto per filo e per segno cosa
bisognava fare e, quando arrivata questa gente, non c'era nessuno che
aspettava! Dove li mettiamo adesso? Perch non riesci a occuparti
neppure delle cose pi semplici?"
Dopo uno o due secondi di panico totale, una voce nella mia mente
grid: "Stai calmo! Questa una prova!", e pensai che in fondo il
sistema aveva funzionato sorprendentemente bene fino a quel momento
e che voleva dire che l'indomani, dalle sei in poi, avremmo dovuto
ricordarci di far stazionare un paio d'uomini nella baracca per il t,
presso la quale si fermavano i camion.
In quello stesso momento, Babaji tacque, il Suo viso furibondo si
illumin di un caldo sorriso di approvazione e inizi a cantare ripetendo:
"Bhude Radhe Shyam, budhe Radhe Shyam... " In hindi, il termine
'bhude' indica generalmente qualcosa di vecchio o di stagionato, ma in
alcune circostanze pu significare anche 'uno che sta imparando o ha
imparato'." Baba aveva letto nella mia mente e si congratulava perch
270
sul karma. Quindi, praticate il karma yoga e progredite. Oggi c' molta
vigliaccheria nella gente. Per questo, noi dobbiamo essere coraggiosi e
avere spirito di avventura."
"Se vi impegnate nel compiere buone azioni e andate avanti a farlo,
dormirete sonni profondi, avrete un sano appetito e la vostra mente non
verr disturbata da pensieri negativi. Quando un uomo rimane inattivo,
la sua mente sempre tesa a criticare gli altri. Il karma - l'azione -
l'unico rimedio in grado di sconfiggere il male." Verso la fine del
diciannovesimo secolo, il Mahavatar Babaji pose una particolare enfasi
sul kriya yoga. In un discorso del 1983, Babaji parl del Kriya yoga e
del karma yoga in questi termini:
"Il fatto che la routine di lavoro che svolgete ogni giorno dalla mattina
alla sera il vero kriya yoga... L'insieme del lavoro che viene iniziato la
mattina e finito la sera vero kriya Yoga... Non c' nulla come il kriya
yoga. Nel mondo non esiste niente che non sia kriya yoga. La perfezione
nel lavoro il vero kriya yoga.
"Ogni singola azione, compreso il mangiare e il bere, kriya yoga. Il
processo digestivo che avviene nel vostro stomaco kriya. Il processo di
mettere assieme due o pi cose kriya yoga...
"Solo il kriya porta pace, felicit e ogni genere di benefici alla gente.
Fare buone azioni kriya yoga. Anche l'adorazione kriya yoga; adorare
una qualsiasi divinit kriya yoga.
"Tutti devono servire l'umanit. Questo kriya yoga. I tempi e il mondo
nei quali viviamo richiedono questo da voi."
Il karma yoga pu essere applicato a tutti i tipi di arti e di scienze, a ogni
talento che gli uomini sono riusciti a sviluppare. Babaji non sapeva che
farsene della gente che lasciava le cose a met o dimenticava di
completare con la necessaria cura un lavoro quasi finito. La vita ci viene
data per progredire attraverso l'esperienza e noi abbiamo il dovere di
usarla sviluppando al massimo i nostri talenti e le nostre qualit. Quanto
riteneva concluso il periodo di addestramento, Babaji rimandava i
272
273
283
"Fino a oggi, molte incarnazioni del Signore hanno portato la pace nel
mondo attraverso la violenza e la guerra. Shri Babaji sta ora preparando i
vostri cuori alla prossima rivoluzione, in modo che possiate affrontarla
con calma. Egli non si affida a un particolare esercito. Ogni essere
umano fa parte del Suo 'esercito' e Lui affronter le bombe atomiche e i
cannoni con il potere della Parola di Dio. Da una parte, certe nazioni
sono occupate a costruire armi e strumenti di guerra, dall'altra, Babaji li
neutralizza facendo invocare il Nome di Dio e inducendo un
cambiamento spirituale nella gente.
"Agli occhi di Dio, nessuno grande e nessuno piccolo. La coscienza
che risiede nel cuore di ognuno il Suo riflesso. In breve tempo, Egli
distrugger gli elementi negativi e in tal modo trasformer la
Rivoluzione in pace." Sempre ispirato da Shri Babaji, Shastriji ha parlato
della Sua missione in questi
termini:
"Babaji venuto per cambiare il mondo, ma non attraverso la lotta e le
armi. Babaji trasforma cambiando i cuori delle persone con un metodo
molto semplice: la ripetizione del Sacro Nome di Dio. Le vibrazioni del
Nome trasformeranno il
mondo. Si arriver alla comprensione universale - un'unica nazione,
una sola
famiglia. Questo l'intento di Babaji e presto diventer realt.
"Sono state fabbricate armi potentissime, in grado di distruggere
l'umanit e gran parte della Terra. Ma di fronte a noi siede una
protezione ancora pi grande, che ci ha fornito strumenti di protezione
pi potenti della bomba atomica. Coloro che sono animati dal desiderio
di uccidere verranno distrutti. Dovete concentrarvi sul Nome di Dio e
sulle istruzioni che Babaji vi ha dato. Ripetete 'Om Namah
Shivay' e le Sue benedizioni saranno con voi."
Shri Babaji ha posto l'accento sull'esigenza di una radicale
trasformazione spirituale che ha lo scopo di creare un mondo nel quale la
pace possa fiorire sia nei singoli individui che nella societ. L'alternativa
a questa pace la violenza, il 'fuoco'.
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finiranno a loro volta distrutti; che non credano di essere al sicuro. Solo
chi ha posto tutto se stesso ai piedi del Signore al sicuro... "
QUALCHE OSSERVAZIONE SUL DOPO-RIVOLUZIONE
Nella primavera del 1982, andai da Shri Babaji e Gli chiesi di essere
guidato nella comprensione delle Sue profezie. Lui rispose che avrei
dovuto parlarne con Vishnu Dutt Shastriji e, quando lo feci, Shastriji,
consultando il quaderno di appunti che teneva su questo argomento, mi
forn una serie di informazioni che collimano con i brani dei discorsi
sopraccitati. A titolo personale, aggiunse inoltre che gli sconvolgimenti
sarebbero durati fino a tutto il 1988, quando avrebbe avuto inizio il
periodo di 'bonaccia' di cui Baba aveva parlato, e che poi si sarebbe
diffusa la pace.
Domandai a Shastriji di fare qualche previsione su quel che sarebbe
successo dopo la 'Rivoluzione' e lui disse che, con l'eliminazione degli
elementi pi infidi, avidi e violenti, nell'umanit sarebbero rimasti gli
individui che, superando le prove e le sfide della Mahakranti, avevano
raggiunto un livello spirituale pi elevato. Tali persone sarebbero vissute
in una societ nella quale i pensieri d'amore e le azioni compassionevoli
non sarebbero state soffocate da vibrazioni di avidit, paura, odio,
lussuria e dagli attaccamenti ai desideri della natura inferiore. In questa
situazione, l'evoluzione spirituale sarebbe stata pi facile e un numero
sempre maggiore di persone sarebbe stato in grado di elevarsi al livello
sinora raggiunto solo da pochi spiriti evoluti, acquistando di
conseguenza il potere di guarire, di leggere nel pensiero, di trasmutarsi
fisicamente, di bilocarsi, di materializzare oggetti, di sapere tutto e cos
via. Le persone rimaste sarebbero state dei 'normali' esseri umani, capaci
di fare scelte 'giuste' o 'sbagliate', ma l'atmosfera culturale e sociale nella
quale avrebbero operato sarebbe stata incentrata sullo sviluppo spirituale
dei singoli individui, e non pi sul soddisfacimento dei desideri
materiali.
289
delicato equilibrio del suo ecosistema. L'inesorabile ricerca del 'pi' e del
'meglio' conduce inevitabilmente all'avidit, all'invidia, alla
competizione, all'odio, all'aggressione, all'inquinamento e alla
distruzione del pianeta e della sua atmosfera.
Quando questo si verifica su scala mondiale, il risultato una
Mahakranti. Presto o tardi, la gran massa degli esseri umani, gli
oppressi, gli sfruttati, i perseguitati e le vittime innocenti delle guerre, sia
militari che economiche, imporr l'alt al sistema che ha creato e sostiene
tutto questo male, questa sofferenza, questa ingiustizia. Oppure
oppressori e sfruttatori si vedranno sfuggire di mano le forze aggressive
e disgreganti che loro stessi avevano attivato. Questo gi accaduto
nell'Europa dell'Est e in altre parti del mondo. In qualsiasi maniera la si
voglia vedere, Shri Babaji, come Signore del Cambiamento o della
Distruzione, era consapevole del fatto che l'attuale sistema
inevitabilmente destinato a crollare per avviare gli ormai necessari
cambiamenti.
Se tali cambiamenti avverranno in modo violento, come Babaji aveva
predetto, i sopravvissuti saranno per forza costretti a sviluppare le
qualit che Lui Stesso indicava come indispensabili per lo sviluppo
spirituale degli individui. I beni materiali sui quali l'attuale societ si
fonda saranno, in gran parte, distrutti, quindi la gente non avr pi 'cose'
da comprare e alle quali attaccarsi. Produrre il cibo, rifornirsi d'acqua,
organizzare i trasporti, le comunicazioni, il commercio e l'industria
richieder un grado di unit e di cooperazione mai conosciuto prima. Se
gli uomini non impareranno a vivere con coraggio e a collaborare in uno
spirito di Verit, Semplicit e Amore, probabile che non riusciranno a
sopravvivere.
Nella Mahakranti sono presenti tutti gli elementi dell'insegnamento di
Shri Babaji. Dio ha dato all'umanit un'infinit di lezioni sul modo
migliore per vivere in felice armonia su questa terra. Se noi rifiutiamo di
seguirle e di imparare dalle esperienze che il Divino ci offre, verremo
messi in una 'situazione di apprendimento' pi dura, e se perfino a quel
punto insistessimo a non capire, assaggeremmo il bastone. Ecco, la
292
sulla disciplina sono stati dei mezzi atti a sviluppare nel cuore degli
uomini l'amore e quel senso di unit e di armonia che deriva dal servire
tutte le creature viventi. Percorrendo il sentiero da Lui indicato,
possibile trasformare, elevandole, le caratteristiche basilari del genere
umano. Nei singoli individui, i cambiamenti di cuore e mente avvengono
attraverso un lento, ma costante, processo di crescita in grado di invertire
i preesistenti schemi di azione e pensiero. Grazie a una pratica continua
e prolungata nel tempo, una persona riesce a sviluppare uno spirito o un
carattere che le consentono di rispondere agli eventi spontaneamente, in
armonia con la Volont Divina e la Creazione nel suo complesso. Allo
scopo di favorire l'insorgere di tale attitudine, Babaji consigliava di
condurre una vita disciplinata.
"Oggigiorno tutti si sentono insicuri. Io voglio elevare il carattere
dell'uomo al punto da permettere a persone diverse fra loro come un
leone e una capra di vivere assieme senza gelosia e senza odio... solo con
amore.
"Accendete la Luce in voi stessi, quindi accendetela negli altri... uno alla
volta. Come la lampada arde consumando olio, cos questa Luce
consumer ozio, pigrizia e avidit.
"Il vostro compito diffondere il Mio messaggio e portare la gente a
essere umana, elevandola dal livello animale...
"Come diffondiamo la luce in una stanza accendendo con una candela
tutte le altre, cos dobbiamo diffondere l'amore di cuore in cuore."
Vishnu Dutt Shastriji un giorno disse: "Due sono i tratti che Babaji
detesta nelle persone: l'agire come pecore, seguendo ciecamente gli altri,
e la falsit e la scaltrezza." Caratteristiche, queste, che si oppongono alla
Verit che Babaji e Mahendra Baba insegnavano ed esemplificavano. E,
proprio attraverso Shastriji, Shri Babaji ha ricordato due antichi mantra
che offrono un rimedio contro questi mali. "Colui che ha controllo di se
stesso, avr successo nella vita." Controllando noi stessi, potremo vivere
una vita di realizzazione e trovare la via che conduce a Dio. In che
modo? "Svegliatevi! Sorgete! Andate dai saggi e imparate da loro."
295
Una volta, durante uno dei Suoi pellegrinaggi in giro per l'india,
approfittando di un breve momento di calma, Shri Babaji chiam nella
Sua camera due devoti stranieri che facevano uso di charas e, servendosi
di un interprete, parl loro come un padre ai propri figli. Cominci
dicendo che nel corso della vita avrebbero dovuto fronteggiare molte
tentazioni e che un vero uomo si riconosce solo dal modo in cui sa
riconoscere ed evitare le tentazioni, poi chiese se fumassero la charas e
quelli risposero: "S, ogni tanto la fumiamo." Allora Babaji disse che era
un'abitudine molto nociva e raccomand loro di non indulgervi,
aggiungendo che si aspettava che smettessero. I due giovani annuirono e
dissero che avevano capito, ma quel pomeriggio si ritrovarono davanti
alla camera di Baba a discutere di quello strano colloquio e, convinti di
aver frainteso il senso del discorso, chiesero all'interprete di spiegare
quel che era stato detto. Quando questi ebbe ripetuto le esatte parole di
Babaji, loro dissero che era uno dei Suoi soliti lila: "Lui si dichiara
contrario alla charas, ma poi ce la d lo stesso."
Quella sera, al termine del darshan, Babaji richiam i due occidentali e
disse loro che voleva che nessuno assumesse sostanze stupefacenti di
alcun tipo. "Non mi piacciono i tossicodipendenti. Voi non dovete
prendere le droghe, nemmeno se fossi io a darvele." L'interprete rispose
che i due giovani erano confusi, dal momento che Lui Stesso, in passato,
aveva dato a loro e ad altri della charas, al che Babaji replic che era una
prova. "Anche se lo ve la do, voi non dovete usarla."
Il giorno successivo, Babaji present loro mezzo chilo di charas e disse:
"Fumatevela." E quelli la presero e la fumarono.
Un altro atto che Babaji considerava un terribile spreco era il suicidio.
Togliersi intenzionalmente la vita per paura di fronteggiare il proprio
destino un errore molto grave, perch secondo la tradizione del
Sanatan Dharma le rinascite in forma umana vengono concesse
raramente e al solo scopo di favorire l'evoluzione dell'anima. Inizio e
fine di ciascuna di esse sono nelle mani di Dio. Portare a fine prematura
la propria vita equivale a sfidare Dio e a gettare al vento un'opportunit
301
che femminili e che, pur diversi nella forma, non sono in alcun modo
superiori o inferiori rispetto all'altro sesso. Entrambi sono creati dello
stesso 'materiale' o energia divina, entrambi ospitano un'anima che uno
con Dio ed entrambi svolgono un compito essenziale per lo sviluppo
della societ e della civilizzazione, contribuendo al perpetuarsi della vita
sul pianeta.
Sebbene Babaji fosse in grado di leggere nella mente delle persone, non
ha mai cercato di manipolarle. Il Suo compito era di condurre i devoti in
una certa situazione, ma poi erano loro a dover imparare la lezione sulla
propria pelle. Anche se le regole dell'ashram prevedevano la castit,
Babaji spinse molti individui ad affrontare le esperienze sessuali delle
quali avevano bisogno, nella speranza che, dopo aver soddisfatto i loro
desideri, potessero finalmente capire che i piaceri del sesso sono
fuggevoli, impermanenti e, in ultima analisi, non degni del tenace
attaccamento con il quale vengono generalmente perseguiti. Quasi tutti
quelli che, in un modo o nell'altro, si sono trovati coinvolti in uno di
questi lila sessuali, hanno realizzato che Shri Babaji stava cercando di
portarli oltre il desiderio del sesso (ma anche semplicemente di
disciplinarlo, usandolo solo per la procreazione e come espressione
dell'amore in seno al matrimonio) e di liberarli dalla parte pi grossolana
di un attaccamento che costituisce un pericoloso ostacolo sul cammino
della realizzazione spirituale.
Una volta, Babaji mand un giovane, non molto portato alla castit, in
un viaggio di affari in Tailandia. Al suo ritorno, il devoto raggiunse
Babaji a Vrindavan, dove era in corso una festa religiosa, ma quando si
sent invitare a Herakhan, rispose, fra mille imbarazzi e vergogne, che
prima sarebbe dovuto andare a Delhi perch, durante la sua permanenza
a Bangkok, aveva contratto una 'malattia sociale'. Al che Babaji scoppi
in una fragorosa risata e disse: "Mi piacciono i tuoi problemi! Invece di
andare a Delhi, vieni con me a Herakhan e starai bene." Con qualche
preoccupazione, il giovane segu Baba a Herakhan e l, dopo qualche
giorno, tutti i sintomi della malattia scomparvero. Era stato gettato in
un'esperienza che desiderava, l'aveva vissuta, uscendone con qual che
307
"Come nel mare ci sono le isole, costruite degli ashram nell'oceano del
mondo materiale." E ancora: "In questo ashram e negli ashram all'estero,
la cosa principale la disciplina. La vita che conducete nei vostri paesi
deve essere uguale a quella che conducete a Herakhan."
Gli ashram servono sia a coloro che aspirano a concentrarsi totalmente
su Dio e a condurre una vita di servizio monacale, sia a coloro che
sentono il bisogno di respirare quell'atmosfera per periodi pi o meno
lunghi allo scopo di rigenerarsi nella mente e nel corpo, e di trovare
l'equilibrio, la pace interiore e il coraggio necessari ad affrontare la dura
realt del mondo senza perdere il contatto con il Divino. In India, gli
ashram sono stati utilizzati in questa maniera per migliaia di anni - come
luoghi di insegnamento per i giovani e di ritiro per gli adulti assillati
dalle responsabilit della famiglia, ma anche come eremitaggi per gli
anziani che, dopo aver avviato alla vita i figli, decidevano di concludere
le loro esistenze focalizzandosi esclusivamente su Dio.
DISTACCO E RINUNCIA
In un modo o nell'altro, Shri Babaji non faceva che insegnare alla gente
il distacco dalle cose materiali e dagli oggetti del desiderio. Questo non
significa che non si possono acquistare o possedere beni materiali, bens,
pi semplicemente, che non si spinti dal desiderio di acquisire e
ritenere un particolare oggetto o una certa esperienza.
Tutti gli oggetti sono 'transitori' e tutte le esperienze fuggevoli; non
possono venir mantenuti in eterno e assicurati contro qualsiasi
cambiamento o perdita. Essere attaccati a queste cose, farsi governare
dal desiderio di possederle, limita la libert umana e rende la gente
competitiva, avida, timorosa o gelosa degli altri, costantemente attiva nel
proteggere 'ci che suo' e nell'accumularne di pi. Secondo la filosofia
di Shri Babaji, la vera libert comincia quando una persona si libera
dall'attaccamento e dal desiderio per gli oggetti dei sensi: allora si
raggiunge un equilibrio che non pu essere intaccato dal piacere o dal
313
una veste arancione non basta a conquistare il distacco. Uno deve avere
grande fede, grande forza di volont e concentrazione totale. A quel
punto, convinto che la conversazione fosse finita, io Gli toccai di nuovo i
piedi e tornai al mio posto.
Dopo qualche istante, per, Shastriji mi disse di alzarmi e riprese a
parlare, raccontando che Shukadeva aveva posto le stesse tre domande a
suo padre, Vyasa, e che questi gli aveva consigliato di andarlo a chiedere
a Re Janaka. Shukadeva fece come gli era stato detto e, sentite le sue
domande, Re Janaka rispose che avrebbe dovuto girare attorno alla citt
portando un vaso colmo di latte fino all'orlo, dando ordine a due delle
sue guardie di seguirlo con le spade sguainate, pronte a tagliargli la testa
se ne avesse rovesciato anche solo una goccia.
Shukadeva part per il suo viaggio con il vaso di latte e diverse ore dopo,
quando torn alla presenza del re e si sent chiedere cosa avesse visto
della citt, rispose che non era stato in grado di guardarsi attorno,
perch, attanagliato dalla paura della morte, aveva pensato solo a non
rovesciare il latte. Soddisfatto, Re Janaka gli spieg che avrebbe dovuto
perseguire i suoi scopi con la stessa, totale concentrazione e che,
praticando cos, avrebbe conseguito il perfetto distacco da tutte le cose
della vita.
Io ringraziai Shastriji e di nuovo, con gratitudine, toccai i piedi di
Babaji, che, interrompendo un'altra conversazione, mi chiese: "Com'era
la terza domanda?" Era: "Come si fa a praticare il distacco quando non
lo si ha ?"dissi io e, quando Shastriji rispose: "Dhire, dhire [piano,
piano]", mi misi a ridere. Allora Shri Babaji mi punt contro il dito e
specific. "Con totale concentrazione, grande fede e grande
determinazione, focalizzati sul tuo obiettivo fino a perdere di vista tutto
il resto! Poi avrai distacco."
Mi ero finalmente fatto un'idea abbastanza precisa della 'rinuncia' e del
'distacco' che Babaji ci sollecitava a praticare, ma la comprensione
mentale di un concetto appena l'inizio dell'apprendimento. Le
esperienze che ci portano a realizzare il vero distacco continuano
318
"Tutti i grandi santi e leader spirituali che sono apparsi sulla Terra hanno
cercato di creare la pace mondiale e di unire l'umanit in un'unica
famiglia. Gelosia e odio hanno portato gli uomini alla rovina. Questi due
vizi non devono avere spazio nelle vostre vite." E in seguito, Vishnu Datt
Shastriji si dilung sull'argomento in questi termini:
"Quando il Supremo si manifesta e fa la Sua comparsa sul palcoscenico
della vita, le navi di tutte le grandi religioni mondiali gonfiano le vele al
vento causato dalla Sua venuta. Libri scritti migliaia di anni fa
dimostrano in modo inequivocabile che Dio si manifesta per portare
beneficio a devoti che appartengono a tutte le tradizioni religiose e, cos
facendo, unifica i differenti cammini spirituali e li rende uno."
Il 1 gennaio del 1984, pochi giorni prima di lasciare il corpo fisico,
Shri Babaji
concluse il Suo discorso augurale con queste parole:
"JAI VISHWA! In India c' uno slogan che recita: 'Jai Hind!" Significa:
'Vittoria [oppure onore] all'India!' Ma io voglio il benessere dell'intero
universo, quindi ho inventato un nuovo slogan: JAI VISHWA! [vittoria,
oppure onore,
all'universo!]"
Noi onoriamo l'Universo quando rispettiamo e viviamo in consapevole
armonia con le sue leggi e il Creatore. Acquisendo un minimo di autodisciplina e quell'equilibrio interiore che deriva da un certo distacco
dalla frenetica eccitazione del 'mondo reale', potremo gradualmente
sviluppare, attraverso il processo di apprendimento legato all'esperienza,
nuovi schemi di pensiero e di azione, in grado di porci in armonia con il
complesso della Creazione.
"Dovete aspirare all'armonia in tutto quello che fate."
Babaji parla della religione e del significato di Herakhan
CAPITOLO 14
ALCUNI CONCETTI BASE SULLA RELIGIONE
320
Un devoto di New Delhi che incontr Shri Babaji all'inizio del 1970 ha
fatto questo resoconto della loro prima, brevissima conversazione:
"Che cosa la verit?" chiesi, e Babaji rispose:
"La voce del tuo atma [anima. s o coscienza]."
"Quale religione bisogna seguire?"
"L'umanitarismo: questa il vero dharma [religione, legge, dovere]."
Questa la pi semplice definizione possibile del messaggio di Shri
Babaji sulla religione. Se tutte le cose create si manifestano dalla
medesima 'sostanza', dall'Energia dell'Assoluto, l'Anima Priva di Forma,
allora tutte le cose in realt sono Uno e le varie parti di quell'Uno
dovrebbero vivere e funzionare in armonia le une con le altre. Per un
essere umano, la religione in senso lato - l'espressione della fede
nell'Assoluto e la sua Creazione - non pu che manifestarsi attraverso
pensieri, parole e azioni di stampo umanitario. Shri Babaji riassumeva il
concetto di 'umanitarismo' in questi termini: "La Creazione vasta e vi
sono molte dottrine. Aderite a un principio... quello di Verit, Semplicit
e Amore. Vivete in Verit, Semplicit e Amore e praticate il Karma
Yoga."
Babaji dimostr in molte maniere diverse la fondamentale
impermanenza di tutte le cose create. Movimento, attivit e
cambiamento sono alcune delle immutabili leggi dell'universo.
L'infelicit umana, il dolore, la rabbia e l'odio sono generati
dall'attaccamento a persone e situazioni, nonch dallo sforzo costante di
stabilizzare, controllare e trattenere le cose alle quali siamo attaccati. In
un universo nel quale tutto transitorio, soggetto a un ininterrotto
processo di trasformazione, gli esseri umani cercano sempre di 'nuotare
contro corrente', aggrappandosi a cose che, per loro stessa natura, non
sono permanenti.
Babaji ripeteva spesso un antico detto: "Pinda kacha, shabda sacha." "Il
corpo perituro, la Parola eterna." E in altre occasioni, elaborando
questo punto, disse: IL fatto che... tutto in questo mondo ...
transitorio. Non ha una propria 'realt'. Ci che veramente reale
321
una delle sue molte vite, l'anima individuale (jivatma) si identifica con la
forma fisica che assume e dimentica la sua fondamentale Unit con
l'Anima Suprema. L'anima la vera forza che sostiene il corpo umano;
Colui Che Sperimenta, quella scintilla del Divino che si stacca
dall'Anima Senza Forma per sperimentarsi in innumerevoli maniere. La
forma umana come il vestito dell'anima, che lo getta via quando muore
e torna a indossarne uno diverso ogni volta che si reincarna. L'anima
immortale; il corpo mortale. L'anima individuale mantiene una
conoscenza generale delle esperienze che ha avuto nelle vite passate e
l'accumularsi di queste 'memorie cognitive' quello che modella le
reazioni della persona alle esperienze del momento che vive. Ogni
esperienza del vivere ci offre un'opportunit di progredire verso la nostra
natura superiore oppure di scendere verso quella inferiore. Le scelte
spettano a noi e saranno pesantemente influenzate - ma non
inesorabilmente determinate - dalle esperienze e dalla saggezza
accumulate dall'anima nel corso delle vite precedenti. Questo concetto di
reincarnazione era implicitamente compreso da tutti coloro che venivano
a Herakhan e Shri Babaji, anche senza mai discuterne nei dettagli, vi
accennava con una certa frequenza nei Suoi discorsi.
"Il ritmo tale che coloro che sono nati devono morire e coloro che sono
morti devono nascere. "
"Voi siete tutti rishi dell'antichit, residenti di questo luogo divino. Voi
non
sapete chi siete; non conoscete la vostra grandezza... alla pari di
Hanuman [uno dei personaggi epici del Ramayana] che, inconsapevole
della sua stessa grandezza, ebbe bisogno che gliela ricordassero."
Vivendo nell'illusione della permanenza e della 'realt' dell'universo
fisico, pieni di attaccamenti per gli oggetti dei sensi, dai quali derivano
desiderio, piacere e sofferenza, gli esseri umani sono prigionieri di un
interminabile ciclo di morte e rinascita, al quale si sottraggono solo le
persone che, libere da desideri e distaccate dagli oggetti sensoriali,
riescono a essere costantemente consapevoli della presenza di Dio in
loro stesse e nell'universo. Quando una persona ha il controllo della
323
mente e dei sensi, si apre ad esperienze del Divino che possono condurre
la sua anima alla vera unit con Dio... l'anima individuale si fonde
coscientemente con l'Anima Suprema. Ma questa non una verit che si
pu conoscere mentalmente: deve essere sperimentata pi e pi volte,
rinforzata dalla pratica costante di molte vite, fino ad esplicarsi
naturalmente nell'esistenza di una persona.
In diverse occasioni, Babaji fece recitare a Vishnu Dutt Shastriji un
mantra vedico che suona cos:
"Solo coloro che per molte vite svolgono una severa sadhana possono
raggiungere la pi alta dimora del Signore [vale a dire, la liberazione
dal ciclo di
morte e rinascita che si consegue 'riunendosi' a Dio]."
La sadhana (pratica spirituale) insegnata da Shri Babaji includeva, pur
non essendone in alcun modo dominata, la celebrazione di alcuni rituali
di adorazione. Baba considerava i rituali dei validi strumenti di
preparazione dei cuori per il viaggio di Auto Realizzazione, ma non un
fine di per se stesso. A un certo punto, durante la mia prima visita a
Herakhan, mentre mi cimentavo nella non facile impresa di imparare i
canti che compongono l'arati, chiesi perch dovevamo cantare ogni
mattina e ogni sera, e Sita Rami, che aveva gi svolto indagini in
proposito, disse che qualcuno le aveva raccontato di aver sentito Babaji
rispondere alla stessa domanda in questo modo: "io non ho alcun
bisogno dell'adorazione; il beneficio tutto di chi adora." E se il devoto
non porta lo spirito di adorazione e servizio fuori dal tempio e in ogni
momento della sua giornata lavorativa, allora il beneficio non potr mai
essere completo. "Il lavoro adorazione."
Un giorno, al termine di un lungo viaggio, da Babaji arriv un vecchio
discepolo. Fatto pranam, l'uomo inizi a spiegare nei dettagli come
svolgeva i rituali di adorazione a casa sua e Gli chiese delle precisazioni
sul modo in cui avrebbe dovuto continuare a compierli, facendo un
grande sfoggio verbale della sua bravura e della sua devozione. A un
certo punto, aggrottando la fronte, Babaji interruppe il flusso ininterrotto
324
di parole con un secco: "Ma cosa stai dicendo? Fai del tuo cuore un
tempio!"
Shri Babaji faceva capire a tutti che Lui, in quanto manifestazione del
Divino, non aveva bisogno di essere adorato: il Divino completo in se
stesso. Le religioni formalizzate, con i loro rituali, i loro sistemi di
credenze, le loro divinit e i miti che le circondano, costituiscono un
aiuto vitale e una guida per l'umanit, ma l'esistenza e l'attivit di Dio
nella Creazione non dipendono in alcun modo dall'adorazione e dalla
fede degli uomini. Le nostre limitate menti umane non sono in grado di
comprendere o esprimere l'Infinito. Tutte le religioni contengono una
parte della Verit e offrono ai loro praticanti un percorribile e collaudato
sentiero per raggiungere e sperimentare Dio; tutte le religioni hanno
prodotto santi e maestri di comprovata realizzazione, ma nessuna
possiede tutta la Verit, perch il Divino pu essere sperimentato in un
infinito numero di maniere, come infinito il numero di coloro che Lo
cercano. A causa delle limitazioni del linguaggio e della variet delle
esperienze spirituali, i rituali e le tecniche di adorazione prescritte da
ciascuna religione saranno in grado di condurre il ricercatore della verit
solo fino a un certo punto del cammino: gli ultimi passi che lo separano
dall'unione completa con Dio non sono riportati su alcuna carta e
vengono 'disegnati' di volta in volta a seconda dei casi.
Babaji viveva in un ashram in India, seguendo le regole basilari della
tradizione vedica, ma non cercava mai di imporre i rituali vedici a
persone di altre religioni. Se qualcuno chiedeva di impararli, veniva
indirizzato a delle persone che erano in grado di insegnarglieli, ma
capitato anche che Babaji rispondesse a delle domande specifiche. In
un'occasione, parlando di se stesso, disse: "Sono venuto per guidare
l'umanit su un sentiero pi elevato. Non appartengo a nessuna religione
e rispetto tutte le religioni. Io voglio elevare tutta l'umanit."
Shri Babaji non amava il proselitismo religioso in alcuna forma,
indipendentemente da chi cercava di convertire chi. "Seguite la religione
che nei vostri cuori." Babaji predicava il Sanatan Dharma, che non
una religione, bens un modo di vivere. Quando una persona vive in
325
adorazione, a meno che questo non serva da esempio per gli altri.
Sebbene sedesse immobile come una murti (statua di una divinit)
quando Gli veniva offerto l'arati, Shri Babaji non celebr mai l'arati, a
eccezione di una o due volte in onore della
Madre Divina. Invece, apparentemente per sviluppare lo spirito di
devozione nelle persone, pratic quotidianamente lo yaghia per tutti i
quattordici anni della Sua missione sulla Terra e, in speciali circostanze,
arriv persino a celebrarne due o tre in un giorno.
IL DIVINO ASSUME UNA FORMA UMANA PER AIUTARE
L'UMANIT
Un giorno, in totale armonia con gli insegnamenti delle antiche scritture,
Vishnu Dutt Shastriji parl in questi termini delle molte manifestazioni
di Dio in forma umana e dell'unit delle religioni:
"Sin dal tempo della Creazione, Dio sempre venuto a controllare e
proteggere il Suo giardino universale. Cos, di tanto in tanto, Egli appare
per estirpare le erbacce e guidare i devoti e tutte le persone di indole
buona sul giusto
cammino."
"Ogni volta che il mondo si trova ad affrontare gravi problemi, il
Signore assume una forma umana e viene ad esaudire i bisogni e i
desideri del genere umano. Ad ogni modo, quando il Signore prende
forma umana, pochi Lo riconoscono. Questo accaduto con Rama e
Krishna, con Cristo e Maometto. Soltanto coloro ai quali il Signore
decide di rivelarSi realizzano che Lui qualcosa di pi di un normale
essere umano. Il Signore mette il dubbio nelle menti e nei cuori delle
persone, e noi dobbiamo pregare di ricevere la saggezza necessaria per
conoscerLo.
"Senza la benedizione di Babaji, uno pu vedere solo il Suo gioco a
livello umano, come fu per le gopi con Krishna [le gopi erano le
328
pillole e pi tardi quel giorno annunci che i Suoi dolori erano cessati e
che il Suo polso era tornato normale. Nel corso degli anni, Shila Lo
'cur' tre o quattro volte per dei raffreddori o delle forme febbrili, ma
anche altri devoti vennero chiamati a somministrarGli delle medicine o
ad esprimere una diagnosi sui Suoi disturbi.
Babaji era come uno specchio. Se arrivavano dei bambini allegri, pieni
di voglia di divertirsi, poteva farseli salire in grembo e trascorrere un
intero darshan a giocare con loro. Se invece venivano piangendo,
capitava di frequente che si mettesse a imitarli, prendendoli in giro
finch non cambiavano umore oppure, esausti, non cadevano
addormentati fra le Sue braccia. Baba rideva e scherzava con i devoti
che aspiravano ad avere quel genere di rapporto con Lui, ma sapeva
anche essere molto serio e molto sobrio con quelli riflessivi o... pedanti.
A volte, era capace di esibirsi in grandi scoppi di rabbia con una persona
incollerita e, subito dopo, di voltarsi con un sorriso amorevole verso chi
in quello stesso momento stava provando un'intensa devozione nei Suoi
confronti.
Un giorno d'estate del 1981, Babaji guid un ristretto gruppo di devoti a
un tempio di Shiva che sorgeva sul versante del Monte Kailash opposto
a quello che si poteva ammirare dall'ashram. Dopo mangiato, si sistem
su un muretto per dare modo agli abitanti dei villaggi vicini di vederLo e
di parlarGli. Rimase l per circa un'ora, durante la quale trov anche il
tempo di far scattare a un devoto munito di polaroid una serie di
fotografie con degli occidentali seduti ai Suoi piedi, e quando le foto
furono fatte circolare, molti si stupirono nel constatare che la Sua
espressione variava a seconda della persona che appariva con Lui
nell'istantanea: se questi sorrideva, Baba aveva un sorriso abbagliante
sul viso, se invece il devoto era serio o pensoso, Baba indossava la
'maschera' che meglio si adattava al suo umore del momento. Questo
'gioco dello specchio' creava non poca confusione fra coloro che
cercavano di analizzare il 'fenomeno' Babaji e di comprenderlo in
termini razionali.
333
Nel gennaio del 1983, parlando con Gora Devi nella quiete dei Suoi
quartieri, Shri Babaji disse:
"io non sono niente. Bhole Baba nulla. Solo la Volont [Adesh Volont
Divina] .
"Nel mondo intero... in tutto l'universo... solo la Volont , e solo la
Volont lavorer d'ora in poi. Nessun Baba, nessun Baba, solo la
Volont.
"Io non piango mai perch nulla di questo mondo riesce pi a toccarMi.
La gente che va e viene, nasce e muore senza alcun genere di
attaccamenti, in Me.
"Ma chi si chiede della Mia pena?"
HERAKHAN: UN LUOGO SPECIALE
Per due volte negli ultimi due secoli, Shri Babaji apparso nelle
vicinanze del piccolo villaggio di Herakhan e ne ha fatto il Suo 'quartier
generale', fermandovisi abbastanza a lungo da meritarsi - fra gli altri anche il nome di 'Herakhan Baba'. Nel corso degli anni, durante la Sua
ultima manifestazione, Babaji fece frequenti riferimenti a 'Herakhan
Vishwa Mahadham' Herakhan, il Pi Grande Luogo dell'Universo. E non
lo diceva tanto per dire: Lui considerava veramente Herakhan il luogo
pi sacro della Terra e lo trattava con il dovuto rispetto.
In diverse occasioni, parl del 'Kurmanchal Kailash', che si erge sulla
sponda opposta del fiume rispetto all'ashram, come del Kailash
originale. (Attualmente, il Monte Kailash, che nella tradizione induista
considerato la dimora di Shiva ed da millenni meta di milioni di
pellegrini, si trova in Tibet). Babaji spieg che quando le catene
montuose si innalzarono dal mare, prima che la creazione delle terre
emerse venisse completata, il Kailash del Kumaon era la residenza del
Signore Shiva. Per migliaia e migliaia di anni, accompagnato dagli dei
minori che Lo servivano come cortigiani, Shiva pratic la Sua tapas
334
voci maschili che cantavano 'Om Namah Shivay'. Sulle prime, non volle
credere alle proprie orecchie e, per essere sicura di non sognare, si alz
dal letto e, quando si affacci alla porta della camera, si sent avvolgere
da quel canto, che sembrava provenire dagli alberi, dal torrente, dal
fiume... era dappertutto e ovunque. Si tapp le orecchie con le mani,
sperando che quell'allucinazione cessasse, ma appena le stacc, l'Om
Namah Shivay era l, chiarissimo. Allora cerc di convincersi che si
stava immaginando tutto e torn a letto, coprendosi la testa con il
lenzuolo. Fintanto che il sonno non la vinse, continu a sentire le voci
che cantavano e il mattino seguente, ripensando a quello strano episodio,
ricord che tempo prima Babaji, durante una conversazione con un
gruppo di devoti, aveva detto: "Se ascoltate bene, potrete sentire i rishi e
i santi che cantano Om Namah Shivay".
In circostanze diverse, sia in privato che in pubblico, Shri Babaji parl di
Herakhan come di un luogo straordinario.
"Coloro che ricevono il darshan di questo posto avranno esauditi tutti i
loro desideri." "Coloro che vivono qui per un certo periodo di tempo
acquistano
automaticamente molti poteri yoghici." "Chi vive qui per un certo
periodo di tempo diventa un vero yoghi." "Se dicessimo che questo
posto il paradiso in terra, non sarebbe un'esagerazione."
Shri Babaji era molto attento nel selezionare le persone che arrivavano a
Herakhan. Molte persone scrivevano per chiederGli il permesso di
venire: normalmente la risposta era positiva, ma in alcuni casi la
richiesta veniva respinta. La maggior par te della gente, per, arrivava
senza preavviso e anche in questo caso l'accoglienza era generalmente
positiva, ma qualche volta Babaji stesso and incontro a dei gruppi di
visitatori sul greto del fiume per invitarli - senza fare troppi complimenti
e prima che avessero avuto il tempo di aprir bocca - a girare sui tacchi e
andarsene. Babaji non aveva l'abitudine di fornire spiegazioni del Suo
comportamento, ma dai Suoi discorsi pubblici possibile farsi un'idea
dei Suoi metodi di valutazione delle persone.
336
Mahasamadhi
CAPITOLO 15
ALCUNI SEGNI DELLA PARTENZA
Il lila - la 'commedia' - della manifestazione di Shri Babaji ebbe un finale
a sorpresa. Credo che quasi tutti per amore, desiderio di stare con Baba o
dipendenza dalla Sua forma fisica - avessimo accettato senza porci
troppe domande le previsioni di Shastriji, secondo il quale Babaji
sarebbe rimasto con noi fino al 1988; molti, inoltre, sembravano dare per
scontato che, al momento di andarsene, Babaji si sarebbe
'smaterializzato' in una palla di luce, come il 'Vecchio Herakhan Baba', e
circolava persino una voce che voleva che, 'smaterializzandosi', Lui
avrebbe portato con s undici devoti.
Il Babaji che noi avevamo conosciuto gioc a migliaia dei Suoi devoti lo
stesso trucco che il 'Vecchio Herakhan Baba' aveva giocato al giovane
che aveva avuto il desiderio di cercare, sulla Sua testa, le cicatrici della
battaglia di Kurukshetra: ci diede ampie opportunit di accorgerci di
quel che stava per accadere, ma quasi nessuno cap o si fece trovare
preparato dal Suo Mahasamadhi.
Dopo la Sua dipartita, diverse affermazioni fatte dallo Stesso Babaji e da
altri santi, nonch le esperienze di alcuni devoti assunsero un nuovo
significato e resero evidente il fatto che la Sua partenza era avvenuta in
base a un piano stabilito molto tempo prima, che Lui ci aveva s lasciato
intuire, ma velandolo con la Sua maya.
Nel 1972, Shri Nantin Baba, affermando che Herakhan Babaji era una
manifestazione di Shiva, disse anche che Lui era venuto con uno scopo
ben preciso e che 'sarebbe scomparso dopo qualche anno' per poi
riapparire di nuovo.
Nel febbraio del 1973, Shri Gangotri Baba conferm la predizione di
Nantin Baba, aggiungendo che Shri Babaji sarebbe scomparso entro
343
sette od otto anni, a meno che non fosse arrivato un grande devoto, per
amore del quale Lui avrebbe potuto estendere
di qualche anno la Sua permanenza. Fu soltanto dopo la Sua sparizione
che venimmo a sapere che, nel 1970 aveva detto al maestro Ram Singh
di Okhaldunga che sarebbe andato via nel 1984. Dall'inizio del 1984,
infatti, Ram Singh, che da alcuni anni veniva a Herakhan con intervalli
di tre o anche sei mesi, inizi a visitare settimanalmente l'ashram per
avere il darshan di Shri Babaji.
Gora Devi incontr Babaji nel febbraio del 1972 e, quando nel 1973 si
stabil nell'ashram di Herakhan, Babaji le disse che Lo avrebbe servito
per dodici anni. Gora era convinta che, dopo quel periodo, l'avrebbe
mandata via e mai, neppure per un momento, pens che invece sarebbe
stato Lui ad andarsene.
Un giorno, nel 1980, durante un pellegrinaggio in compagnia di un
gruppo di devoti, Babaji rimase solo nella Sua camera assieme a Hem
Chand Batt e, mentre chiacchieravano del pi e del meno, gli disse che
avrebbe lasciato Herakhan nel 1984. Pensando che avesse intenzione di
partire per un periodo di ritiro nel Himalaya come usava fare il 'Vecchio
Herakhan Baba', Shri Batt Gli chiese quando sarebbe tornato e si sent
rispondere che questo sarebbe avvenuto soltanto se un devoto della
grandezza di Mahendra Baba fosse stato in grado di richiamarLo
indietro.
UNA MALATTIA NEL 1983
L'otto giugno del 1983, Babaji cadde gravemente ammalato,
sviluppando i sintomi di un raffreddore estivo che si trasform in una
brutta congestione. Aveva un aspetto dolorante ed era evidente che
soffriva nel corpo. Una mattina, il darshan cominci molto pi tardi del
solito e, recandosi nei Suoi appartamenti, i devoti trovarono Babaji su
una sedia piazzata sulla soglia dello spogliatoio fuori dal bagno. Era
avvolto in una coperta e stava talmente male da far fatica persino a stare
344
LE CURE
Dopo il darshan del mattino, da Haldwani arrivarono un medico e un
colonnello dell'esercito indiano. Babaji si lasci visitare dal medico e,
mentre questi lo auscultava, si mise a chiacchierare con il militare, che
Gli confess di aver desiderato per molto tempo un'occasione di parlare
a quattr'occhi con Lui. Cos, con il dottore che si affaccendava attorno al
Suo corpo, Babaji discusse di questioni spirituali con il colonnello,
dicendogli, fra le altre cose, queste parole: "Ora sul mondo si abbatter
la distruzione, perch la gente non fa altro che pensare all'io e mio. Tutti
vogliono essere GRANDI, e nessuno vuole pi sedersi per terra."
Al termine della breve visita, il medico disse a molti di noi che Babaji
soffriva di polmonite, ma che Gli aveva dato le medicine adatte al caso e
nel giro di due o tre giorni sarebbe guarito. "Non preoccupatevi!"
Le persone che servivano Babaji raccontano che Lui ridacchi quando
Lo implorarono di prendere le medicine per la polmonite e la bronchite.
Alla fine, comunque, inghiott un paio di pillole, lamentandosi del fatto
che non riusciva a respirare, a riempirsi bene i polmoni d'aria.
Quel pomeriggio, i Suoi attendenti rimasero costantemente con Lui. Di
tanto in tanto, Baba faceva una smorfia e si lasciava sfuggire un gemito,
ma per il resto convers normalmente con i gana, mettendosi persino a
cantare per loro. A un certo punto, chiese a Khurak di tenergLi premuto
sul cuore una riproduzione in ottone dello Shri Yantra (gli yantra sono
figure geometriche che riflettono la struttura sottile dei centri eterici del
corpo umano) e inizi a cantare i poemi d'amore di Mirabai, la grande
devota di Krishna. Mirabai era una regina del sedicesimo secolo che
abbandon trono e famiglia per devozione al Divino, da lei venerato
nella forma di Krishna. I suoi poemi sono ancora molto popolari in India
e Babaji volle che Gora li traducesse per gli altri, che non conoscevano
l'hindi.
360
L'ULTIMO DARSHAN
La mattina del 13, la cerimonia della chandan, lo yaghia e il darshan
vennero cancellati, e i devoti si recarono quietamente al lavoro per
lasciar riposare Babaji. I Suoi attendenti si recarono da Lui e sedettero in
silenzio ai piedi del letto pronti ad aiutare in caso di bisogno.
Quando arriv la persona addetta alle pulizie della Sua cameretta, Babaji
decise di trasferirsi nello 'Shish Mahal', la stanza con due pareti a
specchio dove era solito ricevere gli ospiti. La distanza fra i due luoghi
di circa quindici metri, e Babaji li percorse con estrema lentezza,
appoggiandosi pesantemente su Har Govind e Kali, il volto ingrigito dal
dolore. Mentre era l, raccolse il libro di Hiroshima e, sfogliandolo,
mormor: "Ho mangiato troppe malattie e adesso sono costretto a
mangiare la Mia."
Poi, poco prima di mezzogiorno, lasci di nuovo il letto e si affacci alla
porta della Sua camera. Compiendo visibilmente un grande sforzo,
chiam a raccolta la Sue energia e disse ai presenti che sarebbe andato
nella kirtan-hall per dare il darshan: tutti dovevano essere avvisati. I Suoi
attendenti protestarono, Lo pregarono di risparmiare le forze, di non
affaticarsi salendo le scale, ma Lui insistette e, gettando un braccio al
collo di Makhan Singh Baba, si trascin su per i gradini fino al primo
pianerottolo e oltre la seconda rampa che conduceva al livello del
giardino del tempio.
Caso volle che in quel momento io mi trovassi a passare di l e quindi mi
accodai al gruppo, seguendolo nella kirtan-hall. Tutte le volte che
passava davanti al tempio, Babaji si fermava un attimo sulla soglia per
contemplare la murti del 'Vecchio Herakhan Baba', ma quel giorno tir
diritto verso la Sua asan e, sia pur pesantemente e con una certa lentezza,
riusc ad arrampicarvisi, assumendo la posizione del mezzo loto.
Appresa la notizia della Sua presenza, i devoti si misero in fila per fare
pranam e Lui ebbe una parola o un gesto benedicente per ciascuno.
363
Attorno alle nove e un quarto, nella stanzetta di Babaji erano presenti sei
persone. Khurak Singh, che si era seduto nella kirtan-hall per evitare di
sovraffollare un ambiente che a suo parere era gi troppo congestionato,
sent un fortissimo impulso ad andare da Lui e si precipit verso il Suo
terrazzo.
Quasi contemporaneamente, in un periodo compreso fra le nove e un
quarto e le nove e venticinque, Shri Babaji sussurr: "tirateMi su,
metteteMi a sedere." Ramesh Bhatt e Gorhari, che si trovavano alla testa
del letto, Lo aiutarono a sollevarsi e, dopo un mezzo colpo di tosse,
boccheggiando in cerca di aria, Shri Babaji esal un lungo sospiro e si
afflosci inerte fra le loro braccia. Mentre Lo adagiavano di nuovo sul
materasso, dagli occhi di Ramesh iniziarono a cadere copiose le lacrime
e, quando Gorhari gli chiese perch stesso piangendo, lui singhiozz:
"Baba se n' andato!"
Mantenendo fino all'ultimo il Suo inconfondibile senso dell'umorismo,
agendo in preda a terribili dolori, Shri Babaji, venuto nel mondo per
cambiare i cuori di tutta l'umanit, lasciava il Suo corpo fisico a causa di
un arresto cardiaco nel giorno di San Valentino... nel giorno in cui questo
santo cristiano viene ricordato inviando messaggi di amore a coloro che
si amano. Babaji, portata a termine la Sua missione, offr in sacrificio il
Suo ultimo 'possesso' per diffondere un Messaggio di Amore nel mondo.
Mentre era nella forma che noi abbiamo conosciuto come 'Babaji', i
devoti Lo subissavano con tutti i loro problemi, le loro paure e le loro
speranze. Con grande pazienza, Lui guid ognuno di noi attraverso varie
crisi di apprendimento, conducendoci, passo dopo passo, sul Sentiero
della conoscenza del S. E quanto lenti, noiosi, tendenziosi, impacciati e
boriosi eravamo! Come Babaji Stesso comment una volta, rivolgendosi
a un devoto che Gli stava accanto nella kirtan-hall: "Vishnu si preso
tutti i migliori; guarda cosa mi rimane!" Lentamente, applicando
un'infinita variet di metodi a seconda dei mutevoli bisogni delle
persone, Babaji cerc di trasmettere l'essenza del Suo messaggio a
coloro che rimasero con Lui. In quasi quattordici anni, ebbe modo di
piantare moltissimi semi, ma quando se ne and il 'raccolto' era ancora
terribilmente esiguo. Ogni volta che ci trovavamo a dover prendere una
decisione nelle nostre vite, piccola o grande che fosse, correvamo da Lui
e Gli chiedevamo di dirci cosa fare.
Ma Babaji era venuto per insegnare all'umanit come vivere, non a
rendere la persone dipendenti... dalla Sua Persona o da qualsiasi altra
cosa. Ecco come parl a Mahendra Maharaj: "Devo insegnare [agli
esseri umani] come rimanere distaccati anche [mentre] sono
completamente [immersi] nella vita di tutti i giorni." Per tredici anni e
mezzo, ci ha dato tutti gli insegnamenti dei quali potevamo avere
bisogno, ma aspirava a far s che imparassimo ad assimilare le lezioni
della vita da soli, trovando in noi stessi la forza di crescere attraverso la
pratica e le esperienze quotidiane. I Suoi discorsi sono pieni di passaggi
che indicano chiaramente il Suo desiderio di avere a che fare con
persone in grado di agire e di vivere senza dipendere dalla Sua forma
fisica.
"Vi ho gi detto... che voglio gente attiva, capace di lavorare duramente.
Non voglio vivere in un mondo dominato dall'inazione... "
"Dovrete fare qualcosa di concreto e di utile. Babaji dice che dovete
lavorare sodo e mettere in pratica le cose... Prima, trovate ispirazione in
voi stessi; poi ispirate gli altri con questo messaggio di azione."
369
"Tutti devono usare il loro buon senso; fate il vostro dovere senza
aspettare che qualcuno ve lo indichi. Fare il proprio dovere la pi alta
forma di adorazione, il pi grande servizio, la pi elevata devozione e
austerit."
"Non necessario che corriate avanti e indietro fra qui e i vostri paesi.
Dovete impegnarvi nel vostro lavoro e nel far questo collaborerete al
lavoro universale.
Dovete essere pronti a collaborare al bene universale. Andate, e restate
nei vostri paesi! Non mi piacciono le persone che vanno in giro come
cani randagi. Se
andate da qualche parte, andateci con uno scopo. Qualsiasi cosa fate,
fatela con uno scopo positivo. Usate il tempo che sprechereste per
andare e venire a e da
Herakhan per fare del bene a un altro essere umano... a qualunque
essere vivente!"
Il Mahasamadhi - distacco cosciente dell'anima dal corpo di Babaji
stato un insegnamento. Privati della Sua forma fisica, senza la guida di
una voce umana, i devoti
sono ora costretti a concentrarsi sui Suoi insegnamenti e a cercarLo
'dentro' - nelle
profondit del cuore, perch soltanto l Dio pu essere trovato. Il Suo
metodo di insegnamento era estremamente 'pratico', come del resto tutto
quello che ha fatto nel corso del Suo ministero: se uno ascoltava le Sue
parole oppure osservava le Sue azioni, poteva sicuramente imparare
molto sulla vita e sui suoi scopi, ma soltanto applicando
concretamente l'insegnamento, sforzandosi di praticarlo nella vita di tutti
i giorni, era
possibile realizzare la pienezza di quello che Lui era venuto a dare. Il
Suo corpo fisico, al
quale tutti continuamente si rivolgevano, non era altro che un prodotto
della Sua
Maya, del potere della Sua Illusione, come qualsiasi altra forma creata
nell'universo. In
370
Babaji visse nella forma umana che aveva assunto e, per dimostrare che
era possibile,
speriment e super fame, sete, rabbia, piacere, dolore, malattia,
successi, apparenti
sconfitte, adulazioni... in breve, tutta la gamma di gioie e di sofferenze
che costituiscono il pane quotidiano dell'esistenza di ogni singolo
individuo. Anche la stoica assenza
di paura con la quale affront una morte dolorosa fu un insegnamento.
Perfino Babaji
fu costretto a pagare un prezzo per aver assunto una forma umana. And
incontro al
Suo destino con totale accettazione e amore, ma come Ram, Krishna,
Budda, Cristo,
Maometto e Altri, anche Lui dovette sottostare al Karma del Suo corpo
umano.
I SEGNI DELLA DIPARTITA
La mattina dell'11 febbraio, svegliandosi nella sua casa a Bruxelles, la
capitale del Belgio, Nicole DeClerck raccont al marito e ai figli il
sogno che aveva fatto quella notte. "Ho incontrato Babaji. Lo sentivo
con molta intensit e, a un certo punto, in inglese, Lui mi ha detto:
'Adesso ho bisogno di stare solo. Torner indietro. Lascer questo
mondo." Nicole trascorse il giorno di San Valentino in famiglia e a un
certo punto cominci a sentirsi cos male da arrivare a dire al marito una
frase che fino a quel momento non aveva mai neppure pensato: "Ormai
desidero soltanto una cosa: di stare sempre con Babaji." Le sue
condizioni peggiorarono fino a indurla a credere che sarebbe potuta
morire, ma quella notte riusc a riposare e, al suo risveglio, apprese che
Babaji aveva lasciato il corpo la mattina del 14.
372
In ogni caso, sia che la denuncia fosse stata avanzata per accrescere la
confusione nell'ashram e nel Samaj (Il capo della polizia di Haldwani mi
ha raccontato di aver mandato via un gruppo venuto da Haldwani per
'impossessarsi dell'ashram'), per mettere in imbarazzo il Governatore in
uno stato noto per la sua turbolenza politica o per altre ragioni, la sua
presenza rese necessaria un'indagine governativa e una soluzione politica
prima di poter dare il via alla cerimonia di sepoltura. La polizia,
coadiuvata da due medici legali, interrog molte delle persone che
avevano curato ed erano state vicine a Babaji nei Suoi ultimi giorni.
Forse, se le circostanze fossero state diverse, avrebbero predisposto
un'autopsia, ma a met mattina nell'ashram erano presenti circa un
migliaio di
devoti turbati (compreso uno giunto a tempo di record dall'Europa), e
anche il semplice annuncio di una autopsia avrebbe scatenato dei
disordini. Alla fine, dopo aver indagato come meglio potevano, le
autorit accettarono la petizione presentata dai devoti indiani e stranieri,
nella quale si chiedeva il permesso di procedere con la sepoltura.
Le cerimonie iniziarono alle 11:30, su un terrazzo gremito di gente che
ancora non voleva lasciare Babaji. Sotto a un'ormai enorme pila di
scialli, male e ghirlande di fiori, sul Suo volto era apparso un sorriso
sardonico, come se Lui se la stesse ridendo di tutta la confusione occasione di apprendimento - che aveva creato con la Sua improvvisa
dipartita.
Una volta, parlando con Gora Devi, Baba aveva detto: "La gente mi
critica perch indosso abiti preziosi, ma sono loro che me li danno. Sono
venuto nudo e nudo me ne andr." I tessuti e le male vennero rimossi e il
corpo di Baba, coperto solo dal tradizionale perizoma dei rinuncianti,
venne caricato in spalla da un gruppo misto di vecchi devoti indiani ed
occidentali, che, a furia di urlacci e spintoni, si aprirono la strada fra una
folla che non sopportava l'idea di vederLo partire... come era sempre
accaduto quando aveva lasciato qualsiasi posto.
Nel giardino del tempio, a fianco della kirtan hall, era stata scavata una
fossa larga e profonda, e Sadhu Singh Baba (Dott. V.V.S. Rao) aveva
377
gettandosi ai Suoi piedi. Dopo aver lasciato che facesse pranam, Babaji
si sedette su un angolo del letto e Bhupi, imbarazzato dal fatto di non
avere pronta un asan adeguata alla nobilt della Sua persona, lo invit
almeno a mettersi in una posizione pi comoda. Babaji sorrise e disse:
"Figlio mio' non vedi che il letto gi occupato?" Bhupi guard e vide il
suo corpo che giaceva sotto le coperte, profondamente addormentato.
Immediatamente, senza nemmeno dargli tempo di sbalordirsi e magari
spaventarsi, Babaji lo sottopose a un fuoco di fila di domande. "Come
vanno i lavori? Perch non sono ancora finiti? Come stanno Jamwant,
Khimanand e Jaimal?" Bhupi balbett qualche incerta risposta e, prima
che gli fosse dato modo di porre a sua volta qualche domanda, Babaji se
ne and 'in un vortice d'aria, come un tornado'.
A quel punto, Bhupi si svegli di soprassalto, nel suo letto, e, mentre
cercava di capire dove finiva il sogno e dove cominciava la 'realt', si
rese conto che la porta della stanza - che lui chiudeva sempre con il
catenaccio prima di coricarsi - era spalancata.
Dopo quell'esperienza, le sue perplessit svanirono: suo Padre non era
morto, quindi non era necessario che lui partecipasse alla cerimonia.
Inoltre, grazie a Babaji, aveva avuto, per la prima volta in vita sua,
un'esperienza di 'sdoppiamento' che gli chiar il concetto della
separazione fra anima e corpo e lo aiut moltissimo quando, sei mesi
dopo, un cancro lo port oltre il velo della materia.
Bhupi fu anche la persona che si accorse che i cani dell'ashram avevano
il 'darshan' di Babaji durante la notte. Baba amava molto i cani: a volte,
se li faceva sedere in grembo per l'intera durata di un darshan e si
preoccupava sempre che fossero lavati regolarmente... faccenda che
spesso sbrigava di persona sulla riva del fiume.
Bhupi aveva il sonno leggero e una notte sent i cani che abbaiavano
correndo avanti e indietro per l'ashram. Incuriosito, si alz e usc dalla
camera, seguendoli per capire quale fosse il motivo della loro
eccitazione. Gli animali lo condussero attraverso il giardino del tempio,
gi per i '108 gradini' e sul greto del fiume, dove i latrati si fecero pi
382
festosi e acuti. Bhupi si sedette sulla panca di uno dei negozietti del t
che si trovavano nelle vicinanze e, mentre guardava, vide i tre cani che
cominciavano a scodinzolare, mugolando di gioia mentre muovevano le
loro teste come per appoggiarsi alla mano di 'Qualcuno' che li
accarezzava. Poi, dopo circa un minuto, abbaiarono di nuovo e corsero
via.
Il giorno successivo, Bhupi raccont quel che era accaduto mentre
faceva colazione nello spaccio di Hira Singh, ma una giovane tedesca lo
rimprover, dicendo che non doveva diffondere quelle storie, perch
erano inutili, distraevano le persone e non potevano essere 'provate'.
Bhupi non ne parl pi con nessuno, ma quella notte segu di nuovo i
cani e li vide comportarsi esattamente nella stessa maniera.
La sera dopo, al Moksha Dham dhuni era in programma una veglia di
bhajan. I devoti si riunirono attorno al fuoco e iniziarono a cantare, ma a
un certo punto, verso le due, Bhupi e la sua amica tedesca andarono
nella capanna dove dormiva Chandan
Singh e, dopo averlo svegliato, gli chiesero di preparare del t.
All'improvviso, mentre sorseggiavano la bevanda bollente, sul greto del
fiume piombarono, inseguendo un gatto, i cani. La povera bestiola venne
raggiunta e uccisa sotto i loro occhi senza che potessero fare nulla per
impedirlo e alla fine a Bhupi non rest che seppellire il cadavere in una
buca nella sabbia.
Quando torn a sedersi per finire il suo t, i cani si misero ad abbaiare,
danzando incontro a 'Qualcuno' che li accarezzava. Mugolavano di
contentezza, scodinzolando furiosamente e inclinando le teste per offrirsi
alle invisibili mani che li toccavano. Quella notte, per, intorno alla testa
di Janaki Prasad - l'indiscusso capo-branco - apparve un alone di luce
azzurrina.
Non appena il fenomeno si concluse, i cani si allontanarono e Bhupi,
voltandosi verso la sua amica tedesca, chiese: "Hai visto? Adesso mi
credi?" Ma lei non era in condizione di rispondere: aveva la bocca
spalancata, gli occhi sbarrati e tremava da capo a piedi in un misto di
eccitazione e paura.
383
A Gora Devi sembrava che tutti stessero avendo esperienze con Babaji,
tranne lei. Un po' arrabbiata a causa del fatto che Lui l'avesse
'abbandonata' a quel modo dopo che Lo aveva costantemente servito per
dodici anni, una mattina, terminato di pulire la Sua camera, lasci
quattro banane in un piatto come offerta e preg cos: "Se vero che,
come dicono gli altri, sei ancora in giro, dimostramelo mangiando queste
banane."
Quando se ne and, chiuse il lucchetto che stava sulla porta e si port via
la chiave, che era l'unica disponibile nell'ashram. Man Singh, che ogni
tanto si recava nella cameretta di Baba per controllare che tutto fosse in
rodine, quel giorno non la chiese. A sera, durante l'arati, Gora, che aveva
completamente dimenticato l'intera faccenda, torn nella camera di
Babaji per meditare e, dopo essere entrata, vide il piatto con le banane...
ma erano solo tre.
E ALTRE ESPERIENZE ALL ESTERO
Il mahasamadhi non segn la fine delle esperienze che i devoti avevano
con Babaji, anzi le resero per certi versi pi complete, liberandole da
molti preconcetti e limitazioni legati alla Sua forma umana. Persone di
tutto il mondo continuano ad avere esperienze molto forti con Babaji
attraverso sogni, visioni e, in alcuni casi, con quelli che sembrano dei
veri e propri incontri sul piano fisico. Diversi devoti si sentono guidati
verso situazioni di crescita interiore nelle quali poi riconoscono la Sua
inconfondibile 'mano' e possono constatare, in modo a volte veramente
miracoloso, che Lui l, pronto a sostenerli e aiutarli, nei momenti di
crisi della loro vita o quando lo pregano con cuore sincero. Io non riesco
a non stupirmi del sempre crescente numero di persone che, pur senza
mai essere state in India, entrano in contatto con Babaji, ricevendo, dalla
Sua energia, lo stimolo a progredire sul cammino spirituale che conduce
alla realizzazione del S.
384
Gli esseri umani sono gli animali pi intelligenti ed abili che popolano la
terra. Siamo in grado di pensare, ragionare, discriminare e questo ci
consente di determinare il modo migliore di agire a seconda delle
circostanze. Ma abbiamo anche un libero arbitrio che ci d spazio di
reagire emotivamente e irrazionalmente, in modo a volte follemente
distruttivo. Per molto tempo, la cultura dell'Occidente, che oggi
predomina nel mondo, ci ha insegnato ad appropriarci di quel che poteva
servire al nostro benessere immediato, 'governando sulla terra e su tutto
ci che essa contiene'. Rubiamo la terra ai nostri figli e non ci importa di
farlo.
I comportamenti e le azioni intraprese sotto l'influsso di questa cultura ci
hanno portato in una situazione di grave pericolo, nella quali molti
scienziati si sentono in dovere di lanciare un grido di allarme per
metterci in guardia dall'ormai molto concreto rischio di rendere il nostro
pianeta inabitabile per il genere umano. L'uso sconsiderato dell'aria,
dell'acqua, della terra e di tutte le altre risorse naturali ha iniziato a
produrre delle modificazioni meteorologiche che, nel giro di pochi anni,
potrebbero trasformare le aree agricole pi produttive del pianeta in
immensi deserti. Il profitto di oggi vale realmente la devastazione e la
fame di domani? Cosa dovr accadere prima che individui, grandi
societ industriali, finanziarie e governi capiscano che giunto il tempo
di iniziare, immediatamente ed efficacemente, a mettere al bando i
comportamenti, i programmi economici e le politiche che mettono a
repentaglio l'esistenza stessa della vita sulla Terra? La nostra giustizia
imprigiona le persone che minacciano la vita umana nelle strade delle
nostre citt, ma non trova nulla da obiettare al fatto che i grandi potentati
economici sventrino e avvelenino la terra che calpestiamo.
Migliaia di anni or sono, prima che gli esseri umani inventassero la
scrittura, gli originatori dei Veda - i sacri testi che Babaji affermava
essere la Sua unica fonte di conoscenza avevano formulato questa
ingiunzione: "Non fate del male alle creature viventi della terra, dell'aria
e dell'acqua." E in un'opera successiva, scritto: "[F] che tutto quello
che estraggo dalla Terra possa rapidamente ricrescere. O Purificatore, f
391
che io non arrechi danno ai tuoi organi vitali e al tuo cuore." Come ci
siamo allontanati dalla semplice saggezza di quei tempi!
Per secoli, nel Tibet buddista stato praticato il concetto di ahimsa - la
non-violenza, il rispetto di tutti gli esseri senzienti. Praticamente isolati
dal resto del mondo, i tibetani hanno potuto seguire la loro religione e
mantenere viva la loro cultura fino alla met del 1900, regalando al loro
paese il pi efficace sistema di protezione ambientale mai messo in atto
in una regione abitata della nostra epoca. Parchi e riserve naturali cos
come li intendiamo noi in Occidente non erano necessari in una terra
dove la protezione della vita animale e della natura nel suo complesso
era affidata al concetto buddista di compassione per tutti gli esseri
senzienti e inservienti.
Dopo aver vissuto a Lhasa negli anni '40, Hugh Richardson, il Console
Commerciale inglese, scrisse: "Il sistema tibetano ha prodotto individui
che, nelle fasce
superiori della societ, hanno dato prova di possedere autocontrollo,
intelligenza, livelli di istruzione spesso molto alti, efficienza, modestia,
dignit, umanit e senso dell'amicizia. La maggioranza della popolazione
si sforza di vivere il pi possibile in armonia con la natura, non contro di
essa."
Gli occidentali che visitarono il Tibet nella prima met del secolo
rimasero sbalorditi dall'abbondanza e dalla variet di animali che
popolavano le sue foreste, al punto che uno di essi comment: "Questa
deve essere una delle ultime riserve di caccia mai toccate dall'uomo che
sia rimasta nel mondo!"
Poi arriv l'invasione della Cina comunista nel 1950, seguita, a partire
dal 1959, da un sistematico programma di sfruttamento e devastazione
che, nel giro di appena trent'anni, ha praticamente distrutto la fauna del
Tibet, tagliato gran parte dei suoi boschi e ridotto di un quinto la
popolazione. Dopo aver violentato l'incontaminata bellezza di questa
terra, i cinesi si preparano ora a riempirla di miniere e di discariche per
rifiuti nucleari.
392
auspicio per tutti, arche se si usano altri mantra o preghiere. E' bene
ripeterlo 108 volte la mattina e 108 volte la sera.
Gayatri Mantra
OM
BHUR BHUVAH SVAHA
TAT SAVITUR VARENYAM
BHARGO DEVASYA DHIMAHI
DHIYO YO NAH PRACHODAYAT
OM
Supremo Divino, tu sei il Creatore di questo
universo, della terra, dello spazio e del cielo.
Noi adoriamo Savituh, quel raggiante splendore, la Tua pura forma, l'origine di
tutta la creazione.
Noi meditiamo sulla Tua Divina radiosit. Noi Ti contempliamo.
Ispira i nostri pensieri,guida il nostro spirito, apri il nostro occhio interno, l'occhio
della Saggezza.
"...Gayatri una meditazione che si esegue allalba e al tramonto. Questo
mantra viene ripetuto per migliorare l'intelletto e per altre ragioni. Per
avere efficacia deve essere ripetuto almeno tr volte. Alcuni fanno uno o
pi giri di "mala" (108 volte).
Poich questa meditazione si fa attraverso il sole - che simboleggia la
Luce della. Verit - anche conosciuto come Sandhya Vandana o saluto
alla Luce della Verit. Il mattino presto e la sera presto sono considerati i
momenti migliori poich danno pace e potere spirituale. In quelle ore
l'inalazione e l'esalazione del respiro sono equilibrate e la meditazione
diventa profonda e pacifica. Ci si deve sedere rivolti ad est o a nord.
Ripetendo il mantra si medita sul suo significato e si prega per ottenere la
visione della Madre Gayatri Devi. Questo mantra dedicato a Dio come
luce e il sole ne il simbolo. La ripetizione del Gayatri mantra distrugge
karma e peccati. Purificando la mente e il cuore si apre il terzo occhio
dell'Illuminazione. Si vive a lungo con un corpo sano e luminoso e si aiuta
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